Rivali di TheMask (/viewuser.php?uid=138953)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si occupa! ***
Capitolo 2: *** Mello ha un dubbio orientamento sessuale, e il preside è un grandissimo... immaginate cosa! ***
Capitolo 3: *** Scream and roofs... ***
Capitolo 4: *** unexpected appointments ***
Capitolo 5: *** Gli occhi della pazzia... e non solo di quella... ***
Capitolo 6: *** Non si possono mettere parolacce nel titolo del capitolo, eh? ***
Capitolo 7: *** Oh, santi dei! Ma che diamine ci fanno li? ***
Capitolo 8: *** Picchiarsi fa bene all'amicizia! ***
Capitolo 9: *** Si torna a casa ***
Capitolo 10: *** Svolta inaspettata! ***
Capitolo 11: *** Un vecchio amico ***
Capitolo 12: *** Un altra mattina non proprio tranquilla ***
Capitolo 13: *** Rabbia ***
Capitolo 14: *** Intervalli movimentati, ma per fortuna meno del solito ***
Capitolo 15: *** Finalmente un po' di risposte! ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni ***
Capitolo 17: *** Riassemblamento dei pezzi ***
Capitolo 18: *** La festa di Ani- 1 ***
Capitolo 19: *** Festa di Ani - 2 ***
Capitolo 20: *** I Matt fanno casino ***
Capitolo 21: *** Explain it! ***
Capitolo 22: *** Capitolo intermedio- ***
Capitolo 23: *** Stallo ***
Capitolo 24: *** Sembra che la legge di Murphy fallisca; ***
Capitolo 25: *** Legami vecchi e nuovi ***
Capitolo 26: *** Da cosa nasce cosa; ***
Capitolo 27: *** Mal di testa ***
Capitolo 28: *** Rospi magici e pizze al trancio; ***
Capitolo 29: *** Qualcosa si muove nell'ombra ***
Capitolo 30: *** Interferenze; ***
Capitolo 31: *** Il cancello è testimone di molti litigi; ***
Capitolo 32: *** Assenza ***
Capitolo 33: *** Le parole sono idee, le idee sono libertà; ***
Capitolo 34: *** Ritrovo; ***
Capitolo 35: *** Scoperte ***
Capitolo 36: *** Scosse ***
Capitolo 37: *** Ascolta; ***
Capitolo 38: *** Scontri; ***
Capitolo 39: *** Sarebbe meglio non capire; ***
Capitolo 40: *** Trame nascoste ***
Capitolo 41: *** Tranello ***
Capitolo 42: *** Pre-live ***
Capitolo 43: *** Il loro live ***
Capitolo 44: *** Il nostro live ***
Capitolo 45: *** BOTTE! BOTTE! ***
Capitolo 46: *** Notte; ***
Capitolo 47: *** Mattina ***
Capitolo 48: *** Parliamone; ***
Capitolo 49: *** Pare mentali ***
Capitolo 50: *** Make love not war ***
Capitolo 51: *** Keep calm ***
Capitolo 52: *** Love is in the air ***
Capitolo 53: *** Sorpresa! ***
Capitolo 54: *** Convergenze ***
Capitolo 55: *** Il piano di Mello ***
Capitolo 56: *** SBAAAAM ***
Capitolo 1 *** Si occupa! ***
ecco un'altra ff di una povera idiota!!!! buona lettura se
sarete abbastanza stoici!!!
Adoro la mattina della domenica.
Mi sveglio sempre presto.
Prendo il cane ed esco.
Se c’è una cosa che mi piace è la
città di mattina.
Una luce…
Io e Nacho camminiamo per le
strade per il vero gusto di farlo.
Le poche persone che ci sono camminano
talmente in fretta ce sembrano le ombre fuggevoli del giorno morente.
Tutto è come… ovattato…
Andiamo un po’ dappertutto, fino a
che, alle otto e mezza circa, non decidiamo che abbiamo fame.
Così ci prendiamo una bella
brioche al cioccolato e ce la dividiamo su una qualsiasi panchina.
Dopodiché ci dirigiamo a scuola,
dove abbiamo appuntamento coi nostri amici.
Stamani nulla i questo programma è
cambiato, e ora sono seduta sui gradini della scuola con Nacho al
fianco, ad
aspettare i miei strambi amici.
Cleo Edud, col suo cane Holden.
Federica Angelini con un sacco di
idee.
Anita Pellegrini e le sue assurde
borse.
Michael Kheel(altresì detto Mello)
e il suo cioccolato.
Jennifer Dolb e la sua moto figa.
L Lawliet e il suo QI250.
Non devo attendere che due minuti
per vedere arrivare Anita col suo frettoloso passo irrequieto. Oggi ha
scelto
una borsa rosa schokking tigrata con ballerine abbinate.
Poco più indietro Cleo viene
letteralmente trascinata da Holden verso… beh verso il mondo
in generale credo.
Anita si accorge di Holden solo
quando questo la travolge, e non ne è particolarmente
soddisfatta.
Fanno in tempo a sedersi sui
gradini che compare Mello.
È talmente impegnato a scartare
una tavoletta di cioccolata che non si accorge del palo e ci va a
sbattere
molto comicamente.
I due cani non perdono l’occasione
e si lanciano a pesce sulla cioccolata e guadagnandosi l’odio
(per non meno di
un minuto) di Mello che considera il cioccolato una specie di fonte
della
giovinezza.
Tre secondi dopo entra in scena
Federica (detta “L’Ange”)
Col suo tipico passo di marcia
pesante si avvicina.
Musica nelle orecchie e svegli
cinque minuti prima contribuiscono nel farla inciampare Mello
un’altra volta e
a fargli cadere la seconda tavoletta di cioccolata nell’arco
della mattinata. Vediamo
poi avvicinarsi una scintillante Kawasaki verde.
Ecco Jennifer che frena giusto a
un centimetro dai miei piedi.
“Jen! I miei anfibi ti stanno
odiando!”
“Io per poco non la investo e
questa si preoccupa degli anfibi..! Bah!”
“Ei così li offendi! Guarda che
non sono semplici anfibi! Loro sono…”
“S brava comincia coi sentimentalismi!
”
Insomma una mattina come le altre.
“Ci siamo tutti?”
“Manca solo Lawli!”
“Se lo chiami così in sua presenza
ti potrebbe trucidare!”
“Tanto la mattina è mezzo
rimbambito dal sonno!”
“Eccolo che arriva!”
Come al solito L non ha preso nemmeno
in considerazione l’idea di pettinarsi.
Cammina con gli occhi semichiusi,
ed è forse per questo che va a sbattere contro il famoso
palo.
Cade si rialza, e guarda il
suddetto completamente stranito.
Dopo aver deciso che il palo non
sembra voler scusarsi passa oltre con l’intento fi arrivare
hai gradini.
Non fa due passi, però, che cade
di nuovo.
Si rialza sempre più stranito, e
per un attimo sembra essersi dimenticato cosa ci fa li.
Poi si ricorda di dover arrivare
hai gradini e comincia a camminare.
Non ci guarda nemmeno e ci supera,
sicuro.
Tentiamo invano di chiamarlo e di
farlo tornare indietro, ma il vero elemento risolutivo della situazione
è
Anita, che gli lancia addosso una ballerina.
È così di solito che cominciano le
domeniche di L Lawliet.
Dopo un po’ di chiacchiere ci
mettiamo a camminare alla cavolo nella città, continuando a
parlare.
“Domani si occupa!”
“Già, si sta anche a dormire! Stavolta
però vedrò di non occuparmi delle
uova… una puzza!”
“hahaha!!! Mi ricordo! Ti stavano
tutti lontani alla fine!”
“E quando L è andato a sbattere
contro la prof con la coca-cola aperta in mano e a fatto
l’inondazione? Haha!”
“è stato epico!”
“E quando abbiamo tirato su lo
striscione… al cotrario?”
“Già che roba!!! M la rifacciamo
la roba della radio Mello?”
“Si, si, nella terza H.”
“hahaha!!!”
Che gente strana che siamo…
L’INDOMANI ALLE 08:05 DAVANTI A
SCUOLA
Siamo tutti a scuola!
C’è stata una partecipazione
assurda!!!
Tutta la scuola!!!
Fluiamo dentro tipo sciame,
urlando a squarciagola e ridendo come matti.
Il gruppo sale in terza H, dove
con l’aiuto di un amico
di Mello, un
informatico, interferiremmo coi segnali radio.
Quest’ultimo però arriva in
ritardo, inseguito da una ragazza incazzata che gli lancia dietro di
tutto (leggasi:
rossetti, ombretti, smalti, rimmel, ciprie, fondotinta, correttori,
scarpe,
tacchi di scarpe, tacchi di oggetti anomali…etc.)
Dopo una generale alzata di occhi
al cielo tutti vengono cacciati fuori dalla ragazza che deve parlare a
Matt…
prevedo occhi neri degni di Attila…
Scendiamo quindi in cortile, dove
un mio amico Mattia urla a squarciagola in un megafono, tutto gasato.
Notiamo solo allora che abbiamo
perso Anita.
La ragazza torna poco dopo con bracciate
di merendine.
“Come?”
“Ho scassinato le macchiette!”
“Alla faccia! Grande! ”
“Passa un tuc!”
Mattia evidentemente si è sgolato
abbastanza e decide di scomparire misteriosamente lasciando incustodito
il
microfono.
Quasi quasi vado.
Nada! Mi hanno preceduto!
È una voce ben nota che parla nel
megafono.
“E allora, gente, abbiamo occupato
sta baracca infine! Qui è Beyond che vi parla, e se vi state
chiedendo dove
sono stato nell’ultimo mese, non sono capperi vostri ciccini
miei! Passando ad
argomenti più importanti: qualcuno sa dove sono le uova?
Perché abbiamo
assoluto bisogno dell’appoggio morale e fisico delle uova!
Gente, non possiamo
impuzzire i “nemici” senza uova! Poffarsamaracanda,
sono es-sen-za-li!!! Corbezzoli!”
Si tratta di Beyond Birthday, uno
dei ragazzi più attivi e popolari della scuola.
È direttore di un giornale, fa il
collettivo ed è sempre ha discutere con tutti.
Tutti conoscono lui, e lui conosce
tutti.
Io personalmente non ci ho ma
parlato, ci conosciamo solo di fama e di… beh concorrenza.
Il punto è che i nostri due giornali
concorrono da sempre, ed è naturale che ci sia…
come dire… un po’ di tensione.
Dopo un paio di minuti smette di
parlare e scende dal minuscolo palchetto con un applauso.
“Mello, ma Matt per quanto ne
avrà?”
“Beh… sai com’è
lui…”
“Dongiovanni?”
“Più o meno…”
Mello si immobilizza di colpo.
“Che hai?”
“Ecco dietro…
c’è…emm..”
Fissa un punto oltre la mia
spalla.
Mi giro e mi ritrovo a tre (e dico
TRE!!!) centimetri da Beyond Birthday.
Cavolo…
È la prima volta che lo vedo da
vicino(troppo vicino i effetti)
Devo ammettere che è un bel
ragazzo.
Alto.
Fisico asciutto.
Bei lineamenti.
Capelli ribelli e neri come le ali
di corvo.
Però è… inquietante.
Ha degli occhi rosso cremisi e non
so se sono lenti a contatto…
E un cavolo di sorrisino sul
volto.
Ma… perché mi fissa?
E perché è a tre (e ridico TRE!)
centimetri da me?
Emm…
Situazione imbarazzante.
Al diavolo quel sorrisino!
“Che c’è?” gli chiedo un
po’
sgarbatamente.
“Nulla di particolare… mi chiedevo
solo se non fosse il caso di conoscerci visto che ora siamo..
colleghi…”
Ma perché non si sposta?
E poi…
“In che senso colleghi, scusa?”
E sorride!
Ma io non lo so!
Solo questo sa fare nella vita?
“Vedi… il direttore mi ha appena
detto che noi due dovremmo collaborare per organizzare questo e tutti i
prossimi eventi, visto che siamo i più conosciuti e pratici
di queste cose…”
Non tutti capirono il perché dell’improvvisa
deviazione del fiume Po, ma coloro che sentirono l’ulro
lanciato da una
diciassettenne in crisi improvvisa ne ebbero l’occcasione.
“COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAAAA?????????????????????”
Sobbalzarono tutti tranne quel maledettissimo
ragazzo, che inarcò semplicemente il sopracciglio destro.
Ma ciumboloschi veronesi!
Ma sarcastici raccoglitori a rane!
“Tutto ok?”
“NO! Per tutte le starnazzanti
cornamuse volanti!NO! mi hai appena detto che dovremmo… noi
due…
COLLABORARE???!!!”
“Ti sto così antipatico?”
“Per gli inesistenti cestini
arrapati, non è questo il punto! Insomma pensaci!
È da quando abbiamo aperto i
due giornali che siamo in concorrenza! In tutti i campi! Siamo arrivati
primi
tutti e due nei concorsi di scrittura, lettura, matematica, musica,
cucina,
informatica, meccanica, corsa, pesi , arrampicata, disegno, pulizia e
bicicletta! Solo L ci ha superato, ma lui ha il QI di 250 e siamo
comunque
arrivati entrambi secondi!”
“Beh, se la vedi così…”
“E come la dovrei vedere?”
“Come un opportunità! Io faccio
così!”
Gli lanciai un’occhiata con odio.
Lui si chinò su di me.
Ma porc…!
Ma vaff…!
Tre millimetri!!! TRE!!! T-R-E!!!
“Non sono così terribile, sai?”
Arida gliela col sorrisino!
In tre secondi si allontana
facendomi… mi ha fatto l’occhiolino!!!!
Io quel ragazzo lo lincio, giuro!!
lo appendo all’’incontrario sul Canion e lo lascio
in pasto agli avvoltoi!
Allora, che ne pensate??
Delirerei ancora, ma mia madre....
spero mi capiate!!!
alla prossima (spero!)
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Capitolo 2 *** Mello ha un dubbio orientamento sessuale, e il preside è un grandissimo... immaginate cosa! ***
eccovi il secondo chappy.
So hche ci ho messo molto, ma ero presa da scuola, altre ff
ecc. ecc.
prego, a voi!
“Alma?”
“Grrrrr”
“Alma, ci sei?”
“…”
“ALMA!”
“Ei, che bisogno hai di urlare?
Mica sono sorda!”
“…! Vabbè, volevo dirti che la
radio c’è!”
“La radio? A si la radio, giusto,
giusto!”
Io, Mello e gli altri, saliamo le
tre rampe di scale che ci separano dalla classe.
“Non per essere indelicato, ma…
cosa voleva Beyond?”
“Grrr…”
“Aridagliela col ringhio! ”
“Ok, ok. Mi a detto che il preside
impone che collaboriamo, e che organizziamo gli eventi scolastici
compresa
l’occupazione insieme! Ti rendi conto??? ”
“Effettivamente…”
“Bah!”
Entrai nella classe per ultima,
sbattendo la porta.
“Matt dov’è?”
“A risolvere i suoi problemi
sentimentali in bagno…”
Mello zittì le risatine con
un’occhiataccia.
“Badate che è mio amico!”
“Ppppppfft!!! ”
“Ei!”
“Vabbè, dai, dov’è la radio e
come
si fa a interferire?”
“Eccola, si fa così, guarda.”
Dopo quindici minuti, ero
perfettamente in grado di interferire con qualsiasi radio.
“Grande il tuo amico!”
“Già…”
“Ei, non è che sei innamorato?”
“CHE COSAAA??? SE RIESCO A
PRENDERTI GIURO CHE…..!!!!”
“Hahahahaah!!!!”
“Scommetto che sei anche geloso…
ooooooohh!!!”
“VIENI SUBITO QUI!!!!!!
MUORI!!!!!”
“Sapevo che Mello era impulsivo,
ma date le reazioni… si può supporre che Federica
abbia ragione… vero
Mellinoooo????”
“NON TI CI METTERE ANCHE
TUUUU!!!!”
In tre secondi erano tutti nella
mischia.
Nel momento in cui tutti erano
sopra tutti, la porta si aprì.
Ci immobilizzammo così com’eravamo.
Era Beyond, che ci guardava come
se fossimo pazzi degni di un manicomio ad alta sicurezza.
Riuscii a spigliarmi dai miei
amici con un po’ (ma giusto un po’!) di fatica e mi
rimisi in piedi.
“Emm… ciao! Cosa
c’è?”
“Volevo dare una mano, ma se siete…
occupati passo più tardi…”
Dovevamo essere stati un vero
spettacolo a giudicare dall’espressione di sincero e genuino
divertimento sul
viso di quello là.
“Scusa, ma non abbiamo affatto
bisogno del tuo aiuto, claro? Non ce l’hai mai dato,
perché dovresti darcelo
ora? E poi ripeto che ce la caviamo benissimo da soli.”
“Calma fanciulla, ti sei scordata
il preside?”
“Col preside ci parlo io!”
esclamai uscendo, infuriata, dalla stanza e quasi travolgendo il
ragazzo.
Stavo per scendere le scale quando
mi venne in mente un dettaglio.
Tornai indietro di corsa.
Lui se ne stava andando con la sua
camminata rilassata.
Arrivai da dietro lo presi per le
spalle e gli urlai a squarciagola nelle orecchie:
“E NON CHIAMARMI FANCIULLA!!!”
Non aspettai di vedere come
saltava per aria.
Scesi le scale quattro a quattro e
mi diressi in presidenza.
Davanti alla porta mi fermai, feci
un respiro profondo e mi diedi una calmata.
Dopodiché, entrai con decisione.
“Buongiorno preside!”
Il suddetto, stava seduto
tranquillamente alla scrivania, ignaro di ciò che aveva
scatenato.
“Buongiorno Misora, cosa c’è?”
“Ecco, vede… non so bene come
spiegarglielo. Il fatto è che poco fa Birthday mi ha detto
che lei gli ha detto
che noi dobbiamo… collaborare. ”
“Se vuole accertarsi dell’autenticità
della cosa, glielo confermo. Sarei molto felice se i due ragazzi per
così
dire.. rappresentanti della scuola intera avessero buoni rapporti.
Riuscireste meglio
in tutto ciò che ha a che vedere con
l’organizzazione degli eventi ai quali di
solito pensate da soli. Ho studiato le vostre capacità, e ho
capito che
insieme, sareste, se mi passa il termine, la coppia perfetta,
poiché vi
completereste a vicenda.”
“COOOSA?? Cioè, mi scusi. Cosa intende
dire con “coppia perfetta”? lei sa bene che non ci
sopportiamo! Non potremmo
mai collaborare!”
“Su, su, Misora, faccia uno
sforzo! Dopotutto, non vi sto chiedendo tanto. E comunque, se non lo
farete di
spontanea volontà, poterei deludermi molto sul vostro conto,
e per quanto
riguarda i giornali… non posso assicurare che li farei
uscire ancora.”
“Ma signore! Questo.. questo è
ricatto!”
“In un certo senso. Ma, che volete
che le dica, serve a voi come serve a me. Perciò lo farete.
