Operazione Cerca & Distruggi in Sole Quarantotto Ore

di Subutai Khan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bisognerà pur svagarsi in qualche modo alle poste ***
Capitolo 2: *** Prendere a picconate eterei sogni di paradiso ***
Capitolo 3: *** Tu mica mi stai tanto simpatico, lo sai? ***
Capitolo 4: *** Lettera d'andata e... ***
Capitolo 5: *** ...lettera di ritorno ***
Capitolo 6: *** Una festa molto particolare, alla quale saranno invitati tutti... ***
Capitolo 7: *** Una festa molto particolare, alla quale non sarà invitato quasi nessuno... ***



Capitolo 1
*** Bisognerà pur svagarsi in qualche modo alle poste ***


“Oh porca puttana, due ore e mezza! Due fottute ore e mezza per pagare un cazzo di bollettino!”.
“Ehilà. Come butta?”.
“Uh? Tu chi sei?”.
“Un passante”.
“Un passante? Alle poste?”.
“Un passante. Alle poste. Sono qui per ridere di voi poveri sfigati a cui tocca perdere almeno mezza giornata in questi gironi danteschi”.
“...ringrazia che non ho tempo da perdere”.
“Oh, ringrazio eccome. So bene che non puoi lasciare il tuo caldo posticino di anima dannata, altrimenti almeno altri venti mentecatti ti spediranno a calci nel sedere in fondo alla fila. E qui ti sei già giocato abbastanza cellule cerebrali, no?”.
“...”.
“Suvvia, quello sguardo da serial killer non si addice a qualcuno che si sta volontariamente sottoponendo a una delle peggiori torture del mondo moderno. Mi chiedo, perché non risolvere il problema alla radice entrando in questo posto armato di lanciafiamme per bruciare tutti coloro che ti stanno davanti? Rapido, comodo, indolore”.
“...”.
“Oppure puoi uscire da questo posto di perdizione sbraitando bestemmie a tutte le più alte sfere del Paradiso, usare il pezzetto di carta che al momento tieni in mano come freccetta per abbattere qualche uccellino innocente, sederti a meditare sull'asfalto, giungere all'illuminazione come Siddharta sotto al suo albero, mollare questa vita di stenti e andare in qualche monastero buddhista in Nepal o in Kamchatka”.
“...”.
“Ebbene sì, sono libero di sfotterti in lungo e in largo e tu sei impotente. Hai mani, piedi, caviglie e tentacoli legati. A meno che non voglia pagare lo sfregio ultimo”.
“...”.
“Quindi vedi di star zitto e lasciami parlare. Vedi, tutto si riduce a...”.
DRIIIIN. DRIIIIN.
“Scusa, mi reclamano”.
CLICK.
“Pronto? Ah, ciao Diarrea. Come butta, vecchia merda scuoiata? Come dove sono? Sai che giorno è oggi, no? Ecco, e sai cosa faccio tutti i mercoledì. Vedi di far funzionare quella massa di letame del tuo cervello se ci riesci. Oggi casca bene, la vittima del momento ha la faccia di uno che, se solo potesse, mi servirebbe crudo senza neanche un'ombra di decorazione nel piatto. No, neanche il Chianti. Che schifo, già. Gente priva di buon gusto. E allora niente, adesso vedo se riesco a portarlo al punto X. Sì, ci vediamo stasera a casa di Colera per il solito porno settimanale. Rimming? Occazzo, quella roba è pesante forte. E va beh, se s'ha da fa… va bene, ci si becca poi rancidume. Au revoir”.
“...”.
“Chiedo venia per l'interruzione, vecchi amici un po' ingenui che si intromettono quando non dovrebbero. Dove eravamo rimasti? Giusto, al tuo furiosissimo sdegno. Che immagino tu stia pensando di sfogare su di me. Il che, a una superficiale analisi, potrebbe risultare lo scenario più appagante. Ma a conti fatti risulta il più stupido. In questo momento io non sono il tuo nemico, sono solo uno che ti sta facendo presente quanto parossistica e grottesca sia la tua attuale situazione. Perché non rivolgi la tua giusta ira a chi ti sopravanza in questo crudele gioco per la sopravvivenza?”.
“...”.
“Avanti, si tratta solo di lasciarsi andare un po' e dare libero sfogo alla rabbia”.
“...”.
“Io aspetto”.
“...GROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOAR! VI AMMAZZO TUTTI, BASTARDI!”.
“Adoro i piani ben riusciti”.

