Dov'è finito l'ic?

di Mirella__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando L verginello... ***
Capitolo 2: *** Friendzone ***
Capitolo 3: *** Mary Johanna Suelinda ***
Capitolo 4: *** Forse L sta per lun... *coff coff* ***
Capitolo 5: *** Parenti Serpenti ***
Capitolo 6: *** Dai Talk Show ai Musical ***



Capitolo 1
*** Quando L verginello... ***


Buon qualcosa a voi, impervi lettori che con coraggio avete aperto il link di questa storia dalle fattezze che potrebbero sembrar grottesche, ma che invero, vi dirò, corrispondono alla realtà odierna.

Scherzi a parte e linguaggio elaborato mandato a quel paese, vi presento la mia nuova fan fiction.

Metto le mani avanti dicendo che è una parodia di storie che spesso si trovano su questo fandom.

Signori e signore, siete stufi/e di vedere un L che arrossisce quando viene osservato da Light? Allora questa fan fiction non fa a caso vostro... o forse sì?


Dov'è finito l'ic?


Quando L verginello...


Lasciami!”
L'urlo del detective si diffuse per l'intero edificio e attirò l'attenzione di tutti i poliziotti del quartier generale presenti nella stanza.
Light osservò L confuso: aveva soltanto allungato una mano a sfiorargli la spalla e ora Ryuzaki si era spinto sulla sedia girevole oltre la sua portata, vicino alla porta, e lo osservava con il respiro affannato e gli occhioni da cucciolo indifeso.
S... smettila di... guardarmi in quel modo Light-kun, sembra che tu... che tu mi voglia mangiare”. Un conato di vomito risalì lungo l'esofago del castano – e anche di Soichiro, se vogliamo dirla tutta – tuttavia Light non si scompose e rimase a fissare L, cercando di capire di cosa si fosse fatto.
Dal canto suo, il detective non aveva idea del perché Light si stesse comportando a quel modo.
Per l'amor di Dio! Il detective aveva una certa età, con essa aveva imparato molte cose ed era diventato molto bravo a cogliere i segnali che gli altri mandavano.
Arrossì di più quando scambiò l'occhiata accigliata che Light gli rivolse con uno sguardo carico di lussuriose promesse e boccheggiò in cerca d'aria, sventolandosi con la mano per concedersi un po' di sollievo.
Oh! Se solo avesse creduto ad un Dio avrebbe invocato il suo aiuto.
Light, intanto, visibilmente più sconvolto e senza parole, cercò un punto di contatto con quel che gli sembrava essere il corpo del detective, perché per il cervello, beh, quello sembrava fosse stato appena cambiato con quello di Misa.
Cosa diamine gli era preso?
Fino a pochi minuti prima stavano lavorando fianco a fianco, come tutti i giorni d'altronde, e ora lui faceva la verginella bisognosa d'aiuto contro il crudele maniaco che di crudele non aveva fatto proprio nulla.
L, scusami, ma credo che tu abbia frainteso. Ti stavo solo chiaman...” ma non gli fu concesso di finire la frase che si ritrovò con un cuscino ficcato in bocca.
Non parlarmi con quelle tue labbra angeliche e sporche, mi fai sentire infetto. Specie dopo la violenza carnale che hai osato imporre su di me l'altro ieri. Ti sei approfittato del mio sonno e della mia innocenza!”
Soichiro ormai era a terra, in un angolo della stanza, più morto che vivo, il suo cuore sembrava essere stato preso di mira da infarti che si susseguivano a distanza di un secondo l'uno dall'altro, mentre Light trattenne l'ennesimo conato di vomito quando vide L accarezzarsi la guancia e facendo poi scorrere la mano lungo il petto, carezzando un seno che ovviamente non esisteva.
Matsuda era... confuso e guardava Ukita come se lui avesse tutte le risposte, ma questi sembrava soltanto più sconvolto! Aizawa invece continuava ad allentarsi il nodo della cravatta, studiando gli insoliti avvenimenti.
Light cercò d'avvicinarsi ulteriormente al detective, tentando di rassicurarlo e dirgli che no, non gli avrebbe fatto nulla, di smettere di fare il bambino e di tornare a sedersi.
Ho capito di che si tratta!” Annunciò Aizawa, attirando le attenzioni dei poliziotti, un po' meno quelle dei due geni, “siamo nel giorno che va dal ventotto febbraio al primo marzo e si sa, in questa sua particolare fase, la luna ha influenze strane sui protagonisti degli anime”.
Cosa vorresti dire?” Chiese ad un tratto Light che, dopo aver evitato una scarpa, una lampada, un altro cuscino, un vassoio di dolci, una sedia, un tavolino e un cellulare, aveva rinunciato ad avvicinare L.
Aizawa continuò la sua teoria con voce profonda e coinvolgente. “Si dice che in questo periodo ogni personaggio protagonista del proprio anime perda momentaneamente la propria caratterizzazione e si comporti in modo strano, a volte persino le capacità intellettive vengono diminuite”.
E mentre L iniziava a ripetere la percentuale esatta della perdita, Light si mise a ridere: era una risata folle, demoniaca, proveniente dai più profondi inferi.
“Approfitterò di questa situazione allora...” disse nella sua mente e la sua espressione dichiarava il pensiero, però, essendo in un anime, nessuno notò le dolci e fanciullesche fattezze del viso di Light farsi non dissimili da quelle del più terrificante tra i demoni.

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Capitolo 2
*** Friendzone ***


Eccoci qui con il secondo capitolo di questa raccolta.
Ho deciso che i vari casi da fanon dai quali prendo spunto daranno vita a one shot brevi che possono andare dalla lunghezza di una flash a quella di una normale one shot.
Detto questo, spero che anche questo capitolo vi faccia sorridere.
Buona lettura.


Dov'è finito l'ic?



