When my eyes met yours.

di tisdalesvoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Look ***
Capitolo 2: *** 2. It happened ***
Capitolo 3: *** 3. Through ***
Capitolo 4: *** 4. Warning ***
Capitolo 5: *** 5. Voice ***
Capitolo 6: *** 6. Lips ***
Capitolo 7: *** 7. Dream ***
Capitolo 8: *** 8. Jealousy ***
Capitolo 9: *** 9. Daisy ***
Capitolo 10: *** 10. Black ***
Capitolo 11: *** 11. Heart ***
Capitolo 12: *** 12. Outburst ***
Capitolo 13: *** 13. Candle ***
Capitolo 14: *** 14. Fire ***
Capitolo 15: *** 15. Mistake ***
Capitolo 16: *** 16. Trapped ***
Capitolo 17: *** 17. Naked ***
Capitolo 18: *** 18. Halo ***
Capitolo 19: *** 19. Panic ***
Capitolo 20: *** 20. Mine ***
Capitolo 21: *** 21. Touch ***
Capitolo 22: *** 22. Hold ***
Capitolo 23: *** 23. Left wrist ***
Capitolo 24: *** 24. Leaving ***
Capitolo 25: *** 25. Silence ***
Capitolo 26: *** 26. Breakout. ***
Capitolo 27: *** 27. Fight ***
Capitolo 28: *** 28. Points ***
Capitolo 29: *** 29. Costellations ***
Capitolo 30: *** 30. Tomorrow ***
Capitolo 31: *** حرية ***



Capitolo 1
*** 1. Look ***


When my eyes met yours



1. Look



Lydia si svegliò di soprassalto dal suo sonno profondo, guardandosi intorno spaventata e analizzando dove fosse realmente. Fortunatamente, era nella sua cameretta e tirò un sospiro di sollievo, nonostante il suo respiro ancora irregolare. Si mise seduta sul letto, passandosi una mano tra i capelli e cercando di calmarsi del tutto.
Le capitava di fare quel tipo di incubo la maggior parte delle volte e non ci era ancora del tutto abituata.
Portò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, cercando di fermare le lacrime che stavano minacciando di scendere dai suoi occhi. Guardò la sua sveglia e vide che erano le 6.32. Abbastanza presto per lei. Avrebbe potuto riposarsi un altro po', ma preferì alzarsi e incominciare ad andare a preparasi per la scuola.
Visto che era abbastanza in anticipo, si preparò con estrema calma e cercò in tutti i modi di non fare rumore, per non svegliare la persona che era nella stanza accanto.
Il cielo era ricoperto di nuvole grigie e faceva anche abbastanza freddo; così, Lydia, decise di indossare una felpa grigia, un paio di jeans e le sue vans nere. Lasciò i suoi capelli castano chiaro sciolti, dove cadevano morbidi sulle sue spalle. Valorizzò un pò le sue ciglia con del mascara, mettendo in evidenza i suoi meravigliosi occhi verdi.
Lei non era quel tipo di ragazza che si truccava molto. Lydia era una ragazza del tutto semplice, una di quelle a cui non piaceva mettersi in mostra e stare al centro dell'attenzione. Timida, insicura e tremendamente dolce, come la maggior parte di tutte le adolescenti del mondo. E non importava se lei preferisse apparire così, perchè riusciva comunque ad essere bella. Bella nella sua semplicità.
Uscì dal bagno, prese il suo cellulare e la cartella da sopra la scrivania, controllando che tutto l'occorrente scolastico fosse nella borsa.
Si avvicinò alla porta e con estrema calma girò la chiave dal lato apposto, così che potesse uscire. La aprì di poco e aspettò di sentire qualche rumore, ma nulla. Allora uscì piano dalla sua stanza, chiudendo la porta sempre con calma.
Sentì il russare di quella persona e il timore che l'avesse svegliato sparì completamente. Aveva davvero paura che, dopo averlo evitato per così tanto tempo, potesse riaverlo di nuovo faccia a faccia e quel pensiero le provocava brividi di paura, terrore.
Scese lentamente le scale e sentì la puzza d'alcool e fumo che riempiva quasi tutto il piano inferiore della casa. A Lydia le venne la nausea, ma riuscì a trattenersi dal vomitare; anche perchè, se l'avesse fatto, non avrebbe rimesso nulla se non la sua anima.
Aprì piano la porta d'entrata e finalmente uscì da quella che era casa "sua".
Di solito, il posto in cui si vive dovrebbe essere il luogo in cui ci si sente più al sicuro, protetti. Dove, per la maggior parte del tempo, si può essere se stessi. Ma Lydia non definiva quel posto casa sua. Per lei, era la dimora dell'inferno. Non si era mai abituata a quel posto, a quella città, a quel tipo di persone, ma lo aveva accettato solo per il bene di una persona, che poi, l'aveva lasciata sola tre mesi fa. E lei continuava a starci male per questo, ma d'altronde, come non potrebbe? Era una delle persone più importanti della sua vita e ora se n'era andata... per sempre.
Camminava sul marciapiede col capo basso e il passo veloce, pregando con tutta se stessa di non incontrare nessuno. Anche se, per quell'orario così mattutino, c'erano poche probabilità che qualcuno fosse in giro per quell'ora. Almeno per le persone che abitavano lì. Di certo, in città già c'era gente che andava a lavoro, o apriva i negozi. Ma doveva viveva lei, si poteva dire che era un altro mondo. In effetti era così, partendo già dal fatto dalle cose che facevano. Non poteva mai stare tranquilla per quelle parti; il pericolo era sempre dietro l'angolo o peggio, ti si presentava davanti come se niente fosse. E Lydia lo sapeva. Lo sapeva dalla prima volta in cui ci aveva messo piede, ma oramai non poteva farci nulla. Aveva, però, promesso a se stessa che un giorno se ne sarebbe andata, per sempre, ed era sicura che lo avrebbe fatto.
Finalmente, uscì definitivamente da quella "gattabuia" e pochi minuti dopo, arrivò nel cortile della sua scuola. Era gremito di ragazzi e ragazze, ovviamente, suddivisi in gruppi. In quella scuola, regnava la superficialità, il pregiudizio e sfortunatamente l'ignoranza. Dire anche che era diffuso il bullismo, insieme allo spaccio di droghe, era scontato. Il posto in cui viveva Lydia era uno schifo e lo era altrettanto la scuola, ma lei, ancora una volta, non poteva farci nulla. Doveva accontentarsi e per quei pochi professori "buoni" che c'erano, lei si impegnava a studiare le loro materie. A lei piaceva studiare, certo, con le sue preferenze in materie, ma le incuriosiva parecchio il fatto di sapere e conoscere cose nuove o vecchie. Questo era un punto a suo favore sul fatto che sarebbe andata lontano con questa sua caratteristica.
Camminò verso le scale, così da poter entrare nell'edificio, ma si fermò quando sentì chiamare il suo nome.
«Hey, Lydia!»
Lei si voltò per vedere Lola sventolare una mano per farsi notare e che la invitava ad avvicinarsi. Lydia così fece, cercando di non urtare qualche ragazzo che le passava davanti.
«Ciao Lola.» la salutò con un sorriso.
Rivolse uno sguardo anche agli altri del gruppo, mormorando un timido "ciao". I quattro ragazzi del gruppo la salutarono con un semplice cenno di capo, mentre le altre due ragazze con uno "ciao" del tutto svogliato. Non erano del tutto suoi amici, più che altro conoscenti. Li frequentava, certo, ma solo per stare con Allison che però, adesso, non c'era più.
Allison era la sua migliore amica, e lo era stata da quando si era appena trasferita. Purtroppo, esattamente due giorni prima, si era trasferita a Londra con la sua 'nuova' famiglia. La madre di Allison aveva trovato un uomo più che per bene e aveva portato lei, Allison e il suo fratellino, lontano da quella città. Lydia era felice che se ne fosse andata, voleva il meglio per lei, ma non poteva negare il fatto che le mancasse da morire.
Prima che partisse, Allison le aveva promesso che si sarebbero sentite e che se ne aveva la possibilità, sarebbe venuta a trovarla molto presto. Infatti, la sera prima l'aveva chiamata dicendole che aveva sistemato le sue cose e che la casa era grandiosa, e la finestra di camera sua aveva la vista su Londra. Si sentiva dalla sua voce che era più che contenta e Lydia per qualche attimo si era sentita del tutto egoista perchè la voleva lì con lei. Era l'unica di cui poteva fidarsi, l'unica con cui rideva e scherzava in serenità, ma ora che se n'era andata anche lei, Lydia non poteva fare altro che sentirsi sola.
Certo, c'era Lola, ma non aveva mai avuto un rapporto di vera amicizia con lei. Si scambiavano qualche parola, qualche risata in compagnia degli altri del gruppo, ma niente di più. E poi, quel gruppo non portava di certo una bella nomina. Tutti e quattro i ragazzi spacciavano droga, le due ragazze erano "impegnate", se così si può dire, con due del gruppo e non erano del tutto fedeli. Sfortunatamente, neanche Lola aveva una bella reputazione. Il fatto che fosse una ragazza facile non la disturbava affatto, per certi versi se ne vantava anche, ma era una apposto, tralasciando quel particolare. Lydia si chiedeva sempre del perchè si lasciasse usare dai ragazzi. Che le piacesse o meno, lei poteva essere molto di più. Ma a quanto pare, le stava bene così.
«Come stai? Hai sentito Allison?» le chiese Lola
Lydia ignorò la domanda sullo stare bene e parlò subito di Allison.
«Oh, si. Mi ha chiamato ieri dopo aver sistemato le sue cose in stanza. Mi ha detto che Londra è bellissima.» spiegò.
«Immagino.» commentò. «Magari un giorno di questi la andiamo a trovare.» le sorrise.
Lydia le ricambiò il sorriso, pur non credendo alle sue parole.
In quell'istante suonò la campanella e tutti entrarono nell'edificio, andando poi nelle rispettive classi.
Al cambio della quarta ora, si ricordò che doveva andare dalla segretaria a prendere il nuovo orario. Il professore di letteratura era stato trasferito e non era arrivato un supplente in tempo, così, erano stati cambiati gli orari e i corsi. 
Lydia si recò in segreteria e prese il suo nuovo orario, notando altri ragazzi fare lo stesso.
Al posto di letteratura, ora aveva storia. Andò nell'aula e notò che la classe era quasi al completo. Sfortunatamente, c'era un posto libero solo al secondo banco e poco dopo si sedette accanto a lei un'altra ragazza.
Era Grace Manson, e lei la riconobbe subito. Era una delle ragazze piu' intelligenti e dotate della scuola.
Lydia, nonostante le piacesse studiare a fondo le materie che le piacevano di più, non si definiva del tutto una secchiona, non che fosse un insulto, ma non si riteneva nemmeno stupida. Studiava le cose più importanti, e se le incuriosiva l'argomento, voleva saperne di più Tutto qui. 
Prese il libro dalla borsa e lo poggiò sul banco, aspettando che la professoressa facesse il suo ingresso in classe. 
Si guardò intorno per vedere quella che era la sua nuova classe. Riconosceva la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, ovviamente, sempre perchè collocati per la loro nomina. Altri, invece, non li conosceva affatto. 
La sua attenzione fu riportata ad un ragazzo che entrava in classe e Lydia lo riconobbe. Era Zayn Malik, forse uno dei ragazzi più strani della scuola. Almeno così dicevano. Nessuno osava dargli fastidio e nessuno osava sfidarlo. L'unico con cui aveva buoni rapporti era il suo amico Louis, almeno alla vista della gente era così. 
Zayn andò a sedersi infondo alla classe, da solo, senza portarsi cartella, libri o quant'altro. Ancora una volta aveva attirato l'attenzione di tutta la classe e questo gli dava un fastidio tremendo. 
Si appoggiò allo schienale della sedia, allungò le gambe sotto al banco e prima di incrociare le braccia al petto, abbassò di piu' la visiera del cappello. 
Non era difficile da capire che era più che annoiato di essere lì, come ogni giorno d'altronde, e non vedeva l'ora che quest'altro giorno scolastico finisse. 
La professoressa entrò in classe e richiamò l'attenzione degli studenti, iniziando velocemente la lezione. 
Zayn non ascoltò nemmeno una parola di quello che disse, come al solito, e si aspettava che gli facesse qualche domanda che appunto arrivò poco dopo.
«Zayn, vorresti rispondere alla domanda che ho fatto?»
Per Zayn sembrava che si divertissero a fargli domande di cui non sapeva la risposta. Gli avrebbe fatto il discorso che non si impegnava, eccetera, eccetera. Sempre il solito disco rotto.
«Passo.» rispose secco.
«Ovviamente.» commentò la professoressa.
Probabilmente se continuava così sarebbe stato bocciato ancora una volta, ma oramai della sua vita scolastica non gli importava nulla. Ma doveva comunque mantenere la sua reputazione per il suo "business".
Per tutta l'ora, si era sentito gli sguardi di tutti addosso ma non accennava neanche un attimo ad incontrare i loro sguardi. Ed era anche scocciato da quella situazione, perchè era sempre così.
Finalmente la lezione finì e Zayn aspettò che uscissero tutti dalla classe, compresa la professoressa, così da non urtare qualcuno e creare casini.
Si alzò dalla sedia e si tolse il cappello, scompigliandosi i capelli. Sospirò, scocciato da quello che oramai era costretto a sopportare. Anche se non lo dava del tutto a vedere, era stanco di tutto quello.
Stavo per uscire dalla classe, quando la sua attenzione cadde sul libro di storia che era sul banco in seconda fila.
Girò la copertina, curioso di sapere di chi fosse.
"Lydia Parkins", c'era scritto, con un piccolo cuore alla fine del cognome. Tipico di tutte le ragazze.
Sentì qualcuno entrare in classe e avvicinarsi a lui. Zayn teneva lo sguardo basso sul libro, non voleva incontrare i suoi occhi. Si accorse che però era una ragazza e che aveva il fiatone. Probabilmente aveva corso.
«E' tuo?» chiese Zayn riferendosi al libro, non guardandola in viso.
«Ehm, si.»
Zayn lo allungò di poco verso di lei e stette attento a non far toccare o anche solo sfiorare le loro mani.
«G-grazie.» balbettò lei.
In lui nacque uno strano senso di tenerezza non appena sentì la sua voce. Si trattenne dal sorridere nel capire quel suo strano imbarazzo.
Senza nemmeno rendersene conto, alzò il capo verso la ragazza che gli era davanti, commettendo, forse, uno dei sbagli più grandi della sua vita.
Non appena incontrò i suoi occhi verdi, il cuore di Zayn iniziò a battere all'impazzata. Si sentiva così tremendamente debole e le gambe sembravano non aver più forza. Il suo respiro era diventato ad un tratto irregolare e dovette tenersi ad un banco con la mano per cercare di non cadere a terra.
Lui, con una forza sovraumana, diventato d'impatto debole al solo contatto visivo con quella ragazza.
Il suo capo era basso e cercava di mantenersi calmo così da riprendere un ritmo respiratorio regolare. Era successo tutto così in fretta che lui ci aveva capito poco e niente, ma di una cosa era del tutto certo: quello che non voleva che accadesse, era appena successo. 

 




Hello.
Peppina è tornata, eggia'.
Come vi avevo detto, ecco la ff su Zayn.
Voi non ne avete idea di quanto sia stata indecisa su questa ff. Su un sacco di queste sue caratteristiche.
Ma alla fine, eccola qui.

E' un genere del tutto diverso dalla precedente che ho scritto su Harry, spero possa comunque interessarvi :)

Lo so, la fine di questo capitolo può sembrare abbastanza banale e "sdolcinato".
Ma credetemi, non è così. Poi capirete uu

Mi lasciate una recensione per sapere cosa ne pensate? Per favooooore cc

Twitter: @infinitynaples

Adesso vado.
Peppina vi ama.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @hjsdjmples

 

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Capitolo 2
*** 2. It happened ***








2. It happened

 

Lydia guardava davanti a sè il ragazzo appoggiato disperatamente al banco, per cercare di non cadere, respirare affannosamente. 
Non aveva mai parlato con Zayn, non c'era mai stato nemmeno uno sguardo di sfuggita, almeno fino a quel momento.
Stava iniziando a preoccuparsi. Cosa aveva? Un attacco d'asma? Soffriva di qualche malattia al cuore? Cosa doveva fare?
«Hey, stai bene?» gli chiese preoccupata.
Lydia si avvicinò chinando un po' il capo per cercare il suo sguardo. Provò a toccarlo con l'intenzione di poggiargli una mano sulla spalla, o provando almeno a dargli un altro sostegno su cui sorreggersi, ma quando Zayn vide quel movimento, si spostò di scatto provocando il rumore assordante del banco che strisciava sul pavimento. 
Lydia a quel gesto così brusco tirò subito la mano spaventata. Tutti dicevano che Zayn non voleva essere toccato, ma lei lo stava guardando in condizioni che sembravano quasi gravi e tutto quello che voleva fare era rendersi utile. Voleva solo aiutarlo.
«S-si, sto bene.» mormorò affannosamente Zayn. Sembrava che avesse appena corso una maratona.
Detto questo, non guardandola nuovamente negli occhi, la superò uscendo dall'aula, consapevole del fatto che l'aveva lasciata sola, dubbiosa e ancora preoccupata. Ma non poteva darle spiegazioni, a stento ci aveva capito lui qualcosa. 
Zayn percorse il corridoio quasi correndo, cercando il suo migliore amico tra la folla di studenti, i quali cercava di non urtare o anche solo sfiorare. Anche se questo, in quei due anni, gli era risultato abbastanza facile visto che nessuno osava mettersi sul suo cammino. Quando camminava nei corridoi o per le strade della città, le persone che lo conoscevano o cambiavano strada, marciapiede, o gli passavano affianco col capo basso a qualche metro di distanza.
La reputazione di Zayn era andata a peggiorarsi da quando era successo quell'episodio un anno fa, e tutti non potevano fare altro che evitarlo maggiormente.
Oramai Zayn non poteva farci nulla sulla reputazione che, più o meno, si era creato. Quello strano, quello da evitare, quello di cui avere paura. 
Quando superò alcuni studenti, vide finalmente Louis al suo armadietto con una ragazza letteralmente avvinghiata a lui. La toccava e palpava ovunque, mentre continuavano a baciarsi. Inutile dire che lei non fosse una delle brave ragazze della scuola. 
Zayn si appoggiò quasi disperatamente all'armadietto adiacente a quello di Louis e quando il suo migliore amico notò la sua presenza, non si degnò nemmeno di staccare la sua bocca da quella della ragazza.
«Non ora, Malik.» disse svogliato.
«Louis, è importante.» insistette Zayn, guardando la scena quasi con disgusto. Non gli faceva di certo piacere guardare quei due mentre si succhiavano la faccia a vicenda.
«Di che si tratta?» finalmente lo guardò. La ragazza iniziò a baciargli il collo.
«E' personale.» disse il moro duramente sperando che capisse. Infatti, Louis capì.
Si staccò dalla ragazza, la quale lo guardò confuso.
«Finiamo dopo, piccola.» 
Lei si dileguò con malavoglia e Louis tornò a guardare Zayn quasi con uno sguardo di rimprovero.
Si appoggiò all'armadietto. «Mi hai appena fatto fuggire la mia sveltina, Malik.»
Quando Louis guardò meglio Zayn, vide che aveva l'affanno e sembrava non avere quasi forze. Non vedeva il suo amico in quelle condizioni da due anni ormai. Ora ce l'aveva davanti e gli sembrava quasi impossibile da credere.
«Amico, che hai?» chiese con un filo di preoccupazione.
«E' successo.» affermò Zayn.
Louis lo guardò confuso. «Cosa è successo?»
«Quello che non doveva succedere, Louis!» sbottò il moro mettendosi le mani nei capelli.
Anche se Zayn non lo aveva detto esplicitamente, Louis capì comunque a cosa si riferisse. Rimase del tutto sorpreso. Non si aspettava che accadesse. Zayn in quegli anni era stato così attento a non alzare lo sguardo verso nessuna ragazza.
«Oh, cazzo.» mormorò. «Dici sul serio?»
«Starei così secondo te?» chiese retorico Zayn.
«Ma... insomma, com'è andata? Zayn, tu sembri... debole.»
«Ho visto un libro su un banco, e quando è arrivata questa ragazza ha detto che era suo ed io gliel'ho dato. Mi ha ringraziato e quando ho sentito la sua voce... i-io non lo so, non ce l'ho fatta e l'ho guardata... poi è come se mi fosse mancata l'aria e non riuscivo quasi a reggermi in piedi.»
«Merda, è una cosa fin troppo sdolcinata e romantica.» commentò l'amico.
«E' così che mi sono sentito.» si giustificò il moro.
Un ragazzo che stava passando di fianco a loro, urtò casualmente Zayn. 
Il moro lo guardò sorpreso e un pò spaventato. Il ragazzo si dileguò mormorando un veloce "scusa, amico" per poi confondersi tra la folla.
Zayn era confuso. Quel ragazzo avrebbe dovuto urlare dal dolore non appena i loro corpi si erano sfiorati. Doveva avere come minimo un braccio rotto o qualcos'altro. Invece nulla. Com'era possibile?
«Zayn...» disse Louis anche lui pienamente confuso.
Zayn prese coraggio e afferrò per il braccio un ragazzo che stava passando davanti a lui. Il ragazzo lo guardò confuso e soprattutto spaventato, e Zayn, vedendo che non succedeva nulla di così grave come si aspettava, lo lasciò, scusandosi.
Il moro adesso era ancora piu' confuso. Si guardò le mani quasi shockato.
«Ho perso i miei poteri.» mormorò, piu' che altro a se stesso.
«Che cazzo stai dicendo?»
«Quel ragazzo n-non è... Louis, lo hai visto anche tu.»
«Forse sono le conseguenze di ciò che ti è successo.» tentò Louis.
Zayn sospirò appoggiandosi all'armadietto. «Io oramai non so più niente.»
«E dimmi, chi è la fortunata?» domandò Louis con un pizzico di ironia nell'ultima parola. "Fortunata" non era proprio l'aggettivo giusto per descriverla in quella situazione.
«Lydia Parkins.»
Zayn si aspettava che Louis la conoscesse, conosceva tutti della scuola. Era uno dei ragazzi più popolari e questo grazie anche allo business che insieme condividevano. 
Louis non ci mise molto a capire chi fosse la ragazza e scuotendo la testa abbastanza divertito, capì il guaio in cui Zayn si era cacciato.
«Oh, amico, ti sei scelto una delle ragazze piu' innocenti e buone della scuola.»
«Non ho avuto il tempo nemmeno di guardarla "per bene".» e quando diceva "per bene", Zayn intendeva dalla testa ai piedi.
Non ricordava nemmeno com'era fatto il suo viso, il colore del suoi capelli, le sue labbra, nulla. Tutto ciò che ricordava erano i suoi occhi verdi. Quei meravigliosi occhi verdi che lo avevano stregato. 
«Be', puoi rimediare adesso.»
Louis prese le spalle di Zayn e lo fece voltare, facendogli puntare lo sguardo su una ragazza poco distante da loro vicino ad un armadietto. 
Stava appena posando il libro che Zayn le aveva porso in classe, sistemando poi altre cose in borsa e poi nell'armadietto. 
Aveva i capelli di un castano chiaro, color rame, lunghi fin sotto le spalle. Dal suo abbigliamento, Zayn capì che era una ragazza del tutto semplice e sportiva, assolutamente perfetta. Il jeans che indossava le metteva in mostra quel bel sedere che aveva. Il fatto che lui lo pensasse, gli face capire che anche gli altri, molto probabilmente, avessero notato quel suo particolare. Quel pensiero fece nascere in lui una strana sensazione a lui sconosciuta. Si concentrò poi a guardare il suo viso. Aveva il naso leggermente all'insù, e le labbra piccole ma carnose. La sua carnagione era chiara, ma non troppo. Anche se era distante da lei, riuscì a vedere l'intensità di quei suoi occhi verdi, che sembrò colpirlo ancora una volta. 
Sembrava così piccola, buona, innocente. Nei suoi confronti già crebbe una strana sensazione di protezione verso di lei. Avrebbe voluto starle accanto sempre, proteggendola da ogni male ... ma non poteva. L'unico male da cui doveva proteggerla era se stesso.
«E' bellissima.» sussurrò completamente incantato nel guardarla.
«Già.» concordò Louis. «Ed ha anche un sedere proprio niente male.»
Zayn, senza pensarci neanche un attimo, diede una gomitata nello stomaco all'amico. Era come infastidito da quel commento, eppure, lei non era di sua proprietà. Ma Zayn, stranamente, la sentiva già sua. 
Louis si piegò, gemendo dal dolore, un dolore davvero fin troppo forte. 
«Z-zayn, ti sono tornati i poteri.» gemette.
«Cosa? Sei serio?» domandò sorpreso girandosi di scatto verso di lui.
«Starei così secondo te?» ripetè Louis con lo stesso tono che il suo amico aveva usato poco prima.
Zayn poggiò una mano sull'armadietto, facendo anche la più minima pressione e quando vide che l'armadietto iniziò a piegarsi, credette alle parole di Louis.
«Merda! Louis scusa, non volevo. Ti ho rotto qualcosa?»
«No, no. Sto bene.» lo rassicurò. «Ringrazia che riesca a sopportare la tua forza.» 
«Scusa.» disse nuovamente il moro.
«Sei un geloso del cazzo.» lo prese in giro l'amico.
«Non rompere.» 

 
—— ❀ ————

 
Lydia si recò in sala mensa e con lo sguardo cercò un tavolo vuoto, ma nessuno lo era.
Lola richiamò la sua attenzione invitandola a sedersi con loro. Visto che non aveva nemmeno un angolino a disposizione per mangiare da sola e leggere il suo libro, accettò e si avvicinò al suo tavolo. 
Come sempre, c'erano gli altri del gruppo, eccetto per una ragazza. 
Lydia si sedette accanto a Lola, salutando tutti. Non aveva preso cibo, non aveva molta fame. 
Anche se probabilmente non ci sarebbe stato piu' il corso di letteratura, Lydia non aveva ancora messo da parte, o buttato, il libro di quella materia. 
La letteratura le piaceva, era una delle sue materie preferite. Le piaceva leggere ciò che gli scrittori dedicavano alla persona amata. Per lei, era un mondo tutto suo.
Aprì sulla pagina di Shakespeare, dove il professore li aveva lasciati, e approfondì quell'argomento sottolineando poi le cose piu' importanti ed interessanti.
«Zayn Malik ti sta guardando.» disse Lola richiamando l'attenzione della mora.
Lydia alzò lo sguardo, guardando confusa l'amica. Si voltò, incontrando ancora una volta lo sguardo del ragazzo, che la guardava curioso.
Lydia, sotto quello sguardo, si sentì quasi lusingata ed era una cosa nuova per lei. Tutti i ragazzi che le avevano rivolto qualche sguardo, facevano pensieri che lasciavano poco all'immaginazione. Invece, Zayn no. Sembrava quasi che la rispettasse con quello sguardo, e questo le piaceva.
Lydia distolse lo sguardo, riprendendosi dai suoi pensieri. Cos'erano quei pensieri così profondi e di piacimento verso Zayn Malik? 
Abbassò il capo sul libro e riprese a sottolineare, cercando di mascherare l'imbarazzo.
«Forse sta guardando te.» le disse.
«Mh, forse è vero.» disse Lola. «Me lo rifarei più e più volte.» commentò.
Lydia ridacchiò per il suo commento, non del tutto nuovo per il suo linguaggio.
«Potresti chiedergli di stare un po' insieme.» suggerì Lydia. Formulò quella frase nel più dolce dei modi, ed anche più che educatamente senza essere volgare.
«No, non accetterebbe. Quel ragazzo non vuole essere nemmeno più toccato. Bello e dannato, ma strano e montato.»
Lydia riprese a sottolineare sul libro, approfondendo sempre di più l'argomento. Quando finì, iniziò a scarabocchiare sul libro, facendo cuori su varie pagine. 
D'un tratto, la ragazza del gruppo che mancava, tornò sedendosi accanto a quello che era il suo ragazzo. Le sue condizioni non erano alcune delle migliori, e non era difficile da capire dove fosse andata e cosa avesse fatto. 
Nel gruppo non c'era molto nemmeno di cui Lydia potesse parlare. I due ragazzi parlavano di scambi di droga, le loro ragazze restavano in silenzio ad ascoltarli e Lola, se le dava a parlare, in ogni discorso c'entrava sempre il sesso. Un argomento che metteva Lydia in completo disagio.
In quei momenti, non poteva che sentire ancor di più la mancanza della sua migliore amica.
Senza nemmeno accorgersene, si ritrovò ad alzare il capo e guardare di nuovo nella direzione di Zayn. Ancora una volta, lo trovo a guardare verso di lei.
I loro occhi si incontrarono ancora una volta e Zayn, di quegli occhi verdi, ne era completamente preso. Si incantava ogni volta che li incontrava. Non aveva immaginato che tutto ciò potesse essere così ... stranamente bello. 
«La stai mettendo in imbarazzo, amico.» disse Louis.
Zayn non distolse lo sguardo da lei. «Lo so.»
Il moro sorrise leggermente e Lydia voltò subito il capo mordicchiandosi la guancia dall'interno. Quel suo comportamento era così tremendamente dolce che fece sorridere Zayn ancor di più.
Louis era troppo occupato a commentare disgustosamente l'hamburger che stava mangiando per guardare l'amico. Se l'avesse appena visto, lo avrebbe preso in giro a vita. 
«E allora, com'è che ti senti?» domandò Louis bevendo la sua coca-cola.
«Non so, mi sento normale. Solo che ... ho come l'istinto di starle accanto.»
«Be', fallo.»
«Non posso, Louis. Io devo fare l'esatto contrario.»
«Ce la farai?»
Zayn sospirò. «Devo.»


—— ❀ ————

 
Finita la giornata scolastica, Zayn e Louis si intrattennero nel cortile parlando con alcune persone, organizzandosi sui loro incontri nella giornata.
Zayn aveva ascoltato l'essenziale della conversazione, finchè non si disinteressò non appena vide Lydia scendere le scale della scuola. 
La seguì con lo sguardo mentre spariva da dietro al cancello della scuola e quando non la vide più, tentò di seguirla, ma il braccio di Louis lo tenne fermo.
«Zayn.» lo richiamò.
«Voglio solo vedere dove va.»
«Hai detto che le saresti stato lontano.» gli ricordò l'amico.
«Non mi farò vedere, andrà tutto bene.» lo rassicurò.
Zayn si liberò dalla presa di Louis e si incamminò verso il cancello dalla scuola.
Louis non provò nemmeno a fermarlo perchè sapeva che se Zayn si metteva in testa una cosa, non c'era modo di fargli cambiare idea. Avrebbe potuto seguirlo, ma preferì di no. Da come lo aveva colpito in corridoio per quel commento poco carino su quella ragazza, sapeva che non voleva che qualcun'altro si intromettesse tra lui e lei. Per tutta la giornata, non aveva fatto altro che pensare a come il suo amico si sia reso così debole davanti a lei. Zayn era sempre stato così attento a non cedere anche alla minima tentazione dalla parte femminile, e ce n'erano state davvero tante. Louis, però, si aspettava che accadesse con una ragazza molto più accattivante e provocante, non con una ragazza così dolce e innocente come Lydia Parkins. Louis dovette ammetterlo: quella ragazza infondeva di una strana tenerezza che avrebbe potuto addolcire anche il diavolo in persona. 
Quella situazione che purtroppo si era creata, sapeva che non avrebbe portato a conseguenze del tutto positive, se Zayn già iniziava a seguirla.
Louis non poteva fare a meno di pensare a come loro due fossero così tremendamente diversi. Lydia era la purezza in persona, mentre Zayn il contrario. Se Zayn era l'oscurità, Lydia era la luce. La notte e il giorno, il sole e la luna, il bianco e il nero; gli esatti opposti, eppure, gli opposti si attraggono. 
Louis guardò il suo migliore amico allontanarsi da lui e prima che potesse varcare il cancello, Zayn si girò assicurandosi che lui non lo stesse seguendo. 
Louis rise, era così prevedibile.
Lo rassicurò alzando le mani in segno di resa e con lo sguardo, gli fece intendere di stare attento. 
Zayn annuì e uscì definitivamente dall'area della scuola, voltando nel vicolo a destra dove aveva visto Lydia. Mettendo lo sguardo più a fuoco, la vide in lontananza che camminava con passo svelto. 
Avrebbe potuto raggiungerla in un attimo, ma non doveva farsi vedere. Allora rimase molto distante da lei e con passo lento la seguiva. 
Non sapeva nemmeno lui cosa realmente stesse facendo. Avrebbe dovuto stare lontano da lei, non doveva nemmeno seguirla così, come uno stalker. Ma sentiva il disperato bisogno di sapere dove fosse, che stesse bene, di guardarla, di proteggerla anche se in quelle condizioni. 
Continuava a seguirla ad una certa distanza e quando vide che stava per prendere la strada verso uno dei quartieri più malfamati della città, non seppe se era sorpreso, confuso o altro. Non riteneva possibile che lei abitasse in un posto come quello, non una come lei.
Rimase abbastanza confuso quando vide che prese un sentiero per il bosco. Possibile che vivesse in una casa nel bosco? C'erano pochissime probabilità che fosse così.
Continuò a seguirla, anche se nel bosco, e stette attento a non fare nessun rumore. Seguirla tra quelle erbacce era abbastanza difficile, visto che avrebbe potuto perderla di vista molto facilmente.
Lydia si fermò e Zayn si nascose dietro ad un albero molto distante da lei. Quando si guardò attorno, si rese realmente conto di dove fosse. Lydia viveva in uno dei ghetti più pericolosi della città, e questo fece preoccupare maggiormente Zayn. 
Davanti a Lydia c'era una casa di un bianco oramai sbiadito. Accanto ad essa ce n'erano altre, alternate anche da alcune roulotte. 
Non c'era l'entrata dalla loro vista; c'era solo una piccola finestra del secondo piano. E allora, perchè essere lì e non all'entrata?
La vide sbirciare sulla sinistra, dove c'era un piccolo spazio e anche Zayn notò che c'era un auto nera. 
Si sentirono le urla brusche di un uomo e Lydia si nascose subito dietro ad un albero, rimanendo quasi immobile.
Zayn fece lo stesso, cercando di non farsi vedere dalla ragazza e mentre cercava di sentire cosa esattamente stesse urlando l'uomo, il suo cuore iniziò a battere forte. Ma non come quella mattina, stranamente ancor di più. 
Quando si focalizzò sul battito del suo cuore, in esso avvertì una nuova emozione: la paura, ma non la sua. Zayn sentiva la paura che Lydia stava provando in quel momento.
La guardò e la vide stringersi nervosamente il labbro inferiore tra i denti e il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente. Perchè aveva così paura?
Lydia sbirciò da dietro al suo albero vedendo Duke urlare al telefono. Sapeva cosa aveva in programma in quella giornata ed era per questo che era tornata a casa così presto. Duke, a quanto pare, si stava intrattenendo a parlare al cellulare con chissà chi, visto che, da quanto Lydia aveva sentito, doveva essersene già andato. 
Era incredibile come quell'uomo le mettesse così paura anche solo nel sentire la sua voce.
Rimase dietro quell'albero ancora per un pò finchè non sentì la portiera di una macchina sbattere e quando sbirciò, vide l'auto nera di Duke allontanarsi dal vialetto. 
Tirò un sospirò di sollievo e uscì dal suo nascondiglio.
«Perchè ti nascondi?»
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare facendola girare di scatto. Vide che poco distante da lei c'era Zayn Malik che la guardava abbastanza confuso.
«Scusa, non volevo spaventarti.» si scusò subito.
«N-no, non mi hai spaventato.» balbettò Lydia.
Zayn la guardò mentre stringeva nervosamente il manico della borsa e strofinava i piedi tra loro. Si trattene dal sorridere ancora una volta nel guardarla. Ma adesso voleva sapere perchè avesse così paura di quell'uomo, perchè sapeva che era così.
«Allora?» chiese Zayn.
«Cosa?» mormorò lei.
«Perchè ti stavi nascondendo?» domandò nuovamente.
Lydia abbassò il capo. «Io non mi stavo nascondendo.»
«A me pare di si.» insistette il moro.
«T-tu che ci fai qui?» chiese Lydia cercando di cambiare argomento. Stranamente, ci riuscì.
Zayn fu preso alla sprovvista da quella domanda. Perchè era lì? Ora che spiegazione avrebbe potuto darle? 
Tutto ciò che fece, fu mettere le mani in tasca e voltarsi con l'intenzione di andarsene. Forse era meglio così.
Lydia lo guardò allontanarsi ma prima che lo fece del tutto, raccolse un pò di coraggio che aveva in se stessa per chiedergli una cosa.
«Soffri d'asma?»
Zayn si voltò. «Cosa?»
«Per questa mattina...» 
«No, non soffro d'asma.»
Lydia annuì ed entrambi si guardarono per attimi che sembrarono anni. Zayn stava per voltarsi ancora una volta, ma la voce di Lydia lo fermò ancora.
«Ma... insomma, stai bene?» chiese timidamente.
Lui sorrise. «Si, sto bene. Tu stai bene?»
Lydia annuì ancora, cercando di essere il piu' credibile possibile ma agli occhi di Zayn, questo risultò inutile.
«A me non sembra.» disse il moro.
Era così facile capire che non era realmente felice? Per tutto questo tempo, lo aveva mascherato così bene. 
«D-devo andare.» tentò voltandosi e incamminandosi verso l'entrata della casa.
Quando Lydia si voltò per guardarlo un'ultima volta, lui già non c'era più. 





Hello.
Dopo un mese, si, peppina è tornata di nuovo.
Oramai dovete abituarvi ai miei ritardi, dai ....
Voi mi amate lo stesso, vero? Vero? Vero.
La smetto, okay.

Allora, vi piace il capitolo?
Vi ho fatto incuriosire almeno un pò?  uu
Vi faccio due domande:
Secondo voi, cos'è Zayn o meglio, che poteri ha?
E, perchè solo Louis può toccarlo? Mh.

Grazie mille per seguire questa storia e per le recensioni che mi avete lasciato.
Mi rendete sempre felicissima :)
Spero continuerete a leggerla uu

Passate dalla mia amica? 
Ha scritto una ff anche lei su Zayn, è molto bella.

I'll stand by you.

Adesso mi dileguo.
Vi ame come sempre.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 3
*** 3. Through ***








3. Through

 

Lydia entrò in classe e si sedette al suo, oramai, posto. 
La sua compagna di banco, Grace, era già lì con il libro aperto. Non si erano scambiate molte parole, se non per un cortese saluto o se magari gli prestasse per un attimo la gomma per cancellare. Grace era una ragazza tranquilla, proprio come lei. Riservata e studiosa, ma a differenza di Lydia, lei non era timida, anzi. Era abbastanza schietta e non ci pensava due volte a dire ciò che pensava. Lydia, invece, preferiva tenere le sue idee, i suoi pensieri, per sè per paura di un giudizio negativo degli altri. Oltre ad essere tremendamente timida, era anche molto insicura. 
Posizionò il libro sul banco e prese il suo quaderno, trascrivendo ciò che aveva sottolineato sul libro il giorno prima. 
La classe stava iniziando a riempirsi e Lydia alzò di sfuggita lo sguardo verso la porta, incontrando gli occhi color nocciola di Zayn. 
Lei non si era mai soffermata a guardare gli occhi di un ragazzo, se non della sua precedente cotta, ma anche se erano di un colore abbastanza comune, dovette ammettere che gli occhi e lo sguardo si Zayn, soprattutto, la attraevano. Forse lui in sè per sè la attraeva. 
Non sapeva di preciso cosa fosse, anche perchè non lo aveva mai notato e non aveva mai pensato a lui sotto quel punto di vista, ma c'era qualcosa in lui che la incuriosiva. E ciò che era successo qualche giorno fa, fuori casa sua, la faceva incuriosire maggiormente su quel ragazzo.
L'aveva seguita? Perchè gli interessava tanto se lei stesse bene o meno? 
Tante domande e dubbi che lei ovviamente non si sarebbe tolta da sola, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di andargli vicino e chiedere dei piccoli chiarimenti. L'importante, era che lui non si interessasse troppo alla sua vita e che scoprisse ciò che succedeva dietro quelle quattro mura.
Continuarono a guardarsi per quelli che sembravano secoli e quel contatto visivo piaceva ad entrambi, tremendamente. Ma Lydia dovette abbassare subito lo sguardo, imbarazzata, riprendendo velocemente a scrivere cercando di essere il più normale possibile. 
Di sottecchi, lo vide passare di fianco al suo banco e andare a sedersi al suo posto. 
Anche se non si era voltata almeno per una volta, era sicura che Zayn la stesse guardando ancora perchè si sentiva il suo sguardo addosso. Di solito si sarebbe sentita a disagio se fosse stato qualcun'altro, eppure, in quel caso non fu così. Non la infastidiva per niente.
In quel momento, la professoressa fece il suo ingresso in classe e non perse tempo, iniziando subito la lezione. 
Zayn, come al solito, si limitava a tenere il capo basso e le braccia incrociate, ignorando ciò che la donna stava dicendo e spiegando. Era la solita routine, tutto ciò che aspettava era una domanda della professoressa che non tardò ad arrivare.
«Zayn.» lo chiamò attirando la sua attenzione.
Il moro alzò il capo, sbuffando.
«Potresti ripetermi ciò che ho detto?»
«Non ho ascoltato.»
«E perchè non hai ascoltato?»
«Perchè non mi andava.» rispose secco.
«Nemmeno la domanda che ho fatto poco prima?»
Zayn portò il corpo in avanti, poggiando le braccia sul banco. «Perchè continua a farmi domande di questo tipo sapendo che tutto ciò non mi interessa affatto?»
«La speranza è l'ultima a morire.»
Rise. «Be', ci rinunci perchè con me è già morta.»
«Vuoi essere bocciato ancora una volta?»
Si appoggiò di nuovo alla sedia. «Sa' quanto me ne importi.»
A quel punto, la professoressa si arrese. Quei piccoli battibecchi con Zayn c'erano sempre stati e ad avere l'ultima parola era sempre stato lui per via della sua strafottenza. 
Tutta la classe, ovviamente, aveva prestato attenzione a ciò che si erano detti la donna e Zayn, che, ignorando gli sguardi degli altri, andò a focalizzarsi solo su Lydia che lo guardava con quei suoi profondi occhi verdi. Sembrava che in quella stanza non ci fosse nessuno; solo lui e lei, vittime di quel strano incantesimo che difficilmente si sarebbe potuto spezzare. 
Ancora una volta, Lydia distolse lo sguardo, guardando davanti a sè. Era sempre lei a rompere quel contatto visivo, colpa della sua timidezza e del suo ingenuo imbarazzo. E Zayn lo sapeva. Sembrava sapere tante cose di lei, ma in realtà, conosceva poco e niente. Avrebbe voluto starle accanto, conoscere ogni cosa di lei; ogni suo segreto, ogni sua paura, ogni suo sogno ... tutto. Avrebbe voluto studiare ancor più da vicino quei suoi meravigliosi occhi dai quali ne sembrava quasi dipendente; sentiva il bisogno di cercarli sempre, di cercare lei. Ma non poteva, e adesso, si era ripromesso di non rifare lo sbaglio di qualche giorno fa. Seguirla era stato uno sbaglio ed era stato anche pericoloso perchè non poteva prevedere se avesse perso il controllo proprio in quel momento, mettendola in pericolo. Adesso doveva seriamente starle lontano, per il suo bene. 
Il suono della campanella lo riprese dai suoi pensieri e come sempre, attese che tutti gli studenti uscissero dalla classe. Restarono solo alcuni studenti che erano ancora intenti a posare i libri in cartella, compresa Lydia. 
«Zayn, devi cercare di impegnarti.» esordì la professoressa.
Lui sbuffò. La solita lagna.
«Credo che studiare con qualcuno possa aiutarti.»
«No, io non credo.»
La professoressa ignorò la sua risposta. «Grace, potresti dare delle ripetizioni a Malik?»
«Vorrei, prof, ma non posso. Sono molto impegnata con i corsi extra e non ce la farei.»
Zayn esultò dentro di sè, ma quella gioia non durò molto. 
«Allora Lydia, gli darai tu delle ripetizioni.»
La ragazza alzò di scatto la testa dalla borsa. «Cosa?»
«NO!» urlò Zayn alzandosi di scatto dal suo posto.
La sua voce così potente fece sobbalzare le due ragazze e la professoressa, le quali lo guardarono quasi impaurite. 
Grace uscì velocemente dalla classe, visto che non era più tirata in causa e lasciò che la situazione la risolvessero loro. Di solito era sempre ben disposta a trovare una soluzione in qualche piccolo casino, ma non in quel caso. Zayn gli faceva paura, non voleva avere a che fare con lui, ma era vero il fatto che lei dovesse andare ai corsi extra e che "purtroppo" non avrebbe potuto aiutarlo. 
«Non è la fine del mondo, Zayn.» tentò la donna.
«No, lei non capisce...» disse Zayn a denti stretti.
«Non mi interessa se non capisco o meno, oramai è deciso.» si alzò dalla sedia con il suo registro in mano. Si rivolse a Lydia. «Sono sicura che farai un ottimo lavoro e non preoccuparti, ne trarrai vantaggio anche tu.»
«Ma i-io...»
«Verrai interrogato alla prossima lezione, Zayn. Buon lavoro.» detto questo, uscì dalla classe, lasciando una Lydia pienamente perplessa e un Zayn su tutte le furie.
Il moro iniziò ad imprecare e prima che potesse rendersene conto, aveva già buttato la sua sedia contro il muro, rompendola.
Cercò di calmarsi e si accorse troppo tardi che oramai aveva già spaventato la ragazza dietro di lui. Non voleva che accadesse, non voleva che lei avesse paura di lui. Non voleva che lei lo vedesse in quella versione, anche se non era una delle sue peggiori.
Si voltò verso di Lydia e quando i loro occhi si incontrarono, lei abbassò il capo stringendo fortemente il manico della borsa.
Zayn prese un altro respiro profondo e lentamente le si avvicinò, mantenendo come sempre le distanze.
«Io e te non studieremo insieme, va bene?» lo disse con dei piccoli sospiri.
«S-si, okay.» sussurrò lei.
Lydia non accennava ad alzare il capo. Non voleva guardare il suo viso e vedere che fosse arrabbiato perchè da quello che era successo qualche secondo fa e dalle sue mani chiuse a pugno, sapeva che era così. 
Infondo, che non studiassero insieme, se l'aspettava. Non che sperava che accadesse, ma il problema era come comportarsi con la professoressa. 
Sentì Zayn imprecare nuovamente e uscire dall'aula, lasciandola sola. Solo in quel momento si rese conto che aveva trattenuto il fiato. Si voltò verso il muro che Zayn aveva colpito e quando vide la spaccatura, si stupì. Aveva avuto così tanta forza quasi da romperlo? 
Prese in profondo respiro e poi uscì anche lei dall'aula, incamminandosi nel corridoio. 
Quando arrivò nel piccolo piazzale, si fermò davanti alla piccola sedia ricoperta di mazzi di fiori, candele e bigliettini; sopra di essa, c'era la foto di Hayley Smith. 
Aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri, da far invidia a chiunque. Un piercing sul labbro e sul naso, qualche tatuaggio sulle braccia, ma non troppo eccessivi. Era una bellissima ragazza, e prima che ci fosse quella tragedia, chiunque la notasse, doveva ammettere che era così. 
A volte Lydia si fermava lì, a guardare la sua fotografia, chiedendosi con quale coraggio, chi le avesse portato via la vita così, avesse avuto la forza di farlo. Aveva solo 17 anni, aveva una vita davanti a sè. 
Sentì qualcuno al suo fianco e alzò lo sguardo guardando vagamente chi fosse, per poi tornare a guardare la foto. Ma quando si rese realmente chi fosse, lo alzò nuovamente riconoscendolo subito. 
«Ciao.» le disse, incurvando leggermente le labbra in un sorriso.
«C-ciao.» balbettò lei. Ultimamente lo stava facendo spesso, ma in quel momento lo trovò del tutto normale.  
Harry Styles, la sua cotta segreta da piu' di un anno, le aveva appena rivolto la parola e lei riusciva a stento a crederci. Non l'aveva mai notata in quegli anni, e non si aspettava che lo facesse visto che un ragazzo come lui, non avrebbe mai potuto interessarsi ad una ragazza come lei. Ma comunque, l'infatuazione che aveva avuto verso di lui era finita da un bel po', visto che oramai aveva perso le speranze. 
Harry tornò a guardare la foto, mettendo le mani in tasca restando in silenzio.
Lydia si sentiva in imbarazzo e non sapeva cosa dire o fare. 
«La conoscevi?» esordì d'improvviso il ricco.
«Oh, no. L'ho vista qualche volta nei corridoi...»
Lui annuì, non si era voltato a guardarla. I suoi occhi era sempre fissi sulla foto.
«Tu la conoscevi?» chiese timidamente Lydia.
Harry sorrise di ramando. «No.» rispose voltandosi finalmente verso di lei. «Tutto ciò che sapevo di lei era che preferiva stare nella sua cerchia di amici punk o dark, quel che erano; che odiava i ricconi e che a pranzo mangiava sempre e solo patatine fritte. Però si, avrei voluto conoscerla.» ammise voltandosi di nuovo verso la foto. «Lo avrei voluto davvero tanto...» quasi sussurrò. 
Lydia si chiese come lui potesse trovare quel tipo di interesse verso una ragazza come lei, visto che le sue scelte andavano sempre verso le "ragazze facili", ma non osò chiedere. Si limitò semplicemente a guardarlo. 
Forse se lui le avesse rivolto la parola un po' di tempo fa, probabilmente adesso sarebbe più rossa di un peperone e non avrebbe avuto il coraggio nemmeno di guardarlo per un attimo negli occhi. In quel momento si rese conto che oramai non provava più nulla per Harry, non che quel che sentiva fosse amore. Un piccola cotta come l'aveva avuta mezzo istituto verso di lui, visto che era uno dei ragazzi più popolari e belli della scuola. 
Lydia non sapeva se salutarlo o meno, così si allontanò lentamente e prima che potesse voltarsi per andarsene, la voce di Harry la fermò.
«Ci vediamo, Lydia.» 
Lo guardò confusa. Conosceva il suo nome?
«Si... ci vediamo.» disse. Nella sua voce poteva intendersi perfettamente che era confusa e abbastanza sorpresa. 
Entrambi si diedero un ultimo sguardo e Lydia si voltò allontanandosi da lì, andando verso il suo armadietto, inconsapevole del fatto che tutto ciò che si erano detti lei e Harry era stato sentito ed osservato a poca distanza da loro da Zayn e Louis. 
Zayn non voleva mai passare da lì, aveva sempre evitato quel piccolo piazzale. Se aveva lezione dall'altra parte dell'edificio, preferiva andare al piano di sopra, scendere ed entrare nella sua rispettiva classe. Ma adesso era lì solo perchè c'era stata Lydia. 
«Amico, credo che tu abbia un rivale.» commentò Louis dandogli una pacca sulla spalla.
«Chiudi quella bocca.» sputò iniziando ad incamminarsi per il corridoio.
«Come siamo acidi oggi.»
«Non dovrei?»
«No, non dovresti. Insomma, in questi giorni l'hai evitata abbastanza alla grande.»  
«Si e prima l'ho spaventata di brutto quando non volevo.»
«Le passerà, fidati. Ora cerca di non tentare il suicidio.»
«Sei proprio una testa di cazzo, Louis.» 
«E' così divertente prenderti per il culo.»      
«Potrei ucciderti in questo istante.»
«Ma non avresti il coraggio perchè sono il tuo migliore amico e tutta la tua vita.»
«Si, certo.» rispose ironico il moro.

 
—— ❀ ————


Zayn se ne stava steso sul letto, con le mani dietro la nuca e la testa persa tra i suoi pensieri. 
Era oramai notte fonda e avrebbe potuto dormire, ma non ne aveva voglia. Anche perchè la persona a cui stava pensando sembrava quasi non dargli la possibilità di farlo. 
Preferiva restare sveglio e pensare a lei, alla sua bellezza, al suo sorriso, alla sua timidezza. Pensare a Lydia lo faceva sorridere, tutto di lei sembrava renderlo... felice.
Zayn sembrava essere cambiato radicalmente da quando aveva incontrato Lydia. Non aveva mai pensato ad una ragazza così tanto e non ci aveva mai tenuto come ci teneva a lei, eppure non si conoscevano affatto. 
Certo, si era ripromesso che non le sarebbe stata vicina più del dovuto, ma aveva giurato di proteggerla da ogni male che avesse incontrato sul suo cammino. Il senso di protezione che aveva nei suoi confronti quasi lo spaventava. Sembrava essere possessivo verso di lei quando tutto ciò che voleva era che Lydia diventasse sua, senza questo grande intoppo. 
L'aveva evitata, non molto alla grande come aveva detto Louis, e sembrava avere tutto sotto controllo ma in realtà non era così. 
Per Zayn era estremamente difficile starle lontano e non sapeva nemmeno lui come ci era riuscito in quei giorni. Non sapeva nemmeno se ce l'avrebbe fatta nei giorni a venire. 
Era così attratto da quella ragazza che sentiva il disperato bisogno di starle accanto, vicino, ascoltando anche solo la sua voce. 
Non appena pensò a questo, si alzò dal letto, portandosi seduto e prendendo la testa dalle mani.
Se avesse continuato così, probabilmente Louis lo avrebbe preso per pazzo e non poteva biasimarlo visto che stava iniziando a sentirsi così. 
Prima che potesse darsi dello stupido mentalmente, ancora una volta, il battito forte del suo cuore attirò la sua attenzione. 
Si guardò il petto e sembrava quasi che volesse uscire fuori. Quando si focalizzò meglio sui battiti, capì subito cosa stesse succedendo e mormorò un solo nome: Lydia.
Oramai lo aveva capito da tempo. Ogni volta che Lydia aveva paura, Zayn avvertiva quell'emozione attraverso il suo cuore, come una sorta di avvertimento, allarme. E non importava quanto lui cercasse di ignorare tutto ciò, doveva correre assolutamente da lei.
Indossò velocemente le scarpe e uscì dal retro della casa. 
Si guardò intorno per vedere se ci fosse qualcuno e quando fu sicuro che non ci fosse nessuno, spiccò il volo arrivando in men che non si dica sotto la finestra di Lydia. 
Non perse neanche un secondo e iniziò a scavalcare, salendo fino in cima. 
Fortunatamente, trovò la finestra della stanza di Lydia semiaperta così la tirò su lentamente. 
Entrò silenziosamente nella stanza, cercando di fare il meno rumore possibile.
Il suo sguardo finì subito sul letto dove la trovò rannicchiata su se stessa mentre stringeva il lenzuolo tra le mani. 
Zayn tirò un sospiro di sollievo nel vederla comoda nel suo letto, al sicuro e non in pericolo. 
Le si avvicinò e notò le sue guance bagnate, dove delle lacrime scendevano su di esse. Probabilmente stava facendo un brutto sogno ma si chiedeva cosa stesse sognando di così brutto tanto da farla piangere nel sonno. Avrebbe voluto così tanto accarezzarle le guance, asciugarle le lacrime ed toccare la sua pelle morbida. Ma non poteva.
«Mamma...» mormorò Lydia. La sua voce era così bassa che a stento si sentiva.
Zayn non seppe di preciso come si sentì in quel momento. Confuso, sorpreso, un po' spaventato, forse. Perchè aveva chiamato sua madre?
«Shh...» le sussurrò all'orecchio. «Va tutto bene.»
Dopo un pò, notò che il suo respiro era tornato regolare e che il suo viso si era addolcito. Le parole di Zayn avevano fatto effetto, rassicurandola addirittura nel sonno. Una conferma ne fu il fatto che il cuore di Zayn tornò a battere regolarmente. Era riuscita a calmarla, scacciando via il suo brutto sogno. Sorrise tra sè e sè. 
Si avvicinò alla scrivania e spostò qualche libro che vi ci era appoggiato, sedendosi poi lui. 
Aveva la visuale sul letto e passò tutta la notte a guardarla dormire, ammirando ancora quanto fosse tremendamente bella anche in quella versione e al sorgere dell'alba se ne andò, consapevole del fatto che tra poche ore l'avrebbe rivista un'altra volta. 

 

Ciao bellezze.
Visto? Ho aggiornato prima uu
Senza giri di parole, passiamo alla storia.

Ho voluto rivelarvi un pò di cose, forse a voi confuse, 
ma ve le ho dette uu
Inizio col dirvi che Harry sarà un personaggio abbastanza importante
della storia, quindi, non lasciamolo da parte.
Liam e Niall non so se li inserirò, forse di sfuggita, non so ancora.
Ammetto che mi piace la parte dove Zayn va nella sua stanza e la rassicura çwç
Spero sia piaciuta anche a voi uu

Bene, fatemi sapere se la storia vi interessa ancora,
se vi incuriosisce e se la seguirete scrivetemi nelle recensioni
OGNI VOSTRA TEORIA.
ci tengo uu

Adesso mi dileguo.
La vostra peppina aspetta una vostra recensione uu
chiss chiss,
peppina.

 

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Capitolo 4
*** 4. Warning ***








4. Warning


 
Quando era suonata l'ultima campanella di quel giorno scolastico, Lydia si era recata al suo solito posto, allontanandosi da tutti. 
Era da routine, dopo finite le lezioni, andare a sedersi sul prato che c'era poco prima del campo da football e leggere un libro. A volte andava anche in biblioteca, ma quel giorno preferì sedersi sull'erba fresa, con il vento leggero che le scompigliava leggermente i capelli e leggere il suo romanzo preferito.
Era come se quel posto fosse il suo piccolo nascondiglio, anche se fosse completamente all'aria aperta, allo scoperto; e nonostante qualche metro più avanti ci fosse il campo da football - dove adesso si stavano tenendo gli allenamenti - il posto era comunque in completa tranquillità. Non sentiva nemmeno il suono che il professore dava attraverso il fischietto, gli scontri bruschi tra i ragazzi o urli di comando che l'uomo dava ai suoi atleti. E questo, forse, era perchè quando Lydia leggeva sembrava essere in un altro mondo, completamente suo, dove c'erano solo lei e la sua lettura. E si, lei amava quel mondo.
Oramai era da un bel po' lì e stranamente, la sua lettura non fu del tutto piacevole come le altre volte. Lydia si sentiva strana, quasi a disagio, come se qualcuno la stesse guardando ma quando alzava il capo dal libro e si guardava intorno, non vedeva assolutamente nessuno. Si sporgeva un po' per vedere se qualcuno fosse dietro agli alberi, ma non ci trovava nessuno. 
Riprendeva a leggere, poi tornava a guardarsi intorno finchè non disse a sè stessa di smetterla. Non era solo in quel momento che si sentiva osservata, ma aveva avuto quella sensazione anche nell'arco delle ore scolastiche. Anzi, più che altro si era sentita strana e si sentiva tutt'ora. Ma in quelle ore non era successo niente che avrebbe potuto metterla in dubbio su qualcosa o lasciarla sorpresa. E doveva ammettere anche che in quella giornata era molto più pensierosa del solito. Cercava in tutti i modi di trovare una scusa per la professoressa di storia per quanto riguardava la questione Zayn. Quel giorno, per fortuna, non aveva avuto quella materia e aveva un po' di tempo per pensarci. Non aveva visto nemmeno Zayn, dove magari avrebbero potuto trovare una soluzione insieme ma a quanto pare, sembrava che l'unica a crearsi il problema fosse solo lei.
Forse era proprio per questo che aveva preferito stare all'aria aperta che in biblioteca; i leggeri rumori avrebbero potuto distrarla dai suoi pensieri che stranamente, avevano come protagonista solo ed esclusivamente Zayn. E trovò strano tutto ciò perchè non si era mai soffermata a pensare a lui in tutto quel tempo, fino a due giorni fa.
Scosse leggermente il capo, cercando di scacciare quei pensieri, e quando riprese a leggere sentì qualcuno sedersi proprio accanto a lei.
Alzò il capo dal libro e guardò di fianco a sè, cercando di mascherare la sua leggera sorpresa.
«Ciao Lydia.» 
«Ciao.» ricambiò lei. 
«Cosa fai tutta sola?» le chiese.
«Oh, ehm, stavo leggendo un libro.»
«E perchè qui?» domandò curioso.
«Non so, mi piace venire qui. E' tranquillo.» ammise.
Il moro guardò davanti a sè. «Già. E' un bel posto per quando vuoi stare un po' da solo, per schiarirti le idee» si voltò verso di lei. «o per allontanarsi da tutto e tutti.»
Lydia sorrise leggermente. «Già.»
Quando si rese conto che il ragazzo la stava guardando, distolse subito lo sguardo.
«Tu come mai sei qui?» gli chiese.
«Passeggiavo, volevo stare un po' da solo.»
«Credevo ti piacesse stare sempre in compagnia.»
«A volte bisogna allontanarsi un po' dagli altri e dare più spazio a te stesso.»
Lydia lo guardò. Sembrava che quel ragazzo la capisse alla perfezione e scoprire quel piccolo particolare di lui la faceva sentire quasi speciale perchè credeva che nessun'altro lo avesse scoperto. E in realtà era proprio così.
«In momenti come questi riesci a capire anche quali persone ti stanno attorno, se sono giuste o sbagliate.» la guardò «Bisogna stare sempre molto attenti alle persone che frequenti... o che frequenterai.»
Adesso Lydia era molto confusa. Perchè le aveva detto quelle cose? Perchè sapeva che quelle cose era riferite perfettamente a lei.
«Perchè mi dici questo?» domandò.
Lui fece spallucce. «Potrebbe essere un piccolo aiuto, un consiglio... un avvertimento.»
Il ragazzo si alzò, si pulì un po' il pantalone e si voltò per andarsene.
«Harry, aspetta!» lo fermò Lydia. Lui la guardò. «Come conosci il mio nome?» gli chiese.
Harry sorrise. «Ci sono tante cose che tu non sai, Lydia. Magari un giorno le scoprirai.»
E detto questo, il riccio se ne andò, lasciandola sola immersa nei suoi pensieri e nei suoi dubbi.
Non si era resa conto di tutto quello che era successo finchè Harry non era sparito completamente dalla sua vista.
Doveva prendere le sue parole sul serio e trarne qualche conclusione?
Perchè doveva stare attenta a chi frequentava? Forse era Lola il problema? Ma non poteva esserlo, visto che non la frequentava del tutto. 
Oramai non sapeva nemmeno più cosa chiedersi. Quel ragazzo le aveva rivolto la parola un giorno fa e già le mandava la testa in confusione e per quanto provasse a non pensarci, le sue parole erano fisse nella sua mente. 
Lydia provò a leggere il suo libro, ma sembrò comunque inutile. La sensazione di sentirsi osservata non era andata via e la sua mente era da tutt'altra parte. 
Piegò la punta della pagina e chiuse il libro. Si alzò, prese la sua borsa, pulì un po' il suo pantalone e lentamente si incamminò verso l'edificio della scuola. 
Frugò nella sua borsa e prese il suo cellulare, per vedere se ci fosse un messaggio o qualche chiamata persa. 
Cliccò sull'icona dei messaggi dove c'era il numero 1 in alto, e aprì il messaggio.

Da: Allison.

 
Ciao amore!
Londra è una figata pazzesca. A scuola mi trovo benissimo e ho fatto amicizia con un pò di persone.
E tra loro, credimi, c'è un ragazzo... bellissimo è dire poco; è stupendo! Magari ci provo :P
Mi manchi tantissimo! x


Lydia ridacchiò. La solita Allison.
Quel messaggio le riportò il sorriso. Sapere che la sua migliore amica fosse felice e che pian piano stesse iniziando una nuova vita, faceva felice anche lei. Ma la parte negativa in tutto ciò, era il fatto che sentisse la sua mancanza ogni minuto, ogni ora, ogni giorno.
Allison era sempre stata un'ancora si salvezza per lei, da quell'inferno in cui viveva, e l'amica lo sapeva perfettamente. Lasciarla da sola lì, in quella città di morte e oscurità, senza futuro, la faceva stare davvero male. Allison non avrebbe mai voluto lasciare Lydia, ma i fatti erano andati così e non aveva potuto farci nulla. 
Lydia scrisse velocemente il messaggio poi premette "invio".

A: Allison.

 
Hey :)
Mi manchi tantissimo anche tu, sempre. Senza di te è così... strano.
Sono contenta che ti trovi bene. Aggiornami su tutto, voglio sapere ogni cosa!
E quando hai tempo, chiamami.
Spero che tu non ti dimentichi di me... x


La risposta di Allison non tardò ad arrivare. 

Da: Allison.

 
Hey, io non potrei mai dimenticarmi di te!
Sei ancora la mia migliore amica e lo sarai sempre. Nessuno potrà sostituirti, mai.
E anche se siamo lontane, niente cambierà tra noi. Ricordalo sempre :)
Sarai la prima a sapere ogni cosa, promesso!
Se stasera non sono molto stanca, ti chiamo e ti aggiorno un po'. x


A: Allison.
 
Non preoccuparti. Fai tutto con calma. 
Chiamami quando hai realmente tempo.
Magari quando lo farai potrò raccontarti anch'io qualcosa che magari mi succederà...
La mia vita è così monotona :/
Ci sentiamo presto. x


Posò il cellulare nella borsa ed entrò nella scuola, andando nel corridoio a sinistra dove c'era il suo armadietto. In quel momento la scuola era vuota, visto che tutti si dedicavano ai pochi corsi che c'erano o agli sport. O altri che semplicemente erano tornati a casa.
Lydia preferiva restare il più possibile lontano da casa e se quello stava a significare che doveva restare anche piu' del dovuto a scuola, be', lei lo avrebbe fatto.
Si avvicinò al suo armadietto, mise il codice e iniziò a posare alcuni libri di troppo o prendendone alcuni mettendoli nella borsa.
«Devi darmi i soldi.»
Lydia sentì pronunciare quelle parole da una voce molto rude.
Si allontanò e sbirciò nell'angolo del corridoio, vedendo un ragazzo che teneva un altro ragazzo bloccato contro il muro. Quello sottomesso, doveva essere un ragazzino, forse del primo, e guardando meglio, Lydia si rese conto che chi lo minacciava era Jake McCall, uno dei bulli della scuola. Forse dire "bullo" era il minimo per descriverlo. Era un completo mostro. Aveva pestato un sacco di persone a sangue, mandandole all'ospedale e si era fatto qualche mese o anno in carcere. Quel ragazzo metteva paura anche solo guardandolo.
«Jake, io non li ho.» balbettò il ragazzo. Era così impaurito.
«Vuoi che questo finisca nel tuo fianco? Eh?» Jake prese dalla tasca anteriore dei suoi jeans un coltellino, mostrandolo alla vista del ragazzo e quando Lydia vide quell'oggetto, soffocò un gemito e portò subito una mano alla bocca. 
Il ragazzino portò lo sguardo su di lei e quando Jake vide che la sua attenzione non era su di lui, si guardò indietro guardando la ragazza poco distante da loro.
Dopo che Lydia incontrò lo sguardo di Jake, si nascose subito dietro al muro. Il suo cuore prese a battere forte perchè sapeva che adesso era nei guai e si, aveva paura. Tanta paura. 
Jake si allontanò di poco dal ragazzo e quest'ultimo ne approfittò per scappare, il più lontano possibile da lui e dalla scuola.
«Torna qui, brutto figlio di puttana!» gli urlò contro Jake, ma inutilmente. Il ragazzo era già scomparso dalla sua vista.
Lydia sentì l'urlo di Jake e sobbalzò per lo spavento. Voleva assolutamente andarsene da lì e voleva farlo al più presto possibile.
Chiuse velocemente il suo armadietto e stava per allontanarsi, ma una mano si posò sul suo polso facendola voltare e sbattere contro gli armadietti.
Lydia chiuse gli occhi per l'impatto brusco e quando li riaprì, incontrò lo sguardo furioso di Jake. Il suo viso era a pochi centimetri dalla sua faccia e la paura aumentava in lei.
«E tu dove credi di andare? Mh?»
La presa attorno al polso di lei aumentava sempre di piu', tanto che Lydia gemette dal dolore.
«M-mi fai male.» sussurrò. 
«Che cosa hai visto?» le domandò sempre con quel tono rude.
Lydia abbassò lo sguardo e quando lo fece, Jake andò su tutte le furie. Odiava quando qualcuno non lo guardava negli occhi quando parlava.
Diede un pugno nell'armadietto quasi vicino al viso della ragazza davanti a lui ed ella sobbalzò.
«Guardami quando ti parlo!» le urlò contro. «Ti ho detto che cazzo hai visto!»
«N-niente. Non ho visto niente.» si affrettò a dire Lydia.
Adesso aveva incominciato a tremare. La mano di Jake non accennava a lasciare il suo polso, e ogni tal volta che lui lo stringeva, sembrava godere nel sentire i gemiti di dolore che lei a stento riusciva a trattenere.
«Bene.» mormorò lui. 
Posò una mano nella sua tasca e cacciò di nuovo il coltellino. Lydia alla vista di quell'oggetto, così vicino, si paralizzò completamente.
«Magari potrei divertirmi un po' con te...» disse Jake facendo scorrere il coltellino sul  viso di lei. 
A quel contatto, Lydia chiuse gli occhi e a stento riusciva a respirare per quanto fosse spaventata. Sapeva perfettamente quali intenzioni avesse Jake e solo il pensiero le fece fare gli occhi lucidi. 
«Lasciala stare.»
Lydia e Jake si voltarono e poco distante da loro c'era Zayn, e dal suo viso, si poteva intendere benissimo che era più che furioso.
Vedere Lydia così indifesa e nelle mani di un completo stronzo, faceva incazzare Zayn maggiormente. Avrebbe voluto seriamente ucciderlo e lo avrebbe fatto se non fosse stato per Lydia, che avrebbe assistito alla scena.
«Malik, qual buon vento ti porta qui.» 
«Ho detto: lasciala stare.» ripetè Zayn scandendo bene le parole.
«Altrimenti? Che cosa mi fai?» lo sfidò Jake.
«Oh, tu non vuoi realmente saperlo.»
«Mettimi alla prova.»
Zayn scosse il capo, ridendo amaramente. «Sarei capace di mettere fine alla tua miserabile vita in questo preciso istante, quindi, te lo ripeto per l'ultima volta: lasciala stare.»
Jake credette alle parole di Zayn e per quanto volesse fare il duro, era stato appena intimorito. Ritirò il coltellino e alzò le mani in segno di resa, facendo dei passi indietro e uscendo, definitivamente, dalla scuola.
Lydia non si era accorta che per tutto quel tempo aveva trattenuto il respiro e quando Jake se n'era andato, aveva avuto la possibilità di dare un sospiro di sollievo. Stava di fatto però che stava ancora tremando. 
Zayn le si avvicinò subito, il fatto che non potesse toccarla e stringerla tra le sue braccia, proprio in quel momento in cui ne aveva realmente bisogno, lo faceva stare male e arrabbiare nello stesso tempo. 
«Stai bene? Ti ha fatto del male?» le chiese.
Tutto quello che Lydia riuscì a fare fu scuotere il capo e quando alzò lo sguardo, incontrò i suoi occhi, dove vide che era realmente preoccupato. Nessuno lo era mai stato così tanto per lei. 
Il suo cuore aveva smesso di battere fortemente per la paura non appena Zayn era apparso, ma quando aveva incontrato i suoi occhi, proprio lì, in quel momento, questo aveva ripreso a farlo di nuovo. E a Lydia non dispiaceva affatto. Quel Zayn Malik le faceva uno strano effetto, a lei del tutto sconosciuto. Ma non sapeva che tutto ciò era uguale anche per Zayn. Non sapeva che stava provando le stesse sensazioni ed emozioni e che neanche a lui, tutto questo, non dispiaceva per niente.
Lydia abbassò il capo e scoprì meglio il polso, dove lo trovò completamente rosso. Iniziò a massaggiarselo e sembrò fare un errore perchè le faceva molto male.
Quando Zayn vide il polso di Lydia, la rabbia crebbe di nuovo in lui. Forse non era successo nulla di così tragico, ma quel bastardo era riuscito comunque a farle del male e non poteva perdonarglielo.
«Io lo ammazzo.» sibillò.
Si voltò, con l'intenzione di andarlo a cercare e fargliela pagare sul serio, forse mantenendo la promessa della sua minaccia, e cioè finire la sua miserabile vita, ma Lydia lo fermò. O almeno la sua voce.
«No, ti prego, non andare.» sussurrò. «Lascia perdere, sto bene.» tentò di rassicurarlo.
«Stava quasi per romperti il polso, cazzo!» sbottò.
Lydia abbassò lo sguardo, quasi come se si sentisse in colpa per quello che aveva detto. Era come se suo padre l'avesse sgridata per qualcosa che non doveva fare.
Zayn si pentì subito per aver urlato così. Doveva assolutamente cercare di controllare i suoi toni e soprattutto la sua rabbia. Non voleva che per colpa sua accadesse qualcosa a Lydia, non se lo sarebbe mai perdonato.
«Scusami, scusami.» disse il moro. «Non volevo urlarti contro è solo che...» non finì la frase che grugnì quasi frustrato.
«Non fa niente.» gli sorrise leggermente Lydia. «Non preoccuparti, sto bene.»
Zayn rimase quasi affascinato da quella infinita dolcezza di quella ragazza. Era così incredibilmente tenera che riuscì ad addolcirsi subito. Si trattenne quasi dal sorridere nel guardarla. 
«Oh, ehm... g-grazie, Zayn.» disse timidamente.
«Di niente.» rispose lui.
Si guardarono ancora una volta e come sempre, Lydia ruppe quello contatto visivo prendendo la borsa da terra che era caduta per lo scontro contro gli armadietti.
Zayn questa volta sorrise sul serio perchè il fatto che lui la mettesse in un leggero imbarazzo lo faceva sentire quasi speciale perchè sapeva che fosse l'unico a farlo. O almeno sperava che fosse così.
Il moro mise le mani in tasca e insieme a Lydia uscì dall'edificio, camminando accanto a lei, ma non troppo. Non voleva rischiare di toccarla.
«Sai, credo che dovremmo studiare insieme.» esordì il moro.
Lydia lo guardò. «Davvero?»
Zayn annuì. «Si.»
«Oh, uhm, si, per me va bene.» il continuo balbettio della ragazza fece ridacchiare Zayn.
Lydia, si maledisse mentalmente per essere così tremendamente timida. Infatti, arrossì subito e voleva assolutamente nascondersi.
Il cellulare di Zayn squillò e dalla suono breve, Lydia intese che fosse un messaggio. 
Il ragazzo lo lesse e i suoi lineamenti si fecero più duri.
«Devo andare.» disse posando il cellulare nella tasca. «Studiamo domani dopo scuola?» propose.
«Si, okay.»
«Bene, a domani allora.» Zayn le sorrise e le fece un occhiolino, per poi voltarsi e uscire completamente dall'area della scuola.
Lydia era sicura di essere arrossita ancora una volta per via dell'occhiolino che il moro le aveva fatto e mentre tornava a casa, stranamente, l'unico suo pensiero era che non vedeva l'ora che fosse domani. 


