Sangue di strega: Giochi di potere

di Emmastory
(/viewuser.php?uid=823162)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vera forza ***
Capitolo 2: *** Roseo futuro ***
Capitolo 3: *** Il valore della vita ***
Capitolo 4: *** Pericolo ***
Capitolo 5: *** Nuova speranza ***
Capitolo 6: *** Caccia aperta ***
Capitolo 7: *** In fuga ***
Capitolo 8: *** Innocenza ***
Capitolo 9: *** Scoperta dell'ignoto ***
Capitolo 10: *** Una ragione per sorridere ***
Capitolo 11: *** Animo in tempesta ***
Capitolo 12: *** Conflitto imminente ***
Capitolo 13: *** Buio all'alba ***
Capitolo 14: *** Solenne promessa ***
Capitolo 15: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 16: *** Destino ineluttabile ***



Capitolo 1
*** Vera forza ***


Sangue-di-strega-II-mod
Sangue di strega: Giochi di potere

 
Capitolo I

 
Vera forza

 
I giorni si susseguivano veloci, quasi come se corressero una lunga ed incessante maratona, e prima che io avessi modo di accorgermene, ecco che un anno stava per finire, morendo come le deboli e colorate foglie autunnali. Quella che avevo dinanzi, era una nuova alba, e al mio consueto risveglio mattutino, una sorpresa. Come sapevo ormai da lungo tempo, Xavier mi aveva lasciata, ed io avevo trascorso i giorni successivi alla sua sparizione dalla mia vita piangendo calde e amare lacrime, conservando nel mio cuore una segreta speranza, secondo la quale le stesse sarebbero riuscite a riportarlo indietro. Purtroppo, e come sono infelice di constatare, le mie preghiere non sono state ascoltate, e ancora oggi mi ritrovo sola. Ora come ora, sono in piedi di fronte allo specchio del bagno di casa, con delle piccole lacrime che sgorgando lente, mi solcano irrimediabilmente il volto. Vorrei andare avanti, continuare per la mia strada e riuscire nuovamente a sorridere, ma non posso. Difatti, per qualche arcana ragione forse legata ai miei lamenti, l’immenso cielo e gli splendenti astri hanno voluto che io non sia più sola. Quasi per istinto, poso leggermente una mano sul mio ventre, avendo molteplici modi per restare interdetta. In questo preciso istante, una moltitudine di emozioni contrastanti turbina all’interno del mio animo come freddo vento invernale. Sospirando, mi sono concessa del tempo per pensare e ripercorrere i miei passi, scoprendo che il mio attuale stato d’animo deve forzatamente avere un legame con il mio amato Xavier. Ad ogni modo, dopo un interminabile lasso di tempo passato a riflettere e chiedere consiglio alle mie care sorelle, sono giunta ad una rosea conclusione, che presenta purtroppo grigie e plumbee sfumature. Secondo mia sorella Astrid e mia nonna Zelda, esista una pressoché remota possibilità che io sia incinta, e che porti quindi in grembo il bimbo di Xavier. Mantenendo il silenzio, ho semplicemente scelto di annuire ed evitare di mostrare le mie vere emozioni, pur sapendo che quella notizia mi aveva profondamente colpita. Ero infatti assolutamente sicura che da allora in poi, la mia vita sarebbe cambiata radicalmente. Difatti, seppur con la lentezza riservata ai movimenti di un freddo ma al contempo solido e stabile ghiacciaio, i miei giorni avrebbero continuato a scorrere come sabbia fra le mie affusolate dita, e il tempo, unito all’amore che sapevo di provare per Xavier a dispetto della sua lontananza priva di una chiara spiegazione, mi avrebbe reso una persona migliore, permettendomi quindi di rivestire un ruolo completamente diversa da quello di strega, che si avvicinava stavolta a quello che gli ignari mortali hanno nella loro società apparentemente priva di leggi e regole, pertanto dominata solo dalle loro stesse e assurde convinzioni, secondo le quali,ogni singola creatura magica del mio calibro sia portatrice di sfortuna o disgrazie di vario genere. Avvicinandomi allo stile di vita delle donne umane, io sarei diventata madre. Noi streghe possiamo diventarlo senza alcun problema o restrizione, ma data la nostra continua fuga dall’ignoto e la pericolosità del pregiudizio di tutti colori che non sono a noi simili, solo poche scelgono di farlo, desiderando quindi di far prosperare una stirpe inizialmente composta da pochi e distinti elementi. Concedendoci nuovamente del tempo per pensare, le mie sorelle ed io rimembriamo ancora con gioia il giorno della nostra venuta in un mondo così dissimile da quello umanamente conosciuto, ove il pericolo e la sicurezza giocano d’astuzia, nascondendosi entrambi alla vista degli ingenui. È compito di un mago o di una strega vivere la propria vita in maniera tale da non esporsi alle avversità, riuscendo a trovare, assieme alla sicurezza, anche quella che le mie superiori definiscono vera forza, unico strumento di salvezza dalla cattiveria che alcune anime mortali riescono a mostrare perfino nei confronti dei propri simili.  Sin dal giorno della sparizione di Xavier, sapevo di non sentirmi più al sicuro, ma abbandonandomi ad un soliloquio colmo di importanti decisioni, avevo lungamente riflettuto, per poi scegliere di fare tutto ciò che fosse in mio potere per proteggere e salvaguardare la piccola vita che custodivo dentro me stessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Roseo futuro ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo II
Roseo futuro
Un nuovo e lungo anno ha appena avuto inizio, e questa mattina, sento che qualcosa è davvero cambiato. La docile aria mi lambisce il viso, portandomi a respirare a pieni polmoni. Sono in piedi davanti alla mia finestra,  e ammiro il cielo colmo di nuvole bianche come il latte e soffici come piume. Improvvisamente, noto la presenza di un volatile alla mia finestra. Solca il cielo con eleganza e fierezza, e si avvicina lentamente. Poco dopo, si ferma, scegliendo di posarsi sul solido davanzale. A quella scena, sorrido, per poi scegliere di farlo entrare in casa mia. Subito dopo averlo fatto, mi accorgo che quello non è un corvo comune, ma bensì Valtor, il fido volatile appartenuto a mia sorella. Sorridendo nuovamente, lo vedo zampettarmi intorno, scegliendo quindi di accarezzargli la testa piumata. Il tempo scorre, ed io scopro un secondo particolare. Fra le zampe, il corvo stringe un secondo biglietto, che afferro e inizio a leggere mantenendo il mio solito e completo silenzio. “Tornerò presto a casa.” Dice, inducendomi a pensare che sia da parte di Xavier. Lentamente, una piccola e affatto amara lacrima mi scivola sul volto, e rileggendo quella singola frase, mi convinco che lui sia davvero il mittente di quel biglietto. Avvicinandomi di nuovo alla finestra, la riapro, così da permettere a Valtor di uscire e tornare a dominare il cielo volando con infinita grazia. Ora come ora, so bene di dover semplicemente aspettare. Un giorno, il mio amato Xavier tornerà a casa, e insieme, affronteremo la realtà che ci aspetta, assieme ad un luminoso e roseo futuro. Il tempo continuerà a passare, e svegliandomi in una soleggiata mattina, scoprirò che l’attesa che mi separa dal miracolo che custodisco si ridurrà progressivamente. Le mie sorelle conoscono bene la mia attuale condizione, e hanno promesso di aiutarmi durante questo così difficile e duro periodo. Ora sono sola, ma l’assenza di Xavier non mi condizionerà. La mia intera famiglia mi considera una persona forte, e in onore delle loro convinzioni, raccoglierò il mio coraggio mostrando la vera me stessa, che riuscirà sicuramente ad andare avanti nonostante le difficoltà. Sono felice, e il mio sorriso è quel che ora mi rimane, e sono certa che nessuno riuscirà mai a spegnerlo. Sono rimasta da sola, passando le mie lunghe notti a meditare sul mio lieto avvenire.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il valore della vita ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo III
Il valore della vita
Il ripetitivo gioco astrale che ha dato vita alla Terra a noi conosciuta, si è ripetuto per l’ennesima volta, dando così inizio ad una nuova e radiosa giornata. Il mattino non è che ai suoi primordi, e il sole, che brilla mostrando la sua inaudita potenza, mi colpisce il viso annebbiandomi la vista. Uscendo dalla mia stanza, mi reco subito nel salotto di casa, scegliendo di dedicarmi alla lettura, passione che ho ereditato dalla mia cara sorella Minerva. Pur avendo solo due anni meno di me, è fra noi sorelle la più dotta e colta. Inoltre, è anche l’unica ad aver realmente timore di essere scoperta dagli umani. Al contrario di lei, io non lo sono, ben sapendo di avere dalla mia parte la protezione che un’arma e il sentimento che porta il nome di amore possono offrirmi. Difatti, da alcuni giorni a questa parte, ho scelto di iniziare ad usare il mio pugnale, daga che mi permetterà di proteggermi in ogni situazioni di pericolo. Per tale ragione, ho iniziato a praticare delle piccole incisioni sui tronchi di vari alberi. Pur sapendo di poterlo fare, non ho intenzione di far del male a nessuno. Ogni persona che abbia mai incrociato il mio sguardo e imparato a conoscermi, sa bene che non ferirei nessun essere vivente. Ora come ora, sono impegnata ad incidere la corteccia di un robusto albero, e improvvisamente, un odore penetrante e conosciuto mi distrae. Voltandomi di scatto, mi accorgo che quello che sento, è odore di fumo. Tacendo la mia scoperta, scelgo subito di mettermi a correre, ben sapendo che un incendio ha sicuramente avuto luogo. Per qualche strana ragione, noi streghe abbiamo sempre avuto