A fantasy novel

di GhostS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Gelo. Fu l'unica sensazione che Alex provò, accompagnata dall'immagine di una casa, la SUA casa, che andava a fuoco e di un uomo, con il volto coperto e un lungo mantello, che guardava la scena inerte, per poi sparire nel nulla.

Al suo risveglio Alex  si ritrovò nella sua stanza, la fronte imperlata  di sudore e le mani strette alle lenzuola. Erano ormai settimane che quel sogno la perseguitava, rendendole le notti insonni. Si mise quindi a fissare il soffitto, consapevole che non sarebbe riuscita a riprendere sonno, e a pensare. Chissà cosa le avrebbe detto sua nonna, con la quale viveva, se anche la mattina seguente si fosse presentata a colazione con quelle  due enormi occhiaie. Pensò che probabilmente l'avrebbe guardata in cagnesco, per poi rinfacciarle la notte appena passata sui libri o davanti a qualche serie tv online. Se solo avesse saputo. Ma non era questo il problema, bensì quel sogno che continuava a fare. "Doveva pur avere un significato, no?" Si disse tra se e se mentre stava là, distesa sul letto ad aspettare l' alba che puntualmente  arrivò, portandosi dietro un nuovo giorno.

Quando suonò la sveglia, Alex, era già in piedi, intenta a riempirsi la faccia di correttore per avere un'aria più presentabile agli occhi di nonna Edith, così si chiamava. Dopo una buona mezz'ora  passata in bagno, scese in cucina per la colazione, dove la nonna la aspettava con un piatto di uova strapazzate e una tazza di latte freddo. Quella mattina Edith non fece poi tanto caso alle sue occhiaie,presa com'era a seguire il notiziario, che riportava la notizia di un edificio in fiamme durante la notte, non troppo lontano dalla loro casetta di Winterville, in Georgia. Alex non vi fece troppo caso, assonnata e presa com'era  dalle sue uova, che una volta terminate salutò la nonna e uscì di casa, pronta per andare a scuola.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Varcata la soglia di casa, Alex si trovò difronte ad una fresca mattinata d'autunno, gli alberi che iniziavano a perdere le foglie tinte di mille sfumature del rosso e del giallo. Le piaceva quella stagione, quando le giornate iniziavano ad accorciarsi e faceva più freddo. Così, durante il tragitto si soffermò ad ammirare lo splendido panorama che le si stagliava davanti. Il parco cittadino, riempito da mille colori la salutava in tutto il suo splendore mentre i rami degli alberi ondeggiavano sinuosamente al vento. Fu li che incontrò Caleb, l'amico di sempre, che la salutò con un sorriso, porgendole un bicchiere di plastica colmo di cioccolata calda.
“Buongiorno, piccola Alex.”
“Giorno, Cal.”  
Rispose lei con un sorriso. Si conoscevano ormai da anni, pensò tra se e se ,e fin da subito lui aveva iniziato a chiamarla “piccola Alex”, cosa assurda perché lei piccola non lo era di certo. La sottile differenza che c'era tra lei e una buona parte del resto delle ragazze era proprio il suo fisico che, contrariamente a quello delle coetanee, non era certo da copertina. A Caleb questo però non era mai importato , neanche quando nel periodo delle scuole medie era l'unico a difenderla quando veniva presa in giro dai ragazzetti della sua età. 
“Hai sentito dell'incendio? Pare non ci fosse nessuno in casa quando è successo” 
Le disse, risvegliandola dai suoi pensieri.
“Oh, si.” Si affrettò a rispondere. “Nonna stava guardando il notiziario stamani, ma io non ci ho fatto molto caso.”
“Dio, le fiamme erano veramente alte. Era la casa degli Smith, quella strana coppia di hippie in fondo alla mia strada. Pensa che c'era un tale rumore di vetro che andava in frantumi e un tale puzzo di bruciato, che mi sono svegliato nel cuore della notte credendo che qualche ladro avesse intenzione di usare il mio barbecue!”
A quel punto entrambi iniziarono a ridere, e dopo un paio di minuti Caleb continuò con il suo racconto.
“Quando poi ho realizzato che non c'era nessuno, beh, ho aperto la finestra e ho guardato fuori. Pensa che non c'era nessuno in strada, a parte i pompieri, naturalmente, e uno strano tizio incappucciato che guardava la scena dal lato opposto della strada.”
Alex si riscosse al suono di quelle parole, affrettandosi a chiedere di più su l'uomo incappucciato.
“E com'era? L'hai visto in faccia? Magari è stato lui a provocare l'incendio.”
“Ehi, rilassati.” Ridacchiò Caleb. “Quante domande! No, non l'ho visto in faccia. Era incappucciato ti ho detto! Sarà meglio andare ora, perché se arrivo anche oggi in ritardo mia madre mi ammazza.”

