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Autore: Winry977    23/07/2015    1 recensioni
Di certo non è stato facile mollare tutto e partire. Non con tutto quello che è successo. Ma è la prima volta che i miei mi appoggiano e andrò fino in fondo a questa cosa.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apro gli occhi lentamente, le cuffiette ancora trasmettono musica nelle mie orecchie. Guardo fuori dal finestrino e l'aereo sta atterrando in questo momento. Un piccolo sorriso si tinge sul mio viso nel preciso momento in cui le ruote entrano in contatto col terreno. Decido di non togliere le mie cuffie dalle orecchie finché non lo riterrò strettamente necessario, e così, io e i miei Avenged Sevenfold ci avviamo verso la sala in cui si recuperano i bagagli.

La mia solita fortuna mi impone di attendere fino a che la sala non si svuota e ovviamente l'ultimo bagaglio è il mio. Ma non è così male: questo mi concede di ambientarmi e di guardarmi attorno. Fuori dalle vetrate il cielo è grigio, si prevede un bell'acquazzone e la cosa non mi dispiace affatto. Il primo giorno nel nord si annuncia proprio come me lo aspettavo. Le persone che man mano sciamano verso l'uscita sono colme di differenti caratteristiche: c'è chi è troppo preso dai propri figli che non riesce a trascinare nemmeno la valigia, qualche tipa dai capelli rossi prosegue verso la porta a vetri con fare quasi principesco, poi ci sono quei signori super impegnati che non possono fare a meno di parlare nel loro auricolare senza mai una pausa e mettendo al corrente di ciò che fanno il loro interlocutore, e poi... ah si, la tipica chiassosissima gente fastidiosa che non può fare a meno di dare spettacolo di sé, “Si, ma', sapessi che ragazzo antipatico che c'era accanto a me! Uh, il cibo faceva schifo! Due ore buttate!” sono le tipiche cose che si sentono.

Per fortuna la valigia è arrivata e io posso avviarmi verso l'uscita. Imposto la riproduzione casuale e salgo sul bus che porta direttamente nel centro di Milano. Non ci sono mai stata quindi devo scegliere se ricorrere al GPS del cellulare o se comprare una cartina. Decisa la prima opzione cerco la casa studenti dove devo alloggiare. La strada è decisamente lunga, e non passa molto perché cominci a piovere. Mi sistemo il cappuccio della mia felpona sulla testa e dopo circa un quarto d'ora sono finalmente giunta alla reception, se tale si può definire, dove una donna sulla trentina scorre annoiata le ultime news sulla sua pagina Facebook.

-Buongiorno, scusi, avrei prenotato per un alloggio qui, potrebbe...

-Si, si, allora tu saresti?- mi interrompe lei, senza staccare gli occhi dallo schermo.

-Alex...

-Ah si, sei quella ragazza col nome da ragazzo. Okay ascoltami attentamente.- sbuffo. Ma allora che me lo ha chiesto a fare se già lo sa? -Questa è la chiave del tuo appartamento, singolo, come da te richiesto. Per qualsiasi cosa dovrai rivolgerti a me, Angelica. Il coprifuoco è alle 10 di sera. O ci sei o sei fuori. Tutto chiaro?

La osservo un po'. Probabilmente questo è l'unico lavoro che ha ottenuto per ora dalla sua triste vita, magari è questo che la rende così scontrosa. Forzo un sorriso: -Certo, cristallina. Grazie, arrivederci.- dico prendendo la chiave.

Salgo gli scalini della residenza trascinando la valigia, che pesa così tanto che mi da l'impressione che mi voglia staccare sia braccio che spalla. Almeno sono solo al secondo piano, in fondo al corridoio. Mentre cammino, qualcuno esce dalla sua stanza, ma poco mi importa, voglio stramazzare sul letto e non pensare più a nulla. Le presentazioni a dopo, ammesso che ce ne saranno. Arrivo davanti la porta verdognola sbiadita della mia stanza, numero 37, la apro e...

Okay, poteva andarmi peggio. Sul soffitto c'è qualche chiazza di umidità e qualche ragnatela. Il letto sembra quasi degno del suo nome, ma almeno le coperte e le lenzuola sono pulite. C'è una scrivania vuota di legno chiaro e un bagno molto, ma molto stretto, al punto che il lavandino e posto sotto la finestrella che sta accanto al mio letto. Butto la valigia ai piedi del letto, sfilo gli anfibi, passo al prossimo brano e crollo sul letto. Letteralmente.

Mi addormento e mi risveglio dopo un sogno poco gradito due ore dopo. La prima cosa che vedo davanti a me è un ragno della grandezza di due falangi. Che carino. La seconda cosa che noto è che il mio cellulare suona e sarò costretta a interrompere i Foo Fighters. Mentre faccio scorrere il ragnetto sulle mie dita rispondo.

-Pronto?- dico assonnata.

-Beh? Non chiami nemmeno per dire che sei arrivata.- mia sorella, che si sarà fatta portavoce di famiglia per sgridarmi.

-Oh, ciao, De'. Che c'è?- poggio il ragno sulla mensola sotto la finestra.

-Insomma! Tutto bene? Ce l'hai fatta? Sei arrivata? L'hai incontrata?

-Oh, piano con l'interrogatorio. Si, tutto bene; si, sono viva; si, e ho un nuovo amico ragno; no, non ancora. Contenta?- già ho mal di testa. Ho ancora i capelli umidi di pioggia.

-Loquace come sempre.- sbuffa. -Beh, non lasciarti andare, e studia. Ciao.- e chiude.

Poi sono io quella poco loquace. Resto in silenzio al centro della stanza. Sento la pioggia battere contro la finestra, il ragnetto che cammina su e giù per il vetro. Ho fame e sono ancora le 8 di sera. Direi che potrei farmi un giro e mangiare qualcosa fuori. E comprarmi un ombrello.

Indosso di nuovo gli anfibi, infilo la chiave dell'appartamento in tasca ed esco. Non ho voglia di riparlare con Angelica, quindi la sorpasso infilandomi di nuovo le cuffie. Fuori c'è profumo di pioggia, di asfalto bagnato. A dire il vero non so bene dove andare, quindi giro a destra e comincio a camminare a lato del marciapiede, guardandomi attorno. Intanto penso. Penso che nessuno sa che me ne sono andata. Nessuno. Forse mi odieranno per questo. Ma chi mi ha conosciuta davvero forse potrebbe persino capirmi. Forse.

Invece c'è un'altra persona che mi preme avvertire del mio arrivo. Solo una. Mi riparo sotto una tettoia e sfilo il cellulare dalla tasca dei jeans neri. Scorro i numeri di cellulari, e mentre penso a ciò che ben presto succederà, mi viene da sorridere.

“Indovina chi è arrivata a Milano?” digito velocemente e mando il messaggio.

  
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