How I Met Your Mother, Harry.

di Eles818
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - DOMANDE SCOMODE ***
Capitolo 2: *** PRIMO CAPITOLO - L'INIZIO DI TUTTO ***
Capitolo 3: *** SECONDO CAPITOLO - JUST TO LET YOU KNOW ***
Capitolo 4: *** TERZO CAPITOLO - HOW TO SAVE A LIFE ***
Capitolo 5: *** QUARTO CAPITOLO - Looking through rose-tinted glasses ***
Capitolo 6: *** QUINTO CAPITOLO - Dude, you have a real thing for her! ***
Capitolo 7: *** SESTO CAPITOLO - Looking you has been like coming home. ***
Capitolo 8: *** SETTIMO CAPITOLO - Furious ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - DOMANDE SCOMODE ***


How I Met Your Mother, Harry

 

 

Prologo – Domande scomode

 

 

James Potter era, per certi minuscoli versi, una persona perfettamente ordinaria, soprattutto di mattina.

Era solito svegliarsi intorno alle nove – quando non doveva presentarsi al Ministero – , andare in cucina e bere tanto caffè, mentre sfogliava pigramente le pagine della Gazzetta. Ogni tanto alzava lo sguardo, solo per bearsi della bellezza della moglie e sorridere come un bambino incredibilmente fortunato.

Proprio uno di quei giorni, nella suddetta cucina, apparve nel camino alle sue spalle un volto molto simile al suo (all’infuori di alcune eccezioni), con un’espressione che non prometteva nulla di buono.

«Papà!» Scandì forte Harry Potter, cercando di nascondere – inutilmente – la rabbia.

Quello, al sentire la voce del figlio quindicenne, sobbalzò, girando la testa a destra e a sinistra, mentre la moglie guardava scioccata il camino.

«Harry, ma che ci fai qui?» Chiese lei, con una punta di rimprovero.

«Devo parlarvi.» Rispose lui, piuttosto nervoso, scoccando un’occhiataccia al padre. «Ho solo venti minuti. Sono nell’ufficio della Umbridge.»

«COSA?» Urlò la madre.

«HARRY! Quella userà le torture di Gazza su di te se ti fai scoprire.» Si decise a parlare il padre, tentando di farlo ridere.

Normalmente ci sarebbe riuscito, ma aveva capito che era fuori di sé per colpa di qualcosa che aveva fatto.

«Devo parlarvi, ho detto. Soprattutto con te, papà, e voglio che siate sinceri.»

I due annuirono, un po’ basiti.

«Ero con Piton per l’Occlumanzia – per una volta la madre non tentò di correggerlo, ripetendo il nome di Severus – ed è uscito. Mi sono avvicinato al Pensatoio… un po’ troppo, e sono finito dentro un suo ricordo.» Harry ignorò le sopracciglia pericolosamente inarcate di sua madre, e raccontò per filo e per segno cosa aveva visto, notando l’espressione imbarazzata del padre.

«Ora voglio una spiegazione. Com’è possibile che voi due vi siate sposati? E com’è possibile, papà, che tu fossi così arrogante?» Sputò poi, nervoso.

James, che si era sentito sprofondare sempre di più, aveva scambiato uno sguardo con la moglie, prima di parlare. «Senti, Harry, avevo solo quindici anni…»

«Io ho quindici anni! E non ho mai appeso la gente a testa in giù!»

«No, ma io ero un arrogante viziato. Non vado fiero di quello che ho fatto.»

«E come mai – si voltò verso la madre – dopo averlo odiato, vi siete sposati?»

«Perché tuo padre ha messo la testa a posto e mi sono innamorata di lui. Ti basta?»

Harry parve riflettere per quasi cinque minuti, poi alzò il capo per dire un secco «no».

James sospirò. «è una storia lunga. Molto più dei dieci minuti che ti sono concessi. Prometto che quando tornerai a casa per le vacanze ti dirò tutto. Ti racconterò di come ci siamo conosciuti, odiati e poi amati. Va bene?»

Lo sguardo del figlio parve addolcirsi un poco a quelle parole. «Va bene» disse «ci sentiamo», e il suo viso scomparve in una vampata verde.

 

 

Poco tempo dopo, sceso dall’Espresso e avvicinatosi ai genitori, li guardò pericolosamente con una luce malandrina.

«Andiamo a casa. Dovete raccontarmi una storia.»

NdA:

Ciao popolo di EFP!

Sono Eles818, e ho deciso di intraprendere questa nuova storia. Non so quando aggiornerò di nuovo (non ho date fisse), ma ho tanta voglia di scrivere...
perciò presumo presto!
Non so nemmeno quanto durerà, ma è una long ispirata ad How I Met Your Mother (non è necessario che conosciate il telefilm per comprendere la storia.)
Come penso abbiate notato, Harry studia Occlumanzia con Piton al suo quinto anno e c'è la Umbridge... e ci sono anche i suoi genitori!
Questo perchè dopo questa storia ce ne sarà un'altra, dove Harry non ha perso i suoi genitori (la vicenda si è svolta diversamente) e dove passa i suoi sette anni lottando contro Voldemort ugualmente. Ci saranno nuovi personaggi e un Harry diverso e uguale al canon.
Spero di avervi incuriositi. Questa sarà la storia di Lily e James, per come la vedo io... per ora concentriamoci su questo.
Vi chiedo comunque di lasciare un piccolo commentino, anche un mp, per dirmi se l'idea è intrigante o fa schifo e cosa ne pensate esattamente.
Adesso vi lascio... domani ho un esonero!
Bonne nuit,
Eles

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Capitolo 2
*** PRIMO CAPITOLO - L'INIZIO DI TUTTO ***


Primo Capitolo – L’inizio di tutto

 

 

 L'inizio di tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Harry Potter era appena entrato nella sua casa a Godric’s Hollow, felice di poter passare un po’ di tempo lontano dagli sguardi di tutti.

La sua “avventura” al Ministero era stata fin troppo pubblicizzata e questo, assieme ad altri, era un peso enorme da portare sulle spalle.

L’unica consolazione fu che, finalmente, uno di quelli sarebbe stato spazzato via.

Conosceva i suoi genitori, ormai, e non poteva credere a quello che aveva visto quel maledetto giorno. Quel ricordo l’aveva scosso quasi quanto il ritorno di Voldemort, perché aveva visto un lato dei suoi genitori che non aveva mai nemmeno notato.

Quell’orgoglio che lo prendeva ogni volta che lo paragonavano a suo padre era del tutto scomparso, e aver visto l’odio di sua madre per quest’ultimo l’aveva fatto star male così tanto. Era pieno di dubbi, di certezze diventate incertezze… ma nonostante tutto lui sapeva che suo padre avrebbe risolto tutto, come sempre. Sapeva che con le sue parole lui sarebbe stato di nuovo capace di amarlo come aveva sempre fatto e di credere nell’amore che i suoi genitori provavano l’uno per l’altra… aveva sempre sperato in un futuro affine per lui e non poteva credere che fosse andato tutto in fumo.

Tutte queste motivazioni lo portarono in camera sua – una camera spaziosa ricoperta dai colori di Grifondoro – per potersi liberare di tutta la sua roba e, dopo essersi cambiato per stare più comodo, a scendere e pararsi di fronte ai suoi genitori… non voleva che prendessero una via di fuga.

«Bene – cominciò risoluto – credo sia ora.»

Per un momento gli parve di vedere dell’esitazione in suo padre ma, immediatamente, quello sorrise sornione e si scompigliò i capelli, gesto che – lo sapeva – faceva solo se nervoso.

«Sei sicuro di voler conoscere tutta la storia? Ci saranno cose che non ti piaceranno assolutamente.»

«Papà ho bisogno di sapere… per favore.» Harry abbassò la testa, un po’ abbattuto.

Era consapevole che non tutto quello che avrebbe sentito lo avrebbe reso felice, ma sapeva anche che non avrebbe avuto pace fino a che non avesse conosciuto tutto nei dettagli.

«Ne sono assolutamente certo.» Ribadì ancora.

James sospirò. «Bene, allora… uhm… credo sia giusto cominciare dall’inizio di tutto. Il 1 settembre 1971

 

 

 

Anno 1971

 

 

James Potter si guardava attorno estasiato. Era finalmente arrivato il suo momento e non vedeva l’ora di conoscere tutto quello che c’era da sapere su Hogwarts.

Seppur gli sarebbero mancati i suoi genitori, sarebbe sicuramente impazzito a rimanere lì in attesa di fronte al treno.

Perciò, dopo pochi minuti, si girò risoluto verso di loro e dichiarò che fosse «arrivato il momento dei saluti».

Quelle fatidiche parole per poco non fecero singhiozzare sua madre mentre lo stritolava. Non per la mancanza che lei avrebbe sentito, quello no, ma la povera donna avrebbe dovuto sopportare le stramberie di suo marito da sola.

Il padre in questione guardava la donna dai capelli rosso scuro con cipiglio nervoso, mentre ripeteva le parole «non sono così terribile» con tono stizzito, «Jamie mi aiuta sempre quando voglio fare qualcosa. Adesso chi ci sarà insieme a me?» sull’orlo della disperazione e «mi raccomando, non diventare secchione come tua madre» con espressione terrorizzata.

Dorea Black in Potter lo fulminò con lo sguardo, dando un ultimo bacio al suo bambino tutto rosso per l’imbarazzo.

«Ok, basta. Se continuiamo così mi farete perdere il treno e, anche se so che è il vostro più grande desiderio, non intendo dover architettare una fuga con… non so, una macchina volante. *» Detto questo, li abbracciò per qualche secondo in più e poi, sorridendo emozionato, corse via.

 

 

Aveva trovato da poco uno scompartimento vuoto e si era seduto vicino alla porta, per osservare attentamente le persone che passavano. In un certo senso, James amava molto quel suo piccolo passatempo.

Prima ancora che entrasse, notò una bambina con i capelli e gli occhi rossi.

Quella aprì la porta e timidamente chiese di potersi sedere lì.

 

 

non l’ho mai saputo, Harry, ma credo che fu in quel momento che m’innamorai di lei. Forse il suo sguardo triste o il suo tentativo di trattenere le lacrime mi spinsero a chiedermi chi fosse e quale persona orribile avesse potuto far piangere una ragazza così bella. Non so se fu quello a portarmi all’odio per Severus Piton e all’amore per tua madre… quello che so per certo è che in quel giorno non conobbi solo l’amore della mia vita e la mia nemesi. Io conobbi anche mio fratello…  

 

 

In un primo momento non seppe cosa fare. Voleva avvicinarsi a lei e dirle qualcosa di rassicurante, ma qualcosa di indefinibile dentro di lui gli diceva di stare fermo.

Non conosceva abbastanza quella bambina triste, e forse fu proprio quello che lo fece rimanere in silenzio.

Dopo qualche minuto di tranquillità, quando ancora stava decidendo se parlarle o meno, entrò nello scompartimento un ragazzino con i capelli neri come i suoi, ma sicuramente molto più ordinati.

Aveva un’aria di distratta eleganza che lo fece sogghignare.

Quello se ne accorse, ma non disse nulla se non «questo posto è libero?».

Al che, James annuì, contento.

«Io sono James Potter, e tu sei il signor

Il ragazzino inarcò le sopracciglia e lo guardò freddamente. «Sono Sirius Black. Qual è il tuo problema comunque?»

«Mi chiedevo se fossi all’altezza di parlarti.» Alzò in risposta le spalle l’altro, sorridendo furbescamente.

Sirius, sempre più confuso, balbettò un «certo, perché non dovresti?»

«Perché hai l’aria da snob, naturale.» Rispose James semplicemente.

Una persona normale si sarebbe offesa, ma quello scoppiò in una risata simile a un latrato che illuminò del tutto il suo viso.

«Certo che sei tutto strano tu.»

«Tu hai riso a una mia offesa… quindi sarei io quello anormale?»

Si squadrarono un attimo e poi risero all’unisono, con una chimica che col tempo sarebbe sempre e solo aumentata di grado.

 

 

… mi resi conto nel momento stesso in cui l’avevo intravisto che lui era speciale, così come tua madre. Lui era diverso e aveva i demoni negli occhi. Credo che volessi solo salvarlo, in un modo o nell’altro, ma è diventato subito evidente che da quel momento in poi ci saremmo salvati a vicenda…

 

 

I due continuarono a ridere sguaiatamente, tanto che nemmeno si accorsero che un tipo dall’aria euforica era entrato nello scompartimento e aveva preso a parlare con la ragazza al fianco di James.

Questo, in qualche modo, lo infastidì.

Aveva sperato di poter fare amicizia con lei durante il viaggio e farla sorridere, ma c’era un intoppo nel suo piano… con il naso adunco e i capelli unticci.

Fu solo quando nominò Serpeverde che la sua tattica d’indifferenza crollò, e quel momento di pace finì del tutto.

 

 

… avevo incontrato la mia nemesi, l’unica persona che poteva impedirmi di stare con Lily.»

«Oltre al tuo smisurato ego, tesoro.»

«Grazie cara… sei sempre dolcissima.»

«E tu, mamma? Che hai pensato di papà quando l’hai visto?»

«All’inizio nulla di che. Avevo apprezzato il fatto che non mi avesse disturbato… ma dopo la sua lite con Severus avevo un enorme pregiudizio che mi ha condizionato per lungo tempo… e tuo padre non faceva nulla per smentirlo.»

«A questo ci arriveremo. Bene, dov’eravamo? ...

 

 

Quello fu un giorno memorabile per James Potter.

Aveva trovato un fratello e le sue aspettative non furono deluse dalla scelta del Cappello Parlante su di lui e Sirius.

Era sicuro che sarebbe finito in Grifondoro, nonostante il Cappello gli avesse proposto non molto convinto Corvonero. Sebbene fosse molto intelligente, c’erano delle sue qualità che andavano oltre quel determinato aspetto.

Sirius, tra un boccone e l’altro, gli confidò della sua famiglia e gli disse che il Cappello era del tutto sicuro che lui dovesse andare fra i Grifoni. «Ha detto che non sarei potuto appartenere a nessun’altra Casa».

James ne era contento… e lo fu ancora di più quando conobbe i suoi altri due compagni di stanza: Remus Lupin, un ragazzo biondo e molto gentile, e Peter Minus, molto più timido ma sicuramente a posto.

C’erano anche altre quattro ragazze del suo stesso anno: Lily Evans, la rossa che aveva di già suscitato il suo interesse, Mary MacDonald, Alice Prewett e Marlene McKinnon.

Conosceva già Alice, un’amica di vecchia data. Si scambiarono un cinque e un sorriso, per poi ignorarsi del tutto durante la serata.

Aveva anche provato a interagire con la ragazzina che aveva conosciuto sul treno, ma ricevette indietro solo rispostacce che lo indisposero parecchio.

Fu in quel momento che un po’ della sua arroganza si manifestò davanti a lei, per poi diventare un’abitudine.

«Sai, - cominciò – puoi insultarmi e trattarmi male quanto vuoi, ma ho i miei metodi per vendicarmi.»

Lei inarcò le sopracciglia. «È una minaccia?»

«Solo un avvertimento… Succede quando una persona che tenta di essere gentile riceve una porta in faccia.»

«Se per te gentilezza vuol dire umiliare qualcuno solo perchè è Serpeverde…» Sibilò lei.

Non ricevette risposta… lui si era già girato e le aveva dato le spalle.

