eighteen

di Aly23_stories
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Jace Part
Jace era sdraiato sul letto della sua camera a guardare il soffitto. Cosa avrebbe fatto? Come lo avrebbe detto a Clary? Ovviamente Alec ed Izzy già sapevano tutto anche da prima che lo sapesse Jace stesso. Era stata una decisione di Marise che aveva poi delegato il compito di dare la notizia a Jace ai suoi figli. Isabelle era quasi entusiasta perché ora aveva un pretesto per viaggiare. Ovviamente non lo aveva detto esplicitamente ma dietro il suo “ Avrai la possibilità di vedere posti nuovi e di fare esperienza, come hai sempre voluto! “ c’era “ Con la scusa di andare a trovare mio fratello potrò andare via dall’Istituto mooolto spesso”.  Alec  invece aveva per tutto il tempo mantenuto la sua faccia-da-funerale-che-faceva-capire-che-qualcosa-andava-male e aveva guardato male la sorella per tutta la durata del suo discorso. Era tutto cominciato il giorno prima con quello stupidissimo discorso. 

.........

Jace stava andando verso la cucina a prendere un bicchiere d’acqua quando Isabelle gli era spuntata davanti seguita dal fratello. La ragazza si era passata una mano fra i capelli corvini e poi aveva annunciato –Jace dobbiamo parlarti – e gli aveva sorriso beccandosi una gomitata nelle costole da Alec che la guardava come se volesse ucciderla. Jace era abbastanza confuso, li vedeva litigare da qualche giorno, ma fece segno a Izzy di parlare. –Allora... Nostra madre ha deciso che dovrai andare in altri istituti a fare esperienza appena compirai 18 anni!- aveva detto tutto d’un fiato abbracciando poi Jace. Lui non aveva ricambiato. Non capiva da dove venisse tutto quell’ entusiasmo. Jace non voleva lasciare il suo parabatai ne tanto meno Clary. Ora che tutto andava bene! Probabilmente gli sarebbe mancata anche Izzy ma in quel momento aveva voglia di strozzarla. -Avrai la possibilità di vedere posti nuovi e di fare esperienza, come hai sempre voluto!- aveva poi aggiunto la sorella. Come aveva sempre voluto. Ora non lo voleva più. Aveva fatto abbastanza esperienza con Valentine e Sebastian. L’aveva allontanata e aveva capito il perché del comportamento di Alec. -E dove dovrei andare? – chiese con un groppo alla gola. Magari era un posto vicino. Magari lo mandavano a Los Angeles dove viveva la famiglia Blackthorn. Magari... –A Roma, in Italia- disse Izzy tutta elettrizzata. Niente magari. Ma dovevano capitare tutte a lui?! Okay che con un portale era semplicissimo arrivare anche dall’ altra parte del mondo ma aveva come l’impressione che ci fosse un motivo preciso per cui lo stavano “mandando a fare esperienze” e che non avrebbe visto nessuno di loro per un po’ di tempo. Inoltre Jocelyne era molto possessiva nei confronti di Clary e la ragazza non sarebbe riuscita ad andarlo a trovare facilmente. Jace stava per svenire sul posto ed era quindi corso in camera sua dove era quasi scoppiato a piangere.
Clary Part
Clary correva verso l’Istituto trascinandosi letteralmente dietro Simon. Il ragazzo non capiva che fretta ci fosse. Effettivamente non c’era fretta di fare niente ma Clary non vedeva Jace da due giorni e le mancava. Improvvisamente il cellulare di Clary aveva squillato e lei si era fermata di scatto. Facendo cadere Simon. Era da quando lui era uno shadowhunter che aveva ricominciato a ricordare sempre più cose. Ora sembrava tutto normale anche se c’erano delle lacune nella memoria del suo amico a cui Clary non riusciva ad abituarsi. Al telefono era Jace. -Jace!- La ragazza stava aspettando una risposta. Dopo quasi un minuto si era sentita dire–Devi venire all’ Istituto. Devo parlarti-. La voce del ragazzo era strana ma prima che Clary potesse porre domande aveva già attaccato. Ora c’era un motivo per correre. –Simon sbrigati è successo qualcosa!- aveva gridato la rossa continuando a correre. Non le importava più niente di lasciare indietro Simon, aveva troppa paura che fosse successo qualcosa a Jace o ad Alec o ad Izzy o a qualcun altro. La cosa peggiore era che non sapeva cosa e la sua fantasia era arrivata a pensare persino che suo fratello Sebastian fosse resuscitato in qualche  oscuro modo. Arrivata all’ Istituto aveva poggiato la mano sulle sue porte che si spalancarono all’ istante. L’attesa dell’ ascensore era straziante perché Clary era consapevole che non poteva fare niente per farlo andare più veloce. Uscita da quel coso si era resa a malapena conto del fatto che il suo migliore amico era rimasto di sotto e aveva ripreso a correre verso la camera di Jace. Lo aveva trovato lì, sdraiato, con gli occhi cerchiati ma bellissimo come sempre. Era stupefacente come riuscisse a rimanere bellissimo anche con quell’ espressione afflitta in faccia. Clary aveva dovuto chiamarlo per ricevere la sua attenzione. Girando pigramente la testa lui l’aveva guardata e senza troppi giri di parole aveva cominciato a parlare spiegandole di cosa era venuto a conoscenza poco prima e che presto sarebbe dovuto partire. Clary, che si aspettava chissà cosa, aveva sospirato di sollievo ed era contenta. Già si immaginava di poter andare con Jace all’ Istituto di Roma, lei non aveva mai viaggiato molto! Sarebbe stato bellissimo stare con lui. Mentre le si formava un sorriso sul volto guardò Jace... e vide la sua espressione distrutta, gli occhi d’oro spenti e privi di luce. –Cosa c’è? E’ una notizia bellissima no? Potremmo...- Clary si era interrotta da sola – Clary non potremo. Andrò da solo lì-. Senza sapere bene perché Clary era scoppiata a piangere e lo aveva abbracciato affondando la testa nel suo petto. Aveva il brutto presentimento che una volta partito lui, non si sarebbero rivisti per molto tempo. Aveva un’assurda paura di lasciarlo andare anche se sapeva che prima o poi sarebbe dovuto tornare. Alzando la testa Clary aveva incontrato le labbra del biondo e aveva passato le mani nei suoi capelli soffici. Sarebbero riusciti a superare anche quello no? Qualcosa le diceva che no, qualcosa sarebbe cambiato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Allison Part
All’Istituto di Roma regnava da qualche giorno un gran caos. L’unico argomento di cui si parlava tutti i giorni era “Jace Herondale”. Allison non ne poteva più! Okay che era l’eroe della Guerra Oscura, okay che grazie a lui erano ancora tutti vivi ma per lei rimaneva sempre la persona più vanitosa ed egocentrica che avesse mai visto! Soprattutto confrontato a lei. La sua autostima era pari a zero. Eccelleva in tutto quello che faceva ma se la guardavano la scambiavano per una ragazzina data la sua altezza e la sua corporatura. Soprattuto SE la guardavano. Una volta le era capitato di essere quasi schiacciata da una folla di shadowhunters. E non era stato affatto bello. –Ally, ci sei?- due mani le si pararono davanti alla visuale.  –Si scusa Azzurra-. Azzurra era la sua migliore amica ma... lei era diversa. Riusciva sempre ad avere l’attenzione delle persone e ad ottenere quello che voleva. Era per questo che aveva sempre evitato di darle una risposta chiara quando lei le chiedeva di essere la sua parabatai: se avesse accettato sarebbe sembrata una specie di sua ombra che la seguiva costantemente. Tirò il coltello che teneva in mano da buoni dieci minuti. Prese il centro del bersaglio mail coltello era leggermente decentrato. Urlò di frustrazione e andò in camera sua a farsi una doccia. Aprì l’acqua calda al massimo e dopo esserci stata sotto qualche minuto aprì l’acqua fredda. Almeno si schiariva i pensieri così. Uscita dalla doccia prese l’accappatoio non con poche difficoltà. Si poteva essere alti solo 1.60 a diciassette anni? Si concolò pensando che forse nel mondo c’era qualcuno più basso di lei. Cominciò a spazzolarsi i lunghi capelli castani davanti allo specchio. Aveva davvero un aspetto orribile.
.........
Era ora di cena e la rabbia di Allison non era  per niente sbollita. Voleva solo la perfezione da se stessa,  non accettava un solo errore. Entrò di soppiatto in camera di Azzurra e prese un suo miniabito e corse di nuovo nella sua camera. Infilò il “vestito” con un paio di calze trovate non si sa dove e delle ballerine che stonavano decisamente. Ma non era così stupida da storcersi una caviglia, mettendo i tacchi, solo per dimostrare a se stessa di poter fare quello che voleva. Una volta passata una pesante linea di eyeliner intorno agli occhi, troppo grandi e di un verde troppo acceso per essere considerati belli, prese una giacca e usci cercando di fare meno rumore possibile.  Non aveva portato spade angeliche ne stilo, solo qualche coltello da lancio e un pugnale. Ora aveva due mete: la prima era quel negozio che i mondani usavano per disegnarsi la pelle... Un negozio di tatuaggi, si! Ecco Allison voleva un tatuaggio dietro l’orecchio, in modo che non fosse visibile. Voleva una cosa sua. La seconda meta non era ben specificata. Aveva intenzione di seguire degli adolescenti mondani in uno dei locali che frequentavano per divertirsi un po’. Trovò presto un negozio con un’insegna luminosa che recitava “ Tatuaggi e Piercing”. Entrò senza pensare troppo alla cavolata che stava per fare. Se il direttore dell’Istituto e la strega di sua moglie l’avessero scoperta sarebbe stata in guai seri. Maurizio era molto severo e non voleva che i ragazzi uscissero di sera da soli e bla, bla, bla. Un tizio grasso dietro al bancone squadrò la ragazza da capo a piedi. Vedeva i tatuaggi sulla sua pelle e li guardava con sospetto. – Che vuoi?- chiese sgarbatamente. “Calma Ally” si diceva “ mantini la calma”. –Qui fate tauaggi e io ne voglio uno-.  –Si, facciamo tatuaggi ma solo alle persone maggiorenni. Altrimenti vieni con un accompagnatore-. Allison mostrò le braccia come a provare che aveva l’età giusta. Il tizio fece una faccia strana poi chiese –E sentiamo cosa vorresti tatuarti?-. La ragazza non esitò –Una freccia dietro l’orecchio-. Non era mai stata capace a tirare con l’arco e dopo il primo fallimento totale non ci aveva neanche più provato. Quel tatuaggio rappresentava tutte le sue debolezze, quelle che lei non accettava e che non voleva dimenticare.-Seguimi- disse il tizio e la portò nel retro. La fece sedere su una grossa poltrona e prese uno strano attrezzo. Senza preavviso le spostò la testa di lato e cominciò a disegnare. Quel coso che usava... pungeva, non bruciava come lo stilo. Dopo poco si sbituò a quella sensazione. Quando il tipo le disse di aver terminato il lavoro Ally scizzò via dal negozio senza ne pagare ne avere istruzioni precise su cosa fare con il tatuaggio. Si confuse subito nella massa di ragazzi che cominciava a popolare le strade e cominciò a seguire un gruppo molto numeroso che non si sarebbe mai accorto della presenza di una persona in più.  Ovviamente in emzzo a tutte quelle persone alte la ragazza non vedeva nulla e si ritrovò improvvisamente in un locale buio con dei riflettori che giravano e delle palle stroboscopiche tutto intorno. Non mancava una buona dose di fumo e musica a volume altissimo. C’erano tantissime persone che parlavano tra loro al piano bar o sui divani o che ballavano. Ally era molto disorientata ma decise di mischiarsi alla folla che ballava. Dopo qualche minuto si stufò e fece per allontanarsi madue mani le si strinsero in vita e qualcuno le sibilò nell’orecchio –Shadowhunter, cosa ci fai qui? Pensavo che vi confinassero in casa dopo una certa ora-. Dal freddo che sentiva nei punti in cui veniva toccata da quello che er indubbiamente un Nascosto, capì che doveva essere un vampiro. Si girò lenatamente e spostò il “ragazzo” ( non era sicura da quanto tempo potesse essere un ragazzo ) e rispose –Ci provano a tenerci confinati. Ma non ci riescono, non con me-. Quando fece per andarsene il vampiro la richiamò all’attenzione geidando –Hey, comunque io sono...- non fece a tempo a finire la frase che la ragazza lo prese per il collo della comicia ringhiando –Non mi interessa chi sei, io non parlo con voi Nascosti. Soprattutto se vampiri-. Poi dovette correre fuori in preda a una crisi nervosa e tutta tremante. Non aveva nessu  problem con i Nascosti in generale solo che... i suoi genitori... Cercò di non pensarci e si sedette sul bordo della strada davanti al locale a singhiozzare. Era più forte di lei, lo ricordava ogni volta che vedeva un vampiro. Decise di tornare all’Istituto senza indugiare oltre. Che brutta idea uscire da sola. Davvero brutta.
..........
(Il giorno prima della partenza di Jace per Roma, New York)
Clary Part
Clary aveva preso la sua decisione per quanto dolorosa potesse essere. Stava aspettando Jace da Taki, gli doveva parlare. Lui entrò nel locale bellissimo come sempre e il cuore di lei perse un battito. Stava davvero per farlo? Voleva davvero farlo? Sì, fu la risposta. Non sapeva nemmeno perchè era arrivata a quella conclusione così assurda ma... Pff. Le faceva un male terribile dover fare queslla cosa. –Clary!- esclamò Jace vedendola. Si chinò per baciarla ma lei lo fermò subito. –Siediti, devo parlarti- disse al ragazzo. –Jace, io... Non sono in grado di stare lontana da te sapendo che questo ti fa soffrire. Voglio provare a convincere mia madre a poter venire con te. Ma se non ci riuscissi... Voglio che non ci sia più nulla a legarci. Non voglio stare con te e non poterti vedere solo perchè non sono in grado di convincere una persona a poter venire da te. Diciamo che prendo una pausa ma fosse l’ultima cosa che faccio, quando compirò diciotto anni, ti ragguingerò in qualunque paese del mondo ti abbiamo spedito. Per il momento preferisco non stare più insieme a te Jace-. Detto questo uscì di corsa dal locale prima che le lacrime potessero uscire e si incamminò verso casa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Jace Part
Il ragazzo era ancora in stato di shock mentre preparava meccanicamente la valigia con l’occorrente per partire e non tornare più, a questo punto. Jace sperava vivamente di non dover più tornare indietro per non rivedere più Clary. La sua Clary. Per lei era ovviamente troppo sopportare la sua lontananza ma non era necessario piantarlo in asso frantumandogli il cuore in mille pezzi. Jace non voleva tornare lo stesso di prima, quello di prima non era il vero Jace. Quello che Clary aveva tirato fuori, quasi a forza, era il vero Jace. Il ragazzo era però abbastanza arrabbiato in quel momento anche se consapevole che Clary aveva detto che avrebbe provato a raggiungerlo. Beh e se lui non lo avesse più voluto? Se lui non l’avesse voluta di nuovo con lui dopo quello che gli aveva fatto? Voleva farle credere questo, che era tornato il Jace di una volta. Tutta quella storia era destinata a finire male. Ma il nephilim sapeva a chi poter chiedere aiuto per tenere Clary lontana da lui e attuare il suo “piano”. Che poi consisteva solo nel continuare a vivere senza Clary che era la sua ragione di vita.
Magnus Part
Lo stregone sapeva della partenza di Jace da molto. Brutta storia. Ora il ragazzo era nel suo salotto e gli aveva raccontato di Clary. Bruttissima storia. –Magnus mi devi assolutamente aiutare a convincere Clary che non deve tentare di  venire a Roma con me- continuava a ripetergli. E come mai avrebbe dovuto fare? Quella ragazza era la persona più testarda che avesse mai conosciuto e Jace non voleva davvero lasciarla. –E perché dovrei?- rispose scocciato. –Per Alec -. Magnus rise di gusto. –Alec non c’entra assolutamente nulla in tutta questa storia. Ovvio che verrà a trovarti spesso perché è il tuo parabatai ma io non ti devo alcun favore per lui-. La risposta giunse diretta ed inaspettata –Ti pagherò se necessario ma per tutto il tempo che resterò fuori New York non voglio vederla-. Lo stregone alzò un sopracciglio infastidito da quel capriccio infantile. –No. Risolviti il problema da solo-. Concluse spostandolo di peso fuori dalla porta di casa e sbattendogliela in faccia. In seguito avrebbe capito che gli stava solo facendo un favore. E poi dubitava di poter far cambiare idea a Clary.
Due ore dopo Magnus fu costretto ad interrompere la vista si un’interessantissima Soap Opera di cui non aveva seguito neanche una parte per colpa del Nephilim biondo. Sentì bussare alla porta e pensando fosse lui neanche si alzò ad aprire. Dopo un po’ riconobbe tra i colpi alla porta qualcosa tipo “Sono Alec” più una serie di aggettivi riferiti a Jace. Tre secondi dopo la porta era aperta e Magnus baciava il suo Fiorellino. Qauanto gli era mancato! Entrarono in casa ancora abbracciati poi Alec si scostò leggermente e lo guardò serio negli occhi –Sai per un folle momento ho pensato che potessi acconsentire alla folle richiesta di quel cretino del mio parabatai. Ma è ovvio che sei molto più maturo di lui-. Alec si sedette sul divano e non ricevendo risposta chiese, riferendosi al telefilm –Cosa stavi guardando?- . Non era per niente interessato, era evidente quindi Magnus si limitò a fare spallucce e guardarlo negli occhi. Erano più limpidi del solito e mostravano tutta l’innocenza di Alexander. – Ti amo lo sai vero?- disse così all’ improvviso. –Sì, ma tendo a perdere la memoria. Devi ricordarmelo più spesso– disse Alec – E ti amo anche io-.
Jace Part
La mattina della partenza non era niente di che. Deprimente era una parola che la descriveva a pieno. A salutare Jace c’erano quattro persone: Alec, Izzy, Simon e Magnus. Marise aveva avuto il buon senso di non presentarsi. Clary era scontato non sarebbe venuta a cercarlo quel giorno. Lo aveva già “salutato” il giorno prima. Isabelle era una fontana e singhiozzava sul petto del povero Simon che aveva la tenuta da combattimento tutta fradicia. Che strano vederlo e pensare “Simon è uno shadowhunter”. Comunque Alec non poteva fare a meno di sorridere a Magnus ( e si vedeva che si sentiva in colpa per essere felice in quel momento ) e Magnus guardava male Jace e sorrideva ad Alec in uno strano mix di emozioni. Simon era imbarazzatissimo e sorrideva debolmente accarezzando la testa di Isabelle. Dopo abbracci ( Magnus si era astenuto ) e rassicurazioni Jace pote finalmente attraversare il portale. La solita sensazione e poi atterrò con grazia su una strada davanti al cancello si un Istituto. Era grande circa come quello di New York ma aveva decorazioni molto più esuberanti in stile Barocco e si trovava in un quartiere sporco e dove non si vedeva assolutamente nessuno in giro. Si cominciava bene. Per fortuna Jace sapeva parlare perfettamente l’italiano. Questo gli portò alla memoria il periodo in cui era con Clary e Sebastian a Venezia. Lo cacciò via. Oltrepassò il cancello e si rese solo in quel momento conto delle cinque persone che aveva davanti. Davanti quelli che gli avevano detto di chiamarsi Maurizio e Elena, i direttori dell’Istituto, e dietro due ragazze e un ragazzo.  Una era minuscola e, come se non fosse abbastanza, aveva gli stessi occhi di Clary. Per fortuna aveva i capelli castani e sembrava essere tutt' altro che solare. Vicino a lei l’altra ragazza le aveva messo una mano sulla spalla in modo protettivo. Pensò fossero parabatai ma non vedeva la runa. Comunque gli altri due ragazzi e i direttori dell’Istituto erano praticamente identici. Quelli che ovviamente erano due fratelli avevano i capelli biondi e gli occhi celesti della madre ( che a prima vista sembrava una specie di bambola con la testa troppo grande e troppo truccata ) e la corporatura slanciata del padre. Di tutti gli Istituti del mondo era capitato in quello più noioso probabilmente. Jace avanzò e tese la mano a Maurizio dicendo –Piacere Jace Herondale-. La ragazzina bassa disse sarcastica –Tutto il Mondo delle Ombre sa chi sei-. Jace tornato in modalità so-di-essere-fantastico-e-devo-fartelo-vedere-per-forza rispose –Ovvio senza di me sareste tutti morti- e sorrise alla ragazza. Maurizio non dava cenni di voler rispondere al saluto così Jace abbassò la mano mostrandosi indifferente. –Io sono Maurizio e lei mia moglie Elena- indicò la sottospecie di shadowhunter vicino a lui –Mia figlia Azzurra- e indicò la ragazza bionda che sorrise a Jace –Mio figlio Lucas- indicò il ragazzo biondo ( che aveva si e no 15 anni) – E lei è Allison. Allison accompagna Jace nella sua camera e fagli vedere l’Istituto- . La ragazzina non obbiettò ma era evidentemente scocciata da quel compito. Si girò e senza dire una parola raggiunse le porte dell’Istituto e le aprì.
Allison Part
Sapeva che sarebbe finita così! Se a Maurizio non piaceva una persona faceva in modo di farla stare sempre con Allison, giusto perché i suoi figli erano troppo importanti per stare in compagnia di persone che lui giudicava inadeguate. –Come mai sei qui in Istituto?- le chiese il biondo dietro di lei. –Non lo sanno gli altri e io non vengo certo a dirlo a te!- rispose voltando l’angolo di scatto e infilandosi nella prima porta a destra. –Questa è la tua stanza. Non uscire dall’ Istituto senza permesso o senza avvisare e per il resto fai quello che ti pare. Basta che ti occupi della tua stanza-. Mentre usciva sentì –Non dovevi farmi vedere l’Istituto?-. Bel tentativo . –No chiedi ad Azzurra la trovi in giro-. Chiuse la porta e  si diresse decisa verso l’armeria. Non aveva ne voglia ne tempo di pensare a mostrare l’Istituto a persone nuove. Si guardò intorno e poi aprì una porta nascosta nella parete, giusto per essere sicura di far perdere le sue tracce se l’ospite avesse avuto l’idea di seguirla. Da lì salì delle scale e raggiunse l’armeria. E cominciò ad allenarsi per svuotare la mente dall’ immagine dei suoi genitori e di... Meglio allenarsi. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Allison Part
 
