Moonlit Midnight Dream di Mistral (/viewuser.php?uid=1186)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La notte in cui (forse) tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** 2. Potrei farti la stessa domanda ***
Capitolo 3: *** 3. Cambiamo le carte in tavola ***
Capitolo 4: *** 4. Facciamo un patto ***
Capitolo 5: *** 5. Non ci sono regole ***
Capitolo 6: *** 6. Pietra di scandalo ***
Capitolo 7: *** 7. Una marionetta che sta cadendo a pezzi ***
Capitolo 8: *** 8. Un equilibrio troppo delicato ***
Capitolo 9: *** 9. Un pugno nello stomaco ***
Capitolo 10: *** 10. Un accenno di sorriso ***
Capitolo 11: *** 11. Ora è il tuo turno ***
Capitolo 12: *** 12. Questa notte è speciale ***
Capitolo 1 *** 1. La notte in cui (forse) tutto ebbe inizio ***
N
N.d.A: Questa è la seconda
pubblicazione della mia fanfic già postata su questo sito con il titolo "Sfida
di Mezzanotte". L'editing si è reso necessario a causa della direzione presa
dalla storia stessa nel corso della scrittura, che ha reso inadatti il contenuto
e soprattutto il titolo precedentemente utilizzati.
Spero che apprezzerete la nuova (e
definitiva) veste di questa mia fic.
Buona lettura.
Mistral
Dedicato a tutto
il
“Latte alla
Fragola Fun Club”
Vi voglio un
mondo di bene ragazzi!
Moonlit
Midnight Dream
- 1 -
La notte in
cui (forse) tutto ebbe inizio
Ecco, di nuovo:
sarà la terza volta che mi sveglio stanotte.
Apro gli occhi e
intorno è ancora tutto oppressivamente scuro, esattamente come quando sono
andato a dormire, non più di tre, massimo quattro ore fa. Accanto a me, Link
dorme tranquillo. Beato lui. Se c’è una cosa che ho capito sul suo conto da
quanto mi è stato messo alle costole è che il signor ispettore ha il sonno
pesante: praticamente un Akuma, o anche un Noah, potrebbe attaccarci e lui
continuerebbe a dormire.
Sbuffo e mi tiro
a sedere. Accidenti, ci sono ricascato di nuovo: per quanto mi sforzi di non
pensarci, non riesco a togliermi dalla testa quel che è successo negli ultimi
giorni: la battaglia nell’Arca, il pianoforte, l’uovo, l’attacco al quartier
generale… la scomparsa del maestro…
Ho già capito
che per stanotte di riaddormentarsi non se ne parla. Quindi, perché non
approfittare di Link che dorme per starmene finalmente un attimo da solo?
Butto indietro
le coperte e con attenzione scivolo fuori dalla stanza.
Mi fermo con il
fiato corto, le mani sulle ginocchia e il sudore che scivola lungo il collo. Mi
sa che stasera ho un po’ esagerato con l’allenamento. È che è l’unico modo che
conosco per sfogarmi e non sentirmi completamente inutile. Maledizione, se solo
il Dipartimento Scientifico avesse fatto come chiedevo e riparato Mugen, avrei
potuto combattere anch’io contro quel dannato Livello 4, invece che affrontarlo
con una fottuta spada di legno!
Mi asciugo
velocemente il sudore con un asciugamano e mi rimetto la maglietta, non senza
che il mio sguardo scivoli (involontariamente?) sulla spalla.
(Mi faccio
rabbia da solo!
Cosa continuo a
guardare questo stupido tatuaggio?
Lo so che c’è –
è lì da anni,
Lo so che si è
esteso dalla battaglia nell’Arca – ho fatto tutto da solo.
Eppure non
riesco a togliergli gli occhi di dosso…)
Uno sbuffo che
sa di frustrazione e di rabbia. Decisamente, per quanto sia stanco, non sono
nelle condizioni di riuscire ad addormentarmi così nervoso. Mi ci vuole un bel
bagno, così riuscirò a calmarmi… o, meglio ancora, ho bisogno di sedermi a
meditare.
Butto a terra
l’asciugamano e a passo svelto esco dalla palestra.
I corridoi del
quartier generale sono assurdamente silenziosi. Va bene, è notte inoltrata, ma
quelle poche volte che mi è capitato in passato di essere sveglio a tarda ora
sentivo sempre qualche rumore in lontananza. Questa notte, invece, tutto tace.
Quando arrivo
sulla balconata esterna, la luce della luna mi investe, gelida e bianchissima.
Non mi piacciono le notti di luna piena, mi ricordano troppo la notte in cui
morì Mana…
(…la notte in
cui venne il Conte,
la notte in cui
fui maledetto,
la notte in cui
conobbi gli Akuma…
La notte in cui
- forse - tutto ebbe inizio)
Ma perché
diavolo stasera mi vengono in mente solo cose tristi?! Scuoto la testa, cercando
di buttare fuori quei pensieri, e continuo a camminare, senza far molto caso a
dove sto andando.
Quando mi fermo,
mi ritrovo in cima alla torre centrale. Sopra di me c’è solo il cielo, sotto,
immensamente più sotto, la distesa buia della città, punteggiata di luci
isolate: è uno spettacolo che mi lascia sempre senza fiato.
Nei corridoi non
c’è nessuno. Non è poi così strano, e certo non me ne lamento. Non amo i
convenevoli, né tantomeno l’essere costretto a salutare la gente che incontro e
a scambiarci quattro chiacchiere (e infatti non lo faccio!), e quando
sono di pessimo umore come stasera, volentieri farei direttamente a meno del
resto del mondo.
Fuori la notte è
chiara e tersa, la luce metallica della luna proietta ombre lunghe nei corridoi.
Mi sento già più disteso, la mente che comincia a vagare, considerando con
leggerezza se questo scenario sia adatto o meno ad un combattimento. L’aria
pungente mi avvolge, asciugando del tutto il sudore dell’allenamento e
contribuendo a rilassarmi.
Quando imbocco
l’ultima rampa di scale che mi condurrà al posto che preferisco per meditare,
ormai sono quasi completamente calmo. Appena varcata la soglia della terrazza,
però, ho un moto di stizza: cosa accidenti ci fa lui qui?!
Nel silenzio
della notte sento un passo leggero alle mie spalle. Qualcun altro si sta
avvicinando alla terrazza. Non perdo tempo a chiedermi chi possa essere e cerco
un posto dove nascondermi: non posso certo farmi vedere, in fondo sono tutti
convinti che io sia bello tranquillo nel mio letto... e poi, se si sapesse della
mia piccola “fuga”, Link finirebbe nei guai.
Mi guardo
attorno, qui però non c’è un nascondiglio nemmeno a pagarlo. Inizio a pensare a
una qualche scusa (“Ehm… cercavo il bagno” … sì, potrebbe andare!), ma
ogni ragionamento logico viene cancellato
dallo stupore di
trovarmelo davanti. Cosa accidenti ci fa lui qui?!
Dalla minima
alterazione nella sua espressione scontrosa di circostanza, direi che anche lui
si sta chiedendo la stessa cosa di me.
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Capitolo 2 *** 2. Potrei farti la stessa domanda ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 2 -
Potrei farti
la stessa domanda
Lo osservo per
un attimo,
(Mi piace
osservare Kanda…
Non glielo dirò
mai, per carità!
anzi, non lo
dirò mai ad anima viva - nemmeno a me stesso -
ma Kanda è
affascinante…)
i suoi occhi
color cobalto, leggermente allungati, che come al solito mi fissano scocciati
sotto le sopracciglia sottili appena inarcate. Gli sorrido. Di certo, Kanda non
è proprio la persona perfetta con cui posso confidarmi (ma, in fondo, c’è
qualcuno con cui posso davvero farlo?), però sicuramente riuscirà a
distrarmi dai miei pensieri tristi.
“Ciao Kanda!
Come mai qui a quest’ora?”
Adesso qualcuno
mi deve spiegare cosa ci fa la mammoletta in piena notte, in pigiama, sulla
torre centrale dell’quartier generale!
(Non faccio
apposta, ma – come succede sempre, maledizione! –
non riesco a
fare a meno di osservarlo:
è a piedi nudi e
quella maglietta troppo grande
lo fa sembrare
ancora più piccolo e fragile…
Ma io so che non
lo è affatto)
Di tutti i posti
in cui poteva andare in questo edificio enorme, proprio qui! E poi sempre con
quel suo sorriso stampato in faccia. Ma non cambia mai espressione?!
Appena l’ho
visto, l’istinto mi ha detto di girare i tacchi e andare a meditare da qualche
altra parte, ma (dio solo sa perché) qualcosa mi ha tenuto inchiodato lì.
