Rock n’ love

di kiara_star
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bell'inizio di giornata ***
Capitolo 2: *** Quando qualcuno ti parla... ascoltalo! ***
Capitolo 3: *** L'avevo capito subito che eri un idiota ***
Capitolo 4: *** Con ventiquattromila “pugni ” ***
Capitolo 5: *** Vorrei poter tornare indietro ***
Capitolo 6: *** Evolution ***
Capitolo 7: *** Non sfidarmi o ti farai male ***
Capitolo 8: *** Un ritorno inaspettato ***
Capitolo 9: *** Il bello di un viaggio sta anche nel tornare a casa ***
Capitolo 10: *** Ritorno di fiamma ***
Capitolo 11: *** Beautiful Lie ***
Capitolo 12: *** Crollo. Paura. Risveglio. ***
Capitolo 13: *** Quelle parole che non so dire ***
Capitolo 14: *** Un pericoloso equivoco ***
Capitolo 15: *** Il limite della verità ***
Capitolo 16: *** Non è mai un errore ***
Capitolo 17: *** Quel folle sentimento ***
Capitolo 18: *** Scatta il piano: Martedì al Cafè Royal ***
Capitolo 19: *** La mia ragione sei tu ***
Capitolo 20: *** Come la prima volta ***
Capitolo 21: *** Una mossa azzardata può costare caro ***



Capitolo 1
*** Un bell'inizio di giornata ***


Salve gente, questa volta voglio proporvi una fic diversa, anzi “alternativa” sarebbe il termine adatto, perché è un Alternate Universe (AU). Non ne ho mai scritte però quest’idea mi saltellava nella testa già da un po’  ^__^

Come già annunciato nell’introduzione, il pairing principale sarà il solito cioè ZoroxSanji, però avrà a contorno una bella serie di coppiette ;D

Non so quanto sarà lunga perché voglio vedere se vi piacerà. Perché il piacere dei lettori è primo! (dopo il mio ovviamente XD)... 

Ecco il primo capitolo, alcuni personaggi entreranno più avanti nella storia.

Ho cercato di mantenere i loro caratteri originali, ma per alcuni è stato inevitabile cambiarli un pochino (chiedo scusa già da ora ç__ç)

Fatemi sapere se vi piace o è meglio cestinarlo subito

Kiss kiss    Chiara

 

 

Rock n’ love

 

 

La sveglia stava suonando già da un quarto d’ora ma evidentemente Sanji non aveva intenzione di starla a sentire, oppure quella mattina aveva voglia di un concertino “squillante”. Il caro Pauly della stanza accanto non era dello stesso parere, e ci impiegò poco prima di iniziare a prendere a pugni la parete che divideva le loro stanze.

-Maledetto spegni quell’affare! – continuava a sbraitare, ma quel fastidioso ticchettio non smetteva. La sera prima aveva lavorato fino a tardi e ora aveva voglia di dormire! Continuò a battere il pugno contro la parete nella speranza di farla crollare. Così ci avrebbe messo due secondi per strangolare quel odioso vicino! Ma nulla.

Che quel maledetto rompiscatole fosse morto? Sarebbe stata una manna dal cielo, non lo sopportava più! Non sapeva se odiasse più lui o quella stupida sveglia.

Dopo alcuni minuti, un braccio stanco si sollevò da sotto le coperte mentre la mano tentava di trovare la sveglia sul comodino. Dopo aver scaraventato a terra le sigarette, e anche una lattina vuota di birra, finalmente le lunghe dita raggiunsero il pulsante dell’off, così da mettere fine a quel casino mattutino. Un ringhiato “grazie” si udì dalla stanza accanto.

- Uffa che palle questo – mormorava Sanji rigirandosi fra le coperte. Stava ancora maledicendo suo zio per avergli trovato quella stanza, quando si ricordò che però non doveva pagare l’affitto. Era logico se non col cavolo che avrebbe resistito in quella topaia...

Sbadigliando sollevò il lenzuolo mettendosi a sedere. Grattandosi i capelli in disordine, guardò svogliatamente l’ora. Erano le otto passate. Ecco un altro motivo per odiare quel vecchiaccio...

Continuando a borbottare contro lo zio, si diresse in bagno e si mise sotto la doccia. Prima però, dovette spostare dal pavimento svariate lattine di birra. Quel casinista di Rufy gli aveva di nuovo messo sottosopra la casa. Ogni volta che aveva dei problemi con la sua ragazza finiva per riempirlo di chiacchiere. Si lamentava in continuazione perché era troppo gelosa e perché gli stava sempre col fiato sul collo, e quando Sanji gli suggeriva un efficace “mollala” lui si infuriava dicendo che era la donna della sua vita. Infatti alla fine facevano sempre pace e quello che restava a Sanji era una notte insonne e decine di lattine vuote. Sperava solo che stavolta non avesse fatto casini quando era ritornato a casa sua. L’ultima volta si era schiantato con la macchina contro un palo, perché era ubriaco perso... nel dubbio sarebbe stato meglio fargli uno squillo, ma non aveva neanche un centesimo nel cellulare. Vabbè, chi se ne fregava, se gli era successo qualcosa sicuramente lo avrebbe già saputo.

Finito di lavarsi si vestì alla svelta senza badare a quello che indossava, infondo stava andando a lavoro in un merdoso locale... Prese le chiavi dell’auto e uscì di casa. Quando passò accanto alla porta di Pauly, non poté che regalargli un bel dito medio, accompagnato da un caloroso “vaffanculo stronzo” .

Odiava quel vicino tanto quanto lo odiava lui.

Scese le scale e si infilò in macchina. Al primo semaforo il cellulare squillò. Guardò il nome sul display... sorrise sollevato.

- Ehi allora sei vivo – dall’altro capo una risata gli fece capire di sì

- Certo amico! Scusa se sono scappato ieri ,e che sono passato da Nami, sai abbiamo fatto pace... –

- Ma và? Sono contento – come se non lo sapesse già

- Ehi stai andando a lavoro ? –

- Secondo te? Quel coglione di mio zio mi uccide se tardo ancora... Tu invece –

- Io oggi c’ho lezione. Mi sa che abbiamo un compito di storia o matematica, non c’ho capito nulla perché ieri mi sono addormentato in classe –

- Che bella cosa... senti Rufy sono contento che sei tutto intero, ma ora ti devo lasciare. In bocca al lupo per il tuo possibile-compito -

- Grazie amico... Oh Sanji, magari dopo passo al locale. Salutami Zeff –

- Va bene –

Ma figurati se gli andava di salutare quel vecchiaccio...

Si infilò in cellulare nella tasca e scese dalla macchina (parcheggiata rigorosamente un metro fuori dalla linea).

Solo alla vista dell’insegna del locale mandò giù una bella imprecazione.

Svogliatamente entrò dentro. Dopo il tintinnio della porta una voce rude gli giunse alle orecchie.

- Brutto scansafatiche a quest’ora si arriva? – era il saluto gentile dello zio Zeff.

- Smettila di rompere vecchio. Già è tanto se sono qua – Sanji non gliele mandava certo a dire. Snobbando palesemente i richiami del “capo” si diresse nel retro. Indossò il solito grembiule e il cappellino e si mise subito dietro il bancone sbuffando sonoramente. Vendere hamburger e patatine non era l’aspirazione della sua vita, ma se voleva fare domanda per quello stage presso quella prestigiosa scuola per chef, era meglio mettere qualche soldo da parte.

Per fortuna quella mattina non c’era un gran viavai di gente, e l’unica cosa che gli allietava la giornata erano tutte quelle studentesse che lui si divertiva a punzecchiare. Sapeva di avere un certo ascendente sulle ragazzine, e questo lo divertiva.

- Allora Sanji... che ne dici se qualche sera di queste... beh, insomma... Ti andrebbe di uscire con me? – chiese timidamente una moretta. Sanji le strizzò l’occhio promettendole una fantomatica serata insieme.

- Smettila di perdere tempo e lavora! – il caro Zeff non perdeva mai occasione per richiamarlo.

Infastidito salutò la bella ragazza scusandosi per i modi poco cortesi dello zio. Che palle che era... Ogni giorno odiava di più sia quel posto, sia quel lavoro, sia quel vecchiaccio.

Fra un panino e l’altro intanto si erano quasi fatte le dodici, era tempo di una sigaretta. Quando stava per andarsi a prendere una pausa, il campanello sulla porta cigolò ancora.

- Buongiorno a tutti! – un sorridente Rufy entrò nel locale. Si diresse fischiettando verso il bancone e si sedette lanciando sullo sgabello accanto lo zaino.

- E tu non dovresti essere a fare un compito? – chiese poco sorpreso Sanji.

- Non mi andava...poi ho incontrato Usopp e ci siamo andati  a fare un giro – rispose scrollando le spalle Rufy. Poi su allentò la cravatta della divisa.

- Ancora con quel tipo... non mi sorprende che poi ti riduci così – mormorò poggiandosi con un gomito del bancone il biondo.

- Guarda che Usopp è un tipo a posto! Non capisco perché lo giudichiate tutti male... ho litigato pure con Nami per questo motivo – sospirò il ragazzo. Poi fece segno all’amico di dargli una cola e un sandwich.

- Io non lo giudico male, so solo quello che si dice in giro su di lui – rispose Sanji mentre gli preparava un panino.

- La gente non si fa mai i cazzi propri e sparla di tutto e di tutti – ringhiò Rufy bevendo la sua bibita.

- E poi non dirmi che tu credi a tutto quello che si dice... non sai quello che dicono di te... – ridacchiò ancora il moro. Sanji storse il naso porgendogli anche il sandwich

- E la maionese? – notò alzando un sopracciglio l’altro. Irritato Sanji aggiunse anche la maionese

- E comunque sentiamo... che dicono di me...- chiese il biondo porgendogli nuovamente il panino. Stavolta Rufy lo prese senza fare obiezioni.

- Beh... che sei uno che se la fa un po’ con tutti... donne, uomini... Aspetta come ti ha chiamato quello.. ah sì, un “promiscuo” – ridacchiò Rufy addentando il sandwich. Sanji rise

- Beh, non è poi una cazzata tutto sommato – scherzò. Naturalmente non era così, non era uno che andava a letto con tutti, però che aveva tendenze bisex non era un mistero.

- Eh già... sei un promiscuo... che cazzo di parola! – continuò a ridersela Rufy mentre continuava a mangiare. Sanji si guardò attorno. Non c’era quasi nessuno. Ne approfittò per accendersi una sigaretta. Quel vecchio non si vedeva da un po’, forse era andato a fare qualche commissione. Meglio così, averlo fra i piedi era davvero seccante. Mentre stava raccontando altre “dicerie” sul suo conto, il cellulare di Rufy squillò.

- Cazzo è Nami... – mormorò il moro.

- E allora? Rispondi – esclamò fumando Sanji. Rufy non pareva dello stesso avviso. Di sicuro non le aveva detto che aveva fatto sega a scuola.

- Questa adesso mi rompe sul fatto che non devo fare troppe assenze. Che palle... – sbuffando il moro spense il cellulare gettandolo nello zaino.

- Guarda che la colpa è la tua. Se non ti facevi seccare due volte a quest’ora eri già diplomato... non capisco come una come Nami possa stare con uno come te – sentenziò Sanji sornione.

- Non è colpa mia... comunque stavolta devo farcela per forza! Mio nonno m’ha detto che se mi seccano ancora mi manda in accademia da lui! Meglio la morte... – sospirò avvilito Rufy poggiando la testa sul bancone. Sanji rise di gusto! Il vecchio generale Garp! Era una leggenda! Un rompipalle come lui batteva anche quel vecchiaccio di suo zio Zeff.

- Allora mettiti sotto  e lascia stare quel Usopp – gli consigliò Sanji

- Ancora? Usopp è un mio amico! Ma si può sapere che c’avete contro di lui? Che ha di così terribile? – sbuffò spazientito Rufy.

- Cos’ha? Allora, prima di tutto è un rasta che sta sempre fumato. L’altro giorno l’ho visto che parlava da solo con un cartellone della pubblicità... – affermò spegnendo la sigaretta Sanji.

- Seconda cosa, è uno che spara un sacco di cazzate! Ti farà trovare nei guai – aggiunse vedendo l’ultimo cliente uscire. Guardò l’ora. Era quasi tempo di chiudere.

- Sono solo cazzate. Se lo conoscessi meglio capiresti – esclamò Rufy mettendo qualche soldo sul bancone. Poi prese la cartella e se la mise su una spalla.

- Ci vediamo oggi Sanji – salutò l’amico ed uscì. Sanji scosse la testa. Rufy era come un fratello, ma aveva davvero poco criterio nel scegliersi le amicizie.

Mah, alla fine erano fatti suoi, non voleva dargli anche lui addosso, per questo ci pensava già Nami ...

Intanto una bestemmia si udì dalla cucina, e Sanji capì che Zeff era rientrato, chissà che cavolo aveva da lamentarsi ora... prima di sentirlo sbraitare contro di lui, si decise a chiudere.

Il tintinnio del campanello sulla porta lo avvisò dell’arrivo di due clienti.

- Mi spiace stiamo chiudendo – sospirò senza dar loro troppa attenzione, mentre alzava le sedie sul tavolo.

- Ehi amico. Voglio solo una coca. Una per me e una per il mio amico – esclamò un ragazzo. Sanji alzò lo sguardo verso di loro. Erano due tipi abbastanza “originali” con degli strani capelli colorati.

Uno abbastanza grosso, aveva un ciuffo terribile azzurro, mentre l’altro più magro, portava dei capelli di un verde inguardabile.

“I classici punkettoni sfigati” pensò fra sé e sé Sanji.

- Ok. Allora accomodatevi – non voleva che combinassero qualche casino nel locale. Li vide sedersi ad un tavolo e iniziare a parlare animatamente. Anzi solo quello con i capelli azzurri parlava, l’altro stava in silenzio e pareva ascoltarlo a malapena. Mentre preparava le due bibite non smise di fissare quei due. Soprattutto quel tipo dai capelli verdi.

Il giacchetto di pelle nera, lasciava intravedere una maglietta bianca stropicciata, mentre sotto i jeans strappati portava degli anfibi abbastanza rovinati. Quasi come era vestito l’altro grosso, però in più aveva tre orecchini all’orecchio sinistro, mentre il tizio con il ciuffo blu indossava degli occhiali neri. Non si poteva certo dire che passassero inosservati.

Forse li fissò un po’ troppo, fatto sta che il tipo dai capelli verdi si girò in malo modo verso di lui

- Ehi tu, si può sapere che cavolo hai da guardare? –

Sanji pensò che se voleva intimidirlo non c’era riuscito, però non gli andava di litigare sapendo che quel rompipalle di Zeff era di là. Così si limitò a scrollare le spalle.

- Io? Nulla – rispose tranquillamente. Poi si avvicinò a loro e gli porse le  due bibite dicendogli quanto era il conto. Il tipo dai capelli blu pagò con una banconota di taglio grosso.

- Bel cappellino amico! – ridacchiò. Il compagno dai capelli verdi sorrise e Sanji lo guardò infastidito con la coda dell’occhio.

- Devo vedere se ho il resto – rispose senza dar peso alla presa in giro del tizio grosso. Si diresse verso la cassa sentendosi osservato. Si voltò e non poté non incrociale lo sguardo del ragazzo dai capelli verdi. Sembrava volesse ucciderlo con gli occhi.

Senza dargli troppa importanza fece due conti alla cassa prendendo il resto che gli doveva, e tornò da quei due.

- Ecco a voi. Non vorrei mettervi fretta ma fra un po’ dovrei chiudere – li informò dopo avergli dato i soldi e se ne tornò dietro al bancone. Quei due però non parevano volersene andare.

Sanji si diede dieci minuti di tempo, dopo di che li avrebbe fatti schiodare con le cattive. Nel frattempo si accese un’altra sigaretta, poggiandosi con i gomiti sul bancone senza perdere d’occhio quei due.

Quello grosso continuava a parlare mentre l’altro ancora non aveva spiccicato mezza parola ma continuava ad annuire svogliatamente. Di tanto in tanto, però, Sanji notò che lo guardava di sottecchi.  Poco dopo si avvicinò all’orecchio di quello grosso e gli disse qualcosa. Questo rise girandosi a guardare anche lui Sanji.

Il biondo sentì di essere sul punto di scoppiare. Va bene fare una battuta sul quell’orribile cappellino, ma ora stavano proprio esagerando.

Prima che potesse dirgliene quattro li vide alzarsi.

- Grazie amico! Magari torneremo un’altra volta – e ridacchiando uscirono dal locale. Prima di varcare la soglia il ragazzo dai capelli verdi lanciò un’ultima occhiata a Sanji. Quest’ultimo sbuffò tirando un'altra boccata alla sigaretta. Che tipi odiosi... per fortuna se n’erano andati altrimenti non avrebbe frenato le mani.

- Ehi che cavolo stai facendo! Muoviti a chiudere idiota!– lo zio Zeff urlò dalla cucina. Sanji gettò la sigaretta a terra andando a finire il suo lavoro e maledicendo fra i denti quell’odioso vecchiaccio.

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Allora come vi sembra? Una cazzata colossale?

Spero di no  ^__^ 

 

Comunque confido nel vostro supporto anche questa volta e vi do appuntamento al prossimo capitolo!

xxx

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Capitolo 2
*** Quando qualcuno ti parla... ascoltalo! ***


Quando qualcuno ti parla... ascoltalo!



La Harley di Franky sfrecciava veloce fra il traffico, mentre da dietro Zoro gli urlava di stare attento a non beccare qualche macchina. Non era la prima volta che quel pazzo si faceva prendere la mano... Il ragazzo davanti rise aumentando ancora di più la velocità.
Arrivati davanti casa, Franky fermò la sua due ruote sentendo il compagno dietro scendere e mandarlo a quel paese.

- Andiamo, che cacasotto sei – ridacchiò Franky. Zoro gli mostrò un bel dito medio ed entrò in casa.

Più che una casa era una specie di garage, che Franky e Zoro avevano “personalizzato” per renderlo vivibile. Ma era il posto ideale per due come loro. Non avevano orari da rispettare e nessuno a cui chiedere il permesso, non avendo alcuna famiglia a cui dar conto. inoltre l’affitto era davvero misero, il che era perfetto per le loro ristrette finanze.

Entrato, Zoro si gettò sul divano accendendo lo stereo. Sulle note di una vecchia canzone rock, anche Franky rientrò dopo aver parcheggiato con cura la sua “bambina”. Era più forte di lui, amava le moto come la sua vita, anzi i motori in generale. Impazziva a smanettare dietro a quelle bellezze che avessero due o quattro ruote.

- Allora per te va bene? – chiese Franky gettando il chiodo di pelle su una sedia. Zoro lo guardò incerto.

- Andiamo te ne ho parlato prima– borbottò ancora vedendo l’espressione ebete sul volto dell’amico.

- Ah.. ehm... si, per me va bene – rispose alla svelta il verdino poggiando i piedi del tavolino davanti al divano. Se avesse detto di no, Franky gli avrebbe ripetuto tutta la conversazione per farlo accettare. Era meglio dire sì subito ed evitare i suoi logorroici discorsi su qualsiasi cosa si trattasse.

Franky scosse la testa e si sedette su una poltrona alla sua destra. Era sicuro che quell’idiota non sapesse neanche di cosa stesse parlando

- Eri così distratto a guardare quel biondino che non mi hai neanche sentito...- ridacchiò.

Zoro gli lanciò un’occhiataccia

- Non dire cazzate – ringhiò. Franky rise più forte.

- Ok, allora sarà stata la mia immaginazione... però devi ammettere che non era male , soprattutto con quel cappellino – ghignò ancora sollevandosi gli occhiali dal naso. Zoro sospirò sorridendo.

- Se ti piace tanto perché non ci provi – e si alzò per andare a prendere una birra da frigo.

- Idiota, lo dovresti sapere che ho altri gusti – puntualizzò Franky. Zoro rise ancora poggiandosi contro un mobile.

- Eh già, a te piacciono le donne di alta classe...-

A quelle parole Franky scattò in piedi e si catapultò ad afferrarlo per la maglia.

- Attento a come parli - ringhiò sbattendolo contro il muro. Zoro lo guardò in cagnesco afferrandogli la mano che teneva la maglia, mentre la sua birra si versava sul pavimento.

- Calmati se non vuoi che ti spacchi la faccia -  minacciò. Franky lo guardò per qualche secondo poi lo lasciò andare. Zoro si massaggiò il petto dolente.

- Non è possibile che ti scaldi in questo modo – sentenziò guardando Franky rindossare il chiodo di pelle.

- E ora dove stai andando? – non ricevette risposta ché il ragazzo uscì. Pochi attimi dopo sentì il rombo della sua moto allontanarsi.

Maledizione, stava davvero diventando un idiota per quella tipa. Ancora non riusciva a mettersi in testa che erano di due mondi diversi, non avrebbe mai potuto neanche avvicinarsi a una così.

Scuotendo la testa tirò fuori dal frigo un pezzo di pizza avanzato la sera prima, lo addentò ributtandosi nuovamente sul divano.

Se Franky voleva scervellarsi per quella ragazza, che lo facesse pure, soltanto poi non venisse a piangere da lui quando lei gli avrebbe strappato il cuore e lo avrebbe schiacciato sotto i suoi costosi tacchi a spillo.

Mentre continuava a masticare quella schifezza che aveva la forma di una pizza, cercò di ricordare che cavolo gli aveva detto prima Franky. Ma proprio non riusciva.

Aveva accettato di fare qualcosa, ma cosa?

Non lo avrebbe ammesso all’amico, ma in effetti non lo aveva ascoltato per niente in quel locale. Ma no perché stesse guardando quel biondino, ma perché la sola presenza di quel ragazzo lo infastidiva. Si vedeva che era uno che li aveva giudicati appena erano entrati. Quel suo modo li fare da damerino del cavolo era davvero seccante. Più di una volta avrebbe voluto strappargli quella sigaretta dalla bocca e prenderlo a pugni su quella bella faccia arrogante!

Oddio in fin dei conti non gli aveva detto, né aveva fatto nulla per irritarlo, ma chissà perché a pelle aveva avvertito quella sensazione.

Buttò giù l’ultimo pezzo di pizza e si distese con le braccia dietro la testa. Una bella dormita gli avrebbe di sicuro rinfrescato la memoria.

 

- Cazzo, quando fa così Zoro lo odio! – mormorava fra i denti Franky, mentre il vento spezzava le sue parole. Iniziò a filare sempre più veloce quando si rese conto di aver consumato tutta la benzina per girare a tondo. Decise di fermarsi per fare il pieno senza immaginare che di lì a poco avrebbe fatto uno spiacevole incontro.

Appena poco dopo aver inserito la pistola nel serbatoio, alla pompa accanto si parcheggiò una Porche grigia appena uscita dal concessionario. Le iniziali sulla targa non lasciavano dubbi. Franky storse il naso cercando di evitare di guardare il suo “pilota” che scendeva dalla vettura.

- Ehi tu, muoviti e fammi il pieno. Sistemami le gomme e dai una pulita ai vetri. Quando torno deve essere tutto perfetto, chiaro? – le parole arroganti uscirono dalle labbra di un ragazzo moro con un pizzetto al mento. I lunghi capelli neri legati in una coda perfetta ed un lungo cappotto, chiaramente costoso, era poggiato sulle sue spalle. Al suo polso faceva sfoggiò di sé, un orologio che da solo valeva l’intera bettola dove viveva Franky. Diede uno sguardo in giro con aria annoiata, e si avviò verso il bar della stazione di servizio mentre un ragazzino si muoveva a sistemargli l’auto.  Franky lo guardò camminare stringendo i denti per evitare di mandarlo al diavolo.

Quello lì era la persona che più odiava al mondo, nonché l’erede di uno dei più grandi imperi economici del paese: Rob Lucci.  Ricco da far schifo e di un’arroganza che superava anche il suo patrimonio.

Finito di riempire il serbatoio della moto, Franky guardò con la coda dell’occhio l’auto accanto. Pagò alla svelta e si mise in sella sfrecciando via senza voltarsi, un secondo in più e avrebbe tirato un pugno su quella bella carrozzeria lucida, non che gli dispiacesse, ma quella bella macchina non meritava di essere rovinata, seppure la guidava un idiota del calibro di Rob Lucci...

Dio quanto lo odiava!

Ma né il suo nome importante, né i suoi soldi erano il motivo di quell’odio. La vera ragione per cui Franky l’avrebbe preso a pugni era solo una: era lei.

Come poteva uno stronzo simile stare insieme ad una ragazza splendida come lei?

A quel pensiero premette di più il gas rischiando anche di perdere il controllo della moto. Non riusciva a farsi una ragione. Maledizione! Mai avrebbe immaginato di poter odiare così qualcuno.

 

Dei forti rumori alla porta spezzarono il sonno di Zoro. Il ragazzo imprecò aprendo svogliatamente gli occhi. Buttò uno sguardo all’orologio e vide che erano quasi le sette.

Bussarono ancora una volta. Si alzò sbraitando, sicuro che nella fretta, quell’idiota di Franky avesse dimenticato le chiavi. Quando aprì però si trovò davanti il volto sorridente di una sua vecchia conoscenza.

- Ehi pace a te amico! – lo salutò il ragazzo. Zoro sbuffò

- Che diavolo vuoi Usopp? – chiese. Ma il ragazzo ridacchiando entrò dentro senza rispondere, tirandosi dietro un ragazzo moro che Zoro non aveva mai visto.

- Ehi si può sapere che vuoi? – richiese stavolta con più fervore. Usopp si voltò avvilito, mentre il suo accompagnatore se la rideva. “Chi cavolo era questo qui?” Pensò Zoro.

- Calmati Zoro. Arrabbiarsi non fa bene – gli consigliò Usopp scuotendo la testa. Zoro corrucciò la fronte. Quello che non gli faceva bene era essere svegliato da un idiota mentre dormiva.

- Se cerchi Franky è fuori – mormorò Zoro mentre si sedeva sulla poltrona.

- Non ci sono problemi. Posso parlare con te... ah dimenticavo, questo è Rufy, un mio amico. Rufy lui è Zoro – sorridendo Usopp fece le presentazioni.

- Piacere. Come va la vita Zoro? – esclamò raggiante Rufy. Zoro lo guardò sospirando.

- Andava meglio prima – borbottò ancora. Usopp si sistemò il berretto e si sedette sul divano, mentre Rufy si guardava in giro.

- Allora che cosa ti porta qui? Se vuoi vendermi qualche robaccia meglio che te ne vai...- minacciò Zoro. Usopp sorrise scuotendo la testa.

- No, ho chiuso con quella roba. Volevo solo vedere come potevo sistemare le cose per la festa – disse.

- Sarà fichissimo farla qui Usopp! – esclamò Rufy avvolgendo un braccio attorno al collo di Usopp. I due ridacchiarono mentre facevano varie ipotesi su dove sistemare le casse di birra e la musica.

- Ehi ehi che diavolo state farneticando? Qui non si fa nessuna festa – ringhiò Zoro. I due ragazzi di fronte lo guardarono perplessi.

- Come, Franky non te l’ha detto? Mi ha dato il permesso di fare una festa domani sera. Dai che ci divertiamo! – ridacchiò entusiasta Usopp.

Zoro imprecò. Ecco quello che avrebbe dovuto sentire prima.... Era tutta colpa di quel biondino antipatico che lo aveva fatto distrarre. Ormai aveva accettato e non poteva tirarsi indietro affermando di non averlo ascoltato per niente...

Sprofondò nella poltrona mentre Usopp e Rufy cominciarono a guardarsi attorno ancora più motivati.

- Almeno dimmi quanta gente verrà – mormorò Zoro immaginandosi già la casa distrutta. Usopp si picchiettò il dito sul mento mentre cercava di fare mente locale.

- Mmmm.. saremo i soliti quattro amici – sospirò.

Nel linguaggio di Usopp “i soliti quattro amici” voleva dire, “Ho invitato tutti quelli che conosco più qualcuno che ho incontrato per strada (o sotto qualche ponte)”. Zoro mormorò avvilito maledicendo prima se stesso e poi quel biondino.

- Ehi Zoro – lo chiamò Rufy

- Che c’è? – chiese svogliatamente.

- Posso portare un amico anche io? – propose sorridente.

- Quel tuo amico che fa il cuoco? – chiese Usopp. Rufy annuì mentre Zoro li ascoltava annoiato.

- Uno in più o in meno non è un problema – lo liquidò alla svelta mentre dalla porta faceva il suo ingresso un incazzato Franky. Usopp gli corse incontro piazzandogli “dolcemente” una pacca sulla spalla. Poi fece le presentazioni anche fra lui e Rufy, mentre Franky pian piano sentiva svanire la rabbia. Usopp era uno che ti faceva dimenticare tutto, anche senza bisogno di “roba” strana, e quel suo amico era davvero simpatico. Poi l’espressione avvilita sul viso di Zoro era la ciliegina sulla torta. Di sicuro aveva appena avuto notizia della festa e c’era rimasto di merda... ben gli stava, così imparava ad ascoltarlo quando gli parlava!

 

 

Un’altra giornata d’inferno era finta e finalmente Sanji si buttò sul letto stanco e puzzolente di fritto. Si ripromise che se mai avesse aperto un suo ristorante, avrebbe bandito dal menù qualsiasi cosa che somigliasse anche solo lontanamente ad un hamburger!

Sentì il cellulare squillare e rispose senza guardare neanche chi fosse.

- Ohi Sanji finito di lavorare? – la voce di Rufy era così squillante che Sanji dovette allontanare il telefono dall’orecchio

- Si proprio ora - rispose sbadigliando
- Senti domani ti va di venire ad una festa con me? –

- Una festa?... In che locale? –

- No nessun locale, a casa di alcuni amici. Sono simpatici! Dai, dai vieni –

Sanji pensò che avesse qualcosa a che vedere con Usopp... era meglio andare dietro a quello scalmanato di Rufy per evitare che combinasse casini

- Ok ci vengo...  Ma Nami? -

- Eh... abbiamo litigato perché ha scoperto che oggi ho fatto festa a scuola e non gliel’ho detto –

 Il biondo sospirò: il classico!

- Dovresti cercare di non litigare così spesso perché ...- mentre parlava Sanji sentì delle risate dall’altra parte del telefono.

- Ehi Rufy che succede? –

- No nulla è solo Franky, l’amico che fa quella festa. Domani te lo faccio conoscere. Senti allora ti passo a prendere domani sera alle otto ok? – prima che potesse rispondere Sanji sentì Rufy mettere giù ridendo. Buttò il cellulare sul cuscino. Beato lui che se la divertita sempre e comunque.

Domani era venerdì, il che significava che dopo avrebbe avuto due bei giorni di riposo lontano da quel vecchio rompiscatole! Cominciare il weekend con una bella festa non era una cattiva idea.

Che questa volta Rufy avesse fatto la cosa giusta?

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Ecco fatto anche il secondo capitolo.

Allora chi di voi ha indovinato l’identità della “Lei” che fa battere il cuore al nostro cyborg?  ^__^  diciamo che non è difficile arrivarci... Perdonate la strana accoppiata con Rob Lucci, ma l’idea mi divertiva troppo e poi sono una coppia esteticamente molto bella *-*

Nel prossimo capitolo siete tutti invitati alla festa a casa dei nostri amici. Non mancate! Ne vedrete/leggerete delle belle!  ^__~

xxx   Chiara

 

 

P.S. Volevo chiarire solo che Usopp non è delinquente ma solo un tipo un po’ “alternativo”  ;P  L’idea mi è venuta guardando il 6° Film di One Piece, in cui Usopp indossava un cappello rasta in pile! Mi è piaciuto talmente tanto che ho voluto renderlo un po’  Giamaica–style. Tutto qui  XD

 

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Capitolo 3
*** L'avevo capito subito che eri un idiota ***


L’avevo capito subito che eri un idiota



- Andiamo Nami cerca di capire! - cercò di giustificarsi Rufy mentre schivava i cuscini del divano che la ragazza gli stava tirando addosso.

- Cosa devo capire? Che preferisci andare a zonzo con quell’idiota di Usopp invece di studiare?! – e via un altro cuscino. Rufy si abbassò dietro il divano aspettando che Nami finisse le “munizioni” a sua disposizione. Quando sentì la ragazza sospirare avvilita fece capolino dal divano.

- Ora possiamo parlare con calma? – neanche terminò la frase che un cuscino lo colpì in pieno viso.

- No! - esclamò lei. Poi andò a recuperare la borsa dal tavolo ed uscì di casa. Rufy si precipitò al suo inseguimento.

- Dai Nami non fare così, lo sai che ti amo! – le urlava. Ma niente. La ragazza continuava imperterrita a camminare.

- Senti stasera ti porto a una festa. Dai che ci divertiamo..– propose Rufy sapendo quanto la ragazza adorasse quegli eventi. Nami fermò i suoi passi voltandosi con un’espressione ambigua verso di lui.

- Una festa?... e dove? – chiese fulminandolo con il suo sguardo deciso. Rufy deglutì. Se ora le diceva che era a casa di amici di Usopp avrebbe solo peggiorato le cose.

Che fare... ma sì, le avrebbe detto che erano amici suoi, alla fine non era proprio una bugia, e poi quando “casualmente” avrebbero incontrato Usopp, poteva sempre dire che era stato, appunto, un caso!

- Sono dei miei amici. Dei bravi ragazzi credimi... dai Nami...ti prego... - mormorò dolce sorridendole. Nami sospirò. Come poteva farsi abbindolare sempre da quel suo modo di fare?

- Promettimi che non marinerai più la a scuola - ordinò.

- Ma Nami...- cercò di dire il ragazzo.

- Promettimelo Rufy – il suo tono era quasi come quello del nonno Garp... queste fece rabbrividire il povero ragazzo.

- Te lo prometto – disse con voce incerta. La ragazza sorrise furba e tornò a voltarsi di spalle.

- Se vuoi che venga alla festa però, devi comprarmi un vestito adatto – esclamò spostandosi i capelli dietro l’orecchio. Rufy pensò che era inutile obiettare. Si infilò una mano in tasca per controllare le finanze a sua disposizione. Potevano bastare.

- Certo Nami, tutto quello che vuoi – e l’abbracciò forte da dietro. Nami sorrise.

Alla fine gli perdonava sempre tutto, ma questa volta l’avrebbe fatto rigare dritto. Non voleva che il suo ragazzo fosse spedito in un’accademia militare lontano mille miglia da lei. Sì il fatto di metterlo a studiare era una ragione più che altro egoistica, ma diplomarsi faceva anche il bene di Rufy no?!

- Allora andiamo che fra un po’ chiudono i negozi – la ragazza strinse la mano del giovane e se lo trascinò dietro. Cercando di non inciampare Rufy tirò un sospiro di sollievo, poi avvolse un braccio attorno al collo della ragazza dai capelli rossi e le baciò una tempia.

- Lo sai che ti amo vero? – le bisbigliò all’orecchio. Nami sorrise.

- Le parole non servono. Devi dimostrarmelo – esclamò sicura. Anche se avevano fatto pace, Rufy sapeva che non era ancora tutto sistemato. Ma voleva pensare positivo, come era nella sua natura! Nami era la ragazza della sua vita, niente e nessuno avrebbe mai potuto separarli... almeno così credeva...

 

 

Franky e altri tre tizi stavano portando una cassa dopo l’altra mentre Zoro borbottava a mezza bocca. Usopp intanto dava direttive sul da farsi nonostante nessuno lo stesse a sentire.

- Andiamo dacci una mano – esclamò Franky sotto il peso di un enorme scatolone contenente di sicuro birra. Zoro alzò un sopracciglio prendendo le chiavi della macchina.

- Scordatelo – sospirò uscendo. Già l’idea di quella festa non lo esaltava, figuriamoci se gli andava di dargli pure una mano. Che se la cavassero da soli...

Mise in moto accendendo lo stereo dell’auto. Quel maledetto aggeggio riusciva a beccare solo le stazioni di musica religiosa. Ma che diavolo! Lo spense ricordandosi di chiedere a Franky di trovargliene uno meglio. Non era difficile per lui, che riusciva a reperire “legalmente” qualsiasi pezzo volesse.

Passò con la sua auto davanti ad un locale alquanto familiare. Ma lui non si ricordava mai nulla e quindi non si sforzò più di tanto di rammentare se e quando c’era stato. Quando vide una testa bionda che portava fuori un sacco dell’immondizia la memoria gli ritornò di colpo.

Eccolo lì! Ecco la causa di tutti i suoi problemi! Quell’antipatico snob che gli aveva servito delle bibite l’altro giorno, anzi no, ieri!  Se non ci fosse stato quello stupido ossigenato, a quest’ora Zoro avrebbe ascoltato il discorso di Franky, avrebbe prontamente rifiutato ogni proposta e della festa non se ne sarebbe parlato più.

La rabbia iniziò a pervaderlo. Voleva almeno avere la soddisfazione di fargliela pagare. Osservò il ragazzo biondo rientrare dentro, mentre i clacson delle auto gli suonavano alle spalle. Senza rendersene conto si era fermato nel bel mezzo della strada.

Ma possibile che quello lì gli facesse sempre perdere la cognizione di quello che faceva?! Maledetto...

Parcheggiò poco distante e scese dall’auto. Prima di avviarsi si diete un’occhiata addosso per vedere se questa volta aveva qualcosa di “strano” . No, una canotta blu e dei semplici jeans non poteva certo essere considerati “strani”...  poi si chiese perché mai si stava facendo tutti quei problemi, se c’era qualcuno che doveva giustificarsi per come si vestiva non aveva certo il nome di Zoro!

Si diresse a passo spedito ed entrò nel locale. Non c’era molta gente e vide il biondino dietro al bancone mentre serviva degli hamburger. Si dipinse sul viso un ghigno soddisfatto e andò a sedersi ad uno degli sgabelli proprio al bancone. Controllò con la coda dell’occhio se quel tipo lo avesse notato e quando lo vide avvicinarsi spostò l’attenzione sul menù che aveva fra le mani.

- Cosa ti porto? – chiese il biondo. Zoro alzò lo sguardo e lesse nei suoi occhi che anche lui l’aveva riconosciuto.

- Oh, guarda chi c’è! Come mai oggi senza cappellino? – ridacchiò.

- Non ho bisogno di nessun cappellino, io, non devo certo nascondere degli orribili capelli verdi... – esclamò sospirando il ragazzo. Zoro corrucciò la fronte infastidito! Ora aveva avuto la conferma che quello lì era proprio un deficiente!

- Credi di essere simpatico? – ringhiò. Il ragazzo biondo sorrise.

- Ok amico. Lo sai cosa sarebbe simpatico? Se ti spaccassi la faccia davanti a tutti qui adesso! – esclamò Zoro. Il biondo trasformò il suo sorriso in una smorfia infastidita.

- Se cerchi rogna cambia locale. Io sto lavorando e se tu non vuoi né mangiare né bene, sei pregato di andartene –

Negli occhi di Zoro si accese una vena di rabbia furente. L’aveva capito subito che era un idiota!

Stava per afferrare quel suo bel collo e tirarglielo come si fa con quello di un tacchino, quando una voce roca si intromise.

- Sanji che succede? Servi i clienti senza dar loro problemi capito! – borbottò un vecchio con dei lunghi baffi.

- Tranquillo zio, il signore stava andando via – dichiarò tranquillamente il biondo guardando Zoro negli occhi. Quest’ultimo ingoiò la sua rabbia ed uscì di furia da quel locale.

Che faccia da stronzetto! Avrebbe dovuto spaccargliela davvero, ma chissà quale santo in cui neanche credeva, gli aveva ricordato che era meglio non beccarsi un’altra denuncia per aggressione. Vaffanculo a lui e a quel locale di merda!

Salì in macchina e corse via promettendosi di non mettere più piede in quel posto.

 

 

- Sempre a creare problemi tu – mormorò Zeff mentre Sanji osservava il ragazzo dai capelli verdi uscire.

Aveva capito all’istante che era un tipo da evitare. Chi diavolo lo aveva indirizzato per ben due volte nel suo locale?! Era gente come quella che gli faceva venire il prurito alle mani.

- Senti vecchio io stacco prima oggi –

- Che diavolo stai dicendo! Tu da qui te ne vai quando dico io – affermò Zeff sbattendo la mano sul bancone. I clienti si voltarono verso di loro. Sanji si guardò in giro infastidito.

- Non dare sempre spettacolo vecchio. Ho detto che me ne vado e così farò – se ne andò nel retro mentre Zeff lo seguiva sbraitando. Senza dar peso alle sue parole, Sanji si liberò del grembiule e uscì dall’uscita posteriore.

- Dannato ragazzino! Questa te la faccio pagare! Ti dimezzo lo stipendio! – minacciò Zeff quando Sanji salì in macchina dandogli “appuntamento” a lunedì.

 

Porca miseria! Quel testa verde l’aveva davvero fatto incazzare! Maledetto. L’aveva capito subito che era un idiota!

Spinse forte il pedale del gas.

Ma perché dovevano capitare tutte  a lui! Se fosse rimasto altri cinque minuti nel locale di sicuro avrebbe sfogato su suo zio tutta la sua incazzatura. Andarsene era l’unica soluzione. Meglio una dimezzata di stipendio, che essere licenziato perché lo aveva pestato di brutto.

Mentre correva con la sua auto vide Rufy sommerso da pacchi che usciva da un negozio. Dietro di lui Nami stava parlando animatamente. Se stavano insieme a fare compere, forse avevano fatto pace. Meglio così! Almeno non avrebbe dovuto accompagnarlo a quella festa. Non aveva una gran voglia di andarci, e dopo il bell’incontro con quel maledetto tipo, ne aveva ancora meno!

Suonò il clacson per salutare i due ragazzi. Nami gli sorrise facendogli cenno di fermarsi e Sanji accostò

- Ciao Nami! Wow, sei bellissima come sempre – esclamò poggiando un gomito fuori dal finestrino.

- E tu sei il solito adulatore – sospirò la ragazza. Rufy da dietro al gran numero di pacchi fece capolino illuminando il ragazzo con il suo sorriso migliore.

- Ohi Sanji, meno male! Ti prego dammi un passaggio che non ce la faccio più –

Sanji sorrise e gli fece segno di salire, mentre Nami richiamava Rufy per la sua poca voglia di lavorare.

- Allora stasera ti passiamo a prendere alle otto – esclamò Rufy. Sanji scosse la testa

- Non vengo Rufy. Tanto ora sei già in ottima compagnia –

Rufy brontolò poggiandosi contro lo schienale dell’auto.

- Ma perché? Dai vieni, lo sai che con Nami non mi diverto – sospirò. Nami gli tirò un cazzotto in testa.

- Ahià! Ma Nami volevo solo dire che con te non posso fare quello che faccio con i miei amici - Quella frase diete il via ad un’aspra discussione fra i due ragazzi. Sanji si maledì per averli fatti salire. Già aveva i suoi problemi e ora ci si mettevano pure quei due a finire di dargli noie.

- Fammi scendere subito – ordinò Nami. Sanji accostò e mentre Rufy la tirava per un braccio, la ragazza gli molò un bel ceffone sulla faccia informandolo che questa volta era davvero finita. Poi scese dall’auto incurante delle grida che il moro le stava lanciando alle spalle.

- Uff... E ora che faccio? – sospirò Rufy scivolando nel sedile.

- Te la sei cercata – fu la rapita risposta di Sanji mentre rimetteva in moto l’auto.

Per tutto il viaggio, Rufy si dovette subire tutte le critiche che l’amico gli stava facendo e non poteva neanche obiettare. Sapeva che la colpa alla fine era sempre la sua.

- Allora ci vieni alla festa? – chiese. Sanji lo guardò avvilito.

- Hai almeno sentito quello che ti ho detto? – sospirò

- Certo. Ma ora andiamocene alla festa. Ho voglia di divertirmi e non pensare-

‘Non pensare’ era quello che a Rufy riusciva meglio. Sanji sospirò ancora non potendo più tirarsi indietro.

I due tornarono a casa di Rufy dove il ragazzo si cambiò d’abito dopo aver sistemato tutti i pacchi che aveva acquistato con Nami, nel soggiorno.

- Allora come sto? – chiese sorridente. Sanji lo guardò ancora incredulo.

Ma quello era o no uno che era appena stato mollato da quella che considerava la donna della sua vita?!

- Stai bene – rispose sincero. Rufy ridacchiò mentre si sistemava i capelli.

- Dobbiamo passare da te ora – esclamò il moro.

- No non preoccuparti, vengo così – sospirò Sanji stendendosi sul letto. Rufy pensò che forse Sanji non aveva davvero nessuna voglia di andare con lui, e se lo stava facendo, era proprio perché gli era davvero amico.

Prese dall’armadio una camicia arancione ed un gilet nero. Sapeva che Sanji adorava quel tipo di vestiti.

- Tieni – gli sorrise lanciandoli sul letto. Il biondo sentì i vestiti rendergli sul viso e si alzò prendendoli fra le mani.

