Creatures lie here

di Winry977
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oh, it's raining. ***
Capitolo 2: *** Another me. ***
Capitolo 3: *** Meeting us again. ***
Capitolo 4: *** Not again. ***



Capitolo 1
*** Oh, it's raining. ***


Apro gli occhi lentamente, le cuffiette ancora trasmettono musica nelle mie orecchie. Guardo fuori dal finestrino e l'aereo sta atterrando in questo momento. Un piccolo sorriso si tinge sul mio viso nel preciso momento in cui le ruote entrano in contatto col terreno. Decido di non togliere le mie cuffie dalle orecchie finché non lo riterrò strettamente necessario, e così, io e i miei Avenged Sevenfold ci avviamo verso la sala in cui si recuperano i bagagli.

La mia solita fortuna mi impone di attendere fino a che la sala non si svuota e ovviamente l'ultimo bagaglio è il mio. Ma non è così male: questo mi concede di ambientarmi e di guardarmi attorno. Fuori dalle vetrate il cielo è grigio, si prevede un bell'acquazzone e la cosa non mi dispiace affatto. Il primo giorno nel nord si annuncia proprio come me lo aspettavo. Le persone che man mano sciamano verso l'uscita sono colme di differenti caratteristiche: c'è chi è troppo preso dai propri figli che non riesce a trascinare nemmeno la valigia, qualche tipa dai capelli rossi prosegue verso la porta a vetri con fare quasi principesco, poi ci sono quei signori super impegnati che non possono fare a meno di parlare nel loro auricolare senza mai una pausa e mettendo al corrente di ciò che fanno il loro interlocutore, e poi... ah si, la tipica chiassosissima gente fastidiosa che non può fare a meno di dare spettacolo di sé, “Si, ma', sapessi che ragazzo antipatico che c'era accanto a me! Uh, il cibo faceva schifo! Due ore buttate!” sono le tipiche cose che si sentono.

Per fortuna la valigia è arrivata e io posso avviarmi verso l'uscita. Imposto la riproduzione casuale e salgo sul bus che porta direttamente nel centro di Milano. Non ci sono mai stata quindi devo scegliere se ricorrere al GPS del cellulare o se comprare una cartina. Decisa la prima opzione cerco la casa studenti dove devo alloggiare. La strada è decisamente lunga, e non passa molto perché cominci a piovere. Mi sistemo il cappuccio della mia felpona sulla testa e dopo circa un quarto d'ora sono finalmente giunta alla reception, se tale si può definire, dove una donna sulla trentina scorre annoiata le ultime news sulla sua pagina Facebook.

-Buongiorno, scusi, avrei prenotato per un alloggio qui, potrebbe...

-Si, si, allora tu saresti?- mi interrompe lei, senza staccare gli occhi dallo schermo.

-Alex...

-Ah si, sei quella ragazza col nome da ragazzo. Okay ascoltami attentamente.- sbuffo. Ma allora che me lo ha chiesto a fare se già lo sa? -Questa è la chiave del tuo appartamento, singolo, come da te richiesto. Per qualsiasi cosa dovrai rivolgerti a me, Angelica. Il coprifuoco è alle 10 di sera. O ci sei o sei fuori. Tutto chiaro?

La osservo un po'. Probabilmente questo è l'unico lavoro che ha ottenuto per ora dalla sua triste vita, magari è questo che la rende così scontrosa. Forzo un sorriso: -Certo, cristallina. Grazie, arrivederci.- dico prendendo la chiave.

Salgo gli scalini della residenza trascinando la valigia, che pesa così tanto che mi da l'impressione che mi voglia staccare sia braccio che spalla. Almeno sono solo al secondo piano, in fondo al corridoio. Mentre cammino, qualcuno esce dalla sua stanza, ma poco mi importa, voglio stramazzare sul letto e non pensare più a nulla. Le presentazioni a dopo, ammesso che ce ne saranno. Arrivo davanti la porta verdognola sbiadita della mia stanza, numero 37, la apro e...

Okay, poteva andarmi peggio. Sul soffitto c'è qualche chiazza di umidità e qualche ragnatela. Il letto sembra quasi degno del suo nome, ma almeno le coperte e le lenzuola sono pulite. C'è una scrivania vuota di legno chiaro e un bagno molto, ma molto stretto, al punto che il lavandino e posto sotto la finestrella che sta accanto al mio letto. Butto la valigia ai piedi del letto, sfilo gli anfibi, passo al prossimo brano e crollo sul letto. Letteralmente.

