Don't Tell Mum The Babysitter's Draco
Non
Dire A Mamma Che Il
Babysitter E' Draco
(Don't Tell Mum The Babysitter's Draco)
Harry
era riuscito
ad incastrare il suo nuovo impiegato per una tarda
pausa caffè in
mensa.
“Malfoy”,
lo chiamò.
Malfoy
si girò e fece una smorfia
notando chi stava minacciosamente avanzando verso di lui.
Harry
alzò gli occhi al cielo.
Pensava che un po’ di rispetto gli fosse dovuto, essendo
ormai il suo capo.
Malfoy, invece, sembrava credere di avergli fatto un grande favore
diventando
un Auror.
"Cosa
vuoi, Potter?",
chiese insolente Malfoy.
"Ho
bisogno che lavori sabato
sera".
"Non
posso, ho già dei
programmi", replicò lui.
"Bene,
cancellali".
"Non
posso".
Harry
digrignò i denti. Era inutile
dialogare così e stava già iniziando a farsi
domande sulla propria sanità
mentale, vista la sua idea di rimpiazzare Ron con Malfoy. "Io sono il
tuo
capo ed ho bisogno che lavori questo sabato. Non accetterò
un no come
risposta".
"Da
qualche parte, nel mio
contratto, non c'è scritto che i fine settimana sono i miei
giorni di
riposo?".
"Invece
posso chiederti di
rinunciarci e lavorare".
"Penso
controllerò, prima di
crederti. Come faccio a sapere che non stai mentendo?".
"Conosco
quel contratto come le
mie tasche. Ho chiesto ad Hermione di scriverlo per me ed ho specificamente
richiesto
che questa clausola fosse inclusa".
"Controllerò
lo stesso. Non mi
fido dei Grifondoro. Tutti dicono quanto siate leali ma ricordo
distintamente
alcune occasioni dove non lo siete stati affatto".
Harry
sospirò. "Fai quello che
vuoi, ma sii qui Sabato alle sei in punto". Con quelle parole,
tornò nel
suo ufficio lasciandolo lì.
Era
stato nominato Capo della
Divisione Auror da sei mesi e gli era stato assegnato un ufficio nuovo
di zecca
assieme al titolo, anche se non aveva ancora capito bene cosa farsene
di tutto
quello spazio.
Si
sedette e guardò le tante foto
che ricoprivano l’enorme scrivania. Sentì un lieve
senso di colpa, nell’osservare
quella di Hermione e dei suoi bambini. Sarebbe stata una buona idea
ordinare a Malfoy
di sostituirlo?
Hermione
aveva passato un anno
schifoso. Ron era sprofondato in una specie di crisi di mezza
età e si era
allontanato sia dalla sua famiglia che dal lavoro. Nessuno era riuscito
a
capirlo, non era da lui fare una cosa del genere. Era scomparso per
mesi prima
di apparire nell'appartamento di Charlie, in Romania. L'unica
spiegazione per le
sue azioni era stata che si era sentito intrappolato perché
sposatosi troppo
giovane. Hermione era rimasta devastata e da sola, con due bambini
piccoli che
non capivano dove fosse andato il padre.
Ginny
e Luna erano finalmente riuscite
a persuaderla ad uscire quel sabato per una "grande serata tra
ragazze". Avrebbero partecipato tutte le donne Weasley più
lei, Luna ed
Andromeda. Ad Harry era stato chiesto di badare a Rose ed Hugo, assieme
ai suoi
bambini ed a Teddy.
Lui,
però, non poteva più. Kingsley
Shackelbolt, il Ministro della Magia, aveva bisogno che partecipasse ad
un
incontro con le sue controparti Brasiliane. Stavano cercando di
rintracciare il
resto dei Mangiamorte e sospettavano che alcuni fossero volati in Sud
America.
Così, nessuno avrebbe badato ai bambini, ma non voleva dover
far saltare ad Hermione
l’unica la notte di svago che si stava per concedere. La
donna aveva bisogno di
dimenticare i suoi problemi e le preoccupazioni, almeno per una sera.
Meritava
un po' di divertimento, dopo tutto quello che aveva recentemente
affrontato.
Era allora rimasto a pensare a dove provare a trovare un babysitter
sostitutivo.
George era lontano per affari, Percy doveva partecipare al suo stesso
incontro
e Bill era già responsabile dei suoi figli più
quelli di George e Percy. Charlie,
beh, era un eterno scapolo, ospitava ancora Ron sotto il suo tetto e,
anche se fosse
stato senza ospiti, avrebbe comunque avuto bisogno del permesso del suo
capo
per lasciare la Romania.