 

Macciao bellissime!
Allora inizio con lo scusarmi.
Davvero, perdonatemi. Avrei voluto davvero aggiornare prima
ma ho avuto problemi familiari e poi..........
è iniziata la scuola.
Sto seriamente pensando al suicidio per questo çwç

Passando alla storia.
Allora, vi piace il capitolo?
Nelle recensioni leggo ogni vostra teoria e questo
mi fa molto piacere. Io voglio proprio che facciate così :)
Be', che dite? Vi piace l'Harry misterioso?
A me si, tanto uu
Credete che questi due studieranno insieme? mh.

Ci tenevo a ringraziare TTTOBY
che mi ha fatto una recensione lunghissima, 
con tutte le sue preferenze della storia e teorie.
L'ho apprezzata davvero molto, ti ringrazio :)

E comunque, carissime lettrici, io vi amo comunque.
Sempre, sempre sempre.
Grazie per seguire la storia, ci tengo tantissimo :)

Ho scritto una os su Niall.
E' ispirata alla canzone "Lullaby" dei Nickelback (amori miei)
Ci passate? Mi farebbe piacere leggere un vostro parere.




Avete visto? Sono uscite le date del wwa tour.
Io sono una sfigata di merda e non ci andrò, e voi?
Spero davvero di si :)

twitter: @infinitynaples

Adesso mi dileguo.
La vostra peppina vi ama sempre.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 5
*** 5. Voice ***








5. Voice


 
Zayn camminava con passo svelto verso la scuola, piu' furioso del solito. 
L'episodio che era successo il giorno precedente non era mai sfuggito dalla sua mente, l'immagine di Lydia così indifesa e impaurita lo faceva imbestialire come non mai. Anche se era arrivato in tempo, non poteva bastargli il fatto che quel figlio di puttana se ne fosse andato a gambe levate. McCall doveva pagarla in qualche modo, e lo avrebbe fatto proprio quella mattina. 
Appena entrò nel cortile, cercò con lo sguardo il suo amico e quando lo trovò - avvinghiato ovviamente ad una ragazza -, gli si avvicinò subito.
«Vieni con me.» disse rudemente Zayn.
«Ma io stavo-» tentò Louis.
«Non me ne fotte un cazzo, Louis! Vieni con me!»
Louis lo guardò abbastanza confuso, ma non obiettò; si staccò dalla ragazza e seguì a ruota Zayn, che non accennava ad allentare il passo.
«Amico, mi dici che succede?» domandò Louis.
«Dobbiamo trovare quel coglione di McCall.»
«E perchè?»
«Perchè?!» sbottò Zayn voltandosi di scatto verso di lui. Si guardò intorno, vedendo semmai qualcuno stesse ascoltando la loro conversazione. «Perchè ha minacciato Lydia con un coltello e se non fossi arrivato in tempo ieri, l'avrebbe violentata.» sussurrò a denti stretti.
Quell'ultima sua frase lo fece arrabbiare maggiormente, facendogli stringere a pugno le mani.
Louis rimase abbastanza sorpreso da ciò che aveva detto Zayn. Non che fosse stupito dal comportamento di McCall, ma dal fatto che Zayn non avesse già messo fine alla sua vita.
«E come mai è ancora vivo?»
«Non potevo ucciderlo con Lydia presente, Louis.» rispose ovvio. «Volevo farlo stanotte, ma non l'ho trovato da nessuna parte.»
«Quindi lo vuoi uccidere adesso?»
«Mi stai facendo innervosire ancor di più con queste domande, cazzo!»
«Hey, scusa se voglio capire cosa cazzo ti passa per la testa.»
«Non lo so, credo di no per adesso. Voglio solo fargli capire alcune cose.»
Il moro continuava a guardarsi intorno cercando McCall, ma nel cortile di lui non c'era traccia. 
Louis gli stava dietro e poteva sentire il suo respiro affannato. Zayn non era mai stanco, la sua natura non glielo permetteva; se respirava così pesantemente era perchè era furioso e Louis, in quegli anni, non lo aveva mai visto così arrabbiato come adesso. 
«Zayn, cerca di calmarti.»
«Calmarmi?! Come posso calmarmi quando ieri ha provato a farle del male?! Chissà quali cazzo di pensieri si è fatto quando la stringeva e...» non finì la frase che imprecò dando un pugno in un muro dove affianco ci camminava. 
Nel muro si creò una voragine e Louis si guardò subito intorno sperando che quell'azione di Zayn non avesse attirato l'attenzione di nessuno. Si avvicinò subito al suo amico.
«Zayn, calmati, prendi dei respiri profondi. Non perdere il controllo proprio adesso davanti a tutti.»
Zayn chiuse gli occhi e provò a seguire il consiglio del suo migliore amico ma non funzionava del tutto e anche Louis se ne accorse.
«Pensa a Lydia.» provò Louis. «Alla prima volta che l'hai vista...»
In Zayn scattò qualcosa. Nella sua mente, apparve il viso angelico di Lydia dove lo guardava con i suoi meravigliosi occhi verdi e incurvava le labbra in un dolce sorriso. Quella visione di lei così tenera, così perfetta, lo fece calmare del tutto. 
Louis non poteva quasi credere ai suoi occhi. In quei momenti di ira dell'amico, non era mai riuscito a calmarlo per quanto ci provasse e adesso, gli aveva solo detto di pensare a quella ragazza ed era riuscito a calmarsi. Non aveva mai visto nulla del genere. Pian piano, stava iniziando a capire quanto Lydia fosse importante e soprattutto d'aiuto per il suo migliore amico.
«Quella ragazza ti salverà la vita, te lo dico io.» commentò Louis.
Zayn aprì gli occhi, quasi deluso di non trovarla proprio lì, davanti a lui come stava immaginando nella sua testa. Anche se non poteva stringerla tra le sue braccia, toccarla o anche solo sfiorarla, si accontentava anche del fatto di guardarla solamente, rendendosi conto ogni giorno di quanto fosse bella. 
Il moro si sentì gli sguardi di alcuni studenti addosso e quando si voltò verso il muro, si rese conto in che guaio stava andando a cacciarsi.
«Che cazzo avete da guardare? E' stato costruito con la merda questo cazzo di muro.» si giustificò.
Gli studenti si dileguarono subito, senza dire una sola parola. Zayn metteva paura anche solo a guardarlo e quando videro che era già abbastanza incazzato, non osarono contraddirlo o altro, come sempre.
Louis rise e Zayn si voltò verso di lui. «Troviamo quel figlio di puttana.» 
«Andiamo fuori l'aula di meccanica, sarà lì.»
Insieme, si avviarono verso l'aula di meccanica, camminando l'uno affianco all'altro.
La scuola aveva un territorio abbastanza vasto. Alcune aule erano disposte nell'edificio principale, mentre altre sparse attorno ad esso in piccoli edifici. L'aula di meccanica era situata in uno di questi, come chimica, geografia e arte. Anche la palestra era un edificio a parte, dove poi c'era un piccolo sentiero che portava a delle scale in discesa e infine si arrivava al grande campo da football.
«A proposito,» esordì Zayn. «perchè ieri non sei venuto? C'era la riunione. Non hai ricevuto la chiamata ieri pomeriggio?»
«Si, ma avevo degli impegni e non avrei fatto in tempo. Ho già spiegato tutto al capo.»
«Che dovevi fare?»
«Delle cose.» rispose vago Louis.
Zayn lo guardò un pò confuso e curioso. Di solito Louis gli diceva ogni cosa, ma in quelle ultime settimane stava iniziando a fare un pò il misterioso. Di sicuro era andato a spassarsela con qualcuna, pensò. 
Quando stava per chiedergli qualche altra informazione, l'amico lo interruppe.
«Eccolo là.» indicò Louis.
Zayn si voltò sulla destra e vide McCall fumarsi una sigaretta mentre parlava con dei suoi amici. Non esitò neanche un attimo ad avanzare di nuovo il passo e avvicinarsi pericolosamente al ragazzo. 
Per quanto Jake McCall potesse avere la reputazione del bullo, del mostro, nessuno poteva competere con Zayn. Tutti avevano paura di lui e anche se non lo ammetteva, anche McCall ne aveva. 
Anche se non se l'era andata a cercare, Zayn doveva ammettere che questa sua reputazione aveva i suoi lati positivi e questo ne era uno. 
«Andatevene a fanculo da qualche parte.» disse Zayn agli amici di Jake.
I due guardarono il loro amico, aspettando un suo consenso.
«Andate.» disse Jake.
Quando i suoi amici se ne andarono, McCall parlò di nuovo. «Malik, Tomlinson, come mai siete nel mio territorio?» aspirò dalla sigaretta poi cacciò fuori il fumo il quale si disperse nell'aria.
Louis rise. «Il tuo territorio?» domandò ironico.
«Lo è sempre stato. Se poi tu comandi nei cessi è un problema tuo.»
«McCall, io comando tutta la scuola e lo sai perfettamente.»
«Mh, non mi pare.»
«Se tu stai chiuso sempre nei cessi è un problema tuo.» gli sorrise beffardamente Louis.
Nel frattempo, Zayn aveva presa da terra una pietra abbastanza grossa dove la faceva fluttuare prima nell'aria, poi tornava nella sua mano.
Jake rise anche lui e fece un altro tiro dalla sigaretta. «Che cazzo volete?»
«Dobbiamo parlare.» disse Zayn.
«Io non ho nulla da dirti.»
«Oh, io invece si.»
«Se vuoi dirmi qualcosa riguardo alla puttanella di ieri-» Jake non finì la frase che si ritrovò schiacciato contro il muro e un braccio contro la sua gola. 
Louis lo teneva fermo e se provava a fare qualche altra resistenza, aumentava la pressione del suo braccio. 
«Come siamo aggressivi.» commentò McCall.
«Non ti conviene farlo incazzare, ascolta questo mio consiglio.» mormorò Louis.
Se non fosse stato per Louis, probabilmente Zayn sarebbe scattato all'istante e non sapeva nemmeno lui come era riuscito a trattenersi dal dargli un pugno in faccia mettendo fine alla sua vita.
«Cosa c'è Malik, vuoi farmi del male?» l'ultima frase lo disse con ironia.
«Vorrei tanto farlo McCall, credimi, ma ti dò un'ultima possibilità quindi ascoltami bene:» gli si avvicinò. «non avvicinarti mai piu' a quella ragazza. Non devi ne toccarla, ne guardarla o anche solo pensarla, mi hai capito?»
«Oh, avanti, sono un uomo, volevo divertirmi un pò.»
«Non con lei!» sbottò.
Jake alzò le mani in segno di resa ma il suo sorriso beffardo non aveva lasciato le sue labbra e questo fece innervosire maggiormente Zayn che avrebbe voluto solo spaccargli la faccia in quel momento.
Il moro si allontanò e anche Louis lasciò libero Jake, dove si scambiò uno sguardo di sfida con quest'ultimo.
«Sai, la sua amica Lola è una puttana coi fiocchi, chi ti dice a te che non lo sia anche lei? Di solito la gente si fa contagiare dalla comp-»
Zayn aveva ancora il sasso nella sua mano, così si voltò di scatto e lo lanciò contro di lui. Il sasso si scaraventò contro il muro dove Jake vi ci era appoggiato e sfiorò di poco la sua testa. 
McCall rimase completamente paralizzato da quell'azione, ma cercò di non darlo a vedere. Ingoiò il vuoto e non osò nemmeno voltarsi di lato dove adesso c'era un profondo buco. 
Zayn aveva lanciato così forte il sasso che era rimasto incastrato nel muro. Anche se lui non ci metteva tutta la sua vera forza, il minimo che ci metteva poteva essere letale e di distruzione per chiunque.
«Stai molto attento, McCall.» lo minacciò Zayn puntandogli il dito contro.
«Andiamo Zayn.» mormorò Louis mettendogli una mano sulla spalla.
Quando vide che Jake non spiccava parola, Zayn alla fine si voltò e insieme a Louis si allontanò da lì.
«Stavi per fare una gran cazzata, Zayn.» lo rimproverò Louis.
«Me ne sbatto il cazzo, Louis. Deve solo ringraziare che io non abbia mirato alla sua faccia da culo.»
«Se proprio vuoi ucciderlo, fallo quando nessuno è presente.»
«Oh, lo farò. Puoi scommetterci.»
Quando ritornarono di nuovo in cortile, Louis guardò l'amico e lo vide guardarsi costantemente intorno. Sapeva cosa cercava, o meglio, chi.
«E allora, dov'è lei?»
«Non ne ho idea. Questa mattina non l'ho vista uscire di casa e non la vedo neanche adesso.»
«Magari oggi non viene o entrerà dopo.»
«No, sarebbe già qui. So perchè non è venuta.»
Anche Louis, stando al racconto di Zayn, capì la motivazione.
«Io gli stacco la testa dal collo, cazzo.»
«Calmati, okay? Adesso lo ha capito, non le starà più intorno.»
«Lo spero per lui.»

 
—— ❀ ————


Lydia se ne stava in camera sua, con l'orecchio poggiato vicino alla porta sperando con tutta se stessa che la persona che era al piano di sotto se ne andasse al piu' presto possibile.
Non era solo. Stava parlando con un'altra persona ed entrambi discutevano su una nuova importazione. A Lydia non interessava scoprire di cosa realmente stessero parlando, non le importava. Voleva solo sentire la porta d'entrata sbattere e vederlo entrare in macchina guidando lontano da lì. 
Un'altra lacrima le rigò il viso, ricordandole gli avvenimenti di quella giornata e lei la asciugò velocemente con la manica del maglioncino.
«Va bene, andiamo.»
Non appena sentì ciò, Lydia potè tirare un sospiro di sollievo. Finalmente sarebbe stata a casa da sola. Non che fosse una novità; lei restava sempre da sola a casa, la maggior parte delle volte, e questo non le dispiaceva affatto. Se questo stava a significare che sarebbe stata lontana da Duke, le stava piu' che bene.
Uno strano ticchettio proveniente dalla finestra attirò la sua attenzione, così si avvicinò e lentamente la portò su, aprendola.
Si affacciò e si stupì nel trovare Zayn proprio sotto la sua finestra che, nel vederla, non potè fare a meno di sorridere.
«Zayn?»
«In carne ed ossa.»
«Che... che ci fai qui?» gli chiese confusa.
«Ricordi? Dopo scuola dovevamo studiare.»
Lydia fu abbastanza sorpresa di quella sua risposta. Era convinta che lui se ne fosse dimenticato, a differenza sua.
«Si, ricordo, ma stavo venendo a scuola...»
«Be', sono venuto io da te.»
Lydia si mordicchiò l'interno guancia. «Uhm, si... ehm, aspetta un attimo.»
Rientrò e si affrettò ad aprire la porta di camera sua sbirciando al piano di sotto se Duke ci fosse ancora o meno. 
Silenzio totale. Duke se n'era andato.
Lydia tornò in camera, chiuse di nuovo la porta e quando si voltò vide Zayn entrare dalla finestra.
«Ti sarei venuta ad aprire alla porta...»
«Ho fatto prima.» disse il moro vagamente mentre si ricomponeva.
Quando posò finalmente gli occhi su di lei, potè guardarla meglio.
Aveva un maglione color verde scuro che arrivava a coprirle il necessario, anche se comunque indossava un fuson nero. I suoi capelli erano legati in una treccia che le scendeva morbida su una  spalla dove però una ciocca le era sfuggita e alla fine c'era un piccolo boccolo. Non era neanche truccata ma la differenza non c'era comunque. Lydia non si truccava volto: un pò di mascara e un pò di blush per dar colore alle sue guance. La sua bellezza era più che naturale. 
Adesso l'aveva trovata in un suo momento di totale quotidianità e ancora una volta si soffermò a pensare a quanto fosse tremendamente bella.
«Ciao.» le disse.
«Ciao.» disse Lydia timidamente.
Anche se il maglione era abbastanza lungo, vedendo che Zayn continuava a guardarla, lei cercò di abbassarlo di poco per coprirsi un pò di più.
Zayn cercò di non darlo a vedere ma notò quel suo movimento, così abbassò il capo e sorrise mettendo le mani nelle tasche dei jeans. La sua timidezza continuava a stupirlo sempre di più fino a farlo sorridere spontaneamente.
«Mi metto qualcos'altro...»
«Se devi farlo per me non devi assolutamente preoccuparti.»
Lydia si torturò le maniche del maglione cercando di non pensare al suo imbarazzo che ovviamente si era rivelato più che evidente. 
Zayn, guardandola meglio in viso, notò le sua guance bagnate e un leggero rossore nei suoi occhi.
«Hai pianto?» le chiese.
«Cosa? No.» disse subito Lydia asciugandosi velocemente le guance.
«Perchè hai pianto?»
«N-niente, non preoccuparti.» tentò distogliendo lo sguardo.
«Perchè questa mattina non sei venuta a scuola?»
Lydia abbassò lo sguardo, quasi colpevole di aver fatto qualcosa di brutto.
«Non devi più preoccuparti di McCall, non ti farà più del male.»
«E tu come puoi saperlo?» mormorò.
«Diciamo che questa mattina gli ho fatto capire se l'avesse rifatto non sarebbe andata bene per lui.»
Lydia alzò il capo di scatto e Zayn capì che l'aveva un po' impaurita.
«Non preoccuparti, non gli ho fatto nulla.» la tranquillizzò. "Almeno per adesso." pensò.
«Non dovevi...»
«Oh, dovevo eccome.»
Lei non capì cosa di preciso il moro volesse dire con quella frase ma stava di fatto che gli era comunque grata per quel suo gesto.
«Grazie.»
Zayn gli sorrise e incontrò di nuovo i suoi occhi verdi, perdendosi completamente in essi. Di solito era sempre Lydia a rompere con quel contatto visivo, ma questa volta lo fece Zayn.
«E così... questa è la tua stanza.» si guardò attorno.
«Già.»
Zayn la conosceva perfettamente la sua camera. Oramai ci veniva ogni notte e in silenzio la guardava dormire. Ma adesso doveva fingersi curioso nel guardarsi intorno, come se quella fosse la prima volta che la vedesse.
La stanza di Lydia non era nulla di che. Aveva una piccola libreria piena di libri, un armadio, una scrivania con una sedia dove sopra vi ci era appoggiata la borsa con un quaderno, e il letto con accanto un comodino. Non c'era una tv o qualche altro aggeggio elettronico; era semplice, proprio come lei.
Quando si soffermò a guardare il letto, vide che vi ci era un libro aperto appoggiato sopra ad una coperta.
«Leggevi?»
«Si.» 
«Ti direi che libro leggi, ma tanto non conosco il nome di nessun libro.»
Lydia ridacchiò. «Vuoi qualcosa? Vuoi bere o...»
«No, grazie, sto bene così.»
Lei annuì e si avvicinò alla sua borsa sulla scrivania prendendo il libro di storia.
«Tu non hai portato nulla?»
«Io della scuola non ho un bel niente.»
«Va bene, studieremo col mio.»
Lydia si avvicinò al suo letto, prese il libro che stava leggendo, piegò l'angolo della pagina per non perdere il segno, poi lo chiuse e lo poggiò sul comodino.
Zayn non staccava gli occhi da lei e notò che i suoi movimenti erano così aggraziati e delicati. Era così perfetta. 
Lei si sedette sul letto e incrociò le gambe, aprendo il libro.
«Puoi sederti, se vuoi.» gli disse timidamente.
«Non preoccuparti, preferisco stare in piedi.»
«Oh, okay.» mormorò. «Allora... cos'è che non sai?»
«Guardami solo in faccia e troverai la risposta.»
Lydia lo guardò e Zayn provò a fare il serio, espressione che la fece ridere ancora una volta. Il moro rimase quasi incantato da quel suono così melodioso alle sue orecchie. Era ancor più bella quando rideva e quella era anche la prima volta che la vedeva farlo. Nel vederla ridere così, un sorriso si formò sulle sue labbra e fu ancor più felice del fatto che da tempo lui fosse il primo a renderla così radiosa.
«Okay, possiamo fare l'Illuminisimo che è abbastanza facile.»
Zayn stava per dire qualcosa, ma lei lo precedette. «No, ti prego, non dire nulla sulla luce e cose così.»
«Hey, stavo per fare una bella battuta!» si finse offeso.
Lydia ridacchiò ancora una volta, poi iniziò a cercare la pagina dell'argomento specifico e quando la trovò, si guardò intorno alla ricerca della sua matita.
«Cosa cerchi?» 
«La mia matita, così ti sottolineo le cose più importanti.»
Zayn vide l'oggetto sulla scrivania, lo prese e glielo porse. Tenne la matita proprio alla fine perchè le loro dita non dovevano assolutamente sfiorarsi e per fortuna non accadde.
Lydia lo ringraziò con un timido "grazie" e iniziò a sottolineare sul libro.
Il moro si appoggiò alla scrivania e rimase a guardarla, come faceva ogni notte. Quel piccolo silenzio che si era creato tra loro non sembrò dar fastidio a nessuno dei due, anche perchè Lydia non si era resa conto che Zayn la stava guardando così intensamente, come se lei fosse una delle creature più belle che ci fossero sulla terra. E il moro era più che convinto che fosse così. 
«Ecco.» esordì lei. «Leggi fin qui...» indicò il punto. «poi mi spieghi cosa hai capito.» disse porgendogli il libro.
Zayn sospirò. «Okay.»
Prese il libro, sempre attento a non toccarla, si appoggiò di nuovo alla scrivania e iniziò a leggere.
«Per Illuminismo s'intende quel vasto movimento culturale, sviluppatosi nel '700, che predica l'assoluta fiducia nella ragione, in grado di illuminare le menti, contro le superstizioni e i pregiudizi delle religioni, della tradizione e di tutti quegli elementi sociali e culturali che limitano la libertà dell'uomo.»
Il moro alzò lo sguardo dal libro e guardò Lydia che lo incitò a spiegare.
«Se ti dico che non ho capito un cazzo ti arrabbi?»
«Dai, è facile!»
«Va bene, va bene.» tenne la mano con un libro e con l'altra iniziò a gesticolare. «Per Illuminisimo... s'intende... quel movimento culturale sviluppatosi nel '700... che predica l'assoluta fiducia...»
«Zayn, non devi leggere.»
«Non sto leggendo.»
«Hai tolto solo vasto, poi hai detto tutto uguale.»
«E questo è già un passo avanti.»
Lydia rise ancora e rimase a guardarlo, poggiando un gomito sulla sua gamba e tenendo la sua testa con la mano. Da allora, il sorriso non aveva lasciato le sue labbra. 
Restarono a studiare per un'ora o due, forse ci avrebbero messo di meno se Zayn non avesse voluto fare lo stupido nel tentativo di farla ridere ancora e ancora. Avrebbe voluto sentire il suono della sua risata per sempre. Era così bello, bello come lo era lei.
Mentre Lydia spiegava una parte del capitolo, Zayn lentamente si stava avvicinando a lei, per sedersi sul letto. Voleva guardarla più da vicino, ammirare ancor di piu' la sua bellezza, vedere le sue guance rosse che non avevano perso colore da quando si erano guardati una marea di volte negli occhi, ma qualcosa glielo impedì.
Prima che lui potesse sedersi, una voce, quella voce, si fece spazio nella sua testa.
Zayn stava cercando di ribellarsi, di non darle ascolto, ma era comunque inutile come le altre volte che ci aveva provato.
Adesso la testa gli faceva male e il suo respiro si stava facendo irregolare.
«Zayn, stai bene?» gli chiese preoccupata Lydia.
Il moro sentiva il suo corpo tremare e quella voce continuava a parlare. Doveva assolutamente andarsene via da lì.
Lydia si alzò dal letto e provò ad avvicinarsi, ma lui fece una passo indietro.
«D-devo andare.» riuscì a dire Zayn.
«Ma-»
Lei non riuscì a dire un'altra parola che Zayn era già uscito velocemente dalla finestra, saltando giù.
Quando Lydia si affacciò per vederlo, lui già era scomparso. Non c'era più.
Cosa gli era successo?

 

Hello babies.
Lo so, lo so.
Mi volete ammazzare.
Cioè, fatelo, non ve lo impedirò cc
No davvero, mi dispiace tantissimo per questo ritardo, 
ma è iniziata la scuola, poi tra impegni familiari ecc
non ho avuto molto tempo, credetemi.
Mi dispiace tantissimo, spero mi perdoniate cc

Di conseguenza a questo mio merdoso ritardo, 
il capitolo fa schifo.
Lo so, lo so. Cioè, ma io lo soooo.
Quindi, mi dispiace il doppio.

Allora, vi dico qualche piccolo spoiler(?).
Da non sottovalutare assolutamente l'incontro tra Zayn e McCall.
Può sembrare banale ma no.
Alcune cose ve le ho dette, nella prima parte e anche nella seconda.
Sta a voi capirlo uu
E alla fine, cosa succede a Zayn? Mh.

Questo è il maglione di Lydia :)



Ve lo volevo far vedere uu

Ringrazio tantissimo le persone che stanno seguendo la storia e lasciano recensioni.
Ho ricevuto anche dei complimenti su twitter e mi fa tanto piacere.
Mi rendete felicissima, giuro cc

Twitter: @infinitynaples


Ho scritto una os su Niall.
E' una song-fic e la canzone è Lullaby dei Nickelback.
Ci tengo tantissimo, ci passate? :)




Adesso mi dileguo.
Vi ame tantissimo.
chiss chiss, peppina.


 

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Capitolo 6
*** 6. Lips ***







6. Lips


 
Quando Lydia arrivò nel cortile dalla scuola, cercò subito con lo sguardo Zayn.
Lo scorso pomeriggio era scappato da camera sua, sentendosi male. Non le aveva dato nemmeno il tempo di chiedergli cosa avesse, cosa si sentisse, che già era sparito.
Era stata in pensiero tutto il giorno e passata la notte, lui era stato il suo primo pensiero appena sveglia.
Quella era stata la seconda volta in cui lo vedeva in quelle condizioni e non poteva negare che oramai era preoccupata per lui. Anche se doveva ammettere che quel che tutti dicevano era vero: Zayn era strano, e questi episodi ne erano la prova.
Ma, strano o non, Lydia non poteva negare che in quel pomeriggio era stata davvero bene con lui. Zayn era riuscito a farla ridere e sorridere come non le capitava da... troppo tempo, ormai. E si era rivelato anche piacevole stare in sua compagnia. In tutta sincerità, credeva che Zayn da un momento all'altro le avesse urlato contro o risposta male, ma era successo l'esatto contrario. Già dal fatto che si fosse presentato sotto la sua finestra, Lydia aveva capito che forse non era proprio come tutti dicevano. Che fosse strano questo restava, ma che fosse un ragazzo quasi paragonabile a McCall, a Lydia non risultava affatto. Almeno per adesso.
La ragazza continuò a guardarsi intorno, ma invece di incontrare lo sguardo di Zayn, incontrò quello di McCall. 
Lydia sembrò paralizzarsi completamente sotto quello sguardo i cui occhi non smettevano di guardarla dalla testa ai piedi. Uno sguardo più che malizioso. E quando Jake le fece un'occhiolino, Lydia abbassò subito il capo e camminò con passo svelto verso l'edificio.
Nel camminare, involontariamente, si scontrò con qualcuno e quando alzò lo sguardo vide che era Lola. 
«Scusami, Lola. Non ti avevo visto.» si scusò.
«Si, si.» la arronzò. «Perchè McCall ti sta guardando? Hai per caso perso la verginità con lui?»
Lydia notò che Lola le stava rivolgendo la parola in modo dispregiativo, quasi di sfida.
«No no.» si affrettò a dire Lydia. «I-io non ci ho mai neanche parlato.»
«Ti dico una cosa: McCall non deve interessarti neanche minimamente.»
«McCall non mi interesserà mai, Lola.» 
«Bene.»
Lydia non avrebbe mai detto a Lola cosa era successo con McCall e dopo quella conversazione non le fu difficile da capire cosa Lola volesse farle intendere. E non ne capiva nemmeno il perchè si stesse scaldando così tanto con lei.  
Lydia non aveva mai definito Lola una sua amica e quella loro conversazione non la toccava minimamente. E poi, come poteva anche solo pensare che lei avesse avuto a che fare con McCall? Era una scena quasi impensabile.
Lydia le diede un ultimo sguardo e poi la sorpassò, entrando a scuola. 
Si incamminò nel corridoio e si avvicinò vicino al suo armadietto, iniziando a prendere i libri per le prossime lezioni. 
Qualcuno si appoggiò bruscamente all'armadietto adiacente al suo e lei sobbalzò, essendo sovrappensiero. 
«Hey, sono io.»
Quando si voltò vide che era Zayn, il quale la sorrideva dolcemente, e fu sollevata dal fatto che fosse lui.
«S-si, scusa, pensavo fosse... ehm...»
«Di McCall non devi piu' preoccuparti, te l'ho detto. Non si avvicinerà più a te.»
In quel momento non si fidò delle sue parole visto che qualche minuto prima McCall le aveva fatto l'occhiolino e, per come la guardava, i suoi pensieri dovevano essere poco casti.
Avrebbe voluto dirglielo ma non voleva assolutamente che lui litigasse di nuovo per lei con Jake. 
«Grazie.» 
«Tu mi ringrazi troppo, piccola.»
Lydia, sentendo quel piccolo nomignolo, arrossì forse come mai aveva fatto e abbassò il capo, sorridendo timidamente sperando che Zayn non notasse il rossore sulle sue guance. 
Ma Zayn lo aveva notato eccome e non potè fare a meno di sorridere anche lui. 
Quell'immagine sarebbe rimasta bene impressa nella sua mente, senza mai dimenticarla. E ora, se voleva vederla arrossire ancora davanti ai suoi occhi, sapeva come fare. Il dolce nomignolo che le aveva dato ci era ben azzeccato per lei. Quando arrossiva, quando sorrideva, anche solo quando parlava con quella sua sottile voce, Zayn riusciva a paragonarla ad una tenera bambina. 
Lydia prese un po' di coraggio e parlò. «Stai bene dopo ieri sera? Te ne sei andato così in fretta e-»
Zayn tornò un po' serio. «Si, sto bene.»
«Ma cosa hai avuto? Insomma, è la seconda volta che ti vedo stare così male.»
«Niente di cui tu debba preoccuparti, Lydia, davvero.»
«Oh, okay...» mormorò lei.
Zayn sperò di essere stato il più credibile possibile perchè non doveva darle nessun dubbio o preoccupazione in più, perchè si, aveva notato che lei fosse preoccupata per lui.
La sera scorsa aveva rischiato di metterla in pericolo e questo non doveva mai più succedere. Anche se si era esercitato nell'avere l'autocontrollo per anni, gli era sempre difficile non sottomettersi a ciò che quella voce gli diceva. Ma quando stava con Lydia, doveva provarci, doveva riuscirci..
«Oggi vengo di nuovo da te?» chiese il moro.
Lydia alzò il capo. «Vuoi studiare di nuovo con me?» chiese timidamente.
«Certo che voglio.»
Lei fece un piccolo sorriso, cosa che non sfuggì agli occhi di Zayn. Era così bella quando sorrideva. 
«Oggi possiamo studiare qui a scuola? Perchè a casa mia... ehm...»
«Si, va bene.» non importava dove studiassero, l'importante, per Zayn, era vederla.
«Okay.»
«Ci vediamo dopo le lezioni.» prima di andarsene, il moro le sorrise e le fece un occhiolino.
A differenza di McCall, all'occhiolino di Zayn, Lydia arrossì nuovamente e come due giorni prima, non aspettava altro che quella giornata scolastica finisse così da passare un po' di tempo con lui.
Anche quelle piccole attenzioni che Zayn le dava, per Lydia erano del tutto nuove. Piccoli gesti come quelli non li aveva mai ricevuti da nessuno e, fatti da Zayn, la facevano sentire lusingata. Era il primo ragazzo che la faceva ridere e sorridere così tanto, che le dava attenzioni, anche se così poche e piccole, e che la difendesse dal bullo della scuola. Il primo ragazzo a cui aveva pensato intensamente dopo Harry, forse anche di più.
Quando chiuse il suo armadietto, il suo sguardo cadde sull'armadietto affianco al suo, dove poco prima vi ci era appoggiato Zayn, e vide che era completamente ammaccato. 


—— ❀ ————


A metà giornata scolastica, Zayn preferì non andare al suo orario di lezione. Non sapeva nemmeno che materia avesse e non gli interessava minimamente. Così, si recò nel cortile della scuola, come faceva in tutte le lezioni che saltava, e si appoggiò ad un muretto. 
Mise una mano in tasca, prese il pacchetto e da esso prese una sigaretta che portò alle labbra. Cercò il suo accendino rosso nelle tasca e una volta trovato, lo coprì con le mani mentre la piccola fiamma accendeva la sigaretta. 
Aspirò e poi cacciò il fumo, mentre posava di nuovo accendino e pacchetto nelle tasche.
Fumare lo calmava, anche se per la sua natura non era del tutto efficace come avrebbe potuto essere per un qualsiasi umano. Ma, per quel poco che poteva fare, un pò funzionava. 
In quei momenti di tranquillità che poteva concedersi, c'era ben poco a cui poteva pensare. 
Da quando aveva incontrato Lydia, non faceva altro che pensare a lei e continuava costantemente a proteggerla da tutto. La teneva d'occhio. Non voleva rischiare che le succedesse qualcosa di brutto. Ma, quando pensava a queste parole, sapeva che il primo pericolo per lei era proprio lui. 
Ultimamente aveva anche lasciato perdere i suoi affari. Il suo ultimo richiamo era stato l'altro ieri, quando c'era stata la riunione. Tutti si erano accorti che aveva la testa da tutt'altra parte e anche se aveva negato, era ben evidente. Ora, doveva dimostrare il contrario e si era detto di farlo proprio quella sera, così da non farsi mettere in dubbio da nessuno.
«Stai attento, Zayn.»
Zayn si voltò, convinto di trovarci qualcuno, ma non c'era nessuno.
«Lei non è come sembra.»
A quel punto iniziò a guardarsi intorno, ma nessun'altro era nei paraggi, se non per alcuni studenti che passeggiavano molto distanti da lui. 
«Lasciala perdere.»
Il moro si voltò di scatto dietro di lui ma non ci trovò nulla. 
Non poteva essere quella voce, era diversa, troppo. E gli era anche familiare, ma non sapeva dire di chi fosse realmente.
«Io non la lascio perdere.» rispose Zayn, continuando a guardarsi intorno. Probabilmente, se qualcuno lo stava guardando, lo avrebbe preso per pazzo, ma poco gli importava.
Buttò la sigaretta e, con le mani in tasca, si incamminò per il cortile della scuola, sperando che nei momenti successivi riuscisse a rendersi conto di chi fosse realmente quella voce.


—— ❀ ————


Quando finì quella giornata scolastica, Zayn uscì fuori dall'edificio, aspettandosi di vedere Lydia.
La cercava con lo sguardo ovunque, ma non la trovava. Non l'aveva vista neanche a mensa.
«Zayn, amico, andiamo.» gli disse Louis, dandogli una pacca sulla spalla.
«No, non posso.» disse lui vago, guardandosi ancora intorno.
«Perchè? Chi stai...» si interruppe, ma poi capì. «Oh, certo.»
«Tu l'hai vista?»
«No. Sarà andata già a casa.»
«No, dobbiamo vederci per studiare.»
«VOI COSA?!»
Zayn si maledì da solo per averlo detto. Louis non ne sapeva niente dei loro "pomeriggi studio" e ora sapeva che gli avrebbe fatto la ramanzina e che gli avrebbe detto le stesse parole che oramai già sapeva.
«Si, lei mi darà delle "ripetizioni"» mimò le virgolette con le mani. 
«Amico, in queste settimane ti stai contraddicendo da solo.»
«Lo so, ma non posso farci niente, okay? Non ce la faccio.»
«Non è che non ce la fai, ma sei tu che non vuoi.»
Il moro sospirò.
«Zayn, non sai ancora controllarti, non metterla in pericolo. Quel che è successo ieri dovrebbe farti riflettere.»
«Ero da lei... quando stava succedendo...» ammise.
«Zayn, avresti potuto ucciderla!»
«Lo so, Louis, lo so!»
«No, non credo che tu lo sappia, perchè non riesci nemmeno a renderti conto che se non ci fossi io faresti delle stragi.»
Zayn a quelle parole non potè fare altro che dargli ragione, come sempre d'altronde. Louis c'era sempre stato per lui, da buon migliore amico che era, e c'era soprattutto nella sua versione peggiore. 
Quando guardò di nuovo il viso del suo migliore amico, i sensi di colpa iniziarono a farsi sentire di nuovo, come succedeva ogni volta. Gli era così grato. Senza di lui, non sarebbe mai riuscito ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere e come si sentisse, anche se lo immaginava. Zayn senza Louis si sarebbe sentito completamente vuoto, perso. Lui era l'unico che sapesse la sua vera natura, che lo aiutava nel momento del bisogno, il suo compagno di risate e scherzi. Per lui era come un fratello e sapeva che anche per lui era così e se si incazzava in quel modo e gli diceva queste cose, era perchè gli voleva bene e sapeva quanto Lydia fosse, oramai, importante per lui.
«Senti Louis, riguardo a ieri... ti giuro che mi dispiace... i-io...»
«Ti scusi ogni volta, stai diventando una palla.» rise, cercando di alleggerire quella conversazione. «Va tutto bene, okay? E ora non farmi dire altre frasi smielate che ti vomito qua davanti.»
Zayn rise. 
Louis, dopo quegli avvenimenti, evitava sempre l'argomento alla grande ma comunque, sapeva che il suo amico era dispiaciuto. Faceva il possibile per aiutarlo in quei suoi momenti di ira pura, e anche se doveva ritrovarsi con qualche livido, poco gli importava.
«Quindi, ieri eri da lei, hai saputo controllarti in tempo, sei scappato e sei venuto da me?»
«Si.»
Louis sospirò. «Be', almeno non le è successo nulla.»
«Saprò controllarmi quando sarò con lei, anche se la voce è imprevedibile.»
«E' questa la cosa piu' preoccupante. Devi stare molto attento, Zayn.»
«Si, lo so. Adesso vado.»
L'amico sapeva quanto Zayn potesse essere cocciuto. Avrebbe potuto ripetergli all'infinito che se non fosse stato attento, l'avrebbe uccisa da un momento all'altro, ma sarebbe stato inutile. In quelle settimane si era ripetuto così tante volte che le sarebbe stato lontano, ma aveva fatto l'esatto contrario. Forse era perchè gli era successa quell'infatuazione che non gli permetteva di starle lontano, o solo perchè lui non volesse. Louis era sempre più dubbioso sulla natura di Zayn e delle conseguenze che in alcuni casi poteva portare e a volte non sapeva come comportarsi. Faceva il possibile per aiutarlo e Zayn lo sapeva e lo apprezzava, tanto.
«Stai attento, testa di cazzo.» gli disse Louis.
«Sissignore.» rispose Zayn, allontanandosi dall'amico.
In lontananza, vide Lola e si aspettava di trovare anche Lydia accanto a lei, ma non c'era. Decise comunque di avvicinarsi a lei e chiederle dove fosse.
Quando Lola notò Zayn avvicinarsi, si aprì in un sorriso e cercò di essere seducente, in qualche modo.
«Malik, da quanto tempo.»
«Si, si. Hai visto Lydia?»
Lola sembrò infastidita da quella domanda. «Perchè la cerchi?»
«Cazzi miei. Allora?»
«Non essere così aggressivo, amore.» disse Lola. «Se vuoi possiamo andare a cercarla insieme. E' da un pò di tempo che non stiamo da soli, io e te.» gli si avvicinò, intenta a volergli toccare il petto, ma Zayn si retrasse subito. Non capì comunque quella sua ultima frase. Quando mai erano stati da soli, loro due? 
«No, grazie. Vado a cercarla da solo.»
«Quando vuoi un po' di compagnia, sai dove trovarmi.»
Zayn ignorò quella sua ultima risposta e si allontanò, avviandosi di nuovo verso l'edificio. 
Entrò e decise di iniziare a cercarla per le classi. 
Quando andò al piano di sopra, si fermò davanti alla classe di arte e lì la vide.
Era intenta a posare frettolosamente alcuni libri su dei scaffali e quando si avvicinò alla porta, si accorse che non era sola in classe. C'erano altri due studenti che mettevano in ordine l'aula. 
I due, quando videro Zayn, presero le loro cartelle e silenziosamente uscirono, col capo basso. 
Oramai Zayn si era abituato a quel tipo di effetto che faceva alle persone. Non gli importava quasi piu', dopo aver incontrato Lydia. L'importante era che non intimorisse lei così tanto.
«Finalmente ti ho trovata.»
Lydia si voltò e sorrise, cercando di mascherare il suo imbarazzo. «Scusami Zayn, è che la lezione è durata piu' del previsto e-»
«Non preoccuparti, non sarei andato comunque da nessuna parte.» la rassicurò.
Lydia gli sorrise di nuovo, poi posò gli ultimi libri che le restavano sullo scaffale.
Quando si girò, Zayn si era già seduto su uno sgabello vicino ad un tavolo rotondo, con i gomiti poggiati sul ripiano di legno e la testa china. 
«Vuoi studiare qui?» gli chiese.
«Si, già che ci siamo.»
«Okay.»
Si avvicinò al suo banco e dalla sua borsa prese il libro di storia, che aveva portato da casa.
Quando si incamminò per sedersi, si fermò. Non sapeva se sedersi accanto a lui, o di fronte. Sapeva, come tutti a scuola, che Zayn preferiva tenere le distanze con tutti e non voleva essere toccato da nessuno. Non voleva rischiare di infastidirlo.
Il moro, vedendola impacciata, ridacchiò. «Puoi sederti accanto a me, piccola
Lydia sorrise piu' che imbarazzata e abbassò di poco il capo, incominciando a sedersi.
Zayn si assicurò che non lo sfiorasse e che non fossero troppo vicini, come invece desiderava. Tenerla così vicina e non poterla toccare - soprattutto baciare -, era forse una delle cose più difficili che avesse mai affrontato. La tentazione era tanta, fin troppa. Il desiderio che provava per lei era così intenso e forse solo un suo sorriso o sguardo poteva frenarlo dalla voglia di stringerla tra le sue braccia. Se l'avesse realmente fatto, l'avrebbe persa per sempre.
«Allora... ti ricordi quello che abbiamo studiato?»
«Piccola, non ricordo neanche cosa ho mangiato oggi a mensa.»
Lydia arrossì e ridacchiò. «Okay, ripetiamo.» mise il libro tra loro due, prese la matita e iniziò a portare il segno mentre insieme a lui ripeteva ciò che avevano fatto il pomeriggio scorso. Per quanto potesse sembrare noioso, a Lydia non le dispiaceva affatto, anzi.
«Allora,» esordì Zayn dopo aver letto il capitolo. «L'Illuminismo si diffuse nel settecento ed è quel movimento culturale che predica l'assoluta fiducia nella ragione e va contro le superstizioni. La parola Illuminismo deriva da "lume" cioè luce, e infatti gli illuministi intendevano "illuminare gli uomini con la luce della scienza e della ragione."» 
Lydia annuì, invitandolo a continuare.
«Gli illuministi criticavano la chiesa perchè diceva di aver fede senza indagare sulle realtà della vita... poi...» sospirò. «Oh, ma che cazzo me ne frega, a cosa mi potrà mai servire nella vita?»
Lydia rise. «Dai! Stavi andando bene, non hai guardato neanche sul libro.»  
«Okay, va bene.» guardò su libro per riprendere il segno e tornò a guardarla. «L'Illuminismo ebbe inizio in Inghilterra, poi iniziò a diffondersi anche in Francia. Poi ci furono dei grandi... come cazz-»
«Esponenti.» aggiunse Lydia.
«Si, quelli.» disse Zayn, provocando un altra risata di Lydia. «Che erano...» guardò sul libro. «Ma che cazzo di nomi avevano.»
«Montesquie, Voltaire e Rousseau.» 
Zayn alzò il capo dal libro solo per tornare a guardarla di nuovo. La pronuncia che aveva avuto nel dire quel primo nome, lo aveva completamente elettrizzato.
«Come?» domandò.
«Montesquie, Voltaire e Rousseau.» ripetè Lydia.
A Zayn non fregava un bel niente dei nomi, ma quando Lydia parlò, tutto quel che fece fu solo guardare le sue labbra. Per quel primo nome, esse premevano insieme poi si incurvavano leggermente, come a voler dare un bacio. Erano così invitanti. 
Zayn si stava trattenendo così tanto dal baciarla che forse nemmeno Dio poteva immaginare. 
Non si era nemmeno accorto che, mentre continuava a guardarle le labbra, si era ritrovato a stringere il tessuto dei suoi jeans con la mano che era poggiata sulla sua gamba. 
Portò anche una mano sulla bocca, strinse di poco le sue di labbra, poi poggiò di nuovo la mano sul tavolo.
«Come hai detto? Mon...»
«Montesquie.» ridisse Lydia.
«Montesquie.» disse Zayn, sbagliando completamente pronuncia.
Lydia scosse il capo, sorridendo. «No, Montesquie.» ripetè muovendo lentamente le labbra.
Per Zayn stava diventando davvero troppo. Averla anche così vicina non rendeva le cose facili per lui. La presa della sua mano sui suoi jeans stava aumentando ed era sicuro che se avesse continuato a stringere, lo avrebbe rotto.
«Montesquie.» questa volta lo fece apposta.
«No.» ridacchiò. «Montesquie.» alzò di poco il mento, cercando di fargli capire la pronuncia.
«Ah, come se volessi sputarle addosso mentre parlo.»
«No!» lei rise, portandosi una mano sul viso.
Zayn sembrava essere soddisfatto di se stesso. Era riuscito di nuovo a farla ridere e la sua risata aveva il suono piu' bello che avesse mai sentito. E il suo sorriso era una delle cosa piu' meravigliose che i suoi occhi avessero mai potuto vedere. 
«Montesquie.» disse Lydia.
«Montesquie
«Esatto!» esclamò lei, ridacchiando.
«Sono il migliore.» si vantò il moro, allentando la presa sul suo jeans.
«Mh, si, dimmi gli altri due nomi.» lo sfidò.
«Volta... Volt... Si vabbe' le dirò che erano amici suoi.»
E lei rise di nuovo, facendo sorridere ancora una volta Zayn.
«Voltaire e Rousseau.» disse Lydia.
«Voltaire e Rousseau.» ripetè Zayn, facendo la voce doppia.
«Si, esatto.» ridacchiò. «Adesso ti sottolineo quest'ultima parte e finiamo questo capitolo.» 
«Sono già stanco.»
«Dai, possiamo farcela.»
Mentre Lydia sottolineava l'ultima parte del capitolo, Zayn la guardava in silenzio, come oramai da tempo faceva. 
Era così bella. 
I suoi capelli le coprivano parte del viso, per lui che era di lato, e così si sporse un po' più verso il tavolo, poggiando il gomito sul tavolo e tenendosi la testa con la mano.
Lei si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quella che lui stesso avrebbe voluto spostare per ammirarla meglio. 
Capì di essere un po' in imbarazzo quando vide che le sue guance si colorarono di rosso. Si era accorta che lui la stava guardando, ma proprio non poteva farne a meno.
«Okay.» gli porse il libro. «Leggi.»
Zayn sospirò. «Deve mettermi come minimo 11.»
«Oh, lo farà.»
«Sarà meglio per lei.»
Lydia ridacchiò e aspettò, in silenzio, che Zayn finisse di leggere.
Si ritrovò a guardarlo, forse come mai aveva fatto.
I suoi capelli erano tirarti su in un ciuffo ed erano molto folti, tranne ai lati. Forse li aveva rasati da poco. Trovava che i suoi lineamenti fossero perfetti, sembrava che nulla in lui fosse sbagliato. Aveva anche un pò di barba, il che, a suo parare, lo rendeva ancora più bello. Gli occhi di Zayn erano di un nocciola chiaro. Chiunque li avrebbe trovati meravigliosi come li trovava lei.
Quando iniziò a guardargli le labbra, Lydia si stupì di se stessa nel pensare che avrebbe, stranamente, voluto baciarle. Le labbra di Zayn erano molto carnose e non le si poteva non notare. Arrossì a quel pensiero e distolse subito lo sguardo, iniziando a giocherellare nervosamente con una ciocca dei suoi capelli.
Zayn stava continuando a leggere e attorno a loro si era creata una strana atmosfera. Lydia preferiva non rompere quel silenzio, le piaceva restare così, a guardarlo silenziosamente, ma purtroppo quel silenzio non durò a lungo perchè qualcuno entrò nell'aula.
«Eccolo qui il mio secchione.»
Zayn si voltò, sospirando poi scocciato. «E ti pareva.» commentò.
«Come si vede che sei felice di vedermi, Zayn.»
«E menomale.»
Lydia guardava il ragazzo avvicinarsi a loro e guardava Zayn abbastanza divertita. 
«Lydia, lui è-»
«Louis Tomlinson, piacere.» le porse la mano.
«Lydia.» rispose lei, ricambiando la stretta e sorridendo. Anche se lei sapeva perfettamente chi fosse.
Louis si inginocchiò e le baciò la mano. «Enchanté» la guardò. «Già che siamo in tema.»
Zayn in quel momento provò gelosia e invidia nei confronti nell'amico. Le aveva appena stretto la mano e aveva poggiato le labbra sulla sua pelle morbida, cosa avrebbe voluto fare lui stesso dal primo giorno che l'aveva vista.
«Stiamo studiando storia, idiota.» disse il moro.
«Sei un rovina momenti, Malik.» gli disse alzandosi.
«Senti chi parla.»
Lydia guardava i due che litigavano ridacchiando di tanto in tanto. 
«Allora, cosa state studiando? Mi faccio un po' di cultura anch'io.» 
Louis andò a sedersi di fronte a loro e la luce del sole della finestra gli illuminò il volto. Solo lì, Lydia vide che parte del suo viso era completamente ricoperta da un livido. 
Quando lo vide rimase quasi shockata.
«L-Louis, cosa ti è successo?» riuscì a chiedere.
Zayn si irrigidì completamente. Non solo perchè ne era colpevole, ma anche perchè continuava a dispiacergli.
«Oh, questo?» tentò Louis, guardandosi con l'amico. «Niente di che. Ieri sono stato in mezzo ad una rissa e qualcuno ha avuto un bel destro tanto da centrarmi la faccia.»
«Oh...» mormorò lei, continuando a guardargli il livido. Era enorme.
«Dai, non sono così brutto!» disse Louis.
«No, cioè, è che... sembra grave.»
«Non preoccuparti, non è nulla.» la rassicurò.
Zayn non aveva spiccato parola anche perchè nulla avrebbe potuto dire. 
Un suono di cellulare distrasse tutti e Lydia lo riconobbe per il suo. 
Quando prese il cellulare e guardò sul display, si alzò dallo sgabello e si allontanò di poco mormorando un "scusate."
Zayn la guardava e cercava di ascoltare la conversazione. Tutto ciò che capì fu: sono a scuola, no, okay, arrivo; non smettendo di balbettare.
Si avvicinò di nuovo a loro. «Zayn, scusami, ehm... io devo andare...»
«Va bene.» rispose lui, sorridendole.
Lydia prese le sue cose e quando stava per prendere il libro di storia si fermò. «Vuoi tenerlo tu per studiare?»
«No, le dirò quelle quattro stronzate lunedì.»
Lei ridacchiò. «Okay. Allora... ci vediamo lunedì.»
«Si, ci vediamo lunedì...»
«Mi ha fatto piacere conoscerti, Louis.» gli sorrise.
«Anche a me, Lydia.»
Li rivolse un ultimo sorriso ed entrambi la videro uscire dall'aula, piuttosto di fretta.
Louis non aveva smesso di guardare Zayn che, a sua volta, non aveva tolto lo sguardo da Lydia anche quando se n'era andata. Inutile dire che le stesse guardando il culo.
«Attento che te lo fai diventare duro.»
«Amico, tu non hai la minima idea di quanto io mi sia riuscito a trattenere poco fa.»
«Oh, ci credo.» disse Louis. «Adesso dobbiamo andare. Ho ricevuto la chiamata.»
Entrambi si alzarono e uscirono dall'aula, poi dall'edificio. 
Insieme, si diressero verso la loro destinazione ma Zayn aveva la testa da tutt'altra parte. Non poteva fare a meno di chiedersi chi avesse chiamato Lydia, tanto da intimorirla anche solo per telefono.

 

Ciao bellissime.
Hey, non potete dire niente. Ho aggiornato prima uu
Avrei voluto aggiornare prima, ma sono stata incasinata (come sempre).
La scuola ha già rotto il cazzo, anche se rompe già il primo giorno.
Ma lasciamo perdere.
Passiamo alla storia.

Allora, vi dico in tutta sincerità che ho pensato piu' volte 
di cancellare la storia.
Però avevo già scritto metà capitolo e mi son
detta di finirlo e vedere come va a finire.
Se questa storia non se la cagherà piu' nessuno, la cancellerò.
Mi dispiacerà farlo però vabbè cc

Be', che ne dite del capitolo?
Lo so, lo so, fa schifo. Mi dispiace cc
Parlando delle cose "belle" del capitolo.
Che ne dite dei momenti Zydia? uu
Amo il fatto che Zayn inizi a chiamarla piccola cc
E quando insieme scherzano nel pronunciare "Montesquie"?
Spero che questi piccoli momenti siano piaciuti anche a voi :)

Comunque, ci sono altre cose che vi ho detto. 
Sempre se le capirete uu
E credo che dobbiate farvi anche delle domande! Ci sono un pò di punti interrogativi, mh.

twitter:  @infinitynaples

Ci tengo a dire che in questa storia ho voluto mettere 
gli Zouis perchè non si può non shipparli come bromance cc




Adesso mi dileguo.
Ricordatevi che vi ame.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 7
*** 7. Dream ***








7. Dream


 
Camminava per quelle vie oscure, non sapendo nemmeno lei dove fosse diretta di preciso.
Era notte fonda ed era buio attorno a lei. Non sapeva dov'era, cosa ci facesse lì. Era sola. Ma a Lydia non importava. 
Per quanto potesse essere terrificante quel posto, lei non aveva paura. Continuava quel cammino sconosciuto, guardandosi intorno, cercando un qualsiasi segno o indizio. 
Attorno a lei c'era aria di fresco e lei si sentiva bene. Respirava a pieno quell'aria così buona e sembrava rilassarsi. 
Il sentiero in cui camminava era ricoperto da grandi alberi ai lati. Erano alti, possenti; i rami e le foglie di alcuni si intrecciavano e scontravano con quelli equidistanti a loro, come se fossero un tutt'uno. 
Lydia guardò il cielo e si aspettava che le maestosità degli alberi avesse coperto anche quello, non riuscendo a vedere la bellezza delle stelle che c'era quella sera; ma non fu così.
Le foglie si aprivano ogni volta che Lydia faceva un passo, andando avanti nel suo cammino, lasciando che la luce della luna filtrasse contro di lei, come per indicarle la via.
Lydia si voltò indietro e tutto ciò che vide fu solo buio.
Ogni passo avanti che faceva, la strada percorsa in precedenza veniva cancellata, sostituita dal nulla piu' totale.
Ancora una volta, lei non si spaventò. Guardò di nuovo davanti a sè e proseguì il suo percorso, illuminato dalla luna.
D'un tratto, gli alberi ai lati del sentiero scomparvero, come se fossero caduti in un baratro.
Si aspettava di vedere il panorama che quei possenti alberi nascondevano, ma attorno a lei era tutto completamente nero. Non vedeva nulla.
Anche la luna l'aveva abbandonata, così come le stelle. Tutto ciò che le restava era quel sentiero così sconosciuto, non pauroso per lei così come poteva sembrare.
Lydia aveva la sensazione che non era nel posto sbagliato, anzi. Sentiva che doveva essere proprio lì, in quel momento, a cercare qualcosa, qualcuno.
Poi, d'improvviso, qualcosa in lontananza attirò la sua attenzione. 
Non riusciva a capire cosa fosse, o chi fosse, così si avvicinò. 
Una persona le era di spalle, ed era accovacciata a terra, tenendosi con una mano.
Vedeva i muscoli della schiena alzarsi e abbassarsi velocemente e poteva sentire il suo respiro affannato, irregolare. Sembrava essere anche... feroce.
Non indossava una maglietta, era a torso nudo e Lydia intuì che fosse un uomo, un ragazzo.
Anche se non c'era piu' la luna che poteva farle luce, Lydia riusciva comunque a vedere colui che le era davanti. Sembrava in difficoltà, voleva aiutarlo.
Quando provò ad avvicinarsi di più a lui, qualcosa sembrò fermarla, trattenerla.
I suoi piedi non le permettevano di avanzare, era come se fossero incollati all'asfalto di quella strada. 
Provò a fare un passo indietro e si stupì nel vedere che ci riuscì. Ne fece un altro, e ci riuscì di nuovo.
Tentò ancora una volta di andare incontro a quel ragazzo, ma i suoi piedi la tennero di nuovo ferma.
Poteva tornare indietro, ritrovando la via e ricreando di nuovo il sentiero che prima si era perso, ma non voleva. 
Voleva avanzare, lo voleva con tutta sè stessa, e qualcosa le diceva che era proprio la cosa giusta da fare, ciò per cui lei era lì. Il suo scopo era quello di aiutare quel ragazzo ma qualcosa glielo impediva.
Provò ad allungare la mano, cercando di toccarlo, di anche solo sfiorare la sua schiena nuda, ma non ci arrivò. Era ancora troppo distante da lui.
Prima che potesse parlare, il ragazzo lentamente si alzò, inarcando la schiena come per stiracchiarsi. 
Aveva le spalle larghe e muscolose, così come le sue braccia che erano stese lungo i suoi fianchi. Ma Lydia non fece molto caso al suo fisico, seppur meraviglioso anche di spalle.
La prima cosa che Lydia notò fu il tatuaggio che era situato sulla parte superiore della schiena, sotto al collo.
Era una foglia di felce argentata, seguita da un ramoscello con delle piccole foglioline e poggiato sopra di esso, un uccello speculare.
Lydia avrebbe voluto così tanto seguire il contorno di quel tatuaggio così bello con le sue dita, toccando anche la sua pelle. Lo desiderava così tanto.
Il ragazzo stava per voltarsi, ma prima che Lydia potesse guardare il suo viso, sentì le sue gambe cedere e la testa iniziò a girarle fortemente. E poi, tutto finì. 



