Chiara di HikariNoShizuku (/viewuser.php?uid=505882)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio ***
Capitolo 2: *** Teresa ***
Capitolo 3: *** Incontri ***
Capitolo 4: *** Sei Amici e un Club ***
Capitolo 5: *** Allenamenti ***
Capitolo 6: *** ..Tu!? ***
Capitolo 7: *** Scontro ***
Capitolo 8: *** Sfida Aperta ***
Capitolo 9: *** Salvataggio ***
Capitolo 10: *** Allenamento Collettivo ***
Capitolo 11: *** Scommesse Pericolose ***
Capitolo 12: *** Ansie da prestaz.. da Matsuoka! ***
Capitolo 13: *** Tra i due litiganti.. ***
Capitolo 14: *** Sentimenti ***
Capitolo 15: *** Cloro, Risate e Cibo Italiano ***
Capitolo 16: *** Incomprensioni ***
Capitolo 17: *** Un Desiderio Nascosto ***
Capitolo 18: *** Non Sono Gelosa! ***
Capitolo 19: *** Ready... ***
Capitolo 20: *** Scegli me ***
Capitolo 21: *** Tormenti ***
Capitolo 22: *** 712 (parte prima) ***
Capitolo 23: *** 712 (parte seconda) ***
Capitolo 24: *** IL Legame che fa la Differenza ***
Capitolo 1 *** Risveglio ***
Capitolo Primo - Risveglio
Una
luce abbagliante invade il mio campo visivo e i miei occhi cominciano
a distinguere alcune figure chine su di me. Non ho la più
pallida
idea di dove mi trovo e tutto ciò che vedo è il
soffitto di una
stanza abbastanza ampia e un mormorio di sottofondo. All'improvviso
una delle voci supera le altre di tono e dopo pochi istanti qualcuno
mi si avvicina di più stringendomi il polso. Con un
movimento che mi
sembra durare un secolo riesco a piegare la testa di lato
incontrando lo sguardo di una ragazza dai capelli biondi. Rebecca?
-Chiara?
Mi senti? Oh Dio non ci credo..- dice lei. Gli occhi colmi di
lacrime.
Apro
la bocca per rispondere ma mi accorgo di non riuscire a emettere
alcun suono: un tubo di plastica, attaccato ad un respiratore,
percorre la mia trachea e mi impedisce di parlare.
-No,
scusami non parlare. Sono così felice.. Chiara.. non sai
quanto
tempo..- ma le parole le si mozzano in gola e la giovane è
costretta
a uscire dalla stanza scossa dai singhiozzi.
Che
diavolo sta succedendo? Dove sono? Cosa ci faccio attaccata ad una
macchina? Perché faccio fatica a muovermi?
In quel momento avevo tante domande nella testa e ancora
non conoscevo le risposte che le persone intorno a me mi avrebbero
dato.
Forse, però, non avrei mai voluto saperle.
Il
giorno in cui mi sono svegliata dal coma era inverno ed è
stato come
aprire gli occhi dopo un sonno molto profondo. Tuttavia quel mattino
non mi trovavo nel mio letto, ne' avrei sentito mia madre aprire la
porta della stanza per dirmi che la colazione era pronta, ne' avrei
salutato mio padre prima di andare a scuola.
Il
giorno in cui mi sono svegliata l'unica persona al mio fianco era la
mia migliore amica.
I
medici mi raccontarono di un incidente avvenuto ad agosto:
io e i miei
genitori eravamo diretti a Roma per i nazionali di nuoto, ma non ci
siamo mai arrivati.
Un
camion ci aveva tagliato la strada e mio padre era morto sul colpo.
Mia madre ha lottato fino in ospedale tra la vita e la morte, ma le
ferite riportate erano talmente gravi che si è spenta dopo
pochi
tentativi di rianimazione.
Io sono rimasta in coma per quasi sei mesi
e una sottile cicatrice ora mi solca la tempia sinistra.
Il
giorno in cui mi sono svegliata dal coma mi accorsi di non avere
più
nessuno.
*
-Chiara!
Forza sbrigati, perderai l'aereo!- la voce di Rebecca mi fa tornare
alla realtà.
-Sì,
scusami. Arrivo!-.
L'aeroporto
di Fiumicino è davvero affollato, nonostante sia inizio
giugno, ed è
difficile orientarsi specialmente per una ragazza che si ritrova a
prendere l'aereo per la prima volta.
Sono
passati due anni dall'incidente che cambiò la mia vita e,
alla
vigilia dei miei 16 anni, il destino mi ha giocato un altro brutto
scherzo. Parto per il Giappone e andrò a vivere da una mia
lontana
zia che rappresenta tutto ciò che rimane della mia famiglia.
Non so
se tornerò prima dei miei diciotto anni, non so se
rivedrò i miei
amici, la scuola, la piscina.
Ad
occuparsi di me per tutto questo tempo è stata la mia cara
nonna, ma
la sua età ormai avanzata e il dolore per la tragedia che ha
coinvolto suo figlio, la nuora e me non le ha permesso di vedermi
crescere ulteriormente. Quindi ora non ho alternative.
Mancano
pochi minuti all'imbarco e mi si stringe lo stomaco, Rebecca lo nota
e mi abbraccia. Ah, mi mancherà il suo abbraccio, il suo
profumo, la
sua risata: amiche come lei ce ne sono una su un milione.
-Mi
raccomando Chia.. vedi di fare nuove amicizie e di comportarti bene.
Se puoi trova una piscina e continua a nuotare. Se diventi forte ci
troveremo tutti a casa di Luca a guardarti in televisione.. e.. e..
non dimenticarti che ti voglio un bene dell'anima!- dice
aggiustandomi il colletto della camicia come farebbe una madre con la
figlia di dieci anni prima di lasciarla varcare il cancello
scolastico.
Sorrido
e ricaccio indietro a forza le lacrime. Se piango piangerà
anche lei
e non voglio ricordarmi della mia migliore amica
nonchè compagna di squadra se non con il suo
bellissimo sorriso stampato sul volto.
-Grazie
Rebe, mi mancherai tantissimo. Cercherò di farmi sentire il
più
spesso possibile te lo prometto e giuro che mi comporterò
come si
deve!- rispondo nel modo più naturale possibile. Gli addii
non mi
sono mai piaciuti..
Faccio
per raccogliere il mio bagaglio a mano quando Rebecca mi ferma. La
testa china sul petto e lo sguardo fisso a terra.
-Volevo
darti una cosa..- sussurra prendendo dalla tasca dei jeans un piccolo
ciondolo a forma di goccia - prendilo.. così se ti sentirai
sola ti
basterà pensarmi e io sarò li con te- aggiunge,
poi alza lo sguardo
e sfodera il suo sorriso più bello - buona fortuna!-.
Rimango
in silenzio per qualche secondo; sì mi mancherà
da morire. Anche se
lo negherò mille volte la verità
rimarrà questa.
-Nuoterò
per te.. te lo prometto.- dico solamente. Prendo il ciondolo dalle
mani tremanti di Rebecca e scappo letteralmente via.
A
quanto pare una nuova vita si prospetta davanti a me. Chissà
se
riuscirò a lasciarmi alle spalle i due anni appena trascorsi
per
tornare ad essere la ragazza spensierata che ero prima.
Chissà se
riuscirò a mantenere la promessa fatta alla mia migliore
amica.
Non
faccio in tempo a sistemarmi nel posto a me assegnato che sento il
cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Sblocco la schermata con un
gesto rapido per poi sorridere malinconica. Ti voglio bene.
Anche
io te ne voglio. Non sai quanto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Teresa ***
Capitolo Secondo - Teresa
Il
viaggio si sarebbe prospettato davvero lungo: più di venti
ore di
volo. Accidenti potrei addirittura riuscire ad ascoltarmi tutte le
canzoni che ho nel cellulare. Attraverso il finestrino mi godo lo
spettacolo mozzafiato della Terra vista da una così
singolare
prospettiva.
Such
a lonely day, and it's mine..
Mi
lascio cullare dal rumore costante del motore e dalla canzone che
risuona nelle cuffiette e poco alla volta comincio ad assopirmi. In
effetti non sarebbe male riposare gli occhi dopo l'alzataccia di quel
mattino, mi dico sistemandomi meglio sul sedile imbottito.
Chissà
se riconoscerò mia zia quando atterrerò a Tottori.
Gli ultimi
miei pensieri vanno ai miei genitori e alla piscina di Roma che non
ebbi mai la possibilità di vedere dal vivo; infine mi
addormento.
Quando
riapro gli occhi fuori è notte inoltrata. Metà
dei passeggeri dorme
tranquillamente, mentre l'altra metà o sta con il naso a due
centimetri dallo schermo di un portatile o è troppo nervosa
per
riuscire a riposare. Il mio vicino di posto probabilmente appartiene
all'ultima categoria poiché se ne sta con le braccia
conserte e lo
sguardo fisso davanti a sé.
È un ragazzo giovane, circa della
mia età, dai tratti orientali e marcati. I capelli lisci e
ramati
gli ricadono sulla fronte e sulle guance in lunghe ciocche che in
parte riescono a mascherare l'espressione terrorizzata dipinta sul
suo volto.
Forse
non si sente bene.
-Ehi..
è tutto ok?- gli chiedo, prendendogli un braccio.
Il giovane, a
quel contatto, si volta verso di me rivolgendomi un'espressione
indecifrabile e a quel punto noto con stupore che ha le iridi di un
colore tra il castano e il cremisi.
-I can't understand you..- mi
risponde con stizza, quasi gli avessi rovesciato una bibita
ghiacciata in testa. Dal modo in cui mastica quelle poche parole di
inglese capisco che dev'essere di madrelingua giapponese o qualcosa
di simile.
-I told you.. are you okay?- ripeto, mantenendo la
calma.
-It's not your business...- mi risponde lui con fare
altezzoso.
Accidenti
che sgarbato. Spero solo di non morire affogata con tutto il sudore
che gli sta uscendo dalla fronte.. Penso
mentre me ne torno ad ascoltare, senza preoccuparmi di ribattere, la
mia playlist.
Mi costringo a guardare fuori dal finestrino per le
ore rimanenti del volo e con la coda dell'occhio noto che lo
stronzetto ogni tanto si volta nella mia direzione.
Ahà,
col cavolo che ti rivolgo ancora la parola. Grazie al cielo una volta
scesa da questo trabiccolo non dovrò più rivedere
la tua faccia..
ma dimmi te che razza di personaggio mi sono dovuta beccare!
L'aereo
atterra a Tottori alle due del mattino circa. Recupero la mia valigia
dal nastro trasportatore e mi dirigo verso la folla di persone che
attendono all'uscita i propri familiari e amici appena
arrivati.
Ovviamente non ho la più pallida idea di chi sia mia
zia e mentre cerco con lo sguardo qualcuno con un cartello con su
scritto il mio nome, noto il ragazzo di prima raggiungere dei
coetanei ed allontanarsi insieme a loro.
Tsk,
cosa me ne importa. Ora non ho tempo di arrabbiarmi di nuovo..
-Chiara-chan!
Da questa parte!- qualcuno mi chiama. Mi volto alla mia destra e vedo
una donna minuta che agita un braccio nella mia direzione.
-..zia?-
chiedo con sospetto avvicinandomi.
-Sì, sono io! Scusami ma ho
dimenticato di portare il foglio con il tuo nome. Per fortuna
riconoscerti è stato facile... sei uguale a mio fratello.-
risponde
in un perfetto italiano.
-Ora però sbrighiamoci ad arrivare a
casa, sarai stanca immagino. Avremo tutto il tempo delle spiegazioni
domani mattina! Ah, mi chiamo Teresa.- conclude sbrigativa afferrando
i bagagli.
-Oh, sì certo. Esattamente lei dove abita?- le chiedo
mentre ci avviamo a passi svelti alla macchina parcheggiata poco
distante l'aeroporto.
-Per carità dammi del tu! Comunque abito in
un paese vicino.. Iwami Cho. È lì che vivremo.-
risponde lei
ridacchiando. Quella risata così simile a quella di mio
padre.
-Capisco..- dico solamente, mentre mi sistemo nella piccola
vettura. Sedermi di nuovo non mi fa per niente piacere, ma la
stanchezza è talmente tanta che ben presto il sonno prende
il
sopravvento sul mio corpo indolenzito.
Arriviamo
a destinazione dopo pochi minuti. Mia zia si offre di occuparsi del
bagaglio e mi indica la mia stanza.
Non accendo nemmeno la luce.
Appena avverto la sensazione del materasso morbido mi ci adagio sopra
e non riesco nemmeno a trovare la forza di cambiarmi.
Scusami
Rebe, non mi sto comportando bene.. lo so che non si va a dormire con
le scarpe.
Mi
sveglio che è mattina inoltrata, dalla finestra aperta
entrano raggi
luminosi e una piacevole frescura. Teresa deve avermi tolto le scarpe
mentre dormivo perché non le vedo da nessuna parte.
Accidenti, sono
appena arrivata e già mi comporto come una bambina viziata!
Mi do
una sistemata veloce ed esco dalla camera. Immediatamente vengo
sopraffatta da una moltitudine di odori invitanti che, molto
probabilmente, arrivano dalla cucina.
Trovo Teresa, infatti,
impegnata ai fornelli a cucinare una quantità industriale di
primi
piatti, salse, verdure e quant'altro tanto da non accorgersi della
mia presenza.
-B-buongiorno!- la saluto varcando la
soglia.
-Oh, Ohayou-gozaimasu!-
risponde lei sussultando, ma rivolgendomi subito uno dei suoi sorrisi
– stavo preparando qualcosa di speciale, visto che sei appena
arrivata.. così potremo anche parlare un po', visto che hai
sicuramente delle domande da farmi!-
-Oh, beh sì.. ce ne sono
molte. Ad esempio, mi ha stupito molto il fatto che tu sappia parlare
perfettamente l'italiano. Com'è possibile? Voglio dire.. non
credo
che qui si abbiano molte occasioni di parlare la mia lingua,
vero?-
Teresa non smette un secondo di cucinare, ma dalla sua
espressione capisco che si aspettava quella domanda.
-Beh, la
risposta è molto semplice: io amo la mia terra d'origine, e
quando
ami qualcosa così profondamente non riesci a dimenticarla
nemmeno se
ci provi con tutta la tua buona volontà. E poi ero sicura
che
continuare a masticare questa lingua sarebbe servito prima o poi.. e
infatti eccoci qua.- risponde sistemandosi i lunghi capelli castani
su una spalla. Un velo di malinconia nella sua voce.
Teresa è
davvero bella. Il viso spruzzato di lentiggini la fa sembrare molto
più giovane di quanto non sia e i suoi grandi occhi verdi
emanano
così tanto amore che mi fa sentire al sicuro.
Vorrei essere come
lei, e invece Chiara Vivaldi è solamente una ragazzetta con
il
fisico da nuotatrice e capelli corti talmente scuri da farla sembrare
più pallida di un cadavere.
Ovviamente gli occhi chiari non
aiutano a vivacizzare il mio aspetto e mi ritrovo spesso a
paragonarmi ad uno zombie.
-Capisco. Ho una seconda domanda..-
continuo, dopo un respiro profondo -se sei mia zia,
perché...-
-
..non hai mai sentito parlare di me?- mi anticipa
lei.
-Esatto-
-Perché quando compii vent'anni rimasi incinta e
mia madre non volle più avere nulla a che fare con me.
Secondo lei
avevo infangato il nome della famiglia- rispose lei senza scomporsi
-così presi le poche cose che avevo, i miei risparmi e
partii per
una terra il più lontano possibile dall'Italia, arrivando
qui. Mi
sistemai e continuai a vivere la mia vita, forse anche meglio di
prima.- concluse, avvicinandomi una scodella con degli spaghetti
dall'aspetto invitante.
Quanto vorrei farle ancora qualche
domanda. Ma forse è meglio non invadere troppo la sua
privacy.. alla
fine nemmeno lei ha avuto una vita facile. Tuttavia
c'è ancora un piccolo particolare che mi interessa conoscere.
-Ed
il bambino? Che fine ha fatto?- chiedo, sperando di non aver toccato
un tasto dolente.
Teresa
sospira, sorridendo triste. -All'epoca non avevo abbastanza soldi da
poterle garantire un tenore di vita accettabile, perciò la
diedi in
adozione..- sussurra, le mani giunte in grembo leggermente
tremanti.
“La”?
Quindi era una bambina..
Alla
fine siamo più simili di quanto immaginassi. Entrambe con un
grande
peso nel cuore ed una vita ancora da vivere -Ti ringrazio, zia- le
dico, sorridendo.
-E di cosa?-
-Di avermi risposto con così
grande naturalezza, non è da tutti riaprire così
facilmente delle
vecchie ferite..-
-Oh, non preoccuparti, Chiara. Le spiegazioni
sono il minimo che io possa darti, vista la situazione che stai
vivendo. Non farti assolutamente nessun problema! E adesso mangiamo,
non vorrei che il frutto di tutta la mattinata ai fornelli andasse
sprecato!- conclude indicando i piatti ancora pieni di ogni
squisitezza.
-Agli
ordini!-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Incontri ***
Capitolo Terzo - Incontri
Oggi,
oltre ad essere il primo giorno della mia nuova vita in Giappone,
è
anche il mio sedicesimo compleanno, così Teresa decide di
portarmi a
Tottori per dedicarci ad un po' di sano shopping.
Ci
prepariamo subito dopo pranzo e arriviamo a destinazione in circa
venti minuti di auto. La cittadina non è grande ma ci sono
negozi
con insegne dai colori sgargianti ad ogni angolo della strada e
tantissimo verde. Per non parlare della luce del sole delle due del
pomeriggio riflessa sull'oceano: uno spettacolo mozzafiato.
Teresa
mi guida verso diversi negozi, acquistando un capo d'abbigliamento
dietro l'altro, ma la mia mente vaga altrove.
Sono
più di due mesi che non nuoto.. e non voglio assolutamente
perdere
la forma che sono riuscita a recuperare a fatica dopo la scomparsa
dei miei! Voglio ricominciare ad allenarmi, c'è poco da fare.
L'unico
problema sarà riuscire a conciliare la scuola con lo sport,
visto e
considerato che gli studi mi impegneranno per gran parte della
giornata e che sarò rallentata dal fatto che non conosco la
lingua.
Mentre
sono immersa nei miei pensieri, la vetrina di un negozio cattura la
mia attenzione. L'insegna è in giapponese ma capisco
all'istante
quale sia il tipo di merce esposta: articoli sportivi.
In
meno di un secondo mi ritrovo con il naso incollato al vetro della
porta, per sbirciare dentro. Ha l'aria di essere un locale enorme con
articoli di ogni genere. Chissà se..
-Chiara-chan,
finalmente hai trovato un negozio di tuo gradimento?- nota mia zia
con tono divertito.
-Beh,
si.. vorrei dare un'occhiata, posso?- chiedo speranzosa.
-Ma
certo! Avanti entriamo, vediamo se c'è qualcosa che fa al
caso tuo!-
risponde tranquillamente lei.
Una
volta all'interno, il negozio sembra ancora più grande. Mi
ricorda
molto Decathlon, l'enorme centro commerciale per sportivi che ero
solita frequentare a Torino.
Cerco
con lo sguardo il settore dedicato agli sport acquatici e lo
individuo tra il ciclismo e l'arrampicata. Mi dirigo a grandi passi
in quella direzione e rimango estasiata dalle quantità
esorbitante
di costumi, cuffie, occhialini e attrezzi che riempono le file di
scaffali.
-Allora,
cerchi di qualcosa in particolare?- Teresa sembra molto interessata.
-Sì..
cioè no. Devo comprare di nuovo tutto l'occorrente per
potermi
allenare in piscina, se mai lo farò, perché le
mie cose le ho
lasciate tutte a Torino.- rispondo io. Sarà anche il mio
compleanno
ma non credo che mia zia vorrà spendere così
tanti soldi in un solo
negozio.
-Va
bene! Allora diamoci da fare!- mi dice invece lei, lasciandomi
sbalordita. Mi ricompongo in pochi secondi e inizio a scegliere tra i
vari prodotti esposti. Scelgo un costume azzurro e uno nero molto
sgambati (per facilitare i movimenti in acqua), un paio
di Swedish* trasparenti
e un paio specchiati per eventuali allenamenti all'aperto, una cuffia
in silicone, un asciugamano in fibra sintetica, una borraccia, un
paio di palette, delle pinne, una tavola, un pullboy e infine una
retina per contenere tutti gli attrezzi.
Mi
volto verso Teresa mostrandole tutto ciò che ho scelto e per
tutta
risposta lei mi spinge dentro un camerino costringendomi,
letteralmente, a provare i costumi.
-Voglio
vedere come ti stanno!- chioccia la donna da dietro le tende tirate
dell'angusto stanzino.
Sospiro
rassegnata. Inizio a spogliarmi e quando infilo il costume mi sembra
quasi di rinascere. Mi mancava l'odore di quel tessuto, la sensazione
di libertà del poterti muovere senza i vestiti addosso ma
restando
coperta al punto giusto. Mi rimiro allo specchio un paio di volte: ho
perso parecchia muscolatura dall'ultima volta che ho gareggiato ma
per fortuna non sono ingrassata.
Quando
esco dal camerino gli occhi di Teresa si illuminano.
-Sei
magnifica, Chiara-chan!- dice. La voce scossa dall'emozione.
-G-grazie,
zia.. allora li prendo tutti e due. Sono della stessa taglia!- mi
sento goffa. I complimenti mi mettono sempre in imbarazzo.
Sto
per tornare a cambiarmi quando noto un gruppetto di quattro ragazzi
avvicinarsi al reparto dove ci troviamo noi. Li noto più che
altro
perché fanno un baccano incredibile!
Nel
mentre che mi cambio ed esco arraffano decine di costumi di lunghezze
e colori diversi e ora si dirigono a grandi passi verso il camerino
che ho appena lasciato libero.
-Zia,
riesci a capire cosa stanno dicendo?- chiedo sottovoce.
Teresa
ride -Beh, sembra che stiano cercando dei nuovi costumi da
allenamento, o così pare!- mi riferisce cercando di
nascondere la
sua palese aria divertita.
-..
da allenamento? Qua si usa indossare costumi lunghi fino alla
caviglia?-
-A
quanto pare.. dev'essere una moda. Anche altri ragazzi li utilizzano-
Sono
allibita. Che io sappia in allenamento si usa lo slip, mentre in gara
si indossa il costume che copre la coscia. Vedere una cosa simile mi
lascia totalmente spiazzata.
Incrocio
accidentalmente lo sguardo di uno dei ragazzi, un giovane alto con
una curiosa montatura rossa, che ricambia lo sguardo con aria
interrogativa. Immediatamente sento le orecchie andare in fiamme.
Fantastico,
bella figura del cavolo mi sono fatta a fissare quei tipi..
Chissà
cosa avranno pensato!
Senza
pensarci due volte trascino via Teresa verso la cassa e, mentre lei
paga, mi catapulto fuori dal negozio. Subito vengo investita dal
calore estivo che, a causa dello sbalzo di temperatura dovuto
all'aria condizionata, mi provoca una reazione simile ad un pugno in
faccia.
Appena
posso vado a farmi un bagno al mare. Lo giuro!
-Ehi,
che ti è preso? Perché sei scappata in quel
modo?- mia zia mi
guarda con aria interrogativa, le mani che reggono due grosse borse.
-Nulla,
tranquilla... è che uno di quei ragazzi mi ha fissata in
modo strano
e mi sono vergognata, ecco. Oh, lascia che ti aiuti!- ammetto io, per
poi afferrare una delle borse e avviarmi verso lo spiazzo dove
avevamo lasciato la macchina.
-Se
lo dici tu. In ogni caso mi dispiace doverti dare questa brutta
notizia, ma credo che non avrai molto tempo per goderti le vacanze
prima dell'inizio della scuola..- dice Teresa.
-Sul
serio? E perché mai?- addio
bagni al mare..
-Beh,
non so se ne sei al corrente, ma il sistema scolastico qui in
Giappone è piuttosto rigido e i professori richiedono
particolare
impegno da parte degli studenti. È fondamentale, quindi, che
in
questi mesi tu riesca ad imparare un minimo di giapponese e
soprattutto che impari a tracciare gli ideogrammi. Non sarà
facile,
questo probabilmente lo sai anche tu, ma se ci diamo da fare dovresti
già riuscire ad intrattenere una semplice conversazione in
giapponese entro la fine di febbraio!-
-Cavolo
non ci avevo pensato. Hai ragione devo darmi una mossa, non ho
intenzione di passare l'intero anno scolastico senza riuscire a
capire una sola parola di ciò che viene spiegato..-
-Ben
detto!- esclama mia zia, visibilmente eccitata all'idea di insegnarmi
qualcosa di utile - e adesso torniamo a casa, sto morendo di caldo!-
*
Per
otto mesi (e dico otto) non ho fatto altro che studiare la nuova
lingua ed esercitarmi nella scrittura. Solo verso marzo ho avuto la
possibilità di ricominciare a nuotare in una piscina al
coperto.
Dire
che stavo impazzendo è poco.
Ma
aprile arriva in fretta e, grazie al cielo, tutta la fatica che ho
fatto ha dato i suoi buoni frutti: nell'ultimo periodo sono
addirittura arrivata a chiedere a Teresa di conversare con me
più
spesso in giapponese per riuscire ad avere una parlata più
fluida e
scorrevole.
Ovviamente
non sono ancora in grado di parlare tranquillamente e senza errori,
ma me la cavo egregiamente. Ho imparato a scrivere il mio nome con
gli ideogrammi e ho anche preparato una breve presentazione da fare
eventualmente alla classe il mio primo giorno di scuola.
E
quel giorno è arrivato.
Le
strade di Iwami Cho sono affollate di ragazzi di ogni età,
ansiosi
di rivedere i propri compagni di classe, e poi ci sono io che vorrei
tanto non dovermi trovare in una situazione simile e restarmene a
casa ancora un paio di giorni. Non mi sento per niente pronta.
Mia
zia mi avrebbe accompagnata fino a scuola, per aiutarmi a trovare la
classe e soprattutto per impedirmi di perdermi prima di arrivare a
destinazione.
-Allora,
come sto?- le chiedo per l'ennesima volta.
-Direi
che sei bella come sempre!- mi risponde lei, con il suo solito
sorriso.
Mi
sforzo di convincermi che sia la verità mentre mi osservo
ancora una
volta allo specchio. La divisa scolastica della Iwatobi High School
prevede una gonna plissettata scura, camicia bianca, nastro verde e
una giacca nera. Odio stare con le gambe scoperte se non quando nuoto
e infatti non mi sento molto a mio agio. Ho deciso, infine, di
indossare delle calze bianche che ricadono morbide sulle caviglie in
modo da mascherare un po' i polpacci atletici e dei mocassini neri.
Nascondo il ciondolo sotto la camicia (ho scoperto che è
vietato
indossare gioielli a scuola) e finalmente posso definirmi pronta ad
uscire.
Il
tragitto che separa casa nostra dalla scuola non è lungo e
quando
arriviamo il mio cuore fa una capriola. Il cortile è pieno
zeppo di
studenti che appena mi vedono passare si voltano incuriositi.
Ah,
già. Quasi dimenticavo che la mia faccia non ricorda
esattamente
quella di una ragazza orientale.
Mi
fanno entrare prima del suono della campana per conoscere la
professoressa della prima ora di lezione nella mia nuova classe, Miho
Amakata.
-Bene
allora ti lascio, Chiara-chan! Buona fortuna!- mi dice mia zia, in
giapponese. Non so perché, ma adesso mi sento più
tranquilla.
Maledizione
mi sembra di essere tornata all'asilo!
Faccio
un respiro profondo e seguo la donna per i corridoi della scuola fino
ad arrivare ad una piccola aula, mentre la campana comincia a
suonare.
-Molto
bene, Vivaldi-san. Questa sarà la tua nuova classe! Puoi
restare
vicino alla cattedra così potrai presentarti ai tuoi nuovi
compagni.
Hai capito ciò che ti ho detto?- mi chiede, sorridendo in
modo
rassicurante.
-Sì,
grazie.. Ama-sensei!- rispondo.
Bene,
ora arrivano i casini.
Dopo
qualche minuto gli studenti varcano la soglia dell'aula e quando
notano la mia presenza si lanciano sguardi d'intesa: probabilmente
sanno già che avranno una nuova compagna. Scorro lo sguardo
sui
volti dei ragazzi e delle ragazze della classe e, quando arrivo ad
osservare i ragazzi degli ultimi banchi, sussulto. Proprio al fondo
dell'aula sta seduto uno dei giovani che avevo visto l'estate
precedente nel negozio a Tottori. Ha capelli scuri e lisci che gli
ricoprono la fronte e uno sguardo magnetico perso verso qualcosa di
indefinito che si trova al di là della finestra vicino alla
quale si
trova.
-Molto
bene ragazzi!- comincia Miho -come avrete saputo, da quest'anno
avremo con noi una nuova compagna, quindi spero che possa integrarsi
al meglio con il resto della classe e che la aiuterete in caso di
difficoltà! Prego, cara, presentati!- conclude la donna
sorridendo.
Annuisco
e prendo un gessetto per poi scrivere il mio nome sulla lavagna. Lo
scrivo sia con gli ideogrammi che senza, giusto per prendere tempo.
Infine mi presento.
-Salve
a tutti, mi chiamo Chiara Vivaldi e vengo dall'Italia. Sono in
Giappone dal mese di giugno e ho avuto modo di imparare abbastanza
bene la lingua. Spero di poter diventare vostra amica!- concludo con
un sospiro. É
andata!
-Benissimo,
ora puoi accomodarti nel banco vuoto in fondo alla classe! Haruka
Nanase ti aiuterà se avrai bisogno!- afferma la
professoressa.
Appena
sente il suo nome, il ragazzo dai capelli scuri alza lo sguardo nella
mia direzione.
-Certo,
Ama-sensei- risponde.
Haruka
Nanase.. così è questo il tuo nome!
-------------------------------------------------------
*Swedish:sono
occhialini molto usati tra i nuotatori di un certo livello. Fanno
molto poco attrito con l'acqua.
Salve
a tutti!!! eccomi con il terzo capitolo della storia. Ho deciso di
dilungarmi un po' di più poiché per due giorni
sarò impegnata con
le gare di nuoto (sì sono una nuotatrice anche io ahah) e
non potrò
aggiornare subito la storia. Non so se avete notato ma ho voluto fare
una piccola critica ai costumi indossati dai personaggi dell'anime,
che per quanto mi riguarda rappresentano l'unico neo di una storia
davvero fantastica!
Alla
prossima <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Sei Amici e un Club ***
Capitolo
Quarto - Sei Amici e un Club
Mi siedo al banco assegnatomi e poso la cartella vicino alla mia sedia.
Haruka non sembra dare segni di vita.Sospiro rassegnata mentre dalla
mia destra arriva una risata soffocata. Mi volto stupita e mi accorgo
che a ridere è stato un ragazzo piuttosto alto, dal fisico
atletico e con i capelli castani che gli ricadono sulla fronte.
-Devi scusarlo, fa sempre così con gli sconosciuti- mi dice
sottovoce -oh, a proposito, il mio nome è Tachibana. Makoto
Tachibana!- conclude sorridendo.
-Tanto piacere!- rispondo io -hai idea di come fare per attirare la sua
attenzione?- chiedo indicando Haruka con il pollice.
Entrambi tratteniamo a fatica una risata.
-Beh, penso che se ci mettessimo a parlare di acqua, cloro, costumi e
di tutto ciò che ha a che fare con una piscina.. Haru-chan
ci salterebbe direttamente in braccio!-
Spalanco gli occhi azzurri in un'espressione di stupore.
-S-sul serio? Gli piace così tanto nuotare?-
-Da morire! Ogni mattina, quando passo a casa sua, lo trovo sempre
nella vasca da bagno con indosso il costume da allenamento. Non riesce
a stare per più di mezza giornata lontano dall'acqua!-
Sono sbalordita. Non mi era mai capitato di incontrare una persona
simile. Chissà dove si allena..
Rimango con questi pensieri per la testa per tutta la mattinata,
finché la campana della fine delle lezioni mi fa tornare nel
mondo reale.
Makoto e Haruka si alzano dal banco e fanno per lasciare l'aula, quando
dall'uscio fanno capolino due studenti dall'aria familiare accompagnati
da una ragazza dai lunghi capelli ramati.
-Haru-chan! Mako-chan! Pranziamo assieme?- esclama uno dei due ragazzi.
É biondo e ha due grandi occhi rosa (ehi, ho detto rosa?).
-Va bene Nagisa, così posso presentarvi la nostra nuova
compagna di classe, Chiara Vivaldi!- risponde Makoto indicandomi al
resto del gruppo.
-Cooosa? Avete una ragazza straniera in classe? Che fortuna!- esclama
il ragazzino con stupore quasi esagerato.
-Avanti Nagisa, mi sembri un bambino al luna park. Non ti sei nemmeno
presentato!- esclama il secondo ragazzo, che si trovava proprio dietro
di lui, sistemandosi gli occhiali dalla montatura rossa sul naso.
Immediatamente riconosco il suo viso. Anche lui si trovava nel negozio
a Tottori la scorsa estate!
È il ragazzo che ho fissato senza volere.. speriamo non si
ricordi della mia faccia.. dico tra me e me, e ora che ci ripenso bene
credo che ci fossero anche Makoto e Nagisa con loro quel giorno.
-Hai ragione, Rei- ammette il biondino ridacchiando -piacere di fare la
tua conoscenza, Chiara-san! Il mio nome è Nagisa Hazuki e
frequento il secondo anno. Spero diventeremo ottimi amici!- conclude
con un gran sorriso.
-Molto piacere, Nagisa-chan!- rispondo io. Quel ragazzino
già mi piace, ispira fiducia e simpatia.
-Invece io sono Rei Ryugazaki, e.. - non finisce la frase che Haruka si
alza dal banco ed esce dall'aula.
-Datevi una mossa, sto morendo di fame!- lo sentiamo dire dal corridoio.
-Sempre il solito, Haru-chan.. non mi ha fatto nemmeno terminare la mia
bellissima presentazione!- sbuffa Rei, avviandosi insieme agli altri
per andare a pranzare -Gou-san, per caso hai già preparato
l'allenamento di oggi pomeriggio?- chiede infine, rivolgendosi alla
ragazza dai capelli rossi.
-Ah! Sì è tutto pronto, non preoccuparti- lo
rassicura lei -Chiara-san, mangi con noi?- mi chiede poi, gentilmente.
-Oh, sì va bene!- Allenamento?
Il terrazzo della scuola è proprio un bel posto. Pulito,
solitario, tranquillo e illuminato dal sole. Perfetto per mangiare in
compagnia! Osservo i miei nuovi amici ridere e scherzare come
probabilmente farebbero ogni giorno, e un po' mi viene da pensare a
Rebecca e ai miei compagni di nuoto a Torino. Chissà se
anche loro si divertono senza di me, chissà se qualcun'altra
ha già preso il mio posto di delfinista nella staffetta
mista.
Gou nota il mio cambiamento di umore e mi prende una mano.
-Ti senti bene? Sembri piuttosto triste..- mi chiede.
-Oh, no sto bene.. Sapete, anche io nuotavo in Italia e nella mia
squadra avevo molti amici a cui volevo e voglio ancora bene. Diciamo
che mi mancano un po', ecco.- le spiego, sorridendo malinconica.
-Capisco, mi dispiace molto ma... ehi!- esclama -hai detto che
nuotavi?-
-Uhm, beh.. sì- rispondo, stupefatta dal repentino cambio di
discorso.
Immediatamente anche gli altri quattro si voltano verso di me, le
espressioni meravigliate, per poi ricoprirmi di domande di ogni genere.
Davvero, nuoti? Da quanto tempo? Sei forte? Stile preferito? Quanto fai
nei cento metri..? Hai vinto tanti titoli?
Ci pensa Haruka a salvarmi da questa situazione.
-Oh, insomma la volete smettere? Si vede lontano un miglio che anche
lei è una nuotatrice. Io l'ho capito subito!- dice
sbuffando.
Gli altri lo guardano stupiti ed immediatamente cala il silenzio. Tiro
un sospiro di sollievo.
-Davvero? E come hai fatto? Sei mitico Haru-chan!- strilla Nagisa,
abbracciandolo.
-Beh, in effetti ora che ti osservo meglio si vede che fai sport da
molto tempo..- constata Makoto, con il suo tono pacato e calmo.
-Scommetto che il tuo stile migliore è il crawl!- afferma
con sicurezza Rei, le lenti degli occhiali che riflettono la luce del
sole. Fa quasi paura.
-No, veramente il mio stile è..-
-..il delfino!- mi anticipa Gou.
La guardano tutti, ammutolendo. Haruka sospira. Infine la ragazza mi
guarda sorridendo -Sai, la tua postura, il tuo modo di fare.. insomma,
sei molto simile a mio fratello! Probabilmente non centra nulla, ma vi
assomigliate molto.. e lui è il delfinista più
forte della sua squadra.- conclude. Gli occhi colmi di emozione.
-Ti ringrazio per quello che hai detto, Gou-chan.. ma non credo che
tornerò competitiva come lo ero tempo fa- le dico con la
voce velata di tristezza -purtroppo non ho ancora trovato un posto dove
allenarmi seriamente e, se continuo di questo passo, dovrò
appendere tutti i miei sogni al chiodo!-
Immediatamente vedo Gou lanciare un'occhiata d'intesa a Makoto, il
quale si volta verso gli altri ragazzi scambiando con loro uno lo
stesso sguardo. Infine il giovane si volta verso di me, ponendomi una
domanda alquanto insolita.
-Chiara-chan.. tu non fai ancora parte di un club, vero?-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Allenamenti ***
Capitolo
Quinto - Allenamenti
Subito dopo pranzo, Haruka e gli altri mi portano a vedere la piscina
situata dietro la scuola.
Da quanto ho capito, ogni studente dell'istituto deve
iscriversi ad un club pomeridiano e Makoto e i suoi compagni ne hanno
fondato uno di nuoto per potersi dedicare allo sport che amano ogni
giorno.
Gou mi ha raccontato che Haruka, Nagisa e Makoto l'avevano rimessa a
nuovo con le loro stesse mani l'anno precedente e che grazie alla loro
professoressa di letteratura sono riusciti ad ottenere i fondi
necessari per partecipare a varie competizioni. Sbalorditivo!
-Ok, Chiara-chan, adesso chiudi gli occhi. Non vorrai rovinarti la
sorpresa, spero!- mi dice Nagisa con il suo solito tono scherzoso.
-Va bene, va bene! Però dovete guidarmi voi, altrimenti
rischio di sbattere da qualche parte!- rispondo io, ridacchiando.
Appena abbasso le palpebre sento le piccole mani di Gou aggrapparsi al
mio braccio sinistro, mentre qualcuno (Rei?) mi guida tenendomi per le
spalle.
Ci sono dei gradini, poi un breve tratto in piano. Giriamo a sinistra e
poi ancora dritto.
Quando Nagisa mi dice che posso guardare, per un attimo il mio campo
visivo si compone unicamente di punti luminosi, poi finalmente riesco a
vedere la meravigliosa piscina da venticinque metri che si trova
davanti ai miei occhi. L'acqua pulita è perfettamente calma
e sulla sua superficie si riflettono la luce del sole e i rami degli
alberi che crescono dietro una recinzione che percorre il perimetro del
piano vasca. I blocchi di partenza sono nuovi e numerati dalla corsia
uno alla corsia sei.
-Allora? Che ne pensi?- mi chiede Makoto sorridendomi.
-È .. è fantastica. Davvero!- sono davvero
emozionata -posso guardarvi mentre vi allenate?- chiedo infine, senza
pensarci due volte.
-Ma certo che puoi, Chiara-san!- strilla Nagisa abbracciandomi
-così magari anche Rei potrebbe decidersi a nuotare
seriamente..- conclude facendo la linguaccia al suo coetaneo che per
tutta risposta arrossisce come un peperone e gli volta le spalle.
Non posso fare altro che ridere. Sono proprio una bella squadra!
Mentre i ragazzi si cambiano negli spogliatoi, io e Gou ci sediamo sul
bordo vasca a prendere un po' di sole. Intanto ne approfitto per
saperne di più riguardo al loro club.
-Senti, Gou. Da quanto ho capito i ragazzi si allenano da soli senza
nessuno che li segua, giusto?-
-Sì, esatto. L'anno scorso un allenatore della vecchia
squadra di nuoto di Haruka, Makoto e Nagisa aveva accettato di
preparare la squadra in vista di alcune gare importanti, ma alla fine
ha deciso di non continuare ad allenarli e ora nuotano da soli.-
-Davvero? E a loro va bene così?-
-A quanto pare.. -
Santo cielo, non ho mai sentito una cosa del genere.. mi sa che mi
toccherà metterli in riga altrimenti altro che gare
importanti, qua al massimo si va a fare la gara della parrocchia!
Chissà se fanno almeno un po' di riscaldamento prima di
entrare in acqua.. nah, se va bene questi sono capaci di gareggiare a
muscoli completamente freddi. Incoscienti!
Mentre la mia mente sputa sentenze ancora prima di averne la conferma,
Haruka e gli altri fanno ingresso in vasca e, immediatamente, sento Gou
strillare qualcosa come “oh mio Dio, che bicipiti!”
ma non ci faccio molto caso.
La mia attenzione ora è puntata specialmente sul modo in cui
quei quattro hanno intenzione di affrontare un allenamento che possa
anche solo lontanamente considerarsi tale. Ed incominciano male.
Haruka pur di entrare in acqua il prima possibile si infila la cuffia a
mezz'aria mentre si tuffa, Makoto e Nagisa se ne stanno a chiacchierare
per più di venti minuti prima di decidersi a entrare mentre
quel pazzo di Rei passa una buona mezz'ora a fare stretching.
STRETCHING!
Mio dio, non so cosa mi fermi da prenderli tutti e quattro a
schiaffoni.
Dopo circa un'ora decido che è ora di intervenire.
Mi alzo e mi dirigo a passi decisi sulla parte del piano vasca
più vicina a dove si trovano i ragazzi e soffio nel
fischietto (prestatomi da Gou) con tutto il fiato che ho nei polmoni.
Immediatamente i quattro smettono di nuotare e, togliendosi gli
occhialini, mi rivolgono i loro sguardi interrogativi.
-Insomma, ragazzi! Che state facendo?- domando, esasperata.
-Come sarebbe? Nuotiamo!- afferma con naturalezza Nagisa, non che mi
aspettassi una risposta diversa.
-Esatto! È proprio questo il punto! Voi state nuotando, non
vi state allenando!- ribatto decisa facendo ammutolire persino quella
lingualunga di Nagisa.
-Sentite, forse non so quali sono i vostri obiettivi.. quali sono i
vostri sogni.. ma se c'è una cosa che posso assicurarvi
è che non è in questo modo che potrete mostrare
il meglio di voi! Non è sguazzando in una piscina per un'ora
e mezza al giorno che diventerete degli atleti. Io lo so,
perché ho fatto molti sacrifici per ottenere i risultati ai
quali ambivo e ora che forse non li otterrò più
mi rende triste vedere quattro potenziali campioni perdere tempo in
questo modo..- faccio una breve pausa scorrendo lo sguardo su ognuno di
loro, sono chiaramente consapevoli che ciò che sto dicendo
corrisponde alla realtà -quindi io vi chiedo, volete
cominciare a lavorare sul serio? Io posso aiutarvi e sarò
felicissima di farlo!- concludo.
I ragazzi non mi guardano in viso, imbarazzati, tranne Haruka. Lui
è l'unico che mi fissa con i suoi penetranti occhi blu e ne
sono quasi intimorita.
Subito dopo lo vedo avvicinarsi al bordo della piscina dove mi trovo
io, per poi uscire dall'acqua e rimanere in piedi di fronte a me. Non
è alto come Makoto ma mi sovrasta di una decina di
centimetri.
-Io accetto.. ma ad una condizione- mi dice solamente -voglio che nuoti
anche tu con noi, che fatichi con noi, che migliori con noi.. e alla
fine dell'anno voglio che anche tu possa dirti soddisfatta per aver
mostrato il meglio di te stessa!- conclude voltandomi le spalle e
rientrando in acqua.
Quindi è
così che devono andare le cose? Mamma, papà siete
voi che avete deciso questo per me? Se è così
allora grazie, grazie di cuore.
