Nella tela del ragno

di AThousandSuns
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proposta ***
Capitolo 2: *** Soulmates!AU ***
Capitolo 3: *** Tentativi ***
Capitolo 4: *** Fast food ***
Capitolo 5: *** Notti brave ***
Capitolo 6: *** Soulmates!AU ***
Capitolo 7: *** Mattina ***
Capitolo 8: *** Soulmates!AU ***
Capitolo 9: *** Soulmates AU ***
Capitolo 10: *** Cenetta ***



Capitolo 1
*** Proposta ***


Prompt: Peter si ritrova a dover combattere Lizard con l'inaspettato aiuto di un certo mercenario chiacchierone (Bonus: Peter, quand'è che ci sposiamo?)
 
 
D'accordo. La situazione gli sta decisamente sfuggendo di mano.
 
Non fa in tempo a pensarlo che Lizard gli lancia addosso una delle auto parcheggiate: Peter la supera con un balzo e spara della ragnatela negli occhi dell'avversario, cercando di guadagnare qualche secondo.
 
Deve allontanarlo dai civili, poi...
 
«Spidey!»
 
Oh, conosce quella voce...
 
«Ma come, dai una festa e non m’inviti!»
 
Lizard si strappa la ragnatela dagli occhi ed emette un suono a metà tra un grido e un ringhio, spalancando la bocca. Beh, le fauci.
 
«Non è il momento, Deadpool» Enfatizza il nome del compagno sperando che colga l’esasperazione nella sua voce.
 
Ovviamente Wade non recepisce il messaggio e chiede allegro: «Ti serve una mano?»
 
«No» mente Peter; è ancora incazzato con lui per... Un mucchio di cose. Tipo che lui entra in casa sua di notte, dalla finestra, ancora in costume. E si mette a preparare chimichanga nella sua cucina, alle tre. Una buona parte li mangia, il resto lo lascia per colazione. Ha dovuto dire a zia May che non riusciva a dormire e cucinare lo aiutava. Gli è toccato anche lavare i piatti!
 
Lizard morde il vuoto a circa cinque centimetri dal suo viso: Peter ringrazia di avere la maschera quando una notevole quantità di saliva gli arriva dritta in faccia. Aggiunge mentalmente "liquidi corporei di Lizard" alle cose che gli fanno rivoltare lo stomaco. Quella giornata non può andare peggio.
 
Lancia della ragnatela sul nemico e facendo leva con le braccia riesce a scaraventarlo qualche metro più in là: tira un sospiro di sollievo e si gode quella breve pausa.
 
«Peter?»
 
Il ragazzo alza gli occhi al cielo – anche se Wade non può vederlo. «Niente nomi reali quando lavoro, quante volte te l'ho detto?»
 
«Quand'è che ci sposiamo?» gli chiede come chiederebbe se ha finito il latte e ha bisogno di qualcuno che faccia la spesa.
 
Peter si irrigidisce: è talmente fuori uso che il suo senso di ragno non lo avverte della carica di Lizard. Non sa come, ma si ritrova steso su una macchina, mani e piedi puntati contro il rettile per non farsi azzannare.
 
Wade ignora bellamente la scena per proseguire: «Perché pensavo... Il lucertolone potrebbe mangiarti. O magari domani Goblin ti lancia addosso una di quelle sue bombe ridicole. L'avvoltoio potrebbe attaccarti e farti fare un bel volo. E se Elettro ti friggesse?»
 
Possibile che non riesca a comportarsi da persona matura?
 
«Mi fa piacere che ti preoccupi per me!»
 
«Ehi, sono io quello col fattore rigenerante. E col senso dell'umorismo, diciamocelo.»
 
Peter fa leva con le gambe e si libera di Lizard.
 
«Ti dispiace se ne parliamo più tardi?» Non riesce a pensare lucidamente, ecco la verità. Perché lo sognava, ma non ci sperava. Perchè Wade è Wade. E Wade è... Imprevedibile. Cioè, potrebbe anche essere uno scherzo di pessimo gusto, no?
 