Allison stava dormendo molto tranquillamente nella sua camera all’ Istituto quando sentì  la porta aprirsi e i suoi riflessi da cacciatrice la portarono ad alzarsi di scatto e lanciarsi verso la sagome sulla porta. Si trovò in mezzo al corridoio sdraiata sopra Jace Herondale. –Per l’Angelo- urlò alzandosi di scatto. Il ragazzo per terra intanto rideva come un matto. Allison non capiva proprio cosa ci fosse di divertente! –Zitto o sveglierai tutto l’Istituto!- si lamentò. Il ragazzo non accennava a voler smettere di ridere così Ally optò per portarlo di peso nella sua camera e chiuse la porta sbattendola. Finalmente Jace sembrava essersi calmato. –Allora? Apri porte  a caso normalmente quando sei ospite a casa di altra gente o cercavi qualcosa?-.  Il cacciatore si sdraiò sul letto –No, apro porte a caso solo quando non conosco un posto prché qualcuno mi ha lasciato confinato in una stanza senza dirmi dove andare-. Ad Allison non dispiaceva per niente di averlo lasciato solo in una stanza tipo eremita: voleva limitare i danni. –Sì, ma questo non ti autorizza ad aprire la porta della mia camera a mezzanotte passata-. –Io non avevo la minima idea che fosse la tua camera, altrimenti avrei bussato. O forse no...- disse squadrandola. La ragazza diventò improvvisamente consapevole di indossare solo una canottiera e degli shorts. Diventò rossa in viso.-Esci immediatamente di qui!- gli urlò mentre lo faceva uscire dalla sua camera. Il ragazzo puntò i piedi e disse in tono innocente –Non conosco la strada per tornare in camera mia, non me la ricordo. Potrei perdermi e dare fastidio a qualcun altro o non riuscire a trovare più una via d’uscita o...-. Allison non ce la faceva più –Basta! Sta zitto! Esci fuori e dammi il tempo di cambiarmi poi ti riaccompagno in camera tua-. Questo era il problema delle persone che non erano come Azzurra. Erano terribilmente fastidiose e soprattutto non erano Azzurra. Una volta cambiata Ally aprì la porta e cominciò a camminare per il corridoio senza curarsi di vedere se il biondo l’aveva seguita. Arrivata a destinazione aprì la porta e fece per andarsene ma una voce la chiamò –Allison non mi fai compagnia?-. Era sempre lui che era appoggiato con un gomito allo stipite della porta. –Compagnia? Non dovresti dormire a quest’ora? Se vuoi quel tipo di compagnia chiedi alla tua ragazza rossa- rispose acida. Dicendo questo si era girata e aveva visto l’espressione cambiare sul volto del ragazzo. –Auch. Tasto dolente, scusami- disse sarcastica. Si vide sbattere la porta in faccia pensando che si sarebbe sentita sollevata per esserselo tolto dai piedi ma tutto in lei si sentiva terribilmente in colpa per quello che aveva detto. Cominciò a bussare alla porta con talmente tanta foga che quando essa si aprì cadde letteralmente in avanti sbattendo sul pavimento freddo. Fece in fretta a rialzarsi e si girò in direzione di Jace.  Si morse un labbro imbarazzata. Di certo non gli chiedeva scusa, ma doveva fargli capire che le dispiaceva. –Senti se non hai nulla da dire io vorrei dormire, quindi- indicò la porta – quella è la strada. Se invece hai qualcosa che possa essere degno della mia attenzione parla ma veloce-. Allison si stava perdendo nelle iridi dorate del ragazzo e non sapeva che rispondere. Uscì a testa bassa dalla stanza e tornò in camera sua. Mise le sue cuffie nelle orecchie e si mise ad ascoltare della musica. Sì, strano ma vero ad Allison piaceva molto la musica moderna dei mondani. Sdraiata sul letto si mise a pensare, come al solito, alla tragica morte dei suoi genitori e passò tutta la notte in bianco.
..........
(New York)
 
Isabelle Part
 
-Alec andiamo! Che ti costa una telefonata? Voglio sapere come sta Jace- disse la ragazza facendo gli occhi dolci e sbattendo le ciglia. –No Izzy tu non vuoi sapere come sta Jace. Tu vuoi sapere se puoi andarlo a trovare e quando. Poi, per seconda cosa, vuoi sapere come sta Jace-. Alec era crudele:  incolpava Isabelle di volersene andare dall’Istituto anche solo per un po’. Ma lei stava sempre li da sola o con Simon. Non poteva negare che le piacesse molto stare con Simon ma con Alec che ormai si era trasferito a casa di Magnus, Jace che era andato via e Clary che era sempre a casa a disperarsi per la storia con Jace lei aveva bisogno di distrarsi. E se andava in Italia poteva anche aiutare Jace perché odiava vedere le persone a cui voleva bene stare male. Isabele aveva già pensato di chiamare lei stessa suo fratello ma credeva che fosse ancora arrabbiato con lei. Meglio far chiamare Alec. Questo però non ne voleva sapere di aiutarla dicendole di lasciare Jace in pace almeno per due -tre giorni. La ragazza sbuffò e andò verso la sua camera per prendere il suo telefono e chiamare Simon. Compose il numero e dopo qualche squillo sentì la voce di Simon –Isabelle? Tutto bene?-. -Sì, certo. Cosa ci dovrebbe essere che non va?-. Una pausa veramente seccante poi –No niente Iz, è tutto apposto- rispose incerto. –Comunque non è che potresti venire a prendermi, magari poi mi porti a fare un po’ di shopping... – la ragazza aveva lasciato volontariamente la frase in sospeso. Non voleva aggiungere che poi avrebbe dovuto accompagnarla a pranzo d Taki dove ci sarebbe stato anche suo fratello e che poi lo avrebbe costretto a parlare con Alec. Quelli erano particolari superflui. –Va bene, ma io non dovrei continuare il mio addestramento?- fu la risposta sospettosa del ragazzo che probabilmente intuiva qualcosa.  Anche l’addestramento di Simon era superfluo in quel momento. –Sì, dovresti ma non puoi perché devi farmi compagnia-. Isabelle schiocco un bacio alla cornetta e mise fine alla telefonata saltellando fino al suo armadio per scegliere il vestito adatto alla mattinata.
 
