Non Dire A Mamma Che Il Babysitter E' Draco

di Rumaan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Don't Tell Mum The Babysitter's Draco

Non Dire A Mamma Che Il Babysitter E' Draco

(Don't Tell Mum The Babysitter's Draco)

 

Harry era riuscito ad incastrare il suo nuovo impiegato per una tarda pausa caffè in mensa.

 

“Malfoy”, lo chiamò.

 

Malfoy si girò e fece una smorfia notando chi stava minacciosamente avanzando verso di lui.

 

Harry alzò gli occhi al cielo. Pensava che un po’ di rispetto gli fosse dovuto, essendo ormai il suo capo. Malfoy, invece, sembrava credere di avergli fatto un grande favore diventando un Auror.

 

"Cosa vuoi, Potter?", chiese insolente Malfoy.

 

"Ho bisogno che lavori sabato sera".

 

"Non posso, ho già dei programmi", replicò lui.

 

"Bene, cancellali".

 

"Non posso".

 

Harry digrignò i denti. Era inutile dialogare così e stava già iniziando a farsi domande sulla propria sanità mentale, vista la sua idea di rimpiazzare Ron con Malfoy. "Io sono il tuo capo ed ho bisogno che lavori questo sabato. Non accetterò un no come risposta".

 

"Da qualche parte, nel mio contratto, non c'è scritto che i fine settimana sono i miei giorni di riposo?".

 

"Invece posso chiederti di rinunciarci e lavorare".

 

"Penso controllerò, prima di crederti. Come faccio a sapere che non stai mentendo?".

"Conosco quel contratto come le mie tasche. Ho chiesto ad Hermione di scriverlo per me ed ho specificamente richiesto che questa clausola fosse inclusa".

 

"Controllerò lo stesso. Non mi fido dei Grifondoro. Tutti dicono quanto siate leali ma ricordo distintamente alcune occasioni dove non lo siete stati affatto".

 

Harry sospirò. "Fai quello che vuoi, ma sii qui Sabato alle sei in punto". Con quelle parole, tornò nel suo ufficio lasciandolo lì.

 

Era stato nominato Capo della Divisione Auror da sei mesi e gli era stato assegnato un ufficio nuovo di zecca assieme al titolo, anche se non aveva ancora capito bene cosa farsene di tutto quello spazio.

Si sedette e guardò le tante foto che ricoprivano l’enorme scrivania. Sentì un lieve senso di colpa, nell’osservare quella di Hermione e dei suoi bambini. Sarebbe stata una buona idea ordinare a Malfoy di sostituirlo?

Hermione aveva passato un anno schifoso. Ron era sprofondato in una specie di crisi di mezza età e si era allontanato sia dalla sua famiglia che dal lavoro. Nessuno era riuscito a capirlo, non era da lui fare una cosa del genere. Era scomparso per mesi prima di apparire nell'appartamento di Charlie, in Romania. L'unica spiegazione per le sue azioni era stata che si era sentito intrappolato perché sposatosi troppo giovane. Hermione era rimasta devastata e da sola, con due bambini piccoli che non capivano dove fosse andato il padre.

 

Ginny e Luna erano finalmente riuscite a persuaderla ad uscire quel sabato per una "grande serata tra ragazze". Avrebbero partecipato tutte le donne Weasley più lei, Luna ed Andromeda. Ad Harry era stato chiesto di badare a Rose ed Hugo, assieme ai suoi bambini ed a Teddy.

 

Lui, però, non poteva più. Kingsley Shackelbolt, il Ministro della Magia, aveva bisogno che partecipasse ad un incontro con le sue controparti Brasiliane. Stavano cercando di rintracciare il resto dei Mangiamorte e sospettavano che alcuni fossero volati in Sud America. Così, nessuno avrebbe badato ai bambini, ma non voleva dover far saltare ad Hermione l’unica la notte di svago che si stava per concedere. La donna aveva bisogno di dimenticare i suoi problemi e le preoccupazioni, almeno per una sera. Meritava un po' di divertimento, dopo tutto quello che aveva recentemente affrontato.


Era allora rimasto a pensare a dove provare a trovare un babysitter sostitutivo. George era lontano per affari, Percy doveva partecipare al suo stesso incontro e Bill era già responsabile dei suoi figli più quelli di George e Percy. Charlie, beh, era un eterno scapolo, ospitava ancora Ron sotto il suo tetto e, anche se fosse stato senza ospiti, avrebbe comunque avuto bisogno del permesso del suo capo per lasciare la Romania.

 

Aveva stilato una lista di tutti gli amici papabili ed era rimasto solo Malfoy. Non avrebbe nemmeno pensato ad una tale soluzione, se non lo avesse già visto con Teddy. Durante l'anno, si erano incontrati in casa di Andromeda e Malfoy era stato bravo con il bambino, dunque sapeva avrebbe potuto farcela. Avrebbe fatto conto su questo fatto, per alleviare il disagio nel lasciare i suoi figli e quelli di Hermione alle sue cure. Sarebbero stati bene, ne era sicuro e, in ogni caso, avrebbe avuto l’aiuto di Teddy a disposizione, che non gli avrebbe mai permesso di affatturare nessuno di loro, nonostante avesse già mostrato in precedenza qualche preoccupante tendenza Serpeverde.


Il sabato arrivò ed Harry incontrò Malfoy in ufficio, come ordinato. Non voleva dargli la possibilità di svignarsela, così non gli aveva detto cosa stavano per fare. Lo condusse subito nell'atrio, verso i camini per le connessioni con la Metropolvere. "Andiamo", disse. 

"Pensi di dirmi dove stiamo andando?", chiese Malfoy.

"Lo saprai abbastanza presto", mormorò Harry, ignorando il suo sguardo imbronciato. "Ecco l'indirizzo".

Malfoy lo fissò. "Ma questo non è il tuo?".

"Ehm.. sì, prima ci fermeremo lì". Harry entrò per primo nel camino, non volendo dargli la possibilità di fare altre domande.

Appena arrivato a casa, si imbatté in un gruppo di bambini che urlavano il suo nome. Neville arrivò dalla cucina con Lily tra le braccia. "Grazie mille per avermi aiutato per venti minuti, Nev".

Neville gli allungò la bambina più piccola. "Nessun problema, Harry. La calca al Paiolo Magico non inizierà prima di altri trenta minuti ma Hanna mi ha chiesto avessi potuto tornare il più preso possibile per aiutarla".

Le fiamme scoppiettarono, diventarono verdi e spuntò fuori Malfoy. Lui si guardò disdegnato intorno, notando ghignando Neville ed il branco di bambini. "Vedo che la piccola Weasley ha preso da sua madre".

Harry arrossì e contò fino a dieci. Non gli avrebbe permesso di irritarlo. Aveva bisogno di lui, dopo tutto.

 

Neville lo guardò con un sopracciglio alzato. "Questo è il tuo rimpiazzo?", chiese, in dubbio.

Harry scrollò le spalle. "L'ho visto con Teddy, quindi so che può farcela".

"Meglio i tuoi figli, che i miei".

Harry si grattò la fronte. "Nah, non farà niente". Salutò Neville che si avviava al camino e si girò, trovando Malfoy che fissava disgustato Rose mentre lei lo guardava adorante e gli abbracciava una gamba.

"Riesco a capire di chi sia figlia. I capelli sono inconfondibili. Allora, dove andremo?".

"Sei un plincipe?", lo interruppe Rose. Malfoy sembrava pronto a fuggire ed Harry non poté far altro che soffocare una risata. 

"No, Rosie, questo è Draco. Lui è uno dei miei Auror". Rose semplicemente continuò a cingere la gamba di Malfoy in contemplazione.

Harry strinse le labbra. Non aveva pensato molto a come gli avrebbe spiegato la cosa.

