Cosa accade quando la Regina Cattiva trova il lieto fine e la Salvatrice viene salvata?

di mudblood88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emma & Regina... e la prima ecografia. ***
Capitolo 2: *** Emma & Regina... e il primo appuntamento. ***
Capitolo 3: *** Emma & Regina... e la curiosità di Mary Margaret. ***
Capitolo 4: *** Emma & Regina... e la scelta dei nomi. ***



Capitolo 1
*** Emma & Regina... e la prima ecografia. ***


** Ehilà, ben trovato famigerato team SwanQueen! 
Prima di lasciarvi alla lettura, volevo dirvi un paio di cose. Sapete ormai che io spunto fuori durante le pause di Once, ma mi scuso già perché nel pubblicare questa raccolta non sarò costante come con le long. Cercherò di aggiornare una volta a settimana, ma non garantisco. Questa raccolta di Os, come vi avevo annunciato, è legata alle due long che ho scritto in precedenza, che trovate qui:
I cattivi non hanno mai un lieto fine: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2970732&i=1
Anche la Salvatrice, a volte, deve essere salvata: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3127401&i=1

Non siete obbligati a leggerle, ovviamente, potete prendere questa raccolta come semplici Os che parlano della vita di Emma e Regina da quasi di nuovo neo-mamme, perché [SPOILER ALERT]  Regina è incinta di Robin ma, siccome lui si trova a New York con la sua famiglia, Emma e Regina decidono di crescere insieme i due pargoletti. Tutto questo dopo aver finalmente accettato i loro sentimenti reciproci.
Insomma, ci sono tanti momenti di quei sette mesi che sono trascorsi dal loro ritorno a casa, fino al momento del parto di Regina, e vi avevo promesso che ve li avrei raccontati perciò eccomi qua! Nella speranza che possiate apprezzare anche questo mio nuovo lavoro. 

Preciso anche che i fatti raccontati non sono in ordine cronologico, sono fatti che sono semplicemente accaduti, e per cominciare ho deciso di parlare delle prima ecografia di Regina, e cioè del momento in cui scoprono ... bè, che i bambini sono due! :P
Ora vi lascio alla lettura, ma non prima di ringraziarvi ancora una volta per tutto l'affetto che mi dimostrate... un abbraccio <3


 

Emma & Regina
 


... e la prima ecografia. 

 


Regina tamburellava le proprie dita sul suo ginocchio, in una serie di tanti piccoli colpi confusi.

Continuava a guardarsi intorno freneticamente, guardando il via vai di medici e infermiere che girovavano per tutto il reparto. Era la prima volta che si trovava in un ospedale così grande, in un vero ospedale. Ed era anche la prima volta che faceva un'ecografia.

Una mano le sfiorò delicatamente quella con cui stava giocherellando sul ginocchio.

«Andrà tutto bene» disse Emma, con un gran sorriso.

Regina sospirò. «Lo so, è solo che... sono emozionata».

In quel momento, Emma le prese la mano, stringendola nella sua. «Lo sono anche io» e si portò la mano di Regina vicino alla bocca, baciandole le nocche. «Andrà bene, vedrai».

Regina annuì, con un sorriso.

Non sapeva come fosse possibile che quella stessa donna che l'aveva tanto irritata in passato, ora fosse l'unica che riuscisse a calmarla. Non poteva pensare di affrontare tutte queste emozioni senza di lei, e fu grata della sua presenza.

La porta di fronte a loro si aprì, e una giovane coppia uscì con una piccola fotografia in mano. Erano radiosi, l'uomo stringeva la donna tra le braccia, che a giudicare dal pancione era molto più avanti nella gravidanza rispetto a Regina.

Impaziente, Regina si alzò.

Il dottore – un uomo giovane e di bell'aspetto – le sorrise allungando una mano verso di lei.

«Signorina Mills?»

«Sono io» rispose lei, stringendogli la mano.

Emma, dietro di lei, si era alzata a sua volta ma non si era fatta avanti.

«Si accomodi pure» disse il dottore, spostandosi di lato per fare in modo che Regina passasse. Poi si rivolse ad Emma.

«Anche lei deve fare un'ecografia?»

Emma si guardò intorno, come per capire se il dottore stesse parlando con lei. «Oh, no. Io...»

Balbettò e restò immobile, incapace di formulare una frase. Improvvisamente, si chiese se la sua presenza nella stanza fosse gradita da Regina. Certo, l'idea di andare all'ospedale di New York era stata di Emma, principalmente perché nessuno a Storybrooke sapeva ancora della gravidanza di Regina, e in secondo luogo anche perché avrebbero dovuto recuperare le cose che avevano lasciato lì, compreso il suo maggiolino. Però era stata Regina a chiederle se le faceva piacere accompagnarla alla visita, quindi forse la donna si aspettava che entrasse con lei.

Ma non ne avevano parlato. Avevano parlato di tante altre cose, ma non di quello. Era un momento talmente intimo e importante che magari Regina non voleva condividere con nessuno, nemmeno con lei. Anche se Emma sentiva già di voler bene a quella piccola creatura come se fosse sua e non si era mai pentita una volta della decisione di crescere il bambino con Regina.

«Signorina?» incalzò il dottore.

Emma sospirò. «Sì, scusi... io...»

«Oh, lei è con me, è la mia ragazza» intervenne Regina.

Emma fu come risvegliata da una trance, per poi ricaderci subito all'istante.

Avevano già parlato di quello, sapevano benissimo di stare insieme. Ma sentirlo dire era tutt'altra cosa.

Sentir Regina chiamarla "la sua ragazza" fece allargare un'enorme sorriso sul volto di Emma.

«Ah, quindi entra con noi, signorina...?»

Il dottore allungò una mano verso Emma, che subito gliela strinse.

«Swan. Emma Swan» e prese un grosso respiro. «Entro con voi».

Gli occhi di Emma non smisero un secondo di guardare Regina, che sorrise. Emma si sentì terribilmente stupida per aver dubitato del fatto che Regina la volesse dentro. Era evidente che la voleva al suo fianco, e non solo; la considerava la sua ragazza.

Non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto, perché le cose stavano proprio così. Anche lei considerava Regina la sua ragazza. Ma sentirlo dire ad alta voce aveva reso tutto quanto più reale.

Emma restò in piedi, incerta sulla porta, mentre Regina si accomodava sul lettino e il dottore la preparava per l'ecografia. Si ricordava bene la procedura, ne aveva fatte tante con Henry.

Quando il dottore accese il monitor e posò il liquido sull'addome di Regina, Emma prese coraggio e si fece avanti. Si affiancò a Regina, dalla parte opposta al monitor e al dottore, e guardò lo schermo anche se non si vedeva ancora niente finché non sentì una mano accarezzarle il braccio.

Posò il suo sguardo su Regina, che la guardava sorridendo e visibilmente emozionata. Emma avvolse entrambe le mani intorno a quella che Regina teneva tesa verso di lei, e si sporse per darle un bacio sulla fronte. E restarono così, vicine, strette l'una all'altra, finché il dottore non cominciò a spiegare che sembrava tutto a posto, che il bambino cresceva bene anche se erano solo alla dodicesima settimana e quindi era presto per dirlo.

«E' possibile sentire il battito?» chiese Emma, ad un tratto, continuando a guardare lo schermo.

«Certo, è possibile» disse il dottore, e spinse un bottone sul monitor. «Con questo il battito dovrebbe sentirsi un po' meglio. Alla dodicesima settimana il cuore non è formato del tutto, ma si dovrebbe sentire».

Regina si voltò di nuovo verso Emma, sorridendole. La bionda ricambiò, emozionata quanto lei. Strinse ancora di più la mano nelle sue, prima di rivolgere di nuovo lo sguardo allo schermo.

Il dottore parve subito perplesso, e Regina si allarmò all'istante.

«Qualcosa non va, dottore?»

L'uomo non rispose subito. «No, niente che non vada, però...»

Il battito del bambino rimbombò talmente forte che Emma e Regina sussultarono dalla sorpresa. Era un suono forte e chiaro, ma anche le due donne, pur non essendo delle esperte, capirono che c'era qualcosa di strano. Il battito era come se fosse sconnesso, se suonasse troppo velocemente e a un ritmo irregolare.

«Qual è il problema?» chiese Emma.

Il dottore le guardò, sorridendo. «Non lo definirei un problema, a dire il vero. Il fatto è che ci sono due battiti».

Regina ed Emma, per un momento, non si mossero e non parlarono. Entrambe cercavano di registrare le parole del dottore che, tuttavia, le guardava divertito. Probabilmente non era la prima volta che si trovava in una situazione del genere.

«Due battiti?» ripeté Emma, sgranando gli occhi.

«Questo vuol dire...» sussurrò Regina.

Il dottore annuì. «Sì. Sono due gemelli. Quindi doppie congratulazioni».

Ancora una volta, Regina restò ferma e zitta per cercare di registrare la notizia, ma sembrava come che il suo cervello fosse andato in tilt. Si risvegliò da quella specie di trance soltanto quando sentì un tonfo rimbombare in tutta la stanza.

Si voltò verso Emma e non si stupì di trovarla distesa sul pavimento, svenuta.

 

**

 

«Gemelli!» continuava a ripetere Emma, durante la strada di ritorno.