- Però, non sapevo avessi certi gusti – ridacchiò guardando gli indumenti

- Infatti, non li ho mai messi. Te li regalo – 

Sanji  accettò felice e dopo essersi fatto regalare anche una bella cravattina, si cambiò e poco più tardi uscirono di casa.

 

 

Dalla casa di Franky proveniva il rumore della musica ad alto volume e del baccano che stavano facendo i ragazzi. Rufy scese dall’auto mentre Sanji si chiedeva in che cavolo di posto l’avesse portato. I due si avviarono verso la porta e Rufy bussò. Il chiasso era così tanto che dovette bussare più volte perché nessuno veniva ad aprirgli. Sanji sospirò e si girò di spalle per vedere se la macchina era al “sicuro”. Visto l’ambiente poco rassicurante, non era insensato preoccuparsi.. Dietro di lui la porta si aprì e una voce li raggiunse.

- Ehi sei arrivato finalmente –

- Ne dubitavi?! Ohi Zoro lui è il mio amico Sanji – esclamò Rufy

Il biondo si voltò pronto a far conoscenza con chiunque fosse alla porta, ma quando incontrò gli occhi neri di quel giovane, ma soprattutto i suoi capelli, non poté che rimanere senza parole.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Forse avrei dovuto dirvi che la festa era stata posticipata di un capitolo... ops...  Allora sorry! ^__^

Scuse a parte, volevo ringraziare tutti per aver apprezzato l’idea di questa fic. Mi ha fatto davvero molto piacere e vi giuro che non me lo sarei mai aspettato *-*  ancora grazie!

 

Al prossimo capitolo e questa volta festa assicurata! Parola di boyscout  ^__~

Kiss kiss    Chiara

 

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Capitolo 4
*** Con ventiquattromila “pugni ” ***


Con ventiquattromila  pugni


Zoro sentì bussare alla porta. Per fortuna si trovava lì vicino, se no con ogni probabilità, chi era fuori avrebbe potuto bussare all’infinito ché,  dato il baccano che c’era , nessuno gli avrebbe aperto. Poggiò la birra su una mensola e andò ad aprire. Il viso sorridente di Rufy gli spuntò davanti

- Ehi sei arrivato finalmente –  ridacchiò

- Ne dubitavi?! Ohi Zoro lui è il mio amico Sanji –  esclamò Rufy. Zoro buttò l’occhio dietro al moro e intravide una chioma bionda. “Sanji”’... dove aveva sentito quel nome... mentre cercava di far mente locale il ragazzo si girò verso di lui.

No, non poteva essere! No lui! Non quell’idiota di prima! Ma allora era un incubo?!

- Tu? – sospirò il biondo. Zoro invece non disse nulla ma indurì lo sguardo sperando che bastasse quello per ucciderlo.

- Qualcosa che non va? – chiese Rufy sentendo l’aria raggelarsi all’istante. I due non risposero continuando a guardarsi in malo modo.

- Ehi se già vi conoscete tanto meglio! – esclamò nella speranza di rasserenare gli animi. Non sapeva che cosa fosse successo. Aveva solo avuto l’impressione che fra Zoro e Sanji non ci fosse molta simpatia. Mah, qualsiasi cosa, non era così importante da fermare la sua voglia di divertirsi. Cinse un braccio attorno al collo di Sanji e un altro attorno a quello di Zoro

- Andiamo ragazzi! Siamo ad una festa! - Esclamò ridendo. I due continuarono a fissarsi senza proferire parola. Poi un chiassoso Usopp fece capolino fra le teste degli invitati

- Bella amico sei arrivato! Dai che stiamo facendo una gara di bevuta! – urlò fra il baccano generale alzando una mano per invitare il ragazzo. Rufy  rise gasato lasciando immediatamente il collo dei due ragazzi e catapultandosi dentro.

 

Sanji vide Rufy sparire fra luci psichedeliche e schiamazzi indefiniti. Poi tornò a guardare il giovane di fronte a lui.

- Com’è che ti chiami? – chiese. Ma il ragazzo continuava a non rispondere quasi fosse inchiodato sul posto. Sanji sospirò accendendosi una sigaretta.

- Guarda che non è stata mia l’idea di venire. Se avessi saputo che era casa tua...- stavolta l’altro lo interruppe.

- Non è casa mia, cioè non solo e comunque avresti fatto meglio a non venire – ringhiò. Due secondi dopo una mano enorme lo colpì alla spalla spostandolo bruscamente dalla soglia.

 

- Ehilà cappellino! Allora sei tu l’amico di Rufy? Chi l’avrebbe mai detto! Io sono Franky. Ma che fai sulla porta? Dai entra! E tu idiota che fai aspettare gli ospiti fuori?! – esclamò Franky alquanto allegro. Zoro lo fulminò con lo sguardo.

- Franky non intrometterti – minacciò. Ma Franky aveva già avvolto un braccio attorno al collo del biondino e l’aveva tirato dentro nonostante lui tentasse di sottrarsi alla sua massiccia presa. Zoro guardò l’amico portarsi via quel tizio senza riuscire a impedirlo.

Merda! Quella festa era stata davvero una maledizione fin dall’inizio!

 

Senza rendersene conto, Sanji si ritrovò avvolto dalla musica sparata a palla e da una generale eccitazione che invadeva tutti i presenti. Provò a districarsi fra la folla quando Franky sparì di colpo. Cercò con gli occhi Rufy e lo vide in piedi su un tavolo mentre tracannava una birra. Aveva già iniziato a “non pensare”.

Si voltò poi verso la porta per vedere se quel ragazzo era ancora lì. No, la porta era chiusa e lui sembrava essere svanito. Chi l’avrebbe mai detto che l’avrebbe incontrato a quella festa, anzi che era proprio a casa sua!

Non credeva nel destino o in stupidaggini simili, ma stavolta dovette per forza pensare che ci fosse qualcosa del genere che li faceva incontrare in continuazione.

Una mano si posò sulla sua spalla. Era Franky che gli allungò una birra dicendo qualcosa. Sanji provò a leggerne il labiale perché era impossibile poterlo udire. Non riuscì a capirlo ma quando lui gli sorrise, ricambiò il sorriso prendendo la birra che gli aveva offerto. Poi Franky raggiunse Usopp e un altro paio di ragazzi che stavano ballando poco più in là.

Non era abituato a quel tipo di feste, preferiva qualcosa di più “tranquillo”. Ma ormai c’era e tanto valeva divertirsi.

Buttò giù un sorso di birra e solo allora si accorse di non aver più la sigaretta fra le labbra. Gli doveva essere scivolata di sicuro quando Franky lo aveva “gentilmente” fatto entrare. Pensò che però era un tipo simpatico, nonostante il fatto che indossasse degli occhiali da sole dentro casa. L’aveva giudicato male doveva ammetterlo. Ciò che invece non aveva fatto con quell’altro. Quello lì coi capelli verdi l’aveva capito subito: era uno stronzo. Punto.

 

Zoro buttò giù un’altra birra mentre non perdeva d’occhio neanche un secondo quel biondino. Sanji... era questo il suo nome. Quel tipo aveva osato beffeggiarlo non una, ma ben due volte. Prima in quel locale, e ora addirittura dentro casa sua! Non poteva certo fargliela passare liscia.

Vide Sanji bere una birra che gli aveva portato Franky (un altro a cui farla pagare tra l’altro) e sembrava non essere troppo a suo agio. Come poteva esserlo, di sicuro quello lì era abituato a ben altri ambienti, bastava guardare come era vestito.

Come si faceva ad andare in giro in un gilet nero con tanto di cravatta?! Non che gli stesse male, questo doveva ammetterlo.

Continuò a guardarlo.

Non riusciva a capire, però, se l’interesse per lui fosse solo “punitivo”.  Cioè aveva attaccato briga tante di quelle volte che neanche se le ricordava, eppure non aveva mai portato tanto rancore verso qualcuno. Alla fine lui non era uno che portava rancore. Anzi. Bastava un pugno, a volte anche solo un insulto e si dimenticava di tutto. Non era il tipo che perdeva tempo ad odiare qualcuno. Eppure quel Sanji proprio non riusciva a toglierselo dalla testa.

 

 

Era passata qualche ora e ormai Rufy aveva completamente perso il controllo, Usopp stava parlando con un tizio che apparentemente sembrava ascoltarlo, mentre metà degli invitati erano accasciati a terra mezzi addormentati. Sarà stato il troppo alcol, o lo strip che Franky aveva fatto poco prima, mah, chi può dirlo, di certo le mutande di Franky avevano un qualcosa di inquietante...

Sanji se ne stava in un angolo a parlare con un ragazzo che aveva scoperto essere ancora più fuori di testa di Usopp. Mentre il tizio continuava a parlargli di come gli alieni avrebbero invaso il pianeta la prossima primavera, lui cercò di trattenersi dal scoppiargli a ridere in faccia. La musica si era smorzata, e fatto l’orecchio ci si poteva anche sentire. Visto le cavolate che stava sparando quel tizio però, sarebbe stato meglio non udirlo a fatto.

Quando finalmente lo lasciò in pace andando ad unirsi alla conversazione di Usopp, Sanji sentì il bisogno di una boccata d’aria, o meglio di una boccata di tabacco.

Prima di uscire lanciò un ultimo sguardo alla situazione che aveva davanti. Ma più che soffermarsi su un Rufy che rideva con altri due, accasciato su una cassa di birra, cercò di individuare quel ragazzo dai capelli verdi. Da quando era arrivato l’aveva intravisto un paio di volte dove si erano scambiati degli sguardi poco amichevoli. Non poteva negare, però, che quel ragazzo avesse qualcosa che lo attraesse, forse sarà stato per il semplice fatto che ogni volta che incrociava i suoi occhi, questi sembravano fulminarlo all’istante.

Ora chissà dove si era cacciato...

Uscì chiudendosi la porta alle spalle. L’aria era fredda, o forse era dentro che faceva troppo caldo. Fece qualche passo poggiandosi spalle al muro. Finalmente poté sentire in bocca il sapore della sua amata sigaretta, mentre il rumore della festa arrivava alle sue orecchie ovattato dalle pareti.

Dopo qualche minuto vide una sagoma comparire al suo fianco. Non poteva non riconoscerla.

 

 

Più Zoro lo guardava più si convinceva che quello che Sanji gli ispirava, non erano proprio pugni. Era la prima volta che avvertiva quel senso di “magnetismo”.

Lo vide parlottare con un tizio. Oddio era Johnny il pazzo! Quello era uno che ogni settimana veniva ritrovato mezzo nudo sull’autostrada mentre cercava di impedire agli ufo di atterrare. Zoro pensò che forse quel biondino stesse già avendo una bella punizione.

Ridacchiò guardando Sanji che cercava di sopportare le cazzate di Johnny, ma più di una volta lo vide sgranare gli occhi serrando la bocca per non ridere. Quando il suo intrattenitore se ne andò, sulle labbra di Sanji comparve un sorriso liberatorio. Zoro provò l’irrefrenabile desiderio di assaporare quelle labbra almeno una volta...

Poi Sanji iniziò a guardarsi attorno. Zoro pensò che forse stesse cercando Rufy. Si voltò qualche metro alla sua destra e vide Rufy ridacchiare sbronzo. Accidenti, come si era ridotto! Non che lui si scandalizzasse. Quante volte aveva vomitato anche l’anima nelle sue nottate a base di alcol. Spostò lo sguardo da Rufy al resto della casa: fra la gente mezza addormentata e le decine di lattine che erano sparse in giro, Franky avrebbe avuto una lunga giornata per riordinare. Certo, Franky, perché lui non avrebbe neanche alzato un dito. Figuriamoci...tzè...
Tornò con gli occhi lì, dove prima c’era Sanji ma non lo trovò. Diede un rapida occhiata qui e là ma nulla. Dove cavolo si era cacciato?

I pensieri pacifici di prima, stavano lasciando di nuovo il posto alla rabbia. Beh, se si era volatilizzato peggio per lui. Decise di uscire a fare due passi. Quella puzza di gente ubriaca cominciava ad infastidirlo.

Uscito fuori si chiuse la porta dietro accorgendosi troppo tardi di non aver con sé le chiavi. Cazzo che bella serata!

Si diresse verso l’auto per prendere una giacca. Faceva davvero freddo e lui stava solo con una canottiera. Quando stava per raggiungere il veicolo, vide Sanji che fumava poggiato ad un muro.

Eccolo lì: trovato.

Ghignò beffardo avvicinandosi a lui e dimenticando all’istante l’aria gelida che pungeva sulle sue braccia.

Quando fu a pochi passi da lui, Sanji alzò lo sguardo

 

- Sei venuto a prendermi a pugni? – mormorò fra il fumo.

- Ti lascio finire la sigaretta se vuoi – rispose beffardo l’altro. Sanji sorrise e si sedette a terra.

- Grazie allora – tirò un'altra boccata mentre sentiva lo sguardo del suo “sfidante” addosso.

- Mi ripeti come ti chiami? Non lo ricordo – chiese pacato. L’altro ridacchiò sedendosi accanto a lui.

- Vuoi sapere il nome di chi ti spaccherà la faccia? –

Sanji lo guardò sorridendo.

- Beh, sarebbe un gesto gentile. Non trovi ?– ironizzò. Il ragazzo accanto a lui poggiò la testa al muro incrociando le braccia dietro al capo.

- Non è poi una richiesta così assurda... – esclamò

Sanji guardò il suo profilo. Era un bel ragazzo non poteva proprio negarlo. Quell’espressione furba sul viso poi, lo rendeva anche particolarmente sexy.

- Zoro. È questo il mio nome – disse. Sanji prese un’ultima boccata e poi gettò la sigaretta a terra. Si alzò poggiandosi spalle al muro con le mani nelle tasche.

- Avanti Zoro. Fai quello che devi fare – ridacchiò sicuro. Zoro lo guardò per un po’ senza alzarsi da terra, poi si tirò su posizionandosi davanti al biondino.

Sanji lo fissò negli occhi. Cavolo se era bello, ma questo non gli impedì di continuare a considerarlo un idiota.

Dato che non amava avere gente che lo perseguitasse, decise che se gli tirava un pugno non avrebbe reagito, dandogli così una specie di “contentino”, se però avesse avuto intenzione di pestarlo sul serio, a quel punto non gli avrebbe di certo risparmiato qualche calcio.

 

Zoro vide Sanji alzarsi e poggiarsi sicuro al muro.

- Avanti Zoro. Fai quello che devi fare –

Certo aveva del coraggio. Non era da tutti sfidarlo in quel modo. Chissà perché, però proprio non aveva intenzione di colpirlo.

Guardò il ghigno dipinto sul suo volto mentre una ciocca di capelli biondi nascondeva parte del suo sguardo. 

Si alzò da terra e si mise fronte a Sanji. Mille pensieri gli attraversarono la testa mentre gli occhi del biondo si specchiavano nei suoi. Ma pensare troppo non era da Zoro.

Sanji alzò un sopracciglio come per invitarlo a fare qualcosa. Zoro decise in quell’istante di fare quello che aveva voluto fare da quando quel maledetto biondino era entrato in casa sua.

Senza dire nulla si avvicinò al suo volto premendo le labbra contro quelle di Sanji. Con una mano gli sollevò il viso sentendo il biondo assecondare i suoi gesti.

Stranamente Sanji non si sentì spiazzato da quel gesto. Zoro... aveva saputo il suo nome pochi attimi primi e ora stava divorando ardentemente le sue labbra. Che gli succedeva? Non era da lui lasciarsi andare in quel modo. I pensieri furono presto spazzati via dalle sensazioni che quel ragazzo dagli strani capelli verdi gli stava facendo provare.

Zoro sentì la lingua di Sanji accarezzare famelica la sua.

Non avrebbe mai immaginato potesse esser così travolgente anche solo baciare qualcuno. Il biondo continuava a tenere le mani in tasca, mentre Zoro ne piantò una contro il muro e con l’altra gli teneva il volto. Avrebbe voluto non smettere mai di baciarlo. Lo desiderava come non credeva fosse possibile.

Quando il bisogno di ossigeno costrinse i due a dividersi Sanji sorrise.

- Non sapevo che questi si chiamassero pugni...- sussurrò. Zoro si allontanò da lui corrucciando la fronte.

- Se preferisci un pugno alla vecchia maniera basta dirlo – esclamò. La dita di Sanji afferrarono uno dei passanti dei suoi jeans tirando il ragazzo verso di sé. Per poco le loro fronti non si scontrarono.

Pochi centimetri li dividevano. I loro respiri sempre più crescenti si perdevano gli uni sulle labbra dell’altro. Sanji fece scorrere le mani sulla canotta azzurra di Zoro mentre vedeva i brividi sulla sua belle ambrata

- Cos’è, hai freddo... – sospirò sarcastico. Zoro sorrise accarezzando con un dito le sue labbra prima di rifondarsi con foga per assaporarle ancora una volta, mentre la luce smorta di un lampione li illuminava pigramente.

Un bacio, poi un altro, poi un altro ancora... travolti da quel desiderio reciproco, ormai ne avevano completamente perso il conto.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Come dire: ISTINTO batte RAGIONE 10 a 0   ;D
Nel prossimo capitolo entrerà il scena la “Lei” di Franky (“finalmente” voi direte XD) e naturalmente ci sarà anche il suo bastardissimo, ma anche molto sexy, ragazzo  ^__^
Kiss kiss  Chiara

 

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Capitolo 5
*** Vorrei poter tornare indietro ***


Vorrei poter tornare indietro


Anche quella mattina era in ritardo.

Ma si sa che non è facile iniziare a lavorare il lunedì, dopo un week end di riposo. Solo che questa volta Sanji non aveva neanche avuto modo di goderselo come si deve quel week end, perso com’era nei suoi pensieri.

Dopo la festa e dopo quello che era successo, non aveva più sentito Zoro. Non sapeva neanche il suo numero di telefono, a dire il vero non sapeva proprio nulla di lui. Non aveva avuto modo di domandargli niente perché il suo caro amico Rufy si era sentito male nel bel mezzo della festa, e aveva dovuto portarlo in ospedale per una lavanda gastrica. Mentre correva con l’auto verso l’ospedale si ripeté che avrebbe dovuto impedirgli di bere così tanto.

Unica nota positiva di quel piccolo incidente, era che la degenza notturna al pronto soccorso, aveva fatto riappacificare Rufy con la sua Nami, che saputo che si era sentito male, era corsa da lui .

Sanji ebbe il dubbio che Rufy l’avesse fatto di proposito, pazzo com’era, non era difficile che facesse una simile cazzata!

Comunque alla fine non aveva avuto il coraggio di tornare a casa di Franky. A dire il vero non aveva avuto il coraggio di rincontrare Zoro, perché dopo che la foga del momento era passata, aveva considerato quello che era successo, come la cosa più sbagliata che potesse fare. Baciarlo, e poi in quel modo... Cavolo non avrebbe mai dovuto farlo!

Dopo l’ennesima lite con Pauly sempre a causa di quella dannata sveglia, Sanji salì in macchina. Guidava senza alcuna voglia di farlo mentre continuava a pensare a quella festa.

Uff... non doveva più perderci tempo. Era stato di sicuro l’eccitazione di un momento. Forse Zoro non aveva alcuna intenzione di rivederlo, altrimenti  l’avrebbe cercato. Ma anche lui avrebbe potuto farlo..

Un pensiero in più, uno sguardo in meno alla strada e... il guaio era fatto. Con un urto violento Sanji tamponò una macchina che stava ferma davanti a lui.

- Cazzo! –

Scese dall’auto per vedere che era successo. Si accorse solo dopo che la macchina che aveva tamponato era una stupenda Porche grigia.

- Brutto imbecille che cazzo hai fatto! – urlò il ragazzo che scese dalla costosa macchina.

- Dio santo guarda qua – continuò a borbottare vedendo il retro della sua auto distrutto.

Sanji riconobbe poi chi era quel tizio. Ma che diavolo, proprio Rob Lucci doveva andare a tamponare?!

- L’importante è che non ci siamo fatti male – sospirò il biondo. Lucci lo guardò esterrefatto.

- Male? Ti rendi conto, piccola testa di cazzo, di quello che hai fatto? – gli urlò. Sanji sentì che la pazienza iniziava a sparire.

- Senti, sei tu che ti sei fermato nel bel mezzo della strada – rispose. Mentre battibeccavano, dalla portiera della Porche scese una ragazza mora.

- Andiamo Lucci basta ora – esclamò. Lucci si voltò serio verso di lei.

- Non intrometterti Robin, questo piccolo pezzente me la deve pagare – ringhiò. La ragazza sospirò poggiandosi sulla macchina.

- Tranquillo per i danni, ci penserà l’assicurazione. Ora bisogna solo chiamare un carro attrezzi – suggerì.

- Infatti... dovrebbe esserci un’officina qui da qualche parte, se non sbaglio – aggiunse Sanji accendendosi una sigaretta. Lucci sembrò riprendere un po’ di calma. Borbottò qualcosa chiamando al cellulare qualcuno.

- Ti sei fatta male? – chiese Sanji alla ragazza. Lei sorrise scuotendo la testa.

- Bene muoviamoci che ho una riunione. Robin andiamo – esclamò Lucci rimettendosi in tasca il cellulare. Poi chiamato un carro attrezzi, anzi due, le auto furono portate in un’officina. Sanji andò con il carro, mentre Lucci e la sua ragazza aspettarono l’arrivo di un taxi.

Quando arrivò all’officina, Sanji non si aspettava di trovare qualcuno che conosceva.

- Ehi che hai combinato? – ridacchiò Franky con le mani sporche di grasso.

- Ehi Franky. Non sapevo che lavorassi qui? – esclamò Sanji alla vista del ragazzo.

- Devo pur campare in qualche modo – ridacchiò ancora. Poi gli chiese notizie di Rufy, e Sanji gli raccontò quello che era accaduto, anche che aveva fatto pace con la sua ragazza.

- Meglio così allora... . Senti che ti è successo? – chiese ancora Franky dando un’ occhiata all’auto del ragazzo.

- Ma nulla. Ho tamponato un tizio. Anzi non proprio un tizio qualunque direi – mormorò Sanji. Franky stava per chiedergli di chi parlasse quando vide arrivare il secondo carro con agganciata una Porche grigia. Non poteva che essere lui, quel maledetto.

Poco dopo arrivò anche il taxi con a bordo la coppia di giovani. Quando Franky vide scendere Lucci, non si aspettava che con lui ci fosse anche Robin.

- Allora fra un po’ arriva il mio avvocato. Se la sbrigherà lui per tutto – esordì Lucci senza neanche guardare Franky mentre parlava. Poi diete un’occhiata all’orologio.

- Robin io scappo in ufficio. Fatti accompagnare da Kaku, d’accordo? – senza che la ragazza potesse rispondere , Lucci rientrò nel taxi e andò via.

- Bel tipo il tuo ragazzo – sussurrò Sanji alla mora. La ragazza sorrise

- Lui è fatto così – sospirò. Poi la mora lanciò uno sguardo al meccanico che stava smanettando con la Porche. Dopo qualche secondo di silenzio sgranò gli occhi

- Franky... tu – esclamò sorpresa.

Franky sentì il cuore fermarsi di colpo. Non era possibile che lei l’avesse riconosciuto.

- Ehilà...  che sorpresa? – mormorò senza guardala troppo. Non voleva che i suoi occhi lasciassero trapelare la gioia che provava in quel momento, anche se indossava degli occhiali da sole.

- Non ci credo, sei tu? Ma che ci fai qui? – chiese la ragazza avvicinandosi a lui. A quel punto il ragazzo non poté evitare di incrociare il suo sguardo. Quegli occhi così belli, che gli facevano battere il cuore come nessun altro. Si guardarono a lungo.

- Ne è passato di tempo – sospirò lei sorridendo. Anche Franky sorrise.

- Già...- aggiunse.

Sì, era passato del tempo. Troppo forse. Quante cose erano cambiate da allora...

Lui aveva abbandonato i suoi sogni di fare il musicista e ora viveva con un idiota in un garage, mentre lei... lei brillava come sempre! Lei era riuscita in quello che voleva ed era diventata una donna bella , anzi bellissima, e di successo, ma i suoi occhi aveva ancora la luce di quando erano ragazzi.

Quanto tempo era passato... nessuno sapeva di quel periodo. Nessuno poteva sapere che quei giorni con lei, erano stati i più belli della sua vita. Franky aveva voluto sotterrali nel suo cuore come il tesoro più prezioso che avesse. Lei, solo lei era capace di regalargli attimi così indimenticabili.

- Ehi Franky, mi sai dire in che strada siamo? – chiese Sanji spezzando i ricordi del ragazzo.

- Siamo alla Stay Boulevard. Se devi andare a lavorare in quel locale ti conviene chiamare un taxi - rispose Franky. Il biondo sospirò. E chi glieli dava i soldi per un taxi?! E poi quel vecchiaccio l’aveva già chiamato due volte per dirgli di darsi una mossa.

- Lascia stare faccio due passi. Domani passo da qui, e mi fai sapere quanto mi costa sto casino - mormorò avvilito Sanji. Franky lo fermò prima che uscisse dall’officina.

- Aspetta un secondo, ci metterai una vita a piedi... senti vai a casa mia, è qui a due isolati, ti ricordi dov’è immagino. Bussa e fatti dare le chiavi della Ford. Poi domani me la riporti – consigliò il ragazzo ridacchiando.

- Casa tua? Ma se tu sei qui – fece notare Sanji.

- Si, ma Zoro è in casa. Di sicuro starà dormendo. Ma tu non preoccuparti, bussa finché non ti apre -

Sanji inghiottì. Accidenti, era una bella idea quella di farsi prestare una macchina, ma andare da Zoro... dopo che non si erano più visti... sarebbe stato davvero imbarazzante. Però era anche vero che suo zio non avrebbe tollerato un altro ritardo. Cazzo che situazione!

- Allora vuoi muovere il culo? – lo esortò Franky. Sanji ridacchiò nervoso.

- Ok allora grazie – e uscì dall’officina. Non doveva farsi troppe paranoie. Avrebbe bussato, Zoro gli avrebbe aperto, gli avrebbe dato le chiavi e sarebbe andato a lavoro. Il piano era semplice, bastava solo seguirlo alla lettera.

 

Robin rise vedendo Franky che invitava, nel suo solito stile, l’amico ad andarsene.

- Non sei cambiato per niente – sussurrò

Franky le sorrise alzandosi gli occhiali con un pollice.

- Sono sempre “super” non dimenticarlo – esclamò. Robin sorrise ancora e si sedette su una sedia mentre Franky si dava da fare con la macchina. Parlarono un po’ del più e del meno.

- Allora non suoni più... eh Franky? – sospirò.

- Lo sai che io suonavo solo perché eri tu ad ascoltarmi – rispose lui. Robin arrossi.

- Smettila, non sono mai stata un bravo pubblico – mormorò imbarazzata. Franky la guardò dolcemente.

- Ti sbagli. Quando c’eri tu, avrei potuto suonare per ore senza mai smettere – Non sapeva come gli erano uscite quelle frasi. Ma quando si trattava di Robin, non riusciva a far prevalere la ragione. Robin lo guardò sorridendo per poi abbassare la testa

- Franky... sai, a volte mi piacerebbe tornare indietro – a quelle parole il volto della ragazza assunse un’espressione malinconica. Franky si fermò. Inghiottì più volte senza rispondere. Poi tornò ad avvitare dei bulloni.

- Il passato è passato Robin. Ora hai la tua vita, il tuo lavoro, il tuo... il tuo ragazzo – quando parlò di Lucci, il tono sella sua voce si oscurò e anche Robin sembrò avvertirlo.

- Non so perché sto ancora con lui...- sospirò. Franky la guardò sentendo il cuore accelerare di colpo.

- Robin io..- non riuscì a finire la frase che una Mercedes rumorosa si fermò davanti all’officina.

- Chi diavolo è? – domandò un ragazzo che lavorava con Franky. Dalla Mercedes scese un tipo con un berretto in testa.

- Sono l’avvocato del signor Rob Lucci – si presentò per poi avvicinarsi a Robin.

- Se vuoi puoi iniziare a salire in macchina. Qui me la sbrigo io – le disse.

- Va bene Kaku – La ragazza si alzò dalla sedia

- Mi ha fatto piacere rivederti – disse sorridente verso Franky. Il ragazzo la guardò entrare in quella costosa macchina senza dire nulla.

- Avanti allora. Dov’è il ragazzo che ha causato il sinistro? –  chiese ancora l’avvocato. Franky non gli diete ascolto continuando a guardare Robin anche se i vetri scuri dell’auto non lo permettevano.

- Allora dov’è? – chiese inasprito l’uomo.

- Beh, è andato via. Doveva lavorare – rispose Franky tornando al suo lavoro.

- Capisco... beh io come faccio a rintracciarlo allora? – L’avvocato inasprì ancora di più il suo tono di voce. Franky sospirò chiedendo al suo corpo di non reagire a quella testa di cazzo.

- Domani dovrebbe passare di qui. Posso farmi lasciare il suo recapito – suggerì. L’avvocato ci pensò su per un po’.

- No lasci stare. Passerò anche io domani. Prenda questo e lo dia a quel ragazzo – poi allungò a Franky un biglietto. Il ragazzo lo prese infilandoselo in una tasca, dopo di che l’uomo risalì in macchina e partì.

Franky guardò l’auto allontanarsi sapendo che a bordo c’era lei. Era stato bello rivederla e poter parlare con lei. In quei pochi attimi sembrava che il tempo fosse tornato indietro. Peccato che era solo una sensazione. Nulla sarebbe mai tornato indietro, nulla avrebbe mai potuto farli tonare quelli di un tempo. Quella verità gli bruciava nel petto, e sentiva che anche se ci aveva provato, l’amore che provava per lei, non era mai svanito dal suo cuore. Lei era sempre la sua Robin, anche se ora dormiva fra le braccia di un altro.

 

 

- Sicuro che non vuoi niente? – chiese Zoro. Sanji scosse la testa.

- No grazie. Mi bastano le chiavi, sono già in ritardo– rispose. Zoro alzò le spalle e andò a cercare l’oggetto in un cesto di vimini colmo di cianfrusaglie.

Sanji era totalmente a disagio. Dannazione, ma come faceva Zoro a non provare nulla? Allora davvero per lui quel bacio non aveva significato niente? Che stupido che era a pensarci ancora.

- Tieni – Zoro gli lanciò le chiavi e Sanji le prese al volo.

- Grazie... allora io vado – e si alzò dalla poltrona avviandosi verso la porta.

- Aspetta un attimo – Zoro si avvicinò a lui e Sanji avvertì un brivido lungo la schiena.

- L’altra sera è stato strano – disse il giovane guardando il biondo negli occhi. Ma Sanji non riusciva a decifrare la sua espressione che sembrava assolutamente “di pietra”

- Già... non voglio però che pensi chissà che. Guarda che io non sono uno di quelli... – le parole di Sanji furono bloccate dalle labbra di Zoro.

- Ti ho pensato in questi giorni... sai – sussurrò il ragazzo dai capelli verdi. Sanji sentì il sangue caricare le sue guance. 

- Che fai ora? Arrossisci? – ridacchiò Zoro. Sanji indietreggiò

- Non dire idiozie! Non ho proprio nulla da arrossire! – affermò voltandosi di spalle. Zoro ridacchiò poggiandosi sul bracciolo del divano.

- Se lo dici tu... allora buon lavoro – Sanji si voltò verso di lui. Zoro lo guardò con il suo solito sguardo magnetico.

- Già, devo lavorare io... mica come altri che stanno tutto il giorno a poltrire – esclamò ironico il biondo aprendo la porta. Un attimo dopo una mano la richiuse. Sanji si voltò incontrando il sorriso beffardo di Zoro.

- Credi di andartene dopo avermi offeso in questo modo? – sussurrò avvicinandosi alle sue labbra. Sanji sentì il cuore battere sempre più forte, e prima che se ne rendesse conto, si ritrovò senza vestiti avvinghiato al corpo del ragazzo.

 

 

- Kaku, ti spiace risolvere le cose senza creare problemi a quel ragazzo? – chiese Robin. Il ragazzo alla guida la guardò dallo specchietto retrovisore.

- Intendi quello dell’incidente? – la  ragazza annuì.

- È amico di una persona a me molto cara – aggiunse lei. Kaku spostò lo sguardo nuovamente sulla strada.

- Non ci sono problemi, tanto Lucci vorrà di sicuro comprarne una nuova in ogni caso – rispose.

Robin guardava fuori dal finestrino le case che si spostavano velocemente.

Franky... dio quanto tempo era passato. Ma lui era sempre come se lo ricordava. Sorrise.

Forse non gli avrebbe dovuto dire di Lucci... ma era stato più forte di lei. Era la verità. Non sapeva per quale motivo stesse ancora insieme a lui. Ormai non c’era più nulla che li legava, non c’era più neanche attrazione. Era come un tacito accordo in cui, per salvare le apparenze, dovevano mostrarsi la coppia più bella della città, la più invidiata. Ogni ragazza avrebbe voluto essere al suo posto e ogni uomo odiava Lucci perché aveva lei al suo fianco.

Robin credeva che era per questo che Lucci la voleva ancora. Era come un diamante che nessun’altro possedeva. Quando ne avrebbe trovato uno più lucente l’avrebbe buttata via. Come avrebbe fatto con quella Porche che Franky stava inutilmente aggiustando. A qualunque donna il solo pensiero, avrebbe spezzato il cuore, mentre a lei la cosa le era totalmente indifferente. Anche lei lo avevo usato per guadagnare un po’ di successo. E ora che aveva una cattedra alla facoltosa università di archeologia, poteva  anche fare a meno di quel viziato figlio di papà. Ma chissà perché nessuno dei due sembrava avere voglia di farla finita. Forse perché anche lasciarsi, sarebbe stato qualcosa fatto con il cuore. Ormai, quel cuore, non lo usavano più.

Robin si sentì invadere da una profonda tristezza.

Da quanto tempo non si sentiva più viva? Le era bastato ridere pochi attimi in compagnia di Franky per capire che l’unico momento della sua vita, in cui era stata davvero felice, faceva ormai parte del passato. Ripensò alle serate a base di musica e risate. Le serate con Franky. Quelle serate che, ormai, erano solo un ricordo lontano.

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Eh sì, era la nostra bella archeologa la “Lei” di Franky  ^__^   sorpresi vero? (immagino che le vostre facce dicano questo:   >__>  “sorpresi? per niente” )
Non preoccupatevi se la situazione sembra “difficile” , perché presto le cose si evolveranno, eccome se si evolveranno 
;D 

Ci sono ancora un sacco di colpi di scena che non potete neanche immaginare
(sì lo ammetto, adoro alimentare la vostra fantasia ^^)

Al prossimo capitolo       Chiara


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Capitolo 6
*** Evolution ***


Evolution


Un corpo nudo, avvolto solo da un lenzuolo, dormiva serenamente su un letto disfatto, mentre due occhi lo guardavano da una sedia poco distante.

Zoro stava ripercorrendo con lo sguardo la sagoma di Sanji, avendo ancora sotto le dita la sensazione della sua pelle liscia. Vedeva la schiena bianca del ragazzo alzarsi e abbassarsi ad ogni respiro, mentre i capelli biondi cadevano dolcemente sul suo volto. Ancora non credeva che era stato lì a guardarlo per tutto quel tempo. Quante volte aveva fatto sesso con qualcuno e un attimo dopo si era rivestito e si era andato a fare una birra. L’avrebbe dovuto fare anche questa volta, ma proprio non riusciva a staccare gli occhi  da lui.

Si abbottonò i jeans e si sedette sul letto facendo attenzione a non svegliarlo. Con la mano gli spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio accarezzandogli delicatamente una guancia. Sanji mugugnò qualcosa e subito Zoro tirò indietro la mano e si alzò dal letto. Iniziò a camminare avanti e dietro con le braccia dietro la testa. Maledizione ma che diavolo stava facendo. Era tutto sbagliato! Tutto! Cioè non era da Zoro!
Continuò a camminare pensieroso quando sentì una voce ridacchiare.

- Si può sapere che stai facendo? – sospirò Sanji abbracciando il cuscino. Zoro rimase per un attimo in silenzio.

- Io? – disse stupidamente. Sanji rise ancora scuotendo la testa, poi lo guardò sorridendogli dolcemente. A quel punto Zoro mandò al diavolo tutte le sue seghe mentali e tornò a stendersi sul letto, mentre le braccia di Sanji lo tiravano a sé unendo nuovamente le loro labbra.

Degli squilli di un cellulare si intromisero invadentemente fra di loro. Sanji allungò la mano per prendere l’oggetto, sentendo le labbra di Zoro baciarlo avidamente sul collo. Rispose con la voce alquanto incerta

- Pronto? –

- Dove diavolo sei finito? – urlò dall’altra parte lo zio Zeff. Sanji scattò di colpo sedendosi sul letto e facendo spostare bruscamente Zoro.

- Zio! Io... io sto arrivando – rispose agitato.

- Non disturbarti –

- Faccio in un lampo, sono...–

- Resta pure dove sei... sei licenziato! – urlò il vecchio

- Cosa? Licenziato? Ma zio – prima che Sanji potesse dire qualsiasi cosa, Zeff mise fine alla conversazione.

- Merda! - mormorò gettando il cellulare a terra. Zoro lo guardò stendendosi sul letto.

- Ti hanno licenziato? – chiese ridacchiando. Sanji lo fulminò con gli occhi.

- Si può sapere che cazzo hai da ridere? È solo colpa tua- ringhiò cercando di infilarsi i pantaloni.

- Un momento, non mi pare che ti abbia obbligato a fare nulla! – ribatté Zoro infastidito da quell’accusa.

- È stato un errore venire qui – continuava a borbottare Sanji mentre si rivestiva frettolosamente. Zoro lo guardava agitarsi sempre di più. Ma sì, che se ne andasse, gli faceva solo un favore!

- Dov’è la mia camicia? – iniziò a urlare Sanji.

- Ma dove cazzo è finita? – ormai non riusciva più a controllarsi mentre cercava inutilmente l’indumento. Poi si voltò verso Zoro che lo fissava steso sul letto con aria imperturbata.

- Beh, che c’è ora? – mormorò il ragazzo dai capelli verdi.

- Ti rendi conto che mi hanno licenziato? – scandì Sanji. Zoro alzò un sopracciglio.

- E allora? – rispose beffardo. Sanji sentì di scoppiare.

Era stato un errore! Un errore conoscerlo, un errore andare a quella dannatissima festa, un errore baciarlo, un errore andare a letto con lui, un errore qualsiasi cosa gli era successa da quando l’aveva incontrato!

Sospirò avvilito. Non era da lui perdere la calma anche in situazioni come quella.

- Sono un idiota – sospirò a mezza bocca mettendosi una mano sul viso. Zoro però sentì quella frase appena pronunciata e iniziò a ridere.

- Eh già... un idiota! – continuava a ridersela. Sanji lo guardò sentendo la voglia di ucciderlo aumentare secondo dopo secondo.

- Sei una testa di cazzo! – esclamò il biondo. Zoro fermò le sue risate all’istante sedendosi sul letto.

- Come scusa? – chiese con tono calmo.

- Hai sentito bene, sei solo una testa di cazzo! – ribatté serio Sanji. A quel punto Zoro si alzò avvicinandosi con aria minacciosa a lui.

- Senti ragazzino, solo perché abbiamo scopato non vuol dire che puoi parlarmi in questo modo – sibillò ad un palmo dal suo viso.

Sanji non si lasciò intimorire da quell’aria da duro che vantava il ragazzo di fronte a lui e sorrise divertito.

- Se lo vuoi sapere, non è stato neanche un granché – sussurrò. Zoro scosse la testa ridacchiando nervosamente.

- Ah si? - mugugnò. Sanji annuì beffardo. A quel punto Zoro sollevò di pesò il ragazzo e lo gettò violentemente sul letto. Sanji rimase spiazzato da quel gesto.

- Ma che diavolo stai... – anche stavolta le labbra di Zoro gli bloccarono ogni sillaba.

- Vediamo se stavolta ti piace – sospirò Zoro per poi tornare a baciarlo. Sanji cercò di staccare il corpo del ragazzo ma non riusciva a resistere alla sua foga. Accidentaccio!

Mentre le mani di Zoro vagavano sul suo copro, Sanji pensò che si era davvero messo in un gran casino!

 

 

 

Era passata qualche settimana e Franky continuava a pensare a quel breve incontro avuto con Robin. Neanche il fatto di aver beccato più volte Zoro e Sanji in atteggiamenti “compromettenti” era riuscito a distoglierlo da quei pensieri.

Continuava a rigirare fra le mani la lattina di birra mezza vuota, come uno zombie.

- Avanti tocca a te – gli disse Rufy dandogli una gomitata. Franky ritornò alla realtà e colpì “alla meno peggio” le palle del biliardo.

- Wow, manco una buca! – ridacchiava Rufy mentre Franky gli faceva un gestaccio.

Seduti ad un tavolo poco più in la, e avvolti da una coltre di fumo, Nami stava letteralmente spennando Sanji, Usopp e un annoiato Zoro, a poker.

- Scala reale! – esultò la ragazza raccogliendo le fiches dal tavolo.

- Ma sei un mostro – piagnucolava Usopp, mentre Zoro si limitò a gettare le carte sul tavolo e a stendersi sulla sedia con un sonoro “fanculo

- Devo dire Nami che sei davvero unica – sospirò Sanji con la sigaretta a fior di labbra. Nami ridacchiò.

- Miei cari, sono la migliore quando si tratta di spennare la gente! – affermò con sicurezza. Usopp continuò a lamentarsi insinuando che la ragazza aveva barato. Nami dal canto suo non aveva alcuna intenzione di lasciare che quel babbeo dicesse quelle “eresie”. Così iniziarono a litigare su chi avesse ragione.

- Ehi, a che pensi? – chiese Sanji vedendo Zoro guardare pensieroso verso Franky e Rufy. Il ragazzo scosse la testa.

- Niente, cazzate. Allora arriva questa vodka o no?! Cazzo! – mormorò cercando di attirare l’attenzione di qualche cameriere. Sanji sospirò pensando che era inutile sperare che Zoro acquistasse un po’ di buone maniere, sarebbe stato più facile far diventare Rufy uno studente modello,  il che era tutto dire...

Nel frattempo Franky e Rufy si avvicinarono al tavolo dei ragazzi.

- Ohi Nami, guarda qui! – Rufy fece sventolare un paio di verdoni davanti al naso della ragazza. Nami gli saltò al collo entusiasta.

- Ma dai, hai vinto? Sei mitico – e lo riempì di baci. Rufy gongolò sentendosi per una volta “un vero uomo”

- Ti sei fatto battere da Rufy?  Incredibile...- esclamò sorpreso Sanji. Rufy era un pessimo giocatore a biliardo. Conosceva a malapena le regole... se Franky si era fatto battere, allora doveva essere davvero negato!

- Non era in forma – mormorò lo sconfitto sedendosi accanto a Zoro. Poi gli prese la vodka che (finalmente) il cameriere gli aveva portato, e se la buttò in gola in un sorso.

- Brutto bastardo, quella era mia! – urlò Zoro. Franky di rimando gli diede in mano il bicchiere vuoto scusandosi vagamente. Zoro aggrottò la fronte ma non infierì. Era da qualche tempo che Franky non era più “super”, come avrebbe detto lui. Stava sempre con la testa fra le nuvole e non sapeva perché.

Fra un bicchiere e l’altro, fra una risata e una rissa (scoppiata tra Nami e Usopp), la serata procedeva abbastanza tranquillamente.

- Rufy che ne dici di andare? Domani devi andare a scuola – mormorò Nami. Rufy sbuffò non avendo però il coraggio di ribattere. Finalmente le cose tra loro stavano andando bene e non litigavano così spesso, quindi non aveva alcuna voglia di rovinare tutto. Si alzò svogliatamente dal tavolo e salutò tutti avvolgendo un braccio attorno a collo della sua ragazza.

Poco dopo anche Usopp sparì, inventandosi un impegno urgente, ma la verità era che un cameriere, a cui Usopp aveva fatto qualche “vendita”, gli aveva detto che c’era la polizia nei dintorni e quindi era meglio non farsi trovare a quell’ora ancora in giro.

- Ma non aveva detto che aveva chiuso con quella roba? – borbottò Zoro dondolando indietro con la sedia. Sanji sorrise. Poi guardò Franky che sembrava davvero assente.

- Ehi Franky, che ti passa per la testa? – chiese il biondo spegnendo nel portacenere la sigaretta. Franky sorrise falsamente dicendo che era solo stanco.

- Andiamo, a noi puoi dirlo – insistette ancora Sanji.