Aveva
stilato una lista di tutti gli
amici papabili ed era rimasto solo Malfoy. Non avrebbe nemmeno pensato
ad una
tale soluzione, se non lo avesse già visto con
Teddy. Durante l'anno, si
erano incontrati in casa di Andromeda e Malfoy era stato bravo con il
bambino, dunque
sapeva avrebbe potuto farcela. Avrebbe fatto conto su questo fatto, per
alleviare il disagio nel lasciare i suoi figli e quelli di Hermione
alle sue
cure. Sarebbero stati bene, ne era sicuro e, in ogni caso, avrebbe
avuto l’aiuto
di Teddy a disposizione, che non gli avrebbe mai permesso di
affatturare nessuno
di loro, nonostante avesse già mostrato in precedenza
qualche preoccupante
tendenza Serpeverde.
Il
sabato arrivò ed Harry incontrò
Malfoy in ufficio, come ordinato. Non voleva dargli la
possibilità di
svignarsela, così non gli aveva detto cosa stavano per fare.
Lo condusse subito
nell'atrio, verso i camini per le connessioni con la Metropolvere.
"Andiamo", disse.
"Pensi
di dirmi dove stiamo
andando?", chiese Malfoy.
"Lo
saprai abbastanza
presto", mormorò Harry, ignorando il suo sguardo
imbronciato. "Ecco
l'indirizzo".
Malfoy
lo fissò. "Ma questo non
è il tuo?".
"Ehm..
sì, prima ci fermeremo
lì". Harry entrò per primo nel camino, non
volendo dargli la possibilità
di fare altre domande.
Appena
arrivato a casa, si imbatté
in un gruppo di bambini che urlavano il suo nome. Neville
arrivò dalla cucina
con Lily tra le braccia. "Grazie mille per avermi aiutato per venti
minuti,
Nev".
Neville
gli allungò la bambina più
piccola. "Nessun problema, Harry. La calca al Paiolo Magico non
inizierà
prima di altri trenta minuti ma Hanna mi ha chiesto avessi potuto
tornare il
più preso possibile per aiutarla".
Le
fiamme scoppiettarono,
diventarono verdi e spuntò fuori Malfoy. Lui si
guardò disdegnato intorno,
notando ghignando Neville ed il branco di bambini. "Vedo che la piccola
Weasley ha preso da sua madre".
Harry
arrossì e contò fino a dieci.
Non gli avrebbe permesso di irritarlo. Aveva bisogno di lui, dopo
tutto.
Neville
lo guardò con un
sopracciglio alzato. "Questo è il tuo rimpiazzo?", chiese,
in dubbio.
Harry
scrollò le spalle. "L'ho
visto con Teddy, quindi so che può farcela".
"Meglio
i tuoi figli, che i
miei".
Harry
si grattò la fronte.
"Nah, non farà niente". Salutò Neville che si
avviava al camino e si girò,
trovando Malfoy che fissava disgustato Rose mentre lei lo guardava
adorante e
gli abbracciava una gamba.
"Riesco
a capire di chi sia
figlia. I capelli sono inconfondibili. Allora, dove andremo?".
"Sei
un plincipe?", lo
interruppe Rose. Malfoy sembrava pronto a fuggire ed Harry non
poté far altro che
soffocare una risata.
"No,
Rosie, questo è Draco. Lui
è uno dei miei Auror". Rose semplicemente
continuò a cingere la gamba di
Malfoy in contemplazione.
Harry
strinse le labbra. Non aveva
pensato molto a come gli avrebbe spiegato la cosa.
"Bene,
ecco il problema,
Malfoy. Ho bisogno del tuo aiuto per sorvegliare i bambini questa notte
mentre
io vado alla conferenza in Brasile. Neville gli ha appena dato da
mangiare.
Hanno bisogno che gli sia fatto il bagno, che gli sia messo il pigiama
e di
essere messi a letto. Oh, e Teddy è qui per aiutarti", disse
tutto in un
colpo, senza riflettere. Gli mise Lily in braccio, entrò nel
camino e scomparve
prima che potesse obiettare.
Draco fissò la legione di bambini. Avrebbe ucciso Potter,
quando fosse riuscito
a mettergli le mani addosso. Due manine appiccicose lo raggiunsero e
gli diedero
uno strattone ai capelli. Fece una smorfia, mentre la piccola
gorgogliò di
delizia. "Almeno tu non somigli a San Potter. Sei senza dubbio una
Weasley", commentò, rivolto alla bambina.
La
ragazzina attaccata alla sua
gamba gli tirò i pantaloni. "E tu devi essere una Granger",
osservò.
Il cugino di dieci anni di Draco uscì dalla cucina, con al
seguito un altro
bambino. "Zio Draco", lo chiamò. "Zio Harry ti ha detto cosa
fare stanotte. Stavo raccontando a James quanto divertenti siano le tue
storie".
Draco
fissò il bambino di fianco a lui.