-Va bene- rispondo fieramente -ci sto!-
Pochi giorni dopo, alla Samezuka..
-Ehi Rin, sei in ritardo!- grida Seijuro, il capitano della squadra.
-Sì lo so, mi dispiace..- risponde il giovane appena
arrivato in vasca.
-
Ah, lascia perdere. Non ti sei perso molto, ora entra in acqua e vedi
di allenarti come si deve, non vorrai fare brutte figure al prossimo
allenamento collettivo con la Iwatobi, eh?- lo punzecchia l'altro.
-Tsk, figuriamoci. Una schiappa come Rei me la mangio a colazione..-
-Va bene, va bene.. ho capito- sospira il ragazzo dai capelli arancioni
per poi indossare cuffia e occhialini e avvicinarsi al muretto
-tralaltro, hai sentito la novità dal fronte Iwatobi?-
domanda infine al rosso.
-No, è un po' che non sento Gou.. che succede?- risponde
Rin, con un filo di curiosità malcelata. Quando si tratta
della squadra di Haruka, la sua maschera di freddezza finisce
inesorabilmente in frantumi.
-Pare abbiano un nuovo membro nel club.. una ragazza italiana!- afferma
Seijuro, salendo sul blocco di partenza -alcune voci dicono che sia
parecchio forte e che stia allenando la squadra in modo impeccabile.
Aiichiro l'ha vista uscire da scuola in compagnia di tua sorella e mi
ha detto che ha gli occhi talmente chiari da far venire i brividi..-
conclude prima di tuffarsi, bagnando il piano vasca di mille
goccioline.
Una ragazza italiana dallo sguardo di ghiaccio. Che sia...No, non
può essere proprio lei!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** ..Tu!? ***
Capitolo
Sesto - ..Tu!?
É
passata una settimana dal primo giorno di scuola e già mi
ritrovo ad
allenarmi duramente in piscina, per di più in compagnia di
quattro
ragazzi che fino a pochi giorni fa non sapevano nemmeno cosa volesse
dire lavorare sulla capacità polmonare o sulla resistenza.
-Forza,
Rei! Non mollare, è adesso che si inizia a fare sul serio!-
dico col
poco fiato che mi resta al mio compagno di corsia che vedo rallentare
vasca dopo vasca.
Non mi risponde, ma annuisce.
Ok,
so che ce la metterà tutta.
Il
“via” di Gou mi fa tornare la concentrazione sui
metri che
mancano al termine della serie principale, vedo Haruka scattare prima
di me insieme a Makoto e immediatamente mi sistemo vicino alla
corsia, aspettando il secondo segnale che avrebbe fatto partire me,
Nagisa e Rei.
Dopo
trentatré secondi ho nuotato altri cinquanta metri. Sono
esausta ma
non posso mollare. Se rallento anche Rei perderà il ritmo,
poiché
sto cercando di fargli mantenere la mia andatura per farlo lavorare
sulla resistenza a delfino.
Altri
cinquanta metri. Nagisa ha le guance in fiamme: abituarsi a nuotare
per così tanto tempo e a questo ritmo a rana dev'essere
sfiancante
per lui. Haruka e Makoto sono messi decisamente meglio di noi tre,
probabilmente perché nuotare a stile libero e a dorso ha
permesso
loro di acquisire più resistenza.
Negli ultimi metri di
allenamento provo ad aumentare la frequenza di bracciata e do un
ultimo colpo, potente, di gambata. Rei, che non si aspetta questo
aumento di velocità da parte mia, rimane leggermente
indietro.
Finalmente tocco il muretto per l'ultima volta.
-Trentuno secondi,
Chiara! Accidenti, hai aumentato parecchio nell'ultima vasca!- si
congratula Gou, mostrandomi il cronometro.
Non
ce la faccio più.. è
l'unica cosa che mi passa per la testa.
Mi prendo qualche secondo
per riprendere fiato, infine mi rivolgo ad Haruka e Makoto.
-Ragazzi,
com'è andata?- chiedo.
-Ho cercato di mantenere i tempi più
simili possibili senza sbalzi troppo evidenti, come mi hai suggerito.
Devo dire che ci sono riuscito per quasi tutto l'allenamento!- mi
risponde Makoto. Anche se è stanco mi sorride sempre.
-Bravissimo,
complimenti! E tu Haru?-
-Sono stanco..-
Non insisto nemmeno,
ho chiesto a Gou di segnarsi i suoi tempi mica per nulla!
L'allenamento
prosegue con alcune serie di defaticamento e scioglimento, e
finalmente possiamo dire di aver terminato. Sono stanca, ma
decisamente soddisfatta. È incredibile come i ragazzi siano
migliorati in una sola settimana di duro allenamento, hanno davvero
talento!
Per quanto mi riguarda, invece, sto riprendendo la forma
ma a passo di lumaca. Appena gli altri cominceranno ad abituarsi a
questo carico di lavoro dovrò aumentarlo ancora e
così via. Spero
solo di riuscire a star loro dietro!
Tra un paio di settimane
incominceremo con la preparazione atletica e penso che i dolori si
faranno sentire, tuttavia spero che tutta questa fatica possa servire
a qualcosa.
Teresa è fiera di me. Le racconto ogni giorno dei
miei progressi e di quelli del club e non manca giorno in cui mi
chieda “Ma Chiara, quando comincerete a
gareggiare?”. In effetti
non sarebbe male incominciare a organizzarsi secondo un calendario di
competizioni!
-Chiara-saaaan! Sei stata forte, oggi! Sembri
proprio una sirena quando nuoti!- la voce acuta di Nagisa mi riporta
con i piedi per terra.
-Ah! Nagisa.. anche te sei andato bene! Si
vedeva che eri stanco ma non hai rallentato.. bravo!- ribatto io,
sorridendogli. Sono stati tutti bravissimi. Tutti. E lo sono ancora
di più adesso che li vedo fare stretching senza che debba
ricordarglielo. Che allenatrice fortunata che sono!
*
-Chiara-chan!
Scendi!- Gou è sotto la finestra di casa mia che agita il
braccio.
-Arrivo subito!- le grido di rimando mentre afferro la
cartella e corro giù per le scale.
-Ciao, Teresa! Ci vediamo più
tardi!- dico mentre varco la soglia e mi catapulto sullo stretto
marciapiede dove la mia amica mi aspetta.
-Ah, finalmente!
Cominciavo a non sperarci più..- sospira lei con fare
teatrale,
suscitando la mia risata.
-Scusami, Gou.. ho dormito troppo!- le
rispondo, prendendola sottobraccio.
Ormai io e lei siamo diventate
molto legate, anche se preferisco tenerle ancora nascosto parte del
mio passato. Non voglio essere compatita da nessuno.
Mentre ci
avviamo verso la scuola cominciamo a parlare del più e del
meno,
come sempre, ma oggi Gou sembra essere particolarmente assente.
-Ehi,
c'è qualcosa che non va?- le chiedo, e lei scuote la testa,
sconsolata.
-Rin non risponde ai messaggi, come al solito!- mi
risponde -In più non si fa mai trovare in giro e io non
riesco a
parlargli. Non so, ho un brutto presentimento!- conclude.
Sono
allibita. Che il fratello di Gou non si faccia sentire spesso
è cosa
ormai nota, ma che sparisca nel nulla in questo modo non è
accettabile.
-Che deficiente! Far preoccupare in questo modo una
sorella.. ma robe da matti!- sbotto io, arrabbiandomi al solo
pensiero -Ma scusa, Gou. Tuo fratello non si allena alla Samezuka?
Hai provato ad andare a vedere lì?- le chiedo.
-No, purtroppo
quando loro si allenano io sono impegnata con voi, nel club. E poi..
- fa una pausa, arrossendo lievemente -il capitano della squadra mi
fa un po' paura.. e mi hanno anche riferito che ha una cotta per me
dall'anno scorso! Insomma, non voglio andare lì da sola!-
conclude,
incrociando le braccia sul petto.
Questo è un bel casino. Gou non
vuole andare alla Samezuka, se mandassi Haruka e gli altri
finirebbero col perdere tempo e non arriverebbero in tempo per
l'allenamento, mentre se andassi io... ehi, ci sono! Forse potrei
riuscire a passare da quelle parti durante l'ora di pranzo per poi
tornare di corsa alla Iwatobi. Sì, è fattibile!
-Ho capito, non
preoccuparti ci penso io! Anche se non so che faccia abbia Rin, penso
che lo troverò sicuramente. Magari ci vado direttamente
oggi! Non
voglio più vedere quell'espressione angosciata dipinta sul
tuo
volto, capito?- le dico infine, in un tono che non avrebbe ammesso
repliche.
Gou
ora sembra parecchio sollevata e mi abbraccia. Deve fidarsi davvero
molto di me e io non la deluderò. Non tornerò
senza buone notizie
per lei.
Le
lezioni, quel mattino, trascorrono abbastanza rapidamente e, quando
suona la campana dell'ultima ora, prendo lo zaino di nuoto e faccio
per uscire.
-Chiara-chan! Dove vai, non aspetti gli altri?- mi
chiede Makoto dal fondo dell'aula.
-No Mako, scusami! Ho
dimenticato il pranzo e allora vado a comprare da mangiare fuori.. vi
raggiungo per l'inizio dell'allenamento, non preoccuparti!- gli
rispondo, sorridendo. Speriamo
se la beva..
-Ah,
d'accordo. Allora a più tardi!- mi saluta, sorridendo anche
lui.
Schizzo fuori dalla classe alla velocità della luce cercando
di non farmi vedere ed esco dalla scuola in direzione della Samezuka
Academy. Da quanto ho capito è una scuola davvero
prestigiosa, con
una grande piscina ben tenuta, camere private per gli studenti e
quant'altro. Non vedo l'ora di vederla!
Arrivo a destinazione
dopo circa mezz'ora e rimango estasiata alla vista
dell'istituto. È
enorme!
Mi
guardo intorno per cercare di capire dove possa essere la vasca da
allenamento della squadra di nuoto ma alla infine decido di chiedere
indicazioni scoprendo che la piscina è proprio dietro la
struttura
scolastica.
Contrariamente a come mi aspettavo, non è difficile
orientarsi attraverso i corridoi e raggiungo velocemente la parte del
piano vasca dove si può assistere agli allenamenti.
Attraverso
delle particolari finestre vetrate inserite in un muro di divisione
tra la piscina e gli spogliatoi riesco a vedere alcuni atleti che si
accingono ad entrare in acqua. Uffa,
ma chi diavolo è Rin Matsuoka? Mi
chiedo, avvicinandomi ancora di più al vetro. Niente da fare
non
riesco a capire chi possa essere: hanno tutti già la cuffia
e gli
occhialini, maledizione!
-Scusami, posso aiutarti?- una voce
alle mie spalle mi fa sobbalzare. Mi volto di scatto e mi ritrovo
faccia a faccia con un tizio alto almeno un metro e ottanta, con i
capelli di uno strano color arancio e un'espressione truce
dipinta sul volto.
-Ehm, veramente io..- balbetto, intimorita da
quella singolare apparizione -ecco.. stavo solamente...- cerco di
spiegare.
L'altro mi osserva dalla testa ai piedi con uno sguardo
indagatore piuttosto disarmante, infine distende il volto in un gran
sorriso ed esplode in una risata.
-Ma tu sei quella nuova della
Iwatobi!- esclama prendendomi le mani tra le sue -tanto piacere di
conoscerti. Il mio nome è Seijuro Mikoshiba e rivesto il
ruolo di
capitano della squadra di nuoto della Samezuka Academy!- conclude. Io
invece impallidisco.
Ma
questo qui è il tizio che va dietro a Gou.. ora capisco
perché
quella poveretta ha paura di lui! E adesso che faccio? Magari sa
dov'è Matsuoka ma se pronuncio quel cognome probabilmente mi
chiederà di Gou... Penso
mentre sorrido forzatamente e mi presento. Beh a questo punto devo
rischiare..
-Ah, molto piacere. Il mio nome è Chiara Vivaldi e
sono qui per cercare una persona..- rispondo io sbrigativa,
sforzandomi di sostenere lo sguardo del ragazzo -..si chiama Rin!-
A
quel nome Seijuro cambia espressione e mi conduce sul piano vasca
dove un paio di ragazzi si stanno scaldando prima di iniziare a
nuotare. Uno è di corporatura esile e alto circa quanto me,
l'altro
è voltato di schiena ed è piuttosto alto e
atletico. Mi
ricorda qualcuno..
-Ehi
Rin, c'è una bella ragazza che chiede di te!- grida,
facendosi
sentire non solo dal diretto interessato ma da tutta la squadra, che
si volta verso di me. Sento le guance andare inesorabilmente in
surriscaldamento e tutto quello che posso fare è lanciare
un'occhiata assassina al mio accompagnatore.
Mentre sono occupata
a lanciare tutte le maledizioni che conosco a Seijuro, mi accorgo che
Rin si è avvicinato a noi, sbuffando con aria altezzosa.
-E
questa chi è?- chiede, senza troppi complimenti,ma appena
incrocia
il mio sguardo si blocca e fa un passo indietro. Anche io per un
attimo rimango paralizzata. Un ragazzo con occhi e capelli color
mogano non si incontra molto spesso, a meno che non si tratti della
mia “fortuna” sfacciata.
-Ma
che diavolo... TU?!- esclamo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Scontro ***
Capitolo
Settimo - Scontro
-Ehi,
un momento. Vi conoscete?- chiede il capitano sgranando gli occhi e
passando lo sguardo da me a Rin in continuazione.
Non posso
sbagliarmi, è proprio il ragazzo dell'aereo. Ma possibile
che debba
di nuovo trovarmelo fra i piedi? Lo osservo meglio e mi accorgo che
mi sta fissando con un'espressione piuttosto strana dipinta sul
volto. Sembrerebbe sorpreso e.. imbarazzato?
Sto per rispondere a
Mikoshiba quando il rosso mi precede lasciandomi con un palmo di
naso.
-Niente affatto- dice incrociando le braccia sul petto e
distogliendo immediatamente lo sguardo
-non ho mai visto questa qui in vita mia!- conclude facendo per
tornarsene dai suoi compagni di squadra.
Sono
allibita.
Voglio
dire, non che mi aspettassi un caloroso abbraccio e una stretta di
mano.. ma diamine! Un volo come quello (soprattutto se sei un fifone
come Rin) non lo dimentichi facilmente.
Alla fine decido di
lasciar perdere e continuo la mia conversazione con il capitano.
-Beh
in realtà quel tipo l'ho incontrato in aereo durante il mio
viaggio
dall'Italia per il Giappone.- spiego a Seijuro, indicando rin con il
pollice -Eravamo vicini di posto e mi ricordo di lui più che
altro
perché sembrava essere sull'orlo di una crisi di panico,
poverino!-
A quelle parole il capitano scoppia a ridere attirando
verso di sé l'attenzione di molti componenti della Samezuka.
Tra i
quali Matsuoka, che mi fulmina con lo sguardo.
Dunque
la memoria del ragazzo non è andata del tutto a farsi
friggere...
-Dici
sul serio, Chiara-chan? Eppure quando io e Nitori siamo andati a
prenderlo all'aeroporto ci ha raccontato esattamente il contrario,
ovvero che la sua vicina di posto era lì lì per
farsela nelle
mutandine!- ribatte il giovane ammiccando in direzione di un Rin
piuttosto imbarazzato e indisposto.
A quelle parole, tuttavia,
sento la pelle del mio viso andare letteralmente in combustione e non
posso fare a meno di lanciare un'occhiata assassina in direzione di
quel bastardo di un Matsuoka.
-Ah, è così..- sussurro tra me e
me. Il sopracciglio sinistro vittima di un nervosissimo tic. Non ci
penso due volte per voltare le spalle alla squadra e andarmene.
Oggi
non ho voglia né di discutere né di arrabbiarmi,
anche se la faccia
di Matsuoka la prenderei a ginocchiate molto volentieri.
Tuttavia
non riesco a stare zitta in situazioni simili e prima di varcare la
porta d'uscita dal piano vasca mi volto indietro, trovando i
componenti della squadra a spanciarsi dal ridere e Rin a osservarmi
con un'espressione di trionfo stampata sul viso.
In genere ci
metto almeno una settimana per dare una valutazione del carattere di
una persona, ma in questo caso sono riuscita ad impiegarci meno di
dieci minuti.
È
ufficiale: Rin Matsuoka è un autentico bastardo.
-Matsuoka,
invece di guardarmi con quella faccia da idiota perché non
prendi il
telefono e chiami Gou?- urlo dal fondo della piscina, in modo che
sentano tutti -o forse, oltre a esserti dimenticato di come siano
andate realmente le cose quel giorno in aereo, ti sei anche
dimenticato di avere una sorella?- concludo rispondendo al suo
sguardo con un mezzo sorriso.
-Adesso cosa diavolo c'entra mia
sorella?- mi risponde quasi immediatamente. Evidentemente questo
argomento gli dà parecchio fastidio.
-C'entra eccome, dato che mi
trovo qui unicamente per accertarmi che tu non sia morto o
scomparso!- rispondo pacatamente -..anche se, dati gli sviluppi degli
eventi dell'ultimo quarto d'ora, direi che il vederti ancora vivo non
mi ha entusiasmato più di tanto. Ci si vede Testolina
Rossa!-
concludo ridacchiando appena. Ed è con una grande
soddisfazione nel
cuore che mi lascio alle spalle la piscina della Samezuka ed un Rin
incazzato nero.
Tuttavia la mia felicità dura ancora per poco,
poiché appena guardo il cellulare mi accorgo di avere dieci
chiamate
perse da parte di Gou, cinque da parte di Makoto e un messaggio da
parte di Rei.
Inoltre ho come l'impressione di essere in ritardo
per l'allenamento.
Porca
miseria!
-Gou!
Scusa per il ritardo, eccomi!- esclamo dal fondo della piscina
attirando lo sguardo della sorella di Rin.
-Ehi, Chiara-san! Ma
dove ti eri cacciata? Ti abbiamo chiamata mille volte, cominciavo a
preoccuparmi!- ribatte lei venendomi incontro. Poi abbassa la voce
per non farsi sentire dagli altri ragazzi -Allora.. sei riuscita a
scoprire qualcosa?- mi chiede, palesemente interessata. Quella
domanda mi fa tornare in mente gli avvenimenti di poco prima.
-Uhm,
fammi pensare. Diciamo che mi è bastata una manciata di
minuti per
farmi odiare da tuo fratello e per constatare quanto mi piacerebbe
pestarlo a sangue. Detto questo, lo spilungone gode di ottima salute
ma non sono sicura che si farà sentire. A quanto ho visto
è un tipo
piuttosto orgoglioso..- rispondo io a voce alta.
Anche
se sono riuscita a tappare la bocca a suo fratello, ciò non
toglie
che io sia ancora piuttosto indisposta. Il che significa che ho
bisogno di un duro allenamento per calmarmi.
Indosso
cuffia e occhialini e in un nanosecondo sono già in acqua.
Non
saluto nessuno. Oggi nuoto e basta.
-Chiara-chan.. ti senti bene?-
mi chiede Makoto, notando il mio malumore.
-Lascia perdere Mako,
altrimenti rischio di esplodere..- rispondo io, infastidita.
Accidenti,
possibile che quel Rin debba avermi fatto un effetto simile? In
genere gli sbruffoni par suo li ignoro semplicemente.. eppure con lui
è stato diverso. Non solo mi ha fatta innervosire sopra ogni
dire,
ma non riesco nemmeno a calmarmi!
Se chiudo gli occhi posso ancora
rivedere la sua espressione trionfante. Che nervi, maledizione!
Sono
talmente presa dai miei tormenti interiori che non mi accorgo che Rei
non c'è. Appena termino la vasca chiedo spiegazioni a Gou e
lei mi
risponde che è tornato a casa subito dopo pranzo
perché si era
dimenticato il costume, infatti, dopo pochi minuti, vedo il compagno
di classe di Nagisa arrivare sul piano vasca e salutare la
rossa.
Tuttavia prima di entrare in acqua mi fissa a lungo, come
se volesse dirmi qualcosa ma non sapesse se farlo o meno.
Ma
che diavolo hanno tutti quanti, oggi?
*
La
porta della stanza si apre bruscamente e il ragazzo dai capelli color
mogano entra sbattendo la borsa con l'occorrente per l'allenamento in
un punto non ben preciso alla sua destra.
Il suo compagno di
stanza, Aiichiro Nitori, capisce all'istante che il malumore del suo
senpai non è ancora svanito e decide, contrariamente alla
sua indole
piuttosto invasiva, di non fare commenti a proposito e di lasciarlo
solo.
-Ehm,
Matsuoka-senpai.. io esco per un po'!- avvisa imbarazzato il giovane
atleta dai capelli grigi, per poi richiudere la porta alle sue spalle
senza aspettare la risposta del suo interlocutore.
Rin quasi non
si accorge delle parole pronunciate da Nitori da quanto è
furioso.
Ma chi diavolo si credeva di essere quella ragazzina per parlargli
con un tono simile davanti a tutti? Pensa, mentre si lascia cadere
pesantemente sul suo letto.
Ah, ma prima o poi gliel'avrebbe fatta
pagare. Magari umiliandola come si deve in una gara all'ultima
bracciata!
Si
ma contro chi? Non riuscirei a sentirmi soddisfatto per aver battuto
una ragazza..
Si
rende conto suo malgrado, rigirandosi nervoso sul materasso.
“Ci
si vede Testolina Rossa!”
Quell'espressione gli era rimasta
talmente impressa nella mente da farlo diventare livido di rabbia al
solo pensiero. Razza di maledetta!
Come se non bastasse Mikoshiba
non aveva fatto altro che chiamarlo in quel modo per tutta la durata
dell'allenamento rischiando di farsi assestare un bel gancio destro
sotto al mento. Ma ovviamente Seijuro poteva permettersi di fare lo
sbruffone poiché, in qualità di capitano della
squadra, spettava a
lui decidere il carico di lavoro e chi avrebbe partecipato alle
competizioni.
Attaccare briga con un tipo del genere non sarebbe
stata una mossa furba.
Una vibrazione dalla tasca della sua tuta
lo desta improvvisamente dai suoi pensieri. È Gou, e dal
messaggio
che appare sullo schermo sembra avere urgenza di parlargli.
La
chiamerò più tardi.
Niente
da fare, il telefono continua a vibrare.
Accidenti
che insistente. Non è da lei fare così..
-Pronto,
Gou! Maledizione, se non ti rispondo ho i miei buon motiv..- risponde
lui seccato, ma non termina la frase che una voce inconfondibile lo
fa sussultare.
-Sono
Rei. Ho bisogno di parlarti.-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Sfida Aperta ***
Capitolo
Ottavo - Sfida Aperta
Sono
passati tre giorni dal mio incontro/scontro con Rin e durante tutto
questo tempo non ho fatto altro che escogitare piani per fargliela
pagare.
Nonostante il mio modo di fare piuttosto distaccato quando
si tocca l'argomento “Matsuoka”, non posso non
ammettere a me
stessa che quel ragazzo mi ha in qualche modo turbata profondamente.
Non faccio altro che pensare al suo sguardo carico di sentimenti
negativi e al suo tono strafottente!
Sospiro sconfitta mentre esco
dalla vasca da bagno e allungo la mano per raggiungere
l'accappatoio.
-Chiara-chan! La cena è quasi pronta!- mi avverte
Teresa dalla cucina.
-Va bene, dieci minuti e arrivo!- le
rispondo, mentre mi asciugo e mi osservo allo specchio.
Ancora
non riesco a riconoscere la figura che vedo riflessa nonostante abbia
i miei stessi occhi e il mio stesso viso. Quella non sono io.
A
quanto pare non sono affatto cambiata in questi ultimi due anni.. e
io che pensavo che sarebbe stato più facile dimenticare
tutto,
lontana da casa.
La
mia mano corre quasi automaticamente alla piccola cicatrice che mi
solca la tempia.
Forse
se non avessi mai deciso di iniziare a nuotare, tanti anni fa, forse
ora sarei ancora a Torino e mamma e papà sarebbero ancora
vivi..
Penso,
mentre mi vesto e mi asciugo i capelli. Che sia realmente questa la
strada che devo percorrere?
-Chiara,
ti vedo pensierosa.. c'è qualcosa che non va?- Makoto, come
al
solito, è piuttosto perspicace.
-Niente in particolare.. cioè,
insomma.. stavo pensando a com'era la mia vita prima di arrivare qui
pochi mesi fa!- rispondo io, evasiva. Non voglio svelare troppo del
mio passato anche se, mio malgrado, Gou e gli altri si stanno facendo
un po' troppe domande sul mio conto. Beh, in fondo è
naturale, visto
e considerato che di me racconto poco o niente. Per loro io sono
solamente una ragazzina che si è trasferita senza un motivo
e che
adesso nuota con loro, fine.
-Ah,
capisco. Beh se hai bisogno di parlare io ci sono sempre, eh!- mi
dice sorridendo. Certo che Makoto è un ragazzo davvero
gentile e
premuroso.. non mi stupisce affatto che l'anno scorso Nagisa lo
avesse nominato capitano della squadra!
La campanella della fine
delle lezioni mi fa destare da tutti i miei pensieri e finalmente
posso alzarmi e sgranchire le gambe.
Non passano nemmeno tre
minuti che Gou è già nella nostra classe, seguita
a ruota come al
solito da Rei e Nagisa.
-Ragazzi, ci sono grandi novità!-
annuncia, puntando le mani sul banco di fronte al mio -è
stato
anticipato l'allenamento collettivo alla Samezuka di due settimane,
non chiedetemi il motivo perché non lo so..- conclude,
suscitando la
reazione di tutti. A parte la mia.
A-allenamento
alla Samezuka? Ma di cosa sta parlando?
-Di
due settimane? Ma questo vuol dire che è
mercoledì prossimo!-
esclama Nagisa, in preda all'euforia.
Anche Mako e Haru si
illuminano in volto e si scambiano occhiate d'intesa, mentre Rei si
sistema gli occhiali sul naso con fare piuttosto
inquietante.
-Finalmente avrò l'occasione di dimostrare la mia
infallibile tecnica a delfino..- dice, facendomi alzare un
sopracciglio.
Ok,
non sto capendo nulla.
-Ehi,
ehi, ehi! Calmatevi. Di che allenamento state parlando?- sbotto io,
facendo sgranare gli occhi a Gou.
-C-come sarebbe? Haruka non te
ne ha parlato? Si tratta di un allenamento che la Iwatobi svolge una
volta l'anno con la Samezuka. Niente di speciale insomma...- mi
risponde Nagisa.
-Ma si tratta anche di una buona occasione per
confrontarsi con altri ragazzi, in vista delle prime competizioni!-
gli fa eco Makoto.
Un lieve sorriso incurva le mie labbra all'idea
di dovermi confrontare con quei patetici bambini viziati della
Samezuka. Si pentiranno amaramente di aver riso di me, come si
pentirà quell'arrogante di Rin di avermi messa in imbarazzo.
Entro
mercoledì farò in modo di trovarmi in forma
smagliante per far
mangiare le bollicine a chiunque osi sfidarmi.
Gou
si accorge immediatamente che a stento riesco a reprimere la mia
furia omicida e si costringe a darmi la cattiva notizia.
-Purtroppo,
però, essendo la Samezuka una scuola esclusivamente
maschile..
Chiara-chan non potrà partecipare all'allenamento!- dice
tutto d'un
fiato la ragazza, aspettandosi una sfuriata (di quelle coi fiocchi)
da parte mia.
Ma io me ne resto in silenzio a fissare il banco
davanti a me, con la testa ciondolante di chi ha visto frantumarsi le
proprie asepttative in meno di mezzo secondo.
-Cooosa? Non è giusto! Perché non
potrebbe nuotare anche lei? Scommetto che sarebbe tranquillamente in
grado di battere in velocità metà degli atleti di
Mikoshiba senza
nessun problema!- esclama Nagisa, afferrando Gou per un
braccio.
-Ehi, Nagisa lasciami! Non le ho scritte io le regole,
sia chiaro, quindi non prendetevela con me!- cerca di difendersi la
giovane dalla stretta dell'amico.
-Beh ma scusa non potresti usare
il tuo fascino per convincere il capitano? Eddai, Gou ti prego! Non
avevate cominciato a sentirvi voi due?- si lascia scappare il biondo,
senza minimamente rendersi conto che proprio in quel momento Gou sta
per essere incenerita da un mio sguardo.
Io
la uccido e poi la spedisco a pezzetti al caro Mikoshiba. Ecco,
farò
proprio così.
Penso,
mentre la faccia della ragazza di fronte a me comincia ad assumere un
colorito sempre più intenso, fino a non riuscire
più a distinguere
l'esatta ubicazione dell'attaccatura dei suoi capelli.
-Beh.. no,
ecco.. io.. Seij.. cioè Mikoshiba non..- balbetta lei in
preda
all'imbarazzo e al terrore.
"Il capitano della squadra mi fa
un po' paura..".
Gou
mi sto incazzando. Comincia a correre.
Per
fortuna la voce calma di Haruka placa la mia ira e ci fa voltare
incuriositi verso di lui.
-Se
le regole sono queste c'è poco da fare.. Chiara-chan spero
che
vorrai comunque accompagnarci, perché se non vieni tu non
verrà
nessuno di noi!- afferma, pacato come al suo solito, osservandomi con
i quegli occhi così simili ai miei ma di varie
tonalità più scuri
e profondi.
Immediatamente anche gli altri annuiscono convinti,
stupendomi. Non credevo di essere così importante per
loro... nella
mia vecchia squadra a Torino nessuno avrebbe fatto un gesto simile
per me. Forse solo Rebecca.
Che
sia riuscita finalmente a trovare il mio posto in questa squadra?
*
E
notte fonda alla Samezuka e un'improvvisa folata di vento smuove le
foglie secche del marciapiede e del cortile, producendo rumori
sinistri. L'intera struttura pare totalmente addormentata se non
fosse per un ragazzo, seduto sul bordo di un'aiuola, che si stringe
nella leggera giacca della tuta. In attesa.
Un
rumore di passi lo fa voltare.
-Ce
ne hai messo di tempo eh, Ryugazaki..- sbuffa alzandosi in piedi e
fronteggiando il giovane appena arrivato.
-Mi dispiace di averti
fatto attendere, ma non preoccuparti. Non mi tratterrò a
lungo..-
risponde Rei, senza scomporsi.
-Avanti, spara. Che vuoi?- chiede,
stizzito, lo squalo.
-Niente di impegnativo. Ti chiedo solo di
lasciare in pace Chiara-chan. Non sfidarla ancora.- risposta secca.
Diretta. Che colpisce dritto nel segno.
Rin
scoppia in una risata nervosa.
-Non
so di cosa tu stia parlando, quattrocchi. Faresti meglio a tornartene
a casa!-
-Vi ho visti, Rin. Proprio lì!- risponde Rei indicando
la piscina con un braccio -Sapevo fin dall'inizio che Chiara-chan ci
stava nascondendo qualcosa quel giorno, così ho deciso di
seguirla
con una scusa. Perciò ora te lo ripeto, lasciala in pace.-
conclude,
facendo trasalire il rosso.
-Ti assicuro che hai frainteso tutto.
Quella lì è venuta apposta per attaccare briga e
io l'ho
accontentata. Non sono stato certo io a invitarla!- risponde
Matsuoka, ricomponendosi subito.
La
leggera risata di Rei, tuttavia, riesce a disturbarlo ancora. Ma
si può sapere cosa diavolo ci trova di così
divertente?
-Matsuoka-san..
l'anno scorso hai distrutto l'autostima e la voglia di nuotare di
Haruka per i tuoi stupidi capricci e non ti permetterò di
fare lo
stesso giochetto con lei, facendo leva sulle sue debolezze- spiega il
giovane, senza troppi problemi -Chiara-chan è una ragazza
che ama le
sfide, proprio come te, dunque non si arrenderà
finché non lo farai
tu, e dubito che ciò avverrà mai. Dunque tutto
quello che ti chiedo
è di starle lontano e di non importunarla, perché
mi rifiuto di
vedere una ragazza, con un talento come il suo, ottenere i suoi
risultati solo per dimostrare a TE che vale qualcosa!- conclude,
fissandolo attraverso le lenti dei suoi occhiali.
-Senti,
Ryugazaki io non so cosa il tuo cervello ti abbia fatto intendere,
sta di fatto che se anche fosse così io non prendo
sicuramente
ordini da uno come t..- non termina la frase che la mano di Rei lo
afferra per il bavero della giacca, facendolo trasalire.
-Adesso
basta, Rin. L'anno scorso sono stato al mio posto perché ero
appena
arrivato e i problemi che avevi con Haruka e gli altri non mi
riguardavano più di tanto. Ma adesso stai cercando di
entrare in un
territorio che non ti appartiene.. Chiara-chan fa parte di una
squadra di cui tu non fai più parte, mettitelo in testa!-
esclama,
sfogando la sua frustrazione. Tuttavia la presa del giovane si
allenta poco alla volta, facendo riguadagnare un battito al cuore di
Rin.
-È
tutto..-
Dunque
era solo per difendere una sua amica che Ryugazaki lo aveva costretto
ad incontrarsi con lui a notte fonda? Che perdita di tempo.
Nonostante non si aspettasse una reazione simile da parte del
quattrocchi, lui non avrebbe lasciato perdere facilmente. Quella
Chiara aveva passato il limite con lui.
Da
quel giorno tra loro sarebbe stata sfida aperta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Salvataggio ***
Capitolo Nono
- Salvataggio
I
giorni si susseguono davvero in fretta alla Iwatobi tanta è
la
voglia di partecipare all'allenamento collettivo. Tranne per me, che
ovviamente per quel giorno me ne dovrò stare seduta buona
buona a
bordo vasca perché sono una ragazza. Pazzesco.
Al solo pensiero
di un'ingiustizia simile mi torna il voltastomaco.
Tuttavia
questa situazione mi ha spronata ad impegnarmi ancora di più
nel mio
sport, migliorando la potenza e perfezionando la tecnica.
Adesso
riesco quasi a tenere testa a Makoto in un allenamento aerobico
nuotato da lui a dorso e da me a delfino!
-Chiara-chan, stai
migliorando a vista d'occhio! Ultimamente sto facendo davvero fatica
a non farmi superare..- mi dice il castano, respirando
affannosamente, ma nemmeno quel complimento riesce a tirarmi su di
morale.
Non
è giusto. Non è giusto che io debba rimanere a
guardare i miei
amici nuotare mentre io me ne dovrò stare in disparte. Io
voglio
nuotare con loro, anche se saremo in un'altra piscina. E soprattutto
voglio farla pagare a Matsuoka e dimostrargli di cosa sono capace. Se
riuscirò ad impressionarlo magari mi porgerà le
sue scuse...
Penso,
mentre esco dall'acqua e mi siedo sul muretto. Sconfitta.
-Per
oggi ho finito. Me ne torno a casa.- dico solamente, prima di
togliermi la cuffia e afferrare con rabbia l'asciugamano piegato sul
blocco di partenza. È una settimana che il mio sangue
ribolle di
frustrazione e io non ne posso più. Questa situazione mi ha
seriamente infastidita.
Faccio per attraversare il lava piedi per
andarmi a cambiare ma il mio sguardo rivolto a terra non mi permette
di vedere arrivare Haruka, che mi urta con una spalla facendomi
cadere.
-Accidenti,
Chiara-chan. Stai bene?- mi chiede preoccupato, porgendomi una mano
per aiutarmi.
-Sì sto bene. Niente di rotto, sono solo caduta..-
rispondo, fredda, rifiutando il suo appoggio e alzandomi. Lo sguardo
nascosto dai capelli umidi, fisso a terra. Faccio per voltargli le
spalle, quando mi sento sollevare di peso da qualcuno.
-Ehi.. ma
che cosa..- riesco a malapena ad articolare, mentre mi rendo conto
che è Makoto a tenermi come un salame sulla sua spalla.
-Zitta.
Ora torna a nuotare con noi e non provare mai più a fare una
faccia
così triste davanti a me, intesi?- non posso fare a meno di
sorridere.
Ultimamente il castano ha dimostrato di essersi
affezionato molto a me e devo dire che anche io comincio a
considerarlo un grande amico. E come potrebbe non esserlo?
È
sempre gentile, premuroso, sorridente.. e poi ha un fisico da fare
invidia a Michael Phelps (No,
aspetta Chiara.. questo non c'entra nulla..). Ah,
se i ragazzi fossero tutti così!
-Va bene, Mako. Non volevo farti
preoccupare...- rispondo a mezza voce, mentre mi posa delicatamente
sul blocco di partenza della corsia cinque -è che io..
insomma.. non
è proprio giusto..- la voce rotta dalle lacrime che ormai
non riesco
più a trattenere. Mi sento una stupida a piangere per una
cavolata
simile, eppure se questa situazione mi rende così triste un
motivo
ci dovrà pur essere!
Intanto
anche Nagisa e Gou si sono avvicinati, vedendomi singhiozzare, per
cercare di consolarmi.
-Oh, Chiara-chan..- sospira la rossa
cingendomi le spalle con le sue esili braccia mentre il biondo,
intuendo soltanto il motivo del mio sfogo, cerca conferma nello
sguardo del capitano e, una volta constatato che ancora non mi sono
andate giù le regole maschiliste della Samezuka, mi batte
una mano
sulla spalla con fare fraterno.
-Non preoccuparti Chiara-chan! Ti
basterà vestirti come un maschio e ti faranno entrare!-
afferma con
sicurezza, ma beccandosi un'occhiata inebetita da parte mia, di Mako
e di Gou. Anche Haru ha scosso leggermente la testa prima di tuffarsi
e di ricominciare ad allenarsi.
-Ehm, grazie Nagisa.. apprezzo la
tua idea ma purtroppo si nuota in costume e, anche se decidessi di
indossarne uno intero maschile, è inevitabile che qualcuno
possa
notare una certa “mancanza” lì sotto!-
rispondo, mentre Gou
diventa pian piano paonazza.
-M-ma.. Chiara-chan, non puoi parlare
di queste cose davanti a dei ragazzi...- balbetta lei portandosi le
mani al volto e guardando altrove.
La fisso interrogativa mentre
gli altri scoppiano a ridere.
Che
ho detto di tanto strano?
Nonostante
i vari avvenimenti della giornata, alla fine mi ritrovo a salutare
come sempre i ragazzi e Gou alla stazione per poi incamminarmi verso
casa.
Quanto mi piace Tottori. È così solitaria e
tranquilla.. e
a quest'ora di sera è ancora più piacevole
passeggiare per le
strade illuminate e poco affollate. O meglio, solitamente è
così.
Oggi mi sento pervasa da una sensazione negativa che mi
attraversa la spina dorsale come un brivido gelido. Mi piego sulle
caviglie facendo finta di aggiustarmi le calze e lentamente volto la
testa per guardarmi alle spalle.
La strada è deserta, ad
eccezione di un tale intento a fumarsi una sigaretta. Ad una prima
occhiata sembrerebbe un ragazzo giovane, forse un paio d'anni
più
grande di me, con i capelli scuri tinti sulle punte di verde.
Wow,
che stile.. penso
con una smorfia di disappunto ma tirando un sospiro di sollievo. Quel
tipo mi sembra innocuo.
Riprendo
a camminare, ma il senso di disagio proprio non vuole saperne di
andarsene. Ma
che diavolo mi succede, oggi?
E
infatti le mie paure prendono improvvisamente forma dopo circa un
quarto d'ora quando un tale, aprendo la porta a vetri di un negozio,
mi permette di vedere per una frazione di secondo parte della strada
dietro di me.
Quel ragazzo è sempre lì. Sembra anche
più
vicino di prima.
Credo sia in quel preciso istante che il mio
cervello abbia deciso di non funzionare più.
Comincio
a correre.
Svolto un angolo. Poi un altro. Inciampo un paio di
volte ma mi sforzo di mantenere l'equilibrio per poi riprendere a
correre.
Cerco di concentrarmi sul rumore dei piedi sull'asfalto e
mi rendo conto che non sto sentendo solamente il mio.. ma anche
quello di qualcun altro. Qualcuno che si avvicina a velocità
sorprendente.
Maledizione!
Accelero
ancora, pur sapendo che un'andatura del genere non riuscirò
a
tenerla ancora per molto. I muscoli cominciano a bruciare. Cerco di
non mollare, ma i le mie gambe decidono che lo sforzo richiesto
è
troppo per loro e mi abbandonano. Rallento per una frazione di
secondo. Giusto il tempo di sentire una mano sulla bocca e una sul
ventre, per poi venire trascinata in una stradina secondaria,
totalmente priva di illuminazione.
Oh,
cazzo!
Comincio
a dimenarmi come una forsennata, scalciando e mordendo, mentre mi
impongo con tutta la mia buona volontà di non piangere.
-Ehi,
sta' buona maledizione!- sussurra il giovane dietro di me,
pericolosamente vicino al mio orecchio, facendomi
avvampare.
Improvvisamente la mia testa riprende a produrre
pensieri razionali, poiché mi accorgo che quella voce l'ho
già
sentita. È profonda e lievemente roca.
Mi calmo un po', ma solo
quando il mio respiro decide di regolarizzarsi il ragazzo decide di
mollare la presa sul mio corpo, permettendomi di guardarlo in faccia
nella semioscurità.
-R-rin!-
boccheggio, spalancando gli occhi ancora più di quanto non
lo
fossero già.
-Fa silenzio, altrimenti ci scopre..-risponde invece
lui, puntando lo sguardo verso rettangolo di luce proveniente dalla
strada principale, aspettandosi probabilmente di veder spuntare il
ragazzo dai capelli verdi da un momento all'altro. Ma per fortuna il
viale sembra deserto.
-C-che ci fai qui? Perché non sei nella tua
scuola?- domando io, massaggiandomi lo stomaco. Quel cretino mi ha
fatto male.
-Devo per forza trovarmi sempre alla Samezuka? Posso
anche decidere di andarmi a fare una passeggiata sai..- risponde lui,
sbuffando per poi fare un passo verso di me -ti ho vista per caso e
già stavo sospettando che quel brutto ceffo ti stesse
seguendo. Poi
hai iniziato a correre e ho deciso di prendere una scorciatoia per
poterti acciuffare senza che se ne accorgesse, tutto qui!- conclude
facendo spallucce e appoggiandosi accanto a me, sul muro freddo di
mattoni.
“Ah” è la mia risposta, ricordandomi
tutto d'un
tratto che Rin è stato il motivo per il quale il mio umore
è andato
peggiorando negli ultimi giorni -Beh, allora scusa per il disturbo..
torna pure alla tua passeggiata!- rispondo cercando di essere
più
fredda possibile, per poi voltargli le spalle.
Ma
al rosso la mia reazione non sta bene per niente.
-È
così che mi ringrazi, dopo che ti ho salvata da un
potenziale
maniaco?- mi dice in un soffio, inchiodandomi al muro con un braccio.
Arrossisco fino alla radice dei capelli, e ringrazio Gesù di
trovarmi al buio e di non poter dare la soddisfazione a Matsuoka di
vedermi così in difficoltà.
-Beh.. io, veramente.. - balbetto,
senza riuscire ad articolare una frase sensata. Rin è
davvero TROPPO
vicino.
Razza
di stronzo, ti prendi gioco di me?
Il
mio cuore fa una capriola quando lo sento ridere piano, a denti
stretti, mentre i suoi occhi cremisi cominciano ad osservarmi come se
fossi un pezzo di carne.
-Puoi fare la dura quanto vuoi ma resti
pur sempre una ragazza, giusto?- dice, abbassando il tono di
un'ottava e facendomi, se possibile, arrossire ancora di più.
Lo
schiaffo arriva nemmeno un secondo dopo, lasciando il segno delle mie
dita sulla sua guancia sinistra.
-Adesso
basta giocare, Rin. Ti ringrazio per prima.. ma sappi che con te la
partita non si chiuderà così facilmente! Non mi
è ancora andato
giù il benvenuto che mi hai dato pochi giorni fa alla
Samezuka e non
mi interessa il motivo per cui lo hai fatto. D'ora in avanti mi
impegnerò per dimostrarti quanto posso essere forte e alla
fine
sarai costretto a chiedermi scusa in ginocchio!- sbraito, paonazza,
liberandomi dalla presa dello squalo.
Rin non risponde subito.
