Sirius Diaries

di Alyx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter One ***
Capitolo 3: *** Chapter Two ***
Capitolo 4: *** Chapter Three ***
Capitolo 5: *** Chapter Four ***
Capitolo 6: *** Chapter Five ***
Capitolo 7: *** Chapter Six ***
Capitolo 8: *** Chapter Seven ***
Capitolo 9: *** Chapter Eight ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Sirius Diaries
 
Prologue
                                                                      
Azkaban, 1 Novembre 1981
 
 

«Saresti da rinchiudere ad Azakaban, Padfoot.»
 
 
 
Ho sempre pensato che il destino fosse una cosa curiosa.
È incredibile come in un attimo tutto può cambiare. Tutto a causa sua.
Noi esseri umani camminiamo costantemente appesi a un filo di rasoio. E il destino a volte ti solleva dalla lama, a volte si diverte a farti inciampare.
 
Ho sempre pensato che il destino fosse una cosa curiosa.
Cambia come vento.
È ovunque, e nessuno é capace di sfuggirgli.
Il destino sembra agire senza seguire un'apparente logica.
 
Ho sempre pensato che il destino fosse una cosa curiosa.
Si accanisce sempre contro chi non se lo merita. E voi, no, non ve lo meritavate di certo.
 
Ho sempre pensato che il destino fosse una cosa curiosa.
Si dice che ognuno ha ciò che si merita, che il destino ha in serbo per ognuno di noi esattamente quel che ci meritiamo.
 
Ho sempre pensato che il destino, alla fine, sapesse cosa stava facendo. Che sapesse il fatto suo e che per tutto c'è una spiegazione logica.
 
Invece no.
Il destino è solo una mente contorta da un sadico piacere che trae soddisfazione nel fare soffrire gli uomini.
Li innalza più che può verso la felicità, li solleva lontano, lontano dalla dolorosa lama di sofferenze, per poi spingerli giù nel baratro del dolore più cupo.
Il destino è crudele. Il destino è maligno. Il destino ti schiaccia sotto il peso del supplizio.
Perché solo il destino può aver fatto questo.
Perché solo il destino può aver giocato con le nostre vite spensierate fino a questo punto per poi farci questo.
Perché solo il destino può imprimermi nella mente le tue stesse parole, James, quando tu sei morto ed io sono qui.
Perché solo il destino può averti ucciso, avervi ucciso, semplicemente così. Senza darci prima nessun campanello di allarme.
Perché io so che tu non l'hai mai detto sul serio, più di quattro anni fa, dopo quella magnifica ed architettata esplosione nei sotterranei dei Serpeverde, con quel tuo solito ghigno soddisfatto sulla faccia, gli occhiali storti e le guance leggermente sporche di fuliggine.
Eppure eccomi qui, amico. Proprio come ha voluto il destino.
 
 
 
«Saresti da rinchiudere ad Azakaban, Padfoot. Mi fa davvero paura a volte quel che può uscire da quella tua mente contorta.»
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice
Un’autrice che si vergogna terribilmente di essere sparita dalla circolazione per un anno intero, ma che è fiduciosa nel cambiamento, proprio grazie a questa fanfiction bellissima.
Il prologo è da suicidio, lo so, ma vi prego abbiate fiducia in me. Rido da sola quando la scrivo.
Mi sono trovata terribilmente bene a scrivere dal punto di vista di Sirius –apparentemente siamo scemi uguali-.
Sarà divertente, ve lo giuro. Non fermatevi qui.
A presto, non so bene quando perché tra meno di due settimane comincia la Maturità, ma non mi interromperò. Spero.
Grazie mille a tutti,
Alice
 

 

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Capitolo 2
*** Chapter One ***


Sirius Diaries 
 
Chapter One
 
 
Azkaban, 14 Novembre 1981
 
 
Era semplice ignorare il peso dell'oscurità che stava attanagliando le viscere del nostro mondo quando l'Hogwarts Express ci portava lontani, fino all'anello di montagne scozzesi che nascondeva la nostra scuola. Nascondeva lei e noi. 
Era semplice ignorare il pericolo stretti tra quelle mure di pietra scura e lasciarci cullare dai soliti drammi adoloscenziali e rifiutarci di vedere oltre la spessa coltre di nebbia ai bordi della Foresta Proibita. 
Era facile perdersi nell'illusione che la McGranitt o Silente potessero sistemare tutto alzando un po' la voce o brandendo semplicemente la bacchetta. 
Era semplice, un sogno, volevamo solo vivere la nostra adolescenza senza preoccuparci che un Mago Oscuro con tendenze razziste e omicide volesse far fuori un terzo della popolazione magica. 
Allora ci sembrava lecito, ora mi sembra solo stupido. 
Ma era tutto così bello. Tutto era divertente. Era tutto una sfida. 
La sfida più grande di James era Lily. Lo era sempre stata. Dal primo, primissimo istante in cui l'aveva vista. Tutto quello che aveva fatto in sette anni di (più o meno) istruzione magica era stato per lei. Prima nell'odio, poi nell'amore. 
La sfida più grande di Remus era una vita normale. Nel mettere piede nel castello di Hogwarts lui aveva fatto il suo primo passo verso l'essere un po' più normale, un po' più come gli altri. Un ragazzo senza la bestia. 
Ovviamente non sarebbe mai potuto guarire dalla licantropia, ma lì sarebbe stato sopportabile. 
La sfida più grande di Peter era trovare coraggio. Un coraggio che non riusciva a trovare in sé stesso, ma che sperava di trovare nei suoi amici. 
La vita ad Hogwarts era una sfida. Per tutti. E noi ci abbiamo messo sei anni per accorgerci a malapena che quel tipo di sfide non erano niente, niente a confronto a cosa c'era fuori. 
Ma non voglio ricordare cosa c'era, cosa c'è ancora, fuori. 
Voglio tornare là dentro, precisamente al nostro settimo anno, perché quello è stato l'anno delle svolte. É stato l'anno in cui il dentro e il fuori si sono confusi. L'anno in cui il dentro stava per andarsene. Ma c'era ancora. L'anno in cui il fuori stava per arrivare. Ma non c'era ancora. 
 

 
Il primo settembre del 1977 iniziò l'anno delle svolte. 
La stazione di Hogsmeade era affollata come sempre, i primini rimbalzavano spaventati da una parte all'altra del binario, spaventati, confusi, eccitati, i prefetti e i caposcuola andavano e venivano, se possibile ancora più ansiosi dei primi, ma almeno cercavano di nasconderlo. 
Tuttavia, per qualcuno, non tutti i prefetti e i caposcuola si stavano dando da fare adeguatamente. Lily
Evans, la gabbia del gatto gelosamente stretta sotto il braccio e sommersa da più di un paio di valige, più che camminare sembrava levitare da terra; stringeva tra le mani un fascicolo di fogli scritti fitti. Eppure trovò
pure il tempo per lamentarsi, come sempre. 
«Black! Potter!» 
Avevo sempre odiato il modo stridulo con cui urlava i nostri nomi. Sempre. Fin dal primo istante. 
«Per carità! Fate qualcosa di utile!» 
James, poggiato accanto a me a fianco del treno, si accigliò. «Veramente, noi stiamo facendo qualcosa di utile!»
Nello stesso instante io dissi: «Non vedo come potremmo. Arrivare alle carrozze trenta metri più avanti non è così tanto difficile nemmeno per quegli inutili mocciosi del secondo anno.» 
Lily sospirò. «Black, ti ricordo che anche tu sei stato un inutile moccioso del secondo anno. E per di più sei prefetto! Ancora mi chiedo dopo due anni quanto tu abbia pagato Silente per lasciartelo fare.» la ragazza scosse la testa e per un attimo la gabbia del gatto le scivolò facendo miagolare stridulamente la palla di pelo dal colore mistico rinchiusa dentro. «In ogni caso dovresti essere in testa al gruppo e indicare loro la strada. E tu Potter, dovresti essere là più di lui!» 
Mi portai le mani alle tempie, gemendo. «Ti prego, Evans. Mi hai già fatto venire mal di testa dopo meno di tre minuti che abbiamo messo piede quaggiù.» 
«Siete voi quelli che, come sempre, prendete ogni cosa come un gioco. Persino le vostre cariche di Prefetto e Caposcuola!» 
James alzò gli occhi al cielo. «Stiamo solo aspettando Remus e Peter, Evans. Smettila di lamentarti.» 
Lei assottigliò lo sguardo, già sul piede di guerra. «Non riesco... Non posso capire come tu abbia fatto a diventare Caposcuola, Potter! Cosa diavolo pensava Silente eh? Proprio un'ottima idea lasciare le redini della scuola a te!» 
Le guance di Lily si macchiarono di rosso per la rabbia e un'altra volta tentò di sistemare la gabbia del gatto facendolo miagolare.
«Non me ne frega proprio niente di essere Caposcuola, Evans! Se sei irritata...» 
«Irritata? Irritata?! Affatto! Sono furiosa! È un'offesa alla diligenza di milioni e milioni di studenti più adatti di te e...»
«...dal fatto che dovrai sopportarmi più del solito, fattene una ragione! Tu non...»
«...il ruolo di Caposcuola non è da prendere alla leggera come fai tu! È un dovere non puoi semplicemente...»
«...capisci. Non é stata una mia scelta! Non l'ho chiesto io a Silente e forse tu...»
«...fregartene e fare sempre quel diavolo che ti pare coi tuoi amici! Devi prenderti le tue responsabilità, volente o...»
«...non credi che io possa essere all'altezza, ma ho quasi diciotto anni mi merito un po' di fiducia da parte tua! Tu non mi stai ascoltando!»
«...nolente! Sei solo un moccioso, Potter! Non ti meriti la mia fiducia! No che non ti sto ascoltando. Sei tu che dovresti ascoltare me!» 
«SMETTETELA!» sbottai quando le orecchie cominciarono a fischiarmi. «SUBITO! Siete patetici! E paranoici! Vattene Evans, ormai la maggior parte degli studenti è sulle carrozze. Non hai bisogno del nostro aiuto.»
Proprio in quell'istante la gabbia del gatto le scivolò dalla presa, precipitando verso terra. 
Giusto un secondo prima che la palla di pelo si sfracellasse al suolo, James afferrò la sua bacchetta e la puntò verso la gabbia che si fermò miracolosamente a mezz'aria. Lily lo fissò leggermente sorpresa prima di riafferrrarla e incastrata sottobraccio.
«Già. Non ho bisogno del vostro aiuto.» borbottò poi, prima di girarsi e andarsene. 
James sospirò. 
«Non è andata così male.» commentai cercando di alleggerire la situazione. 
«Non importa, Sirius.» 
James si riappoggiò al treno, incrociando le braccia al petto dopo aver rimesso  la bacchetta sotto il mantello. 
Era palese che a James importasse, a lui importava tutto quello che riguardava la Evans, ma ormai era diventato bravo a non lasciarlo notare agli altri. 
Anche io, negli ultimi tempi, avevo qualche difficoltà a capirlo fino in fondo. Appoggiato in quel modo al treno, niente sembrava turbarlo; si stava nascondendo dietro la leggera irritazione del ritardo degli altri due Malandrini.E gli riusciva così dannatamente bene. 
Lasciai cadere il discorso, promettendomi di riprenderlo il prima possibile, e esattamente undici secondi dopo Peter inciampò fuori dalla carrozza. 
«Ma dove diavolo eravate finiti!?» domandò impaziente il mio migliore amico, facendo un passo lontano dal treno per aiutare Peter a non finire spiaccicato sul binario. 
Remus scese tre secondi più tardi, scaraventando tre valige giù dal treno. «Se voi due non foste schizzati fuori dallo scompartimento ancora prima che il treno si fermasse con la scusa di incollare la porta dello scompartimento di Piton, noi due non avremmo dovuto raccattare tutti i vostri bagagli!» 
Il lupo mannaro risalì sull'Hogwarts Express e ne scese di nuovo con altre quattro borse in bilico precario tra le sue braccia. 
«Sirius hai intenzione di rimanere lì a fissarmi o pensi di aiutarmi?» ironizzò Lupin. 
«In effetti sei così attraente, Moony...» 
«Sirius.» mi interruppe glaciale. «Non era una gentile richiesta. Aiutami. Adesso.» 
Con un sospiro divertito afferrai un paio di valige. 
«Il mio, invece, era a tutti gli effetti un meraviglioso complimento.»
Remus sbuffò. «Queste cose dovresti dirle alla tua ragazza.» 
«Io non ho una ragazza.» i tre Malandrini mi fissarono accigliati. Tutto fu chiaro dopo un attimo. «Oh merda.» 
 
 
Ci sono un paio di cose che un fidanzato nella media non dovrebbe mai fare e. Dimenticarsi della proprio ragazza è una di queste. Non che io fossi realmente innamorato di Katherine Saul, non le avevo mai detto "ti amo", non portava un anello al dito e non avevo sentito particolarmente la sua mancanza durante l'estate (ci eravamo scritti forse un paio di lettere piuttosto imbarazzanti), ma le donne si offendono molto, molto facilmente. Anche se sono le prime ad ammettere che non sempre è necessario. Ma è una specie di caratteristica implicita nel loro DNA. 
Era stata parecchio spaventosa in effetti la scenata che Katherine aveva fatto fuori da Hogwarts. Molto spaventosa. Sì, forse un po' aveva ragione, non avrei dovuto dimenticarmi del nostro appuntamento al binario nove e tre quarti di quella mattina, ma molto probabilmente se lo era aspettato più di me. 
Lo schiaffo alla fine era stato molto d'effetto e un paio di studenti lì intorno avevano lanciato qualche fischio di ammirazione: ovviamente non nei miei confronti. 
Quando mi misi a sedere al tavolo dei Grifondoro leggermente in ritardo, gli altri tre Malandrini si erano già accomodati e chiacchieravano tranquillamente con la squadra di Quidditch. Remus mi aveva prevedibilmente tenuto libera la panca di fronte a lui, anche se dopo sei anni di permanenza a Hogwarts ancora mi chiedevo chi era quell'idiota che non aveva imparato che quello era il mio posto. 
«Allora Padfoot? Come l'ha presa la tua ragazza?» 
Fulminai James, irritato. «Ribadisco, che io non ho una ragazza.» 
«Ah, non lo metto in dubbio. Adesso non lo metto in dubbio.»
Stavo per rispondergli per le rime ma la McGranitt fece il suo ingresso seguita da qualche dozzina di undicenni in estasi. 
Dopo il solito applauso di incoraggiamento e la nuova filastrocca del Cappello Parlante (alla quale nessuno prestò particolare attenzione tranne i primini.) la professoressa di Trasfigurazione cominciò ad elencare i nomi. 
«Alcott, Michael.» 
«Chissà se quest'anno ci sarà un Testurbante.» commentai ad alta voce, applaudendo automaticamente alla decisione del Capello. («Grifondoro!»)
«Sirius.» cominciò Remus. «Lo chiedi tutti gli anni. Sai che è praticamente impossibile.
Una bambina salì di corsa le scale, sedendosi sullo sgabello vicino alla McGranitt. 
«Si dice che succeda all'incirca ogni cinquant'anni. Ne sono passati più di quarantacinque dall'ultimo Testurbante, perché non dovrei chiedermelo?» 
Remus scosse la testa. («Gabble, Ryan.»)
«Forse perché ti rode non esserlo stato per una manciata di secondi Sirius?» domandò allegro James. Decisamente allegro, vista la sfuriata di Evans poco prima. Ma avevo imparato negli anni che Hogwarts, Quidditch e cibo avevano effetti notevoli sull'umore del mio amico. 
«Di sicuro tu, Progs, non avevi da fare grandi discorsi col Cappello visto il poco cervello che ti ritrovi.» 
«Semplicemente io ero sicuro di dove volevo stare.» 
«Tu non avevi da rompere nessuna tradizione.» 
Frank Paciock si voltò sibilante verso di noi. «Volete chiudere il becco voi quattro?» («Tassorosso!»)
Peter ridacchiò. 
«Narrow, Laureen.» chiamò la McGranitt.
«Quando finisce? Ho una fame che non ci vedo più.» mi lamentai picchiattando sulla superficie immacolata della tavolata. 
«Non ne avevamo dubbi, Padfoot.» commentò Peter. 
«Stai zitto e smettila di lamentarti per tutto.» protestò ancora Remus. 
«Ma io...» («Stark, Anthony.»)
«Avanti così e rischi di essere il primo studente a essere richiamando durante lo Smistamento. Ti prego, Sirius, risparmiacela.» 
E con quello Remus pose definitivamente fine alla discussione. L'improvviso silenzio nella Sala Grande catturò la mia attenzione. Il Cappello non parlava. 
«Remus...» 
«Zitto.» sibilò Moony.
Mi sentii libero di non seguire il suo consiglio. «Da quanto tempo il marmocchio è là sotto?» 
«Poco più di tre minuti.» mi informò Peter. 
Tutti aspettavano il verdetto evidentemente impazienti, nel completo silenzio, interrotto solo da qualche occasionale sussurro. 
«Me lo sentivo che era l'anno giusto, questo.» mi sporsi di più dalla panca, per vedere meglio.
Remus sibilò un ammonimento. 
«A quanto siamo?» lo ignorai palesemente, come sempre.
«Quattro minuti e diciasette, diciotto, diciannove...» pigolò Peter. 
Il Cappello ancora taceva. Mi era sempre piaciuta l'idea di assistere allo smistamento di un Testurbante. Sapevo che la McGranitt lo era stata ma nonostante le mie insistenze durante gli anni non aveva rivelato nessun dettaglio. Peccato.
«Testurbante in arrivo tra trenta, ventinove, ventotto...» se fossi stato su una sedia, sarei stato in equilibrio sulle gambe posteriori. 
«Sirius! Smettila!» ringhiò Lupin. 
«...ventisette...»
«Tassorosso!» 
Il tavolo più in là scoppiò in un grande applauso. 
«Tassorosso? Tutta questa lotta interiore per... Tassorosso?» chiese James. 
«Maledizione! Pochi secondi! Pochi secondi!» imprecai. 
«Ti diverte il pensiero che forse c'era un pazzoide come te tra gli studenti del 1971, a disperare per pochi secondi, al tuo Smistamento, Padfoot?» commentò applaudendo Remus.
«Dovresti smetterla di provocarmi, Moony. Potrei decidere di giocarti un brutto scherzo la prossima luna piena.» («Wart, Marilyn.»)
Lupin sospirò scuotendo la testa mentre si diffondeva nel gruppo la consapevolezza comune che non avremmo più avuto tante lune piene da festeggiare di lì pochi mesi.
Avremmo dovuto smettere di fare un sacco di cose alla fine di quell'anno, e noi cercavamo in tutti i modi di non pensarci. Saremmo dovuti crescere, andare ad affrontare quel che c'era fuori, e ne eravamo completamente terrorizzati. Finché eravamo ad Hogwarts ci sentivamo protetti, al sicuro. Eravamo ancora dei bambini. Era il nostro ultimo anno, e sembrava essere arrivato troppo presto. 
Il Cappello Parlante fece la sua ultima scelta. «Serpeverde!» 
Ancora nell'eco dell'ultimo applauso, Silente si alzò, aprendo le braccia nel suo solito amplesso di benvenuto. «Solo qualche parola ho da dirvi per ora, signori.» Il vecchio professore fece scorrere lo sguardo su ciascuna tavolata. «Non indugiamo oltre: buon appetito!» 
Un attimo dopo comparvero sui tavoli tanti, tantissimi vassoi dorati dai quali il cibo sembrava impaziente di essere tolto. La Sala Grande esplose in un boato di entusiasmo generale e finalmente, cominciammo a mangiare. 
 