Non c'erano dubbi su chi fosse il padre. I capelli neri spettinati
potevano
appartenere solo a Potter ed il bimbo seduto con gli altri sul
pavimento doveva
essere suo fratello. Erano la sua immagine sputata. Grugnì,
capendo immediatamente
che la nottata sarebbe stata veramente lunga.
Draco
si strappò i capelli per
l'esasperazione mentre Albus scappava dal bagno per quella che sembrava
essere
la quinta volta. "Riporta il tuo ossuto sederino indietro, ora!",
ordinò lui.
"No!",
urlò lui con tono
di sfida, evadendo ancora una volta dalla sua presa.
Albus
scattò e Draco cercò di afferrarlo
ma cadde a terra, scivolando in una pozzanghera d'acqua e sbattendo il
sedere. Una
risata divertita proruppe da quell'essere cespuglioso ancora nella
vasca.
"Tuo
cugino è un incubo",
mugugnò Draco.
Ci
fu un leggero ticchettio alla
porta prima che Teddy inserisse la testa e ghignasse alla vista di
Draco sul
pavimento, reggendo uno strillante Albus tra le braccia. "Ho catturato
il
tuo fuggitivo", disse.
"Rimettilo
nella vasca e
tienilo giù".
In
due, riuscirono a lavarlo ed a
mettergli il pigiama.
Draco avvolse poi Rose in un asciugamano. "Andiamo, esci".
"Ma
non mi hai lavato i
capelli", si impuntò la ragazzina.
"Non
mi avvicinerò a quel
nido" replicò lui.
Gli
occhi di Rose si riempirono di
lacrime ed il labbro inferiore iniziò a sporgerle. "Ma mamma
mi lava
semple i capelli plima di dolmile. Li pettina e li fa tutti belli".
"Senza
dubbio", mormorò
lui, ma non riuscì a rimanere immune, come invece aveva
sperato, a quei grandi
occhi marroni che lo fissavano speranzosi.
Agguantò
la spazzola sul lavandino,
identificandola come quella di Rose grazie alle numerose farfalle rosa
sull'impugnatura, e procedette a lavarle ed a spazzolarle i capelli.
Gli dolevano
le braccia, quando finì. "Pietà per la Granger,
che non deve solo farlo a
te ma anche a se stessa", disse alla ragazzina.
La
sua unica risposta fu un sorriso
beato.
Draco
si accasciò sul divano,
esausto. Finalmente i bambini erano a letto. Beh, tutti eccetto i
neonati, ma
non avevano ancora un anno e Teddy gli aveva assicurato che tendevano
ad andare
a dormire più tardi degli altri. Erano le nove ed erano
passate solo tre ore. Era
sicuro dovessero andare a letto molto prima, ma le corse eccitate erano
andate
avanti per anni. Non aiutava nemmeno il fatto che Rose avesse passato
l'intera
serata attaccata ai suoi pantaloni. Era stato un incubo assoluto.
Non
avrebbe perdonato Potter.
Se avesse voluto anche lui dei bambini si sarebbe sposato e ne
avrebbe
avuto uno. Se era ancora single, invece, un motivo c’era. Per
prima cosa, i
Malfoy non erano dei padri modello e, secondo, era certo di essere
allergico ai
tizi piccolini.
Guardò
Teddy che dava il biberon ad
Hugo. Lily era incollata al suo fianco e piangeva quanto lui cercava di
avvicinarla a suo cugino, così aveva dovuto dare anche alla
piccola il suo
ciuccio. Lei, contenta, lo aveva bevuto tutto ed ora stava facendo un
sonnellino sul suo petto, con la faccia rannicchiata sulla sua spalla.
La
porta del soggiorno di aprì di
botto ed apparve Rose, con un dito in bocca mentre stringeva il suo
coniglietto. "Dlaco, non liesco a dolmile".
Draco
scrollò le spalle mentre
fissava la patetica ragazzina. "Perchè non riesci a
dormire?".
"Ho
fatto un blutto sogno. Il
mostlo cattivo è allivato e mi ha pleso".
Teddy
gli rivolse uno sguardo, che
diceva chiaramente "ti avevo detto di non raccontargli quella favola".
Come avrebbe potuto sapere che il Re dei Troll li avrebbe spaventati?
Suo
padre, a quell'età, gli aveva raccontato la stessa storia.
Ok, forse non
avrebbe dovuto dirgli che se non si fossero addormentati in dieci
minuti, il Re
dei Troll sarebbe arrivato a prenderli, in fondo Albus e Rose avevano
solo tre
anni. Ma lui era un Malfoy.
"Allora
perchè non vieni qui e
ti siedi per un po'?", le suggerì.
Rose
sorrise dolcemente e gli si
appiccicò, raggomitolandosi al suo fianco e poggiando la
testa sul suo braccio.
Teddy rise alla vista del suo di solito sofisticato cugino che veniva
raggirato
da dei bambini.
