≈Darcy

di LilyOok_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Sarò libera ***
Capitolo 2: *** Domande ***
Capitolo 3: *** Fuga ***
Capitolo 4: *** Bugie ***
Capitolo 5: *** Verità ***
Capitolo 6: *** Febbre ***
Capitolo 7: *** Acqua ***



Capitolo 1
*** Prologo - Sarò libera ***


Darcy
 

Parte prima
Viaggio
 

 

Prologo
 
Le onde si infrangevano sulla paratia della nave.
Ormai eravamo vicini alla terra ferma; potevo vedere le coste dei Porti Grigi nel Golfo di Lhûn e in lontananza i picchi innevati delle Montagne Azzurre che sbucavano dalla nebbia mattutina.
I pallidi raggi del sole non avevano ancora fatto capolino nel cielo, al momento plumbeo.
La salsedine aleggiava nell’aria, bruciandomi gli occhi.
Scrutavo il panorama furtivamente... di lì a poco sarei stata libera.
 
◦◦◦
 
Il sibilo della freccia appena scoccata fu un dolce suono per me: amavo la caccia e l’arco era il mio più fidato amico dopo Fili, mio fratello.
“Ne ho preso un altro!” Esultai verso quest’ultimo, correndo a recuperare la preda.
“Devo ammettere che non mi piacerebbe essere un tuo bersaglio.” Rise Fili, seguendomi subito dopo.
Alzai trionfante la grossa lepre dal manto scuro e morbido. “Stasera avremo una ricca cena, fratello!”
Un fruscio attirò la nostra attenzione e ci zittimmo in un istante.
Il rumore era sempre più vicino; rami spezzati, foglie che frusciavano indicando che qualcosa di grosso si stava dirigendo proprio verso di noi.
“Sarai mio!” Gridai, scoccando repentinamente una freccia.
Si udì un lamento secco, poi un tonfo e il rumore di un corpo che rotolava nella neve.
Io e Fili corremmo a vedere cos’avevo colpito e restammo di stucco.
“Ma cosa...” Mormorai, accovacciandomi accanto al corpo.
Girai quell’ammasso di vestiti, pelli e borchie di ferro e scoprii il volto di una giovane donna, la mia freccia conficcata nella spalla.
Un rivolo di sangue le scorreva sulla fronte. Doveva aver battuto la testa cadendo.
“Complimenti, fratello... proprio una bella preda.” Commentò Fili, toccandole il polso.
“È morta?” La preoccupazione mi assalì all’istante, tant’è che ignorai anche la sua battuta idiota.
Cosa avevo fatto?!
“No.” Rispose lui “Ma dobbiamo portarla a casa, ha bisogno di cure... grazie a te.
















-Angolino autrice-

Buona sera gente!
Saluto calorosamente chi mi legge per la prima volta, a chi mi conosce già dico che NO, NON CE LA FACEVO A STARE SENZA EFP E SENZA DI VOI, SOPRATUTTO, CHE MI DATE TANTA GIOIA!!
non posso, non posso proprio.
EFP è la mia droga u.u

Ma arriviamo al sodo:
-chi sarà questa misteriosa giovincella?
-da dove viene?

Ebbene, signori e signore, è la prima volta che scrivo in prima persona, quindi sento come se fossi tornata alle prime armi con la srittura!
Spero solo di riuscire a portare a termine un bel progetto.
Inoltre, vi informo che se questa storia mi piacerà alla fine del percorso mi andrebbe di farla diventare un'originale, cambiando i luoghi i personaggi e dei particolari inevitabili.
Perché sento che può nascere qualcosa di grande!

Ad ogni modo, quest'anno frequento il quinto anno quindi vi dico già da ora che non sarò affatto puntuale nell'aggiornare né tanto meno nel rispondere alle recensioni, quindi mettetevi l'anima in pace già da ora perché io devo studiare XD

Poi, un'ultima cosa: questo prologo ovviamente è corto assai, ma lo sarà anche il primo capitolo perché necessito di dire poche cose soltanto.
Dal secondo capitolo in poi se ne vedranno delle belle!

Ok... dovrei aver detto tutto.
Sorratemi gli errori di battitura e anzi, se li vedete fatemeli notare, mi fa più piacere così ^^

Un saluto a tutto dalla vostra resuscitata Juls!


ps: come sempre se vi va, questa è la mia pagina fp: 
https://www.facebook.com/LilyOok.EFP/?fref=ts
 

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Capitolo 2
*** Domande ***


Capitolo uno
 
Sentivo una voce.
Non capivo cosa stesse dicendo.
Lentamente, aprii gli occhi e la prima cosa che misi a fuoco fu il volto di una donna.
Aveva due occhi incredibilmente chiari, quasi di ghiaccio, innaturali.
“Ti sei svegliata.” Mi disse, sorridendomi.
Provai a muovermi ma una fitta lancinante si irradiò dalla spalla sinistra e gemetti.
“Non muoverti, hai bisogno di riposare. Non è una ferita grave, comunque.”
Ferita? Pensai, sgranando gli occhi.
L’ultima cosa che ricordavo era che stavo correndo nel bosco e poi sono caduta.
Dovevo anche aver sbattuto la testa, perché non ricordavo molto altro in quel momento.
“Mamma...”
In quel momento entrò un ragazzo che quando mi vide si fermò dov’era, imbambolato.
“Oh, Kili, ho una buona notizia per te: questa ragazza è un osso duro e si è già svegliata. Sai cosa devi fare.” Gli disse la donna, in tono gelido. Mi irrigidii quando la vidi uscire.
Cosa volevano farmi?
Io e il giovane ci guardammo per un po’.
“Uhm...” Sembrava un tantino imbarazzato quando parlò. “Mi dispiace” Mi disse, ma io proprio non capivo per cosa.
“Non era mia intenzione colpirti.” Continuò, vedendo che non rispondevo, e allora compresi.
Sembrava davvero rammaricato.
Dedussi quindi che il dolore alla spalla era opera sua.
Continuai a guardarlo senza dire una parola.
 

◦◦◦

 
Non reagiva a nessuna mia affermazione.
Continuava a fissarmi... i suoi occhi erano come il cielo in tempesta: blu intenso con qualche lampo chiaro, come i fulmini che risplendono nelle notti di temporale.
Sembrava mi stessero scrutando l’anima per quanto erano profondi.
Mi chiesi da dove venisse, poiché non sembrava affatto di Gabilgathol, né tantomeno una Nana. Ma non poteva essere nemmeno un Elfa di Mithlond, a Lindon. Era bella, sì, ma non aveva certo i lineamenti di un Elfo. Che fosse Umana?
Sospirai e mi grattai il capo. “Beh... credo di dover andare, adesso. Mi fa piacere che ti sia ripresa, comunque.”
Mi voltai, ma per la prima volta udii la sua voce e mi bloccai.
“Hai visto degli uomini nei paraggi?” Mi chiese.
Mi girai a guardarla , riflettendo, poi negai con la testa.
Uomini in una città di Nani? Che scherzo era mai quello... nessun’Uomo veniva mai a Gabilgathol.
Per qualche motivo sembrò rilassarsi un po’.
“Come ti chiami?” Le chiesi prima che potessi accorgermi che stavo aprendo la bocca.
Lei mi osservò, in silenzio.
 

◦◦◦

 
Forse non avrei dovuto dirglielo, ma non so cosa mi spinse a rispondere alla sua domanda, a dargli fiducia.
“Darcy.” Risposi, mantenendo un tono neutrale e noncurante.
Lui mi sorrise, ma io rimasi seria.
Infondo, non avevo idea di chi fosse, costui, anche se gli avevo rivelato il mio vero nome.
















-Angolino autrice-

Eccoci con il primo capitolo ^^
Beh, non so cosa dire più che spero di avervi incuriosito ulteriormente :D
Dal prossimo ne succederanno delle belle!!
Vi saluto e vi aspetto :)
Juls :*

 

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Capitolo 3
*** Fuga ***


Capitolo due

 

Mi alzai lentamente, cercando di muovere il meno possibile la spalla.

Quella dannata freccia mi stava causando un mare di problemi.

Mi stavo trattenendo troppo a lungo in quel luogo, dovevo andar via, subito, o prima o poi mi avrebbero trovata.

Recuperai la mia giacca e me l’infilai con non poche difficoltà, poi mi infilai gli stivali e adocchiai la mia borsa in fondo alla stanza.

La aprii e tirai un sospiro di sollievo: c’era tutta la mia roba.

Prima di aprire la porta mi toccai il fianco sinistro, come d’abitudine, e mi accorsi di una cosa importante: Tempesta non era al suo posto.

Mi guardai intorno, ma della mia spada neanche l’ombra.

Dannazione! Non potevo andarmene senza la mia fidata compagna; lei era tutto per me, la mia migliore amica, la mia famiglia. Era un’estensione del mio braccio, una parte di me! Dovevo ritrovarla ad ogni costo.

Uscii piano dalla stanza e osservai il corridoio rischiarato per metà dalla luce argentea della luna.

Mi si illuminarono gli occhi quando la vidi, poggiata alla porta d’ingresso insieme ad altre armi.

La sfiorai con delicatezza e poi, senza opporre resistenza al desiderio, la sfoderai e la portai alla luce della luna, facendo risaltare le incisioni sulla lama.

Sorrisi alla spada e poi la rinfoderai in fretta e mi diressi alla porta.

Non feci in tempo a posare le dita sulla maniglia che una voce mi fece trasalire.

“Dove credi di andare?”

Mi voltai: era il giovane arciere; i suoi occhi profondi mi perforarono l’anima.

 

◦◦◦

 

Si voltò di scatto e sgranò gli occhi, ma non esitò a rispondere.

“Me ne vado.” Disse solo, rimanendo ferma a guardarmi.

“Perché?”

“Devo.”

“Non sei ancora guarita.” Le feci notare, indicando la sua spalla.

“Non importa.” Rispose, aprendo la porta e uscendo.

La seguii senza esitazione. In un certo senso non volevo se ne andasse, anche se non potevo certo obbligarla a rimanere.

“Aspetta, Darcy.” La richiamai, ma lei non si fermò né si voltò.

Darcy!” Dissi più forte, raggiungendola ma bloccandomi subito quando mi tappò la bocca con una mano. Le sue dita erano gelide come la neve che rischiarava la radura, riflettendo i raggi argentei della luna.

“Vuoi abbassare la voce?!” Si guardò intorno “Loro potrebbero essere già qui.”

“Loro... chi?” Chiesi piano, quando mi liberò.

Lei non rispose.

“Darcy?” Sussurrai.

Mi fissò negli occhi per qualche istante e vi lessi preoccupazione e anche indecisione, ma alla fine parlò: “Kili, giusto? Ascoltami bene: il vero motivo per cui ero nel bosco ieri è che stavo fuggendo. Quelli mi vogliono staccare la testa dal collo, per questo è pericoloso che io rimanga qui. A loro non importerà chi siete, mi avete aiutato e questo fa di voi carne da macello, quindi se me ne vado ora ho più probabilità di salvarvi, capito?”

Rimasi sena parole. Chi mai poteva volerla morta?

Beh, di certo non me ne sarei rimasto con le mani in mano.

“Noi potremmo aiutarti a combatterli se tu-” Provai a dire, ma lei scosse subito il capo: “No. Non immischiatevi. Non immischiarti. Lasciami semplicemente andare via. Credimi, è meglio così per tutti.”

No.” Ribattei fermamente “Non prima di essere guarita almeno. Come pensi di poter affrontare ‘loro’ con la spalla in queste condizioni?”

“Beh, devo ringraziare te per questo, mi pare!” Controbatté quasi con astio, lasciandomi un secondo senza parole.

Su questo aveva ragione... l’avevo scambiata per una grossa preda e avevo scoccato senza prima guardare cosa – o meglio, chi – era il mio bersaglio.

Stavo per ribattere quando dal folto degli alberi sbucarono due uomini armati di ascia che gridarono all’impazzata dirigendosi verso di noi.

“Maledizione... corri!” Gridò Darcy e mi prese per mano, fuggendo verso il fitto bosco che coronava la radura.

 

◦◦◦

 

Sfrecciavamo tra gli alberi il più velocemente possibile.

Stava succedendo di nuovo, stavo mettendo in mezzo innocenti per l’ennesima volta.

Questo giovane ragazzo non meritava di finire in questo vortice pericolo.

Ma ormai non potevo farci nulla.

Non potevo cambiare le cose.

Ed era anche in parte colpa sua; avrebbe dovuto lasciarmi andare via, non insistere.

Se l’era cercata.

 

“Non ci sfuggirai ancora una volta!” Gridavano le voci dietro di noi.

Darcy, maledetta, fermati!”

Prendetela, forza!”

Gli uomini erano diventati tre, poi quattro.

Io e Kili continuavamo a correre, con i polmoni che bruciavano per lo sforzo e le gambe che diventavano sempre più pesanti da sollevare.

Inoltre, la neve non aiutava.

Lasciavamo tracce, troppe tracce.

“Kili,” Lo chiamai “dividiamoci. Sarà più semplice depistarli.”

“No, non ti lascio con quella spalla cos-”

“La vuoi smettere di preoccuparti? Me la sono cavata per vent’anni, non ho bisogno che qualcuno mi protegga! Ora vai!” Gridai, seccata, spingendolo nella direzione opposta alla mia.

Eravamo abbastanza distanti perché non vedessero chi era andato dove e soprattutto, il buio era a nostro favore.

Estrassi Tempesta dal fodero e con molta fatica – potevo usare soltanto un braccio e questo mi rallentava – ruppi un ramo con delle foglie attaccate e poi deviai verso un gruppo di arbusti, strusciando le foglie sulla neve per cancellare i miei passi.

Stavo facendo troppo rumore, lo sapevo bene, ma non avevo scelta: era la mia unica possibilità di depistarli almeno per un po’ di tempo.

Dopo essermi assicurata di aver coperto bene le mie tracce, mi arrampicai.

La spalla sinistra era un globo di fuoco e il dolore era terribile.

Arrivata abbastanza in alto mi fermai e mi poggiai dolorante con la schiena al tronco dell’albero.

Mi guardai la ferita: sanguinava. L’avevo riaperta.

Bella mossa, Darcy.

Il bruciore era terribile e mi era venuto il fiatone.

Dannata freccia! Se solo Kili non mi avesse scambiata per un animale a quell’ora sarei stata bella che lontana e non m’avrebbero mai più trovata.

Accidenti!