Prima raddrizza la schiena, che fino a poco prima teneva incurvata
per tenere il suo viso alla mia altezza, poi allunga la mano verso la
guancia in fiamme, infine mi osserva con lo sguardo più
seducente
che potesse mai rivolgermi.
Se
non la smette giuro che questa è la volta buona per
prenderlo a
legnate. Penso,
mentre una vena comincia a pulsare sulla mia tempia.
-Come vuoi.
Allora ci vediamo presto, vedi di allenarti come si deve!- dice,
sorpassandomi e sfiorandomi il fianco con la mano destra -fammi
divertire almeno un po'..- sussurra, prima di voltare l'angolo e
dileguarsi. Improvvisamente, tutta la tensione accumulata fin
a
quel momento mi crolla sulle spalle, facendomi cedere le ginocchia e
costringendomi ad accasciarmi a terra.
Perché
capitano tutte a me? Cosa ho fatto di male?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Allenamento Collettivo ***
Capitolo Decimo - Allenamento
Collettivo
-Chiara,
hai preso la maglietta nuova della società?- la voce di mia
madre
sembra qualcosa di parecchio lontano, nonostante si trovi seduta nel
sedile davanti al mio, accanto a mio padre.
-Sì,
l'ho messa in borsa prima di partire.. tranquilla!- le rispondo in
automatico, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio rurale
attraversato dall'autostrada che stavamo percorrendo e senza sapere
il perché quelle parole mi siano uscite di bocca. Dove siamo
diretti?
-Ah, meno male! Sai, sono così emozionata all'idea di
vederti gareggiare a Roma che se ci penso mi viene la pelle d'oca!-
ah, quindi è lì che stiamo andando.
-Avanti Gou, smettila di
infastidirla.. sarà abbastanza tesa già di suo,
non è vero
Chiara-chan?-non è la voce di mio padre, ma proviene proprio
dalla
figura voltata di spalle che regge il volante.
Mi ritrovo a
sbarrare gli occhi mentre lui si volta verso di me mostrandomi il
setto nasale distrutto, le labbra spaccate tese in un macabro
sorriso, il cranio solcato da una lunga spaccatura verticale.
E il
sangue... tanto sangue. Talmente tanto da riuscire quasi a mascherare
completamente il volto di Rin.
-Hai ragione, prometto che non dirò
più una parola, va bene tesoro?- mia madre ridacchia, come
se non si
fosse accorta di nulla, ma quando anche lei si volta verso di me mi
scopro a urlare terrorizzata nel rendermi conto che anche lei non
è
più lì. Al suo posto c'è una Gou dalla
pelle grigiastra e dallo
sguardo spento e vuoto. Come se fosse ormai morta da parecchi
giorni.
-Cosa c'è Chiara-chan? Non ci riconosci?- parlano
insieme, la loro voce è atona. Sento che sto per svenire.
L'ultima
cosa che vedo è un camion che ci viene addosso, demolendo la
macchina.
L'ultima
cosa che sento è una fitta lancinante alla tempia.
-No!-
urlo, scattando in piedi e accorgendomi troppo tardi di aver appena
interrotto la lezione di matematica. Un brusio di risate e il
richiamo del professore mi fanno tornare alla realtà.
Mi siedo di
nuovo, imbarazzata e ancora scossa dall'incubo appena dissoltosi che
mi ha lasciato un sottile velo di sudore sulla fronte.
Devo
smetterla di mangiare pesante alla sera, maledetta Teresa... penso,
mentre mi passo le mani sul viso e mi sforzo di regolarizzare il mio
battito cardiaco.
La campanella della fine delle lezioni mi fa
quasi spaventare. Oggi sono praticamente un fascio di nervi, non solo
per l'incubo che ha rovinato il mio sonnellino mattutino, ma anche
perché due ore più tardi ci dovremo recare alla
Samezuka Academy
per l'allenamento collettivo.
E
mi toccherà rivedere quello sbruffone di Rin.
Al
solo pensiero del nostro ultimo incontro la mia faccia cambia
immediatamente colore.
-Chiara-chan, sbrigati o non arriveremo in
tempo!- Gou è sulla soglia della classe, già
affiancata da Haruka,
Makoto, Rei e Nagisa. Le mani sui fianchi ed un'espressione
corrucciata dipinta sul volto. Non posso fare a meno di sorridere.
Sì
vede lontano un miglio che non vede l'ora di vedere il suo amato
fratellone e forse, chi lo sa, anche il bel capitano dagli occhi di
miele.
-Arrivo,
arrivo!-
-Ah,
siete arrivati finalmente!- ci saluta Seijuro non appena varchiamo la
soglia della grande piscina. Ovviamente nessuno dei miei amici, a
parte Gou, sa che io sono già stata qui, e non appena mi
accorgo che
il capitano sta per smascherarmi, chiamandomi per nome, mi precipito
davanti a lui per stringergli la mano.
-Piacere, il mio nome è
Chiara Vivaldi. Sono una nuova studentessa della Iwatobi High School
e ho deciso di far parte della squadra di nuoto!- gli dico,
guardandolo complice e strizzandogli l'occhio. Per mia somma fortuna,
il rosso capisce al volo.
-Oh, b-benvenuta allora!- risponde
nervosamente, per poi tornare serio dopo essersi schiarito la voce
-Potete andare a cambiarvi, l'allenamento inizierà tra dieci
minuti-
annuncia infine voltandoci le spalle e lasciandoci a bocca
aperta.
-Secondo voi, stava parlando anche per me oppure no?-
chiedo ai ragazzi dietro di me, che a loro volta, si voltano verso
Gou.
-Ehm.. non guardatemi così! Io ho letto il regolamento sul
sito della scuola.. e parlava chiaro!- cerca di giustificarsi,
imbarazzata, agitando le mani davanti a sé -non so, io..
forse è
meglio se ne parlo col capitano, ho capito!- conclude poi,
rassegnata, per poi correre dietro al capitano che nel frattempo si
è
recato ad avvertire i suoi atleti del nostro arrivo.
-Ehm, Seij...
cioè, Mikoshiba-kun..- la voce di Gou, seppur ridotta ad un
sussurro, rimbomba per tutta la piscina e attira l'attenzione della
stragrande maggioranza dei presenti. Suo fratello compreso, che si
volta di tre quarti nella loro direzione con un'espressione
indecifrabile dipinta su quel muso da squalo che si ritrova.
Sembrerebbe quasi... gelosia. Frustrazione. Odio.
Cerco, con
scarso successo, di soffocare una risatina. Ma
allora anche la perfetta maschera di fierezza di Rin si scioglie
quando la sorellina si avvicina troppo ad un ragazzo..
Come
se mi avesse letto nel pensiero lo squalo si accorge della mia
presenza e, non appena nota il leggero sorriso che increspa le mie
labbra, mi rivolge uno sguardo colmo di disprezzo.
Sguardo
che sostengo con sfida.
-Dimmi
tutto, Gou-chan! Oh, sbaglio oppure oggi sei più carina del
solito?-
ammicca il giovane stringendo le mani della ragazza nelle sue, grandi
e forti.
-Grazie mille! Ma beh ecco, ci stavamo chiedendo se per
caso il regolamento per il quale le ragazze non possono partecipare
alle attività natatorie della Samezuka sia ancora valido...-
spiega
lei, con lieve imbarazzo.
Seijuro si fa d'un tratto molto serio,
passandosi la mano destra tra i capelli con fare pensoso.
-Ah, il
regolamento. È parecchio tempo che non lo aggiorniamo sul
sito
dell'accademia...- non termina la frase che Rin si intromette nella
discussione.
-Ma per favore! Le ragazze non hanno mai nuotato con
noi e mai lo faranno- dice con aria seccata per poi fulminarmi con
uno sguardo colmo di sottintesi. Mi sta per provocare, me lo sento.
Chiamatelo sesto senso, ma sono stra certa che quel deficiente mi sta
per sputare in faccia una verità inutile e che mi
farà sicuramente
incazzare -e poi.. una come lei non può essere in grado di
competere
con atleti preparati come lo siamo noi. È solo una femmina!-
conclude, per poi restare a contemplare la mia espressione. Dalla
faccia che fa, però, a quanto pare ciò che legge
sul mio viso non è
neanche lontanamente simile alla reazione che si sarebbe aspettato.
Sono fredda e impassibile come una statua di marmo.
Tuttavia
la reazione di Mikoshiba mi stupisce alquanto.
-Matsuoka,
mi dispiace contraddirti ma qui le regole le faccio io. E per quanto
mi riguarda Chiara-chan può partecipare all'allenamento come
chiunque altro!- esclama, facendo trasalire tutti i presenti -Inoltre
il regolamento che vietava l'ammissione delle donne era esteso
solamente alla squadra di nuoto della Samezuka, poiché fa
parte di
un'accademia maschile. Dunque durante un allenamento collettivo
è
possibile la partecipazione anche da parte di atlete di sesso
femminile! E poi..- continua, passando lo sguardo su ognuno dei
componenti della squadra ed infine piantando le sue calde iridi di
miele nelle mie, fredde come pezzi di ghiaccio - ..non vedo l'ora che
questa ragazza mi faccia vedere di che pasta è fatta!-
conclude,
sorridendomi incoraggiante.
A quelle parole, gran parte degli
atleti presenti cominciano ad applaudire, seguiti a ruota dai miei
compagni e da una Gou felice come una pasqua.
Solo Rin mi volta le
spalle, stizzito.
Le parole del rosso hanno fatto centro. Adesso
sì che ho l'entusiasmo giusto per dimostrare a tutti, e
specialmente
a Matsuoka, quanto valgo.
Mentre gli altri ragazzi si dirigono
negli spogliatoi, Gou mi si avvicina.
-Scusami, Chiara-chan, per
averti fatto star male per tutti questi giorni. È colpa mia
che non
mi sono informata a dovere riguardo il regolamento della scuola!
Immagino che tu non abbia nemmeno l'occorrente per l'allenamento,
visto che pensavi di non dover entrare in acqua...- mi dice lei a
capo chino, aspettandosi probabilmente un mio rimprovero, ma io so
benissimo che lei non farebbe mai nulla di cattivo nei miei
confronti. L'abbraccio.
-Non preoccuparti, Gou. Quando voglio so
essere una ragazza piena di risorse!- rispondo io, staccandomi
dall'abbraccio e strizzandole l'occhio.
Intanto
Haruka e gli altri hanno fatto ritorno dagli spogliatoi e si stanno
scaldando i muscoli, come ho insegnato loro, aspettando gli ordini di
Seijuro per iniziare l'allenamento.
Comincio ad allentarmi il
fiocco sul bavero della divisa per poi cominciare a sbottonarmi la
camicetta, ma non faccio in tempo a toccare il terzo bottone che
Makoto si precipita verso di me, rosso in viso e in preda ad un
attacco isterico.
-Chiara-chan! Che stai facendo? Non puoi
spogliarti qui! Ma non hai un minimo di senso del pudore?- mi
rimprovera il castano, suscitando la mia risata.
-Makoto,
rilassati. Ho già il costume sotto gli abiti! Non sto
facendo uno
spogliarello!- esclamo, facendolo avvampare ancora di più,
questa
volta per la vergogna.
Tuttavia, dopo una rapida analisi, il
dorsista si calma e mi lascia continuare a cambiarmi. Non posso fare
altrimenti, visto che non esistono spogliatoi femminili.
Quando
resto unicamente con l'Arena nero indosso, sento gli sguardi
maliziosi di parecchi ragazzi puntarmisi addosso.
Ma io non sono
una timida ragazzina giapponese. Se provano anche solo a sfiorarmi li
ammazzo.
-Molto bene! Anche quest'anno cominceremo con i
cronometraggi individuali. Avete venti minuti di tempo per scaldarvi
e attivarvi. Forza!- esclama il capitano, con un gran sorriso sulle
labbra.
Immediatamente
i ragazzi si tuffano, sollevando migliaia di schizzi e distribuendosi
in tutte le corsie disponibili. Decido di entrare alla corsia quattro
che è la meno occupata, e subito alle mie spalle si
materializzano
Nagisa e Rei.
-Entriamo con te, va bene?- mi chiede il biondo, con
il suo solito tono allegro e leggermente infantile.
-Va bene! Mi
raccomando scaldatevi bene e rompete il fiato!- rispondo io, poco
prima di infrangere la superficie dell'acqua. È un po'
più fredda
rispetto alla piscina della Iwatobi High School, ma non mi crea
problemi.
Molto
bene, ho solo venti minuti quindi inizierò con un po' di
scioglimento, poi farò un paio di serie da venticinque metri
a
gambe, qualcuna di esercizi a stile libero e delfino, qualche
subacquea veloce e un paio di sprint. Dovrei farcela.
Il
riscaldamento non mi crea troppi problemi, a parte qualche botta
durante un superamento e qualche intoppo dovuto ad un ragazzo troppo
lento davanti a me, così riesco ad attivarmi nel migliore
dei
modi.
Scaduto il tempo, Seijuro ci fa uscire dall'acqua
annunciando che avremmo dovuto nuotare cinquanta metri a testa, in
uno stile a scelta.
Il primo a partire è Rin, acclamato da mezza
squadra, che sale sul blocco numero uno. Noto che ha un modo tutto
particolare di aggiustarsi gli occhialini! Infatti, dopo averli
premuti sul viso, tende l'elastico sulla nuca per poi lasciarlo
andare con uno schiocco. Dopodiché si piega avvicinando le
mani ai
piedi tenuti paralleli sul bordo della piattaforma con i muscoli tesi
pronti a scattare. Non appena Mikoshiba dà il segnale, il
ragazzo si
stacca velocemente dalla posizione di partenza e si tuffa. La
subacquea è forse un po' troppo lenta ma non appena le sue
braccia
escono dalla superficie della acqua mi rendo conto di quanto sia
veloce e potente il suo stile libero.
Le sue mani sembrano voler
graffiare e mordere l'acqua con prepotenza e, nonostante il mio
disprezzo nei suoi confronti, devo dire che è davvero bello
da
guardare. Non appena tocca il muretto, si levano diverse grida da
parte di alcuni ragazzi, tra i quali il piccoletto che avevo
già
avuto modo di notare il giorno della mia
“intrusione” alla
Samezuka.
-Ottimo lavoro, Matsuoka-kun! Ventisei secondi e
novanta centesimi!- tuona il rosso, battendo una mano sulla spalla a
Rin, appena uscito dall'acqua.
-È stato facile..- si pavoneggia
lui, facendomi non poco incazzare, mentre mi lancia uno sguardo di
sfida.
Decido di concentrarmi unicamente sulla mia imminente
prestazione cancellando dalla mente ogni tipo di pensiero, ma la mia
tranquillità non è destinata a durare ancora a
lungo. Qualcuno mi
afferra delicatamente il polso, facendomi voltare infastidita.
-Se
sei venuto a pavoneggiarti sul tuo strabiliante risultato puoi anche
girare i tacchi a andartene, Rin. Devo concentrarmi- sibilo con
freddezza, mentre il giovane molla istintivamente la presa dal mio
braccio. Credo di avergli fatto paura.
-Guarda che sono solo
venuto a farti gli auguri... Non c'è mica bisogno di tirare
fuori
gli artigli! E poi ti ho vista guardarmi a bocca spalancata.. non
vorrei averti demoralizzata troppo- risponde lui, facendomi avvampare
dall'imbarazzo e dalla frustrazione.
-Gli artigli li tiro fuori
solo in acqua. Questo è semplicemente il mio carattere! E
poi non
stavo guardando sicuramente guardando te..- rispondo distogliendo lo
sguardo, per poi salire sul blocco di partenza. lo sento
sghignazzare.
Adesso
tocca a me.
Sento gli sguardi di tutti i presenti puntati addosso
a me (compreso quello di Rin puntato sulla mia schiena, o meglio, un
po' più in basso..), ma non mi interessa. Ora ci sono solo
io e
l'acqua.
Mi sistemo sul blocco, il piede destro avanti e il
sinistro indietro, spostando il baricentro della mia figura semi
accovacciata oltre il bordo della piccola piattaforma. Non appena
sento il via del capitano, scatto in avanti ad una velocità
che
nemmeno io pensavo di avere rompendo la superficie dell'acqua in modo
impeccabile. La mia subacquea è molto più lunga
di quella di Rin,
ma ovviamente le mie bracciate sono molto meno potenti rispetto alle
sue. Accompagno la nuotata a delfino muovendo bacino, spalle, e
colonna vertebrale in modo da favorire lo scivolamento e limitare
l'attrito, infine incremento la potenza delle gambate subito dopo la
virata. Le bandierine che mi separano dalla fine sono vicine e non
respiro finché le mie mani non si scontrano contro il muro
ruvido
che costituisce il mio punto di arrivo.
Al contrario di quando è
stato Rin a nuotare, adesso in piscina è calato un silenzio
di
tomba, smorzato unicamente dal “Fatemi vedere quanto ha
fatto” di
Nagisa e dai “Non spingete” della calca di ragazzi
che si trova
alle spalle del capitano, intenti a sbirciare sul cronometro.
Noto
con un certo stupore il repentino cambiamento di umore del
“grande”
Matsuoka. Da incredulo, a stizzito fino a diventare nero di
rabbia.
-Chiara-chan..
non so come dirtelo..- sussurra Seijuro, passando continuamente lo
sguardo dal cronometro a me e da me al cronometro. Trattengo il
fiato, nonostante il mio petto stia quasi per esplodere -.. ma credo
che tu abbia appena battuto il record regionale femminile nei 50
delfino!- conclude, tendendo finalmente gli angoli della sua bocca in
un gran sorriso.
Non
ci posso credere!
Makoto
e Nagisa esplodono in un urlo d'esultanza mentre Haruka mi tende la
mano per accompagnare la mia uscita dalla vasca. Questa volta il suo
aiuto lo accetto volentieri, e mi stupisco di quanto sia diventato
forte quando mi solleva come se fossi fatta di piume.
-Sei stata
grande Chiara-chan!-
-Sei troppo forte!-
-Non pensavamo che
fossi così veloce..-
I
complimenti arrivano come una cascata e a mala pena mi rendo conto
delle persone dalle quali provengono, ma di una cosa sono certa: mi
sento al settimo cielo.
Il
record regionale... questo sì che è un ottimo
inizio!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Scommesse Pericolose ***
Capitolo
Undicesimo - Scommesse Pericolose
L'allenamento
collettivo alla Samezuka continua senza troppi problemi fino a
pomeriggio inoltrato, quando finalmente Seijuro ci permette di uscire
dalla vasca per asciugarci e cambiarci.
La mia prestazione non è
passata inosservata, come anche quella degli altri miei compagni di
squadra, cosa che a quanto pare sta infastidendo Rin più di
quanto
mi aspettassi.
-Certo che Chiara-san è davvero in gamba! Non
pensavo nuotasse così bene- sento dire da Nitori rivolto a
Gou, che
era rimasta ad assistere all'allenamento.
-Eh, si! La nostra
Chiara è fortissima, vedrai che arriverà molto in
alto!- risponde
lei, avvicinandomi e saltandomi addosso per abbracciarmi. Il
ragazzino dai capelli di luna arrossisce lievemente per quella
manifestazione così esplicita di affetto, ma si ricompone
quasi
subito cercando di attirare l'attenzione del suo adorato
senpai.
-M-ma certo, è ovvio! Riuscirà sicuramente ad
ottenere
grandi risultati, giusto Matsuoka-senpai?- le fa eco lui, voltandosi
speranzoso verso il ragazzo dai capelli di mogano.
Fino a quel
momento Rin era rimasto in disparte, a parlare con alcuni suoi
compagni di squadra, con l'asciugamano nero di tela sottile adagiato
sui suoi capelli gocciolanti ed il busto piegato leggermente in
avanti che metteva in risalto il suo addome scolpito. Il costume,
lungo fino alle caviglie, che aveva indossato per le due ore
precedenti probabilmente era troppo stretto in vita, poiché
con le
mani lo aveva abbassato di un paio di centimetri per dare un po' di
sollievo alla pelle arrossata a contatto con la cucitura.
Forse
non avrei dovuto guardare PROPRIO quel particolare, poiché
sento
inesorabilmente salire la temperatura delle mie orecchie e delle mie
guance.
Scuoto la testa per cercare di tornare in me, ma purtroppo
non posso farci niente. Non è colpa mia, alla fine, se Rin
è così
dannatamente sexy.
Ehi,
un momento! A cosa sto pensando? Rin è uno stronzo. Un tipo
del
genere non potrà mai interessarmi..
Immersa
com'ero nei miei, poco casti, pensieri, non mi accorgo che intanto il
rosso si è avvicinato a noi, fissandomi con uno sguardo
raggelante.
Cerco di guardare altrove per non arrossire ulteriormente. Ora come
ora non sono in grado di fare la dura, con lui.
-Non dire
stupidaggini, Ai. La sua è stata solo fortuna!- commenta,
gelido,
facendomi trasalire.
Con la coda dell'occhio noto Haruka e Rei
voltarsi verso di noi, ma in questo momento non mi interessa
più di
tanto.
Rin ha il particolare dono di farmi incazzare in meno di
dieci secondi. Strabiliante! Non mi lascia nemmeno il tempo di
rispondergli a tono che lo squalo mi ha già dato le spalle
per
tornarsene dai suoi compagni di squadra. Ma questa volta voglio una
risposta chiara e tonda da lui.
Copro la distanza che ci separa in
un nanosecondo per poi premergli con forza le mani sulla schiena con
il preciso intento di farlo cadere a terra, ma purtroppo il suo
equilibrio si rivela più stabile di quanto mi immaginassi e
l'unico
effetto che ottengo è di farlo barcollare appena.
-Ehi, ma che
diavolo..- esclama voltandosi, stizzito, ma non finisce la frase che
si ritrova il mio dito indice puntato ad un millimetro dal suo
naso.
-Tu, brutto idiota! Ma si può sapere che cazzo hai contro
di me? Spiegamelo, perché io non riesco proprio a capirlo!-
gli urlo
addosso, rossa in viso per la rabbia.
Rin non mi risponde subito,
ma si limita ad osservarmi con un'espressione indecifrabile dipinta
sul volto, come se non sapesse cosa dire davvero.
Poi con un gesto
fulmineo, mi afferra per il polso attirandomi a lui. La sua
espressione non cambia neanche quando i nostri volti si avvicinano
talmente tanto da poter sentire l'uno il respiro dell'altra. Per un
secondo che mi pare interminabile, mi ritrovo a perdermi in quelle
iridi di rubino che, chissà perché, adesso mi
sembrano così
tristi.
Poi, altrettanto bruscamente, qualcuno mi prende per i
fianchi allontanandomi dallo squalo.
Porca
miseria, perché mi trattano tutti come una bambola?
-Tieni
giù le mani, Rin- sibila Haruka, frapponendosi tra me e il
rosso.
La
risata dello squalo mi fa trasalire.
-Ma bene, Haru-chan! Da
quando la ragazzina è diventata di tua
proprietà?- ribatte l'altro,
sfidandolo con lo sguardo.
Restano per attimi che sembrano ore a
fissarsi in cagnesco senza dire una parola. Infine Haruka si
volta verso di me, allungandomi un asciugamano, senza però
guardarmi
in viso.
-Tieni, asciugati. Si sta facendo tardi- mi dice
solamente, per poi varcare la porta degli spogliatoi, seguito poi
anche dagli altri atleti.
In
pochi minuti la piscina si svuota, lasciandomi la giusta privacy per
potermi cambiare, ma proprio mentre sto per infilarmi la giacca della
tuta da ginnastica, Rin fa la sua apparizione sul piano vasca.
-Che
cosa vuoi?- chiedo, forse un po' troppo sgarbatamente.
-Voglio
fare una scommessa con te- risponde lui, diretto, puntando le sue
iridi incandescenti nelle mie.
Come
no, altri problemi.
-Senti,
Rin, non ho molto tempo da perdere.. se vuoi scommettere chiedi ad
Haruka, io non sono disponibile..- sospiro, mentre afferro il borsone
e faccio per uscire.
-Di Haruka non mi importa nulla, io e lui
abbiamo sistemato i conti tempo fa. Adesso sei tu a darmi sui nervi,
quindi apri bene le orecchie- esclama il rosso, avvicinandosi a
grandi falcate, per poi inchiodarmi di nuovo con il suo sguardo
magnetico. Deglutisco. -Chi di noi due conquisterà
più
qualificazioni ai nazionali, dovrà decidere una punizione
per
l'avversario. Che ne pensi?- conclude, mostrandomi due file di denti
appuntiti mentre mi sorride, malizioso.
Quei denti mi fanno una
paura incredibile. Non riesco a concepire che un essere umano ne
abbia di simili. Impallidisco e mi sento mancare mentre si avvicina
ancora, aspettandosi una mia risposta.
Immediatamente mi ritorna
alla mente la sera in cui mi aveva salvata ed in cui mi aveva anche
quasi fatta impazzire dallo spavento, e la mia faccia cambia
immediatamente colore. Senza pensarci lo spingo via e corro fuori
dalla piscina, dove i ragazzi mi stavano aspettando per tornare alla
stazione insieme. Li supero senza nemmeno guardarli, correndo a
perdifiato per le strade della piccola città.
-Chiara-chan..?- li
sento chiamare, ma li ignoro. Non mi sento bene per niente.
Perché
mi fa questo effetto? Perché? Io non voglio innamorarmi di
lui..
Arrivo
a casa in meno di venti minuti, sudata marcia e con le gambe
doloranti. Teresa non è ancora tornata da lavoro,
probabilmente gli
sarà toccato fare gli straordinari.
Mi faccio una doccia e mi
lascio cadere sul materasso del mio letto, gli occhi chiusi e il
cuore ancora a mille. Una vibrazione mi fa destare dal mio inutile
tentativo di relax, e immediatamente mi rendo conto che si tratta del
mio cellulare.
Lo cerco a tastoni finché non lo trovo, nascosto
da qualche parte sotto al tappeto, che lampeggia in segno di
notifica.
Ho due mail non lette.
Una da parte di Gou e una da
un mittente sconosciuto.
Decido di leggere prima quella di Gou:
Chiara-chan!
Come stai? Ti abbiamo vista correre via,
è tutto a posto?
Comunque.. mio fratello mi ha scritto
dicendomi di aver bisogno di
contattarti urgentemente.
Gli ho dato il tuo numero.. non vorrei
che ti piombasse
direttamente in casa!
Rimango
di stucco leggendo il messaggio della sorella di Rin. Quindi adesso
lui ha il mio numero? Stupendo! Tentativo numero uno di eliminare
Matsuoka dalla mia vita: fallito. Infine apro la mail dal
mittente sconosciuto, immaginando dunque chi potesse mai celarsi
dietro quell'insieme di cifre.
Ehi
carina, sto ancora aspettando una tua risposta..
C-carina?
Ma chi si crede di essere per prendermi in giro
così? Penso,
mentre mi accingo a rispondergli.
La
risposta è no
dopo
neanche un minuto lo schermo del cellulare si illumina mostrandomi
l'icona di notifica di una nuova mail in arrivo.
Peccato,
pensavo avessi più fegato.
Si vede che non hai carattere.
Ehi
ehi calma.. vuol dire che sfiderà qualcun'altra? Ehm,
cioè.. come
si permette di dire che non ho carattere? Sono
combattuta tra il mio orgoglio e ciò che vorrei fare
davvero. Da un
parte vorrei semplicemente ignorarlo, ma dall'altra vorrei mettermi
in gioco e dimostrargli di cosa sono capace. Non so davvero cosa
fare.
Scrivo e cancello la mia risposta almeno dieci volte. Ma
alla fine perché dovrei rifiutare? Per farmi prendere in
giro per il
resto della mia vita da quel cretino? Non penso proprio. Lo
sfiderò,
vincerò e alla fine sarà obbligato a sottostare
alla mia punizione
esemplare!
Fanculo.
Accetto.
Non
oso attendere la sua risposta, così spengo il telefono e mi
costringo, inutilmente, a dormire.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Ansie da prestaz.. da Matsuoka! ***
Capitolo Dodicesimo -
Ansie da prestaz.. da Matsuoka!
-Che
razza di casino!- urlo, chiusa nel bagno delle ragazze, ad un passo
dallo strapparmi i capelli uno ad uno a mani nude.
-Ma cosa CAZZO mi è saltato in mente? Perché gli
ho risposto così? Perfetto, Chiara, adesso ti metti anche a
parlare da sola! Direi che il tuo ultimo barlume di sanità
mentale è andato a farsi fottere insieme alla tua
dignità di nuotatrice provetta.. AAARRGGHHH ma chi voglio
prendere in giro?? Non riuscirò mai a battere
quell'imbecille microcefalo di un Matsuoka. Anche se gli mancano le
sinapsi i muscoli li ha comunque! Ok, ho deciso! Nel caso dovessi
perdere faccio le valigie e torno a Torino...-
Un rumore secco di passi mi fa ammutolire all'istante, interrompendo il
flusso di parole che scorrevano fuori dalla mia bocca come un rubinetto
aperto.
-Chiara-chan? Sei tu?- Gou. La mia salvatrice.
-Sì..- mormoro da dietro la porta -direi che sei arrivata
appena in tempo.. stavo per porre fine alla mia vita affogandomi nella
tazza del cesso- sospiro infine, uscendo dalla cabina.
Non appena mi vede impallidisce e per poco non si mette a gridare come
un'isterica. Probabilmente persino Haruka avrebbe reagito
così, alla vista della mia pessima cera e del mio pallore
cadaverico a testimonianza di almeno tre notti passate insonni.
-Chiara-chan.. vuoi che chiamo un insegnante?! - esclama, scuotendomi
come un sacco di patate.
La fermo giusto in tempo, prima che mi spezzi l'osso del collo,
declinando la sua offerta per poi tornarmene in classe.
Alla fine quello che devo fare è “solo”
vincere la sfida impegnandomi il doppio negli allenamenti e mettendoci
il triplo della grinta quando sarò su quel dannato blocco di
partenza.
Facile no? No.
Meno di un mese dopo...
-Molto bene ragazzi, le provinciali sono ormai alle
porte e sarebbe bene decidere le gare con le quali iscriversi. Avete
già in mente qualcosa?- chiedo ai quattro ragazzi che mi
stanno di fronte, mentre me ne sto seduta sulla superficie ruvida di
uno dei blocchetti di partenza.
-Io farò i cento e i duecento dorso- dice Makoto, sorridendo.
-Io le stesse distanze ma a rana!- esordisce Nagisa.
-Quest'anno vorrei provare le distanze veloci.. mi iscrivo con i
cinquanta ed i cento metri a delfino- dice Rei, aggiustandosi gli
occhiali sul naso (come al solito).
L'improvviso silenzio, non previsto, ci fa voltare verso Haruka. Il
moro, intento a sistemarsi gli occhialini sulla fronte, non appena si
accorge che lo stiamo fissando sospira.
-Io nuoto solo a stile libero..-
E ti pareva.
Finisco di annotare le gare su un piccolo taccuino, per poi porgerlo a
Gou.
-Molto bene! Adesso entriamo e cominciamo il riscaldamento!- esclamo,
spingendo scherzosamente Nagisa e Rei in acqua, immediatamente seguiti
da Makoto e Haruka.
Tiro indietro i capelli e infilo la cuffia di silicone, poi prendo gli
occhialini che avevo lasciato sul bordo vasca e li sistemo sul capo
facendoli aderire come si deve alla pelle del viso.
-Chiara-chan, non hai scelto le tue gare!- mi chiama la rossa,
sventolandomi sotto il naso il block notes che le avevo passato.
-Ops.. hai ragione- rispondo, facendole la linguaccia -direi..
cinquanta, cento e duecento delfino! Uhm, e anche i duecento e i
quattrocento misti!- azzardo, facendole sgranare gli occhi.
-Accidenti quante gare, ma sei sicura? Non c'è mica bisogno
di..-
-Sicurissima!- la interrompo, buttandomi in piscina. Meglio evitare la
scannerizzazione totale dei miei pensieri da parte della sorella di
Rin. Se suo fratello dovesse scoprire che in realtà me la
sto facendo sotto, penso che non potrei più sopportarlo.
Oggi mi sento meglio del solito. Le mie bracciate sono più
fluide e meno pesanti di qualche giorno fa, e finalmente dopo settimane
di fatica comincio a pensare che forse una speranza potrei averla.
Sì, ce la farò! Penso, fissando la linea scura
che attraversa il fondo della piscina in quasi tutta la sua lunghezza.
Devo farcela.
Il
risveglio del giorno della gara è a dir poco traumatico.
Ho paura, me lo sento, ma sono anche eccitata.
In pratica un mix letale che non mi permette di schiodarmi dal letto
nemmeno quando la sveglia suona per la seconda volta.
-Chiara! Avanti alzati, non vorrai fare tardi proprio oggi?- esclama
Teresa dall'altra stanza. La sua voce quasi mi spacca i timpani.
Immediatamente il mio cervello mette insieme due concetti base come
“svegliarsi” e “ritardo” per
poi inviare una scarica elettrica che mi attraversa da capo a piedi
facendomi scattare sull'attenti.
-Arrivo!!- rispondo, scalciando convulsamente con l'intento di
divincolarmi dalle coperte ma ottenendo come risultato una specie di
camicia di forza made-in-home che mi fa perdere l'equilibrio
spiattellandomi sul pavimento.
Ahia..
Esco viva per miracolo da quel casino di lenzuola e copriletto
aggrovigliati e mi precipito in cucina dove, grazie a Dio, la colazione
è già pronta.
Mi strafogo (letteralmente, eh) delle prelibatezze di Teresa senza
fiatare per poi fiondarmi di nuovo in camera per controllare di aver
messo tutto nel borsone.
Occhialini.. cuffia.. costume da riscaldamento.. asciugamano..
borraccia. Sì, c'è tutto.
-Chiara, non agitarti così! Dai, fai con calma ti porto io
in piscina, ok?- cerca di tranquillizzarmi mia zia, facendo capolino
dalla porta della stanza. Vorrei saltarle al collo e abbracciarla.
-Grazie, Teresa!-
Arriviamo alla piscina con cinque minuti di
anticipo, ma i ragazzi sono già lì ad aspettarmi.
-Buona fortuna, Chiaretta- mi incoraggia Teresa. È la prima
volta che si rivolge a me con quell'epiteto. Arrossisco lievemente
mentre scendo dall'auto, sorridendole.
Non appena esco dall'abitacolo, i cinque si sbracciano per salutarmi e
io corro loro incontro.
Mi sento felice, felice di poter condividere la mia prima esperienza
agonistica in Giappone insieme a loro.
-Buongiorno ragazzi. Allora, siete carichi?- chiedo, improvvisamente
raggiante. Il loro “sì” pieno di
entusiasmo mi riempe il cuore di gioia.
Non perdiamo altro tempo e facciamo il nostro ingresso nell'atrio della
piscina adibita alla manifestazione ed immediatamente mi accorgo della
quantità strabiliante di atleti maschi presenti e del basso
numero di ragazze.
-Così poche..- mi lascio sfuggire, mentre il mio sguardo si
fa largo tra la massa di gente che chiacchiera animatamente dirigendosi
verso gli spogliatoi.
Gou mi si affianca quasi subito.
-Eh, già.. le ragazze dalle nostre parti non amano tanto
farsi vedere in costume- ridacchia, mentre con un braccio mi indica un
punto alla mia destra -tu puoi andare a cambiarti da quella parte,
mentre i ragazzi andranno a sinistra. Ci vediamo in tribuna tra dieci
minuti!- conclude, allegra, allontanandosi.
Sospiro rassegnata.
Beh, almeno se c'è poca gente avrò
più possibilità di qualificarmi.. anche se questo
vorrebbe dire aver passato un mese a cercare di districarmi le budella
per niente...
Mi dirigo verso lo spogliatoio e non appena entro mi rendo conto che la
situazione è ben peggiore di quanto immaginassi. In tutta la
stanza riesco a contare a malapena venti ragazze, molte delle quali
sembrano trovarsi lì per caso.
Scuoto la testa mentre mi sfilo la tuta e indosso il costume per il
riscaldamento, infine ripongo tutto nel borsone e seguo le indicazioni
dei cartelli per arrivare sul piano vasca.
Non appena supero il lava piedi e mi volto alla mia sinistra per
raggiungere la tribuna, una mano mi afferra per la spalla mentre un
profumo che speravo di non sentire almeno per quel fine settimana di
gare mi solletica le narici.
-Buongiorno- sussurra Rin, vicino al mio orecchio.
Mi volto di scatto, scostandomi da lui.
-B-buongiorno- rispondo quasi automaticamente. Mi ha spaventata,
dannazione.
-Ehi.. ehi.. non essere nervosa. Oggi dovrebbe andarti di lusso vista
la scarsa partecipazione del settore femminile, no?- esclama lui,
ridendo mentre io sgrano gli occhi nell'udire il suo tono vagamente..
tranquillizzante?
No, aspettate.. fermi tutti. Rin gentile con me? Nah, sto
ancora sognando..
Penso, scuotendo la testa e accorgendomi un secondo troppo tardi di
essere rimasta a bocca spalancata per lo stupore davanti al mio
potenziale carnefice.
Il rosso inclina lievemente il capo da un lato, osservandomi divertito,
infine allunga una mano verso il mio viso e mi da un colpetto sul mento
facendomi di nuovo sentire il contatto tra le due arcate dentarie.
-O forse sono io che ti rendo nervosa?- sussurra chinandosi su di me, i
suoi occhi cremisi accesi di un sentimento che non comprendo e che una
parte di me non vuole nemmeno capire.
-N-no! Non è così!- esclamo, avvampando, dopo
aver scacciato la sua mano dal mio volto con un gesto noncurante. Mi
pento immediatamente di quel gesto, ma per mia sfortuna non sono una
che si scusa facilmente. Preferisco levarmi di torno.
-Ora devo andare.. gli altri mi stanno aspettando-
-Gli altri chi? Haruka?- sputa quel nome come un nocciolo di oliva.
-Cosa centra Haruka adesso?-
-Proprio non capisci, eh?-
-No che non capisco, non riesco mai a capire cosa cazzo ti passa per la
testa. Una volta ci incontriamo e sembra che tu voglia spellarmi viva,
un'altra volta sembra che tu voglia farmi a fette e poi darmi in pasto
a un branco di alligatori mentre adesso ti comporti come un perfetto
lord inglese. Ma si può sapere che hai? Che diavolo vuoi, si
può sapere?
-Te-
-...C-cosa?-
-Niente..-
Terra chiama Rin, Terra chiama Rin. Niente da fare, ragazzi lo
abbiamo perso..
Sospiro irritata mentre mi sistemo meglio la tracolla del borsone sulla
spalla e supero Matsuoka. Non ho intenzione di perdere la
concentrazione e un paio di neuroni per cercare di estrapolare un
concetto sensato dalla testolina vuota di quello stramaledetto squalo.
Non faccio tre passi che senti di nuovo le dita di Rin su di me, mentre
mi stringe il polso e mi costringe nuovamente a voltarmi.
-La nostra scommessa è comunque valida, e visto che ti
ritrovi in vantaggio, sappi che se dovessi perdere, la tua punizione
sarà due volte peggiore di quanto avessi in programma.
Tienilo a mente..- il suo tono adesso è gelido e mi fa anche
un po' paura, ma sostengo il suo sguardo con sfida prima di riprendere
il possesso del mio braccio e dirigermi verso la tribuna quasi correndo.
Razza di stronzo, ti faccio vedere io..
Quando arrivo sugli spalti trovo i ragazzi
già pronti per entrare in acqua, mentre Gou li informa sui
partecipanti alla manifestazione leggendo i nomi sul programma gare.
Non appena mi vedono si avvicinano aspettando istruzioni sul da farsi.
-Ok ragazzi, è mattina presto quindi voglio che nuotiate per
almeno quaranta minuti. Mako, tu che hai una muscolatura più
sviluppata degli altri devi concentrarti molto sul riscaldamento
aerobico iniziale. Haru, tu invece devi ricordarti di scaldare molto le
gambe quindi cerca di fare più subacquee possibili. Nagi,
per te è importante rompere il fiato, quindi cura le
progressioni e gli scatti in partenza. Rei, tu vieni con me
perché abbiamo lo stesso tipo di riscaldamento. Adesso
andate e ricordatevi di fare qualche esercizio fuori prima di entrare!
Al mattino è fondamentale!- esordisco, con tono deciso.
Quello di oggi è un giorno importante, non si possono
commettere errori.
Scendiamo insieme la scalinata fino ad arrivare sul piano vasca e dopo
qualche minuto di esercizi a secco, mi preparo per iniziare il
riscaldamento vero e proprio.
L'acqua è fredda ma non me ne accorgo nemmeno.
Bracciata dopo bracciata sento rinascere in me una sensazione che non
provavo da anni: la sensazione dell'adrenalina che scorre in ogni fibra
del corpo e che ti fa sentire viva. Viva come lo ero prima di perdere
tutto ciò che avevo di più caro al mondo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Tra i due litiganti.. ***
Capitolo
Tredicesimo - Tra i Due Litiganti...
Cinque brevi fischi.
Mi avvicino al blocco di partenza con passi misurati ma decisi, il
piede sinistro già posizionato sulla sua ruvida superficie
azzurra.
Un altro fischio, questa volta prolungato.
Salgo su, sistemando la gamba destra in avanti e la sinistra indietro.
Apro i polmoni in un profondo respiro.
Le altre atlete della mia batteria sono già curve in
posizione di partenza, mentre io resto in posizione eretta ancora per
qualche secondo. Non appena la voce del giudice raggiunge le mie
orecchie, mi piego con uno scatto fulmineo. I muscoli tesi e immobili e
la presa salda sul bordo della piattaforma.
Ed eccolo, il segnale.
Spingo simultaneamente con entrambi i piedi per poi tuffarmi rompendo
la superficie dell'acqua nel punto più lontano che potessi
raggiungere.
Attendo alcuni istanti prima di iniziare a muovere il bacino e fendere
l'acqua con entrambe le gambe per poi riemergere poco prima del limite
dei quindici metri ed iniziare la mia battaglia.
I duecento metri delfino non sono mai stati una gara facile, per
nessuno. Ma oggi ho intenzione di dare il meglio di me stessa e
dimostrare a tutti il valore sia mio che della mia scuola.
La prima vasca, come mi ricordavo dalle ultime gare che avevo svolto a
Torino, è molto facile, per cui riesco a mantenere una
velocità alta con un basso numero di bracciate.
Viro.
La seconda subacquea è più breve della prima, ma
mi sforzo comunque di non respirare alla prima bracciata per poter
sfruttare al massimo la velocità dell'uscita dall'acqua.
Ricomincio a nuotare, questa volta aumentando leggermente la frequenza
e facendo attenzione a spingere nel modo corretto sott'acqua. Mi alzo
troppo in respirazione, lo so, ma devo in qualche modo compensare
questo mio difetto. Viro per la seconda volta e finalmente mi guardo
intorno. Sono in testa e di parecchio, ma c'è una ragazza
nella corsia accanto alla mia che si avvicina pericolosamente.
Cerco di mantenere la calma e di non strafare, se perdo il ritmo non
riuscirò a concludere la gara nel migliore dei modi. Il
terzo cinquanta lo nuoto in progressione, anche se le mie gambe
cominciano a bruciare e il fiato si accorcia.
Tengo duro e spingo per l'ultima virata.
Ne ho ancora.
Adesso è il momento di dare il massimo! Aumento la potenza
di gambata, ignorando i segnali di stop che il mio cervello invia in
continuazione al mio corpo e spingo con tutta la forza che ho nelle
braccia e nella schiena.
Le bandierine sono vicine. Non respiro più finché
le mie mani non incontrano con un violento impatto la superficie ruvida
del muretto.
-Yattaaaaa!- sento urlare Nagisa dagli spalti.
-Ce l'ha fatta! Ha superato il turno!- Rei e Gou si abbracciano dalla
contentezza e solo ora trovo il coraggio di guardare il tabellone.
Prima.
Prima qualificata con un tempo vertiginosamente basso: 2'16''88.
Il mio viso stanco si distende in un sorriso di vittoria ed
immediatamente mi volto verso i miei amici, alzando il pungo verso di
loro.
-Evvai!- grido, scoppiando a ridere.
Esco dall'acqua e raccolgo la tuta dal cestino accanto alla mia corsia,
mentre la batteria successiva si appresta a gareggiare.
Cento metri stile libero uomini.