Può andare signorina.”
“Ma..ma”
“Arrivederci!”
“Si, certo come no, vecchi
aguzzino!”
“Cos’ha detto?”
“Niente, le ho solo augurato una
buona giornata!”
“mmmh.”
Che rabbia, che rabbia!!!!
Spero che il chappy vi sia piaciuto, credo che
aggiornerò ogni settimana da oggi!
pleeease, lasciate un segno del vostro passagio(se siete
passati e se non volete una mannaia di nome Manny nella
schiena...muahahahah!!!)
al prozzimo chappy!!!
Mina
|
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Capitolo 3 *** Scream and roofs... ***
Cosa farà la nostra intrepida eroina
incazzata????
Mi catapultai dai miei amici.
Entrai come una valanga nella classe e mi sfogai:
“NON è GIUSTO!!! È UNO SPORCO
RICATTO!!! E SE QUELLA
SOTTOSPECIE DI FUNGO VELENOSO FUFO CREDE CHE IO POSSA PER UN SOLO
MOMENTO
PENSARE DI ACCETTARE… SI SBAGLIA DI GROSSO!!! GLIELA
FARò VEDERE IO!!! NON MI Può
RICATTARE COSì IMPUNEMENTE!!! VEDRAI SE NON
TROVERò IL MODO DI LAVARMENE LE
MANI DI QUESTA EMERITA BUFFONATA!!!AGGGGHHH!!!”
“Ehilà, fanciulla, come mai così
agitata? Cosa le è successo
di grave?”
“COS’è SUCCESSO DI GRAVE?!?
SEMPLICEMENTE IL PRESIDE MI STA
RICATTANDO!!! ”
Solo dopo mi resi
conto della persona che mi stava parlando.
“TUU!”
“Di qualsiasi cosa tu mi stia per accusare, non sono
sicuramente stato io!”
“TU! COSA CAVOLO CI FAI QUI?”
“Aiutavo… mi sembrava che dovessimo collaborare,
fanciulla!”
“COLLABORARE? TE LO PUOI ANCHE SOGNARE! E SAI
perché? perché
ORA TROVEREMO IL MODO DI USCIRE DA QUESTA SITUAZIONE! Perché
si, tu mi darai
una mano!”
“Non credo proprio”
“COSAAAA???”
“Ho detto che non ho intenzione di aiutarti a uscire da
questa situazione. Sai, a me non da fastidio l’idea di
collaborare con te,
fanciulla…”
“COSA INTENDI DIRE?”
“Quello che ho appena detto.”
“NON CI SPEREREI SE FOSSI IN TE! E ORA ESCI DI QUI!”
“E perché dovrei?”
“PERCHè SE NO VENGO LI E TI STRAPPO I BULBI
OCULARI!”
“Mi sembra un’ottima risposta” rispose
infine il ragazzo,
lievemente preoccupato per i suoi bulbi oculari.
Dopodiché si alzò e si avviò verso la
porta.
“Un momento”
Si fermò.
“Si, fanciulla?”
Mi accostai al suo orecchio.
“Mi sembrava di avertelo già detto… NON
CHIAMARMI FANCUILLA!”
Dopodiché lo presi per la maglietta e lo sbattei fuori,
chiudendo la porta.
“RAGAZZI! COME AVETE POTUTO FARLO ENTRARE?!?”
“Ecco… diciamo che non ha smesso di parlare e non
siamo
riusciti a dirgli che ce la caviamo da soli…”
“E cos’aveva di così importante da
dirvi, sentiamo!”
“Ha parlato solo di te…”
“Meglio che io esca e vada a farmi un giro, prima che uno di
voi venga erroneamente soppresso!!!!”
Fu così che uscì, mi sbattei la porta alle spalle
e
cominciai a salire le scale.
Aprì una porta antipanico e mi ritrovai sul tetto.
Il tetto della scuola.
Uno dei posti più belli da visitare quando si è
tristi/arrabbiati/con-qualsiasi-problema.
E io in quel momento ero arrabbiata e direi che di problemi
ne avevo.
Il tetto di questa scuola sembra stato creato da uno che sui
tetti ci vive, ci gioca.
È ampio, spazioso, pieno di comignoli.
Sporgendosi un poco si possono notare
alcune scalette a regolare distanza
affisse al muro, che portano alle finestre del secondo piano.
C’è un posto su questo tetto, esplorato da me
più e più
volte in diverse situazioni che questa maniacale scuola offre, che mi
piace più
degli altri.
Cominciai a camminare, ben attenta a dove mettevo i piedi.
Ecco.
La panchina.
Come vi dicevo, chi ha creato questo tetto, sa cosa vuol
dire aver bisogno di dis-stressarsi, di stare da soli, di pensare.
Una panchina dalla quale vedi il sole tramontare.
Dalla quale vedi tutto il cortile della scuola.
in quel momento era prevalentemente
occupato da ragazzi che
svolgono le occupazioni più svariate.
Scorsi Mattia che sclerava contro un povero primino.
Sorrisi.
Chiusi gli occhi.
Che situazione.
Non avevo mai pensato di dovermi trovare, un giorno, a collaborare
con il mio avversario.
Ma per quanto ci pensassi non c’era via d’uscita.
E per il mio giornale farei molto di più.
Beyond Birthday.
Un tipo strano.
ma cosa ne potevo sapere?
dopotutto non lo conoscevo di persona.
Ma giravano parecchie voci sul suo conto.
Arrivò in seconda, non disse dov’era stato prima.
Nel giro di poco diventò si popolare, ma anche un
po’
temuto.
Si diceva che avesse ucciso una ragazzina alle elementari.
Si diceva che in seguito a ciò, lo avessero rinchiuso in una
specie di manicomio.
Si diceva che lo avessero poi ritenuto in grado di
interagire nuovamente con le persone e che per questo lo avessero
rilasciato.
Si diceva che però, abitasse ancora a quel…
manicomio.
Si diceva che era per questo che mai nessuno era andato a
casa sua, o viceversa.
Si dicevano tante cose sul suo conto.
Chissà se erano vere.
Forse lo avrei presto scoperto.
ed ecco cosa ha fatto la nortra intrepida eroina incazzata!
spero in un commento, segno che il vostro mouse ha cliccato
sulla mia storia... non importa se negativo, il commento mi
farà diventare felice!
:)
Mina
|
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Capitolo 4 *** unexpected appointments ***
Mi misi le mani in tasca, e sentii qualcosa di cartaceo
sotto le dita.
Tirai fuori un pezzo di carta tutto spiegazzato.
Ciao fanciulla!
Quando troverai questo
biglietto spero di essere lontano, le mie orecchie ne hanno abbastanza
delle
tue urla.
Dovresti imparare a
cantare in death voice, avresti un futuro da star!
Passando a cose serie.
Spero che troverai
questo biglietto prima delle 2.13, perché a
quell’ora , e fido del fatto che
accetterai l’invito, spero di trovarti alla pizzeria dietro
l’angolo.
Dovremmo discutere di
alcune cose, per l’occupazione.
Sai, non vorrei che il
mio giornale smettesse di uscire, e temo che lo stesso valga per te (il
che è
un peccato, perché senza il tuo giornale non avremo
più motivo di concorrere
sempre, cosa che ogni tanto può risultare noiosa)
Confido nel fatto che
sarai sola.
Non ho nulla contro i
tuoi amici, ma non riusciremo a sostenere una conversazione
intelligente, con
loro.
Ho il sospetto di non
essere per così dire… simpatico al tuo gruppo.
Anche io sarò da solo,
non temere.
Concedimi l’onore di
pagarti la pizza, se accetterai (e sono sicuro che lo farai).
A presto fanciulla!
Anzi, visto che ti da
fastidio essere chiamata così…
A presto donzella!
J
Beyond Birthday
P.S. con quella
maglietta hai un che di provocante… ti sta bene!
Fissai il bigliettino a occhi spalancati.
Pizza con quello?
Se non fosse per il mio giornale giuro che lo avrei
linciato, nonché trucidato!
Mi rimisi il bigliettino in tasca.
Dopotutto aveva ragione.
Rassegnata scesi ad avvertire i miei compagni della cosa.
“Ciao
gente. Ho una
brutta notizia da darvi. Non posso mangiare con voi. ”
“E perchèèèè????
Appuntamentino???? ”
Tipico di Jen, il pensare male…
Alzai gli occhi al celo.
“No Jen, vado a mangiare una pizza con
Beyond…”
“UHUUUUU!!!! L’avevo detto che avevi un appuntamento con un
ragazzo!”
“EHI! Punto primo non è un appuntamento, punto
secondo
quello non è un ragazzo è… un
essere!”
“Mmmmm… non sono convinta….”
“Se fai ancora quel sorrisino malizioso te lo faccio
ingoiare!”
“Siamo suscettibili, veh?”
“EHI!!!”
Rialzai gli occhi al celo.
“Allora, questa radio?”
“Aspettavamo solo te!”
“Aspe… mi dici che ore sono?”
“L’una e mezzo! A che ora devi andare dal tuo
Beyond?”
“Non è affatto il “mio” Beyond! Comunque devo essere li
alle 2.13”
“Precisino!”
“Hai perfettamente ragione! Jen, prendi esempio da
Ani!”
“Hahaha!”
Ripensandoci però, è strano che uno metta 2.13.
Io avrei
messo le e 15… mah…
“Ciao Matt!”
“Ehilà! Vedo che alla fine i rasta te li sei
fatti!”
“Ne dubitavi?”
“Non sia mai!”
“Perdona l’indelicatezza ma… quella di
prima chi era?”
“La mia ragazza…”
“Quale delle tante?”
“Ehi, per chi mi hai preso!?”
“…”
“Non sto più con tante ragazze
insieme…”
“E perché? era così divertente vederti
affannare con i
nomi!”
“Ha.. ha.. ha.. non faceva ridere! E comunque da quando
tutte e dieci mi hanno beccato una dopo l’altra…
ho deciso che il mio
bellissimo viso non può essere deturpato da quelle belve, e
mi sono imposto di
stare a quota uno! ”
“Sei sempre il solito narcisista!”
“è un complimento?”
“Sei un caso perso…”
“Bah! Questi intellettualoidi del
classico…”
“E sono le due e dieci alla radio-Carducci!
”
“Oh, cazzo”
“Abbiamo detto che non imprechiamo senza valido
motivo!”
“La pizza... Beyond! O cazzo!”
“In questo caso la qui presente è giustificata, e
vi dirò
anche perché: è in ritardo al suo primo
appuntamento!”
Ora la sistemo io.
Mi accostai a jen e urlai in death voice:
“NON
è UN
APPUNTAMEEEENTOOOOOOO!!!!”
“AHHHHHH!!!!!”
“Un po’ di rispetto: le mie orecchie vorrebbero
vivere un
po’ più che 5 minuti scarsi!!!”
Andai così veloce che mi sentii urlare dietro che avrei
fatto prima a buttarmi direttamente giù dalla finestra.
Effettivamente..
Arrivai davanti alla pizzeria con il fiatone.
Mi sistemai guardandomi nella
vetrina e guardai l’orologio.
2.13
Entrai.
Lui era già li.
Seduto a un tavolino davanti alla vetrina.
Mi guardava sorridendo.
Mi avvicinai.
“Ciao…”
“Hai trovato il biglietto!avevo notato, in effetti, quante
volte ti metti le mani in tasca, e c’erano circa il 95% di
probabilità che tu
lo trovassi… ”
“Già….”
Mi sedetti, un po’ imbarazzata.
“Beh, di cosa… di cosa volevi parlarmi?”
“Bene, vedo che hai messo da parte la
rivalità!”
“Già…”
“Ti piacciono i monosillabi, veh?”
“mmmh”
“Ehi! Questo era anche meno di un monosillabo. Tutto
ok?”
“Certo. Vado a prendermi un trancio, arrivo subito.”
“Ok, io ho già preso il mio. ”
Mi avviai verso il bancone.
Perché ero così bloccata con quel macrocefalo?
“Un trancio di pizza margherita, perfavore.”
Ritornai, decisa a essere decisa (che cos’ho detto?!)
“Eccomi. Dimmi pure.”
“Allora… si tratta della band della
scuola… hai presente?”
“I Palabon? Fosse per me non suonerebbero: fanno
schifo…”
“Bisognerebbe sostituirli, ma nessuno che io conosca, qua
dentro, ha una band decente.”
“A quello ci penso io. Piuttosto: il preside che
dirà,
quando li sostituiremo?”
“Se la band a cui alludi è molto brava,
basterà fargli
sentire qualche pezzo, no?”
“Beh… non so se è il suo
genere…”
“Non ti preoccupare, una volta sono entrato in presidenza e
il preside cantava a squarciagola una canzone dei Bullet for my
Valentine.”
“Grottesco… ma se è così non
ci dovrebbero essere problemi.”
“Ma ora mi hai incuriosito: chi è che fa parte
della scuola,
ha una band, e non è da me conosciuto?”
“Io.”
“…”
“Cosa stai insinuando con quello sguardo?”
“Assolutamente niente.. solo…
c’è un problema… ”
“E cioè?”
“Beh… a dire la verità, anche io ho una
band, e volevamo
suonare noi.”
“Oh cazzo, ancora?”
“Già”
Sconsolati.
Ecco cos’eravamo.
Possibile che ci trovassimo sempre
in competizione?
Lampadina!
“Ho un’idea!”
“Mmmh?”
“Se ci unissimo. Non mi fraintendere: solo per suonare a
scuola.”
Alzò gli occhi con uno sguardo nuovo.
“Sai che non sei poi così tanto ostinata
mentalmente da non
aprirti a niente? Ci avevo pensato, ma ripeto che le mie orecchie sono
già abbastanza
provate, e non sapevo bene come avresti reagito…”
“Se non è un complimento saggerai presto la mia
bravura come
cantante in death voice. Si, ci avevi azzeccato nel
bigliettino!”
“No, no, non ti preoccupare!!!”
“Quando ci vediamo per provare?”
“Fra mezz’ora nell’auditorium?”
“Ok, ma in tal caso devo muovermi a radunare tutti.
È una
fortuna che oggi anche noi avessimo le prove e abbiano tutto gli
strumenti. A proposito:
noi abbiamo l’auditorium l’ora dopo, percui
possiamo stare di più!”
Finii in un morso la mia pizza.
“D’accordo.”
Uscimmo insieme, ma lui mi disse che doveva passare a
prendere una roba a casa.
“Fortuna che sei vicino”
“Già.”
“Ciao allora. A dopo.”
Mi incamminai.
Ma non feci due passi che la sua mano mi fermò per la
spalla.
Non feci in tempo a voltarmi che lui mi sussurò:
“Il post scrittum prendilo sul serio… stai davvero
molto
bene con quella scollatura…”
Mi girai così in fretta che i rasta fecero la ruota.
Ma lui era sparito.
Che pervertito!
Bah!
Tornai a scuola.
Entrai nell’auditorium.
Estrassi le chiavi del mio armadietto per gli strumenti.
Hellion era li, in tutto il suo splendore.
Nera, rilucente, una rosa spinosa aerografata.
Il manico è autografato dai Bullet for my Valentine.
Sono andata a un loro concerto, e ho colto l’occasione.
La fascia è nera e rossa.
Una chitarra fantastica.
Richiudo l’armadietto e comincio a correre a chiamare tutti
i membri.
Mattia come basso.
Jennifer canta.
Alla batteria c’è Federica.
Alla seconda chitarra Vì.
Vì in realtà è un anno più
grande di noi, ma visto che è mia
sorella ha accettato di unirsi alla band.
Ah, Vì sta per Vibèke.
Una volta avvertiti tutti ritorno all’auditorium.
Riapro l’armadietto e prendo Hellion.
Una freccia nera.
Nera come l’inchiostro fresco si direbbe.
Ma è ancora più nera.
La attacco subito all’amplificatore.
Comincio a suonacchiare un po’.
Chiudo gli occhi.
È così bello lasciarsi trasportare dalla musica.
Si, è vero che le chitarre possono cantare.
Allora, cosa mi dite di questo chappy??????
non ho la più pallida idea di che nomi dare hai
due gruppi!
help me!
accetto consigli (altrohè se li accetto!)
kiss
Mina
|
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Capitolo 5 *** Gli occhi della pazzia... e non solo di quella... ***
Ma ciao!
Spero che il nuovo chappy sia di vostro gradimento, a breve
aggiornerò anche Bakup!
:)
buona lettura (a meno che non fuggiate prima)!
“Alma, torna fra noi!”
Esclamò distrattamente Federica entrando seguita dal gruppo.
“Ciao ragazzi!”
“Ehilà! Che è sta storia delle prove
col macrocefalo?”
“Per mandare via i Para-coso dobbiamo unirci e spedirli a
quel paese insieme, o il giornale non potrà più
uscire.,,”
“Che pizza!”
“Qualcuno ha parlato di pizza? Ho una fame!”
“Che, non hai mangiato?”
“Io ho sempre fame dovresti saperlo!”
“Effettivamente…”
“Dai
ragazzi, abbiamo
mezz’ora per conto nostro. Un po’ di
sprint!”
Tutti tirarono fuori i propri strumenti.
Il basso di Vì, nero e blu.
La chitarra di Mattia, una Gibson nera.
Il microfono verde di Jen.
La batteria nera a 16 pezzi di Federica.
Dopo cinque minuti scarsi tutti eravamo pronti.
Cominciammo a suonare, per sgranchirci un po’.
Improvvisammo tutti, ed eravamo così in sintonia che non ci
accorgemmo di Beyond che entrava seguito dalla sua band.
Non ci accorgemmo di loro fino a quando non ci si unirono
con i loro strumenti.
Stavo per fermarmi, ma poi vidi il suo sguardo.
È così?
Vuoi mettermi alla prova?
ok!
Accetto!
Dai ragazzi!
mi lanciai con forza sulle corde, impegnandomi al massimo.
In due minuti eravamo tutti a saltare su e giù con
espressione convinta suonando come invasati.
E cavoli se non eravamo in sincronia.
Eravamo perfetti.
Tutto si incastrava perfettamente.
Jennifer, con la sua voce limpida dava alla
“canzone” un che
di innaturale, seguita dalla cantante dell’altro gruppo,
anche lei con una voce
da soprano primo.
Solo dopo un bel po’, arrivò la nota finale.
Ci guardammo leggermente straniti.
Mi scossi un po’.
“Bene ragazzi, grandi! Di questo passo stracceremmo quella
banda di bambù ballerini della tundra del Nord in un
nanosecondo! ”
In quel momento entrò Cleo, con una borsa deforme.
“Ehilà gente! Vi ho portato una merenda!
”
Tutti gli occhi si posarono sulla borsa.
“Emmm… ragazzi? Così siete inquietanti!
Smettetela di
fissarmi e datevi una mossa! Il primo che prende la borsa si becca la
fetta di
torta alle mele della madre di Mello più grossa!”
“La mia torta! Come l’hai trovata?”
“Genio del male! Hai lasciato l’armadietto
aperto!”
