Convivenza indesiderata

di Gokychan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si salvi chi può! ***
Capitolo 2: *** Proprio no! ***
Capitolo 3: *** Caffèicidio ***



Capitolo 1
*** Si salvi chi può! ***


Capitolo 1

Si salvi chi può.

 

Era una giornata tiepida e soleggiata. Per le strade di Londra regnava la tranquillità.

Il via vai di gente oramai abituale, si scorgeva chiaramente dalla splendida finestra che dava sulla strada di uno dei quartieri più eleganti della città.

Da quella finestra, due occhi grigi scrutavano critici le varie persone che passavano sotto il suo sguardo.

Con un gesto stizzito, chiuse la tenda, nascondendo così quella che, per lui, era una visione inaccettabile.

Una voce che proveniva da un’altra stanza proferì, con tono di rimprovero e alquanto scocciato “Quante volte ti ho detto di non chiudere a quel modo le tende del soggiorno? Ne hai già rotte tre! Non abbiamo bisogno di buttare soldi tutti i giorni. Anche perché poi, quello che deve andare a comprare ciò che tu rovini, sono sempre io. E il sottoscritto qui, non ha più voglia di farsi mezza Londra di negozi di tappezzeria perché il principino lì vuole quella precisa tonalità di rosso sangue, viola uva o verde pisello! Ok?!”

Draco percorse la stanza a passo nervoso e si sedette sul divano, incupendosi. Dannato lui e quando gli era venuta la malsana idea di farsi incasinare la vita da quel troglodita.

Ma santo cielo!

Non poteva lasciare che gli eventi facessero il loro corso e che Potter venisse ucciso dal Lord Oscuro? Se così fosse stato, lui si ritroverebbe a Malfoy Manor a scolarsi drink in allegria nell’enorme salone di casa sua, senza alcun problema nella testa se non quello di scegliersi qualche ricca e splendida  strega purosangue da sposare per poter mandare avanti la discendenza della sua casata.

Ma no! Oh, no! Sarebbe stato troppo logico, troppo intelligente! Perché continuare a vivere nel lusso e nell’agio quando poteva farsi trascinare nel fango da Potter e dai suoi dannatissimi problemi? Perché non fare la spia per l’Ordine della Fenice, rischiando le chiappe e non si sa cos’altro? Per chi poi? Per Potter.

Potter!

Lo stesso troglodita con cui andava a scuola. Quello con i capelli intrattabili, lo sguardo idiota e pieno di insopportabile buonismo.

Se glielo avessero detto solo pochi anni prima, probabilmente si sarebbe fatto una grassa risate piena di beffa all’indirizzo dell’azzardato interlocutore, prima di lanciare a quest’ultimo un incantesimo silenziante in modo tale che non facesse troppo chiasso mentre lo appendeva per le palle alla torre di astronomia.

E invece eccolo li.

Con la guerra finita e comodamente spaparanzato sul divano color vinaccia, nella casetta che condivideva ormai da due anni con il grande Potter.

Bah.

Ancora si chiedeva perché aveva fatto tutto ciò. Probabilmente perché stando a contatto con quel rincoglionito aveva finito per rammollirsi anche lui. Bella roba…

“Hey, non parli più? Non ti sei mica arrabbiato, vero?”

Dalla porta fece capolino la testa arruffata di Harry, che subito gli lanciò uno sguardo tra il divertito e il timoroso.

Ok. Dubbi fugati, d’accordo? Lo aveva fatto per lui, perché lo aveva accolto e aiutato nonostante nessun altro lo avrebbe fatto, perché era potente (Draco lo aveva sempre saputo, nonostante non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce con chicchessia) e perché nonostante la sua più che evidente imbecillità Grifondoro, quello scemo in un modo o nell’altro aveva sempre attirato la sua attenzione. E poi, particolare importante: Potter era davvero un bocconcino troppo appetibile per lasciarlo in pasto ai vermi.

Fatto stava, qualunque fossero state le ragioni che lo avevano spinto ad aiutare Harry e i suoi amichetti sfigati, ora si trovava la, imbronciato e seduto sul suo divano preferito ad osservare la migliore espressione da capra morta del suo ragazzo.

Il suo ragazzo…

Mamma, quanto era brutto dirlo!

Il moro si avvicinò a lui lentamente, scrutandolo.

“Non mi starai mica tenendo il broncio, vero?” gli sussurrò poco lontano dalle sue labbra, con lo sguardo pieno di quella luce strana che invadeva sempre gli occhi verdi del Grifondoro ogni qual volta che pensava a cose poco caste.

Draco detestava quello sguardo. Lo faceva sempre sentire dannatamente vulnerabile e ben predisposto verso l’ameba. Cosa di per sé inaccettabile, a suo parere.