Incrocio per un secondo lo sguardo di Haruka e prima di lasciare il
piano vasca sollevo i pollici verso di lui in segno d'incoraggiamento.
Sorride. È la prima volta che lo vedo così.
-Non montarti la testa, nanetta- Rin?
Anche lui farà i cento stile libero?
-Lo so benissimo..- sibilo, guardandolo storto -..tu piuttosto, pensa a
non farti battere e chiudi le fauci-
-Lo so benissimo- ripete malizioso, facendomi l'occhiolino. Arrossisco
ma per fortuna mi volto prima che lo noti.
Mi defilo il più in fretta possibile e mi vado ad asciugare
in spogliatoio. Mi dispiace per Haruka ma non mi va di vedere la gara.
Per fortuna i piccoli altoparlanti che spuntano agli angoli della
stanza mi informano sull'esito della performance di entrambi e la mia
gioia svanisce in meno di un minuto, quando sento che
“l'atleta della Samezuka” ha toccato per primo.
E che palle... sospiro,
mentre tiro fuori l'asciugamano e raggiungo la vasca di scioglimento
per cercare di rimettermi in sesto per la gara successiva. I cinquanta
delfino.
Possibile che non gliene vada una storta?
Cerco di mantenere la calma mentre rilasso i
muscoli nuotando piano e allungandomi più che posso. Devo
essere il più reattiva possibile per la prossima gara che
sarà di velocità pura. Basta un piccolo errore e
rischio di buttare nel cesso l'intera gara.
Esco dalla vasca giusto in tempo per cambiarmi il costume, recarmi
nuovamente all'addetto ai concorrenti e aspettare di essere indirizzata
alla mia corsia.
Che darei per poter indossare un costumone in questo momento! Penso mentre faccio aderire alla
bell'e meglio il costume tradizionale all'addome e al fondo schiena.
Se imbarco acqua al tuffo sono rovinata.. se nei duecento
potevo fregarmene adesso è diverso!
Il giudice mi assegna la corsia numero due che, guarda caso, si trova a
ridosso della parte di tribuna occupata dalla Samezuka. Mi premo gli
occhialini sulle orbite forse con troppa forza per il nervoso e nel
frattempo azzardo a dare una sbirciata a quell'insieme di giacche nere,
rosse e bianche che si trovano sopra la mia testa e, come volevasi
dimostrare, Rin Matsuoka è proprio lì in bella
mostra appoggiato alla ringhiera, affiancato dal suo kohai dai capelli
di luna. Non mi sta guardando, per fortuna, e al suono dei fischi di
partenza riesco a recuperare un po' di tranquillità. Mi do
un paio di pacche decise sulle cosce e sui tricipiti prima di salire su
quel blocco per la seconda volta nella mattinata e attendere il segnale
di partenza. Come al solito sono l'ultima ad attaccarmi con le mani al
bordo della piattaforma prima del via e non appena rompo la superficie
dell'acqua il mio corpo incomincia a vibrare di eccitazione e
impazienza. Esco dalla subacquea per ultima ma davanti a tutte le altre
ragazze della mia batteria ed inizio a nuotare con una rabbia e con una
ferocia che non ricordo di aver mai avuto in tutta la mia carriera di
agonista. Non ho bisogno di respirare troppe volte, il mio corpo
richiede solamente due ricambi di ossigeno prima di toccare la piastra
al fondo del muretto e voltarmi verso il tabelloni.
Di nuovo prima! Questa volta con pochi decimi di differenza dalla
seconda.
28'46 è il mio tempo.
Wow.. pensavo molto peggio. Penso
tra me mentre esco dall'acqua per poi tornare a riprendere la mia tuta
e lasciare il piano vasca. Peccato che mentre ritorno indietro devo per
forza passare sotto la tribuna e non appena mi avvicino alla
“zona critica” sento un lungo fischio di
approvazione arrivare da un punto più alto rispetto alla mia
testa.
Alzo lentamente lo sguardo e incrocio immediatamente le iridi vermiglie
dello squalo mentre mi osserva in un modo che non mi piace per niente e
nel contempo mi suggerisce con un gesto della mano di guardarmi il
petto.
Con un notevole sforzo di volontà abbasso la testa e con
terrore mi rendo conto che il costume mi si è appiccicato
addosso in un modo tale da mettere in risalto due piccoli particolari
del mio seno che avrei volentieri evitato di sfoggiare in una
situazione del genere.
Mi copro come posso levandomi da lì, non senza aver prima
udito la risata beffarda di quel gran pezzo di rincoglionito alle mie
spalle.
Se solo indossassi il costumone... figure di merda come queste
potrei tranquillamente risparmiarmele! Per non parlare del netto
aumento delle mie prestazioni.
È inutile. Senza il mio Speedo lungo fino alle ginocchia non
riesco ad avere quella sicurezza tale da permettermi di affrontare le
gare con la giusta spensieratezza. I costumi tradizionali sono poco
aderenti ed il tessuto è troppo elastico e ingombrante:
appena accelero lo sento spostarsi e imbarcare acqua, rallentandomi.
Purtroppo l'ultimo costume da competizione l'ho usato più di
due anni fa e ora, oltre a non andarmi più come taglia,
sarebbe sicuramente troppo vecchio e logoro per poter essere indossato.
Infine non ho a disposizione abbastanza soldi per comprarmene uno nuovo
e non mi sognerei mai, neanche fosse l'ultima possibilità su
questo pianeta, di chiedere una spesa simile a Teresa. Per quanto
sarebbe felice di accontentarmi non mi va di approfittarne in questo
modo. Le ho già scombussolato abbastanza la vita piombandole
in casa all'improvviso per uscirmene fuori con un simpatico
“Ehi zietta, ti va di prestarmi trentacinquemila yen? Sai,
sarebbe per un costume super-figo utile a sentirmi psicologicamente
più tranquilla e per evitare che Matsuoka mi fissi i
capezzoli..”
Decisamente no.
Vado a concentrarmi per i cento delfino che
è meglio..
Alla
fine della mattinata il morale tra i ragazzi della nostra squadra
è alle stelle.
Grazie ai miei allenamenti intensivi, io, Rei e Haruka siamo riusciti a
qualificarci alle regionali in almeno una gara, mentre Makoto e Nagisa
gareggeranno nel pomeriggio.
-Chiara-chan, se riuscirai a qualificarti anche nei duecento e nei
quattrocento misti andrai alle regionali con ben cinque gare!
È un record! Sei soddisfatta?- Gou è al settimo
cielo anche se la vedo ancora un po' stordita dalla quantità
di ormoni impazziti nel suo corpo di giovane fanciulla alla vista di
così tanti fisici scolpiti.
-Eh eh.. beh, ne sarei davvero felice. Visto che comunque non
potrò partecipare alla staffetta..- Bugiarda! Se ci
fosse Rin nei dintorni scoppierebbe sicuramente a ridere!
Anche gli altri ragazzi mi guardano stupiti mentre finiscono di
pranzare.
-Ti sei iscritta in un sacco di gare.. non sei stanca?- Haruka sembra
preoccupato e la sua reazione mi fa perdere la presa sul boccone di
riso che tenevo tra le bacchette.
-N-no figurati. Quando gareggiavo in Italia spesso facevo anche sei
gare in una giornata, tra individuali e staffette. Sono abituata!-
mento spudoratamente, abbassando lo sguardo sul piatto e finendo la
porzione.
-Capisco...- commenta il moro, senza smettere di fissarmi. Makoto
se la ride sotto i baffi, ma ad un mio sguardo interrogativo fa
spallucce.
Ma che cavolo hanno tutti quanti? Chi
li capisce è bravo...
La seconda parte di gare procede tranquillamente,
se non fosse per il numero esorbitante di atleti della Samezuka che
abbassa le probabilità per gli altri partecipanti di passare
il turno e qualificarsi. Problema che non mi sfiora nemmeno
lontanamente visto che tra loro di atlete femmine non vi è
neppure l'ombra..
Nagisa gareggia per primo e mi stupisce molto nel vederlo gestire la
gara con divertimento ma allo stesso tempo usando la testa.
È maturato molto da inizio anno e il fatto che sia stato
anche merito mio mi riempe il cuore di orgoglio. Conclude la
prestazione in 1'06''14. Ottimo!
Stessa cosa per Makoto. La sua nuotata è molto
più fluida e bella da vedere nonché efficace e
decisa. Ora le sue subacquee sono molto più rapide e lunghe,
il che gli da un vantaggio in più rispetto ai suoi
avversari. Tocca la piastra in 58''77, migliorando di ben tre secondi
dall'anno precedente.
Tuttavia riescono a qualificarsi entrambi solo nei cento metri,
mancando i duecento per davvero poco.
-Non importa sono felice così, e poi
domani abbiamo la staffetta, no?- il castano sorride raggiante mentre
prende posto sulla tribuna in attesa di assistere alla gara successiva.
-Vero! In confronto all'anno scorso abbiamo fatto enormi progressi, ti
dobbiamo molto Chiara-chan!- esclama Nagisa abbracciandomi.
-Oh, avanti.. non datemi meriti che possiedo solo in parte! Se non
fosse stato per la vostra voglia di migliorare a quest'ora sareste al
punto di partenza, quindi è soprattutto grazie a voi stessi
se siete arrivati fin qui- rispondo raggiante scompigliando la zazzera
bionda del ranista -e adesso tocca di nuovo a me perciò..
fatemi gli auguri!- esclamo infine, ridendo.
Anche i duecento misti sono andati, passati con il
terzo tempo di qualifica, ma non sono ancora tranquilla.
Non ho seguito molto le gare maschili e non mi oso chiedere agli altri
come si sia piazzato Rin nelle sue gare. Il risultato? Non ho la
più pallida idea del numero di gare in cui è
riuscito a qualificarsi e ciò mi mette una certa ansia
addosso.
È vero mi mancano ancora i quattrocento e sarò
sicura di aver fatto il possibile, ma sono seriamente distrutta e ogni
tanto la mia vista si annebbia.
Mi tiro un leggero schiaffo sulla guancia per ritornare in me, ma
niente.
Avanti Chiara.. un ultimo sforzo e sei salva! Penso,
mentre cerco inutilmente di rilassarmi sdraiata su una delle panchine
dello spogliatoio.
Sono talmente stanca da rischiare di addormentarmi, quindi non posso
nemmeno chiudere gli occhi e ciò mi impedisce di formulare
un ragionamento sensato nella mia testa per anche solo pensare di
affrontare al meglio l'ultima gara della giornata.
Mi passo le mani sul viso mentre riempo i polmoni d'aria,
ossigenandomi. Non lo sento nemmeno arrivare.
-Ti senti bene?- una voce maschile mi fa scattare immediatamente a
sedere, mentre cerco convulsamente di coprirmi con l'asciugamano.
Solo dopo mezzo minuto mi rendo conto che la persona che ho davanti
è Haruka.
-Haru.. che ci fai qui? È lo spogliatoio delle ragazze!-
esclamo, alzandomi in piedi e fissandolo.
-No, ti sbagli... questo è quello maschile- mi contraddice
lui, indicandomi con il pollice il simbolo di un omino azzurro
disegnato su una delle porte dietro di me -fortuna che sono tutti a
seguire le gare!-
Oh. Cazzo. Non ci posso credere.. sono
davvero così stanca da aver persino sbagliato stanza?
Mi chiedo, mentre tutto comincia improvvisamente a vorticare e sento le
ginocchia cedere. Cado all'indietro senza riuscire a mantenere il
controllo del mio corpo e l'unica cosa che spero è di non
battere troppo forte la testa.
Qualcosa mi trattiene un attimo prima di spalmarmi come una frittella
sul pavimento ma non riesco ancora a mettere bene a fuoco la situazione.
Sbatto le palpebre con forza mentre un suono ovattato mi arriva alle
orecchie. Suono che si fa via via più forte e intenso, tanto
da farmi socchiudere gli occhi per il fastidio.
D'un tratto mi rendo conto di trovarmi sollevata da terra e premuta
contro il petto di qualcuno. Qualcuno che emana un aroma davvero
singolare: cloro e mandarino. Mi sorprendo nell'accorgermi di avere il
viso completamente affondato nei pettorali di Haruka, come a volermi
nutrire di quel delicato profumo. Riprendo il controllo delle mie
sinapsi in un nanosecondo, rendendomi conto della posizione
imbarazzante in cui mi trovo, e mi stacco da quel contatto agitando le
mani davanti al viso come una deficiente.
-Oh merda.. scusami, io non volevo.. mi dispiace!- blatero a vanvera
cercando di non guardare il moro in viso.
-No, non preoccuparti.. piuttosto, che ti succede?- domanda, anche lui
guardando altrove e rimettendomi a terra. Ne approfitto per sbirciare
la sua espressione e noto con stupore che è lievemente
arrossito.
-Io? Ah, no sto benissimo.. non devi preoccuparti, le tue braccia erano
molto comode.. ehm, cioè volevo dire che il pavimento
sarebbe stato peggio di.. oh, porca vacca vado a farmi una doccia!- ma
che cazzo mi prende? Aiuto,voglio sparire immediatamente!
Per tutta risposta il ragazzo si alza e mi afferra per la vita,
avvicinandomi a lui e passandosi un mio braccio dietro il collo.
-Tu non vai proprio da nessuna parte. Mi sei appena svenuta tra le
braccia, forse non te ne rendi conto..- sussurra, con il volto
abbastanza vicino al mio da poter sentire il suo respiro sui miei
capelli.
Non rispondo nemmeno. Un po' perché sono troppo imbarazzata
per aprir bocca, un po' perché stando in piedi mi ritornano
i capogiri ma non voglio che Haruka mi lasci andare facendomi stendere
a terra. Stringo lo sguardo per mantenere in funzione quel poco di
senso dell'equilibrio che mi è rimasto ed usciamo insieme
dallo spogliatoio dopo quella che pare un'eternità.
Per raggiungere la tribuna dovremmo salire le scale
e non appena alzo lo sguardo per guardare la rampa di scalini la vista
mi si offusca nuovamente. Sto sudando copiosamente e me ne vergogno un
po', ma non posso farci niente.
-Forse è meglio se ti porto in infermeria..- constata il
ragazzo, facendo dietrofront e sistemandosi meglio il mio braccio
dietro la testa in modo da non farmi venire dei crampi. Per farlo mi
afferra per la vita con la sinistra, sollevandomi leggermente e
stringendomi a sé.
Cloro e mandarino. Mi gira di nuovo la testa.
-Cosa cazzo stai facendo?- una voce, rude ma allo
stesso tempo forte e perentoria mi fa immediatamente sgranare gli
occhi, puntandoli su una figura ben piantata e a pochi metri di
distanza da noi.
Haruka si volta appena affrontando con lo sguardo il rosso che avanza
verso di noi.
-La porto via, non si sente bene..- risponde glaciale, abbassando lo
sguardo ad osservarmi.
Rin serra la mandibola puntando le iridi infuocate contro Haruka, quasi
a volerlo incenerire all'istante.
-Wow, sono commosso.. quasi quasi mi metto a piangere! Forza levati di
torno, ci penso io a lei- esclama sarcastico Matsuoka, tendendo una
mano e afferrandomi per un gomito. Per tutta risposta il braccio di
Haruka stringe maggiormente la presa sul mio fianco, facendomi anche un
po' male.
Mi giro di scatto verso il rosso, rivolgendogli uno sguardo colmo di
risentimento e odio. Sguardo che lui ignora allegramente, strappandomi
dalla presa del rivale con un gesto deciso e con la delicatezza di una
iena intenta a sbranarsi un povero animale indifeso.
Faccio in tempo a mimare ad Haruka un “mi dispiace”
con le labbra, prima di essere letteralmente trascinata via dallo
squalo.
Non
appena voltiamo l'angolo, Rin mi spinge contro il muro per poi
allungare una mano verso il mio viso, alzandomi il mento in modo da
poterlo guardare negli occhi. Sogghigna malefico.
-Certo che sei proprio una ragazza senza scrupoli, eh? Fingi
addirittura di stare male per farti mettere le mani addosso.. che
indecenza!- sussurra sarcastico a pochi centimetri dal mio viso -ma
forse questa tua caratteristica potrebbe risultarmi davvero utile, che
ne pensi?- termina la frase, passando il pollice della mano destra sul
mio labbro inferiore, accarezzandolo rudemente.
Volto la testa di lato, mentre sento le guance andare in fiamme. Non
ce la faccio.. mi sento male.
-Sei un'idiota, guarda che io non stavo affatto fingendo..- rispondo
piano, continuando a sottrarmi al tocco delle sue dita. Tocco che
lascia dietro di sé una scia bollente che mai e poi mai
avrei immaginato potesse piacermi così tanto.
Per tutta risposta il rosso si china sul mio collo scoperto, soffiando
lievemente sulla pelle mentre un brivido non richiesto mi scuote dalla
testa ai piedi.
Non ho nemmeno la forza di insultarlo mentre uso le mie ultime energie
nel tentativo di allontanarlo piantandogli le unghie nel petto. Il mio
orgoglio e la mia dignità. Ecco cosa mi manovra.
L'ultima cosa che ricordo sono le sue labbra
avvicinarsi al mio viso, mentre tutto diventa improvvisamente nero.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Sentimenti ***
Capitolo Quattordicesimo -
Sentimenti
Il tocco fresco e delicato di
una mano sulla tempia mi risveglia dal torpore in cui sono sprofondata,
facendomi sussultare.
Spalanco gli occhi cercando di mettere a fuoco l'ambiente in cui mi
trovo, ma la luce abbagliante di una lampada al neon collocata sul
soffitto mi regala una fastidiosissima fitta di mal di testa.
Stringo lo sguardo lasciandomi sfuggire un lamento e mi volto di lato,
rendendomi subito conto di trovarmi sdraiata su quello che deve essere
il lettino dell'infermeria.
E seduto poco di stante da me c'è quel pazzo scriteriato di
Rin Matsuoka.
Lo fisso in cagnesco non appena il suo sguardo si posa su di me, ma
l'unica reazione che ottengo da parte sua è una risata
soffocata.
-Buongiorno, principessa- sussurra, scostandomi un paio di ciocche di
capelli dalla fronte, e la sua voce calda e rassicurante porta con
sé una ventata di ricordi non propriamente casti che mi
fanno ribollire il sangue nelle vene.
-Che strana cicatrice..- osserva poi, piegando la testa di lato -..come
te la sei fatta?-
-Wow che spirito di osservazione, Rin-coglionito, hai appena notato una cicatrice
sulla tempia di una ragazza che conosci da quasi sei mesi. Forse dovrei
ripensarci e non chiamare la guardia medica per farti internare in un
istituto per ritardati mentali- ribatto, acida, mentre ripenso a quanto
successo prima che perdessi i sensi.
La mia battuta non ha l'effetto sperato poiché il rosso
scoppia letteralmente a ridere, rischiando persino di cadere dalla
sedia. Cadesse per davvero,
probabilmente avrebbe un paio di possibilità di diventare
una persona normale..
-Rin-coglionito? Ma che diamine significa? Ha un suono così
strano..- esclama, senza smettere un attimo di ridacchiare.
-È un termine italiano.. non mi aspetto che tu capisca dato
che viene appunto rivolto ai casi umani par tuo- rispondo, guardando
altrove.
-Sei strana, lo sai?-
-Da che pulpito..-
-Fai sempre così con i ragazzi che ti piacciono?-
-Vai al diavolo, Matsuoka!-
-Sì, fai sempre così..- si risponde da solo,
osservandomi di sbieco.
-Ti sbagli di grosso. Non sono la persona che pensi, la persona che
vedi. Io cambio a seconda di come gli altri si rivolgono a me. Se fai
lo stronzo potrei addirittura sputare veleno, mentre se sei
più gentile..-
-...ti trasformi nella ragazza timida e riservata che sei in
realtà- mi anticipa, sogghignando.
-Ehi, io non sono affatto timida!- sbotto, rossa in viso per la
vergogna.
-Sarà, ma non hai ancora risposto alla mia domanda-
-Quale domanda?-
-La tua cicatrice..-
-Non sono affari tuoi!- non mi va di parlarne, non lo
capisci?
-Infatti ero solo curioso,
è un così grande segreto?-
-Da quando sei così loquace con me?- ti prego smettila..
-Voglio che mi rispondi!-
Perdo il controllo il meno di cinque secondi.
-Ho detto di no, CAZZO!- urlo, mentre le mie mani cominciano a tremare.
Un sottile velo di lacrime annebbia la mia vista e mi ritrovo a
singhiozzare come una bambina, il viso affondato tra le ginocchia
piegate.
Non li ho dimenticati. Loro sono sempre qui con me. E ogni volta che
ripenso all'incidente non riesco a controllare le mie emozioni.
-No.. no..- continuo a ripetere come un disco rotto, non so nemmeno il
perché. Mi sento così sola.
Improvvisamente due braccia forti e rassicuranti mi cingono le spalle,
mentre sento la voce di Rin che cerca di tranquillizzarmi.
Solo ora mi rendo conto di quanto sto tremando e di quanto la sua
presenza riesca a calmarmi, rallentando il battito frenetico del mio
cuore e asciugando le lacrime che rigano le mie guance come piccoli
torrenti salati.
In questo momento niente ha più senso e sento dentro di me
che le barriere che ho innalzato quando ho incontrato Rin per la prima
volta hanno cominciato a creparsi per poi frantumarsi definitivamente.
Infatti non mi stupisco quando le mie braccia si tendono lentamente
verso di lui aggrappandosi alla giacca della sua tuta, ancora tremanti,
mentre appoggio piano il viso sul suo petto.
Un piccolo sussulto mi fa capire che probabilmente sta soffocando una
risata, ma non mi importa. Il battito ritmico del suo cuore accelera
leggermente quando mi avvicino maggiormente a lui, avida del suo calore
e del suo profumo.
Proprio come
con Haru.
No, con Haruka
è stato diverso. Loro due sono diversi, ma legati da una
passione comune che li rende più simili di quanto non
credano. Dovrebbero smetterla
di guardarsi dall'alto in basso..
Mi stacco dall'abbraccio
quando finalmente mi sono calmata, tuttavia non oso guardare in faccia
Rin per paura che possa ridere di me.
Insomma, fino a dieci minuti fa lo avrei spellato vivo mentre adesso...
già, adesso cosa? Cosa è cambiato?
Non riesco nemmeno a formulare una frase di senso compiuto nella mia
testa che le mani del rosso mi imprigionano il viso nella loro stretta
salda e tiepida, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Trema leggermente mentre si china su di me, lentamente. Troppo
lentamente, maledizione!
Infatti, nemmeno il tempo di percepire il calore del suo respiro sulle
mie labbra che la porta dell'infermeria viene spalancata con un calcio.
-Matsuoka!- esclama il capitano della Samezuka, la voce profonda ed
autoritaria -finalmente ti ho trovato! Si può sapere che
diavolo stai combinando? La tua gara sta per cominciare!-
Il mio cuore fa una capriola per lo spavento e sembra che lo stesso
valga per Rin, visto il colorito biancastro del suo viso e le pupille
particolarmente dilatate.
La mia testa fa timidamente capolino da una spalla dello squalo,
lasciando Seijuro con un palmo di naso.
-Ehm.. mi dispiace Mikoshiba-kun.. è stata colpa mia..-
balbetto, terrorizzata, mentre scendo dal lettino e mi defilo il
più velocemente possibile.
Che figura di
merda!
*
Alla fine della giornata sono
tutti al settimo cielo. Tutti tranne me, ovviamente, che oltre ad
essermi data assente per i quattrocento misti mi sono anche lasciata un
tantino andare con il bel fusto dai capelli di mogano.
-Avanti, Chiara-san.. non preoccuparti. Sei comunque riuscita a
qualificarti in quattro gare, è grandioso!- cerca di
risollevarmi il morale Rei, dopo il mio ennesimo sospiro.
-Hai ragione Rei, sono proprio una scema! Ero talmente presa a
compiangermi che non mi sono nemmeno complimentata come si deve con
tutti voi. Siete stati davvero fantastici, mi avete fatto battere il
cuore in un modo che non avrei mai immaginato. Mi avete emozionata e
resa orgogliosa allo stesso tempo. Vi voglio davvero bene!- esclamo,
con la vocde incrinata dall'emozione, mentre con lo sguardo li osservo
uno per uno.
-Anche noi ti vogliamo bene Chiara-chan!- esclama subito Nagisa, gli
occhi colmi di lacrime, correndo ad abbracciarmi.
Notando che gli altri sono lievemente arrossiti per il gesto del
biondo, allargo le braccia come a volerli invitare ad avvicinarsi.
-Eddai, venite anche voi!- esclamo, impaziente ma divertita.
-Ehm.. Chiara-san, non so se..- balbetta Rei, guardando gli altri come
per cercare le parole giuste per dirmi che abbracciare una ragazza non
è una cosa da prendere così alla leggera.
-Oh, avanti! È solo un abbraccio, mica vi devo sposare!-
esclamo, senza smettere di ridere.
Il primo a farsi avanti è Makoto che, dopo un'alzata di
spalle si avvicina sorridente stritolandoci (io e Nagisa siamo
diventati una specie di tutt'uno indefinito) nel suo caloroso
abbraccio, seguito a ruota da Gou, Rei ed infine da Haruka. Mi sento
felice, per davvero. Quei quattro ragazzi sono diventati per me
qualcosa di davvero importante. Qualcosa che pensavo di aver perduto
per sempre. La mia famiglia.
Dopo esserci salutati, Makoto e Haruka ritornano a casa insieme,
imitati subito da Rei e Nagisa.
Faccio per
chiamare Teresa, in modo da avvertirla che le gare sono terminate,
quando Gou mi si avvicina prendendomi per un braccio.
-Gou.. che c'è?- le chiedo, sorpresa.
-Ehm, ecco.. c'è una cosa che devo dirti!- balbetta lei,
imbarazzata, arrossendo violentemente.
-Dimmi tutto Gou, non preoccuparti!- le dico, prendendola per le spalle
e cercando di sbirciare la sua espressione.
-Ecco... io e Seijuro.. cioè Mikoshiba-kun.. insomma mi ha
chiesto di uscire!- esclama, quasi gridando, abbassando il capo fino a
toccarsi il petto con il mento.
-Wow! Ma è grandioso! Sono felicissima per te! Allora, a
quando l'appuntamento?- chiedo entusiasta.
-M-ma, Chiara-chan.. tu pensi davvero che sia una buona idea?- chiede,
improvvisamente più sollevata.
-Ma certo, Gou! Sono sicura che Seijuro sia un ragazzo d'oro e che
starete benissimo insieme. Penso che dovresti assolutamente dargli una
possibilità!- affermo con sicurezza, abbracciandola. La
sento sospirare sulla mia spalla.
-Forse hai ragione, mi fido di te! C'è solo un piccolissimo
inconveniente..- dice, facendomi inarcare un sopracciglio -..mio
fratello!-
Trattengo a stento un lamento. -Hai paura che possa scoprirvi e
incazzarsi come una tigre affamata a cui hanno tirato la coda, giusto?-
-Già..-
-E suppongo che tu stia contando su di me per aiutarti a risolvere
l'arcano dilemma-
-Già..-
-Lo sai che ti odio vero?-
-Chiara-chan..- prova a dire lei, ma la interrompo quasi subito.
-No. Zitta. Non provare a dire niente proprio ora che mi sto auto
convincendo che trascorrere un pomeriggio con Rin per aiutarti con la
tua storia d'amore potrebbe non nuocere alla mia salute mentale.-
In realtà dentro di me si stanno agitando tanti di quei
sentimenti che a stento riesco a trattenermi dal correre via urlando
come una pazza.
-Grazie Chiara-chan, sei un tesoro!- esclama infine lei, abbracciandomi
con slancio e stampandomi un bacio sulla guancia. Da quando era
diventata così intraprendente?
-Ehi, voi due. Certe cose fatele a casa vostra!- una voce che
conosciamo entrambe fin troppo bene raggiunge le nostre orecchie,
facendoci voltare di scatto.
-Onii-chan!- esclama la rossa, avvicinandosi al fratello maggiore
che non mi toglie gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
-Rin..- lo saluto, con un lieve cenno della testa.-..allora io vado,
Gou-chan! Ci vediamo domani mattina per le staffette. Buonanotte!-
Scappo via, lasciando i due Matsuoka con un'espressione di stupore
dipinta sul volto.
Un pomeriggio
con Rin. Oh, Gesù Cristo.. penso, mentre prendo il telefono
per spedire un messaggio a Teresa.
Arrivo a casa circa mezz'ora
dopo, stanca e affamata quel tanto che basta da riuscire ad ingurgitare
una quantità imbarazzante di cibo senza un briciolo di senso
di colpa.
Finito di mangiare saluto mia zia e mi defilo in camera mia, ripensando
a tutto ciò che mi è successo durante l'arco
della giornata.
Mi stendo sul letto a pancia in su, mentre la mia mente vaga in quello
che in questo momento non è un insieme di ricordi ma un mare
in tempesta.
Penso ad Haruka e quanto mi sia dispiaciuto il modo in cui Rin lo ha
trattato. È davvero un ragazzo eccezionale, anche se non
è bravo ad esprimere quello che prova a differenza del
rosso. Penso che domani gli parlerò con calma, scusandomi
come si deve.
Poi ripenso a quel maledetto squalo seduttore e non posso fare a meno
di rabbrividire, rivivendo le sensazioni di quei minuti in infermeria.
Senza accorgermene mi passo le dita sulle labbra, imitando il modo in
cui lui me le ha accarezzate, poi mi stringo le guance ripensando a
come ero stata imprigionata dalla sua stretta, forte ma gentile, e come
lo avessi quasi baciato.
Già, quasi. E nonostante tutto non riesco a impedirmi di
rigirarmi nel letto, eccitata come una ragazzina in piena fase
ormonale. Beh, in effetti io SONO una ragazzina in piena fase ormonale:
non ho neppure diciassette anni.
Dopo che mi sono tranquillizzata, cerco tra le coperte il mio cellulare
scorrendo la rubrica fino ad arrivare alla lettera H.
Vorrei davvero scrivere ad Haruka, ma ho paura della sua reazione. In
fondo dubito che il suo umore sia migliorato di molto, considerando
anche il suo carattere parecchio introverso.
Scuoto la testa scorrendo ancora la rubrica.
Matsuoka Bastardo.
Ridacchio mentre ripenso al giorno in cui salvai il suo numero con
quell'assurdo appellativo. In italiano per di più, giusto
per evitare che qualcuno potesse accorgersene e fare domande.
Senza pensarci, tocco l'iconcina dei messaggi e immediatamente mi
appare l'ultima conversazione avuta con lui. La scommessa.
Accidenti..
alla fine non gli ho chiesto con quante gare è riuscito a
passare alle regionali! Faccio spallucce, ricordandomi
quasi subito che avrei avuto ancora un altro giorno a disposizione per
scoprirlo.
Vorrei scrivere anche a lui, ma ho paura di disturbarlo, di dargli
fastidio e di sembrare una stupida ragazzetta in cerca di attenzioni.
Tuttavia la tentazione è forte e le mie dita finalmente si
decidono a premere quei maledetti tastini formulando un semplice
“Buonanotte..”.
A qualche chilometro di
distanza, il ragazzo dagli occhi vermigli se ne sta steso sul letto,
intento ad osservare le assi di legno appartenenti al materasso del suo
compagno di stanza. È notte fonda e Nitori sta dormendo da
parecchio tempo.
Anche lui dovrebbe riposarsi ma non riesce a prendere sonno. Quella
ragazza.. darebbe qualsiasi cosa pur di averla insieme a lui, in quel
letto così freddo e vuoto.
Neanche dieci minuti dopo aver formulato quel poco casto pensiero, la
stanza si illumina debolmente, mentre una vibrazione appena percepibile
lo costringe a voltarsi verso lo schermo lampeggiante del suo cellulare.
Sorride appena, leggendo il messaggio.
Oyasumi, Chiara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Cloro, Risate e Cibo Italiano ***
Capitolo
Quindicesimo - Cloro, Risate e Cibo Italiano
Il
mattino seguente fatico come una dannata ad alzarmi da quello
stramaledettissimo letto. Mi trascino in bagno e con uno sforzo
estremo mi arrischio a sbirciare la mia immagine riflessa allo
specchio.
Uno
straccio. Ma porca miseria! Proprio oggi che ho bisogno di essere al
massimo delle forze per sostenere psicologicamente i ragazzi devo
trovarmi in questo stato pietoso?
Mi
spoglio con movimenti meccanici per poi ficcarmi sotto il getto
d'acqua della doccia. Un piacevole tepore mi scioglie i muscoli delle
spalle e della schiena quasi immediatamente, ma il fatto di essere in
piena estate mi impedisce di rimanere oltre a godere di quel calore
rigenerante. Ruoto controvoglia la maniglia della regolazione
dell'acqua e soffoco un grido quando un getto gelido mi colpisce con
forza la pelle nuda, risvegliando le mie sinapsi ancora rimbambite
dal sonno.
Esco
dalla doccia dopo neanche un quarto d'ora, pulita e rigenerata ma con
ancora qualche segno scuro sotto gli occhi.
-Uffa,
che seccatura..- sospiro, osservandomi sconfitta allo specchio. Per
fortuna oggi non devo gareggiare e posso nascondere le occhiaie con
un po' di trucco. Mi vesto indossando un paio di leggings neri, la
maglia e la giacca bianca e azzurra dello Iwatobi Swim Club.
Asciugo
i capelli corti in un batter d'occhio, sistemandoli con le dita in
modo da non sembrare una pazza e mi passo sul viso un leggerissimo
strato di fondotinta, migliorando decisamente il mio aspetto.
Lancio
un'ultima rapida occhiata allo specchio prima di farmi trovare in
sala da pranzo per la colazione.
-Oh,
buongiorno Chiara-chan. Dormito bene?- mi saluta Teresa, porgendomi
una tazza di latte e cerali.
-Buongiorno..
sì, diciamo di sì. Peccato che dopo le gare mi
sento sempre uno
schifo- sospiro, masticando lentamente.
-Capisco..
forse sarebbe stato meglio se ti fossi fatta un bel bagno caldo, ieri
sera. Non credi?- mi chiede, sedendosi di fronte a me.
-Forse..-
ammetto, abbassando lo sguardo -..ma tanto ora è tardi per
queste
cose. Almeno oggi dovrò solo fare il tifo agli altri!-
-Anche
questo è vero!- mi fa eco lei, sorridendo.
Finisco
di mangiare in pochi minuti e mi preparo per uscire. Oggi non ho
molta fretta quindi posso fare che arrivare in piscina a piedi senza
dover scomodare mia zia.
Mi
lavo i denti e aggiungo una punta di mascara alle ciglia, cosa che
non faccio da mesi. Il regolamento scolastico della Iwatobi High
School, infatti, vieta alle ragazze qualsiasi tipo di ornamento,
dalla bigiotteria alle acconciature troppo elaborate e ovviamente
scoraggia l'uso di cosmetici per il viso. Non che mi importasse
chissà quanto, ma certe mattine una spennellata di
correttore me la
sarei data volentieri...
Raccolgo
dal pavimento le mie scarpe preferite, un paio di Jeffrey Campbell
bianche apparentemente da tennis ma con la suola rialzata
uniformemente di cinque centimetri, per poi indossarle ed uscire di
casa.
Oggi
la giornata è splendida. Perfetta per nuotare all'aperto ed
i
ragazzi sono già in vasca a riscaldarsi quando io arrivo
sugli
spalti.
-Oh,
Chiara-chan! Buongiorno!- mi saluta Gou, sorridente -oggi si
prospetta una grande staffetta, non vedo l'ora che cominci!- esclama,
eccitata.
-Hai
ragione, spero che tutto possa filare per il verso giusto- le faccio
eco, appoggiandomi alla ringhiera vicino a lei.
La
staffetta mista sarà l'ultima a gareggiare. Prima di essa vi
sarà
la quattro per duecento stile libero e la staffetta veloce, ovvero la
quattro per cento stile libero. Come ieri, anche oggi il settore
femminile conta un numero così basso di partecipanti da
riuscire a
malapena a completare una batteria di staffette.
Beh,
se non altro vorrà dire che si arriverà prima al
dunque senza dover
aspettare un'eternità..
Il
riscaldamento termina quaranta minuti più tardi ed i ragazzi
si
ritirano in spogliatoio per asciugarsi ed indossare i costumi da
gara, dopodiché ci raggiungono sulla tribuna, radiosi e
pieni di
voglia di gareggiare.
-Allora,
ragazzi. Siete pronti?- chiedo, ricevendo il
“sì” pieno di
entusiasmo dei quattro nuotatori
-Molto
bene, perché quella di oggi sarà una gran bella
sfida- continuo,
sfogliando il programma gare e mostrando loro l'ordine di partenza
della staffetta -come vedete, voi e la Samezuka gareggerete in corsie
appaiate, perciò non fatevi prendere dall'ansia e misurate
le vostre
energie!- esclamo, passando in rassegna i volti dei miei compagni e
soffermandomi su quello del dorsista.
-Mako-chan,
ricordati di puntare i piedi un po' più in alto quando sei
in
partenza in modo da entrare in acqua con un'angolatura perfetta e non
strafare il primo cinquanta altrimenti non avrai abbastanza energie
per dare velocemente il cambio a Nagisa-
-Nagi-chan,
tu invece devi fare molta attenzione alle subacquee. Spingi forte il
colpo a delfino prima dell'uscita in modo da tagliare l'acqua il
più
velocemente possibile-
Mi
volto alla mia sinistra, dove il delfinista attende le mie istruzioni
a testa alta.
-Rei-chan,
anche tu devi curare molto bene le subacquee! Ricorda, dopo il tuffo
attendi due secondi e poi inizia a spingere con le gambe. In questo
modo sfrutterai la velocità dettata dalla spinta dal blocco
e
guadagnerai terreno!- il mio sguardo vaga ancora, questa volta alla
mia destra, dove Haruka se ne sta ad ascoltarmi con i suoi occhi
quasi inespressivi piantati nei miei. Se non lo conoscessi bene,
penserei che non gliene potrebbe importare di meno di quello che sto
dicendo.
-Haru-chan..
tu sei l'ultimo. Fai attenzione a non farti prendere dagli avversari
e dai tutto quello che hai- concludo, sorridendo radiosa.
Sono
sicura che faranno del loro meglio. Sono una squadra formidabile.
Manca
ancora mezz'ora alla staffetta ed il calore estivo comincia a farsi
sentire, soprattutto per me e Gou che non indossiamo il costume.
-Scendo
un attimo al bar a prendere una granita, ne vuoi una?- le chiedo,
alzandomi dallo scalino della tribuna. So già che al mio
ritorno
sarà rovente, ma non resisto un secondo di più al
caldo.
-Oh,
si grazie!-
-A
che gusto?-
-Quello
che prendi te!-
-Ok,
allora due granite all'anice..- affermo, sporgendomi dalla ringhiera
per accertarmi che i ragazzi si siano trovati un posto all'ombra dove
stare. Li scorgo poco lontano, seduti sotto un gazebo. Non appena si
accorgono che li sto guardando mi fanno un cenno di saluto al quale
rispondo immediatamente.
Beati
loro che poi si buttano in acqua..
Raggiungo
il piccolo bar della struttura sportiva neanche due minuti dopo, e
aspetto pazientemente in fila di poter avere le mie santissime
granite. Mi sfilo la giacca della tutta che, pur essendo chiara, non
è riuscita a schermarmi a dovere dalla luce solare e la
piego
sull'avambraccio.
Che
seccatura.. penso,
mentre una
mano si posa sulla mia spalla.
Sussulto,
scostandomi di riflesso dalla stretta e realizzando con sollievo che
si tratta di Haruka.
-Haru,
porca misera mi hai spaventata! Che ci fai qui?- chiedo, cercando di
ricompormi.
-Volevo
una granita- risponde lui, guardando altrove come suo solito.
-Non
dovresti mangiare certe cose prima di gareggiare..-
-...-
Lo
osservo per qualche secondo, dopodiché sospiro. -Non sei qui
per
questo vero?-
-No,
appunto..-
Alzo
gli occhi al cielo e lo afferro per un polso, trascinandolo via.
Quando
ci siamo allontanati abbastanza per poter parlare faccia a faccia, mi
ricordo di dovergli ancora le mie scuse così decido di
parlare per
prima.
-Ehm,
Haru-chan. Senti.. ieri Rin è stato molto maleducato quando
ci ha
visti insieme e.. beh, ecco.. visto che credo che lui non si
abbasserà mai a tanto lo faccio io al posto suo. Mi dispiace
davvero
moltissimo per come ti si è rivolto, ti chiedo scusa!- dico,
tutto
d'un fiato guardandomi la punta delle scarpe.
Haruka
mi osserva per qualche secondo, poi sorride lievemente.
-Sapevo
che lo avresti fatto..-
La
sua reazione mi stupisce profondamente -C-come?- chiedo, stralunata.
-Sapevo
che ti saresti scusata, anche se non è da te!-
-Ah..-
fantastico, adesso sono diventata pure un libro
aperto.
-Avanti,
non fare quella faccia. Non sono venuto a cercarti per sentire le tue
scuse, tu non hai colpa..-
-Allora
perché..-
-A
te piace Rin, vero?- mi anticipa, arrivando direttamente al dunque.
-Cosa?
NO! Cioè, io.. non lo so.. forse. Perché me lo
chiedi?-
-Perchè,
pur essendo mio amico non riesco a sopportare l'idea di vederlo
insieme a te.. non ci riesco proprio- ammette il moro, abbassando lo
sguardo.
-Haru..
tra me e lui non so se nascerà qualcosa.. io.. oh, insomma
è già
tanto se non ci picchiamo appena ci vediamo!- esclamo, arrossendo
come un termometro.
A
quelle parole, Haruka si allontana di un passo, esitando come per
scegliere le parole giuste da usare.
Sussurra
qualcosa a mezza voce. Qualcosa che non riesco a capire interamente,
poi si avvicina di nuovo questa volta appoggiando una mano sul muro
di fianco alla mia testa.
-Se
vinciamo, promettimi che farai una cosa per me- chiede, piano.
Puntando i suoi occhi blu nei miei, glaciali. Annuisco poco convinta,
mentre una strana luce pervade per un attimo il suo sguardo.
-Promettilo-
-L-Lo
prometto..- che cosa vorrà mai da me?
Gli
staffettisti fanno il loro ingresso sul piano vasca in tarda
mattinata, prendendo posto dietro al rispettivo blocco di partenza e
cominciando a riattivare i muscoli prima della propria frazione.
Il
primo a partire dei nostri è, ovviamente, Makoto.
Lo
osservo mentre scioglie braccia e gambe con movimenti decisi e forse
un po' troppo bruschi. Si vede lontano un miglio che è
agitato.
Spero
solo che una volta in acqua riesca a riacquistare la
lucidità
necessaria...
Cinque
brevi fischi. I nuotatori salgono sul muretto.
Un
fischio prolungato. Si tuffano in acqua per poi riemergere ed
avvicinarsi alla maniglia di metallo sporgente del blocchetto.
Un
altro fischio prolungato ed i nuotatori si agganciano al blocco, gli
occhi puntati verso il giallo ed il nero della piastra che sta sotto
il loro piedi.
La
voce del giudice li fa raggomitolare verso il muro, e al segnale
dello start finalmente partono, inarcandosi verso l'acqua e
rompendola in mille spruzzi bianchi e azzurri.
Alla
virata del primo cinquanta siamo quarti, Makoto sta andando benissimo
e nonostante sia passato con un tempo molto basso riesce a mantenere
l'andatura, sorpassando l'atleta accanto a lui e dando il cambio a
Nagisa in terza posizione. La Samezuka è al comando, ma il
biondo
non si scoraggia facilmente. Lo vedo mentre spinge la subacquea al
massimo della velocità, uscendo dall'acqua molto
più vicino al
ranista della squadra avversaria di quanto immaginassi.
Purtroppo
però il ragazzo riesce a tenergli testa e Nagisa non riesce
a
recuperare abbastanza terreno da avanzare di posizione. Nonostante
ciò conclude la sua frazione con il suo tempo migliore.
Il
cambio di Rei lascia molto a desiderare, tuttavia riesce a difendersi
egregiamente nella nuotata, recuperando due posizioni ed
avvicinandosi paurosamente all'atleta della Samezuka.
Vedo
Haruka e Rin scambiarsi uno sguardo di sfida, prima di calare gli
occhialini sul viso e piegarsi sul blocco di partenza.