 
 
 
 
Angolo dell'Autrice: 
Ho deciso di coronare il mio penultimo giorno di scuola da liceale con un aggiornamento. Il che è un evento. Visto che poi avrò decisamente poco tempo per dedicarmi a scrittura e pubblicazioni da giovedì, cogliamo il mio ultimo giorno di libertà. 
:3 
Grazie alla mia piccola Vì per essere sempre qui a recensire (-se non ci fossi tu sarebbe imbarazzante Ahahaha-) 
Comunque, questo è il capitolo che meno mi convince della storia, ma non posso mica essere geniale fin da subito! Comunque adesso potete capire come è impostata la storia, e decidere se vi piace come idea o no. 
Grazie comunque a chi a letto e inserito nelle preferite/seguite/ricordate. Spero di sentire qualche vostra opinione con questo capitolo! 
Un bacione a tutti, 
Spero a presto (pregate per me e tutti i maturandi, un giorno sarà ricambiato :3) 
Alice 

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Capitolo 3
*** Chapter Two ***


Sirius Diaries

Chapter Two


 
Azkaban, 3 Dicembre 1981

 
 
Il cibo a Hogwarts era decisamente magnifico. Gli elfi domestici erano incredibili e durante i banchetti di inizio anno sembravano sempre dare il meglio di loro. Alla fine della cena noi studenti eravamo sempre tanto pieni da temere di scoppiare da un momento all'altro e le chiacchiere si riducevano al minimo. Era allora che Silente richiamava il silenzio che già quasi c'era, semplicemente alzandosi e schiarendosi la gola. Faceva qualche passo verso di noi, guardando ogni tavolo, ogni casa, ogni studente e cominciava il suo discorso con una frase filosofica che poi si concludeva in battuta. 
E quell'anno, l'ultimo nostro anno a Hogwarts, non fece eccezione. Albus Silente si alzò dalla sua grande sedia e tossicchiò. Senza smettere di guardarci si avvicinò a noi studenti. 
«È incredibile come ogni anno tutto cambi ma rimanga sempre lo stesso.» ed ecco la frase filosofica. «Ogni anno Hogwarts accoglie calorosamente e lascia andare nostalgica alcuni di voi. Ai nuovi arrivati, benvenuti. Io e tutti i vostri futuri professori vi auguriamo una buona e felice permanenza. Agli altri, ben tornati.» 
Silente si sistemò con gentilezza gli occhiali a mezzaluna, facendo qualche passo ancora in avanti prima di riprendere il discorso. 
«So bene che con le pance piene che abbiamo, il dolce pensiero di un letto morbido ci attira notevolmente, ma vi chiedo solo alcuni minuti di attenzione.
Innanzitutto, vorrei presentarvi la nuova insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure, la professoressa Meadowes, giovane ma valida Auror che ha accettato volentieri l'incarico di provvedere alla vostra educazione magica. Spero che vorrete accoglierla nei migliori dei modi e non fare l'errore di sottovalutarla.» Noi studenti applaudimmo educatamente mentre alcune teste si sporgevano per osservare la nuova insegnante, che a sua volta applaudiva diligentemente. Non sembrava così male.
«Proseguiamo. Vorrei ricordarvi che Hogwarts è la vostra casa: il rispetto prima di tutto. 
Devo spiegare e ricordare che è proibito l'uso della magia nei corridoi, contro gli studenti e, sono stato pregato di ricordare, gli animali in egual modo. Il signor Gazza non ha gradito affatto il nuovo colore del pelo della sua gatta, nonostante potesse sembrare molto originale.» alcune risatine. Io e James ci scambiammo un'occhiata d'intesa. Remus scosse la testa e Peter ridacchiò. Persino Silente sembrò sorridere da sotto la barba. 
«L'accesso alla Foresta Proibita è, come dice il nome, proibito e vi ricordo che avvicinarsi al Platano Picchiatore non è una saggia idea, se tenete alla vostra salute.»
Alla citazione dell'albero stregato Remus si irrigidì impercettibilmente. La paura che qualcuno potesse scoprire qualcosa non sembrava essere diminuita nonostante fossero passati anni. Sopratutto non quando avevo avuto la malsana idea di invitare Piton a una delle nostre serate
«Domani mattina a colazione vi saranno distribuiti gli orari scolastici e vi ricordo che non è possibile cambiare alcunché.» 
Si levò dalla sala qualche borbottio seccato o deluso e Silente richiamò al silenzio. 
«Solo un'ultima cosa, ragazzi.» ci fissò terribilmente serio. Sapevamo, sentivamo, che ne avrebbe parlato ma fu lo stesso tragico sentire il preside così allarmato. «Il mondo magico non sta passando momenti tranquilli da qualche mese, non nascondiamocelo. E nonostante Hogwarts sia uno dei posti più sicuri al mondo, non può proteggervi da voi stessi. Questo mago oscuro non deve entrare nelle vostre menti. Rimanete sempre oggettivi, pensate con la vostra testa, basandovi su quello che apprendete qui. Aiutatevi tra di voi e non perdete mai il controllo. Non permettete all'oscurità di entrare nel vostro cuore, perché poi liberarvene non sarà facile.» sorrise. «Contate suoi vostri amici ma non lasciate mai che siano gli altri a decidere per voi.» 
Il preside batté le mani, rompendo il senso di gravità che si era creato. «Bene, signori. I vostri letti vi aspettano. Prefetti e Caposcuola conto su di voi per accogliere e aiutare i nuovi arrivati. Nessuno escluso. Buona notte e ricordate: non fidatevi mai delle Gelatine Tuttigusti+1.» e con la solita battuta sui dolci e un caldo sorriso il preside ci congedò. La Sala si animò, gli studenti si alzarono e le porte si spalancarono. 
Eppure, non tutti gli studenti erano riusciti a rilassarsi dopo il discorso di Silente. Con la coda dell'occhio, mentre mi alzavo per sacrificarmi ad aiutare i nuovi marmocchi, vidi James incantato a fissare la Evans. E la cosa strana non era lui, la fissava sempre, ma lei. Ancora seduta sulla panca circondata dal caos, se ne stata pietrificata con lo sguardo più spaventato che le avessi mai visto, mentre stringeva tra le dita il suo coltello. E nemmeno sembrava notare il rivolo di sangue che le scendeva lungo il polso. 
 
 
Ci separammo da James dopo meno di cinque minuti. Ovviamente non voleva perdere tempo: c'era un solo aspetto positivo nell'essere Caposcuola, ovvero condividere del tempo con la Evans. 
Ero sicuro di essere stato l'unico a notare quanto fosse rimasta scossa dal discorso del preside ma non avevo idea del perché. Non ero mai stato molto legato alla ragazzina, ma conoscevo qualcuno che avrebbe potuto aiutarmi. 
È sempre stato un po' il mio difetto fatale, essere curioso, e di certo non potevo ignorare quel che avevo visto. Così quando Peter trotterellò in bagno prima di andare a letto, raggiunsi Remus chiuso nel suo baldacchino. E se le tende erano chiuse c'era ovviamente un perché, ma lo ignorai bellamente. Moony era nudo dalla cintola in su e si stava spalmando un strano unguento sulle braccia e sulla schiena, esattamente sulle cicatrici dell'ultima luna piena. 
«Sirius.» mi richiamò tra l'imbarazzato e il curioso. «Non dovevi...»
Lo interruppi. «Sì, lo so. Ma tu continua pure mentre io parlo.» 
Il lupo mannaro aggrottò un sopracciglio e chiuse il barattolo mistico. Gli avrei chiesto più tardi che cosa era esattamente quella roba disgustosa. 
«Che vuoi?» 
Io sorrisi sornione. «In effetti il tuo petto nudo mi disorienta e...»
«Stai zitto, ti prego. Cosa vuoi?» tagliò corto il mio amico. 
Mi distesi sul suo letto, le braccia incrociate dietro la testa. «Sai se la Evans ha qualche problema?» 
Remus mi fissò dubbioso e confuso. «No, perché, io non...»
Mi alzai di scatto a sedere. «Cosa sai, Remus?» 
Lui si strinse nella spalle, e riafferrò il suo barattolo magico. «Io non so niente, davvero, Lily è assolutamente normare e non capisco perché...»
Lo interruppi ancora. «Era sconvolta dopo il discorso di Silente.  Ora, tu puoi dire anche di non sapere niente e che quella ragazza sta bene, ma sinceramente nessuno che sta bene stringerebbe la lama di un coltello fino a farsi sanguinare la mano, quindi...»
Remus mi guardò incredulo. «Cosa ha fatto?» 
«Hai sentito bene, amico mio. Ora mi dici che problemi ha quella ragazza?»
Lunastorta abbassò gli occhi sulle sue mani che stringevano l'unguento, e sospirò. 
«Voldemort ha ucciso i suoi genitori questo luglio.»
Sganciata la bomba, pensai che sarebbe stato meglio non saperlo. Quell'irritante, isterica, secchiona bambinetta era appena diventata orfana. 
«Sirius. Non dirlo a James.» disse poi Remus prima di tornare a spalmarsi la schifezza. 
«Perché no?» 
«Farebbe lo stupido, uscirebbe di testa, combinerebbe un gaio. Davvero, non dirglielo. Pochi sono a conoscenza di ciò, ed è esattamente quello che Lily vuole. Non essere compatita dagli altri, nascondendo il fatto.» spiegò il lupo mannaro. 
Tentai di replicare. «È la logica più idiota del secolo. Non è mica colpa sua se...»
Remus scosse la testa. «Non capisci, Sirius. Ovviamente non è colpa sua, ma è quello che Lily pensa. I suoi genitori sono stato attaccati perché lei è ritenuta colpevole di essere magica. Di aver rubato la magia a qualcuno.»
Sbuffai. «Quella...»
«Si chiama Lily, Sirius. È una tua compagna di classe e di Casa. Ed ha appena perso entrambi i genitori. Potresti cercare di non fare l'acido insensibile come tuo solito?» mi zittì Remus. 
Stetti in silenzio per non aggravare la mia situazione e cambiai argomento. «Passami quella sbobba. Te ne metto un po' dietro la schiena: hai una ferita enorme.»
Fece come gli avevo detto e mi passò la scatola. 
«Cos'è questa roba? Puzza come la cuccia di un elfo domestico.» chiesi allora. «Chi te l'ha data? Dove sei stato lo scorso mese per ridurti in questo stato?» 
In effetti Remus era messo peggio del solito e il fatto che cercasse di nascondercelo mi allarmava. 
«Penso di essermi imbattuto in qualcosa di grosso, ma non ricordo bene.» e anche se era vero che la memoria di Moony è decisamente frammentaria durante le trasformazioni, era chiaro che stesse mentendo. «E questo unguento me l'ha preparato Madama Pince. È incredibile quindi non mi lamento di certo dell'odore.» rispose il mio amico. 
Cominciai a spalmare sulla ferita. Remus si irrigidì e strinse i denti. 
«Ti fa male?» domandai preoccupato quando gli luccicarono gli occhi. Quella robaccia mi puzzava, non solo fisicamente, ma anche metaforicamente. 
«Brucia solo un po'. Non ti fermare.» 
Finii e gli ridiedi il barattolo un secondo prima che James spalancasse la porta entrando e urlando. Remus si portò l'indice alla bocca guardandomi eloquente e nascose la medicina sotto il letto. 
Un attimo dopo realizzai che James non stava urlando, ma cantando. 
«Oh, mio amore. Oh, sei come la mia stella che brilla nelle notti più buieee..
Peter uscì dal bagno con le mani sulle orecchie. «Ti prego, James, smettila.»
Io e Remus scostammo le tende. James era in mezzo alla stanza, gli occhiali storti sul a naso e una guancia più rossa dell'altra. Non mi ci volle molto per immaginare quel che era successo. 
«Un altro pugno dalla Evans?» domandai praticamente retorico. 
A James brillarono gli occhi. «No.» 
Remus si accigliò. «Come no?» 
Era sempre così, e sempre così imbarazzante. Noi come tre scemi intorno a quello schizzato di James Potter che blaterava e blaterava e perdeva la testa per Lily Evans. Alcuni direbbero che la testardaggine di James era romantica, io ho sempre pensato che fosse semplicemente scemo. E la sua testardaggine incredibilmente patetica. 
«È stato Mocciosus a colpirmi e Lily mi ha difeso. Peter, hai capito? Lily, la mia Lily, mi ha difeso!»
James sospirò come una ragazzina che parla della sua cotta platonica per un cantante, e si mise a sedere sul suo letto. 
«È stato incredibile! Lily è stata incredibile.» continuò mentre tra di noi ci lanciavamo sguardi preoccupati. 
«Io propongo il reparto psichiatrico del San Mungo.» bisbigliai a Remus e Peter. 
«Non penso ci sia una cura efficace per una cotta.» osservò Wormtail. 
«Ma questa non è una cotta. Questo è un delirio.» 
Remus ci zittì e ci fece cenno di ascoltare. 
«... E quando Piton mi ha colpito, Lily è davvero andata su tutte le furie. Ha tolto persino dei punti casa a Serpeverde e ha detto a Mocciosus di non avvicinarsi più a lei o avrebbe chiesto un ordine restrittivo. È stata davvero incredibile. Lui si è nascosto nei suoi capelli unti e a balbettato qualcosa ma Lily mi ha afferrato il braccio -capite? Mi ha toccato di sua spontanea volontà e senza nemmeno picchiarmi!- e mi ha portato via. Mi ha dato addirittura la buona notte e si è scusata per il pugno di Mocciosus!» 
Remus tossicchiò. Peter domandò qualcosa di Quidditch tentando vanamente di cambiare argomento mentre James continuava a parlare e sognare ad occhi aperti. 
«Insomma è stata davvero gentile con me ed era così bella e sexy e dolce allo stesso tempo e...»
Cosa che dicevo io? Ah già, patetico
 
 
 
 
 
Angolo dell'Autrice: -che è sopravvissuta più o meno indenne agli scritti di maturità
Alice è tornata, gente. Adoro questo capitolo. Adoro il rapporto tra Sirius e Remus. 
La costa divertente è che me lo dico da sola AHAHHAHA. 
Comunque. 
Sono stranamente soddisfatta di sta fanfiction quindi è per questo che sono così di fuori. Questo e la maturità. Odio, domani vado a vedere l'esito degli scritti. Vi prego, pregate per me. Anche per l'orale, già che ci siete. Sarete ricompensate con un... Capitolo! 
So già che sarà una tortura aggiornare perché devo farlo da tablet visto che quell'ameba di mio fratello si è fottuto il Mac e lo odio. Perdonatemi in caso venissero fuori cose strane.
Ringrazio le recensioni degli scorsi capitoli, anche se sono ancora pochine. MA non perdo la speranza! Anche perché invece le preferite/seguite/ricordate stanno aumentando.
Aspetto con ansia i vostri pareri, 
A presto! (Dopo l'orale del 7 luglio, credo. May the odds be ever in my favour. Ah no, ops. Ho sbagliato saga.)
Baci e abbracci
 
Alice 
 

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Capitolo 4
*** Chapter Three ***


Sirius Diaries
 
Chapter Three 
 
 
Azkaban, 11 Dicembre 1981
 
 
Era incredibile come riuscissi a cavarmela sempre, in qualsiasi situazione, con una soglia di impegno scolastico ridotta veramente ai minimi termini. Non solo ero sopravvissuto ai professori, ai compiti in classe, agli esami e persino ai G.U.F.O., ma l'avevo fatto in grande stile. La gente quasi mi odiava -e Remus era davvero, davvero geloso- a causa della mia media estremamente alta nonostante non mi applicassi praticamente per niente. Ma in particolare c'era una materia che per quanto mi impegnassi ad andare male, mi riusciva straordinariamente bene: Pozioni. 
L'avevo sempre odiata. E il perché era così palese che ovviamente mi ostinavo a rifiutarlo. C'era sempre stata la diceria che fossero i Serpeverde i maestri delle pozioni e sapere che potenzialmente avevo qualcosa in comune con quella casa, mi faceva venire la nausea. 
E giuro che ci provavo. Andavo in coppia con Peter o, ancora peggio, con Remus, ma incredibilmente l'intruglio veniva sempre miracolosamente discreto. Non importava quanto impegno ci mettessi per sabotarlo. 
«Sirius, ti prego, smettila di sbadigliare e aiutami.» pigolò Remus seriamente in difficoltà con il Distillato di Morte Vivente. Stando ai fatti, era incredibilmente facile sbagliare quella pozione, e non vedevo l'ora di prendere un voto pietoso. 
«Certo Moony, certo.» 
Alcuni dicevano che un clima di tensione fosse in grado di condizionare la riuscita della pozione. Io litigavo praticamente in continuazione con Remus, eppure nonostante la sua completa incapacità nella materia, tutto il mio disimpegno e le nostre discussioni, davvero quella sbobba non veniva nemmeno vagamente disastrosa.  
«Sirius Black, impegnati, ti scongiuro! Non posso permettermi di andare male anche questa volta. La mia media in Pozioni sta tragicamente precipitando verso il basso e...»
Lo interruppi afferrandogli dalle mani il coltello e cominciando a tagliare a caso gli ingredienti. «Ti prego, Remus, quando mai la tua media in Pozioni è stata abbastanza alta da permettersi di precipitare?»
Il ragazzo quasi ringhiò. Cosa che gli riusciva piuttosto male constatato che aveva una buona percentuale di lupo che gli scorreva nel sangue. «Smettila.» 
Mi strinsi nelle spalle. «Sei tu che mi hai detto di darmi da fare.» 
«Esatto.» approvò strappandomi ancora di mano il coltello. «Ma fallo in silenzio e senza commenti idioti su di me.»
Alzai le mani dichiarandomi innocente per poi afferrare dallo scaffale dietro di noi un mestolo in bronzo. «Hai fatto tutto da solo, Moony.» 
Remus stava per scuotere la testa ed arrendersi, ma poi sgranò gli occhi e afferrò il mio cucchiaio. «Bronzo?! Davvero?! Vuoi farci saltare in aria?» urlò rosso in viso. 
Lumacorno ci sibilò un distratto «Shh.», troppo impegnato ad ammirare i suoi due pupilli che si sfidavano pateticamente, Mocciosus e la Evans, che già dalla prima lezione cercavano di farsi notare, come sempre. 
Guardai accigliato il mio amico, la mano fermamente chiusa intorno al mestolo, sotto la sua. «Chi è che ha preso una O ai G.U.F.O. di Pozioni, qui?»
Remus lasciò offeso il cucchiaio e io andai verso il calderone, cominciando a mescolare. E non esplose niente. 
 
 
Almeno, non nel nostro banco. Tuttavia non si poté dire lo stesso della coppia Evans-Paciock due file davanti a noi. 
Frank era uno degli studenti più bravi del nostro anno -cosa che non si poteva certo dire della sua allora fidanzata Alice, che era davvero un disastro  nella maggior parte delle materie.- ma a Pozioni in genere, accanto alla Evans, il ragazzo scompariva. Ci si accorgeva a malapena della sua presenza, e Lumacorno era il primo a cadere in errore. Frank era un tipo pacifico, non alzava mai la voce, si impegnava sempre al massimo ma diceva alle persone sempre cioè che pensava di loro, senza peli sulla lingua, sempre il più tranquillamente possibile. Per questo, fu decisamente imbarazzante e sorprendente la parte in cui il Grifondoro cominciò a sgridare e urlare contro Lily Evans. 
E la cosa ancora più stupefacente fu la reazione della ragazza. Stette zitta, capo chino verso il pavimento, gli occhi nascosti dietro i lunghi capelli rossi, forse lucidi forse no; avevo visto la Evans arrabbiarsi mille volte per una pozione riuscita vagamente imperfetta, l'avevo vista milioni di volte sbraitare contro James per un niente, ma mai l'avevo vista in quello stato. 
Mi ero sempre sentito un po' vicino a quella ragazza alla fine, entrambi lontani dalla famiglia, odiati ed esclusi come se fossimo stati portatori di una malattia terribilmente contagiosa e mortale. Ma io non mi sarei mai ridotto così, sgonfiato come un palloncino, alla loro morte. Mio padre e mia madre mi odiavano, mio fratello agiva di conseguenza, tutti i miei parenti mi giudicavano un reietto. 
Per la prima volta, mi sentii più lontano che mai dalla ragazza, ma allo stesso tempo confuso e irritato. Era divertente farla arrabbiare, vederla irarsi col mio migliore amico, farle mille dispetti che andassero contro i suoi progetti di studentessa modello... In qualche modo la Evans era diventata una specie di amica, un capro espiatorio delle nostre vite da malandrini. Se lei fosse cambiata, se si fosse arresa, niente avrebbe avuto più un senso preciso.
Era un po' come sconfiggere il nemico, ma a tradimento e senza averlo colpito veramente. Era più come prendersela con un bambino indifeso che ha preso il posto del bullo. 
La Evans uscì dalla classe balbettando qualche scusa sul fatto che non si sentisse molto bene, passando proprio davanti al banco mio e di Remus. Lupin cercò lo sguardo della ragazza, vanamente, e sospirò. Non feci in tempo ad aprire bocca che Lumacorno, alle prese col calderone esploso, mi chiamò. 
«Signor Black, segua la signorina Evans e si assicuri che si rechi in infermeria.» 
Guardai Remus confuso per poi intravedere James fissarmi arrabbiato qualche metro più in là.
«Signor Black! Si sbrighi!» mi spronò il professore, e a me non rimase altra scelta che uscire. 
 
