it's time to move on

di California123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** I. I don't trust you ***
Capitolo 3: *** II. Today is over ***
Capitolo 4: *** III. Why didn't you tell me? ***
Capitolo 5: *** IV. She's here ***
Capitolo 6: *** V. you're not Caitlin ***
Capitolo 7: *** VI. Stay away ***
Capitolo 8: *** VII. New return ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Erano passati sei mesi.
Sei mesi da quando si era distaccato del tutto dal team.
Sei mesi da quando Wells era stato sconfitto.
Sei mesi dalla perdita di Eddie e Ronnie.



Non aveva mai creduto nelle probabilità, niente era affidato al caso, lui stesso ne era la conferma vivente. Lui era 'flash', l'eroe di cui tutti a Central City erano orgogliosi, colui che aveva fermato l'enorme whormole destinato a schiantarsi contro di essa. Nessuno si era domandato del perchè tutto ciò stesse accadendo, tantomeno in che modo si fosse risolto. Vi erano state solo urla trionfranti e cartelloni carichi d'affetto e ammirazione.

Cartelloni che però raffiguravano l'eroe sbagliato.

Eddie era stato il vero eroe, quel giorno. Aveva rinunciato alla donna di cui si era innamorato e ad un futuro prospero insieme a lei, pur di impedire la nascita di quell'uomo. Di quell'uomo che lo aveva ingannato ed odiato in silenzio, perchè Eobard Thawne non desiderava altro che vederlo morire ed ottenere vendetta.Tutto ciò faceva parte di un piano, un piano elaborato meticolosamente in ogni suo piccolo dettaglio.

Tutti loro rientravano in un schema in cui la morte era solo un effetto collaterale del progresso.

Iris, Joe, i suoi genitori e Caitlin. Chiunque si trovasse al suo fianco, inevitabilmente subiva una perdita.

Per questo, in cuor suo li aveva ringraziati, per avergli permesso di creare una distanza tra di loro.
Per avergli permesso di non metterli in pericolo.


Qual'ora uno di loro tentasse di aprire una conversazione, a partire dal caffè troppo amaro di Joe o alla fantomatica nuova pistola congelante di Cisco, il ragazzo si fingeva impegnato in un contrattempo, o semplicemente evitava l'argomento. Al che anche Iris dovette iniziare a trattare con le esigenze dell'amico, ogni qual volta provasse ad avvicinarsi ed offrirgli un caffè macchiato, era costretta a sospirare spazientita e a ricevere in tutta risposta una serie di scuse, divenute banali con il passare del tempo.

Tutti avevano tentato, tranne Caitlin, ovviamente.


Non le avrebbe rivolto parola neanche volendo.
Del resto, come avrebbe potuto? Si era lasciato andare ad un vortice di emozioni e le aveva tolto tutto ciò di cui aveva più caro al mondo. Ronnie era morto per riparare ai suoi errori. E nessuno, neanche Cisco, accennava alla situazione. Non sapeva più nulla di lei, sennonché avesse ottenuto un prestigioso impiego ai laboratori Mercury e si dedicasse a quest'ultimi con determinazione. Ne era venuto a conoscienza indirettamente e non aveva potuto fare a meno di riflettere per qualche ora a riguardo.

Entrambi avevano subito una perdita, e a loro volta avevano preso strade del tutto differenti, seppur simili tra di loro.
Lui aveva scelto di dedicarsi ai meta-umani autonomamente.
Lei di lasciarsi il passato alle spalle.


Per questo quando era a venuto a conoscienza attraverso l'amico della sua presenza il giorno del flash day si era sorpreso, a tal punto da infrangere quel divieto che si era imposto così severamente ed andare a chiederle spiegazioni.
Lei meglio di chiunque altro avrebbe dovuto capire.




"Ti porti dietro un fazzoletto ora? Quanti anni hai, ottanta?"



Sei mesi e la loro complicità era rimasta intatta.
Si era promesso di fermarsi solo qualche minuto, ed invece si era ritrovato su un divanetto in pelle piuttosto scomodo a vedere un filmato. Un filmato che aveva cambiato letteralmente i suoi progetti. Suo padre aveva la prova che attestava la sua innocenza dopo anni di sofferenze. Ed era stato in quel breve istante che si era concesso una tregua, era rimasto con lo sguardo fermo sul piccolo schermo e le gambe tremolanti poggiate l'una contro l'altra, con la ragazza che gli sorrideva raggiante di fianco.


E fu in quell'attimo che avvenne la svolta. In quel momento Barry Allen si decise, finalmente, a tornare ai laboratori S.T.A.R e a rimettere insieme le tessere mancanti. Perchè camminare per quei corridoi e ritrovarsi poi, al fianco delle persone che amava, era una situazione a cui da fin troppo tempo aveva rinunciato.

E per tutto ciò era bastato un solo pomeriggio.
Un solo pomeriggio trascorso in compagnia di Caitlin Snow.

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Capitolo 2
*** I. I don't trust you ***


Fu il lieve bagliore della luce, accompagnato dal più che consueto ticchettio della sveglia, a far svegliare Barry quel mattino. D’altro canto, se fosse dipeso da lui, sarebbe rimasto volentieri tra quelle lenzuola di flanella che da quattordici anni ormai avevano assunto la dolce fragranza di ammorbidente alla vaniglia. Sfortunatamente, quel privilegio gli era stato inavvertitamente tolto dopo il college, e di conseguenza, la giornata non si sarebbe rivelata poi così diversa dalle altre. Con la sottile differenza che di caffè, quella mattina, ne avrebbe dovuti acquistare non tre, bensì quattro. Uno per Jay Garrick.
Non che gli dispiacesse passare al Jitters, quella caffetteria da due anni a quella parte, era diventata parte della sua quotidianità e con esso anche il buongiorno categorico ad Iris. Ma quell’uomo, quel Jay, era ancora in parte un estraneo, proveniva da un luogo del tutto sconosciuto. Ovviamente erano venuti a conoscenza di alcuni dettagli appartenenti al suo passato, come l’essere stato ‘flash’ e l’essersi creato una serie di nemici, che prontamente, era riuscito a combattere, fin quando non era stato risucchiato all’interno della lacerazione temporale. Da quel momento in poi la narrazione era stata interrotta da una Caitlin fin troppo turbata ed un Cisco altrettanto perplesso.
 
“Barry!”
La voce di Joe lo fece sobbalzare, scese in tutta fretta, facendo attenzione a non inciampare in quella lunga rampa di scale e senza concedersi una pausa si precipitò in cucina, titubante.
“Joe, che succede?” chiese il ragazzo, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Cisco ha chiamato. Si tratta di un’emergenza, ti copro io con Singh.” Rispose l’uomo, con comprensione, dopodiché si appoggiò al bancone e si concesse un lungo sorso di succo d’arancia.
Con un sorriso in pieno volto, il moro afferrò la giacca e sfrecciò fuori, provocando una folata di vento all’interno della stanza. Com’era suo solito, ormai, da quando aveva imparato ad usufruire dei vantaggi di quell’abilità. In pochi istanti, si ritrovò all’interno  del laboratorio, di fronte a sé vi era Caitlin, la quale senza rendersi conto della sua presenza continuò a camminare nervosamente all’interno della stanza, con Cisco che la osservava con attenzione, digitando di tanto in tanto qualcosa sulla tastiera del computer.
 

 “Cisco, non è possibile. Non sappiamo ancora nulla, l’hai detto tu stesso.” Fece Caitlin, visibilmente irritata, al che esausta dall’ennesima affermazione dell’amico gli lanciò un’occhiata ed incrociò le braccia, portando quest’ultime all’altezza del seno.

“Che succede?” Domandò Barry, interrompendo quella discussione tanto accesa.
“Cisco non si fida di Jay.” Rispose la ragazza, con le sopracciglia lievemente aggrottate. “E non vedo perché non dovrebbe.”
“Non mi sorprende, non lo conosciamo ancora abbastanza.” Fece lui, sospirando. “Non dimentichiamoci di Wells.”
“Quell’uomo vuole solo aiutarti Barry.” Lo corresse lei, avvicinandosi di qualche passo all’amico.
 “Ho solo una brutta sensazione.” Intervenne Cisco, interrompendo quel breve scambio di battute.
In men che non si dica all’interno della stanza calò il silenzio, interrotto solo dal rumore dei tacchi, che pian piano si dirigevano al di fuori di quelle quattro mura, entrambi seguirono la ragazza con lo sguardo, fin quando quest’ultima si fermò davanti alla porta e si voltò con riluttanza.
“Anche se non sappiamo nulla, dovremmo semplicemente dargli una possibilità.” Aggiunse la mora, con lo sguardo rivolto verso il pavimento. Al che per via dell’inclinazione dovette spostarsi una ciocca scura dietro la spalla.
E senza neanche dargli il tempo di replicare, si avviò per il corridoio principale.



