Il Male lo sa

di ValorosaViperaGentile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi semina vento raccoglie tempesta ***
Capitolo 2: *** Chi la dura la vince ***
Capitolo 3: *** Ad asino duro, bastone più duro ***
Capitolo 4: *** Nessun soldo può pagare la gioventù ***
Capitolo 5: *** Occhio per occhio, dente per dente ***



Capitolo 1
*** Chi semina vento raccoglie tempesta ***


I

Chi semina vento raccoglie tempesta
 


 
 

Troppo a lungo aveva offeso, Delta delle Acque.

Da oltre quindici anni ride di lui: Lord Frey il Ritardatario, ecco il rispetto che gli portava Hoster Tully, il suo grande Signore, ormai niente più che un mucchietto di cenere. Il pezzo di sterco, però, è in pace, morto ma in pace, mentre lui quell'accidenti di nome ce l'ha ancora cucito addosso dai lontani tempi della Ribellione: l'eco delle risate rimbomba dentro la testa e non vuol uscire fuori, copre le inutili scuse di Robb Stark – il Giovane Lupo si fa chiamare, ma a lui pare pesce quanto la madre.

La prudenza, i Tully, non sanno cosa sia. Per loro è disonore, evitare il massacro; una vergogna, essere accorti.

Persino dei suoi matrimoni hanno riso, quando le mogli avevano preso a farsi sempre più giovani e lui sempre più vecchio.

Da anni gli pisciano addosso, tutti, ma non lo faranno ancora: questo gli promettono... e non sanno quanto sia vero.

Famiglia, dovere, onore: ecco le uniche parole sincere dei Tully, l'ordine con cui affrontano le cose quegli spergiuri. E perché lui dovrebbe far altrimenti? Non si dà la lealtà in pasto ai pesci: Walder, si era detto allora, sii sempre, e resta, fedele a te stesso – ne sarebbe seguito, come la notte al giorno, di non essere sleale con nessuno[1].

Hanno preso pane e sale, i Tully e il loro Re del Nord. Hanno infranto le promesse, eppure pretendono ospitalità mentre sotto il suo tetto insultano ancora, con ogni sguardo devoto alla Regina Puttana, quel bel bocconcino col ventre già gonfio sotto il mantello, quella piccola ladruncola di corone.

Offendono la sua Roslin, che è un tale tenero e vergine fiorellino, offendono il resto delle sue ragazze e lui, sopra tutte loro – vorrebbero si accontentasse di una misera trota al posto un piccolo principe, per metà Frey.

Quel che troppo è troppo, però, e la vendetta delle Due Torri non teme niente e nessuno; nemmeno le leggi dei Sette, perché il Leone le protegge – moriranno tutti, questa notte, più pecore che lupi.

E domani ci scriveranno sopra una gran bella canzone.

Trattiene a stento un sogghigno rivelatore quando promette che il vino scorrerà rosso, sfregandosi le mani e arricciando i baffi, come il gatto pronto a ghermire la preda.

 



Note:

[1] Citazione, appena adattata nella sua seconda parte, da Amleto.

 
***

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Questa storia e le altre quattro flash a seguire hanno partecipato al contest indetto da Nuel2, Quando il fantasy è Dark!, e vinto il primo premio. Ringrazio l'organizzatrice per avermi permesso di partecipare con una raccolta – se si dà un'occhiata alla mia pagina è facile capire quanto io le adori... – piuttosto che con un'unica one shot. Come già anticipato  nella sinossi, si tratta di un gruppo di flash dedicate ad alcuni fra i personaggi della serie televisiva, tutti – chi in misura maggiore, chi in minore – accomunati da una certa propensione verso il Male, o, per lo meno, negli episodi qui presentati, coinvolti in qualche piano crudele. La raccolta è solo all'inizio e come per altre già presenti, in attesa di esser continuate, avverto in anticipo che l'aggiornamento avrà cadenza irregolare: se non volete perdere i successivi capitoli vi suggerisco, quindi, di metterla fra le storie seguite! Grazie a tutti coloro che leggeranno e in particolare a chi lascerà un commento.

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Capitolo 2
*** Chi la dura la vince ***


II

Chi la dura la vince
 


 
 

La sua forza risiede soltanto nella tenacia[1].

L'ostinazione di non precipitare giù, e quella di rialzarsi subito in piedi quando accade comunque. La fermezza di resistere a offese e scortesie di Robert, e talvolta pure ai suoi patetici assalti notturni. Di sopportare i seni, il buco lì sotto e la debolezza del corpo che i Sette le hanno dato, ingiusta punizione. Di restare sempre ubbidiente e devota alla famiglia, nonostante i dolori. Di vedere il primo figlio, il più amato, così diverso dal padre e volergli bene lo stesso. Di mascherare come meglio può la soddisfazione delle piccole, grandi vittorie e di celare i segreti più profondi agli occhi del mondo intero.