un innata paura per il fuoco, ragion per cui, tentiamo sempre di fuggirne. Ad ogni modo so bene di essere diversa, e avendo appreso attraverso la lettura e la conoscenza, il vero valore della vita, ho prontamente scelto di dirigermi verso la fonte di quel fastidioso odore, così da poter intervenire. Iniziai quindi una corsa a perdifiato nel bosco stesso, raggiungendo una meta che mi fece letteralmente raggelare. Non lo credevo possibile, eppure era come se il mio passato e la mia storia si stessero lentamente e inesorabilmente ripetendo. Ero nuovamente arrivata a casa di mia sorella Minerva, e lei era di nuovo svenuta cadendo in terra. A quella vista, rabbrividii. Posando il mio sguardo sul suo corpo apparentemente privo di vita, mi accorsi che non era semplicemente svenuta, ma era stata anche gravemente ferita. In quel momento, passai subito all’azione, scegliendo di ripetere le azioni compiute tempo prima, e adagiandola con cura sul suo stesso letto. Subito dopo, la salutai dignitosamente, per poi fuggire alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarmi. Ero spaventata, ma sapevo di dover agire. Correndo, iniziare a pensare, per poi scegliere di andare subito a casa di mia sorella Astrid. Gli istanti si susseguivano velocemente, e con l’andar del tempo, le mie speranze si affievolivano. Le ferite di Minerva erano davvero gravi, e sapevo che se non avessi agito, lei sarebbe morta, lasciandomi per sempre. Ad ogni modo, raggiunsi casa di Astrid, per poi bussare freneticamente alla porta. “Che ti succede?” mi chiese, apparendo preoccupata. “C’è stato un incendio, e Minerva è stata ferita.” Dissi, faticando a respirare a causa della mia stanchezza unita alla mia paura. Subito dopo, afferrai il polso di Astrid, per poi trascinarla con me. Mantenendo il silenzio, mia sorella acconsentì a seguirmi. Una volta arrivate a casa di Minerva, Astrid raggiunse subito la sua stanza, per poi scegliere di provare  ad operare la sua magia su di lei. lentamente, si tolse il ciondolo dal collo, posandolo su una delle sue ferite. La stessa, sanguinava vistosamente, ed appariva profondamente. “Non so se posso aiutarla, devi avvertire Logan.” Disse, facendosi improvvisamente seria. A quelle parole, mantenni il silenzio, limitandomi a guardarla senza capire. “Puoi usare Guardian.” Continuò, indicando la gabbia ospitante il suo gufo. Subito dopo, presi in mano un foglio di carta, scrivendo un veloce biglietto che informava Logan dell’accaduto. Un attimo scivolò via dalla mia giovane vita, e obbedendo agli ordini della padrona, Guardian volò subito fuori dalla finestra. Nell’attesa del suo ritorno, Astrid ed io ci davamo da fare per curare le ferite di Minerva. Provando istintivamente pena per lei, ricavai subito una benda dal suo lenzuolo, scegliendo di adagiarla su una delle ferite. Per pura fortuna, il mio espediente parve funzionare. Difatti, Minerva smise di sanguinare, e in quel preciso istante, il caratteristico bubolare del gufo di mia sorella mi induce a voltarmi. A quella vista, sorrido. Guardian è tornato da noi, e non stringe più il biglietto che gli avevo affidato, segno che lo stesso è arrivato a destinazione. Appena un attimo dopo, entrambe sentimmo bussare alla porta. Aprendola con velocità incredibile, rimasi allibita da ciò che vidi. Logan ci aveva raggiunte, e non era solo. Difatti, era accompagnato dal cugino, il mio amato Xavier. Salutandolo, mi lasciai baciare, per poi avere modo di vedere l’espressione del suo volto mutare, passando da felice a preoccupata. Subito dopo, vidi Logan raggelare. La vista della sua amata Minerva priva di sensi e difese lo rendeva debole e fragile, e improvvisamente, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Avvicinandosi al letto di mia sorella, indusse Astrid a farsi da parte, per poi scegliere di baciarla. A quella scena, sorrisi debolmente, sentendomi pervasa da un’incredibile sensazione di incredibile felicità pervadermi completamente. Loro si amavano davvero, ed erano riusciti a diventare una coppia proprio come me e Xavier. Voltandomi verso di lui per un mero attimo, scelsi di baciarlo, dandogli modo di esternare i suoi sentimenti. Il tempo aveva continuato a scorrere, e la sua lontananza mi aveva ferita. Xavier ed io eravamo finalmente tornati insieme, e in tutto quel tempo, avevo continuato a pensare alla nostra relazione, che era stata spezzata dalla sua temporanea sparizione. Ad ogni modo, ora era tornato da me, ed io ero pronta per parlargli di una verità che non avevo mai avuto modo di rivelargli. Ad ogni modo, qualcosa mi frenava dal farlo. Il tempo continuò quindi a scorrere, e posando il mio preoccupato sguardo su Minerva, la vidi rinvenire. Guardandosi attorno, incrociò lo sguardo di Logan. “Sei stata gravemente ferita, e hai finito per svenire.” Le disse, cingendole un braccio attorno alle spalle. “Grazie.” Rispose, rivolgendosi ad ognuno di noi. Subito dopo, io scelsi di abbracciarla a mia volta, e lei non si oppose. In quel momento, ognuno di noi era davvero sollevato. La salute di Minerva era appena stata appena messa a rischio, ma grazie al mio tempestivo intervento, unito a quello di Logan e Astrid, era riuscita a salvarsi. Questa giornata rimarrà impressa nella memoria di ognuno di noi, poiché avevamo tutti imparato un’importante lezione, secondo la quale, l’amore che lega una persona ai suoi cari non è che uno dei grandi valori della vita.  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Pericolo ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo IV
Pericolo
Il freddo e rigido inverno ha finalmente avuto fine, ed io sono riuscita a sfuggire ai suoi rigori scaldandomi di fronte al caminetto. Ora come ora, sono seduta nel salotto di casa, e Xavier è con me. Per qualche strana ragione, mi appare preoccupato. “Non possiamo più stare qui.” Afferma, alzandosi in piedi mentre dal camino spunta un’ignea scintilla. “Perché?” mi limito a chiedergli, attendendo una sua spiegazione. “Hai visto cos’è successo a Minerva, non posso permettere che prendano anche te.” A quelle parole, mantenni il silenzio, non avendo scelta dissimile dal fissarlo senza capire a chi o a cosa si riferisse. Cadendo quindi preda della confusione, lo guardai negli occhi. “Sono stati i Cacciatori.” Disse, rompendo come fragile vetro il silenzio creatosi nella stanza. “Cosa?” chiesi, stranita da quelle parole. “Non capisci? L’incendio è stato colpa loro! Presto torneranno e per noi sarà la fine!” aggiunse, per poi scivolare nel più completo silenzio. “Dobbiamo andarcene, e subito.” Continuò, riprendendo a parlare dopo attimi di silenzio. “No.” Biascicai, opponendomi al suo volere con le mie stesse forze. Alla mia risposta, Xavier mi fissò, confuso. Attendeva una spiegazione, e pensando, compresi che quello era il momento giusto per confessargli la verità che nascondevo e covavo nel cuore da tempo. “Siamo in pericolo, ma il punto non è questo.” Esordii, tacendo al solo scopo di raccogliere le idee e il coraggio che sapevo mi mancasse. “Sono incinta, e ho paura.” Confessai, iniziando poi a tremare fra le sue braccia. “Ti proteggerò, ma devi darmi ascolto. Se fuggiamo ora non riusciranno a prenderci.” Disse, riuscendo per qualche arcana e inspiegabile ragione ad infondermi la sicurezza che cercavo da ormai lungo tempo. In quel preciso istante, provai una motivata rabbia nei suoi confronti. “No! Gridai guardandolo negli occhi e sentendo che le lacrime mi bruciavano il volto. “Mia sorella è stata quasi uccisa, e mia nonna è l’unica ancora di salvezza dopo la morte di mia madre.” Aggiunsi, ricominciando a piangere e nascondendo il viso con le mani. “Sono stanca. Stanca di fuggire dagli umani e dal resto del mondo.” Mugolai, faticando a respirai a causa del mio pianto. A quell’istante, seguì un abbraccio che accettai senza proteste, e che ricorderò finchè avrò vita e memoria. “Ti amo.” Mi sussurrò Xavier, mostrandomi il marchio che entrambi possedevamo e riportando alla mia memoria la mia vera natura. Ero una strega, e questa mia particolarità aveva un solo ed inequivocabile significato. Anche se lentamente, avrei dovuto imparare ad accettarlo, e dominare le mie paure affrontandole e smettendo di comportarmi da vigliacca. Piangere amare lacrime non mi sarebbe servito a nulla, e in quel momento, dargli retta era l’unica delle mie possibilità. Ad ogni modo, ero combattuta. La mia intera famiglia era in pericolo, ed io non volevo assolutamente fuggire. Dentro di me sapevo che facendolo mi sarei allontanata da coloro a cui tenevo di più a questo mondo, ed ero sicura che una volta fatto, non li avrei più rivisti. Con l’arrivo della sera, mi concessi del tempo per riflettere e pensare, arrivando poi ad una semplice ma ponderata conclusione. Xavier ed io non ci saremmo mossi da Farebury, scegliendo quindi di continuare a lottare per il nostro amore e la nostra salvezza. Io e lui ci amavamo davvero, e grazie alla nostra incrollabile volontà, unita alla nostra forza d’animo, avremmo dimostrato che la realtà di un amore come il nostro, da molti considerato impuro, sarebbe sempre riuscita ad abbattere il muro che le Streghe Superiori avevano cercato di innalzare. Avevo paura ed ero in grande pericolo, ma avendo fiducia in me stessa, avevo deciso di lottare. Io ero la persona che sapevo di essere, e nessuno sarebbe mai riuscito a spingermi verso il cambiamento.   