Friendzone




Aizawa?” Trovò il coraggio di chiedere Moji dopo aver visto Light ridotto ormai in pietose condizioni: “Quando finisce questo strazio? Mezzanotte e cinquantanove minuti; non credo che reggerà ancora per molto...” indicò con un cenno del mento il ragazzo, che arrancava per le scale in un disperato tentativo di fuggire da quello che sembrava un incrocio tra un detective arrapato e una verginella inesperta. Di fatto L si avvicinava di tanto in tanto al suo sospettato, poi lo guardava, arrossiva e, non appena quello gli rivolgeva un minimo d'attenzione, lo spintonava via con malagrazia.
Già sulle braccia pallide di Light erano comparsi alcuni “ricordini” che nei prossimi giorni gli avrebbero portato alla memoria quella notte disgraziata.
Soichiro, indignato dal comportamento del detective, decise di sottrarre il figlio a tali maltrattamenti.
Aizawa prese il suo tempo per rispondere, voleva l'attenzione di tutti e non appena si girarono anche gli altri agenti aprì la bocca ed enunciò i sacri misteri: “Miei egregi signori...” iniziò come un vero esperto di dialettica.
Perché parla così?” Chiese Matsuda ad Ukita – rivissuto giusto per apparire in questa fanfiction – ma il poveretto non lo sapeva e scrollò le spalle.
Fate silenzio,” li redarguì immediatamente l'agente per poi continuare, “il cambio di personalità sarà altalenante. Potrebbe darsi che presto Light abbia dei ripensamenti su... tutto. Il suo modo di pensare, la sua innata intelligenza, la sua eleganza, ebbene, tutto ciò potrebbe andar perso nel momento esatto in cui L dovesse riacquistare la sua persona”.
Voglio complimentarmi con lei, è questo il livello che mi aspetto da un agente giapponese”. L era rannicchiato sulla propria sedia, le ginocchia portate al petto e il peso del corpo proteso su una tazza di caffè apparsa improvvisamente dal nulla e tenuta in precario equilibrio sul piattino retto dalla mano destra del detective; la sinistra teneva grazie all'indice e il pollice un cubetto di zucchero, il colorito giallastro del caffè faceva intendere che quella sarebbe stata l'ultima di una lunga serie.
Ma quando...” iniziò a chiedere Matsuda, che venne ovviamente zittito da un Light con la bava alla bocca.
Sta zitto, idiota, a nessuno importa della tua opinione”. Lo imbeccò senza tanto garbo il giovane studente, pensando già che L fosse una visione divina.
Le sue occhiaie erano talmente profonde da rasentare la bellezza dei buchi neri... oh! Dio! Come avrebbe voluto che risucchiassero lui!
La pelle bianca come la luna era di una bellezza inestimabile: ogni morto che aveva l'onore di reputarsi tale avrebbe agognato un colorito tanto soave!
L'enorme gobba che risaltava in quella posizione fetale avrebbe suscitato la dolcezza di un cammel... emh... di una persona dalla vista talmente acuta da riuscire a cogliere il bisogno di protezione che quella posizione segretamente urlava.
E Light già era in estasi.
Al diavolo Kira! Si sarebbe fatto rinchiudere mille e più volte da quell'uomo dal fascino grottesco tanto simile a quello del Nosferatu.
L guardava con una certa preoccupazione il ragazzo che gli stava davanti.
Lo sguardo non era più scaltro e sicuro, tutt'altro! L'unico modo in cui avrebbe definito quel... qualsiasi cosa gli stesse rivolgendo era da fesso.
Sembrava che il qi di chi per lui era Kira fosse clamorosamente sceso sotto il livello di quello di Matsuda, il che era deleterio per le indagini; se ce ne fosse stata la necessità, lo avrebbe chiuso in una camera e avrebbe gettato via le chiavi. Tutt'al più, se il caso non avesse visto buone nuove, lo avrebbe fatto confessare.
L! Perché stai guardando ancora quei video su Misa?” Le note stridule che toccarono le angeliche corde vocali da oratore di Light fecero sussultare tutti lì dentro, compreso il povero Soichiro i cui occhi erano talmente sgranati che sembravano stessero per uscire fuori dalle orbite; Matsuda prese persino un piattino, pronto a coglierli alla prima occasione.
L colse l'irritazione nella sua voce e si limitò a stringersi nelle spalle. “Perché Misa amane è sospettata d'essere il secondo Kira e non devo spiegazioni a te, visto che sei il primo sospettato”.
Light lo accusò con l'indice puntato sul suo petto, poi gli si avvicinò con passo seducente, sussurrandogli all'orecchio. “Ryuzaki, sono un amante possessivo e mi infastidisce che l'oggetto dei miei desideri guardi una poco di buono qual è Misa. Vedi di comportarti per bene e più tardi, nella camera da letto, ti farò ricordare perché hai deciso di cambiare orientamento sessual...” il diciottenne non poté finire la frase. Si ritrovò a terra, il volto possedeva i segni delle aggraziate forme del piede di L.
Povero, povero Kira.
Avrebbe mandato a monte il suo piano di conquista del mondo per L, invece era stato...
Light,” il detective interruppe il flusso dei suoi pensieri, “sei l'unico vero amico che ho. Non voglio altri tipi di relazione con te”.
Invece era stato friendzonato.

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Capitolo 3
*** Mary Johanna Suelinda ***


Dov'è finito l'ic?


Mary Johanna Suelinda


Matsuda sospirò di sollievo e guardò l'orologio appeso sopra la porta d'entrata: erano ormai le due di notte e Light sembrava aver finito d'urlare come un ossesso; il ragazzo, infatti, era stato imprigionato su una sedia d'ufficio con i polsi legati ben stretti tra di loro e i piedi imprigionati grazie ad una catena che lo costringeva a star seduto a debita distanza da Ryuzaki.

Light aveva gridato per mezz'ora dopo il suo cambio di personalità e adesso sentiva la sua gola dolere e la cosa che più lo infastidiva era il fatto che era passato per pazzo.

Lui, pazzo, tsh... come se questo fosse stato possibile!

Poi lui non era gay, altrimenti non sarebbe stato il fidanzato di una delle ragazze più desiderate di Tokyo. Era ovvio che tutte quelle urla fossero dovute alla maledizione legata a quella notte.

I: “Ryuzaki, ti voglio,” oppure i: “L, liberami, ti farò passare la notte migliore della tua vita,” oppure i: “Sono disposto ad essere il tuo uke, se vuoi”. Erano stati molteplici, ma non li aveva detti certamente in condizioni in cui era conscio di sapere cosa stava chiedendo ad alta voce!



Direi che ora potremmo anche liberarlo, non credi?” Si rivolse Matsuda al grande detective, perché nutriva simpatia per quel povero diciassettenne ridotto alle condizioni di una bestia in cattività, ma L scosse la testa e si limitò a voltarsi verso il maniaco che aveva tentato di baciarlo un attimo prima.

Vedi, Kira, non so cosa ti passi per la testa, ma io sono etero. Se ti serve potrei farti anche lo spelling della parola. E-t-e-r-o”.

Light aveva alzato gli occhi al cielo a quelle parole, tuttavia non aveva ribattuto e aveva lasciato che il capo ondeggiasse in un muto assenso.

Bene, adesso potete liberarlo”.

Soichiro Yagami prese in mano la situazione, cioè, prese le chiavi che gli avrebber concesso di prender in mano la situazione.

Quando Light fu libero sbuffò con fare vagamente annoiato e si guardò i polsi segnati da quella breve prigionia. “Ryuzaki, non c'era bisogno d'essere così violenti”. Lo redarguì tornando al suo posto.