- Scommetto che stai ancora pensando a quella tipa. Lascia stare! – mormorò Zoro aspettandosi una reazione da parte sua. Ma nulla. Franky sembrò solo rattristarsi. Zoro non riusciva a capire come potesse piacergli una così. Ma la verità era che lui non sapeva nulla di Franky e del suo passato. Non poteva immaginare che Franky conoscesse già Robin, né tantomeno che fra di loro c’era stato anche un certo rapporto.

- Quale tipa? – chiese curioso Sanji. Franky tentò di zittire il compagno ma fu inutile.

- La ragazza di Rob Lucci. Ma ti rendi conto? – ridacchiò Zoro. Sanji si voltò a guardare Franky che sembrava essere annegato nella depressione.

- Robin? – chiese. Zoro lo guardò sorpreso

- La conosci? – Il biondo annuì.

- Non proprio, solo che quando abbiamo avuto l’incidente è stata molto disponibile. E mi ha detto che era molto amica di Franky e che... – a quelle parole Franky si alzò dal tavolo ed uscì dal locale.

- Ho detto qualcosa di sbagliato? – chiese Sanji. Zoro lo guardò ancora più sorpreso.

- Ha detto che era amica di Franky? – quando il biondo confermò anche Zoro si catapultò fuori a inseguire Franky.

- Aspetta! – lo fermò prima che salisse sulla sua moto.

 - Perché non mi ha detto che la conoscevi? – urlò nervoso. Pensava fossero amici, e invece gli aveva tenuto nascosta una cosa così importante.

- È stato tanto tempo fa – sussurrò Franky prima di partire sulla sua due ruote.

- Dove vai? Ehi! Cazzo! – ringhiò Zoro calciando con rabbia una carta a terra. Sanji intanto era uscito fuori dopo aver pagato, per cercare di capirci qualcosa.

- Che succede? - Zoro però non rispose ma rientrò nel locale per recuperare il giacchetto di jeans.

- Andiamo – ordinò dirigendosi verso l’auto. Sanji gli andò dietro sempre più confuso. Quando finalmente entrarono nell’auto il biondo pretese una spiegazione

- Ehi si può sapere che sta succedendo? – borbottò, ma Zoro continuava a guardava la strada senza badare alle sue parole.

- Cazzo Zoro mi vuoi rispondere? – urlò infine spazientito da quell’atteggiamento.

- Ma che vuoi che ne sappia! – ribatté. Sanji sospirò pensando che fosse impossibile che non ne sapesse nulla. Ma anche se avesse insistito, quello zuccone verde non avrebbe di certo parlato.

- Dove stiamo andando? – chiese irritato poggiandosi con la testa contro il finestrino. Zoro si voltò a guardarlo. Forse stava esagerando a trattarlo così.

- A casa – rispose calmo. Poi gli poggiò una mano sulla gamba.

- Poi ti spiego – e gli strizzò l’occhio sperando di farsi perdonare. Sanji lo guardò non del tutto convinto.

- Portami a casa mia, domani devo lavorare – sospirò spostando la mano del ragazzo. Zoro storse il naso. Ma perché diavolo voleva fare l’offeso a tutti i costi?! Quanto l’odiava quando faceva così...

- Come vuoi – mormorò sbuffando. Sanji lo guardò con la coda dell’occhio poi scosse la testa.

- Robin mi ha detto che lei e Franky si conoscono da tanto tempo. Erano della stessa comitiva, diciamo così – Sussurrò il biondo. Zoro lo ascoltò senza interromperlo.

- Poi lei ha cambiato città per studiare, non so quale cavolo di cosa, e così si sono persi di vista – terminò Sanji. Zoro ora iniziava a vedere le cose con più chiarezza.

- Grazie – sospirò.

- Di nulla – mormorò Sanji immusonito.

Guardando quell’espressione da bimbo imbronciato, Zoro non poté resistere. Sterzò bruscamente verso il bordo della strada.

- Ahià.. ma che succede? – chiese Sanji dando una capocciata contro il vetro. Il ragazzo alla guida si slacciò la cintura di sicurezza, (che Sanji gli obbligava a mettere sempre) e si piegò sul corpo del biondino. Dopo aver incollato le labbra alle sue lo strinse forte a sé. Ogni volta che lo faceva aveva come paura di “romperlo”. Sembrava così fragile, anche se quando litigavano menava davvero di brutto nonostante quel corpo così esile. Lo baciò con passione e poi tornò a sedersi alla guida senza dire nulla.

- Zoro – mormorò interrogatorio Sanji. Il ragazzo mise in moto sorridendo.

- Andiamo a casa – ridacchiò. A quel punto Sanji scosse la testa convincendosi sempre più che quel ragazzo era davvero impossibile da capire.

 

 

Franky fermò la moto su un piccolo promontorio. Da sotto si potevano vedere le luci della città e in alto il cielo stellato. Quella sera però il cielo non sembrava generoso, così gli permise di ammirare solo pochi piccoli bagliori, mentre gli altri erano nascosti da qualche nube grigia.

Adorava quel posto anche se non ci andava quasi mai. Gli ricordava lei.

Si sedette sull’erba umida sentendo il cuore martellare. Avrebbe voluto poterla abbracciare ancora. Lì, su quell’erba bagnata, come facevano sempre. Lui le avrebbe suonato qualcosa con la chitarra e lei lo avrebbe applaudito regalandogli quel suo sorriso così dolce. Robin era sempre dolce, anche quando litigavano. Anche quando si erano detti addio lei era stata dolce. Forse era quella sua dolcezza che impediva a Franky di odiarla.

Dei passi giunsero alle sue spalle e Franky pensò immediatamente che la polizia lo volesse di nuovo perquisire. Ma quando si voltò... non poteva crederci.

- Robin – esclamò sperando di non sognare. Lei sorrise.

- Posso farti compagnia? – Prima che Franky potesse risponderle, la ragazza si era già seduta accanto a lui.

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Cosa accadrà sul promontorio dei ricordi? Eh eh... vi piacerebbe saperlo.. XD
Ma io sono cattiva e quindi vi lascio aspettare il prossimo capitolo, dove inizieranno anche i primi problemi, per la nostra amata coppietta zorosanjiana...

Vi aspetto   Chiara

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Capitolo 7
*** Non sfidarmi o ti farai male ***


Non sfidarmi o ti farai male

 

Barcollando fronte contro fronte i due cercarono di salire le scale del palazzo. Inciamparono un paio di volte, poi per fortuna arrivarono al piano giusto.

- Fai piano, non voglio che quel coglione di Pauly ci senta – sospirò Sanji cercando di frenate la foga di Zoro.

- Chi se ne frega – ribatté lui continuando a baciarlo. Nonostante il buio che avvolgeva il corridoio, arrivarono davanti la porta di casa. Sanji provò a cercare le chiavi ma Zoro non gli permetteva di muoversi facilmente. Continuava ad abbracciarlo da dietro le spalle e a baciarlo sul collo. Poi iniziò a sollevare la maglia del biondino mettendo una mano sotto l’indumento. Sanji l’abbassò frenandolo.

- Ma che vuoi fare? Aspetta che trovo le chiavi – mormorò continuando a cercare inutilmente l’oggetto. Zoro lo fece voltare spalle contro la porta e le sue labbra lo azzittirono ancora.

- Non ce la faccio ad aspettare – e tornò a sollevargli la maglia. Iniziò ad accarezzargli il ventre per poi prendere a sbottonargli i pantaloni

- Aspetta che vuoi fare? – gli sussurrò Sanji staccando le loro labbra e allontanando Zoro dal suo petto. Quest’ultimo sorrise e gli morse un labbro.

- Facciamolo qua – sussurrò. Sanji sgranò gli occhi staccandolo nuovamente.

- Sei impazzito? –

- Dai che è divertente – sospirò Zoro facendo aderire nuovamente i loro corpo.

Sanji si diede del folle a volerlo assecondare, ma proprio non riusciva a resistere a quell’espressione “bastarda” sul suo volto.

Iniziarono a baciarsi appassionatamente mentre le dita di Sanji si perdevano nei capelli color smeraldo di Zoro. Stavano iniziando a lasciarsi andare sul serio, quando la luce del corridoio si accese improvvisamente e la porta accanto si aprì.

I due si voltarono velocemente trovandosi di fronte il viso di un ragazzo biondo che stringeva fra i denti un sigaro.

- Che diavolo sta succedendo? – ringhiò. Poi notò i due ragazzi con i capelli arruffati e visibilmente eccitati.

- Brutti pervertiti! Che cazzo state facendo?! Io vi faccio arrestare! – iniziò a sbraitare. Zoro aggrottò la fronte e digrignò i denti. Se quello aveva osato dargli del pervertito, voleva dire che si era stancato di vivere!

Prima che potesse compiere un qualsiasi omicidio, Sanji lo bloccò con una mano.

- Lascia fare a me – sospirò sicuro. Zoro si fermò decidendo di fidarsi.

Il biondo si accese una sigaretta mentre vedeva l’espressione di Pauly cambiare colore in continuazione. Soffiando un po’ di fumo si sistemò i capelli e si avvicinò al ragazzo che stava immobile sulla porta.

- Ascoltami Pauly... chi mi porto a letto non è un tuo problema... Almeno che...- sorrise.

- Tu non abbia intenzione di unirti a noi – e gli strizzò l’occhio con fare sensuale. Zoro sorrise scuotendo la testa mentre Pauly indietreggiò sgranando gli occhi

- Tu... tu stammi lontano! – balbettò chiudendogli la porta in faccia. Sanji alzò le spalle guardando sorridente verso Zoro.

- E se accettava? – ridacchiò quest’ultimo. Sanji si infilò la mano in tasca riuscendo finalmente a trovare la chiave.

- Se accettava, allora avresti dovuto lavorare di più stanotte – sussurrò aprendo la porta. Poi si voltò a guardare Zoro.

- Ma tranquillo... io basto e avanzo per sfinirti – aggiunse togliendosi la sigaretta dalle labbra. A quel punto Zoro lo raggiunse e lo afferrò spingendolo dentro.

- Allora sfiniscimi – ghignò e la porta si chiuse.

 

 

I raggi del sole filtravano dalla finestra nonostante le tende costringendo Zoro a coprirsi il viso con il lenzuolo, poi allungò un braccio verso il posto accanto a lui, ma lo trovò vuoto. Aprì un occhio e vide che Sanji non c’era. Un profumo di caffè misto a quello di cannella, lentamente invase la stanza solleticandogli il naso. Incredibile che stesse già in cucina a quell’ora? Poi diete uno sguardo all’orologio appeso alla parete: le undici passate. In effetti quello fuori orario era lui.

Sbadigliando si alzò e, dopo essersi stiracchiato un pochino, si diresse in cucina..

- Che stai facendo? – chiese stropicciandosi un occhio, mentre tentava di sedersi al tavolo. Sanji si voltò verso di lui sorridendo.

- Non lo vedi? – e gli mostrò le mani sporche di farina. Zoro scosse la testa

- Non sei andato a lavoro? – chiese sbadigliando mentre cercava di versarsi del caffè nella tazza. Per evitare che gli rovinasse anche quella tovaglia (nell’ultima settimana era la terza che comprava), Sanji decise di fargli da “cameriere”.

- Ho telefonato e ho preso una giornata di riposo – rispose mentre versava il caffè al ragazzo. Zoro lo afferrò per un bracco facendolo sedere sulle sue gambe mentre il biondo cercava di non versare il caffè a terra.

- Allora abbiamo tutta la giornata per noi – sussurrò malizioso ma con un tono di voce ancora assonnato. Sanji si alzò di scatto

- Non farti strane idee.... ho preso una giornata perché ho una cosa importante da fare – affermò. Zoro mormorò qualcosa senza domandargli nulla a riguardo, quello che invece stava aspettando Sanji.

- Allora? – esclamò il biondo ansioso. L’altro lo guardò alzando le spalle senza capire che volesse. A quel punto Sanji sospirò. Era inutile...  Ma decise comunque di metterlo al corrente del suo “piano”.

- Qualche giorno fa, ho fatto domanda presso la pasticceria “Golden” – disse sorridente. Zoro continuava a bere il suo caffè senza interessarsi più di tanto.

- È la pasticceria più rinomata della città – aggiunse Sanji sperando di smuoverlo.

- Ma tu ce l’hai già un lavoro – sentenziò Zoro allungando la mano verso un biscotto. Sanji gli bacchettò quella mano con un cucchiaio di legno.

- Non voglio passare il resto della mia vita a vendere mutande – rispose spostando il vassoio con i biscotti su un altro ripiano.

Da quando lo zio Zeff l’aveva licenziato, l’unico lavoro che aveva trovato era stato in un negozio di biancheria. Il ché non avrebbe avuto nulla di negativo, se non fosse per il fatto che le clienti erano tutte donne attempate che si divertivano a “torturarlo” riempiendolo di pizzicotti sul sedere.

- Se lo dici tu – Zoro si alzò e andò a prendersi un biscotto nonostante Sanji avesse spostato il vassoio. A quel punto il biondo lo lasciò fare.

- Allora è per questo che stai facendo tutta questa roba? – mormoro Zoro con la bocca piena, notando la cucina piena di torte e dolci vari. Sanji ridacchiò annuendo.

- Eh già. Devo presentare tre dolci e se loro mi danno l’ok allora sarò uno dei pasticceri del Golden – esultò stringendo il cucchiaio di legno come uno scettro. Zoro scrollò le spalle. Non capiva che piacere ci potesse trovare Sanji a cucinare. Era roba da mammolette ed era anche abbastanza stancate. Di sicuro per preparare tutti quei dolci si era svegliato all’alba, e stanotte non aveva certo dormito molto! Non poteva negare, però, che adorasse tutto quello che preparava con le sue mani, nonostante non gli facesse mai neanche mezzo complimento.

- Basta ora, che me li finisci tutti! – ringhiò Sanji spostando nuovamente il vassoio mentre  Zoro corrucciò la fronte.

- Tu non hai nulla da fare oggi? – chiese il biondo. L’altro sbadigliò ancora.

- Che vuoi che faccia? – sospirò.

- Scusa ma perché non trovi un lavoro anche tu? E non dirmi che ce l’hai già, perché rivendere pezzi di auto rubate non è un lavoro. È un reato! – esclamò. Zoro sbuffò stendendo le braccia per risvegliare i muscoli ancora assopiti.

- A me basta quello – rispose. Poi si avvicinò a Sanji e lo fissò deciso negli occhi.

- Lo sai che vorrei fare ora...- sussurrò avvicinandosi ancora. Sanji sorrise malizioso.

- Cosa? – sospirò. A quel punto Zoro allungò una mano e gli fregò un altro biscotto.

- Questo! – e si infilò in bocca il piccolo dolce.

- Maledetto questa me la paghi! – urlò Sanji posando il vassoio e correndo dietro a Zoro che nel frattempo era scappato via.

 

 

- Mi sei mancata... – sospirò Franky abbracciandola forte. Robin lo strinse fra le sue braccia sentendo il cuore del ragazzo battere contro il suo petto. Poi i due si separarono e lei salì in macchina sorridendogli. Franky alzò una mano mentre la vide andare via.

 

 

- Chissà se Franky è tornato...- mormorava Zoro mentre giocherellava con i capelli di Sanji.

- Stai con me e pensi a Franky... che cosa gratificante – lamentò il biondo poggiato contro il suo petto. Zoro ridacchiò.

- Sei geloso? – chiese. Lui scosse la testa.

- Di te? Andiamo perché mai dovrei? – esclamò beffardo.

- Guarda che non ti ho mai detto che ti sarei stato fedele... non darmi troppo per scontato – mormorò Zoro tirandosi un po’ di lenzuolo. Sanji lo guardò divertito.

- Ma io non intendevo questo, volevo solo dire che un altro che ti sopporti come lo faccio io, non lo troveresti così facilmente – e si girò dall’altra parte del letto. Zoro fissò sornione la sua nuca.

- Ne sei sicuro? Guarda che ho un certo successo... mio caro cuoco - Con la coda dell’occhio vide Sanji tornare a voltarsi verso di lui.

- Se la metti così... allora fuori! – Sanji iniziò a scalciare verso di lui, cercando di spingere Zoro fuori dal letto.

- Ehi vuoi farmi cadere? – borbottava lui cercando di fermargli le gambe.

- Fuori! – cercò di urlare Sanji. Ma il suo voltò tradiva un certo divertimento che non sfuggì a Zoro. Quest’ultimò lo bloccò con le spalle contro il materasso impedendogli qualsiasi movimento.

- Hai finito ora?– mormorò. Sanji lo tirò a se baciandolo. Dopo qualche minuto in apnea, le loro labbra si divisero

- Ora è meglio che vada – sospirò Zoro staccando le braccia di Sanji dal suo collo. Il biondo sbuffò per poi mettersi a sedere. Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori un pacchetto di sigarette

- Spero che Franky stia bene – mormorò accendendosene una mentre il compagno si rivestiva.

- Se avesse bisogno di qualcosa, digli che io sono qui – aggiunse soffiando un po’ di fumo. Zoro ridacchiò allacciandosi le scarpe.

- Perché mai Franky dovrebbe aver bisogno di te? – esclamò.

Quella frase, per quanto potesse essere detta con scherzo, infastidì terribilmente il cuoco.

- Guarda idiota che io gli sono affezionato. Mi spiace sapere che sta male – rispose alterato.

- Non dire cazzate, lo conosci appena. Non puoi affezionarti a qualcuno in così poco tempo – insistette Zoro.

- Ma che ragionamento del cazzo è questo? Se non sbaglio anche noi due ci conosciamo appena –

A quell’affermazione Zoro sentì un brivido fastidioso sulla pelle.

 - Sanji, pensavo non ci fosse bisogno di dirtelo. Fra di noi non c’è nulla. Cioè noi due... anzi no, non c’è nessun noi due. Non so se questo ti è chiaro? – mormorò Zoro più serio del solito. Sanji si alzò infilandosi i pantaloni.

- Certo che mi è chiaro – esclamò dandogli le spalle e abbottonandosi anche la camicia.

- Meglio così, non voglio che ti metti in testa chissà che – sussurrò Zoro avviandosi verso la porta. Sanji borbottò qualche insulto a mezza bocca. Ma chi si credeva di essere quello lì? Pensava davvero che per lui fosse così importante? Se c’era qualcuno che si stava facendo delle illusioni era lui, quello stupido testa verde!

Zoro forse lo sentì borbottare, fatto sta che si fermò poggiandosi alla porta e aspettò che si rivestisse.

- Perché diavolo sei ancora qui – esclamò Sanji. Poi gli andò incontro passandogli oltre e dirigendosi in cucina. Zoro lo seguì in silenzio notando che il ragazzo si era innervosito.

- Spero che quello che ti ho detto non ti...- non riuscì a finire che Sanji lo interruppe ridacchiando.

- Mio caro Zoro, sei tu quello che non ha chiaro come stanno le cose – poi si voltò a guardarlo spostandosi con aria sicura la sigaretta dalle labbra.

- Vedi per me non significa più di quanto significhi per te – esclamò. Poi gli si avvicinò.

- Sei stato tu a dirlo, o sbaglio, “una semplice scopata”. È tutto qui. E per me non potrebbe andare meglio – affermò deciso fissandolo negli occhi. Zoro inghiottì. Non si aspettava quella reazione fredda. Pensava che Sanji non fosse così... Lui era diverso, doveva essere diverso. Sì, infatti lui era diverso, e quella era solo una maschera!

- Non mentire... lo so che tu hai pensato che fra di noi ci fosse qualcosa di serio – sospirò non credendo alle sue parole. Sanji sorrise soffiandogli un po’ di fumo sul viso.

- Lo sai su una cosa hai ragione... in poco tempo non puoi conoscere bene una persona. E tu di me non hai capito un cazzo – il biondo si voltò e si diresse al tavolo per spegnere la sigaretta.

Insisteva? Zoro pensò che se voleva continuare a fare in duro, doveva essere pronto a tutto.

- E chi ti dice che voglia conoscerti? Tutto quello che mi interessava di te l’ho appreso quando sei venuto a letto con me il giorno dopo quella festa – ridacchiò.

Sanji tornò a guardarlo. Che bastardo! Ora voleva pure farlo sentire una “puttana”?!

- Sei uno stronzo – ringhiò con occhi di fuoco. Zoro ricambiò quello sguardo.

Se l’era cercata.

- Lo vedi... è bastata una frase per farti perdere la calma – sentenziò Zoro. Sanji sentì ancora di più la rabbia crescere.

Sì, aveva ragione. Era bastata una semplice frase a fargli salire la voglia di prenderlo a pugni.

Con pochi passi gli fu di fronte afferrandolo per la maglia.

- Che vuoi fare ora? – sibillò con tono freddo Zoro. Sanji continuò a guardarlo stringendolo per la maglia, con la rabbia che impediva alle sue labbra di pronunciare qualsiasi parola che non fosse un insulto. Ma perché? Perché gli faceva così male sentirsi dire che non era niente per lui? Allora davvero pensava che fra di loro...

Ringhiando lo spinse via.

- Vattene – sussurrò.

Senza dire nulla il ragazzo dai capelli verdi si avvicinò alla porta, ma prima di uscire lanciò un ultimo sguardo al biondo. Aveva la testa bassa, le mani strette a pugno tremavano, mentre i denti sembravano voler tranciargli il labbro inferiore. Perché non lo avesse colpito, Zoro non riusciva a spiegarselo.

Sanji non vide che lo stava ancora guardando. Se avesse alzato lo sguardo su di lui non avrebbe resistito a riempirlo di pugni, e non voleva dargli quella soddisfazione.

Zoro chiuse la porta sapendo che lo aveva ferito. Aveva dovuto farlo per insegnargli che non doveva comportarsi “contro natura”. Sanji non era come lui e doveva ricordarselo.

Sì, gli aveva fatto del male, ma forse non aveva pensato che in quel modo, aveva fatto del male anche a sé stesso.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

“L’amore non è bello se non è litigarello  diceva qualcuno ^^
Sì, Zoro è stato uno stronzo è vero, ma in fondo lo so che vi piace anche per questo *-*
Ammettetelo donne masochiste!
XD
Ma non pensate che Sanji resterà a guardare... nel prossimo capitolo, infatti, arriverà qualcuno che avrà un ruolo fondamentale nella storia.
Chi sarà mai?    >__>     anche qui vi tocca aspettare ^^

Scherzi a parte, ho notato che ultimamente dimentico sempre i dovuti ringraziamenti. Quindi faccio mea culpa e mi scuso con tutti voi in ginocchio.
Grazie per il vostro tempo e per le vostre parole sempre molto gentili. Sono il più grande appagamento che possa avere, e anche la molla che mi permette di scrivere ogni capitolo con sempre più passione ^__^
Kiss kiss   Chiara

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Capitolo 8
*** Un ritorno inaspettato ***


Un ritorno inaspettato

 

Odiandosi un po’ per quello che gli aveva detto, Zoro scese velocemente le scale ed entrò nella sua auto. Sul sedile accanto c’era un pacchetto di sigarette. Erano di Sanji. Ormai le trovava dappertutto. Quel biondino ne comprava delle stecche in continuazione e apriva diecimila pacchetti alla volta. Sorrise prendendole fra le mani. Alla fine aveva imparato a conoscerlo fin troppo bene.

Si odiò ancora di più. Infilò il pacchetto in tasca e mise in moto l’auto.

Forse aveva esagerato. Forse... oppure era stato meglio così. Ora però non sapeva come comportarsi. Di sicuro sarebbe stato meglio non vedersi per un po’, ma poteva anche darsi che Sanji non volesse vederlo proprio più. A quel pensiero sentì come un peso sul petto. Che gli stava succedendo? Il pensiero di non rivederlo più gli aveva per un attimo fatto sparire il terreno sotto i piedi.

 

Quando arrivò davanti casa vide la moto di Franky parcheggiata nel solito posto. Almeno sapeva che era tornato a casa.

Entrò dentro e lo chiamò. Non ricevette risposta ma il rumore dell’acqua della doccia gli fece capire che era in bagno.

- Che fine hai fatto? – chiese entrando nella stanza. Franky aprì la tenda di plastica.

- Sei tu! Pensavo fosse un maniaco – ridacchiò. Sembrava allegro.

- Allora? Mi spieghi che cavolo è successo? – chiese ancora Zoro sedendosi sulla tavoletta chiusa del water.

- Sono stato con Robin. È stato fantastico Zoro. Era come i vecchi tempi. Abbiamo parlato per ore e poi... – il tono della sua voce divenne via via più raggiante.

- E poi abbiamo fatto l’amore – rise ancora. Zoro scosse la testa.

- Io ti aspetto di là. Vederti nudo mi fa un po’ senso – ridacchiò uscendo dal bagno. Era felice per quello che gli era successo. Questo non toglieva il fatto che, però, gli avesse tenuto nascosto che la conoscesse.

Quando uscì dal bagno Franky si diresse nel soggiorno dove Zoro stava tracannando una birra dietro l’altra.

- Ohi ohi, qualcuno ha avuto una spiacevole notte – ridacchiò Franky.

Zoro gli regalò un bel dito medio. Una spiacevole notte? Beh non proprio, anzi. La notte era stata fantastica e anche la mattinata, peccato che poi avesse rovinato tutto con le sue cazzate. Ma di certo non aveva voglia di dirglielo. Franky gli avrebbe solo fatto una ramanzina sul fatto che era un coglione, e questo lo sapeva già.

- Allora. Perché non me l’hai mai detto? – chiese Zoro sedendosi sul divano. Franky prese gli occhiali dalla tasca.

- Avrei dovuto? – esclamò sorridendo.

- Andiamo finiscila Franky. Pensavo fossimo amici. Non mi importa sapere quello che c’era fra di voi, ma almeno potevi dirmelo lo stesso – il discorso di Zoro aveva qualcosa di contraddittorio, ma Franky con il tempo aveva imparato a leggere fra le righe.

- Scusami.... ma era troppo doloroso anche solo parlarne – disse sedendosi accanto all’amico. Zoro lo guardò con la coda dell’occhio. Si vedeva che era dispiaciuto, era comprensibile, ma voleva sentirselo dire ugualmente

- Ok allora – sospirò senza domandargli null’altro. Se stava ridendo sotto la doccia voleva dire che stava bene. Gli bastava sapere questo.

Franky sorrise.

- Credo che le cose possano tornare come una volta – esclamò.

- Buon per te – era il modo che aveva Zoro di dirgli “ Te lo auguro. Sei un mio caro amico e voglio che tu sia felice “ e Franky aveva imparato a leggere anche questo.

 

 

Robin entrò in casa e immediatamente l’allegria l’abbandonò. Aveva passato una nottata bellissima. Era andata al promontorio perché non ci andava da tanto tempo e rivedere Franky gli aveva fatto ritornare la voglia di rivivere quel posto. Ma quando era arrivata non si aspettava di trovarci proprio lui. Appena lo ebbe visto si sentì invadere di nuovo da quella sensazione di “vita”. Gli si era avvicina senza neanche rendersene conto. Una frase, poi un'altra. Il tempo era tornato indietro, e loro erano di nuovo una cosa sola.

Ma ora era sorto il sole e la luce del giorno aveva messo in mostra quella che era la sua vera vita.

Sentì parlottare nella stanza accanto e pensò che di sicuro Lucci era nello studio affaccendato in chi sa quale affare. Chissà se si era accorto che lei non era rientrata... Gettò sulla poltrona la giacca e si avviò verso il mobile in vetro in cui c’erano i liquori. Prese una bottiglia di cristallo con del rum e se ne versò un bicchiere.

- Dove cazzo sei stata? – chiese Lucci sbucando da una porta. La ragazza sorrise.

- Non dirmi che te ne frega qualcosa? – chiese sarcastica. Quando stava per portare il bicchiere alle labbra, Lucci le si avvicinò prendendole un polso e facendole rovesciare un po’ di rum a terra.

- Ascoltami bene Robin. Quando ti faccio una domanda, tu mi devi rispondere e basta. Chiaro? – le ringhiò. Lei si staccò da quella presa gettandogli contro il bicchiere. Lucci rimase impassibile mentre alcune gocce di rum gli macchiarono la bianca camicia e il bicchiere cadde a terra con un piccolo tonfo.

- Basta Lucci! Non ce la faccio più – gli urlò Robin sentendo gli occhi bruciare.

- Ma non lo vedi come ci siamo ridotti? Non ti fa schifo quello che siamo diventati? – urlò sempre più quando alcune lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance.

- Ormai non c’è più niente fra di noi! Niente! Niente! – ripeté gridando.

Senza alterare di un millesimo quell’espressione fredda, Lucci le si avvicinò tirandole uno schiaffo sul viso.

Robin cascò a terra. Poi si poggiò una mano sulla guancia dolente guardando con odio il ragazzo

- Stasera c’è la presentazione di un nuovo progetto all’Hotel Mirage. Cerca di essere pronta per le nove – e detto questo ritornò nello studio, prima di entrare poggiò una mano conto la porta guardando la ragazza a terra con la coda dell’occhio.

- E ricorda, la prossima volta che spari altre cazzate... te la faccio pagare sul serio – e sparì.

Robin rimase ferma lì per un po’, poi si tirò su poggiandosi alla poltrona. Non ce la faceva più. Lo odiava! Se c’era un sentimento che lui le faceva provare ora era quello: odio!

Ripensò che solo poche ore prima era stata in compagnia di una persona davvero speciale, che l’aveva amata, e che forse...no, di sicuro, l’amava ancora. E lei... lei anche non faceva che pensare a lui da quando l’aveva rincontrato all’officina. E allora perché continuava a subire? Perché non riusciva a dire basta? Perché quella notte insieme non era riuscita a darle la forza di mettere la parola fine a quell’assurda relazione?

Nascose il viso fra le mani lasciandosi andare ad un pianto troppo a lungo nascosto. Piangeva perché si sentiva una stupida, piangeva perché era l’unica cosa che riusciva a fare in quel momento.

 

 

- Se sei d’accordo puoi iniziare la settimana prossima – esclamò sorridente una donna di mezza età.

- Grazie Kokoro – rispose felice Sanji. Poi la donna ridacchiando sparì nella grande cucina dalla quale proveniva l’aroma misto di dolci. Sanji sorrise ancora. Finalmente aveva un lavoro come lo aveva sempre sognato! Certo la padrona della pasticceria era alquanto strana, per non parlare della sua visibile passione per il vino, però era sicuramente mille volte meglio di quel rompicoglioni di suo zio Zeff. Da una parte però non poteva neanche dargli torno, quando lavorava da lui, una mattina su due arrivava in ritardo, per non parlare del fatto che perdesse sempre tempo a “disturbare” le clienti, come diceva lui. E poi Zeff gli aveva lasciato tenere l’appartamento senza chiedergli alcun affitto nonostante l’avesse licenziato. Alla fine sapeva che gli voleva bene, anche se aveva un modo tutto suo di dimostrarglielo.

Iniziò a camminare ancora eccitato per il nuovo incarico quando i suoi pensieri tornarono alla mattinata. Era stato un vero bastardo! Non voleva avere più nulla a che fare con lui! Che sparisse dalla sua vita il prima possibile. Era una testa di cazzo! Ora ne era convinto più che mai.

Cercò una sigaretta nel taschino della camicia ma non la trovò. Imprecò sentendo la tranquillità di prima sparire ad ogni passo.

- Ohi Sanji! – una voce lo fece voltare. Era Rufy

- Che fai da queste parti? – chiese il moro avvolgendogli un braccio attorno al collo. Sanji sorrise.

- Ho appena trovato un lavoro – sussurrò. Rufy lo strinse può forte rischiando di soffocarlo

- Wow mi fa piacere! – ridacchiò.

- E tu dove vai di bello? – chiese il biondo. L’amico sospirò lasciandolo libero.

 Si sedettero su una panchina nelle vicinanze, e Rufy gli disse che sua sorella era di nuovo “sparita” con il suo ragazzo e che quindi doveva arrangiarsi da solo per qualche giorno.

- Non so se riuscirò a sopravvivere – lamentò Rufy stendendosi sulla panchina.

- Io non ho nulla contro Shanks sia chiaro, anzi, mi sta anche molto simpatico. Ma tutte le volte che Makino va con lui, sta via per intere settimane.... – continuò a brontolare. Makino era la sorella maggiore di Rufy ed era una di quelle che si definisce una “brava ragazza”. Solo che si era innamorata di uno strano tipo di nome Shanks che ogni tanto la “rapiva” e la portava chissà dove. Shanks era un camionista e quindi era sempre in viaggio, e quando trovava un po’ di tempo lo voleva trascorrere con lei. Rufy non aveva mai ostacolato la loro storia, solo che quelle fughe d’amore lo facevano cadere in depressione perché gli toccava cucinare da sé. E lui anche se adorava mangiare, non era capace neanche di fare un uovo fritto!

Sanji sorrise tornando a cercare istintivamente una sigaretta, naturalmente a vuoto. Rufy se ne accorse e iniziò a ridacchiare.

- Le hai finite vero? –Sanji lo fulminò con lo sguardo.

- Pensa a tua sorella – esclamò. Il moro rise più forte.

- Di un po’, stasera che hai intenzione di mangiare? – chiese il biondo. Rufy sospirò avvilito.

- Non ne ho idea. Magari vedo che c’è nel freezer, qualcosa trovo di sicuro... almeno spero – a quella frase Sanji sorrise e si alzò dalla panchina.

- Passo da te verso le otto. Va bene? – sussurrò. Sul volto di Rufy comparve un sorriso gigantesco che andava da una guancia all’altra. Si tirò su abbracciando ancora una volta l’amico.

- Grazie Sanji! Lo sapevo che non mi avresti fatto morire di fame! Ti adoro –

- Si, si ho capito. Ora mollami però – mormorò il biondo scollandosi di dosso l’affettuoso amico. Poi i due si divisero, e mentre Sanji andò a comprare le sigarette pensando a cosa preparagli, Rufy corse già con l’acquolina in bocca versa casa sua. Sanji gli avrebbe di certo cucinato qualcosa da leccarsi i baffi! Non vedeva l’ora.

Senza rendersene conto, Rufy si ritrovò davanti la porta di casa prima del previsto. Mancava ancora qualche buona ora alle otto, ma già sentiva i morsi della fame. Aprì ridacchiando, ma quando chiuse la porta si trovò davanti a delle valige ferme all’ingresso.

Possibile che Makino fosse già tornata? La chiamò ma non ricevette alcuna risposta. Guardò in giro, ma non sembrava esserci nessuno. Si grattò la testa confuso quando sentì dei rumori al piano di sopra. Salì le scale intuendo che i rumori provenivano dalla sua stanza. Aprì lentamente la porta e in un lampo sentì qualcuno afferrarlo e buttarlo di peso sul letto. Rimase qualche secondo disorientato e quando riuscì a riprendersi si ritrovò di fronte il sorriso dell’ultima persona che immaginava di vedere!

- Tu? – esclamò. Quel sorriso si allargò e Rufy gli lanciò le braccia al collo

- Ace!!! Non ci credo!!! – strinse forte il collo del ragazzo che iniziava a sentire l’ossigeno mancare.

- Ehi calmati che mi stai strozzando - Rufy ridacchiò lasciandolo andare.

- Ma che ci fai qui fratellone? – chiese raggiante. Ace si sedette sul letto incrociando le gambe.

- Come che ci faccio? Questa è anche casa mia o sbaglio?! – scherzò. Rufy ridendo gli diede una spinta e il povero Ace cadde all’indietro finendo al di là del materasso.

- T’ho fatto male? – chiese Rufy affacciandosi dal letto. Ace si tirò su pulendosi i jeans.

- Figurati se mi faccio male per così poco – disse con un ghigno. Il fratello sorrise.

Erano mesi che non vedeva Ace. Era partito tempo fa per un viaggio alla ricerca di “sé stesso”. Almeno così aveva lasciato scritto su un postic che Makino e Rufy trovarono una  mattina attaccato al frigo. Chiunque sarebbe rimasto sconvolto da quella frase, invece Rufy e sua sorella non gli diedero troppo peso. Erano abituati a vedere Ace partire per chissà dove senza dire nulla, sapevano che non riusciva a stare nello stesso posto per troppo tempo. Ma ogni volta che partiva, alla fine quello che contava, e che tornava sempre.

- Allora che mi racconti fratellino? – chiese Ace.

- Se c’è qualcuno che deve raccontare qualcosa quello sei tu! – ridacchiò Rufy. Ace si sedette sul letto.

- Non ho nulla di così interessante da raccontare... – sopirò sorridendo. Rufy sapeva che non era così, ma forse Ace era stanco per il viaggio e non gli andava di parlare. Pazienza, avrebbe aspettato volentieri pur ti sentirlo parlare del suo viaggio con il giusto entusiasmo.

- Andiamo ora! – Rufy saltellò giù dal letto e corse di sotto. Ace gli andò dietro senza chiedersi che gli passasse per la testa. Tanto era inutile capirlo.

- Makino è andata con Shanks immagino...- esclamò il fratello maggiore. Rufy annuì prendendo qualcosa da un mobile della cucina.

- Lo sai com’è fatta – ridacchiò. Ace aprì il frigo sospirando alla vista del vuoto che vi regnava.

- Stasera pizza – mormorò chiudendolo. Rufy intanto era troppo impegnato a rimpinzarsi con l’ultima busta di patatine per dargli ascolto.

- Che hai detto? – bofonchiò a bocca piena.

- Ho detto che stasera ci tocca ordinare una pizza. Ma se vuoi andiamo a mangiare fuori – chiarì il fratello sedendosi su uno sgabello della cucina. Rufy mandò giù l’ultima patatina.

- Non preoccuparti. Alla cena ci pensa Sanj.. – quando arrivò a pronunciare quel nome si bloccò. Guardò l’espressione di Ace che non sembrava tradire alcuna emozione.

- Ah viene qui?... bene allora – esclamò ridendo. Rufy però, avvertì nella sua voce un certo nervosismo.

- Se vuoi lo chiamo e gli dico di non venire – mormorò. Ace scosse la testa sorridendo.

- E perché mai?  Anzi mi fa piacere rivederlo! - Poi si alzò e si girò di spalle.

- Io vado a farmi una doccia. Mi raccomando non mangiarti anche i piatti! – disse ridendo e tornò a salire al piano di sopra.

Rufy sospirò sentendosi un po’ stupido. Ma come poteva immaginare che Ace tornasse proprio ora?!

Aprì la busta di patatine sperando in un miracoloso avvistamento. Sbuffando deluso, l’accartocciò e la buttò nella pattumiera.

Forse era meglio avvisare Sanji. Se fosse arrivato e avesse trovato Ace lì, come avrebbe reagito? Ma in fondo perché si stava preoccupando tanto. Sanji stava con Zoro adesso. E sembrava anche starci bene. Ma sì, era inutile farsi inutili pensieri, e poi Ace aveva detto che era tutto ok!

Salì in bagno dove si poteva udire il rumore dell’acqua della doccia.

- Ace, porto le tue valige nella camera di Makino va bene? – chiese affacciandosi dalla porta.

- Si va bene! – rispose Ace cercando di farsi sentire. Rufy stava per uscire quando tornò a fare capolino dalla porta

- Dopo però mi devi raccontare tutte le tue avventure! – ordinò ghignando. Anche Ace sorrise promettendogli di riportargli ogni minimo dettaglio.

Quando il fratello chiuse la porta però il sorriso scomparve dal suo volto, lasciando che l’acqua bagnasse solo un’espressione malinconica...

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Un altro capitolo è finito e spero vi abbia fatto piacere l’arrivo, o meglio, il ritorno di Ace ^^

Per quanto riguarda Lucci devo dire che la sua parte cattiva inizia ad uscire fuori. Ma ricordate sempre che il suo rivale è il super Franky !
Grazie a tutti ancora e scusatemi per gli eventuali errori, ma non ho avuto proprio tempo di rivederlo questo capitolo (domani ho l’esame di pedagogia generale e quindi sono un po’ distratta ^^) però ho voluto postarlo prima perché non so se nei prossimi giorni ne avrei avuto il tempo

Alla fine lo vedete che non sono così crudele  ^///^

Kiss kiss   Chiara

 

P.S. Come alcuni mi hanno già detto, non ho ancora trattato con cura il rapporto fisico fra i personaggi. È stata una scelta dettata sia per rispettare il rating, ma soprattutto una scelta di gusto personale. La verità è che non sono riuscita a trovare l’atmosfera adatta e le scene di sesso, sarebbero state o troppo “smielate” (cosa che non sopporto devo dirlo XD) oppure troppo “gratuite”. Questo non vuol dire che non ci saranno, certo però non saranno trattate come al solito, perché è tutta la fanfic ad essere più “emozionale” che fisica ^^

Spero di essermi fatta capire ^///^

 

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Capitolo 9
*** Il bello di un viaggio sta anche nel tornare a casa ***


Il bello di un viaggio sta anche nel tornare a casa

 

Sanji uscì dal supermercato con delle grandi buste in mano. Di sicuro Rufy non aveva nulla nel suo frigo e quindi era meglio andare lì preparato al peggio.

Da quando aveva avuto l’incidente con Rob Lucci usava poco la macchina e preferiva andare a piedi quando doveva percorrere piccoli tratti. Aveva capito che si distraeva troppo facilmente e anche qualche giorno prima aveva rischiato di investire un ragazzino in bicicletta. Meglio qualche kilometro di marcia piuttosto che un morto sulla coscienza!

Finalmente con la sigaretta fra le labbra sentiva di aver riacquistato un po’ di tranquillità. Diede un’occhiata a quello che aveva acquistato e sorrise soddisfatto. Oltre che per la cena, rimanevano anche le scorte per altri giorni. Rufy avrebbe dovuto fargli una statua...

Il sole iniziava a tramontare ed era meglio darsi una mossa se voleva cucinare con tutta calma. Farlo lo rilassava e dopo quello che era successo con Zoro, era la cura migliore che conoscesse. Fra i fornelli si sentiva appagato e sereno. Di sicuro quella cena sarebbe stata un toccasana per il suo “piccolo orgoglio ferito”, anche se ancora non voleva accettare che le parole di Zoro l’avessero  toccato così tanto.

 

 

Zoro era in macchina ad aspettare un tizio al quale doveva vendere un autoradio. Sdraiato sul sedile pensò bene di farsi un pisolino per ammazzare il tempo, in mancanza di una birra, era l’unica cosa che potesse fare. Ma ogni volta che chiudeva gli occhi, li riapriva immediatamente e si trovava a fissare quella macchia sul tettuccio della sua auto. Che palle! Ma perché continuava a pensarci? Non era uno che rinnegava quello che faceva, figurarsi quello che diceva. Eppure sentiva che quella mattina avrebbe potuto evitare di dire quelle cattiverie. Aveva ancora impresso negli occhi lo sguardo di odio che Sanji gli aveva lanciato quando lo aveva “sottilmente” definito uno facile. Non lo aveva mai pensato. Sì era vero che avevano fatto sesso il giorno dopo che si erano conosciuti, ma questo non significava nulla. Allora che doveva pensare del fatto che il giorno prima voleva ammazzarlo di botte, e la sera della festa non aveva resistito a baciarlo in quel modo?! C’era un certo feeling che non riusciva a spiegarsi. Un’incontrollabile attrazione che andava oltre le stupide questioni di giusta condotta e di morale. Un giorno, due, un anno, un secolo, che importava quanto tempo era passato! Era questo che lo faceva incazzare. Se la pensava così, perché quella mattina aveva insistito a dire il contrario? Che cosa gli impediva di ammettere che sentiva qualcosa per Sanji nonostante lo conoscesse da poco?

Era quella domanda a non avere risposta, oppure l’aveva, ma Zoro non la voleva sapere.

Intanto qualcuno picchiettò con le dita al finestrino della sua auto. Lui abbassò il vetro.

- Era ora – mormorò prendendo l’oggetto dal sedile accanto.

- Si scusami ho avuto un imprevisto – rispose l’altro. Poi i due fecero lo scambio e incassata la somma pattuita, Zoro se ne andò. Iniziò a guidare e senza rendersene conto si ritrovò sotto casa di Sanji. Guardò la finestra. Sembrava che non ci fosse nessuno. La mattina Sanji gli aveva parlato di una cosa che doveva fare... ah si, un lavoro. Ma non ricordava altro. Non lo ascoltava mai con troppa attenzione, non perché non gli interessasse, ma perché lui era fatto proprio così. Rimase con il motore acceso per qualche minuto. Poi lo spense e continuò a guardare la finestra. Doveva provare a salire da lui? Ma no che gli passava per la testa. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Alla fine era stato lui a sbatterlo fuori no? Non aveva alcun motivo per andare a scusarsi. Magari quella sera l’avrebbe beccato al solito posto e si sarebbero chiariti senza neanche parlare. Sapeva che sarebbe stato così. Fra di loro non servivano troppe parole, bastava anche solo uno sguardo. Era questo che Zoro adorava. Lui non era uno a cui piaceva parlare, e trovare qualcuno che capisse i suoi silenzi e i suoi discorsi fatti a mezza bocca era difficile. Franky ci aveva impiegato anni per capire come era fatto, mentre a Sanji era bastato così poco... Sì, si sarebbero chiariti di sicuro. Con quella convinzione riaccese il motore e andò via.