“Quindi hai preso anche… LE MIE TAVOLETTE DI
CIOCOLATOOOOOOOO!!!”
Si scatenò l’inferno.
Tutti si buttarono sulla borsa, poggiata su una sedia,
mentre Cleo ci osservava a braccia conserte, bofonchiando insieme a L
(entrato
pochi secondi dopo di lei) a proposito di una qualche scommessa.
Infine, Mello, spinto dalla forza di disperazione verso le
sue “cucciole”, riuscì a impossessarsi
della borsa e la tenne alta sopra la
testa.
“Non è giusto! Tu sei il più
alto!”
“Ti avevo o no avvertito che le tue statistiche non contano
la forza di disperazione? Sgancia!”
“Ma… ma… non è giusto!
C’era ben il 75% di possibilità che
ci riuscisse B!”
“B? perché l’hai chiamato
così?”
Nello stesso momento in cui L pronunciò la lettera, Beyond
si fermò a metà di una risata,
s’incupì, e fissò L con
un’aria poco amichevole.
“Ecco…. Boh! Mi è… mi
è uscita così!”
“Abbè! Ora però sgancia!”
Intanto, tutti saltellavano cercando di prendere la borsa.
Nessuno si era accorto della strana reazione di Beyond.
Tranne io.
Non feci in tempo a distogliere lo sguardo e a fare finta di
niente (per poi estorcere informazioni a L) quando lui si
girò e mi vide.
Seppi che aveva capito che avevo notato l’episodio.
Mi guardò quasi sorpreso, spalancando gli occhi.
Ma poi tutto tornò normale.
Ricominciammo a provare.
Mischiando alcune delle nostre canzoni ottenemmo un
risultato mozzafiato.
Per darvi un’idea: il prof. Di chitarra che passava di li
(il prof. Ballabio) rimase a guardarci fino alla fine delle prove in
piedi con
la chitarra in mano.
Alle quattro e mezzo finimmo.
Staccammo tutti i fili in silenzio.
Tutti avevano dato il meglio di se, tirando fuori tutto.
La band di Beyond era composta da:
una cantante vestita alla gotic lolita, chiamata Misa;
una bassista da tutti detta Arianna;
un batterista appellato col nome Nate (piccolo ma molto energetico!)
Beyond, che suonava la chitarra elettrica (anche lui!!!)
Dopo che tutti ebbero messo a posto i loro strumenti, ci
guardammo un attimo e ci complimentammo con noi stessi.
Avevamo prodotto molto, in relativamente poco tempo.
Uscirono tutti, ma io mi attardai a sistemare bene la
chitarra nell’armadietto.
Appena ebbi chiuso, credendo di essere sola, mi fermai un
momento a pensare.
Lo ammetto, ero molto incuriosita da quanto successo fra
Beyond e L…
A un tratto mi sentii afferrare per le spalle con forza.
“EHI!”
Una mano mi tappò la bocca.
Chi cavolo era a fare lo stupido?
Mi divincolai, ma quello tenne più salda la presa.
Mi trascinò su un angolo del palco, e tirò la
tenda.
Ok, stavo cominciando a preoccuparmi.
Se avesse provato mettermi
le mani addosso e lo avrei spedito
all’ospedale.
Sto bastardo!
poi una voce mi sussurrò all’orecchio:
“Se mi prometti che stai zitta ti libero, ok?”
Annuisco rabbiosamente.
Sento la mano ritirarsi, e le due mani posarmisi sopra la
spalla.
Poi, mister “?” mi girò cautamente.
“Beyond! Cosa vuoi?” gli sussurrai scocciata e
oramai per
niente spaventata.
Lui si guardò in giro, assicurandosi che non ci fosse
nessuno.
Poi mi guardò negli occhi, cupamente.
“Non devi dire niente di ciò che è
successo. So che sei
intelligente, e se ti mettessi a indagare potresti pure scoprire
qualcosa che
non devi assolutamente sapere. Questo è sia un ordine che
una preghiera. Fallo
per te stessa. Restane fuori. Non fare finta di non capire. Ti ho
visto. Quando
L mi ha chiamato B. Dimenticalo. Rimuovilo. È meglio sia per
te che per tutti.
”
Mi guardava con un misto di serietà, rabbia e ansia.
“Tu dammi un indizio e io starò zitta.”
“NO CAVOLO! NON CAPISCI? Tu non devi sapere NIENTE!”
Era scattato.
Aveva anche alzato la voce.
E avevo notato una cosa. Nei suoi occhi, profondamente neri,
c’era stato un guizzo. Un lampo rosso.
Lo guardavo un po’ stupita.
Non credevo fosse una cosa così importante.
Pensavo che magari, erano amici e lui non voleva che si
sapesse.
Ma da come aveva reagito deducevo che era qualcosa di più
importante.
“Cosa c’è di così importante?
”
“Ascolta: ti dico questo perché non voglio che
tu… finisca
male. Se scoprirai qualcosa loro lo sapranno. E tu sarai nei guai. Non
essere
curiosa, per favore. Non chiederti niente. Niente. Cancella
quell’episodio come
questa conversazione. ”
“Loro chi?”
“BASTA! TI HO APPENA DETTO CHE NON DEVI SAPERE NIENTE! TE LA
METTO IN QUESTO MODO: FATTI I CAZZI TUOI! HO SARANNO GUAI PER TE E IO
NON POTRò
FARE NIENTE!”
I suoi occhi ora avevano qualche spicchio di rosso.
“Beyond… i tuoi occhi… ”
“Cazzo!” esclamò coprendosi gli occhi
con la manica.
“Beyond che ti succede? ”
“Nulla nulla! Ma tu mi devi promettere che non
indagherai!”
“Non prometterò niente che non posso
mantenere”
“PORCA PU.. NON CAPISCI? PROMETTI ORA!!!”
“No. ”
Lui ebbe un fremito.
Abbassò il braccio lentamente.
I suoi occhi erano rossi.
Di un rosso cupo.
In un attimo capì che non era più lui.
“B-Beyond?”
Mi fissava come se non mi avesse mai visto.
Poi sorrise.
No, ghignò.
Beh, non so che fece, ma era molto molto inquietante.
Pauroso.
Sembrava impazzito.
Fece scrocchiare i collo.
“Beyond, che fai, svegliati!”
Dissi scuotendolo un po’.
Sembrò essere bloccato dalla mia voce.
Scosse violentemente la testa.
Strizzò gli occhi.
Quando li riaprì erano di nuovi
neri come il catrame.
Mi guardò.
“Non dire niente di niente. ”
Riuscì a sussurare, prima di scomparire velocemente dietro
la tenda.
Cos’era successo?
Ohilà!
in questo chappy succedono un po' di cosine!
ho una bella ideuccia per il prossimo!
adieu!
Mina
|
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Capitolo 6 *** Non si possono mettere parolacce nel titolo del capitolo, eh? ***
AVVERTENZA: interessanti sviluppi!!!
non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!!!
“Ehilà ragazzi!”
“Dov’eri finita, ciccina?”
“Non chiamarmi ciccina! Scemo!”
“Vabbè, non ce lo vuoi dire, non
importa! Andiamo a
fare qualcosa di entusiasmante?”
“Tipo?”
“Boh… potremmo inventare una nuova
tortura per Giorgia!”
“Mi sembra un’ottima idea!!! Qua i
fogli, Alma!”
“Eccoli!” esclamai scuotendo la testa.
Per capirci qualcosa dovete sapere che io e i miei compagni
facciamo parte di una classe composta da due gruppi: noi e le
cosiddette
B&B.
Per capire chi intendo: anoressiche viziate, ricche,
monotone, vestite solo di roba firmata, perennemente scandalizzate per
qualsiasi motivo, bullette,
presunte
reginette, ipotetiche vittime delle nostre torture.
La peggiore, come potrete intuire, è Giorgia.
“Allora… i posizioniamo qui, qui e qui
dei mastini affamati
e poi le attiriamo li in mezzo con
dei
cellulari ultimo grido rosa, e poi li sguinzagliamo!!!”
“Ma magari poi si avvelenano!”
“Chi, le B&B?”
“Ma che dici? I cani intendevo!”
“Effettivamente… e se fossero
maiali?”
“Buona idea! Ma dove li troviamo, scusa?”
“Il commercio nero di maiali è famoso
in tutto il mondo, non
lo sapevi?”
“…Se lo dici tu…”
“Comunque, dicevamo: dopo aver sguinzagliato gli
ipotetici
maiali… possiamo far loro cadere sopra delle bistecche, per
attirarli! E poi,
quando i maiali sono arrivati, buttiamo una rete, così non
possono scappare! E poi…
e poi… poi… mmmh… ”
“Ci sono! Appena prima che muoiano le salviamo, e
le
leghiamo su un tavolo! Poi facciamo loro gocciolare lentameeeente delle
piiiiiicoole goccioline di acido citrico, fino a che non si sciolgono
le gambe!
E poi possiamo… boh… possiamo aspettare che
muoiano di fame oppure… oppure
linciarle con una frusta incendiata!”
“Esattamente, aspetta che me lo scrivo!”
Alzo gli occhi al celo.
“Vado a far due passi, ragazzi! Ho bisogno di aria
fresca!”
“Ma siamo in cortile!”
“Allora… ho voglia di camminare,
ok?”
“Vabbò, sei strana
oggi…”
“Tranquillo, tutto a posto, sono solo un
po’… stanca direi! Ci
vediamo dopo, ok?”
“Key, ciao!”
Mi incamminai in quella che, grazie ai milioni di gruppi di
gente sparsi in giro era più una corsa a ostacoli che altro.
Pensavo a quello che mi era appena successo, quando andai a
sbattere contro qualcuno.
Ora, seguendo le leggi delle storie romantiche quel
“qualcuno”
dovrebbe essere Beyond, ma visto che oggi mi sento alternativamente io
(ovvero:
visto che sono strana) quel qualcuno sarà tuttaltro!
Mi alzai imprecando a bassa voce e alzai lo sguardo, con
fare non proprio amichevole.
Questo perché, cadendo, mi si era sporcata la
maglietta, per
inciso, la mia maglietta preferita.
E quale sguardo incrociai?
Quello di Giorgia, che mi guardava dall’alto al
basso con sufficienza.
“Beh? Chiedimi almeno scusa!”
esclamò con la sua voce stridula
da oca mortifera, scandalizzata.
Alzai eloquentemente il sopracciglio sinistro.
“Scusa?”
“Hai capito benissimo: pretendo scuse!”
La guardai malissimo.
“D’accordo!”
Lei mi guardò quasi sorpresa.
Mi scrollai un po’ la polvere di dosso e mi
allontanai.
Lei mi raggiunse.
“Non mi hai chiesto scusa!”
Io mi girai e rialzai il sopracciglio con lentezza.
“Davvero ci speravi?”
Lei aprì la bocca come se fosse davanti alla
peggiore delle
creature.
Mi girai di nuovo e ricominciai a camminare.
Ritornai ai miei pensieri.
“Alma!!!”
“Possibile che non si possa pensare in pace in
questa cazzo
di scuola?!?!”
“Non quando sei richiesta alla radio!”
“Che palle, ragazzi!”
“Non hai ancora detto nulla!”
“Va bene arrivo!”
Salii le scale seguita dal mio gruppo, ancora vociferante a
proposito di ghigliottine e simili.
Entrai con esultanza, decisa a essere propositiva.
“Ehilà gentaglia! Come va
qui!”
“Zitta! Stiamo parlando alla radio!”
“Scusa!”
Mi sedetti di fianco a Matt, che mi mise un braccio intorno
alle spalle.
“Matt non si fuma a scuola! Vai in
cortile!” gli sussurrai.
“E chissenefrega!” esclamò
lui felice.
“Come mai cosi su di giri?”
“Finalmente l’ho mollata!”
“La ragazza di prima?”
“Già, proprio lei! Ora non mi resta che
cercarne un’altra. Il
problema è che ormai alla mia scuola le conosco
tutte!”
“Sei uno sciupa donne!”
“Oh, si! Comunque ti volevo chiedere il permesso
di
guardarmi intorno, in questo liceo… se capisci
ciò che intendo…”
Sguardi maliziosi mi raggiunsero.
“Matt! Sei veramente un pervertito! Comunque va
bene, visto
che tanto lo faresti lo stesso!”
“Graziegraziegraziegraziegraziegrazie!”
“Ahia! Così mi stritoli!!”
“Alma stai zitta! Non si capisce un cavolo! Andate
a
scambiarvi effusioni d’affetto da un’altra
parte!”
“Siamo scorbutici, oggi?”
“Solo stanchi! ”
“Ok, ok, sto zitta.”
Non dovetti aspettare che un paio di minuti prima che mi
dicessero di parlare un po’.
Cominciai a descrivere un po’ la situazione della
scuola,
poco convinta.
Non ero molto in vena, diciamo.
Ma poi, come al solito mi infervorai, e cominciai a parlare
di monarchie assolute, ribellioni e compagnia bella.
Proprio al punto culminante del mio discorso,
però, la porta
si aprì.
Alzai lo sguardo giusto in tempo per vederla richiudere
silenziosamente da una figura munita di spalle imponenti, maglia col
teschio e
jeans mezzi stracciati.
Il qualcuno si girò.
Smisi per un momento di parlare.
Occhi azzurri, cresta, aria beffarda e all star distrutte.
Poteva essere una sola persona: Al.
Il mio ex-ragazzo.
Mi alzai, lo presi per la maglietta e uscii trascinandomelo
dietro, sbattendo la porta.
“Che vuoi?”
“Solo parlare Alma. Non ci siamo
chiariti.”
“Ci siamo chiariti eccome! E poi io non ho niente
da dirti!”
Feci per allontanarmi, ma mi trattenne per il braccio.
“Ma io si!”
Mi girai più incazzata di un pinguino al Sahara.
“Non è come sembrava: posso spiegarti
tutto. Ma ti rivoglio.
Ho bisogno di te!”
“Beh, potevi pensarci prima di farti trovare a
letto con
TUTTE le B&B, stronzo patentato!”
“Io non… non è stata colpa
mia! Ero solo…”
“Ubriaco? Fatto? O solo te stesso?!”
“Ti prego Alma, dammi una
possibilità!”
“Ne hai avute fin troppe!”
“Non ti rendi conto! Io non posso vivere senza di
te!”
esclamò stringendomi in un abbraccio possessivo.
“LASCIAMI COGLIONE! Non voglio vederti mai
più in vita mia! Non
aveva cambiato scuola, porco animale da latte?!”
Me lo scrollai malamente di dosso.
“Sono venuto solo per parlare con te! Ti prego
ascoltami!”
“MA VAFFANCULO, VA!!”
“ALMA! Mi devi ascoltare!”
“Non ho nessun dovere nei tuoi confronti, fattone
cronico! Non
riesco neanche a imprecare decentemente: mi fai troppo
schifo!”
“Devo riaverti!”
Mi sbatte contro il muro.
“NON CI PROVARE STRONZO!”
Mi liberai un polso e gli tirai un pugno in piena faccia con
i guantini muniti di borchie sulle nocche.
“AHIA PORCAPUTTANA ALMA! ”
Sapevo che quando si arrabbiava era violento.
Ma contro un corso di 7 anni di Capoeira non avevo
assolutamente
paura di lui.
Gli sferrai un calcio misurato, facendolo cadere.
Purtroppo per me, però, proprio in quel momento
passò il
preside, e fraintese tutto.
“MISORA, CHE STA FACENDO!!! PROFESSORI
ACCORRETE!!! C’è UNA
RISSA!”
Arrivarono in poco tempo.
Io ci vedevo talmente rosso che non riuscivo neanche a
discolparmi.
Mi fecero andare nell’ufficio del preside, dove
avrei dovuto
aspettarlo.
Seduta su una panca, adiacente il muro, pensavo in silenzio.
Dopo lunghissimi minuti di impotenza, la porta si
aprì.
Il preside entrò, seguito da… Beyond!
Era come al solito calmo e distaccato.
“Bene, questo ragazzo mi ha spiegato come stanno
le cose. Puoi
andare. Ma se ti becco un’altra volta a mettere in atto le
tue stupide arti
marziali… puoi dire addio al tuo giornale!”
“Grazie preside, mi perdoni.”
Uscii quasi in trance.
Beyond, davanti a me, mi scortò fino a un
corridoio deserto.
“come?”
“Sono bravo a mentire. Ma ora mi spieghi che
è successo!”
“Spiegalo tu a me!”
“Ma che dici?”
“I tuoi occhi! Li ho visti benissimo, come posso
dimenticarli?”
Trasse un respiro.
“Non so di che parli. Ne voglio saperlo.”
Mi fece insomma intendere che non aveva intenzione di
ripetere la scena.
“Come mai hai steso quel ragazzo?”
“Come mai tu mi hai salvato dalle grinfie del
preside?”
“Dovevamo lavorare di squadra no?”
Io ero un po’ a disagio, dopotutto mi ricordavo
bene il
momento in qui aveva perso il controllo.
Avevo sentito che mi voleva uccidere in quel momento.
ma che ci pensavo a fare?
Avrei indagato, si, ma ora lui non mi avrebbe detto niente,
tanto valeva lasciarsi andare.
Scivolai lungo il muro, sedendomi a terra.
Anche lui si accovacciò.
“è il mio ex”
“Cosa???”
“Cosa c’è, mi immaginavi
innocente e pura?”
“No, non mi sembrava il tuo tipo, tutto
qua!”
“Hai ragione. Ancora mi chiedo perché
mi piacesse.”
“Dai racconta, che è
successo?”
Per un momento scorsi un luccichio che non avevo mai visto
nei suoi occhi.
mi comprendeva, forse.
In qualsiasi caso, avevamo cominciato a fare amicizia.
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Capitolo 7 *** Oh, santi dei! Ma che diamine ci fanno li? ***
Ed ecco il nuovo chappy!!!
che ne dite???
“Ed è tutto.”
“Però, che storia!”
“Non se la meritava di certo! E ha pure il
coraggio di
venire qui a chiedere un’altra chance!”
“In effetti…”
“Già… giuro che se me lo
trovo fra le mani fuori di qui, non
ne esce vivo!”
“Dai, non scherzare”
“E dai, è un modo di dire!”
“Già… ”
“Tutto ok?”
“Certo! Andiamo?”
“Dove?”
“In giro!”
“Ok!”
Ci mettemmo a camminare alla cavolo per la scuola, per i
corridoi, chiacchierando.
Quando passammo davanti al suo gruppo mi guardarono in modo
strano.
Un po’ con odio, e un po’ con
preoccupazione.
“Sarà una mia impressione o il tuo
gruppo mi sta guardando
malissimo?”
“Nyaaaahh”
“Se lo dici tu…”
Salimmo le scale principali, fino al terzo piano.
Ed ecco i miei amici, accalcati davanti alla porta,
probabilmente perché Anita e Federica li hanno sbattuti
fuori perché chiacchieroni.
“Ehi, gente, come va la vita?”
“Eccola!”
“Ma do picciolo ti eri cacciata?”
“Oh, è vero, non sapete che
è successo!”