 

"Bene, ecco il problema, Malfoy. Ho bisogno del tuo aiuto per sorvegliare i bambini questa notte mentre io vado alla conferenza in Brasile. Neville gli ha appena dato da mangiare. Hanno bisogno che gli sia fatto il bagno, che gli sia messo il pigiama e di essere messi a letto. Oh, e Teddy è qui per aiutarti", disse tutto in un colpo, senza riflettere. Gli mise Lily in braccio, entrò nel camino e scomparve prima che potesse obiettare.



Draco fissò la legione di bambini. Avrebbe ucciso Potter, quando fosse riuscito a mettergli le mani addosso. Due manine appiccicose lo raggiunsero e gli diedero uno strattone ai capelli. Fece una smorfia, mentre la piccola gorgogliò di delizia. "Almeno tu non somigli a San Potter. Sei senza dubbio una Weasley", commentò, rivolto alla bambina.

La ragazzina attaccata alla sua gamba gli tirò i pantaloni. "E tu devi essere una Granger", osservò.
Il cugino di dieci anni di Draco uscì dalla cucina, con al seguito un altro bambino. "Zio Draco", lo chiamò. "Zio Harry ti ha detto cosa fare stanotte. Stavo raccontando a James quanto divertenti siano le tue storie".

Draco fissò il bambino di fianco a lui. Non c'erano dubbi su chi fosse il padre. I capelli neri spettinati potevano appartenere solo a Potter ed il bimbo seduto con gli altri sul pavimento doveva essere suo fratello. Erano la sua immagine sputata. Grugnì, capendo immediatamente che la nottata sarebbe stata veramente lunga.


Draco si strappò i capelli per l'esasperazione mentre Albus scappava dal bagno per quella che sembrava essere la quinta volta. "Riporta il tuo ossuto sederino indietro, ora!", ordinò lui.

"No!", urlò lui con tono di sfida, evadendo ancora una volta dalla sua presa.

Albus scattò e Draco cercò di afferrarlo ma cadde a terra, scivolando in una pozzanghera d'acqua e sbattendo il sedere. Una risata divertita proruppe da quell'essere cespuglioso ancora nella vasca.

 

"Tuo cugino è un incubo", mugugnò Draco.

Ci fu un leggero ticchettio alla porta prima che Teddy inserisse la testa e ghignasse alla vista di Draco sul pavimento, reggendo uno strillante Albus tra le braccia. "Ho catturato il tuo fuggitivo", disse.

"Rimettilo nella vasca e tienilo giù".

In due, riuscirono a lavarlo ed a mettergli il pigiama.

Draco avvolse poi Rose in un asciugamano. "Andiamo, esci".

"Ma non mi hai lavato i capelli", si impuntò la ragazzina.

"Non mi avvicinerò a quel nido" replicò lui.

Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime ed il labbro inferiore iniziò a sporgerle. "Ma mamma mi lava semple i capelli plima di dolmile. Li pettina e li fa tutti belli".

"Senza dubbio", mormorò lui, ma non riuscì a rimanere immune, come invece aveva sperato, a quei grandi occhi marroni che lo fissavano speranzosi.

Agguantò la spazzola sul lavandino, identificandola come quella di Rose grazie alle numerose farfalle rosa sull'impugnatura, e procedette a lavarle ed a spazzolarle i capelli. Gli dolevano le braccia, quando finì. "Pietà per la Granger, che non deve solo farlo a te ma anche a se stessa", disse alla ragazzina. 

La sua unica risposta fu un sorriso beato.


 

Draco si accasciò sul divano, esausto. Finalmente i bambini erano a letto. Beh, tutti eccetto i neonati, ma non avevano ancora un anno e Teddy gli aveva assicurato che tendevano ad andare a dormire più tardi degli altri. Erano le nove ed erano passate solo tre ore. Era sicuro dovessero andare a letto molto prima, ma le corse eccitate erano andate avanti per anni. Non aiutava nemmeno il fatto che Rose avesse passato l'intera serata attaccata ai suoi pantaloni. Era stato un incubo assoluto.

 

Non avrebbe perdonato Potter. Se avesse voluto anche lui dei bambini si sarebbe sposato e ne avrebbe avuto uno. Se era ancora single, invece, un motivo c’era. Per prima cosa, i Malfoy non erano dei padri modello e, secondo, era certo di essere allergico ai tizi piccolini.

 

Guardò Teddy che dava il biberon ad Hugo. Lily era incollata al suo fianco e piangeva quanto lui cercava di avvicinarla a suo cugino, così aveva dovuto dare anche alla piccola il suo ciuccio. Lei, contenta, lo aveva bevuto tutto ed ora stava facendo un sonnellino sul suo petto, con la faccia rannicchiata sulla sua spalla.

 

La porta del soggiorno di aprì di botto ed apparve Rose, con un dito in bocca mentre stringeva il suo coniglietto. "Dlaco, non liesco a dolmile".

Draco scrollò le spalle mentre fissava la patetica ragazzina. "Perchè non riesci a dormire?".

 

"Ho fatto un blutto sogno. Il mostlo cattivo è allivato e mi ha pleso".

 

Teddy gli rivolse uno sguardo, che diceva chiaramente "ti avevo detto di non raccontargli quella favola". Come avrebbe potuto sapere che il Re dei Troll li avrebbe spaventati? Suo padre, a quell'età, gli aveva raccontato la stessa storia. Ok, forse non avrebbe dovuto dirgli che se non si fossero addormentati in dieci minuti, il Re dei Troll sarebbe arrivato a prenderli, in fondo Albus e Rose avevano solo tre anni. Ma lui era un Malfoy.

 

"Allora perchè non vieni qui e ti siedi per un po'?", le suggerì.

Rose sorrise dolcemente e gli si appiccicò, raggomitolandosi al suo fianco e poggiando la testa sul suo braccio. Teddy rise alla vista del suo di solito sofisticato cugino che veniva raggirato da dei bambini.

 

"Dillo a qualcuno e mi assicurerò tu venga smistato a Tassorosso", lo minacciò Draco.


 

Harry entrò cautamente in casa sua. Era apparso all'esterno, come di regola quando i bambini stavano dormendo. Oltretutto, non voleva incappare in qualche scherzo che magari Malfoy aveva preparato per causargli un dolore estremo.

Osservò il soggiorno dalla porta e ghignò alla scena che si trovò di fronte. Malfoy sonnecchiava sul divano con Lily addormentata al petto e Rose attorcigliata al braccio.

 

Un occhi grigio si aprì e lo fissò. "Bella serata, Malfoy?", gli chiese senza riuscire a resistere.

Malfoy grugnì ed allontanò la ragazzina addormentata, tendendola a suo padre. "Non voglio più parlare di questo e voglio almeno una settimana di ferie".

"Mi spiace, non puoi. Hai un giorno di riposo".

"Non lavorerò più nei fine settimana. Oppure, se preferisci, compilerò una formare protesta su come abusi dei tuoi impiegati e li usi come babysitter".

Harry sapeva di essere stato battuto. Comunque, entro pochi mesi, Malfoy avrebbe smaniato per partecipare ad un’eccitante caccia all'uomo, anche se fosse stato nel fine settimana, così annuì.

Malfoy sbuffò, lanciò ancora uno sguardo a Potter e si incamminò verso il camino.

 

Harry riaprì la connessione proprio in tempo per vederlo scomparire tra le fiamme smeraldine. "Grazie, Malfoy", gli urlò dietro.

A quel punto, Lily gli strillò contro, svegliandosi e capendo di non star più dormendo contro Malfoy.

 

"Ciao, tesoro", disse Harry alla sua bimba, che gli rispose urlando.

 

Anche Rose si svegliò, cercando Malfoy. "Dov'è andato Dlaco?", chiese a suo zio.

"Ha dovuto andare a casa, tesoro".

Il labbro inferiore di Rose iniziò a sporgere. "Ma lui ha detto che mi avlebbe plotetto dai mostli che fanno paula".

"Non preoccuparti, io sono qui. Posso proteggerti io".

Rose iniziò a piangere. "Ma tu non sei Dlaco. Lui ha detto che solo i Malfoy possono felmale i mostli. Ola il mostlo allivelà e ci mangelà tutti".