Mi addormento e mi risveglio dopo un sogno poco gradito due ore dopo. La prima cosa che vedo davanti a me è un ragno della grandezza di due falangi. Che carino. La seconda cosa che noto è che il mio cellulare suona e sarò costretta a interrompere i Foo Fighters. Mentre faccio scorrere il ragnetto sulle mie dita rispondo.

-Pronto?- dico assonnata.

-Beh? Non chiami nemmeno per dire che sei arrivata.- mia sorella, che si sarà fatta portavoce di famiglia per sgridarmi.

-Oh, ciao, De'. Che c'è?- poggio il ragno sulla mensola sotto la finestra.

-Insomma! Tutto bene? Ce l'hai fatta? Sei arrivata? L'hai incontrata?

-Oh, piano con l'interrogatorio. Si, tutto bene; si, sono viva; si, e ho un nuovo amico ragno; no, non ancora. Contenta?- già ho mal di testa. Ho ancora i capelli umidi di pioggia.

-Loquace come sempre.- sbuffa. -Beh, non lasciarti andare, e studia. Ciao.- e chiude.

Poi sono io quella poco loquace. Resto in silenzio al centro della stanza. Sento la pioggia battere contro la finestra, il ragnetto che cammina su e giù per il vetro. Ho fame e sono ancora le 8 di sera. Direi che potrei farmi un giro e mangiare qualcosa fuori. E comprarmi un ombrello.

Indosso di nuovo gli anfibi, infilo la chiave dell'appartamento in tasca ed esco. Non ho voglia di riparlare con Angelica, quindi la sorpasso infilandomi di nuovo le cuffie. Fuori c'è profumo di pioggia, di asfalto bagnato. A dire il vero non so bene dove andare, quindi giro a destra e comincio a camminare a lato del marciapiede, guardandomi attorno. Intanto penso. Penso che nessuno sa che me ne sono andata. Nessuno. Forse mi odieranno per questo. Ma chi mi ha conosciuta davvero forse potrebbe persino capirmi. Forse.

Invece c'è un'altra persona che mi preme avvertire del mio arrivo. Solo una. Mi riparo sotto una tettoia e sfilo il cellulare dalla tasca dei jeans neri. Scorro i numeri di cellulari, e mentre penso a ciò che ben presto succederà, mi viene da sorridere.

“Indovina chi è arrivata a Milano?” digito velocemente e mando il messaggio.

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Capitolo 2
*** Another me. ***


-Ehi!- un ragazzo con una maglietta di David Bowie mi si avvicina. Ha i capelli lunghi e umidicci, neri, fino le spalle. Jeans neri larghi pieni di tasche, bracciali borchiati. Allora mia sorella aveva ragione a dirmi che li attiro tutti io, anche se considerata la mia vita sentimentale -inesistente- non si direbbe proprio.

Giro solo lo sguardo verso di lui. Non parlo a chi non conosco.

-Perché non entri anziché stare qui al freddo?- è alto.

Guardo la porta e poi torno a guardare il telefono. Come se ora avessi qualcosa da farci. Scorro le pagine della home. E poi non fa freddo.

Lui mi fissa. -Non sei di qui.- afferma. -O ti avrei già vista con quel bel felpone degli Avenged.

Sospiro. Lo riguardo in faccia. Non è malaccio. -Stai cercando di rimorchiare?- mi sono tradita, ma tanto per cambiare ho fatto la figura di quella cinica.

Lui ride chinando il capo. -Ma dai, entri o no? Fa freddo!

-Con solo una magliettina è normale che tu abbia freddo.- decido di seguirlo, e scendiamo le scale che portano al locale. Mi piace l'idea che probabilmente in origine fosse un seminterrato. Un punto a favore. Speriamo che la “compagnia” non rovini tutto.

Mi siedo a un tavolo vicino il muro e lui prende posto con me. Alzo un sopracciglio, sistemandomi gli occhiali quadrati sul naso. Ma prendo comunque il menù e decido che ho voglia di torta. Per cena andrà bene. Restiamo in silenzio finché non ordiniamo e lui si stupisce della mia scelta.

