Wizard's Essence

di L_Lizzy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Vista ***
Capitolo 3: *** Dubbi ***
Capitolo 4: *** Scuse ***
Capitolo 5: *** Draco ***
Capitolo 6: *** Strano ***
Capitolo 7: *** Neville ***
Capitolo 8: *** Quidditch ***
Capitolo 9: *** Cambiamenti ***
Capitolo 10: *** Pre-ballo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Sebbene tutto ciò che li circondasse sembrava non aver cambiato aspetto, i ragazzi che stavano varcando l’entrata della Sala Grande dirigendosi ai tavoli per cenare sapevano, in cuor loro, che erano lontani mille miglia dal risanamento effettivo che si aspettavano sopraggiungesse col termine della guerra.
Harry Potter aveva sconfitto definitivamente il male, maghi e streghe avevano festeggiato per mesi. Banchetti si erano svolti in onore del bambino sopravvissuto, feste si erano tenute in omaggio della pace tanto agognata e persino matrimoni si erano celebrati, come se tutti avessero aspettato di lasciarsi alle spalle questo periodo cupo per affrontare una vita nuova, libera da ogni turbamento. Ogni uomo, donna, bambino e creatura del mondo magico gioiva della vittoria. Sembrava, infatti, che tutti fossero stati privati dell’enorme peso che gravava sul cuore, come se la paura fosse tutt’a un tratto evaporata. Scomparsa. Sostituita da un’euforia che difficilmente riuscivano a contenere.
Se tutti loro riuscivano a festeggiare c’era comunque da soffermarsi ad osservare alcuni ragazzi che scavalcando le panche prendevano posto alla tavolata a cui appartenevano, sul viso di ognuno di loro un’espressione differente, ma mai divertita o compiaciuta.
Pochi degli studenti del settimo anno avevano deciso di ripresentarsi per affrontare gli esami dopo l’anno passato a studiare maledizioni sotto il ferreo controllo dei mangiamorte che avevano preso possesso della scuola.
Luna Lovegood sedeva al centro della tavolata di Corvonero. Nonostante non avesse avuto nemmeno negli anni precedenti una schiera di amici che si litigavano il posto accanto al suo in quel momento la sua immobilità spiccava particolarmente poiché accanto a se non aveva nessuno. I primi ragazzi al suo fianco distavano almeno di un metro dalla sua persona ed erano intenti a parlottare nemmeno tanto pacatamente gli uni con gli altri. Ogni tanto uno di loro tendeva un braccio verso il soffitto incantato portando gli altri a imitarlo, gridando ad un’unica voce un “hiphip urrà!” che sovrastava il caotico sottofondo della Sala. In quei momenti un occhio attento avrebbe certamente notato come le spalle della ragazza si incassassero e come le sue braccia andassero a cingersi la vita mentre un tremore la scuoteva.
Della studentessa vivace qual era stata rimanevano solo gli inconfondibili capelli biondi che legati con una coda bassa le coprivano la minuta schiena. Non vi erano dubbi sul fatto che fosse cambiata in quell’estate; la prigionia a villa Malfoy l’aveva provata, vivere con la paura che i seguaci di Voldemort potessero sottrarle la figura paterna l’aveva fatta cadere in uno stato ansioso dal quale non era riaffiorata nemmeno stringendo il padre fra le braccia. Si chiacchierava che anche lei avesse subito torture da Bellatrix che, non trovando di meglio da fare, si dilettava a modo suo gioendo di ogni grido esalato da Luna. Era più che comprensibile il suo atteggiamento, quel suo ritrarsi ad ogni tocco, che fosse accidentale o studiato. Si poteva toccarla solo quando era lei a fare il primo passo e l’unico che sembrava riuscire ad avere un contatto con lei era Neville Paciock.
Cho Chang si era ritirata da Hogwarts dopo appena i primi cinque giorni quindi Luna si era vista scivolare lontano quell’unica presenza amica con la quale si recava ai pasti. Cho, ancora addolorata dalla morte di Cedric, presto decise di abbandonare gli studi e passare l’anno lontana dalla scuola che, ad ogni antro, gli presentava un ricordo del ragazzo che aveva amato. Su di lei si diceva anche che non riuscisse a incrociare gli occhi di Harry poiché si decretava portatrice di brutte memorie che, ad ogni sguardo condiviso, vedeva affiorare sotto le lenti degli occhiali tondi, seguite in tutta fretta da senso di colpa e rimorso.
Di Tassorosso nessuno tornò. Alcuni studenti mormorarono di aver visto Ernie Macmillan con in viso un’espressione di incertezza, mentre ponderava se attraversare o no il muro che divideva il binario nove dal dieci. A scuola però non si era fatto vedere.
Per quanto riguardava i rosso-oro la storia era un’altra.
Solo sette studenti si presentarono per frequentare il nuovo anno, molti di più rispetto alle altre case ma, in paragone ai precedenti anni, quel numero aveva del ridicolo.
Acclamati dal resto della scolaresca, entrarono in Sala Grande aumentando il passo per raggiungere la panca che in quel momento si prospettava a tutti come un’ancora di salvezza.
Harry Potter, Ron e Ginny Weasley e Hermione Granger si sedettero accanto a Neville Paciock che, a sua volta si era posto a fianco di Seamus e Dean. Nessuno di loro aveva alcun motivo di gioire, ma ognuno, nel proprio piccolo, tentava di tirare su il morale agli amici. Ognuno segnato da una diversa battaglia che, al termine della guerra, aveva reclamato il proprio grado di sofferenza.
Harry da tutti veniva considerato idolo, eroe e modello di vita. Peccato che lui non vivesse allo stesso modo la sua notorietà, per Dio!, aveva ucciso delle persone quell’estate. Aveva solo diciotto anni eppure tutti sembravano sorvolare sul fatto che le sue mani fossero macchiate di sangue. Non che gli dispiacesse avere annientato Voldemort, come se poi avesse avuto scelta, ma dentro di sé s’incolpava per tutti le vittime che la guerra aveva portato via sotto al suo mantello. Si era fatto carico di tutte le mancanze che si erano venute a creare nelle famiglie del mondo magico. Quante madri avevano perso i figli? Quante mogli i mariti e quante suocere i cognati?
Continuava a dirsi di non essere stato abbastanza.
Abbastanza veloce, da salvarli tutti.
Abbastanza furbo, da prevedere le mosse del nemico.
Non era abbastanza in niente.
Nonostante tutto però, così come gli amici, cercava almeno con loro di farsi forte, di avere sempre una parola di conforto. Cercava di esserci per non farli sprofondare. Si era erto come loro sostegno perché non poteva, non voleva, vederli abbandonare la speranza; quindi se la notte gli incubi e i sensi di colpa lo tormentavano, il mattino faceva finta di nulla e tirandoli giù dai letti li aiutava a rimettersi in piedi, pezzo dopo pezzo.
In questa situazione dalle manovre complicate aveva due appoggi consistenti. Se Seamus e Dean prima della guerra si ritenevano amici, al termine di essa dovettero ammettere a loro stessi che c’era qualcosa di più tra loro, doveva esserci qualcosa di più. Altrimenti come spiegare il terrore di non rivedersi più? Di voltarsi a parare un incantesimo e rigirandosi scoprire di non essere più uno al fianco dell’altro? Di perdersi tra loro e rimanere soli. Avevano avuto bisogno di tutta l’estate per accettare i sentimenti reciproci. Era stato così dannatamente naturale stringersi tra le braccia al momento della vittoria e scambiarsi un bacio che sapeva di lacrime, polvere e amore. Perché loro sì, si amano. Incondizionatamente, come se uno non riuscisse a vivere senza l’altro.
Avere sotto gli occhi la prova tangibile che l’amore fosse ancora presente nel mondo doveva per forza smuovere qualcosa nei suoi amici, pensava Harry non sapendo che in realtà loro soffrivano proprio perché quell’amore lo provavano anch’essi seppur in modo diverso.
Ron e Ginny dilaniati dalla perdita di un fratello che amavano e dal quale mai avevano anche solo pensato di potersi separare mentre Hermione era logorata dal senso di colpa per ciò che aveva fatto. Non che avesse cattive attenzioni, ma sottrarre ai propri genitori il ricordo di avere una figlia l’aveva fatta sentire egoista. E’ vero, lo aveva fatto per il loro bene ma in qualche modo sentiva dentro di sé di aver commesso un errore. Se prima si era preoccupata di come scusarsi quando avrebbe fatto cessare l’effetto dell’incantesimo dopo la sua visita in Australia, si era resa conto di avere perso un’altra parte di sé poiché la magia sembrava non volersi sciogliere. Non importava per quanto avesse provato, i suoi genitori non sapevano chi fosse.
Sottraendosi alle loro memorie era venuta meno una parte di sé e il suo non sentirsi del tutto parte né nel mondo magico che di quello babbano la faceva sentire inadeguata. Privata dell’amore di suo padre e sua madre si era data da fare per rendere al meglio le sue doti. Ritenendo la sua parte babbana morta con essi si incentrò sullo studio della magia convinta che se avesse fatto sfoggio delle sua qualità gli altri maghi l’avrebbero considerata loro pari, ma, mentre ai suoi occhi tutto ciò possedeva un senso, agli occhi degli altri sembrava solo che volesse uccidersi di lavoro. Il suo primeggiare sulla classe non era più una sfida personale per far vedere a tutti quanto valeva ma un bisogno di sentirsi parte integrande della comunità. E chissà, magari continuando a studiare sarebbe riuscita a spezzare quell’incantesimo prima o poi.
Harry la spiava da sotto le lenti mentre, escludendosi dalla conversazione stentata che cercava di portare avanti, apriva un libretto davanti al naso continuando imperterrita a mangiare il suo arrosto.
Sarebbe riuscito a farla sentire a casa, sarebbe stato una famiglia per tutti loro. E pensando tutto ciò si scambiò uno sguardo d’intesa con due occhi scuri di là dalla sala.
Al tavolo dei Serpeverde regnava il silenzio; a scuola venivano considerati da tutti orfani di genitori che potevano considerare morti poiché imprigionati nelle celle di massima sicurezza di Azkaban. C’era chi era intento a vergognarsi delle proprie azioni, come Dhapne Greengrass, chi si era chiuso in un blocco di marmo, come Draco Malfoy, chi cercava di abbuffarsi in onore dei vecchi tempi, come Gregory Goyle che cercava disperatamente di non pensare alla morte dell’amico Tiger.
In fine, seduto al tavolo dei Serpeverde si trovava un ragazzo la cui famiglia era rimasta neutrale nel corso della guerra concedendogli il ruolo di paciere.
Era dall’inizio di quel nuovo anno che Blaise Zabini cercava di migliorare la situazione. Non che qualcuno avesse particolarmente voglia di litigare, almeno non tra loro che erano tornati, ma dopo il viaggio per giungere ai cancelli di Hogwarts a lui, Harry, Dean e Seamus era bastato uno sguardo per sugellare quel tacito accordo. Quella nuova alleanza che si sperava portasse finalmente a raggiungere la pace.
Perché i ragazzi erano stanchi di battagliare, sognavano di poter raggiungere la tranquillità, la quiete, e se questo voleva dire aiutarsi l’uno con l’altro e cercare in qualche modo di far combaciare i pezzi di dodici puzzle diversi erano pronti a tutto. Non ci sarebbero stati più insulti, frecciatine o dispetti.

Ne avevano tutti i calderoni pieni.



Saletta da tea dell'autrice:
Posso offrire un poco di tea ai coraggiosi che sono giunti alla fine di questo prologo? A patto che però non mi lanciate le tazzine dietro, siate clementi con me. Eh già, provo a imbarcarmi in una long e non so quanto riuscirò ad andare lontano ma "se fa quel che se po' fà!" giusto? Come avrete capito questo era il prologo e spero che da tutto ciò venga fuori qualcosa di buono *incrocia le dita* vi mando un abbraccio :3
Lizzy