 
Non so perché tra tutti i presenti l'insegnante avesse scelto me, forse perché ero il più vicino alla porta, ma cercare e trovare la Evans non fu facile. Con quelle sue gambette secche si era quasi volatilizzata. E se il non potersi smaterializzare dentro le mura di Hogwarts non fosse stata più che una regola ma praticamente una legge magica, avrei persino preso in considerazione il fatto che la ragazza si fosse davvero smaterializzata lontana miglia e miglia. 
Avevo cercato dappertutto -Sotterranei, Sala Grande, Sala Comune, Infermeria...- senza scorgere nemmeno la minima traccia del suo passaggio e stavo quasi per arrendermi quando mi fermai in bagno, e lì fu Mirtilla Malcontenta a salvarmi da una brutta situazione con Lumacorno. E svelargli di aver perso la sua pupilla non sarebbe stato facile. 
Ma il fantasma piagnone per una volta si rivelò utile. La sentii lamentarsi ululando nei gabinetti. «Sempre tutti a piangere nel bagno della povera Mirtilla, vero?» piagnucolò con la sua vocetta stridula e lamentosa la ragazzina fantasma. «Ma certo, tanto Mirtilla è un fantasma ormai, e i fantasmi non creano troppi problemi. Ma Mirtilla è stufa e...» 
Il resto del discorso lo ignorai, mi sistemai e uscii. Corsi al secondo piano e entrai nel bagno della Malcontenta. 
Lo specchio del lavandino centrale alla sinistra dell'entrata era in mille pezzi e rannicchiata con la schiena contro le porte dei gabinetti c'era la Evans. Si teneva il pugno destro con l'altra mano e gocciolava sangue per terra. Non si accorse di me, o forse non volle accorgersene, sperando che me ne andassi. 
Quando non lo feci, non la prese molto bene. 
«Dovresti farti medicare lo sai, Evans?» inveii facendo qualche passo avanti.
Lei si irrigidì ma non alzò la testa. «Lasciami stare, Black. Non sono in vena.» 
Mi appoggiai al secondo lavandino, fissandola da qualche metro di distanza. «Il che è un vero peccato. Speravo potessimo divertirci.» 
«Davvero, vattene.» ordinò senza guardarmi. 
«Fidati, ne sarei felice e contento, ma sai com'è. Ordini di Lumacorno.» mi giustificai, sincero fino ad un certo punto. 
Lei scosse la testa. La mano e le spalle le tremarono ed io distolsi lo sguardo. Puntai la bacchetta allo specchio, mormorai un «Reparo» e lo specchio tornò al suo posto, come nuovo. 
«Sirius, ti prego.» supplicò tentennante la ragazza. «Devi andartene.» 
Non mi aveva forse mai chiamato per nome, ma non fu quello a stupirmi. La sua voce. La Evans era sull'orlo del pianto. E non voleva essere aiutata, capita. Non voleva nessuno che la consolasse, ancora una volta, non voleva mostrare le sue debolezze. A nessuno.
«Hai bisogno di aiuto, Evans. Non me ne andrò finché non me lo permetterai.»
Lei scosse il capo. «Non sei mio amico.» 
Mi accucciai alla sua altezza, ancora distante qualche metro. «Forse è un bene. Forse è esattamente quel che ti serve.» 
Lily alzò la testa, fino ad allora nascosta nelle ginocchia, e dai capelli lunghi. 
Aveva le guance rigate di lacrime, gli occhi rossi iniettati di sangue, la bocca tirata in una linea dritta tremante. Lei prese un bel respiro. «Davvero, ho bisogno che tu te ne vada.»
«No.» mi opposi. « Tu hai bisogno di sfogarti con qualcuno che non sia uno specchio.» 
Le sue mani avevano preso a tremare incontrollate. Chiuse gli occhi e una coppia di lacrime le scese dalle ciglia, scivolando lungo le gote. Mi chiesi in che guaio mi fossi cacciato, ma ormai non potevo più tornare indietro. 
Mi avvicinai e afferrandola per le spalle, stando ben attento a non urtarle il pugno ferito, la sollevai da terra. Si resse a malapena sulle sue stesse gambe. 
Le due lacrime precedenti se ne erano tirate dietro molto altre. In un silenzio tombale, gli occhi ancora chiusi, Lily Evans stava piangendo. 
Una volta in piedi, non la lasciai andare. Titubante mi avvicinai di più, incastrandomi vicino a lei, e un attimo dopo la ragazza appoggiò la fronte alla mia spalla, la mano ferita stretta al petto. 
Stemmo in quella posizione pericolosa per qualche minuto, al limite tra il toccarsi e lo sfiorarsi, poi la presi per le spalle e la portai verso l'uscita. 
«Hai bisogno di farti curare, Lily.» 
Lei asserì, annuendo con la testa, e smettendo immediatamente di piangere, come se avesse appena spento un interruttore. 
Alzò la testa, asciugandosi con la sinistra le guance umide, e piano piano si fece guidare fino all'infermeria, dove Poppy, senza fare domande, le curò la mano e le diede una fiala che la ragazza s'infilò in tasca. 
Durante la visita me ne stetti sul fondo della stanza, le braccia incrociate al petto, aspettando che fosse finita. Poi la Evans uscì, dopo aver annuito nella mia direzione e sillabato un silenzioso «Grazie» con gli angoli della bocca. 
Non la rividi più per tutto il giorno, nonostante le lezioni fossero appena cominciate. 
 
 
Quella sera mi ricordo che me ne stavo con Remus e Peter in dormitorio, una sigaretta teatralmente infilata dietro l'orecchio -un brutto vizio babbano conseguenza di un'ennesima marachella mia e di James, molto creativa-, mentre spiavo qua e là la gente che appariva ignara sulla Mappa del Malandrino. 
James irruppe nella stanza strepitando emozionato. «Oh, io adoro questi aggeggi babbani. Sirius vieni veloce!» 
Lo guardai scettico mentre riversava sul suo letto un pacchetto di strani oggetti lunghi e cilindrici, rivestiti di carta. «Cosa diavolo...?» accennai confuso. 
«Telardi, Sirius. Un'invenzione babbana. Sono incredibili, me li ha venduti un Tassorosso del quarto anno. Non hai idea di quante cose potremmo far saltare in aria grazie a questi cosi!» spiegò eccitato il mio migliore amico. 
Remus si avvicinò a noi, sistemandosi gli occhiali da lettura sul naso. «James cosa...? Sono petardi!» 
«Sì, Moony, non hai sentito cosa ho appena detto?» tagliò corto lui ignorando il fatto  di aver sbagliato a dire il nome babbano. «Sirius dovremmo provare a farli saltare addosso alla gatta di Gazza.» 
«James non dire idiozie.» si intromise Lupin, allungandosi per afferrare i petardi. «Questi cosi sono pericolosi. Rischieresti di uccidere quel povero animale.» 
James colpì la mano dell'amico, facendo cadere i nuovi acquisti. «Remus smettila per una volta di fare il guastafeste.» 
«Qui non si tratta di stupidi scherzi, James. È pericoloso.» ribatté il lupo mannaro. 
«Facciamo cose ben più pericolose, Moony. Una volta ogni mese circa, ricordi?» ironizzò il cercatore. 
«È una cosa diversa, James. E lo sai bene.» lo riprese punto sul vivo Remus. 
«Sirius, digli qualcosa.» mi tirò in ballo Potter, ed io mi ritrovai con tre paia di occhi addosso proprio mentre mi toglievo la maglietta, senza una ragione precisa. 
«Mrs. Purr è decisamente antipatica, Remus devi ammetterlo. Ma non voglio rischiare di essere espulso perché ho ucciso quell'ammasso di pulci.» sentenziai stringendomi nelle spalle. 
«Potremmo provare a farli esplodere sotto il tavolo di Serpeverde a cena...» propose Peter, proprio nello stesso istante in cui James sbuffava un «Ti sei rammollito, Black.» 
C'era un solo problema: all'epoca pensavo che la parola rammollito e il mio nome non Potter mai stare nella stessa frase, a meno che non fossero divisi da un non mai
«Il giorno in cui io mi rammollirò sarà lo stesso in cui tu ti farai la Evans, Prongs.» sibilai minaccioso avvicinandomi a lui. 
James la prese molto male. «Brutto viscido vigliacco pezzo di...» 
«Smettiamola subito.» ordinò Remus venendo a separarci. «Metti via quei petardi, James Potter. E tu smettila di ringhiare, Sirius.»
Ma io e il mio migliore amico continuammo a fissarci con aria di sfida. Il che avrebbe  presto portato a una solita idiota competizione in cui ci saremmo fatti molto male. 
Succedeva spesso e noi ci divertivamo un sacco. Era l'ultimo anno che avremmo potuto farlo senza rischiare di uccidere sul serio qualcuno, quindi non ci saremmo di certo fermati. 
Dal primo anno ad Hogwarts avevamo indotto sfide e scommesse a centinaia, e ce ne fu una soltanto che non portammo mai a termine, almeno non in maniera ufficiale. Quella di Lily Evans. Dopo tre anni e sopratutto dopo che avevo visto quanto James stesse seriamente male per quella testarda pulce rossa, ero stato io ad annullarla. Non avrei mai permesso a una ragazza di rovinare la nostra amicizia, tantomeno a quella pazza della Evans. 
Peccato che non sarei riuscito a mantenere nemmeno quell'obiettivo.
 
 
 
 
 
Angolo dell'Autrice:- che è sopravvissuta, incredibilmente, anche agli orali di maturità
Sembrava impossibile, ma c'è l'avevamo fatta. Mai nessuna frase più fu azzeccata di questa. Ahahahha 
È finita gente, sono quasi ufficialmente una non-liceale. Quasi perché il voto lo saprò solo sabato, ma spero di aver preso più di quattro punti giusto per arrivare al sessanta (ma io miro l'ottanta eh) 
Comunque, a parte i miei scleri da quasi-non-più-liceale, ecco a voi un nuovo capitolo. Ho avuto bisogno di una giornata (anche due) di nullafacenza prima di trovare le forze per andare a litigare con l'editor. 
Io, ribadisco, amo come mi stia uscendo il rapporto Sirius/Remus, e Wow, quasi li shipperei. Ahahahha 
Comunque, fatemi sapere come vi sembra. Sono sempre aperta anche a critiche, non sono mica una scrittrice :D
Ultimo avviso: non so quando avrete il prossimo capitolo perché vado al mare -finalmente- e non ho rete laggiù :/ Comunque, spero di arrangiarmi in qualche modo! 
Ringrazio sempre le recensioni, ma spero di avere più opinioni al più presto :3 
Baci e abbracci da una quasi-non-liceale-super-stanca-ma-finalmente-in-vacanza
 
Alice 
 

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Capitolo 5
*** Chapter Four ***


Sirius Diaries 
 
 
Angolo dell'Autrice: 
Sì, sono tornata. No, non è colpa mia se sono andata a Cuba e non c'era uno straccio di connessione. E sì, miei curiosi amici, ho anche preso 82 alla maturità. 
Comunque, vi piazzo qui le note perché beh, il raiting è arancione per una ragione, e non solo per le parolacce. 
 
Non voglio rovinare la lettura di nessuno per cui mi impegno a segnalare la presenza di contenuti sessuali (erotici? non so nemmeno come si dice, sono poco professionale vero?) e insomma, avete capito. Mi impegno addirittura a segnalare il punto preciso nel capitolo, in caso qualcuno debole di stomaco volesse saltare semplicemente la suddetta parte. In caso qualcuno trovi inappropriato il raiting arancione, potete gentilmente segnalarmelo con una Recensione o messaggio. Non ho niente in contrario a cambiarlo in rosso se ritenuto necessario. 
 
In più, vi regalo un recap inutile, perché non è che sia successo un granché ancora, ma siccome non mi faccio vedere da più di un mese, ve lo devo.
E nulla, credo di shippare un po' Sirius e Remus, ma questo l'avete capito ahahah. 
Ringrazio come al solito le recensioni dello scorso capitolo e vi esorto a lasciarmi sempre i vostri commenti, 
my friends. Perché solo grazie a voi posso migliorare, critiche comprese.
Vi voglio bene, alla prossima! 
 
Alice 
 
Recap: Sirius ricorda da Azkaban l'ultimo anno dei Malandrini. Ad Hogwarts sembra tutto rimanere sempre uguale ma quest'anno c'è definitivamente qualcosa di diverso: la presenza di Voldemort è sempre più potente e la stessa Lily è sua vittima. Egli ha ucciso i suoi genitori lasciandola soffocata dai sensi di colpa e dalla paura. 
Anche Remus sembra nascondere qualcosa di più grande dietro un apparentemente innocuo unguento
puzzolente. 
Infine James appare cresciuto e più maturo, nonostante il suo rapporto con Lily rimanga instabile: i due caposcuola convivono pacifici ma le loro personalità ancora si scontrano. 
 
 
Chapter Four 

 
Azkaban, 18 Dicembre 1981
 
Non so come ancora riesco a tenere il conto dei giorni che passo qua dentro. Forse solo grazie a quel poco di
sanità che mi rimane. È forse il pensiero dei miei amici a tenermi in vita, il pensiero della vendetta che un giorno riuscirò a ottenere, il pensiero del piccolo Harry, perché se non fosse per loro non vorrei più vivere. Perché quella che vivo io non è più vita ma uno stato di prigionia fisica e mentale che alla maggior parte della gente manda in pappa il cervello dopo appena due giorni. Oggi è il 18 Dicembre, il che vuol dire che sono esattamente 49 giorni che sopravvivo a questo inferno. Un inferno che sono costretto ad affrontare da solo.
Mi ricordo di aver pensato una cosa simile la mattina del 16 Ottobre 1977 dopo aver combinato uno dei più grandi madornali errori della mia esistenza, ma poi avevo trovato una soluzione grazie all'aiuto di Remus. Il caro vecchio Lupin che aveva una specie di potere sovrannaturale per risolvere i problemi altrui.
Tutto era cominciato il sabato prima, 15 Ottobre 1977, precisamente il terzo fine settimana del mese, nel quale si era giocata la prima partita di Quidditch della stagione: Grifondoro contro Tassorosso. 
Ovviamente avevamo vinto con un vantaggio di un centinaio di punti dei quali James non avrebbe smesso per un bel po' di vantarsi, ma non era di certo quello il problema. Avevo sopportato per oltre cinque anni -sei se contiamo anche il primo anno in cui Potter faceva parte della squadra solo con la sua fantasia- le arie che si dava per le sue doti da cercatore e le profonde depressioni in cui cadeva quando perdevamo. Ci avevo fatto il callo ormai. 
Il vero problema si presentò un paio di ore dopo, quando la McGrannit ci diede il permesso di festeggiare moderatamente in Sala Comune. Il moderatamente si trasformò presto in degenero più totale. Con due come me e James al comando non avrebbe potuto essere altrimenti. Cominciarono a circolare whiskey incendiario e altre bevande corrette nel giro di pochi minuti e la stanza fu insonorizzata per poter alzare il volume della musica.
Ammetto che eravamo proprio dei megalomani, ma ci divertivamo davvero un sacco. Per ciò niente mi fece pensare che la situazione avrebbe potuto finire male, nemmeno quando intravidi la Evans affogare in un bicchiere di whiskey. Anzi, quasi me n'ero dimenticato quando un'ora dopo, brillo ma non ubriaco marcio, fu proprio lei a trascinarmi in un angolo della Sala Comune. 
Non ci eravamo più parlati dopo l'incidente dello specchio in bagno, l'avevo a malapena vista in giro, perciò mi stupii non poco quando me la trovai davanti. Ma non ero abbastanza sobrio per allarmarmi sul serio. 
«Oh Evans che piacere. Cosa ti porta qui?» domandai divertito. Volevo chiamare James ma era troppo lontano e impegnato con un gruppo di ragazze-polpi dall'altra parte della stanza. 
«Ti prego sta zitto.» ordinò lei con voce roca, prima di afferrarmi per il polso e trascinarmi via. 
Non feci troppa resistenza, almeno non fino a quando non uscimmo dalla Sala Comune e Lily mi tirò per il corridoio. 
«Evans, piccola pulce ammattita, che diavolo...?» biascicai quando realizzai di starmi per cacciare in un casino più grande di me. 
Lei si voltò e strinse la presa sul braccio. Ero consapevole di potermi opporre e liberare in pochi secondi, ma c'era qualcosa che mi spingeva a non farlo. Forse il suo sguardo disperato e irato. «Sei sempre così lamentoso quando sei con una ragazza?» domandò ironica, riprendendo a camminare. 
«Dove mi stai portando, per Merlino?» 
Lei si fermò di colpo in mezzo al corridoio, a pochi passi dall'Arazzo di Barnaba, il Babbeo bastonato dai Troll. «Smettila di fare domande, Black. Risparmia il fiato.» 
«E per cosa?» lei non rispose ma l'avrei scoperto presto. Lily chiuse gli occhi e bisbigliò qualcosa sottovoce seguita da tre «Ti prego, ti prego, ti prego.» che dedussi non fossero diretti a me. 
Lentamente comparve sul muro una porta, non troppo grande, di ferro e legno, che non avevo mai visto. «Che cosa...?» bisbigliai stupito. 
Ma la Evans non mi diede nemmeno il tempo di reagire. Mi trascinò dentro quella che era una piccola stanza simile a un dormitorio ma più grande e con un solo letto. C'era persino un camino acceso, ma poco altro. Eravamo solo noi, il letto e il fuoco. Realizzai il pericolo troppo tardi quando ormai Lily Evans mi aveva già spinto contro la parete e afferrato la testa per baciarmi. Il suo fiato sapeva di alcol e frutta, la sua presa era forte e decisa, mentre i bottoni della camicia già sbottonati a metà. 
Cercai di fermarmi, perché anche se la cosa si prospettava decisamente eccitante e con una qualsiasi altra ragazza non mi sarei mai soffermato a pensarci due volte, quella era Lily Evans, e James mi avrebbe ucciso se fosse venuto a saperlo. 
«Piano, pulce. Che fai, ti sei fatta crescere le zanne?» ansimai prendendo le distanze. 
Lei si tirò indietro i capelli rossi che scintillavano riflettendo la luce delle fiamme nel camino. «Pensavo che almeno tu non avresti fatto domande.» 
Come facevo a fermarla senza confessarle che James era praticamente innamorato di lei? «È sbagliato, lo sai?» tentai allora. «Te ne pentirai domani mattina quando avrai smaltito la sbronza.» 
«Non prendermi per il culo, Black.» ringhiò Lily. «Lo sappiamo tutti e due che non sono così ubriaca.» 
E, mio malgrado, aveva ragione. Ma ancora non riuscivo a rilassarmi. Era una sua scelta, io dovevo solo non pensarci. Tuttavia la faccia di James era ben stampata dietro le mie pupille. 
«Senti, Black.» sospirò lei vedendomi in difficoltà. «Ho solo bisogno di distrarmi. E so che tu sei davvero bravo a letto, senza impegni. Una specie di puttana. Quindi fai il tuo lavoro e non preoccuparti per me, visto che non ne hai ragione, che ne dici?» 
Non mi diede molto tempo per decidere e di certo non aspettò la mia risposta, prima di afferrarmi per il colletto della camicia e baciarmi, mentre disfava il nodo della mia cravatta. 
Non so bene se fu colpa dell'alcol e semplicemente del mio carattere così... da puttana, ma non mi fermai più. Assecondai la rossa, perdendo il contatto con la realtà e trattandola come tutte le altre. Una ragazza voleva assaggiare un pezzo di Sirius Black? Bene, Sirius Black non si sarebbe tirato indietro. 
 
