Chiara

di HikariNoShizuku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio ***
Capitolo 2: *** Teresa ***
Capitolo 3: *** Incontri ***
Capitolo 4: *** Sei Amici e un Club ***
Capitolo 5: *** Allenamenti ***
Capitolo 6: *** ..Tu!? ***
Capitolo 7: *** Scontro ***
Capitolo 8: *** Sfida Aperta ***
Capitolo 9: *** Salvataggio ***
Capitolo 10: *** Allenamento Collettivo ***
Capitolo 11: *** Scommesse Pericolose ***
Capitolo 12: *** Ansie da prestaz.. da Matsuoka! ***
Capitolo 13: *** Tra i due litiganti.. ***
Capitolo 14: *** Sentimenti ***
Capitolo 15: *** Cloro, Risate e Cibo Italiano ***
Capitolo 16: *** Incomprensioni ***
Capitolo 17: *** Un Desiderio Nascosto ***
Capitolo 18: *** Non Sono Gelosa! ***
Capitolo 19: *** Ready... ***
Capitolo 20: *** Scegli me ***
Capitolo 21: *** Tormenti ***
Capitolo 22: *** 712 (parte prima) ***
Capitolo 23: *** 712 (parte seconda) ***
Capitolo 24: *** IL Legame che fa la Differenza ***



Capitolo 1
*** Risveglio ***


Capitolo Primo - Risveglio

Una luce abbagliante invade il mio campo visivo e i miei occhi cominciano a distinguere alcune figure chine su di me. Non ho la più pallida idea di dove mi trovo e tutto ciò che vedo è il soffitto di una stanza abbastanza ampia e un mormorio di sottofondo. All'improvviso una delle voci supera le altre di tono e dopo pochi istanti qualcuno mi si avvicina di più stringendomi il polso. Con un movimento che mi sembra durare un secolo riesco a piegare la testa di lato incontrando lo sguardo di una ragazza dai capelli biondi. Rebecca?
-Chiara? Mi senti? Oh Dio non ci credo..- dice lei. Gli occhi colmi di lacrime.
Apro la bocca per rispondere ma mi accorgo di non riuscire a emettere alcun suono: un tubo di plastica, attaccato ad un respiratore, percorre la mia trachea e mi impedisce di parlare.
-No, scusami non parlare. Sono così felice.. Chiara.. non sai quanto tempo..- ma le parole le si mozzano in gola e la giovane è costretta a uscire dalla stanza scossa dai singhiozzi.
Che diavolo sta succedendo? Dove sono? Cosa ci faccio attaccata ad una macchina? Perché faccio fatica a muovermi?
In quel momento avevo tante domande nella testa e ancora non conoscevo le risposte che le persone intorno a me mi avrebbero dato. 
Forse, però, non avrei mai voluto saperle.

Il giorno in cui mi sono svegliata dal coma era inverno ed è stato come aprire gli occhi dopo un sonno molto profondo. Tuttavia quel mattino non mi trovavo nel mio letto, ne' avrei sentito mia madre aprire la porta della stanza per dirmi che la colazione era pronta, ne' avrei salutato mio padre prima di andare a scuola.
Il giorno in cui mi sono svegliata l'unica persona al mio fianco era la mia migliore amica.
I medici mi raccontarono di un incidente avvenuto ad agosto: io e i miei genitori eravamo diretti a Roma per i nazionali di nuoto, ma non ci siamo mai arrivati.
Un camion ci aveva tagliato la strada e mio padre era morto sul colpo. Mia madre ha lottato fino in ospedale tra la vita e la morte, ma le ferite riportate erano talmente gravi che si è spenta dopo pochi tentativi di rianimazione. 
Io sono rimasta in coma per quasi sei mesi e una sottile cicatrice ora mi solca la tempia sinistra.

Il giorno in cui mi sono svegliata dal coma mi accorsi di non avere più nessuno. 



*




-Chiara! Forza sbrigati, perderai l'aereo!- la voce di Rebecca mi fa tornare alla realtà.
-Sì, scusami. Arrivo!-.
L'aeroporto di Fiumicino è davvero affollato, nonostante sia inizio giugno, ed è difficile orientarsi specialmente per una ragazza che si ritrova a prendere l'aereo per la prima volta.
Sono passati due anni dall'incidente che cambiò la mia vita e, alla vigilia dei miei 16 anni, il destino mi ha giocato un altro brutto scherzo. Parto per il Giappone e andrò a vivere da una mia lontana zia che rappresenta tutto ciò che rimane della mia famiglia. Non so se tornerò prima dei miei diciotto anni, non so se rivedrò i miei amici, la scuola, la piscina.
Ad occuparsi di me per tutto questo tempo è stata la mia cara nonna, ma la sua età ormai avanzata e il dolore per la tragedia che ha coinvolto suo figlio, la nuora e me non le ha permesso di vedermi crescere ulteriormente. Quindi ora non ho alternative.
Mancano pochi minuti all'imbarco e mi si stringe lo stomaco, Rebecca lo nota e mi abbraccia. Ah, mi mancherà il suo abbraccio, il suo profumo, la sua risata: amiche come lei ce ne sono una su un milione.
-Mi raccomando Chia.. vedi di fare nuove amicizie e di comportarti bene. Se puoi trova una piscina e continua a nuotare. Se diventi forte ci troveremo tutti a casa di Luca a guardarti in televisione.. e.. e.. non dimenticarti che ti voglio un bene dell'anima!- dice aggiustandomi il colletto della camicia come farebbe una madre con la figlia di dieci anni prima di lasciarla varcare il cancello scolastico.
Sorrido e ricaccio indietro a forza le lacrime. Se piango piangerà anche lei e non voglio ricordarmi della mia migliore amica nonchè compagna di squadra se non con il suo bellissimo sorriso stampato sul volto.
-Grazie Rebe, mi mancherai tantissimo. Cercherò di farmi sentire il più spesso possibile te lo prometto e giuro che mi comporterò come si deve!- rispondo nel modo più naturale possibile. Gli addii non mi sono mai piaciuti..
Faccio per raccogliere il mio bagaglio a mano quando Rebecca mi ferma. La testa china sul petto e lo sguardo fisso a terra.
-Volevo darti una cosa..- sussurra prendendo dalla tasca dei jeans un piccolo ciondolo a forma di goccia - prendilo.. così se ti sentirai sola ti basterà pensarmi e io sarò li con te- aggiunge, poi alza lo sguardo e sfodera il suo sorriso più bello - buona fortuna!-.
Rimango in silenzio per qualche secondo; sì mi mancherà da morire. Anche se lo negherò mille volte la verità rimarrà questa.
-Nuoterò per te.. te lo prometto.- dico solamente. Prendo il ciondolo dalle mani tremanti di Rebecca e scappo letteralmente via.
A quanto pare una nuova vita si prospetta davanti a me. Chissà se riuscirò a lasciarmi alle spalle i due anni appena trascorsi per tornare ad essere la ragazza spensierata che ero prima. Chissà se riuscirò a mantenere la promessa fatta alla mia migliore amica.
Non faccio in tempo a sistemarmi nel posto a me assegnato che sento il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Sblocco la schermata con un gesto rapido per poi sorridere malinconica. Ti voglio bene.

Anche io te ne voglio. Non sai quanto.

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Capitolo 2
*** Teresa ***


Capitolo Secondo - Teresa

Il viaggio si sarebbe prospettato davvero lungo: più di venti ore di volo. Accidenti potrei addirittura riuscire ad ascoltarmi tutte le canzoni che ho nel cellulare. Attraverso il finestrino mi godo lo spettacolo mozzafiato della Terra vista da una così singolare prospettiva.

Such a lonely day, and it's mine..

Mi lascio cullare dal rumore costante del motore e dalla canzone che risuona nelle cuffiette e poco alla volta comincio ad assopirmi. In effetti non sarebbe male riposare gli occhi dopo l'alzataccia di quel mattino, mi dico sistemandomi meglio sul sedile imbottito.
Chissà se riconoscerò mia zia quando atterrerò a Tottori.
Gli ultimi miei pensieri vanno ai miei genitori e alla piscina di Roma che non ebbi mai la possibilità di vedere dal vivo; infine mi addormento.
Quando riapro gli occhi fuori è notte inoltrata. Metà dei passeggeri dorme tranquillamente, mentre l'altra metà o sta con il naso a due centimetri dallo schermo di un portatile o è troppo nervosa per riuscire a riposare. Il mio vicino di posto probabilmente appartiene all'ultima categoria poiché se ne sta con le braccia conserte e lo sguardo fisso davanti a sé.
È un ragazzo giovane, circa della mia età, dai tratti orientali e marcati. I capelli lisci e ramati gli ricadono sulla fronte e sulle guance in lunghe ciocche che in parte riescono a mascherare l'espressione terrorizzata dipinta sul suo volto.

Forse non si sente bene.
-
Ehi.. è tutto ok?- gli chiedo, prendendogli un braccio.
Il giovane, a quel contatto, si volta verso di me rivolgendomi un'espressione indecifrabile e a quel punto noto con stupore che ha le iridi di un colore tra il castano e il cremisi.
-I can't understand you..- mi risponde con stizza, quasi gli avessi rovesciato una bibita ghiacciata in testa. Dal modo in cui mastica quelle poche parole di inglese capisco che dev'essere di madrelingua giapponese o qualcosa di simile.
-I told you.. are you okay?- ripeto, mantenendo la calma.
-It's not your business...- mi risponde lui con fare altezzoso.

Accidenti che sgarbato. Spero solo di non morire affogata con tutto il sudore che gli sta uscendo dalla fronte.. Penso mentre me ne torno ad ascoltare, senza preoccuparmi di ribattere, la mia playlist.
Mi costringo a guardare fuori dal finestrino per le ore rimanenti del volo e con la coda dell'occhio noto che lo stronzetto ogni tanto si volta nella mia direzione.

Ahà, col cavolo che ti rivolgo ancora la parola. Grazie al cielo una volta scesa da questo trabiccolo non dovrò più rivedere la tua faccia.. ma dimmi te che razza di personaggio mi sono dovuta beccare!


L'aereo atterra a Tottori alle due del mattino circa. Recupero la mia valigia dal nastro trasportatore e mi dirigo verso la folla di persone che attendono all'uscita i propri familiari e amici appena arrivati.
Ovviamente non ho la più pallida idea di chi sia mia zia e mentre cerco con lo sguardo qualcuno con un cartello con su scritto il mio nome, noto il ragazzo di prima raggiungere dei coetanei ed allontanarsi insieme a loro.
Tsk, cosa me ne importa. Ora non ho tempo di arrabbiarmi di nuovo..
-
Chiara-chan! Da questa parte!- qualcuno mi chiama. Mi volto alla mia destra e vedo una donna minuta che agita un braccio nella mia direzione.
-..zia?- chiedo con sospetto avvicinandomi.
-Sì, sono io! Scusami ma ho dimenticato di portare il foglio con il tuo nome. Per fortuna riconoscerti è stato facile... sei uguale a mio fratello.- risponde in un perfetto italiano.
-Ora però sbrighiamoci ad arrivare a casa, sarai stanca immagino. Avremo tutto il tempo delle spiegazioni domani mattina! Ah, mi chiamo Teresa.- conclude sbrigativa afferrando i bagagli.
-Oh, sì certo. Esattamente lei dove abita?- le chiedo mentre ci avviamo a passi svelti alla macchina parcheggiata poco distante l'aeroporto.
-Per carità dammi del tu! Comunque abito in un paese vicino.. Iwami Cho. È lì che vivremo.- risponde lei ridacchiando. Quella risata così simile a quella di mio padre.
-Capisco..- dico solamente, mentre mi sistemo nella piccola vettura. Sedermi di nuovo non mi fa per niente piacere, ma la stanchezza è talmente tanta che ben presto il sonno prende il sopravvento sul mio corpo indolenzito.

Arriviamo a destinazione dopo pochi minuti. Mia zia si offre di occuparsi del bagaglio e mi indica la mia stanza.
Non accendo nemmeno la luce. Appena avverto la sensazione del materasso morbido mi ci adagio sopra e non riesco nemmeno a trovare la forza di cambiarmi.

Scusami Rebe, non mi sto comportando bene.. lo so che non si va a dormire con le scarpe.

 

 



Mi sveglio che è mattina inoltrata, dalla finestra aperta entrano raggi luminosi e una piacevole frescura. Teresa deve avermi tolto le scarpe mentre dormivo perché non le vedo da nessuna parte. Accidenti, sono appena arrivata e già mi comporto come una bambina viziata!
Mi do una sistemata veloce ed esco dalla camera. Immediatamente vengo sopraffatta da una moltitudine di odori invitanti che, molto probabilmente, arrivano dalla cucina.
Trovo Teresa, infatti, impegnata ai fornelli a cucinare una quantità industriale di primi piatti, salse, verdure e quant'altro tanto da non accorgersi della mia presenza.
-B-buongiorno!- la saluto varcando la soglia.
-Oh, 
Ohayou-gozaimasu!- risponde lei sussultando, ma rivolgendomi subito uno dei suoi sorrisi – stavo preparando qualcosa di speciale, visto che sei appena arrivata.. così potremo anche parlare un po', visto che hai sicuramente delle domande da farmi!-
-Oh, beh sì.. ce ne sono molte. Ad esempio, mi ha stupito molto il fatto che tu sappia parlare perfettamente l'italiano. Com'è possibile? Voglio dire.. non credo che qui si abbiano molte occasioni di parlare la mia lingua, vero?-
Teresa non smette un secondo di cucinare, ma dalla sua espressione capisco che si aspettava quella domanda.
-Beh, la risposta è molto semplice: io amo la mia terra d'origine, e quando ami qualcosa così profondamente non riesci a dimenticarla nemmeno se ci provi con tutta la tua buona volontà. E poi ero sicura che continuare a masticare questa lingua sarebbe servito prima o poi.. e infatti eccoci qua.- risponde sistemandosi i lunghi capelli castani su una spalla. Un velo di malinconia nella sua voce.
Teresa è davvero bella. Il viso spruzzato di lentiggini la fa sembrare molto più giovane di quanto non sia e i suoi grandi occhi verdi emanano così tanto amore che mi fa sentire al sicuro.
Vorrei essere come lei, e invece Chiara Vivaldi è solamente una ragazzetta con il fisico da nuotatrice e capelli corti talmente scuri da farla sembrare più pallida di un cadavere.
Ovviamente gli occhi chiari non aiutano a vivacizzare il mio aspetto e mi ritrovo spesso a paragonarmi ad uno zombie.
-Capisco. Ho una seconda domanda..- continuo, dopo un respiro profondo -se sei mia zia, perché...-
- ..non hai mai sentito parlare di me?- mi anticipa lei.
-Esatto-
-Perché quando compii vent'anni rimasi incinta e mia madre non volle più avere nulla a che fare con me. Secondo lei avevo infangato il nome della famiglia- rispose lei senza scomporsi -così presi le poche cose che avevo, i miei risparmi e partii per una terra il più lontano possibile dall'Italia, arrivando qui. Mi sistemai e continuai a vivere la mia vita, forse anche meglio di prima.- concluse, avvicinandomi una scodella con degli spaghetti dall'aspetto invitante.
Quanto vorrei farle ancora qualche domanda. Ma forse è meglio non invadere troppo la sua privacy.. alla fine nemmeno lei ha avuto una vita facile. Tuttavia c'è ancora un piccolo particolare che mi interessa conoscere.
-Ed il bambino? Che fine ha fatto?- chiedo, sperando di non aver toccato un tasto dolente.
Teresa sospira, sorridendo triste. -All'epoca non avevo abbastanza soldi da poterle garantire un tenore di vita accettabile, perciò la diedi in adozione..- sussurra, le mani giunte in grembo leggermente tremanti.
“La”? Quindi era una bambina..
Alla fine siamo più simili di quanto immaginassi. Entrambe con un grande peso nel cuore ed una vita ancora da vivere -Ti ringrazio, zia- le dico, sorridendo.
-E di cosa?-
-Di avermi risposto con così grande naturalezza, non è da tutti riaprire così facilmente delle vecchie ferite..-
-Oh, non preoccuparti, Chiara. Le spiegazioni sono il minimo che io possa darti, vista la situazione che stai vivendo. Non farti assolutamente nessun problema! E adesso mangiamo, non vorrei che il frutto di tutta la mattinata ai fornelli andasse sprecato!- conclude indicando i piatti ancora pieni di ogni squisitezza.

-Agli ordini!-

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Capitolo 3
*** Incontri ***


Capitolo Terzo - Incontri

Oggi, oltre ad essere il primo giorno della mia nuova vita in Giappone, è anche il mio sedicesimo compleanno, così Teresa decide di portarmi a Tottori per dedicarci ad un po' di sano shopping.
Ci prepariamo subito dopo pranzo e arriviamo a destinazione in circa venti minuti di auto. La cittadina non è grande ma ci sono negozi con insegne dai colori sgargianti ad ogni angolo della strada e tantissimo verde. Per non parlare della luce del sole delle due del pomeriggio riflessa sull'oceano: uno spettacolo mozzafiato.
Teresa mi guida verso diversi negozi, acquistando un capo d'abbigliamento dietro l'altro, ma la mia mente vaga altrove.
Sono più di due mesi che non nuoto.. e non voglio assolutamente perdere la forma che sono riuscita a recuperare a fatica dopo la scomparsa dei miei! Voglio ricominciare ad allenarmi, c'è poco da fare.
L'unico problema sarà riuscire a conciliare la scuola con lo sport, visto e considerato che gli studi mi impegneranno per gran parte della giornata e che sarò rallentata dal fatto che non conosco la lingua.
Mentre sono immersa nei miei pensieri, la vetrina di un negozio cattura la mia attenzione. L'insegna è in giapponese ma capisco all'istante quale sia il tipo di merce esposta: articoli sportivi.
In meno di un secondo mi ritrovo con il naso incollato al vetro della porta, per sbirciare dentro. Ha l'aria di essere un locale enorme con articoli di ogni genere. Chissà se..
-Chiara-chan, finalmente hai trovato un negozio di tuo gradimento?- nota mia zia con tono divertito.
-Beh, si.. vorrei dare un'occhiata, posso?- chiedo speranzosa.
-Ma certo! Avanti entriamo, vediamo se c'è qualcosa che fa al caso tuo!- risponde tranquillamente lei.
Una volta all'interno, il negozio sembra ancora più grande. Mi ricorda molto Decathlon, l'enorme centro commerciale per sportivi che ero solita frequentare a Torino.
Cerco con lo sguardo il settore dedicato agli sport acquatici e lo individuo tra il ciclismo e l'arrampicata. Mi dirigo a grandi passi in quella direzione e rimango estasiata dalle quantità esorbitante di costumi, cuffie, occhialini e attrezzi che riempono le file di scaffali.
-Allora, cerchi di qualcosa in particolare?- Teresa sembra molto interessata.
-Sì.. cioè no. Devo comprare di nuovo tutto l'occorrente per potermi allenare in piscina, se mai lo farò, perché le mie cose le ho lasciate tutte a Torino.- rispondo io. Sarà anche il mio compleanno ma non credo che mia zia vorrà spendere così tanti soldi in un solo negozio.
-Va bene! Allora diamoci da fare!- mi dice invece lei, lasciandomi sbalordita. Mi ricompongo in pochi secondi e inizio a scegliere tra i vari prodotti esposti. Scelgo un costume azzurro e uno nero molto sgambati (per facilitare i movimenti in acqua), un paio di 
Swedish* trasparenti e un paio specchiati per eventuali allenamenti all'aperto, una cuffia in silicone, un asciugamano in fibra sintetica, una borraccia, un paio di palette, delle pinne, una tavola, un pullboy e infine una retina per contenere tutti gli attrezzi.
Mi volto verso Teresa mostrandole tutto ciò che ho scelto e per tutta risposta lei mi spinge dentro un camerino costringendomi, letteralmente, a provare i costumi.
-Voglio vedere come ti stanno!- chioccia la donna da dietro le tende tirate dell'angusto stanzino.
Sospiro rassegnata. Inizio a spogliarmi e quando infilo il costume mi sembra quasi di rinascere. Mi mancava l'odore di quel tessuto, la sensazione di libertà del poterti muovere senza i vestiti addosso ma restando coperta al punto giusto. Mi rimiro allo specchio un paio di volte: ho perso parecchia muscolatura dall'ultima volta che ho gareggiato ma per fortuna non sono ingrassata.
Quando esco dal camerino gli occhi di Teresa si illuminano.
-Sei magnifica, Chiara-chan!- dice. La voce scossa dall'emozione.
-G-grazie, zia.. allora li prendo tutti e due. Sono della stessa taglia!- mi sento goffa. I complimenti mi mettono sempre in imbarazzo.
Sto per tornare a cambiarmi quando noto un gruppetto di quattro ragazzi avvicinarsi al reparto dove ci troviamo noi. Li noto più che altro perché fanno un baccano incredibile!
Nel mentre che mi cambio ed esco arraffano decine di costumi di lunghezze e colori diversi e ora si dirigono a grandi passi verso il camerino che ho appena lasciato libero.
-Zia, riesci a capire cosa stanno dicendo?- chiedo sottovoce.
Teresa ride -Beh, sembra che stiano cercando dei nuovi costumi da allenamento, o così pare!- mi riferisce cercando di nascondere la sua palese aria divertita.
-.. da allenamento? Qua si usa indossare costumi lunghi fino alla caviglia?-
-A quanto pare.. dev'essere una moda. Anche altri ragazzi li utilizzano-
Sono allibita. Che io sappia in allenamento si usa lo slip, mentre in gara si indossa il costume che copre la coscia. Vedere una cosa simile mi lascia totalmente spiazzata.
Incrocio accidentalmente lo sguardo di uno dei ragazzi, un giovane alto con una curiosa montatura rossa, che ricambia lo sguardo con aria interrogativa. Immediatamente sento le orecchie andare in fiamme.

Fantastico, bella figura del cavolo mi sono fatta a fissare quei tipi.. Chissà cosa avranno pensato!
Senza pensarci due volte trascino via Teresa verso la cassa e, mentre lei paga, mi catapulto fuori dal negozio. Subito vengo investita dal calore estivo che, a causa dello sbalzo di temperatura dovuto all'aria condizionata, mi provoca una reazione simile ad un pugno in faccia.
Appena posso vado a farmi un bagno al mare. Lo giuro!
-Ehi, che ti è preso? Perché sei scappata in quel modo?- mia zia mi guarda con aria interrogativa, le mani che reggono due grosse borse.
-Nulla, tranquilla... è che uno di quei ragazzi mi ha fissata in modo strano e mi sono vergognata, ecco. Oh, lascia che ti aiuti!- ammetto io, per poi afferrare una delle borse e avviarmi verso lo spiazzo dove avevamo lasciato la macchina.
-Se lo dici tu. In ogni caso mi dispiace doverti dare questa brutta notizia, ma credo che non avrai molto tempo per goderti le vacanze prima dell'inizio della scuola..- dice Teresa.
-Sul serio? E perché mai?- 
addio bagni al mare..
-Beh, non so se ne sei al corrente, ma il sistema scolastico qui in Giappone è piuttosto rigido e i professori richiedono particolare impegno da parte degli studenti. È fondamentale, quindi, che in questi mesi tu riesca ad imparare un minimo di giapponese e soprattutto che impari a tracciare gli ideogrammi. Non sarà facile, questo probabilmente lo sai anche tu, ma se ci diamo da fare dovresti già riuscire ad intrattenere una semplice conversazione in giapponese entro la fine di febbraio!-
-Cavolo non ci avevo pensato. Hai ragione devo darmi una mossa, non ho intenzione di passare l'intero anno scolastico senza riuscire a capire una sola parola di ciò che viene spiegato..-
-Ben detto!- esclama mia zia, visibilmente eccitata all'idea di insegnarmi qualcosa di utile - e adesso torniamo a casa, sto morendo di caldo!-



*




Per otto mesi (e dico otto) non ho fatto altro che studiare la nuova lingua ed esercitarmi nella scrittura. Solo verso marzo ho avuto la possibilità di ricominciare a nuotare in una piscina al coperto.
Dire che stavo impazzendo è poco.
Ma aprile arriva in fretta e, grazie al cielo, tutta la fatica che ho fatto ha dato i suoi buoni frutti: nell'ultimo periodo sono addirittura arrivata a chiedere a Teresa di conversare con me più spesso in giapponese per riuscire ad avere una parlata più fluida e scorrevole.
Ovviamente non sono ancora in grado di parlare tranquillamente e senza errori, ma me la cavo egregiamente. Ho imparato a scrivere il mio nome con gli ideogrammi e ho anche preparato una breve presentazione da fare eventualmente alla classe il mio primo giorno di scuola.
E quel giorno è arrivato.
Le strade di Iwami Cho sono affollate di ragazzi di ogni età, ansiosi di rivedere i propri compagni di classe, e poi ci sono io che vorrei tanto non dovermi trovare in una situazione simile e restarmene a casa ancora un paio di giorni. Non mi sento per niente pronta.
Mia zia mi avrebbe accompagnata fino a scuola, per aiutarmi a trovare la classe e soprattutto per impedirmi di perdermi prima di arrivare a destinazione.
-Allora, come sto?- le chiedo per l'ennesima volta.
-Direi che sei bella come sempre!- mi risponde lei, con il suo solito sorriso.
Mi sforzo di convincermi che sia la verità mentre mi osservo ancora una volta allo specchio. La divisa scolastica della Iwatobi High School prevede una gonna plissettata scura, camicia bianca, nastro verde e una giacca nera. Odio stare con le gambe scoperte se non quando nuoto e infatti non mi sento molto a mio agio. Ho deciso, infine, di indossare delle calze bianche che ricadono morbide sulle caviglie in modo da mascherare un po' i polpacci atletici e dei mocassini neri. Nascondo il ciondolo sotto la camicia (ho scoperto che è vietato indossare gioielli a scuola) e finalmente posso definirmi pronta ad uscire.
Il tragitto che separa casa nostra dalla scuola non è lungo e quando arriviamo il mio cuore fa una capriola. Il cortile è pieno zeppo di studenti che appena mi vedono passare si voltano incuriositi.
Ah, già. Quasi dimenticavo che la mia faccia non ricorda esattamente quella di una ragazza orientale.
Mi fanno entrare prima del suono della campana per conoscere la professoressa della prima ora di lezione nella mia nuova classe, Miho Amakata.
-Bene allora ti lascio, Chiara-chan! Buona fortuna!- mi dice mia zia, in giapponese. Non so perché, ma adesso mi sento più tranquilla.

Maledizione mi sembra di essere tornata all'asilo!
Faccio un respiro profondo e seguo la donna per i corridoi della scuola fino ad arrivare ad una piccola aula, mentre la campana comincia a suonare.
-Molto bene, Vivaldi-san. Questa sarà la tua nuova classe! Puoi restare vicino alla cattedra così potrai presentarti ai tuoi nuovi compagni. Hai capito ciò che ti ho detto?- mi chiede, sorridendo in modo rassicurante.
-Sì, grazie.. Ama-sensei!- rispondo.

Bene, ora arrivano i casini.
Dopo qualche minuto gli studenti varcano la soglia dell'aula e quando notano la mia presenza si lanciano sguardi d'intesa: probabilmente sanno già che avranno una nuova compagna. Scorro lo sguardo sui volti dei ragazzi e delle ragazze della classe e, quando arrivo ad osservare i ragazzi degli ultimi banchi, sussulto. Proprio al fondo dell'aula sta seduto uno dei giovani che avevo visto l'estate precedente nel negozio a Tottori. Ha capelli scuri e lisci che gli ricoprono la fronte e uno sguardo magnetico perso verso qualcosa di indefinito che si trova al di là della finestra vicino alla quale si trova.
-Molto bene ragazzi!- comincia Miho -come avrete saputo, da quest'anno avremo con noi una nuova compagna, quindi spero che possa integrarsi al meglio con il resto della classe e che la aiuterete in caso di difficoltà! Prego, cara, presentati!- conclude la donna sorridendo.
Annuisco e prendo un gessetto per poi scrivere il mio nome sulla lavagna. Lo scrivo sia con gli ideogrammi che senza, giusto per prendere tempo. Infine mi presento.
-Salve a tutti, mi chiamo Chiara Vivaldi e vengo dall'Italia. Sono in Giappone dal mese di giugno e ho avuto modo di imparare abbastanza bene la lingua. Spero di poter diventare vostra amica!- concludo con un sospiro. 
É andata!
-Benissimo, ora puoi accomodarti nel banco vuoto in fondo alla classe! Haruka Nanase ti aiuterà se avrai bisogno!- afferma la professoressa.
Appena sente il suo nome, il ragazzo dai capelli scuri alza lo sguardo nella mia direzione.
-Certo, Ama-sensei- risponde.

Haruka Nanase.. così è questo il tuo nome!

 

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*Swedish:sono occhialini molto usati tra i nuotatori di un certo livello. Fanno molto poco attrito con l'acqua.

 Salve a tutti!!! eccomi con il terzo capitolo della storia. Ho deciso di dilungarmi un po' di più poiché per due giorni sarò impegnata con le gare di nuoto (sì sono una nuotatrice anche io ahah) e non potrò aggiornare subito la storia. Non so se avete notato ma ho voluto fare una piccola critica ai costumi indossati dai personaggi dell'anime, che per quanto mi riguarda rappresentano l'unico neo di una storia davvero fantastica!
Alla prossima <3

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Capitolo 4
*** Sei Amici e un Club ***


Capitolo Quarto - Sei Amici e un Club

Mi siedo al banco assegnatomi e poso la cartella vicino alla mia sedia. Haruka non sembra dare segni di vita.Sospiro rassegnata mentre dalla mia destra arriva una risata soffocata. Mi volto stupita e mi accorgo che a ridere è stato un ragazzo piuttosto alto, dal fisico atletico e con i capelli castani che gli ricadono sulla fronte.
-Devi scusarlo, fa sempre così con gli sconosciuti- mi dice sottovoce -oh, a proposito, il mio nome è Tachibana. Makoto Tachibana!- conclude sorridendo.
-Tanto piacere!- rispondo io -hai idea di come fare per attirare la sua attenzione?- chiedo indicando Haruka con il pollice.
Entrambi tratteniamo a fatica una risata.
-Beh, penso che se ci mettessimo a parlare di acqua, cloro, costumi e di tutto ciò che ha a che fare con una piscina.. Haru-chan ci salterebbe direttamente in braccio!- Spalanco gli occhi azzurri in un'espressione di stupore. -S-sul serio? Gli piace così tanto nuotare?-
-Da morire! Ogni mattina, quando passo a casa sua, lo trovo sempre nella vasca da bagno con indosso il costume da allenamento. Non riesce a stare per più di mezza giornata lontano dall'acqua!-
Sono sbalordita. Non mi era mai capitato di incontrare una persona simile. Chissà dove si allena..
Rimango con questi pensieri per la testa per tutta la mattinata, finché la campana della fine delle lezioni mi fa tornare nel mondo reale. Makoto e Haruka si alzano dal banco e fanno per lasciare l'aula, quando dall'uscio fanno capolino due studenti dall'aria familiare accompagnati da una ragazza dai lunghi capelli ramati.
-Haru-chan! Mako-chan! Pranziamo assieme?- esclama uno dei due ragazzi. É biondo e ha due grandi occhi rosa (ehi, ho detto rosa?).
-Va bene Nagisa, così posso presentarvi la nostra nuova compagna di classe, Chiara Vivaldi!- risponde Makoto indicandomi al resto del gruppo.
-Cooosa? Avete una ragazza straniera in classe? Che fortuna!- esclama il ragazzino con stupore quasi esagerato.
-Avanti Nagisa, mi sembri un bambino al luna park. Non ti sei nemmeno presentato!- esclama il secondo ragazzo, che si trovava proprio dietro di lui, sistemandosi gli occhiali dalla montatura rossa sul naso. Immediatamente riconosco il suo viso. Anche lui si trovava nel negozio a Tottori la scorsa estate! È il ragazzo che ho fissato senza volere.. speriamo non si ricordi della mia faccia.. dico tra me e me, e ora che ci ripenso bene credo che ci fossero anche Makoto e Nagisa con loro quel giorno.
-Hai ragione, Rei- ammette il biondino ridacchiando -piacere di fare la tua conoscenza, Chiara-san! Il mio nome è Nagisa Hazuki e frequento il secondo anno. Spero diventeremo ottimi amici!- conclude con un gran sorriso.
-Molto piacere, Nagisa-chan!- rispondo io. Quel ragazzino già mi piace, ispira fiducia e simpatia.
-Invece io sono Rei Ryugazaki, e.. - non finisce la frase che Haruka si alza dal banco ed esce dall'aula.
-Datevi una mossa, sto morendo di fame!- lo sentiamo dire dal corridoio.
-Sempre il solito, Haru-chan.. non mi ha fatto nemmeno terminare la mia bellissima presentazione!- sbuffa Rei, avviandosi insieme agli altri per andare a pranzare -Gou-san, per caso hai già preparato l'allenamento di oggi pomeriggio?- chiede infine, rivolgendosi alla ragazza dai capelli rossi.
-Ah! Sì è tutto pronto, non preoccuparti- lo rassicura lei -Chiara-san, mangi con noi?- mi chiede poi, gentilmente. -Oh, sì va bene!- Allenamento?


Il terrazzo della scuola è proprio un bel posto. Pulito, solitario, tranquillo e illuminato dal sole. Perfetto per mangiare in compagnia! Osservo i miei nuovi amici ridere e scherzare come probabilmente farebbero ogni giorno, e un po' mi viene da pensare a Rebecca e ai miei compagni di nuoto a Torino. Chissà se anche loro si divertono senza di me, chissà se qualcun'altra ha già preso il mio posto di delfinista nella staffetta mista.
Gou nota il mio cambiamento di umore e mi prende una mano.
-Ti senti bene? Sembri piuttosto triste..- mi chiede.
-Oh, no sto bene.. Sapete, anche io nuotavo in Italia e nella mia squadra avevo molti amici a cui volevo e voglio ancora bene. Diciamo che mi mancano un po', ecco.- le spiego, sorridendo malinconica.
-Capisco, mi dispiace molto ma... ehi!- esclama -hai detto che nuotavi?-
-Uhm, beh.. sì- rispondo, stupefatta dal repentino cambio di discorso. Immediatamente anche gli altri quattro si voltano verso di me, le espressioni meravigliate, per poi ricoprirmi di domande di ogni genere.
Davvero, nuoti? Da quanto tempo? Sei forte? Stile preferito? Quanto fai nei cento metri..? Hai vinto tanti titoli?
Ci pensa Haruka a salvarmi da questa situazione.
-Oh, insomma la volete smettere? Si vede lontano un miglio che anche lei è una nuotatrice. Io l'ho capito subito!- dice sbuffando.
Gli altri lo guardano stupiti ed immediatamente cala il silenzio. Tiro un sospiro di sollievo.
-Davvero? E come hai fatto? Sei mitico Haru-chan!- strilla Nagisa, abbracciandolo.
-Beh, in effetti ora che ti osservo meglio si vede che fai sport da molto tempo..- constata Makoto, con il suo tono pacato e calmo.
-Scommetto che il tuo stile migliore è il crawl!- afferma con sicurezza Rei, le lenti degli occhiali che riflettono la luce del sole. Fa quasi paura.
-No, veramente il mio stile è..-
-..il delfino!- mi anticipa Gou. La guardano tutti, ammutolendo. Haruka sospira. Infine la ragazza mi guarda sorridendo -Sai, la tua postura, il tuo modo di fare.. insomma, sei molto simile a mio fratello! Probabilmente non centra nulla, ma vi assomigliate molto.. e lui è il delfinista più forte della sua squadra.- conclude. Gli occhi colmi di emozione.
-Ti ringrazio per quello che hai detto, Gou-chan.. ma non credo che tornerò competitiva come lo ero tempo fa- le dico con la voce velata di tristezza -purtroppo non ho ancora trovato un posto dove allenarmi seriamente e, se continuo di questo passo, dovrò appendere tutti i miei sogni al chiodo!-
Immediatamente vedo Gou lanciare un'occhiata d'intesa a Makoto, il quale si volta verso gli altri ragazzi scambiando con loro uno lo stesso sguardo. Infine il giovane si volta verso di me, ponendomi una domanda alquanto insolita.

-Chiara-chan.. tu non fai ancora parte di un club, vero?-

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Capitolo 5
*** Allenamenti ***


Capitolo Quinto - Allenamenti

Subito dopo pranzo, Haruka e gli altri mi portano a vedere la piscina situata dietro la scuola.
 Da quanto ho capito, ogni studente dell'istituto deve iscriversi ad un club pomeridiano e Makoto e i suoi compagni ne hanno fondato uno di nuoto per potersi dedicare allo sport che amano ogni giorno.
Gou mi ha raccontato che Haruka, Nagisa e Makoto l'avevano rimessa a nuovo con le loro stesse mani l'anno precedente e che grazie alla loro professoressa di letteratura sono riusciti ad ottenere i fondi necessari per partecipare a varie competizioni. Sbalorditivo!
-Ok, Chiara-chan, adesso chiudi gli occhi. Non vorrai rovinarti la sorpresa, spero!- mi dice Nagisa con il suo solito tono scherzoso.
-Va bene, va bene! Però dovete guidarmi voi, altrimenti rischio di sbattere da qualche parte!- rispondo io, ridacchiando.
Appena abbasso le palpebre sento le piccole mani di Gou aggrapparsi al mio braccio sinistro, mentre qualcuno (Rei?) mi guida tenendomi per le spalle.
Ci sono dei gradini, poi un breve tratto in piano. Giriamo a sinistra e poi ancora dritto.
Quando Nagisa mi dice che posso guardare, per un attimo il mio campo visivo si compone unicamente di punti luminosi, poi finalmente riesco a vedere la meravigliosa piscina da venticinque metri che si trova davanti ai miei occhi. L'acqua pulita è perfettamente calma e sulla sua superficie si riflettono la luce del sole e i rami degli alberi che crescono dietro una recinzione che percorre il perimetro del piano vasca. I blocchi di partenza sono nuovi e numerati dalla corsia uno alla corsia sei.
-Allora? Che ne pensi?- mi chiede Makoto sorridendomi.
-È .. è fantastica. Davvero!- sono davvero emozionata -posso guardarvi mentre vi allenate?- chiedo infine, senza pensarci due volte.
-Ma certo che puoi, Chiara-san!- strilla Nagisa abbracciandomi -così magari anche Rei potrebbe decidersi a nuotare seriamente..- conclude facendo la linguaccia al suo coetaneo che per tutta risposta arrossisce come un peperone e gli volta le spalle.
Non posso fare altro che ridere. Sono proprio una bella squadra!
Mentre i ragazzi si cambiano negli spogliatoi, io e Gou ci sediamo sul bordo vasca a prendere un po' di sole. Intanto ne approfitto per saperne di più riguardo al loro club. -Senti, Gou. Da quanto ho capito i ragazzi si allenano da soli senza nessuno che li segua, giusto?-
-Sì, esatto. L'anno scorso un allenatore della vecchia squadra di nuoto di Haruka, Makoto e Nagisa aveva accettato di preparare la squadra in vista di alcune gare importanti, ma alla fine ha deciso di non continuare ad allenarli e ora nuotano da soli.-
-Davvero? E a loro va bene così?-
-A quanto pare.. - Santo cielo, non ho mai sentito una cosa del genere.. mi sa che mi toccherà metterli in riga altrimenti altro che gare importanti, qua al massimo si va a fare la gara della parrocchia!
Chissà se fanno almeno un po' di riscaldamento prima di entrare in acqua.. nah, se va bene questi sono capaci di gareggiare a muscoli completamente freddi. Incoscienti! Mentre la mia mente sputa sentenze ancora prima di averne la conferma, Haruka e gli altri fanno ingresso in vasca e, immediatamente, sento Gou strillare qualcosa come “oh mio Dio, che bicipiti!” ma non ci faccio molto caso.
La mia attenzione ora è puntata specialmente sul modo in cui quei quattro hanno intenzione di affrontare un allenamento che possa anche solo lontanamente considerarsi tale. Ed incominciano male. Haruka pur di entrare in acqua il prima possibile si infila la cuffia a mezz'aria mentre si tuffa, Makoto e Nagisa se ne stanno a chiacchierare per più di venti minuti prima di decidersi a entrare mentre quel pazzo di Rei passa una buona mezz'ora a fare stretching. STRETCHING!
Mio dio, non so cosa mi fermi da prenderli tutti e quattro a schiaffoni.
Dopo circa un'ora decido che è ora di intervenire. Mi alzo e mi dirigo a passi decisi sulla parte del piano vasca più vicina a dove si trovano i ragazzi e soffio nel fischietto (prestatomi da Gou) con tutto il fiato che ho nei polmoni. Immediatamente i quattro smettono di nuotare e, togliendosi gli occhialini, mi rivolgono i loro sguardi interrogativi. -Insomma, ragazzi! Che state facendo?- domando, esasperata.
-Come sarebbe? Nuotiamo!- afferma con naturalezza Nagisa, non che mi aspettassi una risposta diversa.
-Esatto! È proprio questo il punto! Voi state nuotando, non vi state allenando!- ribatto decisa facendo ammutolire persino quella lingualunga di Nagisa.
-Sentite, forse non so quali sono i vostri obiettivi.. quali sono i vostri sogni.. ma se c'è una cosa che posso assicurarvi è che non è in questo modo che potrete mostrare il meglio di voi! Non è sguazzando in una piscina per un'ora e mezza al giorno che diventerete degli atleti. Io lo so, perché ho fatto molti sacrifici per ottenere i risultati ai quali ambivo e ora che forse non li otterrò più mi rende triste vedere quattro potenziali campioni perdere tempo in questo modo..- faccio una breve pausa scorrendo lo sguardo su ognuno di loro, sono chiaramente consapevoli che ciò che sto dicendo corrisponde alla realtà -quindi io vi chiedo, volete cominciare a lavorare sul serio? Io posso aiutarvi e sarò felicissima di farlo!- concludo.
I ragazzi non mi guardano in viso, imbarazzati, tranne Haruka. Lui è l'unico che mi fissa con i suoi penetranti occhi blu e ne sono quasi intimorita. Subito dopo lo vedo avvicinarsi al bordo della piscina dove mi trovo io, per poi uscire dall'acqua e rimanere in piedi di fronte a me. Non è alto come Makoto ma mi sovrasta di una decina di centimetri.
-Io accetto.. ma ad una condizione- mi dice solamente -voglio che nuoti anche tu con noi, che fatichi con noi, che migliori con noi.. e alla fine dell'anno voglio che anche tu possa dirti soddisfatta per aver mostrato il meglio di te stessa!- conclude voltandomi le spalle e rientrando in acqua.
Quindi è così che devono andare le cose? Mamma, papà siete voi che avete deciso questo per me? Se è così allora grazie, grazie di cuore.
-Va bene- rispondo fieramente -ci sto!-


 
Pochi giorni dopo, alla Samezuka..