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Capitolo 2
*** Vista ***


Minerva Mcgranitt aveva deciso così, e loro non avrebbero mosso un muscolo per tentare di opporsi.
La sera del loro arrivo ad Hogwart, subito dopo lo smistamento dei nuovi ragazzini, aveva annunciato che coloro che si erano presentati a ripetere l’ultimo anno avrebbero frequentato le lezioni come un unico corpo studenti, separato dagli altri. Poco importava alla donna che i dodici ragazzi venissero da tre delle casate della sua scuola, era impensabile farli partecipare alle lezioni insieme agli altri. Quell’aria di festa e allegria non faceva altro che far precipitare il loro umore a terra. Com’era possibile che tutti avessero perso la testa? Avevano vinto la guerra, era vero, ma la donna riusciva a leggere negli occhi di quei ragazzi, diventati adulti troppo in fretta, la stessa tacita domanda: come potevano non rendersi conto delle perdite che avevano subito? Dov’era il rispetto per le vittime? Egoisticamente pensavano di poter esultare quando nessuno di quelli che avevano affrontato la battaglia sul campo ricordava di averli visti combattere al loro fianco. Troppo codardi per quello e fin troppo stupidi per capire che quel loro atteggiamento non giovava a nessuno.
Minerva nel suo nuovo ruolo di preside si sentiva in dovere di fare da mamma chioccia a quegli studenti che tornati avevano chiesto alle mura di Hogwarts di essere per loro una casa ancora una volta. Per alcuni di loro la scuola era sempre stata un rifugio e per chi precedentemente non la riteneva tale si era dovuto ricredere trovandovi l’affetto di cui aveva bisogno. Ma se ogni sala, arazzo e portale riportava alla luce ricordi dei primi anni spensierati al contempo il lago, la foresta e il campo da Quiddich erano ora, per tutti loro, scenari di una guerra di cui i ricordi ancora erano troppo nitidi nelle loro menti, troppo veri e reali per chiedere loro di dimenticarli. Come se potesse essere possibile dimenticarli.
Aveva deciso così Minerva, una settimana all’arrivo di tutti loro, mancava poco.
Aveva deciso di dare a quei ragazzi la possibilità di aiutarsi a vicenda e chissà che non ce la facessero prima di quanto lei sperasse.
Era rimasta ad aspettare al confine della scuola che gli studenti arrivassero per dare a tutti il benvenuto, per rendersi disponibile a chiunque chiedesse di lei.
Le si era stretto il cuore a vederli scendere tutti e dodici dalla stessa carrozza, l’ultima, e rivolgere lo stesso malinconico sguardo ai Thestral che la trainavano.
Harry era stato il primo, nello sguardo un’ira malcelata che solo in seguito scoprì essere scoppiata quando un nanerottolo del terzo anno lo aveva avvicinato sul treno per chiedergli un autografo. Un autografo!
Ron teneva a braccetto le due ragazze della sua infanzia; Ginny alla sua destra cercava di tenere in piedi una conversazione senza capo ne coda ed Hermione, alla sua sinistra, guardava sconsolata la guancia escoriata di Ron. Nel tentativo di non mettersi nei guai il rosso si era frammesso tra Harry e il ragazzino ricevendo il colpo al posto suo.
Dietro di loro Neville e Luna camminavano uno accanto all’altra con la mente persa chissà in quale pensiero mentre coscienziosi si tenevano abbastanza vicini da sentire la presenza dell’altro, le mani vicine che si sfioravano ad ogni passo. Come una rassicurazione. Tutti loro nel corso dell’estate si erano tenuti in contatto, tutti preoccupati per gli altri più che per se stessi ritagliandosi un angolo privato la sera per leccarsi in pace le ferite. Minerva lo sapeva grazie alle frequenti visite che faceva a casa Weasley nella quale, recandosi per dare sostegno a Molly e spronare Arthur, li incontrava.
Seamus e Dean erano due dei ragazzi di cui andava fiera; traevano energia uno dall’altro ed erano stati i primi ad alzare bandiera bianca nei confronti dei Serpeverde condividendo con loro il vagone per tutto il viaggio.
Blaise era sceso affiancato da loro due mentre parlottavano di come rendere possibile quell’alleanza, un occhio sempre sui due amici d’infanzia, Draco e Daphne, che per ultimi avevano sceso i gradini della carrozza e che con una certa apprensione richiamarono Goyle a proseguire verso i dormitori. Il ragazzone era rimasto indietro a carezzare il muso del cavallo che, sfortunatamente, ora poteva vedere anche lui.
La prima lezione che avevano affrontato insieme i ragazzi era stata divinazione, Sibilla Cooman aveva proposto di stare in giardino per quel giorno, godendo così degli ultimi raggi di sole che sperava riuscissero a sciogliere parte di quella tensione che irrigideva loro le spalle. Minerva si era riscoperta grata a quella donna per la comprensione che aveva dimostrato quando alla riunione dei professori aveva lanciato la bomba riguardo quella nuova classe. Per quanto le persone considerassero Sibilla una fuori di testa la donna in realtà era molto coscienziosa e, all’occasione, una cara compagna di riflessioni. La preside la apprezzava e tra loro era nata una profonda amicizia che le vedeva spalleggiarsi all’inizio di quella nuova avventura.
Arrivati in aula aveva annunciato di prendere sotto braccio un cuscinone e di seguirla. Portandoli all’esterno aveva spiegato a tutti loro l’importanza che la loro amicizia avrebbe acquistato, perché lei lo aveva visto. Aveva visto quei ragazzi crescere e mutare, incastrarsi gli uni con gli altri andando a formare nuove unioni destinate a restare.
Giunta alle rive del lago e accortasi degli sguardi che le rivolgeva la classe si era affrettata a iniziare la lezione, che alla fine tanto lezione non era.

-Ho visto crescere ognuno di voi- iniziò togliendosi gli strambi occhiali dal viso- tutti voi avete affrontato una battaglia troppo grande per dei semplici bambini. Siete stati messi di fronte a scelte che non avreste dovuto affrontare, a decisioni che non avreste dovuto prendere se i tempi fossero stati diversi da quello che sono stati. Quest’anno non vi chiederò di leggere fondi di caffè, usare palle di vetro o apprendere il corretto uso dei talismani, no. Quest’anno tutti voi- disse, guardandoli attentamente negli occhi uno dopo l’altro- avrete un compito, uno soltanto. Il più arduo forse, ma anche il più fruttuoso. Dovrete ritrovare la pace, insieme. Dovrete liberarvi dei fantasmi del passato e rinascere. So che non sembra facile, so che sarà tutto fuorché facile in effetti, ma dovrete imparare a fidarvi gli uni degli altri; a fidarvi di voi stessi, a conoscervi nel profondo e recuperare la vostra essenza di mago.

Per quanto quelle parole agli occhi di tutti non sembravano altro che gli ennesimi vaneggiamenti Hermione ricordò distintamente di avere letto da qualche parte di un argomento simile. Essenza di mago. La sua mano, seppur incerta, si levò chiedendo di avere parola.

-Sì, signorina Granger?

-Di cosa si tratta esattamente?

L’attenzione di tutti era tornata sulla Cooman, se una ragazza come Hermione si stava dimostrando interessata allora forse non erano tutte scemenze quelle che stava dicendo la donna. Tutti sapevano di come la ragazza considerasse quella materia e tutti erano curiosi, ora, di saperne di più. Anche se dire “curiosi” era forse un tantino azzardato, ma la professoressa fu ugualmente contenta di vedere gli occhi verdi di Harry superare la frangia scura ora interessati al discorso, di vedere Ron smetterla di fissare il nulla e sì, anche di vedere l’espressione incredula di Malfoy, il ragazzo doveva sapere di cosa stesse parlando. Non si era nemmeno persa lo sguardo di Draco che si era rivolto verso la Granger con espressione dubbiosa, sguardo tra l’altro ricambiato dalla grifona, almeno finchè lei non piantò i suoi occhi a terra in totale imbarazzo. Entrambi avevano già letto dell’argomento, non aveva dubbi a riguardo.

-Disponetevi a cerchio, forza!

Intorno a lei i ragazzi si fecero vicini con la stessa naturalezza che li aveva colti quando si erano tutti trovati sulla stessa carrozza.

-Dovete sapere che l’essenza di mago non è cosa da prendere alla leggera. Pochi maghi e streghe sono riusciti a raggiungerla e, seppure anticamente fosse materia di studio nelle scuole, l’incapacità degli studenti di applicarsi nel corretto modo ha costretto i professori a rinunciare a questo insegnamento. Raggiungere l’essenza rende il mago in pace con se stesso, è ciò che ci permette di eseguire incantesimi di potenza senza bacchetta, ciò che ci fa accedere al nucleo della nostra magia in condizioni di bisogno. Possiede diversi gradi. Al minimo è un po’ come avere il pilota automatico, ci permette di abbassare le nostre difese inconsciamente per darci la possibilità di ampliare i nostri sensi. Il primo passo rende il mago in grado di capire quale elemento può controllare. Chi ricorda cosa vi dissi degli elementi studiando gli amuleti?

-Che ogni amuleto aveva funzione diversa secondo il mago cui serviva perché era creato dalla forza degli elementi.

-Esatto, signorina Lovegood. Gli amuleti sono solo uno degli esempi che potrei farvi. Sono creati dai possessori degli elementi: terra, acqua, aria e fuoco. In antichità tutti i giovani ragazzi venivano istruiti almeno fino al compimento del primo passo dell’essenza di mago. Identificare l’elemento del mago rendeva possibile raggiungere parte della pace interiore cui accennavo prima. Il secondo passo era quello di controllare il suddetto elemento e il terzo di trovare un legame con l’elemento complementare o opposto.

-Intende dire che conoscere una persona di elemento opposto ci farebbe sentire bene?

-No, signor Weasley. Creare un legame significa amare la suddetta persona e venire ricambiati. Impadronirsi della forza del proprio elemento farebbe scorrere una nuova energia nelle vene di ognuno di voi ed è esattamente questo cui miriamo io e la preside Mcgranitt. Siete giovani per affliggervi, per incolparvi di errori non vostri, e soffrire nel modo in cui state soffrendo vi rovinerà. Per quanto sia difficile il secondo passo poi non vi si chiede di andare oltre. Speriamo che imparando ad apprezzarvi tra voi, a conoscervi e rispettarvi voi possiate costituire il futuro per questo mondo, il vostro mondo. E non parlo del mondo magico, sia chiaro signor Potter, non faccia quella faccia! Qui nessuno vuole usarla per la sua popolarità! Parlo dell’universo privato che ognuno di voi si porta dentro il cuore. Lasciate che sia l’amicizia a legarvi, a fare coincidere i pezzi del vostro io. L’obiettivo di queste lezioni sarà quello di farvi padroneggiare il vostro futuro ed io avrò il compito di farvi da guida in tutto questo mentre il professor Vitius vi aiuterà, quando sarà il momento, a padroneggiare il vostro elemento.

Poteva dire di aver ricevuto l’attenzione completa della classe in quel momento; credeva fermamente nell’impresa in cui si stava imbarcando e sapere di avere l’appoggio e l’aiuto della preside e di Vitius era per lei motivo di orgoglio.

Avrebbe aiutato quei ragazzi a rinascere.
Perché lei aveva visto.




Magazzino d'autrice:
E rieccoci qui con quello che dovrebbe essere a tutti gli effetti il primo capitolo di questa storia. Spero di non far scappare nessuno ma questa cosa l'essenza di mago è venuta fuori da sé a mano a mano che scrivevo quindi io non ho colpe *alza le mani in segno di resa*.
Aspetto di sapere cosa ne pensiate, nel mentre vado a morire d'ansia nell'angolino. 
Bye, Liz :)

 

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Capitolo 3
*** Dubbi ***


-Per quanto io “adori” passare del tempo con tutti voi, la situazione è davvero imbarazzante…

Come succedeva da un po’ di tempo a quella parte i ragazzi si fermavano in Sala Grande per poter affrontare il più tardi possibile il rientro nelle rispettive sale comuni dove a tutti loro risultava più difficile tenere a bada emozioni e sentimenti che premevano per uscire sotto forma di dolorosi pianti, attacchi e crisi isteriche.
A Harry era scoppiato il cuore di speranza quando due giorni prima senza mettersi d’accordo tutti loro erano rimasti in Sala mentre gli altri studenti si erano ritirati per tornare nei dormitori. Come fosse un muto accordo si erano adeguati gli uni agli altri e mentre Ron cercava di abbuffarsi di tutti i dolci rimasti sui vassoi, facendo dispetto a Goyle, Hermione disperatamente cercava un modo per aiutare gli elfi domestici a sparecchiare senza che loro si offendessero o peggio decidessero di autopunirsi. Malfoy aveva sorriso, un sorriso stentato e malamente nascosto dietro alla mano sulla quale poggiava il mento, miseramente crollata in seguito ad una gomitata di Blaise che lo ammoniva con lo sguardo. Inutile dire che Draco sbuffò divertito quando gli elfi apparvero e scoccando le dita con un “pop” sgomberarono i tavoli spedendo tutto in cucina. La vista della Granger che si dava della stupida era valsa quel piccolo rimprovero.
Subito dopo era calato il silenzio, ognuno di loro era perso nei propri pensieri e la situazione, a distanza di quarantott’ore non era cambiata.
Altra cena e altro dopo-cena.
Non una mosca volava per la sala e a interrompere la quiete c’erano solo le risatine che Dean non riusciva a trattenere quando il fidanzato fissava sconsolato l’ingordigia del rosso affianco a lui.

-Cosa proponi Harry?

Blaise stesso non ne poteva più, era molto orgoglioso del fatto che non si stessero uccidendo ma così non andavano da nessuna parte.

-Conversazione?

-Ciaoooo, io sono Seamus…- disse il ragazzo costretto a pedate dal suo fidanzato.

-E non bevi da quattro giorni?

Alla battuta di Luna la tensione si alleggerì. Uno scambio di sguardi e Ginny prese la parola chiedendo se qualcuno sapesse in che modo la Cooman volesse far capire loro quale fosse l’elemento che controllavano.

-Magari ponendoci in fronte ad essi- provò Ron ricevendo un’ironica risposta da Goyle.

-Perché vuoi farmi chiedere di non aver mai fatto una doccia?

-E questo cosa c’entra?

-L’acqua no?!

Ron, riconoscendo la sua scarsa intuitività, si era dato del troll e, con stupore generale, aveva dato ragione al Serpeverde. Inutile dire che tutti rimasero con tanto d’occhi.

-Dhapne, ti prego. Dimmi che almeno tu hai qualche idea…

-Draco non saprei, insomma la professoressa ha fatto tutto un discorso sulla fiducia e il rispetto reciproci ma questo non so davvero dove possa andare a parare.

-E se- iniziò Hermione interrompendo le riflessioni della serpe- no dubito… bhe una volta ho letto di questo rituale che non si poteva compiere se tutti coloro che ne dovevano prendere parte non si reputavano tra loro “alla pari”, se così si può dire.

-Stai dicendo che dovremmo fare amicizia?

-Mi sembra proprio quello che ha detto la Cooman… Ginevra.

Alt. Dhapne l’aveva appena chiamata Ginevra? Non piattola, rossa o Weasley? La mascella di Draco era drammaticamente aperta e Blaise prese la parola.

-Sì Ginevra, penso proprio di sì. Ed il modo migliore è iniziare a chiamarci per nome giusto Nene?- disse capendo dove l’amica volesse andare a parare.

-Per quanto voglia avere il massimo dei voti in tutte le materie e quindi non avere a fine trimestre inclassificabile in divinazione, penso mi risulterebbe abbastanza difficile chiamare Malfoy col suo nome… per fare un esempio.

-Mezz…Hermione- e tutti rabbrividirono a sentire il principe di ghiaccio rivolgersi così alla ragazza- sembra che tutti ti reputino una ragazza estremamente intelligente quindi perché non ripeti con me? Draco. Draaa-co!

-Malfoy mica è scema! Sta solo dicendo che anni d’ingiurie non si buttano semplicemente alle spalle.

-Harry, Hermione, un piccolo sforzo forza.