***Attenzione, se siete infastiditi da scene erotiche, per favore non leggete. Ricordo che il raiting è arancione per un motivo, non ci tengo a essere segnalata per così poco.***
 
Le presi la testa tra le mani, approfondendo quel bacio che diventava ogni secondo che passava più sporco e frenetico, mentre lei sbottonava trepidante la mia camicia. 
Mi staccai dalla parete e cominciai a farla indietreggiare verso il letto. Quando ci lasciai cadere sul materasso, avevamo entrambi perso gli indumenti superiori della divisa. Lei indossava un reggiseno semplice e nero, che le fasciava il petto in modo così delicato da farmi eccitare ancora di più. Inarcò la schiena quando scesi a baciarle il collo e la clavicola, per poi infilare le mani sotto di lei a sganciarle l'indumento. Lily mugolò di piacere quando la mia mano sostituì la coppa di tessuto intorno al suo seno. Era sodo e non troppo grande, ma ben proporzionato alla sua corporatura. 
Affondò le dita nei miei capelli, tirandoli ogni tanto, dopo che scesi con le labbra sul suo petto e cominciai a divertirmi coi suoi piccoli seni. Dopo qualche minuto ricatturò la mia lingua tirandomi per i capelli proprio sulla base del collo. Rotolammo sul materasso, così che lei si ritrovò seduta sul mio bacino pulsante. Ansimai quando si mosse lentamente verso il basso, fino a sfilarmi i pantaloni. 
Nonostante cercassi di dimenticarmi con chi avessi a che fare, era pressappoco impossibile. Lily Evans, la santa e perfettina Lily Evans, mi stava facendo impazzire dal piacere. Non sapevo ancora se fosse la sua prima volta o no, ma di certo sapeva come muoversi.
Si tolse la gonna da sola, scavalcandomi e sdraiandosi al mio fianco. Impaziente la afferrai per i fianchi, posizionandola meglio sotto di me. Le succhiai un lembo di pelle appena sotto l'orecchio sinistro facendola gemere. Ho sempre adorato quando le donne lo fanno. Quando una donna geme, ho sempre detto io, niente può andare più storto. 
Lily mi circondò le spalle con le sue braccia, graffiandomi appena la pelle con le unghie, mentre lentamente facevo scivolare le dita nell'orlo delle sue mutande, nere anche quelle. Non gliele tolsi finché non fu proprio lei che, impaziente, afferrò le mie mani con le sue, spingendole verso il basso. 
Sussultò però, quando lussurioso le baciai l'ombelico e cominciai a scendere sempre più in basso. Tuttavia non mi fermò. Non mi fermò mai. E per quanto possa essermi pentito di non averlo fatto io, fu anche colpa sua se quella notte andammo fino infondo. 
 
***Fine della scena segnalata. Chi lo desidera può proseguire da qui. Nulla è sconvolto a livello di trama.***
 
 
Penso fosse ormai prima mattina quanto aprii gli occhi. Lily Evans era ancora lì, nel letto, accanto a me. Era già sveglia e si stringeva al petto le coperte mentre teneva lo sguardo fisso al soffitto. Presto la imitai. Erano rare le volte in cui restavo con le ragazze dopo il sesso, ma quella volta mi sentii in obbligo. James non me l'avrebbe mai perdonato, il minimo che potessi fare era non strisciare via come una puttana. 
«Black.» 
La voce della Evans ruppe il silenzio dopo alcuni minuti di immobilità. Non mi voltai verso di lei, come ero sicuro che lei non si fosse voltata verso di me. 
«Sì, Evans.» risposi straordinariamente tranquillo. Non parlavo mai con nessuna dopo il sesso, ma lei era la Evans. Mi aveva dato la sua parola: nessun sentimento. 
«Penso ci sia qualcosa di sbagliato in me.» disse, lo sguardo ancora fisso nel vuoto. 
«Oh no. Io l'avevo detto che te ne saresti pentita.» ma mentre parlavo già lo sapevo che questa volta era diverso. C'era una profonda consapevolezza in Lily Evans, un'ombra nera che le aleggiava intorno. È questo l'effetto che fa sentire la presenza di Lord Voldemort in casa tua? Quella pesante presenza che porta solo morte e distruzione? Mi scoprii di non saperlo. Ero ancora troppo piccolo e ingenuo quando ero scappato di casa, e il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi non era ancora realmente sorto quando abitavo in Grimmauld Place. Non potevo certo dire che la mia infanzia fosse stata felice e allegra, ma fortunatamente mio padre non aveva mai cercato di uccidere nessun componente della famiglia. 
«Non intendo quello.» mi corresse infatti lei. 
«No?» domandai stupidamente. 
Lei sospirò. «No.»
«Allora cosa?» 
Passarono alcuni secondi di silenzio. Profonda quiete carica di pensieri non espressi.
«Io penso...» sussurrò lentamente Lily. «Di essere vuota. Io non sento niente.» 
Non capivo. «Cosa...?»
Lei mi interruppe ancora prima che potessi finire la domanda. «Sono vuota.» alzò la voce con tono urgente. «Vuota e buia. Senza sentimenti. Non sento niente.»
Lasciai passare qualche secondo poi tentai di sdrammatizzare. «Non sembrava così poche ore fa.»
Lei rise piano, una risata piena di tristezza e disprezzo, per sé stessa e per il mondo. «Sai perché non mi pentirò mai di questo?» 
«Perché?» chiesi, curioso di sapere quando in basso fosse precipitata la sua autostima.
«Perché non ho nessuno a cui importerebbe.» 
James.
Deglutii parole amare perché James avrebbe saputo cosa dirle, cosa fare, James avrebbe dovuto essere lì con lei, non io. Perché lì non si trattava di una scopata, ma di un'anima fredda e in pena che cercava disperatamente qualcosa in grado di riscaldarla.
«Non hai o non vuoi?» fu l'unica cosa che fui in grado di chiederle.
«Non ho.» sussurrò chiudendo gli occhi e aggrappandosi con maggiore forza alla coperta. «Non ho niente.»
 
 
Lasciai che fosse lei la prima ad andarsene e mi sforzai di non fissarla mentre si vestiva. Rientrai in dormitorio quando il sole era già sorto da un pezzo, ma dai letti dei miei compagni non volava una mosca. Passai accanto al letto di Remus e mi accorsi che era vuoto. Mi allarmai. 
Istintivamente guardai sotto il letto, dove pochi giorni prima l'avevo visto nascondere quello strano intruglio misterioso. Non c'era. 
Corsi verso il bagno e spinsi verso il basso la maniglia, ma la porta non si aprì. Nemmeno con l'alohomora
«Maledizione, Remus! Apri!» ringhiai cercando di non svegliare gli altri. Mi aggrappai alla maniglia, scuotendola, perché ero pronto a scommettere che il ragazzo avesse insonorizzato la stanza. Sperai che vedendola muovere dall'interno capisse l'urgenza.
Dopo secondi che parvero ore, la porta si socchiuse e Remus fece capolino, pallido, smunto e sudato. «Vai a dormire, Sirius.» sibilò. 
«Nemmeno per sogno. Cosa stai combinando?» ribattei spingendo per entrare, ma lui era più forte di me. 
«Non ti interessa. Vattene.» 
Nessuno poteva dirmi cosa fare. Nemmeno mia madre, figuriamoci Remus Lupin. 
«Fammi entrare subito.» minacciai. «O rubo la scopa a James e entro dalla finestra.» non stavo scherzando. L'avevo già fatto una volta. 
Il lupo mannaro mi fissò truce per qualche attimo, poi obbedì. Chiusi la porta dietro di me. 
Remus era a torso nudo e, appoggiato in bilico sull'orlo del lavandino, c'era il suo unguento aperto. 
«Dimmi la verità.» pretesi. «Non te l'ha dato Madama Pince, vero?»
Lui scosse la testa. «No.» 
«Dove l'hai preso, Remus?» 
Sospirò, mettendosi a sedere per terra, le spalle nude appoggiate al muro e cominciò a torturarsi i polsi. «È complicato, Sirius.» 
«Ho tutto il tempo.» dissi, dimenticandomi per un attimo del disastro che avevo appena combinato. 
«Sirius...»
«Dove?!» persi la pazienza. 
«Notturn Alley, va bene?» sbottò urlandomi contro, poi pentito abbassò il tono. «Ma non ti basta vero?»
Mi misi a sedere accanto a lui. «Che ci facevi laggiù?» 
Lui deglutì prima di parlare. «Quest'estate...» si interruppe, fissando il vuoto davanti a sé. «Quest'estate ho cominciato a frequentare un branco di lupi mannari.» 
«Che cosa?» 
«Lasciami spiegare. Secondo Silente di questi tempi abbiamo bisogno di conoscere meglio il nemico così...» 
«Cosa!?» lo interruppi, ignorando il suo precedente avvertimento. «Silente ti ha chiesto di farlo?» 
Remus annuì. «Voldemort sta prendendo sempre più potere, e lui è sicuro che si rivolgerà in cerca di aiuto alle creature più oscure del mondo magico. E i lupi mannari, Sirius, ne fanno parte.»
«Tu non sei come loro.» affermai tra i denti. «E Silente è stato un incosciente a solo osare proporti una cosa simile. È pericoloso per te, Remus!» 
«Non ho scelta, Sirius! Ho finalmente la possibilità di rendermi utile, di riscattare la reputazione dei lupi mannari e dimostrare alla gente comune che non siamo tutti uguali. Io voglio farlo, e non sarai di certo tu a impedirmelo.» si difese il mio amico. 
«Certo che no! Tanto tu sei il grande, intelligente Remus Lupin!» affermai ironico.  «Andiamo, smettila! Non hai avuto il coraggio di ammettere quello che sei nemmeno ai tuoi migliori amici e adesso ti lanci in questa impresa suicida per difende cosa? Il buon nome dei mannari?»
Remus tintinnò. «Avevo undici anni allora, Sirius. Avevo paura. Ora sono cresciuto.»
«E questo ti autorizza ad essere un incosciente? Dovresti averla adesso paura: sono loro quelli che ti uccideranno appena sospettano qualcosa!» insistetti pur sapendo  quanto quella fosse un guerra persa in partenza. 
«Silente è dalla mia parte. Abbiamo pianificato tutto nei dettagli, nessuno mi ucciderà.» affermò con convinzione Remus. 
«Silente sta mandando avanti da solo il Mondo Magico, praticamente. Non puoi contare così fermamente su di lui.» e non esageravo. Con l'ascesa di Voldemort ogni giorno più concreta, tutti i maghi del mondo sembravano contare sul nostro preside, addirittura prima del Ministro. 
«Sirius, è Silente!» disse allibito Remus, come se fosse assurdo il solo pensiero che quell'uomo potesse abbandonare qualcuno. 
«E tu sei Remus! Hai diciassette anni e ti sei lanciato in un'impresa suicida per volere di un uomo che conosci a malapena!» protestai animatamente. 
Non avrei potuto sopportarlo. Perdere Remus per così poco. Con la guerra che cominciava là fuori stavo già prendendo in considerazione il pericolo al quale eravamo tutti esposti, sopratutto quando la maggior parte di noi voleva unirsi agli Auror. Ma per Remus era diverso. Era pazzia. 
Mi alzai in piedi, con l'intento di andarmene. 
«Sirius non mi farò uccidere, te lo giuro.» disse con una nota di disperazione nella voce. Prendeva decisioni del genere alle nostre spalle, però poi aveva bisogno del mio appoggio? 
Stetti in silenzio, poggiando la mano sulla maniglia. 
«Sirius.» 
Uscii senza voltarmi, senza parlare, lasciandolo lì da solo, appoggiato a torso nudo alla parete fredda del bagno, lanciandogli un sottinteso ultimatum e sperando con tutto il cuore che scegliesse me. 
Ma la risposta, già la sapevo. E non sarebbe stato il mio nome. 
 
 
Chiaramente non riuscii più a riprendere sonno. Mi stesi sopra le coperte del mio letto a baldacchino, le tende gelosamente tirate per impedire a Remus di guardarmi una volta uscito dal bagno. Non volevo sentire per un bel po' la sua voce da idiota con istinti suicidi. 
Quando sentii la porta chiudersi con delicatezza di portai un braccio sulla fronte, per poi farlo scendere fino a chiudermi a forza gli occhi. Sospirai. 
Erano a malapena le prime ore del mattino e già la giornata si prospettava devastante. E non avevo ancora fatto i conti con James. 
«Lo so che non stai dormendo, puttana.» disse il sopracitato buttandosi a peso morto sul mio letto e facendomi sobbalzare per lo spavento. Delle volte mi capitava di chiedermi se per caso James fosse in grado di sapere quando le persone stavano pensando o parlando di lui. Sono quasi sicuro che un detto babbano dica qualcosa a proposito, che centra con le orecchie e col fischiare, ma non sono mai stato bravo a babbanologia. E non ho una memoria così duratura. 
«Sei un fottuto rompi coglioni, Prongs.» imprecai tra i denti. 
«Dillo che ti ho spaventato, principessa.» rise James sistemandosi gli occhiali storti sul naso. A volte glieli avrei presi e schiantati per terra, solo per il puro gusto di sentire un suo strillo da femminuccia. 
«Fottiti.» 
Oggettivamente, il 95% delle nostre conversazioni prevedeva una molto alta percentuale di parolacce e insulti. Il che rendeva la nostra amicizia davvero esilarante nella maggior parte dei casi. 
James si sdraiò accanto a me, imitandomi e portandosi un braccio sulla fronte. 
«Allora?» chiese pedante. 
Sbuffai. «Che vuoi?» 
«Sapere dove sei stato tutta la notte, ovviamente. Ieri te ne sei sparito, e se non fossi assolutamente sicuro dell'impossibilità di smaterializzarsi a Hogwarts, penserei che tu l'abbia fatto.» 
«Ero qui, a dormire.» tentai. 
«Bugiardo.» mi accusò come era prevedibile. 
Mi strinsi nelle spalle. «Come vuoi tu.» 
«Hai il letto ancora fatto, e piuttosto freddo. Non sei nemmeno qui da tanto.»
Sbuffai. «Non ti facevo così perspicace.» 
Lui rise alzandosi sui gomiti. «Su, dimmelo. Dove sei stato?»
Trattenni per un attimo il fiato. L'immagine della schiena sudata e inarcata di Lily Evans mentre raggiungeva l'apice del piacere mi balenò in modo stranamente inquietante nella testa. Maledizione, non potevo farmi quello. 
«Non me lo ricordo.» borbottai nascosto dal mio braccio. 
James rise. «Sì, come no. Dai, sputa il rospo. Chi era questa volta?» 
Cercai disperatamente qualcosa da dire, ma non vi venne in mente niente di credibile. «Ero ubriaco, non me lo ricordo.» 
Il mio amico si mosse accanto a me, capendo al volo che c'era qualcosa di sospetto. «Andiamo, Sirius, non ti prendo in giro.» 
Certo, perché mi avrebbe ucciso prima. Ma che diavolo mi era passato per la testa? Lily Evans. Mi ero fatto Lily Evans
«Lasciami in pace.» tentai di chiudere lì il discorso. «Mi fai venire mal di testa.» 
James stette un attimo in silenzio. Poi sussultò. «Oh Merlino! Non può essere!» 
Merda. Aveva capito? Come aveva fatto? Era qualcosa che avevo addosso? Il segno di un anello? Il suo odore? Come aveva fatto, dannazione? E se la Mappa del Malandrino...?
«Sirius Black, qualcuno ti ha mandato in bianco?» chiese con tono sbalordito. 
«Cosa?!» saltai a sedere. «Ma che diavolo ti viene in mente! Ovviamente no!» 
James lanciò un urlo che fui sicuro avesse svegliato tutto il dormitorio. «Dimmi chi è lei! Chi ti ha mandato in bianco?» 
Tossicchiai, sentendo una stretta alla bocca dello stomaco. Se solo James avesse saputo...
«Nessuno, maledizione! Non... Nessuno! Assolutamente nessuno!». Anzi, la Evans aveva fatto di tutto tranne che mandarmi in bianco. E quelle maledette insinuazioni non aiutavano di certo a cercare di dimenticare. 
Remus scostò la tenda del baldacchino, leggermente teso, non so dire se fosse a causa del nostro litigio di poco prima o per le sue ferite assurde e quel suo unguento schifoso. «Cos'è tutto questo casino, voi due?!» ci riprese. 
Io stetti zitto, ancora profondamente offeso dal suo comportamento. Questo dette però la possibilità a James di strillare ancora una volta. «Sirius è andato in bianco!» 
Peter sbucò dall'altro lato del letto, sporgendo la testa dalle tende chiuse. «Davvero?» squittì trattenendo una risata. 
«Ma smettetela!» protestai animatamente. Ehi, ne andava della mia reputazione nonché del mio orgoglio virile. Nessuno, nessuno rifiutava Sirius Black. Anche perché come mi aveva gentilmente fatto notare la stessa Evans e il mio migliore amico, io sono una puttana. Le puttane non vanno in bianco. È un palese controsenso. 
«Non ci sarebbe niente di male!» rise Remus. «Succede a tutti, prima o poi.»
«Anche ai migliori.» aggiunse Minus. 
Oh, quella me l'avrebbero pagata cara. Eccome. 
«I migliori, come sottintende il termine, non vanno in bianco. Quindi smettetela immediatamente!» pretesi, incrociando le braccia al petto. 
«Non penso che un dizionario dia questa come definizione, Padfoot.» sogghignò Remus.
I miei amici risero se possibile ancora di più. 
«Merlino, voglio conoscerla. Dicci chi è, Sirius. Diccelo.» insistette Potter divertito come un bambino per la prima volta sulla scopa. Dovetti trattenermi da tirargli un pugno. O in alternativa urlargli che la sua amata Lily Evans era davvero brava a letto e che in bianco ci mandava solo lui. Ma per sua fortuna non sono mai stato così crudele. 
«Non essendo mai stato rifiutato da una donna, non so proprio farvi un nome.» insistetti.
E forse la discussione sarebbe andata ancora avanti per ore, se James non si fosse immobilizzato come una statua di sale di punto in bianco. Mi fissò un attimo terrorizzato. Poi si alzò e corse in bagno. A vomitare. 
Remus e Peter lo seguirono preoccupati. 
Questa, chiari miei, è la dimostrazione che il karma fa schifo. Perché James non aveva bevuto così tanto la sera prima, perché non era certo colpa sua se Lily Evans era venuta a pregarmi di distrarla, perché non sembrava stare affatto male giusto un attimo prima ma chiaramente quello messo peggio di tutti era proprio lui. 