 

- Che ore sono? – chiese ansioso Rufy. Ace sorrise guardando l’orologio.

- Un quarto alle otto – rispose.

- Ma quanto ci mette... io sto morendo di fame...- lamentò il fratello. Poi si sedette sul divano accanto ad Ace che, nel frattempo, aveva trovato un buon passatempo.

- Mi spieghi che stai facendo? – “Rufy” e “curiosità” erano sinonimi e questo Ace lo sapeva bene.

- Vedi questa? È una collana inca. È molto antica e simboleggia la forza di volontà dell’uomo – esclamò il ragazzo prendendo l’oggetto dalle mani

- Se la porti al collo riuscirai di sicuro a realizzare qualsiasi cosa tu voglia – a quelle parole Rufy sorrise entusiasta.

-Wow! Posso averla Ace? – chiese. Il fratello sorrise e gliela porse.

- Certo, l’ho presa per te. Questi invece sono per Makino – il ragazzo sistemò sul tavolino una serie di oggetti. Collare, statuette varie, orecchini ecc. erano tutte cose che aveva acquistato nel suo viaggio e che aveva perso nelle sue valige subito dopo. Cercò dunque di recuperarli, sperando che nessuno si fosse rotto. Rufy intanto era balzato in piedi e aveva iniziato a proclamarsi re di non so che cosa.

Il suono del campanello piombò come un fulmine nella stanza. Ace sentì d’improvviso un brivido. Eppure si era preparato a quell’incontro tutto il pomeriggio... Rufy invece non si era accorto della reazione del fratello, ed era corso ad aprire.

- Finalmente! – esclamò quando vide comparire sulla soglia la testa bionda di Sanji.

- Prendi queste – il ragazzo gli allungò le borse della spesa e subito Rufy corse in cucina.

- Cerca di non rompere nulla. Non voglio tornare a ricomprare tutto un'altra volta – mormorò Sanji stringendo fra i denti la sigaretta. Poi chiuse la porta intento ad andare in cucina quando una voce lo raggiunse.

- Ehi – una sola parola, ma non poteva non riconoscere quella voce.

- Ace – la sorpresa era facilmente leggibile sul suo volto e fu solo un caso che la sigaretta non gli scivolò via dalle labbra. Non poteva crederci... era lui, era tornato.

- Quando sei tornato? – chiese. Ace sorrise avvicinandosi a lui.

- Oggi – rispose. Era passato del tempo e Sanji era cambiato davvero tanto.

- Ti trovo bene – esclamò. Il biondo ancora non riusciva a riprendersi da quella specie di shock

- Anche tu... cioè anche io ti trovo bene – rispose quando riuscì a mettere le parole di fila.

Rufy intanto tornò di là per vedere per quale motivo Sanji non fosse ancora andato in cucina. Si era completamente dimenticato di Ace appena aveva visto le buste della spesa. Quando entrò si trovò di fronte i due ragazzi che si guardavano i silenzio.

- Ehi, allora? Si mangia o no? – ridacchiò. Era il suo modo di sdrammatizzare ogni cosa, e ci riusciva benissimo.

- Possibile che non riesci a startene buono per cinque minuti – sospirò Ace sorridendo. Sanji guardò il suo volto che non vedeva da così tanto tempo. Era come se lo ricordava. Con quel sorriso furbo, quelle piccole lentiggini e quegli occhi neri... Solo allora capì quanto gli era mancato...
Il braccio che Rufy gli avvolse al collo lo fece ritornare con i piedi per terra.

- Ho fame! – gli brontolò all’orecchio. Sanji sospirò togliendo il braccio dell’amico.

- Inizia a mettere tavola almeno... – Poi si diresse in cucina.

Conosceva quella casa come le sue tasche. Ci aveva passato tanto di quel tempo che era un po’ come casa sua. Prese un grembiule attaccato al muro ma quando stava per legarselo si ricordò di Ace. Non poteva farsi vedere da lui con un grembiulino rosa! Si voltò verso i due fratelli che stavano ridacchiano seduti al tavolo. Ma perché si faceva tanti problemi? Era solo Ace. Erano solo Ace e Rufy, i bambini con cui giocava da piccolo.

Mentre le pentole bollivano sul fuoco, i racconti di Ace facevano da colonna sonora alla piccola rimpatriata. I luoghi selvaggi, i popoli con una cultura così diversa, tutto  veniva fuori dalle sue labbra come un lungo romanzo.  

- No, voglio raccontarla io la storia! – brontolò Rufy. Il fratello sospirò

- Va bene raccontala tu –

Rufy iniziò a raccontare a Sanji la storia della collana inca che Ace gli aveva regalato.

Sanji l’ascoltava sorridendo alle sue parole. Sembrava che fossero tornati bambini, quando giocavano a fare i pirati ed Ace faceva fare a Rufy il capitano, anche se era più piccolo. Gliele faceva passare tutte lisce, solo una volta Ace aveva insistito nel farlo lui il capitano, e Rufy per mostrargli che era più degno si era arrampicato su un albero per fare un "arrembaggio" , ma era caduto da un ramo ferendosi al volto. La cicatrice sotto l'occhio sinistro era quello che aveva guadagnato da quel gesto da corsaro, più il ruolo di capitano a vita, visto che Ace da allora non si era più proposto nel farlo. Non certo perché era rimasto colpito dal suo coraggio, ma perché si era sentito in colpa per averlo provocato. Ace era così, ci teneva da morire a suo fratello, anche se non voleva darlo a vedere

- Ace non hai preso nessun souvenir per Sanji? – chiese ingenuamente Rufy. Sanji ridacchiò imbarazzato.

- Scusa perché avrebbe dovuto farlo? – infatti, perché mai avrebbe dovuto farlo, visto che quando era partito, in cuor suo gli aveva pure augurato di non fare più ritorno...

- Certo che gli ho preso qualcosa – esclamò Ace bevendo un po’ di vino. Sanji lo guardò confuso ed Ace gli sorrise. Il profumo di arrosto, però fece perdere l’ultima parte di lucidità a Rufy che involontariamente, riuscì a spezzare l’imbarazzo del cuoco.

- Sanji non resisto più!!! –

Sanji portò tutto in tavola e i due fratelli iniziarono a mangiare voracemente ogni cosa. Il biondo non poteva che esserne contento. L’appagamento di un cuoco, stava non solo nel preparare pietanze squisite, ma nel vedere che non rimaneva neanche una briciola nei piatti.

- È fantastico! – bofonchiava Rufy. Ace gli andava dietro aggiungendo complimenti su complimenti.

- Una pasta così me la potevo solo sognare in quel posto – sorrideva. Sanji scosse la testa.

- Se continuate così finirete anche quello che ho preparato per domani -

- Domani? - tentò di dire Rufy a bocca piena.

- Lo sapevo che non bastava...- mormorò fra sé Sanji. Ace sorrise. Sanji era cambiato davvero tanto, non sono nell’aspetto. Era molto più maturo e responsabile. L’aveva capito dal suo modo di comportarsi con Rufy. Il ragazzo sfacciato che faceva la corte alle professoresse del liceo e che allagava l’aula per non fare scuola, sembrava essersi trasformato in un uomo sofisticato che sapeva prendersi cura di un amico come di un fratello. Eppure quando sorrideva era sempre il solito Sanji.

Ad accompagnare la cena, oltre alle avventure di Ace, ci fu anche spazio per i vecchi ricordi. Episodi che sembravano dimenticati e che fecero tornare i tre ragazzi a quando erano solo tre piccoli mocciosi. Poi si aggiunsero i racconti di tutte le rovinose liti fra Rufy e Nami, di tutte le volte che si erano lasciati e ripresi, e di tutte le volte che lei lo aveva pestato!

- Povera Nami.. ha davvero una pazienza unica con te – sospirò Sanji. Ace ridacchiò.

- Non essere esagerato! E poi anche tu hai una bella pazienza a sopportare uno come Zoro – l’argomento che Sanji sperava non venisse fuori era stato inevitabilmente portato in scena dalla boccaccia di Rufy

- Zoro? .. e chi è? – chiese curioso Ace. Sanji sperò che l’espressione sul suo viso bloccasse Rufy dall’aggiungere anche solo una singola parola su quella faccenda. Non voleva parlare di Zoro, non ora, non con lui

- Sarà meglio lavare i piatti – Sanji si alzò e si diresse al lavabo. Non sentì dire più nulla di Zoro e sperò che Rufy avesse capito che era meglio tacere, ma la verità era che fu Ace a cambiare argomento.

- Dai lascia stare, li facciamo noi dopo i piatti – esclamò.

- No tranquillo. Tu sarai stanco e Rufy... beh lui non è capace – ghignò il biondo. Rufy si risentì di quell’affermazione.

- Guarda che li so lavare i piatti. Anzi ora li faccio io. Levati! – spinse via il ragazzo e immerse le mani nell’acqua. Non gli andava di sicuro, ma era un principio. Voleva dimostrargli che non era un incapace! Ora che aveva la collana inca poi, poteva riuscirci di sicuro.

- Come vuoi - sospirò Sanji poggiandosi al muro. Ace lo guardò per un po’, poi gli si avvicinò.

- Andiamo di là... ti devo parlare – gli sussurrò all’orecchio. Sanji sentì di nuovo quella sensazione di disagio, che sembrava sparita nel corso della cena. Che voleva dirgli?  Gli andò dietro mentre Rufy aveva già iniziato ad allagare la cucina.

Quando arrivarono in soggiorno Ace si sedette sul divano. Sanji rimase in piedi sentendosi sempre più a disagio.

- Siediti dai – sorrise Ace. Il biondo a quel punto si sedette accanto a lui.

- Beh.. cosa c’è? – chiese. Le mani di nuovo a cercare una sigaretta che presto accese.

 Nel mentre Ace prese qualcosa dalla sua tasca.

- Tieni – nel palmo della sua mano una piccola conchiglia rotta. Sanji la guardò confuso.

- Cos’è? – il moro gli fece segno di prenderla e lui la prese. Guardò ancora quella piccola conchiglia mentre Ace riprese a parlare.

- L’ho trovava su una spiaggia quando sono arrivato in quel villaggio la prima volta. Era così carina che l’ho subito raccolta – Sanji spostò lo sguardo su di lui.

- L’ho messa nel mio zaino e me ne sono dimenticato... come vedi si è rotta un po’, però... però è ancora lì. Quando stavo preparando le valige per tornare... l’ho ritrovata. Non credevo che qualcosa dall’apparenza così fragile, fosse in realtà così resistente – Sanji gli ridiede il piccolo oggetto.

- Che stai cercando di dirmi Ace? – sussurrò. Ace lo guardò mentre il sorriso sfumava dal suo viso.

- Mi spiace per come sono andate le cose fra noi, ma io...- Sanji lo interruppe.

- Ormai è passato Ace. Non importa più – disse. L’altro fissò le sue labbra che mantenevano appena la sigaretta fumante

- A me importa. Potrà sembrarti falso, ma mi fa ancora male pensare a quello che ti ho fatto – Sanji si alzò

- Non devi – lo guardò sorridendo.

- Ace, siamo amici ora. È tutto dimenticato – quella facilità di “perdono” non gli apparteneva. Ma riaprire vecchie ferite, era l’ultima cosa che voleva in quel momento.

Anche Ace si alzò avvicinandosi a lui

- Prendi –  allungò la piccola conchiglia che stringeva nella mano verso Sanji. Il ragazzo tornò a riprenderla.

- E perché? – chiese.

- Voglio che la tenga tu – sussurrò Ace sorridendo. Sanji non chiese più nulla, ma la strinse nella mano e poi la infilò in tasca.

- Grazie allora – sospirò. Ace sorrise ancora poi gli si avvicinò e gli accarezzò la testa.

- E’ così strano farlo ora – ridacchiò arruffandogli i capelli. Sanji mise la mano su quella si Ace facendola scivolare via dalla sua testa.

- E perché ora non serve più – sorrise mentre sentiva Ace stringere la sua mano.

Dalla cucina intanto iniziava ad arrivare il rumore di piatti in frantumi.

- Lo sapevo – sospirò avvilito Sanji. Ace ridacchiò.

- Meglio andare a vedere – e si precipitò in cucina. Sanji lo vide allontanarsi e mise una mano in tasca per prendere la piccola conchiglia. La guardò un po’ e poi sorrise. Ace... era sempre il solito Ace.

 

 

- Chi stai cercando? – chiese Franky rivolto a Zoro.

- Nessuno. Chi vuoi che stia cercando? – rispose sgarbatamente l’altro. Le luci del locale erano soffuse e in sottofondo c’era un leggera musica etnica. Sanji adorava quel posto....

- Tanto non viene – sospirò Franky. Zoro aveva insistito per andare in quel posto così “strano”. Non era di certo il tipo di locali che frequentavano loro, eppure se lui ci era voluto andare era solo perché sperava di incontrare qualcuno. Su questo punto Franky era sicuro al 100%.  E infatti da quando erano arrivati, non aveva fatto altro che guardarsi attorno come un ebete.

Zoro buttò giù un martini e poi si alzò.

- Io me ne vado – mise una banconota sul tavolo e si avviò verso l’uscita. Franky scosse la testa andandogli dietro. Quando uscirono fuori al locale una brezza fresca li accolse. Era notte inoltrata e fra qualche ora sarebbe di certo albeggiato.

- Perché non vuoi dirmi che è successo? – chiese Franky. Zoro non rispose continuando a camminare.

- Scommetto che hai fatto una coglionata delle tue – ridacchiò beffardo, ma neanche a quella provocazione, Zoro reagì. “Una coglionata delle tue”... come dargli torno. Se Franky ci avesse scommesso sul serio, avrebbe di sicuro vinto.

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

Scusate il ritardo ma non ho avuto un secondo di tempo ^__^’’

Mi piacerebbe rispondere a qualche vostra domanda

Per sweetkonan:  tranquilla che gli incontri amorosi fra Franky e Robin non sono finiti certo lì, anzi  ^^ e per quanto riguarda il non reagire di Robin, più avanti capirai perché... ^-*

 

Per baracuda96: o mio dio in che situazione mi hai messa  XD  scherzi a parte mi fa piacere che tu e la tua classe seguiate la mia fic ma mi spiace dirti che purtroppo ci saranno scene di sesso sia etero che non. L’unica cosa che vi posso garantire, e che non saranno certo molto “spinte” o dettagliate, ma abbastanza soft. Capisco anche che può dare fastidio lo stesso, ma spero vivamente che questo non pregiudichi il vostro continuare a leggere, se invece non riuscite proprio a “sopportare” tali scene allora come autrice ne sono davvero dispiaciuta ç__ç  però posso capirvi

 

Per il resto della “ciurma”: mi fa piacere che Shanks-camionista sia piaciuto così tanto ^^  ed io che pensavo che sarebbe stato snobbato!  XD

 

Grazie infinite a tutti e, al prossimo capitolo attenti ai ritorni di fiamma  (soprattutto quando si parla di Ace  >__> ...)

Kiss kiss Chiara

P.S: l’esame di pedagogia è andato alla grande. Grazie per avermi portato fortuna ^__^

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Capitolo 10
*** Ritorno di fiamma ***


Ritorno di fiamma

 

- E’ ora di andare – sospirò Sanji alzandosi dal divano. Ormai si era fatta una certa ora e voleva tornare a casa prima che fosse l’alba. Avrebbe incontrato di certo Pauly, e dopo la battutaccia della sera prima, non aveva una gran voglia di farlo...

A nulla servirono le insistenti richieste di Rufy di restare ancora un po’. Promettendogli di tornare a cucinargli anche qualche altra volta Sanji si avviò verso la porta.

Nel frattempo Ace si alzò dal divano e prese la giacca appesa al muro indossandola.

- Dove vai? – chiese Rufy. Il fratello rise.

- Accompagno Sanji – esclamò con grande tranquillità. Sanji si precipitò a dirgli che non serviva, alla fine erano solo pochi passi, ma Ace fu irremovibile. Dopo quella splendida cena, era il minimo che poteva fare.

- Ce l’hai le chiavi? Io me ne vado a letto ora – lo informò Rufy. Se Ace non si portava le chiavi, poteva anche rimanere chiuso fuori per tutta la notte, che lui non gli avrebbe di certo aperto. Quando dormiva era difficile che lo svegliassero anche le cannonate. Ace lo rassicurò dicendo che non doveva preoccuparsi.

Scesi in strada i due salirono in macchina

- Comunque non serviva – mormorò Sanji. Ace sorrise sistemando il sedile.

- Se lo dici un’altra volta ti do fuoco – rispose ghignando.

Sanji aveva timore che ora che non c’era più Rufy con loro, quella sensazione di disagio sarebbe tornata e invece iniziarono a parlare con grande naturalezza. Ace non riprese più il discorso di prima, e lui per un attimo si dimenticò anche degli ultimi casini che gli erano capitati.

- Eccomi qua... allora grazie – disse sorridendo. Ace alzò le spalle.

- Di nulla – rispose. Mentre scendeva dalla portiera, Sanji sentì le parole uscire da sole.

- Ace.. se ti va di salire. Non so... un caffè? – mormorò. Ace ridacchiò.

- Magari – e parcheggiò la macchina.

Un secondo dopo che lo vide scendere, Sanji si pentì di averglielo chiesto. Ma che gli era passato per la testa...

Salì di fretta le scale costringendo Ace a fare lo stesso. Non gli disse però che non voleva incrociare il suo vicino al quale aveva proposto un ménage à trois la sera prima. Già... la sera prima. Aveva salito quelle scale con Zoro e ora... Era strano come potevano cambiare le cose in una sola notte.

 

- Certo ti sei sistemato bene qui – affermò Ace notando l’appartamento tenuto alla perfezione dal ragazzo. Sanji era sempre stato uno a cui l’ordine piaceva, ma non avrebbe mai immaginato che potesse avere una casa così “perfetta”.

Il biondo si diresse in cucina cercando di preparare una caffè ma le mani non volevano seguire la sua volontà. Il sacchetto del caffè cadde a terra rovesciandosi tutto e quando si abbassò per raccoglierlo urtò contro l’angolo di un mobile.

- Merda – mormorò massaggiandosi la fronte. Ace se la rise. Era troppo buffo vederlo così imbranato.

- Fa vedere – gli si avvicinò sollevandogli i capelli per vedere se si era ferito. Quando il tocco delle sue mani gli solleticò la testa, Sanji sentì un nodo stringerlo alla gola. Cos’ era fastidio, disagio... oppure ... oppure cos’altro?

- Non c’è nulla – sentenziò Ace facendo ricadere i capelli biondi. I due si fissarono negli occhi poi Ace gli accarezzò una guancia con il dorso delle dita. Fu un secondo e lentamente posò le labbra sulle sue.

- Che fai! – esclamò Sanji spingendolo via.

- Scusa... scusa non so che mi è preso – mormorò Ace. Non credeva che l’ avrebbe baciato, anche se desiderava farlo da quando l’aveva rivisto. Prese la giacca intento ad uscire, se fosse rimasto anche solo cinque minuti sarebbe stata la fine

- Aspetta – la voce di Sanji lo fermò. Ace si voltò verso di lui. La testa gli diceva di prendere quella porta e uscire senza voltarsi, ma non riuscì a frenarsi.

Lentamente tornò indietro. Sanji era fermo anche se il respiro tradiva la sua agitazione.

Ace lo guardò negli occhi sfilandosi nuovamente la giacca che cadde a terra. Quando gli fu di fronte ingoiò un paio di volte prima di sentire le mani di Sanji afferrargli la nuca e tirarlo a sé.

Il sapore delle sue labbra... pareva dimenticato e invece tornò come un onda dentro di lui. Sanji sentì il desiderio crescere respiro dopo respiro.

Velocemente sfilò la maglia di Ace e lasciò che il ragazzo togliesse la sua. Ace lo sollevò e quando le gambe di Sanji gli si avvolsero attorno alla vita, lo portò in camera da letto. Almeno tentò, perché continuava a sbandare.

- A destra – sospirò affannato Sanji ed Ace sorrise prima di tornare a sentire la lingua del ragazzo accarezzare la sua.

Caddero sul letto ed Ace iniziò a sbottonargli i pantaloni. In un attimo Sanji capovolse i ruoli salendo a cavalcioni sul ventre del ragazzo che ora giaceva spalle al materasso. Il biondo scese con le labbra lungo il suo petto mentre sentiva le dita di Ace fra i suoi capelli. Dio ma che stava facendo?

Non ebbe il tempo di rispondere a quella domanda ché sentì sotto di sé l’eccitazione di Ace spingere forte. Con gesti esperti gli sfilò i pantaloni liberandolo da quella stretta. Ace sentiva le labbra di Sanji accarezzarlo con passione e la sua lingua stuzzicare ogni centimetro della sua pelle. Non se lo ricordava così “intraprendente”... forse era cambiato anche in questo. Con una mano sollevò la testa del biondino portandola alle sue labbra. Presto anche i pantaloni di Sanji sparirono e i loro corpi nudi poterono finalmente venire a contatto.

Le lenzuola iniziavano ad inumidirsi e le posizioni erano ancora una volta capovolte. Ora era Ace a sovrastare Sanji con il suo corpo. Il biondo gli accarezzò la schiena nuda, dove sfoggiava quello strano tatuaggio mentre sentiva le labbra del ragazzo inumidirgli il collo. Le gambe avvinghiate al suo corpo mentre le mani di Ace lo accarezzavano come solo lui sapeva fare. Si vedeva che lo conosceva bene... sapeva come farlo impazzire anche sfiorandolo soltanto.

I respiri profondi divennero gemiti, e le carezze divennero graffi quando lentamente Ace entrò in lui. Sanji lo tirò a sé affondando una mano fra i suoi capelli neri. Lo voleva, lo desiderava. E da come stava ansimando Ace, capì che gli stava facendo lo stesso effetto.

- Sanji... - sospirò Ace sorridendo e il biondo lo tirò a sé fermando quel sorriso sulle sue labbra.

Perché lo stava facendo? Perché? Perché era stato così impossibile lasciarlo andare via?

 

 

Il mattino arrivò e lentamente Sanji aprì gli occhi. Sentì un peso sul petto e sollevò un po’ la testa, scorgendo la chioma corvina di Ace che dormiva profondamente poggiato su lui. Cadde con la testa sul cuscino a fissare il soffitto. Ma che diavolo aveva fatto? Si portò una mano sul viso per cancellare il sonno e l’imbarazzo. Se c’era una cosa davvero divertente era che ora non poteva dare più torto alle parole di Zoro... In fondo lo dicevano un po’ tutti... forse era davvero una specie di puttanella che andava a letto con il primo venuto, e che ricadeva nelle braccia del suo ex non appena lo rivedeva. Sentì un certa amarezza salirgli allo stomaco. Zoro... cosa sarebbe successo ora?

Uno sbadiglio si sollevò nella stanza e lentamente la testa arruffata di Ace si alzò. Diede uno sguardo in giro e poi su fermò sul viso di Sanji. Sorrise.

- Buongiorno – l’essere naturale in ogni momento, era quello che più lo contraddistingueva.

- Buongiorno - rispose Sanji non sapendo che altro dirgli. Poi Ace si spostò stendendosi accanto al ragazzo e ridacchiò guardandolo di lato. Sanji si portò su un fianco trovandosi di fronte al ragazzo

- Che c’è? – chiese non riuscendo a non sorridere alla risata di Ace.

- Nulla...- e lo baciò sulle labbra

- Vuoi un caffè? – esclamò poi sedendosi sul letto. Sanji annuì sbadigliando.

- Dovrei... credo, che dovrei farmi una doccia – mormorò rigirandosi nel letto e tirandosi il lenzuolo per coprirsi. Ace tornò a sorridere.

- Facciamo una cosa. Vado a farmela prima io, e poi ti preparo il caffè. Se tu me lo permetti – ironizzò. Sanji mugugnò un sì, contento di avere altri cinque minuti di riposo. Dormire era un modo per allontanare la realtà, anche se solo per qualche attimo.

 

 

 

Stranamente quella mattina Zoro era già in piedi prima delle undici, il ché non era proprio da lui. La notte aveva dormito anche se si era svegliato più volte, senza una ragione precisa. Franky invece era già sveglio da qualche ora e stava sistemando dei fogli.

- Vuoi venire con me? – chiese quando Zoro sbucò in cucina.

- Dove? - mugugnò annoiato il ragazzo. Se doveva sbrigare qualche stupida commissione burocratica che ci andasse da solo!

- Devo passare da Sanji a dargli alcune carte dell’incidente. Le ho trovate qui ed è meglio che gliele porti – spiegò Franky. Certo non aveva bisogno di un “accompagnatore”, ma quello zuccone di Zoro invece, aveva bisogno di una spinta. Non sapeva che fosse successo, ma di sicuro quei due avevano bisogno da parlare. Poteva anche chiedere a lui di dargliele, ma andare con lui era anche un modo per evitare che peggiorasse le case.

- Dai che stamattina non mi va di guidare – brontolò Franky. Zoro lo guardò alzando un sopracciglio. Figurarsi se non gli andava di guidare... Franky come al solito credeva che fosse una sottospecie di larva idiota. Comunque decise di dargli questa soddisfazione e di andare con lui.

E poi Sanji... non voleva certo che si capisse che desiderava vederlo, avrebbe preferito incontrarlo “casualmente” da qualche parte, ma il bisogno di far tornare le cose come prima era più forte di qualsiasi capriccio.

 

In macchina Franky continuò a ridacchiare su un vecchio che aveva incontrato all’officina, mentre Zoro notò che era davvero molto allegro. Era di sicuro merito di Robin...

- Oh frena – gli intimò quando arrivarono sotto casa di Sanji. Franky scese mentre Zoro rimase con le mani ferme sul volante. Il ragazzo dalla chioma azzurra si affacciò dal finestrino.

- Allora ti vuoi muovere – gli intimò e iniziò ad andare verso il portone. Neanche gli aveva chiesto se voleva salire, in quel modo Zoro non avrebbe potuto rifiutare...

Il ragazzo scese dall’auto e gli andò dietro mentre osservava la finestra di Sanji. Era aperta, questo voleva dire che era di sicuro in casa.

Salì piano le scale e ad ogni gradino si rivedeva mentre barcollava abbracciato a lui. E quando arrivò davanti la porta non poté non buttare un occhio a quella accanto. Quasi gli venne da sorridere e per un attimo si dimenticò persino della loro litigata.

Franky bussò ma quando la porta si aprì, invece della testa bionda di Sanji, si trovarono davanti un viso lentigginoso con una folta chioma corvino. Chi era quello? E soprattutto che cazzo stava facendo lì? Zoro avvertì come un fastidio epidermico alla sua vista ed ebbe l’istinto di andarsene.

- C’è Sanji? – chiese Franky. Il ragazzo guardò dentro.

- E’ sotto la doccia. Siete suoi amici immagino.. beh entrate – sorridendo aprì la porta e gli fece strada. Era da Ace aprire anche a qualcuno di “sospetto”. Il pensiero che potessero essere due delinquenti non lo aveva nemmeno sfiorato, neanche quando notò i loro strani capelli colorati.

- Dovevo dargli solo queste carte – mormorò Franky ma il ragazzo moro lo interruppe a metà frase iniziando ad urlare

- Sanji ci sono delle persone che ti cercano – una leggera voce che veniva dal bagno parve dire “vengo subito”. Poi il moro tornò a sorridere ai due ragazzi.

- Volete un caffè? – chiese gentilmente. Franky accettò mentre Zoro si limitò a rifiutare con uno striminzito “no”. Quella situazione gli puzzava troppo...

- Comunque io sono Ace – si presentò il ragazzo. Franky fece le presentazioni anche da parte di Zoro, visto che il ragazzo non aveva spiccicato neanche mezza parola, ma continuava a fissare la porta dalla quale sarebbe dovuto entrare Sanji.

- Zoro... mi pare di averti sentito nominare da Rufy – esclamò Ace attirando l’attenzione del ragazzo.

- Conosci Rufy? – mormorò Zoro. Ace rise.

- Certo, è mio fratello – affermò. Franky si ricordò che Rufy gli aveva parlato qualche volta di lui mentre Zoro non sapeva neanche della sua esistenza. La cosa stranamente lo tranquillizzo un po’. Se era fratello di Rufy, era logico che fosse anche amico di Sanji...

Nel frattempo Sanji uscì dal bagno prendendo dall’armadio un paio di pantaloni con una t-short. Mentre si vestiva si chiese chi fosse arrivato. Non si preoccupò neanche di asciugarsi i capelli e andò dritto in cucina lasciando che alcune gocce d’acqua scivolassero sul suo viso.

Quando entrò riconobbe subito i due ragazzi seduti al tavolo che parlavano con Ace e il cuore gli arrivò in gola

- Ehi eccoti finalmente – esclamò Franky sorridendo. Sanji tentò di raccogliere tutte le sue forze di autocontrollo. Non riusciva a guardare Zoro. Prima l’avrebbe fatto per rabbia, ora invece era solo per... imbarazzo? O per colpa? Il ragazzo dai capelli smeraldo invece cercò di attirare il suo sguardo fallendo però ad ogni tentativo.

- Che ci fate qui? – chiese gentilmente Sanji. Franky gli allungò delle carte.

- Questo dovrebbero essere tue. Riguardano l’incidente con Rob Lucci – Sanji le prese dandogli uno sguardo veloce

- Incidente? Non mi avevi detto di aver fatto un incidente – mormorò sorpreso Ace. Sanji scosse la testa.

- E’ roba vecchia e poi non è stato un vero incidente, più che altro un tamponamento – spiegò sedendosi su una sedia. Alla sua sinistra poteva vedere la sagoma di Zoro che lo fissava, e la cosa lo stava facendo agitare un po’, tanto che i suoi occhi percorrevano le scritte sul foglio senza riuscire a leggere neanche una riga.

- Ti sei fatto male? – chiese Ace. Sanji lo guardò confuso

- Nell’incidente, ti sei fatto male? – il biondo sorrise dicendo di no. Ace aveva notato che Sanji era nervoso e istintivamente guardò il ragazzo al suo fianco, quello Zoro che aveva nominato Rufy la sera prima.

- Se non ti asciughi prenderai un raffreddore – ridacchiò il moro asciugando con le dita le gocce d’acqua dal viso di Sanji. Zoro avvertì di nuovo quella sensazione di fastidio alla vista di quel gesto.

Sanji però spostò la mano di Ace

- Non sei la mia balia – mormorò ghignando. A quelle parole Ace rise ancora. Sanji si alzò andando a prendere qualcosa da uno scaffale. Erano dei biscotti che aveva fatto lui. Gli stessi biscotti che quella stupida testa verde cercava di fregargli in continuazione. Posò il vassoio sul tavolo incrociando per un secondo gli occhi di Zoro. Immediatamente distolse lo sguardo. Accidenti, non immaginava di sentirsi tanto a disagio.

- Servitevi – sorrise nervosamente. Ace allungò una mano e ne afferrò un paio.

- Fenomenali – sentenziò assaggiandoli. Anche Franky ne prese uno mentre Zoro continuava a guardare il viso di Sanji sperando di calamitare invano il suo sguardo.

- Davvero squisiti Sanji – si complimentò Franky. Mentre il biondo sorrideva lusingato, Zoro si alzò dal tavolo

- Devo parlarti – esclamò in direzione del ragazzo. Sanji non poté più evitare il suo sguardo.

- Ora? – mormorò sentendo il cuore battere più forte, ma non ricevette risposta ché Zoro si era già diretto nel soggiorno.

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

 

Certo non si può resistere al fascino caliente di Ace, come ci ha gentilmente dimostrato Sanji  XD

E ora che succederà?

Nel prossimo capitolo troverete la risposta, e si tornerà a parlare anche di Robin (per la gioia di qualcuno  ^^)  e di una difficile decisione...

 

Grazie a tutti voi che leggete e commentate questa mia stupida fic ^^  e perdonate qualche errore.

Kiss kiss   Chiara

 

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Capitolo 11
*** Beautiful Lie ***


Beautiful Lie

 

Sanji seguì Zoro nel soggiorno lasciando Franky e Ace da soli. Quando uscì dalla cucina, sentì lo sguardo di Ace su di se ma non si voltò.

- Che c’è? – esordì quando fu di fronte a Zoro. Il ragazzo lo fissò in silenzio mentre Sanji sentiva l’ansia pervadergli ogni cellula del corpo

- Allora che vuoi dirmi – non sopportava quella sua espressione quasi glaciale.

- Chi è quello lì? – chiese diretto il ragazzo. Sanji cercò di ingoiare la sua agitazione ma fu inutile. Possibile che Zoro si fosse accorto di tutto?

- E’ il fratello di Rufy – rispose. Sapeva che quello che interessava a Zoro non era l’albero genealogico di Ace, ma ben altro, ma cercò di deviare la domanda nel modo meno palese possibile.

Zoro continuò a fissarlo e Sanji si sentì come quando si sogna di essere nudi in mezzo alla gente. Imbarazzo e agitazione, e anche un pizzico di paura. Forse fu proprio quell’inspiegabile paura a dar via alle sue parole.

- Non credo che tu sia nella posizione di farmi domande poi – un tono duro e sicuro, falsamente sicuro

-  Se non sbaglio ieri mattina mi hai ampiamente dimostrato quello che pensi di me. Quindi se anche fosse successo che...- il fiume di parole fu interrotto da una flebile frase.

- Non volevo – era stato Zoro a dirlo oppure era stata la sua immaginazione? Quando il ragazzo dai capelli verdi abbassò lo sguardo iniziando a passarsi nervosamente la mano sulla nuca, Sanji capì che non aveva sognato quelle parole.

- Forse... ho esagerato – ancora un sospiro più che una frase vera e propria uscì dalle labbra del ragazzo. Sanji si morse un labbro felice di non doverlo guardare negli occhi mentre avvertiva il cuore battere più forte. Poi Zoro alzò lo sguardo e Sanji pensò di vedere un leggero rossore sulle sue guance. No, non era possibile. Subito Zoro distolse gli occhi per non lasciare a Sanji il tempo di leggere quello che provava. Si sentiva imbarazzato da morire. Non aveva mai chiesto scusa a nessuno, e forse non sapeva neanche come si facesse. Ma non riusciva a sopportare quella situazione. Doveva fare andare le cose al giusto posto, anche se avrebbe dovuto mettere tutta la forza che aveva per dire una semplice parola

- Scusa – e lo sguardo di Zoro si perse sul pavimento ancora una volta. Il cuore di Sanji saltò un battito e il biondo sorrise. Dio non credeva di desiderare tanto quelle parole. Ciò che Zoro gli aveva detto la mattina precedente gli aveva fatto più male di quanto aveva creduto e sentirgli pronunciare quella frase, che neanche nelle sue fantasie più sfrenate avrebbe mai pensato di sentirgli dire, lo aveva portato al settimo cielo. Subito però ricadde a terra sbattendo violentemente la testa. Alla fine era andato a letto con Ace... alla fine aveva fatto quello per cui Zoro l’aveva accusato. E ora proprio Zoro si stava scusando per averglielo detto.

“Bizzarra” era questa la parola adatta a descrivere quella situazione. Bizzarra e di una crudele ironia.

- Zoro vedi io... – sentiva di doverglielo dire, anzi di volerglielo dire. Non era tempo per i segreti, non ancora, ma... ma Zoro avrebbe capito? Sarebbe riuscito a comprendere le ragioni che lo avevano spinto ad andare a letto con Ace? E come poteva capirle, visto che lo stesso Sanji non le conosceva. Se Zoro l’avesse saputo, si sarebbe di certo infuriato e l’avrebbe mandato a quel paese. Non avrebbe voluto avere più nulla a che fare con lui, e questo Sanji non poteva permetterlo, non ora che Zoro sembrava essere pronto a fare qualche passo in avanti. Non poteva cancellare la notte con  Ace, ma poteva tenergliela nascosta. Era un gesto vile, codardo, ma era l’unica cosa che poteva fare in quel momento.

Zoro lo guardò aspettando che continuasse. Sanji sussultò a quello sguardo quasi dolce e scosse la testa.

Un segreto, solo una piccola bugia, nulla di più.

Dolcemente gli sorrise, uno di quei sorrisi che sono capaci di riattivarti il cuore. Anche Zoro sorrise e si avvicinò a lui. Non sperava che gliela facesse passare liscia così facilmente, ma forse Sanji non aveva il carattere di merda che credeva lui, e forse aveva capito che non voleva dirgli quelle cattiverie e quanto gli era costato chiedergli goffamente scusa. Ma ora non aveva più importanza né il suo orgoglio né quello che era successo.

- Lo sapevo che sarebbe andata così – ridacchiò. Sanji lo guardò confuso prima che le labbra di Zoro si posassero sulle sue.

 

 

- E così sei stato via per qualche mese? – chiese Franky. Ace annuì e gli raccontò un po’ del suo viaggio

- Però alla fine è bello tornare a casa. Quando sei lontano ti rendi conto di quali sono le cose che ti mancano davvero – sospirò bevendo un po’ di caffè. Franky lo scrutò bene

- E Sanji è una di queste? – chiese. Ace lo guardò stupito senza rispondere. “Però, che tipo perspicace” pensò. Poi sorrise

- Vedi Franky, conosco Sanji da quando eravamo bambini. Siamo cresciuti insieme e gli sono molto affezionato. È una persona importante per me, quasi un fratello... eh sì, ti posso dire che è una delle cose che mi è mancata di più – il tono della sua voce era chiaro e sincero. Almeno così avvertì Franky. Forse aveva visto male... eppure gli era sembrato di avvertire qualcosa di particolare fra di loro, tanto da temere che anche Zoro avesse avuto quell’impressione. Non poté avere il tempo di approfondire quei pensieri che dalla porta entrò proprio un sorridente Zoro

- Allora stai ancora mangiando? – ridacchiò. Franky si sollevò gli occhiali dal naso. Era Zoro quello lì? Lo stesso Zoro che quella mattina aveva continuato borbottare per tutto il viaggio e che nelle ultime 24 ore si era scolato litri e litri di alcol per sopperire a un inspiegabile malumore?

La porta si aprì di più e accanto a Zoro comparve anche Sanji. Quando il biondo incrociò gli occhi di Ace, sentì il senso di colpa tornare a riaffiorare. Poi un dubbio lo colse.

E se Ace si fosse lasciato sfuggire quello che era successo? In fondo era pur sempre fratello di Rufy! Dannazione doveva fare qualcosa immediatamente. Mise da parte tutti i suoi conflitti interiori, e cercò di pensare alla svelta a cosa fare.

- Zoro meglio che sposti la macchina di lì prima che te la rimorchino – esclamò. Zoro alzò un sopracciglio.

- Ah sì? Strano non hanno mai fatto problemi... mah se lo dici tu – sussurrò. Figurarsi se aveva voglia di replicare proprio ora che si erano chiariti.

- Nuova legge di condominio – inventò lì per lì Sanji. Dio che cosa ridicola... se non avesse avuto tutta quell’agitazione, avrebbe trovato la cosa alquanto divertente. Zoro intanto era cascato in pieno nel suo piccolo “inganno” ed ere sceso a spostare l’auto. Franky invece, sentendo la situazione rasserenata, poté prendersi cinque minuti per andarsene in bagno. Ora che la sua “missione salva amico” era completata poteva anche pensare a se stesso.

Quando finalmente i due furono rimasti soli. Sanji chiuse la porta della cucina

- Senti Ace – il ragazzo lo interruppe ridacchiando

- Simpatico quel tuo amico Franky... mi stava dicendo che...- stavolta fu Sanji a interromperlo.

- Stammi a sentire Ace, per favore – Ace notò l’espressione seria sul volto del biondo. In quell’istante una strana atmosfera invase la stanza riempiendola di tensione.

- Che succede Sanji? – chiese. Sanji gli si avvicinò

- Quello che è successo stanotte... Beh, è stato uno sbaglio ed io vorrei che rimanesse fra noi – sussurrò. Ace lo fissò negli occhi. Aveva sperato di non udire quelle parole, ma forse non poteva non aspettarsele.

- Cioè lasciamo le cose come sono. Da amici, dico – sussurrò ancora Sanji. Il ragazzo di fronte sorrise

- E’ per Zoro immagino...- Sanji abbassò la testa.

- Tranquillo Sanji... è tutto ok – la mano di Ace si posò sui suoi capelli ancora bagnati. Quando voleva, Ace sapeva essere dolce come nessun altro.

- Grazie Ace - sospirò. Quando il moro tolse la sua mano, Sanji sentì un vento freddo attraversalo. Ma non erano i capelli bagnati né qualsiasi finestra aperta. Era solo Ace e il suo calore che se si allontanava da lui.

- Ora devi asciugarti però – ridacchiò Ace mandando giù un altro biscotto. Sanji sorrise mettendosi una mano in testa e guardando il ciuffo che gli cadeva sulla fronte. Dalla porta intanto entrò Franky.

- Credo che lo scarico del water si sia rotto – mormorò. Sanji scosse la testa. Non era possibile. Ancora? Ma allora era lo faceva apposta?! Non era la prima volta che Franky gli combinava un casino in bagno! Con i motori sarà anche stato un genio, ma con i water era davvero un disastro!

- Allora io torno da Rufy – esclamò Ace alzandosi. Sanji lo guardò e lui gli sorrise

- Avrà di certo capito che ho dimenticato le chiavi quando non mi ha visto tornare... – ridacchiò mentre Sanji ebbe l’impulso di prendersi a schiaffi da solo.

- Grazie per l’ospitalità, Sanji - Ace gli sorrise ancora una volta e salutato Franky uscì di casa.

Mentre scendeva le scale incrociò Zoro che invece stava salendo.

- Te ne stai andando? – chiese il ragazzo.

- Già. Allora ci si vede... Zoro – sospirò. Zoro mugugnò un “ok” e salendo due gradini alla volta tornò davanti la porta di Sanji. Ace rimase a guardarlo mentre si aggiustava i capelli prima di bussare. Stranamente gli venne da sorridere, chissà forse era un po’ masochista e non se n’era mai accorto. La porta si aprì ed Ace vide il ragazzo entrare in casa del suo amico. Già, amico. Perché era questo tutto quello che poteva essere per lui. E invece quella notte aveva sentito che Sanji era molto di più, era stato felice di rivederlo, e le emozioni che gli aveva regalato non se le sarebbe mai aspettate. Avrebbe voluto riprovare a stare con lui, farsi perdonare il male che gli aveva fatto. Ma forse... forse ormai era troppo tardi? No non era tardi, non avrebbe permesso che fosse tardi. Gettare la spugna non faceva parte del suo modo di vivere. Ora che aveva capito quanto gli era mancato e quanto lo voleva, avrebbe fatto di tutto per riprenderselo e nessuno, compreso Zoro, glielo avrebbe impedito.

 

- Allora vado anch’ io – ridacchiando Franky si avviò alla porta.

- Ehi aspetta – lo fermò Zoro.

- Senza queste non vai da nessuna parte – e gli lanciò le chiavi dell’auto. Franky rise prendendole al volo.

- Ci si vede Sanji. E tu buzzurro cerca di non creare altri casini – e detto questo uscì. Zoro sorrise mentre Sanji sentì che forse quell’avvertimento Franky, avrebbe dovuto farlo a lui.

 

Ora che Zoro era sistemato, poteva pensare un po’ a sé stesso. Per prima cosa doveva trovare il modo per contattare Robin. Quella sera era successo tutto così in fretta che non aveva avuto modo di dirle niente. Ma non c’erano problemi. Robin lavorava in un centro di ricerche dell’università, glielo aveva detto lei, e quindi bastava andare lì e l’avrebbe trovata di sicuro.

Fermò l’auto davanti al parcheggiò del grande edificio e scese. All’ingresso domandò della professoressa Nico Robin

- Chi devo annunciare? – chiese una ragazza bionda seduta dietro ad un vetro.

- Franky. Sono un suo amico – rispose sorridendo il ragazzo. La donna gli disse gentilmente di aspettare lì. Franky prese a giocherellare con le chiavi impaziente di vederla. Dio non stava più nella pelle. Intanto sentiva la ragazza parlare al telefono

- Ah va bene... devo dirgli solo questo?.... ok ho capito. La ringrazio – quando agganciò la cornetta chiamò Franky

- Allora signore, la professoressa ha detto che non può riceverla ora né in nessun altro momento – scandì la donna con una dizione impeccabile.

- Scusi non ho capito – chiese dubbioso Franky. La ragazza gli sorrise

- La professoressa Nico Robin non vuole riceverla, né ora né nessun’altro giorno. E la prega di non cercarla più – disse con un ghigno gentile sulle labbra sbattendo irritantemente le palpebre. Franky sentì il cuore fermarsi.