-Ehi Rin, sei in ritardo!- grida Seijuro, il capitano della squadra.
-Sì lo so, mi dispiace..- risponde il giovane appena arrivato in vasca. -
Ah, lascia perdere. Non ti sei perso molto, ora entra in acqua e vedi di allenarti come si deve, non vorrai fare brutte figure al prossimo allenamento collettivo con la Iwatobi, eh?- lo punzecchia l'altro.
-Tsk, figuriamoci. Una schiappa come Rei me la mangio a colazione..-
-Va bene, va bene.. ho capito- sospira il ragazzo dai capelli arancioni per poi indossare cuffia e occhialini e avvicinarsi al muretto -tralaltro, hai sentito la novità dal fronte Iwatobi?- domanda infine al rosso.
-No, è un po' che non sento Gou.. che succede?- risponde Rin, con un filo di curiosità malcelata. Quando si tratta della squadra di Haruka, la sua maschera di freddezza finisce inesorabilmente in frantumi.
-Pare abbiano un nuovo membro nel club.. una ragazza italiana!- afferma Seijuro, salendo sul blocco di partenza -alcune voci dicono che sia parecchio forte e che stia allenando la squadra in modo impeccabile. Aiichiro l'ha vista uscire da scuola in compagnia di tua sorella e mi ha detto che ha gli occhi talmente chiari da far venire i brividi..- conclude prima di tuffarsi, bagnando il piano vasca di mille goccioline.

Una ragazza italiana dallo sguardo di ghiaccio. Che sia...No, non può essere proprio lei!

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Capitolo 6
*** ..Tu!? ***


Capitolo Sesto - ..Tu!?

É passata una settimana dal primo giorno di scuola e già mi ritrovo ad allenarmi duramente in piscina, per di più in compagnia di quattro ragazzi che fino a pochi giorni fa non sapevano nemmeno cosa volesse dire lavorare sulla capacità polmonare o sulla resistenza.
-Forza, Rei! Non mollare, è adesso che si inizia a fare sul serio!- dico col poco fiato che mi resta al mio compagno di corsia che vedo rallentare vasca dopo vasca.
Non mi risponde, ma annuisce.
Ok, so che ce la metterà tutta.
Il “via” di Gou mi fa tornare la concentrazione sui metri che mancano al termine della serie principale, vedo Haruka scattare prima di me insieme a Makoto e immediatamente mi sistemo vicino alla corsia, aspettando il secondo segnale che avrebbe fatto partire me, Nagisa e Rei.
Dopo trentatré secondi ho nuotato altri cinquanta metri. Sono esausta ma non posso mollare. Se rallento anche Rei perderà il ritmo, poiché sto cercando di fargli mantenere la mia andatura per farlo lavorare sulla resistenza a delfino.

Altri cinquanta metri. Nagisa ha le guance in fiamme: abituarsi a nuotare per così tanto tempo e a questo ritmo a rana dev'essere sfiancante per lui. Haruka e Makoto sono messi decisamente meglio di noi tre, probabilmente perché nuotare a stile libero e a dorso ha permesso loro di acquisire più resistenza.
Negli ultimi metri di allenamento provo ad aumentare la frequenza di bracciata e do un ultimo colpo, potente, di gambata. Rei, che non si aspetta questo aumento di velocità da parte mia, rimane leggermente indietro. Finalmente tocco il muretto per l'ultima volta.
-Trentuno secondi, Chiara! Accidenti, hai aumentato parecchio nell'ultima vasca!- si congratula Gou, mostrandomi il cronometro.
Non ce la faccio più.. è l'unica cosa che mi passa per la testa.
Mi prendo qualche secondo per riprendere fiato, infine mi rivolgo ad Haruka e Makoto.
-Ragazzi, com'è andata?- chiedo.
-Ho cercato di mantenere i tempi più simili possibili senza sbalzi troppo evidenti, come mi hai suggerito. Devo dire che ci sono riuscito per quasi tutto l'allenamento!- mi risponde Makoto. Anche se è stanco mi sorride sempre.
-Bravissimo, complimenti! E tu Haru?-
-Sono stanco..-
Non insisto nemmeno, ho chiesto a Gou di segnarsi i suoi tempi mica per nulla!

L'allenamento prosegue con alcune serie di defaticamento e scioglimento, e finalmente possiamo dire di aver terminato. Sono stanca, ma decisamente soddisfatta. È incredibile come i ragazzi siano migliorati in una sola settimana di duro allenamento, hanno davvero talento!
Per quanto mi riguarda, invece, sto riprendendo la forma ma a passo di lumaca. Appena gli altri cominceranno ad abituarsi a questo carico di lavoro dovrò aumentarlo ancora e così via. Spero solo di riuscire a star loro dietro!
Tra un paio di settimane incominceremo con la preparazione atletica e penso che i dolori si faranno sentire, tuttavia spero che tutta questa fatica possa servire a qualcosa.
Teresa è fiera di me. Le racconto ogni giorno dei miei progressi e di quelli del club e non manca giorno in cui mi chieda “Ma Chiara, quando comincerete a gareggiare?”. In effetti non sarebbe male incominciare a organizzarsi secondo un calendario di competizioni!
-Chiara-saaaan! Sei stata forte, oggi! Sembri proprio una sirena quando nuoti!- la voce acuta di Nagisa mi riporta con i piedi per terra.
-Ah! Nagisa.. anche te sei andato bene! Si vedeva che eri stanco ma non hai rallentato.. bravo!- ribatto io, sorridendogli. Sono stati tutti bravissimi. Tutti. E lo sono ancora di più adesso che li vedo fare stretching senza che debba ricordarglielo. Che allenatrice fortunata che sono!

 

 

 *

 

 

-Chiara-chan! Scendi!- Gou è sotto la finestra di casa mia che agita il braccio.
-Arrivo subito!- le grido di rimando mentre afferro la cartella e corro giù per le scale.
-Ciao, Teresa! Ci vediamo più tardi!- dico mentre varco la soglia e mi catapulto sullo stretto marciapiede dove la mia amica mi aspetta.
-Ah, finalmente! Cominciavo a non sperarci più..- sospira lei con fare teatrale, suscitando la mia risata.
-Scusami, Gou.. ho dormito troppo!- le rispondo, prendendola sottobraccio.
Ormai io e lei siamo diventate molto legate, anche se preferisco tenerle ancora nascosto parte del mio passato. Non voglio essere compatita da nessuno.
Mentre ci avviamo verso la scuola cominciamo a parlare del più e del meno, come sempre, ma oggi Gou sembra essere particolarmente assente.
-Ehi, c'è qualcosa che non va?- le chiedo, e lei scuote la testa, sconsolata.
-Rin non risponde ai messaggi, come al solito!- mi risponde -In più non si fa mai trovare in giro e io non riesco a parlargli. Non so, ho un brutto presentimento!- conclude.
Sono allibita. Che il fratello di Gou non si faccia sentire spesso è cosa ormai nota, ma che sparisca nel nulla in questo modo non è accettabile.
-Che deficiente! Far preoccupare in questo modo una sorella.. ma robe da matti!- sbotto io, arrabbiandomi al solo pensiero -Ma scusa, Gou. Tuo fratello non si allena alla Samezuka? Hai provato ad andare a vedere lì?- le chiedo.
-No, purtroppo quando loro si allenano io sono impegnata con voi, nel club. E poi.. - fa una pausa, arrossendo lievemente -il capitano della squadra mi fa un po' paura.. e mi hanno anche riferito che ha una cotta per me dall'anno scorso! Insomma, non voglio andare lì da sola!- conclude, incrociando le braccia sul petto.
Questo è un bel casino. Gou non vuole andare alla Samezuka, se mandassi Haruka e gli altri finirebbero col perdere tempo e non arriverebbero in tempo per l'allenamento, mentre se andassi io... ehi, ci sono! Forse potrei riuscire a passare da quelle parti durante l'ora di pranzo per poi tornare di corsa alla Iwatobi. Sì, è fattibile!
-Ho capito, non preoccuparti ci penso io! Anche se non so che faccia abbia Rin, penso che lo troverò sicuramente. Magari ci vado direttamente oggi! Non voglio più vedere quell'espressione angosciata dipinta sul tuo volto, capito?- le dico infine, in un tono che non avrebbe ammesso repliche.
Gou ora sembra parecchio sollevata e mi abbraccia. Deve fidarsi davvero molto di me e io non la deluderò. Non tornerò senza buone notizie per lei.



Le lezioni, quel mattino, trascorrono abbastanza rapidamente e, quando suona la campana dell'ultima ora, prendo lo zaino di nuoto e faccio per uscire.
-Chiara-chan! Dove vai, non aspetti gli altri?- mi chiede Makoto dal fondo dell'aula.
-No Mako, scusami! Ho dimenticato il pranzo e allora vado a comprare da mangiare fuori.. vi raggiungo per l'inizio dell'allenamento, non preoccuparti!- gli rispondo, sorridendo. 
Speriamo se la beva..
-Ah, d'accordo. Allora a più tardi!- mi saluta, sorridendo anche lui.
Schizzo fuori dalla classe alla velocità della luce cercando di non farmi vedere ed esco dalla scuola in direzione della Samezuka Academy. Da quanto ho capito è una scuola davvero prestigiosa, con una grande piscina ben tenuta, camere private per gli studenti e quant'altro. Non vedo l'ora di vederla!

Arrivo a destinazione dopo circa mezz'ora e rimango estasiata alla vista dell'istituto. 
È enorme!
Mi guardo intorno per cercare di capire dove possa essere la vasca da allenamento della squadra di nuoto ma alla infine decido di chiedere indicazioni scoprendo che la piscina è proprio dietro la struttura scolastica.
Contrariamente a come mi aspettavo, non è difficile orientarsi attraverso i corridoi e raggiungo velocemente la parte del piano vasca dove si può assistere agli allenamenti.
Attraverso delle particolari finestre vetrate inserite in un muro di divisione tra la piscina e gli spogliatoi riesco a vedere alcuni atleti che si accingono ad entrare in acqua. 
Uffa, ma chi diavolo è Rin Matsuoka? Mi chiedo, avvicinandomi ancora di più al vetro. Niente da fare non riesco a capire chi possa essere: hanno tutti già la cuffia e gli occhialini, maledizione!

-Scusami, posso aiutarti?- una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare. Mi volto di scatto e mi ritrovo faccia a faccia con un tizio alto almeno un metro e ottanta, con i capelli di uno strano color arancio e un'espressione truce dipinta sul volto.
-Ehm, veramente io..- balbetto, intimorita da quella singolare apparizione -ecco.. stavo solamente...- cerco di spiegare.
L'altro mi osserva dalla testa ai piedi con uno sguardo indagatore piuttosto disarmante, infine distende il volto in un gran sorriso ed esplode in una risata.
-Ma tu sei quella nuova della Iwatobi!- esclama prendendomi le mani tra le sue -tanto piacere di conoscerti. Il mio nome è Seijuro Mikoshiba e rivesto il ruolo di capitano della squadra di nuoto della Samezuka Academy!- conclude. Io invece impallidisco.
Ma questo qui è il tizio che va dietro a Gou.. ora capisco perché quella poveretta ha paura di lui! E adesso che faccio? Magari sa dov'è Matsuoka ma se pronuncio quel cognome probabilmente mi chiederà di Gou... Penso mentre sorrido forzatamente e mi presento. Beh a questo punto devo rischiare..
-Ah, molto piacere. Il mio nome è Chiara Vivaldi e sono qui per cercare una persona..- rispondo io sbrigativa, sforzandomi di sostenere lo sguardo del ragazzo -..si chiama Rin!-
A quel nome Seijuro cambia espressione e mi conduce sul piano vasca dove un paio di ragazzi si stanno scaldando prima di iniziare a nuotare. Uno è di corporatura esile e alto circa quanto me, l'altro è voltato di schiena ed è piuttosto alto e atletico. 
Mi ricorda qualcuno..
-Ehi Rin, c'è una bella ragazza che chiede di te!- grida, facendosi sentire non solo dal diretto interessato ma da tutta la squadra, che si volta verso di me. Sento le guance andare inesorabilmente in surriscaldamento e tutto quello che posso fare è lanciare un'occhiata assassina al mio accompagnatore.
Mentre sono occupata a lanciare tutte le maledizioni che conosco a Seijuro, mi accorgo che Rin si è avvicinato a noi, sbuffando con aria altezzosa.
-E questa chi è?- chiede, senza troppi complimenti,ma appena incrocia il mio sguardo si blocca e fa un passo indietro. Anche io per un attimo rimango paralizzata. Un ragazzo con occhi e capelli color mogano non si incontra molto spesso, a meno che non si tratti della mia “fortuna” sfacciata.

 -Ma che diavolo... TU?!- esclamo.  










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Capitolo 7
*** Scontro ***


Capitolo Settimo - Scontro


-Ehi, un momento. Vi conoscete?- chiede il capitano sgranando gli occhi e passando lo sguardo da me a Rin in continuazione.
Non posso sbagliarmi, è proprio il ragazzo dell'aereo. Ma possibile che debba di nuovo trovarmelo fra i piedi? Lo osservo meglio e mi accorgo che mi sta fissando con un'espressione piuttosto strana dipinta sul volto. Sembrerebbe sorpreso e.. imbarazzato?
Sto per rispondere a Mikoshiba quando il rosso mi precede lasciandomi con un palmo di naso.
-Niente affatto- dice incrociando le braccia sul petto e distogliendo immediatamente lo sguardo
-non ho mai visto questa qui in vita mia!- conclude facendo per tornarsene dai suoi compagni di squadra.
Sono allibita.
Voglio dire, non che mi aspettassi un caloroso abbraccio e una stretta di mano.. ma diamine! Un volo come quello (soprattutto se sei un fifone come Rin) non lo dimentichi facilmente.
Alla fine decido di lasciar perdere e continuo la mia conversazione con il capitano.
-Beh in realtà quel tipo l'ho incontrato in aereo durante il mio viaggio dall'Italia per il Giappone.- spiego a Seijuro, indicando rin con il pollice -Eravamo vicini di posto e mi ricordo di lui più che altro perché sembrava essere sull'orlo di una crisi di panico, poverino!-
A quelle parole il capitano scoppia a ridere attirando verso di sé l'attenzione di molti componenti della Samezuka. Tra i quali Matsuoka, che mi fulmina con lo sguardo.

Dunque la memoria del ragazzo non è andata del tutto a farsi friggere...
-Dici sul serio, Chiara-chan? Eppure quando io e Nitori siamo andati a prenderlo all'aeroporto ci ha raccontato esattamente il contrario, ovvero che la sua vicina di posto era lì lì per farsela nelle mutandine!- ribatte il giovane ammiccando in direzione di un Rin piuttosto imbarazzato e indisposto.
A quelle parole, tuttavia, sento la pelle del mio viso andare letteralmente in combustione e non posso fare a meno di lanciare un'occhiata assassina in direzione di quel bastardo di un Matsuoka.
-Ah, è così..- sussurro tra me e me. Il sopracciglio sinistro vittima di un nervosissimo tic. Non ci penso due volte per voltare le spalle alla squadra e andarmene.
Oggi non ho voglia né di discutere né di arrabbiarmi, anche se la faccia di Matsuoka la prenderei a ginocchiate molto volentieri.
Tuttavia non riesco a stare zitta in situazioni simili e prima di varcare la porta d'uscita dal piano vasca mi volto indietro, trovando i componenti della squadra a spanciarsi dal ridere e Rin a osservarmi con un'espressione di trionfo stampata sul viso.
In genere ci metto almeno una settimana per dare una valutazione del carattere di una persona, ma in questo caso sono riuscita ad impiegarci meno di dieci minuti.
È ufficiale: Rin Matsuoka è un autentico bastardo.

-Matsuoka, invece di guardarmi con quella faccia da idiota perché non prendi il telefono e chiami Gou?- urlo dal fondo della piscina, in modo che sentano tutti -o forse, oltre a esserti dimenticato di come siano andate realmente le cose quel giorno in aereo, ti sei anche dimenticato di avere una sorella?- concludo rispondendo al suo sguardo con un mezzo sorriso.
-Adesso cosa diavolo c'entra mia sorella?- mi risponde quasi immediatamente. Evidentemente questo argomento gli dà parecchio fastidio.
-C'entra eccome, dato che mi trovo qui unicamente per accertarmi che tu non sia morto o scomparso!- rispondo pacatamente -..anche se, dati gli sviluppi degli eventi dell'ultimo quarto d'ora, direi che il vederti ancora vivo non mi ha entusiasmato più di tanto. Ci si vede Testolina Rossa!- concludo ridacchiando appena. Ed è con una grande soddisfazione nel cuore che mi lascio alle spalle la piscina della Samezuka ed un Rin incazzato nero.
Tuttavia la mia felicità dura ancora per poco, poiché appena guardo il cellulare mi accorgo di avere dieci chiamate perse da parte di Gou, cinque da parte di Makoto e un messaggio da parte di Rei.
Inoltre ho come l'impressione di essere in ritardo per l'allenamento.

Porca miseria!




-Gou! Scusa per il ritardo, eccomi!- esclamo dal fondo della piscina attirando lo sguardo della sorella di Rin.
-Ehi, Chiara-san! Ma dove ti eri cacciata? Ti abbiamo chiamata mille volte, cominciavo a preoccuparmi!- ribatte lei venendomi incontro. Poi abbassa la voce per non farsi sentire dagli altri ragazzi -Allora.. sei riuscita a scoprire qualcosa?- mi chiede, palesemente interessata. Quella domanda mi fa tornare in mente gli avvenimenti di poco prima.
-Uhm, fammi pensare. Diciamo che mi è bastata una manciata di minuti per farmi odiare da tuo fratello e per constatare quanto mi piacerebbe pestarlo a sangue. Detto questo, lo spilungone gode di ottima salute ma non sono sicura che si farà sentire. A quanto ho visto è un tipo piuttosto orgoglioso..- rispondo io a voce alta.
Anche se sono riuscita a tappare la bocca a suo fratello, ciò non toglie che io sia ancora piuttosto indisposta. Il che significa che ho bisogno di un duro allenamento per calmarmi.

Indosso cuffia e occhialini e in un nanosecondo sono già in acqua.
Non saluto nessuno. Oggi nuoto e basta.
-Chiara-chan.. ti senti bene?- mi chiede Makoto, notando il mio malumore.
-Lascia perdere Mako, altrimenti rischio di esplodere..- rispondo io, infastidita.
Accidenti, possibile che quel Rin debba avermi fatto un effetto simile? In genere gli sbruffoni par suo li ignoro semplicemente.. eppure con lui è stato diverso. Non solo mi ha fatta innervosire sopra ogni dire, ma non riesco nemmeno a calmarmi!
Se chiudo gli occhi posso ancora rivedere la sua espressione trionfante. Che nervi, maledizione!
Sono talmente presa dai miei tormenti interiori che non mi accorgo che Rei non c'è. Appena termino la vasca chiedo spiegazioni a Gou e lei mi risponde che è tornato a casa subito dopo pranzo perché si era dimenticato il costume, infatti, dopo pochi minuti, vedo il compagno di classe di Nagisa arrivare sul piano vasca e salutare la rossa.
Tuttavia prima di entrare in acqua mi fissa a lungo, come se volesse dirmi qualcosa ma non sapesse se farlo o meno.

Ma che diavolo hanno tutti quanti, oggi?

*

La porta della stanza si apre bruscamente e il ragazzo dai capelli color mogano entra sbattendo la borsa con l'occorrente per l'allenamento in un punto non ben preciso alla sua destra.
Il suo compagno di stanza, Aiichiro Nitori, capisce all'istante che il malumore del suo senpai non è ancora svanito e decide, contrariamente alla sua indole piuttosto invasiva, di non fare commenti a proposito e di lasciarlo solo.

-Ehm, Matsuoka-senpai.. io esco per un po'!- avvisa imbarazzato il giovane atleta dai capelli grigi, per poi richiudere la porta alle sue spalle senza aspettare la risposta del suo interlocutore.
Rin quasi non si accorge delle parole pronunciate da Nitori da quanto è furioso. Ma chi diavolo si credeva di essere quella ragazzina per parlargli con un tono simile davanti a tutti? Pensa, mentre si lascia cadere pesantemente sul suo letto.
Ah, ma prima o poi gliel'avrebbe fatta pagare. Magari umiliandola come si deve in una gara all'ultima bracciata!

Si ma contro chi? Non riuscirei a sentirmi soddisfatto per aver battuto una ragazza..
Si rende conto suo malgrado, rigirandosi nervoso sul materasso.
“Ci si vede Testolina Rossa!”
Quell'espressione gli era rimasta talmente impressa nella mente da farlo diventare livido di rabbia al solo pensiero. Razza di maledetta!
Come se non bastasse Mikoshiba non aveva fatto altro che chiamarlo in quel modo per tutta la durata dell'allenamento rischiando di farsi assestare un bel gancio destro sotto al mento. Ma ovviamente Seijuro poteva permettersi di fare lo sbruffone poiché, in qualità di capitano della squadra, spettava a lui decidere il carico di lavoro e chi avrebbe partecipato alle competizioni.
Attaccare briga con un tipo del genere non sarebbe stata una mossa furba.
Una vibrazione dalla tasca della sua tuta lo desta improvvisamente dai suoi pensieri. È Gou, e dal messaggio che appare sullo schermo sembra avere urgenza di parlargli.
La chiamerò più tardi.
Niente da fare, il telefono continua a vibrare.
Accidenti che insistente. Non è da lei fare così..
-Pronto, Gou! Maledizione, se non ti rispondo ho i miei buon motiv..- risponde lui seccato, ma non termina la frase che una voce inconfondibile lo fa sussultare.

-Sono Rei. Ho bisogno di parlarti.-



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Capitolo 8
*** Sfida Aperta ***


Capitolo Ottavo - Sfida Aperta

Sono passati tre giorni dal mio incontro/scontro con Rin e durante tutto questo tempo non ho fatto altro che escogitare piani per fargliela pagare.
Nonostante il mio modo di fare piuttosto distaccato quando si tocca l'argomento “Matsuoka”, non posso non ammettere a me stessa che quel ragazzo mi ha in qualche modo turbata profondamente. Non faccio altro che pensare al suo sguardo carico di sentimenti negativi e al suo tono strafottente!
Sospiro sconfitta mentre esco dalla vasca da bagno e allungo la mano per raggiungere l'accappatoio.
-Chiara-chan! La cena è quasi pronta!- mi avverte Teresa dalla cucina.
-Va bene, dieci minuti e arrivo!- le rispondo, mentre mi asciugo e mi osservo allo specchio.

Ancora non riesco a riconoscere la figura che vedo riflessa nonostante abbia i miei stessi occhi e il mio stesso viso. Quella non sono io.
A quanto pare non sono affatto cambiata in questi ultimi due anni.. e io che pensavo che sarebbe stato più facile dimenticare tutto, lontana da casa.
La mia mano corre quasi automaticamente alla piccola cicatrice che mi solca la tempia.
Forse se non avessi mai deciso di iniziare a nuotare, tanti anni fa, forse ora sarei ancora a Torino e mamma e papà sarebbero ancora vivi..
Penso, mentre mi vesto e mi asciugo i capelli. Che sia realmente questa la strada che devo percorrere?





-Chiara, ti vedo pensierosa.. c'è qualcosa che non va?- Makoto, come al solito, è piuttosto perspicace.
-Niente in particolare.. cioè, insomma.. stavo pensando a com'era la mia vita prima di arrivare qui pochi mesi fa!- rispondo io, evasiva. Non voglio svelare troppo del mio passato anche se, mio malgrado, Gou e gli altri si stanno facendo un po' troppe domande sul mio conto. Beh, in fondo è naturale, visto e considerato che di me racconto poco o niente. Per loro io sono solamente una ragazzina che si è trasferita senza un motivo e che adesso nuota con loro, fine.
-Ah, capisco. Beh se hai bisogno di parlare io ci sono sempre, eh!- mi dice sorridendo. Certo che Makoto è un ragazzo davvero gentile e premuroso.. non mi stupisce affatto che l'anno scorso Nagisa lo avesse nominato capitano della squadra!
La campanella della fine delle lezioni mi fa destare da tutti i miei pensieri e finalmente posso alzarmi e sgranchire le gambe.
Non passano nemmeno tre minuti che Gou è già nella nostra classe, seguita a ruota come al solito da Rei e Nagisa.
-Ragazzi, ci sono grandi novità!- annuncia, puntando le mani sul banco di fronte al mio -è stato anticipato l'allenamento collettivo alla Samezuka di due settimane, non chiedetemi il motivo perché non lo so..- conclude, suscitando la reazione di tutti. A parte la mia.

A-allenamento alla Samezuka? Ma di cosa sta parlando?

-Di due settimane? Ma questo vuol dire che è mercoledì prossimo!- esclama Nagisa, in preda all'euforia.
Anche Mako e Haru si illuminano in volto e si scambiano occhiate d'intesa, mentre Rei si sistema gli occhiali sul naso con fare piuttosto inquietante.
-Finalmente avrò l'occasione di dimostrare la mia infallibile tecnica a delfino..- dice, facendomi alzare un sopracciglio.

Ok, non sto capendo nulla.

-Ehi, ehi, ehi! Calmatevi. Di che allenamento state parlando?- sbotto io, facendo sgranare gli occhi a Gou.
-C-come sarebbe? Haruka non te ne ha parlato? Si tratta di un allenamento che la Iwatobi svolge una volta l'anno con la Samezuka. Niente di speciale insomma...- mi risponde Nagisa.
-Ma si tratta anche di una buona occasione per confrontarsi con altri ragazzi, in vista delle prime competizioni!- gli fa eco Makoto.
Un lieve sorriso incurva le mie labbra all'idea di dovermi confrontare con quei patetici bambini viziati della Samezuka. Si pentiranno amaramente di aver riso di me, come si pentirà quell'arrogante di Rin di avermi messa in imbarazzo. Entro mercoledì farò in modo di trovarmi in forma smagliante per far mangiare le bollicine a chiunque osi sfidarmi.

Gou si accorge immediatamente che a stento riesco a reprimere la mia furia omicida e si costringe a darmi la cattiva notizia.
-Purtroppo, però, essendo la Samezuka una scuola esclusivamente maschile.. Chiara-chan non potrà partecipare all'allenamento!- dice tutto d'un fiato la ragazza, aspettandosi una sfuriata (di quelle coi fiocchi) da parte mia.
Ma io me ne resto in silenzio a fissare il banco davanti a me, con la testa ciondolante di chi ha visto frantumarsi le proprie asepttative in meno di mezzo secondo.
-Cooosa? Non è giusto! Perché non potrebbe nuotare anche lei? Scommetto che sarebbe tranquillamente in grado di battere in velocità metà degli atleti di Mikoshiba senza nessun problema!- esclama Nagisa, afferrando Gou per un braccio.
-Ehi, Nagisa lasciami! Non le ho scritte io le regole, sia chiaro, quindi non prendetevela con me!- cerca di difendersi la giovane dalla stretta dell'amico.
-Beh ma scusa non potresti usare il tuo fascino per convincere il capitano? Eddai, Gou ti prego! Non avevate cominciato a sentirvi voi due?- si lascia scappare il biondo, senza minimamente rendersi conto che proprio in quel momento Gou sta per essere incenerita da un mio sguardo.

Io la uccido e poi la spedisco a pezzetti al caro Mikoshiba. Ecco, farò proprio così.

Penso, mentre la faccia della ragazza di fronte a me comincia ad assumere un colorito sempre più intenso, fino a non riuscire più a distinguere l'esatta ubicazione dell'attaccatura dei suoi capelli.
-Beh.. no, ecco.. io.. Seij.. cioè Mikoshiba non..- balbetta lei in preda all'imbarazzo e al terrore.

"Il capitano della squadra mi fa un po' paura..". Gou mi sto incazzando. Comincia a correre.

Per fortuna la voce calma di Haruka placa la mia ira e ci fa voltare incuriositi verso di lui.
-Se le regole sono queste c'è poco da fare.. Chiara-chan spero che vorrai comunque accompagnarci, perché se non vieni tu non verrà nessuno di noi!- afferma, pacato come al suo solito, osservandomi con i quegli occhi così simili ai miei ma di varie tonalità più scuri e profondi.
Immediatamente anche gli altri annuiscono convinti, stupendomi. Non credevo di essere così importante per loro... nella mia vecchia squadra a Torino nessuno avrebbe fatto un gesto simile per me. Forse solo Rebecca.
Che sia riuscita finalmente a trovare il mio posto in questa squadra?







*





E notte fonda alla Samezuka e un'improvvisa folata di vento smuove le foglie secche del marciapiede e del cortile, producendo rumori sinistri. L'intera struttura pare totalmente addormentata se non fosse per un ragazzo, seduto sul bordo di un'aiuola, che si stringe nella leggera giacca della tuta. In attesa.
Un rumore di passi lo fa voltare.
-Ce ne hai messo di tempo eh, Ryugazaki..- sbuffa alzandosi in piedi e fronteggiando il giovane appena arrivato.
-Mi dispiace di averti fatto attendere, ma non preoccuparti. Non mi tratterrò a lungo..- risponde Rei, senza scomporsi.
-Avanti, spara. Che vuoi?- chiede, stizzito, lo squalo.
-Niente di impegnativo. Ti chiedo solo di lasciare in pace Chiara-chan. Non sfidarla ancora.- risposta secca. Diretta. Che colpisce dritto nel segno.
Rin scoppia in una risata nervosa.
-Non so di cosa tu stia parlando, quattrocchi. Faresti meglio a tornartene a casa!-
-Vi ho visti, Rin. Proprio lì!- risponde Rei indicando la piscina con un braccio -Sapevo fin dall'inizio che Chiara-chan ci stava nascondendo qualcosa quel giorno, così ho deciso di seguirla con una scusa. Perciò ora te lo ripeto, lasciala in pace.- conclude, facendo trasalire il rosso.
-Ti assicuro che hai frainteso tutto. Quella lì è venuta apposta per attaccare briga e io l'ho accontentata. Non sono stato certo io a invitarla!- risponde Matsuoka, ricomponendosi subito.
La leggera risata di Rei, tuttavia, riesce a disturbarlo ancora. 
Ma si può sapere cosa diavolo ci trova di così divertente?
-Matsuoka-san.. l'anno scorso hai distrutto l'autostima e la voglia di nuotare di Haruka per i tuoi stupidi capricci e non ti permetterò di fare lo stesso giochetto con lei, facendo leva sulle sue debolezze- spiega il giovane, senza troppi problemi -Chiara-chan è una ragazza che ama le sfide, proprio come te, dunque non si arrenderà finché non lo farai tu, e dubito che ciò avverrà mai. Dunque tutto quello che ti chiedo è di starle lontano e di non importunarla, perché mi rifiuto di vedere una ragazza, con un talento come il suo, ottenere i suoi risultati solo per dimostrare a TE che vale qualcosa!- conclude, fissandolo attraverso le lenti dei suoi occhiali.
-Senti, Ryugazaki io non so cosa il tuo cervello ti abbia fatto intendere, sta di fatto che se anche fosse così io non prendo sicuramente ordini da uno come t..- non termina la frase che la mano di Rei lo afferra per il bavero della giacca, facendolo trasalire.
-Adesso basta, Rin. L'anno scorso sono stato al mio posto perché ero appena arrivato e i problemi che avevi con Haruka e gli altri non mi riguardavano più di tanto. Ma adesso stai cercando di entrare in un territorio che non ti appartiene.. Chiara-chan fa parte di una squadra di cui tu non fai più parte, mettitelo in testa!- esclama, sfogando la sua frustrazione. Tuttavia la presa del giovane si allenta poco alla volta, facendo riguadagnare un battito al cuore di Rin.
-È tutto..-

Dunque era solo per difendere una sua amica che Ryugazaki lo aveva costretto ad incontrarsi con lui a notte fonda? Che perdita di tempo. Nonostante non si aspettasse una reazione simile da parte del quattrocchi, lui non avrebbe lasciato perdere facilmente. Quella Chiara aveva passato il limite con lui.
Da quel giorno tra loro sarebbe stata sfida aperta.




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Capitolo 9
*** Salvataggio ***


Capitolo Nono - Salvataggio

I giorni si susseguono davvero in fretta alla Iwatobi tanta è la voglia di partecipare all'allenamento collettivo. Tranne per me, che ovviamente per quel giorno me ne dovrò stare seduta buona buona a bordo vasca perché sono una ragazza. Pazzesco.
Al solo pensiero di un'ingiustizia simile mi torna il voltastomaco.
Tuttavia questa situazione mi ha spronata ad impegnarmi ancora di più nel mio sport, migliorando la potenza e perfezionando la tecnica.
Adesso riesco quasi a tenere testa a Makoto in un allenamento aerobico nuotato da lui a dorso e da me a delfino!
-Chiara-chan, stai migliorando a vista d'occhio! Ultimamente sto facendo davvero fatica a non farmi superare..- mi dice il castano, respirando affannosamente, ma nemmeno quel complimento riesce a tirarmi su di morale.
Non è giusto. Non è giusto che io debba rimanere a guardare i miei amici nuotare mentre io me ne dovrò stare in disparte. Io voglio nuotare con loro, anche se saremo in un'altra piscina. E soprattutto voglio farla pagare a Matsuoka e dimostrargli di cosa sono capace. Se riuscirò ad impressionarlo magari mi porgerà le sue scuse...
Penso, mentre esco dall'acqua e mi siedo sul muretto. Sconfitta.
-Per oggi ho finito. Me ne torno a casa.- dico solamente, prima di togliermi la cuffia e afferrare con rabbia l'asciugamano piegato sul blocco di partenza. È una settimana che il mio sangue ribolle di frustrazione e io non ne posso più. Questa situazione mi ha seriamente infastidita.
Faccio per attraversare il lava piedi per andarmi a cambiare ma il mio sguardo rivolto a terra non mi permette di vedere arrivare Haruka, che mi urta con una spalla facendomi cadere.

-Accidenti, Chiara-chan. Stai bene?- mi chiede preoccupato, porgendomi una mano per aiutarmi.
-Sì sto bene. Niente di rotto, sono solo caduta..- rispondo, fredda, rifiutando il suo appoggio e alzandomi. Lo sguardo nascosto dai capelli umidi, fisso a terra. Faccio per voltargli le spalle, quando mi sento sollevare di peso da qualcuno.
-Ehi.. ma che cosa..- riesco a malapena ad articolare, mentre mi rendo conto che è Makoto a tenermi come un salame sulla sua spalla.
-Zitta. Ora torna a nuotare con noi e non provare mai più a fare una faccia così triste davanti a me, intesi?- non posso fare a meno di sorridere.
Ultimamente il castano ha dimostrato di essersi affezionato molto a me e devo dire che anche io comincio a considerarlo un grande amico. E come potrebbe non esserlo? È sempre gentile, premuroso, sorridente.. e poi ha un fisico da fare invidia a Michael Phelps (
No, aspetta Chiara.. questo non c'entra nulla..). Ah, se i ragazzi fossero tutti così!
-Va bene, Mako. Non volevo farti preoccupare...- rispondo a mezza voce, mentre mi posa delicatamente sul blocco di partenza della corsia cinque -è che io.. insomma.. non è proprio giusto..- la voce rotta dalle lacrime che ormai non riesco più a trattenere. Mi sento una stupida a piangere per una cavolata simile, eppure se questa situazione mi rende così triste un motivo ci dovrà pur essere!

Intanto anche Nagisa e Gou si sono avvicinati, vedendomi singhiozzare, per cercare di consolarmi.
-Oh, Chiara-chan..- sospira la rossa cingendomi le spalle con le sue esili braccia mentre il biondo, intuendo soltanto il motivo del mio sfogo, cerca conferma nello sguardo del capitano e, una volta constatato che ancora non mi sono andate giù le regole maschiliste della Samezuka, mi batte una mano sulla spalla con fare fraterno.
-Non preoccuparti Chiara-chan! Ti basterà vestirti come un maschio e ti faranno entrare!- afferma con sicurezza, ma beccandosi un'occhiata inebetita da parte mia, di Mako e di Gou. Anche Haru ha scosso leggermente la testa prima di tuffarsi e di ricominciare ad allenarsi.
-Ehm, grazie Nagisa.. apprezzo la tua idea ma purtroppo si nuota in costume e, anche se decidessi di indossarne uno intero maschile, è inevitabile che qualcuno possa notare una certa “mancanza” lì sotto!- rispondo, mentre Gou diventa pian piano paonazza.
-M-ma.. Chiara-chan, non puoi parlare di queste cose davanti a dei ragazzi...- balbetta lei portandosi le mani al volto e guardando altrove.
La fisso interrogativa mentre gli altri scoppiano a ridere.

Che ho detto di tanto strano?

 



Nonostante i vari avvenimenti della giornata, alla fine mi ritrovo a salutare come sempre i ragazzi e Gou alla stazione per poi incamminarmi verso casa.
Quanto mi piace Tottori. È così solitaria e tranquilla.. e a quest'ora di sera è ancora più piacevole passeggiare per le strade illuminate e poco affollate. O meglio, solitamente è così.
Oggi mi sento pervasa da una sensazione negativa che mi attraversa la spina dorsale come un brivido gelido. Mi piego sulle caviglie facendo finta di aggiustarmi le calze e lentamente volto la testa per guardarmi alle spalle.
La strada è deserta, ad eccezione di un tale intento a fumarsi una sigaretta. Ad una prima occhiata sembrerebbe un ragazzo giovane, forse un paio d'anni più grande di me, con i capelli scuri tinti sulle punte di verde.
Wow, che stile.. penso con una smorfia di disappunto ma tirando un sospiro di sollievo. Quel tipo mi sembra innocuo.
Riprendo a camminare, ma il senso di disagio proprio non vuole saperne di andarsene. 
Ma che diavolo mi succede, oggi?
E infatti le mie paure prendono improvvisamente forma dopo circa un quarto d'ora quando un tale, aprendo la porta a vetri di un negozio, mi permette di vedere per una frazione di secondo parte della strada dietro di me.
Quel ragazzo è sempre lì. Sembra anche più vicino di prima.
Credo sia in quel preciso istante che il mio cervello abbia deciso di non funzionare più.

Comincio a correre.
Svolto un angolo. Poi un altro. Inciampo un paio di volte ma mi sforzo di mantenere l'equilibrio per poi riprendere a correre.
Cerco di concentrarmi sul rumore dei piedi sull'asfalto e mi rendo conto che non sto sentendo solamente il mio.. ma anche quello di qualcun altro. Qualcuno che si avvicina a velocità sorprendente.

Maledizione!

Accelero ancora, pur sapendo che un'andatura del genere non riuscirò a tenerla ancora per molto. I muscoli cominciano a bruciare. Cerco di non mollare, ma i le mie gambe decidono che lo sforzo richiesto è troppo per loro e mi abbandonano. Rallento per una frazione di secondo. Giusto il tempo di sentire una mano sulla bocca e una sul ventre, per poi venire trascinata in una stradina secondaria, totalmente priva di illuminazione.

Oh, cazzo!





Comincio a dimenarmi come una forsennata, scalciando e mordendo, mentre mi impongo con tutta la mia buona volontà di non piangere.
-Ehi, sta' buona maledizione!- sussurra il giovane dietro di me, pericolosamente vicino al mio orecchio, facendomi avvampare.
Improvvisamente la mia testa riprende a produrre pensieri razionali, poiché mi accorgo che quella voce l'ho già sentita. È profonda e lievemente roca.
Mi calmo un po', ma solo quando il mio respiro decide di regolarizzarsi il ragazzo decide di mollare la presa sul mio corpo, permettendomi di guardarlo in faccia nella semioscurità.
-R-rin!- boccheggio, spalancando gli occhi ancora più di quanto non lo fossero già.
-Fa silenzio, altrimenti ci scopre..-risponde invece lui, puntando lo sguardo verso rettangolo di luce proveniente dalla strada principale, aspettandosi probabilmente di veder spuntare il ragazzo dai capelli verdi da un momento all'altro. Ma per fortuna il viale sembra deserto.
-C-che ci fai qui? Perché non sei nella tua scuola?- domando io, massaggiandomi lo stomaco. Quel cretino mi ha fatto male.
-Devo per forza trovarmi sempre alla Samezuka? Posso anche decidere di andarmi a fare una passeggiata sai..- risponde lui, sbuffando per poi fare un passo verso di me -ti ho vista per caso e già stavo sospettando che quel brutto ceffo ti stesse seguendo. Poi hai iniziato a correre e ho deciso di prendere una scorciatoia per poterti acciuffare senza che se ne accorgesse, tutto qui!- conclude facendo spallucce e appoggiandosi accanto a me, sul muro freddo di mattoni.
“Ah” è la mia risposta, ricordandomi tutto d'un tratto che Rin è stato il motivo per il quale il mio umore è andato peggiorando negli ultimi giorni -Beh, allora scusa per il disturbo.. torna pure alla tua passeggiata!- rispondo cercando di essere più fredda possibile, per poi voltargli le spalle.
Ma al rosso la mia reazione non sta bene per niente.
-È così che mi ringrazi, dopo che ti ho salvata da un potenziale maniaco?- mi dice in un soffio, inchiodandomi al muro con un braccio. Arrossisco fino alla radice dei capelli, e ringrazio Gesù di trovarmi al buio e di non poter dare la soddisfazione a Matsuoka di vedermi così in difficoltà.
-Beh.. io, veramente.. - balbetto, senza riuscire ad articolare una frase sensata. Rin è davvero TROPPO vicino.
Razza di stronzo, ti prendi gioco di me?
Il mio cuore fa una capriola quando lo sento ridere piano, a denti stretti, mentre i suoi occhi cremisi cominciano ad osservarmi come se fossi un pezzo di carne.
-Puoi fare la dura quanto vuoi ma resti pur sempre una ragazza, giusto?- dice, abbassando il tono di un'ottava e facendomi, se possibile, arrossire ancora di più.

Lo schiaffo arriva nemmeno un secondo dopo, lasciando il segno delle mie dita sulla sua guancia sinistra.
-Adesso basta giocare, Rin. Ti ringrazio per prima.. ma sappi che con te la partita non si chiuderà così facilmente! Non mi è ancora andato giù il benvenuto che mi hai dato pochi giorni fa alla Samezuka e non mi interessa il motivo per cui lo hai fatto. D'ora in avanti mi impegnerò per dimostrarti quanto posso essere forte e alla fine sarai costretto a chiedermi scusa in ginocchio!- sbraito, paonazza, liberandomi dalla presa dello squalo.
Rin non risponde subito. Prima raddrizza la schiena, che fino a poco prima teneva incurvata per tenere il suo viso alla mia altezza, poi allunga la mano verso la guancia in fiamme, infine mi osserva con lo sguardo più seducente che potesse mai rivolgermi.
Se non la smette giuro che questa è la volta buona per prenderlo a legnate. Penso, mentre una vena comincia a pulsare sulla mia tempia.
-Come vuoi. Allora ci vediamo presto, vedi di allenarti come si deve!- dice, sorpassandomi e sfiorandomi il fianco con la mano destra -fammi divertire almeno un po'..- sussurra, prima di voltare l'angolo e dileguarsi. Improvvisamente, tutta la tensione accumulata fin a quel momento mi crolla sulle spalle, facendomi cedere le ginocchia e costringendomi ad accasciarmi a terra.