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Capitolo 6
*** Chapter Five ***


Sirius Diaries 
 
Chapter Five 


 
Azkaban, 20 dicembre 1981
 
Pensandoci adesso, rinchiuso in questa gattabuia senza alcun comfort -non che mi aspetti chissà che essendo accusato di aver fatto strage di una dozzina di babbani e un mago-, le scenate di James quella domenica a pranzo sembrano ancora più patetiche. 
La vomitata post-sbronza gli avevano tolto l'appetito e nemmeno le richieste insistenti di Remus di mangiare qualcosa, gli fecero cambiare idea. Eppure aveva davanti tutto quel meraviglioso cibo per il quale al momento venderei volentieri una gamba. Mi sembra di non mangiare qualcosa di decente da una vita. E forse non ci vado così lontano. 
Ad ogni modo io mi limitai a gustarmi in pace il mio pranzo, seguendo l'esempio di Peter davanti a me e ignorando i tentativi di Remus di coinvolgermi nella causa. Potter sarebbe sopravvissuto senza problemi a qualche ora di digiuno, che anzi, non gli avrebbero fatto di certo male. Checché ne dicesse lui dei suoi addominali da Quidditch, con tutto quello che si mangiava sempre, non era proprio mingherlino. 
«Lasciami in pace, per Merlino, Remus! Sono abbastanza grande per fare quel che voglio.» protestò James. 
Lupin continuò il suo monologo sull'importanza delle proteine o che so io, mentre -per dimostrare la sua appena reclamata maturità- James sussultò di scatto e mi tirò un calcio negli stinchi per attirare la mia attenzione. Per poco non gli sputai in faccia la mia deliziosa e abbondante porzione di zuppa di cipolle. Lui ignorò il mio sguardo irritato e mi sorrise sornione. 
Il tutto stava a significare solamente una cosa: Lily Evans era arrivata.
Mi irrigidii impercettibilmente mentre tra una battito di ciglia e l'altro vidi chiaramente la sua clavicola pallida e nuda che si congiungeva più in basso col seno. Maledizione, non proprio adesso. Non era il caso che i i miei sensi di colpa si manifestassero proprio in quel modo, proprio davanti a lei, proprio davanti a James. 
Era una cosa spaventosa: non avrei mai pensato che i ricordi di una notte di sesso potessero darmi così suoi nervi. Lo sapevo che quella ragazza mi avrebbe portato solo guai. Mi voltai verso di lei, per poi riportare immediatamente l'attenzione sul mio piatto. Era stato solo sesso, nessuna implicazione, nessun sentimento. Solo sesso
Eppure continuare a ripeterlo non mi tranquillizzava un granché.
Tossicchiai in imbarazzo, cercando di non darlo a vedere, mentre la Evans si avvicinava sempre di più. Confidavo fermamente che quella ragazza non fosse così stupida da andare a sbandierare a tutto il castello la nostra prima -e ultima, mi imposi- notte di oblio. In caso contrario sarei morto molto lentamente e dolorosamente. Per un attimo mi parve di vedere James con sguardo assassino che mi lanciava addosso un coltello da cucina. 
«Ciao Evans!» urlò il mio migliore amico, con tutto ma di certo non un'espressione omicida sul volto. «Qui c'è un posto libero, perché non ti siedi con noi?» le chiese sorridendo come un'ebete. Gli avrei tirato volentieri un pugno sul naso. 
«Ciao Potter.» salutò lei e sperai che tutto quel suo imbarazzo fosse frutto della mia fantasia. «Non vorrei sconvolgerti, ma in caso non l'avessi notato mezza tavolata Grifondoro è libera.» disse ironica e io tirai un sospiro di sollievo appena percettibile. Forse me l'ero davvero immaginato. 
«Oh, ma piccola Evans, non mi scandalizzerei mica con così poco. Perché non provi qualcosa di diverso?» flautò mellifluo James.
Io sbuffai. Che schifo, che andasse a flirtare da un'altra parte. 
Anche Lily sbuffò e scosse la testa, trattenendo molto probabilmente un sorriso. Mi irrigidii impercettibilmente. Quello era davvero un... No, era impossibile. 
«Potter, sei così perverso.» lo riprese lei facendo per allontanarsi. 
L'espressione del mio migliore amico si indurì e dedussi che non l'avesse presa troppo bene. Mi godetti un'ultima cucchiaiata di zuppa prima che prendesse a lamentarsi. 
«Interessante detto da una che ha un succhiotto proprio sotto l'orecchio sinistro, non trovi Evans?» sibilò velenoso, contro ogni aspettativa. 
Rischiai di strozzarmi con il mio pranzo e mentre tossivo, cercando di riprendermi lo vidi, ben stampato dietro le mie palpebre. Il collo teso, la testa leggermente piegata all'indietro e io che aspiravo in modo vergognoso il pallido lembo di pelle della Evans. Maledizione, come potevo essere stato così imprudente? E come aveva fatto quella talpa di James Potter a notarlo da sotto la massa di capelli sciolti di Lily?
La ragazza si portò istintivamente la mano al collo, sussultando, e per un attimo mi parve vederla cercare il mio sguardo. No, Evans! No! 
James fissava con rabbia la rossa, e sperai che tutti fossero concentrati a godersi la scena per non accorgersi dalla mia reazione esagerata. E più o meno fu così, ad eccezione di Remus che mi guardò con aria dubbiosa. Mi parve di sentire il rumore dei meccanismi del suo cervello mettersi in moto. 
Lily Evans sembrò riprendere i suoi toni velenosi dopo il momentaneo scompenso, e io per una volta dovetti rendere grazie a ogni Dio esistente. Più o meno.
«Non sono affari tuoi, Potter.» sibilò riavvicinandosi e abbassando la voce. «Perché non ti metti l'anima in pace con me e getti la spugna? Hai perso la tua scommessa.» 
Per un attimo ebbi il terribile presentimento che la ragazza avrebbe confessato tutto in faccia a James, solo per godere della sua espressione ferita e irata nei miei confronti ma fortunatamente si morse la lingua e se ne andò. James batté un pugno sul tavolo e si alzò, facendo sobbalzare Peter che squittì spaventato.
«James...» lo chiamò Remus, ma inutilmente. Il mio migliore amico marciò fuori dalla Sala Grande, nella direzione opposta rispetto a quella presa dalla Evans. Mi sentivo come se ogni passo che faceva andasse a calpestare il mio senso di colpa che scendeva sempre più in basso.
Maledizione, che avevo combinato? 
 
 
Mi illusi di poter nascondere qualcosa a quel bastardo di Remus Lupin. Vana speranza.
Seppi che non avrei potuto più evitare un suo discorso quando mi beccò a parlare con la Evans. Ci avevo tenuto a raccomandarle massima e totale riservatezza su quello che era successo, in modo particolare con James. Era libera di pestare fisicamente e psicologicamente quanto voleva quell'idiota del mio amico, ma quello sarebbe stato troppo. E visto che era stata lei a trascinarmi in quella situazione, accettò di buon grado. Perciò avevo pensato anche di averla fatta franca, almeno quel frammento di secondo fino a quando non avevo svoltato l'angolo del corridoio e avevo visto Remus fissarmi più o meno con la stessa espressione che ha di fronte a un compito scritto di Storia della Magia particolarmente complicato al quale pensava di aver trovato finalmente la soluzione.
Per cui, se avessi dovuto classificare, in una scala da uno a dieci, la mia sorpresa quando la sera dopo si infiltrò nel mio baldacchino, sarebbe stato più o meno un tre. James era andato a svolgere un qualche lavoro da caposcuola, decisamente meno entusiasta del solito di stare con Lily, mentre Peter si era rifugiato in bagno per fare una doccia -e generalmente ci metteva davvero tanto.
E così eccolo lì, Messer Moony, che avevo più o meno evitato per due giorni, quello con istinti suicidi che non gli avrei perdonato facilmente -nemmeno se mi avesse tirato fuori da quella situazione angosciante-, che mi guardava con aria di rimprovero dall'alto verso il basso. Io feci finta di niente, continuando a leggere la mia grandiosa rivista del Quidditch che in realtà avevo già finito da un pezzo. 
«Ti serve qualcosa?» domandai senza alcun entusiasmo, anzi vagamente seccato. 
Remus tirò le tende dietro di lui. «Oh no, non usare quel tono con me, signorino. Sei in guai davvero grossi.» 
Lo ignorai bellamente. «Come stanno i tuoi nuovi amici lupi mannari?» replicai ironico. 
«Dacci un taglio, Sirius.» ribatté secco. 
Io mi strinsi nelle spalle. Il mio amico ne approfittò per mettersi a sedere sul bordo del mio letto, che cigolò sotto il suo peso. 
«Cosa stai combinando con Lily Evans, Sirius Black?» domandò cauto ed estremamente serio. 
Non ti si può nascondere proprio nulla eh, Remus?
Lo fissai. «Niente di rilevante.» 
Tornai a dedicarmi alla mia rivista mentre lui sospirava. «Certo. Quindi, ovviamente, sapresti darmi una spiegazione perfettamente logica sul fatto che domenica a pranzo sembrava che fossi a sedere su un cuscino di chiodi quando è arrivata?» 
«Una coincidenza.» troppo veloce. L'avevo detto troppo veloce. 
«Ovviamente.» asserì vagamente ironico. «Una coincidenza anche il fatto che tu sia andato a parlarle il giorno dopo, vero?» 
«Certo.» ancora troppo veloce. Feci passare una manciata secondi prima di continuare. «Era per scuola. Puri scopi didattici». Non mi ricordavo di fare così schifo a mentire. 
Remus annuì assente. «Non sei andato in bianco, sabato sera.» e questa non era una domanda. 
Non diedi segno di aver sentito. 
«Con chi eri?» insistette lui. 
Ancora niente. 
«Eri con Lily.» 
Fissai la pagina 37 senza realmente vederla. 
«Ho ragione, vero? È per questo che hai fatto il confuso con James. Te la sei portata a letto...» 
Chiusi di scatto il giornalino. «Sì, maledizione Remus! Ero con Lily Evans. Ma non me la sono portata a letto!» 
Non era stata un mia idea d'altra parte! Non stavo mentendo. Assolutamente no.
Lui mi guardo scettico. «Cosa avete fatto quindi? Giocato a scacchi?» 
Mi infiammai. «È stata lei, va bene?» 
«Sirius, smettila di inventare scuse. Ti sei fatto la ragazza che piace al tuo migliore amico sì o no?» 
Che nervi! Mi sporsi leggermente verso di lui. «Sì.» 
Scese il silenzio. 
«Perché?» domandò poi in un sussurro. 
«Non guardami così, dannazione! L'ho già detto!» esplosi. «È stata lei. Lei mi ha espressamente chiesto di fare sesso.» 
A Remus si accesero gli occhi di rabbia. «Come altro dovrei guardarti, Sirius!? Mi stupisce il fatto che tu riesca ancora a guardarti allo specchio! Hai una vaga idea di quel che hai fatto?» 
Perché sembrava sorvolare sul piccolo dettaglio che era stata una sua richiesta esplicita? Non era ubriaca, non mi ero approfittato di lei, non lo avevo fatto per quella dannata scommessa. Perché non sembrava importare?
«Certo che c'è l'ho! Pensi che mi senta bene adesso a dover mentire così a James? Ovviamente no! Ma non posso farci niente okay?» 
Remus si agitò. «Avresti potuto cominciare col dirgli la verità!» 
Risi sprezzante. «Certo! Diciamo a James che mi sono fatto Lily Evans. La prenderà proprio bene! Cosa c'è, sei impazzito? Mi vuoi morto?» 
«Allora pensi bene di tenerglielo nascosto per tutta la vita?» 
«Disse quello che sta facendo esattamente lo stesso con i suoi migliori amici!» 
Finalmente riuscii a zittirlo. Il lupo mannaro deglutì a vuoto per qualche secondo, a corto di risposte. 
«È completamente diverso.» si giustificò poi. «La mia scelta non implica direttamente nessuno di voi. Resta una mia scelta.» 
Bene! «E la mia neppure! Anzi! Non è stata nemmeno mia!» 
Remus fece una faccia disgustata. «Oh ma smettila! Come se tu non avessi fatto niente. Notizia bomba, Sirius: certe cose si fanno in due! Ed era tuo compito come migliore amico di James, resistere ai tuoi impulsi da diciottenne con gli ormoni a mille, e non farti la ragazza che gli piace.»
Mi misi le mani nei capelli, sorvolando sul dettagli dell'età sbagliata. «Dannazione, non vuoi capire.» 
«Sei tu che cerchi di giustificarti!» Remus abbassò il tono e si avvicinò a me. «Oh, Sirius, non puoi fare queste cose, capisci? Adesso tutto ti si ritorcerà contro. Potresti rischiare di perdere James per una cosa del genere.» 
Grazie Remus Lupin, che discorso illuminante. Come se non ci avessi mai pensato. 
Lo guardai leggermente -decisamente- disperato. «Che diavolo posso fare ormai, Remus? Pensi che non me ne sia pentito?» 
In quell'istante la porta del dormitorio si spalancò violentemente e le urla di James ruppero la quiete della stanza. 
Lupin si portò l'indice alle labbra. «Shh. Troveremo una soluzione, okay?» 
«Quanto la odio! È una stupida! Come può permettersi di trattarmi in questo modo! Pensavo fossimo arrivati ai limiti della convivenza civile e invece...! È solo una stronza acida frigida zitella!» strepitò James in preda alla rabbia. Non c'erano dubbi a chi si riferisse. Sospirai. Non sapeva quanto si sbagliasse. 
 
 
A pozioni il giorno seguente mi assicurai di trascinare Remus con me nel banco più lontano in linea d'aria a quello di Prongs e Wormtail. Odiavo la continua sensazione di malessere che mi attanagliava le viscere appena James era presente -ovvero più o meno sempre- e quando non lo era, dunque avevo il disperato bisogno dell'aiuto di Lupin per risolvere la situazione. 
Avevo deciso che la mia arrabbiatura nei suoi confronti avrebbe potuto aspettare qualche giorno, giusto il tempo per tornare alla normalità. 
«Sirius se non ti rilassi finirai per far esplodere il calderone e fidati, non abbiamo bisogno anche di un brutto voto a Pozioni, che dici?» mi riprese Remus. 
«Magari questa è la volta buona per farlo esplodere davvero...» ironizzai. 
Il mio compagno di banco mi fulminò con lo sguardo. «Sirius
Sbuffai. «La fai facile tu che non sei finito in questo guaio.» 
«Uno, perché io non andrei mai a letto con Lily...» cominciò il lupo mannaro. 
«Tu non vai mai a letto con nessuna...» borbottai a mezza voce. Ma Remus mi ignorò bellamente e continuò. «...e due, pensi davvero che James non ucciderebbe anche me se venisse a sapere che ne sono al corrente e non gliel'ho detto?»
Tentennai. «Effettivamente non l'avevo mai vista da questo punto di vista.» 
Lui scosse la testa. «Ottimo, ora prendi del crine di unicorno dalla dispensa per favore.»
Feci come mi era stato ordinato e tornato al mio posto feci cadere gli ingredienti distrattamente nel calderone. 
Remus squittì spaventato. «Cosa fai?!» 
«Cosa?» 
«Quanti ne hai messi?!» 
«Di cosa?» 
«Di ciuffi di pelo di cane al posto del tuo cervello in quella testa vuota!» ironizzò Remus sull'orlo della disperazione. «Di crini di unicorno nella Pozione, imbecille! Cosa se no?» 
Lui prese un bel respiro profondo prima di parlare di nuovo. «Ascoltami bene, Padfoot. Ascoltami. Non puoi fare così. Non sfidare quel poco di fortuna che ti è rimasta e-»
Lo afferrai improvvisamente per le spalle. «Fortuna! Remus, sei un genio!» 
«Non sto scherzando, Sirius.» 
«Nemmeno io, mai stato così Sirius.»* 
«È la battuta più vecchia del secolo, lo sai?» 
Lumacorno si avvicinò per zittirci. Lupin alzò gli occhi al cielo prima di chinarsi di nuovo su Pozioni Avanzate. 
«Seriamente Remus, ho solo bisogno di un po' di fortuna
«Continuo a non capire. Non hai bisogno di fortuna. Hai bisogno di trovare una soluzione per non perdere il tuo migliore amico.» 
Mescolai a caso la pozione tre volte in senso orario prima che Remus mi allontanasse. «Ho bisogno che-» 
«Davvero, Sirius. Non credo che la Felix Felicis ti risparmierà le palle quando dirai a James-» 
«Io non dirò proprio un bel niente a James!» 
Remus mi fulminò. «Certo che tu lo dirai a James.» 
«Cosa ti sfugge del fatto che potrei non arrivare vivo ai M.A.G.O. se lo dico a James?» 
«Cosa ti sfugge del fatto che non puoi non dirglielo? E più aspetti, peggio sarà.»
«Ho trovato.» sussurrai guardando fisso in un punto. Remus si accigliò. 
«Basta che me ne dimentichi. Se me lo dimentico, sarà come se non fosse mai successo.»
«Sirius.» 
«Se mi tolgo dalla testa l'immagine delle tette della Evans, non avrò più nessun senso di colpa.» continuai indisturbato.
«Sirius.» 
«È la migliore idea che mi sia mai venuta, Moony!» 
«Sirius, cazzo, la pozione!» 
Prima che potessi constatare che Remus non diceva mai cazzo, e sopratutto mai durante una lezione, il calderone davanti a noi esplose con un boato assordante. 
Lumacorno strillò infuriato e alcuni studenti urlarono spaventati prima che cadesse il silenzio totale nel sotterraneo. 
«SÌ!» esultai, mentre Remus svenne al mio fianco, non se se per la disperazione o per i fumi inalati.
«Venti punti in meno a Grifondoro!» 




*
«Non sto scherzando, Sirius.» 
«Nemmeno io, mai stato così Sirius
Sì, avete visto bene. E' LA battuta. Ovviamente quella che viene dall'inglese, che gioca sul fatto che serious  (serio) e Sirius si pronunciano nella stessa maniera, quella che in italiano fa pietà. Ma io ci ho provato lo stesso. 


Angolo dell'Autrice:
Vi farei notare quanto sono stata veloce in questo aggiornamento, ma dopo quello che ho combinato non me lo merito. Ahahaha. 
Comunque, provo a spiegarmi. 
Prima di tutto voglio ringraziarvi e farvi capire quanto significhi per me sapere che troviate questi personaggi coerenti. Davvero, è la cosa piu bella che voi possiate dirmi. Sopratutto dopo il disastro Sirius-Lily. 
E qui si ride (per non piangere): vi giuro che non era programmato quando ho iniziato questa fanfiction, che nonostante tutto la reputo una delle mie migliori (non per tirarmela ma spero che gli scrittori lì fuori capiscano quel che sto cercando di dire. Ci sono storie che non si sentono nemmeno da lontano, altre che invece senti dentro l'anima). Mi dispiace per chi pensa che questa cosa non sarebbe mai e poi mai potuta succedere, e fidatevi, vi capisco. E da una parte vi appoggio. 
Tuttavia ho seguito un ordine logico dentro la mia testa, dettato dalla mia concezione ovviamente personale (ma suggeritami dalle opere della Zia) che ho di Sirius Black, e beh non riesco a trovarla completamente sbagliata. 
Per chi mi conosce, sapete già che sono la persona più accanita su questa terra per quanto rigurarda la coppia Jily. E mi metterei a piangere e urlare io stessa dopo questo disastro ma vi prego, fidatemi di me e vi prometto che risolverò tutto. 
No, non so ancora esattamente come, ma ripeto, non ho un vero programma per questa storia. La costruisco poco per volta, seguendo quello che l'ispirazione e il Sirius dentro la mia testa mi dicono. 
Vi ringrazio sempre di cuore, 
Per qualunque domanda, dubbio, perplessità (e qui devo dare il copyright alla mia magnifica professoressa di italiano degli ultimi tre anni di liceo), sono aperta a confronti. Non sono la Rowling per un motivo. 

Grazie infinite per le recensioni (che sono in aumento yeeeey), vi abbraccerei se potessi.