Harry si maledì. Idiota di un Malfoy, lo avrebbe ucciso. "Rose, nessun mostro ha il permesso di toccare un Potter od una Weasley. Noi siamo le due famiglie più coraggiose del mondo intero".

Rose lo fissò con i suoi grandi occhi blu. "Plometti?".

"Croce sul cuore, che possa morire".

"Posso dolmile con te?",

Harry ogni tanto rinunciava a passare una notte di buon riposo. Lily si stava ancora agitando e Rose tendeva a dormire sopra di lui. "Certo, amore".


 

Harry aveva fatto sedere tutti i bambini intorno al tavolo per la colazione. "Ok, chi riesce a ricordare cosa vi ho detto?".

James alzò la mano. "Non dire a mamma o zia Hermione che zio Draco ci ha fatto da babysitter la scorsa notte".

"Bravo ragazzo", disse Harry, arruffandogli i capelli ed ignorando l'uso del termine “zio”.

"Ma a me piace Dlaco. Voglio laccontale tutto di lui a mamma", protestò Rose.

"Ma Rosie, lui è il nostro segreto. Non puoi parlarne con nessuno altrimenti scompare", improvvisò Harry. "Tu non vuoi che lui scompaia, vero?".

Rose scosse tristemente la testa e Teddy ghignò, ma tenne la bocca chiusa vedendo Harry supplicarlo.  

La porta principale venne spalancata. "Siamo a casa!", urlò Ginny.  

Entrò in cucina con gli occhi luccicanti assieme ad Hermione che sorrideva e vennero subito sommerse da bambini urlanti. Harry si alzò ed allungò ad entrambe una tazza di caffè. "Come è stata la vostra serata?".

"Bella", si entusiasmò Ginny. "Ci siamo divertite così tanto. Non riesco a ricordare l'ultima volta che siamo uscite tutte insieme".

Hermione la sorpassò e baciò Harry sulla guancia. "Grazie per avermi fatta uscire. Ne avevo veramente bisogno".

Harry sorrise alla sua migliore amica. Sembrava un po' più felice e stava sorridendo invece che sembrare depressa come al solito. "Vuoi qualcosa da mangiare?".

"Siamo rimaste con mamma, amore, cosa credi? Non credo nemmeno sia andata a letto. Ci siamo svegliate per fare una colazione di massa".

"Era solo felice di avere così tante persone per le quali cucinare", fece notare Hermione.

Harry sorrise alla vista della cucina piena. Era proprio tutto ciò che aveva sempre voluto da quando era un bambino. "Non glie ne posso fare una coloa. Io adoro avere tutti intorno".


 

Hermione sentiva freddo mentre tornava a casa con Rose ed Hugo al seguito. Ormai odiava quel posto, pieno di ricordi di momenti felici e le rammentavano quanto sola fosse.

 

Sapeva che avrebbe dovuto iniziare a guardarsi intorno e cercare una nuova casa in cui sistemarsi. Quella non poteva più essere chiamata tale, da quando Ron se n'era andato. I problemi erano iniziati già prima che Hugo nascesse ma lei si convinta che avere un altro bambino li avrebbe risolti. Aveva sbagliato. Ron si era sentito più intrappolato che mai e lei aveva capito di non amarlo più.

 

Il modo in cui se n'era andato aveva ucciso tutta la passione che aveva provato nei suoi confronti. Non avrebbe potuto rispettare un uomo che lasciava la sua famiglia, specialmente dopo averlo già fatto in precedenza con lei ed Harry. Anche prima che iniziassero ad uscire insieme, avevano sempre bisticciato. Era una cosa che aveva fatto parte di loro come coppia sin dall’inizio ed alla fine l'aveva distrutta.

 

Si sentiva più vecchia dei suoi reali anni ed ora avrebbe dovuto crescere due bambini da sola. Era fortunata ad avere una famiglia e degli amici di così grande aiuto. Non era sicura di quando Ron sarebbe tornato sui suoi passi, per far nuovamente parte della vita loro vita.  

Rose apparve nella stanza. "Mamma, ho fame".

Hermione si alzò. Un aspetto positivo nell'avere due figli sotto i quattro anni era non avere il tempo di affogare nella tristezza e nella solitudine. Le sarebbe solamente piaciuto avere qualcuno con cui condividere i suoi problemi.


 

Hermione aveva chiesto a Ginny di incontrarsi a Diagon Alley per comprare dei vestiti per i bambini. Hugo e Lily avevano solo un mese di differenza e stavano rapidamente crescendo.

 

Dopo una sessione di shopping, si avviarono al negozio di gelati di Florian Fortebraccio. Avevano promesso a James, Rose ed Albus che avrebbero ricevuto il gelato se avessero finito tutto il pranzo.

 

I bambini andarono a giocare e le donne rimasero a chiacchierare in pace ma le risate ed il troppo rumore che provenivano dalle tre scimmiette attirò preso la loro attenzione. Stavano tutti fissando la stanza affollata e James cercava di far stare seduta Rose. "Cosa c'è che non va, Rosie?", chiese Hermione.

James fissò la cucina, come per dirle di non parlare. Rose aspettò un momento e guardò verso l'altro lato del ristorante, prima di parlare. "Niente", mormorò.

"Ricordati cosa ha detto il mio papà", disse James, pensando chiaramente di parlare sottovoce. "Scomparirà, se lo dici a qualcuno".

Il viso di Rose si imbronciò, quasi sull’orlo delle lacrime. "Allora, Rosie, sai che non ci sono segreti fra te e la mamma", disse incoraggiante Hermione.

"Ma zio Hally ha detto che dovevamo tenello segleto", disse Rose, un po' impaurita.

Hermione e Ginny si scambiarono uno sguardo. Se Harry aveva fatto giurare ai bambini di mantenere un segreto, allora aveva combinato qualcosa che non avrebbe dovuto.

 

"Sono sicura che zio Harry non voleva che tu mantenessi un segreto con mamma e zia Ginny".

James tirò un calcio a Rose da sotto il tavolo, che la fece urlare. "James Sirius Potter, non tirare calci a tua cugina", lo ammonì Ginny.
James si nascose il viso per la vergogna e Rose colse l'opportunità per parlare con la sua mamma.

 

"Il plincipe colaggioso è appena entlato, mamma, e si è seduto laggiù".

"Che principe?", chiese Hermione, completamente confusa.

"Il plincipe che ci ha tenuto d'occhio e chi ha laccontato una stolia paulosa", disse Rose. "Ma lui ha detto che ci avlebbe plotetto dal mostlo che fa paula".

Albus si immischiò. "Losie, papà ha detto di non dillo a nessuno".

"Ma è la mamma. Io posso dillo alla mamma".

"No, papà ha detto che Dlaco salebbe scompalso se noi lo avessimo laccontato".

"Dlaco?", chiese Hermione, ancora confusa.

"Gualda, non è andato da nessuna palte", fece notare Rose ad Albus e James. Poi si alzò e corse via.

"Rose Weasley, torna qui, ora!", urlò Hermione, attirando l'attenzione di alcuni vicini di tavolo.

"Vai a prenderla mentre io fermerò il resto di questi piccoli mostriciattoli dall'andare a seguirla", disse Ginny.

Hermione si incamminò tra i tavoli cercando sua figlia, bloccandosi poi di fronte ad una scena pazzesca. Di fronte a lei, Rose strattonava felicemente per la manica il suo rivale di Hogwarts, Draco Malfoy.

"Gualda, mamma, è Dlaco, e non se n'è andato", urlò felicemente Rose.

"Ti avevo detto che era una Weasley", disse Zabini alla Parkinson.

Lei gli allungò un galeone. "Come facevo a sapere che Draco ora è il migliore amico della prole dei Weasley?", sbuffò lei.

Hermione apparve tra i ragazzi confusa, iniziando ad attirare l’attenzione dei commensali vicini.

 

"Per la barba di Merlino, siediti, Granger", le disse Malfoy. "Non c'è bisogno di trasformare tutto in una specie di spettacolo".