 
 
“Quindi è per questo che mi hai chiamato, questa mattina.” Affermò Barry all’amico, con un sorriso sghembo sulle labbra. “Avevi paura di Caitlin.”
“In realtà avevo voglia di un caffè macchiato.” Annunciò lui, stendendo le gambe sulla scrivania in acciaio, cimentandosi poi in uno dei suoi passatempi preferiti. Mordicchiare nervosamente una penna.

 Al che dopo qualche secondo ,entrambi, contemporaneamente, scoppiarono in una sonora risata. Una di quelle in grado di accompagnare un lungo silenzio.

“Credi che abbia ragione?” Domandò ad un tratto il velocista scarlatto, con esitazione. “Voglio dire, e se dovessimo fidarci?”
“Non saprei, ma ho questa sensazione, credo che non sia sincero con noi.” Rispose il bruno, omettendo quelle strane visioni di cui era stato partecipe qualche ora prima, al suo risveglio.

Dopodiché entrambi annuirono e si avviarono alle proprie postazioni.




 
“Ti serve qualcos’altro?” Chiese Caitlin, fermandosi sulla soglia della porta.
“Grazie, va bene così.” fece Jay, con un sorriso.
“Va bene.” Affermò lei, con un cenno del capo, in seguito si concesse una breve pausa. “Sei sicuro di voler ancora rimanere nella cella? Non sei più un pericolo, potremmo trovare un’altra sistemazione.”
“Non è un problema.” Rispose quest’ultimo, avvicinandosi alla ragazza. Nel mentre la osservò per qualche istante con uno sguardo carico di malinconia ed in seguito sotto il suo sguardo indiscreto tornò ad occuparsi di alcuni strumenti presenti sulla scrivania.

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Capitolo 3
*** II. Today is over ***


Barry trascorse le ore seguenti alla scientifica in compagnia della sua più che consueta tazza di caffè caldo, ed il dolce silenzio che da anni ormai, faceva eco tra suoi pensieri. Vi erano stati numerosi casi lasciati irrisolti, di conseguenza, dopo essersi subito varie lamentele da parte del suo capo, era sfrecciato fuori dai laboratori e si era diretto in centrale. Ad attenderlo era stato uno scatolone dal color caramello, con all’interno una pila di carte da compilare ed esaminare con attenzione. Di certo, se ne avesse avuto la possibilità, lo avrebbe reso un impiego di pochi secondi. Ed invece, a causa dello sguardo severo dell’uomo al suo fianco, ci aveva impiegato esattamente tre ore.
 
“Non dirmi che Singh ti ha controllato per tutto il tempo.”
 
Una breve risata, accompagnata dal cigolio della porta, lo costrinse a voltarsi.
 Iris, con la sua figura slanciata ed un sorriso sulle labbra si era appoggiata allo stipite della porta. Senza curarsi delle cartelle rimanenti, Barry si alzò e raggiunse l’amica, la quale senza esitazioni, lo strinse in un abbraccio.
“Cosa ci fai qui?” Chiese lui, con un sorriso.
“Ti ho preso qualcosa da mangiare, papà mi aveva chiesto di passare, così ne ho approfittato.” Fece la bruna, in risposta. Dopodiché sollevò il braccio e tirò fuori dalla borsa una busta del Big Belly Burger, la sistemò con cautela sulla scrivania in acciaio su cui erano affiancate le carte e si voltò nuovamente nella sua direzione. “In effetti, volevo chiederti una cosa.”
“Non ho intenzione di chiedere a Joe di lavare i piatti.” Esortò il moro, in una risata. “Ho perso questo privilegio da tempo ormai.”
“Niente del genere, anche se sono convinta che potrebbe ancora funzionare.” Ammise lei, con sicurezza. In seguito si fece scura in viso ed aggrottò le sopracciglia, titubante. “Barry, ci sono stati degli avvistamenti l’altra notte. Non rimarrà ancora un segreto per molto.”
Barry lanciò un’occhiata all’amica e si avvicinò alla finestra, lo sguardo fisso sul flusso di macchine presenti lungo la via principale e la mano poggiata contro la superficie fredda e compatta del vetro. Sapeva esattamente a che cosa Iris si stesse riferendo. Zoom sarebbe presto arrivato, fino a quel momento, lo avrebbe messo alla prova, avrebbe mandato chiunque a distruggerlo.
“Iris, ce ne occuperemo, te lo prometto.” Mormorò lui, facendo intendere all’altra di non voler approfondire l’argomento. “Ho ancora qualche cartella da esaminare, farò abbastanza tardi, perciò non aspettatemi.”
La bruna annuì, gli mise una mano sulla spalla e senza aggiungere altro lo lasciò solo in quella buia
stanza.
 



“Hai finito, prima di me.” Fece Cisco, con una lieve nota di disappunto. Lanciò uno sguardo repentino all’amica ed avanzò leggermente con la sedia come per interrogarla. “Quindi hai un appuntamento.”
“Non ho nessun appuntamento, Cisco.” Aggiunse Caitlin, categorica. Le braccia lievemente incrociate tra di loro, all’altezza del seno e la postura perfetta in bella mostra.
“Lo conosco?” Chiese lui, con un sorriso malizioso tra le labbra, un gesto che non passò inosservato dalla ragazza, la quale a malincuore, dovette trattenere una risata.
“Voglio solo passare una serata a riposare, niente di insolito.” Borbottò la mora. Prese la borsa scura dalla sedia e si posizionò quest’ultima sulla spalla.
“In effetti anche io, ho la serata libera.” Sentenziò lui, picchiettando ritmicamente le dita sulla scrivania.
“Vieni al dunque.” Proferì lei, in risposta. Fingendosi noncurante delle intenzioni dell’amico.
“Sai ho scoperto una trilogia davvero interessante.” Fece il bruno, euforico. Si alzò dalla sedia e fece il giro della scrivania, per raggiungerla. “Penso proprio che possa piacerti, Caitlin. Anzi ne sono più che sicuro.”
“Guido io.” Annuì Caitlin, esasperata. Dopodiché prese la giacca ed intimò l’altro a fare lo stesso.
 
Dopo qualche minuto si ritrovarono nel parcheggio. Entrambi avvolti da una folata di vento e le giacche ben strette intorno al corpo. Il rumore dei passi faceva eco in quello spazio ormai da tempo semivuoto.
“Hai sentito Jay?” Intimò Caitlin, tirando fuori dalla tasca della giacca le chiavi dell’auto. “Non si è fatto vivo per tutto il pomeriggio.”
“In realtà no.” Aggiunse lui, lanciandole un’occhiata di disappunto. Poi, come se questo non bastasse, percepì su di sé, quella sensazione. Uno scenario del tutto diverso apparve davanti ai suoi occhi. Non vi era più l’auto di Caitlin, bensì vi era Jay e camminava per i corridoi dell’acceleratore di particelle, con lo sguardo fisso sulla cella al suo fianco.
 

“Lui non tornerà.”
“Jay? Dove sei?”
 

Quel breve episodio si concluse con la stessa velocità con cui era cominciato, Caitlin lo stava chiamando, le labbra strette in una morsa, dovuta al nervosismo, e lo sguardo preoccupato chino su di lui. Tutto ciò stava accadendo nuovamente, le sue 'visioni' si erano manifestate ancora una volta, e questa volta erano differenti, perchè non vi erano metaumani. Vi erano solo Jay e in qualche modo Caitlin, perchè era proprio lei a cercarlo.

Ma perchè?

“Va tutto bene, tranquilla.” Mormorò Cisco, tremante. Detto ciò le intimò un sorriso per rassicurarla e salì sull’auto, ormai aperta. Non avrebbe mai coinvolto Caitlin senza una motivazione, era stata partecipe di fin troppe preoccupazioni nei sei mesi precedenti, non vi era motivo di creargliene ulteriori.
 



Jay si alzò dalla scrivania dopo aver lanciato uno sguardo all’orologio da polso. Percorse i corridoi di quell’enorme struttura come suo solito faceva ormai da quasi una settimana e deglutì leggermente una volta arrivato dinnanzi alla porta dell’acceleratore di particelle.
Nonostante fosse diventato parte della sua quotidianità, per lui, quella era diventata una situazione insostenibile.

“Ti sei ricordato di me, finalmente.” Mormorò la figura, premuta contro il vetro della cella di isolamento per la sofferenza.
 
“Non resterò per molto.” Disse l’uomo, chinandosi sul vetro.
 
“Perché? In qualche modo uscirò da qui flash. Infondo lo sappiamo entrambi, rendiamo le cose più semplici.”
“Per oggi basta.” Concluse Jay, con fermezza. La mandibola contratta per via della brusca risposta e le sopracciglia lievemente aggrottate. Osservò per qualche secondo il riflesso dello specchio e sospirò, sfinito. Una volta alzato, si convinse e a percorrere il breve corridoio ed uscire da quel luogo tanto inquietante, più che deciso a concludere quella visita prima del previsto.

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Capitolo 4
*** III. Why didn't you tell me? ***


“Ottimo lavoro, Barry.”