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Capitolo 2
*** Prendere a picconate eterei sogni di paradiso ***


Rimanere aggrappati a un sogno meraviglioso, eh?
Per favore. Che stronzata col botto.
Classica frase da film melenso del cazzo, mirata a un pubblico di età bassa e cultura presumo ancora più bassa che si beve senza questionare qualsiasi vaccata vagamente romantica vomitata da un personaggio fittizio col sorriso smagliante. Ricordate, true art is angsty.
Quando la gente si metterà in testa che le favole sono troiate? Che non per tutti arriva il principe azzurro, o l'equivalente in gonnella, a salvarci dall'orco cattivo che ci vuole divorare? Che a volte l'orco ci divora sul serio, nell'indifferenza generale?
Basta santo cielo, basta. Non ne posso più di sentire e/o leggere simili cagate.
Cercherò di essere più chiaro, se riesco: tutti i tròpos letterali questo sono, tròpos.
Non esiste il principe azzurro.
Non esiste il cattivone che dall'alto del suo trono ride con la risata malvagia™ quando il suo piano malefico è all'apice del successo.
Non esiste il lieto fine da fiaba con i nani che festeggiano il matrimonio fra Biancaneve e il suo fustaccione.
Non sempre, almeno.
Magari tu… sì, tu che stai leggendo proprio ora. Magari tu sei uno dei fortunati che incontrerà una o più di queste cose nel corso della propria esistenza. In tal caso puoi considerarti baciato dalla sorte, o dalla sfiga a seconda dei punti di vista. Ma facilmente sarà la prima, perché spesso le perle vengono consegnate ai porci.
Ora, chiedo gentilmente a chi legge di appoggiare i forconi. Non serve spingersi a tanto.
Insomma, capisco la necessità di staccare dalla routine, dal tran tran, dalla solita vita squallida e piatta.
Ma ci sono modi meno nocivi per farlo.
Ad esempio ascoltate i Sabaton. Costoro cantano dei tre cobra fumanti brasiliani, della Divisione Fantasma al comando di Rommel che invade la Francia a velocità supersonica, di quel fottuto Superman di Audie Murphy, di Simo Häyhä che con un fucile delle guerre puniche uccide cinquecento sovietici in un mese, delle mirabolanti gesta guerresche del Leone del Nord Gustavo Adolfo. Mi sento tranquillo affermando che voi probabilmente non siete Rommel, non siete Audie Murphy, non siete Simo Häyhä e non siete Gustavo Adolfo.
Oppure giocate a D&D. Create un dannato mind flayer non-morto e sterminate qualunque cosa si muova. O, se vi volete fare del male, c'è sempre il monaco epico della quarta edizione che a quanto pare è una specie di divinità capace di schivare anche le gocce di pioggia.
Voglio dire, sfogare le manie di onnipotenza si può. E fa bene, è terapeutico, ci dà quel giusto distacco dal grigiore della moglie mestruata, del cane malato e del mutuo che scade.
Solo che, a mio non modesto parere, cercare questa cosa nella vita reale è controproducente.
Per come la vedo io il discorso è semplice: vuoi una vita da fiaba? Bene, perfetto. Divorzia o molla la dolce metà, vendi tutto quello che possiedi e fai una scelta filosofica di un certo impatto. Se non ne sei disposto, hai paura, pensi sia una follia… per carità, tutti problemi validi e spesso incontestabili. Ma allora non sognare a occhi aperti un palestrato intelligente come un tombino che ti entra dalla finestra nel cuore della notte per rapirti e portarti nella sua torre a fare sesso forsennato non-stop.
Non funziona così.

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Capitolo 3
*** Tu mica mi stai tanto simpatico, lo sai? ***


Complimenti, dottor Rosman. Due tracce, due frasi, due stronzate.
Difficile fare meglio, lo sa?
Cosa abbiamo ora? Oh sì, la perla di saggezza per gli allocchi secondo la quale avere paura non è un motivo sufficiente per fuggire.