"Dillo
a qualcuno e mi
assicurerò tu venga smistato a Tassorosso", lo
minacciò Draco.
Harry
entrò cautamente in casa sua.
Era apparso all'esterno, come di regola quando i bambini stavano
dormendo.
Oltretutto, non voleva incappare in qualche scherzo che magari Malfoy
aveva preparato
per causargli un dolore estremo.
Osservò
il soggiorno dalla porta e ghignò
alla scena che si trovò di fronte. Malfoy sonnecchiava sul
divano con Lily
addormentata al petto e Rose attorcigliata al braccio.
Un
occhi grigio si aprì e lo fissò.
"Bella serata, Malfoy?", gli chiese senza riuscire a resistere.
Malfoy
grugnì ed allontanò la
ragazzina addormentata, tendendola a suo padre. "Non voglio
più parlare di
questo e voglio almeno una settimana di ferie".
"Mi
spiace, non puoi. Hai un
giorno di riposo".
"Non
lavorerò più nei fine
settimana. Oppure, se preferisci, compilerò una formare
protesta su come abusi
dei tuoi impiegati e li usi come babysitter".
Harry
sapeva di essere stato
battuto. Comunque, entro pochi mesi, Malfoy avrebbe smaniato per
partecipare ad
un’eccitante caccia all'uomo, anche se fosse stato nel fine
settimana, così
annuì.
Malfoy
sbuffò, lanciò ancora uno
sguardo a Potter e si incamminò verso il camino.
Harry
riaprì la connessione proprio
in tempo per vederlo scomparire tra le fiamme smeraldine. "Grazie,
Malfoy", gli urlò dietro.
A
quel punto, Lily gli strillò
contro, svegliandosi e capendo di non star più dormendo
contro Malfoy.
"Ciao,
tesoro", disse
Harry alla sua bimba, che gli rispose urlando.
Anche
Rose si svegliò, cercando
Malfoy. "Dov'è andato Dlaco?", chiese a suo zio.
"Ha
dovuto andare a casa,
tesoro".
Il
labbro inferiore di Rose iniziò a
sporgere. "Ma lui ha detto che mi avlebbe plotetto dai mostli che fanno
paula".
"Non
preoccuparti, io sono qui.
Posso proteggerti io".
Rose
iniziò a piangere. "Ma tu
non sei Dlaco. Lui ha detto che solo i Malfoy possono felmale i mostli.
Ola il
mostlo allivelà e ci mangelà tutti".
Harry
si maledì. Idiota di un
Malfoy, lo avrebbe ucciso. "Rose, nessun mostro ha il permesso di
toccare
un Potter od una Weasley. Noi siamo le due famiglie più
coraggiose del mondo
intero".
Rose
lo fissò con i suoi grandi occhi
blu. "Plometti?".
"Croce
sul cuore, che possa
morire".
"Posso
dolmile con te?",
Harry
ogni tanto rinunciava a
passare una notte di buon riposo. Lily si stava ancora agitando e Rose
tendeva
a dormire sopra di lui. "Certo, amore".
Harry
aveva fatto sedere tutti i
bambini intorno al tavolo per la colazione. "Ok, chi riesce a ricordare
cosa vi ho detto?".
James
alzò la mano. "Non dire a
mamma o zia Hermione che zio Draco ci ha fatto da babysitter la scorsa
notte".
"Bravo
ragazzo", disse
Harry, arruffandogli i capelli ed ignorando l'uso del termine
“zio”.
"Ma
a me piace Dlaco. Voglio
laccontale tutto di lui a mamma", protestò Rose.
"Ma
Rosie, lui è il nostro
segreto. Non puoi parlarne con nessuno altrimenti scompare",
improvvisò
Harry. "Tu non vuoi che lui scompaia, vero?".
Rose
scosse tristemente la testa e Teddy
ghignò, ma tenne la bocca chiusa vedendo Harry supplicarlo.
La
porta principale venne
spalancata. "Siamo a casa!", urlò Ginny.
Entrò
in cucina con gli occhi luccicanti
assieme ad Hermione che sorrideva e vennero subito sommerse da bambini
urlanti.
Harry si alzò ed allungò ad entrambe una tazza di
caffè. "Come è stata la
vostra serata?".
"Bella",
si entusiasmò
Ginny. "Ci siamo divertite così tanto. Non riesco a
ricordare l'ultima
volta che siamo uscite tutte insieme".
Hermione
la sorpassò e baciò Harry
sulla guancia. "Grazie per avermi fatta uscire. Ne avevo veramente
bisogno".
Harry
sorrise alla sua migliore
amica. Sembrava un po' più felice e stava sorridendo invece
che sembrare
depressa come al solito. "Vuoi qualcosa da mangiare?".
"Siamo
rimaste con mamma,
amore, cosa credi? Non credo nemmeno sia andata a letto. Ci siamo
svegliate per
fare una colazione di massa".