Lo
stacco è quasi simultaneo e i due ragazzi entrano in acqua
preparandosi ad un testa a testa senza paragoni.
-Sono
vicini, sono vicini!- esclama Gou, senza sapere esattamente per chi
tifare.
-Già..
se Haru continua così potrebbe addirittura..- non termino la
frase
che il grido di Gou mi spacca i timpani.
-Hanno
virato insieme!-
Volto
immediatamente lo sguardo sul tabellone e mi accorgo che la rossa ha
perfettamente ragione. Le mani cominciano a tremarmi dall'emozione
quando vedo Rin cercare di aumentare la frequenza per seminare il
rivale. Ormai in gara ci sono solo più loro due ed il tifo
dagli
spalti è diventato assordante.
Ancora
poche bracciate. Forza Haru..
Rin
pare lievemente in vantaggio ma commette il grave errore di respirare
prima di toccare la piastra, mentre Haruka non respira dalle
bandierine fino alla fine della gara.
Un
boato si alza dalla tribuna della Samezuka e per un secondo temo il
peggio. Mi azzardo a guardare il tabellone e quello che mi si para
davanti agli occhi mi fa gridare di gioia.
Samezuka
e Iwatobi: primi a pari merito.
Alla
fine della giornata ci ritroviamo come di consueto fuori dalla
piscina, mentre il sole comincia il suo lento viaggio oltre la linea
dell'orizzonte, colorando il cielo di un bel rosso acceso.
Sono
davvero euforica. La gara è stata straordinaria, e per quei
pochi
minuti mi è sembrato di ritornare indietro di due anni
quando ancora
gareggiavo a Torino insieme alle mie compagne di squadra.
Vorrei
fare qualcosa di speciale per commemorare questi due giorni di gare e
finalmente mi balena in testa un'idea piuttosto interessante.
-Ehm,
ragazzi.. avete impegni per stasera?- chiedo, mentre li vedo voltarsi
verso di me con aria interrogativa -Se siete liberi, vi andrebbe di
venire a casa mia? Stavo pensando di cucinare qualcosa di buono per
festeggiare la nostra qualificazione alle regionali- spiego,
immaginando già la risposta negativa di molti di loro.
Invece
mi stupisco quando li vedo illuminarsi ed annuire con convinzione.
-Yatta!
che bello, Chiara-chan! Cucinerai tu? Ci farai qualche piatto
particolare?- esclama Nagisa, saltandomi praticamente in braccio.
-Volevo
farvi assaggiare alcune specialità italiane, se siete
d'accordo-
dico, rivolgendomi soprattutto ad Haruka che in fatto di cibo non mi
sembra molto propenso ad assaggiare piatti nuovi.
-Certo
che siamo d'accordo! Non è vero Rei-chan?- esclama Makoto,
rivolgendosi sorridente al compagno di squadra.
-Ovviamente-
risponde l'altro -la mia stupefacente performance dovrà pur
essere
ricordata in qualche modo, no?- esclama, aggiustandosi gli occhiali
sul naso come suo solito.
Non
riesco a trattenere una risata mentre Makoto gli tira una pacca sulla
schiena talmente forte da farlo barcollare.
-E
tu Haru-chan, hai da fare?- chiede il castano al suo migliore amico,
che è stato in disparte tutto il tempo.
-No..
vengo-
Telefono
a mia zia giusto in tempo per avvertirla delle mie intenzioni e
permetterle di rendere presentabile almeno la cucina ed il salotto.
-Sei
fortunata Chiara-chan! Proprio oggi sono andata a fare la spesa ed ho
preso alcune cose che potrebbero servirti!- mi dice al telefono.
Santissima donna!
Arriviamo
a casa, tra una risata e l'altra, in circa mezz'ora e non appena i
miei compagni varcano la soglia mia zia li accoglie indicando loro
dove poter lasciare gli zaini e le scarpe.
Li
porto tutti in salotto, dove ci accomodiamo intorno al tavolo
chiacchierando animatamente e dopo qualche minuto tiro fuori un
foglietto ed una penna ed incomincio a scrivere quello che sarebbe
stato il menù della sera.
Spaghetti
alla carbonara
Piadina
romagnola
Dessert
al mascarpone
Quasi
mi fanno tenerezza le loro facce stupite ed i loro sguardi pieni di
interesse ed emozione. Sono contenta di poter fare qualcosa che li
renda felici.
Dopo
pochi istanti arriva Teresa con in mano una tovaglia di cotone a
quadri bianchi e rossi e dei tovaglioli di stoffa e mentre incomincia
a preparare la tavola le passo il foglio con i piatti che vorrei
preparare.
-Sono
fattibili?- le chiedo, speranzosa.
Dopo
secondi che mi sembrano ore, finalmente annuisce sorridendo.
-Dovrei
avere tutti gli ingredienti. Vieni in cucina ad aiutarmi? Non vorrai
farli morire di fame..-
-Arrivo
subito!-
Mi
congedo dagli altri per poter dare una mano ai fornelli e Teresa mi
assegna subito il compito di tagliare il guanciale per poi metterlo a
cuocere mentre lei si occupa di sbattere le uova insieme al formaggio
ed al pepe nero.
Una
volta dorato il guanciale lo verso insieme alle uova, mentre mia zia
continua a mescolare fino a creare una crema omogenea e dall'aspetto
invitante. Intanto anche la pasta sta cuocendo e la scolo quando
è
ancora al dente versandola poi in un padella insieme ad un paio di
mestoli di carbonara. Lasciamo cuocere ancora per qualche minuto,
dopodiché divido la pasta ormai pronta in cinque piatti
fondi.
Ritorno
in salotto con la prima portata ed i ragazzi spalancano gli occhi per
lo stupore quando alle loro narici arriva il delizioso profumo della
pasta.
Nagisa
non si fa scrupoli e si fionda sul piatto divorando una forchettata
enorme di carbonara. Lo vedo masticare lentamente finché i
suoi
occhi non si riempono di lacrime.
-È
buonissimo, Chiara-chan! Sei eccezionale!- esclama, dopo aver
inghiottito.
A
quel punto anche gli altri iniziano a mangiare e li osservo
emozionata mentre divorano tutto lucidando quasi i piatti.
Torno
in cucina con le stoviglie sporche e vedo che Teresa è
già alle
prese con le piadine che stanno cuocendo in una padella.
Mi
fiondo al piano di lavoro cominciando a tagliare a fette le
mozzarelle, il prosciutto ed i pomodori mentre mia zia mi passa le
sfoglie appena cotte. Le farcisco richiudendo poi la pasta e servendo
il piatto romagnolo ai cinque lupi affamati che mi ritrovo in
salotto. Inutile dire che anche questa volta i piatti ritornano
indietro perfettamente ripuliti.
Adesso
è l'ora del dolce e decido di preparare un dessert al
mascarpone
perché mi ricorda molto le sere d'estate passate a casa di
mia
nonna. Lei era una vera maestra ai fornelli.
Preparo
tutto completamente da sola, unendo e mescolando gli ingredienti con
molta attenzione.
Il
risultato è molto buono e per la terza volta ricevo i
complimenti
dei miei amici che, a pancia ormai piena, si distendono a terra per
rilassarsi.
-Sono
contenta che vi sia piaciuto, davvero!- esclamo, emozionata, mentre
li osservo uno per uno. I miei amici.
-Era
tutto squisito, Chiara-chan!- si esprime Gou e ricevendo
l'approvazione di tutti gli altri. Sono così felice.
La
serata continua tra risate e scherzi finché la sensazione di
sazietà
non si tramuta in sonnolenza e poco alla volta tutti i ragazzi si
addormentano sul tappeto del salotto.
Prendo
in spalla Nagisa, che anche se sembra piccolo pesa davvero molto,
trasportandolo nella camera degli ospiti e adagiandolo su un futon.
Gou
invece è più leggera e riesco a portarla nella
mia camera senza
fatica per poi adagiarla sul mio letto, cedendoglielo per la notte.
-Chiara-chan,
ci pensi tu a loro?- mi chiede Teresa, visibilmente stanca, indicando
con un cenno Rei, Makoto e Haruka.
-Tranquilla,
vai pure a dormire- la rassicuro, sorridendole.
Non
appena la vedo varcare la soglia della camera da letto, mi dirigo
verso l'armadio a muro della mia stanza, (cercando di non svegliare
Gou) e prendo delle coperte per i tre ragazzi che non si sono mossi
di un millimetro dal pavimento del soggiorno.
Li
guardo sorridendo. Anche i più grandi combattenti
alla fine
cadono.
Poso
le coperte sulle spalle di Rei e Makoto, che dormono vicini,
dopodiché mi avvicino ad Haruka per fare la stessa cosa ma
non
appena le mie mani lo sfiorano i suoi occhi si aprono lentamente per
poi posarsi su di me.
-Oh,
sei sveglio..- faccio appena in tempo a dire, prima che il moro mi
afferri per un braccio costringendomi a sdraiarmi a terra accanto a
lui. In un attimo si posiziona carponi sopra di me, puntando le mani
ai lati del mio viso.
-Haru,
ma che stai..- balbetto confusa mentre mi perdo nel blu intenso delle
sue iridi.
-Mi
hai promesso che avresti fatto qualsiasi cosa- mi ricorda lui,
facendomi arrossire. Che diavolo vuole fare? Immediatamente iniziano
a vorticarmi nella testa un miliardo di possibilità e
comincio a
sudare freddo.
Lo
vedo piegare la testa di lato come per accertarsi di parlare con una
cosa ancora vivente e non mezza morta-
-..Ti faresti baciare?- chiede infine, arrossendo
lievemente, mentre il mio cuore inizia a martellare nel petto quasi a
volermi sfondare la cassa toracica.
Oh,
ma che cazzo. Perché mi emoziono così per un
bacio? Tanto quello
scemo di Rin non ha intenzioni davvero serie con me ed anche se fosse
non stiamo ancora insieme.. posso tranquillamente fare una cosa del
genere con Haruka. Anche perché forse questo sarà
il primo ed
ultimo bacio che potrà rubarmi...
Con
questo pensiero nella mente, annuisco, senza distogliere lo sguardo
dai suoi occhi nemmeno quando il suo viso si avvicina al mio e le sue
labbra fredde incontrano le mie.
Il
moro rimane qualche istante con la bocca premuta sulla mia, immobile,
poi dischiude leggermente le labbra imprigionando le mie tra le sue e
provocandomi una scarica di adrenalina che mi percorre da capo a
piedi.
Potrei
tranquillamente ricambiare quel bacio, afferrare i suoi capelli ed
avvicinare il suo viso ancora di più al mio ma non posso.
Non
voglio.
Per
un attimo immagino il viso di Rin e da quel momento non riesco a
pensare ad altri che a lui. Perché alla fine è
Rin Matsuoka che
vorrei insieme a me in questo momento. Sono i suoi capelli vermigli
che vorrei accarezzare. I suoi occhi scarlatti e duri quelli in cui
vorrei perdermi.
Haruka
si stacca da quel contatto all'improvviso, come se si fosse scottato
con la mia pelle, passandosi una mano sul viso pallido e fissando il
vuoto davanti a sé per qualche secondo.
-Scusami..
scusami non dovevo farlo- sussurra, alzandosi e recandosi a
recuperare le sue cose.
-Haru..-
provo a fermarlo, ma ormai il moro è già sulla
soglia di casa mia.
-Scusami-
ripete ancora, prima di sparire nella notte.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Incomprensioni ***
Buonasera
piccoli nuotatori! Volevo innanzitutto ringraziarvi moltissimo per aver
seguito la mia storia fin qui e per aver sopportato il mio stile da
novellina dei capitoli iniziali...
Rin:
non credere di essere migliorata così tanto..
Chiara:
chiudi la bocca Rin.. che è già tanto se ti
ricordi come si scrive il tuo nome.
Rin: brutta nana, vedrai alle prossime gare come ti distruggo!
Chiara: *guardando verso la telecamera con le urla di Rin di sottofondo
(?)* Povero cucciolo non ha ancora capito che io e lui non gareggiamo
insieme...
L: ah non me ne parlare, non sai che sforzo mi ci vuole ogni volta per
descriverlo come un essere pensante e ragionante...
Chiara: e io me lo devo sopportare..
Seijuro: signore, in confronto a me voi non sopportate un bel nulla!
Ok
ok, basta! Chiudiamo la parentesi del delirio e ritorniamo alla
realtà! Buona lettura!!
Capitolo
Sedicesimo - Incomprensioni
Haruka
Nanase se ne sta seduto sulla spiaggia ad osservare il mare. Le onde
che si infrangono sulla riva a ritmo costante creano piccoli spruzzi di
schiuma biancastra, mentre la luna piena si riflette su quella grande
distesa scura dando vita a curiosi giochi di luce.
La lieve brezza della sera scompiglia i capelli scuri del giovane
sollevando contemporaneamente qualche fastidioso granello di sabbia, ma
sembra che lui non se ne accorga nemmeno. O che non gli importi. Quella
sera sente proprio il bisogno di restare da solo più di
quanto non si ostini a fare già normalmente.
Il giovane affonda la testa tra le ginocchia piegate e divaricate,
sospirando sconfitto, mentre ripensa agli ultimi fatti della giornata:
la promessa, la staffetta, la cena e alla fine quel bacio che aveva
rovinato tutto.
È talmente preso dai suoi tormenti interiori da accorgersi a
malapena del tonfo sordo di qualcuno che si è seduto accanto
a lui. Volta leggermente il viso alla sua destra incrociando un paio di
occhi vermigli che lo osservano con fare divertito.
- Yo! - lo saluta Rin, alzando un sopracciglio.
- Sparisci - risponde l'altro, tornando a fissare l'oceano. Proprio
adesso doveva arrivare?
- Come siamo scontrosi... non dirmi che alla fine glielo hai chiesto
sul serio! - esclama il rosso con finto sarcasmo.
Haruka non risponde, confermando con il suo silenzio le parole del
coetaneo.
- Non ti facevo così sfrontato, Haru - sogghigna l'altro -
non è da te cercare di rubare le ragazze altrui! -
- Non è ancora la tua ragazza - risponde il moro,
freddamente - deve ancora fare chiarezza sui suoi sentimen... - non
termina la frase che si ritrova tirato su per il bavero della giacca da
un Rin palesemente fuori di sé.
- Che vuoi fare, Rin? - domanda piatto il moro, senza smettere di
fissarlo negli occhi.
Le labbra dello squalo si distendono in un mezzo sorriso mentre le
parole del ragazzo gli arrivano alle orecchie.
- Ti ho permesso di farle una cosa del genere perché so
perfettamente di non essere ancora il suo ragazzo - sibila, ignorando
la domanda di Haruka - ma se scopro che le hai messo le mani addosso
giuro che non te la faccio passare liscia - conclude, mollando la presa
dai suoi abiti ed allontanandosi a grandi passi.
Il ragazzo si aggiusta alla bell'e meglio il colletto stropicciato,
alzando poi lo sguardo verso la figura del suo amico che si allontana.
Capisce i suoi sentimenti e non vuole che si tormenti come lui,
così decide di provare a dirgli la verità.
- È stato un bacio a senso unico - esclama, facendo voltare
il rosso per l'ultima volta.
- Cos'hai detto? -
Haruka sussulta. Glielo avrebbe detto, anche se sarebbe stato difficile
ammetterlo. - Lei non voleva baciarmi. È rimasta ferma
lasciandomi fare... non era me che voleva in quel momento - dice infine
il moro, resistendo all'impulso di prendere a calci qualsiasi cosa gli
capitasse a tiro per la frustrazione.
Rin non risponde nemmeno, voltandosi per tornarsene a casa, ma le
parole di Haruka lo colpiscono dritto al cuore, liberandolo da un
grande peso.
Allora..
forse ho davvero una speranza.
*
Una
mano piccola e tiepida mi scuote leggermente la spalla, svegliandomi di
soprassalto.
- Buongiorno Chiara-chan - la voce di Teresa mi giunge ovattata.
- Mmmh... buongiorno... - rispondo, la voce ancora impastata dal sonno
e dopo pochi istanti mi rendo conto di trovarmi seduta a terra con la
schiena appoggiata contro il legno della porta di casa.
I ricordi della sera precedente piombano nella mia mente come un
uragano, ricordandomi improvvisamente di avere cinque ospiti in casa e
di essermi appisolata proprio sull'uscio nella speranza che Haruka
decidesse di ritornare.
Quattro ospiti, Chiara. Quattro. Mi correggo mentalmente, mentre
le mie dita stringono impercettibilmente la sottile coperta che mi
copre le gambe. Haruka è sparito senza fare altro che
scusarsi, quando quella che si sarebbe dovuta scusare ero proprio io.
Avrei dovuto intuire prima i suoi sentimenti e non concedergli di fare
qualcosa che lo avrebbe segnato profondamente.
Sorrido amaramente tra me. Stento tutt'ora a credere che sotto la sua
facciata indifferente ed apatica si celi un animo buono e gentile.
Haruka è davvero speciale.
- Che ore sono? - chiedo, strofinandomi gli occhi per liberarli
dall'ultimo strato di sonno.
Teresa dà una rapida occhiata al suo orologio da polso prima
di rispondermi. Solo adesso mi accorgo che è vestita di
tutto punto per uscire di casa.
- Sono le sette e venti, Chiara-chan. Torna a dormire, tu che puoi, ma
per favore spostati altrimenti non riesco a passare - ridacchia,
colpendomi scherzosamente la testa con un buffetto.
- Oh, hai ragione scusami! - balzo in piedi per poi osservarla con
sguardo critico - Ehi... ma oggi è domenica, dove stai
andando? - le chiedo, sospettosa.
- Mi hanno chiamata dall'ospedale, probabilmente si tratta di
un'emergenza...- risponde lei, infilandosi le scarpe e socchiudendo la
porta - ...non preoccuparti sarò a casa per cena!-
Giusto. Teresa lavora come ostetrica in un piccolo ospedale alla
periferia di Tottori. Non mi sono mai permessa di chiederle come mai
avesse deciso di intraprendere una carriera del genere, ma suppongo
centri con il fatto di essere stata costretta a dare in affidamento la
sua bambina quando era ancora giovane.
- Va bene, a stasera allora! -
Quando la porta si richiude alle
mie spalle mi dirigo prima in camera mia, poi nella camera degli ospiti
ed infine in salotto. Dormono ancora tutti, ovviamente.
Recupero il mio cellulare da sotto il groviglio di coperte che
c'è sul pavimento e leggo sullo schermo la notifica di un
nuovo messaggio.
È Rin. Vuole sapere come sto e se Gou è ancora
qui da me.
Mi riprendo dall'illusione che potesse essere Haruka e rispondo,
dicendogli che sto bene e che Gou dorme ancora come un ghiro.
La risposta dello squalo arriva in meno di un minuto e l'idea che
probabilmente sta tenendo sotto controllo il telefono in attesa dei
miei messaggi mi lusinga.
“Allora passo a prenderla più tardi, se
non è un problema”. Leggo e rileggo il messaggio
con aria stupita. Stupore che presto si trasforma in sospetto.
Che stia cercando di tenerla sotto controllo? E per quale motivo?
Comincio a snocciolare la questione martellandomi le labbra con un
dito, pensierosa.
Che abbia paura che succeda qualcosa alla sorella?
Nah, è impossibile. Considerando quello che
è successo ad inizio anno è fuori questione.
Che voglia andare con lei da qualche parte in particolare?
Ma che siamo, scemi? Rin a braccetto con la sorellina? Rido al
solo pensiero.
Infine mi balza in mente una motivazione molto, anzi decisamente,
più valida e che mi fa saltare su come una molla per poi
fiondarmi nella stanza dove Gou sta ancora dormendo.
- Gou! Gou svegliati! - esclamo, piombandole nel letto e facendola
quasi cascare giù dal materasso.
La ragazza quasi si mette a gridare vedendosi un paio di occhi azzurri
incorniciati da corti capelli neri come la pece pericolosamente vicini
alla sua faccia.
- Merd... ehm, volevo dire... Chiara-chan! Ma sei impazzita? Credevo
fossi Haruka! - esclama, lasciandosi sfuggire una mezza imprecazione e
guardandomi allibita.
Davvero mi ha scambiata per Haruka? Beh in effetti abbiamo
entrambi gli occhi azzurri anche se i miei sono quasi trasparenti, ed
entrambi portiamo i capelli corti anche se i miei sono molto
più scuri dei suoi. Mi ritrovo a pensare, mentre
osservo la rossa con aria sbigottita.
Scuoto la testa per scacciare quel pensiero dalla mia mentre. Adesso
c'è una questione molto più importante da
risolvere.
La prendo per le spalle costringendola a guardami negli occhi per poi
pronunciare la fatidica domanda.
- Gou.. tuo fratello non sa di te e Mikoshiba, VERO? -
Il campanello di casa suona
circa un'ora più tardi, quando ormai i ragazzi si sono
svegliati, mi hanno ringraziata ancora per l'ospitalità e
sono tornati alle rispettive case con la convinzione che Haru non si
era sentito molto bene ed era andato via al mattino presto.
Vado ad aprire la porta ed immediatamente i miei occhi incontrano due
iridi vermiglie su un volto a metà tra lo stupito ed il
divertito.
- Oh, ciao Rin. Tua sorella si sta vestendo - lo saluto, invitandolo ad
entrare in casa con un cenno della mano. Non riesco ad essere naturale
con lui oggi. Non dopo quello che è successo ieri sera... in
qualche modo dovrò dirglielo.
Il rosso non risponde nemmeno, circondandomi la vita con un braccio e
soffiandomi sui capelli.
- Ti vedo tesa, stamattina... c'è qualcosa che non va? -
sussurra, ad un millimetro dal mio orecchio, facendomi avvampare.
- N-non c'è nulla, va tutto bene... - balbetto, cercando di
allontanarmi dalla sua stretta che però si rivela
più ferrea del solito. - ...piuttosto tu, non dovresti
essere al dormitorio? - cambio discorso, mentre i suoi capelli mi
solleticano la guancia.
- Nel week-end torno sempre a casa per stare con mia madre e Gou.
È un problema? - sì
che è un problema, porca miseria. Con te fra i piedi Gou non
riuscirà mai ad uscire con Seijuro!
Non faccio in tempo a ribattere che la sorella minore del rosso fa
capolino dal soggiorno, correndo verso il suo Onii-chan.
- Fratellon... - esclama, ma si interrompe non appena ci vede
avvinghiati come due procioni nel periodo dell'accoppiamento.
Infatti, il grande simpaticone, non appena si è accorto che
Gou stava per arrivare ha allungato ulteriormente le sue dannatissime
mani palpandomi senza ritegno il sedere e facendomi sobbalzare.
Mi stacco con violenza dai suoi tentacoli cercando di riprendere un po'
di contegno mentre Rin si sbellica dalle risate e invita la sorella ad
aspettarlo in macchina.
C-che? Rin ha la macchina? Beh in effetti ha 18 anni... penso, sbirciando Gou mentre si
allontana senza farselo ripetere, rossa in viso per l'imbarazzo, per
poi aprire la portiera di un'Alfa Romeo Mito rossa fiammante.
Rimango a bocca aperta a fissare quella meraviglia forse un secondo di
troppo poiché sento la mano di Rin sollevarmi la mascella
per poi costringermi a voltarmi verso di lui.
- Bella vero? Se vuoi un giorno ti porto a fare un giro... - sussurra,
facendomi l'occhiolino ed osservandomi con uno sguardo pieno di
sottintesi. Ride di gusto nel vedere la mia espressione imbronciata e
le mie guance chiazzate di rosso.
- Avanti, stavo solo scherzando! - mi soffia sul viso, inebriandomi con
il suo profumo. Tuttavia non riesco a non pensare a come dovrebbe
essere stare tra le braccia nude di Rin, toccare il suo petto scolpito,
baciare quella pelle così chiara e liscia e...
AAAAAH ma a cosa diavolo sto pensando? Non è il momento di
fare pensieri impuri da verginella innamorata!
- Verrò a
fare un giro solo se mi lascerai guidare! - lo stuzzico, guardandolo di
sbieco.
Il rosso ci pensa un attimo con fare teatrale, suscitando una mia
risata soffocata, poi si allontana a grandi passi raggiungendo la porta
di casa.
- Continua a sognare, tesoro - esclama, scoprendo i denti aguzzi in un
sorriso sghembo che mi fa perdere la testa.
*
Le giornate passano svelte una
dopo l'altra quasi ad indicarci che presto si svolgeranno i campionati
regionali e che è già ora di mettersi d'impegno
per limare gli ultimi difetti e preparasi per dare il meglio.
Haruka tuttavia sembra più assente del solito e spesso si
rifiuta di stare con noi per pranzo, usando scuse banali.
Lo so che probabilmente fa così per colpa mia e dei
sentimenti che prova per me, ma non riesco a trovare il coraggio di
parlargli per paura di peggiorare la situazione.
Non so davvero cosa fare.
Continuiamo ad ignorarci come perfetti estranei quando in
realtà mi sento morire dentro. Vorrei abbracciarlo e dirgli
che va tutto bene, ma so perfettamente che non è
così. Per entrambi.
Infine, ad una settimana dalle regionali, lo noto passeggiare in
solitario sulla spiaggia di Tottori, con lo sguardo perso verso la
distesa dorata e fiammeggiante che è il mare al tramonto,
mentre la lieve brezza marina gli scompiglia i capelli corvini e gli
scuote leggermente gli abiti.
Deglutisco rumorosamente, prima di farmi coraggio e raggiungerlo,
mentre un pesante nodo alla gola inizia a minacciare la mia
già precaria risolutezza.
Non si accorge del mio arrivo, attutito dal suono delle onde che si
infrangono sulla riva, finché non gli stringo una mano
scaldando la sua pelle fredda con la mia.
Lo osservo mentre si volta verso di me. Le sue iridi così
simili al mare che ci sta di fronte tremano lievemente per la sorpresa.
- Ciao - dico solamente, abbassando lo sguardo e cercando di riprendere
fiato come se quella singola parola mi avesse svuotata completamente di
ogni energia.
- Ciao... - risponde lui, tornando a guardare l'oceano.
Il silenzio cala nuovamente tra di noi. Ma non è un silenzio
imbarazzante. È un silenzio carico di scuse, affetto e
speranza e non oso interrompere quel momento così
particolare finché non sarà Haruka a farlo.
Infatti è lui il primo a parlare di nuovo.
- Pensavo mi odiassi - sussurra, abbassando lo sguardo senza lasciare
la presa della mia mano. Il mio corpo freme leggermente al suono della
sua voce. Mi mancava parlare con lui.
- Non pensarlo nemmeno. Sei mio amico, non posso odiarti - rispondo
subito, la voce tremante.
- Meno male... - sospira lui, mentre il mio cuore inizia a martellare
nel petto. Vorrei abbracciarlo e piangere le mie lacrime di
felicità ma mi impongo di mantenere le distanze. Non ho
intenzione di rovinare di nuovo tutto e mi accontento del contatto tra
le nostre mani, che all'improvviso è come se fossero
diventate roventi.
La reazione di Haru, tuttavia, mi stupisce ancora una volta. Lo vedo
ruotare verso di me mentre con la mano libera mi circonda le spalle e
mi attira a sè. Lo sento inspirare profondamente tra i miei
capelli e premere la guancia sul mio capo mentre i muscoli del suo
corpo si rilassano per accogliermi.
- Haru... - esclamo, felice di quel contatto, mentre il moro mi stringe
con più forza quasi impaurito che io possa sfuggirgli.
Sorrido contro il suo petto mentre il sole termina il suo corso
sparendo oltre la superficie del mare.
Rimaniamo così ancora per qualche istante, tenendoci stretti
per mano, finché non decidiamo di sciogliere quell'abbraccio
incamminandoci verso casa.
Nessuno di noi si sarebbe mai
aspettato che un paio di occhi vermigli ci stessero osservando.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Un Desiderio Nascosto ***
Allora
allora allooora, innanzitutto bentornati sulla mia storia e grazie
per tutte le recensioni che mi state lasciando, sono davvero
commossa! T___T
Come
avrete forse notato nell'episodio dieci di “Free! Eternal
Summer”
succede qualcosa di abbastanza simile alla trama della mia storia
come (SPOILER!!! SE NON AVETE ANCORA
VISTO
L'EPISODIO SALTATE DIRETTAMENTE AL PARAGRAFO SOTTOSTANTE!)
il
testa a testa tra le due staffette e il “quasi”
arrivo a pari
merito.
Quando
ho visto ciò mi sono detta, quasi quasi un'altra cosuccia la
scopiazzo (questa volta però volontariamente) giusto per
rendere la
vita di Chiara un po' più difficile (poveraccia) e per
accontentare
qualche fan della coppia MakoxChiara, ahahah! Detto questo non vi
dico altro, sappiate soltanto che se noterete qualche somiglianza
sarà per questo motivo (non linciatemi, semplicemente ho
notato una
scena interessante e ho pensato che vi potrebbe piacere trasposta in
questa fic ehehe). Quindi, ditemi che ne pensate e se siete
d'accordo. Intanto questo capitolo sarà totalmente frutto
della mia
fantasia, perciò recensite e ditemi i vostri pareri :) Un
bacione e
buona lettura!
P.s.:
stavo pensando di cambiare il titolo della storia.. voi che dite?
Avete idee?
Capitolo
Diciassettesimo - Un Desiderio Nascosto
Rin
se ne sta sdraiato sul materasso di camera sua, ostinandosi ad
osservare il soffitto e concentrando la sua attenzione su alcune
piccole crepe e aloni di umidità appena visibili, pur di
distogliere
i suoi pensieri dalla scena alla quale aveva assistito la sera
precedente.
Li
aveva visti mano nella mano in atteggiamenti che un perfetto
sconosciuto avrebbe sicuramente frainteso, come poteva sentirsi
tranquillo?
Possibile
che il legame fra quei due fosse davvero così forte?
Il
rosso si gira su un fianco, chiudendo gli occhi e digrignando i
denti. Haruka l'ama sul serio, cazzo. E i sentimenti dello squalo non
sono poi tanto diversi da quelli del rivale.
Eppure
se c'è una cosa per la quale Rin continua a mangiarsi il
fegato, è
proprio il bacio che Haruka è riuscito a strapparle.
Perché
glielo aveva semplicemente chiesto.
Glielo
aveva chiesto pur sapendo che quel bacio non sarebbe mai stato
ricambiato.
A
quel punto chiunque avrebbe considerato Chiara una ragazza facile e
superficiale, ma non Rin. Per
lui è davvero una persona straordinaria. Scontrosa.
Sì. Caparbia e
a volte aspra come un limone... ma sotto quella spessa armatura che
ha costruito intorno al suo cuore c'è una ragazza gentile,
fragile e
dolce. Per questo la ama. Lei gli somiglia più di chiunque
altro.
Un
lieve scricchiolio distoglie Rin dai suoi pensieri facendolo voltare
di lato verso la porta della stanza. - Ehm... Onii-chan. Posso? -
chiede la sorella, quasi timorosa, rimanendo sull'uscio.
Il
fratello non risponde tornando a guardare il soffitto con le braccia
incrociate dietro la nuca, ma muovendo leggermente il capo in segno
d'assenso. Chiude gli occhi sospirando profondamente, mentre la rossa
si siede sul letto accanto al fratello, osservandolo preoccupata.
-
Onii-chan, volevo chiederti una cosa... - sussurra lei, torcendosi le
mani per il nervoso - ...tu e Chiara-chan siete per caso...? -
-
No, non lo siamo - la interrompe lui, senza scomporsi.
-
Ma a te piace vero? - insiste l'altra, senza guardarlo.
-
Fatti gli affari tuoi, piccoletta... - risponde seccato, girandosi
dall'altro lato e lasciando Gou piuttosto indispettita.
Tra
di loro cala un silenzio carico di tensione e imbarazzo, poi
finalmente Rin inizia a parlare.
-
Cosa pensi di Haruka? -
La
sorella rimane scioccata per qualche istante dall'insolita domanda di
Rin. Cosa diavolo c'entra Haruka adesso? Oddio spero non
ricominci
con le sue strane idee sui miei possibili fidanzati...
Ehm,
beh... penso sia una brava persona. Non sembra ma anche lui
è
gentile e affidabile come Makoto, per questo penso che Chiara-chan...
- non termina la frase che il fratello si tira su improvvisamente a
sedere, fulminandola con lo sguardo.
-
Chiara-chan cosa? Cosa hanno fatto quei due? Sono
andati a
letto insieme? - sbraita il giovane, dimenticando per un attimo di
trovarsi davanti alla persona più pudica del mondo.
-
E-eh? Onii-chan ma cosa dici... io non credo che abbiano fatto
qualcosa del genere... cosa vai a pensare... pervertito! - balbetta
isterica lei, agitando le mani davanti al viso paonazzo - forse non
lo sai ma quei due come li chiami te, sono molto
amici e si
vogliono un gran bene! - esclama infine, nascondendo il viso sotto la
frangetta rossa.
Un tonfo sordo sul materasso le fa capire che il
fratello si è sdraiato
di nuovo, così si volta verso di lui lentamente, con
un'espressione
comprensiva dipinta sul volto.
-
Che hai da guardare così? - sibila il giovane dopo qualche
istante,
guardandola di sbieco.
-
Sei così tanto innamorato di lei? - chiede Gou, ignorando
allegramente la domanda del fratello.
-
Stupida, io non sono innamorato - esclama lui, arrossendo lievemente
e corrucciando il viso in un'espressione stizzita che scatena la
risata della rossa. Se c'era una cosa che Gou aveva imparato in
diciassette anni era smascherare alla perfezione le menzogne del
fratello.
*
Mancano
meno di quattro giorni ai campionati regionali e Haruka e gli altri
sono ancora in alto mare per quanto riguarda i cambi di staffetta.
-
Makoto! Devi arrivare con più decisione, altrimenti Nagisa
non
riuscirà a calcolare il momento esatto in cui iniziare a
sbilanciarsi in avanti! - esclamo per l'ennesima volta, torturandomi
le tempie con le dita.
Sono
sfinita. Sono già due giorni che proviamo a migliorare ma
non riesco
a far capire loro quanto anticipare la bracciata del compagno per
tuffarsi in acqua al momento giusto.
Nagisa
continua a partire troppo in ritardo, Rei è anche peggio di
Nagisa e
Haruka parte in anticipo la metà delle volte.
È
la volta buona che li squalificano, me lo sento.
Penso mentre mi piego sulle caviglie e rilasso un po' la schiena.
-
Forza, Chiara-chan. Non disperare, vedrai che in qualche modo ce la
faremo. - dice Gou per consolarmi. Le sorrido con poca convinzione,
prima di invitare i ragazzi ad uscire dall'acqua. Speriamo
in bene...
Come
ogni pomeriggio ci ritroviamo a fine allenamento fuori dalla scuola
per salutarci e Nagisa e Rei iniziano a scherzare come al solito.
Sono
proprio carini quando si prendono in giro e a volte me li immagino
come una coppia di sposini che se ne dicono di tutti i colori.
Gou
e Makoto devono pensarla più o meno come me
perché li vedo ridere
sotto i baffi mentre Haruka cerca in qualche modo di farli smettere
(ovviamente con scarsi risultati).
Tutto
d'un tratto mi sento di troppo.
Chissà
se Rin si divertirebbe così con i suoi ex compagni di
staffette se
non ci fossi io di mezzo...
Quel
pensiero mi riempe la mente per un paio di secondi. Giusto il tempo
di non accorgermi di Rei che mi viene addosso, urtandomi con la
spalla e facendomi cadere la borsa a terra.
-
Oh, cavoli che disastro. Mi dispiace Chiara-san! - cerca di scusarsi
il delfinista, raccogliendo i libri sparsi a terra ed aiutandomi a
rimetterli a posto.
-
Non preoccuparti Rei, non si sono fatti male! - esclamo ridacchiando.
Non mi accorgo nemmeno di ciò che ha attirato l'attenzione
del
ragazzo e degli altri componenti della squadra.
-
E questa cos'è? - chiede Nagisa, allungandosi sopra la testa
del
compagno per cercare di sbirciare la fotografia che tiene tra le
dita.
Allungo
anche io il collo ed immediatamente capisco.
-
Ah, quella sono io a quattordici anni. Avevo vinto la staffetta
insieme alle mie amiche ai campionati nazionali. È stato
quando
ancora gareggiavo in Italia, ovviamente. - spiego, suscitando lo
stupore dei presenti.
-
Accidenti! Quindi già da così piccole
gareggiavate a livello
nazionale? - chiede Makoto, prendendo tra le mani la piccola
fotografia sbiadita.
-
Beh, sì. Io non facevo parte di un club scolastico, in
Italia non
esistono queste cose. Ero proprio in una squadra di nuoto ed in base
all'età i ragazzi vengono smistati in diverse categorie. Da
quella
che si chiama “categoria ragazzi”, i nuotatori
possono iniziare a
partecipare a gare di alto livello se conseguono determinati tempi.
Io ero molto brava a delfino e stile libero. -
-
E perché non hai provato a gareggiare anche a stile libero
alle
provinciali? - chiede Haruka, con il suo solito tono piatto.
Lo
guardo sorridendo - Beh, perché non volevo rubarti la scena!
-
Scoppiano
tutti a ridere e mentre ripongo gli ultimi libri in borsa Makoto mi
si rivolge ancora una volta.
-
Ehm, ho notato che nella foto indossate dei costumi particolari... di
che tipo sono? - mi chiede, lievemente in imbarazzo. Quando si parla
del genere femminile, il bruno arrossisce sempre. Che carino.
-
Beh, quelli sono costumi da competizione. Per le ragazze coprono il
busto e arrivano fino al ginocchio, per il ragazzi coprono dai
fianchi al ginocchio. Sono costituiti da un materiale molto
particolare, che permette all'acqua di scivolare e di fare quindi
meno attrito. Sono anche molto stretti perché devono aderire
perfettamente al corpo, quindi da una parte sono scomodi, ma
dall'altra ti aiutano durante la gara perché comprimono
leggermente
i muscoli delle gambe - spiego, per poi indicare la mia immagine
sulla fotografia - io indossavo un Arena. Mi piaceva da morire quella
marca e mi trovavo molto a mio agio, anche se allora c'era solo il
nero come colore! -
-
Ma Chiara-chan! Perché non hai indossato un costume come
questo alle
provinciali? - mi chiede Nagisa, spuntando da sotto il braccio di
Haruka.
-
Beh, perché adesso è troppo piccolo e non mi
starebbe più. Inoltre
non ho abbastanza soldi per comprarne uno nuovo... costano davvero
tanto! - rispondo, con un velo di malinconia nella voce. Venderei un
rene pur di provare un'ultima volta la sensazione di quel tessuto
sulla pelle.
-
Hai detto che una volta non c'erano molti colori. Ora quanti ce ne
sono? - chiede Haruka, osservandomi stranamente interessato. Che
voglia finalmente buttare via quella specie di pigiama a pantaloncino
che indossa e comprarsi un costume serio?
Ci
penso su un attimo - Dovrebbero essercene diversi, come ad esempio
giallo, verde, rosa e molti altri. A me all'epoca sarebbe piaciuto
azzurro, e ora che c'è non lo posso mettere. Buffo il
destino, vero?
- rido, mentre gli altri mi sorridono mesti. Non riesco proprio a
nascondere nulla sul mio stato d'animo. Devo imparare almeno a tenere
la bocca chiusa.
Tre
giorni dopo...
-
Ehi, Chiara... ti andrebbe di venire a casa mia stasera? - la domanda
di Haruka mi fa andare letteralmente in autocombustione.
-
E-eh? Cosa? Ma che dici Haru... - balbetto, stralunata mentre sento
Makoto ridere come un ossesso alle mie spalle.
-
Haru! Potevi chiederglielo in un altro modo, così chiunque
penserebbe male! - esclama, asciugandosi le lacrime e prendendomi per
le spalle - Haruka intendeva invitarti a casa sua, visto che domani
partiamo per Hiroshima*. È un modo per augurarci che le gare
possano
andare per il meglio. Allora, ci sarai? -
-
Sì, penso proprio di sì! - esclamo,
più tranquilla. Che
spavento...
La
sera stessa dopo allenamento ci rechiamo tutti e cinque a casa di
Haruka, e non appena varco la porta mi stupisco dello silenzio che
aleggia per le stanze.
-
Ehm, Haru? - chiedo, mentre mi tolgo le scarpe.
-
Sì? - risponde mentre si dirige in salotto.
-
Non vorrei essere inopportuna, ma i tuoi genitori dove sono? -
-
Oh, all'estero -
-
Come sarebbe “all'estero”? Vivi da solo? -
-
Esatto -
Mi
guardo un attimo intorno per poi incontrare lo sguardo di Makoto,
tranquillo come sempre.
-
Capisco... quindi anche tu vivi senza i genitori, in pratica. -
sussurro, mordendomi la lingua un secondo troppo tardi. Mi volto
verso gli altri sperando che non abbiano sentito ma la voce di Haruka
mi fa sobbalzare.
-
Perchè? Chi altro vive senza i genitori? - chiede,
fissandomi
confuso.
-
Ah... e-ecco... Miwako! Q-quella della nostra classe, non ti ricordi?
Come sei sbadato...- farfuglio ridendo nervosa, mentre le pareti del
soggiorno diventano improvvisamente molto interessanti.
-
Ah... non lo sapevo. - dice Haru, guardando prima me poi Makoto.
La
discussione, grazie al cielo, finisce lì e verso le otto ci
ritroviamo tutti seduti intorno al piccolo tavolo da pranzo intenti a
mangiare una pizza gigantesca.
Nagisa
si ingozza senza ritegno, lasciandoci giusto una fetta a testa mentre
Rei lo rimprovera e Makoto se la ride sotto i baffi.
Gou
non riesce nemmeno a finire la sua parte e decide di darmene un po'
mentre Haruka mastica lentamente lanciandomi di tanto in tanto delle
rapide occhiate.
-
Accidenti Gou, mangi proprio come un uccellino! - la prendo in giro,
mentre mi ritrovo nel piatto i suoi avanzi mezzi smangiucchiati.
-
Io mangio normalmente, siete voi che siete degli animali! - esclama
lei, dandomi uno spintone scherzoso sulla spalla. Rido mentre finisco
di mangiare e il cielo lentamente comincia ad indossare il suo abito
nero.
-
Porca miseria, è già così tardi? -
esclamo, osservando il
quadrante del piccolo orologio appeso alla parete del soggiorno.
Immediatamente
anche gli altri iniziano a guardarsi a vicenda, presi improvvisamente
da un mini attacco di panico.
-
Oh, cavolo che disastro! Mako-chan, sai cosa fare! - grida Nagisa tra
una frase sconnessa e l'altra.
Faccio
appena in tempo a chiedermi che diavolo gli stia prendendo, che
Makoto mi solleva come fossi un fuscello (e non una ragazza di
cinquantacinque chili) portandomi di peso fuori di casa.
Mi
rimette a terra dopo essersi richiuso la porta alle spalle, mentre io
lo fisso in cagnesco.
-
M-ma che state facendo? C'era dell'alcol dentro quella pizza per
caso? - esclamo, tentando ritornare dentro, ma in un lampo il castano
mi sbarra la strada facendomi sbattere il naso contro il suo petto.
O
sono io troppo sensibile, oppure questo ragazzo è di
marmo... penso
mentre mi massaggio la faccia con noncuranza.
-
Ops, ti sei fatta male? - mi chiede, inclinando la testa da un lato.
-
Dod ti breoccubare... - borbotto, mentre il dorsista allunga una mano
per poi afferrare la mia impedendomi di torturarmi ulteriormente il
naso. La sua presa è forte e rassicurante.
Mi
siedo sui gradini davanti alla porta, abbracciandomi le ginocchia e
sospirando sconfitta.
Probabilmente
devono mettere a posto la cucina e non mi vogliono fra i piedi,
penso, cercando di capire il perché mi trovo fuori casa e
non dentro
come tutti gli altri.
Il
dorsista mi imita sedendosi vicino a me, anzi forse un po' troppo
vicino, senza dire una parola.
-
Anche tuo padre lavora all'estero? - mi domanda all'improvviso dopo
minuti di silenzio imbarazzante, facendomi sussultare.
Alzo
immediatamente lo sguardo, osservandolo terrorizzata senza sapere
cosa rispondere.
