Semplice come l'amore

di babastrell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Mattina sul treno ***
Capitolo 3: *** An nasconde qualcosa ***
Capitolo 4: *** Per me sei speciale ***
Capitolo 5: *** Siamo difettosi ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Eccomi qui con una raccolta di one-shot su un pairing di cui non importa un fico secco a nessuno... :)

Per quanto ami Liar Lily (e lo amo da morire), mi dispiace tanto che proprio i due personaggi che preferisco siano gli unici che non hanno una storia romantica e vengano usati solo come personaggi di sfondo. Una cosa tira l'altra e, visto che sono una brutta persona, ho finito per provare a immaginarli insieme e la cosa mi è piaciuta tanto. ^o^

Queste sono quindi cinque one-shot su Yuri Shirota e An Shinohara; ho fatto del mio meglio per far sì che fossero autoconclusive e sono in ordine cronologico, anche se idealmente passa del tempo tra una e l'altra. Di base, sono una scusa per scrivere qualcosa di carino su una coppia bizzarra ma a mio parere adorabile! <3

Ho cercato di tenere uno stile di scrittura fresco, spero che vi piaccia.

 

 

INCONTRO

 

«Devo proprio?» si lamentò Yuri scendendo dalla macchina.

«Non posso più vederti con quei capelli davanti agli occhi» tagliò corto la madre al volante. «Devi farci qualcosa».

Yuri sbuffò guardando la vettura che si allontanava. Si voltò e studiò per un secondo la vistosa vetrina del salone prima di entrare.

All'interno l'atmosfera era tranquilla, l'unica cliente era una signora di mezza età che tempestava di parole la giovane parrucchiera che sorrideva e annuiva senza interesse.

«Tu devi essere l'appuntamento delle quattro» disse una ragazza con i capelli viola tagliati cortissimi, che assomigliava ad un elfo. «Shirota, giusto?» lesse sull'agendina aperta davanti a lei.

Il ragazzo annuì timidamente.

Lei sorrise. «Ottimo. Siediti pure lì, ti chiamo io quando tocca a te» puntò un'unghia rosa acceso verso un divano bianco lucido. «Non fare quella faccia! Non ti taglieremo le orecchie» aggiunse con una risatina.

Sentendo la faccia infiammarsi, Yuri sprofondò nel divano e pregò di esserne inghiottito. Si sentiva a disagio, gli sembrava di stonare in un salone di parrucchiere per donne. Cercò di concentrarsi su una rivista del mucchio lì vicino, ma ben presto si rese conto di non aver mai letto niente di più noioso. La rimise insieme alle altre e abbandonò la testa all'indietro con un mugolio frustrato. Se avesse saputo di dover aspettare, si sarebbe portato uno dei suoi romanzi yuri.

Il campanello appeso alla porta trillò annunciando un nuovo arrivo. «Buona sera, ragazze» salutò una morbida voce maschile.

Yuri aprì un occhio: sulla porta c'era un ragazzo alto e snello, di qualche anno più grande di lui. Aveva un'aria stranamente familiare.

«An, sei in ritardo» lo riprese l'elfo viola.

Lui si passò una mano tra i capelli biondi. «Il traffico» disse con un largo sorriso.

La ragazza si appoggiò allo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto. «Va bene che non fai quasi mai tardi, ma diventi noioso se usi sempre la stessa scusa» sbuffò.

Con un ghigno sornione, lui si sporse sulla scrivania e le mise un dito sotto il mento, facendole alzare lo sguardo. Si avvicinò fino a sfiorare il piccolo naso della ragazza con il proprio. «Non vorrai mettermi il broncio» disse con la voce calda e flautata. «Ti rovini quel bel faccino».

Lei gli diede un lieve schiaffo sulla mano obbligandolo a lasciarla andare. «Non attacca». Girò la testa di lato con fare sdegnoso, ma quasi subito una risata trattenuta fece tremare le sue labbra perfette. «Sparisci dalla mia vista, dai. Hai un cliente di cui occuparti».

Il parrucchiere si girò per guardare verso il divano. Yuri, imbarazzato, distolse lo sguardo.

«Che strano vedere un ragazzo qui» commentò lui.

«Shirota?» chiamò la ragazza-elfo. «Vai pure con An, è il tuo turno».

Yuri si alzò come un automa e seguì il biondo, passando accanto alla donna che non aveva ancora smesso di parlare senza accorgersi che la parrucchiera che le stava tingendo i capelli bianchi si era messa un paio di auricolari nelle orecchie.