Draco gli rivolse uno sguardo pieno di sufficienza e alterigia “Io non tengo il ‘broncio’, Potter” sibilò, fissandolo male “Sono semplicemente scocciato dal fatto che abito in un dannato appartamento in pieno territorio babbano” borbottò, lanciando uno sguardo malevolo alla finestra, come se potesse vedere attraverso le pesanti tende di raso azzurro il via vai babbano delle strade circostanti “Che schifo…”

“Draco” lo riprese Harry, fissandolo con aria di rimprovero, come sempre faceva quando il fidanzato infieriva malevolmente contro ‘i suoi amichetti disagiati’, come amava definirli il biondo.

Malfoy sogghignò divertito dalla prevedibile reazione del compagno. Le manie da cavalier servente del moro non si erano affatto attenuate nel tempo, tutt’altro. E pareva che Draco amasse infastidirlo pigiando su quel lato del carattere del moro.

“Potter, che pena” esclamò divertito “quando perderai il tuo vizietto di far da mammina a tutte le creature disagiate del mondo?”

“Ti ricordo” borbottò infastidito, Harry  “Che è stato grazie al mio essere tanto ‘mammina’ se ho deciso di salvarti il culo”

“Già. E aiutandomi hai compromesso per sempre la salute del tuo” mormorò divertito Draco, fissando con soddisfazione le guance del Grifondoro arrossarsi per l’imbarazzo.

“Io…tu…non è…” balbettò il moro, cercando una replica pungente per rispondere alla provocazione del compagno.

“Ma come parli, Potter?” chiese sempre più divertito, Malfoy “quando vai nel panico cambi lingua? Usa il serpentese, almeno”

“Sì, sì” ringhiò Harry “Fai pure lo stronzo” concluse acidamente, ignorando volutamente la luce pericolosa che si era appena illuminata negli occhi del biondo.

“Com’è che mi hai chiamato, Potter?” chiese con tono minaccioso, notando con soddisfazione lo sguardo preoccupato del moro. Draco adorava quei preludi di litigio. Finiva sempre che se lo scopava di brutto.

“Ho detto che sei…” provò a ripetere coraggiosamente Potter, prima che il compagno scattasse in sua direzione e se lo caricasse in spalla, dirigendosi verso la camera da letto a passo di marcia.

“Draco, cosa…?” balbettò Harry con voce stridula.

“Tipico tuo, Potty, fare cazzate e poi cagarti in mano quando sai che mi sono incazzato” disse Draco, gettandolo sul letto. In verità il biondo non era affatto arrabbiato, semmai divertito dai modi sempre nuovi con cui Potter sembrava cercare la morte.

“No, dai, Draco…” piagnucolò il moro, fissandolo implorante, conscio che il biondo, ridendo e scherzando, gli avrebbe fatto pagare seduta stante le parole poco cordiali di pochi istanti prima.

“E’ inutile che mi fissi con quella faccia da cernia” lo ammonì Draco “Te la sei cercata” concluse, mentre con un movimento fulmineo lo imprigionò sotto di sé, sedendosi sul suo bacino e bloccandogli le braccia sopra la testa con le sue.

Harry, a sentire il corpo del compagno così a contatto con il suo, si lasciò sfuggire un gemito involontario, che catturò immediatamente l’attenzione di Malfoy.

“Ma come, Potty!” esclamò divertito “prima ti lagni come una ragazzina e poi reagisci così? Come sei volubile…”

“Ho cambiato idea” mormorò Harry, con gli occhi lucidi “Fai quello che vuoi” concluse, allargando le gambe con un movimento quasi istintivo.

Malfoy, nel vederlo in stato grazia, sentì la salivazione aumentare e deglutì leggermente. I cambi d’umore di quello svitato erano tanto repentini da spiazzare persino lui, il più delle volte. In certi momenti, più che con un uomo, Draco aveva l’impressione di stare con una ragazzina mestruata.

“Eh, no” disse Malfoy, guardando Harry con aria contrita “Mica te lo meriti, tu. Non dopo quello che hai detto prima”

“Ma tu sì” rispose subito, Harry.

“Quando vuoi farti scopare diventi incredibilmente svelto a dar rispostine, Potty” commentò Draco, con tono riflessivo. Prima di sentire la replica del compagno, Malfoy lo afferrò saldamente per i fianchi, tirandoselo contro.

Sentì l’ansito di sorpresa di Harry, ma se ne curò ben poco.

“Comincio a pensare che tu sia masochista, Potty” mormorò Draco “è incredibile come tu riesca a trovare un approccio sempre nuovo per farti far del male dal sottoscritto”

“Sono…sono bravo in questo” sussurrò Harry, socchiudendo gli occhi e deglutendo a vuoto mentre osservava Draco avvicinare il viso al suo.

“Molto bravo” concordò Malfoy, strofinando il naso sul collo del moro “ma non mi dispiace questo giochetto al massacro. Finisce sempre in un modo solo: con io che te lo infilo e tu che urli come una ragazzina. Potrei quasi pensare che tu mi infastidisca apposta per questo scopo”

“Non urlo come una ragazzina” protestò debolmente Harry, avvertendo il poco sangue rimastogli nel cervello defluire in parti molto più a sud.