Per tutta la durata delle lezioni Alex non poté fare altro che pensare a cosa le aveva riferito l'amico quella mattina. Era convinta che quella scena  fosse solo una coincidenza, non che avesse qualcosa a che fare con i sogni che continuavano a tormentarla. Anche se...
“Signorina Turner, mi dica, è così  poco interessante la mia lezione sulla storia della rivoluzione americana?” Proruppe il professore, un uomo di mezza eta con la barbetta e l'aria burbera dal nome impronunciabile, per cui tutti lo chiamavano soltanto “Prof”.
A quel punto Alex divenne subito rossa, biascicando delle rapide scuse al professore mentre il resto della classe se la rideva con gusto fissandola.
“Ecco io...” Si provò a dire.
“Non mi interessano le tue scusa, Alex. Sono ormai giorni che non stai attenta o ti addormenti. Mi vedi costretta a chiamare tua nonna e mandarti dal preside.”
Fu così che Alex si alzò uscì dalla casse sotto o sguardo canzonatorio di tutti e si diresse in presidenza. Ne era sicura, questa volta con sua nonna non l'avrebbe passata liscia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Alex non aprì bocca, durante il tragitto di ritorno a casa. Dopo la ramanzinadel preside, che per la cent'esima volta le aveva rimproverato di essersi addormentata durante le lezioni, era salita in macchina con la nonna che la stava riportando a casa, dopo averle detto solo che se fosse successa ancora una cosa del genere non le avrebbe più permesso di leggere i suoi amati libri. Dopo dieci minuti buoni di silenzio, finalmente la nonna parlò:
"Ti rendi conto che è già la quinta volta che la scuola chiama per dirmi che hai dormito in classe?" Non sapendo cosa rispondere, Alex scrollò semplicemente le spalle, completamente consapevole che c'era ben poco da dire, se non darle ragione. 
"Allora? Non hai niente da dire?" Riprese, ed anche se parlava con un tono di voce normale, si capiva che era arrabbiata, tanto che a quel punto, fu costretta a rispondere.
"Cosa dovrei dire?"
"Oh, non so, per esempio il perchè ti addormenti. Sono così noiose queste lezioni?" Il tono della nonna iniziava ad essere leggermente alterato ora.
" No, non è questo."
" E allora, cos'è?"
" Il fatto è che ho difficoltà a dormire la notte per..."
"Forse se stessi meno a quel coso e dormissi non avresti di questi problemi." Disse, senza dare il tempo alla nipote di dire di più. Era una all'antica la nonna, di tecnologia non ne capiva niente, non che le fosse mai importato imparare.
"Nonna." Questa volta era Alex ad essere leggermente alterata. "Non è per questo, è che.. Ultimamente faccio sempre le stesso sogno, mi sveglio e non riesco più ad addormentarmi."  Non aveva intenzione di dirle  di cosa si trattava, sapeva che era inutile e anche un po stupido, svegliarsi per gli incubi alla sua età.
La nonna a quel punto si rilassò leggermente, probabilmente sollevata dal fatto che la nipote facesse brutti sogni, anzichè passare la notte al computer a fare chissà che cosa. "Allora, se è solo questo, quando ti succede fatti una bella tisana alle erba, è giù in cucina, la prendi e poi torna a letto." Le disse, con un sorriso che le si allargava sul volto.
La nonna. Viveva con lei da quando il padre si era arruolato nell'esercito, dopo aver perso il lavoro in seguito alla morte della madre. Erano passati quasi quattro anni, ormai, e vedeva il padre di rado, impegnato com'era chissà dove, la chiamava una volta ogni due mesi e le chiedeva come stava, raccomandandole di comportarsi bene. Alex sapeva quando le mancava, lo sentiva dalla sua voce al telefono, anche se sapeva che tra un poco più di due mesi lo avrebbe rivisto, perchè sarebbe tornato a casa per le vacanze di Natale.