Moji osservò la scena perplesso e chiese ad Aizawa: “Ed è qui che finisce la storia? Pensavo che tutto sarebbe durato molto più che un paio d'ore”.

Ma l'altro aveva un espressione preoccupata e la fronte aggrottata, gli diede un paio di pacche sulla spalla e disse: “Vedi, caro amico mio, il comportamento di L potrà sembrarti quasi normale al momento, però il suo ic cambierà nuovamente di qui a poco”.

Cosa vorresti dire?” Chiese Matsuda, che si era addentrato in quella discussione perché ne era stato affascinato, ma l'agitazione di Aizawa lo fece rabbrividire, sembrava davvero impaurito.

Sta arrivando lei e quando arriverà lei... allora sì che sarà un guaio”.

Lei chi?” Chiesero Matsuda, Moji e Ukita – che ormai era stato anche lui amalgamato in quelle chiacchiere da salotto – con il principio di un freddo brivido che accennava a nascere dalla nuca, dando una spiacevole sensazione di pericolo a tutti e tre.

La Mary Suelinda”.

No!” E quella negazione risuonò in tutto l'edificio, perdendosi però nel fragore di un tuono. Infatti, come ogni personaggio importante, la nostra Mary Suelinda entra in scena con un bel temporale, punta lo sguardo all'edificio e ne rimane affascinata: insomma, è così raro trovare grattacieli a Tokyo, non è forse vero, miei amati lettori?

I poliziotti erano disperati! Sarebbero stati messi da parte: andiamo! Chi si sarebbe fregato di loro quando una che poteva guardarli dall'alto in basso, capace di sedurre Ryuzaki Lovelight, no, Rowraito, no, Lawliet, sarebbe entrata a far parte delle indagini? Perché, dovevano ammetterlo, nessuno di loro era poi tanto sveglio.

Intendi...” chiese Matsuda, deglutendo a vuoto e guardandosi attorno come se potesse spuntare da un momento all'altro.

Non sapeva che già il dito della ragazza, umido della pioggia, si stesse pericolosamente avvicinando al citofono.

Sì, intendo la donna che può fare il culo a tutti gli uomini della polizia giapponese, che si porterà a letto L, Beyond, Matt, Mello e se le garba pure Near. Colei che è talmente intelligente da far rimbecillire anche Light che dovrebbe essere il più intelligente dell'anime”.

U... un momento,” lo interruppe Moji, visibilmente sconvolto da quelle rivelazioni. “Non è L il più intelligente?”

No,” disse Aizawa con sguardo truce, “secondo l'autrice il più intelligente è Light assieme a Near. Ryuzaki è solo più creativo di Kira”.

Ma è terribile!” Disse Matsuda portandosi le mani ai capelli. “Ciò significa che... che Ryuzaki morirà!”

Non devi preoccuparti di questo!” Lo tranquillizzò Ukita, guardandolo fiducioso. “Troveremo un modo per...”

No,” disse Aizawa, interrompendo il collega. “Noi non faremo niente, perché nonostante siamo i migliori agenti giapponesi in circolazione, arriverà questa Mary che sicuramente è stata alla Wammy, che sicuramente è più intelligente di L, che sicuramente è sexy quanto Wedy e che sicuramente perderà la testa per Lawliet, di conseguenza lei lo salverà e farà imprigionare il cattivo nelle prigioni più recondite”.

Matsuda si morse le labbra e si passò una mano tra i folti capelli neri, poi si decise a chiedere: “Ma se noi conosciamo l'identità di Kira, non possiamo arrestarlo noi?”

Cadde il silenzio nel quartetto, venne interrotto solo qualche tempo dopo da Ukita. “Matsuda, dici sempre sciocchezze”.


E allora il campanello trillò.

Com'era facile trovare il quartiere generale di L!

Insomma, Light Yagami si era fatto mille trip mentali per scoprire dove fosse, aveva ingannato suo padre, lo aveva raggirato facendogli capire di volerlo aiutare, mentre la nostra Mary Suelinda era riuscita a rintracciare il detective grazie ad una telefonata e sapete perché, signori miei? Perché Light, al suo confronto, è un pirla.


Tutte le Mary Suelinda conoscono il caro vecchio detective, la sua locazione, la sua identità, a quanti anni gli cadde il primo dente, quando riuscì a lavarsi per la prima volta da solo.

Se potesse, il caro vecchio Ryuzaki, andrebbe in giro per gli orfanotrofi radunando bambine con un qi pari a quello di Sheldon Cooper, perché a quanto pare sono davvero tante e ahimè, la definizione di genio si è andata perdendo in questi anni oscuri; ma le indagini sono le indagini, di conseguenza a fare ciò era stato l'affidabile Watari, o almeno, fu una delle tante cose che fece quando era ancora in grado d'avere un minimo di pace prima del caso Kira, di conseguenza le bambine che trovò erano cresciute con L - visto che a quanto pare erano sempre sue coetanee - e sarebbero diventate tutte quante sue promesse spose.

Chi potrà mai essere?” Chiese Light ad alta voce, iniziando già a sospettare di qualunque uomo o donna avesse visto mentre si recava al quartier generale, partendo dall'insospettabile vecchietta al mercato e finendo dal bambino che si scaccolava sulla strada di casa.

Potrebbe essere il postino”. Ipotizzò Matsuda, iniziando a tremare, il suo sguardo saettava tra tutti i presenti accompagnato da un vago tic nervoso all'occhio destro.

Alle due di notte? Andiamo Matsuda! Sii serio!” Disse Aizawa sull'orlo di una crisi di nervi: ecco, quello era la fase che più temeva di quella notte.

Watari andò ad aprire e non appena la donna entrò nella stanza tutti si zittirono per la sua bellezza divina.

Ovviamente Light, il cui cognome è I'm a gay se scritto al contrario ( come credo tutti in questo fandom sappiano) si soffermò ad osservarla, incantato da una tale visione; quindi qui parliamo di una bellezza maggiore ancora a quella di Misa; la nostra Mary Suelinda era paragonabile a Miss universo degli anni futuri, presenti e passati.

Ad L, grandissimo detective che non si accorge nemmeno se qualcuno scrive un nome sotto il proprio naso – ogni riferimento a Higuchi della Yotsuba Corporation è puramente casuale – si accorse di quello sguardo tanto intenso e subito si ingelosì; mi spiace se tra i lettori e le lettrici ci sono fan della LxLight, qui l'attenzione del detective è calamitata dalla nostra Mary Suelinda e Light stava osando sbavare dietro una delle sue promesse!

Il detective si alzò dalla sedia e spalancò le braccia, colpendo in pieno sul naso il povero Light, che cadde all'indietro, tanto fu la sorpresa di quel gesto.


