Il Confine tra Possibile e Impossibile

di Bad Bionda Bana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


-Congratulazioni!- e tutti lanciamo il tocco in aria esultando di felicità, siamo liberi. Finita la cerimonia raggiungiamo i nostri genitori, io vado dal mio patrigno. I miei genitori sono divorziati, mio padre se ne è andato abbandonando mia madre e me, mentre mia mamma si è risposata.
-Congratulazioni Taei, ti sei finalmente laureata.- dice lui abbracciandomi -Mi dispiace solo che tua madre non sia potuta venire.- il suo sorriso si è fatto più malinconico.
-Anche a me dispiace, ma sono felice che abbia finalmente trovato un editore disposto a pubblicare il suo libro. Non è certo colpa sua se l'appuntamento glielo hanno preso per oggi.- sorrido cercando di tranquillizzarlo, questo deve essere un giorno felice, non voglio vedere visi tristi. Ora posso finalmente dedicarmi a ciò che ho sempre sognato, il giornalismo.
La giornata passa in un lampo, tra il pranzo con il mio patrigno, la festa con i miei amici, la sera torno a casa esausta, per non parlare di tutto il lavoro che mi aspetterà il giorno seguente.
Dopo un fresco energy drink, adatto a svegliarmi per bene, mi tiro su le maniche per iniziare i miei doveri: in tempo tre giorni devo liberare l'appartamento per il trasloco. Mi sono trasferita a Seoul in un primo momento per il lavoro di mia madre e del mio patrigno, poi per l'università. Ora che il mio percorso è finito, ho intenzione di tornare alla mia città natale, un paesino sperduto sulla costa sud.
Il secondo giorno finisco di chiudere tutti gli scatoloni, chiamo l'agenzia di trasloco per aiutarmi con lo spostamento per la mattina dopo. Il camion parte per le tre del pomeriggio, io parto più tardi per non dover aspettare, la strada è lunga e io me la voglio godere. Mi infilo il casco, salgo in sella e con la mia amata moto sfreccio via per le strade. Non sono mai stata amante delle automobili, preferisco sentirmi il vento contro il viso, la pioggia cadere contro la tuta d'acqua, in moto mi sento più libera.
Arrivo alla vecchia casa della mia famiglia pochi minuti prima del camion, quando sono in moto non mi risparmio sull'andare veloce, e in più conosco bene il mio paese e le sue scorciatoie, come anche i suoi misteri. Sono grata ai miei genitori perché non hanno venduto la nostra vecchia casa, appunto nel caso avessi voluto tornarci.

-Min Taei?- mi chiama il segretario dell'ufficio, mi alzo sistemandomi la camicetta e i capelli -Prego, da questa parte.- mi accompagna nell'ufficio del capo redazione. Nervosa ma sicura di me mi siedo davanti alla sua scrivania, di fronte alla targa trasparente con le lettere in nero di “Kim Kibum capo redattore”. Lo vedo sfogliare qualcosa, probabilmente il mio curriculum.
-Bene signorina Min, il suo curriculum è impeccabile. Per di più ha anche già fatto esperienza con il giornale dell'università.- anche se non ha molti più anni di me, sembra molto maturo, forse un po' troppo -Che dire, spero faccia un buon lavoro.- mi mostra un sorriso quasi di cortesia giusto per farmi capire che sono stata assunta per poi tornare al suo lavoro. Con un inchino mi congedo e una volta fuori dal suo ufficio tiro un sospiro di sollievo, il primo passo lo avevo fatto.
-Prego mi segua signorina Min.- spunta fuori il segretario spaventandomi, per poi mostrarmi la mia scrivania. Mentre mi sistemo vedo un ragazzo sedersi alla scrivani davanti alla mia.
-Sei la ragazza nuova?- mi dice sorridendo e indicandomi, annuisco -Benvenuta, io sono Choi Minho, sarò un tuo collega.- mi porge la mano.
-Io sono Min Taei.- sorrido e gli stringo la mano.
Tutti i colleghi sono molto amichevoli e disponibili, hanno anche organizzato un piccolo rinfresco come benvenuto per me. Avendo appena aperto questo giornale, tutti i datori di lavoro sono alle prime armi, quindi non mi sento nemmeno l'ultima arrivata, siamo tutti allo stesso livello, pronti a partire da zero. Purtroppo per me hanno portato quasi tutti alcolici, ed essendo astemia, devo rifiutarli tutti ritrovandomi a bere un semplice bicchiere di acqua.
-Sei astemia?- Minho si è avvicinato a me curioso di quello che sto bevendo.
-Ehm, non saprei se definirmi tale.- ridacchio un po' imbarazzata -Sono pochi, molto pochi i drink alcolici che riesco a bere, ma il problema non è che mi ubriachi facilmente, ma che proprio non mi piace il sapore dell'alcool.- Minho inizia a ridere con me.

Finalmente a casa, il primo giorno di lavoro è andato più che bene, ho conosciuto molte persone simpatiche, soprattutto Minho, colui che diventerà il mio compagno di lavoro. Da quello che ho capito alla riunione, quello era uno studio di sperimentazione, proveremo vari metodi per gestire il giornale e le sue notizie, e una di queste sarà lavorare in coppie.
Ho ancora tantissimi scatoloni da disfare, ma sono troppo stanza per rimboccarmi le mani, e poi sono sempre stata famosa per la mia capacità di rimandare le cose per giorni e giorni, di certo non ne vado fiera, ma cosa posso farci, io sono fatta così. Mi butto pesantemente sul letto senza nemmeno cambiarmi, gli occhi mi si stanno chiudendo e non riesco a contrastarli, così decido di eseguire gli ordini e mi addormento in pochi secondi.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


-Forza Onew!- dico ridendo -Siamo quasi arrivati!- mi inoltro sempre più nella foresta, riesco a vedere quell'enorme stabilimento imponente oltre le cime degli alberi nonostante  il buio attorno a noi.
-Taei vai piano, non è sicuro stare qua.- il mio fratellastro Onew è pochi passi dietro di me, per quella sera mi aveva promesso che mi avrebbe accompagnato alla casa abbandonata che si trovava  oltre la foresta che c'è dietro a casa nostra, ai confini del paese. E quale sera migliore se non quella di Halloween? Quando arriviamo alle porte del cancello mi pietrifico affascinata da quella vista, il solo pensiero di tutte le creature spaventose che posso esserci dentro mi fa rabbrividire di paura facendo così salire la mia adrenalina.
-Dai Onew, entriamo.- ma come provo a fare forza su una delle porte del cancello per vedere se p aperto, Onew mi prende la mano e me la strattona.
-Sei impazzita? Da fratello maggiore-
-Fratellastro.- specifico io puntigliosa giusto per dargli fastidio.
-È la stessa cosa! Ho sei anni in più di te, quindi da fratellastro maggiore devo proteggerti ed evitare che tu vada a cacciarti nei guai.- mi tira dal braccio per fare ritorno a casa.
-Lasciami!- strattono il braccio e in un secondo mi libero dalla sua stretta correndo verso il cancello e aprendolo, in fondo perché dovrebbe essere stato chiuso se la casa è abbandonata? Lo sento urlare il mio nome arrabbiato, non ho mai disubbidito ad un ordine del mio fratellastro, ma da bambina di sei anni quale sono la curiosità mi sta uccidendo, voglio troppo vedere l'interno della casa, anche se da sola stavo morendo di paura. Una volta dentro non riuscivo a vedere ad un palmo dalla mia mano, è troppo buio essendo quasi notte e poi tutte le finestre sono chiuse, sbarrate da travi di legno. Solo in quel momento realizzo che dovevo portarmi una torcia, almeno per vedere dove mettevo i piedi. Fuori Onew insiste ad urlare il mio nome, sa benissimo che in questo modo sarei durata poco, quando continuano a chiamarmi non riesco ad ignorare la cosa. Piano i miei occhi si stanno abituando a tutta quell'oscurità, ma l'unica cosa che riesco a vedere è un semplice ritratto di famiglia caduto dal muro e pieno di ragnatele, pur avendo una fobia assurda dei ragni, lo pulisco dalle ragnatele per vedere i volti. Riesco a visualizzarne solo uno, quello di un ragazzo snello e a dire dal ritratto, abbastanza alto, sembra ancora giovane ma molto maturo per la sua età. Mi avvicino per vedere anche gli altri ma un rumore improvviso mi spaventa facendomi voltare dietro di me. Sento qualcosa di strano, come se ci fosse qualcuno oltre a me, poi vedo qualcosa strisciare su per le scale, in quell'istante tutta l'adrenalina abbandona il mio corpo lascia il posto solo alla paura, e così corro subito fuori da quella casa. Uscita da quel posto mi butto tra le braccia di Onew chiedendogli mille volte scusa e supplicandolo di perdonarmi, sfoggio il mio viso da cucciolo più carino che conosco e riesco a convincerlo a non dire nulla ai nostri genitori. È sempre stato così, io combino i guai e lui tiene il segreto per me per non far arrabbiare i nostri genitori con me.
-Torniamo a casa, di sicuro la mamma e il papà si staranno preoccupando.- dà un'occhiata ai nostri cestini -Uffa, quest'anno non siamo riusciti a prendere molti dolci.- dice lui con un piccolo broncio.
-Tieni.- vuoto il mio cestino buttando tutti i miei dolci nel suo -Visto che mi hai accompagnata qua te li regalo.- gli sorrido felice e prendendoglli la mano ci incamminiamo verso quella foresta così grande e sinistra -Guarda, lucciole!- lascio la mano di Onew correndo poco più avanti per osservare quegli insetti così sarini e luminosi. Mi perdo ad osservarli quando sento un urlo talmente inquietante da farmi venire la pelle d'oca, mi giro piano indietro e ciò che vedo è una scena orribile. Onew è disteso atterra, e non capivo se quel liquido rosso che gli colava dal collo fosse il sangue finto che aveva preso per il suo costume da zombie o se fosse il suo vero sangue, mi avvicino piano e lo scuoto appena, lo chiamo, ma nessuna risposta. Le lacrime iniziano a rigarmi il viso, non può essere vero, non può. Mi alzo ed inizio ad urlare più forte che posso.

Mi sveglio di soprassalto, la fronte e il collo sudati, il cuore che i batte all'impazzata. Sono trascorsi quindici anni da quell'incidente, eppure quell'incubo non ne vuole sapere di lasciarmi in pace, ero una piccola bambina, e avevo assistito all'assassinio del mio fratellastro. Mi alzo per andare in cucina a farmi qualcosa di caldo da bere, devo calmarmi. Quell'episodio è stato l'inizio della fine. Quando i miei trovarono nella foresta allarmati dalle mie grida e videro il corpo ormai senza vita di Onew ne rimasero distrutti. Da quella notte iniziarono le liti tra i miei genitori, tutto solo perché il mio patrigno sapeva dove fossi e ci aveva lasciati andare da soli. Io cominciai ad andare da un analista segnata da quella scena che avevo visto. Quello fu un periodo che non riuscì più a dimenticare, e ora non ci voglio nemmeno provare, no, perché quello era diventata la mia priorità. Tre anni fa non avevo scelto di fare giornalismo all'università perché mi piaceva, ma perché voglio scoprire la verità su quello che era accaduto quindici anni fa. Già da piccola me lo sentivo che non era stato un incidente o un semplice animale ad uccidere il mio fratellastro, e sentivo che c'entrava qualcosa quella vecchia casa. Adesso ho la possibilità di scoprire la realtà, e lo farò a tutti i costi.
Da quando iniziai a vedere l'analista, ogni volta che facevo incubi inerenti a quello che era accaduto quella notte, lo scrivevo in un diario. Sono pur sempre ricordi che possono aiutarmi a capire chi era il vero colpevole.

La mattina dopo mi sveglio preso per fare un tappa veloce prima di andare al lavoro, prendo qualche fiore dal giardino di quella che una volta era la casa della mia famiglia, e in moto vado fino al cimitero. Dopo che mi sono traferita a Seoul non ho più avuto modo di venire a trovare la tomba di Onew, questa è la prima volta dopo tanti anni. Lascio i fiori sopra la lapide e con la mano lascio un piccolo bacio con l'iscrizione del suo nome.
-Non ti preoccupare, ora sarò io a proteggere te.-

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Parcheggio la moto davanti allo stabile dove lavoro, i parcheggi per le moto sono i più comodi essendo più piccoli, mi tolgo il casco e telo sottobraccio varco la soglia d'entrata. Mi basta giusto il tempo per poggiare il casco e la borsa sulla scrivania e togliermi la giacca per poi essere chiamata nell'ufficio di Kim Kibum, il mio capo. Spengo il telefono per evitare chiamate inopportune, mia mamma ha la brutta abitudine di chiamarmi mentre sono impegnata e non voglio che la suoneria risuonasse nella stanza disturbando la riunione. Aprendo la porta scorgo la figura di Minho seduto davanti al capo. Sentendo la porta aprirsi e chiudersi si gira verso di me e mi regala uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
-Buongiorno Taei.- mi saluta calorosamente.
-Signorina Min.- Kibum mi saluta con un cenno della testa e mi indica la sedia a fianco a quella di Minho. Ricambiando il saluto ad entrambi mi siedo -Bene, ora che siete qui entrambi, posso parlarvi del vostro primo incarico.- sul viso del mio collega vedo allargarsi un sorriso da un orecchio all'altro, Minho è una delle persone più solari e sorridenti che io avessi mai conosciuto. Essendo stato aperto da poco il nostro giornale, le prime settimane ci siamo semplicemente occupati di sistemare varie scartoffie.
-Di cosa si tratta?- chiedo quella domanda che giaceva inespressa in fondo allo sguardo di Minho, due occhi grandi e curiosi come quelli di un bambino che vede per la prima volta il mondo.
-Entrambi i vostri curricula sono strabilianti, i migliori tra tutti i vostri colleghi,- unisce le mani per sostenere la testa e ci guarda assottigliando gli occhi -quindi voglio darvi il compito della notizia che verrà pubblicata in prima pagina.- sgrano gli occhi scambiando uno sguardo stupito con Minho -Non vi spaventate,- Kibum scoppia a ridere per la nostra reazione -dovrete semplicemente scrivere un pezzo sui negozi appena aperti nel quartiere commerciale del paese. Non è nulla di così difficile, ma confido che me ne creerete un ottimo articolo.-
-Grazie mille, non la deluderemo.- dice Minho, ed entrambi ci congediamo con un piccolo inchino. Per tutto il tempo io sono rimasta in silenzio, non sono mai stata una gran chiacchierona, a differenza di Minho -Il nostro primo incarico, e per di più in prima pagina. Qui bisogna festeggiare.- ci sediamo ognuno alla propria scrivania -Che ne dici questa sera di andarci a bere qualcosa?- mi chiede rivolgendomi una delle sue ormai famose espressioni da “Ti prego dimmi di si”. Mi guardo intorno mentre mi picchietto l'indice sulle labbra chiuse più per lasciarlo in sospeso che per l'indecisione, sposto lo sguardo dal vuoto a lui e sorrido.
-Certo, perché no.- un piccolo urlo di gioia si innalza dalla scrivania del mio compagno, per quanto lo conosca da poco tempo, ho imparato quanto sia esuberante, i primi giorni, travolta dal suo carattere estroverso, mi spaventavo e non sapevo come reagire.
-Perfetto! Conosco un locale adatto, piccolo e accogliente, ma non intimo da coppiette.- ridacchia al pensiero strappandomi un piccolo sorriso -Posso avere l'onore di venirti a prendere o devo darti l'indirizzo del bar?- chiede pregandomi di nuovo con gli occhi.
-Choi Minho, non pensi di correre un po' troppo?- poggio le mani a pugno sui fianchi e lo guardo con finta serietà, come una mamma che rimprovera scherzosamente il figlio per poi fargli il solletico come punizione. Minho scoppia a ridere piegandosi in due e rischiando anche di sbattere la testa contro la tastiera del suo computer.
-Almeno il tuo numero posso averlo per mandarti l'indirizzo o devo scrivertelo su un foglietto che potresti perdere nella borsa?- mi lancia uno sguardo di sfida, e in quel momento ringrazio di avere lui come collega, più ci parlo e più capisco quanto sia una persona così aperta, un po' il contrario di come sono io. Ma non sono sempre stata così, a rovinarmi era stato proprio l'assassinio del mio fratellastro, avevo perso la fiducia verso chiunque, una volta tornata a scuola non riuscivo più a relazionarmi con gli altri bambini, parlavo pochissimo anche con i miei genitori, speravo che almeno loro mi credessero, invece furono i primi a pensare che la scena mi avesse traumatizzata a tal punto da farmi impazzire. Crescendo ho perso parte di questo mio blocco, ma tendo comunque a stare per conto mio.
-Mossa molto astuta.- porgo la mano verso di lui -Dammi il tuo telefono.- sorrido, e una volta in possesso del suo cellulare, digito e salvo il mio numero nella sua rubrica. Con una mano allontano il telefono verso l'alto mentre con l'altra faccio il segno della vittoria a fianco al mio viso, e con un sorriso quasi fanciullesco mi scatto una foto.
-Cosa stai facendo?- mi giro verso Minho e vedo che le sue guance si erano leggermente colorate di rosso.
-Stai tranquillo, sto solo salvando una mia foto per la scheda della rubrica.- ridacchio divertita da quella sua reazione e gli restituisco il telefono -Ora torniamo al lavoro.-

Esco dalla doccia, mi asciugo in velocità e prima di vestirmi mi avvolgo i capelli bagnati in un asciugamano per non bagnarmi tutti i vestiti. Vado fino in camera per prendere alcuni trucchi e noto il led dei messaggi del telefono, Minho mi ha mandato l'indirizzo del bar e quando ci saremmo visti. Do un'occhiata all'orologio, ho ancora una quarantina di minuti, in velocità mi asciugo i capelli e mi metto un po' di fondotinta e mascara. Butto il telefono in borsa e prendo sia giacca che casco, chiudo la porta e salgo in sella alla mia moto. Arrivo perfettamente in orario stupendo il caro Minho, ci salutiamo con un abbraccio e ordiniamo i primi drink. Lui inizia a parlarmi di sé, del suo talento negli sport, del fatto che era sempre stato affascinato dal mondo del giornalismo ma che il padre voleva diventasse uno sportivo, insomma, aveva avuto una vita normale.
-Ora tocca a te.- beve un sorso del suo secondo drink, a quanto pare regge bene l'alcool, a differenza mia che sono ancora al primo, e nemmeno a metà.
-Tocca a me cosa?- chiedo facendo finta di non capire.
-Parlami un po' di te, tu ora sai quasi tutto di me.- ridacchia -Si chiama scambio equivalente.-
-Non c'è molto da dire o sapere su di me, non ho passato una vita definibile “normale”. Mio padre ha abbandonato mia madre e me quando io ero molto piccola, mia mamma si è risposata ma nemmeno questa volta ha funzionato. Sono nata qua, ma a sei anni mi sono trasferita a Seoul.- abbasso lo sguardo sul mio bicchiere sperando che non mi chieda altro.
-Perché sei voluta ritornare?- ecco la domanda che volevo evitare.
-Ho un piccolo conto in sospeso.-