Wade tira fuori una scatolina nera. «E se io volessi parlarne ora?»
 
Si è pure inginocchiato: non è uno scherzo, non può esserlo.
 
«Peter Parker…» Wade s’interrompe per estrarre una specie di fucile di grosso calibro e spara un colpo in direzione di Lizard: l'esplosione fa ribaltare un’auto, che finisce addosso alla lucertola gigante. «C'è qualcuno che cerca di dichiararsi qui! Non ci sono più i criminali di una volta.»
 
Wade si toglie la maschera – quel giorno non pare vergognarsi delle sue cicatrici - e accenna ad un sorriso. Uno di quelli rari, veri. «Peter Benjamin Parker, mi vuoi sposare?»
 
Per una volta, Wade si limita a dire lo stretto necessario.
 
Oh, Peter non ha intenzione di fare una delle sue solite figuracce e rovinare il momento con la propria sbadataggine – anche se sa che Wade non se la prenderebbe.
 
«Sì» risponde senza esitazioni.
 
Si toglie un guanto per infilare l'anello, e poi alza la maschera per baciare Wade – al diavolo Lizard e tutto il resto del mondo.
 
Deve solo trovare il coraggio di dirlo a zia May: ad un tratto Lizard non gli sembra poi così spaventoso.

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Capitolo 2
*** Soulmates!AU ***


Prompt: Soulmates!AU. Il nome della propria anima gemella compare sul proprio polso alla nascita della propria anima gemella. Peccato che quello scritto sul polso di Wade è completamente illeggibile a causa delle cicatrici ed è comparso solo DOPO che le cicatrici hanno rovinato la pelle in quel punto. (E Peter oltre a non conoscere la vera identità di Wade, è un imbranato che non sa se ama o odia Deadpool.)
 
 
Rhino ha deciso di rovinargli la giornata. Continua a caricare le auto nella speranza di colpire Peter, cosa che non gli sta riuscendo. Distruggere il quartiere? Quello gli sta riuscendo benissimo.
 
Peter emette una specie di grugnito: sa già che il vecchio J. Jonah Jameson incolperà lui dei danni. Come se si divertisse, a scontrarsi con Rhino.
 
«Ragnetto.»
 
Deadpool appare dal nulla - come sempre del resto. Ma non era fuori città? Tanto vale approfittarne. «Me la daresti una mano?»
 
«Cosa mi dai in cambio?»
 
Peter sbuffa: perché deve sempre rendere le cose difficili? «Una cena. Portata principale: chimichanga.»
 
«Potevi dirlo subito, arrampicamuri.»
 
Nonostante sia nel bel mezzo di uno scontro, Peter sorride sotto la maschera. La maggior parte dei supereroi disprezza il mercenario chiacchierone; Peter non lo conosce poi così bene, ma sa benissimo quanto senso dell'umorismo e impertinenza possano essere solo una facciata.
 
O forse è solo schizzato per via di tutti gli esperimenti che ha subito. Però resta abbastanza simpatico. Specie quando si presenta nel bel mezzo di una battaglia per aiutarlo a fare il culo all'idiota di turno.
 
«Niente pancake stavolta? Mi deludi» lo provoca Peter. L'ultima volta è arrivato durante uno scontro con Elettro con un piatto in mano e salsa d'acero nell'altra. Peter deve ancora capire dove cavolo li abbia presi.
 
Si distrae e al nemico basta un attimo per approfittarne: Rhino lo colpisce alla spalla e un dolore lancinante si irradia lungo tutto il braccio di Peter.
 
Il ragazzo soffoca un urlo e in un battito di ciglia Rhino non lo sovrasta più.
 
«Tutto bene, ragazzo?» Peter non gli risponde subito, pensa solo che questa è la prima volta che lo vede serio. Forse lo preferisce quando fa l'idiota.
 
«Mi sa che ho preso una bella botta» mormora ancora stordito dal dolore.
 