Johanna”. Disse il detective, con voce roca e sexy, resa ancor più arrapante dal timbro basso nel quale L ci aveva messo tanto impegno. “Mi sei mancata”. E no, Ryuzaki ovviamente non intratteneva alcun rapporto con gli studenti della Wammy, ma si era innamorato perdutamente di quella ragazza che lo aveva aiutato durante un caso di vettordici anni prima; al diavolo il fatto che nelle varie scene del crimine non ci dovesse essere alcun coinvolgimento personale.

La nostra Mary Johanna Suelinda era una donna unica nel suo genere, deliziosa, anche se acida, simpatica anche se scorbutica, bella anche se il suo fascino era sottile ed elegante.

Mi sei mancato anche tu, L...” disse la ragazza con voce suadente, facendosi desiderare ancor di più da tutti gli agenti.

Light era irritato.

Qualcuno gli aveva tolto l'attenzione dal suo detective? Bene, visto che era così, avrebbe fatto di tutto per averla di nuovo per sé, persino uccidere davanti a lui, se fosse stato necessario.


Già in mezz'ora la ragazza sapeva tutto quanto c'era da sapere su Light Yagami e aveva notato in un millesimo di secondo che era: il ragazzo perfetto, attento, diligente – non aveva mai saltato un solo compito per casa - figlio adorabile e di cui andare fiero.

Alla luce di tutte queste scoperte, Mary Joahnna Suelinda aveva deciso che Light doveva essere necessariamente Kira e - da brava allieva di L qual era - diede come percentuale di ragione alla sua deduzione il novantanove percento, quell'uno lo doveva mantenere per far vedere quanta modesta fosse.

Light era sempre più incaz... irritato.

Non c'erano più gli sguardi che fugacemente L gli lanciava, anzi, il caso di Kira sembrava essere andato in retromarcia nella scaletta delle cose importanti per L, forse ne era persino uscito, di una cosa almeno era sicuro: al primo posto c'era il prosperoso seno della ragazza.

Pensò per un attimo che se anche lui avesse avuto un seno allora L gli avrebbe prestato un minimo di attenzione.

Ma a cosa diavolo stava pensando? Lui non era una donna, rabbrividì all'idea e riprese a fingere d'aiutare il detective.

Un quarto d'ora dopo, quando Mary ed L erano avvinghiati l'uno all'altro sul pavimento, Light era sul punto di esplodere.

Prese per un braccio la donna e la costrinse a chiudersi con lui in bagno sotto lo sguardo inviperito del moro.

Io sono Kira”. Disse Light, soffiando ad un centimetro dalle labbra di Mary, “e quello è L. Il mio detective, colui che mi deve sbattere in cella. Quindi, ragazzina, se non ti levi dai piedi giuro che ti ammazzo io senza l'ausilio del mio Death Note”.

Mary, nonostante il terrore le impedisse qualunque movimento, prese il cellulare - visto che c'era si fece una selfie con Light, pubblicando poi su facebook: “Selfie con Kira, auto, mi vuole uccidere xD” perché l'xD ovviamente ci sta, ora come a quel tempo, in ogni occasione – e mise la registrazione, posando subito dopo il telefono in tasca. Ovviamente Light non si accorse di nulla, perché, vi ricordo, quando c'è questa donna diventa un imbecille.

Quindi, parlami un po' di questo quaderno...”

E Light vuotò il sacco.

Nonostante fosse sempre stato duro di stomaco, non appena Mary lo aveva intimato, si rivoltò persino le budella per renderle chiara la situazione della sua vita.


Raccontò tutto, ma proprio tutto, partendo dall'asilo, dove era stato nominato presidente di classe - e non rappresentante perché già a quell'età gli sembrava che quell'ultimo titolo sminuisse il suo fascino - parlò delle elementari durante le quali, dopo aver alzato gli occhi al cielo d'innanzi l'ignoranza del professore di matematica, si alzò e spiegò ai bambini equazioni, derivate e quant'altro – inutile dire che i bambini fuggirono via dalle classi piangenti – raccontò persino delle medie, quando iniziò a capire che il mondo era feccia, a quell'età subì il primo furto, gli erano stati rubati dal portacolori le figurine di Dragon Ball, si interruppe per il dolore lancinante che ancora provava al solo ricordo e continuò fino alla fine dell'ultimo anno delle superiori durante il quale aveva trovato il Death Note e aveva scoperto d'essere g... il nuovo messia.

Mary annuì convinta e gli fece pat pat sulla spalla: “Sta tranquillo, ti capisco benissimo, non dirò nulla a Ryuzaki”.

Light era piangente, “ti ringrazio, avevo davvero bisogno di qualcuno che lo venisse a sapere,” e, quando un singhiozzo più forte lo colse, fece una sorta di verso prolungato e si accasciò sulla spalla della ragazza che intanto ripeteva: “Su, tranquillo, non ti angosciare, vedrai che si sistemerà tutto”.

Il quarto d'ora seguente Light era in manette ed L aveva una faccia soddisfatta, la più espressiva che gli si fosse mai vista in tutto l'anime, e non solo perché le si era concessa la dolce Mary, ma anche perché stava per sbatters... sbattere in cella Light Yagami.

Ti ringrazio per il tuo prezioso aiuto, amore mio”. Sussurrò L alla dolce Mary Johanna Suelinda.

Non devi farlo, cucciolo pandoso mio, quando un anime non va secondo i gusti di chi lo guarda, allora compaio io, pronta a esaudire ogni richiesta”. Poi tirò fuori un ombrello dalla borsa e fece per uscire, seguita da L.

Quando ci rivedremo?” Le chiese Ryuzaki con lo sguardo di chi non voleva dire addio.

Presto, mio tesoro, presto; vedi, altre fan fiction hanno bisogno di me e io non posso abbandonarle proprio ora, ma sta tranquillo, L! Mi moltiplicherò: mi troverai accanto al tuo letto, nel tuo bagno, nella tua cucina, nella tua macchina, nel quartier generale, persino sotto l'albero di Natale; perciò ricordati, tesoro mio, assicurati d'accendere tutte le luci quando cala la sera”.

Erano le tre di notte ormai e nulla illuminava quella strada buia. “Non capisco cosa tu voglia dire... parli così ermeticamente che gli ermetici ti fanno un baffo”.

Lo so...” sussurrò Mary accarezzandogli le labbra, “sparare caz... dire cose profonde senza un apparente nesso logico mi fa apparire misteriosa”. Sussurrò mentre tanti, piccoli peletti iniziavano a spuntarle da ogni poro.

L indietreggiò, terribilmente schifato da quella visione. “Ma cos...” stava per dire, quando una luce abbagliante apparve dalla finestra del suo grattacielo, inglobandoli nel suo raggio d'azione e facendoli apparire come i protagonisti di un dramma.