“Allora, Al come sta?”
Fulminai Matt con lo sguardo.
“Non mi interessa saperlo. Comunque, se volete
camminare,
noi stiamo facendo questo, in caso contrario, forà de bal!
”
“Tranquilla! Veniamo!”
Beyond non ne sembrò troppo felice, data
l’alzata di occhi
al celo.
“Che c’è, non ci
vuoi?”
Chiese come al solito aggressivo Mello.
“Mello stai calmo, magari i due piccioncini si
scambiavano effusioni!”
Esclamò malefica Jen.
“JEN! ATTENTA A TE!”
Mi sorrise maliziosa e mi prese a braccetto.
“Raccontami tutto!” mi
sussurrò.
“LASCIAMI, SURROGATO DI TAPIRO OCCIDENTALE A
STRISCE!!!
MALEFICA MALIZIOSA MALIGNA MALARIOSA!!!”
“Hahaha!”
“E tu zitto!” esclamai alla volta di
Beyond che si era unito
alle risate generali.
“Ndiamo?”
“Key!”
“Maaaaaaa… dove???”
“Sul tetto!”
“Oh yeah!”
“L’ultimo che arriva è un
topo fritto con aggiunta di
aringhe ammuffite smangiucchiate dai vermi!”
Cominciammo a correre come invasati, urtandoci e ridendo.
Arrivammo praticamente rotolandoci.
“Hahaha!”
“Direi parità!”
“Va bene! Ha! Sono morta!”
Ci ammassammo sulla panchina, per riprendere fiato, ridendo ancora, senza
riuscire a fermarci.
“Ragazzi che corsa!”
“Ma chi è quello?”
“Mattia?!”
Una figura sul tetto sta armeggiando con un ventilatore e un
sacco.
“Bah!”
“Ohi gente, stanotte dormiamo quasi tutti insieme!
Che forza!”
“Io non posso stare…”
Beyond che non rimaneva a una manifestazione?
La facciaccia sua, che diamine aveva?
“Perché??? unendo i due gruppi avremmo
potuto occupare un
intera aula tuuuutta per noi!”
“Beh
sai… non mi
lasciano stare…”
“Mi spiace! A che ora devi andare?”
“Alle 9.00.”
“Ehi, ma che…???”
La figura aveva appena azionato il mega-ventilatore, e vi
aveva svuotato davanti il sacco, pieno a quanto pareva di foglietti che
filavano
nel cortile tipo pioggia.
“Io non me la perdo!” esclamai, e corsi
di sotto.
Mi seguirono tutti, precipitandosi per le scale.
“YEAOOOOOHHHUUURURUAUAUAUADOUHSDFOUFHDOUDF!!!!”
Fu più o meno questo ciò che si
sentì, quando una massa
informe di ragazzi entrava nel cortile a tutta birra, catapultandosi sotto una pioggia anomala
di volantini sull’occupazione.
Un paio di ore più tardi, Beyond ci
salutò: doveva andare.
Strano, pensai, che un ragazzo come lui, sempre attivo e
partecipe, fosse costretto a stare a casa la notte
dell’occupazione.
“Io vado un momento.. a fare due passi!”
annunciai,
rientrando a scuola dal cortile.
“Ti aspettiamo qui!”
Feci appena in tempo a vedere il ragazzo scomparire dalla
porta principale.
Atteso un minuto scarso, mi feci aprire, e uscii.
Stava giusto girando l’angolo.
Mantenendomi a distanza di sicurezza lo seguii,
nascondendomi dappertutto.
Mi condusse, senza saperlo, in un vicolo buio e mal
frequentato.
Lo attraversò senza guardarsi indietro una volta.
Girò per quel quartiere per un po’, per
poi fermarsi, seduto
su una panchina, in attesa di qualcosa.
E quel qualcosa arrivò.
Una ragazza… mi sembrava di averla già
vista… e infatti!
Era Arianna, la bassista!
Era in piedi davanti a lui, visibilmente impaziente.
Il ragazzo si alzò, con calma.
I due parlottarono un po’, non so riguardo cosa.
Colsi poche inutili parole.
Stavano litigando.
Sembrava che lei volesse fare qualcosa e che lui non fosse
d’accordo.
Poi, a un tratto, lui perse la calma esplodendo in un
“NO!”
particolarmente violento.
Lei lo guardò dal basso, chiedendo scusa con lo
sguardo.
E in tre secondi si abbracciavano.
Ok, fin qui tutto a posto.
Ma la cosa che mi fece alzare di un miglio e più
il
sopracciglio e spalancare la bocca, fu il fatto che appena si sciolse
l’abbraccio,
i due si guardarono un momento negli occhi e… e…
si… beh… si baciarono…
Ma non finì li.
Dopo il lungo bacio, i due si risedettero, e continuarono a
sbaciucchiarsi fino a che non arrivò un gruppo di persone.
Mi avvicinai, per capire chi fossero.
O santi…!
Near, Mello, Matt, il resto del gruppo di Beyond e… L!!!
Cosa ci faceva li L?
Anche lui non poteva restare alla scuola così
come Mello e
Matt, o almeno così mi avevano detto…
Ma che ci faceva li?
“Se ci faceste la cortesia di sbaciucchiarvi in
privato!”
esclamò irritato Mello.
“Noioso! ” rispose Arianna.
“Dai andiamo, Beyond, non vorrai di
nuovo..”
“Zitto coglione! Le mie punizioni non sono affari
tuoi!”
“Come vuoi! Io però vado, non vorrei
doverle passare!”
Finì che tutti si alzarono dalla panchina e si
avviarono
verso una meta ignota.
Sempre più incuriosita, continuai a seguirli
nascosta.
Camminarono fino ad arrivare a un enorme palazzo, con un
cancello imponente, il cui interno era invisibile, a causa di una siepe
rigogliosa.
I ragazzi non dovettero fare nulla: il cancello si
aprì da
solo, e li fece entrare.
Ero letteralmente sconcertata da ciò che avevo
appena visto.
E
non riuscivo a capirci un fuffolo!
|
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Capitolo 8 *** Picchiarsi fa bene all'amicizia! ***
Si,
lo so che non aggiorno da un sacco di tempo, ma con tutte le altre ff e
con la mia vita che ogni giorno è più
incasinata...
chiedo
grazia divina!
grazie
mille a chi finora mi ha recensito, a chi lo fa, e a chi lo
farà... amen!
:)
Mina
Raggi di sole penetravano dalla finestra dell’aula
dove un
gruppo di ragazzi dormiva.
Chi sdraiato sui banchi, chi per terra, Anita si era
addirittura addormentata sulla sedia della cattedra.
Ad un tratto qualcuno spalancò la porta con una
grazia tale
da colpire in pieno Jen, che si svegliò di scatto, urlando.
“MA CHI MUFLONE è??? SE LO PRENDO GLI
STACCO LE SCAPOLE A
MORSI PORCO DUE!!!”
Ma poi, vinta dal sonno, la ragazza si lasciò
ricadere nel
sacco a pelo, avvoltolandosi e bofonchiando qualcosa a proposito di una
maledizione maya.
La figura non se ne curò molto, e, giunto in
mezzo all’aula
si guardò un po’ intorno.
Poi si decise a fare la cosa per la quale era venuto fin li.
“SVEEEEEEEEEEEEEEEGLIAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!! DAI
SU, IL
SOLE è SORTO, LA LUCE INONDA IL MONDO, MA
SOPRATTUTTO… è ORA DI
ALZARSIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!”
L’urlata scatenò una reazione
inaspettata.
Tutti i ragazzi dormienti presenti nella stanza balzarono
su, urlando.
“AAAAAAAAGHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Mattia si guardò di nuovo intorno.
I ragazzi lo fissavano con odio.
“Su ragazzi, sveglia! Alma si è
già alzata, e anche Cleo!”
Di mala voglia, la gente cominciò a stiracchiarsi.
“Mattia, ma lo sai che cos’è
il tatto?”
“Certo perché?”
“Chiedevo… ”
Le ragazze andarono a cambiarsi nei bagni, mentre i ragazzi
si diressero verso gli spogliatoi maschili della palestra 1.
Mattia uscì soddisfatto, dirigendosi verso altre
classi, a
svegliare altre povere ignare vittime.
Dopo una quindicina di minuti i ragazzi si trovarono li, e
dopo aver messo via i sacchi a pelo, cominciarono a cercare me e Cleo.
Ci trovarono che ridevamo a crepapelle sul tetto, in preda
ala risolite acuta.
“Ragazze, vi sentite bene?”
“Si hahahah si hahahahahahaahaha!!!”
“ooooookkkkkkkkeyyyyy…”
Dopo che ci fummo ricomposte,
il gruppo ritornò nella classe,
per mangiare un po’ (traduzione: per strafogarsi ) di
merendine della
macchinetta scassinata.
“Ragazzi, ma qualcuno sa quando arriva L e tutti
quelli che
non ci sono, che dovremmo provare ancora col gruppo?”
“Bho… mi pare verso le 10.00”
“Grazie Jen… che facciamo in
mezz’ora?”
“Mmmh…
andiamo alla
radio: quelli che ci sono stati di notte avranno sonno
ormai…”
“Già, ora che ci penso…
meglio muoverci.”
Ci avviammo, tutti propositivi.
Appena entrati vedemmo un gruppo di ragazzi mezzi
addormentati che biascicava frasi senza un gran senso logico.
“Ok ragazzi, andate pure.”
“Gihfur! ”
“…”
“Ok gente, non so cosa abbiate potuto sentire, ma
ora
mettiamo un po’ di musica, per darvi il buon giorno e
togliervi dalla testa le
strane e apparentemente insensate parole che probabilmente avete appena
sentito!”
I ragazzi addormentati se ne andarono, e noi prendemmo il
comando.
Non passarono però che 5 minuti che Anita
buttò fuori anche
noi, urlando qualcosa che suonava molto tipo: “CASINISTI!!!
QUESTA è UNA RADIO,
NON UN MANICOMIO!! FUORI!!! Scusate signori, per questa piccola
interruzione…”
Dopo esserci allontanati a distanza di sicurezza, guardammo
l’ora: 9.50
“Se Jen si è ricordata bene riguardo
quando arriva L,
possiamo andare ad aspettarlo in atrio”
“Ok…”
Detto ciò, scendemmo le scale fino a sbucare in
mezzo all’atrio,
e ci sedemmo dentro la segreteria.
Dopo aver scovato la cassa degli oggetti smarriti, e averci
frugato dentro, vedemmo l’inconfondibile chioma di L sbucare
dalla porta.
Uscimmo dal casotto e lo andammo a salutare.
“Ehilà L, come va la vita?”
“Eh? Ah, ciao! Come va?”
“Come al solito mezzo addormentato, veh?”
“Cosa? Chi è addormentato?
Bha… siete proprio strani… non è
che avreste un po’ di torta?”
“Tieni, un poket-coffie, magari ti svegli un
po’”
“DOLCETTO!” esclamò L
afferrandolo e mangiandoselo con foga.
In quel momento, Mello e Matt entrarono insieme,
salutandoci.
“Ciao gente, come va la vita?”
“Bene, voi?”
“Tutto a posto. Cosa facciamo?”
“Aspettiamo il gruppo di Beyond per le prove,
ricordi?”
“A, già, si, forse allora è
meglio cominciare ad andare.”
“Ok…”
Una volta
arrivati, e
una volta che tutti ebbero tirato fuori gli strumenti, cominciammo a
suonare
chiacchierando, fino a quando l’altro gruppo non
entrò, 10 minuti più tardi.
Le prove furono praticamente una replica delle prime, ma
Cleo non sbucò fuori dal nulla con del cibo, scommettendo
con L.
Difatti erano tutti e due li a assistere, fortunatamente per
Mello.
Una volta terminate le prove, mi fermai un momento di
più,
per pulire la chitarra.
Quando fu più lucida di uno specchio lavato da
mia madre (e
questo è tutto dire), la riposi con cura nella sua custodia.
Soltanto quando mi girai, notai che Beyond era ancora li,
appoggiato al muro, che mi guardava fumando una sigaretta.
“Non si può fumare a scuola”
lo informai.
La spense
“Beh, che c’è?”
“Mi chiedevo…
per
caso sei arrabbiata con me?”
Io lo guardai male.
Ok, ero stata un po’ distaccata quel giorno, ma
dovevo
ancora assimilare ciò che avevo osservato la sera prima.
Lui mi si avvicinò.
“Non mi hai neanche
salutato…”
Più che una frase era una constatazione.
“Beh… stavo
suonando…”
“E non mi avresti rivolto parola, se non mi fossi
fermato
ora…”
Continuava ad avvicinarsi.
“Perché?” mi chiese infine, e
la domanda suonò molto come
quelle che i bambini fanno in continuazione ai genitori.
Perché?
Già, perché?
Non lo sapevo neanch’io.
“Non so… cosa avrei dovuto
dirti?”
Lui mi guardava, dall’alto del suo metro e
ottanta, per
niente rassicurante.
Ok, erano solo 5 centimetri quelli che ci separavano, ma lui
li faceva proprio pesare, diciamocelo!
Mi fissava, con quei suoi occhi strani, mutevoli,
penetranti.
“Non è che sai qualcosa… che
non dovresti sapere?”
Io alzai un sopracciglio, mascherando la sorpresa.
“Perché, cosa dovrei sapere?”
“Nulla” rispose lui visibilmente
sollevato.
“Allora vado!”
“No, scusa, aspetta un minuto!” esclamai
trattenendolo per
un braccio.
“Si?”
“Punto numero 1 non hai
messo via la chitarra, e se pensi che lo farò
io sappi che i tuoi denti
potrebbero avere qualche problemino… punto numero 2, ora mi
spieghi cos’è che non dovrei
sapere!”
Lui si limitò a sorridere, e si
avvicinò alla sua chitarra.
“D’accordo.”
Osservai i suoi movimenti mentre riponeva lo strumento, a
braccia conserte, in attesa di una spiegazione.
Lui faceva con calma, e quando ebbe finito, si
voltò di
nuovo verso di me.
Infine si avvicinò alla finestra, per guardare
fuori,
apparentemente dimentico di me.
Io mi avvicinai.
“Beh?”
Lui non si voltò.
“Temevo avessi scoperto… a cosa servono
i miei occhi.”
Poi mi guardò.
“Ma fortunatamente non è
così. ”
“Perché non me lo puoi dire?”
“Per il tuo bene”
“Ma piantala, lo sanno tutti che noi due non ci
vogliamo
bene!”
Lui sembrò quasi ferito dalla mia frase.
Poi però sorrise di nuovo.
“Quindi se faccio così ti do
fastidio?”
Detto questo mi abbracciò.
Io sobbalzai.
Ma che?
“Cosa fai?”
Lui mi lasciò, e tornò a guardare
fuori dalla finestra, come
se niente fosse.
“Non mi sembra che tu abbia tentato di stendermi
come per
quel tuo ex-ragazzo, no?”
“Perché avrei dovuto?”
“Perché secondo tutti non ci
sopportiamo, no?”
“Beh, non significa che sia ve… oh
accidenti a te! Va bene,
lo ammetto, non è vero che non ci sopportiamo, ma ora puoi
rispondere alla mia
prima domanda?”
“No”
“Perché? E non rifilarmi un altro per il tuo bene perché vedi se
non ti stendo!”
“Se ti volessi male te lo direi, ma visto che
abbiamo appena
dimostrato che non è così, non lo
farò”
“Quando fai così non ti
sopporto!”
“mi fa piacere…”
“Che rabbia! Perché sei così
apatico!?”
Lui si voltò a guardarmi con un sopracciglio
alzato.
“Dico sul serio! Cioè, guardati! Io ti
sclero contro e l’unica
cosa ce fai è alzare un sopracciglio!”
“Si chiama autocontrollo e ti sta salvando
dall’essere
stesa.”
“Ma fammi il favore.”
“Stai zitta.”
“Stai zitto tu, cretino! Sei più
apatico di L la mattina, ed
è tutto dire.”
“Non mi provocare”
“Paura!”
Mi voltai per andarmene, e sentii appena in tempo lo
spostamento d’aria di un braccio che mi avrebbe sicuramente
steso, se non fosse
che mi abbassai.
“Attaccare da dietro è
sleale.”
Mi alzai e mi girai verso di lui, guardandolo con un
sorriso.
“Ti ho fatto reagire finalmente, veh?”
Detto ciò cominciammo a picchiarci di santa
ragione.
Mi accorsi che anche lui conosceva bene la Capoeira, almeno
quanto me.
Eravamo pari, e ce ne rendemmo presto conto.
Ci fermammo quindi.
Io sorridevo ancora.
“Pari?”
“No.”
“Non sai perdere, eh?”
Lui mi prese per le spalle e mi sollevò.
“Non ci provare”lo avvertii.
Ma quando vidi che faceva sul serio, feci forza coi piedi
sul suo stomaco, facendogli mollare la presa, e saltando sopra di lui,
per poi
sferrargli un calcio sul petto, poco più sotto del collo.
Avrei potuto beccarlo proprio li, e rompergli il collo, ma
non volevo mica fargli così male.
Però la mia mossa sortì il suo effetto.
Infatti, Beyond, fu costretto a chinarsi in due.
Io tornai in piedi e lo guardai.
Si era raddrizzato, e ora si stava guardando la maglietta
bianca di cotone, sulla quale, all’altezza del petto,
c’era l’impronta dei miei
anfibi.
Sollevò lo sguardo su di me.
Eravamo andati troppo oltre?
In qualsiasi caso, se l’era meritato.
“Sei la prima ragazza che non riesco a
battere.”
Detto questo si avvicinò.
La distanza fra i nostri volti era minima.
Mi tornò in mete il ricordo di lui che
sbaciucchiava
Arianna.
Proprio nel momento in cui mi stava per baciare, mi scostai.
“Beyond, ma tu non sei fidanzato?”
Lui mi guardò indispettito.
“No.”mi rispose semplicemente.
“Ah… beh, comunque
devo andare ora, mi staranno aspettando, mi ha fatto piacere
picchiarti,
potremmo anche farlo ancora, ma io ora devo proprio andare, mi
dispiace, ci
vediamo più tardi magari, a pranzo, forse, comunque il succo
è che io devo
proprio andare, eh, quindi è meglio che mi avvii che poi
devo pure fare una
cosa con Cleo, è davvero meglio che vada, ciao!” snocciolai senza neanche
prendere fiato,
avviandomi verso la porta e scomparendo con l’ultima parola.
Mentre mi lanciavo per i corridoi col timore che mi seguisse
esigendo spiegazioni, mi chiesi come mai mi aveva mentito.
Arianna mi stava anche simpatica, non volevo rovinare la
loro relazione.
E poi, senza contare che mi avrebbe odiato a vita, i miei
compagni mi avrebbero simbolicamente diseredata.
Già, sarebbe stata proprio una cazzata quella di
baciarlo.
E poi a me neanche piace!
credo…
No, ma che credo e credo! A me non piace, punto!
rimane il fatto che mi ha mentito.