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Il giorno dopo Minho ed io ci mettiamo subito al lavoro per il nostro articolo. Purtroppo la mattina aveva iniziato a piovere, così lui è gentilmente venuto a prendermi a casa con la macchina, quando parte lancio uno sguardo malinconico verso la mia amata moto. In poco tempo raggiungiamo il quartiere indicatoci dal nostro capo, essendo un piccolo paese sperduto circondato per di più che dalla foresta, quel quartiere è composto dalla maggior parte da banchetti delle signore anziane del posto, e dentro di me so già che di tutto quello che gli chiederemo risponderanno al minimo indispensabile per poi aprire un'enorme digressione sulla loro vita e di come si viveva ai loro tempi. Al solo pensiero mi accascio contro il finestrino della macchina quasi sbattendo la testa, ma con la testa dura che mi ritrovo non ci faccio nemmeno caso.
-Che succede Taei? Ti senti male?- Minho mi lancia dei piccoli sguardi ad intermittenza dovendo rimanere concentrato sulla strada.
-No tranquillo, stavo solo pensando alle nostre interviste e a quanto ci toccherà ascoltare.- mi gratto la testa sbuffando, anche se ho un obiettivo ben preciso, ho sempre sognato questo lavoro, il dover andare ad intervistare le persone, scrivere articoli che tutti leggeranno, il problema è che non voglio perdere troppo tempo.
-Cosa intendi dire? Spiegati meglio per favore.- parcheggia la macchina e si gira a guardarmi.
-Insomma, l'età media dei commercianti qua sarà sui sessanta anni, ogni singola signora dovrà raccontarci la storia di come il suo negozio una volta fosse semplicemente un carretto con due ruote che doveva portarsi dietro per poter guadagnare e vivere.- per un secondo ci guardiamo per poi scoppiare a ridere.
-Dai dai, è pur sempre il nostro lavoro. Per arrivare alle notizie importanti prima bisogna passare per queste semplici.- mi sorride scendendo dalla macchina, io faccio lo stesso prendendo la borsa che ho lasciato sui sedili posteriori, Minho invece prende la sua macchinetta fotografica. Anche se non è un fotografo professionista, ma è pur sempre meglio di me nello scattare foto -E poi le signore di questo paese sono tutte molto gentili e simpatiche. Quando ero piccolo mi regalavano le caramelle.-
-Se sarai fortunato allora te le regaleranno anche oggi.- mi avvicino e gli scompiglio i capelli teneramente -Ma prima devi fare un buon lavoro, va bene piccino?- inizio a prenderlo in giro, lui mi risponde con una smorfia. Ci dirigiamo verso il mercato pronti per il nostro lavoro. Subito le signore sono tutte disponibili e gentili, e non si sono dilungate troppo sulla storia del loro negozio come pensavo io. Riusciamo ad ottenere abbastanza materiale per poter riempire la prima pagina a noi assegnata, così decidiamo di tornare in ufficio per iniziare a lavorarci su, quando noto un piccolo banchetto con una signora più anziana delle altre, e anche più cupa, sembra come se fosse avvolta da un'aura oscura. Fermo Minho prendendolo dalla manica della maglietta e lo tiro con me verso quella signora.
-Mi scusi se la disturbiamo, ma potremmo farle qualche domanda per un articolo, siamo giornalisti.- mostro il tesserino guardandola curiosa, lei alza lo sguardo assottigliando gli occhi.
-Certo signorina.- mi risponde senza distogliere lo sguardo dal mio. Non so il perché fossi andata anche verso di lei per l'intervista, avevamo raccolto molte notizie, forse un po' troppe per lo spazio a nostra disposizione, ma qualcosa mi dice che lei ci avrebbe detto qualcosa di interessate, tutto di lei accende la mia curiosità. Prendo il blocchetto per appuntarmi ciò che dice ma lei mi fa segno con la mano di no -So cosa vuoi sapere, e quello non ti servirà.- io mi blocco a guardarla per poi girarmi verso Minho, il quale mi guarda spaesato e alza le spalle -Quello che tu vuoi sapere è l'antica leggenda che parla del nostro bosco. Una famiglia nobile, secoli di atrocità, un figlio prodigio.- con quelle semplici parole cattura tutta la mia attenzione. Il mio collega mi dà una piccola gomitata intimandomi di andarcene, ma io non lo ascolto, vengo risucchiata dal racconto di quella signora -Molto tempo fa, nella casa al confine del nostro bosco, viveva una famiglia molto rinomata, la famiglia più ricca del paese, ma anche quella con più segreti. Tra i compaesani giravano voci che il figlio più grande fosse amante della caccia, ma non degli animali. Ogni anno almeno una giovane ragazza scompariva il giorno prima del suo ventiduesimo compleanno, così tutti i paesani, quando la figlia doveva arrivare a quell'età, la chiudevano in casa per tutto il giorno, ma nemmeno questo sembrava funzionare, la mattina dopo le ragazze non c'erano più e le finestre erano devastate. Le sparizioni aumentarono e la famiglia iniziava a farsi vedere sempre di meno per le strade.- la guardo completamente assorta in quella storia così strana, sembrava uno dei racconti horror che tanto adoravo leggere quando andavo al liceo, eppure qualcosa dentro di me mi sta dicendo che qualcosa di vero in tutto quello c'è, e che poteva essermi utile -I dubbi iniziarono a nascere e così decisero di andare a controllare effettivamente cosa stava succedendo in quella casa, ma mai avrebbero immaginato quello che effettivamente trovarono.-
-Taei, non crederai sul serio a queste sciocchezze, dobbiamo andare, abbiamo parecchio lavoro da fare.- Minho mi prende per un braccio iniziando a strattonarmi.
-No, aspetta, ho bisogno di sapere, potrebbe essere l'inizio di tutto.- torno a prestare attenzione alla signora.
-L'inizio di tutto? Di che diavolo stai parlando Taei?-
-Dovresti stare attento anche te.- si gira verso Minho -Lui è ancora vivo, e sembra non accontentarsi più delle ragazze da quel giorno.-
-Quel giorno? Quale giorno?- chiedo alla signora, che fosse il giorno dell'incidente di Onew? -La prego signora, continui la storia.-
-Quando arrivarono alla casa un eco di urla li accolse, ma non appena aprirono la porta, il nulla. Non c'era più alcun rumore, e tutto ciò che videro furono innumerevoli strisce di sangue e i corpi di tutte le ragazze scomparse e dell'intera famiglia, tranne che per due persone, il fratello maggiore- rimango a guardarla bisognosa di sapere -e del più piccolo dei cugini.- e in un secondo la signora torna al suo lavoro quotidiano senza più dare bado né a Minho né a me, i quali rimaniamo a fissarla lui scettico di qualsiasi cosa lei abbia detto, io con un terribile presentimento. Vedendo che non aveva altro da dirci, torniamo verso la macchina, e non appena chiudo lo sportello Minho si ferma a fissarmi pretendendo spiegazioni.
-Che ti è preso prima? Di cosa stavi parlando? Capisco che l'essere misteriosi renda le persone più interessanti, ma così ci si potrebbe fare una brutta immagine. Da come l'ascoltavi sembrava che fossi coinvolta in tutta quella storia.- per un attimo non dico nulla, mi limito a fissare il mio quaderno dentro la borsa. Non so se sia il caso di raccontargli tutto, in fondo era poco tempo che ci conoscevamo, e quella storia non l'avevo raccontata nemmeno ai miei genitori, per loro il mio sogno era il giornalismo, ma non sanno il vero motivo che c'è dietro questo mio sogno.
-Lascia stare, è solo che sono un'amante dei libri horror, e mi piacerebbe molto poterne scrivere e pubblicare uno, per questo mi sono interessata a quella storia, potrebbe essere uno spunto per un mio libro.- tiro fuori il quaderno deglutendo, spero che a questo ci creda -Qui dentro ho scritto varie idee per la trama.- cerco di sorridere il più normalmente possibile.
-Oh, ora capisco.- Minho guarda il quaderno e poi inizia a ridere -Ora ha tutto un senso, e io che pensavo a cose assurde come fantasmi o cose del genere.- mette in moto la macchina continuando a ridere, io tiro un sospiro di sollievo e metto via il quaderno, per questa volta sono riuscita a scamparla, ma da ora in poi sarei dovuta stare più attenta.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


-Avete fatto un ottimo lavoro, sapevo che avrei fatto la scelta giusta mettendovi in squadra insieme.- dice il capo Kim con un sorriso da una parte all'altra del viso -Continuate a tenere gli occhi aperti, non si sa mai dove possa nascondersi la prossima notizia bomba, e questa volta potrebbe essere vostra.- e con un gesto della mano ci congeda.
-Ma, è sempre così inquietante quando sorride?- chiedo a bassa voce a Minho una volta usciti dall'ufficio di Kibum.
-Lui è sempre inquietante.- risponde una nostra collega spaventandomi -Ma lasciamo stare il capo e parliamo di cose più importanti. Che ne dite di festeggiare il vostro primo successo con qualche bel drink?- gli altri colleghi annuiscono entusiaste.
-Non saprei, mi sono trasferita qui da poco e ho ancora moltissimi scatoloni da aprire e moltissime cose da mettere a posto.-
-Ma si dai, ti farà bene sfogarti un po', svagarti.- ridacchia Minho poggiandomi le mani sulle spalle. Non ho molta voglia di uscire, ma in fondo non fa mai male divertirsi e farsi nuovi amici, così decidiamo di vederci nel bar a fianco all'ufficio la sera dopo cena.
Subito la conversazione parte con il capo, il signor Kibum come soggetto, praticamente tutti i nostri colleghi si divertono a prenderlo in giro alle sue spalle, si vede che non ha una buona fama tra i suoi dipendenti.
-Sapete che Taeil vorrebbe scrivere libri horror?- spunta fuori ad un certo punto Minho, io gli do una gomitata per intimarlo a non fiatare -Che c'è? È così che si diventa amici, raccontando di sé.-
-E allora pensa a parlare di te e non di me.- gli rispondo a denti stretti forzando un sorriso ma guardandolo comunque male.
-Storie horror? Davvero? Forte, e hai già qualche bozza? Sarei curiosa di leggere. Dal vostro articolo ho notato che ci sai fare con le parole.- mi fa una ragazza. Sto per rispondere di no quando Minho decide di metterci di nuovo bocca al posto mio.
-Ha un libricino dove si appunta tutti gli spunti che trova, pensate che ha intervistato un'anziana su quella che dovrebbe essere la leggenda del paese, della famiglia nobile che abitava nella casa al limitare del bosco, delle ragazze uccise il giorno prima del loro ventiduesimo compleanno. Che roba.- Minho inizia a ridere e beve un sorso di birra, io intanto spero che gli vada di traverso così avrebbe smesso di parlare dei miei affari, con lui sono riuscita a sviare il discorso dal mio vero obiettivo, ma troppi ficcanaso avrebbero complicato  la situazione.
-Una vecchia signora? Oh, probabilmente è mia nonna.- dice la ragazza annuendo -Ormai è fuori come un balcone, e per quanto la leggenda esista, non è per niente come la racconta mia nonna.- mi giro a guardarla incuriosita.
-An no? E quale sarebbe la vera leggenda?- per quanto avrei picchiato Minho per quella sua uscita, lo dovrei ringraziare.
-Che in quella casa abbandonata una volta vivesse una famiglia nobile è vero, una famiglia molto amata dal popolo. L'anello debole che portò quella famiglia alla disfatta fu il figlio maggiore, sin da piccolo aveva mostrato un'indole malvagia, e crescendo con le conoscenze sbagliate finì per diventare il classico nobile che si credeva più importante di chiunque. Andava per le strade a maltrattare tutte le persone che incontrava, ma il suo errore fu quello di violentare una giovane ragazza, una maga. Lei per vendicarsi lo uccise la notte di Halloween. Si dice anche che l'animo del ragazzo era ormai così corrotto, così malvagio che nemmeno l'inferno lo volle, e tornò sulla terra sotto forma di mostro.- ascolto con attenzione, a portata non ho il mio quadernino, e quindi non posso segnarmi nulla, ma appena tornerò a casa dovrò affidarmi alla mia memoria -Per il discorso delle ragazze morte, quello accadde sul serio. Ci fu veramente questa tragedia e per attirare turisti, i media decisero di collegarla alla leggenda. In questo paesino si può avere un afflusso di turisti due giorni all'anno, la notte tra il 21 e il 22 di ottobre per ricordare quelle povere ragazze la quale vita era stata strappata così brutalmente nel fiore degli anni, e la sera di Halloween, sera in cui si dice che il nobile mostro torni per vendicarsi della maga.-
-Me la ricordo, i miei genitori quando io e mia sorella eravamo piccoli e lei faceva la cattiva le dicevano che sarebbe venuto a prenderla per spaventarla. È una sotto specie di uomo nero però solo per le bambine.- interviene un altro nostro collega, e tutti iniziano a ridere. Per non dare troppo nell'occhio, o anche solo per non sembrare la strana di turno, rido anche io insieme agli altri bevendo un sorso del mio drink.
-Questo potrebbe essere un ottimo spunto per la tua storia Taeil, una rivisitazione più macabra della leggenda del paese. Per attirare un pubblico più al femminile potresti aggiungerci anche una bella storia d'amore.- Minho mi da una piccola gomitata e mi fa l'occhiolino -In fondo si sa che voi donne se non c'è una storia d'amore, un libro nemmeno lo prendete in mano.-
-Si potrebbe dire la stessa cosa di voi uomini, che non siete contenti se non leggete di qualche scazzottata o di qualche sparatoria, o sbaglio Taeil.-
-E non dimenticare che aprirebbero qualsiasi cosa anche solo dopo aver letto da qualche parte sulla copertina un “+18”.- rispondo -Ma per quello preferiscono le riproduzioni sul piccolo schermo del loro computer al buio della loro stanza.- la mia collega mi batte il cinque mentre i ragazzi presenti non ribattono alla mia battuta, e da qui capisco molte cose.
La serata prosegue nel migliore dei modi, si beve, ci si diverte, e senza che ce accorgiamo il tempo passa velocissimo. Quella sera non pioveva, così ho potuto prendere la mia moto invece di chiedere un passaggio a Minho. Tornata a casa, metto via casco e giacca per poi fiondarmi in camera mia alla scrivania per trascrivere la versione aggiornata della leggenda sulla famiglia nobile. Studiando giornalismo ho sviluppato un buon intuito, e questa volta mi dice che la leggenda potrebbe sul serio avere qualcosa a che fare con ciò che accadde a mio fratello Onew. Non voglio trovare la verità solo per sbatterla in faccia a tutte quelle persone che diedero della matta ad una semplice bimba, non voglio vendetta, voglio scoprire la verità per potermi mettere l'animo in pace, per convincermi che io ero quella che aveva ragione mentre tutti gli altri i malati di mente.
Subito butto giù una bozza della storia raccontata dalla mia collega, poi aggiungo i dettagli che meglio ricordo e infine cerco di collegare le due versioni della leggenda. So bene che questo non è molto, ma per scoprire la verità ho bisogno anche del minimo dettaglio possibilmente collegabile. Ovviamente dovrò fare ricerche più approfondite nei volumi storici della biblioteca, sperando che abbiano anche un registro con tutte le famiglie che abitarono in questo paesino cercando quella che corrisponde di più alle caratteristiche della famiglia nobile della storia, oppure potrei cercare l'attestato di possedimento della casa alla fine del bosco, di sicuro questo metodo sarebbe più veloce, ma cosa mi invento per convincere il comune a farmi leggere certi registri?
Proprio mentre sto riflettendo sulla mia prossima mossa, un rumore improvviso mi spaventa, così mi giro guardandomi intorno, ma in camera ci sono solo io. Mi alzo e mi avvicino piano alla finestra per controllare l'esterno della casa, e nel momento in cui sposto la tenda, un rametto di un albero sbatte contro il vetro spaventandomi a morte.
-Era solo il vento che muoveva i rami.- guardo il cielo e vedo che la luna è coperta da bruttissimi nuvoloni neri -Certo che quando ero piccola non pioveva così tanto in questo paesino. Aish, meglio se metto la moto in garage.- risistemo la tenda ed esco accendendo tutte le luci possibili in casa, sono sempre stata una ragazza suggestionabile, e il pensiero di qualcuno in giro mi mette ansia. In fretta e furia porto la moto nel garage e rientro con altrettanta velocità -Forse è troppo tardi per fare certi lavori.- guardo i fogli sulla scrivania e scuotendo la testa li sistemo per poi cambiarmi e andare a dormire.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


-Dannata sveglia, lasciami dormire.- mi rigiro dall'altra parte del letto, e non faccio nemmeno in tempo a sistemarmi per bene sotto le coperte che subito sgrano gli occhi. Di fretta prendo il telefono che ancora suona e guardo l'ora -Ma è tardissimo!- cerco di scendere dal letto ma le coperte sembrano volermi tenere con loro e cado rovinosamente sul pavimento. Più veloce che posso mi lavo e mi vesto, esco di casa e con grande piacere vedo che il tempo non è dei peggiori e che posso prendere la moto. Come arrivo in ufficio una ventata gelida di occhiatacce mi fa venire i brividi, tutti mi stanno guardando male, a parte quei pochi che erano usciti con me la sera prima, loro se la ridono beati.
-Taei.- la voce di Kibum mi fa raggelare il sangue in un istante.
-Si, signor Kim?- mi giro lentamente accennando un sorriso.
-Nel mio ufficio.- e  pregando in qualsiasi lingua esistente lo seguo nel suo ufficio -Non voglio farti la ramanzina, sia chiaro, puoi anche rilassarti.- mi fa un piccolo sorriso e io tiro un sospiro di sollievo -Voglio solo darti un piccolo consiglio. Tu hai moltissimo potenziale come giornalista, e io non sono l'unico ad averlo capito, però io starei attento a questi piccoli incidenti. Rischi di essere vista come la presuntuosa dai tuoi colleghi, e l'ultima cosa che voglio è che si crei tensione, ok?-
-Certo signore, non accadrà più.- scuoto la testa per poi fare una smorfia di dolore.
-Tutto ok, Taei?- chiede Kibum allarmato.
-Si si, è solo che dalla fretta questa mattina sono caduta dal letto sbattendo la testa.- mi porto la mano sul punto dolorante sentendo un piccolo rigonfiamento.
-Vai a prenderti del ghiaccio. Non vorrei che svenissi durante il lavoro.- conclude congedandosi -Oh, e ho già messo tutto sulla tua scrivania.-
Esco tenendomi la mano sulla testa e mi dirigo alla mia postazione poggiando il casco e la giacca.
-Qualcosa non va?- mi chiede Minho alzando gli occhi dal suo computer.
-A casa ho battuto la testa.- faccio di nuovo una piccola smorfia -Non è che sai dove si trovi l'infermeria o del semplice ghiaccio?-
-Certo.- si alza dalla sua scrivania -Ti accompagno.- mi sorride avvicinandosi.
-Ma no, non disturbarti.- scuoto di nuovo la testa sentendo una fitta.
-Scherzi, poi magari svieni per il corridoio o ti senti male. Tanto non mi costa nulla, anzi, mi faccio una passeggiata.- mi spinge ridendo. Sentendo qualche leggera fitta mi lascio guidare da Minho verso l'infermeria, una semplice stanzina con un lettino e uno scaffale pieno di medicinali -Siediti.- mi indica il lettino e faccio come mie viene detto. Vedo Minho armeggiare con alcuni oggetti e aprire tutti i cassetti possibili finché da uno non estrae un pacchetto bianco, gli da un pugno abbastanza forte e si gira verso di me -Dove ti fa male la testa?-
-Tranquillo, posso fare benissimo da sola.- mi sporgo per prendere il ghiaccio e sento una fitta un p' più forte delle altre, così d'istinto mi porto la mano nel punto dolorante. Minho mi toglie la mano e ci mette delicatamente sopra il ghiaccio -Mi fai sentire una bambina in questo modo.- dico facendo una piccola smorfia e distogliendo lo sguardo.
-La piccola Taei che si è fatta la bua.- ridacchia pizzicandomi un fianco, io salto appena soffrendo il solletico e alzo lo sguardo notando quanto i nostri visi fossero un po' troppo vicini per i miei gusti.
-Grazie per il ghiaccio, ma penso sia arrivato il momento di tornare al lavoro.- dico prendendo il ghiaccio e scendendo prima che Minho possa dire qualcosa. Me ne ritorno alla mia scrivania e vedendo la pila di carte su di essa alzo gli occhi al cielo, ho zero voglia di compilare e controllare tutte quelle scartoffie, ma purtroppo è parte del mio lavoro.
Nel primo pomeriggio vedo che tutti iniziano a prepararsi per andarsene, e la cosa mi lascia un po' perplessa.
-Taei, non hai ancora finito?- sento Kibum alle mie spalle -Puoi finire domani, è ora di tornare a casa.-
-Ma non capisco, perché di già?- sistemo i fogli nei loro contenitori e spengo il computer.
-Questo è un paesino piccolo, non succedono molte cose, e ciò che succede nelle grandi città non interessa poi tanto, a meno che non sia politica.- mi spiega sorridendo -Il giornale esce una volta ogni due o tre settimane, così non ci uccidiamo di lavoro spartendolo nell'arco dei giorni e finendo relativamente presto.- mi passa la giacca e dopo che sono uscita Kibum chiude lo stabile, gli faccio un piccolo inchino per poi indossare il casco e salire in sella alla mia moto. Questo andava solo che a mio vantaggio, così non mi sarei dovuta ridurre a fare le mie ricerche durante la notte, l'ultima esperienza non era stata il massimo. Vista l'occasione, mi fermo in biblioteca. Devo ancora escogitare un piano per avere i registri dei proprietari della casa al limitare del bosco dal comune, quindi per il momento posso concentrarmi sulla storia del paese.
Quando ero all'università mi rifugiavo sempre in biblioteca a studiare, riuscivo a trovare tutto il materiale che mi serviva e potevo evitarmi le continue lamentele della mia coinquilina su quanto fosse un pessimo ragazzo il suo fidanzato, ero uno stress assurdo. Ho anche lavorato per un periodo nella biblioteca della facoltà, qualsiasi libro cercassero, io glielo trovavo in un attimo.
Mi dirigo subito verso gli scaffali con i libri storici e in un attimo trovo proprio il libro che fa per me. Mi guardo intorno per vedere se c'è una scaletta o anche solo uno sgabellino sopra il quale salire per poterlo prendere, purtroppo è abbastanza in alto e solo alzandomi sulle punte non riesco a raggiungerlo, ma tento un piccolo sforzo comunque sperando di non far cadere tutti gli altri libri, ma nulla. Non faccio in tempo a girarmi per chiamare la bibliotecaria che sento qualcuno alle mie spalle e vedo un braccio magro sporgersi a prendere il libro senza alcuno sforzo.
-Grazie mille.- sussurro per non disturbare chi sta leggendo o studiando, e mi giro per guardare in faccia colui che sto ringraziando rimanendo piacevolmente sorpresa. Alto, capelli chiari, occhi scuri, un ragazzo magro ma con un bel fisico.
-Prego.- risponde sorridendo -Posso chiedere come mai una bella ragazza come te stava cercando di prendere questo volume sulla storia di questo piccolo paesino?- mi porge il libro.
-Sto lavorando su una ricerca personale, una riscoperta delle mie origini.- ridacchio prendendo il libro e spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ma che sto facendo? Non è certo il momento e il luogo per flirtare questo.
-Delle tue origini? Sei nata qua?- il ragazzo mi guarda da capo a piedi mettendomi leggermente in soggezione -Sinceramente non l'avrei mai detto, non sei come le altre ragazze del posto, anzi, a vederti sembri la classica ragazza cresciuta nella capitale.- mi guarda interrogativo.
-Infatti io sono cresciuta nella capitale, ma sono nata qui.- sorrido alzando le spalle -Quando ero piccola la mia famiglia ha subito un tragico incidente e i miei genitori hanno deciso di trasferirsi a Seoul. Ho sempre avuto un po' di nostalgia per la mia vecchia casa, così una volta laureata mi sono ritrasferita qua.-
-Hey, che ne dici se continuassimo il discorso nel bar che c'è qui a fianco, fanno un'acqua naturale che è la fine del mondo.- rido a quella che era una battuta più che pietosa solo per fargli piacere, non sono mai stata una ragazza che si lasciava conquistare da certe battutine, ma devo riconoscergli lo sforzo e poi mi ha aiutato con il libro da vero gentiluomo. Annuisco e dopo aver registrato il libro per prenderlo in prestito lo seguo al bar -Devo dedurre che quella sia la tua moto visto che hai un casco in mano.-
-Hai fatto centro, quella è la mia bellissima e preziosissima moto.- rispondo fiera della mia due ruote. Ci sediamo e ordiniamo qualcosa da bere -Penso sappia più tu di me che il mio collega al lavoro, eppure io non so ancora nemmeno il tuo nome.-
-Mi chiamo Taemin, Lee Taemin.-
-Piacere Taemin, io sono Min Taei. I nostri nomi si assomigliano molto, non trovi?- ridacchio.