Nonna e nipote erano ormai arrivate a casa, mentre la pioggia iniziava a cadere, piccole goccie che bagnano la pelle.  A giudicare dal colore del cielo, si preannunciava un forte temporale per quella notte, ora che anche il vento aveva iniziato a soffiare forte. Alex trascorse il resto della giornata a studiare per il test del giorno dopo e verso l'ora di cena scese in cucina, per cenare con Edith. Quella sera la nonna le aveva preparato le lasagne. Era un'ottima cuoca, e questo era uno dei lati positivi di stare con lei. Un altro era che quando non era arrabbiata amava canticchiare le canzoni di un tempo, e ad Alex piaceva ascoltarla.
Suonò il cellulare. Un messaggio, Caleb.
<< Com'è andata? >> 
<< Sono ancora viva >>
<< Peccato. Muahahahah >>
 
Rise, ma non rispose al messaggio. Era troppo stanca ora. Avrebbe visto Caleb il giorno seguente a scuola, e si sarebbe vendicata per quel messaggio, perchè tra loro era, e sarebbe sempre stato, così. Salutò la nonna con un bacio e salì in camera, sperando di entrare presto in un sonno senza sogni.



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La strada era deserta a quell'ora della notte, troppo fresca per essere estiva, troppo calda per essere invernale. Tutto taceva, tutti dormivano nelle loro case tranne...
C'era qualcuno fuori, un uomo, che passeggiava solitario per la via vestito di nero con un cappello in testa.
Silenzio.
E poi un urlo, seguito da un boato assordante che fece tremare la terra, poi il fuoco. Alto e bollente che avvolgeva in un abbraccio la casa. 
La SUA casa. Dove in quel momento lei e la nonna erano. Un odore forte di legno bruciato iniziava a salirle al naso, il fumo le annebbiava la vista e iniziava a essere caldo. Troppo caldo.
Doveva scappare. Doveva alzarsi, cercare la nonna e trovare un modo per uscire da li sane e salve. Forse la porta sul retro..
Non c'era  più tempo per pensare, doveva muoversi. Uscì dalla camera senza esitare, diretta in quella della nonna,ma lei non c'era. Iniziava veramente a fare TROPPO caldo. Il panico  la stava assalendo; Dov'era?
Udì l'eco soffocato di un grido provenire dal piano inferiore e scattò senza pensare, fuori dalla camera, giù per le scale e poi in salotto, in  cucina...
Non c'era nessuno. Probabilmente la nonna era uscita appena aveva visto il fuoco. Ma perché non l'aveva cercata?
Si precipitò fuori, nel cortile immerso nel fuoco e nel fumo. La nonna non era li, ma c'era qualcun altro. .
Una figura alta e slanciata rideva , poco lontano da dov'era lei. Era una risata forte e sguaiata, di vittoria come se quello che era appena successo fosse la realizzazione del sogno di una vita. Quando la figura si girò, Alex vide  che probabilmente si trattava di un uomo, anche se il fuoco le impediva una vista più accurata. Si avvicinò. Non appena gli fu a qualche metro di distanza,  notò che, inginocchiata accanto a lui, c'era una figura rannicchiata, che tremava visibilmente.
Era la nonna.
