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Autore: HikariNoShizuku    13/05/2014    6 recensioni
Chiara è una nuotatrice torinese che si ritrova ad affrontare la morte dei suoi genitori all'età di 14 anni. In seguito a questa grave perdita sarà costretta ad abbandonare l'Italia e la sua migliore amica per recarsi in Giappone dove inizierà una nuova vita insieme alla zia che si occuperà di lei e che rappresenta tutto ciò che rimane della sua famiglia.
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo - Risveglio

Una luce abbagliante invade il mio campo visivo e i miei occhi cominciano a distinguere alcune figure chine su di me. Non ho la più pallida idea di dove mi trovo e tutto ciò che vedo è il soffitto di una stanza abbastanza ampia e un mormorio di sottofondo. All'improvviso una delle voci supera le altre di tono e dopo pochi istanti qualcuno mi si avvicina di più stringendomi il polso. Con un movimento che mi sembra durare un secolo riesco a piegare la testa di lato incontrando lo sguardo di una ragazza dai capelli biondi. Rebecca?
-Chiara? Mi senti? Oh Dio non ci credo..- dice lei. Gli occhi colmi di lacrime.
Apro la bocca per rispondere ma mi accorgo di non riuscire a emettere alcun suono: un tubo di plastica, attaccato ad un respiratore, percorre la mia trachea e mi impedisce di parlare.
-No, scusami non parlare. Sono così felice.. Chiara.. non sai quanto tempo..- ma le parole le si mozzano in gola e la giovane è costretta a uscire dalla stanza scossa dai singhiozzi.
Che diavolo sta succedendo? Dove sono? Cosa ci faccio attaccata ad una macchina? Perché faccio fatica a muovermi?
In quel momento avevo tante domande nella testa e ancora non conoscevo le risposte che le persone intorno a me mi avrebbero dato. 
Forse, però, non avrei mai voluto saperle.

Il giorno in cui mi sono svegliata dal coma era inverno ed è stato come aprire gli occhi dopo un sonno molto profondo. Tuttavia quel mattino non mi trovavo nel mio letto, ne' avrei sentito mia madre aprire la porta della stanza per dirmi che la colazione era pronta, ne' avrei salutato mio padre prima di andare a scuola.
Il giorno in cui mi sono svegliata l'unica persona al mio fianco era la mia migliore amica.
I medici mi raccontarono di un incidente avvenuto ad agosto: io e i miei genitori eravamo diretti a Roma per i nazionali di nuoto, ma non ci siamo mai arrivati.
Un camion ci aveva tagliato la strada e mio padre era morto sul colpo. Mia madre ha lottato fino in ospedale tra la vita e la morte, ma le ferite riportate erano talmente gravi che si è spenta dopo pochi tentativi di rianimazione. 
Io sono rimasta in coma per quasi sei mesi e una sottile cicatrice ora mi solca la tempia sinistra.

Il giorno in cui mi sono svegliata dal coma mi accorsi di non avere più nessuno. 



*




-Chiara! Forza sbrigati, perderai l'aereo!- la voce di Rebecca mi fa tornare alla realtà.
-Sì, scusami. Arrivo!-.
L'aeroporto di Fiumicino è davvero affollato, nonostante sia inizio giugno, ed è difficile orientarsi specialmente per una ragazza che si ritrova a prendere l'aereo per la prima volta.
Sono passati due anni dall'incidente che cambiò la mia vita e, alla vigilia dei miei 16 anni, il destino mi ha giocato un altro brutto scherzo. Parto per il Giappone e andrò a vivere da una mia lontana zia che rappresenta tutto ciò che rimane della mia famiglia. Non so se tornerò prima dei miei diciotto anni, non so se rivedrò i miei amici, la scuola, la piscina.
Ad occuparsi di me per tutto questo tempo è stata la mia cara nonna, ma la sua età ormai avanzata e il dolore per la tragedia che ha coinvolto suo figlio, la nuora e me non le ha permesso di vedermi crescere ulteriormente. Quindi ora non ho alternative.
Mancano pochi minuti all'imbarco e mi si stringe lo stomaco, Rebecca lo nota e mi abbraccia. Ah, mi mancherà il suo abbraccio, il suo profumo, la sua risata: amiche come lei ce ne sono una su un milione.
-Mi raccomando Chia.. vedi di fare nuove amicizie e di comportarti bene. Se puoi trova una piscina e continua a nuotare. Se diventi forte ci troveremo tutti a casa di Luca a guardarti in televisione.. e.. e.. non dimenticarti che ti voglio un bene dell'anima!- dice aggiustandomi il colletto della camicia come farebbe una madre con la figlia di dieci anni prima di lasciarla varcare il cancello scolastico.
Sorrido e ricaccio indietro a forza le lacrime. Se piango piangerà anche lei e non voglio ricordarmi della mia migliore amica nonchè compagna di squadra se non con il suo bellissimo sorriso stampato sul volto.
-Grazie Rebe, mi mancherai tantissimo. Cercherò di farmi sentire il più spesso possibile te lo prometto e giuro che mi comporterò come si deve!- rispondo nel modo più naturale possibile. Gli addii non mi sono mai piaciuti..
Faccio per raccogliere il mio bagaglio a mano quando Rebecca mi ferma. La testa china sul petto e lo sguardo fisso a terra.
-Volevo darti una cosa..- sussurra prendendo dalla tasca dei jeans un piccolo ciondolo a forma di goccia - prendilo.. così se ti sentirai sola ti basterà pensarmi e io sarò li con te- aggiunge, poi alza lo sguardo e sfodera il suo sorriso più bello - buona fortuna!-.
Rimango in silenzio per qualche secondo; sì mi mancherà da morire. Anche se lo negherò mille volte la verità rimarrà questa.
-Nuoterò per te.. te lo prometto.- dico solamente. Prendo il ciondolo dalle mani tremanti di Rebecca e scappo letteralmente via.
A quanto pare una nuova vita si prospetta davanti a me. Chissà se riuscirò a lasciarmi alle spalle i due anni appena trascorsi per tornare ad essere la ragazza spensierata che ero prima. Chissà se riuscirò a mantenere la promessa fatta alla mia migliore amica.
Non faccio in tempo a sistemarmi nel posto a me assegnato che sento il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Sblocco la schermata con un gesto rapido per poi sorridere malinconica. Ti voglio bene.

Anche io te ne voglio. Non sai quanto.

  
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