E sapendo entrambi cosa Seamus chiedesse loro di fare, e soprattutto registrando lo sguardo assassino di Dean, che sembrava super eccitato a scoprire quale fosse il suo elemento, si costrinsero a masticare un “D-Draco” molto poco convincente ma che fece la felicità generale.
Allo stesso modo Seamus si rivolse alla Greengrass chiamandola Nene, Luna sperimentò come i nomi di tutti ruotassero bene sulla lingua e persino Ron si rivolse a Gregory, per intimargli di lasciare andare quel muffin ma era sempre una vittoria… no?
Quando però Zabini si rivolse a Paciock l’entusiasmo generale si spense poiché lui non rispose.
Se i Serpeverde si chiedevano cosa non andasse in quel ragazzo i Grifondoro, e Luna, impallidirono. Neville si limitò a fare ciao con la mano per poi tornare a fissare il pavimento.

-Paciock, il gatto ti ha mangiato la lingua?

Per Merlino!, aveva appena detto alla Mezzosangue di chiamarlo per nome e quel demente si rifiutava di collaborare?
Draco era indignato, quindi rincarò la dose.

-O forse hai qualche problema a socializzare? Cos’è, mamma e papà ti hanno detto di non parlare con il lupo cattivo?

Harry stava per interromperlo quando Draco sputò un’altra cattiveria.

-Magari zia Bella ti tirerebbe fuori due parole.

Pronunciando il nome dell’odiata donna ottenne tre reazioni diverse.
Harry si fece vacuo irrigidendo la sua postura e incrociando le braccia al petto in una posizione di chiusura.
Perché tutto gli ricordava quanto non fosse all’altezza? Eppure Sirius credeva così tanto in lui, sarebbero stati una famiglia…
A Luna scappò un singhiozzo e accartocciandosi su se stessa sfiorò Ginny che interpretò il gesto come un via libera e stringendola a se la abbracciò.

-Daphne fa qualcosa!

Incitata da Goyle la ragazza si avvicinò alla bionda e con l’ok di Ginny prese a disegnarle dei cerchi con le dita sulla piccola schiena. In poco tempo i singhiozzi si arrestarono e Luna si sporse a guardare la Serpeverde con occhi ancora terrorizzati. Lei riuscì solo ad aprire le braccia accogliendola a sua volta in un abbraccio.
Solo dopo avrebbe scoperto di utilizzare lo stesso profumo della madre di Luna, fattore che le aveva permesso quell’avvicinamento.
Draco nel mentre guardava verso Paciock che aveva preso a tremare incontrollato. Seamus e Dean stavano cercando di farlo rinsavire ma non c’era verso, Neville non riusciva a trovare un collegamento con la realtà, perso nel dolore che quella donna aveva inflitto a lui e alla sua famiglia. Perso nei ricordi e nell’agonia.

-Via, sta avendo un attacco di panico!

Blaise gli si fece vicino prendendogli il viso tra le mani, obbligandolo a guardarlo negli occhi mentre cercava di portarlo fuori dal baratro in cui era caduto. Infondo a quegli occhi castani c’era un abisso.

-Paciock! Paciock, riprenditi immediatamente!

Ma niente, Neville aveva preso a sudare freddo, dalla sua bocca uscivano solo singhiozzi smozzicati e a ognuno di essi si portava una mano sul petto, come se qualcosa dentro lo stesse limitando. Stringeva compulsivamente la camicia della divisa tra le mani; la situazione non stava migliorando.
Con una spallata nemmeno tanto forte Luna si mise in ginocchio davanti all’amico allontanando Zabini. Alzata la camicia della divisa, prese una boccetta che pendolava dalla cinta della gonna e, stappata, la pose sotto il naso di Neville.

-Nev, sono qui, è tutto ok. Sto bene, Neville.

E tremando sempre meno il ragazzo iniziò a riprendere conoscenza, la vista si faceva più nitida permettendogli di notare le scie che le lacrime avevano lasciato sul volto dell’amica.
Quanto le doveva? Era l’unica ad averlo apprezzato in quegli anni, la prima a farsi avanti proponendosi come aiuto per cercare il suo rospo, Oscar, sul treno durante il primo anno ad Hogwarts.
I suoi occhi si fecero grandi, finalmente ripresosi. Era stato un colpo vederla soffrire sotto la stessa maledizione che gli aveva sottratto i suoi genitori. Vederl-no. Non doveva pensarci ora.

-Neville, sto bene.

Nella Sala era calato nuovamente il silenzio, nelle menti di tutti la certezza di non sapere tutto sui loro conti. Cos’era successo?
Quella sera dodici ragazzi non riuscirono a dormire, non che di solito sognassero farfalle e arcobaleni ma al posto degli incubi li visitò l’incertezza. Da Draco passò il senso di colpa, da Harry l’inettitudine, da Luna la ragione che cercava di trovare la soluzione per quel fratello che non meritava di soffrire.
Tutti, in cuor loro, speravano che la lezione dell’indomani della professoressa Cooman portasse risposte.





Credenza della sottoscritta:
Salve avventori! Eccoci qui un'altra volta perchè stressarvi, sfracellarvi i neuroni e annoiarvi mi diverte a alleviarvi i pomeriggi (?) siate buoni e passate a lasciarmi un parere in modo che io possa sapere cosa funziona e cosa no :) So che ci sono tanti dubbi (lol il titolo del capitolo non è scelto a caso) ma vorrei fare quella cosa figherrima (vogliate passarmi quest'espressione) dello svelare le cosucce poco per volta. Se risulta tutto troppo confuso ditemelo, vi mando un abbraccio cosini <3
Una crostatina a tutti!
Bye, Liz
 

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Capitolo 4
*** Scuse ***


--Sono davvero contenta che siate arrivati alla conclusione da soli. C’è bisogno che vi fidiate tra di voi poiché il progetto nel quale vi guiderò avrà un impatto collettivo, nessuno può restare indietro. E’ un’esperienza che richiede concentrazione, raggiungere la consapevolezza di quale sia il vostro elemento, necessita di un processo durante il quale la vostra anima sarà messa a nudo e se voi durante esso doveste essere preoccupati, nervosi o qualsiasi altra cosa, il risultato finale potrebbe essere errato o potrebbe addirittura non esservene alcuno.

La Cooman aveva detto chiaro e tondo che se volevano affrontare la situazione avrebbero dovuto cambiare, sacrificare il passato. Vivere il presente al massimo.
Questa volta una pioggia insistente li aveva costretti a fare lezione all’interno delle mura, ma, pur trovandosi nella classe di divinazione, mantennero la posizione circolare, ognuno di loro posto su di un comodo cuscinone variopinto.

-Come abbiamo detto l’altro giorno, riconoscere il proprio elemento rende più forti, certo, ma soprattutto rende completi. È come se una parte di voi rimasta da sempre lontana riempisse quel vuoto che sentite dentro, allora tutto va al proprio posto. Ginny, ti chiedo di fare il primo passo verso gli altri.

-Esattamente cosa dovrei fare?

-Ognuno di voi deve concentrarsi, pensate a un metodo per avvicinarvi. Lascio a voi il controllo di questa parte ma sia chiaro che pretendo che affrontiate la situazione con massima serietà. Non dovrete sforzarvi di conoscervi solo all’interno di quest’aula quindi confido che anche all’esterno voi impariate a passare del tempo insieme. Desidero che impariate a rispettarvi; Inoltre, episodi come quello di ieri sera- e qui si interruppe per lanciare uno sguardo ammonitore a Draco- non devono ripetersi.

-Ma come…?

-Non è importante come faccia a saperlo signor Zabini. Vi è tutto chiaro?

L’occhiata scettica che ricevette in risposta fu abbastanza esaustiva. Sapeva perfettamente che i ragazzi ancora non avevano capito a pieno ciò che chiedeva loro di fare ma, con il tempo, l’avrebbero ringraziata.

-Professoressa? Credo di aver in mente qualcosa…

-Sì, Ginevra?

-Potremmo raccontare qualcosa. Uhm... un ricordo cui teniamo particolarmente.

-Molto bene, e perché non mettere in tavola tutte le carte? Non vi chiedo di parlare dei vostri demoni in questo momento- essendo troppo presto, mormorò tra sé- ma di un ricordo positivo legato a essi. Chi se la sente di iniziare? Seamus?

-Come se avesse qualcosa di cui preoccuparsi quell’irlandese.

-Per quanto mi dispiaccia contraddirti Dracuccio la vita di nessuno qui dentro è stata facile.

E dicendo quelle parole si strinse di più contro il fidanzato che già aveva capito dove volesse andare a parare. Quella era una ferita ancora aperta, che tardava a cicatrizzare. Per quanto ne parlassero Seamus, il suo Seamus, non accettava che i genitori non approvassero la sua relazione. Continuava a sentirsi sbagliato poiché loro non facevano nessun passo avanti verso il figlio, anzi, si rifiutavano di accettare Dean nel ruolo di suo fidanzato.
Non che i genitori di Seamus non lo conoscessero dal primo anno, ma si erano fermamente rifiutati di accettare che il figlio potesse essere omosessuale. Quando avevano varcato la porta della loro casa, abbracciati, sfiniti per la guerra, avevano incontrato l’ennesima difficoltà. Era bastato un bacio, per quanto innocente fosse stato, a mandare fuori di testa quei due. Seamus aveva confessato a Dean di avere bisogno dell’approvazione dei suoi genitori ma loro riuscivano a pensare solamente a cosa avrebbe pensato la gente, a come la loro reputazione si fosse macchiata. Quando Sam poi aveva rinfacciato a sua madre di avere sposato un babbano era scoppiata la bomba. Erano mesi che non li vedevano. L’estate l’avevano passata da Dean e in parte alla Tana. Sua madre e suo padre si rifiutavano di vederlo almeno fin quando lui non avesse messo la testa a posto e Sam, per quanto ci provasse a far capire loro, tramite lettere e gufi, quanto amasse il ragazzo che ora lo stringeva incoraggiandolo, non riusciva a capacitarsi di quel rifiuto.

-Ma io non ho alcun “demone”.

Affermò ridendo nervosamente, ricevendo allo stesso tempo delle occhiatacce da parte dei suoi compagni che, chi prima e chi dopo, avevano scoperto il perché di tutte quelle visite alla Tana. Non che dispiacesse loro avere intorno gli amici, ma da sempre Sam passava l’estate con i suoi genitori ai quali era particolarmente legato e quella routine aveva qualcosa di sbagliato.

-Ok, ok- disse alzando le mani in segno di resa- d’accordo. Dunque, penso che il miglior ricordo sia quello del primo bacio. Insomma, c’eravate tutti no?- chiese alludendo all’ultima battaglia- il minuto prima eravamo terrorizzati e subito dopo appare Harry che a quanto pare non era morto e succede un putiferio e…e… credevo di averti accanto ma non c’eri- si rivolse a Dean- e quando ti ho visto alzare le mani al cielo per la vittoria non ho potuto non correrti incontro, il resto è venuto da sé credo, no?

Tutti ricordavano più che perfettamente come quei due si fossero avvinghiati a cozza l’uno all’altro nel mezzo del cortile. Lo sguardo che era corso tra loro era incerto ma così puro e genuino che la scintilla era scattata, dimentica del luogo in cui si trovavano e delle loro condizioni. In quel momento c’erano solo loro due, scomparso l’Ordine, i Mangiamorte, gli auror. Poi si erano guardati negli occhi e, con una tenerezza che stringeva il cuore al solo ricordo, Dean aveva asciugato le lacrime sulle guance di Seamus e Seamus aveva scrollato i capelli dell’amico liberandoli dalle polveri che li avevano brizzolati.
Per quanto adorasse perdersi in quella memoria Dean non poté non strozzarsi dal ridere a vedere la reazione di Malfoy alla faccia zuccherosa che il proprio ragazzo aveva in viso. Più rosso di un pomodoro Seamus si sentiva terribilmente imbarazzato, insomma, non che avesse problemi di sorta a dire al suo ragazzo che lo amava tanto, forse troppo, ma rivivere il momento davanti a tutti loro era talmente imbarazzante! Insomma, persino guardando la Cooman poté vederla rivolgere uno sguardo alla coppia con gli occhi a cuoricino!

-Molto bene- esclamò la professoressa riprendendosi un po’ di contegno- qualcun altro?

Seppur con malavoglia Draco alzò la mano, sapeva quello che doveva fare.

-Io…

-Sì signor Malfoy?

-Professoressa, io vorrei approfittare del momento per fare le mie mm… scuse- tentennando, poco a poco, aveva ottenuto l’attenzione di tutti- Sì, le mie scuse per il comportamento di ieri sera…

Non riuscì a finire la frase perché quella matta della sua amica Daphne gli era saltata addosso abbracciandolo di sbieco biascicando qualcosa che assomigliava a “quanto sono fiera di te.”
E mentre lui si sorbiva quella tortura personale, cercando di sottrarsi a quella piovra, tutti in sala se la ridevano sotto i baffi. Draco riuscì a intercettare lo sguardo di Blaise che orgoglioso di ciò che aveva organizzato la sera prima si posava una mano sul cuore fingendosi oltremodo commosso, addirittura portandosi l’indice ad asciugare quelle lacrime più che finte lasciate scappare dall’emozione.
Riuscì solo a sillabare nella sua direzione un “non una parola.”
Quando i ragazzi si alzarono a termine dell’ora di divinazione gli sguardi si calamitarono su di Luna che si avvicinò ai quattro Serpeverde e che, con malcelato timore di ricevere un rifiuto, allungò la mano verso Draco.

-Luna. Piacere di conoscerti.

-Io stringerei quella mano Draco…

-Solo se poi tu stringi la mia Potty caro!

Disse la serpe compiendo quel simbolico gesto.
Che la Lovegood gli stesse dicendo che era quello il vero Draco? Parafrasando il suo atto poteva dirsi che fosse felice di averlo visto chiedere scusa? Che poi perché doveva perdersi in certi astrusi pensieri?

-Non ti hanno insegnato che prima mi dovresti offrire una cena?!