Lydia si svegliò a causa dello sbattere di una porta. 
Si portò velocemente seduta sul letto, strofinandosi gli occhi per ancora il troppo sonno. 
Era sabato, non c'era scuola e avrebbe potuto riposarsi un pò, ma evidentemente Duke non riusciva ancora a capirlo dopo anni.
«Lydia!» urlò l'uomo al piano di sotto.
«S-si?»
«Scendi, adesso!»
Lei, timorosa, scese dal letto e uscì dalla sua stanza, scendendo le scale. 
Duke era vicino alla porta, già pronto per uscire e aspettava di parlare con lei, evidentemente. Lydia notò anche una piccola valigia poggiata a terra, proprio accanto a lui. Già esultò dentro di sè, immaginando cosa le stesse per dire. O almeno ci sperava.
Il suo sguardo era sempre freddo e pieno di rabbia e Lydia, incontrando i suoi occhi, si irrigidì su quell'ultimo scalino, come sempre. Quell'uomo le faceva un brutto effetto.
«Starò via per qualche giorno, se qualcuno mi cerca, tu non sai dove sono e quando ritornerò, siamo intesi?»
«S-si.» anche perchè lei stessa non sapeva realmente le risposte.
«E se devi mangiare, cavatela da sola. Già è abbastanza che ti dò un tetto sotto cui dormire.»
Lei abbassò il capo, come se si sentisse colpevole, e sobbalzò ancora quando Duke uscì, sbattendo di nuovo la porta.
Quando sentì anche il rumore della macchina che partiva, allora tirò un gran sospiro di sollievo. 
Duke non ci sarebbe stato per dei giorni e lei non poteva fare altro che sentirsi sollevata e meno timorosa di come si sentiva ogni santo giorno. Sarebbe stata un po' più in pace e si, si sentiva abbastanza felice adesso. E non le importava di stare da sola. Lo era sempre stata e di certo, meglio star da sole che con uno come lui in casa.
Si sporse verso la cucina e guardò l'orologio: le 10:41. Aveva dormito piu' del previsto.
Fece un ultimo sbadiglio, si stiracchiò e salì di nuovo al piano di sopra, entrando in camera sua. 
Visto che Duke non era più nei paraggi, aveva la possibilità di prendersi cura della casa e così decise di voler pulire. Almeno lo avrebbe fatto in pace.
Si avvicinò al suo armadio e prese dei pantaloni di una tuta con una maglietta qualsiasi a mezze maniche, così sarebbe stata piu' comoda.
Andò poi in bagno e iniziò a lavarsi e a vestirsi, con estrema calma. Non aveva fretta.
Quando aveva iniziato a vestirsi, chissà come, le venne in mente ciò che aveva sognato quella notte. 
Quel sentiero, quella luna guidatrice, quel ragazzo. Era tutto così confuso.
Lei aveva sempre creduto alle superstizioni, ai portafortuna, e anche ai sogni da cui poteva trarre un significato. Ma con questo, proprio non ci riusciva.
Provò a ricordare il viso del ragazzo, ma nel sogno non l'aveva visto. Quando stava per voltarsi verso di lei, si era svegliata. Proprio sul piu' bello. Eppure, per quel poco che riuscisse a ricordare, a Lydia quel mezzo volto era così familiare, ma non sapeva ancora dire di preciso di chi fosse. 
In quel sogno, così strano e terribilmente bello allo stesso tempo, tutto ciò che ricordava nel minimo dettaglio era quel tatuaggio. Così semplice, eppure così particolare e bello. E poi, ciò che ricordava anche bene, era quella schiena nuda e quei muscoli che si contraevano tra loro. 
A quel pensiero, Lydia arrossì e scosse il capo cercando di scacciar via quel pensiero.
Cercò in alcuni cassetti un codino e quando lo trovò, si legò i capelli in una coda alta, così non le avrebbero dato fastidio.
Si guardò allo specchio e sbarrò gli occhi quando posò lo sguardo sul suo braccio. C'era un enorme livido sulla sua pelle, sulla parte interna del suo braccio, sopra la piegatura del gomito.
Lei quasi si spaventò anche solo nel guardarlo. Era davvero molto grande ed era completamente viola.
Provò a sfiorarlo e fece un grosso sbaglio. Le faceva male, tanto da mordersi il labbro per non urlare.
Non aveva idea di come se l'era procurato. Lydia non era mai stata un ragazza maldestra e se avesse urtato contro qualcosa, se ne sarebbe accorta di sicuro. Per un livido così grande, poi, non si sarebbe dimenticata come si fosse fatta male.
Forse, nella notte e nel sonno, aveva urtato contro il comodino ma... era un livido decisamente troppo grande e troppo doloroso.
Mentre continuava a toccarselo, il più delicatamente possibile, si irrigidì quando pensò che forse, sempre nella notte, Duke fosse venuto nella sua stanza e l'avesse fatta male di proposito. Ma non poteva essere possibile. Lei chiudeva sempre la porta a chiave, non sarebbe riuscito ad entrare se non bussando e svegliandola.
Decise di non pensarci in quel momento e uscì dal bagno andando a prendere gli utensili per pulire.
Iniziò dal piano di sopra, dalla sua stanza la quale non le aveva dato molta fatica. Era sempre ben ordinata e pulita. Poi, arrivò il turno della stanza di Duke. Quando Lydia ci entrò, dovette portarsi una mano davanti alla bocca e al naso. C'era puzza di alchol e fumo ed era asfissiante. Aprì subito la finestra per far passare un po' d'aria e poi iniziò a pulire. 
Per quanto se lo aspettasse, ciò che trovò lì dentro riuscì comunque a sconvolgerla. Con disgusto e ribrezzo, pulì ogni cosa, non spostando però vestiti e altri suoi oggetti. Non voleva che si arrabbiasse perchè qualcosa non era al suo posto come lo aveva lasciato.
Finito il piano di sopra, passò al piano di sotto, e in poche ore Lydia aveva pulito tutta la casa. 
Stanca e sfinita, tornò in camera sua e si stese sul letto per rilassarsi un pò. 
Era quasi orario di pranzo ma lei non aveva fame, così prese il suo romanzo preferito e riprese a leggere dalla pagina da cui si era fermata.
Lesse per un po' poi posò il libro sul comodino e si addormentò di nuovo. 
Dormì per altre due ore buone e quando si svegliò, il suo stomaco brontolava. Aveva fame.
Scese al piano di sotto e andò in cucina. Aprì il frigo, i mobili e non c'era nulla. Duke non scherzava quando diceva che doveva cavarsela da sola per quanto riguarda il cibo; anche se lei doveva cavarsela da sola in ogni cosa.
Tornò in camera sua e prese la sua piccola scatola che teneva nascosta dove c'erano i suoi risparmi. Prese un po' di soldi e li poggiò sulla scrivania.
Si avvicinò al suo armadio e prese un jeans, una canotta e una felpa e tornò in bagno per lavarsi.
Quando finì di preparasi, dopo essersi anche truccata un po' (quel poco che usava), prese i soldi e uscì di casa dirigendosi verso il centro.
Come sempre quando usciva di casa, aumentava sempre il passo per non farsi fermare e notare da nessuno in quel quartiere. A volta aumentava così tanto il passo che sembrava corresse. Forse era così. Per fortuna, non aveva ancora incontrato nessuno che potesse infastidirla.
Una volta in centro, arrivò davanti al piccolo mini-maket ma si rese conto di non avere molta fame come si aspettava. Sembrava quasi esserle passata. Anche perchè, secondo lei, non aveva molto senso cucinarsi un piatto di pasta nel tardo pomeriggio. Così, decise di prendersi una bibita gasata e qualche liquirizia alla frutta.
Comprato tutto ciò, uscì dal negozio e iniziò a passeggiare per quelle strade che, seppure esse fossero illuminate dai lampioni (alcuni non funzionanti) e dai vari negozi aperti, le davano una strana sensazione di paura e timore. Quella città non le era mai piaciuta e poteva anche dire che non era una delle migliori, visto che non solo la città stessa era malfamata ma nel quartiere dove viveva lei era molto peggio.
Quando finì di bere la bibita, buttò la lattina in un cestino sul marciapiede e poi si aprì una liquirizia iniziando a mangiarla.
«Ciao piccola.»
Il cuore di Lydia prese a battere forte nel solo sentire quella voce perchè sapeva di chi era. C'era solo un ragazzo che la chiamava così. 
Alzò il capo e incontrò lo sguardo di Zayn il quale era poco distante di lei, seduto su un lungo muretto che era su quel marciapiede.
Per quanto lei provava a trattenersi, non riuscì a non arrossire davanti a lui e a quel nomignolo. Il suo cuore, oltre a battere forte per quella strana emozione, sembrò voler scoppiare di gioia quando vide che lui incurvò le labbra in un bellissimo sorriso. Non sapeva nemmeno lei come riuscisse a stare ancora in piedi. 
«C-ciao Zayn.» riuscì a dire. Odiava così tanto il suo balbettio.
«Cosa ci fai qui
«Oh... io, ehm... sono venuta a comprare qualcosa da mangiare.»
Lydia vide che Zayn la guardava abbastanza confuso e divertito allo stesso tempo. Forse si aspettava che lei avesse qualche busta con del cibo o che mangiasse un panino.
«Si, ehm... diciamo che non avevo molta fame come mi aspettavo e ho comprato delle liquirizie.» 
Lui inarcò un sopracciglio, cercando di trattenersi dal sorride per il suo tono da tenera bambina.
«Ne vuoi una?» chiese timidamente Lydia, già rossa in viso per l'imbarazzo, per la vergogna, per come si era trovata in quella situazione.
Zayn sorrise. «No, grazie.» poi tornò un po' serio. «Sai, non dovresti girare per queste strade da sola.»
«Si, lo so...»
«Dai, ti riaccompagno a casa.» scese giù dal muretto.
«Oh, no. Non preoccuparti. Volevo fare una passeggiata... non mi va di tornare a casa.» ammise.
«Posso farti compagnia, se vuoi.»
«Si, certo.» gli fece un mezzo sorriso. In realtà, lei apprezzava tanto la compagnia di Zayn, a differenza di qualcun'altro.
Lydia si mese le mani in tasca e quando Zayn si mise al suo fianco, iniziarono a camminare. Solo in quel momento vide che tra le dita di lui c'era una sigaretta. Era accesa, quasi a metà.
«Non sapevo fumassi.» ed era vero. In tutti quegli anni che l'aveva visto per la scuola, non lo aveva mai visto fumare.
«Si. Purtroppo è un vizio che non riesco ancora a togliere.» stava per portarla alle labbra, poi si fermò. «Ti dà fastidio?» 
«No, no, figurati.» "sono abituata a sopportare di peggio." avrebbe voluto dire.
Zayn portò la sigaretta tra le labbra e lentamente aspirò. 
Il fumo uscì dopo un po', non proprio come si aspettava Lydia, ma restò comunque affascinata da lui. La sigaretta gli dava un'aria così dannatamente sexy e lei se ne rese conto in quel momento, mentre continuava a guardargli le labbra. Quelle labbra così carnose.
Quando vide che Zayn si voltò verso di lei, Lydia abbassò subito il capo guardando le sue scarpe, arrossendo più di quanto già non stesse facendo. Lo sentì sorridere e lei si fece piccola piccola nella sua felpa, mentre cercava di nascondere il suo viso oramai rosso con i suoi capelli color rame scuro.
«Cosa farai stasera?» le chiese il moro.
«Mh, niente... credo che resterò a casa.» Lydia non voleva apparire per un'asociale o altro, ma a volte preferiva restare a casa a leggere un libro piuttosto che uscire. Anche perchè non aveva nessuno con cui uscire in quel momento. «Tu?» gli chiese.
Zayn alzò le spalle. «Non so, credo che resterò anch'io a casa, magari a cercare di ricordarmi cosa abbiamo studiato negli ultimi due giorni.»
«Hai già dimenticato tutto?» chiese ironica lei.
«Guarda che non è facile ricordarsi le date, dove si è diffuso quel coso, i nomi di quei tre...»
«Lo abbiamo ripetuto tre mila volte, Zayn!» lo richiamò ridendo.
Il moro sorrise vedendola ridere di nuovo così, ma soprattutto, sorrise quando sentì pronunciare il suo nome. Tutto era meraviglioso se pronunciato da lei, anche il suo nome.
«Vuol dire che dovremmo ripetere altre tre mila volte.»
Lydia si portò una mano sul viso e scosse il capo sorridendo e Zayn fece un altro tiro di sigaretta, mentre la guardava. Era così bella.
«Posso farti una domanda?» chiese il moro dopo un pò, aspirando di nuovo dalla sigaretta.
«Certo.» rispose Lydia, vedendolo cacciare fuori il fumo grigio mentre lentamente si disperdeva nell'aria.
«Tu e quella Lola siete amiche?»
«No, non di preciso. Più che altro... conoscenti.»
«La maggior parte delle volte ti ho vista con lei.» fece un ultimo tiro, poi buttò la sigaretta, cacciando fuori il fumo.
«Si, be'... qualche volta sono uscita con lei e la sua comitiva, ma non l'ho mai ritenuta amica. Ci scambiamo qualche parolina ma nulla di più. E credo che nemmeno quello adesso ci sarà più.»
«Perchè?» 
«Crede che io piaccia a McCall e viceversa e mi ha detto "McCall non deve interessarti neanche minimamente", quindi credo che a lei piaccia McCall.» si portò poi subito la mano alla bocca.
«Cosa c'è?» domandò Zayn confuso.
«Forse non avrei dovuto dirtelo.»
«E perchè?» 
«Perchè magari lei voleva che lo capissi solo io e che restasse abbastanza segreto.»
A quel punto il moro rise, ma non per deriderla, anzi. Le faceva tenerezza, troppa. Quella ragazza si preoccupava dello stato d'animo di chiunque, anche di una stronza come Lola. Era così buona e ingenua. 
«Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno.» la rassicurò. «E poi, pensa che coppia: lo psicopatico e la zoccola. Bellissimi.»
Lydia ridacchiò. «Già...»
Camminarono l'uno di fianco a l'altro, parlando e scherzando tra loro come se si conoscessero da tempo. Lo scopo di Zayn era quello di farla ridere e sorridere, come sempre, e Lydia, mettendo da parte la sua timidezza, riuscì a far sorridere anche il moro di tanto in tanto. 
Parlando, non si rese conto che si era allontanata dalle strade che conosceva e si fermò.
«Aspetta, dove siamo?» domandò.
«Non preoccuparti, conosco questo posto. Più avanti c'è una specie di riserva mia e dei miei amici, ma loro non ci sono. Possiamo restare lì per un po'. Ti riaccompagno io a casa.»
Lydia si mordicchiò l'interno guancia, impacciata. Non sapeva cosa dire.
«Tranquilla, non ti mangio mica.»
«No, cioè... è che non voglio disturbarti.»
«Piccola, sul serio, ti preoccupi troppo.» le sorrise. «Non preoccuparti, andiamo.»
Lei mormorò un timido "okay" e si avvicinò di nuovo accanto a lui, seguendolo in quelle strade. Per quanto quella proposta potesse sembrare un po' strana, Lydia non si preoccupò di accettare. Si fidava di lui... stranamente.
Poco dopo, arrivarono davanti ad un piccolo edificio, di un solo piano. Sul muro c'erano un sacco di graffiti e scritte e per un attimo Lydia si perse seguendo i contorni e guardando quella fantasia di colori così belli e allegri, seppur illuminati da un semplice lampione.
Zayn prese dalla tasca delle chiavi e ne mise una nella serratura, aprendo la porta. 
Entrò per primo e poi mantenne la porta per farla entrare, spostandosi ma quando si voltò, sbuffò sonoramente.
«Ma che cazzo, non dovevate essere già usciti voi?!» sbottò.
«Ti sembra l'ora di tornare, amore della mamma? Mi hai fatto preoccupare!»
«Dio mio...» sussurrò Zayn abbassando e scuotendo il capo.
Lydia guardò abbastanza confusa e divertita la scena. Aveva già visto Zayn battibeccarsi con un suo amico ed era sempre divertente da vedere.
Il ragazzo che aveva parlato aveva i capelli di un biondo scuro, nel castano. Quando lui si avvicinò a loro, Lydia potè notare i suoi occhi azzurri, quasi come il colore dell'oceano. Era alto, spalle larghe e braccia muscolose, ma non quanto quelle di Zayn. Le labbra grandi ma sottili e leggermente carnose, di un rosa chiaro. Anche la sua carnagione era chiara e i suoi lineamenti erano dolci. Era decisamente un bel ragazzo e a pelle, a Lydia già stava simpatico.
«Dove sei stato, mh?!» domandò il biondo a Zayn, mettendo le mani sui fianchi.
«Ti spaccherei la faccia, ti giuro.» 
«Oh, lo so che mi ami, amore.» ribattè lui. Poi, posò lo sguardo su Lydia. «E lei chi è?» ammiccò.
«Non ci pensare nemmeno.»
«E non fare il geloso, Malik. Voglio solo presentarmi.» si giustificò il ragazzo. Si avvicinò a Lydia e le porse la mano. «Io sono Niall.»
«Lydia.» disse lei, stringendo la sua mano, facendo un piccolo sorriso.
Il moro, assistendo a quella scena, si ingelosì del suo amico, come aveva fatto il giorno precedente con Louis. Era stato il secondo a toccarla prima di lui.
«Mh, Lydia. Bel nome per una bella ragazza.»
Lydia incurvò le labbra in un piccolo sorriso, arrossendo appena.
«Ti prego, risparmiati.» disse Zayn, alzando gli occhi al cielo. Il suo amico non solo aveva avuto l'onore di toccare la sua mano, la sua pelle, ma stava anche flirtando con lei!
«Hai visto com'è antipatico? Non so nemmeno come tu abbia fatto ad arrivare con lui fin qui.»
«Chiudi quella bocca.»
«Io sono molto meglio di lui. Sono simpatico, irlandese, dolce e di certo non scontroso come questo qui.»
«Sta' zitto.»
«Tienimi in considerazione, sono un ottimo partito.» 
«Okay.» disse Lydia, ridendo. 
Niall le fece un occhiolino, poi guardò Zayn e iniziò a far muovere velocemente la lingua fuori la bocca orizzontalmente per poi voltarsi e andarsene in un'altra stanza. Lydia ridacchiò ancora di più.
«E' simpatico.» disse lei.
«E' un'idiota.»
«Ti ho sentito!» urlò Niall dall'altra parte.
«Meglio!» rispose Zayn.
Lydia rise ancora e si guardò intorno, esaminando quel posto. Era diviso in tre stanze e quella in cui erano lei e Zayn, all'entrata, era la più grande evidentemente. Sulla sinistra c'era la tv e sotto di essa varie console e giochi. Poi un divano grande nero e due poltrone ai lati, con al centro un divanetto. Dietro di loro, un bancone con degli sgabelli e dietro di esso degli scaffali al muro con bibite e varie bottiglie di alcool. Sembravano stessero lì per bellezza. Era come se fosse un piccolo bar.
Sempre sulla sinistra, c'era un porta blu. Lydia pensò che fosse il bagno visto che sulla destra c'era un'arcata e da lì si intravedeva parte della cucina. Era piccola, ma sembrava carina.
Non era un posto grande, ma bastava per stare in compagnia con i propri amici ed era bello seppure ci fosse solo del tocco maschile.
«Forse è meglio se noi-»
«E' arrivato il mio ragazzo!»
Entrambi si voltarono vedendo Louis venirgli incontro spalancando le braccia, con un bellissimo sorriso. 
Lydia fu contenta di vederlo. Lo conosceva già, seppure da poco, e gli era molto simpatico. Vide anche che il livido sotto l'occhio era quasi svanito. Si vedeva appena.
Dietro di lui, notò che avanzava anche un altro ragazzo. Non lo aveva mai visto, così come Niall.
Louis si avvicinò a Zayn e lo abbracciò, pur sapendo che lui non lo avrebbe ricambiato. Era una scena così comica.
Quando si staccò, Louis prese ad accarezzare i capelli di Zayn, cercando di fare una faccia triste, materna.
«Che cosa c'è? Vuoi qualcosa da mangiare? Vuoi una bella crostata con un buco così che tu possa soddisfare le tue voglie?»
Zayn rise, scostandogli il braccio. «Sta' zitto, idiota.»
«La voglia di mangiare, sciocco!» Louis si voltò verso Lydia. «Tu mica hai inteso male, vero Lydia?»
Aveva inteso male, si. «Oh, ehm, no, certo che no.» balbettò, arrossendo.
«Visto? Sei sempre e solo tu.» lo richiamò.
«Si, certo.»
Louis mise un braccio attorno al ragazzo che gli stava accanto, il quale guardava anche lui la scena divertito, e guardò Lydia.
«Io e te già ci conosciamo, tesoro,» Louis guardò Zayn che lo fulminò con lo sguardo. Gli piaceva farlo innervosire. «questo è Liam ed è quello che ha più pazienza di noi tre cervelli bacati.»
«Parla per te.» disse Zayn.
Louis lo ignorò. «E' come il nostro tenero e severo papà.»
Liam parlò. «Ma queste stronzate te le sogni la notte?»
«Probabile.»
Lui le porse la mano. «Liam.»
«Lydia.» disse lei, stringendo la mano.
E ora Liam era stato il terzo a toccarla prima di lui. Avrebbe potuto fare una lista adesso.
A differenza di Niall, Liam aveva la carnagione molto scura. I capelli castani sistemanti in un ciuffo con del gel. I suoi occhi erano piccoli e di un marrone chiaro, ma non potevano mettersi a competizione con quelli di Zayn che, a suo parere, erano meravigliosi. Aveva la barba e i suoi lineamenti erano duri. Le sue labbra erano di un rosa scuro, diverse da quelle di Niall. Alto, spalle larghe e muscoloso; sembrava che tutti gli amici di Zayn avessero per natura queste tre caratteristiche. Era, però, anche lui un bel ragazzo.
«Quando cazzo ve ne andate?»
«Calma, amore. E' ancora presto.» disse Louis. «E poi, perchè questa fretta di cacciarci? A Lydia piace la nostra compagnia, vero?» la guardò.
«Vero.» annuì lei, sincera.
Zayn si voltò verso di lei, quasi rimproverandola con lo sguardo, scherzosamente. Di risposta, ricevette da lei un sorriso trattenuto, dove premeva le labbra insieme cercando di trattenere il suo risolino tanto dolce. In quel momento pensò che non sarebbe mai riuscito ad arrabbiarsi con lei, mai. Almeno la parte del vero lui non l'avrebbe fatto. Sarebbe riuscita a farlo addolcire in un attimo, in qualunque modo. 
Riuscì anche a farlo calmare e sciogliere un po' davanti alla presenza dei suoi amici. Non era arrabbiato con loro, erano abituati ad avere un dialogo così tutti i giorni, solo che voleva passare più tempo con Lydia, da soli. 
«Cazzo, se non ci fossi io quel bagno sarebbe un cesso.»
Una ragazza uscì dalla porta blu e quando notò che i presenti erano nel piccolo salotto (compreso Niall che li aveva raggiunti poco prima), si stupì un pò.
«E' così che deve essere.» rispose Louis.
«Si, certo.» lo arronzò. Posò subito lo sguardo su Lydia, avvicinandosi a lei. «Ciao, io sono Cher.» le porse la mano, euforica.
«Ehm, Lydia.» strinse la sua mano, sorridendo un po' imbarazzata.
Cher aveva i capelli color castano scuro ed erano raccolti in uno chignon. Portava anche una bandana attorno al capo, rossa. I suoi occhi erano marroni e la sua carnagione era chiara. La sua pelle era così liscia, la si notava subito. Era magra, molto magra, e Lydia le invidiò la mancanza di fianchi. Sembrava perfetta. 
«Ci mancava solo la pazza squilibrata.» commentò il moro.
«Risparmiami le tue frasi d'amore, Malik.» prese alcune ciocche di Lydia e dolcemente gliele accarezzò portandole avanti sulle spalle. «Adoro i tuoi capelli. Sei la ragazza di Zayn?»
Lydia arrossì subito. «Oh, no no, noi siamo... ehm, cioè-»
«Che carina, vieni qui!» Cher abbracciò subito Lydia, non dandole il tempo di dire un'altra parola.
Lydia, sorpresa, ricambiò quell'abbraccio abbastanza strano ma lo apprezzò comunque.
Cher, che aveva appoggiato la testa sulla spalla di Lydia, guardò verso Zayn che le stava accanto e gli mimò con le labbra "E' bellissima".
Zayn sorrise, scuotendo il capo. Gli era piaciuto vedere Lydia così in imbrazzo a quella domanda. Lui aveva preferito non rispondere perchè la risposta che avrebbe voluto dare non sarebbe mai stata possibile e quella possibile non era affatto giusta. 
Quando si staccò, Lydia fece un altro sorriso imbarazzato alla ragazza che le era difronte che aveva subito notato le sue guance ancora un pò rosse.
«Non ti ho mai visto da queste parti. Di dove sei?» le domandò Cher.
«Oh, mh, sono di un altro quartiere, poco distante dal centro.» non voleva dire neanche il nome di quel posto. Si vergognava.
«Vuoi andarla a trovare a casa ogni giorno costringendola a giocare con le barbie?» disse Louis.
«Spiritoso quanto un dito in culo, cugino.»
«Siete cugini?» domandò Lydia.
«Si, ma di secondo grado. Che cosa brutta. Andiamo, spostiamoci da questi idioti.» la prese per la mano e la portò vicino al bancone, dove Lydia vi si appoggiò.
Zayn sospirò, passandosi una mano sul viso.
«Amico, l'hai persa.» commentò Liam. «Comunque te la sei scelta bene.»
«Già.» aggiunse Niall.
«Chiudete quella bocca.»
«Oh, Zayn gelosone. Che tenero.» lo prese in giro il suo migliore amico.
«Andate a fanculo.»
«No, io adesso vado a parlare un po' con la tua ragazza. A te non dispiace, vero? Certo che no.» l'irlandese gli rivolse uno sguardo divertito prima di voltarsi.
«Porta le tue chiappe qui, coglione.»
Ma il biondo lo ignorò e si sedette su uno sgabello proprio accanto a Lydia che lo accolse con un sorriso.
Il moro sospirò, puntando poi il dito contro Louis e Liam. «Un giorno vi ammazzo tutti.» e si diresse verso il divano. 
«Lo sappiamo.» disse Louis, che lo seguì insieme a Liam.
Zayn prese il divano e lo girò poggiandolo contro il muro, così che avesse la visuale contro il bancone. 
Quelle azioni non passarono inosservate a Lydia che, incontrando lo sguardo di Zayn, gli sorrise appena abbassando lo sguardo e tornando ad ascoltare la conversazione di Cher e Niall.
Accanto a Zayn, sul divano, si sedette Louis mentre sulla poltroncina di lato, Liam. 
Solo Louis, come detto in precedenza, aveva la possibilità di toccare Zayn e solo lui sapeva la sua vera natura. Liam e Niall erano suoi amici, certo, ma non gli avrebbero mai creduto e così si era limitato a dire che non voleva essere toccato, già dal primo giorno in cui si erano conosciuti. Tutti e quattro lavoravano nello stesso giro e la loro amicizia si rafforzava giorno dopo giorno. Liam e Niall rispettavano quella strana mania di Zayn e non lo contraddicevano. Non avevano mai provato a toccarlo e mai lo avrebbero fatto.
Louis e Liam iniziarono a parlare e Zayn per un po' aveva partecipato all'inizio di quella conversazione, ma poi ad un tratto si era perso. 
Tutto ciò che gli importava e guardava era Lydia, che era proprio davanti a lui. La guardava ridere ogni tanto a qualche battuta di Niall o a qualche commento di Cher e quanto fosse bella nemmeno Dio sarebbe riuscito a dirlo. 
Poi, la vide scostarsi di poco dal banco e lentamente iniziò a togliersi la felpa. Forse aveva caldo. Rimase così solo in una canottiera bianca, non trasparente e nemmeno scollata. Lei si portò tutti i capelli su una sola spalla, precisamente sulla sua sinistra dove c'era Niall, scoprendo così gran parte del suo collo. 
Zayn sospirò così profondamente che a momenti gli girava la testa. Quella ragazza riusciva a tentarlo nelle cose più banali come se nulla fosse. E non lo faceva nemmeno di proposito.
Guardava quel collo e non voleva fare altro che andare lì, stringerla tra le sua braccia e iniziare a baciare quella pelle così morbida, delicatamente. E non avrebbe voluto baciare solo quella parte ma tutto il suo meraviglioso corpo, ma forse, ciò che lo attirava di più erano quelle sue labbra così piccole e carnose. Quante volte avrebbe voluto mordergli quel labbro inferiore, nessuno lo sapeva.
Lydia dopo un pò stese le braccia lungo il corpo e quando Zayn guardò il suo braccio sinistro, si irrigidì. Quel livido. Purtroppo, non fu l'unico a notarlo.
«Cazzo, Lydia, come te lo sei fatto?» domandò Niall.
«Non ne ho idea... ieri non ce l'avevo. Forse ho urtato il braccio contro il comodino questa notte.»
Louis si alzò e si avvicinò a lei. Zayn era come paralizzato su quel divano. Prese a stringere le mani a pugni, fortemente, facendo fare le nocche bianche.
«Fa vedere.» disse Louis, prendendo delicatamente il braccio di Lydia. «Non può essere a causa del comodino... ci hai messo qualcosa? Crema o altro?»
Lydia scosse il capo.
«Aspetta, dovrei avere io qualcosa.»
Louis andò in bagno e quando trovò una crema, la stessa che aveva usato per il suo livido, tornò in salone e fece sedere Lydia su uno sgabello, poi avvicinò un altro accanto a lei.
Mise un po' di crema sulla pelle, dove c'era il livido, e Lydia sobbalzò un pò. Era fredda.
Louis con una mano teneva fermo il braccio di lei e con l'altra iniziò a massaggiare. 
Non appena iniziò, Lydia quasi urlò dal dolore. Era insopportabile, a momenti avrebbe pianto come una bambina.
«Lo so, fa male, ma devi soffrire solo per un po'. Poi starai meglio.»
Lydia annuì, fidandosi delle parole di Louis e si morse il labbro per cercare di trattenere i suoi piccoli lamenti. Strinse gli occhi e girò il capo, non volendo guardare e pensare troppo al dolore che stava provando in quel momento. 
D'improvviso, si sentì una porta sbattere e tutto sobbalzarono. Zayn era uscito dall'appartamento. 
Tutti rimasero confusi di quel comportamento, solo Louis sembrò capirlo. Infatti, quando finì di medicare Lydia, ricevendo da lei un timido "grazie", uscì anche lui, recandosi in uno dei vicoli più vicini cercando Zayn. Lo trovò a dare pugni contro il muro, un muro che lentamente si stava sgretolando per via della rabbia di Zayn. 
«Amico, devi tener d'occhio la tua ragazza. Quello non è un livido da niente. Qualcuno le avrà-»
«Sono stato io.»
«Cosa?»
«Sono stato io a farle quel livido!» urlò il moro. «Sono stato io a farle del male!»
Zayn aveva smesso di colpire quel muro solo per urlare in faccia al suo amico che il colpevole del dolore di Lydia era soltanto lui. Il suo respiro era irregolare, la rabbia stava per prendere il controllo su di lui e se non si sarebbe calmato adesso, si sarebbe trasformato. Doveva calmarsi.
«Come gliel'hai fatto, Zayn?» domandò con calma Louis.


Come ogni notte, Zayn trovò la finestra della stanza di Lydia semi-aperta e avrebbe voluto ringraziarla in qualunque modo per questo, perchè se fosse stata chiusa, non sapeva come avrebbe fatto. 
Lentamente, la aprì del tutto e piano mise un piede dentro, poi anche l'altro ed entrò. 
Non era ancora abituato al fatto di trovarla sempre più bella mentre dormiva. S'incantava nel guardarla dormire, in tutta la sua bellezza. 
Il suo viso era riposato e il suo respiro era pesante e regolare; segno che non stesse facendo qualche brutto sogno.
Quella volta, Lydia dormiva stringendo a sè il lenzuolo, come se fosse un pupazzo. Era un'altra versione di lei così tenera che Zayn sorrise.
La distanza tra loro due era un po' troppa e Zayn non era soddisfatto, così si avvicinò un po' di più. 
Quando avanzò il passo, Lydia si mosse e il moro si fermò subito temendo che si fosse svegliata. Ma non fu così. Lydia aveva solo spostato il braccio un po' più verso la fine del letto, come se quella fosse la posizione più comoda per quel momento.
Zayn, allora, avanzò ancora.
Si ritrovò così vicino al letto e avette la possibilità di guardarla meglio.
Una ciocca dei suoi capelli ramati le era caduta sul viso e lui avrebbe voluto scostargliela, mettendogliela dietro l'orecchio, accarezzandogli poi dolcemente la guancia, ammirando quel suo viso angelico.
Nessuno sarebbe riuscito a capire quanto Zayn stesse soffrendo perchè non poteva toccarla, nemmeno sfiorarla. Nessuno. Era come se fosse una punizione e lui per questo fremeva di rabbia, tanta rabbia. 
Lui sentiva il costante bisogno di toccarla e il non poterlo fare lo uccideva, lentamente. 
Sarebbe stato così per sempre? Lui non lo sapeva e non voleva neanche pensarci o sarebbe uscito pazzo.
Adesso, quel suo braccio, quella sua pelle, era una pura tentazione per lui in quel momento. In realtà, lei in sè lo era sempre.
Voleva toccarla, voleva provare a sfiorarla. Forse se si sarebbe trattenuto più di quanto facesse normalmente, ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela.
Lentamente, iniziò a far avvicinare la mano verso il suo braccio e solo in quel momento si rese conto che tremava. 
Doveva concentrarsi, doveva restare calmo.
Allungò un po' il dito e iniziò a sentire il calore della sua pelle. Per quell'attimo si sentì bene. Poi, finalmente la toccò ma non appena lo fece, Lydia retrasse subito il braccio contro di sè e sul suo viso apparve una smorfia di dolore.
Zayn fece alcuni passi indietro, spaventato. 
Cercò di guardare il suo braccio e vide che velocemente stava iniziando a formasi una macchia. Era viola. Era un livido. 
L'aveva fatta del male.
Guardò la sua mano spaventato, poi tornò a guardarla e la vide rannicchiarsi più su sè stessa, come se si stesse proteggendo.
Temette che da lì a poco si svegliasse, così velocemente uscì dalla finestra e saltò giù. 
Il suo cuore correva veloce, il suo respiro era irregolare. Era spaventato da sè stesso. Non lo era mai stato così tanto, nemmeno negli altri episodi molto più tragici accaduti in precedenza.
In quel momento, non voleva fare altro che sparire per sempre. Non riusciva ad accettare e a credere che aveva appena fatto del male alla ragazza piu' importante della sua vita.



Louis, dopo che Zayn gli aveva raccontato tutto, provò a mettersi nei suoi panni. Non doveva essere facile non poter stare con la ragazza che ti piace perchè puoi farle sul serio del male. Vedeva che Zayn soffriva e tanto, anche se non lo dava a vedere. Voleva così tanto aiutare il suo amico, ma non sapeva cosa fare.
«Zayn, devi provare a toccarla quando sei realmente sicuro di saper controllare la tua forza.»
«E se non ne fossi mai in grado? Se fosse così per sempre?» adesso parlava normalmente, si era calmato.
«Smettila. Non partire già così negativo. Se vuoi realmente che tra te e lei funzioni, non devi scoraggiarti così. Una cosa bisogna volerla.»
«Io la voglio.»
«Lo so, ma se inizi a buttarti merda addosso, perderai il tuo obiettivo.»
Zayn non avrebbe mai permesso di perderla, non senza aver fatto almeno un tentativo. Un tentativo giusto.
«Adesso cerca di calmarti e torniamo dentro. Tra poco ce ne andremo e potrai stare da solo con la tua amata.» lo prese in giro.
«Idiota.» commentò Zayn.
Insieme, si diressero di nuovo verso la riserva e quando entrarono, Louis andò a sedersi sul divano mentre Zayn rimase incantato nel guardare Lydia che gli veniva incontro. Lo guardava preoccupato.
«Stai bene?» gli chiese.
«Si, sto bene.»
Lydia lo guardò un po' dubbiosa, non fidandosi subito delle sue parole.
Zayn sorrise. «Sul serio, sto bene.» era bello vedere che lei si interessasse così tanto a lui.
«Okay.» mormorò lei, sorridendo appena.
Aveva indossato di nuovo la felpa e Zayn ne fu felice di questo; almeno non avrebbe visto quel livido. Lo faceva stare così male il fatto che fosse stato proprio lui a farglielo.
«Lydia, cosa fai dopo?» domandò Cher, seduta sul divano accanto a Liam.
«Niente, resterò a casa.» rispose lei, un pò vaga.
«Perchè non vieni con noi? Andiamo in discoteca.»
«No.» rispose subito Zayn. Il suo tono era duro e severo.
Lydia lo guardò, stupita del fatto che avesse risposto così severamente per una cosa, poi, che non avrebbe dovuto interessargli. Ma lei non sapeva che la questione gli riguardava eccome.
«Sta' zitto tu.» lo richiamò Cher, alzandosi e vedendo verso di loro. «Dai, vieni, ci divertiremo.»
«Be', ecco, io... dovrei tornare a casa e non voglio infastidire nessuno.»
«Ma non dire sciocchezze, ti accompagno io. O magari puoi dormire a casa mia, se non è un problema per i tuoi. Dai, dì di si.»
«Cher, no.» disse Zayn.
«Cher, davvero, non credo che-»
«Perfetto! Andiamo.» 
La mora prese la mano di Lydia e velocemente uscì dall'appartamento dirigendosi verso casa sua per preparasi insieme a lei per la serata. 


 

Ciao bellissimissime!
Non ho fatto un ritardo proprio esagerato, dai.
E poi, avete visto? Il capitolo è lunghissimo.
Mi sono fatta perdonare? Spero di sì cc
Be', passiamo al capitolo.

Mi piacciono due cose di questo capitolo.
(MIRACOLO)
Mi piace il sogno di Lydia e il comportamento di Zayn.
Volevo chiedervi di scrivermi nella recensione (se me la scrivete)
cosa secondo voi significhi il sogno di Lydia. 
Vorrei vedere dei vostri pareri e se magari sono riuscita a farvi capire
cosa io voglio far intendere col sogno. 
Il significato che gli ho dato, insomma.
E poi, per il comportamento di Zayn, boh, lo amo.
E' geloso, sta iniziando ad avere un rapporto con Lydia e, anche 
se non è stata bella come scena, mi piace quando ha provato a toccarla.
Zayn ha un desiderio quasi senza freno nei confronti di Lydia e
non riesce ancora a gestire la cosa. 
Povero Zayn cc

Avete visto? Sono subentrati Liam e Niall!
Amatemi.

Questo è il tatuaggio del "ragazzo misterioso" del sogno.
Si sa già chi è ma facciamo finta che non lo sappiamo, shh.



E adesso, il momento che aspettavo tanto.
Vi presento Lydia :)



Vi giuro che non vedevo l'ora di farvela vedere!
Non è bellissima? aw.

Adesso, ci tengo a ringraziarvi per le recensioni avute nel
precedente capitolo.
Prima avevo intenzione di cancellare la storia, ma diciamo che 
voi mi avete fermata.
Vi prego solo di non pensare che io dica così solo per
ricevere recensioni. Non è nel mio genere, odio anch'io questo tipo di comportamento.
Il punto era che, visto che non ricevevo recensioni come prima, 
mi sono un pò scoraggiata, pensando che la storia non vi piacesse piu'.
Le vostre recensioni mi sono state molto d'aiuto e spero
di avervi ringraziato per bene con questo capitolo.

Se continuo a scrivere è solo grazie a voi, quindi, GRAZIE :)

Ah, volevo condividere la mia gioia(
) con voi.
Sono riuscita a prendere il biglietto per il concerto dei ragazzi a Torino
il O6/O7/14!
Non vedo l'ora.
Qualcuno ci andrà? Mi farebbe piacere saperlo :)

twitter: @infinitynaples

Bene, adesso mi dileguo.
Vi ame tantissimo!
chiss chiss, peppina.

 

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Capitolo 8
*** 8. Jealousy ***








8. Jealousy


 
«Cher, torna qui!» 
Zayn provò ad uscire dall'appartamento nell'intento di seguirle, ma Louis lo fermò tenendolo per il braccio.
«Zayn...»
«Non provare a farmi la ramanzina, Louis. Questa cosa non mi sta bene per niente.»
«Non credi che-»
«Sono geloso o quel che cazzo ti pare, non mi importa. Ma io lì dentro non voglio che ci vada.»
Niall e Liam non stavano dando importanza alla loro conversazione, anche perchè i due stavano parlando a bassa voce, a denti stretti.
Non era un delitto o qualcosa di così tremendamente sbagliato, solo che i posti che frequentavano loro erano gremiti di ragazzi che non ci pensavano due volte a mettere le mani dove non dovevano metterle. E la discoteca, come oramai si sa, era il posto perfetto per ogni ragazzo in cerca di una ragazza con cui divertirsi, e Zayn lo sapeva perfettamente. Ci era passato anche lui ed era appunto per questo che non voleva che Lydia andasse in quell'ambiente. 
Che fosse geloso, quello era un altro discorso. Forse non voleva ammetterlo, ma infondo sapeva che era così.
«Andrà tutto bene, Zayn, rilassati.» tentò Louis.
«Non posso controllarla lì dentro. Non posso neanche vedere chi fa il cascamorto con lei e...» quella rabbia che stava trattenendo uscì fuori. «Cazzo!» sbottò, dando un pugno nel muro.
Louis aveva provato a fermarlo, bloccandogli il polso o facendo finire il pugno sulla sua mano, ma ovviamente non ci era riuscito. 
Ancora una volta, Zayn aveva fatto quasi a pezzi un muro del loro appartamento. Non era la prima volta che perdeva la pazienza lì dentro. 
«Questo appartamento è fatto proprio con la merda.» commentò Niall.
L'irlandese e Liam erano abituati a quei scatti d'ira di Zayn, quindi non davano molto peso a un suo cazzotto. Ma infondo, cosa ne sapevano loro?
Louis portò Zayn fuori dall'appartamento, così che non distruggesse qualche altra cosa.
A volte Louis si stancava di tener sempre sotto controllo Zayn per via della sua rabbia, ma non si sarebbe mai tirato indietro. Lo avrebbe aiutato sempre, perchè gli amici fanno così e lui era più di un amico. Era un fratello e vedeva quanto Zayn avesse bisogno di lui, di aiuto, soprattutto. Zayn, infondo, era un bambino; impaurito da se stesso e da cosa sarebbe stato capace di fare. In più, Zayn sembrava impaurito anche dal mondo, in quel posto dove oramai non c'era più spazio per lui. E più di tutte, Zayn aveva paura di Lydia. Paura di cosa gli stesse facendo, quali strani sentimenti gli stesse facendo provare, del tutto nuovi. Paura che se ne sarebbe andata per sempre, rendendolo ancora più solo più di quanto non si sentisse prima che la incontrasse. 
«Adesso ti calmi e mi ascolti.»
Zayn iniziò a fare avanti e indietro sul marciapiede davanti alla porta della loro riserva. Si torturava il labbro, i capelli, qualunque cosa pur di calmarsi. Anche lui odiava il fatto di non saper controllare al meglio la sua rabbia che, se non si fosse placata subito, i guai non sarebbero tardati ad arrivare.
«La terrò sott'occhio io, okay? Non devi preoccuparti. Nessuno le si avvicinerà, nessuno la toccherà, nessuno farà niente di niente vicino a lei, va bene?»
«Ti aspetti che io ti creda?»
«Bella fiducia del cazzo, amico.»
«Louis, se ti viene una morta di cazzo vicino non capisci più nulla.»
«Hey, qualcuno ai piani bassi ha bisogno di un po' di coccole!» si giustificò.
Il moro scosse il capo e oltrepassò l'amico, camminando con passo svelto. La sua intenzione era quella di andare a prenderla.
«Okay, okay, va bene!» disse Louis, parandosi davanti a lui. «La terrò sotto controllo per bene. Se qualcuna mi viene vicino... cercherò di resistere. Convincente?»
«No.» rispose secco il moro.
Louis sbuffò. «Guarda che ci sono anche Liam e Niall.»
«Morti di figa anche loro.»
«Come se a te non mancasse scopare.»
«Questo è un altro discorso. Stiamo parlando di come tenere lontani i cazzoni da Lydia.»
«Può tenerla d'occhio anche Cher.»
«Amico, senza offesa, ma quando Cher vede James non capisce più un cazzo.»
«Questo è vero. Comunque Zayn, sul serio, rilassati. Non te la faccio mica violentare. E poi, Lydia non è stupida. Non si farà toccare da degli idioti, si saprà "difendere".»
Per un attimo Louis era stato anche convincente, tanto che Zayn sospirò rassegnato passandosi una mano sul viso.
In quel momento, il cellulare del moro squillò e quando video il nome sul display «Ah, ci mancava solo questa.» commentò.
Portò il cellulare all'orecchio. «Si?»
«Al solito posto tra mezz'ora. Questa sera toccherà a te.»
«Va bene.»
Chiuse la chiamata e imprecò. Se ci fosse stata una possibilità di controllarla almeno per un po', non era più possibile. Zayn non avrebbe potuto rifiutarsi, doveva guadagnarsi di nuovo la fiducia dei suoi "capi".
«Devo andare.» disse, iniziando ad allontanarsi.
«Stai tranquillo, ho tutto sotto controllo.» gli gridò l'amico.
Zayn si voltò. «Se saprò che qualcuno l'ha toccata, il primo che verrò a cercare sei tu, lo sai?»
«Certo che lo so.»
«Bene.»

 
—— ❀ ————


Cher trascinava, letteralmente, Lydia in quelle vie scure, illuminate poco dai lampioni.
«Lydia, dai, i piedi ce li hai. Mettili in moto, un pò di energia!»
«Cher, io non voglio venirci...»
Cher si fermò e si voltò verso di lei. «Okay, qual'è il problema?»
Lydia abbassò il capo e si fece piccola piccola, iniziando a torturarsi le maniche della felpa.
«I-io non sono mai andata in una discoteca e credo che non mi sentirò a mio agio lì dentro...»
La mora davanti a se sorrise. Non aveva mai incontrato una ragazza come Lydia, così bella, dolce, timida e con quell'aria così innocente da infondere tenerezza a chiunque. Quella ragazza sarebbe stata capace di far sciogliere il cuore più duro di questo mondo solo sorridendo. 
«Be', c'è una prima volta per tutto! Non preoccuparti, io, tu e i ragazzi ci divertiremo tantissimo. Ti faremo sentire a tuo agio.» la rassicurò. «E adesso muoviamoci o faremo tardi. Ho già in mente cosa farti indossare.» sorrise maliziosa.
«Cosa? Ma-»
«Niente "ma" tesoro, forza.»
Lydia non riuscì del tutto a farsi convincere dalle sue parole, ma a quanto pare, per quanto le dicesse che non voleva andarci, la mora l'avrebbe trascinata a forza fino a casa sua, facendola preparare e andando finalmente in discoteca.
Forse era un po' strano, ma Lydia iniziò a sentire un po' di... paura? timore? ansia? Non sapeva di preciso cosa fosse, ma era una nuova esperienza per lei e non sapeva come prenderla. Non che fosse qualcosa di così strano o che tutto ciò sarebbe stato capace di cambiare radicalmente la sua vita, ma di certo lei non era un tipo da discoteca.
Alla fine, prese a camminare a passo svelto come Cher accanto a lei e in poco tempo arrivarono sotto ad un palazzo, dove si trovava il piccolo appartamento dell'amica.
Entrarono nel portone e si avviarono verso l'ascensore.
Cher premette il pulsante, ma questa non scese. La mora prese ad imprecare.
«Quest'ascensore del cazzo nemmeno la riparano!» sbottò dando un calcio nelle porte.
Allora iniziarono a salire le scale. Il suo appartamento era al quinto piano e Lydia iniziò ad avere il respiro un pò affannato. Cher era abituata, lei no.
«Stanca?» chiese ironicamente Cher davanti alla porta della sua abitazione.
«No, figurati.» rispose con la stessa ironia Lydia, facendo ridacchiare la mora.
Cher prese a frugare nella sua borsetta e cacciò le chiavi di casa, aprendo la porta. 
Lydia, entrando dopo di lei, la sentì sbuffare.
«Jane, vai a divertirti da qualche altra parte. Quando avremo finito di prepararci potrai tornare. Fammi questa grazia.»
Lydia chiuse la porta alle sue spalle e quando si voltò, studiò per un po' la stanza. Adesso si trovava in un piccolo salone. La stanza era piccola, con le pareti color ocra scuro, che andava nel marrone; c'era un divanetto con un tavolino di vetro con sopra poggiato alcuni posaceneri, c'era anche un bel mucchio di sigarette spente; una piccola tv poggiata su un mobiletto con sotto alcune riviste di moda; una grande finestra che affacciava sulla strada, illuminata dai lampioni e dalle luci dei negozi sottostanti. Ai lati del divano c'erano due porte. Da una di esse si intravedeva la cucina, mentre l'altra era chiusa. Lydia suppose che fosse il bagno. Sulla sinistra c'era un'altra porta aperta e lì c'era la stanza da letto. Non c'era un letto matrimoniale, ma due lettini. 
Un piccolo appartamento, semplice e confortevole se ci vivevano in massimo due persone. Era carino.
«Ti pareva.» commentò la ragazza seduta sul divano. Accanto a lei c'era un ragazzo.
Lydia studiò un pò anche lei. Aveva i capelli neri lunghi, gli occhi castani. Non era magra come Cher, era molto in carne e aveva molti tatuaggi sulle braccia. I suoi occhi erano messi in evidenza dall'enorme quantità di trucco e le davano un'aria molto da "donna vissuta". Le sue labbra erano messe in risalto dal rossetto rosso, molto accesso. Lydia dedusse che, per come si strusciava sul ragazzo accanto a se, lei e Cher fossero entrate nel momento sbagliato.
«E lei chi è?» chiese Jane, squadrando Lydia dalla testa ai piedi.
«Oh, lei è Lydia, una mia amica.»
«Ciao.» li salutò Lydia, già abbastanza imbarazzata.
I due le fecero dei semplici cenni col capo, seguito poi da un "ciao" svogliato dalla ragazza.
«Non ci tengo a fare altre presentazioni, quindi, andiamo subito al sodo: portate il culo fuori da qui.»
«Sei una rompi palle, Cher.» si lamentò Jane, alzandosi insieme al "suo" ragazzo.
«Sei tu che caghi il cazzo.»
«Cerca di scopare stasera.» le sorrise Jane.
«Tu vedi di andartene a fanculo per una buona volta.»
«Oh, lo farà.» commentò il ragazzo.
I due uscirono e Cher sbattè la porta d'ingresso, imprecando qualcosa di incomprensibile per Lydia.
«E' tua sorella?» chiese timidamente Lydia.
«Nemmeno per sogno! E' la mia coinquilina, anche se non lo sarà per molto.»
«Come mai? Se posso saperlo.»
«Ha perso il lavoro e sto pagando tutto io. Se ne sta approfittando troppo ma uno di questi giorni la caccio di casa.»
«Oh.»
«Adesso non pensiamoci. Forza, vai in bagno. Fa come se fossi a casa tua, io ti preparo il vestito e tutto.»
«Cher, i-io...»
«Forza! Niente storie, su!» le disse spintonandola in bagno per poi chiudere la porta.
Sentì dei rumori nella serratura e capì subito che Cher l'aveva chiusa in bagno.
«Hey!» 
«Muovi il culo, ragazza!» la sua voce si sentiva distante. Si era già allontanata.
Lydia sospirò e poggiò la testa contro il legno della porta, chiudendo gli occhi. Stava iniziando a farsi prendere dal panico e non doveva. Il punto era che Lydia, oltre a non essere mai andata in un posto del genere, era molto insicura e i suoi piccoli complessi in momenti così iniziavano a farsi spazio nella sua mente. 
Per una parte, però, era contenta. In poche ore aveva fatto amicizia con altre tre persone, tra l'altro molto simpatiche, e quella sera li avrebbe conosciuti meglio. Chissà, magari si sarebbe anche divertita sul serio.
«Avanti Lydia, non fare la codarda.» disse tra sè e sè.
Si voltò, guardandosi allo specchio e prese un bel respiro profondo. Si avvicinò alla doccia e aprì il getto d'acqua calda, iniziando poi a togliersi le scarpe.
«Cher?» la chiamò.
«Si?»
«Hai qualche struccante?»
«Si. Vedi nel mobiletto dello specchio.»
Lydia lo aprì e vi ci trovò delle salviettine struccanti.
«Grazie.»
Iniziò a struccarsi e quando finì, gettò la salviettina in un piccolo cestino che c'era lì. Si spogliò, sistemò i suoi panni sul lavandino, si alzò per bene i capelli e poi, finalmente, entrò nella doccia. 
L'acqua calda sulla sua pelle le aveva sempre fatto un buon effetto. Tutta la tensione che aveva, sparì subito in quel momento e si rilassò.
Si lavò in fretta e furia anche se per bene; non voleva infastidire in qualche modo Cher, e poi, doveva lavarsi anche lei. 
Uscì dalla doccia, prese un asciugamano che era lì e si coprì il corpo. 
La serratura della porta si sbloccò e Cher apparse in bagno.
«Grazie per non avermi fatto marcire qui dentro.» ironizzò Lydia.
«Oh, non lo avrei mai fatto, tesoro.» le disse Cher. «Vieni, andiamo a vestirti.»
Cher la portò nella camera da letto. Accese la luce e Lydia vide che le tende della finestra erano chiuse. Sul letto c'erano due vestiti e due paia di scarpe col tacco. Uno stile che Lydia mai aveva provato.
«I-io dovrei indossare uno di questi?»
«No, tu indosserai quello.» Cher indicò il vestito alla loro destra. «Ti starà benissimo.»
«Io non credo che-»
«Indossalo, dai. Veloce!» la intimò.
Lydia sospirò e si avvicinò al letto. Accanto al vestito c'era anche una mutandina nera. Cher le stava prestando ogni cosa e l'aveva conosciuta da poche ore. Si era mostrata già molto disponibile con lei e solo per questo le era molto grata. Forse si era già fatta una nuova amica.
«Ehm, reggiseno?»
«No, quello va senza reggiseno.»
«Cosa? No no, io-»
Cher ridacchiò. «Avanti!» 
Con un pò di coraggio, Lydia si tolse l'asciugamano e frettolosamente indossò la mutandina ed il vestito, sotto lo sguardo curioso e divertito di Cher alle sue spalle.
Il suo vestito era nero; lo si legava al collo dove da lì poi partiva una lunga scollatura a V che faceva intravedere la forma del seno di Lydia. Era un po' corto, almeno per i suoi standard, e dietro bisognava alzare la zip. Parte della sua schiena era scoperta.
«Aspetta, ti aiuto.» 
Cher le si avvicinò e le tirò su la zip. Ora il vestito si aderiva perfettamente al suo corpo.
La mora la portò davanti allo specchio e sorrise soddisfatta.
«Fossi un maschio, verrei nei pantaloni solo guardandoti.»
Lydia arrossì subito e fece un mugugno di imbarazzo. Non si sentiva del tutto a suo agio in quel vestito e parte del suo seno era anche messa in esposizione. Anche le sue forme venivano messe in evidenza e lei odiava ciò.
«Cher, credo che... insomma... non mi sta neanche bene.»
«Oh, ma smettila! Sta meglio a te che a me. Hai un bel culo e delle belle tette, ragazza, mettiamo il tutto un po' in mostra! E poi, guarda, non si vedono nemmeno i capezzoli.»
Lydia si portò una mano sul viso per nascondere il rossore sulle sue guance, sorridendo appena. 
«Sei carina quando ti senti in imbarazzo. Zayn te l'ha mai detto?»
Lei aprì le dita della mano così che i suoi occhi avessero la vista libera e guardò nello specchio Cher, scuotendo il capo. Non riusciva neanche a capire cosa Cher volesse farle intendere. Perchè Zayn avrebbe dovuto dirglielo? Loro erano solo amici, se "amicizia" poteva essere definito quel loro strano rapporto. Che poi lei provasse qualcosa di così profondamente strano nei confronti del moro... era tutt'altra cosa. In realtà, non sapeva neanche spiegarselo e in quei giorni aveva preferito non pensarci troppo; non voleva fissarsi maggiormente su quelle strane sensazioni, emozioni, che provava quando era con lui. 
«Adesso vado a lavarmi, ci metto un attimo.» le puntò il dito contro. «E non provare a scappare o svestirti.»
Lydia ridacchiò. «No, non preoccuparti, tanto non ho neanche una scelta.»
«Esattamente.» e uscì dalla stanza.
Quando fu sola nella camera, Lydia fu libera di guardarsi innumerevoli volte allo specchio. Continuava a girarsi e rigirarsi, guardandosi di lato e poi di nuovo davanti. Per quanto il vestito le stesse meravigliosamente, lei continuava a cercare ogni difetto del suo corpo pur di dire il contrario. I suoi fianchi in quel vestito non venivano messi in mostra e il suo sedere sembrava perfetto. La scollatura sul seno la metteva abbastanza a disagio e quando provava a coprirsi un po', spostando un po' la stoffa, questa tornava come prima.
E tutto quel suo disagio, era anche normale. Lydia non aveva mai indossato un vestito così, del tutto provocante, e non si era mai vista nemmeno un po' sexy in tutto quel tempo.
Prima che si facesse altri complessi, si spostò dallo specchio e iniziò a girovagare per la stanza. Perse tempo guardando tutte le cose di Cher, tra foto e oggetti.
Dopo un po', Cher tornò in camera con un asciugamano attorno al suo corpo.
«Oh, Lydia vuoi andare in bagno a prendermi il deodorante? Mi sono dimenticata.»
«Certo.»
Lydia andò in bagno e cercò nel mobiletto il deodorante, poi tornò in camera.
Poggiò il deodorante sulla scrivania e quando alzò il capo, vide Cher davanti alla finestra ora aperta, completamente nuda mentre si metteva lentamente il vestito.
Lydia vide un ragazzo nell'appartamento di fronte, fuori alla finestra, che guardava proprio dalla loro parte, o meglio, guardava Cher. I suoi occhi dicevano tutto.
«Ehm, Cher, quel ragazzo ti sta guardando...»
«Oh, lo so. Dalla sua faccia si capisce che si sta facendo una sega.»
«Okay, io me ne vado.»
Lydia uscì dalla stanza e si appoggiò al muro accanto alla porta. La risata di Cher risuonò per tutta la casa.
«Lo faccio sempre. E' per stuzzicarlo, mi diverto.»
«Oh, okay, wow.»
Cher rise ancora e poi disse «Dai, entra, lo spettacolino è finito.»
Lydia entrò in camera con le braccia conserte e vide che Cher stava chiudendo la finestra e anche le tende; ne approfittò per mettersi un po' di deodorante. 
La mora prese la piastra da una scatola nell'armadio e poi la mise nella presa accanto alla scrivania.
«Vieni a sederti, ti stiro i capelli.» la invitò a sedersi, facendole un sorriso.
Lydia ricambiò quel sorriso così dolce e caloroso e si sedette, dove poi la mora iniziò a pettinarle i capelli. Aveva fatto lo shampoo il giorno prima, quindi erano puliti.
Quando la piastra si scaldò, dopo che le aveva diviso i capelli in varie parti, Cher iniziò a stirarglieli.
«Cher, posso farti una domanda?»
«Certo.»
«Quanti anni hai?»
«Venti. Tu diciassette, non è vero?»
«Si.»
«E così... tu non sei la ragazza di Zayn.»
«Oh, no no.»
«Mh, peccato. Ci avevo creduto fermamente.» ammiccò. «E quindi, siete amici?»
«Si, amici... credo.»
«E da quanto?»
«Mh... pochissimo. Gli sto dando delle ripetizioni di storia.»
«Ripetizioni?!»
«Si.» ridacchiò. «Questa cosa a quanto pare è strana per tutti voi.»
«Ma è anche impensabile! Zayn che studia... no, non ci credo.»
«Be', ci sta provando. Quando vuole ci riesce anche.»
«Non so nemmeno come sia venuto promosso negli anni scorsi. Avrà minacciato qualche professore, per forza.»
Lydia ridacchiò e da lì presero a parlare di altre cose mentre Cher continuava a stirarle i capelli. Quando finì, porse a Lydia la borsetta dei trucchi e la invitò a truccarsi mentre lei si sistemava i capelli. Per quella sera, a differenza di Lydia, li avrebbe portati raccolti.
Lydia non si truccò moltissimo; contornò tutto il suo occhio con la matita nera, così che i suoi meravigliosi occhi verdi venissero messi molto piu' in evidenza; usò del mascara, del fondotinta, un po' di fard e il blush. Non ne fece una quantità eccessiva, si vedeva appena. 
Aspettò che si truccasse anche Cher, che a differenza sua di trucco ne usò un po' di più, e poi iniziò a mettersi i tacchi.
Si alzò in piedi, un pò traballante, e Cher ridacchiò.
«Sai portarli?»
«Si... credo. Sono altissimi.»
La mora si mise davanti a lei e la guardò dalla testa ai piedi. «Sei una strafiga.»
«G-grazie, anche tu.»
In quel momento, suonò il citofono.
«Appena in tempo.» commentò Cher, andando a rispondere.
Si affrettò ad entrare di nuovo in camera e prese due cappotti dall'armadio, dove diede uno a Lydia, e una borsetta. Lydia prese velocemente dalla tasca dei suoi jeans le chiavi di casa e il cellulare e Cher mise tutto nella sua borsa.
Insieme, scesero e quando uscirono dal palazzo difronte a loro c'era un enorme macchina nera. I finestrini erano abbassati e si intravedevano Louis alla guida, Niall sul posto del passeggero e Liam sui posti dietro.
Niall cacciò la testa dal finestrino e guardando verso di loro, fischiettò in segno di apprezzamento.
«Oh, lo so Horan, sono stupenda. Cerca di non venire nei pantaloni.»
«Più che altro verrei per Lydia.»
Lydia arrossì appena, abbassando il capo per l'imbarazzo.
«Grazie mille, eh.»
«Sei sempre meravigliosa, amore.» tentò Niall.
«Bene.»
Lydia e Cher si avviarono verso l'auto e videro che Niall passò dietro, spingendo Liam ad andare avanti accanto a Louis, tra un insulto e l'altro. Così Lydia si trovò al centro, tra Cher e Niall.
Con la musica ad alto volume e Louis che correva come un pazzo, Lydia iniziò già a divertirsi e a sentirsi a proprio agio tra quelle persone. Il viaggio non durò molto e una volta arrivati, scesero. Non appena lo fecero, Cher e Lydia ricevettero molti fischi di apprezzamento dai ragazzi che erano in fila per entrare in discoteca. Cher sapeva come mettere in mostra il suo fisico e davanti a loro lo fece, Lydia invece no. Ma prima che potesse sentirsi a disagio, Niall le circondò le spalle con un braccio e si finse grande uomo mentre mandava occhiatacce a quei ragazzi.
«So fingermi bene come fidanzato geloso-omicida.» sussurrò.
Lydia ridacchiò, ringraziandolo per quel gesto.
«Niall, giù le mani.» lo richiamò Louis.
«Che c'è? La sto difendendo.» si giustificò il biondo.
«Giù le mani lo stesso.»
Niall, con malavoglia, tolse il braccio dalle spalle di Lydia e poi insieme agli altri si avviò verso l'ingresso.
Louis conosceva tutti in quel locale, così come gli altri, e potevano entrare senza problemi.
La musica si sentiva fin fuori e Lydia per un attimo si fece contagiare da quel ritmo e da quel suono.
Non appena entrò, il calore del locale la avvolse, scaldandosi dal freddo che invece c'era fuori. Il locale era gremito di persone. La pista era enorme ed era piena di ragazzi e ragazze che ballavano, o meglio, che si strusciavano tra loro. Le luci lampeggiavano e riflettevano su di loro. C'era l'angolo bar, dove dietro al bancone ragazzi e ragazze servivano da bere ai ragazzi seduti sugli sgabelli. Quando Lydia si voltò a destra, notò un uomo alto e muscoloso che stava accanto ad una porta a tenda. Probabilmente lì c'erano i privè.
«E diamo inizio alla serata!» urlò Niall.
Tutti e cinque si avviarono verso un tavolo in un angolo, dove vi erano anche delle poltroncine, e iniziarono a posare le loro cose.
Lydia si tolse il cappotto non sapendo che fosse sotto lo sguardo supervisore di Louis che, non appena vide il suo vestito e la sua scollatura, quasi non si strozzò con la sua stessa saliva.
«Oh merda, Zayn mi ammazza.» disse tra sè e sè.
Cher disse qualcosa a Lydia, urlando così da farsi sentire, ma Louis non riuscì a capire il suo labbiale. Quando vide che lo stavano superando, le fermò.
«Dove andate?» urlò.
«A prendere qualcosa da bere.»
«Bene, vengo anch'io.»
E tutti e tre andarono verso il bancone, scontrandosi con altre persone. Louis teneva sott'occhio Lydia e anche gli altri ragazzi che non si facevano problemi a guardarla dalla testa ai piedi e a fare commenti volgari nei suoi confronti. A loro mandava delle occhiatacce atroci, come aveva fatto Niall fuori dal locale. Certo che non era facile neanche per lui non guardarla "come si deve". Il fatto che Lydia fosse una bella ragazza era scontato, ma quella sera era davvero ma davvero sexy per chiunque ragazzo in quel locale. Nessuno sarebbe riuscito a trattenersi dal fare qualche commento sporco su di lei. 
Trovarono due sgabelli liberi e vi ci sedettero Cher e Lydia, mentre Louis stette in piedi, accanto a Lydia, ovviamente.
Il barman, che loro conoscevano, non perse tempo a portare il solito per lui e un drink molto forte per Cher. 
«Lydia, tu cosa prendi?» le chiese la mora.
«Oh no, niente, grazie.»
«Dai.» la incoraggiò.
Mike, il barman, mise un bicchiere di drink davanti a lei, sorridendole. «Questo lo offre la casa.» e le fece un occhiolino.
Lydia sorrise appena e con un po' di coraggio bevve quel drink. Dopo, tutti e tre, risero per la sua espressione buffa dopo aver bevuto. 
«Tua prima volta?» le chiese Mike, preparando altri drink.
Lydia annuì, ancora con una mano sulla bocca.
«Be', c'è una prima volta per tutto.» un altro occhiolino.
Cher e Lydia presero a parlare e Louis non faceva altro che guardare Mike che, nonostante andasse avanti e indietro per il bancone per servire gli altri ragazzi, non toglieva gli occhi da Lydia.
«Amico, lei è off limits.»
«Dici sul serio?»
«Già.»
«Un pensierino non fa male a nessuno però.» tentò.
«Non credo che Zayn lo apprezzerebbe questo "pensierino".»
«Zayn?!»
«Già.» ripetè.
Mike sospirò. «Se l'è scelta molto bene, ma col cazzo che l'avrei fatta venire qui, vestita così.»
«Se solo avesse la possibilità che non ha.» pensò.
Seppure entrambi dovettero urlare per farsi sentire, Lydia e Cher non avrebbero comunque sentito ciò che si erano detti. La musica era alta, rimbombava dappertutto, scuotendo i corpi di chiunque in quel locale.
«Mike! Ti pago per lavorare, muovi il culo!» lo richiamò un uomo.
Il barman prese subito a lavorare e Louis si avvicinò più a Lydia e Cher, iniziando a parlare con loro. 
«Merda, eccolo.» disse Cher.
«Chi?» domandò Lydia.
«James...»
Quando vide che Lydia non capì ugualmente, si affrettò a spiegare. «E' il mio ex ragazzo. Diciamo che nonostante la rottura, continuiamo a vederci... ci divertiamo un pò, insomma, e il mio problema è che non so dirgli mai di no. Ma nonostante tutto rimane uno stronzo.»
«Oh.»
«Voi donne cadete ai nostri piedi come nulla.» commentò Louis.
«Tesoro, forse è l'esatto contrario.» controbbattè Cher.
E da lì partì un piccolo dibattito, seguito dagli sguardi e dai risolini divertiti di Lydia, la quale, vide che un ragazzo si avvicinò a loro.
I lineamenti del suo viso non erano molto chiari per via della poca luce che c'era in discoteca, ma era alto e le sue spalle erano larghe e le sue braccia muscolose, molto più di quelle di Louis e Zayn messe insieme. Per la vicinanza, Lydia riuscì a notare i suoi occhi, che erano marroni. Da quando si era avvicinato, non smetteva di sorridere malizioso verso Cher che cercava di mostrarsi il più disinvolta possibile, passiva. Ma Lydia poteva vedere che moriva dalla voglia di saltargli addosso.
James, come lo aveva chiamato Cher, sussurrò qualcosa nell'orecchio della sua amica e poi le porse una mano che Cher accettò senza divulgare troppo e si alzò dallo sgabello. Prima che si allontanasse del tutto tra quella marmaglia di gente, si voltò verso Lydia mimandole un "mi dispiace". Ma Lydia le sorrise, incoraggiandola ad andare e a divertirsi.
«Mia cugina è una cogliona.» commentò Louis.
«Credo che provi ancora qualcosa nei suoi confronti. Forse è l'unico modo per stare con lui.»
«Una cogliona che si fa usare da un coglione che non sa di essere coglione. Bella situazione.»
Lydia ridacchiò e da lì iniziarono a parlare e a scherzare per un sacco di tempo. Un tempo che Louis non aveva sprecato a bere drink uno dietro l'altro, mandandoli giù come se niente fosse. Infatti, poco dopo, stava già iniziando a delirare su ogni cosa. Era sbronzo. Quella sua versione faceva ridere molto Lydia. Era ancor più simpatico.
«Non avrei dovuto bere così tanto.» si richiamò lui.
«E perchè?»
«Perchè... Ah, non ricordo, ma... Zayn mi aveva detto una cosa!»
«Che cosa?»
«Mh... non ricordo neanche quello. Credo c'entrasse con te.» e rise. 
Con lei? Cosa gli aveva detto Zayn? La curiosità di Lydia aumentò a dismisura.
«Cosa ti ha detto Zayn su di me?»
«Ah, tante ma tante cose! Ma adesso non ci pensiamo, beviamo!» e bevve un altro drink.
Lydia preferì non insistere anche se la curiosità la stava divorando dentro. Voleva sapere, come se ciò che magari gli avesse detto Louis dipendesse tutto.
Poco dopo, a loro si era avvicinata una ragazza che non perse tempo a toccare ovunque Louis, come se non fosse in un luogo pubblico. E lui, da maschio qual'era, non dispiaceva affatto quel tipo di contatto così intimo.
Louis non resistette più di tanto e si fece trascinare dalla ragazza via da lì.
«Bevi, Lydia, bevi tanto!» le urlò Louis.
Lydia rise, vedendolo scomparire tra la folla.
Si appoggiò meglio al bancone e la sua visuale era sulla pista da ballo. Un sacco di ragazzi e ragazze si strusciavano, si baciavano, si toccavano tra loro. Tutti quei loro movimenti, gesti e forse anche parole erano del tutto spinti e Lydia non aveva mai visto cose del genere. Non ci era neanche abituata. Non era il suo ambiente. Ma doveva ammettere che, fino a quel momento, si era divertita. Forse era tardi, ma non aveva neanche sonno. 
Decise di spostarsi da lì, visto che non doveva bere o altro, così scese dallo sgabello e con la borsetta in mano di Cher, si avviò verso il loro tavolo.
Cercò di non urtare e di non farsi buttare a terra da nessuno, visto che non era facile neanche passare tra quelle persone. Sentiva dei commenti di alcuni ragazzi rivolti a lei, ma non perfettamente. La musica era davvero forte e alta.
Mentre si scostava dalle persone, sentì una mano che si posò sul suo fianco da dietro. Qualcuno la fece voltare e aderire al proprio corpo, velocemente.
Lydia alzò subito lo sguardo, confusa e sorpresa.
«Finalmente ci rincontriamo.»
Harry Styles era ad un centimetro dal suo viso e le sorrideva. Le sorrideva al tal punto da mostrare le sue fossette quelle che lei, un tempo, amava da morire. 
«Harry.» riuscì a dire, ancora del tutto sorpresa.
«Ciao piccola.»
Quel "piccola" non le provocò nessuna stretta allo stomaco, come magari si aspettava. Quel nomignolo la faceva sempre arrossire, ma questa volta non successe. Forse perchè quella parola era uscita dalle labbra sbagliate.
«C-ciao.»
Il corpo di Lydia era a stretto contatto con quello di Harry. Poteva sentire i suoi addominali sotto il tessuto della sua camicia, sbottonata un pò avendo così una scollatura a V. Si intravedeva il tatuaggio delle due rondini e la collana del crocifisso. Per un attimo fu tentata dal toccargli il petto, per sentire la sua pelle calda.
Sentiva la mano di Harry stringerle dolcemente il fianco e il suo cuore non faceva altro che battere all'impazzata. Non si era mai trovata così vicina ad un ragazzo prima d'ora, e tutto questo stava succedendo con Harry, la sua cotta passata ormai... o forse no?
Harry continuava a sorridergli malizioso, furbo, come se sapesse che in quel momento sarebbe svenuta tra le sue braccia perchè le gambe non sarebbero riuscite a reggerla più. E Lydia, nonostante le luci così soffuse, riusciva a vedere il verde splendente dei suoi occhi. Era un ragazzo così bello, forse troppo bello per ogni ragazza sulla faccia della terra. 
«Dove stavi andando?» le chiese.
«Oh, i-io... stavo tornando al nostro tavolo per... ehm...» stupido balbettio.
«Quanti ragazzi ti hanno guardato questa sera?» le chiese di botto.
«Non lo so, nessuno.»
«Sbagliato.» si avvicinò al suo orecchio. Lei rabbrividì. «Tutti, in questo locale, si sono dati la libertà di guardarti come si deve. Questo vestitino richiama l'attenzione, sai. Tu la richiami.»
Lydia fremette un gemito per quel commento. Era vero? Lei richiamava l'attenzione? 
«Stai seguendo il consiglio che ti ho dato?» le sussurrò ancora.
Anche se lei e Harry non si erano visti negli ultimi giorni, le parole che le disse sul prato non avevano abbandonato la sua mente. Aveva così tante domande da fargli. Ancora non riusciva a capire a cosa o a chi si riferisse.
«S-si, credo.» forse Lola.
«Sbagliato ancora. Stai sottovalutando la cosa.»
«N-no, io-»
«Shh.» le baciò la guancia. Un bacio che durò più del previsto. «Puoi tentare di nuovo.» tornò col viso davanti al suo.
Lydia era così frastornata. Non riusciva a capire nulla. Cosa le voleva fare intendere Harry? Cosa stava cercando di dirle? 
In quel momento altre domande stavano riaffiorando nella sua mente ma tutti quei suoi pensieri sparirono mentre vedeva il viso di Harry farsi piu' vicino al suo. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle sue. Stava per baciarla, ma prima che ciò accadesse, lei, d'istinto, spostò di scatto il viso di lato. Sentì Harry sorridere contro la sua guancia. 
Per quanto lui fosse la sua cotta segreta da un sacco di tempo, in quel momento non voleva baciarlo. E ora, si era creata una strana situazione di imbarazzo tra loro e lei non sapeva che fare. Aveva appena rifiutato un suo bacio e non sapeva come comportarsi.

