I
Chi semina vento raccoglie tempesta
Chi semina vento raccoglie tempesta
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Troppo a lungo aveva offeso, Delta delle Acque.
Da oltre quindici anni ride di lui: Lord Frey il Ritardatario, ecco il rispetto che gli portava Hoster Tully, il suo grande Signore, ormai niente più che un mucchietto di cenere. Il pezzo di sterco, però, è in pace, morto ma in pace, mentre lui quell'accidenti di nome ce l'ha ancora cucito addosso dai lontani tempi della Ribellione: l'eco delle risate rimbomba dentro la testa e non vuol uscire fuori, copre le inutili scuse di Robb Stark – il Giovane Lupo si fa chiamare, ma a lui pare pesce quanto la madre.
La prudenza, i Tully, non sanno cosa sia. Per loro è disonore, evitare il massacro; una vergogna, essere accorti.
Persino dei suoi matrimoni hanno riso, quando le mogli avevano preso a farsi sempre più giovani e lui sempre più vecchio.
Da anni gli pisciano addosso, tutti, ma non lo faranno ancora: questo gli promettono... e non sanno quanto sia vero.
Famiglia, dovere, onore: ecco le uniche parole sincere dei Tully, l'ordine con cui affrontano le cose quegli spergiuri. E perché lui dovrebbe far altrimenti? Non si dà la lealtà in pasto ai pesci: Walder, si era detto allora, sii sempre, e resta, fedele a te stesso – ne sarebbe seguito, come la notte al giorno, di non essere sleale con nessuno[1].
Hanno preso pane e sale, i Tully e il loro Re del Nord. Hanno infranto le promesse, eppure pretendono ospitalità mentre sotto il suo tetto insultano ancora, con ogni sguardo devoto alla Regina Puttana, quel bel bocconcino col ventre già gonfio sotto il mantello, quella piccola ladruncola di corone.
Offendono la sua Roslin, che è un tale tenero e vergine fiorellino, offendono il resto delle sue ragazze e lui, sopra tutte loro – vorrebbero si accontentasse di una misera trota al posto un piccolo principe, per metà Frey.
Quel che troppo è troppo, però, e la vendetta delle Due Torri non teme niente e nessuno; nemmeno le leggi dei Sette, perché il Leone le protegge – moriranno tutti, questa notte, più pecore che lupi.
E domani ci scriveranno sopra una gran bella canzone.
Trattiene a stento un sogghigno rivelatore quando promette che il vino scorrerà rosso, sfregandosi le mani e arricciando i baffi, come il gatto pronto a ghermire la preda.
Da oltre quindici anni ride di lui: Lord Frey il Ritardatario, ecco il rispetto che gli portava Hoster Tully, il suo grande Signore, ormai niente più che un mucchietto di cenere. Il pezzo di sterco, però, è in pace, morto ma in pace, mentre lui quell'accidenti di nome ce l'ha ancora cucito addosso dai lontani tempi della Ribellione: l'eco delle risate rimbomba dentro la testa e non vuol uscire fuori, copre le inutili scuse di Robb Stark – il Giovane Lupo si fa chiamare, ma a lui pare pesce quanto la madre.
La prudenza, i Tully, non sanno cosa sia. Per loro è disonore, evitare il massacro; una vergogna, essere accorti.
Persino dei suoi matrimoni hanno riso, quando le mogli avevano preso a farsi sempre più giovani e lui sempre più vecchio.
Da anni gli pisciano addosso, tutti, ma non lo faranno ancora: questo gli promettono... e non sanno quanto sia vero.
Famiglia, dovere, onore: ecco le uniche parole sincere dei Tully, l'ordine con cui affrontano le cose quegli spergiuri. E perché lui dovrebbe far altrimenti? Non si dà la lealtà in pasto ai pesci: Walder, si era detto allora, sii sempre, e resta, fedele a te stesso – ne sarebbe seguito, come la notte al giorno, di non essere sleale con nessuno[1].
Hanno preso pane e sale, i Tully e il loro Re del Nord. Hanno infranto le promesse, eppure pretendono ospitalità mentre sotto il suo tetto insultano ancora, con ogni sguardo devoto alla Regina Puttana, quel bel bocconcino col ventre già gonfio sotto il mantello, quella piccola ladruncola di corone.
Offendono la sua Roslin, che è un tale tenero e vergine fiorellino, offendono il resto delle sue ragazze e lui, sopra tutte loro – vorrebbero si accontentasse di una misera trota al posto un piccolo principe, per metà Frey.
Quel che troppo è troppo, però, e la vendetta delle Due Torri non teme niente e nessuno; nemmeno le leggi dei Sette, perché il Leone le protegge – moriranno tutti, questa notte, più pecore che lupi.
E domani ci scriveranno sopra una gran bella canzone.
Trattiene a stento un sogghigno rivelatore quando promette che il vino scorrerà rosso, sfregandosi le mani e arricciando i baffi, come il gatto pronto a ghermire la preda.
Note:
[1] Citazione, appena adattata nella sua seconda parte, da Amleto.
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SPAZIO DELL'AUTRICE:
Questa storia e le altre quattro flash a seguire hanno partecipato al contest indetto da Nuel2, Quando il fantasy è Dark!, e vinto il primo premio. Ringrazio l'organizzatrice per avermi permesso di partecipare con una raccolta – se si dà un'occhiata alla mia pagina è facile capire quanto io le adori... – piuttosto che con un'unica one shot. Come già anticipato nella sinossi, si tratta di un gruppo di flash dedicate ad alcuni fra i personaggi della serie televisiva, tutti – chi in misura maggiore, chi in minore – accomunati da una certa propensione verso il Male, o, per lo meno, negli episodi qui presentati, coinvolti in qualche piano crudele. La raccolta è solo all'inizio e come per altre già presenti, in attesa di esser continuate, avverto in anticipo che l'aggiornamento avrà cadenza irregolare: se non volete perdere i successivi capitoli vi suggerisco, quindi, di metterla fra le storie seguite! Grazie a tutti coloro che leggeranno e in particolare a chi lascerà un commento.