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Eccomi qua, seduta al tavolo di un bar con un ragazzo che ho appena conosciuto, o meglio, che mi ha appena aiutata a prendere un libro in biblioteca, invece di cercare nuove informazioni per la mia ricerca. Taemin sembra essere un ragazzo molto gentile ed educato, ma anche spensierato e spiritoso, senza dimenticarsi il fatto che è anche molto bello.
-Taei?- mi passa una mano davanti al viso, senza che me ne rendessi conto mi sono bloccata a fissarlo come una perfetta idiota.
-Oddio scusami, mi sono persa nei miei pensieri.- ridacchio sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, la prima figura da perfetta idiota è andata, nemmeno fossi una ragazzina delle medie davanti al ragazzo che le piace -Allora Taemin, per il momento ho parlato solo io. Dimmi un po' di te.- cerco di sorridere nel modo più normale non pensando alle mie guance appena arrossate per l'imbarazzo.
-Non c'è molto da dire di me, ho studiato letteratura e ora lavoro nella biblioteca dalla quale siamo appena usciti.- sorride e beve un sorso della sua bibita -Ora penserai che sono un ragazzo assolutamente noioso.- ridacchia, anche la sua risata è bellissima.
-Ma no, insomma, ognuno ha le sue passioni. In molti hanno pensato che avendo una moto io fossi una poco di buono o il capo di una banda di fuorilegge.- alzo gli occhi al cielo sorridendo -Certo, non sono il prototipo della ragazza che si fa ogni giorno capelli, trucco e unghie, ma non sono una gangster. Sono una ragazza come tutte le altre.- ma che probabilmente porta con sé un segreto più grande di lei. Taemin tira un sospiro di sollievo e io inclino la testa non capendo il perché di questa sua reazione.
-Ciò vuol dire che se ti invito fuori una di queste sere o se ti chiedo il numero di telefono non verrà nessuno a picchiarmi?- inizia a ridere ed io con lui.
-No, nessuna rissa, ma non ho molto tempo per uscire.- faccio un piccolo sorriso dispiaciuta -Mi sono ripromessa di concentrarmi solo sul mio lavoro e sulla mia ricerca. Quindi a meno che tu non sia un esperto di storia e leggende.-
-Scherzi? Stai parlando con un ragazzo che lavora in una biblioteca? Secondo te come lo passo il tempo? Ho letto praticamente tutti i libri presenti, e poi qui mi conoscono tutti, potrei trovarti fuori le informazioni più assurde senza destare alcun sospetto.- mi fa l'occhiolino. In effetti potrei avere bisogno di qualche aiuto, soprattutto per i documenti del comune. Però il pensiero che qualcuno ficchi il naso nelle mie cose non mi è mai piaciuto. E poi come glielo spiego? “Sai com'è, da piccola mio fratello è stato ucciso, tutti pensavano fosse stato un animale ma io ero sicura fosse stato qualcos'altro, così mi hanno mandato in terapia, una volta uscita ho deciso di studiare giornalismo come copertura per trovare la verità su quello che era successo. Nulla di che”. Mi prenderebbe per matta, com'è giusto che sia, quindi devo rifletterci bene.
-Non sarebbe male un po' di aiuto.- sorrido. Perché il più delle volte la mia bocca si scollega dal mio cervello facendo quello che vuole? Dovrei mordermi la lingua una volta per tutte -Può essere che troverai il tutto un po' strano, ma è una ricerca abbastanza particolare.- devo trovare alla svelta un modo per tirarmene fuori senza sembrare la pazza di turno. Ma certo! -Voglio provare a cimentarmi nella scrittura di un romanzo, più precisamente un romanzo horror.-
-Un romanzo horror? Interessante.- Taemin ridacchia -Ma non riesco a capire il perché del libro sulla storia del paese.- lo indica nella mia borsa.
-Diciamo che sono una ragazza abbastanza puntigliosa e attenta ai particolari. Voglio che venga fuori qualcosa di carino e fatto bene, perciò voglio basarmi su dei fatti “veri”- imito le virgolette con le dita -Mi sono anche informata sulla leggenda della casa al limitare del bosco.- ridacchio e posso giurare di aver visto il viso di Taemin rabbuiarsi per un momento per poi tornare il suo solito viso sorridente.
-Ci sono molte versioni che girano sulla storia di quella povera famiglia.- abbassa lo sguardo sul suo bicchiere ormai vuoto -Eppure ho come la sensazione che nessuna di esse sia vera.- si stiracchia sulla sedia -Ora è meglio se vado, o non mi daranno lo stipendio intero se perdo tempo al bar invece che a lavoro.-
-Giusto, hai ragione.- sorridendo mi alzo, prontamente Taemin aveva pagato le nostre bibite. Veloce come un ninja lo vedo prendere il mio telefono, quando me lo restituisce vedo che ha salvato il suo numero e che si è fatto uno squillo per salvarsi il mio.
-Fammi sapere quando hai bisogno del mio aiuto per la tua ricerca.- mi sorride e mettendo le mani in tasca si dirige verso la biblioteca sparendo dietro le sue porte d'entrata. Io prendo il mio casco e salgo in sella alla mia moto tornando a casa, all'orizzonte il sole sta tramontando.

Apro il libro preso in prestito tenendomi con una mano un panno con del ghiaccio sul punto dove avevo battuto la testa la mattina, non mi fa più male, ma non si è mai troppo prudenti. Inizio a cercare quali capitoli possono interessarmi di più, ma un secondo dopo la mia mente torna di nuovo alla reazione di Taemin riguardo a quella leggenda. Quel suo cambiamento improvviso di argomento non mi diceva nulla di buono. In più parlava della leggenda come se lui sapesse tutta la verità, una verità non molto piacevole a dire dalla sua espressione. Magari è un discendente di quella famiglia e in più occasioni è stato deriso dalle persone. Scuoto la testa, non ha senso questa ipotesi. Cerco di tornare a concentrarmi sulla mia ricerca ma nulla, non riesco a non pensare a quell'enigmatico ragazzo. Chiudo il libro e vado fino in cucina a prendere una mela, la sciacquo sotto l'acqua corrente  e le do un morso. Da come parlava sembra che tutti lo conoscano, che Taemin sia abbastanza popolare, potrei chiedere informazioni su di lui, magari a qualche mio collega. Al momento ho solo il numero di telefono di Minho, anche se ho come l'impressione che non si conoscessero, in tal caso gli avrei potuto chiedere il numero di telefono di qualche altro nostro collega. Prendo il telefono e mi stendo sul divano chiamando Minho.
-Pronto?- rispose, probabilmente non ha letto il nome sullo schermo.
-Ciao Minho, sono Taei.-
-Ciao Taei, che sorpresa, come mai questa chiamata?- posso sentire dalla sua voce la sua solita felicità.
-Volevo chiederti un'informazione, conosci per caso un certo Lee Taemin?- addento un altro pezzo di mela aspettando una risposta.
-Ne ho sentito parlare, è possibile che ci abbia anche scambiato qualche parola, ma non posso definirlo mio conoscente. Perché?-
-L'ho incontrato oggi in biblioteca e ci siamo fermati a bere qualcosa in un bar, e niente, mi aveva incuriosito. Da come parlava sembrava che tutti qui lo conoscessero e volevo avere conferma che fosse un bravo ragazzo.- e soprattutto se posso fidarmi di lui o se può essere ricollegato alla leggenda -Non è che sai se qualche nostro collega lo conosce abbastanza bene? E se mi potresti dare il suo numero anche, dell'ufficio ho solo il tuo di numero.- ridacchio buttandola sul simpatico.
-A pensarci forse una delle ragazze dovrebbe conoscerlo, ti ricordi di Yoona? La ragazza che ti ha raccontato la versione di sua nonna della leggenda del posto.- percepisco un leggero cambiamento nel tono della sua voce, ma decido di non darci bado, non vorrei arrivare a conclusioni affrettate e, soprattutto, sbagliate.
-Si, me la ricordo.- annuisco tenendo il telefono appena appena distante dal viso, mi da fastidio tenerlo a contatto con la pelle per troppo tempo quando chiamo.
-Ti mando il contatto per messaggio, prova a chiamarla e a sentire lei.-
-Grazie mille Minho, sai com'è, non si è mai troppo prudenti in questi casi.- ridacchio di nuovo ma come una ventata di aria fredda mi colpisce quando Minho mi risponde con un freddo “prego” per poi mettere giù la chiamata. Sembra essersela presa ma non capisco il perché, magari non gli sta per niente simpatico Taemin e non me lo ha voluto dire. Prima di chiamare Yoona finisco di mangiare la mela e butto via il torsolo, riprendo il telefono e salvando il contatto che mi è stato mandato da Minho via messaggio chiamo il numero.
-Pronto parla Yoona.- rimango un po' perplessa nel sentire una voce decisamente infantile, la voce di una bambina -Yooseung! Dammi il telefono immediatamente!- sento in sottofondo, poi diversi rumori strani -Mi scusi, io sono Yoona, chi chiama?-
-Yoona, sono Taei.- cerco di non ridere per la scena immaginandola -Scusa la domanda, ma chi era la fanciulla che ha risposto al tuo telefono?-
-Oh, ciao Taei. Niente, era solo mia sorella, si diverte a giocare alla donna d'affari col mio telefono e risponde alle chiamare nonostante le abbia detto mille volte di non farlo.- la sento sospirare quasi rassegnata -Ma immagino tu non abbia chiamato per questo.-
-In effetti no, volevo chiederti se conosci un certo Lee Taemin.-
-Lee Taemin? Si, lo conosco, abbiamo lavorato insieme per un piccolo periodo l'estate scorsa in biblioteca, e se non sbaglio lui ci lavora tutt'ora. Perché volevi saperlo?-
-Oggi l'ho incontrato appunto in biblioteca e mi è sembrato un tipo particolare, così volevo sapere se tua nonna conoscesse una leggenda anche per lui.- ridacchio cercando di sembrare il più normale possibile, lei risponde alla mia risata.
-Mi dispiace, ma penso che sia troppo recente per mia nonna, ma se vuoi posso raccontarti qualche gossip che gira su di lui tra le mie amiche.-
-Sono tutta orecchie. Insomma, non tanto per chissà cosa, è che voglio solo assicurarmi che sia un bravo ragazzo, tutto qua.-
-Posso sentire che il caro Lee Taemin ha fatto breccia anche nel tuo cuore.- la sento ridacchiare appena -Sono poche le ragazze che non si innamorino di lui a prima vista, ma finiscono comunque per cadere nella sua rete poco dopo. Eppure, nonostante sia così tanto desiderato dal sesso opposto, non è mai stato visto in dolce compagnia, che fosse femminile o maschile, perché c'è chi ha insinuato fosse dell'altra sponda, ma nulla. È un ragazzo d'oro che preferisce non avere certi legami.-
-Può essere che sia castrato.- inizio a ridere.
-Ne dubito, mi è capitato di vederlo in costume da bagno appena uscito dalla piscina, ha ogni cosa al suo posto, se sai cosa intendo.- a quell'immagine sento come un piccolo colpo di calore e scuoto la testa cercando di allontanare quel pensiero dalla mia mente.
-Beh, oltre alla vita solitaria non c'è altro?- taglio corto, in fondo quella chiamata ha soltanto uno scopo.
-C'è un'altra cosa. Dovrebbe avere un fratello.-
-Non capisco cosa ci sia di strano nell'avere un fratello.-
-Nessuno ha mai visto suo fratello, è come se fosse invisibile, e se gli si chiede di parlarne lui lo fa in modo vago, come se ci fosse ma allo stesso tempo non ci fosse. Come se fosse un fantasma.-



Si, sono in anticipo di giusto qualche giorno kkk Ma ogni cosa ha un suo perché... dalla settimana prossima mi dovrò chiudere in camera per studiare per due esami, e purtroppo nell'appartamento che ho vicino all'università non abbiamo ancora internet, quindi non riuscirei a pubblicare nulla... ed è per questo che i due capitoli che avrei dovuto pubblicare durante le due settimane di studio li pubblicherò prima, uno oggi (come ben vedete) e uno martedì! Detto questo colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che stanno seguendo questa storia! Questa fanfiction è un po' un esperimento per me, per vedere come me la cavo con la narrazione al presente (in passato ho sempre scritto in tempo passato), perciò mi scuso se magari qualche volta mi dovesse scappare un verbo al passato! Che altro dire, spero che il capitolo vi piaccia e al prossimo! Grazie!