NOTA AUTRICE:
Scusate se questo capitolo è più breve degli altri ma non sapevo cosa aggiungerci. Vorrei ringraziare tutti quelli che seguono la mia storia e che l’hanno recensita. Sappiate che sto già scrivendo già il capitolo successivo e che aggiornerò abbastanza presto. Detto questo tolgo il disturbo. Al prossimo capitolo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Clary Part
Jace era partito la mattina del giorno prima e a Clary già mancava. Sapeva di essere egoista a pensare di poter provare ancora quei sentimenti nei suoi confronti ma non ne poteva fare a meno. Decise di chiamare Simon per evitare di stare tutto il giorno sola a casa. Compose velocemente il numero che ormai sapeva a memoria. Simon non rispondeva, chissà perché. Clary stava per chiudere la chiaamta quando, finalmente, il ragazzo rispose con –Ciao Clary. Scusa sono in macchina. Hai bisogno di qualcosa? -. La fretta del suo amico le fece intuire che andava di fretta e che aveva da fare, ma da vera egoista, fece finta di non aver capito questo dettaglio e chiese – No. Cioè, sì. Mi sento sola e non ho niente da fare e non voglio stare a casa da sola, non è che mi faresti compagnia?-. Clary pote quasi vedere Simon che aggrottava la fronte e si mordeva il labbro nell’ indecisione. –Emh, veramente io, insomma... avrei ... un cosa da fare ma, forse...- disse titubante. Clary cominciò a singhiozzare, cosa che non le risultò difficile visto che era dalla sera prima che piangeva. La cacciatrice non era solita comportarsi così ma aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto. Continuando il suo teatrino Clary disse –Simon il fatto è che lui mi manca tanto! Tu sai perché l’ho fatto, ne abbiamo parlato insieme ma io non sono convinta e mi manca. Tanto-. Continuò a piangere finché Simon sospirò – Okay, arrivo subito, il tempo di una telefonata-. La ragazza non pote proprio fare a meno di sorridere della riuscita del suo teatrino. Simon non poteva sostituire Jace, Simon stava con Isabelle, ma Simon era pur sempre il suo migliore amico. Con questa convinzione Clary andò a sciacquarsi il viso coperto dai segni delle lacrime.
 
Simon Part
 
Ora era in guai seri. Gli dispiaceva lasciare sola Clary nello stato in cui stava ma Isabelle si sarebbe arrabbiata tantissimo. La soluzione però era una sola e certo lo shopping poteva aspettare. Ovviamente la sua ragazza shadowhunter non rispondeva alla chiamata e Simon si limitò a mandare un messaggio.  Magari si limitavano i danni così e forse si risparmiava una sfuriata.O forse questa avrebbe solo tardato ad arrivare. Comunque Simon fece inversione di marci e si diresse verso la casa di Clary. Al telefono le era sembrata strana e molto scossa e preferiva sbrigarsi per vedere come stesse. Arrivato davanti alla familiare facciata il ragazzo si apprestò a suonare al campanello. Fu la sua migliore amica a rispondergli con un tono di voce completamente diverso da quello che aveva usato al telefono.Era raggiante e la sua voce era limpida e squillante. –Simon ecco adesso ti apro- disse. Il cacciatore non pote fare a meno di essere contento di poter fare felice la sua amica ma era comunque strano il comportamento della ragazza.Non fece nemmeno in tempo a bussare alla porta che aveva Clary addosso che lo stringeva forte dicendogli – Simon grazie per essere arrivato così presto.Per me è importante sapere che ci sei in questo momento-.  –Clary sono contento di essere qui ma... fino a poche ore fa stavi bene.  Certo eri triste ma eri convinta di aver preso la decisione giusta. Cosa è successo?-. La risposta tardò un po’ ad arrivare – Non lo so. Ma sento che per quello che ho fatto ho cambiato completamente il nostro rapporto. Mio e di Jace intendo. E poi mi sento in colpa nei suoi confronti perché sono consapevole di averlo cambiato ma ho paura che tutto questo possa essere buttato solo perché sono debole e non posso sopportare di averlo lontao dopo tutto quello che abbiamo passato insieme. Io mi sento un’egoista per questo-. Mentre parlavano si erano seduti in salone e tenevano in mano un bicchiere d’acqua ciascuno. –Forse sei egoista. Ma io la vedrei da un’altro punto di vista- rispose sicuro Simon.-E quale sarebbe questo punto di vista?- fu la risposta.-Il tuo cuore ha sofferto talmente tanto e ha fatto talmente tanto per amore che il tuo cervello si è deciso a trovare una soluzione che eliminasse il problema-. La ragazza sembrava un po’ scocciata. –Jace non è un problema e comunque il mio cervello dovrebbe calcolare le conseguenze dell’eliminazione di questo “problema” , come dici tu. Avere Jace lontano sapendo che, anche se tornasse, non potrei più averlo accanto come prima è...-.Il ragazzo capiva. Era come per lui il vuoto che aveva rappresentato Isabelle quando aveva perso la memoria ma peggio, perché Clary ricordava. –Sai che facciamo? Usciamo e facciamo tutto quello che avremmo fatto se tu non avessi mai scoperto di essere una cacciatrice. Ovvio mi servirà un aiutino visto che la mia memoria ogni tanto perde colpi- scherzò Simon. La ragazza allora sorrise, un sorriso vero pure se un poco tirato. –Diciamo che si può fare- acconsentì. –Andiamo?- e Simon le porse la mano. La ragazza la afferrò salda e si alzarono dirigendosi alla porta.
 
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(Roma)
Jace Part
 
Il ragazzo si diresse deciso verso la camera della ragazzina che gli ricordava Clary. Ricordava vagamente come arrivarci dal giorno prima e, non sapendo orientarsi per arrivare alla cucina, aveva optato per chiedere aiuto a quello scocciante essere minuscolo. Gli aveva rovinato il sonno con quell’ uscita della sera prima.Per fortuna la sua memoria era buona e riuscì ad arrivare a destinazione. Aprì la porta senza bussare e trovò la ragazza in un groviglio di coperte e capelli scompigliati seduta su una sedia con delle grosse cuffie alle orecchie. Il volume era molto alto e si poteva sentire una melodia martellante provenire dall’ apparecchio poggiato sul tavolo. A Jace si presentò subito l’occasione per vendicarsi del sonno rovinato della sera precedente e si avvicinò di soppiatto, benché non fosse ovviamente necessario dato che la ragazza era completamente immersa nella musica. Arrivato dietro di lei Jace prese lo schienale della sedia e tirò in modo da far finire la ragazza per terra. Nel vedere la sua espressione shockata il Nephilim non pote fare a meno di essere soddisfatto della sua “vendetta”. Ad Allison erano cadute le cuffie e stava provando a districarsi delle coperte. Finita l’impresa Jace vide la ragazza correre in bagno e tornare pochi minuti dopo con i capelli raccolti in una coda tirata e perfetta. Non c’era più traccia di quella massa informe che prima erano i suoi capelli. –Mi spieghi cosa ho fatto per meritarmi tutto questo? Perché devi rompere sempre a me?- chiese imbronciata e incrociando le braccia al petto. –Ieri sera mi hai rovinato il sonno e non voglio che la mia bellezza sia intaccata dalle occhiaie. E poi ho fame e per colpa tua non so dove si trova la cucina-. La ragazza sbuffò e la risposta arrivò diretta e fredda –Usa il correttore per le occhiaie e per quanto mi riguarda potrei lasciarti anche senza mangiare. Purtroppo per me Maurizio e la strega se ne accorgerebbero e quindi devo accompagnarti per forza-. Jace sorrise vittorioso e poi si accorse di un particolare che prima non aveva notato –Hai un tatuaggio dietro l’orecchio, una freccia- constatò ad alta voce. La ragazza quasi spaventata si portò la mano nel punto in cui la pelle era disegnata.Poi si sciolse i capelli. –Affari miei e non dirlo a nessuno altrimenti posso sempre considerare l’opzione di farti vivere da eremita per tutto il tempo della tua permanenza. Che spero sia breve- concluse uscendo dalla camera e cominciando a camminar spedita, come al solito, senza aspettarlo. A Jace quella ragazza non piaceva ma apprezzava la sua riservatezza. C’erano buone possibilità che avesse più problemi con gli altri abitanti dell’Istituto che con lei; odiava le persone che facevano domande. Percorrendo i corridoi dell’edificio il ragazzo pote ammirare gli affreschi che erano esposti sulle pareti: raffiguravano tutti dei cacciatori alle prese con dei demoni o l’Angelo con gli Strumenti Mortali. Niente di anormale. Ogni tanto si vedevano raffigurati quelli che dovevano essere stati i membri delle famiglie che negli anni avevano amministrato l’Istituto. Improvvisamente l’ambientazione cambiò e Jace si trovò in un corridoio moderno, con le pareti spoglie e bianche e una morbida moquette al posto del pavimento. Davanti a loro c’era una porta aperta dalla quale si entrava in quella che era la cucina. Anch’ essa moderna ma molto piccola. All’ interno i due fratelli dai capelli biondi stavano ridendo e schizzandosi con l’acqua. Si fermarono appena li videro entrare e dallo sguardo che gli lanciò il ragazzo più piccolo, Lucas da quello che ricordava, non doveva essere per niente contento di vedere lui e Allison entrare insieme. Dato che Jace aveva dormito male decise di rovinare la giornata anche agli altri. Cominciò mettendo una mano sulla spalla di Allison e attirandola a se per bisbigliarle all’ orecchio –Potresti dire a quel ragazzino di smetterla di fissarmi che comincia ad infastidirmi?-. La ragazza non si ritrasse al contatto ma ne era completamente indifferente.  –Lascialo in pace, probabilmente lo metti in soggezione con la fama del tuo ego smisurato- fu la risposta. L’effetto desiderato era stato comunque ottenuto: Lucas aveva lo sguardo chino ed era rosso ( di rabbia? ). Jace sorrise soddisfatto di se. Poi aprì il frigo e fece per prendere il latte ma fu fermato da una mano piccola e smaltata di nero –Non lo prendere lo usa Elena. E’ la sua bottiglia personale-. Il cacciatore colse un briciolo di ironia nella voce di Allison. –Grazie per l’avvertimento- rispose sorridendo. –In realtà ti ho salvato la vita, lei non consuma mai dei cibi che sono anche solo stati sfiorati da noi. Potrà anche sembrare una Barbie ma  è pur sempre una shadowhunter-. Quest’ultima frase fu detta bisbigliando per non farsi sentire dagli altri. Detto questo la ragazza uscì dalla cucina e Jace colse l’occasione per seguirla e vedere altri posti nell’ Istituto. Inoltre avrebbe rovinato ulteriormente la giornata del ragazzino, facendogli credere chissà cosa. Jace si ritrovò nell’ armeria.  Bene almeno avrebbe avuto qualcosa  da fare. Qualcosa lo trattenne, però , e si mise ad osservare quello scricciolo mentre si allenava. Con i coltelli da lancio era bravissima, anche con la spada ma a causa dell’altezza e della corporatura gracile aveva un po’ di problemi. Nota dolente: con l’arco era completamente imbranata e Jace pote intuire cosa rappresentasse la freccia del tatuaggio. Il ragazzo entrò nella stanza dicendo –Se vuoi posso aiutarti. Sai il mio parabatai è molto bravo con l’arco e io ho imparato da lui, anche se io preferisco usare le spade angeliche-. La ragzza non sembrava più infastidita dalla sua presenza, solo annoiata. –Okay, va bene. Basta che dopo mi lasci in pace-. Risposta inaspettata. –Non credo che sia possibile visto che non ho nulla da fare. E poi tu mi sei simpatica, più o meno, mentre gli altri no-. Allison sbuffò e riprovò a tirare con l’arco, prendendo il bersaglio ma non al centro. Sorrise –Forse non mi serve il tuo aiuto e posso anche fare da sola. Ora, per cortesia, togli il disturbo e annoia qualcun altro-. Jace le si avvicinò e le mise l’arco e le braccia nella posizione corretta.-Ora prova a tirare- disse sorridendo. Allison abbassò l’arma e la mise a posto e uscì dalla stanza sicura.
 