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Nuova speranza ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo V
Nuova speranza
Il tempo, entità a me invisibile, ha continuato a scorrere, e la mia attesa è giunta al termine. Il dorato sole spunta lentamente, lasciando che i suoi potenti ma delicati raggi risveglino tutta Farebury dal sonno in cui è caduta con l’arrivo della notte. La città è in fermento, e guardando fuori dalla finestra, mi accorgo che Xavier aveva ragione. Ognuno di noi è in grave pericolo, e perfino le genti del villaggio ora cercavano rifugio nelle loro case, nel mero e forse infruttuoso tentativo di sfuggire all’ignoto, che sotto forma di ineluttabile destino incombeva su di loro. A quel punto, tutto era più chiaro. Dovevamo raccogliere le nostre forze e il nostro coraggio, e scegliere. Agire o perire. In quel momento, in me sopraggiunse una sorta di paralisi, e poi un indescrivibile dolore. Tentando di rimanere lucida, provai a gridare per chiamare aiuto, pronunciando il nome di Xavier con quanto fiato avessi in gola. Preoccupato, mi raggiunse subito, e alla mia vista, raggelò. Un attimo scivolò via dalla nostra vita, e solo dopo aver esitato, scelse di aiutarmi. Prendendomi per mano, mi condusse nella nostra camera da letto, lasciando che mi sdraiassi. Subito dopo, non potei far altro che urlare a causa del dolore che provavo, ritrovandomi paralizzata dalla paura. I minuti scorrevano, e apparivano ai miei occhi più lunghi del normale. Ad ogni modo, e dopo un tempo letteralmente interminabile, il mio corpo  smise di dolere, e posando il mio sguardo su Xavier, mi accorsi della realtà che avevo dinanzi. Il momento che avevo tanto atteso era arrivato, ed io ero riuscita a dare alla luce il neonato che portavo in grembo. “È una femmina.” Mi disse, dopo averla accuratamente esaminata. Poco dopo, Xavier si avvicinò a me, lasciando quindi che prendessi in braccio. Posando il mio sguardo su quella dolce creatura, compresi che era perfetta e priva di difetti. L’unica cosa che le mancava era un nome. “Jocelyn.” Dissi, spostando il mio sguardo sul mio amato Xavier, padre di questa bambina. A sentire quel nome, Xavier sorrise, scoprendosi completamente d’accordo con me. Questo nome ci ispirava fiducia, e piaceva ad entrambi. Nostra figlia non era che una bimba appena nata, e pur avendola appena guardata negli occhi, sapevamo che sarebbe cresciuta fino a diventare una strega forte e capace. Guardandola, ci innamoriamo lentamente di lei, augurandole un futuro luminoso e pieno di successi. Il tempo scorre, e anche se per vie traverse, la notizia di una nuova bimba nel villaggio giunge all’orecchio di ogni abitante. La mia intera famiglia raggiunge quindi la mia casa, e con l’arrivo delle mie sorelle, Xavier sceglie di fare un importante annuncio. Guardandomi, respirò a pieni polmoni, tentando di calmare i tremori di cui il suo corpo era vittima. “Miriel, io ti amo, e insieme abbiamo una bellissima bambina. Sposami, e rendimi così il mago più felice al mondo.” Disse, pronunciando quindi una frase che ebbe il potere di riempire il mio cuore di gioia. Il bacio che seguì quell’istante fu casto e dolce, e indossando l’anello che mi aveva regalato, accettai la sua proposta di matrimonio. Finalmente, dopo mesi passati a nascondere il nostro amore, fingendo che non esistesse, avevamo coronato il nostro sogno d’amore, sposandoci e avendo modo di trascorrere il resto dei nostri giorni l’uno al fianco dell’altra. Quasi a volermi imitare, le mie sorelle versarono affatto amare lacrime, mostrando la loro felicità circa quanto era appena successo. Tutto era cambiato, e finalmente, nasceva in noi una nuova speranza.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Caccia aperta ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo VI
Caccia aperta
Sono appena trascorsi tre mesi, ed io non ho fatto che pensare all’idea avuta da Xavier. Secondo il suo pensiero, io e lui dovremmo fuggire da Farebury, portando con noi anche la piccola Jocelyn. Ad ogni modo, ogni volta che ci rifletto, mi convinco che ha ragione, ma allo stesso tempo, mi rendo conto di non poter lasciare la mia famiglia e i miei affetti nel luogo in cui sono nata e cresciuta. In fin dei conti, sono la maggiore di tre sorelle, e abbandonare Minerva e Astrid risulterebbe in una pugnalata alle loro spalle. Ora come ora, il tempo scorre, e quell’interrogativo continua a ronzarmi in testa come un fastidioso insetto. Alzandomi dal divano dove sono tranquillamente seduta, scelgo di raggiungere la stanza di mia figlia, ma non appena entro, un inquietante particolare attira la mia attenzione. La culla di Jocelyn è completamente vuota. Iniziando inconsciamente a tremare, tento di non scompormi e mantenere la calma, per poi mettermi subito alla ricerca di Xavier. “Jocelyn è scomparsa.” Lo avviso, mostrandomi profondamente preoccupata. “Qualcuno l’ha rapita.” Mi disse, parlando con una calma a mio dire mostruosa. A quelle parole, lo fissai attendendo spiegazioni. Fu quindi questione di un attimo, e le parole pronunciate da Xavier mi colpirono. Fu come ricevere un doloroso pugno nello stomaco. “Le Superiori.” Ammise, guardandomi con aria seria ma oltremodo preoccupata. “Come hanno potuto?” chiesi, ponendo una domanda pesantemente retorica. “È tutta colpa mia.” Confessò, chinando il capo a causa della vergogna. “Cosa?” esclamai, incredula. “Volevano ucciderti, ma ti ho difesa, e hanno preso la bambina. Non ho potuto fare niente.” Continuò, parlando con voce sempre più bassa, e reiterando quindi il suo dolore. “Dove l’hanno portata?” continuai, furiosa. “Non lo so.” Rispose Xavier, mentre la sua voce si spezzava come un ramoscello e il suo corpo era scosso da tremiti sempre più evidenti. In quel momento, ero animata unicamente dal mio istinto materno, ragion per cui, afferrai il polso di Xavier, con la ferma e precisa intenzione di uscire di casa e cercare nostra figlia. Mi incamminai quindi verso uno dei sentieri del villaggio, per poi iniziare a percorrerlo nella speranza di ritrovare la mia amata bambina. Seppur lentamente, i minuti scorrevano, e sapevo che ogni passo mi avvicinava a mia figlia. Camminavo senza mai fermarmi, notando che qualcosa in me stava lentamente mutando. Per qualche strana ragione, un acuto dolore alla testa mi spingeva a fermarmi. Ad ogni modo, quel dolore mi appariva troppo forte per essere normale. Difatti, non sentivo dolore, ma più precisamente, il pianto di mia figlia. Era ormai evidente. I miei poteri stavano cambiando, e grazie agli stessi, ero ora divenuta capace di rintracciare le persone a me care semplicemente concentrando il mio pensiero su di loro. Ad ogni modo, mia figlia piangeva, e questo poteva avere un solo significato. Qualcuno le stava facendo del male. Intanto, la mattina stava lentamente sfumando nel pomeriggio, e prima che avessi modo di accorgermene, avevo già raggiunto il misterioso e verde bosco al confine con il mio villaggio. Arrestando solo per un attimo il mio cammino, iniziai subito a correre, per poi imbattermi in mia sorella Minerva. “Che cosa ci fai qui?” le chiesi, tacendo nell’attesa di una sua semplice risposta. “Mi hanno trovata, e devo fuggire.” Disse, faticando a respirare a causa della corsa in cui sembrava essersi impegnata. A quelle parole, raggelai. Sapevo bene che si riferiva ai perfidi e spietati Cacciatori, ed ero sicura che se l’avessero presa per lei sarebbe stata la fine. “Scappa. Vattene subito.” Le risposi, fornendole un utile consiglio. Guardandomi negli occhi, mia sorella ebbe appena il tempo di annuire e voltarsi, fuggendo nel tentativo di salvarsi e rimanere in vita. Il suo corvo la seguiva volando senza sosta. per poi venir colto di sorpresa venir colpito all’ala da una freccia infuocata. A quella scena, seguì un urlo  straziante. Minerva non era scappata, e aveva avuto modo di assistere a quella tragedia senza muovere un muscolo. Iniziando istintivamente a piangere, si avvicinò al suo amato corvo, per poi fissarlo pregando che non morisse. I suoi occhi erano ormai pieni di lacrime, e non avendo scelta dissimile dal farlo, mia sorella scelse di usare i suoi poteri, teletrasportandosi altrove e sparendo dalla mia vista come un etereo fantasma. Subito dopo, scoprii che delle piccole lacrime avevano iniziato a rigarmi il volto. In quel momento, mi voltai verso Xavier, per poi scegliere di continuare il mio viaggio alla ricerca di mia figlia. Durante la corsa, sentii le gambe deboli, sentendo che il mio corpo veniva investito da una sorta di scoramento. Improvvisamente, ricominciai a piangere, per poi formulare un assurdo pensiero, secondo il quale, la caccia a noi streghe era ormai aperta, mia figlia era scomparsa, ed io non avrei avuto modo di riaverla indietro. Ero furiosa, ma assalita anche da un forte senso di impotenza e rammarico. Non sembravo avere scelta, e Xavier aveva ragione. Dovevamo fuggire alla ricerca della salvezza.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** In fuga ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo VII
In fuga