-POTTEEEEEER! Vieni subito qui. Aaargh, se ti prendo!
Gridò la serpe mettendosi a correre per acciuffare quell’idiota. Dietro di sé quella ciurma scapestrata li seguiva; metà di loro parlottando di quanti compiti avesse dato loro la Mcgranitt mentre l’altra era preoccupata di come sarebbe andato a finire quell’inseguimento, ma tutti, dal primo all’ultimo avevano un sorriso a stirare le labbra. 






Tana del procione bismano:
Non so nemmeno se esiste davvero questo animale, ma che volete farci? Suona così bene ** E poi ve lo immaginate? Sarebbe un incrocio tra un procione e un gatto bismano! Se non sapete di che parlo andate a cercare quella creatura che grida "coccole" da ogni pelo! Bando alle ciance, è giunto un nuovo capitolo e io volevo approfittare per ringraziare con tutto il cuore chi ha lasciato un parere, chi ha letto e chi ha messo la storia tra le seguite: FATE LA MIA GIOIA! Indi per cui mando a tutti un abbraccio galattico e un procione bismano di pezza (?) virtualmente ovvio... in effetti sono sempre più convinta che non esista ma amen :) So che potrebbe risultare noiosa questa parte insomma, Cooman, Cooman e ancora lezioni con chi? La Cooman. Lo so... ma prometto che vedrò di aggirare questo intoppo voi però ditemi se davvero l'impressione che avete di questo capitolo sia noiosa perchè non sono soddisfatta al 100% Che dire? Nel prossimo qualcuno verrà picchiato, yeeeee! *Muahahahah*
Baci, Liz.

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Capitolo 5
*** Draco ***


Per quanto Draco continuasse a pensare a quello che era successo, non poteva non andare estremamente fiero di se stesso. Suo padre, e i suoi insegnamenti, potevano andare a quel paese, era contento di aver chiesto scusa, anche prima dell’intervento del suo migliore amico il senso di colpa si era fatto sentire prepotentemente per quelle reazioni che aveva causato.
Come gli era venuto in mente di nominarla?
Merlino, come se non gli avesse rovinato abbastanza la vita, a lui e a tutti i ragazzi coi quali si era trovato a condividere quella sofferenza. Tutti loro avevano una ferita aperta ancora sanguinante situata circa al centro del petto. Una ferita firmata Bellatrix Lastrange.
Sapeva perfettamente cosa quel nome comportasse per certe persone.
Aveva sottratto a Potter quello straccio di famiglia che era riuscito ad ottenere.
Aveva marchiato la Granger mentre lui era rimasto fermo, immobilizzato dal panico.
Aveva torturato Lunatica Lovegood, lui lo sapeva. Aveva visto con i suoi occhi la zia scendere nelle segrete di Malfoy Manor e prelevare dalla parete delle chiavi quella che avrebbe fatto scattare la serratura magica della cella dove la ragazza era tenuta prigioniera. L’aveva vista prelevare quella chiave una, due, dieci, infinite volte. E ogni volta che Bella scendeva quella stretta scala che portava al piano di sotto, lui, per paradosso, saliva all’ultimo piano. Saliva fin nella Guferia cercando di mettere più distanza possibile tra sé e quella pazza, cercando di scappare dalle grida di dolore che squarciavano il silenzio di quel palazzo dal quale non poteva scappare.
Draco non era come appariva, quella maschera che suo padre gli aveva insegnato a portare e mantenere anche nelle situazioni più disparate, e disperate, ormai non riusciva a strapparsela. Era diventata indispensabile. Al mattino non v’era più lo sforzo per indossarla, anzi, quello stesso impedimento di farsi conoscere per ci realmente era, quel muro che impediva a chiunque di capire a cosa pensasse, era diventato con l’avanzare degli anni una protezione dalla quale non si sarebbe mai più staccato. Sarebbe morto con essa era vero, ma sarebbe morto prima senza di essa. Si sarebbe accartocciato dall’orrore e avrebbe vomitato anche lo stomaco durante le adunate cui suo padre lo costringeva ad assistere. Il Lord Oscuro sapeva provare solo orrido piacere torturando i suoi Mangiamorte. Draco sperava sempre che quelle riunioni finissero in fretta, credeva che se ci avesse sperato con tutto il suo essere quel matto avrebbe finito di cruciare sua madre. La sua bellissima madre, Narcissa. Il suo animo nobile non vacillava nemmeno sotto la bacchetta di Voldemort il cui unico scopo era di colpire Lucius, per fargli entrare bene in testa che dell’esito negativo delle sue missioni avrebbero pagato in molti. E perché non partire dalla moglie? Come se a quell’algido pezzo di ghiaccio di suo padre importasse qualcosa di lei e di suo figlio. Li considerava alla stregua di pedine, e Draco era stato così contento nel vederlo arrestato e sbattuto nella cella infima della prigione di massima sicurezza del mondo magico, Azkaban. Peccato che poi si fosse nuovamente vergognato delle emozioni che provava, insomma, era suo padre. No? Non sapeva che pensare. Al diavolo il buonsenso, quell’uomo gli aveva rovinato la vita!
Ma oggi sì, per una volta aveva fatto la scelta giusta, non che Blaise gli avesse lasciato alternative… al solo ricordare la sera prima gli veniva da sospirare divertito, quel ragazzo non aveva mezze misure, le cose per lui si potevano fare o con le buone o con le cattive. Ma lo avrebbe ringraziato, ringraziato di cuore; per il suo coraggio, per la sua tenacia, per non averlo ancora abbandonato ma, anzi, per avergli indicato ancora una volta la strada da prendere seppur così barbaricamente.

Dopo quella scenata in Sala Grande ognuno si era ritirato verso il proprio dormitorio peccato che lui non ci fosse arrivato con le sue gambe poiché, appena svoltato l’angolo per scendere nei sotterranei, Blaise aveva fatto un cenno a Goyle che, di rimando, lo aveva tirato per le orecchie fino nella loro stanza.

-E non credere di passarla liscia così! Domani, dovessi darti una botta in testa per convincertene, porterai le tue scuse a tutti- vedendo che stavo per interromperlo si affrettò a continuare- non accetto un no come risposta, Draco. Lo farai e basta, sono stato chiaro?

-Io non credo proprio.

-Razza di… stronzetto- e si vedeva che aveva fatto un grande sforzo per contenersi- GREGORY!- e al solo nominarlo l’amico si palesò in stanza.

-Bla?

-Non collabora!- esclamò il moro, sul viso un’espressione mortalmente corrucciata.

-Sarà un piacere aiutarti.

Il moro ponendosi dietro le spalle di Draco, ancora intento a chiedersi come, di grazia, quell’energumeno a forma di armadio dell’amico suo avesse fatto ad arrivare tanto in fretta, gli passò le braccia sotto le ascelle per poi piegarle verso l’alto immobilizzandolo.

-Greg, carica!

E vedendo Goyle portare indietro il pugno, fin oltre la spalla!, come era possibile?, prese un po’ di paura.

-Oh dai ragazzi, sappiamo perfettamente che non lo fareh…te. AHIA!

E mentre Goyle faceva cozzare le sue nocche sulla mia guancia un altro grido si univa al mio.

-Che. Cosa. Sta. Succedendo?

L’arrivo di Daphne, passata per dare la buonanotte, era stato tempestivo, anche se un po’ in ritardo, tanto quanto decisivo. Li aveva obbligati a staccarsi, cambiarsi e lavarsi per poi somministrare a ognuno una dose di sonnifero dentro alle camomille che aveva chiesto di portare in camera al suo elfo domestico mentre quei tre facevano baccano per decidere chi si sarebbe lavato prima i denti e di chi era il dominio del balsamo al cocco. Mortalmente offesi gli uni con gli altri non se ne davano vinta nemmeno una e si convinsero a rigare dritto solo dopo che, spalancata la porta del bagno, la ragazza aveva intimato loro di darsi una mossa, ricevendo in risposta tre strilli davvero poco virili.
Insomma, la privacy?!
Per quanto adorasse occuparsi di quei tre bambinoni era tardi anche per lei e, dopo averli messi a letto e aver spento le luci, si ritirò nella sua stanza, completamente dimentica di chiedere per quale motivo stessero picchiando il biondo.
Scoprì solo nel pomeriggio su cosa stessero “discutendo”. Più precisamente nell’ora della Cooman e lo slancio verso Draco era stato del tutto genuino, quella Principessa aveva fatto un gran bel passo avanti!
Peccato poi avesse scelto di rincorrere così poco carinamente Harry per mezzo castello, facendoli, tra le altre cose, arrivare tardi alla lezione successiva dove prese posto affianco a Blaise. Una pergamena passava tra loro, vergata da due calligrafie diverse, i ghigni sui loro volti: identici.
*Metodo un po’ controproducente il tuo, gli ci vorranno mesi per perdonarti.*
*Aspetta e vedrai.*
Tempo tre secondi e sul loro banco planò un aereoplanino di carta incantato, all’interno poche parole.
*Grazie, ma resti uno s*****o, oggi ho dovuto rubare il fondotinta a Nene per coprire il livido, e sai che ho la carnagione più chiara della sua!*
Inutile dire che venne rimandato al mittente, sotto l’ultima frase ora, facevano mostra di sé, se ne trovavano altre due.
*Ti vogliamo bene anche noi* e poco più sotto *Principessa quando inventeranno la tinta “Pallore Lunare” te ne farò avere una scorta decennale. Kiss!*

Sapeva di dovere molto a quei tre scervellati dei suoi amici ma Draco, in quanto tale, alias in quanto Draco, tiene sempre un poco di contegno.
Quest’oggi la sua maschera era crollata, con una semplice parola, uno “scusa” che gli era costato parecchio, ma che al contempo gli aveva dato l’occasione di ricominciare. Cadendo, erano venute meno tutte le sue difese e franandogli ai piedi devono aver fatto un così grande baccano da essere sentite fino in Alaska. Ecco, magari lì no, ma la Loveg-No!, Luna, doveva averle sentite distintamente perché aveva scelto di dargli una seconda chance.
A lui.
Quale sarebbe stato il prossimo passo verso la sua redenzione?
Non ebbe tempo di pensarci perché voltandosi verso la cattedra dove si trovava la professoressa Mcgranitt incrociò i suoi occhi felini che non si erano persi nemmeno un attimo di quell’interessante scambio di corrispondenza e che leccandosi metaforicamente i baffi aspettava solo quello.
Fu con sadismo che alla fine dell’ora diede ai ragazzi di Serpeverde un’ulteriore ricerca da compiere, oltre al compito lungo tre pergamene che richiedeva per la prossima lezione.
Che non si dicesse in giro che si era rammollita, vecchia megera!






Cassettiera di me medesima io:
Son io, son io, sul mio regal destriero!
Salve avventurieri, come ve la passate? Io mica tanto bene, l'ansia da compiti arretrati mi fa addormentare oltre all'ora lecita e il fatto che io mi ostini a guardare serie splatter, sanguinolente, mafiosissime e sadiche non rende i miei sogni... rosei, diciamo così. Spero stiate bene però e che vi facciate sentire per farmi sapere che ne pensate di questo capitolo. Scappo che sto scrivendo questi saluti al volo, fate i buoni!
*HUG* Liz.

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Capitolo 6
*** Strano ***


Giunti alla porta della biblioteca, i quattro Serpeverde videro sbiadire davanti ai loro occhi la possibilità di utilizzare i tomi di trasfigurazione presenti al suo interno per compiere la ricerca che la Mcgranitt aveva assegnato loro. In realtà solo in tre soffrivano per questa enorme perdita di tempo poiché Goyle non aveva nessun compito aggiuntivo da fare ma si trovava lì per par condicio.
Si erano diretti al terzo piano al termine dell’ultima lezione della giornata per iniziare quel maledettissimo approfondimento, peccato che la biblioteca fosse chiusa.
Mai la biblioteca di Hogwarts era stata chiusa, dove diamine era Madama Prince? E come avrebbero fatto loro a consegnare le suddette due pergamene l’indomani mattina se non potevano accedere a quel luogo santo, fonte di aiuto per quegli studenti che non ne sapevano un’acca di quel “Rito degli elementi”?
Un quartetto di voci proveniente dal fondo del corridoio li distrasse dai lugubri pensieri in cui erano sprofondati.
Blaise avrebbe saputo dire di chi si trattava ancora prima di averli sentirli arrivare, ma quello forse era meglio che gli altri non lo sapessero.

-Potremmo piazzare dei Cuscini Pernacchiosi sotto il cuscino della sua sedia!- disse Harry.

-Piazzare delle Bombe Puzzolenti nei cestini!- lo interruppe Ron.

-E se vi cuciste le bocche?- chiese Ginny spazientita.
Erano proprio due bambini!

 -Magari potreste rendervi conto che come supervisore della biblioteca v’impedirò di fare ciascuna delle cose che avete appena proposto! Madama Prince mi ha chiesto personalmente di badare ai libri perché ha sentito di un grosso carico di manoscritti originali in arrivo da un’associazione che dona fondi alla scuola da più di vent’anni, in quanto bibliotecaria voleva personalmente recarsi a ringraziare tutti loro e io non permetterò che voi due mi mettiate in cattiva luce.

“Sono stata chiara?” sentirono aggiungere dalla Granger le serpi al termine del suo rimprovero. A Draco quel tono ricordò molto quello di Blaise di solo qualche ora fa e che evidentemente anche all’ultimo aveva sortito lo stesso effetto perché lanciò uno sguardo più che divertito verso di lui. Quasi inutile dire che lui con scatto tattico gli riservò un’occhiata omicida.
Senza che se ne accorgessero, presi com’erano in quella battaglia di sguardi, Daphne era trotterellata incontro alla Granger. Con le mani giunte al petto e la sua migliore espressione da cucciolo le aveva chiesto quindi se avrebbe aperto la biblioteca e permesso a loro di compiere la ricerca. Ottenendo una risposta affermativa da parte della riccia, Daphne, tutta raggiante, prese lei e Ginny sotto braccio trascinandole all’ingresso di essa attendendo che la grifona togliesse tutti gli incantesimi di protezione che Madama aveva applicato.
L’ora successiva la passarono in silenzio; le serpi chinate su libri e pergamene, Ron e Goyle impegnati in una partita di scacchi magici della quale Harry faceva l’arbitro e Ginny in cerca di un particolare libro di incantesimi. Sperava di scovare una magia che incantasse la sua spazzola in modo che la mattina non dovesse fare lo sforzo sovrumano di districare i suoi capelli spendendo molte più energie di quelle assunte, sotto forma di calorie, durante la cena del giorno prima.
Hermione si trovava al banco della bibliotecaria, impegnata a registrare e porre al loro posto i libri restituiti durante quei giorni, che a mano a mano avevano preso possesso del bancone; almeno fino a quanto Daphne non le si accostò, facendole cenno di leggere il paragrafo che stava indicando con l’indice.