Hermione, come un automa, si sedette sull'ultima sedia rimasta. Rose in qualche modo si arrampicò sul grembo di Malfoy e gli si sedette in braccio, molto compiaciuta di sé stessa. "Ehm.. Malfoy, perchè mia figlia sta seduta in braccio a te?".

"Allora Potter non te lo ha raccontato?".

"Come puoi vedere....", rispose scocciata Hermione.

"Non c'è bisogno di diventare sgradevole, Granger. Apparentemente, Potter ha scritto 'fare il babysitter", nella guida per Auror".

Zabini rise di scherno e Malfoy gli lanciò uno sguardo che prometteva ripicca più tardi. Hermione si confuse ancora di più. "Beh.. ehm.. immagino.. Grazie, Malfoy".

"Non menzionarlo, e intendo sul serio".

"Andiamo, Rosie, ora non vuoi mangiarti il gelato?".

Rose guardò vogliosa il grande bancone dei gelati e poi fissò adorante Malfoy. Era ovvio avesse scelto chi preferiva. "Dlaco può venile a mangiale in gelato con noi?".

"No, tesoro, il Signor Malfoy sta mangiando con i suoi amici".

"Posso rimanere qui?".

"Rosie, non sarebbe carino nei confronti di zia Ginny o dei tuoi cugini. Sarebbero dispiaciuti che tu non voglia sederti con loro".

Rose guardò supplicante sua madre, ma Hermione scosse la testa. "Andiamo Rose, dobbiamo lasciar mangiare in pace il Signor Malfoy".

Rosie guardò Malfoy con occhi tristi. "Verrai a trovarci di nuovo?", chiese.

Hermione ricacciò indietro la risata che quasi le sfuggì alla vista del panico di Malfoy. "Puoi venire a salutare il signor Malfoy quando ce ne andremo, Rose".
Rose accettò quel compromesso. Diede un bacio ed un grande abbraccio a Draco e scese dal suo grembo.

 

Hermione tese la mano, perchè la prendesse. "Oh, ma la prossima volta che badi ai bambini, lascia perdere le storie paurose, Malfoy. Rose da quel giorno continua a fare incubi ogni notte". Tornò poi da Ginny e gli altri bambini, facendo sedere la figlia che sfoggiava un’aria di trionfo.

"Non è scompalso", disse a James, prima di fargli una linguaccia.

"Di cosa stava parlando? Da chi è andata?", chiese Ginny, alzandosi e massaggiandosi il collo. "Oh mio dio, quello è Malfoy?".

Hermione annuì. "Già. Rose sembra aver sviluppato un'ossessione per niente meno che Draco Malfoy".

Ginny sospirò. "Wow, quel ragazzo si è sviluppato ed è davvero bello. Rose ha buon gusto".

Hermione grugnì. "Diamo, da mangiare ai bambini. Poi dobbiamo parlare con Harry".


 

Draco guardò felice la Granger e la piccola Weasley portare via la loro mandria di bambini dal cafè. Aveva dovuto anche sforzarsi nel dare un bacio ed un abbraccio a Rosie, mentre Blasie e Pansy ridevano divertiti per l'attaccamento di quella ragazzina nei suoi confronti.

 

“Non pensavo avrei mai visto il giorno in cui una Weasley sarebbe diventata la Presidente del club 'Io adoro Draco Malfoy", disse Pansy, ghignando.


"Quando tuo padre è Fannullone Weasley e tuo zio è il Ragazzo delle Meraviglie, allora ha senso", disse Draco.

"La Granger sembra interessante. Un po' magra, ma accattivante", commentò Blasie. "Credi che stia uscendo di nuovo con qualcuno?".

Pansy lo guardò scandalizzata. "Blasie Zabini. Tu, sporco cagnaccio! Rimarrai sposato per solo cinque minuti!".

"Non per me, scema, per Draco".

Draco abbassò la tazza di caffè, sputandone la metà, e guardò il suo amico come se fosse pazzo. "E perchè dovrei voler uscire con la Granger?".

"Perchè mentre se ne andava, la controllavi".

"No, non l'ho fatto".

"Si che lo hai fatto. Comunque, perchè no? Lei è bella, intelligente, e sa sempre come farti scattare".

"Forse perchè è sposata", fece notare Draco.

"Non più", replicò Pansy. "Il divorzio è stato concesso il mese scorso". Pansy era infatti un avvocato della più grande compagnia di Londra. 
"Allora è single", disse Blasie.

"Non pensarci nemmeno", lo mise in guardia Draco.

Blasie gli rivolse un sorriso di scherno e Draco sospirò. I suoi due amici più cari cercavano sempre di accasarlo e farlo sposare, da quando Blasie stesso aveva deciso di sposare Calliope Vaisey. Questo faceva di lui l'unico ancora single, nel suo cerchio di amici.

 

Non era ancora riuscito a trovare qualcuna che potesse diventare importante e non aveva nemmeno mai avuto intenzioni serie quando era uscito con un paio di loro. Aveva imparato la lezione quando si era reso conto che Astoria Greengrass aveva già iniziato a crogiolarsi nell'idea del matrimonio, mentre in realtà lui aveva in mente solo una relazione da nulla.

 

La Granger certamente non avrebbe mai approvato il suo criterio, essendo un tipo di donna "con impegno". Blasie aveva però ragione su una cosa: era veramente appetibile.


 

Harry, il lunedì mattina, andò al lavoro imbronciato. Avrebbe dovuto sapere che i bambini non sarebbero stati in grado di tenere chiuse le bocche.

 

Ginny ed Hermione gli avevano fatto domande sulla sua sanità mentale e sulla sua abilità nell'essere un buon padre per tutto il pomeriggio del giorno prima. Non era accettabile abusare del proprio potere per costringere i propri impiegati a badare ai propri bambini (da parte di Hermione), e di sicuro non era accettabile nascondere quando bello fosse diventato la loro ex nemesi di scuola (da parte di Ginny).

 

Appena Hermione era tornata a casa, Ginny aveva continuato a parlare di quanto Rose adorasse Malfoy e che bella idea sarebbe stata se Hermione fosse uscita con lui. Harry si era dunque completamente pentito di aver obbligato Malfoy a fare il babysitter.

 

Parli del diavolo, pensò Harry, mentre Malfoy entrava nel suo ufficio.

"Ecco la mia richiesta di permesso. Puoi autorizzarmela, per favore?".

Harry adorava il fatto che Malfoy dovesse fare a lui ogni richiesta. Doveva ammetterlo, si divertiva ad essere il capo, soprattutto perché avrebbe dovuto essere gentile nei suoi confronti, almeno quando avesse voluto qualcosa.  "Certo", disse Harry, controllando prima che i giorni non coincidessero con le vacanze programmate di qualcun altro.

Una volta che la richiesta venne firmata, Malfoy si rilassò. "Come hai passato il fine settimana?", chiese maliziosamente.

Harry gli rivolse uno sguardo esasperato. "Cercando di mantenere la calma. Ho avuto Hermione e Ginny costantemente appresso, ieri".

Malfoy ghignò. "Forse non avresti dovuto riporre così tanta fiducia in un branco di bambini piccoli".

Harry si lamentò ma non trovò niente da dire, visto che Malfoy aveva ragione. Avrebbe dovuto sapere che un paio di bambini di tre anni avrebbero cantato. "Avrei pagato per vedere la tua faccia quando Rosie ti si è avvicinata ieri, da Florian".
Fu il turno di Malfoy di rabbrividire. "Sì, beh, lei mostra molto più gusto di quando mi sarei aspettato da una Weasley".

Harry ghignò, mentre Malfoy se la svignava per tornare alla sua scrivania.


Hermione era allo stremo delle sue forze. Continuava ad imbattersi in Malfoy, sia al Ministero che a Diagon Alley. Stava diventando stressante, specialmente visto che l'ossessione di Rose per l'irritante biondo non mostrava alcun segno di scomparsa. Avrebbe voluto urlare e correre verso di lui, ogni volta che lo notava.