Perché capitano tutte a me? Cosa ho fatto di male?

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Capitolo 10
*** Allenamento Collettivo ***


Capitolo Decimo - Allenamento Collettivo

-Chiara, hai preso la maglietta nuova della società?- la voce di mia madre sembra qualcosa di parecchio lontano, nonostante si trovi seduta nel sedile davanti al mio, accanto a mio padre.
-Sì, l'ho messa in borsa prima di partire.. tranquilla!- le rispondo in automatico, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio rurale attraversato dall'autostrada che stavamo percorrendo e senza sapere il perché quelle parole mi siano uscite di bocca. Dove siamo diretti?
-Ah, meno male! Sai, sono così emozionata all'idea di vederti gareggiare a Roma che se ci penso mi viene la pelle d'oca!- ah, quindi è lì che stiamo andando.
-Avanti Gou, smettila di infastidirla.. sarà abbastanza tesa già di suo, non è vero Chiara-chan?-non è la voce di mio padre, ma proviene proprio dalla figura voltata di spalle che regge il volante.
Mi ritrovo a sbarrare gli occhi mentre lui si volta verso di me mostrandomi il setto nasale distrutto, le labbra spaccate tese in un macabro sorriso, il cranio solcato da una lunga spaccatura verticale.
E il sangue... tanto sangue. Talmente tanto da riuscire quasi a mascherare completamente il volto di Rin.
-Hai ragione, prometto che non dirò più una parola, va bene tesoro?- mia madre ridacchia, come se non si fosse accorta di nulla, ma quando anche lei si volta verso di me mi scopro a urlare terrorizzata nel rendermi conto che anche lei non è più lì. Al suo posto c'è una Gou dalla pelle grigiastra e dallo sguardo spento e vuoto. Come se fosse ormai morta da parecchi giorni.
-Cosa c'è Chiara-chan? Non ci riconosci?- parlano insieme, la loro voce è atona. Sento che sto per svenire.

L'ultima cosa che vedo è un camion che ci viene addosso, demolendo la macchina.
L'ultima cosa che sento è una fitta lancinante alla tempia.

 

 

 

-No!- urlo, scattando in piedi e accorgendomi troppo tardi di aver appena interrotto la lezione di matematica. Un brusio di risate e il richiamo del professore mi fanno tornare alla realtà.
Mi siedo di nuovo, imbarazzata e ancora scossa dall'incubo appena dissoltosi che mi ha lasciato un sottile velo di sudore sulla fronte.
Devo smetterla di mangiare pesante alla sera, maledetta Teresa... penso, mentre mi passo le mani sul viso e mi sforzo di regolarizzare il mio battito cardiaco.
La campanella della fine delle lezioni mi fa quasi spaventare. Oggi sono praticamente un fascio di nervi, non solo per l'incubo che ha rovinato il mio sonnellino mattutino, ma anche perché due ore più tardi ci dovremo recare alla Samezuka Academy per l'allenamento collettivo.
E mi toccherà rivedere quello sbruffone di Rin.
Al solo pensiero del nostro ultimo incontro la mia faccia cambia immediatamente colore.
-Chiara-chan, sbrigati o non arriveremo in tempo!- Gou è sulla soglia della classe, già affiancata da Haruka, Makoto, Rei e Nagisa. Le mani sui fianchi ed un'espressione corrucciata dipinta sul volto. Non posso fare a meno di sorridere.
Sì vede lontano un miglio che non vede l'ora di vedere il suo amato fratellone e forse, chi lo sa, anche il bel capitano dagli occhi di miele.

-Arrivo, arrivo!-

 

 

 

-Ah, siete arrivati finalmente!- ci saluta Seijuro non appena varchiamo la soglia della grande piscina. Ovviamente nessuno dei miei amici, a parte Gou, sa che io sono già stata qui, e non appena mi accorgo che il capitano sta per smascherarmi, chiamandomi per nome, mi precipito davanti a lui per stringergli la mano.
-Piacere, il mio nome è Chiara Vivaldi. Sono una nuova studentessa della Iwatobi High School e ho deciso di far parte della squadra di nuoto!- gli dico, guardandolo complice e strizzandogli l'occhio. Per mia somma fortuna, il rosso capisce al volo.
-Oh, b-benvenuta allora!- risponde nervosamente, per poi tornare serio dopo essersi schiarito la voce -Potete andare a cambiarvi, l'allenamento inizierà tra dieci minuti- annuncia infine voltandoci le spalle e lasciandoci a bocca aperta.
-Secondo voi, stava parlando anche per me oppure no?- chiedo ai ragazzi dietro di me, che a loro volta, si voltano verso Gou.
-Ehm.. non guardatemi così! Io ho letto il regolamento sul sito della scuola.. e parlava chiaro!- cerca di giustificarsi, imbarazzata, agitando le mani davanti a sé -non so, io.. forse è meglio se ne parlo col capitano, ho capito!- conclude poi, rassegnata, per poi correre dietro al capitano che nel frattempo si è recato ad avvertire i suoi atleti del nostro arrivo.
-Ehm, Seij... cioè, Mikoshiba-kun..- la voce di Gou, seppur ridotta ad un sussurro, rimbomba per tutta la piscina e attira l'attenzione della stragrande maggioranza dei presenti. Suo fratello compreso, che si volta di tre quarti nella loro direzione con un'espressione indecifrabile dipinta su quel muso da squalo che si ritrova. Sembrerebbe quasi... gelosia. Frustrazione. Odio.
Cerco, con scarso successo, di soffocare una risatina. 
Ma allora anche la perfetta maschera di fierezza di Rin si scioglie quando la sorellina si avvicina troppo ad un ragazzo..
Come se mi avesse letto nel pensiero lo squalo si accorge della mia presenza e, non appena nota il leggero sorriso che increspa le mie labbra, mi rivolge uno sguardo colmo di disprezzo.

Sguardo che sostengo con sfida.
-Dimmi tutto, Gou-chan! Oh, sbaglio oppure oggi sei più carina del solito?- ammicca il giovane stringendo le mani della ragazza nelle sue, grandi e forti.
-Grazie mille! Ma beh ecco, ci stavamo chiedendo se per caso il regolamento per il quale le ragazze non possono partecipare alle attività natatorie della Samezuka sia ancora valido...- spiega lei, con lieve imbarazzo.
Seijuro si fa d'un tratto molto serio, passandosi la mano destra tra i capelli con fare pensoso.
-Ah, il regolamento. È parecchio tempo che non lo aggiorniamo sul sito dell'accademia...- non termina la frase che Rin si intromette nella discussione.
-Ma per favore! Le ragazze non hanno mai nuotato con noi e mai lo faranno- dice con aria seccata per poi fulminarmi con uno sguardo colmo di sottintesi. Mi sta per provocare, me lo sento. Chiamatelo sesto senso, ma sono stra certa che quel deficiente mi sta per sputare in faccia una verità inutile e che mi farà sicuramente incazzare -e poi.. una come lei non può essere in grado di competere con atleti preparati come lo siamo noi. È solo una femmina!- conclude, per poi restare a contemplare la mia espressione. Dalla faccia che fa, però, a quanto pare ciò che legge sul mio viso non è neanche lontanamente simile alla reazione che si sarebbe aspettato. Sono fredda e impassibile come una statua di marmo.

Tuttavia la reazione di Mikoshiba mi stupisce alquanto.
-Matsuoka, mi dispiace contraddirti ma qui le regole le faccio io. E per quanto mi riguarda Chiara-chan può partecipare all'allenamento come chiunque altro!- esclama, facendo trasalire tutti i presenti -Inoltre il regolamento che vietava l'ammissione delle donne era esteso solamente alla squadra di nuoto della Samezuka, poiché fa parte di un'accademia maschile. Dunque durante un allenamento collettivo è possibile la partecipazione anche da parte di atlete di sesso femminile! E poi..- continua, passando lo sguardo su ognuno dei componenti della squadra ed infine piantando le sue calde iridi di miele nelle mie, fredde come pezzi di ghiaccio - ..non vedo l'ora che questa ragazza mi faccia vedere di che pasta è fatta!- conclude, sorridendomi incoraggiante.
A quelle parole, gran parte degli atleti presenti cominciano ad applaudire, seguiti a ruota dai miei compagni e da una Gou felice come una pasqua.
Solo Rin mi volta le spalle, stizzito.
Le parole del rosso hanno fatto centro. Adesso sì che ho l'entusiasmo giusto per dimostrare a tutti, e specialmente a Matsuoka, quanto valgo.
Mentre gli altri ragazzi si dirigono negli spogliatoi, Gou mi si avvicina.
-Scusami, Chiara-chan, per averti fatto star male per tutti questi giorni. È colpa mia che non mi sono informata a dovere riguardo il regolamento della scuola! Immagino che tu non abbia nemmeno l'occorrente per l'allenamento, visto che pensavi di non dover entrare in acqua...- mi dice lei a capo chino, aspettandosi probabilmente un mio rimprovero, ma io so benissimo che lei non farebbe mai nulla di cattivo nei miei confronti. L'abbraccio.
-Non preoccuparti, Gou. Quando voglio so essere una ragazza piena di risorse!- rispondo io, staccandomi dall'abbraccio e strizzandole l'occhio.

Intanto Haruka e gli altri hanno fatto ritorno dagli spogliatoi e si stanno scaldando i muscoli, come ho insegnato loro, aspettando gli ordini di Seijuro per iniziare l'allenamento.
Comincio ad allentarmi il fiocco sul bavero della divisa per poi cominciare a sbottonarmi la camicetta, ma non faccio in tempo a toccare il terzo bottone che Makoto si precipita verso di me, rosso in viso e in preda ad un attacco isterico.
-Chiara-chan! Che stai facendo? Non puoi spogliarti qui! Ma non hai un minimo di senso del pudore?- mi rimprovera il castano, suscitando la mia risata.
-Makoto, rilassati. Ho già il costume sotto gli abiti! Non sto facendo uno spogliarello!- esclamo, facendolo avvampare ancora di più, questa volta per la vergogna.
Tuttavia, dopo una rapida analisi, il dorsista si calma e mi lascia continuare a cambiarmi. Non posso fare altrimenti, visto che non esistono spogliatoi femminili.
Quando resto unicamente con l'Arena nero indosso, sento gli sguardi maliziosi di parecchi ragazzi puntarmisi addosso.
Ma io non sono una timida ragazzina giapponese. Se provano anche solo a sfiorarmi li ammazzo.
-Molto bene! Anche quest'anno cominceremo con i cronometraggi individuali. Avete venti minuti di tempo per scaldarvi e attivarvi. Forza!- esclama il capitano, con un gran sorriso sulle labbra.

Immediatamente i ragazzi si tuffano, sollevando migliaia di schizzi e distribuendosi in tutte le corsie disponibili. Decido di entrare alla corsia quattro che è la meno occupata, e subito alle mie spalle si materializzano Nagisa e Rei.
-Entriamo con te, va bene?- mi chiede il biondo, con il suo solito tono allegro e leggermente infantile.
-Va bene! Mi raccomando scaldatevi bene e rompete il fiato!- rispondo io, poco prima di infrangere la superficie dell'acqua. È un po' più fredda rispetto alla piscina della Iwatobi High School, ma non mi crea problemi.
Molto bene, ho solo venti minuti quindi inizierò con un po' di scioglimento, poi farò un paio di serie da venticinque metri a gambe, qualcuna di esercizi a stile libero e delfino, qualche subacquea veloce e un paio di sprint. Dovrei farcela.

Il riscaldamento non mi crea troppi problemi, a parte qualche botta durante un superamento e qualche intoppo dovuto ad un ragazzo troppo lento davanti a me, così riesco ad attivarmi nel migliore dei modi.
Scaduto il tempo, Seijuro ci fa uscire dall'acqua annunciando che avremmo dovuto nuotare cinquanta metri a testa, in uno stile a scelta.
Il primo a partire è Rin, acclamato da mezza squadra, che sale sul blocco numero uno. Noto che ha un modo tutto particolare di aggiustarsi gli occhialini! Infatti, dopo averli premuti sul viso, tende l'elastico sulla nuca per poi lasciarlo andare con uno schiocco. Dopodiché si piega avvicinando le mani ai piedi tenuti paralleli sul bordo della piattaforma con i muscoli tesi pronti a scattare. Non appena Mikoshiba dà il segnale, il ragazzo si stacca velocemente dalla posizione di partenza e si tuffa. La subacquea è forse un po' troppo lenta ma non appena le sue braccia escono dalla superficie della acqua mi rendo conto di quanto sia veloce e potente il suo stile libero.
Le sue mani sembrano voler graffiare e mordere l'acqua con prepotenza e, nonostante il mio disprezzo nei suoi confronti, devo dire che è davvero bello da guardare. Non appena tocca il muretto, si levano diverse grida da parte di alcuni ragazzi, tra i quali il piccoletto che avevo già avuto modo di notare il giorno della mia “intrusione” alla Samezuka.

-Ottimo lavoro, Matsuoka-kun! Ventisei secondi e novanta centesimi!- tuona il rosso, battendo una mano sulla spalla a Rin, appena uscito dall'acqua.
-È stato facile..- si pavoneggia lui, facendomi non poco incazzare, mentre mi lancia uno sguardo di sfida.
Decido di concentrarmi unicamente sulla mia imminente prestazione cancellando dalla mente ogni tipo di pensiero, ma la mia tranquillità non è destinata a durare ancora a lungo. Qualcuno mi afferra delicatamente il polso, facendomi voltare infastidita.
-Se sei venuto a pavoneggiarti sul tuo strabiliante risultato puoi anche girare i tacchi a andartene, Rin. Devo concentrarmi- sibilo con freddezza, mentre il giovane molla istintivamente la presa dal mio braccio. Credo di avergli fatto paura.
-Guarda che sono solo venuto a farti gli auguri... Non c'è mica bisogno di tirare fuori gli artigli! E poi ti ho vista guardarmi a bocca spalancata.. non vorrei averti demoralizzata troppo- risponde lui, facendomi avvampare dall'imbarazzo e dalla frustrazione.
-Gli artigli li tiro fuori solo in acqua. Questo è semplicemente il mio carattere! E poi non stavo guardando sicuramente guardando te..- rispondo distogliendo lo sguardo, per poi salire sul blocco di partenza. lo sento sghignazzare.

Adesso tocca a me.
Sento gli sguardi di tutti i presenti puntati addosso a me (compreso quello di Rin puntato sulla mia schiena, o meglio, un po' più in basso..), ma non mi interessa. Ora ci sono solo io e l'acqua.
Mi sistemo sul blocco, il piede destro avanti e il sinistro indietro, spostando il baricentro della mia figura semi accovacciata oltre il bordo della piccola piattaforma. Non appena sento il via del capitano, scatto in avanti ad una velocità che nemmeno io pensavo di avere rompendo la superficie dell'acqua in modo impeccabile. La mia subacquea è molto più lunga di quella di Rin, ma ovviamente le mie bracciate sono molto meno potenti rispetto alle sue. Accompagno la nuotata a delfino muovendo bacino, spalle, e colonna vertebrale in modo da favorire lo scivolamento e limitare l'attrito, infine incremento la potenza delle gambate subito dopo la virata. Le bandierine che mi separano dalla fine sono vicine e non respiro finché le mie mani non si scontrano contro il muro ruvido che costituisce il mio punto di arrivo.
Al contrario di quando è stato Rin a nuotare, adesso in piscina è calato un silenzio di tomba, smorzato unicamente dal “Fatemi vedere quanto ha fatto” di Nagisa e dai “Non spingete” della calca di ragazzi che si trova alle spalle del capitano, intenti a sbirciare sul cronometro.
Noto con un certo stupore il repentino cambiamento di umore del “grande” Matsuoka. Da incredulo, a stizzito fino a diventare nero di rabbia.
-Chiara-chan.. non so come dirtelo..- sussurra Seijuro, passando continuamente lo sguardo dal cronometro a me e da me al cronometro. Trattengo il fiato, nonostante il mio petto stia quasi per esplodere -.. ma credo che tu abbia appena battuto il record regionale femminile nei 50 delfino!- conclude, tendendo finalmente gli angoli della sua bocca in un gran sorriso.

Non ci posso credere!

Makoto e Nagisa esplodono in un urlo d'esultanza mentre Haruka mi tende la mano per accompagnare la mia uscita dalla vasca. Questa volta il suo aiuto lo accetto volentieri, e mi stupisco di quanto sia diventato forte quando mi solleva come se fossi fatta di piume.
-Sei stata grande Chiara-chan!-
-Sei troppo forte!-
-Non pensavamo che fossi così veloce..-

I complimenti arrivano come una cascata e a mala pena mi rendo conto delle persone dalle quali provengono, ma di una cosa sono certa: mi sento al settimo cielo.
Il record regionale... questo sì che è un ottimo inizio!





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Capitolo 11
*** Scommesse Pericolose ***


Capitolo Undicesimo - Scommesse Pericolose


L'allenamento collettivo alla Samezuka continua senza troppi problemi fino a pomeriggio inoltrato, quando finalmente Seijuro ci permette di uscire dalla vasca per asciugarci e cambiarci.
La mia prestazione non è passata inosservata, come anche quella degli altri miei compagni di squadra, cosa che a quanto pare sta infastidendo Rin più di quanto mi aspettassi.
-Certo che Chiara-san è davvero in gamba! Non pensavo nuotasse così bene- sento dire da Nitori rivolto a Gou, che era rimasta ad assistere all'allenamento.
-Eh, si! La nostra Chiara è fortissima, vedrai che arriverà molto in alto!- risponde lei, avvicinandomi e saltandomi addosso per abbracciarmi. Il ragazzino dai capelli di luna arrossisce lievemente per quella manifestazione così esplicita di affetto, ma si ricompone quasi subito cercando di attirare l'attenzione del suo adorato senpai.
-M-ma certo, è ovvio! Riuscirà sicuramente ad ottenere grandi risultati, giusto Matsuoka-senpai?- le fa eco lui, voltandosi speranzoso verso il ragazzo dai capelli di mogano.
Fino a quel momento Rin era rimasto in disparte, a parlare con alcuni suoi compagni di squadra, con l'asciugamano nero di tela sottile adagiato sui suoi capelli gocciolanti ed il busto piegato leggermente in avanti che metteva in risalto il suo addome scolpito. Il costume, lungo fino alle caviglie, che aveva indossato per le due ore precedenti probabilmente era troppo stretto in vita, poiché con le mani lo aveva abbassato di un paio di centimetri per dare un po' di sollievo alla pelle arrossata a contatto con la cucitura.
Forse non avrei dovuto guardare PROPRIO quel particolare, poiché sento inesorabilmente salire la temperatura delle mie orecchie e delle mie guance.
Scuoto la testa per cercare di tornare in me, ma purtroppo non posso farci niente. Non è colpa mia, alla fine, se Rin è così dannatamente sexy.
Ehi, un momento! A cosa sto pensando? Rin è uno stronzo. Un tipo del genere non potrà mai interessarmi..
Immersa com'ero nei miei, poco casti, pensieri, non mi accorgo che intanto il rosso si è avvicinato a noi, fissandomi con uno sguardo raggelante. Cerco di guardare altrove per non arrossire ulteriormente. Ora come ora non sono in grado di fare la dura, con lui.
-Non dire stupidaggini, Ai. La sua è stata solo fortuna!- commenta, gelido, facendomi trasalire.
Con la coda dell'occhio noto Haruka e Rei voltarsi verso di noi, ma in questo momento non mi interessa più di tanto.
Rin ha il particolare dono di farmi incazzare in meno di dieci secondi. Strabiliante! Non mi lascia nemmeno il tempo di rispondergli a tono che lo squalo mi ha già dato le spalle per tornarsene dai suoi compagni di squadra. Ma questa volta voglio una risposta chiara e tonda da lui.
Copro la distanza che ci separa in un nanosecondo per poi premergli con forza le mani sulla schiena con il preciso intento di farlo cadere a terra, ma purtroppo il suo equilibrio si rivela più stabile di quanto mi immaginassi e l'unico effetto che ottengo è di farlo barcollare appena.
-Ehi, ma che diavolo..- esclama voltandosi, stizzito, ma non finisce la frase che si ritrova il mio dito indice puntato ad un millimetro dal suo naso.
-Tu, brutto idiota! Ma si può sapere che cazzo hai contro di me? Spiegamelo, perché io non riesco proprio a capirlo!- gli urlo addosso, rossa in viso per la rabbia.
Rin non mi risponde subito, ma si limita ad osservarmi con un'espressione indecifrabile dipinta sul volto, come se non sapesse cosa dire davvero.
Poi con un gesto fulmineo, mi afferra per il polso attirandomi a lui. La sua espressione non cambia neanche quando i nostri volti si avvicinano talmente tanto da poter sentire l'uno il respiro dell'altra. Per un secondo che mi pare interminabile, mi ritrovo a perdermi in quelle iridi di rubino che, chissà perché, adesso mi sembrano così tristi.
Poi, altrettanto bruscamente, qualcuno mi prende per i fianchi allontanandomi dallo squalo.
Porca miseria, perché mi trattano tutti come una bambola?
-Tieni giù le mani, Rin- sibila Haruka, frapponendosi tra me e il rosso.
La risata dello squalo mi fa trasalire.
-Ma bene, Haru-chan! Da quando la ragazzina è diventata di tua proprietà?- ribatte l'altro, sfidandolo con lo sguardo.
Restano per attimi che sembrano ore a fissarsi in cagnesco senza dire una parola. Infine Haruka si volta verso di me, allungandomi un asciugamano, senza però guardarmi in viso.
-Tieni, asciugati. Si sta facendo tardi- mi dice solamente, per poi varcare la porta degli spogliatoi, seguito poi anche dagli altri atleti.





In pochi minuti la piscina si svuota, lasciandomi la giusta privacy per potermi cambiare, ma proprio mentre sto per infilarmi la giacca della tuta da ginnastica, Rin fa la sua apparizione sul piano vasca.
-Che cosa vuoi?- chiedo, forse un po' troppo sgarbatamente.
-Voglio fare una scommessa con te- risponde lui, diretto, puntando le sue iridi incandescenti nelle mie.
Come no, altri problemi.
-Senti, Rin, non ho molto tempo da perdere.. se vuoi scommettere chiedi ad Haruka, io non sono disponibile..- sospiro, mentre afferro il borsone e faccio per uscire.
-Di Haruka non mi importa nulla, io e lui abbiamo sistemato i conti tempo fa. Adesso sei tu a darmi sui nervi, quindi apri bene le orecchie- esclama il rosso, avvicinandosi a grandi falcate, per poi inchiodarmi di nuovo con il suo sguardo magnetico. Deglutisco. -Chi di noi due conquisterà più qualificazioni ai nazionali, dovrà decidere una punizione per l'avversario. Che ne pensi?- conclude, mostrandomi due file di denti appuntiti mentre mi sorride, malizioso.
Quei denti mi fanno una paura incredibile. Non riesco a concepire che un essere umano ne abbia di simili. Impallidisco e mi sento mancare mentre si avvicina ancora, aspettandosi una mia risposta.
Immediatamente mi ritorna alla mente la sera in cui mi aveva salvata ed in cui mi aveva anche quasi fatta impazzire dallo spavento, e la mia faccia cambia immediatamente colore. Senza pensarci lo spingo via e corro fuori dalla piscina, dove i ragazzi mi stavano aspettando per tornare alla stazione insieme. Li supero senza nemmeno guardarli, correndo a perdifiato per le strade della piccola città.
-Chiara-chan..?- li sento chiamare, ma li ignoro. Non mi sento bene per niente.
Perché mi fa questo effetto? Perché? Io non voglio innamorarmi di lui..



Arrivo a casa in meno di venti minuti, sudata marcia e con le gambe doloranti. Teresa non è ancora tornata da lavoro, probabilmente gli sarà toccato fare gli straordinari.
Mi faccio una doccia e mi lascio cadere sul materasso del mio letto, gli occhi chiusi e il cuore ancora a mille. Una vibrazione mi fa destare dal mio inutile tentativo di relax, e immediatamente mi rendo conto che si tratta del mio cellulare.
Lo cerco a tastoni finché non lo trovo, nascosto da qualche parte sotto al tappeto, che lampeggia in segno di notifica.
Ho due mail non lette.
Una da parte di Gou e una da un mittente sconosciuto.
Decido di leggere prima quella di Gou:



Chiara-chan! Come stai? Ti abbiamo vista correre via,
è tutto a posto? Comunque.. mio fratello mi ha scritto
dicendomi di aver bisogno di contattarti urgentemente.
Gli ho dato il tuo numero.. non vorrei che ti piombasse
direttamente in casa!


Rimango di stucco leggendo il messaggio della sorella di Rin. Quindi adesso lui ha il mio numero? Stupendo! Tentativo numero uno di eliminare Matsuoka dalla mia vita: fallito. Infine apro la mail dal mittente sconosciuto, immaginando dunque chi potesse mai celarsi dietro quell'insieme di cifre.

 

Ehi carina, sto ancora aspettando una tua risposta..


C-carina? Ma chi si crede di essere per prendermi in giro così? Penso, mentre mi accingo a rispondergli.

 

La risposta è no


dopo neanche un minuto lo schermo del cellulare si illumina mostrandomi l'icona di notifica di una nuova mail in arrivo.

 

Peccato, pensavo avessi più fegato.
Si vede che non hai carattere.

 
Ehi ehi calma.. vuol dire che sfiderà qualcun'altra? Ehm, cioè.. come si permette di dire che non ho carattere? Sono combattuta tra il mio orgoglio e ciò che vorrei fare davvero. Da un parte vorrei semplicemente ignorarlo, ma dall'altra vorrei mettermi in gioco e dimostrargli di cosa sono capace. Non so davvero cosa fare.
Scrivo e cancello la mia risposta almeno dieci volte. Ma alla fine perché dovrei rifiutare? Per farmi prendere in giro per il resto della mia vita da quel cretino? Non penso proprio. Lo sfiderò, vincerò e alla fine sarà obbligato a sottostare alla mia punizione esemplare!

 

Fanculo. Accetto.


Non oso attendere la sua risposta, così spengo il telefono e mi costringo, inutilmente, a dormire.

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Capitolo 12
*** Ansie da prestaz.. da Matsuoka! ***


Capitolo Dodicesimo - Ansie da prestaz.. da Matsuoka!

-Che razza di casino!- urlo, chiusa nel bagno delle ragazze, ad un passo dallo strapparmi i capelli uno ad uno a mani nude.
-Ma cosa CAZZO mi è saltato in mente? Perché gli ho risposto così? Perfetto, Chiara, adesso ti metti anche a parlare da sola! Direi che il tuo ultimo barlume di sanità mentale è andato a farsi fottere insieme alla tua dignità di nuotatrice provetta.. AAARRGGHHH ma chi voglio prendere in giro?? Non riuscirò mai a battere quell'imbecille microcefalo di un Matsuoka. Anche se gli mancano le sinapsi i muscoli li ha comunque! Ok, ho deciso! Nel caso dovessi perdere faccio le valigie e torno a Torino...-
Un rumore secco di passi mi fa ammutolire all'istante, interrompendo il flusso di parole che scorrevano fuori dalla mia bocca come un rubinetto aperto.
-Chiara-chan? Sei tu?- Gou. La mia salvatrice.
-Sì..- mormoro da dietro la porta -direi che sei arrivata appena in tempo.. stavo per porre fine alla mia vita affogandomi nella tazza del cesso- sospiro infine, uscendo dalla cabina.
Non appena mi vede impallidisce e per poco non si mette a gridare come un'isterica. Probabilmente persino Haruka avrebbe reagito così, alla vista della mia pessima cera e del mio pallore cadaverico a testimonianza di almeno tre notti passate insonni.
-Chiara-chan.. vuoi che chiamo un insegnante?! - esclama, scuotendomi come un sacco di patate.
La fermo giusto in tempo, prima che mi spezzi l'osso del collo, declinando la sua offerta per poi tornarmene in classe.
Alla fine quello che devo fare è “solo” vincere la sfida impegnandomi il doppio negli allenamenti e mettendoci il triplo della grinta quando sarò su quel dannato blocco di partenza.
Facile no? No.



Meno di un mese dopo...

-Molto bene ragazzi, le provinciali sono ormai alle porte e sarebbe bene decidere le gare con le quali iscriversi. Avete già in mente qualcosa?- chiedo ai quattro ragazzi che mi stanno di fronte, mentre me ne sto seduta sulla superficie ruvida di uno dei blocchetti di partenza.
-Io farò i cento e i duecento dorso- dice Makoto, sorridendo.
-Io le stesse distanze ma a rana!- esordisce Nagisa.
-Quest'anno vorrei provare le distanze veloci.. mi iscrivo con i cinquanta ed i cento metri a delfino- dice Rei, aggiustandosi gli occhiali sul naso (come al solito).
L'improvviso silenzio, non previsto, ci fa voltare verso Haruka. Il moro, intento a sistemarsi gli occhialini sulla fronte, non appena si accorge che lo stiamo fissando sospira.
-Io nuoto solo a stile libero..-
E ti pareva.
Finisco di annotare le gare su un piccolo taccuino, per poi porgerlo a Gou.
-Molto bene! Adesso entriamo e cominciamo il riscaldamento!- esclamo, spingendo scherzosamente Nagisa e Rei in acqua, immediatamente seguiti da Makoto e Haruka.
Tiro indietro i capelli e infilo la cuffia di silicone, poi prendo gli occhialini che avevo lasciato sul bordo vasca e li sistemo sul capo facendoli aderire come si deve alla pelle del viso.
-Chiara-chan, non hai scelto le tue gare!- mi chiama la rossa, sventolandomi sotto il naso il block notes che le avevo passato.
-Ops.. hai ragione- rispondo, facendole la linguaccia -direi.. cinquanta, cento e duecento delfino! Uhm, e anche i duecento e i quattrocento misti!- azzardo, facendole sgranare gli occhi.
-Accidenti quante gare, ma sei sicura? Non c'è mica bisogno di..-
-Sicurissima!- la interrompo, buttandomi in piscina. Meglio evitare la scannerizzazione totale dei miei pensieri da parte della sorella di Rin. Se suo fratello dovesse scoprire che in realtà me la sto facendo sotto, penso che non potrei più sopportarlo.
Oggi mi sento meglio del solito. Le mie bracciate sono più fluide e meno pesanti di qualche giorno fa, e finalmente dopo settimane di fatica comincio a pensare che forse una speranza potrei averla.
Sì, ce la farò! Penso, fissando la linea scura che attraversa il fondo della piscina in quasi tutta la sua lunghezza.
Devo farcela.



Il risveglio del giorno della gara è a dir poco traumatico.
Ho paura, me lo sento, ma sono anche eccitata.
In pratica un mix letale che non mi permette di schiodarmi dal letto nemmeno quando la sveglia suona per la seconda volta.
-Chiara! Avanti alzati, non vorrai fare tardi proprio oggi?- esclama Teresa dall'altra stanza. La sua voce quasi mi spacca i timpani.
Immediatamente il mio cervello mette insieme due concetti base come “svegliarsi” e “ritardo” per poi inviare una scarica elettrica che mi attraversa da capo a piedi facendomi scattare sull'attenti.
-Arrivo!!- rispondo, scalciando convulsamente con l'intento di divincolarmi dalle coperte ma ottenendo come risultato una specie di camicia di forza made-in-home che mi fa perdere l'equilibrio spiattellandomi sul pavimento.
Ahia..
Esco viva per miracolo da quel casino di lenzuola e copriletto aggrovigliati e mi precipito in cucina dove, grazie a Dio, la colazione è già pronta.
Mi strafogo (letteralmente, eh) delle prelibatezze di Teresa senza fiatare per poi fiondarmi di nuovo in camera per controllare di aver messo tutto nel borsone.
Occhialini.. cuffia.. costume da riscaldamento.. asciugamano.. borraccia. Sì, c'è tutto.
-Chiara, non agitarti così! Dai, fai con calma ti porto io in piscina, ok?- cerca di tranquillizzarmi mia zia, facendo capolino dalla porta della stanza. Vorrei saltarle al collo e abbracciarla.
-Grazie, Teresa!-

Arriviamo alla piscina con cinque minuti di anticipo, ma i ragazzi sono già lì ad aspettarmi.
-Buona fortuna, Chiaretta- mi incoraggia Teresa. È la prima volta che si rivolge a me con quell'epiteto. Arrossisco lievemente mentre scendo dall'auto, sorridendole.
Non appena esco dall'abitacolo, i cinque si sbracciano per salutarmi e io corro loro incontro.
Mi sento felice, felice di poter condividere la mia prima esperienza agonistica in Giappone insieme a loro.
-Buongiorno ragazzi. Allora, siete carichi?- chiedo, improvvisamente raggiante. Il loro “sì” pieno di entusiasmo mi riempe il cuore di gioia.
Non perdiamo altro tempo e facciamo il nostro ingresso nell'atrio della piscina adibita alla manifestazione ed immediatamente mi accorgo della quantità strabiliante di atleti maschi presenti e del basso numero di ragazze.
-Così poche..- mi lascio sfuggire, mentre il mio sguardo si fa largo tra la massa di gente che chiacchiera animatamente dirigendosi verso gli spogliatoi.
Gou mi si affianca quasi subito.
-Eh, già.. le ragazze dalle nostre parti non amano tanto farsi vedere in costume- ridacchia, mentre con un braccio mi indica un punto alla mia destra -tu puoi andare a cambiarti da quella parte, mentre i ragazzi andranno a sinistra. Ci vediamo in tribuna tra dieci minuti!- conclude, allegra, allontanandosi.
Sospiro rassegnata.
Beh, almeno se c'è poca gente avrò più possibilità di qualificarmi.. anche se questo vorrebbe dire aver passato un mese a cercare di districarmi le budella per niente...
Mi dirigo verso lo spogliatoio e non appena entro mi rendo conto che la situazione è ben peggiore di quanto immaginassi. In tutta la stanza riesco a contare a malapena venti ragazze, molte delle quali sembrano trovarsi lì per caso.
Scuoto la testa mentre mi sfilo la tuta e indosso il costume per il riscaldamento, infine ripongo tutto nel borsone e seguo le indicazioni dei cartelli per arrivare sul piano vasca.
Non appena supero il lava piedi e mi volto alla mia sinistra per raggiungere la tribuna, una mano mi afferra per la spalla mentre un profumo che speravo di non sentire almeno per quel fine settimana di gare mi solletica le narici.
-Buongiorno- sussurra Rin, vicino al mio orecchio.
Mi volto di scatto, scostandomi da lui.
-B-buongiorno- rispondo quasi automaticamente. Mi ha spaventata, dannazione.
-Ehi.. ehi.. non essere nervosa. Oggi dovrebbe andarti di lusso vista la scarsa partecipazione del settore femminile, no?- esclama lui, ridendo mentre io sgrano gli occhi nell'udire il suo tono vagamente.. tranquillizzante?
No, aspettate.. fermi tutti. Rin gentile con me? Nah, sto ancora sognando..
Penso, scuotendo la testa e accorgendomi un secondo troppo tardi di essere rimasta a bocca spalancata per lo stupore davanti al mio potenziale carnefice.
Il rosso inclina lievemente il capo da un lato, osservandomi divertito, infine allunga una mano verso il mio viso e mi da un colpetto sul mento facendomi di nuovo sentire il contatto tra le due arcate dentarie.
-O forse sono io che ti rendo nervosa?- sussurra chinandosi su di me, i suoi occhi cremisi accesi di un sentimento che non comprendo e che una parte di me non vuole nemmeno capire.
-N-no! Non è così!- esclamo, avvampando, dopo aver scacciato la sua mano dal mio volto con un gesto noncurante. Mi pento immediatamente di quel gesto, ma per mia sfortuna non sono una che si scusa facilmente. Preferisco levarmi di torno.
-Ora devo andare.. gli altri mi stanno aspettando-
-Gli altri chi? Haruka?- sputa quel nome come un nocciolo di oliva.
-Cosa centra Haruka adesso?-
-Proprio non capisci, eh?-
-No che non capisco, non riesco mai a capire cosa cazzo ti passa per la testa. Una volta ci incontriamo e sembra che tu voglia spellarmi viva, un'altra volta sembra che tu voglia farmi a fette e poi darmi in pasto a un branco di alligatori mentre adesso ti comporti come un perfetto lord inglese. Ma si può sapere che hai? Che diavolo vuoi, si può sapere?
-Te-
-...C-cosa?-
-Niente..-
Terra chiama Rin, Terra chiama Rin. Niente da fare, ragazzi lo abbiamo perso..
Sospiro irritata mentre mi sistemo meglio la tracolla del borsone sulla spalla e supero Matsuoka. Non ho intenzione di perdere la concentrazione e un paio di neuroni per cercare di estrapolare un concetto sensato dalla testolina vuota di quello stramaledetto squalo.
Non faccio tre passi che senti di nuovo le dita di Rin su di me, mentre mi stringe il polso e mi costringe nuovamente a voltarmi.
-La nostra scommessa è comunque valida, e visto che ti ritrovi in vantaggio, sappi che se dovessi perdere, la tua punizione sarà due volte peggiore di quanto avessi in programma. Tienilo a mente..- il suo tono adesso è gelido e mi fa anche un po' paura, ma sostengo il suo sguardo con sfida prima di riprendere il possesso del mio braccio e dirigermi verso la tribuna quasi correndo.
Razza di stronzo, ti faccio vedere io..

Quando arrivo sugli spalti trovo i ragazzi già pronti per entrare in acqua, mentre Gou li informa sui partecipanti alla manifestazione leggendo i nomi sul programma gare.
Non appena mi vedono si avvicinano aspettando istruzioni sul da farsi.
-Ok ragazzi, è mattina presto quindi voglio che nuotiate per almeno quaranta minuti. Mako, tu che hai una muscolatura più sviluppata degli altri devi concentrarti molto sul riscaldamento aerobico iniziale. Haru, tu invece devi ricordarti di scaldare molto le gambe quindi cerca di fare più subacquee possibili. Nagi, per te è importante rompere il fiato, quindi cura le progressioni e gli scatti in partenza. Rei, tu vieni con me perché abbiamo lo stesso tipo di riscaldamento. Adesso andate e ricordatevi di fare qualche esercizio fuori prima di entrare! Al mattino è fondamentale!- esordisco, con tono deciso. Quello di oggi è un giorno importante, non si possono commettere errori.
Scendiamo insieme la scalinata fino ad arrivare sul piano vasca e dopo qualche minuto di esercizi a secco, mi preparo per iniziare il riscaldamento vero e proprio.
L'acqua è fredda ma non me ne accorgo nemmeno.
Bracciata dopo bracciata sento rinascere in me una sensazione che non provavo da anni: la sensazione dell'adrenalina che scorre in ogni fibra del corpo e che ti fa sentire viva. Viva come lo ero prima di perdere tutto ciò che avevo di più caro al mondo.

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Capitolo 13
*** Tra i due litiganti.. ***


Capitolo Tredicesimo - Tra i Due Litiganti...

Cinque brevi fischi.
Mi avvicino al blocco di partenza con passi misurati ma decisi, il piede sinistro già posizionato sulla sua ruvida superficie azzurra.
Un altro fischio, questa volta prolungato.
Salgo su, sistemando la gamba destra in avanti e la sinistra indietro. Apro i polmoni in un profondo respiro.
Le altre atlete della mia batteria sono già curve in posizione di partenza, mentre io resto in posizione eretta ancora per qualche secondo. Non appena la voce del giudice raggiunge le mie orecchie, mi piego con uno scatto fulmineo. I muscoli tesi e immobili e la presa salda sul bordo della piattaforma.
Ed eccolo, il segnale.
Spingo simultaneamente con entrambi i piedi per poi tuffarmi rompendo la superficie dell'acqua nel punto più lontano che potessi raggiungere.
Attendo alcuni istanti prima di iniziare a muovere il bacino e fendere l'acqua con entrambe le gambe per poi riemergere poco prima del limite dei quindici metri ed iniziare la mia battaglia.
I duecento metri delfino non sono mai stati una gara facile, per nessuno. Ma oggi ho intenzione di dare il meglio di me stessa e dimostrare a tutti il valore sia mio che della mia scuola.
La prima vasca, come mi ricordavo dalle ultime gare che avevo svolto a Torino, è molto facile, per cui riesco a mantenere una velocità alta con un basso numero di bracciate.
Viro.
La seconda subacquea è più breve della prima, ma mi sforzo comunque di non respirare alla prima bracciata per poter sfruttare al massimo la velocità dell'uscita dall'acqua. Ricomincio a nuotare, questa volta aumentando leggermente la frequenza e facendo attenzione a spingere nel modo corretto sott'acqua. Mi alzo troppo in respirazione, lo so, ma devo in qualche modo compensare questo mio difetto. Viro per la seconda volta e finalmente mi guardo intorno. Sono in testa e di parecchio, ma c'è una ragazza nella corsia accanto alla mia che si avvicina pericolosamente.
Cerco di mantenere la calma e di non strafare, se perdo il ritmo non riuscirò a concludere la gara nel migliore dei modi. Il terzo cinquanta lo nuoto in progressione, anche se le mie gambe cominciano a bruciare e il fiato si accorcia.
Tengo duro e spingo per l'ultima virata.
Ne ho ancora.
Adesso è il momento di dare il massimo! Aumento la potenza di gambata, ignorando i segnali di stop che il mio cervello invia in continuazione al mio corpo e spingo con tutta la forza che ho nelle braccia e nella schiena.
Le bandierine sono vicine. Non respiro più finché le mie mani non incontrano con un violento impatto la superficie ruvida del muretto.
-Yattaaaaa!- sento urlare Nagisa dagli spalti.
-Ce l'ha fatta! Ha superato il turno!- Rei e Gou si abbracciano dalla contentezza e solo ora trovo il coraggio di guardare il tabellone.
Prima.
Prima qualificata con un tempo vertiginosamente basso: 2'16''88.
Il mio viso stanco si distende in un sorriso di vittoria ed immediatamente mi volto verso i miei amici, alzando il pungo verso di loro.
-Evvai!- grido, scoppiando a ridere.
Esco dall'acqua e raccolgo la tuta dal cestino accanto alla mia corsia, mentre la batteria successiva si appresta a gareggiare.
Cento metri stile libero uomini.
Incrocio per un secondo lo sguardo di Haruka e prima di lasciare il piano vasca sollevo i pollici verso di lui in segno d'incoraggiamento.
Sorride. È la prima volta che lo vedo così.
-Non montarti la testa, nanetta- Rin? Anche lui farà i cento stile libero?
-Lo so benissimo..- sibilo, guardandolo storto -..tu piuttosto, pensa a non farti battere e chiudi le fauci-
-Lo so benissimo- ripete malizioso, facendomi l'occhiolino. Arrossisco ma per fortuna mi volto prima che lo noti.
Mi defilo il più in fretta possibile e mi vado ad asciugare in spogliatoio. Mi dispiace per Haruka ma non mi va di vedere la gara. Per fortuna i piccoli altoparlanti che spuntano agli angoli della stanza mi informano sull'esito della performance di entrambi e la mia gioia svanisce in meno di un minuto, quando sento che “l'atleta della Samezuka” ha toccato per primo.
E che palle... sospiro, mentre tiro fuori l'asciugamano e raggiungo la vasca di scioglimento per cercare di rimettermi in sesto per la gara successiva. I cinquanta delfino.
Possibile che non gliene vada una storta?