-Trasgressiva!- ridacchia.

-Si, sempre e fino all'ultimo!- ribatto con orgoglio.

Sogghigna. Non so se è quel tipo di sogghigno che deve darti fastidio o che a suo modo è affascinante. Sarà l'esito della serata a stabilire questa cosa.

Però io non sopporto i silenzi lunghi e imbarazzanti, e se lui comincia a fissarmi la cosa comincia a farsi davvero scocciante. -Quindi, ti piace David Bowie?- accenno con la testa alla maglietta.

-Uh rompi il ghiaccio in fretta.- nuovo sogghigno. Fastidioso, decisamente. -Si, non mi dispiace affatto. Lo ascolti anche tu?

-Qualcosina.- Arriva la torta e il panino che ha ordinato lui.

-Ma dai, ti facevo di più da questi artisti appena usciti, super aggressivi.

-Ti stupisci? Non è che tra gli artisti “vecchi” non ci sia aggressività.

-Mh, okay, AC/DC?

-Li adoro.

-Led Zeppelin?

-Amore eterno.

Insomma la serata va avanti così, domande e risposte su ciò che può accomunarci -tipo tutto-, fino a che non mi rendo conto che le dieci si stanno avvicinando. Alla fine lui offre per me.

-Ascolta, ti accompagno, tanto posso fare con calma.- si offre lui, sorridendo.

-Okay.- usciamo dal locale, e arriviamo in meno di cinque minuti al residence. -Beh, è stato un piacere.- sorrido e gli porgo la mano. Lui la stringe sorridendo.

-Non mi hai nemmeno detto come ti chiami.

-Neanche tu.- obietto. Poi sorrido. -Sono Alex.

-Ma dai, anch'io mi chiamo Alex.- Quasi gli brillano gli occhi. Mi viene da ridere, sembra un bambino. Ricambio la stretta.

-Beh, allora buona notte, Alex.- mi giro ed oltrepasso la porta a vetri.

-Buona notte.- sento alle mie spalle.

Sorpasso di nuovo Angelica, che mi segue con lo sguardo finché non comincio a salire le scale. Mi passo una mano tra i capelli corti umidi e sbadiglio. Che figata conoscere qualcuno coi miei stessi gusti il primo giorno che sono qui, penso tra me e me. Apro la porta della mia stanza, e nello stesso momento mi arriva un messaggio.

“Tu lo sai che domani mattina noi due ci vediamo, vero?” è lei. Ellis. Finalmente. Non vedo l'ora. Mi addormento fantasticando su domani, e per la prima volta in mesi mi dimentico dell'insonnia, dei problemi e di tutto il resto. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi addormento serenamente.

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Capitolo 3
*** Meeting us again. ***


La mattina un raggio di sole mi colpisce direttamente sugli occhi. Non oso nemmeno aprirli, mi rigiro e metto la testa sotto il cuscino. Che sonno ristoratore, penso, ci voleva. Sento il telefono vibrare. In assenza di un comodino l'ho messo sopra una pantofola a caricare, anche se in effetti avrei potuto approfittare del lavandino per poggiarcelo sopra.

Faccio sporgere un braccio e cerco la pantofola, quando trovo il telefono vedo,attraverso le ciglia socchiuse, che Ellis mi sta chiamando. -Pronto?- bofonchio.

-D'accordo che sei arrivata ieri ed eri stanca, ma è da almeno un'ora che ti spammo sul cellulare.- mi acciglio e mi metto a pancia in su.

-Perché, che ore sono?

-Le 10.30! Avevamo detto che un'ora fa ci saremmo messe d'accordo per capire dove vederci!- esclama spazientita.

-Le 10.30...- ripeto io. Guardo lo schermo del cellulare e spalanco gli occhi. -Le 10.30!- mi alzo tutta in una volta ma mi devo fermare subito. -Aaah...

-Ma che eri ancora a letto? Ma che hai?

-Sai quando ti alzi troppo in fretta e ti si oscura la vista per qualche secondo e poi la luce del giorno ti colpisce in pieno in faccia?

Lei scoppia a ridere. -E' un segno del karma, mia cara. Dai muoviti che non vedo l'ora di spupazzarti.