Mi sento quasi offeso dalla stupidità di questa affermazione.
Vediamo da dove cominciare.
La povera protagonista di The Perfect Man (che sulla fiducia classificherò come puttanata colossale) si è cagata sotto per qualche motivo, immagino collegato al suo bello che (in)giustamente la cazzia perché non sa prendersi i metaforici coglioni in mano.
Ok.
Adesso sarò io a dare una notizia a lei, esimio: lo sa che gli eroi che affrontano a petto in fuori la paura sono rari come i pesci gialli striati di marroncino shocking delle Antille del sud-est? Che noi misere, immeritevoli persone normali non sempre sappiamo avere la forza per scalare gli scogli con i denti?
Come si suol dire son tutti froci col culo degli altri.
Mi piacerebbe vederlo all'opera, questo campione della frase ad effetto gratuita. Ad esempio, chessò, vederlo mentre un tizio alto come il Nanga Parbat minaccia di pestarlo a sangue perché gli ha versato per sbaglio il caffè sui jeans.
Voglio vederlo non mettersi le ali ai piedi, o in alternativa chiamare in tempo zero la guardia nazionale per farsi proteggere.
No no, lei deve predicare bene e razzolare bene.
In questa situazione deve prendersi i coglioni in mano, e il suo sesso le permette di compiere fisicamente l'azione, e alzarsi in piedi per affrontare a muso duro il marrano. Che, tanto per rimanere in linea con lo stereotipo, la farà finire sottoterra con un singolo pugno in testa. Tipo Bud Spencer ai tempi d'oro.
Poi va bene, l'esempio in questione è anche piuttosto gratuito. Ditemi in che modo ciò lo rende meno valido.
Che c'è di male nel fuggire se l'ostacolo è invalicabile, che sia per motivi terra terra o per ragioni più emotive? No, davvero. Mi si spieghi perché mi devo vergognare per aver cercato di preservare la mia sanità.
In effetti, se mi fermo a ragionarci sopra un attimo, non dovrei stupirmene. Per qualche astruso motivo, questo è il tipo di frase con le lucette che viene messa sul retro-copertina per rendere il libro appetibile, o similarmente sul retro del DVD in caso di film.
Dimentico che la gente non vuole sentirsi ricordare da un libro o da un film le proprie debolezze più smaccate.
Ingenuo da parte mia, lo ammetto. Ma il punto rimane.
Rivendico il mio diritto ad avere paura e a non dovermi giustificare con nessuno che non sia me stesso.  Si vuol sperare che dopo abbia il buon gusto di pentirmene, di fare ammenda e di ripropormi di comportarmi diversamente in un'occasione futura.
Ma niente, il punto rimane sempre.
Sa com'è, il più delle volte noi peoni che conduciamo un'esistenza umile non risplendiamo esattamente per coraggio.
Non tutti siamo i geniali, illuminati, fortissimi personaggi di un qualche suo filmetto. E per fortuna, mi viene da aggiungere.

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Capitolo 4
*** Lettera d'andata e... ***