Draco lo fissò con aria scettica, allargando il ghigno divertito che aveva in volto mormorò

“Vediamo, allora…”

 

*   *   *   *

 

 “Draco…”

“Mh?”

“Quando potremo dire agli altri di noi?”

Il biondo si irrigidii istantaneamente, non rispondendo alla domanda del moro, intento a guardarlo con aria guardinga.

Qualche secondo di silenzio dopo, Harry ritentò

“Draco…”

“Potter, che piaga!” esclamò il biondo, sbuffando “Abbiamo appena scopato, puoi evitare di rompere i coglioni ogni dieci secondi?!”

“Draco” continuò imperterrito, Potter “Oramai sono due anni che conviviamo. Sono stufo di dover tener segreta la nostra relazione ai miei amici!”

“Relazione? Quale relazione?” disse Draco, guardandosi in giro “Io vedo solo una patetica imitazione del legame tra un padrone e il suo animaletto”

“Draco...” borbottò cupamente, Harry.

“Potter, metti a tacere la medusa nel tuo cervello. Stai pensando. E sai bene quanto me, che quando pensi non succede mai nulla di bello; cose del tipo in cui tu rischi la pelle e la gente che ti sta vicino muore… te lo leggo in quegli occhi vitrei che quello che ronza in quella caverna vuota che hai per cranio, sono tutte cose che non mi piacerebbe stare a sentire”

“Draco!” esplose, Harry “Sono stufo di questo segreto! Non ho combattuto contro Voldemort per continuare ad aver paura del resto del mondo! Non posso nemmeno invitare Ron a casa mia! Né nessun altro amico!”

“Ti assicuro una cosa, Potter: che i tuoi amici sappiano o meno di noi, non permetterò mai che qualcuno dei loro culi Grifondoro poggi il suo peso sul mio divano, sia chiaro”

“Quanto sei stronzo!” esclamò, Harry. Il moro si immerse per qualche secondo in un silenzio cupo “E poi non ho gli occhi vitrei” borbottò, poi.

“Non sai nemmeno cosa significhi” disse Draco, annoiato.

Il silenzio di Potter si protrasse più a lungo stavolta, calamitando subito l’attenzione del biondo.

“Lo sapevo!” urlò Draco “Non lo sai! Dimmi cosa significa vitreo!”

Harry scoppiò a ridere.

“Non lo sai!” esclamò di nuovo Malfoy “Sei una capra!”

“Lo so cosa significa” disse Potter, cercando di darsi un tono “Non te lo dico per non darti soddisfazione”

Malfoy lo fissò con aria poco convinta, scatenando ulteriori risate nel moro.

“Sei un decerebrato” disse con tono sconsolato.

“Per la mia domanda di prima, comunque?” disse Potter.

“Ancora? Potter, sei una piaga…” sbuffò.

“Allora?” insistette il ragazzo, deciso a prendere Draco per esasperazione.

“Ci penserò” borbottò cupamente, Malfoy, scatenando un sorrisone soddisfatto sul volto di Potter.

Draco non riusciva davvero a capire certi bisogni del compagno. Che bisogno c’era, di rendere partecipi gli altri della loro storia? Non andava bene così, con loro due soli?

Bah, probabilmente erano tutte puttanate Grifondoro che Draco, grazie a Merlino, non avrebbe mai potuto capire.

Ad un tratto, il campanello suonò ed il biondo emise un grugnito infastidito.

“Va a rispondere” mugolò il biondo al suo ragazzo.

“Ma perché devo andare sempre io?” si lagnò, Potter.

“Perché giuro che se è ancora quella stupida direttrice di riviste porno per maghi e streghe che ti vuole proporre di nuovo di far parte dei loro modelli stalloni, un Avada kedavra non gliela toglie nessuno. Che pessimi gusti, poi. Se proprio dovessero scegliere qualcuno per un ruolo del genere, almeno facessero in modo che quel qualcuno sia bello. Tipo me”

“Ok, vado io. Non farla tanto lunga” brontolò il moro, incamminandosi

Draco si sdraiò sul letto, soddisfatto.

Sentì Harry aprire la porta e chiedere chi fosse.

Una voce acuta, stridula e venata di pianto però, lo fece sobbalzare sul letto.

“Oh, Harry!”

“Ginny!” sentì in successione la voce di Harry, sorpresa e preoccupata insieme.

“Dio…” ringhiò, Draco “La stracciona, no!”

Sentì Harry balbettare qualcosa, incerto, prima di invitarla ad entrare.

Draco si alzò lentamente dal letto, con lo sguardo alienato.

Quel coglione di Potter, ha appena invitato una Weasley in casa SUA?!

“Quello io lo ammazzo” mormorò malevolo, Malfoy.

Dal salone arrivavano le voci ovattate dei due. Potter parlava sommessamente e con tono ansioso e la Weasley gli rispondeva con frasi brevi e inframmezzate da singhiozzi molto poco discreti.

“Che schifo” borbottò Draco “Spero almeno che non si pulisca il naso sulla mia tovaglia”

Il solo pensiero lo fece quasi vomitare.