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Rimango ad ascoltare Yoona con un'espressione da “mi prendi in giro?”, mentre lei sembra veramente convinta di quello che sta dicendo -Yoona Yoona.- faccio per interromperla da quel suo sproloquio -Scusami, ma credo che tu stia un po' esagerando. Magari può semplicemente essere che suo fratello non stia proprio così bene, che abbia qualche brutta malattia o problema e quindi parlarne lo intristisce.-
-Non mi credi? Prova a chiedere direttamente a lui, vediamo come la penserai dopo. Beh, se non hai altro da chiedermi io riattaccherei prima che mia sorella mi distrugga la camera. Yooseung mettilo giù! Scusami Taei, ci vediamo domani a lavoro. Yooseung!- e riattacca la chiamata. Forse mi sono lasciata prendere un po' troppo da tutta questa situazione, in fondo nemmeno Yoona ha un buon motivo per farmi pensare che Taemin sia effettivamente collegato alla leggenda. Sospiro grattandomi la testa, devo riposarmi, o comincerò a che chiunque potrebbe essere ricollegato al disastro di mio fratello. Fuori si è già fatto buio, si vede che le giornate si stanno accorciando. Torno in camera mia e risistemo i miei appunti e prima di andare a dormire metto la musica della sveglia al massimo, non voglio che si ripeta l'incidente di questa mattina.
La mattina dopo mi sveglio bella riposata, e addirittura cinque minuti prima della sveglia, sono le piccole soddisfazioni che fanno iniziare bene una giornata. Diversamente dagli altri giorni, porto con me tutti gli appunti, il libro e anche il mio computer, dopo il lavoro voglio fermarmi di nuovo in biblioteca, magari l'ambiente mi aiuterà a rimanere più concentrata, l'ideale sarebbe incontrare Taemin e farmi aiutare un po'. Come penso a lui la mia mente inizia a vagare sulla sua immagine stampata nella memoria, al suo viso dai tratti dolci e attraenti, al suo corpo magro ma con qualche accenno di muscolatura. Scuoto la testa, ma perché finisco sempre a pensare a lui in questo modo?
Il cielo non è per niente sereno, ma non sembra dare l'impressione che pioverà, quindi salgo in sella alla mia moto e sfreccio in strada arrivando al palazzo dove lavoro.
-Buongiorno Taei.- Minho mi regala il suo solito sorriso, e pensare che quando avevamo parlato al telefono la sera prima credevo che si fosse arrabbiato con me, anche se non so per quale motivo ben preciso.
-Buongiorno Minho, come stai? Visto, oggi sono più che puntuale e- mi indico la testa -nessun bernoccolo.- ridacchio sedendomi alla mia scrivania.
-Tutto bene, come mai il borsone?- mi chiede curioso sporgendosi per guardare.
-Finito di lavorare mi fermo in biblioteca per la mia ricerca, sai, tutto il discorso sul libro dell'orrore e quelle cose li, e dove poter studiare meglio se non nella corsia con i libri di quel genere in biblioteca?- sorrido -Così mi sono portata via gli appunti e il computer portatile.-
-Sembri essere molto presa da questa cosa, ma come mai vuoi diventare scrittrice di quel genere di libri?-
-Sono sempre stata come affascinata dalle storia horror, pur non essendo in grado di vedere film di questo genere. Ma come dico sempre, guardare un uomo che viene ucciso è una cosa, leggerlo è tutt'altro.- Minho annuisce concordando e ritorna al suo lavoro, mentre io inizio il mio. Come il giorno prima, anche oggi finiamo relativamente presto e dopo aver salutato i colleghi, mi dirigo verso la biblioteca.
Una volta entrata do un'occhiata in giro per vedere se Taemin era di turno, ma nemmeno l'ombra del ragazzo. Mi siedo ad un tavolo e tiro fuori tutto il mio materiale di lavoro. Forse prima di mettersi a cercare, dovevo riorganizzare le idee per capire cosa dovevo cercare, o sarei andata avanti a vuoto trovando magari cose che non mi servivano e tralasciandone altre importanti. Prima di tutto devo sapere chi erano i proprietari della casa al tempo della leggenda e quando mio fratello fu ucciso e vedere se ci sono corrispondenze e chissà, magari rintracciare possibili parenti ancora in vita. Ma prima devo capire a che epoca dovrebbe risalire la leggenda. Poi dovrò indagare su casi similari a quello di Onew, attacchi da parte di animali selvatici, il collo delle vittime squarciato.
-Non ti sei ancora stancata di studiare?- mi spavento nel sentire il sussurro dietro il mio orecchio, a stento mi trattengo dall'urlare, mentre Taemin se la ride beato.
-Mi hai quasi fatto prendere un infarto.- dico dandogli un leggero pugno sul braccio, lui continua a ridere piano -Ieri ho preso il libro, oggi ricerco.- ridacchio -Vuoi unirti a me?-
-Con piacere.- Taemin sorride e si siede accanto a me dando un'occhiata ai miei appunti e al computer -Non hai ancora nulla se non la leggenda del posto. Cosa stai cercando?-
-Voglio trovare a quando dovrebbe risalire la leggenda, a quali anni. E mi servirebbe un piacere enorme come una casa, potresti farlo per me?- tento di mostrare degli occhioni dolci.
-Sentiamo che grandissimo piacere sarebbe se induce una ragazza come te a fare gli occhioni teneri, perché si vede benissimo che non sei tipo da certe cose se non quando estremamente indispensabile.- incrocia le braccia al petto con un sorrisetto da onnipotente che gli avrei volentieri strappato dal viso.
-Hai detto che riusciresti a ricavare qualsiasi informazione senza sembrare sospetto, giusto? Non è che potresti trovarmi i documenti dei vari proprietari della casa nel bosco?- spero vivamente in una risposta positiva, rimanendo sorpresa da quella che invece ricevo.
-Perché vuoi sapere dei proprietari? A cosa ti serve per le ricerche sul romanzo?- mi guardo con sguardo impassibile, quasi serio e cattivo, un po' mi fa paura questo suo improvviso cambiamento.
-No, ecco, diciamo che...- devo pensare in fretta ad una scusa -Voglio controllare se alcuni parenti abitano ancora qua, magari loro hanno un'altra versione diversa della leggenda perciò potrebbe essermi d'aiuto, potrei fare un intreccio con le varie forme della stessa leggenda. Sto attenta ad ogni minimo particolare.- ridacchio cercando di riportare un'atmosfera un po' più leggera.
-Me lo hai già detto.- questo suo tono quasi freddo mi fa accapponare la pelle, non credevo che esistessero persone capaci di cambiare umore così velocemente, e perché poi non lo capisco -In tal caso vado a fare un salto al municipio, ricordo che qualcuno mi deve un favore.- sul suo viso ritorna quel sorriso che aveva poco fa -Intanto tu studia il periodo della leggenda, ci vediamo.- mi fa l'occhiolino e dopo aver parlato con la signora alla cassa esce dalla biblioteca.
Sono ancora un po' confusa per ciò che è appena accaduto, ma ora non ho tempo per pensare a certe cose, devo andare avanti con le mie ricerche. Inizio a studiare il libro preso in prestito, di sicuro dovrò cercare nei primi capitoli, ovvero molti molti anni fa, perché nella leggenda si parla di streghe, quindi in un'epoca ben precisa, un'epoca nella quale esistevano queste credenze infondate. Per fortuna il libro non parte dalla preistoria, in fondo quella è uguale un po' dappertutto a parer mio, non sono mai stata brava in storia. Mi annoto il più possibile, purtroppo il libro non mette nessun nome, di nessuna famiglia, quindi spero che delle indicazioni sugli anni possano bastare per trovarli nei documenti che è andato a recuperare Taemin. Qualcosa di particolare però attira la mia attenzione, il libro in questi capitoli sembra essere scritto in modo più vago, come se quegli anni non avessero avuto così tanto spessore da darci importanza. Giro il libro per controllare il nome dello scrittore: Kang Pyongga. Mi trascrivo il nome negli appunti, una volta a casa proverò a cercarlo nell'elenco telefonico sperando di essere abbastanza fortunata, d'altronde se ha scritto questo libro vuol dire che la storia la conosce.
Tutto d'un tratto sento la suoneria del mio telefono spaventandomi per il volume, non appena copro con la mano la fuoriuscite del suono per attutirlo vedo che la bibliotecaria mi lancia uno sguardo d'odio più acceso che mai, chino la testa più volte in segno di scuse e rispondo al telefono.
-Pronto?-
-Hey Taei, come vanno le tue ricerche?- è Minho, più euforico del solito.
-Direi bene.- stavo per accennare all'aiuto di Taemin, ma forse è meglio evitare il discorso con lui, l'ultima volta non sembrava averla presa troppo bene -Come mai mi chiami per sapere certe cose?-
-In realtà ti ho chiamata per dirti che sono fuori dalla biblioteca ad aspettarti per portarti in un bel locale.- la sua voce sembra sicura ma nervosa allo stesso tempo. Subito non collego, poi realizzo che mi sta “invitando” ad uscire.
-Ehm Minho, non so cosa dire.- non avevo pensato ad una possibile vita sentimentale in questo momento, soprattutto non con Minho, per quanto fosse un bel ragazzo.
-Di di si, insomma, non vorrai lasciarmi qua fuori ad aspettare come un povero illuso.- lo sento ridacchiare un po' più nervoso.
-Va bene.- sospiro sorridendo -Un'uscita non farà mica male, metto via le cose ed esco.- riattacco e inizio a sistemare gli appunti e a mettere via il computer. Quando esco lo vedo appoggiato alla ringhiera intento a guardare la strada, o per lo meno un punto indefinito in quella direzione -Hey.- sfodero un sorriso sperando non sembrasse falso o tirato -Come facciamo con la mia moto? Potremmo trovarci al locale, dimmi l'indirizzo.-
-Ma no dai, ti do io un passaggio. Se facciamo tanto tardi ti riporto a casa e domani ti vengo a prendere riportandoti poi in biblioteca a riprendere la moto.- mi sorride indicando la sua macchina.
-Sul serio Minho, non me la sento di lasciare la moto tutta la notte in un parcheggio. Per di più qui il tempo è abbastanza imprevedibile, se dovesse piovere o grandinare sarebbe la fine per la mia povera moto.- lui fa una piccola smorfia, ma riesco a convincerlo e mi dice l'indirizzo del locale, anche se non ce ne sarebbe bisogno, visto che mi basta seguire la sua macchina. Dopo poco parcheggiamo davanti ad un locale che più che un bar sembra una discoteca, già da fuori si può capire che la musica è molto alta. Prima di entrare mi porge la mano, io la guardo non troppo convinta.
-Non vorrei rischiare di perderti tra la folla, c'è molta gente.- mi sorride in un modo diverso dal suo solito e che non mi piace poi tanto. Reticente gli prendo la mano e sento la sua stretta salda, poi entriamo. La musica è veramente altissima e c'è troppa gente per i miei gusti, troppo contatto fisico indesiderato, ci avviciniamo al bancone e vedo Minho dire qualcosa al barista, sono ad una decina di centimetri da lui eppure non riesco a sentire proprio nulla a causa della musica. Mi guardo un po' in giro più per controllare dove siano le uscite di emergenza e che razza di gente ci sia, poi sento Minho strattonarmi dalla mano, mi giro verso di lui e vedo che mi sta portando verso uno dei privet. Ho la sensazione che la situazione stia prendendo una brutta piega, ma senza dire nulla lo seguo, voglio vedere dove vuole andare a parare.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Il cameriere entra lasciando i nostri drink sul tavolino in mezzo ai due divani, Minho ed io siamo seduti ognuno su un divano, l’uno di fronte all’altra. Lui mi fissa come se aspettasse che sia io la prima a bere, e senza rendermene conto prendo in mano il mio bicchiere e bevo un sorso, in risposta lui mi sorride.
-Spero che il drink alla fragola sia di tuo gradimento.- esordisce Minho bevendo un sorso del suo drink.
-Perché mi hai portata qui?- chiedo dando sfogo al dubbio che mi ha assillato da quando siamo entrati in questa stanza così piccola e intima.
-Semplice.- sempre col bicchiere in mano si appoggia con la schiena allo schienale del divano e accavalla le gambe –Voglio conoscerti meglio Taei.- mi fa un occhiolino che ignoro.
-E perché non di là con il resto delle persone?-  insisto, rimanere da sola con un ragazzo non mi mette molto a mio agio, anche se con Taemin non ho avuto problemi. Scaccio via il pensiero, al momento la questione è un’altra.
-L’altra sala non è adatta per un po’ di chiacchiere, non hai nemmeno sentito quando ho ordinato i drink al bancone, ed eri a pochi centimetri da me.- in un lampo il suo sguardo cambia in uno più di sfida –O forse avresti voluto rimanere di là così da potermi stare più vicina, sussurrandomi tutto nell’orecchio?- mi provoca col suo sorrisino. Quelle parole mi lasciano spiazzata, questo ragazzo non è il Minho che ho conosciuto al lavoro, è un ragazzo del tutto diverso. Ad un tratto scavalla le gambe poggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendo il bicchiere con entrambe le mani, lo sguardo fisso sul mio –Raccontami un po’ di te Taei, dei tuoi interessi oltra alla scrittura e al giornalismo, della tua famiglia.- accentua in particolare quest’ultima parola, dove vuole arrivare? Gli avevo parlato della mia famiglia quando ci siamo conosciuti, anche se non di tutta la famiglia. La mia risposta non è altro che un sorso del mio drink –Che c’è?- ride e poi torna a guardarmi dritto negli occhi –Hai paura che possa scoprire qualcosa di pericoloso?- quel suo sorrisetto inizia ad infastidirmi.
-L’unica cosa pericolosa al momento sono io per te.- lo guardo fisso negli occhi dopo aver poggiato il bicchiere vuoto, e come per magia il cameriere me ne porta subito un altro –Non so dove tu voglia arrivare, quale sia il tuo obiettivo, ma ti assicuro che non andrai molto lontano.-
-Oh, cara Taei, penso che tu mi stia sottovalutando.- per un istante potrei giurare di aver visto due Minho, e come mossa da un burattinaio prendo il nuovo drink per berne un bel sorso.

Sono al secondo drink finito, inizio a sentirmi la testa più leggera e non so quanto possa essere un bene in questa situazione. Minho continua a guardarmi con quel suo sorrisetto, quanto vorrei dargli un pugno per togliergli quell’espressione da spavaldo che ha. Ancora una volta i miei pensieri vengono interrotti dal cameriere che entra per sostituire il mio bicchiere vuoto con uno pieno.
-Allora, come sta andando la tua ricerca? Sono curioso di come verrà il tuo libro. So che ci sai fare con le parole.- beve un sorso del suo drink, a differenza mia Minho è ancora al primo bicchiere.
-Non capisco perché tutto questo tuo interesse, della mia famiglia te ne ho già parlato, mentre l’ultima volta che ti ho parlato della mia ricerca mia hai trattata come la bimba che crede ancora a Babbo Natale.- ridacchio tra un singhiozzo e l’altro –In più se ti dicessi la verità nemmeno mi crederesti.- singhiozzo ancora, le guance di un tenero rossore, forse il terzo drink era un po’ di troppo, a stomaco vuoto per di più.
-Se dici così mi incuriosisci però.- Minho se la sta ridendo dall’alto del suo essere sobrio –Non puoi biasimarmi se sono curioso. Su cosa non ti crederei?-
-È tutta la sera che hai quel sorrisetto stampato sul muso.- lo vedo sorpreso per la scelta di quel termine, intanto mi alzo e mi siedo accanto a lui –Ed è tutta la sera che non vedo l’ora di togliertelo con un bel pugno.- cerco di imitare il suo sorrisetto col risultato che sembro più ubriaca di quanto realmente non sia.
-Non hai risposto alla mia domanda Taei.- Minho si fa improvvisamente più serio, gli faccio il verso ridacchiando come una bambina dispettosa.
-Non mi sentivo trattata così da quando il mio fratellastro Onew era ancora vivo.- gli faccio una linguaccia –Sei veramente antipatico, inviti una ragazza fuori a bere in un locale e poi la lasci bere praticamente da sola.- assottiglio gli occhi –Qualcuno potrebbe pensare che tu stia cercando di farmi ubriacare per dei secondi fini.-
-Come se non lo fossi già ubriaca. Ma torniamo al nostro discorso. Non hai mai nominato nessun fratellastro di nome Onew.- l’ombra impercettibile di un sorriso compiaciuto si fa strada sul suo viso –Ancora vivo? Che fine ha fatto?-
-Penso che questi non siano affari tuoi.- gli do un colpetto col dito sul naso per poi avvicinarmi a lui –In più ti è tornato quel dannato sorrisetto che odio.- e tutto d’un tratto il buio mi inghiottì.

Apro piano gli occhi, ma non faccio in tempo a mettermi seduta che subito una fitta alla testa mi costringe a rimanere sdraiata a letto. Giuro a me stessa che non berrò mai più come la sera prima, nemmeno se ad offrire è il ragazzo più carino di questo mondo. Con una mano alla testa e una lentezza da far invidia ad una lumaca, mi dirigo fino in cucina alla ricerca di un bicchiere d’acqua e di un Moment, non ho la minima intenzione di convivere con questo mal di testa un minuto di più. Mando giù la pastiglia e bevo un sorso d’acqua. Cerco di ricordare cosa sia successo la sera prima, ma arrivata ad un certo punto mi ritrovo come un blackout nei ricordi. Mi do un colpo sulla fronte col palmo della mano sentendo di nuovo quella fitta atroce, e me la merito anche, sono stata una stupida a lasciarmi trascinare nel gioco di Minho, di sicuro lui contava sul mio ubriacarmi per avere chissà quali informazioni. Spero solo di non aver detto nulla di compromettente e di essere semplicemente svenuta. Cosa credevo? Che bere mi avrebbe aiutato a tenere la bocca chiusa? Certo, per i primi due bicchieri. Mi do un altro colpo subendo di nuovo il dolore per il dopo sbornia. Forse è meglio rimanere a casa questa mattina, dubito che riuscirei a fare qualcosa al lavoro con questo mal di testa, e per di più non ho la minima voglia di vedere Minho. Al pensiero stringo i pugni soffocando il bisogno di dare un pugno al muro. Torno in camera per prendere il telefono e avvisare il signor Kim che non sarei andata in ufficio oggi, che sarei tornata dopo il fine settimana. Prendo la borsa e cerco il telefono, ma ciò che attira la mia attenzione è altro, o meglio, la mancanza di altro. Ieri sono andata al locale direttamente dalla biblioteca, i miei appunti dovrebbero essere ancora nella borsa, invece nulla. Controllo un momento sulla scrivania e nei cassetti, ma non ci sono da nessuna parte. Non posso aver perso tutto, certo non erano così fondamentali al momento, le cose più importanti me le ricordavo, e in teoria ho tutto salvato anche sul computer. Lo prendo per certificare che i documenti siano ancora presenti ma non si accende nemmeno, cerco di non farmi prendere dal panico e riprovo. Niente, morto. Non può essere. Deve essergli successo qualcosa ieri sera, non c’è altra spiegazione, ma cosa? Mi sforzo per ricordare, ma sento il mal di testa farsi più forte. Ripercorro ciò che è accaduto da quando è venuto Minho alla biblioteca, ma nulla, ad un certo punto non ricordo più nulla. Mi sforzo ancora un po’ e alcuni flash iniziano a formarsi nella mia mente. Io con un braccio attorno alle spalle di Minho mentre un suo braccio mi sostiene dai fianchi. Lui che mi allaccia la cintura in macchina. I nostri visi un po’ troppo vicini. Scuoto la testa allontanando quella possibilità di un incontro ravvicinato, e capisco che è stato Minho a portarmi a casa, perciò lui dovrebbe sapere cosa è successo al mio computer e ai miei appunti. Sempre se non è stato direttamente lui a manometterli. Guardo la sveglia sul comodino e con piacere vedo che sono ancora in tempo per andare in ufficio, gli avrei fatto un interrogatorio peggio dei film polizieschi. Prendo il casco ed esco in fretta per salire sulla mia moto. Non appena arrivo saluto con un cenno qualsiasi persona incontri affrettandomi a salire al piano degli uffici.
-Choi Minho.- dico nel momento in cui lo vedo seduto alla sua scrivania, e a passo svelto mi avvicino.
-Buongiorno Taei, dormito bene?- sfodera il suo solito sorriso da bravo ragazzo, ma non ci casco.
-Dimmi subito cosa è successo ieri sera.- cerco di trattenermi dal dargli uno schiaffo per non alzare un polverone in ufficio –Nei minimi dettagli.- il suo sorriso si allarga.
-Addirittura i dettagli.- ridacchia –Bene, da dove dovrei partire? Da quando siamo arrivati al locale, dal tuo secondo drink o… da quando mi hai baciato?- riconosco quel sorrisetto fin troppo bene. Sgrano gli occhi stringendo poi i pugni, almeno quel ricordo l’ho cancellato.
-Da quando hai preso i miei appunti e fatto non so cosa al mio computer.- sostengo il suo sguardo tornando in me mentre il suo si fa più confuso –Quando ho controllato questa mattina, non c’erano più i miei appunti nella borsa, e il mio computer portatile è andato, nemmeno si accende. A cosa stai giocando Choi Minho?-
-Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando, Taei.- posa lo sguardo sul casco che ho ancora in mano –Un attimo, sei venuta in moto?- mi chiede più confuso di prima –Ieri sera ti ho riportata a casa io.-

-Lo so bene che mi hai riportata a casa tua, ho piccoli ricordi.- dico quasi infastidita, rendendomi conto solo poi –Ma che diavolo- fisso il casco, se mi ha riportato a casa Minho, come è possibile che la mia moto fosse a casa? Dovrebbe essere ancora al locale –Dimenticati tutto.- gli dico scuotendo la testa –Soprattutto di quel bacio.- abbasso la voce e lo fulmino con lo sguardo per poi andare a sedermi alla mia scrivania. Qui c’è qualcosa che non torna, manca un tassello del puzzle. Chi ha riportato la mia moto a casa? Di sicuro qualcuno che sapeva dove abitassi, ma nessuno lo sa, in più mi sono trasferita da poco, dubito che ci siano già il mio numero e l’indirizzo di casa negli elenchi telefonici.



Buongiorno a tutti! E sono di nuovo qui a scrivervi... volevo avvisarvi che probabilmente "sposterò" la data di pubblicazione dei capitoli al sabato, così sono a casa dall'unversità e ho anche il mio amato internet! Detto questo, grazie ancora per le recensioni e per leggere/seguire questa storia! Grazie infinite, al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Per tutto il giorno ho guardato male Minho tra una scartoffia e l’altra. Di sicuro me l’avrebbe pagata per ciò che aveva fatto, ma prima devo capire cosa fosse successo dopo che mi aveva riportata a casa.
-Taei.- una voce mi riporta alla realtà –Non distrarti.- mi dice quasi severo Kibum.
-Si, scusi signor Kim.- scuoto la testa per allontanare per il momento tutti quei pensieri e riporto la mia attenzione a quella piccola riunione.
-Mi aspetto che ognuno di voi cerchi qualche notizia per l’uscita della settimana prossima durante il fine settimana. Documentatevi, fate foto, registrate interviste su tutto ciò che trovate, poi vedremo quali notizie tenere e quali scartare.- mostra un sorriso più che tirato –Naturalmente godetevi un po’ di riposo anche. Buon fine settimana.- e se ne ritorna nel suo ufficio. Il suo tono mi è sembrato molto più da “vedete di sgobbare o vi caccio via a calci nel sedere, che di bambocci come voi ne trovo finché voglio”. Alzo gli occhi al cielo e ritorno al mio lavoro, per quei pochi giorni avrei dovuto mettere da parte la mia ricerca e tutto ciò che ci girava intorno per trovare un buon articolo per il giornale, non potevo deludere Kibum. Però devo assolutamente ritrovare i miei appunti e farmi aggiustare il computer.
Finito di lavorare mi dirigo subito in un negozio di elettronica per far controllare il mio computer, spero vivamente che sia solo un piccolo guasto facile da aggiustare, ma dentro di me so già che dovrò cambiarlo perdendo così tutti i miei dati.
-Mi dispiace, ma le uniche soluzioni sono o formattarlo o sostituirlo.- dice il tecnico scuotendo la testa –E sinceramente, penso che anche lo formattasse, non durerebbe ancora per molto, le consiglio di sostituirlo direttamente.-
-Capisco.- annuisco a sguardo basso –Può mostrarmi alcuni computer? Se sono abbastanza piccolini è anche meglio, sono solita portarmelo un po’ dappertutto.- il tecnico mi mostra i computer che ha in negozio e opto per il modello più piccolo che ha, e per mia fortuna è anche uno dei più economici.
In moto mentre torno a casa, passo davanti alla biblioteca, e mi ricordo che insieme ai miei appunti ho perso anche il libro che avevo preso in prestito, probabilmente avrei dovuto ripagarglielo. Mi fermo un secondo giusto per dirlo alla bibliotecaria lasciandole i soldi per il nuovo volume, il quale non avrei mai avuto il coraggio di chiedergli in prestito, lo avrei consultato solo in biblioteca. Risalgo in moto e torno a casa per buttarmi rovinosamente sul letto, so benissimo che dovrei mettermi già in cerca di una storia e tutto, ma al momento ho solo bisogno di un po’ di riposo. Purtroppo non faccio nemmeno in tempo a chiudere gli occhi che subito qualcuno suona il campanello di casa. Decisamente controvoglia mi alzo per andare ad aprire.
-Chi è?- chiedo quasi infastidita, poi rimango sorpresa.
-Ciao Taei, spero di non averti disturbata, anche se dal tono con cui hai aperto e dai capelli spettinati immagino tu ti fossi appena buttata per un pisolino.-  Taemin ridacchia imbarazzato grattandosi la testa –Se vuoi passo un altro giorno.-
-No no, figurati, entra pure.- gli sorrido per tranquillizzarlo scostandomi per lasciarlo passare –Come mai sei qua? E come sai dove abito?- gli chiedo curiosa.
-Ieri sera ti ho vista uscire da un locale con un ragazzo. Non sembravi molto in te e il tipo a prima vista mi piaceva gran poco, così ho preso la tua moto e ho seguito la sua macchina rimanendo a distanza.- risponde facendo spallucce –Avevi lasciato le chiavi attaccate, qualcuno avrebbe potuto rubartela, per non parlare che hai la copia delle chiavi di casa attaccate. Sono entrato per lasciarle sul mobile in entrata e ho colto l’occasione per andare avanti con la tua ricerca.- sorride porgendomi una busta.
-Sono i miei appunti?- sgrano gli occhi aprendo la busta e controllando tutti i fogli –Grazie al cielo, pensavo di averli persi per sempre, per di più il mio computer si è rotto e ho perso tutti i documenti.- sbuffo e poi lo guardo –Per caso tu sai che cosa è successo al mio computer?- riflette per qualche secondo.
-Se non ricordo male, mentre quel tipo tentava di tenerti in piedi in qualche maniera, gli era caduta la tua borsa per terra, forse la botta ha mandato in tilt il computer. Non sa nemmeno reggere una ragazza.- commenta ridendo di Minho. Da annotare, farmi pagare il computer nuovo da quell’idiota.
-Capisco.- sbuffo di nuovo –Ti ringrazio di tutto. Ti va qualcosa da bere?- andiamo in cucina e apro il frigo cercando qualcosa da offrirgli.
-Mi basta un bicchiere d’acqua, è una bella passeggiata arrivare fino qua.- ridacchia.
-Sei venuto fino qui a piedi?- prendo due bicchieri e verso dell’acqua fresca da frigo ad entrambi –Non hai la macchina?- gli porgo il suo bicchiere.
-Si, ma preferisco camminare.- beve tutto in un sorso –Ed è più salutare. Anche ieri sera sono tornato a casa a piedi dopo averti lasciato la moto in garage.- ma prima che possa chiedergli dove abita, Taemin poggia il bicchiere sul tavolo anticipandomi –Ora devo andare, devo arrivare in biblioteca in tempo per il mio turno.- sorride e si dirige verso la porta.
-Vuoi che ti chiami un taxi?- lui declina la proposta scuotendo la testa –Allora ci si vede in giro, e grazie ancora per gli appunti.- lo saluto e vedendolo andarsene chiudo la porta tornando in camera.