A quel punto si levarono al cielo le urla di Mary, che iniziò a liquefarsi come melma sotto quei raggi che per lei erano intossicanti.

Ma cosa...” sussurrò L confuso e abbattuto per la dipartita di una delle sue 29765423 pretendenti.

Era un gremlins”. Sussurrò Watari apparso sulla soglia della porta con un pesante giaccone sul braccio col quale si avvide di coprire Ryuzaki.

Cosa vuoi dire?” Chiese L, puntellando col piede la poltiglia che ormai Mary era diventata.

Questa è una storia lunga, L, ma avremo tutto il tempo per parlarne”.

Come avete fatto a ucciderla?” Chiese ancora L, portandosi il pollice alle labbra e mordicchiandolo insistentemente, evidentemente non aveva mai visto il tanto famoso film. “Deduco sia stato a causa della luce forte, ma non ricordavo che avessimo lampade così potenti”.

Le ha potenziate Light”.

Ah,” disse il moro, “ricordami di ringraziarlo allora”.

Come vorreste farlo?”

Ryuzaki ci pensò su, inclinando la testa prima a sinistra e poi a destra con fare flemmatico, poi annunciò: “Mi pare ovvio, lo sbatterò in cella”.

Watari non capì e lo osservò perplesso, “ma a me non sembra un ringraziam...” si interruppe e rifletté sulle parole di L, poi guardò l'orologio. “Non le sembra ora di riprendere il vostro ic, signorino L?”

Il moro continuò a camminare, per un bel pezzo restò in silenzio per riflettere sulle sue parole. “Chi ti dice che già non l'abbia ripreso?”



Angolo dell'autrice

Menomale che avevo parlato di capitoli più brevi, alla faccia della coerenza direi.

Ho notato che il numero delle persone che ha messo la storia in una delle tre liste è salito a dieci, il che è davvero incoraggiante :D

Spero d'avervi fatto sorridere con questo capitolo. Inutile dire che qui chi predomina è la Mary Sue, contornate da varie citazioni prese dal film Gremlins.

Spero per voi che abbiate acceso ogni luce, se state leggendo questo capitolo di sera, perché tra i gremlins nascosti nei vostri cassetti, ci potrebbe essere una Mary Sue in agguato.

Credo che con questo capitolo possa averli offesi un pochino – i gremlins, meglio specificare – spero non mi si rivoltino contro, probabilmente dovrei ringraziare che non siamo nel periodo natalizio.

Grazie a tutti coloro che hanno letto fin qui.

Al prossimo capitolo!


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Capitolo 4
*** Forse L sta per lun... *coff coff* ***



Dov'è finito l'ic?

Forse L sta per lun...

*coff coff*

 

 

L, ti amo!

L, fammi un autografo!

L, ti prego, tieni le mie mutandine!

Fuori dall'edificio dove si tenevano le indagini per il caso Kira, c'era riunita una calca informe di masse urlanti e fangirlizzanti; un vero e proprio scenario apocalittico.

Light iniziò a pensare che L non sarebbe tornato dal suo giretto pomeridiano, ma dovette ricredersi nel momento in cui sentì la porta aprirsi.

Il detective entrò nella stanza, cercando di togliersi un paio di tanga dalla testa, tutto trafelato, pieno di rossetto, di graffi: manco se fosse stato ad un circo e infilato a forza in una gabbia con dei leoni si sarebbe ridotto a quel modo.

“Ma si può sapere chi è tutta quella gente là fuori?”

“Un paio di ex”. Rispose mesto il detective, facendo cascare la mascella di Light molto giù, veramente giù, si era sentita persino la botta del suo cozzare contro il nucleo della Terra.

“Ti ho sorpreso?” Chiese Ryuzaki dopo un po' - tre ore e un quarto precisamente - gli pareva strano che Light fosse rimasto in silenzio per tutto quel tempo, di solito doveva implorarlo affinché la smettesse di cianciare.

Certo, c'era quando il ragazzo si faceva dei trip mentali e stava minuti interi a guardarlo assorto, ma - dopo un paio di orette - L iniziava a sentirsi persino a disagio.

Era un essere umano anche lui, in fondo, e allo stesso modo di tutti gli esseri umani aveva dei limiti di sopportazione.

“Abbastanza”. Disse Light con un filo di voce: nonostante nella sua giovane vita potesse vantare un paio di esperienze, non arrivava certo al numero delle ex di L. “Come hai fatto?”

L fece spallucce, lui era un solitario, un uomo che della solitudine aveva fatto la sua amante.

“Sono misterioso, sexy e affascinante. Persino tu provi attrazione per me, anche se non lo sai”.

Light ringhiò qualcosa, una risposta molto intelligente da parte sua, e prese a guardare i video delle ragazze impazzite che premevano contro la porta.

“Sono tantissime”. Sussurrò tra sé e sé.

“E queste sono solo quelle inglesi. Non hai idea del business che fanno i voli Inghilterra-Giappone soltanto per merito mio. Poi la Wammy's non ha maschi, a parte me, Matt Jeevas, Nate River, Mihael Keehl e Beyond Birthday. Il resto sono tutte ragazzine pescate da Watari che si innamorano di me; una volta che crepo, si innamorano di uno dei miei successori e tu... beh, tu non dovevi uccidermi”.

Light annuì. Gli pareva una cosa buona e giusta. No, aspetta...

“Ma perché sono tutte innamorate di te?” Non lo trovava affatto corretto! E nemmeno tanto logico in effetti: pure Casper aveva più colorito di L! Lady Gaga aveva gli occhi meno truccati e Scooby Doo si lavava sicuramente più volte di lui, al mese! E con quell'ultima parola, aveva detto tutto.

I pensieri iniziarono a vorticargli in testa, senza sosta, e così fecero per tutta la serata.

Solo quando arrivò l'ora d'andare a dormire per L ( le cinque del mattino, con sveglia alle sei meno dieci) e si misero sotto le coperte, Light capì.

“Forse L sta per lun...” dei colpi di tosse interruppero la frase.

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Capitolo 5
*** Parenti Serpenti ***


Parenti Serpenti
 

Quella famigerata notte - che andava dal ventotto al primo marzo - sembrava non passare mai, letteralmente. Erano trascorse ventiquattro ore, ne avevano levato le tende quarantotto e oramai anche le settantadue iniziavano a fare le valigie.

I protagonisti del nostro anime preferito si erano adattati a vivere in quella sorta di loop temporale, nel quale il giorno si alternava alla notte in quelli che potevano essere minuti, secondi o ore.

Il tempo come noi tutti lo conosciamo non esisteva e questo rendeva irritabile gente calma come Matsuda.

Signori miei, potrete quindi immaginare come stava messo Light Yagami. Le occhiaie, sotto quei suoi occhi d'ambra, erano costantemente coperte da un fondotinta Chanel.

