Akuma

di darkimera
(/viewuser.php?uid=28929)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La sacerdotessa ***
Capitolo 3: *** Spiegazioni ***
Capitolo 4: *** Distinzioni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Prologo

Il cielo stava ringhiando cupo e minaccioso sopra le loro teste. A breve i tamburi dei tuoni avrebbero squarciato l’aria, intanto si sentivano solo i flauti del vento e il rumore silenzioso delle lame che fendevano il vuoto e la carne. Una lama ormai rossa di sangue vibrava ancora nell’aria, non era sazia di tutte le vittime che aveva mietuto, voleva di più. Una mano salda la impugnava, una mano esile, una mano di donna. Una donna, una sacerdotessa. Stava ritta e fiera in mezzo al campo di battaglia, in mezzo al sangue dei demoni che aveva ucciso. Inspirava e espirava regolarmente, ma pesantemente, era stanca. Stava osservando qualcuno. Un uomo, no, no, non un uomo, ho sbagliato. Un demone. Era sorpresa, umiliata, triste di vederlo in quella situazione, perché lui?

Lui, il demone, la guardava. Era sorpreso, incapace di realizzare ciò che aveva visto. Perché lei? Perché lei aveva fatto tutto questo?

Il cielo ruggì. Pesanti gocce di pioggia caddero sul terreno. Il demone provò a parlare, l’esito fu solo una debole domanda:

- … perché…?

Lei partì all’attacco, veloce, agile. Lui non ebbe altra scelta che estrarre la propria spada. Parò appena in tempo il colpo. Le loro lame scintillarono e tintinnarono quando si incrociarono. Uno sguardo che nascondeva mille domande verso di lei e poi si distaccarono. Si studiarono e ripartirono all’attacco. Pioveva sempre più forte. La lama della sacerdotessa era sempre più affamata. Lui si distrasse. E fu la fine. La spada lo trafisse da parte a parte, mentre il cielo ringhiava soddisfatto.

- Perché? – esalò ancora una volta, prima di accasciarsi inerme al suolo.

Lei lo strinse forte tra le sue braccia. L’aveva ucciso. L’aveva ucciso. Proprio lei. Si sentiva sporca. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso e un urlo si levò verso il cielo dove si unì con il rombo di un tuono.

*

Scusate per la brevità di questo prologo! I prossimi capitoli saranno più lunghi, promesso. Se l’avete letto vi ringrazio moltissimo e se farete recensioni ancora di più.

Per coloro i quali si chiedano dove accidenti sia finita la storia “Akuma” arrivata al terzo capitolo perché erano tra coloro che la leggevano, sappiano che è stata cancellata. Ho avuto dei ripensamenti sull’intera storia, quindi ho deciso di ricominciare da capo, prima differenza questo prologo. Quindi, vogliate perdonarmi e se davvero vi piaceva l’altra, leggete questa versione che, a mio parere, è leggermente migliore.

Dopo questa bella arrampicata sugli specchi senza ventose, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo che cercherò di pubblicare il più presto possibile.

darkimera

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La sacerdotessa ***


La sacerdotessa

La sacerdotessa

Il sole stava quasi per nascere. La ruota del villaggio, però, si era già messa in moto. Una semplice e tranquilla giornata, ma forse non per tutti. Ancora una volta due coniugi si erano dovuti svegliare rapidamente, per loro una giornata non poteva mai definirsi esattamente “tranquilla”. Da quando avevano avuto figli in quella casa, la mattina specialmente, c’era sempre un gran trambusto. Certo, ora i primi tre erano cresciuti e non disturbavano troppo, ma l’ultimo arrivato bastava per tutti. E così, tra i pianti affamati del quarto figlio e le urla degli altri tre, quasi non si accorsero che qualcuno stava chiamando l’uomo dalla strada. Questi piombò nella casa, ansimante, gridando: - Maestro Miroku! Presto venga abbiamo bisogno del suo aiuto!

Miroku trattenne uno sbuffo. Possibile che non l’avevano ancora capito che lui non era più un sacerdote? Comunque, passando il piccolo Suzu a Sango, chiese: - E la sacerdotessa Kagome dov’è in questo momento?

- Non c’è! Non è al villaggio al momento.

Quello l’aveva capito anche lui. – Va bene, che cos’è successo?