Sentii dei sussurri e mi sporsi di poco, notando due uomini proprio sotto il mio albero che si stavano scambiando parole in una lingua che da quella parte del Belegaer, il Grande Mare, non esisteva quasi più.

Erano in pochi rimasti ancora a conoscerla.

Ad un tratto si dispersero in direzioni diverse e con molta, moltissima, fatica scesi dal ramo e mi diressi in fretta verso una parete rocciosa non molto distante.

Lì trovai un’insenatura nella pietra e mi ci accovacciai.

Chiusi gli occhi per la stanchezza e mi addormentai.

 

◦◦◦

 

Le prime luci dell’alba fecero capolino tra le fronde degli alberi.

L’avevo cercata per tutta la notte, ma non ero riuscito a trovarla.

Ero stato attento a non incappare in quegli uomini. Mentre ci inseguivano, li avevo sentiti pronunciare parole incomprensibili, anche se avevo intuito il senso delle loro frasi: volevano Darcy, questo era certo, e come aveva detto lei la volevano morta.

Per questo non ero tornato indietro.

Avrei benissimo potuto lasciarla al suo destino e tornare a casa, ma dopo quello che le avevo fatto non potevo e poi, il solo sapere che qualcuno avrebbe potuto ucciderla mi faceva raccapricciare.

Giunsi ai piedi di una montagna e rasentai ogni crepa, ogni piccola grotta senza trovarla.

Chissà dove era andata a finire... D’improvviso venni afferrato da dietro e una mano mi tappò la bocca, trascinandomi all’interno di un’incavatura nella parete che era sfuggita alla mia vista.

Mi dimenai ma il suo sussurro mi quietò all’istante.

“Calmati, sono Darcy.” Mi disse e io annuii con il capo.

Mi lasciò andare e mi voltai.

Sgranai gli occhi: la giacca era imbrattata di sangue e aveva il volto e il collo ricoperti di sudore.

“Cosa ti è successo?” Le chiesi subito, ma non appena formulai la domanda mi resi conto che il sangue era sgorgato dalla ferita che le avevo procurato io.

Dovetti guardarla in un modo che non le piacque poiché girò il capo dall’altra parte, arrabbiata.

“Mi dispiace...” Mormorai, abbassando gli occhi.

“Non è colpa tua. Voglio dire, lo è! Ma ormai quel che è fatto è fatto ed è inutile piangere sul latte versato.”

“Lascia almeno che ti pulisca la ferita.” Le dissi e lei arrossì di colpo, facendo risaltare i suoi occhi scuri.

“Non ce n’è bisogno, posso farlo da sola.” Fece un passo indietro.

“Non essere sciocca. Avanti, siediti.” Le presi una mano e la tirai lentamente verso il basso, mentre mi inginocchiavo davanti a lei.“Togliti i vestiti, avanti. Giuro che non guardo.”

Con riluttanza, Darcy si sfilò la giacca rivelando la camicetta bianca sporca di sangue.

Voltò il capo altrove, mentre si fece scivolare via anche quella.

Mi sentii arrossire per l’imbarazzo quando scoprì i seni tondi e sodi.

Mi imposi di non guardare ma di concentrarmi sulla ferita; raccolsi una manciata di neve e ce la poggiai sopra, in modo da bagnarla e anestetizzarla un po’.

Rabbrividì, ma non disse nulla.

Si abbracciò il petto con una mano e così facendo coprì anche le sue nudità.

Con l’altro braccio la vidi afferrare la camicetta e strapparla, tirandola con i denti: “Usa questa per rifare la fasciatura.” Mi disse e io cercai di utilizzarla al meglio.

Subito dopo feci per togliermi la casacca ma lei mi fermò.

“Ti ringrazio, ma userò la mia giacca per coprirmi. Non puoi rimanere a torso nudo in mezzo alla neve.” Mi canzonò, infilandosi la sua giacca nera con le borchie di ferro.

“Cosa faremo, adesso?” Le chiesi, preoccupato.

“Nella mia borsa ci sono degli oggetti che intendo rivendermi. Con quelli otterremo abbastanza soldi per fare provviste e comprarci dei vestiti più pesanti... e magari pagare un medico che mi ricucia la spalla.”

“Scusa se te lo chiedo ma... chi erano quegli uomini? Tu riuscivi a capirli, non è così?”

“Sì.” Risposi, spiccia. Non potevo dirgli chi erano veramente, non adesso.

Okay, gli avevo rivelato il mio vero nome, ma non sapevo ancora fin dove potevo spingermi con lui.

 

◦◦◦

 

Come sospettavo lei conosceva quella strana lingua.

Il mistero attorno a quella ragazza cresceva sempre di più e io ero pieno di domande alle quali sapevo non avrei ottenuto risposte.

“Senti” Iniziò Darcy, rompendo quel silenzio “Mi dispiace, okay? Però io ti avevo avvertito che era meglio che me ne andassi. Ti sei messo da solo in questa situazione e io non ho alcuna intenzione di badare a te. Lo so che ti starai chiedendo un mucchio di cose sul mio conto, ma non posso darti le risposte che cerchi. A questo punto ti chiedo solo di fidarti di me.” Disse, come se mi avesse letto nel pensiero, posando i suoi occhi tempestosi nei miei.

“Va bene, mi fiderò di te, Darcy. Ti aiuterò, qualunque sia il prezzo. Oramai non posso più uscirne, lo hai detto tu, quindi non ho altra scelta.”

 

◦◦◦

 

“Bene...” Tirai un sospiro di sollievo. Per fortuna non mi aveva chiesto nulla.

Dovevo ammettere che quel Nano era davvero coraggioso.

Meglio così, perché avremmo dovuto combattere prima o poi, lo sapevo bene.

Se Ahkkár mi avesse trovata lo scontro finale sarebbe stato inevitabile.

Ma noi eravamo due contro un esercito. Perché Ahkkár avrebbe smosso tutto il Grande Mare pur di ritrovarmi.

 

Sospirai e mi poggiai stanca alla pietra fredda.

“Stai bene?” Mi sentii chiedere e riaprii gli occhi.

Non era il momento di crogiolarsi.

“Sì.” Risposi. Raccolsi tutte le mie forze e mi alzai. “Dobbiamo andare via di qua. C’è una città nelle vicinanze?”

Kili ci pensò su, poi annuì.

“Andiamoci.”

 

 

Arrivammo nel tardo pomeriggio.

Sentivo i crampi della fame e a giudicare dai brontolii del suo stomaco, anche Kili era affamato.

Per tutto il viaggio ero rimasta in silenzio; pensavo a quella donna, la mamma di Kili... Mi dispiaceva moltissimo averle strappato così suo figlio.

Ricordavo il volto della mia, quando... scossi il capo; lei non avrebbe voluto che ricordassi quel momento.

Di sicuro lo stavano cercando e lui invece era lì con me, una totale sconosciuta con dei segreti oscuri che non poteva rivelargli.

Che strana compagna di viaggio dovevo essere.

Forse non era poi così furbo come dava a vedere, per fidarsi di me.

“Per prima cosa dobbiamo trovare un guaritore.” Mi disse Kili, non appena varcammo la soglia della cittadina di pietra, ignaro dei miei pensieri.

“Prima dobbiamo avere i soldi per pagarlo, il guaritore.” Gli feci notare, dirigendomi verso una bottega di antichità. “Questo è quello che fa per noi.”

Entrammo, facendo tintinnare un campanellino sulla porta.

Un Nano ci fece cenno di avvicinarsi al bancone.

“Buonasera, vorrei venderle dei vecchi oggetti di mia nonna.” Dissi, un po’ nervosa.

Il vecchio Nano mi sorrise avidamente: “Mostrami cos’hai, bambina.”

 

◦◦◦

 

Darcy tirò fuori dalla borsa una quantità abbondante di gioielli d’oro e pietre preziose che sparse sul bancone.

Al vecchio Nano dall’altra parte si illuminarono gli occhi, che erano di un verde slavato.

“La tua cara nonnina doveva essere davvero benestante per permettersi queste rarità.” Osservò.

Darcy si strinse nelle spalle, con fare assolutamente noncurante.

“Rarità?” Chiesi io. Ai miei occhi, quelli sembravano dei normalissimi gioielli.

“Conosco questa manifattura. Nella mia lunga vita mi è capitato una sola volta, in passato, di avere l’onore di vederle. Non c’è dubbio, queste meraviglie provengono da oltre il Grande Mare!”

Sgranai gli occhi alla sua affermazione.

Oltre il Grande Mare! Era da lì che proveniva Darcy?

Nessuno sapeva cosa ci fosse dopo il Grande Mare.

Il mio maestro Balin mi aveva insegnato che vi era un luogo chiamato Terre Immortali, ma non aveva mai accennato ad altro.

Forse la geografia che conoscevamo era sbagliata... ma questo poteva confermarmelo soltanto la ragazza impavida e testarda che avevo davanti.

Chissà chi era veramente.

 

Quando uscimmo mi guardò e per la prima volta mi sorrise.

Trecento monete d’oro! Lo sapevo che quelle cianfrusaglie valevano qualcosa da questa parte! Abbiamo racimolato un bel gruzzolo, non trovi?”

Annuii, sorridendole di rimando. Per un istante, uno solo e brevissimo, irraggiungibile, mi era sembrata bella e spensierata.

Beh, bella lo era davvero.

“Ora troviamo il guaritore.”

 

 

“Tre monete d’oro andranno bene.” Aveva detto il medico, quando ebbe finito di chiudere la fasciatura.

Si era fatto pagare bene, il furbetto.

“Quanto tempo dovrò portarla? Non c’è nulla che possa accelerare la guarigione?” Aveva invece chiesto Darcy, mentre poggiava una quarta moneta sulla scrivania di legno.

“Solo del buon riposo.”

 

 

Con un sospiro, Darcy si sdraiò sul letto.

Ormai era notte.

Nella locanda ci eravamo rifocillati e avevamo anche trovato una stanza libera, sfortunatamente con un solo letto doppio.

“Ti consiglio di smettere di fissarmi e di metterti a dormire.” Mi disse d’un tratto, riscuotendomi, come se anche con gli occhi chiusi si fosse accorta che la stavo fissando.

Si girò di lato, dalla parte della spalla buona e si coprì meglio.

Io mi avvicinai e titubante chiesi: “Posso?”

Lei nemmeno si girò quando mi rispose: “Se non vuoi dormire per terra...”

Allora mi tolsi i pesanti indumenti che avevamo comprato e i miei vecchi stivali pesanti e mi sdraiai accanto a lei.

Quel letto era troppo stretto.

 

◦◦◦

 

“Domani compreremo un arco per te, poi andremo a Sud o a Est... Qual è la via più breve per Rohan?”

“Sud-Est.”

“Perfetto.”

Lo sentii sospirare e tremare.

“Hai paura?” Gli chiesi allora, senza voltarmi.

“No.”

 “Ma sei preoccupato.” Stavolta la mia era un’affermazione, non una domanda.

“No.”

Bugia.

Feci vagare lo sguardo sulle nubi cariche di pioggia che oscuravano il cielo, impedendo alla luna di mostrarsi.

“Non mentire. Stai tremando.”

“N-no, io... non sto affatto tremando di paura! H-ho solo freddo.” Balbettò, di colpo come se fosse in imbarazzo.

“Di la verità, questo letto è troppo piccolo, non è così?” Scherzai, emettendo una risatina divertita.

“No, io non ho detto questo!” Si agitò, in preda al panico.

Risi di gusto e mi voltai supina. “L’ho detto io.” Sorrisi, guardandolo di sottecchi.

Ci fu un lungo silenzio.

Sapevo che non stava dormendo.

“Mi hai dimostrato che posso fidarmi di te. Per ricambiare, posso dirti che sì, se te lo sei chiesto, io vendo dalle Terre oltre il Grande Mare.” Dirglielo fu come se una parte di me si sentisse più leggera.

Sciocca, non puoi fidarti di nessuno, mi diceva una vocina fastidiosa nella mia mente, ma io la scacciai.

Quel Nano, quel ragazzo, non era cattivo o meschino. E se lo era, mi ingannava bene.

“Cosa c’è dall’altra parte?” Mi chiese, all’improvviso, come se avessi pigiato il bottone giusto per avere la sua totale attenzione. Peccato che quel che stavo per dirgli avrebbe sicuramente tradito le sue aspettative.

“Criminalità, contrabbando, pirateria, guerre... è così che sono cresciuta”

“E tu cosa sei? Hai una spada, quindi non sei una semplice... Umana. E degli uomini che parlano una strana lingua vogliono la tua testa. Cosa sei, Darcy?”

Gli rivolsi uno sguardo dispiaciuto.

Non era il momento per rivelagli anche quello.

C’erano troppe cose che vivevano celate anche alle menti più acute di questa parte di Arda.

Non era il momento perché esse venissero rivelate.

“Fatti bastare quel che ti ho detto, per ora. E adesso dormi, domani partiremo all’alba.”

 

◦◦◦

 

Lei dormiva già da un po’ quando mi decisi a chiudere occhio anch’io.

Il suo respiro regolare, il suo corpo così vicino al mio e i suoi capelli scuri sparsi sul cuscino mi mettevano a disagio, in un certo senso.

Non sapevo nulla di lei.

Darcy aveva detto che per vent’anni se l’era cavata da sola... che fosse una criminale anche lei oppure aveva semplicemente dovuto combattere per sopravvivere? Facevo bene a fidarmi? Decisi di non rivelarle il mio status sociale, per il momento. Così come lei non mi aveva rivelato il suo.

Mi addormentai con un pensiero opprimente: cosa andavamo a fare a Rohan?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Angolino autrice-


Buonasera peopleeee :D

Scusate la mia assenza ma ho dei problemi con il modem e ho finito i giga sul telefono quindi nemmeno con l'Hot-spot sono riuscita ad aggiornare.

Ora pare essere tornato tutto a posto e così... eccoci!

 

Vi prego di dirmi se avete trovati errori che li correggerò prontamente ^^


Scusate se qualcosa non va ma ho problemi con l'HTML di EFP quindi ne ho usato un'altro dove non esiste un valore intermedio tra 14 e 18.... e potete immaginare quanto io sia felice di ciò -.-"...


MA bando alle ciance e parliamo di cose serie:

Sono fuggiti!!!


Forse non l'ho detto prima, ma rimedio subito: questa storia sarà diversa. Niente Erebor, niente Nani, niente Draghi, niente di niente. Ci saranno cose del tutto nuove e del tutto inventate da me, tipo le terre piene di criminali oltre il Grande Mare!