An lo fece accomodare su una morbida sedia. «Come vuoi che te li tagli?» gli chiese guardandolo nello specchio.

«Dovrei spuntare la frangia» mormorò Yuri ripetendo le parole dette da sua madre, intimidito dall'aura luminosa che pareva diffondersi dal giovane uomo dietro di lui.

«Sarà fatto» disse prendendo un paio di forbici e cominciando a separare tra le dita le lunghe ciocche castane.

Yuri si rese conto che il rumore leggero delle forbici e la sensazione di An che gli tirava leggermente i capelli lo stavano finalmente rilassando. Chiuse gli occhi.

«Ecco qua» disse An poco dopo. «Li ho lasciati un po' lunghi, così non avrai il viso completamente scoperto».

Il ragazzo socchiuse le palpebre. An gli aveva accorciato appena il ciuffo, lasciandogli comunque la possibilità di tenerlo davanti agli occhi. Non era tanto diverso da prima, però sembrava molto più ordinato. «Grazie» mormorò con un mezzo sorriso.

«Se vuoi puoi anche portarli così» aggiunse il parrucchiere spostandogli la frangia dietro l'orecchio sinistro, scoprendo gli occhi. Nello specchio, Yuri lo vide alzare le sopracciglia. «Che bel viso» sussurrò a mezza voce. «Sembri quasi un cucciolo» ridacchiò abbassandosi verso di lui.

Qualcosa si contrasse nello stomaco del ragazzo. Lo infastidiva sempre quando gli dicevano che ricordava un cane, però una parte di lui ne era quasi felice. Si sentiva strano e non sapeva mai come gestire queste emozioni controverse.

Concentrato sui suoi pensieri, percepì appena il dito magro di An che scivolava lungo la sua mascella. Si alzò in fretta. «Grazie mille!» esclamò con troppa enfasi avvertendo una familiare vampata di calore sulle guance. Si affrettò a nascondersi di nuovo dietro i capelli lunghi.

An alzò le mani con aria colpevole. «Scusami, non volevo spaventarti» disse poi con un sorriso divertito.

Yuri annuì appena e fece per tornare dalla ragazza dai capelli viola per pagare.

Il parrucchiere lo seguì. «Dovresti tenere il viso scoperto, altrimenti tua madre penserà che non sia servito a niente» disse appoggiandosi alla scrivania. Gli tese la mano. «Sono An Shinohara».

Per poco il ragazzo non fece cadere i soldi. “Shinohara!” pensò. Ecco come mai era sicuro di aver già visto il suo viso da qualche parte.

«Yuri Shirota» disse stringendogli la mano. «Sei per caso parente di En Shinohara?»

«Conosci mio fratello?».

Il fratello di En Shinohara.

Il travestito che gli aveva “rubato” la ragazza. Certo, stavano già insieme quando lui le si era dichiarato, ma pensarla così lo faceva sentire meglio.

E ora suo fratello era davanti a lui. «Che mondo piccolo» disse, stranito.

An scoppiò a ridere. Sembrava più gentile di En, soprattutto perché non gli aveva ancora augurato di crepare. A quanto pareva l'odio per gli uomini non era una cosa di famiglia.

«Sei buffo» rise An.

Yuri aprì la bocca, ma il suono di un clacson lo mise a tacere. Sua madre era arrivata a prenderlo.

«Ehm... Allora io vado» disse facendo un cenno di saluto all'elfo e uscendo.

An lo guardò camminare verso l'auto. «Il mio numero è sul biglietto da visita del salone» gridò. «Se ti va di uscire a fare due passi, chiamami!».

Yuri salì in macchina facendogli un ultimo gesto di saluto con la mano.

«Hanno fatto un bel lavoro» disse la mamma squadrando il nuovo taglio.

«Grazie» rispose lui sovrappensiero.

Ripensò a quello che era successo nel salone. An sembrava una persona... interessante.

In fondo un nuovo amico era una prospettiva allettante.

«Mamma, mi dai il biglietto del salone?»

«Oh, come mai?»

«Ho bisogno di... un'informazione»

 

 

Fine.

Spero che questa prima storia vi sia piaciuta! Mi raccomando, recensite per farmi sapere le vostre opinioni, anche se sono negative

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Capitolo 2
*** Mattina sul treno ***


Eccoci al secondo capitolo. È passato qualche giorno dagli avvertimenti del primo.