Si pensa che gli Elementi Fondamentali siano nati insieme all’Universo e che siano state queste quattro unità distinte a mutare il mondo nel corso dei secoli rendendolo un posto vivibile per l’uomo. Gli Elementi sono quattro: Terra, Acqua, Fuoco e Aria.
Non vi è una distinzione d’importanza tra di essi poiché ognuno ha un ruolo ben preciso…


Hermione saltò qualche riga, quelle erano cose che già sapeva!

…Che i maghi abbiano la capacità di controllare gli elementi lo sanno tutti, ma questa definizione, in un secondo momento, risulta scorretta. Il mago non controlla l’elemento bensì con l’appropriarsi di parte di quell’elemento ne diventa possessore. Possedere parte di esso significa essere accettati dall’elemento stesso, autorizzati a usarne i poteri. Il mago, durante il processo d’identificazione del proprio elemento, è fatto cadere in trance. Solitamente non avviene mai in solitaria quest’operazione poiché, durante il processo, c’è bisogno di una guida addestrata che aiuti il soggetto a raggiungere il centro della propria energia magica. Questa identificazione negli anni passati avveniva tra il primo e il secondo anno di studi magici, ciò comportava che l’età di chi si sottoponeva a tale rito fosse infantile e per questo incapace di risvegliarsi dall’ipotetica trance autoimposta. Diverse sono le testimonianze di familiari che hanno visto il proprio caro entrare in un coma vegetativo poiché quello che aveva incontrato nel proprio inconscio lo aveva stregato a tal punto da non riuscire a staccarsene. Ma, a breve, parlerò di ciò che accade durante il rito…

Con lo sguardo la riccia seguì la traiettoria compiuta dall’indice di Daphne che scivolò verso la fine della pagina.

Per favorire la riuscita del processo, si devono rispettare alcune regole.
1) Il numero di partecipanti deve essere compreso tra le dieci e le quindici persone.
2) I partecipanti devono entrare in trance coscienti di ciò cui vanno in contro, quindi istruiti a dovere su ciò che si troveranno davanti. Per quanto possibile.
3) Non devono esserci tensioni all’interno del gruppo. I soggetti devono essere disposti ad anello, distesi con le gambe verso il centro e le teste sulla circonferenza esterna, si terranno le mani gli uni con gli altri per avere un collegamento esterno concreto.
4) Il suddetto anello dovrà essere disegnato sul piano con polvere di Astrodolce. Dovrà essere posato da una mano esperta, in grado di compiere l’incantesimo di trance e anche di fungere da guida.
5) Il risveglio dalla trance deve avvenire all’unisono.
Se i precedenti punti saranno rispettati, e la parte individuale andrà a corretto compimento, il rito avrà una positiva riuscita.


La ragazza girò pagina.

Una volta entrati nello strato di trance la guida deve indicare la via che conduce i soggetti al proprio centro magico (individuabile poco sotto il cuore) nel quali essi accederanno. Se l’incantesimo della giuda sarà eseguito correttamente avrà predisposto l’avvicinarsi di quattro diverse sfere. Rossa, blu, verde e bianca: rappresentano i quattro elementi.
Da questo punto in poi sta al mago affrontare ciò che gli si presenterà davanti.


-E questo, cosa vorrebbe dire?

-E’ proprio per questo che ti ho fatto leggere questa parte. Indubbiamente la McGranitt voleva che iniziassimo a cercare qualche informazione su quello che stiamo facendo con la Cooman, insomma… che sapessimo a cosa andavamo in contro.

-Peccato che oltre a queste informazioni sommarie tu non sia riuscita a trovare altro, giusto?

-Esattamente, Hermione. Tutti i libri che ho letto in quest’ora arrivati al momento in cui si palesano le sfere sembrano interrompere lo stile discorsivo, troncando a metà il discorso.- e aprendo un altro libro glielo pose sotto il naso- Leggi qua.

Per quanto ci si sforzi di ricordare ciò che accade dopo l’arrivo degli elementi nessun mago riesce a rievocare a sé quei momenti.
Gli studiosi presuppongono che ci sia una prova da affrontare ma nessuno, finora, sa dire di cosa si tratti, né se sia uguale per tutti. Ciò che è sicuro è che secondo come la si supera si viene scelti dal proprio elemento come possessori.

 
Terminato di trascrivere le informazioni trovate ne parlarono un po’, almeno fin quando Madama Prince non tornò a rivendicare la biblioteca come suo territorio spedendoli a cena. Cena che passarono, tra parentesi, informando Neville e Luna su quel poco che avevano scoperto poiché i due ragazzi avevano passato il pomeriggio in compagnia di Madama Chips.
Blaise si maledì: lì non ho specchi! Come diamine ho fatto a non pensarci? Dovrò rimediare alla prima occasione.
A quello pensava mentre, sfinito, si lasciava andare a Morfeo, non prima però di aver controllato un’ultima volta la situazione.

C’era speranza.




Circolo per la riabilitazione:
E così oggi è iniziata. Ho già i postumi da primo giorno di scuola, davvero! Non amo particolarmente andarci e chissà perchè poi... cioè, io so perfettamente perchè ma lasciamo perdere che è meglio. Non so davvero che dire se non grazie per non avermi ancora denunciato alle autorità di Efp (esisteranno poi?) per schifologia-acuta-di-scrittura-orrida. E sì, è scritto coi trattini perchè mi andava.
 Auguro a tutti un buon 14 settembre e vi mando un abbraccione!
Alla prossima <3
Liz.

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Capitolo 7
*** Neville ***


-Sta dicendo che non sapremo a cosa andremo incontro fin quando non ci troveremo lì, a faccia a faccia con non si sa bene che situazione?!

Neville voleva bene a Ron, davvero, ma il suo intestardirsi su quell’argomento non pensava avrebbe portato a nulla.

-Signor Weasley, si calmi! Il fatto che nessuno ricordi che prova abbia dovuto affrontare non è certo un buon motivo per farsi prendere dal panico.

Ecco, infatti. Se poi la Mc lo tranquillizzava così!

E mentre Ron borbottava poco convinto, il resto della classe, e Neville in particolare, si chiedeva se davvero la McGranitt credesse a quello che aveva appena detto. C’era davvero qualcosa di cui preoccuparsi o no?
Forse era inutile fasciarsi la testa prima di romperla, non sapevano nemmeno se davvero ad attenderli avrebbero trovato una sfida.
Ad ogni modo il rosso, che, a quanto pareva, sembrava essere il più esagitato, provò a chiedere anche alla professoressa Sprite nell’ora successiva interrompendo la spiegazione della donna, ovvio. Mai una volta che l’amico ci azzeccasse con la tempistica.

-Cosa accade? Beh, sicuramente non vi servono caffè e biscotti! Bisogna sudare per possedere un elemento, altrimenti tutti avrebbero parte del proprio. Signor Zabini, dannazione lasci giù quelle pinze! Se Weasley non mi avesse interrotto ora saprebbe che non siamo qui per potare queste piante.

La serpe chiamata in causa posò lo sguardo su di lei e, rivoltale la sua migliore espressione da “ma io non stavo facendo niente”, si vide costretto a posare le pinze sul banco da lavoro: il sopracciglio della donna si era pericolosamente alzato andando a nascondersi sotto la frangia riccia che le copriva la fronte.

-Prenda le sue cose e si sposti accanto a Neville, magari smetterà di torturare quella povera pianta di Astrodolce e imparerà qualcosa!

Neville in quell’attimo arrossì fino alla punta dei capelli e si fece piccolo nella sua postazione. Intercettò poi un’occhiata da parte del moretto che lo costrinse a darsi una mossa e, presa la borsa che aveva in precedenza mollato sulla sedia accanto a sé, la spostò.
Blaise dal canto suo poté solo guardare verso Draco che già si stava lamentando a mezza voce su cosa avrebbe fatto ora se non poteva parlottare con lui.
Una volta seduta la serpe, la Sprite riprese la spiegazione che aveva da poco iniziato.
Insomma, sembrava non riuscissero a cavare un ragno dal buco.
Se lo avesse sentito Ron avrebbe fatto una faccia a dir poco scandalizzata rispondendo qualcosa come “non poteva essere una farfalla?!”
Pensò Neville sorridendo tra sé e sé.

-Stavo dicendo… l’Astrodolce nasce come il più fragile fiore di campo ma, con l’avanzare del tempo, si rinforza crescendo fino a diventare un albero di piccole dimensioni: non più alto di venti centimetri, infatti gli esemplari con cui lavoreremo oggi sono già adulti. Il tempo di crescita si aggira intorno ai tre anni dopo i quali si possono lavorare le sue foglie, esattamente quello che faremo noi a breve.

-Neville, ragazzo vieni qui e porta gli attrezzi.

Come al solito l’imbarazzo lo accompagnò nel tragitto compiuto dal banco alla cattedra nonostante si ritrovasse grato di poter allontanarsi da Zabini che lo innervosiva con il suo tic alla gamba, non si era fermato un attimo da quando si era seduto!
Rischiò di inciampare nei suoi stessi piedi ma una volta che la professoressa si spostò, portandosi alla sua sinistra, lui poté poggiare il vaso che teneva tra le mani sulla cattedra in modo che fosse visibile a tutti.

-Riprendiamo. Come vedete non ci interesseremo né delle radici né della corteccia. Quello che Neville sta facendo è districare le foglie le une dalle altre. Si trovano attorcigliate tra loro e basterà srotolarle perché la polvere che ci occorre scenda. Fate attenzione poiché dovete forzare al minimo queste parti. L’Astrodolce è poco flessibile, in caso di rottura di una foglia esso innescherà un procedimento di auto-difesa rendendo la polvere inutilizzabile e noi l’abbiamo bisogno per il vostro rito degli elementi! Proprio così, se stregata con il giusto incantesimo avrà l’effetto di una droga leggera che aprirà un varco nel vostro centro magico permettendovi di raggiungere le sfere.

Mentre la Sprite parlava e la classe invece mormorava frasi come “ci drogheranno tutti”, oppure “sarà uno sballo!”, lui si era completamente immerso nel lavoro che stava facendo. Trovava che l’Astrodolce fosse una pianta straordinaria. Il tronco del piccolo albero era un insieme di fusti intrecciati, almeno tre o quattro, colorati di un azzurro pallido screziato di argento. Dello stesso colore erano le foglie e la polvere che a poco a poco stava facendo cadere nel contenitore che aveva posto sotto di esse. Aveva studiato la pianta il secondo anno, ovviamente non durante le lezioni bensì in biblioteca. Spesso si era fermato a mettere a posto i libri di botanica che gli altri studenti lasciavano sui tavoli dopo averli consultati, la cosa lo irritava enormemente. Ci voleva rispetto! Aveva sfogliato per caso uno di questi tomi soffermandosi poi su di un disegno che sembrava essere fatto ad acquarello; incantato dall’immagine era corso al banco di Madama Prince e, preso il libro in prestito, si era diretto verso i dormitori. Aveva passato la notte a leggerne le proprietà, gli unguenti che da essa si potevano ottenere, le polveri, le pozioni e i composti. Era affascinato da quella pianta e la Sprite lo sapeva perché aveva chiesto a lei di insegnargli a maneggiarla durante il terzo anno. Sorrise tra sé e sé ricordando che gli c’era voluta un’estate intera per prendere il coraggio necessario per avanzare quella richiesta alla donna.
Resosi conto che la professoressa aveva terminato la spiegazione alzò gli occhi incrociandone un paio blu mare che lo fissavano attenti dal primo banco. Pulitosi le mani nei pantaloni della divisa, si affrettò a tornare a posto accompagnato dai ringraziamenti dell’insegnante.

-E così sei un mago in erbologia- provò a sondare il terreno Blaise non ottenendo però l’attenzione dell’altro, intento ad appuntare qualcosa sul blocco che c’era tra i due loro vasi- Neville?

Come, cosa, quando? Oddio mai una volta che riesca a non passare per incapace.

Alzati gli occhi gli fece capire di non aver sentito con un comico aggrottarsi di sopracciglia.

-Ho detto che sei bravo, insomma io non avevo mai nemmeno sentito nominare questa pianta!

Ok, pur non conoscendo il perché gli era chiaro che il ragazzo stesse cercando di fare conversazione con lui ma la sua sbadataggine gli fece salire un’altra vampata d’imbarazzo.
Ed ecco un’altra mancata possibilità di cuocermi una bistecca sulle guance in fiamme, pensò il Grifondoro auto-ironizzando sullo stato delle sue gote.
Rivolto all’altro un sorriso, di quella che doveva essere gratitudine, abbassò gli occhi riprendendo il suo lavoro.

-Ma tu non parli mai?

Ah, ecco.
A quanto pare le voci non erano arrivate nei sotterranei.

Con la piuma che aveva ancora in mano si affrettò a scrivere sul quaderno che stava usando precedentemente.

*Non posso.*

-Cosa vuol dire che non puoi?

*Difficoltà respiratorie* vedendo però che il moro si aspettava che aggiungesse qualcos’altro continuò a scrivere *i miei polmoni non funzionano correttamente, parlare per soli dieci secondi mi affatica, mi si chiude la gola, brucia il petto. Non te lo consiglio.*

-E come fai? Nel senso, se hai bisogno di qualcosa o vuoi fare conversazione?