La voce di Caitlin risuonava repentina all’interno dell’apparecchio, dal tono con cui aveva pronunciato quelle semplici parole era riuscito a percepire l’ombra di un sorriso comparire sul volto della ragazza. Quella situazione gli provocò una scarica di adrenalina insostenibile. Nonostante ci fosse abituato, Barry sorrise leggermente, si piegò con cautela sull’asfalto e raccolse il corpo a terra, in una manciata di secondi passò dal ritrovarsi nel cuore della caotica Central City al dolce silenzio degli STAR labs. Un uomo sulla quarantina sbatteva con insistenza i palmi delle mani contro il vetro a specchio della cella in cui era rinchiuso nel vago tentativo di poter uscire e vendicarsi di quella disfatta. Il moro lanciò un ultimo sguardo in direzione del malvivente con cui si era imbattuto pochi minuti prima, dopodiché percepì il tacchettio delle suole di Caitlin farsi largo lungo il corridoio e fermarsi sinuosamente sulla soglia della porta.
 
“Un uomo in grado di diventare invisibile? Seriamente? Certe situazioni si vedono solo nei film.” Annunciò lei, con un sorriso sghembo ed una posa del tutto naturale che le metteva in risalto il vestito blu elettrico che le cingeva il corpo. “Davvero scontato.”
Il ragazzo scoppiò in una sonora risata, una risata genuina senza alcuna traccia di amarezza. Per quanto quella situazione fosse del tutto sbagliata, Caitlin era riuscita per la seconda volta a distrarlo quel giorno. Sfortunatamente quel momento non durò a lungo, difatti, dopo essersi ripreso, si lasciò andare ad un mesto sospiro. Al ché la mora vedendolo in quello stato si era avvicinata di qualche passo, così da poter essere al suo fianco.
“Riusciremo a sconfiggerlo, come abbiamo sempre fatto. Non sei solo, Barry, Zoom lo è.” Fece lei, questa volta con lo sguardo rivolto verso il ragazzo. Un gesto che non passò inosservato dal diritto interessato, la quale annuì lievemente con dei cenni da parte del capo.
“Non è un metaumano del nostro mondo.” Iniziò lui, riferendosi all’uomo rinchiuso all’interno della cella, e dando per la prima volta sfogo ad i suoi pensieri “Ne manderà ancora altri, come possiamo dirlo?”  Questa volta aveva le sopracciglia aggrottate e la voce abbassata di alcuni toni per via dello sforzo.
Caitlin appoggiò con delicatezza la mano sul tessuto ruvido della tuta rossa che gli adornava il braccio, dopodiché fece per parlare, ma fu interrotta dalla voce allarmata e dai passi frettolosi di Cisco.
“Ragazzi.” Mormorò il bruno, con una mano poggiata al petto, per tentare di prendere fiato a causa di quella corsa improvvisa. “Ho interrotto qualcosa?” li guardò entrambi per qualche istante, poi riprese a parlare. “C’è un problema, riguarda la lacerazione al piano sotterraneo. Fate presto!”
In pochi minuti, Cisco e Barry si ritrovarono di fronte alla lacerazione degli star labs, seguiti dopo qualche istante da una stremata Caitlin. Tutti e tre rivolti verso quella luce abbagliante, divenuta improvvisamente più forte.
“Si sta chiudendo.” Mormorò Barry, in preda al panico. Detto ciò, con un rapido movimento delle braccia tirò indietro gli altri due, fin troppo sconcertati per intervenire ed evitare che la lacerazione li risucchiasse all’interno.  Infine, come se si svolgesse a comando, la lacerazione riprese quella tinta tenue e bluastra che fin dall’inizio l’aveva caratterizzata. Con ciò le uniche reali differenze erano le dimensioni, difatti era notevolmente più ristretta e con quel vortice aveva sparso sul pavimento una serie di cartacce e oggetti senza valore.
“Che cosa è successo?” Urlò Jay, poggiando la mano sulla soglia della porta. Lo sguardo impietrito vagava lungo l’enorme stanza e la gola gli era divenuta improvvisamente secca.
“Non dirmi che non ne sapevi niente.” Intimò Cisco, con il dito puntato contro l’uomo apparso all’improvviso. “Casualmente, sei arrivato quando la lacerazione si è chiusa.”
“Ero qui accanto, ho sentito il trambusto e sono arrivato in ritardo, non è opera mia. Si tratta di Zoom.” Rispose secco l’uomo, per via di quella accusa, a parer suo, senza fondamenta. “Voglio solo aiutarvi.”
“Davvero? Chiese Cisco, facendo trapelare un tono del tutto ironico. “Perché mi sembra che da quando sei qui, non hai insegnato nulla a Barry, sennonché è troppo debole per sconfiggere Zoom.”
“Cisco.” Ribatté Caitlin, che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare quel breve scambio di battute. “Dobbiamo focalizzarci su altro, adesso.”
“E’ coinvolto, Caitlin.” Aggiunse il bruno, fingendosi furibondo, poi si avvicinò all’uomo più alto di lui di una spanna per tentare di provocarlo una seconda volta. “Non dovremmo fidarci di chi si allea con Zoom.”
“Non sono un alleato di Zoom.” Sbottò Jay, esasperato, al ché diede una spinta al ragazzo. “Sto solo tentando di tenervi al sicuro.”
Dato quell’involontario contatto tra lui e Jay, Cisco rievocò nella sua mente le stesse situazioni vissute in precedenza. Si trovava come suo solito in una situazione extra-terrena. Di fronte a se, vi era una figura coperta da una tuta scura, con un logo che rappresentava un fulmine disegnato sul petto. Ma non fu quel dettaglio ad incutergli tanto terrore. Fu il suo sguardo, l’uomo era di fronte a lui, e anche se mentalmente si ripeteva quanto questo fosse impossibile. Lo osservava, analizzava ogni sua mossa in attesa che commettesse il più piccolo degli sbagli. Poi in una frazione, la strana figura sollevò la mano e prese per il collo un uomo, sollevandolo senza problemi.


“Non sarai mai abbastanza veloce.” Urlò lui, scaraventando il corpo inerme contro la parete del laboratorio.
Solo in quel momento di terrore, Cisco riuscì a mettere a fuoco la fisionomia di quel viso e i capelli biondi.


Jay.
 
Poi l’incubo si concluse. Era di nuovo agli star labs. Di fronte a sé aveva Barry e Caitlin, entrambi erano visibilmente scossi per via dell’accaduto, mentre di lato vi era posizionato Jay, con lo sguardo chino sul pavimento.
“Mi dispiace.” Mormorò il bruno, con lo sguardo ancora carico di terrore, la mano poggiata sul muro freddo per sorreggersi. “Ho esagerato”
“Ne riparliamo dopo. Adesso è meglio se ti riposi un po’” Sentenziò Caitlin, avvicinandosi alla porta, così da poter portare l’amico sul lettino d’ospedale per riposare.
“Cisco, Caitlin aspettate. Ho trovato qualcosa.” Mormorò Barry, riluttante, dopodiché si abbassò e raccolse da terra un tesserino malridotto, nonostante ciò la calligrafia, l’etichetta ed il nome erano ancora intatti grazie all’involucro in plastica che lo aveva protetto. Tutti e tre posarono lo sguardo sul piccolo oggetto, tirato fuori dalla lacerazione.
“Barry Allen, reparto di bioingegneria meccanica, agli STAR labs.” Lesse ad alta voce Caitlin, sul suo volto le si leggeva un’ombra di dubbio. “il mio stesso settore.”
“Jay, perché non me ne hai mai parlato?” Cominciò il moro, distogliendo finalmente lo sguardo da quel tesserino tanto annerito.
“La lacerazione ha provocato un blackout?” Domandò Jay, tremante. I suoi timori stavano prendendo la meglio sulla sua razionalità. “Le celle di contenimento.”
“Si, ma non è un problema. Le celle in cui teniamo i metaumani sono riconosciute dal sistema. Quando avvengono i blackout rimangono chiuse.” Rispose Cisco, senza trovare il nesso tra le due cose. “Cosa c’entra adesso?”


Senza tener conto di quella lunga serie di domande, Jay cominciò a percorrere il corridoio. Fu solo quando concluse il secondo gradino della rampa e vide tutte le celle in questione chiuse tranne una, ossia la più importante, che percepì il terrore dinnanzi ai suoi occhi. Lei era fuggita, ed avrebbe portato il gelo nel cuore di chiunque pur di riscaldare il proprio.
 