Correvo a perdifiato, e sulla foresta calava il buio. Nell’aria non c’era alcun suono, salvo il sibilo del vento e il fruscio dei rami degli alberi. D’improvviso, una nuova freccia viene scoccata, ed io sento gridare. Un urlo così potente da essere udito anche in lontananza, capace di squarciare la placida notte. Una voce troppo conosciuta. Minerva. Voltandomi nella direzione opposta, ricominciai a correre alla volta del bosco, andando alla ricerca di mia sorella e trovandola distesa su un fianco, con la freccia di un abile arciere conficcata nella schiena. Chiamando flebilmente il suo nome, mi avvicinai, conservando la segreta e forse vana speranza che fosse ancora viva. Le sue ferite erano gravi, e non riusciva a muoversi. Non c’era molto tempo, ma dovevo agire. Eravamo sorelle, ed io le volevo bene, ma non potevo certamente permettere che morisse sparendo per sempre. Animata quindi da una forza che non credevo assolutamente di possedere, la presi in braccio come avrei fatto con mia figlia, e caricandomela in spalla, la portai con me fino alla mia destinazione. Xavier mi aveva aspettato, e insieme, eravamo tornati a Bakriat. Dopo il nostro primo viaggio, avevo fatto delle ricerche in merito alla città stessa, e avevo scoperto che oltre ad essere una delle più ricche, era anche il covo delle Streghe Superiori. Fissando quindi il mio sguardo su un immaginario punto lontano da me, chiusi gli occhi, concentrando il mio pensiero su mia figlia Jocelyn. Conoscevo bene i miei poteri, e sapevo che quello era l’unico modo che avevo per ritrovarla. Il suo pianto mi martellava in testa, tanto che per un attimo temetti di svenire. Ad ogni modo, strinsi i denti, e facendomi forza, raggiunsi il nascondiglio delle Streghe. “Dov’è mia figlia?” urlai, attendendo una risposta da una di loro. Poco dopo, il silenzio cadde nella sala dove Xavier ed io ci trovavamo. Nessuna risposta, solo silenzio. Gli attimi scorrevano inesorabili, e improvvisamente, la mia attenzione fu catturata da un enorme fascio di luce. Lo stesso, era così abbagliante che dovetti coprirmi gli occhi, ma la scena che ne seguì mi ridusse al mutismo. Una delle tre streghe di fronte a me sollevò una mano, e il corpo di Minerva iniziò a fluttuare, fino a toccare nuovamente terra e guarire da ogni ferita. Subito dopo, vidi mia nonna Zelda stringere fra le braccia mia figlia Jocelyn, sua amata nipote. In quel preciso istante, mi avvicinai. “Perché me l’hai portata via?” le chiesi, attendendo una risposta e sentendo gli occhi bruciare a causa di alcune lacrime a lungo represse, che ora desideravano sgorgare. “Questa bambina è speciale, e dovrai promettere di prendertene cura. Lei è in pericolo, proprio come te.” “È mia figlia, e nessuno le farà del male.” Dichiarai, prendendola in braccio. “Che cosa le avete fatto?” chiesero Xavier e Minerva, parlando quasi all’unisono. “Niente, sappiate solo che lei è diversa.” Disse una delle Streghe, avvicinandosi lentamente alla bambina e spostandole delicatamente un braccio perché potessi esaminarlo. Guardandolo, notai la presenza di un incredibile particolare. Per qualche strana ragione, Jocelyn possedeva entrambi i nostri marchi, e sia io che Xavier non potevamo fare altro che guardare, immobili. “Questa bimba è una Sangue Striato.” Disse mia nonna, riprendendo a parlare dopo un silenzio protrattosi per un tempo indefinito. A quella notizia, sbiancai. Non sapevo cosa fare. Ad essere sincera, non avevo mai sentito parlare di una simile stirpe prima d’ora. Mantenendo il silenzio, spostai lo sguardo su mia nonna, sperando che mi confortasse in quel momento così delicato. “Prendila con te, e fuggite.” Mi disse, lasciando che la prendessi nuovamente in braccio. Ad ogni modo, rimasi completamente immobile. Subito dopo, quattro semplici parole risvegliarono in me un orrore a lungo sopito. “La fine è vicina.” Dissero le tre Streghe, parlando all’unisono, per poi scomparire grazie ai loro poteri e alla luce che avevo visto poco prima. Mantenendo il silenzio, mi voltai, e prendendo la mano di Xavier, ricominciai il mio cammino. Minerva aveva deciso di seguirci, e tutti noi non avevamo certezze. Difatti, non facevamo altro che brancolare nel buio, e all’improvviso, mirando il cielo, vidi la luce di una stella. In quel momento, mi decisi. Poco prima di andare, rivolsi un ultimo pensiero a mia sorella Astrid, sapendo di essere in procinto di lasciare Farebury e abbandonarla al suo destino, augurandomi che un fato maligno non si incroci mai con il suo cammino verso la gioia. Così, con la mente confusa e il cuore dolente, continuai al fianco di Xavier e Minerva quella che consideravo la mia fuga.  

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Innocenza ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo VIII
Innocenza
Tre giorni. Esattamente quello il lasso di tempo che ho trascorso a pensare a me stessa e alla nuova vita che avrei iniziato una volta arrivata a Bakriat, città che avevo avuto modo di conoscere e nella quale mi ero ormai trasferita assieme a Xavier. Mia sorella Minerva ha scelto di seguirci e vivere da noi, aiutandomi quindi a prendermi cura di mia figlia Jocelyn, sua nipote. La conosce da poco, eppure sa di amarla. Il tempo scorre, e la mia bimba ha quasi raggiunto un anno d’età. Ora come ora, è curiosa, e ogni giorno che vive è costellato di nuove scoperte. I suoi capelli, di un marrone che ricorda quello delle foglie autunnali, sono lisci come la seta, e il suo carattere è identico a quello del padre. Pur essendo solo una bambina, appare ai nostri occhi forte, coraggiosa e sicura di sé, tanto che già a sei mesi potevamo lasciarla da sola in una stanza senza preoccuparci che avesse paura o soffrisse la solitudine. Ad ogni modo, i giorni passano, e Minerva riesce a ritagliarsi del tempo sia per la sua famiglia che per i battiti del suo cuore, dedicandosi a volte, interamente alla sua splendida relazione con Logan. Proprio come noi, lui vive a Bakriat, perciò il nostro trasferimento non ha neanche lontanamente scalfito l’animo di mia sorella. Voltandoci indietro, rimiriamo spesso il nostro lungo cammino, contemplando la lunga strada che abbia percorso, e pensiamo spesso a nostra sorella Astrid, rimasta a Farebury dopo la nostra partenza. In questo istante, sono impegnata a pensare, comprendendo che di lei non mi resta nulla di dissimile da un ricordo, che a dispetto dello scorrere del tempo, non sbiadisce, come invece farebbe del delebile inchiostro. Così, seduta accanto alla finestra nella stanza di mia figlia, la tengo in braccio, e rifletto. La presenza di Xavier mi è di gran conforto, e in un momento di tale delicatezza, ammetto di non poter desiderare compagnia migliore. Mi abbandono quindi a dei lunghi sospiri, colonna sonora del dispiacere che in questo istante so di provare. Istintivamente, abbasso lo sguardo, e i miei occhi si posano sul misterioso marchio presente sul braccio della mia piccola Jocelyn. Una perfetta combinazione di una luna e una stella, e il nome di una stirpe che non ricordo di aver mai sentito nominare. “Sangue Striato.” Una definizione avvolta da una coltre di mistero, alla quale non riesco a dare un significato. Spinta dalla curiosità e dai miei stessi dubbi, ho provato a chiedere spiegazioni a mia nonna Zelda, ricevendo purtroppo risposte altrettanto enigmatica. “Tua figlia è una bimba speciale, e come tale deve essere protetta.” Non ha fatto che ripetermi per giorni interi, lasciandomi vagare nel vuoto dei miei confusi pensieri a riguardo. Distrutta dai miei trascorsi, ho quindi deciso di riposare, sperando che ogni problema passasse in secondo piano rispetto alla mia famiglia. Sdraiandomi sul letto, mi sono addormentata, sprofondando nella più profonda delle molteplici dimensioni oniriche, finendo poi per fare il peggiore dei sogni. Tutto attorno a me è buio, e non sento altro che il pianto di mia figlia Jocelyn. Qualcuno sta cercando di farle del male, ed io non posso far nulla. Sono quindi impotente, e ogni sforzo di raggiungerla si rivela vano. La voce di Xavier mi risveglia da quell’orribile incubo, riportandomi alla realtà e permettendomi di tornare ad essere me stessa. Faticando ad aprire gli occhi, biascico qualche parola, fra cui il nome di nostra figlia e qualcosa riguardo alla sua sicurezza. “Non è al sicuro.” Affermo, una volta tornata alla normalità. “Ti sbagli. Siamo la sua famiglia, e tutto andrà bene.” Risponde Xavier, tentando unicamente di confortarmi. “Lei è diversa da noi.” Continuo, con la voce corrotta da un filo di preoccupazione. “Non è diversa, è speciale.” Mi corregge, regalandomi un seppur debole sorriso. A quelle parole, sorrido a mia volta, rendendomi quindi conto del calare della notte e scegliendo di attendere il mattino seguente per approfondire tale mistero. Tornando a dormire, svuoto la mente da ogni pensiero, limitandomi all’avere una sola ed unica certezza, stando alla quale, avrei continuato a proteggere la mia amata bambina e la sua splendida innocenza, anche ad un costo pari a quello della mia stessa vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Scoperta dell'ignoto ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo IX
Scoperta dell’ignoto