Cerco di mantenere la calma mentre rilasso i muscoli nuotando piano e allungandomi più che posso. Devo essere il più reattiva possibile per la prossima gara che sarà di velocità pura. Basta un piccolo errore e rischio di buttare nel cesso l'intera gara.
Esco dalla vasca giusto in tempo per cambiarmi il costume, recarmi nuovamente all'addetto ai concorrenti e aspettare di essere indirizzata alla mia corsia.
Che darei per poter indossare un costumone in questo momento! Penso mentre faccio aderire alla bell'e meglio il costume tradizionale all'addome e al fondo schiena.
Se imbarco acqua al tuffo sono rovinata.. se nei duecento potevo fregarmene adesso è diverso!
Il giudice mi assegna la corsia numero due che, guarda caso, si trova a ridosso della parte di tribuna occupata dalla Samezuka. Mi premo gli occhialini sulle orbite forse con troppa forza per il nervoso e nel frattempo azzardo a dare una sbirciata a quell'insieme di giacche nere, rosse e bianche che si trovano sopra la mia testa e, come volevasi dimostrare, Rin Matsuoka è proprio lì in bella mostra appoggiato alla ringhiera, affiancato dal suo kohai dai capelli di luna. Non mi sta guardando, per fortuna, e al suono dei fischi di partenza riesco a recuperare un po' di tranquillità. Mi do un paio di pacche decise sulle cosce e sui tricipiti prima di salire su quel blocco per la seconda volta nella mattinata e attendere il segnale di partenza. Come al solito sono l'ultima ad attaccarmi con le mani al bordo della piattaforma prima del via e non appena rompo la superficie dell'acqua il mio corpo incomincia a vibrare di eccitazione e impazienza. Esco dalla subacquea per ultima ma davanti a tutte le altre ragazze della mia batteria ed inizio a nuotare con una rabbia e con una ferocia che non ricordo di aver mai avuto in tutta la mia carriera di agonista. Non ho bisogno di respirare troppe volte, il mio corpo richiede solamente due ricambi di ossigeno prima di toccare la piastra al fondo del muretto e voltarmi verso il tabelloni.
Di nuovo prima! Questa volta con pochi decimi di differenza dalla seconda.
28'46 è il mio tempo. 
Wow.. pensavo molto peggio.
 Penso tra me mentre esco dall'acqua per poi tornare a riprendere la mia tuta e lasciare il piano vasca. Peccato che mentre ritorno indietro devo per forza passare sotto la tribuna e non appena mi avvicino alla “zona critica” sento un lungo fischio di approvazione arrivare da un punto più alto rispetto alla mia testa.
Alzo lentamente lo sguardo e incrocio immediatamente le iridi vermiglie dello squalo mentre mi osserva in un modo che non mi piace per niente e nel contempo mi suggerisce con un gesto della mano di guardarmi il petto.
Con un notevole sforzo di volontà abbasso la testa e con terrore mi rendo conto che il costume mi si è appiccicato addosso in un modo tale da mettere in risalto due piccoli particolari del mio seno che avrei volentieri evitato di sfoggiare in una situazione del genere.
Mi copro come posso levandomi da lì, non senza aver prima udito la risata beffarda di quel gran pezzo di rincoglionito alle mie spalle.
Se solo indossassi il costumone... figure di merda come queste potrei tranquillamente risparmiarmele! Per non parlare del netto aumento delle mie prestazioni.
È inutile. Senza il mio Speedo lungo fino alle ginocchia non riesco ad avere quella sicurezza tale da permettermi di affrontare le gare con la giusta spensieratezza. I costumi tradizionali sono poco aderenti ed il tessuto è troppo elastico e ingombrante: appena accelero lo sento spostarsi e imbarcare acqua, rallentandomi.
Purtroppo l'ultimo costume da competizione l'ho usato più di due anni fa e ora, oltre a non andarmi più come taglia, sarebbe sicuramente troppo vecchio e logoro per poter essere indossato.
Infine non ho a disposizione abbastanza soldi per comprarmene uno nuovo e non mi sognerei mai, neanche fosse l'ultima possibilità su questo pianeta, di chiedere una spesa simile a Teresa. Per quanto sarebbe felice di accontentarmi non mi va di approfittarne in questo modo. Le ho già scombussolato abbastanza la vita piombandole in casa all'improvviso per uscirmene fuori con un simpatico “Ehi zietta, ti va di prestarmi trentacinquemila yen? Sai, sarebbe per un costume super-figo utile a sentirmi psicologicamente più tranquilla e per evitare che Matsuoka mi fissi i capezzoli..”
Decisamente no.
Vado a concentrarmi per i cento delfino che è meglio..




Alla fine della mattinata il morale tra i ragazzi della nostra squadra è alle stelle.
Grazie ai miei allenamenti intensivi, io, Rei e Haruka siamo riusciti a qualificarci alle regionali in almeno una gara, mentre Makoto e Nagisa gareggeranno nel pomeriggio.
-Chiara-chan, se riuscirai a qualificarti anche nei duecento e nei quattrocento misti andrai alle regionali con ben cinque gare! È un record! Sei soddisfatta?- Gou è al settimo cielo anche se la vedo ancora un po' stordita dalla quantità di ormoni impazziti nel suo corpo di giovane fanciulla alla vista di così tanti fisici scolpiti.
-Eh eh.. beh, ne sarei davvero felice. Visto che comunque non potrò partecipare alla staffetta..- Bugiarda! Se ci fosse Rin nei dintorni scoppierebbe sicuramente a ridere!
Anche gli altri ragazzi mi guardano stupiti mentre finiscono di pranzare.
-Ti sei iscritta in un sacco di gare.. non sei stanca?- Haruka sembra preoccupato e la sua reazione mi fa perdere la presa sul boccone di riso che tenevo tra le bacchette.
-N-no figurati. Quando gareggiavo in Italia spesso facevo anche sei gare in una giornata, tra individuali e staffette. Sono abituata!- mento spudoratamente, abbassando lo sguardo sul piatto e finendo la porzione.
-Capisco...- commenta il moro, senza smettere di fissarmi. Makoto se la ride sotto i baffi, ma ad un mio sguardo interrogativo fa spallucce.
Ma che cavolo hanno tutti quanti? Chi li capisce è bravo...

La seconda parte di gare procede tranquillamente, se non fosse per il numero esorbitante di atleti della Samezuka che abbassa le probabilità per gli altri partecipanti di passare il turno e qualificarsi. Problema che non mi sfiora nemmeno lontanamente visto che tra loro di atlete femmine non vi è neppure l'ombra..
Nagisa gareggia per primo e mi stupisce molto nel vederlo gestire la gara con divertimento ma allo stesso tempo usando la testa. È maturato molto da inizio anno e il fatto che sia stato anche merito mio mi riempe il cuore di orgoglio. Conclude la prestazione in 1'06''14. Ottimo!
Stessa cosa per Makoto. La sua nuotata è molto più fluida e bella da vedere nonché efficace e decisa. Ora le sue subacquee sono molto più rapide e lunghe, il che gli da un vantaggio in più rispetto ai suoi avversari. Tocca la piastra in 58''77, migliorando di ben tre secondi dall'anno precedente.
Tuttavia riescono a qualificarsi entrambi solo nei cento metri, mancando i duecento per davvero poco.

-Non importa sono felice così, e poi domani abbiamo la staffetta, no?- il castano sorride raggiante mentre prende posto sulla tribuna in attesa di assistere alla gara successiva.
-Vero! In confronto all'anno scorso abbiamo fatto enormi progressi, ti dobbiamo molto Chiara-chan!- esclama Nagisa abbracciandomi.
-Oh, avanti.. non datemi meriti che possiedo solo in parte! Se non fosse stato per la vostra voglia di migliorare a quest'ora sareste al punto di partenza, quindi è soprattutto grazie a voi stessi se siete arrivati fin qui- rispondo raggiante scompigliando la zazzera bionda del ranista -e adesso tocca di nuovo a me perciò.. fatemi gli auguri!- esclamo infine, ridendo.

Anche i duecento misti sono andati, passati con il terzo tempo di qualifica, ma non sono ancora tranquilla.
Non ho seguito molto le gare maschili e non mi oso chiedere agli altri come si sia piazzato Rin nelle sue gare. Il risultato? Non ho la più pallida idea del numero di gare in cui è riuscito a qualificarsi e ciò mi mette una certa ansia addosso.
È vero mi mancano ancora i quattrocento e sarò sicura di aver fatto il possibile, ma sono seriamente distrutta e ogni tanto la mia vista si annebbia.
Mi tiro un leggero schiaffo sulla guancia per ritornare in me, ma niente.
Avanti Chiara.. un ultimo sforzo e sei salva! Penso, mentre cerco inutilmente di rilassarmi sdraiata su una delle panchine dello spogliatoio.
Sono talmente stanca da rischiare di addormentarmi, quindi non posso nemmeno chiudere gli occhi e ciò mi impedisce di formulare un ragionamento sensato nella mia testa per anche solo pensare di affrontare al meglio l'ultima gara della giornata.
Mi passo le mani sul viso mentre riempo i polmoni d'aria, ossigenandomi. Non lo sento nemmeno arrivare.
-Ti senti bene?- una voce maschile mi fa scattare immediatamente a sedere, mentre cerco convulsamente di coprirmi con l'asciugamano.
Solo dopo mezzo minuto mi rendo conto che la persona che ho davanti è Haruka.
-Haru.. che ci fai qui? È lo spogliatoio delle ragazze!- esclamo, alzandomi in piedi e fissandolo.
-No, ti sbagli... questo è quello maschile- mi contraddice lui, indicandomi con il pollice il simbolo di un omino azzurro disegnato su una delle porte dietro di me -fortuna che sono tutti a seguire le gare!-

Oh. Cazzo. Non ci posso credere.. sono davvero così stanca da aver persino sbagliato stanza?
Mi chiedo, mentre tutto comincia improvvisamente a vorticare e sento le ginocchia cedere. Cado all'indietro senza riuscire a mantenere il controllo del mio corpo e l'unica cosa che spero è di non battere troppo forte la testa.
Qualcosa mi trattiene un attimo prima di spalmarmi come una frittella sul pavimento ma non riesco ancora a mettere bene a fuoco la situazione.
Sbatto le palpebre con forza mentre un suono ovattato mi arriva alle orecchie. Suono che si fa via via più forte e intenso, tanto da farmi socchiudere gli occhi per il fastidio.
D'un tratto mi rendo conto di trovarmi sollevata da terra e premuta contro il petto di qualcuno. Qualcuno che emana un aroma davvero singolare: cloro e mandarino. Mi sorprendo nell'accorgermi di avere il viso completamente affondato nei pettorali di Haruka, come a volermi nutrire di quel delicato profumo. Riprendo il controllo delle mie sinapsi in un nanosecondo, rendendomi conto della posizione imbarazzante in cui mi trovo, e mi stacco da quel contatto agitando le mani davanti al viso come una deficiente.
-Oh merda.. scusami, io non volevo.. mi dispiace!- blatero a vanvera cercando di non guardare il moro in viso.
-No, non preoccuparti.. piuttosto, che ti succede?- domanda, anche lui guardando altrove e rimettendomi a terra. Ne approfitto per sbirciare la sua espressione e noto con stupore che è lievemente arrossito.
-Io? Ah, no sto benissimo.. non devi preoccuparti, le tue braccia erano molto comode.. ehm, cioè volevo dire che il pavimento sarebbe stato peggio di.. oh, porca vacca vado a farmi una doccia!- ma che cazzo mi prende? Aiuto,voglio sparire immediatamente!
Per tutta risposta il ragazzo si alza e mi afferra per la vita, avvicinandomi a lui e passandosi un mio braccio dietro il collo.
-Tu non vai proprio da nessuna parte. Mi sei appena svenuta tra le braccia, forse non te ne rendi conto..- sussurra, con il volto abbastanza vicino al mio da poter sentire il suo respiro sui miei capelli.
Non rispondo nemmeno. Un po' perché sono troppo imbarazzata per aprir bocca, un po' perché stando in piedi mi ritornano i capogiri ma non voglio che Haruka mi lasci andare facendomi stendere a terra. Stringo lo sguardo per mantenere in funzione quel poco di senso dell'equilibrio che mi è rimasto ed usciamo insieme dallo spogliatoio dopo quella che pare un'eternità.

Per raggiungere la tribuna dovremmo salire le scale e non appena alzo lo sguardo per guardare la rampa di scalini la vista mi si offusca nuovamente. Sto sudando copiosamente e me ne vergogno un po', ma non posso farci niente.
-Forse è meglio se ti porto in infermeria..- constata il ragazzo, facendo dietrofront e sistemandosi meglio il mio braccio dietro la testa in modo da non farmi venire dei crampi. Per farlo mi afferra per la vita con la sinistra, sollevandomi leggermente e stringendomi a sé.
Cloro e mandarino. Mi gira di nuovo la testa.

-Cosa cazzo stai facendo?- una voce, rude ma allo stesso tempo forte e perentoria mi fa immediatamente sgranare gli occhi, puntandoli su una figura ben piantata e a pochi metri di distanza da noi.
Haruka si volta appena affrontando con lo sguardo il rosso che avanza verso di noi.
-La porto via, non si sente bene..- risponde glaciale, abbassando lo sguardo ad osservarmi.
Rin serra la mandibola puntando le iridi infuocate contro Haruka, quasi a volerlo incenerire all'istante.
-Wow, sono commosso.. quasi quasi mi metto a piangere! Forza levati di torno, ci penso io a lei- esclama sarcastico Matsuoka, tendendo una mano e afferrandomi per un gomito. Per tutta risposta il braccio di Haruka stringe maggiormente la presa sul mio fianco, facendomi anche un po' male.
Mi giro di scatto verso il rosso, rivolgendogli uno sguardo colmo di risentimento e odio. Sguardo che lui ignora allegramente, strappandomi dalla presa del rivale con un gesto deciso e con la delicatezza di una iena intenta a sbranarsi un povero animale indifeso.
Faccio in tempo a mimare ad Haruka un “mi dispiace” con le labbra, prima di essere letteralmente trascinata via dallo squalo.


Non appena voltiamo l'angolo, Rin mi spinge contro il muro per poi allungare una mano verso il mio viso, alzandomi il mento in modo da poterlo guardare negli occhi. Sogghigna malefico.
-Certo che sei proprio una ragazza senza scrupoli, eh? Fingi addirittura di stare male per farti mettere le mani addosso.. che indecenza!- sussurra sarcastico a pochi centimetri dal mio viso -ma forse questa tua caratteristica potrebbe risultarmi davvero utile, che ne pensi?- termina la frase, passando il pollice della mano destra sul mio labbro inferiore, accarezzandolo rudemente.
Volto la testa di lato, mentre sento le guance andare in fiamme. Non ce la faccio.. mi sento male.
-Sei un'idiota, guarda che io non stavo affatto fingendo..- rispondo piano, continuando a sottrarmi al tocco delle sue dita. Tocco che lascia dietro di sé una scia bollente che mai e poi mai avrei immaginato potesse piacermi così tanto.
Per tutta risposta il rosso si china sul mio collo scoperto, soffiando lievemente sulla pelle mentre un brivido non richiesto mi scuote dalla testa ai piedi.
Non ho nemmeno la forza di insultarlo mentre uso le mie ultime energie nel tentativo di allontanarlo piantandogli le unghie nel petto. Il mio orgoglio e la mia dignità. Ecco cosa mi manovra.

L'ultima cosa che ricordo sono le sue labbra avvicinarsi al mio viso, mentre tutto diventa improvvisamente nero.

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Capitolo 14
*** Sentimenti ***


Capitolo Quattordicesimo - Sentimenti

Il tocco fresco e delicato di una mano sulla tempia mi risveglia dal torpore in cui sono sprofondata, facendomi sussultare.
Spalanco gli occhi cercando di mettere a fuoco l'ambiente in cui mi trovo, ma la luce abbagliante di una lampada al neon collocata sul soffitto mi regala una fastidiosissima fitta di mal di testa.
Stringo lo sguardo lasciandomi sfuggire un lamento e mi volto di lato, rendendomi subito conto di trovarmi sdraiata su quello che deve essere il lettino dell'infermeria.
E seduto poco di stante da me c'è quel pazzo scriteriato di Rin Matsuoka.
Lo fisso in cagnesco non appena il suo sguardo si posa su di me, ma l'unica reazione che ottengo da parte sua è una risata soffocata.
-Buongiorno, principessa- sussurra, scostandomi un paio di ciocche di capelli dalla fronte, e la sua voce calda e rassicurante porta con sé una ventata di ricordi non propriamente casti che mi fanno ribollire il sangue nelle vene.
-Che strana cicatrice..- osserva poi, piegando la testa di lato -..come te la sei fatta?-
-Wow che spirito di osservazione, Rin-
coglionito, hai appena notato una cicatrice sulla tempia di una ragazza che conosci da quasi sei mesi. Forse dovrei ripensarci e non chiamare la guardia medica per farti internare in un istituto per ritardati mentali- ribatto, acida, mentre ripenso a quanto successo prima che perdessi i sensi.
La mia battuta non ha l'effetto sperato poiché il rosso scoppia letteralmente a ridere, rischiando persino di cadere dalla sedia. 
Cadesse per davvero, probabilmente avrebbe un paio di possibilità di diventare una persona normale..
-Rin-coglionito? Ma che diamine significa? Ha un suono così strano..- esclama, senza smettere un attimo di ridacchiare.
-È un termine italiano.. non mi aspetto che tu capisca dato che viene appunto rivolto ai casi umani par tuo- rispondo, guardando altrove.
-Sei strana, lo sai?-
-Da che pulpito..-
-Fai sempre così con i ragazzi che ti piacciono?-
-Vai al diavolo, Matsuoka!-
-Sì, fai sempre così..- si risponde da solo, osservandomi di sbieco.
-Ti sbagli di grosso. Non sono la persona che pensi, la persona che vedi. Io cambio a seconda di come gli altri si rivolgono a me. Se fai lo stronzo potrei addirittura sputare veleno, mentre se sei più gentile..-
-...ti trasformi nella ragazza timida e riservata che sei in realtà- mi anticipa, sogghignando.
-Ehi, io non sono affatto timida!- sbotto, rossa in viso per la vergogna.
-Sarà, ma non hai ancora risposto alla mia domanda-
-Quale domanda?-
-La tua cicatrice..- 
-Non sono affari tuoi!- 
non mi va di parlarne, non lo capisci?
-Infatti ero solo curioso, è un così grande segreto?-
-Da quando sei così loquace con me?- ti prego smettila..
-Voglio che mi rispondi!-
Perdo il controllo il meno di cinque secondi.
-Ho detto di no, CAZZO!- urlo, mentre le mie mani cominciano a tremare. Un sottile velo di lacrime annebbia la mia vista e mi ritrovo a singhiozzare come una bambina, il viso affondato tra le ginocchia piegate.
Non li ho dimenticati. Loro sono sempre qui con me. E ogni volta che ripenso all'incidente non riesco a controllare le mie emozioni.
-No.. no..- continuo a ripetere come un disco rotto, non so nemmeno il perché. Mi sento così sola.
Improvvisamente due braccia forti e rassicuranti mi cingono le spalle, mentre sento la voce di Rin che cerca di tranquillizzarmi.
Solo ora mi rendo conto di quanto sto tremando e di quanto la sua presenza riesca a calmarmi, rallentando il battito frenetico del mio cuore e asciugando le lacrime che rigano le mie guance come piccoli torrenti salati.
In questo momento niente ha più senso e sento dentro di me che le barriere che ho innalzato quando ho incontrato Rin per la prima volta hanno cominciato a creparsi per poi frantumarsi definitivamente. Infatti non mi stupisco quando le mie braccia si tendono lentamente verso di lui aggrappandosi alla giacca della sua tuta, ancora tremanti, mentre appoggio piano il viso sul suo petto.
Un piccolo sussulto mi fa capire che probabilmente sta soffocando una risata, ma non mi importa. Il battito ritmico del suo cuore accelera leggermente quando mi avvicino maggiormente a lui, avida del suo calore e del suo profumo.

Proprio come con Haru.
No, con Haruka è stato diverso. Loro due sono diversi, ma legati da una passione comune che li rende più simili di quanto non credano. Dovrebbero smetterla di guardarsi dall'alto in basso..

Mi stacco dall'abbraccio quando finalmente mi sono calmata, tuttavia non oso guardare in faccia Rin per paura che possa ridere di me.
Insomma, fino a dieci minuti fa lo avrei spellato vivo mentre adesso... già, adesso cosa? Cosa è cambiato?
Non riesco nemmeno a formulare una frase di senso compiuto nella mia testa che le mani del rosso mi imprigionano il viso nella loro stretta salda e tiepida, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Trema leggermente mentre si china su di me, lentamente. Troppo lentamente, maledizione!
Infatti, nemmeno il tempo di percepire il calore del suo respiro sulle mie labbra che la porta dell'infermeria viene spalancata con un calcio.
-Matsuoka!- esclama il capitano della Samezuka, la voce profonda ed autoritaria -finalmente ti ho trovato! Si può sapere che diavolo stai combinando? La tua gara sta per cominciare!-
Il mio cuore fa una capriola per lo spavento e sembra che lo stesso valga per Rin, visto il colorito biancastro del suo viso e le pupille particolarmente dilatate.
La mia testa fa timidamente capolino da una spalla dello squalo, lasciando Seijuro con un palmo di naso.
-Ehm.. mi dispiace Mikoshiba-kun.. è stata colpa mia..- balbetto, terrorizzata, mentre scendo dal lettino e mi defilo il più velocemente possibile.

Che figura di merda!



*


Alla fine della giornata sono tutti al settimo cielo. Tutti tranne me, ovviamente, che oltre ad essermi data assente per i quattrocento misti mi sono anche lasciata un tantino andare con il bel fusto dai capelli di mogano.
-Avanti, Chiara-san.. non preoccuparti. Sei comunque riuscita a qualificarti in quattro gare, è grandioso!- cerca di risollevarmi il morale Rei, dopo il mio ennesimo sospiro.
-Hai ragione Rei, sono proprio una scema! Ero talmente presa a compiangermi che non mi sono nemmeno complimentata come si deve con tutti voi. Siete stati davvero fantastici, mi avete fatto battere il cuore in un modo che non avrei mai immaginato. Mi avete emozionata e resa orgogliosa allo stesso tempo. Vi voglio davvero bene!- esclamo, con la vocde incrinata dall'emozione, mentre con lo sguardo li osservo uno per uno.
-Anche noi ti vogliamo bene Chiara-chan!- esclama subito Nagisa, gli occhi colmi di lacrime, correndo ad abbracciarmi.
Notando che gli altri sono lievemente arrossiti per il gesto del biondo, allargo le braccia come a volerli invitare ad avvicinarsi.
-Eddai, venite anche voi!- esclamo, impaziente ma divertita.
-Ehm.. Chiara-san, non so se..- balbetta Rei, guardando gli altri come per cercare le parole giuste per dirmi che abbracciare una ragazza non è una cosa da prendere così alla leggera.
-Oh, avanti! È solo un abbraccio, mica vi devo sposare!- esclamo, senza smettere di ridere.
Il primo a farsi avanti è Makoto che, dopo un'alzata di spalle si avvicina sorridente stritolandoci (io e Nagisa siamo diventati una specie di tutt'uno indefinito) nel suo caloroso abbraccio, seguito a ruota da Gou, Rei ed infine da Haruka. Mi sento felice, per davvero. Quei quattro ragazzi sono diventati per me qualcosa di davvero importante. Qualcosa che pensavo di aver perduto per sempre. La mia famiglia.
Dopo esserci salutati, Makoto e Haruka ritornano a casa insieme, imitati subito da Rei e Nagisa.

Faccio per chiamare Teresa, in modo da avvertirla che le gare sono terminate, quando Gou mi si avvicina prendendomi per un braccio.
-Gou.. che c'è?- le chiedo, sorpresa.
-Ehm, ecco.. c'è una cosa che devo dirti!- balbetta lei, imbarazzata, arrossendo violentemente.
-Dimmi tutto Gou, non preoccuparti!- le dico, prendendola per le spalle e cercando di sbirciare la sua espressione.
-Ecco... io e Seijuro.. cioè Mikoshiba-kun.. insomma mi ha chiesto di uscire!- esclama, quasi gridando, abbassando il capo fino a toccarsi il petto con il mento.
-Wow! Ma è grandioso! Sono felicissima per te! Allora, a quando l'appuntamento?- chiedo entusiasta.
-M-ma, Chiara-chan.. tu pensi davvero che sia una buona idea?- chiede, improvvisamente più sollevata.
-Ma certo, Gou! Sono sicura che Seijuro sia un ragazzo d'oro e che starete benissimo insieme. Penso che dovresti assolutamente dargli una possibilità!- affermo con sicurezza, abbracciandola. La sento sospirare sulla mia spalla.
-Forse hai ragione, mi fido di te! C'è solo un piccolissimo inconveniente..- dice, facendomi inarcare un sopracciglio -..mio fratello!-
Trattengo a stento un lamento. -Hai paura che possa scoprirvi e incazzarsi come una tigre affamata a cui hanno tirato la coda, giusto?-
-Già..-
-E suppongo che tu stia contando su di me per aiutarti a risolvere l'arcano dilemma-
-Già..-
-Lo sai che ti odio vero?-
-Chiara-chan..- prova a dire lei, ma la interrompo quasi subito.
-No. Zitta. Non provare a dire niente proprio ora che mi sto auto convincendo che trascorrere un pomeriggio con Rin per aiutarti con la tua storia d'amore potrebbe non nuocere alla mia salute mentale.-
In realtà dentro di me si stanno agitando tanti di quei sentimenti che a stento riesco a trattenermi dal correre via urlando come una pazza.
-Grazie Chiara-chan, sei un tesoro!- esclama infine lei, abbracciandomi con slancio e stampandomi un bacio sulla guancia. Da quando era diventata così intraprendente?
-Ehi, voi due. Certe cose fatele a casa vostra!- una voce che conosciamo entrambe fin troppo bene raggiunge le nostre orecchie, facendoci voltare di scatto.
-Onii-chan!- esclama la rossa, avvicinandosi al fratello maggiore che non mi toglie gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
-Rin..- lo saluto, con un lieve cenno della testa.-..allora io vado, Gou-chan! Ci vediamo domani mattina per le staffette. Buonanotte!-
Scappo via, lasciando i due Matsuoka con un'espressione di stupore dipinta sul volto.

Un pomeriggio con Rin. Oh, Gesù Cristo.. penso, mentre prendo il telefono per spedire un messaggio a Teresa.


Arrivo a casa circa mezz'ora dopo, stanca e affamata quel tanto che basta da riuscire ad ingurgitare una quantità imbarazzante di cibo senza un briciolo di senso di colpa.
Finito di mangiare saluto mia zia e mi defilo in camera mia, ripensando a tutto ciò che mi è successo durante l'arco della giornata.
Mi stendo sul letto a pancia in su, mentre la mia mente vaga in quello che in questo momento non è un insieme di ricordi ma un mare in tempesta.
Penso ad Haruka e quanto mi sia dispiaciuto il modo in cui Rin lo ha trattato. È davvero un ragazzo eccezionale, anche se non è bravo ad esprimere quello che prova a differenza del rosso. Penso che domani gli parlerò con calma, scusandomi come si deve.
Poi ripenso a quel maledetto squalo seduttore e non posso fare a meno di rabbrividire, rivivendo le sensazioni di quei minuti in infermeria. Senza accorgermene mi passo le dita sulle labbra, imitando il modo in cui lui me le ha accarezzate, poi mi stringo le guance ripensando a come ero stata imprigionata dalla sua stretta, forte ma gentile, e come lo avessi quasi baciato.
Già, quasi. E nonostante tutto non riesco a impedirmi di rigirarmi nel letto, eccitata come una ragazzina in piena fase ormonale. Beh, in effetti io SONO una ragazzina in piena fase ormonale: non ho neppure diciassette anni.
Dopo che mi sono tranquillizzata, cerco tra le coperte il mio cellulare scorrendo la rubrica fino ad arrivare alla lettera H.
Vorrei davvero scrivere ad Haruka, ma ho paura della sua reazione. In fondo dubito che il suo umore sia migliorato di molto, considerando anche il suo carattere parecchio introverso.
Scuoto la testa scorrendo ancora la rubrica.
Matsuoka Bastardo.
Ridacchio mentre ripenso al giorno in cui salvai il suo numero con quell'assurdo appellativo. In italiano per di più, giusto per evitare che qualcuno potesse accorgersene e fare domande.
Senza pensarci, tocco l'iconcina dei messaggi e immediatamente mi appare l'ultima conversazione avuta con lui. La scommessa.

Accidenti.. alla fine non gli ho chiesto con quante gare è riuscito a passare alle regionali! Faccio spallucce, ricordandomi quasi subito che avrei avuto ancora un altro giorno a disposizione per scoprirlo.
Vorrei scrivere anche a lui, ma ho paura di disturbarlo, di dargli fastidio e di sembrare una stupida ragazzetta in cerca di attenzioni. Tuttavia la tentazione è forte e le mie dita finalmente si decidono a premere quei maledetti tastini formulando un semplice “Buonanotte..”.



A qualche chilometro di distanza, il ragazzo dagli occhi vermigli se ne sta steso sul letto, intento ad osservare le assi di legno appartenenti al materasso del suo compagno di stanza. È notte fonda e Nitori sta dormendo da parecchio tempo.
Anche lui dovrebbe riposarsi ma non riesce a prendere sonno. Quella ragazza.. darebbe qualsiasi cosa pur di averla insieme a lui, in quel letto così freddo e vuoto.
Neanche dieci minuti dopo aver formulato quel poco casto pensiero, la stanza si illumina debolmente, mentre una vibrazione appena percepibile lo costringe a voltarsi verso lo schermo lampeggiante del suo cellulare.
Sorride appena, leggendo il messaggio.

Oyasumi, Chiara.


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Capitolo 15
*** Cloro, Risate e Cibo Italiano ***


Capitolo Quindicesimo - Cloro, Risate e Cibo Italiano

Il mattino seguente fatico come una dannata ad alzarmi da quello stramaledettissimo letto. Mi trascino in bagno e con uno sforzo estremo mi arrischio a sbirciare la mia immagine riflessa allo specchio.
Uno straccio. Ma porca miseria! Proprio oggi che ho bisogno di essere al massimo delle forze per sostenere psicologicamente i ragazzi devo trovarmi in questo stato pietoso?
Mi spoglio con movimenti meccanici per poi ficcarmi sotto il getto d'acqua della doccia. Un piacevole tepore mi scioglie i muscoli delle spalle e della schiena quasi immediatamente, ma il fatto di essere in piena estate mi impedisce di rimanere oltre a godere di quel calore rigenerante. Ruoto controvoglia la maniglia della regolazione dell'acqua e soffoco un grido quando un getto gelido mi colpisce con forza la pelle nuda, risvegliando le mie sinapsi ancora rimbambite dal sonno.
Esco dalla doccia dopo neanche un quarto d'ora, pulita e rigenerata ma con ancora qualche segno scuro sotto gli occhi.
-Uffa, che seccatura..- sospiro, osservandomi sconfitta allo specchio. Per fortuna oggi non devo gareggiare e posso nascondere le occhiaie con un po' di trucco. Mi vesto indossando un paio di leggings neri, la maglia e la giacca bianca e azzurra dello Iwatobi Swim Club.
Asciugo i capelli corti in un batter d'occhio, sistemandoli con le dita in modo da non sembrare una pazza e mi passo sul viso un leggerissimo strato di fondotinta, migliorando decisamente il mio aspetto.
Lancio un'ultima rapida occhiata allo specchio prima di farmi trovare in sala da pranzo per la colazione.
-Oh, buongiorno Chiara-chan. Dormito bene?- mi saluta Teresa, porgendomi una tazza di latte e cerali.
-Buongiorno.. sì, diciamo di sì. Peccato che dopo le gare mi sento sempre uno schifo- sospiro, masticando lentamente.
-Capisco.. forse sarebbe stato meglio se ti fossi fatta un bel bagno caldo, ieri sera. Non credi?- mi chiede, sedendosi di fronte a me.
-Forse..- ammetto, abbassando lo sguardo -..ma tanto ora è tardi per queste cose. Almeno oggi dovrò solo fare il tifo agli altri!-
-Anche questo è vero!- mi fa eco lei, sorridendo.


Finisco di mangiare in pochi minuti e mi preparo per uscire. Oggi non ho molta fretta quindi posso fare che arrivare in piscina a piedi senza dover scomodare mia zia.
Mi lavo i denti e aggiungo una punta di mascara alle ciglia, cosa che non faccio da mesi. Il regolamento scolastico della Iwatobi High School, infatti, vieta alle ragazze qualsiasi tipo di ornamento, dalla bigiotteria alle acconciature troppo elaborate e ovviamente scoraggia l'uso di cosmetici per il viso. Non che mi importasse chissà quanto, ma certe mattine una spennellata di correttore me la sarei data volentieri...
Raccolgo dal pavimento le mie scarpe preferite, un paio di Jeffrey Campbell bianche apparentemente da tennis ma con la suola rialzata uniformemente di cinque centimetri, per poi indossarle ed uscire di casa.
Oggi la giornata è splendida. Perfetta per nuotare all'aperto ed i ragazzi sono già in vasca a riscaldarsi quando io arrivo sugli spalti.
-Oh, Chiara-chan! Buongiorno!- mi saluta Gou, sorridente -oggi si prospetta una grande staffetta, non vedo l'ora che cominci!- esclama, eccitata.
-Hai ragione, spero che tutto possa filare per il verso giusto- le faccio eco, appoggiandomi alla ringhiera vicino a lei.
La staffetta mista sarà l'ultima a gareggiare. Prima di essa vi sarà la quattro per duecento stile libero e la staffetta veloce, ovvero la quattro per cento stile libero. Come ieri, anche oggi il settore femminile conta un numero così basso di partecipanti da riuscire a malapena a completare una batteria di staffette.
Beh, se non altro vorrà dire che si arriverà prima al dunque senza dover aspettare un'eternità..


Il riscaldamento termina quaranta minuti più tardi ed i ragazzi si ritirano in spogliatoio per asciugarsi ed indossare i costumi da gara, dopodiché ci raggiungono sulla tribuna, radiosi e pieni di voglia di gareggiare.
-Allora, ragazzi. Siete pronti?- chiedo, ricevendo il “sì” pieno di entusiasmo dei quattro nuotatori
-Molto bene, perché quella di oggi sarà una gran bella sfida- continuo, sfogliando il programma gare e mostrando loro l'ordine di partenza della staffetta -come vedete, voi e la Samezuka gareggerete in corsie appaiate, perciò non fatevi prendere dall'ansia e misurate le vostre energie!- esclamo, passando in rassegna i volti dei miei compagni e soffermandomi su quello del dorsista.
-Mako-chan, ricordati di puntare i piedi un po' più in alto quando sei in partenza in modo da entrare in acqua con un'angolatura perfetta e non strafare il primo cinquanta altrimenti non avrai abbastanza energie per dare velocemente il cambio a Nagisa-
-Nagi-chan, tu invece devi fare molta attenzione alle subacquee. Spingi forte il colpo a delfino prima dell'uscita in modo da tagliare l'acqua il più velocemente possibile-
Mi volto alla mia sinistra, dove il delfinista attende le mie istruzioni a testa alta.
-Rei-chan, anche tu devi curare molto bene le subacquee! Ricorda, dopo il tuffo attendi due secondi e poi inizia a spingere con le gambe. In questo modo sfrutterai la velocità dettata dalla spinta dal blocco e guadagnerai terreno!- il mio sguardo vaga ancora, questa volta alla mia destra, dove Haruka se ne sta ad ascoltarmi con i suoi occhi quasi inespressivi piantati nei miei. Se non lo conoscessi bene, penserei che non gliene potrebbe importare di meno di quello che sto dicendo.
-Haru-chan.. tu sei l'ultimo. Fai attenzione a non farti prendere dagli avversari e dai tutto quello che hai- concludo, sorridendo radiosa.
Sono sicura che faranno del loro meglio. Sono una squadra formidabile.


Manca ancora mezz'ora alla staffetta ed il calore estivo comincia a farsi sentire, soprattutto per me e Gou che non indossiamo il costume.
-Scendo un attimo al bar a prendere una granita, ne vuoi una?- le chiedo, alzandomi dallo scalino della tribuna. So già che al mio ritorno sarà rovente, ma non resisto un secondo di più al caldo.
-Oh, si grazie!-
-A che gusto?-
-Quello che prendi te!-
-Ok, allora due granite all'anice..- affermo, sporgendomi dalla ringhiera per accertarmi che i ragazzi si siano trovati un posto all'ombra dove stare. Li scorgo poco lontano, seduti sotto un gazebo. Non appena si accorgono che li sto guardando mi fanno un cenno di saluto al quale rispondo immediatamente.
Beati loro che poi si buttano in acqua..
Raggiungo il piccolo bar della struttura sportiva neanche due minuti dopo, e aspetto pazientemente in fila di poter avere le mie santissime granite. Mi sfilo la giacca della tutta che, pur essendo chiara, non è riuscita a schermarmi a dovere dalla luce solare e la piego sull'avambraccio.
Che seccatura.. penso, mentre una mano si posa sulla mia spalla.
Sussulto, scostandomi di riflesso dalla stretta e realizzando con sollievo che si tratta di Haruka.
-Haru, porca misera mi hai spaventata! Che ci fai qui?- chiedo, cercando di ricompormi.
-Volevo una granita- risponde lui, guardando altrove come suo solito.
-Non dovresti mangiare certe cose prima di gareggiare..-
-...-
Lo osservo per qualche secondo, dopodiché sospiro. -Non sei qui per questo vero?-
-No, appunto..-
Alzo gli occhi al cielo e lo afferro per un polso, trascinandolo via.
Quando ci siamo allontanati abbastanza per poter parlare faccia a faccia, mi ricordo di dovergli ancora le mie scuse così decido di parlare per prima.
-Ehm, Haru-chan. Senti.. ieri Rin è stato molto maleducato quando ci ha visti insieme e.. beh, ecco.. visto che credo che lui non si abbasserà mai a tanto lo faccio io al posto suo. Mi dispiace davvero moltissimo per come ti si è rivolto, ti chiedo scusa!- dico, tutto d'un fiato guardandomi la punta delle scarpe.
Haruka mi osserva per qualche secondo, poi sorride lievemente.
-Sapevo che lo avresti fatto..-
La sua reazione mi stupisce profondamente -C-come?- chiedo, stralunata.
-Sapevo che ti saresti scusata, anche se non è da te!-
-Ah..- f
antastico, adesso sono diventata pure un libro aperto.
-Avanti, non fare quella faccia. Non sono venuto a cercarti per sentire le tue scuse, tu non hai colpa..-
-Allora perché..-
-A te piace Rin, vero?- mi anticipa, arrivando direttamente al dunque.
-Cosa? NO! Cioè, io.. non lo so.. forse. Perché me lo chiedi?-
-Perchè, pur essendo mio amico non riesco a sopportare l'idea di vederlo insieme a te.. non ci riesco proprio- ammette il moro, abbassando lo sguardo.
-Haru.. tra me e lui non so se nascerà qualcosa.. io.. oh, insomma è già tanto se non ci picchiamo appena ci vediamo!- esclamo, arrossendo come un termometro.
A quelle parole, Haruka si allontana di un passo, esitando come per scegliere le parole giuste da usare.
Sussurra qualcosa a mezza voce. Qualcosa che non riesco a capire interamente, poi si avvicina di nuovo questa volta appoggiando una mano sul muro di fianco alla mia testa.
-Se vinciamo, promettimi che farai una cosa per me- chiede, piano. Puntando i suoi occhi blu nei miei, glaciali. Annuisco poco convinta, mentre una strana luce pervade per un attimo il suo sguardo.
-Promettilo-
-L-Lo prometto..-
che cosa vorrà mai da me?



Gli staffettisti fanno il loro ingresso sul piano vasca in tarda mattinata, prendendo posto dietro al rispettivo blocco di partenza e cominciando a riattivare i muscoli prima della propria frazione.
Il primo a partire dei nostri è, ovviamente, Makoto.
Lo osservo mentre scioglie braccia e gambe con movimenti decisi e forse un po' troppo bruschi. Si vede lontano un miglio che è agitato.