 

Si alzò di malavoglia, dirigendosi verso i due, trovandoli entrambi seduti sul divano. Harry dava pacchette imbarazzate sulla schiena della ragazza, ancorata al suo collo, in pieno crollo emotivo.

Che schifo…

“Mamma mia” borbottò disgustato, Draco, osservando la scenetta.

“Draco” disse Harry, notandolo e lanciandogli uno sguardo pieno di supplica che il biondo ignorò bellamente.

Che se li gestisse Potter, i patemi della barbona.

Ginny, sentendo il nome del biondo si voltò di scatto, puntando lo sguardo su Draco.

“Malfoy” mormorò, staccandosi lentamente da Harry e tirando su con il naso, scatenando una smorfia scontenta sul volto del Serpeverde.

“Weasley…” si limitò a rispondere il biondo.

Quando Draco era passato dalla parte dell’Ordine, non erano stati in molti ad averlo accolto di buon grado tra le loro file, a parte Potter. Nonostante ora la guerra fosse finita, non tutti avevano ancora appianato i sospetti sulla sua persona, Weasley per primi. La sua convivenza con Potter non era un segreto quasi per nessuno, nel mondo magico ed era stata accolta con scetticismo e perplessità generali. I più si erano convinti che Potter se lo tenesse vicino per tenerlo d’occhio.

Se sapessero dove puntano, per la maggior parte del tempo, gli occhi del loro eroe…

“A cosa dobbiamo questa affatto gradita visita, Weasley?” domandò con tono strascicato, Malfoy.

“Draco!” sbottò, Harry.

Malfoy alzò gli occhi al cielo, sbuffando interiormente, quando qualcosa calamitò il suo sguardo, facendolo irrigidire da capo a piedi.

“Dimmi che non è quello che penso” sussurrò con tono glaciale.

Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo guardingo e ansioso.

“Potter!” esclamò Mlafoy “che nuova vaccata è, questa?!”

“Malfoy” intervenne Ginny, stringendo più forte la valigia che aveva tra le mani e su cui lo sguardo orripilato di Draco era fisso “Ho un favore da chiedervi”

Salazar! Fulminami, ora! 

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Capitolo 2
*** Proprio no! ***


Capitolo 2

Proprio no!

 

 

“Weasley, spero per il tuo bene e per quello del decerebrato seduto accanto a te, che questo sia uno scherzo mirato a minare la mia salute mentale” sbottò poco gentilmente, Draco.

Harry gli scoccò un’occhiata di rimprovero.

“Io vorrei…” mormorò la rossa, prendendo coraggio “vorrei chiedervi se posso fermarmi qualche giorno da voi”

Draco la fissò con la più completa incredulità prima di esplodere.

“Cosa?! Non se ne parla! Tornatene dalla tua famiglia di senzatetto! Per quando disgustosa, una casa ce l’avevate prima, no? O sono rimasto indietro con le novità?” concluse sarcasticamente.

Ginny, in risposta, scoppiò in un pianto a dirotto, scatenando ancor di più l’irritazione del biondo che sentiva il suo istinto omicida montare gagliardo dentro di lui.

“Ma bravo” ringhiò, Harry.

“Potter, non dirai sul serio? Vuoi farla vivere qui?” disse, Draco, sbalordito dall’imbecillità del moro “Come animali da appartamento mi bastate tu e la medusa che vive nel tuo cranio e mi portate via già abbastanza tempo”

“Vuoi almeno ascoltare il motivo per cui ce lo ha chiesto?” cercò di farlo ragionare, Harry.

“Perché mai? La mia risposta sulla questione non cambia, mettitelo in testa” sbottò Malfoy.

“Draco…”

Malfoy contò mentalmente fino a dieci, cercando di calmarsi e ottenendo blandi risultati.

“Potty” borbottò “questa mania del raccattare bestie ad ogni angolo di strada te la devi far passare. Neanche avessi cinque anni…”

Notando che lo sguardo supplicante di Harry non scompariva, emise un verso pieno di frustrazione e si sedette sulla poltrona, di fronte ai due.

“E va bene, Weasley. Parla pure. E ti prego di usare una lingua a me comprensibile. Quella umana. E non i grugniti insensati che tu e gli altri Pel di Carota e Grifondoro affini amate tanto usare”.

“Ginny” disse Harry, dolcemente, incoraggiandola a parlare.

La ragazza lanciò uno sguardo malevolo tra le lacrime all’indirizzo di Draco, prima di cominciare a parlare.

“Proprio ieri, mi è esplosa la casa”

Le sopracciglia di Draco fiottarono verso l’alto.

 Ginny si torse le mani, a disagio.

“Credo sia stata una fuga di gas o non so cos’altro. non so nemmeno come sia potuto accadere. Sulla casa c’erano incantesimi che avrebbero dovuto prevenire cose come questa… per fortuna quando è accaduto il tutto, io non ero in casa”

“Proprio…” strascicò, Malfoy, beccandosi l’ennesima occhiata piena di rimprovero da parte di Harry.