Diciamo che è un esperimento!

Spero che vi potrà piacere (?)


Ad ogni modo... why Rohan? Eh eh eh *faccina da spoiler* non posso dirvelo u.u


Cosa faranno adesso i nostri eroi?

Mah...

A voi le deduzioni!


Ora scappo a studiare!

Vi sbraccico e vi riempio di coccole!

La vostra Juls!

 

 

 

 

ps: ho provato a dare un volto (a grande richiesta :p) alla nostra Darcy!

 

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Capitolo 4
*** Bugie ***


≈Capitolo tre 
 
Quando mi svegliai era mattina inoltrata.
La prima cosa che mi saltò agli occhi fu un bellissimo arco poggiato alla parete di fronte al letto con accanto una faretra ricca di frecce, tutto di fattura nanica.
Sbadigliai, tirandomi a sedere.
“Buongiorno, bella addormentata.” Mi disse Darcy, entrando nella stanza da una porticina a destra.
Aveva i capelli bagnati e un asciugamano intorno al collo.
“Visto che non volevi svegliarti ne ho approfittato.” Alzò le spalle, storcendo poi il naso. “Dovevamo già essere partiti.”
“Scusa.” Dissi solo, non sapendo cos’altro fare. Mi dissi che per non essermi accorto che era uscita e tornata dovevo aver dormito proprio bene.
“Allora, ti piace?” Mi chiese, indicando l’arco con la testa mentre si passava l’asciugamano sui capelli neri.
Annuii, scendendo dal letto.
Lo afferrai e rimasi sorpreso: era perfetto.
“Grazie.” Le sorrisi, ma lei non ricambiò.
“Muoviamoci, adesso. Ho pagato di più la locandiera perché non rivelasse a nessuno che siamo stati qui e così anche con il medico, il tipo che ci ha venduto i vestiti e il tizio dove ho comprato l’arco.”
“E il vecchio al quale hai venduto i gioielli di tua nonna?”
“Quello? No, lui non parlerà.” Affermò con sicurezza.
“Come fai a saperlo?” Le chiesi, scettico, iniziando a rivestirmi.
“Perché mi sono dimostrata una buona cliente e i buoni clienti non si tradiscono.” Rispose, come se fosse ovvio. Sembrava esperta in questo campo, ma non dissi nulla.
Mi limitai a sbrigarmi e una volta finito, recuperammo le ultime cose e scendemmo di sotto.
Quando misi piede fuori dalla locanda una folata gelida mi scosse.
Il villaggio era ricoperto di neve.
Doveva aver nevicato durante la notte.
“Senti, forse quello che ti sto per chiedere non ti piacerà ma... abbiamo bisogno di due cavalli.” Mi disse Darcy, mentre la seguivo verso il retro della locanda, dove vi erano le stalle.
“Non mi piacerà perché sono troppo basso per un cavallo o perché intendi rubarli?” Chiesi, assottigliando gli occhi a due fessure.
“Entrambe, credo.” Rispose, semplicemente, allungando una mano verso la briglia di un bellissimo cavallo nero.
“Darcy, non vorrai farlo sul serio?!”
“Non vedo cosa ci sia di male. Non abbiamo abbastanza soldi per permetterci un solo cavallo, figuriamoci due. E poi qui ci sono anche dei pony, puoi prendere uno di quelli se ti fanno sentire meglio.”
Restai a bocca aperta.
“Rubare è sbagliato.” Le dissi, allontanandole la mano dal cavallo.
“So distinguere il giusto dallo sbagliato, grazie, sapientone. Ma qui non si tratta di fare la cosa giusta: si chiama sopravvivenza e non so te ma io non ho alcuna intenzione di farmi catturare. Ergo, ruberemo questi cavalli che ti piaccia o no. Hai detto che mi avresti aiutato qualunque fosse stato il prezzo. Beh, eccolo il tuo prezzo. Ora prendo un pony e falla finita, chiaro?!” Abbaiò, gli occhi che mandavano scintille.
“Va bene... va bene, lo farò.” Annuii in fine, sospirando rassegnato.
Quest’avventura non prospettava nulla di buono.
 
◦◦◦
 
Se aveva fatto così tante storie per un cavallo e un pony, meglio che non gli rivelassi che mi ero alzata all’alba per rubargli quel bell’arco.
Come la faceva difficile... da dove venivo io era una cosa normale, lo facevo sempre. Era lavoro.
Rubare era all’ordine del giorno per me.
Per fortuna che si era bevuto la storia dei gioielli... i gioielli di mia nonna, certo, come no.
Non ricordavo nemmeno che volto avesse la donna alla quale li avevo sottratti intrufolandomi in casa sua, la notte prima di partire.
Sfortuna aveva voluto che su quella maledetta nave ci fossero anche gli uomini di Ahkkár. Se non mi avessero vista, a quest’ora sarei chissà dove a godermi la libertà.
“A cosa pensi?” Mi domandò Kili, riportandomi alla realtà.
Eravamo partiti ormai da due o tre ore e mi resi conto che non avevo spiccicato parola da allora.
Mi schiarii la gola prima di rispondere: “Pensavo che andando a Sud-Est dovremmo attraversare la Contea, se la memoria non mi inganna.” Mentii, sperando di essere stata almeno un po’ credibile.
“Ci sei già stata?” Mi chiese. Probabilmente gliel’avevo fatta di nuovo.
“No, ma da dove vengo io, fin da bambini ci insegnano la storia e la geografia e poi...” e poi inizia l’inferno.
“E poi?” Mi incalzò, mentre cercavo un modo per riprendermi da quel che stavo per dire.
“Niente, si può scegliere se imparare a combattere o restare a casa a cucire.”
Altra bugia.
“Quindi tu hai scelto il combattimento... beh, meglio, non ti ci vedrei con ago e filo.” Scherzò, ma io rimasi seria.
In realtà non avevo scelto perché non si poteva scegliere.
“Già...” Mormorai, tentando di non far trapelare le mie emozioni.
Ricordavo ancora il primo giorno di addestramento: l’esperienza più brutta della mia vita e avevo solo sette anni.
“Per cui, ci sono altre donne guerriero da dove vieni tu?”
“Uhm... non esattamente.” Sperai di troncare lì il discorso e a giudicare dallo sguardo che mi diede, aveva inteso che stava superando il limite.
In realtà, di donne che sapevano combattere ce ne erano molte e la maggior parte di loro era sotto il comando di Ahkkár, come avrei dovuto esserlo anche io, ma ero fuggita.
Nonostante le proposte allettanti che mi erano state fatte e la preferenza che Ahkkár aveva su di me, io ero scappata via con la coda fra le gambe, sperando di cavarmela.
E invece non avevo conquistato nemmeno un briciolo di quella libertà che speravo di ottenere attraversando il Grande Mare.
 
◦◦◦
 
Darcy non faceva mai domande.
Non si era mai interessata a me come io mi interessavo a lei.
Forse non era una tipa curiosa o forse ero io ad esserlo troppo, ma non potevo far a meno di annegare nelle mie stesse domande: perché andiamo a Rohan? Perché  è scappata dalla sua terra? Cosa si nasconde dietro i suoi occhi? Cosa si nasconde dietro il nostro viaggio?
Forse ero davvero incappato in qualcosa di più grande.
E poi, c’era da dire che anche se all’apparenza Darcy sembrava tranquilla, non lo era affatto.
Era nervosa, era guardinga; si osservava sempre intorno e alle volte scendeva da cavallo per saggiare la consistenza della neve e osservare più da vicino i tronchi degli alberi.
Di certo era esperta anche in questo. Forse glielo avevano insegnato i suoi maestri così come a me e a Fili lo aveva insegnato il signor Dwalin.
Fili... Mi mancava mio fratello. Mia mancava mia madre e anche mio zio.
Dovevano essere preoccupati e arrabbiati, ne ero sicuro. E come biasimarli?
Sono sparito da un giorno all’altro senza lasciare traccia.
E se mi avessero cercato, beh, Darcy aveva praticamente cucito la bocca a chiunque ci avesse visto e parlato.
Se fossimo rimasti un giorno di più avremmo finito l’oro.
“Ehi!” Esclamò la ragazza, d’un tratto, tirandomi qualcosa che afferrai al volo.
Una mela.
“Mangiala, ti tirerà un po’ su il morale.” Mi disse, accennando un sorriso da oltre la spalla.
L’addentai. Era succosa e dolce.
Mi ricordò il profumo che avevo sentito stamattina, quando era entrata nella stanza con i capelli ancora bagnati: mela e fiori di miele.
Ripensandoci, lo avevo sentito anche quando mi ero sistemato accanto a lei sul letto, ma meno intensamente.
Darcy. Un mistero vivente, per me.
In un certo senso mi attraeva, molto, ma forse era solo la mia curiosità. Una cosa era certa, però, i suoi occhi mi avevano colpito dal primo mento in cui si erano posati nei miei.
Diedi una bottarella al mio – anche se non era mio – pony e mi affiancai al suo – anche se non era suo – imponente ed elegante cavalo nero.
“Non sono mai stato nella Contea.” Fu la prima cosa che mi venne in mente da dire.
Lei spostò il suo sguardo su di me e alò le spalle.
“Nemmeno io, come ben sai.” Rispose, tornando poi a guardare avanti.
Anche io feci lo stesso e pensai a cos’altro dire.
Poi sorrisi a me stesso. “Però, so che nella Contea c’è sempre il bel tempo e la neve praticamente non esiste.”
“Questa è una bella notizia, almeno non lasceremo più così tante tracce. Loro ci troveranno presto, lo so bene.” Disse, mesta. Poi sospirò e mi guardò di nuovo. “Perché non facciamo scaldare un po’ i nostri nuovi amici? Troviamo un posto dove passare la notte.”
Io sorrisi, sfidandola con gli occhi, e poi annuii, dando di sperone.
Lei mi seguì a ruota ma ovviamente ci mise un secondo a superarmi.
Cavalcammo senza sosta per tutto il pomeriggio e infine, verso sera, giungemmo ad un gruppo di casette piccine tutte attaccate.
Darcy scese da cavallo e bussò ad una delle tante porte.
Attendemmo due minuti, poi questa si aprì e rivelò una donna anziana, con due paia di spesse lenti tonde sul naso.
“Chi siete?”
“Salve, signora, mi dispiace disturbarla ma potrebbe indicare a me e mio fratello un posto dove passare la notte? Una locanda, un ostello... non farà la differenza.”
Mi sorpresi della disinvoltura con cui mentì alla vecchietta.
Fratelli? Non ci somigliavamo affatto!
“Beh, qui non ce ne sono, cara. Però, se volete, potete dormire in casa mia.” Si offrì la donna ma Darcy declinò subito l’invito.
“Oh, non potremmo mai arrecarle tale disturbo.”
“Ma no, figuratevi, io vivo da sola. Sarà un piacere avervi come ospiti.” Sorrise invece l’altra, insistendo.
 
◦◦◦
 
L’insistenza di quella donna mi mise a disagio.
“No, davvero, non possiamo accettare.” Feci un passo indietro, ma lei parlò ancora.
“Ma il prossimo villaggio è a un giorno e mezzo da qui! Non vorrete mica dormire all’aperto, con queste basse temperature?! E poi, cara, vedo che sei ferita. Avanti, restate qui. Domani mattina ripartirete con una buona colazione nella pancia e sarà più semplice affrontare la giornata, non vi pare?” La vecchietta mi sorrise e io sospirai.
Eravamo in vantaggio, questo era certo, ma non potevo prevedere quando gli uomini di Ahkkár ci avrebbero raggiunto.
Sarebbero stati capaci di marciare giorno e notte pur di trovarmi.
“Va bene, allora... accettiamo.” Mi sforzai di sorridere, poi chiesi un posto per legare i nostri animali.
 
La fumante minestra che ci preparò la donna aveva un odorino davvero squisito.
Avevamo l’acquolina in bocca.
“Oh, non mi sono nemmeno presentata. Il mio nome è Eda. Come vi chiamate, voi?”
Mi si gelò il sangue quando vidi Kili aprire la bocca per rispondere.
“Piacere di conoscerla,” Lo bloccai in tempo “io sono Hery e questo è mio fratello Ulin.”
“Ulin?” Sussurrò Kili, guardandomi torvo.
Io lo guardai malissimo mimandogli con il dito di fare silenzio.
“Avete proprio dei bei nomi.” Ci disse Eda, mentre finiva di versare lo stufato nei piatti.
 
Dopo aver mangiato, ci mostrò le nostre stanze e non appena fu possibile mi lasciai scivolare sul letto.
Era da molto che non cavalcavo e mi facevano male tutte le gambe.
Per non parlare del sedere.
Ad ogni modo, aspettai sveglia finché non percepii più alcun rumore e sgattaiolai fuori dalla mia stanza per introdurmi furtivamente in quella di Eda.
Nel portagioie, però, non vi era granché di valore così me ne tornai in camera a mani vuote e mi misi a dormire.
Se Kili mi avesse visto si sarebbe di sicuro arrabbiato.
Aspetta! Che diamine me ne importava se si arrabbiava o meno? Non poteva dirmi come vivere la mia vita.
Come sei sciocca, Darcy, ti stai rammollendo? La vocina fastidiosa nella mia mente era tornata e io la scacciai di nuovo.
No che non mi stavo rammollendo, ma dal momento che eravamo diventati compagni di viaggio non volevo avere problemi.
Non potevo certo occuparmi anche di Kili e della sua morale del buon sammaritano.
Non era così che andava il mondo e lui doveva soltanto aprire gli occhi e accorgersene.
La guerra, la sofferenza, la morte erano sempre dietro l’angolo, pronti ad investirti e trascinarti via nel loro oblio.
Scossi il capo e chiusi gli occhi.
 
 
La mattina seguente mi svegliai alla buon ora e seppur riluttante scesi dal letto e andai a bussare alla porta di Kili.
Mi aprì quasi subito.
“Sono pronto.” Mi disse e io ne fui sollevata.
Scendemmo di sotto e trovammo la tavola già imbastita. Eda era in piedi e stava versando del latte in delle grosse tazze di porcellana.
“Ben svegliati, ragazzi. Ho pensato che vi avrebbe fatto piacere trovare già tutto pronto e così...”
“La ringraziamo molto.” Disse Kili, sedendosi al tavolo.
Io mi limitai ad abbozzare un sorriso e poi mi sedetti, iniziando a mangiare.
“Se posso chiedere, dove siete diretti? È raro che qualcuno passi da queste parti.” Ci chiese Eda e ingoiai subito il boccone per risponderle.
 