- Che vuol dire che non vuole ricevermi? – ringhiò contro il vetro. Senza perdere il suo sorriso la ragazza ripeté a Franky le stesse parole di prima

- Ma andiamo è ridicolo! Voglio parlare con lei. Dov’è? Ditemi dove si trova  – iniziò a sbraitare.

Non era possibile. Perché non voleva vederlo? Che stava succedendo, eppure erano stati bene quella sera e lei.. lei gli aveva detto che gli era mancato, che non l’aveva mai dimenticato... Non poteva essere! Sperava fosse un incubo, ma quando due energumeni della sicurezza, chiamati dalla ragazza alla reception, lo buttarono fuori facendolo sbattere violentemente a terra, capì che era tutto vero. Robin non voleva vederlo. Non voleva più avere nulla a che fare con lui.

 

Dalla grande finestra che dava sul campus, Robin vide Franky entrare nella sua auto e correre via. Sentì un nodo alla gola che cercò di mandare giù inghiottendo più volte. Aveva dovuto farlo. Non potevano più vedersi, quella sera era stato bellissimo ma era finita lì. Se Lucci... se Lucci l’avesse saputo, sarebbe stato capace di tutto. Lui era capace di tutto, e Robin non voleva che Franky cadesse vittima della sua collera.

- Robin ti stiamo spettando – disse un uomo anziano. La ragazza gli sorrise e gli disse che sarebbe arrivata fra poco. Tornò a guardare dalla finestra quel parcheggio vuoto sentendo gli occhi bruciare nuovamente. Si tose gli occhiali da sole e si toccò con le dita il livido violaceo sotto l’occhio sinistro. Strinse i denti mandando giù le lacrime e, rimessi gli occhiali uscì dallo studio.

 

- Ah così hai dimenticato le chiavi... te l’aveva detto di portartele dietro – ridacchiò Rufy. Ace sorrise.

- Eh, lo sai come sono fatto! – gli aveva detto che era rimasto chiuso fuori e che quindi aveva dormito da Sanji. Non era una vera e propria bugia, ma per Ace che era sempre sincero al 100% con tutti, figurarsi con suo fratello, era comunque una menzogna. Sì, aveva dovuto mentirgli e non avrebbe voluto, ma era quello che Sanji gli aveva chiesto, e almeno questa volta, non voleva deluderlo. Era un piccolo sacrificio per riacquistare la sua fiducia, e un passo in avanti per riprendersi il suo cuore.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

Premetto che sono contro ogni tipo di menzogna, ma è pur vero che in certe situazioni non si può fare altrimenti (Ahimè) U__U   Ma come si dice, le bugie hanno le gambe corte per cui...

Per il titolo ho fatto un piccolo furto a quello gnocco di Jared Leto e alla sua band (spero mi perdonino  ;P)

 

Nel prossimo capitolo ci sarà da soffrire vi avverto, ma ci sarà anche una svolta importante per qualcuno... chi?...

Eh eh... le anticipazioni (crudelmente) si fermano qui  ^^

Nella speranza di non trovare lettere minatorie nella mia casella postale, vi do appuntamento alla prossima   ^__^

 

Kiss kiss   Chiara

 

 

 

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Capitolo 12
*** Crollo. Paura. Risveglio. ***


Crollo.   Paura.   Risveglio.

 

Quando Zoro rientrò in casa fischiettando non si sarebbe mai immaginato di poter trovare Franky ridotto in quello stato.

- Ma che stai facendo? – chiese sorpreso. Il ragazzo ridacchiò confuso mentre nella mano stringeva una bottiglia di liquore.

- Ha detto che non vuole più vedermi. Anzi... che non vuole ricevermi – balbettò Franky con la voce di chi ha passato l’intero pomeriggio a bere. Nel posacenere i mozziconi spenti di quelle che non erano sigarette. Zoro gli strappò la bottiglia dalle mani

- Mi spieghi perché cazzo hai bevuto? – ringhiò poggiando il vetro su un tavolo. Franky si alzò barcollando leggermente e si fiondò ad afferrare Zoro per la maglia.

- Io faccio quello che voglio – esclamò. Zoro fu investito dalla puzza di alcol ed erba e staccò le mani del ragazzo spingendolo di netto sul divano.

- Ora dimmi che è successo – chiese con tono più calmo. Franky rise ancora.

- Robin non vuole più vedermi. Non è divertente? – quella risata quasi isterica, ma che invece nascondeva solo la voglia di piangere. Zoro provò l’irrefrenabile voglia di trovare quella donna e prenderla a pugni. Ma che diavolo credeva di fare ? Con quale diritto si permetteva di giocare in quel modo con i sentimenti di Franky?!

- Vado a prepararti il bagno. Devi fatti una doccia che puzzi come una distilleria - Zoro si allontanò masticando la rabbia fra i denti e si diresse in bagno. Forse una doccia calda l’avrebbe rimesso in sesto e dopo avrebbe potuto spiegargli meglio quello che era successo. Diavolo, aveva appena sistemato le cose con Sanji ed ora ecco un’altro grattacapo!

Quando chiamando l’amico più volte ricevette come risposta solo il silenzio, tornò di là per vedere se si era addormentato. Il divano era vuoto così come il resto della casa. Un dubbio lo colse e guardò subito le chiavi dell’auto che avrebbero dovuto essere nel cesto di vimini. Mancavano anche quelle.

 

 

Mentre premeva sempre più forte il pedale del gas non riusciva a non sentire nelle orecchie la voce insopportabilmente calma di quella donna.

“Non vuole riceverla”. Era il modo cortese di dire “Vaffanculo”. Non era quello che Robin poteva volere. Ma perché glielo aveva detto? Perché l’aveva cacciato? Forse non era stata lei a rispondere, era stato di sicuro quel bastardo di Lucci. Era così, doveva essere cosi.

La vista iniziò ad annebbiarsi mentre tentava di impedire alle lacrime di scendere. Scrollò la testa più volte

- Cazzo – mormorava fra i denti. Franky era un duro, non poteva piangere in quel modo. Strinse forte il volante, così forte da sentire la propria pelle unirsi a quella nera dello sterzo. Dove stava andando? Non lo sapeva. Girò una curva sbandando per poi riprendere immediatamente il controllo. Non poteva schiantarsi contro un palo, non prima di averle parlato. Sì doveva parlarle. Franky sapeva che le cose non potevano stare così, che Robin aveva di sicuro una spiegazione al suo gesto. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano deciso più che mai a mettere chiarezza a quella situazione. Con un movimento brusco sterzò tentando di invertire  marcia. Troppo tardi si accorse di quel camion. Lo stridio dei freni, il botto, poi più nulla.

 

 

Nella fredda camera, l’unico colore che spezzava quel bianco soffocante, era il giallo dei girasoli poggiati sul comodino, in un vaso anch’esso bianco. Il battito del suo cuore era scandito da quella strana macchina sulla quale si alzava e abbassava una linea. Una linea sottile: era questo che era da diversi giorni.

La porta si aprì e Sanji entrò tenendo fra le mani un bicchiere di cartone con del caffè.

- Tieni – disse porgendolo a Zoro. Il ragazzo seduto su una sedia scosse la testa e Sanji poggiò il bicchiere accanto al vaso di girasoli.

- Il dottore ha detto che viene fra un po’ prima deve ritirare degli esami – sussurrò il biondo. Zoro sembrava non ascoltarlo mentre teneva lo sguardo fisso sul corpo addormentato di quello che era il suo migliore amico.

- E’ colpa mia – sospirò poggiando la testa fra le mani. Sanji gli accarezzò la nuca

- Non dire cazzate. Doveva succede e basta – a quelle parole Zoro scattò in piedi scansando la sua mano.

- No non doveva succedere, cazzo. E non sarebbe successo se fossi stato più attento – gli occhi lucidi che tentavano di respingere le lacrime. Neanche in quei giorni Sanji l’aveva visto piangere. Urlare, bestemmiare, rompere qualsiasi cosa gli capitava fra le mani, ma non piangere. Non una lacrima, non un singhiozzo, eppure sapeva che stava soffrendo da morire. Si avvicinò alla finestra e l’aprì un po’ per far entrare il sole. Finalmente aveva smesso anche di piovere. La porta nel frattempo si aprì nuovamente

- Dottore – esclamò Zoro. L’uomo in camice si avvicinò al ragazzo steso al letto e iniziò a dare uno sguardo alla cartella che aveva fra le mani

- Come sta? – chiese Sanji. Il medico in silenzio continuò a guardare i fogli contenenti scritte quasi incomprensibili per la maggior parte delle persone. Poi diete delle direttive all’infermiera che era con lui e si rivolse verso i due ragazzi.

- Direi che il peggio è passato. Abbiamo deciso di tenerlo ancora qualche giorno sotto i farmaci, ma fra un po’ si riprenderà. In fondo quello che ci preoccupava di più l’abbiamo risolto. Il resto è solo qualche livido e un paio di distorsioni che spariranno nel giro di pochi giorni – spiegò gentilmente l’uomo. Sul viso di Sanji comparve un leggero sorriso mentre Zoro calò la testa ed uscì dalla stanza.

- Grazie dottore – alle parole di Sanji l’uomo fece un cenno col capo e continuò a parlare con l’infermiera.

- Ora dovrebbe uscire – disse la donna rivolta al ragazzo biondo. Così Sanji lasciò la stanza chiudendo la porta.

Uscì nei corridoi cercando Zoro da qualsiasi parte senza trovarlo, poi vide l’uscita di emergenza aperta. Almeno poteva fumare, e in quella situazione non poteva farne a meno. Scese alcuni gradini quando un rumore sommesso gli giunse alle orecchie. Girò gli occhi vedendo Zoro in un angolo. La testa contro il muro al quale erano poggiate anche le sue mani chiuse a pugno, mentre sulle sue guance il luccichio delle lacrime.

Rimise la sigaretta nel pacchetto e gli si avvicinò piano. Quando gli fu alle spalle lo abbracciò poggiando la testa sulla sua schiena e avvolgendogli le braccia attorno alla vita. Lo sentì piangere più forte.

- Credevo.. credevo che lui... – singhiozzò e Sanji lo strinse di più

- Shhh... tranquillo –

Franky era l’unico punto di riferimento che Zoro avesse mai avuto nella vita. Non un genitore, non un fratello avrebbe potuto dargli quello che gli aveva dato lui. Franky lo aveva accettato così com’era e non aveva mai cercato di cambiarlo, mentre gli altri non facevano altro che urlargli di essere uno sbagliato. Vederlo per giorni in quel letto, senza potergli parlare, senza sentirgli borbottare le sue critiche né tanto meno udire la sua risata allegra, lo aveva fatto stare male come non mai. Se era riuscito a sopportare quel dolore era perché c’era Sanji con lui. Sanji lo aveva ascoltato senza che parlasse e aveva asciugato le sue lacrime quando non era riuscito a piangere.

Lentamente Zoro si voltò guardandolo negli occhi. Sanji gli sorrise dolcemente e Zoro lo tirò a sé stringendolo fra le braccia. Poi affondò la testa fra la spalla ed il collo del ragazzo lasciandosi finalmente andare. Le dita stringevano la camicia bianca del ragazzo come se avessero paura che potesse sfuggirgli. Sanji gli accarezzò dolcemente i capelli rispondendo a quella paura con un silenzioso “sono qui”. Non servivano parole, ora non servivano più.

 

 

Il rumore ripetuto dei tacchi invase il corridoio. Velocemente Robin cercò con gli occhi la stanza. Era la numero 109. Qualcuno la rimproverò di non correre in quel modo ma l’unica cosa che la ragazza sentiva era il bisogno di vederlo. Arrivò finalmente davanti la stanza ma un uomo le impedì di entrare

- Mi scusi chi è lei? – chiese.

- Sono una sua amica, voglio vederlo la prego – disse con la voce rotta trattenendo il pianto. L’uomo le posò una mano sulla spalla.

- Si calmi. Ora non può entrare. Ma stia tranquilla che il paziente è fuori pericolo e presto si riprenderà – a quelle parole Robin si portò una mano sulle bocca e iniziò a piangere. Dio stava bene! Era tutto quello che voleva. Aveva saputo dell’incidente solo quella mattina anche se era successo diversi giorni prima. Il giorno in cui lei non aveva voluto vederlo. Non poteva essere una coincidenza, era lei la causa del suo incidente. Lei e nessun’ altra. L’infermiera uscì dalla stanza e il medico disse a Robin che ora poteva entrare. Lentamente la ragazza aprì la porta e con pochi passi si avvicinò al letto dove giaceva Franky. Gli prese una mano e la strinse forte.

- Perdonami – crollò singhiozzando sulle ginocchia avvicinando la mano del ragazzo al suo volto.

- Perdonami Franky... –

 

Con il cuore più leggero Zoro ripercorse al contrario il corridoio dell’ospedale per tornare da Franky, ma quando arrivò trovò un’amara sorpresa

- Che cazzo ci fai qua? – ringhiò quando vide Robin seduta sul letto del ragazzo. A quelle parole la ragazza alzò lo sguardo riconoscendo nel ragazzo dai capelli verdi l’amico di una vita di cui Franky le aveva tanto parlato

- Volevo vederlo – sussurrò tornando a guardare il ragazzo sdraiato.  Zoro le si avvicinò e l’afferrò per un polso facendola alzare dal letto.

- Sei tu la causa dei suoi guai - sibillò il ragazzo lasciandola poi andare. Robin calò la testa.

- Non puoi capire – a quel labile sospiro, Zoro la guardò con ancora più odio.

- Cosa c’è da capire. Sei solo una stronza snob che pensa di poter giocare con i sentimenti degli altri... forse potrai ingannare Franky, ma io so non mi lascio fregare del tuo bel faccino  – ringhiò minaccioso. Robin non riusciva a non biasimarlo. Aveva ragione, in fondo si era comportata da vera stronza con Franky, anche se lo aveva fatto per il suo bene. Ma quando aveva saputo che era in un letto d’ospedale da giorni, aveva lasciato tutto ed era corsa da lui. Sapeva che questo non le avrebbe portato che guai, con il suo lavoro, i suoi studi, ma soprattutto con lui, con quel bastardo che doveva presentare come il suo fidanzato, ma non le importava. In quel momento desiderava solo poterlo vedere.

Guardò un’ultima volta il ragazzo steso e poi uscì dalla stanza sotto lo sguardo severo di Zoro.

- Non azzardarti a rimettere più piede qui – con queste parole nelle orecchie la ragazza si allontanò. Forse non l’avrebbe più rivisto, ma sapere che stava bene era l’unica cosa che le importava.

Scendendo le scale incrociò Sanji.

- Robin – il ragazzo la chiamò e lei lo guardò ancora con gli occhi lucidi.

- Sono venuta a vedere.. come stava – la mano ancora sulla bocca per soffocare i singhiozzi. Sanji le sorrise.

- Rimani ancora un po’. A Franky farebbe piacere – ma la ragazza scosse la testa.

- Non posso – e gli passò oltre dirigendosi verso la grande porta dell’ospedale.

 

Mentre risaliva nel taxi il cellulare squillò. Era Lucci. Non voleva rispondere ma se non lo avesse fatto avrebbe scatenato nuovamente la sua ira. Prese qualche secondo per cancellare le lacrime e far tornare normale la sua voce

- Sto tornando – sospirò anticipando il ragazzo.

- Sono qui con dei clienti che ti aspetto da più di un ora. Dove cazzo sei finita? – scandì Lucci dall’altro capo. Robin cercò di uccidere le urla che le salivano dalla gola con un soffocato “Non preoccuparti, sto venendo”. Anche se Lucci le rispose di muoversi con tono calmo, sapeva che quando la riunione sarebbe finita e gli occhi della gente non lo avrebbero più osservato, si sarebbe trasformato in quello che era davvero, senza più bisogno di indossare la maschera di uomo perfetto.

 

- Allora grazie. È stato un piacere averla avuta a cena – un sorriso smagliante accompagnò le parole di Lucci. Anche Robin sorrise quando il senatore uscì dal grande portone di pregiata fattura. Come l’anta si chiuse il sorriso del ragazzo si trasformò in una smorfia infastidita.

- Che rottura queste cene – mormorò allentandosi la cravatta. Robin stava salendo lentamente le scale quando sentì la voce di Lucci chiamarla

- Ho saputo che sei stata in ospedale oggi – la ragazza fece una leggera risata.

- Non temere, non sono andata a raccontare dei gentili trattamenti che mi riservi – si voltò verso di lui poggiandosi al passamano color oro. Lucci disegnò sulle labbra un sorriso maligno

- Lo so questo... solo sono curioso di sapere che ci sei andata a fare – chiese salendo le scale così da raggiungere la ragazza. Robin lo guardò nei profondi occhi neri trattenendo la voglia di sputargli in faccia.

- Sono andata a trovare un amico – sospirò. Lucci sorrise mentre le accarezzava il viso con una mano. A quel gesto Robin indietreggiò appena.

- Tranquilla non ti mordo... e dimmi, come sta questo tuo amico? – chiese pacato.

- Bene – la breve risposta della ragazza prima che Lucci le afferrasse con vigore i capelli tirandole la testa indietro

- Stammi a sentire... le tue visite da crocerossina le fai fuori dagli orari di lavoro. Capito Robin? Non voglio più ripetertelo – la ragazza strinse i denti mentre sentiva il ragazzo tirarle sempre più forte i capelli

- Allora hai capito? – ringhiò ancora Lucci. Robin annuì sofferente e lui la lasciò andare.

- Bene. Ti aspetto in camera, non fare tardi – le disse salendo le scale. Robin si passò una mano dietro la nuca guardando il ragazzo allontanarsi. Abbassò la testa respirando affannosamente mentre prese a salire le scale. Non doveva pensare a lui, doveva solo essere contenta che Franky stesse meglio. Sulle labbra un accenno di sorriso. Sì, era questo che le importava, soltanto questo.

 

 

- Allora Franky ci vediamo domani ok? – sorridendo Rufy salutò il ragazzo seduto al letto e Nami gli mandò un bacio al volo. Franky fece un cenno col capo sorridendogli.

- Usopp ha detto che sarebbe passato stasera, magari prima che la polizia facesse il giro dalle sue parti - Sospirò Sanji. Franky ridacchiò sentendo poi un dolore all’addome.

- Ehi non fare gesti bruschi che sei tutto rotto – lo richiamò Zoro facendolo sdraiare sui cuscini.

- Io vado a prendere un caffè, vuoi qualcosa – chiese poi il ragazzo a Sanji. Il biondo scosse la testa mostrandogli il pacchetto di sigarette. Tutto quello che gli serviva ce l’aveva già. Quando chiuse la porta Sanji guardò Franky che fissava fuori dalla finestra. Un’ampia fasciatura copriva parte della sua bizzarra capigliatura.

- E’ passata qualche giorno fa – sussurrò Sanji. Franky sorrise senza distogliere lo sguardo dalla finestra.

- Era preoccupata, e se non è venuta trovarti è solo perché Zoro di sicuro l’ha spaventata con i suoi modi da primitivo – aggiunse il biondo sorridendo

- Grazie Sanji ma non serve – sospirò con un sorriso il ragazzo allettato. Sanji lesse nei suoi occhi una grande tranquillità, come se sapesse. Ma sapesse cosa poi...

Franky si voltò a guardarlo e ridacchiò

- Non sono uno stupido Sanji... anche se sono amico di Zoro – anche Sanji sorrise e Franky tornò a fissare l’esterno. Quelle lunghe ore a letto l’ avevano fatto riflettere e gli avevano aperto finalmente gli occhi. Robin stava tenendo una maschera, il perché non lo sapeva, ma sapeva che lo stava facendo per non ferirlo, forse per proteggerlo. Ed ora che si era svegliato, aveva capito cosa fare. Voleva riprenderla con sé ed amarla, e fare in modo che lei si lasciasse amare da lui. Sarebbero stati di nuovo felici e stavolta per sempre. Ma prima di tutto doveva fare uscire dalla sua vita quell’uomo che non la meritava, quell’uomo che di sicuro la faceva stare male. Quell’uomo che portava il nome di Rob Lucci.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

 

E Franky è pronto per l’attacco! ^^  Sì, sì fra un po’ avremmo lo scontro fra il nostro Super boy e il Sexy Lucci!

Inoltre continua la metamorfosi di Zoro, che piano piano sta diventando “umano”  ^_^ (e se ora scoprisse della bugia di Sanji? Come la prenderebbe? Mmm... adoro mettervi la pulce nell’orecchio lo ammetto  XD)

Spero che questo capitolo non sia stato troppo “lagnoso”  ma mi è venuto fuori di getto e in modo molto naturale ed ho deciso di pubblicarlo ugualmente senza “tagli” diciamo così  XD. E poi devo dire che è stato davvero piacevole scriverlo ^^

 

Un kiss molto big a tutti voi e grazie ancora per il vostro calore T^T  non sapete quanto ne sono felice!!!
Alla prossima   Chiara

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Capitolo 13
*** Quelle parole che non so dire ***


Quelle parole che non so dire

 

Rufy entrò in casa seguito da Nami e i due si diressero in cucina dove trovarono Ace intento nella preparazione di un piatto dalla dubbia commestibilità.

- Ace che stai facendo? – chiese Nami con tono preoccupato. Il ragazzo la guardò con un sorriso, mentre sul volto le sue lentiggini si nascondevano sotto un leggero velo di farina

- Preparo la cena! – esclamò. Rufy si catapultò a vedere più da vicino, ma quando i suoi occhi si posarono sulla strana “materia” in cui erano immerse le mani del fratello, il ragazzo non riuscì a nascondere una smorfia di disappunto

- Ace ma questa che sarebbe? – il fratello gli lanciò uno sguardo minaccioso.

- Perché non si vede? È una pizza! – Rufy guardò ancora più stranito la “pizza” per poi sollevare lentamente gli occhi verso il fratello.

- Una pizza? Ne sei sicuro? A me sembra più gelatina! – un secondo dopo la pseudo-pizza-gelatina lasciò il tavolo per dirigersi verso Rufy. Purtroppo la sua meta dovette cambiare, perché il ragazzo si abbassò velocemente, lasciandola schiantare sul volto di Nami. Ace sgranò gli occhi seguito a ruota dal fratello mentre nei secondi che si susseguirono calò un inquietante silenzio.

Quando le mani di Nami smisero di tremare per il nervoso, la rossa si pulì il viso e fulminò i due ragazzi. A quello sguardo inviperito sul quella faccia bianca e appiccicosa, i due fratelli non riuscirono a trattenersi. Ace scoppiò a ridere mentre Rufy cadde letteralmente dalla sedia accompagnando le risate del fratello con le sue.

- Piantatela idioti! – urlò Nami, ma fu inutile perché i due non sembravano riuscire a smettere.

- Dio Nami sei.. sei... – le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di Rufy mentre Ace si ritrovò costretto a piegarsi sulle ginocchia per non cadere tanto era indebolito. Ringhiando da fare invidia anche al più minaccioso cane da guardia, Nami si diresse nel bagno sperando al ritorno di trovare i due ragazzi morti per il troppo ridere. Sarebbe stata la punizione perfetta.

Asciugandosi le lacrime con un dito Rufy si tirò su, sedendosi su una sedia. Anche Ace cercò di riprendere il controllo lavandosi le mani sporche di farina nel lavandino.

- Scommetto.. che questa volta me la farà pagare – ridacchiava ancora Rufy. Ace sorrise sperando che Nami sfogasse la sua collera solo sul suo ragazzo.

- Domani devo raccontarlo a Franky – esclamò sorridente il fratello minore. Ace ne approfittò per chiedere notizie sul ragazzo.

- Sta meglio, fra qualche giorno dovrebbero dimetterlo – Ace ne fu sollevato. Anche se aveva avuto modo di parlare con Franky solo quell’infausto giorno, aveva notato subito che era un tipo in gamba, e anche piuttosto sveglio.

- Mi piacerebbe andare a trovarlo. Non so però se a lui farebbe piacere – Rufy sorrise alle parole del ragazzo.

- Certo che gli farebbe piacere. Anzi domani puoi venire con me. Nami non può perché deve lavorare – le mani del ragazzo andarono ad agguantare una mela, l’ultima rimasta, in un grande cesto ora vuoto.

- Allora ci vengo volentieri. Che dici gli porto qualcosa? – chiese Ace. Rufy ci pensò su

- Si, magari preparagli una pizza! – e subito dovette scappare con la mela fra i denti per non essere acciuffato dal fratello. Nami intanto era appena uscita da bagno che fu scaraventata a terra dai due che le passarono letteralmente addosso.

- Maledetti! – ma Ace e Rufy erano già scappati al piano di sopra.

 

 

Zoro era addormentato su una piccola poltrona mentre nel letto accanto anche Franky stava riposando. Dopo aver chiuso le tende per impedire al sole di dare troppo fastidio ai due ragazzi, Sanji si avvicinò lentamente a Zoro fermandosi a guardarlo. Sembrava stanco, anzi distrutto, e forse lo era davvero. Si inginocchiò al bordo della poltrona accarezzando piano la tempia del ragazzo con le dita, mentre le labbra si piegarono in un piccolo sorriso. Sembrava così tranquillo quando dormiva, tutto l’opposto di quando era sveglio. Gli occhi di Zoro si aprirono lentamente

- Scusa non volevo svegliarti – bisbigliò il biondo. Zoro sorrise scuotendo la testa

- Non avevo più sonno – sospirò, anche se le profonde occhiaie sembravano affermare esattamente l’opposto. Si smosse lentamente vedendo se Franky si era svegliato e si alzò dalla poltrona. Si avvicinò alla porta facendo segno a Sanji di seguirlo. Il biondo si alzò anch’egli e gli andò dietro con passo felpato.

- Vorrei un caffè – mormorò Zoro stendendo le braccia quando la porta si chiuse. Sanji guardò il ragazzo muovere lentamente il collo da una parte e poi dall’altra per risvegliare i muscoli indolenziti.

- Senti perché non te ne vai a casa? Resto io con lui, tu dovresti farti una dormita decente – suggerì. Zoro lo guardò in silenzio per poi sorridere. Sanji alzò un sopracciglio

- Che c’è? – come risposta Zoro si guardò intorno e poi lo afferrò per un polso.

- Vieni – sussurrò. I due iniziarono a camminare per i corridoi, mentre Sanji si chiedeva dove lo stesse portando. Non glielo avrebbe chiesto se non fossero passati per ben tre volte davanti alla stessa sala operatoria, e se sul volto di Zoro non fosse comparsa quell’espressione di “Tranquillo non ci siamo persi” che significava esattamente il contrario.

- Zoro dove stai andando? -  Zoro si fermò nel corridoio guardando prima a destra e poi a sinistra.

- Per di qua – aggiunse senza rispondere e continuando a tirare Sanji con sé. Sperando di non essere costretto a pellegrinare per l’intero reparto, o peggio, per l’intero ospedale, Sanji seguì quella testa verde e quando finalmente Zoro si fermò con in viso un ghigno soddisfatto, il biondo tirò un sospiro di sollievo. Poi guardò la porta davanti a loro e il piccolo cartello che c’era a destra.

- Un ripostiglio? Zoro che dobbiamo...- non riuscì a terminare che si ritrovò fiondato nella stanza. Diede uno sguardo in giro, c’era una specie di lettino medico in un angolo e alcune bombole di ossigeno all’apparenza vuote. Qualche cartella impolverata e varie bottigline contenenti chissà quale medicina, erano sparse su una libreria di acciaio. Si voltò poi a guardare Zoro che era poggiato spalle alla porta. Non serviva fare domande, visto che aveva capito cosa stava accadendo dallo sguardo del ragazzo.

Quando poi le labbra di Zoro si appropriarono delle sue, le sue ipotesi trovarono conferma.

- Mi spieghi come hai trovato questo posto? – chiese Sanji. Zoro sorrise.

- E’ stato un colpo di fortuna – Sanji scosse la testa. Di sicuro si era perso qualche giorno addietro e invece di andare da Franky era capitato in quello sgabuzzino. Era classico di Zoro!

Le braccia del ragazzo lo avvolsero facendolo sedere sul piccolo lettino. Nonostante i jeans Sanji avverti lo stesso il freddo del metallo facendo una piccola smorfia.

- E’ ghiacciato – mugugnò. Zoro toccò con la mano il lettino ed alzò un sopracciglio.

- Non mi sembra – rispose alla svelta tornando a baciare il ragazzo. Eh, già non gli sembrava perché mica c’era seduto lui su quella specie di iglù?! Presto tutti i pensieri sparirono dalla mente di Sanji quando il freddo del metallo, fu ampiamente scavalcato dal calore di Zoro. Il ragazzo sfilò la maglia del biondo lasciandola cadere a terra.

- E se Franky si sveglia? – Zoro alzò un sopracciglio sbuffando

- Non ha due anni, e poi ci sono le infermiere. Ora mi lasci fare questa sveltina in santa pace? – Sanji sgranò gli occhi. Il viso di Zoro sembrava come al solito impassibile, ma il biondo notò le labbra del ragazzo sforzarsi di non sorridere.

- Sei un idiota – sospirò Sanji. A quel punto il ragazzo ridacchiò stringendolo forte fra le braccia

- Dai che scherzavo – sogghignò mentre Sanji lo pizzicò su una spalla

- Non mi piacciono queste battute del cazzo – mormorò e Zoro rise più forte, poi gli prese il volto fra le mani stampandogli un bacio rumoroso sulle labbra

- Che bambino permaloso – ghignò stringendogli le guance. Sanji staccò bruscamente le mani lanciandogli uno sguardo infastidito. A Zoro non poteva che divertirlo ancor di più. Si tolse la maglia senza smettere di sorridere, mentre il viso di Sanji restò dello stessa espressione corrucciata.

Poi poggiò le mani sulle ginocchia del biondo e avvicinò la fronte alla sua

- Però sei anche un bambino molto sexy...- bisbigliò. Sanji come al solito non riuscì a resistere a quella sua sensualità innata e si fiondò letteralmente sulle sue labbra. Con un gesto veloce Zoro gli tolse i pantaloni e lo spinse giù facendolo stendere sul letto. In quel momento il biondo si lasciò sfuggire un leggero grido

- Che c’è? – chiese Zoro preoccupato di avergli fatto male.

- Cazzo è freddo da morire! No no, non ci riesco a stare qua – Sanji si alzò scendendo da quella specie di cella frigorifera che aveva la forma di un lettiga. Zoro lo guardò perplesso, poi sospirò e si sedette lui sul lettino.

- Che vuoi fare? – chiese Sanji. Zoro si stese di spalle facendo una leggera smorfia quando la pelle incontrò la gelida lastra.

- Vedi non è così freddo. Dai vieni – sussurrò tendendogli una mano. Il biondo scosse la testa e gli salì a cavalcioni sul ventre. Quando voleva sapeva anche essere “cortese”

- Lo sai che hai ragione? Non è poi così freddò – ridacchiò ironico Sanji. Zoro lo tirò a sé premendo le labbra contro le sue. I capelli biondi gli solleticavano il viso mentre sentiva le mani di Sanji armeggiare con i suoi pantaloni. Forse non era un bel gesto fare sesso mentre Franky era in un letto d’ospedale, ma ora stava bene e lui... beh lui non riusciva più a resistere. Sanji gli bloccò i polsi contro il letto  guardandolo negli occhi con un leggero affanno. Zoro alzò un sopracciglio sorridendogli

- Beh che vuoi fare ora? – sussurrò. Il biondo sorrise e gli lasciò i polsi, lentamente prese a baciarlo sul collo mentre con una mano dava piacere al ragazzo. Ansimando Zoro intrecciò le dita fra i suoi capelli biondi con un‘ innaturale dolcezza, che forse non gli apparteneva. Le labbra di Sanji si poggiarono nuovamente sulle sue avvolgendo oltre alla lingua del ragazzo, anche i suoi gemiti. Poi si alzò con il busto e iniziò lentamente a scendere con il bacino accogliendo Zoro dentro di sé. Il ragazzo sentì di impazzire quando  Sanji iniziò a muoversi lentamente su di lui. I capelli biondi ora umidi, gli ricadevano sul viso ed alcuni si poggiarono fra le sue labbra ansimanti. Zoro gemeva guardandolo negli occhi velati di piacere. Eppure oltre all’eccitazione c’era qualcos’altro che gli pervadeva il corpo impedendogli di smettere di guardarlo. Erano in un ripostiglio di un ospedale, su una fredda lettiga mentre dall’altra parte della porta si potevano addirittura sentire le voci dei dottori, eppure c’era qualcosa di particolare in quella situazione, che non rendeva il tutto una squallida scopata. No, non era sesso, non era più solo sesso da tanto ormai.

- Sanji... io – sospirò ansimante Zoro mentre il biondo continuava a muoversi con lentezza, alzandosi e abbassandosi sul suo ventre. Le dita di Zoro si allungarono verso il volto del ragazzo spostandogli delicatamente i capelli dalle labbra e Sanji gli sorrise mordendogli appena quelle dita. In un misto di caldi sospiri e gocce di sudore che scivolavano pigre sul suo corpo,  Zoro afferrò i fianchi del biondo aumentando la velocità dei suoi movimenti. Sanji si morse un labbro abbassando leggermente la testa mentre spingeva ansimante i pugni sull’addome del ragazzo.

Zoro non riuscì a dirgli quello che voleva, lasciando che le parole gli morissero con un gemito. Poche semplici parole, che però avevano la forza di terrorizzarlo, poche semplici parole che non aveva mai detto, ma che in quel momento erano le uniche che gli risuonavano nella testa.

 

 

- Immagino che Nami ti abbia riempito di cazzotti! – rideva Franky. Rufy si alzò la maglia per far vedere al ragazzo un livido enorme sul fianco

- Mi ha lanciato una scarpata – sospirò e Franky continuò a ridere.

- Beh non offenderti Ace, ma in effetti non mi sembri un bravo pizzaiolo – ghignò il ragazzo allettato. Ace, che era seduto sulla poltrona di fianco al ragazzo, alzò le spalle sorridendo. In effetti non poteva dargli torto.

Poco dopo dalla porta entrò Zoro

- Ehi Zoro ciao! – esclamò Rufy. Il ragazzo alzò un sopracciglio sorridendogli

- Sono venuto a trovare Franky e ho portato anche Ace con me – Zoro spostò lo sguardo sulla poltrona dove era seduto il fratello di Rufy. Aveva incontrato poche volte Ace, escludendo quella mattina, e non gli era sembrato un tipo antipatico, anzi era anche piuttosto divertente, ma qualcosa in quel ragazzo lo irritava, anche se non riusciva a capire cosa fosse.

- Come butta? – chiese il moro.

- Abbastanza bene – rispose Zoro poggiandosi alla porta. Un secondo dopo rischiò di finire di faccia a terra quando Sanji entrò

- Dico volevi farmi cadere? – abbaio al biondo. Sanji sbuffò porgendogli un caffè

- Zitto e bevi – poi notò Rufy che sorrideva e cercò istintivamente Nami. Non vide la rossa, bensì il viso sorridente di Ace. Gli aveva parlato varie volte e lui non aveva mai aperto discorso su quella faccenda, quindi vederlo lì non lo mise in grande disagio. Ace gli sorrise strizzandogli l’occhio.

Fra una chicchera e l’altra i ragazzi passarono un tranquillo pomeriggio, cosa che non fu così per il vicino di stanza di Franky che più di una volta mandò l’infermiera per richiamarli di abbassare la voce.

- Ci perdoni, cercheremo di stare più attendi – si scusò galantemente Sanji accennando ad un inchino. Il gesto fece sorridere Ace e allo stesso tempo irritare Zoro.

- Lo spero, il signore accanto ha bisogno di riposo – sussurrò la giovane infermiera. Poi guardò i ragazzi ad uno ad uno e finì col sospirare.

- Mi fido di lei – raccomando al biondo. Sanji sorrise e la rassicurò con uno “stia tranquilla” sussurrato mentre chiudeva la porta. Subito dopo Rufy iniziò a ridacchiare

- Sanji sei unico – il biondo si poggiò con un’ espressione soddisfatta al muro.

 

- Allora ci vediamo domani Franky – salutò Rufy. Si era fatto tardi e doveva passare a pendere Nami al negozio, se tardava avrebbe dovuto prepararsi ad un'altra scarpata, stavolta sulla faccia.

- Guarda che domani mattina mi dimettono – a quella frase sul volto del ragazzo comparve un enorme sorrido

- Grandioso! Allora dobbiamo festeggiare! Dico ad Usopp di organizzare subito una festa! – istantaneamente Zoro spense sul nascere le intenzioni del ragazzo

- Ehi ehi, datti una calmata! Che diavolo hai in mente – ringhiò comunicando l’indisponibilità del suo garage per quella e qualsiasi altra festa futura. Ace gli si avvicinò sorridendo

- La possiamo organizzare a casa nostra. È grande e poi saremo solo noi, giusto? – il moro lanciò uno sguardo complice al fratello che annuì ridacchiando.

- Magari il nostro pasticciere ci farà anche una bella torta – sorrise ancora Ace voltandosi verso Sanji. Il biondo si strinse nelle spalle sorridendo. Franky fu felice di quell’idea e a nulla servirono le lamentele di Zoro, che alla fine dovette cedere. Non era la casa il problema, ma Franky. Non voleva che si affaticasse troppo, ma il compagno lo tranquillizzò dicendogli che al massimo si sarebbe fatto un’ altra settimana in ospedale!

- Allora a domani sera! – e i due fratelli uscirono dalla stanza.

- C’era da aspettarselo da quei due – sospirò sornione Sanji. Zoro alzò un sopracciglio

- Potevi dirgli qualcosa tu, pasticciere... ma forse quell’infermiera ti ha occupato tutti i pensieri – borbottò acido. Franky cercò di reprimere una risata mentre Sanji sorrise malizioso.

- In effetti era carina... magari la invitiamo alla festa. Tu che dici Franky? – a quel punto Franky non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere

- Brutti idioti! Scordatevi che io venga! – borbottando Zoro uscì dalla stanza sbattendo la porta. Franky continuò a ridere mentre Sanji si lasciò cadere sulla poltrona.

- Una festa... speriamo che stavolta non succeda qualche altro casino....-   

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

 

Naturalmente lo scontro fra Franky e Lucci è posticipato a quando il nostro superboy si rimetterà in forze ^^  mentre le tattiche di “riconquista” di Ace le potremmo ammirare già dal prossimo capitolo  XD

Grazie a tutti e appuntamento a casa dei fratelli D. per la festa in onore del nostro Franky  ^__~

 

Kiss kiss  Chiara

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Capitolo 14
*** Un pericoloso equivoco ***


Un pericoloso equivoco

 

- Ehi fai piano – mormorò Franky. Zoro alzò un sopracciglio facendolo sedere sul divano. Finalmente era a casa, e finalmente poteva farsi una birra! Quello schifoso caffè dell’ospedale l’aveva nauseato.

- Una anche per me – chiese Franky ma il ragazzo gliela negò

- Non puoi mischiare l’alcol con i farmaci – sospirò attaccando le labbra al vetro. Franky sbuffò. Ma che gli era successo? Forse l’incidente aveva avuto qualche danno sul suo cervello, perché non gli pareva di ricordarsi Zoro così responsabile e premuroso... allungò una gamba sul tavolino stando attento a non poggiarla con troppa forza, ancora faceva fatica a camminare.

- Ascoltami bene, io passo da Rufy a vedere che stanno combinando. Tu non alzarti e non fare danni, che fra un po’ arriva Sanji. Franky, mi hai capito? – Franky alzò svogliatamente gli occhi verso il ragazzo ed annuì con altrettanta svogliatezza. Che pizza, lui voleva solo farsi una birra! Va bè, era meglio rispettare gli “ordini”, voleva rimettersi subito così da poter finalmente sistemare le cose, e soprattutto sistemare quel tipo.

 

Con un colpo di tremenda fortuna, Zoro riuscì a trovare la casa di Rufy senza doversi fare tutte le strade della città. Bussò e come in un dejavù, ad aprirgli la porta trovò Ace. Avvertì la stessa identica sensazione di quella mattina.

- Ehi Zoro, entra – sorridente anche questa volta il ragazzo gli fece strada. Con un’ occhiata veloce, Zoro notò qualche cassa di birra qui e lì, ma contando il limitato numero, si rasserenò. Forse stavolta sarebbe stata davvero una cosa tranquilla.

- Ehi fratello! Che bello rivederti. Come ti va la vita? – sorridente Usopp si fiondò ad abbracciare il ragazzo, che immediatamente lo staccò con molta “delicatezza”. Anche Rufy li raggiunse con la maglia legata attorno ai fianchi e il petto nudo in bella vista.

- Vi avverto, se ricovereranno di nuovo Franky, voi gli farete compagnia. Tutti! – le parole minacciose di Zoro ebbero come unico effetto, quello di provocare tre enormi sorrisi divertiti. Era inutile, quei tre erano degli idioti senza speranza...

- Tranquillo Zoro! – chissà perché tutte le volte che Rufy diceva quella frase succedeva sempre qualche guaio.

- Io vado a fare qualche altro giro di telefonate – li informò Usopp dirigendosi in cucina subito seguito da Rufy, che ridacchiando gli disse qualcosa all’orecchio.  Ace ebbe il dubbio che stessero preparando qualche scherzo telefonico ai danni di qualche ignaro barista.. mah, forse doveva smettere di fargli veder i Simpson...

Si voltò poi verso Zoro, notando che il ragazzo continuava a guardare in giro senza osteggiare però curiosità.

- Ehi Zoro, ti va di bere qualcosa? – chiese. Il ragazzo accettò volentieri e vide il moro addentrarsi anche lui in cucina.

Non era mai stato a casa di Rufy e non si aspettava una simile sistemazione di “lusso”. Cioè per lui che viveva in un garage, quello era lusso. Al muro c’erano vari quadri alcuni con dipinto un uomo barbuto con una divisa militare, e un enorme numero di piccole barche erano sparse qui e lì per tutto il soggiorno, c’era addirittura un ancora sul caminetto. Non si poteva dire che non fosse gente che amava il mare! La cosa che attirò di più la sua attenzione però, fu una cornice d’argento con dentro una fotografia. Si avvicinò al tavolino su cui era poggiata e la prese fra le mani. Nella foto c’erano Rufy ed Ace abbracciati che sorridevano, e fra di loro una testa bionda che sembrava morire dal ridere. Non poteva non riconoscere quel sorriso

- E’ di qualche anno fa – la voce di Ace gli spuntò alle spalle. Il ragazzo gli allungò una birra che Zoro non tardò ad afferrare

- Eravamo in una specie di campeggio... un’idea stupida di Rufy – ridacchiò Ace. Zoro guardò ancora quella foto.

- Mi ricordo che Sanji fu bersagliato dalle zanzare. Poveretto lui ha una pelle così delicata...- sospirò ancora il moro. Zoro avvertì un prurito alle mani e poggiò la cornice sul tavolino. Ace fece un leggero sorriso continuando a parlare

- Se vuoi te ne faccio vedere altre – mormorò. Zoro scosse la testa.

- No, non disturbarti – più che una frase gentile, era una specie di frecciatina velenosa, che Ace avvertì decidendo volontariamente di ignorare.

- Ma quale disturbo, dai vieni – mentre Zoro continuava insistente a dire di no, il ragazzo prese da un mobile una grande scatola di alluminio e la poggiò sul tavolo.

- Rufy adora fotografare di tutto – sospirò divertito. Zoro sentì una strano nervosismo pervadergli il corpo, e la sua antipatia per Ace crebbe a dismisura. Qualche vena autolesionista dentro di lui, però lo spinse verso il ragazzo e verso quel grosso scatolone. Ace l’aprì mostrando al suo interno un numero di foto che si potevano benissimo avvicinare a qualche centinaia. Ridacchiando il moro iniziò a tirare fuori una foto dopo l’altra raccontando a Zoro ogni dettaglio legato a ciascuna di esse. La maggior parte ritraevano i due fratelli ma , chissà per quale motivo, tutte quelle che gli mostrava Ace avevano come soggetto Sanji...

- Questa l’abbiamo fatta per il 18esmo  compleanno di Rufy... fu una bella festa – Ace rimise giù la foto. Zoro non aveva ancora detta una parola limitandosi a guardare ogni immagine immortalata con lo sguardo di chi vorrebbe essere in un altro posto.

- Questa però è la mia preferita...- il moro mostrò al ragazzo una foto in cui c’erano solo lui e Sanji. Ace era seduto a terra mentre il biondo lo abbracciava sorridente alle spalle tenendo la guancia poggiata contro la sua. Alla vista di quell’immagine Zoro inghiottì la rabbia, l’ansia, la noia, il nervoso, la gelosia... non sapeva cosa fosse, solo sentì qualcosa di pesante scendere insieme alla saliva.

- Sembrate... - Ace completò la sua frase

- Una coppietta? Beh lo eravamo a dire il vero – ridacchiò. Zoro lo fissò sgranando gli occhi. Ace sorrise a quell’espressione sorpresa.