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Capitolo 5
*** IV. She's here ***


Aveva cominciato a correre non appena l’aveva intravisto sparire dietro il cornicione della porta, pur non conoscendo le sue intenzioni, sapeva benissimo dove si era diretto. E senza esitazioni lo aveva seguito.
“Jay, devi dirmi la verità.” Fece il moro dinnanzi alla porta dell’acceleratore di particelle. Le nocche bianche a causa della stretta salda delle sue dita e la mandibola contratta facevano trasparire perfettamente le sue emozioni.
“Non lo capisci proprio vero?” Rispose Jay con fermezza. Lo osservò per qualche istante, indeciso sul da farsi, dopodiché si sollevò da terra e si avvicinò al ragazzo. “Zoom conosce le tue debolezze, ecco perché l’ha mandata qui ed io sono venuto per aiutarvi.”
“Lei chi?” Chiese lui, spazientito. Al che lo vide abbassare lo sguardo contro il pavimento ed emise un lieve sospiro. “Jay.”
Proprio in quell’istante entrò Cisco in compagnia di Caitlin. Il bruno poggiò una mano sulla spalla di Barry, il quale non sembrò reagire al contatto.
“Barry, ne parleremo più tardi.” Esortò il ragazzo, nel tentativo di calmare l’amico. Quest’ultimo lo osservò e fece un lieve cenno del capo per acconsentire a quella vaga richiesta.
“Killer Frost.” Mormorò finalmente il biondo. Li scrutò uno ad uno con circospetto, dopodiché si soffermò sulle iridi scure della dottoressa, la quale era rimasta in disparte per assistere a quel breve scontro. “Lei.”
“Io?” Domandò la mora, con le labbra lievemente schiuse per via dello stupore. Senza poter aggiungere altro si ritrovò il corpo di Barry, più alto di una spanna, di fronte al proprio. “Barry!”
“Se non mi dai ascolto lei morirà e lo stesso accadrà a noi tre.” Fece Jay, cominciando a camminare in direzione della porta. Dopo aver raggiunto quest’ultima lanciò un’occhiata in direzione del corridoio ai suoi lati. “Perciò devi iniziare a fidarti di me quando dico che è per questo che Zoom l’ha mandata, ha un significato particolare per te, non le faresti mai del male. Non ci vorrà molto prima che venga qui di persona.”
“Non abbiamo bisogno del tuo aiuto.” Rispose lui, voltandosi quindi nella sua direzione. “Aveva ragione Cisco.”
“Barry, se ha ragione, dobbiamo essere preparati.” Proferì la mora, al che per tentare di calmare il velocista esortò con un piccolo sorriso rassicurante.
“Jay ha ragione, non è dalla parte di Zoom.” Esclamò Cisco, con le labbra serrate e le sopracciglia lievemente aggottate.
Barry e Caitlin si voltarono all’unisono, perfino il diritto interessato non poté fare a meno di essere sorpreso da quel breve commento.
“Come puoi esserne così sicuro?” Domandò Barry, questa volta.
“Può vedere attraverso le vibrazioni dell’universo.” Sussurrò l’uomo sulla soglia della porta, immediatamente l’accenno di un sorriso comparve sulle sue labbra. “Non ne ero sicuro.”
“Non posso controllarlo, ma l’ho visto parlare con qualcuno proprio in quella cella”
“E poi hai sentito Caitlin chiamarmi.” Annuì Jay, entusiasta. Poi cominciò a camminare per dirigersi al cortex, seguito a ruota dagli altri tre.
“E’ accaduto davvero, allora.” Mormorò Barry, eccitato, con la voce abbassata di due toni per evitare di farsi sentire. Diede una pacca sulla spalla dell’amico “Hai le visioni.” dopodiché passò alla dottoressa e si schiarì la voce per sembrare ironico. “La tua cotta è una cosa seria, appuntamenti nel sotterraneo.”
“Barry.” Lo riproverò lei, ormai rossa in viso. Le braccia incrociate al seno e lo sguardo rivolto verso l’uomo che le camminava davanti. Il bruno dovette mordersi il labbro pur di non scoppiare in una risata più che inopportuna.
Dopo qualche minuto si ritrovarono tutti alle loro postazioni, in attesa che Jay gli desse le giuste informazioni.
“Quindi, cosa dobbiamo fare?” Chiese Cisco una volta seduto sulla sua scrivania, di riflesso afferrò la solita penna e cominciò a rotearla nervosamente tra le dita.
“Non dovete toccarla, qualsiasi cosa lei tocchi si congelerà all’istante.” Ordinò Jay, poggiando ambedue i palmi sulla scrivania in acciaio al suo fianco. “Ma soprattutto dobbiamo capire se è ancora qui dentro.”
“Ci servirà l’aiuto di Joe, vado a chiamarlo.” Annunciò Barry, e in un paio di secondi si diresse al di fuori della stanza.
  “Le telecamere di controllo dovrebbero essere ancora funzionanti.” Esclamò la dottoressa, con un sorriso sulle labbra. “Mi occupo dei nastri.”
Dopo essersi accertato di essere rimasto solo in compagnia di Jay, Cisco posò la penna e incrociò le braccia, poco dopo le strinse al petto.
“Lui non tornerà.” Fece lui, con tono fermo. Lo sguardo che scrutava con attenzione le mosse compiute dall’altro. “A chi si riferiva?”
“Non è importante.” Concluse il biondo, prima di finire contro il pavimento a causa di un vento a dir poco gelido.
“Ti sta mentendo, è un dettaglio davvero importante.” Ammise una voce alle sue spalle.
Caitlin gli sorrise e gli lanciò un’occhiata raggiante. Si era cambiata, al posto del camice bianco e il vestito blu elettrico, aveva un top della stessa tinta del vestito e dei pantaloni neri in pelle piuttosto stretti. La vide avvicinarsi, con le gambe che le si muovevano sinuosamente ed il corpo che seguiva quella perfetta sincronia. Non avrebbe notato alcuna differenza se non fosse stato per quella chioma bionda e quelle iridi tanto azzurre così diverse da quelle della sua migliore amica.
“Killer Frost, un soprannome come il tuo non si dimentica facilmente.” Sussurrò il bruno, fingendosi indifferente. Un tentativo che sfortunatamente non passò inosservato dalla bionda.
“Peccato, sarebbe potuta andare diversamente.”
Quelle furono le sue ultime parole prima di percepire un bruciore incessante provenire dalla gamba destra.
 
 
 ***
 
“Jay!” Urlò Barry per l’ennesima volta nell’arco di dieci minuti. Era la quarta volta che in compagnia di Caitlin lo schiaffeggiava nel vago tentativo di farlo rinvenire
“Barry, credo che possa bastare.” Osservò Caitlin, con la mano poggiata contro la spalla di lui. “Si sta svegliando”
“Dov’è andata?” Sussurrò Jay, con difficoltà. La bocca gli era divenuta fin troppo secca e sentiva la testa girargli vorticosamente a causa della caduta. “Ha preso, Cisco.”
“Dannazione.” Imprecò il moro, fuori di sé. Si sollevò da terra ed aiutò Jay ad alzarsi. Permettendo quindi a Caitlin di porgergli un bicchiere d’acqua per riprendersi.
“Dobbiamo chiamare una pattuglia, potrebbe essere da qualsiasi parte.” Proferì Joe, entrando all’interno del laboratorio. “Cos’è successo?
“Ti spiegheremo tutto, Joe. Ma adesso dobbiamo trovare Cisco.”  Annunciò il velocista. Si passò una mano tra i capelli per il nervosismo
“Potrebbe ancora essersi nascosta qui dentro. Conosce bene i corridoi degli STAR labs.” Notò Jay. Si morse il labbro e si distese sul letto d’ospedale “Barry non toglierti mai la maschera.”
“Presto, andiamo.” Disse Joe, estraendo la pistola. Al che tutti si voltarono esterrefatti in una scena che in altre circostanze si sarebbe rivelata piuttosto divertente “Nel caso le cose si mettessero male, ovviamente.”
“Caitlin.” Mormorò infine Barry, titubante sul lasciarla sola o meno. “Sei sicura?”
“Ci penserò io a Jay, tu occupati di lei.” Concluse la ragazza con un sorriso. “Corri.”
 
Dopo averli visti varcare la soglia, l’espressione di Caitlin mutò radicalmente, quel dolce sorriso che poco prima l’aveva accompagnata, era stato sostituito da un velo di preoccupazione.
 ***
 
“Cosa vuoi da me?” Domandò Cisco, tentando di liberarsi da quella stretta allo stomaco dovuta alla corda che gli cingeva la vita.
“Te lo ripeto per l’ultima volta, chi è Flash?” Chiese a sua volta lei, rimanendo ferma dinnanzi alla sedia che lo teneva fermo.
“Te lo ripeto un’ultima volta.” Fece eco lui. Sollevò lo sguardo e fissò quelle iridi di un blu così tanto intenso. “Da me non otterrai niente”
“Non riuscirai a proteggerlo ancora.” Sussurrò Killer Frost, visibilmente irritata. “Se non lo ucciderò io, lo farà Zoom.”
“Ti sta solo usando. Caitlin.” Osservò Cisco, deglutendo leggermente.
“Non chiamarmi così.” Urlò la ragazza, premendo la mano sul suo braccio, così da potergli creare una lieve ustione superficiale.
 
Quel contatto gli permise di concentrarsi su qualcos’altro. In altri momenti la sua mente sarebbe stata talmente lucida da distinguere perfettamente quelle figure, ma in quella circostanza riuscì a percepire solo le loro voci.
 
 
“Qual è il tuo nome?
“Derek.”
“No, non è vero.”
“Barry?” Fece una voce maschile, questa volta più lontana.
“Devo andare.”
“Spero di rivederti, Barry.”
 
