Take me to Glastonbury

di ohwowlovely
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Before ***
Capitolo 2: *** 0044 ***
Capitolo 3: *** Jillian ***
Capitolo 4: *** lonely ***
Capitolo 5: *** Tickets ***
Capitolo 6: *** Rebel Rebel ***
Capitolo 7: *** Awkward ***
Capitolo 8: *** Minivan ***
Capitolo 9: *** Hostages ***
Capitolo 10: *** Bean ***
Capitolo 11: *** Route ***
Capitolo 12: *** 150 km ***
Capitolo 13: *** Clubbing ***
Capitolo 14: *** Femme fatale ***
Capitolo 15: *** Tour ***
Capitolo 16: *** Deal ***
Capitolo 17: *** Chopsticks ***
Capitolo 18: *** 100 Club ***
Capitolo 19: *** Toilet ***
Capitolo 20: *** Crowd surfing ***
Capitolo 21: *** Morning ***
Capitolo 22: *** Moshpit ***
Capitolo 23: *** Kiss ***
Capitolo 24: *** Stealing ***
Capitolo 25: *** Blood ***
Capitolo 26: *** Acid ***



Capitolo 1
*** Before ***


(1) 
Before


 
 






-Potrei ascoltare i Sex Pistols fino alla noia-
Michael alzò il volume delle casse, “Pretty vacant”, il suo pezzo preferito di “Nevermind the bollocks, here’s the Sex Pistols”; il volume era così alto che il parquet della sua camera tremava ad ogni basso, le pareti (oramai tappezzate di poster, adesivi e diversi ritagli di giornali, scatole di scarpe e chi più ne ha più ne metta) sembravano non riuscire a sorreggere la musica, ma Michael non sembrava notarlo, se ne stava steso lì sul suo letto con le mani sotto i capelli verde acido ed i piedi che si muovevano a destra e sinistra a ritmo della batteria, finì anche con quello destro nel portacenere, ma sembrò ignorarlo e continuò.
-Don't ask us to attend 'cos we're not all there/ Oh don't pretend 'cos I don't care/ I don't believe illusions 'cos too much is real/ So stop you're cheap comment 'cos we know what we
-ABBASSA LA MUSICA SEGAIOLO!-
Un pugno abbastanza potente alla porta riuscì a sovrastare la voce di Johnny Rotten, Michael sbuffò e diminuì il volume della musica.
Si alzò in piedi e si stiracchiò, per poi aprire la porta della camera: i suoi tre migliori amici,  Luke, Calum e Tyler erano sulla soglia,con un sorriso un po’ sghembo in viso ed una busta di Doritos a testa fra le mani, ogni tanto Michael si chiedeva il perché fossero amici, considerate le loro apparenti differenze, ma dopo aver passato con loro i passati nove anni scolastici li considerava come suoi fratelli. Fratelli un po’ stupidi, ma pur sempre fratelli.
-Tyler, sei sempre fine.-disse lui riferendosi al “Segaiolo” di qualche secondo prima, Tyler si sistemò il ciuffo color lilla verso l’alto.
-Oh Michael, se solo tu non saresti etero ti salterei addosso- esclamò Tyler.
-E’ se non fossi, non se non saresti- lo corresse Michael.
-Nazista etero della grammatica-
-Checca isterica-
-Vaffanculo e prendi i Doritos-
Tyler e Michael si dimostravano affetto così dalla tenera età dei dodici anni, da quando Michael lo consolò dopo che dei ragazzini più grandi lo chiusero nel bagno arrotolato nella carta igenica, con un grosso adesivo in fronte con su scritto “Frocio”. Ai tempi, Tyler era un bimbo paffuto e biondo, con un paio di occhiali tondi dalla montatura viola che gli facevano gli occhietti azzurri enormi. Gli disse che quelli erano solo delle stupide “teste di cacca”, e che non era solo e potevano diventare amici. Così introdusse Tyler a Luke e Calum, e divennero più che inseparabili.
Michael rise piano ed aprì la busta di Doritos, erano ormai come una pietanza giornaliera per loro, specialmente dopo che Calum vinse come premio in palio ad una gara di beneficenza una scorta di Doritos che poteva bastargli per più di tre anni, aveva pacchi di essi in ogni angolo: nella credenza in cucina, sotto il letto, nel garage, diverse buste nascoste nei cassetti e altre a casa di Luke o di Michael, giusto per liberarsene, giurò di non comprare mai più Doritos in vita sua dopo di quest’accaduto.
-Finiranno mai queste patatine?-disse Luke facendone volare una in aria ed afferrandola con la bocca, Calum alzò le spalle.
-Spero vivamente di sì, fra poco mi escono Doritos dalle orecchie.-
-Eppure-Tyler prese una patatina dalla busta e la fissò fra le dita con sguardo sognante.-Sono sempre più buoni.-
-Oh Tyler, guardi i Doritos con la stessa intensità con cui fissi il culo di Calum.-eslcamò Luke ridacchiando, Calum gli scoccò un’occhiata confusa e Tyler arrossì a dismisura, facendo la sua caratteristica risata a risucchio, come l’avevano soprannominata i ragazzi, era un suono indefinito fra la sghignazzata di una strega ed una balena sofferente.
-Cosa?- disse Calum.
-Avanti Cal, ammettiamolo, hai un bel culo.- affermò Tyler, Calum aggrottò la fronte interdetto.-E non fare il modesto.-
-Non lo sto facendo, ma il mio miglior amico ha appena confermato che quando mi volto di spalle mi fissa il fondoschiena-
-E non solo quando ti giri, Cal…-
La breve sensazione di disagio fu rotta (fortunatamente) da Michael:
-Che ci fate qui?- domandò, Luke sogghignò.
-Siamo qui per organizzarti la miglior festa di compleanno della tua vita.- rispose l’amico, Michael lo guardò con aria affranta, non ne poteva più delle loro idee assurde, e dopo il disastroso compleanno dell’anno prima non aveva per niente voglia di festeggiare.
-Non mi dire, una festa a tema Star wars in un qualche club stra-costoso, con un deejay che metterà musica iper-commerciale che non mi piace e da finanziare con i soldi che i miei non sborseranno e che non ho? Ti ringrazio, quest’anno passo.- disse tutto d’un fiato Michael, appallottolando la busta vuota di patatine e buttandola nel cestino, Luke, Calum e Tyler sospirarono all’unisono.
-Michael, sei un guastafeste.- disse Calum.
-Concordo.-aggiunse Tyler, leccandosi le dita unte, Michael fece un sorrisetto compiaciuto e scrollò le spalle.
-Je suis desolè, mes amis- esclamò sforzandosi di emulare un accento francese. Alzò il braccio per cercare di prendere il pacchetto di sigarette poggiato sulla scrivania, ma Luke lo prese sul tempo e gli schiaffeggiò la mano.-AHIA!-
-Michael Gordon Clifford, stai diventando un segaiolo d’eccellenza.- disse stringendo il pacchetto fra le mani ed indicandolo col dito, poi aggiunse:-Te ne stai tutti i santi giorni in casa a mangiare porcherie, non ti fai una doccia decente da chissà quanto tempo, la tua camera sembra la stazione nucleare di Chernobyl dopo l’esplosione, puzzi di tabaccheria e puzzola morta e chissà quanti porno ti sei visto.-
-Vuoi una risposta sincera o preferisci un plateale “Fatti i cazzi tuoi?”-
-Hai dimenticato una piccola cosa, Luke.- apostrofò Calum.-Sei anche diventato parecchio acidino.-
-Più etero del solito.-aggiunse sottovoce Tyler, Luke lo ammonì.
-Non è il momento Tyler!-
-Ho le mie ragioni per stare così.-disse Michael, poi allungò la mano verso Luke.-Posso riavere le mie sigarette adesso?-
Luke ne sfilò una dal pacchetto e poi lo mise nella tasca di dietro dei suoi stretti jeans neri, pescò un accendino dalla scrivania, sommersa da cd, fogli di carta, magliette e piatti di plastica e se l’accese.
-No, ora sono mie.-disse facendo un tiro, Michael sbuffò di nuovo.-Mikey, che ti succede? Solo perché quella tipa ti ha mollato non vuol dire che adesso devi ignorarci!-
-Quella tipa ha un nome, okay? E tecnicamente non mi ha mollato, ma tradito.- rispose Michael, Tyler rise sotto i baffi.
-In realtà tradire è il modo più esplicito per mollare qualcuno…-
-Tyler, non è il momento- ripeté Luke,-Punto è, che dopodomani è il tuo compleanno, abbiamo già chiesto noi a tua madre se ci dava casa libera ed ha risposto di sì, Sydney pullula di ragazze che farebbero di tutto per riuscire ad avere Michael Clifford, e tu rinunci a tutto questo per una stupida rottura con una ragazza?-
Michael lo guardò un po’ smarrito e dispiaciuto, si era reso conto che nell’ultimo periodo aveva trattato i suoi migliori amici molto male, ignorando le loro chiamate ed inviti, e dopotutto gli faceva piacere che lo visitassero e gli portassero ancora i Doritos, nonostante li avesse evitati ed il suo atteggiamento schivo.
In realtà, Michael si meravigliava come facessero tutti a sopportarlo per il suo costante atteggiamento schivo.
Si meravigliava anche come facesse lui stesso a sopportarsi.
Michael era un paradosso coi piedi, si credeva superiore a tutti gli altri nonostante odiasse il suo carattere, non sapeva mai quando era il momento giusto per essere ironico o no, voleva essere felice ma pensava sempre a come le cose potessero andare storto, anche nelle migliori giornate, gli piaceva far stare bene la gente ma non sapeva come fare, faceva sempre il passo più lungo della gamba e poi aveva rimorsi su ciò che aveva appena fatto.
Michael non sapeva chi fosse o cosa volesse diventare.
Michael non sapeva e basta.
Nonostante questo, gli piaceva dare l’idea di essere un tipo un po’ fuori dagli schemi, quello che si colorava i capelli di colori diversi, che indossava t-shirt di band sconosciute e che ascoltava Joy Division durante l’ora di educazione fisica, sembrava non notasse le attenzioni che le ragazze gli davano e tendeva ad ignorarle, dando forse l’immagine del tipo “non-me-ne-frega-un-cazzo-perché-sono-figo”, ma lui non se ne rendeva davvero conto, essere completamente su un altro pianeta era nel suo essere.
-Non è solo per questo…lo sai cosa è successo l’anno scorso…- disse a bassa voce, riferendosi alla festa passata, tutti sembrarono riportare alla mente le stesse immagini ed abbassarono lo sguardo, Luke fece un lungo tiro e soffiò via il fumo dalle narici, poi disse:
-Lo so benissimo, ma voglio, anzi, vogliamo rimediare al passato e riavere con noi il vecchio Michael, e faremo di tutto pur di riottenerlo.-
Tyler e Calum gli sorrisero, scoccarono due sorrisi davvero genuini, e Michael non poté fare altro che sorridere indietro.
-Ma dovrai collaborare, lo sai vero?-esclamò Calum.
-Lo farò.-rispose.-Ragazzi, siete i fratelli segaioli migliori che ho.-

Quella fu l’ultima frase carina che i ragazzi si sentirono dire da Michael, prima che la chiamata più brutta della loro vita potesse arrivare, prima di sbattere col naso inaspettatamente su di un grosso cartello astratto che diceva, a caratteri cubitali: “Nulla sarà come prima”.
 
 



my space;

Salve a tutti c: il mio nome è Lucrezia, e questa è la prima fanficton che posto su Efp, quindi se trovate errori o se la trovate prettamente squallida, fatemelo sapere.
Ho avuto quest'idea ieri sera mentre mi lavavo i capelli nel meglio di "D is for dangerous" degli Arctic Monkeys, e anche se un roadtrip può sembrare molto banale, farò del mio meglio per rendere questa storia diversa dalle altre.
Mi sono ispirata un pò a paper towns di John Green, ma la trama e gli avvenimenti saranno molto diversi.

Il protagonista è un Michael svampito ed amante di qualsiasi tipo di musica che impareremo a conoscere nel corso della storia, e con lui ci sono i suoi tre migliori amici Luke, Calum e Tyler, un ragazzo gay che amerete capitolo per capitolo come lo amo io <3
Cercherò di aggiornare il prima possibile, ed anche di creare un banner decente per la Fanfic, se vi piace lasciatemelo sapere con una minirecensione (o con soldi in cash)
Meow,

Lu
 

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Capitolo 2
*** 0044 ***


(2)
0044














 
La mattina dopo, Michael non ricordava praticamente nulla della sera precedente.
Inerme sul pavimento del suo salotto, rannicchiato come un agnellino sul tappeto, spalancò un solo occhio, come se non avesse forze necessarie per aprire anche l’altro, ogni movimento richiedeva uno sforzo immane, anche solo alzare un dito.
Con la vista ancora appannata,  scorse dei puntini verde scuro che riconobbe come bottiglie di birra vuote, altri puntini colorati che suppose fossero coriandoli.
I coriandoli erano l’unico ricordo che aveva prima del buio totale, ricordava che, dopo una gara con Calum a chi riuscisse a fare più cicchetti in due minuti, l’amico vinceva, alzava le braccia al cielo e scoccava un bacio a stampo sulle labbra di Tyler, che prima fece il risucchio e poi, diventato abbastanza verdognolo in viso, rigettò di brutto la bottiglia di Limoncello di qualche ora prima. Del resto della serata, aveva solo pochi sprazzi confusi, si sentiva come il protagonista di “una notte da leoni”, sperava solo vivamente che nel proprio bagno non ci fosse una tigre.
Si grattò il naso con la mano appiccicosa, non voleva sapere dove l’avesse messa prima di spalmarsela in faccia, mise a fuoco e si meravigliò che la casa non era poi tanto messa male.
Tranne che per la pozza di vomito in cui Calum era disteso.
Michael si tappò il naso con le dita ed emise un verso di disguto: -Che schifo Cal-
-Non ce l’ho fatta ad andare in bagno, scusami-rispose Con un fil di voce, aveva le guance arrossate e gli occhi cerchiati di nero, era un ragazzo dall’aspetto tanto innocente, non dimostrava più di quindici anni per la sua corporatura un po’ esile ed il faccino pulito, aveva gli occhi stretti e scuri ed un nasino a patata, chiunque sarebbe sorpreso nel sapere che aveva diciotto anni compiuti, e lì, in quel momento, mentre si sforzava di non piangere e con i capelli neri aggrovigliati, sembrava un bambino smarrito al parco-giochi, e non un ragazzo con i postumi di una sbornia.
-Non fa niente.-mormorò Michael, ogni volta che parlava, le corde vocali gli graffiavano la gola come un coltello affilato. Allungò una mano verso l’amico e lo aiutò ad alzarsi. Calum emanava odori corporei poco piacevoli.
-Puzzi di puzza.-disse Michael ridacchiando, Cal rise a sua volta.
-E cosa vuol dire?- chiese.
-Che puzzi così tanto che nessuna puzza può sovrastare la tua.-gli rispose l’amico dandogli un mocio per pulire il rigurgito dal pavimento.
-In realtà c’è eccome!-Disse una voce squillante alle loro spalle, era Tyler, che al loro contrario era già vestito di tutto punto: aveva rubato una delle magliette di Michael, questa era del tour degli Smiths del 1986, indossava i pantaloni neri della sera prima che sembravano non essere stati colpiti dal conato post-alcolico, i capelli lilla pettinati e gli occhiali da vista che gli incorniciavano gli occhi.-E proviene dal tuo cesto dell’immondizia. In ogni caso, buongiorno, ragazzi.-
-Tyler, cosa è successo ieri sera?-Chiese Calum, strofinando il mocio sul pavimento.
-Se lo ricordassi ve lo direi, so solo che deve essere stato qualcosa di grandioso!- rispose il ragazzo, poi indicò Cal col dito.-E tu, bel culetto, mi hai anche baciato.-
Calum lasciò andare di botto il manico del mocio e strabuzzò gli occhi, Michael si coprì la bocca con la mano per nascondere la risata.
-Io ho fatto cosa?-                                                                                        
-E ti è anche piaciuto!- continuò Tyler, ammiccando con un occhiolino scherzoso, poi prese una bottiglia di Becks mezza vuota dal bancone della piccola cucina e se la finì di scolare in un solo sorso. Coprendosi la bocca con la mano smaltata di nero, gli scappò un piccolo rutto.
-Come fai ancora a bere?- mugolò Michael, notando solo allora di indossare la canotta al contrario, Tyler fece un mezzo sorriso.
-Questa puttanella.-Tyler indicò se stesso con l’indice.-Non dice mai di no ad un drink, mai.-
E riacciuffò la bottiglia fra le sue grinfie, contemplandola come fosse un oggetto ultraterreno.
Calum e Michael si diedero da fare a ripulire la pozza maleodorante, quando improvvisamente, con indosso un grondante accappatoio blu elettrico ed i capelli bagnati, Luke si catapultò fuori dal bagno, un telefono fisso che squillava fra le mani.
-Mikey, è per te!-
Michael si voltò, ed alla vista dell’amico nel suo accappatoio rabbrividì;
-Luke, quante volte ti ho detto di non usare il mio accappatoio?- disse arricciando il naso, Luke ruotò gli occhi sbuffando.
-Smettila di fare l’ipocondriaco, non ho nessuna malattia virale della pelle.-rispose, lanciando in aria il piccolo telefono, Michael tentò di acchiapparlo al volo, ma gli scivolò dalle mani ed atterrò sul divano alle sue spalle. Il ragazzo lesse il numero in chiamata: aveva un prefisso differente, che faceva intendere la chiamata non provenisse dall’Australia, il numero decisamente troppo lungo.
Michael premette “rispondi” ed avvicinò il telefono all’orecchio, con aria confusa, si schiarì la gola e disse un sottile “pronto?”
-Salve, è la casa della signora Karen Clifford?- disse una voce femminile dall’altro capo, l’accento indiano e forte confondeva le idee da dove potesse provenire questa chiamata, ed era anche difficile riuscre a capire cosa stesse dicendo (Shalveh, èh la cashah dellah signorah Kaharen Cliffordh?);
-Sì, ora Karen non c’è.-disse Michael, Tyler gli fece segno di mettere il vivavoce, il ragazzo obbedì.-Lei chi è?-
-Sono Somatra Avantika, chiamo direttamente dall’accademia militare Sandhurst, quando potrei parlare con la sig...—
-Che cosa?!- esclamò Michael sbigottito, accademia militare? Prefisso sconosciuto? Donna indiana che confondeva le lettere dell’alfabeto facendole suonare tutte come stretti iati aspirati? Troppe informazioni in decisamente troppo poco tempo.
-Mi faccia richiamare quando torna, la ringrazio.- e mise apposto, un fischio fastidioso sostituì la voce nasale di Somatra.
Michael mise giù il telefono e guardò gli amici, alla ricerca di una qualche spiegazione, tutti sembravano avere la stessa espressione, probabilmente ancora per la sbornia della sera precedente, avevano lo stesso colorito verdognolo in viso che si abbinava perfettamente al verde acido dei capelli tinti e spettinati di Michael.
-Accademia militare Sandhurst?- ripeté Michael con la fronte aggrottata, i ragazzi si continuavano a guardare negli occhi in cerca di risposte, ma finivano per scrollare le spalle ed assumere espressioni ancora più confuse.
-Magari era uno scherzo telefonico.-buttò giù Luke, Michael scosse la testa.
-Impossibile, come fanno a sapere il nome di mia madre?-disse, poi afferrò il telefono e premette il tasto del registro chiamate, indicando loro il prefisso.-E poi, non è una chiamata proveniente da Sydney, vedete: il prefisso è diverso.-
Lesserò ad alta voce in coro il numero iniziale: +0044, non gli ricordava assolutamente niente, ed il potente mal di testa e la nausea non stimolavano di sicuro la mente a tirar fuori la risposta.
Così decisero di lasciare in sospeso la questione “chiamata-da-parte-di-aliena-indiana” e ricominciarono a ripulire casa prima dell’arrivo imminente della mamma di Michael, fecero in fretta delle docce fredde e, con calma, riaffiorarono anche alcuni ricordi della notte precedente: La gara all’ultima goccia di sudore a Battlefield, la tremenda scorpacciata di Doritos, innumerevoli shots di alcolici che al solo pensiero Michael riusciva ancora sentirli bruciare nella gola. Erano secoli che non passava una serata del genere con i suoi migliori amici, e anche se ricordava ben poco in modo scomposto e con visioni sfocate, sorrideva fra se e sé.
Il piccolo appartamento era diventato presentabile, c’era un momento di pace apparente mentre i quattro amici si accingevano a fare colazione (a base di latte, toast col burro e, ovviamente, altri Doritos) affaccati sul terrazzo di Michael, che dava un’ampia visione della città sotto di loro, gremita di gente, auto e negozi, la vista del mare era ostacolata da un gigantesco “TESCO” che aveva deciso di rovinare il panorama, ma pazienza.
La pace apparente, però, era destinata a durare molto poco.
Il rumore di delle chiavi che urtavano il legno distrasse Calum dalla sua fetta di toast, il ragazzo alzò la mano per salutare la donna bionda che aveva varcato la soglia.
-Ciao Karen!- esclamò, il resto dei ragazzi si voltarono per salutarla, la donna li salutò indietro un po’ sorpresa di ritrovarseli davanti dopo tanto tempo.
-Ehi mamma.- disse Michael alzandosi in piedi e scoccandole un bacio sulla guancia.-Com’è andato il matrimonio?-
-Abbastanza bene, se tralasciamo l’addio al nubilato eccessivamente kitch- rispose.-Pare che anche il tuo non sia andato male.-
Karen indicò i ragazzi con un gesto secco del viso, Michael annuì.
-Sono venuti a trovarmi, hanno intenzione di organizzarmi una festa di compleanno per domani.- disse, l’espressione della madre sembrò rabbuiarsi tutta d’un colpo.
-Ah.-ansimò.-Parlando di questo…-
La donna fu interrotta dalla voce di Michael.
-Mamma, a proposito, è arrivata una chiamata prima, e…come dire, chiedevano di te.-disse Michael prendendo il telefono.-Credo si siano sbagliati.-
-Chi era?- chiese Karen in tono serio, Michael fece spallucce.
-Una tizia di nome Somatra, tipo, chiamava da una scuola militare, mi pare si chiamasse Sandhurst.- rispose il ragazzo, la mamma storse leggermente le labbra.
-E poi non chiamavano neanche dall’Australia, vedi.-Michael le indicò il piccolo schermo.-Il prefisso è diverso, 0044.-
-Mikey.-disse la mamma, piano.-Quello è il prefisso inglese, l’ho chiamata io, per prima.-

 
 
 


 
My space;
FINALMENTE, DOPO UNA SETTIMANA DI PURO CAZZEGGIO, LUCREZIA SI RICAVA DEL TEMPO PER SCRIVERE E RIESCE AD AGGIORNARE LA FANFICTION, YEAH! 
Salve a tutti, e grazie mille per aver inserito la storia nei preferiti/ricordate/seguite, per le recensioni positive e per le 180 visite silenziose del primo capitolo c:
In questo capitolo, la mamma di MIchael confessa di aver chiamato lei stessa alla Sandhurst, ed ha una motivazione ben precisa che intralcerà gran parte dei piani dei ragazzi (e, cosa più importante, Tyler chiama Calum bel culetto, I ship it). Cosa nasconde?
Dai prossimi capitoli si entra finalmente nel vivo della storia, se vi sembra monotona ed è meglio che ritorni a cazzeggiare su tumblr e mangiare patatine al formaggio mentre guardo Teen wolf ditemelo pure con una piccola recensione C:
XX
Lu

Ps: questa domenica partirò per Londra per due settimane, quindi avrò meno tempo per scrivere all'interno del college, ma farò del mio meglio per riuscire ad aggiornare, grazie mille ancora e tanti gattini 

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Capitolo 3
*** Jillian ***


(3)
Jillian


 
 










Avete presente i secondi prima dell’esplosione di una bomba? Quando si crea il caos più totale e tutti corrono in preda al panico per salvarsi la vita e scampare alla morte dovuta ad una potentissima detonazione capace di spazzarvi via?
I ragazzi sentivano quasi la stessa sensazione nel loro stomaco all’affermazione della mamma di Michael.
-Non credo di aver capito.-disse Michael con lo sguardo basso, Karen si schiarì la voce come per iniziare un discorso, ma fu interrotta da Calum:
-Ehi, Karen, se vuoi possiamo anche andarcene…-propose speranzoso, nessuno dei ragazzi aveva voglia di assistere ad una sfuriata familiare, specialmente se si trattava di Michael e sua madre, ma venne categoricamente ignorato da entrambi.
-Mikey, vorrei che ti sedessi e parlassimo di una cosa.-disse Karen, tirando una sedia verso di lei e toccando la superfice per incitarlo a sedersi, Michael scosse la testa.
-Non voglio sedermi, voglio sapere perché hai chiamato quella scuola.-rispose, la voce tesa come una corda di violino, sembrava che i postumi fossero svaniti tutto d’un tratto; Tyler si avvicinò all’orecchio di Luke e sussurrò: -Qui se non ce ne andiamo, finiremo molto male-
-Male quanto?- mormorò indietro il ragazzo biondo, Calum storse la bocca.
-Quanto più male immagini.- disse, poi fece segno agli amici di alzarsi dalla sedia. Tutti e due emularono i suoi movimenti e si alzarono lentamente dirigendosi verso l’interno, Michael e la madre non li notarono di striscio.
-Allora arrivederci, Karen!- esclamò Tyler alzando la mano per salutarla, Michael si voltò e gli scoccò un’occhiataccia:
-Non è il momento, Tyler!- gridò, Tyler roteò gli occhi e gli alzò il dito medio da dietro la mano smaltata, Luke aprì la porta ed uscirono dall’appartamento.
Appena se ne andarono, un silenzio imbarazzante invase la stanza, si sentivano solo i clacson delle auto ed il rumore in sottofondo di una lavatrice in azione, Michael non era sicuro il perché fosse accesa e cosa ci avessero ficcato dentro, ma al momento era troppo confuso per pensarci.
-Ascoltami.-Karen ruppe il silenzio.-Di recente, sei cambiato molto, e non positivamente.-
-Lo so, ne sono consapevole.-continuò Michael.
-Fammi finire.- lo inquisì.-Questi cambiamenti sono iniziati ad avvenire dopo il tuo scorso compleanno, ti ricordi vero?-
-Non mettere in mezzo quella storia!-Michael iniziò ad innervosirsi, non gli piaceva toccare quell’argomento e lo evitava ad ogni costo.-Sai che non mi piace parlarne.-
-E’ passato ormai Mikey! E’ quello che ti ha detto anche Jillian, ricordi?-
-Jillian è una psicopatica mamma! Pensa di essere un fottuto genio della psicologia quando in realtà è la prima che ha bisogno di una controllatina da uno strizzacervelli, lei e la sua ossessione per il rock psichedelico anni 70!- rispose Michael, riferendosi alla sua “inusuale” psicologa Jillian, una giovane donna sulla quarantina dai quadrati occhiali neri che le incorniciavano il viso paffuto, le magliettone tie-dye e patita dei Doors; affermava che Jim Morrison le fosse comparso in sogno e le avesse detto di essere ancora vivo, e di abitare in una squallida baracca nei pressi di Londra, e che un giorno si sarebbe reincarnato in una lucertola. Spesso Michael si domandava se in uno dei suoi innumerevoli cassetti della scrivania decorata da glitter ed adesivi nascondesse qualche bustina di crack. Karen mandò Michael da Jillian per la prima volta qualche mese dopo il suo compleanno, quando la sua stabilità mentale aveva iniziato a dare segni di mancanza, non che fosse decerebrato, ovviamente, ma qualcosa era stato profondamente rotto e, oramai difettoso, bisognava trovare una soluzione alla lacuna, ed ai tempi, Michael avrebbe assunto di tutto pur di dimenticare e smetterla di fare incubi ed allucinazioni.
Andare da Jillian per un periodo non gli dispiaceva, gli faceva ascoltare “Love street” dei Doors e gli raccontava storie ed aneddoti di Woodstock che ricavava da vecchi giornali, finivano per parlare del più e del meno, Michael le raccontava cosa aveva fatto a scuola, della sua mega cotta per Wren Sugg, una ragazza che suonava il basso nella sezione musicale (nonché ragazza che gli aveva spezzato il cuore tradendolo con un tipo del college vagamente somigliante a David Grohl dei Nirvana), le chiedeva quanto scommettesse per la vittoria del Sydney nell’ultima partita contro l’Adelaide, era come tenere un diario segreto umano, un diario segreto con la parlantina e probabilmente bustine di Crack nascoste nei cassetti, ma pur sempre un diario segreto.
Ma, negli ultimi tempi, le medicine che gli aveva dato, delle tonde pilloline blu per l’autocontrollo, sembravano non avere più effetto, Michael si incupì nuovamente, e dopo la rottura con Wren e l’allontanamento dai suoi amici, tutto quello che voleva era stare steso nel suo letto, ascoltare i Velvet underground con indosso una delle sue innumerevoli canotte stampate e boxers, suonacchiare accordi a caso e fare avanti e indietro fra il letto ed il frigorifero, alla ricerca di qualcosa da sgraffignare mentre riguardava, per l’ennesima volta in una sola settimana, “La grande truffa del rock n’ roll”, film-documentario sui Sex Pistols, il suo gruppo preferito.
Non aveva più voglia di continuare questa monotonia, la routine “sveglia-scuola-Jillian-casa-compiti (occasionalmente)-dormire” l’aveva stancato a morte, e preferiva poltrire e rimpiangere l’amore della sua ex ragazza rannicchiato su di un materasso, piuttosto che prendere una svolta e dimenticare il passato.
 
-Non  parlare di Jillian in questo modo! E’ una cara amica di famiglia e devi rispettarla!- lo ammonì sua madre, Michael si morse l’interno della guancia, sia mortificato sia innervosito.-Sappi che ti ha aiutato molto ad uscire dalla tua fase, ti ricordi?-
-Io non sono uscito da nessuna fase.-chiarì Michael.-Jillian è stata di aiuto, certo, ma non può entrare mica nella mia testa, nessuno può entrarci.-
-Vedi? E’ questo il punto!-disse allora Karen.-Tu non dai a nessuno la possibilità di entrare dentro la tua testa! Sei diventato così chiuso in te stesso, tra poco avrai conversazioni fra te e te e non ti accorgerai più della gente che hai intorno! Io non ti riconosco più Michael.- Karen si mise una mano sulla tempia.-Io non ti riconosco più.-
Michael abbassò lo sguardo imbarazzato, non sapendo da dove cominciare per controbattere, dopotutto sua mamma aveva ragione, come già detto in precedenza, oramai manco lui riusciva più a capire se stesso ed il perché facesse così, quell’atteggiamento si era forse tramutato nel suo Io, un io che però non piaceva a nessuno, neanche a lui.
-Scusa.-biascicò trascinandosi su di una sedia e passandosi una mano nei capelli verdi, Karen scosse il capo e si appoggiò al bancone della cucina.
-Non scusarti, ho perso le staffe.-esclamò.-Sappi che ho chiamato la Sandhurst per il tuo bene, Mikey, era la scuola dov’è andato tuo nonno, sai? E tuo nonno è un grand’uomo.-
Quando non è completamente ubriaco a spassarsela con le amiche del poker, pensò Michael nella sua testa, poi disse:
-Pensi davvero che spedirmi in una scuola militare mi serva?- domandò, quasi fosse una domanda retorica.
-Penso che ti renderà più responsabile e meno sfacciato come sei, che ti aiuti a riportarti sulla retta via.-rispose, Michael fece una risata sottile, tirando fuori aria dal naso, Karen alzò un sopracciglio.-Cosa c’è che fa ridere?-
-Mi stai prendendo in giro, vero?- esclamò il figlio, Karen scosse la testa e prese il telefono fra le mani, digitando il numero velocemente.
-Ecco cosa intendevo per riportarti sulla retta via.- disse, Michael si alzò velocemente in piedi e le strappò il telefono dalle mani.-Michael ridammi subito il telefono!-
-Ma sei impazzita? NON PUOI SPEDIRMI DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO E MANDARMI IN UNA SCUOLA MILITARE CONTRO LA MIA VOLONTA’!- gridò Michael, Karen allungò la mano verso il telefono.
-Invece posso, perché sono tua madre! E tu andrai in quella scuola per il resto dell’estate, niente storie!- urlò la donna, poi tirò su col naso, fiutando l’odore del fiato di Michael.-Hai bevuto per caso?-
-Non sono affari tuoi!- rispose indietro Michael, ormai sul punto di un crollo emotivo.-Se tu mi mandi in questa scuola non ti rivolgerò più la parola.-
-Tanto non lo fai già da qualche mese, o sbaglio?- disse Karen, Michael strinse gli occhi in due minuscole fessure, tanto da sfocare l’immagine della madre e farla somigliare a tanti piccoli puntini.
-Bene.-sospirò, poggiò il telefono sul bancone e scrollò le spalle.-Allora vaffanculo.-
Karen fece una smorfia di sdegno e gli stampò uno schiaffo sulla guancia, il rumore del palmo sulla pelle di Michael era simile all’impatto di un matterello di legno sulla plastilina, peow.
Michael aprì la mascella dal dolore, senza far però fuoriuscire alcun suono, e con la mano si coprì la guancia arrossata, Karen scoppiò improvvisamente in lacrime e cercò di toccare la spalla del figlio, che si scansò velocemente e corse verso la sua stanza, chiudendo la porta dietro di lui.
-Michael, scusa!- gridò sua madre, battendo dei pugni leggeri sulla sua porta, Michael non aprì e rimase lì impalato a guardare il segno rosso davanti allo specchio, digrignando i denti per non piangere; l’ultima volta che gli aveva tirato un cinque dita era precisamente un anno prima, la notte del suo compleanno, dopo l’incidente, e quelle immagini gli tornarono tutte in mente in una botta, minacciandogli di far uscire due grosse cascate dagli occhi verdi, ancora un po’ inespressivi a causa della sera precedente.
-Basta-mormorò coprendosi il viso con le mani, poi si stese sul suo letto e si mantenne stretto al suo lenzuolo, addormentandosi  giusto dopo aver sentito una frase che lo congelò:
 
-Salve, sono Karen Clifford, chiamo per un’iscrizione estiva alla Sandhurst, ci sono ancora posti disponibili?-








My space;
salve C:
Ho aggiornato molto prima stavolta per il semplice motivo che domani parto e non potrò portarmi il computer (la valigia ha superato i 15 kili, mannaggina), e tenterò di scrivere via cellulare.
Ma non volevo lasciarvi senza capitolo!
grazie mille alle 223 visite del primo capitolo, alle 4 persone silenziose che la seguono e  alle 5 recensioni dolcissime delle lettrici, davvero, meritate tanti gattini c:
questo è probabilmente il capitolo più complesso che abbia scritto fin ora, ci sono degli indizi su cosa ha portato Michael ad allontanarsi tanto da se stesso e dagli altri, se avete delle teorie siete liberi di poterle esprimere (lo so, fa molto Pretty little liars).
Il litigio fa spezzare il cuore, davvero, ma è puramente necessario, scoprirete perchè più in avanti.
Spero continuerete a seguire la fanfiction, anche dopo questa specie di hiatius(?), giuro che cercherò di aggiornare a qualunque costo.
Ah, e ho voglia di leggere nuove FF sui 5sos, davvero tanta, quindi qualsiasi cosa, se cercate recensioni per la vostra ff sono libera c':
Meow,
Lu
 


^Toh, un gattino incazzato per voi^

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Capitolo 4
*** lonely ***


(4)
Lonely




‹‹Oh, I've got a love that keeps me waiting, I'm a lonely boy››


 








 
Michael non sentiva i ragazzi da mesi.
D'altronde era strano, Tyler era un ragazzo che non riusciva a tenere il muso lungo con qualcuno per troppo tempo, specialmente se quel qualcuno è il proprio miglior amico, cercava sempre di fare pace con chiunque, ma dopo quella sera neanche lui ne volle più sapere. Eppure non era successo granché: Michael non voleva festeggiare il suo compleanno, loro non avevano capito e cercavano di estirpargli di bocca qualche informazione in più per spiegare il telegrafico messaggio di quella mattina (“Non si fa nulla, punizione, scuola militare, ciao”), così lui si era incazzato ed aveva mandato tutti a fanculo con una plateale porta in faccia. Ma a quella terra chiamata Fanculandia c’era finito solo lui.
Quella sera sgattaiolò silenziosamente fuori dalla sua stanza, un’ondata di caldo lo colpì in pieno viso, sembrava non respirasse aria pura da secoli, e l’afa di novembre a Sydney provocò il rigonfiamento dei suoi fluorescenti ciuffi verde acido, si sentiva un po’ come un orso che usciva dal letargo, o un carcerato durante i suoi dieci minuti di libertà, quando mette la testa fuori le sbarre e finalmente vede quello che succede al di fuori di una gabbia di metallo.
Ecco, la sua gabbia di metallo era la sua stanza.
Passò il suo compleanno seduto su di una panchina e spilluzzicando uno snickers che aveva trovato nella tasca dei suoi jeans, controllando ogni tanto il cellulare e sperando nella chiamata di qualcuno: Tyler, Luke, Calum, sperava che Wren gli avesse almeno augurato tanti auguri come “amica”, ma nulla, solo false illusioni.
Gli arrivò solo un messaggio da parte di suo padre che ignorò categoricamente, spegnendo lo schermo del telefono appena riconosciuto il numero, era l’ultima persona con cui voleva avere a che fare quel giorno.

-Tanti auguri a me.-mormorò accartocciando la carta dello snickers.
Sua madre, nonostante la tremenda litigata della sera prima, gli aveva lo stesso fatto un regalo: un orologio da polso in pelle, uno di quelli classici con la rotellina e l’ingranaggio sul retro, impacchettato in una decorosa scatola. Dentro c’era anche un biglietto che diceva, nella grafia ordinata della mamma: “Tanti auguri amore mio, oramai sei diventato un uomo, e da uomo che si rispetti spero ti piaccia questo piccolo pensierino. Spero ti aiuterà a riportarti sulla retta via, e farti capire che i veri uomini assumono le loro responsabilità, e che non è mai troppo tardi per rimettere le cose apposto. XX, mamma”. Michael capì che il biglietto doveva averlo scritto quella stessa sera come per chiedergli scusa, o tipo come piccolo messaggio subliminale per spingere lui a perdonarla, ma Michael si limitò a ringraziarla per il regalo e farle un mezzo sorriso, per poi ritornare in camera e socchiudere la porta, che sua madre vide già come un passo avanti dallo sbatacchiare continuo delle volte precedenti.
Michael non sapeva davvero cosa farsene in quel momento dell’orologio, ma lo indossò lo stesso e giocherellò col cinturino: aveva regolato l’orario e si ripromise di tornare a casa entro le undici e mezza, ma come ben sapeva, la puntualità e spirito di volontà non facevano per lui, e si addormentò con una sigaretta spenta fra le dita rannicchiato sulla panchina. La mattina seguente aprì gli occhi gonfi e imprecò diverse volte, per poi ricontrollare il telefono: ancora zero chiamate, zero messaggi… neanche da sua mamma, eppure pensava si sarebbe preoccupata, ma nulla, anche lei si era arresa, o probabilmente era solo stanca ed abituata alle fughe occasionali del figlio. In quel preciso momento, Michael si sentii ancora più solo di quanto pensasse, e forse la gabbia di metallo non era la sua stanza, che lo teneva estraniato dal mondo, ma era proprio lui.
Lui era la sua cella, o almeno lo era diventato, ed aveva le sbarre che si stavano inspessendo sempre di più, lasciando quello che gli stava e ronzava attorno lontani. E col passare del tempo sembrava arricchire la cella di tanti effigi inquietanti, fili spinati e cartelli stradali di divieto da lasciare in bella vista, come se gridasse ogni giorno “mi sono svegliato col piede sbagliato, se ti avvicini ti prendo a morsi la giugulare”, lasciando che le persone si allontanassero da sole senza sforzi, persino i suoi migliori amici, e anche se quel suo modo di fare sembrava fargli comodo, quella mattina non faceva altro che fargli venire rimorsi su rimorsi, minacciandolo di farlo scoppiare in lacrime nel bel mezzo del marciapiede spiato da mille occhi indiscreti.
Ingoiò le lacrime, tenendosi il groppo in gola. Tornò a casa: voleva solo rinchiudersi nella sua gabbia ancora una volta e sperare di sprofondare nel pavimento ruvido, venirne risucchiato dentro e non uscire mai più.
Ma sua madre, appena tolse le chiavi dalla toppa della porta di casa, non gli rivolse la clemenza che si aspettava;
-Con “ci vediamo verso le undici” intendevi le undici del prossimo martedì?- disse sarcastica, con le braccia incrociate al petto, Michael scosse la testa.
-Mamma, te lo dico col cuore, vaffanculo.- ribatté, strappando dal polso il cinturino di pelle.










 

 
my space;
lo giuro che sono viva.
Lo giuro che ho spiegazioni valide per cui non aggiorno da due settimane e passa.
Lo giuro che non sono fatta di crack.
E giuro anche che sono consapevole del fatto che il capitolo sia corto, ma è solo di passaggio, prometto solennemente che farò del mio meglio nei prossimi.
MA SONO QUI
ED HO AGGIORNATO
E SONO SOPRAVVISSUTA ALLA MENSA DEL COLLEGE 
E ASDLKALDKFD c':
Per primo, ringrazio le 7 persone che hanno inserito la storia nelle seguite e gli altri che l'hanno preferita/ricordata, ringrazio le ben 15 recensioni dei primi 3 capitoli, e le 345 visite del primo, 3 4 5, wow.
Inoltre, ringrazio la mia dea/regina/sbriciula Alessia (aka @Bluemmings, genio del male) per avermi aiutato a scrivere e per tutti i suoi consigli, davvero, sei una stellina, non potrò mai dirti abbastanza grazie.
In questo capitolo, Michael passa un altro compleanno di merda, yay.
Ho voluto incentrare tutto su di lui stavolta, perchè credo sia importante far capire come si sente, e so che non ha ancora senso descriverlo così, senza un apparente motivo, ma col passare dei capitoli usciranno sempre più inidizi che porteranno a capire cosa lo ha fatto arrivare a diventare questo Michael un pò lunatico, che non ha un'idea precisa di quello che fa, cerca solo di restare nel suo piccolo.
Piccolo indizio: ignora il messaggio di suo padre...dehehe
Lascio a voi farvi i filmini mentali,
X
Lu
aggiornerò al più presto, ho davvero un sacco di idee per il prossimo capitolo e spero di postare il prima possibile c':
Ah, e il lyric all'inizio è Lonely boy, dei black keys, una delle canzoni che farà da colonna sonora alla fanfic gnaw


 

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Capitolo 5
*** Tickets ***


(4)
Tickets
 
 
 
 
-Sei mesi dopo-
Tyler si passò una pennellata di smalto nero sul mignolo, lucidando l’unghia scura ancora di più, poi prese di nuovo a sfogliare il Vogue che aveva comprato: in pagina  c’era un grande primo piano di Darren Criss in costume da bagno per una campagna pubblicitaria di Calvin Klein, col fisico scolpito, i capelli ricci al vento ed in viso fin troppo modificato al photoshop per essere vero. Ma nonostante la sua plasticità e bellezza fuori dalla norma, Tyler prese ad iperventilare, sventolandosi il viso con la mano.
-Salterei addosso a Darren Criss in questo preciso istante.-disse in un sospiro, Luke tolse i suoi occhiali da sole e prese la rivista fra le mani, per poi assumere un espressione disgustata ed abbandonarla malamente sul tavolino di legno, Tyler lo ammonì:
-Non trattare così la mia bambina.-
-Mi domando sempre come fai a leggere questa roba, sai?-esclamò Luke, Tyler aggrottò la fronte, come se Luke avesse appena chiesto di che colore fosse l’acqua.
-E’ la rivista di moda più importante del mondo, un mondo senza Vogue sarebbe come il burro di arachidi senza la marmellata, o il mare senza pesci o—Tyler prese respiro.-Come Calum senza il suo bel culetto.- Luke trattenne una risata e scosse la testa, stendendosi sul lettino a pancia sotto per abbrustolirsi ancora un po’, la sua carnagione molto chiara non gli permetteva di abbronzarsi molto, e quindi cercava sempre di restare il più tempo possibile al sole per raggiungere almeno il color “caramello sciolto”, come l’aveva soprannominato Tyler.
-Tyler, sei consapevole del fatto che a Calum piacciono le ragazze, vero?- disse Luke, Tyler soffiò un poco sulle dita per asciugare lo smalto più in fretta, poi disse:
-Diventerà gay, vedrai-
-Legarlo ad una poltrona e costringerlo a leggere Vague in modo da fargli uno pseudo lavaggio del cervello non gli farà cambiare orientamento sessuale.-rispose tutto d’un fiato Luke.
 -E’ Vogue, non vague, hai profanato il nome della Bibbia dei gay.- esclamò l’amico col tono di voce pieno di repulsione.-Spero Dio si sia segnato questa tua bestemmia e ti mandi in uno dei gironi dell’inferno riservati alle mozzarelle etero come te.-
-Voi due- la voce di Calum si amplificò per tutto il giardino.-Smettete di litigare e venite a parlare con Ashton, piuttosto.-
Gli occhi di Tyler sembrarono illuminarsi appena sentito pronunciare il nome “Ashton”, prima che partisse per il college erano inseparabili, erano amici da quando Tyler era ancora un ammasso di ciccia con la macchinetta e vestiti di seconda mano ed Ashton un bimbo iperattivo leggermente cleptomane.
Ashton era l’anima del loro gruppo, se non altro il ragazzo più grande; l’unico con la patente, un lavoro part-time e carta di credito, i ragazzi consideravano Ash come un fratello maggiore o un esempio da seguire, anche perché era una di quelle persone che poteva solamente piacerti, nel bene o nel male.
Capelli costantemente arruffati, occhi tendenti al verde, abbronzato e dita sproporzionatamente lunghe, Ashton era australiano dalla testa ai piedi; da quando era partito per l’Inghilterra per frequentare dei corsi in un’università non aveva perso i contatti con i suoi migliori amici, ma doveva focalizzarsi sullo studio e naturalmente alcune cose erano cambiate, ma avrebbe fatto di tutto pur di non perderli.
-Che ore sono da te?- domandò Calum, Ashton controllò l’orario sul suo cellulare.
-mezzanotte e un quarto.-rispose  l’amico dall’altro capo, il suo visino pulito coperto da riccioli castani invadeva il display.-Sono tornato adesso dalla “riunione” dei rappresentanti d’istituto.-
-Una “riunione di rappresentanti d’istituto” che finisce a mezzanotte e un quarto?- domandò ironico Luke, comparendo nella visuale della telecamera, Ashton sorrise e salutò con un cenno della mano.
-Una riunione di rappresentanti d’istituto un po’ particolare, che poteva includere qualche partita a poker.-rispose ridacchiando.-Ciao, Luke-
-E a me non mi saluti?-Il faccione di Tyler invase lo schermo del computer, Ashton salutò anche l’amico; parlarono per un po’ del più e del meno, di come si trovasse in Inghilterra, dei corsi che seguiva, di come stesse passando il tempo libero e di chi avesse conosciuto al campus, Ashton spiegò che il college gli piaceva e che tutti i ragazzi erano gentili e simpatici, aveva ottenuto un bel voto al test d’entrata e si era riuscito anche ad accaparrare dei crediti extra grazie alla nomina di rappresentante d’istituto, gli ci era voluto solo un po’ a dover imparare a guidare dall’altro lato la macchina-prova che aveva affittato, in una settimana era stato capace di fare ben tre tamponamenti “incidentali”, quando tra una chiacchiera e l’altra si fece scappare:
-Ragazzi, ma dov’è Michael?-
I tre si guardarono negli occhi un po’ spaesati ed esitarono, poi Tyler parlò:
-Non lo sentiamo da un po’…-
-Sei mesi, a dirla tutta-concluse Calum, Ashton alzò un sopracciglio.
-Sei mesi? Come mai?- chiese, Luke prese un lungo respiro e cercò di spiegargli i diversi cambiamenti nel loro rapporto con Michael, della loro tremenda sfuriata il giorno del suo compleanno e del suo pessimo carattere, gli spiegò che dall’anno prima stava solo andando a peggiorare e le avevano provate tutte per poterlo aiutare, per poter rimettere qualche suo pezzo a posto, ma nulla sembrava aiutarlo.
-Oh.-fu tutto quello che Ashton riuscì a dire, poi cadde il silenzio per un po’.-Mi manca, sapete?-
-Anche a me manca, Ash.-disse Tyler.-Ma a me manca il vero Michael, non questa specie di “Michael -vagabondo-senza sentimenti”di adesso, dovresti vederlo in che pessimo stato è combinato.-
-Inoltre—aggiunse Calum.-Sua madre lo vuole spedire in un’accademia militare per l’estate in Inghilterra!-
Ashton aggrottò la fronte e assunse un espressione pensierosa, poi disse:
-Sai come si chiama quest’accademia, per caso?-
-La Sandhurst military qualcosa, mi pare.-rispose velocemente Luke, Ashton spalancò la bocca e rise piano.
-E’ proprio affianco al dormitorio est dell’università, qui a Camberley.-disse il ragazzo alzandosi in piedi ed aprendo le tendine della propria finestra: indicò col dito una grossa struttura antica nascosta dietro un muro di mattoni.-Coincidenza?-
-Già, una vera coincidenza.-mormorò Calum.-In ogni caso, c’è un vero motivo per cui ci hai chiamato? –
-Oltre a voler probabilmente dichiarare al tuo miglior amico Tyler Oakley di essere perdutamente innamorato di lui?- bofonchiò Tyler sottovoce, Luke gli diede una leggera gomitata e gli scoccò uno sguardo che Tyler interpretò come “Non è il momento”, frase oramai tipica dell’amico.
-Tyler, mi dispiace deludere le tue aspettative-rispose Ashton in una risata.-Ma vi ho chiamato per proporvi un’offerta per vivere una delle più emozionanti estati della vostra vita.-
-Spara-disse Luke.
Ashton afferrò lo zaino che aveva scaraventato per terra e prese a frugare all’interno, dicendo:
-Come voi maschietti  ben sapete, io so cavarmela parecchio bene a poker- Il bruno affondò la mano nella tasca posteriore dello zaino.-E stavolta, i premi messi in palio dai rappresentati d’istituto erano belli grossi, e tutto quello che io vorrei per quest’estate è rivivere i bei vecchi momenti con i miei migliori amici. E dopo innumerevoli vittorie, ho fatto jackpot ed ho vinto!-
Tyler soffiò svogliatamente sulle unghie ed esclamò, scocciato:
-Arriva al punto, prima che mi si secchi lo smalto e non abbia più alcuna scusa per far finta di non sentirti.-
Ashton alzò gli occhi al cielo e riprese a cercare nel suo zaino; mormorò un “Eccoli!” ed alzò al cielo un mazzetto di biglietti colorati.
-Ragazzi, ho vinto sei biglietti gratuiti per il Glastonbury festival.-
Tyler sembrò improvvisamente disinteressato alle sue amate unghie e lasciò andare di botto la sua rivista, Cal e Luke fissarono i biglietti fra le mani dell’amico.
-Non ci posso credere-disse Calum in un sussurro.
-E—Ashton prese fiato, sembrava un bambino di cinque anni tutto eccitato.- Posso portare chi voglio, e sapendo che voi ragazzi passerete un’altra estate a poltrire sul divano di Luke a giocare a Battlefield, fumare e suonare cover dei Blink 182, ho pensato: “Ehi Ash, perché non spendi i soldi che hai nel fondo cassa per una buona causa e porti quei culi mosci dei tuoi amici australiani da te?”-
-Ash no.- disse Calum.-Non possiamo accettarlo-
-Consideratelo come un regalo da parte del vostro amico a distanza-disse velocemente Ashton.-Allora, ci state si o no?-
E dopo una lunghissima pausa decisiva e qualche chiamata ai propri genitori, i ragazzi alzarono all’unisono un pollice in su.
-Ci stiamo.-Dissero in coro, Ashton saltò in piedi dalla sedia ed iniziò ad esultare animatamente, poi gli si accese una lampadina.
-Oh ragazzi, devo proprio attaccare, domani ho una lezione.-tagliò corto, salutò i ragazzi e mise giù, aprendo direttamente un’altra videochat.
 
 

 
-Time keeps movin' on,
Friends they turn away.
I keep movin' on
But I never found out why
I keep pushing so hard the dream,
I keep tryin' to make it right
Through another lonely day, whoa-

La voce di Janis Joplin venne strozzata da il fastidioso segnale acustico di “Skype”, Michael imprecò sotto voce: -Merda, proprio durante la mia parte preferita!-
Mise la sigaretta fra le labbra e allungò il computer sulle gambe ancora coperte dal lenzuolo, nonostante fossero le tre del pomeriggio non aveva intenzione di lasciare il suo letto.
“Ashton Irwin in chiamata” apparve sullo schermo, Michael trasalì; non sentiva Ashton da parecchio, se non proprio da quando lo scorso settembre era partito per il college, si grattò gli occhi e premette su “rispondi”, esitando.
-Michael!-disse entusiasta Ashton , il visino illuminato solo da una lampadina da notte, Michael aggrottò la fronte.
-Ciao Ash- disse interdetto.-Uhm…come mai mi hai chiamato?-
-Perché fino a prova contraria, sei uno dei miei migliori amici che non vedo da parecchio, e proprio per questo motivo avrei tanta voglia di poterti rivedere.-
Michael fece un tiro dalla sigaretta e soffiò via tutto il fumo, appannando la webcam, Ashton mormorò “Cazzo Michael, sei diventato una specie di canna fumaria di un’industria chimica!”.
-Cosa intendi?- disse Michael, Ashton tirò fuori uno dei biglietti per Glastonbury.
-Ho saputo che verrai qui per l’estate alla Sandhurst, sai che è l’edificio adiacente al mio dormitorio?-esclamò l’amico, sventolandosi il viso con il biglietto.-Oggi sono riuscito ad ottenere dei biglietti gratuiti per il Glastonbury festival, questo luglio, e ci terrei davvero tanto se tu venissi!-
-Come fai a sapere della Sandhurst?- chiede Michael, ricordandosi improvvisamente del fatto che in meno di due mesi sarebbe dovuto partire per frequentare una stupida accademia militare.
-Le voci girano in fretta, Mikey.- rispose l’amico.-La proposta è questa: Tu ti fai fare un visto o qualcosa nel genere in cui dici che io sono un tuo parente, ed io e te andiamo per tre giorni a spassarcela ad uno dei più importanti festival di musica rock della storia! È un po’ come un paghi uno prendi due: fai felice tua madre, te stesso ed anche uno dei tuoi migliori amici!-
-Quindi—Michael spense la sigaretta nella ceneriera appoggiata sul comodino.-Tu mi hai chiamato dall’Inghilterra, dopo quasi un anno senza farti più vedere per propormi di venire con te ad un festival, fingere che tu faccia parte della mia famiglia e probabilmente facendomi cacciare ancora più nei guai di quanto io sia?-
Ashton fece un’espressione pensierosa e poi scrollò velocemente le spalle.
-Sì, una cosa del genere-
-Ash…-
-Michael, non hai scuse: mi manchi davvero tanto, e mi mancano le sciocchezze che facevamo insieme e mi manca il vecchio te, e farò di tutto pur di convincerti a venire, so che stai passando un brutto periodo e che sono successe delle cose ma io vorrei rimediare, e penso questa sia un’ottima occasione, ti basta dire un semplice “sì” e mi renderesti pienamente felice.- Ashton disse tutto d’un fiato, con la voce più convincente che poteva assumere.-Dimostrami che c’è ancora quel Michael che conosco.-
Michael si morse dentro la guancia ed esaminò gli aspetti positivi e negativi:
Aspetti positivi: andare ad uno degli eventi musicali più importanti dell’ultimo millennio, ascoltare buona musica, rivedere un amico di vecchia data, ancora altra buona musica.
Aspetti negativi: venire beccato dalla polizia, discomunicato come figlio da parte di sua mamma Karen ed arrestato per frode.
Bilanciandoli, gli aspetti positivi erano di più, così prese un respiro profondo e rispose:
-Ci penserò su.-
-Lo prendo come un sì!-
-Ash aspetta io non—
-Ci vediamo a Glastonbury, Michael.-
my space;
Come promesso, finalmente la fanfiction è entrata nel vivo della storia, ed ho aggiornato il prima possibile perchè domani partirò per la Calabria e la connessione ad internet sarà scarsa, e per aggiornare dovrò intrufolarmi in un qualche bar con wi-fi gratis ed approfittare, come da brava vagabonda che sono c':

Molti si erano chiesti "come mai niente Ashton?", beh in realtà Ash in questa ff avrà uno dei ruoli più importanti, dovevo solo trovare il momento adatto per introdurlo; ed eccolo qua, un ragazzo universitario spigliato e furbo, che ha imbrogliato i suoi amici per riappacificarli...
I ragazzi hanno tutti accettato (o almeno, quasi accettato) il suo invito per il festival di Glastonbury (per chi non lo sappia, uno dei più importanti festival di musica rock della storia), le cose sembrano tutte filare liscio, ma la strada per l'Inghilterra è lunga...
Prometto di aggiornare quando potrò, presto entreranno in scena altri personaggi che intralceranno i loro piani, e molti ricordi riaffioreranno facendo scoppiare altri litigi e chissà, magari rafforzeranno un'amicizia (?)
giuro che la smetto di parlare come il presentatore di Superquark.
Grazie mille alle 23 recensioni, le 11 persone che hanno messo la storia nelle seguite, le due nelle ricordate e seguite e come al solito Alessia (@Bluemmings) che mi aiuta in ogni occasione awh
Ah, e il supporto morale della mia cara amica Francesca e Clara aka Sbriciula (@Cliffordsarms) io vi ano adlkfafldka
E ovviamente tutte le 473 visite silenziose del primo capitolo, wow, stento quasi a crederci
In nome del piercing di Michael Clifford, vi auguro buone vacanze, amen
X
Lu



 

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Capitolo 6
*** Rebel Rebel ***


(6)
Rebel Rebel


 
They put you down, they say I'm wrong
You tacky thing, you put them on


 








Tre settimane dopo, un biglietto per il Glastonbury festival riposto in una busta bianca imbrattata sul retro da pennarello indelebile con la scritta “Ash X” in grassetto si presentò nella cassetta della posta di casa Clifford. Michael fece un sospiro di sollievo appena prese la busta fra le mani, se sua madre l’avesse scovata prima di lui si sarebbe cacciato in guai seri, e altro che Sandhurst accademy, nessuna preparazione militare avrebbe potuto salvarlo da un faccia a faccia con Karen Clifford.
Nascose il biglietto nell’unico posto dove sua mamma non avrebbe ficcato il naso: la sua collezione di vinili, leggeva i nomi di qualsiasi musicista ed era l’unica cosa, in quella stanza, ad essere perfettamente in ordine. Sempre.
Michael sistemava i vinili in ordine alfabetico e li suddivideva in base al genere (o sottogenere, se ti permettevi ad inserire un disco degli Smashing  pumpkins nel “grunge” ti avrebbe guardato negli occhi con rammarico, appoggiato entrambe le mani sulle spalle e avrebbe detto pacatamente: “gli Smashing pumkins fanno alternative  grunge”, e per quanto la cosa suonasse ridicola per lui non distinguere i diversi tipi di musica era come macchiarsi di un peccato capitale); teneva ai suoi dischi più di qualsiasi altra cosa, forse perché dopo tutto quel periodo che aveva dovuto passare in casa erano gli unici che gli facevano un po’ di compagnia, e anche perché era sempre stato un appassionato di musica da quando era uno scricciolo paffuto con le t-shirt dei tour dei “Ramones” a cui andava suo padre troppo grandi per entrarci dentro e non sembrare ancora più scricciolo. L’idea che sarebbe andato ad uno dei festival di musica più importanti al mondo riusciva a portargli il sorriso sulle labbra e a fargli dimenticare per un po’ che forse le cose potevano andare meglio, anche se a piccoli passi.
Teoricamente Michael ad Ashton non aveva mai detto di “sì”, ma l’amico prese per scontato che il suo “ci penserò su” fosse un consenso con tanto di pollici in alto.
Il mese successivo passò in fretta, Michael fece le sue ultime due sedute con Jillian e decise di farle qualche domanda su Glastonbury, la sua psicologa così non lo fece parlare per tutte e due le ore della visita e blaterò su quanto influente sia stato il festival per la musica odierna, per poi domandargli il perché della curiosità, e Michael si limitava a scrollare le spalle e rispondere “così”. La donna lo salutò animatamente e gli augurò buone vacanze, gli passò una scatolina di pilloline blu e gli disse di prenderne una ogni volta si sentisse davvero debole, triste o nervoso, Michael se le ficcò nella borsa.
Si ripromise che per tutta la vacanza non si sarebbe permesso di toccarle.
Passò giugno con la testa colorata di verde acido sui libri. Ma letteralmente con la testa, perché piegato com’era sul bancone della cucina toccava con la fronte le pagine, doveva pur sempre recuperare un po’ di compiti con cui era rimasto indietro, alternando una noiosissima tesina sul pensiero consumistico degli anni sessanta a profanità sussurrate alle parole che scriveva che non si decidevano a riempire almeno una pagina di quaderno. A volte staccava, fumava una sigaretta, sgranocchiava dei Doritos che aveva trovato nel cassetto della biancheria, pensava a Tyler, Luke e Calum e a quando faceva tutte queste cose insieme a loro, scacciava il pensiero dalla mente, fumava un’altra sigaretta e ricominciava a imprecare sottovoce, ma ehi, almeno ci stava provando.
Karen tornava da lavoro alle otto e mezza di sera, Michael iniziò a prepararle la cena (o almeno ci provava) qualche volta prima che tornasse oppure chiamava una pizzeria o “Panda express”, si sforzava pure di indossare l’orologio che gli aveva regalato al compleanno (che non si intonava quasi mai alla sua canotta preferita dei METALLICA), faceva tutto questo per riguadagnarsi la fiducia di sua madre.
E per addolcire la pillola nel caso saltasse fuori che invece di andare alla Sandhurst sarebbe stato a Glastonbury con il suo vecchio amico dalle dita sproporzionatamente lunghe, Ashton Irwin.
 