NOTA AUTRICE:
Premetto che ho scritto questo capitolo mentre ascoltavo Eminem e che quindi, magari, è scritto in modo un po’ confusionario visto che ero concentrata sulla musica. Volevo dirvi che vorrei cominciare a scrivere capitoli più lunghi, come questo, o forse anche un pochino di più. Ditemi voi come preferite. Ovviamente più i capitoli sono lunghi più tempo mi ci vorrà a scriverli... Comunque recensite per favore!! Ho abbastanza visite ai capitoli ma sempre una recensione a capitolo ( solo uno ne ha due ) e mi piacerebbe sapere cosa pensano tutte le persone che seguono la mia storia. Al prossimo capitolo <3.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Isabelle Part
La ragazza andò a controllare il telefono quando aveva ormai capito che Simon non sarebbe arrivato. Era più arrabbiata che preoccupata, sentiva un fuoco di rabbia che le bruciava dentro e che dopo qualche giorno in cui era stato tenuto a bada era esploso. Soprattutto dopo la vista del messaggio: “ Izzy ho provato a chiamarti ma non rispondevi. Comunque mi ha chiamato Clary e mi sembrava abbastanza sconvolta, io stò andando da lei poi ti faccio sapere. Credo che lo shopping sia rimandato...  Mi dispiace”. Isabelle era già abbastanza arrabbiata con Clary per aver lasciato Jace, ma era stata disposta a perdonarla. Ora no. Solo perché era la migliore amica del suo Simon credeva di avere qualche stupida pretesa su di lui... E lui non era da meno! Era anche arrabbiata con lui. Perché trascorreva più tempo con Clary che con lei, perché per una volta che lei gli aveva chiesto qualcosa lui non ci aveva neanche pensato sue volte ad andare dalla sua migliore amica, senza pensare a Isabelle. Isabelle scoppiò a piangere mentre correva fuori dall’ Istituto per andare a casa di Magnus dove era sicura di trovare Alec. L’attesa dei mezzi pubblici era straziante e ancora di più gli sguardi curiosi dei mondani che vedevano una giovane ragazza in lacrime, piena di tatuaggi e con tutto il manscara sbavato. Non era certo un bello spettacolo. Molti le chiedevano se voleva aiuto ma lei si limitava a non rispondere. Arrivata a destinazione si fiondò letteralmente sul campanello tenendolo premuto finché l’ammasso di glitter che era il sommo stregone di Brooklyn le venne ad aprire. Vedendola non fece domande ma strillò forte “Alec” , il quale raggiunse di corsa la porta e abbracciò di slancio la sorella che mormorava piano – La odio, Alec, la odio-. Per un po’ fu tutto buio e poi Isabelle riaprì gli occhi e si trovò sdraiata sul divano di Magnus. Tutto le tronò in mente pian piano poi due occhi blu apparirono nella sua visuale seguiti subito dopo da un sorriso gigante. Il viso del fratello poi tornò serio e le chiese –Izzy cosa è successo?-. Ovvio che quella domanda sarebbe arrivata prima o poi, lei se lo aspettava, ma improvvisamente il motivo per cui era corsa li in lacrime le sembrò incredibilmente stupido e sciocco. Decise di raccontare tutto comunque, con lo sguardo basso e arrossendo di continuo. –Lo so che è stupido, tutto questo, ma io ci tenevo davvero a passare una giornata con Simon ed ero già arrabbiata con Clary. Dovresti esserlo anche tu visto quello che ha fatto al tuo migliore amico... Ma non ne voglio più parlare- detto questo fece per alzarsi ma la prese un forte giramento di testa e vide tutto a macchie viola. –Iz se ti farà stare meglio chiederò a nostra madre se potrai andare a trovare Jace il prima possibile e noi ti accompagneremo- si girò –Vero Magnus?-.  Da lontano si sentì un “Certo Alexander tutto quello che vuoi” molto ironico. –Grazie- fu la secca risposta di Isabelle. Poco dopo la shadowhunter era già di ritorno verso l’Istituto. Sul cellulare aveva svariate chiamate di Simon ma lo spense e si sdraiò sul letto senza neanche cambiarsi e si addormentò subito. Per fortuna le buone notizie non tardarono ad arrivare e Alec convinse sia Marise che Jace a mandare Isabelle in Italia, anche se solo per tre giorni. Alla ragazza andava più che bene ma sperava di poter restare di più lontana da New York. Tutto le ricordava di Simon semplicemente perché Simon abitava in quel posto ed era abbastanza insopportabile come cosa. Ancora più insopportabile era il fatto che se pur Alec ci aveva messo solo qualche ora ad organizzare la partenza era anche vero che avrebbero dovuto aspettare una settimana prima di partire. In una settimana succedevano un sacco di cose.
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(Roma)
 
Allison Part
Di nuovo il sonno della ragazza, per il secondo giorno di seguito, veniva interrotto da un rumore, lo squillare di un telefono precisamente. –Per l’Angelo- una voce estranea. –Alec tu sei pazzo lo sai che ore sono?- . Pausa. –Le 10?! E il fusorario di 6 ore dove lo hai lasciato!-. Pausa più lunga. Una risata. –Non ti preoccupare tanto non dormivo... Stavo andando a trovare una, conoscenza?-. Si sente un urlo dall’ altra parte. Ancora una risata. –Alec quanto se irascibile! La risposta è no. Ma già che ci sei perché mi hai chiamato?-. Allison si alzò abbastanza scocciata e fece per aprire la porta e mettersi a urlare quando sentì quello che temeva sarebbe successo presto. –Isabelle e depressione non sono parole compatibili ma se le farà piacere potrete venire a farmi visita. E Alec, parli tu con Marise, io non ne voglio sapere-. Perfetto altra gente da conoscere! La ragazza non si trattenne e uscì fuori dalla stanza come una furia –SE TU MI DISTURBERAI ANCORA UNA VOLTA MENTRE DORMO GIURO SULL’ ANGELO CHE NON USCIRAI VIVO DA QUESTO POSTO!-. Jace la fissava con un sopracciglio alzato. –Mi rendo conto che sono le quattro del mattino e che ti ho svegliata ma questa mi sembra una reazione troppo esagerata- disse con voce falsamente pacata. -Detto questo ero venuto a chiederti se domani potevi accompagnarmi nella biblioteca dell’Istituto e se volevi andare a caccia di demoni- e fece un amabile sorriso, che fece mancare un battito ad Allison per la sua bellezza e la costrinse, in qualche modo, a mormorare un confuso “Okay”. Certo che a essere bello era veramente bello. Ma con le persone come lui finiva sempre male. E lei aveva esperienza perché con lui era finita male, malissimo. L’unica persona con cui avesse mai aperto il suo cuore si era rivelata spregevole, orribile, manipolatrice e... Doveva smetterla. Erano passati quasi due anni e ancora non riusciva a dimenticare e non avrebbe mai dimenticato. Si riconcentrò sulla realtà. Ma era quasi peggio perché due occhi di oro puro la fissavano intensamente e lei arrossì violentemente. –Scusa è che ogni tanto, io ... Diciamo che ricordo. Tutto qui. Comunque ora vorrei andare a dormire e- si inceppò un attimo. E cosa? Scosse la testa e a passo lento si avvicinò alla porta quasi andando a sbatterci. –Buona notte, per quello che ne è rimasto. Ci vediamo domani- fece l’occhiolino e non c’era già più. Ora che la cacciatrice non aveva nulla da guardare per distrarsi, e Jace Herondale era decisamente qualcosa che ti faceva distrarre al solo guardarlo, si rese conto di quello che era successo. Provò a resistere all’ impulso di correre subito in camera di Azzurra a sfogarsi, ma lo sforzo non fu necessario visto che poco dopo spuntò una sagoma slanciata e bionda nel campo visivo della ragazza ancora in trance. –C’era un casino assurdo Ally! Ma cosa è successo? Ti ho sentita urlare... Ho quasi creduto che non sarebbe uscito vivo da questo posto...- tratteneva a stento le risate. Allison sorrise di rimando, istintivamente e disse –No tranquilla è ancora vivo. Ma io non lo sarò ancora per molto vieni dentro che ti racconto-. E così si fece mattina e passarono tutto il tempo a parlare di Jace Herondale. Cosa che Allison trovava inconcepibile ma fu così.-Ally l’unica cosa che posso dirti è: buona fortuna. Non incantarti a bocca aperta a guardare i suoi addominali e non fatti sopraffare dal suo brutto carattere-  disse scherzosa l’amica. –Azzurra, grazie. Ma potresti non dire niente a tuo fratello Lucas?- Chiese Allison titubante. –E’ solo una cotta per te! Gli passerà, e questa è l’occasione per fargli capire che non sei interessata a lui, ma a qualcun’altro- le fece l’occhiolino. Poi anche lei era sparita prima che la sua amica potesse dire che non era interessata proprio a nessuno. La cacciatrice andò verso l’armadio, pronta a cominciare la nuova giornata.
 
Jace Part
 
Jace si era svegliato male. Sempre per colpa di quella ragazza. Ma questa volta era colpa dei sogni che faceva: in ognuno ad Allison succedeva qualcosa di brutto e rivedeva nei suoi occhi quel vuoto che aveva solo intravisto qualche ora prima. Poi si svegliava e il tutto si ripeteva. Quel giorno però voleva divertirsi e non gli andava di conoscere le risposte alle mille domande che aveva in testa. Arrivò alla camera della ragazza che lei era già fuori, rigorosamente vestita di nero. –Andiamo- fu il freddo saluto mattutino. In cucina Jace fu istruito sulle cose che poteva usare e sulle cose che non poteva neanche sfiorare. Era un meccanismo abbastanza complicato ma avrebbe imparato. –Tu non fai colazione?- chiese all’ improvviso. –No-. Allora Jace continuò –Sai che fa male? Bisogna cominciare bene la giornata con qualcosa di dolce per non essere acidi durante la giornata-. Allison fece la linguaccia. –Piuttosto sbrigati, devo studiare in biblioteca-. Pochi minuti dopo stavano viaggiando per una serie di corridoi molto più intricati e che Jace non riuscì neanche a memorizzare.-La biblioteca è l’orgoglio di questo Istituto. Una delle più grandi del Mondo delle Ombre, per questo è difficile raggiungerla-. Poi finalmente arrivarono in una stanza che dire enorme era dire poco. Era almeno cinque volte più grande della biblioteca dell’Istituto di New York ma era completamente buia e anche inquietante. In più era piena di polvere. Da quanto tempo non veniva pulita? La ragazza sembrò leggergli nel pensiero e sorrise. –Troppo grande per pulirla, ogni tanto spolveriamo qualche settore ma niente di più. Io non l’ho neanche mai vista tutta- disse mentre saltellava verso una fila di libri. Jace la seguì sicuro finché arrivarono ad un “incrocio” dei corridoi di scaffali dove c’era un tavolo con qualche posto a sedere. Il problema era che non c’era posto sul tavolo, visto che era pieno di libri, e non si poteva vedere come continuava la stanza dall’ altra parte. Allison allora agirò la massa di tomi e cominciò a spiegare – Qui è dove si dovrebbero ricevere ospiti importanti come l’Inquisitore o il Console e so benissimo che non è per niente accogliente ma la biblioteca è l’unico orgoglio di questo Istituto-. Jace vide un piccolo ambiente con due poltrone e un tavolino al centro che assomigliava molto ad un salotto mondano. In un angolo si trovava una televisione al plasma accesa. Il cacciatore alzò un sopracciglio in cerca di spiegazioni. –Oh, quello, beh è, un televisore. Non so neanche io perché ma la st.. Elena ama vedere il telegiornale. Gioisce nel vedere i mondani distruggersi a vicenda ed è palese che li odia. Li considera inferiori- disse Allison con una smorfia. –Bene io dovrei studiare, ma se vuoi puoi farmi compagnia tanto ormai...- continuò lei. –C’è qualcosa di interessante da leggere qui? Qualcosa che io non abbia gi° letto, ovviamente-. A questa affermazione seguì uno sguardo assassino.  –Cera e troverai, qui troverai tutto quello che vuoi-. Cinque secondi dopo quella minuscola figura si sedeva alla scrivania con due cuffie enormi alle orecchie ( che erano spuntate da non si sa dove ) e prendeva il libro più grande dalla pila che le si trovava davanti. Jace prese una sedia e si sedette accanto a lei e prese un libro a caso. Non guardò nemmeno il titolo e cominciò a sfogliarlo. Intanto si guardava intorno senza degnare le pagine di uno sguardo. Si ritrovò a puntare lo sguardo sulla Nephilim che gli sedeva accanto. Muoveva le labbra mentre leggeva rapida quel che stava studiando. Teneva le mani sulle tempie e ogni tanto spostava lo sguardo e rileggeva la stessa riga, se non ne capiva il significato. Il ragazzo dovette passare molto tempo così perché ad un tratto Allison prese un altro libro dalla catasta davanti a Jace. Era talmente spesso che la mano minuscola della ragazza non riusciva a tenerlo bene. Ovviamente questo scivolò e finì in faccia a Jace che non fece in tempo a evitarlo, nonostante i riflessi fulminei, e cominciò a sanguinare dal naso. Intanto la ragazza rideva con una mano davanti alla bocca per cercare di trattenersi un minimo. Sempre tra le risate disse –Aspetta che ti faccio un iratze per fermare il sangue-. Estrasse l’oggetto dallo stivale. Jace le porse il braccio e lei lo afferrò abbastanza bruscamente e cominciò a disegnare. L’ iratze era perfetto e fece effetto immediatamente. –Grazie. Ma la prossima volta evita di prendermi a librate in faccia- disse scherzoso. –Non l’ho certo fatto apposta! Adesso devi pulirti la faccia però. Sei pieno di sangue!- e si alzò, sicura che lui l’avrebbe seguita. Jace non poté fare a meno di pensare che la sua andatura saltellante era alquanto infantile ma che era un contrasto piacevole con la sua espressione adulta. Questo gli riportò alla quello sguardo spento e vuoto. Nel frattempo erano arrivati in cucina. La ragazza prese uno straccio e lo bagnò per poi passarlo a Jace. Il ragazzo lo prese e se lo passo nelle zone del viso che sentiva incrostate di sangue. Quando si senti più pulito fece per posare lo straccio. –Aspetta- disse Allison prendendo lo straccio. Mentre lei puliva la guancia Jace tornò involontariamente a guardarla. Forse era per i suoi occhi così simili a quelli di Clary o forse per qualcos’ altro ma Jace sentiva lo strano impulso di proteggerla e di impedire che le succedesse qualcosa. Aveva la necessità di abbracciarla e dirle non doveva preoccuparsi di niente. Ma siccome lui era Jace Herondale ( per di più single in quel momento ) e siccome aveva visto il ragazzino, quello a cui piaceva Allison, appoggiato dietro alla porta decise che l’impulso non era di abbracciarla ma di baciarla. Cominciò ad avvicinarsi alla ragazza che indietreggiava e lo fissava negli occhi, probabilmente intuendo le sue intenzioni. Dietro però c’era il tavolo e Jace vi ci appoggiò le mani.  Poi cominciò ad avvicinarsi sempre di più. La ragazza gli mise le mani sul petto ma non lo allontanò, solo lo fermò. Sorrise. –Da quello che si sa sei fidanzato e fedelissimo a Clarissa Morgestern- fu l’affermazione. Jace sorrise a sua volta –Non se mi ha lasciato-. –Mi dispiace ma io non faccio da sostituta- disse veloce Allison cercando di uscire dalla stretta delle braccia di Jace, senza risultati. –Peccato- disse il ragazzo e continuò ad avvicinarsi, sorridendo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Allison Part
Sinceramente non sapeva  neanche lei perché non gli aveva tirato uno schiaffo quando potevo ma adesso era intrappolata tra le sue braccia. E lui continuava ad avvicinarsi. Allison però non voleva allontanarlo, voleva solo che quel momento di completa confusione finisse. Una secchiata d’acqua fredda sarebbe stata ben gradita. Poi non era facile staccarsi da quegli occhi color oro. Erano ipnotici, e lui sapeva come guardarti perché sapeva di fare quell’ effetto. La cacciatrice non sapeva resistere a quell’ effetto e sarebbe caduta nella rete come tante prima di lei. La cosa più intelligente che le venne in mente di dire fu –Aspetta perché la tua ragazza ti ha lasciato?-. Il ragazzo si mise a ridere, quando non c’era proprio niente da ridere! Prima le mandava tutti i neuroni del cervello in confusione e poi rideva pure! –Guarda che era una domanda seria, stupido!- disse lei con il broncio. Il ragazzo le sorrise dolcemente e disse –Sai io mi ero profondamente impegnato a farmi dare un libro in faccia per creare l’atmosfera adatta, e tu rovini tutto. Per di più con questa domanda... – scosse la testa e tornò a sorridere angelico e ironico.Si vedeva però la tristezza in fondo ai suoi occhi. –Allison, ti sei appena fatta un nemico- disse e questa volta la prese per un braccio e la fece aderire al suo corpo. La ragazza rimase a bocca aperta per lo stupore, le scostò una ciocca di capelli dal viso. –So che sono troppo bello, ma chiudi la bocca. E poi abbiamo ospiti- fece accennando alla direzione in cui ci dovrebbe essere la porta. La ragazza si girò di scatto. Una figura allampanata se ne stava sulla porta con gli occhi sgranati, era biondo, era Lucas. Lo vide digrignare i denti e sibilare –Scusate se ho interrotto qualcosa, dovevo prendere un bicchiere d’acqua-. Allison, abbastanza shockata per il misto di sensazioni troppo forti era rimasta a bocca aperta. Sentì lontana un chilometro la voce di Jace dire –Sì, ragazzino. Effettivamente hai interrotto qualcosa. Ma adesso noi ce ne andiamo, vero Ally?-. Le mani del ragazzo sui suoi fianchi le sentiva invece con tutte le sue terminazioni nervose. Annuì debolmente, probabilmente ancora a bocca aperta e si lasciò guidare senza vedere veramente dove andava. Pian piano riprese coscienza di stessa e si rese conto di cosa era appena successo, non come in un sogno, ma come qualcosa di reale e percepibile. Si girò di scatto e prese Jace in pieno volto, con il palmo della mano. –Ma dico io cosa hai in quel cervello?! E’ solo un ragazzino cosa ti ha fatto di male?- urlò, ora realmente sconvolta. –E tu perché reagisci a scoppio ritardato?- chiese l’altro beffardo. –Non rispondere alle domande con altre domande!- ribbatté pronta e guardandolo truce.  La domanda giunse inaspettata e come un pugno nello stomaco. –Cosa è successo di tanto sconvolgente nel tuo passato?-. Erano successe un sacco di cose sconvolgenti nel suo passato. Ma lei era debole e non era riuscita a superarle. –Prima tu rispondi alla mia domanda. Perché  la tua ragazza ti ha lasciato?- affermò decisa, decisa a non rispondere alla domanda. –Sinceramente non lo so, la mia lontananza è stata la sua giustificazione, ma si sarà stufata. Dopo tutto quello che le ho fatto passare,prima la Guerra Mortale e poi tutto il resto, la capisco in fondo sai? Però sono troppo orgoglioso per ammetterlo- disse, arrossendo (Jace Herondale che arrossiva? Allison lo avrebbe segnato sul calendario come festa nazionale!) e abbassando lo sguardo. –Però non ti sei fatto molti problemi a tentare di baciarmi, no?- Disse lei anche se era abbastanza sorpresa dal comportamento del ragazzo. –Mi dispiace ma ora è il tuo turno di rispondere- fece tornando un po’ il Jace che si credeva al centro dell’universo. Allison chinò lo sguardo.Non era pronta... non poteva raccontarlo a nessuno.
 