◦◦◦
 
“Stiamo andando a trovare una nostra vecchia zia.” Era davvero incredibile come Darcy riuscisse ad inventare sul momento. Le veniva naturale... e questo mi indusse a pensare che poteva averlo fatto anche con me.
No, mi dissi, non ne aveva motivo. Quello che non voleva dire non me lo diceva, quindi perché avrebbe dovuto mentirmi?
 
Quando lasciammo la casa, non potei fare a meno di chiederle come facesse a mentire così spudoratamente senza tradirsi mai.
“Semplice: quando si mente bisogna dare meno dettagli possibili o se la fai troppo complicata rischi di contraddirti e cadere in fallo. È una cosa che ho imparato con l’esperienza...” Mi rispose e non potei frenare la lingua.
“Quindi menti spesso?”
“Solo quando è necessario. Quella vecchietta non avrebbe mai accettato del denaro per tenere chiusa la bocca, così ho semplicemente evitato che sapesse chi siamo veramente in modo tale che se le venisse mai chiesto qualcosa lei non conosca alcuna Darcy né alcun Kili.”
Tutto filava, effettivamente.
“Come va la spalla?” Le chiesi poi, mentre ci lasciavamo alle spalle anche l’ultima casa.
“Meglio, grazie. Riesco a muoverla un po’.”
Meno male, mi ritrovai a pensare, sollevato al pensiero che stesse iniziando a guarire.
“Hei, di un po’,” Esordì Darcy, guardandomi con gli occhi ridotti a due fessure “non avrai mica deciso di aiutarmi solo perché ti sentivi in colpa?!”
“Eh? Ma no, che dici!” Esclamai, ma lei scoppiò a ridere.
Non avevo mai sentito una risata come quella. Certo, non ero stato poi così a contatto con moltissime ragazze Nane nella mia vita, fatta solo di studio e allenamento, ma in quel momento mi sembrò una gran fortuna averla potuta ascoltate.
“Ti sto prendendo in giro, Kili!” Rise ancora lei, e io sorrisi.
“Mi hai fregato.” Dissi, facendo un’alzata di spalle.
Dopo essere tornati seri entrambi, Darcy iniziò a canticchiare una canzoncina orecchiabile. Solo che non capivo le parole.
“Che cos’è?” Chiesi, mentre lei continuava a mormorare parole assurde.
“Una stupida filastrocca senza significato.” Si interruppe, rivolgendomi uno sguardo triste.
“Forse per me è senza un significato, visto che non capisco niente, ma per te no, vero?” Le dissi. Non mi era certo sfuggito il lampo nei suoi occhi.
“Significava molto, un tempo, adesso sono solo parole.”
 
◦◦◦
 
Erano le incisioni di Tempesta, quelle che stavo cantando.
Piove, piove
Sempre piove
L’acqua cade
E tutto smuove.
Tuoni e lampi
Sulla via
Tutte le vite
Portan via.
Era questa la traduzione in Lingua Corrente.
Fin da quando ero piccola mia madre me la cantava spesso. La sua voce era dolce come il miele. Ed era la stessa voce che nei miei incubi urlava il mio nome mentre gli uomini di Ahkkár mi portavano via.
Le avevo fatte incidere sulla spada e poi l’avevo nominata Tempesta.
Sulla lama, vi erano incisi anche due fulmini che, da entrambe le parti, la percorrevano tutta fino alla punta.
Era l’unico e ultimo ricordo che avevo di mia madre, prima che mi portassero nelle Arene e mi insegnassero a combattere.
Non sapevo nemmeno perché avevo iniziato a cantarla.
Maledizione, Darcy, maledizione!
Se volevo tenere per me il mio passato allora avrei fatto bene a stare più attenta.
 
Eda aveva detto che per arrivare al villaggio successivo avevamo un giorno e mezzo di cammino.
Giunta la sera, trovammo rifugio in una grotta di cui ci aveva parlato, dove erano soliti fare sosta i viandanti – quei pochi che si incontravano – quando attraversavano la vallata.
La neve andava diradandosi, il che era perfetto.
Ad ogni modo, avevamo ripulito le impronte fino alla grotta, depistando probabili inseguitori per un altro miglio e lasciandole poi cadere in un burrone.
Kili aveva racimolato un po’ di legna e insieme avevamo acceso il fuoco.
“Tieni, prendi.” Gli porsi un pezzo di pane e del formaggio, tutto cibo che avevo comprato – e in parte rubato – al mercato del primo villaggio in cui eravamo stati.
“Grazie.” Mi disse, poi iniziò a mangiare.
“Domani andremo al galoppo, così minimizzeremo il tempo che ci vorrà ad arrivare al villaggio e da lì domanderemo la via più breve per Rohan. Se riusciamo a trovare una strada alternativa, mi piacerebbe aggirarla, la Contea, invece che attraversarla.”
“Non ti piacciono gli Hobbit?” Mi chiese scherzosamente.
“No, non è quello. So che sono creature pacifiche che vivono la loro vita in tranquillità, non voglio sconvolgere la loro monotonia con fughe e inseguimenti.”
Talvolta posso evitare di portare sofferenza, pensai, bevendo un sorso d’acqua.
 
Per fortuna la notte passò tranquillamente e la mattina seguente salimmo subito in sella ai nostri destrieri e iniziammo la nostra cavalcata.
Arrivammo in meno di quattro ore e con una moneta d’oro – più un’altra per il silenzio del padrone della locanda – facemmo un bel pasto e ottenemmo le informazioni che ci servivano per aggirare la Contea nel modo più breve possibile.
Così, ripartimmo subito.






















-Angolino autrice-

Buonsalveeeee :D
Vorrei lasciare il 2015 con questo capitolo e riprendere a gennaio la storia, poiché eccetto le vacanze che sono totalmente secondarie per i miei professori, sono carica di compiti quindi penso che mi ammazzerò di studio anche a Natale inteso proprio come 25 dicembre u.u

Ma, tralasciando le mie sventure, let me tell you something(?):
BUGIE, grosse bugie. 
Ma i nodi vengono sempre al pettine, lo sappiamo tutti. Cosa accadrà aesso? Si sarà instillato il dubbio nella testolina del nostro Kili? Ah boh. Io certo non ve lo dico u.u

E non solo bugie, RUBARE E' SBAGLIATO disse il saggio Kili alla povera Darcy che.... *scusate non posso dirvelo u.u*

Sono contenta che comunque la storia vi stia piacendo, anche se sono i primi capitoli e più o meno (molto più e poco meno) fino a Rohan sarà tutto un fuggi fuggi u.u


Detto ciò, BUON NATALE e felice inizio del 2016, non fate troppi danni a Capodanno e pensate ai poveri animali che hanno paura dei botti :*
(Anima animalista)

Con affetto,
Juls :*










 

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Capitolo 5
*** Verità ***


Capitolo quattro
 
A tarda sera giungemmo in un villaggio che mi era familiare.
Vi ero stato una sola volta con mio zio e Fili, ma ricordavo più o meno dove fosse la locanda nella quale avevamo alloggiato.
Ci portai Darcy e la vecchia donna dietro al bancone ci diede cibo e una stanza con due letti separati.
In quella cittadella vi erano un miscuglio di razze e – eccetto gli altolocati Elfi, che non si abbasserebbero mai a dormire in una locanda – incontrammo svariati Nani e qualche Uomo dall’aspetto burbero e spietato.
Uomini di locanda.
“Non pensavo di avere tutte queste comodità. È la terza volta che spendiamo denaro prezioso per tappare la bocca di chi ci vede e ci ospita.” Disse Darcy, richiudendo la porta alle spalle.
“Seconda.” La corressi, sedendomi sul letto. Non era poi così comodo.
“Seconda, giusto. Beh, in ogni caso dovremmo smetterla o prima di arrivare a Rohan ci ritroveremo le tasche vuote.” Mentre parlava, si tolse gli stivali e la pesante giacca, rimanendo con una maglia di lana.
La vidi muovere leggermente la spalla e notai che andava meglio. Ne fui felice.
Lasciai vagare ancora gli occhi sul suo corpo, usando la massima discrezione: aveva un bel corpo, belle forme, e la sua altezza era di almeno tre pollici in più della mia.
È Umana, cosa ti aspettavi? mi dissi, scuotendo il capo.
Si avvicinò alla finestra mentre scioglieva i capelli, liberandoli dalla coda e lasciandoli ondulati sulla schiena.
“Fissami un altro secondo e ti caverò gli occhi con un tizzone ardente.” Mi disse d’un tratto, guardandomi da oltre la spalla.
Rabbrividii. Se ne era accorta, accidenti.
“S-scusa...” Balbettai “Posso farti una domanda?” Chiesi poi, cercando di sviare il discorso.
“Dipende da cosa vuoi sapere.” Mi disse, continuando a fissare fuori dalla finestra.
“Cosa c’è di tanto importante a Rohan?”
◦◦◦ 
“C’è una persona che conosco che potrebbe aiutarmi ad attenere ciò che cerco.” Risposi, prevedendo già la domanda successiva.
“E cos’è che cerchi?”
Appunto.
Rimasi in silenzio per qualche minuto, poi...
“La libertà, Kili. È questo quello che certo ed è anche il motivo principale per cui ho deciso di lasciare la mia terra.” Dissi, assottigliando lo sguardo mentre due sagome scure si avvicinavano alla locanda.
Kili se ne stava in silenzio, forse a rimuginare su quel che avevo detto.
“Non vuoi sapere nulla di me?” Mi chiese d’un tratto, spiazzandomi.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” Domandai io, distrattamente; non capivo dove volesse andare a parare, ma in quel momento la mia concentrazione era tutta riversa su quelle due losche figure che, sinceramente, non mi piacevano per niente.
“Tu non fai mai domande. Mi chiedevo se non volessi sapere con chi hai intrapreso questo viaggio.”
“Se non chiedo probabilmente non ho bisogno di farlo.”
“Si, ma...”
“Raccogli le tue cose, in fretta! Sono qui!” Gli dissi, bloccandolo e allontanandomi repentinamente dalla finestra.
 
Scendemmo di corsa e uscimmo dalla porta sul retro.
Il buio ci avrebbe favorito ancora una volta o almeno lo speravo.
“Prendiamo i cavalli e fuggiamo il più in fretta possibile.” Sussurrai a Kili e lui annuì.
Ci avvicinammo alle stalle. Buttai un’occhiata alla finestra che dava sull’interno e vidi gli scagnozzi di Ahkkár entrare e gesticolare con la locandiera che nel frattempo scuoteva il capo.
L’oro compra tutto, anche il silenzio.
“Presto.” Dissi e feci leva sulle gambe per saltare in sella.
Uscimmo dalle stalle e ci dirigemmo lungo la via principale, partendo ad un galoppo sfrenato per lasciarceli alle spalle.
Ero convinta di essere in vantaggio, ma evidentemente avevo fatto male i calcoli.
Ce l’eravamo presa troppo comoda.
Di certo, però, il fatto che non vi era più neve sul nostro cammino era un altro punto a nostro favore: non ci avrebbero rintracciato facilmente, anche se sapevo di cosa erano capaci quegli uomini.
◦◦◦ 
Avevamo cavalcato tutta la notte e alla fine eravamo giunti in prossimità della Contea quando le prime luci dell’alba stavano facendo capolino all’orizzonte.
Eravamo stremati e assonnati, anche se la corsa ci aveva gettato addosso un vento gelido che ci aveva sferzato il viso e gelato il naso.
Ci fermammo ad un ruscello, abbeverandoci di acqua fresca – fredda, gelida – e facendo bere anche i nostri animali, affaticati dalla lunga galoppata.
“Dannazione!” Esclamò Darcy, tirando un calcio ad una pietra che finì in acqua con un tonfo.
“Darcy...”
“Che c’è?!” Sbottò, guardandomi con gli occhi ricolmi di rabbia.
Feci un passo indietro quando notai la sua mano poggiata sull’elsa della spada.
“Niente.” Dissi, grattandomi il collo.
Mi voltai verso l’altra sponda del fiumiciattolo e mi guardai attorno.
Non vi erano posti in cui potersi nascondere quindi dedussi che avremo cavalcato ancora un po’ prima di poterci riposare e, a giudicare dalla determinazione che Darcy sprizzava da ogni poro, supposi che avrebbe voluto oltrepassare la Contea oggi stesso.
 