Purtroppo non ho resistito, sapendo che ora i miei appunti sono più forniti la tentazione di controllarli è troppa, uscirò domani in cerca di notizie. Per di più sono convinta che una notizia non va cercata, è lei che trova il giornalista. E con questa convinzione mi siedo alla mia scrivania tirando fuori il mio computer nuovo. Con mio grande sollievo vedo che Taemin è riuscito ad ottenere il nome della famiglia nobile e dei vari discendenti.
-La famiglia Kang.- cerco l’elenco telefonico sperando che non ci siano tante famiglie con quel cognome, e con mia grande fortuna ce ne sono solo due. Potrei chiamare per verificare quale delle due sia, così da potermi risparmiare un viaggio inutile nel caso la prima dalla quale vado fosse quella sbagliata. Prendo il telefono e compongo il primo numero, mentre ascolto il rumore dello squillo aspettando che qualcuno risponda mi sento d’un tratto nervosa, certo non è la cosa più normale chiamare una famiglia sconosciuta per chiedere di una casa abbandonata da tempo. Nel momento in cui qualcuno risponde mi si raggela il sangue, balbetto un po’ la mia domanda ricevendo una gentile risposta negativa. Visto che ci sono faccio uno squillo all’altra famiglia, giusto per non piombargli senza preavviso davanti casa, ma tutto ciò che sento è il suono del telefono occupato. Almeno ci ho provato. Mi trascrivo l’indirizzo su un foglietto, sarei andata nel pomeriggio inoltrato, una passeggiata non mi avrebbe fatto male. Mi torna in mente che mi ero trascritta il nome dell’autore del libro che avevo consultato in biblioteca, così cerco tra i vari appunti. Dopo averlo trovato su un foglietto cerco anche Kim Hyungu nell’elenco telefonico e mi scrivo anche il suo indirizzo, non è distante dalla casa dei Kang, posso fare un salto anche da lui oggi pomeriggio. Purtroppo anche il suo telefono squilla a vuoto.
Do un’occhiatina all’orologio e vedo che è ormai l’ora di pranzo, per di più il mio stomaco inizia a brontolare. Vado in cucina ed inizio a prepararmi un po’ di riso con i vari condimenti, una volta pronto mi siedo sul divano e accendo la televisione, cerco un film per liberare la mente per un’oretta.

Arrivo sul portico della casa della famiglia Kang, sono un po’ nervosa, per tutto il tempo da casa mia ho avuto dei ripensamenti, ma ormai sono qui, non posso tirarmi indietro. Suono il campanello e attendo qualche secondo davanti alla porta. Nessuna risposta. Nessun rumore all’interno della casa. Provo a suonare di nuovo, ma tutto ciò che percepisco è l’eco del campanello.
-Non troverà nessuno.- sento una voce alle mie spalle trasalendo –Scusi, non volevo spaventarla.- mi giro e vedo un signore anziano che si regge a fatica su un bastone.
-Non si preoccupi.- faccio uno dei miei migliori sorrisi –Sa per caso dove posso trovarli?-
-Se ne sono andati, si sono trasferiti.- mi risponde lui scuotendo la testa.
-Ma il loro indirizzo è ancora presente sull’elenco telefonico, e il telefono ancora collegato.-
-La ditta di traslochi deve ancora finire i lavori ed essendo questo un paesino piccolo penso passerà molto prima che aggiornino gli elenchi.- il signore ridacchia –Aveva bisogno di qualcosa di particolare, magari ho qualche informazione che le può essere utile.-
-Lei li conosceva?- chiedo, il signore annuisce –Sto facendo una ricerca per un probabile libro, e volevo sapere se la famiglia Kang fosse discendente della famiglia nobile che abitava nella casa abbandonata al limitare del bosco.- il signore sembra farsi serio d’un tratto.
-Non so chi le abbia dato questa informazione, ma si sbaglia. Non c’è alcun discendente vivo di quella famiglia.- ciò che dice mi lascia un po’ confusa. Questo vuol dire che Taemin ha ricavato un’informazione sbagliata, però mi sembra strano –Signorina, le consiglio di non curiosare su quella casa, non ora almeno. Non ora che si avvicina il giorno.- e senza darmi il tempo di fargli altre domande, il signore se ne va lasciandomi più confusa di prima. Prendo il blocchetto dalla borsa cancellando il nome della famiglia Kang. Una persona normalmente penserebbe ad un semplice sbaglio, ma non io, ci sono troppe cose che iniziano a non quadrarmi, e come minimo anche il nome o l’indirizzo dello scrittore è sbagliato. Decido comunque di andare da questo signor Kim Hyungu, così da avere la certezza una volta per tutte che qualcosa non va. Quando arrivo davanti a casa sua suono il campanello col suo nome scritto sopra e poco dopo un signore apre la porta.
-Se è qui per abbonamenti o contratti vari, non sono interessato.- dice iniziando a chiudere la porta.
-Non sono qui per certe cose, volevo chiederle se è lei lo scrittore del libro sulla storia di questo paesino.- il mio sguardo è serio, deciso.
-Signorina, ha sbagliato persona. Ora se non le dispiace tornerei alla mia cena. Arrivederci.- faccio un piccolo inchino con la testa mentre il signore chiude la porta. Come sospettavo.
Torno verso casa e passo davanti alla biblioteca, così decido di entrare, chiedo alla bibliotecaria se hanno già provveduto a sostituire il volume che avevo perso assicurandole che voglio solo leggere il nome dell’autore e non lo prenderò in prestito. Cerco tra i vari libri e lo prendo.
-Kang Pyongga, lo sapevo!- ripongo il libro quasi buttando giù la mensola, la bibliotecaria mi lancia uno sguardo fulminante per dirmi di non urlare. Uscendo dalla biblioteca prendo il telefono con l’intenzione di chiamare Taemin, deve aver manomesso i miei appunti e ora dovrà spiegarmi il perché.
-Pronto? Taei, come va?- risponde sereno, forse un po’ sorpreso per la mia chiamata improvvisa.
-Non lo so, sono andata a parlare con la famiglia Kang, ma si da il caso che si siano trasferiti, e comunque un vecchietto mi ha detto che non sono i discendenti della famiglia nobile della casa abbandonata, e che non ci sono parenti vivi. Poi sono andata a casa dell’autore del libro che cercavo di prendere quando ci siamo conosciuti e non era lui. Devi dirmi qualcosa sui miei appunti Taemin?- suono quasi acida.
-Non capisco quale sia il problema, essendo una leggenda è possibile che ci siano errori.- fa una piccola pausa –Aspetta, per caso il signore dal quale sei andata si chiamava Kim Hyungu?-
-Si, proprio lui, perché?-
-Hyungu è un amico della mia famiglia al quale devo portare un pacco, scommetto che il nome dell’autore invece è Kang Pyongga, giusto?-
-Si, ho appena controllato in biblioteca. Allora è stato un malinteso.- sospiro –E io che pensavo mi volessi portare fuori strada per chissà quale assurdo motivo.- ridacchio.

-Scusami te, ho sbagliato io.- lo sento ridere –Hey, visto che hai chiamato, ti va di uscire a cena? Per farmi perdonare.- guardo l’orologio, è già ora di cena –Prendo questo tuo silenzio come un si, ti raggiungo tra qualche minuto, non muoverti dalla biblioteca.- e riattacca prima che possa dire qualcosa. Alzo gli occhi al cielo e mi siedo sul muretto in attesa, forse mi sono fatta prendere un po’ troppo dallo sconforto e dalle parole di quel vecchietto, in fondo Taemin mi sta facendo un favore aiutandomi.





Salve a tutti, di nuovo kkk Ho deciso di pubblicare un capitolo anche oggi perché il prossimo fine settimana non tornerò a casa per una festa di compleanno! Sempre in giro sto hahaha Comunque, come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguire questa storia! Grazie per le recensioni e ci vediamo tra due settimane col prossimo capitolo! 

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Inizio a giocherellare un po’ con qualche applicazione che ho sul telefono, il cielo si fa sempre più buio sovrastato dal manto stellato della notte. Ad un certo punto vedo con la coda dell’occhio una figura avvicinarsi a me.
-Sei arrivato.- sorrido vedendo Taemin, questa sera indossa una giacca di pelle che gli sta particolarmente bene. Ciò che noto dopo è che ha un casco con sé –Non sei a piedi come tuo solito vedo.- lui sorride soddisfatto.
-Pensavo fossi in moto, così ti avrei fatto compagnia. Ma questa volta sei tu quella a piedi.- gli sfugge una piccola risata.
-Beccata.- rido –Oggi ho pensato di seguire il tuo consiglio salutare e di farmi una bella passeggiata. Questo vuol dire che spero tu abbia un altro casco con te, perché dovrai portarmi in moto. Sinceramente non pensavo ne avessi una.- sorrido, l’idea di un viaggetto in moto con Taemin mi fa più che piacere.
-Purtroppo questo è l’unico che ho con me.- si avvicina e con cautela mi infila il casco allacciandomelo –Ma non mi sembra costituire un problema.- oltre la visiera lo vedo sorridere come se fosse stato tutto premeditato. Mi porge la mano per aiutarmi a salire sulla sua moto come un vero gentiluomo per poi salire davanti a me e accendere il motore –Hai sul serio intenzione di reggerti tutto il tempo alle maniglie accanto al sellino?- mi chiede guardandomi le mani, non sapendo cosa fare le appoggio un po’ esitante sulle sue spalle. Prima che si immetta in strada, vedo dallo specchietto il suo viso, la sua espressione è molto sicura, e quasi senza accorgermene parte in velocità, d’istinto porto le braccia attorno ai suoi fianchi e lo sento ridere a quel mio gesto.
In poco tempo arriviamo davanti ad un ristorante carino ma non troppo elegante, tiro un sospiro di sollievo perché essendo stata fuori tutto il pomeriggio sono un disastro, decisamente inadatta ad un ristorante di classe, e per di più non avevo molti soldi con me. Mi tolgo il casco e lo porgo a Taemin che lo chiude nel bauletto della moto.
-Prego, prima le signore.- con un piccolo inchino mi mostra l’entrata mostrandomi un sorriso molto dolce. Varchiamo la soglia e subito un cameriere ci accoglie accompagnandoci poi ad un tavolo –Immagino sia la prima volta che vieni a mangiare in questo ristorante.-
-A dire la verità è la prima volta che esco a mangiare, senza contare le uscite a bere con i colleghi di lavoro.- ridacchio e prendo il menu leggendo quello che offre il posto.
-Allora sono onorato di essere il primo con cui esci.- Taemin mi fa l’occhiolino per poi sparire anche lui dietro il menu, stranamente inizio a sentire più caldo di quanto non ce ne fosse prima. Non molto tempo dopo arriva lo stesso cameriere che ci ha accolti all’entrata per prendere i nostri ordini.

-Oddio.- Taemin scoppia a ridere attirando l’attenzione di alcune delle persone sedute ai tavoli accanto al nostro –Beh, direi che se almeno una volta nella vita non si sbatte per sbaglio con la testa addosso ad un palo o ad un cartello, allora non si ha vissuto veramente.- continua a ridere.
-Ora potresti smetterla di ridere di me, o vedi come ti faccio sbattere io la testa contro un palo.- lo fulmino con lo sguardo ridendo, faccio un piccolo cenno con la testa verso gli altri clienti per scusarmi –Scommetto che hai avuto anche te la tua bella dose di figuracce, oppure sei il classico perfettino, il ragazzo che calcola qualsiasi cosa della sua vita?- continuo a ridere piano, ma poi mi accorgo che lui non sta più ridendo, il suo sorriso è diventato nostalgico, triste.
-Più che figuracce, ho avuto parecchi problemi ad un certo punto della mia vita.- lo vedo giocherellare con le verdure che ha nel piatto. Il mio sorriso va piano piano spegnendosi, poi un flash mi attraversa la mente.
-Problemi con un componente della famiglia?- chiedo un po’ titubante, sperando di non sembrare invadente e di non toccare un tasto troppo dolente. Lui alza lo sguardo fissandolo dritto nel mio –Scusa… non volevo fare l’impicciona.- abbasso subito lo sguardo mangiando un pezzo della mia cotoletta.
-Conosco questo paesino come le mie tasche, e con esso anche tutte le persone che lo abitano.- gli sfugge una risata un po’ amara –Non pensavo potesse raggiungerti così velocemente tale notizia.- rialzo lo sguardo inclinando la testa –Yoona deve averti detto qualcosa di mio fratello.- sentendomi colpevole come un ladro riabbasso lo sguardo.
-Mi ha solo detto che ne hai uno, e che quando ne parli sei un po’ strano.-
-Che ne parlo come se fosse un fantasma?- lo guardo e noto la sua espressione ormai seria, i suoi occhi fissi su di me –Taei, ascolta bene ciò che sto per dirti. Al mondo ci sono cose molto più grandi di noi, e non sempre è un bene andare a curiosare.- sbatto le ciglia con aria confusa, perché ho come la sensazione che stia parlando della mia ricerca?
-E questo cosa dovrebbe centrare con tuo fratello?- il suo comportamento sta diventando troppo strano.
-Mio fratello ha voluto giocare con il fuoco, e si è scottato. Il suo vizio lo ha portato al limite, lo ha accompagnato verso la follia facendogli perdere il nume della ragione. Se ne parlo in questo modo, è perché ormai lui non è più come era una volta, è cambiato, radicalmente.- il suo tono si fa più cupo –Lui non è più mio fratello.- sentirlo così deciso mi fa venire la pelle d’oca, per quanto non fossimo legati dal sangue, io volevo bene ad Onew, non sarei mai stata capace di dire una cosa del genere, soprattutto ora che non c’era più. Dalla sua voce percepisco una sorta di odio verso il fratello, o almeno verso ciò che è diventato –Come mai quella faccia?- mi guarda un po’ confuso –Qualche problemino tra fratelli deve esserci, è normale.- mi mostra un sorriso palesemente falso.
-Cambiamo discorso che è meglio, non vorremmo rovinare l’atmosfera.- ricambio il sorriso tornando a mangiare silenziosa. Yoona aveva ragione, il modo in cui parla del fratello è sospettoso, ma allo stesso tempo potrebbe essere semplicemente che abbiano litigato abbastanza pesantemente.
-Magari non è l’argomento migliore da affrontare per risollevare l’umore, ma la prima volta che siamo usciti a bere al bar accanto alla biblioteca mi avevi detto che tu e i tuoi genitori vi eravate trasferiti nella capite dopo un incidente.- Taemin mi guarda, ma non capisco se è curioso o se vuole arrivare a qualcosa in particolare –Posso chiederti quale incidente? Sempre se me ne vuoi parlare.- alza le spalle quasi fingendo invano disinteresse. Dentro di me sapevo che prima o poi questa domanda sarebbe saltata fuori, ma ero convinta che il primo a pormela sarebbe stato Minho, curioso com’è. Lascio la forchetta col pezzo di cotoletta ferma a mezz’aria, non ho la minima idea di cosa rispondere. Mi ero ripromessa di non dire a nessuno quella verità su di me, quello che era il vero motivo per il quale ero tornata in quel piccolo paesino così pieno di ricordi d’infanzia tragicamente conclusi con la perdita del mio fratellastro. Fin da quel giorno non sono più riuscita a fidarmi di una persona come prima, mi ero chiusa in me stessa con la paura di dire le cose sbagliate, di essere presa di nuovo per una pazza, era un trauma con il quale avevo imparato a convivere, ma che non sono mai riuscita a superare. Però, pensandoci bene, Taemin aveva detto che conosceva tutti e che poteva arrivare alle informazioni più segrete, se avesse voluto avrebbe trovato con semplicità gli articoli sull’incidente, la storia di una piccola bambina che raccontava di aver visto un mostro uccidere suo fratello. In fondo sarebbe stato meglio dirglielo piuttosto che lo scoprisse da solo fraintendendo, e poi potevo comunque evitare certi dettagli. Presi un grande respiro e buttai giù un sorso di acqua.
-All’incirca quando avevo sei anni, precisamente la sera di Halloween ero andata con il mio fratellastro a vedere la casa abbandonata, ero una bambina decisamente curiosa, forse troppo.- come nomino Onew lui sgrana appena gli occhi sorpreso, probabilmente ha già capito come sarebbe andata a finire la storia –Quella notte, mentre tornavamo a casa, Onew, il mio fratellastro, venne ucciso da qualcosa.- abbasso la testa per evitare di vedere l’espressione di Taemin –Essendo stata io a trovare il corpo, sono dovuta andare in analisi per alcuni anni, inizialmente da un’analista del paese, poi mi hanno trasferita a Seoul, anche se non mi hanno mai detto il perché.- deglutisco e alzo lo sguardo vedendo Taemin con gli occhi sbarrati –Tutto ok?- chiedo lievemente preoccupata, capisco che sia una storia tragica, ma appartiene al passato ora, e io sto decisamente meglio rispetto a quel periodo. In un secondo la sua espressione diventa più malinconica e preoccupata, rendendomi ancora più confusa.
-Ti riporto a casa.- sono le uniche parole che sono uscite dalla sua bocca prima di alzarsi dal tavolo. Provo a fermarlo, a fargli capire che ora tutto era sistemato, ma le parole mi muoiono in gola, così lo seguo silenziosamente. Andiamo alla cassa e Taemin paga il conto tenendomi poi la porta aperta per uscire. Riesco a sentire la tensione scesa tra di noi, se avessi saputo che sarebbe andata a finire così non avrei mai aperto bocca sulla questione rifilandogli una qualsiasi scusa. Addirittura quando mi passa il suo casco percepisco il suo distacco, come se non volesse nemmeno toccarmi, sfiorarmi. Mi infilo il casco più con l’intenzione di nascondermi dietro la visiera che per la mia sicurezza e non appena mi fa segno salgo sul sellino posteriore tornando a tenermi alle maniglie accanto. Però, come qualche ora prima, nel momento in cui parte, mi sento quasi sfuggire dal mio posto, così d’istinto mi aggrappo ai suoi fianchi sentendolo irrigidirsi. Mi dispiace metterlo a disagio, ma sta andando troppo veloce e non voglio cadere rompendomi qualcosa. Forse è così di fretta perché non vuole più vedermi. Scuoto la testa, sto correndo troppo con i miei pensieri, probabilmente sto solo esagerando. In poco tempo ci troviamo davanti a casa mia.
-Grazie del passaggio.- dico un po’ insicura, scendo dalla moto e faccio per togliermi il casco ma sento le sue mani bloccare le mie. La luce dei lampioni è flebile e anche se la visiera mi impediva di vederlo chiaramente, potevo sentirlo vicino a me, e dopo avermi tolto il casco lo vedo più vicino di quanto immaginassi. Mi sta guardando negli occhi, ma nei suoi vedo un conflitto interno, vedo malinconia, rimpianto, il bisogno di allontanarsi ma allo stesso tempo il desiderio di rimanere –Taemin.- un filo di vento mi scompiglia appena i capelli portandomi alcune ciocche davanti al viso, lui prontamente me li sposta dietro l’orecchio accarezzandomi poi esitante la guancia –Va tutto- non riesco a finire la frase quando lo vedo avvicinarsi a me, quando sento il calore delle sue labbra sulle mie. E così, in un instante, il mio cervello va come in blackout. Quella parte razionale alla quale mi sono affidata per tutti questi anni per poter andare avanti dopo quella orribile notte, ora ha deciso di tacere. Ma prima che possa lasciarmi andare, Taemin rompe la magia di quel momento, probabilmente magia che ho sentito solo io. Con delicatezza poggia la fronte contro la mia tenendo gli occhi chiusi e le mani sulle mie guance, come se non volesse farmi andare via –Taemin.- sussurro con il fiato corto per quel gesto semplice.
-Devo andare.- sospira e dopo essersi trattenuto ancora per qualche secondo in quella posizione si infila il casco e sale sulla moto partendo subito. Ora quella con il conflitto interno sono io. Entro in casa e mi lascio cadere seduta per terra con la schiena alla porta. Sono un turbinio di emozioni, mi sento felice per il bacio dato di sua spontanea volontà, a disagio per il modo in cui ce ne siamo andati dal ristorante a causa della mia storia, impaurita non sapendo se anche lui ha avuto il batticuore come me, arrabbiata per come mi ha lasciata li davanti alla porta di casa. Mi porto le mani ai capelli non capendo più cosa mi stia accadendo, non sono venuta qui per avere una storia d’amore, ma per la verità. Mi alzo e corro in bagno a sciacquarmi la faccia, devo rinfrescarmi, schiarirmi la mente. Mi cambio e mi stendo a letto cercando con tutta la mia buona volontà di non pensare a tutto quello che era successo e avevo sentito in quei pochi secondi in cui le nostre labbra si sfiorarono. Per il ricordo mi porto una mano sulla bocca, scuoto la testa e mi sporgo a spegnere la luce per poi chiudere gli occhi. 