Ma l’uomo era già uscito e Miroku fu costretto a seguirlo. Lo accompagnò fino all’inizio del villaggio, dove due uomini stavano cercando di far rinvenire una giovane ragazza. Miroku stava chiedendo qualcosa, quando il vecchio lo precedette, agitato.

- La ragazza è crollata improvvisamente a terra come se si fosse addormentata improvvisamente. Magari è un demone…

Miroku si avvicinò cauto alla ragazza per poter verificare in che stato fosse. Neanche a un passo da lei, il corpo della ragazza fu percorso da un tremito violento e spalancò gli occhi. Occhi vitrei che videro l’ex monaco. Si alzò di scatto e lo assalì. Lui la schivò e prese il bastone che teneva in mano uno degli uomini. Lo guardò furente, poi lo riattaccò. Fece in tempo a ripararsi con il bastone e tenerla così un po’ lontana, mentre continuava a cercare di ghermirlo mormorando frasi sconnesse e senza senso, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

Fortuna volle che in quel momento arrivò Inu Yasha e, prima che potesse fare alcunché, Miroku gli gridò:

- Vai a cercare Kagome! Non so per quanto possa resistere!

Il mezzo demone non capì bene cosa stesse accadendo, ma, vista la posizione di Miroku, cominciò a seguire le tracce della ragazza. Il suo odore proveniva dal pozzo. Inu Yasha sperò con tutto il cuore che non volesse andarsene. O perlomeno non ora.

*

Kagome era seduta pensierosa sul bordo del pozzo. Era da anni, tanti ormai, che non andava dall’altra parte, a casa. Chissà come se la passava la sua famiglia, chissà cosa accadeva in quel mondo. Chissà se il nonno continuava a vendere finte sfere degli Shikon e Sota? Chissà se si era dichiarato a quella ragazza che gli piaceva tanto. E la mamma! Quanto le mancavano i suoi manicaretti. Avvertì un nodo in gola e sentì affiorargli una lacrima che asciugò subito. Ormai aveva deciso, quello sarebbe stato il suo futuro, lì nell’epoca Sengoku, insieme a Inu Yasha. Accarezzò distrattamente il bordo del pozzo. Tutto era iniziato da lì, da quando era andata a cercare Buyo nell’hokora.

Un fruscio nell’erba catturò la sua attenzione, spezzando il filo dei pensieri. Si alzò e una mano corse all’arco, mentre l’altra cercava la freccia. Una figura rossa sbucò dalla vegetazione e atterrò davanti a lei. Si rilassò, era soltanto Inu Yasha.

- Allora eri qui, Kagome! Gli abitanti del villaggio ti stanno cercando da un bel pezzo.

Lo guardò interrogativa: - Che cos’è successo? – si era fatto male qualcuno? Una persona era morta?

- E’ meglio se vieni a vedere di persona, non so per quanto Miroku possa tenere a bada la situazione…

Quella frase fece scattare una molla dentro Kagome che montò sulle spalle del mezzo demone. Corsero velocemente attraverso la foresta, con il vento che sibilava nelle orecchie. Cosa mai poteva essere accaduto al villaggio? Era dovuto intervenire Miroku e quindi la faccenda era grossa. Se il villaggio fosse stato attaccato da demoni la responsabilità sarebbe ricaduta sulla sacerdotessa, perché non era nel luogo dell’accaduto. Ma il tempo per pensare era scaduto, erano arrivati.

Miroku stava cercando di tenere a bada una donna che mordeva fuori di sé l’aria, mentre con le mani cercava quasi di strozzare l’uomo. Kagome scese in fretta da Inu Yasha e incoccò subito una freccia, se fosse stato un demone l’avrebbe purificato. Alla vista del nemico dovette, però, abbassare l’arco, non capiva. Era una donna del villaggio, ma adesso sembrava tutt’altra persona. Lei la vide e corse selvaggiamente verso Kagome. Sembrava fosse stata posseduta da qualche strana entità molto potente, gli occhi erano spenti.

- La tua forza…sacerdotessa…ecco il pegno che mi devi… - sibilò a denti stretti, con una voce né umana né demoniaca.

Intanto si era fatta più vicina, le mani tese verso Kagome che alzò nuovamente l’arco. Ma non poteva colpirla, era una donna del villaggio, la conosceva. Esitò e delle mani forti le afferrarono le spalle e gli occhi della donna si fecero sempre più piccoli. L’arco le sfuggì dalle mani, si sentiva così debole.