Una volta tanto che potevo togliermi dalle palle un  membro di quella famiglia di babbanofili, questa sopravvive. Sono come gli scarafaggi! Sono dappertutto e non muoiono mai!” pensò il biondo con disappunto.

“E non potresti andare in quel porcile di casa dove vive la tua famiglia di barboni?”

“DRACO!” urlò stavolta il moro, furibondo.

“Lascia perdere, Harry” ringhiò Ginny, tremante di rabbia “Purtroppo, con certa gente c’è poco da fare”

Certa gente?!” calcò Draco, con gli occhi strabuzzati, alzandosi di scatto “Fuori di qui!”

“Draco! Ora basta! Siediti!”

Masticando i peggio improperi, il biondo si sedette nuovamente, con lo sguardo assassino puntato sulla ragazza.

“Comunque no, non posso andare alla Tana” riprese la Weasley “Mamma, papà e tutti gli altri sono partiti per la Bulgaria e non torneranno prima del mese prossimo”

“Non puoi avvertirli, Ginny?” intervenne, Harry.

La ragazza abbassò lo sguardo “Preferirei di no, Harry. Lo sai come è mamma; le prenderebbe un colpo. E Ron e Hermione sono partiti per la luna di miele. Non ho altri a cui chiedere e…”

“Oh, che peccato” fece Draco, con aria compassionevole “Allora credo dovrai adattarti, Weasley. Non preoccuparti, ormai non fa più tanto freddo e sono certo che troverai un bel ponte dove abitare finché non tornerà la tua allegra famigliola”

“Ti piacerebbe” sibilò, Ginny.

“Non immagini nemmeno quanto” le disse di rimando Malfoy.

Harry, però, preso dai suoi pensieri aveva perso lo scambio di battute dei due.

“Harry?” lo chiamò la rossa.

Il moro si riscosse e fissò lo sguardo su di lei.

“Va bene Ginny, puoi restare” sospirò.

Draco voltò la testa nella sua direzione alla velocità della luce.

“Cosa?!” urlò infuriato.

“Harry…” disse Ginny, fissandolo con occhi pieni di gratitudine.

“ ‘Harry’ un par di coglioni, Weasley!” le sbottò contro il biondo “Potter!” urlò poi, all’indirizzo del ragazzo “Seguimi! ORA!”

Senza aspettare repliche da parte del moro, si diresse in cucina e si appoggiò al lavabo, incrociando le braccia e sfoderando il suo arsenale di occhiate inceneritici al gran completo.

Quando Harry entrò, Draco lo squadrò con un cipiglio che non prometteva nulla di buono.

“Spiega” sibilò.

Potter sospirò stancamente.

“Non posso non ospitarla, Draco” disse con un tono che sperava, suonasse ragionevole.

“Certo che sì, invece” sibilò Draco “Basta che tu le dica di togliersi dalle palle e di incominciare a cercare qualche altro porcile di suo gradimento dove alloggiare finché non torna la sua famiglia di poveracci”

Harry assottigliò lo sguardo.

“E’ inutile che mi fissi con lo sguardo da mucca killer” lo redarguì Malfoy “Io non ce la voglio quella cosa in casa mia!”

“Casa nostra, Draco” precisò il moro “E quella che tu hai definito “cosa”, si chiama Ginny”

Passarono una manciata di secondi in silenzio.

“Lo sapevo che ci dovevo andare io, ad aprire alla porta” borbottò Malfoy “Così invece di farla accomodare, la cruciavo direttamente, a quella. Dovevo capire che sarebbe successo qualcosa di brutto, oggi, da quando ti ho visto far girare quelle tue rotelline arrugginite che fungono da meccanismo nel tuo cervello. E quando mai vedere Potter che pensa, fa presagire qualcosa di buono?!”

“Se hai finito di blaterare…” borbottò cupamente il moro “Draco” mormorò, poi il ragazzo sopravvissuto con tono supplichevole “Ho un debito nei confronti di Ginny e della sua famiglia. Per me loro ci sono sempre stati, quando avevo bisogno di aiuto. Ora che uno di loro ha bisogno di me, non posso voltare loro le spalle, mi capisci?”

“No” disse subito, Malfoy “Queste cazzate sulla bontà e sulla gentilezza le capite solo voi Grifondoro beceri”

 “Draco…”

“Andiamo, Potter! Che vuoi che ti risponda? Hai almeno messo in conto le conseguenze della sua presenza qui? Che ne sarà di noi?” sbottò infine, il biondo “Della nostra storia? Con quella tra i piedi, non potremo fare più quello che facciamo solitamente”

Tipo scopare.

“Questo problema non si presenterebbe” disse Harry all’improvviso, con voce gelida “Se tu non volessi tenere nascosto il nostro rapporto”

Draco si zittì, colto sul vivo. Passarono un minuto di silenzio teso, prima che Draco si abbandonasse ad un ringhio frustrato.

“E va bene. Ma per una settimana e non di più!” chiarì.