“Potrei farti la
stessa domanda”
Brusco, come suo
solito. Ma ormai ci ho fatto l’abitudine, non mi offendo neanche più
(Ci ero rimasto
male la prima volta,
quando non ha
voluto stringermi la mano…
Forse è nata da
lì la voglia di diventare
…importante…
…per lui…)
e aggiungo una
nota divertita al mio sorriso. In fondo però ha ragione: non capita spesso di
vedermi sveglio in piena notte. Ma nemmeno capita spesso che ci siano dei
pensieri che mi vorticano ossessivi nella testa, tanto da non lasciarmi in pace.
(…Mana…
…il Conte, i
Noah…
…il
Quattordicesimo…
…il Maestro…
…
…Kanda…)
Mi scappa un
sospiro, che per un attimo incrina il mio sorriso. E lui non manca di
accorgersene. È sempre fermo sulla soglia che mi squadra infastidito ma, da un
movimento quasi impercettibile del suo viso, so che ha capito che c’è qualcosa
che mi turba. E so che non dirà nulla.
Mi piacerebbe
tanto sapere cos’ha adesso da sospirare. Crederà che non me ne sia accorto, ma
si vede benissimo cosa gli passa per la testa, se solo gli si presta un po’
d’attenzione.
(…da quando io
gli presto attenzione?
Forse da quando
l’ho conosciuto,
da quando non è
fuggito dopo essersi trovato Mugen alla gola,
ma, come il
testardo che è, ha continuato…
…a venirmi
incontro…)
Solo per il
gusto di vederlo sconcertato, potrei persino chiederglielo. Non che me ne
importi molto, in realtà (…forse…), ma giusto come passatempo. Tanto
ormai ho capito che per stanotte di meditare non se ne parla.
“Allora, cosa ci
fai qui?”
La voce è
severa, come sempre, ma mi stupisco che Kanda ripeta due volte la stessa cosa.
Per di più una cosa inutile come questa. E che la ripeta a me.
Mi stringo nelle
spalle con un sorriso, ma esito un attimo prima di rispondere.
“Non riuscivo a
dormire…”
Mai esitare con
Kanda. Sento i suoi occhi che mi perforano, come a cercare di leggere tra le
righe. Non avrei mai pensato che fosse curioso…
(…magari spero
che lo sia…
perché si tratta
di me…?)
Continuo a
sorridergli, restando in attesa della sua prossima mossa. A volte devo ammettere
di non sapere davvero come comportarmi con lui.
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Capitolo 3 *** 3. Cambiamo le carte in tavola ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 3 -
Cambiamo le
carte in tavola
Continuo a
sorridergli, restando in attesa della sua prossima mossa. A volte devo ammettere
di non sapere davvero come comportarmi con lui.
Bugiardo. Non ci
credo neanche un po’. Ha esitato prima di rispondere, significa che sta
mentendo. E questo, oltre ad irritarmi, non fa che invogliarmi a tirargli fuori
di bocca la verità.
(Perché mi stai
mentendo?
Ancora quella
tua stupida idea
che confidandoti
faresti solo del male a chi ti ascolta?
Mi reputi così…
- indegno della
tua fiducia -
…debole?)
Mi hai sfidato,
Walker? Te ne pentirai.
Sorrido. Uno dei
miei rari sorrisi, forse il primo che mi concedo con lui (no, non è il primo.
Ma il mio primo sorriso per lui - nell’Arca - non ho voluto che lo vedesse…)
e mi compiaccio nel vedere come cerca di nascondere la sorpresa davanti al mio
gesto.
“Non hai
risposto alla mia domanda, moyashi”
Kanda ha
sorriso. Kanda mi ha sorriso. Non ci credo. Sono talmente concentrato ad
evitare espressioni che tradiscano più del dovuto i miei pensieri, che quasi non
sento la sua frase. Ma non posso evitare di rispondere nel solito modo al solito
appellativo che mi riserva. Ormai non è più un insulto il suo, lo considero
(voglio considerarlo) più una routine (quasi un gesto affettuoso).
“Il mio nome è
Allen!”
Solito attacco,
solita difesa. Sei prevedibile, Walker. Ma stasera non ho voglia della solita
querelle… Un angolo della mia bocca si arcua in una smorfia che ricorda un
sorriso beffardo. Stasera cambiamo le carte in tavola.
“Tsè. Comunque
io ero venuto qui per meditare, moyashi”
“Allen!”
Rispondo
d’istinto, come sempre con lui,
(Non so perché,
ma la mia
razionalità
va in crisi
davanti a lui…
E, da un certo
punto di vista,
la cosa è…
…eccitante…)
salvo poi
rendermi conto che c’era anche dell’altro prima di quel
«moyashi».
Kanda mi ha sorriso e ha risposto spontaneamente alla mia domanda. Troppe
stranezze in una volta sola. Forse è meglio che per stasera ci salutiamo qui:
non sono nella condizione giusta per reggere un Kanda che sta dando di matto…
Aspetta, cosa ha
appena detto? È venuto per meditare? Bene, la scusa giusta per girare i tacchi e
andarmene senza fare figure.
“D’accordo…
allora, io me ne vado, ti lascio meditare in pace…”
Come? Adesso
scappi? No, no, non ci siamo. Te l’ho detto (no, in realtà l’ho solo pensato,
ma non importa): mi hai sfidato e adesso non puoi sperare di cavartela così
a buon mercato.
Io sono ancora
in piedi sulla soglia, a braccia conserte, e occupo quasi per intero l’arcata
d’ingresso; ma lui è abbastanza piccolo da riuscire ad oltrepassarmi, badando
bene a non sfiorarmi nemmeno per sbaglio. Quando mi scivola a fianco mi sposto
leggermente per agevolargli il compito ma, appena mi ha superato, ci metto meno
di un attimo ad allungare la mano, afferrandolo per un polso. Ha la pelle calda.
(È un pensiero
stupido,
ma mi accorgo
solo adesso
che questo è il
nostro primo contatto
che non fosse
strettamente necessario…
…
…fa un effetto
strano…)
Si blocca, come
fulminato, e si volta verso di me, gli occhi d’argento sgranati. Decisamente non
si aspettava la mia mossa (forse nemmeno io…). Beh, dopotutto si merita
una spiegazione.
Ringrazio le persone che hanno messo questa fic nei preferiti, per me è un
grande onore! Ma mi farebbe ancora più piacere se volessero dedicarmi solo un
minuto in più per un recensione. Ci terrei molto a sentire il loro parere,
positivo o negativo che sia: per uno scrittore è importantissimo ricevere un
qualunque tipo di feedback dai lettori, dà molta più sicurezza.
Per la mia altra me, Amy: grazie mille della recensione, tesora! Mi fa un
piacere immenso sentire il tuo parere, e lo sai! Anche perché senza le nostre
chiacchierate interminabili mi sarei impantanata ben prima di finire la
storia... XD tvb!
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Capitolo 4 *** 4. Facciamo un patto ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 4 -
Facciamo un
patto
Decisamente non
si aspettava la mia mossa (forse nemmeno io…). Beh, dopotutto si merita
una spiegazione.
“Ho detto che
ero venuto per meditare”
Non lo sento
nemmeno. In questo momento tutto quello che riesco a sentire è la sua stretta
sul mio polso. La sua mano è gelata e questo certo non mi aiuta a stare calmo.
Perché mi ha fermato?
“…non capisco…”
“Ero. Tempo
passato, moyashi. Ti è così difficile arrivarci?”
Le sue risposte
velenose non migliorano le cose. Già Kanda è indecifrabile di solito, questa
sera poi… e per di più il mio cervello si rifiuta categoricamente di
collaborare: per lui esistono solo quelle dita salde e fredde che mi stringono
il braccio.
L’espressione
che ha sul viso in questo momento è impagabile. Non ha ancora capito dove voglio
arrivare e non sa come comportarsi, l’ho spiazzato completamente. Meglio così,
almeno quando si tratterà di dirmi cosa l’ha portato quassù stanotte farà meno
resistenze.
(Anche se vorrei
che per una volta
- una volta
sola -
parlasse di
sua volontà…)
Lo tiro
leggermente verso di me per riportarlo oltre la porta. Lui mi segue docile,
sempre più confuso, e quando siamo entrambi sulla terrazza mi appoggio
noncurante al muro, braccia conserte e sguardo fisso su di lui.
“Vogliamo finire
il nostro discorso?”
“BaKanda, non
l’abbiamo nemmeno iniziato un discorso!”