Come ogni mattina, mi sveglio al sorgere del sole, e la presenza di Xavier è la mia unica compagnia. Alzandomi dal letto, ho deciso di prepararmi per una nuova giornata. Non appena fui pronta, scelsi di avvisare Xavier della mia imminente partenza verso il covo delle Superiori. Sapevo bene che mia nonna era una di loro, e che la sorta di segreto riguardante la vera identità di mia figlia non poteva continuare ad essere celato alla mia conoscenza. Notando con piacere che Xavier volle unirsi a me, partimmo entrambi alla scoperta dell’ignoto, sperando di far luce sui misteri che circondavano nostra figlia Jocelyn. Essendo suoi genitori, l’avevamo vista nascere, e l’avevamo amata sin dal primo giorno, ragion per cui, non avremmo mai rinunciato a proteggerla. Ad ogni modo, dopo un viaggio senza tempo, raggiungemmo il covo delle Superiori, e una volta arrivata, mi avvicinai a mia nonna. “Cosa sai di Jocelyn?” le chiesi, attendendo una risposta e fissandola con sguardo truce. “Dimmi la verità.” Aggiunsi, evitando di staccare il mio sguardo da lei. “Va bene. Tua figlia ha il sangue striato, e i membri di questa stirpe non sono che figli dell’amore che nasce fra i primi due ordini.” Ascoltando le sue parole, mantenni il silenzio, non osando parlare e limitandomi a riflettere. In quel momento, tutto fu più chiaro. Nostra figlia non era che il frutto del nostro amore, e questo significava che non ci eravamo mai sbagliati sul suo conto. Era diversa, ma al contempo speciale. “Perché non avete voluto dirmelo?” azzardai, rivolgendo stavolta anche al resto delle sue compagne. “Sei una strega forte, e il tuo coraggio ti fa onore.” Disse una di loro, posando forse istintivamente una mano sul mio petto. “Un’amore come il vostro è malvisto dalla nostra legge, ma data la forza dello stesso, e il frutto che ne è conseguito, vi lasceremo andare. Siete ora liberi di vivere ed essere.” Continuò una seconda strega, dando manforte alla prima. Non proferendo parola, annuii lentamente, per poi ringraziare ognuna di loro. Le stesse, non fecero altro che mostrarmi dei deboli sorrisi, e al loro scomparire, non vidi altro che l’ormai conosciuto fascio di luce, bianco come marmo e lucente come oro. Subito dopo, mi voltai verso Xavier, posando le mie labbra sulle sue. Ogni mistero era ormai scomparso, e l’umida nebbia che pareva aleggiare sulla mia vita permeando l’aria che respiravo si era finalmente diradata. Volgendo il mio sguardo verso il tiepido sole, iniziai a camminare al fianco di Xavier. Entrambi, ci dirigevamo verso una meta comune, ovvero casa nostra. Saremmo presto tornati a casa da Jocelyn, ed avremmo rivisto la nostra amata bambina. In un mondo come quello di noi maghi, streghe e creature magiche, nessuno è mai al sicuro, e il pericolo è sempre dietro l’angolo. Ad ogni modo, e per quella che Xavier ed io definiamo semplice e sporadica fortuna, noi due siamo legati da un rapporto che vanta un valore inestimabile. Siamo felicemente sposati, e il nostro amore, unito a quello che entrambi sappiamo di provare per la nostra piccola Jocelyn, è l’unica cosa che conta. Seppur lentamente, il mondo continuerà a cambiare, e nessuno di noi potrà mai riuscire a scoprire ogni singola sfaccettatura del mondo stesso, in perenne mutamento e guerra con gli astri che sembrano dominarlo. Ad ogni modo, Xavier ed io giungemmo a casa stremati e distrutti dalla lunga giornata. Al mio arrivo, mi precipitai subito nella stanza di mia figlia, scoprendo con piacere che non era da sola. Difatti, Minerva era passata a trovarmi, e accorgendosi della mia assenza, aveva scelto di prendersi cura della nipotina. Guardandola, la ringraziai sorridendo, e lei si limitò a stringersi nelle spalle. Voleva davvero bene alla sua adorata nipotina, e il modo in cui era solita tenerla in braccio intonando canzoni insegnateci dalla nostra defunta madre, lo denotava. Istintivamente mi avvicinai a lei, sentendola pronunciare una frase che mi colpì duramente. “Xavier non c’era mentre tu eri con lei.” Queste le uniche parole che mia sorella mi rivolse, e che mi portarono a rimembrare i primordi della mia gravidanza. Appena un attimo dopo, sbiancai. Minerva aveva ragione. A quel tempo la piccola Jocelyn dimorava sotto il mio cuore, e Xavier sembrava essere sparito senza un motivo apparente. In quel preciso istante, chiesi a Minerva di lasciar dormire la bambina, per poi vederla uscire dalla stanza. Fu allora che presi un’importante decisione, secondo la quale, avrei fatto luce sul mistero della sua temporanea scomparsa.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una ragione per sorridere ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo X
Una ragione per sorridere
La buia notte diveniva luminoso giorno, ed io ero ormai decisa. Dati i miei trascorsi e le parole pronunciate da mia sorella, avevo scelto di ritagliarmi del tempo nell’odierna giornata per parlare con Xavier. Insieme, avevamo avuto nostra figlia Jocelyn, ma stando ai miei ancora oggi nitidi ricordi, lui non era al mio fianco quando tutto è iniziato. Lasciando la mia stanza, mi sono messa alla sua ricerca, per poi trovarlo nel salotto di casa. Salutandolo, mi sono poi seduta al suo fianco, asserendo di dovergli parlare. C’è qualcosa che non mi hai detto.” Iniziai, per poi concedermi del tempo per raccogliere le idee e riprendere a parlare. Tacevo, e Xavier mi guardava, confuso e stranito dalle mie parole. “Perché mi avevi lasciata?” chiesi, non riuscendo a trattenere le lacrime né ad evitare che la mia voce si spezzasse. “Non l’ho mai fatto.” Mi rispose, tentando di difendersi da quella sorta di accusa giustificandosi al tempo stesso. “Sei un bugiardo! Di chi era quel biglietto?” gridai, continuando a piangere e terminando il mio discorso con quella domanda. Scioccato dalla mia reazione, Xavier rimaneva fermo e inerme, non riuscendo a proferire parole dissimili dal mio nome. “Miriel…” mi chiamò, tacendo nella speranza che riuscissi a calmarmi. “Cosa?” continuai, invitandolo a riprendere la parola. In quel momento, un lugubre silenzio calò nel salotto di casa, ed io mi ritrovai ad assistere ad una scena che non credetti reale. “L’ho fatto per entrambi.” Disse, facendo involontariamente in modo che quelle parole mi colpissero dritte nel cuore, penetrandovi come una sorta di infezione. Le mie lacrime sgorgavano inesorabili, rigandomi il volto senza che io potessi agire per fermarle. Mi limitavo a piangere, non proferendo parola. “Ho dovuto farlo. Sono fuggito, ma mi hanno catturato e sbattuto in prigione.” Continuò, per poi tacere e fissare il suo sguardo traboccante di serietà su di me. A quelle parole, sentii l’atmosfera subire un nuovo cambiamento. Difatti, l’aria divenne fredda come ghiaccio, e al contempo pesante come piombo. “Perché non me l’hai detto? Avrei potuto aiutarti.” Dissi, per poi scivolare nel silenzio e attendere una sua risposta. “Mi avevano minacciato. Se l’avessi fatto ci avrebbero uccisi entrambi.” Continuò, con lo stesso tono colmo di serietà adoperato poco prima. “Devono morire.” Sussurrai allora, parlando a me stessa e sperando che Xavier non riuscisse a sentirmi. “Di chi parli?” mi chiese, comprendendo perfettamente le mie parole e infrangendo quella mia speranza come vetro. “I Cacciatori. Sono stati loro a prenderti, vero?” risposi, ponendogli quindi quella così diretta domanda. Mantenendo il silenzio al solo scopo di confortarmi, Xavier si limitò ad annuire, trovandosi poi costretto ad assistere al mio pianto, che nello spazio di un momento si trasformò in ira cieca. “Perché non volete ascoltarmi? Nessuno di noi è al sicuro! Hanno ferito Minerva, ucciso Valtor e perfino imprigionato te! Cos’altro ci aspetta?” gridai, lasciandomi quindi andare ad un pianto liberatorio nella speranza di ritornare alla calma e alla serenità che sapevo di aver perso. L’abbraccio che seguì quell’istante fu fortissimo, e parve racchiudere la moltitudine di sentimenti che il mio amato Xavier provava per me. Un bacio coronò poi quel momento, ed io mi sentii sciogliere. Un attimo svanì quindi dalla mia vita, e la porta di casa si aprì con uno scatto, rovinando inesorabilmente la magia di quegli attimi. Ad entrare, fu mia sorella Minerva, con un insolito sorriso sulle labbra e l’aria stranamente soddisfatta. Non sapevo cosa le fosse accaduto, ragion per cui, decisi di informarmi. “Logan mi ha parlato, e abbiamo grandi notizie.” Disse, non riuscendo a smettere di sorridere. “Ovvero?” azzardai, sperando che una sua qualunque risposta riuscisse a soddisfare la mia curiosità. “Presto diventerai zia.” Disse, rivolgendosi principalmente a me. “Davvero?” non potei fare a meno di chiedere, credendo per un attimo che facesse tutto parte di una burla. Silenziosa, Minerva si limitò ad annuire, e noi scegliemmo di abbracciarla, per poi congratularci di tutto cuore. Sembrava impossibile, eppure nonostante quanto avessi passato, un raggio di sole stava per tornare a illuminare la mia vita, rendendomi quindi sicura di un mio stesso pensiero, stando al quale, non avevo ormai alcuna ragione di piangere. La rabbia dovuta alle parole di Xavier aveva cessato di esistere, cedendo il posto ad una ritrovata felicità.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Animo in tempesta ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo XI
Animo in tempesta