Alice

 

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Capitolo 7
*** Chapter Six ***


Sirius Diaries 

Chapter Six

 
Azkaban, 1 Gennaio 1982


 
L'anno nuovo si prospetta un vero schifo, qui ad Azkaban. Hanno rifiutato di nuovo la mia richiesta di ricorso, e la cosa non mi stupisce. E così mi ritrovo di nuovo a dovermi limitare ad aspettare e sperare che la situazione cambi. 
Un po' come avevo deciso di fare nel 77 per la questione Evans. 
Avevo resistito quasi due settimane ma stavo rischiando di impazzire. Remus, dopo aver tentato di fare l'offeso per il disastro a Pozioni, mi aveva proibito di eseguire un incantesimo sulla mia memoria per una sciocchezza del genere ma non aveva trovato valide alternative, esclusa quella di dire a James la verità. 
Decisi allora di parlarne con la Evans, stando ben attento -in qualche modo ancora non ben chiaro nella mia testa- a non lasciarmi sfuggire che James non era affatto andato oltre la sua cotta per lei. Anche se ancora mi chiedo come potesse non essersene accorta, visto che tra l'altro il rapporto tra i due sembrava essere decisamente migliorato da quando Prongs era diventato Caposcuola. Ergo, dovevo assolutamente trovare una soluzione al più presto. 
Vitius aveva chiesto aiuto a noi studenti del settimo anno per addobbare il castello in occasione della festa di Halloween, e Lily Evans sarebbe stata sicuramente tra i volontari che l'avrebbero fatto sul serio. Costrinsi quindi Remus a far finta di obbligarmi a "fare qualcosa di utile per la società, per una dannata volta" scrupolosamente davanti a James per non dovergli imbarazzanti giustificazioni; ma non avevo pensato che anche lui, in quanto Caposcuola, avrebbe partecipato. Così il mio piano per parlare con la Evans andò a monte
Sgattaiolai fuori dalla Sala Grande -dove si erano ritrovati tutti insieme a Vitius- ma non feci molti metri che Mary MacDonald mi venne addosso. Il contenitore di zucche adeguatamente rimpicciolite per il trasporto si rovesciò nell'atrio. Lei imprecò. 
Io la fissai per un momento. La MacDonald non era affatto male. Anche se normalmente non si metteva particolarmente in mostra, non potevo di certo evitare di notare il suo seno spettacolare quando era stretta nella divisa di Quidditch. 
Pensai che forse, se fossi andato a letto con qualcun'altra -cosa che incredibilmente avevo evitato dopo la Evans a causa dei sensi di colpa- avrei dimenticato quella stupida testa rossa. Lei cui tette non erano proprio niente in confronto a quelle della MacDonald.
«Hai intenzione di aiutarmi Black, o te ne stai lì a far finta di pensare?» domandò seccata lei, inginocchiata a raccogliere le zucche. 
«Io non faccio finta di pensare. Penso per davvero.» mi difesi, obbligandomi ad aiutarla. 
Lei sbuffò e si sistemò una ciucca di capelli castani dietro l'orecchio. Teneva gli occhi bassi, evitando di guardarmi. Un vero peccato visti gli incredibili occhi azzurri che si ritrovava, limpidi come acqua. Era impossibile non notarli, nemmeno per un anti-romantico come me. 
Quando finimmo di raggruppare tutte le zucche, ancora lei evitava il mio sguardo. «Grazie.» borbottò, girandomi intorno eccessivamente lontana prima di dirigersi alla porta. In quel momento uscì Remus, chiaramente con l'intenzione di venire a recuperarmi. 
«Ciao Mary, grazie per le zucche. Lily ne ha bisogno e ti aspetta infondo a sinistra.» salutò il lupo mannaro, facendo passare la ragazza che ricambiò con un sorriso. «Sirius, che cavolo ci fai qua fuori?» 
«Non voglio davvero aiutare quel nano a decorare, avevi capito vero?»
Lui si accigliò, al limite tra lo sconsolato e l'ironico. «Davvero?» 
«Davvero.» 
«E immagino che non volessi nemmeno fissare in quel modo Mary, vero?» 
Incrociai le braccia al petto. «Io non ho fissato proprio nessuno. Era lei che non mi guardava negli occhi, che persona maleducata.» 
Lui sbuffò. «Questo perché-» 
«Mi ama?» azzardai. 
«-sei imbarazzante. Sta zitto e torna dentro.» 
«Nemmeno per sogno.» 
Moony fece per chiudere la porta. «Va bene, dirò a James che-»
Corsi a fermarlo e per un pelo non ci lasciai le dita nel portone. «Vengo!» 
 
 
La mattina dopo, domenica, il giorno prima di Halloween, tornai sfinito in Sala Comune dopo un allenamento particolarmente fuori di testa di Quidditch -James aveva davvero bisogno di rivedere le sue priorità. Era il suo ultimo anno e voleva vincere il campionato, okay, ma andando avanti così avrebbe perso tutti i membri della squadra prima di Natale.-
Seduta tranquillamente sulla poltrona nell'angolo vicino al camino acceso c'era Lily Evans. Mi guardai intorno, assicurandomi velocemente che James fosse già nei dormitori -mi aveva pure affidato l'incarico di mettere a posto le palle- e mi avvicinai alla ragazza. 
«Evans.» 
Lei non alzò il viso dal suo libro di Storia della Magia, decisamente troppo consumato rispetto al mio. «Che vuoi?» 
«Devo parlarti.» 
Lei girò la pagina. «Lo stai già facendo mi pare.» 
Tossicchiai. «Di cose... Private.» 
Lily mi guardò per la prima volta negli occhi. «Ti ho già detto che non lo dirò a nessuno.» 
«Non è questo è che...» 
Proprio in quel momento scese dal dormitorio un'Alice Prewett alquanto alterata. «Io lo detesto! Lo detesto!» 
Pregai che non avesse litigato un'altra volta con Frank, che passasse oltre, che non vedesse Lily, ma ovviamente la biondina si diresse nella nostra direzione. 
«Ha dimenticato di nuovo di dirmi che aveva gli allenamenti! Di nuovo, Merlino! Mi aveva promesso-» ringhiò la ragazza rivolgendosi all'amica. 
«Prewett non vedi che stiamo parlando?» 
Lei mi fissò irritata. «Non vedi che ho problemi ben più grandi dei tuoi? Sparisci Black, dare noia a Lily potrà aspettare.» 
Mi offesi. «Ti sembrerà incredibile ma non do noia a Lily in continuazione. Devo investire le mie energie in cose ben più impegnative, sai?» 
«Tipo il sesso?» mi accusò.
«E anche se fosse?» in realtà pensavo al Quidditch ma non ci si lascia mai scappare l'occasione per irritare una come Alice.
«Sarebbe solo quello. Non pensi ad altro. Ti rovinerai la vita, un giorno, vedrai.» trattenni bruscamente il respiro, per un attimo spaventato dalla verità di quelle parole. Ma la ragazza continuò indisturbata a parlare, segno che si stava semplicemente sfogando. «Una delle tue scappatelle rimarrà fregata e allora sì che rideremo quando dovrai investire le tue energie in qualcosa di impegnativo: essere padre!» 
Decisi che era meglio arrendermi di fronte alla furia bionda che sbraitava contro di me. Alice poteva essere davvero subdola e cattiva quando era arrabbiata con Frank. 
«Come vuoi.» feci per andarmene. 
«Comunque smettila di ronzare intorno a Lily. James potrebbe ingelosirsi.» commentò perfida la bionda.
«Alice!» esclamò tra l'inorridito e l'imbarazzato la diretta interessata proprio mentre io mi voltavo di nuovo e puntavo un dito contro l'amica. «Non tirare in ballo James, Prewett, sopratutto quando non sai di cosa parli.»
«Coda di paglia?» 
«Alice smettila.» ordinò freddamente Lily. Entrambi la ignorammo. 
«Chiamala come vuoi, ma almeno io non vado in giro a spifferare le confidenze che mi fa il mio migliore amico.» 
Frecciatina azzardata. Tutti sapevano che la bionda si era lasciata sfuggire durante una festa di Lumacorno dell'anno precedente, mentre era forse un po' troppo brilla, che Lily era stata pesantemente e definitivamente scaricata dalla sorella. Cosa che evidentemente Evans non voleva far sapere a tutta la scuola, sopratutto non dopo il litigio apparentemente decisivo con Snivellus. 
Alice trattenne il fiato, colpita nel segno. Lily si alzò dalla poltrona. «Direi che qui abbiamo finito. Black puoi andare. Non abbiamo niente di cui parlare visto che non è successo niente. Alice, ignoralo e siediti.» 
Con un ultimo sguardo velenoso, liquidai le ragazze e mi diressi al mio dormitorio. Sbattei la porta dietro di me e Remus sobbalzò, seduto sul suo letto a leggere qualcosa di estremamente noioso come La tragica verità sulle guerre dei Folletti.
Notai con piacere che James era in bagno, e che i suoi toni non così soavi arrivavano fin nel dormitorio, sovrastando il rumore dell'acqua della doccia. 
«Sirius?» chiamò Remus. 
«Non ce la faccio più. Davvero. Non posso andare avanti così!» 
Peter sbucò da dietro le tende del suo baldacchino, una bacchetta di liquirizia tra i denti. «Così come?» 
Alzai gli occhi al cielo. Ci mancava solo lui. «Niente Peter. Solo stanchezza post allenamento.» 
Il ragazzo tornò a farsi gli affari suoi, io mi sedetti vicino a Remus, lasciando cadere la scopa per terra. 
«Ti dispiacerebbe alzarti dal mio letto? Sei sudato come un troll, non ho intenzione di dormire con la puzza del tuo sudore sotto il naso.» 
Abbassai i toni, ignorando le polemiche del lupo mannaro. «Seriamente Remus, ho bisogno di trovare una soluzione.»
Moony sospirò. «Lo sai come la penso.» 
«Sapere come la pensi tu, non mi aiuterà a trovare una valida soluzione.» 
«Allora datti tempo. Per dimenticare. Datti una scadenza. Se entro quella non avrai risolto in un'altra maniera, allora lo dirai a James.» propose. 
Non era una vera alternativa. Avrei dovuto comunque cercare un modo per dimenticarmi delle tette di Lily, ma almeno era qualcosa. Annuii. 
«Ottimo.» approvò lui, tornando al suo libro.
«Ottimo, vado a cercare Mary.» 
Remus per poco non fece cadere di nuovo il libro. «Cosa?!» 
Ghignai. «È il mio altro modo...» 
«Sei un depravato, Sirius Black.» 
«Tu sei una suora di clausura, invece. Sei sicuro di sapere come è fatto un paio di tette?» 
In quel momento James uscì dal bagno con un asciugamano stretto in vita e uno nei capelli. «Secondo me non ne ha mai toccata una.» 
Mi dette il cinque, poi si sedette anche lui sul letto, accanto a un Remus alquanto imbarazzato. 
«Andatevene dal mio letto, imbecilli. Ci devo dormire in questo baldacchino, io.» 
James si strinse nelle spalle. «Dovremmo proprio organizzarti un appuntamento al buio, Moony.» 
Lui diventò paonazzo, un po' per la vergogna e un po' per la rabbia. «Non osate...!» 
«Oh, andiamo, Remus. Dacci almeno qualche indizio sui tuoi gusti personali...»
Il lupo mannaro mi colpì la nuca col suo libro di storia. «Ahi!»
«Così impari a darmi della checca.»
«Non ti stavo dando della checca!» strillai offeso, tenendomi il capo tra le mani. «Maledizione, quel coso fa male!» 
«Il coso è un libro. Sei sicuro di sapere come è fatto?» riciclò la mia stessa domanda, mentre James accanto a me se la rideva. Per un attimo mi sembrò tutto normale, ma poi vidi l'ormai familiare lampo di sensi di colpa, come amavo chiamarlo. Dovevo decisamente trovare un nuovo paio di tette da fissare. 
Con ancora la nuca dolorante mi avviai verso il bagno, lasciando Remus e James a litigare. Avevo a malapena chiuso la porta che sentii un tonfo e una serie di imprecazioni, e capii che Remus si era decisamente rimpossessato del suo letto lasciando Potter a chiappe nude sul pavimento. 
 
 
Lupin mi lanciò occhiatacce durante tutta l'ora di pozioni del giorno seguente, visto che l'avevo abbandonato al suo destino a condividere il calderone con Peter. Potevo essermi accidentalmente dimenticato di informarlo del fatto che non avrei potuto salvargli la reputazione quel giorno e lui non l'aveva presa affatto bene quando l'aveva realizzato. Soprattutto vedendo per chi l'avevo mollato. 
«Sappi che ho accettato di lavorare con te solo perché ho bisogno di alzare la mia media a Pozioni, Black.» sussurrò in quel momento Mary MacDonald al mio fianco, senza tuttavia alzare lo sguardo dal calderone che stava accuratamente mescolando in senso antiorario. «Perciò non farti strane idee perverse.» 
Mi finsi offeso. «Ma come? Ed io che pensavo lo facessi per poter ammirare da più vicino la mia strabiliante bellezza...» 
Lei arrossì impercettibilmente. «Smettila subito.» 
Alzai le braccia in segno di difesa. «Non sto facendo nulla.» 
Si voltò verso di me e mi guardò negli occhi questa volta. «Sì invece. Stai flirtando con me.»
Ghignai e mi chinai su di lei. Non era bassa per essere una ragazza, ma io rimanevo comunque una decina di centimetri più alto di lei. «Ed anche se fosse? Ti dispiace?»
Lei s'infiammò, per l'imbarazzo e forse un po' anche per la rabbia. «Ti ho chiesto di smetterla.» 
Le afferrai il polso con ferma delicatezza. La sua pelle era più scura della mia, di un colore bronzeo, quasi esotico, che in contrasto col mio pallore trovai estremamente attraente. Lei sussultò, trattenendo il fiato, vedendosi attirata così vicino a me. 
«Mary.» sussurrai a un soffio dal suo naso. «Non sei così stupida da rifiutare le mie attenzioni.»
Qualcuno alle nostre spalle tossicchiò e lei si liberò dalla presa e tornò a dedicarsi alla pozione. «Sei estremamente inopportuno. E maleducato. Borioso. Pieno di te.» 
Finsi di pensarci su. «Io avrei detto estremamente attraente. E intelligente. Abile. Sexy.» 
Mary sbuffò. «Che dici di limitarti a essere utile e andare a prendere del sangue di Salamandra dalla dispensa?» 
Accennai un inchino. «Ogni suo desiderio è un ordine, milady.»
Mi avviai dove mi era stato detto di andare, immergendomi nella dispensa alla ricerca dell'ingrediente. Dopo qualche attimo sentii la voce di James chiamare, alle mie spalle. 
«Padfoot»
«Mmm?» mugolai immerso nella mia ricerca. 
«Che stai facendo con Mary?» domandò lui, scettico. 
Mi voltai verso il mio amico, con un ghigno. «Non riesci ad immaginarlo?» 
Per un attimo era tutto come sempre. Anche se la domanda di James poteva essere benissimo uscita dalla bocca di Lupin tanto era responsabile.
«Purtoppo sì. Ma perché?» 
Perché era così insistente? La MacDonald non era uno schianto, ma santo cielo, dovrebbero esserci più ragazze come lei. E meno Evans magari. 
Ecco, per un attimo ero riuscito a non pensare alla rossa, ma ovviamente lei in qualche modo saltava sempre fuori. Scossi la testa e mi strinsi nelle spalle, costringendomi a rimanere concentrato su Mary. «Ha delle belle tette.» 
James alzò gli occhi al cielo. «Se la tua superficialità mette in crisi la mia squadra giuro che ti uccido con le mie mani.» 
Ecco perché quell'interrogatorio. Era preoccupato per la sua squadra di Quidditch. Era in modalità Capitano Assillante. 
«Non lo farò, Prongs.» 
Lui non sembrò molto convinto, ma afferrò un barattolo verde alla sua destra e tornò al suo banco. Allora notai che condivideva il calderone con Lily. 
Sbiancai e sentii il petto pesante vedendo che a malapena si parlavano. Come ogni volta che li vedevo vicini sentivo un rivolo di sudore freddo scendermi nella schiena per la paura che lei si facesse sfuggire qualcosa. Eppure sapevo che non era successo, perché mantenevano un atteggiamento professionale, educato, addirittura oltre la semplice convivenza. Tutti nel loro rapporto era un controsenso. Vidi dalle labbra di Lily Evans abbozzare un sorriso verso il mio amico e sillabare un grazie, prima di afferrare ciò che lui le porgeva e procedere con la pozione. 
E per la prima volta vidi qualcosa che nemmeno loro erano in grado di comprendere. Lily Evans aveva totalmente e indiscussamente smesso di disprezzare James Potter. Non voleva dire che avessero smesso di litigare, quello l'avrebbero sempre fatto, ma alla fine era come se si perdonassero e andassero oltre. Erano entrambi definitivamente adulti
E ne ebbi paura. 
 
 
 
 
Angolo dell'Autrice:
Non potete capire cosa io non abbia fatto per effettuare davvero questo aggiornamento! 
Sono con l'acqua alla gola è un eufemismo al momento. Domani parto e me ne vado a studiare in Inghilterra e beh, non è assolutamente mia intenzione smettere di scrivere e sparire un'altra volta, ma se nelle prossime settimane dovessi ecco assentarmi, vi prego di capire. 
Queste due settimane non sono state facili con tutte le cose da fare e da organizzare, ma non voglio assolutamente trascurare questa storia. Ne sono immensamente soddisfatta. 
Se dovessi sparire, vi prego di venirmi a bussare ahahahha e picchiare magari. 
 
Adesso passiamo alle cose importanti: ci tenevo a dirvi che finalmente, dopo cinque anni su efp, ho avuto finalmente il coraggio e la fortuna (grazie a Writer96, grandissima amica e scrittrice -sopratutto di Jily, sì) di indire (si dice così?) il mio primo Contest! È bellissimo. E ovviamente sulla vecchia generazione. Ecco a voi il link, in caso vi piacesse l'idea, noi siamo emozionatissime a riguardo e ci farebbe un sacco piacere aggiungere altre presenze. (Fidatevi è bellissimo. Se non fossi uno dei giudici, parteciperei io stessa ahahah) 
 
E poi, lo so che non si farebbe, ma ho tentato la mia prima Jily Band!AU (Dysfunctional) e insomma, se vi andasse di fare un giro e dirmi cosa ve ne pare, sarebbe fantastico. Litigo troppo con l'editor per mettere il link, perciò insomma, la mia pagina non si muove, sapete dove trovarla. Ahahahha
 
Infine, ringrazio come al solito le recensioni, non sapete quanto mi emozionino. Delle volte mi viene da gongolare dai feels. Spero davvero che la storia cresca, perché sarebbe una soddisfazione enorme! 
Grazie mille mille per tutto, come sempre! 
Vi voglio bene, a presto! 
Alice 
 
 

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Capitolo 8
*** Chapter Seven ***