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


-Stiamo facendo un errore, un grandissimo errore.- dico mentre stringo tra le mie mani tremanti quella di un ragazzo –Se ci dovesse scoprire- quell’unico pensiero mi fa rabbrividire, accadrà il finimondo.
-Non ti devi preoccupare.- una voce dolce e rassicurante mi culla con quella semplice frase, quella mano tiene strette le mie infondendomi coraggio e sicurezza. Ma purtroppo la paura non vuole saperne di scomparire, so benissimo che tutto ciò è accaduto a causa mia, che non avrei mai dovuto fare ciò che ho fatto, e la persona che ne avrebbe sofferto di più probabilmente non sarei stata io, ma il ragazzo del quale mi ero innamorata.
-Mi dispiace, è tutta colpa mia.- abbasso lo sguardo con gli occhi chiusi lasciando fluire le lacrime, non riesco più a trattenermi, è più forte di me. Poi una mano calda e delicata si posò sulla mia guancia appena umida asciugandola e mi alzò il viso costringendomi a guardare negli occhi il ragazzo davanti a me.
-Andrà tutto bene, tutto si sistemerà, e poi potremo passare il resto della nostra vita insieme.- il volto del ragazzo è avvolto dall’oscurità del vicolo, solo in posti del genere possiamo stare insieme senza incorrere nelle conseguenze di questo nostro gesto. Nonostante le sue parole, le lacrime non intendono arrestarsi, il mio cuore continua a battere forte per la paura e per l’amore che provo per quel ragazzo. Un rumore improvviso e familiare spaventa entrambi, i passi di quel mostro si stanno avvicinando, il nostro tempo sta per scadere, i pochi minuti che possiamo passare in nostra compagnia ormai si possono leggere sul palmo di una mano. D’istinto il ragazzo mi tira a sé e mi stringe tra le sue braccia come per proteggermi, si sarebbe fatto avanti al posto mio, e per quanto mi potrei opporre, lui non avrebbe sentito alcuna ragione. Mi amava, e questo amore lo avrebbe portato a fare qualsiasi cosa per me. Poso una mano sul suo petto.
-Non farlo, te ne prego, non finirà per niente bene.- sussurro tra un singhiozzo e l’altro –Non voglio perderti.- anche se non riesco a vederlo, percepisco un sorriso farsi strada sulle sue labbra, poi posa la sua mano sopra la mia.
-Questa cosa che riesci a leggere me e i miei sentimenti in certe occasioni non è proprio la cosa migliore.- per quanto tenti di sembrare tranquillo e scherzoso, nella sua voce sento una lieve nota di preoccupazione, di paura. Anche lui sa benissimo cosa accadrà. Toglie la mia mano dal suo petto e mi stringe di nuovo a sé, una mano pronta sull’elsa della spada. Ancora quei passi, sempre più vicini. Possiamo sperare nel perdono, che possa comprendere le nostre azioni, ma lo conosciamo bene, e non è altro che un mostro. Ormai possiamo sentire il suo respiro. Mi giro verso il ragazzo e prendendogli il viso tra le mani ancora tremanti gli do un bacio a fior di labbra. Quando mi allontano dal suo viso e apro gli occhi, riesco finalmente a vederlo in viso.
-Ti amo, Taemin.- e in un secondo un rumore simile ad una belva che ringhiava ci fa trasalire.

Mi sveglio spaventata ed agitata, come quando si sogna di cadere nel vuoto. La prima cosa che faccio è andare in cucina a prendere un bicchiere di acqua, poi cerco di ripensare al sogno che ho appena fatto, e la cosa strana è che me lo ricordo perfettamente, non come i sogni normali ai quali più pensi e più dettagli inizi a dimenticare. È indiscutibile, il ragazzo del sogno era Taemin, uguale in tutto tranne che nei vestiti, nel sogno erano di un’epoca passata, e non di pochi anni, ricordo addirittura che portava con sé una spada. Scuoto la testa e guardo l’ora, sono le tre di notte. Probabilmente il bacio di ieri sera mi ha condizionato un po’, non è la prima volta che sogno qualcosa riguardante ciò che mi è successo il giorno stesso. Non devo iniziare a farmi strane idee, in fondo i sogni sono solo sogni. bevo un altro bicchiere di acqua e torno in camera, domani devo assolutamente trovare qualcosa per il giornale, o il signor Kim potrebbe sul serio decidere di licenziarmi. Prima di rimettermi sotto le coperte, apro un po’ la finestra per far entrare un po’ di aria fresca, nonostante sia autunno e io dorma con il pigiama pesante e il piumone più grande che ho, piuttosto che svestirmi o togliere coperte preferisco aprire la finestra.

-Guardate che soave fanciulla abbiamo qua.- riconosco la voce e mi armo del mio sorriso più malizioso prima di voltarmi appoggiandomi con i gomiti sul bancone in legno.
-Buonasera, lei e i suoi compari desiderate qualcosa da bere?- stringendo appena le braccia faccio in modo che lo sguardo del ragazzo scenda dal mio viso verso il mio decolté. Trucchetto che funziona con qualsiasi uomo.
-Da quando il locandiere ha deciso di offrire questa mansione a ragazze così carine? È la prima volta che ti vedo qui.- il ragazzo prende posto su uno degli sgabelli davanti al bancone.
-Sono arrivata da poco. Vedendomi in difficoltà il locandiere ha deciso di aiutarmi.- sorrido e preparo le bevande –Sarebbe bello incontrare più spesso giovani uomini disposti ad aiutare una fanciulla in difficoltà.- poggio i vari bicchieri davanti ad ognuno.
-Tu sei una ragazza fortunata, aiutare le fanciulle in pericolo è la mia specialità.- il ragazzo prende un lungo sorso per poi poggiare quasi brutalmente di nuovo il bicchiere –Potrei mostrarle un po’ il posto, così da orientarsi meglio.- dice con tono di voce più basso. Preso all’amo.
-Peccato che la locanda chiuda così tardi la notte.- dico sospirando e alzando le spalle –Penso che abbiate di meglio da fare. In più non posso lasciare la locanda, visto che è l’unico posto in cui posso dormire per il momento.-
-Non c’è alcun problema, posso ospitarti da me. Non so se lo hai notato il castello alla fine del bosco, ma quella è la mia dimora.- lo so bene, e come so che farai di tutto per portarmi sotto le tue lenzuola, stai certo che io farò di tutto per non andarmene a mani vuote.
-Ma è sicuro che non le crei disturbo? Non mi conosce nemmeno.- ridacchio, ormai è fatta.
-Penso che troveremo il modo per conoscerci meglio.- il suo sorrisino dice tutto, si possono leggere benissimo quali sono le sue intenzioni, cosa vuole farne di me, o meglio del mio corpo. Ciò che non sa è quello che ho intenzione di fare io –Intanto mi presento, io sono il conte Kim Jonghyun.-

Il suono della sveglia interrompe il mio sonno. Per quanto fosse stato un sogno normale, soprattutto rispetto al primo in cui ricordo chiaramente il viso di Taemin, anche questo mi ha lasciato una strana sensazione, come un brutto presentimento. Per di più il viso di quel ragazzo, Kim Jonghyun, mi sembra familiare pur sapendo di non averlo mai visto. Scuoto la testa per l’ennesima volta, non devo lasciarmi influenzare da certe cose, sono solo sogni.
Mi do una lavata veloce, mi armo di blocchetto e penna, pronta per partire alla ricerca di notizie, anche se so già che non sarà facile. Potrei chiedere ai miei colleghi se hanno trovato qualcosa, e tra Minho e Yoona preferisco di gran lunga chiamare quest’ultima, difficilmente chiamerò o rivedrò Minho di mia spontanea volontà, ancora non mi è andato giù il suo scherzetto di quella sera. Premo il tasto della chiamata e sento il telefono squillare a vuoto. Provo a richiamarla ma ancora nulla, forse la sorellina le ha nascosto il telefono per dispetto. Ridacchio tra me e me ed esco di casa con i migliori propositi, i quali cesseranno di esistere nel momento in cui mi accorgo che per strada non c’è nessuno. Capisco che sia domenica, ma un deserto del genere mi sembra un po’ esagerato, ogni tanto incrocio qualche ragazzo o donne adulte, alcuni vecchietti seduti al bar a giocare a carte mi guardano come sorpresi di vedermi, come se non dovessi essere qui. Un flash momentaneo mi fa ricordare la nonna di Yoona e non so perché mi aspetto che possa spuntare dal nulla per lanciarmi qualche maledizione o cose così, invece trovo un’altra persona.
-Ragazza, ti consiglio di tornare a casa e rimanerci.- mi dice il signore anziano che avevo incontrato davanti alla casa della famiglia Kang.
-Perché, è successo qualcosa? Come mai per strada c’è così poca gente?- chiedo un po’ allarmata, forse è proprio questa la notizia che stavo cercando, o meglio che ha trovato me.
-Le persone che vivono in questo paese da molto tempo si può dire che siano superstiziose, e qualcosa nelle mie ossa mi dice che quest’anno più degli scorsi.- lo ascolto non sapendo se prenderlo sul serio o se annuire semplicemente come se mi raccontasse una storiella –Oggi è il ventuno di Ottobre.-
-Il giorno in cui si ricordano le fanciulle che venivano uccise misteriosamente la notte del loro ventiduesimo compleanno.- il signore annuisce –Ma quello è un fatto accaduto molto tempo fa, e in ogni caso dovrebbero rimanere chiuse in casa solo le ragazze di ventuno anni, mentre vedo che un po’ tutte le ragazze abbiano deciso di non uscire.- puntualizzo razionalmente, ma una piccola parte del mio cervello si sveglia.
-E tu quanti anni hai?- mi chiede all’improvviso.
-Ventuno.- cade il silenzio e il signore si allontana senza aggiungere nulla. Rifletto un attimo sulle varie informazioni che ho immagazzinato in queste settimane, e quella piccola parte di cervello che si era svegliata prima, ora mi sta dicendo di provare a collegare le due storie, quella delle fanciulle uccise e quella del fratello maggiore della famiglia nobile. Yoona aveva detto che i media le avevano collegate solo per attirare turisti, che in realtà quella della famiglia nobile era solamente una favola come un’altra per spaventare i bambini che non facevano i bravi, ma allora mi chiedo perché non ci sia alcun dato sulla famiglia che veramente ha abitato in quella casa. Sembra essere scomparsa nel nulla, e ciò sembra ancora più strano, come se avessero voluto nascondere qualcosa. Per saperne di più di sicuro devo sentire Yoona, è stata lei la prima a darmi informazioni certe su tutta questa storia. Prendo di nuovo il telefono per chiamarla ma ancora non risponde, richiamo ma ancora nulla, così cambio numero.
-Pronto?-
-Pronto, Minho sono Taei.- rispondo decisa, con un tono anche un po’ seccato, non ho proprio voglia al momento di sentirlo, ma la situazione mi sta spaventando.
-Buongiorno Taei, a cosa devo questa piacevole chiamata?- dal suo tono sento che sta sorridendo e ciò mi da sui nervi.
-Piacevole lo sarà per te, non ti avrei mai chiamato se non fosse per un’emergenza. Per caso hai sentito o visto Yoona?- chiedo stizzita.
-Scusa tanto se almeno io cerco di essere amichevole. Comunque non ne ho la minima idea, non l’ho né sentita né vista, e da quella che so in questo periodo dell’anno deve sempre combattere con sua nonna per uscire, sai le sue fissazioni con le leggende, in particolare con la storia delle ragazze morte. È oggi il giorno in cui si ricordano, giusto?- una brutta sensazione mi lancia un brivido per tutta la spina dorsale.
-Ho capito, grazie Minho, ci si vede domani a lavoro.- e senza nemmeno aspettare una risposta riattacco il telefono.
Cerco una cabina telefonica nei paraggi e preso l’elenco cerco il numero di casa di Yoona, a rispondere è come l’ultima volta la sua sorellina minore, la quale poi passa il telefono alla madre. Le chiedo se per caso sa dove si trovi Yoona e cordialmente mi risponde che è solo andata a fare delle commissioni e nel momento in cui varca la soglia di casa me la passa al telefono.
-Pronto, Taei? Come mai mi chiami a casa?-
-Ho provato a chiamarti un paio di volte sul cellulare ma non rispondevi, suonava libero e poi andava in segreteria telefonica.- sento dei rumori dall’altra parte della cornetta, probabilmente era Yoona che cercava il telefono nella borsa.
-Che idiota che sono! Scusami Taei, avevo il telefono in silenzioso e non l’ho proprio sentito. Spero non ti sia preoccupata troppo.-
-Tranquilla, pensavo che la tua sorellina te lo avesse nascosto.- ridacchio appena –Senti, non è che potremmo vederci? Ho bisogno di alcuni chiarimenti.- senza volerlo il mio tono di voce cambia.
-Certo, su cosa?-
-Sulla leggenda del nobile che era stato tramutato in mostro. Ti va bene tra una decina di minuti davanti all’ufficio?-
-Va bene, ma, Taei, mi sembri un po’ strana. È tutto ok?- dal suo tono capisco che è lievemente preoccupata.
-Tutto ok Yoona, sai che la mia curiosità è tanta. A tra poco.- fingendo una risatina riattacco e mi incammino velocemente verso l’edificio dove lavoriamo ritrovandomici davanti dopo pochi minuti. Aspetto con impazienza di vedere Yoona arrivare. Controllo frequentemente l’orologio notando quanto lentamente scorra il tempo, mentre quel brutto presentimento si fa sentire sempre con più insistenza. È ancora sera presto, ma essendo autunno inoltrato il cielo è già buio, e uno dei lampioni non tarda a creare un’atmosfera più che inquietante spegnendosi ogni tanto. Comincio a fare avanti e indietro sul marciapiede quando un urlo agghiacciante mi fa accapponare la pelle. In un primo momento mi paralizzo, incapace di muovere un solo muscolo a causa della paura, poi mi giro piano nella direzione dalla quale ho sentito provenire l’urlo, e vedere un vicolo buio pesto non mi rasserena per nulla. Faccio un passo avanti e vedo una sagoma nera apparentemente familiare alzarsi dal terreno e piano venire verso di me. Mi si raggela il sangue nelle vene e di nuovo mi blocco fissandogli il viso completamente nero, non riesco nemmeno a distinguere naso, occhi e bocca. Non momento in cui sta finalmente per arrivare sotto la luce del lampione, questo si spegne spaventandomi e la figura fugge via scomparendo nell’ombra. Con le mani tremanti prendo il telefono e accendo la luce del flash come torcia per vedere dove è andata a finire quella strana sagoma nera, ma ciò che vedo mi terrorizza facendomi urlare come non avevo mai fatto prima.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo ***


Il ribrezzo, la scena che mi si presenta davanti mi lascia senza fiato in gola per poter urlare per il trauma, per quanto voglia distogliere lo sguardo, i miei occhi non danno segno di vita, rimangono incollati a guardare quella mostruosità. Sento di dover chiamare qualcuno, ma le mie mani non vogliono muoversi, e non saprei nemmeno chi chiamare se non la polizia, ma a parer mio nemmeno loro saprebbero cosa fare, non potrebbero fare nulla. Per terra davanti a me, in una pozza di sangue che si stava allargando a vista d’occhio, la figura ormai senza vita di Yoona fissava ad occhi sgranati e spenti il piccolo pezzo di cielo attorniato dalle mura del vicolo, la pelle sta già perdendo il suo tono di colore, gli arti in posizioni del tutto innaturali, la gola completamente squarciata. Qualcosa l’aveva attaccata, e un presentimento mi dice che quella figura nera non era certo lì per aiutarla o soccorrerla. Però ora non è il momento di correre a cercarla, piuttosto chiamo la polizia, almeno avrebbero spostato il corpo e avvisato la famiglia, io non ne avrei avuto il coraggio. Mentre chiamo mi immagino già tutte le domande con le quali mi tartasseranno, vorranno sapere ogni minimo dettaglio, e di sicuro subito mi crederanno la colpevole, ma una volta vista la sua gola avrebbero capito che si stavano sbagliando. Per fortuna arrivano abbastanza velocemente, mi fanno le loro domande scontate e poi pensano al corpo. Non appena mi lasciano libera mi incammino verso casa, ora mi pento di non essere uscita in macchina, dopo una scena del genere, una passeggiata al buio per strade decisamente non trafficate non è proprio l’ideale. Per lo meno i lampioni funzionano, ma il vento che muove le foglie degli alberi e dei cespugli rende il tutto decisamente più inquietante, per non parlare di questa strana sensazione, come se ci fosse qualcuno ad osservarmi. Per quanto sia la cosa più sbagliata da fare, mi fermo sotto un lampione e mi guardo attorno, ovviamente ciò che vedo è il nulla. Torno per la mia strada ma niente, questa sensazione non ha intenzione di andarsene. Ormai sono quasi a casa, prendo le chiavi dalla borsa, ma uno dei portachiavi si impiglia nella zip e cadono per terra, così mi abbasso per raccoglierle. Nel momento in cui alzo lo sguardo vedo due occhi rossi osservarmi da un cespuglio. Sto per urlare quando una mano mi picchietta sulla spalla facendomi rizzare in piedi e urlare per tutt’altro spavento.
-Oddio scusami, non era mia intenzione spaventarti.-
-Taemin.- tiro un sospiro di sollievo e mi giro verso il cespuglio, gli occhi sono spariti insieme a quella strana sensazione –Non ti preoccupare, tutto a posto.- mi giro verso di lui cercando di sorridere.
-Sei sicura di stare bene? Mi sembri alquanto scossa.- abbassa gli occhi –Ho saputo di Yoona.- quella notizia mi confonde un po’. Come può avere già notizie di Yoona se la tragedia è successa poco tempo fa? Probabilmente non hanno ancora avvisato nemmeno la famiglia. Ma prima che possa chiedergli spiegazioni, Taemin mi tira a sé e mi abbraccia. Subito sento un calore familiare, rassicurante, un calore che mi fa sentire protetta da qualsiasi cosa. Lo sento sfiorarmi, invadermi e scavarmi più in profondità nella mia anima, come se quello fosse il posto a lui destinato fin dall’inizio di tutto. Mi penetra nelle ossa, ormai è parte di me, o forse lo era sempre stato, e come prima si è impossessato di me, ora torna indietro, lasciandomi vuota, fredda. Quel calore aveva bisogno di me, e io ora avevo bisogno di esso. Un brivido mi attraversa la spina dorsale e in un secondo mi tornano alla mente le stesse scene del primo sogno, gli stessi sentimenti e le stesse sensazioni. La paura, il bisogno, l’amore, tutte mischiate in un'unica immagine, quella di Taemin.
-Non dovresti essere qui.- mi sussurra piano nell’orecchio –Sei in pericolo qui.- in quell’istante torno in me. Non capisco cosa mi sia preso. Guardo Taemin e noto con non poco timore che il colore dei suoi occhi non è più castano scuro, ma ora sono rossi. Lo spingo via allontanandolo da me.
-Chi sei tu? Cosa vuoi da me?- sento il cuore battere più del normale, la mente piano si riempie di qualsiasi pensiero possibile, collegando gli occhi di Taemin a quelli visti poco prima dietro il cespuglio, ripensando a cosa era accaduto a Yoona. C’è una sola spiegazione possibile se sa già di Yoona, lui era presente. Ma non ha alcun senso.
-Taei, calmati.- la sua voce mi distoglie da tutte quelle teorie –Sei ancora scossa da quello che hai visto, hai bisogno di riposare.- e con delicatezza mi porge la mano. Senza esitazione gli affido la mia, come se lo avessi già fatto in passato. Taemin mi prende le chiavi di mano e apre la porta di casa mia, mi accompagna in camera mia facendomi stendere sul letto per poi sparire oltre l’uscio della camera. Ancora un volta la mia mente non riesce a capire, ma questa volta non concepisce la natura delle mie azioni, il perché, nonostante avessi chiaramente visto che gli occhi di Taemin erano rossi, io gli abbia comunque preso la mano e fatto entrare in casa mia. Poco dopo lo vedo ritornare in camera con una tazza in mano.
-Bevi, è latte caldo con un po’ di miele, ti aiuterà a dormire.- mi porge la tazza e senza dire nulla inizio a bere finendo tutto in un sorso –Ora riposa, vedrai che domani sarà molto meglio.- riprende la tazza vuota e spegne la luce –Se hai bisogno non farti problemi e chiamami.- e sento i suoi passi mentre se ne va chiudendo la porta d’entrata.
Piano chiudo gli occhi e cullata dal buio e dal silenzio cado in sonno profondo, sicuro.