Che casino… mi sa che dovrò chiedere
consiglio a Matt…
|
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Capitolo 9 *** Si torna a casa ***
Ok, linciatemi pure...
Lo so che in questo periodo non mi son
più fatta sentire e spero mi perdonerete!
Comunque ecco qui un altro chappy di questa story!
Mina
Uscii in cortile, ancora rossa per ciò che era
appena
successo e per la corsa.
Mi guardai in torno e individuai Matt che fischiava dietro
una ragazza particolarmente… formosa.
“Matt!!!”
“AAAAAAAA!!!!!!”
La ragazza lo guardò male e se ne andò.
“Ma che fai? Non vedi che sto cacciando?”
“Pffffttt…”
“Ehi, guarda che richiede conoscenza del campo e
concentrazione!”
“Ma piantala! Piuttosto: ho bisogno di
te!”
“?”
“Ho… ho appena sentito una mia amica
del mare la quale ha un
problema a livello sentimentale.”
“Ddddddddddddiiimmmi tutto!” mi disse
lui in modo molto
inquietante.
“oooooooookkkkeyyyyyy…
allora… questa mia amica… conosce un
ragazzo… ecco… e… questo… ragazzo…
sembra che… isomma… cioè…
lei l’ha visto che… sbaciucchiazzava una
ragazza…
però… lui… ci ha… provato
con lei… e stavano per baciarsi…
quando… quando…
quando lei se ne è andata… non volendo
causare… diciamo… discordia
ecco…”
“Eeeeeeeeeeeeeeh???? Scusa e che gliene frega a
lei di
causare discordia… donne!”
“Beh… cosa dovrebbe fare lei, secondo
te?”
“Dunque dunquino dunquerrimo… ci sono 3
cose da fare: 1.
Assicurarsi che sia veramente poligamo. 2. Assicurarsi che sia ben
fornito
lassotto (n.d.a : mia faccia disgustata). 3. Farci quello che si vuole.
E per
quello che si vuole lascio che la tua e la sua immaginazione volino
dove loro
pare e piace!”
“Matt!”
“Che c’è amore della mia vita
in senso platonico che se
qualche bella ragazza mi sente poi mi guarda male?”
“Ma… ma la cosa è
seria!”
“Aha…” rispose lui vago,
seguendo con lo sguardo un’altra
vittima.
“Ma-ma-ma! MA!” gli urlai nelle orecchie
facendolo
sobbalzare per poi andarmene lasciandolo li a imprecare.
Beyond poligamo?
Non ce lo vedo molto…
Mmmh…
Bah! Indagherò!
Mi avvicino a Cleo, seduta a chiacchierare con Mattia di
rivoluzioni dell’ottocentesimo secolo.
“Ciao ragazzi!”
“Hola Alma!”
“Come va?” chiedo lasciandomi
pesantemente cadere di fianco
a loro, appoggiati al muro.
“Noi bene, ma tu? In questi giorni sembri un
po’ scampata a
un terremoto, sempre si fretta!”
“Già… beh, è
l’occupazione che ci vuoi fare!”
Mento sapendo di mentire, come suol dire mio padre.
“Che fate?”
“Chiacchieriamo: io per l’esame di terza
media ho portato la
rivoluzione francese, e stavamo discutendo su cosa avremmo fatto noi al
posto
dei francesi e cosa succederebbe se la cosa si ripetesse qui in
Italia!”
“Uhu… discorsi da letterati
allora!”
“Come no!”
“Posso unirmi alle vostre conversazioni?”
“E lo chiedi?”
E, ridendo, ci mettemmo a parlare dei francesi.
“Una ex di mio fratello era francese…
non mi è sembrata così
diversa da noi italiani sai…
“Grazie tante, quella la era nata in Italia! Di
francese aveva
solo un padre fuggitivo e il nome!”
“Ah…
già…”
“Ma alma, secondo te, se i francesi ribelli
fossero tutti
fuggiti e scomparsi, quanta popolazione sarebbe rimasta, no
perché prima ne
parlavamo e avevamo pareri discordanti!”
“Ma… non saprei… ”
Non riesco a distrarmi.
Devo fare qualcosa.
Ok, ora vado li e ci parlo.
Ma poi sembrerà che io abbia dato peso alla cosa,
si
potrebbe fare dei dubbi!
Vocina nella mia testa: “Ma tu dai
peso alla cosa?”
Io: “Ma-ma-ma ma ti pare? Insomma lui è
fidanzato, e chi
sono io per arrivare e distruggergli tutto!”
Vocina nella mia testa: “Quindi ti
piace?”
“Ma che dici? Non mi piace affatto!”
Vocina nella mia testa: “E allora che problema
c’è? Digli
semplicemente che l’hai considerato un gesto avventato e bla
bla bla!”
“Ma-ma-ma… ”
Vocina nella mia testa: “Muoviti! Facendo passare
del tempo
gli farai capire che ci stai pensando tanto e quindi che ti interessa
la cosa!
Alza il sederino e piantala di stracciare i cosiddetti alla tua povera
coscienza!
Sempre io ti devo dire cosa fare?! E datti una sveglia! Su
su!”
“Aaaahhh… ma tu sei la mia coscienza
allora!”
Coscienza: “Ma noooooooo????!!!!”
“Va bene va bene, potevo anche
arrivarci… ma vado? Oppure aspetto
di vedere che fa? ”
“MUOVIIIIIII ILLL CUUUUUUUUUUUU”
“HO CAPITO ho capito, non c’è
bisogno di imprecare!”
Mi alzai, un po’ sconcertata
dall’inquietante conversazione
con una me stessa sconosciuta.
“Beh… io vado!”
“Ma non hai risposto!”
“Che?”
“A tuo parere, è meglio ammazzare tutti
i potenti oppure
rinchiuderli?”
“Sono contro la violenza Cleo… ma si
potrebbero spedire al
polo con abiti hawaiani e vedere quanto resistono!”
“Grazie! Geniale!”
Mi allontano, in cerca di Beyond.
Dopo un giro del cortile, entro, e salgo le scale.
Primo piano.
Niente.
Secondo piano.
Niente.
Terzo piano.
Niente.
Che sia sul tetto?
Bah, andiamo a vedere, male non fa.
Salgo le scalette e sbuco sul tetto.
Dopo essermi goduta per un momento la bellissima vista che
il posto offre, faccio un paio di passi e mi guardo intorno.
La panchina è nascosta da un comignolo, onde mi
avvicino e
lo aggiro.
Si.
È qui.
È seduto sulla panchina, scrutando i palazzi di
là della
scuola.
Poi, come sapendo da un pezzo che io sono li esordisce:
“Ti devo parlare.”
“Anche io.”
Mi siedo (accoccolo in maniera strana) sulla panchina di
fianco a lui.
“Comincia tu”
“Si, comincio io.”
Abbozza un sorriso.
“Beyond, parliamoci chiaro: sono una femmina,
certe cose le
capisco meglio di te, e non sperare di farmi bere che non stai con
nessuna. Non
molti non hanno notato che occhiate lanci ad Arianna e viceversa, e
ammettiamolo: non è che lo nascondiate molto bene che state
insieme. Per ciò,
anche se non so perché vi nascondiate e non
cercherò di scoprirlo, volevo dirti
che no voglio rovinare la vostra relazione per una storia che non
funzionerebbe.
Se deciderai di finirla, sono affari tuoi, ma a me Arianna sta pure
simpatica. Facciamo
così: quel momento di prima lo cancelliamo dalla memoria e
torniamo amici e
basta. Ok?”
Lui mi guardò con una specie di sorriso.
“Si hai ragione. Volevo appunto dirti che..
boh… scusa.”
“No! No! Mi hai appena sfatato un mito!!! Non ci
credo!! Non
è umanamente possibile!!! Tu! Tu che… che dici
scusa??? Sto sognando, ho
capito. ”
“Ehi! Che sono lo scorbutico della
situazione!”
“Hahaha!”
Cominciamo a prenderci scherzosamente in giro.
“Ma se non sei neanche capace di tirare
decentemente un
pugno!”
“Mi stai sfidando?”
“Aha!”
“Ma guarda che ragazzo masochista e
sfacciato!”
“Bah!”
“Tieni questo!”
“Che maale! Dovrò chiamare
un’ambulanza!”
“Tu non sparesti fare di meglio! Ha! Sembri un
pulcino
bagnato con quei capelli alla cavolo!”
“Ohi! Non insultare i miei capelli, sai?”
“Pfffftt.. quelli non sono capelli!”
“Scusa fammi capire, avrei una parrucca?”
“Hahaha! Ma piantala va!”
Dopo un quarto d’ora ci alziamo.
“Vabbè… io vado. Ci
vediamo!”
“Key, ciao!”
Scendo velocemente (a perché io vado sempre
velocemente? Bah…)
le scale, e vado in cortile.
“Ehilà Ani! Mi passi una
merendina?”
“Tò!”
“Grazie! La radio?”
“Gruppo Beyond.”
“Aha! ”
“E il nostro gruppo?”
“Matt è in giro a fischiare alle
ragazze, Mello chiacchiera
con un nuova arrivata di quest’anno, hai presente quella
manganoide? Poi… Cleo
e Mattia parlano di francesi, Federica sta a litigare con L
perché gli ha
rubato un dolcetto e temo che fra poco si prenderanno a bacchette da
batterista
incazzato in testa. Jennifer è in bagno. Io
osservo… bwuahahahahha!!!”
“oooookkeeeeyyyy…”
mi siedo di fianco a lei, e cominciamo a chiacchierare a
proposito di coniglietti rosa… Anita è pazza, ma
soooorvoliamo.
Ormai è sera, ci accingiamo a andarcene a casa.
“Ciao ragazzi!”
“A domani!”
“Adieu!”
Dopo un saluto collettivo, il gruppo esce e si disperde.
Torno a casa, camminando silenziosamente.
Caspita se non ne sono successe di cose in due giorni!
Speriamo che nei prossimi ciò che deve succedere,
se proprio
proprio deve succedere e non mi può lasciare in pace, mi
lasci il tempo di
pensare per 2 minuti!
|
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Capitolo 10 *** Svolta inaspettata! ***
Erieeccomi quiiii!!!!!!
Vi avverto che in questo chappy ci sono un paio
di parolaccie, ma niente di particolare, non pensate!
Hahahah!!!
Finalmente abbiamo una vera e propria svolta decisiva!
Scommetto che non riuscirete a indovinare
cos'è successo a B!!!
:) :)
Me sadica!
Spero siate tutti in vena di recensioni, anche
negative, tanto srò felice lo stesso!
Adieu
Mina
La mia vita ha finalmente preso un ritmo!
Arrivo a scuola, seguo le lezioni, al primo intervallo sto
coi miei amici, al secondo Beyond ha preso l’abitudine di
passare a salutarmi,
e i due gruppi si uniscono. Ci troviamo molto bene insieme, anche il
sabato
ogni tanto ci vediamo e facciamo un giro insieme. Dopo la scuola arrivo
a casa,
faccio i miei adorati cavoli, studio, mangio e vado a nanna (dopo una
luuuuuuuuunga
passeggiata col cane).
E questo dal lunedì al sabato.
Difatti, domenica, dopo aver passato la mattina con gli
amici, io e mia sorella stiamo un sacco insieme, poi naturalmente
studio, e la
sera accompagno Vì in periferia, dove abita il suo ragazzo.
Un tipo simpatico.
In effetti mi deve 1 kg di caramelle, ma ha detto che me le
darà a rate perciò
è ok.
Ma non divaghiamo!
Quello che volevo dire è che a forza di giornate uguali (ma
non per questo noiose, non fraintendetemi), è passato niente
popo’ di meno che due
mesi!
È già gennaio!
Per precisione il 9 gennaio!
Il primo giorno di scuola dopo le vacanza estive!
D’una parte sono arrabiata perché le vacanze
passano sempre
TROPPO in fretta, da un’altra sono felice di rivedere alcuni
dei miei amici che
erano andati in vacanza:
Heloin se n’è andata in Brasile, a Ryo!
L’Ange comoda comoda
a Vienna, Ani a Trieste e Jen a Broni dai nonni!
E io sola solina soletta a casa…
Ma oggi finalmente ci vediamo!
tra l’altro durante le vacanze Mello, L, Nate e Beyond sono
un po’ scomparsi
per una misteriosa vacanza, che ho idea significasse reclusione in quel
posto…
Giusto!
anche su questo fronte ho un paio di novità: sono tornata
davanti a
quell’edificio, a indagare un po’, ed ecco
cos’ho scoperto:
-Si può supporre che
venga chiamato Wammy’s
House, dalla grande targa in bronzo sul cancello
-
È sempre chiusa
-
Non c’è
un’anima viva da ciò che si può
sbirciare
-
Ci sono i cani da guardia per i
curiosi…. ma mi
adorano!
-
Ci sono le sbarre alle finestre
Mmmh…
Beh, a furia di camminare sono arrivata, per ultima e in
ritardo come mio solito.
“RAGAAAAAAAAAAAZZIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
MI SIETE MANCATI IENOIDI COL NASO A BRADIPO, SANTE SAILA SE MI SIETE
MANCAITIIII!!!!”
Urlai saltando addosso ai miei amici.
“AAAAAAAAAGGGGGGGGGHHHHHHH!!!!! ALMA! NON FARLO MAI
Più!!!”
“Sennò che mi fai??”
“Ti-ti-ti faccio… qualcosa di brutto, questo
è certo!
“Hhahaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! Mi sei mancata un
casiinoooooooo!!!!!” urlai a Heloin saltandole in braccio.
“Ma che fai?”
“Ti saluto, no?”
Heloin alzò gli occhi al celo.
“Ragazzi è aperta” dice Mello con voce
atona.
“Ohi Mello, come sono state le vacanze?” gli
domando
frugando nella cartella di tecnica.
“Una merda. Che fai?”
“Ti ho fatto comprare un regalo da mia sorella, che
è andata
in una fabbrica di cioccolato settimana scorsa, visto che io non
potevo…” e con
fare plateale tirai fuori un gigantesco quadrato di cioccolato fondente
e puro
come i diamanti.
Mello, prima completamente inespressivi, sgrana gli occhi in
maniera strana.
La sua bocca si apre in una comicissima O di sorpresa, e le
sue mani lasciano cadere la cartella.
Io gliela porgo.
“T-t-tu… ”
“Ahaaaa???”
“T-t-tu… hai… ha…
hai…”
“?”
“Mello svegliati, dobbiamo entrare! prendila e
movite!”
Il povero ragazzo, in stato di shock totale allunga le mani.
Qualche anima pia gli prende la cartella e si avvia, con lui
dietro che fissa il cioccolato come se fosse oro.
Veniamo un po’ dispersi dal fiume umano di gente che
straripa rompendo i diligenti argini delle bidelle.
Il rumore è tipo:
“AGUUUUUUUUUUUUUUUUUHHHHHHHHDSIHRGHROIGHRIOGJRG-UN-Po’-DI-CONTEGNOSHDFIHFAIUGEAURIGFEIVUHEVIUWEFVWFVQ-MA-INSOSUDGFIRUFHIFUHUWEIFBCWIEUBVWIEREFQQ-AIUTOOOOOOOOOOOOSNFVJBWEIFVBWEFIVBWFEVBWEFIVBFEVIQBI!!!!”
Che gente strana che siamo,veh?
Lo so, lo so.
Comunque sia!
Ora che siamo davanti alla classe, riusciamo finalmente a
riacquistare un minimo di dignità.
Coscienza: “Perché tu hai mai avuto della
dignità???
Ppppffffttt!”
“Zitta tu!”
Dicevamo.
La dignità che io ho
sempre avuto è riacquisita.
“Che orda di matti!” esclama L’Ange
tastandosi le costole.
“Concordo pienamente!” esclama Jen, saltellando su
un piede
solo.
“Bah!”
Entriamo similmente a scampati alla guerra.
“Ragazzi al posto. Siete quasi in ritardo. ”
Due ore dopo, 16 ragazzi stremati da due ore di latino con
interrogazione a sorpresa uscirono dall’aula.
“Che carogna!”
“Bah!”
“Ragazzi, io vado a salutare Mattia, ci vediamo fra 15
minuti!”
“Addio!”
“Mica vado in Antartide ti pare?”
Lo devo dire che stavo camminando velocemente?
No, direi che ormai è sottointeso!
arrivata a pian terreno infilo un corridoio e arrivo alla 4C.
I ragazzi sono tutti appoggiati ai termosifoni,
chiacchierando delle vacanza trascorse.
Mattia sta discutendo animatamente con un certo Cosimo e un
certo Andrea su dove sia la Lettonia.
“Heilà Maa!”
“Heilà Alma!”
“Come va la vita?”
“Ok, tu?”
“Bene bene”
“Novità?”
“Arianna si è trasferita! Non so
perché, ma so che Beyond
non l’ha presa bene… oggi l’ho visto di
sfuggita, per poco non lo riconoscevo…
”
“Che intendi dire?”
“Vedrai tu stessa… piuttosto tu?”
“Niente da riferire! Fortuna che c’eri tu queste
vacanze,
sennò fra Jen alle prese con Vi a sua volta alle prese con
Matt, ci finivo
matta!”
“Ti ricordi l’anno scorso?”
“Cosa?”
“Ma si, che siamo andati a Berlino !”
“Oddio è vero… hahaha!”
“Che grande!”
“Ti ricordi quando cantavamo a squarciagola l’inno
alla
gioia per la strada?!”
“E quando il tipo ci ha fermato e ci ha corretto la
pronuncia??!!”
“Oddio che forza!!”
“Che poi al museo ci hanno sbattuto fuori!!”
“Meglio, faceva schifo quella roba!”
“Già, però è stato mitico!
Con te che urlavi in russo antico
e i come si chiamano… i guardiani che tentavano di buttarti
fuori!! Che poi li
hai stesi e te ne sei andata a testa altaaa!!!”
“E tu che non la smettevi di ridere! Ti potevi salvare, ma
con quella ridarola hanno buttato fuori pure te!”
“Hahahahah!!!”
“Ehh senti ti va di mangiare una pizza oggi
pomeriggio?”
“Aha”
“Vabbè allora ci vediamo dopo, ok?”
“Ok, a dopo!”
mi da una pacca sulla spalla e me ne vò.
Dietro di me sento i suoi due amici che ridacchiano e Mattia
che sospira rassegnato.
Io mi stringo nelle spalle.
Ci hanno sempre preso in giro, e sempre lo faranno, il
massimo che possiamo fare è ignorarli.
Mi dirigo verso l’aula, fra poco ricominciano le lezioni e
non mi va il primo giorno di fari guardare male da tutta la classe
mentre entro
come un’invasata in classe.
Salgo le scale..
Coscienza: “se dici velocemente ti faccio fuori!”
“Non stavo per dirlo!”
Coscienza: “No, perché io ci credo anche,
eh?!”
“Ma-ma-ma…”
Coscienza: “Niente ma! Dei tuoi velocemente ne abbiamo
abbastanza! Dì semplicemente che sali le scale! E che
cavoli!”