Spero solo che una volta in acqua riesca a riacquistare la lucidità necessaria...
Cinque brevi fischi. I nuotatori salgono sul muretto.
Un fischio prolungato. Si tuffano in acqua per poi riemergere ed avvicinarsi alla maniglia di metallo sporgente del blocchetto.
Un altro fischio prolungato ed i nuotatori si agganciano al blocco, gli occhi puntati verso il giallo ed il nero della piastra che sta sotto il loro piedi.
La voce del giudice li fa raggomitolare verso il muro, e al segnale dello start finalmente partono, inarcandosi verso l'acqua e rompendola in mille spruzzi bianchi e azzurri.
Alla virata del primo cinquanta siamo quarti, Makoto sta andando benissimo e nonostante sia passato con un tempo molto basso riesce a mantenere l'andatura, sorpassando l'atleta accanto a lui e dando il cambio a Nagisa in terza posizione. La Samezuka è al comando, ma il biondo non si scoraggia facilmente. Lo vedo mentre spinge la subacquea al massimo della velocità, uscendo dall'acqua molto più vicino al ranista della squadra avversaria di quanto immaginassi.
Purtroppo però il ragazzo riesce a tenergli testa e Nagisa non riesce a recuperare abbastanza terreno da avanzare di posizione. Nonostante ciò conclude la sua frazione con il suo tempo migliore.
Il cambio di Rei lascia molto a desiderare, tuttavia riesce a difendersi egregiamente nella nuotata, recuperando due posizioni ed avvicinandosi paurosamente all'atleta della Samezuka.
Vedo Haruka e Rin scambiarsi uno sguardo di sfida, prima di calare gli occhialini sul viso e piegarsi sul blocco di partenza.
Lo stacco è quasi simultaneo e i due ragazzi entrano in acqua preparandosi ad un testa a testa senza paragoni.
-Sono vicini, sono vicini!- esclama Gou, senza sapere esattamente per chi tifare.
-Già.. se Haru continua così potrebbe addirittura..- non termino la frase che il grido di Gou mi spacca i timpani.
-Hanno virato insieme!-
Volto immediatamente lo sguardo sul tabellone e mi accorgo che la rossa ha perfettamente ragione. Le mani cominciano a tremarmi dall'emozione quando vedo Rin cercare di aumentare la frequenza per seminare il rivale. Ormai in gara ci sono solo più loro due ed il tifo dagli spalti è diventato assordante.
Ancora poche bracciate. Forza Haru..
Rin pare lievemente in vantaggio ma commette il grave errore di respirare prima di toccare la piastra, mentre Haruka non respira dalle bandierine fino alla fine della gara.
Un boato si alza dalla tribuna della Samezuka e per un secondo temo il peggio. Mi azzardo a guardare il tabellone e quello che mi si para davanti agli occhi mi fa gridare di gioia.

Samezuka e Iwatobi: primi a pari merito.



Alla fine della giornata ci ritroviamo come di consueto fuori dalla piscina, mentre il sole comincia il suo lento viaggio oltre la linea dell'orizzonte, colorando il cielo di un bel rosso acceso.
Sono davvero euforica. La gara è stata straordinaria, e per quei pochi minuti mi è sembrato di ritornare indietro di due anni quando ancora gareggiavo a Torino insieme alle mie compagne di squadra.
Vorrei fare qualcosa di speciale per commemorare questi due giorni di gare e finalmente mi balena in testa un'idea piuttosto interessante.
-Ehm, ragazzi.. avete impegni per stasera?- chiedo, mentre li vedo voltarsi verso di me con aria interrogativa -Se siete liberi, vi andrebbe di venire a casa mia? Stavo pensando di cucinare qualcosa di buono per festeggiare la nostra qualificazione alle regionali- spiego, immaginando già la risposta negativa di molti di loro.
Invece mi stupisco quando li vedo illuminarsi ed annuire con convinzione.
-Yatta! che bello, Chiara-chan! Cucinerai tu? Ci farai qualche piatto particolare?- esclama Nagisa, saltandomi praticamente in braccio.
-Volevo farvi assaggiare alcune specialità italiane, se siete d'accordo- dico, rivolgendomi soprattutto ad Haruka che in fatto di cibo non mi sembra molto propenso ad assaggiare piatti nuovi.
-Certo che siamo d'accordo! Non è vero Rei-chan?- esclama Makoto, rivolgendosi sorridente al compagno di squadra.
-Ovviamente- risponde l'altro -la mia stupefacente performance dovrà pur essere ricordata in qualche modo, no?- esclama, aggiustandosi gli occhiali sul naso come suo solito.
Non riesco a trattenere una risata mentre Makoto gli tira una pacca sulla schiena talmente forte da farlo barcollare.
-E tu Haru-chan, hai da fare?- chiede il castano al suo migliore amico, che è stato in disparte tutto il tempo.
-No.. vengo-



Telefono a mia zia giusto in tempo per avvertirla delle mie intenzioni e permetterle di rendere presentabile almeno la cucina ed il salotto.
-Sei fortunata Chiara-chan! Proprio oggi sono andata a fare la spesa ed ho preso alcune cose che potrebbero servirti!- mi dice al telefono. Santissima donna!
Arriviamo a casa, tra una risata e l'altra, in circa mezz'ora e non appena i miei compagni varcano la soglia mia zia li accoglie indicando loro dove poter lasciare gli zaini e le scarpe.
Li porto tutti in salotto, dove ci accomodiamo intorno al tavolo chiacchierando animatamente e dopo qualche minuto tiro fuori un foglietto ed una penna ed incomincio a scrivere quello che sarebbe stato il menù della sera.


Spaghetti alla carbonara

Piadina romagnola

Dessert al mascarpone


Quasi mi fanno tenerezza le loro facce stupite ed i loro sguardi pieni di interesse ed emozione. Sono contenta di poter fare qualcosa che li renda felici.
Dopo pochi istanti arriva Teresa con in mano una tovaglia di cotone a quadri bianchi e rossi e dei tovaglioli di stoffa e mentre incomincia a preparare la tavola le passo il foglio con i piatti che vorrei preparare.
-Sono fattibili?- le chiedo, speranzosa.
Dopo secondi che mi sembrano ore, finalmente annuisce sorridendo.
-Dovrei avere tutti gli ingredienti. Vieni in cucina ad aiutarmi? Non vorrai farli morire di fame..-
-Arrivo subito!-
Mi congedo dagli altri per poter dare una mano ai fornelli e Teresa mi assegna subito il compito di tagliare il guanciale per poi metterlo a cuocere mentre lei si occupa di sbattere le uova insieme al formaggio ed al pepe nero.
Una volta dorato il guanciale lo verso insieme alle uova, mentre mia zia continua a mescolare fino a creare una crema omogenea e dall'aspetto invitante. Intanto anche la pasta sta cuocendo e la scolo quando è ancora al dente versandola poi in un padella insieme ad un paio di mestoli di carbonara. Lasciamo cuocere ancora per qualche minuto, dopodiché divido la pasta ormai pronta in cinque piatti fondi.
Ritorno in salotto con la prima portata ed i ragazzi spalancano gli occhi per lo stupore quando alle loro narici arriva il delizioso profumo della pasta.
Nagisa non si fa scrupoli e si fionda sul piatto divorando una forchettata enorme di carbonara. Lo vedo masticare lentamente finché i suoi occhi non si riempono di lacrime.
-È buonissimo, Chiara-chan! Sei eccezionale!- esclama, dopo aver inghiottito.
A quel punto anche gli altri iniziano a mangiare e li osservo emozionata mentre divorano tutto lucidando quasi i piatti.
Torno in cucina con le stoviglie sporche e vedo che Teresa è già alle prese con le piadine che stanno cuocendo in una padella.
Mi fiondo al piano di lavoro cominciando a tagliare a fette le mozzarelle, il prosciutto ed i pomodori mentre mia zia mi passa le sfoglie appena cotte. Le farcisco richiudendo poi la pasta e servendo il piatto romagnolo ai cinque lupi affamati che mi ritrovo in salotto. Inutile dire che anche questa volta i piatti ritornano indietro perfettamente ripuliti.
Adesso è l'ora del dolce e decido di preparare un dessert al mascarpone perché mi ricorda molto le sere d'estate passate a casa di mia nonna. Lei era una vera maestra ai fornelli.
Preparo tutto completamente da sola, unendo e mescolando gli ingredienti con molta attenzione.
Il risultato è molto buono e per la terza volta ricevo i complimenti dei miei amici che, a pancia ormai piena, si distendono a terra per rilassarsi.
-Sono contenta che vi sia piaciuto, davvero!- esclamo, emozionata, mentre li osservo uno per uno. I miei amici.
-Era tutto squisito, Chiara-chan!- si esprime Gou e ricevendo l'approvazione di tutti gli altri. Sono così felice.


La serata continua tra risate e scherzi finché la sensazione di sazietà non si tramuta in sonnolenza e poco alla volta tutti i ragazzi si addormentano sul tappeto del salotto.
Prendo in spalla Nagisa, che anche se sembra piccolo pesa davvero molto, trasportandolo nella camera degli ospiti e adagiandolo su un futon.
Gou invece è più leggera e riesco a portarla nella mia camera senza fatica per poi adagiarla sul mio letto, cedendoglielo per la notte.
-Chiara-chan, ci pensi tu a loro?- mi chiede Teresa, visibilmente stanca, indicando con un cenno Rei, Makoto e Haruka.
-Tranquilla, vai pure a dormire- la rassicuro, sorridendole.
Non appena la vedo varcare la soglia della camera da letto, mi dirigo verso l'armadio a muro della mia stanza, (cercando di non svegliare Gou) e prendo delle coperte per i tre ragazzi che non si sono mossi di un millimetro dal pavimento del soggiorno.
Li guardo sorridendo. Anche i più grandi combattenti alla fine cadono.
Poso le coperte sulle spalle di Rei e Makoto, che dormono vicini, dopodiché mi avvicino ad Haruka per fare la stessa cosa ma non appena le mie mani lo sfiorano i suoi occhi si aprono lentamente per poi posarsi su di me.
-Oh, sei sveglio..- faccio appena in tempo a dire, prima che il moro mi afferri per un braccio costringendomi a sdraiarmi a terra accanto a lui. In un attimo si posiziona carponi sopra di me, puntando le mani ai lati del mio viso.
-Haru, ma che stai..- balbetto confusa mentre mi perdo nel blu intenso delle sue iridi.
-Mi hai promesso che avresti fatto qualsiasi cosa- mi ricorda lui, facendomi arrossire. Che diavolo vuole fare? Immediatamente iniziano a vorticarmi nella testa un miliardo di possibilità e comincio a sudare freddo.
Lo vedo piegare la testa di lato come per accertarsi di parlare con una cosa ancora vivente e non mezza morta-
-..Ti faresti baciare?- chiede infine, arrossendo lievemente, mentre il mio cuore inizia a martellare nel petto quasi a volermi sfondare la cassa toracica.
Oh, ma che cazzo. Perché mi emoziono così per un bacio? Tanto quello scemo di Rin non ha intenzioni davvero serie con me ed anche se fosse non stiamo ancora insieme.. posso tranquillamente fare una cosa del genere con Haruka. Anche perché forse questo sarà il primo ed ultimo bacio che potrà rubarmi...
Con questo pensiero nella mente, annuisco, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi nemmeno quando il suo viso si avvicina al mio e le sue labbra fredde incontrano le mie.
Il moro rimane qualche istante con la bocca premuta sulla mia, immobile, poi dischiude leggermente le labbra imprigionando le mie tra le sue e provocandomi una scarica di adrenalina che mi percorre da capo a piedi.
Potrei tranquillamente ricambiare quel bacio, afferrare i suoi capelli ed avvicinare il suo viso ancora di più al mio ma non posso. Non voglio.
Per un attimo immagino il viso di Rin e da quel momento non riesco a pensare ad altri che a lui. Perché alla fine è Rin Matsuoka che vorrei insieme a me in questo momento. Sono i suoi capelli vermigli che vorrei accarezzare. I suoi occhi scarlatti e duri quelli in cui vorrei perdermi.

Haruka si stacca da quel contatto all'improvviso, come se si fosse scottato con la mia pelle, passandosi una mano sul viso pallido e fissando il vuoto davanti a sé per qualche secondo.
-Scusami.. scusami non dovevo farlo- sussurra, alzandosi e recandosi a recuperare le sue cose.
-Haru..- provo a fermarlo, ma ormai il moro è già sulla soglia di casa mia.
-Scusami- ripete ancora, prima di sparire nella notte.

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Capitolo 16
*** Incomprensioni ***


Buonasera piccoli nuotatori! Volevo innanzitutto ringraziarvi moltissimo per aver seguito la mia storia fin qui e per aver sopportato il mio stile da novellina dei capitoli iniziali...

Rin: non credere di essere migliorata così tanto..
Chiara: chiudi la bocca Rin.. che è già tanto se ti ricordi come si scrive il tuo nome.
Rin: brutta nana, vedrai alle prossime gare come ti distruggo!
Chiara: *guardando verso la telecamera con le urla di Rin di sottofondo (?)* Povero cucciolo non ha ancora capito che io e lui non gareggiamo insieme...
L: ah non me ne parlare, non sai che sforzo mi ci vuole ogni volta per descriverlo come un essere pensante e ragionante...
Chiara: e io me lo devo sopportare..
Seijuro: signore, in confronto a me voi non sopportate un bel nulla!

Ok ok, basta! Chiudiamo la parentesi del delirio e ritorniamo alla realtà! Buona lettura!!







Capitolo Sedicesimo - Incomprensioni



Haruka Nanase se ne sta seduto sulla spiaggia ad osservare il mare. Le onde che si infrangono sulla riva a ritmo costante creano piccoli spruzzi di schiuma biancastra, mentre la luna piena si riflette su quella grande distesa scura dando vita a curiosi giochi di luce.
La lieve brezza della sera scompiglia i capelli scuri del giovane sollevando contemporaneamente qualche fastidioso granello di sabbia, ma sembra che lui non se ne accorga nemmeno. O che non gli importi. Quella sera sente proprio il bisogno di restare da solo più di quanto non si ostini a fare già normalmente.
Il giovane affonda la testa tra le ginocchia piegate e divaricate, sospirando sconfitto, mentre ripensa agli ultimi fatti della giornata: la promessa, la staffetta, la cena e alla fine quel bacio che aveva rovinato tutto.
È talmente preso dai suoi tormenti interiori da accorgersi a malapena del tonfo sordo di qualcuno che si è seduto accanto a lui. Volta leggermente il viso alla sua destra incrociando un paio di occhi vermigli che lo osservano con fare divertito.
- Yo! - lo saluta Rin, alzando un sopracciglio.
- Sparisci - risponde l'altro, tornando a fissare l'oceano. Proprio adesso doveva arrivare?
- Come siamo scontrosi... non dirmi che alla fine glielo hai chiesto sul serio! - esclama il rosso con finto sarcasmo.
Haruka non risponde, confermando con il suo silenzio le parole del coetaneo.
- Non ti facevo così sfrontato, Haru - sogghigna l'altro - non è da te cercare di rubare le ragazze altrui! -
- Non è ancora la tua ragazza - risponde il moro, freddamente - deve ancora fare chiarezza sui suoi sentimen... - non termina la frase che si ritrova tirato su per il bavero della giacca da un Rin palesemente fuori di sé.
- Che vuoi fare, Rin? - domanda piatto il moro, senza smettere di fissarlo negli occhi.
Le labbra dello squalo si distendono in un mezzo sorriso mentre le parole del ragazzo gli arrivano alle orecchie.
- Ti ho permesso di farle una cosa del genere perché so perfettamente di non essere ancora il suo ragazzo - sibila, ignorando la domanda di Haruka - ma se scopro che le hai messo le mani addosso giuro che non te la faccio passare liscia - conclude, mollando la presa dai suoi abiti ed allontanandosi a grandi passi.
Il ragazzo si aggiusta alla bell'e meglio il colletto stropicciato, alzando poi lo sguardo verso la figura del suo amico che si allontana. Capisce i suoi sentimenti e non vuole che si tormenti come lui, così decide di provare a dirgli la verità.
- È stato un bacio a senso unico - esclama, facendo voltare il rosso per l'ultima volta.
- Cos'hai detto? -
Haruka sussulta. Glielo avrebbe detto, anche se sarebbe stato difficile ammetterlo. - Lei non voleva baciarmi. È rimasta ferma lasciandomi fare... non era me che voleva in quel momento - dice infine il moro, resistendo all'impulso di prendere a calci qualsiasi cosa gli capitasse a tiro per la frustrazione.
Rin non risponde nemmeno, voltandosi per tornarsene a casa, ma le parole di Haruka lo colpiscono dritto al cuore, liberandolo da un grande peso.

Allora.. forse ho davvero una speranza.


*


Una mano piccola e tiepida mi scuote leggermente la spalla, svegliandomi di soprassalto.
- Buongiorno Chiara-chan - la voce di Teresa mi giunge ovattata.
- Mmmh... buongiorno... - rispondo, la voce ancora impastata dal sonno e dopo pochi istanti mi rendo conto di trovarmi seduta a terra con la schiena appoggiata contro il legno della porta di casa.
I ricordi della sera precedente piombano nella mia mente come un uragano, ricordandomi improvvisamente di avere cinque ospiti in casa e di essermi appisolata proprio sull'uscio nella speranza che Haruka decidesse di ritornare.
Quattro ospiti, Chiara. Quattro. Mi correggo mentalmente, mentre le mie dita stringono impercettibilmente la sottile coperta che mi copre le gambe. Haruka è sparito senza fare altro che scusarsi, quando quella che si sarebbe dovuta scusare ero proprio io.
Avrei dovuto intuire prima i suoi sentimenti e non concedergli di fare qualcosa che lo avrebbe segnato profondamente.
Sorrido amaramente tra me. Stento tutt'ora a credere che sotto la sua facciata indifferente ed apatica si celi un animo buono e gentile. Haruka è davvero speciale.
- Che ore sono? - chiedo, strofinandomi gli occhi per liberarli dall'ultimo strato di sonno.
Teresa dà una rapida occhiata al suo orologio da polso prima di rispondermi. Solo adesso mi accorgo che è vestita di tutto punto per uscire di casa.
- Sono le sette e venti, Chiara-chan. Torna a dormire, tu che puoi, ma per favore spostati altrimenti non riesco a passare - ridacchia, colpendomi scherzosamente la testa con un buffetto.
- Oh, hai ragione scusami! - balzo in piedi per poi osservarla con sguardo critico - Ehi... ma oggi è domenica, dove stai andando? - le chiedo, sospettosa.
- Mi hanno chiamata dall'ospedale, probabilmente si tratta di un'emergenza...- risponde lei, infilandosi le scarpe e socchiudendo la porta - ...non preoccuparti sarò a casa per cena!-
Giusto. Teresa lavora come ostetrica in un piccolo ospedale alla periferia di Tottori. Non mi sono mai permessa di chiederle come mai avesse deciso di intraprendere una carriera del genere, ma suppongo centri con il fatto di essere stata costretta a dare in affidamento la sua bambina quando era ancora giovane.
- Va bene, a stasera allora! -


Quando la porta si richiude alle mie spalle mi dirigo prima in camera mia, poi nella camera degli ospiti ed infine in salotto. Dormono ancora tutti, ovviamente.
Recupero il mio cellulare da sotto il groviglio di coperte che c'è sul pavimento e leggo sullo schermo la notifica di un nuovo messaggio.
È Rin. Vuole sapere come sto e se Gou è ancora qui da me.

Mi riprendo dall'illusione che potesse essere Haruka e rispondo, dicendogli che sto bene e che Gou dorme ancora come un ghiro.
La risposta dello squalo arriva in meno di un minuto e l'idea che probabilmente sta tenendo sotto controllo il telefono in attesa dei miei messaggi mi lusinga.

Allora passo a prenderla più tardi, se non è un problema”. Leggo e rileggo il messaggio con aria stupita. Stupore che presto si trasforma in sospetto.
Che stia cercando di tenerla sotto controllo? E per quale motivo? Comincio a snocciolare la questione martellandomi le labbra con un dito, pensierosa.
Che abbia paura che succeda qualcosa alla sorella?
Nah, è impossibile. Considerando quello che è successo ad inizio anno è fuori questione.
Che voglia andare con lei da qualche parte in particolare?
Ma che siamo, scemi? Rin a braccetto con la sorellina? Rido al solo pensiero.
Infine mi balza in mente una motivazione molto, anzi decisamente, più valida e che mi fa saltare su come una molla per poi fiondarmi nella stanza dove Gou sta ancora dormendo.
- Gou! Gou svegliati! - esclamo, piombandole nel letto e facendola quasi cascare giù dal materasso.
La ragazza quasi si mette a gridare vedendosi un paio di occhi azzurri incorniciati da corti capelli neri come la pece pericolosamente vicini alla sua faccia.
- Merd... ehm, volevo dire... Chiara-chan! Ma sei impazzita? Credevo fossi Haruka! - esclama, lasciandosi sfuggire una mezza imprecazione e guardandomi allibita.
Davvero mi ha scambiata per Haruka? Beh in effetti abbiamo entrambi gli occhi azzurri anche se i miei sono quasi trasparenti, ed entrambi portiamo i capelli corti anche se i miei sono molto più scuri dei suoi. Mi ritrovo a pensare, mentre osservo la rossa con aria sbigottita.
Scuoto la testa per scacciare quel pensiero dalla mia mentre. Adesso c'è una questione molto più importante da risolvere.
La prendo per le spalle costringendola a guardami negli occhi per poi pronunciare la fatidica domanda.
- Gou.. tuo fratello non sa di te e Mikoshiba, VERO? -


Il campanello di casa suona circa un'ora più tardi, quando ormai i ragazzi si sono svegliati, mi hanno ringraziata ancora per l'ospitalità e sono tornati alle rispettive case con la convinzione che Haru non si era sentito molto bene ed era andato via al mattino presto.
Vado ad aprire la porta ed immediatamente i miei occhi incontrano due iridi vermiglie su un volto a metà tra lo stupito ed il divertito.
- Oh, ciao Rin. Tua sorella si sta vestendo - lo saluto, invitandolo ad entrare in casa con un cenno della mano. Non riesco ad essere naturale con lui oggi. Non dopo quello che è successo ieri sera... in qualche modo dovrò dirglielo.
Il rosso non risponde nemmeno, circondandomi la vita con un braccio e soffiandomi sui capelli.
- Ti vedo tesa, stamattina... c'è qualcosa che non va? - sussurra, ad un millimetro dal mio orecchio, facendomi avvampare.
- N-non c'è nulla, va tutto bene... - balbetto, cercando di allontanarmi dalla sua stretta che però si rivela più ferrea del solito. - ...piuttosto tu, non dovresti essere al dormitorio? - cambio discorso, mentre i suoi capelli mi solleticano la guancia.
- Nel week-end torno sempre a casa per stare con mia madre e Gou. È un problema? - 
sì che è un problema, porca miseria. Con te fra i piedi Gou non riuscirà mai ad uscire con Seijuro!
Non faccio in tempo a ribattere che la sorella minore del rosso fa capolino dal soggiorno, correndo verso il suo Onii-chan.
- Fratellon... - esclama, ma si interrompe non appena ci vede avvinghiati come due procioni nel periodo dell'accoppiamento.
Infatti, il grande simpaticone, non appena si è accorto che Gou stava per arrivare ha allungato ulteriormente le sue dannatissime mani palpandomi senza ritegno il sedere e facendomi sobbalzare.
Mi stacco con violenza dai suoi tentacoli cercando di riprendere un po' di contegno mentre Rin si sbellica dalle risate e invita la sorella ad aspettarlo in macchina.
C-che? Rin ha la macchina? Beh in effetti ha 18 anni... penso, sbirciando Gou mentre si allontana senza farselo ripetere, rossa in viso per l'imbarazzo, per poi aprire la portiera di un'Alfa Romeo Mito rossa fiammante.
Rimango a bocca aperta a fissare quella meraviglia forse un secondo di troppo poiché sento la mano di Rin sollevarmi la mascella per poi costringermi a voltarmi verso di lui.
- Bella vero? Se vuoi un giorno ti porto a fare un giro... - sussurra, facendomi l'occhiolino ed osservandomi con uno sguardo pieno di sottintesi. Ride di gusto nel vedere la mia espressione imbronciata e le mie guance chiazzate di rosso.
- Avanti, stavo solo scherzando! - mi soffia sul viso, inebriandomi con il suo profumo. Tuttavia non riesco a non pensare a come dovrebbe essere stare tra le braccia nude di Rin, toccare il suo petto scolpito, baciare quella pelle così chiara e liscia e...
AAAAAH ma a cosa diavolo sto pensando? Non è il momento di fare pensieri impuri da verginella innamorata!
- Verrò a fare un giro solo se mi lascerai guidare! - lo stuzzico, guardandolo di sbieco.
Il rosso ci pensa un attimo con fare teatrale, suscitando una mia risata soffocata, poi si allontana a grandi passi raggiungendo la porta di casa.
- Continua a sognare, tesoro - esclama, scoprendo i denti aguzzi in un sorriso sghembo che mi fa perdere la testa.


*


Le giornate passano svelte una dopo l'altra quasi ad indicarci che presto si svolgeranno i campionati regionali e che è già ora di mettersi d'impegno per limare gli ultimi difetti e preparasi per dare il meglio.
Haruka tuttavia sembra più assente del solito e spesso si rifiuta di stare con noi per pranzo, usando scuse banali.
Lo so che probabilmente fa così per colpa mia e dei sentimenti che prova per me, ma non riesco a trovare il coraggio di parlargli per paura di peggiorare la situazione.
Non so davvero cosa fare.
Continuiamo ad ignorarci come perfetti estranei quando in realtà mi sento morire dentro. Vorrei abbracciarlo e dirgli che va tutto bene, ma so perfettamente che non è così. Per entrambi.
Infine, ad una settimana dalle regionali, lo noto passeggiare in solitario sulla spiaggia di Tottori, con lo sguardo perso verso la distesa dorata e fiammeggiante che è il mare al tramonto, mentre la lieve brezza marina gli scompiglia i capelli corvini e gli scuote leggermente gli abiti.
Deglutisco rumorosamente, prima di farmi coraggio e raggiungerlo, mentre un pesante nodo alla gola inizia a minacciare la mia già precaria risolutezza.
Non si accorge del mio arrivo, attutito dal suono delle onde che si infrangono sulla riva, finché non gli stringo una mano scaldando la sua pelle fredda con la mia.
Lo osservo mentre si volta verso di me. Le sue iridi così simili al mare che ci sta di fronte tremano lievemente per la sorpresa.
- Ciao - dico solamente, abbassando lo sguardo e cercando di riprendere fiato come se quella singola parola mi avesse svuotata completamente di ogni energia.
- Ciao... - risponde lui, tornando a guardare l'oceano.
Il silenzio cala nuovamente tra di noi. Ma non è un silenzio imbarazzante. È un silenzio carico di scuse, affetto e speranza e non oso interrompere quel momento così particolare finché non sarà Haruka a farlo.
Infatti è lui il primo a parlare di nuovo.
- Pensavo mi odiassi - sussurra, abbassando lo sguardo senza lasciare la presa della mia mano. Il mio corpo freme leggermente al suono della sua voce. Mi mancava parlare con lui.
- Non pensarlo nemmeno. Sei mio amico, non posso odiarti - rispondo subito, la voce tremante.
- Meno male... - sospira lui, mentre il mio cuore inizia a martellare nel petto. Vorrei abbracciarlo e piangere le mie lacrime di felicità ma mi impongo di mantenere le distanze. Non ho intenzione di rovinare di nuovo tutto e mi accontento del contatto tra le nostre mani, che all'improvviso è come se fossero diventate roventi.
La reazione di Haru, tuttavia, mi stupisce ancora una volta. Lo vedo ruotare verso di me mentre con la mano libera mi circonda le spalle e mi attira a sè. Lo sento inspirare profondamente tra i miei capelli e premere la guancia sul mio capo mentre i muscoli del suo corpo si rilassano per accogliermi.
- Haru... - esclamo, felice di quel contatto, mentre il moro mi stringe con più forza quasi impaurito che io possa sfuggirgli.
Sorrido contro il suo petto mentre il sole termina il suo corso sparendo oltre la superficie del mare.
Rimaniamo così ancora per qualche istante, tenendoci stretti per mano, finché non decidiamo di sciogliere quell'abbraccio incamminandoci verso casa.

Nessuno di noi si sarebbe mai aspettato che un paio di occhi vermigli ci stessero osservando.

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Capitolo 17
*** Un Desiderio Nascosto ***


Allora allora allooora, innanzitutto bentornati sulla mia storia e grazie per tutte le recensioni che mi state lasciando, sono davvero commossa! T___T
Come avrete forse notato nell'episodio dieci di “Free! Eternal Summer” succede qualcosa di abbastanza simile alla trama della mia storia come (SPOILER!!! SE NON AVETE ANCORA VISTO L'EPISODIO SALTATE DIRETTAMENTE AL PARAGRAFO SOTTOSTANTE!) il testa a testa tra le due staffette e il “quasi” arrivo a pari merito.




Quando ho visto ciò mi sono detta, quasi quasi un'altra cosuccia la scopiazzo (questa volta però volontariamente) giusto per rendere la vita di Chiara un po' più difficile (poveraccia) e per accontentare qualche fan della coppia MakoxChiara, ahahah! Detto questo non vi dico altro, sappiate soltanto che se noterete qualche somiglianza sarà per questo motivo (non linciatemi, semplicemente ho notato una scena interessante e ho pensato che vi potrebbe piacere trasposta in questa fic ehehe). Quindi, ditemi che ne pensate e se siete d'accordo. Intanto questo capitolo sarà totalmente frutto della mia fantasia, perciò recensite e ditemi i vostri pareri :) Un bacione e buona lettura!

P.s.: stavo pensando di cambiare il titolo della storia.. voi che dite? Avete idee?





Capitolo Diciassettesimo - Un Desiderio Nascosto



Rin se ne sta sdraiato sul materasso di camera sua, ostinandosi ad osservare il soffitto e concentrando la sua attenzione su alcune piccole crepe e aloni di umidità appena visibili, pur di distogliere i suoi pensieri dalla scena alla quale aveva assistito la sera precedente.
Li aveva visti mano nella mano in atteggiamenti che un perfetto sconosciuto avrebbe sicuramente frainteso, come poteva sentirsi tranquillo?
Possibile che il legame fra quei due fosse davvero così forte?
Il rosso si gira su un fianco, chiudendo gli occhi e digrignando i denti. Haruka l'ama sul serio, cazzo. E i sentimenti dello squalo non sono poi tanto diversi da quelli del rivale.
Eppure se c'è una cosa per la quale Rin continua a mangiarsi il fegato, è proprio il bacio che Haruka è riuscito a strapparle.
Perché glielo aveva semplicemente chiesto.
Glielo aveva chiesto pur sapendo che quel bacio non sarebbe mai stato ricambiato.
A quel punto chiunque avrebbe considerato Chiara una ragazza facile e superficiale, ma non Rin. Per lui è davvero una persona straordinaria. Scontrosa. Sì. Caparbia e a volte aspra come un limone... ma sotto quella spessa armatura che ha costruito intorno al suo cuore c'è una ragazza gentile, fragile e dolce. Per questo la ama. Lei gli somiglia più di chiunque altro.


Un lieve scricchiolio distoglie Rin dai suoi pensieri facendolo voltare di lato verso la porta della stanza. - Ehm... Onii-chan. Posso? - chiede la sorella, quasi timorosa, rimanendo sull'uscio.
Il fratello non risponde tornando a guardare il soffitto con le braccia incrociate dietro la nuca, ma muovendo leggermente il capo in segno d'assenso. Chiude gli occhi sospirando profondamente, mentre la rossa si siede sul letto accanto al fratello, osservandolo preoccupata.
- Onii-chan, volevo chiederti una cosa... - sussurra lei, torcendosi le mani per il nervoso - ...tu e Chiara-chan siete per caso...? -
- No, non lo siamo - la interrompe lui, senza scomporsi.
- Ma a te piace vero? - insiste l'altra, senza guardarlo.
- Fatti gli affari tuoi, piccoletta... - risponde seccato, girandosi dall'altro lato e lasciando Gou piuttosto indispettita.
Tra di loro cala un silenzio carico di tensione e imbarazzo, poi finalmente Rin inizia a parlare.
- Cosa pensi di Haruka? -
La sorella rimane scioccata per qualche istante dall'insolita domanda di Rin. Cosa diavolo c'entra Haruka adesso? Oddio spero non ricominci con le sue strane idee sui miei possibili fidanzati...

  Ehm, beh... penso sia una brava persona. Non sembra ma anche lui è gentile e affidabile come Makoto, per questo penso che Chiara-chan... - non termina la frase che il fratello si tira su improvvisamente a sedere, fulminandola con lo sguardo.
- Chiara-chan cosa? Cosa hanno fatto quei due? Sono andati a letto insieme? - sbraita il giovane, dimenticando per un attimo di trovarsi davanti alla persona più pudica del mondo.
- E-eh? Onii-chan ma cosa dici... io non credo che abbiano fatto qualcosa del genere... cosa vai a pensare... pervertito! - balbetta isterica lei, agitando le mani davanti al viso paonazzo - forse non lo sai ma quei due come li chiami te, sono molto amici e si vogliono un gran bene! - esclama infine, nascondendo il viso sotto la frangetta rossa.
Un tonfo sordo sul materasso le fa capire che il fratello si è sdraiato di nuovo, così si volta verso di lui lentamente, con un'espressione comprensiva dipinta sul volto.
- Che hai da guardare così? - sibila il giovane dopo qualche istante, guardandola di sbieco.
- Sei così tanto innamorato di lei? - chiede Gou, ignorando allegramente la domanda del fratello.
- Stupida, io non sono innamorato - esclama lui, arrossendo lievemente e corrucciando il viso in un'espressione stizzita che scatena la risata della rossa. Se c'era una cosa che Gou aveva imparato in diciassette anni era smascherare alla perfezione le menzogne del fratello.




*



Mancano meno di quattro giorni ai campionati regionali e Haruka e gli altri sono ancora in alto mare per quanto riguarda i cambi di staffetta.
- Makoto! Devi arrivare con più decisione, altrimenti Nagisa non riuscirà a calcolare il momento esatto in cui iniziare a sbilanciarsi in avanti! - esclamo per l'ennesima volta, torturandomi le tempie con le dita.
Sono sfinita. Sono già due giorni che proviamo a migliorare ma non riesco a far capire loro quanto anticipare la bracciata del compagno per tuffarsi in acqua al momento giusto.
Nagisa continua a partire troppo in ritardo, Rei è anche peggio di Nagisa e Haruka parte in anticipo la metà delle volte.
È la volta buona che li squalificano, me lo sento. Penso mentre mi piego sulle caviglie e rilasso un po' la schiena.
- Forza, Chiara-chan. Non disperare, vedrai che in qualche modo ce la faremo. - dice Gou per consolarmi. Le sorrido con poca convinzione, prima di invitare i ragazzi ad uscire dall'acqua.
Speriamo in bene...


Come ogni pomeriggio ci ritroviamo a fine allenamento fuori dalla scuola per salutarci e Nagisa e Rei iniziano a scherzare come al solito.
Sono proprio carini quando si prendono in giro e a volte me li immagino come una coppia di sposini che se ne dicono di tutti i colori.
Gou e Makoto devono pensarla più o meno come me perché li vedo ridere sotto i baffi mentre Haruka cerca in qualche modo di farli smettere (ovviamente con scarsi risultati).
Tutto d'un tratto mi sento di troppo.
Chissà se Rin si divertirebbe così con i suoi ex compagni di staffette se non ci fossi io di mezzo...
Quel pensiero mi riempe la mente per un paio di secondi. Giusto il tempo di non accorgermi di Rei che mi viene addosso, urtandomi con la spalla e facendomi cadere la borsa a terra.
- Oh, cavoli che disastro. Mi dispiace Chiara-san! - cerca di scusarsi il delfinista, raccogliendo i libri sparsi a terra ed aiutandomi a rimetterli a posto.
- Non preoccuparti Rei, non si sono fatti male! - esclamo ridacchiando. Non mi accorgo nemmeno di ciò che ha attirato l'attenzione del ragazzo e degli altri componenti della squadra.
- E questa cos'è? - chiede Nagisa, allungandosi sopra la testa del compagno per cercare di sbirciare la fotografia che tiene tra le dita.
Allungo anche io il collo ed immediatamente capisco.
- Ah, quella sono io a quattordici anni. Avevo vinto la staffetta insieme alle mie amiche ai campionati nazionali. È stato quando ancora gareggiavo in Italia, ovviamente. - spiego, suscitando lo stupore dei presenti.
- Accidenti! Quindi già da così piccole gareggiavate a livello nazionale? - chiede Makoto, prendendo tra le mani la piccola fotografia sbiadita.
- Beh, sì. Io non facevo parte di un club scolastico, in Italia non esistono queste cose. Ero proprio in una squadra di nuoto ed in base all'età i ragazzi vengono smistati in diverse categorie. Da quella che si chiama “categoria ragazzi”, i nuotatori possono iniziare a partecipare a gare di alto livello se conseguono determinati tempi. Io ero molto brava a delfino e stile libero. -
- E perché non hai provato a gareggiare anche a stile libero alle provinciali? - chiede Haruka, con il suo solito tono piatto.
Lo guardo sorridendo - Beh, perché non volevo rubarti la scena! -
Scoppiano tutti a ridere e mentre ripongo gli ultimi libri in borsa Makoto mi si rivolge ancora una volta.
- Ehm, ho notato che nella foto indossate dei costumi particolari... di che tipo sono? - mi chiede, lievemente in imbarazzo. Quando si parla del genere femminile, il bruno arrossisce sempre. Che carino.
- Beh, quelli sono costumi da competizione. Per le ragazze coprono il busto e arrivano fino al ginocchio, per il ragazzi coprono dai fianchi al ginocchio. Sono costituiti da un materiale molto particolare, che permette all'acqua di scivolare e di fare quindi meno attrito. Sono anche molto stretti perché devono aderire perfettamente al corpo, quindi da una parte sono scomodi, ma dall'altra ti aiutano durante la gara perché comprimono leggermente i muscoli delle gambe - spiego, per poi indicare la mia immagine sulla fotografia - io indossavo un Arena. Mi piaceva da morire quella marca e mi trovavo molto a mio agio, anche se allora c'era solo il nero come colore! -
- Ma Chiara-chan! Perché non hai indossato un costume come questo alle provinciali? - mi chiede Nagisa, spuntando da sotto il braccio di Haruka.
- Beh, perché adesso è troppo piccolo e non mi starebbe più. Inoltre non ho abbastanza soldi per comprarne uno nuovo... costano davvero tanto! - rispondo, con un velo di malinconia nella voce. Venderei un rene pur di provare un'ultima volta la sensazione di quel tessuto sulla pelle.
- Hai detto che una volta non c'erano molti colori. Ora quanti ce ne sono? - chiede Haruka, osservandomi stranamente interessato. Che voglia finalmente buttare via quella specie di pigiama a pantaloncino che indossa e comprarsi un costume serio?
Ci penso su un attimo - Dovrebbero essercene diversi, come ad esempio giallo, verde, rosa e molti altri. A me all'epoca sarebbe piaciuto azzurro, e ora che c'è non lo posso mettere. Buffo il destino, vero? - rido, mentre gli altri mi sorridono mesti. Non riesco proprio a nascondere nulla sul mio stato d'animo. Devo imparare almeno a tenere la bocca chiusa.



Tre giorni dopo...

- Ehi, Chiara... ti andrebbe di venire a casa mia stasera? - la domanda di Haruka mi fa andare letteralmente in autocombustione.
- E-eh? Cosa? Ma che dici Haru... - balbetto, stralunata mentre sento Makoto ridere come un ossesso alle mie spalle.
- Haru! Potevi chiederglielo in un altro modo, così chiunque penserebbe male! - esclama, asciugandosi le lacrime e prendendomi per le spalle - Haruka intendeva invitarti a casa sua, visto che domani partiamo per Hiroshima*. È un modo per augurarci che le gare possano andare per il meglio. Allora, ci sarai? -
- Sì, penso proprio di sì! - esclamo, più tranquilla. Che spavento...

La sera stessa dopo allenamento ci rechiamo tutti e cinque a casa di Haruka, e non appena varco la porta mi stupisco dello silenzio che aleggia per le stanze.
- Ehm, Haru? - chiedo, mentre mi tolgo le scarpe.
- Sì? - risponde mentre si dirige in salotto.
- Non vorrei essere inopportuna, ma i tuoi genitori dove sono? -
- Oh, all'estero -
- Come sarebbe “all'estero”? Vivi da solo? -
- Esatto -
Mi guardo un attimo intorno per poi incontrare lo sguardo di Makoto, tranquillo come sempre.
- Capisco... quindi anche tu vivi senza i genitori, in pratica. - sussurro, mordendomi la lingua un secondo troppo tardi. Mi volto verso gli altri sperando che non abbiano sentito ma la voce di Haruka mi fa sobbalzare.
- Perchè? Chi altro vive senza i genitori? - chiede, fissandomi confuso.
- Ah... e-ecco... Miwako! Q-quella della nostra classe, non ti ricordi? Come sei sbadato...- farfuglio ridendo nervosa, mentre le pareti del soggiorno diventano improvvisamente molto interessanti.
- Ah... non lo sapevo. - dice Haru, guardando prima me poi Makoto.
La discussione, grazie al cielo, finisce lì e verso le otto ci ritroviamo tutti seduti intorno al piccolo tavolo da pranzo intenti a mangiare una pizza gigantesca.
Nagisa si ingozza senza ritegno, lasciandoci giusto una fetta a testa mentre Rei lo rimprovera e Makoto se la ride sotto i baffi.
Gou non riesce nemmeno a finire la sua parte e decide di darmene un po' mentre Haruka mastica lentamente lanciandomi di tanto in tanto delle rapide occhiate.
- Accidenti Gou, mangi proprio come un uccellino! - la prendo in giro, mentre mi ritrovo nel piatto i suoi avanzi mezzi smangiucchiati.
- Io mangio normalmente, siete voi che siete degli animali! - esclama lei, dandomi uno spintone scherzoso sulla spalla. Rido mentre finisco di mangiare e il cielo lentamente comincia ad indossare il suo abito nero.

- Porca miseria, è già così tardi? - esclamo, osservando il quadrante del piccolo orologio appeso alla parete del soggiorno.
Immediatamente anche gli altri iniziano a guardarsi a vicenda, presi improvvisamente da un mini attacco di panico.
- Oh, cavolo che disastro! Mako-chan, sai cosa fare! - grida Nagisa tra una frase sconnessa e l'altra.
Faccio appena in tempo a chiedermi che diavolo gli stia prendendo, che Makoto mi solleva come fossi un fuscello (e non una ragazza di cinquantacinque chili) portandomi di peso fuori di casa.
Mi rimette a terra dopo essersi richiuso la porta alle spalle, mentre io lo fisso in cagnesco.
- M-ma che state facendo? C'era dell'alcol dentro quella pizza per caso? - esclamo, tentando ritornare dentro, ma in un lampo il castano mi sbarra la strada facendomi sbattere il naso contro il suo petto.
O sono io troppo sensibile, oppure questo ragazzo è di marmo... penso mentre mi massaggio la faccia con noncuranza.
- Ops, ti sei fatta male? - mi chiede, inclinando la testa da un lato.
- Dod ti breoccubare... - borbotto, mentre il dorsista allunga una mano per poi afferrare la mia impedendomi di torturarmi ulteriormente il naso. La sua presa è forte e rassicurante.
Mi siedo sui gradini davanti alla porta, abbracciandomi le ginocchia e sospirando sconfitta.
Probabilmente devono mettere a posto la cucina e non mi vogliono fra i piedi, penso, cercando di capire il perché mi trovo fuori casa e non dentro come tutti gli altri.
Il dorsista mi imita sedendosi vicino a me, anzi forse un po' troppo vicino, senza dire una parola.

