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Autore: mudblood88    13/12/2015    7 recensioni
[SWAN QUEEN]
Raccolta di One Shot legate alle mie due long: I cattivi non hanno mai un lieto fine e Anche la Salvatrice a volte deve essere salvata.
Sono momenti di vita quotidiana di quei sette mesi passati dal momento in cui Regina ed Emma tornano a casa, al momento in cui [SPOILER] nascono i bambini. E perché no, magari racconterò anche alcuni loro momenti da neo-mamme, non siete curiosi di sapere tutto questo? Se è sì, allora continuate a leggere!
P.s.: Non pubblicherò le OS in ordine cronologico e ce ne saranno di ogni genere. Enjoy! :3
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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** Ehilà, ben trovato famigerato team SwanQueen! 
Prima di lasciarvi alla lettura, volevo dirvi un paio di cose. Sapete ormai che io spunto fuori durante le pause di Once, ma mi scuso già perché nel pubblicare questa raccolta non sarò costante come con le long. Cercherò di aggiornare una volta a settimana, ma non garantisco. Questa raccolta di Os, come vi avevo annunciato, è legata alle due long che ho scritto in precedenza, che trovate qui:
I cattivi non hanno mai un lieto fine: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2970732&i=1
Anche la Salvatrice, a volte, deve essere salvata: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3127401&i=1

Non siete obbligati a leggerle, ovviamente, potete prendere questa raccolta come semplici Os che parlano della vita di Emma e Regina da quasi di nuovo neo-mamme, perché [SPOILER ALERT]  Regina è incinta di Robin ma, siccome lui si trova a New York con la sua famiglia, Emma e Regina decidono di crescere insieme i due pargoletti. Tutto questo dopo aver finalmente accettato i loro sentimenti reciproci.
Insomma, ci sono tanti momenti di quei sette mesi che sono trascorsi dal loro ritorno a casa, fino al momento del parto di Regina, e vi avevo promesso che ve li avrei raccontati perciò eccomi qua! Nella speranza che possiate apprezzare anche questo mio nuovo lavoro. 

Preciso anche che i fatti raccontati non sono in ordine cronologico, sono fatti che sono semplicemente accaduti, e per cominciare ho deciso di parlare delle prima ecografia di Regina, e cioè del momento in cui scoprono ... bè, che i bambini sono due! :P
Ora vi lascio alla lettura, ma non prima di ringraziarvi ancora una volta per tutto l'affetto che mi dimostrate... un abbraccio <3


 

Emma & Regina
 


... e la prima ecografia. 

 


Regina tamburellava le proprie dita sul suo ginocchio, in una serie di tanti piccoli colpi confusi.

Continuava a guardarsi intorno freneticamente, guardando il via vai di medici e infermiere che girovavano per tutto il reparto. Era la prima volta che si trovava in un ospedale così grande, in un vero ospedale. Ed era anche la prima volta che faceva un'ecografia.

Una mano le sfiorò delicatamente quella con cui stava giocherellando sul ginocchio.

«Andrà tutto bene» disse Emma, con un gran sorriso.

Regina sospirò. «Lo so, è solo che... sono emozionata».

In quel momento, Emma le prese la mano, stringendola nella sua. «Lo sono anche io» e si portò la mano di Regina vicino alla bocca, baciandole le nocche. «Andrà bene, vedrai».

Regina annuì, con un sorriso.

Non sapeva come fosse possibile che quella stessa donna che l'aveva tanto irritata in passato, ora fosse l'unica che riuscisse a calmarla. Non poteva pensare di affrontare tutte queste emozioni senza di lei, e fu grata della sua presenza.

La porta di fronte a loro si aprì, e una giovane coppia uscì con una piccola fotografia in mano. Erano radiosi, l'uomo stringeva la donna tra le braccia, che a giudicare dal pancione era molto più avanti nella gravidanza rispetto a Regina.

Impaziente, Regina si alzò.

Il dottore – un uomo giovane e di bell'aspetto – le sorrise allungando una mano verso di lei.

«Signorina Mills?»

«Sono io» rispose lei, stringendogli la mano.