"Era
solo felice di avere così
tante persone per le quali cucinare", fece notare Hermione.
Harry
sorrise alla vista della cucina
piena. Era proprio tutto ciò che aveva sempre voluto da
quando era un bambino.
"Non glie ne posso fare una coloa. Io adoro avere tutti intorno".
Hermione
sentiva freddo mentre
tornava a casa con Rose ed Hugo al seguito. Ormai odiava quel posto,
pieno di
ricordi di momenti felici e le rammentavano quanto sola fosse.
Sapeva
che avrebbe dovuto iniziare a
guardarsi intorno e cercare una nuova casa in cui sistemarsi. Quella
non poteva
più essere chiamata tale, da quando Ron se n'era andato. I
problemi erano
iniziati già prima che Hugo nascesse ma lei si convinta che
avere un altro
bambino li avrebbe risolti. Aveva sbagliato. Ron si era sentito
più
intrappolato che mai e lei aveva capito di non amarlo più.
Il
modo in cui se n'era andato aveva
ucciso tutta la passione che aveva provato nei suoi confronti. Non
avrebbe
potuto rispettare un uomo che lasciava la sua famiglia, specialmente
dopo
averlo già fatto in precedenza con lei ed Harry. Anche prima
che iniziassero ad
uscire insieme, avevano sempre bisticciato. Era una cosa che aveva
fatto parte
di loro come coppia sin dall’inizio ed alla fine l'aveva
distrutta.
Si
sentiva più vecchia dei suoi
reali anni ed ora avrebbe dovuto crescere due bambini da sola. Era
fortunata ad
avere una famiglia e degli amici di così grande aiuto. Non
era sicura di quando
Ron sarebbe tornato sui suoi passi, per far nuovamente parte della vita
loro
vita.
Rose
apparve nella stanza.
"Mamma, ho fame".
Hermione
si alzò. Un aspetto
positivo nell'avere due figli sotto i quattro anni era non avere il
tempo di
affogare nella tristezza e nella solitudine. Le sarebbe solamente
piaciuto
avere qualcuno con cui condividere i suoi problemi.
Hermione
aveva chiesto a Ginny di
incontrarsi a Diagon Alley per comprare dei vestiti per i bambini. Hugo
e Lily
avevano solo un mese di differenza e stavano rapidamente crescendo.
Dopo
una sessione di shopping, si
avviarono al negozio di gelati di Florian Fortebraccio. Avevano
promesso a
James, Rose ed Albus che avrebbero ricevuto il gelato se avessero
finito tutto
il pranzo.
I
bambini andarono a giocare e le
donne rimasero a chiacchierare in pace ma le risate ed il troppo rumore
che
provenivano dalle tre scimmiette attirò preso la loro
attenzione. Stavano tutti
fissando la stanza affollata e James cercava di far stare seduta Rose.
"Cosa c'è che non va, Rosie?", chiese Hermione.
James
fissò la cucina, come per
dirle di non parlare. Rose aspettò un momento e
guardò verso l'altro lato del
ristorante, prima di parlare. "Niente", mormorò.
"Ricordati
cosa ha detto il mio
papà", disse James, pensando chiaramente di parlare
sottovoce. "Scomparirà,
se lo dici a qualcuno".
Il
viso di Rose si imbronciò, quasi
sull’orlo delle lacrime. "Allora, Rosie, sai che non ci sono
segreti fra
te e la mamma", disse incoraggiante Hermione.
"Ma
zio Hally ha detto che
dovevamo tenello segleto", disse Rose, un po' impaurita.
Hermione
e Ginny si scambiarono uno
sguardo. Se Harry aveva fatto giurare ai bambini di mantenere un
segreto,
allora aveva combinato qualcosa che non avrebbe dovuto.
"Sono
sicura che zio Harry non
voleva che tu mantenessi un segreto con mamma e zia Ginny".
James
tirò un calcio a Rose da sotto
il tavolo, che la fece urlare. "James Sirius Potter, non tirare calci a
tua cugina", lo ammonì Ginny.
James si nascose il viso per la vergogna e Rose colse
l'opportunità per parlare
con la sua mamma.
"Il
plincipe colaggioso è
appena entlato, mamma, e si è seduto laggiù".
"Che
principe?", chiese
Hermione, completamente confusa.
"Il
plincipe che ci ha tenuto d'occhio
e chi ha laccontato una stolia paulosa", disse Rose. "Ma lui ha detto
che ci avlebbe plotetto dal mostlo che fa paula".
Albus
si immischiò. "Losie,
papà ha detto di non dillo a nessuno".
"Ma
è la mamma. Io posso dillo
alla mamma".
"No,
papà ha detto che Dlaco
salebbe scompalso se noi lo avessimo laccontato".
"Dlaco?",
chiese Hermione,
ancora confusa.