- Anche tuo padre lavora all'estero? - mi domanda all'improvviso dopo minuti di silenzio imbarazzante, facendomi sussultare.
Alzo immediatamente lo sguardo, osservandolo terrorizzata senza sapere cosa rispondere.
- A-ah... sì, diciamo che è così... - resto sul vago, guardando altrove con un sorriso ebete stampato sul viso - perché ti interessa? -
- Non c'era quando siamo venuti a casa tua... - osserva lui facendo spallucce mentre io sto iniziando a sudare, spero non se ne accorga.
- Giusto... -
- Tua madre non è giapponese, anche se lo parla molto bene, vero? Ti sei trasferita insieme a lei? -
- Mako... - lo supplico istintivamente, mentre sento le mie sopracciglia tendersi sulla fronte in un'espressione di tristezza.
Il ragazzo cerca di stringermi una mano, che io ritraggo immediatamente portandola al petto.
Non devono sapere... nessuno deve sapere. Mi ripeto come un'ossessa nella mia testa, lo sguardo fisso davanti a me.
- Chiara-chan... scusami non volevo farmi gli affari tuoi. È solo... è solo che non so praticamente nulla di te. - confessa lui, piegandosi e portando i suoi occhi all'altezza del mio viso - ...ma a quanto pare la storia è più complicata di quello che sembra, giusto? - sospira, afferrandomi una ciocca di capelli ed arrotolandosela tra le dita.
Quel gesto mi ricorda il mio risveglio traumatico in infermeria, il mio primo giorno di gare ed un brivido freddo mi scorre lungo la schiena facendomi tremare leggermente.

Rin. Mi manca.
La mano di Makoto scivola lungo la tempia, sfiorando la cicatrice per poi scendere lungo la guancia. Serro la mascella mentre le sue dita ripercorrono la strada appena fatta, tastandomi con delicatezza laddove la pelle cicatrizzata forma una piccola gobba. Oh, no... ti prego Makoto. Almeno te non chiedermelo!
L'espressione incuriosita del castano, tuttavia, mi fa gelare il sangue nelle vene, mentre prego mentalmente tutti gli dei che conosco di tirarmi fuori da questa situazione. Sto uscendo di testa. Me lo sento.
Se continuo di questo passo, a tenermi tutto dentro, finirò per esplodere. Ma non voglio che i ragazzi sappiano di quello che ho passato. Non voglio che mi compatiscano o che mi guardino come una bestia rara.
Io sono solo Chiara. Una ragazza tutta spalle che sta tentando l'impossibile per ottenere dei risultati accettabili e riscattare la sua dignità di nuotatrice.
Una ragazza che, malgrado la sua facciata scontrosa e aspra è in grado di amare e voler bene, che arrossisce ai complimenti ed agli sguardi intensi. Che pensa ogni istante al ragazzo che ama e che si taglierebbe un braccio per i suoi migliori amici e compagni di squadra.
Non una ragazza con un passato orribile.
Serro la mascella mentre le dita di Makoto non vogliono saperne di staccarsi dal mio viso.
- Cosa mi nascondi? - sussurra, più a se stesso che a me. La sua voce velata di angoscia e tristezza mi stringe il cuore. Vorrei dirgli tutto e liberarmi da quel peso enorme che mi grava sulle spalle da quando sono arrivata in Giappone, ma non appena socchiudo le labbra per gridargli la verità in faccia, il suono secco di una porta scorrevole ci fa sobbalzare.

- Siamo pronti! Potete rientrare! - esclama Nagisa, afferrandomi per le spalle e legandomi una benda intorno alla testa per coprirmi gli occhi.
- E-ehi! Ma che diavolo fai? Si può sapere che sta succedendo? - sbraito, cercando di levarmi il pezzo di stoffa ma prontamente immobilizzata dal gigante buono.
Sento Nagisa che mi fa strada verso il salotto, facendomi poi sedere davanti al tavolo di legno. Solo allora finalmente mi viene permesso di aprire di nuovo gli occhi e non appena il mio sguardo si abitua di nuovo alla luce mi viene quasi da piangere.
Davanti a me, sul legno chiaro del tavolo, c'è una scatola nera con un'inconfondibile scritta bianca lucida che riflette la luce al neon della lampada fissata al soffitto.

Arena Carbon Flex.**
Oh. Mio. Dio.

Allungo le dita verso l'oggetto tastandolo come per assicurarmi che sia vero, senza accorgermi dei sorrisi compiaciuti dei miei compagni di squadra.
Mi tremano le mani e faccio fatica ad aprire la scatola, ma non appena le mie dita percepiscono il contatto con il tessuto liscio, leggermente rigido quasi cartaceo del costume che si trova all'interno mi lascio sfuggire un singhiozzo.
È azzurro. L'azzurro che ho sempre desiderato e che mi ricorda il cielo della mia Italia. La mia mente ritorna indietro di quattro anni, mentre le lacrime cominciano a bagnarmi le guance scendendo copiose fino al mento.


- Chiara! Chiara! - una voce stridula, ancora infantile mi fa voltare di scatto.
- Oh, Rebe! - esclamo, calma, mentre la ragazzina dai capelli biondi mi salta al collo abbracciandomi -Che succede?-
- Abbiamo due nuove compagne di squadra! Sono davvero brave! Magari quest'anno riusciamo a portare la staffetta a Riccione***, che ne dici? - strilla lei, saltellando per il piano vasca in preda all'euforia.
Sorrido raggiante.
- Beh, non sarebbe male! Come si chiamano? - chiedo sedendomi su uno dei blocchi di partenza.
- Stefania e Sara - risponde lei immediatamente, come se non aspettasse altro.
- Stefania e Sara... - ripeto io - ...sei sicura che vorranno gareggiare con noi? -
- Certo che sì! Ed in caso contrario le convincerai tu! - esclama Rebecca, sorridendo beffarda.
- Io? E perché mai? - chiedo, spaesata.
- Perchè tu sei la capitana della nostra squadra! Sei la più forte, quindi dovranno darti ascolto per forza! - esclama lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “La più forte. Lo sono davvero?”


- Vai Sara! Vai! - il tifo dalla tribuna è assordante ma la mia voce sommata a quella di Rebecca e Stefania riesce a sovrastarne gran parte.
La ragazza dai capelli di rame, arrotolati alla perfezione sotto la cuffia di silicone ci rivolge un breve sguardo per poi tornare a concentrarsi sulla gara che sta per svolgere. Cento metri stile libero. Ha la vittoria in tasca, deve solo mantenere la calma.
Al segnale le otto ragazze della batteria si staccano dal blocchetto quasi simultaneamente, spingendo la subacquea al massimo della velocità. Sara esce per prima, iniziando a nuotare con la sua solita grazia ed eleganza. È bellissima, non sembra nemmeno fare fatica. Alla virata dei cinquanta metri è seconda.
- Forza Sara! - Stefania non smette un attimo di gridare il nome della compagna, incitandola ad ogni respirazione. Gli ultimi venticinque metri guadagna terreno rimontando l'avversaria della corsia accanto e riesce a toccare il muretto per prima, guadagnandosi ufficialmente il diritto di nuotare la staffetta con noi tre.
- Evvai! Bravissima! - le gridiamo in coro, mentre la vediamo sfilarsi gli occhialini e salutarci felice con entrambe le mani, appoggiata stancamente alla corsia.
Mi volto verso le altre sorridendo felice. Sommando i nostri tempi migliori possiamo giocarci un'ottima posizione ai nazionali.
Dobbiamo solo crederci e fidarci l'una delle altre. Solo così una staffetta può funzionare alla perfezione.



- Ehi ragazze, avete visto che bella giornata? - sospira Rebecca, buttando il capo all'indietro e godendosi il tepore dei raggi mattutini. I capelli le scivolano sulla schiena come una cascata dorata.
- Che ha di particolare? È una giornata come tante altre... - risponde atona Stefania.
Da sotto i folti capelli neri, tenuti legati in una spessa treccia laterale, noto due nuovi piercing ad ornarle l'orecchio destro. Ma quando se li è fatti?
- No, ti sbagli. Domani si parte per Riccione, quindi quella di oggi è una giornata speciale! - ribatte la bionda, sgranando gli occhi chiari.
- Ha ragione Rebecca! Oggi il cielo è così limpido... sembra volerci augurare buona fortuna! - le fa eco Sara, respirando a pieni polmoni. A quelle parole mi viene istintivamente voglia di guardare in alto.
Il cielo è stupendo. Di un azzurro così intenso da far venire un capogiro.
Quel colore mi tocca nel profondo, riempendomi il cuore di un sentimento nuovo, mai provato prima al quale non so neanche dare un nome.
Le parole che vorrei gridare mi escono dalle labbra in un sussurro.

- Sarebbe bello gareggiare con un costume azzurro come il cielo di oggi... -

Le altre si voltano improvvisamente verso di me, sorridendo felici.
- Che bell'idea... piacerebbe anche a me - sussurra Rebecca, affiancandomi, imitata subito dopo da Stefania e Sara.
- Già anche a me -
- Anche a me -
Ci prendiamo per mano come quattro bambine innocenti, mentre una lieve brezza ci scompiglia i capelli e gli abiti. Quello sarebbe stato il primo ed ultimo nazionale per me.

Il primo ed ultimo. Ma non lo sapevo ancora.






Angolo Note!

*Hiroshima: alluooooora. Dato che nell'anime non si capisce esattamente dove si svolgono i regionali ho deciso di cercarmi da me il luogo più probabile. Dunque. I ragazzi vivono a Tottori nella regione di Chugoku, la cui capitale è Hiroshima (informazione presa da Wiki, se è sbagliata non fucilatemi). Sono andata a controllare e nella città c'è una piscina olimpionica con dieci corsie da cinquanta metri, quindi è molto probabile che i nostri figaccioni nuoteranno lì :)

**Arena Carbon Flex: è un costume da competizione (mi pare che sia l'ultimo uscito) molto bello e professionale. Per chi non lo conoscesse è questo : http://www.puffosport.it/components/com_virtuemart/shop_image/product/Arena_Carbon_Pro_5356cf6dbec6d.png

***Riccione: si tratta dei campionati nazionali primaverili. Quelli estivi (diciamo i più importanti) si svolgono a Roma, ma come ben sappiamo la nostra Chiara non ci è mai arrivata...


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Capitolo 18
*** Non Sono Gelosa! ***


Capitolo Diciottesimo - Non sono gelosa!

- N-no, ragazzi... davvero non posso accettarlo. Per favore portatelo indietro! - esclamo, asciugandomi rudemente il viso con la manica della felpa e riponendo con cura quasi maniacale il costume dentro la scatola.
- Ma cosa dici Chiara-chan! Lo abbiamo preso apposta per te... per farti felice! - esclama Gou, sedendosi accanto a me e scuotendomi debolmente come per cercare di farmi tornare il senno.
- Gou ha ragione - le fa eco Haruka, sorprendendomi - e poi alla fine non abbiamo speso tanto... -
- Come sarebbe? Questo costume vale una fortuna, siete completamente impazziti? - sbotto io, alzandomi in piedi, rossa in viso per la frustrazione. Come al solito hanno fatto molto più di quanto mi potessi meritare..
- Chiara-chan calmati! - mi supplica Gou, facendomi sedere di nuovo - ieri pomeriggio abbiamo avuto un colpo di fortuna e siamo riusciti a mettere insieme abbastanza soldi per poterlo comprare. Non preoccuparti per noi, lo abbiamo fatto volentieri! Vero ragazzi? - si rivolge agli altri quattro e, vedendoli annuire senza esitazione, il mio cuore perde un battito.
Abbasso lo sguardo, tormentandomi l'orlo della felpa con le mani tremanti. - C-colpo di fortuna? - chiedo, in un sussurro.
- Esatto! - esclama Rei, incrociando soddisfatto le mani sul petto - e modestamente è tutto merito mio! - si pavoneggia, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
- Adesso non esagerare Rei-chan! Se non fosse stato per Gou a quest'ora il costume sarebbe ancora sullo scaffale del negozio... - replica Nagisa, imbronciato.
- Già, già! Chiara-chan, hai presente il negozio di articoli sportivi di Tottori? - mi domanda Makoto, sorridendomi.
- Uhm... credo di si... Ah, sì! “Sport ZERO” intendi? -
- Proprio quello! Beh, sta di fatto che ieri pomeriggio siamo entrati per comprare degli occhialini nuovi e Rei ha notato subito un piccolo stand dell'Arena che pubblicizzava un nuovo costume. Ci siamo avvicinati e ci siamo resi conto che si trattava proprio di quello di cui parlavi tu... - il castano fa una piccola pausa guardando felice i suoi compagni - ...non abbiamo resistito e abbiamo deciso di prenderlo, per farti una sorpresa. Voglio dire... ci alleni da mesi e grazie a te abbiamo fatto enormi progressi. Io credo che questo sia stato il minimo che potessimo fare per te! - esclama infine, arrossendo lievemente.
Non credo alle mie orecchie. Tengono davvero così tanto a me? - Makoto... - provo ad intervenire, ma il ragazzo mi anticipa.
- Infine siamo riusciti ad ottenere uno sconto notevole grazie alla nostra Gou-chan, che abbiamo scoperto essere una cara amica d'infanzia della ragazza addetta allo stand... insomma, il costume che hai davanti agli occhi ci è stato venduto praticamente a metà prezzo! - conclude il castano, lasciandomi a bocca aperta.
- D-davvero? - riesco ad articolare dopo qualche istante di sbigottimento.
- Esatto! Quindi ti prego a nome di tutti di accettare il nostro regalo, per favore! - conclude, infine, abbassando il capo toccando quasi terra, imitato immediatamente da tutti gli altri.
- Per favore! - esclamano in coro, facendomi trasalire. Non sono abituata a questo tipo di cose e le mie guance prendono immediatamente colore. Oddio si stanno prostrando, che cacchio faccio adesso?
-
Ahem... va bene... va bene... - esclamo agitando convulsamente le mani davanti al viso – però adesso alzatevi, non dovete inchinarvi per forza!- balbetto, sforzandomi di buttarla sul ridere. Non fatelo mai più..!


Alla fine ci salutiamo che sono le undici passate e Haruka si offre di accompagnarmi fino a casa. Non posso rifiutare, visto che ormai è buio pesto e, nonostante la mia non indifferente massa muscolare, ho un po' di timore a girare da sola per la piccola città.
Camminiamo in silenzio per diversi minuti, finché le luci ancora accese di casa mia non appaiono da dietro l'angolo della strada.
- Da qui posso continuare da sola, ti ringrazio Haru... e scusami per averti fatto fare così tardi! - lo saluto stringendogli leggermente la mano ed allontanandomi in fretta - Buonanotte! -
Non mi risponde, così decido di voltarmi per raggiungere l'uscio di casa, ma all'improvviso la mano del moro si tende nella mia direzione, forse con l'intenzione di trattenermi ancora.
- Chiara, io... - riesce a malapena ad articolare, prima che un braccio mi cinga le spalle tirandomi indietro.
Vado a sbattere contro un corpo possente che riconosco immediatamente dal profumo di colonia che emana attraverso la sottile giacca di cotone.
- R-Rin?! - esclamo, incredula, trattenendo a stento un grido di sorpresa.
Lui non mi degna nemmeno di uno sguardo, mantenendo le sue iridi vermiglie puntate in quelle di Haruka.
- Non hai sentito? - sibila infine, dopo qualche istante di tensione - ha detto che che da adesso può continuare da sola - conclude, facendo scivolare il braccio dalle mie spalle al mio fianco, stringendomi a lui con più gentilezza.
Il moro distoglie lo sguardo, guardando di lato come suo solito e corrugando lievemente il volto in un'espressione seccata.
- Certo - risponde solamente, voltandosi per andarsene. - Buonanotte, Chiara... -
La sua voce mi colpisce dritta al cuore facendomi reagire. Mi divincolo dalla presa di Rin, correndo dietro ad Haru.
- Asp... Aspetta! Fermati! - grido, afferrandogli un polso.
Il ragazzo si volta guardandomi con stupore. Era ovvio che non si aspettasse una reazione del genere da parte mia.
- Io... Volevo ringraziarti per il regalo che mi hai fatto insieme agli altri. L'ho apprezzato molto. È stata una delle serate più belle della mia vita! - esclamo tutto d'un fiato, abbassando il capo per non guardarlo in viso.
Dopo qualche istante il braccio di Haruka scivola via dalla mia presa mentre alle mie orecchie arriva unicamente il suono di passi che si allontanano.
- Figurati - sussurra, in modo che solo io possa sentirlo, tranquillizzando immediatamente il mio animo irrequieto.
Sospiro rilassata non appena la figura del ragazzo scompare in fondo alla strada, per poi voltarmi verso Rin, raggiungendolo scura in volto.
- Beh, cos'è quella faccia? - esclama falsamente sorpreso, mentre lo supero urtandolo di proposito con la spalla.
A quelle parole la mia rabbia esplode.
- Co... Cos'è quella faccia? Ma ti sembra il modo di trattare un tuo amico? - grido, indicando con gesto della mano un punto imprecisato alle spalle di Rin.
- Che vorresti dire? - ribatte, quasi in un sussurro il rosso, guardandomi con l'espressione di chi si è appena reso conto di aver preso a calci un disabile.
- Quanto sei stupido... - sussurro disgustata, voltandogli le spalle. Posso capire la gelosia, l'attimo di iperprotettività verso la sottoscritta altresì conosciuta come il giocattolo preferito dello squalo.. ma a tutto c'è un limite.
Io non mi sognerei mai di usare un tono simile con le mie amiche... se loro fossero qui... cazzo, le abbraccerei fino a farmi male! Penso, mentre gli occhi mi si riempono istintivamente di lacrime.
Non faccio cinque passi che le braccia di Rin mi avvolgono nuovamente le spalle in un abbraccio, questa volta più gentile, mentre la sua testa vermiglia sprofonda nell'incavo del mio collo solleticandomi il viso con alcune ciocche di capelli mosse dal vento.
- Perdonami... non piangere... - sussurra contro la mia pelle, facendomi sgranare gli occhi. Come aveva fatto a capire che stavo per piangere?
- N-non so di cosa tu stia parlando! - esclamo, cercando inutilmente di mantenere un tono freddo e distaccato.
- Non mentirmi. So riconoscere una donna sull'orlo di una crisi di pianto... quindi, perdonami. - mormora, stringendo lievemente la presa sul mio busto.
Deglutisco con forza, mentre le mie mani salgono impercettibilmente a stringere gli indumenti di Rin, quasi volessi aggrapparmici.
- C-che ci facevi qui? - gli chiedo, cacciando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata.
- Ti aspettavo... è un po' che non ti vedo - risponde tranquillamente, dirigendosi come se niente fosse verso casa mia.
- Ehi... dove pensi di andare? - esclamo, presa dal panico mentre lo osservo allungare il dito verso il campanello - Quella è casa mia! - sbraito terrorizzata, correndo verso di lui per poi strattonarlo per la giacca.
Troppo tardi.
La porta dell'ingresso si apre mentre sono ancora avvinghiata come una cozza a quel cretino di Rin e la risata di Teresa mi fa arrossire come un termometro.
- Oh, ragazzi! Era ora che tornaste! - esclama, radiosa facendoci entrare.
- C-che? Conosci questo coso qui? - ribatto, indicando malamente Rin.
- Ma certo... lui è il fratello di Gou-chan giusto? L'ultima volta che l'ho visto era appena entrato nel club di nuoto insieme a Nanase e gli altri... - sorride, varcando la porta di casa per poi uscire.
- Asp-aspetta! Dove stai andando!? - esclamo, supplicandola inconsciamente di non lasciarmi completamente in balia di Rin.
- Mi hanno chiamata di nuovo dall'ospedale... tornerò molto tardi perciò non aspettarmi alzata... - risponde senza smettere di sorridere, per poi rivolgersi ad entrambi - ...e fate i bravi! - dice, infine, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimango letteralmente di sasso, finché una risata soffocata non mi risveglia dai miei pensieri.
Mi volto verso il rosso incazzata nera pronta ad urlargliene di tutti i colori, ma non appena lo vedo appoggiato allo stipite della porta del soggiorno mentre mi osserva con aria seducente, le mie corde vocali vanno letteralmente in crisi.
- Mi sa che siamo rimasti da soli... - osserva, avvicinandosi. Una vena della tempia inizia a pulsarmi di frustrazione mentre stendo il braccio davanti a me manco fossi un vigile urbano.
- Stop! - esclamo, costringendolo a fermarsi esattamente dove si trova - sei obbligato a mantenere la distanza di almeno un metro e mezzo dalla mia persona se non vuoi essere buttato fuori a calci, intesi? - concludo, arrossendo, mentre lui scoppia a ridere.
- Va bene, va bene! Non ti faccio nulla - sogghigna, alzando le mani in segno di resa. Sto per ribattere con un insulto piuttosto colorito, quando il mio cellulare inizia a suonare.
Lo estraggo dalla tasca dei jeans per poi aprire il messaggio che mi è appena arrivato. I miei occhi, ormai abituati a leggere gli ideogrammi giapponesi, fanno fatica a capire cosa diavolo c'è scritto sullo schermo, ma tempo un paio di minuti e mi fiondo al computer accendendolo convulsamente.
- Ehi... che ti è preso all'improvviso? - esclama lui, facendo capolino dalla porta di camera mia con un'aria piuttosto imbronciata.
- Levati dalle scatole, ho un appuntamento su Skype con una persona molto importante! - farfuglio, aspettando impaziente di ottenere il collegamento.
- È un ragazzo? - domanda, palesemente irritato.
Mi volto verso di lui, guardandolo come si guarda qualcuno che ti ha appena chiesto se il reggiseno lo porti per orgoglio femminile o perché pensi di avere davvero le tette.
- No... non è un ragazzo. E anche se fosse non sono fatti tuoi! - rispondo, velenosa finché la schermata non inizia a dare segni di vita.
A quel punto la mia attenzione si sposta totalmente sul piccolo quadrato al centro del monitor, in cui iniziano a spuntare le prime immagini.
- R-Rebe! - esclamo, non appena vedo comparire l'inconfondibile testa bionda della mia amica.
- Chiara! - risponde lei, coprendosi la bocca con entrambe le mani. Sta per piangere, lo so. La conosco troppo bene.
Iniziamo a parlare del più e del meno e in meno di dieci minuti riesce a raccontarmi tutto quello che è successo in un anno di allenamenti.
È arrivata una nuova compagna e sono riuscite a rimettere in sesto la staffetta, anche se non sarà mai come quando c'ero io con loro, che manco a tutti e che, secondo lei, sono diventata più carina.
- Ehi! E questo cosa c'entra? - chiedo, imbarazzata, senza accorgermi di un Rin piuttosto silenzioso ormai dietro le mie spalle.
- Beh, era solo un'osservaz... E LUI CHI È? - esclama, manco avesse visto un fantasma, indicando un punto alle mie spalle.
Mi volto lentamente, congelando Rin con uno sguardo. Per tutta risposta lui mi fa l'occhiolino.
- E-ecco... lui è un mio amico... - farfuglio, cercando una bugia convincente, ma non faccio in tempo a trovarne una che Rebecca mi sommerge di domande mandandomi in crisi.
Dopo qualche istante, sento una leggera pressione sulla mia spalla e mi accorgo che il rosso si è infilato deliberatamente nell'inquadratura della webcam iniziando a dialogare in inglese con la mia amica.
- Che fai... deficiente... - sibilo, mentre lo vedo ridere e scherzare con Rebecca come vecchi amici. Un nodo allo stomaco mi fa sussultare ed immediatamente mi viene da intromettermi nella discussione.
Ma non lo faccio. Rebecca sembra molto interessata a Rin ed un pesante groppo alla gola inizia a minacciare la mia già precaria salute mentale.
Abbasso lo sguardo, torturandomi l'orlo della maglietta mentre un nuovo sentimento inizia farsi strada nel mio cuore. Scuoto impercettibilmente la testa, mentre cerco di autoconvincermi di non essere ASSOLUTAMENTE gelosa di Rin, e probabilmente la mia amica se ne accorge da dietro lo schermo poiché lancia un'occhiata fugace al rosso e stacca la connessione.
L'improvviso silenzio mi desta dai miei tormenti interiori ed una risata soffocata mi fa alzare lo sguardo verso il ragazzo che sta seduto a pochi centimetri da me.
- Beh? Che è successo? Mi sembravate così affiatati... vuoi che ti lasci da solo con lei? - esclamo sarcastica, accorgendomi un secondo troppo tardi di cosa ho appena detto.
Per tutta risposta il viso di Rin si fa talmente vicino al mio da poter sentire il profumo del suo shampoo, mentre la sua mano inizia a giocherellare con una mia ciocca di capelli.
- Sbaglio o sei più aspra del solito? Non sarai mica gelosa... - ridacchia sfiorandomi il naso con il suo.
A quel contatto avvampo, allontanandomi di scatto.
- N-Non sono gelosa! Non potrei mai essere gelosa di uno come te! - eccola, di nuovo. Quella parte di me così schifosamente orgogliosa da rovinare sempre tutto.
Guardo altrove stringendo i pugni mentre il mento inizia a tremarmi leggermente.
- Oh.,. - esclama lui, guardandomi stupito - ...quindi ti andrebbe bene se ristabilissi la connessione e parlassi con lei tutta la notte? -
Quella domanda colpisce dritta nel segno perché alzo di nuovo lo sguardo, perdendomi nelle sue iridi vermiglie. Arrossisco violentemente, chiudendo con forza gli occhi per non guardarlo in viso mentre gli urlo in faccia l'ennesima bugia.
- Fai quel cazzo che ti pare, Matsuoka! - sbraito, lasciando la stanza e dirigendomi in salotto a passi rapidi. Mi chiudo la porta scorrevole alle spalle per poi accasciarmi sul divano in preda ad una crisi di pianto.
Perché mi sto comportando così? Da quanto tempo Rin mi fa questo effetto? Non posso credere di essermi innamorata.. non è possibile.
Per non parlare del modo in cui Rebecca ha deciso di chiudere la conversazione... non ci siamo sentite per secoli e proprio la sera in cui potevamo avere un po' di tempo per noi mi sono messa a tenere il muso come una bambina delle elementari.

In quel momento sono talmente incazzata con me stessa che il suono della porta scorrevole che viene aperta non mi disturba nemmeno.
I passi, lenti e misurati di Rin, si avvicinano al divano dove sono seduta finché due braccia muscolose non mi abbracciano stringendomi contro ad un petto vigoroso.
- C-che cavolo fai..! - esclamo, arrossendo per l'imbarazzo e per la frustrazione. Di sicuro non mi merito il suo affetto in questo momento ma in realtà quel contatto non mi dispiace per nulla e mi ritrovo a raggomitolarmi contro di lui nutrendomi del suo singolare profumo.
- Dimmi che mi ami... - sussurra lui improvvisamente facendomi sussultare. Non mi guarda negli occhi ma ha un'espressione talmente seria dipinta in faccia da farmi venire un capogiro.
- Cosa... - mormoro, senza riuscire ad aggiungere altro.
Lo sbuffo di Rin mi fa intendere che probabilmente non vorrà ripetermelo un'altra volta, così mi lascia infilandosi poi le mani in tasca e dandomi le spalle.
- Proprio non vuoi ammetterlo, eh? - ride, ma non c'è allegria nella sua voce. Cerco di ribattere ma prima che possa emettere anche solo un suono, la sua voce mi anticipa.
- Puoi almeno dirmi dove ti ha baciato Nanase? - sussurra, tendendo i muscoli per un secondo. Era arrabbiato? Come diavolo poteva essere a conoscenza di ciò che era successo tra me e Haruka? Capisco al volo che non è ora di fare domande così decido di dargliela vinta, almeno su questo.
- Lì... - ammetto, indicando un punto del tappeto vicino al tavolo da pranzo - ...Però, Rin... ecco io non...- non termino la frase che le sue braccia si chiudono un'altra volta su di me, questa volta per sollevarmi e trasportarmi con rudezza verso quella zona del soggiorno.
Mi esibisco in una smorfia di disappunto non appena la mia schiena urta con violenza il pavimento, ma non riesco ad aggiungere altro poiché mi ritrovo completamente in balia del volere di Rin, che ora mi sovrasta.
Vorrei chiedergli che intenzioni ha, ma conosco benissimo la risposta. Sarebbe da ipocriti se dicessi di non volere che succeda, ma la verità è che l'immagine del rosso che si china su di me guardandomi in quel modo mi tormenta da quando Haruka ha posato le sue labbra sulle mie.
- Rin... - sussurro, mentre il respiro del ragazzo mi riscalda le guance facendomi tremare. Lui non risponde, ma mi accarezza il viso con il dorso della mano sorridendo lievemente.

Chiudo gli occhi non appena sento il tepore della sua pelle premere con gentilezza sulle mie labbra, strappandomi un sospiro di sollievo. Ora non ho più bisogno di fingere, di far finta che vada tutto bene, di voltarmi per non mostrare i miei sentimenti. Non ho più bisogno di far credere che di Rin non mi importi nulla. Perché non è così.

Ed è con quel pensiero nel cuore che mi lascio trasportare da quel bacio, intrecciando le dita tra i suoi capelli vermigli per poi attirare quel viso così perfetto contro il mio.
I suoi denti aguzzi mi mordono le labbra con dolcezza ogni volta che gli nego scherzosamente il tocco della mia lingua, e non appena la danza ricomincia ci ritroviamo entrambi a sospirare l'uno contro il viso dell'altra, accesi di una passione mai provata prima. Rimaniamo avvinghiati per diversi minuti finché la mano di Rin decide di iniziare ad esplorare il mio corpo arrivando fino all'interno coscia.
- No! - esclamo improvvisamente staccandomi, anche se a malincuore, dalle sue labbra. Il ragazzo capisce al volo e torna ad accarezzarmi il viso.
- Aspetterò... - mi sussurra all'orecchio, per poi stendersi accanto a me senza smettere di guardarmi. Sospiro, grata della sua comprensione, stringendomi a lui per poi stampargli un leggero bacio sul petto.

Vorrei soltanto che questo momento non finisse mai.


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Angolo dell'autrice:

Gomeeeeeeen, minna-san! Non aggiorno da una vita lo so lo so lo so *piange disperandosi*, ma ho avuto un sacco di cose da fare e studio e allenamenti non mi hanno dato tregua T_T spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, anche perché ci ho passato su tutta la giornata v.v (ebbene sì, ho sacrificato l'intera domenica solo per voi)

Inoltre oggi sono in vena di ringraziamenti, perciò vorrei dedicare questo piccolo spazio a tutti coloro che stanno seguendo la storia, tirandomi su il morale *-*


Grazie a Aiko-Nara, Arturia, bettina25, Chie_Haruka, Enchi_chan, Geo_96_Bee, Gordies Groupie, Ink ashes, James Carstairs, Lady_Vampire, marta_uzumaki86, Meinu_chan, MikuSama, Mirai Namikaze, Mitsuki no Kaze, ombra_notturna, Perla_Bartolini, pink sweet, Tsuki 96, veroluv e Verushka_G per aver messo la storia tra le seguite.

A coracosplayer, la ragazza delle orchidee e pink sweet per aver messo la storia tra le ricordate.


E a 8_Tisha_8, Asakura_Bloom, dany30496, denisa_chan, ghiaccioomega, giada1999, Ink ashes, make_me_happy, Piccola Rin, pink sweet, Sabry_Ace_Will_Never_Die, sissi1234, Tallulah Hetfield e Verushka_G per aver messo la storia tra le preferite.


Inoltre vorrei fare un ringraziamento speciale a 8_Tisha_8 per avermi inserita tra i suoi autori preferiti!!!


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Capitolo 19
*** Ready... ***


Capitolo Diciannovesimo - Ready...

Mi sveglio verso le nove del mattino a causa di un forte bussare. Tre colpi decisi che provengono dalla porta dell'entrata.
Mi tiro su sui gomiti cercando di scacciare via la sonnolenza che mi intorpidisce la mente, e mi guardo intorno. Non è la prima volta che mi addormento in salotto, è già successo qualche tempo fa con i ragazzi della Iwatobi, ma questa volta è stato Rin a dormire insieme a me.
Giusto, Rin! Dove diavolo è andato?
Mi alzo in piedi e solo allora mi accorgo di avere sulle spalle una giacca che non è la mia, con un profumo che non mi appartiene. Me la faccio scivolare via, trattenendola con una mano e mi accorgo che è quella della Samezuka, e più precisamente di quello scemo insensibile di Rin che se n'è andato mentre dormivo senza nemmeno salutarmi.
Altri tre colpi alla porta ed una voce calda e familiare che mi chiama. La voce di Makoto mi giunge ovattata attraverso lo spesso legno della porta, ma è abbastanza forte da farmi tornare in me per correre ad aprirgli.
Ruoto la maniglia e non appena il vento fresco mattutino proveniente da fuori mi investe, rabbrividisco.
-Oh, Chiara! Pensavamo fossi già alla stazione!- esclama il castano, guardandomi con aria sorpresa -Sei pronta o hai bisogno di una mano?- chiede, sorridendomi.
Appena i miei occhi si abituano alla luce del sole mi accorgo che insieme a Makoto c'è anche Haruka.
-Buongiorno, ragazzi... scusatemi non ho sentito la sveglia e sono un po' in ritardo. Se avete voglia di aspettarmi, tra dieci minuti sono pronta!- li saluto, strofinandomi gli occhi e trattenendo uno sbadiglio. Solo a quel punto mi accorgo di avere ancora tra le mani la giacca di Rin e che Haruka mi sta osservando con uno sguardo tra l'indifferente e l'offeso. Provo ad aprire bocca, per cercare di spiegargli la situazione ma lui mi anticipa dandomi le spalle.
-Vi aspetto alla stazione, muovetevi- dice freddo, per poi allontanarsi a passi rapidi.
Sento lo stomaco attorcigliarsi e vorrei corrergli dietro ma capisco che probabilmente il moro ha solo voglia di stare da solo. Serro i pugni e rientro in casa, seguita dal dorsista che si chiude la porta alle spalle.
Mi dirigo in camera mia, aprendo la porta ed avvicinandomi alla valigia mezza fatta per riempirla con gli ultimi indumenti rimasti. La borsa del nuoto è già pronta e quando mi siedo sul letto per fare mente locale, nel caso abbia dimenticato qualcosa, la mano di Makoto si posa sulla mia spalla.
-Non è arrabbiato con te...- dice solamente, facendomi alzare lo sguardo verso di lui.
-Sì che lo è... non hai visto come se n'è andato?- ribatto, passandomi una mano tra i capelli scuri e sospirando.
Il castano si siede accanto a me, prendendomi una mano e sorridendo appena.
-Sai, io e Haruka siamo amici da molto tempo... potrei dire addirittura dire di conoscerlo come un fratello. Quando eravamo alle elementari c'era un ragazzino molto vivace, Kisumi, che era parecchio attaccato a me e spesso mi trascinava via letteralmente dalla classe per avermi tutto per sé- si interrompe per un secondo, ridacchiando nel ripensare al suo passato -ad Haruka, come potrai immaginare, lui non piaceva affatto, ed ogni volta che Kisumi arrivava lui si rabbuiava guardandolo male!- continuò, posando il suo sguardo su di me.
-Quindi, in pratica Haruka è solo geloso?- chiedo, abbassando nuovamente lo sguardo.
-Diciamo che è il suo modo tutto particolare per dirti che ti vuole un bene dell'anima e che ha paura di perderti...- rettifica lui, guardandomi sorridente.
Lo stomaco mi si stringe per la seconda volta ed immediatamente mi accorgo che di Haruka non so praticamente nulla. Confondo i suoi sentimenti e non sono in grado di addolcirgli la pillola amara altresì nota come “Relazione tra la sottoscritta e Rin”. Mi sento un vero fallimento.
-Capisco...- dico, cercando di far cadere lì quella conversazione che mi sta facendo soltanto molto male.
Il castano capisce al volo e non aggiunge altro mentre mi aiuta a terminare i bagagli e a portarli fuori di casa. Inspiro profondamente prima di girare la chiave nella toppa e voltarmi verso la stazione con lo zaino in spalla e la piccola valigia con all'interno gli abiti e la giacca del signor Testa-di-Mogano (ovviamente accuratamente nascosta).
Non appena raggiungiamo i binari del nostro treno, mi accorgo che gli altri componenti della squadra, compresa Gou, sono già arrivati. La rossa mi corre incontro, abbracciandomi e per poco non finiamo entrambe con il sedere per terra.
-Ehi, che sta succ...? - non termino la frase che lei mi mostra lo schermo del suo cellulare, puntandolo a meno di due millimetri dal mio naso.
-Leggi!- esclama, sorridendo radiosa.
Faccio come mi ha letteralmente ordinato di fare, ed i miei occhi mettono a fuoco una mail inviata da un certo “Seij-kun” alle ore 2.47 del mattino.
-G-Gou! Non puoi andare a dormire così tardi!- esclamo, guardandola sconcertata. Dov'è finita la dolce piccola Gou che ho conosciuto ad inizio anno? Comincio a pensare che non sia mai esistita...
-Oh, accidenti Chiara-chan! Non guardare l'ora, leggi il testo!- sibila lei, facendomi rabbrividire. In certi atteggiamenti assomiglia veramente troppo a Rin. Riporto lo sguardo sulla mail e, dopo aver tradotto gli ideogrammi, spalanco gli occhi passando il mio sguardo sconcertato dal cellulare a lei e da lei al cellulare per una decina di volte.
-Ho-Hotel Premium? Ma questo significa...- balbetto, iniziando a sudare freddo.
-...che saremo insieme alla Samezuka ventiquattr'ore su ventiquattro!- mi precede lei, sorridendo raggiante. Vorrei morire.
Se fino a quel momento potevo pensare di avere anche solo una piccola possibilità di riscattarmi dalla la figuraccia di questa mattina con Haruka, con Rin nei paraggi posso ufficialmente alzare bandiera bianca.



Il viaggio in treno dura più di tre ore, ed una volta raggiunto l'edificio dove abbiamo segnato le prenotazioni sospiro sconfitta, appoggiando la testa sulla spalla di Gou.
La ragazza, credendomi semplicemente stanca, mi lascia fare ed una volta raggiunta la reception favoriamo i documenti affinché ci vengano assegnate le stanze. Per una serie di complicanze, a me, Gou e Nagisa vengono assegnate tre camere singole mentre Haruka, Makoto e Rei si spartiranno la tripla.
Beh, se non altro potrò stare un po' più comoda.
Una volta prese le chiavi, i ragazzi si dirigono con i bagagli verso le scale seguiti a ruota da me e dalla rossa che saltella come una bambina il giorno del suo compleanno. E lo vorrei ben sperare, visto che il suo amato “Seij-kun” alloggerà con molta probabilità a poco meno di un battito di ciglia dalla sua stanza. Ed è pure da sola.
-Ok basta, Chiara... stai viaggiando un po' troppo con la fantasia. In fondo non sono mai nemmeno usciti insieme, giusto? Non è possibile che facciano certe cose...- inizio a blaterare tra me e me, mentre la mia faccia inizia a prendere un insolito colorito tra il rosso ciliegia e il viola melanzana.
Sono talmente assorta nei miei pensieri da perfetta deficiente che mi accorgo di un vociare maschile proveniente dalla hall solo dopo lo strillo eccitato di Gou, che mi fa letteralmente prendere un infarto. Giro la testa verso la fonte di quel rumore e mi accorgo della presenza di un po' troppe giacche nere, bianche e rosse. Merda.
I ragazzi della Samezuka fanno il loro ingresso nella grande sala principale dell'albergo, notando immediatamente la nostra presenza. Infatti non passano tre secondi che subito Mikoshiba si avvicina al nostro gruppo, salutandoci calorosamente.
-Ehilà! Anche voi qui, allora?- esclama con nonchalance, mentre Gou lo guarda adorante e io lo osservo alzando un sopracciglio. Come se già non lo sapesse...
-Oh, che coincidenza!- risponde Makoto, andando incontro al capitano della Samezuka e salutandolo con una pacca sulla spalla.
Non faccio molto caso al resto della conversazione, visto che la mia attenzione si focalizza unicamente sull'unico membro della squadra che non indossa la sua uniforme. Rin Matsuoka. Lo vedo scherzare con Nitori e gli altri componenti della squadra ma, non appena il suo sguardo incrocia il mio, finge palesemente di non vedermi, tornando a parlare con i suoi compagni.
-Ma che...-
Inutile dire che rimango ferma impalata a fissare la sua schiena per circa cinque minuti, finché la mano di Haruka non mi scuote, facendomi tornare in me.
-Non vai in camera?- mi chiede, guardandomi negli occhi con le sue iridi cerulee.
Volto nuovamente lo sguardo verso Rin, sconcertata, mentre un moto di rabbia mi pervade facendomi reagire nel peggiore dei modi.
Apro la valigia con un calcio, per poi afferrare quella schifosa felpa ed appallottolarla, lanciandola verso il gruppo di ragazzi che stanno chiacchierando animatamente con Rin.
Sorrido trionfante non appena l'indumento raggiunge la testa del rosso con un tonfo, per poi ricadere a terra.
-Potevi tenertela, stronzo!- esclamo, furente e rossa in viso mentre lo squalo mi scruta indifferente come non aveva mai fatto prima di quel momento. Che diavolo gli prende? Perché non reagisce? Perché non mi parla? Perché mi ignora?
Nella mia mente si affolla una quantità incredibile di domande e per poco non scoppio a piangere, se non fosse per Haruka che mi solleva di peso portandomi via.
Non provo nemmeno a protestare, perché so che sarebbe totalmente improduttivo. Sia per me che per lui.
-Avete litigato?- mi chiede dopo qualche minuto, posandomi a terra ed allungando una mano verso il mio viso contratto per la disperazione.
Non ce la faccio. Non voglio parlare di lui e non voglio nemmeno che il moro mi veda in quello stato, perciò afferro i miei bagagli e mi allontano senza rispondere, percorrendo di corsa il corridoio.
Raggiungo la mia camera come un fulmine ed infilo la mano in tasca, afferrando convulsamente la chiave della stanza e tentando di infilarla nella toppa.
Non appena sento lo scatto della serratura mi fiondo dentro la camera portandomi dietro i bagagli ed abbandonandoli in un angolo, mentre mi appoggio con la schiena al legno della porta per richiuderla.
-Che sto facendo?- mi chiedo, accasciandomi sul pavimento e prendendomi la testa tra le mani. Mi sto comportando come una bambina, accidenti... ma la verità è che forse lo sono davvero. Per me è tutto nuovo. È nuovo Rin, i suoi sguardi, le sue carezze, i suoi baci. Come è anche nuovo il suo comportamento di quella mattina. Perché non mi ha nemmeno salutata? É stata colpa mia? Per il fatto di non aver voluto andare oltre il bacio la sera precedente? Davvero Rin non mi vuole più?
Ho passato troppi anni della mia vita ad isolarmi completamente dal resto del mondo, cercando solo di dimenticare quanto la vita sia stata ingiusta con me.
Ed ora eccomi qui, alle porte dei miei diciotto anni, che non ho ancor capito come funziona l'amore e come bisogna fare per non farsi sfuggire qualcuno che si ama. Mi sento una vera idiota. Dopo qualche minuto decido di togliermi le scarpe e di indossare degli indumenti più comodi, dopodichè mi lascio cadere sul letto ed afferro il cellulare.
Dei messaggi di Rin nemmeno l'ombra.
Sospiro rassegnata scorrendo la rubrica finché il nome di Haruka non viene evidenziato. Gli mando un messaggio scrivendogli un breve allenamento da svolgere in piscina insieme agli altri quel pomeriggio, giusto per prendere familiarità con la vasca, e che probabilmente io me ne resterò in camera poiché mi sento poco bene e non mi va di vedere anima viva.
Stranamente la risposta del moro non tarda ad arrivare, e per la prima volta da quando ho messo piede in hotel mi scappa un sorriso.