Avrei voluto postare questo capitolo prima, ma ho continuato a rimandare. Però ho intezione di postare l'intera storia prima di partire per le vacanze, quindi da ora in poi posterò un capitolo ogni giorno. ;)

Buon divertimento!

 

 

MATTINA SUL TRENO

 

Il treno era troppo caldo e troppo affollato. Yuri si afflosciò sul sedile, esausto. Aveva passato la notte su un blog a discutere con un ragazzino che si rifiutava di capire come le protagoniste di un film fossero effettivamente in una relazione. Aveva vinto il dibattito quando ormai erano le prime luci dell'alba.

Chiuse gli occhi e li riaprì subito. Se si fosse addormentato avrebbe perso la fermata per la sua scuola e non poteva permetterselo, per quanto l'idea di essere sgridato dai professori avesse il suo fascino.

Il posto accanto a lui venne occupato, ma era troppo stanco per farci caso. Guardò fuori dal finestrino, sperando che il paesaggio lo interessasse abbastanza da tenerlo sveglio, ma non vide altro che palazzi sempre uguali. Prima di riuscire a reagire, appoggiò la testa contro il vetro e scivolò in un piacevole torpore.

Una gomitata lo scosse appena. «È la tua fermata» sussurrò una voce a pochi centimetri dal suo orecchio.

Yuri sbarrò gli occhi e, sentendosi ancora intorpidito, si precipitò fuori dal treno senza pensare. Nella fretta, inciampò e cadde sulle ginocchia. Si rialzò sentendo ancora le gambe pulsare e formicolare e gli sfuggì una risatina stanca.

Solo un attimo dopo ricordò. Qualcuno lo aveva svegliato. Si voltò ignorando gli sguardi preoccupati delle persone intorno, ma il treno era già ripartito.

“Avrei dovuto almeno ringraziare”.

Ormai quasi sveglio, salì le scale della metropolitana e camminò fino alla scuola.

«Ah, Inuta!» lo chiamò una voce.

Strinse il pugno nella tasca. Il suo nome era davvero così difficile da ricordare? Se solo non avesse regalato quel cane a Taiyou...

Si girò e vide proprio il compagno di classe che si dirigeva verso di lui insieme alla sorella Hinata.

«Buongiorno» salutò Taiyou allegramente.

«Ciao» rispose Yuri.

«Ma che hai fatto?» esclamò Hinata a voce decisamente troppo alta.

Confuso, Yuri seguì il suo sguardo verso il basso: all'altezza delle ginocchia, la stoffa dei pantaloni della divisa era macchiata di sangue. Non se ne era neanche accorto.

«Devi andare in infermeria!» continuò la ragazza.

«No!» esclamò lui. Arrossì e spostò lo sguardo di lato. «Non... Non dà fastidio» mormorò coprendosi la bocca con la mano.

Sentì uno dei due dire: «Ecco il masochista». Non seppe definire chi fosse, ma non gli interessava molto.

Il suono della campanella richiamò l'attenzione dei tre ragazzi.

«Devo andare, la mia classe è al secondo piano». Disse Hinata cominciando a salire la scala. Girò appena la testa per lanciare un'ultima occhiata a Yuri. «Comunque stai bene pettinato così».

Yuri alzò le sopracciglia, stranito, e si toccò la testa. Solo allora si rese conto di avere i capelli legati in un codino corto e basso, stretto da un elastico sottile. «Ma che...?».

La folla di studenti lo trascinò in classe. Sedendosi al suo banco, tentò di ricordare quando se li fosse legati, ma per quanto si sforzasse non ci riusciva.

Il cellulare nella sua tasca vibrò, facendolo sussultare. Sbirciò il display.

Hai fatto in tempo?”.

Spostò lo sguardo sul mittente: An Shinohara.

 

 

Capitolo breve, ma spero che vi sia piaciuto. Anche se non fosse, spero mi lascerete una recensione per dirmi ciò che pensate.

A presto! :D

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Capitolo 3
*** An nasconde qualcosa ***


Capitolo centrale. ^o^

Questo è l'unico capitolo non narrato dal punto di vista di Yuri, bensì da quello dei tre fratelli di An. Forse è stato quello più divertente da scrivere, un po' perché adoro la famiglia Shinohara e un po' perché è sempre uno spasso raccontare qualcosa dal punto di vista di qualcuno che non ne sa niente.