"Gualda,
non è andato da
nessuna palte", fece notare Rose ad Albus e James. Poi si
alzò e corse
via.
"Rose
Weasley, torna qui,
ora!", urlò Hermione, attirando l'attenzione di alcuni
vicini di tavolo.
"Vai
a prenderla mentre io
fermerò il resto di questi piccoli mostriciattoli
dall'andare a seguirla",
disse Ginny.
Hermione
si incamminò tra i tavoli
cercando sua figlia, bloccandosi poi di fronte ad una scena pazzesca.
Di fronte
a lei, Rose strattonava felicemente per la manica il suo rivale di
Hogwarts,
Draco Malfoy.
"Gualda,
mamma, è Dlaco, e non
se n'è andato", urlò felicemente Rose.
"Ti
avevo detto che era una
Weasley", disse Zabini alla Parkinson.
Lei
gli allungò un galeone.
"Come facevo a sapere che Draco ora è il migliore amico
della prole dei
Weasley?", sbuffò lei.
Hermione
apparve tra i ragazzi
confusa, iniziando ad attirare l’attenzione dei commensali
vicini.
"Per
la barba di Merlino,
siediti, Granger", le disse Malfoy. "Non c'è bisogno di
trasformare
tutto in una specie di spettacolo".
Hermione,
come un automa, si sedette
sull'ultima sedia rimasta. Rose in qualche modo si arrampicò
sul grembo di
Malfoy e gli si sedette in braccio, molto compiaciuta di sé
stessa. "Ehm..
Malfoy, perchè mia figlia sta seduta in braccio a te?".
"Allora
Potter non te lo ha
raccontato?".
"Come
puoi vedere....",
rispose scocciata Hermione.
"Non
c'è bisogno di diventare
sgradevole, Granger. Apparentemente, Potter ha scritto 'fare il
babysitter", nella guida per Auror".
Zabini
rise di scherno e Malfoy gli
lanciò uno sguardo che prometteva ripicca più
tardi. Hermione si confuse ancora
di più. "Beh.. ehm.. immagino.. Grazie, Malfoy".
"Non
menzionarlo, e intendo sul
serio".
"Andiamo,
Rosie, ora non vuoi
mangiarti il gelato?".
Rose
guardò vogliosa il grande
bancone dei gelati e poi fissò adorante Malfoy. Era ovvio
avesse scelto chi
preferiva. "Dlaco può venile a mangiale in gelato con noi?".
"No,
tesoro, il Signor Malfoy
sta mangiando con i suoi amici".
"Posso
rimanere qui?".
"Rosie,
non sarebbe carino nei
confronti di zia Ginny o dei tuoi cugini. Sarebbero dispiaciuti che tu
non
voglia sederti con loro".
Rose
guardò supplicante sua madre,
ma Hermione scosse la testa. "Andiamo Rose, dobbiamo lasciar mangiare
in
pace il Signor Malfoy".
Rosie
guardò Malfoy con occhi
tristi. "Verrai a trovarci di nuovo?", chiese.
Hermione
ricacciò indietro la risata
che quasi le sfuggì alla vista del panico di Malfoy. "Puoi
venire a
salutare il signor Malfoy quando ce ne andremo, Rose".
Rose accettò quel compromesso. Diede un bacio ed un grande
abbraccio a Draco e scese
dal suo grembo.
Hermione
tese la mano, perchè la
prendesse. "Oh, ma la prossima volta che badi ai bambini, lascia
perdere
le storie paurose, Malfoy. Rose da quel giorno continua a fare incubi
ogni
notte". Tornò poi da Ginny e gli altri bambini, facendo
sedere la figlia
che sfoggiava un’aria di trionfo.
"Non
è scompalso", disse a
James, prima di fargli una linguaccia.
"Di
cosa stava parlando? Da chi
è andata?", chiese Ginny, alzandosi e massaggiandosi il
collo. "Oh
mio dio, quello è Malfoy?".
Hermione
annuì. "Già. Rose
sembra aver sviluppato un'ossessione per niente meno che Draco Malfoy".
Ginny
sospirò. "Wow, quel
ragazzo si è sviluppato ed è davvero bello. Rose
ha buon gusto".
Hermione
grugnì. "Diamo, da
mangiare ai bambini. Poi dobbiamo parlare con Harry".
Draco
guardò felice la Granger e la
piccola Weasley portare via la loro mandria di bambini dal
cafè. Aveva dovuto
anche sforzarsi nel dare un bacio ed un abbraccio a Rosie, mentre
Blasie e
Pansy ridevano divertiti per l'attaccamento di quella ragazzina nei
suoi
confronti.
“Non
pensavo avrei mai visto il
giorno in cui una Weasley sarebbe diventata la Presidente del club 'Io
adoro
Draco Malfoy", disse Pansy, ghignando.