Quel giorno, lui girovagava con Zabini ai Tiri Vispi Weasley mentre Hermione era andata a trovare George.

"Guarda, mamma, Dlaco è qui", gridò felice Rose, prima di avvicinarsi. 

George scosse tristemente la testa, mentre osservava Rose attaccarsi all'ex Serpeverde. "Non credo che la ragazza possa essere una Weasley. Mostra un disturbante attaccamento verso le famiglie purosangue più in voga".

"No", mugugnò Hermione. "Mi sta facendo diventare matta con il suo amore per Malfoy".

"Ha già scritto Serpeverde sul suo destino. Ron non la perdonerà mai".

Hermione distolse lo sguardo mentre il viso di George si infiammava rendendosi conto di ciò che aveva appena detto. Per come stavano andando le cose, Hermione non credeva che Ron sarebbe più stato presente nelle vite dei suoi figli, specialmente una volta che loro fossero andati ad Hogwarts.

Non era un comportamento da genitore normale. "Credo che farei meglio ad andare ad aiutare l'uomo", disse Hermione, osservando Malfoy che stava cercando di fermare Rose dallo scalare la sua gamba.

George rise di scherno, facendo saltellare Hugo tra le sue braccia. "Tu sarai un Grifondoro, non è vero, Hugo?".

Hermione si avvicinò ai due Serpeverde. "Malfoy, Zabini", salutò. "Rosie, cara, credo veramente che tu debba lasciare solo il signor Malfoy. Non credo che voglia tu lo scali".

"Ma, mamma, io volevo solo dargli un bacino".

Malfoy si abbassò e sopportò un altro entusiastico e molto sdolcinato bacio da Rose. Zabini sorrise, prima di allungare la mano verso la piccola. "Rose, perchè non mi mostri la cosa che ti piace di più nel negozio?".

Hermione si accigliò, mentre sua figlia scompariva con l'alto mago. "Le manca completamente l'auto-preservazione", commentò Malfoy.

"Ha tre anni", dispose acidamente Hermione. "Starà bene con Zabini, non è vero?".

Malfoy roteò gli occhi. "Starà bene. Ha appena scoperto che sua moglie aspetta un bambino, così vuole fare pratica".
Hermione, troppo sensibile ad ogni frase sui padri, distolse lo sguardo. "Sono sicura che lui se la caverà", disse con voce spezzata.

Malfoy, sembrando capire dove la sua mentre si fosse focalizzata, rimase un attimo stordito prima di batterle una mano sulla spalla. "Sono sicuro te la caverai anche tu, Granger. Hai sempre avuto successo in tutto".

"Eccetto il matrimonio, sembra", disse amaramente lei.

Malfoy rise. "Dubito che fosse colpa tua. Weasley è sempre stato un completo disastro".

Hermione gli sorrise leggermente, contenta che stesse cercando di farla sentire meglio nonostante la situazione. "Allora, cosa fai qui?", gli chiese cercando di cambiare argomento.

"Io e Zabini ci annoiavamo. Mi piace cercare tra le nuove invenzioni che creano i Weasley".

"E' un complimento?".

Malfoy rise sotto i baffi. "Immagino di sì. Devo andarci piano, ora che Potter è il mio capo".

"Come sta andando?".

"Oh, va bene. E' bello far qualcosa".

"Non ti ho mai immaginato come un Auror".

"Perchè? Perchè ero un Mangiamorte?".

"Non c'è bisogno di mettersi sulla difensiva, Malfoy. Mi è sempre sembrato avessi qualche problema con l'autorità, tutto qui".

Malfoy scrollò le spalle. "Mi piace essere un Auror e Potter non è malaccio. Non dirglielo, comunque".

"Mamma, gualda cosa mi ha complato zio Blasie", disse Rose, mostrando una piccola Puffola Pigmea rosa nella mano.

Hermione sospirò in rassegnazione e fissò Zabini, che sembrava un po' imbarazzato. "Hai detto grazie al Signor Zabini, amore?".

"Uh, huh. Grazie di nuovo, zio Blasie", disse ancora una volta la ragazzina.

"Di niente, tesoro", disse Zabini, arruffandole i capelli. "Draco, andiamo?". Malfoy annuì, ed Hermione rise divertita quando entrambi i maghi diedero un bacio a Rose. "Ci vediamo in giro, Granger", disse Zabini, mentre Malfoy semplicemente le fece un cenno con la testa.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Don't Tell Mum The Babysitter Is Draco Cap 2 - NUOVA VERSIONE

Capitolo 2



Gli incontri casuali continuarono anche nelle due settimane successive. Sembrava che Hermione e Malfoy fossero destinati ad imbattersi l'uno nell'altra di continuo. Rose si era affezionata a Blasie, che stava facendo pratica per il suo piccolo in arrivo. Aveva anche preso Hugo dalle braccia di Hermione, quando si erano visti un giorno, lasciandola quindi da sola in compagnia di Malfoy.

 

Le loro conversazioni si erano accresciute in qualcosa di più amichevole ed era rimasta sorpresa di scoprire quanto il ragazzo fosse interessante. Una volta oltrepassata la superficie, era intelligente e spiritoso. Beh, in realtà lo era sempre stato ma di solito sputava orribili insulti rivolti a lei ed ai suoi amici. Hermione aveva anche scoperto che la sua attrazione verso di lui stava aumentando.

 

Era così diverso da Ron. Ciò che ne era risultato, era stato il senso di colpa. Non sapeva perchè, ma le sembrava quasi di star radendo il suo matrimonio. Non che avesse continuato a sperare di salvare la relazione con l’ex marito. Per Dio, aveva divorziato! Sapeva sarebbe stato un bene andare avanti, ma non era sicura di essere già pronta a farlo. Provare dei sentimenti verso un altro uomo le pareva davvero sbagliato.


 

Hermione approfittò di un sabato pomeriggio, quando i bambini erano con Molly, per andare a comperare del cibo per la Puffola Pigmea di Rose, ormai senza, ai Tiri Vispi Weasley.

Sfrazzò nella borsa alla ricerca del portamonete, prima di poggiare il cibo per l'animale sul bancone.

 

Il silenzio le fece alzare lo sguardo verso l’ex cognato ma, invece, si trovò di fronte il viso pallido e leggermente sudato dell’ex marito. Hermione non seppe come reagire ed apparentemente nemmeno Ron, così rimasero a fissarsi negli occhi.

 

"Perchè?", sussurrò finalmente Hermione.

Ron scrollò le spalle. "Ero in trappola".

"Allora non potevi parlarmene? Sei corso via!"

"Non sapevo cosa dire".

"Avresti potuto essere onesto, Ronald".


"Non sei la persona più semplice con cui parlare. Mi hai sempre fatto sentire come se fossi un fallimento ed avessi deluso la famiglia".


"Ma come hai potuto andartene così, Ron? Rose ha pianto suo padre per settimane".

Un attimo di irritazione e colpa gli attraversò il viso, ma si accigliò appena. "Non sei una bella persona con cui vivere. Sei autoritaria, pretendi troppo e non so perchè abbiamo pensato avrebbe funzionato tra di noi".


Hermione guardò Ron in stato di shock. Aveva battuto il proprio record nel dire le cose senza tatto, cosa a maggior ragione dolorosa. Le lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi e, visto che non voleva aggiungere come ciliegina sulla torta anche l'umiliazione di piangere di fronte al lui, si girò di scatto, uscendo dal negozio il più in fretta possibile. Mantenne la testa bassa, camminando velocemente per Diagon Alley. Così, non vide il mago uscire da 'Oggetti di Prima Qualità per il Quidditch' e gli andò a sbattere contro, cadendo poi all’indietro. Velocemente, due mani la fermarono. "Guarda dove stai andando, Granger!", le disse in malo modo.


Hermione chiuse gli occhi. Tra tutte le persone da incontrare in quel momento, doveva proprio capitarle Draco Malfoy. Non voleva la vedesse così sconvolta. Alzò lo sguardo verso la sua espressione irritata ma accadde la peggior cosa possibile: iniziò a piangere con rumorosi singhiozzi.