 
 
“Che cos’era quello?” Osservò ad alta voce il ragazzo, riferendosi alla visione avuta il momento prima. Senza proferire nulla la ragazza lo rese per la seconda volta in quella giornata, inconscio.
 

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Capitolo 6
*** V. you're not Caitlin ***


Cisco strattonò ancora una volta le corde, per l’ennesima volta percepì quella superficie tanto gelida venire a contatto con la propria pelle. Erano passate ore ormai da quando era stato rinchiuso in quella stanza, ore in cui Caitlin, o meglio Killer Frost lo aveva lasciato in balia di sé stesso. Gli aveva riservato un lungo interrogatorio in cui gli aveva procurato una sequenza di ustioni sul braccio sinistro ed in seguito a causa delle stesse ferite che gli aveva inflitto, si era allontanata e lo aveva lasciato in uno stato di semi-coscienza. Non era riuscito a scoprire nulla, sennonché qualsiasi cosa fosse sotto al suo tocco diventasse automaticamente di ghiaccio. La sua sola presenza in una stanza era la causa di un abbassamento di temperatura.
“Non sei Caitlin. No, non sei Caitlin..” Mormorò il ragazzo, come un mantra non appena percepì quel tacchettio provenire dal corridoio. Dalle sue labbra fuoriuscivano ad ogni parola una serie di nuvolette causate dal freddo. Le gambe gli si contraevano involontariamente a causa degli spasmi e gli occhi fissi contro la porta della stanza in attesa del suo arrivo.
“Vedo che siamo d’accordo, finalmente.” Osservò Killer Frost, non appena richiuse la porta in acciaio alle sue spalle. Per qualche istante fissò i movimenti di quel corpo tanto sofferente, in seguito sorrise e si decise nuovamente a parlare. “Strano che il tuo amico ci metta così tanto, non sembra tenere a te.”
“Perché lavori per Zoom?” Chiese Cisco, aggrottando le sopracciglia. Al che la bionda gli si avvicinò con indulgenza ed incrociò le braccia, portandole quindi all’altezza del petto.
“Non otterrai nessuna risposta da me.” Rispose lei, con fermezza. Un tono così agghiacciante da provocargli una lunga serie di brividi lungo la colonna vertebrale.
***
 
“Quindi Jay avrebbe lasciato il doppelganger malvagio di Caitlin, nel sotterraneo.” Cominciò Joe, con la pistola puntata sul corridoio libero di fronte a sé.  “Oltretutto senza dirvi nulla.”
 “C’è dell’altro. Poco fa c’è stato un problema alla lacerazione.” Mormorò Barry. Con discrezione sfilò il tesserino dalla tasca dei jeans e lo porse a Joe.  “Ne è uscito questo.”
“Barry Allen, addetto agli STAR labs, reparto di bioingegneria meccanica.” Joe lanciò un’occhiata a Barry dopo aver letto quella breve trascrizione ad alta voce. “Ne hai parlato con Jay?”
“Non mi ha ancora detto niente, ma non servirebbe a nulla.” Fece il moro, rispondendo alla domanda del patrigno. Detto ciò fece una pausa di qualche istante e riprese a parlare. “Joe, non mi fido affatto di lui.”
“Lo so Bar, ma è l’unico che ha affrontato Zoom. Dobbiamo essere preparati.” Aggiunse l’uomo, fermandosi momentaneamente per concentrarsi sul figlio. “Jay non è Eobard Thawne, faremo in modo che le cose questa volta vadano diversamente.”
“E se le cose non andassero diversamente?” Domandò Barry con la voce spezzata a causa dell’argomento. “Joe, ti ricordo che avevamo un piano, e questo prevedeva che Ronnie e Eddie fossero perfettamente incolumi”
“Un giorno dovrai perdonarti.” Concluse Joe, puntando nuovamente la pistola al corridoio. Al che Barry abbassò lo sguardo e riprese a camminare.
***
Jay sollevò il busto e si sedette sul lettino d’ospedale. Lo sguardo fermo sulla ragazza davanti al computer. “Non avevo intenzione di mentirti.” Sussurrò lui, con riluttanza, costringendo quindi la dottoressa ad alzarsi dalla sedia e a distogliere lo sguardo dallo schermo luminoso del monitor. Caitlin non rispose e si infilò i guanti puliti, lo fece distendere e con delicatezza cercò qualche frattura presente sul suo addome. Dopo essersi accertata che fosse del tutto in forma, si allontanò dal petto nudo dell’uomo e tornò alla sua postazione”
“Dottor.Snow.” Continuò il biondo, quasi a supplicarla di prestargli ascolto.
“Non volevi mentirmi riguardo alla mia doppelganger omicida o riguardo al fatto che conosci l’altra versione di Barry?” Chiese finalmente lei, rivolgendogli uno sguardo carico di indifferenza. “Li ho spinti a fidarsi di te.”
“Non appena questa storia si concluderà vi dirò tutta la verità.” Fece l’uomo, con sincerità. Distolse lo sguardo e scese dal lettino, così da poter avvicinarsi a lei.
“Perché quel tesserino è arrivato qui? Domandò nuovamente Caitlin, gettando con un movimento rapido delle mani entrambi i guanti da laboratorio nel cestino dei rifiuti.
“Non ne ho idea, pensavo fosse andato perduto.” Ammise Jay, con la mandibola contratta e la fronte aggrottata per via della confusione. Poi dopo aver sorbito il silenzio di lei sgranò gli occhi ed aggiunse qualcos’altro. “Il sistema di riscaldamento è ancora in funzione?”
“Il blackout potrebbe aver danneggiato i motori, devo controllare.” Rispose lei, premendo rapidamente le dita sui tasti della tastiera disposta sulla scrivania. “Abbiamo la funzionalità al 60%”
“Dev’essersi nascosta lì dentro, Come ho potuto non pensarci?” Rifletté ad alta voce Jay, posando lo sguardo sul muro di fronte a se. “Il suo corpo ha bisogno di calore umano e se non può assorbirlo in strada.”
“Avrà bisogno di quello artificiale.” Conclusero all’unisono, al che Caitlin corse verso la scrivania di controllo e premette il pulsante per far funzionare il dispositivo inserito all’interno della tuta di Barry. Il biondo la seguì a ruota, in attesa di sentire la voce del velocista.
 
“Cait?”
 
“Barry il motore di riscaldamento. Ora.” Fece la mora, lasciando solo in un secondo momento il pulsante di collegamento. Jay le lanciò uno sguardo, rivelandosi titubante su quanto stesse accadendo. “Barry ce la farà.”
 
***
“Joe, torna con Caitlin. Ci penso io a Cisco.” Disse Barry, riservandogli un sorriso rassicurante, poi cominciò a correre facendo attenzione a non scontrarsi con le varie apparecchiature. Dopo qualche secondo raggiunse il corridoio in cui era posizionato il sistema di riscaldamento. Fu costretto a fermarsi a causa del ghiaccio disposto sul pavimento, quest’ultimo accompagnato da una ventata gelida che gli accarezzava dolcemente il viso. “Mi vuoi morto? Eccomi, lascia in pace le persone a cui tengo.”
“Barry, vattene.”  
La voce di Cisco risuonava limpida nel bel mezzo di quel luogo tanto silenzioso quanto macabro. Senza pensarci il velocista aprì la porta alla fine del corridoio e non appena vide l’amico inerme su quella sedia, tentò di liberarlo.
“Cisco, va tutto bene. Sei al sicuro.” Mormorò Barry, con un sorriso. Strattonò le corde più volte con velocità e queste cedettero, al che mise Cisco sotto braccio ed uscì dalla stanza.
“Barry è una trappola.” Fece Cisco, aggrappandosi all’amico. “Dobbiamo andarcene.”
“Non dovresti salutare? Pensavo che queste ore trascorse insieme significassero qualcosa.” Esortò Killer Frost, comparendo all’inizio del corridoio.
Barry la osservò momentaneamente, le parole gli morirono in gola. Corse al piano di sopra in qualche millesimo di secondo e ripose Cisco sul lettino d’ospedale. Poi tornò al piano inferiore e si concentrò sulla ragazza che gli era di fronte.
“Non lo farai da solo.” Mormorò Joe da dietro il muro portante.
L’uomo sparò tre colpi.
 Tre colpi che in circostanze del tutto diverse sarebbero arrivati a buon fine.
 “Che gesto eroico.” Osservò Killer Frost, chiaramente ironica. Sollevò la mano e i proiettili divennero di ghiaccio, tutti e tre si diressero verso il velocista, la quale riuscì ad evitarli prontamente uno ad uno.
“Vattene Joe!” Urlò Barry, la voce metallica per via del dispositivo che gli cingeva il petto. “
Killer Frost lanciò una ventata gelida contro l’uomo nascosto dietro alla parete. Dopo averlo visto cadere inconscio sul pavimento, Barry corse verso di lui. Al che la bionda ne approfittò e gli congelò parte delle gambe.
“Povero, morirai per colpa della tua famiglia.” Sussurrò Killer Frost lanciando un pezzo di metallo ormai divenuto di ghiaccio contro la sua spalla. Un gesto che lo fece urlare di dolore.
“Caitlin, questa non sei tu, Zoom ti ha reso qualcun altro.” Cominciò Barry, tentando di sollevarsi da terra e di riprendere in mano la situazione. “Non ti riporterà a casa.”
“Ma io non voglio tornare a casa.” Rispose lei, premendo il tacco contro la sua spalla sanguinante. “Tu sei la mia assicurazione.”
“Caitlin..” Sussurrò lui, con gli occhi velati di lacrime a causa del dolore lancinante alla spalla.
 “Addio, Flash.” Mormorò la bionda, e senza indugiare sollevò nuovamente la mano, pronta ad infliggere il colpo finale e concludere quella sua missione omicida.
“Barry!” Urlò Caitlin dall’altro corridoio, accompagnata da una serie di passi frettolosi. Stavano correndo.
 