"Quando tuo padre è Fannullone Weasley e tuo zio
è il Ragazzo delle
Meraviglie, allora ha senso", disse Draco.
"La
Granger sembra interessante.
Un po' magra, ma accattivante", commentò Blasie. "Credi che
stia
uscendo di nuovo con qualcuno?".
Pansy
lo guardò scandalizzata.
"Blasie Zabini. Tu, sporco cagnaccio! Rimarrai sposato per solo cinque
minuti!".
"Non
per me, scema, per Draco".
Draco
abbassò la tazza di caffè,
sputandone la metà, e guardò il suo amico come se
fosse pazzo. "E perchè
dovrei voler uscire con la Granger?".
"Perchè
mentre se ne andava, la
controllavi".
"No,
non l'ho fatto".
"Si
che lo hai fatto. Comunque,
perchè no? Lei è bella, intelligente, e sa sempre
come farti scattare".
"Forse
perchè è sposata",
fece notare Draco.
"Non
più", replicò Pansy.
"Il divorzio è stato concesso il mese scorso". Pansy era
infatti un
avvocato della più grande compagnia di Londra.
"Allora è single", disse Blasie.
"Non
pensarci nemmeno", lo
mise in guardia Draco.
Blasie
gli rivolse un sorriso di
scherno e Draco sospirò. I suoi due amici più
cari cercavano sempre di
accasarlo e farlo sposare, da quando Blasie stesso aveva deciso di
sposare Calliope
Vaisey. Questo faceva di lui l'unico ancora single, nel suo cerchio di
amici.
Non
era ancora riuscito a trovare
qualcuna che potesse diventare importante e non aveva nemmeno mai avuto
intenzioni serie quando era uscito con un paio di loro. Aveva imparato
la
lezione quando si era reso conto che Astoria Greengrass aveva
già iniziato a
crogiolarsi nell'idea del matrimonio, mentre in realtà lui
aveva in mente solo
una relazione da nulla.
La
Granger certamente non avrebbe mai
approvato il suo criterio, essendo un tipo di donna "con impegno".
Blasie aveva però ragione su una cosa: era
veramente appetibile.
Harry,
il lunedì mattina, andò al
lavoro imbronciato. Avrebbe dovuto sapere che i bambini non sarebbero
stati in
grado di tenere chiuse le bocche.
Ginny
ed Hermione gli avevano fatto
domande sulla sua sanità mentale e sulla sua
abilità nell'essere un buon padre
per tutto il pomeriggio del giorno prima. Non era accettabile abusare
del proprio
potere per costringere i propri impiegati a badare ai propri bambini
(da parte
di Hermione), e di sicuro non era accettabile nascondere quando bello
fosse
diventato la loro ex nemesi di scuola (da parte di Ginny).
Appena
Hermione era tornata a casa,
Ginny aveva continuato a parlare di quanto Rose adorasse Malfoy e che
bella
idea sarebbe stata se Hermione fosse uscita con lui. Harry si era
dunque
completamente pentito di aver obbligato Malfoy a fare il babysitter.
Parli
del diavolo,
pensò Harry, mentre Malfoy entrava
nel suo ufficio.
"Ecco
la mia richiesta di
permesso. Puoi autorizzarmela, per favore?".
Harry
adorava il fatto che Malfoy
dovesse fare a lui ogni richiesta. Doveva ammetterlo, si divertiva ad
essere il
capo, soprattutto perché avrebbe dovuto essere gentile nei
suoi confronti,
almeno quando avesse voluto qualcosa. "Certo",
disse Harry, controllando prima che i giorni non coincidessero con le
vacanze
programmate di qualcun altro.
Una
volta che la richiesta venne
firmata, Malfoy si rilassò. "Come hai passato il fine
settimana?",
chiese maliziosamente.
Harry
gli rivolse uno sguardo
esasperato. "Cercando di mantenere la calma. Ho avuto Hermione e Ginny
costantemente appresso, ieri".
Malfoy
ghignò. "Forse non
avresti dovuto riporre così tanta fiducia in un branco di
bambini
piccoli".
Harry
si lamentò ma non trovò niente
da dire, visto che Malfoy aveva ragione. Avrebbe dovuto sapere che un
paio di
bambini di tre anni avrebbero cantato. "Avrei pagato per vedere la tua
faccia quando Rosie ti si è avvicinata ieri, da Florian".
Fu il turno di Malfoy di rabbrividire. "Sì, beh, lei mostra
molto più
gusto di quando mi sarei aspettato da una Weasley".
Harry
ghignò, mentre Malfoy se la
svignava per tornare alla sua scrivania.
Hermione
era
allo stremo delle sue forze. Continuava ad imbattersi in Malfoy, sia al
Ministero che a Diagon Alley. Stava diventando stressante, specialmente
visto
che l'ossessione di Rose per l'irritante biondo non mostrava alcun
segno di
scomparsa. Avrebbe voluto urlare e correre verso di lui, ogni volta che
lo
notava.