..........
(Una settimana dopo)
 
Isabelle Part
Finalmente! Nella valigia aveva messo di tutto e non avrebbe lasciato nessuno  a New York visto che suo fratello andava con lei. Magnus aveva aperto il portale, tutto era pronto.  Non c’era nessuno da salutare, a parte sua madre. Ma non intendeva farlo. Sentiva intorno a lei la madre che la chiamava mentre camminava decisa verso il portale. Un passo. Adesso la madre gridava arrabbiata. Due passi e il fratello le veniva incontro per fermarla. Tre passi ed era quasi arrivata al portale. Magnus la guardava comprensivo, la capiva. Al quarto passo dovette evitare il fratello e spostarlo di peso. La madre aveva cominciato a parlare facendole una ramanzina e sentiva i suoi stivali rumorosi sul terreno ma non si fermava. Cinque, sei, sette... otto passi e si sentì risucchiata dal portale. Il peso che aveva detto non se ne era andato come aveva sperato. Però si sentiva libera. Atterrò aggraziate come sempre e si trovò davanti l’Istituto di Roma e una fila di persone. Tra cui Jace. Non appena lo vide gli saltò al collo. Poi fu tutta una confusione di facce, nomi, corridoi e stanze. Infine si ritrovò nella sua stanza. Vicino c’era la stanza di Alec e Magnus.  Vicino a lei era seduta una ragazza minuscola con i capelli castani. –Allora, come hai detto che ti chiami?- chiese Isabelle che non aveva  ascoltato le chiacchiere di quell’ uomo antipatico che doveva essere il direttore dell’Istituto. La ragazza non si scompose. Non era infastidita dalla domanda, ma dalla perdita di tempo che consisteva stare lì. –Allison-. Isabelle dopo tre secondi aveva già dimenticato il nome. –Bene grazie per avermi fatto vedere l’Istituto ora puoi andare- disse impaziente. –Certo, mia signora- disse quella ragazzina uscendo con un inchino e sbattendo la porta. Aveva un bel carattere, e parlava anche bene inglese. Potevano andare d'accordo ma a questo avrebbe pensato dopo.
 
Magnus Part
Quell’ Istituto era davvero triste, peggio ancora la camera che condivideva con Alec. Almeno ci sarebbe rimasto per solo tre giorni. Stava tornando dalla biblioteca, dove si era soffermato ( e aveva trovato estremamente triste il suo aspetto ), quando vide la ragazza, come si chiamava... Alice? ... Comunque non aveva importanza. Era uscita dalla camera di Isabelle a testa bassa. Vide lo stregone ma andò dritta dandogli una spallata e continuando a camminare. Come si permetteva? Lui era Magnus Bane!Delle scintille partirono dalla sua mano e la ragazza si fermò sollevandosi a mezzaria. –Chiedimi scusa- disse minaccioso. Lei lo guardò come si guarda un animale domestico un po’ buffo. Tratteneva a stento una risata. –Sarai anche uno stregone potente ma finché continui a metterti tutto quel glitter addosso è impossibile prenderti sul serio-. Si vedeva che non voleva essere irrispettosa, solo aveva detto quello che pensava. La fece cadere pesantemente a terra. –Solo per questa volta. Comunque potresti renderti utile, dove sono i direttori dell’Istituto?- chiese Magnus guardandola male. –Mi sono già resa utile. Comunque non escono quasi mai dalla parte di Istituto che usano. Lo chiamano Appartamento. Non ci sono mai stata in due anni e non so dove si trova, mi dispiace- e sorrise un po’. –Comunque non ho niente contro i glitter, solo... con il glitter, più il gel, più i tuoi vestiti ... stravaganti?- concluse la frase. Vedendo la faccia dello stregone ebbe il buon senso di correre via, ridendo. Magnus scosse la testa, possibile che nessuno aveva un pizzico di buon gusto? Un sorriso gli si formò spontaneo sul volto. Era da un po’ che aveva cominciato a pensare di rimettere in discussione il suo modo di vestire, per evitare che Alec arrossisse ogni volta che uscivano insieme. Aprì la porta della sua camera e vi trovò Alec sdraiato su uno dei due letti. Stava guardando il soffitto e sembrava un po’ preoccupato. Quando lo vide sorrise. Quanto era bello quando sorrideva? La preoccupazione, però, gli si leggeva negli occhi, nonostante il sorriso sincero. –E’ successo qualcosa, Fiorellino?- chiese lo stregone sedendosi al suo fianco. –Niente che dovrebbe interessarmi. In realtà è un problema di Jace... Ma fa niente. Tu invece cosa pensi di questo posto?-  rispose Alec. –Se è un problema di Jace certo che ti interessa, siete parabatai. Comunque è deprimente questo posto- . –Sì. Siamo parabatai ma ha problemi con...-una pausa, Alec che faceva una smorfia e poi continuava - Clary e io certo non posso impicciarmi più di tanto. Clary è un argomento taboo, sai?-. Scosse la testa. Non lo convinceva. Lo stregone si chinò a baciare Alec. –Qualunque cosa, puoi raccontarmela. Non lo andrò a dire a nessuno se me lo chiedi, ma voglio sapere. Posso anche aiutarti se vuoi- provò a convincerlo. Passarono ancora qualche minuto a temporeggiare, con Alec restio a parlare, ma alla fine lo convinse. –Ecco, diciamo che, Jace... Ne ha fatta una delle sue ma... Questa volta è grave. Molto grave. Sai benissimo che Clary lo ha lasciato e tutto il resto ma, non sai, che lei lo ha lasciato promettendogli di tornare insieme quando lui fosse tornato. Diciamo che Jace ha omesso di raccontarci questo particolare per giustificare il suo comportamento con noi, ma non è questo che ci interessa. Hai presente la ragazza bassa, capelli castani, che vive qui?- Magnus annuì, cominciando a capire in che direzione andava il discorso. –Bene. Jace ha avuto la splendida idea di baciarla, dopo essersi finto suo amico. Spero per lui che non sia andato oltre altrimenti Clary lo ucciderà con le sue mani e , per quanto idiota possa essere, mi serve ancora- concluse Alec. Magnus valutò per un attimo la situazione. Teneva a Clary e questo quel biondo non doveva proprio farlo. Stava già per alzarsi quando vide lo sguardo ammonitore di Alec. Sbuffò e si rassegnò. Quei ragazzini si sarebbero risolti la situazione da soli.
 
NOTA AUTRICE:
Lo so che questo capitolo non è uno dei più belli che ho scritto ma rimedierò con il prossimo, promesso. Ora devo correre a studiare o non comincerò mai! Ditemi cosa ne pensate, si accettano critiche.
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Clary Part

Era una bruttissima giornata: pioggia, freddo, nebbia. Tutto questo era più o meno lo specchio di come si sentiva la ragazza. Appoggiò le mani alla vetrina del negozio dove era entrata con Simon per non bagnarsi. Il vetro era freddo, ma piacevole al tocco. Fuori c’era una donna che correva sotto la pioggia con un minuscolo ombrello aperto, due automobilisti che litigavano e due ragazzi che si baciavano sotto un porticato. Clary non era completamente sicura di ciò che vedeva, ogni tanto le teste dei due ragazzi erano scure, ogni tanto erano una rossa e una color oro. Sospirò. –Simon, torniamo a casa tanto non smette di piovere- disse al suo amico che ormai la sopportava in quello stato da parecchi giorni. Clary vedeva che si sforzava di aiutarla, ma a lei non serviva aiuto, a lei serviva Jace. La sera precedente aveva cominciato a introdurre l’argomento alla madre, facendo degli accenni, ma dopo un po’ la madre aveva capito dove voleva andare a parare e aveva detto un sonoro e secco “no”. Clary aveva anche pensato di aprire un portale da sola ma non sapeva dove doveva arrivare. Okay quella era solo una scusa. Lei aveva paura di vedere come aveva reagito Jace. Una mano le si parò davanti alla visuale –Pianeta Simon chiama Pianeta Clary, ma ci sei? -. No, era evidente che non ci stava con la testa. –Si, si scusa. Ero solo distratta ma ho capito, allora andiamo a casa hai detto?- disse fingendo disinvoltura. Simon sorride. –Dovremmo andare a casa ma credo che a te farebbe meglio andare in Italia. Comunque sei tu che hai detto di andare a casa e io ti ho risposto che è meglio prima che si allaghino anche le strade- le disse sorridente. Il sorriso però non era quello di qualche giorno prima, non era quello che sfoggiava quando c’era anche Isabelle. Uscirono sotto la pioggia, stretti sotto un ombrello che andava abbastanza bene per due, per fortuna. Clary sapeva che era colpa sua se Simon e Isabelle si erano lasciati, se lei se ne era andata e aveva lasciato Simon a deprimersi con la sua migliore amica. –Senti, Simon mi dispiace per Isabelle e tu non sei obbligato a passare il tuo tempo con me. Perchè io sono un’egoista e ti ho obbligato a venire da me quel giorno- disse fermandosi in mezzo alla strada. Una macchina li evitò per miracolo sgommando e scivolando un po’ sull’acqua. L’automobilista lanciò un gestaccio a Clary e continuò il suo percorso. A questo punto finirono di attraversare la strada poi le parole uscirono dalla bocca della ragazza, così, da sole e senza un freno.  –Io ero abbastanza sconvolta quel giorno, quando ti ho chiamato, ma sono io che ho lasciato Jace ed ero consapevolissima di quello che facevo e, e non lo so. Solo avevo bisogno di te, di sapere che qualcosa ci sarebbe stato sempre. Sempre e uguale a come era prima. Scusa, è colpa mia se Isabelle ti ha lasciato. Davvero mi dispiace-. Ora che si era tirata tutto fuori non si sentiva per niente meglio, ora era completamente vuota. Vuota ma non leggera. Le braccia di Simon la avvolsero calde ma lei rimase inerte con le braccia lungo i fianchi. Non ebbe nessuna reazione neppure alle parole di conforto di Simon.
..........
(Roma)