Questa in realtà è una flash-fic (è solo di 389 parole), ma mi piaceva anche così corta, non mi sembrava ci fosse bisogno di allungare il brodo.

Enjoy!!!

 

 

AN NASCONDE QUALCOSA

 

«An, ti senti bene?» chiese En preoccupato.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul fratello minore. «Mai stato meglio». Piegò il capo di lato. «Perché?»

«Non avevi mai combinato un disastro simile». En indicò la propria testa.

La lunga parrucca bionda era storta e la treccia laterale era asimmetrica e arruffata. Persino il nastro verde che la adornava sembrava sgualcito e sciatto.

«La rifaccio» tagliò corto il parrucchiere togliendo le forcine.

«Non ti starai ammalando, vero?». En si scansò da sotto le mani del fratello con aria terrorizzata. L'ultima volta che An aveva avuto la febbre non era finita bene, aveva ancora gli incubi.

An lo prese per le spalle e lo rimise al suo posto. «Finiscila, sto benissimo. Ero solo distratto»

«A cosa pensavi?».

Le labbra del ragazzo si piegarono in un sorrisetto sardonico che non prometteva niente di buono. «È un segreto». Strinse la fine della treccia con un piccolo fermaglio bianco. «Finito».

En perse qualche minuto a esaminare l'opera; fortunatamente era bella come tutte le altre acconciature di An.

«Vado al lavoro. Le mie ragazze mi aspettano» dichiarò allegramente il ragazzo prendendo la borsa e salutando con un sorriso abbagliante gli altri due fratelli che facevano colazione in cucina, poi uscì fischiettando.

«Nasconde qualcosa» disse Ten senza rivolgersi a nessuno in particolare.

«Poco ma sicuro» confermò Ken, concentrato sul fornello dove bolliva il latte.

«Ha trovato qualcuno con cui divertirsi?»

«Probabilmente».

En interruppe la conversazione entrando in cucina e sedendosi al tavolo. «Speriamo che sia una ragazza. Non voglio altri maschi in casa mia». Guardò i fratelli storcendo la bocca in un'espressione schifata.

Ken scrollò le spalle mentre versava la crema di latte in tre tazze con un cucchiaio. «Chi può dirlo, con un tizio del genere non si sa mai. Insomma, lo sappiamo che non è molto diverso da un bagno pubblico. Se An avesse una password, probabilmente sarebbe “password”».

En e Ten si guardarono in silenzio. La lingua velenosa di Ken sembrava particolarmente in forma, i due dovevano prepararsi a una giornata quantomeno interessante.

«Cos'hai tra i capelli?» domandò Ten allungando la mano verso la parrucca dell'altro.

Lui prese l'estremità della treccia sul palmo. Il fermaglio di resina che la chiudeva era un fiore candido, piccolo ed elegante. «Un giglio?».

I tre si scambiarono uno sguardo significativo. An non aveva mai amato particolarmente i gigli.

 

 

Ta-dan!

La storia del giglio è riferita al fatto che “giglio” in giapponese è “yuri” (anche se probabilmente chi legge Liar Lily già lo sa).

Spero che questo capitolo vi sia sembrato carino tanto quanto a me! Ci vediamo al prossimo!!!

Mi raccomando, RECENSITE!!!!!!!!

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Capitolo 4
*** Per me sei speciale ***


PER ME SEI SPECIALE

 

Cho sobbalzò quando le braccia snelle della donna le cinsero la vita.

Sentiva il calore della pelle di Kanoko attraverso la stoffa sottile della maglietta. La sua voce era sensuale ma gentile.

-Stai tremando.

Con una leggera spinta la donna fece cadere entrambe sull'enorme letto.

-Kanoko! Aspetta...

 

«Cosa stai leggendo?». La voce languida e melliflua nell'orecchio lo fece sussultare e quasi cadere dalla panchina.

Yuri chiuse il libro di scatto. «Niente!» esclamò arrossendo.

An rise e si sedette vicino a lui. Allungò il collo e sbirciò il titolo che il ragazzo cercava inutilmente di coprire con la mano. «“La Farfalla Deviata”. L'ho letto, è carino».

Il ragazzo sgranò gli occhi. «L-letto?».

L'altro allungò le gambe. «Kanoko e Cho sono personaggi ben sviluppati, anche se non apprezzo molto il binomio “ragazza maschiaccio” e “ragazza femminile”, in cui purtroppo molti autori del genere restano bloccati. Preferisco quando la coppia è libera da stereotipi». Intrecciò le mani dietro la testa. «Le scene erotiche però sono ben descritte senza cadere nel volgare». An chiuse gli occhi e sbadigliò.