Sirius Diaries 
 
Chapter Seven
 

Azkaban, 7 Gennaio 1982

 
Dal fondo del corridoio, alla mia sinistra, posso sentire le risate divertite delle guardie. Una di loro, credo Frederick, è appena tornata dalle vacanze natalizie e ha portato una bottiglia di whiskey scozzese. L'odore di alcol arriva fino a qui, e anche se sono piuttosto sicuro che non sia permesso loro di bere durante il turno, loro lo fanno lo stesso. Tanto non sono di certo i pochi umani ancora presenti a tenere i prigionieri qui. 
Si vocifera infatti che presto saranno definitivamente e completamente sostituiti dai dissennatori, e allora ad Azkaban non rimarrà alcun essere umano, ad eccezione dei prigionieri. 
L'odore del whiskey mi stuzzica le narici e so che al momento darei qualsiasi cosa per avere quella bottiglia tra le mani. Effettivamente, ubriacarsi sembra sempre una buona idea quando si cerca di dimenticare qualcosa. 
Della mia colossale sbornia di fine ottobre 77, mi ricordo infatti molto poco. Sul momento mi era sembrata una cosa buona, ma col senno di poi, fu un terribile sbaglio. 
Avevo pensato che andare ai Tre Manici di Scopa, una sera in cui James era occupato con i suoi turni da caposcuola, a bere qualcosa per distendere i nervi, non avrebbe fatto male a nessuno. 
Presi il passaggio segreto per Hogsmeade, quello che partiva da dietro lo specchio del bagno del quarto piano, passava per una sala immensa, che avrebbe potuto contenere un'intera assemblea, per poi terminare proprio dietro l'angolo dell'Ufficio Postale. Remus, alle mie spalle, arruolato per l'occasione visto che non ero sicuro che sarei stato in grado di tornare da solo in dormitorio senza fare danni, masticava qualche imprecazione diretta a me. I versi dei gufi provenienti da dentro l'edificio per un attimo soffocarono le sue parole. 
«Finalmente.» sospirai entrando nel bar e rivolgendo un sorriso malizioso a Rosmerta dietro il bancone. Lei rise e scosse la testa. 
«Cominciavo a sentire la tua mancanza, Black. Mi chiedevo quando saresti venuto a trovarmi...» 
Abbaiai una risata, avvicinandomi a lei mentre metteva via lo straccio con il quale stava pulendo il lavandino. La osservai e notai che durante l'estate le erano cresciuti i capelli. La trovai in splendida forma: la ragazza aveva appena due anni più di noi, lavorava alla Testa di Porco da altrettanti e ci aveva passato alcol non troppo legalmente da decisamente di più. 
«Perdonami bimba, ma sono stato occupato.» 
Lei sorrise maliziosa, squadrandomi da capo a piedi. «Ovviamente.» 
Remus si sedette con un tonfo alla mia destra. «Se non la smettete immediatamente, me ne torno a studiare.» 
Noi alzammo gli occhi al cielo, consapevoli di quando le nostre frecciatine infastidissero Lupin. Ma non era colpa mia se assaggiare un pezzo di Sirius Black aveva fatto a Rosmerta quell'effetto. 
«Oh, Moony, non essere geloso.» 
«Non sono geloso, sono seccato.» ribatté senza guardarmi. 
La ragazza rise e ci porse due bicchieri di quello che sembrava decisamente Whiskey Incendiario. «Smettetela di litigare come due sposini e beveteci su.» 
Io afferrai subito la mia porzione, scolandola in pochi sorsi. Quel whiskey era favoloso. Faceva girare la testa e bruciare l'esofago in tempi record, mantenendo un gusto tra il dolce e l'amaro che non ero mai stato in grado di definire ma che apprezzavo decisamente. Remus bevve giusto un sorso, prima di rivolgersi a Rosmerta. 
«Non è molto affollato oggi.» 
Effettivamente il locale era praticamente vuoto. Ad eccezione di una coppia di maghi seduti a un tavolo nell'angolo, non c'era un'anima. 
La giovane donna si irrigidì. «Non è un bel periodo questo. Con il problema di...» esitò. «Voi-Sapete-Chi, la gente non ama viaggiare ultimamente. Sopratutto di notte e durante il fine settimana.» 
Mi lasciai riempire il bicchiere di nuovo. Bevvi subito e mi accorsi che già la stanza cominciava a oscillare. Quel whiskey era decisamente corretto, come solo Rosmerta sapeva fare. 
«Eppure non c'è posto più sicuro di qui, con Hogwarts e Silente così vicini.» biascicai, finendo il secondo bicchiere. 
«Padfoot, rallenta con quel whiskey.» mi ammonì Remus, ma Rosmerta lo stava già riempiendo nuovamente, distratta nelle sue riflessioni. 
«Silente non può essere ovunque. È già abbastanza occupato tra la scuola e il Ministero.» 
Mi venne improvvisamente in mente il discorso avuto con Remus poche settimane prima. Per un attimo, forse grazie all'alcol, mi parve di risentire tutta la rabbia che la sua confessione mi aveva suscitato. Io ero arrabbiato con Remus. Si era offerto come spia a Silente in un branco di feroci, crudeli e malvagi licantropi. Il problema con Lily mi aveva distratto, ma uno dei miei migliori amici stava rischiando la vita per stupido orgoglio. 
«Vedi?» non riuscii a trattenermi dall'accusarlo, stringendo il bicchiere tra le dita spasmodicamente. «Te l'avevo detto.» 
Rosmerta capì subito che non ce l'avevo con lei. E Remus anche. 
Il lupo mannaro mi fulminò, come ad intimarmi di chiudere la bocca. Da sobrio avrei capito che non era decisamente un argomento da trattare in pubblico, sopratutto quando Rosmerta non sapeva di certo della sua condizione. Ma ormai non ero più sobrio, e il terzo bicchiere svuotato e sbattuto sul bancone ne era una chiara dimostrazione. 
«Che succede?» domandò confusa la donna. 
«Sirius, chiudi quella bocca subito.» intimò Lupin. 
«Cosa c'è? Adesso ti vergogni a far sapere in giro che sei un emerito idiota che rischia la vita per un altrettanto imbecille?» 
Remus mi afferrò repentinamente per l'avambraccio. Se fossi stato sobrio l'avrei sicuramente trovato lento, impacciato e debole come sempre, ma di nuovo, sobrio non lo ero di certo. «Attento a quel che dici, Black.» mi sibilò il lupo mannaro, stringendo la presa sull'arto. «È di Silente che stiamo parlando.» 
Rosmerta stava per intervenire, ed io per ribattere, ma i due tipi nella sala si alzarono strisciando le sedie sul pavimento e ci interruppero. Li fissai intensamente mentre si dirigevano verso la cassa per pagare e la ragazza porgeva loro il resto. 
Remus si mise di nuovo a sedere sullo sgabello, finì il suo bicchiere ed afferrò la bottiglia di whiskey da dietro il bancone per versarsene altre due dita scarse. Gliela strappai di mano e bevvi direttamente da lì. 
Lupin storse il naso. «Sei disgustoso.» 
Sentii Rosmerta ridacchiare e dire qualcosa tipo «Non importa, tanto è quasi finito.» prima di rispondere. «Sí, infatti. Sono proprio una persona di merda.» 
Moony non mi guardò nemmeno negli occhi. «Non è quello che ho detto.» 
«Non ho bisogno della tua pietà, Lupin.» biascicai svuotando a malincuore il recipiente di quei whiskey favoloso. «Lo so da solo che sono un bastardo.» 
«Dammi quella bottiglia.» ordinò severo il mio amico. Io lo accontentai tranquillamente. «Scusami Rosmerta.» disse poi alla barista. «Quanto ti devo?» 
La ragazza mi fissava come se fosse la prima volta che mi vedeva per quello che ero. Eppure ero abbastanza sicuro che non fosse la prima volta che mi vedeva ubriaco. 
«Non preoccuparti, Remus. Facciamo un'altra volta.» 
«Sono proprio un amico del cazzo, eh?» chiesi a nessuno in particolare. 
«Portalo via.» disse Rosmerta nello stesso momento in cui Lupin affermava. «Ce ne andiamo.»
Risi con voce roca e isterica. «Bravo Moony. Salva quel poco che è rimasto della mia dignità. Dopo essermi scopato la donna del mio migliore amico direi che è parecchio scarsa.» 
Remus si irrigidì e mi afferrò per le spalle. Rosmerta sillabò un «Cosa?» scioccato.
Lei sapeva della scommessa tra me e James per Lily ma non ci avevo dato troppa importanza in quel momento. Il licantropo fece il possibile per salvare la situazione. 
«Scusa ancora, Rosmerta. Non ascoltarlo, sta delirando. Mi dispiace che-»
«Non-non preoccuparti, Remus.» disse lei allibita. «Solo...» 
«Buona notte.» 
«Sì, bimba, buona notte!» esclamai uscendo dal locale spinto da Lupin. 
Il mio amico stette in silenzio fino a quando non rientrammo nel passaggio segreto. Poi esplose. 
«Porca puttana, Sirius!» inveì tirandomi un sonoro ceffone. «Ti sei bevuto quel cazzo di cervello?» 
In un altro momento sarei rimasto scandalizzato dal linguaggio scurrile del ragazzo. E gliel'avrei di certo fatto notare. 
«Sono abbastanza sicuro di aver bevuto solo whiskey.» 
Dovevo immaginare che Remus non avrebbe apprezzato la battuta. 
«Sei un fottuto imbecille! Hai rischiato di farmi scoprire e di iniziare un pettegolezzo che avrebbe messo fine definitivamente alla tua amicizia con James!»
Vederlo e sentirlo urlare mi mise solo un gran mal di testa, e peggiorò il mio umore. «Rilassati, cazzo. Sei sempre così impostato che mi stupisco di essere riuscito ad organizzare almeno uno di tutti quegli scherzi in questi anni.» 
Lo schiaffo mi colpì sulla stessa guancia del precedente che cominciò a pizzicare. Remus era furioso. Aveva gli occhi puntati su di me, neri e circondati da due occhiaie che non mi erano mai sembrate tanto spaventose. Stringeva i pugni spasmodicamente, allentandoli e serrandoli periodicamente, fino a fare sbiancare le nocche e ogni suo muscolo era teso come se fosse stato pronto a sbranarmi in pochi secondi. Erano rare le volte in cui Lupin mostrava quell'aspetto della sua personalità ed era davvero terrificante quando succedeva. 
Mi era capitato di vederlo così un'altra sola volta prima, ovvero quando avevo fatto quello stupido scherzo a Snivellus. 
Anche lui aveva pensato a quell'evento, come dimostrò pochi attimi dopo. «Prenditi le tue responsabilità per una fottuta volta, Sirius Black. Perché tu ti pari sempre dietro a queste scuse del cazzo ma quando ci vanno di mezzo cose importanti come le vite degli altri, devi imparare a darti una calmata.» 
Si voltò e mi dette le spalle. Parlò un'ultima volta prima di tornare a passo spedito verso scuola, abbandonandomi lì da solo. «Non sarò sempre accanto a te a pararti il culo per il resto della tua vita. Quindi vedi di svegliarti, coglione.» 
Chiuso in questa cella, ripensando a quelle parole, posso solamente convenire con lui. E fa decisamente male. 
 
 
«Andiamo, Pad. Stai andando benissimo. Continua così.» 
Persino la stessa voce del mio migliore amico mi faceva esplodere la testa la mattina seguente. Volevo abbaiargli di zittirsi ma un conato mi soffocò. Mi chinai sul water e vomitai di nuovo. 
James mi diede dei colpetti consolatori sulle spalle. «Butta fuori tutto, Sirius. Ogni cosa.» 
Anche il fatto che sono andato a letto con la tua Lily? pensai dentro la mia testa. Di sicuro mi avrebbe fatto sentire meglio. 
«Santo cielo, quanto hai bevuto?» chiese James con un'espressione disgustata. «E sopratutto, perché non mi hai portato con te?» 
Avrei voluto rispondergli e inventarmi qualcosa ma sentii di nuovo l'esofago contrarsi all'altezza della gola, e anche se ormai non usciva quasi più niente, mi chinai ancora sulla tazza. Un ciuffo di capelli neri mi finii negli occhi.
La testa mi faceva un male tremendo, avevo le budella intorpidite e i conati erano tanto forti che mi stupivo di riuscire a tenerle ancora al loro posto. 
«Vado a chiedere a Remus se ha qualcosa da darti.» sentenziò improvvisamente Potter. 
Oh merda, Remus.
Non ricordavo quasi niente della sera precedente ma sapevo, sentivo, che c'era qualcosa in ballo con Remus. Sarebbe stato il primo ad assicurarsi che stessi bene in una situazione analoga, per quanto bene si possa stare dopo una sbornia così colossale. 
«No.» gracchiai, prima di essere scosso da un altro conato. «Sto bene.» 
James mi guardò scettico, consapevole del fatto che non stavo affatto bene, ma se non altro capì che doveva essere successo qualcosa con Lupin. Si allungò oltre il lavandino e mi porse un asciugamano umido. «Come vuoi.» 
«Grazie.» 
Appena mi appoggiai con le spalle al muro del bagno, seduto rovinosamente sul pavimento, mi resi conto che ero solo con James. Era davvero tanto tempo che non succedeva. Chiusi gli occhi, cercando di ignorare la nausea crescente al ricordo di quel che avevo fatto con Lily Evans. 
Come se potesse leggermi nel pensiero, James si mise seduto al mio fianco e parlò. «Lily mi ha detto una cosa ieri.»
«Cosa?» ansimai col fiato corto. Per un attimo ebbi paura che potesse aver confessato. Prongs sembrava leggermente in imbarazzo ma anche vagamente arrabbiato. Un brivido mi corse lungo la schiena. 
«Beh, stavamo parlando e... Ad un certo punto il discorso è caduto su Silente, e...» esitò. Quando James usava tante e in un discorso, generalmente non portava a niente di buono. «Voldemort, e tutta questa storia e...»
Quattro e in poco meno di una frase. Fantastico. 
Visto che si era interrotto, lo esortai a continuare con un «Mmm?» impaziente. 
Lui sospirò, evitando il mio sguardo, e quando riprese la sua voce era poco più di un sussurro. «Mi ha detto che hanno ucciso i suoi genitori quest'estate.» 
«Oh.» mi lasciai sfuggire. Cercai di mantenere un'espressione sorpresa e a non lasciare trapelare il senso di sollievo che mi aveva travolto. Grazie a Merlino, Lily non aveva detto niente. 
«Già.»
Apparentemente James non si era accorto della mia reale reazione e l'aveva scambiata per stupore. Mi voltai verso di lui e lo vidi completamente assorto. Teneva lo sguardo basso, fisso in un punto non ben definito del bagno, gli occhiali erano leggermente calati sul naso e i capelli avevano ancora la piega del cuscino. Un più che sottile strato di barba da radere lo faceva sembrare più vecchio di quanto non fosse. 
Maledizione, non aveva ancora diciotto anni, ma quella era stata la prima volta che lo avevo visto spaventato da quello che succedeva là fuori. Nonostante suo padre fosse un Auror e sapesse bene come funzionava il mondo in quel periodo, sembrava comunque diverso. 
Non riuscii più a trattenermi. «A cosa stai pensando?» 
Lui sobbalzò leggermente, scosso dalle sue riflessioni. Mi fissò per un momento prima di rispondere. «Forse è per questo che è così strana ultimamente, non credi?» 
James pensava che Lily fosse strana ultimamente? «Sì, può essere.» 
Cadde di nuovo il silenzio. 
«Ehi Prongs?» 
«Sì?»
«Perché me l'hai detto?» 
Lui non ci pensò nemmeno troppo, limitandosi a stringersi nelle spalle. «Perché sei il mio migliore amico, no?» 
Una fitta di sensi di colpa mi attanagliò lo stomaco. «Già certo.» 
Lui si accigliò. «C'è qualcosa che non va, vero Sirius?»
«No!» mi affrettai a mentire. «Perché?» 
«Sì invece. Mi sento come...» esitò un momento, alla ricerca delle parole giuste. «Come se tu stessi cercando di evitarmi da un po' di tempo. Di allontanarti.» 
Se non mi fossi chiamato Sirius Black, avrei rischiato di scoppiare a piangere. Ma avevo smesso di farlo da molti anni, non solo perché ero entrato in quella fase della vita dove si pensa che sia segno di grande debolezza, ma anche perché crescere con Walburga Black fa quest'effetto. 
Stavo per aprire la bocca e cercare di dire qualcosa di intelligente che James mi anticipò. «So che non è un buon momento per parlarne ma... Voglio sapere cosa turba così il mio migliore amico. Non sei costretto a farlo adesso, ma apprezzerei che tu venissi a parlarmi appena te la senti.» 
E con queste parole si alzò e uscì dal bagno, chiudendo la porta silenziosamente alle sue spalle. E fui di nuovo solo. 
 
 
«Alzatevi e spostate tutti i banchi sulla mia sinistra, per cortesia.» 
Dorcas Meadowes, maga potente quanto bella e letale, nonché nostra incredibile insegnare di Difesa Contro le Arti Oscure, comparve con cinque minuti di ritardo dal fondo dell'aula, uscendo direttamente dal suo ufficio. Teneva tra le braccia una scatola piena di strane tavolozze di legno spesso e consumato. Quella donna era in grado di attirare l'attenzione di noi studenti semplicemente entrando in aula. 
Facemmo come aveva ordinato.
«Fisher per Merlino, sei un mago non una casalinga babbana. Sposta quel banco con la magia.» 
Una serie di risatine rimbombarono nell'aula prima che la Meadowes ci intimasse di fare silenzio e di dividerci in due file occupando tutta la lunghezza della stanza. 
La professoressa si mise poi tra le due righe di studenti, la cassa poggiata ai suoi piedi e le mani sui fianchi. 
«Bene. So che in questo mese e mezzo ci siamo concentrati maggiormente sulla teoria, perciò ho pensato che fosse l'ora di rendere le cose più... Interessanti.» tirò un calcio alla scatola ai suoi piedi. «Ognuno di voi prenda una delle tavole qua dentro, con la magia, Fisher. Eseguite un semplice incantesimo di appello non verbale, per cortesia.» 
Tutti ubbidimmo, chi con più e chi con meno destrezza. 
Io amavo quella donna. Mi incantava completamente, come i tre quarti dei maschi presenti in aula. 
«Oggi vi insegnerò quanto un incantesimo Proteus possa rivelarsi utile e, nonostante non sia ovviamente di facile apprendimento, sono sicura che molti di voi nel giro di qualche settimana sapranno padroneggiarlo quasi perfettamente.» disse la Meadowes, camminando avanti e indietro di fronte a noi, prima di scagliare via la scatola delle tavole in mezzo all'aula con un calcio. Mi accorsi solo dopo che anche lei ne teneva una sotto braccio. 
«Qualcuno di voi sa spiegarmi cosa è in grado di fare questo incantesimo?» 
Come prevedibile solo due braccia si alzarono in aria. La prima era della Evans e la seconda di un insopportabile Tassorosso, un certo Duffson tipo. 
«Dunton.» chiamò l'insegnate. Si insomma, Duffson, Dunton. È uguale. 
«Un incantesimo di livello avanzato che permette di connettere due o più oggetti magici. Cosicché quando si esegue una qualsiasi fattura su solo uno di essi, questa viene riprodotta in tutti quelli collegati.»
La professoressa annuì. «5 punti a Tassorosso.» Poi si spostò indietro, fuori dal corridoio di studenti che aveva formato. «Per eseguirlo alla perfezione, avrete bisogno di notevole concentrazione, fermezza e intelligenza che purtroppo non tutti hanno nelle giuste proporzioni. Per questo l'incantesimo Proteus è ritenuto uno dei più complessi e sopratutto pericolosi sortilegi. Immaginate per un attimo che incredibile mezzo di comunicazione può risultare un oggetto banale come quello che avete in mano.» fece una pausa che in qualsiasi altro professore sarebbe stata ritenuta eccessiva. «Un incantesimo simile potrebbe salvare molte vite. E spacciarne altrettante.» 
Ero sicuro di non essere l'unico a pensare che la giovane Auror si stesse riferendo a quello che stava succedendo fuori da Hogwarts. Era ancora troppo presto all'epoca perché le masse conoscessero i segreti dei sempre più emergenti Mangiamorte, ma indiscutibilmente l'Ordine della Fenice sapeva che proprio quello era il metodo di comunicazione tra Voldemort e i suoi seguaci. E insegnarlo a scuola non significava più semplicemente istruirci. Ma addestrarci. Per entrambe le fazioni. 
Quella che ci aspettava là fuori non era più una vita, ormai era una guerra. 
 
 
«Remus.» 
Sentendosi chiamato, il diretto interessato sobbalzò appena sulla sua sedia della biblioteca. Poi appena si accorse che ero io, indossò una maschera di fredda indifferenza che mi fece quasi trasalire. «Che vuoi?» 
«Allora sei davvero arrabbiato con me.» 
«Per Merlino, certo che lo sono!» imprecò lui. 
Gli feci cenno di abbassare la voce, per non farci cacciare. «Io, ecco...» 
Lupin sbuffò. «Sputa il rospo, Sirius.» 
«Non mi ricordo.» 
«Non ti ricordi?» disse scettico ma leggermente meno duro. 
Scossi la testa. Aspettai con ansia che dicesse qualcosa, ma Remus si limitò a fissarmi senza nessuna espressione per quelle che mi parvero ore. 
«Niente?» 
«Molto poco.» 
«Quanto poco?» 
Mi allarmai. «Dimmi che non è successo quello che sto pensando.» 
Lui non tolse i suoi occhi dai miei. «Dipende, cosa stai pensando?» 
Di aver gridato ai quattro venti il mio peccato. Sperai che la mia occhiata terrorizzata parlasse al mio posto. «So io cosa.» 
«Bhe, io no.» ribatté seccato il lupo mannaro.
«Dimmelo per favore, Moony.» 
Lui sembrò pensarci. «Ti sei lasciato sfuggire delle cose davanti a Rosmerta.» 
Cazzo. Deglutii a fatica; improvvisamente mi mancava la saliva. «Cose
«Cose importanti.» 
Stessi in silenzio, aspettando che continuasse. Lo fece dopo troppo tempo. 
«La questione Lily. Il fatto di essere una brutta persona.» A quel punto mi reputavo una cattiva persona, decisamente. «Il mio... piccolo problema peloso.» 
Oh Merlino. Oh Merlino. Cosa avevo combinato?!
«Tranquillo, quello sono riuscito a contenerlo. Ma ho paura che tu sia stato troppo esplicito per quanto riguarda Lily.»
Mi misi le mani nei capelli e collassai sulla sedia libera difronte al mio amico. «Cosa ho fatto, Remus? Cosa ho fatto?!» 
Lui si fece sfuggire un sorriso malinconico, guardandomi con una punta di affetto. «Un casino, Sirius. Un casino.»