 
29 giugno;
 
Alle otto e quarantadue spaccate, il taxi che avrebbe portato Michael all’aeroporto sostava fuori sul vialetto della sua casa, Michael si diede un’ultima occhiata nello specchio: capelli verdi perfettamente spettinati, t-shirt degli Iron Maiden, jeans neri così stretti da bloccargli il flusso sanguigno e anfibi scuri ai piedi, era il tipico outfit di Michael Clifford.
-Mikey, il taxi è qui fuori!-disse Karen, spuntando con la testa nella sua stanza.
-Chiudo un secondo il bagaglio.-rispose il figlio sedendosi sulla sua valigia e cercando di afferrare la zip.
-Non ti sarai portato troppe delle tue magliette con te?- disse Karen indicandogli il lembo di una canotta dei Led Zeppelin che fuoriusciva dalla valigia, Michael la rinfilò subito dentro e fece spallucce.-Ricorda che alla Sandhurst bisogna indossare la divisa!-
Chissà quanto sarò adorabile con una tuta mimetica” pensò ironicamente Michael,ridendo silenziosamente alla battuta nella sua mente, poi si ricordò del biglietto all'improvviso, ancora nascosto fra i suoi dischi.
-Merda!-gridò il ragazzo appena riuscì a chiudere il bagaglio, Karen lo sentenziò solo con uno sguardo.-Mamma, scusa, ti dispiace se esci un secondo dalla stanza?-
Il taxista premette nuovamente il clacson e Karen gli fece segno di sbrigarsi. Appena si voltò Michael si catapultò sulle mensole di vinili e tirò fuori la busta bianca, nascosta fra “First impressions of earth” degli Strokes e “Hits are for Squares”dei Sonic Youth, se la ficcò nella borsa e la chiuse velocemente.
Salutò Karen una decina di volte e si scambiarono teneri abbracci che Michael non dava alla madre da parecchio tempo, gli spezzava quasi il cuore deluderla e vederla quasi commuoversi.
-Mamma, non piangere-disse sorridendole, la donna si asciugò una lacrimuccia e tirò su col naso.
-Mi prometti che starai bene, e che tornerai di nuovo il Michael di prima? Promettimi solo questo.-gli rispose la mamma, Michael la chiuse in un ultimo abbraccio e disse quasi in un soffio “Te lo prometto”.
Prese posto nel taxi, sbrogliò gli auricolari  e li attaccò al suo cellulare. La riproduzione casuale fece partire “Rebel rebel”, di David Bowie, una colonna sonora che sembrò fin troppo adatta al momento, anche se non era sicuro di sentirsi “ribelle”. Era normale per un ribelle sentirsi una stretta allo stomaco? Sentirsi come se fare un passo falso lo avrebbe fatto finire in casini davvero grandi? Il vecchio Michael non si faceva quasi mai questi problemi, ma le cose erano leggermente cambiate e l’ultima cosa che voleva era sbagliare di nuovo.
Era nervoso, eccitato, felice e terrorizzato allo stesso tempo, e improvvisamente, durante il secondo ritornello della canzone, un’idea gli si fece spazio nella sua mente:
Stava provando qualcosa.
Erano mesi che se ne stava chiuso in camera sua, inerme ed insensibile, ed adesso sentiva tutte queste emozioni prenderlo a calci nell’intestino e minacciargli di farlo scoppiare in una risata isterica, era uscito fuori dalla gabbia e il sole lo aveva colpito il faccia e tutto gli si stava rivelando davanti e stava probabilmente commettendo un grande errore e mentendo a sua madre e sarebbe andato a Glastonbury, avrebbe visto dal vivo band musicali che si limitava ad ascoltare nella sua stanza al buio, e chissenefrega della Sandhurst e di Tyler e Calum e Luke e sua madre e Wren e suo padre e Jillian e le pillole e le sue stupide sedute psichiatriche e i cinturini difettosi degli orologi e i doritos e i ricordi brutti e persino i suoi vinili, chissenefrega di tutto, Michael voleva solo ascoltare David Bowie con la testa fuori dal finestrino e sorridere a se stesso e canticchiare sbagliando le parole perché Dio, non riusciva a capire l’accento di David, voleva  viversi le sensazioni che pensava di non poter mai più sentire.
Il tratto di strada fino all’aeroporto di Sydney durò più o meno mezz’ora, Michael pagò il taxista e si congedò, per poi trascinare la sua valigia con sé all’interno.
Il suo volo era alle undici, aveva tutto il tempo di fare il check-in con calma. La fila era scorrevole e riuscì ad imbarcare velocemente il suo bagaglio. Aveva voglia di vedere se c’era qualcosa da comprare al duty free e passò in fretta anche al passaggio dogana.
Fu mentre comprava un semplice panino al bacon e insalata che sentì una risata fin troppo familiare simile al suono emesso da un allarme antincendio  superare tutto il borbottio delle persone sedute ai tavolini del cafè. Tutti i muscoli del corpo si congelarono, impedendogli di allungare cinque dollari alla donna dietro la cassa.
-Oh merda-mormorò voltandosi e sgranando gli occhi.
Tyler, Calum e Luke lo stavano fissando nello stesso modo.





my space;
Non sono stata rapita da nessun alieno o mangiata viva da un'orca assassina, lo giuro
Sono in realtà stata bloccata in una città sperduta nel bel mezzo della Calabria senza wi-fi per venti giorni (avrei preferito il rapimento alieno)

MA HEY WADDUP I POSTED A NEW CHAPTER YAY
Per primo, grazie a tutti quelli che come al solito hanno messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate, come al solito c:
La canzone che da il titolo al capitolo è Rebel Rebel di David Bowie, ascoltatela perchè sì
YAY PLOTTWIST
TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE SU UN VOLO DIRETTO VERSO L'INGHILTERRA DI VENTIDUE ORE 
Non era programmato che succedesse questo nel capitolo, però mentre scrivevo ho pensato che così magari sarebbe stato più interessante 
MICHAEL FINALMENTE PROVA EMOZIONI FUCK YEAH, dai, non è poi tanto emo come vuole far credere c':
Spero continuerete a seguire la storia, giuro che il prossimo capitolo sarà ancora meglio e che ora che sono tornata a casa dal mio wi-fi aggiornerò più spesso
Ah, e come al solito, grazie mille ad Ale e sbrì, perchè le adoro e asdjkfvgbglhgdfsa
X
Lu


ps: tanti gattini meow vi adoro

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Capitolo 7
*** Awkward ***


(7)
Awkward





 










Michael non era sicuro se si stessero scambiando sguardi o una pallina da ping-pong immaginaria.
I suoi occhi si posavano su Luke, che li posava su di lui che a sua volta squadrava Tyler che rovinava i passaggi di occhiate sconcertate per fare un occhiolino malizioso a Calum.
-Che ci fate qui?-domandò Michael, mantenendo una distanza di sicurezza dai tre amici.
-Che ci fai tu qui-replicò Luke.
-L’ho chiesto prima io.-
-Dobbiamo prendere un aereo.-continuò Calum vago, Michael fece un verso di sorpresa molto sarcastico.
-Non mi dire!-esclamò con scarso entusiasmo, d’un tratto tutte le emozioni che provava nel taxi si erano dissolte ed avevano lasciato spazio al Michael degli ultimi mesi.
-Michael, hai le mestruazioni per caso?- disse Tyler ironico, l’amico gli alzò il dito medio in risposta.
Ci fu silenzio per una manciata di secondi, il panino tra le mani di Michael sembrava stesse diventando un pezzo di ghiaccio, Calum poi si schiarì la voce e ruppe la tensione.
-Stai partendo per l’Inghilterra, giusto?-
-Già-
-Quale aereo prendi?-
-British airways delle undici e dieci, e voi?-
-Idem.-
Michael sgranò gli occhi e aggrottò la fronte confuso.
-Come?-
-Prendiamo il tuo stesso aereo, andiamo anche noi a Londra.- disse Luke imbarazzato.
-E perché…- chiese Michael ancora più confuso, poi i ragazzi riuscirono quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto, realizzò dopo qualche secondo lasciando la frase a mezz’aria. -Non ci credo-
Aprì lo zaino che aveva appoggiato su una spalla e scavò dentro alla ricerca del cellulare, lo tirò fuori e compose il numero di Ashton. I ragazzi lo attorniarono per sentire la conversazione.
-Uhm, Michael, In Inghilterra sono le undici e mezza di sera-gli ricordò Calum, Michael lo ignorò e continuò ad aspettare che l’amico rispondesse.
Quando scattò la segreteria telefonica, prese il telefono e lo scaraventò nello zaino innervosito, se lo rimise in spalla e se ne andò a passo svelto, lasciando i suoi amici indietro.
-Ma dove vai?- disse Luke ad alta voce ed inseguendolo, Michael scosse la testa e continuò ad avanzare. Calum riuscì a raggiungerlo e gli mise una mano sulla spalla.
-Ti vuoi fermare un secondo e dirci cosa succede?- esclamò con la voce un po’ alterata, Michael sbuffò e si voltò.
-Ashton mi ha preso per il culo, ecco cosa succede!- disse seccato, iniziando a gesticolare come faceva ogni volta che iniziava ad agitarsi. I ragazzi si guardarono negli occhi e cercarono di metabolizzare quello che Michael stava dicendo.
-Per caso Ash ti ha dato un biglietto per il Glastonbury festival?- domandò Tyler, Michael annuì mestamente.
-E scommetto che ne ha dato uno anche a voi, vero?- replicò l’amico, tutti e tre annuirono di rimando.-Come pensavo.-
Michael si sistemò lo zaino dietro le spalle e ci si strinse dentro, i  ragazzi presero a guardarsi  le scarpe imbarazzati, si sarebbero dovuti aspettare qualche cosa del genere da Ashton, era sempre stato un ragazzo un po’ manipolatore, che otteneva sempre ciò che voleva con sotterfugi e raggirando le persone, ma non capivano il perché non avesse detto a loro che Michael sarebbe venuto e viceversa. Sapeva benissimo che i quattro  avevano avuto dei trascorsi negli ultimi mesi, e l’idea più geniale che gli era venuta era quella di imbarcarli insieme su di un volo di ventidue ore dall’Australia all’Inghilterra per un’allegra gita al Glastonbury festival, con la convinzione che non si sarebbero scannati a vicenda prima dell’atterraggio dell’aereo.
Attenzione prego, i passeggeri del volo A47 British Airways per Londra, Heathrow, sono pregati di dirigersi al gate dieci per l’imbarco
La voce metallica e gracchiante degli altoparlanti annunciò l’apertura del gate, i ragazzi si fissarono un’altra volta in viso.
-E’ il nostro.-disse Michael a bassa voce, loro annuirono mestamente e si incamminarono verso le porte del gate senza spiccicare una sola parola, Tyler, come era suo solito fare, cercava di spezzare la tensione facendo qualche battuta e scherzando su come “i turisti tedeschi non si siano ancora resi conto che i calzini con i sandali li facciano sembrare dei coglioni”, ma nessuno era veramente in vena di ridere.
Passarono il controllo dei passaporti e si incamminarono nel corridoio che portava all’aereo, Michael prese posto vicino al finestrino e accasciò il suo zaino ai piedi, e nonostante gli auricolari nelle orecchie riusciva lo stesso a sentire la voce di Tyler schiamazzare nel passaggio.
-Luke, muovi quel culo floscio, sto soffocando!-esclamò spingendo in avanti l’amico, Luke si voltò e lo spinse a sua volta.
-Datti una calmata, Oakley!- disse Luke, tendeva a chiamare le persone per cognome ogni volta che si irritava.Tyler gli diede una gomitata leggera e Luke gli rispose con una più pesante, finché Cal non si intromise e cercò di dividerli inserendo un braccio fra i due, ma venne scaraventato qualche sedile più avanti addosso ad una signora seduta sul sediolino esterno. Calum arrossì a dismisura ed iniziò a balbettare “mi scusi” una decina di volte, la donna gli scoccò uno sguardo gelido e mormorò qualcosa in francese che Cal interpretò come “che ritardato”, Michael non poteva fare a meno di ridere.
-Che fai, ridi di noi?- disse Luke prendendo finalmente posto qualche fila dietro di lui, Michael si voltò e abbozzò un sorriso.
-Forse, non ci posso fare niente se siete una banda di teste di cazzo.-rispose scherzosamente, Tyler si buttò a peso morto sul sedile accanto a quello di Luke e squadrò Michael, mettendosi teatralmente una mano sulla bocca.
-Oh mio Dio, Michael che sorride!-Disse entusiasmato.-EVENTO STRAORDINARIO, IL SEGAIOLO MICHAEL GORDON CLIFFORD SORRIDE, O STASERA PASSA LA COMETA DI ALLEY O I PIANETI SI SONO ALLINEATI!-continuò gridando ad alta voce, Luke gli tappò la bocca con il palmo della mano e scoppiò a ridere insieme a Michael e Calum, seduto da solo nella fila di destra, finché una ragazza non prese posto al suo fianco. Luke e Michael si voltarono verso il bruno e gli fecero un occhiolino divertito. Luke gli mimò con la bocca “scambio posto?”, Calum rise piano e rispose mimandogli : “Sei un morto di figa, Hemmings”, e Michael non fece altro che ridergli e non dargli torto.
Dopo che uno Steward dai capelli brizzolati mostrò le norme di sicurezza con in sottofondo i commenti di Tyler (“sono sicuro al cento per cento che sia gay, starei ad accarezzargli i capelli per tutte e ventidue le ore di volo”), il segnale di allacciarsi le cinture si illuminò e l’aereo si preparò per il volo. In meno di dieci minuti  solcava già il cielo limpido di Sydney, le nuvole sembravano tanto fatte di zucchero filato e le barche posate nell’oceano erano piccoli puntini bianchi. Michael mise la testa appoggiata sull’oblò e schiacciò il viso sul vetro, era così preso a guardare sotto di lui che non si accorse di non essere solo nella sua fila; una mamma ed un bambino avevano preso posto accanto a lui, e il pianto del piccolo riuscì a fargli tornare i piedi per terra (metaforicamente).
Il bimbo non smise di piangere neanche dopo che il segnale delle cinture si spense, la mamma cercava in tutti i modi di zittirlo, finché non si spazientì e lo lasciò lamentarsi accanto a Michael, che aveva oramai alzato al massimo un pezzo dei Led Zeppelin per sovrastare il pianto, ma niente, sembrava avesse un microfono in gola.
Così Michael prese il suo zainetto e si alzò in piedi, non avrebbe mai passato tutto il viaggio con un bambino lagnoso al suo fianco.  Si avvicinò timidamente qualche sedile dietro di lui, accanto a Tyler e Luke.
-E’ libero?- domandò indicandolo, i due gli diedero un’occhiata interrogativa.
-Dipende-esclamò Luke, posando le cuffie attorno al collo.-Sei qui per stare con i tuoi ex migliori amici e chiedere loro scusa o per fuggire dal bambino demoniaco?-
-Scusa per cosa?-
-Per esserti comportato come uno stronzo per gli ultimi cinque mesi.-continuò Calum voltandosi verso di loro, Michael si morse l’interno della guancia, come se l’idea non gli andasse tanto a genio: aveva comunque le sue motivazioni per essersi comportato così, e sperava loro le avessero almeno capite. Così fece un respiro profondo e scese a compromessi:
-Facciamo così: voi mi fate sedere, spartiamo le due confezioni di M&M’s che ho nel mio zaino e mi salvate dalla probabile perdita del senso dell’udito. Ci state?-
Luke, Tyler e Calum si guardarono per qualche secondo, poi Tyler sospirò e passò una mano nei suoi capelli lilla;
-Vai, siediti.-disse sorridendo, Michael sorrise soddisfatto e prese posto ringraziandoli appagato.-Ma sappi che è solo per gli M&M’s.-
 

 
 






my space;
Hi, it me.
Sarà la novantesima volta che cerco di aggiornare, scusatemi, ho avuto un paio di problemini in casa.
MA SONO QUI ED HO AGGIORNATO E QUESTO CAPITOLO E' CORTISSIMO E FA CAGARE E MI DISPIACE :cc
Vi prego, non odiatemi vi do un gattino
in primis, ho raggiunto 38 recensioni totali e 691 visite del primo capitolo, non ci credo, grazie infinite :o)
Ringrazio le 18 persone che seguono la fanfiction e le 6 che l'hanno messa nelle ricordate, siete tutti troppo carini e dolci mi fate venir voglia di amare il mondo (il che è difficile considerando che odio il genere umano <3)
In questo capitolo c'è una pace "apparente" fra i ragazzi, sarà destinata a durare? O il loro volo finirà come uno degli aerei della MalasyaAirlines?
Spero non vi dispiaccia la gif all'inizio, è così che mi immagino sia vestito Mikey e adslkjflkj, quanto è quel ragazzo, quanto?
Poi volevo chiedervi una cosa: Avevo intenzione di creare su twitter degli specie di roleplays (che sta letteralmente per "giochi di ruolo") dei personaggi della fanfiction, se qualcuno vuole ad esempio impersonare un personaggio in particolare dica pure gnaw
Se l'idea vi fa cagare ditemelo, grazie stelline c:
Prometto di aggiornare al più presto , ho già il capitolo pronto e non vedo l'ora di postarlo! 
Grazie ancora, se volete mi trovate anche su twitter @fjuorescent
Mi eclisso, ho parlato troppo, torno a guardare teen wolf gnaw
X
Lu



 

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Capitolo 8
*** Minivan ***


(8)
Minivan




 













Dopo ventidue ore di volo, quattro sonnellini in posizioni improbabili e diversi rimproveri per il “disturbo” recato a tutti i passeggeri della classe economica sull’aereo, i ragazzi erano distrutti.
Durante l'atterraggio vennero accolti da una leggera pioggerellina estiva, il rumore del russare di Michael superava la voce metallica del pilota.
-Mikey, stiamo atterrando.- Luke spinse l’amico diverse volte sulla spalla nel vano tentativo di svegliarlo, Michael gemette e appoggiò la testa sulla spalla dell’amico, accoccolandosi attorno al suo braccio e mormorando “ancora cinque minuti” soffocati, Luke scosse la testa e gli sorrise.
-AW! Dite “cheese”!- esclamò allegro Tyler scattando una fotografia con la piccola fotocamera che aveva al collo, il flash costrinse Michael ad aprire gli occhi: Nonostante il viaggio, i capelli di Tyler erano in perfetto ordine, i suoi occhiali quadrati posati sulla fronte e il visino pulito e sveglio più che mai, pensava che dietro la sua schiena Tyler nascondesse delle batterie ricaricabili.
-Che ore sono?- disse Michael, la voce gli suonava tanto ovattata nella sua testa, e l’espressione confusa di Tyler e Luke fece capire che aveva mugolato parole senza senso,“Chwew owew swonwow?” .
-Saranno circa le nove e mezza del mattino- esclamò Luke vago.-O forse le dieci, non ne ho idea-
Michael si stiracchiò e con la coda dell’occhio intravide Calum praticamente avvinghiato alla ragazza seduta accanto a lui, tutto preso ad accarezzarle i capelli.
-Sembra che Calum se la sia passata meglio di tutti noi- disse sarcastico Luke, indicando l’amico con la testa, il bruno si voltò verso gli amici ed alzò un pollice insù.
Le ruote dell’aereo toccarono terra e Michael sobbalzò sul suo posto, mantenendosi la testa che gli girava ancora fra le mani, l’ultima volta che aveva viaggiato oltreoceano aveva circa dieci anni e l’energia sprizzare da tutti i pori, non ricordava che il jetlag potesse essere tanto distruttivo. Le gambe erano intorpidite e iniziò a sentire pungere le sue braccia scoperte per il freddo, aveva intensione di strofinarsele e riscaldarsi, ma non aveva le forze di muovere un muscolo.
-Mi sento come se fossi ubriaco e dieci trattori mi abbiano investito.- disse, le parole che gli uscivano da bocca somigliavano a dei lamenti farneticati, Tyler si spiaccicò contro Luke ed alzò la fotocamera in aria gridando “Selfie!”. Il flash accecò i due ragazzi e per un attimo Michael giurò di vedere tanti puntini blu e rossi ballargli la macarena nelle pupille.
-Tyler ma come cazzo fai?-disse Luke slacciandosi la cintura di sicurezza, Tyler sogghignò ed afferrò il suo zainetto.
-Ho dormito durante lo scalo ad Hong Kong, mentre tu, Michael e bel Culetto vi sfidavate a “four pics one word”. Ah, ed ho bevuto cinque icepuccino.- rispose.
-Cinque?-
-I benefit di stringere amicizia con gli Steward affascinanti di British Airways-continuò alzandosi in piedi e facendo un occhiolino divertito, i due risero piano e lo seguirono lungo il corridoio.
-Ragazzi.-una mano toccò la spalla di Michael e Tyler, che si trovarono faccia a faccia con un Calum sorridente.
-Com’è andata con la tua compagna di volo?- chiese Luke curioso, Cal avvampò improvvisamente.
-E’ andato tutto bene, finché non ci sono state delle turbolenze.- Calum sospirò.-E lei aveva paura ed era tanto carina e poi ha iniziato a stringermi forte la gamba. Molto forte.-
Lo fissarono confusi per qualche secondo, poi Calum  guardò i suoi piedi e concluse:-Ho avuto un problemino nei pantaloni.-
I ragazzi scoppiarono rumorosamente a ridere, la risata di Tyler sovrastava il mormorio di tutti i passeggeri che lasciavano l’aereo ed aveva spasmi alle braccia incontrollabili, Calum si mise un dito sulla bocca come segno di farli stare zitti ed arrossì ancora di più.
-Fanculo, ragazzi.-
-Scusaci Cal-disse –O almeno—cercò di dire Michael fra le risate.-E’ che sei così imbranato-
-E’ una cosa carina però!- continuò Luke ridacchiando, Cal scosse la testa ed incrociò le braccia al petto.
-Io sono  leggermente offeso del fatto che non ti si è alzato a causa mia.-disse Tyler sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso.-Se mi avessi detto che avevi un’erezione avrei potuto darti una mano.-
-TYLER!-gridò Luke.
-Letteralmente, una mano.-continuò Tyler facendo un occhiolino a Calum, il quale roteò gli occhi e camminò a passo svelto lungo il corridoio.
-Sei un maniaco sessuale, Tyler- esclamò mentre tirava fuori il passaporto, i ragazzi lo seguirono e copiarono i suoi movimenti, uscendo dall’aereo e percorrendo un altro lungo corridoio che portava dentro l’aeroporto di Heathrow, Michael si pentì immediatamente di non essersi portato con lui una giacca.
-Fa’ freddo!- disse stringendosi nelle spalle, gli altri annuirono.
-Non siamo più a Sydney, eh?- esclamò Calum strofinandosi le mani sulle braccia.
Passarono velocemente il controllo passaporti ed aspettarono pazientemente l’arrivo dei loro bagagli, ma sul nastro trasportatore sembravano girare sempre gli stessi.
Era calato di nuovo un silenzio imbarazzante fra i ragazzi, Luke prese a giocare col suo piercing al labbro, Calum fissava le valige che passavano e Tyler fotografa tutto quello che gli capitava. Dopo tutte quelle ore insieme avevano esaurito gli argomenti di cui parlare, e non avevano ancora chiarito nulla riguardo al loro litigio, quindi tutto quello di cui avevano chiacchierato sull’aereo era solo per ammazzare il tempo, e Michael lo riconosceva, perché al momento si stavano ignorando come se l’unica cosa che avessero condiviso nella loro vita fosse solo uno stupido viaggio di troppe ore, e non ben dieci anni di amicizia.
L’unico auricolare che aveva ancora nell’orecchio eseguiva un pezzo dei Clash a cui Michael non stava recando attenzione, Luke allungò la mano verso una grossa valigia gialla  ricoperta da scritte a pennarello che leggevano dediche e nomi di gruppi musicali (che Michael riconobbe).
-Ecco la mia.-esclamò.
Dopo poco arrivarono anche il bagaglio di Calum, Michael e quello di Tyler (che tanto per la cronaca, era una valigia di un viola acceso simile ai suoi capelli pesante come un orso incinto), i ragazzi presero a camminare verso l’uscita del gate.
C’era una folla di gente pronta ad accogliere i passeggeri del loro volo, Calum sobbalzò e si nascose dietro la figura snella ed alta di Luke appena vide passare la sua compagna di viaggio, che si fece scappare una risatina appena lo vide e lo salutò con un cenno della mano.
I ragazzi si fecero spazio fra la gente che sbarrava loro la strada ed arrivarono nel bel m ezzo dell’aeroporto, a pochi passi dall’uscita.
-Quindi-iniziò Michael.-Che si fa adesso?-
Si guardarono intorno spaesati per un po’, lasciando la domanda di Michael sospesa nel vuoto, fuori piovigginava e nessuno sembrava avesse tanta voglia di abbandonare il tepore dell’aeroporto.
Michael si voltò e gli venne una stretta allo stomaco appena vide un uomo in divisa mantenere fra le mani un cartello che leggeva, in stampatello: “Clifford”.
-Cazzocazzocazzocazzo-disse tutto d’un fiato Michael, l’uomo sembrò notarlo e iniziò ad avvicinarsi, impallidì appena lesse lo stemma sulla sua giacca verde: Sandhurst military accademy.
-Salve-iniziò l’uomo, Michael deglutì e alzò la mano per salutare.-Per caso lei è il signor—
-ROBERT!-
Alle spalle dell’uomo comparve un ragazzo dai mille ricci chiari sparati in testa, bloccati sulla fronte da una bandana rossa, in viso aveva l’espressione più sorpresa che avessero mai visto ed una voce squillante, con un duro accento australiano che comparato a quello di Luke, Calum, Michael o Tyler sembrava lui fosse stato cresciuto da dei canguri. I ragazzi conoscevano una sola persona tanto stramba quanto unica: Ashton.
-ROBERT GALLAGHER, AMICO MIO!- Ashton cinse le braccia attorno al collo di Michael, sibilandogli nell’orecchio “stai al gioco”, odorava di pioggia, acqua di colonia e fumo.-DA QUANTO TEMPO!-
-Eh già-fu tutto quello che riuscì a dire Michael, sfortunatamente le sue doti teatrali lasciavano a desiderare.
L’uomo fissò i ragazzi interdetto e sorrise mestamente, allontanandosi col cartello ancora fra le mani, Michael tirò un sospiro di sollievo.-Per un pelo-
-Ora che ti ho salvato la vita ,voglio un abbraccio!- esclamò Ashton  sorridendo a trentadue denti, aveva un vero e proprio sorriso splendente e grande, che gli scavava due fossette nelle guance. Michael sorrise a sua volta e strinse l’amico, che gridò agli altri “MUOVETE IL CULO E ABBRACCIATEMI ANCHE VOI!”, si unirono tutti in un grande abbraccio che sembrò durare un’eternità. Tyler iniziò a tirare su col naso, come se stesse trattenendo le lacrime.
-Aw Tyler!- disse Luke cacciando fuori il labbro inferiore, il ragazzo sorrise e trafficò velocemente dentro le sue tasche, tirando fuori la fotocamera e scattando una fotografia del gruppo.
-Questo è il mio nuovo screensaver- mormorò ridacchiando.
Si sciolsero dall’abbraccio e Calum chiese: -Che ci fai qui?-
-Sono venuto a prendervi, ho parcheggiato qui fuori.-esclamò Ashton infilando le mani nelle tasche del suo stretto jeans nero.-Ed ho salvato il culo a Michael, se non fosse per me adesso eri su un bus diretto all’accademia  militare “figli-di-papà-con-problemi-a-gestire-la-rabbia” –
-Ti ringrazio.-disse Michael ridendo divertito.-Ma adesso che ne sarà del taxista?-
-Aspetterà l’ipotetico arrivo di un ipotetico Michael Clifford che, ipoteticamente, non ci sarà.- esclamò con indifferenza Ashton, sorridendo flebilmente.-Più che altro, sono sorpreso che non abbiate fatto saltare in aria l’aereo prima che toccasse terra.-
I quattro sembrarono ricordare improvvisamente il perché si trovassero tutti lì, e ricordarono anche che Ashton li aveva imbrogliati. Strabuzzarono gli occhi all’unisono.
-A proposito di questo-disse Luke serio.-Ci hai raggirato!- continuò, Ashton batté le mani ironicamente e scoccò a Luke un grande sorriso.
-Complimenti per l’intuito, Luke-disse sarcastico, Luke aprì bocca per controbattere, ma Ashton proseguì.-Ma guardate il lato positivo: siete tutti interi, non avete fatto scoppiare alcuna rissa, ci siamo abbracciati e ci vogliamo tutti bene e nessuno odia il mitico Ashton  Irwin per uno stupidissimo imbroglio!-Ashton prese fiato.-Chi vuole un passaggio?-
I ragazzi crucciarono lo sguardo e rimasero immobili, mentre Ashton iniziò a camminare verso l’uscita, si arresero quando si resero conto che non si sarebbe fermato e lo seguirono.
-Sei un manipolatore del cazzo Ashton!- sbottò Michael, l’aria fredda e le goccioline di pioggia che gli cadevano sulle braccia lo fecero incollerire solo di più.-Sapevo che avresti fatto un altro dei tuoi giochetti mentali! Non avrei mai dovuto accettare il tuo stupido invito!- si autocommiserò, Luke gli posò una mano sulla spalla per cercare di calmarlo, ma Michael se la scrollò di dosso e  continuò a seguire Ashton.
-Ora sono nella merda, se in quella dannatissima accademia si accorgono che ho saltato i primi corsi mia madre mi ammazza! Ed è tutta colpa tua!- proseguì, quando lo raggiunse e lo prese per le spalle, Ashton trasalì.-Fai un’altra delle tue manipolazioni quando mia madre verrà a sapere di tutto quest—
-Datti una calmata, Mike!- gridò Ashton liberandosi dalla presa di Michael.-Non è un fottuto raggiro o “manipolazione”, come la chiami tu, okay? Ho fatto tutto questo per poter rivedere i miei migliori amici, e specialmente per te, razza di idiota!-
Ashton cacciò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette, a quanto pare non aveva perso il vizio nonostante l’anno precedente avesse promesso che avrebbe smesso al più presto, ne infilò una in bocca. L’accese, fece un tiro profondo e ricominciò:-C’ero anch’io l’anno scorso, so cosa è successo, e so che di recente non tirava  buona aria fra di voi, ed ho saputo anche del soprannome, Ruuri…-
Michael rabbrividì appena sentì quella parola uscirgli di bocca, il freddo gli pungeva le braccia e strinse forte la presa sul manico della valigia.
-Ti prego, evitiamo l’argomento.-disse Michael, Ashton annuì.
-Il punto è che, appena ho ricevuto i biglietti per il festival, ho pensato subito che sarebbe stato un sogno poter vivere un’esperienza del genere con voi, e non ho detto che sarebbe venuto Michael perché sapevo che avreste rifiutato, ma non volevo prendervi in giro.-riprese Ashton facendo lunghi tiri con la sigaretta, come gli era solito fare, si ridusse velocemente ad un mozzicone.-Volevo mettere a posto le cose, ma a quanto pare ho fatto solo altri casini, eh?-
I  quattro sospirarono e si guardarono interdetti fra di loro, quando finalmente Luke aprì bocca:
-Non hai fatto nulla, Ash, scusaci.-
-Mi odiate?-
-Non potremmo mai odiare il “mitico” Ashton Irwin.-continuò Tyler scherzoso, Ash sorrise di nuovo e ridacchiò piano, poi spostò lo sguardo verso Michael:-E tu hai qualcosa da dirmi?-
Michael sbuffò e rise allo stesso tempo:-Scusa per averti attaccato così.-
-Scuse accettate.- mormorò indietro Ashton sorridendo.-Dai, muoviamoci che mi scade il parcheggio!-
I ragazzi seguirono Ashton fin dentro il parcheggio, riparandosi dalla pioggia che aveva iniziato a scrosciare più forte, il riccio fece girare fra le dita le chiavi dell’auto. I ragazzi erano decisamente spaesati, non solo per il jetlag tremendo, bensì anche nei confronti di Ashton, non sapevano esattamente se erano arrabbiati con lui, delusi o quasi anche contenti delle sue azioni, e decisero di mettere da parte questa storia finché le acque sarebbero state apparentemente calme.
-Ragazzi- iniziò Ashton, premendo un tasto sulle chiavi, un paio di fanali enormi si illuminarono.-Vi presento il nostro mezzo di trasporto per il Glastonbury festival. Mezzo di trasporto, ti presento i ragazzi.-
Per qualche secondo sperarono Ashton avesse per sbaglio preso delle chiavi sbagliate e che la sua auto fosse in realtà quella Lotus Elise parcheggiata qualche posto più in fondo , ma non era così.
Un minivan rosso laccato, lungo diversi metri e dalle grosse ruote sostava in uno dei posti parcheggio, spiccava fra il resto delle auto a causa della sua stazza enorme. Ashton si avvicinò alla portiera e si ficcò dentro, accendendo il motore che emise un rumore preoccupante e facendo segno ai ragazzi di entrare. I quattro esitarono un po’ e si avvicinarono al furgoncino, caricando i bagagli nel retro: c’erano diverse file di sediolini e piccoli finestrini in alto, fra cui un tettuccio apribile sulle loro teste. Era abbastanza capiente, se non fosse stato per la spazzatura che Ash teneva dentro. C'erano cimeli di ogni tipo, adesivi di gruppi musicali appiccicati sulle portiere rovinate, uno scacciasogni rumoroso appeso sotto lo specchietto retrovisore e tanti, tanti cd sparsi sotto i sedili in tessuto. Ashton era sempre stato un tipo eccentrico, diverso dalla massa, ma anche piuttosto imprevedibile, ed i ragazzi avevano imparato a conoscerlo, trovandosi sempre in situazioni assurde quando lui era nei paraggi. 
E questa non era una da escludere.
-Perdonatemi per il…disordine.-disse Ash prendendo posto alla guida, guardando Calum disgustato raccogliere da uno dei sediolini un pezzo morsicato di un panino al formaggio.
Ashton uscì dal parcheggio e andrò dritto verso l’autostrada, spalancando il finestrino e sorridendo trionfante.
-I 5 SONO RIUNITI!-gridò fiero il riccio, sperando che i suoi amici esultassero insieme a lui, ma erano tutti e quattro caduti in catalessi appena messo in moto, Ash rise sommessamente.
Sarebbe stato un lungo viaggio.








my space;
S A L V E
Sono le due e quarantasette del mattino, e boh, ho voluto aggiornare perché non ce la facevo più ad aspettare, avevo troppa voglia di postare questo capitolo (corto, come al solito, non odiatemi) c:
PER PRIMO, VOLEVO DIRE CHE HO RAGGIUNTO 48 RECENSIONI DO YOU HEAR ME SCREAMING HOLY FUCK 
VI AMO, VI AMO TUTTI, SIETE TROPPO GENTILI E CARINI E AWH MI SI SCIOGLIE IL CUORE A LEGGERE LE VOSTRE RECENSIONI SIGNIFICANO TANTISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMO PER ME NON AVETE IDEA QUINDI DAVVERO VI STRA ADORO MERITATE 2O12321390 GATTINI, meow.
Grazie anche alle 23 persone che l'hanno inserita nelle seguite, le 6 preferite e 8 ricordate c:
Per primo, ho creato un banner (penoso, con le grafiche faccio cagare) per la fanfic, volevo sapere cosa ne pensavate perchè ho impiegato ben TRE ORE per farlo risultare decente tre ore con break per mangiare biscotti e guardare NewGirl con mia madre
inoltre, volevo anche informarvi che ho creato i primi GDR per la ff su twitter! AYYE!
Qui sotto metterò i link, chiunque è interessato basta che mi dica chi vuole interessare ed io darò password e nome utente and shit like that c:
Parlando del capitolo, si inizia ad introdurre Ashton, un fumatore incallito, studente modello con una leggera tendenza alla manipolazione...
boh, io amo questo personaggio.
I ragazzi non hanno più la confidenza di prima, ma faranno di tutto pur di cercare di rimettere apposto le cose, l'unico problema è: collaboreranno tutti?
Ah e Calum ha un "problemino" con la sua amica di viaggio, percepite la gelosia del mio Tyler? Awh, quanto cazzo li shippo quei due...ma idk non so se renderli una gay slash o no, any suggestions?
Il prossimo capitolo è in stesura e posso solo dirvi che inizierò ad introdurre qualche nuova apparizione, che è una persona a cui voglio tantotanto bene ed ho deciso di inserire nella ff perchè awh,la amo <3

Mi sto dilungando un casino, devo smetterla che sennò inizio a dire cose senza senso
Dentifricio
Estrogeni
Piede destro
Matrimoni poligami
Pene di Calum Hood (deheh)

okay, mi ritiro
mi trovate su twitter come @Fjuorescent
X
Lu
                                                  


GDR TWITTER:
Tyler: @tmtgtyler
Michael: @tmtgmichael
Calum:@tmtgcal
Ashton:@tmtgashton
Luke:@tmtgluke
 

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Capitolo 9
*** Hostages ***


 (9)
Hostages
 
 












-Hey satan, payed my dues! Playing in a rocking band, Hey momma, look at me!
Im on my way to the promised land!
OWWW!-

Ashton tamburellò con le dita sul grosso volante del Minivan, cantando a squarciagola e muovendo la testa avanti e indietro, i riccioli che gli frustavano la fronte.
Michael aprì un solo occhio, l’altro troppo intorpidito per rispondere agli impulsi nervosi. Aveva il muso spiaccicato contro il piccolo finestrino ed i capelli verdi umidi sulla fronte, si sentiva come se avesse dormito per dieci anni steso su di un marciapiede, nella sua bocca c’era sapore di amaro ed era sicuro al cento per cento che il suo aspetto al momento non doveva essere dei migliori, considerata la gocciolina di bava che aveva ferma all’angolo della bocca, sperò vivamente nessuno l’avesse vista e se la pulì via con la mano.
-I’M ON A HIGHWAY TO HELL! ON A HIGHWAY TO HELL!- cantò Ashton , facendo con la bocca suoni che avrebbero dovuto rappresentare un riff di chitarra, ma che beno male ricordavano di più dei gargarismi con l’acqua.
-Gli Acdc, sul serio?- disse Luke stiracchiandosi riferendosi alla canzone, Ashton smise di cantare per un attimo, scoccando a Luke uno dei suoi grossi sorrisoni.
-Sono un classico, dai!- esclamò riprendendo a suonare il volante a ritmo della batteria, borbottando parole a caso dimenticatosi dei lyrics della canzone.
Michael iniziò a mettere a fuoco, notando che stavano passando per una pianura sconfinata; attorno a loro c’era solo verde, delle capre che pascolavano e puzza di ovile, qualche cartello stradale sghembo posto ai lati dell’autostrada semideserta, aveva paura Ashton li avesse portati letteralmente a sperdersi.
-BUONGIORNO!-urlò entusiasta Tyler, scattando una foto al povero ed insonnolito Michael appena si voltò.-Era ora!-
-Quanto ho dormito?- domandò disorientato Michael, stiracchiando le braccia e strofinandosi le mani sugli occhi impigriti.
-Circa due ore.-rispose l’amico senza degnarlo di uno sguardo, tutto preso dallo scorrere fra le foto della sua piccola camera.
-Due ore? Così tanto?- continuò Michael, Ashton abbassò il volume della radio e spostò lo specchietto per inquadrare il ragazzo, quell’azione fece tintinnare l’acchiappasogni che gli pendeva di sotto.
-Ma buongiorno.- esclamò sorridente.-Dormito bene?-
-Mi sento come se mi avessero imbottito di sonniferi e poi messo a dormire su dei carboni ardenti con Nicki Minaj seduta sul mio stomaco.-mugolò in risposta.-Però sì, ho riposato piuttosto bene.-
-Questo è lo spirito, Michael!- disse Ashton alzando di nuovo al massimo il volume della musica, intonando a squarciagola il ritornello del pezzo.- I’M ON A HIGHWAY TO HELL! DON’T STOP ME!
-Ash—Luke comparve alle sue spalle, Il suo onnipresente ciuffo biondo gli era ricaduto sulle tempie invece di essergli ritto in testa.-Non vorrei interromperti, ma dove ci stai portando?-
Ash sbuffò e abbassò nuovamente il volume, sperando che dopo quella domanda gli amici lo avrebbero lasciato cantare in santa pace.
-Siamo diretti al primo motel economico che incontriamo perché potrei non aver avuto tempo di prenotare un albergo…-
-Non potremmo semplicemente andare al college dove vai?- chiese con voce assonnata Luke, posando i le ginocchia sotto il mento, Ashton fece una risata nervosa e allungò una mano nella fessura nascosta sotto il freno a mano, sfilando un pacchetto di sigarette e prendendone una con le labbra.
-Se qualcuno vedesse Ashton Fletcher Irwin, studente modello della “Guildford University” entrare nel campus con quattro ragazzi mai visti in giro che ad una prima occhiata sembrano appena usciti da un corso di riabilitazione per eroinomani, perderei la mia reputazione.-disse Ashton, quando parlava la sigaretta spenta fra i denti andava su e giù, il ragazzo prese poi un accendino da sotto il sediolino e fece cenno a Tyler di aiutarlo ad accenderla, il ragazzo obbedì.
-La tua reputazione da universitario esemplare?- domandò Michael con un sorriso sornione.-Da quando in qua lo sei diventato?-
-Le persone cambiano, Mikey.-disse Ashton appoggiando il braccio con la sigaretta fuori dal finestrino, cacciò il fumo dalle narici e poi lo spostò fuori con un gesto della mano.
-Pare però tu non abbia perso il tuo vizio.-continuò Michael, Ashton esitò un secondo, poi allungò la sigaretta alla bocca e afferrò la frecciatina dell’amico, stampandosi un sogghigno sulle labbra.
-Forse.-disse ridendo, la sua risata era sempre riconoscibile e leggermente nasale, tirò un’altra volta e ricacciò fuori il braccio. Sapeva perfettamente che stava sbagliando, si era ripromesso di smettere un anno prima, davanti ai suoi genitori ed i suoi migliori amici, ma lo stress dell’università, i corsi e la sua nuova vita frenetica fecero durare la promessa non più di due settimane, quando in presa ad un crollo nervoso sulla sua scrivania, Ashton indossò la sua giacca di jeans e corse alla tabaccheria più vicina per comprarsi un pacchetto di Camel’s. Fu come mangiare qualcosa dopo uno sciopero della fame o scendere da una giostra da voltastomaco dopo troppi giri, e in una sola notte riuscì quasi a finirle tutte, passando ore e ore a fumare seduto fuori su di una panchina di fronte al negozio dove aveva acquistato. Ashton stava meglio, ma moralmente, aveva la coscienza sporca, sporca quasi quanto i suoi polmoni. Ma lui avrebbe smesso prima o poi, lo avrebbe fatto, costi quel che costi, ci stava impiegando solo del tempo, ma l’avrebbe fatto. Il suo rapporto tossico di odio/ossessione col fumo doveva terminare.
-Sarà la quinta che fumi in due ore.- disse Luke.-Ti fa male.-
-Pensi io non lo sappia?- esclamò Ashton, retorico.-Vi ho detto che avrei smesso e lo farò, datemi del…oh! I BLACK SABBATH!-
Ashton lasciò la frase a mezz’aria e lanciò via la cicca, alzando di nuovo il volume della radio e intonando le parole di “Heaven in hell”, cercando almeno di indovinarne una.
-Quindi-esordì Michael.-Ora fumi ancora di più, ascolti musica apparentemente buona rispetto a quando sentivi i “Nickleback” e—Ash frenò bruscamente il minivan, le ruote sgommarono sull’asfalto e alzarono parecchia polvere.
-COS’HAI DA DIRE SUI NICKLEBACK?-Ashton si voltò verso l’amico, Michael sgranò gli occhi e gli indicò nuovamente la strada.
-ASH!-urlò.-GIRATI E GUIDA!-
-Non finché tu, piccolo Mozart del punk rock dai capelli fluorescenti, non mi dici cosa c’è da discutere sui Nickleback!-
Michael sbuffò sonoramente, poi si schiarì la voce ed incominciò a parlare:
-Prima di tutto, si definiscono una “hard-rock band”, quando in realtà sono tutt’altro, possono  essere definiti più come…che so, un sottogenere del metal, alternative rock…ad ogni modo la loro musica è ripetitiva ed il cantante ha un accento canadese che fa venire i brividi e—Michael rise piano.-A nessuno piacciono i Nickleback.-
-A me piacciono.- disse Luke scrollando le spalle, Ash fece un sorrisetto compiaciuto e abbassò lo specchietto retrovisore per inquadrare Michael.
-Mi correggo: a nessuno piacciono i Nickleback tranne che a Luke.-
I ragazzi si fecero scappare una risata , iniziarono a percorrere una strada sterrata abbastanza lunga, quando improvvisamente, durante una piccola pausa di silenzio, uno sbadiglio li distrasse: la testa di Calum spuntò fuori da i sediolini sul retro, i capelli si erano arricciati con l’umidità e aveva il visino tondo marcato da due borse sotto gli occhi, nonostante la sua lunga dormita aveva bisogno di più riposo.
-Ragazzi, mi serve il bagno.-
-Beh trattienitela, perché siamo nel bel mezzo del nulla.- rispose Tyler freddo, Calum sospirò forte e iniziò a muovere la gamba in preda ad uno spasmo.
-Merda!- gridò frustrato.-La sto trattenendo dall’aeroporto. Non c’è un autogrill, un bagno chimico o anche un dannato albero dietro cui posso pisciare?-
Michael tirò fuori la testa dal finestrino, beccandosi in viso una ventata di aria fresca e umida; c’era solo strada davanti a loro, ma in lontananza si riusciva a scorgere una pompa di benzina.
-Uhm, Cal, riesci a tenertela per un quarto d’ora?- chiese Michael voltandosi verso l’amico, che sembrava stesse sul punto di esplodere, Calum sospirò di nuovo e annuì mestamente.
-Basta che non pensi alle cascate.-scherzò Luke ridacchiando.
-O alla pioggia.- lo appoggiò Tyler.
-O al corso dei fiumi.-Ridacchiò Ashton.
-Siete delle mezze seghe del cazzo.- esclamò Calum stizzito, Ashton spostò lo specchietto verso di lui e lo prese nel momento in cui il bruno gli alzò su il suo dito medio, Ash gli mandò scherzosamente un bacio con la mano.
 
 
-STO QUASI RICONSIDERANDO L’IDEA DI FARLA IN UNA BOTTIGLIA!-
Il povero Calum era, al momento, in una battaglia di resistenza con la sua vescica, che sembrava essere molto più forte di lui.
-Resisti! Stiamo parcheggiando!- lo incoraggiò Luke, Calum continuava a torturarsi le mani per distrarsi.
-Mi sto sentendo male!- si lamentò, Ashton vide finalmente un posto e parcheggiò velocemente, spegnendo il motore del minivan.-GRAZIE A DIO!-
Non ebbe il tempo neanche di estrarre le chiavi dalla toppa che Calum si era già catapultato fuori, correndo come un pazzo verso il piccolo negozietto alle spalle della pompa di benzina, i ragazzi risero piano.
-Quanto è carino.-sospirò Tyler, rendendosi conto di averlo detto ad alta voce e non solo nella sua testa, arrossì a dismisura. Di solito era sempre sicuro di sé e scherzava parecchio su Calum, faceva così da praticamente sempre e sapeva che Cal stava al gioco, ma quella volta era diverso, quella volta pensava veramente quello che aveva detto, pensava che Calum fosse adorabile mentre correva in modo scomposto, pensava fossero adorabili i suoi capelli spettinati che gli svolazzavano ovunque, o il suo sorriso sghembo che aveva perennemente in viso. Pensava semplicemente fosse la persona più adorabile del pianeta, e se ne stava rendendo conto in quel momento, mentre lo fissava arrancare verso la pompa di benzina.
-Non hai chance, Tyler.- lo svegliò Luke, aprendo la portiera scorrevole.
-Ehi, dove vai?- chiese Tyler scuotendo la testa e ritornando coi piedi per terra.
-Non so voi, ma io ho un po’ di fame, vorrei prendermi qualcosa da mangiare.- rispose il biondo, scendendo dall’auto e rabbrividendo dal freddo, si strinse nelle braccia scoperte e pallide.-Venite?-
-Sì, perché no.- esclamò Ashton slacciando la cintura.-Dovrei comprare altre sig—si schiarì la voce rumorosamente.-Una bottiglia d’acqua.-
Michael scosse il capo e scese a sua volta, guardando Ashton di traverso.
-Seh, l’acqua.- disse, sollevando gli angoli della bocca in un mezzo sorriso, Ashton fece spallucce.
Tutti e quattro si incamminarono verso il negozio, erano circa le tredici del pomeriggio e il cielo era ancora più minaccioso; non pioveva, ma i nuvoloni neri non auspicavano di sicuro a nulla di buono.
-Facciamo in fretta, prima che qui scoppi il diluvio universale.-disse Ashton, ficcandosi le mani nella tasca della giacca di jeans decisamente fuori taglia.
-Come fai a sapere che pioverà?- domandò Luke, Ashton gli indicò in alto, sopra le loro teste.
-Queste—esordì, riferendosi ai nuvoloni neri.-Sono quasi perenni qui, ed ho imparato a capire quand’è che sta per scoppiare a piovere e quando no. Puoi definirmi oramai un inglese con la I maiuscola.-
-Però il tuo accento da aussie* accanito non me lo permette-continuò Michael aprendo la porta del negozio.
-Ehi! Ci sto lavorando!-  rise Ashton entrando all’interno, venendo investito da un terribile tanfo di naftalina e smalto per unghie. Era decisamente un negozio triste, con il pavimento a mattonelle bianco, luci al led molto ospedaliere, file mezze vuote di schifezze di ogni tipo e della musica pop scadente soffusa, l’unica cosa più viva in quel negozio era probabilmente la donna dietro alla cassa che masticava rumorosamente una gomma mentre smanettava sul cellulare con le sue unghie decisamente troppo lunghe.
-Delizioso.-disse Michael sarcastico.
I ragazzi si divisero e iniziarono a svaligiare il negozio, Tyler prese a canticchiare il pezzo di Katy Perry trasmesso dalla radio e riuscì a coinvolgere anche Luke. Entrambi iniziarono a ballare nel bel mezzo del reparto delle riviste, dandosi fiancate e mimando le parole della canzone, Michael ed Ashton risero e si unirono ai due, ballando e passandosi pacchi di patatine e biscotti e qualche bevanda.
-Ash, ehi, prendi questo.-disse Luke passando all’amico una lattina di sprite, il ragazzo non rispose.
Inizialmente non si era reso conto della sua presenza, ma ora che l’aveva notata non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Una matassa di capelli rossi le coprivano gran parte del viso pallido, aveva un paio di occhiali quadrati che le incorniciavano gli occhi e un’espressione confusa, quasi infastidita, ma Ashton non si era nemmeno reso conto che la stesse fissando con tanta intensità.
-ASH!-Gridò Luke, il ragazzo socchiuse gli occhi e diede un’occhiata veloce al biondo alle sue spalle, afferrò la lattina e si rigirò verso la ragazza, sperando non fosse stata solo una visione. Falso allarme, era ancora lì e ridacchiava imbarazzata, Ashton fece un mezzo sorriso ed avvampò immediatamente, Luke lo notò e scoccò un’occhiata alla ragazza, sogghignando.
-Perdonalo, soffre di sindrome di eccitazione persistente.-disse scherzando, Ashton strabuzzò gli occhi e divenne ancora più rosso in viso, quasi quanto il colore dei capelli della ragazza.
-VAFFANCULO, LUKE!- Urlò, la ragazza rimase lì interdetta e si limitò a sorridere, per compassione? Imbarazzo? Non lo sapeva, le sembrava solo la cosa giusta da fare.
Si diressero alla cassa e la cassiera sbuffò sonoramente quando si ritrovò davanti la loro spesa più che abbondante comprendente per lo più alcolici e cibo spazzatura, ed iniziò a scannerizzare pezzo per pezzo con molta lentezza.
-Sapete quanti minorenni vengono qui ad acquistare alcolici?- esclamò scocciata, Ashton mostrò la donna la sua patente e sorrise compiaciuto.
-Avanti, dimostro davvero meno di diciott’anni?- disse ironico, la donna rimase impassibile.
Fu mentre infilava l’ultimo pacco di patatine nella busta che la porta del negozietto si spalancò con un tonfo fortissimo e due uomini incappucciati fecero capolino dentro, armati di pistole e con un passamontagna nero sulle loro teste.
-A TERRA!- Urlò uno di loro, i ragazzi trattennero il fiato e obbedirono all’instante, stendendosi sul pavimento lercio, Tyler trattenne un conato di vomito.
Era una punizione, vero? Pensava Michael mentre cercava di non fare contatto col viso sulle mattonelle. L’universo lo stava punendo per aver mentito, per le azioni che stava compiendo, era il karma, gli si stava ritorcendo tutto contro e questo sarebbe stato uno di quegli insegnamenti che gli sarebbero rimasti in testa per anni di cui poi parlerà ai propri figli come esempio pratico del “non disubbidire e prendere idee di testa propria”.
Aveva dato retta all’istinto, alla voglia di ricominciare da capo per una sola volta ed eccolo punto e da capo, steso a pancia in giù sul pavimento freddo e appiccicoso di un negozio nel bel mezzo del Surrey, dall’altro capo del mondo rispetto all’Australia.
-Che situazione del cazzo.-mormorò Michael nervoso, mentre i rapinatori minacciavano la cassiera di tirar fuori tutti i soldi.
Nello stesso momento, si sentì lo scarico di un bagno, e la porta della toilette si spalancò.
-Finalm—Calum alzò lo sguardo e fece un verso di puro shock, sbiancando in viso alla vista dei due rapinatori.-Oh merda.-
Fu questione di minuti che le sirene della polizia si fecero sentire e diverse automobili luminose circondarono il negozio.
I due rapinatori imprecarono ed ordinarono a tutti di stare zitti, la cassiera spaventata si rannicchiò per terra in un angolo.
-Merdamerdamerdamerdamerdaemerda-iniziò a sussurrare con un filo di voce tremante Luke, perle di sudore freddo gli grondavano dalla fronte.
-SILENZIO!-Urlò uno dei ladri sbattendo il pugno sulla cassa, Michael trattenne quasi una risata per quanto fosse teatrale, avrà visto troppi CSI.-Finché non si scende a compromessi, voi siete nostri ostaggi.-





*Aussie: Il termine aussie venne inizialmente utilizzato per indicare gli emigrati di origine anglosassone, assumendo quindi valenza razziale. Attualmente i media e le scuole stanno tentando di assimilare aussies al significato di "cittadini australiani".





My space;
WOAH HERE I AM
Ho aggiornato prima del tempo perché ritengo questo uno dei capitoli più belli che abbia scritto fin ora e non vedevo l'ora di postarlo, anche se devo perdonare la tarda ora in cui sono solita a postare, non sono per niente una persona mattutina, shit happens c:
59 RECENSIONI 23 SEGUITE 9 RICORDATE 6 PREFERITE MA STIAMO SCHERZANDO YOU ARE THE NICEST LIL SHITS <3<3<3
Ringrazio tutte tutte voi per le recensioni così carine, non merito tutto questo amore e questi complimenti, davvero! Mi fate arrossire c:
La ragazza coi capelli rossi è un personaggio di cui vado molto fiera e che non vedo l'ora di descrivere più avanti, questo incontro non sarà sicuramente casuale, e per lei mi sono ispirata alla mia cara, carissima paninara Bean akldjalk (aka @Psibeandelia , scrive da Dio ed è tipo il mio tesoro)
OSTAGGI! AYY, VI SARESTE MAI IMMAGINATI UNA COSA DEL GENERE? 
Ci ho pensato a lungo, non ero sicura se inserire quest'idea o no, però pensavo avrebbe dato alla storia una vena più tragicomica, ma ehi, fatemi sapere che ne pensate con una recensionsinaina(?)
E INOLTRE HO INSERITO UN PICCOLO MOMENTO TYLERxCALUM PER TUTTE LE MIE PICCOLE LETTRICI ARRAPATE CHE LI SHIPPANO QUASI QUANTO LO FACCIO IO LO GIURO SUDAVO MENTRE SCRIVEVO QUEL PEZZO ODDIO QUANTO E' DOLCE IN FONDO IL MIO TYLER QUANTO
[Masterpost of kawaii emojis here]
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questo capitolo e della storia e di tutto, in generale, sapere le vostre opinioni mi fa sempre tanto piacere!
Spero di aggiornare presto, lo prometto, ho tante tante idee!
X
Lu
mi trovate anche su twitter @Fjuorescent e su tumblr Myurlissuncool.tumblr.com 


 

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Capitolo 10
*** Bean ***


(10)
Bean





Per la soulmate




 


 
‹‹In this trouble town troubles are found››
 
 




 
Dopo circa un’ora, la polizia venne raggiunta da un negoziatore che cercò in tutti i modi di trovare un accordo coi due rapinatori via telefono, proponendo delle soluzioni, ma nessuno dei due sembrava essere soddisfatto dalle sue offerte.
La situazione stava diventando quasi ridicola, i ragazzi iniziarono ad avere i crampi alla schiena per lo stare stesi sul pavimento per così tanto, non avevano neanche più paura dei ladri, i quali sembravano innervosirsi ad ogni proposta della polizia, parlottavano fra di loro mangiando delle barrette di cioccolato che prendevano da sotto al bancone della cassa e di tanto in tanto si ricordavano di dire “Silenzio!” ai loro ostaggi.
Lo stomaco di Luke brontolava come se non mangiasse nulla da settimane, e la fame era anche più difficile da controllare a causa dei vari distributori di merendine e scaffali pieni di cibo spazzatura che lo circondavano; gli sarebbe stato facilissimo avvicinarsi un po’ ad uno di essi, prendere uno snickers, scartarlo e inghiottirlo in meno di dieci secondi, ma sfortunatamente, i criminali si irritavano parecchio appena uno di loro respirava più forte, il che immaginava fosse comprensibile: Sembravano essere parecchio stressati in quel momento mentre sbraitavano cifre senza senso al telefono col tramite.
Una goccia di sudore che apparteneva al rapinatore con le scarpe bianche cadde su una mattonella a pochi centimetri dal naso di Michael, che trattene un conato girandosi dall’altro lato, continuava ad avercela col Karma e con se stesso e con Ashton e praticamente col mondo intero, e decise di impiegare le due ore passate a strisciare ed ansimare sul pavimento sporco a fare una lista mentale delle probabili vittime di questo viaggio, se stesso compreso.
 