Cara Komo,
    ti scrivo questa lettera pochi giorni dopo il combattimento di Moji.
In realtà ha poco senso scriverti una lettera, ci vediamo sempre e passiamo lunghi momenti delle nostre giornate insieme. Però ho sentito la necessità di qualcosa di più duraturo rispetto a un'effimera chiacchiera, ecco.
Come sai tocca a me. Sarò il nuovo pilota di Zearth, il nuovo agnello sacrificale da portare sull'altare della salvezza del mondo.
Lo accetto. Non l'ho voluto, è vero, ma ormai non mi resta che accettarlo. Di Kako ce n'è bastato e avanzato uno solo.
Tu sei più fortunata di me. So che hai parlato con tuo padre di tutto questo, so che i tuoi sanno di Zearth e di cosa comporta l'esserci invischiati. Io non ho questo lusso, devo far finta di niente mentre accompagno mia madre e il suo passeggero a fare la spesa e le tengo le borse perché è meglio che non si sforzi. Una donna incinta di otto mesi abbondanti non deve portare chili di omogenizzati e pappine, le fa male. Ti invidio per questo.
Fa nulla, lo accetto. Non te ne sto facendo una colpa, figurati. Capisco bene come tu sia stata costretta a doverglielo rivelare, altrimenti non avremmo avuto l'aiuto del governo e dell'esercito. Ogni tanto ripenso ai disastri a catena che avremmo combinato se fossimo rimasti in balia di noi stessi e della nostra inesperienza nel campo. Cioè, io modestamente me la cavo abbastanza ma non sono di sicuro uno stratega militare degno di questo nome.
Waku era tanto un bravo ragazzo e come tutti gli altri mi manca. Penso solo che il suo eccessivo entusiasmo, accoppiato a una totale mancanza di preparazione, avrebbe causato danni irreparabili alla nostra missione. Ma d'altronde neanche lo sapeva, poveretto.
Basta parlare male di chi non c'è più. È irrispettoso da parte mia.
Bene, che altro dire? Non molto in realtà, la vicinanza quasi ossessiva che abbiamo mi toglie argomenti. Di certo non me ne lamenterò.
Solo una raccomandazione: non piangere per me, Komo. Da quando è cominciata 'sta storia di Zearth ci sono stati morti a mucchi, uno in più o uno in meno non fa differenza. Se ne fosse capace, probabilmente quel robottone uscito dai miei sogni più selvaggi di otaku riderebbe della nostra vita minuscola, breve, insignificante. E comunque prima o poi tocca a tutti, nessuno escluso. Inoltre, sempre ribadendo che non è stato nulla di davvero voluto e che a ripensarci fa male comunque, la causa è la più nobile possibile. Morire per salvare il mondo ha un che di eroico di cui non mi voglio di certo privare. Peccato solo che, a parte pochi eletti, non lo saprà nessuno.
Lo accetto. Va bene così.
Sigh. Ai tuoi occhi starò apparendo come una capace solo di frignare. Non è l'immagine che voglio lasciare di me. Ti assicuro che non è così. Ammetto di avere un po' di paura… ma porca miseria, sono umana. Mi saranno concessi dei momenti di debolezza, no?
Ok, ora la smetto sul serio. Scusa.
Domani a scuola ti consegnerò la lettera, sempre che sia ancora viva. Altrimenti lo farò nell'abitacolo di Zearth. Non mi fido delle poste.

Maki Ano

P.S.: ho ridato a tua madre il pelapatate.

Il foglio sembra quasi essere stato immerso in una bacinella d'acqua tanto è umido.

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Capitolo 5
*** ...lettera di ritorno ***


Cara Maki,
    non so per quale motivo rispondo alla tua lettera del mese scorso. Sei morta da poco e io sto ancora soffrendo come non mi era mai successo prima. Mai.
Ovviamente non la potrai leggere. Ho scongiurato tua madre, a cui l'ho consegnata di persona, di non aprire la busta e di fare in modo che nessuno lo faccia per lei.
Quindi queste parole si perderanno nel nulla, destinate a non essere mai lette da anima viva se i miei desideri verranno rispettati. Visto che presto ti raggiungerò non posso esserne sicura, ma mi piace sperare che sarà così.
Non so neanche bene cosa dirti. Non ha neanche reale senso parlarti, non mi puoi rispondere. Inoltre può darsi che io non possa neanche partecipare al tuo funerale. Esatto, sono la prossima.
Questa lettera non ha davvero motivo di esistere. Eppure la sto scrivendo comunque, spinta da qualcosa di nero e profondo nella mia gola. O forse è solo il residuo dell'ultimo gelato che abbiamo mangiato assieme.
Dovevo farlo e basta.
Dici di invidiarmi perché i miei sanno del fato che mi attende con Zearth. Beh, non sono sicura di essere in una posizione esattamente invidiabile. Dopotutto morirò presto, che i miei genitori ne siano a conoscenza o meno cambia davvero poco. Mamma, che passa le giornate chiusa in camera a piangere, ne è la dimostrazione.
Immagino di essere solo una ragazzina tremante e costretta a fronteggiare qualcosa di molto più grande e spaventoso di lei che sta per ingoiarla intera senza neanche masticare. Credo che questo stato d'animo sia appartenuto un po' a tutti noi, a partire da Daichi. Quale super-umano può guardare in faccia la morte con tanto sprezzo del pericolo? Solo due persone mi vengono in mente: tu e Moji.
Moji è stato semplicemente esemplare. Non ha mai mostrato la minima crepa nella propria maschera di coraggio, sempre ammesso che di maschera si trattasse.
Tu non sei stata semplicemente esemplare. Tu sei andata oltre. Quel che avevi in mano, la tua felice vita familiare, il fratellino in arrivo, me se posso poco modestamente includermi nel lotto… sapevi che ti si sarebbe sbriciolato tutto fra le dita e non hai fatto nemmeno un minuscolo passo indietro. Non solo, ma ti sei pure presa la briga di andare a rimproverare Ushiro per il suo comportamento scriteriato nei confronti di Kana.
Cosa credevi, che non lo sapessi? Tsk. Non sottovalutarmi.
Se tu mi hai invidiata, io ti ammiro e ti rispetto. Razionalmente mi rifiuto di credere a quanto sei stata grandiosa, è qualcosa di troppo immenso perché il mio cervello lo possa concepire appieno. So solo che il mio ricordo di te non potrebbe essere più luminoso e bello di quanto non lo sia adesso.
E di quanto non lo sarà per sempre, a prescindere dal fatto che il mio corpo fisico morirà.
Possono spegnermi mille volte come se fossi un vecchio catorcio buono per lo sfasciacarrozze, non se ne andrà.
Ok, forse il motivo per cui ti ho scritto questa lettera l'ho anche trovato. Meglio così.
Va bene, rischio di diventare melodrammatica e proprio non mi va. Preferisco chiudere qui.
Purtroppo ci vedremo presto. Mi manchi.