Esser ciò che lei è richiede un grande, inimmaginabile sforzo.

Bisogna avere un cuore duro, di granito[2], perché senza una spada in mano o fra le gambe si può vincere solo con la perseveranza – e, a volte, nemmeno quella è sufficiente, non quando si tratta di conquistare l'amore.

Può sembrare fatta d'oro[3], ma è di pura pietra e le sue parole sono acqua e vento; giorno dopo giorno scavano e modellano, e nemmeno Robert può resistere: si sgretola anche lui, che è grosso quanto una montagna, un colpo dopo l'altro.

E il metalupo? La bestia che ha azzannato tuo figlio, aveva perseverato costante, una roccia. Dov'è la bestia?

Vedere le facce degli Stark era stato come metter sotto assedio Grande Inverno e ridurla in cenere – aveva temuto un trucco del loro nuovo Primo Cavaliere, una scusa per salvare la vita dell'animale, ma poi aveva smesso di protestare: che meravigliosa ingiustizia da far commettere al nobile Lord Stark, quali gocce di amaro veleno a guastare il rapporto tutto miele con le sue figlie!

Era stato trionfare su tutte quelle lupe del Nord – anche su quella che era già morta, finalmente, quella dagli occhi grigi e le rose blu sul capo che lei odiava più delle altre.

«E ora perché sorridi?» chiede Jaime, prima di carezzarle il braccio con la punta della lingua.

«Nulla» risponde con un assaggio di felicità sulle labbra, la giusta ricompensa del vincitore.

 



NOTE:

[1] Citazione, appena modificata, di Louis Pasteur.

[2] Il granito è una roccia dura. Nella versione italiana, inoltre, Castel Granito è la residenza dei Lannister.

[3] L'oro è un metallo morbido, duttile.


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Capitolo 3
*** Ad asino duro, bastone più duro ***


III

Ad asino duro, bastone più duro
 


 
 

Le sue cagne sono accanto a lui, ai piedi del letto.

Lo fissano coi loro occhi bramosi, sempre così splendidamente affamate.

Allunga le mani – una per ciascuna, per non sentirle poi ringhiarsi a vicenda, azzuffarsi come bambine bizzose in cerca di attenzioni – e carezza i loro corpi caldi. Grate, quelle rispondono leccandogli le dita.

Sono delle brave ragazze, le sue cagne: cacciano con lui, lo tengono al caldo la notte, lo divertono meglio delle più navigate puttane.

Non si sente uno Snow, ma un lord, figlio legittimo del padre, un vero Bolton, quando è a Forte Terrore. Nella roccaforte dei suoi avi e ben sistemato nella camera patronale, col camino accesso, le pellicce sul letto e le sue amanti nude, lì vicino.

È più principe del figlio di Belon Grejoy delle Isole di Ferro, ostaggio e traditore – e di nuovo ostaggio – del Nord, ora ospite nelle loro prigioni, legato come un salame e già con qualche piccolo pezzo in meno.

Sorride mentre le sue ragazze, ancora vogliose, gli mordicchiano le mani: sono davvero delle adorabili ingorde di carne, che graffiano e latrano mentre si accoppiano.

Ancora più che scopare, ciò che adora è però giocare: ingannare e torturare le sue prede, mente e corpo, perché la morale è la mollezza del cervello e mai gli basta quanto ha già fatto. Perciò Theon Greyjoy non gli serve proprio a un bel niente: al suo posto meglio avere un altro segugio, un Reek tutto nuovo, da far dormire insieme con le altre bestie, nel canile – dovrà convincerlo a scodinzolare per l'uomo scuoiato, lui che ancora si crede forte come un kraken; più facile da addomesticare con qualche tentacolo in meno, forse.

Pensa e stringe il sedere di Violet così forte da farla lamentare; già gelosa, Myranda arriva a quello che c'è da afferrare sotto le brache, ma non sono le sue abili dita a farlo eccitare tanto.

«Dicono che Theon Greyjoy abbia il cazzo più grande di tutto il Nord» esordisce, sorridendo alla splendida idea che gli è appena balenata in testa.


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Capitolo 4
*** Nessun soldo può pagare la gioventù ***


IV

Nessun soldo può pagare la gioventù
 


 
 

Le strappa i vestiti di dosso, senza perdere tempo: ha mani forti ed esperte per queste cose.