“Grazie, Draco” sussurrò Harry, con un sorriso.

“Grazie un cazzo, Potty. La sconterai tutta, questa settimana” chiarì il ragazzo biondo “e poi sapevo già di mio che accollarsi una piaga come te, includeva anche clausole come il volontariato e altre vaccate da buoni, nel contratto” disse il biondo con tono melodrammatico.

Harry represse una risatina e si avvicinò al viso del biondo.

“Allora, potrei iniziare a scontare da ora” mormorò il moro.

“Ma guarda” ghignò Malfoy sfiorando le labbra del ragazzo di fronte a lui “La prima buona idea che ti è venuta da sei anni a questa parte”

“Harry”

I due si separarono immediatamente e in quel momento Ginny entrò in cucina.

“Mi dispiace. Ho interrotto qualcosa?” chiese la ragazza, guardandoli incerta.

“No, Ginny, tranquilla” la tranquillizzò, Harry “Abbiamo appena finito di discutere. Puoi restare”

Ginny lanciò uno sguardo esitante in direzione del biondo, che aveva in volto un’espressione molto poco contenta.

“E’ d’accordo anche lui” confermò Harry, riempiendo il silenzio creatosi.

“Grazie a entrambi” disse Ginny, aprendosi in un sorriso.

“Se vuoi posso aiutarti a sistemare le tue cose” si offrì gentilmente, Harry.

 “Oh, non preoccuparti, Harry. Mentre parlavate mi sono fatta il giro della casa e le ho già messe al loro posto” disse la ragazza allegramente.

Le narici di Draco fremettero pericolosamente.

Anche mercenaria, oltre che barbona! Nemmeno è entrata in casa e già si appropria dei MIEI spazi! Tutti così i poveracci: non fai in tempo ad avvicinargli il dito che loro ti divorano fino alle ginocchia!

“Mi piace il vostro appartamento” mormorò Ginny, avvicinandosi ad Harry e prendendolo a braccetto “E’ grande”.

“Sono contento che ti piaccia, Ginny” disse nervosamente Harry, mentre occhieggiava preoccupato il compagno, intento a fissare con sguardo inquietante la mano della rossa.

 “Ginny? Potresti uscire solo per un altro minuto? Io e Draco dovremmo parlare di alcune cose”

Ginny non parve molto entusiasta della richiesta del moro, tuttavia si limitò a sorridere gentilmente al ragazzo prima di voltarsi per poi uscire dalla cucina.

Rimasti nuovamente soli, i due ragazzi si scrutarono in silenzio.

 “Draco?”

“Sarà una settimana molto lunga” si limitò a mugugnare scontento, il biondo.

Dopodiché, si chinò e tirò fuori da uno sportello sotto al lavabo delle vecchie riviste di moda.

Harry guardò confuso il compagno sistemarle in un angolino della stanza, fino a formare un quadrato di media grandezza.

“Draco? Amore? Che stai facendo?” tentò di chiedere Potter, dubbioso mentre Draco osservava la sua opera dell’alto, con aria contemplativa.

“Credi che ci entrerà?” chiese Draco ad Harry.

“Eh?” domandò Harry, chiedendosi in quale momento della conversazione Draco avesse perso la testa. Non che fosse mai stato normale ma…

“La Weasley!” chiarì il biondo “Credi ci entri? Non vorrei sporcasse il pavimento, ma non ho abbastanza riviste”

Harry finalmente, capì.

“Draco!” urlò, indignato “Non vorrai mica farla dormire per terra?!”

“No, Potter” disse Draco, accigliato “Sei matto? Come potrei?”

Il moro si tranquillizzò “Ah, mi pareva di aver capito…”

“Per cosa credi che abbia messo queste riviste sul pavimento?” gli domandò il biondo, esasperato “Non lascerei mai che la stracciona mi rovini il parquet!”

Una vena cominciò a pulsare sulla tempia di Harry.

“Draco” cominciò con voce tremante “Ginny non dormirà su quelle pagine vecchie!”

“Ma sono riviste molto confortevoli!” cercò di rassicurarlo inutilmente, Draco “La faranno sentire a casa! Come se fosse ancora alla Grotta!”

“Alla Tana” lo corresse Harry, al limite della sopportazione.

“Come dici tu”

“No, Draco” ringhiò Harry.

“Andiamo, Potter” esclamò, Draco “Non vorrai farla dormire su un letto! Su uno dei nostri letti!” terminò, agghiacciato.

“Sì”

Draco lo fissò con sguardo vacuo e privo di sentimenti.

 “Ti odio, schifoso benefattore dei senzatetto a scrocco! Sapevo che mettermi con te non mi avrebbe portato nulla di buono” gli ringhiò contro il biondo, uscendo dalla cucina come una furia.

“Ti amo anch’io, tesoro” mormorò alla cucina ormai vuota Harry, con tono di voce sarcastico.

Sospirò.

Che lunga settimana sarebbe stata, quella.

“Weasley” si udì ad un tratto la voce di Malfoy, urlare “Togli le tue luride zampacce dal mio letto!”