 
—— ❀ ————


Zayn camminava per le strade fredde di quella città con passo svelto, con la sigaretta tra le labbra. 
Quella sera era così su di giri e nervoso che se n'era fumato un pacco intero. E il motivo si sapeva perfettamente.
Aveva chiesto al suo compagno di tener d'occhio lui la situazione per un attimo e che tra qualche minuto sarebbe tornato. Ci avrebbe messo più di un minuto, ma questo non gli importava. Aveva altre cose a cui pensare, o meglio, un'altra persona.
Aveva così tanti pensieri per la testa che a momenti gli sarebbe scoppiata. Lydia in discoteca era forse uno dei suoi peggiori incubi, fastidi, forma di gelosia più elevata che avesse mai avuto modo di provare. Non era un tipo negativo, ma quella sera, lo era diventato. Stava pensando le cose forse più assurde e malsane nei confronti di coloro che forse, secondo lui, avevano fatto qualcosa a Lydia. Se avesse continuato a pensare a ciò, sarebbe entrato in quel locale, facendo una strage. E forse se ne sarebbe fregato, come la maggior parte delle volte che era capitato.
Zayn non aveva mai avuto nulla di cui preoccuparsi in vita sua, nessuno di cui prendersi cura, ma adesso le cose erano cambiate. Ora c'era Lydia e doveva prendersi cura di lei, anche se di possibilità non ne aveva molte. Avrebbe fatto qualunque cosa per lei, pur di renderla felice, pur di tenerla al sicuro. E voleva che lei trovasse la felicità con lui, come Zayn la trovava ogni volta che la vedeva sorridere, o quando arrossiva quando la guardava più intensamente, o quando timidamente si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio per mascherare il suo imbarazzo. Lui trovava felicità in ogni cosa che lei faceva o diceva. L'aveva trovata in lei. Lei era la sua felicità. 
Finalmente, il moro arrivò fuori al locale. C'era ancora una fila quasi infinita di ragazzi.
Si incamminò in un vicolo dove sapeva che dietro c'era la porta del retro della discoteca.
Prese il cellulare e chiamò Louis. Il cellulare squillava, squillava, squillava, ma nessuna risposta. Zayn iniziò ad innervosirsi tanto che incominciò a fare avanti e indietro, fumando velocemente la sua sigaretta.
«Pronto?» finalmente.
«Brutto stronzo, che cazzo stai a fare?»
«Oh, sai, ho trovato una nuova amica.» la musica sovrastava quasi la sua voce, ma si sentiva che fosse in un posto chiuso.
«Esci, adesso. Sono sul retro.» e staccò.
Poco dopo, vide Louis uscire dalla porta. Barcollava un po' e Zayn iniziò a pensare al peggio. Sapeva che Louis non ce l'avrebbe fatta tenerla d'occhio.
«Cristo, Louis, sei già ubriaco.»
«No. Se lo fossi non sarei riuscito a venire neanche qui!» si giustificò. «Ci stiamo divertendo un casino. Io mi sono divertito parecchio poco fa. Ci fossi stato tu avremmo fatto una cosa a tre.»
Zayn lo ignorò e si avvicinò a lui, poggiandogli le mani su entrambe le spalle, scuotendolo un po' per richiamare del tutto la sua attenzione. Il Louis ubriaco era divertente da vedere ma difficile con cui parlare. Sembrava un bambino.
«Louis, dov'è Lydia?»
«Lydia? Chi è Lydia? Oh, la tua ragazza! Quella con un bel culo e delle belle tette!»
Zayn, preso dalla gelosia e dall'istinto, gli diede uno schiaffo. Louis doveva ringraziare qualunque santo gli avesse dato il potere di reggere la forza di Zayn o in quel preciso istante sarebbe morto.
Louis a quel gesto rise. Non se ne rendeva neanche conto. 
«Louis, ascoltami bene. Và là dentro, trova Lydia e dille di uscire qui fuori.»
«Si, va bene, posso farlo!»
«Bene, vai. Veloce.»
Louis, che chissà come si stesse reggendo ancora in piedi, rientrò lasciando Zayn di nuovo solo in quel vicolo, illuminato da un lampione distante.
Il moro riprese a fare avanti e indietro, fumando la sua sigaretta. A momenti l'avrebbe finita. Non riusciva nemmeno a prendersela del tutto con Louis. Ci aveva provato, ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta. Conosceva perfettamente il suo migliore amico. Ma sapeva che ci aveva provato, lui ci provava sempre, e lo apprezzava comunque. Anche se, il suo nervosismo lo ingannava. Stava iniziando ad incazzarsi. 
Non aveva la possibilità di entrare lì dentro, prendere Lydia e portarla via da quel covo di morti di figa. Perchè lui sapeva che chiunque, lì dentro, si era dato alla pazza gioia nel guardarla. Bella com'era, Lydia senza nemmeno volerlo riusciva ad attirare l'attenzione di qualunque ragazzo. Lei non se ne rendeva realmente conto.
Zayn finì la sua sigaretta e la gettò. Imprecò. Nessuno era ancora uscito, ma prima che potesse perdere maggiormente la pazienza, sentì lo sbattere della porta.
Lentamente, si avvicinò e si sporse verso l'angolo del vicolo dove vi era l'uscita e per ciò che vide, quasi non gli si mozzò il fiato in gola.
«Oh cazzo.»
Lydia gli era davanti, poco distante da lui, e non poteva fare a meno di pensare che fosse la ragazza più bella, affascinante e tremendamente sexy che avesse mai visto in vita sua. 
Il vestitino che indossava metteva in risalto le sue forme così perfette, sembrava fatto apposta per lei. Aveva i capelli sciolti, lisci, portati su una sola spalla. Aveva un'aria così sensuale.
In quel momento aveva le braccia conserte contro il petto, come per coprirsi, ma la scollatura del suo vestito faceva vedere eccome il suo seno.
Zayn la guardava dalla testa ai piedi, come incantato. Era rimasto completamente senza parole. Mai fino ad allora una ragazza lo aveva lasciato così di stucco. E dopo averla ammirata così, la gelosia in lui si fece sentire. Odiava già il fatto che fosse stato l'ultimo a guardarla mentre altri ragazzi sconosciuti lo avevano fatto prima di lui. Quegli stessi ragazzi che le avevano guardato il seno, il sedere, quel suo viso così adorabile truccato solo un po'...
«Zayn.» disse lei, sorpresa. Lui era troppo lontano per notarlo, ma nel vederlo, le si illuminarono gli occhi e il suo cuore, come ogni volta che lo vedeva, iniziò a battere forte.
«T-tu... mio Dio...» mormorò il moro.
Lei abbassò il capo, guardandosi confusa. «Cosa?» 
Zayn sembrava ancora in stato di trans mentre continuava a guardarla. I suoi occhi facevano su e giu' su quel corpo così perfetto una marea di volte, lentamente, come se si fosse perso qualche piccolo particolare sfuggito la volta prima. 
Poi scosse il capo, come per riprendersi. Si rese conto che forse le era sembrato un maniaco sessuale a guardarla così intensamente. «Niente, niente.» si affrettò a dire, grattandosi la nuca.
«Ehm... Louis mi ha detto che qualcuno mi voleva...»
«Qualcuno?»
«Si, ha detto "C'è qualcuno che ti vuole fuori dal locale, sembra un pò arrabbiato."»
Zayn rise, scuotendo il capo.
«Quindi... sei tu che mi volevi?»
«Io ti voglio sempre. Ti voglio così tanto.» avrebbe voluto dirle.
«Si.» rispose.
«E sei arrabbiato?»
Il moro ridacchiò. «No, non lo sono.»
Lydia a quel punto ridacchiò anche lei, abbassando il capo e spostando ogni tanto il piede avanti e indietro. Zayn prese quel suo piccolo intrattenimento personale come una sua altra forma di imbarazzo. 
«Volevo solo sapere se stavi bene.» ammise.
Lei alzò il capo. Riuscì a leggere lo stupore nel suo viso. «Oh... si, sto bene.» gli sorrise appena.
Nonostante quel sorriso timido e dolce, che era capace di scogliere quel cuore duro che aveva, Zayn la vedeva un pò turbata. Aveva la testa da tutt'altra parte, sembrava sovrappensiero. Forse era successo qualcosa lì dentro. Doveva sapere.
«E ti stavi divertendo?» iniziò ad avanzare verso di lei, lentamente.
«S-si.» lei, invece, iniziò ad indietreggiare.
«Qualcuno ti ha dato fastidio?» altri passi avanti.
«No.» e lei si ritrovò contro il muro. Bingo.
«Qualcuno ti ha toccata?»
Lei non rispose, si limitò ad abbassare il capo e a premere le labbra insieme per il nervosismo. 
Dalla sua non risposta, Zayn iniziò ad innervosirsi. Qualcuno l'aveva toccata, ne era più che certo.
Lydia era contro il muro e Zayn era poco distante da lei. Li separavano pochi centimetri e lui aveva desiderato così tanto un contatto così ravvicinato con lei, ma non gli bastava comunque. Voleva stringerla a sè, per sentire così la sua pelle, il suo respiro caldo sul suo petto, le sue braccia che magari gli stringevano teneramente la vita, come per rifugiarsi in lui. 
Alzò lentamente una mano verso di lei. Voleva poggiare due dita sotto al suo mento, così che lo guardasse, che gli facesse vedere quei suoi meravigliosi occhi verdi, ma la mano si fermò a mezz'aria. Lui non poteva farlo. E così la chiuse a pugno, portandola di nuovo verso il fianco.
Si avvicinò però ancora un po' di più e quello strano riavvicinamento, fece alzare di scatto il capo a Lydia, facendole poggiare la testa contro il muro freddo.
«Non la toccherò, non la sfiorerò, solo un pò di più. Ne ho bisogno.» 
Poggiò una mano sul muro, così che non le pesasse troppo, e ora i loro visi erano distanti centimetri, così come i loro corpi. 
Zayn potè rendersi realmente conto, da così vicino, di quanto le fosse così bella. Mai aveva avuto la possibilità di guardarla così da vicino, almeno non da sveglia. Lo faceva quando lei dormiva serenamente, ma non poteva vedere da una vicinanza così ravvicinata quei suoi occhi verdi. Quegli stessi occhi che lo avevano stregato dalla prima volta che li aveva incontrati.
«Allora?» la incoraggiò.
«N-no, nessuno.» mentiva.
«Sei sicura?»
Lydia annuì, mantenendo il contatto visivo con lui. Sembrava anche lei ipnotizzata dagli occhi del moro.
Zayn sentiva il cuore di lei battere forte e sorrise pensando che fosse lui la causa di quell'emozione. I loro visi erano così vicini che i loro respiri si scontravano, come se poi si trasformassero in un unico solo. Le labbra di lei non erano mai state così invitanti prima d'ora e Zayn si morse il labbro nel guardarle. Si stava trattenendo così tanto che non sapeva nemmeno lui come ce la stesse facendo. Voleva baciarla così tanto...
«Sei tremendamente bella questa sera.» le sussurrò.
Lei arrossì di botto, facendolo sorridere ancora una volta.
«G-grazie.»
Lui si avvicinò ancora un po' e la sentì trattenere il respiro. Forse si aspettava che la baciasse, ma per quanto lo volesse con tutto se stesso, non poteva. Zayn portò il viso vicino alla sua spalla scoperta. Voleva baciare anche quel punto della sua pelle. Ma si avvicinò più al suo collo e chiudendo gli occhi, inspirò lentamente il suo amabile profumo. Sembrava extasy per lui. Poteva drogarsi di quell'odore, di lei.
Poi, tornò faccia a faccia con lei e la guardò per altri istanti che sembravano infiniti. Poteva restare per l'eternità così, a guardarla in tutto il suo splendore.
Qualcuno uscì dalla porta e li interruppe, ma nessuno di cui preoccuparsi. Due ragazze e un ragazzo sotto braccio si allontanarono, non prendendoli nemmeno in considerazione.
Zayn la guardò di nuovo. «Avanti, ti accompagno a casa.» e si allontanò, con malavoglia.
«No, non preoccuparti, davvero...» e uno sbadigliò la tradì. Zayn rise.
«Andiamo.»
«Ma questo vestito è di Cher e anche la borsetta...»
«Glieli ridarai un altro giorno, non preoccuparti.»
Zayn riuscì a convincerla e la vide spostarsi dal muretto, per poi portarsi di nuovo le braccia incrociate al petto.
«Tieni, indossa questa.» si tolse la giacca di pelle porgendogliela.
«No Zayn, sto bene, non preoccuparti.»
«Piccola, indossala.»
E la stretta allo stomaco si fece risentire, così come tornò il rossore sulle sue guance. Lei si arrese e la prese. 
Zayn ringraziò qualunque santo che non sfiorò la sua mano. 
Lydia indossò la giacca e decise di infilarci anche le braccia, non mettendola solo sulle spalle. Era grande e poteva sentire il profumo di Zayn. Per un attimo la strinse forte a se, così che il profumo di lui entrasse a fondo nella sua pelle.
Il tutto, era stato visto da Zayn che non potè fare a meno di ridacchiare. Sembrava una tenera bambina e Lydia arrossì, abbassò il capo. Avrebbe voluto nascondersi.
«Ti sta bene.» le disse.
«Non è vero.» ribattè lei. «Mi va enorme.»
«Ti sta benissimo comunque.» insistette il moro, ricevendo un sorriso timido da lei.
Insieme, camminarono per quelle vie, parlando di qualunque cosa. Risero anche, come facevano sempre quando erano insieme. Entrambi stavano iniziando a conoscersi, non sapendo che ormai le loro anime si appartenessero già dal primo istante che i loro occhi si erano incontrati.
«Grazie per avermi accompagnata.» lo ringraziò Lydia una volta arrivati sotto casa sua.
«Di niente.» gli sorrise lui. Le si avvicinò un po' di più e quella vicinanza sorprendeva sempre Lydia che però non si spostava neanche un po'. 
Ad un centimetro dal suo viso, Zayn le sussurrò «Buonanotte.»
Lydia sembrava come imbambolata, e riuscì a sentirsi a malapena il suo sussurro.
«Buonanotte.» ricambiò.
Con le mani in tasca, Zayn le rivolse un ultimo sorriso e si voltò, allontanandosi dall'abitazione. Poi, la voce di Lydia lo fece voltare ancora.
«Zayn, la giacca!»
«No, tienila.»
«Ma...»
«Me la ridarai domani.» e le fece un occhiolino, per poi andarsene.
Lydia lo guardò di spalle e dietro al collo, notò qualcosa sulla sua pelle, di colore nero. Oramai lui era troppo lontano per capire bene cosa fosse, così non si applicò più di tanto.
Rientrò in casa e quando chiuse la porta, vi si appoggiò, sorridendo come un ebete. Era felice. Davvero, davvero felice.

 
—— ❀ ————


«Chi cazzo l'ha toccata ieri?!» sbottò Zayn.
«Amico, non urlare, per favore.» lo pregò Louis, mentre si massaggiava la testa.
Zayn aveva preferito far passare la notte e il mattino, prima di andare da Louis a chiedere informazioni. Non nel migliore dei modi, certo, ma adesso voleva sapere.
«Urlerò fino a farti scoppiare i timpani finchè non me lo dici.»
«Non ne ho idea, non ricordo nulla.»
Nella riserva c'erano Louis, Zayn, Niall e Cher. Louis era sul divano che sentiva ancora i postumi della sbornia, Niall sulla poltrona a dormire e Cher era in bagno.
«Vedi di ricordatelo Louis o giuro che-»
Non finì la frase che si voltò verso la porta vedendo entrare Lydia timidamente.
«Ehm, posso?» 
«Oh Lydia, mio raggio di sole!» disse Louis, spalancando le braccia.
Lei ridacchiò, chiudendo la porta alle sue spalle. «Ciao.» salutò Zayn.
«Ciao.» ricambiò lui.
E si guardavano complici per quello che era successo la notte scorsa. Poi, si sorrisero.
Lydia si avvicinò a lui e gli porse la giacca. «Grazie.»
«Prego.» lui era così felice che fosse venuta. Era riuscita a capire ciò che lui voleva intendere.
«Un momento, quando gli hai dat-» provò a domandare Louis.
«Chiudi il becco.» lo zittì Zayn.
«Ecco la mia ragazza!» urlò Cher, uscendo dal bagno.
«Ciao Cher.» la salutò Lydia. «Ti ho portato la tua roba. Grazie ancora.» le porse una borsa.
«Ma di niente. Ti sei divertita?»
«Si, tanto.»
Cher prese il suo abito e, stranamente, lo odorò. «Lo hai anche lavato?»
Lei annuì.
«Che dolce. Magari la prossima volta farò lavare a te i miei vestiti. E' così morbido e odora tantissimo.»
Lydia ridacchiò. «Va bene.»
«Lydia! Vieni qui, aiutami.» la implorò Louis, fingendo.
Lei si avvicinò e si accovacciò vicino a lui, ridendo. «Cos'hai?»
«Mi sono preso una bella sbronza ieri.»
«Oh, ci credo, hai bevuto tantissimo.»
«Cosa ho bevuto?»
«Non so di preciso. Bevevi ogni cosa ti desse il barman.»
«Ho fatto l'idiota?»
«Mh... be'... diciamo che hai detto molte...»
«Stronzate?» suggerì Zayn.
Lydia ridacchiò. «Si.»
«E' nel suo solito.» commentò il moro.
«Poi è venuta una ragazza bionda e te ne sei andato con lei.»
«Oh, quello si che me lo ricordo!»
Lydia restò tutto il pomeriggio lì e anche la sera. Scherzò con tutti loro e gli sguardi timidi e furtivi tra lei e Zayn non mancavano mai. 
Quando venne la sera tardi, Zayn la accompagnò di nuovo. Sotto casa, le diede di nuovo la buonanotte e quando se ne andò, Lydia entrò in casa, si chiuse in camera, e sorrideva pensando agli avvenimenti avuti con lui la notte prima e in quel pomeriggio, sperando di averne altri ed altri ancora.


 

Ciao bellissimissimissimissimissime!
Lo so, lo so.
Ho fatto un ritardo di quasi un mese e mi dispiace da morire.
Ma vi giuro che ultimamente non ho avuto neanche il tempo
di guardarmi allo specchio e sputarmi in faccia.
Sul serio, quindi, vi prego, perdonatemi cc
Ho cercato di scrivere un capitolo decente ma è uscita fuori 'sta merda.
Quindi, perdonatemi il doppio.
Che poi è venuto anche lunghissimo (il capitolo hehe) e manco me l'aspettavo.

Con la vergogna in faccia e con un coraggio che manco
so da dove mi esce vi chiedo:
Vi piace il capitolo?
Però...
Ammetto che una parte di questa merdina di capitolo mi piace.
Mi piace la parte degli Zydia fuori sul retro.
AAAAH, a voi piace? 
Dai, almeno scleriamo insieme su una parte!
Preciso una cosa: quando Zayn dà lo schiaffo a Louis, non è uno
schiaffo vero a proprio... tipo uno schiaffettino che si dà tra amici, insomma.
Quella è stata anche una scena simpatica, dai!
Che poi, a voi piace la coppia Zydia?
Si, questa otp si chiamerà Zydia. A me piace Zydia, a voi no?
Sembra che diciamo "zia" però tralasciamo questo dettaglio.

Ecco un'altra foto di Lydia.



Non è bellissima? cwc

RINGRAZIAMENTI.
Partiamo dal fatto che voi siete bellissime e vi amo da morire sempre,
voi siete anche fantastiche.
Nel precedente capitolo non ho avuto un sacco di recensioni, però
quelle poche che ho avuto sono state bellissime ed io vi amo il doppio.
Ringrazio chi legge la storia, chi ce l'ha tra le preferite, ricordate, seguite
E
ringrazio anche le lettrici silenziose.
Vi ringrazio tantissimo per il vostro sostegno :)
Ringrazio anche coloro che mi fanno i complimenti su twitter.
Siete così belle che mi fate piangere cc

Ah.
Mi sono fatta un account facebook con il mio profilo Efp.
Mi farebbe piacere se mi aggiungeste, così parliamo anche lì!

Facebook: Tisdalesvoice Efp

twitter: @infinitynaples

Adesso me ne vado.
Prometto che aggiornerò prima.
Già non vedo l'ora di scrivere il prossimo capitolo.
Ci sarà una scena che, per quanto mi riguarda, sarà una delle piu' belle della storia!
Vi ame tantissimo.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 9
*** 9. Daisy ***







9. Daisy


 
I corridoi della scuola erano completamente vuoti, deserti, e Lydia ci camminava con la massima tranquillità, senza fretta e con calma.
Non c'erano ragazzi che avrebbero potuto spintonarla facilmente mentre lei andava verso il suo armadietto. Ora, era come se quel piano superiore della scuola, quel corridoio, fosse solo suo e se avesse voluto, avrebbe potuto urlare o lanciare qualsiasi cosa per aria perchè, tanto, nessuno le avrebbe detto di non farlo. Era sola.
O almeno così credeva.
Svoltò l'angolo e prima che potesse allontanarsi maggiormente, una voce la fece voltare.
«Ciao, Lydia
Davanti ai suoi occhi c'era Jake McCall, con un sorriso beffardo e malizioso stampato sul volto e i suoi occhi sempre carichi di odio, vendetta, rabbia. Avanzava verso di lei, mentre Lydia indietreggiava spaventata. Voleva correre, il più lontano possibile da lui e rifugiarsi da qualsiasi altra parte, ma sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta. Jake l'avrebbe presa.
Il suo cuore batteva forte contro il suo petto, per l'immensa paura che stava provando. Temeva, e ne era anche sicura, che McCall le avrebbe fatto del male. Ma si ricredette quando vide che lui posò il coltellino che aveva in mano, nella tasca dei suoi jeans. 
Aveva qualcos'altro in mente e Lydia lo sapeva, aveva già capito tutto.
Iniziò a tremare e sperò con tutta se stessa di non trovarsi contro il muro da un momento all'altro mentre continuava ad indietreggiare.
I suoi occhi erano fissi in quelli di lui perchè temeva che se avesse distolto lo sguardo anche solo per un attimo, lui ne avrebbe approfittato avvicinandosi velocemente a lei in un attimo.
Era come se lei fosse la sua preda. 
Il leone e l'agnello; solo che, a differenza di Twilight, il predatore non si sarebbe innamorato della sua vittima, ma l'avrebbe usata e forse poco dopo uccisa.
D'improvviso, vide Jake fermarsi e guardare dietro di lei. Il suo sguardo da rabbioso passò a di sfida e anche impaurito. E lentamente, tornò indietro, scomparendo nell'oscurità.
Cosa c'era di così pauroso da spaventare il suo predatore, il suo leone?
Lydia lentamente si voltò e il suo cuore, dallo battere forte per via dello spavento, era passato allo battere forte per la contentezza, la gioia, la felicità.
«Zayn...» 
Lui le sorrise. «Ciao piccola.»
Come al solito, il rossore sulle sue guance non tardò ad arrivare. Eppure lei, seppure fosse una cosa che accedeva oramai sempre visto che lui la chiamava così, non ci era ancora abituata. E anche sorridere spontaneamente a quel nomignolo, era ancora una cosa nuova per lei. 
Camminò verso di lui ma quando stava per essere quasi ad un metro di distanza dal moro, i piedi, di nuovo, erano come se fossero attaccati al pavimento. Non riusciva a camminare, non riusciva ad andare oltre, non riusciva ad avvicinarsi a lui. 
«Perchè non posso avvicinarmi più di così a te?» 
«Perchè potresti farti del male.»
«Come potrei farmi del male standoti solo accanto?»
«Perchè potrei fartene io.»
«Tu... me ne faresti?»
«Non di mia volontà...»
«E allora come?»
«Con una parte di me che spero tu non scopra e non veda mai.»
Lydia non riusciva a capire. Perchè Zayn, o almeno una parte di lui, avrebbe potuto farle del male? Quale parte di lui sarebbe stata capace di infliggerle dolore, sofferenza?
Si ritrovò ad abbassare il capo e a mordersi il labbro nervosamente. Quella situazione le era così confusa e non riusciva a capire cosa Zayn volesse farle intendere con quelle parole. Non c'era un filo logico in ciò.
Quando alzò di nuovo lo sguardo per cercare i suoi occhi color nocciola, lui già non c'era più. 



Zayn si arrampicò su quel muro della casa di Lydia il piu' piano possibile, cercando di non fare troppo rumore per arrivare alla sua finestra, o avrebbe rischiato di svegliarla. Non era neanche molto facile visto che una sua mano era occupata a tenere qualche altra cosa.
La voglia di vederla era un pensiero constatante, che lo teneva vivo e felice per tutto il giorno; e ogni notte, quando andava a trovarla, si sentiva come un bambino la notte di Natale mentre scendeva frettolosamente le scale per andare ad aprire i suoi regali; solo che lui, i suoi regali, se li andava a cercare ogni notte nello stesso posto, e ogni notte era felice di vedere che lei era il suo regalo. Il più bello che avesse ricevuto in vita sua.
La finestra, questa volta, la trovò un po' più chiusa del solito e fece fatica ad entrarci con tranquillità come magari faceva le altre volte. Infatti, si ritrovò ad entrare strusciando e in un attimo finì a terra sul pavimento della camera. 
Stava per imprecare, ma si trattene vedendo che Lydia si mosse, mugugnando.
Alzò il capo, temendo di averla svegliata ma si rilassò vedendo che dormiva ancora serena.
Senza far rumore, si portò in piedi, raccogliendo anche gli oggetti che erano caduti con lui. Li poggiò sulla scrivania e poi si avvicinò a lei, alla sua Lydia.
Zayn, in quel momento, si rese conto di essere sempre così ripetitivo. Ma non poteva farci niente se ogni volta che la guardava dormire, o la guardava in ogni situazione lei si trovasse, lui la trovasse sempre più meravigliosamente bella. Sembrava che la bellezza di quella ragazza aumentasse ogni giorno di più e con lei aumentava il desiderio di Zayn. 
La desiderava, la voleva, sognava di stringerla tra le sue braccia, voleva baciarla, voleva toccare la sua pelle morbida... sempre le solite cose, ma con la differenza che queste non erano sempre sullo stesso livello ogni giorno, no. Aumentavano, crescevano, facendo diventare Zayn completamente pazzo e sempre più dipendente da lei. Era come se Lydia fosse la sua dose di eroina preferita, di cui non avrebbe potuto farne a meno neanche per un attimo, e per quanto potesse renderlo pazzo, ancor più dipendente giorno dopo giorno, lui non avrebbe mai smesso di farne uso. Non avrebbe mai rinunciato a lei, neanche a costo di farsi male, se fosse stato necessario. 
Lydia aveva una parte del suo viso poggiata sul cuscino e parte del suo collo era scoperta. 
Zayn poggiò una mano sulla ringhiera del letto per tenersi, nel caso si fosse sporto troppo e non avrebbe fatto in tempo a ricomporsi, e lentamente avvicinò il suo viso al collo di lei. Voleva sentire di nuovo il suo profumo, come aveva fatto due sere fa fuori al locale, ma non potè farlo perchè Lydia girò il capo sospirando profondamente, non sapendo che adesso si trovava faccia a faccia con l'unico ragazzo che stava iniziando a farle provare un sentimento del tutto nuovo per lei.
Zayn aveva fatto in tempo a spostare il suo viso da quello di lei perchè se non l'avesse fatto, i loro nasi si sarebbero toccati. Adesso erano distanti di nuovo di pochissimi centimetri e i suoi occhi vagavano dal suo collo, al suo viso. Un percorso che percorreva ancora e ancora, senza stancarsi. Guardare ogni suo piccolo particolare non lo avrebbe mai stancato, mai. Era sempre bello guardarla, ammirarla, amarla anche così.
Oramai non c'era da negarlo, Lydia era una pura tentazione per lui e guardarla così intensamente, era sempre una nuova sfida per Zayn. Quando guardava il suo viso angelico, perdeva ogni volta che si soffermava a guardarle le labbra. Erano il suo punto debole, quello che sarebbe stato capace di farlo impazzire ancor di piu' in un attimo. Impazzire perchè non poteva unirle con le sue. E adesso si era soffermato a guardarle proprio le labbra. Si chiedeva semmai avesse avuto la possibilità di baciarle... se avesse avuto la possibilità che aveva qualunque essere umano possedeva. 
Tutti avevano il pregio del tatto, lui no. Certo, poteva toccare gli oggetti, ma questo non gli sarebbe stato neanche possibile se non si fosse allenato giorno dopo giorno per cercare di non rompere ogni cosa che incontrava sul suo cammino.
Sospirò e, con la solita malavoglia di quando si staccava da lei, si allontanò avvicinandosi alla scrivania.
Ogni notte, lui si sedeva lì e restava a guardarla. Non si annoiava mai, anzi, sembrava che il tempo ogni volta volasse quando stava da lei e odiava quando doveva andarsene all'alba. Ma tanto, era più che consapevole che poco ore dopo, come sempre, l'avrebbe rivista a scuola, più bella che mai.
Questa volta, Zayn, non era andato a mani vuote. Con sè, aveva portato un quadernone e una matita. Era nuovo, lo avrebbe dedicato a lei e lo avrebbe dimostrato in ogni pagina. 
Si sedette meglio sulla scrivania e piano prese la sedia, poggiandoci sopra i piedi. Aprì il quaderno, lo poggiò sulle sue gambe e guardando la ragazza davanti a sè, iniziò a disegnare.
Voleva ritrarla mentre dormiva, quando era proprio davanti ai suoi occhi e non solo quando aveva impresso nella sua mente il suo viso.
Uno dei talenti di Zayn era che sapeva disegnare e sapeva farlo anche magnificamente. Disegnava di tutto, dai ritratti ai fumetti più banali. 
Non mostrava a nessuno i suoi disegni e tanto meno diceva in giro che sapesse disegnare. Louis, magari, sapeva qualche suo disegno ma niente di più. Quel suo talento lo custodiva ancora in segreto e voleva che anche Lydia, in qualche modo, ne facesse parte. 
Lydia, ora, aveva una mano sotto al cuscino, mentre l'altra era poggiata sul suo stomaco. Il viso dolce e grazioso era rivolto verso l'alto, le bocca un po' schiusa mentre respirava profondamente e le gambe un po' piegate, l'una sull'altra. Indossava un pantaloncino e una canotta e per Zayn stava diventando anche difficile farle un ritratto. Quella ragazza lo tentava senza neanche farlo apposta, ma d'altronde, lei cosa ne poteva sapere?
Zayn iniziò col disegnarle il viso, piccolo e ovale, dove mise in evidenza di piu' la forma delle sue guance. Gli occhi chiusi con le ciglia folte, che se fossero stati aperti, avrebbe potuto ammirare il loro meraviglioso colore: verde smeraldo. Il naso, piccolo e all'insù, così grazioso. E... le labbra. Le disegnò con estrema calma, avvicinandosi per un attimo di nuovo a lei per vedere ogni piccola piega del labbro inferiore e superiore. Poi tornò di nuovo al suo posto e finì di disegnarla, passando al suo meraviglioso corpo. Quando vide il livido sul suo braccio, si irrigidì. Adesso non si vedeva molto, stava svanendo ma il ricordo di come se lo fosse fatto, non sarebbe mai sbiadito dalla mente di Zayn. Quello, decise di non disegnarlo. 
«Zayn...»
Il moro alzò di scatto il capo dal foglio.
Era convinto di averla svegliata e che adesso fosse nei guai, ma quando la guardò, vide che non fu così. 
Lydia, nel sonno, si stava abbracciando il suo cuscino, stringendosi a lui fortemente. 
Zayn sorrise e ridacchiò silenziosamente guardandola. Si era sempre chiesto cosa o chi ci fosse nei suoi sogni, e adesso aveva una risposta. Almeno per quella notte.
Lo stava sognando. A quel pensiero, lui sorrise ancor di più. E Zayn la trovava così tenera mentre continuava a stringersi a quel cuscino, dove forse immaginava che fosse lui. 
Diede gli ultimi ritocchi al disegno, poi girò la pagina e iniziò di nuovo a disegnarla, in quella versione dove abbracciava quel cuscino e dove aveva mormorato il suo nome.
Quando finì anche quel disegno, stava per sorgere l'alba. Doveva andarsene.
Si avvicinò a lei e avrebbe voluto così tanto accarezzarle la guancia, così che lei si svegliasse e lui le sussurrasse un "Buongiorno, piccola". Ma non poteva.
Si accovacciò e frustrato, sospirò. «Tu mi farai impazzire, non è vero?»
Lei, nel sonno, strofinò il suo viso nel cuscino, portando le gambe più contro il suo petto.
Il moro sorrise. «Lo prenderò per un si.»
Avvicinò il suo viso a quello di lei e chiuse gli occhi, immaginando di darle un bacio sulla guancia.
Quando li riaprì, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò «Ci vediamo dopo, bellissima.»
Tornò alla scrivania, prese il quadernone e la matita, la guardò un'ultima volta e poi uscì. 

 
—— ❀ ————

 
Con i libri stretti al petto, Lydia camminava con passo svelto verso la propria classe.
Era in ritardo. Quella mattina si era svegliata più tardi del solito e di conseguenza, aveva fatto tardi.
Quando entrò in classe, sospirò vedendo che la professoressa non ci fosse ancora.
Guardò verso il suo posto e vide che era occupato da una ragazza che, a quanto pare, infastidiva Grace. L'unico posto libero era quello accanto a Zayn, che non la vide, visto che era impegnato a fare qualcos'altro.
Si avvicinò e timidamente gli chiese «Ehm... posso sedermi accanto a te?»
Il moro alzò il capo da quel che era un quadernone e quando la vide lo richiuse subito.
Nessuno si era mai seduto accanto a lui ed era anche abbastanza pericoloso che lo facesse proprio Lydia. Ma in quei giorni era stato capace di starle vicino piu' del previsto, quindi avrebbe potuto farcela anche adesso.
Le sorrise. «Non devi neanche chiederlo.»
Quando Lydia incontrò i suoi occhi, le venne in mente il sogno fatto quella notte e arrossì subito. Si sedette e portò i capelli sulla spalla destra, dove c'era lui, cercando di nascondere il suo viso. Non riusciva a guardarlo sapendo che quella notte lo aveva sognato e che nel sogno aveva desiderato toccarlo, abbracciarlo. La imbarazzava. 
Sentì Zayn ridacchiare accanto a sè e in quel momento non voleva fare altro che sparire. 
«Sono entrato in classe prima di te, non riesco ancora a crederci.»
Lei sorrise. «Non ho sentito la sveglia questa mattina...»
«Dormito bene?»
«Oh, si. Bene. Benissimo.» balbettò, arrossendo di nuovo.
Anche se lei arrossiva sempre in sua presenza, o più che altro lui la faceva arrossire, Zayn ora sapeva per quale motivo si stesse sentendo in imbarazzo. Era stato presente nei suoi sogni e non c'era cosa più gratificante nel sapere che anche lei lo pensasse almeno un po' di come lui pensasse lei.
Notando che Zayn la guardasse col sorriso sulle labbra, cercò di cambiare discorso e disse «Devi essere interrogato oggi...»
«Oh cazzo, è vero! Me n'ero completamente dimenticato!» 
Lydia ridacchiò. «Ricordi almeno qualcosa?»
«No.»
«Zayn!» lo richiamò lei scherzosamente.
«Che c'è? Ho una memoria corta.» si giustificò.
Lei aprì il libro sulla pagina dell'argomento e lo posizionò davanti a lui. «Avanti, ripeti.»
«Stai facendo la prepotente con me, piccola?»
Con le guance che le andavano in fiamme, lei annuì con aria di sfida.
«Mh. Ti riesce piuttosto bene.»
Zayn iniziò a ripetere qualcosa insieme a lei in quel poco tempo che gli restava. Infatti, poco dopo, arrivò la professoressa.
«Magari se ne dimenticata.» commentò lui.
«Scusate il ritardo ragazzi.» si scusò la professoressa poggiando la borsa sulla scrivania. «Allora... Zayn, oggi devi essere interrogato, non è vero?»
«Falsissimo. Vi siete sbagliata.»
«Avanti, su. Vieni qui.»
«E ti pareva.» mormorò. 
Zayn si alzò e dandosi un ultimo sguardo con Lydia, si avviò verso la scrivania della professoressa portando con sè una sedia.
«Credo che questa sia la prima volta che vedo il tuo viso, Zayn. Finalmente! Stai sempre col capo chino.»
«Se solo sapesse perchè l'ho tenuto chino per tutto questo tempo.» pensò.
«Allora, di cosa vuoi parlarmi?»
«Dell'Illuminismo.»
«Mh, va bene. Inizia pure.»
Zayn iniziò a spiegare, almeno quello che si ricordava, e dovette ammettere che, per essere una delle prime interrogazioni della sua vita, stava andando piuttosto bene.
D'un tratto, Lydia si avvicinò a loro con una sedia e timidamente chiese alla professoressa se potesse ascoltare la sua interrogazione.
«Va bene, ma non provare a suggerire.»
Lei si sedette e ascoltò ciò che Zayn diceva. Ma per il moro non era facile spiegare in sua presenza. Si bloccava ogni volta che incontrava i suoi occhi verdi e quel blocco la professoressa lo intese in una maniera diversa. Credeva che Lydia lo stesse suggerendo, così, si mise a guardarla, tenendola sott'occhio.
«Tu continua, Zayn. Voglio vedere se suggerisce ancora.»
«Ma io non ho detto niente.» disse Lydia.
«Vedremo.»
«Cosa devo dirle più?» chiese, svogliato, il moro.
«Chi erano i più importanti esponenti dell'Illuminismo?» gli domandò, non staccando gli occhi da Lydia.
E ora era nella merda. Non se li ricordava. Tutto ciò che sapeva era che ne erano tre. 
Si guardava intorno cercando una risposta o tentando di ricordare in qualche modo, ma nulla. Allora guardò Lydia, per cercare un suggerimento, ma lei non poteva parlare perchè era sotto l'occhio vigile della professoressa. Non sapeva cosa fare. Stava per mandare tutto a puttane quando guardò di nuovo Lydia e ricordò.
Le labbra.
Solo guardando le sue labbra lui ricordò quando nell'aula d'arte aveva quasi perso il controllo di sè stesso mentre lei aveva pronunciato quei nomi.
«Montesquie, Voltaire e Rousseau.» rispose.
«Mh, va bene Zayn, può bastare.» 
«Quanto gli metterete?» chiese Lydia.
«Direi che una sufficienza se l'è meritata.»
«La prima in tutta la mia vita.» commentò il moro.
«Andate a posto. Oh e Lydia, anche tu hai fatto un ottimo lavoro.»
«La ringrazio.»
Tornarono a posto e Lydia si volse verso di lui, sorridendo. «Hai visto? Sei andato bene.»
«Si. Ora vedesse di non rompermi più il cazzo.»
Lei rise, poi prese il quaderno e prese appunto di ciò che diceva la professoressa, sapendo che Zayn, per tutto il tempo, non faceva altro che guardarla.
Il moro, però, vide anche che, stranamente, Lydia sembrava stanca. Eppure sapeva che aveva dormito quella notte.
«Lydia, stai bene?» le chiese.
«Mh, si.»
«Sembri stanca.»
«Ho solo un po' di mal di testa.» lo rassicurò.
Seppure non ci credesse, Zayn preferì non insistere. Magari era vero che avesse solo un po' di mal di testa. 
Suonò la campanella e tutti uscirono fuori. Zayn, come al solito, aspettava che tutti uscissero. Al suo fianco, Lydia scriveva le ultime cose, poi si alzò.
«Allora... ci vediamo.» disse lei.
«Si, ci vediamo.» e lo sperava con tutto se stesso.
Lo sorrise un'ultima volta e poi la vide uscire dalla classe.

 
—— ❀ ————
 

All'uscita da scuola, Zayn aspettava, come sempre ormai, di vedere Lydia e di assicurarsi che nel tragitto verso casa andasse tutto bene. Ma non la vide da nessuna parte.
Tra gli studenti, vide Lola e cambiò idea sul fatto di chiederle, di nuovo, dove si trovasse la sua "amica". L'ultima volta non ci aveva pensato due volte a flirtare con lui, nonostante Zayn le avesse detto di dimenticare il "loro" passato.
Poi vide Grace Manson, la ragazza che stava nel loro stesso corso di letteratura, e pensò di provare a chiederlo a lei.
Si parò davanti a lei e la ragazza si fermò, quasi impaurita. Oramai Zayn sapeva quale effetto facesse alla gente.
«Scusami...» cercò di essere il più carino possibile. «Hai per caso visto Lydia?»
«P-parkins?»
Lui annuì.
«Mh, si. Pare sia in infermeria.»
«Cosa?! Perchè?!» 
Vide Grace sobbalzare davanti a lui per quel tono di voce che aveva usato. Le aveva trasmesso molto più timore.
«Scusa.» si calmò. «Sai perchè è in infermeria?»
La ragazza scosse il capo e lui, senza neanche ringraziarla, si affrettò ad entrare di nuovo nell'edificio, correndo verso l'infermeria.
Quando entrò, tutto ciò che vide fu Lydia sopra al lettino e sembrava riposasse. Provò ad avvicinarsi a lei, ma l'infermiera si posizionò davanti a lui e si fermò di colpo.
«Cos'ha? Che le è successo?»
«E' svenuta nell'ultim'ora di lezione. E' priva di forze. Credo non mangi da qualche giorno...» 
Zayn sospirò, passandosi una mano sul viso. «Ma adesso sta bene?»
«Adesso sta riposando ma ciò che deve fare è mangiare qualcosa di sostanzioso.»
«Va bene.» provò a superarla ma l'infermiera si parò di nuovo davanti a lui.
«Tu saresti?»
«Zayn Malik.»
«No, intendevo: sei un suo amico, il suo ragazzo...» avrebbe voluto così tanto esserlo.
«Si, una specie.» rispose, purtroppo. «Adesso posso andare da lei?»
«Si, okay.»
Zayn superò l'infermiera, che stava iniziando ad irritarlo sul serio, e si avvicinò alla ragazza che dormiva sul lettino.
Dormiva nella stessa posizione in cui l'aveva disegnata quella notte: una mano sotto al cuscino, l'altra poggiata sullo stomaco e il suo corpo era tenuto su un fianco; e Zayn sorrise nel vederla.
Si accorse poi che, anche mentre dormiva, Lydia sembrasse davvero non stare bene come immaginava, ma era sempre e comunque bella. Bella da morire.
«Vado a portare delle cose in palestra.» esordì l'infermiera.
«Mh mh.» disse lui, non distogliendo lo sguardo da Lydia.
«E vedi di non fare idiozie, ragazzo.» lo avvertì.
«Le pare che faccia qualcosa quando lei sta male?»
«Voi ragazzi di oggi siete imprevedibili. E comunque, ti teniamo d'occhio lo stesso.» e con lo sguardo indicò la telecamera fissa sul soffitto nell'angolo.
«Si, certo.» rise Zayn. Quella telecamera era rotta da anni ormai, e lui lo sapeva. Aveva trovato occasione di fare qualcosa in quell'infermeria un sacco di volte e non lo avevano mai beccato.
L'infermiera se ne andò e finalmente potè restare da solo con Lydia. 
Prese una sedia e si sedette accanto al letto. «Lo dicevo io che mi avresti fatto impazzire.» mormorò.
Si era preoccupato così tanto e lo era tutt'ora. Si era ripromesso che non le sarebbe dovuto accadere niente e che, in qualche modo, si sarebbe preso cura di lei ma non si era reso nemmeno conto che Lydia stesse male. Perchè non mangiava, secondo l'infermiera, da giorni?
Avrebbe rimediato subito quando si sarebbe svegliata, così restò lì, aspettando che si svegliasse e non gli importava se avesse dovuto stare lì per altre ore. Era oramai abituato a guardarla dormire e per lui non era un dovere, ma un piacere.
«Mamma...» la sentì sussurrare d'improvviso. Sul suo volto c'era come una smorfia di dolore e la sua mano prese a stringere il tessuto della sua maglietta.
Era la seconda volta in cui Zayn la sentiva chiamare nel sonno sua madre e come la prima, lei era come spaventata. Era forse... un incubo?
Quando vide che iniziò ad agitarsi, si alzò, portando il viso vicino al suo. «Piccola, hey...» le sussurrò, cercando di svegliarla. «Lydia, svegliati...»
«Zayn.» qualcuno lo chiamò e lui seppe subito chi era. La voce.
Al moro iniziò a girare la testa e le sue gambe quasi non riuscivano a reggerlo in piedi. Si allontanò da Lydia, con quel poco di forza che gli restava e con le mani si aggrappò al lavandino vicino al muro.
«Ti prego, non adesso. Ti prego.» ripeteva. Non poteva succedere proprio lì, in quel momento, con Lydia nella stessa stanza la quale stava anche male fisicamente. L'avrebbe messa in pericolo... o forse già lo era. 
«Zayn, fallo.» disse duramente la voce.
Un'altra fitta alla testa, altre forze che si perdevano. Anche il suo respiro iniziò a mancargli; era irregolare e vedeva quanto esso fosse... feroce. Si stava trasformando. 
«Fallo!» urlò la voce.
«No!» si ribellò, urlando.
«Zayn?» 
Aprì gli occhi e d'un tratto la testa non gli faceva più così male. Aveva di nuovo forza nelle braccia, nelle gambe, in qualunque parte del suo corpo. Tutto era finito non appena Lydia aveva pronunciato il suo nome.
Ancora con il respiro affannato, si voltò verso di lei, vedendola poggiata su un gomito sul lettino e che guardava verso di lui con gli occhi leggermente socchiusi per via del sonno. Per un attimo sorrise.
«Buongiorno, bell'addormentata.» riuscì a dire.
Lydia si passò una mano sul volto, strofinandosi leggermente gli occhi. «Dove sono?» 
«Nell'infermeria della scuola.»
Si guardò subito intorno, cercando di focalizzare il posto. «Perchè sono qui?»
«Non ricordi? Sei svenuta nell'ultima ora.» il suo respiro era tornato regolare.
«Oh... si.» si portò seduta e si sgranchì un po'. «Quanto ho dormito?»
«Quasi un'ora.»
«E sei stato qui tutto il tempo?»
«Si.»
«Non dovevi...»
«Forse, ma volevo farlo.»
Lydia gli sorrise timidamente, spostandosi con una mano i capelli dal viso.
Guardò Zayn andare verso il lavandino e ora che ce l'aveva di spalle, notò qualcosa dietro al suo collo. La scorsa notte aveva visto qualcosa nello stesso punto ma non riuscì del tutto a capire cos'era. 
Cercò di alzarsi un po' di più per sbirciare e ciò che vide furono dei contorni disegnati col nero. Era un tatuaggio. Non riusciva a capire ancora cos'era.
«Che fai, piccola?» domandò Zayn, guardandola attraverso lo specchio che era appeso al muro davanti a lui.
«N-niente, niente.» si affrettò a dire, ricomponendosi.
Il moro scosse il capo ridendo. Poi si voltò verso di lei e le porse il bicchiere.
«Cos'è?» domandò lei ingenuamente.
«Acqua e zucchero.» 
«Oh... grazie.» disse, prendendo il bicchiere. Le loro mani non si sfiorarono.
«Stai bene?» le chiese Zayn.
Quando finì di bere, rispose «Si, sto bene.»
«Andiamo. Non mi va di incontrare quell'infermiera del cazzo.»
«Ma dovremmo avvertirla...»
«Lo capirà da sola che te ne sei andata perchè stai bene.»
Lydia non insistette, anche perchè Zayn non le avrebbe dato modo di ribattere, e poi quell'infermiera si era mostrata antipatica anche nei suoi confronti.
Scese dal lettino e Zayn continuava a fissarla. Ridacchiò «Zayn, sto bene.»
«Mi hai fatto preoccupare tanto, lo sai?»
Lo guardò e vide la preoccupazione nei suoi occhi. Non stava mentendo. Lo aveva fatto preoccupare sul serio. Nessuno lo era mai stato così tanto per lei...
«Scusa.» mormorò.
«Dai, andiamo.»
Lydia prese le sue cose e insieme a lui uscì da scuola. Zayn si era offerto ancora una volta di accompagnarla a casa, più che altro si era imposto, e a lei questo non dispiaceva affatto.
Ora che Zayn aveva avuto la sua interrogazione, finita con un voto sufficiente, si chiedeva se si sarebbero rivisti ancora. Lei voleva vederlo, gli piaceva la sua compagnia e ci sarebbe rimasta male se questo loro "rapporto" sarebbe finito da un giorno all'altro. Così, se quello fosse stato il loro ultimo incontro, preferì stare molto più tempo con lui.
«Hai mangiato ieri?» le chiese Zayn.
«Si.» mentì. «Credo di essere svenuta perchè questa notte non ho dormito molto.»
«Ma questa mattina mi hai detto di aver dormito benissimo.»
«Oh, be'... questa notte mi sono svegliata e non riuscivo a riaddormentarmi. E' da un paio di notti che faccio così...»
Cercò di essere il più convincente possibile anche se dire le bugie non era il suo forte. Infatti, si era contraddetta proprio in quel momento rispetto a ciò che aveva detto a Zayn quella mattina.
«Andiamo da questa parte? Louis mi ha chiesto di prendergli qualcosa al fast food.»
«Oh, okay.»
Continuarono a parlare e poco dopo arrivarono al fast food. Entrarono e Lydia vide che era pieno di persone, anche ragazzi della loro età. Quando provò a seguire Zayn nella fila per il bancone, lui la fermò.
«Perchè non ti siedi? Credo ci vorrà un pò di tempo.»
In effetti, si sentiva ancora un po' stanca e sedersi non le sarebbe dispiaciuto.
«Mh, okay.»
Si guardò intorno e gli unici posti liberi erano quelli con dei tavoli. Ne restavano solo due. Lydia andò a sedersi a quello infondo alla sala, dove vi erano dei posti a divanetto ad angolo.
Prese il suo cellulare e controllo se ci fossero messaggi. Ce n'era uno di Allison. Lo aprì.

Da: Allison.

 
So che avevo promesso di chiamarti, ma la scuola
mi sta tenendo molto impegnata.
Ho un sacco di cose da raccontarti e mi manchi sempre di più.


Sorrise.
Le rispose dicendole di non preoccuparsi e che le mancava tantissimo anche lei. Ed era vero.
Posò il cellulare in tasca e davanti ai suoi occhi vide Zayn poggiarle un vassoio con un panino enorme, una bibita e delle patatine fritte.
«Ehm...» lo guardò confuso.
«Mangia.»
«Cosa?!»
«Sei svenuta perchè non mangi da giorni.»
«No, io-»
«Non provare a dire il contrario. Adesso mangia.»
«No, Zayn, sto bene.» tentò.
«Lydia.» la chiamò in tono severo.
«Non voglio che tu spenda dei soldi per me. E poi non ho fame.» 
«Ed io non voglio portarti all'ospedale per vederti attaccata a delle macchine trasmettendoti chissà quale cazzo di farmaco. Mangia.»
«No.» 
Zayn sospirò profondamente. «Lydia, non essere capricciosa.»
«Ma io non lo voglio.»
«E invece si, quindi mangia.»
«No.»
«Lydia...» stava perdendo la pazienza.
Lei prese la sua borsa e provò ad uscire dall'angolo del tavolo, ma Zayn si parò davanti a lei, mettendo una mano sul tavolo ed una sul divano, bloccandola. Ed era a pochi centimetri dal suo viso. Non era la prima volta che accadeva, ma quella vicinanza tra loro così ristretta le faceva battere il cuore all'impazzata. Sempre.
«Tu non esci di qui finchè non hai finito di mangiare quel panino.» le sussurrò.
«Ma io non lo voglio!» ripetè.
Il moro rise. «Strano come tu assomigli ad una bambina in questo momento.»
Lydia sbuffò, frustrata, e incrociò le braccia al petto, appoggiandosi allo schienale.
«Avanti...»
«Mangerò questo panino ad una condizione.»
«Sentiamo.»
«Che tu ne mangi la metà.»
«No, lo mangerai tutto tu quello.»
«E allora niente.»
«Facciamo così: tu ti mangi il panino se anche io mangerò qualcosa.» propose lui.
«Mh... okay.»
Lydia credette che avrebbe fatto metà panino con lei o che si sarebbe mangiato un hamburger di quel panino, ma quando si sedette di fronte a lei, lo vide prendere una sola patatina fritta che poi mangiò.
Un sorriso beffardo apparì sul suo volto e Lydia, anche se adesso lui l'avesse imbrogliata, non potè fare a meno di pensare che fosse dannatamente bello quando sorrideva.
«Su, tocca a te.» la invogliò il moro.
Lydia sospirò, guardando il panino. Era il piu' grande del menu e conteneva insalata, pomodoro, humburger, sottiletta alla senape, maionese e ketchup. Doveva mangiare quel ben di Dio davanti a Zayn e la cosa la metteva in serio imbarazzo, sapendo che lui la guardasse e aspettasse solo lei.
Sapeva che oramai Zayn sarebbe stato capace di farle mangiare quel panino con la forza, così con un po' di coraggio e cercando di mascherare l'imbarazzo, prese il panino tra le mani, guardò di nuovo Zayn, poi il cibo, e finalmente ci diede un morso. Quando lo mangiò, dovette ammettere che era davvero buono per essere anche solo il primo morso.
«Brava piccola.» disse Zayn, sorridendo soddisfatto.
Lydia lo guardò male e il moro rise. 
Finì di mangiare tutto il panino sotto lo sguardo vigile di Zayn. Inutile dire che le sue guance erano state rosse per tutto il tempo e che a lui, a quanto pare, piacesse vederla così in imbarazzo. Lo divertiva e non faceva che chiederle se il panino fosse buono o se ne volesse un altro. Lei, quando ingoiava, gli faceva una smorfia simpatica facendolo ridere ancora di più. 
Era a suo agio con Zayn e per lei non era una novità. Ci era quasi abituata e le piaceva il modo in cui lui la trattava. La faceva sentire speciale, importante, apprezzata, come mai si sentiva da tempo. E notava anche quanto Zayn, rispetto a come stava con gli altri, fosse diverso con lei. Diverso in senso buono. Magari con gli altri era un po' più chiuso, scontroso, freddo. Con lei, invece, era come se si sciogliesse, cacciando il meglio del suo carattere, e lei era contenta di vedere che lui mostrasse quel lato di sè solo quando era con lei. 
«Ecco, possiamo andare adesso?» domandò Lydia una volta finito il panino, pulendosi la bocca con un fazzoletto.
«No, ci sono le patatine da finire.»
«Ma tu mi hai detto di mangiare solo il panino.»
«Le patatine non si possono buttare. Pensa alla fame nel mondo.»
«Mangiale anche tu con me.» gli disse, mettendo il broncio e facendo gli occhi dolci. Sembrava che quel metodo funzionasse perchè Zayn davanti a lui era come se fosse imbambolato. Il suo sguardo vagava dai suoi occhi al suo labbro.
«Ti prego, non fare così...» mormorò lui.
Lydia si sporse piu' verso Zayn, alzandosi dal divanetto e continuando a mettergli il broncio. Non sapeva nemmeno lei con quale coraggio l'avesse fatto, timida com'era.
«Okay, okay, va bene.» rise Zayn. Lei tornò seduta ridendo insieme a lui. «Ma ci mettiamo qualche altra cosa sopra queste patatine.»
Prese il ketchup e la maionese e li cosparse sopra, mettendone una quantità assurda, secondo Lydia.
«Ohw, mi farai ingrassare tantissimo.»
«Perfetto. Le ragazze in carne sono le migliori. C'è più sostanza da toccare.»
E Lydia sapeva cosa Zayn volesse intendere per " più sostanza da toccare". Infatti, quando la guardò facendole poi un occhiolino, arrossì per la millesima volta in quella giornata davanti a lui.
Iniziarono a mangiare le patatine, parlando e ridendo tra loro come oramai facendo quando erano insieme. 
«Posso farti una domanda?» chiese timidamente Lydia.
«Certo.» disse Zayn, mangiando una patatina.
«Perchè hai voluto studiare con me quando mi avevi detto che non lo avremmo fatto?»
«Perchè... sapevo che la professoressa avrebbe continuato a rompermi e non ho pensato bene alla sua... "offerta", diciamo così. Ho agito d'istinto e anche male, quella volta.»
Lydia annuì, giocando con le dita con le patatine nel piatto.
«Ti spaventai, quel giorno?»
«No.» 
Lui la guardò, sospirando e alzando le sopracciglia.
«Un po'...» ammise poi.
«Mi dispiace, non volevo.» si scusò il moro.
«Non importa.» lo sorrise.
Zayn incrociò le braccia sul tavolo, sporgendosi un po' di più verso di lei. «Adesso ti spavento ancora?» mormorò.
Scosse il capo. «No.» ed era vero.
Zayn non le metteva paura e non la spaventava. Se fosse stato così non apprezzerebbe la sua compagnia e non si troverebbe in quel momento con lui. Quel giorno in classe l'aveva spaventata un po', certo, ma lo aveva detto anche lui: era stato solo in quell'attimo. Aveva agito d'istinto, senza rendersene conto.
Aveva cercato di essere il più credibile possibile mentre pronunciava quel "no", e lo fu quando Zayn, guardandola intensamente, vide quanto i suoi occhi fossero pieni di sincerità. 
Il moro sorrise, contento del fatto che non la spaventasse come magari faceva ad altre persone.
D'improvviso, Lydia prese una patatina e gliela portò alla bocca, sporcandogli tutte le labbra di ketchup.
«Devi mangiare le patatine. Pensa alla fame nel mondo.» disse ridendo e il moro rise insieme a lei, rimanendo ancora incantato guardando il suo sorriso e ascoltando la sua dolce risata.
«Posso farti un'altra domanda?» chiese ancora timidamente, dopo che Zayn si pulì la bocca.
«Si.»
«Puoi anche non rispondermi se vuoi...»
Lui ridacchiò. «Dimmi.»
«Perchè non vuoi... farti toccare?»
«Perchè se qualcuno lo facesse, morirebbe. Perchè sono un mostro.» 
In quel momento, Zayn avrebbe voluto dirle tutta la verità, su ogni cosa. Sulla sua vera natura, su cosa adesso lei contasse per lui, quali erano le conseguenze del suo essere, quali pericoli avrebbe corso se avesse voluto stargli accanto... ma era una situazione troppo grande anche per lui, figuriamoci per lei.
«Perchè... è come se... mi desse fastidio.» mentì.
«Oh, okay.»
La vide giocare ancora con le patatine con le dita, segno che non sapesse cosa dire. Forse la sua risposta l'aveva sorpresa, d'altronde, a chi non sorprenderebbe?
«Tu credi che io sia strano, non è vero?»
«No.» rispose, sicura.
«Mh, non ti credo.»
«E invece dovresti. "Strano" è come ti descrivono gli altri a scuola. Io non sono gli altri e non credo che tu lo sia. Se non vuoi farti toccare dalle persone... allora ci sarà un motivo, che tu lo dica o meno. Farà parte del tuo modo di essere o del tuo carattere ed è questo che ti rende... diverso. In senso buono. Ed io ti dico che, se non vuoi essere toccato dalle persone, be', io lo accetto e lo rispetto, a differenza degli altri che non capiscono questa tua scelta e ti descrivono come "strano" solo perchè non sono d'accordo.»
Lui la guardava, ancora incapace di credere alle parole che gli aveva detto.
"ed è questo che ti rende... diverso. In senso buono." Era così che lo vedeva, dal mostro che in realtà era: diverso, in senso buono. Possibile che lo vedesse così, senza neanche conoscerlo affondo... senza sapere cos'era in realtà? Perchè lui era il contrario di "buono" e il contrario di "diverso." Eppure, per lei, lui era così e lo apprezzava, lo rispettava. Quelle parole, a Zayn, sarebbero bastate per sempre.
Sorrise, guardandola negli occhi vedendo ancora una volta la sincerità che possedevano.
«Dai, bevi la bibita così andiamo.»
«Anche la bibita?» sbuffò lei.
«Pensa alla sete nel mondo.»
Lei gli fece una linguaccia, bevendo, purtroppo, anche la bibita. Ne bevve metà, poi la porse verso di lui, dicendogli che non ne voleva più e pregandogli di finirla. E Zayn lo fece, solo perchè tentato dal fatto che su quella cannuccia c'erano state le sue labbra.
Gettarono le carte, posarono il vassoio e poi uscirono.
Zayn, ovviamente, l'avrebbe accompagnata a casa nonostante lei gli aveva chiesto di non farlo. 
Ripresero a parlare e a scherzare degli avvenimenti avvenuti nel fast food, dove lei lo aveva sporcato di ketchup e lui che non smetteva di prenderla in giro mentre mangiava.
Quando arrivarono fuori casa di Lydia, lei si fermò vicino ad un muretto lì vicino.
«Cosa c'è?» domandò Zayn.
«Una margherita!»
Ridacchiò guardandola. Ancora una volta sembrava una tenera bambina mentre prendeva quella margherita tra gli spazi di quel muretto. Sembrava... contenta.
«Ti piacciono le margherite?» le chiese.
«Si, sono il mio fiore preferito.» rispose avvicinandosi a lui, con la margherita tra le dita.
La ammirava mentre lei accarezzava delicatamente i petali con le dita. Un fiore bellissimo, che con quei petali bianchi dava un senso di purezza... proprio come lo era lei.
Lei alzò lo sguardo e «Che c'è?» domandò timidamente.
«Niente.» rispose lui.
«Be'... grazie per essere stato con me in infermeria e per avermi fatto mangiare contro la mia volontà.»
Lui rise. «Figurati.»
«Ti ripagherò, in qualche modo.»
«Non ti azzardare nemmeno.»
«Ma-»
Avvicinò inaspettatamente il suo viso al suo e «Ci vediamo domani, bellissima.» le sussurrò.
«S-si, ci vediamo domani.» balbettò lei, le guance rosse per la timidezza.
Le sorrise un'ultima volta e poi si voltò, andando chissà dove, lasciandola lì ancora con un sorriso da ebete sulle labbra.


 

Ciao bellissimissime.
Ho aggiornato prima, eh. Rispetto ad un mese...
Vabbe', non ci pensiamo.
Voi mi amate(se) ed io amo voi, semplice.
Allora.
Avete passato un buon Natale?
Avete messo 5 kg in piu' come ho fatto io?
Ma tanto dopo faremo tutte la dieta(se pt.2).
Banco alle ciance:

Vi piace il capitolo?
Lo so, è molto lungo e onestamente non so cosa mi stia
prendendo per scrivere capitoli così lunghi.
Mi dispiace tantissimo cc
Comunque, come vi dicevo nel precedente spazio autrice,
in questo capitolo c'è una parte che preferisco ed è
quella quando Zayn va da lei, nella notte, e la disegna.
Non è dolcissimo? cc
A voi c'è stata una parte che vi è piaciuta?
Se non c'è stata nessuna lo capisco perchè ho scritto da schifo.

Ecco un'altra foto di Lydia.



Non e' bellissima? ):

Anyway.
Leggo recensioni e anche su twitter e facebook mi chiedete
cosa sia Zayn ma rivelazione... io non vi dirò nulla, HA.
Si, sono crudele, ma si scoprirà pian piano...
Voi, comunque, scrivetemi ogni vostra teoria che a me fa sempre piacere leggerle!

La storia è nelle seguite di piu' di 100 persone e sclero da giorni.
Grazie, grazie, grazie!
Grazie anche alle persone che la recesiscono, che ce l'hanno tra
le preferite, ricordate e seguite.
E grazie anche alle lettrici silenziose! uu
Peppina vostra ama tutti.

Ho scritto una os su Harry e mi farebbe tanto ma tanto piacere
se passaste anche lì, facendomi sapere cosa ne pensate.
Ci tengo molto :)



Facebook: Tisdalesvoice Efp
(aggiungetemi così parliamo anche lì uu)
Twitter: @infinitynaples

Adesso vado.
Peppina vi augura un buon Capodanno ed un felicissimo anno nuovo!
Vi ame.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 10
*** 10. Black ***








10. Black


 
«Sul serio non vuoi farmi vedere cosa stai facendo?» domandò, ancora un po' sorpreso, Louis.
«Si, sul serio. Ora chiudi il becco.» lo zittì Zayn, non guardandolo neanche in viso.
«Come sei antipatico.» lo provocò, ma una risposta dal moro non la ricevette mai.
Adesso chi si stava infastidendo sul serio era Louis. Era così curioso di sapere cosa stesse disegnando, perchè sapeva che stava facendo quello. 
L'amico gli aveva imposto di mettersi in un altro banco e di lasciarlo solo. E Zayn si era fatto intendere bene, come sempre. 
«E' un disegno porno?» chiese Louis, alzandosi un pò dalla sua sedia nell'intento di riuscire a sbirciare.
«Si, ti piacerebbe.» rispose vagamente Zayn, non prestandogli la minima attenzione.
«Si, infatti. Dai, fa vedere.» 
Louis si alzò di scatto, provando a sorprendere il moro, ma Zayn riuscì a girare in tempo il quaderno. 
«Giuro che ti dò un calcio e ti mando non so dove. Sai che lo posso fare.» lo minacciò Zayn.
«Non vantarti dei tuoi poteri, SuperZayn.»
Louis aveva avuto la possibilità di dirlo liberamente, così come Zayn. Entrambi erano seduti nei banchi infondo alla classe e nessuno gli prestava attenzione. La professoressa non era ancora arrivata e i ragazzi si stavano dando al dolce far niente, che non dispiaceva mai a nessuno. E poi, se qualcuno avesse sentito ciò che si dicevano, non ci avrebbe mai creduto. L'avrebbe ritenuta una cosa troppo impossibile. Una volta lo pensava anche Zayn.
«Oh, lo faccio eccome se non la smetti di cagarmi il cazzo.»
«Voglio solo vedere cosa stai disegnando.»
«No.»
«Ho visto tutti i tuoi disegni, perchè questo no?»
«Perchè no e basta.»
«Come sei antipatico.» gli disse, tornando al suo posto.
«Lo hai già detto.»
«Lo hai già detto.» ripetè Louis, facendo una voce stridula per prenderlo in giro.
Zayn ridacchiò, riprendendo a disegnare. 
Stava ritoccando l'ennesimo ritratto di Lydia fatto quella notte. In quel disegno, c'era il disegnato in primo piano il viso grazioso di Lydia: le labbra piene e carnose, sempre invitanti per lui, le folte ciglia, una ciocca di capelli che cadeva leggera su una sua guancia, morbida e piena; pensò che, semmai avesse avuto la possibilità di toccarla, avrebbe baciato e dato piccoli e leggeri morsi su quelle sue guance. E avrebbe torturato quel labbro inferiore con i suoi denti. Sarebbe stato capace di baciare ogni parte del suo corpo senza stancarsi mai, toccandola e tenendola stretta a lui con delicatezza e mettendoci passione in ogni suo tocco. Perchè Lydia meritava questo: essere amata affondo, ogni giorno di più, e lui voleva essere il primo, l'unico e solo a esaudire quel desiderio. 
Non voleva far vedere quel disegno a Louis perchè sapeva che lo avrebbe preso in giro a vita, come oramai già faceva per via dei sentimenti che aveva nei confronti di quella ragazza, e poi non sapeva che dopo la notte in cui l'aveva fatta del male, lui continuasse ad andarci. Si sarebbe arrabbiato, poi lo avrebbe preso in giro. Tipico di Louis. E poi, il fatto che Lydia fosse la sua musa ispiratrice, il suo soggetto preferito da ritrarre, era un segreto che voleva custodire per sè. 
«La professoressa non verrà.» disse il bidello entrando in classe. Battè le mani. «Forza, dividetevi per classi.»
«Stai scherzando? Tra un po' abbiamo trent'anni ognuno e non saremmo capaci di guardarci da soli?» si lamentò Louis.
«Lo so, Louis, ma la vicepreside così mi ha detto ed io così devo fare. Mi dispiace. Dai.» 
Tutti i ragazzi si alzarono e con malavoglia iniziarono ad uscire dalla classe. 
Zayn chiuse il quadernone e vide l'amico aspettarlo sotto l'arcata della porta, con uno sguardo si sfida.
«Non ti prenderai questo quaderno, Louis.»
«Tu dici?»
Con una mano, Zayn alzò il banco e si preparò come a lanciarglielo. «Si, io dico.»
Lo alzò con tanta facilità, era un gioco da ragazzi per lui. Era come se stesse tenendo una piuma nel palmo della sua mano. Qualunque essere umano avrebbe dovuto tenere quell'oggetto con due mani. 
Louis alzò le mani in segno di resa. «Okay, va bene.»
Il moro rimise il banco a posto e insieme all'amico uscì dalla classe, dirigendosi, dopo anni, verso il suo vecchio armadietto. Louis, curioso e stranito allo stesso tempo, lo seguì. Poi capì che volesse posare lì il quadernone.
«Ti ricordi il codice?» gli domandò.
«Dovrei avercelo scritto sul cellulare...» rispose vagamente Zayn, prendendo il suo telefono e cercando tra l'applicazione "Note".
Quando lo trovò, aprì l'armadietto e non vi ci trovò nulla. Era vuoto, come sempre. C'erano solo delle scritte con del pennarello, e poi una foto attaccata con del nastro adesivo. Erano lui e Louis, di due anni fa, che sorridevano facendo una linguaccia all'obiettivo. Zayn aveva i capelli portati sulla fronte, il viso più pieno e tondo, senza un filo di barba. Louis, invece, aveva il caschetto e Zayn ricordò di averlo preso sempre in giro per quel taglio. L'amico era sempre stato magro, anche di viso. Forse solo lui era rimasto lo stesso, tranne che per i capelli.
Entrambi sorrisero vedendola. Zayn credeva che quella foto l'avesse persa. Per un attimo volette tornare a quei tempi, dove tutto era più facile. Era spensierato, il suo unico scopo era quello di divertirsi, con il suo migliore amico e anche con qualche ragazza, se ne avesse trovato l'occasione. Poi, d'un tratto, tutto era cambiato. Aveva perso tutto, ogni cosa. Il Zayn spensierato e strafottente non c'era più, era stato rimpiazzato da un... mostro. Ma poi pensò che, se non fosse diventato quello che era adesso, non avrebbe mai incontrato Lydia. Lei era stata, e lo era ancora, l'unica a non farcela avere sempre con se stesso. Almeno fin quando il desiderio forte di toccarla non si faceva spazio nella sua mente e in tutto il suo corpo. Era l'unica ad avergli portato la felicità che aveva prima che accadesse tutto ciò. Era l'unica che dopo anni gli aveva portato il sorriso, quello che gli mancava. Era l'unica che, stranamente, dopo Louis, lo accettasse e apprezzasse il suo essere strano, in senso buono. 
E se... non fosse accaduto tutto ciò, se avesse avuto la possibilità di essere un teeneger come tutti gli altri, lui l'avesse incontrata comunque? 
Era una domanda che si chiedeva da tempo, ma sapeva che una risposta, oramai, non sarebbe mai arrivata.
Louis staccò la foto dall'anta dell'armadietto e la guardò. «Certo che con quei capelli ero proprio un cesso.» commentò.
«Oh, lo sei ancora, non preoccuparti.»
«Potrei essere Mr Universo, quindi taci.» 
Zayn rise, prendendo la foto e posandola nella tasca anteriore dei suoi jeans. L'avrebbe portata a casa e appesa alla parete della sua stanza.
Chiuse l'armadietto e insieme a Louis iniziò a girovagare per il corridoio. Nessuno dei due aveva intenzione di andare in qualche classe. Non era la prima volta che capitava, infatti, tutte le volte se ne stavano per i corridoi o andavano nel giardino a fumarsi qualcosa.
D'improvviso, la vicepreside si parò davanti a loro, bloccandogli la strada. «Voi due non potete stare per i corridoi. Dovete essere divisi in qualche classe. Avanti.»
Zayn stava per rispondergli, non nei modi piu' educati possibili, ma Louis lo prese e lo portò lontano da lei, scegliendo qualche classe in cui andare.
Quando aprì una classe, Zayn si staccò dalla presa dell'amico. «Io non andrò in qualche classe solo perchè me lo dice quell'essere a cui manca scopare.»
Louis sbirciò tra gli alunni e quando riconobbe una ragazza, prese di nuovo per il braccio Zayn. «Oh, io credo che lo farai.»
Il moro non capì, così entrò nella classe e realizzò a cosa si riferisse l'amico.
Lydia era seduta nel banco della terza fila e sembrò non notare la loro presenza, visto che continuava a scrivere sul suo quaderno. I capelli ramati e mossi portati su una sola spalla, le labbra un po' imbronciate dove le mordeva dall'interno, le gambe accavallate dove sopra vi ci era poggiata una sua mano, il trucco leggero che a malapena si vedeva; bella come lo era stata ieri, come lo era stata la notte, come lo era in quel momento, e come lo sarebbe stata anche domani e nei giorni a venire. Bella come sempre.
«Si?» chiese loro il professore.
Solo quando il professore parlò, Lydia alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi. A Zayn non importava di nessuno in quella stanza, neanche del professore che si stava avvicinando per chiedere del perchè fossero lì. Per lui, c'era solo Lydia con quei suoi occhi verdi che gli mozzavano il fiato come la prima volta che li aveva incontrati. Forse lei in sè gli faceva quell'effetto. Gli sorrise timidamente, con il suo solito rossore sulle guance e il moro ricambiò quel sorriso. 
«Divisi.» rispose Louis.
«Va bene, sedetevi in fondo. E non disturbate.»
Si avviarono verso gli ultimi posti e quando Louis passò accanto al banco di Lydia, la salutò con un «Madame.»
«Ciao Louis.» lo salutò lei, ridacchiando.
«Cammina.» lo urtò Zayn.
I due si guardarono di nuovo e si sorrisero ancora. Non si sarebbero mai stancati di farlo.
Andarono a sedersi e Louis prese in giro Zayn anche solo con lo sguardo.
«Come mai hai cambiato idea, Zayn?» gli domandò, tirandogli un po' la guancia.
Zayn scostò la sua mano. «Sta zitto.»
L'amico rise, poggiandosi sullo schienale della sedia.
L'attenzione del moro era tutta su Lydia, che era di una fila davanti poco distante da lui. Era di lato e poteva vederla benissimo. Avrebbe potuto guardarla per ore, anche per giorni... per sempre, anche ad occhi stanchi, semmai li avesse avuti.
«Dicevamo: un marchio deve riuscire ad avere un qualcosa di particolare che possa riuscire ad attirare il cliente e a fargli comprare quel preciso prodotto. Che siano i colori vivaci o una scrittura particolare. Come, per esempio, la maglietta di Lydia.»
Zayn sapeva che la scritta a cui si riferiva il professore, era proprio sul suo petto e la gelosia crebbe in lui quando vide che la maggior parte dei ragazzi la guardavano curiosi, proprio in quel punto. Come se avessero ascoltato realmente la lezione.
«Lydia, non riesco a vedere bene, puoi girarti?» disse un ragazzo seduto davanti a Zayn, con un sorriso malizioso sulle labbra.
Il moro, con un calcio, sbattè il suo banco contro la sedia del ragazzo che sobbalzò, girandosi verso di lui impaurito e sorpreso.
I lineamenti del viso di Zayn erano duri e chiunque in quella stanza avrebbe avuto paura di lui, più del solito.
Col piede, portò di nuovo il banco vicino a lui. Notò che il ferro della sedia dove era seduto il ragazzo si era piegato, ma non gli importava. Sarebbe stato capace di fargli male, e gliene avrebbe fatto se Lydia non fosse stata in quella stanza.
«Problemi?» domandò il professore.
«No.» rispose Zayn. «Problemi?» chiese al ragazzo.
«No.» rispose lui.
«Perfetto.» 
Quel piccolo accaduto aveva attirato l'attenzione di tutta la classe, ma ancora una volta, a Zayn non importava. Guardò solo verso Lydia che gli fece un piccolo sorriso timido, davvero timido. Poi abbassò di nuovo il capo verso il foglio.
Il professore riprese a spiegare e Zayn notava che ogni momento era buono per guardare la ragazza per cui aveva perso la testa. Girava tra i banchi ma si ritrovava sempre accanto a lei, in ogni momento. Ogni battutina stupida, secondo il moro, lui sorrideva verso di lei. Forse si stava sbagliando, preso ancora dalla troppa gelosia, ma non era un comportamento del tutto normale. Non aveva visto farlo da nessun professore.
«Zayn...» sussurrò Louis al suo fianco. Lo aveva notato anche lui.
«Lo so, lo sto vedendo anch'io.» sussurrò a sua volta, a denti stretti.
«Bene, fate un riassunto di quello che ho detto. Voglio i fogli sul banco a fine ora.»
Tra uno sbuffo e l'altro, i ragazzi iniziarono a prendere dei fogli e iniziarono a scrivere. 
Il professore prese a girare di nuovo tra i banchi, poi si fermò accanto a Lydia chiedendole se avesse bisogno d'aiuto, e le poggiò una mano sulla schiena.
Zayn stava per scoppiare. La stava toccando. Un'altra persona, prima di lui, l'aveva toccata, ma non era questo il punto. Gli sguardi, le battutine indirizzate a lei, il fatto che avesse indicato proprio la scritta che era sul suo seno, erano segnali fin troppo ovvi. 
L'uomo andò a sedersi alla cattedra e Zayn lo guardò per tutto il tempo, desiderando. però, guardare qualcun'altro. Ma adesso non poteva, doveva vedere se quello che aveva supposto fosse realmente come pensava. 
Lo sguardo di Zayn non venne mai ricambiato; il professore guardava solo una ragazza ed era decisamente la ragazza sbagliata con cui farsi pensieri poco casti. Perchè era così, Zayn non lo sapeva, lo capiva dai suoi occhi. A quel punto, non ce la fece più.
«La vuoi smettere di fare il depravato?»
Finalmente, il professore lo guardò, anche perchè sapeva che ce l'aveva con lui. «Come, scusa?»
«Hai capito benissimo.»
«Non so di cosa tu stia parlando.»
«Lo sai perfettamente. La stai guardando come se non volessi fare altro che scopartela in questo momento.»
«Come ti perm-»
Zayn si alzò, furioso. «No, come cazzo ti permetti tu di avere un comportamento da malato con una ragazzina di 17 anni. Mi fai schifo.»
«Senti, ragazzino, modera i tuoi termini e le tue accuse insensate. E vedi di darmi del "lei".»
Rise. «Del "lei"? Una persona così ripugnante non merita di essere trattata come un superiore. Se voglio darti del tu, lo faccio e me ne sbatto il cazzo di quello che dici.»
«Esci immediatamente dalla mia classe, altrimenti-»
Zayn si avvicinò pericolosamente a lui. «Altrimenti, cosa? Che cazzo vuoi farmi? Vuoi cercare di mettermi le mani addosso mandandomi all'ospedale così hai meno intralci dall'idea di violentarti una ragazza che potrebbe essere tua figlia?!»
«Adesso basta!» il professore si alzò di scatto.
«Avanti, prova a colpirmi, depravato di merda che non sei altro. Dopo morirai come se niente fosse.»
«Mi minacci anche?»
«Ti sto solo avvertendo. Fallo, avanti.» 
Zayn guardava il professore negli occhi e sapeva che se avesse continuato così, l'uomo davanti a lui lo avrebbe colpito. Lui voleva proprio questo: che lo colpisse. Lo voleva morto e non se ne sarebbe fregato delle conseguenze. Nessuno doveva guardarla in quel modo, nessuno doveva pensarla in quel modo e situazione, nessuno doveva toccarla in quel modo. Lydia era sua e di nessun'altro.
Continuando a guardarlo negli occhi, ripensò a come l'aveva guardata poco fa e la rabbia crebbe a dismisura in lui. Il suo piano di provocarlo non stava funzionando visto che chi ci teneva e chi si infuriava di piu' tra i due era solo Zayn. Perse la pazienza e quando stava per sferrargli un pugno in pieno viso, mettendo fine alla sua vita, due braccia lo bloccarono da dietro, iniziando a trascinarlo fuori dalla classe.
Sapeva che era Louis. Era l'unico a poterlo toccare e l'unico ad avere il coraggio di farlo soprattutto quando stava perdendo, letteralmente, la ragione. 
Il suo unico pensiero era quello di uccidere quel professore.
«Ti ammazzo, brutto figlio di puttana!» gli urlò contro, mentre cercava di liberarsi dalla presa dell'amico.
«Zayn, calmati.» gli sussurrò. «Le tue mani, le tue vene. Ti stai trasformando, calmati.»
Louis riuscì a portarlo fuori dalla classe e provò a trattenerlo il più possibile, finchè non ce la fece. Stava diventando più forte.
Zayn si appoggiò disperatamente agli armadietti. Il suo respiro era irregolare e sentiva il suo corpo cambiare, a poco a poco. 
«Zayn, non qui, per favore. Trattieniti, pensa a qualcosa che possa calmarti.»
«Non c-ci riesco!» anche la sua voce stava cambiando.
«Zayn?» Lydia.
Louis si avvicinò più a lui. «Zayn, non metterla in pericolo, resisti.»
E il moro lo stava già facendo. Stringeva i denti e i pugni il più possibile, anche al costo di farsi male, non gli importava. Quel che contava era che non facesse del male alla ragazza che sapeva fosse proprio dietro di lui.
«Stai bene?» domandò lei, preoccupata.
Quando risentì di nuovo la sua voce, il mostro che era in lui sembrò calmarsi per un po', ma sapeva che, da un momento all'altro, sarebbe stato pronto ad uscire. 
«S-si, sto bene.» riuscì a dire. Si voltò lentamente.
Lydia lo guardava preoccupato, più del solito. Non era la prima volta che lo vedeva in quelle condizioni, ma questa volta sembrava molto più grave.
Il suo sguardo si posò su una delle sue mani, sulle sue vene. Erano di un colore scuro... erano nere. Anche la sua mano sembrava lo stesse diventando.
«Zayn, la tua mano... è... nera.»
Lui si portò la mano dietro la schiena. «Sono stato al corso d'arte prima.» le disse.
Lydia non gli credette del tutto. Le sue vene non potevano essere così marcate, di quel nero così intenso. Sporcarsi così non era possibile.
Lo guardò negli occhi e quello stesso colore che era sulla sua mano, c'era anche lì. Quei profondi e meravigliosi occhi color nocciola, era come se stessero svanendo lentamente, come risucchiati da qualche malsana oscurità al loro interno. Riuscì a notare una sfumatura rossa.
«A-anche i tuoi occhi lo sono...»
Il moro se li strofinò, così forte che Lydia ebbe paura che da un momento all'altro li avrebbe strapparti dalle orbite.
«Non è niente,» intervenne d'improvviso Louis. «non preoccuparti.»
Ma lei si preoccupava eccome. Zayn non stava bene, si vedeva.
«Perchè sei qui, Lydia?» gli domandò il moro. Sembrava facesse fatica solo a parlare.
«Volevo sapere se stavi bene e... perchè ti sei arrabbiato così tanto col professore?»
Lydia sapeva che era stata lei l'artefice di quello scatto d'ira di Zayn, e si sentiva in colpa, soprattutto vedendolo così. 
«Perchè?!» sbottò d'improvviso lui, facendola sobbalzare. «Se non ci fossero stati gli altri ragazzi nella stanza, quel malato di merda ti avrebbe violentata senza farsi altre storie! Oh, ma tanto a te questo non disturba perchè ti piace avere le attenzioni da un pervertito del cazzo, non è vero? Scommetto che ci saresti anche stata se avesse voluto scoparti!»
Una reazione così esagerata da Zayn, Lydia, non se la sarebbe mai aspettata e neanche quelle parole. 
Il ragazzo che era riuscito a farle provare un nuovo sentimento, a lei ancora sconosciuto, che era riuscito a farla sorridere, e che si fosse preso cura di lei... l'aveva appena ferita, dandole una poco di buono.
Sentiva i suoi occhi inumidirsi e quel fastidioso prurito alla gola. Stava per piangere, ma non voleva farlo lì, davanti a lui.
Il moro, dopo aver detto quelle parole prive di ragione e di importanza, se ne pentì subito e quando vide gli occhi di lei farsi lucidi, si sentì, letteralmente, morire.
«No Lydia, aspetta, non volevo dire quello...»
Lei abbassò il capo. «Devo andare.» quasi sussurrò. Si voltò e iniziò ad andarsene.
«Lydia!» provò a rincorrerla, ma Louis lo fermò.
«Non adesso. Lasciala un po' da sola.»
«Ma Louis-»
«No. Non sei in grado di fare altri discorsi sensati e controllati. Sai in che situazione potresti metterla.»
Il moro, frustrato, diede un ennesimo pugno nel muro. Un altro punto in cui aveva lasciato il suo marchio, ma per l'ennesima volta, non gli importava.
Lui era l'unico autore di quelle lacrime che, molto probabilmente, stavano rigando il viso della ragazza più importante di tutta la sua vita. Si era sempre detto che coloro che le avevano fatto del male, meritavano solo dolore. E adesso, lui era diventato uno di quelli, e di dolore, ne stava provando più di quanto ne avesse provato in tutto quel tempo.