Non mi va di nuotare se non ci sei tu ad allenarmi. Ti terrò compagnia dalla mia stanza.

Ed in allegato, una foto del suo bagno in mezzo al quale è situata un'enorme vasca da bagno già colma d'acqua. Se non altro saprà come trascorrere il tempo mentre gli altri sono via, penso scuotendo la testa divertita ed appoggiando il telefono sul comodino. Ho bisogno di riposarmi e rilassarmi. Non permetterò che quella insulsa testaccia rossa mi rovini la concentrazione e quindi il buon esito delle mie gare.
Abbiamo ancora una scommessa in sospeso. Chi dei due riuscirà a qualificarsi alle nazionali con il maggior numero di gare avrà diritto di chiedere all'altro qualsiasi cosa. Già. E io non so nemmeno con quante gare Rin si è qualificato alle regionali, escluse le staffette. Tre? Quattro?
Mi rigiro nel letto cercando di scacciare dalla mente il suo viso perfetto ancora una volta. Mi sembra di impazzire, ma alla fine riesco ad addormentarmi sprofondando nel sonno.

Mi risveglio, alzandomi di scatto a sedere, che è ormai notte inoltrata. Dalla finestra della mia stanza giunge unicamente il frinire delle cicale e le ante socchiuse lasciano passare leggeri spifferi d'aria che muovono la tenda sottile dandole forme inquietanti.
Rabbrividisco e guardo l'ora sullo schermo del telefono. Le undici e mezza. Ho dormito per tutto questo tempo? Nello sbloccare lo schermo mi accorgo di avere diverse notifiche di messaggi non letti e decido di leggerli, strofinandomi gli occhi per abituarmi alla luce proveniente dal piccolo schermo rettangolare.
Uno è di Gou, che mi avverte del fatto che i ragazzi si sono allenati bene e che la piscina è magnifica. Gli altri sono dei ragazzi, preoccupati per me.
Ancora nessun messaggio da parte di Rin.
Decido di scrivergli, chiedendogli semplicemente cosa diavolo ha che non va, ma ovviamente non mi aspetto nessuna risposta. Probabilmente starà dormendo.
Mi alzo dal letto, cambiandomi i vestiti, indossando le scarpe da ginnastica ed una felpa leggera: ho bisogno di sgranchirmi un po' le gambe e perché non farlo con una bella corsa?
Mi infilo il telefono e le chiavi della stanza in una tasca laterale della tuta ed esco dall'albergo iniziando a correre. Non voglio stancarmi troppo, perciò mantengo un ritmo tranquillo ma costante. Hiroshima di notte è molto bella, e le luci dei piccoli locali ancora aperti donano alla città un aspetto suggestivo.
Raggiungo il corso principale, cercando di non prendere troppe strade secondarie, e lo percorro in tutta la sua lunghezza finché non raggiungo una rotonda. La sorpasso, girando immediatamente a destra e memorizzando la strada per riuscire a tornare indietro. Corro per quasi venti minuti, salendo velocemente una piccola scalinata ed iniziando a percorrere un piccolo sentiero rialzato di una decina di metri dalla strada, finché un'immensa struttura non cattura la mia attenzione.
-Oh...- riesco a malapena ad articolare, quando quella che vedo in lontananza mi accorgo essere la piscina olimpionica dove gareggerò tra meno di dieci ore.
La struttura ovale è illuminata a giorno e le luci che si riflettono sull'acqua azzurra creano un'atmosfera particolare che mi colpisce dritta al cuore. È magnifica.
Resto a contemplarla per una manciata di minuti, immaginandomi già come dovrà essere perdermi in quel colore così intenso pensando a nient'altro che alla mia gara, finché un rumore ovattato di passi mi distoglie dai miei pensieri.
Mi volto alla mia sinistra e mi accorgo della presenza di un ragazzino dagli inconfondibili capelli di luna.
-Ai-chan!- esclamo, avvicinandomi a lui.
Il ranista sembra essere sorpreso di vedermi e sgrana gli occhi azzurri balbettando un saluto.
-Vivaldi-senpai... anche tu qui?- chiede, arrossendo appena sulle guance.
-Formale come sempre eh? Facciamo così, da oggi mi chiamerai semplicemente Chiara... d'accordo?- ridacchio, passandogli un braccio intorno alle spalle e scompigliandogli i capelli lisci.
-Va bene...- sorride lui, alzando lo sguardo verso la piscina e socchiudendo gli occhi.
-Bella vero?- chiedo, provando di rompere quel silenzio imbarazzante che è calato tra di noi, mentre cerco di imprimermi a fuoco nella mente quel panorama mozzafiato.
Lui non risponde ma annuisce lievemente, sorridendomi. È proprio un bravo ragazzo, Rin dovrebbe essere grato di avere un kohai così.
Rin.
Scuoto la testa, passandomi una mano sul viso. Dovrei rientrare ma ho bisogno di stare da sola ancora un po', perciò mi rivolgo al ragazzino un'ultima volta.
-È molto tardi, Ai. Dovresti tornare altrimenti domani non riuscirai a dare il meglio...- gli dico, sperando non faccia troppe storie -...magari aspettami al fondo della scalinata, ti raggiungo tra poco così torniamo insieme!- aggiungo, cercando di sorridergli.
Il ragazzo annuisce ricambiando il sorriso e si allontana, lasciandomi finalmente sola, ma non passano trenta secondi che una vibrazione proveniente dalla tasca della mia tuta mi fa sussultare.
Afferro di malavoglia il cellulare dalla tasca e sblocco la schermata principale.
Un nuovo messaggio non letto.
Rin.
Le mie mani iniziano a sudare freddo e un gran sorriso si distende sulle mie labbra. Si è davvero svegliato nel cuore della notte per rispondermi?
Tocco la piccola icona a forma di fumetto per poi aprire la mail, felice come non mai, ma non appena i miei occhi si posano sulle due uniche righe che compongono il messaggio il mio cuore perde un battito.


È stato tutto uno sbaglio. Mi dispiace.






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Angolo dell'autrice:

Ta-daaaaan sono tornata, evviva! Ok, ricomponiamoci. Perdonate la mia assenza ma ho avuto tanti di quei casini che non immaginate D: spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che commenterete in tanti/e *-*


Ed ora passiamo ai ringraziamenti! :)

Grazie ad aliferri95, bauklotse, RyuzakiLYoshida, Zoichi Kuronin, _Vanna_, mizu7, ombra_notturna e Ryuketsu no Kurea per aver inserito la storia tra le seguite.

A la ragazza delle orchidee e Luna865 per aver inserito la storia tra le ricordate.

E a Choi MinHee, dasli22, RyuzakiLYoshida, Sufycchi, uomi_hime e _Serah_ per aver inserito la storia tra le seguite.

Infine un ringraziamento speciale a dasli22, Elgul1 e SophieOfSymphonia per avermi inserita tra gli autori preferiti!

Un bacione a tutti e alla prossima nuotata <3

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Capitolo 20
*** Scegli me ***


Capitolo Ventesimo - Scegli me

Il mattino seguente arriva fin troppo presto per i miei gusti, ma cerco di svegliarmi ugualmente focalizzando i miei pensieri unicamente sulle gare che devo svolgere assolutamente nel migliore dei modi.
L'acqua fredda del rubinetto mi fa rabbrividire non appena sfiora la pelle del mio viso, cancellando gli ultimi residui di sonno che mi appesantiscono le palpebre e lavando via ciò che rimane delle lacrime che ho pianto prima di andare a dormire.
Rin. Bastardo.
Mi infilo la tuta con gesti nervosi e meccanici, prendo il borsone con tutto l'occorrente e scendo nella hall dell'albergo dove gli altri ragazzi mi stanno aspettando per andare a fare colazione.
- Buongiorno... - farfuglio sforzandomi di sorridere.
Ricevo risposte ancora, giustamente, assonnate e ci dirigiamo verso la sala adibita al buffet mattutino.
Consiglio i ragazzi su cosa mangiare e cosa no, dopodiché ci sediamo ad un piccolo tavolo iniziando a consumare il primo pasto della giornata.
La mano di Makoto sulla mia spalla mi fa quasi sobbalzare, ricordandomi di essere ancora un fascio di nervi e facendomi quasi cadere la fetta di pane dalle dita.
- Ti senti bene? - chiede, guardandomi con aria preoccupata. Possibile che quel ragazzo riesca a leggermi dentro così facilmente? Oppure sono io che sono talmente imbranata da non riuscire nemmeno a mascherare i sentimenti?
- S-sì... non ti preoccupare. Sono solo un po' agitata! - taglio corto, passandomi una mano tra i capelli scuri e sospirando. Ho assolutamente bisogno di nuotare, ne va della mia salute mentale.


Non passa nemmeno mezz'ora che siamo già in piscina.
Incarico Gou di acquistare il programma, in modo da scoprire il numero di gare in cui quel deficiente si è qualificato e salgo nervosamente le scale che portano alla tribuna per poter dare un'occhiata dall'alto alla piscina.
Sto mordendo il freno in una maniera che mai avrei immaginato. Voglio vincere quella maledettissima scommessa e costringere Rin a sottoporsi alla più umiliante delle penitenze. Vedrà quel maledetto...
Sono talmente presa dalla mia furia omicida che non appena la rossa mi sventola sotto al naso il plico di fogli glielo strappo via letteralmente di mano, voltando con foga le pagine alla disperata ricerca di quel nome che mi ha fatto così tanto incazzare.
- Eccoti, pezzettino di merda... - sibilo, leggendo il cognome di Rin nero su bianco in ben... tre gare? Hà! Sono ancora in vantaggio e presto gli dimostrerò cosa vuol dire mettersi contro una come me.
Raggiungo gli spogliatoi a passo di carica e mi infilo il costume in mezzo secondo, dopodichè raggiungo il piano vasca dove mi ritaglio uno spazio per fare qualche esercizio a secco. Mentre ruoto le braccia, mordendomi un labbro per contenere la rabbia, un lieve spostamento d'aria smuove alcune mie ciocche di capelli solleticandomi il naso.
Il tempo per un attimo pare rallentare il suo corso, ed il mio stomaco pare rigirarsi come un calzino quando mi accorgo di conoscere perfettamente a chi appartiene il profumo di colonia che mi inebria per le narici, la voce calda e profonda che si allontana poco alla volta da me ed il rumore di quei piedi nudi sulle piastrelle umide del pavimento. Lo so, eppure non oso alzare lo sguardo per guardare Rin di sottecchi mentre un forte nodo alla gola rischia di esplodermi in un singhiozzo.
Così non va bene, mi sto deconcentrando e le mie mani non riescono a smettere di tremare. Ho bisogno di entrare in acqua.
Adesso.
Percorro quei pochi metri che mi separano dal blocchetto di partenza della corsia tre -che pare la meno affollata- mentre mi infilo la cuffia della Iwatobi e mi accingo a sistemarmi gli occhialini. Tuttavia non faccio nemmeno in tempo a lasciarmi andare ad un sospiro di rassegnazione che qualcuno urta violentemente la mia spalla sinistra, facendomi perdere l'equilibrio.
Finisco con il sedere per terra in tempo zero, ma non appena alzo lo sguardo per capire chi mi avesse quasi falciato via il braccio, mi ritrovo faccia a faccia con una ragazza poco più bassa di me con i capelli castani raccolti in una coda alta e gli occhi scuri che mi fissano con odio e superiorità.
- Beh, che diavolo fai? Spostati! - esclama, sbuffando stizzita senza avere la minima intenzione di scusarsi.
La osservo stupita per qualche secondo, senza capire se stesse scherzando o meno, per poi guardarla andare via dopo avermi lanciato un'occhiata sprezzante.
In un altro momento probabilmente sarei corsa dietro ad un elemento simile per poi riempirle il sedere di calci come minimo, ma oggi non ho voglia di arrabbiarmi ulteriormente e lascio correre. Parlerà per me il cronometro e, se non ho improvvisamente dimenticato come leggere gli ideogrammi, quella piccola ochetta ha stampato a caratteri cubitali il suo cognome sul lato destro della cuffia.
Nakamura.

Perfetto, adesso so anche chi è.



Termino il riscaldamento quaranta minuti più tardi, ed esco dall'acqua levandomi cuffia e occhialini con un gesto nervoso.
Raggiungo la tribuna a passi rapidi, salendo la breve scalinata che separa il piano inferiore da quello degli spettatori, per poi cercare con lo sguardo la maglietta gialla di Gou in modo da andare incontro alla ragazza e sfogare un po' della mia rabbia repressa. Tuttavia, non appena riesco a scorgere la rossa, mi accorgo che non è da sola.
Il capitano Mikoshiba dev'essere salito dalla nostra parte della tribuna per parlare apposta con lei e quella scena così tremendamente tenera mi provoca un groppo alla gola.
Maledizione Chiara, si vede quanto diamine sei egoista! Perché non provi ad essere anche solo un po' felice per loro?
Mi rimprovero mentalmente, facendo un profondo respiro e tornando sui miei passi. Non ho intenzione di disturbarli e poi manca ancora mezz'ora all'inizio delle gare. Ho tutto il tempo che voglio per lasciarli tranquilli e magari fare mente locale su quali sono i miei obbiettivi per questa mattina.
Mi avvio verso il piano vasca, ancora affollato da ragazzi e ragazze dai quindici ai diciannove anni intenti a terminare il riscaldamento o a scambiare due parole con conoscenti incontrati al momento, giusto per divagare per un istante con la mente.
Piacerebbe anche a me sentirmi così felice e spensierata, ma purtroppo non mi è concesso un lusso simile. Le mani mi tremano e gli occhi mi si continuano a riempire di lacrime.
Non ne posso più.
Mi accascio contro la parete fresca del muro, ritagliandomi un angolo in cui possa sedermi e sfogare la mia frustrazione senza che nessuno mi veda o faccia domande, ma mi rendo conto che è praticamente impossibile. Ovunque vada, decine di occhi a mandorla ruotano nella mia direzione, osservandomi con curiosità e imbarazzo, continuando a sottolineare quanto io sia diversa da loro.
Da tutti loro.
Anche da Rin.
È da quando ho messo piede su quest'isola che mi sento così. La gente continua a guardarmi, chi con disprezzo, chi con stupore. In effetti ho due occhi che fanno venire i brividi e una pelle quasi cadaverica: è inevitabile per me far sentire a disagio le persone con cui ho a che fare.
Forse anche per Rin è difficile restarmi accanto.
Si vergogna di te.
Quel pensiero improvviso mi fa sobbalzare, ed in un istante mi rendo conto di non essere riuscita a trattenere le lacrime che ora mi solcano il viso come torrenti.
Alcune ragazze mi stanno guardando con aria preoccupata, indecise se farsi avanti o meno, ma io non ho bisogno di essere compatita da nessuno. Non ho intenzione di mostrarmi debole davanti a nessun altro, perciò mi alzo e ritorno a testa bassa e a passo svelto verso la tribuna.
Tuttavia mentre salgo rapidamente i gradini chiari e puliti a piedi nudi, una macchia scura attraversa i margini del mio campo visivo, mozzandomi il respiro in gola.
Mi volto di scatto rischiando di perdere l'equilibrio e sicura al cento per cento che quella che mi è appena passata di fianco è una felpa della Samezuka... ma quando mi ritrovo a rivolgere il mio sguardo pieno di speranza al capitano Mikoshiba e non alla persona che occupa i miei pensieri da fin troppe ore, mi accorgo di quanto devo sembrare patetica.
Già, è questo il termine esatto. Patetica.
- Chiara-chan... - il ragazzo parla per primo, guardandomi dapprima con aria preoccupata, scrutando con occhio critico i segni scuri che mi segnano lo sguardo e gli evidenti segni di pianto, per poi scuotere la testa sospirando.
- Ecco lo sapevo... e dire che gliel'avevo pure detto che non sarebbe servito a nulla... - mormorò tra sè, prima di darmi velocemente le spalle e sparire tra la folla di atleti e allenatori.
Cosa...?
Se fino a due minuti prima di incontrare Seijuro ero confusa e disperata, adesso lo sono sicuramente il doppio.


- Chiara-chaaaaaaan! - non appena raggiungo (finalmente) la tanto agognata tribuna e mi aggrego nuovamente al gruppo, faccio appena in tempo a vedere una sagoma sfrecciarmi davanti agli occhi per poi ritrovarmi Nagisa letteralmente avvinghiato a me intento a piagnucolare qualcosa di incomprensibile.
Grazie al cielo ci pensa Rei a tradurre per me, facendomi notare che mancano poco più di dieci minuti all'inizio delle gare. Oh, merda. Sono stata in giro per tutto questo tempo?
- Accidenti, mi dispiace... n-non sono riuscita a seguirvi durante il riscaldamento... perdonatemi, davvero! Non accadrà mai più... - farfuglio imbarazzata, passandomi una mano sul viso stanco per poi afferrare debolmente il mio zaino con l'intenzione di tornare negli spogliatoi e indossare il costume che Haruka, Makoto, Rei, Nagisa e Gou mi hanno comprato utilizzando tutti i loro risparmi.
Sarò loro riconoscente tutta la vita per questo.
Tuttavia non faccio in tempo a defilarmi con una scusa che vedo il moro avanzare verso di me a passo di carica per poi afferrarmi con forza per un polso e trascinarmi via sotto lo sguardo sbigottito dei presenti.
- E-Ehi! Haru... lasciami, mi fai male! - cerco di protestare, torcendo il polso ma senza riuscire ad allentare quella presa che sembra d'acciaio.
Non ho mai visto Haruka così arrabbiato e devo ammettere che mi fa anche un po' paura, ma non posso fare a meno che dargli ragione. Non deve essere facile per lui vedermi a pezzi in questo modo.
Le dita del moro allentano la stretta solo quando riusciamo a raggiungere una zona della struttura abbastanza tranquilla da poter parlare senza essere disturbati. O almeno era quello che immaginavo, prima di ritrovarmi schiacciata contro la parete fredda alle mia spalle, con la mano destra di Haruka piantata a meno di due centimetri dalla mia testa ed il suo sguardo colmo di rabbia e frustrazione puntato nel mio.
- Questa storia mi ha stancato! Chiara... dimenticalo per favore. Non lo vedi cosa ti sta facendo? - mormora, cercando chiaramente di controllare il tono di voce mentre non smette un secondo di fissarmi. Cosa vuole dire? Come fa a sapere...?
- Io... non so di cosa tu stia parlando. Sono solo nervosa, tutto qui... io... - non finisco la frase che il rumore secco e nitido dell'altra mano di Haruka che sbatte con violenza dall'altro lato della mia testa, intrappolandomi, mi fa sobbalzare.
- Non sono stupido, Chiara... ho accettato tante cose da quando Rin è tornato dall'Australia, tante. Mi sono fatto da parte quando ti ho vista innamorata di lui e felice, ma adesso non ce la faccio più. Le vedo le cose che ti fa, non sono stupido! Lui non ti vuole! Perchè non lo capisci? - esclama, questa volta con la voce che gli trema dalla rabbia e dalla frustrazione. C'è qualcosa che non va. Perché mi sento come se volessi fuggire il più lontano possibile da quella verità? Perché non riesco ad affrontarla?

Perché fa troppo male.

Abbasso lentamente lo sguardo verso il basso, incapace di reggere ulteriormente il confronto con Haruka e con la realtà che mi ha appena messo davanti agli occhi e che non voglio accettare.
Cerco di coprirmi il viso con le braccia, per non mostrargli quelle lacrime che mi disgusta profondamente dover versare, ma per la seconda volta le dita del moro si appoggiano sulla mia pelle, facendomi abbassare gli arti ma con gentilezza, quasi come a volersi scusare per aver alzato la voce poco prima.
Sento le sue mani che mi accarezzano le braccia, risalendo fin sulle spalle, sfiorandomi con una delicatezza infinita ed una dolcezza che non credevo possibili per un essere umano tanto da riuscire a rilassare i miei nervi tesi ed a calmare il mio animo irrequieto.
Non capisco nemmeno come, ma qualche secondo più tardi avverto persino il suo respiro sul mio viso, tiepido e piacevole come la brezza marina.
Vorrei scostarmi da lui, ho paura di quello che potrebbe farmi anche se so che mai e poi mai mi ferirebbe volontariamente, ma i miei muscoli non rispondono ai comandi del mio cervello e restano immobili.
Mi sento come una statua di granito di fronte alla figura di Haruka che si fa sempre più vicina, il suo viso sempre più prossimo al mio fino a lasciarmi un rapido bacio sul labbro inferiore, tremante.
Lo sento che mi accarezza i capelli, prima di lasciarsi andare ad un abbraccio che mai e poi mai avrei immaginato potesse infondermi così tanto calore, ed il suono della sua voce arriva alle mie orecchie lievemente distorto dalle vibrazioni della sua cassa toracica.

- Io ci sarò sempre per te. Devi soltanto scegliermi -

------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice:

ta-daaaaaaan! Sono tornata yeeeee! *saltella felice* Beh, ora avete tutto il diritto di odiarmi perchè, punto primo è da mezzo secolo che non aggiorno la ff, punto secondo ho lasciato talmente tanti interrogativi in questro capitolo che se mi dovessi ritrovare delle lettere minatorie tra le e-mail non me ne stupirei affatto. Detto questo, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto eeeee che vorrete lasciare una recensione piccina picciò soprattutto se non lo avete ancora fatto <3

Baci da HikariNoShizuku

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Capitolo 21
*** Tormenti ***


Capitolo Ventunesimo - Tormenti




Dovrei soltanto.. sceglierlo?
Resto a guardarlo negli occhi per secondi che sembrano ore, ma dalle mie labbra sembra non voler uscire alcun suono. Anche perchè sinceramente non so cosa dire.
È vero, Rin è stato davvero scorretto nei miei confronti e ha seriamente minacciato la mia salute mentale, nonostante sapesse quanto io ci tenessi a queste gare, mentre Haruka.. lui alla fine c'è sempre stato.
Cosa devo fare? Haruka mi piace? Sì. Forse. O forse no.
E Rin invece? Rin lo odio. Mi ha usata e gettata come una bambola che non valeva poi così tanto. Già.
Eppure una parte di me continua volersi voltare dalla sua parte, come se dietro gli avvenimenti delle ultime ore in realtà ci fosse qualcos'altro. Come se mancasse qualcosa.
E io ho bisogno di scoprire cosa.
-Haru, io.. - provo a dire, ma la mia voce viene bruscamente interrotta dai richiami di Makoto e Gou che sono venuti di corsa a cercarci. Immediatamente il moro si stacca da me facendo due passi indietro e voltandomi le spalle.
Quel gesto mi fa male.
Io non ho mai voluto ferirlo.
-Chiara-chaaan! Dove sei finita?! La gara inizierà a momenti!- la voce stridula della rossa mi fa trasalire e di scatto mi volto verso di lei sfoderando uno dei miei migliori sorrisi.
-E-Eccomi! Scusate se vi ho fatti preoccupare, adesso corro immediatamente a cambiarmi!- esclamo, cercando di non guardare nessuno negli occhi per poi percorrere il corridoio a gambe levate.
Come al solito trovo più semplice scappare dai miei problemi, piuttosto che affrontarli.
È stato sempre così, fin da ragazzina.
Da quando i miei genitori sono morti non ho fatto altro che piangermi addosso e far ricadere tutta la colpa sul mondo o sulla mia vita ingiusta, invece che rialzarmi e affrontare l'avvenire a testa alta. Per me è stato un duro colpo, ed incassarlo da sola è stato ancora più faticoso. È vero, c'è sempre stata la nonna al mio fianco, e ora ci sono Teresa e i miei amici, però in fondo è come se mi sentissi sempre e costantemente fuori posto.
Come se la mia vita fosse finita sull'autostrada verso Roma.
Passare ogni singolo giorno della mia vita a osservare gli altri, con le loro abitudini ordinarie e i normali problemi che movimentano le loro giornate, equivaleva a farmi scavare una profonda voragine nel petto. Ero invidiosa e allo stesso tempo nostalgica.
Perchè una volta anche io ero così.
Per questo motivo forse mi sono poco alla volta allontanata da tutto e da tutti.
E per questo motivo forse mi viene automatico aggrapparmi a Rin con tutte le mie forze.
Lui non lo sa ma la sua presenza, il suo profumo, le nostre litigate, i suoi baci... hanno lasciato un segno indelebile nella mia anima inaridita.
Lui non lo sa ma io non ho mai avuto modo di avvicinarmi in modo così intimo ad un'altra persona da quando i tesori più cari che avevo mi sono stati portati via.
Rebecca e le altre ovviamente non  fanno testo. Loro le conosco da quando ero una bambina e per me avranno sempre un posto speciale nel mio cuore.
Anche se forse non le vedrò per ancora molto tempo.
Dio quanto mi mancano.
Anche Rin mi manca.
Mi sento poco alla volta scivolare sull'orlo del baratro, con il terrore e la paura nel cuore che esista la possibilità per me di ritornare ad essere la ragazza distaccata, fredda e muta che ogni mattina puliva in modo quasi maniacale le lapidi dei suoi genitori.
A quel tempo furono Rebecca e la nonna a salvarmi dalla depressione, ad insegnarmi a reagire.
Poi è arrivato Rin con la sua esuberanza e il suo carattere possessivo e anche un po' scostante. Mi ha fatta sentire desiderabile.
Mi ha ridato quella fiducia in me stessa che credevo di aver perso per sempre e mi ha dato modo di credere che forse poteva ancora esistere qualcuno che avrebbe potuto amarmi come avevano fatto i miei genitori.
Ma forse sono stata troppo ingenua.
E poi lui non può sapere cosa mi passa per la testa. In fondo non gliel'ho mai detto.
La mia mano corre istintivamente alla piccola cicatrice che mi solca la tempia e non riesco a trattenere un profondo respiro di sconfitta. Come al solito la mia testa è andata a riesumare ricordi poco piacevoli proprio nel momento sbagliato.
Adesso devo cambiarmi e possibilmente facendo anche in fretta!
Frugo dentro la borsa alla ricerca dell'occorrente e quasi subito le mie dita scorrono sul tessuto del costume da gara che i ragazzi mi hanno regalato.
Ed immediatamente capisco.
Non importa cosa ciò che sta alle mie spalle o cosa mi aspetta in futuro. Quello che devo vivere è il mio presente e devo viverlo al meglio.
Ancora non so se riuscirò a cancellare per sempre i fantasmi del mio passato ma con amici come Gou e gli altri posso provare se non altro a trovare la forza di superare gli ostacoli che la vita mi pone davanti, senza aver paura di crollare.
Loro ci saranno.
E io ci sarò per loro. Sempre.


*


Raggiungo l'addetto ai concorrenti per i 200 delfino quasi slittando sulle mattonelle umide del bordo piscina, con il costume ancora da aggiustare, la cuffia e gli occhialini tenuti con i denti per non farli cadere e la parola ANSIA scritta a caratteri cubitali sulla mia fronte.
Diciamo che la mattinata non è iniziata nel migliore dei modi, ma sono ancora in tempo per risollevare la situazione. Un po' di buonumore mi è tornato grazie al piccolo esame di coscienza che sono riuscita a farmi poco fa e ora finalmente non vedo più tutto nero.
Perciò non posso che essere più che pronta per la gara di questa mattina.
Se non fosse per un piccolo particolare che non avevo messo in conto...
-Guardate un po' chi arriva in ritardo. La principessina italiana.- una voce tagliente come un rasoio, proveniente dalle mie spalle mi fa sussultare, ma non cedo alla tentazione di voltarmi e rifilare un'occhiataccia alla simpaticona che si trova dietro di me e tiro dritto.
Un gruppetto di ragazze scoppia subito a ridere alle parole della sconosciuta provocandomi un leggero tic nervoso al sopracciglio destro mentre allungo il cartellino al giudice che proprio in quel momento ha chiamato il mio nome.
Corsia numero tre.
Centrale ma non troppo, così posso avere la situazione sotto controllo senza dare troppo nell'occhio. Che fortuna!
Non faccio in tempo a sorridere tra me e me che il nome della ragazza chiamata subito dopo di me mi fa voltare di scatto.
-Corsia numero quattro.. Yukino Nakamura?- esclama l'uomo, cercando con gli occhi la persona da lui nominata.
Ed eccola che arriva, la ragazza che mi ha quasi ammazzata durante il riscaldamento, circondata dal suo gruppetto di ochette che mi fissano con aria di sfida mentre la loro "capobranco" mi supera dandomi un piccolo colpetto di spalla.
-Perchè non torni a gareggiare al tuo paese? Non c'è posto per te qui- sibila al mio orecchio poco prima di allontanarsi e dirigersi dietro il blocchetto della sua corsia.
Ma che diavolo di problemi ha? E dire che ne ho passate davvero tante, ma una ragazza così perfida soprattutto in ambito sportivo non mi era mai capitato di incontrarla.
Decido di lasciar correre, fulminandola però con lo sguardo a debita distanza mentre mi sistemo un'ultima volta gli occhialini e passo una mano sulla superficie del blocco di partenza per assicurarmi che non sia troppo bagnato.
Ora vedremo se sarà brava anche a fatti o se parla solo per dar fiato alle trombe.
Salgo sul blocchetto e resto eretta per qualche secondo, anche quando le altre atlete si sono già accucciate aspettando il segnale di partenza. Faccio scorrere i palmi delle mani sul ventre come per assicurarmi che il costume abbia aderito perfettamente alla pelle e lo rimiro per un'ultima volta.
È azzurro come il cielo riflesso sull'acqua a pochi centimetri da me.
È bellissimo.

Ready..

Mi piego in avanti e le mie dita si aggrappano saldamente al bordo della piattaforma. I muscoli tesi e pronti allo scatto. Il costume azzurro che aderisce perfettamente al mio corpo, come a volermi rassicurare.

..go!

Ed eccola finalmente la sensazione dell'acqua contro la mia pelle, il rumore della superficie infranta dal mio corpo che mi assorda per un secondo per poi lasciarmi la testa libera di pensare unicamente al ritmo della mia bracciata. E alla potenza della mia gambata.
Sono libera.
Le braccia tese sopra la mia testa tagliano l'acqua mentre le gambe si muovono con movimenti sinuosi e decisi, spingendomi in avanti con rapidità e sicurezza. Emergo dalla superficie una spanna davanti alle altre e le mie braccia iniziano immediatamente a girare in sincrono.
Respira. Getta le braccia in avanti. Spingi sott'acqua. Respira. Non mollare mai!
È questo ciò che mi ripeto in continuazione, quasi in modo meccanico, per tutta la durata della gara.
Alla prima virata Nakamura è davanti a tutta la batteria di quasi mezzo metro. Probabilmente vuole scoraggiarci a raggiungerla mettendo subito molto terreno tra lei e le avversarie.
È furba.
Ma con me non funziona e lascio che utilizzi tutte le sue energie nei primi cento metri per creare il distacco e sentirsi sicura, mentre io le resto ad una distanza di circa mezzo metro dai piedi.
Alla seconda virata secondo lei la gara è già vinta, ed è proprio questo il suo errore.
La mia gara invece inizia adesso.
Approfitto del suo appena accennato rilassamento per incrementare gradualmente la potenza della gambata e la fluidità della bracciata in modo da recuperare terreno secondo dopo secondo.
Alla terza virata le sono praticamente ad un millimetro di distanza, ma lei ha finito tutte le sue energie per cercare di non farsi prendere.
Con un colpo secco di gambe cambio rapidamente ritmo, cercando di metterci persino l'anima in quegli ultimi cinquanta metri. Il muretto è vicino, lo vedo, eppure non rallento. Nakamura non ho più nemmeno idea di dove sia ma non mi interessa.
Il cronometro gira e io devo assolutamente vincere.
Ho ancora una scommessa in sospeso con...

Rin.

Il boato di applausi proveniente dagli spalti mi fa tornare con i piedi per terra. Sono arrivata? Ruoto la testa verso il tabellone e per poco lancio un grido nel leggere il mio nome davanti a quello di tutte le altre.
Ce l'ho fatta. I nazionali mi aspettano.
Non resisto e mi volto verso la mia squadra che agita le braccia nella mia direzione, festeggiando il mio risultato insieme a me che sono ancora nell'acqua. Persino Haruka sembra sorridente. Lancio un sorriso smagliante verso di loro e mi batto due volte la mano aperta sul petto: un "grazie" silenzioso che li raggiunge immediatamente.
Sto per voltarmi per andare a recuperare le mie cose quando i nostri sguardi si incrociano. L'ombra di un sorriso appena svanito sulle sue labbra.
Stava per caso sorridendo?
Faccio un passo verso di lui ma Rin distoglie immediatamente lo sguardo e si ricongiunge ad Aiichiro e Seijuro, che pare lo seguano come ombre.
-E-Ehi! Rin!- esclamo, cercando di andargli incontro ma non faccio in tempo a fare un passo che una Gou letteralmente impazzita mi salta in braccio, stritolandomi come un boa.
Tentativo di approccio alla maledetta testa di pomodoro: fallito.
E anche miseramente.
Fortuna che almeno ho il premio di consolazione...


*


Anche le gare di questa mattinata sembrano terminare, Makoto e Nagisa hanno migliorato moltissimo i loro tempi nelle gare a dorso e rana ma non sono riusciti a qualificarsi per i nazionali.
Tuttavia non sembrano per niente giù di corda, anzi non vedono l'ora di gareggiare in staffetta per far vedere a tutti di cosa sono capaci. Santo cielo quanto li invidio.
Se a loro non va bene la gara individuale possono sempre contare sulla staffetta, mentre per me non è così.
Io devo per forza di cose cavarmela da sola, se voglio raggiungere determinati obiettivi. Non che mi scocci, però mi manca terribilmente avere un gruppo di ragazze con le quali condividere la fatica della gara.
Quasi istintivamente, a quel pensiero, mi avvicino a Gou e le passo un braccio intorno alle spalle. Mi disturba profondamente continuare a pensare al passato quando ho un'amica d'oro come lei al mio fianco.
-Ehi, Gou! Che ne dici, ci andiamo a prendere qualcosa da bere giù alle macchinette?- le chiedo sorridente, lanciando un'occhiata apprensiva ai ragazzi stravaccati sui gradoni della tribuna ormai deserta. Makoto e Nagisa hanno bisogno di rilassarsi e scaricare la tensione della gara, mentre Haruka e Rei devono riposarsi e concentrarsi per le gare del pomeriggio. Meglio lasciarli soli.
La rossa mi guarda con aria stralunata per un secondo, poi però i suoi occhi si illuminano e mi sorride raggiante.
-Ma certo!-
Scendiamo le scale chiacchierando del più e del meno e la rossa decide di offrirmi una bibita come primo festeggiamento della mia qualifica, cosa che però io preferirei evitare visti i soldi da lei già spesi per il mio costume. La decisione di Gou però pare inamovibile e io non posso fare altro che assecondarla con un'alzata di spalle.
Il tonfo sordo dello scontro delle nostre lattine durante il brindisi, però, viene interrotto da una risatina ironica proveniente dal fondo del corridoio.
-Ah, Yukino. Qual buon vento..- sospiro, rivolgendo appena uno sguardo privo di espressività alla ragazza apparsa alle nostre spalle. Per tutta risposta la ragazza si avvicina a me prendendomi per il bavero della giacca e piantandomi contro il muro.
-"Yukino" un cazzo. Non chiamarmi per nome, lurida stronza. Io ti ho avvertita.. e ora ne paghi le conseguenze!- sibila, ad un centimetro dal mio viso. Il suo volto è una maschera di odio e disprezzo.
-Che vuoi fare? Picchiarmi? Prego. Se è tutta qui la tua sportività...- la sfido, fissandola con uno sguardo glaciale, mentre Gou mi implora di lasciar perdere.
Il rumore secco delle dita della ragazza contro il mio viso rimbombano per tutto il corridoio ed il grido della rossa mi ferisce le orecchie.
Non ricordavo che uno schiaffo facesse così male. Forse sono diventata troppo delicata.
-Non fai più la sbruffona eh..- mormora la ragazza, ma le sue mani e la sua voce tremano violentemente. Forse è la prima volta che alza le mani su qualcuno.
-Dipende cosa intendi per "sbruffona". Io ti ho solo chiesto che intenzioni avevi, e ora hai dimostrato perfettamente la tua debolezza. Sei soddisfatta ora?- le rispondo in modo molto tranquillo, alzando nuovamente lo sguardo verso di lei. Cazzo che botta che mi ha rifilato, mi gira la testa.
Del tutto insapettata è invece la reazione di Yukino, la cui rabbia sembra raggiungere livelli mai visti e che non ci pensa due volte ad afferrarmi a due mani per la giacca per poi scaraventarmi lontano.
Il rumore della mia spalla che urta lo spigolo degli armadietti di metallo mi stordisce letteralmente. Ahia.
Nello stesso istante in cui cerco di mettermi a sedere, una piccola folla di curiosi si avvicina a noi, tra i quali anche il capitano della Samezuka che accorre ad abbracciare una Gou spaventata a morte e pietrificata sul posto. Solo in un secondo momento si accorge di me e si avvicina, spingendo da parte Nakamura e cercando di farmi alzare.
-Chiara-chan! Ti senti bene? Cos'è successo?- mi fa troppe domande, e io ho un male atroce alla spalla che mi sta scuotendo. Dannato pel di carota.
-Quella ragazza.. l'ha aggredita senza motivo e.. e..- ci pensa Gou a rispondere al posto mio, facendo sbiancare la castana che cercava invano di darsela a gambe. -...io... io non ho potuto fare nulla..-
Povera Gou, devo ricordarmi di abbracciarla non appena riuscirò ad alzarmi.

-Che succede?- una voce diversa, meno profonda di quella di Seijuro, mi arriva alle orecchie.
-Onii-chan! Chiara si è..- le frasi sconnesse di Gou mandano in allarme Rin che si precipita immediatamente accanto a me, per vedere in che condizioni sono.
Riesco a vedere ogni singolo sentimento trasparire dai suoi occhi cremisi, mentre mi osserva con aria allarmata.
-Mikoshiba.. sta sanguinando. Dammi un fazzoletto!- esclama, quasi in preda al panico, e solo allora mi rendo conto del fastidioso sapore metallico che mi impasta la lingua. Ho la bocca piena di sangue.
-Stai.. vattene!- mormoro, anche se il mio intento è quello di urlare a squarciagola. Il rosso nemmeno mi calcola e continua a premere il pezzo di stoffa sul mio labbro inferiore.
-Non ci penso nemmeno-
-Fino a cinque minuti fa mi sembrava non fosse un problema per te!-
Il silenzio di Rin è angosciante. Rispondimi, maledizione!
-Non è come pensi..- Cosa? Mi prendi per il culo?
-E com'è allora, eh? Ti senti in colpa? Ti faccio pena? Perchè diavolo ti stai comportando in questo modo, razza di deficiente?!- la mia voce è ormai rotta dalle decine di singhiozzi che mi fanno sobbalzare. Ma non voglio piangere. Lui non si merita le mie lacrime.
-No... lasciami spiegare, per favore...- cerca di calmarmi lui, ma io ormai sono fuori di me e mi divincolo dalla sua presa, alzandomi in piedi.
-Non toccarmi!-
-Chiara..-
-E CHIUDI LA BOCCA!- urlo con tutto il fiato che ho in corpo, ma una fitta alla spalla destra mi fa piegare in avanti dal dolore.
Il suo braccio mi sorregge poco prima che le mie ginocchia arrivino a terra, e con uno scatto fulmineo Rin mi carica in spalla come un sacco di patate.

E adesso immaginatevi una folla di persone, con lo sguardo completamente allibito, intente a seguire con lo sguardo un ragazzo dai capelli color vinaccia con in spalla una ragazza alta la metà di lui che si dimena come una forsennata, augurandogli le peggio sciagure e lanciandogli tutte le maledizioni che le vengono in mente.
Ecco, quella era la situazione.





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Capitolo 22
*** 712 (parte prima) ***


chap.22
Capitolo Ventiduesimo - 712 (parte prima)



-Oh, insomma e smettila di sbraitare! Tanto non ti metto giù finchè non saremo arrivati- sbuffa Rin, dandomi una sonora pacca sul sedere.
-RIN! Ti ammazzo, deficiente!- esclamo io, irrigidendomi per quel contatto non richiesto con il mio fondoschiena per poi tirargli di rimando una ciocca di capelli sulla nuca.
-Ahia! Non sforzare la spalla o peggiorerà, testa vuota..- mi ammonisce lui, ricordandomi di aver preso una brutta botta nemmeno venti minuti fa.

Oh. Cazzo.
VENTI MINUTI?!

-Rin Rin Rin Rin! Fammi scendere ti scongiuro, gli altri stanno per iniziare il riscaldamento! Hanno bisogno di me! Ti prego fammi tornare indietro, si staranno tutti chiedendo che fine ho fatto! Sono il capitano della Iwatobi, non posso abbandonarli così!- esclamo angosciata, cercando in tutti i modi di sfuggire dalla presa ferrea del rosso ma inutilmente. Il suo braccio sembra essere rivestito d'acciaio..
-Ti ho già detto che ci penserà Mikoshiba a seguire Nanase e gli altri. Tu ora vieni con me e smettila di fare storie!-
-Ma..-
-Basta!- mi zittisce infine, togliendomi ogni volontà di controbattere. In effetti se c'è Seijuro con loro mi sento più tranquilla, ma lasciare Haru da solo non mi va.
Non dopo quello che è successo.
Tuttavia non mi sembra di avere molte alternative, perciò non posso fare che rassegnarmi.
Smetto di contorcermi solo quando mi accorgo di essere di fronte all'hotel dove siamo alloggiati insieme alla Samezuka e per poco non mi prende un colpo. Che razza di intenzioni ha quel maledetto?
-Ne.. Rin..- balbetto terrorizzata, mentre finalmente il rosso mi fa tornare con i piedi per terra e si avvicina alla reception.
-La 712, per favore!- Mi sta ignorando! -Avanti, vieni con me- dice, prendendomi per mano in modo da costringermi a seguirlo e per un attimo i miei pensieri si concentrano unicamente sul calore delle sue dita contro le mie. È incredibile come quel semplice, piccolo gesto mi faccia sentire stranamente al sicuro.