Yuri lo guardava ancora con gli occhi fuori dalle orbite. «L'hai letto...» ripeté.

Esisteva davvero un altro uomo interessato all'amore tra ragazze?

«Mi piace il genere erotico» ridacchiò An socchiudendo gli occhi e guardandolo di sbieco. «Tutti i tipi» aggiunse con una strana enfasi.

Lo sguardo di An era sottile e penetrante. Yuri sentì un insolito calore alle guance e gli diede le spalle, rimettendo il libro nella borsa abbandonata accanto alla panchina.

Avvertì la mano di An sulla testa e trasalì. Si girò di scatto, ma si rese conto che il ragazzo gli aveva solo tolto una foglia secca dai capelli. Prese un respiro profondo per rilassarsi.

«Piace anche a te?» chiese il biondo sovrappensiero, studiando la foglia. Alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi. «L'erotico, intendo».

Yuri scosse la testa. «Non in particolare. Mi piacciono gli yuri»

«È un hobby singolare» considerò lui lasciando andare la foglia nel vento. «Ma non pensare di scioccarmi, mio fratello si veste da donna». Gli fece l'occhiolino con un sorriso sghembo e divertito.

Yuri si ritrovò a ridacchiare senza saperne il motivo. Era piacevole stare lì, su una panchina in un parco con il vento che lo spettinava appena, insieme a una persona che non lo considerava un tipo strano nonostante la sua passione. Per qualche minuto entrambi tacquero, ascoltando il suono del vento tra le fronde degli alberi. Era tutto così naturale con An che Yuri non sentiva neanche il bisogno di dire cose inutili per colmare il silenzio.

«Senti, stavo pensando...». An alzò il naso verso l'alto e inspirò profondamente l'aria ricca di ossigeno. «Mi hai detto che ti piacciono gli yuri e va bene, ma il tuo nome...»

«Non ne parliamo» lo interruppe con un cenno. «Questo succede quando l'autrice si affida alla fantasia dei lettori per scegliere il nome di un personaggio».

An scoppiò a ridere nascondendosi il viso con una mano. «Non ci credo»

«Credici». Yuri scrollò le spalle ridendo.

Non c'era nulla di divertente nella loro conversazione, eppure nessuno dei due accennava a calmarsi.

Dopo qualche secondo An si sfregò gli occhi e cercò quelli del ragazzo. «Mi piace palare con te» disse con un sorriso aperto e sincero. «Rendi tutto così semplice». Gli scostò il ciuffo castano dal viso.

Yuri arrossì imbarazzato, ma non interruppe il contatto visivo tra loro. Si accorse in quel momento che le iridi di An erano castane; aveva dato per scontato che fossero verdi come quelle di En. Quegli occhi erano grandi e liquidi, i più belli che il ragazzo avesse mai visto, quasi ipnotici. Vi era tanto perso da non accorgersi che il viso di An si stava facendo sempre più vicino, fino a che le loro fronti non si toccarono. «Te l'ho già detto che sei davvero carino con quegli occhi sbarrati?».

Il tempo attorno a loro pareva essersi fermato. Persino il vento aveva smesso di soffiare, quasi a volerli lasciare soli.

Yuri aprì la bocca per parlare, ma un suono armonico e basso spezzò brutalmente la connessione tra i due

«Il telefono». An interruppe il contatto visivo, irritato, e prese il cellulare dalla tasca. Lesse il messaggio appena arrivato. «Devo andare» sbuffò.

«Oh, va bene». Yuri annuì guardandolo alzarsi.

«Arrivederci» sorrise An scompigliandogli i capelli.

Il ragazzo lo osservò allontanarsi. Prima di girare l'angolo, lui si voltò e agitò una mano sfoderando un sorriso smagliante; Yuri si affrettò a fargli un gesto di rimando e raccolse la cartella. An alzò il telefonino e lo indicò con l'indice dell'altra mano, per poi allungare il pollice e il mignolo e avvicinarli al viso mimando una chiamata. Poi, senza dargli il tempo di rispondere, sparì dietro l'angolo.

Rimasto solo, il ragazzo imboccò il viale del parco nella direzione opposta diretto a casa. Mentre camminava, gli venne in mente una cosa. Estrasse il cellulare dalla tasca e digitò un breve messaggio, premendo Invio prima di poter cambiare idea.