Le mie vere emozioni. Ora come ora, fanno parte di un’intricata rete, e pur conoscendomi a fondo, non riesco a capirmi. Il mio fragile e delicato animo è stato irrimediabilmente ferito. Difatti, ho appena scoperto alcune scioccanti verità. Mio marito Xavier ha passato un intero anno dietro le sbarre, mia figlia Jocelyn, luce della mia vita appartiene ad una stirpe completamente sconosciuta e diversa dalla mia. Inutile è dire che la amerò comunque, e l’aver finalmente scoperto la nuda verità su di lei mi rende felice e riesce a calmare i miei ora logori nervi. Ad ogni modo, sto cercando di concedermi del tempo per pensare, concentrando i miei pensieri sulla notizia ricevuta da mia sorella Minerva, presto diventerò zia, e saperlo riempie il mio cuore di gioia. Il tempo continua a scorrere, e in questo preciso istante sono tranquillamente seduta nella mia camera, e inganno i minuti che passano lenti fissando il mio sguardo sulla mia daga. Una semplice arma, che in mani sapienti potrebbe diventare potente, e che in caso contrario, diverrebbe incredibilmente pericolosa. Ricordo ancora il giorno in cui l’ho ricevuta in dono dal mio amato Xavier, e con esso anche quelli passati ad allenarmi incidendo la corteccia degli alberi del bosco. Rimanendo in silenzio, saggio la consistenza della lama con le dita, facendo ad ogni modo attenzione a non farmi del male. Mi ritrovo quindi immersa nel profondo oceano rappresentato dai miei stessi pensieri, e un improvviso rumore mi distrae, rompendo inesorabilmente la mia concentrazione. Sento quindi bussare alla porta, e posando il pugnale sul comodino, mi alzo per aprirla. Subito dopo, incrocio lo sguardo di Xavier. Ha un’aria tranquilla, e appare rilassato.  Limitandosi a guardarmi, sorride, ed io torno a sedermi sul letto. Avvicinandosi, sceglie di imitarmi. “Facevi pratica?” chiede, spostando lo sguardo dal mio viso al mio pugnale, ancora appoggiato sul solido e ligneo comodino presente nella stanza. “Non vorrei davvero usarlo.” Ammetto, chinando leggermente il capo a causa della mia tristezza. “Prima o poi ti servirà.” Mi avverte, regalandomi poi un debole ma convincente sorriso. È questione di un solo attimo, ed io mi abbandono fra le sue braccia in cerca di protezione. Guardandomi, si accorge che sto tremando, e nel tentativo di confortarmi, mi stringe a sé per poi baciarmi. Sentendo il mio cuore aumentare il dapprima lento e pacato ritmo dei suoi battiti, non oppongo resistenza al suo amore, trovandomi di fronte ad un ovvia scelta. I nostri sguardi si incrociano per una seconda volta, e lentamente, ci baciamo. Per qualche strana ragione, questo bacio giunge alle mie labbra come profondamente diverso. Mentre è nell’atto di farlo, Xavier si ferma unicamente per respirare, ma nonostante questo, non proferisce parola. Lo amo, e conoscendolo perfino meglio di me stessa, sapevo che il suo mutismo doveva avere una chiara e limpida ragione. Istintivamente, mi stacco da lui, scegliendo di guardarlo negli occhi e porgli un0importante domanda. “Cosa cerchi di dirmi?” chiedo, tacendo nella mera attesa di una sua risposta. “Sono preoccupato per te, e non voglio perderti.” Risponde, per poi ricominciare a baciarmi con passione inaudita. “Non mi perderai mai.” Lo rassicuro, fissandolo al solo scopo di fargli comprendere le mie reali intenzioni. Lentamente, la natura fa il suo corso, e il nostro amore sembra vincere le tenebre della notte. La luna fa capolino da dietro una coltre di scure nuvole, e concedendomi una pausa per ammirarne la bellezza, scopro che il vento fuori dalla mia finestra ha smesso di ululare, e che con il tanto sospirato ritorno di Xavier nella mia vita, metaforica tempesta all’interno del mio animo sembrava essersi calmata. Ad ogni modo, non riuscivo a dirmi tranquilla. Il mondo delle streghe, così come quello degli umani, è in continuo mutamento, e dopo quanto mi è accaduto, so bene che la felicità dei miei lunghi giorni continuerà a vacillare.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Conflitto imminente ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo XII
Conflitto imminente
Mesi. Lunghi mesi che si sono susseguiti scandendo il placido andar della mia vita. Come di consueto, l’aureo e magnifico sole si palesa alla mia vista sconfiggendo le bianche nuvole presenti nell’azzurro cielo mattutino. Quello odierno è un giorno nuovo, e rimanendo seduta nella mia stanza, inganno il tempo assieme al mio amato Xavier. Lentamente, mi depone dei piccoli baci sulle labbra e sulle guance, ma la magia del momento passato assieme viene nuovamente rovinato dal solito e sordo suono della porta che pare aprirsi con uno scatto. Congedandomi da Xavier, raggiungo il salotto di casa, per poi accorgermi che qualcuno bussa alla porta. Avvicinandomi, la apro, scoprendo di fronte a me l’esile e snella figura di mia sorella Minerva, bella come sempre, ma dal ventre gonfio a causa della gravidanza. Presto darà alla luce il mio futuro nipote, e il tempo che mi separa dal vederne la nascita sta lentamente diminuendo. Salutandola, scelgo di abbracciarla. “Sono qui per parlarti.” Esordisce, per poi tacere sapendo di aver suscitato in me una sorta di inspiegabile curiosità. Guardandola negli occhi, la invito a riprendere il suo discorso, venendo letteralmente stordita dalla frase che pronuncia. “Logan ha deciso di sposarmi, e ho accettato.” Dice, non riuscendo ad evitare che le sue labbra si dischiudano in un sorriso. A quelle parole, sorrido a mia volta, stringendola quindi in un secondo abbraccio. In quel momento, Xavier ci raggiunge. Incrociando lo sguardo di mia sorella, sceglie di salutarla. “Come sta il bambino?” le chiedo, posando il mio curioso sguardo su di lei e toccandole lievemente l’ora gonfia pancia, che custodisce un miracolo simile alla mia piccola Jocelyn. “Benissimo.” Risponde, sorridendo e ringraziandomi per l’interessamento. “Speriamo che sia un maschio.” Aggiunse, pensierosa. Seppur lentamente, il tempo scorre, e la porta viene nuovamente percorsa dal solito e ormai conosciuto bussare. Quel suono così caratteristico finisce per svegliare Salem, il mio serafico e calmo gatto nero, che colto da un improvviso nervosismo, inizia a soffiare tirando fuori le unghie. Lo avevo accolto quando non era che un tenero micetto, e conoscendolo, sapevo che mostrava quel comportamento al solo scopo di proteggermi. Rimanendo immobile, evitai di avvicinarmi, per poi raccogliere il mio coraggio e provare ad aprire la porta. Subito dopo averlo fatto, rimasi interdetta per un singolo attimo. Di fronte a me non c’era che mia nonna, e fissandomi, non proferiva parola. Ad ogni modo, il silenzio calato nella stanza si ruppe inesorabilmente. “La fine è vicina.” Mi disse, facendo viaggiare la mia mente fino al giorno del rapimento di mia figlia, ovvero quando mi rivolse quelle parole per la prima volta. Istintivamente, raggelai, per poi sentire le gambe deboli e tremanti. “Che vuoi dire? Cosa ci accadrà?” chiesi, riferendomi sia a me che alla mia intera famiglia.” “Dovrete imparare a difendervi lottando, o le tenebre vinceranno.” Disse, puntando il suo indice contro il nero pelo di Salem, che alla sua vista, fuggì impaurito miagolando terrorizzato. Concedendomi un attimo di riflessione, capii subito a cosa si riferiva, e la risposta alla quale giunsi autonomamente, mi portò a tremare e chiudere gli occhi. tentando di ritrovare la calma, li riaprii, scoprendo la sparizione di mia nonna. Confusa e impaurita, mi guardai intorno alla ricerca di conforto, trovandolo negli sguardi di Minerva e nel forte abbraccio in cui Xavier mi strinse. “Andrà tutto bene. Impara solo a fidarti.” Sussurrò, stringendomi a sé con forza ancora maggiore. Ad ogni modo, trassi conforto da quel gesto, per poi sciogliere quell’abbraccio e concentrarmi su mia sorella. Proprio come me, stava tremando, e quasi volendo proteggere il suo futuro bambino, si posò una mano sul ventre, per poi avvertire un seppur leggero movimento. In quel momento, sorrisi al solo scopo di confortarla, e un ennesimo abbraccio fece sì che mi avvicinassi a lei. Tornando a riflettere, scoprii di avere ragione. La mia felicità si era spezzata come un esile fuscello, e quel che mi aspettava ora, era un violento e imminente conflitto.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Buio all'alba ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo XIII
Buio all’alba
Il silenzio. Sovrano di questa notte, mi regna attorno, e si rompe solo con il sibilare del vento e l’ululare dei lupi nei boschi. Sono ancora sveglia, e manca poco all’alba. Alzandomi, mi avvicino alla finestra, ed è allora che la vedo. Pura, lucente e magnifica, è indice dell’inizio di un nuovo giorno nella mia vita. Il vento è oggi freddo, e dati i miei trascorsi, qualcosa mi induce a credere che un evento mi sconvolgerà. Intanto, ammiro lo splendere e il sorgere del sole, gemma dorata che lentamente diviene regina del cielo. Poco dopo, sorrido, inspirando a pieni polmoni la gentile aria del mattino. Esco dalla mia stanza, e noto che Salem porta qualcosa in bocca. Un piccolo topo, cacciato durante una delle sue notti solitarie, con cui ora gioca tenendolo ben fermo fra le zampe. Quasi ignorandolo, mi siedo sul divano di casa, per poi immergermi nella lettura. Il tempo scorre, e il mio interesse si sposta su un vecchio e polveroso tomo lasciatomi in eredità da mia madre. È ormai passata a miglior vita, e come molte streghe, è stata scoperta e messa a morte sul rogo. Ha tentato di salvarsi, ma non ce l’ha fatta. I suoi occhi e il suo essere l’hanno tradita, e al contrario di me, lei non ha avuto nessuno al suo fianco. Così, piangendo amare lacrime e urlando a causa del dolore derivante dalle bruciature, ha lentamente accettato il suo destino, smettendo di dibattersi e tacendo definitivamente. Ora come ora, di lei non mi rimane nulla, salvo i miei nitidi ricordi uniti a questo libro, contenente tutte le informazioni riguardanti il nostro mondo. Un’ora trascorre veloce, e il ticchettio del vetro della finestra mi distrae. Sospendendo quindi tale attività, mi alzo al solo scopo di controllare, scoprendo che Hero, il gufo appartenuto a Logan, mi ha fatto visita. Aprendo la finestra, gli