Dopo due lunghe, stancanti ore sulle gelide mattonelle, venne finalmente trovato un accordo, piuttosto una resa. I due ladri capirono che non l’avrebbero spuntata e verso le quattro del pomeriggio uscirono fuori dal negozio con le mani in alto, verso la luce accecante dei fari della polizia, i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
-E ora?- chiese Ashton sottovoce, ridacchiando sotto i baffi.-Questa sì che è un’avventura!-
I ragazzi voltarono lo sguardo verso Ashton, scoccandogli delle occhiate da gelare il sangue, il ragazzo smise di ridere.
Non sapevano esattamente cosa fare ora che i ladri erano fuori, erano troppo paralizzati dalla situazione ed avevano le gambe congelate e formicolanti, non avevano le forze necessarie per alzarsi in piedi, ma dopo pochi minuti la polizia fece irruzione nel negozio, annunciando solennemente che “l’incubo era terminato”, Michael continuava a pensare di essere capitato in un qualche telefilm poliziesco.
Si stiracchiarono diverse volte e seguirono gli agenti fuori, intanto aveva fatto quasi buio e i nuvoloni sulle loro teste rendevano l’aria pesante. Socchiusero gli occhi accecati dalle sirene ed i fanali delle auto della polizia e qualche telecamera di tv locali.
I poliziotti chiesero loro delle domande sui ladri, sull’età e se ci fosse qualcuno a corrente della rapina, all’ultima Ashton si schiarì la voce ed improvvisò un pessimo accento francese, affermando che “Lovo evano solo touvisti pavigini, oui oui ”, nonostante la pessima imitazione gli sbirri abboccarono.
Si incamminarono verso il loro minivan evitando di essere ripresi dai giornalisti appostati davanti al negozietto, la cassiera dalle unghie laccate di fuxia si era invece piazzata davanti ad una telecamera e parlava senza sosta dell’accaduto gesticolando con le mani e facendo schioccare la gomma che masticava rumorosamente.
-E’tardi.-disse Calum sbadigliando.
-A Sydney è tardi, Cal.-lo corresse Ashton, ridendo fievolmente.-Sono solo le quattro del pomeriggio.-
-In ogni caso sono a pezzi e non dormirò sul sediolino scomodo del tuo minivan.-continuò il bruno, Ashton scosse la testa.
-Non fare il difficile!-disse tirando fuori dalla tasca le chiavi, premette il tasto centrale ed i fanali del minivan si illuminarono, un’ombra di una ragazza rannicchiata si rifletté per terra. I ragazzi sporsero la testa e videro, seduta sul ciglio del marciapiede con le mani appoggiate sotto il mento, quella ragazza dai capelli rossi coinvolta con loro nella rapina. Ashton nel vederla fece un mezzo sorriso, intuendo che probabilmente ci doveva essere un motivo se il destino li aveva fatti rincontrare, probabilmente era uno dei suoi ennesimi film mentali, ma ci voleva sperare.
-Uhm…ciao?- esclamò confuso Luke, cercando di ottenere l’attenzione della ragazza, la quale alzò lo sguardo imbronciata e alzò svogliatamente una mano.-Va tutto bene?-
-No-rispose secca, aveva una voce un po’ gracchiante, come se stesse sul punto di piangere.
-E’ successo qualcosa di grave?-chiese Tyler, sbucando alle loro spalle ed allungando una mano verso quella della ragazza, la quale non si degnò di alzare lo sguardo e continuò a fissare il vuoto davanti a lei.
-Anche se fosse non lo direi ad un gruppo di sconosciuti, non credi?- sbottò lei, Tyler roteò gli occhi e sbuffò, borbottando “stronza” sottovoce, la ragazza lo sentì e si girò di scatto, inarcando un sopracciglio.-Come mi hai chiamata?-
-Vuoi che lo ripeta?- sogghignò Tyler con malizia.
-Smettetela!-gridò Michael spazientito, i due si guardarono con aria di sfida per qualche secondo.-C’è qualcosa che possiamo fare per aiutarti?-
La ragazza sospirò forte, passandosi una mano nella matassa di capelli rossi, con la luce dei fari la sua carnagione era ancora più chiara e sotto dei ciuffi e le lenti quadrate si intravedevano due piccoli occhi azzurro acquoso.
-Mi hanno rubato la macchina.-disse sottovoce.-Sono fottuta, ma fottuta fottuta, fino al midollo.Non era manco mia, quell’auto.-
I ragazzi si guardarono per qualche istante, pensando alla cosa giusta da fare e da dire, Tyler scuoteva ripetutamente il capo in segno di dissenso, guadagnandosi degli sguardi in cagnesco da parte della ragazza.
-Noi potremmo darti uno strappo.-incominciò Michael, Ashton alle sue spalle incrociava le dita dietro la schiena sperando in un “sì”della rossa, la quale non esitò ad alzarsi in piedi e prendere la sua borsa.
-Okay- disse con nonchalance, precipitandosi verso la portiera del minivan, tutti e cinque la fissarono interdetti.
-Ma non sappiamo manco dove vivi!- disse Luke aggrottando la fronte.
-E non abbiamo la minima idea di chi tu sia.- continuò Tyler disgustato, squadrandola dall’alto in basso come un wrestler che guarda il suo avversario.
-Avanti, abbiamo condiviso un furto da Waitrose’s ed abbiamo rischiato di essere ammazzati su due piedi insieme, credo che ci conosciamo abbastanza.- esclamò lei con un mezzo sorriso, facendo scorrere la portiera e fiondandosi sul sedile anteriore, Ashton rise piano ed aprì a sua volta lo sportello, prendendo posto al volante.
-Potremmo almeno avere l’onore di sapere il tuo nome?- chiese sorridendole, lei abbassò lo specchietto facendo accidentalmente cadere dei foglietti e scontrini che erano accatastati lì sopra.
-Chiamatemi Bean.- esclamò, Ashton la guardò attentamente mentre recuperava velocemente i bigliettini caduti, la ragazza si voltò e mimò con la bocca “scusami”, sorrise ampiamente e le disse che era tutto okay.
-Bean? Come fagiolo?- disse Calum ridendo, Bean scrollò le spalle e si guardò nello specchietto, sistemandosi gli occhiali che portava sbilenchi sul naso.
-Sì, come fagiolo.-rispose semplicemente.-Questo è tutto quello che dovete sapere.-
-I tuoi ti hanno dato questo nome per qualcosa in particolare?- continuò Calum vagamente interessato, era sempre stato un tipo curioso, e di Bean non si fidava molto, quindi cercò di estorcerle di bocca quante più informazioni possibili.
-Stiamo diventando confidenziali eh?- esclamò lei, voltandosi verso Calum e sogghignando, era furba, lo si vedeva chiaramente.-Se non altro neanche io so molto di voi.-
-Io sono Calum-iniziò.-E prima che tu lo dica no, non sono asiatico.- continuò, oramai era una domanda fissa che gli ponevano a causa dei suoi tratti orientali e gli occhi a mandorla, ma Calum era quasi sicuro che sua madre fosse Neozelandese e suo padre scozzese, e che la sua fisionomia esotica non fosse dovuta ad un eccesso di cibo cinese take-away durante la gravidanza della madre (teoria contorta esposta da Michael una sera dopo decisamente troppi shots).
-Loro sono Michael, Ashton, Luke e Tyler.- li indicò uno ad uno, la ragazza sorrise e li salutò con la mano.-Questo è tutto.-
-Tutto? Davvero?- disse Bean inarcando un sopracciglio.-Sono in macchina con cinque potenziali sconosciuti che potrebbero stuprarmi e gettare la mia carcassa nel Tamigi?-
-Se non altro sei stata tu a non esitare alla nostra proposta, avresti potuto facilmente sbattertene se pensi veramente che noi, cinque ragazzi australiani coi postumi da jetlag, potremmo fare una cosa del genere, non credi?-Disse Tyler con una nota di sarcasmo, quella ragazza non gli andava a genio per niente e dentro di se sentiva che nascondeva qualcosa.
-Senti un po’ Elthon John, mi stai sui coglioni.- ironizzò Bean, Tyler le lanciò un’occhiataccia accigliata.
-Touché, Ronald Mcdonald.- le rispose, la tensione fra i due la riuscirono a percepire anche i pistoni del minivan, che fecero un rumore minaccioso.
-Non vorrei interrompere la vostra deliziosa chiacchierata-disse Michael, mettendo la parola “deliziosa” fra virgolette.-Ma se non troviamo un albergo al più presto, stanotte dormiamo in strada.-
 

 
 
Il resto del tragitto fu silenzioso, i ragazzi guardavano Bean di sottecchi, incuriositi e anche un po’ spaventati da lei, da come fosse così sfrontata e tranquilla, senza pensieri,  da come non avesse indugiato neanche un secondo a seguirli nel loro viaggio, era una tipa strana ed enigmatica, e nell’anticamera del loro cervello una vocina continuava a dire “State sbagliando”. Ma non in quella di Ashton.
Era incantato, di solito gli era facile parlare con le ragazze per la sua spigliatezza e simpatia, ma con Bean aveva paura, paura che con una sola frase stupida lei avrebbe risposto in modo tagliente come aveva capito faceva gran parte delle volte e sarebbe stato umiliato, non voleva toppare assolutamente. L’ansia gli corrodeva lo stomaco ed aveva necessariamente bisogno di una sigaretta. “E se non fumasse? L’accendo lo stesso? E se il fumo le desse fastidio?” Si chiedeva nella testa, scuotendola un paio di volte per spegnere il cervello definitivamente. Maledetta astinenza.
-Ash, tutto bene?- chiese Luke preoccupato, Ashton annuì piano e mormorò un sì.
-Bean-prese coraggio il riccio, deglutendo.-Potrei farti una domanda?-
-Spara- rispose lei mentre giocherellava con una ciocca di capelli.
-Dove sei diretta?- chiese, Bean si mise dritta a sedere e si guardò le mani, che prese a torturare.
-Non ho una meta precisa.-disse in un sospiro.-Voi?-
-Che intendi?- domandò Ashton guardandola di sfuggita, la ragazza si voltò e lo freddò con lo sguardo sotto gli occhiali.
-Ti ho fatto prima io una domanda.- lo tagliò, Ashton aggrottò la fronte e si rigirò verso la strada, le luci di un piccolo centro cittadino si vedevano in lontananza.
-Stiamo andando verso Pilton, nel Somerset, per il Glastonbury festival.- rispose Ashton, la ragazza rise sonoramente.
-Il Glastonbury festival?-ripetè.-Gran cagata.-
Michael, che fino a quel momento era totalmente distratto, sussultò sul sediolino e si aggiunse nella conversazione.
-Scusami?-
-Ho detto gran cagata, fa schifo. Fango ovunque, band stra-riviste e alcol a fiumi, è diventata una tipica attrazione per turisti.-spiegò Bean, gesticolando con le mani.-La sorella della cugina della mia miglior amica c’è andata l’anno scorso, è finita in un mosh pit* durante l’esibizione dei Kaiser Chiefs e si è spezzata entrambe le braccia, inoltre ha avuto un’intossicazione alimentare e dice di aver passato la peggior esperienza della sua vita.-
-A me non importa un cazzo se la sorella della cugina della tua miglior amica abbia passato un weekend di merda, Glastonbury è uno dei festival musicali più importanti nella storia della musica! Sai chi ha solcato quei palchi? I nomi più importanti nel registro del rock, del punk, del post-hardcore!- Michael alzò il tono della voce e prese fiato, parlare di musica non lo stancava mai.
-Sei un fanatico di musica, per caso?- chiese curiosa, Michael annuì.
-Non ti conviene iniziare conversazioni musicali con me.- rispose con un sogghigno.-Ad ogni modo siamo diretti lì, se non vuoi venire dicci dove lasciarti.-
-Non ho dove poter andare lo stesso.-esclamò.-Ma sapete, non mi va di passare un weekend di merda ad uno squallido festival estivo.-
Ashton la guardò incuriosito, e poi propose;
-Potrei farti cambiare idea sul festival…- disse, frugando con la mano in tasca e tirando fuori un biglietto per l'entrata al festival, allungandolo verso di lei.
-E perché?- Bean lo afferrò e gli diede un’occhiata intrigata.
-Perché ci verrai con noi.-           









My space;
Soundtrack: Trouble town, Jake bugg


10 giorni di ritardo......................................
........................................................................................ok lo so mi odiate 
Ma ho iniziato la scuola e quelle stronze delle prof hanno già assegnato un casino di compiti ed avendole cambiate tutte non ci conoscono e vogliono farci fare tutto il programma dello scorso anno ed io tipo non ricordo un cazzo aiUTO MA QUANDO ARRIVA GIUGNO

E boh, scusatemi, giuro solennemente di scegliere un giorno preciso in cui caricare e posterò almeno una volta a settimana, mi ricaverò uno spazietto (possibilmente non alle due del mattino come al solito ugh) per scrivere, ve lo prometto piccole anguille <3
PUNTO UNO WOAH 72 RECENSIONI IN TOTALE 26 SEGUITE 7 PREFERITE 9 RICORDATE WOAH
W O A H
Vi ringrazio tutte quante, io non me li merito tutti sti complimenti cioè davvero mi si scioglie il cuore e awh siete le migliori, non potrò mai ringraziarvi abbastanza, e solo grazie alle recensioni che continuo a scrivere e sono determinata a migliorare c:
Passando al capitolo, la new entry Bean...
deheh
Bean è uno dei personaggi su cui sto lavorando di più, ispirata e dedicata alla mia AMICONA (ehi ti ho messo anche la dedica sopra come fanno i veri scrittori apprezzami) @Psibeandelia aka Beatrice, non ho voluto dare tutti i particolari su di lei, mi piacerebbe farla apparire un pò misteriosa e di svelarla capitolo per capitolo, di sicuro non è capitata per caso con i ragazzi...
Ed ha trovato ostilità col mio piccolo Tyler, preparatevi per colpi bassi e battute molto, molto bastarde in totale stile Oakley, fra i due non scorrerà buon sangue.
Ho tantissime altre idee per il prossimo, credo che se riuscirò a scrivere qualcosa questa sera e domani potrei postare molto molto MOLTO presto, scusatemi se il capitolo è corto e probabilmente sono presenti degli errori, ma Bean e Clarabella ed Io eravamo impazienti di postarlo c:
Vi lascio con una foto di Bean (x) e Tyler (x), e ci vediamo (spero) molto presto al prossimo!
xxx
Lu


 




 

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Capitolo 11
*** Route ***


(11)
Route
 
 
 
                                                   
 
Looking for a ride to your secret location
Where the kids are setting up a free-speed nation, for you
 







Guidarono per un’altra abbonante mezz’ora, un tuono interruppe le loro chiacchiere e subito fu seguito da una cascata d’acqua che colpì ripetutamente il parabrezza del minivan, Ashton attivò i tergicristalli, ma il suono gracchiante che facevano appena passavano sui vetri era insopportabile e decise di spegnerli immediatamente.
Tyler era l’unico che non partecipava nelle conversazioni, guardava fuori al finestrino imbronciato, fissando il suo riflesso nel vetro e scarabocchiando con le dita sulla condensa; si sentiva lo stomaco corroso dal nervosismo, dovuto anche all’eccessiva stanchezza, era praticamente un giorno che non dormiva, contate le poche ore di sonno che si era fatto sull’aereo. Non gli piaceva Bean, non gli piaceva per niente, e non la voleva con se in quest’avventura; la conosceva da meno di tre ore, ma sentiva già a pelle che ci sarebbe stato filo da torcere fra i due.
Ogni tanto lanciava qualche occhiata a Calum, che parlava con i ragazzi e sbadigliava fra una parola e l’altra. Rise ad una battuta di Bean, aveva una risata adorabile, gli si facevano delle piccole rughe sotto gli occhi ed apriva la bocca in un grosso sorrisone. Anche per una battutina o una stupidaggine, Calum rideva come fosse la cosa più esilarante che avesse mai sentito, e Tyler non poteva smettere di guardarlo.
Bean rise a sua volta, facendo un mezzo sorriso ed ammiccando al bruno, il quale colse l’azione solo qualche secondo dopo, sogghignando in risposta.
Tyler sentì le guance andargli a fuoco e si morse la lingua per non far uscire alcun insulto o battuta pesante sul conto della rossa, ce la mise tutta per non esplodere.
Bean rimase molto vaga sul perchè non avesse una meta precisa dove andare ed in generale sulla sua vita privata, disse solo che veniva da Clifton, una cittadina nei pressi di Nottingham, che frequentava l'ultimo anno delle superiori e che vivesse con entrambi i suoi genitori, per il resto faceva semplicemente delle taglienti battute e qualche riferimento a "the breakfast club", il suo film preferito in assoluto. 
Ashton indicò finalmente una piccola insegna sgangherata che sbucò dal bel mezzo del nulla, leggeva “Kingsley Bed&Breakfast” in corsivo. Non era sicuramente un posto ben curato, dall’aspetto sembrava una casa di riposo.
-E’…-Michael socchiuse gli occhi, notando che la K e la S dell’insegna lampeggiavano ad intermittenza ed altre lettere erano sul punto di cadere.-Inquietante.-
-Mi sa che per stasera ci arrangeremo.-Ashton spense il motore, il quale fece un rumore fastidioso che ricordava vagamente lo scarico ostruito di un gabinetto pubblico, storse la bocca in una smorfia.-Magari domani gli do una controllatina, eh?-
 
Presero i bagagli dal cofano, gli sembravano ancora più pesanti da trasportare adesso, quasi quanto le loro palpebre che minacciavano di chiudersi ad ogni passo nonostante fossero solo quasi le sette di sera. Entrarono nella struttura, per terra c’era della moquette bordeaux e sebbene all’esterno potesse sembrare un posto spoglio, l'interno era piuttosto accogliente.
-Si può fare…-esitò un po’ Luke, guardandosi attorno alla ricerca di anima viva, ma c’erano solo dei vecchietti che vagavano nella hall semivuota e una coppia di turisti giapponesi che cercavano disperatamente delle brochure.-Almeno non abbiamo nessuno che potrebbe infastidirci.-
-Credo proprio sia il contrario, Luke.-esclamò Calum ridendo, il biondo gli diede pienamente ragione con una risata.
L’uomo dietro il bancone della semi-reception sgranò gli occhi appena i sei gli si presentarono davanti, come se dentro quel piccolo bed&breakfast non avessero mai messo piede più di tre persone, e con un sorriso ebete sul viso diede loro due chiavi fra le mani:
-Sono rimaste solo una matrimoniale più letto singolo ed una singola con divano, ci dispiace.-Spiegò l’uomo trafficando sotto il bancone alla ricerca di altri mazzi di chiavi.
-Va bene così.-assicurò Ashton, Luke aggrottò la fronte.
-No che non va bene! Io non ci dormo nel letto matrimoniale con te!- disse incrociando le braccia, Michael tirò fuori il labbro inferiore.
-Awh, il piccolo Lukey non vuole condividere il letto coi suoi amichetti.- scherzò prendendogli una guancia e stritolandogliela, Calum fece lo stesso.
-Lukey Lukey…non fare il rompipalle.-continuò Calum in falsetto, Luke mormorava sotto voce dei “basta”, ma gli amici non smisero di prenderlo in giro.
Si incamminarono su per le scale alla ricerca delle loro camere, situate in uno stretto corridoio illuminato da dei grossi lampadari sulle loro teste. Una stanza era di fronte all’altra, e battibeccarono per parecchio per decidere a chi sarebbe spettata la singola, che alla fine ottenne Bean persuadendoli ed usando la scusa “una donna insieme a quattro maschi viene spesso scambiata come giocattolo per scopi puramente sessuali”, e per evitarsi il monologo sul femminismo gliela cedettero.
Sostarono sulla soglia della loro stanza per un po’, sbalorditi per quanto fosse incredibilmente spaziosa; il letto matrimoniale era abbastanza grande per ospitare tre di loro se si fossero stretti, il letto singolo era accostato ad una parete e una porta dava su un piccolo bagno. Una grossa finestra dai vetri tersi dava la vista sul verde della campagna del Surrey e il rumore della pioggia rendeva l’atmosfera più calda.
“Non è poi così male”, pensò Michael, inspirando a pieno come per calmarsi e placare tutta la tensione che lo aveva accompagnato per gran parte del viaggio. Non aveva ancora ricevuto chiamate dalla madre e la batteria del suo cellulare era oramai morta, si sentiva quasi bene ad essere così distaccato dal mondo per un po’, senza ricevere telefonate o messaggi.
Per la prima volta si sentì sollevato dal fatto che nessuno lo cercasse.
Gettò la valigia ai suoi piedi e saltò di peso sul letto matrimoniale, abbracciandosi al cuscino.
-Prenotato!- disse ridendo, Ashton, Luke e Calum corsero e si fiondarono sul materasso a loro volta, notando solo allora che il letto sotto il loro peso poteva cedere da un momento all’altro.
-Cazzo, dobbiamo dimagrire.-esclamò Calum, sentendo le doghe in legno tremare, i tre risero beffardamente.
-Sarà per tutti i doritos che ti sei mangiato quest’inverno.-scherzò Michael battendogli una mano sulla pancia, Calum alzò una mano in aria, come per dire di smetterla.
-Solo sentire la parola Doritos mi fa venire i conati di vomito- Calum fece una smorfia disgustata e rabbrividì, catturando l’attenzione di Tyler che era ancora fermo sull’uscio a controllarsi le unghie decorosamente smaltate di nero.
-Come siete carini, il quadro perfetto dell’amicizia!- esclamò con fare sarcastico, senza rivolgere loro lo sguardo.-Peccato che abbiate escluso il vostro miglior amico da questa “adorabile” ammucchiata etero.-
-Ahia.- disse Luke, dopo un suono secco per esprimere dolore.-Qualcuno qui è suscettibile.-
-Non sono suscettibile!- sbottò Tyler, smettendo di guardarsi le mani.-Sono solo…stanco, tutto qui.-Mentì.
I ragazzi lo guardarono un po’ colpevoli e si alzarono dal letto, avvicinandosi all’amico.
-Ci dispiace, non volevamo farti sentire escluso.-si scusò Ashton, Tyler scrollò le spalle imbarazzato.
-Non ci sono abbastanza posti per dormire, in ogni caso.- affermò freddo.
-Puoi dormire in camera con Bean!-Propose Luke, Tyler alzò entrambe le sopracciglia e fece una risatina ironica.
-Neanche sotto tortura.-disse, poi alzò le spalle vago e fece un sospiro teatrale, scoccando uno sguardo gelido a Calum.-Perché invece non ci vai tu da lei, visto che ti sta tanto simpatica!-
Calum aggrottò la fronte confuso, mentre Michael, Luke ed Ashton guardavano Tyler con fare interrogativo.
-Ma di cosa stai parlando?-disse Calum, il ragazzo dai capelli viola prese nervosamente a camminare avanti e indietro, passandosi le mani ripetutamente sul ciuffo all’insù.
-Possiamo—si schiarì la voce.-Possiamo parlare in privato io e te, un attimo?-
Calum annuì piano e lo seguì fuori dalla camera, incamminandosi verso la fine del corridoio, una luce fioca rendeva l’atmosfera ancora più tesa.
-Che ti è preso?- domandò Calum.
-Non lo so, sono stanco e sono nervoso e quella tipa mi da sui nervi e sembro l’unico qui in mezzo a sentirmi fuori posto ed ho il costante presentimento che qualcosa stia per andare profondamente storto e-
-Tyler-
-Mh?-
-Respira.-
Il ragazzo obbedì e fece un grosso respiro, frenando il fiume di parole che gli stava straripando da bocca.
-Scusami.-disse piano, Calum incrociò le braccia al petto.
-Perché mi hai risposto così prima?- chiese perplesso, Tyler sbuffò piano.
-Avanti Cal, chi vuoi prendere in giro, è palese che sei interessato a…quella.-esclamò Tyler arricciando il naso, Calum scosse la testa.
-Ma se non la conosco neppure!-disse.-E poi si da il caso abbia un nome.-
-Lo vedi come fai? Smettila con questa cazzate!- sbraitò Tyler, Calum continuava a guardarlo come se non cogliesse ancora il filo logico del suo discorso.-Smettila di dire che non ti interessa! Non ti sopporto quando menti!-
-Ma che cazzo dici!- urlò Calum, ricordandosi poi in un secondo momento che sul piano ci fossero altre persone.-Va bene, ho capito che Bean non ti stia molto simpatica, ma perché te la prendi con me? Perché dovrei mentirti? Sei il mio miglior amico!-
Quelle parole furono una pugnalata nello stomaco di Tyler, “miglior amico”, questo era tutto quello che Calum era per lui, il ragazzo coi capelli lilla con cui si confidava alle tre del mattino da ubriaco, quello che lo faceva ridere con le sue battutine e che con spavalderia flirtava scherzosamente con lui.
Ma di recente, lo scherzo stava diventando qualcosa di più, e il pensiero che non sarebbe mai stato ricambiato lo distruggeva, spegneva la sua sfacciataggine e vivacità che lo rendeva il Tyler che tutti amavano.
-Già, il tuo miglior amico.-ripetè mestamente Tyler, sottovoce, scansando il bruno e dirigendosi verso la stanza, Calum lo bloccò per il braccio.
-Che mi hai portato a fare qui fuori?- domandò, Tyler grugnì e alzò gli occhi al cielo, rientrando nella parte.
-Ma guarda, la mia intenzione primaria era quella di sbatterti contro il muro per una sveltina, poi i piani sono cambiati.-disse cambiando tono di voce, Calum scosse la testa frustrato.
-Sei un coglione, Tyler-esclamò.-Devii sempre le situazioni scomode e fuggi e ti nascondi con la tua ironia del cazzo che non fa neanche più ridere! Io voglio capire, voglio cercare di capire perché ti comporti così ma mi è impossibile e dio solo sa cosa ti passa nella testa!-
-Nessuno ti ha chiesto di capirmi.-Tyler gli si avvicinò pericolosamente, ma per la sua statura minuta rispetto agli abbondanti 1.85 metri di Calum si mise sulle punte.-Tanto non lo faresti comunque.-
Girò sui tacchi ed entrò nuovamente nella stanza dei ragazzi, Calum lo seguì ma ricevette solo una porta in faccia, ed essa voleva dire sempre “lascia perdere”. Sapeva dentro di se che era quello il messaggio nascosto dietro quel gesto, ma nel profondo sperava che non fosse così.
 
 
 
 
La mattina dopo, Ashton spalancò verso le otto e mezza le tende e costrinse i ragazzi a trascinarsi fuori dal letto, i quali, accompagnando ogni movimento con un verso straziato, riuscirono ad alzarsi e prepararsi.
Mentre Luke e Michael litigavano per chi dovesse fare la doccia per primo, il riccio si sistemò la bandana allo specchio e prese un grosso respiro, chiudendosi la porta della stanza alle spalle e bussando a quella di fronte.
Dopo meno di un minuto si spalancò, una Bean assonnata comparve sull’uscio; non indossava gli occhiali ed i capelli erano arruffati e crespi, come se stessero iniziando ad arricciarsi con la forte umidità. Ashton arrossì di colpo.
-Ciao.-disse lei in uno sbadiglio, Ashton alzò la mano.
-Buongiorno!- esclamò il più entusiasta possibile.-Volevo solo accertarmi che tu e Cal foste svegli.-
-Lo siamo!-Calum comparve alle sue spalle, intento ad allacciarsi le converse.
-Perfetto, allora se siete pronti ci incontriamo al Minivan fra qualche minuto, mi sono alzato presto per controllare l’itinerario per arrivare a Glaston—Ashton fu interrotto bruscamente da Bean.
-Non vengo con voi.-disse, il riccio sgranò gli occhi.
-Certo che verrai.-
-No, non vengo.-
-Ho detto che ti avrei fatto cambiare idea!-Ashton fece un mezzo sorriso come per rassicurarla.-E poi l’hai detto tu, non hai una meta, ed effettivamente non abbiamo idea di tu chi sia.-
-La cosa è reciproca, Ash.-
Ash, l’aveva chiamato Ash. I palmi iniziarono a sudargli a dismisura e trattenne se stesso dall’avvampare ancora di più.
-Proprio per questo sto insistendo.-Ashton prese coraggio.-Mi piacerebbe conoscerti meglio.-
Bean lo guardò sorridente, inclinando la testa di lato, non poteva sembrare più adorabile, finché non sputò fuori acidamente:
-A me no.-
E chiuse la porta.
 
 

 
Calum caricò il suo bagaglio nel Minivan, guardando di sottecchi Tyler che aveva già preso posto vicino al finestrino, l’amico non lo degnò di uno sguardo per tutta la mattinata, ed il bruno fece finta di fare lo stesso, ma non ci riusciva, gli era strano non sentirlo fare qualche battuta o qualche commento su come “I capelli di Michael fossero particolarmente verdi quella mattina”, avrebbe ascoltato di tutto pur di sentire la voce di Tyler.
-Giorno-esclamò Bean, in viso non aveva manco un filo di trucco, eppure era bella lo stesso, coperta dai suoi grossi occhialoni e le miriadi di lentiggini che le costellavano le guance. I ragazzi la salutarono con la mano, troppo stanchi anche solo per proferire parola. La rossa si voltò verso Ashton, il quale leggermente scazzato ed imbarazzato per come lei lo avesse trattato qualche minuto prima non ricambiò lo sguardo e finì la sua seconda sigaretta di quella mattina, strappo alla regola per l’ennesima volta.-Ci ho pensato su-
-Tranquilla, non ti forzo a venire con noi se non vuoi.-disse Ashton velocemente, Bean scosse la testa.
-Ho deciso di voler venire. Cioè, in ogni caso non ho dove andare. Io…-Bean prese un respiro profondo.-Sono scappata di casa, la macchina che mi hanno rubata era stata a sua volta rubata da me e non ho la più pallida idea di come arrivare a Notthingam, e mi sono resa conto di averti risposto davvero tanto male e alla fine siete bravi ragazzi e non avete intenzione di molestarmi, quindi…-scrollò le spalle e sorrise.-L’invito è ancora valido?-
Ashton alzò lo sguardo, Bean aveva tirato fuori il labbro inferiore e aveva le mani giunte come per supplicarlo, e non seppe resisterle per più di venti secondi.
-Dai, Sali.-disse facendo un mezzo sorriso ed aprendole la portiera.-Spero ti piaccia la buona musica, l’aria condizionata e conversazioni infinite sui Pokemon, perché ti accompagneranno fino al nostro arrivo a Glastonbury.-
Ashton prese posto a sua volta, girando le chiavi nella toppa e mettendo il moto, il rumore fastidioso dei pistoni malandati li fece sobbalzare.
-A patto che ce la facciamo ad arrivare sani e salvi, lì.-esclamò Michael sogghignando, infilandosi gli auricolari e perdendo la cognizione temporale per un po’, con la testa fuori dal finestrino mentre si perdeva tra le parole di Teenage riot dei Sonic youth. 





my space;

Soundtrack: Teenage riot-Sonic youth
GUESS WHO'S BACK
BACK AGAIN
LUCREZIA'S BACK
TELL A FRIEND

Credeteci o no, ho aggiornato, ed il capitolo fa letteralmente schifo:c mi dispiace, è tutto quello che sono riuscita a scrivere e so che fonderete il "national hate Lucrezia day" ma giuro solennemente che nel prossimo se tutto va bene sarà uno dei migLIORI CAPITOLI DELL'INTERA FANFICTION FIDATEVI CIECAMENTE c:
quindi mi scuso immensamente se vi fa tanto schifo, fa cagare anche a me :c
TYLER E CALUM LITIGANO, MENTRE SCRIVEVO QUELLA PARTE STAVO DAVVERO MALISSIMO, SE STATE MALE COME ME PREMETE IL TASTO 2032390123
Giuro che li farò riappacificare, ma ci vorrà un pò di tempo, le cose non sono sempre rose e fiori, bear with me cc:
Stanno uscendo fuori molti tratti di Bean, ma la sua vera storia non è stata ancora raccontata, e potrebbe nascondere loro tante, tante cose
Giuro che la smetto di parlare come un personaggio di Pretty little liars

Per farmi perdonare di questo obrorio scritto letteralmente coi piedi, aggiornerò molto prima e non a dieci giorni di distanza, spero seguirete lo stesso la storia :c scusatemi
AH E RINGRAZIO LE BEN 80 RECENSIONI 29 SEGUITE 10 PREFERITE E 9 RICORDATE URLO 
Peace chicken greased nipples-cit. Fetus Michael Clifford
Mi trovate su twitter come @fjuorescent
xxx
Lu

 

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Capitolo 12
*** 150 km ***


(12)
150 Km


«It's time to leave this town
It's time to steal away
Let's go get lost»

 








-Svoltare a destra alla seconda curva, procedere dritto per sedici kilometri-
Ashton benedisse google maps mentre seguiva le indicazioni che il GPS gli dava, se fosse stato per il navigatore malandato che aveva incorporato al minivan si sarebbero sicuramente ritrovati nuovamente spersi nel nulla fra capre, mucche e distese infinite di prati.
-Ragazzi, dai!- incitò Ashton, guardandoli sonnecchiare dallo specchietto retrovisore.-Smettetela di fare i culi mosci e parlatemi-
-Tesoro, ho fatto sei mesi di palestra, ho il culo più sodo di una Kardashian.- rispose a tono Tyler, Ashton rise sommesso.
-Era solo un’espressione metaforica per dire che non mi state minimamente considerando.-spiegò.-Ed è solo grazie a me che adesso ci troviamo in strada per il Glastonbury festival!-
Ashton fece un urlò di gioia ed alzò il volume della radio, trasmetteva una canzone di cui non ricordava il nome, prese nuovamente a usare il volante come una grancassa.
-Com’è che si chiama questa canzone?- domandò Ashton, Luke sogghignò e toccò Michael sulla spalla, il ragazzo si tolse controvoglia gli auricolari dalle orecchie.
-Wolfang Michael, che canzone è?- chiese scherzoso il biondo, Michael grugnì e dopo qualche secondo rispose:
-Sunshine of your love, dei cream.- Fece per rimettersi gli auricolari, ma si fermò.-Anche se questa è la versione rimasterizzata, il riff originale dovrebbe essere di un’ottava più bassa.-
Tutti aggrottarono la fronte e presero a guardarlo straniti, come se avesse appena parlato in aramaico antico.
-Come mai te ne intendi tanto di musica?- domandò Bean particolarmente interessata, Michael si morse l’interno per la guancia, come per voler evitare l’argomento a tutti i costi.
-Suo padre è un sideman.-esclamò Calum entusiasta.
-Sarebbe?- domandò lei, Michael scrollò le spalle.
-Un turnista, niente di che.-rispose vago.-Se gli U2 avevano bisogno di un tastierista momentaneo o qualcuno che sapesse suonare un sintetizzatore…-
-Aspetta aspetta aspetta-Bean sgranò gli occhi.-Tuo padre ha suonato con gli U2?-
-E non solo!-disse Luke.-Anche con i red hot chilli peppers ed i Foo fighters! Michael si vantò per più di un mese per aver avuto l’autografo di Flea*!-
-Sì okay, okay, mio padre è un fottuto grande.- Michael sbuffò e si rimise un auricolare nell’orecchio.-Ma a casa non c’era mai ed ogni volta che tornava era sempre più a pezzi del mese precedente, quindi non c’è niente di cui emozionarsi.-
Si voltò ed incrociò le braccia al petto, toccare quell'argomento lo metteva a disagio, non gli piaceva parlare di suo padre e del suo lavoro e della sua vita precedente in generale, specialmente se ad una sconosciuta come Bean, la quale era sfuggente anche per quanto riguardasse se stessa, e non poteva mentire che un pochino lo incuriosiva. Forse era così che la gente si sentiva nei suoi confronti, delle volte. Curiosa, voleva sapere cosa girasse dentro quella testa nascosta da ciuffi verde acido a tutti i costi, e Michael si chiedeva spesso il perché, dopotutto. Non si considerava una persona interessante, tantomeno misteriosa o intrigante, tutto ciò che vedeva in lui era Michael, un semplice ragazzo con problemi nel gestire la rabbia e la passione per la musica.
-E’…è stato tuo padre a farti avvicinare alla musica?- domandò Bean, ostinata, Ashton le fece segno di tagliare corto il discorso, ma Michael fece un respiro profondo e rispose lo stesso;
-In parte sì, ma sono sempre stato un grande appassionato, di qualsiasi genere.-Fece un sorriso malinconico.-Possiamo cambiare argomento, per favore?-
Bean guardò Luke e Calum con intesa, e tutti e tre annuirono.
Michael non fu mai tanto sollevato di smettere di parlare di musica.
 
 
La tensione fra Calum e Tyler era tale che tutti nel minivan sembravano percepirla, mentre per ammazzare il tempo giocavano ad uno stupido gioco in cui bisognava formulare delle parole con le prime due iniziali della targa dell’auto davanti a loro.
-Tocca a me.-disse Tyler, prendendo un sorso dalla birra che aveva trovato sotto il sediolino. Si sporse in avanti e lesse le lettere scritte davanti a lui: “IN”. Scoccò a Calum un’occhiata di ghiaccio e disse:-Incomprensione.-
Calum inarcò un sopracciglio e guardò alla sua destra: “VA”.
-Vaneggiare.- rispose, tutti presero a fissarli e per un attimo dimenticarono che fosse il turno di Bean.
Tyler lesse la targa di un’altra auto, questa leggeva “TE”.
-Testardaggine.-
-Sragionare.-
-Gelosia.-
-Confusione.-
-Pessimo intuito.- Tyler formulò una vera e propria frase, Calum si distrasse dal gioco.
-Cosa?-
-Come pensavo.-Tyler batté le mani due volte.-Ho vinto!-
-Ma vaffanculo.- Calum gli alzò il dito medio spazientito e si voltò sbuffando sonoramente, Tyler stava iniziando a dargli davvero sui nervi e preferì ignorarlo che continuare quella stupida scenata. Gli occhi di tutti erano puntati sui due e nessuno sembrava capire il motivo di quello che era appena successo, avevano anche paura di chiederlo per le espressioni furenti sulle facce di entrambi. Quel primo giorno verso il festival si faceva sempre più intenso.
Ashton frenò il furgoncino dietro una lunghissima coda di automobili, sfortunatamente sarebbero stati costretti ad essere imbottigliati nel traffico per un po’, il riccio prese un respiro profondo e mise la testa sullo schienale, lasciando il volante ed infilando una mano in tasca, giocherellando con la rotellina dell’accendino che teneva lì dentro per distrarsi.
Calò il silenzio per un po’, c’era solo in sottofondo un vecchio pezzo dei Red Hot Chilli peppers, quando per la prima volta negli ultimi due giorni, il telefono di Michael trillò, il ragazzo lesse sul display da chi avesse ricevuto il messaggio e trasalì, trattenendo il respiro per qualche secondo incapace di realizzare.
Ehi Mikey :-) – Inviato da Wren Sugg”.
Quella Wren Sugg.
La Wren Sugg che gli aveva spezzato il cuore per poi prendere tutti i pezzettini e soffiarli via come fossero palline di carta, quella che l’aveva tradito e mollato via un semplice messaggio che contava meno di duecento caratteri, la Wren Sugg che sembrava l’avesse fatto uscire fuori dalla sua gabbia per poi chiuderlo in una più piccola e stretta. Quella Wren Sugg.
I ragazzi non sembrarono notare le goccioline di sudore freddo che gli stavano scendendo dalla fronte, e Michael fu titubante per qualche minuto; Avrebbe dovuto rispondere? Ignorarla? Fingere di aver cambiato numero telefonico e risponderle con qualcosa del tipo: “Mi dispiace ma ha sbagliato, il mio nome è Finnegan Collins”? Non ne aveva idea, solamente leggere il nome di Wren gli aveva fatto venire una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se provasse un misto di ribrezzo e confusione nei suoi confronti, perché lo stava cercando? Perché il suo bellissimo sosia di Dave Grohl l’aveva usata per l’ultima notte e lasciata sola nel letto con un bigliettino?
Gli ritornò alla mente il messaggio che scrisse per lasciarlo, un semplicissimo “Non devi per forza perdonarmi per quello che ho fatto, non funziona lo stesso. Ci vediamo a scuola”.
Ci vediamo a scuola, Michael sperò fino all’ultimo che la ragazza stesse solo scherzando, ma quando la vide avvinghiata alla sua nuova preda dai capelli lunghi fino alle spalle ed una folta barba da hipster da Starbucks, intenti a scambiarsi effusioni vomitevoli, sentì il suo cuore sgretolarsi come fosse una montagna prima di una valanga.
Scosse diverse volte la testa e cancellò il messaggio, infilando il cellulare in tasca ed inspirando a fondo, non avrebbe permesso a Wren o ad altri pensieri di rovinargli quei giorni per nessuna ragione, mise la testa fuori dal finestrino e la sua attenzione venne catturata da un cartello stradale blu, nel mezzo c’era scritto: “150 KM per London City”. Sembrò avere un lampo di genio improvviso, distraendosi dalle parole del messaggio che gli ronzavano nell'orecchio. Sgranò gli occhi e gridò:
-Andiamo a Londra-
-Cosa?- esclamò Tyler confuso, Michael indicò il cartello col dito;
-Sono solo 150 kilometri, il festival non inizia prima di tre giorni.-Spiegò.-E voglio andare a Londra.-
-Ma allunghiamo di molto il tragitto e potremmo non farcela in tempo per vedere l’apertura di Glastonbury.-Luke tirò fuori il piccolo itinerario che stavano tracciando quella mattina disegnato in modo molto stilizzato su di un fazzolettino, segnando con l’indice la strada che dovevano seguire.-Vedi, abbiamo già beccato del traffico, se allunghiamo e ci tratteniamo a Londra per—
-A cosa serve un itinerario? E’ un road trip!-esclamò Michael.-Un viaggio on-the-road,  secondo voi gli hippies diretti per Woodstock tracciavano stupidi percorsi da seguire? Vivi un po’, Luke!- Prese respiro e sorrise soddisfatto.-Quindi ci andiamo?-
Puntarono tutti gli occhi verso Michael, quasi sconvolti dalla sua intraprendenza e del suo strano discorso, Calum, Luke, Tyler e Ashton iniziarono a battere le mani esultando.
-Chi sei tu e cosa ne hai fatto del segaiolo Clifford?- esclamò Tyler divertito, Michael fece spallucce.
-Potrei averlo sfrattato per un po’-rispose con un sogghigno, Ashton premette il piede sull’acceleratore ed imboccò la strada alla sua destra, iniziando a percorrere i 150 kilometri per London city.
 

 




*Flea: bassista e co-fondatore dei RHCP




my space;
 soundtrack: Road trippin'- Red hot chili peppers
Vi parlo direttamente dalla mia camera, in cui sono costretta a  stare chiusa dovuta la puzza di genovese proveniente dalla cucina.
e sì,avete tutto il diritto di frustrarmi e prendermi a calci mentre agonizzante sul pavimento mormoro scuse insensate che non possono perdonare il ritardo di 12 gioRNI
12
GIORNI
Non ho manco una scusa, ero solo presa e mi sono data una pausa dallo scrivere, partorendo un filler inutile che potevo risparmiarmi.

SONO UNA MITOMANE CHE NON MANTIENE LE PROMESSE & I NEED FUCKING JESUS
in compenso posso dirvi che ho finito di leggere the Maze runner, un CAPOLAVORO, wow, non ho parole, di sicuro una delle saghe più belle mai lette c:
ma a nessuno interessa, quindi passo ai ringraziamenti ed al capitolo, ayy!

31 SEGUITE 10 RICORDATE 10 SEGUITE AWH
95 recensioni, ragazzi, ne sono così felice, siete tanto dolci e ogni recensione mi fa sorridere tantissimo e mi spinge a voler continuare questa storia a cui mi sto affezionando tanto, e sono felice che alcuni di voi si stiano affezionando a loro volta, non so cosa dire siete dei tesori vi vorrei abbracciare una ad una in fila aieusakdjhflasjclakudsewiof
In questo piccolo filler del cazzo, Michael riceve un messaggio dalla sua ex, la testa prende una sbandata e decide di andare a Londra, viaggio che cambierà la loro rotta verso Glastonbury...
E ci sono altri inidzi su suo padre, personaggio che voglio lasciare ancora nell'alone del mistero perché sono una bastarda (e perché non sono ancora sicurissima di dove andrò a parare)
E non so da dove mi sia uscita la parte CalumxTyler, che penso cancellerò in futuro perchè troppo da ff, non so, voi che ne pensate?
Non ho molto da aggiungere, solo che mi sono già messa all'opera per il nuovo capitolo e devo dire che mi sta piacendo la piega che sta prendendo, preparatevi per l'introduzioni di possibili nuovi personaggi ed altri dettagli sul passato dei ragazzi, meow
mi trovate su twitter come @fjuorescent e su tumblr myurlissouncool
e la playlist della fanfiction su spotify che sto aggiornando regolarmente c: ne vado molto molto fiera gnaw: 
Take me to Glastonbury- Fanfiction soundtrack
I LOAF YOU LADIES UR DA BOMB
XXX

Lu


 
 
 

 
 
 

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Capitolo 13
*** Clubbing ***


(13)
Clubbing













 
Avevano i musi incollati al finestrino come quattro bambini all’acquario, incapaci di non guardare fuori mentre le luci dei lampioni iniziavano ad accendersi e la città sembrava prendere vita. Il traffico era sparito ed avanzavano veloci sull’asfalto, un cartello indicava “Blandford st.”, erano arrivati a Londra da poco più di venti minuti e non vedevano l’ora di poter scendere dall’auto, parcheggiare ed esplorarla da capo a piedi.
-Conosco un posto!- Esclamò velocemente Bean.-E’ da queste parti, ci ho dormito lì qualche notte prima di—la ragazza si interruppe e la sua voce si spezzò per un momento, ma riprese fiato e si corresse.-Ci sono stata in passato.-
Nessuno osò fare domande, avevano capito come trattare Bean e non avevano voglia di stuzzicarla, mentre al contrario, lei stava stuzzicando tutti loro, Ashton in particolare che stava facendo di tutto per staccarle gli occhi di dosso.
-Sai guidarmi?- chiese timidamente, Bean annuì e gli fece un piccolo sorriso, incontrando gli occhi di Ashton per qualche secondo che non riuscì a distogliere lo sguardo; Bean aveva tantissime lentiggini sul naso ed un pezzo di scotch era attaccato sulla giuntura degli occhiali neri, cosa che trovava adorabile, si chiese il perché si fossero rotti, avrebbe tanto voluto farle quella domanda e altre centomila, ma gli era impossibile riuscire a formulare una frase di senso compiuto nelle sue vicinanze.
Non ci volle molto ad arrivare all’albergo, e per fortuna non era uno sgangherato bed&breakfast nel bel mezzo delle campagne inglesi, bensì un gigantesco hotel alto parecchi piani, posizionato nel centro della strada. La facciata leggeva in lettere cubitali: “The Marylebone hotel”, con quattro stelline sotto la scritta.
-Che figata!- esultò Calum, Luke sgranò gli occhi e prese ripetutamente a scuotere la testa.
-Non abbiamo abbastanza soldi per permetterci questo hotel, costerà un occhio della testa solo una notte e—
-Per l’amor di Dio!-imprecò Bean, zittendo immediatamente Luke e scoccandogli un’occhiataccia.-Smettila di lagnarti! Ho un piano.-
-E che novità- mormorò Tyler sottovoce, Bean roteò gli occhi e digrignò i denti, trattenendosi dal farsi uscire una qualche risposta parecchio acida.
-Conosco il proprietario, non ci farà pagare molto.- esclamò Bean slacciandosi la cintura di sicurezza.
-Dovremmo fidarci?- chiese un po’ intimorito Calum, Bean scrollò le spalle.
-Siamo in viaggio insieme da quasi due giorni e non vi ho ancora mutilato nel sonno, eppure sono stata tentata diverse volte. Quindi state zitti e seguitemi se non volete dormire su una panchina stasera.- sogghignò divertita ed aprì lo sportello.
Presero i bagagli ed entrarono nell’albergo, la hall gigantesca era illuminata da un opulento lampadario di cristallo posto nel mezzo, era spaziosa ed elegantissima, tutto lì dentro sembrava gridare “lusso”.
Bean strinse forte le dita attorno alla borsa a tracolla e camminò verso la reception, diversi dipendenti la salutarono con un gesto della mano, Bean ricambiava con un piccolo sorriso, i ragazzi confusi presero a seguirla.
L’uomo dietro il bancone della reception fece un’espressione di pura sorpresa alla vista di Bean, si alzò dalla sedia su cui era accomodato e le diede la mano.
-Misses Greene!- esultò l’uomo.-Suo padre era tanto preoccupato per lei!-
-Come no-mormorò sottovoce la ragazza.
-Che ci fa qui? Vuole che chiami suo padre e—
-No!-lo fermò Bean.-Calvin non dire a mio papà che sono qui, ti prego-
Osservavano la scena senza muovere un muscolo, cercando di capire cosa stesse succedendo.
-Misses Greene, ho promesso a suo padre che lo avrei avvertito di qualsiasi sua notizia, e sono comunque suo dipendente e—
Bean sbuffò e scavò nella sua borsa, cacciando fuori diverse banconote da cinquanta sterline e piazzandole sul bancone malamente, incrociando poi le braccia.
-Ti bastano per tenere la bocca chiusa?- esclamò ironica, l’uomo esitò per un po’ scostando lo sguardo da Bean alle banconote e viceversa, ma alla fine afferrò i soldi e li mise velocemente sotto il bancone, Bean sorrise soddisfatta.
-Le conviene non farne parola col signor Greene.-bofonchiò l’uomo.-Che cosa c’è?-
-Voglio le chiavi delle due suite presidenziali-disse, i ragazzi strabuzzarono gli occhi.-Io ed i miei amici non abbiamo dove stare e partiremo fra circa due giorni. Ti conviene darcele se non vuoi essere licenziato da mio padre e ritrovarti nuovamente a guidare taxi.-
L’uomo grugnì sonoramente e prese a trafficare sotto il bancone, tirando fuori due passepartout argentati.
-Buona residenza al Marylebone hotel.- disse con carente entusiasmo, Bean sorrise subdolamente, dirigendosi verso le ascensori.
 
 
-Il tuo cognome è Greene?- domandò Ashton, cercando disperatamente contatto visivo con la ragazza che continuava a fissare il lucernaio dell’ascensore.
-Già-rispose solamente.-Bean Greene, fagiolo verde, bella la vita eh?-
La ragazza si voltò finalmente verso Ashton, che sentì il sangue arrivargli in testa in pochissimo.
-Qualcosa di te mi rende praticamente impotente.- pensò ad alta voce, cosa che gli fece portare immediatamente due mani alla bocca, come per voler rinfilare dentro ciò che aveva accidentalmente detto, Bean inarcò un sopracciglio e mormorò un “cosa?”, ma in quel momento le porte dell’ascensore si spalancarono davanti ad un lungo corridoio.
-Seguitemi.-disse Bean, i ragazzi obbedirono. La rossa strisciò il passepartout nella fessura della suite. Appena aperta la porta, rimasero con le bocche spalancate per una buona manciata di secondi.
Due tondi letti matrimoniali erano posizionati l’uno di fianco all’altro ed un grosso finestrone panoramico dava bellavista su tutta Londra che, con l’arrivo del pomeriggio, stava iniziando ad illuminarsi.
-Oh.mio.Dio.-disse Tyler, scandendo ogni sillaba.-Sto per iperventilare.-
Si catapultarono dentro urlando e gettandosi di peso sui letti, esplorando il resto della grande e sontuosa suite; Luke non mollò più il letto per quanto fosse comodo, mentre Tyler si era già accollato alla bottiglia di Champagne omaggio che era stata lasciata sul lavandino del bagno. Michael non credeva ai suoi occhi, non credeva e basta: era tutto troppo bello e troppo perfetto per essere vero, voleva veramente godersi questo momento, ma non riusciva ad ignorare quella sensazione perenne che lo avvertiva che qualcosa di brutto sarebbe dovuto accadere.
-Benvenuti nella suite presidenziale!-esclamò Bean entusiasta, allargando le braccia.-Niente male eh?-
-Altro che!-esultò Luke abbracciandosi al cuscino.-Come mai ti conoscono qui?-
Bean si morse l’interno della guancia e si appoggiò all’uscio della porta, dicendo freddamente:-Ci lavora mio padre.-
Luke stava per farle un’altra domanda, ma la ragazza lo fermò prima che aprisse bocca:-Muovete il culo, ci vediamo nella hall fra dieci minuti-
-E perché?- chiese Calum confuso.
-Vi porto a fare un giretto turistico a Londra.-
 
 
Michael non mangiava qualcosa di consistente da quasi due giorni, e nonostante quel cartoccio di fish&chips che aveva appena ordinato puzzasse di fritto e rifritto, in quel momento sembrava la cosa più buona avesse mai ingerito.
Si erano seduti tutti e sei su di una panchina nel Camden Market, dopo aver preso la metropolitana e fatto qualche fermata. Bean decise di portarli come prima tappa lì, non solo perché fosse piuttosto vicino dall’albergo, ma anche perché conosceva bene Camden town e pensava che il suo ambiente underground sarebbe piaciuto ai ragazzi. Girarono qualche negozietto e delle bancarelle vintage, Michael si soffermò per più di un quarto d’ora davanti ad una bancarella di vecchi vinili, cosa che scatenò l’ira di Tyler, troppo affamato per aspettarlo e guardarlo scorrere fra titoli di album che già possedeva (“Michael Dio santo muoviti a decidere prima che ti sbatto ripetutamente un disco dei Doors in testa”).
Così si fermarono nel primo fast food nei paraggi e, da veri turisti, ordinarono a testa un cartoccio di fish&chips unto e decisamente poco sano, che però sembrarono apprezzare.
-Siamo il tipico cliché di turisti australiani.-esclamò Michael a bocca piena.
-Almeno non indossiamo i sandali ed i calzini-continuò Tyler divertito, Michael rise piano e guardò dritto davanti a se le persone camminare freneticamente per il largo marciapiede, facendosi spazio fra le bancarelle. La sua attenzione fu catturata da un gruppo di ragazzi che facevano volantinaggio e cercava di ottenere l’attenzione di almeno una persona in quel caos.
Michael si alzò in piedi, si pulì le mani unte e raggiunse i ragazzi, chiedendo loro un volantino.
-E’ una festa-esordì uno di loro, un tipo alto e muscoloso dai capelli biondo platino.-Stasera verso le dieci e mezza, con deejay set e tanta gente, niente nomi sulla lista.-
Michael si rigirò il volantino fra le mani, leggeva nel mezzo “The 1984 club, Holland park n. 34”, diede ai ragazzi un’occhiata interrogativa.
-Niente nomi?-
-Niente nomi, non è un party privato.-esclamò quello bruno.-Ci si vede-
Il gruppo continuò a camminare e distribuire volantini, mentre Michael lo accartocciò e se lo mise in tasca velocemente, per poi rivolgere lo sguardo nuovamente agli amici.
-Dov’eri finito?-chiese Ashton ingoiando una patatina, Michael prese posto sulla panchina e sorrise.
-Stasera andiamo ad un party, ci conviene muoverci e cambiarci in fretta!- esclamò entusiasta, Calum alzò una mano in aria.
-Frena un attimo-esordì.-Prima decidi di invertire rotta del viaggio e di venire a Londra, poi ti comporti da turista esaltato per le strade ed ora vuoi improvvisamente andare ad un party?-
-Dicendolo così lo fai suonare come una cosa decisamente negativa, Cal.-
-Michael…-sospirò Calum-Dico sul serio, che ti prende?-
Tutti e cinque puntarono sguardi inquisitori su Michael, il quale si chiuse ancora di più nelle sue spalle, sperando che in qualche modo lo avrebbero risucchiato dentro ed impedito di uscirne fuori. Sbuffò forte ed incrociò le braccia strette al petto, biascicando mesto: -Wren mi ha mandato un messaggio.-
Continuarono a fissarlo, stavolta più con stupore che curiosità.
-E allora?-disse Tyler.
-Avrei preferito che non lo facesse, e-Michael oramai sembrava parlare con le sue scarpe.-Ho ricominciato a pensare tanto, a lei, a l’anno scorso, al fatto che non è ancora passato nulla, che non ho ancora, come dire, “rimarginato” la ferita.- Prese un respiro profondo e distolse lo sguardo dai piedi.-Voglio distrarmi, tutto qui.-
Tutti presero a mangiare lentamente, senza sapere cosa rispondere, calò un silenzio imbarazzante colmato solo dal rumoroso masticare di Luke, quando Bean sembrò non riuscire più a sopportarlo.
-Senti, non ho la più pallida idea di chi sia questa Wren, del perché ti abbia scritto e non so che cosa intendi con rimarginare la ferita e tutta quella roba lì-iniziò ad alta voce.-Ma credimi, qui siamo tutti sulla stessa barca ed ho anche io bisogno di distrarmi e non pensare a nulla per un po’.-
Allungò la mano verso il volantino e lo afferrò, guardandoselo per un po’.
-Holland park non è tanto lontano da Oxford Circus, poche fermate e siamo lì.-Scavò nuovamente nella borsa, tirando fuori altre banconote da cinquanta e usandole come ventaglio-Corriamo in albergo e cambiamoci, stasera offro io.-
 
 
Ashton stava mentalmente listando tutti i pro ed i contro di quella serata, mentre erano nella metropolitana diretti alla fermata di Holland Park. I contro: A Londra di sera la folla presente all’interno di un vagone puzzava tremendamente di alcol già dalle dieci, l’aria mancava e il sudore perlava le fronti (e sfortunatamente le ascelle) dei passeggeri, provocando la diffusione di maleodori poco piacevoli per tutto il ridotto spazio. Pro: A causa di tutti i contro, Bean gli si era appiccicata addosso ed i suoi capelli rossi e lunghi gli pizzicavano sotto il mento. Era particolarmente bella, nonostante indossasse una semplice canotta nera e lunga, delle calze nere alte fino al ginocchio forellate qua e la ed un paio di sneakers malridotte, gli occhiali da vista se li era tolti e sugli occhi aveva applicato un po’ di trucco, che metteva in risalto il taglio allungato e il colore azzurro acquoso. Ashton era pietrificato, aveva paura di fare una sola mossa falsa e beccarsi un cinque dita o una qualche risposta tagliente. Però se gli rimaneva ancora così vicino, nonostante stesse sudando come non mai e puzzasse di nicotina e odori corporei, voleva dire che sotto sotto stargli incollata non le dispiaceva.
-Stai arrossendo.-disse improvvisamente, Ashton sgranò gli occhi ed abbasso lo sguardo verso la ragazza, di qualche centimetro più bassa di lui.
-Eh?-
-Stai arrossendo, e tanto-aggiunse lei con un sogghigno, Ashton sembrò realizzare cosa intendesse e si toccò le guance, oramai diventate fuoco.
-Sì uhm…sai, il caldo, la metro…-farfugliò con finta nonchalance, Bean fece una smorfia furba.
-Già, il caldo.-continuò.-Peccato, pensavo fossi io a renderti così “impotente”-
Ed Ashton avvampò ancora di più.
Due fermate dopo, finalmente uscirono dalla metropolitana e si catapultarono all’esterno, sentendosi sollevati del riuscire finalmente a respirare aria pura.
Michael si passò scompostamente una mano nei capelli verde acido, che si erano appiattiti con il calore sotto terra, se li rizzò ripetutamente per riottenere l’effetto “dita-nella-corrente”, come gli era solito fare quando era nervoso. D’un tratto andare in un club non gli sembrava tanto una buona idea.
-Ashton dimmi che hai una sig—Non terminò la frase, si voltò ed il riccio aveva già stretto fra le labbra una sigaretta.-Dimmi che non era l’ultima.-
-E’ il tuo giorno fortunato Mikey-rispose ridacchiando Ashton passandogli il pacchetto, Michael ne sfilò una velocemente e se la ficcò in bocca, accendendola e facendo un lungo tiro.
Seguirono le indicazioni verso il club, quando Michael si sentì toccare la spalla.
-Perché sei così teso?-domandò Luke.-Andrà tutto bene.-
-Lo so-si autoconvinse Michael, facendo un’ultimo tiro e buttando la cicca per terra, ancora poco convinto di quello che stava per fare.
Il locale dall’esterno sembrava un semplicissimo bar, musica dance proveniva dall’interno e faceva tremare le pareti. Bean aprì la sua enorme tracolla (non la borsa più alla moda per una serata mondana nei pressi di Notthing hill) e prese delle banconote che diede al buttafuori, il quale diede un’occhiata veloce al gruppo, arricciò il naso e li fece entrare.
-Un giorno ci dirai dove hai trovato tutti questi soldi?-mormorò Ashton nell’orecchio di Bean, cercando di superare il volume della musica, la ragazza si voltò ed i loro visi erano a pochi centimetri di distanza, Ashton poteva sentire il cuore premere contro il petto disperatamente per uscire.
-Un giorno, forse.-rispose ridacchiando.-Sei così curioso di saperne di più di me?-
-Da morire- disse in un soffio, Bean inchiodò i suoi occhi nei suoi camminando a ritroso nel corridoio che portava all’interno del locale, senza distogliere lo sguardo, Ashton dimenticò per qualche secondo come respirare.
Luke si era gettato nella mischia sulla pista da ballo, con un drink in una mano che cercava vanamente di tenere su a ritmo di musica. C’erano corpi ammassati l’uno all’altro nello spazio tanto ridotto, sembrava improvvisamente di essere ritornati nella metropolitana, Michael non ci trovava assolutamente nessuna differenza in quel momento, mentre era in piedi in un angolo della sala a muovere sconnessamente i piedi a ritmo dei bassi. Si sentiva un pesce fuor d’acqua, non andava in una discoteca da parecchio e non se la sentiva poi tanto di prendersi una sbronza e ballare senza sosta, cosa che invece i suoi amici stavano facendo. Tyler aveva perso il controllo ed era nel bel mezzo del dancefloor, Calum flirtava con una ragazza bruna al piccolo bancone, Luke gli faceva segno di unirsi a lui, ma Michael scosse piano la testa, ricevendo indietro in labiale un  “Palloso”.
Stava per abbandonare il suo caldo angolino per prendersi un altro drink, quando una voce sconosciuta lo fermò:
-I Def Leppard?-
Michael si voltò, ma dovette abbassare lo sguardo per vedere chi fosse stato a parlare a causa della statura minuta della ragazza: una criniera gonfia e crespa di capelli biondi le incorniciavano il viso paffuto e tondo, da cui spuntavano due grossi occhi messi in risalto da una linea lunga di eyeliner ed un nasino a patata. Michael si fece scappare un sorrisetto, poi chiese;
-Come, scusa?-
-La tua maglietta-disse lei, alzando la voce per farsi sentire.-Ti piacciono i Def Leppard?-
Michael si guardò in basso, fissando la sua canottiera nera col logo della band che indossava,  rialzò lo sguardo e rispose:
-Uhm, sì, la maglietta è di mio padre in realtà, del tour di—
-Hysteria, 1987, lo so.-concluse lei, Michael la guardò stranito, era così che le persone si sentivano quando lui parlava?
-Esattamente-esclamò lui.-Piacciono anche a te?-
-Alcuni pezzi hanno fatto la storia dell’hard rock britannico, come si può non apprezzarli?- affermò la ragazza mettendosi goffamente un ciuffo biondo dietro l’orecchio, fu allora che Michael notò la sua maglietta, che leggeva “Girls invented punk rock, not England”, rise sommessamente.-E che ci fa un fan dei Def Leppard ad un party del genere?-
-I fan dei Def Leppard e della buona musica non possono divertirsi in discoteca?- rispose ironico, la ragazza scrollò le spalle.
-Era per chiedere, di solito non prediligono questo ambiente da ricchi adolescenti tossicodipendenti, e hai l'aria di uno che ha già avuto troppi drink che non se la sta spassando.- esclamò sorridendo, poi allungò la mano verso quella di Michael.-Piacere, Nina.-
-Michael.-rispose flebilmente, quando la ragazza lo strattonò praticamente nel bel mezzo della pista da ballo, urlando:
-Amo questa canzone! Balliamo!-
Michael non la riconobbe inizialmente, era un pezzo dubstep accompagnato da un rap veloce e ritmato, si lasciò prendere dalla musica e ballò con lei per un po’, era impacciata mentre ballava e cercava di indovinare le parole della canzone, goffa in un modo adorabile. Fece un check mentale: Era in una discoteca, si era concesso già due drink e stava ballando con una sconosciuta, era un’allucinazione? Stava succedendo davvero o era tutto nel suo subconscio?
La guardò mentre ballava- o almeno quello che per lei era ballare, che consisteva nell’agitare le braccia e scuotere la sua massa enorme di capelli avanti e indietro- era indubbiamente carina nella sua goffaggine, o almeno riusciva ad intrigarlo, di certo una ragazza che apprezza la musica dei Def Leppard non poteva che essere una tipa fuori dal comune. Pensò per qualche secondo a cosa chiederle per rompere il ghiaccio, sfortunatamente le sue capacità di flirt erano scarse.
-Che ci fa una ragazza come te allora, ad un party del genere?- chiese allora Michael, Nina smise di ballare e rispose:
-Sono qui con una persona, siamo diretti al festival di Glastonbury e ci siamo concessi una serata di svago-
-Andate anche voi a Glastonbury?-disse Michael con gli occhi sgranati, Nina annuì e sorrise ampiamente.
-Anche te, vedo.-esclamò.-Magari è destino che ci siamo incontrati.-
Michael benedisse il buio e le luci stroboscopiche del club che nascondevano il rossore che gli stava comparendo sulle guance.
-Forse.-replicò imbarazzato,  Nina fece un piccolo sogghigno e riprese a ballare.-Senti uhm…devo andare assolutamente al bagno e—
-La natura chiama, corri, io rimango qui.- esclamò lei senza fargli finire la frase, Michael rise piano e cercò alla cieca la porta del bagno.
La spinse con il braccio appena trovata, venendo investito da una puzza tremenda di fumo e odori corporei. La fila per poter entrare era ridicolosamente lunga e le persone erano l’una addossata all’altra, Michael sperò vivamente di non avere un attacco di claustrofobia. La musica era più ovattata e nelle sue orecchie i suoni erano accompagnati da un ronzio assordante, cercò di infilarsi in uno spazietto al termine della coda, dietro a due ragazzi che si baciavano con foga come se fossero gli unici in quello spazio ristretto, si maledisse mentalmente per il pessimo controllo della sua vescica, anche se principalmente era corso al bagno per avere una scusa e pensare bene come iniziare una conversazione con Nina. Per fortuna la fila era scorrevole, e Michael facendo due calcoli capì che l’affluenza di tante persone nel gabinetto pubblico del 1984 club era per farsi una riga di cocaina senza essere visti, tipico. Ciò gli fece quasi passare la voglia di andare al bagno.
Finalmente arrivato alla porta d’entrata, essa si aprì con un tonfo e Michael venne scaraventato indietro.
-Fa’ attenzione!-Urlò spazientito al ragazzo apparso sull’uscio, un tipo decisamente malmesso e fatto. Aveva gli occhi vitrei ed inespressivi fissi in quelli di Michael, cerchiati da due borse messe in risalto dal suo colorito pallido. Stampato sul viso incorniciato da una cascata di riccioli scuri aveva un sorriso sghembo, come se avesse preso la predica di Michael per uno scherzo. Prese ad abbottonarsi freneticamente la camicia a fiori che indossava, sul petto spuntava un grosso tatuaggio che con la luce soffusa del bagno appariva solo come una macchia scura.
-Rilassati.-bofonchiò con la voce gracchiante.-Che stress.-
A passo lento e scomposto si diresse verso l’uscita, Michael non colse bene la sua esclamazione, ma capì che forse era troppo poco lucido per dare una risposta sensata, così mormorò fra se e se un “coglione” e finalmente entrò nel bagno. Rannicchiati vicino al lavandino un gruppo di ragazzi erano presi dall’aspirare linee, la scena fece venire un senso di angoscia nello stomaco di Michael, che oramai non sapeva più che ci facesse lì. Nina aveva ragione: I fan dei Def Leppard non prediligono questi posti.
Uscì dopo poco, si sciacquò in viso e uscì con l’intenzione di chiamare a raccolta i suoi amici e fuggire da quel posto, ma appena spalancò la porta, si trovò davanti una scena che avrebbe preferito non vedere.
Nina era avvinghiata al tizio che aveva incontrato nel bagno poco prima, occupata a pomiciare come non ci fosse un domani. Michael fu tentato di rientrare nel bagno e rimettere il fish&chips di qualche ora prima.
                       