- Kagome! – Inu Yasha? Perché era così preoccupato? Perché cominciava a essere così lontano?

Dei passi. Un tintinnio di campanelli, o forse era un rosario?, e poi una voce anziana e autoritaria.

- Akuma kokoro nigeru karada!

Un urlo infernale si levò dalla bocca della donna insieme a un qualcosa simile al fumo. Lei svenne e Kagome stava per perdere i sensi, ma una mano le afferrò il braccio e la stessa voce chiese: - Stai bene, ragazza?

Kagome s’aggrappò all’arco e attese che le passassero i tremori e il senso di vertigine. Poi aprì gli occhi.

La vecchia che l’aveva soccorsa era senza ombra di dubbio una sacerdotessa. Sembrava una vecchia tartaruga con una sottile ragnatela di rughe che le correva sul viso incorniciato da lunghi capelli bianchi. In mano aveva ancora il rosario.

- Che cosa è successo? – la voce le usciva a fatica ed era alquanto roca.

- Quello spirito stava per impossessarsi di te…

Kagome s’alzò. Le gambe non le tremavano più di tanto, riusciva a reggersi in piedi. – Lo conosce?

L’anziana produsse una risata di gola. – Se lo conosco? Bhè, diciamo che è una mia vecchia conoscenza…

La ragazza la guardò interrogativa: - In che senso?

Il sorriso sparì dal volto della vecchia. – Te lo spiegherò. Ma non qui fuori, non vorrei ci fossero orecchie indiscrete all’ascolto…

--

Eccomi qui! Ho aggiornato presto, spero

* Dreaming, sono contenta che tu sia contenta del fatto che abbia ri-iniziato questa storia! E comunque il dubbio della sacerdotessa e del demone ti resterà per un bel po’ di tempo, mi dispiace. Lo so sarai rosa dalla curiosità, ma aspetta pazientemente di svelare l’arcano… Grazie anche per aver messo questa storia tra le tue preferite, ne sono onorata! Comunque spero di non deluderti con questi capitoli…

* pillo grazie per la recensione! Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto, anche per te spero di non deludere le tue aspettative con questi capitoli…

E poi, se state leggendo, ci tengo a chiedervi scusa La sognatrice, Kagome19 e Hikary1980 per aver cancellato la vecchia storia… scusatemi

Ho finito, grazie per aver letto, ci vediamo nel prossimo capitolo!

darkimera

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Spiegazioni ***


Spiegazioni

Spiegazioni

- Cos’è successo, precisamente, là fuori? – chiese diretta Kagome alla sacerdotessa.

Erano appena entrati nella casa che era stata di Kaede e la vecchia sedeva tranquilla davanti alla giovane. La ragazza che poco prima era stata impossessata dallo spirito, invece, era stata portata a casa sua per poterla far riposare e la situazione al villaggio si era tranquillizzata fino a far riprendere le abitudini quotidiane.

- Non l’hai capito da sola? – chiese alzando un sopracciglio la sacerdotessa. – Sei una sacerdotessa, non riconosci una possessione quando la vedi, Kagome?

La ragazza restò di sasso. – Come fa a conoscermi?

- Non sono quel genere di persona che si potrebbe definire un sangue puro. Riesco a sentire il futuro di chi voglio o scrutarne il passato, quindi so il tuo nome. Io sono Syuryouka.

Kagome non disse niente, restò immobile a fissarla.

- Se non hai niente da chiedermi, ragazza, lascia fare a me una domanda. Qui ci sono due sacerdotesse, vero?

La ragazza ritornò al presente e scosse la testa. – Solo io.

Syuryouka alzò le sopracciglia sorpresa. Quando era arrivata al villaggio aveva sentito chiaramente che c’era un’altra aura spirituale più potente della sua e di quella della ragazza. Eppure diceva che c’era solo lei, strano. Forse, però, era vero, magari si era sbagliata.

Intrecciò le mani in grembo. – Strano… - disse, dando voce ai suoi pensieri. – Davvero strano…

- Strano… cosa? – le chiese Kagome.

- Lascia perdere. Non hai niente da chiedermi? Pensavo volessi delle spiegazioni…

Kagome rispose impacciata: - Sì… avrei delle cose da chiederle. Chi era quello spirito, ad esempio?