Jace Part
Erano passati due giorni da quando erano arrivati Isabelle e Alec, cinque da quando era successo. Era stato una cosa abbastanza strana. Solamente stavano parlando e poi, poco dopo, si stavano baciando. La ragione era ben chiara: Jace non vedeva Allison, vedeva Clary. E si sentiva in colpa con entrambe. Con Clary perché non se lo meritava e con Allison perché le dava false speranze. Dopo quel che era successo si erano parlati normalmente. Avevano passeggiato in giro per la città e una volta erano anche andati a caccia di demoni. Jace però percepiva che qualcosa era cambiato. All’inizio tutto quello che voleva era scaricare la sua rabbia sulle persone che vivevano all’Istituto di Roma. Poi aveva provato ad essere amico di quella ragazza strana perché era curioso. Ora avrebbe voluto solo una testolina rossa li vicino a lui, avrebbe voluto stringerle Clary e basta. Il resto non contava. Comunque quella sera era stato obbligato da Isabelle ad andare ad un locale, per festeggiare l’ultima sera in cui lei sarebbe stata lì. Ciò consisteva in un vero e proprio piano di evasione visto che Azzurra aveva garantito che i suoi genitori non avrebbero mai acconsentito a lasciarli andare. L’ora arrivò presto. Cenarono in silenzio poi ongnuno andò nella propria camera a prepararsi. Jace mise dei semplici jeans scuri e una maglia nera aderente. Sopra una giacca di pelle, dentro la quale mise le armi. Ormai aveva imparato abbastanza bene come muoversi in quel cunicolo di corridoi e ci mise poco a trovare le grandi porte dell’Istituto. Lì già c’erano Isabelle ( con i suoi soliti vestiti corti e la frusta intorno al braccio ) e l’amica di Allison. Pian piano arrivarono anche gli altri. Magnus si fece attendere parecchio tanto che avevano cominciato a pensare di lasciarlo lì e andarsene quando era spuntata una macchia fluorescente e glitterosa dall’ ombra del corridoio. Aveva notato che Allison lo evitava ostentatamente con lo sguardo ma che si tratteneva dal ridere se lo sguardo le scivolava su di lui. All’inizio era sempre dura abituarsi alle stravaganze dello stregone ma la vita di chi lo conosceva diventava sempre un po’ più buia senza la sua presenza. Il ragazzo sorrise fra se e se. Una marea di ricordi gli tornarono in mente e molti comprendevano anche Clary. Il suo cuore si scaldò un poco ma venne presto riportato alla realtà da un paio di occhi verdi che lo fissavano. Quegli occhi non erano quelli che sognava di notte, ma lo riportarono alla realtà. -Okay, siamo tutti. Andiamo- disse lsabelle prendendo in mano la situazione e spingendo decisa le grandi porte. Camminarono per buoni venti minuti e poi arrivarono davanti ad un locale con una fila che poteva benissimo competere con quella del Pandemonium e che per aspetto, effettivamente, lo ricordava. Il nome scritto con caratteri al neon era “The Dark Angel”. Jace capì al volo che quel posto era frequentato anche da Nascosti. Alla sua sinistra c’era Alec che guardava verso il basso con una faccia da cane bastonato. Era proprio fuori posto. –Alec non devi mica andare in guerra. Siamo qui per divertirci! E poi fallo almeno per tua sorella...- disse il biondo mettendo una mano sulla spalla del parabatai. –Lo sai che non fanno per me questi posti, sarei stato meglio se non fossi venuto ma Magnus mi ha costretto- scosse la testa e sorrise per poi continuare – Jace, non è un dramma. Voi divertitevi io rimarrò in un angolino ad aspettarvi tranquillo-. E detto questo entrarono. La musica martellante era al massimo e sovrastava qualunque altro rumore. Il fumo avrebbe confuso la vista, persino quella degli shadowhunters. Rimase un attimo fermo. Isabelle era già sparita ed era andata a ballare con chissà chi, Alec stava in un angolo, come da copione, con Mgnus che cercava di convincerlo a ballare. Azzurra e Allison stavano ferme come lui a guardarsi intorno. La bionda sussurrò qualcosa all’orecchio della sua amica e poi sparì anche lei nella folla. Allison era tutta rossa e si vedeva che era abbastanza disagio. Portava un semplicissimo vestito nero  e stringeva l’orlo convulsamente. Si avvicinò al  ragazzo titubante. Poi abbassò gli occhi e cominciò a parlare senza neanche riprendere fiato –Senti per la cosa che è successa, io non volevo. Lo so cosa è successo con la tua ragazza e posso capire che sei, ed eri sconvolto solo non penso sia giusto e poi, poi...- a questo punto dovette prendere un respiro profondissimo per non collassare. Era buffa. Ispirava fiducia e Jace capì che potevano essere amici ma niente più. Almeno finchè c’era ancora l’ombra di Clary nella sua vita. Le  mise le mani sulle spalle. –Tranquilla, respira. In questi giorni ho capito di aver fatto un po’ di confusione. Lo so benissimo che abbiamo sbagliato ma possiamo tornare ad essere amici e dimenticare tutto.Giusto?- le disse per tranquillizzarla. Lei annuì poco convinta. –Dai andiamo a ballare, tanto siamo qui per divertirci-. Jace era stupito e non capiva perché lei fosse così agitata. Anche questa volta lei annuì poco convinta e si fece trascinare al centro della pista. Era molto rigida, vigile e si guardava intorno come se si aspettasse una catastrofe da un momento all’ altro. Jace fece finta di non farci caso.

Allison Part

Era nervosa. Non poteva essere. Le era parso di vederlo, gli occhi due pozzi neri che la fissavano tra la folla. Era successo anche la sera prima. 

..........

Era in dormiveglia quando aveva sentito come una mano fredda, troppo fredda per essere viva, toccarle una guancia. La prima cosa che le era venuta in mente era stato lui... Lui che uccideva i genitori suoi genitori. L’odio l’aveva subito sopraffatta e aveva avuto la pessima idea di mordere la mano che l’accarezzava, tirandosi su ed estraendo il pugnale che teneva sempre sotto il cuscino. Un po’ di sangue le era sceso in gola. Si era trovata in piedi con la testa che le girava terribilmente e con il fantasma di quella mano fredda sulla guancia. Lo stomaco le si era attorcigliato e vecchi ricordi le avevano scaldato il cuore facendole provare ribrezzo per se stessa, allo stesso tempo. Aveva barcollato un attimo, con la vista confusa poi lo aveva visto scomparire dalla finestra aperta come un fantasma. Gli occhi neri, come pozzi insondabili, erano il suo tratto più caratteristico. Si convinse che era stata solo un’illusione e si era seduta sul letto. Del sudore freddo le colava lungo la fronte. Solo con i minuti era arrivata la consapevolezza di due cose: primo era ancora soggiogata ( non voleva ammettere di essere veramente innamorata ) di lui e quello che aveva creduto di provare con Jace era stata solo una cosa momentanea, secondo, se lui era veramente entrato nella sua stanza, lei aveva appena bevuto del sangue di vampiro. Sapeva che cosa sarebbe successo. Il sangue l’avrebbe guidata in un covo pieno di vampiri o da lui. Non sapeva quale opzione fosse peggiore. Forse si era sognata tutto. Era per questo che aveva deciso di non dire niente a nessuno.
..........
Fu riportata alla realtà quando fu letteralmente lanciata su una sedia. Il rumore della musica nella stanza giungeva attutito, quindi inconsapevolmente era stata spostata. Alzò lo sguardo pensando di avere due occhi d’oro davanti, invece era tutto scuro. Solo il luccichio di un sorriso in un angolo remoto di quel grande stanzone buio tradì la presenza di un’altra persona. Allison aveva qualche sospetto su chi potesse essere. La mano era già allo stivale dove teneva le armi quando una mano, solida e fredda la bloccò. Alzò lo sguardo e nella flebile luce che veniva dalla minuscola finestra sopra di lei, lo riconobbe. Stessi lineamenti da ragazzino ribelle, stesso ciuffo disordinato, stesso sorriso strafottente, stessi occhi e capelli neri come la pece. Non c’erano dubbi. Paralizzata dallo shock riuscì a dire per la prima volta da tanto tempo una sola parola. Quel nome tanto odiato e amato al tempo stesso. –Andrew-.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Simon Part
 
Simon era a casa di Clary e si guardava imbarazzato la punta delle scarpe. Il discorso che andava avanti da una buona mezzora lo metteva a disagio, più che altro perché non sapeva cosa dire ne che fare. L’ennesima preghiera di Clary –Mamma ti prego devo chiarire questa situazione, ho bisogno di vederlo!-. Stava sull’orlo delle lacrime. Era evidente che Jocelyn era preoccupata per la figlia ma non le era mai piaciuto Jace e la risposta fu –Io non ti mando di certo sola a Roma. E’ una città lontana e poi non conosci neanche la gente che sta lì. Aspetta che Jace torni a New York- . Qualcosa scattò dentro la testa del ragazzo e gli venne naturale dire – Ma se il problema è solo che Clary vada da sola posso accompagnarla io. La controllerò anche a vista d’occhio se necessario, ma falla andare. Per lei è importante-. Jocelyn lo guardò con molta intensità. Poi tornò a fissare la figlia e con tono duro ribadì –No, questione chiusa. Rimarrai qui e questa volta farò in modo che non potrai aprire un portale e andartene dove ti pare. Dammi lo stilo, anzi datemi lo stilo tutti e due-. Allungò una mano verso entrambi, in modo autoritario. Con sorpresa di Simon Clary cedette per prima e diede lo stilo alla madre, guardandola con odio dritta negli occhi. Simon la seguì a ruota. Poi Jocelyn si alzò e annunciò che andava a fare una passeggiata.Appena la porta della casa si fu richiusa con un tonfo la domanda sorse spontanea dalla bocca di Simon. –Allora, perché ti sei arresa così? Non è da te sai?!- . La ragazza sorrise, compiaciuta. –Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Quindi ho fatto in modo di avere uno stilo di emergenza, ora il problema è riuscire a prenderlo sena farsi notare- disse distorcendo la bocca alle ultime parole. –Ch-che intendi per senza farsi notare?- chiese Simon cominciando a capire un po’ la situazione. –Intendo quello che ho detto.Quando l’ho nascosto mi è bastata una runa ma stavolta dovremo sfondare il contro soffitto della mia stanza, usare una runa, sempre che mi venga in mente, per rimettere tutto apposto e dovremmo andare a Roma e tornare... prima che mamma torni-. Clary si morse un labbro. –Okay. Troveremo un modo- disse Simon consapevole che un modo, probabilmente, non c’era. Gli venne un’illuminazione. –Quindi- disse dubbioso–Tu prendi lo stilo e andiamo subito a Roma. Credi di potercela fare?-. Clary scuoteva la testa. –Ce la potrei anche fare, ma è più probabile che io mi perda per sempre nel portale, se non so dove andare. E comunque il soffitto rimarrebbe sempre sfondato, visto che non avrei abbastanza tempo per pensare ad una runa...- sbuffò. –A te basta arrivare a Roma, però, giusto? Cerchiamo un’immagine su google maps ed è fatta. Per il soffitto potremmo chiedere a Luke, digli che è successo all’improvviso e non sai neanche tu come. Digli anche che sei uscita perché avevi paura ti cadesse il soffitto in testa. Avrai anche più tempo e giustificheremo la nostra assenza. Inventati qualcosa, tipo che torni tardi perché...- il ragazzo non fece in tempo a finire che Clary gli era saltata al collo stampandogli un bacio sulla guancia e urlando –MA IO COME FAREI SENZA DI TE?! Sei un genio!-. Proprio in quel momento la porta di casa si riaprì. –Passeggiata corta mamma?- chiese sarcastica Clary, evidentemente pensando che avesse origliato la conversazione. –No, solo ho avuto problemi con dei folletti che erano particolarmente in vena di mordermi- disse sorridendo un po’. Era chiaro che non aveva sentito nulla. Simon si sentì sollevato. –Mamma Simon può restare a dormire qui stasera?- chiese Clary.  Jocelyn semplicemente annuì. –E Luke dov’è?- chiese ancora Clary. Questa volta la madre la guardò con sospetto. –Rimarrà alla stazione di polizia, sta discutendo di cose importanti con Maia. Penso che dopo cena andrò anche io a fargli compagnia- rispose con la voce di chi sa qualcosa. Clary stava per riaprire la bocca per dire qualcosa ma Simon la fulminò con lo sguardo per farle capire che stava parlando troppo e lei lo guardò a sua volta con la sua faccia da so-cosa-sto-facendo. Quello scambio di sguardi non sfuggì a Jocelyn che era sempre più attenta e sospettosa. –Clary, sai, volevo rimanere anche a dormire li, da Luke, ma forse non è il caso...-. Clary annuì con decisione –Mamma è il casissimo che tu rimanga lì, devi aiutare Luke. L’ho visto molto stressato dalle questioni politiche ultimamente-. –Clary tu non lo hai proprio visto ultimamente. E’ quasi una settimana che non lo vedo neanche io- disse accorata, poi guardò storto la figlia –Sai ci tenevo ma gli farò visita domani. Oggi non è il caso di lasciarti da sola a pensare. Non so cosa stai combinando ma vedi di non cacciarti nei guai- e si dileguò in cucina per andare a preparare la cena. Clary fece l’occhiolino a Simon e lui capì che lei aveva pensato già a tutto.
 
..........
(Roma)
 
Magnus Part
 
Ufff! Andare a una festa con Alec era una noia. Stava in un angolo e  si guardava intorno spaurito. Magnus invece voleva divertirsi ma non era riuscito a schiodarlo dall’angolo che occupava, appoggiato al muro. Sembrava come se avesse bisogno del muro per sorreggersi. Magnus immaginò l’assurda scena di Alec che palava con il muro e ci faceva amicizia. Sorrise fra se e se mentre beveva un altro sorso del suo cocktail. Con la coda dell’occhio vide Jace venirgli incontro e si girò, pronto a dirgli di andarsene quando vide la sua faccia. –Allison è sparita, non la trovo più. Credo le sia successo qualcosa- affermò con voce preoccupata e occhi allucinati. Magnus si ricordò di aver visto la ragazza salire delle scale, proprio li vicino al piano bar, ma era sola. –Probabilmente voleva stare solo un po’ da sola, comunque è salita da quella parte- disse calmo lo stregone, indicando le scale. Jace non sembrava convinto, per niente, ma fece un sorriso tirato e disse –Sì probabilmente hai ragione tu-. Si sedette lì vicino e ordinò anche lui da bere. Intanto però lanciava continue occhiate alle scale. Dopo un po’ guardò fisso lo stregone, come per dirgli qualcosa, poi fece un gesto con la mano e si girò dall’altra parte. Dopo poco il ragazzo riparlò. –Sai, però era strana. Io vado a controllare- e si alzò. Magnus si diresse verso Alec, ancora impegnato con il muro. Gli sorrise. –Allora, vedo che ti stai divertendo- parlò cercando di non far prendere alla sua voce un tono divertito. –No. Infatti stavo meglio se non venivo-. Quanto era noioso quando faceva così! –Non vuoi venire a ballare?- provò a convincerlo. Il moro scosse la testa. –Piuttosto mi dici di cosa parlavi con Jace?- chiese puntandogli addosso i suoi bellissimi occhi azzurri. –Niente di che-. Si avvicinò ad Alec e lo inchiodò al muro. –Adesso non pensare a niente, voglio divertirmi un po’ e se non vuoi venire a ballare troverò un altro modo-. Lo guardò malizioso e lo baciò con passione, dimenticandosi di tutto quello che c’era intorno. Purtroppo erano in un luogo pubblico per cui Magnus non poté fare tutto quello che voleva. Lo stregone cercò di accontentarsi di quei baci.
 