Erano tornate a Villa Demon, dove il maggiolino giallo era ancora sotto l'effetto dell'incantesimo dell'invisibilità. Erano poi tornate nell'appartamento di New York, avevano recuperato le loro cose e si erano messe in viaggio verso casa.

Regina si era offerta di guidare, visto che Emma era ancora piuttosto pallida, ma la bionda aveva categoricamente rifiutato. Fu proprio quando si misero in viaggio che Emma si era animata, tirando fuori un entusiasmo che era fin troppo esagerato.

«Gemelli!» disse, allegra. «Saranno in due. Due bambini. Due bambini piccoli».

Regina sbuffò sonoramente. «Lo so, Emma. So cosa sono i gemelli».

«Scusa» replicò la bionda, alzando le spalle. «Ma sono davvero elettrizzata!»

La bruna si voltò verso di lei, con uno sguardo sorpreso e poco convinto. «Davvero?»

Emma annuì con enfasi. «Perché? Tu non lo sei?»

Regina sospirò, abbassando lo sguardo sulla foto dell'ecografia che le aveva lasciato il medico. I due bambini non erano altro che due puntini, e anche se non riusciva a distinguerli perfettamente, guardare quell'immagine le riempiva il cuore di gioia. Ma allo stesso tempo non aveva ancora capito come si sentiva a riguardo.

Sicuramente era stato il giorno più bello della sua vita, carico di emozione e sorprese. Ma non aveva mai considerato l'idea di avere due bambini. Erano due neonati da accudire, contemporaneamente. Due neonati bisognosi di affetto e di attenzione, e lei già si sentiva irrequieta all'idea di avere un solo bambino, ma due... senza contare che anche il parto la terrorizzava.

Ma l'entusiasmo di Emma la stava coinvolgendo a tal punto che le sue preoccupazioni sembravano scomparire pian piano.

«Certo che lo sono» rispose la mora, con un sorriso. «Ho sempre desiderato portare in grembo un bambino, e... bè, due... sono... due».

Si morse un labbro. Non aveva convinto neanche sé stessa.

«Ce la faremo, vedrai» disse Emma, sorridente. «E' una nuova sfida. E noi amiamo le sfide, no?»

Regina si sforzò di annuire e sembrare tranquilla. Ma dentro di sé, si chiedeva se sarebbe riuscita a superarla. Sicuramente era la più difficile che avesse mai affrontato.

 

**

 

«Abbiamo una notizia... importante, da darti» esordì Emma, quando arrivate a casa, Henry le accolse aiutandole a scaricare la loro roba dalla macchina.

Il ragazzo aveva appena posato una scatola a terra, quando si raddrizzò guardando le sue mamme negli occhi.

«L'ultima volta che avete detto una cosa del genere mi avete detto che

vi siete messe insieme» rispose Henry. «Ora cosa c'è, vi sposate?»

«Penso che dovremo sederci» disse Regina, avviandosi verso il salotto.

Henry la seguì, capendo che la questione era davvero importante. Seduti tutti e tre sul divano, Emma e Regina restarono in silenzio qualche minuto, con Henry in mezzo a loro che oscillava lo sguardo da una all'altra senza capire.

«Allora?» le incoraggiò. «Vi sposate davvero oppure-»

«No, Henry, non ci sposiamo» disse Emma. «Per adesso, almeno» aggiunse quasi in un sussurro, ma Regina trasalì.

Si guardarono ancora negli occhi.

«Emma, il tuo entusiasmo mi... mi inquieta un po'» borbottò Regina.

«Ma è... è un modo di dire» rispose la bionda. «Cioè, ho parlato tra me e me, è un modo di dire che-»

«Allora!» le interruppe Henry. «Vi prego, mi dite che succede? Il bambino sta bene?»

Regina sospirò. «Tieni» disse, allungandogli l'ecografia.

Henry la prese e la guardò con un sorriso. «Sono davvero emozionato, mamma, il problema è che... non capisco dove sia il bambino».

Entrambe le donne risero.

«Allora, questo» disse Regina, indicando uno dei due puntini quasi invisibili. «E' tuo fratello o tua sorella».

Henry avvicinò l'ecografia al viso, per vederla meglio. Regina ed Emma si scambiarono uno sguardo.

«Ecco, e questo» Regina indicò il secondo puntino. «E'... è tuo fratello o tua sorella».

Henry alzò lo sguardo, sgranando gli occhi. «Cosa?» esclamò. «Due... due bambini? Gemelli?»

«Già» confermò Regina passandogli un braccio intorno alle spalle. «Due gemelli».

Poi Henry si voltò verso Emma. «Due gemelli!» ripeté.

«Tua madre ha avuto la stessa reazione» disse Regina, alzandosi dal divano. «Gemelli è la parola che ho sentito di più oggi».

Emma le fece una linguaccia. «Siamo solo emozionati, vero Henry?»

Anche il ragazzo si alzò. «Io lo sono tantissimo!» disse, abbracciando Regina. La donna lo strinse forte a sé. «Speriamo siano due maschi!»

Emma e Regina risero, guardando Henry avviarsi alle scale guardando ancora l'ecografia.

«L'ha presa bene, eh?» disse Regina, sorridendo a Emma.

«Già» rispose la bionda.

"Meglio di me di sicuro" pensarono entrambe, ma non osarono dirlo ad alta voce.

 

**

 

Quando si infilò sotto le coperte, Emma si sentì invadere dal panico. Non sapeva come fosse possibile che fosse rimasta calma tutto il giorno, e ora invece si sentiva così irrequieta, ma forse calma non lo era mai stata e la sua era stata solo una facciata per non agitare Regina.

Si girò su un fianco. Regina sembrava davvero emozionata all'idea di diventare madre di due bambini, e lei non poteva certo rovinarle il momento. Aveva fatto una promessa, aveva detto a Regina che le sarebbe stata accanto, e così avrebbe fatto. Voleva davvero prendersi cura di quei bambini, anche se fossero stati un'intera squadra di calcio.

Doveva solo abituarsi all'idea e non farsi prendere dall'ansia. Lei non aveva idea di come si accudiva un neonato, figuriamoci due. Sapeva a malapena essere una madre, anche se lei ed Henry avevano costruito un bellissimo rapporto. Ma crescere due bambini piccoli era tutt'altra cosa.

Regina si mise a letto accanto a lei. Emma era girata di spalle, ma la sentì infilarsi sotto le coperte e avvolgerla in un caldo abbraccio. Posò la testa sulla sua spalla, dandole un bacio sulla guancia.

«Ciao» sussurrò Emma, girandosi appena per guardare Regina negli occhi.

«Ciao a te» replicò la bruna.

Poi Emma si voltò, portandosi sull'altro fianco in modo da essere di fronte a Regina. Si guardarono per un lungo momento, con un gran sorriso, ma Emma si sentiva ancora un po' ansiosa e cercò di non darlo a vedere.

«Mi fa piacere che Henry sia così felice della notizia di avere due fratellini» iniziò la bionda, distogliendo lo sguardo. Pensò che parlare potesse aiutarla a distrarsi e a non far trapelare le sue paure.

«Già» annuì Regina, con un sospiro. «L'ha... l'ha presa davvero bene. Sono felice di questo».

«Anche io lo sono» disse Emma. «Sarà un grande aiuto per noi, insomma... due bambini. Due... sono... due. Non uno».

Regina inarcò un sopracciglio. «So contare anche io, Emma» disse, divertita.

La bionda rise. «Lo so, è che... non so se, insomma... ti sei resa conto che saranno due bambini?»

«Certo che me ne sono resa conto» disse Regina. «Ci ho pensato tutto il giorno, anche perché insomma, diciamolo... sono io che dovrò far uscire questi bambini dalla mia-»

«Si, ok» la interruppe Emma. «E' solo che non mi sembri per niente preoccupata, e io...»

Regina raddrizzò la testa. «Tu cosa?»

«Niente» rispose Emma, scossando la testa.

«Tu sei preoccupata?» le chiese Regina, posando il gomito sul cuscino e la testa sulla propria mano.

«No!» esclamò Emma, mettendosi nella stessa posizione.

Regina, di nuovo, inarcò un sopracciglio. «Emma, se hai delle preoccupazioni puoi parlarmene».

Emma sospirò. «Non voglio assillarti, Regina. Tu sembri così felice, così tranquilla, io non voglio peggiorare la situazione».

Regina prese la mano di Emma. «Io sono felice» disse. «Ma ho anche un po' di paura».

«Davvero?» domandò Emma. «Oggi sembravi serena».

«No, tu sembravi serena» ribatté la bruna.

Emma sbuffò. «Io volevo sembrarlo per non farti agitare. In realtà ho paura anche io».

Regina si mise a sedere, guardando Emma con occhi sgranati. «Emma, io sono terrorizzata».

Emma ancora una volta imitò i movimenti di Regina e si mise nella stessa posizione, seduta a gambe incrociate di fronte a lei. «E perché non l'hai detto subito? Sono terrorizzata anche io!»

Entrambe scoppiarono a ridere, sporgendosi l'una verso l'altra per darsi un dolce bacio, che ben presto però divenne intenso e passionale, a tal punto che Emma, presa dalla foga, spinse Regina contro il materasso e le saltò -letteralmente- addosso.

«Oddio, i bambini!» gridò, spostandosi per distendersi accanto alla donna. «Scusa, ti ho fatto male?»