 
 
 
 
my space;
soundtrack: 212-Azealia Banks
Non so manco quanti giorni sono passati dall'ultima volta che ho postato ma posso dirvi che questo capitolo è stato un vero e proprio TRAVAGLIO
ma stavolta credo di aver fatto davvero un buon lavoro, non so voi, ma potrebbe essere uno dei miei preferiti 
RAGAZZI HO RAGGIUNTO 103 RECENSIONI NON SO SE CAPITE 103 THATS A BIG ASS NUMBER
Grazie grazie, davvero grazie grazie infinite (dico grazie due volte perché penso che dia enfasi quando non è vero) siete tutti dei tesori e mi rendete sempre felicissima ogni recensione, non so che dire oltre al fatto che vi stra adoro <3
e inoltre grazie alle 14 persone che l'hanno preferita, le 10 ricordate e le 31 seguite WOAH -cit.
Ora, passiamo a questo capitolo che aspetavo di scrivere da tantissimo tempo c:
Mi sono voluta incentrare su Michael stavolta ma ehi, non preoccuopatevi, i Tylum (aka TylerxCalum, che so che shippate tutti con foga) torneranno molto molto presto, deheheh
NUOVI PERSONAGGI YAY SCLERO
qui si ha modo di conoscerli poco, ma credetemi, saranno molto importanti nel corso della storia che, pensandoci, è ancora ai suoi inizi, non so precisamente quanti capitoli saranno, probabilmente sulal ventina, ma non voglio programmarli e voglio vedere dove arrivano, spero che continuerete a seguirla comunque vada c:
E, ci sono altre informazioni su Bean che, devo dire la verità, sto iniziando a shippare con Ashton, ma chissà, potrebbe accadere di tutto... voi che ne pensate del suo personaggio? Vorrei tanto sapere i vostri pareri. Da cosa si vuole distrare? perché è scappata di casa?
giuro la smetto di fare le domande alla Gerry Scotti 
Ho iniziato il prossimo capitolo dove, mi sa, la storia prende finalmente una piega diversa, l'unica anticipazione che posso farvi è che ci sarà tanto, tanto romanticismo e nuove rivelazioni, tutte accompagnate da un vecchio cd dei Velvet Underground (sì okay ho un cuore anch'io)
Vi lascio una foto del prestavolto di Nina, la new entry (x) e della sua FAVOLOSA t-shirt (x) e spero di rivedervi molto, molto presto c:
mi trovate su twitter @fjuorescent tumblr @myurlissouncool e, se volete, potete aggiungermi su facebook c: 
I loaf you ur like sweet sweet lemonade on a hot day- cit Huke Lemmings
XXX
Lu

 

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Capitolo 14
*** Femme fatale ***


(14)
Femme fatale




Little boy, she's from the street
Before you start, you're already beat
She's gonna play you for a fool
Yes, it's true



 






Fece finta di schiarirsi la gola per farsi sentire, i due si staccarono controvoglia con un rumoroso schiocco umido e si voltarono, Nina sembrò avvampare e si passò la mano sulle labbra.
-Sei tornato finalmente!-esclamò accennando un sorriso, Michael annuì piano .
-Già, uhm, non volevo…interrompervi.-mormorò imbarazzato, Nina fece spallucce e cinse i fianchi del ragazzo riccio, che stava nuovamente squadrando Michael da capo a piedi con occhi critici.
-Ma figurati.-disse lei.-Michael, lui è Matty, il mio ragazzo. Matty, lui è Michael.-
-Ci siamo incontrati nel bagno.- esclamò Michael con un cenno della testa, Matty roteò gli occhi e si passò una mano fra i capelli svogliatamente.
-Eri in bagno?- disse Nina a bassa voce, Matty la ignorò e riavvicinò il viso al suo, ma Nina si scostò velocemente.-Matty rispondimi, stavi sniffando di nuovo?-
-Datti una calmata-disse lui sfacciato, le scoccò un altro bacio sulle labbra e sorrise sghembo.-Non ho fatto nulla di nulla-
-Promettimi.-
-Prometto-esclamò velocemente.-Mi sembra sgarbato iniziare un altro discorso con un terzo incomodo, non credi?-
Nina rise piano, poi gli si strinse affianco;
-Ma se stavamo pomiciando davanti a lui fino a due minuti fa!-esclamò ironica, Michael si sentiva così a disagio per quanto fossero sdolcinati, li odiava.
-Matty, anche Michael è diretto a Glastonbury!-disse Nina, fermando le loro smancerie.
-Ammirevole- esclamò lui fiaccamente, passandosi nuovamente la mano nei capelli.-Quando partirai?-
-Io ed i miei amici pensavamo di passare qualche giorno qui a Londra e poi riprendere il viaggio fra—
-Si okay-tagliò corto Matty, rivolgendo l’attenzione alla sua ragazza ed ignorandolo, Michael capì che non doveva stargli molto simpatico.-Tesoro, andiamocene.-
-Non ti va di restare ancora per un po’?-disse Nina, Matty sbuffò forte e si portò le mani alle tempie, “che re del dramma”, pensò Michael.
-Fanculo-disse sotto il suo respiro Matty, dirigendosi con passo pesante al bancone del bar, Nina guardò in basso mortificata e lo seguì, Michael fece lo stesso.
-Scusalo-disse piano.-E’ un po’…teatrale-
-Ho notato-rispose Michael ridendo.-Ed ho anche notato che non devo stargli molto simpatico-
-Ma non è vero! È che è molto riservato e—La voce di Nina si spezzò.-Credo sia normale essere così dopo tre mesi in riabilitazione.-
Michael guardò Nina sconvolto per qualche secondo, poi passò lo sguardo verso Matty, seduto al bancone con uno sguardo perso nel vuoto ed un drink in mano; aveva tutta l’aria di essere un tossico dipendente, ma non pensava a tal punto di essere finito in riabilitazione. Si chiese come potesse una ragazza tanto carina come Nina a stare con un tizio del genere, anche se di lei conosceva ben poco, magari l’apparenza ingannava e non era come stava immaginando. Eccome se se la stava immaginando.
Scosse la testa e si distolse dai suoi pensieri, rendendosi conto che stava fissando Nina da un po’, e Matty stavolta ruppe il silenzio.
-Quindi sei un turista?-Disse incrociando le gambe, strette in un paio di skinnies neri.
-Teoricamente sì, vengo da Sydney-rispose Michael, goffamente prendendo posto su quello scomodo sgabello.-Sono qui in giro con il mio gruppo di amici ed una ragazza che abbiamo conosciuto da Walmart’s-
-Da Walmart’s?-Rise Nina, Michael non riuscì a non sorridere a sua volta.
-E’ una lunga storia-disse.-Voi?-
-Io sono di qui-disse Matty, chiedendo al cameriere un altro drink.-Matty Healy, forse hai già sentito parlare di me.-
Michael si morse l’interno della guancia, temendo che se avesse detto “no” Matty si sarebbe alterato e, con una teatrale mossa della mano, avrebbe fatto una melodrammatica uscita di scena:-Forse…-
-Matty ha una band.-esclamò Nina sorridente.-Forse se ti piacciono i Def Leppard non sono esattamente il tuo genere.-
-Ergh, che sei, uno di quei metallari finti-punk rimasti al 2008?-esclamò Matty con aria disgustata, buttando giù l’ultimo sorso del suo drink, fece una risatina quasi isterica e gli puntò un dito contro.-Lo avrei dovuto dedurre già dai capelli; questi sono i tipi che ti piacciono eh, Nina? Quelli che ti facevi prima di me!-
-Matty-Nina si guardò le mani.-Non sei divertente.-
Matty tirò fuori il labbro inferiore e mise un braccio attorno alle spalle di Nina, ridendo flebilmente, Michael cercò di mantenere un contegno.
-Nina, piccola-fece, lasciandole un bacio sulla guancia.-Scusami. E scusami anche tu Michael…che stavi dicendo?-
-In realtà mi stavi prendendo per il culo per i miei capelli.-disse sarcastico Michael, Matty trovava questa situazione quasi esilarante.
-Ah già…i capelli…-disse fra le risate, quando appoggiò la testa sul bancone e, improvvisamente, smise di ridere chiudendo gli occhi.
-Merda-esclamò Nina avvicinandosi e scuotendolo per le braccia. Chiamava il suo nome ad alta voce, cercando di superare il volume della musica, Matty si limitò a tossire e sussultare qualche volta.
-Perfetto, è svenuto.-esclamò Nina incrociando le braccia e guardando frustrata in alto.
-Succede spesso?- domandò Michael confuso, Nina annuì piano.
-Sfortunatamente sì.-rispose.-E ora tu mi aiuti a portarlo fuori.-

 
-Ne vuoi una?-
Ashton sfilò l’ennesima sigaretta dal suo pacchetto e lo porse a Bean, la quale lo aveva accompagnato fuori dal locale per fumare, lei scosse la testa.
-Non fumo.-si scusò con un mezzo sorriso, Ashton scavò nelle sue tasche e prese l’accendino, coprendo con una mano la fiamma per ripararla dal vento.
Rimasero in silenzio per un po’, delle volte Ashton si voltava verso di lei e distoglieva velocemente lo sguardo appena Bean si girava, gli era così difficile però.
-Fumi parecchio.-disse lei in una risata, Ashton accennò un piccolo sorriso e fece un tiro.
-Già.-rispose.-So che fa male e potrei probabilmente finire con un polmone annerito e i denti gialli ed il fegato a pezzi, ma non riesco a smettere.-
-“Le sigarette sono un modo elegante per suicidarsi”-recitò Bean ad alta voce.-Lo disse Kurt Vonnegut, uno scrittore.-
-Smetti di fare l’intellettuale con me!-esclamò Ashton  ironico,  Bean rise piano.-Mi metti a disagio!-
-Perché sono più colta di lei? Signor Ashton…-Bean guardò Ashton aggrottando la fronte.-Non so il tuo cognome.-
-Irwin, Ashton Irwin.-rispose lui, inalando nuovamente e cacciando fuori il fumo in una nuvoletta.
-So così poco di te.-continuò Bean, guardando dritto davanti a lei.-Eppure sono in viaggio con te ed i tuoi amici verso un posto che manco mi piace…che decisione stupida.-
Ashton cercò di trattenersi, visto che Bean aveva detto “Te ed i tuoi amici” e la cosa lo emozionava più del dovuto.
-Le decisioni stupide portano sempre a grandi storie-disse sorridendole a trentadue denti, Bean si girò e sorrise a sua volta.
Ashton portò un’ultima volta la sigaretta alla bocca ed inalò velocemente, per poi lanciare la cicca per terra. Entrambi esitarono prima di rientrare.
-Ti va di rientrare o…-
Bean scrollò le spalle e titubante afferrò la mano di Ashton, trascinandolo qualche metro più in là.
-No-disse ridendo.-Vorrei conoscere meglio Ashton Irwin, se mi permetti.-

 
Luke giurò di essere l’unico ragazzo nel bel mezzo della discoteca a sentirsi veramente depresso.
Calum era da qualche parte con una qualche ragazza, mentre era pienamente convinto che Ashton Michael Bean e Tyler fossero Dio sa dove senza di lui e si fossero dimenticati della sua esistenza.
Non si stava nemmeno annoiando, anzi, Luke amava le feste, e questa volta non era in uno squallido localino in periferia di Sydney, ma un vero e proprio club Londinese, ma in quel momento non poteva fare altro che sentirsi un emerito idiota. Aveva cercato di attaccare bottone con qualche ragazza, ma tutte erano o troppo ubriache o troppo scostanti per dargli corda, così si arrese e si diresse al bancone e fece quello che succedeva il 90 percento delle volte che stava male: bevve.
Era una cosa che i suoi migliori amici sapevano ed a cui avevano assistito in diverse occasioni: quando venne mollato per la prima volta, al ballo scolastico, quando ad una festa una ragazza con cui ci provava aveva confessato di essere lesbica e in altre circostanze devastanti per il piccolo e sensibile Luke Hemmings.
La routine era questa: Luke riceveva una qualche brutta batosta, chiamava a raccolta Michael, Tyler, Ashton e Calum e chiedeva loro di portare quante più scorte di alcolici possibili, si sedevano sul pavimento del suo seminterrato e, accompagnati da un sottofondo musicale deprimente (di solito scelto da Michael, e la preferita era “November Rain” dei Guns&Roses)Luke si abbracciava una bottiglia di qualsiasi alcolico gli capitasse sottomano e si rannicchiava ai piedi di Ashton  lamentandosi di quanto facesse schifo e quanto si odiasse e quanto odiasse il mondo e quanto fosse incredibilmente eccitato da ubriaco. I ragazzi lo presero per un gioco all’inizio, finché Luke non iniziò a prendere il vizio e lì incominciarono i problemi. Non tornava più a casa la sera ed era così ubriaco da non riuscire nemmeno a camminare, saltava la scuola e la macchina di Ashton puzzava di vomito perché Luke rimetteva puntualmente ogni volta che lo riaccompagnavano a casa dopo l’ennesima sbronza.
Chiese un altro round di drinks e la testa iniziò a girargli, afferrò il bicchiere e lo riappoggiò con forza sul legno del bancone.
-Ancora?-chiese il barista, Luke alzò lo sguardo e fece il broncio.
-Perché sono così patetico?- disse, gettando le mani all’aria.-Cioè, lei mi trova un brutto ragazzo?-
Il barman guardò Luke con aria confusa e continuò a pulire il bicchiere, esitò prima di rispondere.-Non credo.-
-Eppure guardami, sono qui da solo a deprimermi perché non importa a nessuno di me, vedi qualcuno che si venga a preoccupare?-Luke iniziò a vomitare fuori tutto al povero barista, ma aveva bisogno di sfogarsi.-No, non c’è nessuno, e guarda come sono ridotto, a parlare dei cazzi miei con uno sconosciuto a cui probabilmente non interessa quello che dico, evviva la vita.-Luke fece una risatina, poi allungò il bicchiere all’uomo.-Un altro, per favore.-
Il barista ubbidì in silenzio, mentre Luke cercava di trattenere un conato, non era solo per tutto l’alcol che stava scolando, ma anche per tutto quello che stava provando in quel momento; si sentiva solo ed inutile, non era furbo come Ashton, o estroverso come Tyler o intrigante come Michael, era solo l’amico rompi scatole e guastafeste eccessivamente alto e lamentoso, quello che non riusciva a trovarsi una ragazza e con una leggera inclinazione all’alcolismo.
Il barman gli porse il suo ultimo drink e gli diede una pacca sulla spalla, come per dargli conforto, Luke tirò su col naso come se fosse sul punto di piangere.
-Grazie, amico.-mormorò.-Com’è che dite qui in inghilterra? “God save the queen” o qualcosa quando ringraziate?-
Il barista rise piano e scosse la testa:-Sei ubriaco marcio, meglio se esci fuori a prendere un po’ d’aria.-
Luke annuì, fece un ultimo sorso e si alzò dalla sedia, facendo fatica a mettere a fuoco a causa degli occhi lucidi, quando fu finalmente fuori.
Fece un profondo sospiro e si accasciò lungo la parete di mattoni, scoppiando in un fiume di lacrime, sperando di essere abbastanza ubriaco per dimenticarsi tutto la mattina dopo.
 

 
Michael non capiva come un ragazzo esile e snello come Matty potesse pesare così tanto.
Nina si mise sotto il braccio del suo ragazzo privo di sensi e cercò di trasportarlo, ma finiva per essere urtato dalle persone nel locale e finire sul pavimento, così la ragazza, presa da un raptus di rabbia, imprecò e chiese a Michael il favore di caricarselo sulle spalle almeno fino all’uscita.
Fu la camminata più faticosa che Michael avesse mai fatto, se fosse stato per lui avrebbe lasciato Matty ronfare per terra , ma non riuscì a dire di no a Nina e obbedì, andando a tentoni verso l’uscita.
-Seguimi, che lo mettiamo in macchina.- disse Nina indicandogli un’auto qualche metro più in là.
Accese i fari, anche loro viaggiavano in un minivan, anche se decisamente meglio messo di quello di Ashton : era un Volkswagen vintage azzurrino, di quelli che si vedevano nelle vecchie foto fine anni sessanta.
Nina aprì la portiera ed aiutò Michael a caricare Matty all’interno, stendendolo per bene sui sediolini di dietro, Michael rise.
-Non era esattamente come pensavo di concludere la serata.-esclamò chiudendo la portiera, Nina rise a sua volta e spostò delle ciocche di capelli dalla fronte di Matty, madida di sudore.
-Di sicuro è stata la cosa più emozionante però, non credi?-disse lei.-Questo posto fa schifo, e ancora di più la gente che lo frequenta.-
-Per non parlare della musica!-aggiunse Michael.
-Guarda che a me piaceva!-
-Allora hai pessimi gusti musicali.-
Nina gli scoccò un’occhiata di fuoco e spalancò la bocca indignata, incrociando le braccia al petto.
-Come scusa?-disse offesa.-Non sei nessuno per giudicare i miei gusti musicali. Si da il caso che i miei siano ottimi.-
-Nina…-incominciò Michael, ma venne fermato da lei.
-Solo perché apprezzo qualche pezzo più commerciale non vuol dire che non apprezzi anche altro, non credi?-
-Io non dicevo quest—
-Voi uomini ed i vostri concetti di superiorità!-Gridò lei, aprendo la portiera dell’auto e sedendosi al posto guida, per poi sbatterla rumorosamente.
Michael rimase interdetto su due piedi, e giunse a conclusione che Nina fosse parecchio suscettibile e che sarebbe stato meglio finire lì il discorso.
Infilò le mani in tasca e fece per andarsene, quando lei aprì il finestrino e sospirò pesantemente.
-Scusa.-biascicò piano, Michael sorrise.-Sono un po’ tesa.-
Michael voleva rispondere: “l’ho dedotto da come mi hai attaccato dandomi del maschilista bastardo”, ma pensò che fosse meglio non fomentare il litigio.
-Non mi sono offeso, va tutto bene.-disse lui imbarazzato.-E’ una serata no?-
-Una settimana no.-concluse lei ridacchiando, chiuse il finestrino e aprì nuovamente lo sportello, trafficando in un cassettino sul cruscotto per poi afferrare un cd ed infilarlo velocemente nel lettore, alzando al massimo il volume. Partì una canzone familiare alle orecchie di Michael.
Nina uscì dal minivan e si sedette sul cruscotto, passando a Michael la custodia dell’album.
-Se dobbiamo parlare di buona musica, bisogna partire dai migliori!-Disse lei entusiasta, Michael si rigirò la custodia fra le mani, leggeva “The velvet underground and Nico”, con il celebre dipinto della banana fatto da Andy Warhol, un classico.-Per apprezzare il vero rock, bisogna iniziare dai Velvet underground!-
-Beh, se proprio dobbiamo cominciare dai Velvet…-Esordì Michael.-Inizierei con l’album omonimo del 69, “The velvet underground”, ma forse a te piacevano prima che Lou Reed cacciasse John Cale.-
Nina lo fissò per un po’, era incuriosita e spaventata allo stesso tempo, sembrava gli venisse così naturale parlare dei Velvet Underground, quando invece sembrava tanto impacciato mentre cercava di iniziare un discorso normale.
Michael alzò lo sguardo, trovando Nina intenta a fissarlo con la bocca socchiusa, arrossì di colpo.-Che c’è?-
-Chi sei tu?- domando lei stranita, Michael inarcò un sopracciglio.
-…Michael?- rispose, Nina rise e toccò la superfice affianco a lei, indicando a Michael di sedersi.
-Sei un appassionato di musica?-domandò lei, Michael prese posto e rispose:
-Mi piace la buona musica, tutto qui.-
-Perché non me l’hai mai detto?-
-Perché ci siamo conosciuti mezz’ora fa.-
-Touché-Nina rise nuovamente, per poi iniziare a canticchiare la canzone sottovoce.- Cause everybody knows, she’s a femme fatale, the things she does to please…Michael, canta con me!-
Michael si rifiutò inizialmente, ma alla fine fu trascinato dal ritmo della ballad e si unì a Nina nella piccolo jam session, ma non riusciva a non essere distratto da lei; Muoveva i capelli mossi e gonfi a destra e a manca, mentre recitava ogni parola della canzone con gli occhi chiusi. Si era estraniato per un po’ da tutto mentre la fissava, smettendo persino di cantare, ma Nina era così presa che sembrava non essersene accorta.
-Mio padre era un turnista.-esclamò lui improvvisamente, Nina si voltò di colpo e si interruppe.-Ecco perché ne so tanto.-
-Wow, è famoso?-
-Nah.-scrollò le spalle.-Magari agli esordi sì, aveva un casino di groupies quando fece la tournèe con i Pearl Jam, ed una di quelle era mia madre.-
-Non ci credo!-disse Nina.-Sei nato dall’unione di una groupie ed un turnista, che cosa romantica!-
-Romantica come un calcio in culo.-disse Michael ironico, facendosi scappare una risata nervosa.-Mio padre era un tossico e mia madre una teenager convinta di essere “Bohémien” , quando sono nato io entrambi non potevano più fare le cazzate di una volta e capirono che l’unica cosa che li univa non era l’amore, bensì sesso e attrazione fisica. Così mio padre lasciò mia madre e me e nella mia infanzia era presente solo a Natale e al ritorno dei suoi infiniti tour e mi parlava senza sosta dei suoi viaggi e di musica.-
Michael si voltò verso Nina, la quale lo fissava puramente incuriosita.
-Scusa, mi sono dilungato.-
-Continua.-ordinò lei, Michael fece spallucce.
-Non ho più molto da dire, oramai ho chiuso tutti i contatti con mio padre .-
-E come mai?-
Michael scosse la testa diverse volte:-Non do confidenza agli sconosciuti.-
Dopo quella frase, calò un profondo silenzio, accompagnato solo da un pezzo in sottofondo del cd, era un silenzio piacevole però, a Michael non dispiaceva e lo preferiva di gran lunga alla musica assordante del locale. Nina gli piaceva, sembrava una ragazza in gamba ed aveva decisamente ottimi gusti musicali, ma non voleva assolutamente farci pensieri, probabilmente non l’avrebbe mai più incontrata e ci sarebbe rimasto ancora più male ed una botta e via avrebbe solo peggiorato la situazione, anche se l’idea lo allietava molto, nonostante ci fosse il suo ragazzo svenuto nei sediolini di dietro del suo Volkswagen.
-Posso farti una domanda?- chiese Michael, Nina annuì.-Perché mi hai trattenuto qui con te?-
-Perché mi sei simpatico, perché hai una canotta dei Def Leppard e perché mi hai aiutato a trasportare il corpo del mio ragazzo fin qui.-ripose lei sarcastica.-Scherzi a parte, anche per dimostrarti che ascolto ottima musica-
Entrambi scoppiarono a ridere all’unisono, Michael giurò di sentirsi il cuore saltare un battito, quando lo schermo del suo cellulare si illuminò attraverso i suoi stretti jeans neri.
Nuovi 2 messaggi da: Huke Lemmings
-Michsaewl dove sewi ho bisoghno dij voih
-MIWHCAELEK TI PREOG

Decifrò il messaggio e saltò velocemente giù dal cruscotto, intuendo che Luke doveva essere ubriaco fradicio da qualche parte a singhiozzare.
-Il mio miglior amico è in una profonda crisi post-sbronza, devo andare.-disse lui, Nina lo fermò prima che andasse.
-Dammi la mano-disse, Michael confuso gliel’allungò, mentre Nina tirò fuori dalla sua borsetta una penna. Finì di scrivere e gli fece segno di andare, Michael la salutò nuovamente e si incamminò alla ricerca di Luke. Gli comparì un sorrisone soddisfatto appena lesse il numero di Nina scarabocchiato sul suo palmo.
 
Tyler era seduto su uno dei divanetti del locale, sigaretta alla bocca e cocktail alla mano, se non fosse stato così incazzato si sarebbe sentito l’anima della festa come sempre, dopotutto era nel suo habitat naturale.
Fissava Calum che si destreggiava con tecniche di flirt tanto scadenti quanto efficaci, infatti era la terza ragazza con cui ballava quella sera. Delle volte l’aveva beccato a fissarlo di sottecchi, sembrava preoccupato, se non ansioso, che si sentisse gli occhi di Tyler davvero penetrargli le ossa? “Lo spero”, pensò Tyler fra se e se.
Quando però lo vide venirgli incontro, giurò di sentire un nodo allo stomaco chiudersi, Calum si sedette su di una poltroncina al suo lato.
-Ehi.-disse imbarazzato, Tyler alzò il bicchiere di poco come cenno di saluto, e poi finì di scolarselo.-Cosa era?-
-Non lo so ma brucia lo stomaco peggio di un misurino di candeggina.-rise Tyler, spegnendo la cicca nella ceneriera.-Avevo programmi migliori per stasera, ma a quanto pare passerò la nottata nel gabinetto a rigettare questi cocktail di merda.-scosse il bicchiere e lo alzò in aria.-Alla salute!-
Calum scoppiò a ridere fragorosamente, Tyler non riuscì a trattenersi e si unì nelle risate, voleva continuare con la sua scenata ed essere arrabbiato con lui, ma si giustificò mentalmente dicendo di essere un po’ brillo e di lasciare le cose in sospeso quella sera.
-E a te invece, come sta andando?-Domandò, Calum arricciò il naso ed incrociò le braccia al petto.
-Sinceramente, questo posto è deprimente.-rispose.-E la musica pessima.-
-A me sembrava tu ti stessi divertendo.-disse Tyler fissandosi le mani, Calum aggrottò le sopracciglia.
-Mi hai spiato?-
-Non avevo come intrattenermi.-
-Coglione-rise lui.-Non mi stavo divertendo tanto, mi sa che adesso mi sto godendo di più la serata.-
Tyler sentì le guance andargli a fuoco, fece il risucchio e e lo guardò di traverso dagli occhiali.
-Oh Cal, sei un gran leccaculo.- esclamò sarcastico, Calum sorrise ingenuamente, poi si schiarì la voce;
-Tyler, mi spieghi il perché abbiamo litigato?-chiese.-Sembra una domanda stupida, ma io davvero non ho capito e mi manca parlare con te e sento il bisogno di doverti dire una cosa davvero, davvero importante ed il pensiero che tu possa odiarmi mi perseguita.-
Tyler abbandonò il bicchiere poggiandolo sul tavolino, dirigendo tutta la sua attenzione a Calum, che si stava fissando i piedi imbarazzato mentre giocherellava con le dita.
-Ti manca parlarmi?-Disse Tyler incredulo.
-Sei l’unica persona che mi ascolta, in ogni caso.-
Tyler sorrise ampliamente, Calum alzò la testa e venne contagiato dal suo mega sorrisone.
Fu il telefono di Calum che lo costrinse a distogliere lo sguardo da Tyler, il ragazzo lo sfilò dalla tasca e lo portò all’orecchio, coprendosi l’altro con la mano per sentire meglio.
-Pronto?-
-Mhweew- dall’altro lato si sentì solo un mugolio soffocato.
-Chi è?-
-…Cal-La voce di Luke, per quanto fosse rotta dal pianto era riconoscibile.-Mi portate all’hotel?-
-Luke.-Calum si guardò velocemente attorno, ma dell’amico non c’era traccia.-Luke dove sei?-
-Non lo so.-rispose.-Stavo cercando il minivan ma sono inciampato e credo di essere in un parcheggio e—Luke tirò su col naso.-Voglio tornare all’hotel Cal.-
-Luke resta dove sei.-ordinò Calum serio.-Stiamo venendo, non ti muovere.-
-mmwew-Si lamentò l’amico dall’altro lato.-Mi portate un altro drink già che ci siete?-
-Non ti muovere, Luke.- riordinò attaccando la chiamata, si alzò velocemente in piedi e ripose il telefono nella tasca.-Emergenza Luke.-
-Quanto è ubriaco stavolta?- chiese Tyler, Calum lo prese per il braccio ed iniziò a farsi spazio fra la folla.
-Abbastanza da perdersi in un parcheggio.-







my space;
Soundtrack: Femme fatale, the velvet underground & Nico

Sono arrivata a conclusione del fatto che prima di due settimane non sarò mai capace di postare un nuovo capitolo visto che sono pigra e non so scrivere e recentemente ho lapsus mentali e dimentico come si scrive "Contagioso" (giuro di averlo scritto con due G al compito di italiano la prof mi farà il culo)
E mi dispiace se tipo pubblico due capitoli a distanze imbarazzanti, ma ho bisogno del tempo materiale per poter scrivere qualcosa di apparentemente decente, scusatemi tanto :c
ma non abbandonerei mai e poi mai questa storia per nessuna ragione al mondo, so stay tuned!
HI IT ME GUYS 107 RECENSIONI CRY ME A RIVER
è un enorme obiettivo per me, che non so ancora dove andrà a parare perfettamente questa fanfiction e sto praticamente facendo questo viaggio con voi e sì mi rendete tantotantotantotanto felici con le vostre recensioni *throws a shitload of kittens to u friends*
Questo capitolo è così romantico che cosa mi sta succedendo
Nina e Michael che ascoltano Femme Fatale (che a proposito dovrete ascoltare perché goOD LORD) sul cruscotto del Volkswagen di Nina e parlano del più e del meno ragazzi io credo di iniziare a shipparli, ma non posso promettervi nulla...
E finalmente si presenta Matty (x) il ragazzo misterioso di Nina che non andrà molto d'accordo con i ragazzi, è uno dei personaggi che aspettavo con tanta ansia di inserire e che mi diverte molto descrivere quindi vorrei sapere che ne pensate gnaw
Ashton e Bean FINALMENTE decidono di conoscersi e Bean inizia a provare dell'interesse per Ashton, e se il loro "conoscersi meglio" porterebbe a delle complicazioni? Sì ma voi non capite io quanto li shippi c'è tensione sessuale fra questi due dal primo capitolo
Poi si scopre qualcosa del passato di Luke, personaggio che era rimasto un pò nell'ombra che in realtà è uno dei più speciali, non potevo di certo ignorarlo e awh mi viene voglia di abbracciarlo e mi sento una stronza #staystrongheforLuke
Luke ubriaco è il mio sogno proibito, stop.
E FINALMENTE, COME TUTTI STAVATE ASPETTANDO, I T Y L U M
fra Tyler e Cal ce ne saranno di tutti i colori, mi farò un piccolo rosario e cercherò di contenermi perchè quei due sono la mia OTP che boh ladkjfalfkasdj
Mi sono dilungata un casino quindi sparisco e spero di poter aggiornare presto, mi scuso nuovamente per il ritardo, siete dei tesori tutti voi cc:
Mi trovate su twitter come @fjuorescent, tumblr myurlissouncool e facebook
You guys are the bomb
Lu
Lu

 

 
 

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Capitolo 15
*** Tour ***


(15)
Tour









 
-Che persona di merda sei?-
Ashton rise piano e mise le ginocchia sotto il mento, mentre Bean incrociò le braccia fingendo di essersi offesa.
-Tutti hanno almeno una canzone preferita!-continuò Ashton, la ragazza scosse la testa.
-Sono una persona troppo indecisa per sceglierne una sola-rispose lei.-E la tua qual è?-
-“How soon is now?” Degli Smiths.-Esclamò Ashton fiero, Bean corrucciò la fronte.-Pensavi di trovarmi impreparato?-
-Sta’ zitto!-ordinò Bean scherzando, Ashton alzò le mani come per giustificarsi, e poi ci fu nuovamente silenzio.
Erano circa venti minuti che erano seduti su di una panchina sotto un grosso lampione, Bean si era accomodata di fronte a lui con le gambe a penzoloni e sembrava puramente interessata a quello che Ashton diceva. Parlarono del più e del meno, Ashton le raccontò circa tutto di lui da quando si era trasferito in Inghilterra per il college, e lei lo ascoltava con curiosità, non facendo uscire di bocca una parola se non per domandargli qualcos’altro.Le aveva parlato di come avesse incontrato i ragazzi, di quanto gli mancassero suo fratello e sua sorella più piccoli e quanto gli mancasse ancora di più sua madre, della sua nuova vita e di come non sapesse ancora precisamente dove stava andando a puntare.
-Che farai dopo l’università?- chiese lei, Ashton si guardò le mani e prese a toccarsi i capelli, come faceva sempre quando era teso.
-Non ne ho idea-ripose.-Però dovrei averla, vedo tutti i ragazzi che frequentano i corsi con me che sanno già cosa voler fare un giorno, che puntano in alto, così ambiziosi…e poi ci sono io che non so che sto facendo, lì dentro-
Ashton si morse il labbro imbarazzato e prese un lungo respiro, poi ricominciò a parlare:
-Cioè, mi faccio il culo tutti i giorni al college. Studio, mi sono fatto nominare rappresentate d’istituto, lavoro part time al Subway a due passi da lì eppure mi sento un fallimento. Io…-Sbuffò.-Io voglio fare qualcosa che mi porti ad alzarmi ogni mattina e pensare “non vedo l’ora di andare a lavoro”, e non ho ancora trovato quella cosa, e ho una paura assurda perché ho quasi diciannove anni e non so che cazzo fare della mia vita e-alzò lo sguardo verso Bean, che lo guardava con un misto di dispiacere e confusione.-E ti ho rotto con questa storia, giusto?-
-Ma no, per niente.-rise Bean.-Ti capisco.-
-No, non puoi capirmi.-disse Ashton, infilando la mano in tasca e giocando con la rotellina dell’accendino.-Ma sai che ti dico? Fanculo, è estate, sono diretto ad uno dei festival più importanti della storia con delle splendide persone, mi aspettano tre giorni di puro divertimento,  c’è tempo per pensare al futuro, non credi?-
Ashton alzò la mano a mezz’aria, aspettando che Bean gli desse il cinque, ma la ragazza si guardò in basso ed esclamò improvvisamente:
-Sono nella merda, Ash.-
Ashton  aggrottò la fronte ed incrociò le gambe, cercando di avvicinarsi a Bean, la ragazza alzò di scatto la testa:
-Va tutto bene?-chiese lui, Bean scosse il capo diverse volte.-C’è qualcosa che devi dirmi?-
-Io non—Bean sospirò, la voce iniziò ad incrinarsi.-Non sono stata del tutto sincera.-
-Dimmi-
-Io sono scappata di casa, lo sai giusto?-disse, Ashton annuì piano, voleva tanto prenderle la mano per cercare di calmarla, era tanto vicina quanto lontana allo stesso tempo.-Ho lasciato tutto a Nottingham, mio padre mi ha dato per dispersa per una settimana, girava voce che io mi fossi suicidata. E indovina un po’? I miei ci hanno creduto.-
-Non sto capendo.-disse Ashton confuso, Bean prese a mordersi le unghie.
-I miei non se ne sono accorti fino a tre giorni fa che non c’ero più in casa, ed io sono fuori da una settimana.-disse con un filo di voce.-E sai qual è la cosa più ironica? Che se ne sono resi conto perché la valigetta dei soldi di mio padre era vuota.-
Bean strinse forte gli occhi e sembrò opporsi con tutte le forze per non piangere, Ashton aprì la bocca per dire qualcosa, ma la ragazza riprese a parlare.
-E così gli ho rubato la macchina, i soldi e sono andata via senza meta, a girovagare nella periferia di Londra sperando in qualche loro attenzione. E quando finalmente me la danno mi sbraitano contro di non tornare mai più!-Bean infilò le mani nei capelli e se le passò ripetutamente fra le ciocche.-Quindi sì, Ash, so cosa vuol dire essere un fallimento. Io ho fallito nel mio intento, volevo che loro mi chiamassero e mi pregassero di tornare a casa, mentre mi hanno esplicitamente cacciato fuori per sempre, senza una strada da seguire e senza alcun obiettivo.-
Ashton continuava a fissarla mentre tentava di reprimere ogni istinto di scoppiare , si stava torturando le mani e le pellicine delle labbra che Dio, avrebbe baciato in quel preciso istante a ripetizione. Cercò di non pensarci e di consolarla in qualche modo, indeciso sul da farsi.
-Vuoi piangere?-fu tutto ciò che riuscì a dire, Bean lo congelò con lo sguardo.
-Mi prendi per il culo?-
-Senti—Ashton stavolta alzò il tono della voce e le si avvicinò pericolosamente.- Respingi ogni mio singolo tentativo di capire qualcosa di te, sto solo cercando di darti una mano e tu mi tratti come fossi il coglione di turno. Sei sul punto di scoppiare in lacrime e continui con la tua farsa di ragazza a cui non frega un cazzo di niente quando non è vero. Non c’è assolutamente nulla di male nello sfogarsi e ricevere del conforto, lo sai?-
-Ma vaffanculo, lo dici solo perché è dalla prima volta che mi hai visto che vuoi portarmi a letto-rispose Bean di rimando, Ashton schiuse la bocca, sul punto di risponderle, ma non sapeva veramente cosa dirle. Con una frase gli aveva frantumato il cuore tanti piccoli pezzi e giurò di sentirsi la gola andargli a fuoco.
-Stronza-sibilò lui, l’atmosfera attorno a loro improvvisamente più tesa e silenziosa, finchè non si catapultarono Tyler, Calum e Michael con un Luke privo di sensi fra le braccia.
I ragazzi avrebbero tanto voluto chiedere a Luke delle domande o ricevere delle spiegazioni per il suo comportamento, ma appena lui urlò ad alta voce “Sono venuti a prendermi!” alla sirena di un’ambulanza in lontananza per poi collassare sulle gambe di Ashton e Bean capirono che sarebbe stato meglio aspettare la mattina seguente.
Al ritorno la metropolitana sembrava ancora più chiusa e soffocante dell’andata, anche perché Luke a stento si reggeva in piedi e passava dal braccio di Tyler a quello di Michael per tenersi in equilibrio. Dopo sette interminabili fermate scesero e rientrarono in albergo, senza spiccicare parola.

 
Luke quella mattina si svegliò con un sapore amarognolo in bocca ed un mal di testa lancinante che pulsava dalle tempie. Si grattò gli occhi e mise a fuoco, quell’azione sembrava richiedere uno sforzo immane. Sobbalzò appena si sentì gli sguardi di Michael, Tyler, Ashton e Calum puntati addosso.
-Buongiorno-esclamò Calum sorridendogli, Luke mugolò e si coprì il viso con le mani, strofinandoselo ripetutamente.-Dormito bene?-
-Mi sento una merda-disse girandosi a pancia sotto, rendendosi conto della fitta di dolore che aveva allo stomaco, ogni movimento appariva più difficile da compiere.-Penso di essere in punto di morte.-
-Non sei in punto di morte-esclamò Tyler, smanettando col suo cellulare.-Sei solo un cretino-
Luke si lamentò un’altra volta e soffocò la testa nella federa bianca del cuscino, cercando di calmare il dolore alla testa.-Che ore sono?-
-Le ore in cui tu ci spieghi cosa ti è preso ieri sera-disse Michael, togliendogli il cuscino da sotto la testa, Luke oppose resistenza e se lo abbracciò come fosse un orsacchiotto.
-Che mi è preso ieri sera?-domandò lui.
-Eri ubriaco fradicio e ti abbiamo trovato in un parcheggio a cantare “I can’t make you love me” di Bon Iver-
-Oh merda-
Luke diventò paonazzo in viso e soffocò un conato di vomito, risentì il sapore dell’alcol bruciargli in gola.
-Ma Dio santo, non potevo essere investito da un fottutissimo bus e…che so, uccidermi?-disse Luke imbarazzato.
-Smettila di dire così-disse Ashton posandogli una mano sulla spalla.-Ora alzati dai.-
Luke si fece forza e si sedette sul letto passandosi nuovamente le mani sulla faccia e poi fermandole sulle tempie, che continuavano a pulsare come se un martello pneumatico ci stesse trivellando sopra.
-Credo di aver bevuto perché ero triste, ma non so il motivo preciso-mentì, non aveva voglia di discutere e di sforzarsi di ricordare.
-Luke siamo preoccupati per te, non ricordi assolutamente nulla?-insistette Tyler, Luke scosse piano la testa.-Dobbiamo crederti?-
-Non lo so, Tyler!-Luke alzò il tono di voce.-L’unica cosa che so è che ho i postumi della sbornia e sembra che abbia preso ripetutamente a testate un muro e ieri sera siete spariti e mi avete lasciato da solo come un’idiota nel locale e so che non esitereste a lasciarmi  da solo in altre occasioni.-
Non si rese neanche conto di aver vomitato fuori tutto quello che pensava, rimase lì a fissare i suoi amici con uno sguardo perso negli occhi.
-Ma che stai dicendo?- esclamò Calum, Luke strinse forte le palpebre, desiderando ardentemente di rimangiarsi tutto quello che aveva detto.-Non sparare cazzate-
-Vi prego-Luke fece un respiro profondo e si scoprì le gambe dal piumone, poggiando i piedi sulla moquette.-Posso spiegarvi meglio da più sobrio e più vestito? Ho davvero bisogno di una doccia-
E senza ricevere un consenso, Luke chiuse dietro di lui la porta del bagno.
 

Bean era seduta da sola ad un tavolino della grossa sala per il buffet. Nonostante i lunghi tavoli fossero traboccanti di ogni tipo di pietanza, la ragazza non aveva toccato cibo, se ne stava lì a tracciare con le dita il ricamo a zigzag della tovaglia, in attesa dell’arrivo degli altri. Quella mattina era completamente assente, riusciva solo a pensare ai suoi genitori, alla decisione tanto stupida che aveva preso, tutto per una disperata ricerca d’attenzioni. Si sentiva una bambina e dentro di lei voleva solo andare a casa ed essere un po’ viziata dalla mamma ed il padre, ai quali non avrebbe fatto ne caldo ne freddo se fosse tornata. Ipotizzò che sarebbe stato meglio per lei continuare a vagare per le strade e lavarsi nelle stazioni finché non avrebbe trovato un lavoro part-time da KFC. L’idea le metteva una sensazione di pura angoscia addosso. Bean non chiedeva nulla se non un po’ di attenzioni, le quali però non sapeva come gestire, ed aveva avuto modo di capirlo ieri con Ashton.
Appena quel nome le balzò in testa, accennò un piccolo sorriso, pensando alla conversazione della sera precedente, ed a come era tragicamente terminata. Gli doveva assolutamente delle scuse.
In quel preciso momento i ragazzi presero velocemente posto , ognuno con un piatto strapieno di waffles e pancakes.
-Giorno-mugulò entusiasta Calum, ingurgitando una forchetta gigantesca di waffles.
-Solo a guardarli mi viene il diabete.-disse Bean ridendo, poi rivolse lo sguardo verso Luke, indeciso su se addentare il muffin o un pancake.-Stai meglio?-
-Di gran lunga.-rispose Luke sorridendo, infilò la forchetta in bocca e disse, masticando.-Oggi dove ci porta?-
-Dove volete!-esclamò la rossa, girandosi verso Ashton e guardandolo di sottecchi, non l’aveva degnata di uno sguardo da quando era arrivato. Bean intuii che fosse parecchio arrabbiato con lei.-Dove preferireste andare?-
-Sei tu la nativa qui-disse Michael.-Noi siamo solo cinque sperduti turisti australiani.-
-Allora oggi vi comporterete da cinque sperduti turisti australiani d’eccellenza, perché vi porto in centro.-rispose Bean, afferrando una brioche dal piatto di Tyler e addentandola, Tyler mormorò qualche profanità che per fortuna non sentì.-Ragazzi, mi dispiace per come mi sono comportata con voi in questi giorni, non sono brava con le persone, tantomeno a farmi degli amici. Scusatemi, davvero.-
-Ti perdoniamo.-Disse Luke con una scrollata di spalle.-Sei una di noi adesso, non abbiamo in mente di abbandonarti per strada.-
-Quindi non mi odiate?-
-No-Tyler le strappò di mano la brioche e se la rimise nel piatto.-Ma sei una stronza lo stesso.-
-Era quello che volevo sentirmi dire.-rispose Bean con un grande sorriso.
Tyler aveva la memoria della fotocamera piena e avrebbe tanto voluto un obiettivo  installato negli occhi per catturare ogni singola cosa che vedeva.
Bean li aveva caricati in metropolitana e portati, come promesso, nelle zone del West end, facendosi a piedi da Soho a Westminster, con pause continue per scattare delle fotografie vicino al Big Ben, fallendo miseramente nel tentativo di fare una foto in prospettiva in cui Calum lo teneva su una sola mano. Si fermarono in diversi negozi di souvenir decisamente troppo costosi (“Fanculo io non pago 25 sterline per della carta igenica con la faccia della regina Elisabetta stampata sopra”), Michael insistette per prendere una cartina turistica per visitare quanti più posti possibili in poco tempo. Volevano comportarsi da veri turisti, e così decisero di farsi un giro sul “sightseeing bus”, sedendosi al piano di sopra e salutando i passanti, prendendo in giro un turista giapponese che non finiva di scattare fotografie ad Ashton ogni volta che si voltava. Era tutto fin troppo tranquillo, e questa cosa li preoccupava.
Il bus era fermo ad un semaforo, dando loro la vista della cattedrale di Westminster, Bean scalò di posto e saltò sul sediolino accanto ad Ashton, che si voltò per una frazione di secondo, per poi tornare a guardare dall’altro lato.
-Okay, okay—incominciò Bean con un respiro profondo.-Capisco che non mi vuoi parlare e ne hai tutte le ragioni, ma ho una cosa da dirti.-
Ashton si morse la lingua, voleva girarsi e dirle chiaramente che avrebbe parlato con lei anche per ore. Fece spallucce ed appoggiò il braccio alla ringhiera gialla.
-La mia canzone preferita è “Would”, degli Alice in Chains.-disse lei.-Ieri non te l’ho detto perché avevo paura mi avresti giudicata, ci tenevo a fartelo sapere.-
Ashton rise sommessamente e si girò verso Bean, che si stava freneticamente sistemando i capelli gonfi con un’espressione tesa dipinta sul viso. Ashton fece un lungo sospiro:
-Se ti dicessi che la canzone mi piace ti darei troppe soddisfazioni?- disse arrendendosi, sulla faccia di Bean comparve un enorme sorriso.
-Era inevitabile ti piacesse, è un capolavoro!-Continuò la ragazza.-Avevo solo bisogno di un pretesto per parlarti.-
Arrossì di colpo e ricominciò a toccarsi i capelli, Ashton aggrottò la fronte.
-Scusami, Ash.-disse, Ashton aprì bocca per rispondere, ma un tonfo li distrasse dalla conversazione.
A passi pesanti, un ragazzo riccio e con una pessima postura si era accasciato su una delle sedie arancioni del bus, accompagnato da due ragazze, mentre salutava animatamente Michael.
-Guarda un po’ chi si rivede-disse beffardo, l’intestino di Michael fece un salto mortale.




my space;

1°Vorrei che ognuno di voi facesse una piccola preghierina per me che domani la professoressa di matematica mi interroga e probabilmente non ne uscirò viva
2°HO AGGIORNATO DOPO 15 GIORNI E' QUASI UN RECORD
3°HI IM BACK
Scusatemi per il ritardo e per questo capitolo di passaggio ridicolamente corto, ero in dubbio se postarlo o no o se cambiare qualcosa perché sinceramente, non mi piace per nulla, spero che apprezzerete lo stesso.
(ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧118 RECENSIONI (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧ 
(ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧32 SEGUITE/ 16 PREFERITE(ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧
Non saprò mai dirvi quanto ogni recensione mi rende felice e quanto vi sia grata, sarò ripetitiva, ma è proprio grazie a voi che mi impegno sempre di più e tengo a continuare a scrivere questa storia ^^
Sì, di recente sono molto sentimentale, e lo potete dedurre anche da questo capitolo un pò lento e triste, dove Bean da altri dettagli sulla sua vita passata e litiga con Ashton (il quale è la persona più carina e dolce e romantica di quest'universo mi odio a morte ma perché scrivo certe cose fermATEMI)
Che ne pensate della storia di Bean? E cosa più importante, pensate che lei ed Ashton potrebbero essere più che amici?
E Luke invece è freddo e scostante, cova dentro di se dei rancori che potrebbero esplodere da un momento all'altro -finta suspence del cazzo con effetto sonoro-
CLIFFHANGER HIHIHI ICSDI SONO UNA STRONZA
sentite, lo so, è un finale molto stupido e decisamente cattivo, ma rimedierò con i prossimi capitoli che non vedo l'ora di scrivere, specialmente perchè sarà introdotto un nuovo personaggio che fremo dalla voglia di inserire ispirato a quella boss ass bitch di Mistyday (aka Margherita selvatica) cc:
Vi ringrazio ancora per tutte le recensioni e per la vostra gentilezza e pazienza ed adorabilità (dafuq bro) vi amo e sono molto molto emotiva in questi giorni e voglio che sappiate che vi adoro tutti voi grazigrazgrijaidjfijzkxnkadskj ( ͡° ͜ʖ ͡°)
Scusatemi è che ho preso la fissa per le emojis giapponesi, vi prego sopportatemi
Mi trovate su twitter @fjuorescent tumblr myurlissouncool e Facebook
La playlist della fanfiction qui (x)

Lots of kittens
Lu


 
 
 

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Capitolo 16
*** Deal ***


 
(16)
Deal





 
Dopo una serie di imbarazzanti presentazioni ed una spiegazione contorta su come Matty e Michael si fossero conosciuti la sera prima (Mi ha portato sulle spalle fino alla macchina. A proposito, grazie mille), l’atmosfera si fece più fredda, nel bus non volava una mosca, oltre al mormorio continuo dei due turisti giapponesi alle spalle di Calum e Michael. Fu quest’ultimo a spezzare il silenzio, schiarendosi la gola:
-Che ci fate qui?-domandò.
-Un giro turistico-rispose Nina sorridente, urtando col braccio l’altra ragazza seduta al suo lato; bruna, piena di riccioli crespi legati in una coda in cima alla testa, la pelle ambrata ed un rossetto fuxia decisamente forte sulle labbra, non poco più sobrio del suo abbigliamento eccentrico e le maxi lunghe ciglia finte. Salutò i ragazzi con la mano e fece un occhiolino divertito.-Lei è Peggy, anche lei viene con noi a Glastonbury.-
-Anche voi siete diretti lì?-chiese Calum, Nina annuì.
-Sì, avevamo pensato di partire oggi, ma Peggy voleva vedere almeno un po’ Londra prima di dirigerci.-spiegò.-Lei è di New Castle.-
-Ciao!-urlò entusiasta Peggy, sfoggiando un sorriso smagliante, i ragazzi ricambiarono il saluto. Nel frattempo Matty guardava la punta delle sue scarpe assente, come se non se ne stesse neanche rendendo conto del fatto che stesse fissando un punto nel vuoto. Era un tipo inquietante, nel suo pellicciotto nero che si mimetizzava con la cascata di capelli scuri.
Il bus frenò e l’altoparlante annunciò la fermata, a cinque passi da Trafalgar Square, presero i loro zaini e scesero velocemente, seguiti anche da Matty, Nina e Peggy, la quale non faceva altro che scattare fotografie (più che al panorama ai capelli accesi di Tyler). Si respirava aria di disagio, era così strano rincontrarsi nuovamente. Michael non credeva al destino, tantomeno alle coincidenze o al caso, ma qualcosa gli stava facendo credere il contrario.
-CALUM!-gridò Tyler, lanciandogli in mano la sua piccola fotocamera e correndo verso la grossa statua.-FAMMI UNA FOTO SUL LEONE!-
Calum rise e lo raggiunse, mettendosi al collo la macchina fotografica e dando un occhio a Tyler che arrancava per riuscire a salire sulla piattaforma; si dava la spinta con le braccia e restava a penzoloni, scalciando con i piedi per riuscire a darsi uno slancio. Era adorabile.
-QUALCUNO DI VOI SPORCHI ETERO VORREBBE AIUTARMI?-urlò lui, Calum era ormai in preda ad una risata isterica ed inquadrava scherzosamente con la telecamera il suo fondoschiena;
-Ty, ricordi quando dicevi che quando mi giravo tu mi fissavi il culo?-esclamò.
-E non solo quando ti giravi, mettiamo in chiaro-
-Beh anche il tuo non è niente male.- rispose Calum ridacchiando, Tyler sentì il viso andargli a fuoco e soffocò una risatina nervosa nella manica della giacca, quando finalmente i suoi amici arrivarono in soccorso.
-A chi hai dato dello sporco etero?-disse Luke prendendolo per una gamba, Tyler uscì dalla sua trance momentanea.
-A voi insensibili persone troppo alte per essere miei amici!-rispose.-Ora tiratemi su!-
Aiutare Tyler a salire sulla piattaforma fu più doloroso di un parto naturale, principalmente a causa della sua scarsa agilità e peso forma non esattamente perfetto, ma dopo una serie di spinte, imprecazioni e calci (non voluti) in posti scomodi, riuscirono a tirare l’amico su. Calum aveva quasi finito la memoria della fotocamera con foto decisamente imbarazzanti.
-Come sto?-domandò Tyler, sparandosi una grande posa sul dorso del leone di bronzo posto sulla statua, Calum storse il naso.
-Troppo diva-
-Non esiste essere “troppo diva”, bel culetto-esclamò Tyler.-E se lo sono troppo, beh, allora sto facendo bene il mio lavoro.-
Continuarono a fare stupide foto in mezzo alla piazza, finché Calum non chiese a Matty di poterne scattare qualcuna anche con lui. Matty accennò forse uno dei primi veri sorrisi che avesse mai fatto, mentre guardava Michael, Bean, Ashton, Calum, Luke e Tyler mettersi in posa davanti alla grande fontana della piazza.
-Sono adorabili-disse Nina, Matty avvicinò la fotocamera all’occhio.
-Nah, sono solo molto strani.-ribatté.
Continuarono il piccolo giro turistico, parlando del più e del meno e socializzando (per quanto si potesse socializzare) con gli altri, il sole era alto nel cielo e stranamente non c’erano tante nuvole ad ostacolarlo, magari era un segno che le cose stavano andando per il verso giusto.
O che una tempesta sarebbe giunta presto.

 
-Mi piacciono i tuoi amici!-
Michael abbassò lo sguardo per incrociare quello di Nina, che a passo svelto cercava di stargli dietro. Indossava una giacca in denim più grande di lei, con su appiccicata una toppa rosa con su scritto: “Pro femminismo, pro gatti”.
-Davvero?-disse.-Ero convinto non ti stessero molto simpatici.-
-Perché mai? Sembrate molto affiatati.-continuò Nina, indicando il gruppo qualche metro più avanti a loro due.-Da quanto vi conoscete?-
-Io ed i ragazzi dai tempi delle medie, pensa che ce l’avevo a morte con Luke ai tempi, eravamo degli sfigati assurdi! Mentre Bean…la conosciamo da più o meno quattro giorni.-
-La ragazza di Walmart’s?- chiese nuovamente Nina, Michael annuì piano.-Si è unita a voi così?-
-Già.-
-Non è un po’ rischioso fidarsi di una sconosciuta?-
-Teoricamente anche tu sei una sconosciuta-disse Michael.-Ieri ti ho solo aiutata a portare in auto il corpo svenuto del tuo ragazzo.-
-Va bene, ho capito-sbottò Nina in una risata.-Sei bravo a girare i discorsi a tuo favore.- Michael rise di rimando, infilando le mani in tasca e fissandosi i piedi che rapidi calpestavano il marciapiede.-Sai cosa sarebbe bello?-
-Cosa?-
-Continuare il viaggio insieme-Nina sorrise da un orecchio all’altro.-Cioè, sembra una decisione un po’ affrettata, ma sarebbe un’avventura. E di avventure non ne faccio da molto-
Michael corrucciò la fronte e rifletté su quello che aveva detto Nina, le cose stavano decisamente andando troppo velocemente. Nina era una ragazza così strana, ma allo stesso tempo intrigante. Gli piaceva come non avesse peli sulla lingua, come dicesse tutto quello che le passasse per la testa e non avesse paura di indossare un mega giaccone con una ricucitura femminista sulla tasca. Eppure non era sicuro se fidarsi o no.
-Prendo questa tua esitazione come un sì-lo distolse dai suoi pensieri con una risatina impacciata.-A patto che scelgo io la musica, vedo se trovo qualche gruppo musicale che non conosci! O mio dio, non vedo l’ora!-
Ed iniziò a saltellare sul posto come una bambina di cinque anni, Michael rise.
-Sei sempre così entusiasmata per qualsiasi cosa?- disse, Nina gli rivolse un’occhiata infastidita, e poi roteò gli occhi.
-Sì, e dovresti iniziare a farlo anche tu. Ti conosco da poco, eppure te lo si legge in faccia che sei una di quelle persone che non si emoziona facilmente. Prendi un bel respiro, guardati intorno-Nina aprì le braccia e gli si mise davanti, camminando a ritroso con la testa al cielo.-Chiudi gli occhi e goditi questi momenti. Le cose brutte potrebbero arrivare da un momento all’altro.-
Fece una giravolta su se stessa e gli sorrise un’altra volta, per poi correre a raggiungere il resto del gruppo, che si stava incamminando verso un ristorante qualche metro più avanti. Michael sentiva le parole di Nina riecheggiargli nelle orecchie, parole così semplici, quasi frasi fatte, che però avevano un qualcosa di vero: “Le cose brutte potrebbero arrivare da un momento all’altro”, pensare alle possibili cose brutte lo terrorizzava, come anche il pensiero di una possibile chiamata dalla madre, se non un altro messaggio da Wren o una telefonata improvvisa dall’accademia militare, cosa che aveva momentaneamente rimosso dal cervello. Fu il momento della realizzazione, in cui Michael capì veramente che stava facendo qualcosa di estremamente pericoloso e di azzardato, e l’ultima volta che aveva fatto una cosa del genere era finito dietro le sbarre e da una psicologa per sei mesi.
Seguì i suoi consigli e inspirò forte, spostando lo sguardo da destra a sinistra, guardando i suoi amici ridere, la gente camminare per il marciapiede, inalando l’odore forte dei ristoranti esotici e di smog e nonostante il mix non fosse poi tanto gradevole gli riempì le narici. Cercò di nuovo la positività che aveva prima di partire, mentre ascoltava David Bowie con il viso contro il finestrino di un sudicio taxi a Sydney, cercò di non pensare a tutti i rischi a cui andava in contro,  cercò di trovare una ragione per goderseli davvero quei giorni, godersi i suoi amici, godersi l’avventura, godersi anche se stesso che per lungo tempo aveva trascurato.
E poi vide Matty e Nina scambiarsi effusioni sul marciapiede di fronte, soffocando un conato di vomito e ricominciando da capo la strategia.
 
 

-Come mai andate a Glastonbury?-
Ashton infilò un involtino primavera in bocca, aspettando la risposta di Matty che giocava con le bacchette che infilzava ripetutamente in un povero raviolo al vapore.
-Ci vado ogni anno, mi piace l’atmosfera ed è un ottimo posto per farsi notare dai pezzi grossi-Matty prese definitivamente il raviolo e lo mordicchiò esitando, come se avesse paura che esso avrebbe mangiato lui piuttosto che il contrario.-Magari quest’anno è la volta buona che io e la mia band troviamo un contratto discografico.-
-Oh, hai una band?-chiese Bean.
-Mmh-rispose Matty a bocca piena.-Siamo gli “Slow eutanasia”, facciamo synth dark pop.-
Michael trattenne una risata e rischiò di strozzarsi col thè verde, che posò velocemente sul tavolo, Matty gli lanciò uno sguardo incollerito.-Che ti fa tanto ridere?-
-Nulla, è che-Michael si morse la lingua, cercando di astenersi dal rispondere qualcosa di troppo fuori luogo.-Synth dark pop non è un genere musicale vero e proprio, è come se tu abbia messo tre parole fra di loro in modo sconnesso. Esiste il synth pop, ed esiste il dark, entrambi i generi possono essere raggruppati nella New wave o…che so, l’Industrial e—
-Hai finito?-Lo interruppe Matty, con la fronte aggrottata in un espressione che sembrava dire  “Chi ti ha dato il permesso di rubarmi la scena?”, Michael alzò le mani in segno di resa e riprese a bere il suo thè in silenzio.
-In ogni caso, forse avrete già sentito parlare di noi-continuò Matty, i ragazzi scossero insieme le teste.-Ah giusto, dimentico che venite dalla terra dimenticata da Dio. Piuttosto, come mai voi siete diretti a Glastonbury?-
-Per divertirci, ovvio-esclamò Ashton.-Ho avuto l’opportunità di poterci andare e volevo condividerla con i ragazzi, così abbiamo prenotato dei voli all’ultimo minuto ed eccoci qui.-
-Interessante-rispose Matty, anche se dalla sua voce appariva totalmente disinteressato.-Basta che non vi comportiate troppo da turisti, non vorrei fare brutta figura coi miei contatti.-
-I tuoi contatti?-disse Luke, inarcando un sopracciglio.
-Uhm…salve?- Matty batté due volte le mani davanti agli occhi.-Non è che se voi coinquilini di canguri e koala non conoscete la mia band allora essa è sconosciuta. C’è della gente importante a Glastonbury, e con quella gente non si fanno cazzate. Se dobbiamo partire insieme-Roteò gli occhi verso Nina, come per farle capire che la sua idea non gli andasse tanto a genio.-Non si scherza con i pezzi grossi. O con me-
Mise la mano al centro del tavolo, scostando la teiera in ceramica ed aprendo il palmo.
-Patti chiari ed amicizia lunga?-Disse, i ragazzi esitarono prima di mettere la mano.
-Non stiamo esagerando un pochino?-chiese Michael arricciando il naso, Matty sbuffò e sputò un acido “sto aspettando!”, tamburellando con le dita sul legno, tutti appoggiarono la mano sulla sua.
-Si parte giovedì mattina.- ed inghiottì il suo raviolo al vapore, con un ghigno dipinto sul volto.
 






my space;
*Assume la voce di Rose del Titanic* It's been 84 years
Teoricamente, non sono passati veramente 84 anni, ma per me sembra proprio di si (e anche per voi, mi sa)
Sono tremendamente dispiaciuta per tutto il tempo che ho fatto passare per poi pubblicare questa merdina di Filler, ve lo giuro, non ero manco sicura di pubblicarlo, quasi sicuramente attuerò delle modifiche e in questi giorni lo cambio perchè non mi piace per niente.
Vi devo delle scuse se vi ho fatto aspettare, di recente ho avuto un blocco assurdo e non riuscivo proprio a buttare giù nulla e lo si può dedurre da questo schifo che ho scritto, mi dispiace tantissimo :C Però prometto, anzi, giuro, che stanno per arrivare alcuni dei capitoli che aspetto di scrivere da sempre, preparatevi per una montagna russa emotiva.
Parlando di montagne russe emotive, non ho postato per così tanto anche a causa di diversi piccoli intoppi e problemi che ho avuto nelle ultime settimane, sciocchezze, ovviamente, che però mi hanno davvero buttata giù e mi era passata la voglia di fare tutto, ora con le vacanze di Natale siamo tutti più buoni e felici (e grassi) e avrò più tempo per scrivere ^^
Veniamo alle cose serie, 123 RECENSIONI IS THIS REAL LIFE
I ragazzi continueranno il loro viaggio con Matty, Nina e Peggy (x), nuovo personaggio che qui ho solo introdotto nato dalla mente malata di Margherita (Mistyday) che non vedo l'ora di descrivere. Ho messo un minuscolissimo e innocente momento TylerxCalum perchè so che li amate e so che tutti noi abbiamo bisogno di una normale dose di Tylum per tirare avanti, su, fatemi un piccolo altare.

Matty e gli altri non sono molto d'accordo sul continuare a viaggiare insieme, che questa decisione affrettata porti solo a delle complicazioni? 
Scusate la domanda alla Chi vuol essere milionario la devo mettere in ogni "my space" bear with me
Vi adoro in ogni caso, scusatemi ancora per il ritardo imbarazzante e per questo filler che ho partorito praticamente a mezzanotte e quarantadue, grazie per tutto e per continuare a seguire questa storia, ur the cutest shits
Mi trovate su Twitter @fjuorescent su tumblr myurlissouncool su Facebook  e la playlist della ff su spotify
<<3 I loaf you bbys
Lu



ps:MOLTOMOLTOMOLTO presto posterò il prologo di una mia nuova HEMMINGS AU, si chiama 792, sono iper eccitata di postarla! cc: stay tuned!

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Capitolo 17
*** Chopsticks ***


(17)
Chopsticks






 



-Servizio in camera? Vorremmo cinque maxiburgers Marylebone’s special e due porzioni di patatine e formaggio, stanza 154, suite presidenziale.-
Tyler aveva attorcigliato attorno alle dita il filo del telefono, spaparanzato sul letto matrimoniale a pancia ingiù. Erano tornati da qualche ora più che sfiniti.
-Sai che si deve pagare extra per il servizio in camera, vero?- disse Ashton, scuotendo i capelli bagnati sulla fronte e mettendoli dentro un asciugamano, Tyler annuì.
-Ruberò qualche cosa dal portafoglio di Luke-si giustificò lui, guardandosi le unghie e mordicchiandole, Ashton sorrise ed accese l’asciugacapelli.
-Ash…?-
-Sì?-
-Che cosa faresti se la persona per cui hai praticamente perso la testa non ricambiasse mai? Nel senso che non c’è alcun modo per fare in modo che ricambi?- sputò fuori Tyler, nascondendo la faccia nel cuscino bianco, Ashton aggrottò la fronte e si strinse nell’accappatoio, dirigendosi verso il letto ed accomodandosi accanto all’amico.
-Stai cercando di dirmi qualcosa?-domandò, Tyler si morse il labbro e premette la guancia sulla federa, esitando prima di rispondere.
-E’ brutto, sapere che quello che provi non sarà mai corrisposto. Si dice “chiusa una porta si apre un portone”, peccato che io continui a spingere nonostante ci sia scritto “Tirare”.-Tyler rise fra se e se, poi allungò la mano verso il basso e raccolse la bottiglia di champagne omaggio che aveva trovato nella suite, accarezzandola come fosse un cagnolino.-E quindi fanculo, altro che portoni, chiusa una porta si apre lo champagne!-
Ashton ridacchiò e gli strappò la bottiglia dalle mani, poggiandola nuovamente sul pavimento.
-Questa la prendo io-disse, Tyler sbuffò.-Potrebbe servirmi per più tardi-
-Cazzo Ashton, da quando in qua sei romantico?-Esclamò sorridendo.-Vuoi addolcire miss Fagiolino sott'olio con dello champagne omaggio? Pessima mossa-
-Almeno io una mossa la faccio-rispose l’amico con un sorriso sornione, Tyler mormorò un “touché” e si drizzò a sedere.-Allora, chi è questa persona con cui sei convinto non avrai mai chance?-
-Non lo conosci-disse velocemente, cercando di essere il più possibile convincente.-E non sono al cento per cento della tua eterosessualità dato che ti piace Bean-disse il suo nome arricciando il naso, come se solo il pronunciarlo gli dasse il voltastomaco.-Quindi non strepiterò ai quattro venti il suo nome-
Ashton rise e si alzò dal letto, rimpugnando l’asciugacapelli.
-Sei sempre bravo coi giochi di parole. Te la do vinta solo perché mi cedi la bottiglia.-
-Ti ringrazio-Tyler gli fece un occhiolino scherzoso dallo specchio, poi inclinò la testa ridacchiando fra se e se.-Ash?-
-Si?-
-Non che non mi faccia piacere, ma faresti meglio a stringere l’accappatoio-
Ashton avvampò e strinse il laccetto imbarazzato, bruciandosi per sbaglio il cranio con il phon acceso. Imprecò ripetutamente lasciandolo di getto e facendoselo cadere sul piede, cosa che lo portò solamente ad imprecare di più ed urlare dal dolore. Tyler stava ridendo così forte da sentire l'aria venirgli a mancare.
-Ma che sta succedendo?- Improvvisamente uscì Luke dalla porta del bagno, sconcertato dai rumori assordanti, Ashton si girò di scatto, rosso in viso dalla rabbia e l’imbarazzo.
-Succede che Tyler è un pervertito!-
-Non è una novità- rispose l’amico facendo spallucce, Tyler gli allungò il pugno e lo scontrò col suo, quando sentirono bussare alla porta. Ne Luke ne Tyler si mossero da dove stavano, e Ash fece cenno di andare ad aprire.
-Sono mezzo nudo!-disse nervoso,  Luke si stese a pancia in giù affianco a Tyler.
-E noi stiamo riposando, fai il gentiluomo-
-Vi odio-
Ashton cercò di coprirsi il più possibile e spalancò la porta, trovando davanti a se una Bean assonnata e dai capelli arruffati.
-Gesù Cristo copriti gli occhi!- urlò imbarazzato, socchiudendo la porta e nascondendosi dietro lo stipite, Bean rise e si posò due mani sulle palpebre scherzosamente.
-Non sarei interessata a vedere il tuo pene in ogni caso, Ash-disse tagliente, Tyler alzò di scatto la testa dal cuscino e le fece un pollice in su da lontano.
-Questa mi è piaciuta, sgualdrina-
-Faccio del mio meglio, Rupaul*-
Ashton  rise sommessamente, diventando così rosso in viso da giurare di sentire il calore bruciargli le guance, come se si fosse attaccato con il muso ad un termosifone.
-Che…ci fai qui?-chiese timido, Bean incrociò le braccia al petto, sporgendosi in avanti per guardare nella stanza.
-Ti ho sentito nominare Dio invano una quarantina di volte dalla mia suite, sono venuta a controllare che fosse tutto okay-disse, Ashton annuì piano, grattandosi dietro alla nuca nervosamente.
-Si, tutto okay, c’è stato solo un piccolo problema con il phon-esclamò.-Non preoccuparti.-
-Sicuro?-Disse con un sorriso rassicurante, Ashton esitò prima di rispondere, voltandosi verso Tyler che con un cenno della testa gli indicava la bottiglia di champagne, come ad invogliarlo a chiederle dell’appuntamento.
-Sicuro-rispose, Bean fece per andarsene, ma la trattenne per un braccio.-Però, prima che te ne vai…volevo chiederti se tipo più tardi…non so-fece una risata nasale, mordicchiandosi le pellicine delle labbra, Luke sbuffò sonoramente e si passò una mano sul viso straziato.
-Non so cosa?-chiese Bean retorica, Ashton scosse la testa e prese un bel respiro.
-Ti va di continuare la chiacchierata di ieri più tardi?-disse tutto d’un fiato, sentendosi quasi svuotare da un peso.-Magari stavolta evitiamo che finisca male-
Bean sorrise da un orecchio all’altro, dondolandosi sui piedi un po’ in imbarazzo, come se l’avesse colta di sorpresa, ed effettivamente era così.
-Ti prego dì di si!-la supplicò Luke ad alta voce, Bean rise piano e guardò Ashton negli occhi, stavolta senza fulminarlo o minacciandolo in qualche modo.
-Ci vediamo alle nove e mezza nell’atrio.-Disse.-Però mi raccomando, vestiti.-
-Perché? Non preferiresti una serata col dresscode “asciugamano chic”?-
-Non farmi pentire di averti detto sì, Ash- fece un sogghigno e chiuse la porta dietro di se, senza riuscire a smettere di sorridere.