Il
«baKanda»
mi è sfuggito da solo dalle labbra e già me ne sto pentendo, ma stranamente lui
non sembra farci caso. Continua a fissarmi senza dire nulla e quell’espressione
compiaciuta che ha, così insolita sul suo viso, mi disorienta. Visto che non dà
segni di voler rispondere, mi permetto di prendermi qualche istante per
osservarlo con più attenzione,
(Non ne ho molte
occasioni…
…ed è bello
osservare Kanda…)
senza poter fare
a meno di notare, sulla sua spalla, le lingue nere di quello strano tatuaggio
che ha sul petto e che ora scivolano fuori dall’orlo della maglietta senza
maniche. Ho sempre voluto saperne qualcosa di più su quel tatuaggio (dicono
che sia una maledizione legata alla sua vita) e all’improvviso mi viene
un’idea malsana.
È un rischio, me
ne rendo conto, ma il Maestro mi ha sempre costretto a rischiare e mi ha
insegnato anche a cavarmela piuttosto bene al gioco… e allora giochiamo…
“Senti, facciamo
un patto?”
E adesso da dove
gli salta fuori quest’idea? Inarco leggermente un sopracciglio, sempre
continuando a guardarlo fisso e noto con piacere che ora il suo sguardo
d’argento è più sicuro. Sembra che abbia deciso di passare al contrattacco
(interessante… mi piacciono le sfide con te, Walker): me lo dimostra
puntellando la mano maledetta sul muro, proprio di fianco alla mia testa, e
inclinandosi leggermente verso di me, senza più cercare di sfuggire i miei
occhi.
Non dico nulla
però: voglio che sia lui a dettare le regole, a credere di avere in mano il
gioco.
“Io voglio
sapere delle cose di te e tu vuoi sapere delle cose di me. Non negarlo, ti si
legge in faccia. E allora una domanda a testa, di qualunque tipo. Ci stai?”
Grazie di nuovo a chi ha messo la fic nei preferiti. Come sempre, aspetto anche
le vostre recensioni, mi farebbero molto piacere...
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Capitolo 5 *** 5. Non ci sono regole ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 5 -
Non ci sono
regole
“Io voglio
sapere delle cose di te e tu vuoi sapere delle cose di me. Non negarlo, ti si
legge in faccia. E allora una domanda a testa, di qualunque tipo. Ci stai?”
Non male come
proposta. Ma la trovo un po’ troppo equa. Io voglio sapere perché prima ha
mentito e cosa (mi) nasconde, non essere costretto a rispondere a chissà
quali domande idiote che tirerà fuori… Vediamo di sistemare un po’ le cose,
prima che questo ragazzino si prenda troppe libertà.
Mi stacco dal
muro, rimettendomi in piedi: ora la differenza di altezza tra noi si nota
(anche se non è più tanta come prima… sei cresciuto, piccoletto…) e lui è
costretto ad alzare lo sguardo per non lasciare il mio. Con calcolata
nonchalance piego il braccio, fingendo per un attimo di guardarmi le unghie. Lui
non si perde il mio minimo gesto, anche perché, visto che non ho ancora detto
una parola, chiaramente non sa cosa aspettarsi.
Poi di scatto
colpisco la sua mano, facendogli perdere l’equilibrio, e ribalto le posizioni,
schiacciandolo contro il muro.
“Non mi sembri
nelle condizioni di dettare le regole, moyashi”
È successo tutto
talmente in fretta che non me ne sono reso conto, però in un attimo mi sono
trovato il freddo del muro contro il petto e la mano altrettanto fredda di Kanda
puntata tra le scapole. Non preme con forza, ma soltanto il gelo che si irradia
sulla mia schiena, anche attraverso la stoffa della maglietta, è sufficiente a
tenermi bloccato (o forse dipende dal sapere che la fonte di quel gelo è
Kanda?).
Provo a muovermi
leggermente, quel tanto che mi basta per riuscire a guardarlo in faccia senza
rompermi il collo e lui non si oppone. Vedo la sua espressione sorniona e la
coda corvina mollemente appoggiata su una spalla, che subito viene ributtata
indietro con un movimento secco della testa.
“Questo non lo
trovo molto leale, sai Kanda?”
“Nessuno ha
detto che doveva esserlo”
Non ci sono
regole in questo gioco inventato al momento, Walker
(Né tu né io
sappiamo come finirà,
e la cosa non mi
spaventa affatto…
…anzi…)
quindi per
favore non uscirtene con una delle tue solite osservazioni buoniste. Ti sei
comportato bene fin adesso, non rovinare tutto.
La risposta di
Kanda alla mia osservazione è… tipicamente da Kanda. E come tale non richiede
ulteriori repliche, quindi non mi sforzo neanche per trovare qualcosa da dire e
riempire così il silenzio che si è creato. Visto che ha voluto prendere le
redini del gioco, aspetto che sia lui a fare il prossimo passo e nel frattempo
provo ad abituarmi a quel gelo sulla schiena.
Dal suo silenzio
e dal modo con cui si muove appena, come a cercare di mettersi più comodo sotto
la mia presa, capisco che ha deciso di lasciare a me la prima mossa.
Abbasso il
braccio con cui lo tenevo bloccato,
(Una sensazione
di vuoto sulla mano
quando non sento
più
il suo calore
sotto le dita…
…
…vorrei toccarlo
di nuovo…)
permettendogli
di staccarsi dal muro. Lui si gira e mi guarda: adesso nei suoi occhi c’è uno
sguardo divertito ma deciso. Ha accettato la mia sfida ed è curioso anche lui di
vedere come andrà a finire.
Mi ha lasciato
andare,
(Ed è strano ma
sento freddo
sulla schiena,
dove non c’è più
la sua mano gelata…
…
…vorrei che
fosse ancora lì…)
quindi mi giro
con calma e lo fisso negli occhi. Avanti, sentiamo un po’ la tua prima domanda,
sono curioso di sapere cosa mi chiederai… così ti darò una risposta qualunque,
senza scoprirmi troppo, e poi tu dovrai dirmi la verità su quel tatuaggio.
Gli faccio un
cenno del capo, come a dirgli che la prima mossa è sua, e aspetto.
“Ok, prima
domanda: perché sei qui stasera?”
Grazie mille a Retsu89, Secchan, Amy89, Kei87 e Sariby per le loro recensioni,
mi hanno fatto immensamente piacere.
E grazie anche a tutti quelli che hanno inserito la fic nei preferiti.
Ci tenevo a dire anche che ho finito di scrivere la storia (sono venuti 13
capitoli in tutto), per cui continuerò senza problemi l'aggiornamento
settimanale.
Appuntamento quindi tra sette giorni esatti!
Cap. 6: Pietra di scandalo
Riesco solo a notare il contrasto stridente tra la sue dita bianchissime e la
pelle nera del mio braccio sinistro, steso tra noi come se fosse una pietra di
scandalo.
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Capitolo 6 *** 6. Pietra di scandalo ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 6 -
Pietra di
scandalo
“Ok, prima
domanda: perché sei qui stasera?”
La sua prima
domanda mi stupisce (non credevo che gli interessasse davvero sapere cosa ci
faccio qui!), ma in un certo senso mi va anche bene, da lui mi sarei
aspettato di peggio. La risposta tutto sommato è facile, mi basta dirgli la
verità, ovviamente senza aggiungere altro.
“Te l’ho detto:
non riuscivo a dormire e ho pensato che fare due passi mi avrebbe aiutato a
rilassarmi”
Certo che sei
testardo, ragazzino: pensi che mi accontenti della stessa risposta banale che mi
hai dato prima? Senza contare che è una balla – e lo so benissimo – anche se
devo riconoscerti che stavolta l’hai recitata con più convinzione.
Incrocio le
braccia e inclino la testa su una spalla, in faccia un’espressione che i pochi
temerari che hanno osato prendersi gioco di me (Lavi, in primis)
conoscono molto bene e hanno imparato a temere (a parte il baka usagi,
ovviamente. Ma lui è un caso di stupidità patologica, credo).
“Non dire
cazzate”
La replica di
Kanda è secca come suo solito e non lascia molto spazio a obiezioni di sorta. Il
problema è che ha pure ragione, anche se mi piacerebbe sapere su che basi
afferma che non gli sto dicendo le cose come stanno. Mi sento chiuso in un
angolo e esito, pur sapendo che mi sarà fatale.
“Ma è la
verità…”
Alla fine
azzardo una minima difesa d’ufficio, ma serve a poco quando il giudice chiamato
a decidere del tuo destino è Yu Kanda.
Certe volte è di
un’ingenuità quasi commovente:
(È irritante
questo suo tentativo
di tener
nascosto
qualcosa di
evidentemente troppo grosso…
…
Allora perché
non riesco
ad avercela con
lui?)
non posso
credere che non abbia ancora capito che so perfettamente che c’è dell’altro.