«Ecco perchè mi sono fatto installare il fattore rigenerante quando...» Deadpool finisce di strappare la manica già a brandelli e ammutolisce. Deve essere grave se ha perso la parola e Peter va nel panico.
 
«Oddio, non dirmi che devono amputarlo!»
 
«Wade Winston Wilson?» balbetta mentre sfiora col pollice il nome sul polso di Peter.
 
Il ragazzo è confuso. «Umh, sì…» ride appena nel tentativo di smorzare la tensione. «Non è che per caso lo conosci? Perché è un po' che lo cerco e...»
 
Deadpool si toglie la maschera: Peter sa che le cicatrici dovrebbero infastidirlo, eppure l'unica cosa che attira la sua attenzione sono gli occhi dell'uomo. Scuri, profondi e tristi. Non se l'aspetta, uno sguardo così... Intenso, e le parole gli rimangono in gola.
 
«Il mio tatuaggio è comparso diciannove anni fa, il sette marzo, ma non sono mai riuscito a leggerlo con… queste.» Indica le proprie cicatrici e poi lo fissa senza dire altro.
 
Peter deglutisce. «Sei tu...» sussurra.
 
Deadp- Wade, gli sorride triste. «Deluso?»
 
Peter comincia a ridere: una risata leggera, spensierata, e Wade lo guarda confuso.
 
«Non sai per quanto ti ho aspettato!»
 
Wade si unisce alla sua risata.

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Capitolo 3
*** Tentativi ***


Prompt: Deadpool prova ad essere romantico, ma ogni tentativo è o inquietante o fastidioso.
 
 
«Wade, ma che hai combinato?»
«Buon San Valentino!»
Quando Peter entra, non crede ai suoi occhi: tutti gli ospiti del ristorante sono svenuti. Uno si è addormentato con metà faccia nelle linguine all'astice.
«Ma che ti salta in mente?»
«Avevi detto che volevi un posto tranquillo!»
«Ti ho forse detto di drogare il resto del ristorante?»
«Non ti accontenti mai. Vuoi mangiare o no? L'effetto svanirà in un paio d'ore...»
 
 
«Che hai fatto?»
«Ho sequestrato J. Jonah Jameson» gli risponde Wade dall'altro capo della linea.
Peter stringe così forte il cellulare tra le mani che quasi rischia di mandarlo in pezzi. «Perchè??»
«Dice sempre che sei una minaccia per New York... Gliela faccio vedere io, la minaccia!»
Oh, no. «Wade! Lascialo andare! Oddio, la stampa mi massacrerà.»
«Tanto ti massacrano già.»
«Wade.»
«Voglio solo insegnargli le buone maniere.»
«Wade.»
«Non posso tagliare niente? Nemmeno un mignolo?»
«Wade!»
 
 
Peter rientra a casa dopo una giornataccia. Ha davvero bisogno di una doccia.
La luce non si accende. Perfetto. Aspetta... E queste candele?
Disegnano un percorso che svanisce in corridoio.
«Wade?» chiede cauto, ma prima che l'altro possa rispondere, Peter starnutisce. Oh no... «Wade!»
«Sì, tesoro?» risponde lui semiserio come sempre.
Gli occhi di Peter cominciano a bruciare e lacrimare. «Hai per caso riempito la casa di... Fiori?»
«Sì! Ti piacciono?» È entusiasta e quella reazione non fa altro che accrescere la rabbia di Peter. «Sono allergico al polline!»
«Oh, l'avevo dimenticato. Dove vai?»
Peter corre verso la porta. «Devo uscire prima di rimetterci le penne!»
«Ma ho preparato la vasca con i sali! Ingrato!»

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Capitolo 4
*** Fast food ***


Prompt: Wade trova Peter che dorme sul tavolo di un fastfood aperto 24 ore su 24 nel mezzo della notte e non sa se svegliarlo o meno.
 
 
Un fast food che non prepara chimichanga? Assurdo.
 
"Ma che posti frequenti, arrampicamuri?" vorrebbe chiedergli, ma il ragazzino si è addormentato sul tavolino e Wade non vuole svegliarlo.
 