 
E così accadde.
A tarda sera, quando ormai il buio aveva inghiottito ogni cosa, giungemmo al fiume Brandivino e lì si presentò un bel problema: dovevamo guadarlo, ma era troppo buio per poterlo fare in quel momento e loro troppo stanchi.
“Fermiamoci...” Sospirò lei, scendendo da cavallo.
Scesi dal mio pony e mi occupai di accendere un fuoco mentre Darcy legava gli animali ad un albero.
Quando si sedette accanto al fuoco, tirò fuori dalla borsa della carne fresca e la infilzò con dei bastoni che poi puntellò a terra, mettendo la carne a cuocere sul fuoco.
“Non ricordo avessimo acquistato della carne.” Commentai e lei fece un’alzata di spalle.
“Non l’ho comprata, infatti.”
“Darcy, non l’avrai rubata?!”
Lei mi rivolse uno sguardo torvo: “Ne abbiamo già parlato.” Mi disse, ma io non volevo che quella conversazione venisse troncata a quel modo, perché sapevo bene che era quello che lei voleva.
“Abbiamo delle monete d’oro, possiamo avere tutta la carne che vogliamo, non c’è bisogno di rubarla!” Mi arrabbiai.
Il suo sguardo da arrabbiato divenne rassegnato.
“Senti,” Si massaggiò le tempie, poi prese un bel respiro e continuò “vuoi sapere chi sono? Ti accontento subito: mi chiamo Darcy Arshék, del Clan di Thorn Arshék, mio padre. Sono stata iniziata al combattimento a sette anni, quando mi hanno fatto questa.” Si alzò la maglia e scoprì il ventre: sulla pelle liscia e chiara risaltava una cicatrice da ustione che formava una parola... o almeno credevo; non riuscivo a capire cosa quelle lettere volessero dirmi.
“In Lingua Corrente significa Senza Clan.” Disse, come se mi avesse letto nel pensiero.
Si abbassò la maglia e continuò il suo racconto: “Il mio ruolo nella società della terra da cui provengo era quello di contrabbandiere, okay? Rubare e rivendere la merce di cui mi appropriavo era il mio lavoro! I gioielli che ho venduto a quel Nano al villaggio non erano veramente di mia nonna: li avevo rubati la sera prima di partire, così come ho rubato queste,” E dalla borsa tirò fuori un involto con all’interno delle pelli pregiate che dovevano valere molto “e il nostro cibo e il tuo arco!”
Ci fu un lungo silenzio. Stavo ancora assimilando la notizia che lei era un contrabbandiere quando riprese a parlare: “Sono fuggita perché non volevo finire al fianco di un uomo di nome Ahkkár, il quale stravede per me. Era il mio capo, chiamiamolo così. È colui che dirige gli eserciti e riscuote le tasse e amministra la criminalità. Ho semplicemente deciso di fuggire ma non mi ero resa conto che sulla nave c’erano anche i suoi uomini, quelli che ci stanno inseguendo.”
Fece un’altra pausa.
Era evidente che le costasse un po’ raccontarmi quelle cose e in un momento di lucidità non me le avrebbe mai rivelate.
“Volevo solo la libertà... voglio la libertà, per questo devo raggiungere al più presto Rohan: lì chiederò aiuto ad un mio vecchio amico. Lui mi aiuterà a togliermi Ahkkár dai piedi una volta per tutte, ne sono certa.”
Anche se non sembrava molto convinta nel tono, i suoi occhi lanciavano scintille.
Non sapevo cosa dire. Volevo sapere la verità su di lei, certo, ma ora che tutta quella roba mi era stata gettata addosso così violentemente mi sentivo... strano.
“Spero che la tua curiosità sia soddisfatta, adesso.” Mi disse, poi, volgendo lo sguardo al fuoco.
Esso dipingeva strane ombre sul suo volto che facevano brillare a intervalli irregolari le sue iridi tempestose.
◦◦◦
“Mi dispiace. Scusami.”
Kili mi guardava con occhi carichi di compassione. Lo sapevo anche se non lo stavo fissando direttamente. Potevo sentire i suoi occhi bruciarmi addosso.
“A nessuno è mai dispiaciuto.” Alzai le spalle, e tolsi i legnetti dal fuoco. “La carne si è anche bruciata...” Mormorai, tastandola con un dito.
“Non importa, non fa niente.” Mi disse.
Restammo in silenzio per un po’, un silenzio che gravava sulle nostre – o almeno sulle mie – spalle come un macigno.
Mi ero praticamente messa  nudo con lui.
Sei una sciocca, Darcy. Stai commettendo troppi errori da quando sei insieme a questo a Nano. Che ti succede? Era la voce fastidiosa nella mia testa a parlare.
Ma perché non stai zitta?! Ribattei, rendendomi conto di stare a parlare con un fantasma.
Ecco, ci mancava anche che stessi impazzendo.
“Io sono un principe.” Disse d’un tratto Kili, facendomi voltare verso di lui. “Mio zio è Thorin Scudodiquercia. È stato esiliato molti anni fa dal suo regno, Erebor, da un Drago sputa fiamme del Nord, Smaug il Terribile. Mio fratello è il più grande, tra noi. Un giorno diventerà Re sotto la Montagna, quando ci riprenderemo la nostra casa. Mia madre è la principessa Dìs e tutta la mia famiglia discende dal fondatore della nostra stirpe: Durin il Senzamorte. In pratica sono un principe povero.”
Lo osservai smuovere la legna, in silenzio.
Non avevo voglia di parlare, né di sentire la sua storia.
Ma mi fece comunque piacere il fatto che mi avesse rivelato chi era: era un modo per dirmi che eravamo pari.
Vedendo che non rispondevo, mi prese una mano.
Il mio primo istinto fu quello di ritirarla, ma non lo feci.
Le sue mani tozze, di Nano, erano calde.
Mi strinse la mano e mi guardò negli occhi: “Sul serio, Darcy, mi dispiace per quello che hai dovuto passare fino ad oggi. Ma ora non sei sola. Insomma, voglio dire... ci sono io. Puoi contare su di me.” Mi disse, un po’ impacciato.
Mi fece tenerezza, e gli concessi un breve, brevissimo, sorriso.
“Grazie, Kili. Ti chiedo scusa per essermi arrabbiata. Lo so che quello che faccio – che ho sempre fatto – non è giusto, ma a volte bisogna fare delle scelte. Per sopravvivere si ha bisogno di prendere una strada e a volte è più dura di quel che pensiamo percorrerla. Io non ho avuto una scelta. Ti ho mentito quando ti ho detto che le donne posso scegliere se combattere o ricamare centrini per i tavoli di casa propria. Il padre di Ahkkár mi portò via da mia madre, dopo aver ucciso mio padre. Ecco perché la scritta Senza Clan incisa a fuoco nella mia carne. Mi hanno costretta a diventare quello che sono e quando il padre di Ahkkár morì, due anni fa, suo figlio...” Feci una pausa.
Era così doloroso ricordare, ma dirlo...
“Cosa fece, Darcy?”
“Lui voleva che io diventassi sua moglie, ma mi sono sempre rifiutata. Ho tentato in tutti i modi di sfuggirgli ma un giorno mi incastrò in una via senza uscita e tentò di avermi con la forza. Disse che mi avrebbe derubata di ciò che avevo di più caro cosicché nessuno avrebbe più potuto avermi. Per fortuna avevo Tempesta con me” Accarezzai il fodero della mia fidata amica “e lo colpii di striscio, lasciandogli una cicatrice sulla guancia. Non me lo ha mai perdonato. Ma nonostante tutto non si è mai arreso. Ho sopportato tutto ciò che mi veniva fatto per due anni, fino al mio ventesimo compleanno. Allora sarei dovuta diventare una guerriera dell’esercito a tutti gli effetti, ma lui mi propose ancora una volta di sedere al suo fianco e procreare il suo erede. La notte di quello stesso giorno sono fuggita.”
Non potevo credere di averlo detto.
Ora non avevo più segreti per lui.
Cosa mi aveva spinto così oltre il limite non lo sapevo.
Forse erano stati i suoi occhi, o il calore delle sue mani che ancora stringevano la mia.
Non lo sapevo.
“Darcy...” Mormorò, avvicinandosi di più.
Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Le fiamme si riflettevano in quel castano scuro, facendo sembrare le sue iridi due pozze senza fondo, colme di chissà quale forza misteriosa che aveva incatenato le mie e non voleva lasciarle andare.
Il suo volto era sempre più vicino, lo sguardo fisso nel mio e un campanellino d’allarme mi suonò nella testa.
Non ignorarmi, sciocca! Mi diceva la voce nella mia mente, ma io chiusi gli occhi, li strinsi forse.
Quando sentii le sue labbra poggiarsi piano sulle mie, un brivido mi scosse.
Provai una strana morsa allo stomaco e senza rendermene conto avevo schiuso le labbra e lo stavo assecondando.
La sua lingua era calda e accarezzava dolcemente la mia.
Mi piaceva. Era strano, umido, ma mi piaceva.
Troppo!
Aprii gli occhi di scatto e lo allontanai bruscamente, guardandolo sconvolta.
Ma che mi prendeva? Non mi ero mai lasciata andare tanto facilmente con nessuno.
Quello era sbagliato.
“Scusa, Darcy, io...”
“No, scusa tu.” Bloccai sul nascere qualsiasi cosa stesse per dirmi e mi presi la testa fra le mani.
Ma che stavo facendo?!
Che diamine mi saltava in mente?!
Ti avevo avvertito, ti stai rammollendo.
No, non è vero!
Si, invece. La Darcy che ho sempre conosciuto non si sarebbe mai fatta soggiogare in questo modo.
Tu non sai niente di me.
So più cose di quanto tu pensi.
Bugiarda!
Oh, povera piccola ingenua.
La voce nella mia testa emise una risata stridula e io mi tappai le orecchie.
“Darcy?” La voce di Kili mi giunse lontana.
“Darcy?”
Volevo rispondere ma...
“Darcy!” Gridò infine, scuotendomi per le spalle.
Mi riscossi immediatamente; fu come se una bolla intorno a me fosse esplosa, riportandomi all’istante alla realtà.
La spalla ferita mi pizzicò un po’ quando mi scosse e me la massaggiai.
“Stai bene? Sei diventata pallida...” Mi disse Kili e io non lo guardai.
Annuii e basta.
Ero sconvolta; non mi era mai capitata una cosa del genere.
Che stessi davvero impazzendo?
◦◦◦
Non avevo ben capito cosa stava succedendo, ma dopo aver azzardato quel bacio – in parte ricambiato – Darcy era come caduta in trance.
E ora se ne stava a in un angolo del falò, le ginocchia raccolte al petto e la fronte poggiata su di esse.
Era stata una giornata durissima e faticosa, non chiudevamo occhio da molte ore e in più, aveva fatto l’enorme sforzo di rivelarmi tutta la sua storia.
Forse il mio bacio era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, il quale si era riempito di emozioni forti e contrastanti e alla fine l’aveva fatta esplodere.
Forse si vergognava o forse, più semplicemente, si era addormentata, ma ero certo che il silenzio che era sceso tra di noi non si sarebbe dissolto molto presto.
Ero stato uno stupido.
Avevo affrettato le cose e non mi ero nemmeno chiesto quali fossero i suoi sentimenti.
Ero attratto da lei, anche se si poteva dire che l’avevo appena conosciuta e proprio in quel momento.
Ma, con il senno di poi, riflettei sul fatto che non aveva mai dato segno di interessamento nei miei confronti.
Come potevo essere stato così idiota?
Mi ero fatto trasportare dall’emozione del momento ed ecco il bel risultato che avevo ottenuto.
Bravo, Kili, i miei complimenti! Mi dissi, scuotendo il capo.
Ravvivai il fuoco e poi mi sdraiai.
“Buonanotte, Darcy.”
Ovviamente, non ottenni risposta.
◦◦◦
Non ricambiai la buonanotte.
Non avevo voglia di proferire parola in quel momento, men che meno con lui.
Proprio in quel momento stavo cercavo di capire cosa mi dicesse il mio cuore; quando mi aveva baciata avevo sentito lo stomaco ribaltarsi, svuotarsi e agitarsi.
Non mi era mai successo prima.
Non sono attratta da lui mi dissi, spingendo di più la testa sulle ginocchia.
Mi sentii avvampare al solo ricordo delle sue labbra sulle mie, delle nostre lingue che si sfioravano...
Dannazione, Darcy! Non sei venuta qui per prenderti una cotta per un Nano! Mi rimproverai, sospirando rassegnata.
Alzai di poco il capo e guardai di sottecchi la figura addormentata di Kili.
Certo, era un bel ragazzo, ma non potevo permettermi distrazioni.
E poi... se Ahkkár mi avesse presa gli avrebbe fatto del male e io non volevo.
 
Rimuginai a lungo sul da farsi.
Arrivai alla conclusione che non potevo certo ignorarlo per il resto del viaggio, quindi decisi di comportarmi come se non fosse successo nulla.
Quando finalmente mi decisi a dormire, ormai il fuoco si era spento.


































- Angolino autrice - 

SORPRESAAAAAAAAAAA!!!
Con questo capitolo vi auguro un buon anno nuovo e tanta felicità!

Sorpassati i convenevoli, veniamo al dunque.... DUNQUE!

Per prima cosa dovete scusare ancora lo stupido HTML perché questo sito non lo sopporto ma almeno non è cubitale come l'altra volta che era davvero osceno...

Come seconda cosa mi dovete scusare se trovate errori di batittura e vi prego di riferirmeli così che io possa correggerli, poiché l'ho riletto ma tipo un paio di settimane fa...

Come terza cosa vorrei parlarvi un attimo della scritta "Senza Clan": il fatto che sia stata incisa a fuoco non è per farle avere una sofferenza in più, ma più avanti scoprirete che quel fuoco brucerà ancora e per mano di qualcuno di moooooolto malvagio u.u (ma penso abbiate capito chi è!)

E, quarta cosa, il bacio! Allora, sappiamo tutte come è fatto il nostro Don Giovanni, dato che se la fa con le Elfe.... perché non un'umana?
Ma la reazione di Darcy è assai complicata e quella dannata vocina c'entra molto in questo campo.

Io, vi dico la sincera verità, mi trovo perfettamente nei tempi, ma se pensate che io stia correndo, fatemelo sapere.
Più che altro ormai sono in viaggio da un po' di giorni e Kili, lo sappiamo, non è uno che perde tempo, è impulsivo, ecc..

Comunque, lascio a voi i pareri, io sono pronta ad accogliere fiori o pomodori XD



Vi saluto e vi abbraccio!
Ancora auguri dalla vostra Juls :*

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Capitolo 6
*** Febbre ***


PREMESSA: MI SCUSO DI NUOVO PER IL MALEDETTO HTML MA STO SMA*******O COME UNA MATTA DA DUE MESI PERCHE' QUANDO POSTO NON FUNZIONA IL SOLITO SITO E I MIEI CAPITOLI FANNO SCHIFO.  ANCORA SCUSATE!

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo cinque

 

Quando mi alzai, Kili era già in piedi.

Mi rivolse un’occhiata incerta.

Per un momento non seppi cosa fare, poi gli sorrisi.

“Buongiorno.” Gli dissi e vidi i suoi lineamenti distendersi un po’.

“Buongiorno, Darcy.”

Rimase a fissarmi. Capii che voleva dire altro, così attesi lasciandogli il tempo per scegliere le parole.

E attesi, ma infine scosse la testa e non disse nulla.

“Forza, raccogliamo le nostre cose e rimettiamoci in cammino. Oggi dobbiamo assolutamente guadare il Brandivino e allontanarci il più possibile da qui. Potrebbero non essersi fermati, questa notte.” Dissi allora, chiudendo la mia borsa e mettendomela in spalla.

Quando salimmo in sella, mi avvicinai a lui e per la seconda volta gli sorrisi. “Andiamo?”

Kili annuì e procedette al mio fianco fino al fiume.

Spingemmo le nostre cavalcature verso l’altra sponda, stando molto attenti.

L’acqua gelida mi congelò le ossa fin dentro al midollo.

Soprattutto il pony di Kili, più basso del mio cavallo, ebbe qualche difficoltà durante il passaggio, così presi le sue redini e lo trascinai dietro di me.

Quando giungemmo dall’altra parte eravamo completamente zuppi, ma non potevamo fermarci.


◦◦◦


Eravamo così entrati nel Minhiriath; da qui in poi ci aspettava un paesaggio brullo, senza alcun posto per nasconderci.

Guardai Darcy di sottecchi.