-
A-ah... sì, diciamo che è così... -
resto sul vago, guardando
altrove con un sorriso ebete stampato sul viso - perché ti
interessa? -
-
Non c'era quando siamo venuti a casa tua... - osserva lui facendo
spallucce mentre io sto iniziando a sudare, spero non se ne accorga.
-
Giusto... -
-
Tua madre non è giapponese, anche se lo parla molto bene,
vero? Ti
sei trasferita insieme a lei? -
-
Mako... - lo supplico istintivamente, mentre sento le mie
sopracciglia tendersi sulla fronte in un'espressione di tristezza.
Il
ragazzo cerca di stringermi una mano, che io ritraggo immediatamente
portandola al petto.
Non
devono sapere... nessuno deve sapere. Mi
ripeto come un'ossessa nella mia testa, lo sguardo fisso davanti a
me.
-
Chiara-chan... scusami non volevo farmi gli affari tuoi. È
solo... è
solo che non so praticamente nulla di te. - confessa lui, piegandosi
e portando i suoi occhi all'altezza del mio viso - ...ma a quanto
pare la storia è più complicata di quello che
sembra, giusto? -
sospira, afferrandomi una ciocca di capelli ed arrotolandosela tra le
dita.
Quel
gesto mi ricorda il mio risveglio traumatico in infermeria, il mio
primo giorno di gare ed un brivido freddo mi scorre lungo la schiena
facendomi tremare leggermente.
Rin.
Mi manca.
La
mano di Makoto scivola lungo la tempia, sfiorando la cicatrice per
poi scendere lungo la guancia. Serro la mascella mentre le sue dita
ripercorrono la strada appena fatta, tastandomi con delicatezza
laddove la pelle cicatrizzata forma una piccola gobba. Oh,
no...
ti prego Makoto. Almeno te non chiedermelo!
L'espressione
incuriosita del castano, tuttavia, mi fa gelare il sangue nelle vene,
mentre prego mentalmente tutti gli dei che conosco di tirarmi fuori
da questa situazione. Sto uscendo di testa. Me lo sento.
Se
continuo di questo passo, a tenermi tutto dentro, finirò per
esplodere. Ma non voglio che i ragazzi sappiano di quello che ho
passato. Non voglio che mi compatiscano o che mi guardino come una
bestia rara.
Io
sono solo Chiara. Una ragazza tutta spalle che sta tentando
l'impossibile per ottenere dei risultati accettabili e riscattare la
sua dignità di nuotatrice.
Una
ragazza che, malgrado la sua facciata scontrosa e aspra è in
grado
di amare e voler bene, che arrossisce ai complimenti ed agli sguardi
intensi. Che pensa ogni istante al ragazzo che ama e che si
taglierebbe un braccio per i suoi migliori amici e compagni di
squadra.
Non
una ragazza con un passato orribile.
Serro
la mascella mentre le dita di Makoto non vogliono saperne di
staccarsi dal mio viso.
-
Cosa mi nascondi? - sussurra, più a se stesso che a me. La
sua voce
velata di angoscia e tristezza mi stringe il cuore. Vorrei dirgli
tutto e liberarmi da quel peso enorme che mi grava sulle spalle da
quando sono arrivata in Giappone, ma non appena socchiudo le labbra
per gridargli la verità in faccia, il suono secco di una
porta
scorrevole ci fa sobbalzare.
-
Siamo pronti! Potete rientrare! - esclama Nagisa, afferrandomi per le
spalle e legandomi una benda intorno alla testa per coprirmi gli
occhi.
-
E-ehi! Ma che diavolo fai? Si può sapere che sta succedendo?
-
sbraito, cercando di levarmi il pezzo di stoffa ma prontamente
immobilizzata dal gigante buono.
Sento
Nagisa che mi fa strada verso il salotto, facendomi poi sedere
davanti al tavolo di legno. Solo allora finalmente mi viene permesso
di aprire di nuovo gli occhi e non appena il mio sguardo si abitua di
nuovo alla luce mi viene quasi da piangere.
Davanti
a me, sul legno chiaro del tavolo, c'è una scatola nera con
un'inconfondibile scritta bianca lucida che riflette la luce al neon
della lampada fissata al soffitto.
Arena
Carbon Flex.**
Oh.
Mio. Dio.
Allungo
le dita verso l'oggetto tastandolo come per assicurarmi che sia vero,
senza accorgermi dei sorrisi compiaciuti dei miei compagni di
squadra.
Mi
tremano le mani e faccio fatica ad aprire la scatola, ma non appena
le mie dita percepiscono il contatto con il tessuto liscio,
leggermente rigido quasi cartaceo del costume che si trova
all'interno mi lascio sfuggire un singhiozzo.
È
azzurro. L'azzurro che ho sempre desiderato e che mi ricorda il cielo
della mia Italia. La mia mente ritorna indietro di quattro anni,
mentre le lacrime cominciano a bagnarmi le guance scendendo copiose
fino al mento.
-
Chiara! Chiara! - una voce stridula, ancora infantile mi fa voltare
di scatto.
-
Oh, Rebe! - esclamo, calma, mentre la ragazzina dai capelli biondi mi
salta al collo abbracciandomi -Che succede?-
-
Abbiamo due nuove compagne di squadra! Sono davvero brave! Magari
quest'anno riusciamo a portare la staffetta a Riccione***, che ne
dici? - strilla lei, saltellando per il piano vasca in preda
all'euforia.
Sorrido
raggiante.
-
Beh, non sarebbe male! Come si chiamano? - chiedo sedendomi su uno
dei blocchi di partenza.
-
Stefania e Sara - risponde lei immediatamente, come se non aspettasse
altro.
-
Stefania e Sara... - ripeto io - ...sei sicura che vorranno
gareggiare con noi? -
-
Certo che sì! Ed in caso contrario le convincerai tu! -
esclama
Rebecca, sorridendo beffarda.
-
Io? E perché mai? - chiedo, spaesata.
-
Perchè tu sei la capitana della nostra squadra! Sei la
più forte,
quindi dovranno darti ascolto per forza! - esclama lei, come se fosse
la cosa più ovvia del mondo. “La più
forte. Lo sono davvero?”
-
Vai Sara! Vai! - il tifo dalla tribuna è assordante ma la
mia voce
sommata a quella di Rebecca e Stefania riesce a sovrastarne gran
parte.
La
ragazza dai capelli di rame, arrotolati alla perfezione sotto la
cuffia di silicone ci rivolge un breve sguardo per poi tornare a
concentrarsi sulla gara che sta per svolgere. Cento metri stile
libero. Ha la vittoria in tasca, deve solo mantenere la calma.
Al
segnale le otto ragazze della batteria si staccano dal blocchetto
quasi simultaneamente, spingendo la subacquea al massimo della
velocità. Sara esce per prima, iniziando a nuotare con la
sua solita
grazia ed eleganza. È bellissima, non sembra nemmeno fare
fatica.
Alla virata dei cinquanta metri è seconda.
-
Forza Sara! - Stefania non smette un attimo di gridare il nome della
compagna, incitandola ad ogni respirazione. Gli ultimi venticinque
metri guadagna terreno rimontando l'avversaria della corsia accanto e
riesce a toccare il muretto per prima, guadagnandosi ufficialmente il
diritto di nuotare la staffetta con noi tre.
-
Evvai! Bravissima! - le gridiamo in coro, mentre la vediamo sfilarsi
gli occhialini e salutarci felice con entrambe le mani, appoggiata
stancamente alla corsia.
Mi
volto verso le altre sorridendo felice. Sommando i nostri tempi
migliori possiamo giocarci un'ottima posizione ai nazionali.
Dobbiamo
solo crederci e fidarci l'una delle altre. Solo così una
staffetta
può funzionare alla perfezione.
-
Ehi ragazze, avete visto che bella giornata? - sospira Rebecca,
buttando il capo all'indietro e godendosi il tepore dei raggi
mattutini. I capelli le scivolano sulla schiena come una cascata
dorata.
-
Che ha di particolare? È una giornata come tante altre... -
risponde
atona Stefania.
Da
sotto i folti capelli neri, tenuti legati in una spessa treccia
laterale, noto due nuovi piercing ad ornarle l'orecchio destro. Ma
quando se li è fatti?
-
No, ti sbagli. Domani si parte per Riccione, quindi quella di oggi
è
una giornata speciale! - ribatte la bionda, sgranando gli occhi
chiari.
-
Ha ragione Rebecca! Oggi il cielo è così
limpido... sembra volerci
augurare buona fortuna! - le fa eco Sara, respirando a pieni polmoni.
A quelle parole mi viene istintivamente voglia di guardare in alto.
Il
cielo è stupendo. Di un azzurro così intenso da
far venire un
capogiro.
Quel
colore mi tocca nel profondo, riempendomi il cuore di un sentimento
nuovo, mai provato prima al quale non so neanche dare un nome.
Le
parole che vorrei gridare mi escono dalle labbra in un sussurro.
-
Sarebbe bello gareggiare con un costume azzurro come il cielo di
oggi... -
Le
altre si voltano improvvisamente verso di me, sorridendo felici.
-
Che bell'idea... piacerebbe anche a me - sussurra Rebecca,
affiancandomi, imitata subito dopo da Stefania e Sara.
-
Già anche a me -
-
Anche a me -
Ci
prendiamo per mano come quattro bambine innocenti, mentre una lieve
brezza ci scompiglia i capelli e gli abiti. Quello sarebbe stato il
primo ed ultimo nazionale per me.
Il
primo ed ultimo. Ma non lo sapevo ancora.
Angolo
Note!
*Hiroshima:
alluooooora. Dato che nell'anime non si capisce esattamente dove si
svolgono i regionali ho deciso di cercarmi da me il luogo
più
probabile. Dunque. I ragazzi vivono a Tottori nella regione di
Chugoku, la cui capitale è Hiroshima (informazione presa da
Wiki, se
è sbagliata non fucilatemi). Sono andata a controllare e
nella città
c'è una piscina olimpionica con dieci corsie da cinquanta
metri,
quindi è molto probabile che i nostri figaccioni nuoteranno
lì :)
**Arena
Carbon Flex: è un costume da competizione (mi pare che sia
l'ultimo
uscito) molto bello e professionale. Per chi non lo conoscesse
è
questo :
http://www.puffosport.it/components/com_virtuemart/shop_image/product/Arena_Carbon_Pro_5356cf6dbec6d.png
***Riccione:
si tratta dei campionati nazionali primaverili. Quelli estivi
(diciamo i più importanti) si svolgono a Roma, ma come ben
sappiamo
la nostra Chiara non ci è mai arrivata...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Non Sono Gelosa! ***
Capitolo
Diciottesimo - Non sono gelosa!
-
N-no,
ragazzi... davvero non posso accettarlo. Per favore portatelo
indietro! - esclamo, asciugandomi rudemente il viso con la manica
della felpa e riponendo con cura quasi maniacale il costume dentro la
scatola.
- Ma
cosa dici Chiara-chan! Lo abbiamo preso apposta per te... per farti
felice! - esclama Gou, sedendosi accanto a me e scuotendomi debolmente
come per cercare di farmi tornare il senno.
- Gou
ha ragione - le fa eco Haruka, sorprendendomi - e poi alla fine non
abbiamo speso tanto... -
- Come
sarebbe? Questo costume vale una fortuna, siete completamente
impazziti? - sbotto io, alzandomi in piedi, rossa in viso per la
frustrazione. Come al solito hanno fatto molto più
di quanto mi
potessi meritare..
- Chiara-chan
calmati! - mi supplica Gou, facendomi sedere di nuovo - ieri pomeriggio
abbiamo avuto un colpo di fortuna e siamo riusciti a mettere insieme
abbastanza soldi per poterlo comprare. Non preoccuparti per noi, lo
abbiamo fatto volentieri! Vero ragazzi? - si rivolge agli altri
quattro e, vedendoli annuire senza esitazione, il mio cuore perde un
battito.
Abbasso
lo sguardo, tormentandomi l'orlo della felpa con le mani tremanti.
- C-colpo di fortuna? - chiedo, in un sussurro.
- Esatto! -
esclama Rei, incrociando soddisfatto le mani sul petto - e
modestamente è tutto merito mio! - si pavoneggia,
aggiustandosi gli
occhiali sul naso.
- Adesso
non esagerare Rei-chan! Se non fosse stato per Gou a quest'ora il
costume sarebbe ancora sullo scaffale del negozio... - replica Nagisa,
imbronciato.
- Già,
già! Chiara-chan, hai presente il negozio di articoli
sportivi di
Tottori? - mi domanda Makoto, sorridendomi.
- Uhm...
credo di si... Ah, sì! “Sport ZERO”
intendi? -
- Proprio
quello! Beh, sta di fatto che ieri pomeriggio siamo entrati per
comprare degli occhialini nuovi e Rei ha notato subito un piccolo
stand dell'Arena che pubblicizzava un nuovo costume. Ci siamo
avvicinati e ci siamo resi conto che si trattava proprio di quello di
cui parlavi tu... - il castano fa una piccola pausa guardando felice i
suoi compagni - ...non abbiamo resistito e abbiamo deciso di
prenderlo, per farti una sorpresa. Voglio dire... ci alleni da mesi e
grazie a te abbiamo fatto enormi progressi. Io credo che questo sia
stato il minimo che potessimo fare per te! - esclama infine,
arrossendo lievemente.
Non
credo alle mie orecchie. Tengono davvero così tanto a me?
- Makoto... - provo ad intervenire, ma il ragazzo mi anticipa.
- Infine
siamo riusciti ad ottenere uno sconto notevole grazie alla nostra
Gou-chan, che abbiamo scoperto essere una cara amica d'infanzia della
ragazza addetta allo stand... insomma, il costume che hai davanti
agli occhi ci è stato venduto praticamente a metà
prezzo! - conclude
il castano, lasciandomi a bocca aperta.
- D-davvero? -
riesco ad articolare dopo qualche istante di sbigottimento.
- Esatto!
Quindi ti prego a nome di tutti di accettare il nostro regalo, per
favore! - conclude, infine, abbassando il capo toccando quasi terra,
imitato immediatamente da tutti gli altri.
- Per
favore! - esclamano in coro, facendomi trasalire. Non sono abituata a
questo tipo di cose e le mie guance prendono immediatamente colore.
Oddio si stanno prostrando, che cacchio faccio adesso?
- Ahem...
va bene... va bene... - esclamo agitando convulsamente le mani davanti
al viso – però adesso alzatevi, non dovete
inchinarvi per forza!-
balbetto, sforzandomi di buttarla sul ridere. Non fatelo mai
più..!
Alla
fine ci salutiamo che sono le undici passate e Haruka si offre di
accompagnarmi fino a casa. Non posso rifiutare, visto che ormai
è
buio pesto e, nonostante la mia non indifferente massa muscolare, ho
un po' di timore a girare da sola per la piccola città.
Camminiamo
in silenzio per diversi minuti, finché le luci ancora accese
di casa
mia non appaiono da dietro l'angolo della strada.
- Da
qui posso continuare da sola, ti ringrazio Haru... e scusami per
averti fatto fare così tardi! - lo saluto stringendogli
leggermente
la mano ed allontanandomi in fretta - Buonanotte! -
Non
mi risponde, così decido di voltarmi per raggiungere l'uscio
di
casa, ma all'improvviso la mano del moro si tende nella mia
direzione, forse con l'intenzione di trattenermi ancora.
- Chiara,
io... - riesce a malapena ad articolare, prima che un braccio mi cinga
le spalle tirandomi indietro.
Vado
a sbattere contro un corpo possente che riconosco immediatamente dal
profumo di colonia che emana attraverso la sottile giacca di cotone.
- R-Rin?! -
esclamo, incredula, trattenendo a stento un grido di sorpresa.
Lui
non mi degna nemmeno di uno sguardo, mantenendo le sue iridi
vermiglie puntate in quelle di Haruka.
- Non
hai sentito? - sibila infine, dopo qualche istante di tensione - ha
detto che che da adesso può continuare da sola - conclude,
facendo
scivolare il braccio dalle mie spalle al mio fianco, stringendomi a
lui con più gentilezza.
Il
moro distoglie lo sguardo, guardando di lato come suo solito e
corrugando lievemente il volto in un'espressione seccata.
- Certo -
risponde solamente, voltandosi per andarsene. - Buonanotte, Chiara... -
La
sua voce mi colpisce dritta al cuore facendomi reagire. Mi divincolo
dalla presa di Rin, correndo dietro ad Haru.
- Asp... Aspetta!
Fermati! - grido, afferrandogli un polso.
Il
ragazzo si volta guardandomi con stupore. Era ovvio che non si
aspettasse una reazione del genere da parte mia.
- Io...
Volevo ringraziarti per il regalo che mi hai fatto insieme agli
altri. L'ho apprezzato molto. È stata una delle serate
più belle
della mia vita! - esclamo tutto d'un fiato, abbassando il capo per non
guardarlo in viso.
Dopo
qualche istante il braccio di Haruka scivola via dalla mia presa
mentre alle mie orecchie arriva unicamente il suono di passi che si
allontanano.
- Figurati -
sussurra, in modo che solo io possa sentirlo, tranquillizzando
immediatamente il mio animo irrequieto.
Sospiro
rilassata non appena la figura del ragazzo scompare in fondo alla
strada, per poi voltarmi verso Rin, raggiungendolo scura in volto.
- Beh,
cos'è quella faccia? - esclama falsamente sorpreso, mentre
lo supero
urtandolo di proposito con la spalla.
A
quelle parole la mia rabbia esplode.
- Co... Cos'è
quella faccia? Ma ti sembra il modo di trattare un tuo amico? - grido,
indicando con gesto della mano un punto imprecisato alle spalle di
Rin.
- Che
vorresti dire? - ribatte, quasi in un sussurro il rosso, guardandomi
con l'espressione di chi si è appena reso conto di aver
preso a
calci un disabile.
- Quanto
sei stupido... - sussurro disgustata, voltandogli le spalle. Posso
capire la gelosia, l'attimo di iperprotettività verso la
sottoscritta altresì conosciuta come il giocattolo preferito
dello
squalo.. ma a tutto c'è un limite.
Io
non mi sognerei mai di usare un tono simile con le mie amiche... se
loro fossero qui... cazzo, le abbraccerei fino a farmi male!
Penso, mentre gli occhi mi si riempono istintivamente di lacrime.
Non
faccio cinque passi che le braccia di Rin mi avvolgono nuovamente le
spalle in un abbraccio, questa volta più gentile, mentre la
sua
testa vermiglia sprofonda nell'incavo del mio collo solleticandomi il
viso con alcune ciocche di capelli mosse dal vento.
- Perdonami...
non piangere... - sussurra contro la mia pelle, facendomi sgranare gli
occhi. Come aveva fatto a capire che stavo per piangere?
- N-non
so di cosa tu stia parlando! - esclamo, cercando inutilmente di
mantenere un tono freddo e distaccato.
- Non
mentirmi. So riconoscere una donna sull'orlo di una crisi di pianto...
quindi, perdonami. - mormora, stringendo lievemente la presa sul mio
busto.
Deglutisco
con forza, mentre le mie mani salgono impercettibilmente a stringere
gli indumenti di Rin, quasi volessi aggrapparmici.
- C-che
ci facevi qui? - gli chiedo, cacciando una ciocca di capelli dietro
l'orecchio, imbarazzata.
- Ti
aspettavo... è un po' che non ti vedo - risponde
tranquillamente,
dirigendosi come se niente fosse verso casa mia.
- Ehi...
dove pensi di andare? - esclamo, presa dal panico mentre lo osservo
allungare il dito verso il campanello - Quella è casa mia! -
sbraito
terrorizzata, correndo verso di lui per poi strattonarlo per la
giacca.
Troppo
tardi.
La
porta dell'ingresso si apre mentre sono ancora avvinghiata come una
cozza a quel cretino di Rin e la risata di Teresa mi fa arrossire come
un
termometro.
- Oh,
ragazzi! Era ora che tornaste! - esclama, radiosa facendoci entrare.
- C-che?
Conosci questo coso qui? - ribatto, indicando
malamente Rin.
- Ma
certo... lui è il fratello di Gou-chan giusto? L'ultima
volta che
l'ho visto era appena entrato nel club di nuoto insieme a Nanase e
gli altri... - sorride, varcando la porta di casa per poi uscire.
- Asp-aspetta!
Dove stai andando!? - esclamo, supplicandola inconsciamente di non
lasciarmi completamente in balia di Rin.
- Mi
hanno chiamata di nuovo dall'ospedale... tornerò molto tardi
perciò
non aspettarmi alzata... - risponde senza smettere di sorridere, per
poi rivolgersi ad entrambi - ...e fate i bravi! - dice, infine,
chiudendosi la porta alle spalle.
Rimango
letteralmente di sasso, finché una risata soffocata non mi
risveglia
dai miei pensieri.
Mi
volto verso il rosso incazzata nera pronta ad urlargliene di tutti i
colori, ma non appena lo vedo appoggiato allo stipite della porta del
soggiorno mentre mi osserva con aria seducente, le mie corde vocali
vanno letteralmente in crisi.
- Mi
sa che siamo rimasti da soli... - osserva, avvicinandosi. Una vena
della tempia inizia a pulsarmi di frustrazione mentre stendo il
braccio davanti a me manco fossi un vigile urbano.
- Stop! -
esclamo, costringendolo a fermarsi esattamente dove si trova - sei
obbligato a mantenere la distanza di almeno un metro e mezzo dalla
mia persona se non vuoi essere buttato fuori a calci, intesi? -
concludo, arrossendo, mentre lui scoppia a ridere.
- Va
bene, va bene! Non ti faccio nulla - sogghigna, alzando le mani in
segno di resa. Sto per ribattere con un insulto piuttosto colorito,
quando il mio cellulare inizia a suonare.
Lo
estraggo dalla tasca dei jeans per poi aprire il messaggio che mi
è
appena arrivato. I miei occhi, ormai abituati a leggere gli
ideogrammi giapponesi, fanno fatica a capire cosa diavolo
c'è
scritto sullo schermo, ma tempo un paio di minuti e mi fiondo al
computer accendendolo convulsamente.
- Ehi...
che ti è preso all'improvviso? - esclama lui, facendo
capolino dalla
porta di camera mia con un'aria piuttosto imbronciata.
- Levati
dalle scatole, ho un appuntamento su Skype con una persona molto
importante! - farfuglio, aspettando impaziente di ottenere il
collegamento.
- È
un ragazzo? - domanda, palesemente irritato.
Mi
volto verso di lui, guardandolo come si guarda qualcuno che ti ha
appena chiesto se il reggiseno lo porti per orgoglio femminile o
perché pensi di avere davvero le tette.
- No...
non è un ragazzo. E anche se fosse non sono fatti tuoi! -
rispondo,
velenosa finché la schermata non inizia a dare segni di vita.
A
quel punto la mia attenzione si sposta totalmente sul piccolo
quadrato al centro del monitor, in cui iniziano a spuntare le prime
immagini.
- R-Rebe! -
esclamo, non appena vedo comparire l'inconfondibile testa bionda
della mia amica.
- Chiara! -
risponde lei, coprendosi la bocca con entrambe le mani. Sta per
piangere, lo so. La conosco troppo bene.
Iniziamo
a parlare del più e del meno e in meno di dieci minuti
riesce a
raccontarmi tutto quello che è successo in un anno di
allenamenti.
È
arrivata una nuova compagna e sono riuscite a rimettere in sesto la
staffetta, anche se non sarà mai come quando c'ero io con
loro, che
manco a tutti e che, secondo lei, sono diventata più carina.
- Ehi!
E questo cosa c'entra? - chiedo, imbarazzata, senza accorgermi di un
Rin piuttosto silenzioso ormai dietro le mie spalle.
- Beh,
era solo un'osservaz... E LUI CHI È? - esclama, manco avesse
visto un
fantasma, indicando un punto alle mie spalle.
Mi
volto lentamente, congelando Rin con uno sguardo. Per tutta risposta
lui mi fa l'occhiolino.
- E-ecco...
lui è un mio amico... - farfuglio, cercando una bugia
convincente, ma
non faccio in tempo a trovarne una che Rebecca mi sommerge di domande
mandandomi in crisi.
Dopo
qualche istante, sento una leggera pressione sulla mia spalla e mi
accorgo che il rosso si è infilato deliberatamente
nell'inquadratura
della webcam iniziando a dialogare in inglese con la mia amica.
- Che
fai... deficiente... - sibilo, mentre lo vedo ridere e scherzare con
Rebecca come vecchi amici. Un nodo allo stomaco mi fa sussultare ed
immediatamente mi viene da intromettermi nella discussione.
Ma
non lo faccio. Rebecca sembra molto interessata a Rin ed un pesante
groppo alla gola inizia a minacciare la mia già precaria
salute mentale.
Abbasso
lo sguardo, torturandomi l'orlo della maglietta mentre un nuovo
sentimento inizia farsi strada nel mio cuore. Scuoto
impercettibilmente la testa, mentre cerco di autoconvincermi di non
essere ASSOLUTAMENTE gelosa di Rin, e probabilmente la mia amica se
ne accorge da dietro lo schermo poiché lancia un'occhiata
fugace al
rosso e stacca la connessione.
L'improvviso
silenzio mi desta dai miei tormenti interiori ed una risata soffocata
mi fa alzare lo sguardo verso il ragazzo che sta seduto a pochi
centimetri da me.
- Beh?
Che è successo? Mi sembravate così affiatati...
vuoi che ti lasci da
solo con lei? - esclamo sarcastica, accorgendomi un secondo troppo
tardi di cosa ho appena detto.
Per
tutta risposta il viso di Rin si fa talmente vicino al mio da poter
sentire
il profumo del suo shampoo, mentre la sua mano inizia a giocherellare
con una mia ciocca di capelli.
- Sbaglio
o sei più aspra del solito? Non sarai mica gelosa... -
ridacchia
sfiorandomi il naso con il suo.
A
quel contatto avvampo, allontanandomi di scatto.
- N-Non
sono gelosa! Non potrei mai essere gelosa di uno come te! - eccola, di
nuovo. Quella parte di me così schifosamente orgogliosa da
rovinare
sempre tutto.
Guardo
altrove stringendo i pugni mentre il mento inizia a tremarmi
leggermente.
- Oh.,. -
esclama lui, guardandomi stupito - ...quindi ti andrebbe bene se
ristabilissi la connessione e parlassi con lei tutta la notte? -
Quella
domanda colpisce dritta nel segno perché alzo di nuovo lo
sguardo,
perdendomi nelle sue iridi vermiglie. Arrossisco
violentemente, chiudendo con forza gli occhi per non guardarlo in
viso mentre gli urlo in faccia l'ennesima bugia.
- Fai
quel cazzo che ti pare, Matsuoka! - sbraito, lasciando la stanza e
dirigendomi in salotto a passi rapidi. Mi
chiudo la porta scorrevole alle spalle per poi accasciarmi sul divano
in preda ad una crisi di pianto.
Perché
mi sto comportando così? Da quanto tempo Rin mi fa questo
effetto?
Non posso credere di essermi innamorata.. non è possibile.
Per
non parlare del modo in cui Rebecca ha deciso di chiudere la
conversazione... non ci siamo sentite per secoli e proprio la sera in
cui potevamo avere un po' di tempo per noi mi sono messa a tenere il
muso come una bambina delle elementari.
In
quel momento sono talmente incazzata con me stessa che il suono della
porta scorrevole che viene aperta non mi disturba nemmeno.
I
passi, lenti e misurati di Rin, si avvicinano al divano dove sono
seduta finché due braccia muscolose non mi abbracciano
stringendomi
contro ad un petto vigoroso.
- C-che
cavolo fai..! - esclamo, arrossendo per l'imbarazzo e per la
frustrazione. Di sicuro non mi merito il suo affetto in questo
momento ma in realtà quel contatto non mi dispiace per nulla
e mi
ritrovo a raggomitolarmi contro di lui nutrendomi del suo singolare
profumo.
- Dimmi
che mi ami... - sussurra lui improvvisamente facendomi sussultare. Non
mi guarda negli occhi ma ha un'espressione talmente seria dipinta in
faccia da farmi venire un capogiro.
- Cosa... -
mormoro, senza riuscire ad aggiungere altro.
Lo
sbuffo di Rin mi fa intendere che probabilmente non vorrà
ripetermelo un'altra volta, così mi lascia infilandosi poi
le mani
in tasca e dandomi le spalle.
- Proprio
non vuoi ammetterlo, eh? - ride, ma non c'è allegria nella
sua voce. Cerco
di ribattere ma prima che possa emettere anche solo un suono, la sua
voce mi anticipa.
- Puoi
almeno dirmi dove ti ha baciato Nanase? - sussurra, tendendo i muscoli
per un secondo. Era arrabbiato? Come diavolo poteva essere a
conoscenza di ciò che era successo tra me e Haruka? Capisco
al volo
che non è ora di fare domande così decido di
dargliela vinta,
almeno su questo.
- Lì... -
ammetto, indicando un punto del tappeto vicino al tavolo da pranzo
- ...Però, Rin... ecco io non...- non termino la frase che
le sue
braccia si chiudono un'altra volta su di me, questa volta per
sollevarmi e trasportarmi con rudezza verso quella zona del
soggiorno.
Mi
esibisco in una smorfia di disappunto non appena la mia schiena urta
con violenza il pavimento, ma non riesco ad aggiungere altro
poiché
mi ritrovo completamente in balia del volere di Rin, che ora mi
sovrasta.
Vorrei
chiedergli che intenzioni ha, ma conosco benissimo la risposta.
Sarebbe da ipocriti se dicessi di non volere che succeda, ma la
verità è che l'immagine del rosso che si china su
di me guardandomi
in quel modo mi tormenta da quando Haruka ha
posato le sue
labbra sulle mie.
- Rin... -
sussurro, mentre il respiro del ragazzo mi riscalda le guance
facendomi tremare. Lui
non risponde, ma mi accarezza il viso con il dorso della mano
sorridendo lievemente.
Chiudo
gli occhi non appena sento il tepore della sua pelle premere con
gentilezza sulle mie labbra, strappandomi un sospiro di sollievo. Ora
non ho più bisogno di fingere, di far finta che vada tutto
bene, di
voltarmi per non mostrare i miei sentimenti. Non
ho più bisogno di far credere che di Rin non mi importi
nulla.
Perché non è così.
Ed
è con quel pensiero nel cuore che mi lascio trasportare da
quel
bacio, intrecciando le dita tra i suoi capelli vermigli per poi
attirare quel viso così perfetto contro il mio.
I
suoi denti aguzzi mi mordono le labbra con dolcezza ogni volta che
gli nego scherzosamente il tocco della mia lingua, e non appena la
danza ricomincia ci ritroviamo entrambi a sospirare l'uno contro il
viso dell'altra, accesi di una passione mai provata prima. Rimaniamo
avvinghiati per diversi minuti finché la mano di Rin decide
di
iniziare ad esplorare il mio corpo arrivando fino all'interno coscia.
- No! -
esclamo improvvisamente staccandomi, anche se a malincuore, dalle sue
labbra. Il
ragazzo capisce al volo e torna ad accarezzarmi il viso.
- Aspetterò... -
mi sussurra all'orecchio, per poi stendersi accanto a me senza
smettere di guardarmi. Sospiro,
grata della sua comprensione, stringendomi a lui per poi stampargli
un leggero bacio sul petto.
Vorrei
soltanto che questo momento non finisse mai.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolo
dell'autrice:
Gomeeeeeeen,
minna-san! Non aggiorno da una vita lo so lo so lo so *piange
disperandosi*, ma ho avuto un sacco di cose da fare e studio e
allenamenti non mi hanno dato tregua T_T spero
che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, anche
perché ci
ho passato su tutta la giornata v.v (ebbene sì, ho
sacrificato
l'intera domenica solo per voi)
Inoltre
oggi sono in vena di ringraziamenti, perciò vorrei dedicare
questo
piccolo spazio a tutti coloro che stanno seguendo la storia,
tirandomi su il morale *-*
Grazie
a Aiko-Nara, Arturia,
bettina25, Chie_Haruka, Enchi_chan, Geo_96_Bee,
Gordies Groupie, Ink ashes, James Carstairs, Lady_Vampire,
marta_uzumaki86, Meinu_chan, MikuSama, Mirai Namikaze, Mitsuki no
Kaze, ombra_notturna, Perla_Bartolini, pink sweet, Tsuki 96, veroluv
e Verushka_G per aver messo la storia tra le seguite.
A
coracosplayer, la ragazza
delle orchidee e pink sweet per aver messo
la storia tra le ricordate.
E
a 8_Tisha_8,
Asakura_Bloom, dany30496, denisa_chan, ghiaccioomega,
giada1999, Ink ashes, make_me_happy, Piccola Rin, pink sweet,
Sabry_Ace_Will_Never_Die, sissi1234, Tallulah Hetfield e Verushka_G
per aver messo la storia tra le preferite.
Inoltre
vorrei fare un ringraziamento speciale a 8_Tisha_8 per avermi
inserita tra i suoi autori
preferiti!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Ready... ***
Capitolo
Diciannovesimo - Ready...
Mi
sveglio verso le nove del mattino a causa di un forte bussare. Tre
colpi decisi che provengono dalla porta dell'entrata.
Mi
tiro su sui gomiti cercando di scacciare via la sonnolenza che mi
intorpidisce la mente, e mi guardo intorno. Non è la prima
volta che
mi addormento in salotto, è già successo qualche
tempo fa con i
ragazzi della Iwatobi, ma questa volta è stato Rin a dormire
insieme
a me.
Giusto,
Rin! Dove diavolo è andato?
Mi
alzo in piedi e solo allora mi accorgo di avere sulle spalle una
giacca che non è la mia, con un profumo che non mi
appartiene. Me la
faccio scivolare via, trattenendola con una mano e mi accorgo che
è
quella della Samezuka, e più precisamente di quello scemo
insensibile di Rin che se n'è andato mentre dormivo senza
nemmeno
salutarmi.
Altri
tre colpi alla porta ed una voce calda e familiare che mi chiama. La
voce di Makoto mi giunge ovattata attraverso lo spesso legno della
porta, ma è abbastanza forte da farmi tornare in me per
correre ad
aprirgli.
Ruoto
la maniglia e non appena il vento fresco mattutino proveniente da
fuori mi investe, rabbrividisco.
-Oh,
Chiara! Pensavamo fossi già alla stazione!- esclama il
castano,
guardandomi con aria sorpresa -Sei pronta o hai bisogno di una mano?-
chiede, sorridendomi.
Appena
i miei occhi si abituano alla luce del sole mi accorgo che insieme a
Makoto c'è anche Haruka.
-Buongiorno,
ragazzi... scusatemi non ho sentito la sveglia e sono un po' in
ritardo. Se avete voglia di aspettarmi, tra dieci minuti sono
pronta!- li saluto, strofinandomi gli occhi e trattenendo uno
sbadiglio. Solo a quel punto mi accorgo di avere ancora tra le mani
la giacca di Rin e che Haruka mi sta osservando con uno sguardo tra
l'indifferente e l'offeso. Provo ad aprire bocca, per cercare di
spiegargli la situazione ma lui mi anticipa dandomi le spalle.
-Vi
aspetto alla stazione, muovetevi- dice freddo, per poi allontanarsi a
passi rapidi.
Sento
lo stomaco attorcigliarsi e vorrei corrergli dietro ma capisco che
probabilmente il moro ha solo voglia di stare da solo. Serro i pugni
e rientro in casa, seguita dal dorsista che si chiude la porta alle
spalle.
Mi
dirigo in camera mia, aprendo la porta ed avvicinandomi alla valigia
mezza fatta per riempirla con gli ultimi indumenti rimasti. La borsa
del nuoto è già pronta e quando mi siedo sul
letto per fare mente
locale, nel caso abbia dimenticato qualcosa, la mano di Makoto si
posa sulla mia spalla.
-Non
è arrabbiato con te...- dice solamente, facendomi alzare lo
sguardo
verso di lui.
-Sì
che lo è... non hai visto come se n'è andato?-
ribatto, passandomi
una mano tra i capelli scuri e sospirando.
Il
castano si siede accanto a me, prendendomi una mano e sorridendo
appena.
-Sai,
io e Haruka siamo amici da molto tempo... potrei dire addirittura dire
di conoscerlo come un fratello. Quando eravamo alle elementari c'era
un ragazzino molto vivace, Kisumi, che era parecchio attaccato a me e
spesso mi trascinava via letteralmente dalla classe per avermi tutto
per sé- si interrompe per un secondo, ridacchiando nel
ripensare al
suo passato -ad Haruka, come potrai immaginare, lui non piaceva
affatto, ed ogni volta che Kisumi arrivava lui si rabbuiava
guardandolo male!- continuò, posando il suo sguardo su di me.
-Quindi,
in pratica Haruka è solo geloso?- chiedo, abbassando
nuovamente lo
sguardo.
-Diciamo
che è il suo modo tutto particolare per dirti che ti vuole
un bene
dell'anima e che ha paura di perderti...- rettifica lui, guardandomi
sorridente.
Lo
stomaco mi si stringe per la seconda volta ed immediatamente mi
accorgo che di Haruka non so praticamente nulla. Confondo i suoi
sentimenti e non sono in grado di addolcirgli la pillola amara
altresì nota come “Relazione tra la sottoscritta e
Rin”. Mi
sento un vero fallimento.
-Capisco...-
dico, cercando di far cadere lì quella conversazione che mi
sta
facendo soltanto molto male.
Il
castano capisce al volo e non aggiunge altro mentre mi aiuta a
terminare i bagagli e a portarli fuori di casa. Inspiro profondamente
prima di girare la chiave nella toppa e voltarmi verso la stazione
con lo zaino in spalla e la piccola valigia con all'interno gli abiti
e la giacca del signor Testa-di-Mogano (ovviamente accuratamente
nascosta).
Non
appena raggiungiamo i binari del nostro treno, mi accorgo che gli
altri componenti della squadra, compresa Gou, sono già
arrivati. La
rossa mi corre incontro, abbracciandomi e per poco non finiamo
entrambe con il sedere per terra.
-Ehi,
che sta succ...? - non termino la frase che lei mi mostra lo schermo
del suo cellulare, puntandolo a meno di due millimetri dal mio naso.
-Leggi!-
esclama, sorridendo radiosa.
Faccio
come mi ha letteralmente ordinato di fare, ed i miei occhi mettono a
fuoco una mail inviata da un certo “Seij-kun” alle
ore 2.47 del
mattino.
-G-Gou!
Non puoi andare a dormire così tardi!- esclamo, guardandola
sconcertata. Dov'è finita la dolce piccola Gou che ho
conosciuto ad
inizio anno? Comincio a pensare che non sia mai esistita...
-Oh,
accidenti Chiara-chan! Non guardare l'ora, leggi il testo!- sibila
lei, facendomi rabbrividire. In certi atteggiamenti assomiglia
veramente troppo a Rin. Riporto lo sguardo sulla mail e, dopo aver
tradotto gli ideogrammi, spalanco gli occhi passando il mio sguardo
sconcertato dal cellulare a lei e da lei al cellulare per una decina
di volte.
-Ho-Hotel Premium? Ma questo significa...- balbetto, iniziando a sudare
freddo.
-...che
saremo insieme alla Samezuka ventiquattr'ore su ventiquattro!- mi
precede lei, sorridendo raggiante. Vorrei
morire.
Se fino a quel momento potevo pensare di avere anche solo una
piccola possibilità di
riscattarmi dalla la figuraccia di questa mattina con Haruka, con Rin
nei paraggi posso ufficialmente alzare bandiera bianca.
Il
viaggio in treno dura più di tre ore, ed una volta raggiunto
l'edificio dove abbiamo segnato le prenotazioni sospiro sconfitta,
appoggiando la testa sulla spalla di Gou.
La
ragazza, credendomi semplicemente stanca, mi lascia fare ed una volta
raggiunta la reception favoriamo i documenti affinché ci
vengano
assegnate le stanze. Per una serie di complicanze, a me, Gou e Nagisa
vengono assegnate tre camere singole mentre Haruka, Makoto e Rei si
spartiranno la tripla.
Beh,
se non altro potrò stare un po' più comoda.
Una
volta prese le chiavi, i ragazzi si dirigono con i bagagli verso le
scale seguiti a ruota da me e dalla rossa che saltella come una
bambina il giorno del suo compleanno. E lo vorrei ben sperare, visto
che il suo amato “Seij-kun” alloggerà
con molta probabilità a
poco meno di un battito di ciglia dalla sua stanza. Ed è
pure da
sola.
-Ok
basta, Chiara... stai viaggiando un po' troppo con la fantasia. In
fondo non sono mai nemmeno usciti insieme, giusto? Non è
possibile
che facciano certe cose...- inizio a blaterare tra me e me, mentre la
mia faccia inizia a prendere un insolito colorito tra il rosso
ciliegia e il viola melanzana.
Sono
talmente assorta nei miei pensieri da perfetta deficiente che mi
accorgo di un vociare maschile proveniente dalla hall solo dopo lo
strillo eccitato di Gou, che mi fa letteralmente prendere un infarto.
Giro la testa verso la fonte di quel rumore e mi accorgo della
presenza di un po' troppe giacche nere, bianche e rosse. Merda.
I
ragazzi della Samezuka fanno il loro ingresso nella grande sala
principale dell'albergo, notando immediatamente la nostra presenza.
Infatti non passano tre secondi che subito Mikoshiba si avvicina al
nostro gruppo, salutandoci calorosamente.
-Ehilà!
Anche voi qui, allora?- esclama con nonchalance, mentre Gou lo guarda
adorante e io lo osservo alzando un sopracciglio. Come se
già non
lo sapesse...
-Oh,
che coincidenza!- risponde Makoto, andando incontro al capitano della
Samezuka e salutandolo con una pacca sulla spalla.
Non
faccio molto caso al resto della conversazione, visto che la mia
attenzione si focalizza unicamente sull'unico membro della squadra
che non indossa la sua uniforme. Rin Matsuoka. Lo
vedo scherzare con Nitori e gli altri componenti della squadra ma,
non appena il suo sguardo incrocia il mio, finge palesemente di non
vedermi, tornando a parlare con i suoi compagni.
-Ma
che...-
Inutile
dire che rimango ferma impalata a fissare la sua schiena per circa
cinque minuti, finché la mano di Haruka non mi scuote,
facendomi
tornare in me.
-Non
vai in camera?- mi chiede, guardandomi negli occhi con le sue iridi
cerulee.
Volto
nuovamente lo sguardo verso Rin, sconcertata, mentre un moto di
rabbia mi pervade facendomi reagire nel peggiore dei modi.
Apro
la valigia con un calcio, per poi afferrare quella schifosa felpa ed
appallottolarla, lanciandola verso il gruppo di ragazzi che stanno
chiacchierando animatamente con Rin.
Sorrido
trionfante non appena l'indumento raggiunge la testa del rosso con un
tonfo, per poi ricadere a terra.
-Potevi
tenertela, stronzo!- esclamo, furente e rossa in viso mentre lo
squalo mi scruta indifferente come non aveva mai fatto prima di quel
momento. Che
diavolo gli prende? Perché non reagisce? Perché
non mi parla?
Perché mi ignora?
Nella
mia mente si affolla una quantità incredibile di domande e
per poco
non scoppio a piangere, se non fosse per Haruka che mi solleva di
peso portandomi via.
Non
provo nemmeno a protestare, perché so che sarebbe totalmente
improduttivo. Sia per me che per lui.
-Avete
litigato?- mi chiede dopo qualche minuto, posandomi a terra ed
allungando una mano verso il mio viso contratto per la disperazione.
Non
ce la faccio. Non voglio parlare di lui e non voglio nemmeno che il
moro mi veda in quello stato, perciò afferro i miei bagagli
e mi
allontano senza rispondere, percorrendo di corsa il corridoio.
Raggiungo
la mia camera come un fulmine ed infilo la mano in tasca, afferrando
convulsamente la chiave della stanza e tentando di infilarla nella
toppa.
Non
appena sento lo scatto della serratura mi fiondo dentro la camera
portandomi dietro i bagagli ed abbandonandoli in un angolo, mentre mi
appoggio con la schiena al legno della porta per richiuderla.