 
Michael fissava il suo cellulare, posto nel mezzo del tavolino da caffè con lo schermo rivolto verso il basso. Allungò la mano per poi subito ritirarla, i suoi amici sbuffarono sonoramente.
-Accendilo e basta!- gridò innervosito Calum.
-Non è facile come credi! Se mia madre ha chiamato sono nella merda-rispose lui, passandosi più volte le mani nei capelli.
-Se ha chiamato vedremo di inventarci una scusa plausibile-disse Tyler, cercando di tranquillizzarlo con un tono di voce rilassato.-Sai che sono convincente. Ed inoltre tua mamma mi adora-
-Mia mamma non ti adora, te lo dissi solo perché avevi avuto un crollo emotivo da ubriaco e non smettevi di vomitare nel mio bagno- sputò acido Michael, Tyler spalancò la bocca e fece per parlare, alzando una mano per protestare.
-Questo era rude e completamente gratuito!-Urlò .
-Scusami Tilly, oddio non intendevo dire quello!-si giustificò sospirando.-E’che sono teso.-
-Ho notato-rispose Tyler guardandolo di sottecchi, Luke scosse la testa ed afferrò il telefono, venendo però braccato da Michael che gli saltò praticamente addosso nel cercarlo di averlo indietro.
-TOGLITI DI DOSSO!- sbraitò cercando di liberarsi dalla presa dell’amico.
-Lascialo!-
-NO!-Luke premette il tasto d’accensione e lo schermo si illuminò, Michael si arrese e si lasciò cadere sul divanetto, con la testa nascosta fra le mani.-E’ per il tuo bene-
In una questione di secondi, il telefono iniziò a bippare diverse volte per le notifiche arrivate, tutti assunsero delle espressioni preoccupate.
-Sono morto-mormorò Michael.-Vi ho voluto bene. Mi sarebbe piaciuto almeno morire a ventisette anni, sai che figata, ma diciassette non sono male anche per deced—
-Sta’ zitto Mikey!-disse Calum, sporgendosi per guardare lo schermo.-Sono messggi da Wren-
Michael di colpo si tolse le mani dal viso, correndo alle spalle di Luke e scorrendo sullo schermo, leggendo: “14 Messaggi da: Wren Sugg”
-Ma che cosa vuole?-disse confuso, prendendo il telefono e leggendoli uno ad uno. Erano messaggi banali, del tipo “Perché non rispondi al telefono” o “Dove ti trovi?”, altri invece gli fecero saltare il cuore da fuori il petto, del tipo “Mi manca parlare con te” o “Vorrei rivederti”, stava succedendo davvero?
-Che dice la stronza?- esclamò Tyler, Michael si svegliò dalla trance, alzando gli occhi dallo schermo.
-Dice che le manco…credo-disse timido, arrossendo solo pronunciando quella parola, i ragazzi rotearono gli occhi all’unisono.
-Non mi dire che ci stai cascando di nuovo-esclamò Luke.-Wren gioca coi tuoi sentimenti da quando vi siete messi assieme, ti prego Mikey, non rispondere.-
-Perché secondo voi deve per forza essere un giochetto mentale?-disse Michael aggrottando la fronte.-Le persone cambiano, magari veramente le manco.-
-Le persone cambiano, ma le stronze traditrici no-esclamò Calum.-Ti ha trattato come tu fossi un fottutissimo zerbino, Mike, e quando ha visto che non le servivi più o che ne so, che hai colorato i tuoi capelli di qualche altro colore, ha trovato qualcun altro da usare come burattino personale e ti ha lasciato. Come puoi mai pensare che le manchi veramente?-
Michael sospirò forte, perché sapeva che quello che dicevano i suoi amici era vero, che Wren era davvero una stronza traditrice, e che lo aveva trattato come se fosse un passatempo o una fotocamera usa e getta, tradendolo con un tipo con più peli superflui rispetto a lui, mentre lui aveva inciso il suo nome sul muro della sua stanza affianco ad una loro foto insieme, le aveva fatto playlist musicali ogni santo mese da quando lo aveva mollato per farle in qualche modo cambiare idea, cosa così romantica che si meravigliò di se stesso. Lui che aveva perso la testa per lei, e lei aveva pensato bene di raccoglierla, impagliarla ed appenderla nel muro della sua camera dalle pareti dipinte di giallo (che guardacaso, è il colore dell’infedeltà).
-Mi dispiace-mormorò Luke, posandogli una mano sulla spalla, Michael storse la bocca e fece spallucce.-Ma puoi fare di meglio-
-Che ne dici di Nina?- esclamò Tyler con un sogghigno, Michael strabuzzò gli occhi appena sentì nominarla.-E’ carina e fuori di testa, fossi in te non me la farei scappare.-
-Dimentichi che il suo ragazzo è Matty “suono-in-una-band-synth-dark-pop” –disse Michael arrossendo, cercando di coprirsi le guance.-E poi non avrei possibilità.-
-Quindi stai teoricamente ammettendo che ti piace…?-disse Luke con un sorriso sornione, punzecchiandolo con un dito sulla guancia.
-Non mi piace Nina!-
-Si, e Tyler è etero-continuò Calum ridendo, Tyler si voltò verso di lui facendogli un occhiolino,e Calum ricambiò sorridendogli ampliamente, Luke inarcò un sopracciglio.
-Okay, quello che ho visto è stato decisamente gay.-
-Vaffanculo Luke-tagliò corto Calum imbarazzato, incrociando le braccia al petto e rabbuiandosi di colpo, Luke aggrottò la fronte e rivolse di nuovo l’attenzione a Michael.
-Ce l’hai il suo numero?-
-Si, ma non credo sia il caso di—
-Da’ qua-
Tyler si alzò velocemente dal suo posto e prese il telefono dalle mani di Michael, il quale scattò in piedi inseguendolo per la suite, urlando di ridargli in dietro il cellulare, finchè Tyler non si chiuse dentro il bagno.
-APRI LA PORTA!-
-Fidati di me, Sid Vicious**- disse scherzoso, ridendo fra se e se per la battuta.
-Ti prego Tyler ridammi il cellulare-lo pregò Michael, inginocchiato davanti alla porta del bagno, Tyler premette invio e la spalancò, lasciandogli il telefono tra le mani sorridente.
Ehi Nina, sono Michael.
Abbiamo ancora tre giorni da passare qui a Londra, io ed i miei amici vorremmo fare ancora qualche giro. Ti va domani di farci da guida turistica?:))”
-Punto uno: io non uso le emoticon-puntualizzò Michael, Tyler sbuffò.-E poi chi usa quella col sorriso e due menti?-
-Io-
-Ma tu sei gay ed in sovrappeso-
-Touchè-
-E secondo: Non sembro disperato così?-
-Cioè esattamente come sei?-
-Non sei per niente d’aiuto-
-Rilassati!-Tyler lo prese per le spalle, scuotendolo un paio di volte.-Mike, sei un ragazzo carino, sei simpatico, intelligente ed intrigante, hai tutte le carte in regola per averla in pugno. Non farti tanti problemi-
In quell’esatto momento Ashton uscì dalla stanza da letto, con indosso una maglietta forellata dei Misfits ed i capelli ricci e selvaggi, stavolta senza nessuna bandana a fermarli. Profumava di acqua di colonia e dentifricio, e non smetteva di torturarsi le mani.
-Ho interrotto un momento languido gay/punk? –domandò scherzoso, Michael rise e lo squadrò da capo a piedi.
-Come mai tanto elegante per cenare col servizio in camera?- chiese, Tyler ghignò furbo.
-Perché il signor Irwin in realtà ha un appuntamento con Ronald Mcdonald stasera, non è vero?-
-Si chiama Bean, Tilly-
-Fa lo stesso-
Ashton rise e si mise davanti allo specchio, sistemandosi i capelli che andavano in qualsiasi direzione.
-Ashton, smettila. Mi dai sui nervi quando sei su di giri-disse Calum, Ashton prese a grattarsi dietro la testa.
-Non voglio assolutamente sbagliare nulla, ma con lei mi è difficile-
-La risposta, Ash, ce l’hanno i Beatles-disse di punto e in bianco Michael, introducendo uno dei suoi soliti discorsi legati in qualche modo alla musica.-Sai perché i Beatles andavano forte fra le ragazze?... “I wanna hold your hand”, primo singolo. Cazzo se era una bella canzone, forse una delle canzoni più geniali che sono state mai scritte, perché loro avevano la risposta-
-Wolfang,vai dritto al punto-disse Luke ridendo.
-Questo è quello che le ragazze vogliono. Non vogliono una serie di scopate. Non vogliono un matrimonio che dura anni e anni. Non vogliono che tu le porti a fare un giro sulla tua Porsche e gesù cristo, a loro non importa quanto ce l’hai lungo. Loro vogliono solo che tu le tenga la mano. E’ una cosa che non sanno nascondere. Geniale, una canzone geniale-Michael sospirò soddisfatto, guardando i suoi amici confusi e anche rapiti dalle sue parole.-Quindi mi raccomando, fai in modo di mettere quelle tue dita sproporzionatamente lunghe fra le sue, prima di qualcos’altro da qualche altra parte.-
 

Bean era seduta sul muretto in pietra posto nell’angolo della hall, intenta a mangiarsi le unghie, Ashton la adocchiò immediatamente. Alzò la mano per farsi notare e lei scese velocemente dal davanzale, sorridendo ampiamente; indossava una maglietta grigia scolorita, dei pantaloncini corti e le sue solite calze bucate. Aveva gli occhiali da vista sghembi sul naso, Ashton la trovava più carina quando li indossava, e la cosa lo portò a renderlo solo più nervoso di quanto già lo fosse.
-Scusa il ritardo-disse, Bean scrollò le spalle.
-Ero arrivata da poco in ogni caso. Su andiamo-rispose prendendogli frettolosamente la mano, Ashton inarcò le sopracciglia.
-Dove vuoi andare?-
-Nel minivan, ovvio.-
Lo trascinò fuori dall’albergo, urtando per sbaglio il receptionista scorbutico che le scoccò uno sguardo gelato, lei ricambiò con un occhiolino scherzoso. Fuori piovigginava e l’aria umida stava facendo gonfiare i ricci di Ashton, che sperava di non finire per somigliare ad un membro degli Europe alla fine della serata.
-Prendi le chiavi!-gli ordino Bean riparandosi dalla pioggia sotto ad una colonna, Ashton le cercò velocemente nelle tasche e premette il tasto nel centro, riuscirono ad individuare il minivan grazie ai due enormi fanali e si catapultarono dentro.
-Allora…-incominciò Ashton prendendo posto sul sediolino davanti, Bean si allacciò la cintura di sicurezza.
-Ti va il Vietnamita?-chiese velocemente, Ashton rimase interdetto per qualche secondo.-Lo prendo come un sì. Un Wong Kei non deve essere molto lontano da qui. Dai su, andiamo-
Accese il motore confuso e sterzò, uscendo dal parcheggio e guidando in strada. Tra i due era calato il silenzio, accompagnato solo dal rumore fastidioso dei tergicristalli gracchianti del vecchio minivan. Ashton così accese di colpo la radio, cambiando ripetutamente stazione.
-Avevo portato lo champagne, ma non credo ci servirà allora-disse scherzosamente lui, Bean sogghignò appoggiandosi con il gomito al finestrino dell’auto.
-Hai pensato in grande-
-Non credo di avere soldi sufficienti per mangiare fuori-
-E chi ti ha detto che mangiamo fuori-esclamò Bean.-Facciamo un take away e mangiamo qui.-
-Qui nel minivan?-
-Sai che è brutto chiamarlo minivan?-
-Ma è quello che è…-
-Oggettivamente sì, ma è molto di più di un semplice mezzo di trasporto. Io lo battezzerei.-
Ashton fece una piccola risata, guardando Bean furtivamente con la coda dell’occhio;
-E sentiamo, come vorresti chiamarlo?-
-Che ne pensi di…-Bean assunse un’espressione pensierosa.-Ozzy!-
-Ozzy? Come Ozzy Osbourne?-
-Credo che gli doni molto-
-Vada per Ozzy allora-disse Ashton.-Adesso abbiamo un motivo in più per stappare lo champagne-
Bean rise sonoramente e si spostò i capelli dalla faccia, quando improvvisamente si mise una mano alla bocca ed ordino ad Ashton di alzare il volume della radio.
-Amo questa canzone!-gridò, iniziando a ballare sul posto, facendo una specie di Macarena scomposta. Ashton riconobbe il pezzo dopo qualche secondo.
-E’ Kiss di Prince?-chiese, ma Bean era troppo presa a cantare a squarciagola ogni parola.-Non ti facevo una tipa da Prince-
-Sta zitto e canta anche tu!- Bean alzò ancora di più il volume, facendo tremare l’acchiappasogni pendente dallo specchietto-YOU DON’T HAVE TO BE RICH, TO BE MY GIRL! YOU DON’T HAVE TO BE COOL TO RULE MY WORLD! … I JUST WANT YOUR EXTRA TIME FOR YOUR—Bean si dimenò coi capelli, per poi mandare un finto bacio a se stessa con la mano dallo specchietto.—KISS!-
-Tu sei completamente pazza-disse Ashton ridendo, anche se doveva ammettere che stava muovendo i piedi a tempo di musica sull’acceleratore.
-Dì la verità che vuoi cantare anche tu-disse lei, continuando ad ondeggiare con la testa a destra e sinistra a ritmo.-Seguimi: Questo passo è il “gufo”-
Ed in poco ricrearono una coreografia imbarazzante, dando un nome diverso ad ogni passo improvvisato e sbagliando le parole della canzone. Interruppero il loro mini concerto appena Bean gli indicò l’insegna del negozio. Parcheggiarono velocemente e Bean si slacciò la cintura di sicurezza, aprendo lo sportello.
-Dove vai?-chiese Ashton.-Prendo io gli ordini, tranquilla.-
-Vuoi fare il cavaliere?-
-No, in realtà voglio andare io perché riesco furtivamente a superare le persone nelle file.-Ashton uscì fuori dal Minivan, lanciando a Bean le chiavi.-Non romanticizzare tutto.-
-Vaffanculo e prendimi una porzione di Nem Ran per favore- rispose lei rientrando e prendendo posto, Ashton si diresse verso il negozio a passo svelto. Durante la sua assenza, Bean curiosò nel cassetto del cruscotto, facendo cadere per terra carte e custodie di cd con un suono fastidioso. Le raccolse frettolosamente, per poi scorrere fra i nomi degli artisti dei dischi: Ashton passava dai Foo Fighters a Drake a Britney Spears, di cui a quanto pare aveva la discografia intera lì dentro. Erano impilati anche diversi biglietti di concerti, scontrini e post-it che le si appiccicarono sulle dita. Si sentiva una vera ficcanaso a spiare fra le sue cose e incominciò a rimetterle a posto, accatastandole un po’ a caso, per poi fare più pressione col piede per richiudere il cassetto stra colmo. Si passo le mani fra i capelli, cercando di dargli volume, e poi si diede un’occhiata nello specchietto, per quanto però potesse essere possibile, visto che era ricoperto da adesivi di gruppi musicali e locali. Sentiva come se dandosi un’occhiata all’interno di Ozzy potesse saperne più di Ashton di quanto potrebbe parlandogli, tipo il fatto che amasse la musica e fosse un tipo disordinato e caotico, cosa che rispecchiava il suo essere titubante. Dopo cinque minuti Ashton bussò sul finestrino e le mostrò due grosse buste di plastica, entrò dentro per ripararsi dalla pioggia, che aveva iniziato a scrosciare più forte.
-Non è un po’ triste mangiare proprio fuori dal ristorante?-chiese Bean, Ashton arricciò il naso.
-Ma ho fame…-si lamentò, Bean sospirò e guardò fuori con teatralità, Ashton si arrese.-Pretendi davvero troppo-
Guidarono per un altro po’, finché non si trovarono lungo una strada residenziale, affiancata da una serie di casette e cottage, Bean si scusò per la “diligenza”, ed ebbe in risposta un dito medio.
Si sedettero sul retro ed aprirono i contenitori,  Ashton accese le lanternine sul tettuccio ed anche un po’ di musica in sottofondo, una canzone di Frank Ocean rendeva l’atmosfera più rilassante.
-Buon appetito!-disse Bean aprendo le sue bacchette, ma Ashton aveva già in bocca un involtino.-Che gentiluomo-
-Mi hai fatto guidare cinque kilometri più avanti con una porzione di noodles roventi sulle gambe!-      \
-Sono dettagli irrilevanti. Se preferivi mangiare sulle strisce di un posto per handicappati saremo rimasti lì-rispose ridendo, Ashton rise a sua volta.
Mangiarono e fecero quattro chiacchiere sul più e sul meno, scambiavano delle risate complici e Bean non sapeva come usare le bacchette correttamente, facendo schizzare salsa Nuoc cham ovunque.
-Vuoi una mano?-chiese Ashton, destreggiandosi invece con maestria con le bacchette ed arrotolando un boccone di noodles, Bean scosse la testa, ed in quell’esatto momento infilzò l’involtino di carne con forse troppa forza.
Fece un verso affranto e diede ad Ashton uno sguardo supplichevole, lui rise e lasciò la sua porzione di noodles, venendole incontro e prendendole le bacchette da mano.
-E’ tutta questione di coordinazione pollice indice-esordì.-Entrambe le due dita fanno pressione sul bastoncino superiore, e il medio fa d’appoggio per quello inferiore. Non è difficile!-
-Non lo è per te, hai le mani gigantesche-disse Bean, Ashton storse la bocca e si guardò i palmi, notando anche lui che i suoi amici avevano ragione sul conto delle sue mani abnormi.
-Almeno fai un tentativo. O finisco per imboccarti-disse, Bean scosse subito la testa e prese le bacchette fra le dita, seguendo le indicazioni dell’amico, ripetendo ad alta voce i passaggi, ma una volta afferrate non riusciva a coordinare il movimento di una con l’altra. Ashton rise.-Ti aiuto io, dai-
Le si avvicinò di più, esitando ad ogni piccolo movimento spaventato da una qualsiasi reazione, e prese la mano di Bean stretta attorno ai due bastoncini di legno; le posizionò le dita per bene e poi le disse di provare a muoverle, facendo un po’ di pressione su esse; Bean indugiò per qualche secondo, riuscendo poi alla fine ad aprirle e chiuderle con facilità, facendo un urlo di soddisfazione.
-OH MIO DIO CE L’HO FATTA-gridò.-E’ di sicuro la cosa che sono riuscita a fare di cui vado più fiera-
-Ma davvero?-
-Oltre ovviamente al primo premio di gara di ceramica in seconda media. Ho passato un periodo in cui impazzii per il fai da te. Fu una grande soddisfazione-continuò Bean, divagando. Poi guardò in basso alle mani sue e di Ashton, ancora intrecciate, il riccio arrossì di colpo, pensando che in una manciata di secondi si sarebbe potuto beccare un cinque dita dritto in faccia. Fece subito per slegarla, lasciando cadere le due bacchette nel contenitore, ma Bean subito gliela riprese, incastrando le dita tra le sue.
-Non ti avevo detto di lasciarla.-disse timidamente, Ashton le sorrise e gliela strinse piano, cercando di essere il più delicato possibile, quanto la sua pelle chiara e ricoperta di lentiggini; ne aveva anche sulle mani, cosa che Ashton non ne aveva notato in primo luogo, eppure ora avrebbe passato il resto della serata a contarle tutte. Rise fra se e sé e pensò a quello che aveva detto Michael: “Loro vogliono solo tenerti la mano”. Aveva ragione, eccome se aveva ragione.
Perché Bean poteva essere la ragazza più volubile, fredda, schietta e pungente che avesse mai incontrato, con le sue risposte taglienti, le sue improbabili citazioni di scrittori di fine novecento, il suo essere tanto temeraria da scappare di casa e la sua sicurezza, ma bastava solo tenerle la mano per scioglierla.
















my space;
soundtrack: kiss-Prince & the revolution
E' UN MESE CHE NON POSTO
sì, ma sono giustificata stavolta; le feste di Natale le ho passate tra casa di mia nonna, cibo, compiti ed altro cibo, che poi non ho neanche mangiato perchè sinceramente, i cenoni Natalizi mi fanno cagare.
Ma eccomi qui, con un nuovo capitolo che mi piace davvero davvero tantissimo e spero voi apprezzerete molto! cc:
Per primo, come al solito, ringrazio tutti quelli che hanno recensito, nonostante le recensioni siano calate di gran lunga; Mi dispiace, so che è dovuto anche dagli ultimi capitoli che lasciavano a desiderare, non stavo passando proprio un bel periodo il mese scorso, mi dispiace tanto :c.Farò del mio meglio per far rientrare la ff in carreggiata^^
In questo capitolo succedono così tante cose mi viene da urlare, ero pronta a postarlo ieri ma sono andata ad una festa e quando sono tornata (oltre ad avere il cuore a mille perchè c'era il ragazzo che mi piace che Diosantissimo mi ha fatto sentire come scrEAMA ME LO SAREI FATTO NELLA TROMBA DELLE SCALE) ero sfinita.
Ashton e Bean vanno al loro primo appuntamento e aw
awawaw
lascio a voi i commenti, io se inizio non mi fermo più. Notp o Otp? 
Quanto al resto dei personaggi ci penserò nei capitoli a venire in fase di stesura e processo creativo,non voglio anticiparvi nulla ma ho tantissime idee!

CI TENEVO A FARVI SAPERE CHE HO FINALMENTE CREATO IL TRAILER DELLA FANFICTION AYY LMAO! metterò il link qui sotto^^
Spero di aggiornare presto ora che ho ripreso mano con lo scrivere, mi sento finalmente sbloccata e penso di riuscire a stendere qualcosa di decente.
VOLEVO ANCHE INFORMARVI CHE MANCA POCHISSIMO AL CONCERTO DI ED SHEERAN E STO URLANDO E SE MI VEDETE O SE ANDATE FATEMELO SAPERE INDOSSERO' UNA MAGLIETTA TYE DYE CON LA FACCIA DI FETUS ED NEL MEZZO ED HO I CAPELLI BIONDO PLATINO CREDO CHE MI RICONOSCERETE E SE VOLETE VI ABBRACCIO AWKDLFZ
E INOLTRE, HO POSTATO IL PRIMO CAPITOLO SU WATTPAD
E MIA MAMMA MI HA REGALATO LA BIOGRAFIA DEI NIRVANA E SONO MOLTO MOLTO FELICE
In ogni caso, buon 2k15 a tutti quanti spero che abbiate passato delle belle feste n' shit vi amo siete tutte carinissime con me vi adoro lil rays of sunshines
Mi trovate su twitter @fjuorescent, su tumblr myurlissouncool e su facebook 
xx
Lu


Dovevo mettere questa Gif di Bean perchè si insomma


Trailer: 
https://www.youtube.com/watch?v=6qq0HkR6ma4
Wattpad:http://www.wattpad.com/story/29794377-take-me-to-glastonbury-5sos-au
Spotify: Take me to Glastonbury- Fanfiction soundtrack


 

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Capitolo 18
*** 100 Club ***


(18)
100 club



<>




 
Alle nove in punto della mattina seguente, Michael si svegliò e si girò su di un fianco, trovandosi faccia a faccia con un Luke appisolato, le gambe quasi sotto il mento ed una gocciolina di bava in un angolo della bocca; Michael rise piano e gli pulì via della saliva con un dito, Luke tirò su col naso e si voltò di scatto, trascinando con se anche gran parte del piumone. Lo schermo del cellulare di Michael si illuminò ed il ragazzo distolse l’attenzione dall’amico dormiente; per una manciata di secondi pensò che fosse un messaggio di Nina e la cosa lo emozionò, ma il momento di piacere durò ben poco, quando lesse in grassetto, nel bel mezzo del display:


32 nuovi messaggi:
-03.37
MICHAEL PERCHE’ NON RISPONDI AL TELEFONO? E’ URGENTE!!
Jillian
-03.54
Ma dove sei? Perché non rispondi?
Jillian
-04.23
MICHAEL E’ LA TRENTESIMA VOLTA CHE TI CHIAMO CHE COSA STA SUCCEDENDO?
Jillian”
 
Scorse verso il basso leggendo la serie di messaggi/minacce della sua stravagante psicologa, alcuni semplicemente riempiti da punti esclamativi, finché non giunse ad un messaggio che gli fece bloccare il respiro:
 
“Da: Mamma
03.17
Mikey tesoro va tutto bene??Ho perso le tue tracce, spero tu ti stia divertendo. Volevo avvisarti che ho prenotato il tuo biglietto di ritorno per il 13 Luglio! Rispondimi presto. Baci x”
-MERDA-
Alzò troppo il tono della voce e fece dei rumorosi movimenti bruschi che svegliarono Tyler, Luke e Calum di colpo, i quali erano sobbalzati per lo spavento.
-Che sta succ—
-MIA MADRE E LA MIA PSICOLOGA HANNO CHIAMATO-
-Jillian? Quella figa?-
-LUKE!-
Michael si passò le mani sul viso, strofinandosi gli occhi ancora intorpiditi, sperò che una volta che li avesse riaperti fosse tutto solo un brutto sogno, ma il display del telefono indicava ancora le innumerevoli chiamate perse.
-Michael rilassati, tua mamma non sospetta nulla-Lo rassicurò Calum sbadigliando.
-Ma Jillian sì-rispose l’amico.-Le ho accennato un paio di cose sul festival, prima di partire; sarà anche un po’ fuori di testa, ma non è stupida- esitò prima di rispondere e pregò gli amici di aiutarlo, mettendosi in ginocchio a mani giunte ai piedi del letto.
-Vi prego aiutatemi-li supplicò, Tyler smise di fingere di dormire e si rizzò a sedere, consigliandogli di prendere la situazione di petto e di chiamare Jillian, la quale sarebbe stata più facile da affrontare rispetto a sua madre ed i suoi interrogatori. Michael obbedì e compose il numero, sentendo il cuore battere più forte ad ogni squillo, quando al quarto bip Jillian rispose:
-MICHAELGORDONCLIFFORDSONOORECHECERCODICHIAMARTI…-
La donna, con la sua parlantina veloce e repentina, iniziò un rimprovero lunghissimo, nella sua voce nasale si deduceva fosse veramente preoccupata, dopotutto aveva visto Michael in condizioni pessime e ce n’era voluto per rimetterlo in sesto; aveva paura che gli potesse succedere qualcosa che lo potesse far finire nuovamente nel baratro, e stavolta lei sarebbe stata troppo lontana per dargli una mano.
-…MICHAELSTAIASCOLTANDOQUELLOCHETIDICO?-
-Jill-
-COSA?-
-Sto bene-
La donna fece un respiro profondo, in sottofondo Michael riconobbe una vecchia canzone dei Doors, cosa che non lo sorprese.
-Dove sei?-
-…In Inghilterra, lo sai-
-Lo so, intendo dove sei adesso-
Michael guardò i suoi amici con uno sguardo implorante, Tyler gli mimò con la bocca: “menti!”.
-Sto facendo colazione, qui alla mensa della Sandhurst…E' umido il tempo...-disse in modo confuso.
Jillian non rispose per qualche secondo, Michael quasi credette l’avesse bevuta, quando la porta del bagno si spalancò di colpo con un tonfo, ed un Ashton sorridente irruppe nella stanza aprendo le tende mentre canticchiava “Kiss” di Prince, canzone che gli era rimasta impressa in mente dalla scorsa sera, e gridando all’improvviso:
-BUONGIORNO MEZZE SEGHE!-
Michael strabuzzò gli occhi e si mise un dito sulla bocca, come a fargli segno di stare zitto.
-Michael chi era?-
-Era…eh…-Strinse gli occhi e  cercò aiuto girandosi verso gli amici, i quali si guardarono in faccia fra di loro, cercando una scusa plausibile.
-Hai esitato!- urlò Jillian.-Chi esita mente, mio caro!-
-Non è vero!-
-Sono una psicologa, non posso sbagliarmi.-
-Ma se hai comprato la tua laura in psicologia su internet-
-QUI NON STIAMO PARLANDO DI—Jillian si fermò per una pausa di riflessione, e poi esclamò.-Sei a quel festival, non è vero?-
Michael strinse gli occhi e la presa sul suo telefono, diventato rovente a contatto con la guancia.
-Lo sapevo che saresti andato lì! Tutte quelle domande, quelle curiosità—
-Ti prego non dirlo a mia madre- la supplicò.
-Michael, Michael Michael Michael—Jillian ripeté il suo nome più volte.-Pensì io sia il tipo di persona che porta spia?-
Michael esitò e non rispose, quando dall’altro capo la donna scoppiò in una fragorosa risata.
-Ho acqua in bocca!-esultò, Michael aggrottò la fronte ed allontanò un po’ il telefono dall’orecchio, per paura di lesionare l’udito a causa degli schiamazzi di Jillian.-Ma devi promettermi che stai bene.-
-Sto bene, lo giuro-
-Hai fatto uso di droghe?-
-NO!-rispose velocemente Michael, per evitare che il discorso sfociasse in altre cose.
-Michael devi essere estremamente sincero con me o dirò tutto a tua madre, ho bisogno di avere delle spiegazioni.-
E così Michael le raccontò la storia per filo e per segno, omettendo i dettagli e riassumendo gli eventi più importanti che lo avevano portato a “fuggire” dall’accademia, Jillian ascoltò con pazienza;
-E perché mi hai tenuta all’oscuro di ciò?- disse alla fine lei.
-Non ne ho fatto voce con nessuno, ed avevo paura lo avresti detto a mamma-rispose.-Ti prometto che sto bene ed andrà tutto bene, e risolverò anche con l’accademia ma tu.non.sai.nulla-scandì le ultime parole una per volta.
-Nonostante sia molto offesa del fatto che non mi hai assolutamente detto nulla ed io avrei potuto aiutarti in questa cosa, non dirò nulla.-disse lei, poi sospirò.-Devi…devi solo promettermi che starai bene-
-Te lo pro—
E la linea si interruppe; Michael guardò lo schermo, su cui lampeggiava il nome di Nina in grassetto.
 
 
No, non era uno scherzo telefonico e si, Nina gli aveva veramente lasciato il suo numero di cellulare sulla mano due sere prima. Michael stentava a crederci e rimase imbambolato a fissare il display; prese coraggio e rispose, schiarendosi la gola per far sembrare la sua voce più profonda:
-Pronto?-
-Michael…sei tu?-
-Si, perché?-
-Hai mal di gola, per caso?-
I ragazzi risero in sottofondo, mentre Tyler mormorò “molto virile” con ironia. Michael si mise un dito sulle labbra e si chiuse nel bagno, sperando di poter continuare la sua conversazione senza essere disturbato.
-Allora-esclamò Luke improvvisamente.-Com’è andata con Bean?-
Ashton avvampò appena sentì il suo nome e si voltò verso l’amico, facendo spallucce.
-Bene-rispose.
-Bene nel senso che te la sei scopata o quell’altro bene?- continuò Tyler, Luke scosse la testa ripetutamente.
-Ma per voi gay esiste solo il sesso?-
-Che volevi facessero? Che parlassero dei loro sentimenti?-Tyler fece un’espressione disgustata.-Che si tenessero per mano come i bambini delle elementari?-
-In teoria ci siamo quasi tenuti per mano-aggiunse Ashton imbarazzato, Tyler alzò gli occhi al cielo e si mise a mani giunte;
-Oh buon Dio, ti prego fa qualcosa per questa povera ed etero anima Pia che non riesce neanche ad arrivare in seconda base con una ragazza al primo appuntamento!- pregò ad alta voce, poi si girò intorno.-Queste cose mi fanno innervosire e venir voglia di bere-
-Ma sono le nove e un quarto del mattino-precisò Calum, Tyler inarcò le sopracciglia come a dire “e allora?”.
-Ma insomma, a lei piaci si o no?- chiese Luke, Ashton storse la bocca pensieroso, ripensando ai piccoli gesti della sera prima per cercare di capire cosa provasse Bean nei suoi confronti; pensò alla piccola coreografia mentre ascoltavano la radio, alle chiacchierate lunghe, le barzellette stupide, le loro mani intrecciate a destreggiarsi con le bacchette per afferrare un raviolo al vapore, come sorrideva  fuori la porta della sua suite quando sono rientrati. Qualcosa c’era, ma Ashton aveva paura di sbagliare ed illudersi.
-Non lo so-rispose interdetto, sorridendo fra se e se per le immagini che gli attraversarono la mente, Luke gli posò una mano sulla spalla e sorrise;
-Sono sicurissimo di sì. E’ palese. Vedi di non fare cazzate-gli disse, magari nella sua mente suonavano come parole di conforto, ma per Ashton sembravano quasi minacce.
In quel momento Michael uscì dal bagno sorridente, col telefono fra le mani;
-A chi va una mattinata ad east London?-
 

Trovarono Bean come al solito già seduta al tavolo del buffet, in poco fecero colazione e si diressero alla fermata della metropolitana qualche metro più avanti. Stavolta lo spazio fra una persona e l’altra c’era, ma a Bean non sembrava dispiacere rimanere appiccicata ad Ashton, con la presa ben stretta sulla sua giacca in denim.
Fu un’impresa riuscire a cambiare linea senza sbagliarsi o rimanere disorientati, ma Ashton fu una buona guida e presero il treno per Hackney central, dove si sarebbero incontrati con Nina, Matty e la loro eccentrica compagna di viaggio Peggy.
Non fu difficile individuarli; in piedi vicino ad un semaforo all’uscita della tube, i capelli platino ed accesi di Nina, la figura alta e slanciata di Matty ed il rossetto fluo di Peggy furono riconoscibili a vista d’occhio. I saluti furono molto imbarazzanti e timidi, data la poca confidenza, e nell’aria c’era della tensione quasi palpabile, qualcosa non andava e lo si percepiva.
-Ehi-Nina si avvicinò a Michael e lo strinse in un abbraccio, Michael fu preso in contropiede e non seppe come reagire in un primo momento; scosse la testa e ricambiò l’abbraccio, un po’ titubante a causa dello sguardo disgustato di Matty che gli entrava sottopelle.-Sono felice che siete venuti.-
Si staccò dopo poco, accennando un mezzo sorriso; stava ammiccando? O semplicemente era il suo modo di sorridere? Michael cercò di fermare la testa dai pensieri e prese a torturarsi le mani.
-Adorabili-esclamò Matty, sarcastico.-Ora ci muoviamo e andiamo a Columbia Road? Devo prendere qualche cosa per placare i conati di vomito.-
Nina sbuffò forte e non lo degnò neanche di uno sguardo, mentre con Peggy alle calcagna iniziava a camminare. Al contrario, scoccò un altro sorriso al resto del gruppo e disse:
-Matty ha le mestruazioni!- si pettinò nervosamente un ciuffo crespo di capelli e lo sistemò dietro l’orecchio.-Dai, andiamo-
Sicuramente qualcosa doveva essere successo fra i due, Nina si stava comportando in modo strano nei suoi confronti e non smetteva di toccarsi i capelli, segno che fosse nervosa per un qualche motivo sconosciuto agli altri, ed in particolare a Michael, il quale non sapeva come riuscire ad instaurare una conversazione con lei senza farsi dare del “maschilista bastardo”.
Questa volta indossava una maglietta a maniche lunghe raffigurante il busto di uno scheletro, un paio di anfibi in plastica che mostravano il ricamo a fiorellini dei suoi calzini ed il solito giaccone di jeans consumato, agli occhi di Michael sembrava uscita da un cartone animato giapponese.
-Vai a pararle!-gli ordinò Calum, distogliendolo dai suoi pensieri con una scossa per le spalle.
-E cosa le dico? “Belle scarpe?”- fece Michael confuso.
-So che puoi fare di meglio, avanti-gli disse, poi lo spinse verso di lei.-Credo in te!-
Michael si guardò di fianco e Nina rallentò il passo, sorridendogli imbarazzata ed infilando le mani nelle tasche della giacca; il cervello di Michael sembrò andare in cortocircuito, indeciso su cosa dire e come comportarsi, pensò che se avesse aperto bocca sarebbero usciti del fumo e delle scintille dovuto al surriscaldamento del suo lobo frontale;
-Come stai?- fu tutto ciò che riuscì a dire, avvampando di colpo e maledicendosi mentalmente per l’ottimo tatto.
-Sto bene, benissimo direi- rispose Nina con sicurezza, forse troppa.-Mai stata meglio-
-Sicura?-continuò, Nina aggrottò la fronte e gli diede uno sguardo interrogativo.
-Perché non dovrei stare bene?-
-Non lo so, forse è una mia impressione…ma ho il presentimento che sia successo qualcosa-
-I cazzi tuoi no eh, Michael?-
Nina incrociò le braccia e guardò in basso ai suoi piedi, mentre Michael avrebbe voluto prendersi a testate contro il palo della luce che aveva appena attraversato. Si voltò alle sue spalle per cercare conforto nei suoi amici, che lo stavano completamente ignorando. Aprì bocca per scusarsi, ma Nina lo fermò, sbuffando;
-Scusami, non volevo rispondere così- si giustificò mortificata, Michael fece spallucce.
-Lo so che non volevi-disse sorridendole. Poi cambiò argomento, in modo da rompere il ghiaccio e porre fine a quella situazione di imbarazzo.-Tu vivi da queste parti?-
-Nah-esclamò secca.-Qui è dove abita Matty, in un appartamento vicino Clapton Square-fece una risata sottile.-Ma posso dire di abitarci, alla fin fine. Passo tutti i weekend qui-
-Matty ci abita con la sua band?-continuò guardandosi intorno, fissando delle grosse lettere dorate che leggevano, a caratteri cubitali sul tetto di un palazzo: “HACKNEY EMPIRE”.
-Sì, lo condividono-rispose.-Non si possono permettere un loft, specialmente in una zona come questa, ma non è male. E le pareti della stanza di Matty sono insonorizzate…-
Michael inarcò un sopracciglio e fece un’espressione come a dire “fai sul serio?”, ma Nina smise di sorridere maliziosamente ed affermò:
-…Per registrare,ovviamente-
E scoppiò a ridere, trovandosi particolarmente esilarante.-Scherzi a parte, sono davvero insonorizzate-
-Buon per te-fece Michael ironico, cercando una qualche scusa per smettere di parlare delle mura isolate acusticamente di Matty per “registrare”. Diede uno sguardo alla giacca di Nina e scorse di nuovo la sua toppa rosa con uno stemma femminista, e disse: -Dove l’hai presa?-
-Questa qui?-Nina spostò i capelli e la indicò col dito.-Ad un corteo femminista qualche mese fa. L’ho cucita io!-rise-Fu un bel corteo alla fine, si presentò un sacco di gente. Per poco non mi facevo arrestare-
-E perché?-
-Per aver gridato ad un poliziotto di “ritornare a spararsi un porno lesbo” mentre strattonava via un mio amico gay dalla piazza-
Interdetto per una manciata di secondi, Michael elaborò ciò che la ragazza aveva detto, con così tanta nonchalance. Rise piano e le rivolse di nuovo lo sguardo.
-Tu sei pazza-
-Non sembra dispiacerti, vedo-
Gli sorrise di nuovo e riprese il passo, Michael sentì il calore arrivargli alle guance.
“Neanche un po’”, pensò.

 
 
Luke aveva disperatamente bisogno di bere. Di nuovo.
Sapeva che sbagliava, sapeva che doveva smetterla e che continuando così sarebbe finito per stare male e che rischiava di fare una stupidaggine che gli sarebbe costata cara e che fra qualche anno di questo giro avrebbe perso la sua figura alta e slanciata a causa di tutto l’alcool in corpo che lo avrebbe gonfiato e fatto somigliare ad un tredicenne paffuto e gigantesco, ma ne sentiva il bisogno.
Aveva furbamente pensato di nascondersi nello zaino una bottiglia di liquore scovata nel mini bar della suite, come quando si portano i cracker in caso di un attacco di fame. La bottiglia gli stava pesando sulla schiena quasi quanto il groppo che aveva in gola; si sentiva di piangere, le lacrime gli sarebbero uscite da un momento all’altro ; stavolta non era perché i suoi amici lo ignoravano, ma semplicemente per i sensi di colpa di aver pensato ad una cosa del genere e per aver ricominciato a bere.
Luke era un ragazzo sensibile, se fosse esistito il premio per la persona più emotiva del mondo lui sarebbe stato il vincitore indiscusso. Ad una prima occhiata, per la sua statura fuori la norma, il piercing al labbro, i capelli biondi perfettamente spettinati in cima alla testa ed i suoi strettissimi pantaloni stracciati, sembrerebbe quasi un ragazzo temibile, il tipico cliché del “bad boy”. E poi questa sua aurea si spegne quando si avvicina ad un cucciolo di labrador in mezzo alla strada e si lascia leccare il viso con un sorrisone da bambino di cinque anni.
E si sa, le persone sensibili sono quelle più inclini a trovare qualcosa per fermare il dolore, anche cose stupide, e Luke aveva trovato rifugio nell’alcool. E gli sembrava stupido voler piangere per aver dubitato dei propri amici, per sentirsi così solo e fuori posto quando era circondato da persone che lo volevano bene.
-Luke-Calum lo chiamò, voltandosi verso l’amico.-Tutto bene?-
-Mh-mugulò, esitando prima di rispondere.-Io…non lo so.-disse a bassa voce, l’amico gli diede un’occhiata interrogativa.-Devo andare in bagno-e la sua voce si incrinò appena, ma Calum sembrò non notarlo.
-Vuoi che ti aspe—
-No, tranquilli, vi chiamo quando ho finito- disse Luke abbozzando un sorriso forzato, Calum annuì e riprese a camminare.
Luke si infilò nel primo bar che vide, senza prestare attenzione a dove fosse e come fosse; chiese dove si trovasse il bagno e seguì le indicazioni del barista, trascinandosi verso la piccola porta verde. Era decisamente un bagno squallido e sudicio, ma sembrava rispecchiasse il suo stato d’animo in quel momento.
Esito prima di lasciarsi scivolare sulle mattonelle, poi con una scrollata di spalle si gettò di peso a sedere, arricciando il naso per il tanfo di detersivo del pavimento, ma non si lamentò.
Di certo non ho bisogno di un cesso regale per bere e piangere” pensò, sfilando la bottiglia dallo zaino e pregando di essere trovato il più tardi possibile.

 
Nina camminava a passo svelto , spiando cosa facessero Matty e Peggy più avanti;
Sapeva che a Matty una ragazza come Peggy non sarebbe mai potuta piacere, ma sfortunatamente sapeva cosa ci fosse fra i due e quella mattina ne ebbe le prove schiaccianti, beccandolo mentre si rialzava la zip dei pantaloni e scoccava un bacio appassionato a Peggy, con i capelli arruffati ed il rossetto sbavato. Di sicuro non stavano avendo una chiacchierata sul più ed il meno. Fremeva di rabbia e di rancore dentro di lei, principalmente per aver avuto anche la stupida decisione di portarsi Peggy con se, sapendo perfettamente che tipo di ragazza fosse. Da tenace femminista che era, Nina non trovava nulla di strano nella promiscuità di Peggy, non le avrebbe mai dato della “puttana” perché trovava quella parola disgustosa. Gli uomini anche amano il sesso e non vengono chiamate puttane, no?
Ma stavolta si sentiva pugnalata alle spalle da entrambi, in particolare da Matty. Finalmente credeva che fosse ritornato tutto come prima: niente più tradimenti, niente più segreti nella loro relazione. Matty era riuscito a disintossicarsi e tutto filava liscio, avevano cancellato il passato come con una gomma da cancellare ed il foglio era di nuovo bianco, pronto per un nuovo disegno da iniziare, uno di quelli che fanno i bambini all’asilo: un sole, una casetta, il prato verde fiorito, niente scarabocchi.
E invece, vide che nulla in realtà era cambiato, e non riusciva a non pensare che fosse solo un errore, era convinta che una cosa del genere fosse successa anche in passato a sua insaputa, ma lei fosse così concentrata a pianificare il nuovo disegno, dimenticando che non importa cosa fai per cambiare una situazione, delle persone sono così e basta, e non c’è nulla da fare per cambiarle.
Ma non avrebbe pianto, tantomeno lo avrebbe perdonato o schiaffato in faccia che lo aveva colto in flagrante a farsi fare un lavoretto dalla sua amica. Non avrebbe fatto niente di tutto ciò perché non voleva neanche sprecare del fiato. Bensì, si sarebbe silenziosamente vendicata.
Fece un piccolo sorriso, quasi subdolo, e si voltò verso Michael, che camminava al suo fianco con lo sguardo verso il basso e le mani in tasca, probabilmente imbarazzato dovuto all’immenso silenzio fra i due: lo doveva ammettere a se stessa che, nonostante stesse con Matty, lui l’aveva incuriosita fin da subito. Non era sicura gli piacesse o che trovasse l’idea di un flirt con lui adatta, ma di sicuro la sua compagnia non le dispiaceva affatto.
-Ti va se ci dividiamo?- disse improvvisamente, Michael alzò la testa e corrugò la fronte.
-Non stiamo accompagnando Matty a—
-Matty ha delle cose da fare-Nina cercò di non mettere troppa enfasi sul suo nome, pronunciandolo quasi stretto fra i denti.-La nostra presenza non farà di sicuro la differenza. Allora?-
-MICHAEL VAI-urlò Tyler alle sue spalle, beccandosi due occhiate confuse da parte di Michael e Nina.
-Tyler ha parlato per te-disse Nina, prendendogli velocemente la mano e trascinandolo sull’altro marciapiede.-Sento che c’è molto di cui dobbiamo parlare-
Ed i due parlarono, eccome se parlarono.
La cosa bella di Nina è che sembrava non fosse mai a corto di argomenti ed opinioni, aveva sempre qualcosa da dire ed era impossibile rimanere in silenzio. Si ritrovarono a camminare dritto lungo il marciapiede senza una meta, riempendo l’aria con le parole. Michael la temeva persino un po’, per la sua leggera follia e genialità, per la sua visione della vita così aperta. Lui le aveva raccontato un po’ di se, non tanto perché Nina non gli dava la possibilità. Aveva scoperto che da poco aveva compiuto diciotto anni (il fatto fosse più grande di lui di un anno lo intimoriva), era nata a Londra e studiato un po’ in giro per il mondo a causa del lavoro della mamma, che teneva mostre d’arte in giro per l’europa, cosa che aveva reso Nina una ragazza dalla vena artistica fin da piccola. L’anno seguente avrebbe iniziato il college e per adesso si dilettava nel dipingere, con scarsi risultati. Nina era un libro aperto, e più parlava, più Michael sperava fosse un libro abbastanza lungo, perché non voleva arrivare alla fine. Improvvisamente la ragazza si fermò, nel bel mezzo di una discussione; guardò sotto i suoi piedi soddisfatta e chiese:
-Ce l’hai un documento falso?-
Michael aggrottò la fronte e scosse la testa, Nina sbuffò;
-Certo che sei venuto equipaggiato per Glastonbury-disse ironica, poi si piegò sulle ginocchia, tastando un tombino per terra con le dita, sollevandolo.-Se ci dovessero beccare, siamo due ex dipendenti del 100 club.-
Michael strabuzzò gli occhi, stentando a credere a quello che avesse appena detto Nina.
-100 Club? Quel 100 club?- boccheggiò, Nina sogghignò ed aprì completamente il tombino.
-Proprio quello.-rispose, fiondandosi dentro e scendendo cautamente gli scaletti, Michael fu preso da una scarica di adrenalina e la seguì a ruota, chiudendo il tombino sopra di lui. Attraversarono un corridoio buio e inquietante, con le narici tappate a causa della puzza di muffa e sudore che proveniva dalle pareti strette, finchè Nina, toccando cautamente il muro, non trovò il piccolo interruttore della luce; Gli occhi di Michael sembrarono brillare ed il cuore perse un battito, si sentiva più eccitato di un bambino ad un luna park e non riusciva a proferire una singola parola; il pavimento sporco era ricoperto da un parquet nero e consumato, in tinta con delle poltroncine sdrucite poste disordinatamente attorno a dei tavolini polverosi, mentre le piccole fintestre erano sbarrate da delle assi di legno su cui c’era scritto con lo spray “ANARCHY IN THE UK”. Le pareti leggevano nomi dei più grossi gruppi musicali, frasi e dediche colorate, ci erano appiccicati poster e fotografie di vecchi concerti ed adesivi, ricordavano quasi il muro imbrattato della camera di Michael. Ma ciò che fece perdere il respiro a Michael, furono le chitarre poste sul palco, ancora intatte, con su scritto a pennarello il nome di tre leggende: “Joy Ramone-David Bryne-Iggy Pop”, la seconda aveva persino delle macchioline di sangue secco sulla superfice.
-Oh.Mio.Dio-
Michael iniziò freneticamente a camminare avanti e indietro, guardandosi intorno a bocca aperta e non credendo ai propri occhi.
-Benvenuto al 100 club-fece Nina sorridente.-Centro nevralgico di tutto ciò che si può definire musica negli ultimi quarant’anni. Sfortunatamente, adesso è un vero schifo.-
-Vuoi prendermi in giro?-strillò Michael, gettando lo zaino per terra e sorrise ancora di più.-Questo è il santuario del punk!-
Corse verso il piccolo soppalco e ci saltò sopra, sfiorando appena il muro con le dita, quasi intimorito dalla grandezza e l’importanza che quei graffiti avevano.
-I ramones!-lesse ad alta voce.-I Talking Heads!I bad Brains!...-
Continuò ad elencare i nomi con un tremolio nella voce per la troppa felicità, Nina lo guardava incuriosita.
-...Patti Smith! Cazzo capisci quante volte deve aver camminato Patti Smith su questo pavimento? Lo leccherei se non fossi così su di giri!-
Camminò di nuovo verso il centro del palco, non riusciva a stare fermo in un posto ;
-Senza questo posto non sarebbero esistiti i Sex Pistols! O i Clash! E nemmeno gli U2 che si sono ispirati a loro in Irlanda! …E senza gli U2 non ci sarebbero stati neanche i Killers!-Michael sorrise da un orecchio all’altro, correndo incontro a Nina.-La lista non finisce mai, è una catena continua!-
Gli occhi dei due si incontrarono per una manciata di secondi, entrambi non riuscivano a smettere di sorridersi;
-…Chi sei tu?-chiese di nuovo Nina.
-…Michael?-
-Abbiamo già avuto questa conversazione-continuò lei ridendo.
Michael rise piano e prese un respiro profondo, fissando un punto a caso nel muro.
-…Ha chiuso nel 2004 perché aumentarono l’affitto di parecchio-disse.-Ed il 100 club non è altro che una tappa di una squallida gita turistica. O una frase stampata su una maglietta di Urban Outfitters.-
Sospirò piano e rise flebilmente;
-Ed ha chiuso prima che io potessi venirci-
-Ma ora ci sei, no?- disse Nina sorridendogli ampiamente, Michael annuì e si sedette su di un amplificatore, contemplando ancora ogni singolo mobilio di quel posto.-Ti ci ho portato apposta. Sapevo ti sarebbe piaciuto.-
-Piaciuto? Mi sono innamorato!-
-Questo è il mio posto preferito-disse Nina, accomodandosi accanto a Michael.-Il tuo?-
Michael ricambiò il sorriso e disse;
-Da oggi è questo-
 
 
 

 
my space;
soundtrack: Rollercoaster-Bleachers
Vorrei giustificare la mia assenza da Efp in qualche modo, ma la verità è che semplicemente non avevo ispirazione.
Fino a ieri notte alle due e un quarto
Salve a tutti, carissimi (carissimi chi? Mitomane) e benvenuti ad un nuovo appuntamento con "Lucrezia non è in grado di aggiornare in modo costante e deve necessariamente andare dal parrucchiere perchè ha la ricrescita troppo lunga", mi siete mancati <3
CENTOTRENTANOVE RECENSIONI, sono così felicefelicefelicefelice del fatto che lo scorso capitolo vi sia piaciuto tanto! MI SIETE MANCATE DOVE ERAVATE FINITE I WAS ROOTING FOR YOU
E INSOMMA VI ADORO MY ANGEL CAKES OF DELIGHT <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<2+1-1+1
Considerata la scuola, i compiti e la mia mancata ispirazione, mi sa che gli aggiornamenti saranno piuttosto lenti, finchè almeno non ci saranno delle vacanze, ma in questi ultimi giorni ho programmato e pianificato il resto della storia e credetemi è solo l'inizio im so excited
In questo capitolo compaiono principalmente Nina, Matty e Michael, perchè mi sembrava di averli messo in secondo piano negli ultimi capitoli e sì, diciamoci la verità, so che tutti voi sotto sotto avete dei feels per NinaxMichael e toh, eccovi accontentati :-) 
Che ne pensate della storia d'amore "tossica" fra Matty e Nina? E Jillian sarà davvero muta come un pesce? 
Voglio le vostre teorie, nelle recensioni fatemi sapere cosa pensate succederà, sono curiosa di vedere cosa gira nelle vostre testoline
Vi ringrazio ancora, tutte quante, per aver seguito la mia storia fin dall'inizio e per i vostri bei consigli e le belle parole, ogni volta che sono giù di morale rileggo le vostre recensioni e rido come un'ebete bc ur funny as shit, siete tenerissime, mi avete aiutato molto in quest'ultima settimana un pò triste a risollevarmi su il morale, grazie <3
finisco sempre per scrivere un myspace più lungo del capitolo stesso, sarà che voglio condividere molto con voi perchè siamo emozionalmente collegate <3 smetto di dilungarmi e vi lascio i miei contatti:
Twitter: @fjuorescent
tumblr: myurlissouncool
facebook (x)
Playlist di spotify: Take me to Glastonbury- Fanfiction soundtrack
A moltomoltomoltomoltomolto presto (si spera)
Lu

ps: Il 100 club esiste davvero, tutte le informazioni sono qui
pps: ho postato il prologo di una nuova songfic che sto scrivendo, 792, se siete curiosi datele un'occhiata bc im v excited about it <<<3
 

 

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Capitolo 19
*** Toilet ***


(19)
Toilet



 
 
 
 



Restarono lì sotto per almeno una mezz’ora, senza proferire parola, si guardavano ogni tanto e leggevano ad alta voce, uno per volta, i nomi dei gruppi incisi sulle pareti, con in sottofondo lo scalpiccio dei passanti sulle loro teste, simile al suono della pioggia che cade continuamente su di un parabrezza. 
Anche se controvoglia, Michael e Nina uscirono dal locale, chiudendo il tombino sotto i loro piedi e strizzando gli occhi appena la luce del sole li colpì in viso.
-E adesso?-
Michael venne freddato da un’occhiataccia di Nina, la quale si stava togliendo una ragnatela dai capelli, che cosa aveva mai detto di male?
-Ti piacciono i fiori?-
Michael aggrottò la fronte e fece una risata nervosa.
-Si, credo-
-Perfetto-
Nina lo tirò per la manica della giacca, trascinandolo a passo svelto lungo il marciapiede.
-Dove stiamo andando precisamente?-chiese Michael, Nina rise e gli scoccò un sorriso rassicurante.
-Tu fai troppe domande-fece ridacchiando, Michael pensò che sarebbe stato meglio non dire altro, Nina avrebbe avuto una qualche altra frase arguta a cui non avrebbe trovato una risposta in ogni caso.
Camminarono per qualche metro così, la mano di Nina ferma sulla stoffa della sua giacca, finchè non giunsero ad un piccolo vicolo stretto e pieno di colori.
Carri di fiori erano esposti ad ogni angolo della lunga strada, accostati vicino a dei palazzi coloratissimi e bancarelle etniche, nell’aria lo smog sembrava essere sparito e sostituito da l’odore dolce e profumato della lavanda, delle rose e delle peonie. I capelli di Michael si mimetizzavano perfettamente in quell’ambiente che sembrava uscito da un dipinto con gli acquerelli. Nina sorrideva soddisfatta, guidando Michael fra i vari carretti ed inspirando profondamente;
-Fallo anche tu!-disse, Michael fece un’espressione confusa.
-Fare cosa?-
-Respira-
Michael esitò inizialmente, ma alla fine obbedì e tirò su col naso, respirando appieno il mix e le varie fragranze di tutti i fiori; alcuni erano tanto forti che gli andavano alla testa, ma l’insieme lo rilassò, era quasi come fare un tiro da una sigaretta, solo molto più piacevole. Se avesse potuto avrebbe arrotolato un tulipano in una cartina ed aspirato tutto. Rise fra se e sé quando quel pensiero gli sfiorò la testa.
Camminarono fra i carri facendosi spazio fra la gente, Nina gli indicava i vari tipi di piante e gli spiegava il nome d’origine entusiasta come una bimba di otto anni,
-Allora sei così fuori di testa perché vieni qui ad odorare i fiori?-disse scherzosamente, Nina rise piano e scosse la testa ripetutamente;
-Su quale concetto puoi affermare che io sia fuori di testa?-disse lei, fermandosi davanti ad un bancone pieno di girasoli.
-Non è assolutamente un insulto-si giustifico Michael.-Sei quel fuori di testa carino, quello in senso completamente positivo-
Nina sorrise imbarazzata e distolse l’attenzione dai girasoli, facendo strisciare la sua mano in quella di Michael furtivamente e stringendogliela, il battito cardiaco di Michael aumentò sempre di più.
Ha un ragazzo” pensò. “Ha un ragazzo. Ha un ragazzo. Ha un ragazzo” la sua mente lo ripetette più volte. “Ha.Un.Ragazzo”
Sciolse la presa di Nina dalla sua ed infilò la mano in tasca, facendo poi un sorriso nervoso e passando alla bancarella successiva, sentendo il sudore freddo velargli la fronte.
-Che c’è? -iniziò Nina, dopo una pausa imbarazzante di silenzio fra i due.-Ti da tanto fastidio tenermi per mano?-
-Mh?-mugolò, facendo finta di non aver sentito, Nina gli sostenne lo sguardo con il sopracciglio leggermente inarcato.-No-
-A me sembra di sì-
-Non penso sia la cosa più adatta da fare-disse velocemente, mordendosi subito dopo la lingua tanto forte la lasciare il segno dei propri denti, Nina sbuffò;
-E perché?-
Michael fece un respiro profondo e si voltò verso di lei, incrociando le braccia e dicendo:
-Perché non lo è e basta. Tu presto ti dimenticherai di me ed io di te e non voglio assolutamente stare male di nuovo. Ho di recente sofferto molto per una persona, quindi facciamo finta di nulla e comportiamoci da conoscenti quali siamo-
Nina fece prima un’espressione confusa, per elaborare ciò che aveva appena detto Michael, e poi scoppiò in una risata sonora, che rimbombò per tutta la stradina, improvvisamente diventata troppo stretta.
-O mio Dio, quanto sei melodrammatico!-disse con una punta di sarcasmo, Michael alzò la testa al cielo e la scosse;
-Non sono melodrammatico!-esclamò nervoso.-Sono solo realista-
-Più che realista, sei un coglione-
-Ma se non mi conosci nemmeno!-
Nina si spostò i capelli dalla spalla e distolse lo sguardo da Michael, incentrandolo sui numerosi vasi di terracotta sistemati su di un bancone;
-Conosco la specie-disse.
-Specie?-Michael la raggiunse.-Quale specie?-
-La tua-
-Sono sicuro al cento percento di non essere un animale.-
Nina grugnì e si girò di scatto verso di lui:
-Sei una specie di emo punk pessimista che non fa altro che rimpiangere il passato senza fare nulla per cambiare il presente. Vedi la negatività delle cose e non sai coglierne i lati positivi, o ti sforzi di farlo fallendo miseramente. Sei ossessionato da una tua qualche ex e questo ti impedisce di avere un qualsiasi tipo di rapporto con altre ragazze, e colmi questo tuo "vuoto" fingendoti critico musicale, comprando vinili vintage e tingendoti i capelli. Potrebbero farti un action figure! Capelli verdi inclusi!-
Michael rimase attonito per qualche secondo, fissando Nina con la bocca semi spalancata, indeciso su come controbattere. Perché per quanto quelle parole lo avessero ferito, erano tanto, tanto vere.
-Ma che cosa ho detto per farti innervosire così?-fu tutto ciò che riuscì a dire, Nina si passò un’altra volta una mano nei capelli, arruffandoli e gonfiandoli ancora di più.
-Niente…è che mi fai incazzare!-disse.-Il tuo modo di pensare mi fa salire sui nervi! Ma sai che ti dico? Hai ragione. Un giorno tu ti dimenticherai di me ed io di te—
Nina gli si avvicinò pericolosamente, mettendosi sulle punte per guardarlo dritto negli occhi, Michael deglutii.
-Tanto vale smetterla con la farsa dei conoscenti, no?-
E corse verso il marciapiede opposto.
 