Tutti sappiamo cosa è successo nell’Arca, tutti abbiamo visto Leverrier e come
si è comportato… ma non siamo tutti ciechi e stupidi, sai Walker? Io per primo
non lo sono (non cercare di proteggermi col tuo silenzio, non voglio…).
“Va bene, allora
cambiamo la domanda: che cosa ti ha tenuto sveglio?”
Kanda sta
complicando le cose, non me l’aspettavo. Prendo un respiro profondo, mentre con
la sinistra mi ravvivo i capelli per spostare i ciuffi che mi sono caduti in
faccia, e lo guardo di sottecchi. Vorrei trovare un modo di guadagnare tempo,
per riuscire ad organizzare un discorso coerente che dica abbastanza (Kanda
se la merita una risposta, lui è forte) senza dire troppo.
Ma di tempo
Kanda non me ne dà neanche un po’. Si muove rapidamente - io nemmeno me ne rendo
conto - e mi afferra il polso, tirandolo verso di sé: di nuovo il gelo della sua
mano e di nuovo il mio cervello non capisce più nulla. Riesco solo a notare il
contrasto stridente tra la sue dita bianchissime e la pelle nera del mio braccio
sinistro, steso tra noi come se fosse una pietra di scandalo.
“Dimmi la
verità. Qualunque essa sia. Perché da chi a 15 anni ha sorpassato il punto
critico ci si può aspettare di tutto e sappi che non sarò certo io a tirarmi
indietro, ragazzino”
Sono confuso.
Non mi sarei mai aspettato un’uscita del genere da lui, mi sembra un gesto
troppo istintivo per il Kanda che conosco… vuole davvero sapere il motivo che mi
ha portato qui (questo mi lusinga… allora un po’ di me ti importa?) e
ammetto di essere quasi tentato di dirglielo (dirgli tutto, dal principio…
perché tu capiresti, vero Kanda?), ma non riesco a immaginare il perché di
questo interesse…
È assolutamente
disorientato, credo si stia seriamente chiedendo se sono impazzito. Forse al suo
posto me lo chiederei pure io,
(Me lo sto già
chiedendo…
Ma in fondo non
importa,
mi interessa
solo sapere
cosa c’è dietro
quel suo sorriso…
…è sempre troppo
presente
per essere del
tutto vero…)
anche se
scoprirlo non sarebbe la mia principale preoccupazione. Io al suo posto mi
chiederei piuttosto dove andrà a finire tutto questo. L’inizio di un evento è
relativamente poco importante, quando non sai a che cosa quell’evento porterà
tra pochi istanti…
“Perché lo vuoi
sapere? Non te n’è mai importato niente di me…”
Grazie mille a Amy89 e Sariby per le loro recensioni.
E di nuovo grazie alle 11 persone che hanno messo la fic nei preferiti. Wow, non
avrei mai creduto di raggiungere un simile traguardo... (ma perché non recensite
anche? Fareste felice una povera scrittrice insicura e frustrata... XD)
PREVIEW:
Cap. 7: Una marionetta che sta
cadendo a pezzi
Non
l’ho mai visto così… Sembra una marionetta che sta cadendo a pezzi
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Capitolo 7 *** 7. Una marionetta che sta cadendo a pezzi ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 7 -
Una marionetta
che sta cadendo a pezzi
“Perché lo vuoi
sapere? Non te n’è mai importato niente di me…”
Come volevasi
dimostrare. Mi aspettavo questa domanda, è assolutamente da lui. Ma mi dispiace
deluderti, ragazzino: non avrai la risposta che cerchi (perché non ce l’ho
nemmeno io e trovarla sarebbe troppo… difficile…).
Quando non sai
cosa dire, la miglior risposta è il silenzio. E io taccio, continuando a
guardare quegli occhi d’argento, in cui si rincorrono apertamente più emozioni
di quante avrei mai pensato di poter vedere in una persona sola nello stesso
momento.
Ho fatto una
domanda inutile, me ne rendo conto, sapevo benissimo che Kanda non mi avrebbe
risposto. Ma in qualche modo dovevo provarci. Lui continua a stringermi il polso
e a fissarmi e nella mia testa si fa sempre più il vuoto.
(Lasciami stare…
…
…ti prego…
…
Perché mi fai
quest’effetto?...)
Mi vengono in
mente tante cose da dire e da fare: alcune che non c’entrano nulla, la maggior
parte stupide, tutte assolutamente da evitare con uno come Kanda. Eppure, anche
se so che sto per firmare la mia condanna a morte, non riesco né a star zitto né
tanto meno a stare fermo.
Sorrido. Poi,
sempre sotto il suo sguardo penetrante che non mi lascia un secondo, raccolgo il
braccio sinistro vicino alla spalla, portandomi dietro anche la sua mano, e lo
sposto da di mezzo a noi. Rimosso quell’ostacolo, per me è questione di un
attimo fare un passo avanti e poggiare la fronte sul suo petto, proprio sopra il
cuore.
“Sei
dannatamente insistente stanotte, sai baKanda?”
Quando l’ho
sentito appoggiarsi a me, per un attimo sono rimasto pietrificato. Poi il tono
stanco con cui ha pronunciato quelle parole mi ha sorpreso abbastanza da darmi
la forza di reagire… se solo sapessi cosa fare.
(Non l’ho mai
visto così…
Sembra una
marionetta
che sta cadendo
a pezzi…
…
…vorrei
abbracciarlo…)
Non capisco
perché tutto d’un tratto sia diventato così arrendevole, se solo pochi minuti fa
mi fissava con quello sguardo di sfida. E giuro che per la prima volta nella mia
vita non so come comportarmi. Passo la mano, teme moyashi, è di nuovo il tuo
turno.
Lascio cadere le
braccia. Dovresti essere contento: nessuno è mai riuscito a disarmarmi pur senza
l’ombra di un’arma in pugno.
Da quel marasma
informe che sono diventati i miei pensieri, il mio cervello riesce a ricavare
una sola informazione sensata:
(Kanda profuma
di buono,
profuma di mare…
…gli si addice…)
nonostante già
da qualche secondo sia appoggiato a lui, sono ancora vivo e tutto intero: è un
successo…
Ed è assurdo che
lo pensi ma, per quanto questa situazione possa essere inconcepibile, sto bene
qui: il petto di Kanda è caldo, mi dà sicurezza, non come le sue dita gelate.
Ora che ci faccio caso, non sento più quel freddo sul polso… quando mi ha
lasciato il braccio?
Lo vedo
respirare tranquillo appoggiato a me: non c’è nemmeno un’ombra di imbarazzo o di
qualsiasi altro sentimento intenso ad alterare il suo respiro regolare e
scommetto che anche il battito del suo cuore lo è.
Sorrido. È
l’unica cosa che mi riesce in questo momento.
“Tu invece sei
più teme del solito, teme moyashi”
Lo sento
sorridere di rimando, mentre fissa ostinato il pavimento, senza spostarsi da
quella posizione… come definirla? assurda? Continuo a non capire cosa gli è
passato (e gli sta passando ancora) per la testa,
(Che in qualche
modo stia…
…chiedendo(mi)
aiuto?...
…
…sono contento
che abbia
scelto…
me…)
ma ho deciso che
è meglio rinunciare: lui è sempre stato un mistero per me e stasera più che mai.
“…il mio nome è
Allen…”
Ribatte
stancamente, ma la voce ha una punta di divertimento che non gli ho mai sentito
usare quando risponde alle mie provocazioni. Abbasso gli occhi su quei capelli
candidi, premuti sul mio petto, e le sue spalle, ormai non più così strette in
confronto alle mie.
Mi è uscita la
solita vecchia replica al solito vecchio epiteto che mi riserva da quando ci
siamo conosciuti. E sentire questo solito vecchio botta e risposta, dopo gli
avvenimenti degli ultimi giorni, che di solito e vecchio non hanno nulla, mi ha
fatto felice. Assurdo, ma è così. È la sensazione (stupida, ma terribilmente
utile) dell’aver trovato un appiglio in mezzo alla tempesta: è la sensazione
che mi sta dando Kanda in questo momento.
“E vedi di
ricordartelo, se vuoi sapere qualcosa di me…”
Grazie per le
loro recensioni a:
Lety e
Amy, le mie preziosissime beta... adoro le vostre recensioni (e la gara a
chi recensisce prima XD)
Genesis,
sono contenta che la storia ti piaccia e spero che questo dialogo non ti abbia
deluso... ma sappi che è solo l'inizio!