- Qualcuno che ti sta dando la caccia… - le disse fissandola intensamente.

Kagome stava per dire qualcosa, ma si fermò quando vide che la sacerdotessa stava continuando la frase. - … da quando hai attraversato il pozzo, Kagome. Brama la tua forza e vuole la tua morte.

La ragazza aprì la bocca, ma la richiuse subito. Inutile fare una domanda a cui l’altra aveva già dato una risposta prima. Optò, invece, per un’altra domanda, più sensata.

- E perché mi sta cercando?

- Questa è l’unica cosa che non so. È confuso, non sa neanche lui cosa vuole, forse vendetta, chissà…

- Vendetta? – chiese facendo eco all’ultima parola, non capiva.

- Vendetta. Ma sì, definiamola così. È fuori controllo, sta cercando colei che l’ha risvegliato. Sei tu, Kagome, che sta cercando. Hai molte cose in comune con la sacerdotessa che l’ha fatto schiavo.

- Non capisco.

- Lo immagino, non è facile da capire.

- Come è possibile che non mi abbia attaccata prima? Perché vuole solo me?

- No, non vuole solo te, questo no. Vuole anche te. Vedi Kagome, quando si è destato era molto affamato e si è cibato della prima cosa che ha trovato. Era una sacerdotessa, l’ha prosciugata completamente della sua anima e della sua forza. Da allora noi siamo diventate la sua droga, non può, o meglio, non riesce a farne a meno. A volte si ciba anche di sacerdoti, non fa differenza. Però, tu per lui sei il piatto più prelibato. Diciamo che sei la sua qualità di droga più ricercata. Per la prima domanda, posso risponderti solo per ipotesi. Magari non ti ha cercata prima perché i suoi sensi erano troppo deboli, ancora non avvertiva con precisione dov’eri, ma solo che c’eri.

- Sì, ma in questo periodo prima che io arrivassi c’era un’altra sacerdotessa molto potente, perché non si è svegliato allora?

- Eh, povera Kikyo… - sospirò. – Lei era parte di quest’epoca, non era una novità, la sua aura è semplicemente passata inosservata come se fosse quella di una comune sacerdotessa, quando tu hai attraversato il pozzo, invece, hai portato qui la tua energia nuova e inaspettata. Voglio semplicemente dire che ti ha notato di più perché provenivi da un’epoca a noi prossima. E il fatto che ogni tanto la tua aura spariva non ha fatto altro che confonderlo e aumentare la sua voglia e ora che ti sei stabilita qui non passa giorno senza che ti cerchi…

Silenzio. Kagome guardava intimorita la vecchia Syuryouka. Fissava le rughe, chissà quante cose aveva visto nella sua vita. Con lo sguardo perso nel vuoto mormorò:

- … ho paura …

Lei la guardò. – Sarebbe strano non averne. C’è in ballo la tua vita, se vinci vivi se perdi muori.

La mente di Kagome cominciò a pensare. O viveva o moriva. Se stava in quel villaggio moriva, ma se partiva forse aveva qualche probabilità di vita. Un pensiero un po’ egoista, certo, ma che altro poteva fare? Mostrò i suoi pensieri ad alta voce.

- Cosa posso fare?

Sospirò. – Fermarlo. C’è solo un modo per poterlo fermare, a quanto so. Se ci tieni davvero a vivere, devi riuscire a frantumare una collana dove viene conservata la cenere del suo corpo. È questo il legame che gli consente di vivere. Però, c’è anche un rovescio della medaglia. Lui sa della collana e sa anche che è l’unico modo per ritornare, ma prima deve trovare un corpo di demone abbastanza potente da ospitarlo…

La ragazza abbassò gli occhi, pensierosa, poi guardò la vecchia. – Mi sta bene. Dov’è conservata?

Syuryouka alzò le sopracciglia, non se lo aspettava. – A nord di qui c’è una montagna, la Kutsu u Yama. Lì si trova una cascata, la Ikenie Rakka, dove è custodito il monile. Però bisogna fare in fretta…

All’improvviso gli occhi dell’anziana divennero vitrei. Stava vedendo qualcosa, qualcosa che probabilmente stava accadendo in quello stesso istante in un altro luogo. Quando si riprese, parlò con Kagome.