-…Secondo me Matty è gay-
Calum rise e scosse il capo all’esclamazione di Tyler, che spezzò il silenzio creatosi fra i due;
-E perché mai dovrebbe esserlo?-
-Non lo so precisamente, ma c’è qualcosa in lui che grida omosessualità- continuò Tyler, osservando la figura snella di Matty qualche metro più avanti, che camminava a passo svelto e scomposto, poggiando più peso su una gamba che l’altra, entrambe così scheletriche che venivano fasciate perfettamente dai jeans strettissimi.
-Tyler per te tutto grida omosessualità-disse lui. “Tranne te”, pensò l’altro.
Tyler inspirò a lungo ed accarezzò i muri dei palazzi con le punte delle dita, Calum era di buona compagnia anche quando non parlava, gli piaceva semplicemente stargli vicino, riuscire a sentire il suo profumo ugualmente a pochi metri di distanza, un mix di odore da ragazzo e sapone, e gli piaceva guardarlo di sottecchi mentre si passava una mano nei capelli scuri che gli cadevano sul viso, sempre colorito data la sua pelle color miele.
-Ho qualcosa in faccia?-chiese Calum all’improvviso, Tyler scosse la testa e si ammonì mentalmente, rendendosi conto del fatto che lo stava fissando con occhi a cuoricino.
-Dentifricio-Mentì velocemente.-Hai ancora del dentifricio agli angoli della bocca.-
-Dove?-domandò Calum nervoso, avvicinandosi ed abbassando la testa per arrivare alla statura minuta di Tyler, al ragazzo vennero le palpitazioni.
Ma letteralmente le palpitazioni, perché giurò di riuscire a sentire i battiti cardiaci pulsargli nelle orecchie quando incrociò lo sguardo di Cal così vicino, ma cosa gli stava prendendo?
Tyler si morse l’interno della guancia, evitando di agire impulsivamente e di baciarlo su due piedi, non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, il coraggio di confondere il suo miglior amico a tal punto da distruggere la loro amicizia. In passato un bacetto stupido c’era stato, ed era stato anche Calum stesso a darglielo, ma dopo che si erano scolati due bottiglie di Alcool alle quattro del mattino. Pensò a quanto diede poco peso a quell’azione, sei mesi prima, mentre adesso avrebbe fatto di tutto per scoccargli anche un altro innocente bacio sulla guancia.
-Q…qui-balbettò, indicandogli con l’indice l’angolo destro della bocca, Calum tirò fuori la lingua e se la passò su tutto il labbro.
“MERDA”il cervello di Tyler ripeteva quella parola all’infinito, mentre gli stimoli nervosi erano andati così in tilt da produrre una sudorazione eccessiva. “MERDAMERDAMERDAMERDA”
-Tolto?-domandò alla fine, Tyler non disse una parola ed aumentò il passo, ritornando ad inspirare forte ed appoggiarsi con la mano al muro, principalmente per riottenere stabilità, visto che per una manciata di secondi giurò di sentire la terra girare sotto i suoi piedi.
 
Dopo poco, Calum ricominciò a parlare; oramai si erano separati tutti i gruppi ed erano finiti in una zona a loro sconosciuta, così decisero di sedersi su dei gradini in pietra di un palazzo ed aspettare un bus che li riportasse alla stazione iniziale, stanchi di seguire Matty vagante senza meta fra i mercatini e la sua amica fastidiosa.
-Come hai capito di essere gay?-chiese di punto in bianco, Tyler fece spallucce.
-L’ho sempre saputo, non si capisce-disse.-E’ una cosa che ti senti dentro, non è che da un giorno all’altro passi all’altra sponda-
-Ah-fu tutto ciò che disse Calum, a sguardo basso. Fu un “ah” sottile, quasi canzonatorio.-E pensi che sia normale…che so, la sperimentazione?-
-Vuoi darti alla necrofilia, Cal?-
-Coglione-rise Calum.-No, non intendevo quel tipo di sperimentazione-
-E cioè?-
Calum si voltò verso l’amico, accennando un piccolo sorriso ed infilando le mani nelle tasche della giacca nera che indossava.
-Chi ha stabilito che ti possono piacere o i maschi o le femmine? Una persona deve amare un’altra persona, non le sue parti. Non credi?-
Tyler sperava che quel discorso sarebbe andato a parare da qualche parte; ma sfortunatamente, non fu così.
-Mh-annuì, Calum continuò con lo stesso entusiasmo:
-…Volevo parlarti di questa cosa, e dirti che non sono confuso. Cioè, in un certo senso mi sento confuso, ma non lo sono in quel senso. Insomma—Calum sospirò.-E se fossi BI?-
Tyler sgranò gli occhi così tanto che ebbe paura potessero uscirgli dalle orbite, e per poco non soffocava.
-Bisessuale dici?-la sua voce era più alta di un’ottava.-E perché lo pensi?-
-Boh-fu la sua risposta.-Ho diciotto anni, poche esperienze sessuali ed ancora tanta strada da fare, perché non sperimentare se c’è la possibilità?-
-Mh-annuì di nuovo, passandosi una mano sulla fronte per asciugare il sudore freddo.-Si, mi sembra giusto…dopotutto è la tua vita, Carpe diem!- Tyler non si era mai sentito tanto a disagio ed in imbarazzo come adesso, e lui non era il tipo di persona che aveva peli sulla lingua o che si imbarazzava facilmente.
-Bene-terminò Calum, sorridendogli.-Sono contento di essermi sfogato con te, Tilly-
Potremmo sfogare in altri modi” pensò Tyler in un sospiro. In un primo momento pensò persino di volerlo dire ad alta voce, ma si limitò ad annuire di nuovo.
-Mh-

  
Bean ed Ashton erano in un parco.
E non sapevano neanche come ci erano arrivati.
La ragazza si era stesa sul prato e tolta le sneakers, mentre Ashton era disteso su un fianco e faceva finta di essere occupato a strappare dei filini d’erba, ma in realtà stava solo fissando Bean.
Lei non se ne accorse, continuava a parlare a vanvera di come il cielo fosse più azzurro del solito e del Dim Sum della sera precedente ed altri argomenti, Ashton non riusciva neanche a trovare un filo logico fra le sue parole, ma la ascoltava incantato, contando le lentiggini che aveva sul dorso della mano, attività alla quale si era appassionato la sera prima; ne aveva contate trentatre, ma si allungavano per tutto il braccio fino alle spalle e le clavicole. Le avrebbe contate tutte se avesse avuto la possibilità.
La cosa che gli piaceva di più era che adesso aveva fatto progressi, e fra i due c’era del contatto fisico: Lui le passava furtivamente le mani nelle ciocche rosse, passandosele ed arrotolandole fra le dita, oppure le toccava la mano col pollice e le strofinava il dorso, mentre Bean a volte gli spettinava i capelli o gli prendeva inaspettatamente la mano, districandola e intrecciandola con la sua più volte, cogliendolo di sorpresa e facendolo arrossire di colpo. Erano movimenti così semplici, quasi da bambini dell’asilo alle prese con il primo fidanzatino, ma ad Ashton non dispiaceva questa complicità, questo modo di comportarsi un po’ naïve, spontaneo.
-Ma mi stai ascoltando?-disse Bean improvvisamente, alzandosi e sedendosi a gambe incrociate, Ashton annuì ed alzò gli occhi al cielo.
-Sinceramente, mi sono perso a quando hai attaccato a parlare di uno di quei libri strani che hai letto, L’archivista-
-Vuoi dire l’alchimista?-
-Quello lì-Rise Ashton, prendendole la mano e passandoci la sua sopra.-Ero occupato a contare le tue lentiggini-
-Perché ovviamente contare le mie lentiggini è più interessante di sentirmi parlare-
-Ehi, chiariamo-Ashton le puntò un dito contro.-Tu non parli, tu deliri-
Bean gli schiaffeggiò la mano con la sua con un verso disapprovo, per poi incrociare le braccia al petto e girare lo sguardo, con molta teatralità.
-Mi sento puramente offesa-disse.-Non ti parlo più-
-FINALMENTE!- esultò Ashton scherzando, Bean presa da un raptus gli abbassò la bandana che portava sugli occhi.-…Scherzavo-
-Meglio per te che scherzavi! Non ti avrei perdonato-disse lei, alzandogliela nuovamente e sistemandogliela.
-Scherzi a parte, mi piace quando parli a vanvera-disse Ashton, poi si corresse.-Però vorrei tanto che tu mi parlassi un po’ di te-
Bean scosse la testa e si ristese sul prato, chiudendo gli occhi e sfilando la sua mano da quella di Ashton, posizionandola sotto il capo.
-Non c’è molto da dire, e quello che ti ho detto è già molto-esclamò la ragazza freddamente, Ashton sbuffò.
-Non ci credo neanche un po’ che non c’è molto da dire-fece lui.
- E invece non  ce ne davvero, non sono una persona poi tanto interessante- rispose.
-…Mi tieni a distanza?-
-Tengo tutti a distanza-
-E non credi sia una cosa stupida?-
-Tu sei stupido-Rispose impassibile.-Perché non mi lasci in pace?-
-Perché—Ashton ci rifletté su per un paio di secondi, chiedendosi anche lui per un attimo perché continuasse a provarci-Perché mi piaci, tutto qui-
Bean non rispose, ma il suo viso divenne improvvisamente più rosso.
-E non riesco a lasciarti in pace, e adoro stare con te e parlare con te e sentirti straparlare, e mi piace quando mi prendi in giro e quando ridi e ti si fanno delle rughe sotto agli occhi, e mi piaci di più con gli occhiali che hanno lo scotch sulla giuntura, ma anche senza rimani sempre tanto carina, e mi piace…-Ashton si trovò a fare un elenco infinito, mentre Bean si asteneva dal sorridere così tanto da dislocarsi la mascella.-…E tutte queste cose non mi bastano, perché io ne voglio sapere di più e sono sicuro che tutto il resto non mi piacerà meno di quanto tu mi piaccia già. Anzi, forse mi porteranno solo a piacerti di più, e non so se questa è una cosa positiva o negativa-
Ashton espirò dalla bocca, sentendo lo stomaco svuotarsi improvvisamente di un peso immaginario, come se avesse avuto tutte quelle parole intasate in gola e le avesse finalmente rigettate fuori. Bean si alzò sui gomiti e lo guardò, storcendo la bocca e ridendo piano, coprendo il rossore del viso con i capelli, i quali si mimetizzavano con le chiazze sulla faccia diventate del loro stesso colore. Sembrava stesse nel bel mezzo di una metamorfosi in un pomodoro.
-Cosa vuoi sapere?- disse, Ashton sorrise ed iniziò.
-Come mai hai capelli rossi? Li hai presi da tua madre o tuo padre?-
-Nessuno dei due. Probabilmente li ho presi dalla mia bisnonna. Guarda la sfiga-
-Ma cosa sfiga, sono bellissimi-
-Altra domanda!-
-Okay!-Ashton azionò il cervello e cercò di non sgarrare e fare domande stupide.-Credi in Dio?-
-Sì-
-E perché?-
-Perché…-
Andarono avanti con le domande, finché non diventarono dei botta e risposta continui; Ad Ashton non interessava fare due chiacchiere, voleva parlare con lei per ore perché sapeva non l’avrebbe mai annoiato e sarebbe peso dalle sue labbra. Stavano ridendo, quando Ashton toccò un tasto dolente.
-Come hai trovato tutti quei soldi che hai appresso?-chiese, Bean sbiancò in viso e fece un sorriso nervoso.-Mi hai detto che li hai rubati a tuo padre, giusto?-
Lei annuì guardandosi in basso, mentre Ashton cercò di arrivare di nuovo alla sua mano, ma lei la ritrasse subito.
-Ma quanti sono?-continuò, Bean sbuffò.
-Non lo so quanti cazzo di soldi sono, va bene?-disse.-Non mi piace più questo gioco-
Ed Ashton capì che per quanto potesse provare, Bean sarebbe sempre stata un mistero.
 

Nina voleva raggiungere Matty, ma allo stesso tempo voleva ammazzarlo.
L’idea dell’omicidio non le faceva piacere, così continuò a correre lungo il marciapiede, finché non si trovò praticamente poco lontana dalla metropolitana, da dove avevano iniziato a muoversi.
Fanculo il femminismo, pensò, L’equalità non poteva mai esserci se i maschi continuavano ad essere una razza tanto stupida . Fanculo, viva la Misandria.
Sapeva di non meritarsi tutto questo, eppure adesso era sola, all’imbrunire, a fare pensieri su una possibile carriera monacale nel bel mezzo di un marciapiede, mentre la gente attorno a lei la urtava con le spalle ignorando completamente la sua presenza.
Pensò di chiamare Matty, voleva urlargli contro tutto e fare pace con un bacio appassionato, come succedeva di solito, ma era così stanca di dover fare lei quella mossa, così lasciò il telefono nella tasca del giaccone. Sbuffò forte e si infilò in un bar, per evitare di essere scaraventata sulle strisce pedonali da quelle persone frettolose che continuavano a spingerla.
Era un bar spoglio, tipo quelli che Matty frequentava insieme alla sua band prima di trasferirsi ad East; quelli in cui la portava ai primi appuntamenti, dove finiva per svenire o a litigare con qualche barista che gli diceva di darci un taglio con i drink o con le battute (quando Matty era particolarmente in vena, si divertiva a prenderli in giro). Al bancone c’erano seduti due vecchietti impegnati in una qualche discussione poco interessante ed un ragazzo dalla testa rasata che assomigliava al protagonista di Trainspotting, la quale la squadrava come non avesse mai visto una ragazza in vita sua. Nina si sentì quasi intimidita.
-Potrei usare il bagno?-Chiese, non poteva uscire così senza almeno aver trovato una scusa per essere entrata, e l’uomo dietro al bancone annuì, indicandole la porta della toilet. “Bagno unisex”, lesse. Spalancò la porta verde e, alla vista di un ragazzo biondo appisolato sulla spalla di un uomo che dall’aspetto sembrava babbo Natale con le pulci, intento a brontolare qualcosa di incomprensibile con la faccia nascosta nel cappuccio della sua grossa felpa nera ed una bottiglia vuota di liquore fra le mani, rise sommessamente.
-…Nina?-
-Sei l’amico di Michael, per caso?-disse lei confusa, Luke annuì piano e sorrise sghembo, arrossendo.
-Si, sono Luke-rispose.-Mikey ha ragione, sei davvero molto carina-
-Dice che sono carina?-Nina storse la bocca imbarazzata, e Luke annuì di nuovo, facendo un piccolo singhiozzo.
-Che ci…hic! Che ci fai qui?- singhiozzò di nuovo, il barbone osservava la scena con occhi sbarrati.
-Tu che ci fai qui-
-Non devono vedermi bere o si incazzano-ridacchiò Luke-E poi ho conosciuto questo tipo qui. Si chiama Paul ed è stato licenziato. Vendeva infissi in alluminio, non è fantastico?-
Luke era decisamente ubriaco.
Nina saluto mister Barbone con un cenno della mano e si sedette affianco a Luke, sospirando.
-Nina-Luke si voltò e le sorrise dolcemente.-Puoi non dire nulla ai ragazzi? Del fatto che ho ricominciato a bere?-
-Ti daranno per disperso se non dico niente-rispose.
-Ma così troveranno anche te-continuò lui. Per essere ubriaco fradicio era piuttosto profondo.-Sei triste?-
-No-Nina gli prese la bottiglia dalle mani e fece un sorso. Si chiese come facesse a bere questa roba così forte tutta d’un fiato e trattenne lo stimolo di vomitarlo, inghiottendone dell’altro.-Sono solo arrabbiata.-
-Non arrabbiarti con Michael, è fatto così-disse Luke, appoggiando la guancia sulla spalla della ragazza.-Lo capiresti se lo conoscessi meglio.-
-In che senso?- chiese Nina, Luke le si avvicinò all’orecchio come per sussurrarle un segreto, nonostante fossero gli unici in quello squallido bagno (Paul compreso, ovviamente)
-Ha fatto delle cose, l’anno scorso. Ed ha rischiato di restare in prigione per tanto tempo-Luke fece un altro singhiozzo.-Ma alla fine, ci ha spedito suo padre lì dentro-
Nina guardò Luke stranita e persino spaventata dalle sue parole, mentre Luke si limitò a ridere piano e punzecchiarle le guance.
-Mi piacereste voi due insieme, siete entrambi un po’ fuori di testa-disse.-Credo che a lui tu piaccia parecchio, e sei mille volte meglio di Wren in ogni caso.-
-Wren?-
-La sua ex psicotica, quella sì che era pazza-esclamò Luke, tra un singhiozzo e l’altro. –Lei lo ha fatto soffrire molto, e tu saresti proprio quello che gli serve. Non prendertela con lui, è solo un po’…confuso-
Nina annuì e gli sorrise, dicendogli che lo avrebbe tenuto a mente.
-Secondo te gli piaccio veramente?-continuò.
-E’ chiaro come la luce del sole.-Fece Luke.-E non posso biasimarlo-
Si guardarono negli occhi per un paio di secondi, e Luke fu preso da uno scatto spontaneo: di punto in bianco, le scoccò un bacio sulle labbra. Durò meno di tre secondi e subito si ritrasse, mormorando “scusa” almeno una ventina di volte e scoppiando improvvisamente a piangere, Paul il barbone invece esultava come si fa al lancio del bouquet ad un matrimonio.
-E’ tutto okay-lo rassicurò Nina, alzandosi e svuotando la bottiglia nel gabinetto.

Si resero conto del fatto che Luke era sparito quasi tutti contemporaneamente, chiamandosi a vicenda preoccupati ed esclamando, all’unisono:
-DOVE CAZZO E’ FINITO LUKE?-
Michael beccò Calum e Tyler seduti ad una fermata di un bus mentre girovagava fra i marciapiedi tutti uguali. I due gli chiesero che fine avesse fatto Nina e Michael spiegò della loro litigata, beccandosi uno schiaffo sulla guancia da parte di Tyler (“MA SEI FROCIO PER CASO?” gli aveva strillato, ad alta voce in modo da potergli rendere chiaro il concetto.)
Michael a sua volta urlò contro Tyler e Calum per aver abbandonato Luke sapendo benissimo quali potessero essere le sue intenzioni, e in un silenzio tombale fecero il giro della strada, disorientati, stanchi e confusi.
Chiamarono Ashton, il quale poco dopo li raggiunse insieme a Bean e cercò di orientarsi, e notò che si trovavano di nuovo nelle zone dell’Hackney empire. Anche lui sclerò di brutto quando seppe di Luke, ed iniziò a chiamare il suo nome mentre camminava a passo svelto.
-LUKE!-urlò facendosi spazio fra la folla; poteva essere letteralmente ovunque, solo e probabilmente ubriaco, e la cosa li fece preoccupare solo di più.
Finché, per la prima volta, Matty fece fare loro un sospiro di sollievo.
-Mi ha chiamato Nina-disse venendo loro incontro, a qualche metro di distanza da Peggy, la sua estrosa amica.-Ha detto che ha trovato Luke. Seguitemi-
-Grazie-disse Michael, Matty accennò un piccolissimo sorriso, alzando gli angoli della bocca, e riprese a camminare.
Entrarono in due bar diversi ma non li trovarono, finchè non provarono in un altro, ed il barista rise di gusto, dicendo:
-Anche voi dovete andare al bagno, per caso?-
-Trovati! –esclamò Matty, bussando piano alla porta del bagno, per poi aprirla e trovando Nina, Luke ed un uomo barbuto seduti sul pavimento.
-Questa me la spieghi-continuò lui porgendo una mano per Nina, la ragazza non gliela prese e si alzò da sola, tendendone invece una per Luke, il quale a fatica si mise su due piedi.
-Faccio da sola, grazie-rispose lei acidamente, senza degnarlo neanche di uno sguardo ed uscendo da lì con Luke sottobraccio, aiutando Calum a trasportarlo.
A Matty fu tutto all’improvviso più chiaro, e gli sfiorò per un attimo la mente il pensiero di aver perso Nina una volta per tutte.

 

 
My space;
soundtrack: Rawnald Gregory Erickson the Second-STRFKR
Non è un allucinazione, ho veramente aggiornato dopo solo due settimane (anche se a mezzanotte e quattro)
E questo per il semplice motivo che non vedo l'ora di poter scrivere il capitolo successivo a questo, se tutto va bene e sono particolarmente ispirata!
147 recensioni toTALI 38 SEGUITE 24 PREFERITE MI SI FANNO GLI OCCHI A CUORICINO 

Siete dolcissimi tutti quanti e vi adoro e se potessi vi abbraccerei uno ad uno per tutti i complimenti <<3 
Voglio sinceri pareri su questo capitolo, e principalmente voste teorie personali, perchè non ne sono sicurissima ma, allo stesso tempo, mi piace un sacco, ho così tante idee che mi faccio quasi paura, deheh
FINALMENTE, I NOSTRI TYLUM
so che stavate tutti aspettando un qualche loro momento, non mentite merdine c: Che pensate di Calum e della sua teoria sulla "sperimentazione"? (Credetemi, al momento può sombrare tanto banale come cosa, ma ho tante idee in mente pls bear with me). 
Mentre Ash e Bean...sono così carini, credo di aver creato due mostri, fate qualcosa per impedirmi di shipparli e non farmi del male allo stesso tempo. (Sinceramente, conterei anche io le lentiggini di Bean prima di andare a dormire, altro che pecore)
Michael e Nina litigano, per una ragione apparentemente inesistente, ma fra i due è sicuro che qualcosa c'è. but she's got a boyfriend anyway.
Ho appena fatto un mega spoiler se lo cogliete avrete un biscottino
LUKE E NINA WOAH DA DOVE MI E' USCITO E' STATA UNA COSA IMPROVVISA
devo lavorare molto sul personaggio di Luke, il mio tesorino spaesato e brillo, lo voglio abbracciare stretto e non lasciarlo mai. voi che ne pensate?
NOn voglio anticiparvi il nuovo capitolo, ma tengo a dirvi che aspetto di scriverlo dall'inizio della fanfiction, preparate fazzoletti e chiudetevi in una qualche stanza insonorizzata, non vorrei che svegliaste l'intero vicinato (mitomane pt. 324018402938120)
Vi amo tantissimo, grazie per appoggiarmi e continuare a seguire TMTG, questa storia è diventata quasi parte di me e sono così felice che vi siate affezionati anche voi. Sarà un trauma doverla finire, per me sarà come separarsi da un bambino, a i u t o.
Mi trovate su twitter @fjuorescent, su tumblr myurlissouncool, su Facebook e qui il trailer della ff (x) e la soundtrack (x)
Xoxoxo Gossip girl
scherzo 
ilysm angel cakes of delight
Lu


 

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Capitolo 20
*** Crowd surfing ***


(20)
Crowd Surfing



< But if we're gonna do anything we might as well just fuck
She's got a boyfriend anyway>>


 
 
 






Il povero Luke non fece in tempo ad entrare nel furgone di Matty, che vomitò tutto quello che aveva in corpo sui sediolini.
Si scusò una ventina di volte durante il tragitto silenzioso verso l’albergo, con la faccia spiaccicata sul finestrino, e Matty disse “non fa niente” una ventina di volte in risposta. Per il resto nessuno fiatava.
Furono i venticinque minuti più strazianti che Tyler avesse mai vissuto. Una persona estroversa e rumorosa come lui non sopportava il silenzio, lo faceva sentire come se stesse sprecando quel tempo vuoto, privo di voci.
-Da qui giri a destra-fece Bean, Matty obbedì e svoltò, spostando lo sguardo dalla strada a Nina, seduta al posto davanti, che non l’aveva minimamente calcolato da quando erano usciti dal bar. Cercò di allungare una mano e poggiargliela sulla gamba, come per richiamare la sua attenzione, ma lei subito la mosse scrollandosela di dosso. Quando furono arrivati si salutarono goffamente, Matty ricordò loro che il giorno dopo sarebbero partiti in mattinata, ed Ashton rispose “ti faremo sapere”, come se l’idea di dover continuare il viaggio con dei perfetti sconosciuti ancora non gli andasse a genio.
-Mi odiate?-disse Luke accasciato sulla spalla di Michael, che lo trascinava verso le ascensori, tutti scossero la testa.
-Non potremmo mai odiarti-disse Calum.-Ma ciò non toglie che hai fatto una grandissima stronzata-
-Lo so…-
-…Come ti è venuto in mente?-
Luke si massaggiò le tempie, come se per formulare una frase ci mettesse una faticaccia.
-Credo di aver avuto una ricaduta-disse piano.
-Ed è per questo che tu da oggi in poi non berrai più. Neanche un bicchierino!-esclamò Ashton a braccia incrociate, Luke lo imitò con una voce stridula, emulando i suoi gesti.
-E chi sei, mio padre?-rise istericamente lui, quando il suo viso divenne nuovamente verdognolo e fu costretto a fare una corsa verso la propria stanza, chiudendosi velocemente nel bagno e rimettendo ancora.
-Luke—Michael bussò piano alla porta, dall’altro lato si sentivano i singhiozzi soffocati dell’amico, il quale aveva tirato lo sciacquone ed appoggiato le spalle al muro.-Lo supererai come hai fatto la prima volta, vedrai. Non è successo nulla-
-Non finirà mai-disse Luke, con la voce incrinata.-Io sono così debole e delle volte penso che nessuno ha bisogno di me, perché in un certo senso…chi mai avrebbe bisogno di un metro e novanta di merda? Sono solo uno spreco di spazio, e di spazio ne occupo anche molto visto che sono più alto della metà della popolazione—E lì abbassò il capo per non urtarlo contro il soffitto spiovente.
-Smetti di sparare stronzate adesso-Intervenne Tyler, seguito da Calum Bean e Ashton, i quali cercarono di girare la maniglia della porta, senza riuscire ad aprirla.-Luke, tutti quanti pensiamo delle volte di essere inutili, è normale avere dei giorni no—
-Non è quello il punto- Luke si passò una mano sulla faccia, asciugandosi le guance bagnate-E’ che più vado avanti più tutto mi sembra più confuso. E’ come se guardassi la mia vita scorrere davanti ai miei occhi come uno spettatore, e non facessi nulla per esserne il protagonista. Non sono neanche il fottuto albero in cartapesta della scenografia, mi sento come se fossi il tendone dietro al palco. E la cosa più brutta è che non posso farci nulla, mi sento una merda e tutto quello che posso fare e sentirmi così. Allora prendi qualcosa da bere e poi la cosa da bere prende una cosa da bere e poi quella cosa da bere prende te, e quando vieni preso bevi finchè la bottiglia non è più vuota di te-
Calò il silenzio, finché la porta non fece un piccolo click e Luke uscì, con gli occhi rossi e le labbra gonfie. Il ragazzo tirò su col naso ed abbracciò stretti i suoi amici, opponendosi contro se stesso per non piangere. I ragazzi lo strinsero forte, chiudendolo nel mezzo come fosse un hot dog fra due fette di pane. Bean quasi si commosse.
-Fanculo la vita Luke-fece Ashton, scuotendogli le spalle.-Questo roadtrip, questo che stiamo facendo noi è esattamente ciò di cui tutti abbiamo bisogno. Non si tratta della meta, si tratta del viaggio!-Gli sorrise rassicurante.-Abbiamo tutti così paura del futuro perché abbiamo temuto in passato, e abbiamo così paura del nostro passato perché temiamo avrà effetti sul futuro. E questo continuo stato di terrore in cui viviamo ci fa ignorare il presente. Ora siamo qui e siamo vivi e presto quest’avventura finirà e non voglio che sia solo un ricordo sfocato, voglio che quando sarò vecchio mi guarderò indietro e penserò a questi giorni sorridendo e riportandomi alla mente tutte le belle sensazioni e quanto cazzo mi sia divertito. E non permetterò a nessuno di voi che questi pensieri, questa negatività che ci preme sopra le teste, la pressione di crescere e prendere le decisioni ed essere costantemente posti di fronte a delle scelte, cose che dentro di noi sentiamo esplodere come una bomba nucleare ma per il resto del mondo non sono altro che dei cliché, ci impediscano di vivere e di ricordare questi giorni come una semplice vacanza. Questo roadtrip non è solo una vacanza. E’ la nostra possibilità di migliorare, di riprenderci. Non voglio tornare alla mia vita ordinaria e pensare a tutti gli "E se...?"-
Luke si pulì il naso con la manica della maglietta, ondeggiando per essere ancora un po’ brillo, e poi applaudì insieme agli altri alle parole dell’amico. Accennò un sorriso e si placò il senso di nausea per un momento.
Anche Michael applaudiva, sebbene quel discorso gli aveva ricordato che, tutto sommato, lui tanto bene ancora non stava.

 
Matty scarabocchiava sul suo taccuino, seduto a gambe incrociate sul suo divano in pelle nel salotto del piccolo Loft, mentre Peggy si limava le unghie smaltate di verde e faceva domande insensate giusto per aprir bocca, a Nina venne lo stimolo di strillare dalla frustrazione.
Era stesa sull’altro divanetto sotto la finestra e disegnava con le dita sul vetro; sentiva gli occhi di Matty puntati addosso, e quando si voltava lui si girava di scatto. Gli era così difficile capire che aveva sbagliato qualcosa? O aveva semplicemente un orgoglio troppo grande per ammetterlo e quindi pensava che giocare al gioco del silenzio sarebbe stata un opzione più plausibile?
-Secondo voi il viola è un colore da festival?-fece Peggy, soffiando sulle unghie, Matty distolse di nuovo lo sguardo da Nina e fece spallucce, disinteressato.
-Avevo pensato di indossare un top viola e zeppe in tinta per il primo giorno a Glastonbury, però vorrei accertarmi che il viola sia abbastanza da festival per l’occasione-continuò.-Starei bene?-
-Divinamente-fece sarcastica Nina, cancellando lo scarabocchio che stava tracciando: avrebbe dovuto essere una luna, ma piuttosto sembrava un triangolo storto.
-Perché le rispondi così male?-disse Matty, Nina rise sbuffando ed incrociò le braccia al petto. Si morse l’interno delle guance, per astenersi dal dire qualcosa di fuori luogo e rispose, a denti stretti:
-Non le ho risposto male, ho detto ciò che pensavo-le fece un enorme sorriso-Peggy, non trovi che Matty sia leggermente stressato, di recente?-
Peggy fece una risatina nervosa e riprese a limarsi velocemente le unghie, ma Nina continuò.
-Sei proprio nervoso, come se ci fosse qualcosa che ti turba. Avresti proprio bisogno di…che so-si mise teatralmente una mano sotto il mento, fingendo di pensare.-Una tazza di thè, fare dello yoga…o sfogarti. C’è qualcosa che vuoi dirmi in proposito?-
Matty chiuse il taccuino e guardò Nina con gli occhi socchiusi, cercando di capire dove volesse andare a parare, mentre il respiro di Peggy si fece più affannoso ed il rumore della limetta contro le unghie più forte, come se fosse arrivata a levigare le ossa.
-Sto bene-rispose Matty confuso, Nina sospirò forte e sentì un groppo salirle in gola, che cercò di ingoiare per non scoppiare in lacrime. Si alzò dal divano e camminò verso la porta d’ingresso, infilandosi velocemente gli stivaletti.-Ma dove stai andando?-
-A fare un giro, ho bisogno di un po’ d’aria-rispose lei in un soffio, non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso Matty, sapeva che l’avrebbe distrutta ancora di più. Il ragazzo cercò di darle un bacio sulla guancia ma si scostò nuovamente.-Ci…ci vediamo più tardi-
-Nina—
-Non divertitevi troppo, voi due- disse ironica, sbattendo la porta e correndo giù per le scale, impugnando le chiavi del minivan in una mano ed il telefono nell’altra, mentre componeva il numero di Michael ed aspettava, ansiosamente, che lui rispondesse.
-Secondo te sa…di noi due?-Disse Peggy nervosa, guardando Matty il quale era ancora appoggiato alla porta dell’ingresso, con le mani nei riccioli scuri e lo sguardo verso il basso.
-Non esiste nessun noi due, Peggy!-esclamò Matty.-E’ stato un errore. Io ero fatto e tu…tu eri particolarmente vicina-
-Ah…-Peggy smise di limarsi le unghie e sentì come delle mani immaginarie stringere il suo cuore fra di loro finché non pompasse più sangue all’interno.-Ero vicina-
-Oddio, ora sei incazzata anche tu?-chiese ironico, Peggy si alzò dal divano soffiandosi lo smalto sulle unghie.
-Ne ho tutto il diritto!-fece la ragazza, Matty sbuffò ed incrociò le braccia.
-Ed io non ne ho il diritto?-disse.
-Sta zitto! Indosso tacchi più grandi del tuo pene-

E con quella frase, lo spinse col braccio e si ritirò nella camera da letto, sbattendogli la porta in faccia.

 
-Ma dove vai?-
Michael si stava frettolosamente allacciando l’anfibio, in equilibrio su di un piede solo.
-Nina è qui-suonò quasi come una domanda, più che un’esclamazione.-E mi ha chiesto di vederci- (“Mi ha chiesto di vederci???” )
Tyler, Ashton, Luke e Calum misero le mani a pugno e le scontrarono fra di loro.-Abbiamo vinto- fece Calum.
-Avevate scommesso su me e Nina?-disse Michael, preso a chiudersi la camicia a quadretti e notando che nel mezzo mancava un bottone, emettendo un verso frustrato e camuffando il buco con la giacca.
-Le piaci ed a te piace, era così prevedibile che in qualche modo sarebbe tornata-disse Ashton.-Ci devi venti sterline-
-Ma non facevo neanche parte della scommessa!-
-Le regole sono regole-Ashton fece spallucce, e Michael riuscì a colpirlo in pieno viso con un cuscino.
-Sono nervoso oddio ma cosa deve dirmi? E se tipo mi porta ad uno di quegli strani cortei a cui va come vittima sacrificale al mondo femminista? –disse Michael, torturandosi le mani ed esitando sull’uscio della camera.
-Mike, è una femminista, non una del Ku Klux Klan-esclamò Luke con una risata.-Ora Muoviti!-
Michael obbedì e salutò gli amici con un cenno della mano, dirigendosi ansioso alle ascensori. Come mai era venuta dopo la scenata che aveva fatto qualche ora prima? A Michael questo rimaneva un mistero, temeva quasi che dopo la sfuriata non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Eppure adesso era al posto guida del suo Volkswagen, con lo sguardo perso nel vuoto, parcheggiata in doppia fila dietro ad un grosso SUV. Michael si avvicinò al suo furgoncino e bussò piano sul vetro,  Nina lo guardò ed accennò un piccolo sorriso. Alzò la sicura e Michael aprì lo sportello, sedendosi imbarazzato sul sedile anteriore e notando, rispetto allo scomodo Van di Ashton, quanto fosse spazioso.
-Ehi-disse entusiasta, Nina posò le mani sul volante.
-Ehi-rispose piano e titubante.-Ti va di fare un giro?-
-Così all’improvviso?-esclamò Michael, Nina rise e gli ordinò di allacciarsi la cintura.
-Devo farmi perdonare per quello che ti ho detto oggi in qualche modo, no?- Fece una manovra e riuscì ad imboccare la strada.-Mi dispiace di averti attaccato così.-
-Anche a me dispiace di aver rovinato una bella mattinata.-fece Michael.-Mi sono davvero divertito oggi-
-Anche io-
-Mi piace stare in tua compagnia- continuò Michael, particolarmente sicuro di se.-Sai, ero quasi convinto tu non mi volessi più parlare.-
-Non ho ancora abbastanza motivi validi per non parlarti più-continuò Nina, facendogli un sorriso rassicurante.
Michael non le toglieva neanche per un secondo gli occhi di dosso, perché stava cercando di capire che cosa le girasse per la testa. Gli sembrava un po’ assente –Non che non lo fosse già la maggior parte delle volte, sembrava letteralmente arrivata da un altro pianeta—Ed era così carina quando faceva quel mezzo sorriso: Non era uno di quelli in cui si mostrano i denti, e neanche quel sorrisetto ammiccante; era spontaneo, ed anche un po’ mesto. Forse sotto quella matassa crespa di ciuffi platino si facevano delle fossette o piccole rughe quando sorrideva in quel modo. Michael era tentato di spostarglieli tutti da un lato per vederla meglio, ma represse l’azione mettendosi a giocare con uno dei suoi braccialetti.
-Dove stiamo andando, di preciso?-chiese, Nina scrollò le spalle.
-Da qualche parte in cui nessuno che ci conosce può trovarci- rispose.


L’idea di appuntamento di Nina non corrispondeva precisamente a quella di Michael.
In meno di quindici minuti la ragazza parcheggiò di fronte ad una specie di drogheria malandata. L’insegna al neon leggeva “24 HOURS C&Y LIQUORS” in blu e rosso, mentre tutto attorno alle porte c’erano altre barre luminose. Quel posto faceva così male agli occhi che Michael fu costretto a socchiuderli.
-Non scendi?-disse Nina, slacciandosi la cintura ed uscendo dall’auto,  Michael copiò i suoi movimenti.
-Dove siamo?-domandò, Nina lo freddò con lo sguardo, come a dirgli per la decima volta che “faceva troppe domande”.
-Seguimi-ordinò Nina, con un cenno del capo.-E mantieni un profilo basso. Il che ti sarà difficile. Hai capelli che sembrano un evidenziatore scarico-
A Michael balzò in mente l’immagine avuta precedentemente, in cui diventava vittima sacrificale del mondo femminista. Rabbrividì.
Nina lo prese per la manica della giacca ed aprì la porta, facendo tintinnare un campanello stridente: all’interno c’erano scaffali di ogni tipo illuminati da altri tubi al neon, stavolta tra il verde e l’azzurro, mentre il pavimento in linoleum tracciava un pattern a quadri. Quel posto sembrava la casa del cappellaio matto.
Nina si mise un dito sulle labbra ed avanzò fino al punto più lontano dalla cassa, dietro la quale era nascosto un uomo pelato occupato in una pennichella, con le ginocchia sotto il mento e la bocca schiusa. Si sedette nell’angolo vicino al banco frigo, toccando il pavimento affianco a lei per invitare Michael ad accomodarsi. Lui esitò, ma alla fine incrociò le gambe sotto il busto, guardandosi attorno un po’ confuso.
-E’ un minimarket?-disse Michael, aggrottando la fronte.
-E’ C&Y’s Liquors, enoteca ed erboristeria britannica dal 1885-precisò Nina.-Penso che anche qui si possa trovare dell’avventura. Immagina quante persone si sono sedute proprio qui per piangere di notte o per scappare dalla realtà o persino per mangiare barrette al cioccolato di nascosto accompagnati dal suono repentino del banco frigo?-
Michael la guardò completamente interdetto. Nina gli ricordava un cantastorie. O un elfo. Magari un elfo cantastorie, a causa dei suoi capelli strani e la parlantina.
-E noi siamo come quelle persone?-continuò, Nina rise e lo spinse col gomito.
-Riesci a comporre una frase senza mettere un punto interrogativo alla fine?-esclamò lei, Michael incrociò le braccia al petto.
-…E’ che tu mi confondi le idee-si giustificò, Nina roteò gli occhi e sbirciò alle sue spalle, controllando le azioni del cassiere dormiente. Non dava segni di vita. Perfetto.
Strisciò vicino allo scaffale qualche metro più avanti, prendendo due bottiglie di vino e leggendo le etichette in mente, indecisa.
-Quale preferisci?-chiese a Michael, alzandole entrambe all’altezza del suo sguardo, Michael non seppe come rispondere. Lui non beveva vino, tantomeno vini abbastanza buoni come quelli, versati all’interno di grosse bottiglie di vetro dettagliate.
-Non me ne intendo-fece imbarazzato.-Non sono un’amante del vino-
-Neanche io, ma il vino è più economico della terapia da uno psicologo, no?-fece lei sorridente.-Sai che ti dico? Opto per il Pinot-
Nina posò l’altra bottiglia sullo scaffale cercando di non fare alcun rumore, poi tornò a sedersi affianco a Michael. Si tolse una forcina dai capelli ed un ciuffo bianco le volò sulla fronte. Usò quella come ipotetico cavatappi, girandola nel sughero del tappo finchè non venne fuori.
-Certo che sei piena di risorse-esclamò Michael ridendo, Nina alzò la bottiglia e gli fece un occhiolino.
-Alla salute!-disse, e fece un sorso.-Ci venni con Matty qui la prima volta. Lui mi ha insegnato come aprire le bottiglie.-
-Da quanto state insieme?-domandò Michael, Nina si rabbuiò di nuovo e fece un altro sorso, come se per affrontare l’argomento avesse bisogno di essere più sbronza.
-Quasi un anno. È una storia travagliata-si pulì la bocca con il dorso della mano.-Più che travagliata è un parto senza epidurale.-
-Nel senso che vi fate del male, ma alla fine state insieme perché vi amate? Come un vero parto?-continuò Michael, cercando di prenderle la bottiglia dalle mani, Nina alla fine gliela cedette.
-Spero tanto sia così-rispose in un soffio, stringendosi le ginocchia sotto il mento. Michael aveva capito fin da quella mattina che qualcosa fra lei e Matty non andava, lo si vedeva dai loro comportamenti, da come Nina evitava i suoi sguardi e qualunque minima attenzione, o come era scappata per non stare in sua compagnia. Era una ragazza così interessante e speciale, non meritava di stare male per una persona come Matty. Le posò una mano sul ginocchio e sorrise rassicurandola.
-Sai che potresti quasi farmi piacere il vino?-esclamò Michael, mentendo.-Cioè, questo è veramente buono, ma costerà un occhio della testa quindi ci conviene finirlo tutto, o nel caso lo finisco io al posto tuo se proprio non vuoi—
-Chi ha detto nulla? Lo si condivide!-e gli strappò nuovamente la bottiglia dalle mani.
Fu quando la bottiglia era ormai quasi finita che Michael si rese conto di tre cose:
1)Il vino gli faceva schifo
2)La risata di Nina gli suonava così musicale che la voleva registrare ed usare come suoneria
3)Nina riusciva a rendere intrigante anche una serata in una drogheria 24/7 abbandonata
Era decisamente meno lucido di Nina, la quale sembrava reggere abbastanza bene l’alcol, ma non era ubriaco. Semplicemente tutto gli sembrava più leggero, più bello. Sentiva una calma dentro che da molto non riusciva più a percepire, come se quella rabbia e continuo stato d’ansia fossero annegati nel Pinot disgustoso. Questa era la sensazione che solo i medicinali che Jillian gli aveva prescritto riuscivano a dargli per un paio d’ore. Cancellò subito il ricordo dalla mente, ritornando ad ascoltare Nina, la quale stava ininterrottamente parlando di svariati argomenti. C’era tanta intesa da poter accendere un falò con le scintille che facevano parlando, un botta e risposta continuo di parole dette a bassa voce. Persino quando stavano in silenzio si percepiva il feeling fra i due.
-Oddio, sei tipo la mia anima gemella musicale-esclamò Nina, sfogliando la libreria musicale del telefono di Michael.-Ti piacciono anche i Doors?-
-In realtà piacciono alla mia psicologa, ma non mi dispiacciono-rise Michael, Nina gli infilò un auricolare nell’orecchio e lui riconobbe l’inizio di una vecchia canzone del gruppo, “Indian Summer”.
-Psicologa?-domandò Nina, ondeggiando avanti e indietro con la testa al ritmo pacato della canzone, Michael si morse la lingua, rendendosi conto di aver nominato Jillian. Bene, ora anche lei lo avrebbe preso per schizzato mentale e addio Nina. Diede la colpa a quel maledetto e pessimo vino.
-Si, uhm…vado da una psicologa-rispose.-Ma è mia mamma che mi costringe, io sto bene, mai stato meglio!-
Nina cantò sotto il respiro il ritornello, poi si interruppe.
-Michael-gli rivolse uno sguardo inquisitorio.-Ho parlato con Luke oggi. Mi ha detto che hai fatto una cosa cattiva in passato-
Lo stomaco di Michael fece un salto mortale e si schiantò al suolo.
-Quanto…quanto è cattiva questa cosa?-continuò preoccupata, Michael sospirò ed avvampò di colpo, imbarazzato.
-Se te la dico rovino tutto-disse.
-Tutto cosa?-
Giurò di sentire il cuore mancare un battito. “Tutto cosa?” tutto quello di cui si era illuso stesse nascendo fra i due? Era tutto nella sua testa?
Controvoglia, fece l’ultimo sorso dalla bottiglia ed iniziò:
-Ti ho raccontato dei miei, no? Beh, mio padre l’anno scorso si è rifatto vivo. Era più a pezzi del solito, al verde, e si era fatto crescere i capelli fino alle spalle, sembrava George Harrison.-rise fra se e se.-Ad ogni modo, aveva perso tutto e voleva tornare a casa con noi a tutti i costi. All’inizio mamma disse no, lo cacciò svariate volte e gli chiese di non tornare più. Ma alla fine cedette alle sue avance e li beccai scopare sul bancone della cucina spiandoli dalla finestra. Si erano anche dimenticati di chiudere le tende, che imbecilli.-guardò dentro la bottiglia e si rese conto che era vuota, la lasciò al suo fianco.-Per qualche mese fecero anche finta di andare d’accordo e ci credetti pure. Mi portò con lui al concerto dei Neutral Milk hotel una sera, tutto sembrava filare liscio per una volta. Finché non si rivelò essere di nuovo quello che in realtà era, cioè un pezzo di merda. Lui e mamma incominciarono di nuovo a litigare, finché le litigate non furono repentine e si ritrovarono a dormire in due letti separati. Una sera tornai a casa da una festa da Tyler, ero già un po’ scazzato di mio per qualche motivo, ed i miei stavano litigando in cucina. C’erano piatti per terra, la chitarra di papà spezzata in due ed altri oggetti sparsi per la stanza, mamma era un fiume di lacrime e mio padre urlava insulti di ogni genere. Avrei quasi preferito rivederli fare sesso. Entrai e difesi mamma, ed entrambi mi si scagliarono contro come fossi un qualche animale. Mi dissero di tutto, che era colpa mia se loro si odiavano, che non dovevo nascere, che sono stato una rovina. Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene ed ero così arrabbiato che sputai fuori delle cose che al solo pensiero non direi mai più. Non ci parlammo per molto, delle volte passavo le giornate senza uscire dalla stanza, ed intanto loro continuavano a litigare ogni giorno. Poi arrivò la sera del mio compleanno, i ragazzi mi avevano organizzato una festa a sorpresa. Quella sera volevo divertirmi, volevo dimenticarmi dei miei genitori e delle urla e di quella sensazione che avevo dentro di me in cui pensavo ormai anche io di essere un errore. Pensavo che se non fossi mai nato non ci sarebbero state tutte quelle complicazioni che mi hanno rovinato. E così feci, e verso le tre del mattino ero così fatto e così ubriaco da non riuscire a tenere gli occhi completamente aperti e da ridere a qualsiasi cosa di leggermente divertente. Ebbi la brillante idea di farla pagare a mio padre, e così scappai a casa mia e gli rubai le chiavi dell’auto. Per i miei riflessi messi a dura prova a causa dell’alcol mio padre mi beccò e si infilò nella macchina con me, ma io accesi lo stesso il motore. Continuava ad urlarmi contro ed io rispondevo, mentre cercava di fermarmi. E fu lì che non vedemmo una ragazzina.-
Michael si morse l’interno della guancia, ma conitnuò:
-Non avevo mai visto mio padre tanto preoccupato e terrorizzato allo stesso tempo. Propose di fuggire, di lasciare la ragazza a terra, mentre io dissi di chiamare la polizia. Lui mi tirò uno schiaffo e non ricordo neanche se fece male, sinceramente. Entrò in macchina e fuggì. Dopo poco però arrivarono gli agenti, io cercavo di far riprendere i sensi alla ragazza svenuta. Mi chiesero cosa fosse successo…ed io gli raccontai la verità. Cioè, non proprio la verità. Arrivò l’ambulanza e seppi che la ragazza riportava delle ferite ed era svenuta, ma si sarebbe ripresa.Credimi non mi sono mai sentito più sollevato in vita mia. Scagliai la colpa su mio padre, raccontai ai poliziotti certe stronzate colossali. Si bevvero tutto, tranne quando dissi che “i miei occhi non erano rossi per la droga, bensì per il collirio”, pessima mossa. Riuscirono a trovare mio padre e la sua auto parcheggiata davanti ad una stazione di servizio, quello stronzo se ne stava andando. Eppure confermò tutte le stronzate che avevo detto, per proteggermi. Ma mia mamma no. E da quel giorno in poi sono stato segregato in casa, se non per fare delle visite da questa psicologa, Jillian, amica stretta di famiglia, una semi hippie con gli acchiappa sogni appesi alle finestre che sembra costantemente sotto effetto di qualche potente allucenogeno. Mi allontanai da tutto e tutti, ero triste, solo e trattavo male chiunque cercasse di starmi vicino. Finché non conobbi Wren, la ragazza che mi ha spezzato il cuore, di nuovo.-Michael fece un lungo respiro liberatorio.-Eppure ora sono qui con te, seduto per terra a bere del vino che manco mi piace e mi sento come se tutto questo non fosse mai successo.-
Nina arrossì e fece un sorrisetto impacciato;
-Sarà che siamo bravi a vicenda a farci dimenticare le cose brutte-disse, Michael sorrise di rimando.
In quel preciso istante una torcia li accecò, costringendoli a socchiudere gli occhi, l’uomo dietro alla cassa aveva uno sguardo assonnato e sembrava non avesse per niente voglia di fare storie.
-Cosa pensavate di fare voi due?-disse in un grugnito.
Michael e Nina si scambiarono uno sguardo d’intesa, ed in una manciata di secondi si divisero in due correndo verso l’esterno del negozio. L’uomo continuava ad urlare profanità di ogni tipo mentre i due facevano lo slalom fra uno scompartimento e l’altro, urtanrono una mensola di bottiglie in plastica, che ruzzolarono sul pavimento con un tonfo.
Riuscirono a spalancare la porta e si fiondarono fuori, correndo senza guardarsi indietro e sentendo il vento frustarli in pieno viso. Nina gli fece segno di seguirla per una scorciatoia, e nonostante fosse leggermente brilla sembrava più viva che mai. Gli prese la mano ed aumentarono il passo, Michael non sapeva nemmeno dove lo stesse portando, ma si stava godendo quegli attimi di pura libertà.
Riuscirono a seminare lo scorbutico cassiere, il quale si era arreso e fermato a metà strada. Nina scoppiò a ridere quasi istericamente, tenendosi le braccia cinte attorno all stomaco e piegandosi sulle ginocchia.
-Cristo-mormorò Michael riprendendo respiro.
-Michael siamo fottuti!-disse fra le risate.-E se chiamasse la polizia?-
-In tal caso-Michael si appoggiò alla parete di mattoni di fianco, senza riuscire a smettere di sorridere.-Spero che dividiamo una cella-
Nina si ricompose, cercando di aggiustarsi i capelli che le svolazzavano ovunque, quando le si gonfiavano assomigliavano ad una criniera di un leone se fosse cosparsa di neve.
-Aspetta- Michael avvicinò piano la mano al viso e le spostò un ciuffo dagli occhi, poggiandoglielo al lato della fronte delicatamente, ma esso le ricadde sugli occhi. Nina soffiò con la bocca e se lo spostò di nuovo, ma stavolta le se rizzò praticamente in testa.
-Non infierire-disse Nina, fermandogli la mano a mezz’aria prendendolo per il polso.-Turbi la loro natura-
E risero di nuovo. Michael si rese conto che in sua compagnia, anche nel bel mezzo di una stradina buia e abbandonata come quella, lui non si sarebbe più sentito triste, solo, e non avrebbe più fatto cose brutte.
 

A diversi metri dal C&Y Liquors c’era un karaoke club, e Nina non voleva assolutamente perdersi la serata a tema “Anni ‘80”.
Michael la seguì senza esitare dentro e non ne rimase deluso: Era come essere stati catapultati indietro nel tempo, con la palla stroboscopica appesa al soffitto e l'arredamento retrò, e quel lineolum rosso sangue del pavimento gli ricordava quello del salone di Twin Peaks. Una coppia di colore stava cantando a squarciagola una canzone di Whitney Houston, stonando terribilmente, ma le loro voci si combinavano così perfettamente che era quasi piacevole. Nina applaudì forte quando la coppia smise di cantare, battendo poi loro il cinque quando abbandonarono il palco.
-Complimenti a Farah e Victor per la loro magica interpretazione di “I wanna dance with somebody”!-una voce metallica rimbombò per tutta la sala.-Chi desidera essere il prossimo?-
-NOI!-
Michael strabuzzò gli occhi e vide Nina alzare il braccio, con l’indice rivolto all’insù. Scosse più volte la testa, ma la ragazza si era già levata il mega giaccone ed era salita sul palco. Vide che le ossa disegnate sulla sua maglietta, con la luce dei riflettori, diventavano fluorescenti. Che tipa strana.
-Come vi chiamate?-Chiese la voce metallica, che veniva dalla stazione da Dj posta nel retro del locale.
-Io sono Nina, e lui è Michael-esclamò lei.-E vorremmo cantare…a te la scelta, Mozart-
Michael storse la bocca e pensò, improvvisamente tutto il suo jukebox mentale sembrava così povero di canzoni, l’unica che gli passava per la mente era “Baby one more time” di Britney Spears.
-Uhm…la conosci “Lover”, di Devendra Banhart?-disse imbarazzato, Nina fece un mezzo sorriso ed afferrò il microfono.
-Cantiamo Lover, di Devendra Banhart!-disse entusiasta.
La base partì e le parole comparvero sullo schermo. Attaccarono in coro: “Well I, I wanna be your lover, I wanna be your man, I want you to understand…”
Non erano le persone più intonate al mondo, ma a livello di presenza scenica, erano una forza della natura. Michael rideva fra una strofa e l’altra e non aveva ossigeno sufficiente per cantare, mentre Nina faceva con la bocca anche i riff di chitarra.
“Just let my do my thing
Until you start to sing
I'm going down all you night long
I'm gonna build a bond
I'm pullin' out my wand
Feels so right it can't be wrong!”

La folla (rappresentata da un gruppo di venti persone –guida turistica compresa—di turisti asiatici, Farah e Victor ed una donna con un grosso fiocco sulla testa) si era accalcata vicino al piccolo palco, applaudendo e schioccando le mani a ritmo della batteria, Nina si avvicinò all’orecchio di Michael e sussurrò: “Gran finale”
“If you don't love me to
Then being friends will do
Long as you let me in your bed!”

Nina si voltò e si lasciò cadere a testa indietro sulla folla, la quale la sorresse sulle proprie mani esultando. Nina sollecitò Michael a fare lo stesso, ma lui disse di no svariate volte. Provò a convincerlo, ma alla fine si arrese e si stese completamente, coi pugni alzati al cielo, sostenuta dalle mani invadenti.
Alla fine la lasciarono andare, Nina prese Michael per mano e fece per andarsene, salutando tutti con un gran sorriso ed urlando “Rock and Roll!” facendo con le dita un paio di corna.
-Non sai cosa ti sei perso!-disse lei allegramente, infilandosi la giacca.-E’ così bello fare surfing sulla folla-
-Lo fai spesso?-disse Michael, non che ne sarebbe stato sorpreso da un tipo come Nina.
-L’ho fatto due tre volte, ed è una sensazione così bella. Tutte quelle persone che non conosci che ti sorreggono, ti fanno sentire importante anche se non hanno idea tu chi sia.-rispose lei.-E’ bello sentirsi importante per qualcuno-
-Ma per loro sei importante solo in quel momento, prima o poi sarà qualcun altro la persona che terranno su, non credi?-continuò Michael, Nina infilò le mani nella tasca della giacca e tirò fuori le chiavi dell’auto. Premette il tasto centrale ed i due enormi fanali si accesero.
-Quando ti senti ignorata per tanto tempo, è bello sentirsi speciali anche per quel momento-
Sorrise flebilmente, Michael non potette fare a meno di ricambiare.
Entrarono di nuovo nel furgoncino, Michael chiese a Nina di poter guidare fino al suo albergo, ma lei inorridita rispose di no, dicendo che “se proprio doveva morire, non voleva farlo nella sua auto".
Controllarono l’orario sullo stereo,  ed era l’una e un quarto del mattino, il tempo era volato. Michael quasi non voleva tornare, sarebbe rimasto su quel sediolino a fissare Nina guardare la strada, con i suoi capelli svolazzanti, le mani affusolate sul volante,  la felpa fluorescente ed i suoi occhietti scuri. Ogni tanto lei si girava e li stringeva facendo arricciare il naso, come fosse in imbarazzo, e Michael la trovava solo più carina.
-Mi sono fatta perdonare?-disse ad un certo punto, Michael annuì.
-Se dicessi che è stata una delle serate più belle della mia vita sarei troppo esagerato?-
-Tu sei esagerato in tutto-disse.-Capelli esageratamente strani, esageratamente pessimista, esageratamente stupido e- arrossì un po’-Esageratamente fantastico.-
-Anche tu sei fantastica-disse a sua volta Michael. Forse era ancora un po’ sbronzo per il vino e non era consapevole delle sue azioni, ma le parole gli uscivano di bocca con tanta naturalezza.-Straordinaria. Forse un po’ troppo per me. Un po’ troppo per tutti direi. Cioè cazzo hai fatto surfing sulla folla con dei turisti cinesi, conosci Devendra Banhart e sei carina, e tanto. Cristo Nina, datti una calmata-
Nina rise sonoramente e si coprì il rossore delle guance con i capelli.
-Ma non mi conosci nemmeno-si giustificò.
-Mi basta quel che so per ora-rispose Michael.
-Grazie-
Nina era chiaramente in imbarazzo, e vederla così a Michael fece quasi strano; Poco fa stava cantando animatamente ad un karaoke club ed ora si stava nascondendo dietro la propria criniera di grovigli biondi. Era una Nina più reale, più autentica.
Ed era ancora più bella.
Rimasero in silenzio per un po’, accompagnati dall’ululato del vento e da una canzone alla radio, quando Michael decise di fare il primo passo.
Cercò di raggiungere la sua mano sulle marce, sentì la mano di Nina rilassarsi sotto la sua. Era lì su due piedi per dirle che gli piaceva, di lasciar perdere Matty.
Ma Nina lo prese in contropiede.
Accostò improvvisamente vicino ad un marciapiede, frenando di colpo e slacciando la cintura di sicurezza.
-Perch—Michael non completò la frase, perché Nina aveva scavalcato e si era seduta a cavalcioni sulle sue gambe, premendo le sue labbra sulle sue. Michael sentì le orecchie rombargli ed il cuore perdere un battito, come se si fosse buttato in caduta libera senza paracadute e non avesse saputo come comportarsi. Ricambiò il bacio e sentì una stretta allo stomaco mentre Nina passava le sue dita nei suoi capelli, cosa che lo fece letteralmente impazzire. Le sue mani erano così esperte e lui era così impacciato; le sfiorò le guance e poi passò ai fianchi attirandola di più a se, ma non era convinto dei suoi movimenti e temeva sembrasse un completo idiota, aveva il cervello che andava a mille ed elaborava troppe cose al momento, mentre le labbra di Nina si schiusero leggermente per approfondire il bacio, e lui non esitò di sicuro. Si staccarono un secondo per respirare, Nina sorrise da un orecchio all’altro.
-Era da un po’ che volevo farlo-disse in un soffio, Michael rise piano e cercò di ricordarsi come si inspirava ed espirava senza avere un embolo, passando una mano nei capelli di Nina.
-E Matty?-domandò deglutendo, Nina gli si avvicinò di nuovo, tanto che i loro nasi si scontrarono.
-Fanculo Matty-
E lo baciò di nuovo.