Grazie di tutto. Anche a me piace parlare con te”.

Fece per rimettere l'apparecchio in tasca, ma esso vibrò prima che potesse farlo.

Dobbiamo rivederci il prima possibile ^^”.

Yuri sorrise e mise via il cellulare. Per quanto a volte potesse essere imbarazzante, An era diventato in poco tempo un amico particolarmente speciale per lui. Ovviamente voleva rivederlo.

Infilò le mani nelle tasche e alzò il naso verso il cielo, godendosi la sensazione del vento che aveva ripreso a soffiare forte. Avrebbe dovuto richiamarlo a sera, dopo cena, per proporgli di fare qualcosa il giorno dopo.

 

 

Quanta dolcezza...

Ok, niente da dire. Amo questo capitolo alla follia! <3

Non so, An mi da l'idea di qualcuno che non si lascia sconvolgere tanto facilmente, figurarsi se una passione morbosa per l'amore ammaliante tra ragazze può colpirlo.

Grosso problema: man mano che scrivo mi sto affezionando molto a questa coppia; pensare che in realtà nemmeno si conoscono mi spezza il cuore... :'(

Anyway, come al solito vi chiedo di recensire. Non siate timidi, mordo solo per legittima difesa! :D
Grazie comunque per aver letto la mia raccolta fin qui e spero che continuerete a seguirla, in fondo manca solo un capitolo!

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Capitolo 5
*** Siamo difettosi ***


Prima di quanto potessi pensare sono arrivata alla fine di questa avventura...

Con un po' di malinconia e di allegria vi presento l'ultimo capitolo della raccolta! Gran Finale!!!

Buona lettura!

 

 

SIAMO DIFETTOSI

 

Yuri scoppiò a ridere quando il piccolo cane gli saltò addosso e lo spinse a terra bagnandogli completamente la maglietta. «An! Aiutami!».

Il ragazzo però era troppo scosso dalle risa per intervenire e si limitò a puntare contro i due il tubo dell'acqua, infradiciandoli ulteriormente, mentre un altro cucciolo gli tirava l'orlo dei pantaloni con i denti per convincerlo a chinarsi per giocare con lui.

Appena riuscì a liberarsi del suo piccolo assalitore, Yuri venne atterrato da una femmina un po' più grande, che si sedette sul suo stomaco abbaiando soddisfatta. La fece scendere con un gesto e si tirò su a sedere, accarezzando la morbida pelliccia bianca e bagnata dei due volpini di Pomerania. Approfittò del momento di tranquillità per sbirciare in direzione di An: il cagnolino gli aveva rubato il tubo di gomma e scorrazzava per il giardino inseguito dal ragazzo. Quando finalmente riuscì a raggiungerlo, An lo sollevò e cercò di togliergli il tubo dalla bocca, ottenendo solo un forte getto d'acqua in piena faccia.

Yuri si alzò ridendo a quella vista e chiuse il rubinetto. An si lasciò cadere sulle ginocchia e finalmente staccò il cane dalla gomma, gli grattò la pancia e lo lasciò trotterellare verso la madre.

«Tieni» disse Yuri tendendo uno straccio ad An e cominciando a sfregare il pelo della cagnetta più grande. «Grazie per avermi aiutato a lavarli. Non dovevi...»

«Non dirlo neanche» lo interruppe il ragazzo mentre cercava di evitare che i due cuccioli che stava asciugando gli leccassero la faccia. «L'ho fatto volentieri. Sono così carini».

Appena asciutti, i cani corsero via tra l'erba latrando allegri.

«Ecco. Li abbiamo appena lavati e subito si tuffano nel fango». Yuri ridacchiò sconsolato e arrotolò la manichetta attorno al rubinetto.

I due ragazzi si sedettero a terra, uno accanto all'altro, disinteressandosi del terreno bagnato.

«Scusa per averti sfruttato così» mormorò Yuri.

«Ancora con questa storia? Ti ho detto che è stato un piacere»

«Però mi sento comunque in colpa».

An sorrise e lo guardò di sottecchi. «Se davvero ci stai così male, puoi dirmi qualcosa che non avevi mai detto a nessuno. Così saremo pari». Gli strizzò l'occhio con aria scherzosa e riprese a guardare i volpini che giocavano.

Passarono i minuti nel silenzio rotto solo dai latrati dei cagnolini.