 

Draco rimase sconcertato. Si guardò intorno in cerca di aiuto e notò una piccola folla radunarsi intorno a loro. Agguantò il braccio della Granger, la spinse all'interno del negozio da cui era appena uscito e chiuse la porta in faccia alle rumorose persone all'esterno. "Cosa c'è che non va?".

La Granger continuò a piangere. Sembrava completamente incapace di smettere, ma, finalmente, si calmò, ed i singhiozzi iniziarono a diminuire. Cercò un fazzoletto nella borsa, ma non ne trovò, così Draco alzò gli occhi al cielo e le diede il suo.

 

"Ron", disse semplicemente.

"Cosa ha fatto ora lo zotico rossiccio?".


"E' tornato. Mi sono imbattuta in lui, che serviva in negozio".


Draco ascoltò la triste storia e, quando finì di raccontargliela, cercò di comprendere la sua rabbia. La personalità della Granger coincideva in tutte le cose che Weasley aveva detto: era autoritaria e pretendina, ma queste erano anche le qualità che la rendevano unica. Possedeva inoltre un intelletto senza paragoni ed era ferocemente leale alla sua famiglia ed ai suoi amici. Se lo sapeva lui, avrebbe dovuto saperlo anche Weasley.

 
"E la cosa irritante è che ho dimenticato quel maledetto cibo per Clarissa", disse la Granger.


"Clarissa?".

"La Puffola Pigmea che Zabini ha comprato per Rose. Ecco perchè ci sono entrata".

Draco sapeva che la Granger non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo, era troppo nervosa. Sospirò, non capendo perché si stesse lasciando coinvolgere. Ormai ci provava da un mese e, per qualche ragione, si stava avventurando sempre di più nella vita della Granger.

 

"Vai al Paiolo Magico ed ordina da bere, mentre io vado a recuperare il cibo", le disse.


La Granger rimase sbalordita. "Cosa?" brontolò lui.


"Perchè dovresti? Sarebbe una cosa carina".


Draco si passò una mano tra i capelli. Stupida di una Granger, che lo faceva pensare alle sue azioni. Non poteva semplicemente accettarlo e dire grazie, doveva analizzare e probabilmente trovare la risposta giusta, come aveva appena fatto.

 

Era nervoso al pensiero che potesse comprendere come i suoi sentimenti si stessero trasformando in qualcosa di poco platonico. "Perchè è ovvio che tu non puoi tornare", le rispose.
La Granger scrollò le spalle e gli sorrise timidamente a Draco. "Grazie, Malfoy. E' veramente decente da parte tua". 


"Non dirmelo", mormorò lui, uscendo dal negozio di articoli per il Quidditch.


Draco entrò ai Tiri Vispi. Ron Weasley era ancora fermo dietro al bancone che fissava il contenitore di cibo per la Puffola Pigmea. Alzò lo sguardo, mentre Draco si avvicinò tranquillo.

 

Il volto gli divenne di un prevedibile rosso, quando si trovarono faccia a faccia. "Esci", sputò.

Draco, con calma, controllò il presso del cibo e si prese un po’ di tempo in più del necessario per piazzare sul bancone l’importo esatto.

 

"Non è per te", disse bruscamente Weasley.


"Oh, mi spiace. Non ho visto un biglietto per riservarlo. Sono sicuro che la persona per cui è qui potrà prenderne un altro".


"Lei tornerà in un minuto e vorrà il suo cibo".


Draco si sporse cospiratorio al di là del bancone. "Per chi credi che lo stia prendendo?", chiese compiaciuto.


"Cosa?".

Draco alzò gli occhi al cielo. Ron Weasley non era mai stato intelligente. "La Granger mi ha chiesto di venire e prenderlo per lei", spiegò lentamente, come se stesse parlando con un idiota.


Il suddetto idiota divenne paonazzo. "Hermione ti ha chiesto questo? Quando sei diventato amico di Hermione?".


"Le cose cambiano, Weasley, specialmente quando lasci tua moglie ed i tuoi bambini e non ritorni per sei mesi".


Weasley si ritrasse. La verità faceva male. Bene, meritava di essere ferito per ciò che aveva fatto passare alla Granger ed alla piccola Rose. "Comunque, da quando Hermione ha una Puffola Pigmea?", chiese petulante Ron.


"Appartiene a Rosie", disse Draco, usando deliberatamente il soprannome della bambina. "Blasie Zabini l'ha comprata per lei", continuò poi con un ghigno e prendendo il sacchetto di cibo. Lasciò Weasley che ancora balbettava da dietro il bancone.


Quando George tornò dalle commissioni, Ron lo aggredì. "Cosa è successo esattamente a mia moglie ed i miei figli in mia assenza?", domandò.


George lo guardò confuso. "Cosa intendi?".


"Perchè quel maledetto Malfoy stava prendendo del cibo per animali per Rosie? E perchè diavolo lei ha un animale che le è stato comperato da un Serpeverde?".


"Oh, quello", disse George.
"Sì, quello. Spiega!", ordinò lui.


George decise di prendere la via più facile ed ignorare le domande inappropriate di Ron. "Ora Malfoy è un Auror. Quando tu te ne sei andato, Harry ha dovuto assumere qualcuno per riempire il posto vacante e Malfoy se lo è preso".


Ron fissò il fratello ma non disse niente, così lui continuò. "Un paio di mesi fa, Harry ha avuto bisogno di un babysitter ed ha obbligato Malfoy a farlo. Per riassumere brevemente, tua figlia sembra aver sviluppato un'ossessione per lui e continua ad appiccicarglisi addosso ogni volta che può. Hermione ha dovuto farci amicizia".


Ron inorridì. "Non riesco a credere che Hermione abbia permesso che accadesse. Avrebbe dovuto riportarla con i piedi a terra, non dare ascolto a Rose".


George lanciò a suo fratello uno sguardo di sufficienza. "Non criticare l'essere madre di Hermione. Te ne sei andato e sei scomparso, lasciandola sola. Se qualcuno ha bisogno di essere redarguito sulle sue capacità di genitore, allora quello sei tu".


Ron aprì la bocca per ribattere, ma ebbe nulla da dire.


 

Hermione picchiettò nervosamente le unghie sul tavolo del Paiolo Magico, aspettando Malfoy. Inghiottì nervosamente il suo vino elfico e fece una smorfia nel vedersi le mani tremare ancora.

Sapeva che ad un certo punto si sarebbe dovuta imbattere in Ron, ma non avrebbe mai immaginato sarebbe successo così presto. Si era ritrovata completamente impreparata e ferita da ciò che le aveva detto. Aveva ragione lui? Era stata lei stessa il motivo per cui il suo matrimonio era fallito? Era stata così pessima da farlo scappare?


"Qualsiasi cosa ti stia passando per la mente, fermala, ora", disse Malfoy, facendosi scivolare nel posto di fronte a lei.


"Cosa?", chiese confusa Hermione.

"Hai quella espressione quando analizzi troppo le cose. Scommetto che lo stai facendo anche con Weasley".


Hermione arrossì. Era così facile da leggere? Alzò lo sguardo verso il viso divertito di Malfoy. Apparentemente, sì.


"E' andato tutto bene?", chiese.

Lui le allungò il cibo. "Certo. Cosa ti aspettavi? Un duello in mezzo al negozio?".

 

"No", mentì poco convincente Hermione.


Due occhi grigi la guardarono divertiti. "Posso pagarti un altro giro?", le chiese indicandole il bicchiere quasi vuoto.

 
"Oh, no, non posso. Rose ed Hugo sono con Molly. Probabilmente dovrei tornare".

"Per favore, rimani", disse Malfoy ed Hermione si sorprese nel vederlo quasi supplicare.

 

Dopotutto, male non le avrebbe fatto. Molly adorava i bambini e non le sarebbe importato se fosse arrivata in ritardo. Sarebbero rimasti comunque per cena e Malfoy le aveva appena fatto un grande favore. Avrebbe anche potuto fermarsi ancora un po’. "Ok, allora".