Barry?
 
Dopo aver sentito quel nome ed aver visto il ragazzo ormai inconscio a causa del dolore, Killer Frost sfilò la maschera dalla testa del ragazzo e rimase impietrita, lo fissò attentamente fin quando le fu possibile. Dopodiché corse fuori dalla porta di emergenza.

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Capitolo 7
*** VI. Stay away ***


Caitlin lanciò uno sguardo verso il monitor appeso alla parete, era la decima volta che lo osservava nell’ultimo quarto d’ora. Non era cambiato nulla, i segni vitali di Barry erano ancora positivi, fortunatamente.
Si lasciò andare ad un lieve sospiro di sollievo, poi si sollevò dalla sedia in cui era seduta e si diresse nel laboratorio di fianco. All’interno della stanza vi era Cisco, il viso rilassato dovuto al sonno e il braccio lievemente piegato per via della fasciatura e della flebo a cui era collegato. Un sorriso amaro trasparì sulle sue labbra nel vederlo così tranquillo. Quest’ultimo scomparve con la stessa velocità con cui era comparso, dal momento in cui sentì dei passi felpati dirigersi verso la porta.
“Dovresti prenderti una pausa, posso controllarli io.” Fece Joe, comparendo di sua gran sorpresa sulla soglia della porta al che lei si voltò e scosse lievemente il capo, mostrandosi visibilmente sollevata.
“Voglio essere qui quando si sveglieranno.” Rispose la mora con un sorriso. In seguito prese delle garze dal mobiletto di fianco e iniziò ad occuparsi della fasciatura di Cisco. “Credevo fossi Jay.”
“Barry sta ancora dormendo.” Osservò l’uomo, facendo trapelare nel proprio tono della voce la preoccupazione che provava in quel momento. Poi poggiò sulla scrivania una tazza di caffè, preparato appositamente per la dottoressa.
“Joe non è stata colpa tua.” Mormorò Caitlin, comprensiva. Distese le garze pulite lungo il braccio dell’amico e gettò nel cestino quelle sporche. Dopodiché sistemò la flebo e si sfilò i guanti.
“Non sarei dovuto intervenire” Fece Joe, schiarendosi la gola. Lo sguardo rivolto ancora verso il muro della stanza. “Sa’ badare a sé stesso.”
“Sei un genitore, e come tale è normale voler proteggere i propri figli. Barry è un eroe, ma ha ancora bisogno di suo padre.” Fece lei, poggiando una mano sul lettino di Cisco. “Non è un caso che prima ti abbia chiamato, ti vuole al suo fianco.”  A quell’osservazione l’uomo lasciò da parte gli scheletri presenti nell’armadio e gli sorrise.
“Vado a fargli compagnia.” Annunciò lui, finalmente. Roteò la maniglia della porta ed uscì, lasciando socchiusa quest’ultima.
Nel giro di pochi istanti Caitlin si ritrovò sola con Cisco.
“Mi dispiace.” Sussurrò la ragazza, lanciando uno sguardo in direzione del bruno. Aveva ripreso colore e quel dettaglio era piuttosto evidente riguardo ciò che aveva intravisto precedentemente.
Difatti, poche ore prima lo aveva ritrovato disteso sul lettino in uno stato di semi-conoscenza, si era presentato pallido, con delle scottature lungo il braccio e in alcune zone dell’addome.
Caitlin deglutì leggermente, avanzò di qualche passo per poter raggiungere il computer ed azionare le telecamere di emergenza. Nel mentre si bloccò e decise di avviarsi verso il sotterraneo. Ad attenderla vi era Jay seduto sulla sua scrivania da lavoro, il quale abbassò lo sguardo non appena la vide.
“E’ l’ora della verità Jay.”
 
***
“Zoom.” Pronunciò Killer Frost dinnanzi al cantiere abbandonato che le si prostrava davanti. Intorno a lei ergeva un silenzio tombale, il quale veniva interrotto di tanto in tanto dalle acque cristalline dell’oceano, quest’ultime difatti sbattevano sulle assi del porticato in legno ritmicamente.
“Fatti vedere.” Insistette lei con decisione.
Nessuna risposta.
Allorché la ragazza, in preda alla furia, sollevò la mano e lanciò una serie di proiettili di ghiaccio in direzione del portico in legno, questi si insediarono una alla volta all’interno della lacerazione temporale.
“Mi hai ingannata.” Urlò questa volta la bionda, sbigottita.
Ancora una volta, nessuna risposta.
Killer Frost abbassò prontamente la mano e si guardò intorno. Un lampo di luce bluastra imperversò alle sue spalle, cosicché fu costretta a voltarsi.
Zoom.
“E’ morto?” Domandò la figura offuscata. Il tono metallico della sua voce risuonava alle sue orecchie ormai fin troppo familiare, accanto ad esso vi si aggiungeva quell’alone tanto intenso intorno al suo corpo.
“Non lo ucciderò.” Esortò lei, con sicurezza. Incrociò le braccia e le portò all’altezza del seno. Un gesto che sfortunatamente non scalfì l’altro, il quale rimase in silenzio.
“Lo ucciderai.” Rispose finalmente la figura, rivelando quei tratti tanto oscuri da definirli demoniaci, il quale lo avevano ormai da tempo caratterizzato. A quella risposta la bionda indurì la mandibola, le iridi azzurre ancora incastrate in quelle di lui, non avrebbe ceduto.
Dopo qualche secondo, la ragazza fu scaraventata al suolo, le dita delineate dagli artigli di Zoom strette intorno al suo collo in una morsa d’acciaio.
“Non lo rivedrai mai più.” Aggiunse l’uomo, stringendo con maggiore pressione quella pelle tanto bianca. Dopodiché dopo aver percepito il contatto gelido del palmo della mano di lei farsi largo sul suo polso allontanò la presa e si diresse verso la lacerazione
“No” Mormorò la bionda, nel tentativo di sollevarsi da terra. Intorno a lei si era creato un vero e proprio complesso di ghiaccio. Si concesse una pausa per massaggiarsi il tratto di pelle ancora dolorante e riprese a parlare. “Lo ucciderò.”
Dopodiché lo vide scomparire in qualche millesimo di secondo dietro alla lacerazione temporale.
***
 “Perché Zoom sta chiudendo le lacerazioni?” Domandò la dottoressa, facendo scivolare le mani lungo i fianchi, attuando quindi un gesto del tutto usuale.
“Così avrà ciò che ha sempre voluto. Vuole essere l’unico velocista, il più veloce, e se chiude le lacerazioni potrà tenerne aperta solo una, lui potrà spostarsi dove e quando vuole, avrà un vantaggio su di noi. Per il resto avrà bisogno della velocità di Barry, sta inviando meta-umani per renderlo più forte.” Rispose l’uomo, poggiando sulla scrivania diverse provette a cui precedentemente stava lavorando per concentrarsi su quella domanda. “Per questo ha mandato Killer Frost, conosce le debolezze di Barry. Lui non ti farebbe mai del male, può solo migliorarsi e concentrarsi su Zoom.”
“Ti sei già scontrato con lei?” Chiese allora la mora, ripensando allo strano comportamento che aveva tenuto Jay qualche ora prima.
“Un paio di volte. Wells l’ha portata in laboratorio.” Disse il biondo, con un sorriso amaro sul volto, nel contempo picchiettò ritmicamente le dita sull’acciaio della scrivania. A quel nome la ragazza sussultò, e si sentì in dovere di continuare quell’argomento. “Va tutto bene?
 "Riguardo a questo?” Mormorò Caitlin, continuando con quella serie di domande. Tirò fuori il tesserino quasi sbiadito dalla tasca del camice e glielo mostrò. Lanciò un’occhiata all’uomo che le era di fronte e un pensiero le imperversò lungo la mente.
Come l’avrebbe detto a Barry?
“Non ho detto niente, per il semplice motivo che non c’è niente di cui parlare. Quel tesserino è vecchio, Barry era un impiegato degli STAR labs, ci siamo incontrati qualche volta. Ogni tanto venivo chiamato per esaminare i campioni in laboratorio.” Rispose lui, con le sopracciglia lievemente aggrottate.
“Era?” Chiese meccanicamente la mora, riponendo il pezzo di carta all’interno della tasca.
Jay annuì semplicemente.
In quell’istante riemersero nella sua mente le ultime ore trascorse in compagnia di Ronnie e provò una lieve stretta al petto. Cosicché fece un respiro profondo, decisa a non lasciarsi influenzare.
***
Non appena Cisco aprì gli occhi, sollevò il braccio e notò le fasciature meticolosamente attuate. Era stata opera di Caitlin senza dubbio. Doveva averla fatta spaventare parecchio, date le numerose garze sporche presenti all’interno del cestino dei rifiuti e la flebo che gli era posta accanto. Si staccò quest’ultima lentamente e si mise a camminare in direzione della porta. Doveva vedere Barry. Com’era finito lo scontro?
Aprì la porta con un movimento rapido della mano e si ritrovò sotto lo sguardo indiscreto di Joe.
“Ti sei svegliato.” Osservò Joe, con un sorriso ben visibile sul volto. “Come ti senti?”
“Lui come sta?” Domandò Cisco, lanciando uno sguardo in direzione dell’amico.
“Dovrebbe svegliarsi presto.” Sussurrò l’altro, venendo interrotto dopo qualche minuto dallo squillo incessante del telefono.
“Vai pure, lo controllo io.” Fece Cisco, riservandogli un sorriso. “Ho circa nove ore di film con cui intrattenerlo.”
“E’ Singh. Tornerò a momenti.” Concluse Joe, tentando di non mostrarsi ancora in pensiero per il ragazzo disteso su quel letto. Si sollevò dalla sedia e rispose al telefono, lasciandoli soli tra quelle quattro mura.
“Andiamo Barry, svegliati.” Sentenziò il bruno, poggiando una mano sulla spalla di Barry. “Mentre dormivo ho pensato a qualcosa per la tuta, non vedo l’ora di mostrartelo in azione.”
“Ti sei svegliato.” Fece una voce dietro, al che il ragazzo riconoscendo quel timbro trasalì e per lo spavento puntò una siringa contro la figura alle sue spalle. Immediatamente il viso di Caitlin cambiò espressione, quel dolce sorriso che l’aveva accompagnata non appena l’aveva visto era svanito in un paio di secondi. Cisco la squadrava con titubanza, indeciso sul da farsi.
“Calmo Cisco.” Esortò Jay nel bel mezzo di quel silenzio.
“Caitlin, mi dispiace.” Mormorò Cisco, ancora scosso per quanto era involontariamente accaduto.
“Ne parleremo dopo, ora dobbiamo pensare a Barry.” Tagliò corto Caitlin, sorpassando l’amico, così da poter sentire il battito cardiaco di Barry ed appoggiare la mano sulla sua. “E’ ancora freddo, ma non è più a rischio ipotermia.”
“Caitlin?” Sussurrò Barry, aprendo lentamente gli occhi. Per un breve momento vacillò a causa della sua somiglianza con Killer Frost, in seguito si voltò verso tutti i presenti. “Il peggio è passato?”
“Abbiamo parecchio su cui lavorare.” Rispose Cisco con un sorriso rivolto verso l’amico, seguito a ruota da una pacca sulla spalla.
“Bar.” Mormorò Joe dall’altro capo della stanza, si avvicinò al letto d’ospedale con gli occhi lucidi ed abbracciò il figlio senza curarsi degli sguardi vigli altrui.
“Va tutto bene Joe.” Proferì Barry, con un ampio sorriso sul volto, quando si ritrovò tra le braccia di Joe, ricambiò quella stretta con altrettanta forza. “Mi avrai tra i piedi ancora per molto tempo.”
“Cos’è successo con Singh?” Domandò Cisco, per via di quell’improvvisa telefonata.
“Ci sono state tre morti. Tutte presentano gli stessi tratti. Corpo pallido e freddo, scottature in gran parte del corpo.” Cominciò Joe, facendo trasparire quella serie di dettagli. “E’ come se..”
“Avessero assorbito il loro calore.” Concluse Jay al suo posto, al che Joe fu costretto ad annuire a quel breve intervento.
“Killer Frost.” Fece Barry, sottovoce. Lanciò uno sguardo a Caitlin e nel vederla così preoccupata le prese la mano, senza alcun segno di malizia. “Cait, andrà tutto bene.” Al che lei a sua volta annuì lentamente e gli sorrise.
***
 