«Credo di essere difettoso» disse Yuri d'un tratto con voce asettica.

An girò la testa di scatto. «Cosa?»

«Hai chiesto di sapere qualcosa che nessun altro sapeva»

«Ma stavo scherzando!». An si passò una mano tra i capelli con un sospiro. «E comunque, in cosa saresti difettoso?».

Il ragazzo continuò a guardare davanti a sé, rosso in viso. «Liar Lily è uno shoujo manga dove tutti amoreggiano» spiegò. «E poi ci sono io, che sono trattato come un cane dalla protagonista e nessuno si ricorda come mi chiamo. Insomma, non c'entro niente». Sbuffò e si nascose dietro la frangia. Si sentiva incredibilmente stupido a raccontare a qualcuno il suo assurdo cruccio.

L'altro si sporse verso di lui, incuriosito.

«Voglio dire, non nego che a volte sia stranamente piacevole essere maltrattato, ma...». Preso dal discorso, Yuri si alzò e cominciò a camminare per il giardino, gesticolando come un forsennato. «Non lo so, forse sono solo invidioso. Sono un personaggio secondario quasi inutile e invidio tutti gli altri a cui l'autrice ha concesso una storia d'amore. Sono una persona meschina» ammise infine accoccolandosi su una sedia sotto un albero.

«Non credo che tu sia meschino». An lo raggiunse e si aggrappò a un ramo, issandosi fino a sedervisi. «E non sei l'unico a non avere una storia in questo fumetto. Guarda me». Appoggiò la schiena al tronco e lasciò penzolare le gambe. «Non importa a nessuno se anche ho una cotta» soffiò un ciuffo biondo via dal viso.

Yuri alzò lo sguardo su di lui. «Scusa, hai ragione. Non dovrei parlare come se fossi l'unico con i proble... Aspetta, di che cotta parli?».

Il biondo contrasse la mascella, lasciandosi sfuggire un verso contrariato. «No, niente. Ignora quello che ho detto»

«Non posso ignorarlo. Dimmi chi è»

«Nessuno, era per fare un esempio». An distolse lo sguardo.

Il ragazzo sulla sedia aggrottò la fronte. «Non dirmi bugie». Si stupì di quanto fosse diventato facile per lui comprendere il ragazzo ancora sull'albero. «Dammi almeno un indizio».

Ricevette in cambio un fischio prolungato. «Non ti arrenderai?».

Lui scrollò le spalle. «Non credo». Allungò una mano per coccolare uno dei cuccioli che gli era saltato in braccio, ma non staccò gli occhi dal ramo su cui era appollaiato l'amico.

An saltò a terra, spazientito. «Che bel quadretto» commentò con un sorriso, squadrando il ragazzo e il piccolo cane che gli leccava la mano. Incrociò le braccia. «Va bene, te lo dico».

Yuri stirò le labbra in un largo sorriso trionfante.

«Ad una condizione» aggiunse poi il ragazzo in piedi. «Chiudi gli occhi».

Confuso dalla strana richiesta, ma anche curioso di scoprire qualcosa di nuovo su An, Yuri annuì e serrò le palpebre.

Avvertì l'aria spostarsi vicino al viso e tese le orecchie in attesa di udire la voce flautata.

Ma non la udì.

Percepì invece qualcosa di caldo e setoso sfiorargli le labbra in modo appena percettibile. Perplesso, socchiuse gli occhi e incontrò le iridi castane di An tanto vicine da sembrare irreali.

Con un singulto si ritrasse di scatto dal bacio e spinse via il ragazzo con una mano. Sentiva le gote in fiamme e non riusciva ad articolare una frase di senso compiuto, le mani gli tremavano visibilmente.

An si raddrizzò con il volto arrossato e preoccupato. Gli afferrò i polsi cercando di fermare il suo tremore, ma li lasciò andare quando vide l'espressione sconvolta.

«S-scusa» biascicò stringendosi nelle spalle. «Non avrei dovuto farlo, non credevo che avresti reagito così». Si diresse verso il cancello. «Mi dispiace. Capirò se non vorrai vedermi più» disse prima di uscire.

Rimasto solo, Yuri si abbandonò completamente sulla sedia. Il suo primo bacio gli era appena stato rubato dal suo migliore amico. Sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime, ma si rifiutava di piangere. Abbassò lo sguardo sul cane ancora sdraiato sulle sue gambe. «Che situazione». Il cuore gli batteva ancora all'impazzata e non riusciva a smettere di pensare al tocco morbido delle labbra sottili sulle sue.