Inaspettatamente, lui le sorrise ed il respiro le si bloccò nella gola. Era davvero attraente quando sorrideva così. Le farfalle le fluttuarono nello stomaco quando lo vide alzarsi ed avvicinarsi al bancone per l’ordinazione.


 

Hermione rise quanto sbattè contro il campanello della porta di casa sua. Un unico drink si era trasformato in qualcosina in più ed ormai era ubriaca.

Neville le aveva permesso di usare la connessione con la Metropolvere per poter chiedere a Molly se le fosse dispiaciuto tenere i bambini ancora un po’ e la donna le aveva consigliato di uscire e divertirsi, che al resto si avrebbe pensato lei fino al sabato.

 

"Non ti ho mai immaginata ubriaca", le disse Malfoy in un orecchio. 


"Ed io non ti avevo mai immaginato così carino", replicò lei. Si girò e gli mise una mano sul petto. "Grazie per avermi portato a casa".


Lui si portò la mano di Hermione alle labbra e la baciò. "Nessun problema".


Le farfalle nello stomaco tornarono a svolazzare ed il cuore a batterle forte. "Sali per un caffè?", chiese.


Gli occhi di Malfoy si spalancarono per un momento. La guardò e lei sorrise, invitandolo. I suoi occhi si bloccarono un secondo sui suoi fianchi, prima di annuire.

 

Hermione si domandò se fosse sana o meno. Entrambi sapevano che non si sarebbe trattato davvero di un caffè. Stava facendo la cosa giusta? Il suo mondo sarebbe andato tutto sottosopra.  

Malfoy si chiuse la porta alle spalle e strine la strinse tra le braccia. "Sei sicura?", le sussurrò all'orecchio.

Hermione non riuscì a spiegare il perchè, ma lo era. Forse perché si sentiva sola e gli ormoni ormai avevano preso il sopravvento, anche se non lo credeva veramente possibile. Qualcosa in Malfoy la eccitava, le faceva ribollire il sangue e battere forte il cuore. Sopraffatta dall’intensità del bacio, seppe di aver preso la decisione giusta.  


 

Malfoy iniziò a giocare con i suoi capelli. Hermione gli baciò leggera il petto e lui strinse la presa su di lei, guadagnandosi un sorriso.


"Cosa?", le chiese tranquillamente.


"Non riesco a credere che lo abbiamo fatto".


"E' stato risanante".


Hermione rise. "Cosa ti sta passando per quella testa, ora?", le chiese ancora.


"Non riesco a credere di avere Draco Malfoy nel mio letto".


"Hai dimenticato di aggiungere nudo".


Lei si nascose il viso. "Capisci che di solito non sono questo tipo di ragazza?".


"Granger, sono più che a conoscenza del fatto che tu sia stata una Weasley sin dalla fine della guerra e dubito anche tu sia il tipo da avventure".


Hermione si morse un labbro. Era nervosa ed avrebbe dovuto chiederglielo subito. E se la risposta fosse stata sì?


"Questa è un'avventura di una notte?".


Calò un silenzio che sembrò durare per sempre. Hermione, non a suo agio, urlò e si sedette, non volendo guardare Malfoy negli occhi. Lui mormorò qualcosa di indistinto, prima di girarle il viso ed affrontarla serio. "Ascolta, Granger, non sono così stupido da vederti come un'avventura di una notte. Ho negato per anni la mia attrazione perchè non sei il tipo di donna che fa qualcosa per caso. Ho capito che sto cercando qualcosa di più, ma riconosco che sei appena uscita da una lunga relazione e potresti cercare una storiella da niente. Spero che questo non sia il caso, ma capirò se non volesti immischiarti in qualcosa di più duraturo".


" E se non fosse solo un'avventura?".


"Allora ne prenderei felicemente parte, ma, sappilo, farò del mio meglio per persuaderti di volere qualcosa di più con me. Ed io gioco sempre per vincere".


Un brivido caldo le attraversò il corpo e si rese conto fosse felicità. Le mancava ormai da troppo tempo e sembrava quasi una cosa aliena. Sorrise timidamente a Malfoy. "Allora credi di potermi chiamare Hermione? Davvero, non voglio un compagno che mi chiami per cognome”




"Non sono sicuro sia una buona idea. Penso andrò a casa e basta".


"Andiamo, Draco! Hai detto che volevi qualcosa di serio con me e, se è vero, dovremo incontrarli prima o poi".


Il biondo la guardò trovo. “Li ho già incontrati prima, in caso te ne sia dimenticata".


Hermione alzò gli occhi gli occhi. "Ghignare da dietro la schiena di tuo padre mentre lui lancia insulti a destra e a manca non conta come aver incontrato Molly e Arthur".


"Non vedo comunque perchè debba essere oggi".

Hermione sentì la delusione arrivare. Era troppo da chiedere all'uomo che avrebbe avuto al suo fianco di fare qualcosa di significativo per lei? Ok, si erano decisi ad uscire assieme solo la notte prima, ma si conoscevano da metà vita ed i bambini già lo adoravano.

 
"Va bene", disse lei, determinata a non far trapelare dalla voce quanto fosse triste. "Io... immagino ci vedremo fra un paio di giorni allora".


"Perchè non sta sera?", chiese Draco.


"Ho di nuovo i bambini e non ero pensavo avresti voluto esserci dato che è tutto così nuovo. Probabilmente non è una buona idea, sai, in caso le cose vadano male, e loro ne rimarrebbero ancora più amareggiati. Chiederò a Ginny di fare da babysitter il prossimo fine settimana, così potremo uscire".


Hermione iniziò ad affaccendarsi in cucina per tenersi occupata, così che non potesse accorgersi di quanto ci fosse rimasta male. Era tutto ancora incredibilmente nuovo tra di loro e non aveva davvero alcuna ragione per chiedergli di accompagnarla a riprendere Rose ed Hugo dai Weasley. Probabilmente sarebbe stato meglio se avessero preso le cose con calma, dato che lei aveva i bambini di cui preoccuparsi. Non avrebbero tratto alcun vantaggio nell'avere un uomo estraneo comparire all'improvviso nella loro vita, data la reale possibilità che si separassero presto.

Le mani di lui le circondarono le spalle, fermandola sul posto. La fece girare e le prese il viso, forzandola a guardarlo. "Apprezzo il tuo giudizio riguardo i tuoi figli e ciò che è meglio per loro ma, per la cronaca, io intendo diventare una famiglia, nel vero senso della parola".


"Cosa? Draco, abbiamo appena deciso di frequentarci. Non credo dovremmo farci promesse del genere".


Lui sorrise. "Hai ragione e non sarei così frivolo nel dire tali cose se non fossi sicuro sia esattamente ciò che stavo aspettando".


"Che intendi?".


"Mi sono liberato di tutte le relazioni serie perchè nessuna sembrava avere ciò che volevo ma, negli ultimi mesi, ho capito che quella persona sei tu. Sono assolutamente sicuro che questo sia ciò che voglio".


Hermione percepì arrivare le lacrime. Quelle parole erano state un balsamo per la sua anima ferita. Ron aveva procurato molti danni alla sua autostima ed era bello sentirsi dire di essere desiderata, non solo tra le lenzuola ma anche come compagna. Ciò però non cambiava il fatto che non sarebbe andato dai Weasley.


"Allora perchè non vieni con me a prendere Rose e Hugo?".


Lui le prese una mano tra le sue. "Non sarebbe strano? Cioè, tu eri sposata con loro figlio ed ora arrivi mano nella mano con il figlio del loro nemico".

 

Hermione lo guardò trova. "I Weasley non ti vedono come un nemico. Possono non amare molto la tua famiglia, o ciò per cui ti immolavi una volta, ma non portano rancore ed il fatto che tu sia un Auror, alle dipendenze di loro genero, significa sappiano sei cambiato in meglio".


Lui la studiò ancora un attimo, come per cercare di raccapezzarsi. "Per favore, Draco", gli disse ancora. "Significherebbe tanto per me".