Killer Frost svoltò l’angolo e non appena lesse l’insegna presente sul muro dell’edificio sorrise senza neanche rendersene conto. Premette la maniglia della porta, il quale si congelò e cadde a terra ed entrò all’interno dell’enorme sede del Picture News. Tutti i presenti si voltarono, impietriti.
“Caitlin.” Mormorò Iris da dietro la sua scrivania, si alzò dalla sedia e la osservò sbigottita.
“Vedo che anche qui mi conosci.” Pronunciò Killer Frost, spostandosi una ciocca dietro alla spalla. “E’ un bene, cercavo proprio te.”
“Non sei lei.” Affermò la ragazza, con i giornalisti che le scattavano di tanto in tanto qualche indiscreta fotografia.
“Sei sempre perspicace.” Osservò la bionda, piuttosto ironica. Sollevò il palmo della mano e conficcò una serie di lance contro un uomo in mezzo alla folla. “Ho un incarico per te.”
Iris sussultò vedendo il corpo di quell’uomo finire contro il pavimento, in preda alle convulsioni ed al dolore. Non avrebbe potuto avvicinarsi neanche volendo, la ragazza la osservava in attesa di una sua mossa.
“Che cosa vuoi?” Domandò la bruna, premendo con le dita i fogli che teneva in quel momento, nel vago tentativo di distrarsi dall’uomo che stava lentamente morendo su quel pavimento.
“Mandare un messaggio al nostro caro flash, digli che sarà il prossimo. E che se non morirà sarai la prossima ad essere inserita nella mia lista.” Aggiunse Killer Frost, puntando nuovamente la mano contro la folla.  “Potrei anche mettere tuo padre, sai? E’ piuttosto sentimentale.
“Stai lontano da noi.” Mormorò Iris, fingendosi del tutto indifferente a quella provocazione.
“Ti do qualche ora.” Detto ciò la bionda lanciò un vento gelido all’interno della sede, scombussolando i presenti, dopodiché si avviò verso l’uscita ed una folla accorse intorno all’uomo, sofferente, lasciando Iris nel bel mezzo della sede. Non disse nulla, non avrebbe potuto neanche volendo, le parole le si erano letteralmente bloccate, quella ragazza non aveva assolutamente nulla a che fare con Caitlin, era pericolosa ed andava decisamente fermata.

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Capitolo 8
*** VII. New return ***


Barry sollevò di poco il busto per ritrarsi a sedere, allungò il braccio per afferrare il bicchiere posto di fianco al letto e bevve una lunga sorsata d’acqua. La testa ed il collo gli dolevano ancora per via della caduta, ma non erano niente a confronto di quella sensazione di cui era stato protagonista qualche ora prima. Percepiva ancora quel freddo venirgli a contatto con la pelle, quel ghiaccio che famelico gli invadeva il petto e si faceva largo su tutto il suo corpo, sottraendogli poco alla volta ogni traccia del suo essere. Una serie di brividi gli percorse la colonna vertebrale, d’istinto strinse con forza le dita intorno al contenitore in plastica e chiuse per qualche istante le palpebre, le riaprì solo qualche secondo più tardi quando avvertì una presenza femminile all’interno della stanza.

“Ti riprenderai.” Mormorò la ragazza, che senza indugi gli si era seduta di fianco. Il palmo caldo posato sulle nocche di lui, nel tentativo di afferrargli il bicchiere ed evitare che quest’ultimo si rovesciasse insieme al contenuto sul corpo del ragazzo.
Iris.
“Mi dispiace Iris.”  Affermò d’un tratto Barry. Si passò una mano sul viso e si distese nuovamente sul materasso. “Non immagini quanto avrei voluto parlartene.”
“Ma non volevi mettermi in pericolo.” Constatò la ragazza, allontanando il bicchiere dalla visuale dell’amico, quest’ultimo annuì lentamente e sospirò, allorché la ragazza non poté fare a meno di sorridere per via di quella premura.
“Zoom conosce tutte le mie debolezze, non posso permettergli di fare del male alle persone a cui tengo.” Fece lui, volgendo lo sguardo sulle iridi scure di lei. A quell’affermazione la vide assumere un’espressione del tutto contrariata.
“Mi stai chiedendo di farmi da parte?” Domandò Iris, stupita. Si sollevò dalla sedia e fece qualche passo incerto per la stanza. Segno del suo più che evidente nervosismo.
“Eddie si è sacrificato affinché Reverse Flash non continuasse a mettersi in mezzo alle nostre vite.” Pronunciò Barry, sollevando di poco il tono della voce. Lo sguardo fermo sul viso di lei e le sopracciglia lievemente aggrottate.
“Ho amato e amerò sempre Eddie.” Sussurrò Iris, soffermandosi per qualche istante su quella nota ancora dolente. “Ma ciò non toglie che sono io a scegliere, perciò non puoi scegliere per me Barry.”
“Iris.” Insistette ancora una volta il ragazzo, dal tono della voce si intendeva chiaramente quanto desiderasse chiudere quella discussione.
“Killer Frost si è presentata al Picture news.” Sbottò lei, finalmente. Posò lo sguardo sulle sue iridi chiare e fece calare le braccia lungo i fianchi, nel giro di qualche istante il volto di Barry assunse un’espressione piuttosto allarmata. “Dobbiamo fermarla, ha minacciato me e anche mio padre.”
“Quando è successo?” Domandò il moro, precipitandosi dinnanzi a lei con la sua super velocità.  “Si può sapere perché non me ne hai parlato prima?”
“E’ successo poco fa.” Rispose la bruna, esitante. Si voltò ed avanzò ulteriormente di qualche passo, fino a raggiungere la porta. Strinse con le dita la superficie del pomello e gli fece un cenno che immediatamente convinse il ragazzo sul da farsi. “Ti vuole morto e non possiamo permettere che accada.”