Era infastidito senza saperne bene il motivo; non era certo il tipo che reagiva così male per una cosa simile, non era nel suo carattere. Era stato preso di sorpresa. Non sapeva come comportarsi, ma non voleva perdere An.

Si alzò e depose il cucciolo a terra. «Sitz» comandò per farlo sedere.

Corse in strada alle calcagna del ragazzo, senza sapere esattamente come lo avrebbe affrontato. Lo vide in fondo alla strada che camminava piano e percorse gli ultimi metri quasi volando.

«Aspetta!» esclamò a voce un po' troppo alta afferrandolo per un braccio.

An si voltò per guardarlo e Yuri si sentì improvvisamente insicuro davanti alla sua espressione turbata e al volto rigato di lacrime.

Prese un lungo respiro e parlò, senza riuscire a staccare gli occhi dal marciapiede: «Non volevo reagire così. Ho esagerato, scusami».

Non udendo risposta, alzò lo sguardo: sul volto di An era apparso un sorriso tirato ma rincuorato. «Credevo che non volessi avere più nulla a che fare con me».

Yuri alzò lo sguardo torcendosi le mani. «Non hai fatto niente di male» gli sorrise.

Il viso del ragazzo si illuminò. Nel vederlo così felice, Yuri fece d'impulso qualcosa che stupì persino se stesso: mosse un passo verso di lui e lo strinse in un abbraccio impacciato.

“Non dovrei farlo” pensò. “Non posso illuderlo”. Una parte di lui non riusciva ancora a capacitarsene: piaceva ad An, An aveva una cotta per lui, An era innamorato di lui.

Nel sentire le braccia snelle che gli circondavano il corpo, si accorse che il suo cuore pulsava con forza contro lo sterno.

«Facciamo finta che non sia successo niente» propose An.

Il cuore di Yuri perse un battito.

Niente? Sarebbe stata la cosa migliore. Avrebbero continuato a uscire, chiacchierare e divertirsi come avevano sempre fatto.

Allora perché l'idea gli faceva venire un nodo in gola?

“Sono innamorato di An” realizzò all'improvviso.

Non sapeva quando l'aveva capito, ma d'un tratto tutto gli sembrava semplice come ogni cosa che aveva condiviso con An fino a quel momento. Come i silenzi, le risate e le parole.

Come il modo in cui sciolse quell'abbraccio che sembrava essere durato un'eternità e gettò le braccia al collo del ragazzo in cerca delle sue labbra, con tanta foga che i loro nasi sbatterono l'uno contro l'altro.

Quel bacio fu spontaneo ma goffo. An si irrigidì un secondo prima che la sua mano corresse tra i capelli di Yuri e lo spingesse ad approfondire il contatto; guidato da lui, Yuri si lasciò trasportare completamente. L'altro ragazzo era decisamente più abile ed esperto di lui.

Sentiva il cuore di An battere forte contro il suo petto. “O forse è il mio?”. Non lo sapeva con certezza, i loro corpi erano talmente vicini che i battiti si confondevano. Lo sentì gemere nella sua bocca.

Quando si separarono, un'ombra passò negli occhi di An. «Se fai così non riesco a lasciarti in pace».

Yuri si ritrovò a sorridere. «Forse non voglio essere lasciato in pace».

An spalancò gli occhi e la bocca, poi scoppiò a ridere e lo strinse tanto forte da togliergli il fiato, sollevandolo da terra. «Visto che non sei difettoso?»

«Forse invece lo siamo in due» rise il ragazzo.

 

 

E siamo giunti alla fine.

So che Yuri ha più di tre volpini, ma me ne sono ricordata tardi e non mi andava di modificare la scena, mi sembrava così carina!

 

E con questa mi congedo.

Vi ringrazio tutti per aver letto le vicende di questi scemotti e spero di avervi fatto apprezzare almeno un po' questa coppia assurda. ^o^

Anche se è finita, anzi, soprattutto perché è finita, vi chiedo in ginocchio di spendere qualche secondo del vostro tempo per recensire e dirmi cosa ne pensate! Non temo le critiche costruttive, anzi, sono più che ben accette!!!

Special Thanks to SilviaAnime, che ha seguito la raccolta e recensito due capitoli!

E ovviamente un grazie anche a tutti quelli che l'hanno letta e/o la leggeranno!

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