Sariby,
perché dici che sono cattiva a interrompere i capitoli sul più bello? *occhioni
innocenti* Scherzi a parte, il mio scopo era mantenere alta la tensione
narrativa e a quanto pare ci sono riuscita XD Però mi spiace deluderti, i
capitoli sono più o meno tutti di questa lunghezza. La storia è conclusa e in
totale i capitoli sono 13
Belial,
il fatto che tu dica che leggendo riesci a visualizzare la vicenda mi fa
tantissimo piacere! È esattamente quello che speravo di ottenere ^^
PREVIEW:
Cap. 8: Un equilibrio troppo
delicato
Ho la sensazione che nella sua testa si sia rotto qualcosa, probabilmente un equilibrio troppo delicato che però l’ha tenuto in piedi fin qui.
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Capitolo 8 *** 8. Un equilibrio troppo delicato ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 8 -
Un equilibrio
troppo delicato
“E vedi di
ricordartelo, se vuoi sapere qualcosa di me…”
L’ho buttata lì
come una provocazione, senza l’intento di offendere, né di mostrarmi offeso.
Accompagno la frase con un pugnetto sul suo torace, senza staccare la fronte da
lui né gli occhi dal pavimento. Ma non mi serve guardarlo in faccia per capire
che sta sorridendo, anche dietro a quello sbuffo irritato che mi arriva come
risposta.
Non so cosa io
possa aver detto, ma ho la sensazione che qualcosa sia cambiato in meglio. Mi
sembra di sentirlo più rilassato e anche la pressione della sua testa sul mio
petto, prima quasi esasperata (ma sono sicuro che lui nemmeno se ne rendeva
conto), ora è poco più di uno sfiorarsi.
Mi porto le mani
sui fianchi e le labbra si contraggono una smorfia: questo ragazzo
(…mi intriga…
Voglio capirlo…
…aiutarlo…)
è assolutamente
incomprensibile. E se ora lo chiamassi per nome, cosa succederebbe? Davvero per
una mia sola parola lui mi permetterebbe di conoscerlo?
“Va bene,
Walker. Adesso però rispondi a quella famosa domanda di prima…”
Al sentire il
suo cognome, alza la testa e mi sorride, ma nei suoi occhi non c’è quella luce
che di solito accompagna il suo sorriso. Atteggio il viso in un’espressione tra
il perplesso e lo scocciato, che però non rispecchia tutto quel che sto pensando
e provando in questo momento (perché è troppo e troppo confuso per
riflettersi in un solo sguardo … in un mio solo sguardo…)
“Vedi che non
era poi così difficile?”
“Tsè”
Davanti alla sua
replica mi esce un sorriso un po’ strano (e nemmeno io so perché, ma non
riesco a sorridere come vorrei), però rimane la soddisfazione di sentire
finalmente Kanda pronunciare il mio nome.
Ora non c’è più
nessun contatto tra noi, se non quello del suo sguardo (non più così)
freddo che, da quando ho alzato la testa, non lascia un attimo il mio. Abbasso
gli occhi, stranamente imbarazzato, e noto un’altra volta il tatuaggio maledetto
sulla sua spalla. E tutti i cattivi pensieri che ero riuscito a mettere in un
angolo, in un attimo mi assalgono di nuovo.
Stringo i denti,
cercando di ricacciarli indietro, e gli sfioro la spalla, seguendo con due dita
ognuno dei segni neri che la sfregiano; sotto il mio tocco lui si irrigidisce.
Sentendo le sue
dita sulla pelle mi blocco: sebbene la sua mano sia calda, mi sento percorso da
un brivido eppure, anche se non mi è mai piaciuto che la gente mi toccasse, non
riesco a respingerlo, né a sottrarmi in qualche modo a questo contatto.
“Kanda, dimmi
una cosa. Come fai a convivere tutti i giorni con una maledizione?”
“Non sono cose
che ti riguardano”
La risposta è
volutamente aspra - quasi troppo perfino per me - ma è venuta così da sola, come
se inconsciamente stessi cercando di farlo allontanare da me. Lui però, c’era da
aspettarselo, non si fa ferire dalle mie parole (non l’ha mai fatto… e in
fondo l’ho sempre ammirato per la sua pazienza…), ma si limita ad abbozzare
un sorriso triste e a ritrarre la mano.
“Invece sì…
anch’io sono maledetto. E non mi riferisco al mio occhio sinistro”
È tornato a
fuggire il mio sguardo mentre pronunciava quella frase e ha tirato fuori ogni
parola a fatica, lentamente.
Una maledizione
su di lui? Non riesco ad immaginare a cosa possa riferirsi ma, arrivati a questo
punto, credo che me lo dirà lui stesso. Ho la sensazione che nella sua testa si
sia rotto qualcosa, probabilmente un equilibrio troppo delicato che però l’ha
tenuto in piedi fin qui.
(Come una
marionetta
sostenuta solo
da un ultimo filo,
ormai troppo
usurato…
…
…che alla fine
si spezza…
…
E la marionetta
collassa…)
Stringo gli
occhi e lo osservo attentamente, ma la frangia candida nasconde la parte
superiore del suo viso e lui guarda lontano, oltre la mia spalla, oltre la
balaustra della terrazza, forse perfino oltre l’orizzonte. Vedo solo la
cicatrice rossastra (sembra quasi una lacrima di sangue) che alla luce
della luna spicca sulla sua guancia pallida.
“Cosa intendi?”
Grazie per le
loro recensioni a:
Lety e
Amy, voglio vedere chi delle due vince la gara alla recensione, stavolta! XD
Sariby,
grazie mille per la recensione anche di questo capitolo. E dimmi, che ne pensi
di questa interruzione? Sì, lo so che vuoi uccidermi... ma pensa che se lo fai,
non vedrai mai la fine della storia XD
Shichan,
grazie dei complimenti per lo stile e per il tentativo di mantenere IC i
personaggi... alle volte è una fatica immane! Spero che i tuoi neuroni
apprezzino anche le scene di questo capitolo. Fammi sapere!
PREVIEW:
Cap. 9: Un pugno nello stomaco
La mia stessa frase mi colpisce come un pugno
nello stomaco e sento estranea la mia stessa voce, come se a parlare non fossi
io ma un altro
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Capitolo 9 *** 9. Un pugno nello stomaco ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 9 -
Un pugno nello
stomaco
“Cosa intendi?”
La voce di Kanda
è leggermente incerta mentre pronuncia quella domanda, ma mi pare di cogliervi
anche un sottofondo di preoccupazione (per me?). Prendo un respiro
profondo: ormai ho buttato il sasso, non posso più ritrarre la mano e far finta
che stanotte non sia successo niente,
(Non voglio
tornare di nuovo
a portare questo
peso da solo…)
anche se forse
sarebbe meglio fare così. Però so già che Kanda non mi lascerà scappare dietro
una scusa vaga,
(È per questo
che ho scelto te:
perché sapevo
che non mi avresti più permesso
di tirarmi
indietro…)
ma vorrà sapere
tutta la verità, non importa quanto per me possa essere difficile.
Mi lascio
sprofondare in quegli occhi di freddo cobalto e decido che finalmente è ora di
vuotare il sacco. Dall’inizio.
“Come sai, io
sono in grado di suonare la melodia che permette di controllare l’Arca. È così
che vi ho… riportato in vita…”
Già ricordare
quei momenti mi spaventa, il semplice allinearsi di quelle parole nella mia
mente mi spaventa. Devo pensarle sottovoce perché possano sfuggire alle maglie
del mio subconscio e farsi pensiero coerente. Kanda mi fissa in silenzio, senza
lasciar trapelare alcuna emozione.
“Quella melodia…
io non la conoscevo, non è un mio ricordo: fa parte delle memorie del Musicista,
il Noah traditore”
Sta tremando
mentre parla, tirar fuori quelle poche frasi deve costargli uno sforzo immane.
Non prova nemmeno a sostenere il mio sguardo, ma mi oltrepassa e si avvicina al
parapetto, come se io non esistessi più.
Lo raggiungo,
fermandomi un passo indietro: quanto basta però per vedere le nocche sbiancate e
il tremito dei polsi per la stretta spasmodica sulla ringhiera metallica.
“E tu come fai a
conoscere i ricordi del Quattordicesimo?”
È una domanda
spietata la mia, lo so. Chiunque altro al mio posto, vedendolo in quello stato,
avrebbe cercato in qualche modo di calmarlo, per aiutarlo poi a sfogarsi se e
quando ne avesse avuto la forza. Ma non credo che lui lo vorrebbe.
La stretta sulla
ringhiera si fa, se possibile, più forte. Ho l’impressione (la paura?)
che possa davvero crollare da un momento all’altro.