Regina rise, mentre Emma le portava una mano sul grembo. «No, tranquilla. Tu però sei adorabile» e si sporse verso di lei per darle un bacio sul naso.

Emma sorrise. «Perché volevi nascondermi la tua preoccupazione?»

Regina alzò le spalle. «Bè, potrei farti la stessa domanda».

«Io non volevo che pensassi...» esitò. «Non volevo che pensassi che avevo cambiato idea. Perché voglio stare con te, voglio crescere questi bambini con te, e non mi importa se sono due, tre, o una dozzina».

«Non esagerare!» esclamò Regina, spalancando gli occhi. «Due sono più che sufficienti».

«E tu, invece? Perché non me l'hai detto?»

Regina sospirò. «Emma, non voglio che tu ti senta obbligata a stare con me. Non voglio sovraccaricarti di responsabilità, se non-»

«Ehi!» Emma le posò un dito sulle labbra, per zittirla. «Io sono esattamente dove voglio essere».

Entrambe sorrisero, perdendosi negli occhi l'una dell'altra.

«Grazie» disse Regina, abbassando lo sguardo.

«E di cosa?» domandò Emma, voltandosi verso di lei.

«Di esserci» rispose Regina, e il sorriso di Emma parve illuminare tutta la stanza. 

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Capitolo 2
*** Emma & Regina... e il primo appuntamento. ***


Emma & Regina


... e il primo appuntamento.




 

Henry non ce la faceva più.

Era passata poco più di una settimana dal loro ritorno a Storybrooke, la vera Storybrooke, e lui era convinto che sarebbe riuscito a essere sereno e felice insieme alla sua famiglia.

Non poteva sbagliarsi più di così.

Anche se stavolta, a minacciare la sua serenità, non era un qualche cattivo delle favole o un sortilegio, era qualcosa che Henry era assolutamente sicuro di non riuscire a gestire.

«Ma è impossibile che non ti abbia detto niente!» sbraitò Emma, esasperata. «Insomma, se non parla con te, allora con chi lo fa?»

Henry si massaggiò le tempie. «Dovresti saperlo ormai che la mamma non è una che esprime apertamente i propri sentimenti».

Emma sbuffò. «Lo so, ma avrà pur detto se... non lo so, ha intenzione di chiedermi di uscire? O si aspetta che lo faccia io?»

Henry prese un sorso di cioccolata, e il liquido caldo che scendeva nel suo stomaco servì a calmarlo un po'.

Erano seduti da Granny e aspettavano che Regina li raggiungesse.

Da quando erano tornati, i giorni erano passati velocemente e tutti e tre avevano mille cose da fare. Regina aveva ripreso il suo ruolo di Sindaco, ed Emma quello di Sceriffo insieme a David. Henry aveva ricominciato ad andare a scuola e la loro vita era ripresa normalmente, con l'unica differenza che Emma e Regina adesso stavano insieme e avevano deciso di crescere insieme i bambini.

Henry credeva davvero che sarebbe stato un bel lieto fine, ma entrambe le sue mamme sembravano comportarsi come due ragazzine alla prima cotta.

E lui non sapeva come gestire una tale situazione.

«Chiediglielo e basta, mamma» disse, seccato.

Emma alzò gli occhi al cielo. «Non posso chiederglielo e basta, Henry!»

Emma scagliò un pugno sul tavolo, urtando la sua tazza di cioccolata che si rovesciò.

«Maledizione!» sbraitò, alzandosi.

Regina arrivò in quel momento.

«Emma, stai bene?» le chiese.

«Ciao, Regina» disse Emma, guardandola, e in seguito guardando il pasticcio che aveva fatto sul tavolo. «Siediti, vado a prendere un paio di salviette per pulire. Cosa ti ordino?»

Regina la guardò accigliata. «Un thè, grazie».

Emma annuì e si avviò al bancone.

«Che cos'aveva tua madre?» domandò Regina ad Henry, sedendosi.

Il ragazzo alzò le spalle, prendendo un altro sorso della sua cioccolata.

Regina lanciò un'occhiata al bancone, dove Emma teneva in mano due salviette e aspettava l'ordinazione.

Poi si rivolse a Henry. «Henry, ascolta, vorrei chiederti una cosa».

«Dimmi» la incitò il ragazzo, guardandola.

Regina sospirò. «Secondo te, Emma... insomma, a lei... le farebbe piacere... non lo so, ti parla mai di me?»

«Oh, non di nuovo!» sbottò Henry, incapace di trattenersi. Posò la tazza sul tavolo molto energicamente, sotto lo sguardo severo di Regina. Quando notò come la madre lo stava guardando, arrossì appena.

«Ma si può sapere cosa avete tutti, oggi?» chiese Regina, aggrottando la fronte.

«Niente, mamma» rispose pronto Henry. «E' solo che la mamma mi ha fatto la stessa domanda prima che tu arrivassi».

Regina si illuminò. «Davvero?» chiese, sorridendo. «E tu cosa le hai detto?»

Henry sbuffò. «Le ho detto che dovrebbe chiederti di uscire».

«E lei?»

Regina lanciò un altro sguardo dietro di sè, in direzione di Emma, e Henry non riuscì a trattenersi dallo sbuffare di nuovo.

«Allora?» incalzò Regina.

Henry alzò gli occhi al cielo. «Mamma...»

«Di cosa parlate?» s'intromise Emma, porgendo a Regina il suo thé. Poi si mise a pulire sul tavolo con le salviette che le aveva dato Granny.

«Parliamo del fatto che siete peggio di due bambine» disse il ragazzo, esasperato.

Emma si immobilizzò di colpo, Regina lo guardò severa.

«Henry, non parlarci così» lo rimproverò.

«No, io invece vi parlo proprio così!» il ragazzo si alzò, era ancora più alto di qualche settimana prima. «Dovete smetterla di tormentarmi con questa storia! Se volete uscire insieme, uscite!»

Henry fece una pausa, mentre Emma e Regina si guardarono scambiandosi un'occhiata, per poi abbassare lo sguardo.

Poi Henry si rivolse a Emma. «Mamma, da quando siamo tornati praticamente vivi con noi. Mangi con noi a pranzo, mangi con noi a cena... e non crediate che non abbia notato che te ne vai di prima mattina dopo che hai passato la notte da noi».

«Henry!» gridarono Emma e Regina in coro, arrossendo notevolmente.

«No, niente Henry» rispose il ragazzo, puntando loro un dito contro. «Uscite e basta, penso che ormai sia solo una formalità!»

Nè Regina nè Emma replicarono. Dopo qualche minuto di silenzio, Henry, soddisfatto, si avviò alla porta.

«Dove vai, ragazzino?» chiese Emma, guardandolo esterrefatta.

«Vado a fare i compiti» disse, salutandole con la mano.

Così Emma e Regina restarono sole, la bionda finì di pulire il tavolo e, dopo aver gettato le salviette, si mise a sedere di fronte a Regina.

«Quindi...» iniziò la bruna. «Hai tormentato Henry per sapere se volevo uscire con te?» e un sorriso compiaciuto si materializzò sul suo volto.

Emma rise. «A quanto pare anche tu» e allungò timidamente una mano sul tavolo, cercando quella di Regina.

Quando le loro mani si incontrarono, si sorrisero.

Passò un lungo momento di silenzio, dove Regina bevve un po' del suo thé, mentre Emma giocherellava col suo bicchiere rimasto vuoto.

In quel momento, entrambe stavano pensando la stessa cosa. Entrambe cercavano il coraggio di fare all'altra quella domanda che da tante settimane avrebbero voluto fare.

Regina si sentì terribilmente debole. Lei era una sovrana, una regina, aveva governato un popolo -anche se in modo discutibile- aveva conquistato interi regni, aveva sconfitto nemici, streghe, maghi potenti. Eppure non riusciva a fare una cosa così semplice come chiedere ad Emma Swan di uscire con lei.

Emma, invece, trovò quella situazione assolutamente ridicola. Si era ritrovata in diverse situazioni assurde, complicate, ma quella le batteva di gran lunga tutte. Henry aveva ragione; avevano deciso di crescere i bambini insieme, erano una famiglia, ormai era chiaro che stessero insieme. Uscire per un appuntamento era solo una formalità.

Ma entrambe sapevano cosa significasse quell'appuntamento. Era un assaggio di tranquillità, di serenità. Era come se entrambe ammettessero che, per una volta nella loro vita, erano felici. Gli ultimi giorni dopo il loro ritorno erano stati frenetici, con la scoperta che avrebbero avuto due bambini e non uno, e annunciare a David e Mary Margaret la loro decisione, e nonostante avessero comunque passato dei bei momenti insieme, non erano riuscite a fermarsi un secondo e assaporare totalmente la loro nuova relazione. E forse, si dissero, era giunto il momento di farlo.

Fu Regina a spezzare il silenzio. «Emma, vorresti...»

La bionda alzò lo sguardo. «Sì» disse decisa, interrompendola.

Regina sorrise. «Stasera...»

«Sì» ripeté Emma, annuendo furiosamente con la testa.

Regina sorrise di nuovo. «Lasciami finire».

Ma Emma proseguì, iperterrita. «Ti passo a prendere alle otto?»

A quel punto il sorriso di Regina si trasformò in una vera e propria risata.