Emma, dietro di lei, si era alzata a sua volta ma non si era fatta avanti.

«Si accomodi pure» disse il dottore, spostandosi di lato per fare in modo che Regina passasse. Poi si rivolse ad Emma.

«Anche lei deve fare un'ecografia?»

Emma si guardò intorno, come per capire se il dottore stesse parlando con lei. «Oh, no. Io...»

Balbettò e restò immobile, incapace di formulare una frase. Improvvisamente, si chiese se la sua presenza nella stanza fosse gradita da Regina. Certo, l'idea di andare all'ospedale di New York era stata di Emma, principalmente perché nessuno a Storybrooke sapeva ancora della gravidanza di Regina, e in secondo luogo anche perché avrebbero dovuto recuperare le cose che avevano lasciato lì, compreso il suo maggiolino. Però era stata Regina a chiederle se le faceva piacere accompagnarla alla visita, quindi forse la donna si aspettava che entrasse con lei.

Ma non ne avevano parlato. Avevano parlato di tante altre cose, ma non di quello. Era un momento talmente intimo e importante che magari Regina non voleva condividere con nessuno, nemmeno con lei. Anche se Emma sentiva già di voler bene a quella piccola creatura come se fosse sua e non si era mai pentita una volta della decisione di crescere il bambino con Regina.

«Signorina?» incalzò il dottore.

Emma sospirò. «Sì, scusi... io...»

«Oh, lei è con me, è la mia ragazza» intervenne Regina.

Emma fu come risvegliata da una trance, per poi ricaderci subito all'istante.

Avevano già parlato di quello, sapevano benissimo di stare insieme. Ma sentirlo dire era tutt'altra cosa.

Sentir Regina chiamarla "la sua ragazza" fece allargare un'enorme sorriso sul volto di Emma.

«Ah, quindi entra con noi, signorina...?»

Il dottore allungò una mano verso Emma, che subito gliela strinse.

«Swan. Emma Swan» e prese un grosso respiro. «Entro con voi».

Gli occhi di Emma non smisero un secondo di guardare Regina, che sorrise. Emma si sentì terribilmente stupida per aver dubitato del fatto che Regina la volesse dentro. Era evidente che la voleva al suo fianco, e non solo; la considerava la sua ragazza.

Non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto, perché le cose stavano proprio così. Anche lei considerava Regina la sua ragazza. Ma sentirlo dire ad alta voce aveva reso tutto quanto più reale.

Emma restò in piedi, incerta sulla porta, mentre Regina si accomodava sul lettino e il dottore la preparava per l'ecografia. Si ricordava bene la procedura, ne aveva fatte tante con Henry.

Quando il dottore accese il monitor e posò il liquido sull'addome di Regina, Emma prese coraggio e si fece avanti. Si affiancò a Regina, dalla parte opposta al monitor e al dottore, e guardò lo schermo anche se non si vedeva ancora niente finché non sentì una mano accarezzarle il braccio.

Posò il suo sguardo su Regina, che la guardava sorridendo e visibilmente emozionata. Emma avvolse entrambe le mani intorno a quella che Regina teneva tesa verso di lei, e si sporse per darle un bacio sulla fronte. E restarono così, vicine, strette l'una all'altra, finché il dottore non cominciò a spiegare che sembrava tutto a posto, che il bambino cresceva bene anche se erano solo alla dodicesima settimana e quindi era presto per dirlo.

«E' possibile sentire il battito?» chiese Emma, ad un tratto, continuando a guardare lo schermo.

«Certo, è possibile» disse il dottore, e spinse un bottone sul monitor. «Con questo il battito dovrebbe sentirsi un po' meglio. Alla dodicesima settimana il cuore non è formato del tutto, ma si dovrebbe sentire».

Regina si voltò di nuovo verso Emma, sorridendole. La bionda ricambiò, emozionata quanto lei. Strinse ancora di più la mano nelle sue, prima di rivolgere di nuovo lo sguardo allo schermo.

Il dottore parve subito perplesso, e Regina si allarmò all'istante.

«Qualcosa non va, dottore?»