- Forse, però, è troppo tardi. Kagome, puoi chiamarmi per favore Inu Yasha?

Kagome si sporse dalla porta e chiamò il mezzo demone che, paziente, aspettava fuori, come gli era stato detto dall’anziana.

- E così adesso vuoi parlarmi? – le chiese non appena entrato nell’abitazione.

- Salve, Inu Yasha. – lo salutò pacata Syuryouka.

- Cosa vuoi? – le domandò brusco.

- Niente di particolare, mezzo demone. Solo… quanto ci tieni a tuo fratello?

Ciao a tutti! Grazie per aver letto il terzo capitolo! Scusate, questa volta ho aggiornato un po’ tardi…

* Dreaming grazieeeeeeeeee! T.T troppi complimenti, davvero. E poi, oddio, non pensavo di meritare addirittura quell’aggettivo: “divinamente”… oddio… beh inutile dire che ne sono felice! m(O///O)m come avrai capito lo spirito non era Kikyo (che avrà in seguito anche lei una piccola parte…)… spero di non deluderti con i prossimi capitoli perché credo che non saranno molto belli… (-_-;) continua a seguirmi! La prossima volta aggiorno più presto, lo giuro!

* ka chan … so che suonerà molto banale, ma sono felice che tu abbia messo la ff nelle tue preferite!

E a tutti quelli che leggono e basta… GRAZIE!!!!

Dopo tutto questo blaterare, vi saluto e alla prossima!

darkimera

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Distinzioni ***


Distinzioni

Distinzioni

 

La domanda colse alla sprovvista il mezzo demone: - Cosa?

La sacerdotessa sembrava spazientita. – Mezzo demone, ti ho chiesto quanto ci tieni…

- Ho capito la domanda! – sbottò – Bhè per me potrebbe anche mori…

Syuryouka lo fulminò con lo sguardo. – So bene quanti problemi ci sono stati fra voi e, in generale, so quanto i demoni odino i mezzo demoni considerandoli la feccia della loro razza. Ma voi siete pur sempre fratelli. La domanda che ti sto facendo è: se tuo fratello dovesse morire, come ti comporteresti?

- Sesshomaru se la caverà come ha sempre fatto. E’ forte ed è un demone, mi pare che anche tu lo sappia, no?

- Sì, non nego che è potente. Ma comunque queste classificazioni le ho sempre odiate. I demoni sono potenti, i mezzo demoni sono abbastanza forti e gli umani estremamente deboli, chi l’ha deciso e con che criterio? – le mani presero a tremarle violentemente, mentre stringeva forte la stoffa della sua veste. Sul volto un’espressione indecifrabile.

Kagome le posò una mano sulla spalla. – Va tutto bene?

Lei si voltò verso la ragazza. – Sì, scusa. Ogni tanto mi capita, quando parlo di queste cose. È tutto a posto ora.

Inu Yasha la guardava. Dall’odore che emanava era sicuramente un mezzo demone, ma come era possibile che fosse diventata sacerdotessa? Preferì non chiederglielo, almeno per il momento.

- Cosa stavi dicendo su mio fratello?

Syuryouka si volse verso di lui. Dallo sguardo che le rivolgeva sapeva che dopo avrebbe dovuto rispondere a delle domande.

- Tuo fratello si troverà ad affrontare un nemico impossibile da vincere con la spada, perché ormai non appartiene più al mondo dei vivi. So cosa stai pensando, ma nemmeno Tenseiga potrà qualcosa in questo caso.

A queste affermazioni Kagome guardò Syuryouka. Non solo la sua vita era in ballo, quindi. A maggior ragione, allora, doveva partire, ora le sembrava un pensiero meno egoistico.

Lo sguardo di Inu Yasha saettò da Kagome alla vecchia, non capiva. – Cosa sta succedendo?

- Uno spirito vuole ritornare in questo mondo, forse per vendetta, e per farlo gli serve un corpo di demone abbastanza potente da contenerlo e una collana. – gli spiegò brevemente Kagome. – Ora, però, avrei una domanda… - continuò rivolgendosi alla sacerdotessa. – Come hanno fatto lo spirito e Sesshomaru a incontrarsi?