Il gesto mi
viene spontaneo e stupisce persino me, come se guardassi il mio corpo compierlo
indipendentemente dalla mia volontà:
(Non ti lascerò
cadere, marionetta:
se il tuo filo
si spezzerà,
io sarò lì
dietro a sostenerti…
mi avvicino a
lui e lo circondo con le braccia, afferrandogli i polsi e obbligandolo a
lasciare la ringhiera.
“Perché sono io…
il futuro… Quattordicesimo”
Lo dice
sottovoce, quasi faccio fatica a sentirlo. Per di più la frase in se stessa è
assurda e comunque non risponde alla mia domanda. Lo sento prendere fiato e
aspetto in silenzio che continui, accentuando solo leggermente la stretta sui
suoi polsi (È per dirti che sono qui: non me ne vado, marionetta…)
“L’uomo che mi
ha cresciuto era il fratello dell’ultimo Musicista. Quando il Quattordicesimo
stava per morire io ho avuto… la sfortuna di essere lì: la sua ultima volontà… è
stata trasferire in me la sua memoria di Noah, l’abilità del compositore”
Mentre parla,
con voce bassa e monotona - come se le emozioni che sta provando siano troppe
per esprimerle nelle parole - ha chinato di nuovo la testa. Sento cadere sulla
mia mano una lacrima, seguita subito da un’altra e poi un’altra ancora.
“Questi… ricordi
sono stati sopiti dentro di me per anni, ma ora stanno riemergendo e presto o
tardi… cancelleranno i miei e io diventerò il nuovo Musicista. Io non so se
questo processo si possa fermare, né se lo si possa almeno rallentare, ma quando
vedo la mia immagine riflessa in uno specchio, lui… lui è già dietro di me e
sorride…
Nell’Arca mi ha
parlato. Sono stati lui e… il Maestro… a dirmi come fare per…”
Le parole si
spezzano in un singhiozzo. Non avrei voluto mettermi a piangere, non davanti a
Kanda, ma non ce l’ho fatta. Mi fa troppo male ricordare cosa è successo, troppa
paura pensare a cosa succederà.
“Quindi il
generale Cross sapeva tutto?”
La voce
tranquilla di Kanda mi riscuote dall’abisso in cui stavo precipitando. Ho sempre
ammirato la sua freddezza, anche nelle situazioni più difficili, e ringrazio
quel dio in cui non credo che adesso lui sia qui con me. Annuisco e cerco ancora
un po’ di forza per continuare: non posso fermarmi qui, devo dirgli tutto fino
alla fine.
“Il Maestro… lui
conosceva Mana e dopo la sua morte mi ha preso con sé per cominciare ad
addestrarmi come esorcista. Io ho sempre pensato che l’avesse fatto perché non
restassi di nuovo solo al mondo, perché in fondo teneva a me, ma forse… forse
anche lui, come Mana, ha visto in me solo… le memorie del Quattordicesimo…”
La mia stessa
frase mi colpisce come un pugno nello stomaco e sento estranea la mia stessa
voce, come se a parlare non fossi io ma un altro
(Un altro che è
dentro di me…
…che è più forte
di me…
Sono Allen
Walker
ma non lo sono
più, non lo sono mai stato…)
e la
consapevolezza di quel che ho (ha?) appena detto mi fa male da morire.
Qualcuno mi ha mai voluto bene per quello che sono (ho sempre creduto di
essere)?
“…qualcuno mi ha
mai voluto bene per quello che sono?!”
Grazie per le
loro recensioni a:
Come al solito Lety e
Amy, e complimenti alla moyashi per essersi aggiudicata la
gara-recensioni per questo capitolo!
Shichan,
grazie ancora dei complimenti! Effettivamente sì, l'ultimo capitolo era un po'
più corto... in compenso però questo è decisamente più lungo, spero compensi!
Makotochan,
sono contenta di avere una nuova lettrice! Anche se per te, essendo ancora
all'inizio di DGM, questa fic è mostruosamente spoiler... XD Mi fa piacere che
ti piaccia la divisione in capitoli (penso tu sia una delle poche, la maggior
parte di chi l'ha letta mi ucciderebbe per questa scelta!) e l'idea dei
"pensieri inconsci".
PREVIEW:
Cap. 10: Un accenno di sorriso
Tra le mie braccia,
Walker
sembra rilassarsi impercettibilmente e, quando rialza la testa, intravedo un
accenno di sorriso sul suo volto rigato dal pianto.
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Capitolo 10 *** 10. Un accenno di sorriso ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 10 -
Un accenno di
sorriso
“…qualcuno mi
ha mai voluto bene per quello che sono?!”
Le ultime parole
quasi le urla, con una voce angosciata che mi fa trasalire per il contrasto con
il tono dimesso di prima e la disperazione che rivela. Davvero non avrei mai
pensato che dietro quel suo sorriso si nascondesse una sofferenza del genere.
Adesso forse riesco anche a capire il perché di certi suoi atteggiamenti e di
quella sua attitudine sempre così gentile verso il mondo intero.
“Per quanto
riguarda Cross e il tuo patrigno non lo so, ma gli altri sicuramente sì”
Non so perché ho
detto una cosa del genere. È una di quelle frasi che sarebbero suonate bene
sulla bocca di Tiedoll o di una come Lenalee, eppure l’ho detta io.
Tra le mie
braccia, Walker sembra rilassarsi impercettibilmente e, quando rialza la testa,
intravedo un accenno di sorriso sul suo volto rigato dal pianto.
“Grazie Kanda…”
Lo mormora
appena, quasi senza emettere alcun suono. Vorrei dire qualcosa, ma non faccio in
tempo a trovare un modo per rispondergli che lui prosegue.
“Comunque,
quando il processo di trasformazione arriverà al culmine… con il mio ultimo
brandello di lucidità spero di avere la forza di uccidermi: non voglio vivere
come un Noah, senza più memoria… di tutti voi…”
L’aver preso
questa decisione, per quanto impegnativa, sembra che lo rilassi: ha appena
deciso della sua morte, eppure è finalmente sereno.
Tace e sento la
tensione scemare in lui, dopo che con un’immensa fatica ha pronunciato ogni
sillaba di quella frase.
Tace e rimane
immobile davanti a me, continuando a guardare il vuoto, senza più lacrime sulle
guance.
Ora che ho dato
voce a questo proposito mi sento molto più leggero, come se mi avessero tolto un
peso enorme dall’anima.
(Grazie...
senza di te
non ce l’avrei
mai fatta…
Rimango fermo,
avvolto in questa specie di abbraccio a godermi il calore di Kanda; non sento
più nulla, eccetto la sua vicinanza e le sue mani sulle mie. E ho come la
sensazione (angosciante) che senza questo contatto avrei potuto… (non
voglio pensarci, è passata, sono ancora qui…).
Prendo un
respiro profondo e chiudo gli occhi, rovesciando la testa all’indietro sulla sua
spalla; lui non dice nulla, né si allontana e di questo gli sono immensamente
grato.
Ha di nuovo
poggiato la testa a me, quasi cercasse (in me) un sostegno. Stavolta in
qualche modo mi ha preso meno di sorpresa di prima, come se alla fine un po’
(sperassi) me l’aspettassi che l’avrebbe fatto, ma ugualmente non so bene
come comportarmi.
Abbasso lo
sguardo e lo osservo con discrezione: sulla fronte lasciata scoperta dai
capelli, spicca il pentacolo rovesciato dai cui si diparte la cicatrice che gli
sfregia il viso pallido.
Sono ancora
assorto a riflettere su quanto mi ha appena rivelato, che non mi rendo conto dei
suoi movimenti, finché non sento il suo corpo aderire al mio e lo vedo
incrociare le braccia sui fianchi, accennando un abbraccio solitario; ma è come
se mi stesse invitando a continuarlo, visto che le mie mani non hanno ancora
lasciato i suoi polsi. Senza sapere perché (ma davvero non lo so?) lo
assecondo. E sorrido nel vederlo sorridere.
“Comunque vedi
di non lasciarti sopraffare troppo presto, moyashi: sei già abbastanza
insopportabile così…”
Kanda non è mai
stato un ragazzo di molte parole, ma quelle che dice colpiscono sempre nel
segno. E con quest’ultima uscita non si è affatto smentito. Ciò di cui ho
bisogno adesso è trovare un modo per riportare questa situazione assurda quanto
più possibile nella dimensione del quotidiano e lui in qualche modo mi ha
indicato la strada da percorrere… anche se non so fino a che punto se ne renda
conto. Il mio sorriso si apre un po’ di più.