Emma intuì subito i pensieri dell'altra, così aggiunse: «Dobbiamo fare le cose come si deve».

«Va bene, allora» replicò Regina. «Alle otto».

Emma annuì, contenta. «Non vedo l'ora».

 

**

 

«Sei bellissima, mamma».

Henry, a gambe incrociate sul letto della camera di Regina, la guardava con occhi spalancati.

La donna indossava un lungo vestito rosso a maniche lunghe, aderente, e con una generosa scollatura a V, e sopra si era messa una giacca bianca bordata dello stesso colore del vestito. I capelli erano sciolti sulle spalle, dopo tanta indecisione aveva deciso di indossare il suo ciondolo con l'albero, perché la rappresentava, perché era semplice. Perché con Emma sapeva che poteva essere sé stessa. Le scarpe col tacco le davano un tocco di eleganza in più, che non guastava mai.

«Sicuro?» domandò, girandosi davanti allo specchio per guardarsi meglio. «Forse il vestito è eccessivo. Non ho idea di dove voglia portarmi Emma. E forse dovrei legarmi i capelli, sembro...»

«Stai benissimo».

Henry si era alzato, e Regina poteva vederlo avvicinarsi dallo specchio. Era più alto di lei. Gli sorrise.

«Grazie» disse la donna.

«Ho detto solo la verità» replicò lui.

Regina sorrise di nuovo. «Intendevo grazie per la pazienza che hai portato in questi ultimi giorni».

Henry non rispose. Si limitò ad abbracciarla, e Regina si strinse a lui con il cuore martellante nel petto.

«Stasera comunque dormo dai nonni».

Quando sciolsero l'abbraccio, Henry fece l'occhiolino a sua madre, che subito arrossì. Non volle indagare sui motivi per cui Henry aveva preso questa decisione, ma si ripeté mentalmente che ormai il ragazzo era cresciuto a tal punto da rendersi conto di certe cose, ancora prima forse di quanto se ne accorgessero loro.

 

**

 

«Dove diavolo è finito?» gridò Emma, mettendo a soqquadro l'intera stanza.

Mary Margaret entrò in quel momento.

«Emma, cosa stai...»

Si guardò intorno. La stanza di Emma era il caos. L'armadio era completamente spalancato, vestiti sparpagliati sul letto, sul pavimento, ovunque.

«Non trovo il vestito che volevo mettermi! Eppure ero convinta di averlo qui».

«Di che vestito si tratta, tesoro?» chiese la donna.

Emma continuò a rovistare nei cassetti, senza voltarsi. «E' un vestito rosa, aderente, senza maniche, leggermente scollato. Volevo mettermi quello, devo mettermi quello!»

Biancaneve fece qualche passo nella camera, stando attenta a non pestare niente. «Come mai è così importante? Hai tanti altri vestiti».

Solo in quel momento, Emma si voltò.

«E' solo che...» esitò. «No, niente. Lascia perdere».

Emma ricominciò a rovistare nell'armadio, finché sua madre non la raggiunse appoggiandole una mano sulla spalla. Si fermò.

«A me puoi dirlo, Emma» insistette Biancaneve. «Perché quel vestito è così importante?»

Emma si rialzò, voltandosi verso sua madre, incrociando le braccia al petto.

«Avevo quel vestito la sera che Henry mi ha trovata, a Boston» spiegò.

Biancaneve le rivolse uno sguardo comprensivo.

«Se non mi fossi cambiata, avrei avuto quel vestito la prima volta che ho visto Regina, quindi...»

Emma si interruppe, arrossendo per l'imbarazzo.

Mary Margaret sorrise. «Ti aiuto a cercarlo» disse soltanto.

Lo trovarono in fondo all'armadio, e quando Mary Margaret lo sollevò per mostrarlo ad Emma, quest'ultima glielo strappò di mano felice, iniziando a saltellare per la stanza con un entusiasmo contagioso.

Venti minuti dopo Emma era pronta, nel suo vestito rosa che, David e Mary Margaret notarono, le stava veramente bene. Era strano vederla così, ma al tempo stesso Emma sembrava fosse molto a suo agio. I capelli sciolti sulle spalle, gli stivali e il copri spalle nero le davano un tocco casual, nonostante il suo abbigliamento fosse molto semplice.

Biancaneve cercò di trattenersi dal piangere, ma era davvero commossa nel vedere Emma così felice. Emma notò gli occhi lucidi di sua madre e le sorrise.

«Mamma...»

«Stai davvero benissimo, tesoro» balbettò, girandosi per non farsi vedere mentre piangeva.

Emma e David si guardarono con un sorriso comprensivo.

«Ha ragione, sei bellissima» disse suo padre, abbracciando Emma e dandole un bacio sulla fronte.

«Grazie» rispose lei. «Bè, non aspettatemi alzati».

Biancaneve si voltò e David inarcò un sopracciglio.

«Perché, abiti ancora qui con noi?»

Emma fece loro una linguaccia, mentre usciva dalla porta.

 

**

 

«Wow».

Quella fu l'unica parola che Emma riuscì a dire quando vide Regina andarle incontro, lungo il vialetto del 108 di Mifflin Street.

La stava aspettando accanto al maggiolino, ed era sicura che non sarebbe riuscita a toglierle gli occhi di dosso, almeno fin quando Regina non le fu di fronte e posò le labbra sulle sue.

«Anche tu stai bene» disse la bruna, ridendo. «Anzi, sei davvero bellissima».

Emma sorrise. «Wow» ripeté.

Regina, a quel punto, la prese per le spalle e la spinse in macchina, per poi prendere posto accanto a lei, nel sedile del passeggero.

Emma non aveva ancora messo in moto quando Regina si voltò verso di lei, sorridendo. «Allora, dove mi porti?»

Regina non si stupì affatto quando l'unica parola che uscì dalla bocca di Emma fu di nuovo un sonoro: «Wow».

 

**

 

«Emma, sei sicura che siamo nel posto giusto?»

Emma aveva parcheggiato il maggiolino ai limiti del bosco di Storybrooke, ed era scesa per aprire la portiera alla bruna che si guardò intorno, spiazzata.

«Sì, sono sicura» replicò, compiaciuta.

«Ma qui non c'è niente» rispose Regina, diretta. «Non ci sono ristoranti o posti adatti per un appuntamento... normale».

Emma ridacchiò. Prese Regina per mano e si avviò tra gli alberi, camminando lentamente.

«Avresti dovuto saperlo che a metterti con me le cose non sarebbero state normali».

Regina sospirò. «Se avessi saputo che saremmo venute nel bosco, non avrei messo i tacchi».

Continuò a seguire Emma finché non si fermò di botto e si voltò a guardarla.

«Adesso, chiudi gli occhi».

Regina sbuffò. «Emma...»

«Chiudi» le ordinò la bionda, più convinta.

Regina, con un sospiro, obbedì.

«Ora attenta a non inciampare e seguimi».

Emma guidò Regina per pochi metri ancora e si fermò al centro di una piccola radura.

«Bene, ora... puoi aprire gli occhi».

Regina li aprì e spalancò la bocca dalla sorpresa.

«Emma, ma questo è...»

«Sì!» disse Emma, battendo le mani allegramente.

Davanti a loro, Emma aveva preparato un pic nic per entrambe, con tanto di tavolo, due sedie e due candele sopra al tavolino.

Regina si voltò verso la bionda che non riusciva a nascondere il suo sorriso soddisfatto.

«E' bellissimo, il pic nic, le candele...»

«Lo so, adesso c'è ancora un po' di luce, ma tra un po' verrà buio, quindi-»

Regina la baciò. Emma restò qualche secondo immobile mentre Regina le passò le braccia intorno al collo, poi quando si risvegliò dalla trance, avvolse la bruna lungo i fianchi.

Quando terminarono il bacio, restarono fronte contro fronte. Sorrisero.

«E' tutto meraviglioso» sussurrò Regina.

«Lo sei tu» replicò Emma, sorridendo.

Regina sentì qualcosa muoversi nel suo petto, qualcosa che rischiò di farle esplodere il cuore da quanto stava battendo velocemente.

 

**

«Emma, te lo devo chiedere» disse Regina, mentre Emma trafficava con dei piatti che era andata a prendere nel maggiolino. «Hai cucinato tu?»

«Devo ammetterlo... la cuoca non sono io».

Regina tirò un sospiro di sollievo. «Devo ammetterlo... sono piuttosto felice di saperlo».

«Ehi!» brontolò Emma, con un finto broncio sul viso.

Le servì una generosa porzione di arrosto nel piatto iniseme a delle patate al forno, il tutto preparato da Mary Margaret alla velocità della luce. Emma era piuttosto soddisfatta di aver organizzato quell'appuntamento così speciale in così poco tempo, ma doveva ammettere che se avesse dovuto curare anche la parte culinaria avrebbe optato per un ristorante.

Ma era il loro primo appuntamento. E doveva essere speciale.

Quando iniziarono a mangiare cominciò a farsi buio, ed Emma, per completare la sua soddisfazione, con uno schiocco di dita accese le candele.

«Chissà se prima o poi migliorerò in cucina come sono migliorata con l'uso della magia» scherzò Emma.

Regina rise. «Ci vorrebbe un miracolo, Miss Swan».

«Bè, l'avevi detto anche per la magia» replicò, prontamente, Emma. «Ma ho avuto un'ottima insegnante».