Duecentocinquantasette euro era costato. A L ancora piangeva il cuore, era toccato a lui mettere mani al portafogli, perché, a detta di Light, era colpa sua se si trovavano in quel casino.

In realtà non era colpa di nessuno, ma il bisogno disperato di mantenere il controllo aveva indotto il giovane omicida a dare la colpa a qualcuno ed L era il capro espiatorio.

Ryuzaki ci aveva ormai fatto l'abitudine, quindi aveva sborsato: complice il fatto che aspettava delle visite e quello era stato un modo per mitigare un pochetto la probabile furia del suo indiziato.

“E chi sarebbero?” Aveva chiesto Light a quella buona nuova.

“Parenti”. Aveva risposto L mesto, senza dare tante spiegazioni.

Light aveva annuito, sembrava avesse capito, ma la mattina in cui dovette svegliarsi alle cinque per occuparsi dei soliti preparativi che si usa fare quando si aspettano ospiti, sembrò capire un po' meno: rischiò di mettere le scarpe in frigo, la sciarpa in forno e il pollo nell'attaccapanni.

Il tutto non era un bel vedere.

L si mise le mani ai capelli e lo costrinse a sedersi.

“Stai qui”. Gli ordinò come un padrone ordina a un cane.

Light annuì, guardò docilmente la manetta che gli veniva tolta e si limitò a osservare il via vai generale di cuochi, camerieri e guardie della sicurezza.

Non capiva perché tutto quel trambusto. Sua madre, al massimo, metteva lui e sua sorella Sayu a fare le tartine.

Finalmente i preparativi finirono. L sembrava agitato, tanto che camminava su e giù per il corridoio.

Sentirono il campanello e il detective saltò su come se lo avesse appena fulminato una scarica da cento volt o, almeno, questa era la fantasia che aveva avuto Light.

“Oh! Sono arrivate! Per favore, Light-kun, vai ad aprire la porta, io devo ancora finire di apparecchiare!”

L'adolescente rimase colpito da quella formalità accompagnata al suo nome, tanto che andò persino ad aprire senza lamentarsi.

“Buongiorno!” Sorrise cordialmente alla ragazza che gli era di fronte.

Lei per tutta risposta lo guardò male, fece un'espressione schifata e lo spintonò di lato.

“Fratellone!” Urlò, sparendo dalla sua visuale nell'evidente ricerca di L.

Light restò perplesso. Perché aveva avuto quella reazione nel vederlo? Si avvicinò allo specchio, si guardò i denti, si diede le spalle e voltò il viso per dare un'occhiata al suo sedere da Dio e scrollò le spalle un po' confuso. Era perfetto, come al suo solito.

Il campanello suonò ancora e visto che L non accennava a tornare aprì di nuovo.

Stavolta un gruppo di ragazze lo trafisse con lo sguardo. Si sentì un po' come Jon Snow, di Game Of Thrones, che veniva colpito dalle frecce della sua amata, come Terminator mentre saltava in aria ma riusciva comunque a rigenerarsi, come Nobita quando faceva qualcosa di sbagliato e sua madre lo rimproverava: beh, non molto bene.

“B... b... b...” si era buggato. Ci mise un po' per riprendersi da quell'orribile sensazione, quando lo fece riuscì a formulare una frase di senso compito. “Buongiorno, signore, sono lieto di accogliervi nella residenza di L”.

A quell'ultima frase le ragazze iniziarono a dare di matto e il poverino finì calpestato da tantissimi, troppi, tacchi dodici. Quando quella folla inferocita si diradò, di lui restava un colabrodo d'uomo.

Si rialzò a fatica, notò dallo specchio che aveva il labbro spaccato e un occhio viola. Avrebbe messo in conto a L le spese per il dermatologo, l'oculista e tutte le cure che ci sarebbero volute per tornare ad avere un aspetto umano.

Scostò la porta della sala da pranzo e vide tutte le ragazzine intente a fare colazione. V'erano pasticcini di ogni tipo, anzi, cibo di ogni tipo. Inglesi, italiane, francesi e giapponesi; quelle ragazze erano un vero e proprio melting pop etnico.

Erano tutte molto carine. Bionde, rosse, more.

Erano anche molto fortunate perché Misa non era lì: sarebbe stata capace di ucciderle tutte.

Light fece un passo dentro e si sentì come se fosse entrato in una gabbia subacquea con gli squali che nuotavano lì vicino. L era la gabbia: l'unica cosa che non faceva avventare quelle bestie selvatiche contro di lui.

Prese posto in silenzio, senza fiatare; ciononostante le ragazze lo guardavano come i lupi guardano un agnello.

Una di loro prese un coltello dalla parte del manico, prese la marmellata, quella di fragole, rossa come il sangue, e la spalmò – o sarebbe meglio dire spiaccicò – sopra una fetta biscottata, la strofinò, la sparse ovunque. Quando finì l'opera quel pezzo di pane assomigliava un po' alla vasca della moglie di Dexter Morgan.

Un'altra giovane doveva trovare la torta di una consistenza assai dura, perché prese a infilzarci il coltello come si fa durante la pulizia dei pesci e Light si sentì come uno di questi ultimi: con le budella estratte di prepotenza. Iniziò a sentirsi le gambe molli.

La francese afferrò due noci e le spaccò. A mani nude.

Light a quel punto si mise una mano ai gioielli di famiglia e si piegò sul tavolo. L lo guardò confuso.

“Light-kun soffre di cistite?”

Delle sonore risate invasero la stanza e il ragazzo si sentì arrossire per la vergogna fino alla punta delle orecchie.

“No”. Disse rimettendosi subito in una posizione dignitosa. L scrollò le spalle.

“Se il mini-kira ha qualche problema, Light-kun non deve vergognarsi. Avere delle difficoltà nell'ambito di utilizzo del mini...” L si ritrovò ficcata una bruschetta in bocca.

“Non osare chiamarlo più in quel modo!” Urlò il giovane, ma a quella sua dimostrazione di violenza inaudita venne atterrato dalle ragazze, di nuovo.

“Kira, sei in arresto per tentato omicidio. Arma del delitto...”

“Una bruschetta con il pepe, olio, origano e pomodoro”.

“L sarebbe potuto morire! Lasciando orfane tre di noi!”

“Io avrei potuto perdere un fratello!”

“Io un figlio!”

“Io un cognato!”

“Io uno dei miei quattro padri!”

Light si ritrovò a guardare L con una faccia da what the fuck? Ed L sospirò.

“Devo ringraziarvi, ragazze, tutte voi. Se non foste state presenti oggi... non voglio nemmeno immaginare quale sarebbe stata la mia fine”. Si portò una mano alla fronte, abbassò il capo e si strinse ancor di più nelle braccia: una reginetta del dramma.