“Ma ormai ho sistemato tutto!” disse la voce di Ginny, piena di irritazione.

“Toglila o io sistemo te per l’eternità!”

Una lunga, lunghissima, settimana.

 Che il sacro tanga di Priscilla Corvonero mi protegga.

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Capitolo 3
*** Caffèicidio ***


Capitolo 3

 Caffeicidio.

 

Quando Draco si svegliò con il corpo pieno di dolori e i piedi infreddoliti, capì che quella sarebbe stata una brutta, bruttissima giornata.

Si alzò dal divano sul quale aveva dormito quella notte, senza fare movimenti troppo bruschi.

La prima delle sette.

Eh, sì. Perché a quanto pare, ora in casa loro ci si metteva a fare beneficenza verso i meno fortunati, da qualche giorno. Altrimenti non si poteva spiegare come la Weasley stesse dormendo sotto il SUO tetto e soprattutto, nel SUO letto, ed essere arrivata al mattino dopo ancora viva.

Odio la mia vita.

Draco si mise a ciabattare verso la cucina. Aveva disperato bisogno di caffeina. Tanta caffeina. Possibilmente in quantità industriali in una bella tazzona, la sua preferita, quella a forma di rana e senza zucchero.

Mise la caffettiera sul fornello e si allontanò per andare in bagno.

Quando vide il suo riflesso allo specchio, la sua gastrite nervosa per poco non lo uccise.

Chi era quell’essere nello specchio?!

Appoggiò una mano tremante alla superficie riflettente e vide l’essere fare altrettanto.

“Oh, mio Dio” mugolò Draco “Sono orribile”

Aveva delle borse sotto gli occhi da record, la pelle più pallida del solito e capelli arruffati peggio quelli di Potter.

E quello, era solo il primo giorno.

Sospirò di dolore represso.

“Perché la Weasley non si trovava dentro la sua dannatissima casa, al momento dell’esplosione? Perché?!” ringhiò, a bassa voce.

Distolse lo sguardo dal suo riflesso. Non sarebbe riuscito a reggere oltre.

Ed è solo il primo giorno…

 

*    *   *   *   *

 

Una volta uscito dal bagno, Draco si diresse in cucina. Oramai, il caffè doveva essere pronto.

Tuttavia, una volta arrivato davanti ai fornelli, ORRORE! La sua amata caffettiera con il suo amato caffè erano spariti.

“Ma…ma…” balbettò incerto il biondo, continuando a guardare i fornelli come se si aspettasse che la caffettiera potesse ricomparire da un momento all’altro lì dove l’aveva lasciata.

“Buongiorno, Malfoy” cinguettò una voce orribilmente familiare alle sue spalle “Hai un aspetto orribile, sai?”

Un dubbio atroce si impossessò di lui. No, nemmeno la Weasley poteva essere tanto folle…

Si girò lentamente e la visione che si trovò davanti gli fece scoppiare almeno tre ulcere e qualche decina di capillari, soprattutto vicino agli occhi, visto che cominciò a vedere rosso.

La Weasley, la piattola, l’essere disgustoso che viveva a sbafo in casa SUA, era comodamente seduta sul SUO divano, con in mano la SUA tazza a rana, sorseggiando il SUO amatissimo caffè.

“Buongiorno a te, Weasley” sibilò con voce pericolosamente incrinata “Visto che sei un’ospite, e gli ospiti vanno trattati con riguardo, non agisco immediatamente” le sottili e pallide narici fremettero “Hai tre secondi, Weasley. Scappa!”

 

*    *    *    *    *

 

“Capisci, Blaise? Capisci cosa ha fatto quella schifosa barbona? Il mio caffè! Ho osato bersi il mio adorato caffè!”

“Beh… in effetti è stato decisamente un gesto azzardato, da parte sua” disse Blaise distratto, mentre leggeva i documenti impilati ordinatamente sulla sua scrivania.

Erano le dieci di mattina quando Draco si era catapultato nel suo ufficio, cominciando a urlare non si sa che a proposito della Weasley e di una qualche tazza a rana.

Dal comportamento e dalle parole sconclusionate dell’amico, Zabini aveva dedotto che Draco non aveva ancora ingurgitato il suo caffè della mattina.

Con un sospiro, aveva chiamato Lucy, la sua segretaria.

La poveretta non aveva osato varcare la porta dell’ufficio e si era limitata a balbettare qualcosa, lanciando occhiate terrorizzate al biondo che in quel momento, aveva dato un calcio al cestino della carta straccia, facendolo volare e quasi prendere in faccia la povera donna.

“Del caffè, Lucy” aveva detto Blaise annoiato, mentre leggeva dei documenti con aria indifferente “Molto caffè”.

“Signore” aveva osato obiettare la donna “Non sono sicura sia una buona idea. Il suo… ospite… mi sembra già abbastanza sovreccitato, al momento”

“Del caffè” si limitò a ripetere atono Zabini, piegando impercettibilmente la testa a sinistra e schivando così, il lancio del suo costoso vaso cinese, effettuato dal biondo “O ti licenzio”.