-Hai ragione- scuoto un po' la testa, -Okay, in dieci minuti sono pronta, dimmi dove vederci che attivo il GPS del cellulare.- mentre lei mi spiega il punto di incontro io ho già tirato fuori una maglia lunga, jeans neri e creepers, visto che è uscito il sole. Al massimo mi porto la giacca di pelle.

Spacco il secondo, in dieci minuti sono fuori di casa, auricolari e tutto. Non fa neanche troppo freddo per essere settembre. Certo è che non c'è proprio l'abisso tra qui e il sud Italia, ma a me piace l'idea che le nuvole che ci sono sopra di me possano trasformarsi in un bel temporale. Di solito in questo periodo lì giù ancora si va a mare, invece qui c'è già un venticello fresco.

Il punto di incontro è un parco che a prima vista mi sembra sconfinato. Una volta Ellis ci è andata di mattina presto e mi ha raccontato che ancora c'era una leggera nebbiolina mattutina intorno agli alberi.

La prossima volta cerco di svegliarmi prima, così vado a godermi lo spettacolo.

Comunque ora non mi resta che trovare Ellis.

Vago per il parco per un bel po'. In effetti non è che ci siamo proprio dette dove vederci nel parco. Secondo me ho pure girato un pochino in tondo. Ho attraversato una stradina di pietruzze fiancheggiata da delle aiuole già due volte. Vai con l'orientamento. Però stavolta arrivo a un bivio. E destra sia. Ma mentre sto per incamminarmi sento delle voci provenire dalla strada parallela, tra queste, una che mi è abbastanza familiare. Torno indietro e mi fermo al bivio. E la vedo.

-Ellis...- mormoro quando i nostri sguardi si incontrano. Siamo ad almeno due metri di distanza, e lei è circondata da quattro ragazzi a lei coetanei, credo. Lei molla la borsa a una ragazza vicino a lei e mi corre incontro.

-Oddèi, finalmente...- sussurra quando ci stringiamo l'una tra le braccia dell'altra.

Ha un profumo stupendo. -Ce l'abbiamo fatta!

-Di nuovo- mi sorride lei e mi stringe di nuovo a sé.

-Ragazzi, tra poco mi commuovo.- fa la ragazza che tiene ancora la borsa di Ellis.

Lei è la prima a sciogliersi dall'abbraccio, ridacchiando un pochino. E' più alta dall'ultima volta che l'ho vista. La guardo un pochino -quanto è bella- ha i capelli castani lunghi fin sotto le clavicole, la mia stessa montatura di occhiali che le copre gli occhi scuri. Si accorge che la sto osservando. -No, nulla, è che sei più alta!- lei scoppia a ridere. Mi sento calda in faccia. -E dai, mi sento un hobbit, io non cresco mai. Lo sai che nella mia famiglia siamo tutti tappini.

-Ma dai, tranquilla- ridacchia -vieni che ti presento agli altri.- mi prende per mano e camminiamo verso i ragazzi che erano dietro di noi.

Non ho nemmeno il tempo di guardarli uno ad uno, che mi salta all'occhio un ragazzo dal viso conosciuto. Alzo il sopracciglio. -Ma io ti conosco. Tu sei Alex. Quello di ieri.

Tutti lo guardano. -Ecco dove era finito!- esclama un altro ragazzo che tiene un braccio attorno le spalle di una ragazza minuta con un vestitino gotico. -Ti ricordi, Valeria?- si rivolge alla ragazza bassina, che annuisce timida. -Ci siamo girati un attimo e subito dopo era scomparso. E figurarsi se rispondeva al telefono.- è molto più alto di lei, e ha anche un po' di muscoli. Quasi possente a confronto. Da come è vestito, si direbbe che va anche lui d'accordo con lo stile gothic, forse un po' più aggressivo.

Alex fa finta di essere distratto e si guarda attorno.

-Okay, okay.- interviene Ellis. -Presentazioni. Ragazzi, lei è Alex. La mia carissima amica di cui vi ho parlato e che si è appena trasferita qui.- faccio ciao con la manina. Mi sento piccola tra tutte queste persone che non conosco, oltre Ellis e Alex.