-Prego, vieni avanti.- Jonghyun mi tiene la porta aperta –Benvenuta nella mia umile dimora.- esordisce con un sorrisetto più che compiaciuto.
-Umile?- come entro dalla porta un immenso atrio mi si presenta davanti sovrastato da un possente lampadario che pende dal soffitto pienamente affrescato –La camera dove mi tocca dormire è umile, questo è un castello vero e proprio.-
-Se vuoi puoi rimanere qua, sarai mia ospite..- Jonghyun mi si avvicina, mi crede sul serio così ingenua, ma qui l’ingenuo è soltanto lui.
-Non posso accettare, mi sentirei a disagio ad essere l’eterna ospite senza dare alcun contributo.- lo guardo negli occhi, e come mi aspettavo legge perfettamente tra le righe. Peccato non sappia che una volta dopo averlo accontentato, a sua insaputa me ne sarei andata con parte della sua ricchezza.
-Forse qualcosa per me potresti farlo.- mi cinge la vita con un braccio avvicinandomi a lui. Purtroppo quando il tutto sembrava farsi più divertente, si sente una persona in lontananza schiarirsi la gola.
-Jonghyun, non pensi che avere certi comportamenti in luoghi comuni dell’abitazione sia di poco pudore? E se ti avessero visto i nostri genitori?- vedo Jonghyun alzare lo sguardo al cielo sbuffando, poi si gira verso le scale imponenti che portavano al piano di sopra.
-Loro sono di sicuro nella loro stanza a riposare, cosa che dovresti fare anche tu, vista l’ora tarda.- mi sporgo oltre la sua spalla per vedere di chi è quella voce e vedo Taemin scendere le scale. Non capisco perché, ma il mio cuore sembra essersi fermato per un istante, i miei occhi si sono come incollati ai suoi –Sei rimasto alzato solo per rovinarmi la serata?- l’astio da parte di Jonghyun nei confronti di Taemin è più che visibile.
-So benissimo quali sono le tue intenzioni e fidati che non sono per niente interessato nel rovinarti un soave momento di puro piacere carnale.- Taemin fa un piccolo sorrisino e poi mi guarda –Anche se vedendo la fanciulla in questione credo sia un tale spreco usufruire del suo corpo senza nessun legame sentimentale.- ora il sorriso che mi rivolge è decisamente più dolce –Piacere.- mi prende la mano lasciando un piccolo bacio sul dorso –Sono Taemin, il fratello minore di Jonghyun.- la sua voce suona più dolce di qualsiasi melodia io abbia mai sentito, mi accarezza le orecchie con quel suo suono delicato.
-Fratellastro.- Jonghyun interrompe la magia con un tono più che schifato.

Richiamata dal suono della sveglia apro gli occhi lasciando alla memoria quel sogno così strano. Vado in bagno e guardandomi allo specchio noto come il mio viso riflette ancora lo shock della scena raccapricciante della quale sono stata spettatrice. Cerco di lavare via quell’espressione e come scendo in cucina sento lo stomaco più chiuso che mai. Finisco di vestirmi e vado in ufficio senza aver toccato cibo, sento che se provassi a mandare giù qualcosa, tornerebbe su nel giro di pochi minuti.
Il clima in ufficio è teso, triste, la notizia era ormai arrivata a tutti in paese. Alcuni dei miei colleghi mi si avvicinano lievemente preoccupati per me, mi chiedono se voglio qualcosa di caldo e al mio rifiuto sento la loro preoccupazione salire.
-Ragazzi.- Kibum richiama la nostra attenzione, lo sguardo basso con un’espressione giù di morale –Volevo parlarvi per qualche minuto di ciò che è successo questa notte. Noi tutti conoscevamo bene Yoona, il più delle volte era lei a riportare il buon umore in ufficio con la sua immensa allegria. Quella di questa notte è stata una brutta perdita, e mi dispiace che tu abbia assistito ad un gesto così crudele e macabro Taei.- Kibum si gira verso di me –Ora non vi sto parlando come capo dell’ufficio, ma come amico di Yoona, e volevo proporvi di dedicare il prossimo numero del giornale a lei.- un leggero brusio di assenso si alza nella stanza, è un pensiero molto carino, un modo come un altro per ricordare gli aspetti migliori di quella povera ragazza –Ho parlato prima con sua madre, e ha detto che le farà più che piacere fornirci del materiale, aneddoti divertenti, foto. Conto sul vostro impegno.- e con un sorriso malinconico ci esorta a tornare al lavoro, ma non tutti –Taei, potresti venire un secondo nel mio ufficio?- senza chiedermi nulla, mi alzo dalla mia scrivania e seguo Kibum nel suo ufficio –Per favore, siediti.- mi scosta la sedia –Volevo chiederti se te la sentivi di occuparti dell’incidente. Capisco che chiederlo a te è da veri mostri, sarai ancora devastata per quella scena orribile, però sei quella che ne sa di più avendo purtroppo assistito. Naturalmente se non te la senti va benissimo.-
-Lo farò.- rispondo un po’ fredda ma motivata –Scoprirò più che posso. Ha ragione, io sono quella che ne sa di più perciò farò del mio meglio per fare giustizia a Yoona.-
-Buona fortuna Taei, e se non dovessi riuscire a proseguire non sentirti in obbligo.- mi dice Kibum con voce rassicurante. Mi alzo e dopo aver fatto un inchino per congedarmi esco dal suo ufficio diretta alla mia scrivania per prendere le mie cose.
-Cosa fai? Dove stai andando così di fretta?- mi chiede Minho distogliendo lo sguardo dal suo compiuter.
-Devo scoprire la verità, e solo io posso farlo.- e senza dare altre spiegazioni prendo il mio computer e la mia borsa per poi uscire.

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo ***


Possono dirmi tutto quello che vogliono, ma ormai la pensavo anche io come gli anziani del paese. C’era qualcosa, è stato un mostro ad uccidere Yoona, ed io lo avrei trovato. Ora è diventata ancora più personale, sento che quella cosa si era imbattuta in Yoona, ma che la sua vera preda sarei dovuta essere io. Torno il più in fretta possibile a casa a recuperare gli appunti sulla mia ricerca e cerco velocemente il nome di Kang Pyongga sull’elenco telefonico e lo chiamo chiedendogli se era possibile un incontro per un’intervista. Mi scrivo l’indirizzo e torno in strada sulla mia moto in cerca della sua casa. Avendo scritto un libro sulle leggende di questo paesino sperduto, Kang Pyongga mi avrebbe aiutato a capire quale genere di creatura minacciava le giovani ragazze del paese.
Una volta arrivata a casa sua, un signore abbastanza anziano gentilmente mi fa entrare e mi offre qualcosa da bere.
-Per prima cosa voglio scusarmi con lei, probabilmente il motivo per il quale l’ho chiamata non è lo stesso che pensa lei.- chiarisco subito abbassando il capo.
-Sei qui per l’incidente della ragazza, non è vero?- alzo lo sguardò con aria sorpresa –Probabilmente avendo letto il mio libro hai pensato che io potessi saperne qualcosa, ma quelle che ho scritto erano solo leggende, non c’era nulla di vero.-
-Ma io l’ho visto.- e in un secondo, con quelle poche e semplici parole riesco ad ottenere la sua completa attenzione –Io ero lì quando la ragazza è stata uccisa, ho visto il suo corpo senza vita. Ho intravisto colui il quale ha commesso l’omicidio, e non era umano. La prego di non credermi pazza, la supplico di aiutarmi.- mi inginocchio davanti a lui. So che la probabilità che chiami la polizia e mi faccia rinchiudere in qualche manicomio è alta, ma una volta nella vita bisogna rischiare.
-Ragazza, alzati. Non so cosa tu abbia visto- stringo i pugni sapendo di aver azzardato troppo –perché io non sono mai riuscito a vederlo chiaramente.- alzo di nuovo lo sguardo –Se ho scritto quel libro era solo perché so bene che se avessi denunciato l’esistenza di un mostro che viveva nel bosco mi avrebbero preso per matto, allora ho scritto tutto sotto forma di leggenda. Posso dirti con certezza che un mostro c’è, e si nasconde nell’oscurità. Molti anni fa lo stesso incidente che è capitato alla tua amica è accaduto anche alla mia giovane moglie. Quando la trovai nel nostro letto con la gola squarciata ormai priva di vita, ricordo di aver sentito qualcosa muoversi alle mie spalle nell’ombra.-
-Proprio come me, quando ho sentito l’urlo della mia amica sono corsa da lei e dopo aver visto il cadavere ho visto questa figura nera. Anche se non sembrava nascondersi, anzi, sembrava avanzare verso di me.-
-Molti dicono che la storia della famiglia nobile della casa nel bosco sia stata creata solo per attirare turisti interessati alle leggende macabre e vicende del genere, ma se ci pensi bene la leggenda dice che il fratello maggiore non era morto, si era tramutato nella bestia che era.-
-Lei crede che possano essere collegate?- chiedo non credendo al fatto che finalmente ho trovato una pista e non un vicolo cieco.
-Questo non posso dirlo con sicurezza, qualsiasi documento riguardante tale casa è andato perduto, non si sa se ci abbia veramente abitato una qualche famiglia. Oppure i discendenti non ne volevano sapere di tutta questa storia e hanno fatto perdere le loro tracce e quelle degli antenati. Qualsiasi ipotesi è più che plausibile, ma il tutto rimane nel mistero. Di una cosa sono sicuro, in quella casa c’è qualcosa, qualche indizio. In questo paese sono molto superstiziosi e quindi nessuno ci va, soprattutto da quando molti anni fa una due bambini sono entrati e il fratello maggiore è morto, mentre la sorellina si dice sia impazzita, sosteneva di aver visto un mostro uccidere il fratello.- a quelle parole cerco con tutte le mie forze di non ricadere in quel bruttissimo periodo. C’è ancora chi si ricorda la storia mia e di Onew.
-Vorrà dire che dovrò risalire alla radice di tutto ed andare in quella casa.- mi alzo sistemando i vestiti –La ringrazio dell’aiuto.- gli porgo la mano e gliela stringo.
-Vedi di fare attenzione. Se da come mi hai detto quella creatura non è scappata quando ti ha visto, può essere che la vittima di quella sera non doveva essere quella ragazza, ma te.- rimango per qualche secondo immobile soppesando ogni parola. È possibile che quella creatura voglia finire ciò che ha cominciato anni fa. Faccio un piccolo inchino con la testa e poi esco. Devo scoprire la verità, costi quel che costi.
Non faccio in tempo a tornare a casa per fare mente locale su come organizzarmi per la spedizione solitaria verso quel castello maledetto, che sento il campanello suonare. Curiosa e un po’ infastidita vado ad aprire.
-Taemin? Come mai sei qui?-
-Ieri sera mi eri sembrata più scossa di quanto immaginassi, così sono venuto a vedere se stavi meglio.- mi volge un sorrisetto dolce –Spero solo di non sembrarti troppo invadente, ma sono sul serio preoccupato per te.-
-Non devi, sto benissimo.- sorrido guardandolo negli occhi, e subito una marea di emozioni e sensazioni mi travolgono. Mi tornano in mente alcune immagini dei sogni fatti nelle ultime notti, un piccolo calore allo stomaco accompagna il ricordo di quel bacio che mi aveva dato dopo l’uscita a cena. D’istinto mi porto la mano sul ventre, gesto che Taemin nota.
-Lo senti anche tu?- mi chiede con uno sguardo di speranza. Non trovando più la voce gli rispondo con gli occhi, anche se non ho la minima idea del perché mi senta così, e soprattutto perché anche lui si senta così –So che sto sbagliando.- piano lo vedo avvicinarsi a me, la distanza tra i nostri visi è sempre meno, una sua mano si posa leggera ma sicura sul mio collo –Ma è più forte di me.- in un attimo le sue labbra sono ancora una volta sulle mie, posso sentire di nuovo il loro calore, la loro morbidezza. Priva ormai della mia razionalità mi lascio andare portando le braccia attorno al suo collo. Chiudo la porta e subito Taemin mi ci fa appoggiare di schiena premendo piano col suo corpo, in quell’istante un reset completo cancella qualsiasi altro pensiero dalla mia mente, ora c’è solo Taemin e le sue labbra desiderose di me quanto io lo sono di lui, non riesco più nemmeno a chiedermi il perché mi senta così attratta da lui. Lo sono, ed in questo momento è l’unica cosa che mi importa. Lo voglio come mai ho voluto nessuno, è un desiderio che mi dà le vertigini, e sento che per lui è lo stesso, questa volta quella strana magia che avevo sentito durante il nostro primo bacio la sentiamo entrambi. Piano le labbra di Taemin si postano verso la mia guancia per poi scendere piano, la sua mano ancora salda sul mio collo. Lascia una piccola scia di baci fino ad arrivare al collo, dove si sofferma bisognoso della mia carne. Ciò che si può chiamare autocontrollo aveva ormai lasciato il posto alla passione, ad un desiderio che sento già mio da tempo. Delle scariche mi attraversano la spina dorsale nel momento in cui sento i denti di Taemin sfiorarmi la pelle del collo, d’istinto mi stringo a lui come se lo stessi supplicando di darmi di più, richiesta che viene accettata quando i morsi si fanno appena più forti e profondi. Quella mano che è sul mio collo da prima mi sostiene lasciando così che mi offra al suo desiderio. Poi un piccolo lamento di dolore sfugge dalle mie labbra e d’un tratto Taemin si ferma.
-Non- faccio per chiedergli di non fermarsi ma lui mi interrompe con uno sguardo di terrore. Senza dire nulla esce chiudendosi la porta alle spalle, lasciandomi ancora una volta confusa, col dubbio che in realtà tutte quelle emozioni le stessi provando solo che io. Ancora una volta mi ritrovo con la schiena alla porta e una mano dove le sue labbra si erano posate sentendo uno strano calore. Mi guardo la mano e vedo del liquido rosso. In fretta cerco uno specchio e scopro che quel piccolo lamento di dolore era stato causato dal morso di Taemin.

Sono pronta, ho aspettato che scendesse la notte sapendo in cuor mio di poter trovare più facilmente quel mostro, dubito che si sarebbe fatto vedere alla luce del sole. Prendo un ultimo respiro profondo e con la tracolla in spalla esco di casa. Proprio come la notte della morte di Yoona, l’atmosfera attorno a me è inquietante, quasi macabra, metà dei lampioni sono spenti, e ogni tanto qualcuno di quegli accesi dà qualche colpo ad intermittenza, ma non mi lascerò spaventare da così poco, sono decisa a trovare quella bestia. Provo di nuovo la sensazione che qualcuno mi stia osservando, con circospezione mi giro per controllare aspettandomi di rivedere quegli occhi rossi che avevo visto la sera prima tra i cespugli, e che poi ho rivisto al posto dei meravigliosi occhi castani di Taemin. Scuoto la testa tornando per la mia strada, ci sono troppe coincidenze per essere chiamate tali, e l’unico modo che ho per scoprire la verità è vederla con i miei occhi andando in quella casa abbandonata, anche se ormai inizio ad dubitare anche che possa essere effettivamente vuota. Tutto era iniziato in quella casa, e ora sentivo che sarebbe finto proprio li. Arrivata ai piedi del bosco prendo l’ennesimo respiro e mi inoltro tenendomi ben stretta la tracolla. Ho portato con me il blocchetto degli appunti con la penna, nel caso la mia immaginazione si fosse spinta un po’ troppo in là, ma anche una piccola mazza da baseball per un disperato tentativo di autodifesa se ne ce sarebbe stato il bisogno, per quanto abbia la sensazione che un bastoncino di legno potesse servirmi contro la creatura dalla quale stavo per andare.
Con la torcia del telefono cerco di farmi luce fra gli alberi schivando i loro rami, ma dopo pochi passi la luce si spegne e il telefono mi abbandona, perché come una stupida non avevo messo in carica il telefono, e ora mi tocca pregare che i miei occhi si abituino in velocità al buio e di riuscire a schivare almeno i rami più pericolosi. Le foglie cadute sul terreno scrocchiavano ad ogni mio passo rendendomi sempre più inquieta, alcuni rami più piccoli mi sfioravano le braccia e le gambe alle volte incastrandosi col tessuto. In lontananza riesco a vedere parte del castello e stringendo i pugni aumento il passo per arrivare il prima possibile, la mano pronta sul manico della mazza, e come un avvertimento, un ramo che non avevo visto mi si incastra nella manica strappandomi il tessuto. Imperterrita proseguo verso i cancelli imponenti pieni di rampicanti ormai secchi, entro nel giardino che precede l’entrata del castello e cercando di appellarmi a qualsiasi mio senso per percepire anche il minimo accenno di pericolo arrivo sul pianerottolo. Come anni fa la porta è aperta e la luce debole della luna illumina a malapena l’interno. Con cautela mi affaccio all’entrata, ma d’improvviso sento qualcosa strattonarmi la maglietta per tirarmi indietro ed allontanarmi, qualcuno non vuole che io entri.
-Lasciami!- urlo e chiudendo gli occhi timorosa di quello che mi sarei potuta trovare davanti inizio a dimenare le mani sperando di colpire alla cieca chiunque mi stesse trattenendo. Dopo pochi tentativi a vuoto sento la mia mano colpire un corpo solido e un lamento.
-Che diavolo Taei! Certo che come sei cresciuta in questi anni è cresciuta anche la tua forza. Ti sembra il modo di colpire il tuo fratellastro?- in un attimo sgrano gli occhi e mi giro di scatto.
-Onew!-





Buongiorno a tutti! Intanto inizio con lo scusarmi per il ritardo! Sono immensamente spiacente! Il problema è che ultimamente sono impegnatissima e non riesco a trovare molto tempo per scrivere, infatti il prossimo capitolo l'ho iniziato ma non concluso... Vi chiedo un po' di pazienza e mi scuso di nuovo! Prendetela come un'ulteriore suspance visto tutto quello che sta succedendo! Spero di non farvi attendere troppo tra un capitolo e l'altro e che continuiate a seguire questa storia! Un bacio e un grazie a tutti! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo ***


-Onew!- in un attimo mi ritrovo con le braccia attorno al collo del ragazzo caduto a terra, sto abbracciando mio fratello maggiore. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, avrei tantissime cose da dirgli, ma riesco solo a piangere e a sfogare tutta la tristezza che mi ero tenuta dentro a causa della terapia e dello shock. Piano anche lui ricambia il mio abbraccio accarezzandomi la schiena.
-Su su, sono qui Taei.- sussurra dolce sospirando. Qui, è qui. Spingendolo di nuovo salto in piedi allontanandomi.
-Come è possibile?- mi porto le mani tra i capelli iniziando a ragionare su come la sua presenza li fosse più che errata –Non può essere, tu sei morto. Invece sei qui davanti a me, ti ho colpito perciò esisti sul serio. Sono passati anni, sei cambiato. come faccio a sapere che sei veramente te? Insomma, sei cresciuto e non ti ho più visto, non dovrei riconoscerti e invece so perfettamente che sei te.- cammino in tondo continuando a parlare come una macchinetta, incapace di capire cosa stesse succedendo –Ma io ti ho visto quella notte, eri pieno di sangue, e la tua gola era squarciata.- il solo ricordo mi fa rabbrividire, ormai quella notte era stata archiviata nel posto più remoto della mia memoria, era stata sigillata e più volte avevo cercato di ricordare senza alcun risultato. Ora sta ritornando più vivida che mai, le immagini come anche le emozioni. Dopo essersi alzato, Onew mi si avvicina e mi prende per le spalle guardandomi negli occhi.
-Taei, prima di tutto devi calmarti. È vero, io non dovrei essere qui, ma come vedi ci sono, in carne ed ossa. E prima che tu possa pensare qualsiasi strana ipotesi ti dico che tutto quello che avevi visto quella notte non era solo un’illusione.- ai suoi occhi probabilmente sembro un agnellino che si è ritrovato nella tana del lupo, avevo gli occhi sgranati e la bocca spalancata, il respiro pesante e tremavo.
-Cosa sta succedendo?- gli chiedo con un filo di voce. Forse sono impazzita del tutto.
-Sei in pericolo qua, te ne devi andare.- il suo sguardo si fa più dolce ma sempre preoccupato –Perché sei tornata? Tu non lo sai, ma in questo modo sei entrata nelle fauci del mostro.- mi avvicino cercando il suo calore –Vattene finché sei ancora in tempo.- Onew mi accarezza i capelli cercando di tranquillizzarmi nonostante ciò che mi sta dicendo.
-Sono tornata perché volevo scoprire la verità, ma più mi ci avvicino più questa sembra essere solo un brutto sogno. Più i tasselli del tuo incidente si uniscono, più il puzzle mostrare qualcosa di razionalmente impossibile.- scuoto la testa –E il fatto che tu sia qui davanti a me ne è la conferma.- alzo lo sguardo cercando il suo per pregarlo di farmi capire perché tutto ciò che mi circonda sembra appena uscito da un libro macabro di favole. Lui sorride, e il mio cuore si scalda perché nonostante non ci capisca ancora nulla, Onew è qui con me, il mio fratellastro è vivo.
-Piano ti spiegherò ogni cosa, ma prima dobbiamo andarcene.- in fretta Onew mi prende per mano e mi porta verso il bosco.
-Onew, perché sono in pericolo?- ripenso alle sue parole di poco fa –Chi sarebbe il mostro?- attraversiamo il bosco tanto velocemente che non riuscendo a vedere bene a terra, inciampo nella radice di un albero e cadendo un ramo particolarmente basso mi graffia il braccio non tanto superficialmente. Onew mi aiuta subito a rialzarmi.
-Questo non è il momento e assolutamente non è il posto adatto.- lo vedo guardarsi intorno come se avesse paura che qualcuno possa sentirci, o peggio aggredirci. Strappa una striscia di tessuto dalla sua maglia e me la lega attorno alla ferita brontolando qualcosa che non riesco a capire, probabilmente mi stava maledicendo per la mia sbadataggine, poi riprendiamo la nostra strada. Con mi immensa sorpresa, sa bene dove abitavo e una volta davanti alla porta di casa mia si ferma –Partire adesso sarebbe troppo pericoloso, ma finché starai in casa sarai al sicuro.- mi accarezza di nuovo la testa –Domani mattina presto verrò a prenderti e ti riporto a casa. Ora vai a dormire, dai un po’ di riposo a questo povero cervellino.- ridacchia prendendomi in giro.
-Yah.- gli do una piccola sberla sul braccio ridendo –Però mi prometti che domani mi spiegherai tutto?- gli chiedo un po’ spaventata, non so ancora se voglio sapere proprio tutta la verità.
-Buonanotte Taei.- e piano mi spinge dentro chiudendo poi la porta. Avrei ribattuto, ma era stato troppo svelto, come sempre. Subito vado in cucina per bermi un bicchiere di acqua, ne avevo bisogno per risistemare un po’ i pensieri, poi vado in camera e senza nemmeno cambiarmi mi butto rovinosamente sul letto. Onew ha ragione, devo riposare la mente o rischio sul serio di impazzire. Guardo l’ora e vedo che è passata da poco la mezzanotte. Mi infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi.