*Scrivo, mimo, non sono diventato un vegetale è solo che sto male fisicamente se tento.*

-Allora non sarebbe meglio che non ci provassi direttamente?

Chiese Blaise prima di scusarsi, non voleva essere indelicato.

*Madama Chips mi fa fare degli esercizi, dice che è momentanea la situazione, ma dopo cinque mesi inizio a non crederci più di tanto.*

-Dalla… guerra?

*Sì.*

-Co…- Zabini dovette farsi violenza per riuscire a non chiedergli cosa fosse successo glissando all’ultimo- …per questo ieri pomeriggio Hermione ha detto che tu e Luna eravate in infermeria ed è anche il motivo per cui non hai risposto la prima sera, Merlino che scemo!

*Luna mi accompagna… e sì, non volevo di certo seminare zizzania.*

Scritta quell’ultima frase riprese il lavoro da dove era stato interrotto, non gli piaceva ricordarla… ricordare la guerra.
Vedendo che il grifone aveva abbandonato la piuma ed era tornato a occuparsi dell’Astrodolce approfittò per sottrargliela e scribacchiare frettolosamente qualcosa sul suo blocco degli appunti.

*Piacere, Blaise.*

Neville si accorse solo nell’ora successiva di quello che aveva scritto Blaise sul suo blocco perché tutto di corsa era dovuto scappare nella torre a recuperare il libro d’incantesimi che quella mattina aveva dimenticato di prendere. Un sorriso gli stirò le labbra e volgendo lo sguardo verso Blaise gli mimò con la bocca “piacere” prima di tornare a prestare attenzione a Vitius.

Se avesse aspettato cinque secondi avrebbe visto il Serpeverde ricambiare il sorriso.





Cantuccio mio (non il biscotto eh XD):
Eccomi! Forte e giovane, nel posto mio rinascerò. 
Eeee direi di terminare qui le citazioni da Spirit che forse è meglio. Che poi sul giovane ok, non ho nulla da dire, ma sul forte ecco... diciamo che ora come ora mi sento un po' mozzarella (?) Spero che il capitolo vi piaccia sapete, non so se lo avete notato, ma Neville era l'unico personaggio che nel prologo non avevo "psicoanalizzato" -o quel che l'è!- proprio perchè lo amo! Ce no, in realtà perchè volevo incuriosirvi un po' con il fatto che lo avevo citato e basta e anche sul perchè non avesse risposto quando Blaise lo aveva chiamato per nome capitoli orsono. Però va bhe... insomma lo amo e basta e mentalmente vorrei strizzargli le guanciotte morbidose *^* 
Lasciate un parere se vi sentite ben disposti così magari riesco a distrarmi dalla scuola leggendolo! Insomma, iniziata da due settimane e già sono indietro con lo studio! 
Vi mando un abbraccione con annessi e connessi se siete riusciti ad arrivare fin quaggiù senza odiarmi <3
Liz
 

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Capitolo 8
*** Quidditch ***






-POTTER!

-Ma come Dracuccio, siamo tornati a Potter? Io che stolto e illuso pensavo finalmente per noi due ci fosse un’occasione!

-Scendi di lì, ti faccio nero razza d’imbroglione fedifrago!

Inutile, Harry continuava imperterrito a svolazzare a cento metri da terra sulla sua scopa non riuscendo a smettere di gongolare per la vittoria.
Quel pomeriggio si erano intrattenuti con una partita di Quiddich anche se, in realtà, non si sarebbe potuto parlare di un’effettiva partita. Innanzitutto perché i giocatori delle squadre erano assolutamente impari e perché la situazione aveva preso una piega particolarmente insolita già dai primi minuti di gioco.
Accompagnati dalla voce di Dean che seguiva le mosse dei giocatori, Seamus, Luna, Neville e Hermione stavano in tribuna a fare il tifo.

Se quello si poteva considerare tifo…

Mentre Seamus sbavava sul suo ragazzo distraendolo dalla cronaca, Hermione cercava invano di concentrarsi sul compito di antiche rune che avrebbero dovuto consegnare la settimana successiva, Luna si copriva gli occhi davanti alle parate di Ron e Neville cercava di non arrossire, ancora, mentre lo sguardo seguiva i movimenti di quel Serpeverde che si era improvvisato battitore per l’occasione.
Blaise non volava.
Sarebbe stato più corretto dire che quando si trovava su una scopa era unicamente per diletto e quella sua andatura da passeggiata tra i venti durante quel disastroso corso di eventi stava mettendo non poco in difficoltà Gregory. Povero ragazzo, l’amico cercava davvero di deviare tutti i bolidi che la rossa Grifondoro scagliava contro il moretto. Ma, povero lui, poveri entrambi, uno era riuscito ad andare a segno atterrando la serpe.
Mentre Neville si precipitava giù tirandosi dietro Luna il gioco imperterrito continuava.
Ginny tirava in porta come se non ci fosse un domani ma presto venne perso il conto del punteggio poiché i due piccioncini rosso-oro stavano tubando forse un po’ troppo esplicitamente sulle gradinate.

-Blaise! Ti vedo un po’ a terra oggi, hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male?

-Non saprei dirti Luna, in realtà ho saltato la colazione questa mattina.

Era vero, e Neville lo aveva notato, per quello si stava apprestando a porgergli un panino dolce che aveva avvolto in un fazzoletto di stoffa quella mattina. La serpe lo accettò di buon grado sorridendo poi in direzione del grifone. Un insieme di gemiti e azioni nefaste a mezz’aria più tardi il ragazzo stava portando la serpe in infermeria mentre Luna si era fermata a guardare come si evolveva la partita.
Sulle tribune sicuramente non sarebbe risalita perché, a quanto diceva Hermione che da poco l’aveva raggiunta, lassù la situazione s’era fatta… caliente.
Si era quindi messa a osservare la partita col nasso all’insù mentre l’amica si premurava di chiederle di stare attenta e avvisarla se la cosa fosse degenerata.
Il motivo per cui Ginny era inarrestabile era la presenza di Daphne in porta.
O sarebbe meglio dire l’assenza di Daphne in porta. La ragazza, offesasi mortalmente perché nel primo tentativo di parata un bolide aveva rischiato di sfigurarle la faccia, si limitava a volare rasoterra per tutta la lunghezza del campo.
Che stesse cercando un quadrifoglio?
Presto finì per scendere dalla scopa e mettersi a fare salotto con le altre due ragazze ma forse tutti se la stavano aspettando da un pezzo quella conclusione.
Se la situazione era talmente irrecuperabile nella porta dei verdi-argento, in quella dei grifoni si stava tenendo una vera e propria dimostrazione di testosterone.
Il motivo di tutta quella foga che Ron metteva nel parare con virate, salti, e acrobazie di sorta, era probabilmente da imputare al fatto che Weasley stesse cercando di riportare l’attenzione delle ragazze su di sé.
Insomma, chissà che cosa avevano da confabulare, si disse stizzito tra sé e sé prima di auto-rispondersi con tanto di mano schiaffata in fronte: Staranno elogiando la mia bravura.
E mentre lui continuava a parare i colpi di Goyle, che continuava a mirare la porta con inerzia più che interesse, al piano di gioco superiore due giocatori si trovavano nel pieno di una gara di sguardi.

-Harry- scandì Malfoy con tono mieloso- io proverei a pulirmi gli occhiali se fossi in te. Possibile che tu non abbia ancora visto il boccino?

Trovandosi davanti al muro di mutismo che aveva eretto l’altro la serpe era da una buona mezz’ora che cercava di distrarlo da quel suo scandagliare il campo in cerca dell’ovetto dorato con le ali.

-Fregato Potter!

E pronunciando quelle parole il biondo si diresse a tutta velocità verso Gregory, poteva giurare di aver visto il boccino volargli intorno.
Dean dagli spalti riprese il controllo delle sue facoltà scansando, gentilmente (era ovvio, altrimenti sarebbe andato incontro a una notte in bianco!), il suo ragazzo.

-Draco si lancia in avanti verso il boccino. Schiva il bolide di Ginny, un altro. Potter gli sta dietro, Ginny ci riprova ma non se ne fa niente: il ragazzo sembrerebbe incollato alla scopa!

Draco riusciva solo a gioire pregustando la vittoria su Harry, una buona volta sarebbe stato lui a vincere!

-Alt, cosa succede? Potter cambia direzione. Malfoy, Malfoy… Draco! Stai andando nella direzione sbagliata!- Dean riuscì a far rinsavire la serpe che dandosi del troll invertì la rotta della propria scopa -Dai Harry che ci sei! Allungaaaaaa…

Nel momento di suspance Dean allungò tanto la parola che Seamus dovette intervenire amplificando la sua voce prendendo a porre l’accento sull’ovvio, che poi tanto ovvio non era.

-La mano Harry, allunga la mano!

Uno scrosciante applauso mise fine a quell’inseguimento testa a testa. C’era chi applaudiva grato che finalmente fosse terminato tutto, Daphne e Hermione, chi era genuinamente allegro, Luna, Ron, sua sorella e Harry, e chi invece pregustava una serata sotto le lenzuola. Perché sì: Dean aveva scommesso sulla vittoria di Harry col ragazzo.

-POTTEEEEER! Scendi di lì, ti faccio nero razza d’imbroglione fedifrago!

Non ci sarebbe stata alcuna vittoria per il Serpeverde che ora marciava sul campo attendendo che l’eroe del mondo magico scendesse da cavallo in modo da poterlo riempire di botte. Draco, completamente dimentico della presenza della scopa ai suoi piedi, non pensò nemmeno un attimo di inforcarla di nuovo e raggiungerlo, non pensò nemmeno di centrarlo con uno Schiantesimo facendolo precipitare a terra tanta era la rabbia per aver perso un’altra volta.
Porca Morgana, Merlino e tutti i maghi ancora in vita!
Mentre i giocatori si dirigevano negli spogliatoi, chi più felice e chi meno, gli altri ragazzi si avviarono verso la Sala Grande promettendo di rincontrarsi per cena.
Nessuno di loro aveva fatto caso a due occhi che non avevano perso un secondo di quel pomeriggio. Vispi e arzilli brillarono di allegria fin quando la porta dello studio della preside non si chiuse alle loro spalle.

-Sento che stai per aggiornarmi Minerva.

-Precisamente, Al.

Nel cortile esterno la scolaresca si stava divertendo a fare esplodere petardi magici firmati Tiri Vispi Weasley, in biblioteca Madama Prince si complimentava mentalmente con Hermione per aver catalogato tutti gli arretrati, Gazza coccolava la sua gatta e la Signora Grassa s’intratteneva con un primino affascinato dalle sue qualità canore.
Quando Blaise vide Madama Chips avvicinarsi al suo lettino decise di chiudere i contatti con gli specchi. Almeno per ora, almeno per un po’, avrebbe potuto rilassarsi.
Gli doleva tutto in modo impressionante ma la costante presenza di un certo ragazzo al suo fianco lo rassicurava. Non sapeva nemmeno per quale motivo Neville riuscisse a tranquillizzarlo in quel modo solo… restandogli accanto, ma ci riusciva.
Chiuse gli occhi e trangugiò in un sol sorso l’intruglio che la donna gli aveva appena finito di distillare.
Forse ce l’avrebbero fatta.
Forse, c’era davvero speranza.




Bangalow dell'autrice:
Sono tremendamente in ritardo. Lo so, probabilmente mi meriterei una teglia in testa, piena di lasagne pure ma quest'ultimo giusto se aveste ancora un briciolo di bontà nei miei confronti. Sono imperdonabile e mi sento una pezza a aggiornare così tardi ma davvero, lo studio mi sta uccidendo, ogni giorno un cavolo di calvario per riuscire a star dietro alla scuola.
Vogliate accettare un abbraccio carico, carico di mele (?) che ultimamente stanno sostituendo la mia colazione/merenda/pranzo!
Yahoo (cit. Gulliver's Travells) spero appreziate questo siparietto demenziale pultroppo ora che lo rileggo mi accorgo che l'umorismo dovevo averlo sotto alle scarpe mentre lo scrivevo perchè questo capitolo fa piangere da quanto è scritto male TT^TT
Un bacio e -spero- a presto panfocaccini <3
Liz

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Capitolo 9
*** Cambiamenti ***





“N-eville?”

Il ragazzo sentendosi interpellato si fece violenza per alzare lo sguardo dal volto del moro che, poco prima, si era addormentato sul letto dell’infermeria. Quando però due occhi umidi si specchiarono nei suoi la sua piena attenzione calamitò verso la ragazza che era appena entrata. Daphne si ergeva instabile sulle sue stesse gambe mentre, come privata della forza, gli si avvicinava. Spettro di sé stessa. Visibilmente scossa cercava di trattenere lacrime e singhiozzi che avrebbero peggiorato la sua condizione. La ragazza teneva una mano a nascondere il collo e l’altra a coprire il polso.
Neville si alzò dal capezzale del ragazzo e, stando attento a non urtarne il letto, aprì le braccia cercando di sostenerla al meglio delle sue capacità.
Titubante si azzardò a cingerle la vita e carezzandole la schiena cercò di calmare i singhiozzi che piano piano si erano fatti strada nella sua gola. Indietreggiando riuscì a farla sedere su di un letto. Pareva troppo sconfitta per essere solo stanca, per sentirsi solo male. Con gentilezza il ragazzo le prese le mani scostandole da dove la ragazza si ostinava a premerle.

“Ho cercato di-ma lui…”provò ad articolare lei.

Neville ostentando estrema calma gliele fece posare sulle ginocchia mentre, orripilato, si chiedeva chi avesse osato muovere violenza verso la ragazza. Le impronte di due mani spiccavano rosse in netto contrasto con la pelle nivea di lei. Quattro dita sul polso, come se chi l’avesse aggredita l’avesse tirata in un angolo per non farsi vedere, cinque, nitide, sul collo: una minaccia?
Neville era sopraffatto dall’orrore, chi aveva osato toccarla?
Aiutarla, doveva aiutarla.
Madama Chips era uscita qualche minuto prima dell’arrivo di Daphne lasciando, a tutti gli effetti, l’infermeria nelle sue mani. Carezzandole la schiena e stringendola ancora un po’ aspettò che si acquietasse per poi dirigersi verso lo studiolo impossessandosi di un paio di pozioni e unguenti. Tornato da lei, la vide fissare Blaise ancora profondamente addormentato, per fortuna, erano scuse quelle che leggeva nei suoi occhi? Cosa cavolo stava succedendo?