Light, nonostante fosse schifato dal suo comportamento, non poté fare a meno di apprezzare l'imitazione; venne portato via, in un luogo che non ci è dato conoscere fino al prossimo capitolo.

Sappiate solo che la famiglia di L, intanto, si allarga e alla stregua dei Gremlins, potrebbe invadere le vostre case. Potete credere che le mie siano solo favole, storielle che vi racconto prima di andare a dormire, ma prima di spegnere tutte le luci, assicuratevi d'aver chiuso per bene la porta a chiave. Un abbraccio, Mirella__ ( Semicit.)

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Capitolo 6
*** Dai Talk Show ai Musical ***


Ecco un nuovo capitolo di questa piccola raccolta. Inizialmente avevo pensato di scrivere una BeyondxL, una MisaxBeyond e altra robetta strana. Ma poi mi son detta: ehi! Questa storia parla di stereotipi e non di coppiette, quindi eccomi con l'ultimo mio lavoretto. La mia è una nuova song fic che spero vi faccia sbudellare dal ridere, anche se, più che come song fic, è definibile come un sotto sotto sotto sotto sotto sotto specie di musical.

Si ringrazia Sweeney Todd per l'ispirazione. La canzone è Epiphany.
 


Dai Talk Show ai Musical!

 

Ispirazione tratta da:

Pulizialand, Mellamante, Specialvalli

e...

da altri duecentomilioni autori che si dilettano in vari

tipi di song fiction.

 

Il biglietto d'invito era pregiato: dorato ai bordi, testo graziato, firma in un dolce corsivo, segno della cura e della dedizione che la persona vi aveva messo nel mandarlo a loro.

“Ryuzaki,” iniziò Light, “sembra così scorretto rifiutare. In fondo è solo una breve intervista. Cosa potrebbe mai andare storto?”

Ryuzaki diede un'occhiata veloce alla grafia, fece una lieve smorfia, nonostante questa apparisse chiara e ordinata, e tornò con lo sguardo sul monitor del proprio pc.

Light stette in silenzio, giusto un paio di secondi: voleva dare il tempo a Ryuzaki di spiegare il suo comportamento. Quando fu convinto che non si sarebbe giustificato in alcun modo, Light parlò: “Lo sai che non puoi giudicare il carattere e annessi problemi psicologici basandoti su un metodo quasi pre-scentifico come è la grafologia”.

L sospirò e scosse la testa: “Quindi sei sicuro che l'autrice di questo Talk Show non è una schizofrenica?”

Light alzò gli occhi al cielo: “Non puoi arrivare a simili conclusioni partendo dalla lettura di una stupida firma!”
L non si scompose, spostò lo sguardo ancora una volta sulla grafia ordinata e tondeggiante, poi riportò lo sguardo su Light: “Sì, posso farlo”. Asserì convinto. “Infatti la distanza che separa la D dalla seconda lettera è precisamente di...”

Light smise di ascoltare, il cervello si impostò nella frequenza: lasciamo-parlare-L-mentre-io-escogito-piani-geniali-tanto-quelle-che-dice-sono-cose-che-già-so.

“Arrivati a questo punto ho le prove, Light, quindi ti dichiaro in arresto: tu sei Kira”. Disse L, in modo laconico, facendo restare di sasso il ragazzo.

L non stava parlando forse di spazi tra una lettera e l'altra? Di calligrafia che prima andava verso il basso, poi verso l'alto? Come era arrivato a quelle conclusioni? Perché ci era arrivato? Si era perso un pezzo fondamentale del suo discorso!

Si ricordò a scoppio ritardato di sussultare, facendo inarcare un sopracciglio di L.

“Posso chiederti come sei arrivato a una simile conclusione? Non ti stavo ascoltando”.

“Kira ama parlare alla tv, lo ha fatto per mezzo del secondo Kira. C'è da dire inoltre che ha raccolto la sfida di Lind L. Tylor proprio perché era davanti al teleschermo. Adesso tu sei disposto a partecipare ad un Talk Show. Sembri smanioso di farti intervistare e il tuo desiderio di fama è paragonabile a quello di Kira. E ancora, ma questa è soltanto una riprova della tua colpevolezza, hai sussultato dopo un po' di tempo dalla mia affermazione e ti dirò perché lo hai fatto: hai pensato in un primo momento di stare calmo per dimostrare di non essere Kira, ma hai riflettuto un millesimo di secondo in più e ciò ti ha portato a una seconda conclusione. Qualunque uomo si sarebbe spaventato, se fosse stato accusato di essere Kira, colpevole o meno. Solo Kira stesso sarebbe stato calmo”.

Finita la frase, L guardò con soddisfazione nascosta la figura accovacciata di Light.

Infatti il più giovane aveva deciso di staccare la spina. Doveva riflettere! Se avesse voluto sopravvivere avrebbe dovuto trovare una risposta arguta, sagace, ma soprattutto rapida. Come convincere L della sua innocenza?

Aspetta, non devo convincerlo della mia innocenza. Devo convincerlo della mia colpevolezza e delle mie ragioni! Una persona intelligente come L sicuramente sarà dalla mia.

Fatto questo piccolo ragionamento, Light scattò sull'attenti.

“I had him!”

( L'ho afferrato!)

Disse con una strana intonazione della voce, che fece smarrire L per qualche istante. Quello di Light, era stato un urlo secco, arrabbiato.

“Light, stai bene?” Sussurrò con il cucchiaino del caffè tra le labbra. “Chi hai acciuffato?” Chiese flemmaticamente.

“I head swear, i had him!”

( Lo giuro, l'ho afferrato!)

Light indietreggiò assieme alla sua sedia girevole, guardando Ryuzaki con un sorriso felino tra le labbra. Era Ryuzaki quello che aveva catturato, solo che il detective ancora non lo sapeva.

 

“Easy now, hush love hush, i keep telling you...”

( Calma adesso, silenzio, amore, silenzio, continuerò a raccontarti...)
 

L si portò una mano alle labbra. Perché diamine si era messo a cantare?
 

“When? Why do i wait? You told me to wait! Now he'll never come again!”

(Quando? Perché dovrei aspettare? Tu mi hai detto di aspettare! Adesso lui non verrà più!)
 

Light iniziò a guardare con rabbia cieca i nomi che gli apparivano davanti agli schermi dei pc, indicandoli a L come un forsennato. Poi si voltò verso di lui e gli strinse il polso in una presa decisa. Era il momento.

 

“Ascoltami L.

There's a hole in the world like a great black pit
And it's filled with people who are filled with shit
And the vermin of the world inhabit it.
But not for long...

They all deserve to die! Tell you why, Mr. Lawliet, tell you why”.