Prende una manciata di patatine e se le ficca in bocca, la maschera alzata quel tanto che basta per ingozzarsi.
 
Alla TV trasmettono le immagini di un paio d'ore prima: Spiderman e Octopus che si scontrano nelle strade di Manhattan. Wade era in città così ha pensato di passare e dare una mano al ragazzo, ma quando è arrivato lo scontro era finito da un pezzo, di Peter nessuna traccia.
 
L'ha trovato addormentato in quel fast food da pezzenti, così ha ordinato da mangiare e si è seduto di fronte a lui.
 
L'impiegato al bancone lo fissa, mezzo spaventato e mezzo confuso: Wade gli sorride, la bocca ancora piena. Per tutta risposta quello sparisce nel retro.
 
Wade fa spallucce e torna a posare lo sguardo su Peter: dalla faccia che ha, sembra proprio che avesse bisogno di una bella dormita.
 
Il ragazzo si muove appena e le palpebre sfarfallano prima che apra per bene gli occhi. «Hai finito di farmi gli occhi dolci?» biascica con la voce ancora impastata dal sonno.
 
«Ti piacerebbe, ragazzo.»
 
Peter lo ignora. «È un cheesburger quello?»
 
Wade glielo passa. «La colazione dei campioni.»
 
«Disse il tizio che ingurgitava patatine.»
 
Il mercenario comincia a masticare a bocca aperta, sa quanto a Peter dia fastidio.
 
«Piantala.»
 
«Ehi, ti ho appena ceduto la mia colazione, dovresti ringraziarmi. I giovani d’oggi non conoscono l’educazione.»
 
Peter alza gli occhi al cielo. «Mi verrà in mente qualcosa.»
 
Sono ancora lì quando il sole sorge.

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Capitolo 5
*** Notti brave ***


Prompt: Deadpool guarda Spiderman dormire anche se sa che Peter lo caccerebbe se solo si svegliasse e lo vedesse lì.
 
 
Peter Parker dorme in posizioni assurde.
 
Sul serio gente, credo che prima o poi me lo ritroverò attaccato al soffitto che russa come se nulla fosse.
 
So cosa state pensando. "Wade, non trovi che sia un po' inquietante entrare di soppiatto in casa di qualcuno nel bel mezzo della notte per poi piazzarsi nella stanza del tipo per guardarlo dormire?"
 
Beh, non mi pare che qualcuno si sia lamentato ai tempi in cui Edward Cullen entrava dalla finestra di Bella e passava la notte a fissarla e ad ascoltare i suoi vaneggiamenti nel sonno. E lui aveva più di cento anni, ed era un vampiro. Anche se non ho ancora capito perché nel film era ricoperto di lucida labbra.
 
Ma sto divagando, vero?
 
Il fatto è che Peter ha avuto una delle sue scazzottate con il Goblin, e mi ha forse chiamato? Certo che no, tanto ha la situazione sotto controllo.
 
Per questo pareva l’Apocalisse quando sono arrivato.
 
Non solo mi sono perso il divertimento, ho dovuto anche accertarmi che l'idiota fosse effettivamente arrivato a casa con le interiora al posto giusto.
 
E che scenata farebbe se mi trovasse qui: a quanto pare "mi piace guardarti dormire" non è un motivo socialmente accettato per giustificare una visita notturna. Sempre lì a mettere i puntini sulle i.
 
Però è carino quando dorme raggomitolato contro il cuscino. Anche se è ricoperto di bende e si è ricucito da solo, i punti messi in fretta prima che la zietta scopra la vita segreta del nipote modello.
 
Che gran casino.
 
(Almeno è vivo, non tutti hanno il fattore rigenerante.)
 
[Non tutti hanno la faccia che pare l'interno del culo di un altro.]
 
Eh, grazie.
 
(Ma a non tutti importa del tuo aspetto).
 
Ehi, da quando ho anche una vocina seria?
 
Basta indugi, è quasi l'alba: forse faccio in tempo a preparare dei pancake per l'arrampicamuri.
 