Syuryouka fissò le mani rugose e scheletriche intrecciate in grembo e poi parlò. – Tramite la piccola Rin. Lo spirito si stava riposando in quel corpo e il demone, vedendo qualcosa di strano, ha estratto Tenseiga. Un gesto stupido non c’è che dire, non ha fatto altro che segnare il suo destino. Ha mostrato la sua potenza, la sua capacità di ferire anche ciò che non è corporeo, e lo spirito l’ha designato per la sua reincarnazione. Parte della ricerca è ormai finita. – disse, facendo una lunga pausa per poi ricominciare. – Però… distruggi la collana e distruggerai anche ogni sua possibilità di ritornare.

Kagome la fissò dubbiosa, non le ritornava qualcosa. – Ma se si reincarna, non gli servirà più la forza delle sacerdotesse, giusto?

- Sbagliato. Per reincarnarsi ha bisogno di una forza  spirituale uguale o superiore a quella della sacerdotessa che l’ha imprigionato per sigillare la sua anima nel nuovo corpo. In questo caso, purtroppo, sei tu colei che possiede la forza uguale a quella della sacerdotessa.

Lo sguardo di Kagome si fece deciso. – Rischierò. In ogni caso, se avremo successo o meno,molte sacerdotesse avranno salva la vita.

- Pensiero generoso, Kagome. Durante la tua assenza mi preoccuperò di erigere una barriera intorno al villaggio in modo che non venga attaccato. E ora, scusami, potresti uscire? Io e Inu Yasha dovremmo parlare…

La ragazza non capì, ma immaginò che dovessero parlare di qualcosa riguardante la missione che avevano accettato. I mezzo demoni la seguirono con lo sguardo finché non uscì dall’abitazione. Restarono a fissarsi per alcuni minuti, poi Inu Yasha si decise a parlare.

- Cosa hai in mente travestendoti da sacerdotessa?

Lei alzò un sopracciglio, non capiva il senso della domanda. – Io sono una sacerdotessa, Inu Yasha. – disse calma.

Lui sbuffò. – Sì certo una sacerdotessa, come no. Inventatene un’altra. Noi non possiamo diventare né sacerdoti né tanto meno sacerdotesse.

Lo guardò paziente, come se quella scena si fosse ripetuta tante volte e Inu Yasha era solo una persona che non capiva.

- Siete sempre così sospettosi, voi demoni e mezzo demoni. Vedi, Inu Yasha, nonostante le apparenze io e te siamo molto diversi.

- Non è vero. – la corresse subito il mezzo demone.

- Invece sì, invece sì… Vedi, tu sei esattamente in mezzo a quella divisione che, come sembra, sta alla base del nostro mondo. Non sei né troppo debole, andando così a finire nella classe degli umani, né troppo potente, come la classe dei demoni. Sei il giusto miscuglio di essi. Io, invece, mi trovo più dalla parte umana che demoniaca, in quanto mio padre era un mezzo demone come te e mia madre una sacerdotessa. – lentamente cominciò ad alzarsi, scuotendo la testa. – Questo è quello che ci distingue… questo è quello che ci distingue…

- Ammesso che sia vero, quel che dici, non mi è ancora chiaro come facevi a sapere che quello spirito oggi sarebbe venuto qui.

La sacerdotessa si premette un dito ossuto sulla tempia. – A volte il saper vedere gli eventi futuri è davvero utile. E poi gli sto dando la caccia da un bel po’ di tempo…

Cominciò ad avvicinarsi all’uscio della casa. Arrivata, si volse verso il mezzo demone e, con un sorriso, gli disse in tono neutrale.

- Sono sicura che ci rivedremo ancora Inu Yasha

Poi uscì canticchiando con una voce roca e quasi triste una vecchia canzone.

 

 

 

Ciauuzz! Come va? Grazie per aver letto anche il terzo capitolo! Cosa farei senza di voi?

* Monik Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee! Troppi complimenti… mi imbarazzo… (-////- ;;;) keruz keruz… Per il finale… diciamo che la regia c’ha un’ideuzza, ma non dico nient’altro… keruz keruz… grazie ancora!

In ultimo avrei una richiesta piccola piccola che non sono solita fare: COMMENTATE!!!!! Ho bisogno di recensioni, anche stupide, non importa… scusate, e grazie ancora per la lettura…

See you soon! (I hope, you hope... ) spero di poter aggiornare presto! Keruz keruz cià cià!

Lot of dark kisses: darkimera!  (=^0^=)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=298832