 

(C'è un vuoto nel mondo come un grande buco nero

pieno di gente colma di merda

e i parassiti del mondo ci abitano, ma non per molto...

Loro tutti meritano di morire, Mr. Lawliet, e ti dirò perché.)

 

“Più che sapere il perché – che tra l'altro è perfettamente ipotizzabile – vorrei capire la motivazione per la quale stiamo cantando”. Mormorò L, ignorando del tutto ciò che Light sembrava volergli sbattere in faccia: non c'era gusto se gli rendeva tutto così facile. Va bene che non aveva alcuna pista su cui lavorare da almeno dodicimila anni - almeno così pare sommando tutte le fan fiction del fandom – ma non c'era bisogno di dare di matto a metà serie dell'anime facendo finire i soldi dei produttori nel c... ! *Parte tagliata*

Light continuò a parlare. Il suo era un discorso sentito, accorato: desiderava con tutto se stesso che L lo ascoltasse, ma quest'ultimo della sua confessione pareva non sapesse cosa farsene.

 

“Because in all of the whole human race, Mr. Lawliet, there are two kinds of men and only two: there's the one they put in his proper place and the one with his foot in the other one's face. Look at me, Mr Lawliet, look at you”.

( Perché in tutta la razza umana, Signorino Lawliet, ci sono due tipi di uomini, solo due: colui che sta nel posto che gli si addice e colui che mette i piedi in faccia ad altre persone. Guarda me, Mr. Lawliet, guarda te.)

 

L sgranò gli occhi, capendo solo in quel momento cosa Kira stava cercando di fare! Portarlo al lato oscuro offrendogli non biscotti, ma un motivetto davvero orecchiabile e niente male! Quanto erano vere quelle parole!

Mello ne sapeva qualcosa – pensò affettuosamente Ryuzaki – il biondo doveva ricordare bene quando Near gli aveva preso il posto in classifica e il viaggio in crociera che L aveva promesso al numero uno!

Light continuava la sua arringa. Era davvero bravo nell'improvvisazione, un ottimo oratore. A Ryuzaki sarebbe piaciuto averlo con se da piccolo, a mo' di narratore.

“Now we all deserve to die
Tell you why, Mr. Lawliet, tell you why.
Because the lives of the wicked should be made brief
For the rest of us death will be a relief
We all deserve to die.”

 

( Adesso tutti noi meritiamo di morire.

Ti dico perché, Mr. Lawliet, ti dico perché.

Perché le vite dei malvagi dovrebbero essere abbreviate.

Per il resto di noi la morte sarà un sollievo. Noi tutti meritiamo di morire.)

 

L tirò su le labbra nell'imitazione di un sorriso. “Vedo che ti sei messo di impegno per rendere la tua uscita di scena tanto... spettacolare”.

Il tono di voce di Light cambiò, si fece più dolce, i movimenti improvvisi e secchi che avevano accompagnato quella sua improvvisazione divennero una tenue stretta sul suo stesso corpo.
 

“And I'll never see my Justice
No I'll never hold my love to me – finished!”

( E mai vedrò la mia giustizia

No, io non stringerò mai il mio amore a me – basta!)
 

Light riprese a sfogliare freneticamente le pagine del Death Note, che aveva fatto apparire dal nulla sotto lo sguardo incuriosito dei tre migliori detective del mondo. Scorse tutti i nomi e prese una penna, fino ad arrivare ad una pagina bianca.
 

“Alright! You sir,” indicò un nome e un volto sullo schermo del pc, “you sir,” ne indicò un altro, “how about a slowly death?
Come and visit your good friend Kira.
You sir, you sir? Welcome to the list”

( Forza! Lei signore! Lei! Che ne dite di una morte lenta?

Vieni e visita il tuo buon amico Kira.

Lei signore? Benvenuto nella lista!)

E mentre urlava e gesticolava, scriveva nomi sui fogli immacolati del quaderno. L osservava curioso quel suo modo di fare, cercando di capire perché Light si stesse infervorando tanto nella scrittura. Purtroppo la penna che Light aveva preso era ad inchiostro liquido e ora L si ritrovava con la maglietta a pois e la parete multicolor.

Una volta finito di trascrivere i nomi sul quaderno, Light si poggiò alla scrivania, il fiato furioso usciva dalla sua bocca, facendolo somigliare ad un diavolo di toro.
 

“I will have my new world.
I will take salvation”.

( Io avrò il mio nuovo mondo!
Io poterò salvezza!)

 

Parole che erano state dette con calma, la calma che veniva prima della tempesta.
 

“Who sir, you sir?
No one in the chair, come on! Come on!
Kira's waiting. I want you bleeder.
You sir – L Lawliet.
My darling don't be shy!”

( Chi signore? Tu, signore?

Non c'è nessuno sulla sedia, forza! Forza!

Kira sta aspettando. Voglio te, canaglia.

Tu signore – L Lawliet.

Mio caro, non essere timido!)

 

Il sorriso affilato di Light divenne un vero e proprio ghigno quando voltò la sedia libera verso di L, come ad invitarlo a cambiare la sua per prendere posto vicino a lui.
 

“Not one man, no, no ten men.
Not a hundred can assuage me -
I will have you!
In the meantime I'll practice on dishonorable throats.
And my consciousness lies in ashes
And I'll never see my justice again”.

 

( No, non un uomo, non dieci.

Non cento potrebbero calmarmi.

Io ti avrò.

Nel frattempo farò pratica su gole disonorevoli.

E la mia coscienza giace in cenere,

e mai vedrò la mia giustizia ancora.)


L alzò gli occhi al cielo: in conclusione era sempre così: i suoi criminali impazzivano e a lui finiva il divertimento.

“Beh... non mi resta che dichiararti in arresto, Light...” doveva ammettere, però che aveva perso il filo del discorso. Quali accuse gli aveva mosso per arrestarlo?

“Per cosa?” Chiese Light, mettendo in difficoltà il detective stesso.

“Per... la tua canzone! Questa è una confessione in piena regola!”

Light scoppiò a ridere: “Ma cosa stai dicendo, Ryuzaki? Questa è solo una rivisitazione di Epiphany, una piccola perla musicale tratta da Sweeney Todd”.

L si grattò un piede contro l'altro, i grandi occhi neri si restrinsero a due fessure. Le labbra poi si distesero e un piccolo sospiro sfuggì loro. “Torniamo a lavorare, Light”.
 

“But the work waits!” Sussurrò Light, fiero di se stesso, tornando a sedere alla sua postazione. “I'm alive at last! And I'm full of joy!”

( Ma il lavoro aspetta! Sono vivo alla fine! E Sono pieno di goia!)
 

Gli occhi di Kira brillavano. L non era mai stato tanto confuso.
“Quindi andiamo a quel Talk Show?”
“Può darsi”.
Kira 1 – L 0

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