-Che
sto facendo?- mi chiedo, accasciandomi sul pavimento e prendendomi la
testa tra le mani. Mi sto comportando come una bambina, accidenti...
ma la verità è che forse lo sono davvero. Per me
è tutto nuovo. È
nuovo Rin, i suoi sguardi, le sue carezze, i suoi baci. Come
è anche
nuovo il suo comportamento di quella mattina. Perché non mi
ha
nemmeno salutata? É stata colpa mia? Per il fatto di non
aver voluto
andare oltre il bacio la sera precedente? Davvero Rin non mi vuole
più?
Ho
passato troppi anni della mia vita ad isolarmi completamente dal
resto del mondo, cercando solo di dimenticare quanto la vita sia
stata ingiusta con me.
Ed
ora eccomi qui, alle porte dei miei diciotto anni, che non ho ancor
capito come funziona l'amore e come bisogna fare per non farsi
sfuggire qualcuno che si ama. Mi sento una vera idiota. Dopo
qualche minuto decido di togliermi le scarpe e di indossare degli
indumenti più comodi, dopodichè mi lascio cadere
sul letto ed
afferro il cellulare.
Dei
messaggi di Rin nemmeno l'ombra.
Sospiro
rassegnata scorrendo la rubrica finché il nome di Haruka non
viene
evidenziato. Gli mando un messaggio scrivendogli un breve allenamento
da svolgere in piscina insieme agli altri quel pomeriggio, giusto per
prendere familiarità con la vasca, e che probabilmente io me
ne
resterò in camera poiché mi sento poco bene e non
mi va di vedere
anima viva.
Stranamente
la risposta del moro non tarda ad arrivare, e per la prima volta da
quando ho messo piede in hotel mi scappa un sorriso.
Non
mi va di nuotare se non ci sei tu ad allenarmi. Ti terrò
compagnia
dalla mia stanza.
Ed
in allegato, una foto del suo bagno in mezzo al quale è
situata
un'enorme vasca da bagno già colma d'acqua. Se non altro
saprà come
trascorrere il tempo mentre gli altri sono via, penso scuotendo la
testa divertita ed appoggiando il telefono sul comodino. Ho bisogno
di riposarmi e rilassarmi. Non permetterò che quella insulsa
testaccia rossa mi rovini la concentrazione e quindi il buon esito
delle mie gare.
Abbiamo
ancora una scommessa in sospeso. Chi dei due riuscirà a
qualificarsi
alle nazionali con il maggior numero di gare avrà diritto di
chiedere all'altro qualsiasi cosa. Già. E io non so nemmeno
con
quante gare Rin si è qualificato alle regionali, escluse le
staffette. Tre? Quattro?
Mi
rigiro nel letto cercando di scacciare dalla mente il suo viso
perfetto ancora una volta. Mi sembra di impazzire, ma alla fine
riesco ad addormentarmi sprofondando nel sonno.
Mi
risveglio, alzandomi di scatto a sedere, che è ormai notte
inoltrata. Dalla finestra della mia stanza giunge unicamente il
frinire delle cicale e le ante socchiuse lasciano passare leggeri
spifferi d'aria che muovono la tenda sottile dandole forme
inquietanti.
Rabbrividisco
e guardo l'ora sullo schermo del telefono. Le undici e mezza. Ho
dormito per tutto questo tempo? Nello sbloccare lo schermo mi accorgo
di avere diverse notifiche di messaggi non letti e decido di
leggerli, strofinandomi gli occhi per abituarmi alla luce proveniente
dal piccolo schermo rettangolare.
Uno
è di Gou, che mi avverte del fatto che i ragazzi si sono
allenati
bene e che la piscina è magnifica. Gli altri sono dei
ragazzi,
preoccupati per me.
Ancora
nessun messaggio da parte di Rin.
Decido
di scrivergli, chiedendogli semplicemente cosa diavolo ha che non va,
ma ovviamente non mi aspetto nessuna risposta. Probabilmente
starà
dormendo.
Mi
alzo dal letto, cambiandomi i vestiti, indossando le scarpe da
ginnastica ed una felpa leggera: ho bisogno di sgranchirmi un po' le
gambe e perché non farlo con una bella corsa?
Mi
infilo il telefono e le chiavi della stanza in una tasca laterale
della tuta ed esco dall'albergo iniziando a correre. Non voglio
stancarmi troppo, perciò mantengo un ritmo tranquillo ma
costante. Hiroshima
di notte è molto bella, e le luci dei piccoli locali ancora
aperti
donano alla città un aspetto suggestivo.
Raggiungo
il corso principale, cercando di non prendere troppe strade
secondarie, e lo percorro in tutta la sua lunghezza finché
non
raggiungo una rotonda. La sorpasso, girando immediatamente a destra e
memorizzando la strada per riuscire a tornare indietro. Corro
per quasi venti minuti, salendo velocemente una piccola scalinata ed
iniziando a percorrere un piccolo sentiero rialzato di una decina di
metri dalla strada, finché un'immensa struttura non cattura
la mia
attenzione.
-Oh...-
riesco a malapena ad articolare, quando quella che vedo in lontananza
mi accorgo essere la piscina olimpionica dove gareggerò tra
meno di
dieci ore.
La
struttura ovale è illuminata a giorno e le luci che si
riflettono
sull'acqua azzurra creano un'atmosfera particolare che mi colpisce
dritta al cuore. È magnifica.
Resto
a contemplarla per una manciata di minuti, immaginandomi già
come
dovrà essere perdermi in quel colore così intenso
pensando a
nient'altro che alla mia gara, finché un rumore ovattato di
passi mi
distoglie dai miei pensieri.
Mi
volto alla mia sinistra e mi accorgo della presenza di un ragazzino
dagli inconfondibili capelli di luna.
-Ai-chan!-
esclamo, avvicinandomi a lui.
Il
ranista sembra essere sorpreso di vedermi e sgrana gli occhi azzurri
balbettando un saluto.
-Vivaldi-senpai...
anche tu qui?- chiede, arrossendo appena sulle guance.
-Formale
come sempre eh? Facciamo così, da oggi mi chiamerai
semplicemente
Chiara... d'accordo?- ridacchio, passandogli un braccio intorno alle
spalle e scompigliandogli i capelli lisci.
-Va
bene...- sorride lui, alzando lo sguardo verso la piscina e
socchiudendo gli occhi.
-Bella
vero?- chiedo, provando di rompere quel silenzio imbarazzante che
è
calato tra di noi, mentre cerco di imprimermi a fuoco nella mente
quel panorama mozzafiato.
Lui
non risponde ma annuisce lievemente, sorridendomi. È proprio
un
bravo ragazzo, Rin dovrebbe essere grato di avere un kohai
così.
Rin.
Scuoto
la testa, passandomi una mano sul viso. Dovrei rientrare ma ho
bisogno di stare da sola ancora un po', perciò mi rivolgo al
ragazzino un'ultima volta.
-È
molto tardi, Ai. Dovresti tornare altrimenti domani non riuscirai a
dare il meglio...- gli dico, sperando non faccia troppe storie
-...magari aspettami al fondo della scalinata, ti raggiungo tra poco
così torniamo insieme!- aggiungo, cercando di sorridergli.
Il
ragazzo annuisce ricambiando il sorriso e si allontana, lasciandomi
finalmente sola, ma non passano trenta secondi che una vibrazione
proveniente dalla tasca della mia tuta mi fa sussultare.
Afferro
di malavoglia il cellulare dalla tasca e sblocco la schermata
principale.
Un
nuovo messaggio non letto.
Rin.
Le
mie mani iniziano a sudare freddo e un gran sorriso si distende sulle
mie labbra. Si è davvero svegliato nel cuore della notte per
rispondermi?
Tocco
la piccola icona a forma di fumetto per poi aprire la mail, felice
come non mai, ma non appena i miei occhi si posano sulle due uniche
righe che compongono il messaggio il mio cuore perde un battito.
È
stato tutto uno sbaglio. Mi
dispiace.
------------------------------------------------------------------------
Angolo
dell'autrice:
Ta-daaaaan
sono tornata, evviva! Ok, ricomponiamoci. Perdonate la mia assenza ma
ho avuto tanti di quei casini che non immaginate D: spero che questo
capitolo vi sia piaciuto e che commenterete in tanti/e *-*
Ed
ora passiamo ai ringraziamenti! :)
Grazie
ad aliferri95,
bauklotse, RyuzakiLYoshida, Zoichi Kuronin, _Vanna_,
mizu7, ombra_notturna e
Ryuketsu no Kurea per aver inserito la storia
tra le seguite.
A
la ragazza delle orchidee
e Luna865
per aver inserito la storia tra
le ricordate.
E
a Choi MinHee, dasli22,
RyuzakiLYoshida, Sufycchi, uomi_hime e
_Serah_ per aver inserito la storia tra le seguite.
Infine
un ringraziamento speciale a dasli22,
Elgul1 e
SophieOfSymphonia per
avermi inserita tra gli autori preferiti!
Un
bacione a tutti e alla prossima nuotata <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Scegli me ***
Capitolo
Ventesimo - Scegli me
Il
mattino seguente arriva fin troppo presto per i miei gusti, ma cerco
di svegliarmi ugualmente focalizzando i miei pensieri unicamente
sulle gare che devo svolgere assolutamente nel migliore dei modi.
L'acqua
fredda del rubinetto mi fa rabbrividire non appena sfiora la pelle
del mio viso, cancellando gli ultimi residui di sonno che mi
appesantiscono le palpebre e lavando via ciò che rimane
delle
lacrime che ho pianto prima di andare a dormire.
Rin.
Bastardo.
Mi
infilo la tuta con gesti nervosi e meccanici, prendo il borsone con
tutto l'occorrente e scendo nella hall dell'albergo dove gli altri
ragazzi mi stanno aspettando per andare a fare colazione.
- Buongiorno... -
farfuglio sforzandomi di sorridere.
Ricevo
risposte ancora, giustamente, assonnate e ci dirigiamo verso la sala
adibita al buffet mattutino.
Consiglio
i ragazzi su cosa mangiare e cosa no, dopodiché ci sediamo
ad un
piccolo tavolo iniziando a consumare il primo pasto della giornata.
La
mano di Makoto sulla mia spalla mi fa quasi sobbalzare, ricordandomi
di essere ancora un fascio di nervi e facendomi quasi cadere la fetta
di pane dalle dita.
- Ti
senti bene? - chiede, guardandomi con aria preoccupata. Possibile che
quel ragazzo riesca a leggermi dentro così facilmente?
Oppure sono
io che sono talmente imbranata da non riuscire nemmeno a mascherare i
sentimenti?
- S-sì...
non ti preoccupare. Sono solo un po' agitata! - taglio corto,
passandomi una mano tra i capelli scuri e sospirando. Ho
assolutamente bisogno di nuotare, ne va della mia salute mentale.
Non
passa nemmeno mezz'ora che siamo già in piscina.
Incarico
Gou di acquistare il programma, in modo da scoprire il numero di gare
in cui quel deficiente si è qualificato e salgo nervosamente
le
scale che portano alla tribuna per poter dare un'occhiata dall'alto
alla piscina.
Sto
mordendo il freno in una maniera che mai avrei immaginato. Voglio
vincere quella maledettissima scommessa e costringere Rin a
sottoporsi alla più umiliante delle penitenze.
Vedrà quel
maledetto...
Sono
talmente presa dalla mia furia omicida che non appena la rossa mi
sventola sotto al naso il plico di fogli glielo strappo via
letteralmente di mano, voltando con foga le pagine alla disperata
ricerca di quel nome che mi ha fatto così tanto incazzare.
- Eccoti,
pezzettino di merda... - sibilo, leggendo il cognome di Rin nero su
bianco in ben... tre gare? Hà! Sono ancora in vantaggio e
presto gli
dimostrerò cosa vuol dire mettersi contro una come me.
Raggiungo
gli spogliatoi a passo di carica e mi infilo il costume in mezzo
secondo, dopodichè raggiungo il piano vasca dove mi ritaglio
uno
spazio per fare qualche esercizio a secco. Mentre ruoto le braccia,
mordendomi un labbro per contenere la rabbia, un lieve spostamento
d'aria smuove alcune mie ciocche di capelli solleticandomi il naso.
Il
tempo per un attimo pare rallentare il suo corso, ed il mio stomaco
pare rigirarsi come un calzino quando mi accorgo di conoscere
perfettamente a chi appartiene il profumo di colonia che mi inebria
per le narici, la voce calda e profonda che si allontana poco alla
volta da me ed il rumore di quei piedi nudi sulle piastrelle umide
del pavimento. Lo so, eppure non oso alzare lo sguardo per
guardare Rin di sottecchi mentre un forte nodo alla gola rischia di
esplodermi in un singhiozzo.
Così
non va bene, mi sto deconcentrando e le mie mani non riescono a
smettere di tremare. Ho bisogno di entrare in acqua.
Adesso.
Percorro
quei pochi metri che mi separano dal blocchetto di partenza della
corsia tre -che pare la meno affollata- mentre mi infilo la cuffia
della Iwatobi e mi accingo a sistemarmi gli occhialini. Tuttavia non
faccio nemmeno in tempo a lasciarmi andare ad un sospiro di
rassegnazione che qualcuno urta violentemente la mia spalla sinistra,
facendomi perdere l'equilibrio.
Finisco
con il sedere per terra in tempo zero, ma non appena alzo lo sguardo
per capire chi mi avesse quasi falciato via il braccio, mi ritrovo
faccia a faccia con una ragazza poco più bassa di me con i
capelli
castani raccolti in una coda alta e gli occhi scuri che mi fissano
con odio e superiorità.
- Beh,
che diavolo fai? Spostati! - esclama, sbuffando stizzita senza avere
la minima intenzione di scusarsi.
La
osservo stupita per qualche secondo, senza capire se stesse
scherzando o meno, per poi guardarla andare via dopo avermi lanciato
un'occhiata sprezzante.
In
un altro momento probabilmente sarei corsa dietro ad un elemento
simile per poi riempirle il sedere di calci come minimo, ma oggi non
ho voglia di arrabbiarmi ulteriormente e lascio correre.
Parlerà per
me il cronometro e, se non ho improvvisamente dimenticato come
leggere gli ideogrammi, quella piccola ochetta ha stampato a
caratteri cubitali il suo cognome sul lato destro della cuffia.
Nakamura.
Perfetto,
adesso so anche chi è.
Termino
il riscaldamento quaranta minuti più tardi, ed esco
dall'acqua
levandomi cuffia e occhialini con un gesto nervoso.
Raggiungo
la tribuna a passi rapidi, salendo la breve scalinata che separa il
piano inferiore da quello degli spettatori, per poi cercare con lo
sguardo la maglietta gialla di Gou in modo da andare incontro alla
ragazza e sfogare un po' della mia rabbia repressa. Tuttavia, non
appena riesco a scorgere la rossa, mi accorgo che non è da
sola.
Il
capitano Mikoshiba dev'essere salito dalla nostra parte della tribuna
per parlare apposta con lei e quella scena così
tremendamente tenera
mi provoca un groppo alla gola.
Maledizione
Chiara, si vede quanto diamine sei egoista! Perché non provi
ad
essere anche solo un po' felice per loro?
Mi
rimprovero mentalmente, facendo un profondo respiro e tornando sui
miei passi. Non ho intenzione di disturbarli e poi manca ancora
mezz'ora all'inizio delle gare. Ho tutto il tempo che voglio per
lasciarli tranquilli e magari fare mente locale su quali sono i miei
obbiettivi per questa mattina.
Mi
avvio verso il piano vasca, ancora affollato da ragazzi e ragazze dai
quindici ai diciannove anni intenti a terminare il riscaldamento o a
scambiare due parole con conoscenti incontrati al momento, giusto per
divagare per un istante con la mente.
Piacerebbe
anche a me sentirmi così felice e spensierata, ma purtroppo
non mi è
concesso un lusso simile. Le mani mi tremano e gli occhi mi si
continuano a riempire di lacrime.
Non
ne posso più.
Mi
accascio contro la parete fresca del muro, ritagliandomi un angolo in
cui possa sedermi e sfogare la mia frustrazione senza che nessuno mi
veda o faccia domande, ma mi rendo conto che è praticamente
impossibile. Ovunque vada, decine di occhi a mandorla ruotano nella
mia direzione, osservandomi con curiosità e imbarazzo,
continuando a
sottolineare quanto io sia diversa da loro.
Da
tutti loro.
Anche
da Rin.
È
da quando ho messo piede su quest'isola che mi sento così.
La gente
continua a guardarmi, chi con disprezzo, chi con stupore. In effetti
ho due occhi che fanno venire i brividi e una pelle quasi cadaverica:
è inevitabile per me far sentire a disagio le persone con
cui ho a
che fare.
Forse
anche per Rin è difficile restarmi accanto.
Si
vergogna di te.
Quel
pensiero improvviso mi fa sobbalzare, ed in un istante mi rendo conto
di non essere riuscita a trattenere le lacrime che ora mi solcano il
viso come torrenti.
Alcune
ragazze mi stanno guardando con aria preoccupata, indecise se farsi
avanti o meno, ma io non ho bisogno di essere compatita da nessuno.
Non ho intenzione di mostrarmi debole davanti a nessun altro,
perciò
mi alzo e ritorno a testa bassa e a passo svelto verso la tribuna.
Tuttavia
mentre salgo rapidamente i gradini chiari e puliti a piedi nudi, una
macchia scura attraversa i margini del mio campo visivo, mozzandomi
il respiro in gola.
Mi
volto di scatto rischiando di perdere l'equilibrio e sicura al cento
per cento che quella che mi è appena passata di fianco
è una felpa
della Samezuka... ma quando mi ritrovo a rivolgere il mio sguardo
pieno di speranza al capitano Mikoshiba e non alla persona che occupa
i miei pensieri da fin troppe ore, mi accorgo di quanto devo sembrare
patetica.
Già, è questo il termine esatto. Patetica.
- Chiara-chan... -
il ragazzo parla per primo, guardandomi dapprima con aria
preoccupata, scrutando con occhio critico i segni scuri che mi
segnano lo sguardo e gli evidenti segni di pianto, per poi scuotere
la testa sospirando.
- Ecco
lo sapevo... e dire che gliel'avevo pure detto che non sarebbe
servito a nulla... - mormorò tra sè, prima di
darmi velocemente le spalle e
sparire tra la folla di atleti e allenatori.
Cosa...?
Se
fino a due minuti prima di incontrare Seijuro ero confusa e
disperata, adesso lo sono sicuramente il doppio.
-
Chiara-chaaaaaaan! -
non appena raggiungo (finalmente) la tanto agognata tribuna e mi
aggrego nuovamente al gruppo, faccio appena in tempo a vedere una
sagoma sfrecciarmi davanti agli occhi per poi ritrovarmi Nagisa
letteralmente avvinghiato a me intento a piagnucolare qualcosa di
incomprensibile.
Grazie
al cielo ci pensa Rei a tradurre per me, facendomi notare che mancano
poco più di dieci minuti all'inizio delle gare. Oh, merda.
Sono
stata in giro per tutto questo tempo?
- Accidenti,
mi dispiace... n-non sono riuscita a seguirvi durante il
riscaldamento... perdonatemi, davvero! Non accadrà mai
più... -
farfuglio imbarazzata, passandomi una mano sul viso stanco per poi
afferrare debolmente il mio zaino con l'intenzione di tornare negli
spogliatoi e indossare il costume che Haruka, Makoto, Rei, Nagisa e
Gou mi hanno comprato utilizzando tutti i loro risparmi.
Sarò
loro riconoscente tutta la vita per questo.
Tuttavia
non faccio in tempo a defilarmi con una scusa che vedo il moro
avanzare verso di me a passo di carica per poi afferrarmi con forza
per un polso e trascinarmi via sotto lo sguardo sbigottito dei
presenti.
- E-Ehi!
Haru... lasciami, mi fai male! - cerco di protestare, torcendo il polso
ma senza riuscire ad allentare quella presa che sembra d'acciaio.
Non ho mai visto Haruka così arrabbiato e devo ammettere che
mi fa
anche un po' paura, ma non posso fare a meno che dargli ragione. Non
deve essere facile per lui vedermi a pezzi in questo modo.
Le
dita del moro allentano la stretta solo quando riusciamo a
raggiungere una zona della struttura abbastanza tranquilla da poter
parlare senza essere disturbati. O almeno era quello che immaginavo,
prima di ritrovarmi schiacciata contro la parete fredda alle mia
spalle, con la mano destra di Haruka piantata a meno di due
centimetri dalla mia testa ed il suo sguardo colmo di rabbia e
frustrazione puntato nel mio.
- Questa
storia mi ha stancato! Chiara... dimenticalo per favore. Non lo vedi
cosa ti sta facendo? - mormora, cercando chiaramente di controllare
il tono di voce mentre non smette un secondo di fissarmi. Cosa vuole
dire? Come fa a sapere...?
- Io...
non so di cosa tu stia parlando. Sono solo nervosa, tutto qui... io...
-
non finisco la frase che il rumore secco e nitido dell'altra mano di
Haruka che sbatte con violenza dall'altro lato della mia testa,
intrappolandomi, mi fa sobbalzare.
- Non
sono stupido, Chiara... ho accettato tante cose da quando Rin
è
tornato dall'Australia, tante. Mi sono fatto da parte quando ti ho
vista innamorata di lui e felice, ma adesso non ce la faccio
più. Le
vedo le cose che ti fa, non sono stupido! Lui non ti vuole!
Perchè non lo capisci? - esclama,
questa volta con la voce che gli trema dalla rabbia e dalla
frustrazione. C'è qualcosa che non va. Perché mi
sento come se
volessi fuggire il più lontano possibile da quella
verità? Perché
non riesco ad affrontarla?
Perché
fa troppo male.
Abbasso
lentamente lo sguardo verso il basso, incapace di reggere
ulteriormente il confronto con Haruka e con la realtà che mi
ha
appena messo davanti agli occhi e che non voglio accettare.
Cerco
di coprirmi il viso con le braccia, per non mostrargli quelle lacrime
che mi disgusta profondamente dover versare, ma per la seconda volta
le dita del moro si appoggiano sulla mia pelle, facendomi abbassare
gli arti ma con gentilezza, quasi come a volersi scusare per aver
alzato la
voce poco prima.
Sento
le sue mani che mi accarezzano le braccia, risalendo fin sulle
spalle, sfiorandomi con una delicatezza infinita ed una dolcezza che
non credevo possibili per un essere umano tanto da riuscire a
rilassare i miei nervi tesi ed a calmare il mio animo irrequieto.
Non
capisco nemmeno come, ma qualche secondo più tardi avverto
persino il
suo respiro sul mio viso, tiepido e piacevole come la brezza marina.
Vorrei
scostarmi da lui, ho paura di quello che potrebbe farmi anche se so
che mai e poi mai mi ferirebbe volontariamente, ma i miei muscoli non
rispondono ai comandi del mio cervello e restano immobili.
Mi sento come una statua di granito di fronte alla figura di Haruka che
si fa sempre più vicina, il suo viso sempre più
prossimo al mio fino a
lasciarmi un rapido bacio sul labbro inferiore, tremante.
Lo
sento che mi accarezza i capelli, prima di lasciarsi andare ad un
abbraccio che mai e poi mai avrei immaginato potesse infondermi
così
tanto calore, ed il suono della sua voce arriva alle mie orecchie
lievemente distorto dalle vibrazioni della sua cassa toracica.
-
Io
ci sarò sempre per te. Devi soltanto scegliermi -
------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice:
ta-daaaaaaan!
Sono tornata yeeeee! *saltella felice* Beh, ora avete tutto il diritto
di odiarmi perchè, punto primo è da mezzo secolo
che non aggiorno la ff, punto secondo ho lasciato talmente tanti
interrogativi in questro capitolo che se mi dovessi ritrovare delle
lettere minatorie tra le e-mail non me ne stupirei affatto. Detto
questo, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto eeeee che
vorrete lasciare una recensione piccina picciò soprattutto
se non lo avete ancora fatto <3
Baci da
HikariNoShizuku
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Tormenti ***
Capitolo
Ventunesimo - Tormenti
Dovrei soltanto.. sceglierlo?
Resto a guardarlo negli occhi per secondi che sembrano ore, ma dalle
mie labbra sembra non voler uscire alcun suono. Anche perchè
sinceramente non so cosa dire.
È vero, Rin è stato davvero scorretto nei miei
confronti e ha seriamente minacciato la mia salute mentale, nonostante
sapesse quanto io ci tenessi a queste gare, mentre Haruka.. lui alla
fine c'è sempre stato.
Cosa devo fare? Haruka mi piace? Sì. Forse. O forse no.
E Rin invece? Rin lo odio. Mi ha usata e gettata come una bambola che
non valeva poi così tanto. Già.
Eppure una parte di me continua volersi voltare dalla sua parte, come
se dietro gli avvenimenti delle ultime ore in realtà ci
fosse qualcos'altro. Come se mancasse qualcosa.
E io ho bisogno di scoprire cosa.
-Haru, io.. - provo a dire, ma la mia voce viene bruscamente interrotta
dai richiami di Makoto e Gou che sono venuti di corsa a cercarci.
Immediatamente il moro si stacca da me facendo due passi indietro e
voltandomi le spalle.
Quel gesto mi fa male.
Io non ho mai voluto ferirlo.
-Chiara-chaaan! Dove sei finita?! La gara inizierà a
momenti!- la voce stridula della rossa mi fa trasalire e di scatto mi
volto verso di lei sfoderando uno dei miei migliori sorrisi.
-E-Eccomi! Scusate se vi ho fatti preoccupare, adesso corro
immediatamente a cambiarmi!- esclamo, cercando di non guardare nessuno
negli occhi per poi percorrere il corridoio a gambe levate.
Come al solito trovo più semplice scappare dai miei
problemi, piuttosto che affrontarli.
È stato sempre così, fin da ragazzina.
Da quando i miei genitori sono morti non ho fatto altro che piangermi
addosso e far ricadere tutta la colpa sul mondo o sulla mia vita
ingiusta, invece che rialzarmi e affrontare l'avvenire a testa alta.
Per me è stato un duro colpo, ed incassarlo da sola
è stato ancora più faticoso. È vero,
c'è sempre stata la nonna al mio fianco, e ora ci sono
Teresa e i miei amici, però in fondo è come se mi
sentissi sempre e costantemente fuori posto.
Come se la mia vita fosse finita sull'autostrada verso Roma.
Passare ogni singolo giorno della mia vita a osservare gli altri, con
le loro abitudini ordinarie e i normali problemi che movimentano le
loro giornate, equivaleva a farmi scavare una profonda voragine nel
petto. Ero invidiosa e allo stesso tempo nostalgica.
Perchè una volta anche io ero così.
Per questo motivo forse mi sono poco alla volta allontanata da tutto e
da tutti.
E per questo motivo forse mi viene automatico aggrapparmi a Rin con
tutte le mie forze.
Lui non lo sa ma la sua presenza, il suo profumo, le nostre litigate, i
suoi baci... hanno lasciato un segno indelebile nella mia anima
inaridita.
Lui non lo sa ma io non ho mai avuto modo di avvicinarmi in modo
così intimo ad un'altra persona da quando i tesori
più cari che avevo mi sono stati portati via.
Rebecca e le altre ovviamente non fanno testo. Loro le
conosco da quando ero una bambina e per me avranno sempre un
posto speciale nel mio cuore.
Anche se forse non le vedrò per ancora molto tempo.
Dio quanto mi mancano.
Anche Rin mi manca.
Mi sento poco alla volta scivolare sull'orlo del baratro, con il
terrore e la paura nel cuore che esista la possibilità per
me di ritornare ad essere la ragazza distaccata, fredda e muta che ogni
mattina puliva in modo quasi maniacale le lapidi dei suoi genitori.
A quel tempo furono Rebecca e la nonna a salvarmi dalla depressione, ad
insegnarmi a reagire.
Poi è arrivato Rin con la sua esuberanza e il suo carattere
possessivo e anche un po' scostante. Mi ha fatta sentire desiderabile.
Mi ha ridato quella fiducia in me stessa che credevo di aver perso per
sempre e mi ha dato modo di credere che forse poteva ancora esistere
qualcuno che avrebbe potuto amarmi come avevano fatto i miei genitori.
Ma forse sono stata troppo ingenua.
E poi lui non può sapere cosa mi passa per la testa. In
fondo non gliel'ho mai detto.
La mia mano corre istintivamente alla piccola cicatrice che mi solca la
tempia e non riesco a trattenere un profondo respiro di sconfitta. Come
al solito la mia testa è andata a riesumare ricordi poco
piacevoli proprio nel momento sbagliato.
Adesso devo cambiarmi e possibilmente facendo anche in fretta!
Frugo dentro la borsa alla ricerca dell'occorrente e quasi
subito le mie dita scorrono sul tessuto del costume da gara che i
ragazzi mi hanno regalato.
Ed immediatamente capisco.
Non importa cosa ciò che sta alle mie spalle o cosa mi
aspetta in futuro. Quello che devo vivere è il mio presente
e devo viverlo al meglio.
Ancora non so se riuscirò a cancellare per sempre i fantasmi
del mio passato ma con amici come Gou e gli altri posso provare se non
altro a trovare la forza di superare gli ostacoli che la vita mi pone
davanti, senza aver paura di crollare.
Loro ci saranno.
E io ci sarò per loro. Sempre.
*
Raggiungo l'addetto ai concorrenti per i 200 delfino quasi slittando
sulle mattonelle umide del bordo piscina, con il costume ancora da
aggiustare, la cuffia e gli occhialini tenuti con i denti per non farli
cadere e la parola ANSIA scritta a caratteri cubitali sulla mia fronte.
Diciamo che la mattinata non è iniziata nel migliore dei
modi, ma sono ancora in tempo per risollevare la situazione. Un po' di
buonumore mi è tornato grazie al piccolo esame di coscienza
che sono riuscita a farmi poco fa e ora finalmente non vedo
più tutto nero.
Perciò non posso che essere più che pronta per la
gara di questa mattina.
Se non fosse per un piccolo particolare che non avevo messo in conto...
-Guardate un po' chi arriva in ritardo. La principessina italiana.- una
voce tagliente come un rasoio, proveniente dalle mie spalle mi fa
sussultare, ma non cedo alla tentazione di voltarmi e rifilare
un'occhiataccia alla simpaticona che si trova dietro di me e tiro
dritto.
Un gruppetto di ragazze scoppia subito a ridere alle parole della
sconosciuta provocandomi un leggero tic nervoso al sopracciglio destro
mentre allungo il cartellino al giudice che proprio in quel momento ha
chiamato il mio nome.
Corsia numero tre.
Centrale ma non troppo, così posso avere la situazione sotto
controllo senza dare troppo nell'occhio. Che fortuna!
Non faccio in tempo a sorridere tra me e me che il nome della ragazza
chiamata subito dopo di me mi fa voltare di scatto.
-Corsia numero quattro.. Yukino Nakamura?- esclama l'uomo, cercando con
gli occhi la persona da lui nominata.
Ed eccola che arriva, la ragazza che mi ha quasi ammazzata durante il
riscaldamento, circondata dal suo gruppetto di ochette che mi fissano
con aria di sfida mentre la loro "capobranco" mi supera dandomi un
piccolo colpetto di spalla.
-Perchè non torni a gareggiare al tuo paese? Non
c'è posto per te qui- sibila al mio orecchio poco prima di
allontanarsi e dirigersi dietro il blocchetto della sua corsia.
Ma che diavolo di problemi ha? E dire che ne ho passate davvero tante,
ma una ragazza così perfida soprattutto in ambito sportivo
non mi era mai capitato di incontrarla.
Decido di lasciar correre, fulminandola però con lo sguardo
a debita distanza mentre mi sistemo un'ultima volta gli occhialini e
passo una mano sulla superficie del blocco di partenza per assicurarmi
che non sia troppo bagnato.
Ora vedremo se sarà brava anche a fatti o se parla solo per
dar fiato alle trombe.
Salgo sul blocchetto e resto eretta per qualche secondo, anche quando
le altre atlete si sono già accucciate aspettando il segnale
di partenza. Faccio scorrere i palmi delle mani sul ventre come per
assicurarmi che il costume abbia aderito perfettamente alla pelle e lo
rimiro per un'ultima volta.
È azzurro come il cielo riflesso sull'acqua a pochi
centimetri da me.
È bellissimo.
Ready..
Mi piego in avanti e le mie dita si aggrappano saldamente
al bordo della piattaforma. I muscoli tesi e pronti allo scatto. Il
costume azzurro che aderisce perfettamente al mio corpo, come a volermi
rassicurare.
..go!
Ed eccola finalmente la sensazione dell'acqua contro la
mia pelle, il rumore della superficie infranta dal mio corpo che mi
assorda per un secondo per poi lasciarmi la testa libera di pensare
unicamente al ritmo della mia bracciata. E alla potenza della mia
gambata.
Sono libera.
Le braccia tese sopra la mia testa tagliano l'acqua mentre le gambe si
muovono con movimenti sinuosi e decisi, spingendomi in avanti con
rapidità e sicurezza. Emergo dalla superficie una spanna
davanti alle altre e le mie braccia iniziano immediatamente a girare in
sincrono.
Respira. Getta le braccia in avanti. Spingi sott'acqua. Respira. Non
mollare mai!
È questo ciò che mi ripeto in continuazione,
quasi in modo meccanico, per tutta la durata della gara.
Alla prima virata Nakamura è davanti a tutta la batteria di
quasi mezzo metro. Probabilmente vuole scoraggiarci a raggiungerla
mettendo subito molto terreno tra lei e le avversarie.
È furba.
Ma con me non funziona e lascio che utilizzi tutte le sue energie nei
primi cento metri per creare il distacco e sentirsi sicura, mentre io
le resto ad una distanza di circa mezzo metro dai piedi.
Alla seconda virata secondo lei la gara è già
vinta, ed è proprio questo il suo errore.
La mia gara invece inizia adesso.
Approfitto del suo appena accennato rilassamento per incrementare
gradualmente la potenza della gambata e la fluidità della
bracciata in modo da recuperare terreno secondo dopo secondo.
Alla terza virata le sono praticamente ad un millimetro di distanza, ma
lei ha finito tutte le sue energie per cercare di non farsi prendere.
Con un colpo secco di gambe cambio rapidamente ritmo, cercando di
metterci persino l'anima in quegli ultimi cinquanta metri. Il muretto
è vicino, lo vedo, eppure non rallento. Nakamura non ho
più nemmeno idea di dove sia ma non mi interessa.
Il cronometro gira e io devo assolutamente vincere.
Ho ancora una scommessa in sospeso con...
Rin.
Il boato di applausi proveniente dagli spalti mi fa tornare con i piedi
per terra. Sono arrivata? Ruoto la testa verso il tabellone e per poco
lancio un grido nel leggere il mio nome davanti a quello di tutte le
altre.
Ce l'ho fatta. I nazionali mi aspettano.
Non resisto e mi volto verso la mia squadra che agita le braccia nella
mia direzione, festeggiando il mio risultato insieme a me che sono
ancora nell'acqua. Persino Haruka sembra sorridente. Lancio un sorriso
smagliante verso di loro e mi batto due volte la mano aperta sul petto:
un "grazie" silenzioso che li raggiunge immediatamente.
Sto per voltarmi per andare a recuperare le mie cose quando i nostri
sguardi si incrociano. L'ombra di un sorriso appena svanito sulle sue
labbra.
Stava per caso sorridendo?
Faccio un passo verso di lui ma Rin distoglie immediatamente lo sguardo
e si ricongiunge ad Aiichiro e Seijuro, che pare lo seguano come ombre.
-E-Ehi! Rin!- esclamo, cercando di andargli incontro ma non faccio in
tempo a fare un passo che una Gou letteralmente impazzita mi salta in
braccio, stritolandomi come un boa.
Tentativo di approccio alla maledetta testa di pomodoro: fallito.
E anche miseramente.
Fortuna che almeno ho il premio di consolazione...
*
Anche le gare di questa mattinata sembrano terminare, Makoto e Nagisa
hanno migliorato moltissimo i loro tempi nelle gare a dorso e rana ma
non sono riusciti a qualificarsi per i nazionali.
Tuttavia non sembrano per niente giù di corda, anzi non
vedono l'ora di gareggiare in staffetta per far vedere a tutti di cosa
sono capaci. Santo cielo quanto li invidio.
Se a loro non va bene la gara individuale possono sempre contare sulla
staffetta, mentre per me non è così.
Io devo per forza di cose cavarmela da sola, se voglio raggiungere
determinati obiettivi. Non che mi scocci, però mi manca
terribilmente avere un gruppo di ragazze con le quali condividere la
fatica della gara.
Quasi istintivamente, a quel pensiero, mi avvicino a Gou e le passo un
braccio intorno alle spalle. Mi disturba profondamente continuare a
pensare al passato quando ho un'amica d'oro come lei al mio fianco.
-Ehi, Gou! Che ne dici, ci andiamo a prendere qualcosa da bere
giù alle macchinette?- le chiedo sorridente, lanciando
un'occhiata apprensiva ai ragazzi stravaccati sui gradoni della tribuna
ormai deserta. Makoto e Nagisa hanno bisogno di rilassarsi e scaricare
la tensione della gara, mentre Haruka e Rei devono riposarsi e
concentrarsi per le gare del pomeriggio. Meglio lasciarli soli.
La rossa mi guarda con aria stralunata per un secondo, poi
però i suoi occhi si illuminano e mi sorride raggiante.
-Ma certo!-
Scendiamo le scale chiacchierando del più e del meno e la
rossa decide di offrirmi una bibita come primo festeggiamento della mia
qualifica, cosa che però io preferirei evitare visti i soldi
da lei già spesi per il mio costume. La decisione di Gou
però pare inamovibile e io non posso fare altro che
assecondarla con un'alzata di spalle.
Il tonfo sordo dello scontro delle nostre lattine durante il brindisi,
però, viene interrotto da una risatina ironica proveniente
dal fondo del corridoio.
-Ah, Yukino. Qual buon vento..- sospiro, rivolgendo appena uno sguardo
privo di espressività alla ragazza apparsa alle nostre
spalle. Per tutta risposta la ragazza si avvicina a me prendendomi per
il bavero della giacca e piantandomi contro il muro.
-"Yukino" un cazzo. Non chiamarmi per nome, lurida stronza. Io ti ho
avvertita.. e ora ne paghi le conseguenze!- sibila, ad un centimetro
dal mio viso. Il suo volto è una maschera di odio e
disprezzo.
-Che vuoi fare? Picchiarmi? Prego. Se è tutta qui la tua
sportività...- la sfido, fissandola con uno sguardo
glaciale, mentre Gou mi implora di lasciar perdere.
Il rumore secco delle dita della ragazza contro il mio viso
rimbombano per tutto il corridoio ed il grido della rossa mi ferisce le
orecchie.
Non ricordavo che uno schiaffo facesse così male. Forse sono
diventata troppo delicata.
-Non fai più la sbruffona eh..- mormora la ragazza, ma le
sue mani e la sua voce tremano violentemente. Forse è la
prima volta che alza le mani su qualcuno.
-Dipende cosa intendi per "sbruffona". Io ti ho solo chiesto che
intenzioni avevi, e ora hai dimostrato perfettamente la tua debolezza.
Sei soddisfatta ora?- le rispondo in modo molto tranquillo, alzando
nuovamente lo sguardo verso di lei. Cazzo che botta che mi ha rifilato,
mi gira la testa.
Del tutto insapettata è invece la reazione di Yukino, la cui
rabbia sembra raggiungere livelli mai visti e che non ci pensa due
volte ad afferrarmi a due mani per la giacca per poi scaraventarmi
lontano.
Il rumore della mia spalla che urta lo spigolo degli armadietti di
metallo mi stordisce letteralmente. Ahia.
Nello stesso istante in cui cerco di mettermi a sedere, una
piccola folla di curiosi si avvicina a noi, tra i quali anche il
capitano della Samezuka che accorre ad abbracciare una Gou spaventata a
morte e pietrificata sul posto. Solo in un secondo momento si accorge
di me e si avvicina, spingendo da parte Nakamura e cercando di farmi
alzare.
-Chiara-chan! Ti senti bene? Cos'è successo?- mi fa troppe
domande, e io ho un male atroce alla spalla che mi sta scuotendo.
Dannato pel di carota.
-Quella ragazza.. l'ha aggredita senza motivo e.. e..- ci pensa Gou a
rispondere al posto mio, facendo sbiancare la castana che cercava
invano di darsela a gambe. -...io... io non ho potuto fare nulla..-
Povera Gou, devo ricordarmi di abbracciarla non appena
riuscirò ad alzarmi.
-Che succede?- una voce diversa, meno profonda di quella di Seijuro, mi
arriva alle orecchie.
-Onii-chan! Chiara si è..- le frasi sconnesse di Gou mandano
in allarme Rin che si precipita immediatamente accanto a me, per vedere
in che condizioni sono.
Riesco a vedere ogni singolo sentimento trasparire dai suoi occhi
cremisi, mentre mi osserva con aria allarmata.
-Mikoshiba.. sta sanguinando. Dammi un fazzoletto!- esclama, quasi in
preda al panico, e solo allora mi rendo conto del fastidioso sapore
metallico che mi impasta la lingua. Ho la bocca piena di sangue.
-Stai.. vattene!- mormoro, anche se il mio intento è quello
di urlare a squarciagola. Il rosso nemmeno mi calcola e continua a
premere il pezzo di stoffa sul mio labbro inferiore.
-Non ci penso nemmeno-
-Fino a cinque minuti fa mi sembrava non fosse un problema per te!-
Il silenzio di Rin è angosciante. Rispondimi, maledizione!
-Non è come pensi..- Cosa? Mi prendi per il culo?
-E com'è allora, eh? Ti senti in colpa? Ti faccio pena?
Perchè diavolo ti stai comportando in questo modo,
razza di deficiente?!- la mia voce è ormai rotta dalle
decine di singhiozzi che mi fanno sobbalzare. Ma non voglio piangere.
Lui non si merita le mie lacrime.
-No... lasciami spiegare, per favore...- cerca di calmarmi lui, ma io
ormai sono fuori di me e mi divincolo dalla sua presa, alzandomi in
piedi.
-Non toccarmi!-
-Chiara..-
-E CHIUDI LA BOCCA!- urlo con tutto il fiato che ho in corpo, ma una
fitta alla spalla destra mi fa piegare in avanti dal dolore.
Il suo braccio mi sorregge poco prima che le mie ginocchia arrivino a
terra, e con uno scatto fulmineo Rin mi carica in spalla come un sacco
di patate.
E adesso immaginatevi una folla di persone, con lo sguardo
completamente allibito, intente a seguire con lo sguardo un ragazzo dai
capelli color vinaccia con in spalla una ragazza alta la
metà di lui che si dimena come una forsennata, augurandogli
le peggio sciagure e lanciandogli tutte le maledizioni che le vengono
in mente.
Ecco, quella era la situazione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** 712 (parte prima) ***
chap.22
Capitolo
Ventiduesimo - 712 (parte prima)
-Oh, insomma e smettila di sbraitare! Tanto non ti metto giù
finchè non saremo arrivati- sbuffa Rin, dandomi una sonora
pacca
sul sedere.
-RIN! Ti ammazzo, deficiente!- esclamo io, irrigidendomi per quel
contatto non richiesto con il mio fondoschiena per poi tirargli di
rimando una ciocca di capelli sulla nuca.
-Ahia! Non sforzare la spalla o peggiorerà, testa vuota..-
mi
ammonisce lui, ricordandomi di aver preso una brutta botta nemmeno
venti minuti fa.
Oh. Cazzo.
VENTI MINUTI?!
-Rin Rin Rin Rin! Fammi scendere ti scongiuro, gli altri stanno per
iniziare il riscaldamento! Hanno bisogno di me! Ti prego fammi tornare
indietro, si staranno tutti chiedendo che fine ho fatto! Sono il
capitano della Iwatobi, non posso abbandonarli così!-
esclamo
angosciata, cercando in tutti i modi di sfuggire dalla presa ferrea del
rosso ma inutilmente. Il suo braccio sembra essere rivestito d'acciaio..
-Ti ho già detto che ci penserà Mikoshiba a
seguire
Nanase e gli altri. Tu ora vieni con me e smettila di fare storie!-
-Ma..-
-Basta!- mi zittisce infine, togliendomi ogni volontà di
controbattere. In effetti se c'è Seijuro con loro mi sento
più
tranquilla, ma lasciare Haru da solo non mi va.
Non dopo quello che è successo.
Tuttavia non mi sembra di avere molte alternative, perciò
non posso fare che rassegnarmi.