accarezzo il plumbeo piumaggio, per poi notare che stringe qualcosa nel becco. Istintivamente, gli mostro una mano, così da invitarlo ad aprirlo. Il mio espediente sembra funzionare, e appena un attimo dopo entro in possesso di quello che scopro essere un biglietto. Spinta dalla curiosità, lo tengo fra le dita, per poi capire che si tratta dell’invito al matrimonio di mia sorella. È scritto in maniera fine ed elegante, e afferma che i due si sposeranno fra un mese. In quel momento, Xavier mi raggiunge, ed io gli mostro quanto ho appena scoperto. “Logan e Minerva si sposeranno.” Dico, per poi tacere lasciando che le mie labbra si dischiudano in un sorriso. Mantenendo il silenzio, Xavier sorride a sua volta, e prendendo in mano quel biglietto, ne legge mentalmente il contenuto. Subito dopo, lo appoggia sul tavolo, scegliendo di concentrarsi su di me. Senza proferire parola, mi bacia, ed io fatico a negare i miei sentimenti. Seduti l’uno accanto all’altra sul divano di casa, continuiamo lo scambio di effusioni, intenso ma al contempo dolce e privo di esitazione. Il tempo scorre, e la notte cala. Xavier ed io siamo di nuovo insieme, decisamente in vena di amarci. La notte e nostra compagna, e la luna splende sui nostri corpi, raggiungendo poi i nostri cuori nobili e colmi d’amore. Il mattino successivo arriva senza farsi attendere, e mentre lo stesso sfuma nel pomeriggio, qualcuno bussa alla mia porta. Aprendola, scopro l’arrivo di mia sorella Minerva, venuta a farmi visita come è solita fare da tempo ormai immemore. Per qualche strana e arcana ragione, non parla, e ha il viso scuro, contratto in una smorfia di tristezza. “Che ti succede?” le chiedo, provando istintivamente pena per lei. “Niente.” Risponde, mentre una lacrima le solca il volto. Istintivamente, le cingo un braccio attorno alle spalle, confortandola e invitandola a parlare. Respirando profondamente, si prepara a farlo, ma fallisce nel suo intento scoppiando a piangere. “Ho perso il bambino.” Ammette, faticando a respirare e tirando su col naso. “Mi dispiace.” Rispondo, in tono mesto. Subito dopo, la abbraccio nel tentativo di rinfrancarla, e lei accetta senza proteste. Seppur lentamente, le ore diurne si susseguono, e il buio torna a scurire il cielo. “Posso restare?” mi chiede, sperando nella mia ospitalità. Sorridendo, annuisco, congedandomi da lei unicamente per cercarle una coperta. Gli anni sono inesorabilmente passati, e molte cose sono ormai cambiate. Difatti, mia sorella avrebbe potuto occupare la camera degli ospiti, ma sin dal giorno in cui Jocelyn è entrata a far parte delle nostre vite, tale soluzione non è applicabile, ragion per cui, non le resta scelta dissimile dal dormire sul divano. Stringendosi nelle spalle, Minerva non batte ciglio, sistemandosi quindi per la notte. Imitandola, raggiungo la mia stanza, per poi sdraiarmi sul letto e addormentarmi cadendo in un sonno profondo. La mattina dopo, sono in piedi di buon’ora, e nonostante sembri sveglia e pronta ad iniziare una nuova e lunga giornata, mia sorella sostiene di essere priva di forze. Guardandola, non chiedo ulteriori spiegazioni, riuscendo a comprenderla perfettamente. Ha appena perso quello che sarebbe diventato il suo primo figlio, e dopo quanto le è accaduto, si è letteralmente chiusa in sé stessa. Avvicinandomi, l’ho dolcemente spronata a vestirsi, asserendo che l’avrei presto riaccompagnata a casa. Non proferendo parola, si è limitata ad annuire, per poi mettersi in piedi e raggiungere autonomamente la porta di casa. Il suo animo è ora ferito, e nonostante l’amore che la sua intera famiglia provi per lei, ora non riesce a vedere nulla ad eccezione del buio prima della nuova e luminosa alba che attende con pazienza.  

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Solenne promessa ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo XIV
Solenne promessa
Il tempo continua a passare, e il matrimonio di mia sorella Minerva si sta avvicinando. È un’occasione che attende da quasi un anno, e ricordo che era felicissima nel giorno in cui il suo fidanzato Logan ha chiesto la sua mano. Ora come ora, non fa altro che sorridere, e la spirale di depressione in cui sembrava essere caduta dopo la perdita del suo primo figlio ha cessato di esistere. Data la situazione che era venuta a crearsi, non ho potuto fare altro che tentare di risollevarle il morale, riuscendoci solo con l’aiuto dello stesso Logan, che oggi, a distanza di circa un anno dal loro ufficiale fidanzamento, continua ad amarla, e l’ha finalmente convinta a fare il grande passo. “Non vedo davvero l’ora.” Continua a ripetere, mentre i giorni passano e lei è spesso intenta a provare abiti e acconciature da sposa. Per qualche strana ragione, non riesce a prendere una decisione. Volendo unicamente fare in modo che si chiarisse le idee, le fornii alcuni consigli, che lei reputò preziosi. Alcuni giorni passarono, e lei mi convinse a seguirla nell’atelier dove diceva di aver affittato il suo abito. Facendo uso della sua dialettica, riuscì a farselo consegnare così da provarlo, mostrandosi poi a me in tutta la sua bellezza. Il suo abito era bianco come la neve dicembrina, e i merletti di cui era ricolmo le donavano grazia e regalità. Ad ogni modo, il diadema e la collana di perle erano ciò che mi piaceva di più. L’ultimo dettaglio era rappresentato dai suoi capelli. Neri come l’ebano, e sciolti sulle spalle. “Sei bellissima.” Le dissi, sorridendole. “Non quanto te.” Mi rispose, regalandomi un sorriso e inducendomi a rimembrare il giorno in cui Xavier ed io avevamo deciso di sposarci. Ero innamorata, felice e libera. Un ricordo prezioso, che non lascerà la mia mente fino al giorno della mia morte. Ad ogni modo, i giorni scorrevano, e con essi, l’attesa diminuiva. Nei rari momenti in cui parlavamo, mi dimostravo orgogliosa di lei, dicendomi anche fiera. Difatti, non c’era da dimenticare che sia io che lei ne avevamo passate tante, e che la sua vita era stata messa in pericolo in numerose occasioni. Stava per avere il suo grande momento, e ognuno di noi si sarebbe impegnato affinchè nulla rovinasse il suo più grande sogno d’amore. Il tempo passò in fretta, e il sole di quel tanto atteso giorno spuntò splendendo come non credevo avesse mai fatto prima. Mia sorella era raggiante, e quella mattina non vedeva letteralmente l’ora di raggiungere la chiesa. Una volta arrivata, percorse la navata con grazia e naturalezza, attendendo con pazienza il suo sposo per poi lasciare che le loro mani si congiungessero. Ognuno degli invitati aveva il fiato sospeso, e nessuno parlò fino al fatidico momento dei voti coniugali. Subito dopo, un bacio coronò quel momento, e le loro labbra si unirono in una passionale danza che parve durare in eterno. Intanto, alcune affatto amare lacrime iniziarono a solcarmi il volto, e mentre mi occupavo di asciugarle, notai una particolare persona fra gli invitati. Capelli biondi e occhi marroni, che avrei riconosciuto ovunque. Non riuscivo a crederci, eppure mia sorella Astrid era lì assieme a noi. Ad essere sincera, non la vedevo dal giorno del mio definitivo trasferimento a Bakriat, e ricordavo con estremo dolore di averla letteralmente abbandonata lasciandola da sola a Farebury, nel nostro amato paese natale. Il ricevimento ebbe inizio alla fine della cerimonia, e proprio in quel momento, raccolsi il mio coraggio, e avvicinandomi, le parlai. “Astrid! Sei tornata!” le dissi, salutandola e non potendo fare a meno di stringerla in un abbraccio che racchiudeva la felicità che provai nel rivederla. “Ho avuto l’invito da Minerva.” Rispose, guardandomi negli occhi e mostrando un luminoso sorriso. Ad ogni modo, anche quel magico momento ebbe fine, e quando arrivò per tutti noi l’ora di andarcene, riuscii a vedere la gioia negli occhi di mia sorella. La conoscevo bene, e sapevo che amava Logan con tutta se stessa. Si erano lentamente costruiti una vita assieme, e finalmente erano sposati. Ognuno di noi, era felice. Astrid ed io le volevamo bene, e vederla finalmente sorridere, faceva nascere nei nostri cuori una rosea speranza per il suo futuro, portandoci poi a pensare che quella che si erano fatti, era un’importante e solenne promessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Ritrovarsi ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo XV
Ritrovarsi