“Mai
insopportabile quanto te, baKanda”
La tensione di
prima se ne sta lentamente andando, lasciandomi un senso di spossatezza. Ho
bisogno ancora di qualche momento per tornare alla realtà,
(E so
perfettamente
che nella realtà
non posso
esistere io
tra le braccia
di Kanda)
per rendermi
conto che, per quanto il peso che ho sulle spalle sia enorme, comunque non sono
più solo a portarlo (ed è una consapevolezza bellissima). Butto fuori il
fiato dai polmoni, svuotandoli completamente, poi il movimento viene da sé; non
riesco neanche a capire di averlo pensato, che già mi trovo a metterlo in
pratica: mi giro nell’abbraccio di Kanda, afferrandogli la maglietta e
nascondendo il viso contro di lui. Sento il suo cuore accelerare leggermente.
Grazie per le
loro recensioni a:
Amy, mia
adorata mia altra me! Sono contenta che il capitolo ti piaccia, soprattutto
perché so benissimo quanto... ehm, stimi Allen come personaggio. Sei un amore,
grazie di tutto!
Shichan...
che dire... se volevi degli spoiler su D.Gray Man mi sa che hai beccato proprio
la fic giusta! XD Quando arriverai a pari con i capitoli, mi piacerebbe sentire
cosa ne pensi della mia fic, alla luce del manga originale. Comunque sono
onorata di sentir dire da un lettore che quello che scrivo suscita emozioni, è
il complimento secondo me più bello per un autore.
PREVIEW:
Cap. 11: Ora è il tuo turno
Mi avvio verso la porta, con l’intento di
andarmene davvero a letto, ma non ho il tempo di fare più di due passi che mi
sento afferrare il polso.
“Ehi Kanda, aspetta! Io ho risposto alla tua
domanda, ora è il tuo turno”
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Capitolo 11 *** 11. Ora è il tuo turno ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 11 -
Ora è il tuo
turno
Quando l’ho
visto muoversi tra le mie braccia e aggrapparsi a me, il primo impulso è stato
quello di allontanarlo, ma non me la sono sentita. Non dopo quello che mi ha
detto.
Non so come
confortare una persona (non ricordo nessuno che l’abbia mai fatto con me
quand’ero piccolo), ma d’istinto mi viene da posargli una mano sulla nuca e
tenerlo vicino a me. In questo momento mi sembra incredibilmente vulnerabile…
“Non provocare
troppo, teme moyashi”
Ride
sommessamente e le sue spalle - così fragili, ma anche così forti - si scuotono
appena. Si stacca da me, il suo sorriso tornato luminoso e sincero (stavolta
davvero) come sempre.
“Te lo sei già
dimenticato il mio nome, eh? Comunque adesso tocca a me farti una domanda…”
Mi guarda
storto: gli occhi stretti rimangono nascosti sotto l’ombra della lunga frangia
scura, ma lo sguardo omicida è inconfondibile.
Sorrido con aria
innocente. Lo ammetto: lo sto apertamente provocando, ma per stanotte credo mi
sia permesso - poi domani tornerà tutto come prima, ma per stanotte voglio
godermi questi momenti unici…
“Avevamo fatto
un patto, no?”
“Io non ho fatto
nessun patto con te. Quindi, adesso che ti sei sfogato, vattene a dormire”
Cerco di tornare
al mio solito tono brusco. Voglio chiudere al più presto questa parentesi, prima
che succedano altre cose assurde (e non so perché, ma ho la sensazione che
altrimenti potrei fare io qualcosa di assurdo…). Mi avvio verso la porta,
con l’intento di andarmene davvero a letto, ma non ho il tempo di fare più di
due passi che mi sento afferrare il polso.
“Ehi Kanda,
aspetta! Io ho risposto alla tua domanda, ora è il tuo turno”
“Moyashi…”
Stai provocando,
Walker? Beh, si vede che nessuno ti ha mai detto che non conviene giocare troppo
con il fuoco, perché si rischia di scottarsi.
Mi fermo e mi
giro completamente, tornando sui miei passi; lui lascia il mio braccio e
continua a sorridere (ed è strano, ma ora vedere quel sorriso così sincero mi
solleva anziché irritarmi…). D’accordo, se vuoi giocare giochiamo… tanto
ormai questa notte è definitivamente senza senso.
Lo guardo fisso,
aspettando la sua mossa. Lui solleva la mano, avvicinandola al mio petto, ma
senza toccarmi.
“Questo
tatuaggio… so che è maledetto. Perché te l’hanno fatto?”
Non so per quale
motivo, ma mi viene da ridere. Forse è la dolcezza inaspettata nella sua voce, o
l’ingenuità con cui mi ha domandato la cosa che un tempo io stesso desideravo
sapere di più al mondo – per lo meno fino a prima che mi accorgessi di quanto
fosse inutile.
Mi porto la
destra sul cuore, stringendo forte la stoffa della maglietta e non riesco a fare
a meno di ridere, ma di una risata amara, cattiva. Davanti al suo sguardo
sorpreso mi ricompongo e curvo le labbra in una smorfia di scherno (non verso
di lui, ma verso il destino che ci ha voluti nella stessa notte così vicini ma
così agli antipodi).
“E tu sai perché
il Quattordicesimo ha maledetto proprio te con i suoi ricordi?”
Lo vedo
trasalire alle mie parole: lo so benissimo, sono stato crudele, ma non riesco a
reagire diversamente quando si parla del tatuaggio. Anni fa forse sarei
crollato, sopraffatto dalla consapevolezza di cosa significhi per la mia vita
questa maledizione, ma ormai ho imparato a difendermi. E la mia difesa è
l’attacco. Via qualsiasi sentimentalismo, l’imperativo è evitare di soffrire,
con tutti i mezzi.
“Proprio tu, che
dovresti sapere cosa significa non ricordare nemmeno il volto della propria
madre, cosa significa avere il dolore come unico ricordo della propria infanzia,
cosa significa portarsi addosso fin da quando si era in fasce un peso di cui non
puoi liberarti e che presto o tardi sai che ti schiaccerà, proprio tu mi chiedi
perché?!”
In questo
momento Kanda mi fa quasi paura. Ad ogni parola che ha detto - con una rabbia
che gli ho visto tirar fuori solo in battaglia - si è avvicinato a me di un
passo, mentre io indietreggiavo, ed ora sono stretto contro il muro, le sue
labbra a pochi centimetri dal mio viso.
Si interrompe
per qualche istante poi, quando riprende a parlare, nella sua voce non c’è più
alcuna traccia d’ira, ma solo un tono basso, gelido e letale, da far accapponare
la pelle.
“Non me ne frega
niente del perché. Non mi aiuterà certo ad allungarmi la vita. Io voglio solo
trovare il bastardo che mi ha fatto questo e ucciderlo: continuo a vivere
unicamente per la mia vendetta… e quando l’avrò ottenuta, morire non avrà più la
minima importanza”
Schiacciato
contro la colonna della terrazza, volto un poco la testa per riuscire a fuggire
almeno per un attimo il suo sguardo penetrante, che mi fissa come a sfidarmi a
contraddire ciò che ha appena detto. Io effettivamente vorrei se non altro
provare a dirgli qualcosa, ma non riesco a trovare la parole adatte: il suo non
era uno sfogo come il mio, era più la rivendicazione orgogliosa di una scelta.
(Lui è troppo
forte per aver bisogno di me.
E non so perché,
ma questa
consapevolezza mi fa male)
Abbasso gli
occhi, cercando di calmarmi, ma sembra quasi che Kanda non voglia darmi tregua,
perché mi afferra il viso con la mano e mi costringe a voltarmi ancora verso di
lui. Ha puntellato l’avambraccio al muro, sopra la mia testa, e si è chinato
verso di me. I nostri volti sono talmente vicini che posso sentirlo respirare
sulle mie labbra.
“Sai cosa si
prova a dover lottare per salvarsi la vita, pur sapendo che ogni volta che
impugni la tua arma non fai altro che accorciartela da solo, la vita?”
Soltanto adesso
che l’onda di rabbia che mi era salita dentro si è calmata e sono di nuovo
completamente padrone di me, mi rendo conto della situazione in cui siamo:
(Perché ho perso
il controllo in questo modo?
Perché da lui
non accetto che non capisca,
come non capisce
il resto del mondo?
Perché vorrei
che lui fosse diverso?
gli sono
praticamente addosso, tanto vicino da poter sentire il suo respiro e il battito
appena accelerato del suo cuore. Ma, ora che lo osservo meglio, mi rendo conto
che non è spaventato, né da me né da quel che gli ho detto – non mi stupisce: in
fondo, tra tutti è quello che può capirmi meglio. E allora, cos’è quest’emozione
che sento in lui? (E forse… anche in me?)
“Tu da me non
vuoi una risposta. Non vuoi neanche sentirmi dire «mi dispiace», né sentirti
offrire un aiuto… cosa vuoi da me, Kanda?”