Fu, ancora, quello il momento in cui cominciarono davvero a non sopportarsi e a lanciarsi incantesimi e offese dal capo all’altro della Sala Comune o del corridoio di un piano, affollato o vuoto, e a guardarsi con disprezzo e rabbia.

Quel giorno poi, solo quando attraversò il buco del ritratto, poco tempo dopo, stanco e sazio, James sentì davvero di respirare…

 

... aria di casa e di famiglia, Harry.»

 

 

 

 

 

*Riferimento non molto velato alla Camera dei Segreti :p


NdA:

Eccoci con il primo capitolo di questa storia!
Mi sembrava giusto dedicarlo al primo giorno dei nostri Malandrini e della nostra cara Lily...
Con il prossimo capitolo avremo un salto temporale di qualche anno, poi successivamente la storia si soffermerà di più su intere giornate.
Non ho nulla da dire, se non che spero vi sia piaciuto il modo in cui l'ho impostato.
Diciamo che è l'esatto modo in cui io m'immagino l'inizio di tutto, appunto.
Spero di ricevere un vostro parere/una vostra critica, mi farebbe molto piacere! :)
Il prossimo aggiornamento si avrà la prossima settimana... Questa volta ho aspettato solo sei giorni, ero troppo impaziente!
Bene, ho detto tutto quello che dovevo dire!
Ci sentiamo presto...
Baci,
Eles  

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Capitolo 3
*** SECONDO CAPITOLO - JUST TO LET YOU KNOW ***


Secondo Capitolo – Just to let you know

 

 

 

«Durante il secondo anno scoprimmo di Remus, dopo averlo spiato naturalmente, e decidemmo di fare qualcosa per lui. Trovammo, nel Reparto Proibito, i libri sugli Animagi e cominciammo a fare pratica. In un certo senso, a partire dal segreto di Moony, siamo diventati i Malandrini. Ricordo che fu la McGranitt a chiamarci così per la prima volta, e poi è diventata storia.» James sembrava perso in un mondo tutto suo mentre raccontava, e Harry non poté fare altro che sorridere.

Anche lui era una sorta di malandrino, assieme a Dorea, Ron ed Hermione.

«E poi?» Incalzò Harry.

«Fino al quinto anno io e tua madre ci siamo amabilmente odiati. O almeno lei mi odiava e io fingevo di ricambiare. Ero perfettamente consapevole del fatto che l’amassi, ma la cosa non mi era mai pesata in quegli anni. Avevo continuato a dare fastidio a Piton, al punto da umiliarlo in pubblico, come hai appurato tu stesso. Eppure Harry, sebbene non lo facesse alla luce del sole (data la sua illegalità) lui ci scagliava, appena poteva, incantesimi oscuri di dubbia derivazione. E non solo a me, nonostante io e i Malandrini rimanessimo i suoi soggetti preferiti. Comunque, credo sia giusto soffermarmi sul quinto anno…

 

 

«Credo di aver capito come fare.» James irruppe nel dormitorio con una luce folle negli occhi.

«Di che parli?» Intervenne Peter, senza alzare gli occhi dalla partita di Scacchi Magici che stava avendo con Sirius, altrettanto concentrato.

Remus era, invece, nel pieno di un momento di meditazione.

«Di come diventare Animagus.» Fu in quel momento che riuscì ad attirare la loro attenzione.

«Spiegati.» Sirius gli si avvicinò, con lo stesso entusiasmo sottopelle.

«I libri che abbiamo consultato fino ad ora ci hanno dato una visione molto ristretta della cosa. Non potevamo semplicemente sederci in silenzio e concentrarci sulla nostra volontà di trasformarci. Dobbiamo carpire la nostra essenza.»

Silenzio.

Una risatina acuta si levò da Peter. «Molto facile, davvero.»

«Scherzi?»

«No, Sirius, non scherzo.»

«Oh bè, allora sarà facile. Sono figlio di pazzi assassini e la pecora bianca della famiglia. Ora dovrei trasformarmi in qualcosa, non pensi?» Intervenne l’amico, acidamente.

James scosse la testa. «Va fatto questo. Io non mi tiro indietro proprio adesso.»

Si sedette sul letto e chiuse gli occhi, tentando di concentrarsi.

Sentì qualche rumore e capì che anche gli altri avevano fatto lo stesso. Un sorriso gli increspò le labbra.

Almeno erano arrivati al punto di partenza.

 

…Ovviamente fui molto ottimista. Ci mettemmo mesi per diventare Animagi e ci furono numerosi eventi prima che riuscissimo a capire chi fossimo realmente.» …

 

 

Era un giorno di ottobre particolarmente caldo e James Potter gironzolava nel parco, riflettendo su ciò che aveva scoperto.

Come diavolo avrebbe fatto a “scoprire” la propria essenza?

Ore e ore di duro lavoro non avevano portato a nulla, niente di niente, nada!

Aveva pensato e ripensato a com’era lui davvero… ed era stato anche imbarazzato a dover ammettere a se stesso tutti i suoi innumerevoli difetti, ma c’era ancora qualcosa che, lo sapeva, gli sfuggiva.

Non era piacevole come situazione. Ogni luna piena era uno strazio per Remus, rinchiuso lì da solo a strapparsi la carne a morsi, e la mattina dopo rialzarsi era una tortura.

Faceva di tutto per non mostrarlo, come è normale che ci si aspetti da lui – secondo il suo sbagliatissimo punto di vista –, ma i Malandrini lo capivano e soffrivano insieme a lui.

Per James era un abominio che una persona buona come Remus Lupin dovesse patire l’inferno in quel modo, perciò aveva preso l’abitudine di isolarsi per poter riflettere al meglio.

Non era raro sorprenderlo in ligio silenzio sotto un albero, con gli occhi chiusi e l’espressione concentrata. Di solito si nascondeva ai margini della Foresta Proibita, per non dare troppo nell’occhio. Era risaputo che James Potter fosse un irrimediabile casinista, e non c’era niente e nessuno che potesse distrarlo dai suoi propositi.

Molti l’avevano guardato con sospetto, increduli a questa sua nuova versione, e lui aveva deciso di limitare al minimo quei momenti.

Sbuffò. Era sempre riuscito a fare quello che voleva. Era sempre stato molto abile in tutto e ancora non si capacitava dei suoi continui fallimenti.

Sirius, l’altra parte di se stesso, era il riflesso dei suoi pensieri. Anche lui era frustrato e arrabbiato per questo clamoroso insuccesso ma, invece di demordere, entrambi si erano intestarditi ancora di più.

Remus aveva tentato di cogliere la palla al balzo per farli rinunciare ma, com’era prevedibile – almeno questo –, non c’era riuscito. James sorrise al pensiero del buffo tentativo del suo amico licantropo… Non demordeva mai quando si trattava di farli rinsavire, ma spesso si faceva trascinare dagli scherzi, risultando al tempo stesso il più furbo e il più diabolico, il caro prefetto.

L’amico scosse la testa, ghignando, e poi tentò di riprendere il filo dei suoi pensieri. Riusciva sempre a distrarsi… fosse per quello che non riusciva a raggiungere l’agognato obiettivo?

L’intento della sua passeggiata nel parco era quello di schiarirsi le idee, per poter capire come comportarsi, ma qualcosa attirò del tutto la sua attenzione.

Aveva notato una macchia rosso scuro che avrebbe riconosciuto fra mille.

Lily Evans aveva lo sguardo perso verso il lago e aveva abbandonato un piccolo libricino vicino al suo fianco destro.

Gli occhi smeraldini erano fitti di una malinconia che non le aveva mai visto addosso e, per un solo attimo, avrebbe voluto stringerla a sé per poterle far sentire la sua vicinanza.

Per un solo attimo, prima di ricordare che lei l’avrebbe cruciato se solo ci avesse provato.

Sospirò afflitto e, come mosso da una spinta invisibile, le si avvicinò.

Nel mettere un passo dopo l’altro davanti a sé sentiva il cuore battergli all’impazzata, sensazione che ormai aveva associato alla sola presenza di Lily.

Era bellissima anche con la divisa sgualcita dal vento e i capelli scompigliati.

«Evans.» La vide sobbalzare e chiudere gli occhi, di già infastidita.

Eppure aveva solo detto il suo nome…

«Potter. Avevo una conversazione privata con me stessa, non vorrei interrompermi solo a causa tua.»

Lui ghignò in risposta, ormai abituato alle sue frasi piene di stizza. «Vedo… E l’altra Evans verrebbe con me a Hogsmeade?»  Chiese automaticamente.

Dal primo settembre di quell’anno, James aveva preso a fare questo “gioco” che sapeva per lei fosse solo un fastidio.

Era così abituato alla reazione che ne seguiva che, ancor prima che nella realtà, le vide stringere la mascella e la presa sulla bacchetta, gesti combinati a un luccichio pericoloso negli occhi.

«L’altra Evans ti odia quanto me, spiacente.»

«Peccato… per voi intendo.»

«Sicuramente.»

«Sarò sempre a disposizione, giusto per farvelo sapere.»

«Non lo volevo sapere, ma è tanto carino da parte tua.» Replicò con sarcasmo. «Vorrò uscire con te quando vorrò stare con un bullo. Adesso te ne vuoi andare? Ho sulla punta della lingua un incantesimo che ho sempre voluto provare, e non ti conviene essere la mia cavia… giusto per fartelo sapere.»

James alzò le mani in risposta. «D’accordo, come vuoi. E, giusto per fartelo sapere, stavamo avendo una conversazione pacifica. Dovremmo approfittarne invece di troncarla.»

Lily rise, un po’ forzatamente. «Potter, una conversazione presuppone un ascolto da parte di entrambe le parti… io ho oscurato la tua voce dal momento in cui l’ho sentita.»

«Strano… mi sembrava di aver sentito la tua voce soave rispondermi a ogni singola cosa, ma convinta tu… Ci si vede, Evans!» E se ne andò, con un’espressione indifferente che nascondeva la delusione.

 

«Ricordo quel pomeriggio. Ero completamente persa nei miei pensieri e la tua voce mi risultò ancora più fastidiosa del solito…

 

Si era seduta per leggere sotto un faggio, approfittando del bel tempo, ma le notizie che il suo gufo aveva portato quel mattino l’avevano fatta “sbarellare” per tutto il giorno.

Aveva abbandonato il suo buon libro e si era messa ad osservare il Lago, un po’ tristemente.

Petunia le aveva mandato la solita lettera piena di insulti in risposta a quella che Lily le aveva inviato subito dopo il suo arrivo a Hogwarts. Li aveva trattenuti, come al solito, per tutta l’estate, per non ferire i suoi genitori. L’aveva trattata con indifferenza e l’aveva insultata appena si erano trovate da sole, quasi come se non vedesse l’ora.

Aveva temuto di non ricevere nemmeno un piccolo biglietto da lei, ma evidentemente ci si era messa d’impegno a scrivere tutte le cattiverie possibili e inimmaginabili… ma come si faceva anche solo a pensarle cose del genere?

Come potevano persone come lei, o i Mangiamorte, giudicarla per quello che era o non era? Era davvero così sbagliato il suo sangue?

Una rabbia cieca la fece tremare e i suoi occhi si affilarono per un attimo.

Avrebbe tanto voluto confidarsi con Severus, come faceva sempre, ma dal primo settembre di quello stesso anno aveva notato una progressiva confidenza da parte di lui verso la cricca di Mulciber, noti aspiranti Mangiamorte.

Le sue amiche le avevano anche riferito che spesso era lui ad attaccare briga con i Malandrini, utilizzando incantesimi di magia oscura… ma lei non ci credeva.

 

…il sangue non ha nessuna importanza, Harry… sono le scelte che facciamo che ci rendono quello che siamo… Severus, semplicemente, non aveva svelato ancora la sua essenza di fronte a me…

 

Come poteva il ragazzino che l’aveva tante volte rassicurata essere malvagio?

Non poteva crederci…

Altra cosa che la lasciò sbalordita fu la figura in pena di James Potter vagare per il parco… era lontano dai suoi fidi compari a quanto pare e sembrava si stesse facendo qualche strano complesso sull’esistenza, evento che si ripeteva spesso ultimamente.

Meglio così, non l’avrebbe notata e disturbata come faceva di solito.

Riportò lo sguardo verso il Lago, e ricominciò a pensare… le mancava il vecchio rapporto che aveva con sua sorella, ma ormai l’aveva quasi dimenticato. Erano ricordi felici ricoperti da una patina bianca che non le permetteva di capire davvero cosa li avesse resi tali. Pensava a tutte quelle volte che si erano coperte le spalle, che avevano riso e giocato insieme. Per quelli che parvero lunghi minuti riuscì perfettamente a perdersi fra quei ricordi dolorosi e insani, fino a quando non riconobbe una voce non particolarmente gradita.

«Evans.»

Cosa diceva prima sul “non l’avrebbe notata”?

 

… per me quella fu la solita litigata, un evento ormai ricorrente. Non avevo la minima considerazione di tuo padre, se non per rivolgergli occhiate sprezzanti.»

«Molto ingiuste, almeno quella volta.»

«James!»

«Bene, dicevo… mentre per tua madre ero una mosca fastidiosa, io mi struggevo…»

«Non è affatto vero! Eri ancora completamente indifferente!»

«Non completamente. Vedi, Harry…

 

James non se ne rendeva ancora conto, ma le parole di Lily riuscivano a turbarlo sempre. Eppure era più facile per lui fingere che in realtà non gli importasse da prendere davvero in considerazione la stretta che gli prendeva lo stomaco ogni maledettissima volta.

Andava avanti e ogni volta tornava più agguerrito di prima.

 

… non potevo realmente arrendermi.»

«Perché il quinto anno è così importante?» Chiese curioso Harry.

«Bè, tesoro – intervenne Lily – quell’anno io mi staccai da Severus e tutte le mie certezze cominciarono a crollare.»

«E noi Malandrini ci eravamo dentro fino al collo, ma non per ragioni sbagliate…

 

 

James si era reso conto che per Sirius era un periodo difficile…

Bastava pensare a Regulus che gl’indirizzava contro o insulti o gelida indifferenza, e subito si poteva dare forma al malumore che accompagnava sempre l’amico. Dopo numerose discussioni, il più piccolo dei Black aveva scelto la via impostagli dai suoi genitori, i “Toujours pur”, e questo non faceva che ferire Sirius.

Era un periodo in cui era raro vedergli fare un sorriso, se non per accontentare i numerosi tentativi dei suoi amici… ma non era lontanamente simile a quello genuino e spontaneo che gli apparteneva. Anzi, non faceva altro che dare risposte stizzite e cariche di odio e superiorità.

Per la prima volta in anni di solida e pazza amicizia, James riusciva a sentire un’interferenza fra loro, come qualcosa che non funzionava. Questo, manco a dirlo, lo preoccupava a morte. Sirius era la sua metà, nel vero senso della parola, e non sapeva cosa fare per risollevarlo. Scherzi ai Serpeverde? Nottate in bianco alla scoperta del Castello? Capatine nelle cucine?

Tutto ciò che tempo prima l’aveva reso felice, adesso non funzionava più.

Nemmeno l’aria del Natale che si avvicinava, con i dispetti a Vitious annessi – mentre sgambettava per addobbare gli enormi abeti che adornavano la Sala Grande, ovviamente – riuscivano a divertirlo. Oltretutto, lui sarebbe rimasto a Hogwarts per evitare la sua famiglia di pazzi. O meglio… gli era stato imposto con una lettera fredda e priva di quel calore che i genitori dovrebbero avere sempre di rimanere dove stava. Per James era un affronto inaccettabile, anche perché aveva notato che dietro la reazione gelida e indifferente di Sirius vi era un dolore disumano, e questo l’aveva fatto imbestialire.