“Non dirglielo, ti prego.”

Neville non provò nemmeno a farle notare che, fisicamente, non avrebbe potuto bensì iniziò ad adoperarsi per limitare il dolore di Daphne. Non si aspettava certo che la ragazza gli desse delle spiegazioni e rimase stupito quando la voce della Serpeverde lo riscosse dai suoi ragionamenti.

“M-alcom non era cattivo con me… so che sembra che non m’interessano i sentimenti degli altri ma…”

Cercai di esortarla a continuare con uno sguardo mentre, nel modo meno espansivo che trovai, spalmai un unguento in modo che non si creasse in seguito un ematoma che le avrebbe reso difficile tenere nascosta la questione come aveva chiesto.

“So che può sembrare strano ma quello che voglio è una stabilità” mano a mano che parlava il suo tono si faceva più sicuro, meno imbarazzato, più sveglio. Stava tornando a combattere, stava ricostruendo i suoi muri, i suoi capi saldi, ripartendo dalle macerie. “So che ti sembrerò una stupida ragazzina che si lamenta di tutto ma la mia famiglia non mi ha mai dato l’amore di cui avevo bisogno. Io quell’amore lo anelo, lo cerco costantemente!”

Pozione rinvigorente: somministrata.
Sentimenti in subbuglio: presenti.
Capiva perfettamente cosa intendesse la ragazza e pensava di sapere anche dove volesse andare a parare, anni prima, due o tre forse, aveva avuto una conversazione simile con un amico. Un amico dalla chioma corvina perennemente spettinata e dagli occhi verdi che si spegnevano e accendevano di continuo per ogni piccola cosa.

“La cerco perché voglio una mia famiglia, per quanto possa sembrare egoista… vorrei che qualcuno mi amasse, che mi capisse, che mi supportasse ed è per questo motivo che non dico no a nessuna possibilità.” Daphne prese una pausa per poi continuare “non sono una poco di buono, vorrei solo l’amore e per trovarlo devo continuare a cercare, a tentare. Malcom è stato l’ultimo tentativo.”

A quel punto il ragazzo tirò fuori il blocco che, immancabilmente, portava in borsa.

*Lo hai lasciato?*

“Non era adatto a me. Insomma lui… mi riteneva una bella statuina, una bambola di cui vantarsi. Non potevo affrontare una discussione con lui perché non mi riteneva capace.”

*Razza di energumeno, sei più intelligente di tanta altra gente che conosco.* Il ragazzo riuscì a strapparle un sorriso e, dopo averla guardata negli occhi riprese a scrivere per poi girare il blocco nella sua direzione. *Lui non ha accettato che tu lo abbia mollato, vero?*

“È andato su tutte le furie, ho tentato di spiegargli che eravamo incompatibili ma lui è riuscito solo a non ascoltare le mie ragioni e a darmi della sgualdrina. I-io… non lo sono, Neville. Non sono una puttana! Sto solo c-cercando…”

*L’amore.*

Incrociai il suo sguardo che riconoscente sembrava accarezzare i contorni della mia figura. Io stesso, in effetti, non avrei mai pensato che dietro a una ragazza come Daphne si potesse nascondere una così vasta sfaccettatura di sentimenti. Lei d'altronde voleva solo cercare di raggiungere la felicità, una felicità che le permettesse di vivere stabilmente. Una felicità che le permettesse di esprimersi per quella che era, per lasciarsi alle spalle il passato. Voleva una felicità che la proiettasse nel futuro. Se avesse potuto sarebbe saltata in avanti di un paio, forse cinque o addirittura una decina d’anni, sacrificando la sua adolescenza se solo avesse avuto la certezza che nel futuro avrebbe trovato quello che andava cercando.

“Non è la prima volta che mi prende da parte… l’ultima volta è stato Blasie a fermarlo dal farmi male oggi invece è stata la McGranitt, seppur indirettamente, quando ha annunciato il pranzo. Sapeva che i corridoi si sarebbero riempiti a momenti e non poteva permettersi un provvedimento disciplinare. Avevo promesso a Blaise di andare a parlarne con la preside… ma non sono sicura capirebbe.”

*Daphne, hai tutto il diritto di essere felice. Non sei tu a sbagliare, è lui. Sappi che in qualsiasi modo io possa esserti utile puoi contare su di me. Non posso certo andare a ridurre Malcom uno straccio perché è un dannatissimo armadio, ma ho amici, ho amici di amici, ho amici di amici che sono amici di altri amici. E tu sei mia amica, quindi se e quando sei pronta a rialzarti fai un fischio perché posso radunarti un esercito di gente che ha combattuto, combatte e combatterà sempre per l’amore.*

Tra gli odori degli unguenti, quelle verità finalmente rivelate che smettevano di essere un peso e il silenzio dell’infermeria, anche i due ragazzi finirono per addormentarsi. Fu davvero comico cercare di spiegare a Blaise, il primo a svegliarsi, che Dapne era solo venuta a trovarlo e che aveva finito per stendersi dato che era cotta per le lezioni. Che cosa ci facesse Neville affianco a lei non lo sapeva, certo che no!
Alla fine l’unico che dovette sorbirsi l’espressione imbronciata del moro fu Neville, per il tempo record di due minuti e quaranta secondi, perché quando il grifone stanco di ripetergli -riscrivergli- che si era semplicemente appisolato lì gli chiese se tutto quel nervosismo fosse perché era geloso l’altro si mise a balbettare a mezza voce, imprecando contro Odino e chiedendo la forza a tutti gli dei conosciuti e sconosciuti di riuscire a non mettere le mani al collo a quel dannatissimo mago di nome Paciock!
Quando tutti e tre raggiunsero la Sala Grande dove gli altri si stavano ingozzando fino a scoppiare furono accolti come sopravvissuti poiché dati per dispersi. Furono rimpinzati a dovere con la scusa di dover rimettere in circolo abbastanza zuccheri per la rivincita. Peccato che l’unico che volesse giocare la seconda partita fosse Draco.
Blaise stava bene, se fosse anche riuscito a non dirigere lo sguardo ogni due secondi verso il tavolo dei Grifoni forse sarebbe stato anche meglio. Era… strano per lui, i suoi occhi venivano calamitati da quel disastro di ragazzo che, al momento, era intento a grattarsi la chioma imbarazzato. Neville infatti, dall’altra parte della Sala, aveva appena fatto fare a Hermione un bagno nel succo di zucca.
Grazie al cielo esisteva la magia!
Daphne sembrava tranquilla, Harry continuava a prendere in giro Draco e Draco fingeva di arrabbiarsi con lui perché ormai non si trattava più di veri litigi. Ron controllava che Ginny non s’imboscasse in bui sgabuzzini con chiunque, Luna cercava di far entrare del sale in zucca a Gregory e Hermione tentava disperatamente di vivere come concerne ad un’adolescente, per quanto possibile. E poi c’erano Seamus e Dean… loro due era meglio vederli sparire in qualche aula vuota durante il dopo cena piuttosto che sorbirsi amoreggiamenti vari in corso; dopo cinque minuti la faccenda si faceva davvero imbarazzante per il gruppo.
Lentamente erano passati i mesi.
Settembre era volato mentre i ragazzi cercavano di stare dietro a compiti e lezioni. Ottobre li aveva visti partecipi delle prime marachelle e scherzi. Minerva McGranitt non era nemmeno riuscita a trattenere un risolino quando Gazza le si era presentato a inizio mese lamentandosi dei dispetti che avevano fatto alla sua gatta. Una volta l’avevano colorata d’arancio, un’altra pettinata e imbellettata con la brillantina di Malfoy.
C’era stata poi la piega ai ciuffi ribelli che caratterizzavano le cuti dei folletti e la maratona coi centauri che non si era proprio svolta lecitamente.
Si erano impegnati tutti a decifrare le istruzioni in gaelico del nuovo forno che Hagrid
aveva acquistato da un mercante rumeno. Luna si era persino buttata, con tanto di scarpe, nella crociata che ormai riteneva personale: voleva che finalmente il guardiacaccia imparasse a cucinare dei biscotti che non spaccassero denti di alcun essere -fosse esso umano o fantastico- poiché quando si erano offerti di aiutarlo a raccogliere le zucche per Halloween aveva dato a loro tutti, come ricompensa, i suoi friabili dolci.
Friabili un corno!
La Corvonero, armata di buone intenzioni, aveva affondato i denti nella pasta… salvo poi giocarci tutta la mascella.
Ora il guardiano andava fiero dei suoi biscotti al rabarbaro, alle prugne aromatizzate al Brandy e ancora di più di quelli a forma di Schiopodo allo sciroppo d’acero. Uno peggio dell’altro per quanto riguardava il sapore ma lui ne andava così fiero che nemmeno Draco aveva avuto cuore di contestarlo. E questo era valso alla Serpe uno sguardo di riconoscimento dalla riccia rosso-oro.
A Halloween le zucche intagliate da loro avevano avuto un modesto successo sollevando complimenti da tutti coloro che si fermavano ad osservarle nel tragitto che dal campo di Quidditch portava alla scuola. Le aveva poste a lato del sentierino in modo da rendere il paesaggio “caratteristico”. Come se i quintali di ragnatele procurate da Hagrid non fossero abbastanza! Ci aveva decorato pure gli alloggi privati dei professori seppur a loro insaputa. Ron si rifiutò di mettere piede fuori dalla sala comune dopo il primo shockevole impatto; nel giro di due ore si era ricreduto e, armato di mascherina sugli occhi, si era fatto guidare verso il banchetto serale.
Novembre aveva portato a tutti calzini pesanti da parte di Molly Weasley, tenuta in costante aggiornamento da Ginny su ciò che accadeva a scuola tramite corrispondenza per gufi. La ragazza si era ormai alleata con Daphne e, ad ogni momento libero, tiravano fuori dalle borse una nuova rivista di moda. Il loro scopo? Ovviamente quello di commentare malignamente gli abbinamenti che un tale stilista magico aveva osato far fotografare per la copertina.
Vennero rispolverati anche cappelli, sciarpe, maglioni e cappotti colorati tanto che quando gli studenti andavano ad Hogsmade sembravano dare vita alle strade ingrigite.
A proposito di studenti… dovevano essersi dati tutti una svegliata perché avevano messo da parte l’euforica gioia che dopo la guerra li aveva pervasi trasfigurandoli in fuochi d’artificio scoppiettanti poiché anche loro si erano dimostrati pronti ad aiutarsi gli uni con gli altri. Che ci fosse lo zampino della Mc lo sapevano tutti ma mai nessuno lo disse ad alta voce. La Mc opera per vie imperscrutabili, si sa!
A fine Novembre la prima nevicata smosse l’euforia generale costringendo tutti gli abitanti del castello a una buffissima battaglia di neve dove solo in pochi riuscirono a scampare al raffreddore. Neville, purtroppo, non si rivelò essere uno dei fortunati. Era stato costretto a recarsi in infermeria fradicio da testa a piedi; dietro di lui Seamus e Dean non smisero un attimo di prenderlo in giro per la sua aria da pulcino bagnato sgomitando con Blaise che si divertiva come un matto a vedere il grifone provare a borbottare il proprio dissenso tra una vampata di imbarazzo e l’altra.
Draco era scappato alla battaglia a palle di neve trenta secondi dopo il suo inizio rifugiandosi nel bagno di Mirtilla più che scandalizzato. In quel momento che Potter gli stesse dando del pappamolle nel cortile passava in secondo piano: come avrebbe fatto a riparare i danni alla sua chioma albina? A Luna erano bastati cinque minuti per localizzarlo e costringerlo a lavarsi i capelli con il suo shampoo alla camomilla, appellato dalla propria camera, per dare nuova speranza al ragazzo. Molto meno tempo le era servito per convincere la serpe del potere schiarente della pianta che, disperata, si era trovata ad accettare qualsiasi compromesso pur di riavere indietro la sua chioma. Fu Hermione, poco dopo, a sorprenderli mentre si scambiavano consigli sulla cura dei capelli. Completamente rilassati loro se ne stavano con le gambe lunghe distese, appoggiati con la schiena alla parete piastrellata del bagno; in testa due asciugamani identici arrotolati alla bell’e meglio. Era stato impossibile non scoppiare a ridere a quella vista, era a dir poco esilarante e poi come la guardavano! A un certo punto si mise persino a rotolare per terra scossa dal riso tanto che Mirtilla ipotizzò di andare a chiamare un’esorcista.
Dicembre infine aveva coperto il giardino di un manto candido e il suo gelo aveva ghiacciato l’intera superficie del Lago Nero. Tutti erano elettrizzati poiché di lì a pochi giorni si sarebbe tenuto il ballo di Natale e, alla ripresa dei corsi, il rito degli elementi.
Con esattezza mancava un solo giorno al ballo, le lezioni erano state sospese e parte degli studenti era rientrata a casa per le feste. La settimana prima erano andati ad Hogsmade a provare i vestiti che quella mattina a colazione erano arrivati per posta in grandi pacchi.

"Oddio Ginny! Posso davvero? Posso, posso, posso?"

Per quanto Draco fosse cambiato in quei mesi non riuscì a non coprirsi gli occhi con una mano. Possibile che la sua Nene si fosse rintontita a furia di passare tutto il suo tempo libero con le ragazze?

"Ma certo" rispose Hermione al posto della rossa "e anche tu Luna! Presentatevi davanti alla nostra Sala Comune dopo pranzo così ci prepariamo assieme."
Il sopracciglio di Harry non era riuscito a non spiccare oltre le ciocche di riccioli neri che gli cadevano sulla fronte. Hermione non aveva mai amato particolarmente farsi bella. Anzi, il ragazzo pensava proprio che alla riccia non importasse ma, evidentemente, l’influenza delle tre amiche era stata positiva.