 
—— ❀ ————


«Ti fa male ancora il braccio?»
Louis e Zayn, erano seduti al loro solito tavolo nella mensa della scuola. 
Dopo essersi comportato da emerito stronzo con Lydia, era stato trascinato fuori scuola dall'amico, in un posto appartato, cercando di riuscire a trattenersi dal trasformarsi. Ma quel tentativo, non aveva funzionato come speravano.
Zayn, per quanto ci avesse provato, si era trasformato per qualche secondo e quando l'amico aveva provato a bloccarlo da dietro, lui lo aveva colpito sul braccio, rischiando di romperglielo, nonostante la sua pelle fosse resistente ai suoi attacchi.
Poi, chissà come, tutto era finito. Era tornato se stesso, più debole delle altre volte.
Almeno era quello che gli aveva raccontato Louis, come faceva ogni volta che succedeva tutto ciò.
«No, è passato. Sto bene.» lo rassicurò l'amico, addentando il suo panino.
Gli occhi di Zayn erano da tutt'altra parte e il suo mento era duro così come il suo sguardo. Louis sapeva chi stesse guardando.
«C'è ancora Styles lì con lei?» domandò. Lui era di spalle, non poteva vederli.
«Si.» il suo tono di voce era più che infastidito.
Zayn odiava vedere lei con qualcun'altro e vedere che quel qualcuno riuscisse a farla ridere, forse come lui non era mai riuscito a fare. Il pensiero che Harry Styles potesse portargliela via, quando in realtà non era mai stata sua, si fece spazio nella sua mente. E quel pensiero poteva anche realizzarsi. Lui aveva tutto, poteva toccarla e aveva la possibilità di renderla felice senza problemi. Zayn, invece, cosa poteva darle se non una vita piena di paura e pericolo?
«Quel Styles non mi è mai piaciuto.» disse.
«Lo dici solo perchè adesso è con lei.»
«No, anche prima.»
«Mh, si neanche a me, ma lo ignoro. Dovresti farlo anche tu.»
«Non è facile farlo quando fa il carino con Lydia.»
«Hai ragione.» e diede un altro morso.
Il moro sospirò, abbassando il capo e grattandosi la nuca. «Credi che io sia stato uno stronzo con lei, non è vero?»
«Oh, più che uno stronzo. Un bastardo senza scrupoli.»
Sospirò ancora, frustrato. «Non so cosa mi sia preso.»
«Non eri in te. Non so nemmeno come tu sia riuscito a parlare.»
«E ha notato anche le mie vene, le mie mani...»
«Non preoccuparti, credo si sia bevuta la storia del corso d'arte.»
«Ha visto anche i miei occhi, Louis.»
«Crederà di aver visto male, infondo, è una cosa impossibile, no?»
«Già...»
Zayn decise di aggrapparsi a quelle poche certezze e supposizioni che l'amico gli stava dando. Non sapeva cosa pensare e quelle erano le uniche risposte che potevano mettere fine alle sue continue domande.
Voleva andare da lei, sedersi e scusarsi all'infinito finchè non l'avrebbe perdonato, semmai l'avesse fatto, ripetendole quanto fosse stato un completo idiota e uno stupido a dirle cose che non pensava realmente. Era stato sotto effetto della rabbia, e del mostro che cresceva in lui. 
«Ah, devo dirti una cosa.» esordì Louis.
Zayn lo guardò, invogliandolo a parlare.
«Ti ricordi quando mi hai chiesto di andare a chiamare Lydia quando siamo andati in discoteca?»
«Mi meraviglio come tu te lo ricorda, ma comunque, si.»
«Be', Styles la teneva stretta a lui e le loro bocche erano davvero, ma davvero vicine. Poi le ho detto che la cercavi e se ne andata.»
«COSA?!» sbottò Zayn, alzandosi di scatto. «Mi avevi detti che l'avresti tenuta sotto controllo quella sera!»
«Ero a scopare con una, scusa.» disse, con calma, come se nulla fosse successo. «Ma comunque, non si sono baciati, tranquillo.»
«Ma l'ha toccata!»
«Be'... quello si.» bevve la sua bibita. Louis si divertiva a provocare Zayn, lo trovava divertente. 
Vide l'amico imprecare, mentre lui, normalmente, continuava a finire il suo pranzo.
«Credo che dovresti andare a marchiare il territorio. Io lo farei.» gli disse Louis.
Zayn era completamente furioso. Si avvicinò all'amico, puntandogli il dito contro. «Dopo ti spacco la faccia, Louis.»
«Si, ma ti consiglio di sbrigarti, prima che il riccio provi a baciarla.»
Di istinti omicida verso Louis, Zayn ne aveva avuto parecchi in quel tempo. Sapeva che lo faceva solo per farlo incazzare, e per quanto ci provasse a non dargliela vinta, proprio non ci riusciva. Se Lydia lo faceva impazzire di desiderio, Louis lo faceva impazzire di rabbia.
Andò deciso verso il tavolo dove sedevano Lydia e Harry. Prese una sedia da un altro tavolo e la sbattè prontamente a terra, facendo sobbalzare solo lei. 
La mattonelle sotto di lui, per quel colpo così brusco, si spaccarono. Nessuno, però, sembrò notarlo.
Harry sembrava impassibile alla sua presenza. Solo che, i suoi lineamenti da dolci e rilassati, erano passati a tesi e duri. 
«Lydia.» la salutò Zayn. 
Lei non ricambiò, si limitò ad abbassare lo sguardo.
Poi si voltò verso il ragazzo riccio. «Styles.»
«Malik.» rispose lui.
I loro occhi si incontrarono. Sguardi carichi di sfida che entrambi avrebbero accolto se in quel caso si fosse creata, ma nessuno decise di fare il primo attacco. Harry fu il primo distogliere lo sguardo, solo per guardare Lydia.
«Be', ci vediamo, Lydia.»
Lei alzò il capo e lo sorrise. «Si, e grazie.»
Harry ricambiò il sorriso. «E' stato un piacere.» e se ne andò lasciandoli da soli.
Lydia incontrò gli occhi di Zayn solo per un attimo, poi aprì un libro e si costrinse a leggere. Non voleva guardarlo o parlare con lui. Era l'ultima persona che voleva vedere. 
«Hai deciso di non parlarmi più?»
Lydia girò una pagina, ignorandolo completamente.
«Hai per caso baciato quella testa di cazzo?» disse di botto, ancora preso dalla gelosia di poco fa.
«A te che importa?» sbottò lei, alzando il capo. «Potrei averlo fatto e potrei esserci stata quando lui avrebbe tentato di "scoparmi",» virgolettò quella parola con le dita. «tanto io sono una poco di buono che va con tutti, non è vero?»
Quelle parole dette da lei stessa, erano come altre pugnalate al petto. Un masochismo puro. E nel dirle, le bruciavano di nuovo gli occhi, ma non avrebbe pianto ancora per lui. Almeno così sperava.
Anche il moro si accorse della lucentezza dei suoi occhi. Una lucentezza colma di solo dolore che lui aveva causato. Ed era anche la causa di quegli occhi rossi e gonfi, che distoglievano l'attenzione da quelle meravigliose iridi verdi.
Si odiava per questo e si sarebbe odiato per sempre.
«Lydia, ascoltami, io non volevo dire quello-»
«Eppure lo hai fatto, e per dirlo, lo pensavi davvero.»
«No, no. Ero solo arrabbiato per ciò che era successo prima e non mi rendevo conto di quello che stavo dicendo. Non penso niente di quello che ti ho detto.»
«Si, certo.» lo arronzò, riprendendo a "leggere".
«Lydia, ti prego, credimi.»
Lei chiuse di scatto il libro. «Cosa vuoi da me, Zayn? Mh?» le lacrime sempre pronte ad uscire, a rigarle le guance come avevano fatto poche ore fa, nel bagno della scuola.
«Voglio solo che tu mi creda.»
«No, mi dispiace, non posso farlo.» si alzò, prendendo la sua borsa e il libro. «E ora, lasciami in pace, una volta e per tutte, così avremo meno problemi entrambi.»
«Cosa? No, Lydia, aspetta!» ma era troppo tardi.
Lydia era già uscita dalla mensa, avanzando il passo velocemente, quasi correndo... correndo via da lui. E Zayn non poteva rincorrerla perchè non avrebbe potuto bloccarla tra le sue braccia, come aveva sempre desiderato. 
Per la seconda volta, in quel giorno, aveva dovuto lasciarla andare e per la milionesima volta, lui si ritrovò ad odiare, di nuovo, se stesso.

 
—— ❀ ————


Nel cortile della scuola, Zayn cercava con lo sguardo sempre la stessa persona oramai da un mese, e finalmente la trovò. 
Era seduta su una panchina in cortile, con il suo solito libro in mano, e le guance sempre piene e invitanti da baciare. Anche da quella distanza, riusciva a vedere che erano bagnate.
Stava per andarle incontro e quasi come se lo aspettasse, Lydia alzò lo sguardo e non appena i loro occhi si incontrarono, tutto il mondo sembrò girare a velocità supersonica.
Il battito che accelerava, la debolezza nelle gambe e in tutto il suo corpo, un disperato bisogno di aggrapparsi a qualcosa, ma intorno lui non c'era niente e nessuno; Zayn cadde a terra, tenendosi con una mano. Il capo basso, il respiro irregolare, il forte giramento di testa... erano le stesse cose che aveva provato la prima volta che aveva incontrato Lydia.
Alzò lo sguardo verso di lei e seppure la sua vista fosse un po' sfocata, riuscì a vederla.
Si teneva la testa con una mano e sembrava faticare per avere un po' d'aria. 
Lydia non aveva gli stessi sintomi di Zayn, ma era come se si sentisse svenire e l'aria nei suoi polmoni sembrava mancarle. 
Nessuno dei due riusciva a spiegarsi cosa stesse succedendo. Non riuscivano a focalizzare delle probabili risposte a tutto ciò perchè erano troppo occupati a cercar di respirare profondamente, quasi a lottare per la propria vita, o per vivere ancora un po' per rivedere gli occhi sognanti dell'altro un'ultima volta.
Zayn si sentì prendere sotto le braccia. Louis.
Gli portò un braccio attorno alle sue spalle e lo tenne stretto a lui per un fianco, cercando di non farlo cadere. Sentiva la debolezza del proprio amico in tutto il suo corpo. Come era possibile?
«Zayn, cosa ti succede?»
«E'... E' come la prima volta.»
«Resisti. Dobbiamo andare.»
«N-no, Lydia sta male, d-devo andare da lei.»
«Una ragazza la sta aiutando. Starà bene. Dobbiamo andare.»
Zayn guardò di nuovo verso Lydia e accanto a lei c'era Grace, la ragazza del loro stesso corso di storia, che le stava dando un pò d'acqua e la aiutava a respirare lentamente.
Al moro sembrò mancare anche la vista e si aggrappò ancor di piu' al suo amico, disperatamente, mentre lo portava via, lontano da lì.

 
—— ❀ ————


Nella notte, come sempre, Zayn si era recato a casa di Lydia e quando si era arrampicato per entrare in camera sua, dei singhiozzi lo avevano fermato.
Aveva sentito Lydia piangere forse per qualche ora e il dolore che aveva provato era inspiegabile, persino inimmaginabile.
Era andato sul tetto e vi si era seduto, con la testa tra le mani, con i singhiozzi della ragazza che desiderava di più al mondo in sottofondo che rompevano il silenzio della notte.
Sapeva perfettamente che aveva pianto a causa sua. Lui era l'unico colpevole e, continuando ad odiarsi più di quanto non facesse già, si rendeva conto che era fin troppo sbagliato per lei. Poteva infliggerle solo dolore, sofferenza, paura e un futuro pericolo. 
Zayn non faceva per Lydia, eppure, non riusciva a starle lontano. Non riusciva a distaccarsi dalla sua dipendenza, dalla sua dose di eroina preferita. Ci era fin troppo dentro per lasciarla andare proprio adesso. E poi, non voleva rinunciare a lei così facilmente. Avrebbe combattuto, per lei e per quello che credeva, e sperava, sarebbe nato tra loro.
Adesso era ancora su quel tetto, solo e immobile, desiderando solo di non essere ciò che era: un mostro.
Quando non sentì più il pianto di Lydia, entrò finalmente nella sua camera e la trovò a dormire, con il lenzuolo stretto a sè.
Con un sospiro, si avvicinò a lei, notando ancora una volta le sua guance bagnate. Su una ciglia c'era una lacrima pronta a scendere, e un'altra, invece, scendeva lentamente sulla sua guancia arrossata. Anche il cuscino era bagnato dalle sue lacrime. 
Soffriva nel vederla così, soprattutto perchè era a causa sua, ma stava ancor più male per non poterla toccare e cercare di rimediare il tutto sussurrandole quanto fosse dispiaciuto, quanto fosse uno stronzo e quanto ci tenesse a lei. Ma ancora, lui non poteva.
Si piegò, avvicinando il suo viso al suo. «Mi dispiace, piccola,» sussurrò «mi dispiace tanto.»
La vide stringere, nel sonno, il lenzuolo che era nella sua mano e poi mugugnò.
Quella notte, Zayn non portò niente con se: nè quadernone, nè matita. Sapeva che una volta arrivato lì, avrebbe visto il suo volto pieno di tristezza e dolore, e non voleva ritrarla in quella versione, per lui la piu' dolorosa e difficile da sopportare. Anche se la sua bellezza non cambiava di una virgola. Lydia era bella anche così.
Restò, così, a guardar dormire la sua piccola, il suo piccolo angelo ferito, e quando arrivò l'alba, la salutò con un «Ci vediamo dopo, bellissima... sempre se vorrai vedermi ancora.» e poi se ne andò.


 

Ue' bellissime!
No raga', io qua devo vincere qualche premio.
Ho scritto mezzo capitolo in tipo tre quarti d'ora solo perchè
non volevo aggiornare domani perchè è venerdi 17.
Sono stupida, lo so, ma non ce la facevo ahahahah.
Dai, amatemi per questo aggiornamento avvenuto prima del previsto ):

Passiamo subito al capitolo.
Visto che tutte voi mi chiedete cosa sia Zayn e che io debba darvi (giustamente) piu' indizi;
Eccovi accontentate.
Vi ho dato qualche piiiiiiccolo indizio. 
Spero vi possa aiutare ahahah.
Io intanto mi diverto a leggere i vostri scleri sul non sapere cosa sia Zayn.
Sono crudele, HA.
Comunque, avete visto che stronzo Zayn?
Pft, testa di cazzo.
Louis è proprio un bastardo. Si diverte a far incazzare Zayn.
Che amico bastardo (pt.2)
Che ne dite del comportamento di Lydia?
Forza, voglio sapere ogni vostra opinione.

Ringrazio tutte quelle persone che recensiscono la storia,
che ce l'hanno tra le seguite, preferite e ricordate.
E carissime lettrici silenziose, io amo anche voi.
Peppina ama tutte.

Questa è una foto che ho fatto degli Zydia.
('Sti due mi stanno fottendo il cervello)




Twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
E ora sono anche su Ask!
Fatemi tante domande sulla storia, eh uu
Ask: @TisdalesvoiceEfp

Bene, adesso mi dileguo.
Vi ame.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 11
*** 11. Heart ***








11. Heart



La sveglia suonò e Lydia aprì di poco gli occhi per riuscire a spegnarla.
Si sentiva ancora così tremendamente stanca, come se avesse dormito per soli dieci minuti.
I suoi occhi erano gonfi a causa dell'eccessiva perdita di lacrime avvenuta nel giorno precedente, e anche in quella notte.
Si era ripromessa di non piangere ancora per Zayn, ma quando era tornata a casa, non aveva potuto fare altro. Era l'unico posto in cui aveva potuto farlo in santa pace, senza essere disturbata e senza essere guardata da facce estranee che forse, senza neanche sapere il motivo del suo star male, avrebbero potuto prenderla per una stupida. E lei si sentiva proprio così.
Stupida perchè aveva permesso a se stessa di fidarsi anche solo un po' di Zayn. Se non l'avesse fatto, non avrebbe sofferto così tanto.
Nessuno l'aveva mai offesa e chiamata in quel modo. Certo, Zayn non gliel'aveva detto esplicitamente, ma non era così complicato da capire che in quel momento lui volesse far intendere che era una poco di buono.
Forse c'erano milioni di altre ragazze che venivano chiamate così, non dando peso alla parola e al significato di essa, ma Lydia no. Perchè lei era diversa dalle altre e lo sarebbe sempre stata.
Quel mondo era fin troppo grezzo e crudele per una come lei e chiunque sarebbe riuscito a conoscerla anche solo per un pò, se ne sarebbe accorto subito. Ma lei oramai non poteva farci nulla. Aveva imparato a conviverci, seppur non ne fosse contenta al massimo. Quel minimo di contentezza in più era riuscita a dargliela solo Zayn, ma dopo ciò che era successo, adesso era svanita, e Lydia si sentiva di nuovo sola.
Si sgranchì un po' e poi si portò seduta, strofinandosi gli occhi. Riusciva a sentire la loro pesantezza, così come le borse sotto ai suoi occhi.
Scese dal letto e andò in bagno a prepararsi per quel giorno di scuola.
Vestiti comodi, scarpette e il suo solito trucco leggero, anche se aveva osato un po' più per nascondere le occhiaie.
Quando uscì dal bagno, rientrò in stanza per prendere dalla scrivania la sua borsa e il cellulare, ma qualcosa sulla finestra attirò la sua attenzione.
C'era qualcosa sul davanzale.
Si avvicinò a vide che c'era un piccolo mazzo di fiori, di margherite. Erano legate con dei lunghi fili d'erba, che li tenevano ben saldi e uniti. Vicino c'era anche un bigliettino.


 
Prova a scusare un povero idiota che non avrebbe mai 
voluto farti piangere a causa sua. Mai.
Non avrei voluto dirti quelle cose, e se l'ho fatto, non 
me ne sono reso conto in tempo, perchè erano 
solo frasi prive di verità e senso.
Scusa.
                                                                                         - Montesckj.

Lydia ridacchiò leggendo il nome del firmatario.
La prima persona che le venne in mente fu Zayn. Anche perchè era l'unica piu' possibile.
Il secondo pensiero appena si era svegliata (perchè il primo era sempre e solo un ragazzo), era che non voleva avere più niente a che fare con Zayn. E adesso, lui aveva mandato tutto all'aria con un solo bigliettino, una firma carina e un piccolo mazzo di margherite, il suo fiore preferito. 
Guardò giù dalla finestra, sbirciò tra gli alberi in lontananza, ma non vide nessuno. O meglio, non vide lui.
Si chiedeva quando avesse fatto tutto ciò. Nella notte o nella mattina presto? 
Prese il mazzo di margherite e lo poggiò sulla scrivania; se ne sarebbe occupata dopo scuola di loro, magari mettendole in vaso con un po' di terreno. 
Il bigliettino lo mise sopra il libro che era sul comodino. Sorrise di nuovo nel leggerlo un'ultima volta, almeno per quella giornata. Conoscendola, visto che era stato un gesto davvero carino, lo avrebbe riletto altre volte per far si che sorridesse ancora. Almeno erano sorrisi sinceri, quelli che non aveva da un bel po'.
Uscì di casa e si affrettò ad andare a scuola, cercando di arrivare in orario come sempre.
Quando arrivò nel cortile, si guardò intorno cercandolo con lo sguardo, ma non c'era. Ciò che trovò, però, furono gli occhi di Lola che sembrava volessero bruciarla viva in quel momento.
Lydia proprio non riusciva a capire che problema avesse con lei. Le aveva detto che tra lei e McCall non c'era stato niente e non ci sarebbe mai stato. Come poteva averlo anche solo pensato, insistendone sulla conferma? Questo, lei, proprio non riusciva a capirlo.
Distolse lo sguardo da lei e salì le scale, entrando nell'edificio.
Si avviò verso il suo armadietto e una volta arrivata, vide che, tra le tre pieghe di esso, c'era un'altra margherita.
La prese e la guardò, accarezzando come sempre i suoi petali. Erano così delicati e morbidi, Lydia non si sarebbe mai stancata di toccarli. 
Un piccolo sorriso timido nacque sulle sue labbra e si guardò attorno, sperando stavolta di trovarlo e infatti lo trovò.
Zayn era poggiato su un armadietto poco distante da lei, le mani in tasca, le gambe incrociate, un leggero sorriso sulle sue labbra carnose e bello come lo era sempre stato.
La guardava e Lydia ricambiava quello sguardo, arrossendo appena.
Con un po' di coraggio, si avvicinò a lui, con la margherita sempre tra le sue dita.
«Ciao.» lo salutò, timidamente.
«Ciao.» ricambiò lui.
Lei non sapeva come iniziare o cosa dire. Chiedergli come stava le sembrava troppo banale, seppur fosse una domanda abbastanza educata. Voleva andare dritta al punto, ma non sapeva come. 
Ci furono dei lunghi secondi di silenzio, riempiti da soli sguardi e sorrisini imbarazzati da parte di lei, finchè Lydia non lo ruppe, in qualche modo.
«Ehm... sei stato tu a...»
Zayn adorava vederla balbettare in sua presenza perchè sapeva che era lui a metterla in imbarazzo e a renderla così timida.
Ridacchiò. «Si, sono stato io.»
«Anche il bigliettino a casa? Con i fiori?»
Lui annuì.
Lydia gli sorrise. «Te ne sei ricordato.» disse, indicando il fiore.
«Si...»
«Be'... grazie, Montesckj.»
Zayn rise. «Si, un'altra stronzata delle mie.»
«E' carino scritto con la c, la k, e la j.»
Quando lo disse, vide che Zayn rimase un pò stupito dalla sua risposta. Ridacchiò. «Credevi si scrivesse così?»
«Oh, no, figurati, lo sapevo eccome. L'ho fatto apposta.» scherzò.
Lydia rise, abbassando il capo. Non sapeva più che altro dire e prese a giocare col fiore, facendolo girare tra le sue dita, guardando i petali bianchi diventare un unico cerchio a seconda della velocità con cui lo faceva girare.
«Ascoltami, Lydia,» la voce di Zayn le fece alzare il capo e lo guardò. «ho sbagliato e credimi, non volevo dirti quelle cose. Ero arrabbiato per ciò che era successo in quella classe e quando sono arrabbiato sparo cazzate a vanvera. Non le penso realmente. Tu sei l'ultima persona, anzi, neanche l'ultima: non rientri nella mia lista di persone da far soffrire; non che ne abbia una... Forse.» lei ridacchiò. «Tu non sei assolutamente ciò che ti ho detto e non lo sarai mai. Credimi, mi dispiace sul serio.» 
Lydia gli sorrise, grata per le parole e le scuse che gli aveva di nuovo detto. «Non importa, va tutto bene adesso.»
Abbassò di nuovo lo sguardo, toccando i petali del fiore.
Zayn chinò un po' il capo verso di lei, cercando i suoi occhi. «Quindi... sono perdonato?»
Lei si mordicchiò le labbra all'interno. «Si... un pochino.» lo prese in giro.
«Ah, un pochino?»
La vide trattenere un altro sorriso, mentre faceva finta di ignorarlo, non guardandolo negli occhi.
«Oh, capisco. Questa è una scusa per farti portare di nuovo a mangiare quel panino al fast food.»
«No! Non è vero!» disse subito lei, ridendo.
«Si, certo, come no.» 
«Quella è una cosa che non capiterà mai piu'.»
«Se continuerai a mangiare regolarmente, allora si. Forse.»
«No, niente forse e si, sto mangiando regolarmente, per la tua gioia.»
«Se lo dico è perchè mi preoccupo per te e non voglio vederti su un lettino d'ospedale.»
Lei abbassò lo sguardo. «Si, lo so...»
Dopo altri secondi di silenzio, lo sentì sospirare. «Voglio che tu mi prometta una cosa.»
Lydia alzò il capo. «Cosa?»
Zayn notò di nuovo le sue occhiaie seppur coperte da qualche prodotto di trucco. Era inutile, non poteva nasconderle, non a lui almeno. Il ricordo di quella notte, dove lei aveva pianto per un bel po' a causa sua, si fece spazio nella sua mente e non voleva assolutamente che ciò accadesse di nuovo. Lydia non doveva piangere per colpa sua, lui non meritava le sue lacrime... così come non meritava lei.
«Non devi mai più piangere per me. Mai.»
La sua era una richiesta abbastanza strana. Come poteva promettergli che non l'avrebbe fatto? Oramai Lydia era come se fosse un giocattolo tra le sue mani. Dipendeva solo da lui se dovesse piangere di nuovo o meno, e per quanto questo potesse sembrare sbagliato, non poteva farci niente. Era così.
«Be', tu prova a non darmi motivi per farlo...» quasi sussurrò.
«Ci proverò.»
E Zayn ci avrebbe provato sul serio, promettendo a se stesso di riuscirci, perchè vederla piangere era una delle scene più dolorose che avesse mai potuto vedere. Addirittura delle lacrime riempite col suo nome erano riuscite a toccare il suo viso, le sue guance. Non doveva piu' capitare.
«Ci proverò anch'io.» gli disse lei.
Si guardarono, come a sigillare con quello sguardo quelle promosse, seppur non certe, sperando di mantenerle. 
«Devo farti una domanda.»
«Va bene, dimmi.»
«Da quanto va avanti questa storia del professore?»
«Oh...» abbassò lo sguardo.
Zayn chinò di nuovo il capo verso di lei, cercando i suoi occhi. «Lydia, guardami e sì sincera con me.»
Lei così fece. Lo guardò e prima di parlare, sospirò. «Dall'inizio dell'anno...» ammise.
Il moro iniziò già ad innervosirsi. Si passò una mano sul viso, respirando profondamente. 
"Dall'inizio dell'anno" era parecchio. Erano già passati cinque mesi e quel depravato (come lo chiamava lui), in tutto quel tempo aveva concentrato tutta la sua attenzione su di lei, facendo forse anche peggio di quello che aveva fatto quando era stato anche lui presente.
«Non ne hai parlato con nessuno?»
Scosse il capo, mordendosi il labbro.
Il moro si ritrovò a guardare le sue labbra. Lydia non l'aveva fatto di proposito e lui lo sapeva, ma proprio non riusciva a controllare quella sua voglia matta di baciarla. Anche in discorso così serio, lui non poteva farci nulla: quella ragazza, quando faceva così, lo mandava letteralmente fuori di testa.
«Perchè?» gli domandò, acquistando lucidità.
Lei alzò le spalle, abbassando il capo. «Forse mi stavo solo sbagliando...»
«Sbagliando?! Lydia, me ne sono reso conto io che ho messo piede in quella classe per soli quindici minuti!»
Lydia si sentì di nuovo come sgridata dal padre per aver fatto qualcosa di sbagliato. Forse aveva sbagliato sul serio a non dire a nessuno di questa situazione, ma non voleva coinvolgere qualcuno che poi si sarebbe messo nei guai a causa sua e sapeva che se l'avesse detto a Zayn, lui avrebbe fatto molto peggio che urlargli contro solo degli insulti. Per quel poco che lo conosceva, era convinta che avesse fatto così e non voleva.
«Be', adesso non importa perchè ha detto che entro questa settimana se ne andrà, quindi...»
«Oh, ma davvero?»
«Si, ci ha detto che è stato trasferito.»
«Quando hai di nuovo lezione con lui?»
Lei sapeva dove voleva andare a parare. Non avrebbe permesso che un episodio come il giorno precedente sarebbe riaccaduto. Non voleva mettere Zayn nei guai, visto che, evidentemente, quella volta l'aveva scampata bella.
«No, non te lo dico.»
«Lydia.» la richiamò, con voce ferma.
«No, non voglio che si creino casini a causa mia.»
«Lydia, dimmelo.» ripetè.
«No.»
Zayn aveva dimenticato quanto Lydia potesse essere testarda a volte. Di suo solito, avrebbe perso già la pazienza, ma con lei no, seppur in casi come questo lo facesse irritare un pò. Lui non poteva mai perdere la pazienza con lei, anzi, non doveva.
«Lydia...» sospirò profondamente.
«No, Zayn. L'ultima cosa che voglio è che tu abbia una sospensione o addirittura qualche denuncia a causa mia. Si tratta solo di una lezione poi sarà tutto finito.»
«Chi ti assicura che domani non ti faccia già qualcosa prima che se ne vada?»
Su questo aveva ragione. Nessuno poteva assicurarglielo e dovette ammettere che quel pensiero iniziò a farle paura. Aveva sempre avuto il timore che il professore, da un momento all'altro, potesse farle qualcosa... e se avesse intenzione di farlo prima che partisse? 
«Dimmelo, Lydia, per favore.»
«Tu mi prometti che non farai nulla che possa metterti nei guai?»
«Si, te lo prometto.» Bugiardo. Se il professore avesse anche solo fatto il minimo di quello che aveva fatto il giorno precedente, sarebbe stato capace di ucciderlo in un batter d'occhio, anche davanti a Lydia, se non fosse stato in grado di controllare la sua rabbia. Ma questo non poteva succedere perchè quando c'era lei, sembrava, stranamente, calmarsi. Ancora non riusciva a spiegarselo.
«Domani, alla quarta ora... Zayn, me l'hai promesso.»
«Certo, piccola, non preoccuparti.»
Piccola. 
Da quand'è che non si sentiva chiamare così? A Lydia sembrò un'eternità. 
In quel momento si rese conto che gli era mancato da morire ed era una cosa strana. Come poteva mancarle sentirsi chiamare con quel nomignolo? Eppure era così. E non poteva neanche immaginare che per il moro gli era del tutto spontaneo chiamarla così, perchè quel nomignolo le si addiceva perfettamente.
Lydia, oramai, era diventata la sua piccola, e solo sua doveva essere.
«Grazie ancora per i fiori. E' stato davvero... carino da parte tua.» riuscì a dire lei, tra l'imbarazzo e le guance rosse.
Zayn sorrise ancora. «Figurati.»
«Adesso, ehm, devo andare in classe...»
«Certo.»
«Ci vediamo.» e lo sperava sul serio.
«Ci vediamo.» ripetè lui, con la stessa speranza.
Lydia gli fece un ultimo sorriso timido e si avviò verso il corridoio.
«Non dovevi prendere qualche libro nell'armadietto?» le domandò Zayn.
«Oh, si, giusto.»
Il moro la guardò andare verso il suo armadietto e prendere alcuni libri, posandoli poi in borsa. La vedeva quasi agitata. Forse sapeva che la stava guardando divertito. 
Si voltò per di lui e quando provò ad andarsene, facendo dei passi indietro, si bloccò prima di andare a finire addosso ad un ragazzo che stava passando.
Zayn rise, abbassando il capo. Era così carina.
Quando alzò lo sguardo verso di lei, vide che lo salutò con un timido cenno di mano e poi scomparve dietro l'angolo del corridoio, non sapendo che lì, Lydia aveva messo il viso contro il libro, dandosi della completa e totale stupida.

 
—— ❀ ————


Si avviò verso quel tavolo, con una sola intenzione e con un solo obiettivo, come sempre d'altronde.
Quando le fu vicino, le mise una mela proprio sul suo libro. 
Lei non sobbalzò, alzò lo sguardo verso di lui, confusa e sorpresa.
«Mangiala.» le disse.
«Ehm... no, grazie, ho già mangiato.»
«Non hai finito neanche il tuo panino, Lydia.»
«Sono piena.»
Zayn si sedette difronte a lei, col suo solito sguardo da rimprovero e duro. Sapeva che si stava andando a creare un'altra battaglia per farle mangiare quella mela, per colpa della sua testardaggine. D'altronde, anche lui lo era e non avrebbe di certo mollato.
Il moro era stato a guardarla in un posto poco distante, così che non lo vedesse, in quella mensa, controllando che lei mangiasse. E lo aveva fatto, un po' disgustata, ma l'aveva fatto. Però, aveva lasciato metà del panino. Non aveva mangiato altro. Era decisamente troppo poco.
«Vogliamo iniziare a litigare per farti mangiare quella mela?»
«No, non voglio litigare, se tu che lo vuoi.»
«Ah, io?»
«Si. Se avessi voluto la mela l'avrei mangiata.»
«Oh, lo so che tu hai ancora fame.»
«Zayn-»
«Avanti. Questa è la mela più buona di tutto il mondo. Te l'ho anche lavata. Basta un solo morso.»
«Fa tanto Biancaneve.» scherzò lei.
«Si, solo che non sono una vecchia decrepita e questa mela non è avvelenata. Forse.»
«Molto rassicurante, ti ringrazio.»
Zayn ridacchiò. «Avanti.»
Entrambi si guardarono, ma non era uno sguardo profondo ed intenso come erano di solito darsi: uno sguardo di sfida, scherzosa, per decidere il vincitore di quel piccolo dibattito. Il perdente, fu Lydia che non riuscì più a reggere lo sguardo del moro e con uno sbuffo, prese la mela e le diede un morso.
Lui la guardava come incantato, come oramai gli capitava di fare. 
Possibile che quella ragazza fosse delicata anche a dare un semplice morso ad una mela? 
Zayn non avrebbe mai creduto che si sarebbe ritrovato ad invidiare un frutto solo perchè le labbra della ragazza per cui stava uscendo pazzo l'avevano sfiorato. Stava perdendo letteralmente la testa. O forse l'aveva già persa.
Quando lei alzò gli occhi verso di lui, ridacchiò in imbarazzo. Forse lui l'aveva guardata troppo intensamente. 
«Hai ragione, è la mela più buona del mondo.» disse Lydia, dopo aver ingoiato.
«Ah, si?»
«Si, assaggia.»
Porse la mela verso di lui e Zayn era così tentato da prenderla e toccarle la mano, ma si trattenne. Non poteva. Non sapeva neanche come prendere quel frutto senza sfiorarle la mano. Avrebbe rischiato troppo.
Lydia sembrò accorgersi del suo disagio e senza dire altro, mise la mela nel vassoio del suo pranzo e poi lo spostò verso di lui.
Zayn non sapeva se ringraziarla o dire qualcos'altro. Non era riuscito neanche comprendere come lei fosse riuscita a capire il suo problema in quel momento. Se n'era ricordata e aveva risolto tutto da sola, senza alcun imbarazzo. Lo aveva rispettato, aiutandolo in un batter d'occhio. In quel momento si chiedeva se in futuro sarebbe andato avanti sempre così.
Le diede un ultimo sguardo, poi diede un morso alla mela, accanto a dove l'aveva morsa lei. Sperava di poter sentire almeno così il suo sapore, quello delle sue labbra, ma sotto al palato, come in tutta la sua bocca, sentì solo il sapore dolce del frutto.
Masticò e poi ingoiò, mettendo la mela di nuovo sul vassoio.
«Non dubitare mai di me. Io ho sempre ragione.»
«Come sei modesto.» lo prese in giro.
«E' la verità.» si giustificò. «Adesso finisci.» spostò il vassoio di nuovo verso di lei.
Lydia mugugnò contraria ma sotto lo sguardo di Zayn non poteva dire nulla. Avrebbe dovuto finire la mela, senza altre storie. 
Nonostante i battibecchi di questo genere, Lydia apprezzava sempre di piu' come lui si prendesse, in qualche modo, cura di lei. Si preoccupava se lei mangiasse o meno, se stesse bene e se avesse bisogno di qualsiasi cosa. Era sempre gentile con lei, seppur qualche volta si ricredeva per i modi duri che usava, ma lo faceva per il suo bene... almeno si convinceva di questo.
«Come mai sei sola?» le chiese.
Lydia ingoiò il cibo. «Ti ho detto, Lola non vuole piu' parlarmi. Con gli altri del gruppo non ho mai avuto un buon rapporto e non credo che mi vogliano al loro tavolo.»
«E il tuo amichetto riccio?»
In quell'attimo lei non capì, tanto che lo guardò confuso. «Oh, dici Harry?»
«Si, Harry.» il suo nome lo disse con disprezzo e quasi con disgusto. Lydia se ne accorse.
«Be', lui non è amico mio... insomma, abbiamo parlato qualche volta.»
«Ieri a mensa ho visto che era seduto qui con te.»
«Si, mh... ero un po' giù di morale e lui si è seduto facendomi compagnia. E' stato molto carino.»
E Zayn sapeva perchè era "giù di morale". In quella giornata, dopo che Lydia aveva parlato con lui in mattinata chiarendo sul loro litigio, aveva deciso di non ritornare sul discorso e di non pensarci troppo. Ma ora che Lydia glielo diceva, tutto gli tornava in mente, e odiava il fatto di aver permesso che tutto ciò accadesse, ma più di tutti, odiava il fatto che Harry Styles era stato il primo ragazzo a consolarla, facendo il "carino con lei". 
Non riusciva a spiegarsi perchè si arrabbiasse così tanto con qualunque ragazzo le stesse intorno e tutto ciò che voleva era che questa sensazione finisse e svanisse per sempre perchè era come se lo divorasse, del tutto. Ma questo non poteva accadere. Ora Lydia aveva un'importanza troppo grande per lui e la sua vita e ci era fin troppo dentro. Col tempo, avrebbe capito che lui era solo estremamente geloso, un sentimento ancora sconosciuto per lui. Da quel rapporto con lei, Zayn avrebbe capito molte cose e ne avrebbe imparato, tanto.
«Mh.» riuscì a commentare.
«Ti dà fastidio?» gli chiese lei.
«No, figurati.»
Lei, stranamente, si aspettava tutt'altra risposta. Non sapeva neanche il perchè la volesse, forse per avere una piccola dimostrazione da lui... anche se ne stava avendo fino ad adesso. Non riusciva a spiegarselo.
La sua attenzione finì sulle mani di lui, che erano incrociate sul tavolo.
Le mani di Zayn erano sempre state grandi e lunghe e Lydia era sempre tentata dal toccarle, così come in quel momento. Sembravano morbide e avrebbe voluto toccargliele e scoprirlo, o solo per entrare in contatto con lui. Poi, nella sua mente si fece spazio la scena del giorno precedente. 
Le vene delle sue mani erano state nere e anche le sue mani stavano diventando di quel colore. Lydia era sicura di quello che aveva visto ma non voleva fargli qualche domanda al riguardo. L'avrebbe presa di sicuro per una pazza o una completa stupida. 
Alzò lo sguardo verso i suoi occhi e ricordò anche come essi, sempre il giorno precedente, avessero cambiato colore, lo stesso colore che avevano assunto le sue vene.
Gli occhi di Zayn erano stati neri, ma quel colore non aveva coperto solo la pupilla, bensì tutto l'occhio. Era una cosa impossibile anche da immaginare, ma lei era sicura di quello che aveva visto... o no?
«Hola bellocci!»
Louis si sedette tra loro facendo sobbalzare entrambi. Nessuno dei due si era accorto che stava per arrivare: erano troppo presi a perdersi l'uno negli occhi dell'altro.
«Ciao Louis.» lo salutò lei.
«Che stavate facendo?»
«Niente.» rispose Zayn.
Lydia aveva già finito la sua mela.
«Stavate tutti soli soletti?»
Oramai Zayn sapeva quanto all'amico piacesse stuzzicarlo, in questo caso, stuzzicarli entrambi. Ci era abituato, ma Lydia no, visto che si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbassò il capo. Se Louis voleva metterla in imbarazzo, ci era riuscito.
«Facevo compagnia a Lydia.» rispose il moro.
«Compagnia? Eri da sola?» domandò Louis, rivolgendosi a lei.
Lydia annuì col capo.
«La troia della scuola, l'unica che conosce qui, non vuole più parlarle e non si sa il perchè.» spiegò Zayn.
«Evidentemente a Lydia interessano tutt'altre cose a differenza sua che pensa solo al cazzo.» la guardò. «Sbaglio?»
«Ehm, non lo so, credo di no...» balbettò lei.
«Ma tu non devi preoccuparti, piccola buonacciona, io e Zayn ci siederemo a mensa con te e avrai l'onore di sentire i miei amati rutti.»
Lei ridacchiò. «Sembra esilarante.» 
«Oh, lo è. Diglielo, Zayn.»
«No, non lo è.» rispose il moro.
Lydia rise, mentre vedeva i due amici battibeccarsi tra loro.
In quel momento, suonò la campanella.
«Mh, devo andare.» disse lei, alzandosi e prendendo il vassoio. Guardò i due e vide che non accennavano ad alzarsi. «Voi non andate a lezione?»
«No, noi ce la prendiamo con molta calma.»
«Oh.» li sorrise. «Allora... ci vediamo.»
«Certo, a domani. E dì che non vedi l'ora di sentire i miei rutti.»
Lydia ridacchiò ancora. «Certo, Louis, certo.» e si avviò verso il carrello dove poggiò poi il suo vassoio.
Per tutto il tempo, Zayn l'aveva seguita con lo sguardo, vedendola scomparire anche dietro la porta della mensa.
«Lo sai che non si guardano i culi delle signorine?» lo richiamò l'amico.
«Sta zitto.»

 
—— ❀ ————


«Che ci facciamo qui, Louis?»
Zayn e Louis erano andati alla riserva, ma prima che potessero metterci piede, Louis lo aveva fermato, dicendogli che doveva fargli vedere una cosa. 
Lo aveva portato in un deposito abbandonato, poco distante dal loro appartamento. Non c'era nulla, era completamente vuoto. Le pareti erano di un grigio scuro, in alcune parti c'erano anche delle crepe. Sulla destra, c'era una finestra ed un'altra sulla sinistra, ma molto più piccola: era posizionata in alto, quasi fin sotto il soffitto.
Zayn dedusse che quel posto fosse stato abbandonato e che nessuno ci aveva messo piede prima di loro, anche perchè aveva notato che Louis possedeva le chiavi. Adesso era suo?
«Ultimamente, stavo pensando a una cosa...» iniziò l'amico. «Visto che non puoi toccare nessuno perchè se no lo ammazzi, voglio provare un metodo per cercare di controllare la tua forza.»
«Che metodo?»
Louis si avviò verso una porta infondo, sulla sinistra, e scomparve per un po'. Zayn non l'aveva neanche vista.
Quando tornò, trascinava con sè un sacco, portandolo al centro della stanza accanto a lui. 
Con un po' d'affanno, lo portò verticalmente, tenendolo per bene cercando di non farlo cadere. Era un sacco da boxe.
Zayn non capiva, tanto che lo guardò confuso.
«Ti allenerai con questo.»
«Louis, la boxe ti aiuta a sfogare la rabbia e forse è meglio se la mia rabbia non la sfogo.»
«Lo so, infatti, tu dovrai fare il contrario.»
«Vuoi che faccia la boxe per rilassarmi?»
«No, voglio che tu faccia boxe per controllare la tua forza. Ogni volta che colpirai il sacco, proverai a trattenerti. Devi fare l'opposto.»
«Louis, io non credo che-»
«Zayn.» lo richiamò, con voce ferma. «Devi almeno provarci. Potrebbe funzionare sul serio.»
Zayn sospirò. Infondo, provare non avrebbe costato nulla. «Okay, proviamoci.»
Si tolse la giacca e la poggiò sul davanzale della finestra.
«Puoi appendere il sacco? Sai, non sono alto e non posso volare come una certa persona.» disse Louis.
Zayn ridacchiò. Tenne con una mano le catene del sacco, poi si alzò in volo verso il soffitto, dove c'era un gancio. Una volta appeso, tornò di fronte all'amico.
«Rilassato, Zayn. Trattieni la tua forza. Avanti.»
Zayn prese dei respiri profondi, liberò la sua mente da tutti i pensieri negativi e si posizionò davanti al sacco, con i pugni pronti.
Sferrò un colpo e il sacco si scaraventò contro il muro, creando una crepa più profonda di quella che c'era già.
Louis lo guardò, alzando un sopracciglio.
«Che c'è? Ho fatto piano.» si giustificò il moro.
«Sai, avevo previsto una cosa del genere.» disse per poi tornare nello sgabuzzino e prendere un altro sacco.
Il gancio al soffitto non si era rotto del tutto, leggermente solo la punta, e riuscì ad agganciare il secondo sacco.
Questa volta, Louis si posizionò dietro al sacco, tenendolo fermo e stretto tra le sue mani.
«Adesso provo a trattenerti, cerca di non sbattermi in qualche altro continente.»
«Louis, ci ho provato, non funziona. Lasciamo perdere.»
«Devi concentrarti e devi volerlo sul serio. Infondo, adesso hai una motivazione in più, no?»
Lydia.
Lei era la sua motivazione, la ragione per cui ci avrebbe provato sul serio per far si che funzionasse. Lei era l'unica persona per cui avrebbe lottato contro se stesso, vincendo contro l'oscurità che era dentro di lui. L'unico motivo per cui soffrire, sperando di riuscire finalmente a toccarla, in qualche modo. Lei. Sempre e solo lei.
Il moro si posizionò di nuovo davanti al sacco, questa volta anche davanti al suo amico. 
Provò a rilassarsi, con i soliti respiri profondi e portò le mani strette a pugno davanti al viso.
Prese un ultimo respiro e poi sferrò il colpo. 
Il sacco era ancora davanti a lui, tenuto stretto tra le mani di Louis che, non appena aveva sferrato il colpo, aveva chiuso gli occhi. Zayn era sicuro che l'amico aveva messo tutto se stesso per farsi che il sacco non crollasse o che finisse di nuovo contro il muro.
«E-ecco, così.» riuscì a dire Louis, a denti stretti.
«Ti ho bucato qualcosa?»
«No, è stato un dolore abbastanza sopportabile.»
Zayn sorrise tra sè e sè, soddisfatto del suo tentativo e quel senso di positività si fece spazio in lui. Forse avrebbe potuto farcela sul serio.
«Riproviamo.»

 
—— ❀ ————


Era sera, e Lydia se ne stava sul letto della sua cameretta a leggere il suo libro preferito, in completa pace e tranquillità.
Da quando Duke se n'era andato, poteva tornare a casa tranquilla e poteva sentirsi al sicuro, come non si era mai sentita da diversi anni.
Poteva tornare a casa senza il timore di trovarselo di fronte, senza la paura di vederlo perdere la ragione e prendersela una marea di volte con lei. Si sentiva rilassata e tranquilla. Sperava con tutta sè stessa che non tornasse più, che l'abbandonasse. Non le importava di restare sola in casa o di dover provvedere da sola al cibo o a qualcos'altro: una soluzione l'avrebbe trovata, l'importante era che Duke uscisse, definitivamente, dalla sua vita.
Quando stava per finire la penultima pagina di quel capitolo, sentì suonare il campanello della porta.
Sobbalzò. Non aspettava nessuno e nessuno veniva a trovarla, solo Allison, in occasioni miracolose.
Scese le scale, dubbiosa e con un leggero timore, e andò alla porta. La aprì.
Davanti a lei c'erano due uomini, forse sui trent'anni. Il primo, quello davanti alla porta più vicino a lei, era una persona di colore, alta, con i capelli rasati a zero, le labbra doppie e piene, il naso schiacciato e gli occhi piccoli e neri. Lydia ebbe paura solo a guardarlo.
L'altro, era un po' più basso, carnagione bianca, i capelli a spazzolino castani, il naso a punta, labbra piccole e sottili, occhi castani scuri. Tra le labbra aveva una sigaretta.
«Dov'è Duke?» chiese l'uomo di colore.
«N-non c'è.» riuscì a rispondere lei.
«Ah, non c'è? E dov'è andato?»
«I-io non lo so, non me l'ha detto.»
«Mh, non te l'ha detto...» mormorò. «Così, Duke ti ha lasciata tutta sola in casa?»
Lydia non rispose, ingoiò il vuoto. In quel momento stava immaginando il peggio e le sue paure aumentarono quando vide l'uomo farsi più vicino, mentre lei indietreggiava.
«Kole, non c'è tempo.» lo riprese l'altro.
Kole si fermò, stringendo i pugni e respirando profondamente. Poi la guardò, e quando Lydia provò ad allontanarsi maggiormente, lui fu veloce, riuscendo a prendere il mento tra le sue dita e avvicinarlo a sè.
«Dì a Duke che Kole lo cerca.»
Lydia mugugnò, sia per il dolore che per il non riuscire a dare una risposta più concreta di quella. Tremava di paura.
Kole le diede un lungo bacio sulla guancia. «Ci vediamo molto presto, tesoro.» sussurrò, lasciandola poi finalmente libera dalla sua presa.
Lydia fu di nuovo libera di respirare. Non si era accorta di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo.
Kole le diede un ultimo sguardo, poi, insieme all'amico, se ne andò e quando chiuse la porta, Lydia vi si appoggiò contro, scendendo fino a terra, stringendo le gambe a sè e sfogando tutta la paura provata in lacrime.

 
—— ❀ ————


Zayn stava continuando ad allenarsi con Louis in quel deposito, ancora con lo stesso sacco, il secondo.
Ci stava davvero riuscendo e non riusciva a crederci. Riusciva a controllare la sua forza, sferrando un colpo dopo l'altro e Louis diceva che non gli era così difficile e doloroso trattenerlo come pochi minuti fa.
Stava per dare un altro pugno al sacco, ma si fermò di colpo.
«Perchè ti sei-» Louis non riuscì a completare la frase. Il suo sguardo si concentrò sul petto di Zayn e il battito del suo cuore rimbombò per tutta la stanza. Era un continuo dentro e fuori, dentro e fuori. Sembrava che il suo cuore volesse uscirgli dal petto.
«Zayn, che ti succede?» domandò all'armato.
«Lydia.»
«Cosa?»
«E' Lydia. Ogni volta che ha paura riesco a sentirlo attraverso il mio cuore.» 
«Come una sorta di allarme?»
«Si...» 
Zayn non attese altro. Andò verso la finestra e prese la sua giacca, indossandola subito.
«Devo andare.» disse all'amico. «Ci vediamo dopo.»
«Si, vai.»
Zayn uscì dal deposito e corse dietro di esso. Doveva volare per forza, doveva arrivare da lei il prima possibile, sapere cosa le stesse succedendo.
Si assicurò che nessuno lo guardasse e si precipitò nel vicolo scuro, andando dietro all'edificio. 
Spiccò il volo e ci mise tutta l'energia che aveva in corpo per aumentare la velocità. Piu' era veloce, più passava inosservato agli occhi degli altri.
Arrivò sotto la finestra di Lydia perchè era lì che il suo corpo, o più che altro il suo cuore, lo aveva portato. 
Zayn non sapeva spiegarsi tutto ciò, sapeva solo che ogni volta che Lydia aveva paura, il suo cuore glielo diceva, glielo faceva sapere, e il suo corpo era come consapevole di dove si trovasse, portandolo da lei senza altre spiegazioni.
Prese a chiamarla, a urlare il suo nome e sperò in una risposta o almeno di vederla, ma non accadde.
Quando stava per andare alla porta principale, si fermò. La luce della camera si accese.
La vide. Lydia stava aprendo la finestra, affacciandosi.
«Zayn?»
«Lydia, stai bene?»
«Ehm, si, perchè?» 
Non fu convinto della sua risposta e in quel momento odiò il fatto che fosse sera perchè non riusciva a vedere bene il suo viso, visto che non c'era neanche un lampione lì. Ma comunque, per quel poco che riusciva a vedere, la sua bellezza non si smentiva mai. 
«Volevo... solo assicurarmi che stessi bene.»
«Oh... si, non preoccuparti, sto bene.»
Il cellulare di Zayn squillò e lui imprecò a denti stretti. Sapeva già chi era e dovette togliere l'attenzione da lei per rispondere al telefono. Solito posto, solita ora, solito lavoro. E doveva andarsene, proprio adesso.
Chiuse il cellulare e la guardò di nuovo. «Sicura che sia tutto apposto?»
Lei ridacchiò per la sua insistenza. «Si, davvero.» lo rassicurò, per quanto tentasse di essere convincente.
Zayn disse un semplice "okay" e quando stava per voltarsi per andarsene, la voce di Lydia lo fermò.
«Grazie... per essere venuto.»
Il tono della sua voce era stato timido e insicuro quando aveva pronunciato quella frase, e Zayn si ritrovò a sorridere. Come poteva non farlo? Sembra impossibile non riuscirci.
«Figurati.» le sorrise. «Ci vediamo domani.» 
«O meglio, stanotte.»
Lydia lo sorrise ancora e ricevette da lui un occhiolino prima che lo vedesse sparire tra gli alberi della foresta.


 

Ciao bellissimissime!
Giuro che avrei voluto aggiornare prima, ma non ho potuto.
Ho avuto alcuni problemi familiari e si è messa anche la scuola tra compiti ecc.
Quindi, non ho avuto davvero tempo.
E ci tengo davvero a dirvi che mi dispiace per questo capitolo
perchè fa realmente schifo.
Vedrò di farmi perdonare nel prossimo, almeno spero.

Comunque, che ne pensate del capitolo?
Ogni vostro tipo di teoria su Zayn è ben accetta qui ahahah.
Io non vi dirò nulla, eh, sia chiaro uu
Sono bastarda, lo so.

Avete visto che carino Louis che vuole aiutare Zayn?
E non so voi ma io amo il fatto che
Lydia e Zayn siano connessi, in qualche modo, attraverso il cuore di lui.
Non so, mi piace ahahah.

Oggi è il compleanno di Harry e gli faccio gli auguri anche qui, dai.
Happy birthday Harry!
Voglio piangere, fatelo tornare 16enne.
Bene, lasciamo da parte le mie piccole disperazioni.

Vi volevo rigraziare tanto, ma davvero tanto per i complimenti
su twitter e facebook.
Siete tutte bellissime, davvero cwc
Peppina vi ama.
Sempre, sempre, sempre!

Dite ciao alla nostra Lydia.




E dite ciao anche al nostro Zayn.



Twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp (fatemi tante domande sulla storia!)

Bene, adesso mi dileguo.
Peppina vi ama.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 12
*** 12. Outburst ***







12. Outburst


 
 
Zayn si avviò con passo svelto verso la classe dove adesso doveva trovarsi Lydia, e cioè, dove il professore "depravato" stava tenendo la sua lezione. 
Come al solito, aveva atteso che tutti gli studenti andassero nelle loro classi e che i corridoi fossero completamente vuoti, così che lui avessi un passaggio libero e sicuro per tutti. Anche se l'avrebbe avuto, e l'aveva, anche se gli altri erano presenti. 
Tutti oramai erano consapevoli di come comportarsi se Zayn fosse stato in giro: non guardarlo, spostarsi se lui passava, ignorarlo completamente; e tutti lo facevano. Non avrebbero mai avuto il coraggio di fare il contrario perchè la paura li fregava sempre.
Questa situazione si era venuta a creare da sola, anche se circolavano alcune voci sul suo conto e non erano del tutto buone, ma Zayn doveva ammettere che un po' del suo ce l'aveva messo di proposito. Non faceva tutto ciò per avere una reputazione di popolarità o di rispetto: Zayn faceva tutto ciò solo per il loro bene, per non mettere fine alle loro vite in un attimo. 
Non pretendeva nemmeno che loro capissero, non avrebbero potuto mai farlo e oramai si era abituato a quella situazione. Se tutto ciò non creava problemi ne a lui ne agli altri, allora andava bene così. 
Arrivò fuori alla classe e aprì di scatto la porta, sorprendendo gli alunni presenti.
Richiuse la porta e non distaccò gli occhi dal professore.
Con aria di sfida e con un sorrisetto beffardo, disse «Diviso.»
«No, non ti voglio nella mia classe.» rispose il professore.
«E perchè mai? Infondo, non ho fatto nulla e non è successo niente, giusto?»
Zayn sapeva che il professore non avrebbe potuto ribattere. Ciò per cui si era arrabbiato il moro, era una cosa fin troppo ovvia, anche per gli altri alunni, quindi, se avesse voluto parlare, aveva altri testimoni. La sua parola contro quella di altri venti ragazzi. 
Il silenzio del professore fu una conferma per Zayn, e lo sorrise di nuovo beffardamente.
Guardò per un attimo la classe e quando vide Lydia, seduta allo stesso posto dell'altra volta, si avvicinò a lei, o meglio, al ragazzo seduto accanto.
Con lo sguardo, gli fece intuire di spostarsi, senza dire una parola, e il ragazzo si spostò in un attimo, senza fare storie. 
Avere una reputazione del genere aveva i suoi vantaggi, a volte.
Si sedette, incrociò le braccia sul banco e guardò di nuovo il professore che non avrebbe voluto fare altro che bruciasse. Ma Zayn sarebbe rimasto lì, accanto alla ragazza che voleva con tutto sè stesso, finchè quell'uomo non sarebbe uscito definitivamente da quella scuola, per sempre.
Il professore non riuscì più a reggere lo sguardo di Zayn e riprese la lezione, girandosi e continuando a scrivere alla lavagna.
Il moro girò il capo alla sua destra, trovandola finalmente accanto a sè, come avrebbe voluto che fosse per il resto della sua vita.
Quel giorno, Lydia aveva i capelli mossi, portati su entrambe le spalle; un maglioncino grigio un po' largo, corto e leggermente scollato, copriva ciò che doveva coprire e per Zayn questo era l'importante; un jeans scuro stretto, davvero stretto da far notare ancor di più il suo sedere, e lui l'aveva notato eccome quella mattina, mentre l'aveva vista salire le scale per entrare nell'edificio; converse nere, solito trucco leggero e la sua solita bellezza di sempre, seppur diversa, migliore. Quella ragazza diventava ogni giorno più bella.
«Ciao bellissima.» mormorò.
Le guance di lei arrossirono appena, come da suo solito, e a Zayn piaceva così tanto quando accadeva.
«Ciao.» disse lei, sorridendogli.
«Stai bene?» le domandò.
Lei annuì. «E tu?»
«Adesso si.»
«Copiate ciò che ho scritto alla lavagna.» disse il professore, quasi urlando, richiamando tutti in classe.
Lydia prese il suo quaderno dalla borsa, la penna dal suo astuccio e iniziò a copiare, così come fecero tutti, ovviamente tutti tranne Zayn.
Il moro prese il suo cellulare e vide se ci fossero messaggi. 
Quando stava per risponderne ad uno, vide Lydia spostare il suo quaderno un po' verso di lui. 
Curioso, Zayn guardò sul foglio e sorrise nel vedere cosa c'era scritto.
Una semplice parola, ma che per lui aveva un grande significato. Nessuno gli aveva mai fatto apprezzare a pieno quella parola prima che incontrasse Lydia.
Gli aveva scritto un semplice "Grazie." sulla parte più alta del foglio. Scritto alla perfezione per via della sua bella calligrafia, piccolo seppur visibile.
Lydia lo ringraziava sempre e in quegli anni, da quando era così, non si era mai sentito così apprezzato come lo faceva sentire lei. Gli faceva capire quanto apprezzasse tutto ciò che faceva per lei e non lo faceva sentire così sbagliato come sembrava, anche se quella sensazione durava per poco.
Lui la guardò e gli sorrise appena, proprio come fece lei, per poi ritornare a scrivere.
Zayn sentiva, e sapeva che era così, che l'unico a dover ringraziare tra i due era solo lui. Ringraziarla per ciò che faceva, che non era nulla se visto da occhi diversi, ma dai suoi, Lydia faceva davvero tanto per lui. Era riuscita ad essere il suo pensiero fisso, quello che non lo abbandonava mai. Era sempre con lui, alle prime luci dell'alba, al tramonto del sole, al sorgere della luna, alle luci delle stelle. Sempre. Quel pensiero che gli dava quel poco di forza che gli restava nel non crollare, dal non farsi risucchiare dalle sue tenebre, dal suo male. Era diventata la sua unica fonte di salvezza, la sua via d'uscita da quella sua oscurità, la sua luce.
Durante la lezione, il professore non aveva neanche osato passare accanto al banco di Lydia, come di suo solito. Zayn, per quanto volesse guardare solo la ragazza accanto a sè, lo teneva sott'occhio, scambiandosi con lui innumerevoli sguardi di sfida.
«Prima che suoni la campanella, voglio dirvi che questo è il mio ultimo giorno in questa scuola.»
«Quanto mi dispiace.» commentò Zayn.
Il professore lo ignorò. «Ma questo lo sapete già. Arriverà un altro supplente e gli informerò di tutto quello che abbiamo fatto. Spero vi troviate bene e che supererete anche quest'anno con facilità.»
«Se te ne vai, stai sicuro che sarà così.»
Zayn avrebbe voluto stare zitto, ma quelle piccole provocazioni gli uscivano spontanee. La rabbia di quel giorno, e di quel poco che aveva adesso, si stava diffondendo in tutto il suo corpo e anche nella sua mente, così da manipolare i suoi pensieri. Doveva controllarsi.
Suonò la campanella e i ragazzi iniziarono ad uscire dalla classe, eccetto per qualcuno che stava ancora posando le sue cose nella propria borsa. Tra loro, c'era anche Lydia.
Il professore diede un ultimo sguardo a Zayn, il quale ricambiò, e finalmente uscì dalla classe.
Quando anche gli altri ragazzi uscirono, Lydia sospirò profondamente. Si sentiva come se si fosse tolta un grande peso dal petto, si sentiva libera, leggera, e ancor più tranquilla. Un'altra preoccupazione dalla sua vita era stata eliminata.
«Sei contenta?» gli domandò Zayn.
Lei si voltò verso di lui, annuendo col capo e cercando di trattenere un sorriso, mordendosi il labbro.
Per quanto quella potesse sembrare una provocazione, il moro ridacchiò, vedendola davvero contenta.
«Non c'era bisogno che tu venissi e-»
«Okay, piccola, non iniziamo.»
Lei ridacchiò. «Grazie mille, davvero. Ero così preoccupata stamattina.»
«Adesso sei piu' tranquilla?»
«Si.»
«Bene.»
Per quanto Lydia potesse essere stata preoccupata in quella mattinata, non c'era bisogno che lui venisse, anche se la sua presenza la rendeva piu' sicura... protetta. Si sentiva un po' cattiva nei confronti del professore perchè era davvero contenta che se ne andasse, ma non poteva farci nulla e non riusciva neanche a mascherarlo. Il pensiero che quell'uomo potesse farle qualcosa era sempre fisso nella sua mente e andare a lezione era diventato un incubo. Ma adesso era finita.
«Scusami, Zayn, ma devo andare a lezione.» si alzò, prendendo la sua borsa dal banco.
«Va bene.» il moro restò seduto. Lydia oramai sapeva che lui prendeva il tutto "con calma" quando si trattava di andare a lezione.
«Be', ci vediamo...»
«A pranzo.» gli disse lui.
«Oh, si, devo sentire i rutti di Louis.»
«Si, proprio per quello.» ironizzò Zayn.
Lei rise. «A dopo.»
La vide voltarsi per andarsene, ma sotto l'arcata della porta, lei si girò di nuovo verso di lui. 
«Grazie ancora, Zayn.»
Lui sorrise. «Di niente.»
Se ne andò, ma non prima di riservare al moro un altro dei suoi sorrisi, che poi lui  avrebbe custodito come aveva fatto con gli altri, perchè anche quello era tutto ed esclusivamente suo.

 
—— ❀ ————

 
Lydia stava leggendo il suo libro al tavolo nella mensa, quando vide poggiarsi accanto a lei un vassoio rosso. 
Quando alzò lo sguardo, vide Zayn sedersi accanto a lei, un po' più distante, come di suo solito.
«Ciao.» la salutò.
«Ciao.» ricambiò lei.
Il moro restò a guardarla e Lydia capì cosa volesse intendere.
«Non guardarmi così.» gli disse.
«Così com'è?» domandò lui, fingendo.
«Così... Come a dire: Io ti tengo sotto controllo, non prendermi in giro.»
«Infatti è così.»
«Ho mangiato tutto.»
Zayn inarcò un sopracciglio.
«Te lo giuro! Guarda.» prese il suo vassoio, mostrandogli il piatto vuoto.
«Mh, bene.» commentò lui. «In ogni caso, ti ho preso una mela.» e mise il frutto nel suo vassoio.
Lydia sospirò. «Andrà avanti sempre così?»
«Si.»
«E non potrò mai oppormi, vero?»
«Vero.»
Lei mugugnò per poi sbuffare e una ciocca di capelli le cadde davanti al viso. 
Zayn ridacchiò, paragonandola ad una tenera bambina, seppur testarda, ma comunque dolce e divertente.
Spostò quella ciocca all'indietro e si voltò verso di lui. «Facciamo metà?»
«No, devo cercare di mangiare il mio pranzo che non sembra neanche buono.»
«E tu mi costringi anche a mangiarlo.»
«Perchè tu devi, io posso anche non farlo.»
«Anche io potrei non farlo se qualcuno non costringesse.»
«Quel qualcuno fa molto bene.»
«No perchè-»
«Shh! Fine del discorso, mangia la mela.»
Lydia si appoggiò allo schienale della sedia incrociando le braccia al petto, contraria. Testarda e cocciuta, oramai Zayn ci era abituato. Ma comunque, la tensione era tutt'altro che scottante. Stavano scherzando entrambi e al moro era mancato scherzare in questo modo con qualcuno.
«Guarda che quella è la seconda mela più buona del mondo.»
«Oh, ma non mi dire.»
«Si, ti dico. Ora mangia.»
«Mangia anche tu.»
«Lo farò, ma fallo prima tu.»
«No, tu.»
Zayn rise abbassando il capo. «Stiamo seriamente discutendo su chi deve mangiare prima?»
«Si, e visto che sono sempre io a mangiare, ora tocca a te farlo per primo.» lo sfidò lei.
Lui si arrese, oramai fin troppo divertito da quella situazione. «E va bene.»
Prese il suo panino con hamburger, insalata e pomodoro, lo portò alla bocca e gli diede un morso. Soddisfatto, si girò verso di lei, invitandola a fare lo stesso con la mela.
E Lydia così fece, visto che oramai sapeva che non avrebbe potuto fare piu' niente per opporsi. 
«Com'è quel panino?» 
Entrambi si voltarono vedendo Louis sedersi di fronte a loro, con una lattina di coca cola in mano e un tramezzino.
«Fa schifo.» commentò Zayn.
«Ovviamente.» disse per poi guardare Lydia. «Ciao Lydia!» la salutò facendo una voce stridula.
Lei ridacchiò. «Ciao Louis.»
Tutti e tre passarono gran parte del loro pranzo a ridere e scherzare, come se fossero amici da un sacco di tempo, e Zayn vide anche quanto Lydia si sentisse a suo agio con loro. Sembrava quasi aver perso la sua timidezza, ma sapeva che quello non sarebbe mai accaduto. Zayn riusciva sempre a renderla nervosa o metterla in imbarazzo anche solo guardandola, come aveva fatto quando lei aveva riso ai rutti di Louis o a qualche sua battuta. Era arrossita non appena si era sentita il suo sguardo addosso e aveva cercato di nascondere il suo viso dietro al libro, fingendo ancora di ridere. Ma a quel trucco, Zayn non ci aveva creduto. Oramai la conosceva e sapeva come farla arrossire, e visto che gli piaceva da morire quando succedeva, avrebbe continuato a far colorare le sue guance finchè ne avrebbe avuto la possibilità.