I Malandrini sentivano che qualcosa nell’aria era cambiato e la prospettiva di passare insieme le vacanze natalizie non li animava come sempre.

James vedeva la malinconia negli occhi di Peter e la comprensione in quelli di Remus e nei suoi sapeva esserci una rabbia incessante.

Tutto ciò sfavoriva quello che doveva essere il periodo preferito dei quattro, pieno di battaglie di neve e di tempo perso in giochi di loro invenzione, completamente assurdi e pericolosi.

Dicembre correva veloce e James voleva davvero risolvere la questione prima che arrivasse il 25… il non essere il benvenuto a casa per Sirius era sempre rimpiazzato dall’allegria che i Malandrini gl’infondevano. Se questo poi non sarebbe stato possibile, lui ci avrebbe sofferto ancora di più.

Erano nel mezzo del mese, quando Remus decise che ne aveva abbastanza.

«Sirius, si può sapere perché non ti riprendi?» sbottò, forse con più rabbia del dovuto.

Peter si acquattò maggiormente ai piedi del suo letto, un po’ timoroso della litigata che era sicuro ci sarebbe stata di lì a poco.

L’altro si voltò stizzito, con gli occhi così cupi che, da grigi, sembravano diventati neri. «Mi dispiace di disturbare la tua pace interiore.»

«Oh, ma andiamo – sospirò stancamente James – siamo tuoi amici, Sirius. Ti abbiamo lasciato il tuo spazio, ma adesso basta. Devi parlarne, altrimenti affogherai nel rancore.»

Sirius l’osservò e sembrava una bomba pronta a esplodere. Uno strano tic all’occhio fece arretrare ancora di più Peter, ma gli altri due lo fronteggiavano entrambi con la faccia scura. «Sto bene come sto, non ho bisogno di parlare con persone che non ne possono capire nulla. Siete solo due ragazzini viziati che…»

«Che cosa Sirius? Continua, dai! Tanto io sono solo uno stupido ragazzino viziato che terrorizza anche i suoi stessi genitori perché è un dannatissimo lupo mannaro, no? Se fossero qui, stanotte, se ne andrebbero in un posto così lontano da poter cambiare fuso orario. Però continua pure, visto che sembri l’unico qui a trattare male noi per come ti trattano loro.» Remus aveva il fiatone, la faccia rossa e i denti digrignati. In quel momento sembrava davvero un lupo pronto a colpire.

Sirius lo guardò un attimo, poi si girò e uscì sbattendo la porta.

 

 

…diciamo che avevamo solo peggiorato la situazione.»

James s’interruppe bruscamente, dopo aver sentito un bussare incessante alla porta.

Lily tornò subito dopo accompagnata dai restanti Malandrini.

«Il padrino migliore del mondo è qui!» Esordì Sirius, ma il suo sorriso vacillò quando vide l’espressione di James.

«Ehi zio Sir! Papà mi sta raccontando dei vostri tempi da mascalzoni.»

Remus rise e scompigliò i capelli di Harry, mentre si rivolgeva all’amico. «Che raccontavi Ramoso?»

Quello spiegò brevemente il motivo per cui stava ricordando gli avvenimenti di anni prima ed esitò prima di dire «sono arrivato al quinto anno…dicembre.»

Harry notò gli altri due irrigidirsi. «Che…succede?» Si azzardò a chiedere.

Sirius si voltò verso di lui, con uno sguardo dispiaciuto. «Ho fatto un errore madornale, Harry. Posso…posso raccontare io?»

All’assenso degli altri, deglutì. «Bè, ecco…

 

 

Sirius, furioso, sperava che camminare per i corridoi di Hogwarts come un elefante servisse a calmargli i nervi.

Dalla sua faccia fu evidente che non funzionava.

Si appoggiò a una finestra che dava sul parco, indifferente al gelo che gli intirizziva le ossa. Era furioso con i suoi amici – che tentavano solo e soltanto di consolarlo –, con Mary – e non ne sapeva nemmeno il motivo –, con se stesso, con i Serpeverde, con la sua famiglia e con Regulus.

Aveva una fonte inesauribile di rabbia nel petto che, se gli fosse stato chiesto di uccidere qualcuno, ci sarebbe riuscito con un solo sguardo.

Vide studenti che cercavano di evitarlo… probabilmente aveva un’aura terrificante addosso che non permetteva a nessuno di avvicinarglisi.

Meglio così, o non avrebbe risposto delle sue azioni.

«Black.»

Ovviamente, non tutti furono così considerati.

Si girò verso quella voce che l’aveva chiamato con un malcelato disprezzo nella voce.

Severus Piton ghignava diabolico verso di lui e aveva in mano la bacchetta… brutto segno.

Sirius sfiorò la sua, giusto per sicurezza. «Che vuoi Mocciosus? Non sono in vena di ascoltare le tue stronzate da aspirante Mangiamorte.»

«Ah, quindi è per questo che tu e Reg non vi parlate? Perché lui è come me?»

Sirius non ci pensò nemmeno un attimo… prese la bacchetta con un movimento fulmineo. «Non. Parlare. Di. Reg. Come. Se. Lo. Conoscessi.» Scandì lui, quasi ringhiando.

«Ma io lo conosco, molto più di te. Tu ti sei scelto degli amici, e lui ha fatto lo stesso.» Piton quasi rise quando vide gli occhi di Black assottigliarsi e la vena sulla fronte sporgere pericolosamente. «A proposito – continuò diabolico – dove sono? Non avete un giro notturno da fare? Con la luna piena e tutto il resto, sai.»

Da perfetto Serpeverde che era, Severus Piton aveva manovrato la conversazione fino a quel momento per raggiungere il suo scopo. Appena aveva notato la rabbia di Black aveva capito che quella era la buona occasione di fargli vuotare il sacco… perché si sapeva che, da perfetto Grifondoro, sarebbe stato così impulsivo da risultare stupido.

E Sirius, purtroppo, non lo deluse.

«Ah. – replicò lui, con un tono deliziato – è qui che volevi arrivare, vero? Vuoi sapere dove andiamo, Mocciosus? Il tuo lungo naso si ficca sempre nei nostri affari… Bene, ti accontenterò.» Lo scrutò un attimo, un po’ titubante, ma poi il buon senso cedette alla rabbia. «Il Platano Picchiatore, è lì che andiamo. C’è un nodo alla base… premilo e diventerà innocuo.»

Sapeva di aver attirato la sua curiosità. Guardandosi le spalle, se ne andò.

Cominciò a camminare, più felice di prima.

 

…sai, Harry, ai tempi ero uno sconsiderato, e appena mi allontanavo da tuo padre e da Rem diventavo un vero e proprio idiota. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso…

 

 

Man mano che Sirius si avvicinava alla Torre di Grifondoro, il suo sorriso scemava sempre di più fino a che, entrato nel Dormitorio, assunse un’espressione terrificata.

«Dov’è Rem?» Quasi urlò. Il cuore a mille e il sudore che gl’imperlavano la fronte non aiutavano. «James rispondi.»

Quando questo si rese conto delle condizioni in cui versava il suo migliore amico, si alzò velocemente dal letto. «Sta andando con Madama Chips.» Vedendolo tremare, spalancò gli occhi. «Sirius, che diavolo succede?»

«Ho fatto un’enorme cazzata James.» Lo guardò implorante. «Dovete perdonarmi.»

James, dal canto suo, si irrigidì notevolmente, non presagendo nulla di buono. «Spiegati.»

Sirius cominciò a raccontare velocemente ciò che aveva fatto, con un’inflessione supplicante nella voce.

Quando finì, una maschera d’orrore aveva sostituito il volto sempre allegro di James. «Non… come… come hai fatto a non pensare alle conseguenze? Uno scherzo va bene, ma questo! Sirius, è grave. Remus ci rimetterà tutto. – si girò come in trance verso Peter – dammi la Mappa, SUBITO!» urlò spaventato.

Peter sobbalzò e la prese velocemente.

Dopo pochi minuti, James emise un gemito. «Mocciosus sta andando lì.»

In un secondo corse fuori, mentre sentiva le voci dei suoi amici richiamarlo da lontano.

 

 

 

NdA:

Salve popolo di Efp!
Eccoci con il secondo capitolo di questa storia!
Questo è più lungo rispetto agli altri, ma di poco, per esigenze narrative.
Diciamo che è più "introspettivo", ma non tantissimo... su questo ci sto lavorando! (non sono molto pratica!)
Alla prossima avremo James che racconterà l'episodio e ...altro.
L'ho ambientato nel periodo natalizio per renderlo, in un certo senso, il mio piccolo regalo.
Volevo ringraziare tutte le persone che ci sono state fino ad ora e tutte le altre che sono qui per la prima volta.
Ringrazio chi ha recensito, preferito, seguito e ricordato...
Questa storia è veramente importante per me e vi ringrazio sul serio per il vostro appoggio.
Per me è un enorme regalo!
Spero di sentirvi presto, vecchi e nuovi, e nel frattempo vi auguro di passare delle belle vacanze di Natale! 
Ci risentiamo quasi sicuramente la prossima settimana, ma non posso assicurarvelo.  
Ho detto tutto ciò che dovevo!  
Vi mando un forte abbraccio,

Eles 

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Capitolo 4
*** TERZO CAPITOLO - HOW TO SAVE A LIFE ***


Terzo Capitolo – How to save a life

 

 

 

James non aveva mai corso così velocemente, nemmeno quando era Gazza a inseguirlo con i suoi amati strumenti di tortura e nemmeno quando era sua madre a brandire un mestolo di legno dietro di lui.

Stavolta bruciavano in lui il terrore e la consapevolezza di un tradimento.

Dentro di sé ripeteva come un mantra: non l’ha fatto davvero. Non l’ha fatto davvero. Non l’ha fatto davvero...

Anche la voce dei suoi pensieri aveva il gusto della disperazione e, mentre pian piano si rendeva conto che Sirius aveva tradito uno di loro, gli occhi gli si appannavano sempre di più.

Quasi non riusciva a capire dove stesse andando… sentiva il corpo stretto in una morsa di dolore così forte come non l’aveva mai provata prima.

Con il respiro affannato, cercò di darsi un contegno. Doveva salvare Remus dall’orrore che avrebbe provato il giorno dopo, quando avrebbe scoperto cosa aveva fatto a causa di qualcun altro.

Per un attimo, relegò tutta la rabbia e la delusione per potersi concentrare.

Resosi conto di essere ancora al secondo piano, riprese a correre ancora più velocemente.

La luna in cielo era perfettamente piena e la notte sembrava placida e tranquilla, ignara di tutti gli sconvolgimenti che a momenti l’avrebbero presa.

Secondo piano.

Aveva sete e la gola gli bruciava, ma non si sarebbe fermato.

Primo piano.

I polpacci reclamavano riposo, la testa gli girava per le lacrime trattenute, ma non si sarebbe fermato.

Piano terra.

Varcò immediatamente il Portone d’Ingresso e l’aria di dicembre lo fece rabbrividire. Aveva solo una maglietta leggera addosso, ma non aveva abbastanza tempo per preoccuparsi del freddo. Corse verso il Platano, ancora immobile, e si gettò a capofitto sotto di esso, sporcandosi di fango e neve.

Il passaggio era troppo piccolo, come sempre. Dovette abbassarsi e, mentre faceva più velocemente possibile, ogni centimetro di lui si ricopriva di piccoli taglietti e sporcizia.

James, però, era troppo furioso, troppo spaventato, per curarsene.

Quando dei semplici scherzi erano diventati una lotta per la sopravvivenza? Sirius aveva davvero mandato a morire qualcuno solo perché l’odiava?

Man mano che si avvicinava alla Stamberga, cominciò a sentire dei rumori.

Prima sembravano solo fruscii, ma poi si rese conto che erano urla terrorizzate.

Un brivido lo scosse completamente e per un solo secondo indugiò.

Tirò fuori la bacchetta e continuò la sua corsa contro il tempo.

All’ennesima curva, vide Severus Piton, il volto trasfigurato dalla paura, che cercava di ricoprire la porta della Stamberga Strillante con tutto ciò che gli capitava a tiro.

«PITON!»

Quello sussultò e quando si accorse che era stato James a chiamarlo, lo guardò con disprezzo. Non aveva tutti i torti.

In quel momento, il lupo dall’altra parte riuscì ad andare oltre la magia del quindicenne e con un forte scossone si ritrovò di fronte a lui. Respirò piano, accorgendosi della presenza di un ragazzo in più. Si ritrovò spaesato per un momento, prima di ululare e gettarsi su Piton.

 

«Credo di aver fatto, in quel momento, la cosa più coraggiosa ma anche la più stupida che si potesse fare…

 

James si buttò in avanti senza pensare e gli artigli del lupo si conficcarono nella sua schiena. Urlò di dolore e, con un gemito, si voltò verso Piton. «Cosa diavolo stai aspettando? SCAPPA!»

Quello non se lo fece ripetere due volte. Lo guardò indifferente e corse via.

Il lupo, accortosi del ragazzo che scappava, lasciò perdere James e cominciò a inseguirlo. Quello, con uno sforzo enorme, si appoggiò a una rientranza e alzò la bacchetta. «IMPEDIMENTA!» urlò contro il lupo, che venne sbalzato contro la parete del passaggio.

«INCARCERAMUS!» Più volte dovette ripetere l’incantesimo per poterlo immobilizzare, e nel mentre sussurrava delle scuse, nonostante il lupo non potesse capirle. Gli lanciò anche un Pietrificus, per sicurezza.

Fu solo quando Remus cominciò a mugolare, invece di ringhiare, che sentì delle voci chiamarlo.

Fu solo in quel momento che si diede il lusso di svenire.

 

… In quel momento arrivò Sirius assieme a Silente e Peter.»

«Fu la prima volta che ragionai con il cervello. Sapevo di dover avvisare qualcuno che potesse arginare la situazione e l’unico che aveva la giusta autorità era proprio Silente.»

«Già… non ricordo molto. Quando mi svegliai ero nell’infermeria e Sirius era preoccupato come tua madre e Remus ogni volta che giochi a Quidditch, Harry.»

«Vorrei ben vedere! Tutte quelle giravolte che fa mi fanno venire i brividi.»

«è il degno figlio di suo padre. Comunque…

 

Quando James aprì gli occhi, l’unica cosa che vide fu l’espressione preoccupata di Sirius osservarlo attentamente.

Sbattè per un attimo le palpebre, temporaneamente incapace di capire cosa fosse successo.

«Jamie, tutto ok?»

Remus aveva la voce roca e piena di colpevolezza, e fu proprio quello a farlo risvegliare del tutto.

Con uno scatto troppo veloce da sopportare, si girò verso Sirius con un’espressione furente. «Non ti hanno espulso vedo.»

Lui, di contro, ebbe la decenza di arrossire e abbassare il capo. «Mi dispiace… io non ho pensato… sono stato un grande stupido...» Era la prima volta che sentiva l’amico balbettare. Di solito, Sirius Black era tutto tranne che insicuro.

«Bene. Sono contento che tu lo sappia, ma non capisco davvero cosa ci fai qui.»

Quello lo guardò stranito. «Ero preoccupato e volevo assicurarmi che stessi bene.»