Dopo quello che era successo la sera prima credevo che non mi avrebbe più rivolto la parola e invece mi aveva sorriso per ben due volte.

Non lo faceva mai.

Darcy non mi sorrideva quasi mai.

Avrei voluto dirle qualcosa, parlarle e scusarmi per averla baciata e turbata in quel modo, ma poi ci avevo ripensato; lei si comportava come al solito, come se non ci fossimo mai nemmeno sfiorati.

Non sapevo bene cosa volesse dire tutto quello né come avrei dovuto comportarmi in proposito.

Rimasi perciò in silenzio finché non fu lei a parlare.

“Questo posto sarà la nostra rovina.” Disse, guardandosi intorno. Era più un commento rivolto a se stessa ma le risposi ugualmente.

“Troveremo un posto in cui accamparci. Abbiamo ancora un bel po’ di tempo prima che il sole cali.” Tentai di rassicurarla, ma dal tono della mia voce perfino un sordo avrebbe compreso che non ne ero affatto certo.

“Ah si? E dove? Se accendiamo un fuoco in mezzo a una radura estesa come questa sarà come invitarli a prenderci. Siamo morti. In questa dannata regione non esistono gli alberi?!”

“Non credo...” Commentai, guardandola.

Lei sbuffò, imprecando. “Era una domanda retorica, sapientone. Non lo avrei davvero mai detto, grazie!” Disse, acida.

Tornai a guardare avanti sentendomi in un certo senso ferito dal suo tono.


◦◦◦


Mi resi conto di avergli risposto troppo male solo dopo averlo fatto.

Subito Kili aveva abbassato lo sguardo e si era zittito.

Stupida mi dissi, scuotendo il capo.

“Scusa.” Mormorai, fissando lo sguardo sulle mie mani. Stavo stringendo convulsamente le redini di cuoio... Feci un bel respiro per cercare di calmare i battiti del mio cuore.

“È per quello che è successo ieri, vero?” Mi chiese, e lo guardai sgranando gli occhi.

“No!” Esclamai.

“Non ti credo...” Fu un sussurro, ma lo udii lo stesso.

Lo guardai furente.

Kili alzò le spalle e guardò avanti a sé. “Sei così brava a mentire.”

Diedi un colpo di tallone al mio cavallo e lo mandai avanti, facendolo poi fermare davanti al pony di Kili, che indietreggiò di un passo, innervosendosi.

Scesi dalla sella e andai ad afferrare il colletto della sua giacca.

“Non ti sto mentendo, chiaro?! Ti ho detto tutto quello che c’era da sapere sul mio conto, che motivo avrei di dire una bugia?” Gli urlai contro, ad un centimetro dal suo viso. Il suo pony si agitò ma nessuno dei due si mosse.

Poi Kili prese i miei polsi e si liberò dalla mia presa. Non aveva battuto ciglio, tenendo gli occhi fissi nei miei.

Li sentivo bruciare infondo, dentro di me.

“Non lo so!” Gridò a sua volta, poi fece un bel respiro e abbassò i toni della conversazione.


◦◦◦


“Ti comporti come se non fosse successo nulla...” Le dissi, continuando a fissarla.

Lei boccheggiò un istante, poi fece un passo indietro e guardò altrove.

“È quello che è successo, infatti. Nulla.” Disse, quasi in un sussurro.

Non mi aspettavo quella risposta.

Quindi per lei non aveva significano nulla quel bacio.

Eppure lo aveva ricambiato, anche se per un solo momento.

Mi ero illuso...

“Kili...” La sentii mormorare, ma io non la guardai nemmeno.

“Muoviamoci o saremo nei guai.” Dissi, mandando avanti il mio pony.


◦◦◦


Mi superò senza dire altro, così rimontai in sella.

Accidenti! Ma perché mi aveva baciata?!

E io, sciocca, avevo pensato che far finta di niente avrebbe portato a qualcosa di buono.

Avrei dovuto immaginarlo.

Stupida, stupida, stupida!

Guardai la sua schiena muoversi al ritmo dei passi del pony.

Era più che evidente che ci era rimasto male.

Ed era altrettanto evidente, per me, che stavo iniziando a provare un fastidiosissimo senso di colpa per avergli mentito.

Nemmeno per me aveva significato nulla quel bacio, ma non potevo ammetterlo.

Eravamo troppo diversi e non intendevo soltanto per la razza alla quale appartenevamo.

Ti sta cambiando.

No, non è vero!

Ne sei sicura? Fu l’ultima cosa che mi disse la voce bastarda nella mia testa.

E se aveva ragione? Se stavo davvero cambiando?

No, mi dissi, Darcy non cambia per nessuno.



Non ci rivolgevamo la parola praticamente da ore.

Il silenzio ci accompagnava in quella lunga scarpinata completamente al sole.

Nonostante non facesse affatto freddo, ogni tanto Kili starnutiva e tirava su con il naso.

Alla fine mi decisi: presi un fazzolettino di stoffa dalla mia borsa e mi schiarii la gola, attirando la sua attenzione.

Glielo porsi e, a dispetto da quel che mi aspettavo, lo accettò di buon grado.

Abbozzai un sorriso e lui ricambiò, inaspettatamente.


◦◦◦


Quando afferrai il fazzoletto le sfiorai le dita.

Un brivido mi corse per la schiena e starnutii di nuovo.

“Stai bene?” La sentii chiedermi e annuii, mentre sfruttavo il magnifico pezzo di stoffa che mi aveva dato come fosse una manna dal cielo.

“Devo essermi raffreddato.” Dissi, scuotendo la testa.

In effetti, le acque gelide del Brandivino non erano state una bella esperienza, nonostante il sole cocente che picchiava sulle nostre teste.

Inoltre, sentivo freddo.

“Guarda laggiù.” Mi disse Darcy e io seguii le sue dita verso l’orizzonte. Notai solo in quel momento delle vette, molto lontane, che spuntavano dalla linea che divideva il cielo dalla terra. “Se affrettiamo il passo forse lì troveremo riparo e potremo accendere un fuoco.”

Si stava preoccupando per me.

Non smetteva mai di stupirmi. Da come l’avevo trattata qualche ora prima non credevo sarebbe stata così tranquilla.

Ancora una volta mi sbagliavo su di lei.

“Non ce la faremo mai. Non prima che cali il sole, almeno.” Considerai, tuttavia.

Eravamo troppo lontani, forse addirittura all’alba saremmo giunti a quelle montagne.

Se la memoria non m’ingannava, poi, quelle erano le colline delle Lande del Sud e proprio sotto i loro pendii vi erano le Paludi del Sud.

“Non credo sia una buona idea...” Aggiunsi, rabbrividendo all’idea di attraversare le paludi di notte.

“Ma non possiamo stare senza fuoco con te in questo stato. Hai bisogno di scaldarti o finirai per peggiorare.” Ribatté lei, imperterrita.

“Darcy, sono troppo lontane.” Ribadii, passandomi una mano sulla fronte.

Accidenti...

“Allora dormiremo vicini. Così ti scalderai almeno un po’...” Disse lei, con una punta di imbarazzo nella voce.

Quando la guardai vidi che le sue guance si erano colorate di un tenue rosa e mi sembrò ancora più bella del solito.

Non ricordavo di averla mai vista arrossire...



Ci fermammo nel bel mezzo del nulla, ore dopo, quando ormai solo le stelle ci facevano compagnia.

Quella notte, per fortuna, non c’era nemmeno la luna.

Eravamo due macchiette nere in una landa ancora più nera.


◦◦◦


“Come ti senti?” Gli chiesi, sedendomi a terra di fronte a lui.

“Sto bene.”

“Non mentirmi. Hai una faccia... sei pallidissimo. Avanti, avvicinati.” E così dicendo gli misi una mano sulla fronte.

Come pensavo. “Ti sei preso una bella febbre, proprio nel bel mezzo del nulla. Complimenti, campione.” Scherzai, togliendomi il mantello.

“Cosa fai, sei impazzita?” Mi disse e tentò di scansarsi ma io fui più veloce e lo riuscii ad avvolgere nel mantello. “Ti prenderai un malanno.” Mi rimproverò, ma starnutì subito dopo e mi strappò una risatina.

“Ma senti da che pulpito. E poi, non fa così freddo.”

Gli misi le mani sulle spalle e lo attirai a me, poi mi distesi e lo trascinai giù.

Il mio cuore batteva forte, troppo.

Calmati, Darcy. Lo fai solo perché sta poco bene, mi ripetevo mentre lo stringevo di più.

“C’è una cosa che mi stavo chiedendo da un po’.” Dissi ad un tratto, cercando di allontanare quei pensieri il più possibile dalla mia mente.

“Cosa?”

“Mi domandavo quanti anni avessi tu.” Risposi.

“Settantadue.”

“Davvero?!” Sgranai gli occhi, sorpresa.

“Sì, perché?” Mi chiede lui, come se fosse una reazione strana, la mia.

“Beh... non te li avrei mai dati, ad essere sincera. E quanto sarebbero in termini umani?” Domandai curiosa.

“All’incirca dovrei avere la tua età, più o meno... credo...” Balbettò, incerto.

“Ah! Quindi siamo ‘più o meno... credo...’ coetanei. Forte.”

Kili mi sorrise e si strinse di più a me. I suoi occhi brillavano al buio, ma probabilmente erano solo lucidi per la febbre.

“Senti freddo?” Gli chiesi, scostandogli la frangia dagli occhi.

Quella situazione era così equivoca se vista da fuori...

Non sapevo perché, ma vederlo in quelle condizioni mi faceva provare tanta tenerezza che non riuscivo a trattenermi dal sorridergli nonostante poche ore prima gli avessi mentito spudoratamente riguardo a quel maledetto bacio.

Mi sentivo in colpa, incredibile. Di solito, non mi succedeva mai.

“Un po’.” Mi rispose, affondando il viso nell’incavo del mio collo; quel gesto mi fece provare un brivido pericoloso.

“Stai tremando... non so cosa fare.” Mormorai, preoccupata.

Avevo la guancia in prossimità della sua fronte e potevo sentire il suo calore sulla pelle.

“Non preoccuparti, Darcy, starò bene domattina, vedrai. Piuttosto, come va la spalla?” Mi chiese, sviando totalmente il discorso.

“Non mi da quasi più fastidio. Solo un leggero prurito, per via della guarigione credo.” Gli sorrisi.

 “Mi fa piacere. Non sai quanto mi dispiace...”

“Kili, va tutto bene. Non devi scusarti per questo.”

Lui sospirò.

Poi ci fu un momento di assoluto silenzio, interrotto solo da uno sbuffo del mio cavallo. Il suo fiato si condensò nell’umidità della sera. Umidità che stava penetrando violentemente nelle mie ossa.

“Darcy?”

“Mh?”

“Sai, c’è una cosa che vorrei dirti...” Esordì e io attesi finché non continuò “All’inizio mi sentivo così in colpa per averti colpita che il pensiero di lasciarti da sola mi faceva orrore. Poi, non so nemmeno quando né come, ma ho iniziato a guardarti in modo diverso. E poi, tu mi hai sorriso. Sei molto bella quando sorridi, dovresti farlo più spesso...”

“Kili, ti prego, non-”

“No, lasciami finire, per favore.” Mi interruppe, continuando a rimanere con il viso nascosto nei miei capelli.

Fallo smettere.

Sta zitta!

Digli che non ti importa di lui.

Falla finita!

Ah, Darcy, ingenua Darcy.

Vattene! Lasciami in pace!

Presi un bel respiro per calmarmi. La voce non parlò più.

“Dopo ieri, so cose di te che non mi sognavo neanche. Mahal... sei una criminale. Non posso mentire dicendo che non volevo farlo ma mi sono lasciato trasportare dalle emozioni e non ho saputo fermarmi. Ti ho baciata perché era quello che volevo fare. Forse, semplicemente, non volevo fermarmi.”

No, non doveva continuare. Dovevo fare qualcosa, prima che dicesse cose che non avrei voluto sentire.

Approfittai della pausa prolungata che fece per interrompere il suo discorso: “Kili, ascoltami adesso. Io sono venuta qui per trovare la libertà, anche se le cose sono andate in maniera molto diversa da come me le ero immaginate. Incontrare te è stato solo un... incidente di percorso, capisci? Non dovresti nemmeno essere qui con me, lontano da casa tua. Questo era un viaggio che avrei dovuto fare da sola.” Mi zittii un secondo per fargli assimilare quel che avevo detto. Non udii risposta, così continuai. “Quello che sto cercando di dirti è che non possiamo stare insieme. Io sono quel che sono e tu sei un principe che ha dei doveri e una volta arrivati a Rohan sarai libero di tornare alla tua vita. Tu dovrai tornare alla tua vita. Non...” Mi interruppi di nuovo, questa volta però sembrava che le parole si rifiutassero di uscire dalle mie labbra. “Io non...”

Io non ce la faccio.

Tirai un sospiro addolorato e chiusi gli occhi per un lungo istante.

Attendevo la sua risposta, una qualche reazione, ma stranamente non ottenni un bel niente.

“Kili?” Provai allora a chiamarlo, ma non mi rispose nessuno.

Mi scostai un po’ e solo allora mi accorsi che il Nano dormiva.

Non ha ascoltato una sola parola di quello che ho detto... pensai, arricciando il naso.

Forse era stato meglio così.

Anzi, sperai davvero che non avesse sentito nulla perché mi ero già pentita di avergli detto quelle cose.

Poggiai una mano sulla sua fronte: scottava ancora – ovviamente – e non avevo idea di cosa fare per fargli abbassare la temperatura corporea.

Inoltre, quella mattina mi aveva detto che più avanti vi era un altro fiume ancora da guadare e se non fosse guarito per tempo la situazione poteva solo che peggiorare.

Sbadigliai e cominciai a sentire le palpebre pesanti.

Avrei dovuto rimanere sveglia a fare la guardia ma se non mi fosse riposata almeno un po’ non avrei retto nemmeno l’ombra di uno scontro.

E poi, in ogni caso, mi avevano addestrata anche a reagire ad assalti a sorpresa e conoscevo le tecniche della mia gente.

Così chiusi gli occhi e mi rilassai, cadendo in un sonno profondo.


◦◦◦


Quando mi svegliai fu come uscire dalla nebbia: lentamente mi resi conto di dov’ero e ricordai gli eventi del giorno precedente.

Sgranai gli occhi quando mi ritrovai il volto di Darcy a pochi centimetri dal mio, piacevolmente addormentato.

Delle ciocche scure le incorniciavano la guancia e le scendevano dal collo fino a terra.