 
 
—— ❀ ————
 

Con una sigaretta tra le labbra, Zayn camminava su quel marciapiede illuminato dai lampioni che vi ci erano. 
Stava tornando a casa, o meglio, alla riserva dove sapeva di trovarci tutti i suoi amici. Dopo il "lavoro", tutti si riunivano lì. Era come una sorta di rifugio per tutti e per Zayn lo era stato davvero nei primi tempi in cui era diventato quel che era, oramai, adesso.
Quel posto lo avevano pagato poco e niente ed era perfetto per restare un po' coi propri amici o per prendersi una piccola pausa da ciò che li stressava in quella giornata. Se Zayn voleva restare da solo, come di suo solito, preferiva però tornare a casa sua. 
Aspirò di nuovo dalla sigaretta, trattenne il fumo, poi lo cacciò facendolo disperdere nell'aria e prima che potesse proseguire ancora nel suo cammino, si fermò non appena sentì dei singhiozzi.
Non si rese subito conto del perchè lo fece, ma qualcosa lo spingeva a farlo, a fermarsi per voltarsi e capire chi stesse piangendo. E quando si voltò, capì da chi provenisse quel pianto. 
«Lydia?»
Era seduta su una panchina, con le gambe contro il petto con le braccia che le stringevano, nascondendoci anche il viso. I suoi lunghi capelli color rame coprivano parte del suo corpo, nascondendo ancor di più il suo capo.
Quando pronunciò il suo nome, lei alzò il capo verso di lui e Zayn vide quanto i suoi occhi fossero rossi e gonfi. Si chiese da quanto tempo fosse lì, a piangere da sola su una panchina, tremando per via dei singhiozzi e per il freddo.
Lydia si asciugò le guance con le maniche del maglioncino, ma era troppo tardi per nascondere il percorso che avevano fatto le sue lacrime.
Zayn gettò subito la sua sigaretta e si sedette accanto a lei, preoccupato. «Che hai? Cosa è successo?»
«N-niente, Zayn. Sto bene, non preoccuparti.» tentò, non riuscendo a guardarlo in viso.
«Non dirmi che stai bene, Lydia, perchè è evidente che non è così, ed io mi preoccupo. Cosa ti è successo?»
«N-niente...»
Il moro respirò profondamente, passandosi una mano sul viso dal nervoso. Era consapevole del fatto che perdesse la pazienza molto facilmente e non voleva perderla proprio in quel momento, in cui Lydia aveva bisogno di qualcuno, e quel qualcuno doveva essere lui. Ma lei non gli rendeva le cose facili se non gli parlava, se non gli diceva perchè stava piangendo così tanto. Anche se, infondo, la capiva. Non poteva pretendere che gli dicesse tutto così di botto; sapeva che ci avrebbe messo un po', ma non importava. 
Tra loro calò un po' di silenzio che permise a Zayn di ascoltare i pensieri che si fecero spazio nella sua mente, e quelli non erano pensieri del tutto buono.
«Qualcuno ti ha fatto qualcosa? Lydia, se è così dimmelo perchè giuro che-»
«No, no.» lo interruppe, guardandolo. «Nessuno mi ha fatto qualcosa, davvero.»
«E allora perchè stai piangendo?»
Lydia abbassò di nuovo il capo, iniziando a giocare con le maniche del maglioncino. Aveva abbassato le gambe e il calore che aveva in petto, ora si stava sostituendo col freddo.
Sott'occhio vide Zayn avvicinarsi un po' di più a lei e riuscì quasi a sentire il suo calore, quello che avrebbe sempre voluto provare a sentire. Anche solo quello della sua mano, le sarebbe bastato.
«So che per te potrà essere difficile parlarne, ma tu puoi fidarti di me.» le disse.
Lei lo guardò e, seppur avesse la vista leggermente appannata per via delle lacrime, vide negli occhi castani del moro quanto fosse realmente sincero su ciò che le aveva detto. Sembrava quasi un segreto per come gliel'avesse detto. Un piccolo sussurro. E lei sapeva che era così, che poteva fidarsi di lui. Si era fidata, stranamente, fin da subito e, anche se l'aveva fatta piangere per poi scusarsi in modo davvero carino, non sapeva spiegarsi del perchè lo facesse. 
Abbassò di nuovo lo sguardo e continuò a giocare con le maniche del maglioncino. Prese un respiro profondo e quando provò a parlare, le parole non riuscirono ad uscire dalla sua bocca. Caddero solo altre lacrime sulle sue guance e iniziò a mordersi il labbro cercando di trattenere un altro pianto, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita.
«Con calma, non preoccuparti. Io sono qui.» le sussurrò.
E lei sentiva che era così, che Zayn era lì, accanto a lei, non solo fisicamente, ma anche con la sua mente. Era lì con lei, per lei, e avrebbe apprezzato quel gesto per sempre, come tutti gli altri che lui aveva fatto.
«E' che... vedo gli altri avere sempre qualcuno su cui contare, ed io? Io sono sola. A scuola sembra che non vogliano parlarmi perchè pare sia strano per una ragazza starsene a leggere un libro piuttosto che fare qualcos'altro. Quel minimo di "amica"» virgolettò la parola con le dita «che mi restava era Lola, ma ha preferito escludermi incolpandomi di una cosa che è addirittura impensabile nel mio caso. Mia madre mi ha lasciata tre mesi fa e adesso vivo con il suo compagno che non c'è mai, ma se c'è è come se non ci fosse perchè non dialoghiamo mai. Non c'è mai per me. L'unica persona su cui potevo contare era la mia migliore amica, ma si è trasferita e ho paura che mi dimentichi, anche se so già che è così perchè non ha mai tempo per me quando ho voglia di sentirla e di parlare un po' con lei.» disse, tra i singhiozzi e le altre lacrime che le rigavano le guance. Poi, con un po' di coraggio, guardò Zayn. «Io non ho nessun'altro.» e riprese a singhiozzare piu' forte, coprendosi il viso con le mani.
Zayn non poteva credere a ciò che gli aveva detto, che gli aveva confidato. Possibile che Lydia si sentisse così? Non si era mai accorto di nulla e forse non ne sarebbe mai venuto a conoscenza finchè lei non gliene avesse parlato. Era così brava a fingere. 
«No, Lydia. Guardami.» le intimò.
Ci mise un pò a farlo, ma alla fine lo fece e Zayn provò un'altra stretta al cuore quando guardò di nuovo i suoi occhi colmi ancora di lacrime. Avevano perso la sua lucentezza, il loro splendore color smeraldo, e voleva che tornasse quel piccolo luccichio di felicità quando lui la faceva ridere. Era sempre così difficile vederla piangere.
«Tu non sei sola. Tu hai me
Lei abbassò lo sguardo. «Non dirlo se non lo pensi veramente, Zayn. Non voglio che tu mi dica così solo perchè ti faccio pena.»
«No, no.» si affrettò a dire il moro. «Non è così.» ma lei non lo guardò di nuovo.
«Sono tuo, lo sono sempre stato, perchè non riesci a capirlo?» avrebbe voluto dirle, urlarle, così che memorizzasse quelle parole per sempre, ma non poteva. 
Si alzò e si accovacciò davanti a lei, poggiando le mani ai lati delle sue gambe. Così vicino dal toccarle, eppure così lontano dal farlo realmente.
«Lydia, guardami.» quasi le pregò, e sotto quella piccola supplica, lei lo fece. «Tu mi hai sempre avuto e sarà sempre così.»
Lydia lo guardò. «Davvero?» mormorò.
Il suo tono di voce era stato così tenero che sembrava essere stato detto da una bambina. Infondeva tenerezza a chiunque.
Zayn sorrise appena. «Si, dalla prima volta che abbiamo studiato insieme, ricordi?»
«O meglio, dalla prima volta che ci siamo incontrati.»
Lei si asciugò una guancia e annuì.
Zayn non era mai stato bravo in queste cose. Non si era mai trovato in una situazione del genere, ma doveva provare ad essere convincete sulle parole più sincere che stesse pronunciando in quel momento.
«Se... insomma...» si grattò con una mano la nuca. «vorrai parlarne un po'... io ci sono per te...»
Lydia lo guardò e vide quanto ancora fosse sincero, e stranamente, anche imbarazzato tanto da farla sorridere appena. 
«Grazie...» mormorò lei, facendo sorridere soddisfatto il moro accovacciato ancora davanti a sè.
«E poi, se proprio non vuoi parlarne con me, c'è Louis, Cher, Liam e Niall.»
«Credo che verrò a parlarne con te, se ne avessi bisogno...»
«Sarà un vero onore.»
Lei ridacchiò e si asciugò di nuovo le guance.
Zayn si alzò e si tolse la sua giacca, mettendola sulle spalle di Lydia a sua insaputa.
«N-no, io-»
«Piccola, non iniziamo a battibeccarci anche adesso.»
Lydia sospirò sorridendo, poi portò di nuovo le sue gambe contro il petto e si aggiustò meglio la giacca stringendosi ad essa cercando il calore che aveva perso, o che forse cercava da tempo: il calore di Zayn.
Lui si sedette accanto a lei, sempre un po' distante dal non riuscire neanche a sfiorarsi, e sentiva i suoi occhi color nocciola guardarla intensamente.
«Certo che sei proprio carina anche col naso rosso.» le disse. Era stato un commento detto spontaneamente, senza che ci pensasse troppo.
Lydia si sentì le guance avvampare e mugugnò nascondendo il viso tra le sue braccia e contro le sue gambe, sentendo la piccola risata di Zayn alle orecchie.
Quando fu sicura che il rossore sparì sparito dal suo viso, uscì dal suo nascondiglio, sorridendo al moro imbronciando le labbra.
«Sei sempre così carino e gentile con me... perchè?» gli domandò Lydia, rompendo il silenzio che si era creato tra loro.
«Perchè meriti che le persone si comportino così con te ed io voglio essere una di quelle che riesce a farti stare bene.»
Lei sorrise, uno di quei sorrisi così sinceri da far invidia a chiunque. «Grazie.» riuscì a dire.
«Tu ringrazi troppe volte, lo sai?»
«Sei tu che fai in modo che io ti ringrazi.»
«E ne è una colpa?»
«No... è una cosa molto bella.»
«Bene.» rispose lui, sorridendo soddisfatto.
Imbarazzata per quello che stava per dire, Lydia abbassò il capo e prese a giocare con le sue mani. «Sai... se anche tu avessi bisogno di parlare con qualcuno... di qualsiasi cosa... anche io ci sono per te.»
Il moro sorrise. «Grazie, lo terrò a mente.»
Lydia alzò il capo quando la ringraziò perchè sapeva che si stava riferendo al discorso fatto poco fa sul ringraziare troppe volte. Ora era stato lui a farlo, seppure glielo avesse detto poco volte a differenza sua ma aveva poca importanza.
«Be', non di qualsiasi cosa perchè non credo che tu voglia sentirmi parlare di sesso.»
Il viso di Lydia si colorò subito di rosso e si girò, iniziando ad imbarazzarsi più che mai davanti a lui. «N-no, infatti.»
Zayn rise, oramai consapevole del fatto che quell'argomento la imbarazzava davvero tanto.
«Perchè sei venuta qui?» le chiese.
«Mi annoiavo a casa e volevo fare una passeggiata. Mi sono seduta un po', ho iniziato a pensare e sono... scoppiata, diciamo così.» spiegò. «Tu?»
«Dovevo comprare un pacco di sigarette.» mentì. In realtà stava tornando da "lavoro", ma non voleva rischiare di farsi domandare che lavoro facesse.
«Forza, andiamo alla riserva. Dovrebbero esserci tutti.» si alzò dalla panchina.
«Oh, no, non voglio disturbare.»
Zayn sospirò, inarcando un sopracciglio, guardandola.
«Okay, ho capito.» si arrese lei.
«Bene.»
Lydia si alzò dalla panchina, prese la giacca di Zayn e la indossò completamente. 
Non era la prima volta che la indossava, gliel'aveva prestata anche altre volte dove Lydia cercava di memorizzare il profumo che avesse, semmai fosse cambiato, e non cambiava mai. Era sempre lo stesso. Il profumo della pelle, del corpo di Zayn.
«Dimenticavo quanto ti stesse grande.» la prese in giro il moro.
«Be', non è colpa mia.» si giustificò.
«Non è di certo della giacca. Sei tu che sei bassa.»
«Hey! Io non sono bassa, sei tu che sei... troppo alto.»
«Oh, quindi la colpa è mia?»
«Si.»
«Questo tipo di accusa mi è del tutto nuova.»
«Se qualcuno è troppo alto rispetto a qualcun'altro, la colpa è di chi è alto. Semplice.»
«Bene, terrò anche questo a mente.»
«Be', comunque non importa. Mi sono sempre piaciute le cose grandi.»
«Le cose grandi, eh?» la stuzzicò lui.
«Si.»
Quando alzò lo sguardo verso di lui, vide che si stava trattenendo dal ridere e si rese conto di ciò che aveva detto.
«No, aspetta, non volevo dire quello!» disse subito, arrossendo.
«Che c'è? Non ho detto niente!»
«Stai ridendo!» 
«Sei tu che hai detto che ti piacciono le cose grandi.»
«Ma intendevo i maglioni, le maglie, non quel... coso!»
«Coso?» 
Lydia mugugnò frustrata e imbarazzata portandosi le mani sul volto, sentendo ridere ancor di più Zayn accanto a sè.
Per tutto il tragitto verso la riserva, entrambi avevano parlato, scherzato e Zayn l'aveva stuzzicata più del solito sull'argomento "sesso". Era così divertente per lui farla vergognare così tanto.
Quando entrarono, trovarono sul divano Cher e Niall che guardavano la tv.
Non appena Cher vide Lydia entrare dalla porta, le corse incontro abbracciandola forte.
«Mi sei mancata tantissimo, timidona!»
Lydia ridacchiò. «Anche tu.»
La mora si staccò e le accarezzò i capelli, guardandola. «Come stai?»
«Oh, sto bene, e tu?»
«Bene. Dovresti venire piu' spesso qui.»
«Si, infatti.» commentò il biondo. «Ciao Lydia!»
«Ciao Niall.» lo salutò.
Zayn si mise da parte, sedendosi sullo sgabello vicino al bancone, guardando come Lydia veniva accolta dai suoi amici e come riuscisse a sentirsi a proprio agio con loro, sorridendo cordiale e contenta per la loro presenza.
Dalla cucina, uscì Liam che salutò Lydia e poi si sedette accanto a Zayn. 
«Cazzo, quei fagioli mi hanno sconvolto l'intestino.» disse Louis, uscendo dal bagno. «Oh, ciao Lydia.»
«Ciao Louis.» lo salutò lei, ridacchiando.
Louis si avvicinò al moro, salutandolo con la mano chiusa a pugno come di loro solito, e si sedette accanto a lui. Tutti e tre iniziarono a parlare, e Zayn partecipava alla conversazione, seppur avessi gli occhi su una sola persona, che scambiava con lui sguardi furtivi e sorrisi timidi.
Per tutto il tempo, Lydia aveva tenuto la sua giacca e al moro non dispiaceva affatto, anzi. Sapeva che dopo avrebbe avuto la possibilità di sentire il profumo di lei. Era come se entrambi facessero uno scambio continuo di calore e profumo attraverso quella giacca. Purtroppo, per adesso, era l'unico modo per sentirsi un po' più vicini.
«Allora, amico bello, cosa si fa domani?» domandò Louis a Zayn, attirando l'attenzione di tutti.
«Un bel niente, Louis.» rispose il moro, sapendo a cosa si riferisse.
«Oh, andiamo, diciannove anni vanno festeggiati.» disse Cher. 
«Domani è il tuo compleanno?» gli domandò Lydia, con un leggero sorriso sulle labbra.
«Si...»
«Dobbiamo festeggiare.» insistette il suo migliore amico.
«No, non dobbiamo festeggiare un bel niente. Domani sarà un giorno come tutti gli altri. Fine della storia.» rispose Zayn, alzando un pò il tono della voce.
Tutti non osarono dire altro. Louis era l'unico lì dentro a capire il suo amico. Erano anni, ormai, che non festeggiava il suo compleanno e non aveva intenzione di cambiare idea quel giorno.
Chi poteva riuscire a spiegargli il senso, o a dargli anche solo la forza, di festeggiare gli anni se in tutto quel tempo non aveva fatto altro che soffrire, provando il doppio del dolore perchè non riusciva a toccare la ragazza più importante di tutta la sua esistenza? Nessuno. 


 

Macciao angeli!
Si, mi va di chiamarvi angeli oggi.
Come state?
Ma lo sapete che non potete richiamarmi perchè
ho aggiornato un po' prima? HA!
No, scherzo, potete richiamarmi.
Però è vero, ho aggiornato di due giorni prima.
Amatemi.
Ho aggiornato prima, o meglio, ho voluto farlo perchè
oggi è San Valentino,
quindi, volevo farvi un piiiiiccolo regalo.
Bel regalo di merda.
Comunque, se siete fidanzate, spero passiate,
o abbiate passato, una bella giornata col vostro amor.
E sapete cosa? Auguri pure alle ragazze single che sono innamorate
ma non ricambiate.
(Auguri anche a me allora, HA)
Auguri bellissime.

Torniamo a noi.
Vi piaaaaace il capitolo?
Ammetto che all'inizio fa cagare perchè ho iniziato a scrivere
quella parte quando ero esaurita, quindi,
SCUSATEMI.
Spero di essermi fatta perdonare con l'ultima, no?
La scena in cui Zayn consola Lydia è una delle mie preferite della storia.
Aw.
Spero sia piaciuta anche a voi :)

RINGRAZIAMENTI.
Grazie tantissimo a voi che leggete la storia,
che la recensite, che la tenete nei preferiti, ricordate e seguite.
Lettrici silenziose, ringrazio anche voi. Come sempre.
Grazie ai complimenti su twitter, facebook e ask.fm.
Siete meravigliose, vi amo tantissimo.
E voglio condividere con voi il fatto che la storia sta quasi per
arrivare ai 100 preferiti.
SCLERO.

(Voglio confessarvi che gli Zydia mi stanno rovinando l'esistenza)

Dite ciao alla nostra dolce Lydia.



Twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp

Bene, adesso mi dileguo.
Peppina vi ama.

chiss chiss, peppina.

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Capitolo 13
*** 13. Candle ***







13. Candle


 
Bella come sempre, o forse anche di più, Lydia dormiva nel suo letto in camera sua, inconsapevole del fatto che poco distante da lei ci fosse Zayn che la ritraeva su un altro foglio bianco, nel suo album che oramai aveva dedicato solo ed esclusivamente a lei.
Forse quella era la seconda volta che la ritraeva nella stessa posizione, ma non gli importava. Sperava sempre che la seconda volta potesse rendere giustizia alla sua naturale bellezza e che riuscisse a raffigurare a pieno il suo essere dolce e premuroso. 
Zayn ci riusciva sempre, a disegnarla alla perfezione, ma dubitava sempre della sua bravura. Era convinto di non essere all'altezza di riuscire a disegnare quel bellissimo angelo che gli stava migliorando la vita e che riusciva a renderlo felice anche nel giorno del suo compleanno, senza fare assolutamente nulla se non dormire.
Il punto era che a Zayn non bastava poco per essere felice, ma se quel poco veniva fatto da Lydia, allora tutto cambiava. Se anche solo Lydia respirava, a lui sembrava potesse bastargli per anni e anni. Era strano come lo facesse sentire in certi casi e quelle sensazioni non gli dispiacevano affatto, solo che, visto che per lui era tutto così nuovo, non era facile conviverci. 
Le novità erano sempre state il suo punto debole perchè non sapeva come comportarsi, come reagire, ma con Lydia, non doveva fare altro che restarle accanto e ammirare il suo essere, la sua bellezza, e sapeva che alla fine sarebbe andato tutto bene.
Vide Lydia muoversi tra le lenzuola e sorrise divertito.Tendeva sempre a muoversi e cambiare posizione proprio quando terminava il suo ritratto.
Si alzò, avvicinandosi lentamente a lei, cercando di non far rumore per non rischiare di svegliarla. Si accovacciò così da restare a pochi centimetri dal suo viso e riuscì a sentire il suo respiro un po' pesante, segno che stesse dormendo serenamente. 
Restò a guardarla qualche minuto in più, trattenendo la sua voglia di strofinare quel grazioso naso col suo. Forse, un giorno, sarebbe riuscito a farlo. 
«Vorresti essere il mio regalo di compleanno?» sussurrò.
Lydia strofinò delicatamente la guancia contro il cuscino, un semplice movimento fatto nel sonno che per lui significava quasi un si, come era successo qualche altra notte fa.
Sorrise appena. «Tanti auguri a me, allora.»
Il suo umore al suo compleanno non era mai stato uno dei migliori, almeno non in quegli ultimi due anni, e non lo era neanche adesso. Certo, un po' di serenità l'aveva trovata non appena aveva messo piede in quella stanza, ma sapeva che all'alba, una volta uscito, il suo stato d'animo sarebbe stato uguale agli anni precedenti e sapeva che nessuno avrebbe potuto cambiare ciò. O almeno, una persona c'era.
Tornò in piedi, iniziando a girovagare per quella stanza che oramai conosceva a memoria, e quando si avvicinò al suo comodino, notò appoggiatosi su di esso un libro.
Curioso, lo prese e lo aprì proprio dove c'era un segno. In mezzo, vi ci trovò una margherita. Da lì, capì che Lydia la stesse usando come segnalibro e sapeva per certo che quella era una delle margherite che gli aveva regalato.
Iniziò a sfogliare il libro fino a quando non si fermò su una pagina dove alcuni righi erano sottolineati con la matita. 
I raggi della luna che entravano dalla finestra gli facevano luce e riuscì a leggere cosa c'era scritto.

 
“E lei era bella, di quell’autentica bellezza che sa ancora riservarti una sorpresa, 
    quella bellezza che è davvero tale perché non sa di esserlo. 
    Selvatica, come gli spiriti indomabili con cui puoi attraversare l’anima del mondo
    ma che non puoi afferrare mai. 
    Onesta, con la sensibilità segreta dei fiori e buffa, con le sue stranezze perfette
    che sanno ispirare sorrisi precisi di benedizione inaspettata. 
    Fresca, come le ore del giorno e tenera, come la notte, 
    piena come la luna a cascarti fra le braccia, come un pensiero improvviso mentre stai facendo altro. 
    Ed è in tutti quei momenti che puoi intuire cosa sia una mina per la mente,
    in grado di far saltare in aria i tuoi piani di felicità altrove.
    I momenti in cui ti accorgi che a tutto il resto potresti rinunciare mentre lei la vorresti sempre con te,
    che saresti pronto a farti un po’ addomesticare, 
    magari non troppo ma abbastanza da capire finalmente che se hai paura di amare qualcuno 
    è proprio con quel qualcuno che devi stare.”  

Per quanto non fosse un amante della lettura, apprezzò a pieno quelle parole che sembravano essere scritte proprio per lei. L'autore, inconsapevolmente, era riuscito a trovare le parole esatte per descriverla, cosa che Zayn non era riuscito ancora a fare. 
«Mamma...» 
Il moro si girò di scatto verso di lei vedendola girarsi continuamente tra le lenzuola, stringendole di tanto in tanto.
Stava avendo un altro incubo e non era la prima volta che succedeva in sua presenza.
Posò il libro e avvicinò il suo viso a lei, provando a calmarla nel sonno.
«Va tutto bene, Lydia... Tranquilla...» le sussurrò.
Ma tutte quelle parole rassicuranti sembrarono non bastare. 
Lydia iniziò a piangere nel sonno e Zayn sapeva che, se sarebbe rimasto lì ancora per molto, si sarebbe svegliata e non poteva permettere che lo vedesse.
Prese frettolosamente l'album e la matita e uscì dalla stanza appoggiandosi al muro accanto alla porta di camera sua. 
Zayn si ritenne fortunato, o semplicemente aveva avuto una botta di culo, perchè non appena era uscito dalla stanza, Lydia si era svegliata di soprassalto chiamando sua madre.
Il moro potè sentire i respiri pesanti di lei e si sporse di poco così da riuscire a vederla.
Lydia era completamente spaventata. Si guardava intorno quasi non realizzando che fosse in camera sua. 
La luce della luna le illuminava il viso e Zayn vide le sue guance bagnate dalle poche lacrime cadute mentre dormiva. Quel viso non era fatto per essere attraversato dalle lacrime; doveva far nascere solo sorrisi. Ma in più delle volte, non era sempre così.
Lydia si asciugò le guance con le mani e si stese di nuovo, rannicchiandosi su se stessa e stringendo il lenzuolo tra le mani. 
Sembrava così indifesa, e forse lo era sul serio.
In Zayn nacque qualcosa, una nuova sensazione quasi sconosciuta per lui, ma in realtà c'era sempre stata. Era la mancanza. e realizzò subito di quale mancanza lui sentisse il bisogno. 
Forse era stata Lydia col suo incubo o forse perchè era proprio il giorno del suo compleanno che gli aveva fatto tornare in mente vari ricordi del suo passato. E proprio per via di quei ricordi così amari che lui odiava il giorno del suo compleanno e soffriva ogni volta, nello stesso giorno di ogni anno.
Aspettò che Lydia si addormentasse e vegliò su di lei come ogni notte, ma questa volta con le lacrime che quasi minacciavano di scendere sul suo viso.
Non doveva piangere, non doveva mostrarsi debole. Lui doveva essere forte... ma fino a quanto lo sarebbe stato?
La salutò come di suo solito e corse frettolosamente nella foresta, nascondendosi da tutto e tutti, sfogando la sua rabbia e il suo dolore tanto nascosto, in lacrime che minacciavano di scendere oramai da troppo tempo.


 
—— ❀ ————


Louis sapeva perchè quella mattina Zayn non si era presentato a scuola e non voleva nemmeno chiamarlo per sentire come stava. Non perchè non gli importasse, anzi, ma conosceva il suo migliore amico e sapeva che in quel giorno voleva stare solo.
Sperava che almeno per quell'anno qualcosa fosse cambiato, che sarebbe riuscito ad andare avanti convivendo ugualmente con quei ricordi, ma evidentemente era ancora troppo presto per lui. 
Lo avrebbe chiamato più tardi, per dargli degli auguri che sapeva non voleva neanche. Ma almeno quelli glieli doveva, per fargli capire ancora una volta che per qualunque cosa, lui c'era, come c'era sempre stato.
Adesso, era nel corridoio della scuola a guardare Lydia da lontano, a tenerla sott'occhio visto che Zayn non c'era. Infondo, era quello che l'amico gli aveva sempre chiesto se lui non ci fosse stato. 
Non aveva mai visto Zayn così protettivo nei confronti di qualcuno... in realtà di nessun'altro. Era una cosa nuova anche quella, per lui.
Era come se Lydia fosse stata una svolta per lui, che gli faceva trovare la serenità e che fosse una sorta di svago dal pensare costantemente che fosse un mostro. 
A Louis faceva più che piacere, anche se non glielo dimostrava come dovuto perchè lo prendeva sempre in giro, ma si, era contento per lui, e continuava ad aiutarlo affinchè riuscisse finalmente a controllare del tutto il suo potere. 
«Ciao Louis.»
Sovrappensiero, non si era accorto che Lydia gli era venuto vicino.
«Ciao Lydia.» la salutò, sorridendole come lei aveva fatto con lui.
«Hai... ehm...»
In quel momento, Louis capì perchè Zayn non riuscisse ad essere scontroso e menefreghista anche con lei. Quella ragazza infondeva tenerezza a chiunque e nessuno, forse, ci sarebbe riuscito ad essere scorbutico nei suoi confronti.
Sorrise appena. «No, Zayn non c'è. Non verrà a scuola.»
«Oh... volevo fargli gli auguri per il suo compleanno.»
«Un motivo in più per non venire.»
«Hey!» lo riprese, ridacchiando e spintonandolo un pò.
«Scherzavo.» si difese lui.
Suonò la campanella. 
«Be', ci vediamo dopo?»
«Si.»
Lydia gli sorrise un'ultima volta prima di superarlo e confondersi tra la folla.
Louis, anche durante la conversazione, aveva prestato attenzione ad altro, o meglio, a qualcun'altro.
McCall era poco distante da lui ed era stato lì per un bel po', guardando una sola persona che poi era andata in classe per la sua lezione.
Il moro si avvicinò a lei, già infastidito.
«Dov'è il tuo amichetto?» sogghignò.
Louis lo ignorò. «Forse qualcosa non ti è chiaro.» 
«Mi è chiaro il fatto che quella ragazza non è sua e che se la voglio, me la prendo senza problemi.»
«Tu provaci, McCall.»
«Oh, lo farò.»
«Tu vuoi morire troppo in fretta.»
Jake rise. «Tu e Malik mi state rendendo il gioco più divertente ed intrigante, e questa cosa mi piace.»
Louis non ebbe il tempo di ribattere che McCall gli aveva già voltato le spalle, uscendo definitivamente dall'istituto. 
Jake McCall stava giocando col fuoco, ma ciò che si chiedeva Louis era se avesse qualche diversivo così da abbattere quelle fiamme. 


 
—— ❀ ————


Sigaretta tra le labbra, una mano in tasca e testa alta; così camminava Zayn per le strade buie di quella città. 
Teneva quel capo alzato perchè doveva continuare mostrarsi forte, a tener sul suo viso la sua maschera, come faceva sempre. 
I suoi momenti di debolezza, dove era crollato del tutto come quella mattina, erano stati ben pochi, in tutto quel tempo. Si potevano contare sulle dita di una sola mano. Perchè Zayn era sempre stato indifferente e menefreghista su tutto e tutti, senza importarsi realmente di nulla. Ma adesso che c'era Lydia, la sua debolezza a volte usciva fuori, così come i suoi ricordi. 
Ma ora non ci pensava e non voleva pensarci. Cadere così in basso come aveva fatto quella mattina era stato uno sbaglio... un atto da perdente che non avrebbe più permesso che accadesse, e si era alzato da quel terreno più forte del solito. 
Era il giorno del suo compleanno, ma non gli importava. Era un giorno come tanti per lui e non aveva niente da festeggiare. 
Passò davanti a un minimarket, a lui familiare, e alzò istintivamente lo sguardo, non sapendo precisamente perchè l'avesse fatto.
Guardò nel negozio attraverso la vetrina e una chioma ramata attirò la sua attenzione.
Fece dei passi indietro e finalmente riuscì a vederla bene.
Lydia guardava tra gli scaffali i vari prodotti lì presenti, giocando con una ciocca dei suoi capelli con le dita.
Nella piega del braccio, teneva una bustina. 
Il suono del campanello del negozio gli fece voltare la testa di scatto e vide entrare nel minimarket due ragazzi. La sua attenzione cadde subito sui loro fianchi scoperti, dove stavano aggiustando delle pistole per poi nasconderle sotto le loro magliette.
«Merda.»
Zayn gettò subito la sigaretta a terra, sul marciapiede, e si affrettò ad entrare nel negozio. 
Davanti a sè vide un solo ragazzo, che aveva già preparato la pistola nella sua mano, non dando nell'occhio.
Le altre persone lì presenti non si erano ancora accorte di lui ed evidentemente neanche del secondo, che era nello stesso reparto dove era Lydia.
Il ragazzo faceva finta di guardare tra gli scaffali, consultando i vari prodotti, ma i suoi occhi erano su una sola ragazza. Una ragazza del tutto sbagliata. 
Zayn, notando i suoi sguardi, non attese un minuto di più e si avvicinò pericolosamente a lui.
«Tu guardala di nuovo così e giuro che ti cavo gli occhi dalle orbite.» sussurrò a denti stretti.
Il ragazzo, sorpreso dalla sua presenza, ingoiò il vuoto, non volendolo neanche sfidare perchè sapeva chi fosse Zayn e di cosa fosse capace. Almeno si fidava delle voci che circolavano su di lui.
«Adesso ascoltami.» disse il moro. «Tu e il tuo amico sarete liberi di fare il vostro colpo quando io e quella ragazza saremo usciti da qui. Siamo intesi?»
«Intesi.» rispose il ragazzo.
Zayn lo fulminò un'ultima volta con lo sguardo e lo superò avvicinandosi a Lydia, che non lo aveva ancora notato.
«Lydia.»
Il viso di lei sembrò illuminarsi non appena lo vide. Lo accolse subito con uno dei suoi sorrisi. 
«Hey.»
«Dobbiamo andarcene.»
«Cosa? Perchè?»
Lo sguardo di Lydia si focalizzò dietro le spalle larghe di Zayn, sbirciando un po' e cercando di capire cosa stesse succedendo. Quando vide un ragazzo caricare silenziosamente una pistola, iniziò ad agitarsi.
Il cuore di Zayn prese a battere forte e da questo capì che Lydia aveva paura.
«No, no, no. Hey, piccola, guardami.» il moro cercò il suo sguardo e lo trovò subito. «Va tutto bene, non aver paura.»
Lydia si mordeva il labbro nervosamente, trattenendosi dal guardare dietro di lui e mantenendo il contatto visivo col ragazzo difronte a lei, che le faceva quasi da scudo, come per proteggerla. E lei si sentiva protetta, come non si era mai sentita.
«La vedi quella porta laggiù?» le domandò il moro indicandola con lo sguardo.
Lydia si girò appena nella direzione da lui indicata, vedendo la porta di cui lui parlava. Annuì.
«Adesso io e te usciremo da lì. Cammina piano, con calma. Stai tranquilla, okay?»
Lydia annuì di nuovo. «Okay.» sussurrò. Si sentiva il leggero tremolio nella sua voce.
Si voltò e piano, come se stesse camminando normalmente, si avviò verso quella che doveva essere la porta del retro. 
Sentiva Zayn camminare dietro di lei, proteggendola sempre.
Senza farsi vedere dall'uomo dietro la cassa, aprirono la porta ed entrarono nel piccolo deposito.
Prima di entrarci, Zayn guardò il ragazzo e gli diede segno del via libera.
Vi era un'altra porta che portava all'uscita sulla strada e quando Lydia provò ad aprirla, vide che era chiusa sia a chiave che con un catenaccio.
«Cosa c'è?» domandò Zayn.
«E' chiusa a chiave.» disse lei, indicando anche il lucchetto.
«Spostati.»
E lei lo fece, vedendolo farsi un po' indietro. «Zayn, no, ti farai-» non riuscì a finire la frase perchè vide il moro sfondare la porta con un solo calcio. E quella porta era di ferro. «-male...»
«Andiamo.»
Ancora un po' sorpresa, Lydia uscì, arrivando sul retro del negozio. 
Zayn la fece allontanare da lì, nascondendosi entrambi in un vicolo piu' lontano.
«Stai bene?» le domandò.
Lydia era ancora un po' spaventata e confusa da quegli avvenimenti avvenuti tutti così in fretta, ma annuì, perchè era con lui e se era con lui, allora si, stava bene.
«Che cosa ci fai da queste parti, Lydia?» il suo tono era un po' più severo.
«Volevo solo comprarmi qualcosa...»
«Ti avevo detto di non girare per queste strade da sola, soprattutto a quest'ora.»
«Oh be', scusami se non avevo nessun altro con cui uscire.»
«La prossima volta resti a casa.»
Lydia lo guardò stupita e incrociò le bracci al petto.
«E questo chi me lo dice?»
«Io.»
«E tu saresti?»
«Qualcuno che si preoccupa per te.»
Lei restò a guardarlo per qualche secondo in più negli occhi, cercando almeno un pizzico di sincerità in essi e non ne trovò un pizzico; quelle iridi castane erano colme di verità. Zayn si preoccupava davvero per lei.
Abbassò lo sguardo, imbarazzata. «Non ti ho chiesto io di preoccuparti per me.» mormorò.
«Ma io lo faccio e continuerò a starti intorno finchè non vedrò e saprò per certo che in quel momento tu stai bene e sei al sicuro. Non voglio che ti accada qualcosa, Lydia, non riuscirei a sopportarlo.» 
Lydia alzò il capo, incontrando i suoi occhi, guardando il suo viso. La sincerità che vi ci trovò la fece sentire incolpa per come lo aveva risposto. Non era mai stata una tipa da avere la faccia tosta di rispondere, ma credeva che a Zayn quel tipo di ragazza gli piacesse. Non che volesse piacergli per forza... forse.
«Scusa se ti ho risposto così... non volevo.» mormorò.
Lo sentì sorridere. «Non credevo avessi questo caratterino.»
Lydia premette le labbra insieme, imbarazzata, abbassando il capo.
«Ti devo anche io delle scuse. Non avrei dovuto darti contro così, non dopo quello che era appena successo.»
«Li abbiamo aiutati a fare una rapina?»
«Volevi che ti prendessero come ostaggio?»
«Mh, no.»
Zayn guardò infondo al vicolo, restandole comunque vicino, e Lydia ammirò il suo profilo, i suoi lineamenti così perfetti. Non aveva mai visto un ragazzo più bello di lui e si chiedeva come fosse possibile il fatto che un ragazzo come lui le stesse intorno, preoccupandosi e prendendosi cura di lei. 
Lydia desiderava così tanto avvicinare il suo corpo al suo e sentiva che anche Zayn lo voleva. Si creavano sempre strane atmosfere quando erano così poco distanti dove Lydia arrossiva, imbarazzandosi per i suoi strani pensieri, come stava facendo in quel momento perchè gli stava guardando le labbra e il petto. Avrebbe voluto baciare quelle labbra e poggiare la sua testa su quel petto, ascoltando il battito del suo cuore, ma il volere di Zayn la frenava. Ma forse, se Zayn si facesse toccare, visto che era così timida, non avrebbe avuto il coraggio di farlo per paura di un suo rifiuto. 
Se solo avesse saputo che Zayn la desiderava così tanto da starci male...
«Che c'è?» le chiese il moro, sorridendole.
«Dovrei... fare una cosa, ma ho paura che tu ti arrabbi.»
Zayn si voltò curioso. «Io non potrei mai arrabbiarmi con te.»
«Mi prometti che non dirai nulla e che non mi richiamerai?»
Lui alzò un sopracciglio. «Si... Okay.»
Lydia porse a lui la busta che stava portando, non sfiorandolo perchè sapeva che non voleva essere toccato.
«Buon compleanno.»
Zayn guardò quella busta davanti a sè sorpreso seppur contrario. Non voleva che Lydia le facesse regali. Tutto si aspettava tranne che questo. 
«Lydia-»
«Hai detto che non avresti detto nulla.» lo richiamò.
«Non posso accettarlo.»
«Si che puoi... ti preeeego.» gli disse, mettendogli il broncio.
Il moro si passò una mano sul viso, trattenendosi dal mordere quel labbro. «Odio quando fai così.»
«Ti prego, ti prego, ti prego!»
«Okay, okay, va bene!» le disse, arrendendosi difronte a tanta dolcezza. «Ma che non ricapiti più Lydia, okay?»
«Si, okay.» mentì.
Zayn non riuscì neanche a prendersela sul serio con lei, come magari avrebbe fatto con un Louis. Era davvero difficile arrabbiarsi con Lydia, e poi, era stato un gesto davvero carino da parte sua. 
Prese la busta, senza sfiorare la sua mano, la aprì e quando vide cosa c'era dentro, si affrettò a prendere subito il suo regalo.
Era un cappello di lana nero, con risvolto grigio e sopra vi era una scritta bianca. 
Zayn adorava quei cappelli e rimase più che contento di quel regalo, anche se non lo dava a vedere come forse avrebbe dovuto.
«Ti piace?» gli domandò Lydia, speranzosa.
«Si...»
«Davvero?»
«Si.» affermò ridacchiando.
«No perchè se no posso cambiarlo e-»
«Lydia, davvero, mi piace un sacco.»
Lei sorrise, sospirando. «Credevo davvero che non ti piacesse.»
«Hai bei gusti, piccola
Il moro strappò l'etichetta e indossò il cappello. Era anche abbinato al suo abbigliamento di quel momento.
«Ti sta bene.» gli disse lei.
«Si?»
«Mh mh.»
Entrambi si guardarono, sorridendo entrambi con sguardi di complicità. Erano piccoli gesti come quelli che riuscivano a rafforzare quel loro strano rapporto. Gesti fatti sia da parte di lei, che da parte di lui, eseguiti con piacere e voglia di farli. 
«Dai, ti accompagno a casa.»
Lydia non osò obiettare come di suo solito, anche perchè, da quello che le aveva detto Zayn poco fa confessandole la sua preoccupazione, non voleva avere ancora battibecchi con lui. E poi, non aspettava altro.
Quando arrivarono fuori casa di lei, prima che lui la lasciasse sotto il piccolo portico, Lydia lo invitò in casa e Zayn accettò, non volendo fare altro che restare un altro pò di tempo con lei. 
«Vuoi qualcosa? Vuoi bere o...»
«No, grazie, sto bene così.»
Zayn conosceva solo la camera di Lydia ed ebbe la possibilità di vedere altre stanze della casa, anche se, in realtà, non gli importava molto.
La casa di Lydia era piccola, ma se l'aspettava. All'entrata, c'era un piccolo salottino dove sulla destra c'era la porta della cucina, sulla sinistra la porta del salone, anch'esso piccolo, e difronte c'erano le scale che portavano al piano di sopra, dove c'era camera sua, un bagno e un'altra stanza.
Il moro seguì Lydia nella cucina che si avvicinò al frigo prendendo una bottiglia d'acqua. Per quel poco che riuscì a vedere, Zayn vide che il frigo era completamente vuoto, se non per quelle poche bottiglie d'acqua che c'erano.
«Hai mangiato oggi, Lydia?»
«Si, a scuola. C'è anche Louis per testimone.»
E lui le credette, perchè sapeva che Lydia non avrebbe rischiato di intromettere il suo migliore amico per confermare ciò.
Lydia iniziò a bere e Zayn uscì dalla cucina guardandosi intorno nel piccolo salottino dell'entrata. Non c'erano foto di lei di quand'era piccola, solo piccoli quadri artistici, e ne erano ben pochi. 
Tornò in cucina, trovandola di spalle mentre lavava il bicchiere nel lavandino.
«Dov'è il compagno di tua madre?»
«Oh... ehm... non c'è. Stara' via per un pò di giorni.»
«E tu resti da sola in casa?»
«Si.» rispose, asciugando e posando il bicchiere. «Oramai sono abituata, lui fa sempre così.» si voltò verso di lui.
Il moro sospirò. Sapere che ogni volta che tornava a casa restava da sola lo faceva preoccupare maggiormente, visto che lei viveva anche in un quartiere malfamato. Adesso aveva un motivo in più per venire a guardarla di notte. 
«Tua madre si è fatta sentire?»
Lydia abbassò il capo, scuotendolo.
«Lo farà presto.» tentò di rassicurarla.
Lei gli sorrise, grata per essere così gentile con lei e per darle conforto.
«Adesso siediti.» gli disse, o più che altro gli impose, lei.
«Perchè?» domandò confuso Zayn.
«Tu fallo e basta.»
Il moro, stranito, si sedette, poggiando i gomiti sul tavolo. Un attimo dopo, davanti ai suoi occhi, Lydia aveva messo una piccola torta al cioccolato, con una candelina celeste sopra.
«Oh no...» mormorò lui, coprendosi gli occhi col cappello.
«Non riuscivo a sopportare il fatto che non volessi festeggiare perchè insomma, almeno una torta ci voleva, così oggi sono tornata subito a casa e l'ho preparata, quindi, adesso devi mangiarla insieme a me.»
«Tu ti diverti a mettermi in imbarazzo?»
«Sei carino quando ti imbarazzi.»
Zayn scoprì un occhio. «Cosa?»
Lydia arrossì subito, pentendosi di ciò che aveva detto. 
Lui tolse il cappello dai suoi occhi, guardandola divertita. «Dai, che hai detto.»
«Niente, Zayn, niente. Mi dai l'accendino?» tentò, ancora con le guance in fiamme.
Sospirò, ancora divertito. «Devo proprio?»
«Si, è da tradizione, ma non aspettarti il "tanti auguri".»
«Giuro che non me l'aspettavo.»
«Bene.»
Zayn mise l'accendino sul tavolo e Lydia lo prese, accendendo la candelina. Spostò la sedia e si sedette proprio difronte a lui. Era così euforica, sembrava una bambina nella mattina di Natale.
Il moro stava per soffiare, ma lei lo fermò subito, richiamandolo.
«Devi esprimere un desiderio.»
«Non credo a queste cose.»
«Be', fallo comunque. Magari si avvera sul serio.»
Lui sospirò, arrendendosi ancora davanti a lei. E le sorrise, perchè quando era con lei non poteva farne a meno. 
Adesso la stava guardando e si stava perdendo in quelle sue iridi verdi, che gli facevano perdere la testa per lei ogni volta che le incontrava. Quei suoi occhi, le sue labbra, lei, lo spingevano a combattere, a resistere, contro l'oscurità che il suo animo nascondeva, e si impegnava ogni giorno affinchè riuscisse a vincere quella guerra... ma in più delle volte, non andava come sperava. 
Aveva smesso di sperare in una via d'uscita da tempo, perchè per lui sperare significava illudersi, ma adesso aveva riacquistato quel pizzico di speranza che oramai aveva perso da tempo. 
Era come se Lydia lo stesse facendo rinascere, facendolo sperare di nuovo in un qualcosa. E in quel qualcosa, c'era lei. C'era sempre lei e ci sarebbe sempre stata.
Sapeva che dopo aver spento quella candelina le cose non sarebbero cambiate ed era per questo che non ci credeva, non trovandoci il senso. Ma se era Lydia a chiederglielo, allora lo avrebbe fatto, infondo, non costava nulla.
La guardò per qualche secondo in più, poi i suoi occhi guardarono la piccola fiamma e prese un prese un piccolo respiro, per poi soffiare esprimendo un unico desiderio che lo stava divorando dentro da ormai fin troppo tempo.
«Voglio lei
«Hai espresso un bel desiderio?» gli chiese Lydia.
«Si.»
Lei gli sorrise, poi si alzò, prese dei piattini e tagliò la torta.
«E così, la torta l'hai fatta tu.»
La vide annuire.
«Allora c'è da preoccuparsi.»
«Hey!»
Lydia provò a spintonarlo ma si fermò di colpo, ricordandosi che Zayn non voleva essere toccato. E lui sembrò accorgersi di quell'azione oramai frenata, tanto che la guardò quasi colpevole. Lei gli sorrise timida, intenerendolo ancora una volta.
Tagliò la torta e attese che Zayn ne assaggiasse un pezzo, così da dirle se fosse buona o meno.
Il moro la prese in giro, per poi dirle che la torta era buona, e da lì iniziarono a scherzare come di loro solito.
«Io avevo intenzione di venire alla riserva e magari organizzare qualcosa con gli altri, ma Louis oggi mi aveva detto che non ci sarebbe stato e forse neanche gli altri.»
«Meglio.» commentò lui.
Lei ridacchiò. «Non ti piace stare al centro dell'attenzione, vero?»
«Per niente.»
«Be', abbiamo una cosa in comune.»
«Si, l'avevo notato anch'io.»
Continuarono a mangiare e Lydia prese un po' di coraggio, nel volergli fare una domanda.
«Perchè non... vuoi festeggiare il tuo compleanno?»
Zayn sembrò cambiare umore in un secondo e abbassò il capo, posando anche la forchetta nel piatto, restando per qualche secondo in silenzio.
Lydia pensò di aver detto qualcosa di sbagliato, di averlo fatto arrabbiare senza volerlo. Si sentiva incolpa per aver fatto una semplice domanda. 
«I miei genitori... sono morti due anni fa in un incidente stradale, nel giorno del mio compleanno.»
«Oh, scusami Zayn io non volevo-»
Lui alzò il capo, sorridendole. «Hey, va tutto bene, non preoccuparti. Non potevi saperlo.»
«Mi dispiace tanto...»
«Non importa.» mormorò.
«Oddio, adesso ce l'avrai con me.» disse lei, coprendosi il viso con le mani.
«Cosa? No-»
«Si perchè non sei dell'umore giusto e odierai questo giorno e odierai me per averti quasi costretto a festeggiare e-»
«Lydia, hey, calmati. Non mi hai costretto a fare un bel niente. Sono più che contento di essere qui con te, a festeggiare il mio compleanno. Non potrei mai odiarti, non ci riuscirei neanche pensandoci solamente. Non potevi saperlo e non importa. Infondo, bisogna andare avanti.»
Lydia sospirò, tremante. Era quasi sul punto di piangere dal dispiacere perchè non riusciva a sopportare neanche il pensiero che Zayn potesse avercela con lei. 
«Mi dispiace davvero, Zayn. Per i tuoi genitori, per aver organizzato tutto questo senza venire a conoscenza di ciò e di come ti sentivi in questo giorno...»
«Va tutto bene, tranquilla.» la rassicurò lui, sorridendole ancora.
Ripresero a mangiare la torta e tra loro calò uno strano silenzio. Il moro non sapeva cosa dire, anche perchè adesso la sua mente era un pò altrove, tra i suoi ricordi, e Lydia aveva paura di dire qualcosa di sbagliato. Ma quel silenzio, lo ruppe comunque lei.
«E così... sono diciannove.»
«Già...»
«Sai, forse non dovrei frequentare persone più grandi di me.»
«Hey, ho solo due anni più di te.»
«Sei vecchio.» lo prese in giro.
«Oh, questo è decisamente l'insulto più pesante che mi sia mai stato detto.» si finse offeso.
E da lì ripresero a ridere, a parlare e a prendersi in giro tra loro, stando allo scherzo.
A Zayn era mancata quella serenità, quella tranquillità che non aveva da tempo e che trovava ogni volta che era con lei. Ed era da quei momenti che si convinceva sempre di più di volerla in ogni suo giorno, in ogni momento, per sempre.
«Meglio che vada...» disse Zayn, alzandosi dalla sedia.
«Okay...»
Lydia lo accompagnò alla porta, dove lui si fermò sugli scalini, voltandosi verso di lei.
Entrambi stavano per salutarsi, sicuri comunque di rivedersi, ma nessuno dei due voleva che ciò accadesse. Volevano restare ancora insieme.
«Grazie del regalo, della torta e per avermi fatto passare un bel compleanno.» le disse Zayn.
«Hai passato davvero un bel compleanno?»
«Si... Dopo quello che è successo, ci voleva una serata così, quindi grazie.»
Lydia sorrise soddisfatta e contenta. «Prego.»
«Be', ci vediamo dopo, bellissima
Lei arrossì e solo dopo qualche secondo, dopo il complimento, si focalizzò sulla frase per intero. «Dopo?»
«Cioè, domani.» si corresse lui, subito.
Lydia ridacchiò. «Si, ci vediamo domani.»
D'un tratto, si ritrovò il moro a pochi centimetri dal suo viso, dalle sue labbra, dal suo corpo, e il suo cuore prese a battere forte, come accadeva sempre quando c'era una loro così ristretta vicinanza. 
«Buonanotte piccola.» le sussurrò. Sembrava quasi volerle dare un bacio, mentre le guardava le labbra. Ed era proprio così.
«B-buonanotte, Zayn.» disse lei, ancora rossa in viso.
Zayn le sorrise un'ultima volta prima di voltarsi, facendole sentire una strana stretta allo stomaco, e allontanandosi da casa sua.
«Ah, e per la cronaca,» disse lui. «io non sono carino ma tremendamente affascinante
Lydia gli fece una linguaccia, scuotendo poi il capo divertito mentre lo vedeva andarsene lungo la strada.
Sospirò, e tra sè e sè sussurrò «Ed io sono tremendamente cotta di te.» per poi rientrare in casa con un sorriso sulle labbra.


 

Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. 
Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. 
Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. 
Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. 

L'ho già detto che MI DISPIACE?
Vi pregoooooooooo perdonatemiiiiiii
Sono stata davvero ma davvero impegnata in questo mese che voi non ne avete idea.
Giuro.
Prometto di non fare mai piu' un ritardo di piu' di un mese.
Potrete mai scusarmi, perdonarmi?
Lo so che volete uccidermi, ma provateci, dai cwc

Mi scuso il doppio perchè il capitolo fa davvero schifo.
No, seriamente, l'ho scritto così di merda che vorrei solo sotterrarmi
e non farmi vedere mai piu'.
Vedrò di farmi perdonare col prossimo, ma tanto lo so che
'sta promessa non la manterrò.
Sono uno schifo di autrice, lo so, lo so.
Ne sono consapevole cwc

Comunque, che ne dite del capitolo?
Diciamo che pure se è scritto di merda è una sofferenza per me
perchè viene fuori l'animo vero di Zayn, e cioè che non è forte come sembra.
Soffre per la perdita dei genitori e per ciò che è, che non gli permette
di vivere a pieno ogni suo giorno.
E ovviamente, soffre per non poter avere Lydia.
Ciccino ):
E McCall? Cosa avrà in mente? Mh

Ringrazio tutte voi che state leggendo la storia
e che anche dopo questo mio schifoso ritardo,
siete ancora qui.
Hey, siete con me da ben 13 capitoli!
E' tanto, eh uu 
Vi amo tantissimo cwc

Ecco una foto di Zayn con il cappello che le ha regalato Lydia.
(E' in bianco e nero perchè non l'ho trovata a colori e quindi ho dovuto inventare)





Dite ciao anche alla nostra Lydia.
Una bambolina.




E guardate quiiiiiiiiiii

       

             

SCLERO.
NON SONO BELLISSIMI?!?!?!?!
(sclerate con me)

twitter: @infinitynaples
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Adesso mi dileguo.
Vi ame sempre tantissimo.

chiss chiss, peppina.

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Capitolo 14
*** 14. Fire ***








14. Fire

 
Dopo averla guardata dormire, in quei giorni, Zayn aveva aggiunto un'altra cosa da fare prima di andarsene definitivamente da casa sua. O almeno dalla sua zona.
Usciva dalla sua camera e si nascondeva poi dietro un albero della foresta, aspettando che si affacciasse come faceva ogni mattina. Oramai aveva imparato anche questo. Sembrava sapere ogni sua abitudine e non vedeva l'ora di impararne altre.
Sentì il suono della sveglia e si sporse di poco guardando la finestra, come sempre semi-aperta come la lasciava lei, e come, oramai, la lasciava lui. Almeno lei non si sarebbe insospettita.
Ora si alzava, teneva le mani unite l'una nell'altra e alzava le braccia, stiracchiandosi anche con la schiena. Poi apriva del tutto la finestra e si affacciava, guardando il cielo e il panorama della foresta.
Per Zayn, lei era il vero panorama. Ogni mattina era così bella, anche quando si passava la mano tra i capelli, come stava faceva in quel momento, e ancora con quell'aria assonnata, si guardava attorno pensando e immaginando chissà che cosa. 
Il moro avrebbe voluto scoprire anche quali erano, o qual'era, il suo primo pensiero la mattina o quello prima di dormire.
Oramai non poteva farci niente: il suo mondo girava attorno a quella ragazza. Era come se Lydia fosse il sole e lui la terra, che le gira continuamente intorno, e non importa se ci saranno cambi di stagione, che scombineranno tutto, il suo percorso sarà sempre quello e si sarebbe trovato sempre là, a guardarla splendere sempre di piu', continuando a far  illuminare ogni suo giorno. 
Ma se sarebbe arrivata un'eclissi, in quei minuti di oscurità, cosa sarebbe accaduto?
Il cellulare del moro suonò e provò subito a togliere la suoneria, ma Lydia lo aveva già sentito, tanto che iniziò a guardare tra gli alberi.
Zayn si nascose subito, coprendo gli altoparlanti del telefono e solo quando sentì chiudere la finestra, si sporse di nuovo, vedendo Lydia scomparire dalla sua visuale. Era andata a prepararsi per la scuola.
Portò il cellulare all'orecchio. «Pronto?»
«Perchè tutto questo per rispondere?»
Non aveva visto il nome di chi l'aveva chiamato, ma riconobbe subito la voce.
«Non trovavo il cellulare.» disse.
«Mh. Porta il tuo culo qui, dobbiamo parlare.»
Istintivamente, il moro guardò verso la finestra. «Devo andare a scuola.» tentò.
«Della scuola non te ne mai fregato un cazzo. Vieni qui, adesso.»
Zayn sospirò «Va bene.» e chiuse la chiamata.
Posò il cellulare in tasca e guardò un'ultima volta verso la sua camera, assicurandosi che non stesse guardando, e poi spiccò il volo verso il ritrovo. Arrivò lì in un attimo.
Forse sapeva già cosa gli sarebbe stato detto e lui sapeva già come difendersi e scusarsi, ma qualcosa continuava a turbarlo. Aveva una brutta sensazione.
Aprì la porta e c'era la solita scena da oramai più di tre anni. Divani con sopra i suoi compagni che dormivano insieme a delle ragazze, con affianco tavolini con sopra posaceneri pieni di mozziconi di sigarette, bustine bianche e tant'altro.
Ogni volta che guardava ciò, ripensava a quando una volta anche lui si trovava lì, in mezzo a loro, nella stessa posizione e situazione. 
Andò direttamente nella direzione in cui doveva andare e aprì la porta, sapendo già a cosa andava incontro.
«Hai fatto presto, vedo.»
Zayn lo ignorò, chiudendo la porta.
«La tua educazione dov'è?»
«Che vuoi?» chiese subito.
L'uomo si alzò e iniziò ad avvicinarsi a lui. «Tu sai perchè sei qui, vero?»
«No.» 
«Ah, no?» sembrava quasi sorpreso e divertito allo stesso tempo. «Eppure dovresti esserne consapevole visto che in queste settimane non hai svolto il tuo lavoro come si deve.»
Zayn lo guardò, come le mani in tasca e aria quasi di indifferenza. Non gli importava cosa gli stesse dicendo, non gli interessava da un bel pò, ormai.
«E delle voci mi hanno detto che stai sempre intorno ad una ragazza.»
Il moro scattò subito. «Non ci provare.»
L'uomo continuò, ignorandolo. «Credo proprio che sia per colpa sua che tu non segui gli ordini, e sai, tutto questo non va bene.»
Zayn strinse i pugni, così come i denti, e cercava in tutti i modi di mantenere la calma, ma gli risultava tremendamente difficile visto che sapeva dove colui che gli era davanti voleva andare a parare. 
«Se non farai ciò che ti viene detto, la tua ragazza farà una brutta fine.»
Dopo questo, il moro non ci vide più. Si avvicinò subito a lui, intento a volergli dare un pugno in pieno viso e farlo morire con un sol colpo, ma l'uomo fu veloce a puntargli una pistola in faccia. 
«Calma, calma, calma!»
Entrambi si voltarono verso la porta dove un altro uomo stava entrando, con le mani in segno di resa.
«EJ, metti giù quella pistola. Adesso.»
«Dì a tuo nipote di portarmi rispetto.»
«Baciami il culo, testa di cazzo.» rispose Zayn.
EJ caricò nuovamente la pistola, puntandola proprio sulla fronte del moro. Un solo colpo e Zayn sarebbe morto. O almeno era quello che credeva lui.
«Posa quella pistola. Parlo io con Zayn. Non fatemi prendere provvedimenti del cazzo, su.»
Zayn ed EJ continuarono a sfidarsi con gli occhi, che erano pieni di rabbia e odio.
Tra entrambi c'era sempre stata questa tensione. EJ voleva dimostrarsi il migliore, il capo del gruppo, cosa che Zayn non ammetteva e che lo mandava su tutte le furie, e così si ribellava sempre, creando situazioni abbastanza drastiche come stava accadendo in quel momento. Ma Zayn non gliel'avrebbe mai data vinta, come aveva sempre fatto in quegli anni, e neanche in quel momento avrebbe ceduto. 
Chi cedette, infatti, tra i due, fu EJ, che abbassò la pistola per poi guardare di nuovo il moro e poi il suo capo, uscendo in fine dalla stanza.
«Cosa devo fare con la tua testa calda?»
«E' lui che ha iniziato.» si difese il moro, come farebbe un bambino. Eppure era vero.
«Che ti ha detto?»
Zayn avrebbe voluto anche dirglielo, ma non voleva rimettere in mezzo Lydia. In quel discorso, in quell'ambiente, lei non c'entrava proprio nulla e voleva tenerla fuori da quel giro.
«Scommetto che ha minacciato la tua ragazza, non è così?»
«Non è la mia ragazza, e comunque tenetela fuori da questa storia.»
«Ascoltami, Zayn. Oramai tutti qui ti hanno visto con quella ragazza e credono che tu ti sia fottuto il cervello perchè non lavori quando devi. Vorrebbero sbatterti fuori.»
«Che lo facessero, tanto non me ne frega più in cazzo.»
«Il capo qui sono io e sai perfettamente che non lo farei mai. Tu mi servi e lo sai benissimo.»
Zayn lo guardò, capendo a cosa si riferisse. 
«Facciamo così.» iniziò l'uomo. «Non ti impedirò di vedere quella ragazza, ma ti chiedo di incontrarla quando non devi lavorare, così qui stiamo tutti più tranquilli. Puoi farmi questo favore?»
Il moro sospirò. «Si, zio Hunter.» 
Hunter sorrise. «Bravo ragazzo. Adesso vai.»
Zayn gli sorrise appena e si avvicinò alla porta, pronto ad andarsene da lì.
«Oh, Zayn, una domanda.»
Lui si voltò. «Si?»
«Credi sia lei
Con un sorriso appena accennato gli rispose «Si, credo proprio di si.».
Hunter sorrise ancora. «E' la stessa cosa che disse tuo padre quando incontrò tua madre. Puoi trarne già una conferma da questo.»
Zayn abbassò il capo, annuendo complice su quella sottospecie di consiglio, segreto di famiglia. E infondo era proprio così, anche se non aveva bisogno del tutto della conferma dell'amore che c'era stato tra i suoi genitori; aveva avuto la sua conferma quando aveva incontrato gli occhi verdi di lei e questo poteva più che bastare.
Salutò suo zio e uscì dalla stanza. Nel salone c'era EJ e non ci pensò due volte ad avvicinarsi a lui.
Ora erano vicini, faccia a faccia, a sfidarsi ancora.
«Tu prova a fare qualcosa a quella ragazza e giuro che ti ammazzo.»
EJ, stranamente, non provò a ribattere. Non ci pensò nemmeno. 
Zayn non aspettò nessuna risposta, anche perchè non ne voleva perchè se ce ne fosse stata, sarebbe successo il putiferio ed era sicuro che non sarebbe riuscito a controllare la sua rabbia.
Uscì definitivamente dal ritrovo e per quanto desiderasse con tutto se stesso di tornare da Lydia, non ci andò. 
Voleva stare per conto suo, pensando a ciò che gli era successo fino ad adesso da quando l'aveva incontrata, e cosa più importante, pensava a come riuscire a tenerla fuori dai guai... a tenerla lontana da lui. Era la soluzione migliore e in quei momenti di riflessione, prometteva a se stesso almeno di provare a farlo, per il bene di lei... ma sfortunatamente per il male di lui. 