Grazie per le
loro recensioni a:
Lety, lo
so che questa parte della fic ti piace particolarmente. E tu lo sai che senza il
tuo supporto non l'avrei mai scritta... quindi sono io a dover ringraziare te!
Makotochan,
purtroppo questa fic è piena di spoiler a go-go, sì... XD Sono contenta che tu
abbia capito cosa intendevo fare con questa struttura particolare della storia.
E sono ancora più contenta di sapere che apprezzi. Grazie!
Bloodberry
Jam, benvenuta tra i miei lettori! Ti giuro che quando ho letto che ha
pensato di illustrare la mia fic sono rimasta shockata... mi piacerebbe
tantissimo se lo facessi!
Anansy,
benvenuta anche a te! Che altro dire, poi? Sono doppiamente felice che la mia
fic abbia convinto una lettrice che non solo non ama le Kanda/Allen, ma nemmeno
le yaoi... per me è un onore! Spero che il seguito della storia non ti deluda e
grazie per i complimenti.
PREVIEW:
Cap. 12: Questa notte è speciale
Ma questa
notte è speciale. Per questa notte, solo per questa notte, posso lasciarmi
andare. So che lui capirà e non mi porterà rancore per questo mio capriccio
egoista.
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Capitolo 12 *** 12. Questa notte è speciale ***
Moonlit Midnight Dream
Moonlit
Midnight Dream
- 12 -
Questa notte è
speciale
“Cosa vuoi da
me, Kanda?”
“Niente di più
di quel che hai fatto finora”
Lo dice
sottovoce e, mentre parla, poggia la fronte alla mia e la sua mano risale dalla
mia mandibola, allo zigomo e poi alla tempia, le sue dita a intrecciarsi con i
miei capelli.
Le due ciocche
scure che lascia sempre libere dalla coda, ora mi ricadono a fianco agli occhi e
celano in parte i nostri visi troppo vicini, come se fossero un sipario per gli
sguardi curiosi del mondo. Ed è da dietro questo sipario che le sue labbra
colmano la distanza dalle mie, in un contatto leggero, ma per nulla timido.
L’ho baciato.
Non so perché l’ho fatto… anzi, smettiamola di prenderci in giro, è ora di
ammetterlo. Lo so benissimo perché l’ho fatto: Walker mi attrae. Per lui provo…
un qualcosa che non so definire, ma che non voglio venga mai alla luce. Siamo
esorcisti e stiamo combattendo una guerra in cui non c’è spazio per i
sentimenti, non per l’amore almeno.
Ma questa notte
è speciale. Per questa notte, solo per questa notte, posso lasciarmi andare.
So che lui
capirà e non mi porterà rancore per questo mio capriccio egoista.
Mi ha baciato.
Non so perché l’ha fatto, però sono felice che sia successo.
Io non so cosa
provo per Kanda ma, qualunque cosa sia, so che non ha futuro. Io non
voglio dargli un futuro. Perché ho paura che se lo amassi troppo, poi il destino
me lo porterebbe via, come ha fatto con Mana e con il Maestro. E allora lo amerò
come amo tutti, per proteggerlo.
So che lui
capirà e non mi porterà rancore per questo mio capriccio egoista.
“Resta sempre te
stesso, Walker. Solo questo voglio da te”
“Farò del mio
meglio”
Allungo la mano
dietro al suo collo e risalgo la sua nuca in una carezza lenta, fino ad
incontrare il laccio che stringe la coda. Gli sorrido e poi lo sciolgo,
lasciando che una cascata nera di pece e abisso si infranga sulle sue spalle e
attorno a me: i capelli di Kanda sono bellissimi.
Stavolta sono io
a sfiorare la sua bocca, è il mio modo per sottolineare il mio impegno.
Dentro di me
sorrido a sentire le sue labbra incerte sulle mie. Non che avessi paura di
essere respinto, questo no (ormai lo conosco abbastanza per capire che anche
lui è in qualche modo attratto da me), ma non osavo sperare che si muovesse
di sua volontà.
Gli faccio
scorrere la mano sulla guancia, percorrendo con il pollice la cicatrice, e poi
lo bacio di nuovo, questa volta andando oltre il semplice contatto di labbra.
Dopo un iniziale smarrimento lui risponde, ed è forse una delle sensazioni più
belle che io abbia mai provato. E sono felice che, una volta rotto il bacio, non
sfugga i miei occhi.
“Dammi la tua
parola che, appena scenderai da qui, chiuderai questa parentesi e da domattina
sarà tutto come sempre”
Mi fa un po’
male sentire il tono pragmatico del solito Kanda dopo un momento come questo, ma
riconosco che ha ragione: la realtà va affrontata. E so perfettamente che nella
realtà non posso esistere io tra le braccia di Kanda. Trovo la forza di
sorridergli e annuire.
Con mia grande
sorpresa, però, anche lui mi sorride di rimando e la sua espressione si
addolcisce.
“E quando questa
fottuta guerra sarà finita, ti prometto che torneremo a parlare di questo bacio”
Sapevo che
avrebbe capito: in fondo Walker non mi ha mai deluso. Gli faccio un cenno
affermativo con la testa, un ultimo sorriso e poi mi volto, infilando
rapidamente la porta.
La parentesi di
questa notte assurda è chiusa – per ora. E mi raccomando, moyashi, non morire
finché non la potremo riaprire.
Kanda è
scomparso nella tromba delle scale; su questa terrazza illuminata dalla luna, di
lui è rimasta solo la cordicella di nappa bianca intrecciata con cui si stringe
la coda. E il suo sapore dolce e deciso sulle mie labbra. Raccolgo il nastro e
sorrido.
Come vuoi tu,
baKanda: parentesi chiusa – per ora. Ma spero di poterla riaprire al più presto,
perché vorrebbe dire che finalmente questa guerra è finita e noi possiamo
cominciare a vivere.
Grazie per le
loro recensioni a:
Lety,
mi sembra superfluo
ringraziarti ogni volta (anche perché diventerei piuttosto monotona). Questa fic
è per te, anche perché sai benissimo che senza di te non l'avrei mai finita...
né avrei iniziato il sequel XD Ti voglio un mondo di bene, beta-moyashi!
Shichan,
ancora grazie dei complimenti. Sono contenta che quello che scrivo ti susciti
emozioni, alla fine è quello l'obiettivo che nel mio piccolo cerco sempre di
perseguire quando scrivo. Quanto al risvolto yaoi... beh, spero di non averti
deluso con questo finale ;)
Makotochan
carissima, grazie mille anche a te! Rispetto a quanto inizialmente previsto ho
modificato la suddivisione in capitoli, che sono diventati 12 e non 13... spero
apprezzerai lo stesso ^^
Anansy,
sono d'accordo con te, dare delle emozioni a Kanda senza portarlo OC è
un'impresa titanica... ma che ci vuoi fare? A me piacciono le sfide e spero di
essere riuscita nell'intento di mantenere IC il bel giapponese anche stavolta.
Bloodberry Jam,
non immaginavo che Kanda creasse problemi non solo nella scrittura ma anche nel
disegno... è proprio un vizio quello del ragazzo, eh? XD
Con questo 12°
capitolo, la storia si "conclude", almeno per ora. Metto le virgolette perché in
realtà c'è già praticamente pronto un sequel, un altro missing moment da
collocare sempre nella Night 170, durante la missione di Londra. Comincerò a
pubblicarlo tra non molto, appena finiti gli ultimi ritocchi. Spero che il
secondo atto riscuota gli stessi successi del primo (24 preferiti! Non ci credo!
*.*) e magari qualche recensione in più.
Mi auguro anche
di ritrovare tutti i lettori che mi hanno seguito fino ad ora e nel frattempo vi
saluto con una piccola anticipazione.
Ciao e grazie a
tutti!
Mistral
PREVIEW:
Mirror Mirror, Black and White
(Sequel di Moonlight Midnight Dream)
In
questo mondo bianco e nero, fatto di tante menzogne e di qualche parola sincera,
ogni piccola verità rivelata è una luce che illumina il cammino.
Una
luce preziosa, che bisogna tenere ben stretta, al riparo dagli sguardi rapaci di
chi ci circonda. Conservare e proteggere la luce della verità è un incarico
scomodo e gravoso.
C'è chi
pensa di potersi liberare della sua presenza semplicemente ignorandola.
C'è chi
prova a nasconderla alla vista, camuffandola per non vederla.
Ma la
verità, quando meno te l'aspetti, torna e ti tocca nel profondo, brillando
sicura davanti agli occhi del cuore.
Perché
una volta scoperta, una volta che viene a galla... è impossibile fare affondare
la verità.
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