«Non m’importa. Sono troppo arrabbiato per guardarti… per favore, vai via.» Da aspra, la voce gli divenne un po’ rotta e per questa sua debolezza si maledì mentalmente.

Sirius annuì, come se si aspettasse quella reazione, e si trascinò fuori dalla stanza.

«Tutto bene?» Rieccola, la voce di Remus. Stranamente non aveva spiccicato parola in quel frangente… proprio lui che doveva essere furioso.

James si girò verso di lui e gli sorrise tristemente, sentendosi un egoista a non aver pensato prima di tutto a lui. «Fisicamente sì… Mentalmente non proprio.» Remus annuì partecipe. «Cos’è successo?»

«Bè… quando mi sono svegliato ha cominciato a riempirmi di scuse. Non gli ho rivolto la parola, ero troppo furioso.» James non aveva mai sentito la sua voce così sprezzante, figurarsi se era di un amico che si stava parlando… di un fratello. «Mi ha deluso.»

«Anche a me…»

«Mi dispiace di averti fatto del male, James.» Sussurrò piano l’amico.

Al che lui si voltò con un’espressione feroce. «Rem, proprio tu non devi scusarti di niente. Chiaro?»

In quel momento, entrò Peter carico di cibarie. «Ho portato qualcosa che possa tirarci su… – disse tutto sorridente – non penso che Poppy approverà, perciò sbrighiamoci a finire tutto.»

I due amici gli sorrisero grati, e felici di avere almeno un amico fedele…

 

…schifoso Codaliscia.»

«James.» Lily lo fulminò e, quando vide che era sceso un silenzio pesante, decise di riprendere lei la storia. «Fu la prima volta che vidi tuo padre privo del suo sorriso…

 

«Alice, sai cos’è successo a Potter&Company? Li vedo stranamente silenziosi e depressi.» Lily esordì dopo qualche giorno dall’accaduto a pranzo, mentre spiluccava qualcosa insieme alle sue amiche.

Quella sospirò, un po’ rammaricata. «Sirius ha fatto un casino… credo sia stato lui a mandare Piton nella Stamberga e qualunque cosa ci fosse l’avrebbe ucciso se non ci fosse stato Jamie.»

Lily storse il naso a sentire il nomignolo affettuoso della sua amica. «Quanto sei melensa.»

Lei alzò le spalle, in risposta. «Siamo amici da quando siamo piccoli ed è una bella persona, sai? A parte quando si comporta da immaturo.»

«Cioè sempre. – ribattè il Prefetto – Adesso mi sento anche in debito con lui, sai? Per Sev… e poi mi dispiace vederli tutti e quattro così sconsolati.»

Alice la guardò divertita. «Sul serio? Non sono i tuoi nemici o cose del genere?»

«Naturale. Questo non vuol dire che non posso ammirare l’amicizia che li lega, però, no? Tu non dire nulla a Potter di quello che ho detto però!» Aggiunse velocemente quando vide una scintilla pericolosa negli occhi dell’amica.

Si girò nuovamente verso di loro e vide James con gli occhi cerchiati di nero e un broncio che non gli si addiceva per niente.

Agì senza pensare… si alzò dal posto in cui era e si sedette di fianco a lui. Non diede segno di averla minimante notata, ma probabilmente è questo quello che succede quando una persona si sente sopraffatta dal dolore.

Gli tamburellò leggermente sulle spalle, schiarendosi la voce, ma questo ebbe l’effetto di uno squillo di tromba per lui. Sussultò e voltò la testa così velocemente che emise un gemito. «Evans, hai cercato di attentare alla mia vita per la quarantetreesima volta in questi cinque lunghi anni.» disse, mentre si massaggiava il collo.

Lei sbuffò contrariata, abituata ormai a quella patetica scenetta. «Ne sono lieta. Devo parlarti.» Per un attimo si torse le mani quando si accorse del suo sguardo indagatore.

«Di cosa?» La sua voce era bassa e profonda e … scontrosa?

Lei lo guardò per un attimo e tossì, per mascherare l’imbarazzo. «Bè, non so esattamente cosa sia successo l’altra notte, ma ti ringrazio. Hai salvato Severus, e lui è il mio migliore amico. E poi, mi dispiace anche per Black.»

«Grazie per la premura, ma è un traditore.» Lily non aveva mai sentito la voce del Malandrino così piena di rancore e questo le fece sgranare gli occhi.

«No che non lo è, - azzardò lei, e si sentì rimpicciolire allo sguardo di fuoco che lui le rivolse – è sempre stato come un fratello per te no? Questo è solo un errore che ha commesso… e in famiglia gli errori vanno perdonati.»

Alle sue parole seguì un silenzio pesante, in cui riusciva a distinguere perfettamente le rotelle del suo cervello girare velocemente.

James sospirò e Lily continuò ad osservarlo di sottecchi, aspettando una sua risposta.

Aveva la fronte aggrottata e gli occhi rivolti verso qualcosa che lei non poteva vedere. Era sicura, però, che stesse pensando a tutte le volte che i due amici si erano guardati le spalle e a tutte le volte in cui Sirius era stato di fatto suo fratello.

Poteva vedere come le sue iridi nocciola si fossero riempite di una nostalgia disarmante, di come le nuvole rinchiuse dentro di esse si fossero almeno un po’ dissipate e come un piccolo e tenero sorriso era spuntato sul suo viso.

Si girò verso di lei, con un’espressione più tranquilla di quanto l’avesse visto in quei pochi giorni. «Hai ragione, Evans. È difficile andare oltre a una delusione, però, e penso di essere umano se avrò bisogno di qualche tempo… tu che ne dici?»

Lily pensò a Petunia e a come si sarebbe sentita se di punto in bianco avesse deciso di rinnegare tutto il dolore che le aveva causato. Lei come avrebbe reagito?

«Certo… anche io avrei bisogno di riflettere per un po’.» Gli sorrise, un po’ stranita da quella conversazione amichevole che avevano appena avuto che era stata cominciata proprio da lei. «Vado adesso – fece, alzandosi – ci vediamo a lezione.»

Alzò una mano in segno di saluto e James le fece un gran sorriso.

 

«Tua madre mi diede molto di cui riflettere.»

«Anche a me – s’intromise Remus, per la prima volta in tutta quella conversazione. – Durante la ronda si divertì particolarmente a farmi la predica, vero Lils?» ...

 

 

Remus era particolarmente giù da quando non parlava con Sirius, soprattutto perché James era distrutto e vederlo così era debilitante per tutti.

Diciamo che lui è l’anima di tutto, colui che nella vita ha avuto sempre ciò che voleva e l’ha condiviso con chi non ha potuto avere la sua stessa fortuna. Aveva preso loro tre e aveva formato una famiglia… pazza, incredibile e unita.

Sapere che questo era solo un bel ricordo li faceva stare tutti incredibilmente male.

Aveva visto Sirius con la testa bassa osservarli in continuazione, farsi avanti per parlare ed essere puntualmente ignorato o evitato. Aveva visto Peter torcersi le mani, cercando di trovare una soluzione al problema, mentre mandava sguardi dispiaciuti all’amico.

E aveva visto soprattutto James affondare sempre di più in una pozza nera fatta di dolore e rimpianto. L’unico momento in cui l’aveva visto un po’ più tranquillo era stato dopo aver conversato con Lily, ma tutto era svanito quando si era ritrovato faccia a faccia con Sirius. Il suo volto era diventato di pietra, aveva cominciato a tremare ed era corso via.

Remus aveva pensato di vedere gli occhi grigi di Sirius pieni di lacrime, ma appena si era di nuovo girato lui era già andato via.

Era questo, quindi, l’umore dei Malandrini – o di quello che ne rimaneva – nell’ultima settimana.

Il sabato, giorno della ronda, si trascinò stancamente verso Lily in Sala Comune.

«Ehi Lily – esordì, sorridendo piano – andiamo?»

Lei sbuffò in risposta, come al solito. «Se proprio dobbiamo.»

Remus rise sinceramente e annuì. Si avviò con la ragazza, più rincuorata dopo averlo visto tranquillo, che cominciò a parlare di tutto per farlo distrarre.

A Lily lui era sempre stato simpatico e spesso non si capacitava di come potesse essere finito in un gruppo come quello dei Malandrini, però doveva anche ammettere che aveva una luce diversa, più luminosa, negli occhi quando era con loro a pianificare scherzi o semplicemente a ridere.

«Sai Rem, - quello sorrise al diminutivo – anche se non riesco a capire perché tu abbia amici di quel calibro, mi manca vedervi insieme.»

Quello storse il naso alzando le spalle, evitando l’implicita domanda.

«Certo, insieme siete arroganti e con il mondo ai vostri piedi – disse sprezzante, virgolettando le sue parole – ma avete una bellissima amicizia.»

«Grazie Lily, ma ti prego di non usare più questo modo per descriverci. Tu non hai la minima idea di quello che i miei am…fratelli… hanno fatto per me. Peter, Sirius – una nota addolorata prese la sua voce al nominarlo – e soprattutto James.»

«Certo, San Potter.» Replicò lei, non riuscendo a trattenersi.

Remus si fermò in mezzo al corridoio e solo in quel momento si accorsero degli spifferi che gelavano l’aria e l’oscurità che li avvolgeva come fosse una coperta.

«Capisco che tu ce l’abbia con lui. Il suo comportamento non è dei migliori… ma è una persona splendida. Ha sempre avuto tutto, ma non si è risparmiato a fare amicizia con un… me che…»

«Che sei un lupo mannaro?» Aggiunse lei, candidamente.

Il gelo che Remus aveva sentito prima si propagò dentro di lui, facendolo smettere di respirare.

«Come… come lo sai?»

Lei rise. «Oh, andiamo. Severus ha sospetti su di te da un sacco di tempo e non è stato difficile fare due più due dopo l’altra notte. Non mi ha ancora detto nulla, immagino che si vergogni di essere stato salvato da Potter.»

«Silente gliel’ha proibito anche. Non so com’è riuscito a non farlo confessare… - aggiunse flebilmente Remus – anche se non so a quanto sia servito. Immagino che ti confronterai con lui dopo.» Aggiunse sprezzante.

«Certo che no. – Lily gli mandò un’occhiataccia – Per mi chi mi hai presa? Non siamo amici, ma sei intelligente. Non mi faccio i fatti degli altri, né ho cambiato idea su di te dopo aver scoperto che una volta al mese cambi… cambi un po’.»

Remus la vide imbarazzarsi sempre di più, tanto che al suo ultimo mormorio le scoppiò a ridere in faccia.

Scese su di loro un silenzio molto più tranquillo. «Grazie.» Disse lui sinceramente. «Non sapevo cosa aspettarmi. Tu cambi spesso, Lily.»

Lei ricominciò a camminare. «In che senso?»

«Sei una persona splendida con tutti, ma con chi non sopporti rasenti la perfidia.»

Lily lo guardò sorridendo. «Ognuno ha i suoi difetti, immagino. Il Cappello aveva i suoi motivi quando mi ha messa a Grifondoro.»

Remus non le rispose, ancora troppo sorpreso che la sua licantropia fosse stata solo un semplice argomento di conversazione e non il suo più grande e orribile segreto.

«Lily sei sicura che… che stai bene in mia compagnia? Lo capirei se volessi starmi alla larga.»

«Non ripeterò quello che ho detto Rem. A me non importa ciò che diventi una notte su trenta, ma chi sei. Chiaro?»

Quello annuì felice in risposta. «Chiaro.»

«Sai – continuò lei, un po’ meno spavalda – dovresti andare avanti. Perdonare Black, intendo.»

Lui la guardò sbalordito.

«Non guardarmi così. Lo penso davvero… lui ti è stato sempre vicino no? L’hai detto prima. Ha fatto un errore, e voi siete la sua famiglia. È sempre stato impulsivo o sbaglio?»

«Certo – s’infervorò Remus – ma sugli scherzi andava bene, ma ha usato il mio problema per vendicarsi. È solo un ricordo per me adesso.»

«Non è un ricordo, ma la tua realtà, e sempre lo sarà. Rem, i vostri scherzi a volte sono crudeli… e li fate senza pensare. Lui si è comportato come fa sempre…come fate sempre. Era la situazione ad essere stata più grande.»

Lui abbassò la testa, un po’ imbarazzato e, dopo parecchi minuti che fecero pensare a Lily che non avrebbe avuto risposta, mormorò un «forse hai ragione».

«Certo che ho ragione.» Disse lei con voce sicura.

 

«E poi dava a noi degli arroganti!» Sbottò James.

«Io non usavo la mia arroganza come arma sugli altri.» Replicò lei con tranquillità. «Comunque parlare con voi vi ha aiutato no? Vi siete chiariti.»

«Sì.» Le sorrise Sirius, grato.

James annuì. «Il giorno dopo tenemmo una riunione malandrina…

 

«Ho mandato a Sirius un biglietto.» Spezzò il silenzio James, in dormitorio. «Gli ho detto di raggiungerci.»

I due nella stanza annuirono.

Mentre aspettavano, James osservava il cielo terso dalla torre e un po’ dell’ansia che lo attanagliava scomparve come fumo.

Quando la porta si aprì, si girò di scatto verso il nuovo arrivato.

Aveva uno sguardo impaurito, che non gli aveva mai visto, e sembrava molto meno curato del solito. «Mi avete chiamato?»

«Sì. Allora – esordì James, schiarendosi la voce – dobbiamo fare una riunione malandrina. Cioè – aggiunse nervosamente – abbiamo fatto una riunione quasi malandrina per la riunione malandrina.»

Sirius l’osservava confuso. «E… quindi, cosa…»

«Ti perdoniamo.» S’intromise Remus, sorridendo dolcemente.

«Non riusciamo a tenerti il muso.» Rise Peter.

«Anche se fai delle cazzate abissali.» Commentò James. «Anche se questa deve essere l’ultima volta.» Avvertì minacciosamente.

Sembrava che Sirius stesse per scoppiare a piangere, ma evidentemente si trattenne, perché mormorò a mezza voce un «grazie» e poi corse ad abbracciarli tutti.

«Sei proprio una femminuccia.» Scherzò James, stringendolo a sua volta.

Solo quando i due si guardarono negli occhi, James capì che era tutto apposto… che suo fratello era finalmente ritornato.

«Allora? Questa riunione malandrina?»

Mentre i Malandrini ridevano tra loro, immaginando tutti gli scherzi possibili e inimmaginabili, a qualche piano di distanza Mary MacDonald giaceva imprigionata in delle funi e del fango ricopriva i suoi lunghi capelli biondi.

Mulciber troneggiava su di lei, con uno sguardo malefico e un sorriso sadico…

 



NdA:

Eccoci qui con il terzo capitolo della nostra storia! Sono riuscita ad aggiornare contro ogni previsione.

Spero davvero che vi sia piaciuto! :) 

Questa è la prima volta che abbiamo una conversazione civile fra Lily e James, ma non è abbastanza.

Non è ciò che farà cambiare idea a Lily. James ha messo da parte la sua arroganza perchè stava male, ma questo è solo un piccolissimo passo.

Alla fine del capitolo ho deciso di inserire Mary e l'attacco avuto da Mulciber... 

Nei ricordi di Piton si nota come i due avvenimenti siano vicini, quindi era giusto inserirlo subito dopo.

Credo ci rivedremo la prossima settimana! Non posso darlo per certo perchè dovrò studiare parecchio!

Onde evitare, vi do già l'augurio di un felice 2016!

Spero sia l'inizio di un anno all'insegna dell'amore, dell'amicizia e della felicità, e questo augurio ve lo mando con la riconciliazione dei nostri cari Malandrini.