Dopo dieci buoni minuti erano stesi sul materasso blu posto sul retro del Minivan, gran parte dei loro vestiti lanciati a casaccio. Se proprio dovevano fare qualcosa a quel punto almeno avrebbero scopato, e  quindi? Lei aveva un ragazzo in ogni caso.
Ma quello non era Michael, e quel pensiero gli rimbombava nella testa più rumorosamente dei suoi battiti del cuore.




 
my space;
soundtrack: Indian summer-The Doors || Lover-Devendra Banhart || Sex- The 1975
Quel momento in cui nella soundtrack sono presenti tre canzoni it means this is a good one
Avete presente quei momenti in cui siete così fieri dei vostri lavori che vi autobaciate le mani e complimentate da soli davanti allo schermo nero del computer? Ecco questo è il mio stato attuale
Ragazzi ho impiegato meno tempo del solito ad aggiornare ma che mi sta succedendo??? is this real life???? w     h a t
???
INSOMMA, SI, SONO TORNATA PRIMA DEL DOVUTO E VI HO PARTORITO TUTTA QUESTA ROBA
TUTTA IN UNA BOTTA
DRITTA IN ENDOVENA
YOURE ALL WELCOME
prima di tutto, sono giunta alle mie abbondanti 151 recensioni, shit just got real! Siete sempre tanto carine e simpatiche e straordinariamente straordinarie, vorrei tanto farvi tanti piccoli maglioncini e spedirveli via posta e sopra cucirci "BFF", così per rendere l'idea.
In parole povere, grazie infinite <3
Dopo questo piccolo ringraziamento, siete libere di odiarmi.
Questo capitolo è un colpo al cuore, ma un colpo profondo fatto con una Kappa47 che sfracella la cassa toracica.
NINA E MICHAEL WOAH
Che ne pensate? sinceramente, accetto ogni parere/teoria, anche perchè mi girano per la mente certe idee parecchio confuse e sapere le vostre opinioni mi aiuterebbe.
Ehi, sono giustificata se ho scritto della roba tanto distruttiva. Ho passato il sabato in casa e mi sono persa il ragazzo che mi piace con indosso uno spolverino nero ed il suo nuovo taglio di capelli. Sono sessualmente frustrata.
Gran parte di esso è ispirato alla canzone sex dei 1975, la quale è un vero capolavoro.
E che ne pensate di Luke? Lo trovo un personaggio così fragile, aw. 
E finalmente, è saltata fuori la vera storia di Michael e del suo scorso compleanno, lui dice di averlo superato, ma se non fosse così?
E' stata una sudata, ma finalmente sono riuscita a scrivere questo capitolo che rientra fra i miei preferiti (sembrava impossibile, ma ce l'ho fatta *si versa un bicchiere di amaro montenegro e sorride diabolicamente*)
Don't worry my friends, la storia tornerà ad essere gaya fra poco, intanto fatemi sapere in tanti cosa ne pensate, vi adoro
mi trovate su tumblr (ho cambiato url, non sono più myurlissouncool bensì Kosmicsblues), twitter @fjuorescent e facebook.
Fanfiction soundtrack (x)
Trailer (x)
GOODBYE FRIENDS I AM LEAVING
A PRESTO MY PANSY NUGGETS (preparatevi for the gays)
xx
Lu


ps:per me il vestito era blu e nero, se ci tenevate a saperlo (mitomane pt. 349013430)

 

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Capitolo 21
*** Morning ***


(21)
Morning


mi scuso in anticipo




 





Tyler e Calum erano stesi a pancia sotto, stretti vicini a causa di Luke il quale aveva deciso di prendersi tutto il letto. Maledissero Ashton per essersi accaparrato quello singolo. Dalle finestre entrava la luce fioca del sole appena sorto, coperto da delle nuvole grigie e minacciose; il bel tempo era durato troppo a lungo, sfortunatamente.
Tyler aveva un ciuffo lilla negli occhi e se lo spostò via con una mossa del capo, voltandosi verso l’amico al suo lato; Calum mentre dormiva aveva il respiro irregolare e la bocca rosea e schiusa, come un bambino in fase rem. Era accoccolato vicino al cuscino grigio che avevano posto nel mezzo, i capelli neri sembravano più mossi che mai. Da così vicino i suoi occhi tirati avevano la vera e propria forma a mandorla ed erano messi in risalto dalle ciglia lunghe ed il viso rilassato. Tyler accennò un sorriso amaro, pensando che non avrebbe mai avuto la fortuna di potersi svegliare così tutti i giorni.
Ashton d’altro canto era già sotto la doccia (all’interno di questa c’era un panino morsicato ed una bottiglia vuota di dr. Pepper. Si chiese come avrebbero fatto a saldare le spese del servizio in camera), iperattivo com’era non aveva poi dormito tanto e non vedeva l’ora di mettersi in macchina e partire alla volta di Glastonbury. Si lavò i capelli e li raccolse in un turbante con gli asciugamani, mentre canticchiava una melodia a lui familiare che non riusciva ad associare a nessuna canzone. Si accorse del fatto che, da quando era uscito con Bean due sere prima e che passava più del dovuto a pensarla non aveva toccato neanche una sigaretta.
Forse Bean poteva essere una buona ragione per smettere.
La rossa era invece intenta a districarsi i nodi dei capelli, ormai così gonfi a causa dell’umidità che le facevano quasi da criniera. Pensava a come fosse finita lì e come le fosse saltata in mente una cosa del genere. Pensava al fatto che Glastonbury manco le piaceva, e che Ashton avesse una voce ridicola e che la sua giacca in denim puzzasse terribilmente di fumo e dei sediolini in pelle del suo minivan sgangherato. Odiava il fatto che quel ragazzo così strano stesse occupando un grande posto nel suo cuore e nella mente, quando piuttosto doveva pensare a come continuare il suo viaggio dopo la fine di quest’avventura.
Strinse la spazzola più forte tra le dita e scacciò via il pensiero. La cosa le fu più facile perché giurò di sentire la voce di Ashton bofonchiare parole a caso di “Bohemian Rapsody”. Sorrise.
A diversi kilometri da loro Matty si era svegliato per via di un messaggio di Nina, che lesse con molta difficoltà a causa della vista offuscata:
“Sono andata a fare colazione. Ci vediamo fuori il Marylebone Hotel. Nina”
Sospirò e si portò le mani sul viso, sentendo ovattato il "tac tac" delle scarpe di Peggy calpestare frettolosamente il parquet. –Merda.-disse sotto il respiro, rendendosi conto del fatto che avrebbe affrontato un viaggio di due ore e mezza con due donne che, al momento, lo odiavano.
E Michael…
La causa del suo brusco risveglio furono i piedi gelati di Nina sui polpacci. Era come se il sangue le circolasse ovunque tranne che sulle piante dei piedi. Si addormentarono su di un fianco, dandosi le spalle, ma si svegliarono in una posizione quasi improbabile: Michael era a pancia all’aria, col braccio incastrato sotto il cuscino e l’altro lungo il fianco, ed aveva le gambe di Nina attorcigliate ad una delle sue.
Preso da un attacco di imbarazzo colossale dato il fatto che fosse completamente nudo, cercò di allungarsi col braccio verso i boxers lanciati sul pavimento, e mettendosi a pancia sotto riuscì anche ad afferrare la camicia. Con cautela si sciolse dalle gambe di Nina e cercò di infilarsi il più velocemente possibile gli indumenti. Si mise in piedi su una gamba per infilare l’altra nella fessura, ma non trovando appoggio da nessuna parte cadde di botto sul materasso, svegliando di soprassalto Nina.
La ragazza saltò e spalancò gli occhi di colpo, grattandosene uno con il dorso della mano.-Buongiorno?-
-Non volevo svegliarti!-disse imbarazzato Michael, rialzandosi in piedi e sistemando meglio i boxers.-Scusami-
-Perché ti vesti già?-Chiese ancora assonnata, mettendosi il plaid che la copriva fin sopra la testa.-Non avrai vergogna?-
-No, non è vergogna. E’ che è così imbarazzante la mattina dopo il sesso, o almeno lo è per me. E l’unico modo per renderla meno imbarazzante sarebbe—
-Del sesso pigro mattutino?-propose Nina, Michael annuì sorpreso, ridendo piano.
-Mi leggi nel pensiero-fece, mentre infilava frettolosamente la camicia nelle maniche.-…Nina, che ore sono?-
-Rilassati!-Sbuffò la ragazza stiracchiandosi ed allungando il braccio verso il telefono.-Sono ancora le…MERDA -Alzò di scatto la testa con aria preoccupata.-Sono le dieci e quaranta!-
Michael perse l’equilibrio nuovamente, ma stavolta cadde all’indietro sul suo fondoschiena, mentre Nina si alzò di scatto ed indossò velocemente la sua felpa. Michael si sforzò di non guardarla e si limitò a delle occhiate di sottecchi, Nina le notò ma sembrò non importarsene, troppo presa ad infilarsi i jeans stretti del giorno prima il più velocemente possibile.
-Non mettere ancora in moto!-disse Michael, in piedi col peso su di una sola gamba intento ad allacciarsi gli stivali.
-Abbiamo appuntamento alle undici fuori dal tuo albergo e Matty non deve assolutamente vederci. Desteremo sospetti!-
-Sospetti?-
Nina sospirò forte, mentre Michael aveva preso posto al suo fianco al posto guida.
-Senti, tutto quello che è successo deve rimanere segreto, una cosa fra me e te e nessun’altro-gli diede un’occhiata serissima.-Faremo finta che non sia accaduto nulla,va bene?-
Michael sentì il petto stringersi alle parole di Nina, che gli avevano fatto crescere dentro una grande sensazione di ansia e delusione.
-Okay-rispose mesto, Nina annuì e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, per poi rimettersi in strada. Michael si accasciò con la testa sul sediolino di pelle.
Far finta di nulla sarebbe stato molto difficile.
Michael maledisse quell’ascensore così lenta e quella musichetta d’attesa che lo stava irritando parecchio. Dovevano aver affittato la stanza proprio al nono piano?
Un minuto e trentaquattro secondi di sofferenza e finalmente le porte si aprirono, Michael si lanciò fuori alla ricerca della sua stanza. Dimenticandosi però di condividerla con i suoi quattro migliori amici.
-Oh mio Dio- boccheggiò Tyler appena Michael aprì la porta, non riuscì a trattenere una risata.-Buongiorno stallone-
Gli lanciarono diverse occhiate incuriosite, Michael arrossì a dismisura e li salutò con un cenno veloce della mano.
-Tornato di buonora, eh?-fece Calum avvicinandosi all’amico, per poi sniffargli i vestiti col naso. Quando si staccò alzò un pollice in su agli amici-ODORA DI PROFUMO DA DONNA!-
-Signori miei-Luke cinse le braccia attorno ad Ashton e Tyler, e aggiunse solenne:-Michael Clifford ha finalmente scopato-
I quattro fecero un grosso applauso e lo accerchiarono, esultando ad alta voce, mentre Michael sentì le guance andargli a fuoco. Trattenne lo stimolo di ridere e si coprì il viso con le mani.
-Potreste evitare di—
-TERZA BASE, MICHAEL CLIFFORD ARRIVA IN TERZA BASE!- strillò Calum.-SIAMO FIERI DI TE-
-Dovremmo festeggiare appena arriviamo a Glastonbury, fare uno striscione, cantarti una canzone…che so, se vuoi ti offriamo anche da bere!-Propose Ashton, Michael scosse la testa più volte.
-Credo ci sia poco da festeggiare considerando che se Matty scopre qualcosa finisco nella merda-rispose sciogliendosi dalla presa degli amici.
-Matty non lo scoprirà, e se lo fa non esiteremo a difenderti!-fece Luke sorridente.-Posso inventarmi che sei ninfomane o—
-Ragazzi-
-Si?-fecero in coro, Michael sorrise ampliamente.
-Vi voglio bene-

 
-Mi era mancato quasi, questo rottame-
Luke aprì la portiera del Minivan e prese posto vicino al finestrino, mettendosi il borsone giallo sotto i piedi.
-Non chiamarlo rottame, si chiama Ozzy-fece Bean sorridente, sedendosi invece davanti, i ragazzi le diedero un’occhiata interrogativa.
-Ozzy?-ripetette Calum, la rossa annuì.
-Anche le macchine hanno un cuore-continuò. Vide gli sguardi persi dei ragazzi e decise di cambiare argomento.-Abbiamo preso tutto?-
-ASPETTATE!-
La voce di Tyler riecheggiò per tutto il piccolo vialetto dove avevano parcheggiato. Stava correndo ansimante verso il furgoncino, fra le braccia portava una bottiglia di qualche alcolico e boccette di shampoo.
-Avevo dimenticato delle cose-disse boccheggiando, accomodandosi alla destra di Michael e facendo scorrere la portiera.
-Tyler!-Luke aggrottò la fronte e gli indicò gli oggetti che teneva stretti a se.-Li hai rubati!-
-Non li ho rubati! Erano nella nostra stanza d’albergo, che noi abbiamo pagato. Sono tecnicamente miei, no?-rispose.-…E poi questi saponi sono così profumati!-
Un clacson rumoroso li distrasse, si voltarono e videro il grosso Volkwagen di Matty sostare a pochi metri da loro. Il ragazzo fece cenno di seguirli con la mano, Ashton accese il motore ed obbedì.
-Glastonbury, stiamo arrivando-disse sorridente, aprendo il finestrino e sentendo l’aria riempirgli a pieno i polmoni che, per la prima volta da molto tempo, gli sembravano più liberi.

 
Appena ebbero imboccato la strada d’uscita  da “Weybridge”, si ritrovarono in un posto chiamato “Farnborough”, che Ashton preferì soprannominare “Dove-siamo-finiti-e-perché-questo-posto-puzza-di-capra?”. Eventualmente il mistero per cui ci fosse quell’odore nauseabondo fu svelato; un branco di pecore pascolava allegramente alla loro sinistra, immerse nel verde infinito delle campagne inglesi. Nonostante si dovettero tappare il naso per una buona manciata di minuti, era piacevole quella vista, tutto quel verde e quella natura che li circondava. Tyler scattò una fotografia al panorama, ma fu in realtà solo una scusa per immortalare il profilo mozzafiato di Calum in controluce. Scosse la testa più volte per smettere di fissare la foto.
 
Intanto, davanti a loro, Matty guidava il più svelto possibile, impaziente di arrivare e di scendere dall’auto. Nina e Peggy erano sedute dietro, entrambe si erano rifiutate di accomodarsi sul sedile anteriore, lasciando il riccio condurre la macchina come fosse il loro autista personale. Matty preferì non fare storie e rimanere in silenzio, temendo che lo avrebbero castrato se avesse risposto.
Dallo specchietto spiava Nina, dall’aria un po’ malinconica e persa. Guardava fuori dal finestrino, con le braccia appoggiate allo sportello e la testa sporta in avanti, e da quella mattina non gli aveva rivolto parola, se non per salutarlo ed annunciargli che “sarebbe andata a lavarsi i denti”. La cosa lo fece preoccupare più del dovuto.
Peggy invece cercava di mantenere quanta più calma possibile, senza lasciar trasparire alcuna emozione, mentre dentro di lei i sensi di colpa la divoravano. Non sapeva precisamente come si sentiva, era sempre stata una ragazza emotiva ed impulsiva e reprimere quel mix di sentimenti che provava le era più difficile di quanto pensasse.
 
Dopo un pit-stop a causa della (seconda) “emergenza” di Calum, il quale giurò “Farnborough” fosse il posto più strano dove avesse fatto pipì, ci furono una cinquantina di minuti immersi nel silenzio, accompagnati dal ronfare sottile di Luke, spiaccicato contro la spalla di Michael che, a sua volta, era appoggiato con la guancia su quella di Tyler, accoccolato vicino al braccio di Calum.
Ashton era l’unico sveglio nell’auto, e sveglio si fa per dire.
Essendosi alzato alle sette del mattino,  euforico come non mai, e passando tutta la mattinata a programmare il viaggio, caricare bagagli e sistemare il motore di Ozzy (sistemare per quanto si poteva, sarebbe stata questione di giorni e il vecchio rottame li avrebbe potuti lasciare a piedi nel mezzo delle campagne), aveva esaurito ormai l’energia. I suoi amici dormienti non gli erano d’aiuto, e neanche Bean assonata schiacciata di peso sulla portiera, con gli occhi socchiusi e fissi nel vuoto, come se da un momento all’altro finisse nelle braccia di Morfeo.
Si trovavano nei pressi di Andover, mancava meno di un’ora all’arrivo, e le palpebre di Ashton diventavano sempre più pesanti.
“Concentrati” cercò di auto sollevarsi da solo, parlottando nella sua mente. Scosse la testa ed imboccò la M3. “Manca poco, manca pochissimo”.
L’autostrada era dritta e grigia, le macchine sfrecciavano veloci davanti al vecchio Ozzy, il quale ogni tanto cacciava una nuvoletta nera di gas dai pistoni e rallentava. Ashton si strofinò gli occhi e soffocò uno sbadiglio, passandosi poi una mano sulla fronte per fermare il mal di testa. Finita l’autostrada, eccoli di nuovo spersi nel nulla, nella quiete e solitudine di una pianura. Tutta quella natura gli stava dando alla testa, quasi gli mancava l’asfalto e lo smog londinese.
Il riccio guardò davanti a se, poi dietro: oltre ad una distesa di grano, non c’era nulla, se non qualche camper che andava nella sua stessa direzione. Inclinò leggermente la testa di lato, le mani lasciarono un po’ la presa sul volante, e si concesse di chiudere gli occhi per cinque secondi.
“Solo cinque” disse fra se e se, sentendo quasi le sue palpebre ringraziarlo.
Erano passati solo quattro secondi, e Ozzy stava per schiantarsi contro un gregge di pecore.

 
 
 
 
 
 
my space;
avete tutto il diritto di odiarmi a morte ed avercela con me e mi aspetto che siate molto creativi nella scelta degli aggettivi adatti con cui descrivermi (vi darei anche l'input, ma è mezzanotte e trenta, non connetto)
E' passato un mese...

Dovete scusarmi, sono stati dei giorni lunghi e incasinati: fra i compiti, atletica e vari drammi il tempo per dedicarmi alla scrittura è stato minimo, ed infatti ho buttato giù questo filler mentre ero in volo di ritorno per Napoli da Londra, dove ho passato le vacanze Pasquali col resto della mia famiglia che mi era mancata davvero tanto <<3
Giuro che sarò più costante, la scuola sta finendo e pian piano mi sto riorganizzando, in particolare perchè in meno di venTOTTO GIORNI ANDRO' AL CONCERTO DEI 5SOS A TORINO SWIGGITY SWAG YOLO!!11!!!1!!1!!!1 (se qualcun'altro di voi giovinotte va, fatemelo sapere nelle recensioni che vi saluto c:)
Che ne pensate di questo filler? oltre al fatto che vi fa cagare  Il finale cliff hanger lo dovevo inserire, perdonatemelo, ma posso giurarvi che nessuna capretta innocente è rimasta uccisa/utilizzata per fare dei maglioncini soffici.
Ragazzi, Tyler e Calum mi stanno facendo del male, e proprio per questo preparatevi perchè faranno del male anche a voi...dehehe
eheh
eh
Nel prossimo capitolo i nostri amici arriveranno  finalmente a Glastonbury ti ci sono solo voluti nove mesi Lucrezia quindi spero che continuerete a seguire la storia che, a mio malincuore, fra poco giungerà alla fine :( ed io ci starò malissimo, sarà come staccarmi un piccolo pezzo del mio cuoricino
Scusatemi ancora tutte voi, e vi ringrazio per tutte le belle recensioni (170 what the f uc kdasdk) ed i complimenti, siete le migliori!
spero di aggiornare presto! 
Mi trovate su twitter @fjuorescent, tumblr kosmicsblues e facebook
trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=6qq0HkR6ma4
spotify:https://open.spotify.com/user/11146695121/playlist/1iYmiG06Hty5uwX5WHTJrN
BAIII x
Lu


ps: ultimissima cosa! Domenica ho intenzione di postare il mio primo VLOG di youtube! sono Zoevic, mi farebbe tanto piacere se mi iscriveste al mio canale! sarà principalmente su scleri/5sos/rants a caso, grazie mille stelline <<3


 

 

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Capitolo 22
*** Moshpit ***


(22)
Moshpit


 







La macchina fece un’inversione di trecentosessanta gradi sulla strada sterrata, e tutti i ciondoli, acchiappasogni e campanellini appesi ad i vari accessori del veicolo tintinnarono così forte da far male alle orecchie. Ashton frenò in tempo, e le teste di tutti i passeggeri sbatterono all’indietro contro il sedile. Si svegliarono terrorizzati.
-Che.cosa.è.successo- ansimò Calum, strofinandosi la faccia, Bean grugnì innervosita e si slacciò la cintura di sicurezza, aprendo lo sportello del Van ed uscendo.
-SEI UN DEFICIENTE-sbottò la rossa, Ashton strabuzzò gli occhi spaventato.-CI POTEVI AMMAZZARE!-
-Non avevo idea che un br—
-SCENDI!-gli ordinò incrociando le braccia con fare minaccioso,  Tyler giurò che così Bean lo spaventava ancora di più, sembrava che dal naso avrebbe soffiato fuoco come un dragone.-ORA-
-Vorresti guidare tu?-esclamò Ashton con un sopracciglio inarcato, Bean era più seria che mai.-Cioè…non so se sei in grado di portare questo rottame…-
-Perché, tu si?-rispose, Ashton strinse i pugni e fece un grosso respiro, cercando di mantenere la calma.
-Starò più attento, ma non puoi guidare tu-
-Invece guido io!-
-NO-
-SI-
-Ma se non arrivi neanche al pedale dell’acceleratore!-
-Oh mio Dio io ti ammazzo!-Bean spalancò di scatto lo sportello del posto guida e fece per attaccarlo, ma Ashton si chiuse ad armadillo su se stesso, con le braccia che proteggevano il viso.
-TIPREGONONMICOLPIRETIPREGOTIPREGOTIPREGO-mugolò, mentre i ragazzi alle sue spalle ridevano senza sosta.
-Ash-Tyler comparì alle sue spalle.-Non ti si è neanche avvicinata.-
Ashton rimosse le braccia dal viso titubante, mentre Bean ridacchiava appoggiata al finestrino aperto.Il riccio imbarazzato scese dal minivan e le lanciò le chiavi. Bean sorrise soddisfatta.
-Trattalo bene-disse accomodandosi di fianco alla ragazza, la quale mise in moto, di nuovo in strada verso Glastonbury.
Bean era la Michael Schumacher dei furgoncini.
Quel rottame di Ozzy con la rossa al volante era diventato un monster truck, le ruote sgommavano ad ogni curva sull’asfalto, e per l’eccessiva velocità i ragazzi furono costretti a tenersi alle maniglie.
Il cartellone giallo posto sul lato della strada leggeva “Glastonbury fair 100m”, Luke si sporse in avanti per indicarglielo ed, eccitato, rimase con la testa fuori dal finestrino come un Beagle curioso. Imboccarono una curva immersa nel verde, campagne sempre più isolate e infinite, finché non riuscirono a scorgere un grosso arco colorato alla fine della strada. Una volta superato giunsero in un grosso parcheggio, dove Furgoni, Camper e SUV giganteschi facevano assomigliare il vecchio Ozzy ad una macchinina giocattolo.
Nella ricerca di un posto dove poter lasciare il mezzo, Michael riconobbe il Van azzurrino di Nina, e appoggiata sulla portiera con un materasso gonfiabile sotto il braccio ed i capelli legati in una coda di cavallo spettinata c’era lei, pensierosa e malinconica. Michael sentì la gola seccarsi.
Bean si infilò nel posto con maestria e frenò di botto, le teste dei ragazzi rimbalzarono sullo schienale. Rimosse le chiavi dalla toppa ed il brusio dei motori malandati del vecchio Ozzy cessò.
-Guidi meglio di Ashton-esclamò Calum ridacchiando, la rossa lanciò un’occhiata soddisfatta al riccio affianco a lei, il quale finse di offendersi (non gli fu difficile, perché in realtà ci era rimasto male che nessuno si fosse congratulato per le sue doti al volante) e scese dal veicolo.
-Eccovi qui!- esclamò la voce di Matty in lontananza.-Ma che fine avevate fatto?-
-Abbiamo avuto un “inconveniente”-si giustificò Ashton-Le capre sono animali imprevedibili, Matty-
Matty non aveva idea di come rispondere, e si limitò ad annuire piano, aggrottando la fronte.
Aprirono il cofano, presero le proprie cose (fra cui due tende canadesi non erano al corrente possedessero) e si incamminarono verso l’entrata principale, anch’essa segnalata da due enormi archi colorati.
-Tirate fuori i biglietti!-esclamò Ashton, tutti obbedirono. Bean aprì appena la sua grossa tracolla ed un bel gruzzoletto di sterline, legate accuratamente attorno ad un elastico, fecero un tonfo sul terriccio. Sbiancò in viso e le raccolse subito, infilandole quanto più in fondo possibile nella borsa.
-Erano tuoi?-domandò Tyler, Bean si voltò di scatto, fingendo di essere distratta, occupata a fissare nel vuoto la polvere alzata dallo scalpiccio della folla.
-Che cosa?-rispose vaga, Tyler aprì bocca per parlare, ma fu interrotto da due membri dello staff;
-Biglietti, prego-
Diedero tutti il proprio e ricevettero i braccialetti per l’entrata. Erano finalmente dentro.
Non potevano crederci, era inverosimile, se non quasi assurdo. Si ritrovarono su di una piccola altura, stopposa e pianeggiante, sulla quale cima c’era un’insegna colorata che diceva “GLASTONBURY”, circondata dalle bandiere di tutte le regioni del Regno Unito. Da quella visuale si poteva scorgere l’intera Green Field, la quale era più grande di quanto pensavano; Si ergeva nel mezzo il palco principale, il Pyramid, e tante altre piccole strutture nelle vicinanze. C’era odore di erba bruciata, aria umida e marijuana, un mix che Michael stava iniziando ad amare. Si avvicinò al ciglio dell’altura, con le braccia incrociate al petto e un’espressione sul viso di puro stupore. Aveva mentito, rischiato –anzi , rischiava tutt’ora di rimanere eternamente sotto la tutela della madre o, ancora peggio, ai servizi sociali—Ma ne era valsa la pena. Eccome se lo era.
Sentì cingersi le spalle da più braccia, e quando si voltò trovo i suoi quattro amici sorridenti al suo fianco. Non riusciva a non sorridere a sua volta.
-Ci credete che siamo veramente qui?-esclamò Calum, ridendo fra i denti.
-Ci sono solo voluti 17 litri di benzina, tre giorni di viaggio e un pacco convenienza di birre scadenti- fece Ashton, tutti scoppiarono a ridere.-Eppure ce l’abbiamo fatta.-
-Vi voglio troppo bene, ragazzi-esclamò Tyler, appoggiando la testa sul braccio di Luke e stritolandoglielo.-E per quanto la cosa suoni gay, siete la mia famiglia-
Ci furono una serie di “awh” e “uwh” e di abbracci decisamente poco virili, Bean guardava la scena con gli occhi quasi lucidi dalla felicità.
-Effettivamente si, questa cosa è stata molto gay-fece lei, schiarendosi la voce per richiamare l’attenzione.-E se avete finito con le vostre effusioni, vorrei una mano a montare le tende-
I cinque si sciolsero dall’ultimo abbraccio e raggiunsero l’amica, occupata a trascinare le tende sotto braccio. In quel preciso istante, Matty aveva aperto una sdraio e ci si era appollaiato sopra, gli occhiali da sole a gatto sulle tempie e le braccia dietro la nuca. La sua gigantesca tenda si era montata automaticamente come fosse un gommoncino ad aria compressa e dentro ci avevano gettato i borsoni come sostegno.
-E’ stato difficile?-esclamò ironico Luke, Matty fece un sogghigno e si mise gli occhiali sugli occhi, beccandosi un’occhiataccia da Peggy la quale gli era appena passata davanti.
Con un po’ di olio di gomito riuscirono a sistemarsi e ad assemblare i tubi di sostegno. Si allontanarono di qualche passo asciugandosi il sudore, Ashton nell’alzare la testa colpì Calum sulla nuca con uno dei tubi d’acciaio e scoppiarono tutti a ridere (tranne Calum, si riuscivano quasi a vedere i numeri fino a dieci scorrere nel suo cervello mentre si “tranquillizzava”); Socchiusero gli occhi e diedero un’occhiata al proprio “lavoro”: a stare in piedi ci stava, peccato che la tenda fosse in pendenza, come la Torre di Pisa.
-Beh-esclamò Michael.-E’ pittoresca, questo è certo-
-Sembra che ci sia stata una scossa di terremoto solo dentro quella tenda-continuò Bean.
-Come se dormiremo!-Ashton si avvicinò alla tenda e ci poggiò un braccio sopra, e la punta della canadese si afflosciò sotto il suo peso, schiacciandosi al suolo, il riccio roteò gli occhi esasperato.-Chissene frega della tenda! Siamo a Glastonbury! Il riposo è l’ultima cosa che ci interessa! Ma dov’è il vostro spirito d’avventura? La vostra voglia di vivere?-
-Se ricominci a parlare come un professore di educazione fisica ultraquarantenne giuro che me ne torno a Sydney-disse Tyler, alzando una mano a mezz’aria, Ashton rise.
-Va bene, allora facciamo un giuramento-esclamò.-Mi serve qualcosa di estremamente sacro-
Tyler aprì bocca per parlare, ma Luke strinse gli occhi e lo fermò sul tempo, esclamando: -No Tyler, il tuo “maestoso pene” non è valido-, e Tyler sbuffò.
Ashton alla fine optò per le chiavi della macchina di Ozzy, loro mezzo di trasporto e, da adesso, elemento spirituale per celebrare una promessa solenne. Se lo mise nel palmo e lo pose al centro, poi disse:
-Avendo dimostrato di essere state pessime persone, degli assoluti e innati segaioli, negli ultimi mesi, dobbiamo iniziare da qui, cancellare tutto quello successo prima di questo viaggio ed impedire che possa influenzarlo in qualche maniera negativa.-Scosse le chiavi, incitando gli amici a poggiare le proprie mani sulla sua.-Quindi, in nome del buon vecchio e ruggente Ozzy, noi fratelli –E Bean, ovviamente—siamo qui riuniti per giurare fedelmente, che si possano incendiare i suoi pistoni bollenti , di goderci questi tre giorni come se fossero i nostri ultimi e di non fare stronzate. Che il Dio del rock ci benedica, preghiamo. Amen-
-Amen-ripetettero tutti in coro, divertiti dalla teatralità e l’euforia di Ashton, quel ragazzo aveva un sorriso smagliante in viso da quando si era alzato dal letto, ed il suo era uno di quelli così genuini e contagiosi che qualsiasi muso lungo non gli avrebbe resistito, specialmente quando gli comparivano le due fossette agli angoli della bocca. Ashton era la personificazione di un raggio di sole.
Girandosi attorno, si resero conto che erano oramai soli, non c’era traccia neanche di Matty, Nina e Peggy. Confusi diedero un’occhiata più in la; In direzione del gigantesco Pyramid stage, una folla numerosa si spingeva e camminava a stento, cercando di non venir spiaccicati al suolo. In fretta scesero dal pendio della collina e si misero nella mischia, cercando di non perdersi di vista camminando in fila indiana. Michael era un po’ spaesato e con le braccia davanti al viso tentava di farsi spazio. Il Pyramid stage si ergeva davanti ai loro occhi, immenso e imponente; Nella calca, Michael riuscì a scorgere Nina con la coda dell’occhio, la bionda sembrò fare lo stesso. Matty era in piedi al suo fianco, ma non si rivolgevano la parola, forse neanche uno sguardo. Michael deglutii e fece quasi per andare verso di lei, ma un boato lo fermò. La folla incominciò a strillare e sbattere i piedi per terra, alzando polvere e terriccio, quando da dietro le quinte, il suono ovattato della batteria, e anche quello graffiante di una chitarra elettrica un po’ scordata, un riff quasi fastidioso. Gli schermi giganteschi posti ai lati iniziarono a fare dei giochi di luce, e Michael rimase quasi ipnotizzato dalle immagini psichedeliche trasmesse, il tutto accompagnato da quei suoni suggestivi. Il palco si illuminò a sua volta, le casse tremarono ed il pubblico ruggì.
-Ciao, Glastonbury. Siamo gli Arctic Monkeys-Fece il frontman, armato di una splendida chitarra nera, Michael esultò assieme alla folla e si sentì emozionato come una ragazzina al concerto della sua boyband preferita.
-Library pictures of the quickening canoe
The first of it's kind to get to the moon
-
In quell preciso momento, un tuono rimbombò in lontananza, e dei nuvoloni neri e minacciosi si avvicinavano sempre di più.
- Trust some ellipses to chase you round the room
Through curly straws and metaphors and goo!
-
E poi il caos.
La canzone incalzò con un potente riff di chitarra e basso, e la folla iniziò a spingere e avanzare a ritmo della musica, urlando, cantando e dimenandosi, come se avessero avuto una scossa elettrica nel corpo e fossero in preda a degli spasmi. Michael iniziò a spingere e pogare a sua volta, trovandosi schiacciato nella massa incapace di potersi spostare, quando sentì delle gocce d’acqua cadergli sulla punta del naso ed i piedi sprofondare nel terreno. Era esattamente così che Michael si immaginava fosse un moshpit; era come venir presi a pugni dalla musica.
Quando la canzone rallentò, il pubblico sembrò fermarsi, mentre la pioggia scrosciava incessante infangando i loro piedi, Michael si voltò alla ricerca dei suoi amici con lo sguardo, e riuscì ad individuare il ciuffo lilla di Tyler in lontananza. Fece segno loro di raggiungerlo, e voltandosi di nuovo verso il palco vide Nina, decisamente meno divertita di lui, farsi spazio per uscire da lì. L’immagine gli faceva malissimo, come una pugnalata allo stomaco.
- Going riding through the thunder suckle fuzz canyon
10, 9, 8, 7, 6, 5, 4
3, 2, 1
-
Mentre fissava la ragazza, Michael non si rese conto di essere di nuovo coinvolto nella mischia, e stavolta si trovava nel centro. Sentì i suoi amici esultare, e non poté fare a meno di sorridere. Si lasciò trasportare e sentì la musica entrargli dentro le vene, mentre la pioggia era sempre più forte e gli picchiettava sulla testa, appiccicandogli i vestiti sulla pelle.
Glastonbury non poteva iniziare meglio.

 
-Meno male che sono pieno di risorse-
Attorno ad un fuoco molto “primordiale” (appiccato poi con l’accendino di Ashton per le loro pessime capacità da camping), il gruppo cercava di asciugarsi e prendere un po’ di calore in seguito all’estenuante concerto di qualche ora prima. Il terreno su cui si erano accampati era oramai diventato una palude fangosa, quasi quanto la pianta delle loro scarpe. Tyler, dopo la sua esclamazione, tirò fuori dal suo zainetto un paio di sgargianti gambali verde acido, che velocemente sostituì alle sue sneakers cementate di melma. Con quei cosi ai piedi era impossibile non notarlo, come se non bastassero i capelli glicine ed il magliettone Tie Dye di the Jimi Hendrix experience a farlo passare inosservato.
-Sembrano due asparagi- esclamò Bean, Tyler si controllò le unghie.
-Ironico detto da una persona che si chiama fagiolo, non credi?-
-Va bene—Fece Luke-Va bene, prima che iniziate a litigare di nuovo, propongo di fare qualcosa-
-Del tipo?-chiese Calum, grattandosi via dal naso del fango secco.
-Non saprei…Ehi, Matty!-Luke chiamò il riccio, il quale era appena uscito dalla sua tenda all’avanguardia, uno sguardo assonnato e passo lento.-Dove vai?-
-Shangri-la-rispose.-E’ uno dei posti qui in cui ci sono le esibizioni migliori, se non anche molti personaggi piuttosto importanti, non so se mi spiego.-
-Andrei ovunque pur di non restare qui ad argillarmi le chiappe.-esclamò Ashton, alzandosi in piedi e stiracchiandosi.-E voi venite con noi. Niente storie, culi mosci!-
Con un po’ di malavoglia, tutti quanti seguirono Ashton e Matty nella loro meta sconosciuta,  alle loro spalle c’eranoo Nina e Peggy, letalmente silenziose da dare i brividi.
Tanto silenzio però non c’era nella testa di Peggy, la quale ancora non smetteva di dannarsi per aver rovinato la vacanza a Nina, Matty e specialmente a se stessa.
Matty le piaceva, eccome se le piaceva, e non riusciva a non invidiare l’amica ogni volta che li vedeva mano nella mano, innamoratissimi l’uno dell’altro, e pur di stare in sua compagnia avrebbe accettato di tutto, pure di seguirli in questo viaggio. E quella sera aveva approfittato di lui, poco lucido e, specialmente, senza Nina fra i piedi, un’azione da spudorati, da strafottenti. Lei non era così, eppure non si riusciva a perdonare quello che aveva fatto. Matty l’aveva fatta stare bene per quelle poche ore condivise, ma appena la magia era svanita e lui aveva ripreso abbastanza lucidità per comporre frasi di senso compiuto, Peggy si sentiva macchiata da una colpa dentro, e le parole di Matty avevano solo aiutato a farla sentire peggio, come un giocattolo usato.
-Nina-iniziò, afferrando il polso della bionda, la quale si fermò e le rivolse uno sguardo vitreo.-So che sai cosa è successo fra me e Matty, ma mi dispiace, mi dispiace non sai quanto.-
-Anche a me dispiace-rispose secca, facendo per andarsene, ma Peggy la bloccò di nuovo.
-A lui non è significato niente! Per Matty io non conto, esisti solo e solamente tu.-spiegò con un nodo alla gola che rompeva la tensione della sua voce.-E’ tutta colpa mia, ho approfittato di lui in un suo momento di debolezza, e questo solo perché non ho mai avuto il coraggio di dirti che ho sempre avuto una cotta per lui. E ora io sto male perché ti ho fatto soffrire e ho rovinato tutto. Tutto-
Nina guardò l’amica amareggiata, facendo dentro di se un dibattito oggettivo: Peggy aveva sbagliato profondamente e non aveva alcuna giustificazione per tornare ad esserle amica. Ma il suo lato femminista la pensava in altro modo.  Inoltre ricordò improvvisamente di Michael e di quello che era successo la sera prima, e pensò a come riciclare le parole dell’amica per dare una spiegazione plausibile.
-Non dire così-disse.-Nulla è rovinato-
-E invece si. Tu non sai cosa vuol dire passare sempre per la ragazza facile semplicemente perché sei troppo ingenua, tu sei così libertaria e indipendente e forte, e-Peggy sospirò-Non te lo meritavi.-
Nina scosse il capo più volte e cinse l’amica in un abbraccio, i suoi dreads scuri le solleticarono sotto il naso.
-No, tu non lo meritavi-










 my space;
Soundtrack: Library pictures-arctic monkeys

...ricominciamo tutto da capo
Piacere, sono Lucrezia e questa è la mia prima fanfiction e non l'aggiorno da troppo tempo ed Efp dovrebbe avere un regolamento più severo per le persone che come me abbandonano le proprie storie e mandare loro mail spam per minacciarle del tipo "MA CHE CAZZO FAI"
ora vi faccio un piccolo riassunto di quest'ultimo mese per farvi capire il perchè mi sono presa un hiatius dallo scrivere:
-Studiato per gran parte di aprile
-COMICON 2015 e sono stata fuori casa per 4 giorni dalle nove del mattino fino alle undici di sera 
-COSA PIU' IMPORTANTE DI TUTTE
R O W Y S O
Come ho detto in precedenza, sono andata alla data di Torino l'8 maggio del rock out with your socks out tour, ed è stata l'esperienza più bella della mia VITA.
Michael è stato una forza della natura, e gli altri non erano da meno, mi fa così strano parlarne al passato e mi mancano ogni giorno di più. Avendo il parterre numerato ero DAVVERO molto vicina ed ho fatto certi pianti assurdi e boh, tremo e sorrido come un'idiota solo scrivendo del concerto e di tutte le emozioni che ho provato. MI MANCANO VI PREGO PORTATEMI INDIETRO
-alTRO STUDIO
mi spiace tantissimo, io tengo a questa storia davvero molto, ma non mi è stato possibile e fino alla fine di questa settimana devo mettermi sotto con lo studio, da sabato in poi sarò libera e mi rimetterò in carreggiata, lo giuro^^
Orario improponibile come al solito ma vabeh, è una mia particolarità ;) finalmente ho aggiornato (con sudore, amarezza e All time low a palla). FINALMENTE SONO ARRIVATI A GLASTONBURY! WOW CI SONO VOLUTI SOLO DIECI MESI
in questo capitolo ci sono più dettagli su Peggy, la quale ho fatto apparire scialba e senza personalità quando invece è un CUORICINO OKAY DATELE DEL TEMPO
e c'è un dettaglio di Bean che salta all'occhio, ma voglio che siate voi a cercarlo, io non dirò nulla dehehe
THE ARCTIC MONKEYS
sentite vi spiego, aspettavo di scrivere questa parte dall'inizio di questa storia. Library Pictures è un CAPOLAVORO e non potevo non inserire la mia band preferita, mi spiace, sono fastidiosa dovete sopportarmi.
E' un pò statico come capitolo, ma ehi, è quello che sono riuscita a buttare giù in questi giorni fra un'interrogazione e l'altra e devo dire che mi piace ^^ (thumbs up if ur gambale asparago as fuck)
Spero di poter aggiornare presto con la fine della scuola, un grazie sempre a chi continua seguire la storia, a Clara, Meri e tutte le altre stelline che amo e !£$%&&$%&&$%£ <<3
Nel nome di BLACK HAIRED EMO MICHAEL (ragazzi ho pianto come una bambina e mi sono rannicchiata per terra in posizione fetale per almeno cinque buoni minuti),
Lu x


 

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Capitolo 23
*** Kiss ***


 
 
 (23)
Kiss

 








Glastonbury offriva divertimento di tutti i tipi e per tutte le età a qualsiasi ora della giornata, e ogni acre era occupato da una zona diversa;
Lo Shangri-la si trovava nella zona delle Green crafts fields, cinque kilometri di lontananza dal dove i ragazzi si erano accampati; La musica era alta, e le luci delle torce appese ai cancelli d’ingresso donavano all’atmosfera un’aria spettrale, eppure appena entrati vennero sostituite da faretti multicolori che facevano male agli occhi, che si specchiavano nei vestiti luccicanti dei performers sul grosso palco, impegnati in una coreografia circense molto complicata. Tutto era troppo eccessivo persino per Tyler, ma aveva il proprio fascino.
Matty era andato a parlare con un tipo grassottello e afroamericano che si era autonominato  “produttore stellare”, la loro discussione sembrava troppo accesa per essere interrotta, mentre Tyler era già al bancone dei rinfreschi a sventolare la sua fasulla ID card.
-Il suo ordine è in arrivo, signor-il barista strinse gli occhi per leggere meglio il nome.-Mauricio Alvarez?-
-Che c’è? Non ha mai visto un sudamericano bianco?- fece Tyler.-Mio padre è colombiano, mia madre di Adelaide, vuole sapere anche il mio codice fiscale? Andale Andale!-
Il barman confuso gli restituì la carta, mentre Tyler soddisfatto scrollò le spalle e la ripose nella tasca.
-Tu sei impossibile-
Si voltò trovandosi faccia a faccia (piuttosto, faccia e petto) con Calum, che quella sera gli pareva ancora più bello; sarà stato per il sudore che gli perlava il viso, o gli occhi più sorridenti o i capelli incrostati di fango spettinati. Qualsiasi cosa fosse, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.
-Gli sto solo facendo un favore-rispose Tyler-Il cliente ha sempre ragione!-
-Sarà, Mauricio Alvarez, ma sei impossibile lo stesso-Calum mise il nome fra virgolette, scivolando sullo sgabello colorato affianco all’amico.-Si sta così bene qui-
-Sembra di essere in un’altra dimensione-Tyler sorrise-Nulla ha importanza qui dentro,  basta dire che ti chiami Mauricio Alvarez, fingi una tragica storia familiare ed hai accesso a tutto. Io amo l’Inghilterra!-
-Non intendevo solo per quello-Continuò l’amico, Tyler arrossì.-Si sta bene perché quello che succede a Glastonbury, rimane a Glastonbury-
-Non era “quello che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas”?-
-Fammi finire, sto cercando di essere filosofico- Il drink di Tyler arrivò al tavolo, ed il ragazzo lo acciuffò alla velocità della luce, scacciando il povero barman con un gesto secco della mano.-Sento che in questi giorni posso fare quel che voglio, e non preoccuparmene una volta finiti, capisci? E’ un’opportunità per capire chi sono-
-Ti riferisci a…a quella cosa che mi hai confessato l’altro giorno?-Tyler non aveva il coraggio di riportare su l’argomento senza avere un aneurisma, Calum storse la bocca pensieroso.
-Potrebbe-rispose, facendo un piccolo sorriso, Tyler fece il risucchio arrossendo a dismisura, e prese a bere tutto d’un fiato il suo drink per evitare di dire qualche idiozia.
-ECCOVI QUI!-strillò Luke, appoggiandosi sui gomiti al bancone nel mezzo fra i due.-Da uno ai gambali di Tyler, quanto è kitsch questo posto?-
-Concordo! -aggiunse improvvisamente Bean, la sua testolina rossa e crespa spuntò alle spalle del biondo.
-Guarda chi c’è, Ronald Mcdonald-esclamò Tyler.-Dove hai lasciato il signor Irwin?-
-E’andato a prendere qualcosa da bere, torna fra poco-Bean sembrò arrossire sulle guance.
-L’hai messa in imbarazzo!- Luke ammonì Tyler.
-Non sono imbarazzata! Perché dovrei esserlo?-
-Perché Ash ti sbava dietro da quando eravamo stesi sulle mattonelle di Waitrose’s?- fece retorico Calum, indicando poi col mento un Ashton spaesato, con in mano due bicchieri e lo sguardo perso alla ricerca della rossa.-Avanti, guardalo-
Quando incrociò lo sguardo con lei, Ashton sorrise smagliante e camminò in sua direzione, urtando per errore contro un ragazzo e rischiando di perdere l’equilibrio.
-Ashton è una persona bizzarra di suo, ma ogni volta che ti vede diventa ancora più strano e goffo del solito. Credo di averlo visto poche volte così per una persona-continuò Calum ridacchiando, Bean coprì con la mano una chiazza rossa fattasi sul collo.
-E’ adorabile-fece a bassa voce, i tre sorrisero complici e iniziarono a prenderla in giro, imitando il suo tono di voce e facendo schioccare la bocca simulando baci, Bean scosse la testa e fece segno di smettere, mettendo una mano sulla faccia di Luke e Tyler per zittirli appena Ash si era avvicinato.
-Ehi-fece Bean imbarazzata, tappando la bocca dei due ragazzi col palmo, Ashton alzò un sopracciglio.
-Che sta succedendo?- chiese, Calum –il quale era l’unico non imbavagliato-  rispose;
-Nulla, in realtà io Tyler e Luke avevamo intenzione di andare altrove, se vi dispiace-
Bean lasciò la presa sui due, i quali si pulirono con il braccio e li salutarono, Tyler prima di andarsene sussurrò nell’orecchio della rossa “Usate protezioni”, e le uscì una risatina nervosa.
Una volta soli cadde il silenzio, Ashton giocava con la rotellina dell’accendino e si guardava attorno, sperando che Bean iniziasse a parlare, ma lei a sua volta sperava fosse Ashton a rompere il ghiaccio. Quando finalmente aprì bocca Ashton fece lo stesso e le loro voci si sovrapposero: “Tistadivmifaschifoquestendoosto?”
-Oh mio dio-rise Ashton-E’ stata una cosa inquietante, tipo le gemelle di “the Shining”-
-Vai, parla prima tu-disse Bean.
-No, prima tu- rispose
-Insisto!-
-Bean è imbarazzante-fece Ashton arrossendo, in quel momento Bean si rese conto che gli piaceva come pronunciava il suo nome, il suo accento australiano era forte e Bean suonava più come “Baeein”-Stiamo litigando per chi deve parlare per primo, come una coppia di anziani.-
-O come due teenager in un film americano, tipo “no attacca tu” “no baby attacca tu” –rispose Bean, improvvisando un accento americano, poi si schiarì la voce.-Mi sono lasciata un po’ prendere-
Ashton rise piano e, con la calma più totale, le spostò un capello dagli occhi; stavolta Bean incominciò a sentirsi il respiro venirle a mancare.
-Posso essere sincero?-chiese, Bean annuì più volte.-Non mi piace questo posto. E la musica è cancerogena-
-Avanti, a me piacciono gli spettacoli di drag queen, le luci stroboscopiche e drink con l’azoto liquido-fece ironica Bean, saltando sopra lo sgabello alle sue spalle in modo da essere faccia a faccia con Ashton.-Ma c’è di meglio-
-Per meglio andrebbe bene anche fuggire da qui e cercare un posticino meno gay?-domandò Ashton, Bean non rispose e lo tirò praticamente via da lì, correndo fuori dalle mura che circondavano la zona e fiondandosi all’esterno;
Glastonbury non era silenziosa manco di notte: c’erano bande, piccoli palchi improvvisati, giostre e numerosi banconi di cibo di ogni genere, dal fast-food all’esotico a quelli più “raffinati” . La gente era rumorosa e numerosa, tutti intenti ad esplorare il perimetro della gigantesca fiera, e Bean si sentì persa a vagare senza una meta; per un attimo prendere per mano Ashton e scappare le aveva immesso una scarica di adrenalina in corpo capace di farla correre alla velocità della luce, fiondarsi sulle labbra di lui e staccarsi solo quando le fosse finito il respiro.
Invece adesso, mentre spingeva le persone e sentiva la risata di Ashton alle sue spalle, contagiosa, nasale e scomposta, quella che prima trovava fastidiosissima ed ora voleva a tutti costi sentirla più e più volte, si voltò di scatto verso il ragazzo per scoccargli quello che doveva essere un “sorriso rassicurante”.
Ma finì per essere una dolorosissima testata.
Bean aprì gli occhi di colpo, trovandosi spiaccicata affianco ad Ashton per terra, in una pozza di fango; aveva lo sguardo verso l’alto e rideva istericamente, toccandosi la fronte sulla quale si era fatto un enorme livido, mentre la gente noncurante continuava a camminare. Bean rise a sua volta e gli si rotolò addosso, facendo schizzare il fango sulle gambe delle persone, Ashton  le scrostò via un po’ di esso dal naso, finendo solo per sporcarlo di più.
Non fu sicuramente come lo ebbe immaginato, ma per Ashton, quello fu il bacio più memorabile della sua vita.
Nessuno dei due riusciva a non ridere -probabilmente per il fatto che fossero una coppia di goffissimi imbranati- e questo fece scontrare i loro denti il più del dovuto, ma sembrarono non darci molto peso, mentre le mani trafficavano da qualsiasi parte, nonostante la folla e gli occhi indiscreti e la melma. Era profondo, ed era pieno di tocchi e lingue e denti e bagnato e risate e fango.
Ed era tutto così perfetto.
Ashton si staccò con uno schiocco umido solo per scoppiare a ridere nuovamente, scuotere i capelli ormai incrostati di terreno bagnato, alzare entrambi in piedi e domandarle di continuare nella piscina gonfiabile che una coppietta aveva installato affianco alla loro tenda, a pochi metri dalla loro.
Non ci furono esitazioni.
 
 
-Ho un quesito!-
Michael era stanco, e un po’ brillo, e anche annoiato. Dopo aver perso un po’ di tempo con i suoi amici, aiutandoli a tenere Luke il più lontano possibile dall’alcol e fingendo di essere interessato all'interessantissimo spettacolo di laser che un performer (o una performer?) svolgeva, si era ritrovato a fissarsi la punta delle scarpe più a lungo del dovuto, con un forte mal di testa dovuto alla musica rimbombante e a una birra di troppo. Per questo pensò che avesse sentito la voce di Nina solamente nella sua testa.
Mentre in realtà, la ragazza era proprio alla sua destra, con la mano all’insù per farsi notare, come se i suoi capelli voluminosi non bastassero, Michael si chiedeva come facesse la sua testolina tonda a tenere il peso di quella chioma.
-Dici-rispose, battendo due volte la mano sulla staccionata in legno su cui era seduto, Nina non esitò ad accomodarsi. Ci fu un minuto di silenzio, si sentiva solo la musica dello Shangri-la e i suoi bassi ovattati, e il chiacchierio della gente che si accingeva a lasciare il posto.
-Ramones o Sex Pistols?-
Michael corrugò la fronte e si voltò verso Nina, la quale gli aveva lanciato un’occhiata come a dire: “Che aspetti a rispondere?”.
-In che senso?-fece lui, Nina scrollò le spalle.
-Nessun senso, rispondimi e basta.-
-Beh-Michael sospirò e storse la bocca.-Entrambe cazzo se sono band, ma il problema dei Ramones è che non sono mai stati veramente popolari, erano solo i leader di una piccola rivoluzione underground. Mentre coi Sex Pistols, merda, loro avevano tutta la rabbia e l’odio e sono stati capaci di guadagnare un’attenzione più vasta, capisci? Giudicherei tipo loro come i veri pionieri del punk, senza i Sex Pistols ti saresti potuta scordare i Green day, i Pixies o i Blink 182!- Prese respiro solo per un secondo.-Ma la tua domanda è stata troppo generica, perché non si può scegliere solo fra i Ramones e i Sex Pistols, ci sono tanti altri gruppi punk che meritano e hanno scatenato le stesse rivoluzioni degli altri due, come i Misfits, i Clash, i Black Flag, I Buzzcocks che hanno dato inizio al pop punk, gli Stooges, anche prima che Iggy Pop lasciass—
Nina lo zittì di colpo, scoccandogli un bacio sulle labbra; un bacio innocente che durò meno di dieci secondi, accenno di lingua, niente di più, ma lasciò Michael lo stesso incapace di rispondere correttamente agli impulsi nervosi. Quando Nina si allontanò appena, i nasi ancora si toccavano, Michael abbassò lo sguardo sulle mani della ragazza, le quali erano appoggiate sulle sue, e disse:
-Anche prima che Iggy Pop lasciasse la band, sai, prima che facesse tutta quella roba strana come vomitare sul palco o… rotolarsi sui vetri rotti.-
Nina rise flebilmente e si scostò, riacquistando la posizione iniziale;
-Non c’è proprio nessun tasto stop quando inizi a parlare di musica, eh?-esclamò, Michael si grattò la testa imbarazzato, cercando di creare un po’ di spazio fra lui e Nina.
-Non mi piace non finire le frasi.-rispose, poi finalmente alzò lo sguardo.-E non mi piace nemmeno questo.-
-Questo cosa?-
-Questo nascondersi e far finta di nulla davanti al tuo ragazzo, o almeno quello credo sia il tuo ragazzo. –Michael scosse la testa. –Perché mi sembra una vera presa per il culo.-
-E’ un po’ più complicato di così-rispose Nina in un soffio, allontanando la sua mano da quella di Michael e posandosela in grembo.-Non so neanche che cos’è che sto facendo, non so se Matty mi ama ancora e non so se è lo stesso per me.-
-…E me invece?-
Nina si voltò di scatto verso Michael, il quale aveva un sorriso mesto sulle labbra, cosa che le pugnalò il cuore ripetutamente. Michael si alzò in piedi sospirando e si stese le pieghe dei jeans, Nina chiamò il suo nome per dire qualcosa, ma lui l’aveva già freddata con un “a domani” accennato, lasciandola con le parole incastrate in gola.


Fu proprio mentre camminava a passo svelto per trovare i suoi amici e ritornarsene in tenda che Michael si rese conto che mancava qualcosa.
Non riuscendo ad individuare da nessuna parte nel caos dello Shangri-la -ancora zeppo di gente nonostante fosse tarda notte- nessuno di loro, neppure la chioma colorata di Tyler, decise di prendere coraggio e chiamarli col cellulare. Infilò la mano in una delle tasche degli skinnies neri, poi nell’altra. Confuso decise di controllare quelle posteriori, tastandole entrambe, ma tutto ciò che riuscì a sentire fu la stoffa leggera. Preso dal più totale panico sgranò gli occhi e mise le mani alle tempie, ripetendo “no” più volte finché non si ritrovò ad urlarlo. Continuò a scavare meglio in una delle tasche, quando sentì qualcosa pungergli il dito: tirò fuori con cautela un mucchietto di pezzi di vetro e qualche ingranaggio, sentendo lo stomaco stringersi ad una morsa dolorosa.
Era ciò che era rimasto del suo cellulare, finito schiacciato sotto i piedi di migliaia di persone al Pyramid stage.






My space;
Hi my lil hoes
tutto bene? Spero di si perchè meritate tutti di stare strabenissimo <<3
per la prima volta aggiorno QUASI in tempo, sarà l'aria estiva ma ero particolarmente ispirata ed eccomi qui con un nuovo capitolo romantico da far venire le carie
C A R I E
PARLIAMO IMMEDIATAMENTE DI ASHTON E BEAN
SPARIAMO I FUOCHI D'ARTIFICIO
PETARDI
TUTTA L'ARMERIA DI CAPODANNO CONSERVATA
BOH BRUCIATEMI CASA
...si ragazzi, si sono baCIATI
E NON SOLO
DKJNFDLAWSJNFLKASDJNIUDJNFLDSJFKZ
Vorrei lasciare a voi i commenti perché credo di essermi espressa abbastanza esplicitamente (non prendetela alla lettera cioè non è il caso che mi bruciate veramente la casa non avrei dove andare grazie
mi è veramente piaciuto scrivere del loro primo bacio, volevo fosse un pò goffo e impacciato come loro del resto.
Le cose stanno filando un pò troppo lisce, non trovate? Beh, è una vera fortuna che ho in mente tante idee per cambiare il verso della storia, ops!
Che ne pensate di Michael e Nina? Siete liberi di dividervi in schieramenti e dire le vostre teorie, ma posso anticiparvi che le cose salteranno fuori, prima o poi...
Specialmente in assenza di un telefono...ahia
Basta la smetto che vi spoilero praticamente tutto
non è il massimo, ma avevo una voglia boia di postarvelo ed eccolo qui gna^^ e spero di poter scrivere in settimana per postare molto presto e finire la storia entro la fine di settembre, a mio grande malincuore...
A PROPOSITO IL 30 TAKE ME TO GLASTONBURY COMPIE 1 ANNO E VORREI FESTEGGIARE INDOSSANDO LA MIA MAGLIETTA UFFICIALE DELLA FF (lunga storia) E NON LO SO FACENDO QUALCOSA DI SPECIALE PERCHE' PER ME E' TANTO SPECIALE E LO SIETE ANCHE VOI CHE LA SEGUITE <<3
grazie mille delle 177 recensioni e tutti quelli che la seguono/preferiscono che ora sono troppi e non ricordo il numero ma siete adorabili tutti quanti quindi VIAMOTROPPISSIMISSIMISSIMOGATTIATUTTIVOI MEOWWW
come al solito mi trovate su tumblr kosmicsblues e twitter fjuorescent e su youtube (X) e la playlist ufficiale di spotify che personalmente let me say it è un CAPOLAVORO perchè i miei gusti musicali>>>>quelli di Michael
ripeto, vi amo, a presto my lil angel cakes of delight <3
x
La regina
Lu




 

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Capitolo 24
*** Stealing ***


(24)
Stealing






 

 

-Ho distrutto il cellulare-

La voce di Michael, roca e rotta per la stanchezza, riecheggiò nella piccola canadese in cui si erano stretti l’uno di fianco all’altro, e richiamò l’attenzione dei suoi amici mezzi dormienti.

-Complimenti-esclamò ironico Calum, piegando la testa di lato ed appoggiandosi sul palmo della sua mano.

-Sono fottuto?-continuò Michael, retorico.

-Lo sei dall’inizio di questo viaggio- concluse Luke in uno sbadiglio, Michael non rispose, semplicemente si mise due mani in faccia.

Perché Luke aveva profondamente ragione.

 

 

 

A circa diciassettemila kilometri di distanza, seduta sulla sua sedia girevole e completamente persa in Blue Sunday , la giovane Jillian sentì dei leggeri tocchi alla porta.

-Avanti!-strillò acutamente, riprendendo a biascicare il motivo della canzone. Appena completò il giro sulla sua comoda sedia trovò davanti a se un gruppo di uomini vestiti di blu, con tutta l’aria di essere persone le quali non apprezzavano i Doors.-Salve…-mormorò imbarazzata.

-Salve, distretto di polizia di Riverstone-si presentò un poliziotto.-Lei è Jillian Avery?-

-Mhm-annuì nervosa lei, continuando a battere i piedi a ritmo della musica.

-Siamo stati chiamati da una certa signora di nome Karen Clifford la quale ci ha detto che suo figlio, Michael se ricordo bene, è stato in terapia da lei per circa un anno-continuò in tono inquisitorio, Jillian annuì nuovamente.-Ha avuto notizie dal ragazzo, recentemente?-

-Oh…si-biascicò Jillian, scrollando le spalle e espirando forte, cercando di tenere i nervi saldi.-Proprio due giorni fa. Al momento si trova in Inghilterra ad un’accademia molto prestigiosa, sa com’è, è difficile poterlo sentire spess—

-E’ sicura al cento per cento che si trovi lì, signora Avery?-domandò un altro poliziotto, tirando fuori dalla giacca un pezzo di carta e porgendoglielo, Jillian lo afferrò frettolosamente.-Perché abbiamo stampato la lista degli iscritti presenti, e non c’è alcun Michael Clifford.-

Jillian deglutì e strinse il foglio fra le mani, per poi sbuffare;

-Ci sarà sicuramente un errore agenti!-esclamò con nonchalance, restituendo la lista al poliziotto.-Sono sicura che si siano sbagliati.-

-Se ne è così certa non le dispiacerà chiamare il ragazzo adesso, non crede?-fece l’agente, indicandole con il dito la cornetta del telefono. Jillian scoccò lui un sorriso nervoso e iniziò a comporre il numero di Michael, sperando che il ragazzo riuscisse a tenere al gioco; Jillian si sentiva coinvolta in qualcosa in cui non centrava, sebbene fosse dalla parte del ragazzo. Aveva fiducia in lui e nelle sue azioni e se aveva deciso di fuggire da quell’accademia c’era una ragione.

E a dirla tutta, pensava che una vacanza fosse tutto quello di cui Michael aveva bisogno.

Dopo il sesto squillo scattò la segreteria telefonica, la donna attaccò e scrollò le spalle;

-Non risponde-

-Come no-sbuffò un agente, piegandosi minacciosamente sulla sua scrivania e facendo scampanellare un fermacarte decorato.-Non so cosa trama lei con il signorino Clifford, ma qualsiasi cosa stia facendo le potrebbe costare la carriera. Quindi, prima che la portiamo con noi in questura, ci dica dove si trova-

-Le regole sono regole-continuò dispiaciuto l’agente alle sue spalle. 

Jillian sospirò, sistemandosi un ricciolo castano dietro l’orecchio e pensando intensamente a come comportarsi, quel ragazzo la stava mettendo in un mare di guai.

Fu quando si spalancò la porta del suo studio nuovamente, presentando Karen Clifford impaziente sull’uscio, che la giovane psicologa sbiancò in viso, e in preda al panico balbettò, a denti stretti:

-Glastonbury festival.-

 

 

 

Bean non capiva se fosse sveglia o se si trovasse in una specie di trance.

Percepiva il terreno umido sotto i talloni, e le gambe di Ashton intrecciate alle sue e il suo russare leggero; il cielo era minaccioso sulla sua testa, eppure non le metteva angoscia, e stare così vicino ad Ashton con così pochi indumenti indosso non la faceva sentire esposta.

Bean stava bene.

Sorrise fra se e se inspirando a fondo, sentendo un leggero fastidio alla base del collo, costellato da piccoli lividi viola e rosa che Ashton aveva lasciato. Le piacevano come erano in contrasto con la sua pelle chiara, quasi traslucida, e le piaceva essere tanto vicina ad Ashton da riuscirgli a sentire il cuore battergli nel petto forte. Anche a lei batteva all'impazzata in quel momento, e questo la faceva sentire più viva che mai.

Cosa che la fece ridere poiché, per molte persone, lei viva non lo era affatto.

 

 

 

 

La mattinata al festival era ancora più rumorosa della sera.

I gambali fluo di Tyler facevano un suono fastidioso quando sguazzavano nel fango, simile a quello di una paperella di gomma. 

Quella mattina avevano scoperto che a Glastonbury-a meno che non si possedesse un camper dotato di doccia- i bagni erano in comune. Lavarsi al festival era come farsi la doccia negli spogliatoi della scuola dopo l'ora di educazione fisica. Per una frazione di secondo Luke uscì da essa per prendere l'asciugamano, e giurò di vedere un uomo alzargli un pollice insù. Lo prese come un complimento.

-BOO!-

Calum balzò dallo spavento, facendo cadere una boccetta di balsamo da viaggio per terra, Ashton scoppiò a ridere ficcandosi in una delle cabine a fianco agli amici.

-Buongiorno anche a te, insomma-esclamò Calum.-Che fine hai fatto ieri sera?-

-Lui e Fagiolina avevano di meglio da fare, non è vero?-fece sarcastico Tyler, Ashton sorrise leggermente.-Com'è andata con Malpelo?-

-Potresti chiamarla per nome, una volta per tutte?-disse Ashton, Tyler sbuffò lanciandogli una lozione attraverso il muro che li separava.-Siamo stati bene. Mi piace davvero davvero tanto-

-Adorabile-mormorò disgustato Michael, Ashton sbuffò forte, sciacquandosi il viso sotto l'acqua fredda.

-Cosa c'è che non va stavolta, Mike?-domandò, Michael scrollò le spalle e scosse la testa, quando Calum parlò al posto suo.

-Ha perso il cellulare ieri-esclamò, il riccio aggrottò la fronte e fece una piccola risata.

-State scherzando-

-Per mia sfortuna no, siamo serissimi-fece Michael, chiudendo il getto dell'acqua ed afflosciandosi contro la parete bagnata; non gli importava che non fosse vestito e che quel muro fosse probabilmente contaminato, aveva bisogno di un sostegno dietro alla schiena mentre si sentiva il peso del mondo (o semplicemente, di sua madre) cadergli addosso.

-Oh-fece Ashton, interdetto.-Beh troveremo una soluzione-

-Davvero? Del tipo?-chiese ironico Michael, affacciandosi in direzione della doccia dell'amico.-Cambiare identità? Fingere il suicidio?-

-Devi finirla di essere sempre così teatrale-rispose Ashton.

-Teatrale? Per piacere, vorrei vedere te al posto mio!-

-Io cercherei di pensare positivo e pianificherei qualcosa per passarla liscia, invece di lamentarmi e fare il vittimista come fai sempre-continuò, chiudendo anche lui il getto ed alzando la voce.-Cosa abbiamo promesso proprio ieri?-

-Ma proprio non riesci a capire?-Michael scosse la testa e strabuzzò gli occhi, come se ogni cosa che dicesse Ashton fosse una bestemmia.-Io non posso permettermi di "pensarla positivo"--mise le parole fra virgolette-- , con questo mi sono scavato la fossa da solo. Ho già fatto troppi, troppi errori e questa è stata la goccia che farà traboccare il vaso.-

Michael sospirò forte e prese a scusarsi, non sapeva precisamente il perché, ma guardando i suoi amici negli occhi capiva che delle sue lamentele ne avessero abbastanza. Sembravano capirlo e capire la gravità dei fatti, ma da una parte anche lui sapeva che continuando a dannarsi non avrebbe risolto niente. Ciò che era fatto era fatto, i dadi erano tratti.

-Hai bisogno di un telefono?-

La voce di Bean rimbombò fra le piccole docce e costrinse i ragazzi a girarsi in sua direzione; presi dal panico si nascosero quanto il più possibile dietro ai muri, coprendosi con gli asciugamani.

-BEAN!-strillò Luke.-Ma da dove cazzo spunti?-

-Ero nelle docce femminili-rispose incrociando le braccia, Calum divenne paonazzo in viso.

-Beh e queste sono le maschili-

-Nulla che non abbia già visto-continuò la rossa con una scrollata di spalle.-Ad ogni modo, ho sentito che Mike ha perso il telefono, hai bisogno di chiamare qualcuno di importante?-

-Ehm-esitò Michael, infilandosi goffamente i boxers che aveva poggiato sulla porticina.-Piuttosto aspetto delle chiamate. Anche se non desiderate-

-Posso procurarti io un telefono, se vuoi-continuò la ragazza sorridente.-Basta poi dire che questo è il tuo numero inglese ed il gioco è fatto!-

-Come pensi di potermi procurare un telefono?-disse Michael.-Grazie mille Bean ma credo che sia meg--

-Fidati di me-Bean gli fece un sorriso rassicurante.-Io non mi faccio mai beccare-

 

 

 

 

 

 

Quel secondo giorno a Glastonbury si stava rivelando essere particolarmente divertente.

C'erano esibizioni di ogni tipo da ogni parte, e Calum propose persino di andare ad ascoltare un gruppo di "Celtic punk" che si esibiva al Dragon fields. Nessuno si aspettava che il "celtic punk" fosse praticamente il tipo di musica solito ascoltare come colonna sonora di una scena d'azione in "pirati dei Caraibi", persino Michael rimase un po' interdetto mentre la band in questione faceva headbanging a suon di cornamusa. Affascinante, pensò.

Luke sembrava essere meno tentato dall'alcool, sebbene fosse solo grazie ai quattro che lo allontanavano da qualsiasi tentazione. Ma non poteva mentire a se stesso che c'era bisogno di molto di più per disintossicarsi completamente.

C'era musica ovunque, che variava dal folk alla trance proveniente da qualche stage più lontano; il fango della notte precedente si era seccato, ma riusciva lo stesso ad infilarsi sotto le suole delle scarpe; alla fine, andare a Glastonbury era come fare un viaggio nel tempo;

nonostante gli anni e la commercializzazione dell'evento, il festival manteneva il suo spirito Hippie, con le sue campagne sterminate, il verde ed i colori, le bancarelle fai da te e le migliaia e migliaia di persone vaganti per le fields con indosso un paio di gambali e una coperta sulle spalle. Una Woodstock moderna, che permetteva di far rivivere la rivoluzione che la Beat generation era riuscita a creare.