L'uomo, concentrato com'era nella sua  perfida risata, non si accorse di Alex, che intanto aveva preso a correre per quei pochi metri che la separavano da lui e dalla nonna. Non appena si accorse della sua presenza, l'uomo si girò di scatto, osservandola da capo a piedi senza ridere, ma con un ghigno soddisfatto che gli si era formato sul volto. Anche se non l'aveva mai visto, si trattava di un viso familiare, con quei lineamenti  pronunciati e, cosa che la colpì più di tutte, quell'occhi color del sole che la scrutavano. Guardarlo le faceva male, ma non riusciva a smettere, e non sapeva perché. Poi, finalmente, parlo..
"Ah, bene. Bene. Bene. Due in una sola notte.  Cosa c'è, ragazzina, sei venuta a salvare la nonna? Non ci riuscirai, e non riuscirai neanche a scappare. Siete solo d'intralcio, qui. E' giunta l'ora che  voi e quelli della vostra razza si facciano da parte, con e buone o con le cattive."
E ricominciò a ridere. Non appena Alex cercò di avvicinarsi alla nonna le afferrò il polso, torcendoglielo e facendole male. Rideva ancora, più forte di prima.
"E' tutta qui, la vostra leggendaria forza, la forza dei Santiani."  Questa volta la sua risata  era, se possibile, ancora più sonora e divertita.
Alex iniziava ad aver davvero paura, soprattutto quando si accorse che la nonna, a terra, aveva smesso di tremare. Che fosse morta? Al solo pensiero le si strinse lo stomaco, e si sforzò di non pensarci. Tutta quella situazione era abbastanza strana. La casa che va a fuoco, la nonna a terra, priva di sensi e quest'uomo, con gli occhi gialli e la voce penetrante, cavernosa. Cosa voleva da loro?  E poi, perché le si era rivolto con la parola "Santiani"? Era la prima volta che la sentiva, eppure..
L'uomo estrasse un pugnale dalla tasca, con l'intento di colpire la nonna alla schiena quando si udì un rumore alle sue spalle. Qualcuno era appena arrivato.  Un uomo alto, vestito completamente di nero impugnava una lunga lama sottile ed avanzava verso di loro.
L'uomo dagli occhi gialli la lasciò subito andare, quando si accorse di lui.
"TU? Ancora? Ma eri morto. "
"Beh, mi dispiace, ma ci vuole ben altro che un drago poco intelligente per fermarmi, anche dentro una caverna. E ora, lasciale stare." Ora che era vicino, Alex , che nel frattempo si era accovacciata accanto alla nonna, potè notare che, in realtà quello che credeva un uomo altro non era che un ragazzo.
Un ragazzo con dei bellissimi occhi grigi, come le nuvole cariche di pioggia.
Fece mulinare la spada e altrettanto fece l'uomo, con il pugnale che aveva già in mano. Attaccò, e nello stesso istante, altre fiamme rosso scarlatto si levarono dal suolo, circondandoli. Uno parava i colpi dell'altro, poi attaccava. Lo scontro continuò ancora per un po, poi accadde qualcosa di ancor più strano.
Il ragazzo indietreggiò, allargando le braccia e urlando. Enormi  quantità di acqua iniziarono a riversarsi sul prato, sulla casa, e addosso all'uomo, spegnendo ogni singola fiamma. Il pugnale gli cadde di mano,  e l'altro gli si avvicinò, a spada levata, pronto a colpire.


Alex si svegliò urlando, nella sua casa, in camera sua. Di fuoco neanche l'ombra. Era tutta sudata e aveva le lacrime agli occhi. La nonna entrò di corsa, mentre continuava a piangere, ed urlare, più forte che poteva. Era terrorizzata. Non sapeva perché, quell'incubo l'aveva  stremata in quel modo, ma le sembrava così reale.

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