Come sempre ringrazio tutti coloro che seguono, ricordano e preferiscono, e soprattutto chi recensisce e mi dà la voglia di continuare.

Voi forse non ve ne rendete conto, ma avere apprezzamenti da un lettore è un magnifico regalo.

Anche le critiche sono bene accette (soprattutto quelle!) perchè spingono chi scrive a migliorarsi sempre di più...

Perciò vi ringrazio davvero con tutto il cuore.

Adesso vi lascio... Buon fine anno!

Baci,

Eles 

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Capitolo 5
*** QUARTO CAPITOLO - Looking through rose-tinted glasses ***


Quarto Capitolo – Looking through rose-tinted glasses

 

 

 

 

Lily Evans non era particolarmente loquace quando si trattava di persone che amava, soprattutto se si parlava di Severus Piton.

Quando agli inizi di dicembre, però, Mary fu attaccata da Mulciber non poté fare del tutto finta di niente.

Aveva passato una giornata normale, come tante… Solo quando aveva visto Alice correrle incontro dopo Antiche Rune aveva capito che c’era qualcosa che non andava.

Aveva lo sguardo spaventato, il fiatone e i capelli biondi tutti disordinati e sporchi.

«Lily.» Esalò, dopo che si fu fermata.

Lei corrugò la fronte, con una stretta allo stomaco. «Alice, cosa succede?»

«Mary… Mulciber l’ha attaccata. La pelle… rossa e sangue, troppo sangue…»

Lily impallidì, notando solo adesso gli occhi lucidi della sua migliore amica. «Lei come sta?» Chiese con la voce spezzata. «Sta bene? Le è successo qualcosa?»

Alice continuava a non rispondere. Tremava da capo a piedi, per lo spavento, ma anche per la furia.

«ALICE! Per Godric, rispondimi!»

«Sta bene. – rispose sbrigativa – Almeno fisicamente sì. Madama Chips l’ha risanata subito… ma lei è provata, Lily. Ha lo sguardo perso nel vuoto e non parla.»

Lily rimase in silenzio, troppo spiazzata per trovare qualcosa da dire… Mary, che era sempre la più esuberante, non parlava?

«Lils, io mi vendicherò. Non m’importa di niente e di nessuno, chiaro? Non permetto a chicchessia di fare del male a una persona innocente.» Alice aveva usato un tono sferzante e spaventoso, da far rizzare i peli sulla nuca.

Lily aveva capito ciò che implicitamente stava dichiarando. Anche se si tratta di Severus, ed è tuo amico, io non mi fermerò…

Lei sapeva che, anche volendo, non avrebbe potuto dirle niente, perciò annuì. «Dov’è Mary?»

«In infermeria. Adesso vado, devo cercare James.»

Una stilettata nel petto colpì l’amica. Se cercava Potter, questo avrebbe significato il coinvolgimento dei Malandrini in quello che lei aveva intenzione di fare.

«Alice – disse con tono supplicante – sei sicura di quello che vuoi fare?»

Lei la guardò furiosa, in risposta. «Mi sorprende che tu non lo sia. Lily, cerca di rivedere le tue priorità. Dovresti capire ciò che è bene e ciò che è male. Mary è stata colpita da un incantesimo oscuro, comprendi?»

Lily annuì debolmente. Anche se aveva un amico Serpeverde, ciò non significava lasciar correre ogni loro malefatta. «Potresti essere il prossimo obiettivo, sai?» Aggiunse Alice, prima di andarsene. «E loro non avranno la pietà che hai tu.»

Lily non ebbe il tempo di rispondere che già era sparita.

Sospirò e corse verso l’infermeria. Quando si ritrovò di fronte la grande porta bianca, la spinse piano cercando di fare meno rumore possibile.

Lo scenario che le si presentò davanti la fece tremare.

Mary stava dormendo nel primo letto a sinistra, l’unico ad essere occupato in tutta la stanza, e sembrava stare bene, se non fosse stato per l’espressione terrorizzata che le deturpava il bel viso.

Sirius Black le teneva la mano e aveva lo sguardo perso.

«Black? – quello sussultò e la osservò spaesato – Cosa… cosa ci fai qui?» A quanto ne sapeva lei, Mary non era sua grande amica. Certo, parlavano e scherzavano spesso, ma non aveva mai notato un rapporto chissà quanto profondo, né Mary aveva mai accennato a qualcosa del genere.

«Ecco, io… volevo solo sapere come stava.» Fece per alzarsi, ma Lily lo bloccò.

«Puoi rimanere… anche io ero venuta per la stessa cosa. Tornerò più tardi. Sai quando si sveglierà più o meno?»

Sirius scosse la testa. «Dipende solo da lei.»

Lily annuì e con un gesto svogliato andò via, lasciandoli soli.

 

 

 

Dopo aver camminato senza una meta per un po’, aveva deciso cosa fare e si era acquattata vicino la biblioteca.

Quando finalmente vide i capelli neri di Severus, gli tirò un braccio verso la sua direzione… e si ritrovò la sua bacchetta in mezzo alla fronte.

«Ehm, Sev…»

I suoi occhi si spalancarono, turbati. «Lily! Scusami… credevo fosse qualcuno che volesse farmi uno scherzo.» Furono deboli scuse, ma Lily, come sempre, se le fece andare bene.

«Devo parlarti.» Ricompose la sua gelida furia e Severus, forse aspettandosi quella discussione, annuì piano e la seguì verso i portici.

«Sai, - cominciò un po’ tentennante – Alice mi mette sempre in guardia su di te. Di solito, ti difendo sempre, ma oggi… oggi non ci sono riuscita.»

«Pensavo fossimo amici… migliori amici.» Ribatté lui, sconcertato.

«Lo siamo, Sev, ma non mi piace la gente con cui vai in giro! Scusa, ma detesto Avery e Mulciber! Mulciber! Che cosa ci trovi in lui, Sev? Fa venire i brividi! Lo sai cos'ha cercato di fare a Mary Macdonald l'altro giorno?» Lily raggiunse una colonna e vi si appoggiò, fissando il volto affilato e giallastro dell'amico.

«Non era niente» disse Piton. «Era solo uno scherzo...»

«Era Magia Oscura, e se pensi che sia uno scherzo...» La rabbia le inondò il cervello, e per un attimo vide solo un accecante rosso davanti a lei.

«E quello che fanno Potter e i suoi amichetti?» ribatté Piton. Arrossì, incapace di nascondere il risentimento.

«Cosa c'entra Potter?» chiese Lily, trattenendosi dallo sbuffare.

«Escono di nascosto, di notte. Ha qualcosa di strano, quel Lupin. Dov'è che va sempre?» «È malato» spiegò Lily, stringendo i pugni. Tradendosi avrebbe solo fatto del male a Remus e lui era una persona abbastanza buona da non meritarlo. «Dicono che è malato...»

«Tutti i mesi con la luna piena?» domandò Piton.

«Conosco la tua teoria» replicò Lily, gelida. «Ma perché sei così fissato con loro? Che t'importa dove vanno di notte?»

«Sto solo cercando di farti capire che non sono meravigliosi come tutti pensano». L'intensità del suo sguardo la fece avvampare.

«Ma non usano Magia Oscura». Lily abbassò la voce. «E tu sei un ingrato. Ho sentito cos'è successo l'altra notte. Ti sei infilato in quel tunnel vicino al Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da quello che c'è là sotto, qualunque cosa sia...»

Il volto di Piton si contorse in una smorfia. Farfugliò: «Salvato? Salvato? Credi che abbia fatto l'eroe? Stava salvando se stesso e anche i suoi amici! Tu non... io non ti permetterò...» «Permettermi? Permettermi?» Gli occhi verde chiaro di Lily erano ridotti a due fessure. Piton fece subito marcia indietro. «Non volevo dire... è solo che non voglio che ti prendano in giro... gli piaci, tu piaci a James Potter!» Sembrava che le parole gli venissero strappate contro la sua volontà. «E non è. tutti pensano... il Grande Campione di Quidditch...» L'amarezza e il disgusto lo rendevano incoerente, e le sopracciglia di Lily erano sempre più inarcate.

Come sempre quando tentava di parlare di qualcosa di vagamente inquisitorio nei suoi confronti, riusciva ad accusare i Malandrini.

«So benissimo che James Potter è un arrogante» lo interruppe, dopo quel monologo balbettante e anche snervante, almeno per Lily. «Non ho bisogno che me lo dica tu. Ma il modo di divertirsi di Mulciber e Avery è malvagio. Malvagio, Sev. Non capisco come fai a essere loro amico»

«Sono della mia Casa, Lils, cosa dovrei fare? – ma si vedeva che cercava di nascondere un sorriso. Lily, però, ancora non se ne accorse. – Dovrei rinchiudermi in dormitorio e isolarmi? Finché non farò qualcosa di male anche io non dovrai preoccuparti.»

«Lo vedo bene, altrimenti non finirà bene, non tra noi due. Non voglio essere amica di persone di quel tipo. E Mulciber la pagherà, e cara anche.» Stabilì lei, contrariata dall’implicazione che le parole del suo migliore amico avevano. Finché… c’era qualcosa di enormemente sbagliato in quello che aveva detto… ma passò avanti, ovviamente.

«Lily, stai attenta. L’hai detto anche tu che è malvagio… non fare nulla, per favore.» Adesso Piton non poteva fare a meno di implorare.

«Cosa? Ma sei impazzito? Ha cercato di maledire una delle mie migliori amiche, e solo perché lei è come me! Se non ci fosse stato Remus ci sarebbe riuscito sicuramente!» Sbuffò nervosamente. «Adesso vado. Ci vediamo domani.»

E si allontanò, quasi scappando dalle quasi rivelazioni di quella conversazione.

 

 

… ovviamente tuo padre non poteva mancare in tutto questo.» Concluse Lily, sorridendo teneramente.

«Mary era la cotta storica di Sirius, anche se non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a se stesso. Non potevamo non architettare una vendetta…

 

 

Fu la prima volta che vide entrare Lily Evans nel loro dormitorio. Evidentemente, quel pensiero aveva sfiorato anche lei, perché era arrossita in un modo tremendamente carino, almeno secondo James.

Interruppe immediatamente la conversazione che stava avendo con Alice per rivolsi a lei. «Evans, a cosa dobbiamo il piacere?» Adottò la tattica dell’indifferenza, ma chi lo conosceva bene come i Malandrini aveva sicuramente sentito quella punta di trepidazione nella sua voce.

«Voglio vendetta e, mi costa ammetterlo, voi siete bravi in questo.» Ammise riluttante, spostando lo sguardo da Alice ai Malandrini.

«Bè, si dà il caso che il nostro Sirius qui abbia già pensato a un piano… A quanto pare non gli è andato molto giù quello che Mulciber ha cercato di fare a Mary.» Intervenne Remus, maliziosamente. Sirius, che stava misurando la stanza a grandi passi nervosamente, si bloccò un po’ impaurito. Questo fece inarcare le sopracciglia a Lily, ma Peter s’intromise immediatamente.

«Non è andato giù a nessuno, in effetti.»

James notò lo sguardo di riconoscenza da parte dell’amico e cominciò a raccontare a Lily cosa avessero esattamente in mente, supportato da Alice che, sorridente, lo teneva per un braccio…

 

 

In quei giorni, non fu strano vedere James Potter sempre attaccato ad Alice Paciock, a volte accompagnata da Lily Evans. Fu anzi strano vedere le due nemesi – James Potter e Lily Evans – conversare civilmente. Era solo una tregua data dalla vicinanza dell’amica del prefetto al Cercatore di Grifondoro? Non si sapeva… I due amici sedevano sempre vicini a pranzo, a volte andavano a trovare Mary in infermeria, ancora quasi del tutto sotto shock.

«Conoscendola, appena uscirà da questo stato di trance, metterà tutta la scuola a ferro e fuoco finché non avrà ucciso personalmente Mulciber.» Commentò un giorno Alice, mentre usciva con James dall’infermeria. 

«Bè, intanto ci pensiamo noi, per ogni evenienza.»

Alice rise, in un modo un po’ malvagio. «Non vedo l’ora di vendicarmi. E poi, questa storia ti sta facendo avvicinare a Lily no?» Commentò quasi distrattamente.

James inarcò le sopracciglia, scettico. «Avvicinarmi? Appena può ci mandiamo sempre delle frecciatine. Solo perché i toni si siano abbassati non vuol dire che siamo diventati grandi amici di punto in bianco.»

«E che mi dici di Sirius?»

Lui scoppiò in una fragorosa risata. «È stracotto, te lo dico io.»

Alice sorrise. «Li vedo bene insieme… magari appena Mary si sarà rimessa, metteranno insieme la scuola a ferro e fuoco…» Insinuò candidamente.

«Alice! Non turbare le mie povere orecchie, ti prego. Fallo per la mia sanità mentale. Comunque – continuò sorridendo – Sirius ammetterà la sua cotta per Mary quando la Evans ammetterà la sua per me.»

«Quanto Piton si laverà i capelli allora.»

James si fermò di botto. «Ho una brutta influenza su di te.» Concluse, prendendola per un polso e trascinandola in Sala Grande per cenare, mentre lei se la rideva.

 

 

Quando tutto fu pronto, tutti e sei si ritrovarono nella stanza dei ragazzi.

James aveva preparato una grande lavagna ancora vuota. Si schiarì la voce per attirare l’attenzione di tutti su di sé… come se ce ne fosse davvero bisogno.

«Bene, amici e amiche – Lily tossicchiò contrariata – siamo qui riuniti per dare avvio all’Operazione Fuggi-fuggi.»

«Che razza di nome è?» Sbottò Sirius.

«Un nome di gran classe. – lo fermò James – Comunque…» agitò la bacchetta e delle parole presero a formarsi sulla lavagna.

 

FASE 1: Introdursi nel verdognolo covo del nemico…

 

Si stava sempre stretti sotto il mantello in quattro, figurarsi in sei, perciò Remus aveva proposto intelligentemente di dividersi i compiti.

Lily e Alice avrebbero fatto da palo, controllando la Mappa del Malandrino, e Remus e Peter avrebbero aspettato a qualche metro di distanza, in uno sgabuzzino, per agire indisturbati.

Sirius e James, invece, dopo aver recuperato in modo poco gentile la parola d’ordine da un primino, erano entrati senza far rumore nella Sala Comune vuota…erano le due di notte, nessuno avrebbe potuto sospettare nulla. Erano tutti beati nel proprio letto…ancora per poco.

 

…FASE 2: Trasfigurare tutti gli oggetti costosi in bellissimi topi di fogna…

 

James si divertì particolarmente a trasformare ogni cosa che aveva davanti agli occhi in piccoli esserini malefici. Non trovava la benché minima difficoltà in ciò che faceva – non per niente era il migliore in Trasfigurazione – e Sirius, nel frattempo, impartiva tramite alcuni incantesimi degli ordini.

 

…FASE 3: Dirottare i topi verso i dormitori del nemico. Uscire dal covo…

 

Quando i due sentirono le prime urla terrorizzate dei Serpeverde, ghignarono all’unisono e uscirono fuori dalla Sala Comune. Raggiunsero le ragazze e le tirarono sotto il mantello.

Alice sorrise furbescamente a James, mentre Lily si morse le labbra in ansia. Non era tipa da infrangere le regole, insomma…era un Prefetto!