La donna si era limitata ad impallidire e ad eseguire l’ordine.

Era rimasta shockata, quando aveva visto il biondo signore posare il fermacarte di cristallo, pronto ad essere lanciato e illuminarsi come un bambino il giorno di Natale, alla vista della caraffa piena di caffè che aveva appena portato insieme a due bicchieri su un vassoio.

Eh, sì. Le esperienze scolastiche ti forgiano in tutto e per tutto. Soprattutto se hai come compagno di stanza  Draco Malfoy che ogni mattina si alza con forti manie omicide e immancabilmente incazzato nero con il mondo.

Quell’uomo doveva avere caffeina a scorrergli nelle vene, al posto del sangue.

Blaise sospirò nuovamente.

Quando poi l’amico aveva finito di bere almeno tre litri di caffè puro e amaro e aveva ripreso a parlare un linguaggio comprensibile, si era messo a raccontargli della sua attuale convivenza con la Weasley.

“Capito, Blaise? E Harry, quando ha visto che la stavo uccidendo a padellate, mi ha fermato! E ha osato stare dalla sua parte anche dopo che gli avevo spiegato cosa mi aveva osato fare! La piattola lo sta iniziando a plagiare, lo sento! Sei d’accordo con me, vero Blaise?”

Sentire il biondo pronunciare il nome di Potter con quella cadenza sdolcinata non gli faceva mai rimpiangere abbastanza il giorno in cui era venuto a sapere della loro relazione.

Mai.

“A padellate?” si limitò a domandare distrattamente, firmando un foglio leggermente stropicciato.

“Ero in cucina, Blaise! E il coltello della carne era troppo lontano. Ho usato la prima arma a mia disposizione” sbottò il biondo, con stizza.

Arma…?Una padella? No…non voleva sapere altro…

Blaise capì che l’argomento non gli sarebbe piaciuto e non avrebbe fatto altro che velocizzare la venuta del mal di testa che già sentiva alle porte, quindi dribblò su un’altra domanda.

“Quanto si ferma la Weasley, da voi?”

L’uomo capì di aver fatto la domanda sbagliata, dal pericoloso colorito purpureo che si diffuse a velocità lampo sul viso solitamente pallido dell’amico e dalla vena ballerina che palpitava furiosamente sulla sua fronte aggrottata.

“Draco” disse Zabini, timbrando con aria accigliata un’altra scartoffia “Calmati. Pensa alla tua gastrite nervosa”

Malfoy parve calmarsi un poco.

“Una settimana” ringhiò “Si ferma una settimana”

“Mh…” si limitò a mugugnare, Blaise. Secondo lui, quella convivenza sarebbe durata molto meno. Si sarebbe conclusa certamente con la morte di uno dei due, se si continuava di questo passo. Molto probabilmente con quella della Weasley.

“Che devo fare, Blaise?” chiese con tono lamentoso il biondo.

A quelle parole, il moro alzò lo sguardo per la prima volta dai fascicoli nelle sue mani, sbigottito, per posarli sul viso di Malfoy.

“Come, che devi fare?” domandò sconvolto “Sei un Malfoy, per Merlino! Limitati ad essere te stesso. Sei la piaga umana peggiore con la quale ho mai avuto a che fare! O devo pensare che i tuoi scatti di rabbia, i tuoi isterismi, i tuoi capricci, le tue farneticazioni illogiche, i tuoi strilli spacca timpani e i tuoi momenti di acidità verbale oltre che intestinale, siano sempre stati riservati solo a me?” domandò, finendo il discorso con un tono molto pericoloso.

Draco stette un attimo in silenzio “Lo dici solo per farmi piacere…” mugugnò, incrociando al petto le braccia.

“Ti assicuro di no, Draco” lo smentì, Blaise.

“In effetti, sono davvero insopportabile, se voglio” disse con tono orgoglioso, Draco “Pensa che con Potter faccio anche di peggio!”

“Povero Potter” pensò con una stretta al cuore, il moro “Povero, povero Potter. Ha sofferto tanto durante la sua vita e Dio continua ancora a punirlo, nonostante Voldemort sia stecchito da anni. Povera creatura” gli occhi neri di Blaise si fecero improvvisamente lucidi.

Un assegno corposo di mantenimento per quella bestia di Draco, glielo doveva. Sicuramente.

“Va bene” mormorò Draco, alzandosi “Grazie per avermi lasciato sfogare. Sei un vero amico, Blaise”

“Di nulla” si limitò a mormorare Blaise, tornando ai suoi fascicoli.

Tanto ormai ci sono abituato…

“Buon lavoro, Blaise”

“Mh”

BLAMM!!

La porta si chiuse energicamente, alzando una folata che fece volare tutte le scartoffie di Blaise dalla scrivania al pavimento, lasciando il moro impalato nell’atto di prendere l’ennesimo documento.

Un cupo sospiro risuonò nell’ufficio, ora vuoto.

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