-Alex, ti presento Igrytt- la ragazza minuta mi porge la mano. Sembra delicatissima. Ha una frangetta nera e il resto dei capelli sono legati in una specie di chignon un pochino scompigliato. Trucco nero e rossetto viola scuro. Wow. Ha pure dei tratti orientali. -Il suo ragazzo, Vittorio, ma si fa chiamare Vic.

-Piacere.- sorride e stringe la mano energicamente. Tiene i capelli, neri anche quelli, raccolti in un codino che non va oltre il collo, le braccia scoperte dalle maniche raggomitolate sopra i gomiti sono coperte di tatuaggi. Però, in tutto questo nero, i suoi occhi sono azzurri.

La ragazza che prima teneva la borsa di Ellis si fa avanti. Porta una maglia di Batman -un punto a favore- e i capelli rossi legati in una coda. Sembra della mia età. -Io sono Eloise, sappi che anche se non ci conosciamo Ellis ci ha parlato molto di te e ammiro i tuoi gusti!

-Oh, piacere.- ora ho la certezza di essere arrossita. Sono tutti simpatici, per essere la prima volta che li incontro. Alex mi fissa. -Che guardi tu?- sbotto cercando di non dare a vedere il viso paonazzo. Scoppiano tutti a ridere, dopo un po' mi unisco anch'io.

-Sembrano delle belle persone. Mi piace questa comitiva.- sussurro ad Ellis.

-Si, infatti.- sorride. -Vedrai che ti troverai bene con noi.

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Capitolo 4
*** Not again. ***


Sono passati diversi mesi da quando sono arrivata. Ho imparato a conoscere gli amici di Ellis, ora anche miei, e ho conosciuto nuove cose di lei. Ho scoperto che il secondo nome di Igrytt è Valeria, e Vic non si decide mai a chiamarla con uno dei suoi due nomi. Alex mi ha fatto conoscere nuovi lati della musica, ampliando anche i miei orizzonti. Eloise si è rivelata un'appassionata di tutto. Le si può nominare la qualsiasi cosa, lei la conosce e la apprezza per quello che è, e se le è nuova allora si impegna per conoscerla al meglio.

Io ed Ellis siamo inseparabili. Passo un sacco di tempo con lei, e devo davvero dirlo. Non sono mai stata più felice.

Ho cominciato a frequentare l'ultimo anno di liceo, con lo stesso indirizzo di quello precedente, e me la sto cavando abbastanza bene. Eloise è nella mia classe, e così ambientarsi non è stato difficile. Ellis invece studia nel penultimo anno, quindi nella maggior parte dei pomeriggi studiamo tutte e tre insieme e ci aiutiamo a vicenda. Ygritt e Vic invece studiano presso un conservatorio, mentre Alex frequenta un liceo artistico, ed è al mio stesso anno.

Siamo vicini al Natale. Andiamo meno spesso, ora, al parco, presto si inneverà, quindi coglieremo l'occasione per tornarci molto presto.

Oggi è l'ultimo giorno di scuola, ormai è quasi il tramonto, e io e Eloise stiamo aspettando all'uscita del liceo Ellis, mentre un fiume di studenti ci sfocia davanti entusiasta delle vacanze e della possibilità di potersi rilassare dopo tanto stress. Quando vedo Ellis, le andiamo in contro ed io le circondo le spalle con un braccio mentre ci avviamo verso il punto di incontro con gli altri al nostro bar preferito.

Superato il cancello, una voce maschile alle mie spalle chiama il mio nome. -Alex...

Perché conosco questa voce?, mi chiedo sbarrando gli occhi e fermandomi improvvisamente. Ellis sfugge da sotto il mio braccio senza volerlo e si gira a guardare me e poi chi mi sta alle spalle con aria curiosa ma anche preoccupata. Forse per la mia faccia.

Mi giro piano, e quando mi trovo faccia a faccia con chi mi ha chiamata, il mio passato mi piomba addosso come una cascata. -Ed...- dico con voce strozzata che mi costringe a tossire. -Che ci fai qui?- mormoro appena mi riprendo.

-Questa domanda vale solo per te.- dice avanzando, aggrottando la fronte.

-Alex, chi è questo ragazzo?- chiedono quasi all'unisono Ellis ed Eloise.

Arriccio un lato della bocca e abbasso lo sguardo.

Mi giro di poco verso di loro, staccando a stento gli occhi dal marciapiede umido e dai miei anfibi. -Il mio passato.

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