 

…FASE 4: Lanciare un incantesimo Confundus a Mulciber…

 

Da dove erano nascosti, James riusciva perfettamente a vedere la punta di due bacchette uscire dal ripostiglio lì vicino. I Serpeverde urlavano e si dimenavano per uscire, terrorizzati.

Mulciber aveva gli occhi spiritati e furiosi e gridava a chiunque osasse solo guardarlo.

«Oh, se trovo chi ha fatto questo, giuro…giuro…»

I Malandrini non seppero mai cosa avrebbe fatto ai malcapitati – loro, in effetti – perché quello si bloccò con uno sguardo confuso e gli occhi spalancati.

 

…FASE 5: Fargli fare la figura dell’idiota…

 

Mentre Avery gli dava qualche scossone per farlo riprendere, Mulciber cominciò a muoversi sinuosamente e dal nulla apparve un palo – quello delle spogliarelliste, per intenderci.

Non era nel modo più assoluto un belvedere e i Malandrini assieme alle ragazze fecero qualsiasi cosa in loro potere per non ridere.

«Remus è proprio il peggiore dei Malandrini.» Sussurrò Sirius.

Lily era più rossa dei suoi capelli a forza di trattenersi e anche in un momento come quello James si sorprese ad osservarla e a ritenerla adorabile.

Alice lo tirò per le spalle e sussurrò, un po’ meno divertita, «guarda».

Mulciber si stava spogliando e i Serpeverde da divertiti divennero terrorizzati.

Il loro compagno era a petto nudo e sul braccio sinistro si stagliava evidente il Marchio Nero.

 

 

 

 

NdA:

Ciao popolo di EFP! 

BUON ANNO!!! 

Come va questo nuovo inizio? A me tutto come al solito.

Ho pubblicato un giorno prima... visto che avevo finito di scriverlo mi sembrava giusto inserirlo di già!

Voglio ringraziare tutti coloro che preferiscono, seguono, ricordano e leggono silenziosamente!

Un ringraziamento speciale, però, a chi ha recensito:

Cinthia988

Never_Anna

Grimilde Deveraux

umaroth

MissGolightly

Juliet Lily Potter

Anna in Black

lily_94

Gattomitolo

Davvero grazie, perchè è grazie a voi che continuo a scrivere e ad amare questa storia.

Sono felice che piaccia a tutti voi e spero di non deludervi andando avanti! 

So che questo capitolo è poco più corto rispetto agli altri, ma era necessario terminarlo lì.

Soffermadoci sul capitolo:

- una parte l'ho ripresa interamente dai Doni della Morte, come avete potuto notare;

- la figura di Mary è spesso associata a Sirius nelle fanfiction (o quella di Marlene), e sinceramente l'ho sempre fatto anche io nella mia mente, perciò mi sembrava giusto inserirla...ovviamente a modo mio, come vedrete;

- Alice non è la ragazza frivola con cui spesso viene identificata. Lei diventerà un Auror, e non vedo perchè debba essere una persona pappa e ciccia col gossip... non è una cosa che posso soffrire! E poi non vedo perchè anche lei debba avercela con i Malandrini, così come Mary;

- "Looking through rose-tinted glasses" vuol dire letteralmente: "guardare attraverso occhiali con le lenti rosa", in realtà su un sito su cui ho controllato può andare bene come traduzione di "avere gli occhi foderati di prosciutto"... se la traduzione non è corretta, vi prego di farmelo sapere e provvederò a correggerla;

- Dorea Black in Potter e Charlus Potter sono i genitori di James, anche se la Rowling ha postato la storia della loro famiglia e questi nomi non ci sono. Anche se inesistenti, nelle fanfiction che ho letto mi sono sempre affezionata a queste due figure e non riuscirei a cambiarle (NOTA RIFERITA AL PRIMO CAPITOLO)

 

Le note sono più lunghe del capitolo, quindi è meglio terminare qui... Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va! Ci risentiamo la prossima settimana ;)

Vi mando un forte abbraccio,

Eles

 

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Capitolo 6
*** QUINTO CAPITOLO - Dude, you have a real thing for her! ***


Quinto Capitolo – Dude, you have a real thing for her!

 

 

 

 

 

Il silenzio che seguì alla vista del Marchio Nero fu agghiacciante.

Mulciber sembrò ritornare in sé – Remus si sarà lasciato andare allo spavento – e si coprì in fretta, lanciando occhiatacce a tutti coloro che avrebbero osato parlare.

Cominciò a guardarsi intorno cercando i colpevoli, ma la voce di Lumacorno lo fece voltare contrariato.

«Ragazzi ma che ci fate tutti qua fuori?» Il doppio mento tremolò, come sempre quando il professore parlava, e gli occhietti grigi osservarono un po’ atterriti la confusione che si era creata.

«Qualcuno ci ha fatto uno scherzo!» Sbottò Mulciber. «E sono sicuro che c’entrino Potter e i suoi amici.»

James s’irrigidì alle spalle di Alice e Sirius gli sfiorò il braccio, intimandogli di non fiatare in un silenzio carico di parole.

«Le tue accuse sono pesanti. Non ho visto nessuno venendo qui.» Ribatté tranquillo Lumacorno, abituato agli screzi fra le due Case. «Adesso tornate in Dormitorio.»

Alice sbuffò e, ad un’occhiata interrogativa di Lily, sillabò «a noi la McGranitt avrebbe tolto un sacco di punti».

Quando furono certi che nessuno fosse più nei paraggi, i quattro sotto il Mantello si avvicinarono per recuperare i due mancanti all’appello e schiacciati tutti e sei e molto piano percorsero a ritroso la strada per ritornare alla Torre.

Al sicuro all’interno poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo e Sirius scoppiò a ridere. «Rem, sei stato impagabile.»

Il diretto interessato curvò le labbra all’insù, un po’ imbarazzato.

«Uno spettacolo imperdibile davvero.» Lily schioccò la lingua agitata.

«Evans non rovinare il momento!»

«Cosa Potter? Non puoi parlare seriamente per una volta? Mulciber aveva il Marchio Nero sul braccio!»

James fece vagare la mano in aria, come se la cosa non lo riguardasse. «Lo so e, sinceramente, non sono rimasto nemmeno più di tanto sorpreso.»

«Dici sul serio?» Lily gli rivolse un’occhiata inacidita, con le guance accaldate che la facevano sembrare una sottospecie di demone. «È un nostro maledetto compagno di scuola! Ha solo quindici schifosi anni!»

«Non ho detto che la cosa mi faccia piacere.» Ribatté gelido James. «Ma parlare con te è come parlare con un muro, Evans. Sarebbe troppo non giudicare male ogni cosa che ho da dire, vero?»

E detto questo se ne andò furioso.

 

 

…fine della tregua.»

«Davvero?» Harry guardò sconvolto i suoi genitori. «Ma se avevate appena fatto uno scherzo insieme!»

«Uno scherzo per vendicare Mary. Questo non ci ha reso amici.»

«A proposito di Mary - interruppe Sirius – dovrebbe venire qui a momenti.»

Harry s’illuminò felice. «Sì! È da mesi che non la vedo!»

Sirius lo osservò affettuoso.

Una furia bionda entrò in quel momento in casa, occhieggiando i presenti, prima di urlare. «HARRY! Il mio piccolino!» Mary si fiondò sul povero interpellato, mentre quello rideva e si faceva fare le coccole beatamente e Sirius alzava gli occhi al cielo.

«Non è un bambino Mar.» Borbottò lui, ricevendo un’occhiataccia dalla moglie.

«Zia Mar – intervenne Harry, con uno sguardo omicida – ho saputo di Mulciber.»

Lei si girò furente. «COSA?! Perché lo sai, di grazia?»

Lily le spiegò brevemente la situazione e questo, almeno un po’, la calmò. «Allora parlo io adesso.» Stabilì decisa, con gli occhi azzurri che mandavano lampi. «Ero sotto shock in quei giorni…

 

 

Non sentiva di vivere davvero.

Aveva capito di essere in infermeria, ma quando vedeva i visi delle sue amiche scrutarla preoccupati non riusciva a spiccicare parola.

Era profondamente terrorizzata… soprattutto se pensava a quello che sarebbe potuto succedere se Remus non li avesse trovati.

Lei era fragile, lo era sempre stata e ne era consapevole. Il fatto che fosse finita a Grifondoro aveva lasciato tutta la sua famiglia di stucco. Probabilmente Tassorosso o Corvonero sarebbero stati molto più adatti a una fifona come lei.

Come si sarebbe sentita se Mulciber avesse continuato con i suoi propositi? Se adesso addirittura non riusciva nemmeno a parlare, cosa avrebbe fatto in quel caso?

Questi pensieri la tormentavano traditori e come spine nel fianco la facevano soffrire oltre ogni dire.

E i suoi genitori? Sarebbero corsi da lei, colmi di un panico inutile. Non poteva sopportarlo…

Non anche quello.

Karen e Paul erano genitori magnifici, forse un po’ troppo tranquilli in confronto alla figlia, ma sempre disponibili con tutti. Erano fifoni oltre ogni dire, soprattutto sua madre, che di quel mondo non ci aveva mai capito niente. Ed erano iperprotettivi…

Avevano considerato la Guerra che stava per nascere come qualcosa di passeggero e, invece, aveva toccato proprio la loro preziosa figlia come se nulla fosse.

Un giorno aveva deciso che quella piccola Mezzosangue meritava una visita con un messaggio stampato a chiare lettere: tu sarai la prima.

Lei sarebbe stata la prima a soffrire, a morire, perché il suo sangue non era abbastanza buono, e ci sarebbe stato sempre qualcuno a ricordarglielo.

Quindi, perché svegliarsi e affrettare la venuta di tutto quel dolore?

Perché cedere alla supplica che riusciva a vedere chiaramente in quegli occhi grigi di fronte a lei?

Perché ascoltare la preghiera che come una cantilena le aveva fatto venire i brividi?

«Mary riprenditi… ti prego… non posso vederti così.»

Lei quasi vacillò, perché mai, mai e poi mai avrebbe potuto pensare che Sirius Black si sarebbe piegato a tanto solo per lei, che non era niente.

Non era una Purosangue come lui, non era una vera Grifondoro come lui… era solo Mary MacDonald, quella che Mulciber aveva tentato di mutilare.

Mutilare…

Quel verme schifoso bastardo di un Serpeverde aveva osato davvero troppo.

Il sangue cominciò a ribollirle nelle vene, come se quella preghiera sussurrata le avesse dato una scossa capace di svegliarla, e adesso non riusciva a fare altro che tremare per la furia. «Come cazzo si è permesso?» Sbraitò furiosa, uscendo dal suo stato di trance e facendo sobbalzare Sirius.

Quello si alzò precipitosamente. «Mary… ci sei! Non ti agitare, non stai bene.» La osservò preoccupato e le tastò la fronte.

«Sto abbastanza bene per uccidere quel serpente viscido.» Sibilò, scostandosi da Sirius e facendo per alzarsi.

«Sta’ ferma Mar.» Scandì lui.

«Non ti AZZARDARE Sirius Black. Non ti conviene provocarmi, NON ADESSO.» Le sue urla attirarono la nuova medimaga di Hogwarts, Madama Chips, che si avvicinò brandendo un flaconcino ricolmo di una sostanza violacea per niente invitante.

«Signorina MacDonald! Si calmi!»

Mary si girò sbattendo a destra e a manca i lunghi capelli e fulminando la nuova venuta. «Non prima d’incontrare faccia a faccia quello che mi ha spedito qui!»

«Tu non andrai da lui. – s’intromise Sirius, tremante per la rabbia – né lui deve avvicinarsi a te. Ci abbiamo già pensato noi, è chiaro?»

La Grifondoro l’osservò attentamente e, quando capì che era sincero, annuì rigida.

Sirius Black la stava sinceramente stupendo. Erano quasi amici, per così dire. Ridevano e scherzavano, ma non c’era quella spinta nel cercarsi che due innamorati hanno.

Se si trovavano in compagnia dell’altro era un piacere, nulla di più…

Quindi adesso perché lui era lì? Perché si prodigava a farla calmare e rassicurare? Perché era stato lui a vendicarla?

Tutte quelle questioni la fecero boccheggiare un attimo e senza fiato guardò il suo volto corrucciato per l’ansia e le mani strette a pugno per la foga con cui aveva parlato prima.

«Perché sei qui?» Si arrischiò a chiedere lei.

Sirius si torse le mani, nervoso. «Volevo vedere come stavi. Ero… preoccupato.» La sua voce roca la turbò e fece un minuscolo sorriso per stemperare la tensione.

«Scusa se ho fatto la pazza.»

Lui fece un gesto a metà tra uno sbuffo e una risata. «Alice ci aveva avvertiti. Lei e James sono diventati piuttosto inseparabili. – disse rispondendo alla muta richiesta della ragazza – Non so come sia potuto succedere, ma dopo un po’ ci si abitua.»

Mary sorrise felice, da sempre fan di James, il suo Capitano. «Cosa avete fatto a Mulciber?» Sbottò lei, curiosa.

E Sirius si lanciò in una filippica che sembrava non finire mai, in cui Mary perse il fiato a forza di ridere, finché non venne interrotto dalla medimaga che lo cacciava via perché aveva sforzato troppo la sua preziosa paziente.

«Ci vediamo domani?» Gli urlò dietro Mary, ridendo a crepapelle e con il cuore a mille.

«Ci puoi contare Mac!»

 

 

Mary fece un risolino guardando affettuosamente il marito. «Me l’ero dimenticato quel soprannome.»

Sirius le prese la mano, sorridendo sornione.

«Fu così che Paddy perse la testa… Non puoi neanche immaginare Harry…» James fece finta di togliersi il sudore dalla fronte scatenando l’ilarità di tutti meno uno.

«Non è vero!»

«Ma come? – infierì Remus – Non ricordi quello che è successo poi?»

La faccia che fece in risposta fece capire a tutti che, sì, lo ricordava bene…

 

 

 

Sirius sembrava avere sempre un’espressione ebete stampata in faccia ogni volta che anche solo rivolgeva uno sguardo a Mary.

Da quando era tornata tutti avevano notato un leggero cambiamento nel rapporto fra i due, anche se ai più sembravano giusto più amici del solito.

James non mancava mai d’intromettersi nei loro discorsi, ufficialmente per il Quidditch, ma in realtà voleva solo infastidire l’amico.

«Mac allora? Quando puoi tornare in squadra?»

Lei sbuffò in risposta. «Ma che avete tutti con questo soprannome? Comunque Madama Chips me l’ha proibito per qualche altro giorno ancora.»

James quasi ringhiò. «Abbiamo la partita con Serpeverde tra due stramaledettissime settimane, porco Salazar!»

«James il linguaggio!» Strillò Remus, poco virilmente e ricordando a tutti la cara Dorea.

Sirius gli scoppiò a ridere in faccia, trascinando tutti gli altri.

«Scusa mamma.» Replicò James tranquillo. «Non volevo turbare le tue povere orecchie. Comunque Mac si potrebbe fare uno strappo alle regole se te la senti.»

Un sorriso le increspò le labbra. «Era proprio quello che volevo proporti.»

«Perfetto. Allora al campo alle cinque… e saluta Alice. Dille di venire.»

Mary alzò gli occhi al cielo. «Voi due non me la dite giusta. Possibile che in così poco tempo siate diventati così amici? Comunque – sventolò distrattamente la mano in segno di saluto – vado su alla Torre. A dopo!»