La bruna cercò di nascondere un sorrisetto orgoglioso. «Diciamo che forse potrei insegnarti anche a cucinare. Comunque, farò i complimenti a tua madre per l'arrosto. E' delizioso».

«Si, lo è» disse Emma, cercando di mantenere un certo rigore. Se fosse stato per lei, avrebbe già divorato completamente la sua porzione di arrosto, ma cercava di trattenersi.

Regina lo sapeva bene. Conosceva Emma meglio di chiunque altro, e soltanto quella sera si rese conto che Emma Swan era ancora in grado di stupirla. Organizzando quell'appuntamento bizzarro ma estremamente romantico, mettendosi un vestito che mai credeva le avrebbe visto addosso. Scegliendo lei, nonostante tutte le difficoltà che avrebbero incontrato.

In quel momento, avrebbe voluto dirle molte cose; che apprezzava quello che aveva fatto, che era felice della sua presenza, che le era grata perché aveva scelto di starle vicino e di crescere i bambini con lei. Che la amava. Ma, inaspettatamente, l'unica cosa che uscì fu: «Henry stasera dorme dai tuoi».

Emma stava versando un po' d'acqua nei bicchieri -il vino non l'aveva portato, siccome Regina non poteva bere- e si immobilizzò con la bottiglia a mezz'aria.

«Ah, si?» disse soltanto.

Regina si rese conto immediatamente di come poteva suonare quella sua frase, e avvampò.

«No, non intendevo dire che-»

Emma rise.

«Emma, hai frainteso, non volevo dire...»

«Regina Mills, ci stai provando con me, per caso?»

Emma posò di nuovo la bottiglia sul tavolo, dopo aver riempito i bicchieri. Regina non fece altro che afferrare conpulsivamente il suo bicchiere e bere un lungo sorso d'acqua.

«Hai frainteso le mie parole» disse subito dopo, decisa.

«Peccato, non è che l'idea mi dispiacesse» disse Emma, ridacchiando.

A quel punto, anche Regina si rilassò.

«Scusa, è solo che...» la mora sospirò. «Questo appuntamento è... bellissimo, ma non so esattamente cosa dire. So così tante cose di te, ormai, che non saprei cosa chiederti per conoscerti meglio».

«Io una cosa da chiederti ce l'avrei» replicò Emma, posando i gomiti sul tavolo e sporgendosi un po' verso Regina.

La bruna posò il bicchiere. «Dimmi».

«Qual è il tuo colore preferito?»

Regina la guardò, accigliata. «Sei seria?»

La bionda annuì. «Certo che lo sono. Regina, è vero, sappiamo tantissime cose l'una dell'altra, ma mi rendo conto di non sapere cose banali come questa. Qual è il tuo colore preferito?»

«Suppongo... il rosso» disse Regina, scrollando le spalle. «E il tuo invece?»

«Il giallo, credo» rispose Emma, senza esitare.

«Chissà perché non avevo dubbi» scherzò Regina, alludendo al maggiolino.

«Nemmeno io ne avevo» rispose Emma, lanciando un'occhiata al vestito della bruna.

Entrambe scoppiarono a ridere.

 

**

 

«E' stata una serata bellissima» disse Regina, mentre Emma l'accompagnava alla porta. «Hai avuto davvero un'idea dolcissima, ed era tutto buonissimo».

«Sai che per quello ringrazieremo mia madre» scherzò Emma. «Ma ci conto per quei corsi di cucina».

Davanti alla porta, Regina si voltò verso Emma. «Ci penserò su. Tanto avremo del tempo per la cucina, no?»

«Sì» rispose Emma, con un sorriso. «Avremo tanto tempo per la cucina, almeno finché non arriveranno i bambini».

Regina abbassò lo sguardo. Prese la mano di Emma, attirandola un po' più vicino a sé. «Ti ho mai ringraziato per quello che fai per me?»

Emma rise. «Sì, più o meno tutti i giorni».

Anche Regina ridacchiò. «E' che sono davvero molto felice che tu... ci sia. Che tu abbia scelto me e i bambini, e che-»

Emma le posò un dito sulle labbra, per zittirla.

«Avremo tanto tempo insieme, Regina» la rassicurò Emma, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Prima di quella sera non sapeva quale fosse il suo colore preferito, ma sapeva per certo che Regina Mills era stata abbandonata troppe volte. E sapeva che aveva bisogno di rassicurazioni, e lei era lì per dargliele. Lei era lì per amarla e farla sentire al sicuro.

Le sfiorò le labbra con le proprie, spostandole una mano dietro al nuca. La avvicinò a sé e il bacio diventò subito più profondo, le loro lingue si scontrarono l'una con l'altra, fameliche.

Quando si separarono, restarono qualche secondo a guardarsi negli occhi, sotto la luce del portico.

«Allora, Henry dorme dai tuoi» ripeté Regina, stavolta con più consapevolezza e nascondendo una vaga allusione dietro quella frase.

E stavolta fu Emma ad arrossire.

«Se vuoi entrare, mi farebbe piacere che tu restassi qui stanotte» proseguì la mora.

Emma sorrise. Non era la prima volta che dormivano insieme, negli ultimi giorni era capitato spesso che Emma rimanesse al 108 di Mifflin Street. Ma quella sera era diverso, ed entrambe lo sapevano. Era come se avessero ufficiliazzato la loro unione, ed era come se fosse la prima volta che dormissero insieme. Forse, sarebbe sempre stata la prima volta.

«Mi farebbe piacere restare, stanotte» rispose Emma.

E anche tutte le notti successive, pensarono entrambe, entrando in casa. 



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Eccomi qua con la seconda OS della nuova raccolta, legata alle due long! Come vi avevo detto non seguo un ordine cronologico, anche se casualmente qui siamo a dopo la prima ecografia, quindi dopo la scorsa OS. Ma non è detto che sarà sempre così. u.u
Spero comunque che vi sia piaciuta anche questa e spero di poter pubblicarne presto altre. E tranquilli, prima che lo chiediate, arriverà anche li seguito di questo appuntamento. XD Un abbraccio a tutti :3

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Capitolo 3
*** Emma & Regina... e la curiosità di Mary Margaret. ***


Emma & Regina


...e la curiosità di Mary Margaret.





«Non so come tu abbia fatto a convincermi».

Emma si sentiva ripetere quella frase ormai già da molti giorni, da quando lei e Regina avevano affrontato quella discussione la prima volta.

Era ormai loro abitudine andare una volta al mese all'ospedale di Storybrooke, per fare un'ecografia e controllare la salute dei bambini. Regina era ormai al sesto mese di gravidanza, e quella non era la loro prima visita; ma ciò che la differenziava dalle altre, era la presenza di una terza persona, che sarebbe entrata con loro.

Emma ridacchiò, roteando gli occhi. Si sporse un po' verso Regina, per arrivare con le labbra proprio accanto al suo orecchio. «Io lo so invece, come ho fatto a convincerti» sussurrò, lasciando poi un rapido bacio appenna accennato sulla guancia.

Regina rabbrividì. Si voltò verso la bionda con aria maliziosa, portandole una mano dietro al collo.

«Sai, i tuoi metodi potranno anche essere convincenti, ma hai anche promesso di cucinare per i prossimi quattro mesi».

Emma fece una smorfia. «Se ti fidi di me a tal punto di lasciarmi da sola nella tua cucina».

Regina rise, per poi sporgersi verso Emma per darle un bacio.

«Di che parlate?»

Regina si bloccò, alzando gli occhi al cielo. Il suo sguardo si puntò sulla persona che era seduta dietro Emma, e anche quest'ultima si voltò.

Biancaneve rivolse loro un gran sorriso. «Siete lì che parlate così vicine, io non sento».

«Fatti due domande» sibilò Regina, rimettendosi seduta composta, con la schiena contro il seggiolino.

«Non stavamo dicendo niente di importante, mamma» rispose Emma, voltandosi verso sua madre.

«Non stavate parlando di quanto sarebbe bello sapere il sesso dei bambini, per caso?» chiese Biancaneve, con un sorriso.

Emma alzò gli occhi al cielo.

«Ne abbiamo già parlato, mamma» replicò Emma, portando una mano su quella di Regina. Gliela strinse. «Noi non vogliamo sapere il sesso, perciò tu entrerai e ti metterai in un angolino e guarderai i tuoi nipotini dallo schermo senza dire una parola».

Mary Margaret sospirò, ma annuì.

 

**

 

«Regina, ti trovo in forma» commentò Whale, quando le tre donne entrarono nella stanza dove avrebbero svolto l'ecografia. «Stai seguendo i miei consigli?»

Regina annuì, sistemandosi sul lettino.

«Sì, li stiamo seguendo entrambe» rispose Emma, aiutando Regina -la cui pancia ormai cominciava a diventare ingestibile- a stendersi.

Il Dottor Whale annuì, compiaciuto e sorpreso. «Anche tu Emma stai seguendo i miei consigli? E' una buona cosa. E' sempre meglio essere in due, aiuta lo spirito».

Emma sorrise. «Hai proprio ragione. Mangiamo sano, facciamo passeggiate all'aperto, e facciamo tanta attività fisica».

Un rumore provenne dal fondo della stanza, segno di qualcosa di metallico che era caduto a terra. Emma, Regina e Whale si voltarono per vedere Biancaneve che raccoglieva degli attrezzi per poi riposarli sul mobiletto all'ingresso della stanza.