- Pensavo che Sanji te l’avesse detto –

- Non vedo perché avrebbe dovuto – mormorò Zoro per poi spostarsi. Sentiva di dover uscire da quella casa il prima possibile, ma nel momento meno opportuno qualcuno bussò alla porta. Ace andò ad aprire, senza nascondere la sua felicità alla vista dell’ospite.

- Ehi pasticcere, sei già qui – Sanji entrò con una grossa torta fra le mani.

- Tieni lontane le tue zampe – borbottò allungando un piede verso Ace per tenerlo fuori dalla portata del dolce. Ace rise cercando in tutti i modi di riuscire a rubargli anche solo un assaggio

- Smettila Ace. Ti ho detto di stare lontano – Sanji non si era ancora accorto di Zoro, non avendo fatto caso all‘ auto parcheggiata davanti casa. Dato il silenzio di cui si era armato il ragazzo poi, non era facile neanche poterne captare la sola presenza, ed  Ace, dal canto suo, si guardò bene dall’informare Sanji.

- Va bene come vuoi, almeno fatti dare una mano a portarla – sorridendo Ace afferrò la torta e la portò in cucina scortato dallo sguardo di Sanji.

- Ehi voi due, tenete giù le mani – ordinò il biondo a Usopp e Rufy che stavano già morendo dalla voglia di mangiarsela.  Dopo essersi fatto giurare da Ace di proteggere la torta anche al costo della vita, Sanji si sedette su una sedia accendendosi una sigaretta.

- Dovevo andare da Franky, ma prima ho preferito passare qua. Spero di non dovermene pentire...- sospirò fra il fumo. Ace gli sorrise.

- Tranquillo, ti puoi fidare di me –

 

Zoro era rimasto immobile a guardare la scena. Qualcosa dentro gli diceva di andarsene via, qualcos’altro invece lo esortava ad entrare in quella cucina e sbattere Ace con la faccia contro il muro. Ma la voce che gli arrivò più forte alle orecchie, fu quella che gli gridava di essere un idiota.

Quello che gli faceva più rabbia non era tanto che Sanji non gli avesse parlato di Ace, quanto che lui era stato così stupido da non accorgersi di nulla, eppure ora che ci pensava Ace aveva sempre avuto un atteggiamento strano con Sanji. I suoi piedi si mossero da soli raggiungendo la porta, si voltò verso la cucina serrando la mascella. In quell’istante il viso di Usopp sbucò dalla porta

- Ehi Zoro vieni qua – il ragazzo rimase fermo non riuscendo a spingere la maniglia. Ma perché diavolo oltre alle gambe, anche le braccia erano così pesanti?  Pochi secondi dopo il fumo della sigaretta anticipò anche l’arrivo di Sanji

- Non sapevo fossi qui – sospirò il biondo sorpreso. Zoro lo guardò negli occhi in silenzio. D’improvviso i piedi tornarono a muoversi.

- Vado da Franky – e aprendo la porta uscì. A passo spedito si diresse verso l’auto quando sentì la voce di Sanji alle spalle

- Ehi aspetta, vado io da Franky non ti devi preoccupare – appena arrivato all’auto, il ragazzo aprì la portiera e la richiuse violentemente. Si voltò poi verso di Sanji sentendo le mani tremare ancora.

- Perché non me l’hai detto? – chiese rabbioso. Sanji sentì il cuore fermarsi.

- Cosa avrei dovuto dirti? – chiese agitato. Zoro fece una risata isterica

- Come cosa? Ace! Perché non mi hai detto di lui? – la salivazione del biondo si azzerò completamente mentre un fuoco strano gli bruciava nel petto. Non era possibile. Come aveva fotto Zoro a sapere quello che era successo? Ace gli aveva promesso di non dire nulla! Perché allora?

- Zoro io posso..- il ragazzo fu interrotto

- No Sanji, non dirmi cazzate del tipo “posso spiegarti” o “ te l’avrei detto nel momento giusto” . Cazzate Sanji, solo cazzate!...  Pensavi che fossi così idiota? Dimmelo lo pensavi? – mentre sbraitava Zoro si avvicinò al ragazzo che se ne stava fermo con la sigaretta fra i denti e con il battito del cuore che gli martellava nelle orecchie.

- Calmati non è stato nulla – si giustificò. Zoro lo guardò scuotendo la testa incredulo.

- Nulla? Nulla? Mi stai prendendo per  il culo? ... porca troia! – con rabbia tirò un calcio al pneumatico anteriore dell’auto. Sanji lo guardava non sapendo che dire. Non credeva che le cose sarebbe venute alla luce, aveva sperato con tutto il cuore che non succedesse mai. Poi Zoro si sedette sul cofano cercando di calmarsi senza però riuscire a normalizzare il suo respiro che continuava ad essere affannato. Si passò la mano sul collo più volte fissando a terra. Forse stava esagerando, in fondo non era successo niente di grave. Era solo un ex, una vecchia storia senza più importanza, Sanji stava con lui ora. Sì non era importante.

Le urla dei due ragazzi, nel frattempo avevano attirato l’attenzione dei tre in casa. Rufy ed Usopp sarebbero voluti uscire fuori per controllare cosa stava accadendo, ma Ace glielo impedì, obbligandoli a tornarsene in cucina e a far finta di niente, “un litigio fra innamorati” disse. Lui però rimase alla finestra guardando cosa succedeva. Aveva capito che Sanji pensava che Zoro si fosse incazzato perché sapeva della loro notte e non per il semplice fatto che erano stati insieme un tempo. Un equivoco che non poteva che giocare a suo favore, se li lasciava litigare ancora un po’, di sicuro sarebbe uscita la verità su quella notte e per quello che aveva capito di Zoro, sapeva che quando questo sarebbe accaduto, quel tipo non ci avrebbe messo molto a mollare Sanji e a non volerlo più vedere. Era la sua grande occasione, avrebbe potuto far uscire di scena Zoro una volta per tutte, e riprendersi finalmente quello che gli spettava!

Gli bastava solo restare lì, fermo e tranquillo ed attendere che la bomba scoppiasse.

 

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

 

Dato che il capitolo era diventato “esageratamente” lungo ho preferito dividerlo in due ^^ lo so che ora vorreste linciarmi, ma almeno così la lettura è meno pesante.

Beh, che dire, Ace ha fatto al sua mossa.... e ora???  ...mmmm.... Vi lascio con un po’ di suspense che non fa mai male XD

 

Grazie a tutti e alla prossima  ^-^

Kiss kiss     Chiara

 

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Capitolo 15
*** Il limite della verità ***


Il limite della verità

 

Sanji sentiva il battito martellante che sembrava ripetergli “idiota”. Ancora non credeva che uno come lui potesse avergli tenuto segreta una simile cosa.

Cercò dentro di sé il coraggio per dire qualcosa e lentamente si avvicinò a Zoro

- Volevo solo dire che mi dispiace... vedi io – l’arrivo di Ace frenò le sue parole.

- Ehi ehi basta litigare – Sanji lo guardò fulminandolo.

- Non sono cose che ti riguardano – ringhiò.  Il moro però ridacchiò cercando di mostrare una falsa tranquillità

- No, sono stato io a dire a Zoro che un tempo stavamo insieme. È stato uno sbaglio, ma pensavo che tu glielo avessi detto. Se avessi immaginato che l’avrebbe presa così, me ne stavo zitto – Sanji sentì la testa andare in confusione. Ma che stava succedendo? Si voltò verso Zoro che teneva ancora lo sguardo a terra con le mani sul collo. Poi il ragazzo si alzò e si diresse deciso verso Ace

- Ascoltarmi bene stronzo, non mi importa un cazzo se stavi o non stavi con lui! Ricordati solo che ora Sanji  sta con me. Chiaro? E se solo provi a metterti in mezzo, ti giuro che io ti ammazzo – gli occhi di Ace guardavano quelli infuocati di Zoro. Avrebbe voluto dirgli di quella sera solo per spegnere quella sua presunzione, ma non poteva fare questo a Sanji. Glielo aveva promesso... si limitò così solo a sorridere.

- Calmati non c’è alcun bisogno di minacciarmi. Io conosco Sanji e so quello che prova per te – mentre diceva questo poggiò gli occhi sul ragazzo biondo che se ne stava con gli occhi sgranati senza riuscire a dire una parola, e con la sigaretta che stava bruciando da sola a terra. Senza aspettare nient’altro, il moro se ne tornò in casa chiudendo la porta. Chiuse gli occhi ridacchiando. Che coglione! Possibile che non riuscisse a fare lo stronzo almeno per una volta? Nemmeno se era per salvare i suoi sentimenti? O era davvero un coglione oppure... era solo stupidamente innamorato.

Dopo che Ace fu rientrato Zoro si voltò a guardare Sanji.

- Avrei preferito che me lo dicessi tu – il biondo cercò di rispondere pregando il cuore di non scoppiargli nel petto tanto batteva velocemente.

- Io... io... mi dispiace – sospirò. Zoro si poggiò all’auto.

- Beh anche io ho esagerato... come al solito – ghignò. Il biondo però non riuscì a sorridere sentendo l’agitazione di prima insistere ancora nel suo corpo. Aveva temuto davvero che fosse finita. Dio, non credeva che potesse starci così male.

- Va bè ora basta fare quella faccia – le parole di Zoro lo smossero facendolo sorridere nervosamente.

- Già... scusa allora - sospirò ancora andando a cercare una sigaretta. L’accese aspirando avidamente il fumo. Sperava che la nicotina riuscisse a soffocare quell’agitazione che ancora gli ardeva nel petto.

- Vado da Franky, ci vediamo stasera – ancora un po’ teso Zoro rientrò in auto e andò via.  

Sanji si sedette sul marciapiede con le mani fra i capelli. Cazzo che situazione! Non poteva più sopportare quella bugia, ora che aveva visto quanto Zoro si era infuriato per il solo fatto di non avergli detto della sua storia con Ace, era convinto più che mai che non poteva continuare a tenergli segreta quella notte. Nel mentre dei suoi pensieri, una mano si poggiò sulla sua spalla.

- Ehi tutto ok? – la voce di Ace arrivò dolce alle sue orecchie. Il ragazzo scosse la testa, mentre il moro si sedette accanto a lui continuando a tenergli una mano sulla spalla.

- Scusa, ho parlato troppo – sorrise. Sanji lo guardò negli occhi.

- Devo dirglielo – Ace aveva capito a cosa si riferisse.

- No Sanji. Hai visto come ha reagito al fatto che stavamo insieme? Non puoi dirglielo – consigliò. Sapeva che era il consiglio giusto da dargli. Sì, ma giusto per chi?

- Ogni giorno che passa è sempre peggio... forse capirà –

- Ma ragiona. Come pensi che possa capire? Poi ora che sa di noi, penserebbe che... – Ace non riuscì a terminare. Va bene essere “corretto” ma continuare quel discorso gli faceva davvero male.

Sanji riuscì a finire la sigaretta con poche profonde boccate e subito ne accese un’altra.

- Stasera... stasera glielo dico –

 

Dopo essere andato via da casa di Rufy, Zoro si fiondò nel primo bar aperto e passo l’intero pomeriggio a buttare giù un bicchiere dietro l’altro di chissà cosa. Per uno come lui che era abituato a bere le peggiori cose, non faceva alcun effetto quella che sembrava acqua di fonte. Avrebbe sperato almeno per una volta di non reggere così bene l’alcol, e potersi prendere anche solo una piccola sbronza. Pagò alla svelta e tornò a casa sua.

Franky se ne stava sul divano a pulire qualcosa, che a Zoro parve... una pistola?

- Che diavolo stai facendo? – chiese agitato. Franky alzò la testa e sorrise scuotendola

- Tranquillo è a salve – e la puntò contro il compagno. Zoro si scansò imprecando

- Mi spieghi che cazzo fai con una pistola a salve? – ma prima di sentire al risposta si allontanò per rinchiudersi in bagno.

- Mi alleno – ghignò Franky sapendo di non essere udito.

 

Per quasi un ora, se non di più, Zoro era rimasto a fissare la sua immagine allo specchio che stava sul lavabo. Alla fine si accorse che non poteva fare a meno di vedere sempre quella stupida testa ossigenata accanto alla sua. Era come se ormai non potesse immaginare la sua vita senza quel lunatico, logorroico, permaloso e insopportabilmente dolce cuoco da quattro soldi. Forse era stato un bene sapere di lui e di Ace, aveva così finalmente capito quando davvero ci tenesse a lui. Anche se il fatto di pensarlo in continuazione, dalla mattina alla sera , e sentire il bisogno di sentirlo e di vederlo anche solo per un minuto, lo aveva messo in allarme già da tempo...

Costretto ad arrendersi a quella realtà, uscì dal bagno trovandosi il viso spazientito di Franky, e il suo dito indice che picchiettava sul quadrante dell’orologio.

- Cazzo – la sua breve uscita quando si ricordò della festa. Caricò letteralmente l’amico sull’auto e pregò un Dio inesistente di fargli trovare di nuovo casa di Rufy senza perdersi.

 

La gente aveva iniziato a riempire velocemente il salone, dove Usopp si era gentilmente offerto di occuparsi delle bibite. Ace si chiese se la distribuzione di cartine sospette era inclusa nel servizio... mah, era solo poca erba, e se mai si fosse accorto che girava roba più pesante, non ci avrebbe messo molto a sbattere fuori a calci in culo tutti i presenti. Alto senso morale o rispetto per la legge? Niente di tutto questo, era solo semplice terrore di suo nonno, che se avesse saputo che in casa dei suoi nipoti girava quel tipo di roba, li avrebbe rinchiusi nella prigione di Gaza!!!

- Ehi, hai visto Sanji? – chiese al fratello. Rufy si guardò attorno e alzò le spalle

- No... senti Ace, io vado a prendere Nami. Torno subito – Ace annuì e data un’ultima occhiata alla folla che assediata casa sua, salì al piano di sopra per vedere se Sanji fosse lì. Lo trovò allungato al contrario sul letto con la testa che pendeva dalla sponda. Quando il biondo lo vide entrare si tirò su accusando un dolore atroce alla testa

- Idiota, non lo sai che ti va il sangue al cervello?! – lo richiamò sorridente il moro. Senza rispondere nulla, Sanji si mise a sedere accendendosi l’ennesima sigaretta. Per quanto si fosse convinto a dirglielo, aveva paura di come avrebbe potuto reagire.

- Senti... lo so che non vuoi parlarne... – Sanji lo interruppe.

- Appunto. Non ne voglio parlare –

- Ma andiamo, lo sai che è una cazzata dirglielo! – il biondo balzò in piedi e con pochi passi gli fu di fronte.

- Ace, non sono cose che ti riguardano – e detto questo uscì dalla stanza.

Rimasto solo, Ace avvertì una fitta allo stomaco. Dannazione cos’era che gli faceva così male? Che Sanji tenesse così tanto a quello lì da non riuscire a tenergli nascosta quella notte, o che quella notte non era stata altro che un errore di cui Sanji si era immediatamente pentito? Eppure aveva creduto che almeno un po’ di cuore, il biondo ce l’avesse messo.

Un forte baccano arrivò da giù, ed Ace capì che doveva essere arrivato il festeggiato.

Scese le scale e vide Franky circondato da persone che lo acclamavano neanche fosse una star del cinema. Questo lo fece sorridere divertito, ma non appena incrociò gli occhi di Zoro, il sorriso si spense, e avvertì nuovamente quella fitta. Quasi ebbe l’impulso di tornarsene in camera e affondare la testa nel cuscino, come una stupida ragazzina. Un impulso che non aveva mai provato prima.

 

- Un brindisi per il nostro Franky! – Usopp continuava ad urlare alzando al cielo un bicchiere. Finito di distribuire bibite e altro, si era fiondato a bere e anche ad ossessionare il povero Franky, affinché gli suonasse qualcosa con la chitarra, che bastardamente aveva portato. Franky non poté tirarsi indietro. Erano anni che non suonava più ed aveva ripromesso di non farlo, ma quel giorno poteva anche fare un’ eccezione. Si sentiva felice e soprattutto molto super. 

Rufy, per una volta, non stava perdendo il controllo a colpa della sua estrema voglia di divertirsi, occupato com’era a difendere dalle manacce dei ragazzi la sua bella Nami, che aveva avuto la brillante idea di indossare un tubino rosso, assolutamente inadatto per un posto simile.

- Mi spieghi perché ti sei voluta vestire cosi? – ringhiava. La ragazza gli fece sventolare una mano sul viso come per scacciare delle mosche invisibili.

- Perché mi andava – rispose. Dentro di sé però era terribilmente felice che Rufy fosse geloso. Cavolo, non le aveva mai fatto una scenata di gelosia in tutta la vita, ed ora per poco non pestava qualcuno solo perché la stava guardando. Stava crescendo, oppure stava solo diventando più stupido. Qualunque fosse il motivo, Nami era indubbiamente felice che per una volta Rufy si comportasse come un vero uomo!

Zoro invece da quando era arrivato, aveva cercato di parlare con Sanji, ma per una cosa o per l’altra, il biondo non riusciva a trovare cinque minuti da dedicargli, e questo fece scattare nella testa di Zoro, l’idea che il ragazzo lo stesse evitando volutamente.

- Ti spiace venire fuori? – gli bisbigliò quando riuscì a beccarlo in cucina. Sanji si voltò in giro cercando di trovare un altro motivo per non poter andare con lui, ma quando gli occhi di Zoro lasciarono trapelare il bisogno che il ragazzo aveva di parlargli, annuì e lo seguì silente. Aveva deciso di dirgli della notte con Ace, ma non sapeva trovare le parole giuste, oppure codardamente voleva che quel momento arrivasse il più tardi possibile.

Quando furono usciti sul piccolo giardino nel retro della casa, Zoro chiuse la porta di vetro per riuscire ad eliminare almeno un po’ il rumore della festa. Sanji si poggiò sulla fontana di gesso al centro del giardino e aspettò che il ragazzo lo raggiungesse

- Volevo dire che mi spiace se oggi ho perso la calma in quel modo – le prime parole di Zoro uscirono veloci una dietro l’altra, come se il ragazzo si fosse caricato l’aria nei polmoni in modo tale da poterle dire con un solo fiato. Sanji si morse un labbro sentendosi ancora peggio. Zoro prese un altro respiro e gli si avvicinò ancora di più

- E poi c’è anche un'altra cosa... beh, vedi è da un po’ che volevo dirtelo – lo guardò sentendo le guance accaldarsi e il battito accelerare velocemente. Sanji pregò con tutto il suo cuore che non volesse dirgli quelle parole. Cazzo non ora, non era il momento giusto. Doveva prima sapere di Ace, doveva saperlo.

- Vedi Sanji io...- senza riuscire a spiegarsi in che modo, le parole uscirono da sole dalle labbra del biondo

- Ho fatto sesso con Ace – il cuore di Zoro si fermò così come le sue parole. Guardò gli occhi di Sanji passando velocemente da uno all’altro.

- Cosa? – sospirò incredulo.

- E’ successo il giorno in cui abbiamo litigato, cioè prima dell’incidente di Franky – Sanji abbassò la testa.

- Quando quella mattina siete venuti e.. Ace era a casa mia.. credo che te lo ricordi –

- Certo che me lo ricordo... e ricordo anche che tu mi hai detto che aveva solo dormito da te – con una calma di cui non si credeva capace,  Zoro sibilò ancora sconvolto quella frase. Sanji alzò la testa e lo guardò negli occhi prima di scuoterla e girarsi da un lato

- Mi spiace... avrei dovuto dirtelo prima –

- Avrei dovuto dirtelo prima...- come fosse in trans, Zoro ripeté quelle parole con un filo di voce. Non poteva crederci. Non stava accadendo davvero, Sanji non poteva avergli fatto una cosa simile

- Per tutto questo tempo... non hai fatto altro, che prendermi in giro – sussurrò.

- No Zoro non è così – gli occhi del ragazzo lo fulminarono.

- Chiudi la bocca. Non dire una sola parola – ordinò Zoro puntandogli l’indice.  Poi si passò una mano sulla testa voltandosi di spalle

- Non ci credo...– sospirò camminando velocemente avanti e dietro.

- Ho sbagliato lo so, ma la situazione era così strana che io non sapevo – le mani di Zoro lo afferrarono per la maglia e lo sbatterono con forza contro la fontana. Gli occhi rabbiosi del ragazzo si specchiavano in quelli lucidi di Sanji, che stava cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime

- Mi spiace – sospirò ancora. Zoro strinse con più forza la sua maglia. Avrebbe dovuto spaccargli la faccia ed era quello che il suo cervello gli stava dicendo, ma quel dannato cuore invece stava solo sanguinando. Perché faceva così male sapere che Sanji era andato a letto con Ace? Perché diavolo sentiva l’aria mancare e le gambe tremare in quel modo? Perché lo stava guardando con quegli occhi? Stronzo! Prima di pentirsi di qualsiasi azione lo lasciò andare.

- Non voglio più vederti – esclamò voltandosi.

- Zoro ...- Sanji non riuscì a dire più nulla che vide il ragazzo rientrare in casa.

 

- Avanti Franky un’altra canzone – ridacchiava Usopp. Ace al suo fianco scuoteva la testa sorridente convincendosi sempre più di quando fosse suonato quel ragazzo. Poi si sentì chiamare alla spalla. Si voltò ed in meno di un secondo si ritrovò a terra. Si portò una mano alla bocca, quando sentì il sangue scorrere.

- Ehi Zoro ma che ti prende? – lo aggredì Rufy correndo a soccorrere il fratello. Zoro se ne stava in piedi di fronte ad Ace stringendo forte i denti e con altrettanta forza i suoi pugni, su uno dei quali c’era una piccola macchia di sangue. Guardò Ace sedersi mentre Rufy gli porgeva un fazzoletto. Uno strano silenzio scese nella sala e anche la musica si fermò.

Ace capì che tutto era venuto alla luce.

- Sto bene – tranquillizzò poi il fratello, nel frattempo Zoro era sparito dalla stanza e subito dopo la porta sbatté violentemente.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

 

Aveva questo capitolo già pronto e ho deciso di postarlo per augurarvi buone feste ^.^ (anche se un po’ in ritardo U///U  scusatemi...)

Mi spiace per chi ha pensato che Ace sarebbe stato così bastardo,  ma come avete potuto credere che  Mr. Fire-Fist  potesse essere così subdolo?! XDDD

Tanto c’ha pensato comunque Sanji a mandare a putta*e le sue buone intenzioni U__U

Comunque ora che accadrà?  Avete avuto anche un piccolo anticipo delle intenzioni del nostro bel cyborg >__>....  Ma ora basta con le anticipazioni XDD

 

Al prossimo capitolo gente e ancora

BUONE FESTE e BUON ANNO  ^-*

Kiss kiss  Chiara

 

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Capitolo 16
*** Non è mai un errore ***


Non è mai un errore



Ti guardo per l' ultima volta mentre vado via...

 

Era passato qualche giorno da quella festa, e Franky aveva quasi riacquistato tutte le sue forze, anche se doveva continuamente recarsi un ospedale per vari accertamenti. Aprì il portaoggetti della sua auto e sorrise compiaciuto, nel vedere la sua lucente Beretta 98FS. Lo richiuse e si affrettò a tornare a casa. Erano quasi le quatto e Zoro forse si era svegliato.

L’odore di caffè che sentì quando aprì la porta, diede conferma alle sue teorie, anche se la faccia distrutta del suo coinquilino, faceva pensare che stesse ancora dormendo. Non gli disse nulla, non aveva voglia di litigare, ma continuare a vederlo uscire tutte le sere per poi tornare dopo l’alba con due occhi gonfi e rossi, lo stava facendo preoccupare.

- Stasera che ne dici di una pizza? – la buttò lì nella speranza di un sì, ma com’era facile prevedere, Zoro declinò quell’invito dicendogli che aveva da fare. “ Da fare o da farti? “ gli avrebbe voluto chiedere Franky, ma costrinse i suoi pensieri a restare tali senza tramutarli in parole vere e proprie.

- Dovrai parlargli prima o poi...- a quella frase Zoro si alzò dal tavolo lanciandogli un’occhiataccia

- Non ne vedo il motivo... io vado a farmi una doccia – e detto questo sparì.

L’acqua cadeva calda sul suo viso, troppo calda. Così, con un gesto quasi violento, Zoro girò la manopola sul freddo sperando che quella temperatura così bassa, riuscisse a congelargli ogni emozione. Tirò un pugno contro le mattonelle del box doccia per poi poggiarci la testa. Perché lo aveva fatto? Come aveva potuto andare a letto con Ace e tenerglielo nascosto? Aveva voglia di vederlo, anche solo per dirgli che era un brutto figlio di puttana e che lo odiava da morire, ma il suo orgoglio gli impediva anche solo di chiamarlo. In modo ben poco velato, Rufy gli aveva fatto capire che Sanji ci stava da schifo e che chiedeva in continuazione di lui. Inoltre quello sciocco di Rufy si era anche scusato per quello che era successo, come se fosse stato lui e non il fratello ad andare a letto con il suo ragazzo. Zoro pensò che quel gesto gli facesse davvero onore, e non poté che considerare Rufy un vero amico.

Quando i brividi sulla sua pelle, gli fecero temere di restare vittima di un assideramento, chiuse l’acqua e si infilò un asciugamano.

 

- Potresti provare a chiamarlo? – mormorò Nami addentando un bignè. Con le mani avvolte in due grossi guanti da cucina, Sanji tirò fuori dal forno una grossa teglia con dei biscotti.

- Non saprei neanche cosa dirgli – sospirò passando la teglia ad un altro ragazzo. Poi prese una cuffietta e fece segno a Nami di indossarla. Riluttante la ragazza la infilò in testa stando attenta a non rovinarsi la messa in piega.

- Beh è comunque un inizio. Vedrai che le parole ti verranno fuori da sole –

- Ma certo! E poi lui mi sorriderà, mi perdonerà e dal cielo pioveranno caramelle! – rispose acido il biondo. Poi si lasciò cadere su una sedia sospirando.

Nella grande cucina della pasticceria, l’odore dei dolci era quasi ipnotico. Caramello, zucchero, fragola, caffè, cacao, anice... un misto di aromi che sembravano danzare nell’aria in perfetta armonia.

Nami sorrise e gli accarezzò i capelli.

- Vedrai che andrà tutto al giusto posto – Sanji cercò di credere alle sue parole, ma sapeva che era difficile, se non impossibile che ciò accadesse.

- Quando finisci di lavorare passa a casa mia - esclamò la rossa alzandosi e togliendosi felicemente la cuffietta.

- Grazie Nami, ma sesso estremo non è quello che mi serve in questo momento – un pugno in testa, fece pentire il ragazzo di aver azzardato quella battuta

- Idiota! Non fare tardi, ti passa a prendere Rufy – e borbottando uscì dalla cucina sotto gli sguardi curiosi degli altri pasticcieri. Sanji si passò una mano in testa e riprese a lavorare, sperando almeno di distrarsi un po’.

 

- Io esco – Franky non fece neanche in tempo a voltarsi, che Zoro era già sparito dietro la porta. Si avviò alla macchina e raggiunse un piccolo parcheggiò davanti ad un supermarket. Spense il motore e iniziò ad aspettare. Poco dopo una macchina blu si accostò e abbassò il finestrino

- Sempre puntuale – ridacchiò un tizio grosso con delle buffe treccine. Con gesti degni del migliore prestigiatore, il tizio passò a Zoro un pacchettino e il ragazzo gli allungò dei soldi.

- C’è un piccolo regalo – ghignando l’uomo gli strizzò l’occhio prima di tirare su il finestrino e sparire. Zoro alzò un sopracciglio guardando quel idiota allontanarsi. Ma che cavolo voleva dire? Mah...

Guardò l’acquisto e quasi gli venne da sorridere pensando che se Usopp avesse saputo che faceva affari con la concorrenza, si sarebbe di certo offeso. Ma l’unico motivo che spingeva Zoro a farlo, era solo che se avesse acquistato una qualsiasi cosa da Usopp, questi lo avrebbe di certo spifferato a Franky ed era quello che non voleva, visto che le sue condizioni quando si ritirava a casa, parlavano già abbastanza.

Aprì il pacchettino e con sua sorpresa si accorse che oltre alla piccola bustina contenete della polvere bianca, ce n’era un'altra con dentro una piccola dose ed una siringa. Ecco il “regalo” di cui parlava quel bastardo. Diventare un tossico non era l’aspirazione della sua vita, e qualche sniffata era solo per alleggerirsi la testa. Avrebbe fatto meglio a buttare quella merda e ad avvertire quello stronzo che la prossima volta che gli faceva un  regalo simile, si sarebbe ritrovato con qualche dente in meno. Senza pensarci troppo gettò la siringa e la dose sul parabrezza e si preoccupò di tirare su un po’ di polvere prima di iniziare la serata.

Decise di farsi un giro dalle parti del “Vomito”, il nome la diceva tutta sul tipo di locale che si apprestava a raggiungere. Non si ricordò però, che per arrivarci doveva attraversare il quartiere dove Sanji lavorava, e quando vide una grossa insegna con scritto “Golden” si trovò ad imprecare contro la sua stupidità. Avrebbe potuto premere più forte il pedale del gas ed allontanarsi il prima possibile, se quell’insana voglia di vederlo non avesse istantaneamente frenato il suo piede. Accostò dietro un SUV e aspettò qualche istante.

 

...Se hai sbagliato è uguale anche se adesso fa male...

 

 

- Pronto l’ufficio di Rob Lucci? ... senta vorrei prendere appuntamento con signore Lucci, per proporgli un affare interessante... ah sì il mio nome... vede chiamo da parte del signor Flam, Cutty Flam.... martedì mattina? Perfetto.... dica al signore Lucci che non vedo l’ora di incontrarlo. La ringrazio e a risentirla – ghignando malignamente, Franky mise fine alla telefonata. Gettò con un gesto vittorioso il cellulare sul divano e iniziò a prepararsi. Stasera si sarebbe fatto una bella seratina a base di rock e limonata, perché ancora non poteva toccare l’alcol, ma la cosa non lo impensieriva, visto che l’eccitazione che provava in quel momento lo stava facendo inebriare come se si fosse scolato un’intera botte di Vodka.

 

- Cutty Flam? Non l’ho mai sentito nominare...- mormorò Lucci sistemandosi i gemelli della camicia. Kaku prese una cartellina dalla sua ventiquattro ore

- Se non sbaglio i Flam sono una delle famiglia più potenti dell’ovest. Sono proprietari di diversi cantieri navali e hanno dei rapporti con varie multinazionali. Il loro giro di affari è notevole e se riusciamo a strappargli un accordo, potremmo conquistare una buona fetta nel mercato delle costruzioni navali, che in questo periodo, credi a me, è una vera miniera d’oro – con un ghigno malizioso l’avvocato fece scivolare nelle mani di Lucci la cartellina. Il ragazzo iniziò a sfogliarla sorridendo compiaciuto.

- Non mi deludi mai Kaku – sospirò sornione. Kaku ridacchiò soddisfatto portandosi alle labbra un bicchiere di cristallo con dello scotch.

- Ho i miei buoni motivi per non farlo...- mormorò. Gli occhi di Lucci percorsero quel sorriso sottile sulle sue labbra, poi il ragazzo gettò la cartellina sulla scrivania e premette con l’indice un pulsante blu sul telefono

- Signorina, non mi passi nessuna telefonata... non voglio essere disturbato ora – e sorridendo iniziò a slacciarsi la cravatta.

 

 

Non riusciva a credere che lo stesse facendo sul serio. Restare lì, quasi nascosto, ad aspettare come un ladro solo per vederlo, gli diede come la sensazione che fosse lui ad aver sbagliato. Ma non era così, era stato Sanji a mentirgli... ma perché era così difficile odiarlo? O perché nel suo cervello era balenata l’idea di buttarsi tutto alle spalle e far finta di niente? Non voleva farsi altre domande, quelle che gli giravano nella testa erano già troppe. Era pronto ad andarsene quando l’insegna si spense e dalla porta uscirono diversi ragazzi. Fra di loro spiccava come una palma nel deserto, una testa bionda che alzò una mano per salutare gli altri prima di accendersi una sigaretta. Zoro sentì le mani stringere forte il volante e il cuore iniziare a battere più forte. Lo vide sedersi su una panchina e buttare un occhio all’orologio prima di stendersi come il suo solito, scivolando letteralmente con la schiena sulla spalliera della panchina di legno e perdersi con gli occhi al cielo.

Un piccolo filo di fumo lasciva le sue labbra e Zoro parve quasi di sentirne l’odore nelle sue narici. Che diavolo stava facendo? Poteva scendere e dirgli (mentendo) quanto lo odiava, e quanto avesse voluto vederlo morto, ma chissà perché l’unica cosa che riuscì a fare era continuare a guardarlo in silenzio. Era naturale trovarlo così dolce anche in quel momento? No, era assolutamente folle!

Qualche goccia d’acqua iniziò a cadere dal cielo che si era pian piano ingrigito. Una dopo l’altra, le gocce scesero più velocemente finché l’intero abitacolo fu invaso dal rumore della pioggia che si schiantava contro il vetro. Guardò ancora Sanji che era rimasto seduto immobile sulla panchina. Come se non se ne fosse accorto, o meglio, come se non potesse chiedere di meglio che restare lì a bagnarsi, neanche fosse un piccolo fiore assetato. La pioggia accarezzava, anzi quasi schiaffeggiava il suo viso, i capelli, i vestiti e quella sigaretta che ormai, era completamente bruciata... il biondo lanciò lontano il mozzicone per poi passarsi una mano sul viso.

Ma era la pioggia quella che cercava di asciugarsi o qualcos’altro? Quel dubbio fece stringere all’istante  il cuore di Zoro che stava per aprire la portiera ed andare da lui, se non fosse sopraggiunta una macchina. Alla guida c’era Usopp e di fianco Rufy. Il moro fece un gesto per intimare a Sanji di entrare, e il ragazzo pigramente salì sul sedile posteriore. Zoro lo vide andare via e si trovò a suonare il clacson con la testa. Si tirò su e inconsapevolmente guardò quella siringa sul parabrezza. Se avesse saputo che faceva così male innamorarsi, non lo avrebbe mai fatto. Era stato un errore! Un errore... Gli tornò alla mente la loro prima volta quanto anche Sanji disse quelle parole “E’ stato un errore” ma poi... ma poi quanto aveva ringraziato il cielo per quel errore? E ora lo stava rinnegando.. No, Zoro non era il tipo da rinnegare quello che faceva. Ma forse era ora di uscire fuori da quel dolore. Doveva dimenticarlo, dimenticarsi di lui e di quello che c’era stato, anche se questo paradossalmente lo faceva soffrire ancora di più. Erano trascorso così poco tempo da quando si erano incontrati, che Zoro non riusciva a credere di poterlo amare così disperatamente. Non poteva accettare che qualcuno potesse essergli entrato nel cuore in quel modo e allo stesso modo averglielo infranto con la stessa intensità.
Neanche si rese conto delle lacrime che scendevano dalle sue guance, forse convincendosi che la pioggia stesse cadendo anche all’interno della sua auto.

 

 ...E' stato bello seguirti e rimanerti vicino
anche solo per lo spazio di un mattino.

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

 

 

Il mio vizio di fregare i titoli alle canzoni altrui continua XDD  stavolta mi sono  appropriata di quella di Raf che, devo ammetterlo, ha fatto da colonna sonora alla stesura di questo capitolo (o meglio alla scena dell’auto ) perché sembra scritta appositamente per i miei due cuccioli ç___ç....
P.S non sono amante della musica made in italy, però devo dirlo che stavolta quasi mi veniva da piangere T^T...

Aspettate che recupero contegno.... fatto! ^__~

 

Allora le cose sembrano andare davvero male per la nostra coppietta. Riusciranno a fare la pace? Mmmm ... e quel pazzo di Zoro non vorrà mica fare una sciocchezza???? E Franky è pronto per l’attacco???  E Lucci e Kaku??? Qual è il vero rapporto che li lega??

Muhuahuahua Come sono bastaaaaarda  +_____+     XDDDD  ehm.. scusate U////U

 

Allora alla prossima mie prodi lettori

(i colpi di scena non sono ancora finiti ^-*)

Kiss kiss  Chiara

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Capitolo 17
*** Quel folle sentimento ***


Quel folle sentimento

 

- A lei signore – sorridente una ragazza dietro al bancone, gli porse le buste della spesa; Ace le prese ed uscì dal negozio. Dopo aver percorso qualche metro si sentì chiamare

- Signore, signore aspetti – si fermò e aspettò che la ragazza lo raggiungesse. Quando gli fu di fronte la moretta, poggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, poi si rialzò e si sistemò gli occhiali sul naso.
- Il resto, l’ha dimenticato – sospirò. Ace guardò il palmo della sua mano con i soldi e ridacchiò afferrandoli.
- Ah grazie. Mi spiace averla fatta correre fin qui per questo – le disse sorridendo. La giovane scosse la testa.
- Non si preoccupi è il mio lavoro... – poco dopo un uomo con due grossi sigari fra i denti li raggiunse.

- Che diamine combini Tashigi! Ti pare il modo di lasciare la cassa incustodita!? – richiamò senza pochi problemi la ragazza. Quest’ultima si inchinò scusandosi.

- Mi scusi capo, ma il signore aveva dimenticato il resto – Ace avvertì lo sguardo dell’uomo fulminarlo all’istante.
- Tsk... se uno è così distratto da dimenticarsi i suoi stessi soldi, non sono problemi nostri – mormorò mentre i suoi corti capelli argentei venivano smossi da una leggera folata di vento. Ace sorrise divertito incrociando le braccia sul petto.
- Beh, se tratta così i suoi clienti... mi sorprendo che ancora non abbia chiuso bottega – esclamò. L’uomo indurì il pugno dirigendosi a passo sicuro verso di lui. Immediatamente Tashigi lo afferrò per le imponenti spalle

- Signor Smoker si fermi la prego, non può picchiare un altro cliente! – bofonchiò mentre tentava di bloccarlo. Dopo aver soffiato rabbioso un po’ di fumo fra le labbra, l’uomo si fermò e abbassò il braccio senza smettere di pungere con lo sguardo il ragazzo.
- Tornatene in negozio – ordinò alla giovane.

- Ma capo...- Tashigi non riuscì a finire la frase, che gli occhi dell’uomo le ripeterono quell’ordine con più fermezza.

- Va bene, ma mi raccomando... si controlli – consigliò  prima di tornarsene dentro, lanciando un’occhiata preoccupata a quel povero ragazzo.
Ace intanto continuava a guardare divertito quello strano uomo; non aveva mai visto un bottegaio che avesse la stazza di un pugile e la delicatezza di uno scaricatore di porto (per essere gentili...)
- Non se la prenda con la sua commessa. L’ha detto anche lei, è colpa mia se...- l’uomo bloccò anche le parole di Ace.

- Taci moccioso... Te lo dico una volta sola e non te lo ripeterò più... – si avvicinò al ragazzo fermandosi solo quando i loro nasi quasi poterono sfiorarsi.

- Non giocare con me... non ti conviene – ringhiò soffiando il fumo sul viso di Ace. Dopo qualche colpo di tosse Ace tornò a sorridere.
- Ok... “capo” – non nascose un certo sarcasmo nelle sue parole. Chissà forse l’uomo non se ne accorse, oppure non volle accorgersene, fatto sta che indietreggiò annuendo soddisfatto.
- Ora si ragiona... – e studiando un’ ultima volta quel ragazzo, se ne tornò verso il negozio litigando contro un cliente che aveva parcheggiato l’auto davanti la porta del suo locale.
- Spostala idiota, prima che te la faccio rimorchiare... Mi hai sentito? Ehi è inutile che chiami la polizia... dove corri fermati!!! -
Ace scosse la testa sempre più divertito. “Ma come faceva un tipo del genere a gestire un supermarket?” pensò guardando l’uomo rincorrere minaccioso il povero cliente.

 

 

Lucci rientrò nel suo studio e ad aspettarlo, seduta su una poltrona, trovò la sua ragazza.
- Non mi risulta che avessimo un appuntamento – mormorò sedendosi dietro alla scrivania. Robin alzò lo sguardo verso di lui allungandogli delle carte.
- Cosa sono? – Lucci le prese dandogli un leggero sguardo. Era un contratto che aveva stipulato tempo fa con l’università in cui lavorava Robin.
- Che significa questo? – borbottò gettando le carte sulla scrivania. Robin sorrise scuotendo la testa.
- Mi sorprende che un tipo acuto come te non l’abbia ancora capito... significa che non vogliono più avere nulla  anche fare con la tua azienda. Sei stato fatto fuori – Lucci scattò in piedi sbattendo le mani sul tavolo. Anche Robin si alzò.
- Ho provato a farli ripensare, ma non hanno voluto sentire ragioni – la ragazza prese le carte dalla scrivania quando Lucci la fermò per un polso.
- Tu – ringhiò. Robin tirò via la mano sfuggendo a quella presa e guardandolo con disprezzo.
- Non prendertela con me, lo sanno tutti che le tue azioni sono in calo. Sei sul filo della bancarotta e non puoi farci niente – un forte schiaffo colpì il viso della ragazza. Portandosi una mano sulla guancia Robin tornò a guardare disgustata il ragazzo che serrava i denti respirando affannosamente.
- E solo questo che sai fare... Solo questo... – e lanciandogli un ultimo sguardo d’odio, uscì dallo studio sbattendo la porta.
Rimasto solo Lucci scaraventò a terra tutto ciò che c’era sulla scrivania con un grugnito rabbioso; I documenti, il computer, il telefono... la segretaria entrò nell’ufficio quando quel rumore attraversò la porta.
- Tutto bene signore? -
- Vattene! – le urlò furente Lucci, e la giovane chiuse la porta intimorita.
Maledizione, gli affari andavano sempre peggio: nessuna banca gli concedeva un prestito e ora anche questa batosta. L’università era l’unica fonte sicura, e ora aveva perso anche quella... che poteva fare ora? Suo padre non gli avrebbe perdonato un altro fallimento. Si sedette sulla poltrona affondando la testa fra le mani. Aveva provato in tutti i modi a tenere nascosto la situazione in rosso della sua azienda, ma ora non c’era più tempo; doveva trovare un modo per riprendersi, se non voleva finire col culo per terra. Prese il telefono dalla tasca
- Kaku vieni subito... no, non è successo nulla, solo sbrigati a venire – rimise il cellulare in tasca cercando di recuperare un po’ di calma. Non tutto era perso, c’era ancora l’incontro con Cutty Flam, e chissà che se questa non sarebbe stata la svolta decisiva per rimettersi in sesto.

 

 

- Sono a casa – annunciò Ace chiudendo la porta, ma non sentì la solita voce gasata di Rufy riceverlo. Poggiò le buste della spesa sul tavolo della cucina e iniziò a chiamare il fratello, senza ricevere alcuna riposta. Vide che c’erano diversi messaggi in segreteria e pensò che forse qualcuno era di Rufy.
- Rufy sono Kevin, senti domani passa da me che ti faccio leggere un manga troppo bello!!! Non mancare! – sospirando passò al messaggio successivo.
- Ciao fratellini  sono Makino... ehi Makino lascia parlare anche me! Ragazzi sono Shanks come butta? Noi siamo su una splendida barca alle Barbados, il mare è una favola  e ci sono dei pesci enormi! Pensate che alcuni sembrano degli strani incroci di bestie, ce ne è uno che... piantala con queste sciocchezze  Shanks! Uff... allora ragazzi statemi a sentire, io torno fra qualche settimana, mi raccomando non distruggete la casa e... Shanks lascia stare quell’affare!!!  Shanks!!! – fine messaggio. Ace si passò una mano sulla testa guardando il calendario e costatando che Makino aveva lasciato lo stesso messaggio anche diverso tempo prima. Va bè sembrava felice, quindi non aveva di che preoccuparsi anche se non vedeva l’ora di riabbracciarla. Il resto dei messaggi riguardava qualche vicino che si lamentava per gli schiamazzi notturni e Nami che litigava contro Rufy perché aveva dimenticato qualcosa, ma fu l’ultimo che catturò il suo interesse.
- Rufy sono Franky, senti sai dove possa essere finito Zoro? Sono due giorni che non torna  a casa e io... bè, non so più dove cercarlo. Ho provato a chiamarti sul cellulare ma non eri raggiungibile. Se sai qualcosa fammelo sapere. E mi raccomando, non dire nulla a Sanji... si preoccuperebbe inutilmente. Ciao -



- No Rufy! Ti ho detto che non mi va! – borbottava Sanji. Rufy sospirò e prese una palla dal cesto
- Andiamo è facile: basta che prendi la mira... carici il braccio e... tiri! – e lanciò la palla contro un manichino colpendolo alla testa, che si reclinò all’indietro.
- Complimenti signore... ecco il suo premio – l’uomo della bancarella gli allungò un piccolo peluche a forma di renna.
- Wow che carino! Ha pure un buffo cappellino rosa – ridacchiò il ragazzo guardando da ogni angolazione il premio. Sanji gli buttò un’ occhiata veloce e poi scosse la testa.
- Ma da quando le renne hanno il naso blu?... tsk, andiamo che sciocchezza...- e con le mani in tasca iniziò a camminare. Rufy gli andò dietro sospirando.
- E dai Sanji, io ti ho portato qui per farti divertire e tu sai solo lamentarti – borbottò tirando le orecchie della piccola renna. Sanji lo guardò con la coda dell’occhio. In fondo aveva ragione; certo il Luna Park non era il posto che faceva per lui, ma le sue buone intenzioni non erano in dubbio.
- Scusa Rufy... che ne dici di un po’ di zucchero filato per farmi perdonare? – gli occhi di Rufy si illuminarono come quelli di un bambino; eh già, a volte era davvero un bambino.