Non che se li meriti, ma in fondo ha avuto una nottataccia.
 
Se la prossima volta non mi chiama lo infilzo come un kebab, però.
 

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Capitolo 6
*** Soulmates!AU ***


Prompt: Soulmates!AU. Peter è convito che l'universo (per mantenere l'equilibrio o stronzate simili) lo abbia punito in seguito alla mutazione rendendolo soulmates con niente meno che Deadpool in persona.
 
 
Quando è comparso il nome di un uomo sul suo polso non ci ha dato molto peso, è attratto dalle persone a prescindere dal loro genere perciò sapeva che sarebbe stato possibile.
 
È andato nel panico solo quando ha scoperto che Wade Wilson è l'uomo dietro la maschera di Deadpool.
 
Deve aver ammazzato qualcuno nella sua vita precedente, perché davvero non può esserci altra spiegazione. Sette miliardi di persone sulla faccia della Terra e chi è la sua anima gemella? Un mercenario mezzo matto che non riesce a tenere la bocca chiusa per due minuti di fila.
 
Perfetto.
 
Peter è convinto che Wade conosca la sua identità e dunque sappia che il fato o chi per lui abbia deciso che sono nati per stare insieme, ma per qualche motivo non ne ha mai fatto cenno.
 
Fino a quel momento.
 
Spara un'ultima ragnatela per assicurare un Goblin privo di coscienza al muro e si porta le braccia ai fianchi: anche questa è fatta.
 
«Oh, già finita la festa? Avevo proprio voglia di sparare al Grinch.» Deadpool si avvicina al Goblin e gli infila un cappello da Babbo Natale, simile a quello che indossa lui.
 
Peter incrocia le braccia. «Ti sembra il caso?»
 
«Non arrabbiarti, ne ho uno anche per te.»
 
Wade glielo porge e Peter lo afferra dopo un attimo di esitazione.
 
«Ti va di prendere un caffè?»
 
Peter si irrigidisce, per fortuna la maschera impedisce all'altro di vedere la sua espressione.
 
«Guarda che non ti rapisco. Probabilmente.»
 
«Perché me lo chiedi?» mugugna anche se conosce già la risposta.
 
Il mercenario si limita a mostrargli il nome sul suo polso.
 
«Non significa niente» sibila Peter sulla difensiva.
 
Qualcun altro al posto di Wade avrebbe già perso le staffe per il suo atteggiamento, invece l’uomo ribatte con tono pacato: «Forse no, ma come fai ad esserne sicuro?»
 
«Niente di personale amico, ma mi rifiuto di credere in certe cose.»
 
«Avanti, è solo un caffè, ed è solo una fanfiction, rilassati.»
 
Peter scuote la testa. «Giuro che non capisco la metà delle cose che dici.»
 
Questa volta è Wade ad incrociare le braccia. «Hai qualche altro impegno per caso?»
 
Sì. Piazzarsi sul divano avvolto in un plaid a fare la maratona di Breaking Bad.
 
Peter sospira al pensiero e Wade coglie la palla al balzo. «Puoi sempre provare che mi sbaglio, e ti libererai di me.»
 
In fondo, quanto male può fare un caffè?
 
Non può sapere che sarà il primo di tanti.

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Capitolo 7
*** Mattina ***


Prompt: mattina, a letto.
 
 
Peter si stira nel letto e gli ci vuole qualche secondo per rendersi conto che quella non è la sua stanza. Sorride appena ad occhi chiusi quando sente una mano guantata stropicciargli i capelli: è il modo che ha Wade di avvertirlo che se ne sta andando.
 
Peter si volta e lo trova già infilato nella tutta rossa e nera, gli dà le spalle.
 
Wade dice un mucchio di stronzate sul suo aspetto, ma il ragazzo sa quanto lo turbi, che lui abbia il coraggio di ammetterlo o no. Lo vede dal modo in cui si riveste subito dopo ogni notte insieme, da come certe volte nemmeno si spogli del tutto, o tentenni quando deve sfilarsi la maschera.
 