Quando James vide Sirius osservarla imbambolato andare via fece l’unica cosa che un buon amico avrebbe potuto fare… tirargli uno scappellotto.

«AHI! E questo per cos’era?» Scattò Sirius stizzito.

«Sei proprio cotto imbecillotto.»

Peter sputò il succo di zucca e Remus, prontamente come sempre, gli diede qualche pacca sulla spalla. «Jamie dovresti smetterla con questa storia. Le rime non fanno ridere.»

Quello alzò le spalle in risposta, incurante del giudizio dell’amico, continuando a prendere in giro Sirius che negava con tutte le sue forze un qualche suo coinvolgimento personale con Mary.

«Possibile che tu voglia stare sempre e solo con noi maschietti?»

«Che fine ha fatto Rin? Non la stavi frequentando?» Chiese Peter tossicchiando, ancora provato dalla quasi morte per asfissiamento di poco prima.

«Sì, ma non mi piaceva.»

«Amico – sbuffò James – ti sei proprio fuso il cervello.»

Detto questo diede un altro scappellotto a Sirius e corse via, ridendo alle colorite imprecazioni dell’amico e di una McGranitt scandalizzata e furiosa.




NdA:

Rieccomi finalmente!

Mi spiace aver tardato... Purtroppo adesso comincia la sessione invernale e non so quando avrò il tempo di scrivere!
Il capitolo è corto, ma continuarlo avrebbe significato andare troppo avanti e non mi andava.
Non è come avrei voluto che fosse, ma di meglio non ho potuto fare... spero comunque che almeno un po' vi piaccia:)
Qui abbiamo una visione più ampia della figura di Mary e del rapporto che sta nascendo con Sirius... ma è ancora presto per considerarli una coppia fatta e finita!
Anche loro avranno il loro percorso.
La gif a inizio capitolo raffigura proprio Mary, interpretata da Imogen Poots.

James e Lily sono quelli "canonici"... sinceramente non saprei immaginarli diversamente da loro due:

 

Pian piano vi mostrerò tutti i personaggi della storia... ma adesso vi saluto! Lo studio mi attende, anche se io lo evito come la peste!
Ringrazio tutti coloro che preferiscono, seguono, ricordano e leggono silenziosamente.
Ringrazio soprattutto chi ha recensito lo scorso capitolo: Cinthia988 e umaroth.
Vi mando un forte abbraccio...

Eles  

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Capitolo 7
*** SESTO CAPITOLO - Looking you has been like coming home. ***


Sesto Capitolo – Looking you has been like coming home.

 

 

Sono venuta da te con la speranza distrutta 
Mi ha dato più di una mano da stringere 
Mi hai sostenuta prima che toccassi il suolo 
Dimmi che sono al sicuro, tu mi hai ora

 

 

«Sei proprio cotto.»

Sirius pensava e ripensava alle parole di James. Agli altri erano sembrate tre parole dette giusto per ridere, ma Sirius sapeva che il suo era un avvertimento.

Da sempre si guardavano le spalle a vicenda e l’atteggiamento di James stava a significare una sola cosa: non voleva che si facesse male.

Sirius, dal canto suo, non aveva nessuna voglia di scendere a patti con i suoi sentimenti. Più parlava con Mary, più si sentiva bene con se stesso… e la cosa lo terrorizzava.

Aveva sempre faticato ad ammettere l’importanza di alcune persone nella sua vita e, ancora di più, a tenersele strette… a dimostrare il suo affetto.

Con James era stato facile. Dal primo momento si erano capiti e aveva fatto tutto lui per entrambi. Così come era stato lui a parlare per tutti e due, a fare amicizia con Remus e Peter, così lui aveva formato una specie di gruppetto in cui tutti e quattro potevano essere chi e come volevano, e lui si era trovato a mostrare se stesso con facilità, aiutato dalle piccole spinte che James aveva dato a lui… a tutti loro.

Con Mary, però, era diverso. Adesso doveva essere lui a farsi avanti, a lottare per quel rapporto, ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.

Ogni volta che le si avvicinava per fare qualcosa che andasse oltre le due battute messe in croce per farla ridere, le mani gli sudavano e tremava così tanto che presentarsi davanti a lei in quelle condizioni era impossibile e vergognoso. Oltretutto era sempre con Lily e Alice, e se la prima era discreta e non faceva commenti, la seconda era del tutto invadente e faceva riferimenti poco velati ad un qualche rapporto fra loro due.

Mary, puntualmente, le rivolgeva un’occhiataccia, e Sirius si allontanava subito con qualche scusa. Il malandrino, poi, era consapevole del fatto che James e Alice si ritrovassero a prenderli in giro come due comari. Non per niente li aveva scoperti pochi giorni prima.

James l’aveva guardato innocentemente, mentre teneva dei galeoni in mano e Alice aveva l’espressione trionfante, tipica di chi ha vinto dopo una partita succulenta. Non aveva voluto indagare per non uscirne con l’orgoglio ferito, ma di sicuro scommettevano per ogni sua mossa.

Così, da quando erano tornati dalle vacanze di Natale – potenzialmente mortali, per Sirius, come sempre quando si ritrovava con la famiglia Black al completo – lui aveva deciso di accantonare i suoi sentimenti e mettersi l’anima in pace. Seppur fosse sempre un impavido Grifondoro, non era particolarmente agile nelle questioni di cuore come Remus, che capiva tutti e tutto, o come James, che aveva imparato ad osservare le persone. Lui era solo Sirius, un incapace con i sentimenti che voleva solo stare tranquillo. Inoltre, aveva timore che se la sua famiglia avesse scoperto quello che provava per Mary, avrebbe agito di conseguenza… e non solo contro di lui.

Non voleva mettere in pericolo nessuno, tantomeno una persona che non aveva nessun ruolo in quella storia.

Perciò per i primi due mesi dell’anno Sirius non aveva fatto altro che evitare Mary, se non per salutarla cordialmente, e faceva di tutto per allontanare la vocina nella sua testa che lo tormentava. I suoi amici avevano provato a dissuaderlo con milioni di motivi, ma ogni volta non poteva fare a meno d’infuriarsi e allontanarsi repentinamente da loro.

Quella era proprio una di quelle volte. Era il 18 febbraio, la mattina di una domenica particolarmente fredda e aveva deciso di rintanarsi nella Guferia come faceva spesso. Quel posto non veniva frequentato quasi mai da nessuno e per uno come Sirius, che non sarebbe riuscito a stare mai e poi mai in silenzio, era un toccasana per i nervi tutto quel frullare di ali e tutte quelle piume che gli svolazzavano attorno come fiocchi di neve.

Quel giorno, probabilmente, avrebbe dovuto controllare la Mappa del Malandrino, perché incontrò l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

«Ciao Sir.»

Sirius strinse le labbra, ancora arrabbiato per la discussione di poco prima e già pronto per quella che sarebbe venuta.

«Che ci fai qui?»

«Sei sempre felice di vedermi, come posso notare.» Rispose l’intruso, con voce risentita.

«Potrei esserlo davvero, se solo ci vedessi mio fratello qui davanti e non la copia sbiadita di papà.»

Regulus sbuffò, fissandolo torvo. «Il mio destino è uno.»

Sirius alzò gli occhi al cielo, stanco ormai della solita solfa. «Non ti ripeterò tutte le cose che penso un’altra volta, anche perché vedo che sei troppo stupido per capire evidentemente.»

«Non fare l’uomo vissuto Sirius. Sai solo dare aria alla bocca. Ci odi così tanto eppure sei ancora a parlare qui con me e durante le vacanze torni sempre a casa.»

A Regulus probabilmente sembrò di aver vinto, ma Sirius stirò il suo viso in un sorriso triste e gli voltò le spalle. «Forse perché prima tu eri l’unica ragione per restare.»

Non aspettò una sua risposta. Riprese le scale e si allontanò il più possibile dalla Guferia. Avrebbe voluto parlare con James e stava quasi per prendere lo specchietto nelle sue tasche quando sentì una voce familiare. Si nascose immediatamente dietro un arazzo spazioso lì accanto e rimase in ascolto.

«… sei davvero gentile, Francis, ma non devi disturbarti ad accompagnarmi alla Torre.» stava dicendo Mary ad un tipo magrolino e allampanato.

«Ma no… nessun disturbo.» rispose lui, grattandosi la nuca, imbarazzato.

«Senti, dimmi cosa c’è. So che vuoi dirmi qualcosa, l’ho notato per tutto il pomeriggio.» Lei scoppiò a ridere, notando il rossore del ragazzo.

«Sono un po’ imbarazzato a dire il vero… comunque – prese un respiro profondo – mi piaci molto Mary, e mi piacerebbe uscire con te ad Hogsmeade, se ti va.»

Lei sorrise, un po’ triste. «Scusami Fran, ma per ora non voglio uscire con nessuno. Ho qualcun altro per la testa.»

Sirius drizzò le orecchie e sciolse i pugni che fino a quel momento aveva tenuto stretti. I nervi gli si tesero ancora, però, quando sentì le parole sussurrate del ragazzo a due centimetri dal viso della ragazza: «se cambi idea sarò a tua disposizione».

Per un solo attimo, pensò di uscire fuori e prendere a pugni Francis, ma la risposta gentile e decisa di lei e dei passi lontani riuscirono a farlo tornare con i piedi per terra.

«Puoi uscire, sai?»

Sirius ghiacciò sul posto. Come aveva fatto a notarlo?

«Non ti mangio mica.» Continuò lei, con un’intonazione forte.

Il malandrino tentennò per un attimo, prima di rendersi conto che rimanere lì sarebbe stato un comportamento da completo idiota.

«Ehi.» disse piano e a testa bassa, come se temesse una strigliata.

Mary gli sorrise. «Mi ero dimenticata la tua voce.» Una nota triste nel suo tono gli fece alzare di scatto la testa. Vide le spalle voltate della ragazza, mentre si allontanava, e si avvicinò subito a lei trattenendola per un polso.

«Non te ne andare.» Non era una domanda, ma non sembrava nemmeno un’affermazione. Era una supplica.

«Sono degna di attenzione adesso?» Replicò gelida, in un modo che non era per niente da lei, mentre si girava per scrutarlo.

Sirius non riusciva a guardarla… non con quel cipiglio fiero e orgoglioso che di solito aveva anche lui. Il problema era che con Mary non riusciva a mentire. Ogni sua barriera crollava senza tentennamenti e si ritrovava sempre nella situazione di partenza… quella in cui era completamente pazzo di lei.

«Lo sei sempre Mac.» Disse con tono scherzoso, cercando di alleggerire la tensione.

Lei alzò gli occhi al cielo, avendo capito l’antifona. «Pensavo dovessi farmi di nuovo un giretto in infermeria per parlarti.»

«Non dirlo nemmeno per scherzo.» s’infuriò Sirius. «Non è stato bello vederti in quelle condizioni.»

Mary sospirò. «Lo so benissimo, visto che da dentro non ero messa meglio.»

Sirius la osservò un attimo e poi la tirò dietro l’arazzo con lui. «Parliamo un po’. Raccontami del tuo stato di shock o di quello che era.»

«Non c’è nulla da dire.» Mary si sedette sul pavimento e alzò la testa verso Sirius. Solo il viso era in luce e i suoi occhi azzurrini sembravano color dell’oro.

Per un attimo Sirius perse le parole, zittito da una bellezza così semplice e così disarmante. «C’è invece. Non ne hai parlato con nessuno, vero? Nemmeno con Alice e Lily?»

Mary storse la bocca nervosamente. «Non mi sembrava il caso di farle preoccupare più di quanto già non fossero. Mulciber voleva mutilarmi. Tagliarmi il braccio con cui tenevo la bacchetta… per questo ero piena di graffi e tagli.»

Sirius strinse i pugni furioso. «CHE COSA?» urlò, facendola sussultare.

«Calmati, non possiamo fare nulla.»

«Calmarmi? Calmarmi? Come faccio, di grazia? Perché tu sei tanto tranquilla?!» La vista di Sirius si annebbiò un attimo.

«Io mi sono svegliata che ero accanto a te Sirius. È stata la tua voce a farmi rendere conto di quello che era successo… i tuoi occhi…» La voce le si era fatta roca e aveva chiuso gli occhi per non guardarlo. Un lieve rossore le aveva intaccato le guance.

«…io?»

«Non so perché – aggiunse subito Mary – ma guardarti è stato come tornare a casa.»

Sirius rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere. Per lui passare del tempo con lei era qualcosa di così spontaneo e semplice che spesso si chiedeva se non fosse nel corpo di un altro.

E in un attimo capì tutto quello che aveva cercato d’ignorare… fin dal primo anno Mary era stata gentile con lui. Avevano condiviso l’amicizia di James, si erano fatti i dispetti e avevano sempre scherzato su qualsiasi cosa. Lei era sempre stata l’unica a non vederlo come l’amico di James Potter, il fratello di Regulus Black, il diseredato, il Serpeverde mancato, il combinaguai… quando parlavano lui era per lei solo Sirius… e lui sapeva che senza Mary non sarebbe stata la stessa cosa. In ogni momento lui cercava lei, come se fossero due calamite destinate ad attrarsi. Era entrata in punta di piedi nella sua vita e non ci si era scollata più. Ora che l’aveva capito non avrebbe avuto più la forza di mandarla via, di allontanarsi, di evitarla. Non avrebbe potuto, perché semplicemente non voleva. Non voleva perdere qualcosa di così prezioso a causa della sua famiglia, del suo maledetto sangue puro, o del suo stupidissimo orgoglio.

«Per me vale la stessa cosa – cominciò con voce tremante – anche se io non so bene cosa sia una casa. L’ho capito solo qui, con James e gli altri. Ma anche tu… anche tu mi fai sentire sempre nel posto giusto… e non come un soprammobile.»

«Parli della tua famiglia?» Chiese Mary con la fronte corrugata.

Sirius sospirò e strinse i denti. «Già. Siamo agli sgoccioli ormai.»

Lei si alzò e mise le sue mani sulle sue spalle, con solennità. Sarebbe stato divertente, se l’argomento non fosse stato così mortalmente serio. «Vorrà dire che in qualsiasi brutto momento io ti riporterò a casa, sempre… e tu lo farai con me.»

Sirius sorrise. «Promesso.»

Lui si era innamorato della sua risata, della sua allegria e della sua fragilità, e per questo sapeva che avrebbe passato ogni secondo a proteggerla. Adesso non ci sarebbe più stato solo James a cui guardare le spalle… adesso anche Mary entrava nella lista di quelle persone di cui non avrebbe mai fatto a meno, di quelle che rendevano la sua vita una grande avventura.

 

 

…credo sia stata quella la consapevolezza che mi ha portato a riuscire in ciò che tentavamo da mesi…

 

 

Erano ore e ore che tutti e tre sedevano al limitare della Foresta Proibita, riscaldati solo da una lieve fiamma accesa da James. Eppure nessuno mostrava segni di cedimento…

Sirius pensava e ripensava a ciò che era successo il giorno prima.

Aveva capito finalmente quali fossero i suoi sentimenti e li aveva accettati, seppur fosse terrorizzato a morte. Ne avrebbe dovuto parlare con James, appena se la sarebbe sentita di ammetterlo ad alta voce.

Concentrandosi su quella roccia, pian piano cominciò a tremare. Dietro l’attenzione che aveva per quel compito, vorticavano distrattamente tutti i pensieri riguardanti il suo amore per Mary e il suo odio per la sua famiglia.