L'uomo non rispose subito. «No, niente che non vada, però...»

Il battito del bambino rimbombò talmente forte che Emma e Regina sussultarono dalla sorpresa. Era un suono forte e chiaro, ma anche le due donne, pur non essendo delle esperte, capirono che c'era qualcosa di strano. Il battito era come se fosse sconnesso, se suonasse troppo velocemente e a un ritmo irregolare.

«Qual è il problema?» chiese Emma.

Il dottore le guardò, sorridendo. «Non lo definirei un problema, a dire il vero. Il fatto è che ci sono due battiti».

Regina ed Emma, per un momento, non si mossero e non parlarono. Entrambe cercavano di registrare le parole del dottore che, tuttavia, le guardava divertito. Probabilmente non era la prima volta che si trovava in una situazione del genere.

«Due battiti?» ripeté Emma, sgranando gli occhi.

«Questo vuol dire...» sussurrò Regina.

Il dottore annuì. «Sì. Sono due gemelli. Quindi doppie congratulazioni».

Ancora una volta, Regina restò ferma e zitta per cercare di registrare la notizia, ma sembrava come che il suo cervello fosse andato in tilt. Si risvegliò da quella specie di trance soltanto quando sentì un tonfo rimbombare in tutta la stanza.

Si voltò verso Emma e non si stupì di trovarla distesa sul pavimento, svenuta.

 

**

 

«Gemelli!» continuava a ripetere Emma, durante la strada di ritorno.

Erano tornate a Villa Demon, dove il maggiolino giallo era ancora sotto l'effetto dell'incantesimo dell'invisibilità. Erano poi tornate nell'appartamento di New York, avevano recuperato le loro cose e si erano messe in viaggio verso casa.

Regina si era offerta di guidare, visto che Emma era ancora piuttosto pallida, ma la bionda aveva categoricamente rifiutato. Fu proprio quando si misero in viaggio che Emma si era animata, tirando fuori un entusiasmo che era fin troppo esagerato.

«Gemelli!» disse, allegra. «Saranno in due. Due bambini. Due bambini piccoli».

Regina sbuffò sonoramente. «Lo so, Emma. So cosa sono i gemelli».

«Scusa» replicò la bionda, alzando le spalle. «Ma sono davvero elettrizzata!»

La bruna si voltò verso di lei, con uno sguardo sorpreso e poco convinto. «Davvero?»

Emma annuì con enfasi. «Perché? Tu non lo sei?»

Regina sospirò, abbassando lo sguardo sulla foto dell'ecografia che le aveva lasciato il medico. I due bambini non erano altro che due puntini, e anche se non riusciva a distinguerli perfettamente, guardare quell'immagine le riempiva il cuore di gioia. Ma allo stesso tempo non aveva ancora capito come si sentiva a riguardo.

Sicuramente era stato il giorno più bello della sua vita, carico di emozione e sorprese. Ma non aveva mai considerato l'idea di avere due bambini. Erano due neonati da accudire, contemporaneamente. Due neonati bisognosi di affetto e di attenzione, e lei già si sentiva irrequieta all'idea di avere un solo bambino, ma due... senza contare che anche il parto la terrorizzava.

Ma l'entusiasmo di Emma la stava coinvolgendo a tal punto che le sue preoccupazioni sembravano scomparire pian piano.

«Certo che lo sono» rispose la mora, con un sorriso. «Ho sempre desiderato portare in grembo un bambino, e... bè, due... sono... due».

Si morse un labbro. Non aveva convinto neanche sé stessa.

«Ce la faremo, vedrai» disse Emma, sorridente. «E' una nuova sfida. E noi amiamo le sfide, no?»

Regina si sforzò di annuire e sembrare tranquilla. Ma dentro di sé, si chiedeva se sarebbe riuscita a superarla. Sicuramente era la più difficile che avesse mai affrontato.

 

**

 

«Abbiamo una notizia... importante, da darti» esordì Emma, quando arrivate a casa, Henry le accolse aiutandole a scaricare la loro roba dalla macchina.

Il ragazzo aveva appena posato una scatola a terra, quando si raddrizzò guardando le sue mamme negli occhi.