La verità è che a Peter non frega niente, ma non se la sente di forzarlo su certe cose.
 
«Devi andare?»
 
«Un tizio mi ha contattato, ma tu puoi rimanere se vuoi.»
 
Peter vorrebbe dirgli che non avrebbe senso rimanere se lui non c'è, ma si morde la lingua e rimane zitto. Wade si china per prendere le katane per poi voltarsi verso di lui.
 
Si guardano per qualche secondo; è Peter a rompere il silenzio. «Nemmeno una colazione veloce? Preparo i pancakes.»
 
Nonostante indossi la maschera Peter lo conosca abbastanza da sapere che sta sorridendo.
 
«Solo se li mangiamo a letto» dichiara sconfitto mentre si sfila gli stivali mentre l'altro ride alle sue spalle.
 
Quando Wade si volta, Peter ne approfitta per posare un bacio leggero sulle sue labbra - di quelli che l'uomo adora, anche se preferirebbe mozzarsi gli arti piuttosto che ammetterlo. Basta poco per convincerlo a rimanere a letto tutta la giornata.

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Capitolo 8
*** Soulmates!AU ***


Prompt: Soulmates!AU in cui si cresce fino ai 20 anni poi si smette di invecchiare fino a che non si incontra la propria anima gemella. Ma Wade per il siero invecchia comunque più lentamente e lui e Peter si son incontrati quando Peter aveva ancora 16 anni quindi lui non smette di invecchiare e non ha modo di sapere chi di preciso sia la sua anima gemella.
 
Ebbene sì, un altro soulmates AU, chi l'avrebbe mai detto.
 
 
D’accordo, questa faccenda dell’anima gemella cominciava davvero ad infastidirlo.
 
Ma come si poteva vivere così? Con il terrore di innamorarsi di qualcuno con cui non era destinato a stare? Era come avere una stupida spada di Damocle sulla testa.
 
Per due volte aveva ignorato il destino, e per due volte era rimasto col cuore spezzato.
 
Gwen e Mary Jane alla fine avevano trovato la loro anima gemella. E lui? Cosa c’era di sbagliato in lui? Perché non aveva mai smesso di invecchiare? Che il suo vero amore fosse già morto?
 
Complimenti Parker, la solita sfiga...
 
E come se non bastasse c’era cascato di nuovo! Forse, forse, c’era una remota possibilità che provasse qualcosa per un certo mercenario chiacchierone... Cosa poteva farci, era capitato e basta!
 
Peter sollevò la maschera e si passò una mano sul volto, sbuffando.
 
«Ehi, testa di tela, cosa ti è successo? La Gatta Nera ti ha dato buca?»
 
Peter lo guardò torvo per poi scuotere la testa mentre il mercenario si sedeva accanto a lui.
 
Wade allargò le braccia e gli porse un bicchiere di caffè ancora caldo. «Sputa il rospo, poi è il mio turno per lamentarmi.»
 
Peter si prese qualche momento per chiedergli: «Ci credi nell’anima gemella?»
 
Wade rise sarcastico alzando parte della sua maschera per bere il caffè. «Quella baggianata assurda che si bevono tutti? Cazzo, no!»
 
Cadde di nuovo il silenzio tra loro per qualche istante: Peter non aveva idea di come confessargli la sua assurda cotta. E se avesse riso di lui? Se si fosse offeso? Ma perché continuava a infilarsi in certi casini…
 
Wade lo distolse da quei pensieri. «Al diavolo queste stronzate, se ami qualcuno lo ami e basta, capisci che intendo?»
 
Sì, Peter lo capiva. Per questo agì senza pensare e prima che potesse pentirsene si decise a baciare Wade che, con sua sorpresa, rispose con entusiasmo invece di rifiutarlo.
 
«Al diavolo certe stronzate.»
 
Sentì la risata roca di Wade contro la pelle e capì che sarebbe andato tutto per il meglio.

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Capitolo 9
*** Soulmates AU ***


Prompt: Soulmates!AU. Peter all'inizio non riesce ad accettare che Deadpool sia la sua anima gemella. Ma Wade lo fa ridere così tanto e a volte è talmente dolce...
 