Takami Komoda


P.S.: grazie per il pelapatate.

La carta è bagnata in più punti.

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Capitolo 6
*** Una festa molto particolare, alla quale saranno invitati tutti... ***


“Passa la canna!”.
“Attento, mi stai infilando il gomito in gola!”.
“Adesso te la tiro la batteria in testa, bastardo!”.
Guardali. Tutti ubriachi e fatti che fanno i minchioni senza il minimo freno.
Cazzo tipa, cerca di non vomitarmi sulle scarpe per piacere!
Sono questi i momenti in cui un pochino mi pento di essere astemio e di aver rigettato le droghe ricreative dopo quell'apocalittico fine settimana ai tempi dell'università. Davvero, se non sono morto tirando da un bong che andava a fuoco non so cosa potrebbe uccidermi.
Mi siedo sorridendo sulla più vicina sedia. La mia chiarezza mentale va a scapito del divertimento, indubbiamente, ma ha anche i suoi vantaggi. Vedere questa manica di idioti che cerca di farsi del male in maniera volontaria e spassosa alleggerisce l'animo.
“Ehi, Kenny!”.
Oh toh, c'è una Sofia che si è seduta accanto a me con un boccale di birra mezzo vuoto in mano. So che non è sbronza, i Byarnashev hanno dalla loro una mitologica resistenza all'alcool. Le leggende familiari raccontano di suo nonno campione nazionale di bevuta nella Bulgaria degli anni cinquanta. Di sicuro lei porta avanti la tradizione in maniera più che dignitosa.
“A quante sei arrivata?”.
“Sesta. Non sento il minimo effetto”.
“Bella festa, vero?”.
“Sarà ancora meglio quando, dopo la cinquantaduesima, sarò in mezzo a quella bolgia a cercare di staccare le orecchie a morsi a quella baldracca di Elizabeth”.
“Ancora non riesci a farti passare quel vecchio sgarbo...”.
“Sai come sono fatta, Zant. Considero uno sgarbo chiuso solo quando ho fatto ingoiare al colpevole entrambi i tacchi delle mie scarpe”.
Annuisco, un piccolo ghigno sul mio volto. Anche se la conosco da ormai quindici anni, queste sue uscite non smettono mai di farmi divertire.
Dopo l'ennesima sorsata si gira verso di me, un'ombra scura a rovinarle il sorriso: “Dici che siamo abbastanza isolati per evitare un'ispezione?”.
“Voglio sperare di sì. Almeno, stando a sentire i genitori di Jonathan dovremmo essere al sicuro. Il paese più vicino è a tipo settanta chilometri”.
“Sono stati gentili a imprestarci la baita”.
“Vero. Lui ne sarebbe stato contento… di tutto questo, intendo”.
“È ironico. Jonathan Bergovich, uno dei più ferventi oppositori del funerale obbligatorio, che si ritrova nella situazione di essere involontario promotore di quest'atto di ribellione”.
“Nonostante tutto dubito gli abbia fatto piacere doverci rimettere la pelle per darci l'opportunità”.
“Oh, al diavolo. Quel che è stato è stato, lui è morto e noi stiamo ridendo e ballando sopra una sua virtuale tomba. Che cosa c'è di male in questo, Kenny? Me lo sai spiegare?”.
“Niente Sofia, niente. È solo qualche parruccone del cazzo che si è messo in testa di istituzionalizzare il lutto. Oggi avrei sputato in faccia al prete se non avessi temuto di prendermi una manganellata in piena faccia”.
“Siamo in due, siamo in due”.
“Senti, non c'è davvero niente di analcolico? Vorrei fare un brindisi alla sua memoria”.
“Eddai fighetta, per una volta bagnati le labbra con un po' di birra. Mica è veleno. E poi l'occasione è talmente speciale che ne vale la pena”.
Ma sai cosa? Ha ben ragione.
Mi faccio passare una lattina di Budweiser aperta.
“Alla salute del nostro caro amico Jonathan e della sua morte”.
“Alla salute”.
GLU GLU GLU.
Sì, questa festa d'addio gli sarebbe proprio piaciuta.