Pensò ai suoi migliori amici… alle sue lotte nei corridoi… alla voglia di combattere per difendere le persone che amava… ai suoi scherzi idioti… pensò a tutto ciò che in un modo o nell’altro lo rendeva Sirius… e una scossa gli percorse tutte le membra.

Sirius boccheggiò, senza respiro. Una fitta allo stomaco lo fece contorcere come una cartaccia in un fuoco. Sentiva tutte le ossa cambiare e rimanere allo stesso tempo le sue. Sentiva il suo viso allungarsi e i denti diventare come lame.

E per un attimo, quando riuscì di nuovo a respirare, si sentì più che mai se stesso. In quel momento aveva davanti alle sue palpebre ogni cosa che aveva fatto per arrivare a quel momento, ogni sbaglio, ogni certezza, ogni paura, e riuscì a sentirsi libero.

Aprì gli occhi, piano, sentendo dolore in ogni pelo.

Pelo

Si girò di scatto. Ogni cosa era in bianco e in nero… anche i suoi migliori amici che lo osservavano da vicino, intimoriti e felici assieme.

Sirius capì che ce l’aveva fatta e, quando decise di urlare per la gioia, abbaiò.

James e Peter scoppiarono a ridere fragorosamente, mentre lui si rendeva conto di essersi realmente trasformato in un cane, l’unica forma che avrebbe potuto collegare la sua famiglia al suo modo di essere.

«Non ci posso credere che tu sia stato il primo!» strillava James nel panico più totale. «Ritrasformati! Dobbiamo parlare.»

Ma Sirius non aveva la minima intenzione di lasciare così presto quella pace interiore che aveva appena trovato... così prese a scodinzolare lì attorno, annusando un po’ tutto e cercando di dare una forma a tutti gli odori che sentiva.

Non si era mai sentito così bene con se stesso prima di allora, forse solo in alcuni momenti da femminucce con James, ma allora doveva essere consolato dal suo migliore amico.

In quell’istante, invece, aveva raggiunto la piena consapevolezza e accettazione di sé. Si sentiva fuori da se stesso e al contempo era lui stesso.

Era una sensazione così difficile da spiegare che adesso capiva perché non c’erano istruzioni dettagliate su come trasformarsi.

I suoi due amici si erano seduti di nuovo per terra, in contemplazione, ormai stanchi di aspettarlo evidentemente… così decise di ritornare umano e si concentrò.

Adesso era tutto più facile, come respirare…

 

…la sensazione più bella del mondo Harry. Doverla spiegare fu davvero difficile…

 

 

Aveva risposto alle domande dei suoi amici più volte, ma aveva omesso il dettaglio più importante, quello destinato in primis a James.

C’era una specie di patto tra loro due dove ogni cosa passava prima da una loro conversazione prima di diventare reale e, in un certo senso, stavolta non l’aveva del tutto mantenuto.

Perciò, quando si ritrovarono tutti e quattro in dormitorio, Sirius trovò un pretesto per allontanarsi con il suo migliore amico. «James andiamo a prendere qualcosa dalle cucine? Così festeggiamo la mia trasformazione!» Usò un tono così falso che solo un sordo non se ne sarebbe accorto, ma Remus e Peter, conoscendoli, si mostrarono felici e li lasciarono andare.

Camminarono un po’, cercando in silenzio un posto che andasse bene per parlare, lontano da orecchie indiscrete. Perciò dopo due rampe di scale si appostarono in uno dei passaggi segreti da loro scoperti da poco.

«Bene, cosa devi dirmi che ancora non mi hai detto?» Esordì James non appena ebbero varcato l’arazzo.

Sirius sospirò in imbarazzo. «C’è una cosa che non ho avuto il coraggio di dirti. Ecco… io…»

«Ti sei innamorato di Mary.» Concluse James per lui.

Avrebbe dovuto aspettarselo che il suo migliore amico l’aveva già capito, forse anche prima di lui stesso.

Non disse nulla, non c’era nulla da dire in effetti, e aspettò soltanto che James facesse la sua mossa.

«Me l’aspettavo. Oltre noi, ti mostri solo con lei.» Poi sorrise felice e lo abbracciò.

Ecco, quello era proprio uno di quei momenti da femminuccia che sarebbe rimasto nella loro bolla privata e che non avrebbero mai condiviso con nessuno. In quell’abbraccio Sirius capì che niente sarebbe cambiato, che lui e James sarebbero rimasti sempre loro due, vicini in ogni piccolo cambiamento.

Con quell’abbraccio James non gli dava solo la sua approvazione, ma era la tacita promessa che lui ci sarebbe sempre stato e che, Sirius, comunque fosse andata a finire, non doveva avere paura… perché c’era chi gli copriva le spalle.

 

 

 

Prenderesti il comando 
Se perdessi il controllo? 
Se mi distendessi qui 
Mi porteresti a casa?

 

{ Jess Glynne – Take me home }

 

 

 

NdA:

Ciao ragazzi! 

Sono ancora qui... con qualche giorno di ritardo, ma ci sono!

Purtroppo adesso devo concentrarmi sull'università, quindi aggiornerò quando posso. :)

Parlando del capitolo, ho deciso di concentrarmi maggiormente su Sirius stavolta.

Ritengo che sia uno dei personaggi più complessi della Rowling e che quindi meritasse dell'attenzione in più.

La canzone collega i vari avvenimenti del capitolo:

- l'incontro con Regulus sancisce l'addio con la sua famiglia;

- l'incontro con Mary sancisce l'inizio di... bè lo sapete!; 

- il dialogo con James, invece, sancisce la continuazione di qualcosa che rimarrà per sempre.

Sirius capisce quale sia davvero casa sua, per questo riesce a trasformarsi. 

Il cane, a mio parere, accomuna tutti i vari aspetti di Sirius. Il suo nome rappresenta la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore, ed è la sua famiglia a chiamarlo così, mentre il cane non solo è istintivo e giocoso, ma anche protettivo verso chi ama e all'occorrenza pericoloso. Almeno questa è l'interpretazione che ho dato io.

Detto questo, ringrazio umaroth per aver recensito lo scorso capitolo in primis, ma anche tutti cloro che semplicemente leggono la storia, preferiscono, ricordano, seguono! 

Grazie mille a tutti voi. Sono cose come questa che mi spingono a continuare a scrivere.

Ci risentiamo al prossimo capitolo,

Baci

Eles 

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Capitolo 8
*** SETTIMO CAPITOLO - Furious ***


Settimo Capitolo – Furious

 

 

«Non ci credo che sia successo davvero.» Stava dicendo Remus, con gli occhi fuori dalle orbite. «Vi prego ditemi che è uno scherzo. Non bastava l’Ossessione Lily? Adesso comincia anche l’Ossessione Mary

«EHI!» protestò James, punto nell’orgoglio. «La mia non è un’ossessione.»

Peter scoppiò a ridere sguaiatamente, guadagnandosi un’occhiataccia dal diretto interessato.

«Tranquillo Rem, non sarò la primadonna della camera. Quel posto è già occupato.»

James sbuffò, mandando occhiate truci a tutti e tre i suoi “amici”. «Quando conquisterò Lily Evans avrete poco da ridere.»

«Se questa non è un’ossessione…» Sussurrò Sirius sorridendo divertito.

«Adesso devi solo dichiararti.» Osservò Remus con un ghigno malandrino.

«Stai scherzando spero. Non accadrà mai.»

«Ma dai! – Peter aveva uno sguardo sconvolto – Non si tratta di Lily, ma di Mary. Tu a lei piaci.»

«Peter ripeti quello che hai appena detto e farò passare la tua tentata trasformazione in un tentativo andato male che… non so… ti farà perdere qualche parte del corpo fondamentale.» Insinuò diabolico James.

L’altro, dal canto suo, si zittì intimorito. Mai e poi mai ricordare a James Potter che non sarebbe mai stato voluto da Lily Evans.

«La cosa è irrilevante. Ho solo quindici anni… avere una ragazza non è una mia priorità.»

 

 

James scoppiò a ridere senza freni. «Le ultime parole famose Felpato!»

 

 

Quell’anno marzo era particolarmente gelido, ma per coraggiosi Grifondoro come James Potter e Alice Prewett passeggiare per il parco non era tanto impensabile.

«Davvero Sirius ha detto questo?» stava dicendo la suddetta. «Non ci credo neanche un po’.»

«Sul serio Ali… non so se ridere o piangere!» James fece una faccia corrucciata, quasi arrabbiata, prima di scoppiare a ridere. «Accidenti, se capitasse a me lo urlerei in Sala Grande!»

«Non avevo dubbi. – ridacchiò lei – Credo che per te sarà un’impresa più difficile però. Mi dispiace Jam.»

Lui le rispose con un’alzata di spalle e si sedette scompostamente vicino ad un faggio. «Non importa.»

«Invece sì. – Ribatté Alice. – Vuoi sapere la novità? Tutti pensano che siamo una coppia.»

James sgranò gli occhi. «Ma noi siamo amici!»

«James siamo a Hogwarts! Che ti aspettavi?» Alice si scompigliò i capelli biondi e gli si mise di fronte. «Tranquillo, le persone che contano sanno che non è vero.» Disse, facendogli l’occhiolino.

«Bè, a quanto so c’è un ragazzo che è parecchio interessato a te.» Buttò lui casualmente.

«Oh no, NO! Non voglio saperne niente.» Fece lei scuotendo la testa. «L’ultima volta che ho sentito questa frase arrossivo in continuazione a pochi metri da Chris. È stato imbarazzante.»

James scoppiò a ridere in modo incontrollabile. «Sì, ma poi ci sei uscita insieme! E poi lui non sarebbe mai stato all’altezza… questo qui invece sì.»

«Non sono mica una principessa, - sbuffò lei – ma va bene. Dimmelo, tanto lo farai comunque.»

Un sorriso malandrino illuminò il volto dell’amico. «Nah, forse è meglio che sia lui a farsi avanti.»

«Sei davvero incorreggibile. Adesso che voglio saperlo, non me lo dici.» Alice alzò gli occhi al cielo, un po’ imbronciata.

«Vedrai, cara mia Ali…»

 

 

…ma questa è un’altra storia…

 

 

«Ho saputo che dei Serpeverde hanno attaccato Peter Minus… Severus era con loro Lils.» Le stava dicendo Marlene con un’espressione dispiaciuta e compassionevole.

«Che vuoi dire che l’hanno attaccato? E lui? Lui come sta?»

Non era possibile. Non c’era motivo che Severus facesse del male a qualcuno. A Peter poi, perché? Avrebbe quasi capito se si fosse trattato di Potter e Black, ma Peter?

«È scappato. Sapeva di non poterli affrontare.»

«Grazie per avermelo detto.» Si alzò di scatto dal suo posto in biblioteca che l’aveva tanto rasserenata fino a poco prima e decise di camminare un po’.

Un tremolio la stava pervadendo da capo a piedi, perché semplicemente non poteva credere che il suo più caro amico avesse davvero fatto una cosa così meschina, e al tempo stesso non riusciva a non crederci.

Da quando era diventato così facile anche solo pensare che Severus fosse capace di fare del male? Da quando il bambino che la proteggeva da sua sorella era diventato un uomo senza scrupoli?

Lui non poteva davvero aspettarsi che lei passasse al di sopra di tutto, anche dei suoi principi e dei suoi valori – sopra se stessa persino! -, solo per un’amicizia ormai quasi a pezzi. Cosa rimaneva dei bambini che giocavano con la magia?

Quasi niente. Erano cambiati entrambi… adesso lei era nel mirino dei “cattivi”, e il suo migliore amico? Cos’era davvero?

Chi era?

Il Serpeverde fino al midollo che fino a quel momento lei non aveva visto? Quello che veniva sempre accusato di cattiveria, quello che era invischiato fino al collo con le arti oscure, come avevano sempre sostenuto Potter e Black?

Le avevano sempre detto che era capace di capire le persone, eppure quanto si era sbagliata fino a quel momento? Quante volte aveva incolpato se stessa per errori non suoi, tutto in favore di una grande amicizia?

La verità era che in quel momento non capiva nemmeno più se stessa.

 

 

«Peter era stato attaccato e noi eravamo furibondi. Lui però era scappato… aveva dato prova di essere un codardo… non so se fu quella consapevolezza, o qualcos’altro, che lo portò a trasformarsi ancor prima di me.» …

 

 

Peter era un topo! Gironzolava nella radura, mentre Sirius passava dalla forma umana a quella canina con un battito di ciglia.

E lui ancora non ci riusciva. Lui che era il migliore in Trasfigurazione ancora non riusciva a trasformarsi, e la cosa lo faceva impazzire. Insomma, c’era riuscito Peter che in quella materia faceva disastri su disastri!

Inoltre, la sete di vendetta verso i Serpeverde era diventata così forte che lo stava corrodendo dentro.

Prima Mary, poi Peter… e c’era ancora Lily Evans che difendeva il suo prezioso migliore amico del cavolo!

Pensare che era lui quello considerato cattivo e malvagio lo faceva quasi ridere…quasi. Di solito la rabbia era più forte di tutto il resto e non riusciva a pensare lucidamente.

Come in quel momento.

Sapeva che Sirius lo stava osservando attentamente con la coda dell’occhio. Sapeva che aveva capito già tutto senza che lui parlasse…della sua frustrazione, del suo rammarico, della sua furia – non tanto diversa da quella di Sirius stesso. Per questo, quando disse le parole seguenti già era certo di ricevere l’appoggio del suo migliore amico.

«Penso che dovremmo fare qualcosa ai Serpeverde.»

Peter gli scoccò un’occhiata a metà tra la paura e l’euforia.

«Io ci sto.» Rispose Sirius, alzando le spalle. «Si meritano un bel trattamento dopo tutto quello che hanno fatto. Peter è stato fortunato che sia riuscito a scappare, altrimenti chissà come starebbe adesso.»

La sua voce aspra fece sorridere il topastro in modo riconoscente. «Anche io ho voglia di una bella vendetta in stile malandrini.» Asserì dopo pochi secondi.

«Perfetto allora. Dobbiamo solo convincere Remus adesso.»

Calò un silenzio teso.

«Non io!» Urlò Peter, seguito subito da James.

Sghignazzanti si voltarono verso Sirius che sbuffava. «Non è giusto. In questo gioco mi fregate sempre!»

E se ne andò, come un condannato al patibolo, verso la persona, in quel momento per lui, più temibile del Castello. 

 

 

NdA:

Hi, guys!

Sono tornata dopo tanto tanto tempo. Un mese se non erro!

Mi dispiace molto, ma ho avuto gli esami a cui pensare, quindi non avevo nè la voglia nè il tempo di scrivere.

So che questo capitolo è più breve dei precedenti, ma il prossimo sarà più lungo, don't worry. :)

Il quinto anno sta finendo per i nostri ragazzi, ma di cose ne accadranno ancora tante.

Nel frattempo, stavo pensando di creare delle mini-storie su altre coppie. Vi farò sapere prossimamente! ;)

Vi avviso inoltre che ho scritto la trama dei prossimi due capitoli e, secondo le mie previsioni, il prossimo sarà l'ultimo incentrato sul quinto anno. Ovviamente dal sesto anno in poi le cose si fanno più serie, quindi non farò molti salti temporali come ho fatto fino ad ora.

Conto di aggiornare entro le prossime due settimane, ma non sono ancora del tutto sicura. 

Dipende sempre tutto dallo studio! 

Nel frattempo vi mando un bacio e i miei più sinceri auguri per una felice Pasqua!

A presto,

Eles

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