Ormai è un’eternità che non faccio altro che girarmi e rigirarmi nel letto, non riesco a spiegarmi il perché non prenda sonno. Mi alzo a sedere e mi scompiglio i capelli esasperata, non mi è mai capitato di non riuscire ad addormentarmi, piuttosto sono una ragazza che fa fatica a svegliarsi la mattina senza la sveglia. Mi giro verso l’orologio, sono le due di notte. Mi alzo per andare fino in cucina a prendermi un bicchiere di latte caldo, forse quello mi avrebbe aiutato. Mentre aspetto che il latte si scaldi mi giro verso la finestra, fuori è completamente buio, i lampioni vicino a casa mia devono essersi spenti. Prendo la tazza di latte e torno in camera, bevanda calda e coperte calde sono la combo perfetta per un sonno tranquillo, così poggio un attimo la tazza sul comodino e mi siedo sistemando le coperte sulle gambe. Bevendo volgo lo sguardo verso la finestra a fianco al letto. Quando la mia vista si abitua all’oscurità, scorgo in lontananza la casa abbandonata, non mi ero mai accorta prima d’ora di riuscire a vederla da camera mia. Come se i miei piedi fossero posseduti da qualcosa, mi alzo e mi dirigo verso la finestra a guardare la casa oltre il bosco. Senza pensarci due volte prendo una giacca pesante ed esco di casa. So benissimo che tornando in quella casa disubbidisco ad Onew, ma sono più che convinta che per scoprire la verità l’unico modo sia vederla con i miei occhi, in più non posso essere certa che lui mi dirà tutto, è pur sempre rimasto nell’ombra per tutto questo tempo. Per tutto il tempo mi sembrava che qualcuno mi osservasse, finché non sono arrivata nuovamente davanti alla porta d’entrata, ma questa volta non ci sarebbe stato nessuno ad impedirmi di entrare. Uscendo di fretta mi sono dimenticata di prendere la torcia, perciò accendo la luce del flash del telefono per evitare di inciampare in qualche tappeto o gradino ed entro aprendo la porta a fatica, i cardini sono parecchio arrugginiti. Illumino davanti a me e noto con enorme sorpresa e anche paura, che l’entrata è uguale a quella del sogno. Come è possibile una cosa del genere? Per un saggio dell’università mi ritrovai da dover studiare ricerche e teorie varie sui sogni, quindi so che la nostra mente non è capace di creare immagini dal nulla, che tutto quello che sogniamo, luoghi e persone, li abbiamo realmente visti. Il problema è che io sono sicura di non aver mai oltrepassato la soglia di questa casa quando ero piccola, non ho mai potuto vedere l’ingresso. A passi incerti proseguo e una volta arrivata alle scale, mi fermo illuminando le pareti attorno a me. I candelabri sono pieni di polvere e ragnatele, i quadri raffigurano i volti degli antichi possessori della dimora, ma uno in particolare attira la mia attenzione. D’un tratto mi ricordo il perché il viso di Taemin mi era tanto sentimentale, quando da piccola avevo tentato di entrare, l’unica cosa che ero stata in grado di vedere era il quadro caduto a terra del ritratto di famiglia, e l’unico volto che ero riuscita a vedere era proprio il suo, quello di Taemin.
-Cosa succede?- mi chiedo tra me e me indietreggiando.
-Ancora non lo hai capito?- una voce familiare mi fa trasalire e subito mi giro illuminando i visi di due persone. Di tutti gli incontri che potessi fare, loro due erano gli ultimi che mi sarei mai potuta immaginare.
-Signor Kim, Minho… cosa ci fate voi qui? Mi avete seguita?- chiedo quasi infastidita, non riesco a capire il perché della loro presenza. In più quell’affermazione di Kibum mi aveva innervosita, come se lui avesse sempre saputo fin dall’inizio ciò che io disperatamente cercavo, la verità.
-Sai Taei, ti credevo più sveglia.- Kibum scuote la testa, Minho si limita a rimanere dietro di lui immobile –Sul serio non riesci a collegare tutti i tasselli? E dire che da una ragazza giovane come te mi immaginavo una fantasia più vasta.- ridacchia.
-Di cosa sta parlando? E ripeto, perché siete qui?-
-Per cercare la stessa verità che cerchi tu, con l’unica differenza che con un piccolo tassello in più, io l’ho già trovata.- lo guardo non capendo di cosa stesse parlando –Ti ricordi perché i tuoi genitori hanno deciso di trasferirsi?-
-Perché così sarebbe stato più semplice per me superare il trauma della morte del mio fratellastro.- rispondo subito per poi pentirmene.
-Povera ingenua, vedo che sono riusciti a farti un giusto lavaggio del cervello una vola portata via, o almeno credevano, altrimenti non saresti qui ad indagare.- Kibum si fa improvvisamente più serio –Hanno deciso di trasferirsi perché la psicologa dalla quale andavi, pur sapendo che stava parlando con una bambina che aveva appena avuto un trauma, in qualche modo credette alle tue parole.- continuando a parlare Kibum inizia a girare per la stanza –Iniziò a fare ricerche sull’abitazione, sulla famiglia Kim, ultima proprietaria della casa, e più ci si inoltrava, più agli occhi delle altre persone sembrava aver perso il senno. Iniziarono a darle della pazza, ad emarginarla, finché dei dottori non andarono a prenderla direttamente a casa sua.-
-E questo cosa dovrebbe centrare con te?-
-Quella donna era mia madre.- Kibum mi fulmina con lo sguardo, mentre Minho mi afferra per i polsi portandomi le braccia dietro la schiena –Ora, prova ad immaginare come si è potuto sentire un bambino nel vedere la madre portata via perché ritenuta pazza, a passare ogni giorno a dover occuparsi della casa mentre il padre lavorava, a doversi subire la derisione da parte delle persone e lo sfogo del padre quando tornava a casa ubriaco. So bene che qualsiasi cosa io faccia, non posso cancellare quei giorni orribili, ma se rivelo la verità, se dimostro che mia madre non era impazzita e che aveva ragione, potrò godere della vergogna delle persone.-
-Senti, mi dispiace, e sarei più che felice per te se riuscissi a ricevere le scuse di tutte le persone che hanno contribuito a tutto questo, ma potresti spiegarmi perché mi volete trattenere?- chiedo cercando di liberarmi inutilmente dalla stretta di Minho.
-Ci servono delle prove concrete per poter rivelare la verità, o crederanno che siamo impazziti anche noi, e tu fungi proprio da esca.- mi sussurra all’orecchio Minho divertito per la situazione –Spero arrivi presto, non vedo l’ora di assistere alla sua sconfitta.-
Poco dopo sentiamo un rumore in direzione della scalinata, e in un secondo tutti i candelabri si accendono illuminando la stanza e la figura che era appena apparsa in cima alle scale.
-Ed ecco qui la nostra prova.- un sorriso sghembo si forma sul viso di Kibum mentre guarda Taemin.
-Qualcuno può per favore spiegarmi cosa sta succedendo?- urlo esasperata, l’agitazione e l’adrenalina del momento mi offuscano la mente impedendomi di capire ciò che a quanto pare tutti ormai sapevano.
-Taei, ti presento l’assassino del tuo fratellastro.- Kibum si gira verso Taemin indicandolo –Il vampiro.-

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedicesimo ***


-Vi consiglio di andarvene dalla mia proprietà fintanto che lo chiedo gentilmente, signori.- Taemin sembra una persona totalmente diversa, ora è serio, composto, proprio come il Taemin che ho sognato l’ultima volta –Ma soprattutto, lasciate in pace la ragazza.- fuori inizia a piovere, sta per arrivare un temporale.
-Cosa succede? Non sopporti vedere la tua donna tra le braccia di un altro?- Minho avvicina il viso ai miei capelli annusandoli, tale gesto mi fa venire i brividi, ma ancora non riesco a liberarmi –Se non vuoi che qualcosa di spiacevole le accada, devi semplicemente arrenderti e consegnarti a noi.-
-Perché lo stai facendo Minho? Perché anche tu?- chiedo disperata.
-Come sei ingenua. Secondo te quanta fama può portare la scoperta di un vampiro? Molta, e Kibum mi ha promesso che la dividerà con me, in cambio avrei dovuto semplicemente tenerti d’occhio. Se avessi messo le mani sui tuoi appunti o sul tuo computer, sarebbe stato più semplice, ma anche senza siamo riusciti ad arrivare al nostro obiettivo.- d’un tratto una risata agghiacciante mi fa accapponare la pelle.
-Voi credete sul serio di poter competere con me? Poveri stolti.- e con una velocità impressionante Taemin arriva di fronte a me e a Minho. I suoi occhi sono rossi proprio come li avevo visti poco tempo fa e i suoi canini sono più lunghi del normale. Era pronto ad azzannare Minho alla giugulare, quando in seguito al suono di uno sparo lo vedo accasciarsi a terra digrignando per il dolore.
-E tu credevi sul serio che saremmo venuti fino a qui impreparati?- Kibum non si è mosso di un solo centimetro, aveva solo estratto una pistola decisamente unica nel suo genere. Guardo Taemin e noto che lo ha colpito alla gamba con un paletto di legno –Ora vedi di collaborare o la prossima volta non sarò così gentile.- dandogli un calcio Kibum intima al vampiro di alzarsi in piedi.
-Lasciatelo!- urlo –Cosa vi ha fatto di male per meritarsi questo?- i miei occhi piano si inumidiscono a causa delle lacrime. Mi sembra una reazione eccessiva, ma è esattamente come mi sento ora, come se tutto ciò stesse accadendo ad una parte di me.
-Strano che sia proprio tu a difenderlo, visto che è stato lui ad uccidere il tuo caro fratellastro.- a quelle parole di Minho mi paralizzo in un istante, colta da emozioni e pensieri contrastanti tra loro.
-Non è così!- urla prontamente Taemin –Non credergli Taei, non sanno quello che dicono. Se lo sapessero se ne sarebbero andati da tempo da qui, anzi, non avrebbero nemmeno messo piede in questa casa.-
Non proferisco parola, non capisco perché sia rimasta più colpita dalla notizia che Taemin abbia ucciso Onew che dal fatto che sia un vampiro. Forse ciò vuol dire che anche Onew lo è diventato e grazie alla trasformazione è riuscito a sopravvivere. Mi torna alla mente la vista della ferita che Taemin mi aveva lasciato sul collo, il corpo di mio fratello devastato. Un susseguirsi di immagini travolgono la mia mente, e ciò non mi permette di focalizzarmi su una sola.
Un tuono mi distrae dai miei pensieri, ed in una frazione di secondo tutti i candelabri si spengono facendo piombare la stanza in un buio quasi macabro.
-Cosa hai fatto?- chiede Kibum a Taemin.
-Ormai è tardi, siete spacciati.-
-Dimmi subito cosa diavolo hai fatto o ti sparo un paletto dritto in fronte!- urla Kibum, nella sua voce si sente una leggera paura. Minho continua a tenermi stretta ma sento le sue mani tremare. Nella stanza risuona un ringhio talmente cupo da farmi venire i brividi. I miei occhi si abituano al buio abbastanza in fretta, e paralizzata dalla paura mi giro a cercare gli occhi di Taemin, sperando di trovarci un po’ di conforto. Li vedo scattare timorosi per tutta la stanza in cerca di qualcosa, ma nel momento in cui incontrano i miei, sento un calore improvviso diffondersi nel mio corpo, un calore familiare, dolce, dal suo sguardo riesco a capire le sue intenzioni. Mi avrebbe protetta a qualsiasi costo.
-Molla la ragazzina e prendi il vampiro. Dobbiamo andarcene da qua.- urla impaziente Kibum a Minho. Quest’ultimo mi butta a terra in malo modo per poi scaraventarsi su Taemin. Cerco di rialzarmi. Tutto d’un tratto sento un urlo agghiacciante, mi guardo in giro e l’unica cosa che vedo è Minho immobile davanti a Taemin, anche se non sta guardando lui. Fa qualche passo indietro tremante sulle gambe. Il suo respiro è pesante, sembra fare fatica a respirare. Poi un tonfo sordo. Faccio in tempo a vedere di sfuggita prima che Taemin mi prenda in braccio per portarmi via, in mezzo alla stanza è caduto il cadavere senza vita di Kibum. Pur non volendo, non riesco a distogliere lo sguardo da quella scena macabra, il sangue si è allargato creando una macchia tutt’intorno al corpo. D’istinto mi stringo a Taemin provando una paura familiare, la stessa paura che avevo provato quando avevo visto il corpo del mio fratellastro nelle stesse condizioni.
-Non ti preoccupare, non ti accadrà nulla. Non lo permetterò.- la voce di Taemin è dolce e consolante nonostante la situazione. Chiudo gli occhi, non so dove stiamo andando, ma in questo momento mi sento totalmente al sicuro tra le sue braccia. Dopo pochissimi minuti Taemin mi riadagia con i piedi per terra, apro gli occhi e davanti a me vedo casa mia –Abbiamo poco tempo, Onew verrà insieme a te per proteggerti, io cercherò di rallentarlo.- mi disse intimandomi con la mano di entrare in macchina con Onew, in un primo momento mi chiedo dove aveva preso la macchina, ma altri dubbi iniziano ad affollarsi nella mia mente.
-Proteggermi da chi? Cosa sta succedendo?- chiedo intenta a ricevere delle risposte a tutti i costi.
-Taei, Sali in macchina ora. Quando sarai al sicuro ti spiegherò tutto.- Onew urla alterato dalla mia testardaggine. Non riesco a ribattere che qualcosa si scaglia contro la macchina facendo tremare la terra sotto i nostri piedi così da farmi cadere per lo spavento.
-Vattene Taei!- l’urlo di Taemin, potente e autoritario, mi spaventa a tal punto che per istinto di sopravvivenza a faccio ciò che mi dice. Senza nemmeno guardare verso di lui o verso la macchina dentro la quale prima c’era Onew, corro verso la mia moto, accendo il motore e partendo in quarta sfreccio sulla strada in direzione di non so quale strada. Visto tutto quello che stava accadendo, mi accorgo solo ora della pioggia e del vento che mi impediscono di tenere aperti del tutto gli occhi, non aveva smesso di piovere nemmeno per un momento, infatti i miei vestiti sono tutti bagnati, ma poco importa. Prendo una strada deserta ancora inconscia di quale possa essere la mia destinazione, eppure non riesco a non essere preoccupata per Onew e Taemin, spero che stiano bene, ma qualcosa dentro di me mi dice che il peggio deve ancora arrivare, e ho ragione. Dopo più di un chilometro, ad un centinaio di metri da me vedo una figura nera, di riflesso freno e la moto slitta per la strada bagnata facendomi cadere. Sentendo dolore al lato dal quale sono caduta e strisciata controllo e vedo che i vestiti si sono strappati e la pelle è piena di piccoli tagli, il sangue si mischia alla pioggia sporcando i vestiti e la strada. Tento di alzarmi ma per quanto non mi sia rotta nulla, non ho abbastanza forza per reggermi in piedi. Ricordandomi il motivo per la quale sono caduta, alzo lo sguardo oltre la mia moto, con passo lento ma deciso l’ombra si avvicina verso di me mandandomi nel panico, solo quando si trova a pochi metri da me riesco a mettere a fuoco il suo viso e a riconoscerlo.
-J.. Jonghyun.- riesco a dire con un filo di voce. Non potevo crederci, è lo stesso ragazzo che continuavo a sognare da giorni ormai, il fratellastro di Taemin.
-Vedo con piacere che riesci a riconoscermi, ti sono mancato?- per un momento sul suo viso vedo un sorriso divertito, il quale torna subito dopo ad essere una smorfia di disgusto e odio –Ho aspettato molto per questo momento.- con uno scatto me lo ritrovo davanti al viso, ma poi qualcosa, o meglio qualcuno, lo scaraventa via. Quando mi giro vedo Onew con una mano protesa verso il mio aggressore, il palmo verso l’alto, gli occhi concentrati.
-Taei, stai bene?- mi chiede Taemin con sguardo preoccupato, nel momento in cui vede le ferite fa una smorfia –Non ti preoccupare, a queste ci pensa Onew.-
-Cosa succede Taemin? Non riesco a capire.- la paura nella mia voce è molta. Onew intanto ci raggiunge e passa piano la mano sopra le mie ferite guarendole.
-Prima dobbiamo pensare a tenerti al sicuro.- Taemin alza lo sguardo nella direzione in cui era stato scaraventato Jonghyun come per accertarsi che per il momento fosse fuori gioco. Mi da una mano per aiutarmi ad alzarmi in piedi ma subito Jonghyun lo immobilizza e lo lancia via facendomi così ricadere a terra.
-Maghetto da strapazzo.- afferra Onew per il collo alzandolo da terra, si aggrappa al braccio del vampiro nel vano tentativo di liberarsi da quella stretta soffocante –Prova ad ostacolarmi da morto.- e senza che abbia il tempo di fare qualsiasi cosa lo lancia verso la macchina, con la quale mi avevano raggiunto, con una tale forza da incrinare il ferro dello sportello. Urlo vedendo il corpo di Onew accasciarsi a terra privo di sensi. Gli occhi di Jonghyun tornano a guardarmi con un’ira bruciante.
-No!- Taemin si frappone a noi con le braccia aperte –Non le farai del male.-
-Che ne dici se prima ne faccio a te, fratellino?- solo in questo momento noto che alla cintura ha attaccato un paletto di legno simile a quelli che aveva Kibum. Con un gesto fulmineo lo blocca e colpisce Taemin al petto con il paletto, a pochi centimetri dal cuore –Non voglio ucciderti però, anzi.- un sorriso macabro si fa strada sul suo viso –Voglio che tu assista alla morte di questa piccola puttanella.- e ancora una volta Jonghyun mi fissa come se volesse mangiarmi, e probabilmente è proprio quello che vuole –Vuoi sapere il perché di tutto ciò? Vuoi veramente sapere la verità?- sorride divertito prima di continuare –Vedi, la verità è che la maga che voleva punire il giovane nobile cattivo, in realtà non era altro che una sgualdrinella che voleva derubarlo, ma come vide il volto del fratellastro minore se ne innamorò, e lo stesso fece lui.- lancia uno sguardo di disgusto verso Taemin –Ora, come credi possa aver reagito il fratello maggiore a questa situazione? Ovviamente si arrabbiò talmente tanto da desiderare la morte della sgualdrina e del fratellastro che era sempre stato il fiore all’occhiello della famiglia, anche se non era altro che un bastardello trovato per strada.- mi giro verso Taemin e vedo nel suo sguardo un dolore troppo grande per essere sopportato da una sola persona –Così ci fu un duello tra i due nobili a causa della maghetta. Vuoi continuare te… fratellino?- gli da un calcio nello stomaco facendolo così gemere di dolore.
-Ci battemmo e ci ferimmo gravemente entrambi, così la maga Taei fece un incantesimo che però ci salvò entrambi come vampiri, prosciugandosi e così morendo.- Jonghyun gli da un altro calcio per zittirlo.
-Non sono riuscito a vendicarmi con lei, ma potrò farlo con la sua bis bis bis bis nipote, ovvero te.- Jonghyun si avvicina a me.
-Non lo farai.- sento una voce sconosciuta e familiare allo stesso tempo scaturire dal mio petto, poi non vidi altro che bianco.




Mi scuso infinitamente per l'immenso ritardo!!! Purtroppo in questo periodo sto avendo mille mila impegni e problemi!! E non so nemmeno con certezza quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo, di sicuro non molto presto visto che tra meno di un mese ho gli esami universitari... Mi scuso di nuovo! Spero che il capitolo vi piaccia e ringrazio le persone che continuano a leggere nonostante questi piccoli intoppi di tempo! 

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