«Scusate» borbottò la donna, con un tono di voce piuttosto squillante.

«Tutto bene, mamma?» chiese Emma, aggrottando la fronte.

«Certo!» rispose Mary Margaret. «E' che non mi aspettavo che faceste così tanta attività fisica».

Regina lasciò ricadere la testa all'indietro, su cuscinetto, mentre Whale ridacchiò tra sé e sé.

Emma, invece, arrossì violentemente. «Ma intendevo la ginnastica che ci ha insegnato Whale» specificò. «Facciamo tanti esercizi che fanno bene a Regina e ai bambini-»

«Va bene, possiamo cominciare?» la interruppe Regina, spazientita.

Whale stava preparando l'ecografo, e Regina si sollevò la maglia per permettergli di spalmare il gel.

A quel contatto, come ormai ogni volta, Regina tremò, ed Emma fu subito lì pronta a stringerle la mano. Le rivolse un caloroso sorriso, che la bruna ricambiò.

Biancaneve era rimasta in piedi nello stesso punto, e un enorme sorriso le si formò in volto. Guardava sua figlia e Regina tenersi la mano e la loro palese emozione dipinta sul viso, e non poté che essere felice per loro.

«Mamma, perché non ti avvicini?»

Biancaneve trasalì.

Emma la stava fissando, con un sorriso.

«Ecco, io...»

«Vieni più vicino» aggiunse Regina. «Altrimenti non vedrai niente».

Biancaneve sorrise, felice dell'invito di Regina. Così si avvicinò e si mise in piedi accanto ad Emma, che ancora stava tenendo la mano di Regina salda nelle sue.

Il battito dei bambini rimbombò subito forte e chiaro in tutta la stanza, e Biancaneve, che era la prima volta che lo udiva, si commosse. Si portò una mano al petto, stringendo l'altra al braccio di sua figlia che si voltò verso di lei e le sorrise, felice.

Per Emma e Regina non era la prima volta che sentivano il battito, ma Emma si ricordò perfettamente di ciò che aveva provato quando l'aveva sentito la prima volta. Era normale che anche Biancaneve fosse così emozionata.

«I bambini crescono forti e sani» sentenziò Whale, continuando a fissare il monitor. «Niente di anomalo, anche stavolta. Penso che la tua, Regina, sia una gravidanza invidiabile».

«Questo è tutto merito dei tuoi consigli» rispose Regina, tranquilla.

«Non solo» rispose Whale. «I bambini stanno bene e questo può significare che anche tu stai bene. Che è un momento positivo, e questa positività si riversa sulla tua gravidanza».

Regina, allora, si voltò verso Emma. Le sorrise. «Sì, è... è un momento positivo».

Emma rispose al suo sorriso e si portò la sua mano alla bocca, per lasciarle un lieve bacio sulle nocche.

«Allora, se siete ancora dell'idea di non sapere il sesso dei bambini, abbiano finito» disse Whale, dando a Regina un pezzo di carta per togliersi il gel dalla pancia.

La donna lo prese, titubante, mentre Emma guardò subito sua madre. Biancaneve si era accesa come una lampadina.

«Ecco, a proposito di-»

«Biancaneve!»

«Mamma!»

Biancaneve spalancò gli occhi. «Che c'è?»

«Abbiamo detto» disse Emma, in tono grave, guardando sua madre dritta negli occhi. «Che non vogliamo sapere il sesso. Rassegnati».

Biancaneve sbuffò.

«Ma non dovete saperlo voi!» insistette. «Il dottor Whale può dirmelo in un orecchio».

«Si perché tu sei la persona adatta a mantenere i segreti, eh?» sbraitò Regina, mentre Emma la aiutava a rialzarsi.

Biancaneve mise il broncio. «Non ho più dieci anni, Regina» replicò.

Regina emise un verso sprezzante.

Il dottor Whale intervenne. «Allora, lo volete sapere oppure-»

«No!» gridarono Emma e Regina in coro.

Biancaneve non seppe cosa dire. «E va bene!»

 

**

 

«Che fosse una pessima idea portarla con noi io l'avevo detto!»

Regina si era lamentata per tutto il viaggio di ritorno a casa. Emma, alla guida del suo maggiolino, non aveva fatto che annuire per tutto il tempo e sospirare.

«Dai, alla fine non ha disturbato più di tanto» rispose Emma, mentre parcheggiava.

«Bè, ha disturbato la mia quiete e la mia sanità mentale» replicò la bruna, irritata.

Emma alzò gli occhi al cielo, senza dire nulla.

Entrarono in casa, mentre Henry andava loro incontro nel corridoio.

«Mamme, la nonna vuole sapere se domani sera andiamo a cena da loro» disse il ragazzo, con il cellulare alzato in una mano.

Regina sbuffò. «Non ce la fa proprio a lasciarmi in pace per più di dieci minuti! Perché diavolo non ce l'ha chiesto mentre eravamo all'ospedale?»

«Regina, calmati» disse Emma, guardando la bruna esasperata andare in salotto a sedersi sul divano.

Henry guardò Emma, interrogativo.

«Temo che siano gli effetti della gravidanza» sussurrò.

«No, sono gli effetti di avere Biancaneve in famiglia!» gridò Regina, dal salotto.

Emma e Henry scoppiarono a ridere, raggiungendo Regina.

«Quindi allora cosa le dico?» chiese di nuovo Henry.

«Dille che no, non andremo a cena da loro perché sono cent'anni ormai che la sopporto, e non ho intenzione di condividere più niente con lei, già siamo costrette a condividere la stessa famiglia per colpa di tua madre!» gridò, indicando poi Emma alla fine della frase.

«Ehi!» rispose la bionda, offesa. «Ti ricordo che siete mezze imparentate da molto prima che io nascessi! Quindi non fartela con me».

Regina prese un gran sospiro, prima di posarsi le mani sul ventre tondo e accarezzarlo, pensando ai bambini che crescevano dentro di lei. Emma le si sedette accanto, imitando i suoi gesti, e le loro mani ben presto si sfiorarono. Si guardarono negli occhi, ed Emma la rivolse uno di quei sorrisi rassicuranti che riuscivano sempre a farla calmare.

Regina le sorrise, prima di sussurrare molto lievemente: «Lo so».

«Non so se ho abbastanza caratteri nel messaggio per dirle tutto questo» scherzò Henry, per alleggerire la tensione.

Le due donne risero.

«Dille che saremo da loro alle otto» rispose Regina, senza aggiungere nient'altro.

 

**

 

«La cena era deliziosa, Mary Margaret» si complimentò Regina, mentre l'altra donna sparecchiava la tavola.

Biancaneve, in risposta, rivolse a Regina uno sguardo sorpreso e al tempo stesso felice.

«Grazie Regina» disse.

Emma, Henry e David avevano assistito allo scambio di battute volgendo lo sguardo dall'una all'altra, senza fiatare.

«Anche la tua torta ha un aspetto fantastico» disse Mary Margaret, portando in tavola una torta di mele.

«Ad essere onesta, non l'ho fatta io. L'ha fatta Emma».

David e Mary Margaret guardarono la loro figlia alzare le spalle, modesta.

«Io sono stata solo il braccio» disse. «Regina mi ha insegnato tutto».

Si voltò verso Regina, che le sorrise caldamente.

«Non essere modesta» rispose. «Sei migliorata in cucina».

«Questo perché è stata costretta» intervenne Henry, prendendo un'enorme fetta di torta.

«Ehi!» lo rimproverò Emma, colpendo lievemente Henry su una spalla. «Migliorerò ancora».

«E' giusto» rispose Biancaneve, allegra. «E' giusto che impari a cucinare, così quando Regina sarà troppo grossa e faticherà a stare in piedi-»

«Aspetta, come hai detto?» sibilò Regina, puntando lo sguardo scuro su Biancaneve.

Emma trattenne il respiro, mordendosi un labbro.

Henry trattenne una risata, nascondendosi dietro la sua fetta di torta.

David, semplicemente, mangiò in silenzio facendo finta di niente.

«Intendevo» disse Mary Margaret, sorridendo. «Che porti in grembo due gemelli!»

Allegra, si sporse un po' verso Regina, che sedeva alla sua destra, per posarle una mano sulla pancia.

Regina, che non si aspettava quel gesto, si irrigidì.

«Fra un paio di mesi la tua pancia sarà talmente grande che faticherai a camminare e stare in piedi» disse, allegra. «E quindi è bene che Emma sappia cucinare così potrà prendersi cura della vostra famiglia».

Regina, in un primo momento, non disse nulla. Si limitò a guardare la donna accanto a sé rivolgerle un gran sorriso.

Poi, d'improvviso, si voltò verso Emma.

«Oh mio Dio, diventerò una balena!»

Emma trasalì, guardando Regina negli occhi.

«Regina, non esagerare» tentò di tranquillizzarla la bionda, posandole una mano lungo le spalle. «E' vero, hai due bambini nel grembo, ma starai benissimo-»

«Oh mio Dio, è un incubo» ripeté Regina, sgranando gli occhi. «Non lo avevo mai realizzato, continuerò ad aumentare di peso e diventerò la balena di Pinocchio!»

Henry rise.

Emma fulminò prima lui con lo sguardo, e dopo di ché sua madre.