 
—— ❀ ————


Era tardo pomeriggio e Lydia aveva appena finito le faccende di casa.
Quando Duke non era nei paraggi, poteva prendersi cura della casa con molta piu' tranquillità e libertà. Sperava che questa "pace" che c'era tra quelle mura sarebbe durata per molto. Non desiderava altro che questo.
Aveva finito anche i suoi compiti e ora che non aveva nient'altro da fare, non preferiva neanche leggere, anche se le mancavano pochi capitoli per finire, di nuovo, il suo romanzo preferito.
Pensò di andare alla riserva ma il pensiero di essere di troppo e di disturbare la stava divorando dentro, del tutto. Anche se Zayn e gli altri le avevano detto di venire quando voleva perchè gradivano la sua compagnia più e più volte.
In realtà, voleva recarsi lì per vedere Zayn, visto che a scuola non lo aveva visto. Almeno questo lo ammetteva a se stessa, ma era comunque vero che voleva stare anche con gli altri. Non sapeva se definirli amici suoi, ma le piaceva stare in loro compagnia. Di certo erano meglio della compagnia di Lola.
Restò un altro quarto d'ora a pensare se andarci o meno, riempendosi la testa di altri complessi al quanto inutili nel suo caso, e alla fine, decise di andarci. Così facendo avrebbe visto se avessero realmente gradito la sua presenza o meno. Più di tutti, sperava di trovarci Zayn.
Si lavò i denti, ritoccò il trucco, ravvivò i suoi capelli e uscì di casa, affrettandosi nell'allontanarsi, definitivamente, da quel quartiere.
Camminò con passo svelto verso il ritrovo e quando arrivò nel vicolo dove si trovava l'appartamento, da lontano vide Louis uscire da un altro esattamente difronte, che si raccomandava con qualcuno che era dentro.
Lui non la vide ed entrò nella riserva.
Lydia, curiosa, andò vicino all'appartamento da dove il moro era uscito e si avvicinò alla porta, volendo sbirciare dai vetri, ma non si vedeva nulla.
Sentiva degli strani rumori, come se qualcuno stesse colpendo qualcosa.
Andò sul retro dell'appartamento e vide una piccola finestrina, purtroppo troppo in alto per lei. Nel vicolo, trovò delle casse di legno e ne prese due, posizionandole sotto la finestrina per poi salirci sopra.
Era ancora un po' bassina e così dovette alzarsi sulle punte per riuscire a sbirciare.
La finestrina era un pò aperta e così riuscì a vedere meglio cosa stava accadendo nella stanza: qualcuno stava colpendo ripetutamente un sacco, girandoci intorno, e solo quando questo qualcuno iniziò a colpire il sacco di profilo, Lydia lo riconobbe. Era Zayn.
Il suo sguardo era così serio e concentrato sul sacco che sembrava non esistere nient'altro per lui. E lo colpiva così forte che lei temette che da un momento all'altro lo avrebbe bucato.
Lydia guardava incantata come i muscoli delle braccia e della schiena si tendevano ad ogni colpo, e quando si metteva di profilo, ammirava per la millesima volta il profilo del suo viso, che lei tanto amava. Sembrava perfetto, disegnato, forse, da chissà quale dio, così come la sua schiena, che adesso era messa in mostra. 
Solo dopo averlo ammirato per chissà quanto tempo, Lydia si era resa conto che Zayn fosse senza maglietta. Nell'istante in cui gli guardò la schiena e una parte di lei desiderò di toccarla, accarezzarla e graffiarla leggermente, arrossì subito, vergognandosi di quel pensiero estremamente nuovo per lei. Le era capitato di fare pensieri del genere anche quando si soffermava a guardargli le labbra. Era così carnose ed invitanti. 
Non potendone farne a meno, guardò meglio la sua schiena e notò qualcosa dietro il suo collo. 
Quando Zayn iniziò a colpire il sacco mettendosi proprio di spalle a Lydia, lei potè vedere con chiarezza che dietro al suo collo c'era un tatuaggio che le risultò molto familiare.
"Una foglia di felce argentata, seguita da un ramoscello con delle piccole foglioline e poggiato sopra di esso, un uccello speculare."
Era il tatuaggio che aveva visto nel suo sogno, dietro il collo del ragazzo che era crollato davanti a lei.
Ma... come era possibile? 
Iniziò a vedere Zayn colpire ancora più velocemente il sacco e i lineamenti del suo viso esprimevano quasi odio. 
Il moro diede un ultimo colpo, così forte che quasi gridò, un grido pieno di rabbia, frustrazione e... sofferenza, scaraventando il sacco contro il muro, creando un ennesima crepa in esso.
Lydia sobbalzò nel vedere quella scena e a stento riusciva a crederci.
Zayn aveva dato un sol colpo a quel sacco, rompendo il gancio di ferro dal soffitto e rischiando di rompere anche il muro. Era... umanamente impossibile.
Sobbalzando, dalla sua bocca uscì un piccolo gemito che provò a trattenere portandosi una mano alla bocca, ma era troppo tardi.
Zayn si voltò verso di lei, sorpreso nel vederla lì.
«Lydia!»
Lei, ingenuamente, abbassò il capo come per nascondersi e quando sentì i passi di Zayn nella stanza, scese dalle casse di legno e provò ad andare nella riserva, ma Zayn le era già davanti, bloccandole ogni via di fuga. 
«Aspetta, aspetta!» quasi le pregò lui.
Lei si fermò e fu costretta ad appoggiarsi al muro, dove lui poi le si avvicinò.
«Che cosa hai visto?»
«N-niente.» riuscì a dire lei.
Il moro sospirò. «Lydia, ti prego, dimmi che cosa hai visto.»
Lydia ingoiò il vuoto, non riuscendo a mentire ancora. Come poteva riuscirci di fronte a quegli occhi color nocciola?
Zayn continuava a farsi sempre più vicino, tanto da poggiare entrambe le braccia ai lati della testa di lei. I loro corpi, così come i loro visi, quasi si sfioravano ed entrambi volevano che ciò accadesse, ma non poteva succedere. Non adesso.
«Ti prego, dimmelo.» sussurrò lui.
Lei si era quasi addolcita di fronte a quella supplica, così sincera, ma proprio non riusciva a far uscire le parole di bocca. L'avrebbe presa per pazza. Forse lei aveva visto male? Ma se fosse stato così, perchè lui voleva tanto sapere cosa lei avesse visto?
Tutte domande che si era posta in quei secondi nel fuggire da lì, da lui, ma adesso, tutto ciò che riusciva a pensare era che le labbra di Zayn erano poco distanti dalle sue, che il moro respirasse profondamente e che il suo petto quasi toccava il suo, che era completamente persa nei suoi occhi, come accadeva sempre; che lui fosse leggermente sudato per i troppi sforzi avvenuti in quell'enorme stanza, e che il suo cuore stava battendo così forte che chiunque da lontano sarebbe riuscito a sentirlo. E se pensava a ciò se ne vergognava, perchè sapeva che Zayn ascoltasse quel rumore di tamburo così forte ed insistente che sembrava volerle uscire dal petto. Il suo cuore non aveva battuto così forte per nessun altro.
Gli occhi di lei non avevano il coraggio di guardare da nessun'altra parte se non in quelli di lui, mentre quelli di Zayn erano un continuo, e lento, su e giù. Dai suoi occhi verdi, alle sue piccole e carnose labbra. Entrambi si erano dimenticati di come erano finiti così vicini e di cosa era appena successo in quell'appartamento.
Ogni volta che erano così vicini, si dimenticavano di ogni cosa, anche del mondo stesso. Niente importava se erano insieme, a guardarsi e perdersi l'uno negli occhi dell'altro.
«Lydia, ciao!»
Entrambi si voltarono, vedendo in lontananza Louis che la invitava ad entrare nella riserva.
«Su, vieni!»
Lei si voltò verso di lui, cosa che lui fece un secondo dopo, e si guardarono per qualche altro secondo come a darsi un piccolo addio da quella dipendenza di sguardi che poi sarebbe mancata terribilmente ad entrambi.
Lydia era stata così presa dagli occhi di Zayn che non si era nemmeno accorta che lui avesse indossato una maglietta a mezza maniche, con scollo a V color cobalto. Gli donava così tanto quel colore.
Zayn lasciò cadere lungo il suo fianco un braccio, dandole così il via libera.
Lydia lo guardò per qualche secondo in più prima di allontanarsi da lui ed entrare in riserva. Louis le disse che sarebbe entrato poco dopo.
«Ehm... ciao.»
Timidamente, Lydia entrò, nascondendosi dietro la porta. 
C'era Niall che era sul divano a guardare la tv e Cher accanto a lui che giocava col cellulare.
Tutti e due, quando la videro, la accolsero con un sorriso e il biondo si alzò andandole incontro, dandole un abbraccio che lei, stupita, ricambiò volentieri.
«Qual buon vento ti porta qui, mh?» le chiese l'irlandese, mettendole un braccio attorno alla spalla.
«Mh... be', non avevo nient'altro da fare e-»
«E visto che non puoi stare senza di me, hai pensato di venirmi a trovare.»
Ridacchiò. «Si, mi hai scoperta.»
«Nei tuoi sogni, biondo.» commentò Cher, ancora presa dal suo cellulare.
La porta si aprì ed entrò Louis seguito poi da Zayn.
Non appena il moro vide che Niall aveva Lydia stretta a sè lo fulminò con lo sguardo e l'irlandese rise, alzando le mani in segno di resa. Ciò divertiva anche Louis, che ridacchiò anche lui.
«Comunque, hai fatto bene a venire, Lydia, o saremmo venuti a prenderti sicuramente.»
«Oh... davvero?»
«Si.» affermò Cher. «Questa sera ci sarà un falò sulla spiaggia e, ovviamente, verrai anche tu. Niente obiezioni.»
«Ma-»
«Shh! Ha detto niente obiezioni.» la richiamò Niall ancora accanto a lei.
Lydia, scherzosamente, sbuffò facendo ridere i presenti, tranne uno.
Lei, istintivamente, guardò verso Zayn e lo trovò già a guardarla, chissà da quanto. Ma quello sguardo non era come gli altri, non si sentiva lusingata come le altre volte. Lo sguardo di Zayn sembrava quasi severo, non riusciva a trasparire nessuna forma di desiderio, come di suo solito.
Lydia si sentiva quasi colpevole sotto quello sguardo, tanto da abbassare il capo e incrociare le braccia al petto, come per difendersi o rifugiarsi almeno un po'.
Sentì un sospiro, poi la sua voce. «Vado a farmi una doccia.»
E di sottecchi, lo vide andare in bagno, per poi chiudere la porta.
Era così strano. Un attimo prima si stavano come consumando guardandosi l'un l'altro e adesso l'aveva quasi rimproverata con quello sguardo. Che poi, di cosa? Per aver visto ciò che era successo nell'altro appartamento? Non era sicura neanche lei di ciò che aveva visto. Era troppo surreale, impossibile anche da immaginare. Doveva aver visto male.
«Lydia?»
«Cosa?»
«Eri sovrappensiero.» le disse Cher.
«Oh, si, scusa.»
«Vieni qui, dammi una mano con questo gioco.»
Ridacchiò. «Okay.»
Andò a sedersi accanto a lei e così fecero anche Louis e Niall. Poi guardarono la televisioni e i due le raccontarono qualche episodio divertente successo tra loro.
Poco dopo, Louis si alzò, dicendo che andava a prendere la macchina e Niall andò a fargli compagnia.
Cher iniziò a truccarsi e iniziò a raccontarle di come lei e James, il suo-non ragazzo, si erano conosciuti e di come era andata "avanti" la loro relazione.
«Cher, non farà freddo sulla spiaggia?»
«Si, un pò.»
«Credo che il mio abbigliamento non sia del tutto adatto.»
Lydia indossava una magliettina bianca che le scendeva morbida suoi fianchi, con qualche disegno a fantasia col nero, un cardigan grigio corto, dei jeans blu scuri aderenti, che mettevano in evidenza le sue bellissime forme, e delle scarpette bianche.
«Mh, non preoccuparti, ti presterò una felpa.»
Mentre Lydia si metteva un pò di mascara, Cher andò vicino ad un mobile, cercando tra i cassetti. Tornò da lei con una felpa grigia.
Quando lei la indossò, vide quanto le stava grande, ma le piaceva. Le maniche erano molto lunghe tanto da non far uscire quasi le sue mani e, visto che l'indumento era grande, le copriva giusto l'essenziale se fosse stata nuda.
«E' tua?» domandò Lydia.
«Non ne ho idea. Forse è di James.» 
«Oh, io-»
«No, non preoccuparti. Non sono gelosa fino a questo punto. Non sono nemmeno sicura che sia sua.»
Sentirono bussare più volte un clacson di una macchina e capirono che Louis e Niall erano arrivati e che dovevano andarsene.
Prima di uscire dalla porta, Lydia chiese a Cher «Zayn non viene?»
«No. Ha detto che aveva degli impegni.»
«Oh.» riuscì a dire. Sperava tanto che lui venisse.
Chiusero la porta ed entrarono in macchina, partendo poi verso la spiaggia.
Quando arrivarono, Lydia vide quanto fosse gremita di ragazzi. 
C'era un grande falò, dove attorno vi erano un sacco di ragazzi che bevevano e ballavano, e altri più piccoli, situati un po' più distanti. C'era la musica e dovette ammettere che era un'atmosfera e un ambiente davvero carino e piacevole.
Scesero gli scalini ed arrivarono vicino al grande fuoco dove Louis e Niall iniziarono a salutare qualche loro amico, presentandolo sia a Lydia che a Cher. Anche Cher lì conosceva qualcuno e lo presentò anche a Lydia.
La buona impressione che Lydia si era fatta su quell'organizzazione era durata bene poco, perchè vide che in lontananza c'erano ragazzi che vendevano droga e che ne facevano uso.
Louis cercò di distrarla e iniziò a scherzare con lei, non facendole pensare troppo ai lati negativi che potevano esserci in quella serata.
Lei non conosceva nessuno lì, se non qualcuno di vista perchè li aveva visti a scuola e forse, tra le ragazze che ballavano, ne riconobbe una come Lola, ma non le importava sapere se fosse realmente lei. Non le importava neanche se ci fosse.
Restarono per un bel po' in piedi, a camminare sulla sabbia e a parlare tra di loro e con altre persone. Lydia non era mai stata brava a fare nuove conoscenze, ma quando Cher la portava con sè a parlare con gente nuova, partecipava anche lei alla conversazione, ridacchiando di tanto in tanto. Per lei era già un bel passo avanti.
Poco dopo, Louis fece un piccolo falò per loro e si sedettero iniziando a bere e parlare.
Lydia non bevve nulla, a differenza di Niall che forse aveva già bevuto quattro birre. E sembrava ancora bello sobrio. Doveva reggere molto bene l'alcool, cosa che invece Louis non riusciva affatto visto che in quel momento era un po' brillo. Era la seconda volta che lo vedeva in quelle condizioni ed era così divertente. Sembrava un bambino e continuava a dire frasi senza senso.
Persero di vista Niall, Louis andò alla ricerca di qualche ragazza con cui passare un pò di tempo e Cher poco dopo le chiese se fosse un problema se si fosse allontanata per un po', perchè c'era James nei paraggi e voleva trovarlo.
Lydia aveva ridacchiato per poi sorriderle dicendo che andava bene. Non le dispiaceva aspettare.
Adesso era sola, vicino al fuoco a scaldarsi un po' le mani e con la testa completamente altrove.
Ripensava a ciò che era successo prima con Zayn e perchè poi, dopo, si fosse... quasi arrabbiato con lei. Quel ragazzo era una continua sorpresa per lei. Non riusciva proprio a capirlo.
C'era un po' di vento e ringraziò mentalmente Cher per averle dato quell'indumento, che la teneva al caldo.
Si strinse nella felpa e sentì in essa un profumo a lei familiare che sembrava darle il conforto e la sicurezza che le serviva.
«Ciao.»
Si girò e accanto a sè vide Harry Styles che le sorrideva. Con quel sorriso che solo lui aveva.
«Ciao Harry.» lo salutò lei, sorridendogli.
«Non pensavo di trovarti qui.»
«Ed io non pensavo di trovare te qui.»
«Perchè?» domandò lui.
«Mh... non so, credevo non fosse un posto e una situazione adatta a te.»
«Oh, ma questo è il posto perfetto per me. C'è da bere, da mangiare, la musica, un sacco di ragazze con cui parlare e» si voltò verso di lei. «altre ragazze da tener compagnia.»
«Io non cercavo compagnia, sai.» scherzò lei.
«Be', io sono venuto lo stesso da te.»
«Dovrei sentirmi onorata?»
«Si.»
«Che onore!»
Entrambi si guardarono e insieme, poi, ridacchiarono. Sembravano due amici che si conoscevano da chissà quanto tempo. Era... strano. Almeno per Lydia.
Tra i due c'era stato un contatto visivo durato più del previsto e a distogliere lo sguardo era stata Lydia, che aveva voltato il capo verso il piccolo fuoco davanti a loro. Si sentiva ancora gli occhi del riccio addosso, che sembravano studiarla e cercare di scoprire ogni sua forma di imbarazzo, ma Lydia, sotto quello sguardo, si sentiva... a disagio.
«Sai,» iniziò lui. «stavo pensando a quando non hai voluto baciarmi la volta scorsa in discoteca...» si avvicinò un po' di più a lei. «visto che sono stata la tua cotta segreta per qualche anno, non è così?»
Il viso di Lydia si colorò di rosso e le sue guance erano in fiamme forse piu' del fuoco che bruciava davanti a loro. 
Imbarazzata, si portò le mani sul viso e mugugnò, sotto lo sguardo divertito di Harry che si lasciò scappare anche una risata.
«Non devi vergognartene.»
Lydia staccò gli indici dalle altre dita, sbirciando verso di lui. «Come lo hai scoperto?»
«L'ho capito da solo, te lo si leggeva sul viso. Eri facile da interpretare, ma adesso non riesco a capire se ti piaccio ancora...»
Il viso di Harry si faceva sempre più vicino al suo e gli occhi verdi di lui puntavano su una sola cosa: le sue labbra. E lui gliele guardava, avvicinandosi sempre di più e Lydia non sapeva che fare.
Le loro fronti si toccarono, così come i loro nasi e i loro respiri. Harry sembrava così sicuro di sè, come se l'avesse fatto chissà quante di quelle volte, e forse era proprio così, ma Lydia no. Lydia non era abituata a queste cose, ma per quanto quella situazione fosse nuova per lei, seppur quella fosse la seconda volta che Harry voleva baciarla, non provava nessun'altra emozione e non riusciva a pensare ad altro se non a quanto volesse che al posto di Harry ci fosse Zayn.
Prima che le labbra di Harry potessero poggiarsi sulle sue, Lydia girò il capo, chiudendo gli occhi imbarazzata.
«... forse non più.» lo sentì sussurrare sulla sua guancia.
E forse anche Lydia, da quella risposta sussurrata, aveva capito realmente che era proprio così. Non era più interessata ad Harry e poteva essere sicura del fatto che la sua cotta per lui era finita da tempo con l'arrivo di qualcun'altro nella sua vita.
Lei girò il capo verso di lui e, non sapendo che dire, gli fece un sorriso appena accennato, timido, e fu sollevata dal fatto che Harry fosse ancora lì, che sembrava non essersi offeso e che anche lui, adesso, le stava ricambiando il sorriso.
Quando Lydia si voltò di nuovo verso il fuoco, sentì il braccio di Harry circondarle le spalle e qualche secondo dopo le sue labbra che premevano sulla sua guancia. L'aveva stretta forte a sè e quel bacio sembrava voler restare impresso su quella sua guancia morbida.
«Stai attenta a quello che fai.» le sussurrò.
Lo guardò confusa e non fece in tempo a chiedergli spiegazioni su quella sottospecie di avvertimento che lui si era già alzato e se n'era andato.
«Eri in buona compagnia, non è vero?»
Alzò lo sguardo difronte a sè e dall'altra parte del fuoco c'era Zayn, in piedi, con le mani in tasca e i lineamenti del suo viso duri come lo sguardo che aveva. Ancora.
Lydia distolse lo sguardo e portò le gambe al petto incrociandoci poi le braccia sopra. Se lui voleva fare quello incazzato, per chissà quale motivo poi, l'avrebbe fatta anche lei.
«Che c'è, non rispondi?»
«Qual'è il tuo problema?!» sbottò lei, guardandolo.
«Il mio problema? E' lui, con te.» 
«E allora?»
«E allora?! Quello è un coglione che fa il cascamorto con tutte ed io vicino a te non ce lo voglio.»
«Non deve piacere a te.»
«Oh, mi stai dicendo che ti piace? Non ti piace frequentare Lola perchè è una zoccola ma ti piace il classico puttaniere. Io proprio non ti capisco.»
«Tu non capisci me?! Sono io che non capisco te!» sbottò Lydia. «Un attimo prima sei carino con me e l'attimo dopo sei arrabbiato per non so quale motivo! Dovresti far pace col cervello!»
Il moro premette le labbra insieme per trattenere un gemito di rabbia e guardò altrove, stringendo una mano a pugno. Si arrabbiava non solo perchè aveva visto coi suoi stessi occhi che Harry Styles aveva provato a baciarla, ma perchè Lydia aveva ragione. Zayn era sempre in bilico tra "restarle accanto" o "allontanarsi" e non sapeva mai come comportarsi, come riuscire ad uscire da questa situazione difficile per tutti e due. Se solo lei riuscisse a capire cosa lui prova, in che posizione si trova e cosa farebbe per lei (e cioè, qualsiasi cosa). E se per il suo bene significava lasciarla andare... forse l'avrebbe fatto.
Quando tornò a guardarla, vide che i suoi occhi erano rivolti verso la folla di ragazzi, ma sapeva che non era realmente interessata a loro. Era l'unico metodo per non guardarlo. Ma la cosa più difficile per Zayn mentre la guardava, era riuscire a resistere alle sue labbra. Lydia si stava mordendo nervosamente il labbro e Zayn stava, letteralmente, impazzendo.
«Cristo Santo, non morderti quel labbro.»
Gli occhi di lei tornarono a guardarlo e anche lui poteva vedere quanto fosse ancora arrabbiata e anche un po' dispiaciuta. Quella situazione non piaceva nemmeno a lui.
«Perchè? Se no che fai?» lo sfidò Lydia.
«Oh, tu non vuoi realmente saperlo.»
Si guardarono continuando a sfidarsi con lo sguardo, uno sguardo riempito di fuoco che bruciava nei loro corpi, come quello che in realtà li divideva. Ma il loro non era un fuoco d'odio; era un fuoco ardente di passione e desiderio, mischiato, adesso, anche con quel pizzico di rabbia e gelosia che non faceva altro che far aver voglia ad entrambi l'un dell'altro, ancor di più.
«Zayn! Alla fine ce l'hai fatta.»
Ad interrompere il loro contatto visivo furono Cher e Niall, che tornarono con altre birre.
«Si...» rispose vagamente il moro, sedendosi sulla sabbia, proprio difronte a Lydia.
«E' successo qualcosa?» domandò Niall.
«No, niente.» rispose Lydia, sorridendogli.
«E' qui la festa!» li raggiunse anche Louis, urlando a squarciagola.
«Oh Dio, è già ubriaco.»
«Oramai lo conosci.» disse il biondo sedendosi accanto a lui, mantenendo sempre le solite distanze. «Birra?»
Il moro accettò e Niall gliela porse, sapendo che le loro mani non si sarebbero sfiorate. Era, oramai, una questione di abitudine. Tutti avevano importato come trattare e comportarsi con Zayn.
Passarono tutto il tempo a parlare e ridere in compagnia, prendendo in giro Louis che sembrava non rendersi conto neanche di dove fosse.
Lydia e Zayn si scambiavano sguardi furtivi, segreti. Quando lei lo guardava si sfuggita, lo trovava già a guardarla, mentre prendeva qualche sorso dalla birra. E non riusciva a non pensare a quanto fosse dannatamente sexy, anche con quello sguardo da duro che avrebbe intimorito chiunque, ma non lei.
Qualche ora dopo, la spiaggia iniziò a sfollarsi e prima che tutti riuscissero a rendersene conto, Lydia si era addormentata, stesa sul telo sulla sabbia accanto a Cher.
«Niall, portala in macchina. La accompagno a casa.»
«Non puoi farlo tu?»
Il moro alzò un sopracciglio, guardandolo.
«Okay, come non detto.» si alzò, pulendosi il pantalone. «Tanto non mi dispiace.»
«T'ammazzo.» disse Zayn.
Zayn guardò Niall prendere Lydia tra le sue braccia, con delicatezza, ed era così invidioso che avrebbe voluto ucciderlo per la gelosia che stava provando in quel momento. Erano tutte cose che avrebbe dovuto fare lui, perchè la sua natura non glielo permetteva?
Arrivarono alla macchina e Zayn abbassò un po' lo schienale del sediolo davanti e dopo Niall vi ci poggiò Lydia, che non si svegliò neanche per un secondo. Nel sonno, riuscì anche a sistemarsi sul sediolino. Quella scena riuscì a far sorridere appena il moro.
Niall tornò sulla spiaggia e Zayn entrò in macchina, chiudendo la portiera il piu' piano possibile.
Mise in moto e guidò verso casa di Lydia. 
Non voleva accompagnarla subito; guidava piano e non di corsa. Voleva restare più tempo possibile con lei, anche mentre dormiva, cosa che non gli dispiaceva affatto.
Lydia dormiva rannicchiata su se stessa sul sediolino, girata su un lato verso Zayn. Ogni tanto, il moro distoglieva per un attimo lo sguardo dalla strada per guardarla e un nuovo sorriso nasceva sulle sue labbra... un sorriso triste.
In quei minuti di macchina, Lydia, nel sonno, aveva mugugnato il suo nome. Si chiedeva cosa stesse sognando. 
Arrivò fuori casa sua e spense l'auto.
Si voltò verso di lei e non si stupì di trovarla ancora più bella del solito.
Forse avrebbe potuto stare lì guardarla dormire finchè lei non si sarebbe svegliata, così da rimediare al tempo perduto in quella giornata, o avrebbe potuto lasciarla il più presto possibile.
Era questo il problema. Zayn aveva passato quella giornata, o forse tutti questi mesi, a cercare una risposta giusta in cosa fare tra il volerla a tutti costi, facendole rischiare di farsi male, o reprimere quel suo desiderio e bisogno di lei, lasciandola andare via.
Zayn poggiò la testa sul sediolino, sospirando frustrato. «Cosa mi stai facendo, Lydia?» sussurrò. «Io non so che fare...»
Lui la guardava cercando una risposta in quel suo viso angelico e l'unica che intuiva era "Prendimi, lotta per me." e l'avrebbe fatto... ma forse era la risposta sbagliata.
«Lydia... hey, svegliati...»
Tra un mugugno e l'altro, Lydia sbattè le palpebre e quando si rese conto dove fosse, si portò subito seduta.
«Ti sei addormentata sulla spiaggia.» spiegò il moro. «Ti ho accompagnato a casa.»
«Grazie...» mormorò lei, non guardandolo in viso.
Provò ad uscire dall'auto, ma la porta non si apriva. Era chiusa.
«Dobbiamo parlare.» disse Zayn. E da lì capì che aveva messo le sicure alle porte.
Lydia iniziò a giocherellare nervosamente con le maniche della felpa, col capo chino. Voleva andarsene da lì.
«Potresti guardarmi, per favore?»
«No...»
Zayn sospirò profondamente, frustrato ancora una volta. Non insistette su questo e non le chiese nemmeno il perchè. Poteva anche solo immaginarlo.
«Devi dirmi cosa hai visto oggi, Lydia.»
«Dovresti andartene, Zayn. E' pericoloso qui.» tentò lei, eppure il suo avvertimento era vero. Non per niente quello era il quartiere piu' malfamato della città.
«Tu non preoccuparti di questo.» e infatti non doveva, perchè Zayn camminava a testa alta in quel quartiere. Suo zio comandava anche lì e poi, come lo temevano in città, anche qui lo facevano.
Lydia non accennava a rispondere alla domanda. Restava in silenzio, torturando quelle maniche.
«Lydia.»
«Niente, Zayn. Niente. Ho visto solo che ti stavi allenando.» mentì.
«Sicura? Non hai visto nient'altro?»
«No... perchè poi... stavo cadendo dalle cassette di legno e mi hai vista.»
Ennesimo sospiro. «Okay.»
Calò un silenzio tra loro. Zayn non aveva ancora tolto le sicure alle porte e Lydia, stranamente, non voleva ancora andarsene, a differenza di prima.
«Ti piace Styles?» domandò Zayn.
Lydia si aspettava una domanda del genere, ma non adesso. Avrebbe potuto dire una bugia, così da farlo ingelosire, ma voleva essere sincera con lui. 
«Piaceva.»
«Mh.» riuscì a dire il moro.
Anche lui non la guardava. Il fatto che Lydia non volesse guardarlo lo rendeva ancor piu' colpevole piu' di quanto non si sentisse già. Non riusciva a sopportarlo. 
«Mi sono dimenticata di dare la felpa a Cher.» mormorò, più che altro a se stessa. 
«E' mia.» disse lui.
«Oh...»
Lydia iniziò a togliersi la felpa, ma Zayn la fermò. «Puoi tenerla.»
«No.» rispose lei, togliendosela.
«Lydia, tieniela.»
«No, Zayn, non la voglio.» e lo guardò.
Zayn, dai suoi occhi, capì quanto l'avesse ferita col suo comportamento ed era l'ultima cosa che voleva ma... cos'altro poteva fare? Non lo sapeva neanche lui.
Lydia distolse ancora lo sguardo. «Posso andare adesso?»
Il moro tolse la sicura alle porte e Lydia uscì subito dall'auto, non degnandolo neanche di un altro sguardo. 
La vide scomparire dietro la porta di casa e un «Buonanotte, bellissima.» uscì dalle sue labbra, in un leggero sussurro e un altro sospiro.
E poi prese la sua felpa, dove adesso vi era il suo profumo, e la adorò così da sentire ancora il suo odore che gli sarebbe mancato da morire in quelle ore perchè, quella notte, non sarebbe andata da lei.


 

Hola, hola, hola, hola, hola bellissime!
Lo so. Lo so, lo so. Oh, ma io lo so!
Mi volete menare male.
Mi menerei anch'io, quindi vi comprendo.
E ja, che vogliamo fare?
Mi menate una volta e per sempre o mi perdonate ancora? ......
PERDONATEMI, DAI.
No, allora, vi spiego.
Visto che la scuola è andata a fanculo per qualche giorno (amen),
ho pensato che sarei stata in vacanza e avrei scritto.
Infatti, ho detto "pensato".
Diciamo che ci sono stati molti impegni familiari e non ho avuto proprio tempo!
Poi avrei voluto aggiornare ieri, così da farvi il "regalino" (alla faccia del regalo)
di Pasqua, ma non ci sono stata.
Hey, devo festeggiare anche io, no? No.
Okay.

Comunque, bando alle ciance e alle stronzate che dico:
VI PIACE IL CAPITOLO?
Raga', vi faccio una confessione...........
Questo capitolo mi piace.
Mi piace, soprattutto, la scena in macchina.
Dai, non sono belli seppure a volte si menano? ):

Secondo voi lo zio di Zayn che giro ha? Zayn che lavoro fa?
Harry cosa vuole farle capire?
Mh.

Volevo ringraziare voi bellissimisse lettrici che nonostante
i miei merdosissimi ritardi, siete sempre qui a leggere 'sto schifo che scrivo.
Grazie, grazie, grazie!
Io amo tutte, da coloro che recensiscono, a quelle silenziose.
Peppina vi ama!

Oh, e volevo chiedervi una cosa.
Se viva, con l'hashtag #wmemy scrivete su twitter
cosa ne pensate della storia.
Boh, mi farebbe tanto piacere :)

Diciamo che... si, insomma, avrei fatto un """fotomontaggio""" degli Zydia,
ma è venuto di merda. 
Anyway, è questo.




Tanto carini e tenerelli ):

Twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
(aggiungetemi così parliamo di quello che volete!)
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp

Adesso vado.
Peppina vi ama.

chiss chiss, peppina.

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Capitolo 15
*** 15. Mistake ***








15. Mistake


 
Lydia sentiva di essere già stata lì, in quel sentiero coperto da alti alberi e con la luna piena alta in cielo che le faceva da guida in quell'oscuro posto. 
Ogni volta che si voltava, dietro di sè trovava solo buio e ogni passo avanti che faceva, la strada percorsa poco prima veniva cancellata, scomparendo nel nulla.
D'un tratto, gli alberi che erano ai lati del sentiero scomparvero, mostrando l'altra oscurità che nascondevano dietro di essi.
Guardò davanti a sè e una persona era accovacciata a terra, tenendosi con una mano, respirando affannosamente. Quella scena l'aveva già vista... quella persona l'aveva già vista.
Si avvicinò, non temendo nulla, senza paura, e prima di riuscire a toccarlo, così da aiutarlo, i piedi non le permettevano di andare avanti. Di nuovo quella scena.
Il ragazzo davanti a sè si alzò, inarcando la schiena, e Lydia notò un tatuaggio sulla parte superiore del suo collo. Lo stesso tatuaggio... lo stesso che aveva...
Il ragazzo si girò lentamente e Lydia perse un battito quando riuscì a riconoscere chi era.
«Zayn.»
Lui non sembrava sorpreso di vederla lì, a differenza di lei. Aveva capito che era lui non appena aveva rivisto quel tatuaggio. Il moro sembrava quasi non contento di vederla.
«Dovresti mantenere le distanze da me.»
«Non voglio farlo...»
«E' per il tuo bene.»
«Ciò che è meglio per me è starti accanto.»
Quasi non riusciva a crederci. Aveva ammesso davanti al ragazzo che le stava mandando la testa in confusione, così come il cuore, che voleva stare accanto a lui, per tutto il tempo... per sempre, se anche lui avesse voluto.
«Non posso, Lydia.» 
L'uno di fronte all'altro, metri che li dividevano, ma anima e cuore che li univano piu' che mai.
«Odio tutto questo, Zayn. Non riesco a sopportarlo.» ammise lei, con gli occhi lucidi, abbassando il capo.
«Anch'io piccola, anch'io.» gli disse lui. «Dimmi cosa vuoi che faccia per riuscire a farti stare meglio, almeno per un attimo.»
Lydia alzò il capo, facendo incontrare i loro occhi, ed entrambi, in quello sguardo, riuscirono a capirsi, a leggere in quelle iridi verdi e in quelle iridi castane la risposta a tutte le domande che tormentavano da oramai troppo tempo entrambi. Quella stessa risposta che sembrava esser presente nei loro corpi, e la gridavano sperando che l'altro riuscisse a sentirla, ma ciò non accadeva. La sofferenza sembrava accecarli.
«Toccami.»
Lydia non era mai stata così decisa in vita sua. Negli occhi del moro non riusciva a capire cosa lui stesse pensando, come si sentisse, se turbato o meno.
«Vuoi davvero che lo faccia?»
«Si.»
Il moro avanzò lentamente verso di lei e Lydia non riusciva a capire come lui potesse riuscirci mentre lei no.
Nessuno dei due distaccava gli occhi dall'altro. Il loro contatto visivo era costante e allo stesso tempo così forte e intenso. 
Ora Zayn le era così vicino e stava alzando lentamente la mano verso di lei, dirigendosi verso la guancia.
Lei chiuse gli occhi, aspettando quel tocco tanto atteso, ma che non arrivò mai.



Lydia aprì di scatto gli occhi, svegliandosi dal suo sonno profondo.
Si portò seduta, guardandosi intorno. Era come spaesata. Quel sogno sembrava così reale, così vero...
Si toccò la guancia, ricordando tutto il sogno appena fatto e seppur quel tocco non ci fosse stato neanche nella sua immaginazione, sembrava aver sentito per un attimo il calore della mano di lui sulla sua pelle.
Si portò poi le mani sul viso, dandosi della completa stupida. Riteneva tutto ciò una tale follia. Stava letteralmente impazzendo perchè non riceveva un semplice tocco da un ragazzo. Non le era mai capitato una cosa del genere. Ma il punto era che non era un semplice ragazzo: era Zayn, e questo poteva bastare. Lui era la soluzione, la risposta a tutto, ed era per questo che adesso si sentiva così frastornata e allo stesso tempo vuota.
A Lydia sarebbe bastata anche una semplice carezza in tutto quel tempo che avevano passato insieme, ma Zayn sembrava volerla accontentare solo con degli sguardi. Ed era lusingata da ciò, ma qualcosa in lei le diceva che non bastava. Aveva bisogno di più. 
Guardò fuori la finestra e vide che era ancora buio. La luna era ancora alto nel cielo, accompagnata dalle stelle.
Si stese di nuovo, coprendosi col lenzuolo, e fece cadere una lacrima sulla sua guancia che sembrava valere per cento. Quella lacrima conteneva la sofferenza di quel tocco mancato nel sogno e la rabbia che provava adesso verso il moro, con cui si era lasciata quella sera non riuscendolo a guardare neanche negli occhi. 
La asciugò velocemente e poco dopo si addormentò di nuovo, sperando di sognarlo, nonostante tutto, ancora una volta. 

 
—— ❀ ————

 
Zayn era a casa sua, seduto sul divano, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e con una mano teneva la birra che con calma beveva, non facendola toccare a terra.
Forse era la sesta che aveva bevuto da quando aveva lasciato la casa di Lydia, eppure non riusciva a sentire ancora l'effetto che avrebbe dovuto fargli. Ma d'altronde, era consapevole del fatto che per via della sua natura avrebbe dovuto bere un'infinità di birre se avesse voluto ubriacarsi. E questa era una delle tante cose che odiava di "lui". Almeno, però, poteva sentire il suo sapore.
Fece un altro sorso e vide che la birra era vuota. Aveva finito anche la sesta, ma non gli bastava. Ne voleva un'altra ancora.
Si alzò e prima di dirigersi verso il mini-frigo, andò a dare un'occhiata a Louis nella sua camera. 
Di solito, quando si ubriacava molto, lo portavano a casa sua perchè sapevano che Zayn lo avrebbe tenuto sotto controllo e si sarebbe preso cura di lui. Quella però, fortunatamente, non fu una sbronza tanto grave. 
Louis, per via dell'alcol, era andato all'ospedale circa due volte ed era stato un miracolo se adesso era ancora vivo. Ma dall'ultima volta, riusciva a darsi una regolata, anche perchè tutti avevano insistito che lo facesse.
L'amico dormiva beato nel suo letto e Zayn andò a prendersi quella che sarebbe stata la sua settima birra. 
Visto che non dormiva, avrebbe potuto continuare così per tutta la notte, fino al mattino, tanto non avrebbe avuto conseguenze gravi, se non alla sua testa per via dei troppi pensieri invasi da un viso dolce e dai soliti occhi verdi. Forse sarebbe uscito pazzo proprio quella notte nel pensare troppo a lei. O forse si sarebbe autocolpevolizzato altre infinite volte, finchè non avrebbe rivisto Lydia che sapeva sarebbe riuscito a non fargli pensare al mostro che era. Sempre se lei avesse voluto vederlo di nuovo.
Prese una birra, la aprì e prima che potesse fare un sorso, questa gli cadde da mano, frantumandosi in mille pezzi sul pavimento.
«Zayn.»
Al moro iniziò a far male la testa e le gambe sembravano voler cedere. Si sentiva debole e quando non riuscì più a reggersi in piedi, cadde sul pavimento, con le ginocchia.
«Trasformati.»
Zayn sapeva perfettamente chi fosse: la voce.
Iniziò a tenersi la testa e spingeva le mani contro le tempie, cercando di opprimere quel dolore, quella voce. 
«Fallo.»
Il moro metteva tutto se stesso per far si che ciò non accadesse, che non si trasformasse, ma ogni volta che la voce gli diceva di farlo, lui, puntualmente, perdeva quella battaglia contro se stesso. Anche se non lo faceva di sua spontanea volontà, la voce riusciva a farlo trasformare senza problemi e le battaglie di Zayn erano inutili.
Il respiro del moro iniziò a farsi pesante, feroce, e la sua vista iniziò ad annebbiarsi. Sentiva il suo corpo cambiare, le sue vene piu' grosse e scure, la sua forza aumentare ogni secondo di piu'.
«Zayn?»
Louis entrò nel salone, vedendo l'amico a terra con la testa tra le mani, che respirava affannosamente.
«Cristo! Zayn, no, no!» corse subito da lui, cercando di calmarlo, ma i suoi tentativi erano inutili, come sempre.
«Vai da lei.»
«N-no.» riuscì a sibilare il moro, a denti stretti.
«Vai!»
Il dolore si fece sentire ancor di piu' nella sua testa e il moro iniziò a gridare, sia per il dolore, che per la sofferenza che in quei secondi stava provando perchè sapeva che una volta trasformato, avrebbe fatto ciò che la voce gli stava comandando: sarebbe andato da Lydia.
«Resisti amico, resisti.» ma era troppo tardi.
Zayn si era trasformato e Louis sapeva che davanti a lui non c'era più il suo migliore amico, ma un mostro, che adesso avrebbe distrutto tutto ciò che avrebbe incontrato sul suo cammino, fino ad arrivare a soddisfare ciò che la voce gli aveva ordinato di fare. E Louis non sapeva cosa la voce gli avesse chiesto, e non avrebbe potuto immaginare neanche ciò che il moro stava per fare o da chi stesse andando. 
«Uccidila.»
E lui l'avrebbe fatto, perchè oramai non era piu' Zayn e non sarebbe riuscito ad opporsi a ciò che adesso era il suo ordine, il suo compito. 
«Zayn, no!» ma ancora una volta, era troppo tardi.
Il suo migliore amico era appena uscito dalla finestra, andando chissà dove, distruggendo chissà cosa, uccidendo chissà chi. Doveva fermarlo.
Si alzò e barcollò per un attimo, ma questo non lo fermò. Aveva ancora i sintomi della sbornia, aveva sonno, ma questo non poteva fermarlo, non adesso col suo amico in giro per la città a fare chissà quale strage.
Uscì di casa ed entrò subito nella sua auto, mettendo in moto. 
Accese il suo cellulare e mise la solita applicazione che gli permetteva di trovare Zayn. Quando vide dove fosse, sfrecciò verso quella via, accelerando piu' che poteva.
A metà strada, guardò sui tetti delle case ed è lì che lo vide.
Zayn era molto più veloce di chiunque in questo momento e Louis dovette premere tutto l'acceleratore dell'auto per cercare di stargli almeno un po' dietro.
Era notte fonda e la strada a quell'ora era libera e non poteva dargli problemi, anche se la sua vista e le sue condizioni fisiche rischiavano di fargli fare un brutto incidente. Ma anche questo, a Louis non importava. Doveva salvare il suo amico.
D'un tratto, lo vide saltare sul retro di una casa e Louis entrò in piccolo vicolo, vedendo poi il moro entrare nella foresta. 
Scese dalla macchina e iniziò a correre, cercando di stargli dietro, anche se sapeva che sarebbe stato difficile e per di più impossibile.
Louis era in netto svantaggio, sia perchè era un essere umano, sia per le sue condizioni fisiche e sia perchè era notte fonda. I grandi alberi con le loro folte chiome coprivano la luce della luna, che lui avrebbe gradito così che da avere una vista migliore.
Prima che potesse fermarsi per riprendere fiato, vide di nuovo Zayn, ed era proprio davanti a lui, fermo, che guardava in alto verso una finestra. Ed è lì che lui capì.
«Lydia.» sussurrò, dandosi una risposta.
La voce aveva ordinato Zayn di andare da lei... per ucciderla. Ma perchè?
Zayn iniziò ad avanzare verso la finestra e Louis iniziò a correre verso di lui, e quando gli fu vicino, gli circondò il corpo da dietro, bloccandogli anche le braccia. 
Il moro iniziò a muoversi, ma Louis riuscì a tenerlo fermo per un pò, finchè Zayn non riuscì a liberarsi. 
Quando si voltò verso di lui, provò a colpirlo, ma Louis fu veloce a schivare il colpo e gli diede un pugno nello stomaco.
Zayn sembrò quasi non sentire quel pugno e con sicurezza si avvicinò a quello che adesso era il suo nemico e iniziò a colpirlo in pieno viso.
Louis cercò di schivare il più possibile, ma gli era difficile visto che i colpi di Zayn erano veloci. Non riusciva neanche a vederli arrivare. 
Stanco ed esausto, cedette agli ultimi colpi, accasciandosi a terra. 
L'amico davanti a sè sembrò risparmiarlo e lo lasciò lì mentre si avviava di nuovo verso la finestra, ma Louis non gliel'avrebbe lasciata vinta. Con quel poco di forza che gli restava in tutto il corpo, si alzò e scagliò un pugno in pieno viso a Zayn, facendolo cadere all'indietro dietro un albero.
Gli occhi neri di Zayn sembrarono trafiggergli persino il cuore e lo vide alzarsi, pronto per colpirlo ancora.
«Louis?»
Quest'ultimo si voltò verso la finestra, trovandovici Lydia che lo guardava sorpresa e stranita allo stesso tempo, ancor assonnata.
«Lydia...» riuscì a dire lui, guardando di sottecchi verso l'albero dove era il moro. Lydia non poteva vederlo.
Al suono della voce di lei, le gambe di Zayn non erano riuscite a reggerlo in piedi ed adesso era a terra, con una mano sul terreno per tenersi, il capo chino e il respiro pesante. Quasi non riusciva a respirare.
Tutto era finito non appena aveva sentito la voce di Lydia e questa era la seconda volta che accadeva. Ancora non riusciva a spiegarselo.
«Che cosa ci fai qui?» domandò Lydia.
«Io... stavo... facendo una passeggiata.» improvvisò.
«E' notte fonda, Louis, è pericoloso.»
«Oh, non preoccuparti, tesoro.»
«Sicuro di stare bene, Louis?»
«Si, sto bene.» la rassicurò lui.
«Vieni dentro.»
«No, no... i-io devo tornare a casa. Niall mi ha appena mandato un messaggio dicendomi che è qui fuori.»
«Louis, ma-»
«Ci vediamo domani, Lydia. Buonanotte!»
«Mandami un messaggio quando sei a casa, per favore!» disse lei.
«Si, non preoccuparti!»
Louis fece finta di allontanarsi e quando capì di non essere più in grado di essere visto da lei, si nascose dietro un albero e attese che Lydia chiudesse la finestra, tornando a letto. 
Velocemente, si avvicinò all'amico che era ancora a terra, con la testa tra le mani.
«La stavo per uccidere, Louis... Stavo per perderla per sempre...» ripeteva, con la voce debole e quasi udibile.
«Va tutto bene, Zayn. Non è successo. Andiamo.»
«M-mi dispiace, Louis. Io non volevo colpirti...»
«Lo so, Zayn, lo so. Andiamo a casa adesso.»
Louis mise un braccio di Zayn attorno alle sue spalle e un suo braccio attorno al corpo di lui, tirandolo poi su. Con calma, si avviarono verso l'auto e poi tornarono, finalmente, a casa, cercando di dimenticare quella notte.

 
—— ❀ ————

Era sera e Lydia se ne stava sul letto in camera sua, a leggere il suo libro.
Aveva passato la giornata a pulire la casa, a fare i compiti e a dedicarsi del tutto al suo libro preferito, o almeno ci provava.
Era sabato, e con un po' di coraggio, forse, sarebbe andata alla riserva per passare la serata con i suoi "amici", ma non ne aveva molta voglia. Si sentiva poco bene quella sera e poi non voleva rischiare di incontrare Zayn... ma di questo non era del tutto sicura.
Una parte di lei aveva una voglia matta di vederlo, mentre l'altra no. 
Forse la situazione che si era creata tra loro non era così grave come sembrava, ma il punto era che Lydia voleva fargli capire che alcuni suoi comportamenti potevano farla stare male e sentire incolpa. E poi, doveva ancora capire cosa Zayn volesse da lei. 
I suoi comportamenti, le sue parole, i suoi sguardi... le mandavano segnali poco chiari e confusi e lei non sapeva cosa fare.
La sera prima, Zayn le aveva detto che non voleva che Harry le stesse intorno. Ma a lui cosa importava realmente? Era... geloso? E se lo era, per quale motivo se erano solo amici? Perchè loro erano amici... almeno era quello di cui lei si autocovinceva.
La suoneria del suo cellulare la riprese dai suoi pensieri e si stranì quando vide che sul display non uscì il nome. Era un numero sconosciuto.
Confusa, rispose. «Pronto?»
La risposta dall'altra parte non arrivò. Silenzio.
«Pronto?» ripetè Lydia.
Poi, un sospiro. «Avresti voglia di vedermi?»
Il cuore di Lydia iniziò a battere forte e si sentì avvampare di botto. Non si aspettava che la chiamasse, ma più che altro, non si aspettava che le facesse una domanda del genere. 
Non aveva detto il suo nome, ma sapeva perfettamente chi fosse. La sua voce l'avrebbe riconosciuta tra mille.
«Forse...» ammise lei. «Tu hai voglia di vedermi?» domandò, timidamente.
«Si, e anche tanta.»
Lydia sorrise come un ebete, portandosi una mano sul volto. Lui nemmeno c'era lì con lei, eppure era stato un gesto spontaneo, come per nascondere il suo imbarazzo.
«Be', allora vieni qui.» non riusciva neanche a crederci che l'avesse detto davvero.
«Sono sotto la tua finestra.»
Lei si alzò dal letto, si affacciò alla finestra e lo vide. 
Zayn era proprio lì, con una mano in tasca mentre l'altra teneva il cellulare vicino all'orecchio, il capo alzato e gli occhi puntati verso di lei. Era così bello da star male.
«Ciao bellissima.» le disse al telefono.
Lydia sorrise ancora, abbassando il capo.
«Riesco a vedere le tue guance rosse anche da qui.»
«Forse ci vedi poco bene.» tentò lei.
«No, non preoccuparti, ci vedo benissimo.»
Lei trattenne un altro sorriso. «Perchè sei così lontano?»
Zayn non era proprio del tutto sotto la sua finestra. Era un po' più distante, quasi fin dentro la foresta.
«Credevo che non avessi voluto vedermi e se fosse stato così, mi sarei preparato ad un tuo probabile lancio di qualche oggetto.»
«Hey! Io non sono quel tipo di persona.» si finse offesa.
«Non si sa mai. Il tuo caratterino esce fuori ogni tanto.»
«Solo quando deve.»
«Ecco, questa sembrava una situazione adatta per farlo uscire fuori, ma per fortuna non è stato così.»
«Hai per caso paura di me, Zayn?» scherzò.
«Oh, si. Sai essere molto pericolosa ed eccitante quando sei arrabbiata.»
«Zayn!» lo richiamò lei, arrossendo ancora una volta.
«Che c'è? E' la verità.» si giustificò lui.
Lei scosse il capo, ridendo e coprendosi il volto con una mano. Quel ragazzo riusciva a farla arrossire per nulla.
«Ad ogni modo, sono tranquilla, quindi puoi avvicinarti.»
«Sicura? Perchè sai non-»
Lydia ridacchiò. «Dai!»
Sentì il moro ridere dall'altra parte del telefono e quando lo vide farsi piu' vicino alla finestra, chiuse la chiamata.
Lui restò sotto la finestra, a guardarla incantato. Aveva i capelli sciolti, portati su una spalla, dove qualche ciocca era fermata da qualche mollettina; una maglietta larga che sapeva le avrebbe coperto l'essenziale per via della sua lunghezza; senza trucco, ma con la sua solita bellezza. La luce della stanza la illuminava da dietro e a Zayn, guardandola dal basso, sembrava un angelo, e forse lo era davvero. Il suo piccolo angelo. Era la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.
«Zayn?»
Lui scosse il capo, come per riprendersi da quello stato di trance. «Mh?»
«Allora? Non sali?»
«Tu vuoi che lo faccia?»
«S-si...»
Zayn sorrise e si avvicinò alla dimora, iniziando ad arrampicarsi fino ad arrivare alla finestra ed entrare in stanza.
Come aveva previsto, Lydia indossava una maglietta lunga grigia e un sotto un fuson nero. 
«Non puoi fare come tutte le persone normali che entrano dalla porta?»
«No, io sono anormale e mi distinguo.»
Lydia si trattenne dal ridacchiare e incrociò le braccia al petto, cercando in qualche modo di fare la dura con lui. La rabbia non le era passata del tutto.
«Vedi? Sei ancora arrabbiata.» disse lui.
«Non è che sono arrabbiata, è che un pò con te ce l'ho.» ammise. «Non puoi essere carino e poi farmi sentire incolpa solo perchè parlo con qualcuno, Zayn.»
«Io sono un'idiota, Lydia. Non penso mai prima di agire e quando ti ho visto che parlare con Styles... non ci ho visto piu'.»
«Perchè?» domandò lei. 
«Perchè tu devi essere solo mia
«Perchè mi sta sul cazzo e non voglio che parli con te, visto che fa il cascamorto con tutte.» mentì. Anche se in parte era vero.
«Ma è un mio... conoscente, Zayn, non posso evitare di parlare con lui.»
«Sicura che non ti piaccia ancora quel coglione?» il suo tono diventò un po' più duro.
«No, Zayn. Te l'ho detto ieri...»
«Bene.» commentò lui, poi sospirò. «Cercherò di non essere una testa di cazzo d'ora in poi, okay?»
Lei sorrise. «Okay.»
Il moro si guardò intorno, vedendo sul letto un libro. Forse era lo stesso su cui aveva letto la frase che lo aveva colpito così tanto, sembrando descrivere proprio lei. La margherita continuava a farle da segna libro e gli scappò un piccolo sorriso quando la vide.
«Sempre a leggere tu...»
«Già...» rispose vagamente lei. «Vuoi qualcosa?»
Zayn si aspettava una domanda del genere e si trattenne dal sorridere. Glielo chiedeva sempre, ogni volta.
«Un bicchiere d'acqua, grazie.»
«Certo, vieni.»
Entrambi scesero giù in cucina e Lydia prese la bottiglia dal frigo per poi versagli un po' d'acqua in un bicchiere. 
Gli poggiò il bicchiere sul tavolo e per Zayn quelle azioni di rispetto da parte sua erano così... strane. Non ci era ancora abituato.
Bevve l'acqua e una volta finito, lo "diede" a Lydia che poi lo lavò.
«Hai mangiato?» quella era una domanda che Zayn le faceva sempre.
«Mh, no. Avevo intenzione di farlo adesso e sai, hai fatto bene a venire così mangi anche tu con me.»
«No.»
«Si.»
«No.»
«Si.»
«Okay, me ne vado.»
«No!»
Zayn provò ad uscire di casa, ma Lydia, stranamente, fu più veloce di lui e si parò davanti alla porta, bloccandolo. 
Il moro aveva fatto anche in tempo a fermarsi, se no le sarebbe andato addosso e... non osava neanche immaginare cosa sarebbe potuto succedere.
«Tu non esci di qui finchè non hai finito di mangiare... con me.» disse lei. Le stesse parole che usò lui quando la costrinse a mangiare al fast food.
Lydia voleva ricambiare il favore e questo sembrava il momento perfetto per farlo.
«Stai facendo di nuovo la prepotente con me, piccola?» mormorò, facendosi più vicino.
Lei annui, non riuscendo a dire una sola parola. Non era in grado di farlo e non era in grado neanche di pensare in quel momento perchè il viso di Zayn era così vicino al suo. Si era abbassato anche un po', e quella era l'ennesima situazione di vicinanza ristretta che si creava tra di loro.
A Lydia venne in mente il sogno fatto quella notte e arrossì di botto ripensando a Zayn senza maglietta, o a ciò che gli aveva detto e chiesto di fare. Chissà se avesse avuto mai il coraggio di farlo nella realtà, ma ne dubitava.
Ora Zayn, davanti a sè, aveva una piccola Lydia che lo inteneriva da morire mentre lo sfidava non facendolo andare via. E quella battaglia l'avrebbe vinta in ogni modo, perchè non avrebbe mai voluto andarsene da lì. 
Sembrò quasi incupirsi quando ripensò all'episodio avvenuto la notte scorsa, quando stava quasi per perderla per sempre... proprio a causa sua. Non se lo sarebbe mai perdonato. Non sarebbe riuscito ad andare avanti senza vedere ogni giorno quegli occhi verdi, quella piccole labbra carnose, quel viso dolce, quel timido sorriso, quelle guance che arrossivano anche solo per un suo semplice sguardo... non sarebbe riuscito a vivere senza il suo piccolo angelo, la sua ancora di salvezza, la sua Lydia.
«Cucinerai tu?»
Lydia premette le labbra insieme, annuendo. 
Lui si distaccò. «Bene, morirò.»
«Hey, la torta ti è piaciuta.»
«L'avrai presa da qualche pasticceria.» la prese in giro.
«No, non è vero! L'ho fatta io. Ammettilo che sono brava.»
«Mai.»
Lydia apparecchiò la tavola e dopo iniziò a preparare la cena. Avrebbe preparato un semplice piatto di pasta.
Zayn si appoggiò al marmo della cucina, standole affianco e prendendola in giro di tanto in tanto mentre la vedeva preparare il tutto. 
Quando guardò verso la finestra, vide un piccolo vaso con del terreno e dei fiori. Erano i suoi fiori, le margherite che le aveva regalato. Ne aveva fatto una piantina.
«Non mi hai mai detto perchè ti piacciono così tanto le margherite.»
«Oh... be', sai, di solito ogni fiore ha un suo profumo ed è principalmente quello che lo rende bello, mentre invece la margherita non ha profumo, ma è bella comunque. Non è particolare, è semplice e forse è questa la particolarità che la rende così... non so, riescono a farsi notare comunque. Hai presente quando sei per strada e magari tra le pieghe del marciapiede vedi un piccolo mucchio d'erba con una margherita?»
Il moro annuì.
«Be', loro riescono a crescere anche in posti difficili in cui non sarebbe possibile farlo per il troppo inquinamento. Però vedi, per quanto un marciapiede possa essere sporco, loro crescono ugualmente. Sono...»
«Belle. Belle nella loro semplicità.»
Lei sorrise, contenta che lui era stato in grado di capirla. «Si, esatto.»
«Come te.» avrebbe voluto dirgli Zayn, ma si trattenne.
Eppure, era proprio così. In quel momento, Zayn la paragonò proprio ad una margherita perchè il tutto combaciava alla perfezione nel descriverla.
Lydia era cresciuta in un quartiere malfamato, difficile per una ragazza come lei viverci eppure ce l'aveva fatta, e, seppur non se ne rendesse conto, si faceva notare, come una margherita. 
E lei era bella, bella come nessun'altra, unica nella sua bellezza perchè lei era diversa da tutte le altre. Lei era semplice ed era quello che la rendeva particolare, diversa. Bella nella sua semplicità, come una margherita.
Lydia era anche pura e delicata, come i petali di una margherita.
Quando finì di cucinare, Lydia portò i piatti a tavola e i due si sedettero l'uno di fronte all'altro. 
Lei aspettò che fosse lui a prendere la prima forchettata, ansiosa di sapere il suo giudizio. Infatti, Zayn se ne accorse e la prese in giro dicendo che non gli piacevano. Poi, ammise la sua bugia. Erano davvero buoni.
«Tua madre ancora nulla?»
Lydia scosse il capo, guardando la pasta nel suo piatto. Parlare di quell'argomento era sempre difficile per lei, anche dando una sola risposta come quella.
«Non mi hai mai parlato di tuo padre...»
«Forse è meglio che ti spieghi tutto dall'inizio.» disse per poi prendere un respiro profondo e riprendere a parlare. «Quand'ero piccola vivevo in un piccolo paese lontano dalla città. Era carino, tranquillo, mi ci trovavo bene. Eravamo io, mia madre e mio padre. Una notte... mio padre stava tornando da lavoro e un pirata della strada gli è andato contro con l'auto... è morto sul colpo.»
Lydia non lo guardava in viso, ma Zayn riuscì comunque a vedere i suoi occhi lucidi e la sua voce rotta. 
«Da lì... era come se avessi perso mia madre. Non parlavamo neanche piu', era come spenta. Poi, non so come, conobbe Duke e ci siamo trasferite qui tre anni fa.»
Zayn si stava chiedendo come fosse possibile il fatto che in quell'anno in cui era ancora umano non l'avesse mai vista. Forse le cose sarebbero andate diversamente.
«Mi dispiace... per tuo padre.» 
Lei sorrise appena, continuando a non guardarlo. «Oramai credo di essermi abituata a vivere senza di lui.»
Forse era realmente così, ma era evidente che a Lydia mancasse una figura maschile, che la guidasse nel cammino della sua vita. Aveva bisogno di qualcuno che la proteggesse, che le insegnasse i trucchi della vita, che la aiutasse a crescere nel migliore dei modi, anche se lei, da sola, ci stava riuscendo alla grande. Ed era forse principalmente per questo che Zayn voleva starle sempre intorno. Voleva essere quello che il padre non era riuscito ad essere. Voleva proteggerla da tutto e tutti, farla sentire al sicuro, insegnarle ciò che per lei era nuovo. Voleva essere il suo uomo.
Sulle guance di Lydia caddero due lacrime e lei si affrettò ad asciugarle.
«Scusa.» sussurrò.
«Non devi neanche scusarti, Lydia. Va tutto bene.» la rassicurò lui.
E Lydia si lasciò confortare da quello sguardo e da quelle parole, anche se non era realmente così. Non gli aveva detto del tutto la verità... quello sarebbe rimasto il suo segreto.
Ripresero a mangiare e Zayn provò a cambiare discorso, a farla sentire un pò meglio e più a suo agio.
«Potresti essere una brava cuoca, sai.»
«Più che altro preferirei essere una brava moglie, in futuro.»
«Moglie? Vuoi sposarti?»
«Certo. Sai, avere una casa, un lavoro, una famiglia... le solite cose.» lo guardò. «Tu no?»
«No.»
«Oh...»
Zayn la guardò e vide come se lei fosse delusa dalla sua risposta. 
«Cioè, non ci ho mai pensato bene...» si affrettò poi a dire.
«Non ti piacerebbe avere dei bambini?»
«Mh... non lo so. Cioè, pensa se nel cuore nella notte vengono in camera da letto e trovano me e la loro madre scopare.»
«Zayn!» lo richiamò lei, arrossendo.
«Guarda che sono serio. Questo potrebbe essere un problema. Io ci penso a queste cose, sai.»
Lydia si portò le mani sul volto per nascondere il suo imbarazzo e riusciva a sentire la risata di Zayn che risuonava forse per tutta la casa. Avrebbe voluto che Zayn restasse lì con lei ogni giorno. Riusciva a trasmetterle allegria e serenità, cosa che nessuno era più in grado di fare.
«Perchè ti imbarazza tanto l'argomento "sesso"?» chiese lui, curioso.
«Perchè si!» rispose lei, come una bambina, ancora con il viso coperto. «Possiamo cambiare discorso?»
«Ma tu sai le procedure, vero? Quando il coso trova la sua cosa e-»
«Si, si, si, lo so. Non c'è bisogno che me lo spieghi. Ora parliamo di qualche altra cosa? Tipo i cani! Ti piacciono i cani? Io adoro i cani! Un giorno ne prenderai uno? Io spero di si perchè li adoro un sacco.»
Zayn non potè fare altro che ridere davanti a quella scena. Metterla in imbarazzo era sempre divertente per lui. Era così buffa che non riusciva a restare del tutto serio con lei per più di 10 minuti. Doveva scherzare in qualche modo e adesso che conosceva il suo "punto debole", sapeva come farla arrossire più del dovuto.
Parlarono per un altro po' e Zayn non perse occasione per prenderla di nuovo in giro. Era così bella quando era in imbarazzo.
Quando finirono di mangiare, Lydia sparecchio la tavola e iniziò a lavare i piatti.
«Posso farti una domanda?» le chiese Zayn, appoggiatò alla cucina proprio accanto a lei.
«Mh mh.» rispose lei.
«Hai mai avuto un ragazzo?»
Quella domanda la prese alla sprovvista e, presa da una leggera ansia, un piatto le cadde da mano finendo nel lavandino, urtandosi con gli altri.
Da quella scena, Zayn capì che si stava sentendo di nuovo in imbarazzo, ma si chiedeva perchè.
Lydia ingoiò il vuoto e sentì le sue guance in fiamme, così come, forse, tutto il suo viso. Perchè quel ragazzo le faceva quell'effetto?
Zayn si sporse un pò più verso di lei, cercando i suoi occhi, con un sorriso sulle labbra. «Allora?»
«N-no.»
Il moro era contento e allo stesso tempo sorpreso. Contento perchè si sarebbe ingelosito anche del suo ex ragazzo; sorpreso perchè non credeva al fatto che una così bella ragazza come lei non fosse riuscita ad avere un ragazzo. Ma comunque, gli andava bene così.
«Quindi...» avvicinò il suo viso a quello di lei ancor di più. «devi dare ancora il tuo primo bacio, non è così?» sussurrò.
Lydia sentiva il respiro caldo di lui sul suo collo, sulla sua pelle, e quelle parole le provocarono dei brividi lungo la schiena. Era come paralizzata, dipendente dalla voce roca di lui. In quel momento era consapevole del fatto che avrebbe fatto qualsiasi cosa e aveva una voglia matta di girare il viso e baciarlo, dando così il suo primo bacio alla persona che le stava facendo provare, realmente, sentimenti nuovi.
Si girò ma, per quanto lo desiderasse, non riuscì a fare nient'altro che guardarlo negli occhi, cosa che già stava facendo lui. Non sarebbe mai riuscita a toccarlo contro la sua volontà.
Mordicchiandosi il labbro inferiore dall'interno, annuì timidamente, a pochi centimetri dal suo viso.
Il moro incurvò le labbra in un sorriso, intenerendosi difronte a tanta dolcezza.
Lydia abbassò lo sguardo, riprendendo nervosamente a pulire i piatti. Sentiva ancora lo sguardo del moro addosso e stava iniziando a vergognarsi da morire dopo aver svelato il suo piccolo segreto.
«Io so cosa stai pensando.» disse lei.
Il moro la guardò confuso. «Cosa?»
«Come può una ragazza avere 17 anni e non aver dato ancora il suo primo bacio?»
«In realtà mi chiedo per chi tu stia conservando quel bacio.»
Lei continuava a non guardarlo. «Suppongo... per quello giusto.» mormorò timidamente.
«E non c'è nulla di male in questo, anzi.»
Lydia alzò lo sguardo verso di lui e nei suoi occhi vide quanto fosse sincero. Non la stava prendendo in giro. Le stava, invece, valorizzando quel valore, dandogli forse la giusta importanza a quel bacio tanto quanto forse gliene dava lei.
Gli sorrise appena e riprese a pulire i piatti. Per tutto il tempo, Zayn le era stato accanto, senza distoglierle gli occhi da dosso. A volte lo trovava a guardarle le mani.
Una volta finito, si asciugò le mani e quando posò lo straccio, si appoggiò alla cucina. Zayn invece si spostò, avanzando e dandole le spalle; poi, dopo si voltò verso di lei e si fece sempre più vicino. 
«Se adesso provassi a baciarti...» il suo viso sempre piu' vicino a quello di lei, così come il suo corpo. «me lo lasceresti fare?» 
Lydia sembrò paralizzarsi ancora una volta. Era la domanda che aspettava di sentirsi dire da lui da sempre, perchè sapeva già come rispondere, eppure non aveva il coraggio di farlo. Restava lì, immobile, a ricambiare quello sguardo e a sentire il battito accelerato del suo cuore. 
«Tu mi toccheresti anche se è contro la tua volontà?» domandò lei, col cuore in gola per l'emozione. Zayn l'avrebbe baciata sul serio?
Lui sembrò non intimorirsi. Avvicinò il suo viso a quello di Lydia, riuscendo a sentire anche il battito del suo cuore. Amava sapere che effetto le faceva. «Chi ha detto che è contro la mia volontà?»
A quel punto, Lydia ingoiò il vuoto e sapeva che oramai era, di nuovo, un giocattolo tra le sue mani. Avrebbe potuto dirle qualsiasi cosa: lei sembrava essere in trance e non aspettava altro che Zayn facesse la sua mossa. 
E il moro sembrava stesse facendo realmente la sua mossa, perchè era a pochissimi centimetri dallo sfiorare il suo naso così come le sue labbra. 
Zayn non si stava realmente rendendo conto di cosa stesse facendo, ciò di cui era del tutto sicuro era che aveva un disperato bisogno di baciare quelle labbra adesso, in quel momento, e desiderava farlo più delle altre volte. Aveva aspettato fin troppo tempo, la sua astinenza lo stava rendendo pazzo. Lei lo rendeva pazzo.
Ma lo avrebbe fatto sul serio? Avrebbe davvero messo in pericolo la sua Lydia?
Il suono del campanello fece sobbalzare entrambi e in quell'istante si erano resi conto che avevano chiuso gli occhi, aspettando quel tocco, quel bacio che tutti e due volevano, desideravano.
«V-vado... ehm... ad aprire...»
E solo quando Lydia si allontanò da lui, Zayn si rese conto dello sbaglio che stava per fare. 
Si mise le mani nei capelli, tirandoseli appena. Come aveva potuto permettere al suo desiderio di spingerlo così in là tanto da perdere Lydia per sempre? Non sarebbe mai riuscito a perdonarlo. Era sempre più convinto che stesse perdendo la testa.
Lydia aprì la porta e trovò un bambino che le chiese se avesse un po' di zucchero. Lei gli rispose di non averne e quando il piccolo se ne andò, si assicurò che entrasse sano e salvo a casa, così lo guardò da lontano mentre attraversava la strada e andasse a due case distanti dalla sua.
Chiuse la porta e quando tornò in cucina vide il moro andare avanti e indietro per la tavola, torturandosi capelli e labbra. 
«Zayn?» 
Si fermò, guardandola. «Lydia... io devo andare.»
«Oh... okay.»
Il moro si avviò verso la porta, poi si voltò verso di lei. «Grazie... per la cena.»
Lei sorrise appena. «Figurati.»
Zayn stava per dire qualcosa, ma si fermò, aprendo poi la porta.
«Buona...notte.» mormorò lei.
Lui si voltò di poco, non riuscendo a guardarla. «Si, ehm... buonanotte.» e uscì, chiudendo la porta.
Lydia fece un lungo respiro con ancora il cuore che le batteva forte nel petto, i brividi che le percorrevano ancora la schiena e l'emozione ancora in tutto il suo corpo. 
Ma adesso aveva una strana sensazione e non sapeva spiegarsi del perchè l'avesse.

 
—— ❀ ————

 
Ciò che era successo qualche ora prima al piano di sotto era ancora nella mente di Lydia, tanto da farla girare e rigirare nel suo letto non riuscendo a farla dormire.
Era mancato davvero poco per far si che le loro labbra si sfiorassero, che lei desse il suo primo vero bacio. E lo chiamava vero perchè sarebbe stato davvero così; perchè sarebbe stata una cosa voluta con tutta se stessa, perchè Zayn era il primo con cui stava condividendo parti della sua vita importanti e il primo con cui stesse provando qualcosa del tutto nuovo. Il primo su... ogni cosa. Per lei, Zayn era l'unico.
Il suono del suo cellulare la riprese dai suoi pensieri e si affrettò a scendere dal letto per andare a rispondere. Si aspettava che fosse Zayn, ma un sorriso nacque comunque sulle sue labbra quando vide chi fosse.
«Allison!»
«Lydia!» rispose l'altra con la stessa euforia. «Oddio, che bello sentire di nuovo la tua voce! Come stai?»
«Io sto bene, e tu? Mi manchi tantissimo!»
«Mi manchi anche tu, non sai quanto. Sto bene anch'io. Ho un sacco di cose da raccontarti!»
«Dimmi tutto, voglio sapere ogni cosa!»
Allison le raccontò che Londra era bellissima e che si fosse abituata subito a quella città. Nella nuova scuola si era trovata subito a suo agio e aveva fatto anche amicizia con un sacco di persone. Tra loro, aveva conosciuto un ragazzo di nome Jason che le piaceva molto. Le aveva già accennato qualcosa su di lui, dicendole anche che magari ci avrebbe provato, ma non ne aveva avuto il coraggio. 
Nel sentirglielo dire, Lydia aveva ridacchiato. Allison era sempre stata molto sicura di sè e diretta, a differenza sua, e sentirle dire che non riusciva neanche a guardarlo senza arrossire come un'ebete, era strano anche solo crederci. 
«E tu? Che mi dici? Sempre la solita monotonia?»
«Be'... sono cambiate un pò di cose...»
«Quali cose, Lydia?» domandò lei curiosa.
«Mh... ti ricordi Zayn Malik?»
«Si...» rispose lei, incoraggiandola a continuare.
«L'ho conosciuto e...»
«E...? Dai Lydia, sei l'ansia!»
Ridacchiò. «E mi piace... tanto.»
«Oddio. Allora, partiamo dall'inizio: come cazzo hai fatto a conoscere Zayn Malik? Insomma, a scuola stava sempre e solo per conto suo!»
E da lì Lydia iniziò a raccontarle tutto ciò che era successo tra lei e Zayn, dal principio: come si erano conosciuti, quando iniziarono a studiare insieme, quando lo trovò in infermeria quando si sentì male, quando la consolò nel suo momento più difficile, di quante volte le dicesse che era bella, di come la facesse sentire stranamente protetta e al sicuro... le disse ogni cosa, anche i loro alti e bassi.
«Quindi è anche geloso!»
«Tu dici?»
«Ovvio che lo è, Lydia! Ha visto che stavi quasi per baciarti con Styles e ti ha fatto quella scenata. Che poi non so come tu abbia fatto a non baciare Harry.»
«Non so... non me la sentivo. Per Harry non provo più nulla, ormai. L'ho dimenticato già prima che conoscessi Zayn.»
«E così... ti piace il misterioso Zayn Malik...»
«Già... questa sera stavamo anche per baciarci.»
Dall'altra parte del telefono, Allison urlò di felicità tanto da far spostare il cellulare dall'orecchio a Lydia, che iniziò a ridacchiare.
«E perchè non è successo?»
«E' suonato il campanello...»
«Ma che cazzo!»
«Già...»
Lydia le raccontò come si sentisse quando era con lui, cosa le facesse provare e di quanto si sentisse insicura nel fare anche unn minimo passo verso di lui. 
«Credi che io sia stupida? Perchè è così che mi sento.»
«No, non sei affatto stupida, Lydia. E' normale prendersi una bella cotta per un ragazzo e se ti senti così è perchè lui ti dà modo farlo. Credo che comunque non sia da poco che il misterioso e strano Zayn Malik, che sta sempre per fatti suoi, ti abbia dato così tante attenzioni dopo che non ne dava a nessuna ragazza da quasi due anni. Ma bisogna anche ricordare come era prima, e credo che tu lo sai fin troppo bene, Lydia...»
«Si, lo so che andava con tutte...»
«Ecco. Ora non voglio sminuire quello che ho detto prima, ma voglio che tu non parta subito in quarta finchè lui non ti dà delle certezze.»
«Si...»
E restarono a parlare per altre due ore, ridendo e scherzando, ripetendosi ancora che si mancavano un sacco e che non vedevano l'ora di rivedersi. 
Si salutarono dandosi la buonanotte e Lydia andò a dormire col sorriso sulle labbra, inconsapevole del fatto che sopra al tetto, per tutto quel tempo, ci fosse stato Zayn ad ascoltare la sua conversazione e che, da quella conversazione, lui avesse preso la decisione più difficile della sua vita. 


 

Ebbene si, sono viva. 
SONO VIVA.
Lo so, mi volete ammazzare. Mi ammazzerei anch'io.
Ragazze, vi giuro, non ho proprio avuto tempo in questi mesi.
Tra scuola ed altri impegni, non trovavo il tempo di scrivere.
E quando la scuola finalmente era finita: boom, mi si rompe il pc.
Sono una sfigata assurda.
Ma comunque, ecco qui il capitolo merdoso tanto atteso.
Non so davvero come scusarmi con voi. Mi dispiace un casino.
Sono una pessia autrice e lo so cwc

Passando al capitolo.
Allora, a me non piace, tranne che per il fatto dove gli Zydia stanno per baciarsi.
CAPITE?
STAVANO
PER
BACIARSI
ED 
IO
BASTARDA
NON
LI
HO
FATTI
BACIARE

Mi odio come mi odiate voi.
Ma non potevo proprio farli baciare adesso.
Insomma, Lydia sarebbe crepata e fine della storia.
In questo capitolo per quanto faccia schifo, ci sono moooolte cose importanti.
Tipo si capisce il controllo che ha la voce su Zayn, cosa Louis fa quando si trasforma
e un piccolo particolare che spero voi abbiate notato.
Ma adesso, che decisione ha preso Zayn? Mh.

Allora peppiner (wtf), promosse, bocciate, rimandate... com'è andato quest'anno?
Io promossa senza debiti e mi stavo tipo cagando sotto per francese perchè temevo mi rimandasse.
Amen. Sono salva.

Il fotomontaggio precedente faceva schifo ma questo è venuto molto meglio.
Spero vi piaccia perchè a me un sacco cwc




Ma quanto sono belli?

Questa qui, invece, l'ha fatta una "fan" della storia mandandomela in anonimo su ask.
Be', carissima, se leggi, voglio dirti di nuovo che amo questa foto e grazie ancora :)




Twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp

Bene, mi dileguo.
Al prossimo capitolo... ci saranno delle belle!
Peppina vi ama.
Chiss chiss, peppina.

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Capitolo 16
*** 16. Trapped ***








16. Trapped

 
I'm the devil's son straight out of hell 
and you're an angel with a haunted heart.
If you're smart you'd run and protect yourself
from the demon living in the dark.
It's nothing to begin the second never changed.
You can never understand my sickness.
I don't understand my sickness.


My Darkest Days - Save Yourself.