«L'ultima volta che avete detto una cosa del genere mi avete detto che

vi siete messe insieme» rispose Henry. «Ora cosa c'è, vi sposate?»

«Penso che dovremo sederci» disse Regina, avviandosi verso il salotto.

Henry la seguì, capendo che la questione era davvero importante. Seduti tutti e tre sul divano, Emma e Regina restarono in silenzio qualche minuto, con Henry in mezzo a loro che oscillava lo sguardo da una all'altra senza capire.

«Allora?» le incoraggiò. «Vi sposate davvero oppure-»

«No, Henry, non ci sposiamo» disse Emma. «Per adesso, almeno» aggiunse quasi in un sussurro, ma Regina trasalì.

Si guardarono ancora negli occhi.

«Emma, il tuo entusiasmo mi... mi inquieta un po'» borbottò Regina.

«Ma è... è un modo di dire» rispose la bionda. «Cioè, ho parlato tra me e me, è un modo di dire che-»

«Allora!» le interruppe Henry. «Vi prego, mi dite che succede? Il bambino sta bene?»

Regina sospirò. «Tieni» disse, allungandogli l'ecografia.

Henry la prese e la guardò con un sorriso. «Sono davvero emozionato, mamma, il problema è che... non capisco dove sia il bambino».

Entrambe le donne risero.

«Allora, questo» disse Regina, indicando uno dei due puntini quasi invisibili. «E' tuo fratello o tua sorella».

Henry avvicinò l'ecografia al viso, per vederla meglio. Regina ed Emma si scambiarono uno sguardo.

«Ecco, e questo» Regina indicò il secondo puntino. «E'... è tuo fratello o tua sorella».

Henry alzò lo sguardo, sgranando gli occhi. «Cosa?» esclamò. «Due... due bambini? Gemelli?»

«Già» confermò Regina passandogli un braccio intorno alle spalle. «Due gemelli».

Poi Henry si voltò verso Emma. «Due gemelli!» ripeté.

«Tua madre ha avuto la stessa reazione» disse Regina, alzandosi dal divano. «Gemelli è la parola che ho sentito di più oggi».

Emma le fece una linguaccia. «Siamo solo emozionati, vero Henry?»

Anche il ragazzo si alzò. «Io lo sono tantissimo!» disse, abbracciando Regina. La donna lo strinse forte a sé. «Speriamo siano due maschi!»

Emma e Regina risero, guardando Henry avviarsi alle scale guardando ancora l'ecografia.

«L'ha presa bene, eh?» disse Regina, sorridendo a Emma.

«Già» rispose la bionda.

"Meglio di me di sicuro" pensarono entrambe, ma non osarono dirlo ad alta voce.

 

**

 

Quando si infilò sotto le coperte, Emma si sentì invadere dal panico. Non sapeva come fosse possibile che fosse rimasta calma tutto il giorno, e ora invece si sentiva così irrequieta, ma forse calma non lo era mai stata e la sua era stata solo una facciata per non agitare Regina.

Si girò su un fianco. Regina sembrava davvero emozionata all'idea di diventare madre di due bambini, e lei non poteva certo rovinarle il momento. Aveva fatto una promessa, aveva detto a Regina che le sarebbe stata accanto, e così avrebbe fatto. Voleva davvero prendersi cura di quei bambini, anche se fossero stati un'intera squadra di calcio.

Doveva solo abituarsi all'idea e non farsi prendere dall'ansia. Lei non aveva idea di come si accudiva un neonato, figuriamoci due. Sapeva a malapena essere una madre, anche se lei ed Henry avevano costruito un bellissimo rapporto. Ma crescere due bambini piccoli era tutt'altra cosa.

Regina si mise a letto accanto a lei. Emma era girata di spalle, ma la sentì infilarsi sotto le coperte e avvolgerla in un caldo abbraccio. Posò la testa sulla sua spalla, dandole un bacio sulla guancia.

«Ciao» sussurrò Emma, girandosi appena per guardare Regina negli occhi.

«Ciao a te» replicò la bruna.