Smetto di contorcermi solo quando mi accorgo di essere di fronte
all'hotel dove siamo alloggiati insieme alla Samezuka e per poco non mi
prende un colpo. Che razza di intenzioni ha quel maledetto?
-Ne.. Rin..- balbetto terrorizzata, mentre finalmente il rosso mi fa
tornare con i piedi per terra e si avvicina alla reception.
-La 712, per favore!- Mi
sta ignorando!
-Avanti, vieni con me- dice, prendendomi per mano in modo da
costringermi a seguirlo e per un attimo i miei pensieri si concentrano
unicamente sul calore delle sue dita contro le mie. È
incredibile come quel semplice, piccolo gesto mi faccia sentire
stranamente al sicuro.
AAAAAAH! Chiara! Cosa ti metti a pensare?! Qui è in ballo la
vita o la morte!
Non faccio in tempo a trovare un modo per scappare da quella situazione
che mi ritrovo dentro la stanza d'albergo di Rin e la porta di legno
chiusa alle mie spalle.
La prima cosa a cui penso è che è molto
più grande
della mia e questo mi irrita un po'. A quanto pare quelli della
Samezuka si trattano bene, eh.
-Vedo che le comodità non ti mancano eh, Ravanello- lo
stuzzico,
coniando in quel momento un nuovo soprannome da affibbiargli.
È inutile, quando sono nervosa divento acida come il piscio
di capra.
Rin mi ignora con classe e mi indica con un gesto della mano il suo
letto.
-Dai, siediti- sbuffa, congelandomi il sangue nelle vene.
-C-Che cosa?-
-Siediti. Chiara! Ma che ti prende? Non stare lì sulla
porta..-
esclama lui, notando la mia indifferenza ed avvicinandosi a passo
svelto verso di me.
-N-Non ti avvicinare, pervertito! Che vuoi fare?!- strillo io, alzando
le braccia a mò di difesa.
A quelle parole Rin sgrana gli occhi per poi scoppiare in una fragorosa
risata, appoggiandosi con
il gomito all'armadio per reggersi mentre cerca di riprendere fiato.
Inutile dire che le mie guance
prendono immediatamente fuoco, rendendo ancora più evidente
il
palese nervosismo che ancora non mi ha abbandonata.
-Si può sapere che hai da ridere?! Se non te ne fossi
accorto io
sono ancora incazzata nera con te, e ritrovarmi chiusa da sola con il
sopracitato Ravanello in una stanza d'albergo non mi rende molto
tranquilla!- sbraito, corrucciando il viso e guardando altrove. Dio che
nervi!
Per tutta risposta il rosso si asciuga le lacrime, cercando di darsi un
contegno, mentre mi prende una mano tra le sue e si avvicina
a me, circondandomi poi le spalle con un braccio e stringendomi al suo
petto.
ODIO ammettere quanto mi sia mancato quel contatto. Lo odio
profondamente. Perchè lui non mi vuole, giusto?
Però è cosi, dannazione.
-Dunque cosa ti aspettavi, mh? Qualcosa del genere..?- ed eccolo di
nuovo a parlarmi con quel tono terribilmente provocante mentre con una
mano inizia a disegnarmi piccoli cerchi sulla schiena, dapprima tra le
scapole, poi sempre più giù. Rin, appena torno in me ti
cambio i connotati.
-Rin..- mormoro appena, stringendo tra le dita il tessuto
della
sua maglietta e cercando di controllare l'improvviso tremore che ha
preso possesso del mio corpo. Lui capisce immediatamente e finge di
scendere ancora più in basso per poi staccarsi in fretta da
me,
guardandomi con un mezzo sorriso stampato sul volto.
-Mi dica, principessa!- sussurra, scostandomi una ciocca di capelli dal
viso per poi sistemarmela dietro l'orecchio.
-E smettila di fare il cretino!- sono arrossita come un termometro e
lui se n'è sicuramente accorto, porca miseria. Tuttavia la
sua
espressione adesso si è fatta più seria ed i suoi
occhi
mi scrutano con attenzione.
-Senti, Chiara. Mi dispiace molto per.. tutto quanto. Credimi non era
mia intenzione..- cerca di scusarsi il rosso, ma il mio umore nero
prende nuovamente il sopravvento non appena riafforano alla mia mente i
ricordi terribili di quella mattinata e della notte passata in bianco.
Non ho intenzione di essere presa in giro ancora per molto, se vuole
tagliare definitivamente i ponti con me ha solo da dirlo chiaramente.
Io non voglio scuse, voglio solo che lui sia sincero.
-No! Ti prego, smettila con queste stronzate! Se non vuoi
più
avere nulla a che fare con me dimmelo e basta, non ne posso
più
di persone che cercano giustificazioni per le loro azioni. Tanto
farà male comunque!- esclamo, livida di rabbia e delusione,
mentre stringo violentemente i pugni conficcandomi quasi le unghie
nella carne.
-Non hai capito, tesoro.. io non volevo..-
-E NON CHIAMARMI IN QUEL MODO! Ti detesto Matsuoka! Detesto il modo con
cui giochi con me, con cui mi parli e con cui mi illudi! Il messaggio
dell'altra sera è stato più che chiaro,
perciò
smettila con queste scuse patetiche e abbi almeno la cortezza di
lasciarmi in modo dignitoso!- esclamo, mentre grosse lacrime iniziano a
sgorgare dai miei occhi. Non ne posso più, il mio cuore
sembra voler scoppiare da un momento all'altro.
Ho lo stomaco sottosopra.
Vorrei solo andarmene.
Andarmene e non guardare in faccia nessuno per almeno una settimana.
Non ne posso più di persone che se ne vanno.
Quello che sento invece, non è la voce di Rin che mi dice di
non
voler più restare al mio fianco, ma la sua mano tiepida che
mi
accarezza la guancia. Non dice nulla, soltanto un lieve sospiro di
sconfitta esce dalle sue labbra.
-E dire che Seijuro mi aveva anche avvertito.. fingere di lasciarti non
è stata per niente una buona idea a quanto vedo- sussurra,
ed
istintivamente faccio scattare il capo verso l'altro, puntanto le mie
iridi azzurre nelle sue cremisi. Che diavolo sta dicendo?
-Rin, dammi una spiegazione convincente in meno di trenta secondi o
passerai il resto della tua esistenza nella convinzione di essere una
bambina di sei anni, sappilo!- lo minaccio, prendendolo per il bavero
della camicia.
Una lieve scintilla di speranza che mi accende lo sguardo.
Per tutta risposta lui si siede stancamente sul letto, battendo con la
mano la parte di materasso libera accanto a lui, come per dirmi di
imitarlo, ed io faccio come mi dice senza fare storie. Voglio sapere
che cazzarola è successo nella testolina di Rin nelle ultime
ventiquattro ore, perciò dare un calcio al mio orgoglio
questa
volta risulta uno scherzetto.
Infine Rin inizia a parlare.
-Quando sono stato a casa tua.. beh, non mi crederai ma quella
è
stata una delle serate più belle che io abbia mai passato
insieme ad una ragazza. Ci siamo persino addormentati sul pavimento,
rendiamoci conto! Eppure mi sembravi distante, quasi impaurita dalla
mia presenza.. l'ho capito quando ti ho accarezzata e tu mi hai fermato
subito. In Australia specialmente, ma anche qui in Giappone, per me
è sempre stato semplice attirare l'attenzione delle ragazze,
e
per molte di loro sarebbe stato un trionfo riuscire a stare con me per
una notte. Con te invece è stato completamente diverso. A
partire dal fatto che per conquistarti ho dovuto lottare con le unghie
e con i denti, rispetto a come sono sempre stato abituato a fare. Ma
questo mio desiderio di volerti a tutti i costi si è
trasformato
dal gioco che era a qualcosa di veramente importante. Ho imparato a
conoscere quella parte di te più dolce e bisognosa di
affetto e
questo mi ha fatto un effetto che non credevo possibile.
Chiara, tu per me sei una persona importante. Molto importante. Sapere
di averti quasi spaventata nel cercare di toccarti mi ha turbato e ho
creduto che sarebbe stato meglio per entrambi lasciarci perdere, almeno
per questo week end in modo da concentrarci sulle gare. Sapevo quanto
fosse importante per te riuscire a raggiungere la qualificazione ai
nazionali, non solo per la nostra scommessa, ma anche per la tua
soddisfazione personale e ho creduto che allontanandomi saresti
riuscita a concentrarti nel modo più completo in quello che
dovevi fare.
Io.. io non pensavo che fossi innamorata sul serio di me-
Resto a fissarlo, sconcertata. Mi sento le dita delle mani intorpidite
e solo dopo cinque minuti buoni mi accorgo di avere le nocche
completamente bianche a causa dei pugni che tengo stretti sulle
ginocchia.
Lui.. lo ha capito? O forse lo hanno capito tutti tranne me?
Dimmi che mi ami..
Ricordo le sue parole. Eppure ora mi risuonano nella testa quasi come
un disperato tentativo da parte sua di capire se quello che provavo per
lui era anche solo lontanamente simile a quello che provava per me. Non
come una presa in giro.
Dimmi che mi ami..
E come diavolo faccio a dirglielo? Io non lo so se lo amo.
O
forse lo so ma non voglio ammetterlo. Accidenti, ma perchè
devo
essere così complicata?!
Quansi come se mi avesse letto nella mente, il rosso si avvicina a me,
passandomi un braccio intorno alla vita ed appoggiando la sua fronte
sulla mia spalla sana.
-Stai tranquilla, non ho intenzione di chiederti ancora di ammettere
qualcosa che non riesci ad accettare. Se dovrai dirmi quello che senti,
lo farai quando sarai pronta, però ti prego.. non guardarmi
in
quel modo. Mi dispiace davvero tanto.. è stato difficile
anche
per me starti lontano, sai? Le mie gare del mattino sono state un vero
e proprio buco nell'acqua..- sospira lui, stringendomi a sè.
Ed
io lo lascio fare, mentre la mia mano corre istintivamente verso il suo
capo, per accarezzargli affettuosamente i capelli.
Mi viene da piangere.
E da ridere.
E da gridare di gioia.
E da prenderlo a ceffoni.
Però adesso è tutto chiaro.
-Sei un idiota, Matsuoka- sospiro di rimando, voltando piano il capo
verso di lui mentre lo guardo intenerita. Sembra proprio un bambino.
-Lo so, credimi. Infatti odio ammetterlo ma devo ringraziare Nanase per
quello che ha fatto per te, nonostante mi irriti terribilmente sapere
che ti ha baciata di nuovo..-
-...-
-Tranquilla, non gli farò nulla. C'è stato nel
momento in
cui io mi sono tirato indietro, e ti ha salvata. Per questo lo
ringrazierò in eterno-
-Wow, che grande notizia! Sta a vedere che magari è la volta
buona per voi di tonare ad essere am..- non termino la frase che le mie
labbra incontrano quelle di Rin in un dolce e rapido bacio.
-Non dirlo nemmeno! Lui è mio rivale, e lo sarà
sempre-
ghigna beffardo, godendosi la mia espressione basita ed il colorito
violaceo delle mie guance. Lo fisso in cagnesco, prima di restituirgli
uno sguardo gelido.
-Ti destesto quando fai così, sai?- ribatto, pungente,
suscitando la sua ilarità.
-Vedo che sei tornata la Chiara di sempre!-
-Vedo che non sei cambiato affatto, Matsuoka- sorrido, appoggiando la
fronte contro la sua.
-No, in effetti no. Ma adesso sono più che certo che ci
vorranno
le maniere forti per quello che dovrò fare..- sussurra,
facendo
scivolare una mano sulla zip della mia giacca azzurra e bianca della
Iwatobi, mentre il suo respiro caldo sul collo mi fa rabbrividire.
Ed il mio cuore perde un battito.
*
Angolo del delirio:
Buonaseeeeera pesciolini :D Innanzitutto, GRAZIE per aver seguito la
storia fin qui e per aver recinsito in tanti *-*
Come seconda cosa vi chiedo SCUSA per non aver scritto grandi cose
bedde (?) in questo capitolo, ma il fatto è che mi invento
la storia man mano che la scrivo ahahahah quindi non so mai nemmeno io
cosa mi capiterà di buttare giù :) Detto questo
spero che vogliate recensire anche questo capitolo e farmi contenta
<3
Penso che piangerò quando metterò la parola FINE
a questa fanftiction.. mi sono affezionata così tanto a
Chiara T__T
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** 712 (parte seconda) ***
chap. 23
Capitolo
Ventitresimo – 712 (parte
seconda)
Quasi
mi pietrifico nel sentire le dita di Rin scivolare giù per
la
cerniera della mia giacca, mentre i suoi occhi non si perdono nemmeno
il più piccolo cambiamento della mia espressività
facciale.
Riesco
a riprendere possesso delle mie facoltà intellettive solo
quando la
mano del rosso cerca di sollevarmi il bordo della maglietta color
senape. Momento in cui quasi mi metto a gridare.
-Fermati Rin! Ti
ORDINO di fermarti, razza di cretino! LASCIAMI!!- urlo come una
forsennata, scalpitando e rannicchiandomi in un angolo di quel
materasso fin troppo piccolo, mentre con i piedi cerco di allontanare
un Rin che sembra invece divertirsi come un matto.
-Ti butto giù
a calci, giuro! Ehi..? Ma.. c-che diavolo fai, deficiente! Rimettiti
addosso la maglietta.. ORA!!- avvampo, mentre lo vedo avvicinarsi con
aria beffarda e senza il sopracitato indumento.
Sono
fritta.
Le
sue mani si allungano verso di
me ed io cerco in tutti i modi di scansarle, ma presto mi ritrovo con
le spalle contro la parete di fondo alla quale è appoggiato
il
letto. Non posso scappare e un brivido freddo mi percorre la schiena.
Chiudo con forza gli occhi, aspettandomi il peggio, ma con mio sommo
stupore non accade nulla.
...beh?
Azzardo
ad aprire un occhio e quasi mi sfugge un sospiro di sollievo nel
vedere Rin seduto a gambe incrociate di fronte a me, che mi guarda
con aria intenerita.
-C-Che hai da guardare?- chiedo riluttante,
attirandomi le ginocchia al petto e guardando altrove.
-Niente.
Pensavo a quanto fossi carina con un po' di colore sulle guance..-
risponde lui, continuando a fissarmi con il suo solito sguardo
seduttore.
-Idiota, mi hai spaventata a morte..- borbotto,
cercando di controllarmi e di ricompormi, ma ormai il danno
è stato
fatto. I miei occhi corrono inesorabilmente verso il petto e l'addome
di Rin, facendomi avvampare, ed istintivamente stringo con forza i
pugni. Il maledetto se ne accorge perchè si siede accanto a
me per
poi pizzicarmi una guancia.
-Scema, non c'è nulla di cui
vergognarsi. Se mi vuoi guardare fallo e basta.. sei la mia ragazza,
no?-
A quelle parole il mio cuore perde un battito.
Alla
fine lo ha detto.
Io.. sarei la sua ragazza?
Quasi senza
accorgermene inizio a sentire la bocca farsi secca ed il cuore
accelerare i suoi battiti al punto da costringermi a portarmi una
mano al petto per cercare di calmare la sua corsa impazzita.
Mi
mordo nervosamente un labbro, mentre ruoto lentamente il capo
verso di lui con gli occhi colmi di sollievo misto ad una malcelata
commozione.
Magari..
solo per questa
volta. Non accadrà mai più, lo giuro.
Penso,
autoconvincendomi, mentre mi protendo verso di lui per poi
accoccolarmi al suo petto in quello che, a modo mio, dovrebbe essere
un abbraccio, ma che in realtà è l'unico modo che
io conosco per
potergli stare vicino senza che lui noti il mio
imbarazzo. Chiudo
gli occhi, cercando di concentrarmi sul calore del suo corpo e sul
battito del suo cuore in modo da rilassarmi, mentre le braccia forti
di Rin mi cingono le spalle con dolcezza.
Non lo vedo, ma potrei
giurare di aver sentito lo sbuffo di una risatina.
Tuttavia
per questa volta non mi arrabbio.
Mi sento così bene. Così al
sicuro. Così a casa.
-Ne.. Rin..- sussurro, senza osare muovermi
di un millimetro.
-Mmh?-
-Perchè, uhm.. perchè ti sei
tolto la maglietta?- chiedo, con tono innocente, cercando di
controllare la temperatura della mia faccia.
Insomma, dal suo
punto di vista siamo una coppia, lui è mezzo nudo e mi sta
abbracciando sul letto della sua stanza di hotel.. porca miseria, due
più due, a casa mia, continua a fare quattro!
Per tutta risposta
il rosso ridacchia, accarezzandomi un braccio con movimenti leggeri e
gentili.
-Dato che stavo per fare la stessa cosa con te, mi
sembrava giusto non metterti eccessivamente in imbarazzo- risponde
lui con una nonchalance tale da darmi le vertigini.
-Animale! Non
mi sembra di averti mai dato il permesso di fare.. insomma di farmi..
HAI CAPITO!- esclamo, alzando il viso corrucciato in una smorfia
contrariata verso di lui.
-Cosa..?-
-Hai capito benissimo.
Quindi la storiella che avresti aspettato e tutto il resto erano solo
chiacchiere per te?-
-Chiara, hai frainteso tutto. Non volevo
svestirti per fare sess..- non termina la frase che la mia mano gli
copre la bocca con una mossa fulminea, impedendogli di concludere un
discorso che stava diventando fin troppo imbarazzante per il miei
gusti.
-Stai zitto. ZITTO! Non voglio sentire più una sola
parola!- esclamo, rossa per la vergogna, ma dopo un secondo solo
costretta a staccare la mano dal suo viso poichè una fitta
lancinante alla spalla mi costringe a piegarmi a metà.
-Ecco, lo
sapevo. Avanti, stenditi!- sbuffa Rin, ignorando la mia sfuriata per
poi aiutarmi a sdraiarmi su quel materasso, mentre con una mano
continuo a tenermi la spalla dolorante.
Con un rapido gesto il
rosso mi sfila la giacca azzurra, facendo attenzione a non farmi
muovere troppo l'articolazione, dopodichè mi solleva il
bordo della
maglietta cercando di sfilarmi anche quella.
-N-Non ci provare..-
mormoro, mordendomi un labbro per non gridare di dolore, ma lo
sguardo di Rin è talmente serio che non oso oppormi
più di
tanto.
Mi fa sollevare le braccia giusto il necessario per
sfilarmi l'ultimo indumento, dopodichè inizia ad esaminarmi
con
occhio critico, tastando la pelle della mia spalla per cercare di
capire quale sia il punto esatto in cui provo dolore.
Infine, al
mio sonoro ahia!, sospira rilassato inziando a massaggiarmi
delicatamente ma con decisione.
-Non è così grave per fortuna..
in una settimana sarai tornata come nuova- esclama Rin, rivolgendomi
un sorriso, per poi continuare a lavorare sulla mia
muscolatura.
Rimango zitta per alcuni minuti, mentre il dolore
alla spalla inizia a scemare, dopodichè il silenzio si fa
talmente
opprimente che decido di dire qualcosa.
-Senti. Dove hai imparato
a fare questo tipo di massaggi?- chiedo, con finto disinteresse. In
realtà sono davvero curiosa, visto e considerato che Rin
sembra
essere davvero molto capace.
-Mi ha insegnato il mio preparatore
atletico in Australia. Con gli infortuni più lievi
come questo
me la cavo abbastanza bene- risponde, senza staccare un attimo gi
occhi dalla mia spalla.
-Capisco. Sei bravo..- azzardo, guardando
immediatamente altrove.
-Oh, la ringrazio madame!- ridacchia,
soffiandomi sui capelli.
-Che fai, adesso parli anche francese?-
-Me la cavo meglio con l'inglese-
-Perchè sei andato in
Australia?- cambio di discorso tattico. Non è la prima volta
che
sento uscire dalle sue labbra il nome di questa nazione,
perciò
vorrei saperne di più.
-Perchè hai una cicatrice sulla tempia?-
ribatte lui, alludendo ad una risposta che non gli avevo mai dato
riguardante il mio passato. Credevo si fosse ormai dimenticato di
quella storia, e invece il rosso deve avere una memoria adamantina
poichè mi guarda con sfida.
-Non si risponde ad una domanda con
un'altra domanda, non te l'hanno mai detto?-
-E a te non hanno mai
detto che rispondere è cortesia?-
-Non mi va di parlarne, tutto
qui..- sbuffo io, corrucciandomi nuovamente. Sento che di lui posso
fidarmi ciecamente, tuttavia continuo ad aver paura di mostrarmi per
la ragazzina debole e sola che sono in realtà.
-"Tutto a suo
tempo" immagino-
-Immagini bene. Scusa-
Le mani di Rin
sembrano sussultare appena sulla mia pelle, dopodichè sento
una di
esse avvicinarsi alla mia guancia per costringermi a guardare il
rosso negli occhi.
-È la prima volta che ti scusi con me, lo sai?
Sicura di non avere la febbre?- ridacchia, avvicinando il suo volto
al mio senza staccare un attimo i suoi occhi cremisi dai miei.
-Sto
delirando, è diverso!- ribatto pungente, ma senza riuscire a
trattenere un sorriso quando le labbra di Rin si posano nuovamente
sulle mie.
Non è un bacio casto è sfuggevole quello che in
questo momento ci unisce. Anzi, le labbra del rosso sembrano
diventate improvvisamente fameliche, poichè si avventano su
di me
con la furia di un ciclone.
Ed io non riesco a resistere alla
tentazione di ricambiare quel sentimento incredibilmente travolgente
che pare essersi impossessato di entrambi.
In meno di due minuti
mi ritrovo completamente sovrastata dalla figura di Rin china su di
me, intenta a baciarmi, accarezzarmi e stringermi con una passione
che non credevo possibile, mentre le mie mani non fanno altro che
immergersi tra i suoi capelli color vinaccia, stringendo decise
alcune ciocche con l'intenzione di avvicinare maggiormente il suo
viso al mio.
Ci regaliamo carezze, morsi e baci, mentre i nostri
respiri paiono fondersi in uno solo. Persino le nostre gambe si
aggrovigliano, bramose anch'esse di un contatto ancora più
ravvicinato, mandandomi completamente in estasi.
La vista mi si
annebbia leggermente, socchiudo gli occhi e mi lascio andare.
Finalmente.
Gli occhi di Rin sembrano volermi scrutare persino
l'anima.
Le sue labbra si fanno via via più roventi.
I suoi
denti appuntiti mi lasciano sengni scarlatti sulla pelle
chiarissima.
Il suo respiro mi provoca brividi di piacere che mi
percorrono da capo a piedi come una scossa elettrica.
Non riesco a
capire più nulla. L'unico pensiero che alberga nella mia
mente
riguarda il mio desiderio di voler stringere a me quel corpo perfetto
e farmi divorare da quello sguardo incredibilmente invitante.
Faccio
scorrere le mie dita verso la schiena del ragazzo,
accarezzandogli i muscoli tesi tra le scapole, ed una mano di Rin
inizia a farsi strada dal mio fianco al gancetto del reggiseno.
Il
mio cuore inzia a martellarmi sulle tempie con una forza tale da
stordimi non appena sento il clic
proveniente
da un punto che si trova tra la mia schiena ed il materasso, mentre
l'indumento scivola dal mio petto, mostrando a Rin il mio corpo nudo
dalla cintola in su. Le pupille del ragazzo sembrano dilatarsi
leggermente a quella vista, ed il mio respiro si fa via via
più
affannoso nel vedere quelle labbra così dannatamente
sensuali
avvicinarsi al mio petto con la chiara intenzione di sentire il
sapore della mia pelle.
Ma..
-Matsuoka-senpai? Sei qui?-
una voce squillante, proveniente da dietro la porta della stanza, ci
fa sobbalzare.
-Che c'è Nitori?- esclama Rin dopo qualche
secondo, sbuffando sonoramente.
-N-Niente.. Mikoshiba mi ha
mandato a cercarti dato che non ti sei presentato alle gare del
pomeriggio- Gare del
pomeriggio?
-Non
sto molto bene.. ma digli di non proccuparsi. Domani
parteciperò
alla staffetta!- esclama lui, mettendosi a sedere sul materasso e
passandosi una mano tra i capelli.
Attendo di sentire i passi di
Aiichiro allontanarsi, dopodichè mi volto verso Rin
guardandolo con
aria colpevole.
Lui
non ha gareggiato, per
colpa mia?
Angolo
del
delirio:
Ma buon salve cari lettori e
lettrici! Come avrete potuto notare sto cercando di aggiornare la
storia il più rapidamente possibile, ma purtroppo ogni tanto
i
capitoli vengono fuori un po' short v.v Spero mi perdonerete x_x
IN
OGNI CASO VOLEVO RINGRAZIARVI TUTTI POICHÈ LA STORIA HA
RAGGIUNTO LE
80 RECENSIONI
*-* E questo è
potuto succedere solo grazie a voi che continuate a seguirmi ed a
dirmi i vostri pareri capitolo dopo capitolo! Grazie di cuore a
tutti, davvero!
NEXT
LEVEL: 100
RECENSIONI!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** IL Legame che fa la Differenza ***
24
Capitolo Ventiquattresimo - Il
legame che fa la differenza
-Tsk, che scocciatura...-
Sento Rin borbottare qualcosa di indecifrabile, mentre lo osservo
raccogliere la maglietta che pochi minuti fa ha lasciato cadere per
terra per poi indossarla con movimenti bruschi e nervosi.
Non oso proferire parola, mentre osservo il tessuto scuro coprire poco
alla volta quel fisico così perfettamente allenato ma allo
stesso tempo armonioso e per nulla massiccio, ed il mio viso assume
inesorabilmente una tonalità scarlatta.
Mi sento vagamente patetica, ma cerco di non darlo a vedere. Ho come il
terrore che il Rin che ho conosciuto alla Samezuka possa rispuntare da
un momento all'altro, pronto a schernirmi per i pensieri impuri che ora
affollano la mia mente. Perchè in fondo me lo aspettavo,
giusto?
Mi aspettavo che prima o poi avrei ceduto a lui, al suo sguardo, ai
suoi baci e alle sue parole. Oppure sono soltanto debole?
Oh, ma insomma Chiara!
Smettila con
queste paranoie... Rin è fuori di dubbio un ragazzo molto
attraente, che c'è di male se ti lasci andare? E poi ha
dimostrato più di una volta di tenere a te. Ha fatto cose
che
probabilmente prima non gli sarebbero mai passate per la mente! Dubito
che un atleta che ha deciso persino di allenarsi all'estero pur di
diventare qualcuno in ambito natatorio, non si curi di partecipare a
gare importanti se non per una causa per lui prioritaria.
Già, prioritaria.
Davvero sono diventata così importante per lui? E dire
che qualche mese fa non ci sopportavamo nemmeno.
Lui si divertiva a stuzzicarmi, con comportamenti fin troppo indecenti
persino per una ragazza occidentale, mentre io gli rifilavo sempre
qualche battuta velenosa giusto per chiudergli quella boccaccia.
Devo dire che siamo cambiati entrambi, molto.
Oppure siamo semplicemente cresciuti? Chi lo sa...
L'unica cosa di cui sono totalmente certa è che non riesco a
levargli gli occhi di dosso. Non dopo quello che è successo
nemmeno dieci minuti fa.
-Uhm.. forse è meglio se me ne torno in camera mia. Tra
poco i ragazzi torneranno in albergo e non mi sembra il caso
di
farli preoccupare ulteriormente...- provo a dire, alzandomi dal
materasso per poi tentare di riagganciarmi il reggiseno che il
signorino mi ha allegramente sfilato.
-Preoccupare? E di cosa?- risponde lui da dentro il piccolo bagno della
stanza, non senza lasciarsi sfuggire una risatina.
-Mah, non saprei. Forse per il fatto che mi hai letteralmente
trascinata via dalla piscina con una spalla dolorante? O forse per la
remota possibilità che se non mi trovano in camera
potrebbero un tantino
allarmarsi dato che non sono rintracciabile? Ti rocordo che le mie cose
le ha tua sorella...-
Lo sento scoppiare a ridere di gusto, ma il rumore dell'acqua corrente
del rubinetto copre leggermente il suono roco della sua voce.
-Sei così giudiziosa, piccola Chiara. Proprio una brava
ragazza!- Lo vedo uscire dal bagno con un piccolo asciugamano sul capo,
intento a frizionarsi i capelli color vinaccia mentre mi osserva con
aria divertita -anche se non credo che i tuoi amici la penseranno allo
stesso modo,
quando scopriranno quello che abbiamo fatto poco fa...- sorride
malizioso, avvicinandosi a me. La sua maglietta ha una scollatura a
barca che mette in risalto i muscoli del petto, le clavicole ed il
collo affusolato dal quale pende un sottile laccio di cuoio alla cui
estremità è legato un piccolo dente di squalo.
-Volevi dire, quello che stavamo per
fare. Io sono ancora casta e pura, sai?- ridacchio, accorgendomi troppo
tardi di quello che ho appena detto. Sento il mio sangue congelarsi
nelle vene in tempo zero mentre Rin, sbigottito, inizia a
fissarmi
con un'espressione attonita e per nulla rassicurante stampata in faccia.
-Vuoi... vuoi dire che tu non hai... non hai mai..?-
-...-
-Oh MERDA! Potevi dirmelo, accidenti! Stavamo per... per... IN UNA
STANZA D'ALBERGO!"-
-Cristo santo Rin! Abbassa la voce!- esclamo, terrorizzata, cercando di
tappargli la bocca con le mani, mentre sento guance, naso e orecchie
andare inesorabilmente a fuoco.
-Sei totalmente impazzita?!-
-Ma...-
-Non hai capito proprio nulla allora!-
-N-Non c'è niente da capire, Rin! È tutto okay!
Non devi preoccuparti per queste cose...-
-E invece sì che devo. Io sono serio con te, Chiara. Io...-
fa
una breve pausa in cui distoglie lo sguardo dal mio viso, per poi
puntare di nuovo le sue iridi cremisi nelle mie -...io vorrei fare le
cose per bene, ecco l'ho detto.-
A quelle parole sento un crack
in mezzo al petto, all'altezza del cuore.
Non poteva scegliere parole migliori per mandare in frantumi tutti i
dubbi che ancora mi attanagliavano.
Che mi sia davvero innamorata di lui?
Sicuramente.
Signore e signori, il Wall Chiara è ufficialmente stato
abbattuto.
*
Saluto Rin pochi minuti più tardi, cercando di uscire
furtiva
dalla sua camera, ma non appena faccio capolino dalla porta in legno
per sbirciare in corridoio mi ritrovo faccia a faccia con un Makoto
piuttosto stupito ed altamente confuso.
-Chiara-chan.. ma cosa..?- domanda, incredulo, facendo scorrere lo
sguardo dai miei capelli in disordine, fino alla maglietta stropicciata
ed indossata al contrario, per poi tornare a fissarmi dritta negli
occhi.
-Ah... e-ecco...- non faccio in tempo a finire la frase che sento la
mano di Rin sfiorarmi la spalla ferita mentre un brivido mi percorre da
capo a piedi. Potrei giurare di leggere un lampo di rabbia negli occhi
del dorsista ma un'altro pensiero mi attanaglia la mente.
Sono fottuta.
-...comunque non metterci il ghiaccio quando torni in
camera. Prova
piuttosto a rilassarti con un bagno caldo, dovrebbe aiutarti di
più.- non ascolto nemmeno una sillaba di quello che mi sta
dicendo il rosso, poichè ho un paio di
occhi smeraldini che
mi guardano fisso in cerca di spiegazioni.
-Oh, Makoto. Finite le gare del pomeriggio?- il ragazzo nemmeno lo
degna di risposta, mentre azzera la distanza tra loro due afferrando
lo squalo per il bavero della giacca.
-Tu, grandissimo idiota. Che le hai fatto, eh?!- esclama, furioso come
non l'ho mai visto prima di quel momento, mentre leggo nel suo sguardo
il desiderio ardente di prendere a pugni in faccia il ragazzo che ha di
fronte.
-No, Makoto! Fermati!!- mi aggrappo al suo braccio, cercando di
dividerli, ma Rin sembra riuscire a gestire perfettamente la situazione
poichè lo vedo liberarsi da quella presa in un secondo per
poi
dare le spalle al dorsista.
-Non ho fatto niente che lei non volesse. E adesso scusami ma ho
bisogno di riposarmi e concentrarmi per le gare di domani mattina!- lo
liquida freddamente, dandogli una risposta (a mio parere) piuttosto
ambigua.
Restiamo entrambi a fissare il legno scuro della porta, mentre un
silenzio piuttosto imbarazzante cala tra noi due.
Non voglio nemmeno immaginare a cosa penseranno gli altri ragazzi
quando
si accorgeranno che il loro ex capitano è diventato livido
di
rabbia.
Già.
Makoto... furioso.
Due parole che stridono come unghie che grattano su una lavagna.
Ed è stata tutta colpa mia.
Vorrei potergli dire qualcosa, spiegargi come stanno davvero le cose.
Che io Rin lo amo sul serio.
Ma è come se le mie corde vocali avessero smesso di
funzionare.
Per un attimo mi sembra di tornare a quel maledetto giorno di inverno.
Quel giorno in cui mi sono risvegliata ed ho visto Rebecca in lacrime
al mio capezzale.
Per un istante avevo creduto di essere morta.
Ma la sua mano era calda e mi stringeva le dita con dolcezza.
Piangeva.
Piangeva e io avrei soltanto voluto dirle che stavo bene e che non
doveva essere triste per me, se non fosse stato per quel maledetto tubo
di plastica che mi attraversava la trachea per permettermi di respirare
mentre ero ancora in coma.
Ecco, in questo momento mi sembra di essere tornata su quello schifo di
letto.
Muta e impaurita.
-Makoto io...- provo a dire, voltandomi improvvisamente verso di lui,
ma
il castano mi ha già dato le spalle per poi raggiungere la
sua
stanza a grandi falcate. Quelle parole escono a fatica dal mio petto,
raschiandomi dolorosamente la gola.
Chissà.
Chissà se riuscirà mai a perdonarmi.
*
-MALEDIZIONE!- il calcio del dorsista
colpisce in pieno il borsone scuro, sporcando la scritta bianca
"Iwatobi" con la suola della sua scarpa da ginnastica.
-Makoto, calmati...- la voce pacata di Haruka pare quasi un sussurro in
confronto al tono roco e profondo della voce del castano.
-Come fai a dirmi di calmarmi, Haru?! Tu dovresti essere il primo ad
essere furioso!- ribatte l'altro, lasciandosi cadere pesantemente sul
letto della sua stanza e passandosi con rabbia le mani sul volto. Un
silenzio carico di imbarazzo cala sui quattro ragazzi, mentre Nagisa e
Rei si lanciano un triste sguardo d'intesa.
-E perchè dovrei?- parla infine il moro, senza
però osare alzare lo sguardo dalla moquette.
-Non fingere. Lo so che lei ti piace!- ribatte il dorsista, stringendo
con forza il pugno della mano destra.
-Makoto-senpai...- tenta di intervenire Rei, rendendosi però
subito conto che il suo intervento potrebbe soltanto peggiorare la
situazione. Anche lui infatti si era accanito tempo prima contro Rin,
quindi perchè mai dovrebbe avere l'autorevolezza di imporre
al
compagno un comportamento diverso?
-Questo non ti riguarda...- ribatte Haruka, piantando finalmente le sue
iridi in quelle del suo migliore amico, leggendovi però
soltanto
ira.
-FINISCILA HARU! Non ne posso più del tuo continuo farti da
parte! Chiara è il nostro capitano, non è giusto
che lui
ce la porti via! LEI È NOSTRA!- sbraita il dorsista,
alzandosi
in piedi di scatto per poi accanirsi di nuovo contro il suo povero
borsone.
-Non trattarla come una bambola... lei ha il diritto di scegliere
liberamente chi amare- le parole sfuggono dalle labbra di Nagisa quasi
per sbaglio, ma sono abbastanza taglienti da perforare la barriera di
ostilità che Makoto ha innalzato intorno a sè,
toccandolo
nel vivo.
La reazione del castano, però, lascia tutti di stucco.
-Ah si? Allora forse avrebbe dovuto pensarci bene prima di farci
affezionare a lei con le sue parole dolci, i suoi abbracci ed i suoi
sorrisi. L'avete vista no? NON HA FATTO ALTRO CHE PRENDERCI IN GIRO!
Alla fine ci traditi tutt..- non termina la frase che le nocche di
Haruka lo colpiscono dritto sul mento, lasciandogli quattro profondi
segni rossi ed un'espressione di stupore stampata sul volto.
Il pugno lo stordisce al punto da non capacitarsi nemmeno del fatto
che è la prima volta che il suo amico di infanzia alza un
dito su di lui.
E che è anche la prima volta che lo vede piangere.
-Haru-chan! Ma cosa ..?!- esclama allarmato il biondo, facendo un passo
verso i suoi compagni ma subito fermato dal delfinista.
-Non... non permetterti mai più di dire certe cose su di
lei,
Makoto Tachibana.- il moro osserva il compagno, mentre si
massaggia il
viso arrossato, attraverso lo spesso velo di lacrime che gli offusca la
vista.
-Haru, io.. mi dispiace tanto... non so che mi è preso...-
balbetta l'altro, cadendo sulle ginocchia come se improvvisamente il
peso delle sue accuse gratuite nei confronti della ragazza gli fossero
gravate sulle spalle come un macigno -d-davvero... mi sento un perfetto
idiota... scusami... perdonami, Haru!- la voce rotta dai singhiozzi.
-Non è con me che devi scusarti, lo sai. Chiara
sarà
distrutta dopo la tua reazione di questo pomeriggio!- ribatte secco il
moro, distogliendo lo sguardo.
-Già...-
-Secondo me, tutti quanti dovremmo andare a parlarle- aggiunge Nagisa,
raggiungendo Haruka e appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Sì, credo sia la cosa più giusta. Siamo una
squadra,
no?- esclama Rei, raggiungendo gli altri e tendendo una mano a Makoto
-siamo suoi amici, come potremmo abbandonarla?-
Il chiasso era
assordante.
Tra le urla concitate degli atleti sugli spalti e degli allenatori a
bordo vasca, il rumore sordo e continuo dell'acqua rotta dalle
bracciate violente delle atlete e la voce metallica dello speaker che
annunciava l'ingresso delle ragazze che avrebbero gareggiato di
lì a pochi istanti, Chiara, Sara, Rebecca e Stefania
facevano persino fatica a capirsi.
Si erano precipitate all'addetto ai concorrenti una buona mezzora prima
dell'orario stabilito dal programma. Così, giusto per stare
tranquille.
Ma solo in quel momento si erano rese conto di quanto fossero
emozionate. Era la prima volta che gareggiavano ai nazionali in
staffetta e, anche se si trattava della piscina di Riccione e non di
quella enorme di Roma, la tensione iniziava a farsi sentire ugualmente.
-Rebe, dammi una mano con il costume. Mi sa che si è tutto
attorcigliato sulla schiena...- le lamentele di Sara ormai erano
diventate un rito. Era incredibile come quella ragazza non si facesse
mai nessun problema a farsi forare le orecchie, ma riuscisse a rompere
le scatole costantemente per un cavolo di costume.
-Non è attorcigliato, scema. È soltanto
più stretto del solito dato che l'abbiamo comprato due
giorni fa!- come per scaramanzia, infatti, le quattro ragazze avevano
deciso di indossare gli stessi identici costumi da competizione, neri e
talmente stretti da doverli tenere abbassati all'altezza del
petto per lasciare libere le spalle, altrimenti si sarebbero ritrovate
in pochi minuti con i muscoli tutti indolenziti.
-Sarà, ma a me sta uccidendo. Non vedo l'ora di buttarmi in
acqua...- ribattè Stefania, accasciandosi mollemente contro
il muro e sedendosi per terra in modo da poter distendere le gambe e
far circolare meglio il sangue.
Presto le altre tre staffettiste imitarono la compagna e si sedettero a
cerchio in modo da guardarsi tutte negli occhi.
Erano agitate, si vedeva. Ma non era il momento di distrarsi e perdere
la concentrazione.
In quel momento non dovevano esserci nè costumi,
nè lamentela, nè nulla.
Dovevano esserci soltanto loro.
E quella maledetta piscina.
-Ragazze, mi raccomando non perdiamo di vista l'obiettivo.
Concentriamoci e vedrete che andrà tutto alla grande. Ci
siamo allenate duramente, no? Possiamo farcela, possiamo giocarci il
podio- Chiara e quella determinazione che non l'abbandonava mai.
Le altre annuirono, improvvisamente rincuorate da quelle parole, e si
presero per mano come facevano sempre quando sentivano di dover
condividere qualcosa di davvero importante.
Il contatto tiepido delle loro dita era come in grado di trasmettere
loro una sorta di energia positiva.
Erano legate.
E questo le faceva sentire forti. Sicure. Unite.
Lo stesso non sembrava valere per le altre atlete che ora iniziavano ad
affollarsi intorno a loro, intente a riattivarsi i muscoli, aggiustarsi
la cuffia e gli occhialini sul capo, roteare le braccia mentre si
lasciavano trasportare dalla musica che risuonava dai loro auricolari.
Non sembravano appartenere a nulla.
I vari quartetti si riuscivano a riconoscere soltanto perchè
le atlete indossavano la stessa tuta, o la stessa cuffia. Ma non
parevano legate.
O meglio quella era la sensazione che avevano le ragazze, nel guardarsi
intorno.
Istintivamente ognuna strinse maggiormente la presa sulle mani delle
altre, per poi scambiarsi uno sguardo d'intesa.
Già, perchè a loro alla fin fine bastava.
Era quello il legame che faceva la differenza.
Lo sguardo
di Gou si posa lentamente sulla piccola immagine che tengo tra le dita
e che poco alla volta si sta inumidendo di piccole gocce salate. La
fotografia del nostro podio ai Campionati Nazionali.
Io, Rebecca, Sara e Stefania.
Tutte e quattro con quei costumi neri e le mani intrecciate in segno di
amicizia. Anche di vittoria, certo. Ma soprattutto di amicizia.
Le medaglie d'oro splendenti al collo.
Davvero speravo di poter creare un legame del genere anche con loro?
Mi sono davvero illusa di poter far parte di quel gruppo di ragazzi che
era già affiatato ancora prima che arrivassi in
Giappone? Io non sono indispensabile, sono soltanto una spettatrice.
Come potrei mai pensare
di inserirmi in un gruppo di atleti che si conoscono fin da quando
erano bambini?
-Chiara-chan...- la voce flebile della rossa mi riscuote dai miei
pensieri e le sue esili braccia mi cingono le spalle, come per
consolarmi.
-Gou, tu mi vuoi bene?- chiedo, con la voce rotta dai singhiozzi. Però... non voglio
restare sola. Non voglio.
-Ma certo tesoro, come potrei non volertene? Sei la mia
più cara amica. Non chiedermi mai più una cosa
del genere!-
-Grazie, anche io te ne voglio- le rispondo quasi meccanicamente,
abbozzando un sorriso.
Tuttavia la rossa non fa in tempo a dirmi altro, che sentiamo bussare
alla porta. Mi strofino malamente il viso con la manica della felpa e
corro ad aprire senza pensarci.
Inutile dire che per l'ennesima volta mi do della stupida per aver
pensato di non far parte di nulla.
Di non appartenere a niente.
Di non essere all'altezza dei miei compagni di squadra.
Di non avere alcun legame con loro.
Mi sento una vera ingrata, meschina e debole nell'aver pensato che per
loro non contassi nulla.
La me del passato probabilmente mi avrebbe dato un sonoro schiaffo.
Inutile dire che Makoto, Nagisa, Rei e Haruka sono qui davanti a me.
E io non posso fare altro che chiedere loro, tra le lacrime, di
perdonarmi.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice:
SANTODDIO RAGAZZI SCUSATEEEEEE!!! Ci ho messo un secolo ad aggiornare
ed è pure venuto fuori uno schifo di capitolo x_x spero
possiate perdonarmi ma l'università mi sta ammazzando.. non
sono abituata a questi ritmi stranissimi :(
Vi prego di perdonare anche eventuali errori grammaticali e/o
ripetizioni ma non ho avuto il tempo di rileggere perchè
avevo fretta di pubblicare!
Le correzioni avverranno nei prossimi giorni <3
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2608135
|