“Uffi ok, ok. Bah…”
Dunque… salgo le scale e arrivo al pianerottolo del primo
piano (contenta?)
Sto giusto giusto litigando con la mia Coscienza, quando scorgo
una figura.
Beyond?
Come si è ridotto così?
È magrissimo, e la maglietta di cotone nera lo accentua
anche di più.
Ha il labbro spaccato e zoppica.
Ma non è questo il peggio.
Il suo sguardo… il suo portamento…
Dov’è finito il ragazzo allegro e disinvolto?
Sta seduto su un gradino della rampa che porta al secondo
piano, le braccia appoggiate sulle ginocchia.
Fissa il vuoto, non mi ha neanche notata.
Non sembra rendersi conto di ciò che lo circonda.
Capisco ciò che voleva dire Mattia.
Inclino leggermente la testa e mi avvicino.
Davanti a lui.
“Beyond?” sussurro.
Ormai non c’è quasi nessuno in giro, e i pochi che
passano
ci guardano male e se ne vanno.
Non alza nemmeno la testa, sembra che non mi abbia sentito.
“Beyond!”
Repentinamente muove la testa, come a scacciare una mosca, e
ritorna allo stato di prima.
“Beyond!”
esclamo
più forte
Noto i suoi occhi neri sbattere, la sua mano muoversi
leggermente.
Mi ha finalmente sentito.
Lentamente alza la testa, posando lo sguardo su di me,
squadrandomi dalle scarpe al viso, per fissarsi nei miei occhi.
Non ha ne uno sguardo interrogativo, ne infastidito…
Niente…
Semplicemente mi guarda.
Neutro proprio.
“Ma che ti è successo?”
Sospira.
No, non è vero.
Sbuffa.
Poi, con le movenze di un bradipo ringoglionito abbassa lo
sguardo.
“Almeno da.. te mi aspettavo… una domanda
meno… banale.”
Sembra che non parli da anni, ma che urli da secoli.
La sua voce non è divertita, scherzosa, arrabbiata triste.
È solo… un’onda sonora, tutto qua.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
“Coscienzina bella?”
Coscienza: “Che cappero vuoi ancora?”
“Posso dire una parolaccia??”
Coscienza: “Se è l’unico modo per
lasciarmi in pace… ”
“Grazie!!!”
Merda!
No, ma dico proprio merda!
Uno si fa tutto il suo buon propositino, arriva a scuola
dicendo “quest’anno niente ritardi e
simili” e al primo, manco al secondo, al primo
intervallo porco due… !!!
Merda!
Coscienza: “Non esagerare!”
“Okay, okay”
Beyond non sembra affatto colpito dal suono stridente della
campanella, e non da segno di alzarsi.
Sospiro, e mi siedo affianco a lui.
“Non ho bisogno… di essere… consolato o
cose simili”
“Ti sei proprio rinscemito durante le vacanze…
come posso
consolarti se non so da cosa?”
“…”
“Allora, chiariamo la situazione: tu sei mezzo morto in
tutti i sensi ed è più che evidente che
c’è qualcosa che non va. Io invece
sono una tua amica che sta saltando
l’ora perché è preoccupata per te ed
è pronta ad ascoltarti e a consigliarti
senza pretendere di fare chissà quale psicanalisi.”
“…”
“Centra Arianna?”
“LASCIAMI IN PACE!” scattò lui alzandosi
fulmineo e correndo
via.
Eh no.
Qui c’è qualcosa che non va.
Lo seguo, correndo.
Non si sarebbe detto che corresse così veloce in quello
stato.
I nostri passi rimbombano per i corridoi deserti, qualche
urlo incavolato di bidella ci rimbalza contro.
Ok, se continua così capisce che lo sto seguendo e non
smette di correre manco… mai.
Cerco di regolare i miei passi coi suoi.
È un’impresa praticamente impossibile, anche se
relativamente ce la faccio.
Mi sembra stia andando… al tetto!
Scorciatoia!!!
Haha! L’ho fregato.
Ma nascondo dietro un comignolo, e aspetto che arrivi.
E come arriva.
Di corsa come l’ho lasciato.
Si ferma, si ingobbisce, si guarda intorno e sospira.
Davvero non l’ho mai visto in questo stato.
Va alla panchina, ovvio.
Lo seguo, ovvio.
Si accuccia sulle dure assi di legno verde scuro.
I suoi occhi scorrono senza vederle case, quartieri, la
città intera.
Si morde il labbro inferiore, calando lo sguardo.
Abbassa la testa, nascondendola.
Cos’ha?
Non ci credo che sia solo perché Arianna si è
trasferita e
deve cambiare scuola.
Ci dev’essere sotto qualcosa.
A un tratto, vedo la sua schiena sussultare, scuotendo il
corpo apparentemente fragile.
Mi avvicino a lui, guardandolo un po’ spaesata.
Singhiozza, senza sforzarsi di rimanere serio.
Mi siedo di fianco a lui, e gli circondo le spalle col
braccio.
“Ehi… anche se non vuoi dirmi niente…
io ci sono, ok?”
Ci avrei scommesso che si era accorto che era li.
Annuisce piano.
Dopo poco comprime in se tutto, e alza il viso, in una
maschera di indifferenza.
“Va meglio?”
Sgrana gli occhi.
“Meglio? E
perché
dovrebbe andare meglio?!”
“Piangere ogni tanto libera” azzardo, fiutando una
reazione
imprevista.
“E che cosa me ne fotte se io sto meglio, eh? Credi
che me ne freghi qualcosa della.. della mia persona, quando ormai
è definitivo?”
“Cosa stai dicendo?”
“Che io non posso fare niente! NIENTE
PORCA FLAMENCA!”
“Ma… parli di Arianna?”
Quando nominai il suo nome sembrò aver preso un pugno.
“Ari..anna… la mia
Arianna… lei… io
l’amo”
“Lo so”
“MA QUESTO NON CAMBIA LE COSE! IL FATTO CHE ABBIANO DETTO
CHE SI è TRASFERITA è.. è
drastico… non è vero… non è
vero… LA SPERANZA NON è
L’ULTIMA A MORIRE CAZZO!”
Sobbalzo all’aumento improvviso del volume.
“BEYOND! Ma che cazzo stai dicendo? Chi ha detto che si
è
trasferita? E qual è la verità?”
“Ma che te ne frega… tu non potresti neanche
capire… tu non
puoi sapere cosa voglia dire… essere me.”
“Ma che c’entra! Io posso aiutarti lo
stesso!”
“NO! NESSUNO Può AIUTARMI… nessuno
può aiutarla…”
“Ma che le è successo?”
“…”
“Ma che ti è successo?”
Scattò in piedi.
“Che mi è successo? Che mi è successo?
È SUCCESSO CHE OGNI
GIORNO IO VEDO LA SUA CONDANNA! IO, SOLO
IO POSSO VEDERE QUANTO SIA VICINO AL PATIBLOLO, OGNI GIORNO, OGNI GIORNO! E ORA… ORA
è SICURO! E IO
NON POSSO FARE NIENTE! IO POSSO
SOLO
GUARDARE OGNI VOLTA SULLA SUA TESTA! E LE DICO CHE è TUTTO A
POSTO, MA NON è COSì
PORCA PUTTANA!”
E se ne andò.
Io rimasi a fissare il vuoto.
Che minchia era successo???
|
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Capitolo 11 *** Un vecchio amico ***
Heilà!
Lo so, questo chappy
è un po' corto, ma prometto che il prossimo
compenserà!
è
più che altro un capitolo di "passaggio" che mi serve a
collegare un po' le cose!
Spero vi
sconquiffererà tanto da farvi recensire!
:)
Buona (seeeee...) lettura!
Mina
“Alma Cristoforo Colombo, ma perché
ogni volta che dici che
stai via per 10 minuti scompari per due ore!?!?!?”
“Scusate ragazzi, davvero!”
“Ma dov’eri finita?”
“He! Non lo saprai maiiiiii!!!!”
“Ok, sei impazzita definitivamente!”
“Che avete fatto di
bello?”
“Un cavolo! Prima c’è stata ora buca,
poi tecnica!” mi
rispose L’Ange, facendo seguire la parola
“tecnica” a un’alzata eloquente di
sopracciglio, dopo la quale scoppiammo a ridere.
“Non mi sono persa niente quindi!”
“Già! Mi dai un po’ di
schiacciatina!”
“Era una domanda o un’imposizione?”
“Usa la fantasia!”
“Tieni!”
In quel momento sbucò Anita dal nulla.
“Ho composto un sonetto su un usignolo e una gazza, vuoi
sentirlo?”
“Aemh… non ne sono sicura… piuttosto,
ora che ci penso ti
devo chiedere una cosa!”
“Si?”
“Domani arriva mia cugina da Firenze, si trasferisce
definitivamente qui, te la ricordi? È quella che a novembre
è passata un paio
di giorni! Ma si, che stavamo occupando!”
“Ah… quella che piace a Mello!”
Il diretto interessato diventò istantaneamente di un colore
indefinibilmente rosso.
“Eh? Cosa? Io? Ma che dici, non è vero!”
E naturalmente Jen lo adocchiò con un sorrisino sadico molto
poco rassicurante, lo prese sottobraccio e se lo portò via
ghignando.
“Non dovremo salvarlo?”
“Ma no! Se la caverà in un modo o
nell’altro!”
“Comunque stavo dicendo, che da domani verrà in
questa
scuola, si trasferisce a casa mia infatti, e volevo chiederti, visto
che sei
indubbiamente la più qualificata, di prenderla diciamo,
sotto la tua ala
protettrice…”
“Nanana! Non è esatto! Io non ho nessuna ala
protettrice! Al
massimo uno scudo invisibilmente figo che protegge dai coniglietti rosa
arrapati dagli avvoltoi! Sono molto pericolosi!”
“Si vabbè, sotto il tuo scudo invisibile, e farle
un po’
visitare la scuola, conoscere le persone, integrarla insomma!”
“Ok! Ma ora scusami, devo andare!”
“Va bene… io vado un attimo in bagno,
veh?”
“Si, si”
Mi avvio per il corridoio, evitando i ragazzi che vi
impazzano e vado quatta quatta in auditorium, che si trova proprio
dietro il
bagno femminile del piano.
Finalmente un luogo n po’ tranquillo!
Mi siedo sul palco con le gambe a penzoloni, a riflettere.
Cinque minuti dopo, uscii dall’auditorium di quella scuola
con un sorriso stampato sul volto, e canticchiando raggiunsi i miei
amici.
“Adesso mi spieghi che hai da ridere che oggi abbiamo pure
rientro!”
“Boh! ”
“Tu non sei normale! La gente muore nel mondo, e tu con sto
sorriso ebete stampato in faccia! Che poi se ci pensi bene, a che cosa
serve la
nostra vita? Cosa..”
“Anita piantala, va bene che sei disfattista, ma che ci vuoi
fare, se è felice lasciala nella sua
felicità!”
“Oh scusate… mi stavo lasciando
trasportare… ”
La campanella suonò, e rientrammo in classe.
Dopo due splendide (come no!) ore di algebra, uscimmo
dall’aula,
e ci dirigemmo alla mensa.
“No! Odio gli gnocchi!”
“E io li adoro, me li passi!”
“Solo se mi dai poi la pelle del pollo!
“Oh uffi! Ummh.. e va bene, passa qua!”
Heloin, seduta di fianco a me, si guardava intorno, tentando
di individuare un suo amico che di solito mangiava due tavoli aventi.
“Orca!” esclamò a un tratto.
“Ehi Alma… ma quello non è
mica… ”
“Che?”
“Quello la, vedi, due tavoli avanti, a sinistra, maglietta
nera!”
“Oh! Beyond, già…”
“Ma che gli è successo! Guarda che magro! Sembra
anoressico!
E che sguardi di odio, mamma santa, ma che ha!?”
“Boh..”
“Beh.. spero che i
suoi amici facciano qualcosa.”
Notai che Mello lo guardava con.. tristezza?
Strano!
Molto strano!
Fortuna che aveva la soluzione, muahaha!
Subito dopo mangiato, ci lasciano venti minuti di
intervallo/autogestione-mentre-i-prof-prendono-un-caffè/delirio-totale,
durante
i quali mi diressi subito al primo piano, davanti alla quarta F.
Mi guardai un po’ intorno e individuai chi cercavo: un
ragazzo appoggiato alla porta di un’auletta con una sigaretta
in bocca
nonostante i professori, che parlava con due primini evidentemente
terrorizzati.
Molto… molto darkoso, diciamo.
Aspettai che finisse di parlare con i due poveri ragazzi e
mi avvicinai.
“Hei Skin! Come va? Ti ricordi di me?”
Lui si girò e mi squadrò un po’.
“Alma! Che ci fai da queste parti?” disse con suo
tipico
tono strascicato.
“Beh.. passavo e mi sono ricordata che… mi devi un
favore.”
Lui sospirò.
“Cosa vuoi che faccia?” chiese incrociando le
braccia.
“Beh si dice in giro che sei gli occhi e le orecchie della
scuola, è così?”
“In un certo senso.. ”
“Beh… mi chiedevo se potresti darmi alcune
informazioni.”
“Riguardo chi?”
“Beyond Birthday”
Lui alzò un sopracciglio un po’ perplesso.
“Ma non lo odiavi?”
“Senti, mi interessa sapere tutto quello che puoi scoprire
su di lui. Anche al di fuori della scuola… incluso il motivo
per cui è
depresso.”
“Ma davvero?”
“Non fingere di non saperlo.”
“Non era mia intenzione.”
“Ebbene?”
Sorrise leggermente, spegnendo la sigaretta.
“Sarà fatto mia signora. Fra cinque giorni sul
tetto alle
15.00”
“Grazie Skin!”
“Ora perdonami, ma devo andare… sta per suonare, e
c’è una
faccenda che devo sistemare con quel ragazzino.. addio”
E detto questo se ne andò.
In mi avviai verso la classe, l’intervallo stava per finire.
Sapevo che di Skin ci si poteva fidare, era un vecchio
amico. E mi doveva un favore.
|
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Capitolo 12 *** Un altra mattina non proprio tranquilla ***
Quella mattina ero più in
ritardo del solito, ed è tutto dire, eh!
Dopo essermi buttata addosso i primi
vestiti pescati nell’armadio
(che chiamarlo armadio è un complimento), afferrai un panino
con la nutella e
uscii, mangiandomelo voracemente. Sull’autobus mi sistemi un
momento, e arrivai
a scuola che erano già tutti entrati…
tranne Cleo, che mi aspettava sui gradini con uno sguardo
che voleva
dire una cosa come :
“se-non-ti-muovi-finisci-male-ma-dove-cavolo-eri-scema?”
Senza un minimo di fiato nei polmoni emisi
un piccolo suono
strozzato in mia discolpa e mi catapultai con lei sulle scale.
Arrivammo tre
secondi prima che chiudessero la porta dell’aula.
Fiuuu…
Appena
io e Cleo entrammo
ci rendemmo conto che la prima ora era buca: quando di solito, il gelo
regnava
(c’era latino, non so se mi spiego), ora invece
era decisamente interessante seguire il
tipico torneo alle sedie, dove il vincitore, aveva in dono tre
aeroplanini
preparati dalle esperte (io e Cleo appunto) da lanciare dove si voleva!
Fu per questo che Pietro e Gabriele, i due
lottanti, ci urlarono
sovrastando il clangore metallico e molto cavalleresco delle sedie di
muoverci,
accennando a tre fogli A4 di tre colori diversi (rosso, azzurro e
verde) su un
banco, probabilmente preoccupati dal fatto che il suddetto banco,
potesse
essere abbattuto da Olga, che incavolatissima, inseguiva saltellando
Lorenzo
che le aveva rubato una stampella (si era slogata una caviglia, o
qualcosa del
genere giocando a pallavolo).
Alzammo gli occhi al celo: lo spettacolo
non era certo dei
migliori: L’Ange ascoltava musica dall’I-pod,
cantando a squarciagola insieme
alla migliore amica, Oriana; Anita incitava Olga facendo al contempo la
telecronaca del torneo; tre ragazze ballavano in piedi su un banco
rovesciato
che veniva fatto ruotare da altre due; un gruppo di maschi lanciava
gessetti;
il bidello cercava di ristabilire l’ordine, bersagliato da
pezzetti gomma
da Nicolò
e Filippo, accucciati
strategicamente dietro un banco; infine, Mello e Matt fumavano una
sigaretta
seduti sul davanzale esterno della
finestra.
Io e Cleo ci guardammo, e scattò
il piano “normalizzazione” della
classe: lei prese di peso i due ragazzi sopracitati e li
riportò all’interno
dell’aula, facendo seguire una sonora lavata di capo, per poi
confinarli seduti
su un banco in fondo (non dopo aver loro confiscato sotto lo sguardo
terrorizzato di Matt le sigarette).
Io mi diressi verso Lorenzo, gli tirai un
calcio alla gamba destra
e gli presi la stampella, per poi ridarla a Olga, non senza aver urlato
ad
Anita di andare a comporre un poema sul coniglio Tippete (cosa che lei
fece con
piacere).
Dopodiché, andai dal bidello e
gli dissi che avevo visto del
vomito in bagno, dandogli così la possibilità di
fuggire senza perdere la sua
per altro dubbia dignità, e poi andai da Nicolò e
Filippo indicando loro le
prossime vittime: le ballerine del banco, che furono costrette a un
certo
ordine dai bersaglieri in meno di un minuto.
Intanto Cleo riuscì a riunire
tutti i gessetti e li chiuse nel
cassetto, intascando la chiave e costrinse i maschi a pulire
ciò che avevano, è
il caso di dirlo, ingessato.
Dopodiché, insieme, mettemmo i
banchi in cerchio intorno ai
duellanti, , facemmo sedere la gente su di essi, e lasciammo come
sottofondo la
voce dell’Ange e di Ori, che in tutto ciò, non si
erano accorte di nulla (hanno
una bellissima voce ma non lo ammetteranno mai).
Tirammo quindi un sospiro di sollievo e ci
demmo alla costruzione
degli aeroplanini, in modo quasi maniacale. Tutto ciò, non
pensate male, non
perché volessimo ordine o simili. Semplicemente, un troppo
alto casino, porta i
prof a curiosare, e se lo fanno… la pacchia finisce!
Perciò, all’inizio
dell’anno, ci hanno elette, protettrici delle ore buche, e
così affibbiato il
compito di contenere i nostri esuberanti compagni…
Comunque sia… alla seconda ora
sarebbe arrivata la mia cugina di
Firenze, e già stavo pensando a come accoglierla in modo
degno, quando mi
accorsi della comparsa di una figura appoggiata allo stipite della
porta, semi
aperta.
Mi alzai, e uscii, facendogli segno di
seguirmi.
“Che c’è,
Skin?”
Il ragazzo si portò la sigaretta
alle labbra con fare pensoso,
prendendo tempo.
“Allora?”
“Ti devo chiedere un paio di
giorni in più, Alma… il tuo amico sai…
Beyond… un tipo curioso, davvero… ”
“Come mai?”