Angolo dell'Autrice -in Traferta-:
Ehilà, amici. Come va?
Perdonate l'aggiornamento che è arrivato un po' lungo, ma come vi avevo avvisato la scorsa volta, avevo un trasloco in corso praticamente. Credetemi, voi che abitate ancora nelle vostre case, voi non sapete quante cavolo di cose date per scontato. Per esempio, chi di voi apprezza per davvero la presenza di una pentola? O dello scolapasta? Del tappeto che avete in bagno o infondo al letto? Del sale grosso? Bene, d'ora in poi fatelo. per me. Ahahaha
Comunque, scherzi a parte, parliamo di cose serie. Ecco a voi il nuovo capitolo. 
Ammetto di non aver scritto proprio nulla in queste tre settimane ma la vita da universitaria in inghilterra è un macello. Vi fare vedere la mia cucina in questo momento e allora apprezzereste anche l'importanza di non dover condividere la vostra con altri sei adoloscenti festaioli.  Ma prometto che cercherò di riprendere presto. Fortunatamente ho ancora un paio di capitoli di riserva. 
Mi dispiace di non aver ricevuto tante recensioni lo scorso capitolo, ma capisco anche che sono ricominciate le scuole proprio nel periodo di aggiornamento e quindi vi perdono. Spero di sentirvi presto! Sapete quanto tenga a questa storia, non c'è bisogno che continui a scriverlo ahahah.
Grazie mille per tutto! 
Aspetto con ansia i vostri commenti, 
Alice
 
 

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Capitolo 9
*** Chapter Eight ***


Sirius Diaries 
 
Chapter Eight
 

Angolo dell'Autrice:
Sorpresa?
No, non sono morta, nessuno dei miei coinquilini mi ha brutalmente uccisa o rinchiusa, la scuola non mi ha fatta finire in ospedale -non ancora almeno.
Ma vivere da soli fa passare il tempo molto molto mooolto più velocemente del solito. Non posso crederci che sono passati... quasi sei mesi dall'ultimo aggiornamento. Vi chiedo enormemente scusa ma a mia discolpa posso dirvi che sono sinceramente convinta che due settimane fa fosse Natale. Quindi perdonatemi ahahah
Vi lascio ovviamente un piccolo riassunto dei capitoli precedenti nella speranza di non aver perso i pochi lettori che mi ero guadagnata. 

Per finire ringrazio immensamente le recensioni. Sappiate che è proprio grazie a una di voi che oggi sono qui, a litigare con l'editor per amore vostro. So che vi piacerà questo capitolo perchè smuove finalmente i Jily <3 Ma la vera svolta sarà nel prossimo. 
Aspettatemi sempre, che io prima o poi arrivo :)

Vi voglio bene, 
Aspetto fiduciosa i vostri commenti, 


Alice
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Recap: I malandrini sono ormai giunti al loro ultimo anno ad Hogwarts e tra la pressione degli esami e quella della guerra imminente le cose cominciano a cambiare: Sirius ricorda e racconta da Azkaban le loro avventure. James è caposcuola, capitano della squadra di Quidditch e finalmente appare più responsabile del solito. Lily, profondamente turbata dalla tragedia che ha portato alla morte dei suoi genitori, tenta in ogni modo di sentirsi meglio, il che la porta a cercare rifugio dalla sua angoscia, nell'andare a letto con Sirius. Quest'ultimo, sentendosi profondamente colpevole per essersi fatto trascinare dalla ragazza, cerca con la complicità di Remus di trovare una soluzione a questo problema.
Nel frattempo il lupo mannaro ha confessato a Sirius di aver frequentato durante l'estate un branco di licantropi, come spia di Silente.

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Azkaban, 16 Gennaio 1982

L'Halloween del 1977 non fu niente di speciale per la maggior parte degli studenti di Hogwarts. I primini sono sempre quelli più eccitati, perché è la loro prima volta, ma i restanti trovano le feste dei morti piuttosto ripetitive. Le enormi zucche, i pipistrelli e tutti quegli addobbi spaventosi erano sempre un bel vedere ma dopo sei anni, uno smette anche di impressionarsi. 

L'unico maggiorenne che davvero apprezzò quella festa, forse più dei novellini stessi, fu il mio migliore amico. James Potter infatti, quel 31 Ottobre 1977, ballò per la prima volta con Lily Evans. 

Per nostra sfortuna quell'anno Halloween cadde di lunedì, così la giornata si svolse esattamente come le altre, con compiti da fare e lezioni da frequentare. Nonostante l'atmosfera fosse più lugubre e divertita del solito, ai professori non sarebbe di certo bastato un banale festeggiamento babbano per alleggerire il carico. Anzi, si pararono dietro la scusa più banale di sempre, non che la loro preferita: in pochi mesi avremmo avuto i M.A.G.O., avremmo dovuto affrontare il nostro futuro, e bla bla bla. 

Se prima pensavo che l'anno dei G.U.F.O. fosse stato psicologicamente tartassante, mi sarei dovuto ricredere perché non era stato niente in confronto a quell'ultimo. 

Ma Sirius Black faceva parte dei Malandrini non per niente: con l'aiuto di Peter riuscii a far scoppiare una Pallottola Puzzola proprio dietro la cattedra di Rüf, giusto per rimanere in tema scherzetti. Tuttavia non fu così divertente come sperato perché il professore fantasma continuò indisturbato a spiegare, nonostante alcune ragazze fossero praticamente saltate sui banchi urlando.

Davanti al nostro quasi fallimento Remus non riuscì a nascondere una risatina mentre James nemmeno ci calcolò, troppo preso dal fissare come un ebete la Evans che prendeva appunti -l'unica che ci riusciva con Rüf.

Fortunamente nel pomeriggio avevamo solamente due ore di Erbologia, che nonostante non fossero mai state particolarmente pesanti, davanti alla prospettiva della serata di Halloween sembrarono non passare mai. Quando l'ultima campanella suonò non fui l'unico a catapultarmi alla velocità della luce fuori di lì. 

Come molti dei miei professori, mi chiedevo come cavolo avrei fatto ad arrivare fino ai M.A.G.O. con quell'atteggiamento. 

Per allungare ulteriormente la giornata, James aveva pensato bene di organizzare un allenamento straordinario di Quidditch («Sarà così facile ottenere il campo in un giorno dove tutti si preparano per festeggiare!"») durante il quale rischiai di perdere almeno due volte se non la vita, almeno la faccia. Ero così orgoglioso del mio naso che l'avrei protetto a qualunque prezzo. Anche se questo voleva dire subire una delle storiche ramanzine del Capitano. 

Tornai al dormitorio affiancando James, cercando di ignorare il solito senso di nausea che mi assaliva ogni volta che rimanevamo da soli.

«Voglio chiedere a Lily di uscire.» affermò quando fummo nei pressi del Lago Nero, cogliendomi di sorpresa.

«Non l'hai già fatto un milione di volte?» 

Lui scosse la testa. «Non quest'anno.» 

Mi girai verso di lui. «Davvero?» 

James annuì. 

Scese un attimo di silenzio, poi il mio migliore amico riprese. «Non pensi che sia una buona idea?» 

Mi strinsi nelle spalle. Pensai a quanto il loro rapporto fosse migliorato da quando erano diventati caposcuola; ormai era quasi impossibile vederli litigare per i corridoi e Lily Evans riusciva a dimostrarsi quasi gentile con lui persino in pubblico. Certo, avevano discusso molte volte durante le ronde ma niente che non si mettesse a posto nel giro di un paio di giorni. Ma allo stesso tempo pensai all'espressione vuota che la Evans aveva avuto il giorno del fattaccio, lo sguardo vacuo e spento, il dolore che stava provando quando l'avevo sorpresa nei bagni di Mirtilla Malcontenta, la palese tensione che la assaliva ogni volta che si citava Lord Voldemort. E se Lily fosse stata troppo rotta persino per James? 

E per la prima volta nella mia vita, non seppi veramente cosa rispondere a quella domanda. Erano almeno almeno tre anni che mi veniva posta, in un modo o nell'altro, ma per la prima volta non potevo rispondere se non con un «Non lo so.» 

E non lo sapevo per davvero. 

 

 

Quell'anno Silente aveva assunto uno strano e imbarazzante gruppo di scheletri suonatori per intrattenerci dopo il banchetto. La qualità della musica era tremenda e molti aveva saggiamente deciso di tornarsene ai dormitori, ma noi Malandrini, in quanto migliori amici del Caposcuola, ci eravamo purtroppo ridotti a esser testimoni di quella disfatta. 

Verso le undici la Sala Grande era pateticamente semivuota. 

«Silente avrebbe dovuto almeno procurarci qualche alcolico bello pesante per farci sopravvivere a questa serata.» bofonchiai mentre Remus e Peter tornavano a sedersi accanto a me con tre nuovi bicchieri di succo di zucca in mano. 

«Smettila di fare l'alcolista, Padfoot.» mi riprese Remus. Peter rise divertito. 

«James sembra che si stia divertendo.» commentò Minus. 

Alzai gli occhi al cielo, non potendo evitare di vedere quanto ridicolo sembrasse il mio migliore amico mentre ballava quelle strane canzoni classicheggianti, tenendo Lily tra le braccia. 

Diversamente da me, James Potter non aveva mai dovuto cedere particolarmente al volere di sua madre e per questo non era mai stato costretto a prendere lezioni di ballo. Con Walburga non c'erano mai state tante alternative, o ubbidivi o soffrivi, perciò ero io quello che poteva vantarsi di sapere come si ballava un valzer. Non che ci tenessi a farlo, ma James era veramente inguardabile mentre cercava di improvvisare un ballo serio.

La cosa assurda era che Lily lo assecondava, quanto poteva, visto che era un miracolo che avesse ancora abbastanza fiato nei polmoni per reggersi sui piedi a causa delle risate isteriche che quasi riuscivo a sentire da fin laggiù. 

«Non li trovate... Perfetti l'uno per l'altra?» chiese retoricamente Remus, in un momento di spiccato romanticismo. 

Per fortuna io ero abbastanza cinico per entrambi. «Li trovo solo ridicoli.»

Peter squittì una risata. «Non sono così male, dai. Sembrano solo...» 

«Ubriachi?» suggerii. 

«... Dei principianti.» concluse lui. 

Remus sospirò. «A loro non importa di cosa penserà la gente, è ammirevole.» detto da un lupo mannaro potevo quasi capirlo, ma Lupin aveva tralasciato un dettaglio.

«Ci siamo praticamente solo noi a guardali, e non penso che James si faccia più dei problemi a sembrare imbarazzante davanti a quelli con cui sta condividendo letto e mutande da più sei anni ormai.»

«Sei così poco romantico che mi fai quasi tristezza. Sirius Black.» commentò con tono offeso Moony mentre Peter mi guardava con la bocca aperta. 

Bevvi un sorso dal mio bicchiere, rimpiangendo la bottiglia di whiskey nascosta sul fondo del mio baule. Remus mi tirò una gomitata nelle costole. 

«Perché non hai chiesto a Mary di ballare?» 

Mi strinsi nelle spalle. A pensarci bene, ero giunto alla conclusione che non mi importava niente di lei, e mi sembrava sciocco illuderla. E non sarebbero state di certo le sue fantomatiche tette a tirarmi fuori dai casini in cui mi ero cacciato. Che senso aveva dunque rischiare di azzoppare la squadra di Quidditch e commettere un altro errore, casualmente anche questo nei confronti del mio migliore amico? Per questo avevo abbandonato l'idea di farmi la MacDonald. E fortunatamente lei non era mai stata una di quelle ragazze che si innamorano facilmente, ragione per cui ero piuttosto tranquillo di non aver iniziato qualcosa di tanto imbarazzante da rovinare il nostro quasi rapporto. 

Ovviamente non avrei mai ammesso tutto quello a voce alta. «Non sono abbastanza ubriaco. Anzi, non sono per niente ubriaco!» 

Peter rise e Remus dovette trattenersi per non imitarlo. «Sai davvero una cattiva persona.» 

Mi strinsi nelle spalle, rivolgendo lo sguardo a Lily e James pochi mentre più avanti. Quei due erano ossimorici, totalmente. A vederli in quel momento, i loro violenti litigi durante gli anni precedenti sembrano provenire da un'altra dimensione. Molti li avrebbero scambiati per una coppia di fatto, ormai. Erano sempre insieme, un po' per i turni da Caposcuola, un po' perché avevano imparato a godersi la compagnia l'uno dell'altra. In quel momento ballavano disordinati, James che saltellava scoordinato tentando di far fare a Lily qualche piroletta. Lei rideva a crepapelle, come se non si stesse divertendo così tanto da secoli, e della ragazza che avevo trovato rotta e piangente nei bagni, non c'era nemmeno l'ombra. Lily scuoteva la testa, si nascondeva nei capelli vermigli, aveva la faccia tutta rossa per le risate e per la fatica. 

Vidi James stringerla improvvisamente contro il suo corpo, avvicinare la bocca alla massa di capelli rossi elettrizzati all'altezza di quello che doveva essere il suo orecchio, e parlarle. Dopo tanto movimento, vederli lì in piedi accaldati in mezzo alla Sala Grande, impalati come due scemi, mi diede uno strano senso di angoscia, che non aveva niente a vedere con i soliti sensi di colpa che provavo. Era qualcosa di ancora più scomodo. All'epoca non avevo ancora capito, ma sapere che il mio migliore amico si era davvero innamorato, che avrebbe amato solo e sempre Lily per davvero, che avrebbe sacrificato qualsiasi cosa per lei, era stato un duro colpo. 

Avevamo sempre vissuto tra maschi, tra amici, e invece improvvisamente c'era sempre lei di mezzo. Non che prima Lily non fosse argomento di discussione tra i Malandrini ma era diverso ormai. Non lo odiava più, non lo respingeva più, forse anche lei già sentiva di starsi innamorando, e molto presto Lily Evans non sarebbe più stata solo un argomento

I due si staccarono imbarazzati, annuirono un paio di volte e si separarono. James venne nella nostra dimensione, agitando entrambe le mani per farsi vento. Una Lily analogamente in fiamme si diresse sventolandosi verso Alice dalla parte opposta. 

Prongs si fermò a due passi davanti a noi, di fronte a Remus alla mia sinistra, e per un attimo annaspò in cerca di parole. «Ha detto sì.» 

Lo guardammo tutti e tre con espressione confusa e lui parve accorgersene perché un secondo dopo si spiegò, gesticolando animatamente. «Le ho chiesto di uscire. E... E... Ha detto sì. Non... Non posso crederci.» 

Peter si lasciò sfuggire un gesto entusiasta, Remus scoppiò a ridere dalla felicità ed io mi limitai a rimanere a bocca aperta. Il cuore mancò un battito mentre riflettevo su quanto questo sarebbe stato fatale per il mio problema. Lily sarebbe riuscita a frequentare James senza sentire gli opprimenti sensi di colpa che sentivo io? 

Mi accorsi che James mi fissava scettico. «Sirius?» 

Mi riscossi, chiudendo di colpo la bocca. Certo che Lily ce l'avrebbe fatta. Lei frequentava James tutti i giorni da settimane ed era sempre riuscita a comportarsi come se niente la turbasse. Come se non fosse successo nulla. Come se quella maledetta notte di -letteralmente- follia non fosse mai esistita. Cosa mai sarebbe cambiato? Lei non poteva amare James, vero? Non al punto da volergli confessare tutto. Lei non amava James, voleva solo... una storia da ragazzi. Non si sarebbero mica sposati da un giorno all'altro, no? 

«Sto bene.» dissi, forzando un sorriso. «Sono felice per te, fratello.» 

James non era molto convinto e potevo vedere Remus accanto a me che aveva sgranato gli occhi dalla paura. Chiusi i miei pensieri e sentimenti in un angolo nascosto del mio cuore, come mamma mi aveva insegnato a fare nei momenti difficili. Una delle poche cose da Black che mi sarebbero risultate utili anche negli anni a venire, soprattutto durante una guerra. 

Ghignai, il mio solito ghigno da superficiale Sirius Black. «Ma ti prego, avvisaci quando avrai bisogno del dormitorio okay?» 

 

 

Stavo pacificamente uscendo dal bagno, lasciandomi sfuggire uno sbadiglio spaccamascella, quando Remus comparve di corsa da dietro la porta e mi afferrò per il braccio, ritrascinandomi dentro e chiudendoci dentro. 

«Ti sei fumato completamente il cervello?!» esplose, cercando di tenere la voce bassa per non far sentire all'esterno. Molto probabilmente Peter stava già dormendo da quando era collassato vestito sul letto -e non l'avrebbe svegliato nemmeno un ordigno nucleare ormai- e James si era trattenuto a parlare con Lily in Sala Comune, quindi non è che ci fosse tutto sto pubblico a sentirci. Prima che potessi farglielo notare e irritarlo ancora di più, Remus con uno spintone mi spinse contro il muro. Ahia

«Che diavolo era quella cosa?» 

Mi afferrai il gomito che aveva colpito la parete e che faceva un male cane. «Cosa cosa

«Sei finito, Sirius Black. Non puoi fare così, non puoi continuare a rischiare. Lo so che James è cotto e quindi più tardo del solito, ma non così tardo.» 

«Non capisco cosa...» tentai, confuso. 

«Persino un ritardato mentale si sarebbe accorto prima che hai un problema con James.» 

Evitai di dirgli che Potter si era già accorto di avere un problema con me, visto che avrebbe solamente peggiorato la situazione. Feci per aprire la bocca, ma ancora una volta lui mi interruppe, avvicinandosi ancora di più a me, il dito puntato minaccioso sul mio petto. 

«Devi dirglielo subito. Immediatamente.» 

Forzai una risata gutturale, cercando di ignorare la sua scomoda vicinanza. «Sei completamente pazzo? Non solo rovinerei la mia amicizia con lui, ma pure il suo rapporto -qualunque esso sia- con la Evans! Ci vuoi morti entrambi?» 

Remus ringhiò. «È per questo che avresti dovuto dirglielo prima, come ti avevo detto io! Avresti dovuto ascoltarmi perché adesso, più tempo passa, peggio è!» 

Sbuffai. «Smettila di fare il melodrammatico. Andrà tutto bene. Io non dirò niente, Lily non dirà niente e vissero tutti felici e contenti.» 

Remus spalancò la bocca indignato. «Mi stupisco ancora della quantità di idiozie che puoi sparare in pochi secondi, Padfoot. Davvero, non capisco se sei davvero così stupido o se fai solo finta.» 

«Non parlarmi così, non sei mia madre, cazzo!» sbottai, tirandogli uno spintone ed allontanandolo di qualche metro. 

«Allora non venire a elemosinare il mio aiuto. Mai più!» decretò, voltandosi per uscire dal bagno. 

«Come se avessi effettivamente fatto qualcosa di utile fino ad adesso.» 

Remus si girò nella mia direzione con sguardo omicida. Risposta sbagliata

Penso che avrebbe replicato se la porta del dormitorio non si fosse aperta e richiusa con violenza e James fosse entrato, urlando di gioia. 

Remus uscì in camera, Peter sobbalzò sul letto ma non si svegliò, io mi appoggiai allo stipite del bagno con aria seccata. 

«Mi ha baciato! Mi ha baciato! O Merlino! Lo ha fatto davvero

Non c'era bisogno che specificasse chi l'avesse baciato per davvero, né che mi girassi impercettibilmente a sinistra per vedere Remus lanciarmi un'occhiataccia eloquente, per capire che ero ufficialmente in casini sempre più grandi. 

Mi voltai di scatto, sentendo la rabbia montarmi dentro, e mi chiusi per l'ennesima volta in bagno sbattendo furiosamente la porta. Vaffanculo a tutti. 

 

 

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