Le labbra erano dischiuse e dovetti fare appello a tutte le mie forze per impormi di resistere e non baciarle di nuovo.

Non ricordavo di essermi addormentato; un attimo prima stavo scherzando con lei e l’attimo dopo... beh, chi lo sa.

Non ricordavo nemmeno di cosa avevamo parlato e avevo un gran mal di testa.

Sospirai e mi misi supino; il sole mi colpì dritto negli occhi e li strinsi per il fastidio, portando un braccio a farmi ombra sul viso.

Con quel movimento dovetti svegliarla, perché sentii la sua voce – vicinissima al mio orecchio – e mi venne la pelle d’oca.

“Kili, stai bene? Come ti senti?” Mi chiese, poggiandomi subito la mano sulla fronte.

La sentii imprecare e ne dedussi che non era un buon segno.

“Siamo nei guai ed è terribilmente tardi.” Disse, alzandosi subito in piedi e dirigendosi al suo cavallo “Dobbiamo trovare un villaggio e al più presto. Pensi di reggere una cavalcata?”

Io, che nel frattempo mi ero seduto, la guardai forse in maniera un po’ troppo confusa perché lei indurì lo sguardo e, andando accanto al mio pony, gli diede una bella botta sul posteriore e quello iniziò a galoppare.

“Ma che fai?!” Chiesi allora, quella volta davvero sconcertato.

“Cavalcherai con me. Il pony sarebbe solo un intralcio e noi non ne abbiamo bisogno.”


◦◦◦


Sembrava filare tutto liscio.

Kili era tranquillo, segno che la sera prima si era addormentato prima che potesse udire quel che gli avevo detto.

Fantastico. Almeno un problema era risolto e potei tirare un sospiro di sollievo.

In quel momento ero più determinata che mai a portarlo in un villaggio per farlo curare.

Non ci voleva proprio in quel momento drastico, quando ci trovavamo nel bel mezzo del nulla.

Quando salimmo a cavallo, lo aiutai a montare in sella e io mi sedetti dietro di lui.

“Poggiati a me se ne senti la necessità.” Gli dissi e spronai l’animale.


Il sole iniziava a tramontare e non vi era l’ombra di un villaggio.

Sarebbe bastata una sola casa, dannazione!, ma niente.

Che razza di regione, completamente disabitata.

Da dove venivo io, gli unici posti disabitati erano quelli in cui erano stati razziati i campi e i villaggi di ribelli o le foreste bruciate da Ahkkár per far si che la gente non potesse nascondersi più.

Quella invece era una valle desolata, brulla, secca.

La mia gente sarebbe potuta andare lì a vivere, costruire villaggi e coltivare quelle terre e salvarsi dal reclutamento eccessivo di quel bastardo.

Ad ogni modo, avevo assolutamente bisogno di un fuoco, al diavolo i nostri inseguitori.

Frenai il cavallo e aiutai Kili a scendere.

“Non farlo, Darcy. Ti troveranno.” Mi disse il Nano, starnutendo.

Ci troveranno. E comunque non mi importa. Ora la tua salute è più importante di tutto.” Risposi, iniziando ad ammucchiare sterpaglia e circondarla con le pietre che trovai nei dintorni.

Kili rise. “Qualche giorno fa mi avresti lasciato indietro.”

“Qualche giorno fa non immaginavo affatto questo schifo. Pensavo... pensavo che sarebbe andato tutto bene, come sono stata idiota: avrei dovuto immaginare che non mi sarei mai liberata di lui.”

“Darcy...” Kili mi prese la mano e la strinse “Andrà tutto bene, vedrai. Arriveremo a Rohan e troveremo aiuto.”

Non seppi cosa fare.

Non volevo togliere la mano dalla sua ma allo stesso tempo dovevo farlo.

Mi voltai per non guardalo negli occhi e sfilai dolcemente la mano dalla sua presa.

Accesi il fuoco e poi lo feci sedere lì davanti.

Andai dal cavallo e con una tecnica che mi avevano insegnato qualche anno prima, lo feci camminare fino al falò e poi lo feci sdraiare accanto a noi.

“Poggiati alla sua pancia, ti terrà caldo più di quando io possa fare.” Dissi al giovane che annuì.

“Dove hai imparato a farlo?”

“Beh...” Feci un’alzata di spalle.

“Hai ragione. Domanda stupida, scusami.”

“Non hai niente di cui scusarti. Ad ogni modo, se vuoi un giorno te lo insegno.” Gli sorrisi di sfuggita, tornando subito a guardare il fuoco.

“Darcy.”

“Sì, Kili?” Mi sentii per uno strano motivo agitata.

Non potei non chiedermi cosa volesse.

Ti prego, ti prego, ti prego, non dire nulla di sbagliato. Incrociai le dita.

“Prendi. Sai usarlo?” Mi tese il suo arco.

Tirai un sospiro, sollevata.

“Sì.” Annuii.

“Ce la farai con la spalla?”

“Sì, scocco con la destra, quindi la sinistra deve solo tenere l’arco.”

“Allora, non ti dispiace se dormo un po’?”

Quella domanda mi fece tenerezza.

Avrei voluto accarezzargli la guancia, scostargli e capelli dal viso e...

No!

“Ma certo, tu devi dormire e riposarti. Ci penso io a fare la guardia.”

Lo vidi chiudere gli occhi e poco dopo si era già addormentato.

Mi guardai intorno.

Ero stanca, e il fuoco donava calore alle mie membra.

L’umidità della notte prima mi aveva letteralmente uccisa e avevo male dappertutto.

Volevo dormire anche io, ma non potevo.

Avevo un brutto presentimento.

Mi prudevano le mani e quando avevo quella sensazione fastidiosa non accadeva mai nulla di buono.

Eppure, il fuoco era così caldo... e le palpebre pesanti... e...


“Shrebok inst ik Darcy na gaaher.”

“Derhay kan sher, ist kaab ne nu shin.”

“Rnest ka binsla shai kun!”

“Ne snhi lahek!”

“Dur?”

“Streshk mik na de, Ahkkár ne.”

“Ner kag shaar dum!”


...Aprii gli occhi di scatto, rendendomi conto che tutto quello non era stato reale. La risata che mi aveva fatto accapponare la pelle non era reale, le sue parole non erano reali. Non quella volta.

Addormentarmi non era stata una buona mossa. Non me ne ero neanche accorta.

La voce di Ahkkár ancora mi echeggiava nelle orecchie...

“Non riuscirai a sfuggirmi, Darcy.” Mi disse, sicuro di sé come sempre.

“Non ne sarei così sicura, fossi in te.” Replicai io, poggiando con discrezione la mano sull’elsa della mia spada.

“Non puoi scappare, sei mia!” Gridò Ahkkár, con rabbia, facendo un passo avanti.

“Io non sarò mai tua!” Indietreggiai, stringendo il pugno sul freddo acciaio.

“Tu credi?” Lui ghignò, avvicinandosi ancora.

Il cuore mi iniziò a battere all’impazzata.

“Il mio cuore non ti apparterrà mai, Ahkkár.” Dissi, mettendomi una mano sul petto.

“Allora lo prenderò con la forza!” Rise lui, mettendomi le mani addosso.

...Non potevo credere di aver sognato proprio quella conversazione.

Ironia volle che mi sembrasse un peccato essermi svegliata proprio prima dell’attimo in cui avrei potuto rivedere me stessa che estraeva Tempesta dal fodero e gli lasciava quel bel regalino sulla guancia.

Mi vennero i brividi a ripensarci.

Quello che avevo passato dopo, beh, aveva reso niente tutto l’inferno subito in precedenza.


Se non altro mi era completamente passato il sonno.

Non avevo idea di quanto avessi dormito, ma era fin troppo per i miei gusti.

Mi voltai di scatto quando sentii un rumore in lontananza.

Ci hanno trovato  fu la prima cosa che pensai.

Aprii la mia borsa e ne estrassi un pugnale, poi imbracciai l’arco e mi allontanai, nascondendomi dietro un grande masso.

Un’ombra si stava avvicinando al punto in cui eravamo accampati.

Estrassi una freccia dalla faretra di Kili e la incoccai.

Prima di fare qualunque cosa mi assicurai che fosse solo uno, poi scoccai, colpendolo dritto ad una gamba.

Con un lamento, l’ombra si accasciò a terra.


◦◦◦


Un tonfo mi fece sobbalzare e quando aprii gli occhi vidi Darcy saltare addosso a un uomo e puntargli un pugnale alla gola.

Derst in ka, Mart.” Sentii sussurrare a Darcy.

Strizzai gli occhi e assottigliai le palpebre.

L’uomo la guardò con rabbia e poi le sputò in viso.

Darcy si mise a ridere, una risata fredda, priva di qualunque sentimento.

Poi alzò il braccio e l’attimo dopo la lama del pugnale era già affondata nella spalla di quello che lanciò un grido di dolore.

Mar le kahin Ahkkár shan dek, Mart rai nskij?” Disse ancora lei, in quella lingua strana.

Dan skaa rne daahr!” L’uomo sotto la giovane rise grassamente, come fosse divertito.

Con un grido di rabbia, Darcy gli tagliò la gola senza pietà e quello agonizzò per qualche istante, poi rimase immobile.


◦◦◦


Guardai sprezzante il cadavere di Mart mentre mi alzavo da lui e ripulivo la lama del pugnale sulla stoffa dei pantaloni.

Quando mi voltai incrociai lo sguardo di Kili.

Sospirai, avvicinandomi al falò.

“E così, hai visto tutto.” Dissi, riponendo l’arma nella borsa e posando l’arco accanto a lui. Presi un fazzoletto di stoffa e iniziai a pulirmi la faccia dagli schizzi di sangue.

“Saresti stata meglio se non fosse successo?” Mi guardò in un modo indecifrabile.

“Prima o poi sarebbe successo comunque.” Alzai le spalle e iniziai a spengere il fuoco, buttandoci sopra anche la pezza.

“Ti hanno insegnato a non avere pietà... bello schifo.” Commentò.

Non ci feci caso e gli diedi una mano ad alzarsi, poi feci alzare il cavallo e montammo in sella.

“Sarà meglio andarcene, presto verranno a cercarlo.”

 “Cosa vi siete detti, Darcy?”

Iniziai a far camminare il cavallo, mentre stringevo i pugni intorno alle redini.

“Quello era Mart. Eravamo amici, una volta; facevamo parte della stessa ‘squadra’. Gli ho chiesto se Ahkkár sapesse dov’ero e lui ha risposto: brucia, puttana! E io l’ho ucciso. Fine della storia.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Angolino autrice-

 

Buonaseraaaaa :D

Ultimo giorno di vacanza.... lo sfrutto per aggiornare perché poi non so quando potrò rifarlo dato che ho 3 settimane intense D:

Spero comunque di riuscire a trovare un buco per la storia ç_ç

 

Ma passiamo alla storia:

 

Come prima cosa vi informo che al prologo è stato aggiunto un banner (si dice così?) fatto da moi con www.canva.com che è tipo il sito perfetto *^* me ne sono innamorata subito appena l'ho scoperto, l'altro ieri u.u

 

Secondo poi: le parole che si dicono Ahkkar e Darcy o Mart e Darcy, me le sono inventate di sana pianta associando lettere che poi al fine della parola avevano un suono che mi piaceva XD 

Abbiamo visto un altro lato di lei: quello spietato...

E ne vedremo ancora, perché anche se sappiamo praticamente tutto... non è forse ancora tutto (?)

*non vi voglio confondere, no u.u*

 

Voglio ringraziare chi mi recensisce e in particolare la mia dolciosissima Benni!!

Le 4 persone che mi seguono e tutti i lettori silenziosi! (Ogni tanto fatevi sentire, eh :*)

 

Vi lascio con un "immagine" di come mi sono immaginata - scusate la ripetizione - Ahkkar u.u

(I suoi occhi sono verdi, ma mi sono dimenticata di cambiare il colore XD)

 Più o meno è così che me lo immagino u.u

 

Buon rientro per chi va a scuola come me, domani ç_ç

Baci,

Juls!

 

 

 

 


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Capitolo 7
*** Acqua ***


PREMESSA: Non so esattamente se vi devo avvertire di qualcosa, però forse ci saranno delle immagini un po' "crude" ma niente di che, insomma, non credo che per questo dovrei passare da arancione a rosso però vorrei che a fine capitolo mi consigliaste cosa fare, perché potrebbe succedere ancora ^^
Grazie e buona lettura :*












≈Capitolo sei 
 
Case!
Non potevo credere ai miei occhi!
Dopo tanto camminare e faticare, finalmente un piccolo villaggio.
“Qui troveremo qualcuno che potrà aiutarti.” Dissi a Kili, che annuì stancamente.
Scesi da cavallo, legandolo ad un albero, poi mi caricai il Nano sulle spalle e mi incamminai.
“Accidenti, quanto pesi...” Mormorai, mentre mi guardavo intorno cercando un guaritore o un qualunque abitante di quel piccolo mucchietto di case di pietra.
“Hey, tu!”
Mi sentii chiamare e il modo in cui avvenne mi irritò a tal punto da dovermi trattenere dall’estrarre Tempesta.
“Dici a me?” Domandai, inarcando un sopracciglio.
Davanti a me si era parato un giovane uomo – alto, biondo, occhi chiari e sguardo seducente.
“È un Nano quello che hai sulle spalle?” Mi chiese, indicando Kili.
“Qualche problema a riguardo?” Feci subito io, sul piede di guerra.
Quello alzò le mani in segno di resa e mi sorrise, facendo un passo avanti.
“No, nient’affatto. È solo che t’ho vista un po’ affaticata e mi chiedevo se non ti servisse una mano. È ferito?”
Mi presi qualche secondo per osservarlo bene.
Effettivamente sembrava innocuo, ma sarei rimasta con i sensi all’erta.
“No, ma ha una brutta febbre. C’è un guaritore da queste parti?” Domandai, più calma. Iniziavo a sentire il fiato corto per la fatica.
“Sei fortunata, mio padre lo è. Avanti, lascia che t’aiuti.” E così dicendo, senza nemmeno darmi il tempo di rispondere, prese il giovane dalle mie spalle e se lo caricò sulle sue. “Seguimi.”
 