Quel
giorno,
lui girovagava con Zabini ai Tiri Vispi Weasley mentre Hermione era
andata a
trovare George.
"Guarda,
mamma, Dlaco è qui", gridò felice Rose, prima di
avvicinarsi.
George
scosse tristemente la testa, mentre osservava Rose attaccarsi all'ex
Serpeverde. "Non credo che la ragazza possa essere una Weasley. Mostra
un
disturbante attaccamento verso le famiglie purosangue
più in voga".
"No",
mugugnò Hermione. "Mi sta facendo diventare matta con il suo
amore per
Malfoy".
"Ha
già
scritto Serpeverde sul suo destino. Ron non la perdonerà
mai".
Hermione
distolse lo sguardo mentre il viso di George si infiammava rendendosi
conto di
ciò che aveva appena detto. Per come stavano andando le
cose, Hermione non
credeva che Ron sarebbe più stato presente nelle vite dei
suoi figli,
specialmente una volta che loro fossero andati ad Hogwarts.
Non
era un
comportamento da genitore normale. "Credo che farei meglio ad andare ad
aiutare l'uomo", disse Hermione, osservando Malfoy che stava cercando
di
fermare Rose dallo scalare la sua gamba.
George
rise
di scherno, facendo saltellare Hugo tra le sue braccia. "Tu sarai un
Grifondoro, non è vero, Hugo?".
Hermione
si
avvicinò ai due Serpeverde. "Malfoy, Zabini",
salutò. "Rosie,
cara, credo veramente che tu debba lasciare solo il signor Malfoy. Non
credo
che voglia tu lo scali".
"Ma,
mamma, io volevo solo dargli un bacino".
Malfoy
si
abbassò e sopportò un altro entusiastico e molto
sdolcinato bacio da Rose.
Zabini sorrise, prima di allungare la mano verso la piccola. "Rose,
perchè
non mi mostri la cosa che ti piace di più nel negozio?".
Hermione
si
accigliò, mentre sua figlia scompariva con l'alto mago. "Le
manca
completamente l'auto-preservazione", commentò Malfoy.
"Ha
tre
anni", dispose acidamente Hermione. "Starà bene con Zabini,
non è
vero?".
Malfoy
roteò
gli occhi. "Starà bene. Ha appena scoperto che sua moglie
aspetta un
bambino, così vuole fare pratica".
Hermione, troppo sensibile ad ogni frase sui padri, distolse lo
sguardo.
"Sono sicura che lui se la caverà", disse con voce spezzata.
Malfoy,
sembrando capire dove la sua mentre si fosse focalizzata, rimase un
attimo
stordito prima di batterle una mano sulla spalla. "Sono sicuro te la
caverai anche tu, Granger. Hai sempre avuto successo in tutto".
"Eccetto
il matrimonio, sembra", disse amaramente lei.
Malfoy
rise.
"Dubito che fosse colpa tua. Weasley è sempre stato un
completo
disastro".
Hermione
gli
sorrise leggermente, contenta che stesse cercando di farla sentire
meglio nonostante
la situazione. "Allora, cosa fai qui?", gli chiese cercando di
cambiare argomento.
"Io
e
Zabini ci annoiavamo. Mi piace cercare tra le nuove invenzioni che
creano i
Weasley".
"E'
un
complimento?".
Malfoy
rise
sotto i baffi. "Immagino di sì. Devo andarci piano, ora che
Potter è il
mio capo".
"Come
sta andando?".
"Oh,
va
bene. E' bello far qualcosa".
"Non
ti
ho mai immaginato come un Auror".
"Perchè?
Perchè ero un Mangiamorte?".
"Non
c'è bisogno di mettersi sulla difensiva, Malfoy. Mi
è sempre sembrato avessi
qualche problema con l'autorità, tutto qui".
Malfoy
scrollò le spalle. "Mi piace essere un Auror e Potter non
è malaccio. Non
dirglielo, comunque".
"Mamma,
gualda cosa mi ha complato zio Blasie", disse Rose, mostrando una
piccola
Puffola Pigmea rosa nella mano.
Hermione
sospirò in rassegnazione e fissò Zabini, che
sembrava un po' imbarazzato.
"Hai detto grazie al Signor Zabini, amore?".
"Uh,
huh. Grazie di nuovo, zio Blasie", disse ancora una volta la ragazzina.
"Di
niente, tesoro", disse Zabini, arruffandole i capelli. "Draco,
andiamo?". Malfoy annuì, ed Hermione rise divertita quando
entrambi i
maghi diedero un bacio a Rose. "Ci vediamo in giro, Granger", disse
Zabini, mentre Malfoy semplicemente le fece un cenno con la testa.
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