Si sedettero su una panchina e mentre il ragazzo divorava la stecca con la nuvola zuccherata che l’avvolgeva, Sanji si ritrovò a rigirare fra le mani il piccolo peluche. Certo era davvero buffo.
- Lo regalerai a Nami? – chiese. Rufy scosse la testa.
- Non dire sciocchezze...- esclamò. Sanji pensò che in effetti era vero, Nami era un po’ troppo grande per un peluche e poi era più il tipo da gradire gioielli e capi firmati.
- Lo terrò io! Mi piace troppo! – ridendo Rufy infranse tutte le ipotesi del biondo che si ritrovò a sorridere divertito. Meno male che c’era lui a tirarlo su di morale, anche se non poteva fare a meno di pensare a Zoro. Quasi temette di sognare quando sentì una voce avvicinarsi
- Ah sei qui – alzò gli occhi trovandosi davanti il volto ambrato del ragazzo.
- Zoro – sospirò alzandosi dalla panchina e guardando il ragazzo. In una mano teneva una bottiglia di birra, almeno così sembrava, mentre gli occhi erano nascosti dietro a delle lenti nere.
- Non pensavo di incontrarti qui – aggiunse Sanji sorridendo appena. Zoro fece una leggera risata per poi lanciandogli contro la bottiglia. Il vetro sfiorò i capelli biondi del ragazzo per poi schiantarsi verso l’albero alle sue spalle. Sanji rimase pietrificato da quel gesto mentre Rufy si era alzato dalla panchina.
- Zoro sei impazzito?! Volevi ucciderlo? – gli urlò. Di tutta risposta il ragazzo tornò a ridere.
- Ma guarda che bell’amico... ora lo difendi pure? Beh è normale, visto che si sbatte tuo fratello – Rufy si fiondò ad afferrarlo per il chiodo di pelle sbattendolo a terra. Solo quando gli fu così vicino, avvertì l’odore dell’alcol impregnargli anche i vestiti.
- Non dire cazzate Zoro – sibillò tenendolo fermo con le spalle a terra. Il ragazzo provò a toglierselo di dosso, ma nonostante l’aspetto magro, Rufy era davvero forte.

- Rufy non fare l’idiota... lasciami andare -
- E perché dovrei farlo? Così potresti rifiondarti a bere? – Zoro rise ancora.

- A bere....- mormorò allungando le braccia a terra. Rufy si fermò allentando la presa su di lui, quando si accorse che Zoro non faceva più resistenza.
- Ma che ti è preso...- sospirò. Il ragazzo a terra girò la testa dall’altra parte mentre dei passi si avvicinarono.
- Lasciaci soli - Rufy si voltò verso Sanji.

- Ma Sanji...-

- Tranquillo... lasciaci soli – cercando di fidarsi del suo amico, Rufy si alzò da dosso al ragazzo che però rimase steso a terra. Sanji gli fece segno di allontanarsi, e lui lo fece facendo allontanare anche le persone che avevano iniziato ad accalcarsi curiose attorno ai ragazzi.

- Non ho nulla da dirti – borbottò Zoro continuando a non muoversi da quella posizione. Sanji si sedette accanto a lui.

- Io si però..- sospirò. Zoro si morse un labbro chiedendosi perché non riusciva ad andarsene, forse era vero che aveva bevuto troppo.  

- Quello che ho fatto non lo posso cancellare, anche se lo vorrei... credimi lo vorrei tanto – il biondo si fermò un secondo quando sentì un nodo stringergli la gola. No, non poteva lasciarsi andare; non ora che aveva l’opportunità di dirgli quello che provava.
- Ace è stato importante per me, non lo nego, anzi forse è stata la persona più importante che abbia mai avuto... almeno finché non ti ho incontrato – si voltò verso il ragazzo, di cui poteva vedere solo la nuca, dato che il suo viso era rivolto dall’altra parte.
- Zoro io... io non so come dirtelo... cazzo sei l’unica cosa di tutta la mia vita di cui non potrei fare a meno. Sei l’unica persona che sia capace di farmi sentire così e io... io non riesco neanche a respirare se penso a quello che ti ho fatto.. sono stato un bastardo.. e tu forse... anzi sicuramente tu.. tu non meriti un coglione come me – per quanta forza si era fatto, non era riuscito ad impedire alle lacrime di scendere. Si spinse una mano sugli occhi cercando di contenere i singhiozzi.

La musica delle giostre risuonava nell’aria e camuffava, anzi nascondeva completamente, il pianto di Sanji. Il cielo rossastro del tramonto si mescolava con le luci festose che si riflettano nelle lenti nere di Zoro che strinse forte i denti. Faceva male quello che gli aveva fatto, ma faceva più male sentirlo piangere in quel modo. Perché? Perché il dolore di un’altra persona faceva scomparire all’istante il suo?
- Nella tasca della mia giacca... – le sue parole fecero voltare nuovamente Sanji verso il ragazzo.

- Nella tasca c’è una siringa con una dose di eroina – il biondo sgranò gli occhi piegandosi sul corpo del ragazzo e afferrandogli la maglia.
- Cazzo Zoro dimmi che non l’hai fatto? – i loro volti si incontrarono.

- Avanti dimmi che non l’hai fatto Zoro – urlava Sanji cercando di scuoterlo; inutilmente, perché le mani gli tremavano, così come la sua voce e come qualsiasi fibra del suo corpo. Lentamente Zoro si tolse gli occhiali che avevano celato fino ad allora due occhi rossi e gonfi.
- Prendila – gli disse senza mostrare emozioni. Le mani tremanti del ragazzo presero dal taschino della giacca una bustina.

- Questa è...- balbettò agitato. Zoro scosse la testa tornando a posare la nuca a terra e fissando il cielo

- Avrei voluto farlo. L’ho guardata  e riguardata mille volte... ma ogni volta che stringevo il pugno e avvicinavo l’ago alla mia vena... beh ti sembrerà ridicolo... ma pensavo a te – gli occhi di Sanji si posarono lucidi sul viso di Zoro.
- Mi dicevo, “se lo faccio Sanji che dirà...” – sorrise. Poi si coprì gli occhi con una mano mentre la voce tradì qualche singhiozzo
- Non sai quanto ho provato ad odiarti... cazzo c’ho provato davvero, ma non ci riesco... non riesco ad odiarti e questo mi fa sentire così.. così idiota – i denti di Sanji strinsero forte il suo labbro mentre le lacrime tornarono a bagnargli il volto. 

- Non posso perdonarti però.. non ora... ancora – la voce di Sanji spezzò le sue parole.
- Aspetterò... aspetterò finché vorrai. Aspetterò Zoro... non preoccuparti io.. io ti aspetterò...- lentamente Zoro tolse la mano dai suoi occhi per vedere il biondo stringere i denti e serrare gli occhi tentando inutilmente di fermare le lacrime che scendevano copiose sulle sue guance.

Si alzò da terra e quasi come non fosse stato il suo corpo, lo avvolse fra le braccia. Sanji sgranò gli occhi per poi afferragli le spalle e stringerlo forte.

- Ti amo più della mia vita – singhiozzò il biondo stringendolo sempre più forte.
- Non ce la faccio senza di te... mi manchi da morire... - Zoro sentì le lacrime del ragazzo bagnarlo. Avrebbe voluto dirgli quanto lo amava anche lui, ma c’era sempre quel dannato orgoglio che lo frenava, quel dannato orgoglio che era anche più forte del dolore stesso. Ma forse c’era qualcosa che riusciva a battere il suo orgoglio, ed era quando lo teneva fra le braccia ed il cuore gli batteva forte che lo capiva. Come in quel momento, in cui tutto il resto scompariva, e non c’era altro che quel folle sentimento che tanto aveva represso, ma che ora era l’unica cosa che aveva valore.
- Ti amo – un leggero sospiro, nulla di più. Due parole, che non avevano bisogno di altro.

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 


Che dire, ho adorato questo capitolo e spero di essere riuscita a trasmettervi le stesse emozioni che ho provato io scrivendolo  ^^

Come sempre non so come ringraziarvi per il vostro sostegno, siete veramente fantastici, ed io sono davvero onorata e lusingata per tutti i vostri complimenti
U///U  mi fate sempre commuovere T^T

Beh alla prossima gente, lo scontro Franky-Lucci si avvicina ^-*
Kiss kiss  Chiara

 

P.S. lo so che Smoker bottegaio è un po’ insolito, ma che dire, mi faceva troppo sorridere  l’idea XD

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Capitolo 18
*** Scatta il piano: Martedì al Cafè Royal ***


Scatta il piano: Martedì al Cafè Royal

 

Era così strano trovarsi in quella stanza, disteso in quel letto, accanto a lui. Zoro si voltò verso Sanji che dormiva, e avvicinò le dita ai suoi capelli, però prima di sfiorarli si ritrasse. Forse era la sbornia che stava passando, oppure un piccolo barlume di razionalità che neanche pensava di avere, ma sentì una certa amarezza risalirgli allo stomaco. Lentamente alzò le lenzuola e iniziò a vestirsi senza far rumore. Di tanto in tanto, buttava un occhio al biondo che pareva dormire come se non avesse chiuso occhio da secoli. Sorrise appena e si alzò dal letto. Prese gli anfibi e si diresse nel soggiorno per indossarli senza fare rumore. Seduto sul divano prese ad allacciarsi ogni laccio come se fosse il lavoro più minuzioso del mondo, in qualche modo non voleva andarsene, ma restare lì non era la cosa giusta, non per il momento. Finito di vestirsi si affacciò alla porta per sentirlo respirare un’ ultima volta. Stava ancora dormendo ed era così dolce... Avrebbe potuto lasciargli un biglietto o qualcosa di simile, ma non lo fece. La verità era che non sapeva che dirgli. Un ultimo sguardo e poi uscì dalla porta.
Mentre scendeva le scale avvertì di nuovo quell’amarezza, e anche se gli aveva detto che lo amava e avevano fatto l’amore, non poteva dimenticare, e neanche perdonare. Lui era fatto così, non poteva cambiare e, in fondo, sapeva che Sanji non glielo avrebbe mai chiesto. Camminò per qualche isolato e poi si fermò come per riprendere aria. Sentiva che tutto era successo così velocemente, che non sapeva se il suo cuore avrebbe retto: conoscerlo, odiarlo, amarlo, odiarlo nuovamente e amarlo ancora di più. Come aveva potuto permettere a qualcuno di appropriarsi e di giocare in quel modo con le sue emozioni? Si portò una mano al petto provando a respirare più lentamente, finché non fu costretto a sedersi sul marciapiede. Le cose non poteva tornare come prima così facilmente, non si poteva buttare tutto alle spalle e fare finta di niente. Non poteva  e non lo voleva fare. E sapeva che il primo ad essere conscio di questo, era proprio Sanji.

 

Allungò una mano verso l’altra parte del letto trovando solo il vuoto fra le lenzuola stropicciate. Alzò la testa e girò gli occhi nella stanza. Non c’era nessuno, forse Zoro era in bagno. Neanche andò a dare un’ occhiata, sapeva che non era così. Si sedette sul letto accendendosi una sigaretta. Era stato uno sciocco a credere in un lieto fine così precoce. Non poteva, però non essere felice. Quello che era successo era stato davvero magico, e anche se Zoro non lo avrebbe perdonato così facilmente, quello che importava era che almeno fosse pronto a farlo. Quella notte Zoro gli aveva detto ti amo mille volte, e ogni volta a quelle parole il suo cuore si era fermato per poi ripartire un po’ più velocemente. Era stato bello stringerlo fra le braccia e sentirlo di nuovo vicino. Non era stato l’alcol a guidare le sue azioni o le sue parole, di questo era sicuro, o forse lo sperava. Non poteva credere che fosse stato un cinico gioco di qualche birra di troppo a farli riavvicinare, era una verità che il suo cuore non avrebbe retto.
Tirò qualche altra boccata di fumo ricordandosi anche di chiamare Rufy, chissà forse si era preoccupato quando non lo aveva più trovato al Luna Park, o forse aveva capito. Anche se sembrava uno sciocco, Rufy aveva una grande sensibilità e Sanji non conosceva nessun altra persona come lui. Doveva comunque chiamarlo prima di andare al lavoro, per parlargli e forse anche perché voleva sentirsi dire da lui che sarebbe andato tutto bene. Rufy era la sua fonte di speranza, dalla quale attingeva quando se ne sentiva privo, con uno dei suoi grandi sorrisi sapeva dargli la carica. Poteva farcela a superare tutto questo. Sì, lui e Zoro potevano farcela.


- Sono felice Sanji, e tranquillo mi raccomando... ehi hai capito quello che ho detto?... bene.... si, non farti problemi e piantala di scusarti... Ti passo a trovare in pasticceria oggi e fammi trovare quei bomboloni alla crema che adoro! Guarda che ci conto... ciao amico mio -  sorridente Rufy attaccò il cellulare. Quando era tornato alla panchina e non li aveva trovati, non aveva pensato nulla di negativo, anzi. Per quanto lo stato in cui era Zoro lo avesse preoccupato, sapeva che non avrebbe mai fatto del male a Sanji. Non poteva, perché lo amava troppo, anche se non lo voleva ammettere. Si avviò in cucina con un grosso sorriso sulle labbra che si spense quando vide Ace che girava il caffè. Dannazione, non aveva capito quando suo fratello tenesse a Sanji finché ieri non era tornato a casa e lui gli aveva parlato del messaggio di Franky. Era preoccupato, e come un idiota Rufy non aveva neanche mascherato la felicità quando gli aveva parlato dell’incontro fra Sanji e Zoro. L’espressione buia che era apparsa negli occhi di Ace gli aveva fatto maledire la sua linguaccia lunga. Come aveva fatto a non capire quello che Ace provava per Sanji? Eppure erano fratelli, anche se Ace aveva sempre negato, lui lo doveva capire. Come aveva potuto essere così idiota?!

- Ehi fratellino, un caffè? – chiese con un sorriso il ragazzo. Rufy cercò di nascondere la sua tristezza annuendo.
- Stamattina mi è venuto una favola, assaggia – le parole allegre e il sorriso che continuava a ostentare Ace, erano palesemente forzati. Lui era fatto così, anche se stava soffrendo da morire non poteva, né voleva farlo capire a Rufy. Sapeva che anche lui ne avrebbe sofferto.   

Versò una tazza di caffè al fratello minore e si sedette di fronte a lui chiedendogli quello che avrebbe fatto oggi.
- Ci stiamo preparando per gli esami di fine anno... – aveva risposto pigramente. Ace ridacchiò

- Beh, non sforzarti troppo, lo sai che mal che vada nonno Garb ti aspetta con le braccia aperte – Rufy fece una buffa espressione che fece sorridere ancora di più Ace.
- Piuttosto mi trovo un lavoro – il tono con cui aveva detto quella frase, lasciava capire perfettamente l’idea d’orrore con cui Rufy pensava alla parola “lavoro”.
- Potresti fare il commesso in un supermarket di mia conoscenza. Il padrone ti adorerebbe – ghignò Ace pensano allo strano uomo incontrato il giorno prima. Rufy sorrise annuendo.
- Se lo dici tu – era difficile fare finta di nulla, ma piangere ed essere tristi non faceva che peggiorare le cose. Il compito di un fratello era quello di dare forza, non di rattristare ancora di più qualcuno con discorsi “noiosi”.
- Ehi Ace, che ne dici di andarcene a pescare una mattina di queste? – Ace rimase sbalordito da quella proposta. Rufy adorava dormire, e come si sa per pescare bisogna svegliarsi di buon’ora. L’unico motivo di quel progetto era uno: Rufy era un fratello fantastico e terribilmente dolce che aveva capito perfettamente quello che stava provando senza che glielo dicesse.
- Mi farebbe piacere fratellino – sorrise ancora Ace guardando teneramente il viso felice del ragazzo. Poi gli scompigliò i capelli sulla testa.
- Muoviti che farai tardi a scuola – ridacchiando, Rufy saltò giù dalla sedia addentando una ciambella, e salì al piano di sopra per prepararsi. Ace lo guardò correre a rompicollo per le scale e si sentì fortunato di avere un fratello come lui. Non aveva più parlato con Sanji, perché il biondo lo aveva evitato palesemente. Ogni volta che passava da Rufy, lo faceva quando sapeva che Ace non c’era, e se qualche volta si erano incontrati, aveva letto negli occhi del ragazzo un certo disagio nel stargli anche solo accanto. Non voleva perderlo, ma era quello che stava accadendo. Amici? Si, gli andava bene anche essere solo amici, ma aveva bisogno che gli sorridesse e che gli dicesse che era un incorreggibile combina guai. Aveva bisogno delle sue mani che lo tenevano lontano quando cucinava, e aveva bisogno della sua voce che sospirava avvilita quando faceva una cazzata. Aveva bisogno di lui, e questo lo faceva soffrire come non mai.

 

 

- Siamo arrivati? – chiese Lucci seduto sul sedile posteriore della limousine nera. Kaku gli mise una mano sulla spalla.
- Tranquillo andrà tutto bene – lo rincuorò notando l’agitazione assolutamente insolita del giovane. Rob Lucci era uno che non aveva paura di niente e di nessuno, e faceva tutto con la convinzione di essere il migliore. Vederlo toccarsi nervosamente la cravatta ogni cinque secondi, fece capire a Kaku quando in effetti quell’atteggiamento fosse solo una bella maschera. L’avvocato disse all’autista di fermarsi.
- Ehi guardami... andrà tutto bene – Lucci annuì mettendo la mano su quella poggiata sulla sua spalla da Kaku.
- Grazie – era la prima volta che glielo sentiva dire. Il biondo gli sorrise cercando di non mostrare la felicità che provava in quel momento. Non poteva negare i sentimenti che provava per Lucci, ma allo stesso tempo non poteva viverli pienamente. Il loro rapporto era limitato a qualche scappatella ogni tanto, e già definirlo rapporto era eccessivo. Ma lui lo accettava così com’era. Poter passare con lui qualche ora che non fosse lavoro, era più che sufficiente, anche se poi doveva vederlo tutti i giorni mostrare felice in giro la sua bella fidanzata. Non l’amava, almeno non l’amava più. Eppure insisteva a stare con lei e anche a trattarla in quel modo. Per quanto odiasse Robin con tutto se stesso, Kaku non riusciva a non provare un senso di tristezza nel pensare a quello che doveva subire quella ragazza, ma allo stesso tempo non riusciva condannare Lucci. Era così contradditorio quello che provava che a volte si chiedeva quale fosse la verità.
- Andiamo – Lucci aspettò che l’autista aprisse lo sportello dell’auto, e scese seguito dall’avvocato.

- Franky ma sei sicuro? – bisbigliò Usopp. Il ragazzo annuì determinato.
- Sicurissimo, tu lascia fare a me – affermò.
Nel locale che aveva scelto per l’incontro, c’era la crème della crème della società. A pochi tavoli da lui poteva udire il senatore parlottare con il procuratore generale, ed un cameriere stava servendo un martini alla moglie del presidente di una nota casa farmaceutica.
- Mi sento ridicolo – borbottò ancora Usopp allentandosi la cravatta. Franky lo fulminò con gli occhi. Ma quante storie faceva? Gli aveva solo chiesto di mettersi quel completo e di fargli un favore.
- Mi spieghi perché non lo pesti e basta? – chiese. Franky sospirò passandosi una mano fra i capelli che ora avevano un insolito colore biondo.
- Ascoltami Usopp, ti chiedo solo di darmi una mano. Siamo amici no? E allora fallo e zitto – ringhiò. Usopp annuì riluttante mentre si sistemava gli occhiali da vista sul naso. I capelli neri e ricci, erano stretti un una coda perfetta e il completo grigio che indossava gli dava un aria assolutamente rispettabile. Franky anche era vestito di tutto punto, con uno spezzato rimediato da un suo ex collega di officina, e la tinta ai capelli lo faceva sembrare un uomo completamente diverso. Mentre sorseggiava il suo analcolico vide Lucci entrare dalla porta con Kaku.
- Ci siamo – mormorò deciso facendo voltare Usopp verso i due che si avvicinavano al direttore di sala.
- Franky mi sta venendo una certa paura. Forse è meglio fermarci qui – balbettò il moro mentre il direttore accompagnava i due giovani verso di loro. Un sorriso sicuro comparve sul volto di Franky che si alzò allungando la mano verso di Lucci. Era arrivato il momento di attaccare.
- Sono Cutty Flam... E’ un piacere conoscerla, Mr. Rob Lucci -

  

 

Robin passeggiava per le strade affiancate da decine di negozi, portando in una mano la busta con il suo ultimo vestito. Il cellulare squillò:era il professore dell’università.

- Cerco di venire il prima possibile – rispose la ragazza alla richiesta di raggiungere l’uomo alla facoltà. Alzò la mano per chiamare un taxi e aspettò finché la gialla auto non si fermasse. Il traffico di quella mattina era allucinante, eppure era solo martedì! Fermatasi per l’ennesima volta al solito semaforo rosso, la ragazza girò con gli occhi verso le vetrine alla sua destra, finché non sentì il cuore fermarsi. No, non poteva essere Franky quello lì! Che diavolo stava facendo con Lucci e Kaku?  Fece fermare immediatamente il taxista che era appena ripartito.
- Tenga il resto – e scese dall’auto dimenticandosi anche di prendere la busta con il vestito, che sparì insieme al giallo mezzo.
L’insegna del locale portava la scritta “Cafè Royal”. C’era stata tante volte con Lucci e conosceva bene quel posto. Ma perché ora Franky era lì? I suoi capelli poi... stava sicuramente facendo una cavolata e doveva fermarlo prima che fosse tardi. Non sapeva chi fosse veramente Rob Lucci, non sapeva di quali cose era capace.

 

- Quindi mi sta dicendo che ha intenzione di investire in queste azioni? – chiese Kaku a Usopp, fintosi un avvocato di un prestigioso studio legale estero. Il moro si aggiustò gli occhiali sul naso facendo un sorriso sicuro.
- Certo, il mio cliente vorrebbe intrecciare dei rapporti, diciamo così, profondi, con il signor Lucci e la sua azienda – sparare cazzate era quello che  gli riusciva meglio, e anche per questo Franky lo aveva reclutato per far parte del suo piano, nonché perché il padre di Usopp era davvero un grande avvocato e il ragazzo conoscendo qualche “termine” legale, poteva calarsi perfettamente nel personaggio. Kaku lesse la carte che gli aveva mostrato Usopp; sembrava un buon affare, eppure qualcosa non tornava.
- Senta che ne dice di andare a prendere un aperitivo in terrazza mentre i nostri avvocati sistemano queste noiose faccende? – propose Franky sorridendo verso Lucci. Il ragazzo ricambiò il sorriso.
- Mi sembra un ottima idea. Lei è socio di questo club? –  chiese alzandosi dal tavolo.

- No, ma mi piacerebbe – anche Franky si alzò assaporando già il momento in cui avrebbe messo fine a quel odioso sorriso sulle sue labbra.
- Se vuole posso parlare con il presidente per farla associare – propose il moro gentilmente mentre Franky annuiva soddisfatto.
- Signorina si fermi – la voce di un cameriere fece bloccare le loro intenzioni. Franky sgranò gli occhi mentre sentiva il cuore battere all’impazzata.
- Robin, che ci fai qui? – chiese Lucci alla vista della ragazza. Lei lo guardò, per poi posare gli occhi anche su Franky. Ma che gli stava passando per la testa?

- Che stavi facendo? – domandò la mora. Usopp intanto sentiva già il ferro delle manette stringergli i polsi e il sudore aveva iniziato a bagnare la sua fronte, sotto lo sguardo sempre più insospettito di Kaku.
- Tesoro sto lavorando adesso. Dimmi, è successo qualcosa? – con una dolcezza che fece rabbrividire Franky, Lucci si rivolse alla ragazza che continuava a guardarlo.

- No, io volevo solo vederti – sospirò Robin non riuscendo a capire che stesse succedendo. Con un gesto della mano, Lucci fece allontanare il cameriere tranquillizzandolo che era tutto a posto. Poi sorrise alla ragazza accarezzandole una guancia.
- Come sei dolce... senti vorrei presentarti una persona – lentamente Lucci si girò verso i ragazzo in piedi accanto a lui.
- Questo è Mr. Cutty Flam, signor Flam questa è la mia meravigliosa fidanzata Nico Robin -  Franky inghiottì chiedendo alle sue gambe di non mollarlo proprio adesso. Lentamente allungò una mano verso di lei mentre i profondi occhi della ragazza cercavano una risposta nelle sue iridi prive di occhiali neri .

- E’... è un piacere, signorina – cercò di non balbettare, senza successo. Il fatto però non insospettì per nulla Lucci; era abituato a uomini che rimanevano folgorati dalla bellezza della sua donna, e questo non era che uno di quei casi. Robin guardò la mano a tratti tremante del ragazzo. Cutty Flam? Doveva fare in modo che Lucci non scoprisse che quello era un raggiro, altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare. Esitò qualche istante e poi strinse la mano di Franky.

- Piacere mio... Mr. Flam – sospirò. Un braccio si avvolse attorno alle spalle della ragazza mentre Lucci la strinse a se.
- Tesoro, io e Mr. Flam stavamo per andare a bere un aperitivo... perché non vieni con noi – chiese sorridente. Aveva capito del debole di Cutty Flam, alias Franky, per la sua ragazza e voleva sfruttare al meglio questo suo asso nella manica.
- Ma cosa dice signor Lucci, la sua fidanzata si annoierebbe di certo – mormorò Franky non volendo in alcun modo coinvolgere Robin nei suoi casini. Lucci insistette affinché la giovane andasse con loro e alla fine, per evitare che si potesse insospettire, Franky accettò. Proprio in quel momento il cellulare di Usopp squillò e il moro sobbalzò leggermente. Prima che lo sguardo sospettoso di Kaku potesse impedirgli anche di parlare, rispose alla chiamata.
- Zor.. eh Mr. Roronoa è lei... ah il signor Flam? Sì è qui con me... mmm, certo va tutto bene... non ci sono problemi lo accompagno subito... no no, è tutto perfetto non si preoccupi... ci vediamo fra un po’ - Usopp lanciò uno sguardo a Franky che tirò un sospiro di sollievo.
- Era un nostro azionista molto importante... ehmm  dobbiamo andare. Lei mi faccia sapere cosa ne pensa del contratto – rapidamente Usopp infilò i documenti nella 24 ore e afferrò Franky per un braccio. Il ragazzo lanciò uno sguardo a Robin
- Ma come, va via così? – chiese sorpreso Lucci.
- Mi spiace, avremmo altro modo per parlare. Addio – velocemente Usopp tirò Franky fuori dal locale dandogli a malapena il tempo di salutare Lucci e Kaku, e i due sparirono in direzione di una Mercedes presa in prestito da un ignaro cliente dell’officina.
- Dio che paura... stavamo per essere scoperti – mormorò Usopp mettendo in moto l’auto,  mentre Franky tirò rabbioso un pugno sul cruscotto.   
 - Cazzo, c’ero quasi – ringhiò fra i denti. Il compagno moro lo guardò con la coda dell’occhio. Era stato un incosciente ad assecondare quel suo folle piano. Non sapeva di preciso quali fossero le intenzioni di Franky, ma quando il ragazzo tirò fuori dalla tasca una pistola, per poco Usopp non perdeva il controllo dell’auto.
- Mio Dio Franky, che ci fai con quella roba? – urlò agitato. Una pistola? Non aveva mica intenzione di freddare quel tizio?
- Non volevo ucciderlo... volevo solo fargli ammettere la verità...- sospirò Franky guardando la fredda arma. La verità... nonostante le parole gentili e dolci che le aveva detto, sapeva che non la trattava in tal modo. Era un bastardo, un bastardo che meritava una lezione, e lui sapeva di essere la persona giusta per infliggergliela. 

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 


Piano fallito, ma Franky non demorde...
Grande sweetkonan che aveva previsto che sarebbe successo ^^ si vede che sei una vera frankyrobinista
XD 
Capitolo più leggero, ma estremamente importante. Piccolo suggerimento: tenete d’occhio Kaku... fine suggerimento
XDDD
Anche se la situazione può sembrare abbastanza “tragica” per quasi tutti i personaggi, non temete, riuscirò a risollevare le sorti di ogni storia ^^ ( oddio, almeno ci spero
XDDDD)
Grazie a tutti amici miei, e restate sintonizzati ^^
kiss kiss Chiara

P.S. chiedo perdono per la tinta di Franky, ma non si è mai visto un magnate con i capelli azzurri XDDDD

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Capitolo 19
*** La mia ragione sei tu ***


La mia ragione sei tu

 

Seduto sul cofano di una berlina ammaccata, Zoro beveva una birra, guardando Franky che smanettava nervosamente con in motore di una moto.
- Ehi tutto ok? – chiese sapendo di ricevere una risposta falsa.
- Si perfetto, è tutto perfetto – mormorò lui stringendo rabbiosamente un bullone. Dannazione era andato tutto a puttane! Tutto! E pensare che la causa del suo fallimento era stata proprio Robin... No, non era colpa sua, era stato lui a essere stato imprudente, ma la prossima volta non sarebbe andata così. Zoro bevve un sorso dalla lattina convincendosi sempre più della cazzata che Franky avesse fatto.
- Sei stato un coglione... ma come ti è venuto in mente di incontrarlo – borbottò scendendo dal cofano. Il meccanico alzò gli occhi dal suo motore, per lanciare un’occhiata avvelenata al compagno. Zoro avvertì la voglia di Franky di non parlare di quella faccenda e decise di non farlo. Anche lui aveva qualcosa di cui non voleva parlare, e quindi era meglio tenere il becco chiuso prima che il ragazzo tirasse fuori la storia.
- E Sanji, l’hai più sentito? – troppo tardi. Zoro sbuffò a quella domanda lanciando la medesima occhiata che gli era stata indirizzata poco prima, mentre gettava la lattina vuota a terra.
- Afferrato – sospirò Franky con il viso sporco di grasso. Un perfetto codice muto, che ormai avevano imparato perfettamente a vicenda.
- Renditi utile e passami quella pinza – ma Zoro stava già prendendo l’uscita dell’officina.
- Mi faccio un giro, ci vediamo stasera – mormorò prima di sparire con le mani nelle tasche. Franky scosse la testa. Anche lui aveva i suoi problemi, ma certo non andava in giro a vagabondare come un disperato in cerca di una specie di illuminazione che gli piovesse dal cielo. Ma Zoro era Zoro, e tutto quello che faceva, aveva ben poco di logico.

 

Iniziò a passeggiare per il quartiere calciando le cartacce che gli capotavano fra i piedi, oppure piegando gli specchietti delle auto parcheggiate ai bordi del marciapiede. Tutte azioni meccaniche che gli permettevano di pensare indisturbato ai suoi casini. Erano passati diversi giorni e non l’aveva neanche chiamato. L’aveva incontrato per caso in un locale in compagnia di Rufy e Nami. Si erano scambiati due parole, nulla di più, e poi aveva sentito l’impellente bisogno di andarsene via. Perché? Eppure la faccenda di Ace, stranamente, stava sfumando pian piano dalla sua mente. Allora cos’era che gli rendeva così difficile anche solo guardarlo negli occhi? Ma la cosa più assurda di tutte, era che lui in qualche modo si sentiva in colpa per quell’atteggiamento. Già assurda e assolutamente stupida!

Si ritrovò davanti ad un supermarket e pensò bene di comprarsi una bottiglia di whisky , da potersi scolare all’istante.
Le porte a sensori si aprirono, e lui si diresse verso quello che sembrava lo scaffale dei liquori. Diede un’ occhiata veloce e adocchiato il suo whisky preferito lo afferrò. Una mano gli bloccò il polso facendolo voltare alla sua destra.
- Ragazzino ce l’hai l’età per bere certe cose? – sibillò un uomo facendo subito dopo un mezzo sorriso.
- Smoker? Ma che diavolo ci fa qui? – chiese sempre più sorpreso Zoro guardando l’uomo che indossava un grembiule con il logo del negozio. Smoker gli lasciò andare il polso ghignando.
- Ehi ti sorprendi che sono fuori, o che ho un lavoro? – Zoro scosse la testa finendo di prendere la bottiglia di liquore.
- Pensavo ti avessero dato sei anni – mormorò incamminandosi verso la cassa.
- Pensavi male ragazzino – sospirò l’uomo andandogli dietro. Arrivato alla cassa Zoro mise la bottiglia sul bancone notando che non c’era nessuno alla cassa. Mise una mano in tasca e tirò fuori una banconota che allungò verso il bottegaio. Smoker guardò i soldi tenendo le mani incrociate sul petto.
- Ehi, Roronoa. Non sono il commesso, sono il padrone qui dentro – ringhiò l’uomo sentendosi offeso da quel gesto. Subito dopo una ragazza corse verso la cassa scusandosi per essersi allontanata.
- Scusi capo, un cliente non trovava i biscotti al latte – Zoro guardò la ragazza che prendeva posto dietro la cassa, mentre Smoker le faceva una lavata di capo.
- Ci si vede Zoro. Non fare troppo casini – ridacchiò l’uomo prima di andarsene a controllare il resto del locale. Zoro scosse la testa pensando che uno che era stato beccato mentre vendeva armi di contrabbando, era l’ultima persona che poteva dargli certi consigli. Assorto com’era dai suoi pensieri, non si era accorto della ragazza alla cassa che lo guardava completamente rapita.

- Quanto pago? – chiese. Aspettò qualche secondo sperando che la tizia si “scongelasse” da quell’incomprensibile coma, ma lei continuava a starsene lì con gli occhi sgranati e le labbra socchiuse come fosse un pesce. Diede un occhio al cartellino che portava sul petto.
- Tashigi, quanto pago? – ripeté con un tono più alto. A quel punto la giovane si ridestò.
- Ah si mi scusi... allora questi bastano – balbettò prendendo dalle mani di Zoro il denaro. Il ragazzo prese la bottiglia ed uscì dal negozio, mentre la moretta lo guardava con gli occhi che brillavano.
- Che stai facendo? – la voce roca e dura del suo capo la riportarono alla realtà. Smoker notò il rossore sulle sue guance mentre continuava a toccarsi nervosamente gli occhiali

- Io? niente.. scusi capo – l’uomo scosse la testa e lanciò uno sguardo alla porta

- Non scusarti per ogni cosa... e ascoltami bene: lascialo stare quello lì, non è il ragazzo che fa per te – Tashigi divenne ancora più rossa mentre cercava di negare spudoratamente.
- Ok ok basta ora... piuttosto hai messo l’annuncio? – spazientito Smoker si passò una mano fra i capelli mentre la ragazza tirava fuori dalla cassa un foglio rosso con la scritta “CERCASI COMMESSO/A”.
- L’ho appendo subito capo – corse alla vetrina e iniziò ad attaccare il volantino al vetro, mentre cercava con gli occhi il ragazzo appena uscito.

 

 

Qualcuno bussò alla porta del suo studio e Lucci diede il permesso di entrare. Dalla porta sbucò Kaku con un’ espressione seria sul viso.
- E’ successo qualcosa? – chiese il moro captando immediatamente i pensieri del ragazzo. Kaku gli gettò una busta sulla scrivania.
- Sono delle foto che devi assolutamente vedere – sibillò l’avvocato. Sempre più convinto delle sue sensazioni, Lucci aprì la busta e tirò fuori le varie fotografie.
- E’ uno scherzò? – ringhiò sfogliandole una dopo l’altra. Kaku puntò le mani sul legno della scrivania

- Mi spiace dirti di no... questo qui è l’avvocato di Cutty Flam, ti ricordi? Beh è difficile riconoscerlo in questa foto, perché non si vede tutti i giorni un ex studente della Columbia che fuma una canna con un barbone del parco... mentre questo qui... questo è Cutty Flam, oppure dovrei dire Franky – gli occhi di Lucci si fissarono sulla foto del ragazzo che sembrava lavorare con il motore di una macchina. I capelli erano azzurri e la tuta sporca di grasso. Ma nonostante questo non poteva non riconoscere nel suo viso, benché munito di occhiali neri, la persona che aveva incontrato al Cafè Royal.
- Credevano di prendersi gioco di me...- ringhiò fra i denti il moro. Poi guardò Kaku che sapeva già quello che voleva chiedergli.
- Non mi sono fidato dal principio di quel tipo. Soprattutto il legale, che immagino non sia tale, mi insospettiva. Così ho fatto qualche ricerca... Sono due pezzenti, di cui uno figlio di un avvocato fallito che adesso è dietro le sbarre per truffa, e l’altro.. beh ti sorprenderà scoprire chi è in realtà questo meccanico – dalla tasca della sua giacca, Kaku tirò fuori un'altra fotografia. A differenza delle altre non era nuova, ma bensì di parecchi anni fa.
- Lui è quello che suona la chitarra – mostrò a Lucci la fotografia. Il moro sentiva la rabbia invadergli le vene e il cuore pompare forte la sua collera.
- Riconosci la ragazza accanto a lui? – aggiunse ancora il biondo
- Maledetta puttana...- il pugno di Lucci stritolò la fotografia con veemenza. Non poteva essere davvero lei ma quella foto non lasciava adito a dubbi. L’avrebbero pagata per questo, tutti l’avrebbero pagata, a incominciare da lei.

 

 

- Ci vediamo domani, buona serata – Sanji salutò i suoi colleghi e si avviò verso casa. Quel pomeriggio avevano chiuso prima, e quindi poteva godersi qualche ora di “svago”, che voleva dire pensare a Zoro e al perché non lo aveva ancora chiamato. Bello svago. Si tirò su il cappuccio della felpa mentre un leggero filo di fumo saliva in cielo. Poteva chiamarlo lui, che male c’era? Ma forse Zoro avrebbe pensato che volesse mettergli fretta. No, non aveva fretta, glielo aveva promesso. Si accorse di aver l’ipod in una tasca e pensò bene di ascoltarsi qualcosa. Chissà perché, quando si è tristi  e malinconici, le canzoni deprimenti sembrano sempre le più adatte. Non bisognerebbe ascoltarsi qualcosa di allegro per tirarsi su di morale? Dovrebbe essere così, ma quando hai il cuore giù di tono, non hai per niente voglia di sentirti uno che ti invita ad alzare le mani e a darti alla pazza gioia. E così prese a passeggiare fra le strade, mentre i lampioni ancora non si erano accesi e i negozi erano quasi tutti aperti. La gente gli passava accanto e lui continuava a ricevere spallate, che avrebbe di certo evitato se non avesse continuato a camminare con la testa completamente altrove, persa nelle parole dell’ennesima canzone. Un ragazzo cantava di come era stato capace di ferire una persona a cui teneva, diceva quanto questo lo faceva stare male e di come aveva trovato una ragione per reagire, per ricominciate da capo. Anche lui l’aveva trovata. Sanji sapeva che l’unica ragione che valeva tutto quello, le notti insonni a fissare il soffitto, le lacrime trattenute e quelle che invece erano troppo pesanti da rimandare indietro, quel vuoto allo stomaco quando guardava il cellulare e non vedeva mai una sua chiamata, così come incontrarlo e leggere nei suoi occhi il desiderio di andarsene, tutto poteva essere sopportato. La ragione era una, la più semplice ma anche la più importante: era lui. La ragione per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche distrutto se stesso. Zoro non gliel’avrebbe mai chiesto ma lui l’avrebbe fatto ugualmente. Amare qualcuno in modo così profondo da far considerare la propria vita un niente, senza di lui. Che senso aveva svegliarsi, mangiare anche solo respirare se poi lui non c’era...
L’ennesima spallata stavolta gli fece rischiare di cadere, inciampò nei suoi stessi piedi e si poggiò al palo alla sua destra. Nel movimento la cuffia destra del suo ipod scivolò via dal suo orecchio, permettendogli di ascoltare il “gentile” verso che la signora che aveva scontrato gli aveva rivolto. Si voltò per scusarsi, ma lei era già andata via. Strinse forte il mozzicone di sigaretta, così forte da tranciarlo a metà e poi sputò lontano il filtro. Solo allora lo vide.

Seduto su una marciapiede con una bottiglia di whisky a metà, e i suoi capelli verdi smossi dal vento. Fece prevalere il cuore sul suo cervello che lo invitava ad andare via. Si avvicinò piano finché lui non alzò gli occhi e se lo trovò di fronte

- Ciao – gli sorrise e Zoro spostò leggermente un angolo delle labbra. Anche un mezzo sorriso gli bastava.
- Non lavori? – il biondo scosse la testa e si poggiò contro una macchina.

- Oggi abbiamo chiuso prima - Zoro si alzò da terra e si diete una pulita al pantalone. Notò gli occhi di Sanji indugiare sulla bottiglia che aveva in una mano, e quasi istintivamente la gettò nel cassonetto alla sua destra.
- Allora... come stai? – chiese poi. Il biondo alzò le spalle. Come poteva stare? Certo se gli diceva che stava da schifo perché non lo aveva più sentito, avrebbe solo peggiorato le cose.

- Sono un po’ stanco... ultimamente stiamo lavorando parecchio. Pensa che ho le mani completamente rotte – tirò fuori dalle tasche le sue mani che avevano alcuni cerotti attorno a qualche dita. Sentendosi completamente sciocco e fuori luogo,  le rimise nelle tasche della felpa, mentre pregava il suo cappuccio di nascondergli la faccia.
- Ma ci vedi da dietro a quel coso? – alzò la testa e si trovò di fronte il viso divertito di Zoro. In effetti fra i capelli e il cappuccio, aveva la vista completamente offuscata. Ancora più imbarazzato abbassò la testa. Zoro si poggiò anche lui contro l’auto rossa alle loro spalle e tirò giù il cappuccio di Sanji.

- Così va meglio – sospirò. Quando incontrò i suoi occhi, immediatamente distolse lo sguardo. Era troppo difficile. Cavoli se lo era.
- Zoro...- si fece coraggio voltandosi a guardarlo almeno quando Sanji lo chiamò.

- Volevo dirti che se mai io dovessi morire... saresti l’unica persona che mi dispiacerebbe lasciare – a quelle parole il cuore di Zoro ebbe un sussulto. Sanji si voltò a guardarlo notando la sua espressione quasi sconvolta.
- Aspetta non volevo dire che voglio morire o roba simile – iniziò a gesticolare agitato con le mani quando si accorse di quanto quella frase era stata ancora più fuori luogo. Lui voleva solo dirgli quando ci tenesse, non voleva di certo fare la figura del suicida! Zoro rimase in silenzio per qualche attimo mentre il viso del biondo lentamente sfumava di rosso. Poi abbassò la testa sorridendo. Un leggero riso che si trasformò in una risata fragorosa quando Sanji iniziò a guardarlo con gli occhi di chi non ci sta più capendo niente.

- Io... non capisco – sospirò il biondo. Zoro cercò di coprirsi la bocca con una mano mentre Sanji se ne stava lì a guardarlo sempre più rosso. Si rialzò il cappuccio sulla testa abbassando lo sguardo su un chewingum attaccato sul marciapiede. Era così idiota che quasi si faceva pena da solo. Ma che diavolo gli saltava in mente di dire? Cioè se era riuscito a far ridere uno come Zoro in una situazione così “particolare”,  voleva dire che era proprio patetico. Si morse il labbro mentre la risata del ragazzo si andava attenuando. Zoro poggiò gli occhi sul di lui che se ne stava fermo, con i pugni stretti e il cappuccio calato sugli occhi che lasciava vedere solo una ciocca bionda di capelli. A vederlo così sembrava più un quindicenne in vena di ribellione, che un pasticciere elegante e sofisticato quale era. Gli venne naturale, e senza pensare gli poggiò una mano sulla testa

- Sei proprio idiota... lo sai questo – sospirò mentre gli accarezzava il capo. Lo sentì ridere e sorrise anche lui. Poi tolse la mano e Sanji alzò la testa guardandolo negli occhi con una strana luce. Fu in quel momento che quello strano disagio attanagliò nuovamente Zoro. Quel disagio che lo spingeva a scappare senza un motivo. Ormai non c’era più neanche Ace nei suoi pensieri, né quella maledetta notte. Inspiegabile e fastidiosamente soffocante. Era questo che era quel disagio.
- Ci si vede in giro allora – fece qualche passo indietro e si voltò per andare via
- Aspetta – si arrestò senza voltarsi. Sperò che Sanji non dicesse qualcosa di “sbagliato” per quel momento. Non era l’ora per parole dolci o roba simile, e non sarebbe riuscito ad affrontare nessun altra strana rivelazione. Ma nessuna parola gli arrivò alle orecchie. Solo due braccia che lo raggiunsero alla vita e la testa di Sanji che si poggiò contro la sua schiena.