AAAAAAH! Chiara! Cosa ti metti a pensare?! Qui è in ballo la vita o la morte!

Non faccio in tempo a trovare un modo per scappare da quella situazione che mi ritrovo dentro la stanza d'albergo di Rin e la porta di legno chiusa alle mie spalle.
La prima cosa a cui penso è che è molto più grande della mia e questo mi irrita un po'. A quanto pare quelli della Samezuka si trattano bene, eh.
-Vedo che le comodità non ti mancano eh, Ravanello- lo stuzzico, coniando in quel momento un nuovo soprannome da affibbiargli.
È inutile, quando sono nervosa divento acida come il piscio di capra.
Rin mi ignora con classe e mi indica con un gesto della mano il suo letto.
-Dai, siediti- sbuffa, congelandomi il sangue nelle vene.
-C-Che cosa?-
-Siediti. Chiara! Ma che ti prende? Non stare lì sulla porta..- esclama lui, notando la mia indifferenza ed avvicinandosi a passo svelto verso di me.
-N-Non ti avvicinare, pervertito! Che vuoi fare?!- strillo io, alzando le braccia a mò di difesa.
A quelle parole Rin sgrana gli occhi per poi scoppiare in una fragorosa risata, appoggiandosi con il gomito all'armadio per reggersi mentre cerca di riprendere fiato. Inutile dire che le mie guance prendono immediatamente fuoco, rendendo ancora più evidente il palese nervosismo che ancora non mi ha abbandonata.
-Si può sapere che hai da ridere?! Se non te ne fossi accorto io sono ancora incazzata nera con te, e ritrovarmi chiusa da sola con il sopracitato Ravanello in una stanza d'albergo non mi rende molto tranquilla!- sbraito, corrucciando il viso e guardando altrove. Dio che nervi!
Per tutta risposta il rosso si asciuga le lacrime, cercando di darsi un contegno, mentre mi prende una mano tra le sue e si avvicina a me, circondandomi poi le spalle con un braccio e stringendomi al suo petto.
ODIO ammettere quanto mi sia mancato quel contatto. Lo odio profondamente. Perchè lui non mi vuole, giusto?
Però è cosi, dannazione.
-Dunque cosa ti aspettavi, mh? Qualcosa del genere..?- ed eccolo di nuovo a parlarmi con quel tono terribilmente provocante mentre con una mano inizia a disegnarmi piccoli cerchi sulla schiena, dapprima tra le scapole, poi sempre più giù. Rin, appena torno in me ti cambio i connotati.
-
Rin..- mormoro appena, stringendo tra le dita il tessuto della sua maglietta e cercando di controllare l'improvviso tremore che ha preso possesso del mio corpo. Lui capisce immediatamente e finge di scendere ancora più in basso per poi staccarsi in fretta da me, guardandomi con un mezzo sorriso stampato sul volto.
-Mi dica, principessa!- sussurra, scostandomi una ciocca di capelli dal viso per poi sistemarmela dietro l'orecchio.
-E smettila di fare il cretino!- sono arrossita come un termometro e lui se n'è sicuramente accorto, porca miseria. Tuttavia la sua espressione adesso si è fatta più seria ed i suoi occhi mi scrutano con attenzione.
-Senti, Chiara. Mi dispiace molto per.. tutto quanto. Credimi non era mia intenzione..- cerca di scusarsi il rosso, ma il mio umore nero prende nuovamente il sopravvento non appena riafforano alla mia mente i ricordi terribili di quella mattinata e della notte passata in bianco. Non ho intenzione di essere presa in giro ancora per molto, se vuole tagliare definitivamente i ponti con me ha solo da dirlo chiaramente. Io non voglio scuse, voglio solo che lui sia sincero.
-No! Ti prego, smettila con queste stronzate! Se non vuoi più avere nulla a che fare con me dimmelo e basta, non ne posso più di persone che cercano giustificazioni per le loro azioni. Tanto farà male comunque!- esclamo, livida di rabbia e delusione, mentre stringo violentemente i pugni conficcandomi quasi le unghie nella carne.
-Non hai capito, tesoro.. io non volevo..-
-E NON CHIAMARMI IN QUEL MODO! Ti detesto Matsuoka! Detesto il modo con cui giochi con me, con cui mi parli e con cui mi illudi! Il messaggio dell'altra sera è stato più che chiaro, perciò smettila con queste scuse patetiche e abbi almeno la cortezza di lasciarmi in modo dignitoso!- esclamo, mentre grosse lacrime iniziano a sgorgare dai miei occhi. Non ne posso più, il mio cuore sembra voler scoppiare da un momento all'altro.
Ho lo stomaco sottosopra.
Vorrei solo andarmene.
Andarmene e non guardare in faccia nessuno per almeno una settimana.
Non ne posso più di persone che se ne vanno.

Quello che sento invece, non è la voce di Rin che mi dice di non voler più restare al mio fianco, ma la sua mano tiepida che mi accarezza la guancia. Non dice nulla, soltanto un lieve sospiro di sconfitta esce dalle sue labbra.
-E dire che Seijuro mi aveva anche avvertito.. fingere di lasciarti non è stata per niente una buona idea a quanto vedo- sussurra, ed istintivamente faccio scattare il capo verso l'altro, puntanto le mie iridi azzurre nelle sue cremisi. Che diavolo sta dicendo?
-Rin, dammi una spiegazione convincente in meno di trenta secondi o passerai il resto della tua esistenza nella convinzione di essere una bambina di sei anni, sappilo!- lo minaccio, prendendolo per il bavero della camicia.
Una lieve scintilla di speranza che mi accende lo sguardo.
Per tutta risposta lui si siede stancamente sul letto, battendo con la mano la parte di materasso libera accanto a lui, come per dirmi di imitarlo, ed io faccio come mi dice senza fare storie. Voglio sapere che cazzarola è successo nella testolina di Rin nelle ultime ventiquattro ore, perciò dare un calcio al mio orgoglio questa volta risulta uno scherzetto.
Infine Rin inizia a parlare.
-Quando sono stato a casa tua.. beh, non mi crederai ma quella è stata una delle serate più belle che io abbia mai passato insieme ad una ragazza. Ci siamo persino addormentati sul pavimento, rendiamoci conto! Eppure mi sembravi distante, quasi impaurita dalla mia presenza.. l'ho capito quando ti ho accarezzata e tu mi hai fermato subito. In Australia specialmente, ma anche qui in Giappone, per me è sempre stato semplice attirare l'attenzione delle ragazze, e per molte di loro sarebbe stato un trionfo riuscire a stare con me per una notte. Con te invece è stato completamente diverso. A partire dal fatto che per conquistarti ho dovuto lottare con le unghie e con i denti, rispetto a come sono sempre stato abituato a fare. Ma questo mio desiderio di volerti a tutti i costi si è trasformato dal gioco che era a qualcosa di veramente importante. Ho imparato a conoscere quella parte di te più dolce e bisognosa di affetto e questo mi ha fatto un effetto che non credevo possibile.
Chiara, tu per me sei una persona importante. Molto importante. Sapere di averti quasi spaventata nel cercare di toccarti mi ha turbato e ho creduto che sarebbe stato meglio per entrambi lasciarci perdere, almeno per questo week end in modo da concentrarci sulle gare. Sapevo quanto fosse importante per te riuscire a raggiungere la qualificazione ai nazionali, non solo per la nostra scommessa, ma anche per la tua soddisfazione personale e ho creduto che allontanandomi saresti riuscita a concentrarti nel modo più completo in quello che dovevi fare.
Io.. io non pensavo che fossi innamorata sul serio di me-

Resto a fissarlo, sconcertata. Mi sento le dita delle mani intorpidite e solo dopo cinque minuti buoni  mi accorgo di avere le nocche completamente bianche a causa dei pugni che tengo stretti sulle ginocchia.
Lui.. lo ha capito? O forse lo hanno capito tutti tranne me?
Dimmi che mi ami..
Ricordo le sue parole. Eppure ora mi risuonano nella testa quasi come un disperato tentativo da parte sua di capire se quello che provavo per lui era anche solo lontanamente simile a quello che provava per me. Non come una presa in giro.
Dimmi che mi ami..
E come diavolo faccio a dirglielo? Io non lo so se lo amo. O forse lo so ma non voglio ammetterlo. Accidenti, ma perchè devo essere così complicata?!
Quansi come se mi avesse letto nella mente, il rosso si avvicina a me, passandomi un braccio intorno alla vita ed appoggiando la sua fronte sulla mia spalla sana.
-Stai tranquilla, non ho intenzione di chiederti ancora di ammettere qualcosa che non riesci ad accettare. Se dovrai dirmi quello che senti, lo farai quando sarai pronta, però ti prego.. non guardarmi in quel modo. Mi dispiace davvero tanto.. è stato difficile anche per me starti lontano, sai? Le mie gare del mattino sono state un vero e proprio buco nell'acqua..- sospira lui, stringendomi a sè. Ed io lo lascio fare, mentre la mia mano corre istintivamente verso il suo capo, per accarezzargli affettuosamente i capelli.
Mi viene da piangere.
E da ridere.
E da gridare di gioia.
E da prenderlo a ceffoni.
Però adesso è tutto chiaro.
-Sei un idiota, Matsuoka- sospiro di rimando, voltando piano il capo verso di lui mentre lo guardo intenerita. Sembra proprio un bambino.
-Lo so, credimi. Infatti odio ammetterlo ma devo ringraziare Nanase per quello che ha fatto per te, nonostante mi irriti terribilmente sapere che ti ha baciata di nuovo..-
-...-
-Tranquilla, non gli farò nulla. C'è stato nel momento in cui io mi sono tirato indietro, e ti ha salvata. Per questo lo ringrazierò in eterno-
-Wow, che grande notizia! Sta a vedere che magari è la volta buona per voi di tonare ad essere am..- non termino la frase che le mie labbra incontrano quelle di Rin in un dolce e rapido bacio.
-Non dirlo nemmeno! Lui è mio rivale, e lo sarà sempre- ghigna beffardo, godendosi la mia espressione basita ed il colorito violaceo delle mie guance. Lo fisso in cagnesco, prima di restituirgli uno sguardo gelido.
-Ti destesto quando fai così, sai?- ribatto, pungente, suscitando la sua ilarità.
-Vedo che sei tornata la Chiara di sempre!-
-Vedo che non sei cambiato affatto, Matsuoka- sorrido, appoggiando la fronte contro la sua.
-No, in effetti no. Ma adesso sono più che certo che ci vorranno le maniere forti per quello che dovrò fare..- sussurra, facendo scivolare una mano sulla zip della mia giacca azzurra e bianca della Iwatobi, mentre il suo respiro caldo sul collo mi fa rabbrividire.

Ed il mio cuore perde un battito.


*


Angolo del delirio:

Buonaseeeeera pesciolini :D Innanzitutto, GRAZIE per aver seguito la storia fin qui e per aver recinsito in tanti *-*
Come seconda cosa vi chiedo SCUSA per non aver scritto grandi cose bedde (?) in questo capitolo, ma il fatto è che mi invento la storia man mano che la scrivo ahahahah quindi non so mai nemmeno io cosa mi capiterà di buttare giù :) Detto questo spero che vogliate recensire anche questo capitolo e farmi contenta <3
Penso che piangerò quando metterò la parola FINE a questa fanftiction.. mi sono affezionata così tanto a Chiara T__T



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Capitolo 23
*** 712 (parte seconda) ***


chap. 23

Capitolo Ventitresimo – 712 (parte seconda)



Quasi mi pietrifico nel sentire le dita di Rin scivolare giù per la cerniera della mia giacca, mentre i suoi occhi non si perdono nemmeno il più piccolo cambiamento della mia espressività facciale.
Riesco a riprendere possesso delle mie facoltà intellettive solo quando la mano del rosso cerca di sollevarmi il bordo della maglietta color senape. Momento in cui quasi mi metto a gridare.
-Fermati Rin! Ti ORDINO di fermarti, razza di cretino! LASCIAMI!!- urlo come una forsennata, scalpitando e rannicchiandomi in un angolo di quel materasso fin troppo piccolo, mentre con i piedi cerco di allontanare un Rin che sembra invece divertirsi come un matto.
-Ti butto giù a calci, giuro! Ehi..? Ma.. c-che diavolo fai, deficiente! Rimettiti addosso la maglietta.. ORA!!- avvampo, mentre lo vedo avvicinarsi con aria beffarda e senza il sopracitato indumento.

Sono fritta.

Le sue mani si allungano verso di me ed io cerco in tutti i modi di scansarle, ma presto mi ritrovo con le spalle contro la parete di fondo alla quale è appoggiato il letto. Non posso scappare e un brivido freddo mi percorre la schiena. Chiudo con forza gli occhi, aspettandomi il peggio, ma con mio sommo stupore non accade nulla.

...beh?

Azzardo ad aprire un occhio e quasi mi sfugge un sospiro di sollievo nel vedere Rin seduto a gambe incrociate di fronte a me, che mi guarda con aria intenerita.
-C-Che hai da guardare?- chiedo riluttante, attirandomi le ginocchia al petto e guardando altrove.
-Niente. Pensavo a quanto fossi carina con un po' di colore sulle guance..- risponde lui, continuando a fissarmi con il suo solito sguardo seduttore.
-Idiota, mi hai spaventata a morte..- borbotto, cercando di controllarmi e di ricompormi, ma ormai il danno è stato fatto. I miei occhi corrono inesorabilmente verso il petto e l'addome di Rin, facendomi avvampare, ed istintivamente stringo con forza i pugni. Il maledetto se ne accorge perchè si siede accanto a me per poi pizzicarmi una guancia.
-Scema, non c'è nulla di cui vergognarsi. Se mi vuoi guardare fallo e basta.. sei la mia ragazza, no?- 
A quelle parole il mio cuore perde un battito.
Alla fine lo ha detto.
Io.. sarei la sua ragazza?
Quasi senza accorgermene inizio a sentire la bocca farsi secca ed il cuore accelerare i suoi battiti al punto da costringermi a portarmi una mano al petto per cercare di calmare la sua corsa impazzita.
Mi mordo nervosamente un  labbro, mentre ruoto lentamente il capo verso di lui con gli occhi colmi di sollievo misto ad una malcelata commozione. 

Magari.. solo per questa volta. Non accadrà mai più, lo giuro.

Penso, autoconvincendomi, mentre mi protendo verso di lui per poi accoccolarmi al suo petto in quello che, a modo mio, dovrebbe essere un abbraccio, ma che in realtà è l'unico modo che io conosco per potergli stare vicino senza che lui noti il mio imbarazzo. Chiudo gli occhi, cercando di concentrarmi sul calore del suo corpo e sul battito del suo cuore in modo da rilassarmi, mentre le braccia forti di Rin mi cingono le spalle con dolcezza.
Non lo vedo, ma potrei giurare di aver sentito lo sbuffo di una risatina. 
Tuttavia per questa volta non mi arrabbio.
Mi sento così bene. Così al sicuro. Così a casa.
-Ne.. Rin..- sussurro, senza osare muovermi di un millimetro.
-Mmh?- 
-Perchè, uhm.. perchè ti sei tolto la maglietta?- chiedo, con tono innocente, cercando di controllare la temperatura della mia faccia.
Insomma, dal suo punto di vista siamo una coppia, lui è mezzo nudo e mi sta abbracciando sul letto della sua stanza di hotel.. porca miseria, due più due, a casa mia, continua a fare quattro!
Per tutta risposta il rosso ridacchia, accarezzandomi un braccio con movimenti leggeri e gentili.
-Dato che stavo per fare la stessa cosa con te, mi sembrava giusto non metterti eccessivamente in imbarazzo- risponde lui con una nonchalance tale da darmi le vertigini.
-Animale! Non mi sembra di averti mai dato il permesso di fare.. insomma di farmi.. HAI CAPITO!- esclamo, alzando il viso corrucciato in una smorfia contrariata verso di lui.
-Cosa..?-
-Hai capito benissimo. Quindi la storiella che avresti aspettato e tutto il resto erano solo chiacchiere per te?-
-Chiara, hai frainteso tutto. Non volevo svestirti per fare sess..- non termina la frase che la mia mano gli copre la bocca con una mossa fulminea, impedendogli di concludere un discorso che stava diventando fin troppo imbarazzante per il miei gusti.
-Stai zitto. ZITTO! Non voglio sentire più una sola parola!- esclamo, rossa per la vergogna, ma dopo un secondo solo costretta a staccare la mano dal suo viso poichè una fitta lancinante alla spalla mi costringe a piegarmi a metà.
-Ecco, lo sapevo. Avanti, stenditi!- sbuffa Rin, ignorando la mia sfuriata per poi aiutarmi a sdraiarmi su quel materasso, mentre con una mano continuo a tenermi la spalla dolorante.
Con un rapido gesto il rosso mi sfila la giacca azzurra, facendo attenzione a non farmi muovere troppo l'articolazione, dopodichè mi solleva il bordo della maglietta cercando di sfilarmi anche quella.
-N-Non ci provare..- mormoro, mordendomi un labbro per non gridare di dolore, ma lo sguardo di Rin è talmente serio che non oso oppormi più di tanto.
Mi fa sollevare le braccia giusto il necessario per sfilarmi l'ultimo indumento, dopodichè inizia ad esaminarmi con occhio critico, tastando la pelle della mia spalla per cercare di capire quale sia il punto esatto in cui provo dolore.
Infine, al mio sonoro ahia!, sospira rilassato inziando a massaggiarmi delicatamente ma con decisione.
-Non è così grave per fortuna.. in una settimana sarai tornata come nuova- esclama Rin, rivolgendomi un sorriso, per poi continuare a lavorare sulla mia muscolatura.
Rimango zitta per alcuni minuti, mentre il dolore alla spalla inizia a scemare, dopodichè il silenzio si fa talmente opprimente che decido di dire qualcosa.
-Senti. Dove hai imparato a fare questo tipo di massaggi?- chiedo, con finto disinteresse. In realtà sono davvero curiosa, visto e considerato che Rin sembra essere davvero molto capace.
-Mi ha insegnato il mio preparatore atletico in Australia. Con gli infortuni più lievi come questo me la cavo abbastanza bene- risponde, senza staccare un attimo gi occhi dalla mia spalla.
-Capisco. Sei bravo..- azzardo, guardando immediatamente altrove.
-Oh, la ringrazio madame!- ridacchia, soffiandomi sui capelli.
-Che fai, adesso parli anche francese?-
-Me la cavo meglio con l'inglese-
-Perchè sei andato in Australia?- cambio di discorso tattico. Non è la prima volta che sento uscire dalle sue labbra il nome di questa nazione, perciò vorrei saperne di più.
-Perchè hai una cicatrice sulla tempia?- ribatte lui, alludendo ad una risposta che non gli avevo mai dato riguardante il mio passato. Credevo si fosse ormai dimenticato di quella storia, e invece il rosso deve avere una memoria adamantina poichè mi guarda con sfida.
-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, non te l'hanno mai detto?-
-E a te non hanno mai detto che rispondere è cortesia?-
-Non mi va di parlarne, tutto qui..- sbuffo io, corrucciandomi nuovamente. Sento che di lui posso fidarmi ciecamente, tuttavia continuo ad aver paura di mostrarmi per la ragazzina debole e sola che sono in realtà.
-"Tutto a suo tempo" immagino-
-Immagini bene. Scusa-
Le mani di Rin sembrano sussultare appena sulla mia pelle, dopodichè sento una di esse avvicinarsi alla mia guancia per costringermi a guardare il rosso negli occhi.
-È la prima volta che ti scusi con me, lo sai? Sicura di non avere la febbre?- ridacchia, avvicinando il suo volto al mio senza staccare un attimo i suoi occhi cremisi dai miei.
-Sto delirando, è diverso!- ribatto pungente, ma senza riuscire a trattenere un sorriso quando le labbra di Rin si posano nuovamente sulle mie.

Non è un bacio casto è sfuggevole quello che in questo momento ci unisce. Anzi, le labbra del rosso sembrano diventate improvvisamente fameliche, poichè si avventano su di me con la furia di un ciclone.
Ed io non riesco a resistere alla tentazione di ricambiare quel sentimento incredibilmente travolgente che pare essersi impossessato di entrambi.
In meno di due minuti mi ritrovo completamente sovrastata dalla figura di Rin china su di me, intenta a baciarmi, accarezzarmi e stringermi con una passione che non credevo possibile, mentre le mie mani non fanno altro che immergersi tra i suoi capelli color vinaccia, stringendo decise alcune ciocche con l'intenzione di avvicinare maggiormente il suo viso al mio.
Ci regaliamo carezze, morsi e baci, mentre i nostri respiri paiono fondersi in uno solo. Persino le nostre gambe si aggrovigliano, bramose anch'esse di un contatto ancora più ravvicinato, mandandomi completamente in estasi.
La vista mi si annebbia leggermente, socchiudo gli occhi e mi lascio andare. Finalmente.
Gli occhi di Rin sembrano volermi scrutare persino l'anima.
Le sue labbra si fanno via via più roventi.
I suoi denti appuntiti mi lasciano sengni scarlatti sulla pelle chiarissima.
Il suo respiro mi provoca brividi di piacere che mi percorrono da capo a piedi come una scossa elettrica.
Non riesco a capire più nulla. L'unico pensiero che alberga nella mia mente riguarda il mio desiderio di voler stringere a me quel corpo perfetto e farmi divorare da quello sguardo incredibilmente invitante.
Faccio scorrere le mie dita verso la schiena del ragazzo, accarezzandogli i muscoli tesi tra le scapole, ed una mano di Rin inizia a farsi strada dal mio fianco al gancetto del reggiseno.
Il mio cuore inzia a martellarmi sulle tempie con una forza tale da stordimi non appena sento il
clic proveniente da un punto che si trova tra la mia schiena ed il materasso, mentre l'indumento scivola dal mio petto, mostrando a Rin il mio corpo nudo dalla cintola in su. Le pupille del ragazzo sembrano dilatarsi leggermente a quella vista, ed il mio respiro si fa via via più affannoso nel vedere quelle labbra così dannatamente sensuali avvicinarsi al mio petto con la chiara intenzione di sentire il sapore della mia pelle.
Ma..

-Matsuoka-senpai? Sei qui?- una voce squillante, proveniente da dietro la porta della stanza, ci fa sobbalzare.
-Che c'è Nitori?- esclama Rin dopo qualche secondo, sbuffando sonoramente.
-N-Niente.. Mikoshiba mi ha mandato a cercarti dato che non ti sei presentato alle gare del pomeriggio-
Gare del pomeriggio?
-Non sto molto bene.. ma digli di non proccuparsi. Domani parteciperò alla staffetta!- esclama lui, mettendosi a sedere sul materasso e passandosi una mano tra i capelli.
Attendo di sentire i passi di Aiichiro allontanarsi, dopodichè mi volto verso Rin guardandolo con aria colpevole.

Lui non ha gareggiato, per colpa mia?




Angolo del delirio:
Ma buon salve cari lettori e lettrici! Come avrete potuto notare sto cercando di aggiornare la storia il più rapidamente possibile, ma purtroppo ogni tanto i capitoli vengono fuori un po' short v.v Spero mi perdonerete x_x

IN OGNI CASO VOLEVO RINGRAZIARVI TUTTI POICHÈ LA STORIA HA RAGGIUNTO LE 80 RECENSIONI *-* E questo è potuto succedere solo grazie a voi che continuate a seguirmi ed a dirmi i vostri pareri capitolo dopo capitolo! Grazie di cuore a tutti, davvero!

NEXT LEVEL: 100 RECENSIONI!




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Capitolo 24
*** IL Legame che fa la Differenza ***


24
Capitolo Ventiquattresimo - Il legame che fa la differenza



-Tsk, che scocciatura...-
Sento Rin borbottare qualcosa di indecifrabile, mentre lo osservo raccogliere la maglietta che pochi minuti fa ha lasciato cadere per terra per poi indossarla con movimenti bruschi e nervosi.
Non oso proferire parola, mentre osservo il tessuto scuro coprire poco alla volta quel fisico così perfettamente allenato ma allo stesso tempo armonioso e per nulla massiccio, ed il mio viso assume inesorabilmente una tonalità scarlatta.
Mi sento vagamente patetica, ma cerco di non darlo a vedere. Ho come il terrore che il Rin che ho conosciuto alla Samezuka possa rispuntare da un momento all'altro, pronto a schernirmi per i pensieri impuri che ora affollano la mia mente. Perchè in fondo me lo aspettavo, giusto? Mi aspettavo che prima o poi avrei ceduto a lui, al suo sguardo, ai suoi baci e alle sue parole. Oppure sono soltanto debole?
Oh, ma insomma Chiara! Smettila con queste paranoie... Rin è fuori di dubbio un ragazzo molto attraente, che c'è di male se ti lasci andare? E poi ha dimostrato più di una volta di tenere a te. Ha fatto cose che probabilmente prima non gli sarebbero mai passate per la mente! Dubito che un atleta che ha deciso persino di allenarsi all'estero pur di diventare qualcuno in ambito natatorio, non si curi di partecipare a gare importanti se non per una causa per lui prioritaria.
Già, prioritaria.
Davvero sono diventata così importante per lui? E dire che qualche mese fa non ci sopportavamo nemmeno.
Lui si divertiva a stuzzicarmi, con comportamenti fin troppo indecenti persino per una ragazza occidentale, mentre io gli rifilavo sempre qualche battuta velenosa giusto per chiudergli quella boccaccia.
Devo dire che siamo cambiati entrambi, molto.
Oppure siamo semplicemente cresciuti? Chi lo sa...
L'unica cosa di cui sono totalmente certa è che non riesco a levargli gli occhi di dosso. Non dopo quello che è successo nemmeno dieci minuti fa.
-Uhm.. forse è meglio se me ne torno in camera mia. Tra poco i ragazzi torneranno in albergo e non mi sembra il caso di farli preoccupare ulteriormente...- provo a dire, alzandomi dal materasso per poi tentare di riagganciarmi il reggiseno che il signorino mi ha allegramente sfilato.
-Preoccupare? E di cosa?- risponde lui da dentro il piccolo bagno della stanza, non senza lasciarsi sfuggire una risatina.
-Mah, non saprei. Forse per il fatto che mi hai letteralmente trascinata via dalla piscina con una spalla dolorante? O forse per la remota possibilità che se non mi trovano in camera potrebbero un tantino allarmarsi dato che non sono rintracciabile? Ti rocordo che le mie cose le ha tua sorella...-
Lo sento scoppiare a ridere di gusto, ma il rumore dell'acqua corrente del rubinetto copre leggermente il suono roco della sua voce.
-Sei così giudiziosa, piccola Chiara. Proprio una brava ragazza!- Lo vedo uscire dal bagno con un piccolo asciugamano sul capo, intento a frizionarsi i capelli color vinaccia mentre mi osserva con aria divertita -anche se non credo che i tuoi amici la penseranno allo stesso modo, quando scopriranno quello che abbiamo fatto poco fa...- sorride malizioso, avvicinandosi a me. La sua maglietta ha una scollatura a barca che mette in risalto i muscoli del petto, le clavicole ed il collo affusolato dal quale pende un sottile laccio di cuoio alla cui estremità è legato un piccolo dente di squalo.
-Volevi dire, quello che stavamo per fare. Io sono ancora casta e pura, sai?- ridacchio, accorgendomi troppo tardi di quello che ho appena detto. Sento il mio sangue congelarsi nelle vene in tempo zero mentre Rin, sbigottito, inizia a fissarmi con un'espressione attonita e per nulla rassicurante stampata in faccia.
-Vuoi... vuoi dire che tu non hai... non hai mai..?-
-...-
-Oh MERDA! Potevi dirmelo, accidenti! Stavamo per... per... IN UNA STANZA D'ALBERGO!"-
-Cristo santo Rin! Abbassa la voce!- esclamo, terrorizzata, cercando di tappargli la bocca con le mani, mentre sento guance, naso e orecchie andare inesorabilmente a fuoco.
-Sei totalmente impazzita?!-
-Ma...-
-Non hai capito proprio nulla allora!-
-N-Non c'è niente da capire, Rin! È tutto okay! Non devi preoccuparti per queste cose...-
-E invece sì che devo. Io sono serio con te, Chiara. Io...- fa una breve pausa in cui distoglie lo sguardo dal mio viso, per poi puntare di nuovo le sue iridi cremisi nelle mie -...io vorrei fare le cose per bene, ecco l'ho detto.-
A quelle parole sento un crack in mezzo al petto, all'altezza del cuore.
Non poteva scegliere parole migliori per mandare in frantumi tutti i dubbi che ancora mi attanagliavano.
Che mi sia davvero innamorata di lui?
Sicuramente.

Signore e signori, il Wall Chiara è ufficialmente stato abbattuto.




*




Saluto Rin pochi minuti più tardi, cercando di uscire furtiva dalla sua camera, ma non appena faccio capolino dalla porta in legno per sbirciare in corridoio mi ritrovo faccia a faccia con un Makoto piuttosto stupito ed altamente confuso.
-Chiara-chan.. ma cosa..?- domanda, incredulo, facendo scorrere lo sguardo dai miei capelli in disordine, fino alla maglietta stropicciata ed indossata al contrario, per poi tornare a fissarmi dritta negli occhi.
-Ah... e-ecco...- non faccio in tempo a finire la frase che sento la mano di Rin sfiorarmi la spalla ferita mentre un brivido mi percorre da capo a piedi. Potrei giurare di leggere un lampo di rabbia negli occhi del dorsista ma un'altro pensiero mi attanaglia la mente.
Sono fottuta.
-...comunque non metterci il ghiaccio quando torni in camera. Prova piuttosto a rilassarti con un bagno caldo, dovrebbe aiutarti di più.- non ascolto nemmeno una sillaba di quello che mi sta dicendo il rosso, poichè ho un paio di occhi smeraldini che mi guardano fisso in cerca di spiegazioni.
-Oh, Makoto. Finite le gare del pomeriggio?- il ragazzo nemmeno lo degna di risposta, mentre azzera la distanza tra loro due afferrando lo squalo per il bavero della giacca.
-Tu, grandissimo idiota. Che le hai fatto, eh?!- esclama, furioso come non l'ho mai visto prima di quel momento, mentre leggo nel suo sguardo il desiderio ardente di prendere a pugni in faccia il ragazzo che ha di fronte.
-No, Makoto! Fermati!!- mi aggrappo al suo braccio, cercando di dividerli, ma Rin sembra riuscire a gestire perfettamente la situazione poichè lo vedo liberarsi da quella presa in un secondo per poi dare le spalle al dorsista.
-Non ho fatto niente che lei non volesse. E adesso scusami ma ho bisogno di riposarmi e concentrarmi per le gare di domani mattina!- lo liquida freddamente, dandogli una risposta (a mio parere) piuttosto ambigua.
Restiamo entrambi a fissare il legno scuro della porta, mentre un silenzio piuttosto imbarazzante cala tra noi due.
Non voglio nemmeno immaginare a cosa penseranno gli altri ragazzi quando si accorgeranno che il loro ex capitano è diventato livido di rabbia.
Già.
Makoto... furioso.
Due parole che stridono come unghie che grattano su una lavagna.
Ed è stata tutta colpa mia.
Vorrei potergli dire qualcosa, spiegargi come stanno davvero le cose. Che io Rin lo amo sul serio.
Ma è come se le mie corde vocali avessero smesso di funzionare.
Per un attimo mi sembra di tornare a quel maledetto giorno di inverno. Quel giorno in cui mi sono risvegliata ed ho visto Rebecca in lacrime al mio capezzale.
Per un istante avevo creduto di essere morta.
Ma la sua mano era calda e mi stringeva le dita con dolcezza.
Piangeva.
Piangeva e io avrei soltanto voluto dirle che stavo bene e che non doveva essere triste per me, se non fosse stato per quel maledetto tubo di plastica che mi attraversava la trachea per permettermi di respirare mentre ero ancora in coma.
Ecco, in questo momento mi sembra di essere tornata su quello schifo di letto.
Muta e impaurita.
-Makoto io...- provo a dire, voltandomi improvvisamente verso di lui, ma il castano mi ha già dato le spalle per poi raggiungere la sua stanza a grandi falcate. Quelle parole escono a fatica dal mio petto, raschiandomi dolorosamente la gola.
Chissà.
Chissà se riuscirà mai a perdonarmi.




*





-MALEDIZIONE!- il calcio del dorsista colpisce in pieno il borsone scuro, sporcando la scritta bianca "Iwatobi" con la suola della sua scarpa da ginnastica.
-Makoto, calmati...- la voce pacata di Haruka pare quasi un sussurro in confronto al tono roco e profondo della voce del castano.
-Come fai a dirmi di calmarmi, Haru?! Tu dovresti essere il primo ad essere furioso!- ribatte l'altro, lasciandosi cadere pesantemente sul letto della sua stanza e passandosi con rabbia le mani sul volto. Un silenzio carico di imbarazzo cala sui quattro ragazzi, mentre Nagisa e Rei si lanciano un triste sguardo d'intesa.
-E perchè dovrei?- parla infine il moro, senza però osare alzare lo sguardo dalla moquette.
-Non fingere. Lo so che lei ti piace!- ribatte il dorsista, stringendo con forza il pugno della mano destra.
-Makoto-senpai...- tenta di intervenire Rei, rendendosi però subito conto che il suo intervento potrebbe soltanto peggiorare la situazione. Anche lui infatti si era accanito tempo prima contro Rin, quindi perchè mai dovrebbe avere l'autorevolezza di imporre al compagno un comportamento diverso?
-Questo non ti riguarda...- ribatte Haruka, piantando finalmente le sue iridi in quelle del suo migliore amico, leggendovi però soltanto ira.
-FINISCILA HARU! Non ne posso più del tuo continuo farti da parte! Chiara è il nostro capitano, non è giusto che lui ce la porti via! LEI È NOSTRA!- sbraita il dorsista, alzandosi in piedi di scatto per poi accanirsi di nuovo contro il suo povero borsone.
-Non trattarla come una bambola... lei ha il diritto di scegliere liberamente chi amare- le parole sfuggono dalle labbra di Nagisa quasi per sbaglio, ma sono abbastanza taglienti da perforare la barriera di ostilità che Makoto ha innalzato intorno a sè, toccandolo nel vivo.

La reazione del castano, però, lascia tutti di stucco.

-Ah si? Allora forse avrebbe dovuto pensarci bene prima di farci affezionare a lei con le sue parole dolci, i suoi abbracci ed i suoi sorrisi. L'avete vista no? NON HA FATTO ALTRO CHE PRENDERCI IN GIRO! Alla fine ci traditi tutt..- non termina la frase che le nocche di Haruka lo colpiscono dritto sul mento, lasciandogli quattro profondi segni rossi ed un'espressione di stupore stampata sul volto.
Il pugno lo stordisce al punto da non capacitarsi nemmeno del fatto che è la prima volta che il suo amico di infanzia alza un dito su di lui.
E che è anche la prima volta che lo vede piangere.
-Haru-chan! Ma cosa ..?!- esclama allarmato il biondo, facendo un passo verso i suoi compagni ma subito fermato dal delfinista.
-Non... non permetterti mai più di dire certe cose su di lei, Makoto Tachibana.- il moro osserva il compagno, mentre si massaggia il viso arrossato, attraverso lo spesso velo di lacrime che gli offusca la vista.
-Haru, io.. mi dispiace tanto... non so che mi è preso...- balbetta l'altro, cadendo sulle ginocchia come se improvvisamente il peso delle sue accuse gratuite nei confronti della ragazza gli fossero gravate sulle spalle come un macigno -d-davvero... mi sento un perfetto idiota... scusami... perdonami, Haru!- la voce rotta dai singhiozzi.
-Non è con me che devi scusarti, lo sai. Chiara sarà distrutta dopo la tua reazione di questo pomeriggio!- ribatte secco il moro, distogliendo lo sguardo.
-Già...-
-Secondo me, tutti quanti dovremmo andare a parlarle- aggiunge Nagisa, raggiungendo Haruka e appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Sì, credo sia la cosa più giusta. Siamo una squadra, no?- esclama Rei, raggiungendo gli altri e tendendo una mano a Makoto -siamo suoi amici, come potremmo abbandonarla?-




Il chiasso era assordante.
Tra le urla concitate degli atleti sugli spalti e degli allenatori a bordo vasca, il rumore sordo e continuo dell'acqua rotta dalle bracciate violente delle atlete e la voce metallica dello speaker che annunciava l'ingresso delle ragazze che avrebbero gareggiato di lì a pochi istanti, Chiara, Sara, Rebecca e Stefania facevano persino fatica a capirsi.
Si erano precipitate all'addetto ai concorrenti una buona mezzora prima dell'orario stabilito dal programma. Così, giusto per stare tranquille.
Ma solo in quel momento si erano rese conto di quanto fossero emozionate. Era la prima volta che gareggiavano ai nazionali in staffetta e, anche se si trattava della piscina di Riccione e non di quella enorme di Roma, la tensione iniziava a farsi sentire ugualmente.
-Rebe, dammi una mano con il costume. Mi sa che si è tutto attorcigliato sulla schiena...- le lamentele di Sara ormai erano diventate un rito. Era incredibile come quella ragazza non si facesse mai nessun problema a farsi forare le orecchie, ma riuscisse a rompere le scatole costantemente per un cavolo di costume.
-Non è attorcigliato, scema. È soltanto più stretto del solito dato che l'abbiamo comprato due giorni fa!- come per scaramanzia, infatti, le quattro ragazze avevano deciso di indossare gli stessi identici costumi da competizione, neri e talmente stretti da doverli tenere abbassati all'altezza del petto per lasciare libere le spalle, altrimenti si sarebbero ritrovate in pochi minuti con i muscoli tutti indolenziti.
-Sarà, ma a me sta uccidendo. Non vedo l'ora di buttarmi in acqua...- ribattè Stefania, accasciandosi mollemente contro il muro e sedendosi per terra in modo da poter distendere le gambe e far circolare meglio il sangue.
Presto le altre tre staffettiste imitarono la compagna e si sedettero a cerchio in modo da guardarsi tutte negli occhi.
Erano agitate, si vedeva. Ma non era il momento di distrarsi e perdere la concentrazione.
In quel momento non dovevano esserci nè costumi, nè lamentela, nè nulla.
Dovevano esserci soltanto loro.
E quella maledetta piscina.
-Ragazze, mi raccomando non perdiamo di vista l'obiettivo. Concentriamoci e vedrete che andrà tutto alla grande. Ci siamo allenate duramente, no? Possiamo farcela, possiamo giocarci il podio- Chiara e quella determinazione che non l'abbandonava mai.
Le altre annuirono, improvvisamente rincuorate da quelle parole, e si presero per mano come facevano sempre quando sentivano di dover condividere qualcosa di davvero importante.
Il contatto tiepido delle loro dita era come in grado di trasmettere loro una sorta di energia positiva.
Erano legate.
E questo le faceva sentire forti. Sicure. Unite.
Lo stesso non sembrava valere per le altre atlete che ora iniziavano ad affollarsi intorno a loro, intente a riattivarsi i muscoli, aggiustarsi la cuffia e gli occhialini sul capo, roteare le braccia mentre si lasciavano trasportare dalla musica che risuonava dai loro auricolari.
Non sembravano appartenere a nulla.
I vari quartetti si riuscivano a riconoscere soltanto perchè le atlete indossavano la stessa tuta, o la stessa cuffia. Ma non parevano legate.
O meglio quella era la sensazione che avevano le ragazze, nel guardarsi intorno.
Istintivamente ognuna strinse maggiormente la presa sulle mani delle altre, per poi scambiarsi uno sguardo d'intesa.
Già, perchè a loro alla fin fine bastava.

Era quello il legame che faceva la differenza.




Lo sguardo di Gou si posa lentamente sulla piccola immagine che tengo tra le dita e che poco alla volta si sta inumidendo di piccole gocce salate. La fotografia del nostro podio ai Campionati Nazionali.
Io, Rebecca, Sara e Stefania.
Tutte e quattro con quei costumi neri e le mani intrecciate in segno di amicizia. Anche di vittoria, certo. Ma soprattutto di amicizia.
Le medaglie d'oro splendenti al collo.
Davvero speravo di poter creare un legame del genere anche con loro?
Mi sono davvero illusa di poter far parte di quel gruppo di ragazzi che era già affiatato ancora prima che arrivassi in Giappone? Io non sono indispensabile, sono soltanto una spettatrice.
Come potrei mai pensare di inserirmi in un gruppo di atleti che si conoscono fin da quando erano bambini?
-Chiara-chan...- la voce flebile della rossa mi riscuote dai miei pensieri e le sue esili braccia mi cingono le spalle, come per consolarmi.
-Gou, tu mi vuoi bene?- chiedo, con la voce rotta dai singhiozzi. Però... non voglio restare sola. Non voglio.
-
Ma certo tesoro, come potrei non volertene? Sei la mia più cara amica. Non chiedermi mai più una cosa del genere!-
-Grazie, anche io te ne voglio- le rispondo quasi meccanicamente, abbozzando un sorriso.
Tuttavia la rossa non fa in tempo a dirmi altro, che sentiamo bussare alla porta. Mi strofino malamente il viso con la manica della felpa e corro ad aprire senza pensarci.

Inutile dire che per l'ennesima volta mi do della stupida per aver pensato di non far parte di nulla.
Di non appartenere a niente.
Di non essere all'altezza dei miei compagni di squadra.
Di non avere alcun legame con loro.
Mi sento una vera ingrata, meschina e debole nell'aver pensato che per loro non contassi nulla.
La me del passato probabilmente mi avrebbe dato un sonoro schiaffo.

Inutile dire che Makoto, Nagisa, Rei e Haruka sono qui davanti a me.
E io non posso fare altro che chiedere loro, tra le lacrime, di perdonarmi.







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Angolo dell'autrice:

SANTODDIO RAGAZZI SCUSATEEEEEE!!! Ci ho messo un secolo ad aggiornare ed è pure venuto fuori uno schifo di capitolo x_x spero possiate perdonarmi ma l'università mi sta ammazzando.. non sono abituata a questi ritmi stranissimi :(
Vi prego di perdonare anche eventuali errori grammaticali e/o ripetizioni ma non ho avuto il tempo di rileggere perchè avevo fretta di pubblicare!
Le correzioni avverranno nei prossimi giorni <3











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