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(New York)
 
Simon Part
 
Dopo cena Simon e Clary erano andati a vedere un film in camera di lei. Simon si era addormentato dopo un po’ ma sapeva che Clary sarebbe rimasta sveglia, aspettando non si sa cosa. La risposta arrivò quando Simon era ormai completamente immerso nel sonno. Una mano gli scosse la spalla e lui saltò subito in piedi, ormai abituato a svegliarsi bruscamente grazie all’allenamento da shadowhunter. Già, l’iniziazione era andata proprio bene e ora nelle sue vene scorreva sangue di Nephilim. Comunque intorno a lui c’era solo Clary con la sua stanza. –Tutto apposto Clary?- le chiese. Lei annuì poi disse- E’ uscita. Ormai sarà già arrivata alla stazione di polizia quindi noi dobbiamo mettere in atto il nostro piano-. Simon capì tutto al volo e annuì. –Tu sapevi che teneva troppo a vedere Luke per non andare vero?-. –Speravo di avere ragione. Stavo anche per gettare la spugna. Fino alle due non dava cenni di voler uscire poi ho sentito il rumore della porta e lei non c’era più nella sua stanza. Ora vai nello stanzino e prendi un martello al resto penso io- affermò decisa. Simon eseguì gli ordini. Una mezzora dopo la rossa aveva recuperato il suo stilo e stava prendendo il cellulare. –Simon tu cerca un’immagine di Roma su internet, intanto, e fa che sia vera perché non ci serve davvero rimanere intrappolati nel limbo!-. Poi compose il numero e dopo soli due squilli Luke rispose. Clary, con voce preoccupata gli disse –Luke è caduto il contro soffitto della mia camera! Veramente se non era pe Simon mi cadeva in testa. Comunque c’è bisogno di te e per favore non dire niente a mamma che l’ho vista molto stanca e preoccupata già di suo. Io e Simon siamo fuori, avevamo paura che crollasse tutto il soffitto. Noi ...emh... andiamo all’Istituto almeno non avremmo bisogno di svegliare nessuno per entrare. E comunque lì ci vive Simon quindi... chiamami domani e dimmi quanto ci vorrà per sistemare tutto. Una bacio-. Clary aveva già attaccato. Simon digitò veloce sulla tastiera del computer che si era appena acceso e prese la prima immagine della città che vide. Clary fece un cenno verso la stampante e poco dopo l’immagine era stata riprodotta su foglio. –Forza andiamo, dobbiamo cercare un posto per aprire il portale- gli disse lei trascinandolo fuori senza neanche una giacca. Faceva molto freddo e dovettero usare una runa per non congelare. Cominciarono a vagare, prendendo vicoli e vie a caso, finchè la ragazza non ritenne che erano abbastanza lontani da casa per aprire un portale. –Allora ci siamo?- chiese Simon. Lei annuì facendo ondeggiare i ricci. Poggiò la punta dello stilo sulla parete e cominciò a disegnare. Il portale le si aprì davanti. –L’immagine- gli disse con la mano tesa e il viso serio. Era importante non sbagliare in quel punto. Clary osservò con attenzione la foto poi mise una mano nel portale  e sulla superficie si vide a grandezza naturale la stessa immagine del foglio. Lei sorrise e si tuffò sulla superficie, subito seguita dall’amico. Una sensazione di vuoto, Simon non poteva respirare e poi si trovava carponi per la stessa stradina che fino a poco prima aveva visto solo in foto. Ci erano riusciti. Simon si stupì un po’ quando vide il cielo azzurro, anche se coperto da qualche nuvola, invece di quello notturno che avevano lasciato. Ma presto arrivò da solo alle sue conclusioni. –Clary ricordati che qui siamo sei ore avanti-. –Certo. Ma ora non perdiamo tempo. Dove dobbiamo andare?- chiese lei dando per scontato che lui sapesse la risposta.–Sinceramente non lo so, potremmo chiedere a qualcuno...- disse lui incerto. Simon si rese conto solo in quel momento che avevano pensato a tutto per arrivare lì ma che non sapevano dove andare. La ragazza lo guardò come se fosse colpa sua se erano in quella situazione e poi disse ironica –Certo Simon. Adesso andiamo da una qualsiasi persona che incontriamo e gli diciamo :” Scusi non è che potrebbe dirmi dove si trova l’Istituto di Roma? Sa un posto pieno di shadowhunters”- sospirò e continuò- l’unica possibilità che abbiamo è di incontrare qualche Nascosto o dei Nephilim del Conclave di Roma-. –Scusa Clary, io proprio non ci avevo pensato a questo- le disse sincero. –Neanche io, per cui è anche colpa mia. Anzi sei tu che devi scusarmi- disse lei prendendosi la testa fra le mani- Adesso andiamo e qualcuno dovremo pur trovare. In fondo siamo famosi nel mondo delle Ombre e questo ha qualche vantaggio-. Si sorrisero e si incamminarono abbastanza demoralizzati. Passarono tutta la mattinata a vagare per la città senza trovare niente. Ad un certo punto decisero di mangiare qualcosa, erano stanchissimi per la lunga camminata e per aver dormito poco, o nel caso di Clary per non aver dormito affatto. Scelsero di prendere un panino in un bar isolato e che la gente sembrava neanche notare. A Simon venne qualche sospetto e cominciò a pensare che magari quello fosse il posto giusto in cui incontrare qualcuno che avesse potuto aiutarli. Tutte le sue speranze sfumarono appena entrarono dentro il bar: buio, vuoto e soprattutto senza una minima traccia di soprannaturale. Vedendo la sua faccia delusa l’amica lo guardò con un sopracciglio alzato. Lui scosse la testa. Il silenzio che regnava in quel posto era irreale. Non c’era nessuno, nessuno seduto ai tavoli, nessuno dietro al bancone. Sembrava di essere stati privati dell’udito perché non arrivava alcun rumore dall’esterno. Clary era rigida e pronta a scattare al fianco del ragazzo. Lui la prese per un braccio e la fece sedere sussurrandole all’orecchio –Prima o poi qualcuno arriverà e poi non mi sembra che questo sia un posto pericoloso-. Aspettarono parecchio. Un’ora intera ad aspettare un qualsiasi segno di vita, seduti e in silenzio. Quando sentirono uno scricchiolio saltarono letteralmente in piedi e involontariamente misero entrambi mano alle spade angeliche che tenevano sotto le giacche. Dal retro del locale spuntò fuori un Figlio della Luna con gli artigli sfoderati, non sembrava avere intenzioni amichevoli. Dietro di lui una stregona con delle orecchie da gatto e una lunga coda nera che oscillava a scatti da una parte all’altra. Non era aggressiva come l’altro, anzi era abbastanza terrorizzata. Simon sentì urlare il suo nome e fece appena in tempo a scansarsi prima che il licantropo sfracellasse il tavolo che si trovava proprio dietro di lui un attimo prima. Anche se stordito l’uomo che era a terra si rialzò  e si lanciò di nuovo contro Simon. A metà salto gli si dipinse sul volto una strana espressione di riconoscimento in faccia. Non fece in tempo a fermarsi e quando Simon si scanzò di nuovo l’uomo si ritrovò a terra, si nuovo. –Noi non volevamo fare niente di male, eravamo qui solo per avere informazioni. Avevamo intenzioni più che pacifiche ma una volta attaccati secondo gli Accordi abbiamo il diritto di difenderci. A quanto pare qui non sapete neanche cosa siano gli Accordi- fece aspra Clary, approfittando della pausa. Nei suoi occhi c’era solo tristezza perché vedeva che l’ostilità fra Nephilim e Nascosti persisteva nonostante tutto. Ormai il licantropo era di nuovo in piedi e con voce un po’ stentorea per la botta presa disse, in un inglese dall’accento italiano –Avete ragione: gli Accordi in questa città non si sa nemmeno cosa siano. Comunque pensavamo foste alcuni dei tanti... scusate non vi avevamo riconosciuto o avremmo evitato. Vi chiediamo solo di dimenticare questo spiacevole episodio e andare via-. –E se per caso noi non volessimo dimenticare questo spiacevole episodio?- aveva parlato Clary. –Troveremo un modo per farvelo dimenticare- sorrise amaro il Nascosto.Un fastidioso silenzio si prolungò per troppo tempo. Il ragazzo cominciò a pensare che sarebbe sicuramente finita male quando la stregona che stava in un angolo fece qualche passetto incerto e mormorò con una voce solo appena udibile –Possiamo esservi utili in qualche modo? Non vogliamo cacciarvi ma se potessimo chiudere questa conversazione subito sarebbe meglio-. Simon capì che sotto a quell’affermazione c’era molto di più e si affrettò a rispondere alla domanda per non mettere quella ...Ragazza? Magari aveva centinaia se non migliaia di anni. Simon fu però subito interrotto dalla sua amica che lo precedette con una domanda che aveva solleticato anche la sua curiosità ma a cui aveva preferito non pensare. –Che problemi avete con gli shadowhunters e la legge?-. La stregona sussultò per quella domanda brusca. Cominciò a tremare come una foglia ma aveva una luce lontana negli occhi, una forza che la spinse a rispondere. –Qui come avrete capito le cose sono diverse. Tutti i Nascosti della città devono aiutarsi a vicenda per non essere sopraffatti- una pausa troppo lunga per i gusti del ragazzo ma alla fine continuò. –Per non essere sopraffatti da da un gruppo di Nephilim che considerano inferiori sia i Nascosti che... che- il lupo sovrastò facilmente quella esile voce –Basta hai già detto abbastanza. Ora se non vi dispiace uscite e sappiate che vi facciamo questo favore solo perché la scomparsa di sue persone famose è più difficile da nascondere-. La stregona si rimise in mezzo. -Due persone come loro sono dei testimoni a cui tutti crederebbero- disse e lanciò uno sguardo d’intesa all’altro. Il Figlio della Luna annuì e lei continuò –Questo gruppo crede che solo gli shadowhunters dono degni di abitare questo pianeta e sono arrivati a voler eliminare anche i mondani. Non è difficile, basta farsi sfuggire qualche demone ogni tanto ed ecco che si ha una scusa perfetta. Comunque per il momento si limitano a dichiarare guerra aperta a noi Nascosti. Ma hanno già una scusa pronta per compiere omicidi tra i mondani. Li ritengono troppo deboli e troppo facilmente infettabili da malattie demoniache-. Il ragazzo era paralizzato dall’orrore e non si capacitava di una cosa simile. Clary parlò inorridita –Ma anche i Nephilim possono essere infettati. Ci sono degli shadowhunters che sono diventati Figli della Luna-. –Si ma secondo loro i Nephilim sono abbastanza forti per evitare che questo accada, gli umani invece, sono indifesi. Comunque sono troppo pochi per creare danni consistenti anche fra i mondani, sono troppo occupati con noi Nascosti. E noi Nascosti ci siamo organizzati per evitare di essere massacrati. In questa specie di organizzazione ci sono delle regole rigidissime che se infrante vengono spesso punite in modo atroce. Avere confidenza con un qualsiasi shadowhunter è punito con la morte. Ovviamente ci sono persone che vorrebbero evitare questa specie di guerra, come me, come Mario- indicò il lupo- Ma che non possono fare niente e che si trovano in mezzo senza volerlo. Noi, purtroppo, non siamo ancora riusciti a denunciare questa situazione al Console o all’Inquisitore o a chiunque oltre a voi proprio per queste assurde leggi e perché per noi Nascosti è pericoloso anche solo uscire dalla porta dei nostri rifugi qui a Roma-. Finì di parlare lasciando spiazzati i due Nephilim. Simon credeva che una situazione così fosse stata superata ormai da tempo. E poi era certo che tutti i cacciatori dovessero proteggere i mondani.Queste certezze erano appena andate in fumo. Lui, anche se non ricordava più bene, era stato un Nascosto, un vampiro e si ricordava che alcuni cacciatori erano diffidenti. Ma non avrebbe mai immaginato che potesse esistere ancora un divario simile fra le specie del Mondo delle Ombre. Scosse la testa.  –Da quanto va avanti questa situazione?- chiese sconcertato. Stavolta rispose Mario, il licantropo –Circa due anni, da quando c’è stata un’incomprensione tra il clan di vampiri e il Conclave di Roma. Quelle sanguisughe stanno sempre in mezzo, è sempre colpa loro! Ho perso metà dei miei lupi solo quest’anno-. La stregona parve allarmata. –Shh, lo sai che non possiamo parlare male degli altri Nascosti. E dovresti saperlo be...- stava replicando lei quando lui quasi urlò –Ma tanto vale raccontare le cose come stanno no? Potrebbe finire tutto se riescono a superare la notte-. –Superare la notte?- chiese Simon. –Di notte regnao i Nascosti. Mentre i Nephilim dormono noi possiamo uscire. Se siete fuori al momento sbagliato e nel luogo sbagliato siete morti, statene certi. Ma noi abbiamo tutti gli interessi perché questo non accada. Questa ostilità sta distruggendo la città, anche i mondani cominciano ad accorgersene e comunque ormai i capi stanno facendo solo i loro interessi. Tutti vogliono il potere. Voi siete la prima possibilità concreta che abbiamo per trovare una soluzione.
 