Era possibile sentire due cuori battere allo stesso tempo dentro un solo corpo? Forse no, ma era quello che Zoro provava. Due battiti, quasi in perfetta sintonia che gli pulsavano dentro, come due tamburi. Una sensazione bellissima che parve far fermare completamente ciò che c’era attorno. Le macchine camminavano quasi a rallentatore, e le labbra della gente si muovevano in modo indecifrabilmente lento. Anche il sole smise di tramontare e il vento si arrestò all’istante. Solo quei due cuori che davano un senso a tutto, e allo stesso tempo non ne avevano uno.  Le braccia di Sanji si strinsero più forte e in quel momento il suo battito aumentò. Fu solo per qualche breve attimo, perché presto anche quello di Zoro prese a galoppare più forte.
- Vuoi stritolarmi? – forse non era il momento di fare battute, oppure era il momento di far ripartire le cose proprio in quel modo.
- Sei troppo grosso da stritolare – la replica del biondo arrivò presto e lo fece sorridere.

- Stasera...  ti va di venire con me? – la testa di Sanji si sollevò dalla sua schiena a quelle parole. Sentì Zoro ridacchiare.

- Ehi sei vivo lì dietro? – Sanji tornò a stringerlo forte affondando nuovamente la testa fra le sue spalle.

- Vivo come non mai –
Il mondo riprese a muoversi e le macchine a sfrecciare veloci. Il parlottare delle persone continuò a confondersi con i clacson del traffico, così come il sole finì col nascondersi dietro ad una nuvola mentre il cielo si arrossava. Il vento scompigliò i capelli verdi di Zoro, mentre la cuffia di Sanji suonava a vuoto ancora quelle parole.

 

 

Ho trovato una ragione per me,
per cambiare tutto ciò che ero.
Una ragione per ricominciare di nuovo...
e la mia ragione sei tu.

 

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

Pace fatta ( o quasi ^.^)

La canzone in questione è The Reasondei Hoobastank. Ho preferito riportarla in italiano perché mi piaceva di più che nelle versione originale ^^
Eh già Smokerino e Zoruccio si conoscono, ve lo aspettavate? Eh eh
XDDD (-__- ...  vi prego non guardatemi cosi -///-) mentre la cotta istantanea di Tashigi era molto prevedibile U__U’
e ora che Lucci ha scoperto tutto?...
Questo e altro ancora nel prossimo cap ^-* (sembra la pubblicità di una puntata di Beautiful
XDDD)

Spero che anche questo aggiornamento vi sia piaciuto e grazie ancora a tutti >.<
kiss kiss Chiara

 

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Capitolo 20
*** Come la prima volta ***


Come la prima volta

 

- Capo forse dovrebbe andarci un po’ più leggero – lo sguardo di Smoker incenerì Tashigi prima che potesse aggiungere un’altra parola. Erano giorni che cercava qualcuno che aiutasse la ragazza in negozio, ma al colloquio si presentava solo gente “incompetente”

- Non posso assumere dei tizi simili – Tashigi cercò di trattenersi da altri commenti. Per tizi simili, il suo capo intendeva ragazzi con la divisa da scolari e il brufolo pulsante sulla fronte, oppure ragazzine avvenenti con chiare intenzioni di sedurlo, per non parlare degli ex galeotti suoi vecchi compagni di cella. Smoker si appoggiò al bancone mentre Tashigi serviva una cliente.

- Grazie signora e torni a trovarci – sorridente la donna prese le buste della spesa ed uscì.

- La prossima persona che entra qui dentro con i tacchi a spillo la uccido – la massiccia mano dell’uomo si posò sui suoi occhi stanchi. Cavolo, che avrebbe dato per una serata di tranquillità, senza dover stare dietro alla contabilità o ad altre cartacce noiose. L’emicrania lo costrinse a prendere un’aspirina, nonostante Tashigi continuasse a dirgli che quella roba poteva essere pericolosa

- Dannazione Tashigi è solo un’aspirina non è droga! – ribatté l’uomo all’ennesima “avvertenza” indesiderata. La ragazza abbassò la testa sospirando. Che tipo difficile che era...

- Buongiorno! – la commessa si voltò verso il cliente che era appena entrato.

- Buongiorno mi dica – il ragazzo sorrise

- Ho letto il cartello qui fuori – il suo pollice puntò verso la vetrina  e Smoker spostò le dita della mano dagli occhi per vedere che tipo era. Lo squadrò per bene e poi gli si avvicinò mentre Tashigi gli spiegava alcune cose riguardanti il lavoro.

- Dimmi ragazzo, hai piercing? – gli occhi del giovane sbatterono un paio di volte.

- No signore – rispose. La stessa risposta la diede alle successive domande dell’uomo. Non fumava, non si drogava e non aveva un debole per gli omaccioni come lui, e per finire non era mai stato in galera e il suo viso non mostrava segni di acne giovanile.

- Qui si deve lavorare sodo... te la senti? – la voce di Smoker era dura e anche un po’ intimidatoria. Anche quello era una specie di test. Non poteva prendere a lavorare qualcuno che avesse un carattere troppo “spaventabile”, non sarebbe durato un giorno con lui come capo

- Farò del mio meglio – rispose sorridente il ragazzo. Il bottegaio lo analizzò per un’ ultima volta. Era un ragazzo sicuro di sé. Era il tipo giusto. Almeno avrebbe bilanciato l’eccessiva pacatezza della sua commessa.

- La paga è quella che è, e non chiedermi aumenti se non vuoi ritrovarti una suola della scarpa nel sedere – il ragazzo rise.

- Per me va bene così, mi serve solo un lavoretto part-time, visto che mio nonno mi ha bloccato tutti i conti – la risata che ostentava il ragazzo fece capire a Smoker che quel tipo non era certo uno che si buttava giù facilmente.

- Allora puoi iniziare domani. Va bene? – Tashigi sorrise quando il ragazzo annuì. Era un tipo simpatico e si sarebbe di certo trovata bene con lui.

- A proposito ragazzo, come ti chiami? – per Smoker quella era l’ultima cosa da sapere, visto che aveva passato abbastanza sufficientemente il suo test. Il ragazzo sorrisa ancora

- Rufy, signore –

- Bene Rufy, allora non fare tardi. Non sopporto la gente che tarda al lavoro – le braccia di Smoker si piegarono sul petto dell’uomo mentre Rufy annuiva. Certo sarebbe stata dura svegliarsi per andare a scuola e il pomeriggio lavorare, ma nonno Garb non gli aveva dato scelta. 

- Ok capo! – il tono con cui l’aveva detto aveva dato a Smoker l’impressione di un déjà-vu, come se avesse già ascoltato quella frase. E pure il suo viso, anzi il suo sorriso gli ricordava qualcuno, anche se l’emicrania gli impedì di sforzarsi più di tanto nel ricordare.

 

 

Sanji uscì dal tabaccaio dopo aver acquistato le sue sigarette. Doveva darsi una mossa, Zoro gli avrebbe di certo fatto una sparata delle sue se avesse fatto tardi. Si precipitò a cercare un taxi senza successo. Dannazione, sembravano tutte contro di lui. Controllò l’orologio: era tardissimo, non gli restava che correre. Iniziò a mangiare l’asfalto con passi ampi e veloci finché la stanchezza non lo costrinse a fermarsi per riprendere aria. Si poggiò spalle ad un palo facendo lunghi respiri. Era inutile, tanto valeva pensare ad una scusa plausibile da rifilare a Zoro, anzi no, niente bugie, gli avrebbe detto la verità. “ Scusa Zoro  ho perso tempo a scegliere cosa mettere perché volevo essere perfetto per te”... patetico? Si, ma anche tremendamente vero. Scartò il pacchetto nuovo sorridendo mentre si accendeva una sigaretta, quando sentì un clacson. Si voltò verso la vettura.

- Ehi ciao – dal finestrino dell’auto sbucò un braccio e un sorriso lentigginoso.

- Ciao Ace – si avvicinò al ragazzo che aveva accostato.

- Ti serve un passaggio? – chiese il moro. Sanji si morse un labbro, in effetti si, ma non poteva proprio accettare.

- Grazie Ace ma sono arrivato – gli sorrise e lui lo guardò per qualche secondo negli occhi. Era facile intuire quando mentisse. Spense il motore ed uscì dall’auto. Sanji avvertì una strana ansia impossessarsi di lui. Ora stava andando tutto bene con Zoro e non poteva permettere a Ace di rovinare tutto, non un’altra volta.

- Ace ti ho detto che sono arrivato, tranquillo – i passi del moro si fermarono a pochi metri da lui.

- Ho saputo che hai chiarito con Zoro – Sanji annuì ed Ace sorrise.

- Sono contento, davvero – le sue parole erano sincere. Ace era sempre maledettamente sincero e questo Sanji lo sapeva bene.

- Le cose vanno bene tra di noi, e io spero che continuino ad andare così – era un po’ “cattivo” forse dirgli quelle parole, ma Ace meritava la sua sincerità, anche se questa fosse stata un po’ dolorosa. Il moro sorrise ancora mentre si scostava i capelli neri dalla fronte.

- Come sono stato stupido a lasciarti andare – le sue parole furono accompagnate da una leggera risata che fece abbassare nuovamente il capo a Sanji. Ace capì che era inutile rigirarci sopra, doveva mettersi il cuore in pace, e da una parte lo stava già facendo.

- Scusa non era il caso di parlare di questo... senti, sicuro che non vuoi un passaggio? – Sanji scosse la testa.

- No, sono arrivato – ancora un sorriso piegò le labbra di Ace mentre rientrava in auto.

- Bene, allora...  buona serata – Sanji alzò la mano per salutarlo, quando il ragazzo si allontanò.

Ace guardò nello specchietto retrovisore l’immagine del biondo rimpicciolirsi ad ogni metri, finché non scomparve del tutto. Lo stesso avrebbe dovuto fare lui, rimpiccolire il suo sentimento, finché non fosse svanito.

 

Arrivato a casa, Ace sentì le urla di Nami contro il fratello. E ora chissà perché stavano litigando.

- Sei un idiota! – la ragazza si precipitò alla porta scostando bruscamente Ace che era ancora sulla soglia.

- Fermati Nami, non è colpa mia – ma le parole di Rufy non riuscirono a fermare la rossa che sparì sul suo scooter.

- Che hai fatto stavolta? – Ace lo guardò sospirando e il fratello sorrise abbassando la testa.

- Rufy ma quante volte devo dirtelo, che se continui a fare cavolate Nami ti lascerà definitivamente - a quelle parole Rufy sbuffò alzando le spalle.

- Non lo so Ace se questo sarebbe così sbagliato.. cioè siamo così diversi che a volte mi chiedo perché stiamo ancora insieme... passiamo più tempo a litigare che a fare altro – con le mani nelle tasche dei suoi jeans, Rufy si avvicinò al divano dove si sedette pigramente.

- Beh se non provi più niente per lei, è inutile continuare – Rufy odiava quei discorsi. Non gli piaceva pensare troppo sulle cose, neanche quando si trattava di Nami. Non aveva voglia di passare tutta la sera a parlarne con Ace, non ora che aveva una cosa così importante da dirgli.

- Sai Ace, ho trovato un lavoro – il fratello maggiore rimase incredulo. Rufy lavorare? Era più facile che lui si facesse prete. Si avvicinò al sorriso enorme sul viso del fratello e gli pizzicò una guancia con le dita.

- Ehi chi sei tu? Che ne hai fatto di mio fratello? – ridacchiò, Rufy scostò la sua mano ghignando.

- E’ un supermarket in città. La paga  buona e il capo è molto simpatico. E poi lo sai che il nonno c’ha bloccato tutti i conti.. – Ace si sedette accanto al fratello sospirando. Da quando Garb aveva saputo che sua nipote Makino frequentava un tipo “pericolo” come quel Shanks, aveva deciso di costringerla a tornare a casa. E cosa c’era di meglio di togliere qualsiasi forte economica aii suoi adorati fratelli? Nonno Garp era un tipo che non si faceva troppo scrupoli, ma faceva tutto per il bene della sua famiglia, anche se i suoi modi “affettuosi” erano alquanto discutibili.

- Scusa dovrei essere io a lavorare e non tu...- il viso di Ace si rattristò. Che razza di fratello era se costringeva il più piccolo della famiglia  a lavorare? Ma il fatto era che ultimamente non aveva avuto né il tempo, né la voglia di pensare a cercarsi un lavoro. Forse perché aveva già in mente di partire, ma dopo la genialata di suo nonno, non poteva fare le valige e lasciare Rufy da solo in quella situazione.

- Non dire cazzate Ace, a me fa piacere lavorare in quel posto! – il sorriso di Rufy riuscì a tramutare l’espressione triste di Ace. Era così facile essere sereni quando si era in compagnia di Rufy.

- Si, però è solo una cosa temporanea. Quando troverò un lavoro tu non dovrai più fare nulla! Chiaro fratellino! – le braccia del fratello gli si avvolsero al collo, mentre Ace veniva schiacciato sul divano sotto il peso del corpo di Rufy.

- Ok ma non uccidermi – ridacchiò mentre gli accarezzava i capelli neri.

 

 

Franky continuava a guardare Zoro che si toccava nervosamente gli orecchini. Era così buffo vederlo in quello stato. La storia con Sanji era ripartita da un po’, eppure tutte le volte che lo doveva vedere, si sentiva come se fosse la prima volta.

- Ehi lo sai che questa maglia ti ingrassa? – esclamò serio Franky, mentre Usopp cercava di contenere una risata. Zoro sgranò gli occhi mentre si guardava addosso. Era una semplice t-short verde militare. Anzi era stato proprio lui a convincerlo ad acquistarla, ma se Franky diceva che lo ingrassava magari era vero

- Dici? Forse dovrei andare a cambiarmi allora! Usopp dammi un passaggio – dopo essere scattato in piedi, Zoro si ritrovò sommerso dalle risate dei suoi compagni.
- Brutti idioti! – ringhiò sentendo le guance arrossarsi. Ma perché non la piantavano di comportarsi così. Erano suoi amici o sbaglio?! Si risedette sul divanetto del pub incrociando le braccia sul petto mentre con gli occhi chiusi, cercò di trattenersi dall’uccidere qualcuno.

- Dio che spasso!.. “forse dovrei andare a  cambiarmi, Usopp un passaggio” ... troppo divertente – gli occhi di Usopp presero a lacrimare mentre Franky si teneva la pancia sbattendo un pugno sul tavolino davanti a loro. Zoro provò con tutte le sue forze a ignorarli ma fu inutile.

- Vi apro il culo se continuate! -  minacciò sempre più paonazzo. Franky prese un lungo respiro mentre annuiva con la testa.

- Ok ok la finiamo... Usopp dammi un passaggio – e ripresero a ridere e per poco il riccio non cascava dal divano. Ringhiando di rabbia Zoro si alzò e si diresse in bagno. Erano degli idioti e basta. Arrivato alla toilette si chiuse la porta alle spalle sedendosi sulla tavoletta chiusa del water. Perché diavolo Sanji ci metteva tanto? Stava impazzendo, e un altro secondo con quei due babbei e li avrebbe fatti fuori sul serio.

 

- Dai Franky quanto viene gli diciamo che Sanji è venuto e visto che non c’era se n’è andato – ridacchiò Usopp mentre Franky continuava a ridere.

- No no, gli diciamo che ha telefonato e che lo aspetta in un pub dall’altra parte della città – alla proposta di Franky, Usopp si distese completamente sul divano mentre sentiva il fianco dolere per il troppo ridere.

- Sì , geniale Franky – continuò a ridacchiare. Nel mentre il cellulare del moro squillò. Usopp aspettò qualche secondo per riprendersi e poi rispose. Sul display comparve un numero privato.

- Pronto – balbettò ancora con un po’ di fatica. Dall’altro capo del telefono sentì una voce che spense completamente la sua ilarità.

- Ah avvocato, salve... avrei voluto chiamarla ma il mio cliente .. vede...- Franky non riuscì a capire subito con chi stesse parlando il suo amico, ma quando gli occhi neri di Usopp gli lanciarono uno sguardo allarmato temette di aver capito.

- Cosa? Un incontro?... non lo so dovrei parlarne con il signor Flam.... – la sudorazione stava iniziando a coprire la fronte bruna del riccio, mentre Franky avvicinò l’orecchiò al telefono di Usopp per poter sentire anche lui.

- Non si preoccupi, lei parli pure con il signor Flam, poi mi telefoni all’ufficio di Rob Lucci per farmi sapere se il suo cliente accetta – Franky inghiottì uno stretto nodo che gli si era formato alla gola, mentre il suo cuore galoppava forte. Forse era la sua ultima occasione! Stavolta non avrebbe fallito, non ora che la fortuna sembrava essere dalla sua parte.

- Ok... la ringrazio... a risentirla – quando Usopp attaccò il telefono lanciò l’ennesima occhiata a Franky, che invece aveva sul volto un’espressione assolutamente soddisfatta.

- Tu sei pazzo, cosa pensi di fare? E poi come diavolo hanno fatto ad avere il mio numero – Usopp si passò la mano fra i ricci capelli iniziando a fare pensieri di ogni genere. Forse li avevano scoperti, e volevano fargliela pagare.

- Ascoltami Franky non farlo – ma fu inutile, il ragazzo aveva già preso la sua decisione, e stavolta sarebbe andato fino in fondo anche senza il suo aiuto.

- Beh cos’è quella faccia, avete smesso di ridere come delle scimmie? – mormorò Zoro quando tornò al tavolo e vide il viso di Usopp. Franky sorrise e gli disse che non era nulla, nel frattempo dalla porta del locale, fece il suo ingresso la testa bionda di Sanji.

Il ragazzo si guardò attorno, per cercare i suoi amici. Non ci mise molto ad individuare la chioma smeraldo di Zoro, anche se le luci erano basse e c’era molta gente, era dannatamente naturale vederlo. Si accorse però che loro ancora non l’avevano visto, e così si diede una sistemata guardandosi nello specchio alle spalle del barman. Si lisciò il ciuffo biondo con le dita e si sistemò il bavero della camicia color avorio. Per la fretta di correre gli era saltato qualche bottone ed era stato costretto ad allentarsi la camicia. A vederlo così sembrava uno che aveva appena fatto sesso e non aveva avuto il tempo di sistemarsi. Quando quel pensiero attraversò al sua mentre  pensò quasi di tornare a casa per cambiarsi, quando il barman lo chiamò.

- Vuoi qualcosa? – chiese con lo shaker fra le mani. Sanji si guardò attorno e gli domandò dove fosse la toilette. Avuta l’indicazione desiderata, cercò di infilarsi senza essere visto nei bagni, e la cosa gli riuscì perfettamente. Arrivato davanti al lavabo, sovrastato da un enorme specchio, poté prendersi tutto il tempo che voleva per sistemarsi. Si slacciò la cravatta. Meglio levarla del tutto piuttosto che lasciarla mezza annodata. Finì di sbottonare qualche altro bottone così da sembrare più casual, e meno idiota. Il cartello attaccato alla parete gli impediva di fumare, ma in quel momento non poteva proprio farcela a trattenersi. Si chiuse nella cabina water e si accese finalmente una sigaretta aspirando avidamente il fumo. Dio che ansia, sembrava un ragazzino al primo appuntamento. Era davvero ridicolo, e se Zoro l’avesse saputo avrebbe pensato lo stesso.

 

- Ma quanto ci mette – borbottò guardando per l’ennesima volta l’orologio.

- Chiamalo così vedi dov’è sta. Magari è successo qualcosa...- le parole di Usopp furono pronunciate con grande tranquillità, ma all’orecchio di Zoro arrivarono come un campanello d’allarme. Forse gli era successo davvero qualcosa, magari era stato aggredito da qualche balordo. Dannazione, perché si ostinava ad andarsene in giro a piedi! La gomitata nel fianco che Franky gli tirò, fece capire ad Usopp che era meglio che se ne stava zitto.

- Andiamo sarà qui fra poco – ma Zoro era già scattato in piedi.

- Io vado cercarlo – mormorò avviandosi verso l’uscita.

- Idiota portati almeno il mio cellulare così sappiamo...- Franky non riuscì a finire la frase che Zoro era già sparito fuori dal locale.  Cavoli, se quello non era amore allora doveva essere pazzia pura!

Dopo circa dieci minuti buoni, in cui Usopp aveva cercato senza successo di far riflettere Franky su quello che voleva fare, qualcuno si avvicinò al tavolo.

- Ehi ciao ragazzi – alzando gli occhi il riccio incrociò il sorriso di Sanji.

- Ma dove cavolo ti eri cacciato? – chiese senza preoccuparsi di essere più gentile. Il biondo sbatté le palpebre più volte per poi abbassare la testa.

- Beh, ho fatto tardi scusate... ma Zoro dov’è? – domandò guardandosi attorno. Franky ridacchiò mentre Usopp si mise una mano sulla fronte.

- E’ venuto a cercarti perché pensava ti fosse successo qualcosa – sospirò. Sanji sgranò gli occhi sentendosi ancora più stupido.

- Cazzo – mormorò guardando la porta del locale. Aveva sprecato tutto quel tempo a farsi problemi,  ed ora Zoro se ne stava in giro a vagabondare alla sua ricerca, sicuramente molto irritato.

- Vado a cercarlo – sospirò avviandosi verso l’uscita. Anche stavolta così come era successo per Zoro, fu inutile fermarlo.

- Quei due sono due idioti – borbottò Usopp portandosi alle labbra un bicchiere con del martini. Franky continuò a sorridere mentre mentalmente stava già pensando a come muoversi.

 

 

Zoro percorse tre volte la strada che andava da casa di Sanji al pub dove dovevano incontrarsi. Passò anche nella zona dove lavorava, me niente. Perché diavolo non l’aveva chiamato prima di avviarsi come un idiota! E ora dove poteva essere... l’idea che gli fosse accaduto qualcosa lo stava facendo impazzire. Forse ci teneva più di quanto pensasse, lo amava da morire e in quel momento ne ebbe la conferma. Ripercorse per l’ennesima volta la strada senza successo, quando pensò di tornare al pub per chiedere a Franky di fargli una telefonata. Non era tarda ora, ma con tutta quella gentaccia in giro, nessuno poteva camminare tranquillamente per strada, tanto meno uno come Sanji. Lui attirava troppo l’attenzione, ma forse era solo la sua dannata gelosia che lo faceva straparlare. Parcheggiò davanti al locale intendo ad entrare quando vide qualcuno correre a perdifiato verso di lui.

- Dio... io... ti ho... ti ho cercato dappertutto...- affannò Sanji poggiando le mani sulle ginocchia flesse per riprendere aria. Zoro lo fissò tirando inconsciamente un sospiro di sollievo, sebbene la preoccupazione che gli aveva procurato gli aveva fatto storcere il naso. Si vedeva che stava bene, allora perché aveva tardato a quel modo?

Sanji poi si tirò su guardando l’espressione imbronciata, o meglio infuriata di Zoro.

- Scusami se ho fatto tardi – sospirò. Neanche si rese conto di essere in uno stato ancora più pietoso di prima, con i capelli completamente arruffati e la camicia sgualcita in modo imbarazzante.

- Ho perso tempo a ... a prepararmi – le guance gli si arrossarono mentre cercava di evitare lo sguardo di Zoro.

- Beh, visto il risultato è stato tempo sprecato – ridacchiò il giovane dai capelli verdi provocando sul viso di Sanji altre vampate rosse. Dannazione doveva essere davvero inguardabile, ma perché diavolo s’era messo a correre? Quasi gli venne da rimpiangere di non aver accettato il passaggio di Ace, il che era tutto dire.   

- Se non ti piaccio allora me ne posso anche tornare a casa – brontolò voltandosi di spalle. La mano di Zoro si poggiò sulla sua spalla e con uno strattone lo fece voltare. Le sua labbra si poggiarono sulle sue mentre stringeva fra le dita la maglia verde del ragazzo.

- Per stasera chiuderò un occhio – ridacchiò Zoro. Sanji sorrise.

- Allora anche io chiuderò un occhio su questa maglia che ti ingrassa – l’espressione che era comparsa sul viso di Zoro, fece ridere ancora di più Sanji.

- Piantala, spaventapasseri – Sanji sbatté le palpebre

- E tu sei uno stupido marimo – ridacchiò spingendolo sul petto. Zoro non si fece pregare più di tanto di controbattere.

- Pasticcere di terza categoria –

- Ladro di autoradio - 

Andarono avanti così, finché Franky e Usopp non uscirono fuori dal locale trovandoli accasciati a terra mentre se la ridevano come pazzi.

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento ^^.
Lucci e Kaku hanno teso un tranello al povero Franky... ci cascherà? A quanto pare l’ha già fatto
U__U’
mentre il nuovo commesso di Smoker creerà non pochi problemi al nostro amato brizzolato
XDD
e Zoro e Sanji... beh Usopp ha ragione, sono due idioti, due adorabili idioti ^^

Grazie per continuare ad apprezzare questa fic, che mi da sempre più soddisfazioni >.<
Alla prossima
Kiss kiss Chiara

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Capitolo 21
*** Una mossa azzardata può costare caro ***


Una mossa azzardata può costare caro

 

Ormai erano ore che camminavano, e anche se Zoro non aveva detto una sola parola sul fatto che non ce la faceva più a stargli dietro, Sanji riuscì lo stesso a capirlo attraverso il suo sguardo assolutamente annoiato, per non parlare dei milioni di sbadigli che il ragazzo emetteva uno dietro l’altro.

- Se non ti andava di venire potevi anche dirmelo – mormorò il biondo fermandosi davanti ad una vetrina. Zoro sospirò passandosi una mano sulla nuca.

- Veramente prima mi andava... – Sanji lo guardò scuotendo la testa mentre entrava nel negozio tirandoselo dietro.

- Questo è l’ultimo te lo giuro – ridacchiò mentre Zoro annuiva infilandosi le mani nelle tasche del jeans. Ok che a Sanji piaceva andarsene in giro a fare shopping, ma non avrebbe mai creduto che potesse passare ore e ore a indossare vestiti... neanche una donna era più vanitosa di lui!

Il biondo si tuffò nella ricerca di qualcosa facendo scorrere gli occhi attraverso le decine di vestiti appese sulle stampelle del negozio, finché una commessa non gli si avvicinò.

- Posso aiutarla? – chiese sorridendogli. Sanji annuì.

- A dire il vero vorrei comprare qualcosa di carino per quel ragazzo, lo vede laggiù – bisbigliò indicando Zoro che se ne stava a fissare assolutamente sconcertato la targhetta con il prezzo di un semplice cappello di lana nero. Ma come si poteva pagare una cifra simile per una cosa così? Preso com’era dalle sue riflessioni su come la gente fosse sempre più idiota, senza fare accessioni per il suo “adorato” ragazzo, non si era accorto che proprio il suo ragazzo stava cercando con la giovane commessa, qualcosa per lui.

- Dice che questo potrebbe andare? – chiese la ragazza mostrando a Sanji un paio di pantaloni di velluto nero con una piccola rosa ricamata sulla coscia sinistra. Il biondo li guardò per un po’ e poi scosse la testa.

- No, direi che non sono proprio il genere di Zoro – sentenziò trattenendo una risata. Poi guardò il ragazzo che si stava avvicinando e fece segno alla commessa di non lasciarsi scappare nulla.

- Beh non vorrai comprare questi cosi, sono orrendi – ridacchiò Zoro prendendo dalle mani di Sanji i pantaloni. Il ragazzo si scambiò uno sguardo con la ragazza che si portò una mano sulla bocca per non ridere in modo poco educato.

- No infatti... a te cose piacerebbe? – Zoro alzò le spalle. A dire il vero non gli importava molto come se ne andasse in giro Sanji, anzi lo preferiva senza vestiti e non faceva molta fatica a dirglielo. Voltò gli occhi su un paio di pantaloni bianchi talmente attillati che neanche Sanji avrebbe potuto indossarli, ma decise comunque di divertirsi a testare quando quel biondino era capace di essere testardo.

- Dai prova questi – il biondo li guardò da ogni angolazione sapendo che Zoro si aspettava una risposta del tipo “non mi entreranno mai”, ma lui era più dritto di quello che poteva pensare.

- Ok – sorrise mentre si dirigeva nel camerino. Zoro ridacchiò immaginandosi già la scena in cui sarebbe stato costretto a uscire a testa bassa ammettendo che non erano della sua misura. Si sedette su una poltroncina blu mentre la commessa gli chiese se volesse bere qualcosa. Uno come lui non era il tipo da rifiutare un bicchiere di champagne per nessun motivo, e così si fiondò subito con le labbra sul cristallo buttando giù un po’ di bollicine.

Mentre aspettava che la sua piccola vittoria di consumasse, si guardò ancora in giro. Come poteva Sanji permettersi di acquistare certi vestiti? In fondo era un semplice pasticcere, seppure lavorava in una delle pasticcerie più rinomate della città. Ma in verità, non sapeva molto su di lui, sulla sua famiglia. Conosceva solo quello scorbuticone di suo zio Zeff, che quando aveva saputo che stavano insieme gli aveva pure detto, che suo nipote non poteva trovare di meglio di un mezzo sfigato che se ne andava in giro credendo di vivere ancora nella Londra del ’77... ma magari la famiglia di Sanji era una di quelle di alta classe. Questo avrebbe spiegato le buone maniere di cui era dotato il ragazzo, e il suo atteggiamento che troppe volte aveva trovato da damerino. Strano come si poteva amare qualcuno che alla fine non si conosceva davvero.

- Allora come mi stanno? – a quella domanda si voltò verso la tenda del camerino dove era entrato Sanji, e fu costretto a tossire un paio di volte per non soffocare con lo champagne.

Sanji se la rise mentre si rimirava nello specchio assolutamente soddisfatto della reazione ottenuta.

- Le stanno d’incanto – nel frattempo anche la commessa era giunta a vedere cose era successo quando aveva sentito tossire, rimanendo assolutamente incantata dal ragazzo biondo davanti a lei. Beh onestamente non credeva che gli sarebbero andati bene, invece gli aderivano alla perfezione, per non parlare del petto nudo che stava osteggiando sopra quei bianchi pantaloni.

Sorridendole Sanji la ringraziò dicendole che li avrebbe acquistati.

- E tu che credevi che non mi sarebbero andati – mormorò divertito guardando Zoro che stava ancora cercando di prendere aria dopo il rischio soffocamento di poco prima. Il ragazzo dai capelli verdi si alzò e gli si avvicinò con sguardo truce. Poi afferrò il biondo per un polso e lo trascinò nel camerino richiudendo velocemente la tenda rossa che lo serrava.

- Ora vediamo quando ci metto a sfilarteli – sospirò audace spingendolo scontro la parete della cabina.

- Sei un maniaco, lo sai? – ghignò Sanji mentre il suo ragazzo iniziava a far scorrere le dita sulla sua pelle.

- Sì, lo so – affermò Zoro baciandolo con foga. Visto che aveva passato l’intero pomeriggio ad andargli dietro come un “bravo bambino”, era arrivato il momento di comportarsi come suo solito, e dare libero sfogo alla sua vera natura.

 

 

La limousine percorse la strada principale, che portava fuori città. Franky guardò dal finestrino per cercare di capire dove lo stessero portando.

- Come mai il suo avvocato non è qui? – chiese Kaku. Il finto magnate riportò gli occhi su quelli acuti del legale. Si aspettava quella domanda, e aveva anche la risposta da rifilargli.

- E’ stato trattenuto da alcune faccende personali, ma ci raggiungerà presto – Usopp invece aveva tentato in tutti i modi di impedire a Franky di andare a quell’incontro, e quando il meccanico gli aveva risposto che era la sua ultima occasione di mettere la parola fine a tutta quella faccenda, il moro gli aveva risposto che se voleva rovinarsi, lui non l’avrebbe di certo aiutato. Ma la sua presenza non era indispensabile. La sua parte l’aveva fatta, gli serviva solo un po’ di credibilità agli occhi di Lucci, e l’aveva ottenuta.
Proprio Lucci, seduto sul sedile di fronte a Franky gli porse un bicchiere di scotch.

- Le va di bere qualcosa finché non arriviamo, Mr. Flam? – sospirò con un ghigno. Franky accettò ignaro di ciò che gli sarebbe accaduto. Dopo qualche minuto la testa del ragazzo iniziò a girare.

- Che diavolo mi succede? – mugugnò portandosi una mano alla testa. Le vista si stava annebbiando e le voci di Kaku e Lucci arrivavano ovattate alle sue orecchie. Bastò poco, che perse i sensi crollando contro il vetro del finestrino.

- Perfetto – sorrise ancora Lucci. Poi bussò con le nocche contro il vetro che divideva l’abitacolo, dal posto di guida.

- Fermati al cantiere 23 – ordinò all’autista, che immediatamente eseguì il comando.

- Piccolo bastardo, credevi di fregarmi – ringhiò afferrando i capelli tinti di biondo di Franky. Il meccanico intanto era completamente immerso in un sonno profondo senza che protesse fare nulla.

- Il sonnifero non durerà molto, meglio sbrigarci – affermò Kaku lanciando uno sguardo a Lucci. Il moro ridacchiò accavallando una gamba sull’altra.

- Calmati Kaku, andrà tutto alla perfezione... e ora chiamala – il tono della sua voce si tinse di cattiveria. Odiava essere preso in giro e chiunque aveva anche solo provato a farlo, si era pentito amaramente di quel gesto. Non c’erano eccezioni né per Franky.. né per lei.

- Robin dovresti venire al cantiere 23, è una faccenda piuttosto importante... no non ti posso spiegare niente per telefono... solo non dirlo a nessuno mi raccomando. È una questione molto delicata, potrebbero esserci fotografi o giornalisti, quindi inventati qualcosa e dì che hai da fare... Lucci è già qui, ti spregerà tutto... ok non tardare -

I cantieri Lucci erano degli enormi baracconi costruiti fuori città, venivano usati per tenere le merci che arrivavano al porto, oppure per la costruzione di strani meccanismi di proprietà dell’azienda. Ultimamente visto il calo vertiginoso degli affari, Lucci era stato costretto a chiuderli temporaneamente, e quindi non c’era anima viva, neanche la squadra di sorveglianza, visto che alla fine, non c’era nulla su cui sorvegliare. Scesi dalla limousine, Lucci e Kaku si diressero verso uno dei capannoni, il 23.

- Si pentiranno di quello che hanno fatto... – ringhiò ancora Lucci mentre Kaku apriva la pesante porta d’acciaio. L’interno del capannone era totalmente buio e prima che le luci si scaldassero quel tanto che bastava per poter illuminare decentemente la stanza, i due uomini tornarono alla limousine.

L’odore di salsedine era chiaramente avvertibile data la vicinanza del mare, mentre nel cielo un sole opaco faceva capolino da qualche nube grigiastra. Una giornata tipicamente autunnale che Lucci aveva scelto per portare a termine la sua vendetta.

- Lucci, sei sicuro di quello che vuoi fare? – chiese l’avocato. Il ragazzo moro gli sorrise mentre si aggiustava il cappotto poggiato sulle spalle.

- Mai stato più sicuro –

Da quando aveva iniziato a lavorare per lui, Kaku aveva sempre dovuto “sporcarsi le mani” più volte: mazzette, frodi, occultamenti, ricatti ecc, e l’aveva sempre fatto senza obiettare, solo perché era Lucci a chiederglielo. Ma ora si trattava quasi di un rapimento, un sequestro che poteva avere conseguenze pericolose.

- Perquisiscilo – ordinò ancora Lucci all’avvocato, che subito iniziò cercare nelle tasche della giacca di Franky, ancora privo di sensi.

- Aveva questa addosso – affermò quando trovò la beretta. Lucci sorrise scuotendo la testa. Voleva farlo fuori? Lui, un piccolo meccanico da quattro soldi, voleva sparare a Rob Lucci? In un gesto di ira e vendetta, il moro sferrò un calcio all’addome del finto magnate.

- Cazzo Lucci, così lo ammazzi – mormorò Kaku afferrando il copro di Franky da terra. L’occhiataccia di Lucci, gli fece capire che non doveva più intromettersi. I suoi consigli se li poteva tenere.

- Portalo dentro, e muoviti –

 

 

Robin entrò in macchina dopo essere uscita dall’università. Cosa poteva volere di così urgente Lucci? A telefono Kaku sembrava serio, troppo serio, il che non prometteva nulla di buono. Nella sua testa il pensiero che ci fosse di mezzo Franky, era sempre più forte.  Dopo quella volta, non l’aveva più rivisto, sebbene avesse cercato di parlargli più volte. Ma all’officina non c’era quasi mai, e non conosceva poi molto posti dove cercarlo. Tornò al promontorio più sere, ma non lo trovò mai.

- Accidenti – il traffico la bloccò per qualche minuto, mentre i pensieri e le preoccupazioni continuavano a tartassarle il cervello. Mentre stava per riprendere marcia, vide sul marciapiede alla sua destra, un ragazza moro. Si, non poteva non riconoscerlo, era il ragazzo che era in compagnia di Franky quel giorno al Cafè Royal. Si fermò e scese dalla sua auto.

- Ciao, scusa – il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei impallidendo all’istante.

- Tu sei un amico di Franky giusto? -

- Si mi c-chiamo Usopp... c-che cosa ci fai qui? – balbettò visibilmente agitato. Robin gli chiese dove fosse Franky e il viso di Usopp diventò ancora più esagitato facendo insospettire la ragazza

- Ti prego dimmi dove si trova Franky – insistette ma lui continuava a evitare l’argomento.

- Cosa vuoi che ti dica, lui sta bene... Ora devo andare –

- No ti prego... ho paura che possa essergli successo qualcosa – sospirò afferrandolo per un polso prima che andasse via.

Usopp guardò lo sguardo triste negli occhi di lei, sentendosi davvero impotente. Se le diceva che Franky era andato ad un incontro con Lucci, di sicuro Robin avrebbe rischiato di rovinare tutto anche stavolta. Ma la verità era che anche lui era preoccupato per quello che poteva accadere al suo amico, ma non voleva rovinare il suo piano

- Ascoltami, Franky sa quello che fa. Devi avere fiducia in lui – le sorrise. Robin scosse la testa.

- Vuol dire che sta architettando qualche altro folle piano? Ti prego dimmi dove si trova, non sai di cosa è capace Lucci... è in gioco la sua stessa vita.. ti prego – una lacrima abbandonò le ciglia nere della ragazza, scivolando lievemente su una guancia. Il cuore di Usopp si strinse all’istante. Dannazione che doveva fare, dirle tutto e rischiare di mandare a monte il piano di Franky, o avere fiducia in lui  e tenere il becco chiuso?

- Ok oggi doveva vedersi con Lucci, ma non so dove dovevano incontrarsi – alle parole del ragazzo, Robin si portò una mano sulla bocca. Di sicuro Lucci l’aveva scoperto, forse gli stava facendo del male. Doveva sbrigarsi, non c’era tempo da perdere. Ecco quello che voleva dire Kaku...

Corse in macchina, mentre Usopp le urlava di fermarsi.

- Dove corri, non accadrà nulla credimi – la rassicurò

- E’ già accaduto qualcosa... – ora anche Usopp era preoccupato, ma non sapeva davvero cosa fare.

- Dove stai andando? – chiese prima che la ragazza mettesse in moto.

- Ai cantieri al porto, di sicuro sono lì – e sfrecciò via prima che Usopp potesse dire altro.

Il ragazzo si passò le mano fra i capelli ricci tenuti indietro da una fascia verde, e iniziò a camminare avanti e dietro per il marciapiede. Che doveva fare? Franky aveva pure una pistola... Dio santo, era stato un idiota a lasciarlo andare da solo. Non c’era neanche Zoro ora. La situazione era davvero pericolosa, e stavolta Franky avrebbe davvero rischiato grosso. Si infilò una mano per cercare il cellulare nelle profonde tasche dei suoi pantaloni larghi. Dopo avere imprecato un paio di volte, finalmente lo trovò.

- Andiamo rispondi – mormorava mentre il cellulare di Zoro continuava a suonare a vuoto. Riprovò un’altra volta, e poi un’altra ancora. Doveva fare il possibile per aiutare Franky, e da solo non sapeva davvero che fare.

 

 

- Che fai non rispondi? – sorrise Sanji mentre allontanava il viso di Zoro dal suo. Il ragazzo sbuffò.

- Sarà Franky con qualche cavolata... non farci caso – e attaccò la chiamata continuando a baciare appassionatamente il biondo. Intanto la suoneria del cellulare aveva attirato l’attenzione della commessa che iniziò a chiamare Sanji all’interno del camerino.

- Signore tutto bene? Le serve una mano? – Sanji allontanò ancora una volta Zoro.

- Sì, sì scusi esco subito – il viso del ragazzo dai capelli verdi si piegò in un ghigno infastidito mentre prendeva  a pizzicare malignamente il fianco scoperto del biondo.

- Ahia così mi fai male – bisbigliò Sanji, ma Zoro continuò a “torturarlo” conscio del fatto che più di tanto non poteva lamentarsi.

- Dai Zoro, fammi uscire, se ci scoprono ci possono anche denunciare – sospirò Sanji mentre tentava di frenare le mani del ragazzo.

- E che ci arrestino pure , la galera non mi fa paura – ghignò. Il cellulare del giovane tornò a squillare e stavolta fu Zoro a staccarsi sbuffando dal caldo corpo del suo ragazzo.

- Ora mi hanno rotto – ringhiò chiudendo la chiamata per l’ennesima volta. Sanji se la rise mentre indossava velocemente i suoi jeans, e la sua t-short.

- Io esco, tu vieni fuori fra un po’, ok? -  e approfittando del momento di distrazione del ragazzo, se la svignò dietro la tenta rossa. Zoro ingoiò una sana imprecazione quando la testa bionda di Sanji, sparò dietro la stoffa vermiglia. Accidenti ma perché erano tutte contro di lui? Si sedette a terra aspettando qualche secondo prima di uscire, quando per l’ennesima volta sentì la suoneria del suo cellulare. Fanculo a quando l’aveva comprato! L’aveva sempre detto che erano oggetti inutili, e fastidiosi, e alla fine si era lasciato convincere da Sanji ad acquistarne uno. “Almeno quando ti perdi mi puoi chiamare” gli aveva detto. Come se lui fosse uno che si perdeva... tsk... Stavolta rispose però, almeno avrebbe avuto la possibilità di mandare  a quel paese chiunque fosse.

- Zoro, grazie a Dio hai risposto – la voce di Usopp arrivò alle sue orecchie stranamente agitata.

- Ehi che succede Usopp? –

- E’ Franky, è successo qualcosa a Franky... dobbiamo andare da lui subito – il cuore di Zoro iniziò a  galoppare forte. Cosa diavolo stava dicendo? Che era successo a Franky? Si alzò uscendo senza pensarci troppo dal camerino  sotto gli occhi sorpresi delle commesse.

- Dimmi dove sei che vengo subito –

- Sono alla quinta avenue. Ti prego Zoro sbrigati che potrebbe essere tardi – finita la chiamata, il ragazzo si avvicinò a Sanji che stava pagando alla cassa.

- Dobbiamo andarcene – affermò. Sanji notò i suoi occhi preoccupati.

- Che succede? – chiese ma lui gli disse solo di sbrigarsi.

- Ok finisco solo di pagare...-

- Cazzo Sanji, muoviti – urlò Zoro. Tutto gli occhi del negozio si voltarono verso i due giovani. Sanji non gli diete peso, se Zoro era così agitato c’era di sicuro un buon motivo. Iniziava a preoccuparsi, lui non perdeva mai la calma in quel modo. La situazione doveva essere davvero critica

- Ok andiamo – e lasciato tutto sul bancone della cassa, vestiti e soldi compresi, i due uscirono dal negozio per salire velocemente in macchina.

 

 

 

 

 

 

TO BE CONTINUED...

 

 

Ok un po’ di azione non ci sta male, anche se sono una schiappa a scrivere di queste cose XDDDD
spero di non essermi lasciata trasportare troppo e aver scritto una capitolo penoso
U///U se così è stato chiedo venia.

Comunque nel prossimo appuntamento scopriremo cosa succederà a Franky. Riuscirà Robin a fare qualcosa? E Zoro e Sanji arriveranno in tempo da Usopp? Beh, non vi resta che leggere il prossimo chapter per scoprirlo ^-* ...

Grazie mille per il vostro sostegno. Siete fantastici >.<
Kiss Kiss Chiara

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