"Ok, vengo con te", rispose cedendo. "Ma se mi affatturano appena entrerò dalla porta, la colpa sarà tua".


Lei rise. "Non preoccuparti, Rose ti ha spianato la strada. Sono secoli che ti elogia".


"Almeno non mi devo preoccupare di come reagirà alla mia presenza. Il mese scorso mi ha chiesto di sposare la sua mamma":


Hermione boccheggiò, portandosi con orrore una mano alla bocca. "Cosa?".


"Sì, mi ha chiesto di sposarti. Mi ha promesso che, se l'avessi fatto, avrei provato le tue lasagne, che mi assicura siano le migliori del mondo".


Se non fosse stata così mortificata, avrebbe riso. Era una cosa da dire tipica di Rose, che adorava davvero le lasagne di sua madre.


Lui sorrise. "Perchè credi abbia accettato la tua offerta? Ho un debole per quelle". Hermione iniziò a guardarlo sconvolta e con gli occhi spalancati.



"Hermione, non c'è bisogno di essere così imbarazzati. Ormai credo di conoscere Rosie ed è senza pudore quando vuole qualcosa. Almeno non mi chiama il suo - plincipe colaggioso -".

 

Hermione seppellì il viso nel petto di lui. "E' vero, ma solo lei può cercare di accasarmi in questo modo".


"E' adorabile e l'ha preso da sua madre", le rispose prima di accarezzarle i capelli e baciarla.



Harry sospirò, analizzando il modo in cui Ron aveva interagito con i suoi figli. Era la prima volta che lo vedevano in più di un anno e non era andata troppo bene. Non aveva aiutato nemmeno il fatto che Rose fosse testarda come sua madre e si fosse rifiutata di perdonarlo. Tristemente, Hugo invece non lo aveva riconosciuto, avendo avuto solo sei mesi quando se n'era andato. Alla fine, Molly e Ginny li avevano salvati dall’imbarazzo prendendo i bambini per farli vestire.

Harry batté una mano sulla spalla del suo migliore amico. "Con il tempo si sistemerà. Hai solo tanta strada da fare".

"Perchè faccio sempre casino?".

Harry non seppe come rispondere. Aveva davvero distrutto tutto lasciando Hermione con i bambini e non sarebbe stata una cosa semplice a cui rimediare, specialmente perché poi non aveva fatto alcuno sforzo per vedere i figli. Scappare dai problemi era sempre stata la sua debolezza. "Il divorzio non è mai facile", disse rimanendo sul vago.

“Ronald, non dovresti andare in negozio?", chiese Molly arrivando in cucina e piazzando Hugo nel seggiolone.

"Immagino di sì. Fra un minuto".

Molly sbuffò e si mise le mani sui fianchi. "Non fra un minuto, ragazzo, ora! Sei fortunato che tuo fratello ti abbia dato un lavoro, dopo il caos che hai fatto. Comunque, Hermione sarà presto qui e non sono sicura voglia vederti. Non ho nemmeno avuto occasione di dirle che vedi i bambini, in realtà".

"Sono anche i miei figli".

"Non continuare con quel tono litigioso, Ronald Bilius Weasley, o potresti sentire delle verità che non sei pronto ad ascoltare".

Ron diventò di un rosso acceso e guardò sua madre. Alcune cose non sarebbero mai cambiate e Molly che riprendeva i suoi figli come se avessero avuto ancora dieci anni era una di quelle.

"Harry, caro, vuoi ancora qualcos'altro da mangiare? Da quando sei diventato Capo Auror hai ricominciato a diventare pelle e ossa".

Ginny la guardò trova mentre entrava in cucina con Lily appesa ad un fianco e James, Albus e Rose dietro di lei. "Non lo diresti, se avessi visto lo sviluppo del suo stomaco. Lo nasconde solo al di sotto dei vestiti".

"Zio Hally, domani posso venire al lavoro con te?", chiese Rose.

"Beh, puoi Rosie, ma sarà davvero noioso e dovrai sederti nel mio ufficio e stare molto silenziosa".

Ginny lanciò alla nipote un'occhiata divertita. "Perchè vuoi andare al lavoro con zio Harry, tesoro?".

"Mi manca Dlaco. Non lo vedo da anni e anni e anni".

Ron sputacchiò nella tazza di caffè che stava bevendo. "Dannato furetto", mormorò.

Harry lo guardò in avvertimento. Non sarebbe entrato nelle grazie di Rose insultando Malfoy. Non che incolpasse il cognato per essere rimasto sconcertato dell'attaccamento di Rose al biondino, comunque. "Devi chiederlo alla mamma".

"Quando arriva?", chiese Rose alla nonna.

"Sarà presto qui, amore".

CI fu un leggero bussare alla porta della cucina, prima che questa si aprisse ed Hermione infilasse la testa.

"Mamma!", squittì Rose affrettandosi verso di lei, mentre Hugo batté il cucchiaio di legno con cui stava giocando sul bracciolo della sedia di plastica.

"Vi dispiace se entriamo?", chiese lei.

Entriamo? Pensò Harry, e chiuse gli occhi mentre Hermione entrava trascinandosi dietro l'Auror più irritante del mondo.

"Dlaco!", disse la voce acuta di Rose, che iniziò a battere sul braccio di Malfoy finché lui non la strinse in un abbraccio. Gli si arpionò al collo e sorrise beata.

"Molly, grazie per aver tenuto i bambini ieri sera".

"E' un piacere, Hermione. Sai quanto adori tenere i nipoti".

"Hai fatto la brava con la nonna?" chiese Hermione a Rosie.

"Sì, ci ha fatto la torta".

"Rimanete per colazione, vero?", chiese Molly.

Hermione si guardò intorno, annuendo, ma notò l'ex-marito e sbiancò visibilmente. "Ehm.. non credo sia una buona idea".

"Cavolate! Sono sicura che tu e Draco abbiate fame. Prendete una sedia", disse in tono che non ammetteva repliche.

"Grazie Signora Weasley, sarebbe bello", disse Malfoy, parlando per la prima volta.

Harry rimase a guardarli mentre Hermione iniziò a spingere Malfoy verso il tavolo, dove si sedette in imbarazzo sull'orlo di una sedia, il più lontano possibile da Ron. Calò un silenzio spiacevole, mentre Molly si affaccendava a cuocere più uova e versare caffè fresco, che venne disastrosamente rotto dalla voce acuta di Rose. “Sposi la mamma?", chiese convinta di sussurrare.

Il silenzio si intensificò per un breve secondo prima che Hermione intervenisse. "Rose! Non puoi fare domande del genere a Draco!".

"Perchè no?", chiese la bambina.

"Perchè non si fa".

"Perchè?".

La ragazza sospirò. "Perchè di no".

"Ma io voglio che Dlaco sia il mio papà".

Harry grugnì e guardò Ron, talmente pallido da far risaltare le lentiggini, che sbattè la tazza sul tavolo. "Non badate a me. Ovviamente non sono voluto, ora che il dannato Malfoy è in scena", sbottò, prima di uscire come una furia dalla stanza.

Tutti gli occhi si girarono vero Hermione, provata dalla situazione. "Rosie, tesoro, anche se io e Draco ci sposassimo, lui non sarebbe il tuo papà perchè tu ne hai già uno".

"Ma se papà se ne va di nuovo?".

Il cuore di Harry si spezzò. Avrebbe dovuto parlare con Ron e fargli smettere di essere così egoista, facendo in modo che lavorasse con la figlia e le facesse capire che non sarebbe vanito di nuovo.

"Papà non va da nessuna parte, Rosie. Lavora al negozio con zio George, ora", le disse Hermione per rassicurarla.

Il viso della bambina in qualche modo si schiarì. "Allora ho papà e Dlaco".

Malfoy le arruffò i capelli arancioni. "Sì, tesoro, hai tutti e due".

La bimba appoggiò la testa sulla sua spalla e ricominciò a guardarlo con occhi sognanti.

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