"Ok, appuntamento da voi alle quattordici! Daph, passo a prenderti ai sotterranei un po’ prima così ti aiuto a portare su la roba."

Gli sguardi interrogativi che la frase di Luna suscitò fecero ridere la Serpeverde!

"Non crederete mica che staremo a girarci i pollici! Dobbiamo apparire al meglio e voglio truccarvi tutte io!"

Se le ragazze emisero un gridolino di anticipazione i ragazzi si fissavano sconsolati. Non dovevano solo infilarsi un vestito? Non era mica una cena di gala, Merlino gliene scampi!

"Oh sì Harry, perché non vieni nei sotterranei? Potrei aiutarti con il nodo alla cravatta" enunciò tutto zuccheroso Draco mentre Dean e Seamus si battevano reciprocamente le mani sulle spalle per quello che sarebbe stato l’ennesima frecciatina.
Quella era diventata un’abitudine oramai. I due vecchi nemici giurati amavano prendersi per i fondelli amorevolmente.
Mentre anche Gregory disse la sua, “o sì, attento che non stringa troppo!”, Blaise si sporse verso Neville.

"E tu vedi di allacciarti bene i bottoni della camicia, non vorrei doverti vestire io!"

*Davvero?! Ero sovrappensiero e spazientito, non è mica colpa mia se quella pazza della sarta mi ha fatto provare mezzo atelier! Avevo le mani stanche!*

Inutile dirsi che Blaise intese fischi per fiaschi e ridacchiando sotto i baffi gliela diede vinta, per quella volta.
Neville non poté far altro che pensare ai brividi che lo avevano fatto irrigidire quando Blaise gli aveva sfiorato il petto facendo entrare i bottoni della sua camicia nelle rispettive asole.
Brividi, sì.
Peccato lui non sentisse freddo.
Accidenti.

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Capitolo 10
*** Pre-ballo ***


“Esci da lì immediatamente altrimenti giuro che butto giù la porta!”
“Ma questa… cosa, non mi arriva nemmeno al ginocchio. Come posso presentarmi davanti alla scolaresca intera vestita così?”
La voce di Hermione giunse vagamente attutita a Daphne e Ginny che, da quasi quindici minuti, cercavano di convincere la ragazza a uscire dal bagno. Luna aveva rinunciato a insistere, preferendo pilotarsi di stanza in stanza a vedere in quale fase preparativa si trovassero le altre ragazze di Grinfondoro trovandole una più indietro dell’altra. Aveva incontrato chi litigava per l’arricciacapelli, chi per le spazzole e chi per le scarpe. Aveva assistito a una maratona di maschere contro brufoli, impurità, secchezza dei pori e chi più ne ha più ne metta. Delle ragazze erano persino arrivate a scontrarsi per accaparrarsi per prime l’unica doccia della propria camera. Insomma, era un macello.  
Hermione, generalmente poco avvezza alla precisa e somma cura di se stessa, era entrata in doccia per ultima e aveva poi insistito perché le compagne le passassero il vestito in modo che potesse infilarselo senza imbarazzi di sorta.
Peccato che una volta passato l’abito, nemmeno si fosse trattato del testimone di una staffetta da quanto era stato fulmineo l’attimo in cui la giovane aveva aperto e subito richiuso la porta, la riccia si fosse rifiutata di uscire da quell’antro vaporoso.  
“Gin?! Avete scambiato i vestiti in cassa? Sembro… sembrerei una poco di buono anche riuscendo a sbrigliarmi da tutta questa stoffa!”
“Dai Herm, fammi entrare. Vedrai che risolviamo il problema. E poi noi non abbiamo fatto proprio niente, abbiamo scelto assieme quel vestito.”
Al suono della chiave che girava nella serratura del bagno, la serpe, che si era seduta sfinita sul bordo del letto dopo aver battuto incessantemente alla porta, raggiunse la rossa ed insieme varcarono la soglia. Dopo aver lanciato uno sguardo alle condizioni della moretta che se ne stava con le braccia piegate in “mode zombie” si guardarono negli occhi cercando di reprimere una risata.
Hermione, non si sapeva ne come ne perché, era riuscita ad incastrarsi a regola d’arte nell’abito per la festa di Natale. Stava ferma nel bel mezzo del bagno, in viso un’espressione più che sconfitta mentre il suo labbro inferiore tremava in modo preoccupante anticipando l’imminente crisi isterica.
“Dai tesoro è tutto ok, ora le zie ti fanno belle! Fai un bel respiro profondo e non piangere che poi ti spuntano due pomodori al posto delle guance” disse Ginevra.
Approfittando del momento in cui la riccia inspirò, facendo come le era stato appena detto, le abbassarono il vestito che aveva fatto resistenza sul seno finendo per arricciarsi tutto sulla parte superiore del busto: di fatto intrappolandola. Il tessuto scivolò fino ai piedi della mora proprio nel momento in cui Luna le raggiungeva.
“Oh mia Cosetta, sei uno schianto!”
Hermione non poté far a meno di arrossire e ringraziare la Corvonero balbettando sotto gli sguardi saputi delle altre due amiche che già avevano potuto apprezzare quello spettacolo in super anteprima.
Il giorno in cui si erano recate dalla sarta per scegliere gli abiti, la bella moretta aveva ostentato reticenza per qualsiasi abito anche solo vagamente succinto, aderente o lontanamente provocante e le amiche si erano dovute ingegnare. Dopo lunghe ricerche avevano trovato ciò che faceva per loro: si trattava di un abito bicolore in lanina pesante. Seppure le cuciture dell’abito delineassero alla perfezione le forme della ragazza degli eccessi di stoffa, che partivano a fianco del seno, si adagiavano ai loro lati creando così un effetto visivo strepitoso. Se il vestito effettivo era di un rosso caldo e pieno, le ali laterali, che pendevano verso il basso drappeggiandone la figura, erano color oro, con quell’abito addosso Hermione pareva essere un angelo circondato dalla propria aurea.

Hermione era combattuta: le piaceva parecchio quello che indossava ma non vedeva perché fosse l’unica ad essere già vestita! Per questo motivo, e non perché si sentisse in imbarazzo!, mosse fretta alle amiche, incitandole a vestirsi trasfigurando, momentaneamente, una parete della stanza da letto in immensa specchiera. Vestite, truccatesi e pettinatesi a vicenda poterono specchiarvisi ammirando se stesse come mai si erano viste e ammirandosi tra loro.
 
 
* * *


 
“Ma quanto ci mettono per Merlino?!” Greg era esasperato, si erano dati tutti appuntamento davanti alla Sala Grande alle diciannove e trenta per il banchetto.
“Tarderanno di… che dici venticinque minuti Bla?” chiese Draco all’amico.
“Considerando che c’è Nene con loro direi di fare cifra tonda, una mezz’ora netta.
Il sorrisetto saputo di Blaise non la diceva tutta e, infatti, poco dopo Gregory chiese se avesse di nuovo fatto credere a Daphne che il banchetto fosse prima in modo che arrivassero puntuali. Al cenno affermativo del ragazzo si mise l’anima in pace, quel ragazzo ne sapeva una più del diavolo.
Proprio mente Greg si passava una mano tra i capelli ravvivandoseli i Grifondoro fecero il loro ingresso svoltando all’angolo opposto del corridoio dal quale si stavano avvicinando, con passi misurati, i Serpeverde. Giunti a metà, precisamente ad altezza delle porte della Sala, si rivolsero i soliti saluti di rito.
“Potty, in ritardo di cinque minuti vedo. Questi tuoi modi da donzella mi sorprendono.”
“Pensa un po’ Dracuccio, io ero talmente sorpreso di vederti ancheggiare alla “red carpet” che devo essermi lasciato scappare un sospiro… l’ho fatto?” Chiese retorico a Seamus e Dean che, al suo fianco, già ridevano.
Com’era possibile che quei due ragazzi non riuscissero a rimanere seri per più di cinque secondi?
Mentre mettevano in scena il solito siparietto, tra tutti e otto davvero non si poteva scegliere chi tra loro fosse il più comico, gli altri studenti che non erano tornati a casa per le vacanze li superavano entrando in Sala dopo aver accennato un saluto in loro direzione.
Quando l’ilarità per l’ultima frecciatina di quei due nemici/amici si dissolse, i ragazzi presero a scrutarsi tra loro, se scarpe e completi erano per lo più simili, camicie e cravatte erano differenti le une dalle altre.
L’osservazione reciproca era andata avanti fin quando un ragazzino non si espresse in un fischio di apprezzamento prima di essere fagocitato dal trambusto che si udiva ogni volta che i portoni della Sala si aprivano per far passare gli ospiti.
Girandosi in sincrono rimasero letteralmente a bocca aperta per la visione che si stava avvicinando verso di loro.
“Dra, asciuga la bava.”
“Bla perché non ti fai un giro?”
“Sì Dracy, sei pietoso.”
“Potty giuro che non vedi l’alba di domani se continui.”
“Oh ma che paura, tremo tutto!”
“Oh ma che gnocche vorrai dire.”
“Mio Godric, l’hai detto davvero Goyle?”
“Weasel, chiudi il forno; sto contemplando la perfezione.”
Quello scambio di battute avvenne tra sussurri bisbigliati ed espressioni sempre più comiche da parte di Neville che, pover’anima, era escluso da quel botta e risposta ma che, se avesse potuto, avrebbe tanto desiderato poterlo trascrivere sul suo notes per rinfacciarlo loro a vita.
Dovevano essere proprio buffe le loro facce esterrefatte perché quando Luna, Ginny, Hermione e Daphne si avvicinarono non poterono impedirsi di lasciarsi scappare una risatina, attenuando un minimo la tensione che si era venuta a creare. Erano rimasti talmente scioccati dalla loro avanzata che nessuno si era avvicinato alle dame per un saluto galante.
Poveri uomini, decisero (quasi) tutti allo stesso momento di riscuotersi dai torpori; chi allungando una mano per invitare le ragazze a entrare, chi sporgendosi all’unisono per posare un bacio sulla guancia di una di loro e chi invece per accertarsi che non fossero meri miraggi. Peccato appunto per la coordinazione pressoché inesistente nei loro movimenti che li portò a intrecciarsi gli uni agli altri.
Non si sa bene come si trovarono poi seduti a tavola, tutti un po’ troppo tra le nuvole per i gusti della preside McGranitt che decise di riscuotere gli animi con un piccolo discorso, completo di augurio natalizio anticipato a tutti.
“Benvenuti ragazzi, spero possiate divertirvi questa sera…”
Seppur il mormorio di sottofondo si fosse attutito nessuno, nemmeno Hermione stava ascoltando la preside.
La ragazza stava facendo saltare lo sguardo da un lato all’altro della Sala. Le lunghe tavolate non recavano più i convenzionali colori delle quattro case ben distinti gli uni dagli altri, anzi, questi erano egregiamente abbinati in ghirlande, centrotavola e persino nei ricami delle tovaglie. Intrecci di nastri verdi che si attorcigliavano ad altri color oro, biglie rosse, gialle e blu animavano le tavolate contenute in splendidi vasi di vetro dalle forme più singolari. Il soffitto incantato era poi un vero spettacolo. Guardandolo si aveva l’impressione di trovarsi in una foresta di pini. Le punte ravvicinate delle piante salivano verso il cielo che, a tratti, si mostrava come un manto scuro pieno di stelle unicamente rischiarato dalle cime dei secolari abeti ricamate di neve.
“A seguito della cena si terrà una serata danzante nella Stanza delle Necessità quindi recatevi lì dopo aver mangiato e, vi prego, non rimpinzatevi troppo non vorrei steste male sulla pista da ballo.”
Ed ecco che tornava a fare la mamma chioccia, pensò Hermione dando per un attimo retta alla sua professoressa. Per un attimo giustappunto, perché lo sguardo della riccia era stato rapito nuovamente, questa volta rivolto al gigantesco albero addobbato che si trovava al fianco del tavolo dei professori. Addobbi di ogni genere lo coloravano rendendolo vivo: palline in vetro, fatine che svolazzavano da ago ad ago lasciando dietro di sé una scia lucente. Festoni e luci scendevano a spirale per tutta la sua altezza. Incantata a osservarlo col naso puntato verso la cima non aveva potuto notare quegli occhi che non si stavano perdendo un solo attimo di quello sguardo meravigliato che specchiava tutto ciò su cui si posava.
Occhi magnetici, occhi che parevano non stancarsi mai di osservarla.
Forse Draco non aveva ancora accettato come il suo essere si protendesse verso di lei alla minima esigenza. Nonostante si rendesse conto di quei piccoli atti che compiva nei suoi confronti come quando si premoniva che Weasley non le si avvicinasse troppo distraendo lui e Potty con una delle sue solite battute.
Se Draco giustificava gesti simili come carinerie che avrebbe potuto riservare in egual modo alla sua Nene o a quella matta di Ginevra, Blaise, che ora lo fissava dall’altro lato della tavolata, non ci aveva messo molto a leggere tra le righe e infatti proprio quella sera gli aveva fatto prendere coscienza di ciò che il ragazzo si rifiutava di accettare in cuor suo.

“Quindi… Hermione.” Aveva esordito il mulatto.
“…”
“Se la metti in questi termini, io vado.”

“Quindi… Neville.” Aveva replicato Draco con quel ghigno tutto suo quando aveva raggiunto l’amico che, non ricevendo alcuna reazione da parte sua, si era diretto nella sala comune.
“…”
“Siamo proprio fottuti.”






Palchetto da festa paesana d'autrice:
Non ho scusanti per questo tardo postaggio (?) o forse sì ma dubito vogliate stressarvi con ciò che mi affligge. 
Essendo a fine capitolo quindi mi auguro che vi sia piaciuto ciò che avete letto e vi invito a lasciare un parere che mi faccia sapere cosa ne pensate e, badate, voglio la verità! 
Quali saranno gli sviluppi? 
Mah, chissà.
XOXO, me :)

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