La seta che si lacera è un fruscio netto, acuto come i miagolii disperati delle sue piccole amiche, quando restano da soli. Gli ricorda quel certo delizioso ronzio, sa di ossa rotte e carne martoriata.

Non lascia però che lo distragga. Non freme, saldo mentre espone la schiena della ragazzina-lupo. I suoi urletti e i singhiozzi non lo fanno più gentile. Non lo emozionano come e dove dovrebbero: non ce l'ha nemmeno grosso, sotto l'armatura, anche se Sansa Stark è bella e indifesa – la sua premessa preferita per un incontro di passione.

Ma è troppo grande la figlia del Traditore, vecchia. Così alta e col viso di giovane donna. Formata di già, col petto gonfio sotto le stecche del bustino e il sangue che le scende dalla fica pelosa – lo disgusta il solo pensiero.

Picchiarla è suo dovere, e farlo gli era piaciuto; tempo prima, quando il Re le aveva mostrato le teste mozze di padre e nutrice sulle mura della Fortezza Rossa e la piccola cagna aveva mostrato un accenno di zanne. Ma ormai è solo carne avariata.

Ha bisogno di freschezza, lui. Di corpi assai più teneri sotto i denti, di giovani agnellini e vitelli da latte.

Senza alcuna invidia batte ancora e ancora, col piatto[1], mentre la futura regina urla e prega inutilmente clemenza.

La fa livida, ma lascia sia tutta solo per gli occhi di Sua Maestà e dei cortigiani a cui ha concesso la grazia di assistere.

Lui hai suoi, di tesori personali, che non hanno prezzo; sono troppo preziosi, non li condividerebbe con nessun altro – è allora che ricorda: Ditocorto gli ha promesso presto della nuova merce, tutta per lui.

In un attimo gli diventa duro.

 



NOTE:

[1] Si chiama così quella parte larga della spada utilizzata per le parate e per colpire senza tagliare.

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Capitolo 5
*** Occhio per occhio, dente per dente ***


V

Occhio per occhio, dente per dente
 


 
 

La Vipera Rossa di Dorne era il suo uomo.

Per la loro passione senza freni e paure aveva consegnato altre quattro figlie[1] alle calde sabbie del deserto, tutte degne quanto il padre.

Urla strazianti e lacrime di sangue aveva sparso lungo mezzo mondo mentre la Montagna scavava i loro occhi e frantumava i loro sorrisi e le teste in mille orribili pezzi minuscoli, perché erano uno solo, uniti nel corpo quanto nell'anima.

Alla fedeltà di un cadavere che sente ancora vivo dentro il cuore, ora ha immolato i capelli; per lui ha preso il nero, come fanno gli uomini d'Occidente quando perdono il loro passato.

Non lasciarmi sola in questo mondo. Non lo sopporterei, l'aveva supplicato prima dell'ultimo bacio – la sua lingua esperta e calda, le sue mani strette sui fianchi e i loro due corpi incollati, petto contro petto, intrecciati come rettili nella stagione dell'amore; la morte non era mai stata tanto bugiardamente lontana e zampillante di vita.

Mai, aveva mentito quello sciocco affamato di giustizia, ma lei ancora mantiene la parola data: il mondo intero è diventato insopportabile, un unico e grande nemico.

A Castel Granito, che è l'ombra dorata di Approdo del Re, come la Regina Madre quella ragazzo Tommen, va il merito: gli artigli del leone si sono allungati fin a raggiungere Dorne, hanno strappato il cuore di un popolo, l'hanno gettato in pasto a un cane rabbioso, e ora il lutto e l'orgoglio ferito offuscano il sole stesso.

Si uniscono al suo dolore le dorniane, che piangono per l'ingiusto addio al loro Principe, ma non sono teneri fiori gentili le donne di lì. Sono serpenti sinuosi, che uccidono con un morso solo: perciò si fa quatta quatta, cauta nel solco, una vipera prima dello scatto letale, a denti sguaiati.

Cersei Lannister sorrideva mentre Oberyn veniva ucciso come l'ultima delle bestie, ricorda mentre indossa maschera e veleno allo specchio, per la morale vendetta.

Chiederà il perdono e la vita, alla piccola Myrcella, ma nemmeno il più piccolo fra i pietosi pensieri rivolgerà alla sua orribile madre.

Che sappia che i Lannister non sono i soli a pagare i debiti.

Occhio per occhio, dente per dente.

 



NOTE:

[1] Nel nono episodio dell'ultima stagione, Doran Martell dice che Ellaria è la madre di quattro fra le sue nipoti.

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