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Capitolo 7
*** Una festa molto particolare, alla quale non sarà invitato quasi nessuno... ***


“Perché mi sono lasciato coinvolgere in 'sta cosa?”.
“Perché sei il mio migliore amico”.
“Sì, ma non vuol dire che debba sottopormi alle tue bizzarrie”.
“Sai che non mi piace quando parli così di me e dei miei modi di essere”.
“Sei bizzarro, Amedeo. Inutile nasconderlo. Chi altri farebbe… una scemata del genere?”.
“Oh avanti, cos'ho fatto di così mostruoso adesso?”.
“Beh, vediamo. Per esempio hai organizzato la tua festa di laurea con un singolo invitato, cioè quel fortunello del sottoscritto, mentre cacciavi a scarpate più o meno figurate la frotta di gente che ti voleva far compagnia in questa occasione speciale. Ti sembra abbastanza bizzarro?”.
“Non farmi rispiegare il motivo, dai. Te l'ho già detto. O devo pensare che cominci a soffrire di Alzheimer?”.
“Sì sì, lo so bene il motivo. Ma ciononostante...”.
“Zut. Hai bisogno di un ripasso e io sarò ben lieto di fornirtelo”.
“Per l'amor del cielo, tutto questo è ridicolo”.
“È mia profonda convinzione che compleanni, matrimoni, feste di laurea, anniversari per quando ti sei spidocchiato la prima volta… siano fondamentalmente delle stronzate. Una scusa come un'altra per ubriacarsi e fare i minchioni. Per quello basta aspettare il sabato sera se proprio si tiene a sprecare il proprio tempo in tali, censurabili maniere. Io penso che ci sia una e un'unica occasione che vale la pena festeggiare, perché quella sì che è davvero unica e irripetibile”.
“Solo un tizio strano come te può voler festeggiare a un funerale”.
“Forse sono strano. Se ci tieni a definirmi così fai pure, non mi offendo. Ma questo è quanto credo e non saranno le tue sciocche rimostranze da borghese omologato alla massa a farmele cambiare”.
“E adesso attacca col pistolotto del sono un fiocco di neve viola di quelli che ne cade uno ogni diecimila secoli. Ti prego… no, zitto per favore. Ti chiedo un piacere: se la smetti di ammorbarmi con tutte le tue stramberie, almeno per oggi, possiamo finalmente bere questo maledetto caffè e passare la giornata al meglio?”.
“...grunf. Odio quando mi si interrompe. Ma sta bene, adesso non ho voglia di questionare più del dovuto. Se ti può riportare a un binario che consideri più normale, posso proporre un brindisi per celebrare oh questo sì importantissimo traguardo della mia vita? Tanto stai pur sicuro che il pezzo di carta vado a bruciarlo comunque, dopo”.
“Con una tazzina di caffè?”.
“Con una tazzina di caffè”.
“Che squallore. E va bene, va bene”.
“A me, al mio inutile titolo di studio e all'incapacità della gente di non farsi condizionare dal pensiero dominante”.
CLINK.
“A parte le sparate, Luca. Ti ringrazio per essere qui ora. È importante per me”.
“Lo so. Non sono il tuo migliore amico per niente”.

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