Tutto questo Michael lo percepiva, aveva letto libri e guardato tantissimi film sul movimento hippie e gli sembrava di trovarsi lì, nel '69.

Magari questo anche per la mancanza del suo cellulare.

Al ricordo di esso rabbirividì, buttando giù tutto di un sorso un bicchiere che gli aveva passato Tyler, scacciandolo immediatamente.

 

 

 

 

 

Si erano seduti su una lunga panchina di nuovo nelle zone del proprio accampamento, mentre ascoltavano una cover band degli Stone Roses ("Il cantante sembra faccia i gargarismi quando canta" esclamò Tyler), e Michael non riusciva a non guardarla.

Nina e Matty stavano discutendo vicino alla loro tenda, da quella distanza Matty sembrava un gigante vicino alla ragazza, la quale sembrava ancora più piccola in un enorme salopette di jeans. Cercava in tutti i modi di non fissarla troppo a lungo in modo da passare per maniaco, e avrebbe tanto voluto avvicinarsi, ma da come gesticolava Matty capì che era un momento troppo delicato per intromettersi.

-…Ah ed ho anche deciso di raparmi a zero, trasferirmi in Belgio e di vendere tutti i miei cd di Bob Dylan per comprarmi un frullatore ad energia solare, che ne pensi Mike?-

Michael scosse la testa più volte e si voltò verso Ashton, il quale gli alzò un sopracciglio in risposta.

-Ehm…lo penso anch'io-rispose Michael a bassa voce, Ashton gli lanciò contro una patatina.

-Ehi, mi sa che se continui a fissarla così riuscirà a percepire il tuo sguardo entrarle fin sotto i vestiti-disse facendo cenno con la testa in direzione di Nina.-Dovresti parlarle-

-Mi sembra un po' fuori luogo al momento-continuò Michael, quando davanti ai suoi occhi con un leggero tonfo comparì un telefono;

Saltò appena quando voltandosi si trovò faccia a faccia con una cascata di capelli rossi: Bean sorrideva soddisfatta a braccia incrociate, cosa che la rendeva ancora più inquietante del normale. 

-Bean-iniziò Michael, rigirandosi il telefono fra le mani.-Ma dove l'hai preso?-

-Non importa!-fece la rossa, sedendosi sulle gambe di Ashton e rubandogli una patatina.-L'importante è che ora ne hai uno, no? Chiama chi devi chiamare e spaccialo per il tuo momentaneo numero estero. Et voilà, parato il culo-

Tyler guardava Bean di sottecchi, con un'occhiata gelata; sapeva che a Bean ciò non avrebbe fatto nulla, ma sperava le facesse intendere che desiderava fare due chiacchiere. Sapeva anche che nessuno avrebbe avuto il coraggio di sapere dove avesse procurato quel telefono, quindi avrebbe fatto le sue ricerche da solo, nonostante fosse già arrivato quasi alla soluzione.

Ronald Mcdonald non gli era mai piaciuto manco da bambino, di sicuro ora non avrebbe cambiato idea.

 

 

 

 

 

 

 

-Dovrai parlarmi prima o poi-

Matty non ce la faceva più a sopportare quel silenzio ingombrante fra lui e Nina, la quale dormiva in un sacco a pelo fuori dalla tenda di notte pur di non stargli vicino. Le mancava così tanto, e ammetterlo gli faceva ancora più male.

Nina di rimando non dispose, bensì si portò la sigaretta alla bocca e riprese a estirpare le margheritine attorno al prato, intenta a voler fare una coroncina di fiori per entrare nello spirito del Festival. La voce di Matty era solo un ronzio.

-Per favore-la pregò il ragazzo, prendendo coraggio ed accomodandosi affianco a lei sull'erba, strappando anche lui un fiore e porgendoglielo; Nina si girò di scatto, glielo tirò via di mano e distolse nuovamente lo sguardo, facendo un tiro più lungo del dovuto dalla sigaretta e cacciando il fumo dal naso. Matty rise piano.-Anche se fai la parte dell'arrabbiata sei adorabile-

-Non faccio la parte-rispose velenosa Nina, intrecciando i vari fiori ed evitando il contatto visivo, Matty era così vicino e riusciva a sentire il suo ginocchio urtare contro il proprio.

-Lo so che non la fai, e questo mi sta facendo stare da cani. Non puoi neanche immaginare quanto-continuò il riccio, Nina rise con sarcasmo, facendo un altro lungo tiro fino ad arrivare al filtro.

-Non posso immaginare cosa? Ma vaffanculo-sputò.-Tu sei quello che sta male? Davvero vuoi passare per la vittima un'altra volta?-

-Non sto cercando di passare per la vittima…-

-Invece lo fai sempre. Da quando ti sei disintossicato ti abbiamo tutti trattato con i guanti, e ogni scusa era buona per ferirmi- Nina lasciò stare i suoi fiori per una manciata di secondi, ordinando al groppo in gola di sciogliersi il prima possibile.-Ora che scusa hai?-

Nina si alzò velocemente e si pulì via del fango, ma Matty la trattenne per il polso.

-Non ho nessuna scusa, e neanche spiegazioni. Oppure forse quelle le ho, ma non sarebbero plausibili.-Matty prese un respiro profondo.-Peggy non c'entra niente, è colpa mia, solo colpa mia. Ho…ho avuto una ricaduta, nelle ultime settimane, non ho resistito…-

-Oh mio Dio-Nina si mise una mano sulla fronte.-Matty perché non mi hai detto niente?-

-Fammi finire, per piacere-esclamò il ragazzo con fermezza.-Mi sentivo un fallimento di nuovo, capisci? Della roba chimica sta di nuovo prendendo il sopravvento su di me e mi sento così impotente. E tu non c'eri, e sei l'unica persona che riesce a farmi forza. E io ho fatto quello che ho fatto…beh piuttosto mi sono fatto fare, ma forse non è il caso al momento-

-Ah, tu dici?- sbottò Nina, la quale voce si stava rompendo dal pianto.

-Nina per favore-Matty le strinse la presa.-Se tu te ne vai, io non ce la potrò mai fare. Mi dispiace, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare, mi dispiace per essere stato così debole, per averti mentito, per tutto cazzo, per tutto. E Dio santo, quanto ti capirei se mi lasciassi definitivamente perché sono un completo disastro- strinse gli occhi per trattenere le lacrime.-Ma non so come potrei farcela poi. Altro che riabilitazione, Nina, tu mi salvi-

Matty abbassò lo sguardo imbarazzato, mentre sentiva le dita di Nina intrecciarsi alle sue. Dire quelle cose ad alta voce gli faceva uno strano effetto, non aveva mai avuto il coraggio di ammettere a se stesso quanto avesse bisogno di Nina nella sua vita. Era verissimo, e questo lo spaventava a morte.

-Perchè finiamo sempre così?-disse Nina a bassa voce, anche lei con gli occhi rivolti verso il basso.-A farci del male a vicenda e poi ritornare al punto di partenza?-

Matty le lasciò la mano, per poi afferrargliele entrambe e chiuderle fra le sue:

-Perché non sapremmo dove altro andare-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ashton era sempre stata una persona a cui piaceva esagerare.

E mentre baciava Bean in quel momento, nel bel mezzo della folla sudata che si urtava continuamente con spasmi delle braccia durante il ritornello di "Oh oh i love her so" dei Ramones, pensava che avrebbe preferito questo momento a qualsiasi altra cosa. Persino a quel bestione di Ozzy.

Nonostante baciarla gli facesse più che piacere (davvero, tanto piacere), questa loro intimità lo metteva a disagio. Principalmente perché fino al giorno prima la rossa lo voleva ammazzare a mani nude per aver quasi schiantato il furgoncino contro un branco di pecore e adesso aveva la propria lingua nella sua bocca, ma anche perché lo intimidiva.

In quel momento la ragazza ruppe il bacio per riattaccare le sue labbra al lobo di Ashton, il quale prima si congelò, e poi rimase perplesso. 

-Va tutto bene?-Bean si fermò, Ashton aggrottò la fronte. "NO!", pensò.

-Mhm, si- rispose annuendo, allontanandosi leggermente e facendo un sorriso nervoso.

-Ne sei sicuro?-

-Certo! Sto…-Ashton fu sopraffatto dal panico. Sperava vivamente Bean non riuscisse a percepire il suo nervosismo, perché sarebbe stato troppo imbarazzante.

Quasi più imbarazzante del sentirsi così impotenti per una ragazza.

Al riccio balzò quest'idea in testa; era per questo che si bloccava? Perché Bean riusciva a tenere la situazione in mano più di lui?

Era Ashton la "ragazza" della coppia?

-…Stai?-continuò Bean alzando un sopracciglio, quando qualcuno le toccò la spalla.

-Eccoli qui, la mia coppia schifosamente etero preferita!- la voce squillante di Tyler riusciva tranquillamente a superare la musica, come un'ambulanza in un silenzioso quartiere.-Ash, caro, ti spiace se mi rubo Bean per un secondo?-

Ashton stava per rispondere, ma Tyler se l'era già trascinata fuori.

-Sbaglio o mi hai chiamato per nome?-esclamò Bean confusa, Tyler si fermò di scatto, guardandosi attorno accertandosi non ci fossero occhi indiscreti.

-Cosa che doveva avvertirti chiaramente del fatto che non siamo qui per fare quattro chiacchiere.-Fece, freddo.-Smettila con la tua farsa e dì la verità, malpelo-

-Mi sa che quei gambali ti stringono troppo e non lasciano fluire il sangue al cervello-rispose scontrosa la ragazza, paurosamente più alta di Tyler.-Non so di che cosa tu stia parlando-

-Lascia allora che ti faccia io un piccolo riassunto--si schiarì la voce-- Circa una settimana fa ti abbiamo trovato su un marciapiede di fronte ad una stazione di servizio perché ti avevano rubato un'auto che, a quanto pare, non apparteneva neanche a te. Ti sei unita a noi nonostante fossimo completi sconosciuti in questo viaggio e fatto alloggiare in un fottutissimo albergo a cinque stelle corrompendo il receptionist con un botto di soldi. Non dai dettagli sulla tua vita e l'altra volta ho visto con i miei occhi un gruzzoletto di sterline caderti dalla borsa come se fossero un pacchetto vuoto di gomme. Per ultimo, sappiamo entrambi che il telefono che hai dato a Michael l'hai rubato. Non c'è voluto un arco di scienza per dedurre che tu sia una grande ladra bugiarda, non credi?-

Bean strinse le mani a pugno e respirò forte, per la prima volta Tyler la stava per avere vinta.

-Non è come credi-disse in un soffio.-Non è facile, non lo è per niente-

-Dove hai trovato tutti quei soldi?-chiese Tyler, Bean si morse la lingua e fece spallucce.-Bean, per l'amor di Dio! Rubare è sbagliato!-

-NON SONO UNA LADRA-

Bean si mise le mani sul viso, contando lentamente fino a dieci per calmarsi; era arrivata a otto, quando sentì le braccia di Tyler circondarla. Rimase di stucco quando rimosse le mani dagli occhi; Tyler, quel metro e sessantacinque di isteria e rocky horror picture show, la stava abbracciando.

-Non fare la zoccola e abbracciami-

Bean rise appena, ricambiando l'abbraccio e appoggiando la sua testa su quella di Tyler.

-Sei sempre così sboccato?-

-Sempre-

-Quindi ora siamo amici o…qualcosa del genere?-

-Non credo-la voce di Tyler era soffocata dalla stoffa pesante della canotta di Bean-Sarebbe troppo strano-

-Possiamo rimanere così un altro po'?-

-Si-rispose Tyler.-Basta che domani torniamo a insultarci-

-Affare fatto, Elthon John-





 
my space; (CHE EMOZIONE RISCRIVERLO OHGMOSDFADIDAIDOS)
soundtrack: oh oh i lover her so-Ramones
OH MIO DIO
O MIO DIO
sto davvero riscrivendo il my space e sì
mi spiace non vi siete liberati di THIS BITCH
sono ancora qui sebbene con due mesi circa di distanza, sapete è che a volte bisogna prendersi una vera e propria pausa per poter ricominciare al meglio, ed è un pò quello che ho fatto. Inoltre sono stata in inghilterra e non ho avuto proprio la testa per scrivere. O per fare altro in realtà. sono stata in letargo un pò dalla vita se non quella sociale e penso che mi abbia fatto solo bene.
Oddio suona egoista, lo so, ma è estate, e l'estate è fatta per distrarsi, no?
Ciò che importa è che finalmente sono tornata e non vedevo l'ora di farlo! Questa storia e voi lettrici significate tanto per me e continuerò a dirlo finchè non chiuderà i battenti
RINGRAZIO TUTTE LE RECENSIONI A CUI NON HO RISPOSTO MA A CUI A BREVE RISPONDERO' SCUSATEMI INFINITAMENTE
E TUTTI QUELLI CHE LA SEGUONO/L'HANNO PREFERITA/RICORDATA
siete tutti miei figli <3
Questo capitolo è piuttosto scialbo a dirla tutta, però col blocco assurdo che avevo è quello che sono riuscita a buttare giù, scrivendo intanto bozze per i futuri pochi capitoli che non vedo l'ora di poter finalmente postare!!!
mi sono incentrata su Bean, personaggio controverso, e vorei sapere le vostre opinioni! Che ne pensate di lei e tyler? ho adorato scrivere quella parte, e mi sono ispirata ad un evento che mi è successo personalmente.
Inoltre Nina e Matty hanno una discussione, e ci sarà tanto di cui palrare con Michael prossimamente.
Sto pian piano distruggendo tutti i miei personaggi preferiti sfatandone i miti, ma non bisogna mai subito giudicare una persona...ahia
troppi spoiler
ED ASHTON?
OMIOMFDAIOSFMOAS
Ho urlato
l'idea mi è balzata ascoltando boys and girls dei blur (che a proposito ASCOLTATE), vorrebbe solo essere virile povero bimbo
come pensate possa dimostrarlo? datemi idee, deheheh
Vado un pò di fretta e mi spiace di lasciare così il mio my space, non è mai successo, spero di poter scirvere al più presto e mi spiace ancora per le mie lunghe assenze, a volte la scrittura non si può forzare
Mi trovate su twitter @fjuorescent snapchat @punknuggett tumblr @kosmicsblues e youtube (X
Spotify soundtrack (X)
ALLA PROSSIMA, BITCHACHOS
VI AMO OKAY

STAY HYDRATED
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

Lu

 

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Capitolo 25
*** Blood ***


(25)
Blood







 


 

 

-Quand'è che finisce una serata?-

Michael disse quelle parole guardando nel vuoto, come se lo stesse chiedendo all'aria; gli erano venute in mente in quel momento, steso accanto a Luke sul prato umido. Si trovavano in quella posizione da un po' e non avevano aperto bocca, il che era strano per Michael, il quale odiava i silenzi scomodi e riusciva a riempirli sempre iniziando un qualunque tipo di conversazione. Ma con Luke era diverso, c'era tanta confidenza da poter restare muti, l'uno affianco all'altro, e sentirsi comunque in compagnia. Michael a volte si chiedeva il perché lui e Luke fossero amici, date le loro innumerevoli differenze. In effetti per i primi due anni di scuola media i due non potevano neanche guardarsi, Luke faceva parte di un gruppetto di ragazzi che frequentavano il corso di chitarra, mentre Michael…

Beh, Michael non aveva un gruppo. O tantomeno qualche amico, a dirla tutta. C'erano lui, il suo ipod primordiale e, occasionalmente, Calum, il quale a quei tempi  fingeva di essere interessato allo sport.

Michael non riusciva a stare nei paraggi di Luke, principalmente perché lo invidiava: invidiava la sua sicurezza, invidiava il suo aspetto estetico, come assomigliasse ad un surfista australiano mentre il Michael dodicenne fosse leggermente in sovrappeso e decisamente pallido, cosa che metteva in evidenza l'accenno di acne sulla faccia. Invidiava i suoi amici, la fiducia che aveva in se stesso quando si esibiva agli spettacoli di Natale con una vecchia Ibanez e dei pantaloni tanto larghi in cui ci sarebbero entrati due Luke. interi.

Fu qualche anno dopo ad una festa in prima superiore che il Michael quindicenne, finalmente sviluppato, dai capelli appena tinti di nero (era il periodo in cui aveva iniziato ad ascoltare i Bad Religion, era giustificato) e un pizzico di sicurezza in più, capì che in fondo Luke Hemmings non era tanto male come pensava, specialmente quando gli fu chiesto di fare da Deejay e sostituì quella robaccia commerciale delle top 40 con un pezzo dei Weezer. Esatto, Weezer. Non era uno dei migliori dell'album, ma Michael fu sorpreso ugualmente. Fu preso in giro da tutti quella sera per essersi "permesso" di aver messo della musica del genere, e Luke semplicemente se ne andò. Michael lo seguì congratulandosi.

E da lì nacque tutto.

Nonostante ciò, Michael ancora si domandava perché fossero amici essendo agli antipodi: Luke era ancora più bello di lui, più sicuro di lui e più estroverso di lui. L'invidia era svanita, ma non le differenze.

-In che senso?- rispose Luke alzandosi sui gomiti.

-Finisce quando le luci si spengono? Quando vai a dormire? O quando chiude il club?-Michael si mise a gambe incrociate e diede un'occhiata interrogativa all'amico, il quale si ricompose accomodandosi al suo fianco.

-Una serata finisce quando tu decidi che è finita, quando la chiami una serata. Il resto è tutta una questione di dove il sole è nel cielo-esclamò Luke, Michael trattenne una risata spingendolo col braccio.

-Da quando in qua sei così poetico?-

-Tutti quanti hanno un lato nascosto!-si giustificò Luke.-Si dia il caso legga molto, mio caro Michael-

-Del tipo tutti i numeri di X-men e gli scontrini?-continuò Michael, e stavolta fu Luke a dargli una spallata che lo fece cadere sul fianco. Risero per qualche secondo prima di venir inghiottiti di nuovo dal silenzio. Michael guardava l'amico di sottecchi:

-Luke, stai bene?-chiese, il biondo alzò le spalle.

-Credo di si. Beh, dignità persa e colon a pezzi a parte, si-rispose ridendo piano.-Mi sento un imbecille per esserci cascato di nuovo Mikey, pensavo…pensavo finalmente di esserci riuscito stavolta-

-A tutti capita di avere dei momenti di debolezza-

-Qui non si tratta di un momento-Luke scosse la testa più volte.-Sono stati più momenti che hanno portato poi ai momenti più seri i quali a loro volta hanno deciso di peggiorare la situazione e mandare a puttane la mia sanità mentale. E anche il giusto funzionamento dell'intestino perché ho vomitato così tanto Amaretto negli ultimi mesi che penso oramai il mio organismo abbia affisso un cartello del tipo "ATTENTI ALLA BESTIA" a qualsiasi alcolico-

Michael rise e alla risata si unì anche Luke, quando l'amico gli tese un braccio, invitandolo a passarci sotto. Luke non esitò e si appoggiò a Michael come un koala alla propria mamma.

-E' vero Luke, sei una testa di cazzo-fece Michael.-E noi non abbiamo fatto altro che ignorare questo tuo problema, cosa che ci rende teste di cazzo persino peggio di te. E mi dispiace tanto, tantissimo per come ci siamo comportati, in particolare io. Per come vi ho trattati…di recente- Michael si morse l'interno della guancia, stava capendo che delle volte era meglio lasciar perdere i rancori.-Lo sai che puoi contare su di noi per qualsiasi cosa-

Luke annuì piano, rivolgendo lo sguardo alla distesa di verde davanti a lui.

-Ma devi prometterci che ti prenderai cura di te-continuò.

-Solo se lo prometti anche tu-

-E io cosa c'entro?

-Sappiamo tutti e due che c'entri benissimo: io avrò pure perso la testa, ma qualche mese fa l'hai persa anche tu- fece Luke, Michael corrugò la fronte confuso.

-Io non ho perso proprio nulla-sbottò Michael, Luke rise e diede una pacca sulla spalla dell'amico.

-E' quello che dissi anch'io- rispose, stendendosi di nuovo sul prato ed alzando le gambe all'aria, Michael rimase nella stessa posizione, riflettendo che in fondo in fondo, lui e Luke si somigliavano più del dovuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

La vita è inaspettata.

è strano come tutto possa cambiare con un battito di ciglia, come le nostre decisioni ci portino su strade sempre diverse ed infinite, che siano giuste o sbagliate. 

Chi crede nelle scelte tende a non credere al karma, o al destino. Ma entrambi sono fattori tanto inaspettati quanto la vita in se: E se fossero in realtà strettamente collegati?

Era quello che Michael aveva iniziato a pensare, quel giorno.

E lo aveva capito da quando, la stessa mattina, in uno degli scomodi bagni chimici di cui il festival disponeva per poter fare i propri "affari", aveva trovato una spiacevole sorpresa maleodorante spiaccicata sul pavimento.

Represse lo stimolo di vomitare tutto l'alcool e Lemon Chicken noodles assunti in quei due giorni (e credetemi, entrambe le quantità erano piuttosto spropositate) e con una potente spallata corse il più lontano possibile dal WC del terrore.

Se il buongiorno si vedeva dal mattino, Michael aveva decisamente paura di continuare la giornata.

 

 

 

 

 

 

Tyler si rese conto che tutto era tornato alla normalità quando Bean, quella mattina, inciampò sul suo piede e, rialzandosi, gli propose di ficcarsi i gambali nel deretano. Non riuscì a fare a meno di sorridere.

-Ma pioverà tutto il giorno?-domandò Luke, tirando i laccetti della sua felpa scura.

-Così dicono le previsioni. Ma non fa niente, lo stage per i Vaccines è al coperto-fece Ashton.-Possiamo intrattenerci lì per un po' e poi intrufolarci da qualche parte-

In quel momento giunse Michael, correndo per ripararsi dalla pioggerellina scrosciante che scoloriva i suoi capelli fluorescenti.

-Dov'eri finito?-chiese Calum, Michael arricciò il naso e scosse la testa.

-Fuggivo dalla camera a gas che qui è definita "gabinetto", traumatizzato-rispose.-Che si fa oggi?-

-Stiamo andando a vedere i Vaccines, vieni?- disse Bean, Michael sbarrò gli occhi: Vaccines, off limits.

-Per favore no! Ci sarà anche Nina e non ho voglia di fare storie-

-Che ne sai che ci sarà?-esclamò Tyler.

-I Vaccines sono il suo gruppo preferito, figurati se li perde!-

-E allora?-

-Allora?-ripetè Michael.-Allora io e lei abbiamo delle cose di cui parlare e di cui io non ho voglia di parlare, e un qualsiasi incontro ravvicinato implica un probabile discorso e non.sono.pronto-Michael iniziò a parlare a raffica come al suo solito, mettendo enfasi sulle ultime tre parole. Nina lo metteva sempre in soggezione e non era capace di affrontarla al momento.

Luke gli mise due mani sulle spalle, in quel momento un tuonò fortissimo squarciò il cielo e Michael temette l'amico per qualche secondo.

-Michael Gordon segaiolo Clifford-iniziò-In questi sette anni di amicizia travagliata che abbiamo condiviso, ho capito che sei una persona molto brava con le parole, quando vuole. Ed è una qualità che ti ho sempre invidiato, lo ammetto. Ti metti sempre nei casini, ma in casini belli grossi e soprattutto fuori dal comune, hai davvero un'abilità nel fare disastri--

-Grazie, Luke-esclamò Michael roteando gli occhi, Luke gli mise l'indice sulle labbra sibilando "shh".

-…Ma sei anche l'unica persona che se ne tira sempre fuori intero. O se non proprio tutto intero, riesce sempre a rimettere apposto i pezzi-gli scoccò un sorriso rassicurante.-Quindi ora tu vai da quella ragazza, la guardi dritta negli occhi e le dici "donna, ho qualcosa da dire, e farai bene ad ascoltarmi" e userai le tue armi migliori per avere tutte le risposte che vuoi!-

-Luke ha ragione, Mike!-fece Calum-Corriamo allo stage e vediamo se è lì-

Il gruppo prese a correre sotto la pioggia il più veloce possibile, schizzando nelle pozzanghere e facendosi spazio fra la folla. 

Michael si sentiva così adulato dalle parole di Luke, ma in particolare del fatto che ci fosse qualcosa che Luke gli invidiasse. Luke Hemmings, il ragazzino di dodici anni con i capelli Emo e le magliette griffate invidiava la parlantina di Michael Clifford. 

Gli bastò sapere questo per vedere Luke sotto un altro punto di vista, finalmente rendendosi conto di quanto umano in realtà fosse.

E quanto le persone possano sorprendere.

 

 

 

 

 

 

Si respirava tensione.

Sebbene il respirare fosse del tutto metaforico, all'interno dello stage il caldo soffocante rendeva impossibile l'azione, ma quella poca aria buona era intrisa d'ansia. E non era solo un'impressione di Michael, il quale guardava in tutte le direzioni col terrore di poter essere sorpreso alle spalle dall'uragano Nina, era palpabile a tutti.

Nell'angolo vicino al palco c'era una coppia, due ragazze che litigavano animatamente, e anche se la musica copriva le loro voci era chiaro non si stessero dicendo nulla di carino; mentre a qualche metro di lontananza un uomo parlava al telefono preoccupato, alzandosi sulle punte alla ricerca di qualcuno che non trovava. Quel temporale aveva provocato il caos, e Michael non ne voleva far parte.

-Me ne vado-esclamò improvvisamente, chiudendosi un bottone della giacca in denim che indossava per ripararsi dal vento.

-Ma siamo appena arrivati…-disse Ashton.

-E ora ce ne andiamo-fece Michael, per poi sospirare.-Non mi sento a mio agio, mi sta venendo la claustrofobia-

-Sei sicuro? Fuori sta diluviando-continuò Calum, Michael annuì e li salutò velocemente.

Prese a camminare verso l'uscita, scontrandosi con la folla e tentando di farsi spazio per non inciampare, ma sembrava che il posto si stesse riempendo sempre di più, tanto che non riusciva neanche a scorgere i cancelli d'entrata. Iniziò a respirare affannosamente mentre una gocciolina di sudore gli scese sulla punta del naso, si sarebbe tolto la giacca se fosse stato in grado di muovere le braccia, ma a malapena riusciva a fare un passo. Scosse più volte la testa e allungò entrambe le braccia davanti a se, creando un varco che potesse finalmente farlo uscire da quella pressa infernale.

E lì la vide.

In un primo momento sperò non fosse lei, ma quando vide quell'impermeabile giallo fluorescente capì che doveva per forza esserlo.

Nina lo fissò per qualche secondo, immobile, per poi far finta di niente e dirigersi nella direzione opposta. Michael sentì un brivido di adrenalina percorrergli improvvisamente la spina dorsale, non poteva lasciarsela scappare stavolta. Corse verso di lei, spingendo con i gomiti ed evitando di calpestare piedi altrui. Si alzò in punta di piedi per vedere meglio e la beccò, riprendendo a correre. Le luci dei riflettori iniziarono a puntare sul pubblico variando i colori, cosa che costrinse Michael a socchiudere gli occhi. Sentì un potente mal di testa pulsargli nelle tempie e le orecchie e il calore fargli arrossire il viso, ma non avrebbe mollato. Nina sembrò accorgersi della sua vicinanza e stringendosi nelle spalle tentò di avanzare, ma Michael si alzò sulle punte dei suoi anfibi consumati e urlò il suo nome, più volte, Nina strinse i pugni e si voltò, venendo però inghiottita dalla folla. Michael alzò la testa al soffitto esasperato, facendo un ultimo sforzo e gettandosi anche lui nella mischia. La rivide, erano faccia a faccia chiusi in un semicerchio di sconosciuti sudati; non che loro non lo fossero, Nina aveva le guance lucide ed il ciuffo appiccicato alla fronte, come se avesse appena finito una maratona.

-Dobbiamo parlare!-strillò Michael, Nina si tappò le orecchie con le mani.

-Non è che possiamo farlo in un altro momento?-

-NO-continuò Michael.-Qui-

La bionda storse la bocca e gli fece segno di incominciare a parlare, Michael obbedì.

-Tu ami Matty?-le domandò, Nina aggrottò la fronte.

-Come?-

-Lo ami si o no?-

-Io…-Nina guardò a terra e Michael attese una risposta per dieci interminabili secondi.-Perché?-

-Perché io non voglio essere il tuo piano per riconquistarlo!-esclamò arrabbiato Michael.-Non voglio questo. Sono…sono nei guai. Ma fino al collo, non puoi neanche immaginare in che razza di casino mi sono cacciato. E l'ultima cosa di cui ho bisogno è di essere preso in giro. Specialmente se da qualcuno come te-

-Come me?-

Michael annuì più volte, Nina mise il broncio e prese fiato per rispondere, quando una voce si intromise.

-Che succede qui?-

Matty si tolse gli occhiali da sole e guardò Michael dalla testa ai piedi, come gli era solito fare, per poi circondare Nina con un braccio.

-Niente, stavamo solo parlando-fece Nina freddamente, Matty alzò un sopracciglio a Michael, il quale si sentì leggermente intimidito.-Lascialo in pace-

-Non sto facendo nulla-si giustificò Matty.

-Invece sì. Lo stai mettendo in soggezione-continuò Nina, Michael fece cenno di no col capo.

-No, non è così-esclamò Michael.-Tolgo il disturbo. Avremo un altro momento per parlare-

-Di cosa?-incalzò Matty incrociando le braccia, scoccandogli un sorrisetto maligno.-Avete sempre così tanto da parlarvi-

Michael si morse l'interno della guancia e pensò attentamente a come rispondere, ma Nina lo precedette.

-Niente di che-disse con nonchalance, lo sguardo di Matty si spostò più volte da Nina a Michael e viceversa, finché non avanzò verso il ragazzo.

-Credo sia ora che tu vada-disse freddo, Michael deglutii e si voltò, facendo pochi passi verso l'uscita.

E poi si fermò di colpo.

Se ne stava andando di nuovo, stava scappando da una situazione a lui scomoda come al solito, lasciandola in sospeso finché non fosse salito tutto a galla e lo avesse inondato. Non voleva finisse così anche stavolta, non voleva mettere un punto interrogativo anche a questa storia. Ci avrebbe messo un deciso punto e accapo.

-In realtà-cominciò, camminando di nuovo verso la coppia.-Penso che anche tu faccia parte della discussione che io e la tua "ragazza", credo, stavamo avendo-

Nina sbarrò di colpo gli occhi e gli mimò "No" con la bocca, mentre Matty aveva un'espressione più confusa che mai in volto.

 

-E perché?-

-Perché penso tu debba essere al corrente dei sentimenti conflitti che lei ha verso di te al momento, oh e…-Michael si grattò sotto il mento ironicamente.-Anche del fatto che dopo che tu l’hai tradita l’abbiamo fatto sul materasso del tuo minivan-

Nina sbiancò, posandosi due mani in faccia e costringendosi a non piangere, mentre Matty incominciò a respirare più affannosamente, lo sguardo più imbarazzato che mai. Michael aveva un sorrisetto soddisfatto che andava da un orecchio all’altro, anche se sapeva di aver appena fatto qualcosa di enormemente sbagliato. 

-Pensavi fossi davvero così stupido da non saperlo?-esclamò Matty aggrottando la fronte-O piuttosto pensavi che Nina non me lo avesse ancora detto così che tu potessi apparire come il povero “angioletto” vittima di un triangolo amoroso?-

Michael sbarrò gli occhi e rivolse lo sguardo a Nina, la quale disse “mi dispiace” in labiale.

-Quindi ti do un consiglio-Matty sorrise malignamente.-Prendi la valigia, ti ficchi in quella merda di rottame e guidi fino alla tua madrepatria, R u u r i-

Michael si bloccò.

Avete presente il formicolio che si avverte quando si rimane fermi in una posizione per troppo tempo? Quello che si immagina abbia il rumore di una televisione in assenza di segnale. Michael percepiva quella sensazione per tutto il corpo. 

-Come mi hai chiamato?-disse, scuotendo la testa, Matty aggrottò la fronte.

-Non ti ho chiamato in nessun modo-rispose, Michael si mise una mano sul setto del naso.

-Ti ho sentito benissimo!-

-Tu sei completamente pazzo…-Matty indietreggiò.

-Michael va tutto bene?-fece Nina, Michael rabbrividì appena sentì nelle sue orecchie quel nome, più e più volte, a ripetizione:"Ruuri, ruuri, ruuri"

In quel preciso momento, il resto del gruppo si avvicinò confuso, con lo sguardo che vagava fra Michael e Matty.

-C'è qualcosa che non va?-fece Ashton, Matty scrollò le spalle e indicò Michael, il quale si stava massaggiando le tempie insistentemente.

-Niente, stavamo discutendo e ora mi sta accusando di averlo chiamato in qualche modo!-

-TI HO SENTITO-strillò Michael, poi si girò verso gli amici.-L'ho sentito, anche lui mi ha chiamato così!-

-Non so neanche di che stai parlando!-Matty gli si avvicinò pericolosamente.-Finiscila immediatamente-

-Nessuno-Michael sentì le mani prudergli.-Mi chiama più Ruuri-

I ragazzi si guardarono tutti scioccati, mentre Bean e Nina erano più confuse che mai. 

-Per favore smettetela- Nina si intromise, cercando di dividerli, ma Matty la spinse di lato.

-Ruuri hai detto?-fece.-Non è uscito dalla mia bocca nulla del genere, non so cosa significhi. L'unica cosa che so è che sei uno psicopatico e questa cosa mi sta dando sui nervi. Andiamocene Nina.-

Matty afferrò la mano di Nina e fece per andarsene, ma Michael lo bloccò.

-Che fai? Te ne vai così perché hai paura di un pazzo, eh?- urlò, i suoi occhi erano folli e ormai era l'adrenalina a parlare. Matty si voltò facendo una risatina.

-Sennò che succede? Le tue mezze seghe mi spompinano a sangue?-

Matty pensò di aver appena fatto la battuta più esilarante del mondo per circa tre secondi.

Prima che il suo naso fosse stato fratturato da una dolorosa testata di Tyler.

Nessuno quasi si rese conto di cosa fosse successo finchè non videro Matty indietreggiare e pulirsi il naso dal sangue con la manica del maglione, mentre Tyler scoppiò in lacrime per l'enorme livido che gli si era fatto in fronte. Il gruppo esultò ad alta voce, richiamando l'attenzione del resto della gente all'interno dello stage che si accalcò esultando insieme a loro.

-AIUTAMI-gridò Matty rivolto a Nina, fiotti di sangue gli scendevano dal naso e gli sporcavano i pantaloni, la ragazza incrociò lo sguardo di Michael, il quale le annuì piano. Se lo mise in spalla e lo allontanò dal caos.

-QUESTO E' QUELLO CHE SUCCEDE QUANDO STUZZICHI LE PERSONE SBAGLIATE, COGLIONE!-Strillò Ashton.-LA REGINA SALVI TYLER OAKLEY!-

La folla strillò ancora più forte e sollevò Tyler in aria, il quale aveva messo una bottiglia di birra gelata che un ragazzo gli aveva dato sul bernoccolo e sorrideva appena per non provare dolore. Poi indicò Michael con un dito e gridò:

-QUESTO E' PER TE, SEGAIOLO-

Michael sorrise, mentre un coro di voci iniziò a ripetere il nome di Tyler. E nonostante il chiasso, la parola "Ruuri" gli rimbombava ancora forte e rombante nelle orecchie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando dal livido Tyler iniziò a perdere sangue, Tyler iniziò anche a perdere la testa.

-Devi stare tranquillo adesso-fece Calum, afferrando le chiavi del Van ed aprendolo, i due grossi fanali illuminarono il garage buio.

-Lo sai che ho paura del sangue, ce l'ho da qan--

-Da quando ti esplose un brufolo gigantesco in terza media-completò Calum, aprendo la portiera e sorridendogli.-Prima le signore-

Tyler sorrise indietro e, mantenendosi la fronte, si accomodò sul sediolino posteriore. Calum trafficò nel cofano alla ricerca del set di pronto soccorso di Ashton.

-Trovato-esclamò, sedendosi accanto all'amico ed aprendo il borsone, cacciando una bottiglia di disinfettante e dell'ovatta.

-Non è quella che brucia vero…?-chiese Tyler, Calum alzò gli occhi al cielo e poi verso Tyler, al che mortificato abbassò lo sguardo. 

L'amico avvicinò l'ovatta alla fronte e la sfiorò appena, Tyler strinse gli occhi appena avvertì il pizzico fastidioso dell'alcool.

-Non aggrottare le sopracciglia-disse Calum ridendo.-Faccio più piano se vuoi-

Tyler annuì ed aprì gli occhi, balzando appena quando vide la notevole vicinanza col viso di Calum.

-Sei stato grandioso prima-esclamò l'amico.-Non me lo sarei mai aspettato da qualcuno come te-

-Se lo meritava, non bisogna giocare col fuoco con un ormonale ragazzo gay-rispose Tyler, Calum sorrise ed applicò altro disinfettante sulla ferita.-E non mi piace vedere Michael in quelle condizioni-

-Neanche a me-fece Calum-Ma non mi piace neanche vedere te in queste condizioni-

-Nulla che un po' di disinfettante può curare-Tyler si tolse gli occhiali appannati e sghembi dagli occhi, in modo che Calum potesse mettergli il cerotto.-Li ho distrutti. Ora sarò cieco per il resto del viaggio-

Calum glieli prese ed applicò un cerotto anche sulla giuntura di essi, poi li pulì sulla sua maglietta e glieli risistemò sul naso. Tyler fu così felice di rivedere il suo sorriso limpidamente.

-Con gli occhiali sembri più intellettuale, e forse anche meno gay-disse il bruno, Tyler sogghignò piegando la testa di lato.

-Davvero? Sembro un ventiquattrenne in carriera?- chiese, diventando serio in viso e raddrizzando la schiena, Calum storse la bocca.

-Mi rimangio tutto, sei ancora molto gay- rispose, Tyler sbuffò ironicamente.

Ci fu una manciata di secondi di silenzio, Calum richiudeva il borsone del pronto soccorso e Tyler osservava di sottecchi i suoi movimenti; come i muscoli accennati sotto la maglietta bianca si contraevano quando si piegava, o come quando faceva uno sforzo per rificcare il borsone nel cofano univa le labbra in una linea sottile, o come…

-Tyler-

Calum richiamò il suo nome e il ragazzo tornò alla realtà, e grattandosi il collo rispose:

-Si?-

-Devi promettermi una cosa-

-Dimmi-

Calum sospirò e si sedette di nuovo di fianco all'amico, stavolta le loro spalle si scontravano per la vicinanza.

-Devi promettermi-iniziò Calum, guardandolo dritto negli occhi.-Che quello che succede a Glastonbury, resta a Glastonbury-

-Di nuovo con questa storia? E' quello che succede a Las Vegas, resta a Las--

-Promettimelo-insistette Calum, mettendo un palmo della mano sulla bocca di Tyler per farlo smettere di parlare, scoccandogli poi un sorriso timido. Tyler annuì più volte, quando sentì una mano di Calum poggiarsi sulla sua coscia e le sue labbra raggiungere il suo orecchio, nel momento in cui gli sussurrò:

-Non lo dimenticherò però-

 

Quando le labbra di Tyler incontrarono quelle di Calum, e questa volta per più di tre secondi e da sobrio, pensò che tutto il calore corporeo prodotto lo stesse liquefando. Non sentiva più niente, se non il sangue pompargli il cuore e il respiro di Calum mescolarsi col suo e i suoi pantaloncini sgargianti crescere sempre di più. Non era in grado di fare niente se non lasciarsi andare alle proprie emozioni e sentirsi per la prima volta vulnerabile, debole alle ginocchia le quali temeva si stessero sganciando dalle giunture e scorrazzassero per fatti loro. Era tutto troppo surreale per essere vero.

-Niente musica di sottofondo?-boccheggiò Tyler, staccandosi per un secondo e sorridendo a trentadue denti, Calum scosse la testa e inspirò.

-Ascoltala…nella tua testa-rispose velocemente, riattaccandosi subito alle sue labbra, Tyler ridacchiò e con uno schiocco si allontanò nuovamente.

-Ma mi viene in mente solo quella brutta canzone dei Tears for Fears, volevo--

-E' perfetta-tagliò corto Calum, arrivando al lembo della sua t-shirt e sfilandogliela di dosso.-Tutto perfetto-








My space:
soundtrack: OK-slaves//Head over heels-Tears for fears


non credo debba aggiungere niente a questo capitolo, parla per se
ma volevo lo stesso scrivere un velocissimo e sgrammaticato myspace perchè 1) mi mancava 2)volevo ringraziare margherita per avermi aiutato a stendere questo controverso capitolo e 3)E' IL MIO COMPLEANNO AYYY LMAO
so che la storia ormai ha perso lettori ma continuerò a postarla per chi continua a seguirla e mi manda quei bei messaggi su whatsapp o twitter, mi rendete così felice che non eguaglierete alcun regalo di compleanno. Grazie mille per credere in me e nelle mie capacità, e grazie per incitarmi sempre a fare del mio meglio!!
Vi ho donato tanto tanto gay, e voglio pareri obiettivi (anceh gli scleri ovvio, ma secondariamente un pensiero vostro personale, non vi sembra un pò affrettato e troppo da fanfiction questo "bacio" fra i nostri amati tylum??)
e Matty...
non voglio spoilerare nulla, il prossimo capitolo sarà uno dei più importanti e, ahimè, il penultimo di questa fantastica storia che è cresciuta insieme a me
A presto! non esitate a parlarmi o a scrivermi che voglio tanti pareri!
seguite la playlist ufficiale su spotify per orgasmare dalle vostre pure orecchie grazie ai miei impeccabili gusti musicali (Take me to glastonbury-soundtrack)
E seguitemi su twitter @sonicmuke e subscribe al mio canale youtube, posto video quasi ogni giovedì ed è una grande passione of mine, mi farebbe paicere daste un'occhiata ( ZOE BOWIE)
XXXXX ADIOS BITCHACHOS
Lu




ps: preordinate sounds good feels good e fottetevene di questi rumors su Luke e Arzaleya o come si chiama, lasciate quel grissino in pace e fare le sue esperienze e piuttosto che mandare tweet minatori, ditegli quanto lo adorate,
peace!

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Capitolo 26
*** Acid ***


(26)
Acid



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erano successe troppe cose in troppo poco, e Michael si sentiva come se fosse stato lui a ricevere una testata.
Si sentiva turbato, stordito e tanto, tanto stanco. Stanco di mentire, stanco di nascondersi, stanco di questo stupido viaggio e di tutte le conseguenze che stava avendo. 
Accese il telefono procuratogli da Bean, un Iphone le quali crepe facevano intendere fosse piuttosto vecchio, e decise di farla finita, digitando velocemente il suo numero di casa.
Il Michael di qualche giorno prima non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare sua madre con una telefonata, si sarebbe dato del pazzo solo per aver pensato una cosa del genere, ma le cose erano cambiate. Michael non aveva più paura di sua mamma. Michael aveva paura di stare senza di lei. E più di ogni altra cosa, aveva paura di se stesso.
Avvicinò l'apparecchio all'orecchio e sospirò, preparandosi mentalmente un discorso, una spiegazione plausibile da dare a sua mamma una volta avesse risposto, ma non sentiva neanche uno squillo. Aspettò qualche secondo, alzandosi in piedi e cercando della recezione telefonica, sebbene dove si trovasse ci fosse campo, ma nulla, silenzio.
Guardò lo schermo del telefono e vide che la chiamata era stata interrotta, mentre un'indicatore verde lampeggiava ininterrottamente. La scritta su di esso leggeva "Iphone Localizzato".
Michael strinse le palpebre e guardò megliò il telefono, il quale improvvisamente prese ad emettere un fischio, simile al rumore di una caffettiera sul fuoco. 
Il display divenne buio improvvisamente, bloccando la tastiera e facendo cessare il suono, e in quel momento Michael non potè che avere certezze su Bean.
Se lo infilò in tasca e si voltò in direzione dei suoi amici, i quali stavano discutendo di qualcosa alle sue spalle.
-Mike!-fece sollevato Ashton.-Sei qui allora! Ti avevamo perso di vista-
-Non importa-rispose velocemente, tirando fuori il telefono e allungandolo a Bean.-Piuttosto ora siamo ricercati dalla polizia. O almeno, Bean lo è-
Bean sbarrò gli occhi e diede a Michael uno sguardo interrogativo, Ashton e Luke fecero lo stesso.
-Ma che stai dicendo?-esclamò Luke.
-Devi assolutamente portare questo telefono agli oggetti smarriti Bean-Michael ignorò l'amico e si rivolse alla rossa, la quale aveva preso ad arrossire a dismisura.-E credo anche che ci devi delle spiegazioni-
-Non ho nulla da spiegare-rispose, una chiazza rossa le comparì sulla fronte.
-Davvero? Non hai nulla da dire sulla tua lussuosa stanza d'albergo? Tutti quei soldi che hai dietro? Del fatto che non vuoi che i tuoi sappiano tu dove sia?-iniziò a elencare Michael.-O sul fatto che sei una grandissima bugiarda?-
-Smettila!-gridò Ashton aggrottando la fronte.-Finiscila di attaccarla e datti una calmata adesso!-
-Io non mi do una calmata! Abbiamo la polizia alle calcagna a causa della tua pseudo ragazza cleptomane e io non voglio finire in altri guai e--
-Lei non è cleptomane-disse Ashton scuotendo il capo.-Tu non la conosci affatto-
-E perchè, tu si?-disse Michael, Ashton alzò gli occhi al cielo, per poi scoppiare in una risata sottile.
-Non la conoscerò poi tanto bene, ma io l'ho ascoltata. Come ho ascoltato sempre tutti i miei migliori amici e come ho ascoltato anche te durante tutto questo viaggio. E sai che c'è adesso? Che sono stanco delle tue lamentele e le tue paranoie e di darti consigli e appoggio che ignori puntualmente. Sei la persona più egocentrica che io abbia mai conosciuto. Sei tu la causa dei tuoi problemi. Non tuo padre, non tua madre, non Wren, ma tu.-
Michael rimase interdetto, mentre Ashton a braccia incrociate aspettava una risposta dall'amico, ma fra i due c'erano solo scambi di sguardi pieni di rammarico e delusione.
-Per piacere-esclamò Luke stringendo gli occhi e sospirando.-Fatela finita-
-Luke ha ragione-disse Bean, Michael inarcò un sopracciglio e ridacchiando le lanciò il telefono fra le mani.
-Allora tolgo il disturbo-fece, girando sui tacchi nella direzione opposta. La rossa si morse l'interno della guancia e strillò: -Aspetta!-
Michael si fermò di scatto, girando appena la testa speranzoso che Bean stesse finalmente dicendo la verità.
-Michael...-Bean inspirò forte, la bocca schiusa e gli occhi spiritati dalla paura.-...Io...-
Chiuse gli occhi e fece un ultimo respiro:
-...se più tardi ci sei saremo vicino al Pyramid stage.-
Le aspettative di Michael crollarono su di lui come migliaia di rocce dopo una valanga, sotterrandolo sotto cumuli di pura amarezza.
-Non ci sarò-rispose semplicemente, continuando la sua strada solitaria.


Camminava a passo svelto, come si fa quando non si ha fretta ma si ha paura di perdere il pullman, solo che Michael non aveva nessun mezzo da rincorrere, voleva solo allontanarsi il più possibile dagli altri, ma più di tutto dalla sua testa. Non era il tip di ragazzo a cui piaceva "evadere dalla realtà", a Michael piaceva la realtà, la concretezza. Non era un ragazzo profondo, tantoeno solitario o poetico. Queste riflessioni gli fecero capire che lui non stava scappando, bensì che si era perso
E non si era perso solamente nei suoi pensieri, era veramente perso, smarrito in una distesa di verde accanto a un gigantesco garage di Caravan mezzo vuoto. Si guardò attorno, ma gli sembrava solo l'ennesima pianura inglese vista nell'ultima settimana. In lontananza riusciva a sentire le voci delle persone e la musica provenire da qualche stage, ma nelle vicinanze non c'era l'ombra di nessuno.
Si sedette sul terreno umido e iniziò distrattamente a strappare fili d'erba. Per quanto avrebbe voluto distrarsi, non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione graviosa e snervante di spavento e colpevolezza. Era tutta colpa sua e delle sue paranoie se tutto era andato a rotoli. Stava vivendo ciò che aveva temuto di più, cioè l'essere in compagnia di se stesso, la persona di cui Michael aveva più paura. Ashton, Luke, Calum e Tyler riuscivano a fargli dimenticare che lui fosse in realtà un qualcuno, quando era con loro lui era semplicemente Michael, il quinto membro della banda, nient'altro. Era strano capire che una persona fosse molto più di una "persona".
Aveva dimenticato com'era essere così soli, assorti nei propri pensieri incapaci di smettere. Cercò di tenersi occupato tirando fuori il telefono e guardando la spia verde sul display, la quale aveva preso a lampeggiare. In preda al panico scaraventò l'apparecchio qualche metro più avanti, grugnendo nervoso e portando le ginocchia sotto il mento, in posizione fetale. Avrebbe voluto che il terreno lo inghiottisse e fatto sprofondare, trasformandolo in concime naturale. Sfortunatamente nulla di ciò accadde, e appena aprì gli occhi si ritrovò sempre nello stesso posto.
Alle sue spalle però avvertì il suono bagnato di scarpe contro il terriccio appiccicoso intensificarsi sempre di più, finchè non si fermò di colpo, sostituito dallo schiarirsi di una gola: "Ehem".
Michael alzò il capo, incrociando lo sguardo di tre ragazzi che lo osservavano curiosi.
-Fratello-esclamò uno, alzandosi le lenti specchiate degli occhiali da sole-Cosa cerchi?-
-Nulla...-rispose intimorito Michael, alzandosi in piedi e pulendosi i jeans.-Stavo solo...passando per qui-
-Certo, certo-risero i tre ragazzi, uno di loro scoprì una dentatura storta e aguzza, come quella di un bambino coi denti da latte.-No sul serio, che stavi cercando?-
-Ve l'ho detto, non sto cercando nu--
-Mdma?- esclamò quello dai capelli biondi e afro, aggrottando la fronte e mettendosi una mano sotto il mento, Michael scosse la testa confuso.
-Qualche pasticca?-continuò il ragazzo coniglio.-Se cerchi ectsasy smettila, la roba che hanno qui fa cagare, ti sballa per due ore e sa di dentifricio-
-Non sono qui per la droga, ma grazie del consiglio-esclamò Michael sorridendo imbarazzato, il biondo assunse un'espressione confusa.
-E allora perchè sei a bushy ground?-
-Bushy cosa?-
-Bushy ground- ripetè il tipo con gli occhiali, aprendo le braccia ampiamente.-Il "deposito"-
Michael si guardò attorno nuovamente, capendo che ci doveva essere un motivo per cui questa zona fosse così desolata.
-Mi...mi sono perso camminando e sono finito qui-rispose facendo spallucce, e il ragazzo biondo gli diede una pacca sulla spalla.
-Amico, tu non ti sei perso. Sei giunto qui per un motivo, anche se inconsciamente-esclamò sorridente.-Sembri giù di morale, come se qualcosa ti stesse impedendo di viverti Glasto'. E' così?-
-Si fratello, hai tutta un'aura negativa attorno a te-quello con gli occhiali da sole iniziò a sventolargli un dito davanti agli occhi, facendo schioccare la lingua più volte.-Non vorrai mica mischiarcela?-
-Che ti turba? Ragazze?-continuò il ragazzo biondo.-Amici rompi palle? Astinenza? Nostalgia?-
-Un pò...un pò di tutto in realtà-rispose Michael, la voce piena di sconforto.-E' che non so come fare. Non so come gestire queste cose, non so come sono iniziate e non so come risolverle. E l'unica cosa che so fare veramente è fuggire e lasciare che mi perseguitino. Ed è solo colpa mia.-sospirò forte, facendo poi una risatina nervosa.-E non so perchè ne sto parlando con tre sconosciuti in un garage di caravan-
I tre ragazzi ascoltavano attentamente le parole di Michael, con la fronte leggermente corrucciata e gli occhi socchiusi per concentrarsi meglio.
-E' meglio che vada ora-esclamò Michael, voltandosi in direzione del festival, ma la mano del ragazzo dai denti storti gli impedì di continuare.
-Fratello, non tornare-disse in tono serio.-Devi capire te stesso, prima di capire tutto il resto-
Michael si girò, sorpreso da come uno sprovveduto tossicodipendente gli stesse dando un consiglio del genere.
-Noi ti capiamo-continuò lui accennado un sorriso-Tu sei confuso, e fragile. E questo non fa altro che ferire te e chi ti sta intorno, perchè non sai come controllarti.-
-Sai perchè ho scelto la droga?- disse, Michael scosse la testa e deglutii.-Perchè è lei a controllarmi-



Michael si accomodò di fianco a Kane, il ragazzo dai capelli afro il quale, aveva scoperto, era il proprietario del vecchio Camper che aveva appena parcheggiato. La loro compagnia non era poi così male, avevano messo un pezzo dei Beastie boys e gli avevano chiesto della sua famiglia, dell'Australia, cercavano di intraprendere una conversazione sulla quale però non riuscivano a soffermarsi per più di cinque minuti.
-Sei davvero un tipo in gamba Michael, comunque- disse Cameron, il ragazzo con gli occhiali da sole.-E mi dispiace dover interrompere questa chiacchierata ma ho una tremenda necessità di pisciare-
Tutti scoppiarono in una risata, mentre il ragazzo spariva nelle porte del caravan.
-Beh Mike-esclamò invece Drake, l'ultimo della banda.-Li conosci i wavves?-
-Mai sentiti nominare-rispose Michael scrollando le spalle, Drake e Kane si guardarono negli occhi e fecero un verso disgustato.
-Ti perdoniamo solo perchè sei simpatico-fece Kane.-Si esibiscono stasera, Sonic stage. Fanno roba super psichedelica e noi ci andremo. Ci stai?-
-Dai ci divertiamo, buttiamo giù qualche blotter di acido e trippiamo di brutto-lo appoggiò Drake, euforico. 
-Siete molto gentili ma non credo sia il caso di..."trippare", per me-esclamò Michael titubante, Drake sbuffò e tirò fuori dal taschino della giacca un cartoncino colorato.
-Non fare il cagasotto! Questi vengono dall'Asia, mi sono costati pure un botto. E guarda!-gli indicò un disegnino raffigurato sul cartone.-C'è un gattino strafatto su questo!-
-Ne hai bisogno, Michael- strillò Cameron dal bagno, aprendo poi la piccola finestrella che dava all'esterno.-Non c'è niente di meglio di un viaggio per scoprire se stessi-
Michael guardò prima loro e poi il cartoncino. Guardò nelle loro pupille schizzate, che gli ricordarono le sue qualche ora prima, quando aveva attaccato Matty. O Bean. O Ashton.
Fece un respiro profondo e strinse gli occhi, cercando di fermare quelle immagini che gli passavano davanti. 
-Io...-esitò qualche secondo, sentendo gli occhi pizzicargli.
-...Voglio quello col gattino strafatto, se vi dispiace-




Non aveva ancora fatto effetto, e dopo un'ora Michael si era spazientito, a tal punto da ingerire un altro blotter. Intero.
Drake, Cameron e Kane risero di gusto, augurandogli buona fortuna e dandogli una pacca sulla spalla, poi in gruppo iniziarono a incamminarsi verso il Sonic stage.
Il cielo del tramonto era sui toni del rosa e del viola, con pochi sprazzi di arancione dovuti alle nuvole che formavano una cappa di umidità sopra di loro, Michael alzò gli occhi per dare un'occhiata, ma nel fare quel movimento sentì la testa diventargli leggera come un palloncino, tanto da sbilanciarsi all'indietro. Mantenendosi la fronte con una mano guardò davanti a se, strizzando gli occhi per mettere a fuoco e vedendo i tre ragazzi essere molto più avanti di lui. Prese a correre, il battito cardiaco così forte da rimbombargli nelle orecchie, e dopo appena tre passi urtò Kane, che ridacchiando gli cinse un braccio attorno alle spalle e gli mormorò:
-Buon viaggio, Mikey-


Il concerto era già iniziato, la gente ammassata contro il palco per avere una visuale migliore. Michael vedeva soltanto un mucchio di teste danzanti creare scie luminose a ogni movimento. Cercò Kane Cameron e Drake girandosi attorno, ma la sua concentrazione veniva messa a dura prova da tutte quelle distrazioni e dalla sua mente alterata dall'effetto dell'allucenogeno. Disse i loro nomi, continuando a cercare invano, mentre la gente lo inghiottiva soffocandolo. Il sudore che gli si stava formando sulla fronte era rovente, e quando fece per asciugarsi col palmo della mano, Michael sentì come se la sua pelle si stesse sciogliendo al tatto. Balzando dal terrore si guardò le dita, ricoperte di brillantini colorati che, tutto a un tratto, si dissolsero completamente. Scosse più volte il capo e sbarrò gli occhi; la folla era bidimensionale e sfocata, come un cartone animato su VHS, e anche Michael si sentiva così. Non percepiva il movimento, pensava le sue ossa fossero diventate di carta per quanto fosse leggero.
Arrendendosi alla ricerca, si avvicinò al palco a ritmo di musica, lasciandosi dietro una scia di colori. Si urtò con una ragazza bionda, la quale aveva stranamente le sembianze di Tyler: stessi occhiali, stessa bocca sottile, stessi occhietti acquosi ed espressione impertinente. quando la ragazza aprì bocca per parlare sentì squittire, come uno scoiattolo, e la cosa lo fece scoppiare a ridere fra se e se. La tipa se ne andò con aria preoccupata, diventando solo un puntino mentre si allontanava. 
La band sul palco iniziò a suonare un altro pezzo, introducendolo con un graffiante assolo di chitarra elettrica che fece saltare in aria il pubblico. Michael fu preso dall'euforia e si gettò nella mischia. I colori dei riflettori erano vividi e lo accecavano, il vociare delle persone lo stordiva. Si accovacciò improvvisamente per terra, giurando di vedere il tetto sopra di lui crollare, al contrario guardò in alto e vide una figura umana scivolare fra le mani di tutte quelle persone esultanti. Si alzò lentamente in piedi, l'azione nel suo cervello si era ripetuta più e più volte a rallentatore, confondendolo ancora di più. Dal palco si lanciò sulla folla un'altra persona, che venne trasportata per tutto il piccolo stage. Michael guardava la scena, mentre nella sua testa si ripeteva quella di Nina al karaoke, qualche sera prima, che lo invitava a saltare. Le due si sovrapposero, il presente e il passato si fusero lasciando Michael fluttuare in uno spazio tempo che non riusciva a identificare. 
Continuò a ballare e saltare, accettando un drink da una ragazza molto carina il quale però non riusciva ad afferrare con le mani. Gli ci passava attraverso come i fantasmi, e ridendo come un pazzo lo afferrò con i denti, versandoselo tutto sul viso e bagnandosi la t-shirt. 
-Se non fossi così a pezzi ti troverei quasi carina ma-ridacchiò e le premette il dito sul naso-Il tuo naso ha un pulsante e non capisco a che cosa funziona-
La ragazza prese a ridere, e Michael socchiuse lo sguardo, non riuscendo a capire il motivo per il quale lo stesse facendo. Poi lei gli si avvicinò all'orecchio, mormorandogli:
-Perchè non salti sul palco?-
-Io?-
-E chi altro?-
Michael si ritrasse, e improvvisamente la ragazza davanti a lui era Nina. Strabuzzò gli occhi più volte, impaurito di chiuderli perchè ogni volta che lo faceva la scena si distorceva e mutava gli spazi. Cercò di dire il suo nome più volte, rendendosi poi conto che stava solo aprendo la bocca, senza emettere alcun suono.
-Va bene-rispose alla fine, facendosi coraggio e battendo le palpebre, la ragazza davanti a lui tramutatasi di nuovo in una figura sfocata.
Annuì più volte, spingendo la gente e saltellando verso il palco; arrivò alle barricate e mise un piede sulla base di essa per darsi una spinta; anche stavolta rivide l'azione miriadi di volte prima di compierla, facendo un grugnito frustrato una volta scavalcato. Saltò sullo stage, muovendo la testa a ritmo della musica che gli rombava nelle orecchie, e guardò davanti a se: La folla gridava il suo nome, era inferocita, con le braccia tese in aria pronte a sorreggerlo. Lo stage si era ingigantito a dismisura, non era più una piccola sala bensì un'arena enorme, e il suo nome riecheggiava ovunque.
Sorrise euforico e si voltò, aprendo le braccia e, lentamente, gettandosi all'indietro.
La caduta fu un momento di pura e immensa beatitudine. Avvenne più volte, avanti e indietro, come se qualcuno stesse guardando dall'esterno il tutto e con un telecomando comandasse l'azione. Ora capiva perchè Nina insisteva tanto al karaoke di farlo saltare, perchè diceva che avere tutte quelle mani lì a sorreggerti era speciale, e ti faceva sentire speciale. Alzò un pugno al cielo, strillando a pieni polmoni e sentendo ogni atomo del suo corpo esplodere, le pareti un kaleodoscopio di colori sgargianti, le mani sotto di lui infinite e invadenti. Chiuse gli occhi e si fece pervadere dall'euforia, dentro le sue palpebre si alternavano immagini psichedeliche a quelle dei suoi amici sorridenti, scene confuse che allo stesso tempo gli riempivano il cuore di gioia.
Almeno finchè non li aprì.
Le mani divennero improvvisaemente più aggressive, tese attorno alla stoffa della sua maglietta, ed erano grinzose e viscide. Spaventato cercò di togliersele da dosso, girandosi e incrociando lo sguardo con quello Jillian. Si chiese cosa ci facesse lì la sua psicologa, intimorito, e voltandosi di nuovo vide invece Luke e Calum acciuffargli una gamba con forza.
-Ma che cazzo fate!?-strillò Michael, i due ragazzi vennero raggiunti da Ashton e Tyler, che avevano l'aria di essere estremamente arrabbiati.-Ragazzi sono Michael!-
I quattro si guardarono negli occhi e risero rumorosamente, le loro voci alterate e più alte di un'ottava.
-Sicuro Ruuri?- esclamò un altra voce, alla sua destra. Era quella di sua madre, Karen, che a braccia incrociate scuoteva la testa, un'espressione di delusione dipinta sul viso.
-Ruuri! Ruuri! Ruuri! Ruuri!- cominciò ad urlare la folla, le mani lo trascinavano sempre più giù, tirandolo in una voragine che si stava aprendo sotto i loro piedi.
Michael si dimenò stringendo stretto gli occhi dalla paura, il respiro bloccatogli in gola la quale era chiusa fra due mani bidimensionali. I suoi amici gridavano quel nome, in lontananza. Vide Wren, Bean, Nina, Matty, suo padre, Jillian e la banda salutarlo con un cenno, mentre veniva inghiottito dalla folla, urtando la guancia contro una superficie gelata e cadendo in un sonno profondo.
 





 
my space;
soundtrack: The eternal- Joy Divison || Post acid-Wavves || Bankrupt!- Phoenix

bon soir
è passato un pò di tempo, mi sono presa una pausa di riflessione. Si come quelle che si prendono i grandi scrittori, così mi alleno.
No scherzi a parte, ho avuto un blocco assurdo. Ma non solo dallo scrivere, un pò da tutto ciò che mi piace fare. Dal suonare, comporre, fare video e persino seguire una serie tv (Diciamoci la verità, AHS era anche una palla, non sono così a pezzi da lasciare in sospeso persino una serie)
Spero questa pausa sia dovuta a aqualcosa, perchè in un giorno ho scritto tutto questo. TUTTO.
aspettavo questo capitolo dall'inizio della storia e ci tenevo uscisse perfetto come me lo immaginavo, consiglio di ascoltare le canzoni consigliate leggendolo, magari non tutte ma a spezzoni, calano molto nella scena.
Spero di tornare presto con il finale e di darvi tante notizie su una nuova storia che sto scrivendo ;) e inoltre volevo dirvi che ci sarò al concerto dei 5sos a Roma il 14 maggio, Halsey il 5 marzo e i the 1975 a Bologna il 13 aprile, se ci siete fate un fischio!!!!
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O seguitemi e basta su spotify
sarò il vostro guru della musica
non ve ne pentirete
wink wink
xoxo
Vi adoro
Lu


 

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