Barry annuì lentamente e la seguì a ruota, ben presto si ritrovarono entrambi nel cortex, con gli sguardi vigili degli altri puntati su di loro.
“Suppongo che tu abbia visto il servizio in televisione.” Fece Iris prima di ritrovarsi tra le braccia calde ed accoglienti del padre. L’ombra di un sorriso le comparve sulle labbra per via di quella dimostrazione d’affetto. “Sto bene, papà. Dobbiamo concentrarsi su qualcos’altro.”
“A cosa ti riferisci?” Domandò Joe, titubante. Si distaccò a malincuore dal corpo esile della figlia e le lanciò uno sguardo apprensivo. Nel mentre Barry poggiò le nocche e la schiena sulla postazione in cui era seduto Cisco.
“Killer Frost ha minacciato te ed Iris, sappiamo che collabora con Zoom” Disse Barry, con tono solenne. “Perciò è l’ora che ci sia una resa dei conti.”
“Sono anni che tento di sconfiggere Zoom, non hai la benché minima idea di chi lui sia, è un vero demonio, Barry.” Commentò Jay, contraendo la mandibola per via di quel discorso dall’esito, a parer suo, fin troppo scontato. “Lei non te lo permetterà mai.”
“Perché non dovrebbe? Del resto vuole solo tornarsene a casa come tutti gli altri.” Osservò Joe, poggiando una mano sul muro portante posto di fianco.
“Perché Zoom gli ha promesso la cosa a cui lei tiene di più.” Mormorò d’un tratto Cisco, collegando quella lunga serie di visioni che lo avevano convolto in precedenza. Lo sguardo di Jay calò immediatamente su di lui.
“E sarebbe?” Domandò Barry, incrociando le braccia al petto.
“Tu.” Concluse Jay, facendo un cenno in direzione di Barry, quest’ultimo dischiuse le labbra per lo stupore e senza pensarci due volte si voltò verso la figura femminile ferma sulla soglia della porta d’ingresso. Lo stesso fecero tutti i presenti. Un dettaglio che non passò inosservato dalla diretta interessata, la quale sussultò ed arrossì involontariamente.

 
***
 
“Caitlin, aspetta! Doppiamo parlare.” Fece per l’ennesima volta Barry, erano passati dieci minuti dalla rivelazione di Jay e non era riuscito a parlarle neanche una volta. Ormai stanco di quell’indifferenza le si precipitò davanti e il vento le scompigliò i lunghi capelli scuri.
“Non c’è niente di cui parlare.” Affermò con fermezza la ragazza, sollevò una mano e con le dita tentò di sistemarsi i boccoli disordinati, nel mentre mantenne lo sguardo rivolto verso il muro del corridoio. Avrebbe preferito qualsiasi situazione pur di non ritrovarsi di fronte a tanta umiliazione. “Non provo quei sentimenti, Barry.”
“Lo so. Non sei tu, o meglio si, voglio dire..” Balbettò il moro, imbarazzato. Si posò una mano dietro la nuca per trattenere il nervosismo e si schiarì la gola. “Ma non era di questo che volevo parlare. Volevo accertarmi che tu stessi bene.”
“Sto bene.” Dichiarò lei, con un tono di voce tanto gelido da ricordargli quello di Killer Frost. Per un istante la mente di lui rivide in quegli occhi scuri quella nota di oscurità che aveva intravisto nella donna di ghiaccio. Lei stessa se ne era accorta, poiché aveva dischiuso le labbra ed aveva posato lo sguardo su quello di Barry. “Mi dispiace, Barry.”
“Tutto questo non durerà per sempre, ti prometto che Zoom pagherà per tutto ciò che ci ha causato.” Mormorò il moro, prima di stringerla in un abbraccio.

 
***

 
Killer Frost ritrasse con cautela la mano dal corpo disteso a terra, dischiuse gli occhi per poter bearsi di quella sensazione tanto breve quanto inebriante. Il viso riacquistò per qualche secondo vigore, un rossore lievemente accennato le adornò le guance, creando un perfetto contrasto con il colore vitreo e pallido della sua pelle.
 
Non sarebbe mai durato abbastanza.
 
Non ci avrebbe messo molto a trovarla. Zoom era in grado di raggiungerla in qualsiasi posto lei si trovasse. Era questione di minuti, presto l’avrebbe colta in fragrante e punita per ciò che non aveva compiuto.
Aveva bisogno di più tempo, del resto, il suo era un piano studiato nei minimi dettagli. Infallibile ed accurato.
Era semplice, Flash ed il suo team erano incredibilmente coinvolti ai legami familiari, e dal conto suo li trovava quasi patetici per quel loro attaccamento morboso ed infantile.
Per questo si era diretta da Iris West. L’unica donna che, ironicamente, in qualsiasi universo si trovasse, le dava del filo da torcere.  
“Avresti dovuto attenerti agli ordini.” Fece una voce alle sue spalle. Avrebbe riconosciuto in qualsiasi circostanza quella voce meccanica che da tempo ormai la perseguitava.
“Dovevo pur intrattenermi.” Rispose la ragazza con noncuranza, si voltò verso la figura sfocata di fronte a sé e si sposto una ciocca bionda dalla spalla. “Come ti ho detto sin dall’inizio ho la situazione sotto controllo.”
“Ormai è tardi.” Le fece notare la figura, avvicinandosi con maggiore insistenza al corpo della ragazza. La quale tentò di mostrarsi indifferente a quel viso demoniaco. Quest’ultimo sollevò il braccio ed un brivido le percorse la colonna vertebrale, in una manciata di secondi lo vide scomparire all’interno di una lacerazione e ricomparire, questa volta con un corpo. Non un semplice corpo, ma il suo.
“Caitlin..” Mormorò il ragazzo in fin di vita. Il labbro spaccato e la testa sanguinante gli rendevano difficili anche i compiti più semplici. Zoom lo teneva dal colletto della camicia, quest’ultima ormai logora e consumata. Di tanto in tanto la figura lo strattonava con forza disumana, quasi volesse fare a brandelli ogni minima parte del suo corpo.
“Ti ho detto che li ucciderò, devi credermi.” Pronunciò Killer Frost, con fermezza. Le iridi azzurre fisse sul corpo inerme del ragazzo, nel vano tentativo di non lasciarsi trasportare dalla lunga serie di emozioni che la stavano coinvolgendo in quel momento. “Qualche altro giorno.”
“Ti ho già dato del tempo e l’hai sprecato.” Concluse la figura prima di sollevare l’altro braccio e di avvicinare la mano al corpo di Barry.
“No!” Urlò la ragazza, sull’orlo delle lacrime. Non fece in tempo ad aggiungere altro che sparirono entrambi dalla sua vista.

L’aveva perso definitivamente.
E chiunque avrebbe pagato per quella perdita.

 
***

 
“Se Cisco e Jay hanno ragione, non potrai affrontarlo, basandoti solo sulla tua velocità. Dobbiamo costruire un siero.” Fece Caitlin, raggiungendo Cisco nel laboratorio di fianco.
“Io e Caitlin potremmo inventare qualcosa che fermi la sua velocità, almeno temporaneamente.” Esortò Cisco, mentre cercava qualcosa di utile nei vari scompartimenti della struttura. Qualsiasi materiale poteva essere necessario a fermare quel mostro.
 “Hanno ragione Bar, lasciati aiutare.” Disse Joe, con sicurezza. Si avvicinò al figlio e gli poggiò una mano sulla spalla.
“Non capite, non ho altra scelta.” Tagliò corto Barry, concludendo quel discorso.
“E’ vero, non ne ha.” Commentò una ambigua figura comparsa sulla soglia della porta, era interamente vestita di nero e sul capo vi era un cappello che gli ricopriva il volto per non destare sospetti. “Almeno non senza il mio aiuto.”
Avrebbe riconosciuto centinaia di volte quella voce.
Si presentava come l’ultima volta che l’aveva intravisto. Montatura perfettamente rettangolare e sguardo di chi ne sapeva decisamente troppo, sulle labbra.

Harrison Wells.

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