 
La sua casa era decisamente rustica, arredata con l’essenziale.
Vi era un grande camino alla fine del salotto, con davanti un lungo tavolo da almeno dodici persone.
Mentre Harald, il padre del giovane, si occupava di far scendere la febbre al mio compagno, io sedetti su una delle poltrone di fianco al camino, di fronte a suo figlio.
“Comunque, io mi chiamo Ben. Tu come ti chiami?”
Guardai Ben inclinando il capo da un lato.
Mary.” Dissi senza esitazione.
“Oh, carino.” Sorrise.
Come mio solito, rimasi impassibile, spostando lo sguardo sulle fiamme che ondeggiavano attorno ai ciocchi di faggio.
“E così... un’Umana e un Nano... che strana coppia.” Ridacchiò. Lo gelai con uno sguardo e lui si grattò il capo “Intendevo dire insolita.” Si corresse.
“Non siamo una coppia.” Dissi io “Siamo solo compagni di viaggio.”
Feci vagare lo sguardo sopra le pareti: qualche quadro con disegni di mappe o piante ed erbe medicinali, su uno era disegnato un cavallo.
Sopra il camino, invece, due grosse asce erano incrociate e appese alla parete.
“Sei un combattente?” Chiesi, cogliendolo alla sprovvista.
“Come, scusa?”
Indicai con un cenno del capo le scuri e lui sembrò finalmente capire.
“Ah. No, a dire la verità con quelle ci facciamo la legna per l’inverno.” Rispose, quasi imbarazzato. “Ma tu lo sei, vero?” Mi chiese poi, puntando lo sguardo sulla mia spada.
Vi posai il palmo, accarezzandone l’elsa.
“Una specie.” Dissi.
“Forte!” Esclamò “È la prima volta che incontro una donna che sappia maneggiare un’arma.”
Avrei voluto dire qualcos’altro, ma suo padre entrò nella stanza, sorridendomi.
“Il tuo amico sta meglio. Gli ho dato delle erbe che gli faranno scendere la febbre.” Mi disse.
“Grazie.” Chinai il capo in segno di rispetto. Infondo, quelle persone non sapevano nemmeno chi fossimo, ma ci avevano aiutato ugualmente.
“Hai bisogno di essere medicata, ragazza?” Mi chiese poi e io lo guardi senza capire, confusa.
“Non sono ferita.”
“La tua camicia è sporca di sangue.”

 
◦◦◦
 
Il mal di testa stava scemando.
Mi era mancato il tepore di un letto, però... il calore del corpo di Darcy non valeva queste comodità.
Anche se lo aveva fatto solamente perché non potevamo accendere un fuoco, in un certo senso lei mi aveva stretta a sé, come se avesse voluto proteggermi.
Non riuscivo davvero a capire i suoi comportamenti; a volte sembrava combattuta, altre volte mi fissava quasi con dispiacere.
Di una cosa ero certo: non si sarebbe lasciata andare facilmente e io non volevo forzarla.
Sapevo però che la sua corazza si stava crepando, iniziava a cedere, con molte difficoltà.

 
◦◦◦
 
“Non è mio.” Abbassai gli occhi, ripensando al volto di Mart contratto in quella risata di scherno mentre mi augurava di bruciare.
Lo avevo ucciso. Avevo ucciso un mio compagno, un mio amico.
Ahkkár doveva aver offerto molto a quegli uomini... soldi, armi, titoli, qualsiasi cosa pur di riavermi.
Ma perché non riesce a capire che–
Sobbalzai quando Harald poggiò la sua mano sulla mia spalla.
Mi guardò con dolcezza e mi sorrise. Un po’ mi ricordò mio padre.
“Spero sia stata una buona caccia.”
All’inizio non capii, poi vidi Ben che si rilassava e allora compresi e risposi al suo sorriso, grata. “Si, lo è stata.”
 
◦◦◦
 
Dopo un leggero bussare alla porta, essa si aprì e Darcy si avvicinò a me.
“Hei.”
“Hei.” Risposi al saluto, facendole segno di sedersi sul letto.
Era calato il sole e dalla finestra si intravedevano le stelle.
“Come ti senti?”
“Meglio, grazie.” Le sorrisi, ma come al solito lei non ricambiò.
Fee un bel respiro, poi mi guardò dritta negli occhi: “Bene, perché non appena starai bene del tutto tornerai a casa. Harald può darti un pony.”
“Aspetta, cosa?! Ma che stai dicendo?” Chiesi, sorpreso e sconcertato “Vuoi lasciarmi qui?” Non potevo crederci.
“È la cosa migliore. Ti sei ammalato per seguire me, potrebbe capitarti qualsiasi cosa per seguire me! Potresti morire. Questa non è la tua guerra, è la mia. È ora che io la affronti da sola.”
Rimasi a fissarla per un lungo istante.
Ma che le era preso? Che diamine stava dicendo?
Come poteva pensare che l’avrei lasciata andare da sola?
“No. Non esiste.” Ribattei, infine.

 
◦◦◦
 
Avrei voluto lanciare un grido di frustrazione.
Perché doveva essere così difficile?
“Ma perché non vuoi capire? Avresti dovuto lasciarmi andar via da sola fin dall’inizio, non lo hai fatto. Fallo adesso! Hai la possibilità di tornare a casa, rivedere la tua famiglia. Sfrutta questa occasione, ti prego...”
Non volevo realmente che se ne andasse ma non volevo nemmeno che gli accadesse qualcosa a causa mia.
“Darcy...” Si mise a sedere e mi prese la mano.
La strinse, poggiando il capo sulla mia spalla.
Un campanello d’allarme mi risuonò nella testa, ma lo scacciai.
Non lasciarti andare mi disse la voce dentro di me, ma scacciai anche lei.
“Ti prego...” Sussurrai, sentendo una lacrima spingere per cadere dalle ciglia.
La rimandai indietro.
Darcy non piange mai.
“Non posso.” Mi disse Kili, poi alzò la testa e si portò la mia mano al petto. “Lo senti?”
Annuii. Sotto il palmo potevo sentire il battito del suo cuore.
“Non posso.” Ripeté.
Ci guardammo per un tempo interminabile e quando mi riscossi, i nostri volti erano troppo vicini.
Ma non mi allontanai.
Kili mi fece una tacita richiesta e io, con una tacita risposta, acconsentii.
E allora le sue labbra furono di nuovo sulle mie, dolci, delicate.

 
◦◦◦
 
Mi aveva permesso di baciarla.
Le sue labbra erano morbide e calde, come la prima volta.
Quando ci allontanammo, lei mi sorrise.
“Se non puoi lasciarmi andare, sbrigati a guarire. Non abbiamo molto tempo. Questa è brava gente; non voglio che succeda niente ad Harald né a Ben.”
“Grazie.” Sussurrai, rubandole un bacio su una guancia.
“Va bene, ma ora non prenderti troppe libertà!”
Scoppiammo a ridere insieme.
 
 
 
Quando mi svegliai, trovai Darcy accanto a me, con il capo poggiato alla mia spalla.
Avrei voluto accarezzarle una guancia ma ci fu un botto e poi un grido di dolore e lei aprì gli occhi di scatto.

 
◦◦◦
 
Sentii un forte rumore e poi la voce di Ben gridare in modo straziante.
Mi alzai di scatto e Kili fece per seguirmi.
“Aspetta, Kili, prendi l’arco!” Gli ordinai e nel frattempo iniziai a scendere velocemente le scale, bloccandomi in fondo.
Quando anche lui arrivò, si paralizzò davanti a quello spettacolo raccapricciante.
Tre uomini vestiti con giacca e pantaloni di pelle neri e borchie di ferro, come me. Erano loro.
Ai loro piedi... il corpo di Ben giaceva privo di vita.
Lo avevano squarciato dal bacino fino al collo e poi gli avevano aperto la gola.
Il suo sangue imbrattava il pavimento, allargandosi sotto il suo corpo.
“Scappate!” Gridò Harald.
Mi riscossi, scattando in avanti verso la porta e trascinando con me Kili.
Darcy!” Mi si avventò contro un uomo fulvo. Non lo conoscevo, ma dalla sua stazza e i suoi muscoli intuii che fosse forte.
Sguainai Tempesta e lottai contro di lui, mentre Kili scoccò una freccia che colpì in pieno petto un altro di loro.
Con un grido mi avventai sul mercenario ma egli, con la sua scure, riuscì a ferirmi un braccio.
Lo disarmai, ferendolo all’avambraccio con il quale impugnava l’arma ma lui estrasse subito un pugnale dalla cintola e mi perforò il fianco destro.
Gridai di rabbia e dolore prima di infilzarlo e vedere la vita scivolare via dai suoi occhi scuri.
L’ultimo rimasto, che teneva Harald per i lunghi capelli striati di grigio, mi guardò schifato, sputò a terra e poi sorrise malvagio. “Ue dre nki yun, ur na shdeehr.*
Sgranai gli occhi.
Guardai Harald con rammarico, prima di prendere Kili per un braccio e fuggire via, anche se non fui abbastanza veloce da non vederlo morire con la gola tagliata.
“Kili, corri!” Facemmo più in fretta che potemmo e quando arrivammo al cavallo, lo aiutai a salire.
Mi tese la mano ma io gli sorrisi e poi battei un colpo sull’animale che iniziò a galoppare.
“Darcy!” Gridò il Nano.
“Vai a Rohan, Kili, trova Ren! Vai!” Urlai verso di lui, poi mi misi a correre e imboccai il bosco dietro il villaggio.
L’ultimo seguace di Ahkkár mi stava alle costole e io iniziavo ad avere la vista offuscata a causa del sangue che avevo perso dalle ferite.
Arrivai in prossimità di un fiume, l’Inondagrigio, ormai stremata e mi fermai.
La corrente era forte e spingeva le acque via, giù, verso sud del Grande Mare.
Sentii i passi dietro di me rallentare e poi fermarsi.
Strinsi forte l’elsa di Tempesta e mi voltai, cercando di mantenere il mio cipiglio combattivo e ignorare il dolore e la spossatezza.
Derst in ka, Ahkkár olneder.** Per cosa vi siete venduti tu e i tuoi compagni? Terre? Soldi? Donne? Mi dispiace, ma non tornerò indietro.” Dissi sprezzante, sputando del sangue a terra.
“Sei così sicura di te stessa. Le storie su di te sono vere, dunque.” Disse quello, quasi ridendo.
“Perché non mi uccidi?” Lo sfidai. Il sapore metallico che avevo in bocca iniziava a darmi la nausea.
Feci un passo in avanti ma dovetti sorreggermi alla spada per non cadere.
“Mi è stato dato l’ordine di riportarti indietro, anche in fin di vita, ma morta no. Se solo osassi, Ahkkár mi ucciderebbe. E poi che gusto ci sarebbe? Non ti reggi in piedi.” Rise schernendomi con le sue parole.
“Allora spero che mi ucciderai così poi lui ti toglierà quel ghigno dalla faccia!” Gridai e mi avventai su di lui; il fianco mi bruciava a morte e il braccio non riusciva a sostenere il peso della spada.
Finii per indietreggiare, sulla difensiva, finché non misi un piede in fallo e caddi nel fiume.
Il rumore della corrente mi inondò le orecchie, ovattando il resto.
Poi avvertii un colpo alla testa e mille puntini blu, neri e bianchi iniziarono a danzarmi intorno, finché non fui avvolta dall’oscurità.

 
◦◦◦
 
Tornai indietro il più in fretta che potei.
Cavalcare un cavallo era più tosto difficile, visto che non arrivavo alle staffe.
Strinsi le ginocchia e tirai le redini quando arrivai in prossimità del fiume al confine con il Minhiriath e l’Ened Waith.
Saltai giù dalla sella, consapevole che non sarei più riuscito a risalirvi.
Comico, ma sarei dovuto arrivare a Rohan a piedi.
Darcy aveva detto di cercare un certo Ren. Fosse lui l’amico di cui parlava?
Ma non potevo certo abbandonarla, no.
Non in quel momento.
Né mai.
 
Cercai le sue tracce lungo la sponda, finché non vidi delle macchie di sangue sporcare il terreno chiaro.
“No...” Mormorai, iniziando a guardarmi intorno.
Non vi era traccia di lei, ma le macchie del suo sangue finivano esattamente dove la corrente attraversava il suo letto.
Che vi fosse stata spinta o vi fosse caduta, Darcy era stata portata via dal fiume e Mahal solo sapeva se era ancora viva.
“Darcy!” Gridai, lo sguardo rivolto al cielo.
Non poteva essere successo davvero.
Non poteva essere morta.
Lei... mi aveva salvato.
Gridai di rabbia e scagliai una pietra in acqua.
Dapprima non me ne resi conto, ma poi realizzai che il sasso aveva colpito qualcosa di metallico.
Mi avvicinai e mi affacciai sulla sponda: impigliata alle radici di un albero stava Tempesta.
La recuperai e l’accarezzai, pensando a lei.
Mi ripresi dal dolore e mi alzai in piedi, iniziando a camminare verso il villaggio.
Avrei preso un pony, anche con la forza se necessario, e poi avrei costeggiato il fiume fino a trovarla... o almeno a trovare il suo corpo.




* PROVA A SCAPPARE E LUI MORIRA'
** SALVE A TE, SEGUACE DI AHKKÁR (Riguardo a questo, ogni volta che leggerete "Derst in ka" significa "Salve a te". Questo è il loro saluto, della gente di Darcy ^^)





















-Angolino autrice-

Buonsalve miei dolci lettori ^^
Ecco a voi un capitolo un po' movimentato, direi uhuhuhhu....

Allora, qui è avvenuta una bella separazione, AHI AHI AHI, e ora?
A patto che Kili riuscirà a trovare Darcy o il suo corpo, cosa farà poi?
E Darcy? Potrebbe essere morta, infondo aveva perso troppo sangue... l'acqua poi non aiuta.
Magari si risveglierà nell'aldilà o magari no.... chi può dirlo? (Io, ma non ve lo dico HAHAHHAHAHA)

Ad ogni modo, penso ci possiate arrivare, insomma, è alquanto sgamabile.

CHI SARA' MAI QUESTO REN? Uhuhuhuhu, voglio instillare in voi un dubbio: secondo voi Darcy è così restia nei confronti di Kili per via di qualcun'altro che occupa il suo cuore? Non sappiamo nulla di questo Ren e ora lei ha mandato un Nano a cercarlo, stesso Nano al quale ha dato il permesso di baciarla.
Ma magari Ren è solo un amico o... dell'altro.

Okay, basta, mi piace essere enigmatica ma sto esagerando HAHHAHAHAHA perdonatemi u.u

In ogni caso, mi sto divertendo a morte con i banner e vorrei lasciarvi con questa ^^

Bacioni, 
Juls :*




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