 
All’ennesimo starnuto Peter si chiede cos’abbia fatto di male: stare a letto con l’influenza fa schifo. Stare a letto con l’influenza e due costole incrinate somiglia molto a una punizione divina.
 
La sua autocommiserazione viene interrotta da un ticchettio proveniente dalla finestra: Peter alza lentamente il busto mordendosi le labbra per non gemere e far preoccupare May mentre la vetrata si apre rivelando prima un paio di mani e poi una testa infilate in un costume rosso e nero.
 
E lui che pensava quella mattinata non potesse peggiorare.
 
Sia chiaro, non ha niente in particolare contro Wade, solo… Chiunque tiri le fila dall’alto deve avere un pessimo senso dell’umorismo se ha deciso che Deadpool debba essere la sua anima gemella.
 
Wade indossa un costume da infermiera sopra l’uniforme e Peter sospira – cosa che rimpiange all’istante – mentre l’altro si siede comodamente sulla sua scrivania facendo dondolare le gambe.
 
«Stai uno schifo, ragazzo.»
 
«Grazie di aver sottolineato l’ovvio» ribatte pungente.
 
Wade lo ignora e si avvicina al letto. «Allora, zuccherino, come ti senti oggi?» esclama con una vocina stridula.
 
Peter stringe le labbra per reprimere una risata, un po' per le costole, un po' perché non vuole dare a Wade la soddisfazione di vederlo ridere.
 
Il mercenario tira fuori uno stetoscopio e finge di visitarlo. «Ah! Non ci siamo proprio! Ma tranquillo, mi occuperò personalmente della tua guarigione;» Peter si volta a guardarlo irritato ma Wade non ci fa troppo caso, «ordini del dottore – che sarei io.»
 
Peter lo squadra. «Sei vestito da infermiera.» Da infermiera sexy, per la precisione, ma il ragazzo evita di menzionare la cosa.
 
Wade abbassa lo sguardo. «Dannazione, sapevo che qualcosa non andava.»
 
Questa volta Peter non riesce a trattenersi. «Dacci un taglio Wade, non posso ridere in queste condizioni.»
 
Wade si alza la maschera e gli sorride; Peter cerca di ignorare quell’improvvisa stretta che sente al cuore e cerca di formulare qualcosa di intelligente da dire. È allora che nota l’uniforme stracciata di Wade. «Che ti è successo?»
 
L’uomo alza le spalle. «Mi sono azzuffato con il lucertolone venendo qui - ah, sembra il titolo di un film a luci rosse!»
 
Peter fa finta di non aver sentito l'ultima parte. «Cosa? Perché?»
 
«Ho sentito che l’amichevole arrampicamuri del quartiere è fuori uso, ho pensato di dare una mano.»
 
Peter non sa bene cosa rispondere. «Non dovevi farlo.»
 
Wade sbuffa. «Pensavo mi avresti ringraziato.»
 
«No! Voglio dire… Era un grazie quello.»
 
Wade gli sorride di nuovo e Peter giura che ci sia qualcosa di diverso nel suo sguardo.
 
Prima che possa aggiungere un’altra parola Wade parla: «Spero che di sotto non ci sia May, perché sto andando a preparare i pancakes. Tu non muoverti ok?»
 
Peter sussurra un “grazie” mentre Wade scende le scale.
 
Inizia a pensare che forse non è così terribile averlo intorno.

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Capitolo 10
*** Cenetta ***


Prompt: Missione sotto copertura.
 
 
Peter si guarda intorno ed è sicuro che quella sia una pessima idea: Wade è stato assoldato per pedinare un tizio poco raccomandabile invischiato nel traffico d’armi e di persone. Una personcina squisita, insomma.
 