«Senti, Regina» Emma posò un dito sotto al mento della donna, che puntò lo sguardo nel suo. «Sarai bellissima sempre e comunque».

Quelle poche parole bastarono a Regina. Sorrise, ringraziando silenziosamente Emma.

«Per sicurezza, comunque» disse Regina, alzandosi in piedi. «Non mangerò questa fetta di torta».

«Nessun problema» disse Henry, allungando la mano per tirare verso di sé il piatto di Regina. «Ci penso io».

«Dove vai, Regina?» chiese poi Emma.

«In bagno» rispose la bruna. «I bambini credo abbiano scambiato la mia vescica per un trampolino».

Emma la guardò allontanarsi, e quando scomparì dietro la porta del bagno si rivolse subito a sua madre.

«Mamma, dovevi proprio inferire così?»

«Ehi, andiamo a fare due tiri a pallone noi» propose David a Henry, e i due si alzarono e uscirono dal loft.

Biancaneve radunò i loro piatti impilandoli davanti a sé. «Ma non volevo dire niente di male! È un dato di fatto che la pancia di Regina crescerà, non pensavo fosse una novità».

«Non lo è, infatti» rispose Emma. «Ma lei non si è ancora abituata a questo cambiamento, è la sua prima gravidanza ed è lunatica come non lo è mai stata, e ha paura. Non dobbiamo farle pressione».

Biancaneve sorrise, prendendo la mano di Emma sul tavolo. «Regina è davvero fortunata ad averti al suo fianco. E anche il bambino e la bambina lo saranno».

Passò un breve momento di silenzio in cui Emma incamerò le parole di sua madre, senza capire subito che cosa stonasse in quella frase. Poi, realizzò.

«Un momento, cosa hai detto?»

«Ho detto che Regina è davvero fortunata-»

«No, dopo».

E a quel punto, Biancaneve capì.

«Oh».

«Hai detto il bambino e la bambina» incalzò Emma.

«No!» esclamò Biancaneve, portandosi una mano al petto. «Avrai capito male-»

«Mamma!»

Mary Margaret sbuffò. «E va bene, lo ammetto! Ho sbirciato nelle cartelle all'ospedale!»

Sul viso di Emma si formò uno ghigno di disapprovazione, molto simile a quelli che solitamente le rivolgeva Regina. Mary Margaret abbassò lo sguardo, colpevole, posandosi le mani sulle ginocchia.

«E' che non resistevo!» si giustificò. «La curiosità mi stava divorando!»

Emma alzò una mano proprio davanti al viso della madre, ma senza toccarla. Biancaneve si zittì all'istante.

«Non mi importa cosa la curiosità ti stasse facendo!» sbraitò la bionda, ma subito si voltò verso il bagno, rendendosi conto che doveva abbassare la voce. Si avvicinò a sua madre per parlarle all'orecchio. «Io e Regina avevamo detto di non voler sapere il sesso dei bambini!»

«Ma non ve lo avrei detto!» replicò la mora.

«E invece l'hai fatto, l'hai detto a me!»

«Ma involontariamente!»

Emma sospirò, appoggiandosi allo schienale, esausta. Si portò una mano sulla fronte, scuotendola a destra e a sinistra.

«Regina farà una strage se scopre che lo so!» borbottò, prima di sentire la porta del bagno aprirsi. Si voltò di scatto, per poi girarsi di nuovo verso sua madre e puntarle contro un dito accusatorio. «Non una parola con lei!»

Mary Margaret annuì furiosamente.

«Questa situazione la risolvo io» aggiunse Emma, cercando di risultare più disinvolta possibile.

Ma Regina si accorse subito che qualcosa non andava.

«Che succede?» chiese, mettendosi a sedere tra Emma e Biancaneve.

Guardò prima una, poi l'altra, confusa.

Emma non sapeva cosa dire. Quella situazione l'aveva colta alla sprovvista, non si aspettava che sua madre avrebbe violato la loro privacy in quel modo.

Non era arrabbiata. Ma non sapeva come gestire la situazione, non poteva tenere quel segreto con Regina fino alla fine della gravidanza.

«Regina, vedi-»

«E' colpa mia» intervenne Biancaneve.

Regina la fissò.

«Ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare, Regina».

Emma fece segno a sua madre di tacere, ma lei la ignorò.

«Non è una novità, questa» sibilò Regina, in tono di sfida.

Mary Margaret alzò gli occhi al cielo. «So il sesso dei vostri bambini» disse poi, tutto d'un fiato.

Regina sgranò gli occhi e sbuffò, voltandosi verso Emma.

«Tu lo sapevi?»

Emma fece per rispondere, ma ancora una volta Biancaneve la anticipò.

«No, lei non c'entra. Ho fatto tutto io, quando ve ne siete andate dallo studio di Whale ho sbirciato le cartelle. Ero troppo curiosa».

Regina, in un primo momento, non disse nulla. Si limitò a incrociare le braccia al petto, con un'espressione di disappunto sul viso.

Biancaneve lanciò uno sguardo a Emma, che ricambiò, ma nessuna delle due osò parlare.

«Non... non ti arrabbi?» domandò Emma, sfiorando lievemente il braccio di Regina.

La bruna sospirò. «Cosa posso farci? Sapevo in che guaio mi cacciavo quando ho scelto di stare con te. Sapevo che avrei dovuto sopportare anche la proclamatrice di segreti» disse, indicandola.

Biancaneve sbuffò.

«Quindi no, non mi arrabbio» terminò Regina, prendendo la mano con cui Emma l'aveva sfiorata.

«Ok, quindi... è il momento anche di dirti che-» Emma esitò. «Insomma, che mia madre me l'ha detto-»

«Involontariamente» intervenne Biancaneve, allegra perché Regina non si era arrabbiata. Ma Regina si voltò verso di lei fulminandola con lo sguardo.

«Mamma!» sbraitò Emma. Poi si voltò verso sua madre. «Puoi lasciarci un attimo sole?»

Biancaneve non disse nulla, si limitò ad obbedire a ciò che Emma le aveva chiesto.

Soltanto quando sentì la porta di casa sbattere, segno che erano davvero rimaste sole, Emma si avvicinò un po' a Regina e prese le sue mani tre le sue.

«Regina, scusami» disse, in tono grave. «E' stata una pessima idea portare mia madre con noi, quel giorno. Se non avessi insistito, lei non si sarebbe mai-»

«Perché me lo stai dicendo, Emma?» la domandò la bruna, interrompendola.

Emma sbatté le palpebre un paio di volte. «Perché ti sto dicendo-»

«Perché mi stai dicendo che lo sai? Potevi far finta di niente».

«Non avrei mai potuto, Regina» rispose Emma. «Non potevo tenere questo segreto con te fino alla fine della gravidanza. Non abbiamo segreti tra di noi, ricordi?»

Regina sorrise, teneramente. Si portò alle labbra le mani di Emma e le baciò le nocche.

«Non sei arrabbiata?»

«No» rispose Regina. «Ci sono cose più importanti».

Emma tirò un sospiro di sollievo. «Mi dispiace comunque di tutto questo malinteso, io vorrei... vorrei che mia madre fosse meno impicciona!»

Regina, a quel punto, rise. «Tesoro, conosco Biancaneve da quanto era una bambina. E credimi, questo non potrà mai accadere!»

Emma rise, sporgendosi verso di lei per baciarla. Regina accarezzò le sue guance, attirando il viso della bionda verso di sé.

«Ma poi» borbottò Regina, quando si separarono. «Perché avevamo deciso di non sapere il sesso dei bambini?»

Emma scosse la testa. «Non lo so» poi le rivolse un ghigno furbetto. «Lo vuoi sapere?»

Regina sospirò. «Tanto tua madre non riuscirà a tenermelo nascosto per altri tre mesi».

Ancora, le due donne, risero.

«Allora? Avremo due maschietti, due femminucce-»

Emma sorrise. «Un maschietto e una femminuccia».

Sul viso di Regina si materializzò un sorriso che avrebbe potuto illuminare tutta la stanza, oltre che il mondo e l'universo.

«Devo ammettere che sono felice che avremo almeno una femmina» disse Regina, sospirando. «Sarebbero andati bene anche due maschi, ma ho sempre desiderato una bambina».

Emma sorrise, non riusciva a smettere di guardare Regina, che era raggiante. Entrambe lo erano. Le loro mani continuavano a restare unite, senza volersi staccare.

«Te la caverai benissimo» rispose Emma, sfiorando le labbra di Regina con un veloce bacio.

«Me la caverò bene perché avrò te al mio fianco» rispose Regina.

«Quindi vale la pena sopportare mia madre?» scherzò Emma, ridacchiando.

Regina alzò scherzosamente gli occhi al cielo. «Direi di sì».

La bruna portò una mano dietro al collo di Emma, per attirarla a sé e baciarla di nuovo. Ma quando le loro labbra stavano per incontrarsi, la porta del loft si aprì.

«Siamo andati da Granny a prendere dei muffin!» gridò Biancaneve, entrando.

Regina ed Emma trasalirono, immobilizzandosi a pochi centimetri l'una dall'altra.

Biancaneve si rese subito conto di aver interrotto le due. «Ehm, scusate».

Emma guardò Regina, in attesa di una reazione.