Un anno era ormai passato, e molte cose non erano più le stesse. Mia sorella aveva coronato il suo sogno d’amore, mia figlia aveva appena compiuto tre anni, ed io avevo finalmente rivisto Astrid. Avevo perso i contatti con lei nel giorno della mia fuga verso Bakriat, e il matrimonio di nostra sorella aveva agito da tramite per farci rincontrare. Ora come ora, lei mi fa compagnia, e sedendo sul divano di casa, mi parla di come la sua vita sia cambiata in un così lungo lasso di tempo. “Ho qualcosa da dirti, ed è importante.” Mi ha detto, tacendo al solo scopo di respirare a pieni polmoni e trovare il coraggio di parlare. Con un gesto della mano, non ho fatto che incoraggiarla, facendo in modo che si concentrasse sullo smeraldo che portava al collo, fonte dei suoi poteri e chiave del suo vero essere. “Credo di essermi innamorata.” Confessò, guardandomi negli occhi e attendendo una mia risposta. “Chi è? Come si chiama?” chiesi, spinta da una reale e genuina curiosità. “Il suo nome è Jonathan, e credo davvero di amarlo.” Rispose, riuscendo a far sparire dalla mia mente quella domanda. “Sei seria?” continuai, stranita da quelle parole. Mantenendo il silenzio, Astrid si limitò ad annuire, per poi mostrare un ampio e luminoso sorriso. “Ci frequentiamo da qualche mese, e ogni giorno è migliore.” Aggiunse, lasciando che la sua mente vagasse riportandola ai momenti passati con lui. “Sono felice per te.” Le dissi, sorridendo e stringendola in un abbraccio. Con l’arrivo della sera, la vidi andarsene da casa mia, scegliendo quindi di andare a letto e sognare il mio avvenire. La mattina dopo, mi svegliai piena di energie. Alzandomi dal letto, svegliai anche la piccola Jocelyn, e leggendole una favola, mi presi cura di lei fino al ritorno a casa di Xavier. Sin da quando ci eravamo sposati, era stato lui a prendere le redini della mia attività, mentre io ero rimasta a casa con la bambina. “Hai notizie di Minerva?” mi chiese, non appena rientrò a casa. “È felicissima, e Astrid sta anche meglio.” Risposi, sorridendo debolmente. “Che cosa sai di lei?” continuò, lasciandosi guidare dalla curiosità. “Ha trovato l’amore.” Dissi, tacendo subito dopo. A quelle parole, Xavier mi regalò un sorriso, scegliendo di abbracciarmi e posare le sue labbra sulle mie. Ad ogni modo, quel pomeriggio Xavier ed io tornammo a Farebury con la chiara e precisa intenzione di fare visita a mia sorella Astrid. Volendo farle una sorpresa, portammo con noi anche la piccola Jocelyn. In fin dei conti, lei era già venuta a trovarmi, ed ora pensavo che fosse arrivato il momento di ricambiare il favore. Come sapevo ormai da lungo tempo, non vedevo mia sorella da circa un anno, e lei non aveva idea di avere una nipote, ragion per cui, decisi di renderla felice e presentargliela. Ad ogni modo, il nostro viaggio verso Farebury ebbe inizio quello stesso pomeriggio, finendo unicamente con l’arrivo della sera. Non appena arrivai, bussai educatamente alla porta, attendendo con pazienza che venisse aperta. Alcuni preziosi istanti scomparvero dalla mia vita, e la porta venne aperta da un ragazzo che non credevo di aver mai visto. I suoi capelli erano biondi, e gli occhi erano neri come la pece. “Voi dovete essere Miriel e Xavier.” Suppose, guardandoci negli occhi e sorridendo apertamente. “Entrate, Astrid mi ha parlato molto di voi.” Aggiunse, scostandosi dall’uscio così che facessimo il nostro ingresso in casa. Subito dopo, vidi mia sorella Astrid, e istintivamente, corsi ad abbracciarla. “Mi sei mancata.” Mi disse, non appena quell’abbraccio si sciolse come neve. “E lei chi è?” chiese, indicando la piccola Jocelyn con un cenno del capo. “Questa bimba è tua nipote.” Risposi, mostrandole un debole sorriso. “Posso prenderla?” continuò, chiedendo il permesso di tenerla in braccio. Senza proferire parola, annuii lentamente, per poi vederla sollevare da terra la bambina, che sorrise trovandosi al sicuro fra le braccia della zia. Sedendoci poi sul divano di casa, approfittai del sonno della piccola per parlare con Astrid. “Gira voce che il pericolo sia in agguato, tu cosa farai?” osai chiedere, sperando in una sua risposta. “Non lo so, ma credo sia meglio rimanere all’erta.” Rispose, portandomi a rimembrare le parole della nostra cara nonna Zelda. Alcuni minuti passarono, e guardando per un attimo fuori dalla finestra, mi resi conto dell’ora tarda, così ripresi in braccio Jocelyn, e salutando Astrid, tornai subito a casa. Poteva sembrare prevedibile, ma averla rivista e aver analizzato il suo punto di vista riguardo all’imminente conflitto che ci saremmo presto trovate ad affrontare, mi aveva davvero aiutata. Mi sentivo molto più calma e tranquilla, ed era come se nonostante i miei trascorsi, ogni sentimento negativo avesse ormai abbandonato il mio corpo.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Destino ineluttabile ***


Sangue-di-strega-II-mod
Capitolo XVI
Destino ineluttabile
Il tempo scorreva, e la mia intera famiglia appariva felice. Quella che avevo dinanzi, era l’alba di un nuovo giorno, e alzandomi dal letto con l’arrivo del mattino, diedi inizio alla mia lunga giornata. Mia figlia Jocelyn si era svegliata quasi contemporaneamente a me, ragion per cui, la presi in braccio cullandola. Per qualche strana ragione, piangeva. Inizialmente, non riuscii a capirne il perché, ma improvvisamente il mio sguardo si posò sul marchio che possedeva, e sfiorandolo con le dita, lo sentii bruciare. In quel momento, tutto si chiarì. Qualcosa in Jocelyn non andava. Sapevo bene che era diversa da ogni altra strega, e nel suo esile corpicino dimorava un particolare. Ritrovandomi consumata dai miei stessi dubbi, presi una singola ed importante decisione. Avrei definitivamente fatto luce su questo mistero, recandomi dalle uniche persone che sarebbero state capaci di fornirmi delle risposte, ovvero le Streghe Superiori. Mettendomi quindi alla ricerca di Xavier, lo avvisai del mio volere, e a sentire quelle parole, scelse di accompagnarmi. Il nostro ennesimo viaggio verso Bakriat ebbe quindi inizio, e al nostro arrivo, ci accolsero con freddezza. “Cosa volete?” ci chiese una di loro, fissandoci con evidente odio. A quella reazione, mi sentii indignata, per poi scivolare nel silenzio. Un attimo sparì quindi dalla mia vita, e allo scadere dello stesso non vidi che mia nonna. “So bene quello che è successo.” Disse, guardandomi e attendendo di poter prendere in braccio la bambina. Mantenendo il silenzio, rispettai il suo volere, e lasciai subito andare Jocelyn. “Questa bimba è destinata ad essere una guerriera.” Disse, costringendomi ad esaminare nuovamente il punto in cui il suo marchio risiedeva. Aveva la forma di una stella e di una luna unite, e secondo le parole scritte nel libro prestatomi da Minerva, tutto stava a significare che crescendo, Jocelyn avrebbe ereditato entrambi i nostri rispettivi caratteri. Il bruciore che sentiva non era nulla di preoccupante, poiché simboleggiava il progressivo cambiamento che i suo ancora neonati poteri stavano lentamente attraversando. Sorridendo, ringraziai mia nonna, per poi riprendere in braccio mia figlia e iniziare ad allontanarmi. “Aspetta.” Mi pregò, posandomi una mano sulla spalla e costringendomi a voltarmi. “Porta con te questa gemma.” Disse, allungando una mano verso di me e mostrando un piccolo cristallo di colore viola. “Non toglierlo mai, ti proteggerà.” Continuò, fornendomi quindi un prezioso e utile consiglio. Annuendo, la ringraziai nuovamente, per poi vederla svanire in una vera e propria nuvola di luce. Ad ogni modo, restavo ferma e inerme, indecisa sul da farsi. Poi, e quasi a voler evitare che mia nonna scomparisse, protesi una mano verso di lei, ma ogni sforzo fu inutile. “Se n’è andata. Ora vieni.” Mi disse Xavier, posando una mano sulla mia spalla e invitandomi a camminare al suo fianco. Annuendo lentamente, feci ciò che mi era stato chiesto, per poi raggiungere la mia destinazione al calar della sera. Entrai in casa camminando lentamente, e mia sorella Astrid mi corse incontro. Mi aveva aspettato, e sembrava davvero triste. Il suo viso era coperto di lacrime, e il suo respiro era così affannoso da impedirle di parlare. “Jonathan è scomparso.” Mi disse, tentando di ricomporsi e trattenersi dal piangere. “Sta calma.” Risposi, cingendole un braccio attorno alle spalle. Le accarezzai la schiena nel tentativo di confortarla, notando che perfino Salem stava tentando di risollevarle il morale. Lentamente, le si avvicinò miagolando, per poi saltarle in grembo e lasciarsi accarezzare. Sconsolata, Astrid passo una mano su quel nero pelo, per poi lasciare che la sua attenzione ricadesse su un particolare. Guardian, il suo gufo, teneva nel becco una lettera. Stendendo un braccio, lo richiamo a sé, e il gufo obbedì. Subito dopo, prese in mano quella lettera, iniziando quindi a leggerne il contenuto. “Astrid, se stai leggendo questa lettera significa che l’hai trovata. Sto bene, non preoccuparti. Va nella tua stanza e scegli. Hai due alternative, una rosa o una scatola.” Fu poi questione di un singolo attimo, e sentendosi rinfrancata da quelle parole, mia sorella si alzò dal divano, lasciando casa mia e raggiungendo la sua. Spinta dalla curiosità, scelsi di seguirla, trovandola ferma all’interno della sua stanza. Non riusciva a muoversi, ed era letteralmente basita da ciò che aveva davanti. Una rossa e aulente rosa giaceva sul suo letto, e proprio accanto alla stessa, una piccola scatola. Muovendo qualche indeciso passo in avanti, si avvicinò al suo letto, per poi inginocchiarsi e tentare di sciogliere il nodo che le attanagliava la gola. Protese quindi una mano in avanti, lambendo con le dita i petali di quel fiore. Lentamente, le sue dita si posarono sul secondo oggetto. Esaminandolo, scelse di scoprirne il contenuto, rivelando la presenza di uno scintillante anello accompagnato da un biglietto. “Hai fatto la scelta giusta.” Diceva, interrompendosi dopo quelle cinque parole. Stringendo quel biglietto in mano, mia sorella ricominciò a piangere, e le sue lacrime funsero da tramite per le sue ora inequivocabili emozioni. Si sarebbe presto legata all’uomo che amava, e tutti noi avremmo presto assistito al compiersi di un ineluttabile destino.  


Salve a tutti, miei cari vecchi e nuovi lettori. Questo capitolo sancisce la fine del mio racconto. Vorrei davvero ringraziare ognuno di voi, non dimenticando coloro che seguono le avventure di Miriel in perfetto silenzio. Alla prossima, e quindi al concludersi di questa trilogia,


Emmastory.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3316803