“Beh, ci sono alcuni aspetti
della mia, chiamiamola così…
indagine… che vorrei chiarire, ti sta bene?”
“Certo Skin, non ti
preoccupare… ma… che ci fai qui? È la
prima
ora!”
“Si lo so… ma ho
sentito in giro che qua c’era ora buca, e ero
curioso di sapere che faceste…”
“Skin senti… ma hai
già scoperto qualcosa?”
“Umh… si.. si
può dire così… beh… allora
vado… ci vediamo fra
cinque giorni”
“Ma non mi dici cosa?”
“Mmmh.. ti dirò
poi… ciao!”
“Ciao Skin!”
Pensosa, tornai dentro. Gabriele sembrava
in vantaggio…
Il tempo passò, Pietro venne
atterrato da un colpo di sedia ben
piazzato, Gabriele lanciò gli aeroplanini, e Cleo ridiede le
sigarette a Matt.
Insomma, la campanella suonò, e ci ricomponemmo in tre
secondi.
La professoressa entrò, e
captammo che era fortunatamente di buon
umore da una delle sue.. come dire… discutibili battute.
Beh, comunque sia, la
prof entrò, fece l’appello, e nel preciso istante
in cui strillava il nome
della mia cugina (che non era ancora arrivata causando in me tic
nervosi non
descrivibili, lo stritolamento di un paio di braccia e la tortura del
mio
labbro inferiore) ella entrò, ovvero quasi cadde dentro
l’aula, con ancora la
giacca e lo zaino sulle spalle, urlando “PRESENTE!”
e causando lo stupore
generale.
La prof non notò nulla, chinata
sul registro, e io riuscii ad
afferrare quella svampita e a metterla a sedere di fianco a me. Lei,
ancora non
ben consapevole del modo in cui era arrivata a quel banco, fece
spallucce e si
tolse lo zaino e la giacca, per poi sedersi e guardarsi intorno.
Finalmente mi
vide.
“ALMUZ!” (e qui mi
chiesi ancora una volta perché
proprio la mania dei nomignoli dovesse avere)
Le tappai prontamente la bocca.
“Sch! La prof sta facendo
l’appello, ti ammazza se la interrompi!”
“Oh.. scusa…
beh… ciao!!” risolse, al che la abbraccia
velocemente.
“Come stai?”
“Tutto ok, ho avuto un paio di
problemi a trovare la classe, ma eccomi
qui!”
“Mi sei mancata Lucy!”
“Lucia Ferrario!”
chiamò la prof.
“Vieni a presentarti alla classe,
visto che sei nuova!”
Si alzò, e raggiunse la
cattedra. È una bella ragazza mia cugina.
Ha dei lunghi capelli bruni, mossi e scalati, che le arrivano alla
schiena.
Occhi grandi in stile cerbiatto, alta, magra e con un bel sorriso. Usa
jeans
mediamente stretti, e il tipo di scarpe che predilige sono le all star
col pelo
dentro. È un po’ svampita, ma molto intelligente.
“Mmmh… ciao, io sono
Lucia, vengo da Firenze… ”
Un’ora
dopo
Uscimmo dalla classe per
l’intervallo, e io presentai Lucy alle
mia amiche.
“Bene Lucy, ora Anita ti
porterà un po’ a vedere la scuola!
D’accordo?”
“Si, va bene, ci vediamo dopo
allora!”
Le due scomparsero dietro
l’angolo, e le mie amiche esplosero:
Ange: “Mi ispira violenza, non so
perché…”
Jen: “Melloooooo… sei
arrossitooo!!!! ”
Mello: “…”
*arrossisce e scappa da Jen*
Matt: “Mmmh… mi sembra
simpatica! Ha detto che se ne intende di
pc, vero? Mmmh…”
Cleo: “Un po’ pazza, ma
mi piace… ”
L: “Deduco che sia molto
intelligente, ma molto distratta. Ha una
voce molto alta… e mi sembra schietta. Ha una spiccata
qualità nel cogliere il
carattere delle predone, ma non la sa sfruttare… le
insegnerò…”
Sospirai: l’avevano accolta bene.
“Bene, io vado in
bagno!”
“Non puoi, li hanno chiusi in
questo piano, guasto nelle tubature”
“Vbbè, allora vado al
secondo piano! Arrivo fra poco!”
“Si, non scomparire anche oggi,
veh!?”
“Tenterò!”
“Allora ti accompagno!”
mi si affiancò L’Ange.
Alzando gli occhi al cielo, venni seguita
al piano di sotto, dove
dopo aver salutato il gruppo di Beyond, e lui stesso (isolato davanti a
una
finestra con uno sguardo di odio) entrai nel bagno.
Cinque minuti dopo, ripercorrevamo il
corridoio, per risalire.
Fu allora, che un ragazzino di seconda
attaccò briga con la
persona sbagliata.
Si chiamava Simone mi sembra, ed era
inquietantemente simile all’incrocio
fra una rana e una zanzara: era basso, con una testa piccola e due
occhi a
palla sporgenti, con un’aria da cretino impressa. Il tipico
bulletto
rompiballe, l’avevo incontrato un paio di volte e a stento mi
ero trattenuta
dal picchiarlo a sangue. Prendeva in giro tutti, rideva e scherniva. Di
solito
i più grandi di lui li lasciava stare, ma evidentemente
vedendo Beyond così
solo e depresso, decise che era una preda perfetta.
Insomma, fatto sta che si
avvicinò e cominciò a infastidirlo sotto
gli occhi dei suoi amici, cretini nell’osso.
Beyond non lo guardava, ma era seriamente
intesito. Ma fu nel
momento in cui quella sottospecie di ermellino a strisce
pronunciò la parola Arianna,
che capì che sarebbe finita male.
Beyond subì una trasformazione
inquietante sotto gli occhi di
tutti. Ci fermammo.
Da curvo che era, si era drizzato in tutta
la sua altezza, e si
era girato di scatto.
le mani gli tremavano di rabbia.
I suoi occhi.
Erano…
Rossi.
Neanche l’ombra di un sorriso
attraversò i suoi lineamenti, mentre
prendeva Simone per il collo con una mano e lo sollevava alla sua
altezza,
circa 7 centimetri più in alto.
“Tu non sei degno di dire il suo
nome.” Scandì con disprezzo.
Dopodiché, con l’altra
mano gli tirò un pugno sul naso, mentre lo
lasciava andare.
Il ragazzo cadde a terra, urlando.
Beyond incurante degli sguardi degli altri
studenti posati su di
lui, cominciò a prenderlo a calci con violenza, e nei suoi
occhi si leggeva la
morte.
Immediatamente i suoi amici, io e
L’Ange, ci precipitammo a
fermarlo, prendendolo per le braccia e tirandolo via dal corpo
insanguinato.
Non mancò poco che si sentirono
i primi affrettati passi dei
professori, che si profusero alla vista della scena in urla di orrore e
accusa.
A nulla servirono le nostre proteste, venne
portato in presidenza
in uno stato di catalessi, verso un destino non definito.
Ci fu un breve scambio di sguardi.
“Che facciamo ora?”
|
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Capitolo 13 *** Rabbia ***
Heilà, gente... si,
linciatemi.
Lo so, non scrivo un capitolo da tipo un sacco di tempo, ma spero che
questo risarcisca i danni perchè SI, FINALMENTE succede
qualcosa.
Beh, che dire in mia discolpa per il resto... in questo periodo a
scuola ci stanno tartassando di compiti e verifiche, e visto che mia
madre a mio parere ha una doppia vita come psicopatica killer, vi
assicuro che è MOLTO MEGLIO che io prenda bei voti!
Non vi tedio oltre, e spero che questo capitolo sia di vostro
gradimento! Intanto grazie per aver cliccato sulla storia! :)
Mina
Dopo un minuto che tutti erano fermi, mi decisi, e cominciai a
correre per il corridoio diretta alla presidenza. I miei passi
rimbombavano per
la scuola, mentre tutti gli alunni rientravano in classe. In pochi
istanti, i
corridoi si svuotarono. L’Ange mi urlò che andava
ad avvertire gli altri, e
tornò indietro. Andai dritta in presidenza, e senza bussare
irruppi, esplodendo
in uno sbrigativo e secco
“Buongiorno professore.”
Costui, era seduto alla sua scrivania, e
stava firmando dei fogli.
In un angolo, seduto sulla panca di legno, c’era Beyond,
apparentemente
estraneo alla situazione.
Il preside alzò lo sguardo, come
entrai.
“Misora, buongiorno anche a lei.
Dovrei svolgere un po’ di
burocrazia poi sarò da voi.” Era evidente che non
era sorpreso dal fatto che
fossi venuta. Gli altri, gli amici di Beyond, erano rimasti fuori ad
aspettare.
Mi sedetti di fianco al ragazzo,
sussurrandogli fra i denti
“Ma che ti ha preso? Vuoi fati
espellere?”
Lui non mi rispose, sembrò quasi
che non mi sentisse, ne ebbe
reazioni. Era dimagrito, se possibile, ancora di più e il
suo sguardo era
ancora più assente.
“Beyond! Ma mi senti?”
Lui si scosse, e sembrò uscire
da un mondo tutto suo. Sbatté un
paio di volte gli occhi, e mi guardò.
“Eh?”
“Beyond e che cavolo! Sveglia!
”
Mi guardò un po’ male,
e distolse di nuovo lo sguardo ritornando
in catalessi. Scossi la testa, rinunciando a capire.
Dovemmo aspettare giusto un paio di minuti,
durante i quali il
preside lesse alcuni fogli. Dopo che li ebbe infine posati, ci
guardò e disse
il mio nome.
“Misora… che hai da
dire? C’eri per caso?” chiese attendendosi una
risposta negativa
“Si che
c’ero!” esclamai a testa alta.
“E posso dirle che Beyond non ha
colpe! Simone l’ha
deliberatamente insultato e provocato! Si, lo so anche io che in questo
periodo
Beyond è un po’ strano, ma come ho detto
è un periodo! E i periodi passano.
Perciò non vedo perché punirlo di qualcosa che
era inevitabile accadesse e che
farà abbassare la cresta a quel cret… ragazzo. e
poi le garantisco che non
succederà più”
“Si… beh, il tuo
ragionamento non fa una piega. Ma come posso
essere sicuro che non succederà più. Non
è per fare il guastafeste Misora ma…
insomma, lo guardi… non sa neanche quello che stiamo
dicendo. E poi, di
Birthday non mi posso fidare molto in questo campo. Le
rivelerò che è stato
espulso da più scuole per lo stesso motivo.
Insomma… credo lei sappia.”
“Cosa? Non sarà mica
vero che ha ucciso… ”
Il preside fece un lieve cenno col capo.
“Oddio… beh, ma io lo
conosco, e posso assicurarle…”
“Ecco, questa potrebbe essere una
soluzione. Lei, Misora, si
assume tutte le responsabilità su Birthday. Se
capiterà un’altra volta, sarà
lei a pagarne le conseguenze! È
d’accordo?”
Esitai un momento.
“Si,”
“Bene, in questo caso potete
andare… ah, Misora, giacché è qui,
sappia che domani dovrebbe venire alla terza ora, devo dirle una cosa.
beh,
arrivederci, tornate pure in aula.”
“Arrivederci professore,
verrò domani.”
Detto ciò, trascinai BB fuori.
La bidella aveva evidentemente
spedito i suoi amici in classe, non c’era nessuno fuori.
“Vieni, ti accompagno in
classe.”
Lui mi seguì senza obbiezioni.
“Senti Beyond… io non
so cosa tu abbia in questo periodo, ma ti
rendi conto, no, che d’ora in poi, se tu
fai qualcosa, puniscono me,
vero?”
Annuì distrattamente.
“Beyond cazzo, ma che hai? Sei
stato quasi espulso!”
Lui si limitò a sbuffare.
“Capisco che lei ti manchi, ma si
può sapere… ”
Mi interruppe subito.
“Non nominarla.”
“Io la nomino quanto mi pare e
piace! Non ho idea di che cazzo sia
successo, e magari se me lo dicessi invece di andare in giro a pestare
la gente
con la scusa che, poverino, dev’essere un periodo, riuscirei
a darti una mano
non trovi? Qunado fai così sei davvero un idiota. E se te ne
esci con uno dei
tuoi “non puoi capire” con aria da vittima giuro
che ti spacco la faccia!”
Lui si fermò, e mi
guardò. Sembrava molto arrabbiato.
“Che cosa vuoi da me?”
mi chiese scandendo le parole. Lo guardai
negli occhi con altrettanta rabbia.
“Voglio che tu ti renda conto di
due cose. La prima, che non
esisti soltanto tu. La seconda, che ti ho evitato
l’espulsione e che mi sono
presa la tua responsabilità.” Glielo dissi con
calma, soppesando le parole e
senza distogliere lo sguardo dal suo.
Poi parlai con disprezzo.
“Sei veramente uno
stronzo.” E mi girai, per andarmene in classe.
Feci appena in tempo a schivare il suo
pugno, e a girarmi di
scatto, per rifilargli un calcio nelle costole che, viste le sue
condizioni, lo
spedì a terra.
“Non ci provare anoressico
strafatto.” gli dissi guardandolo dall’alto,
per andarmene definitivamente e lasciarlo la.
Le mani mi formicolavano e avevo molta
voglia di picchiare
qualcuno, ma mi trattenni, e continuai a camminare velocemente come mio
solito.
Entrai nell’aula, riferii
l’accaduto alla professoressa, e mi
sedetti al mio posto, affianco a Lucia.
Quest’ultima mi guardò
un momento, leggermente preoccupata dal
fatto che stavo sistematicamente sezionando la mia matita, e decise di
non
indagare oltre, passando invece l’ora, a raccontarmi del
viaggio, e di come
fosse disperata per aver dimenticato a Firenze la spazzola. Si, ogni
tanto è
logorroica. Ma che vi devo dire… è mia cugina.
Alla fine delle lezioni, i ragazzi della
scuola si riversarono
fuori, creando una specie di valanga. Io e i miei amici aspettammo che
il
grosso degli studenti fosse passato, per scendere a nostra volta le
scale senza
essere travolti o/e calpestati.
Nessuno faceva la mia strada per tornare a
casa, tranne mia
sorella che però quel giorno stava a scuola non ricordo
perché, così, girato l’angolo,
mi ritrovai a camminare da sola. Ero ancora piuttosto arrabbiata, e
camminavo
veloce, a passo pesante. Saltai sull’autobus, e dopo cinque
fermate scesi. Mi rimaneva
un pezzo a piedi, che percorsi velocemente.
Svoltai un ultimo angolo e arrivai alla
strada dove abitavo, molto
tranquilla e poco trafficata. C’era una persona davanti a
casa mia. Sbuffai. Fino
all’ultimo sperai che non fosse lui. E invece era
così. Stava appoggiato al mio
cancello, e non mi aveva visto.
“Levati” gli dissi
sbrigativa.
Lui mi notò, e
incrociò le braccia.
“Levati” ripetei,
più incavolata.
Non si mosse.
“Cosa vuoi? Vattene.”
Mi fissava, e in quel momento lo rividi
lucido come quando l’avevo
conosciuto.
“Tu.” Disse.
“Tu mi hai fatto
cadere.”
Alzai gli occhi al cielo.
“Beyond, vattene ho
detto.”
“Prova a passare se
vuoi.”
“Hey, sei mezzo anoressico, credi
di potermi battere?” gli chiesi
ironica.
“Si.”
“Modesto. Ora levati
idiota.”
“Non credo.”
“Vuoi che ti sposti
io?” mi cresceva la rabbia in corpo.
“Puoi provarci se vuoi. Ma temo
che non ci riuscirai.”
Mi avvicinai a lui.
“Non mi sfidare. Non sei nelle
condizioni. Te lo ripeto un ultima
volta Beyond, e bada che sono veramente incazzata. Le-va-ti.”
Mi guardò a metà fra
il divertito e il curioso, rimanendo dov’era.
Aspettava una mia mossa. Non c’era quasi nessuno per la
strada, come ho già
detto la via era molto tranquilla.
Lo guardai negli occhi per un
po’, tentando di calmarmi.
“Beh, che
c’è, hai paura di uno strafatto
anoressico?” chiese
sarcasticamente.
Ecco, speranza di mantenere la calma andata
ufficialmente a
puttane.
In tre secondi il mio braccio
partì da solo verso la sua faccia. Bloccò
il mio pugno, e mi fece cadere con uno sgambetto. Mi guardò
dall’alto.
“Non sei poi così
forte.”
Mi alzai, riacquisendo la calma. Avevo
fatto una cosa avventata,
ma c’era ancora tempo.
Lo guardai, mentre si compiaceva di quella
che già considerava una
mezza vittoria.
“Beyond, scusami, hai ragione tu.
Fatti abbracciare” gli dissi col
tono più dolce che avevo.
Lo presi per le spalle, attirandolo a me,
per poi, all’ultimo
momento, sbatterlo con tutte le mie forze sulle sbarre in metallo del
cancello.
Gli si sgranarono gli occhi, mentre cadeva.
“Non sei poi così
forte” lo presi in giro.
Si tirò su, osservandomi
attentamente.
“Donne”
sussurrò, contrariato.
Tentò, di scatto, di tirarmi un
pugno sul collo, ma schivai, e
copiai la sua mossa, che però andò a vuoto.
“Che fai, mi copi? Non molto
saggio.”
Gli tirai un calcio, che però
non sembrò fargli molto male, in
quanto contrattaccò subito prendendomi il polso e tentando
di torcermelo. Con la
mano libera, gli tirai un pugno nello stomaco, facendogli mollare la
presa.
Si appoggiò di nuovo al
cancello, apparentemente tranquillo e in
attesa di una mia mossa. Ma a tradimento, mi tirò un pugno
sulla spalla,
facendomi indietreggiare, quasi cadere, e subito dopo mi torse i polsi,
stavolta entrambi. Stava tipo per rompermi il polso della mano
sinistra, quando
riuscii a liberare l’altra, tirandogli un pugno sulla
scapola. Prima che
potessi tirargliene un altro mi aveva lasciato e stava per attaccare di
nuovo,
con un calcio che non riuscii a schivare in tempo. Per non cadere a
terra, mi
aggrappai alla sua spalla, e la strinsi con tutte le mie forze,
facendogli male.
Mi rimisi dritta, e lo mollai. Ci guardammo per un poco, tutti e due
fermi. Poi,
rapido, mi prese le spalle e fece ciò che poco prima avevo fatto io, con
qualche differenza. Mi sollevò
leggermente da terra, e con rapidità disumana, mi
sbattè con forza sulle sbarre
del cancello, senza mollare la presa, per tenermi ferma.
Lo guardai negli occhi con odio, mentre la
mia povera schiena
urlava di dolore.
Nei suoi non potevo leggere emozioni, ma
non erano catatonici per
una volta. Sembravano quasi più neri del solito. Con un
movimento veloce del
collo, si scostò i capelli spettinati da viso. I nostri
volti erano a pochi
centimetri.