«Ripensandoci, Emma» disse, mordendosi il labbro inferiore. «Vorrei cambiare la mia risposta alla tua domanda».

Biancaneve non capì cosa volesse dire, ma era evidente che Emma aveva capito, perché scoppiò a ridere.

Poi si sporse verso di lei per rubarle quel bacio che si stavano dando prima di essere interrotte. 


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Eccomi qua SwanQueen team! 
Vi chiedo scusa innanzitutto se non sto aggiornando più molto frequentemente, ma sono molto impegnata e poi devo ammettere che sono un po' abbattuta sul fronte SQ e quindi le idee vengono sempre spesso accantonante. Spero che le cose miglioreranno quando riprenderà la quinta stagione, ma non penso proprio che sarà così considerato che ci sorbiremo un'altra mezza stagione di Once upon a Hook. E che dire... io sosterrò sempre e comunque la SwanQueen, fino alla fine, qualunque cosa accada. <3
Vi ringrazio comunque se continuerete a seguirmi anche se pubblico molto meno di prima, le idee ci sono anche perché questi piccoli squarci di vita sono davvero tanti, tutti nella mia testa, e pian piano li metterò nero su bianco. Promesso :)
Un abbraccio a tutti!

 

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Capitolo 4
*** Emma & Regina... e la scelta dei nomi. ***


 

Emma & Regina



... e la scelta dei nomi. 




«Non esiste!»

Regina avrebbe voluto alzarsi dal divano e andarsene, ma il suo pancione, di ormai otto mesi, glielo impedì. Era troppo stanca e troppo pesante, così decise di limitarsi a nascondersi la faccia tra le mani.

«Ma è un bellissimo nome!» replicò Emma, seduta a gambe incrociate sul tappeto, con in mano un piccolo libriccino.

«Emma Swan» ringhiò Regina, raddrizzandosi sul divano. «Pensi davvero che acconsentirei a chiamare nostra figlia Grimilde?»

«Ma era il nome della Regina Cattiva del cartone di Biancaneve della Disney» esclamò Emma. «E' un modo per... renderti omaggio».

Regina si raddrizzò ancora di più sul divano, spalancando gli occhi, incredula. «Cosa hai detto?»

Sul viso di Emma si dipinse un sorrisetto furbo. «Non è che stavo dicendo che tu sei ancora la Regina Cattiva, era un modo di dire...»

«No, non quello» la interruppe Regina. Si portò una mano sul petto. «Stai veramente dicendo che nel cartone della Disney mi hanno chiamato... Grimilde?»

Emma scoppiò a ridere. «Sì».

«Ma che razza di nome è?» sbraitò Regina, per niente divertita. «Meno male che mia madre non aveva quel cattivo gusto».

Emma si immobilizzò. «Ecco, a proposito di questo... non hai mai pensato di volerle dare il nome di tua madre?»

Regina si fece pensierosa. «Devo ammettere che l'idea mi ha sfiorato. Ma se penso a mia madre non mi vengono alla mente dei ricordi troppo felici, e poi vorrei...» allungò una mano per prendere quella di Emma. «...vorrei che lo scegliessi tu. Io ho scelto quello di Henry, che in fin dei conti è tuo figlio».

«E' nostro figlio» puntualizzò Emma.

«Sì, certo, lo so» disse Regina, appoggiandosi allo schienale del divano. «Comunque, Henry sceglierà il nome del maschietto, quindi voglio che sia tu a scegliere il nome della piccola. Un nome che per te ha significato».

Emma sorrise. «Non sai quanto mi rendi felice».

Per un lungo momento le due donne si guardarono negli occhi, sorridendo. Poi Emma riprese a sfogliare il libro.

«Ce l'ho!» esclamò, facendo trasalire Regina. «Genoveffa, come la sorellastra di Cenerentola».

Regina rise. «Tu guardi troppi film. Perché non Gesualda, allora?»

Emma la guardò, non capendo se Regina stesse scherzando. «Che ne dici di Gertrude?»

«Bellissimo! E Geromilda ti piace?»

«Preferisco Ernestina!»

«Giustignana».

«Ma non è neanche un nome!» ribatté Emma, divertita.

«Oh, allora Gianciotta» si corresse Regina.

«Marietta» replicò Emma.

«Una delle mie serve si chiamava Marietta» disse Regina.

Emma scoppiò a ridere all'improvviso, contagiando anche Regina ed entrambe si ritrovarono le lacrime agli occhi.

«Okey, possiamo fermarci un secondo e ragionare?» intervenne Emma, asciugandosi le lacrime.

Regina annuì.

«Atena» esclamò Emma, compiaciuta. «La dea della saggezza».

«Emma, non farmi pentire di aver deciso di farti scegliere il nome».

Emma sbuffò. «Ma vorrei che la bambina avesse un nome importante».

«Anche io lo vorrei» rispose Regina. «Ma con importante, non intendo che debba essere una divinità greca o una regina... vorrei che il nome fosse importante per te».

Emma si voltò a guardarla.

«In effetti ci sarebbe un nome che mi piacerebbe darle».

Regina sorrise. «Spara».

Emma si alzò e si mise a sedere accanto a Regina, sfiorandole le pancia con le dita.

«Mi piacerebbe chiamarla Ingrid» disse Emma. Regina la guardò incuriosita, non aspettandosi quel nome. «E' che vedi, quella donna, nonostante tutto, è stata la cosa più vicina a una famiglia che io abbia mai avuto, mentre ero in affidamento. Mi chiedo spesso cosa sarebbe successo se mi avesse davvero adottata, e mi dispiace di non aver potuto...»

Emma si interruppe. Regina le prese la mano, capendo perfettamente cosa voleva dire.

«Salvarla» bisbigliò Regina.

Emma alzò lo sguardo su di lei e annuì.

La bruna le sorrise. «Ingrid Mills Swam. Mi piace».

Emma sgranò gli occhi. «Davvero?»

«Davvero» rispose Regina. «E' un bellissimo nome».

Ma Regina si accorse subito che l'espressione di Emma non era cambiata, quindi c'era qualcosa che l'aveva sorpresa. E capì subito di cosa si trattava.

Sorrise. «Emma, so che non...»

«Davvero vuoi dare anche il mio cognome ai bambini?» domandò la bionda, con gli occhi lucidi.

Regina sorrise ancora. «So che non te ne avevo parlato, ma... ecco, mi è venuto naturale» e strinse ancora di più la mano della donna davanti a lei, che finalmente tramutò la sua espressione perlpessa in un'espressione di gioia.

«Verrei verso di te a darti un bacio, se potessi» scherzò Regina, sorridendo.

Emma rise, alzandosi in ginocchio per avvicinarsi a Regina, e le loro labbra si sfiorarono, continuando a restare rivolte all'insù in un enorme sorriso.

Henry scese di corsa dal piano di sopra, i suoi piedi scalzi che rimbombavano sulla scala, sventolando un libro tra le mani.

«Lo chiameremo Fred!» gridò, raggiungendo il salotto

Emma e Regina trasalirono, e quando si voltarono verso il ragazzo videro che stava piangendo.

«Ragazzino» disse Emma, alzandosi. «Che succede?»

Henry mostrò loro la sua copia di " e i doni della morte". Emma annuì, comprensiva.

«Fred è morto» disse, singhiozzando.

«Lo so, Henry» replicò Emma. «Ho pianto anche io. Ti capisco».

Regina si schiarì la gola per attirare l'attenzione. Emma ed Henry la guardarono. «Mi volete spiegare?»

Emma passò un braccio intorno alle spalle di Henry e lo condusse sul divano, accanto a Regina.

«Vedi, in e i doni della morte, muore uno dei due gemelli Weasley, Fred».

Henry singhiozzò ancora, annuendo.

«Ah, quindi lo chiameremo Fred perché...»

«Perché è morto!» gridò Henry, asciugandosi le lacrime. «E' un tributo. Lui era un gemello ed era forte. Mio fratello sarà come lui».

Emma e Regina si scambiarono uno sguardo.

Emma si limitò ad accarezzare la schiena di Henry per consolarlo, ringraziando dentro di sé che non stesse leggendo "Il principe Mezzosangue" e che Henry non volesse rendere omaggio a Silente dando al bambino tutti i suoi nomi.

Regina, da parte sua, decise che era meglio stare zitta. Non era carino, visto lo stato attuale del figlio, dirgli che non si sentiva molto a suo agio a chiamare il bambino con il nome di un personaggio morto. Ma alla fine Fred era un bel nome, le piaceva.

«Allora va bene» acconsentì la donna. «Ingrid e Fred Mills».

Emma sorrise. «Mi fa strano sentirli».

«Devi abituartici» rispose Regina. «Perché sono i nomi dei nostri figli».



Buonasera mio caro popolo SwanQueen!
Scusatemi per la lunga assenza, ma è qualche mese che con la sto avendo tantissimi problemi. In realtà sto avendo problemi in generale con Once, nel senso che la quinta stagione mi ha lasciato talmente tanta delusione che boh, non ho più l'ispirazione per . Le SwanQueen sono sempre nel mio cuore, non fraintendetemi, però ho perso un po' la speranza e mi sono un po' spenta, ecco tutto. Però avevo questa OS scritta da tempo e mi faceva piacere condividerla con voi, anche per dirvi che sì, sono ancora viva, e che sì spero di tornare a al più presto. 
Un abbraccio forte!

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