Ad ogni modo ora stanno cenando in un ristorante di lusso e non ha idea di come abbia fatto Wade a permetterselo, anzi, non vuole saperlo. È a disagio e non sa nemmeno il perché; bugia: lo sa ma si vergogna ad ammetterlo. Il fatto è che loro due non hanno mai avuto un vero appuntamento: nessuna passeggiata al parco, serata al cinema o cenetta romantica. E poi quello potrebbe davvero essere considerato un appuntamento? In fondo sono sotto copertura, quindi non conta, giusto?
 
«Si può sapere che ti prende stasera, testa di tela?» Wade interrompe i suoi pensieri.
 
«Non sono abituato a questo genere di posti» mente.
 
«Allora dovresti approfittarne» gli risponde mentre riempie i bicchieri con un vino rosso di cui Peter non sa pronunciare il nome.
 
Si porta il bicchiere alle labbra cercando di ignorare le occhiatine che si beccano ogni tanto dagli altri commensali. È davvero così strano il fatto che due uomini escano a cena in pubblico? Siamo nel ventunesimo secolo, gente, crescete un po', pensa, ma vorrebbe urlarlo.
 
«Allora, cos’ha fatto di preciso il cattivone?» chiede a Wade nel tentativo di distrarsi.
 
«Devo confessarti una cosa.» risponde lui con lo stesso tono con cui gli annuncerebbe di avere il cancro – beh, se non l’avesse già - e Peter si irrigidisce mentre Wade prende un bel respiro e si costringe a parlare: «Non c’è un cattivone, volevo solo passare una serata in tua compagnia. Fuori dai costumi, come una coppia normale.»
 
Peter non sa ancora se è arrabbiato o no, ma riesce a formulare una risposta di senso compiuto: «Perché ti sei inventato questa storiella?»
 
«Perché non ero sicuro che avresti accettato, in più sono bravo a dire stronzate.»
 
Peter è infastidito dalla sua indolenza. «E hai pensato che ingannarmi sarebbe stato meglio? Potrai anche prendere per il culo il resto del mondo, ma pensavo che con me fosse diverso» risponde contrito.
 
Wade va nel panico: «Cosa vuoi da me? E poi non è colpa mia, è stata una delle tre voci nella mia testa a convincermi!»
 
«La sincerità, per una maledetta volta, e basta con i giochetti! Potresti provare ad essere serio per un secondo della tua vita?» Se voleva farlo incazzare c’è appena riuscito.
 
Wade sta zitto per un attimo prima di ribattere, posato: «Pensavo che se fossi stato diretto non avresti accettato. Perché ti vergogni di me.»
 
Peter è spiazzato. «Perché dovrei?»
 
Wade si lascia andare ad una risata bassa. «Scegli tu: perché sono un pazzoide che sente le voci. Perché infilzo le persone come fossero kebab. Perché la mia faccia sembra l’interno di un culo. O perché sono un uomo. Le ragioni non ti mancherebbero.»
 
Peter serra le labbra con disappunto e vorrebbe prenderlo a pugni, ma il cameriere lo interrompe: «Signore. Lei e il suo… Amico, desiderate un dessert?» chiede con un sorriso tirato.
 
A Peter non sfugge l’insinuazione né il tono con cui l’ha pronunciata, così sposta lo sguardo su Wade e gli prende la mano, intrecciando le dita alle sue.
 
Wade spalanca gli occhi mentre Peter risponde: «No, io e il mio fidanzato non vogliamo uno dei vostri spocchiosi e minuscoli dessert. Può portare il conto e stia sicuro che questa è l’ultima volta che ceniamo da voi.»
 
Wade ridacchia e tira fuori dallo smoking un fumogeno; lo getta nella sala sotto gli occhi sbarrati di Peter e poi spara alla vetrata prima di trascinare l’altro fuori e scappare.
 
«Ti è andato di volta il cervello?» urla Peter mentre corrono a perdifiato: Wade gli sta ancora tenendo la mano e non accenna a lasciarlo andare.
 
«Pensi davvero che possa permettermi di mangiare in un posto del genere?» Peter ride di gusto e lui continua: «Io non li do i miei soldi ad un branco di omofobi cazzoni!» e Peter si ricorda perché si è innamorato di lui.

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