Nota Autrice:
Allora, questo capitolo mi è venuto particolarmente confusionario ma non sapevo come scriverlo meglio. Qualunque chiarimento: chiedete nelle recensioni. Poi volevo precisare che le lunghezze dei vari capitoli non dipende da niente. Come ultima cosa volevo dirvi che sarò impegnata quattro giorni e non potrò scrivere nulla per cui il capitolo successivo arriverà con qualche ritardo ( ci sono anche le vacanze di Natale... sono giustificata, giusto?). PS ho cominciato a leggere le Cronache di Magnus Bane!!! <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Allison Part

Andrew. Solo dopo aver pronunciato quel nome si rese conto che tutto quello stava succedendo veramente. Due lunghe dita bianche le stringevano ancora il polso e lei provò a divincolarsi. La presa del ragazzo non mollava.
-Lasciami- sibilò.
-Non c’è problema, tu promettimi che non metterai mano alle armi. Sai che non servirebbe a niente- si allontanò con le braccia alzate. Lei lo guardò male ma non si mosse dalla posizione in cui si trovava. Ne si rilassò. Non ci si poteva mai fidare.
-Sono qui solo per farti una proposta. O meglio non è una proposta, tanto farai comunque quello che ti dico- disse un pò compiaciuto di se stesso.
-Sentiamo,cosa dovrei fare?- chiese Allison con un nodo alla gola.
- Sono qui per chiarire quel piccolo incidente.- sorrise e in lei si rinnovarono quei due diversi sentimenti che facevano a cazzotti dentro di lei ogni volta che lo pensava: disgusto e amore. – Prima però, devi prima morire... e rinascere. Allora appoggerai completamente la mia causa, per forza- sorrise di nuovo. Un crampo prese la ragazza allo stomaco e si sentì immobilizzare. Solo allora vide una sagoma nascosta nell’ombra. Le mani scintillanti: era uno stregone. La stava tenendo ferma. Provò in tutti i modi a muovere anche un solo muscolo ma la magia dello stregone non dava segni di diminuire ne di voler interrompersi. Provò un senso di panico. Poi il ragazzo moro arrivò alla sua altezza.
-Pronta a diventare immortale? Sai, è il lato migliore dell’essere dei vampiri. Spero solo che tu non dimentichi il calore e la luce del sole sulla pelle- le sussurrò all’orecchio. Poi la morse e, con il sangue, la vita defluì da lei. Sapeva che sarebbe rinata ma aveva paura, una paura assurda. Cominciò a piangere senza ritegno sapendo che era impotente. Il buio in cui scese pian piano era incredibilmente denso e caldo. Bruciava e dall’altra parte vedeva un mare fresco e invitante ma non poteva raggiungere l’acqua. Sopra di lei invece sentiva quel fuoco che minacciava di bruciarla. Qualcosa le disse che se avesse superato quel fuoco avrebbe trovato un po’ di sollievo. Allora si fece coraggio e cominciò ad avvicinarsi al fuoco. Le fiamme la lambirono bruciando e lei cominciò a “correre”. Sapeva che tutto quello succedeva solo nella sua mente ma il dolore era tanto. Quando sentì che stava per bruciare viva, improvvisamente, i suoi occhi erano aperti e lei aveva ripreso coscienza della realtà. Doveva essere passato davvero molto tempo perchè avevano avuto il tempo di seppellirla per far si che la trasformazione potesse compiersi. L’aria sarebbe dovuta essere insufficiente sommersa com’era dalla terra ma il suo corpo non ne aveva bisogno. Aveva sete, però e questo lo sentiva. Era diventata una vampira. Era una Nascosta e le sue tanto amate rune ora erano mortali per il suo sangue infettato dalla malattia demoniaca. Provò disgusto per se stessa e solo questo la fermò dal cominciare a scavare freneticamente per uscire da quel posto. Aveva troppa sete per ignorarla e anche se non avrebbe voluto cominciò, piano piano, ad uscire. Debole perchè non aveva molto sangue in corpo. Vide il primo spiraglio di luna filtrare tra la terra. Poi vide quel dannatissimo viso sorriderle e le venne per un attimo l’idea di saltargli al collo e ucciderlo accecata dall’odio. Sapeva come si uccidevano i vampiri e anche molto bene. Poi ci ripensò e da brava cominciò a tirarsi fuori.
-Sei lenta, non hai sete?- chiese il ragazzo sventolando una sacca piena di liquido rosso –Non vuoi assaggiare?-. La ragazza lo guardò fisso e si alzò, poi gli strappò la sacca dalle mani e sempre fissandolo bevve il contenuto. Aveva un buon sapore... Ma Allison non lo avrebbe mai ammesso. Finita la sacca si sentì decisamente meglio. –Contento?-
-Sì, devo ammetterlo- poi le si avvicinò e le mise una mano sula guancia. Lei lo allontanò ma con poco vigore e lui fece scivolare la sua mano, ormai non così tanto fredda, fino a prendere quella della ragazza. Lei lo guardò alla luce della luna e per un attimo tutto l’odio e la repulsione svanirono. 
-Ora andiamo, ti porto in un posto a conoscere della gente. Vedrai che non è poi così male essere una vampira-disse in tono stranamente dolce. Allison sperò che fosse vero. Non le piaceva l’idea di vivere nel suo corpo così cambiato ma aveva sempre odiato le persone che si facevano del male da sole, fino ad uccidersi. Solo il pensiero del suicidio la disgustava di più di ciò che era diventata. Quindi avrebbe preso la sua vita come veniva e avrebbe fatto del suo meglio per essere migliore in quella nuova vita rispetto  a quella precedente. Per farlo, però, doveva imparare come essere un vampiro e solo Andrew poteva aiutarla in questo. Alla fine si decise a ricambiare la stretta di mano del ragazzo e cominciarono a camminare. All’improvviso si sentì meglio e solo allora si rese conto che per tutto quel tempo i suoi canini erano rimasti allungati. -Dove stiamo andando?- chiese per distrarsi da tutte quelle cose nuove che percepiva.
A quel punto erano tornati in periferia e Allison riconobbe la strada per andare all’Istituto. –Cosa? Mi stai portando all’Isituto? Perchè?-. Dicendolo si fermò di scatto, costringendo anche Andrew a restare fermo, e lasciò andare la sua mano.
-Non ho i soldi per ricomprarti i vestiti- disse ridendo l’altro, anche se c’era un po’di tensione nel suo sorriso. –Non posso più entrarci adesso- rispose la ragazza. –Non è esatto. Io sono entarto in camera tua e, credimi, non ho avuto alcuna difficoltà. Non sò perchè ma c’è una strada che è stata costruita per far entrare i Nascosti e porta alla tua camera. Quando sono entrato ovviamente ho anche provato ad oltrepassare la soglia della stanza ma sono rimasto scottato. Una brutta esperienza, ti consiglio di prendere alcune cose e andartene-. La ragazza annuì e tornò a camminare ormai sicur di dove dovesse andare. Arrivata davanti all’istituto il suo cuore mancò un battito.

..........

Jace Part

Jace era salito per le scale che lo stregone aveva indicato ma tutto ciò che aveva trovato era della gente ubriaca che dormiva. Le stanze al piano di sopra, però, erano grandi quindi si era messo a cercare un po’ in giro. La prima stanza era appunto diventata una specie di ricovero per ubriachi e anche la seconda si trovava in uno stato simile. La terza stanza era più piccola e più buia quindi, all’inizio Jace non aveva visto niente. Si era disegnato una runa per vedere al buio e si era girato verso l’angolo della stanza alla sinistra della porta. Quello che aveva visto lo aveva profondamente turbato e anche in quel momento, mentre scendeva le scale a tre a tre per andare a chiamare gli altri, aveva quell’immagine stampata nella mente: il corpo di una ragazza che penzolava dalle travi del soffitto, che dondolava, completamente esangue con le corde strette intorno al collo e poco sotto di lei una sedia. Il biondo arrivò finalemente da Magnus che stava sorridendo ad Alec mentre gli accarezzava una guancia. Per lo slancio della corsa gli finì quasi addosso. 
-Dovete venire SUBITO di sopra. Adesso. E’ molto urgente. Prima aiutatemi a trovare gli altri-.
La sua faccia doveva aver parlato perchè i deu non fecero domande e andarono subito a Cercare Isabelle e l’amica di Allison. Cinque minuti dopo stavano salendo tutti insieme le scale e Jace li guidò fino alla terza stanza. Magnus accese un fuoco con la magia e tutti si girarono verso l’angolo della stanza indicato dal biondo. E tutti rimasero pietrificati. 
Magnus fu il primo ad avvicinarsi al corpo. Girò subito i polsi della vittima dove si potevano notare due impronte, come di due dita che avevano lasciato un livido. –Qualcuno ha dissanguato questa ragazza con un incantesimo-. Si scambiarono tutti sguardi che esprimevano gli stessi interrogativi: “Perchè? Chi? Perchè proprio lei?”. Ma Azzurra fu l’unica a parlare. –Dov’è Allison?- chiese. –Non lo sappiamo- rispose Jace –L’ultima volta Magnus l’ha vista che saliva quassù-. 
Isabelle che fino a quel momento era rimasta un po’ in ombra dietro agli altri si fece avanti con un espressione confusa. Le parole che disse uscirono, però, sicure dalle sue labbra. –Beh a me sembra evidente che sia stata lei. Poi se ne è andata. Mistero svelato. Adesso andiamocene prima che entri qualcuno e ci dia la colpa di tutto-. Dicendo questo uscì dalla stanza lasciandoli immobili con i loro pensieri.
..........
(Poco dopoall’Istituto)
Jace erentrò subito nella stanza di Allison per controllare se la ragazza avesse portato via qualcosa, se fosse andata via di proposito. Cominciò a frugare tra le cose ma tutto gli sembrava essere al proprio posto. Cassetti pieni di vestiti, scrivania ordinata, nessun soprammobile mancante. Mentre frugava Jace non poteva fare a meno di pensare che Allison era unpo’ strana ma sicuramente non un’assassina psicopatica. Quello che aveva detto Isabelle non poteva essere vero. E poi non riusciva a capire come avesse fatto ad assoldare uno stregone. Il ragazzo si mise seduto sul letto e appoggiò la testa al muro, guardando fuori dalla finestra. Ormai erano le 4 del mattino. Avrebbe aspettato lì che si facesse giorno. Senza accorgersene si addormentò.
All’improvviso il biondo aprì gli occhi, svegliato da un rumore, e si accorse che la finestra della stanza era aperta. Un attimo dopo una sagoma scura spuntò nella visuale del ragazzo ed entrò nella stanza. Jace rimase fermo mentre guardava quella persona chiudere la finestra, le tende e accendere le luci. Solo a quel punto si rese conto che era Allison ad essere entrata di soppiatto nella sua stanza. Lei nel girarsi soffocò a stento un grido di sorpresa.
-Cosa ci fai nella mia stanza?-. Jce rise per l’assurdità della domanda. –Stupida, sei tu ad essere sparita. Eravamo preoccupati per te, non riuscivo a trovarti e ti sono venuto a cercare per tutto il locale. Abbiamo anchetrovato un cadavere al piano di sopra. Dove sei andata?-.
La faccia di Allison, in qualche modo, divenne ancora più bianca. Era di un bianco cadaverico. Quasi come quello della ragazza impiccata al locale. –Io...non posso dirtelo. Devi fidarti. Aiutami a preparare le mie cose e ad andarmene, non torneròpiù e non darò problemi ma devi lasciarmi andare via-. Si girò dalla parte opposta del ragazzo facendo svolazzare i capelli e scoprendo il collo. Jace vide chiaramente che si era tappata il naso e tremava. –Anzi va via. Due minuti e sarò sparita-. Il ragazzo non le diede ascolto e prendendola per un polso la fece voltare. Con l’altro braccio le scostò i capelli sicuro di quello che avrebbe visto. Due fori perfettamente tondi e minuscoli sotto il tatuaggio a forma di freccia. Poi guardò negli occhi Allison e vide che aveva i canini innaturalmente allungati e piangeva sangue. Istintivamente, Jace l’abbracciò. Non pensò però alle conseguenze: Allison, che evidentemente aveva bisogno di sangue, perse totalmente il controllo e con la sua forza da vampiro neoato lo lanciò contro la parete opposta. In una frazione di secondi gli si fece vicino e comiciò a succhiare il sangue dalle vene del polso. Presto il ragazzo comiciò a senirsi molto debole, tanto da non avre la forza per reagire.

..........

Magnus Part

Dopo Isabelle anche Jace era uscito dalla stanza ed era toccato a lui e Alec portare via il cadavere senza farsi notare. Non era proprio l’idea di festa perfetta a cui lo stregone avrebbe partecipato volentieri ma il suo ragazzo, per quanto scosso, sembrava sollevato dalla fine improvvisa della serata. Ora Magnus stava esaminando le tracce di magia del cadavere, da solo, in una stanza, mentre gli altri dormivano. Era stato lui a chiedere di essere lasciato da solo. Quell’incantesimo era quasi sicuramente opera di una persona inesperta che aveva lasciato troppe traccie di energia magica nel corpo. Questo poteva anche significare che quello stregone non chiedesse molti soldi per farsi pagare.
Era tutto molto strano. Forse Isabelle aveva ragione ed era stata la ragazzina ma Magnus teneva agli amici di Alec e Jace sembrava essere determinato a scoprire cosa stesse succedendo e quindi lo avrebbe aiutato. Lo stregone comiciò ad incamminarsi verso la camera della ragazza per cercare altre traccie di magia. Mentre si avvicinava sentì un tonfo. Si fermò ad ascoltare. Niente. Allora corse per il tratto di corridoio che lo separava dalla stanza ma la superò e prima che se ne rendesse conto aveva percorso il doppio della distanza fino alla camera. Tornò indietro e spalancò la porta. Trovò Jace mezzo svenuto addosso alla parete dove il  suo corpo aveva lasciato una fossa, come se vi ci fosse stato lanciato contro. Lo aiutò a tirarsi in piedi e nel girarsi trovò Alec alle sue aplle. –Ho sentito che qualcosa non andava e sono venuto a cercarlo. Ma cosa gli è successo?- disse il moro. 
-Niente sono solo caduto- rispose da solo il parabatai di Alec. –E hai fatto una crepa nel muro? Eri più bravo a mentire, prima, biondo-. Jace sorrise debolmente, ancora stanco per la “caduta”. –Allora sono caduto molto forte, okay?-disse mentre Magnus lo sorreggeva ancora. –Almeno è ancora in se stesso, se riesce a far del sarcasmo-. Portiamolo a riposare. Solo in quel momento lo stregone si accorse che la finestra era mezza aperta.
Nota Autrice: Finalmente sono tornata dopo più di un anno (WOW) con un nuovo capitolo. Anche se magari ho cambiato un po' il mio modo di scrivere spero vi piaccia comunque. Grazie a tutti quelli che leggeranno la storia.

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Capitolo 11
*** Avviso ***


L'ultimo capitolo faceva davvero pena. Mentre lo rileggevo era tipo "WTF perchè l'ho pubblicato così?!". Quindi ho deciso che lo revisionerò e lo ripubblichrò. Grazie a chi ha letto la mia sotria fino a questo punto. XOXO

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