Poi Emma si voltò, portandosi sull'altro fianco in modo da essere di fronte a Regina. Si guardarono per un lungo momento, con un gran sorriso, ma Emma si sentiva ancora un po' ansiosa e cercò di non darlo a vedere.

«Mi fa piacere che Henry sia così felice della notizia di avere due fratellini» iniziò la bionda, distogliendo lo sguardo. Pensò che parlare potesse aiutarla a distrarsi e a non far trapelare le sue paure.

«Già» annuì Regina, con un sospiro. «L'ha... l'ha presa davvero bene. Sono felice di questo».

«Anche io lo sono» disse Emma. «Sarà un grande aiuto per noi, insomma... due bambini. Due... sono... due. Non uno».

Regina inarcò un sopracciglio. «So contare anche io, Emma» disse, divertita.

La bionda rise. «Lo so, è che... non so se, insomma... ti sei resa conto che saranno due bambini?»

«Certo che me ne sono resa conto» disse Regina. «Ci ho pensato tutto il giorno, anche perché insomma, diciamolo... sono io che dovrò far uscire questi bambini dalla mia-»

«Si, ok» la interruppe Emma. «E' solo che non mi sembri per niente preoccupata, e io...»

Regina raddrizzò la testa. «Tu cosa?»

«Niente» rispose Emma, scossando la testa.

«Tu sei preoccupata?» le chiese Regina, posando il gomito sul cuscino e la testa sulla propria mano.

«No!» esclamò Emma, mettendosi nella stessa posizione.

Regina, di nuovo, inarcò un sopracciglio. «Emma, se hai delle preoccupazioni puoi parlarmene».

Emma sospirò. «Non voglio assillarti, Regina. Tu sembri così felice, così tranquilla, io non voglio peggiorare la situazione».

Regina prese la mano di Emma. «Io sono felice» disse. «Ma ho anche un po' di paura».

«Davvero?» domandò Emma. «Oggi sembravi serena».

«No, tu sembravi serena» ribatté la bruna.

Emma sbuffò. «Io volevo sembrarlo per non farti agitare. In realtà ho paura anche io».

Regina si mise a sedere, guardando Emma con occhi sgranati. «Emma, io sono terrorizzata».

Emma ancora una volta imitò i movimenti di Regina e si mise nella stessa posizione, seduta a gambe incrociate di fronte a lei. «E perché non l'hai detto subito? Sono terrorizzata anche io!»

Entrambe scoppiarono a ridere, sporgendosi l'una verso l'altra per darsi un dolce bacio, che ben presto però divenne intenso e passionale, a tal punto che Emma, presa dalla foga, spinse Regina contro il materasso e le saltò -letteralmente- addosso.

«Oddio, i bambini!» gridò, spostandosi per distendersi accanto alla donna. «Scusa, ti ho fatto male?»

Regina rise, mentre Emma le portava una mano sul grembo. «No, tranquilla. Tu però sei adorabile» e si sporse verso di lei per darle un bacio sul naso.

Emma sorrise. «Perché volevi nascondermi la tua preoccupazione?»

Regina alzò le spalle. «Bè, potrei farti la stessa domanda».

«Io non volevo che pensassi...» esitò. «Non volevo che pensassi che avevo cambiato idea. Perché voglio stare con te, voglio crescere questi bambini con te, e non mi importa se sono due, tre, o una dozzina».

«Non esagerare!» esclamò Regina, spalancando gli occhi. «Due sono più che sufficienti».

«E tu, invece? Perché non me l'hai detto?»

Regina sospirò. «Emma, non voglio che tu ti senta obbligata a stare con me. Non voglio sovraccaricarti di responsabilità, se non-»

«Ehi!» Emma le posò un dito sulle labbra, per zittirla. «Io sono esattamente dove voglio essere».

Entrambe sorrisero, perdendosi negli occhi l'una dell'altra.

«Grazie» disse Regina, abbassando lo sguardo.

«E di cosa?» domandò Emma, voltandosi verso di lei.

«Di esserci» rispose Regina, e il sorriso di Emma parve illuminare tutta la stanza. 

  
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