“Sai cosa mi fa arrabbiare di
te?” mi chiese con una serietà che
adottava poco spesso, e che mi portò a prestargli molta
attenzione.
“Cosa?” gli risposi,
aspettandomi una risposta banale, usata per
distrarmi.
“Che ogni volta che ti
vedo” continuò, diventando sempre più
serio
e più vicino a me.
“Mi viene una voglia matta di
baciarti”
Rimasi di stucco. Lo aveva detto quasi con
rabbia.
Si avvicinò ancora di
più, ormai mi sfiorava.
E il nostro primo bacio fu semplice, un
gesto spontaneo, di cui ci
stupimmo tutti e due.
Mi osservò per un minuto buono,
percorrendo con gli occhi i miei
lineamenti, fino a tornare nei miei. Sembrava essersi quasi dimenticato
di
Arianna, e in effetti, in quel momento, non ci pensavo neanche io.
Rimanemmo a fissarci, finché,
all’unisono non dicemmo:
“Ti odio.”
Riavvicinò il suo volto al mio,
e mi baciò di nuovo,
rabbiosamente.
Poi mi lasciò, e velocemente, se
ne andò, mentre io rimanevo ferma
a chiedermi cosa fosse successo.
|
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Capitolo 14 *** Intervalli movimentati, ma per fortuna meno del solito ***
Seduta
alla mia
scrivania con penna e carta, cominciai a scrivere tutto ciò
che sapevo di
quella strana persona. Ecco ciò che ricavai:
1.
È
un assassino
2.
È
depresso e non si interessa a nulla
3.
Ha seguito
un corso di Capoeira
4.
Abita in
quello che credo sia un istituto
(Wammy’s House)
5.
Con lui vi
abitano anche L, Matt, Mello e il
resto del suo gruppo
6.
È
fidanzato con Arianna
7.
Arianna
è la causa della sua depressione
8.
Quando si
arrabbia molto i suoi occhi
diventano rossi e sembra un'altra persona (doppia
personalità?)
9.
Vuole che
io sappia il meno possibile su di
lui
10.
Mi ha
baciata
(completa perplessità e confusione)
Dopodiché,
me lo
lessi e rilessi più volte, senza sapere bene cosa pensare.
“Help!”
“Eccomi
qua,
cara!”
“Hey
coscienza,
come va?”
“Bien!
Mi hai
chiamato?”
“Veramente
n…”
“Bene,
eccomi qua
per te!!! Direi che la domanda che ti devi porre è una sola!”
“Si,
ma io non
ti…”
“Vuoi
sapere qual
è?”
“Ma…
ok…”
“Ebbene…
ti
piace?”
“Che
cosa chi
come perché quando dove come????”
“Ma
come! Beyond
no?”
“M-m-ma
no!”
“Guarda
che a me
puoi dirlo! Sono te stessa!”
“Ah
beh… ma io…
non lo so!”
“Beh,
quando
l’avrai saputo, potrai decidere che fare! Perciò
pensaci bene! Adios!”
Ero
sempre più
sconcertata da quei dialoghi interiori.
Feci
un respiro
profondo e scossi la testa. E poi decisi di aspettare una sua mossa.
Dopotutto
era stato lui a presentarsi davanti al mio cancello. Si, avrei atteso.
Finalmente
l’intervallo! Dopo due ore stremanti di noia, uscimmo
dall’aula con gli occhi a
palla, mezzi addormentati.
“Alma,
posso
parlarti?”
“Si,
dimmi
Cleo..”
“Emm…
in
privato…”
“Ok…
vieni,
andiamo sul tetto, così ci rinfreschiamo anche il cervello
dopo questa
tortura!”
Lei
mi sorrise e
insieme, ci avviammo, canticchiando ciascuna persa nei propri pensieri.
Quando
arrivammo, ci accorgemmo che fortuitamente eravamo sole, e ci sedemmo
sulla
solita panchina. Aspettai che fosse lei a parlare.
Cleo
era una
bella ragazza, con dei lineamenti delicati e degli occhi molto
espressivi. In
quel momento la vedevo tormentata, e ero curiosa di sapere come mai.
“Beh…
ti ricordi
l’occupazione?”
“Certo
che me la
ricordo!” dissi sospirando appunto per essa.
“Ecco,
hai
presente l’amico di Mello… quello della radio,
no…”
“Si,
certo! È
praticamente mio fratello!” esclamai.
“Si
beh… sai, io
mi vergogno un po’ a dirtelo ma… si
beh…”
“Eddai
con sti si
beh!”
“Insomma…
abbiamo
continuato a vederci dopo… perché…
beh… volevamo conoscerci meglio… niente di
più
eh!”
“Ehhh!!!!
Ho
capito!!! HO CAPITO! TI PIACE MATT!!! HAHAHAHAHA!!!! TI PIACE
MATT!”
“MA
CHE
DICI! NON
è VERO! ”
“Guarda
che a me
puoi dirlo..” le dissi maliziosamente.
“M-m-ma…
ma
insomma! Io volevo solo dirti che….”
“Che?”
“Beh…
forse… un
pochino mi piace… ma poco però!”
“Uhuuu!!!!
Ci ho
preso allora!!!! Hahaha!!! Cleo ma… tu lo sai che
è un Don Giovanni, vero?”
“Si…
e se tu la
smettessi di prendermi in giro, sapresti che ti volevo solo dire che
non ho
idea di come comportarmi con lui… e boh… volevo
chiederti una mano…”
“Okokok,
scusa!
Tenterò di non ridere… allora.. visto che per me
lui è un fratello e viceversa…
mi informerò di come vanno le cose sul suo fronte in campo
sentimentale! E poi…
beh… ammirerai presto la mia influenza su di lui!
Hahaha!”
“Dai
basta!
Piuttosto… non è da un po’ tanto tempo
che non… ti sbaciucch… ”
cominciò con aria maliziosa.
“Cleo!
Ma sono
cose da dirsi!”
“SEI
ARROSSITA!
TI PIACE QUALCUNO!!!!”
“Non
è vero! E
adesso andiamo che sta per suonare!”
“Si
certo… sappi
che indagherò!”
Dopo
un breve e
satirico scambio di battute, ci avviammo insieme, dandoci di gomito
l’un
l’altra, e ridacchiando di quando in quando. Quasi subito,
suonò la campanella,
e sebbene non ne avessimo evidentemente voglia, entrammo in classe.
E
ne uscimmo
alienate, dopo un’interrogazione durata un’ora e la
fatidica verifica di
storia.
“Ma
in questa
scuola non c’è la carta igienica nei
bagni!”
“Si
che c’è,
Lucy!”
“Si
ma è..
appoggiata alla maniglia!!! Dev’essere
sporchissima!!!”
“
Si beh, in
effetti quasi tutti si portano i fazzoletti, Lucy, ma
perché, nella tua scuola
a Firenze com’era?”
“Beh,
in ogni
bagno, vi erano delle
apparecchiature…
candide… e la carta igienica vi stava dentro!
Ah…”
“Lucia…
hai
nostalgia dei bagni della tua ex-scuola e dei tuoi amici che erano la
non mi ai
ancora mai parlato??? Non sei normale…”
“Eh,
ma perché
prima mi devo abituare a qua! DOPO verrà la nostalgia per le
persone! Mi
conosco!”
“A
proposito di
conoscenze, hai presente Mattia, il mio migliore amico?”
“Ah…
un’implicazione romantica!” esclamò con
aria saputa
“Una
che?”
“Beh,
si sa che
fra migliori amici c’è SEMRPE e dico SEMPRE-
questo me lo urlò dritto
nell’orecchio destro- un certo… come
dire… un certo feeling!!! Hahaha!!! ”
“Ma
tu sei fuori
forte! Ci conosciamo da 14 anni!!!”
“Ancora
meglio!!!
Probabile che lui speri da 14 che…”
“è
fidanzato.”
“Una
copertura!!!
Ne sono certa!”
“Tu
leggi troppi
manga.”
Mentre
parlavamo,
l’avevo scortata per i corridoi, sino a quello di Mattia che
scorsi quasi
subito mentre parlava, strano ma vero, con Skin.
Quest’ultimo, con la solita
nonchalance, gli passò una cartelletta e se ne
andò.
Vedendo
Mattia
agitato, mi avvicinai più in fretta e dopo avergli dato una
tipica pacca sulla
spalla a mo’ di saluto, venni al dunque.
“Hey
Matt, ma che
ti succede? Ti vedo agitato! Tra parentesi, lei è la mia
cugina, te ne avevo
parlato, ricordi? Comunque, si chiama Lucia o Lucy, come ti pare, e sta
sostenendo che abbiamo un’implicazione amorosa…
suo tipico per altro… ma non
giudicarla male per questo. Pensa che anche Dario all’inizio
ci prendeva in
giro! E ora è il tuo migliore amico! Tornando a noi: che
hai?”
“Alma…
dovresti
fare qualcosa per… vabè…”
“Eh?
Cosa?”
“Parli
velocissimo quando ti ci metti… sei inquietante…
comunque, piacere, io sono
Mattia!” esclamò, stringendo amichevolmente la
mano a Lucy. La quale si era
fatta tutta rossa, come sempre le accade davanti ai ragazzi.
Scossi
la testa,
rubando a Matt un po’ di merenda e scherzando con lui.
“Ma
Matt, non mi
hai risposto… che hai?”
“Eh?
Io? Nono,
niente!” disse subito.
Se
come no… e io
sono un arcobaleno rosa! Bah…
“Poi
ne parliamo”
“Che?”
“Ho
detto che poi
ne parliamo”
“Beh”
intervenne
Lucy “Io vado che devo parlare un momento con
Anita!”
“Ok,
a dopo!”
Appena
svoltò
l’angolo, Mattia mi fece cenno di seguirlo, e io lo feci. Una
volta giunti in
quello che al momento era il posto più tranquillo,
l’auditorium, ci sedemmo sul
palco.
Rimase
un attimo
in silenzio, e poi mi passò, con un gesto con cui
sembrò liberarsi da qualcosa,
la cartelletta che gli avevo visto in mano prima.
La
osservai un
momento.
Era
la tipica
ricerca di Skin.
In
alto il nome
della “vittima”, e sotto, in ordine,
l’età, l’altezza, i segni particolari e
roba del genere. Poi, l’indirizzo, i posti maggiormente
frequentati e, in
fondo, una specie di commento personale di Skin.
Ecco
cosa lessi:
NOME: Mail Jeevas, detto Matt
NATO IL:
1
febbraio 1990
SEGNO:
acquario
ETA’:
17
anni
ALTEZZA:
1,68 cm
PESO: 52
kg
OCCHI:
verdi
CPELLI:
rosso ramato
GRUPPO
SANGUINIO: 0
SEGNI
PARTICOLARI: è in possesso di una pistola calibro 50
(stupisce anche me, se te
lo stai chiedendo, ma allego una fotografia: http://www.universotombraider.com/desert_r.jpg
) e una macchina
(Camaro rossa del
1998), è mancino ed è un fumatore incallito quasi
come me.
INDIRIZZO:
Via degli Orti 5,
istituto Wammy’s House
LUOGHI
MAGGIORMENTE VISITATI: scuola, via Conti e via Halle 17(di solito in
quest’ultimo
indirizzo si vede con una ragazza)
FOTO DEL
SOGGETTO: http://1.bp.blogspot.com/_q9hmXw3O2iY/TO_qZ3tIKiI/AAAAAAAADRg/8c7_Wk3VlAE/s1600/matt_2448.png
Per
quanto
riguarda il suo carattere, è un tipo strano. Appena lo si
conosce sembra il
tipico idiota, ma il suo QI è superiore alla media.
Basterebbe leggere il suo
libretto scolastico per rendersene conto. In tutte le materie ha la
media del
10, e rileggendo le sue pagelle, ho notato che è sempre
stato così. Il giudizio
degli insegnanti è positivo nonostante la sua condotta
rimanga sul 7, massimo
8. Di aspetto prestante, si diverte a adescare ragazze che giudica
carine,
illudendole emeritamente di un grande amore, per poi piantarle dopo
massimo una
settimana. Ci cascano tutte come pere, ma si sa, le ragazze…
Probabilmente, all’inizio
della sua esistenza non era così, ma il fatto di frequentare
assiduamente
quello squinternato che altri non è che Micheel Keehl (alias
Mello), il suo
migliore amico lo ha fatto diventare ciò che è.
Stanno quasi sempre insieme, e
ho notato, che Matt prende sempre mezzo punto in meno di Mello, nei
compiti
scritti. Quest’ultimo, ha una mentalità strana, e
vede la cosa come evidente
segno della sua superiorità, in confronto
dell’amico, un po’ come i cani (si,
mi sta antipatico), e ne approfitta per comandare a bacchetta Matt ogni
momento. A onor del vero, però, Mello si fida
dell’amico, e non lo ritiene
affatto, solo uno strumento. Ma è un deficiente, si sa.
Comunque, tornando a
Matt, il ragazzo è orfano, come tutti coloro ch frequentano
il Wammy’s House (si,
ce ne sono altri), e i suoi genitori sono morti quando aveva circa 8
anni. Non bisogna
mai toccare l’argomento genitori in sua presenza, o potrebbe
diventare triste
ecc ecc. Difatti, pare che abbia lui stesso assistito
all’assassinio brutale
dei genitori. Recentemente, ha cominciato a uscire con una, si chiama
Caterina
de Gin, una ragazza mora, con gli occhi nocciola e alta poco meno di
te, che abita
appunto in via Halle 17. I due paiono molto affiatati, ma Matt non
sembra poi
così interessato. Do loro al massimo 15 giorni ancora. I
suoi amici principali
sono per l’appunto Mello, e poi Alma, che tu conosci
(è la tua migliore amica!).
quest’ultima, è da lui considerata come una
sorella ed è per questo che da
quando ella ha cominciato a frequentare Beyond Birthday (anche lui di
certo lo
conosci), la viene a prendere a scuola più spesso,
probabilmente per accertarsi
che sia tutto a posto. Difatti, se c’è una persona
della quale Matt non si
fida, questa è Beyond. E non chiedermi perché.
credo che ti basti, e in caso
contrario torna da me a chiedere. Ci si vede.
Skin
Lessi
i dati, e senza soffermarmi sul commento
alzai lo sguardo su Mattia.
“Perché
hai chiesto di Matt a Skin?”. Che ingenua.
“Guarda
qua.” Disse lui con voce funerea,
indicandomi una parte del commento:
.
Recentemente,
ha cominciato a uscire con una, si chiama Caterina de Gin, una ragazza
mora,
con gli occhi nocciola e alta poco meno di te, che abita appunto in via
Halle
17. I due paiono molto affiatati, ma Matt non sembra poi
così interessato. Do loro
al massimo 15 giorni ancora
Oh
cavolo.
“Oddio
Mattia… ma Caterina… ”
“Già.
Mi ha piantato ieri. Per quel fottuto
stronzo.” Mattia
non dice quasi mai le
parolacce…
“Mattia,
ma che hai intenzione di fare con questa
cartelletta?”
“Intanto
so dove abita.”
“Non
starai pensando di…”
“Me
la pagherà.”
“Mattia
non fare sciocchezze! Vedrai che tornerà
da te in massimo 2 settimane!”
“Non
m’interessa. Questa è la prova che non mi ama
affatto. E che Matt è uno stronzo di dimensioni
indescrivibili. Quindi me la
pagherà.”
“Mattia
ascoltami bene. Dubito che Matt sapesse che
lei è fidanzata”
“Era.”
“Si
insomma, non era sua intenzione, ok? Non te la
devi prendere con lui”
“IO
me la prendo con chi cazzo mi pare! Lo dice anche
Skin che voi siete come due fratelli, no? Quindi è naturale
che stai dalla sua
parte. Bene…”
“Ma…
Mattia ma sei geloso! Guarda che tu sei il
mio migliore amico! Sei molto più che un fratello!
Però sbagli a prendertela
con lui, che non ha colpe.”
“Doveva
informarsi.”
“Magari
le ha mentito”
“Si,
certo, figurati se è colpa di Matt! È ovvio
che non l’ha fatto apposta, il povero piccolino!”
“Mattia
calmati!”
“Lasciami
stare!”
“Ma
che cavolo! Stai calmo!”
“Speravo
che almeno tu mi avresti capito!”
“MA
ti capisco!!”
“Non
sembra!” e con questo se ne andò.
Rimasi
un momento li come una cretina: era la
prima volta che litigavamo, non sapevo cosa fare, cosa pensare.
Alla
fine, pensierosa, mi avviai alla classe,
dopotutto l’intervallo stava finendo.
Stavo
camminando per il corridoio del primo piano,
ed ero all’altezza della porta dello sgabuzzino, in quel
momento aperta. Senza quasi
vedere dove posavo i piedi, vi arrivai davanti, e in meno di un
secondo, la
porta dello stanzino se era chiusa, e io vi ero dentro.
“Eh?”
esclamai, risquotendomi dai miei pensieri e
capendo che cos’era successo.
Beyond
era davanti a me, e mi guardava, in
apparenza lucido.
“Beyond?
Ma che cavolo..”
Prima
che finissi di parlare si avvicinò, e mi
baciò.
“Beyond
ma che fai!”
“Sh!”
disse poggiandomi un dito sulle labbra.
“Beyond…
che
ti prende! Insomma!” sussurrai allora.
“Ciao.
Volevo vederti.”
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
“Beyond,
io devo andare in classe!”
“Ma
io ti devo parlare. Stai qui.” Disse, quasi
impose, prendendomi i polsi.
“Senti,
non è che possiamo parlare dopo la scuola,
che ne so, davanti a casa mia magari.”
“Ascoltami.
C’è qualcuno che mi sta spiando da un
paio di giorni. Si chiama Skin, e so che lo conosci.”
“Ti
ho detto che possiamo parlare dopo la scuola! Ho
già saltato abbastanza lezioni!”
“Non
è che l’hai mandato tu, eh?”
“Beyond!
Ma mi ascolti?”
“Si.”
“E
allora ci vediamo. Ciao!” dissi spiccia
uscendo. I corridoi erano già deserti. Stavo per mettermi a
correre, quando mi
prese la mano. Lo guardai.
“Alma.”
“Si?”
“Sono
confuso nei tuoi riguardi.”
“Siamo
in due allora.”
“Non
hai detto niente?”
“Ti
pare! Non so neanche perché lo hai fatto!”
“Ma…
posso farlo di nuovo?” chiese accennando un
sorriso beffardo.
“Non
so ancora, scemo!”
“Allora
non sei arrabbiata?”
“No.
Mi fa piacere vederti sorridere finalmente! I
tuoi guai sono passati?”
Si
rabbuiò di nuovo.
“Ciao”
disse, allontanandosi calmo.
“Ciao!”
accennai, correndo già.
Entrai
in classe trafelata, e corsi a sedermi,
mentre la prof. di latino mi fissava sotto gli occhiali.
“Vedi
di non arrivare più in ritardo Misora”
“Certo
professoressa. Mi scusi.”
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