 
Lydia proprio non riusciva a spiegarselo.
Era passata quasi una settimana dal loro "quasi" bacio e Zayn non si era fatto piu' vedere. Neanche una semplice telefonata, cosa che lei aspettava ogni sera ansiosamente, anche per tutto il giorno. A scuola nemmeno si era fatto vedere, stessa cosa valeva per Louis. 
Era tutto così strano che a Lydia veniva da piangere ogni volta che ci pensava, costantemente. 
Giorni fa stavano quasi per baciarsi e sembrava che lui non volesse lasciarla piu', ed ora era come se lei si sentisse di nuovo sola. Zayn non c'era, era sparito... come se fosse scappato da lei. Ma perchè? 
Lydia, questo, se lo chiedeva ogni giorno. Cosa aveva fatto di male per far si che Zayn non le parlasse piu', o peggio, che non volesse piu' vederla quando per telefono le aveva fatto quella piccola confessione dicendole che non voleva fare altro che vederla? Potevano le cose cambiare così in fretta?
Eppure, Lydia si sentiva quasi abituata, a quella situazione.
Zayn faceva sempre così, era un continuo restare per poi andarsene via, e poi di nuovo d'accapo. Ma Lydia sentiva che non poteva sopportare piu' quell'uscire ed entrare quando voleva nella sua vita. Per quanto lo volesse con tutta se stessa in ogni suo giorno, non poteva continuare a stare male ogni volta che lui se ne andava... o c'era oppure no. E lei sarebbe andata a cercare la sua risposta. Voleva delle spiegazioni.
In quei giorni non aveva trovato il coraggio di andare alla riserva per affrontarlo, ma adesso ce l'aveva, eccome se ce l'aveva. Troppa rabbia, troppe domande senza risposte, troppa sofferenza... voleva mettere fine a tutto ciò e, per far si che accadesse, se lei avesse dovuto rinunciare a lui per sempre... forse l'avrebbe fatto.
Uscì di casa e determinata si avviò verso il ritrovo e questa volta sperava di incontrarlo sul serio. 
Lydia lo vide a metà strada, appoggiato ad un muro con la sigaretta tra le labbra, e tutta la sua determinazione, tutto il suo coraggio, tutta la sua forza... sembrarono crollare non appena lo vide. Si sentiva così piccola e indifesa difronte a lui e non riusciva ancora a spiegarselo.
Avrebbe voluto tornare indietro, aspettare in un suo ritorno, rischiando ancora di soffrire, ma fu troppo tardi per decifrare ogni suo pensiero perchè Zayn la vide.
«Lydia.» mormorò. Era così sorpreso di vederla.
Lei ingoiò il vuoto. Le tremavano le mani e il suo cuore iniziò a batterle forte nel petto, forse per l'ansia per ciò che stava per fare o per il semplice fatto di averlo visto. Forse per entrambe le cose.
Ritrovò quel poco di coraggio in se stessa e si avvicinò a lui, mentre Zayn si portò in piedi, dando gli ultimi tiri di sigaretta.
Lydia poteva sentire la tensione tra loro, la freddezza... lui sembrava distante, cosa che mai era successa tra tutti e due. Entrambi si erano sempre sentiti così vicini, nonostante tutto... adesso sembrava diverso. 
«Che cosa ci fai qui?» domandò lui. Il suo tono di voce era rude... distaccato.
«Volevo parlarti.»
Cacciò il fumo dalle labbra e gettò la sigaretta. «Credo di non avere niente da dirti.»
«Io invece si.» rispose lei, determinata. «Perchè non sei venuto a scuola in questi giorni?»
«Questi non sono affari tuoi.» disse lui, secco. 
Nel sentirlo parlare così, a Lydia venne un nodo alla gola e i suoi occhi iniziarono a farsi lucidi, cosa che Zayn subito notò.
«Perchè mi eviti?»
«Io non evito proprio nessuno, Lydia.»
«Si, invece, e non avere la faccia tosta di negarlo perchè è così.»
Il moro sospirò senza dire una parola. Nel guardarlo, Lydia vide che si stava innervosendo. Quando accadeva, guardava altrove e premeva le labbra insieme ripetutamente, il suo respiro si faceva un pò piu' pesante e le sue mani si chiudevano a pugno. Se doveva farlo innervosire per avere le sue risposte, lo avrebbe fatto, anche se non gli piaceva farlo arrabbiare.
Lydia non distoglieva gli occhi dal suo viso e Zayn sembrava non avere il coraggio di guardarla. Lui non accennava a dire una sola parola e lei sembrava gia' avere una risposta.
«E' perchè stavamo per baciarci, non è così?»
Zayn finalmente la guardò ma i lineamenti del suo viso erano ancora duri, fatta eccezione per i suoi occhi, che dicevano tutt'altro. 
«Lydia, va' a casa.» disse lui, superandola.
Stava per lasciarla sola lì, in quel vicolo, e Lydia non riusciva a credere che non le avesse dato ancora una spiegazione. La stava liquidando, come se lei non contasse nulla, eppure, dentro di lei, sapeva che non era così, che per lui contasse qualcosa, almeno un pò.
«Sei un vigliacco!» urlò voltandosi verso di lui.
Zayn si fermò di colpo non voltandosi subito. Doveva ancora mettere a fuoco quelle parole, quell'aggettivo. Non riusciva a credere che Lydia lo avesse definito così. Se solo avesse saputo tutta la verità... 
Si voltò verso di lei. «Io sarei un vigliacco?»
Lydia non rispose, si limitò a guardarlo e dal suo sguardo il moro potè capire la sua risposta. Non l'aveva mai vista così arrabbiata nei suoi confronti.
Un lieve sorriso amaro si formò sulle sue labbra e iniziò a grattarsi nervosamente la barba sotto al mento. Stava iniziando ad innervosirsi.
Si avvicinò a lei e Lydia non fece un passo indietro: restò lì, ferma, come ad aspettarlo.
«Io non sono un vigliacco.» affermò.
«Si, lo sei! Ogni volta che non sai come gestire una situazione, lasci perdere, anche se ti importa. Scappi dai problemi!»
«Sei tu che lo stai rendendo un problema.»
«Sei tu che lo hai creato!» ribattè Lydia. «Io sono stanca, Zayn! Sono stanca di sopportare ogni volta tutto questo. Tu fai sempre così: ti comporti male nei miei confronti, vieni a scusarti, poi lo fai di nuovo, te ne vai e poi ritorni.» la sua voce, oramai, era debole, quasi non si sentiva. Le lacrime avevano già rigato il suo viso e per Zayn era un'ennesima sconfitta. «Hai detto che... tu ci saresti stato per me, che... ti avevo, ma in questi giorni dove sei stato? Mh?»
Il moro non rispose, anche perchè non riusciva a farlo. Era troppo arrabbiato con se stesso, perchè Lydia, ancora una volta, aveva ragione. Le aveva fatto una promessa: che ci sarebbe stato, che si, lei avrebbe avuto lui in ogni caso, per sempre, ma l'aveva infranta; come aveva infranto quella di non farla piangere piu'. Perdeva ogni volta e adesso si chiedeva se avesse dovuto lasciare quella battaglia per sempre, anche da sconfitto.
«Mi stai evitando solo perchè stavamo per baciarci, senza darmi una spiegazione. Mi hai lasciata di nuovo sola. Sei scappato, Zayn.»
«Se io faccio tutto questo è per il tuo bene.» riuscì a dire.
«Per il mio bene?!» sbottò lei. Era su tutte le furie. «Ti sembra che io adesso stia bene?!»
«Tu non capisci...» disse lui, provando ad andarsene di nuovo. Non riusciva a starle davanti e vederla piangere, di nuovo, a causa sua. Era... troppo.
Lydia gli impedì di andarsene di nuovo, parandosi davanti a lui. «No, sei tu che non capisci! Io non riesco a sopportare di nuovo che tu te ne vada per poi ritornare nella mia vita!» sbottò. «Ne ho abbastanza...» quell'ultima frase a stento si sentiva.
Il pianto di Lydia si faceva sempre piu' forte, altre lacrime cadevano sul suo dolce viso e i suoi occhi erano oramai diventati rossi. Il suo respiro era pesante ed interrotto dai singhiozzi. Zayn non l'aveva mai vista piangere così tanto. 
Lui avrebbe voluto rispondere, dicendole di lasciarlo andare via per sempre ma le parole non gli uscivano da bocca. Non ce la faceva. Non riusciva a mentirle guardandola negli occhi piu' di quanto gia' stava facendo, sarebbe stato troppo anche per lui. Perchè Zayn non voleva rinunciare del tutto a lei, lo aveva sempre saputo, anche in quei giorni in cui non l'aveva vista. Era stato così male... non vederla era stata una delle prove piu' difficili a cui si era sottoposto, ma si autoconvinceva ogni volta che provava ad andare da lei, che lo faceva per il suo bene, per la sua felicità... ma adesso non riusciva piu' a convincersi. Lydia era la sua debolezza.
La guardava mentre si asciugava le guance con la manica della maglia e sembrava così indifesa, mentre qualche secondo prima sembrava una piccola tigre. Amava anche questo di lei: quando voleva, si faceva sentire.
«Ti avevo chiesto di non piangere mai piu' per me.» mormorò lui. Avrebbe voluto accarezzarle la guancia, stringerla a sè e sussurrarle che non l'avrebbe lasciata mai piu'.
«Ed io ti avevo chiesto di non darmi motivi per farlo.» rispose lei, con la voce ancora sottile e debole.
«Ci ho provato...»
«Ci ho provato anch'io.»
Si guardarono e nessuno dei due riusciva a capire che proprio in quegli occhi c'erano le risposte a tutto. Per quanta tensione e freddezza ci fosse in quel momento tra loro, non sarebbero mai state in grando di fermare il desiderio che si presentava ogni volta che erano insieme, come stava accadendo anche in quel momento. 
Zayn, una volta, si era fatto guidare da quel desiderio mettendola in pericolo e si era promesso che non sarebbe dovuto piu' capitare. Era per questo che era andato via: per non farsi guidare di nuovo da quel bisogno di lei mettendola di nuovo in pericolo, perchè lui sapeva che se fosse stato ancora con lei ogni giorno, ci sarebbe cascato ancora ed era consapevole che un giorno non sarebbe riuscito a controllarsi in tempo.
«Che cosa vuoi da me, Zayn?» mormorò lei, guardandolo con gli occhi ancora colmi di lacrime.
«Voglio averti piu' di così.» voleva urlargli quelle parole, ma ancora una volta, non poteva.
Il moro sospirò, passandosi una mano tra i capelli, non riuscendola a guardare di nuovo in viso. Non riusciva a mentirle.
E Lydia restava lì a guardarlo, aspettando una risposta che non sarebbe mai arrivata.
«Zayn!»
Entrambi si voltarono, vedendo Louis in lontananza che faceva segno al moro di avvicinarsi. Dovevano andarsene.
«Devo andare.» disse lui, allontanandosi da lei.
«Non scappare da me, ti prego...» sussurrò Lydia. Gli stava pregando di farlo e sotto quella piccola supplica lui si fermò, non voltandosi.
«Faccio tutto questo per te, Lydia. Ti basta sapere questo. Torna a casa adesso.» 
«Zayn...» lo chiamò lei, con le lacrime che le scendevano dagli occhi.
Ma Zayn, sotto quel richiamo, quella chiamata di supplica di restare lì, non si fermò e non si voltò. 
Lydia lo guardava allontanarsi e ogni suo passo era una sofferenza e un dolore in piu' per lei. Sentiva come se lo stesse perdendo... per sempre.
Quando non lo vide piu', si appoggiò al muro e pianse ancor piu' forte, sfogando tutto ciò che aveva dentro. 
Lydia era, di nuovo, sola.

 
—— ❀ ————

 
Camminò per quelle strade buie per chissa' quanto tempo. 
Non aveva voglia di tornare a casa, non sarebbe stata in grado di schiarirsi del tutto le idee tra quelle quattro mura. Aveva bisogno di prendere un pò d'aria, di camminare, di fare asciugare quelle lacrime da quel leggero vento che c'era.
Non aveva ricevuto le risposte che cercava, anche perchè non era riuscita a fare le domande giuste. E non le aveva fatte perchè aveva paura delle risposte. 
Prima di andare da lui, era stata così determinata nell'autoconvincersi che se lui non avesse piu' voluto far parte della sua vita, lei lo avrebbe lasciato andare, ma adesso la questione era ancora in sospeso... almeno così credeva.
Zayn era scappato da lei e Lydia non aveva fatto nulla per fermarlo... lo aveva lasciato fare. Forse perchè una parte di lei sperava che tornasse da sè, o forse perchè non aveva avuto il coraggio di farlo restare.
Era così confusa, distrutta e ferita che non sapeva che fare. Tutto ciò che voleva era non pensarci ma piu' cercava di farlo, piu' Zayn gli tornava in mente. Era diventato impossibile "cacciarlo" per un attimo dalla sua mente, dai suoi pensieri. Era un pensiero fisso. Oramai, era come se Zayn facesse parte di lei ed era sempre piu' consapevole di questo.
Immersa nei pensieri, non si rendeva conto nemmeno di dove andava e quando pensò a questo, si fermò, guardandosi intorno. Non aveva la minima idea di dove fosse.
Mentre cercava di focalizzare a meglio la zona, sperando almeno di conoscerla, una mano si chiuse sul suo polso e prima che potesse capire cosa stesse succedendo, si ritrovò contro il muro, in un vicolo scuro.
Quello scontro le fece chiudere gli occhi per il dolore e quando li riaprì vide la persone che le era davanti. Quando la riconobbe, si paralizzò, trattenendo il fiato.
«Ciao dolcezza.»
McCall.
Lydia voleva urlare con tutto il fiato che aveva in gola, voleva scappare, eppure non ce la faceva. La voce non le usciva da bocca, il suo corpo era un continuo tremolio... tremava per la paura. 
Quando provò a dire qualcosa, Jake le portò subito una mano alla bocca, bloccandole il corpo tra il muro e il suo. Una sua mano era stretta ancora attorno al suo polso e con un gesto agile e veloce, riuscì a bloccarle anche l'altro. Lydia era in trappola.
«Shh...» mormorò lui. «Non parlare... perchè se lo farai, finirò ciò che avevo iniziato quella volta in corridoio.»
E Lydia credette alle sue parole, perchè sapeva che l'avrebbe fatto sul serio. 
Sotto quella minaccia, lei si paralizzò ancor di piu'. Faceva fatica a respirare e i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi. Cosa voleva da lei McCall?
Quando il ragazzo davanti a sè fu convinto del fatto che non avesse urlato, tolse la mano dalla bocca e Lydia boccheggiò appena un pò d'aria in piu'. 
Non riusciva a non guardare altrove. Aveva paura che se l'avesse fatto, anche per un minimo secondo, lui ne avrebbe tratto vantaggio facendole chissà cosa. Ma aveva paura anche di quegli occhi. Quel castano scuro era come se stesse per essere sostituito dal colore rosso... era assetato di vendetta. 
«Brava ragazza.» disse, sorridendo soddisfatto.  
«C-che cosa vuoi da me?» riuscì a dire lei, con la voce che le moriva in gola.
Lui per qualche secondo non la rispose, si limitò a guardarla ancora con quel sorrisetto soddisfatto sul volto, poi una mano le scostò una ciocca di capelli dal viso e sotto quel tocco, Lydia trasalì. 
«Sai, mi sono chiesto cosa ci trovasse di così tanto speciale Malik in te...» le sue dita toccarono la sua guancia, scendendo fino al collo. «E adesso l'ho capito.»
Lydia girò il viso, sperando che si fermasse, che non continuasse a toccarla e a guardarla in quel modo così... perverso. Ma Jake non si fermava; continuava quel percorso, iniziando a toccarle anche le spalle e Lydia sapeva che se avesse voluto, sarebbe andato anche oltre. E lui lo stava facendo, finchè lei, con un pò di coraggio, non iniziò ad opporsi, iniziando a muoversi, a respingere quei tocchi.
«Stiamo iniziando a ribellarci? Mh?» i suoi lineamenti si fecero duri. «Ora che ho te, andiamo dritto al sodo: dov'è Malik?»
«I-io non lo so.»
«Forse non ci siamo capiti.»
McCall le strinse forte i polsi e Lydia gemette dal dolore, tanto da farla piangere. Quelle lacrime erano state trattenute per troppo tempo.
«Dimmi dov'è Malik.» ripetè lui, scandendo bene le parole.
«Jake, i-io non lo so... c-credimi.» ed era vero. Non aveva la minima idea di dove fosse ma sperava che fosse nei paraggi, che corresse in suo aiuto perchè in quel momento aveva bisogno di lui.
«Vedo che devo fartelo capire in un'altra maniera.»
Dopo un attimo, Jake cacciò una pistola che puntò subito alla gola di lei, verso la testa.
Lydia era letteralmente terrorizzata. Era sicura che da un momento all'altro sarebbe morta per lo spavento. Le lacrime non smettevano di scendere dal suo viso e non aveva smesso di tremare neanche un attimo. Per dei secondi, aveva visto tutta la sua vita passarle davanti agli occhi e il suo unico pensiero era che, se Jake avesse premuto quel grilletto, avrebbe voluto vedere un'ultima volta il viso di Zayn.

 
—— ❀ ————

 
Sempre le solite chiacchiere, i soliti discorsi, i soliti piani. Erano sempre le stesse riunioni.
Zayn era lì solo di presenza perchè la sua mente era altrove. 
Nei suoi pensieri c'era solo il dolce viso di Lydia che veniva rigato da lacrime riempite solo dal suo nome. Perchè era di nuovo colpa sua. Eppure lo faceva per il suo bene. Non poteva rischiare di perderla del tutto, stava per succedere gia' fin troppe volte.
Ciò che Lydia non riusciva a capire, a vedere, era che di questa situazione ne soffrisse anche lui, e tanto. Forse piu' di lei. Ma il dolore era troppo forte per entrambi, tanto da accecarli e non fargli vedere ciò che in realtà stavano costruendo giorno dopo giorno. Ed ora, era finito tutto, perchè Zayn aveva deciso che fosse così. Era la soluzione migliore, anche se ne soffrisse ogni giorno. 
D'un tratto, il battito del suo cuore accelerò. La sensazione che il suo cuore volesse uscirgli dal petto si fece risentire, e quel battito era così forte che sembrava gli mancasse l'aria. Il suono di quel tamburo rimbombò per tutto il suo corpo e aveva una sola risposta a tutto ciò.
«Zayn, cos'hai?» gli chiese Louis, turbato.
«E'... Lydia.»
L'amico doveva ancora abituarsi a ciò. Aveva visto solo una volta tutto questo e accadeva ogni volta che Lydia aveva paura. 
Zayn stava cercando di combattere contro la voglia insistente di correre da lei, ma sapeva che i suoi risultati sarebbero stati scarsi. 
Doveva restare lì, perchè se no si sarebbero complicate di nuovo le cose per il suo lavoro e doveva cercare di non darle importanza, perchè l'aveva appena lasciata per sempre. O almeno si autoconvince di questo. Ma non ce la faceva. Doveva correre subito da lei e se ne sarebbe fregato di tutto e tutti. 
Uscì dalla stanza, sotto i richiami confusi e arrabbiati degli altri presenti, ma se ne fregò. 
Andò in un posto appartato e quando fu sicuro che non ci fosse nessuno nei paraggi, spiccò il volo seguendo dove lo portava il suo cuore.
In un attimo, atterrò alla fine di un vicolo buio e in lontananza, vicino al muro, c'erano due persone. Quando si avvicinò con passo svelto, le riconobbe subito.
Jake McCall bloccava Lydia contro il muro, tenendole i polsi e puntandole una pistola alla gola. Una delle scene piu' difficili che avesse mai potuto vedere. Le lacrime di Lydia e i suoi singhiozzi aumentavano la sua rabbia.
«McCall!»
I due si voltarono e videro Zayn poco distante da loro, con i pugni serrati e i lineamenti del suo viso duri. Anche il suo sguardo lo era.
Lydia non era mai stata piu' felice di vederlo, ma adesso che era lì, sperava che se ne andasse, che si mettesse in salvo. 
«Malik.» sorrise Jake. «Arrivi sempre al momento giusto.»
«Lasciala andare.»
Jake lo ignorò e guardò Lydia, iniziando ad accarezzarle di nuovo il collo. «E' proprio bella, lo sai?»
Era gia' la seconda volta che Zayn vedeva una scena del genere: Lydia mentre veniva toccata dalle mani viscide di McCall e chissà per quanto altro tempo l'aveva fatto. 
Non riuscì a mantenere la calma e scattò verso di lui, ma Jake fu piu' veloce e prese Lydia, circondandole un braccio attorno al collo e puntandole la pistola alla tempia, tenendola stretta a sè.
«Ah-ah.» disse McCall. «Tu fa un altro passo e la farò morire davanti a te, con un sol colpo...»
Il cuore di Zayn non smetteva di battere, segno che Lydia non smettesse di far diminuire la sua paura.
Entrambi si guardarono, nonostante quella circostanza così drastica, e si capirono subito. In un secondo, si perdonarono, scordando lo scontro e le cose dette qualche ora prima. Ora, con quegli occhi castani, Zayn cercava di infonderle sicurezza e lei cercava di trovare salvezza in quelle iridi, ma le mani di Jake rendevano il tutto piu' difficile.
«Ti tirerò fuori da tutto questo, piccola, te lo prometto
«Ora capisco perchè volevi tenerla tutta per te.» Jake girò di poco il capo, dandole un bacio sulla guancia.
Lydia chiuse gli occhi, facendo cadere altre lacrime. Il tocco di Jake la faceva sentire così... sporca.
Le labbra di Jake scesero ancora sul corpo di lei, andando fino al collo, dove baciò piu' prontamente. 
Zayn stava impazzendo. Sapeva che Jake lo facesse apposta per farlo innervosire, ma non poteva fare altro che dargli questa soddisfazione.
Stava iniziando ad agitarsi sul suo stesso posto. Il suo respiro era affannato, la rabbia cresceva sempre di piu' e se solo non ci fosse stata Lydia, la vita di Jake McCall sarebbe finita in un'istante. 
Provò ad avanzare di nuovo verso di lui, ma Jake gli puntò la pistola contro, guardandolo senza staccare le labbra dal collo di Lydia.
«Ha la pelle così morbida...»
«Non la toccare.» disse il moro a denti stretti. 
McCall lo ignorò e rifece quel percorso di baci tornando su. «Credo che mi divertirò un pò con lei.»
«Tu provaci e giuro che-»
«Cosa, Malik?» lo sfidò Jake.
«Non hai le palle per affrontarmi, figlio di puttana? Te la prendi con chi è piu' debole di te?»
«Chi ti dice che io me la stia prendendo con lei? Io mi sto solo divertendo un pò.» rispose lui calmo e pacato. «L'ho trovata che camminava tutta sola per queste strade pericolose... mi meraviglio di te, Malik. Non l'hai tenuta sotto controllo come dovevi. L'hai lasciata sola
Ed era vero. Zayn l'aveva lasciata sola, di nuovo, e in quel momento si rese conto che aveva fatto lo sbaglio piu' grande. Ora che sapeva cosa provasse anche lei, doveva restarle accanto piu' che mai. Era stato un completo e totale stupido ancora una volta.
«M-mi dispiace.» sussurrò Lydia, con la voce rotta dal pianto.
Le dispiaceva di non avergli dato ascolto perchè se l'avesse fatto, adesso sarebbe a casa e non avrebbe coinvolto anche lui in questa situazione.
«Dispiace a me, piccola, dispiace a me...»
L'attenzione del moro si focalizzò dietro di loro. In lontananza, Louis avanzava lentamente, cercando di non farsi sentire. Sperava che lo aiutasse in qualche modo perchè lui non poteva fare nulla se non guardare Lydia essere toccata da un lurido bastardo.
La mano di Jake si posizionò sul ventre di lei e passò sotto la maglietta. A quel tocco così improvviso, Lydia si paralizzò ancor di piu' e sentiva la sua mano salire sempre piu' su. 
A quel tocco così spinto, chiuse gli occhi e poteva sentire ancora lo sguardo di Zayn su di se, o meglio, sulla mano di Jake. Ma Lydia non riusciva a sopportare tutto ciò, era davvero troppo per lei. 
Con un pò di coraggio, con tutta la forza che le restava, diede una gomitata nello stomaco a Jake che gemette e si tirò indietro, lasciandola libera.
Lei si allontanò subito da lui, appoggiandosi al muro poco distante. Non capiva nulla. Non sapeva se guardare Zayn o Jake e qualche secondo dopo vide che ci fosse anche Louis.
Per un attimo guardò Zayn che si avvicinò pericolosamente a McCall e Jake puntò subito la pistola verso di lui.
«NO!» gridò Lydia, ma era troppo tardi.
Jake sparò due colpi, dritti sul petto di Zayn. Era convinta di averlo perso per sempre, ma ciò che vide fu tutt'altro.
Le pallottole erano rimbalzate sul suo petto, finendo poi a terra. Nessuna goccia di sangue, nessun livido... come se non fosse mai successo. Com'era possibile?
Lydia guardò shockata Zayn che ricambiò lo sguardo, ma quello del moro era pieno di paura. Quello che aveva sempre temuto era appena successo. 
«Zayn...» riuscì a dire lei.
«Ma che diavolo...» mormorò Jake, shockato quanto la ragazza.
Louis non perse tempo e lo colse di sorpresa dandogli un pugno in pieno viso, facendolo cadere a terra. Non voleva rischiare che potesse prendere di nuovo Lydia nelle sue mani.
Gli occhi di Lydia erano ancora su Zayn. Gli guardava gli occhi, poi il petto, dove c'erano solo due buchi sulla maglietta. Ancora non riusciva a crederci, eppure era stato tutto vero.
«Louis, portala via.»
I due amici si guardarono e si capirono subito. Louis sapeva cosa Zayn avesse intenzione di fare e sapeva che niente lo avrebbe fermato adesso. Aveva toccato di nuovo Lydia e per Zayn era stato troppo, addirittura per Louis lo era stato.
Louis si avvicinò a Lydia e le mise una mano sul fianco stringendola a sè, per sorreggerla. Era così debole. 
Zayn vide l'amico allontanarsi con Lydia e l'ultima cosa che ricordò furono i suoi occhi verdi colmi di lacrime e di... confusione.
Guardò McCall a terra e la rabbia crebbe ancor di piu' in lui. Sputava sangue e stava iniziando ad alzarsi.
«Ti avevo detto di starle lontano.»
Il moro si avvicinò a lui e ogni passo avanti che faceva, Jake indietreggiava. Il sorriso non aveva lasciato il suo volto e questo faceva innervosire ancor di piu' Zayn. Ma adesso si sarebbe divertito lui, anche se per poco. Una soddisfazione l'avrebbe avuta.
«Sapevo avessi qualcosa in piu' di tutti.»
«Ora che farai? Lo andrai a dire a tutti? Mh?» lo sfidò il moro.
Jake aveva perso la sua sicurezza, il sorriso soddisfatto sul suo volto e la sua forza. Ora tutto ciò che provava era paura e Zayn riusciva a sentirla, a percepirla.
Zayn iniziò a farsi sempre piu' vicino e McCall gli puntò nuovamente la pistola contro, sparando altri colpi, ma accadeva esattamente ciò che era successo qualche attimo prima. Zayn non moriva, era sempre lì davanti a lui.
Il moro rise. «Avanti, spara ancora, brutto figlio di puttana.»
Jake perse l'equilibrio e cadde a terra. Provò a sparare ancora, ma erano finiti i colpi. Non poteva fare piu' nulla. Sapeva gia' quale sarebbe stato il suo destino.
«Hai sbagliato tutto, McCall, tutto...»
E lui lo sapeva, sapeva che aveva sbagliato perchè si stava rendendo conto che tutto ciò che aveva fatto, alla fine, non ne era valsa la pena. 
«L'hai toccata... l'hai baciata... non dovevi farlo.»
«Non lo farò piu', Malik, davvero, credimi!»
«Oh, puoi starne certo su questo.»
Zayn non attese altro e si accovacciò verso di lui, dandogli un pugno in pieno viso. 
Era finita. La vita di Jake McCall era finita con un sol colpo, un sol pugno, ma a lui non bastava. 
Pensava alle sue mani su Lydia e i pugni continuavano a colpire il viso di Jake, nonostante fosse gia' morto. Ma la stessa ragione per cui colpiva ancora quel viso, gli fece smettere di farlo e si fermò. Sarebbero sempre stati gli occhi verdi di lei a fermarlo in qualsiasi caso.
Le sue mani erano piene di sangue e oramai quel viso sarebbe stato irriconoscibile per chiunque.
Ora, tutto ciò che doveva fare era nascondere il corpo.

 
—— ❀ ————

 
Lydia non riusciva a rendersi conto di nulla in quel momento. 
Louis l'aveva presa e portata in macchina, allontanandosi da quel posto.
Non sapeva neanche dove lui la stesse portando, ma forse non gli importava neanche. Di Louis si fidava, ma ora come ora voleva solo correre da Zayn.
La scena vista poco prima era ancora ben impressa nella sua mente e non riusciva a spiegarsi come fosse stato possibile. Era tutto così surreale.
«Dove stiamo andando?» riuscì a mormorare.
«Alla riserva. Siamo quasi arrivati.» rispose lui.
Dei colpi di pistola risuonarono nel quartiere e Lydia sobbalzò. Sapeva da dove provenissero e quando focalizzò del tutto l'accaduto, aveva una sola persona in mente.
«Zayn. Dobbiamo andare da Zayn.»
«No, Lydia-»
«Jake lo sta sparando!»
Louis cercò i suoi occhi ed ora capiva perchè Zayn soffrisse così tanto quando parlava di lei o anche solo dei suoi occhi. Erano pieni di dolore, sofferenza e paura. Avrebbero potuto far sentir male qualsiasi essere umano sulla terra.
Fermò per un attimo l'auto e la richiamò guardandola negli occhi. «Lydia, Zayn se la caverà.» 
Lo sapeva Louis quanto adesso lo sapesse anche Lydia. L'amico non poteva farci niente, non poteva cancellare i ricordi dalla mente di quella ragazza ferita. Oramai aveva visto tutto e si chiedeva cosa sarebbe accaduto poco dopo, quando i due si sarebbero visti.
Lydia a quel punto si arrese e lasciò che Louis riaccendesse l'auto e partisse di nuovo. Capì subito cosa Louis volesse farle intendere, eppure sembrava difficile autoconvincersi. Come poteva farlo quando ciò che era successo era una cosa... così impossibile?
Quando arrivarono alla riserva, in lontananza videro Zayn che stava per entrarci. Ma se lui era dietro di loro, a parlare con McCall, come faceva ad essere già lì?
Lydia scese subito dall'auto. «Zayn.» 
Lui si voltò, sorpreso di trovarla lì. Infatti, guardò subito Louis che, una volta sceso dall'auto, scosse il capo come a dire: non sapevo che fare. Ed era realmente così.
Zayn non riuscì a guardarla di nuovo negli occhi ed entrò nell'appartamento, evitandola come un vigliacco. Per quanto lo potesse negare, si stava rendendo conto anche lui che si stava comportando proprio così.
Un secondo dopo, la porta si aprì di nuovo ed entrò Lydia. «Mi stai evitando di nuovo?»
L'espressione del suo volto era cambiata: da confusa e shockata, a ferita ed arrabbiata, ancora. 
Non si preoccupò neanche se ci fosse stato qualcun'altro lì presente, ma si rese conto che non c'era nessuno. Non era possibile che Zayn si comportasse di nuovo così. 
«Dì a Louis di accompagnarti a casa.»
«No. Non fare di nuovo così, Zayn, non adesso...»
Lui si voltò e Lydia gli guardò di nuovo il petto. C'erano altri buchi sulla sua maglietta e delle macchie di sangue, ma non era il suo. Era sicura di questo.
«Lydia, ascoltami, io faccio tutt-»
«No, non dirlo. Non dire che lo fai per me perchè non è così!»
«Cosa vuoi che faccia?! Mh?»
«Voglio che tu mi parli e mi dia una spiegazione!»
Il moro sospirò, passandosi una mano tra i capelli e si appoggiò con le mani al bancone. Cosa avrebbe dovuto dirle adesso? 
«Tu... dovresti essere... morto.» disse quella frase con la voce tremante e qualche altra lacrima che le rigava il viso. Il solo pensiero che ciò potesse accadere, la faceva piangere.
«Hai visto male, Lydia.» tentò lui.
«Non prendermi per stupida!» sbottò lei. «Ho visto quando Jake ti ha sparato piu' di una volta e tu sei rimasto ancora lì, in piedi! I colpi... ti sono rimbalzati addosso...»
Lui non aveva il coraggio di guardarla, non ce la faceva. Non voleva che lei venisse a conoscenza del mostro che c'era dentro di lui. Voleva proteggerla da se stesso. Non voleva coinvolgerla piu' di così nella sua vita... era troppo pericoloso. Lo faceva solo per lei.
«Quando ci fu la rapina, sei riuscito a sfondare una porta di ferro con un calcio... nessuno sarebbe in grado di farlo. Hai... ammaccato un armadietto scolastico solo... appoggiandoti...» non riusciva a credere neanche lei a cosa stesse dicendo, eppure erano tutte cose che erano successe, che aveva visto e che non aveva dimenticato facilmente. «Quando la professoressa ti disse che avresti dovuto studiare con me, hai spaccato una sedia contro il muro... facendo anche una crepa in esso. Sei arrivato qui prima di noi, in un attimo, quando poi... eri con Jake. Poi... quando ti stavi allenando hai... sfondato il sacco da boxe con un pugno...»
Zayn ascoltava ciò che diceva ed era come se si sentisse oramai nudo. Come aveva potuto permettere che lei riuscisse a notare tutte queste cose? 
«I tuoi occhi... si colorano di nero e... anche le tue vene...»
Se avesse voluto rimediare in qualche modo, ora era troppo tardi. Non poteva uscirsene in nessuna maniera. Lydia aveva visto troppo e non avrebbe trovato nessuna scusa plausibile per tutte quelle cose. Non poteva giustificarsi in nessun modo.
«Che cosa sei, Zayn?»
Lui la guardò e per quanto volesse tenerle lontana quella verità così oscura non poteva fare altro che dirgliela adesso. Ma si chiedeva se quel piccolo angelo fosse stato in grado di sopportare quella verità così difficile anche da credere per una come lei. 
Si chiedeva se quei meravigliosi occhi verdi lo avrebbero guardato in un'altra maniera, semmai avesse voluto vederlo ancora...
L'unica cosa di cui poteva consolarsi era che, in qualche modo, ci aveva provato. Aveva provato a salvare la sua piccola dalla verità della sua natura. Aveva provato a salvarla dal mostro che in realtà era.
Si avvicinò di poco a lei e si stupì nel vedere che Lydia non si mosse da lì. Non aveva paura, ma sarebbe stato così anche dopo averle detto tutto?
«Io sono un demone


 

Ciao bellissimissime!
Lo so che dovevo aggiornare prima del 25, ma non ho avuto proooooprio tempo!
Comunque, passiamo subito al capitolo perchè sono così in ansia che boh.

FINALMENTE SAPETE COS'E' ZAYN.
Allora, sorprese, deluse, già lo sapevate?
Ditemi OGNI COSA.
Qualcuna di voi già lo aveva indovinato e credo che in questo momento si staranno sentendo
tipo Dio ma ok.
Che ne dite? demon!Zayn è fattibile?
A me piace un sacco cwc

La cosa che amo di questo capitolo è la determinazione che ha Lydia.
Ha il coraggio di affrontare Zayn, che la intimorisce anche se alza un pò la voce,
e... insomma, si fa sentire.
La adoro, e voi?

E finalmente ci siamo tolti McCall di torno.
Lurido bastardo. Ha osato toccare Lydia e questo Zayn non se la fa passare di certo.

Ringrazio voi bellissime lettrici che tanto amo con tutto il mio cuore.
Grazie per sopportare i miei ritardi e seguire, nonostante tutto, questa storia.
Potreste mandarmi benissimamente a fanculo (cosa che secondo me avete fatto e strafatto ma fa niente vi amo comunque)
ma siete sempre qui.
Grazie per amare anche gli Zydia che è una delle cose che apprezzo di piu' cwc
E insomma, grazie per sopportarmi.
Vi amo tantissimo!

Ebbene, domani è 28 e ci sarà il concerto al San Siro dei ragazzi!
Per chi andrà alle due date: buon divertimento! :)
Ps. Visto che io andrò a quella del 6 a Torino, non so se riuscirò ad aggiornare prima di quel giorno.
La settimana prossima sarò impegnata e non credo di potercela fare.
Quindi, togliamoci una speranza di torno ed andiamo avanti ahah




Meravigliosi!

Ho fatto una foto demon!Zayn che OMG!
Sono molto fiera di me.
La pubblicherò nel prossimo capitolo :)

Stavo pensando di fare anche un trailer della ff... voi che dite? :)

twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
ask.fm: @TisdalesvoiceEfp

Bene, adesso mi dileguo.
Vi prego di recensire almeno questo capitolo per sapere cosa ne pensate della natura di Zayn.
VI PREGO.
Vi ame.
chiss chiss, peppina.

 

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Capitolo 17
*** 17. Naked ***








17. Naked

 

Your eyes, they shine so bright, I want to save their light.
I can’t escape this now, unless you show me how.

When you feel my heat, look into my eyes,
It’s where my demons hide.
Don’t get too close, It’s dark inside,
It’s where my demons hide.


Imagine Dragons - Demons.


 

Un demone.
Zayn era un demone. 
Lydia ancora non riusciva a realizzare quella parola, quella frase detta dal ragazzo ancora davanti a sè, che aspettava che lei parlasse, che dicesse qualcosa. Ma cosa poteva dire? Se avesse detto qualcosa di sbagliato? Eppure aveva così tante domande da fargli, ma non riusciva a dire una sola parola. 
Le sue labbra erano leggermente schiuse per via dello stupore e restava lì, ferma immobile aspettando chissà cosa, sotto lo sguardo di Zayn. 
Il moro la guardava sperando che dicesse qualcosa, che facesse un minimo gesto... gli sarebbe bastato anche che si fosse voltata e se ne fosse andata. Che si salvasse da lui. Ma niente.
Ciò di cui si stupì era che il suo cuore non aveva preso a battere forte. Era come se fosse tutto normale. Lydia non aveva paura, ma come faceva a non averne? Le aveva appena detto ciò che era in realtà, un mostro, come poteva non allontanarsi anche di un solo passo da lui?
«U-un... demone...» la sua voce. Piccola, tremante e sottile. 
«Si, un demone.» confermò il moro deciso. «Un mostro capace di distruggere ogni cosa con un solo tocco: dagli oggetti, alle persone. Uccido chiunque sul mio cammino e non c'è niente che possa cambiare ciò.»
Lydia ingoiò il vuoto. Zayn gli era a pochi centimetri dal viso. «T-tu non sei un mostro.»
Il moro non riusciva a crederci. «Lydia, hai capito cosa ti ho appena detto?»
«S-si.»
Zayn si fece indietro, guardandola quasi incredulo. Quella ragazza non si rendeva realmente conto di ciò che gli aveva rivelato. Ma gliel'avrebbe fatto capire, così che si allontanasse da lui per sempre.
Lydia vide i lineamenti del viso di Zayn farsi piu' duri, rigidi. Era come se si fosse arrabbiato per la risposta che gli aveva dato. Ma era stata piu' che sincera. Zayn non poteva essere un mostro perchè lei lo conosceva, e non importava se adesso era un demone, per lei non lo sarebbe mai stato. Per lei, sarebbe stato sempre il suo Zayn; quello che la faceva ridere, che la chiamava bellissima e la faceva arrossire, che si prendeva cura di lei, che la faceva arrabbiare per poi chiederle scusa come un bambino indifeso. 
D'improvviso il moro la superò andando verso la cucina e lei si voltò. «Zayn, dove vai?» la sua voce a malapena si sentiva. Ma il moro sembrò ignorare la sua domanda e quando Lydia non lo vide piu', sentì lo sbattere di una porta. Istintivamente, lo seguì di corsa.
Vide che in cucina ci fosse una porta che dava sul retro dell'appartamento e quando uscì vide che si fosse uno spazio abbastanza ampio, come una sorta di parcheggio e qualche albero piantato l'uno distante dall'altro.
Zayn era proprio al centro di quello spiazzale, con i pugni serrati lungo i fianchi e lo sguardo rivolto verso di lei.
«Vuoi vedere cosa sono capace di fare? Mh?» gli disse lui. Poteva sentire il tono di sfida e la rabbia nella sua voce.
Lydia non rispose, anche perchè non capiva perchè volesse dargli delle dimostrazioni e perchè si stesse comportando così adesso. Non aveva la minima idea di cosa fosse in realtà un demone e di cosa fosse capace di fare, ma si basava su quello che aveva visto fino ad oggi e ciò che sapeva era che Zayn era molto forte. 
In un secondo, Zayn scagliò un pugno contro il suolo e si creò una lunga crepa in esso che finiva fin dove Lydia era posizionata. 
Istintivamente fece dei passi indietro e poi cercò lo sguardo di Zayn, ma non lo trovò subito perchè era ancora col capo chino. 
Quando alzò la testa, finalmente i loro occhi si incontrarono e il moro si stupì una seconda volta vedendo che Lydia non fosse impaurita. Il suo cuore ancora non batteva all'impazzata. 
Si alzò e si avvicinò ad albero che era lì. 
«Zayn...» lo chiamò Lydia, ma ignorò ancora quel richiamo.
Con un colpo secco, spaccò in due il tronco e la parte con la chioma finì sul suolo. Con estrema facilità, tirò la parte inferiore dell'albero, staccandola dal suolo di cemento e lo gettò dietro di lui. 
Per Lydia era tutto così surreale, non riusciva ancora a crederci. Ma sperava che Zayn si fermasse perchè non ne poteva piu'. 
«Zayn...» ripetè. Niente. Zayn continuava a distruggere ogni cosa che c'era in quel posto.
«Zayn!» urlò, con le lacrime che le rigavano di nuovo il viso.
A quel punto, il moro si fermò, voltandosi lentamente verso di lei. Anche se era distante, poteva vedere i suoi occhi lucidi, illuminati da un lampione che c'era lì e le lacrime che scendevano sulle sua guance. 
«Basta... per favore...» lo pregò lei.
Incominciò ad avvicinarsi a lei. «Basta?» disse retorico. «Io non potrò mai fermarmi, Lydia. Mai. Continuerò sempre a distruggere tutto ciò che mi circonda.»
«Perchè ti stai comportando così?»
«E' quello che sono.»
«No... stai facendo tutto questo solo per spaventarmi.»
«Ti sto mettendo in guardia. Sto cercando di darti un motivo in piu' per andartene, per scappare via da me.»
«Io non voglio andarmene da te. Ora che so tutto, farò di tutto per restarti accanto e tu non potrai impedirmelo.» disse lei, decisa. 
A Zayn veniva quasi da sorridere per la sua determinazione ma si chiedeva fino a quando sarebbe durata. Sul serio Lydia gli sarebbe stato accanto, nonostante tutto?
Le si avvicinò ancor di piu' e lei non si mosse. Nessun passo indietro. Era come se aspettasse quelle vicinanza tanto quanto l'aspettasse lui.
«Potrei ucciderti in questo preciso istante anche solo sfiorandoti...» le sussurrò, portando la mano quasi vicino al viso. Era così vicino dal toccarla.
Zayn guardava la sua mano perchè non aveva il coraggio di guardare le iridi verdi del suo angelo per paura che lei potesse spaventarsi sotto quella sua minaccia. Era così contraddittorio. Stava facendo di tutto per far si che lei si allontanasse da lui e poi dentro di sè moriva al solo pensiero se ciò fosse accaduto.   
«Fallo.» sussurrò lei.
Il moro spostò il suo sguardo dalla sua mano quasi vicina al suo viso, ai suoi occhi e si stupì nel vedere che in quel momento era lei che si stava facendo piu' vicina a lui. Zayn non aveva mai visto Lydia così ferma e decisa. Nessun segno di paura nei suoi occhi.
Lui si scostò di poco, evitando che si toccassero. Non avrebbe mai permesso che accadesse, ma la determinazione di Lydia lo stupiva ancora una volta. Quella ragazza era una continua sorpresa per lui.
«Avanti, fallo.» disse lei. «Uccidimi.»
Se solo lei avesse potuto capire quanto Zayn volesse toccarla. Ma non per ucciderla: solo per riuscire a toccarla sul serio, a sentire la pelle sotto le sue dita, a tenerla fra le sue braccia... ad averla.
Zayn incurvò le labbra in un piccolo sorriso, quasi amaro, guardandola in viso e vedendo quanto ancora fosse meravigliosamente bella. «Non posso.» 
«Perchè?»
«Perchè sei la cosa piu' bella ed importante che mi sia mai capitata in tutta la mia oscura vita.»
Lydia rimase spiazzata dopo quella frase. Il suo cuore aveva preso a battere fortissimo come mai prima d'ora e per quanto quella situazione fosse così scombussolata, non potè fare altro che arrossire davanti a lui, sotto il suo sguardo che sembrava leggerle l'anima.
Non si era mai sentita così importante e speciale, Zayn era stato l'unico a farla sentire così e ora piu' che mai avrebbe voluto stare tra le sue braccia e stringerlo, così da aver il suo profumo addosso e, con un pò di coraggio, sussurrargli che era lo stesso anche per lei, che anche lui era la cosa piu' bella ed importante che le fosse capitata in tutta la sua vita. 
«E allora... perchè fai di tutto per allontanarmi?» riuscì a dire, ancora col cuore in gola per l'emozione.
«Per proteggerti da me.» rispose lui, guardandola in viso. «Non riuscirei a sopportare il fatto di doverti perdere a causa mia.»
«Tu non mi perderai, Zayn.»
«E se dovessi perdere il controllo?»
«Non succederà... io mi fido di te.»
Lui guardò altrove e scosse il capo, sorridendo senza ironia e felicità. Dubitava di se stesso, cosa che invece Lydia non faceva. 
«Zayn, guardami.» quasi le pregò lei, cercando disperatamente il suo sguardo. Zayn tornò a guardarla. «Io mi fido di te.» ripetè molto piu' decisa e sincera che mai.
E il moro dovette cedere davanti alla sincerità e alla purezza di quei suoi occhi verdi. Non sarebbe riuscito a controbattere perchè le credeva, eppure si chiedeva come poteva un angelo come lei fidarsi di un demone come lui.
Zayn sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Hai bisogno di riposare. Vieni, ti accompagno a casa.»
A Lydia salì il panico. «No, no, no. Sto bene, davvero.» balbettò. 
Era convinta che adesso Zayn volesse lasciarla di nuovo e non aveva nessuna intenzione di andarsene e allontanarsi di nuovo.
Zayn sembrò intuire la sua paura e le sorrise, cercando di rassicurarla. «Hey, non farò lo stesso sbaglio di qualche giorno fa.» mormorò. «Andiamo.»
Lei sospirò, fidandosi delle sue parole e sussurrò un piccolo «okay» che intenerì il moro in un attimo.
Prima che si voltasse, lo sguardo di Lydia si concentrò dietro il moro vedendo di nuovo la lunga crepa che c'era nel suolo e l'albero distrutto.
Il moro se ne accorse subito e si parò davanti a lei. «Non... guardare.»
Lydia premette nervosamente le labbra insieme e abbassò il capo, voltandosi ed entrando nella riserva. Sentiva Zayn dietro di sè seguirla a ruota.
«Fatta un'altra strage?» disse Louis con un pizzico di ironia, una volta che entrarono nel salotto. Sapevano che voleva alleggerire un pò la tensione.
«La accompagno a casa.» rispose semplicemente il moro.
«Perfetto.» rispose lui.
Lydia e Zayn uscirono ed entrarono in macchina che era parcheggiata lì fuori.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, nessuno dei due disse una parola. Zayn prese strade alternative così da tardare il momento dove lei sarebbe scese dalla macchina: voleva stare con lei molto piu' tempo. Aveva paura che magari, una volta stata da sola, si sarebbe resa conto realmente della situazione e che non avrebbe voluto piu' vederlo. In quel momento, sembrava un perfetto tredicenne complessato, eppure doveva essere lui il piu' sicuro tra i due ma invece era l'esatto contrario.
Lydia non voleva aprire l'argomento, anche se aveva un sacco di domande da fargli. Aveva intuito il fatto che Zayn stesse allungando la strada, ma questo non la infastidiva affatto, anzi, le faceva solo piu' piacere. Per tutto il tempo, aveva guardato ogni movimento di Zayn, soprattutto le sue mani. Aveva sempre amato le sue mani, avrebbe voluto toccarle forse piu' delle sue labbra.
Lo guardava di nascosto, in silenzio, e ancora doveva rendersi conto di come una creatura così bella fosse in realtà dannata. 
Ogni tanto Zayn la scopriva e lei tornava ad abbassare il capo o a guardare fuori al finestrino, cercando di mascherare il suo imbarazzo. Ma puntualmente, non ci riusciva. E quando era sicura che Zayn avesse smesso di sorridere e si fosse applicato di nuovo sulla strada, tornava a guardarlo ancora. La sua solita posizione era con una mano sul manubrio e l'altra sulla sua gamba. Lydia era così tentata dal toccargliela.
Quando arrivarono sotto casa di Lyda, e Zayn spense l'auto, nessuno dei due, ancora, aveva voglia di dire qualcosa. Lydia non voleva scendere dall'auto e Zayn voleva che lei non scendesse. Così Lydia restò col capo chino a torturarsi le mani e Zayn a guardare davanti a sè e ogni tanto a voltare lo sguardo verso di lei.
Lydia sentì delle voci e quando alzò il capo vide che da lontano c'era un gruppo di ragazzi che abitavano nel quartiere. Li conosceva bene, almeno per la loro reputazione, e quando vide che guardavano verso di lei, verso l'auto, la paura si fece spazio in lei. 
«Non ti faranno mai niente se sei con me.» la rassicurò il moro accanto a sè, avvertito dalla paura di lei attraverso il suo cuore.
Lydia guardò lui e lo trovò a guardare quel gruppo di ragazzi che sentendosi minacciati dal moro, si erano voltati per poi andarsene. Ancora doveva capire come riuscisse il moro ad intimorire chiunque con un solo sguardo. Forse qualcuno sapeva della sua natura?
«Puoi... promettermi una cosa?» disse timidamente Lydia.
«Posso provarci.» 
«Promettimi che questa non sarà l'ultima volta che ci vedremo... che non proverai di nuovo a farmi allontanare da te.»
Sospirò. «Si, te lo prometto.»
Lei lo guardò. «Zayn, me l'hai promesso.»
«Ed io manterrò la promessa, Lydia.»
Lydia si fidò di quelle parole e dopo avergli fatto un piccolo sorriso timido, scese dall'auto ed entrò in casa, non riuscendo a sentire l'ultimo sospiro del moro in cui diceva «Ci vediamo stanotte».

 

 
—— ❀ ————
 


Quelli erano vicoli di strade che Lydia non conosceva affatto. 
Era come se fosse in un labirinto senza via d'uscita, eppure era come se sapesse quali scorciatoie prendere. Sapeva dove andare, chi cercare, dove arrivare. Era consapevole di avere una sola destinazione e quale persona vi ci avrebbe trovato.
Era di nuovo sera ma la luna non era piena e non c'erano stelle. Era di nuovo sola e al posto degli alberi, attorno a lei c'erano dei grandi muri che le coprivano la visuale.
A volta si guardava alle spalle e quando provava a tornare indietro si rendeva conto che poteva farlo, ma a lei non importava. Voleva continuare. Doveva continuare.
Quando svoltò un angolo, in lontananza vide un ragazzo accovacciato a terra e quando si avvicinò di piu', vide che davanti a lui c'era un altro ragazzo steso a terra privo di vita.
Non ci mise molto a riconoscere la schiena del ragazzo davanti a sè, oramai la conosceva a memoria.
«Zayn.»
Lui si voltò verso di lei e le sorrise, alzandosi e facendosi piu' vicino.
Lei ricambiò il sorriso e quando provò a guardare dietro di lui, per capire chi fosse il ragazzo oramai morto, il moro cercò subito il suo sguardo.
«Va tutto bene.» le disse, sorridendole ancora.
Si guardarono negli occhi per attimi che sembrarono infiniti e non si sarebbero stancati di farlo ancora e ancora. Forse in quegli occhi credevano di scoprire i segreti e le paure piu' profonde dell'alto, e forse era proprio così.
Lei abbassò il capo e quando vide che Zayn stava provando a prenderle la mano, si stupì. 
Alzò lo sguardo verso di lui e al posto delle sue iridi castani, vi trovò due occhi di un nero intenso che sembrarono volerle trafiggere il corpo... uccidendola.



Lydia si svegliò di scatto dal suo incubo, portandosi seduta e respirando affannosamente. Ma ebbe un secondo sobbalzo quando guardò davanti a se e vide una figura maschile appoggiata alla scrivania. 
Quest'ultimo, essendo scoperto, provò ad uscire dalla finestra. Lydia lo riconobbe subito.
«Zayn, no, aspetta!» lo fermò, ancora con il respiro pesante. Le mancava l'aria.
Lui si fermò, ma non si voltò ancora.
«Non te ne andare.» lo pregò lei.
Zayn la guardò. «Vuoi davvero che resti?»
Lei si sistemò meglio sul letto e sussurrò un timido «Si».
Sotto quella tenera scena, Zayn non potè fare altro che restare lì, cosa che desidarava fare con tutto se stesso, ma ora si chiedeva come sarebbe stato in grando di giustificarsi.
Lydia cercava ancora di riprendere un respiro regolare e si passava una mano tra i capelli sperando che il ragazzo davanti a sè non lo notasse. Aveva ancora in mente il sogno fatto poco fa... il suo incubo.
«Che cosa hai sognato?» le domandò Zayn.
«Oh... ehm, n-niente.»
«Chi hai sognato?» insistette.
«Jake...» improvvisò, abbassando il capo.
Lui annuì e si mise le mani in tasca, restando ancora vicino alla finestra.
La stanza era poco illuminata ma la luna illuminava l'essenziale e per Lydia l'essenziale era Zayn. Sotto quella luce bianca era ancor piu' bello, tanto che restò a guardarlo per dei secondi come se avesse visto un angelo. Possibile che un ragazzo così bello potesse... piacere una come lei?
«Sei... entrato dalla finestra?»
«Si. La lasci sempre un pò aperta.»
«Oh, si...» mormorò. «E' la prima volta che lo fai?»
«No.» ammise il moro. «Lo faccio da quando ci siamo incontrati la prima volta.»
«Oh...» riuscì a dire lei. Doveva ancora realizzare che Zayn le aveva appena detto che veniva ogni notte da lei, a guardarla dormire, dalla prima volta che si erano visti. E ne era passato di tempo.
«Ti infastidisce?»
«No.» rispose subito lei, sincera.
«Vuoi dirmi che la cosa non ti inquieta neanche un pò?»
«No.»
Lui alzò un sopracciglio e le sorrise.
«Be', un pò si...» ammise. «Solo perchè l'ho scoperto... così. Ma non mi dispiace.»
«Mh.» disse lui, ancora col sorriso sulle labbra e col capo chino, mentre metteva le mani in tasca.
«Sei venuto anche quando litigavamo?»
«Ogni notte.» scandì bene le parole.
Le guance di Lydia si colorarono di rosso e abbassò il capo, incrociando le gambe sotto le lenzuola e iniziando a torturarsi le mani. Il pensiero che Zayn la guardasse dormire ogni notte la metteva in serio imbarazzo.
«E... perchè... insomma...» non le uscivano le parole da bocca. Era davvero imbarazzata.
«Mi piace guardarti dormire.» rispose sicuro il moro, come se fosse la risposta piu' facile e sincera del mondo, e per lui era proprio così.
Lei mugugnò con le guance in fiamme e si grattò nervosamente la nuca, abbassando il capo.
Lo sentì ridere. «Non devi essere imbarazzata, piccola. Sei bellissima anche quando dormi e non hai fatto niente di imbarazzante mentre lo facevi.» disse lui, avvicinandosi alla parte inferiore del letto. «E hai detto il mio nome un paio di volte.»
Lei spalancò gli occhi. «Cosa?!» esclamò.
«Otto volte.» 
Lydia si coprì il viso col lenzuolo e Zayn la sentì mugugnare ancora. Nella stanza risuonò la risata del moro e Lydia avrebbe voluto sentire di nuovo quel suono ancora e ancora. Avrebbe voluto che ci fosse sempre, tra quelle mura.
Quando fu sicura che il rossore tra le sue guance era sparito, tolse il lenzuolo dal viso, ma non aveva ancora il coraggio di guardarlo in viso. Era come se si sentisse nuda, come se lui avesse scoperto il suo piu' grande segreto.
«Dai, torna a dormire.» le disse lui.
«No, non ho sonno.»
«Le bugie non sai ancora dirle bene.» la prese in giro Zayn. Era incredibile come quella ragazza potesse sembrare una tenera bambina in certi casi.
Lei sospirò ma non si oppose ancora. Aveva ancora sonno e aveva un disperato bisogno di dormire. Si sentiva così stanca, ma non voleva riposare per paura che Zayn se ne fosse andato. Voleva stare con lui.
«Ti siedi accanto a me?» domandò timidamente.
Zayn non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere, eppure non avrebbe rifiutato quella piccola offerta. Forse non aspettava altro.
Lydia si stese e spostò di poco il cuscino così da fargli spazio. Zayn si sedette proprio accanto a lei. Aveva il suo viso proprio sotto di se e si ripeteva quanto fosse bella.
«Hai visto? Sto mantenendo la promessa.»
Lydia gli sorrise timidamente e strinse teneramente il cuscino, chiudendo poi gli occhi provando a dormire, anche se trovava difficile farlo con Zayn proprio accanto a se. Ma alla fine ci riuscì e sperò, di nuovo, di sognarlo ancora, anche se significava trovarlo in un incubo.
«Buonanotte, bellissima.» 


 


Heeeeeeeeeeeeeellooooooooooooo!
Si, sono viva. 
Col mal di testa, ma sono viva.
Vi giuro che mi vergogno da morire a postare questo capitolo perchè:
1. è piccolo.
2. fa schifo ai cessi
3. è piccolo e fa schifo ai cessi
Diciamo che questo doveva essere parte del sedicesimo 
ma sarebbe venuto davvero troppo lungo e ho dovuto dividerlo.
Ebbene.
Lo schifo è questo.
Zayn è stato scoperto, gli Zydia stanno per iniziare qualcosa di nuovo
e il moretto ha avuto le palle di dirle che è la cosa piu' bella che le potesse capitare.
I lati positivi di questo capitolo, aw.
Non vi preoccupate.
Verranno spiegati tutti i dettagli sulla natura di Zayn nei prossimi capitoli :)

Io ho fatto una foto di demon!zayn e ne vado fierissima.
E ora ve la mostro.




Che ne dite???????
La canzone ci azzecca di brutto.
Diciamo che è la colonna sonora della ff.

Twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp (fatemi tanto domande, mi raccomando!)

Bene, ora mi dileguo.
Peppina ama tutte voi. Sempre, sempre!
chiss chiss, peppina.


 

 

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Capitolo 18
*** 18. Halo ***








18. Halo
 

I found a way to let you in but I never really had a doubt.
Standing in the light of your halo...

I got my angel now.

Beyoncè - Halo.


 

 
Lydia aprì piano i suoi occhi e subito le immagini di quella notte si fecero spazio nella sua mente.
Si portò su col busto e quando guardò la stanza, si rattristò in un attimo.
Zayn non c'era, se n'era già andato. O forse aveva sognato tutto?
La sveglia suonò in quel preciso istante e lei la spense. Sospirò e appoggiò di nuovo la testa sul cuscino, mugugnano infastidita.
Non voleva andare a scuola, tutto ciò che voleva fare era vedere Zayn di nuovo e poterci parlare ancora e ancora. Con un pò di coraggio, forse, sarebbe stata in grado di chiedergli piu' informazioni sulla sua vita e... sulla sua natura.
Si strinse al cuscino e sentì un profumo familiare. Quando realizzò di chi fosse, sorrise, come una tenera bambina. 
Era il suo profumo, del suo Zayn, e non era solo sul suo cuscino, ma anche sulle sue lenzuola. Sentiva che ce l'avesse anche addosso, come impresso sulla sua pelle. Aveva dormito invasa dal suo profumo e voleva che fosse così per sempre.
Istintivamente, si strinse di piu' alle lenzuola, adorandole ancora una volta. Il profumo di Zayn sembrava invaderle i sensi. Era come una droga. Non voleva piu' lasciare quel letto. Voleva restare lì tutta la mattina, finchè lui non sarebbe arrivato. Almeno quello era un metodo per non sentire la sua mancanza. Ma quando guardò verso la sveglia, si rese conto che stesse perdendo tempo: doveva prepararsi per andare a scuola.
Con malavoglia, si portò seduta e scese dal letto, avviandosi verso il bagno.
Si preparò in fretta e tornò in camera per fare velocemente il letto. Il giorno dopo avrebbe dovuto cambiare le lenzuola e avrebbe voluto così tanto non farlo. Non voleva perdere il profumo di lui.
Prese la borsa, scese al piano di sotto ed uscì di casa, camminando verso scuola. L'unico pensiero positivo che le invadeva la mente era che tra pochi minuti l'avrebbe visto. Almeno così sperava.
Arrivò nel cortile e in quel momento suonò la campanella. Non si era proprio resa conto di aver fatto così tardi quella mattina. Era stata troppo impegnata a starsene nel suo letto, provando a colmare quel piccolo vuoto che aveva dentro di sè con il profumo della stessa persona che le aveva provocato quel vuoto.
Entrò subito nell'edificio e si diresse in classe, cercandolo comunque tra gli altri ragazzi. Ma non lo trovò.
Neanche negli altri cambi d'ora lo aveva trovato ed era strano. Forse lo avrebbe trovato a mensa. Ma neanche lì non lo trovò. 
Iniziò a preoccuparsi. Che fosse scappato di nuovo da lei? Eppure quella notte le aveva detto che stava mantenendo la promessa. Si era fidata di nuovo ed era stata di nuovo delusa. Che stupida. Ma proprio adesso? Quando sapeva una delle cose piu' importanti che gli riguardassero? Non sarebbe mai stata in grado di capire quel ragazzo.
Finita l'ultima ora, si recò verso il suo armadietto e posò alcuni libri.
Sobbalzò quando qualcuno si appoggiò al suo armadietto, essendo sovrappensiero.
«Ciao.»
Lei si voltò, aspettandosi la persona che stava cercando da tutta la mattina, ma il sorriso le morì quasi sulle labbra quando vide che fosse Harry.
«Oh, ciao Harry.» lo salutò.
«Sembra che tu non sia felice di vedermi.»
«Oh, no no.» si affrettò a dire. «E' che ho avuto una giornata... difficile.»
«Troppo studio?»
«Mh mh.» disse, posando i libri nell'armadietto.
«Be', possiamo rimediare se accetti di uscire con me.»
Lei si voltò di scatto. «Cosa?»
«Ti va di uscire con me?»
Harry Styles, uno dei ragazzi piu' belli della scuola, se non della terra, le aveva appena chiesto di uscire e lei sapeva già che risposta dare. Ma si chiedeva come mai proprio adesso lui glielo chiedesse, quando aveva smesso di piacergli del tutto. 
Quegli occhi verdi non le facevano piu' nessun effetto, il suo sorriso non le faceva piu' battere il cuore all'impazzata, la sua voce roca non le provocava piu' nessun brivido... Era una cotta del tutto passata, ormai.
«Harry, ehm... mi piacerebbe ma... ecco io...» non voleva dirgli un secco "no", sarebbe sembrata troppo crudele. Cercava di essere il piu' gentile possibile, anche perchè Harry se lo meritava. Era stato così carino con lei in questi giorni. Avrebbe potuto accettare l'invito, magari ringraziandolo per tutto, ma non se la sentiva. Era come se lo stesse prendendo in giro e non voleva.
Lui sorrise. «Lo conosco quel balbettio.» 
Lydia si sentì mortificata. «Mi dispiace... ma io-»
«Hey, calma. Va tutto bene. Tranquilla.» la rassicurò lui.
Lei abbassò lo sguardo. «Mi dispiace.» ripetè. Sapeva che Harry avesse capito tutto, ma sperava che non sapesse chi fosse realmente colui che le mandasse la testa in confusione.
«Sarà per un'altra volta... so che ci sarà.»
Lydia alzò lo sguardo e lui le fece un occhiolino, sorridendole per poi andarsene.
Che cosa voleva dire con questo? 
Prese dall'armadietto dei quaderni e un libro e poi lo chiuse, uscendo dalla scuola.
Sulle scale, riconobbe subito Louis e si precipitò subito verso di lui. Forse sapeva qualcosa di Zayn.
«Ciao Louis.»
Lui si voltò, sorridendole. «Ciao raggio di sole.»
Lydia non era ancora abituata a quel nomignolo, ma Louis oramai la chiamava sempre così e la faceva sentire speciale.
Louis la chiamava in quel modo perchè sembrava descriverla alla perfezione: un raggio di sole, filtrato nella vita oscura del suo migliore amico e che finalmente, dopo anni, gli stesse dando un pò di luce e felicità. Non sarebbe mai stato in grado di ringraziarla abbastanza e forse neanche Zayn stesso.
«Hai, ehm... per caso visto Zayn?»
«Oggi non è venuto.»
«Oh...»
Louis la guardò e vide quanto volesse vederlo. «Vuoi che ti porti da lui?»
Il viso di Lydia sembrò illuminarsi, facendo sorgere un sorriso sul suo viso, che però trattenne. Se Louis la accompagnava da lui, voleva dire che Zayn non era scappato da lei, no?
«Oh, si, grazie. Se per te non è un disturbo...»
«Ma figurati! Forza, andiamo.»
Insieme, andarono verso la macchina di Louis e quando furono dentro partirono.
Nessuno dei due parlava. Louis temeva di farle qualche domanda di troppo, lei non voleva aprire l'argomento su quello che era successo l'altra volta e le immagini si fecero spazio nella sua mente.
«Allora... come stai? Be', dopo... lo sai.» balbettò lui.
«Oh...» mormorò lei. «Mh, si, sto bene. Anche se non ci capisco ancora molto, ma sto bene.»
«Ti spaventa ciò che hai scoperto?»
«No.» rispose lei, sincera. Era vero.
«E semmai dovessi spaventarti, vieni a parlarne con me, okay? In qualunque momento.»
Lei sorrise. «Grazie, Louis.»
Lui distolse per un attimo gli occhi dalla strada, voltandosi verso di lei e sorridendole a sua volta. 
Dopo un pò, Lydia prese un pò di coraggio e disse «Posso farti una domanda?»
«Certo.»
«Perchè solo tu puoi toccare Zayn?»
«Oh... be', perchè io sono un Guardiano.»
Lei aggrottò la fronte. «Un Guardiano?»
«Si. Il guardiano è colui che difende la razza umana da... be', persone come Zayn. Lui non ti ha spiegato ancora come tutto è iniziato?»
«No.» rispose lei. «Quindi potresti anche ucciderlo?»
Lui fece un mezzo sorriso. «Si, potrei. O come lui potrebbe uccidere me.»
«Oh... e che poteri hai di preciso?»
«Mh, niente di particolare. Resisto alla forza di uno come Zayn e posso essere veloce quanto lui. Sono in grado di combatterlo, contrattaccare e... be', distruggerlo.»
Ora aveva usato un termine diverso, ma il senso era quello e Lydia si sentiva quasi male al solo pensiero di perdere Zayn... per sempre. E non riusciva a pensare neanche di perdere Louis. Entrambi erano in grado di distruggersi a vicenda, eppure erano ancora lì, ancora amici, fratelli. La loro amicizia poteva sopportare e superare anche questo.
«Credo tu sappia perchè non lo faccio, così come Zayn, no?»
Lei gli sorrise appena. «Si... è una cosa molto bella.»
Lui sorrise. «Già...»
Dopo un pò, arrivarono fuori la rimessa.
«Zayn è qui? Potevi dirmelo, ci sarei venuta da sola.»
«E' nel locale difronte,» indicò. «e credo che Zayn mi avrebbe ammazzato se avesse saputo che avrei potuto accompagnarti. Credimi, dopo tutto questo tempo, l'avrebbe fatto sul serio adesso.»
Lei ridacchiò. «Grazie.»
«Di nulla.»
Lydia scese dall'auto e con la borsa stretta in spalla, si avviò verso l'altro appartamento. Sentiva dei colpi e un respiro pesante. Era sicura che si stesse allenando, ma questa volta non l'avrebbe spiato.
Prese un respiro profondo ed aprì la porta, sbirciando ed entrando solo con la testa. Davanti a sè si presentò la scena che si era immaginata prima di entrare in quella stanza; piu' che altro si era preparata psicologicamente a vedere di nuovo Zayn senza maglietta, ma le faceva ancora un certo effetto.
Zayn non l'aveva ancora vista e colpiva ripetutamente il sacco. Rispetto alla volta scorsa, andava piu' veloce tanto che lei non riusciva quasi a distinguere le sue mani. Ma la sua attenzione non era focalizzata su esse: Lydia guardava, ammirava, tutto il corpo di Zayn e ogni suo movimento. Le sue braccia muscolose, le sue spalle larghe, la sua schiena. Tutto. E si chiedeva come un ragazzo così bello, potesse volere così tanto una come lei.
Quando lui girò intorno al sacco, si fermò subito, alzando il capo verso di lei.
«Lydia.» disse sorpreso.
«Ciao.» lo salutò lei, imbarazzata piu' che mai.
A quella scena, lui sorrise. «Che ci fai qui?» le domandò, anche se sapeva già il perchè.
«Oh... be'... io... stamattina non ti ho visto a scuola, così...»
«Sei venuta a portarmi i compiti?» la prese in giro.
«No.» poi ci pensò su. «Li volevi?»
«Certo che no!» rise.
Lydia sorrise appena e abbassò lo sguardo, non riuscendo a guardarlo un secondo in piu'... Il fatto che fosse senza maglietta la faceva arrossire ogni minuto.
«Credevi che ti avessi lasciata di nuovo?»
Lei premette le labbra insieme, annuendo.
«Ti ho fatto una promessa, Lydia, e ho intenzione di mantenerla, ora piu' che mai.»
Lydia alzò il capo, sperando di aspettarsi quegli occhi castani colmi di pura verità e li trovò. Il moro era stato sincero con lei e questo la faceva sorridere davanti a lui. 
«Non sono venuto a scuola perchè ho preferito allenarmi.»
«Ti stai allenando da questa mattina?» domandò lei sorpresa.
«Da quando ho lasciato la tua camera.» oh, quindi non l'aveva sognato.
«E... insomma, non sei stanco?»
Lui sorrise, un sorriso divertito. «Ci sono alcune cose che col tempo scoprirai di me.»
«Ed io non vedo l'ora di scoprirle.» pensò lei.
Lydia si guardò intorno e vide che ci fossero altri sacchi da boxe stesi sul pavimento. Ne erano piu' di cinque ed erano tutti del tutto bucati. I ganci erano tutti spezzati... ed erano di ferro. Ancora doveva realizzare che Zayn fosse in grado di rompere qualsiasi cosa.
Il suo sguardo tornò su Zayn che era impegnato a sistemare meglio le fasce sulle sue mani. Avrebbero dovuto essere rosse, eppure il colore della sua pelle ambrata c'era ancora. 
«Posso restare qui con te?» 
Il moro alzò lo sguardo verso di lei, già col sorriso sulle labbra e la guardò mentre le sue guance si coloravano di rosso. Ancora doveva capire perchè si imbarazzasse così tanto per una semplice frase come quella. Ma preferiva che le cose andassero sempre così.
«Certo che puoi restare.» le sorrise. «Aspetta.»
Il moro si diresse nello stanzino e portò con sè un altro sacco. 
Lydia vedeva quanto per lui fosse facile portarlo. Sembrava una piuma nelle sue mani.
Zayn stese il sacco a terra, poggiandolo vicino al muro. «Ecco, puoi sederti qui. Se avessi saputo che avrei ricevuto delle piacevoli visite avrei portato qualche sedia.»
"Piacevoli visite". Lydia avvampò. «Grazie.» mormorò, sorridendogli timidamente.
Piano si avvicinò al sacco e poi si sedette. Inutile dire che fosse abbastanza comodo.
Il moro le rivolse un ultimo sorriso con la lingua tra i denti e si voltò, iniziando a colpire di nuovo il sacco.
Era così tremendamente sexy e Lydia quasi si stupiva di quei suoi pensieri. Non l'aveva mai pensato con nessuno, neanche con Harry.
«Posso, ehm... farti una domanda?» chiese lei timidamente.
Il moro si mise di lato, smettendo di colpire il sacco e guardandola. «Si, dimmi.»
«Se tu... insomma, puoi distruggere ogni cosa... come fai a non distruggere quel sacco con un sol colpo?»
Zayn sorrise. Si aspettava una domanda del genere. «E' tutta una questione psicologica. Se sono intenzionato, a quanto pare, sono in grado di controllare la mia forza. Ma quando non lo sono e sfioro qualsiasi cosa, posso distruggerla in un attimo. In questo modo, riuscirò a reprimere la mia eccessiva forza e potrò di nuovo... "toccare".»
«Capisco...» mormorò lei.
«Be', quelli che vedi a terra... diciamo che ho perso il controllo qualche volta.»
«E' l'inizio... può capitare.»
Lydia era una continua sorpresa per Zayn. Lo giustificava e cercava di comprenderlo sempre.
Zayn riprese a colpire il sacco e Lydia, seppur incantata a guardarlo, si sentiva un peso sullo stomaco. Era come se lo stesse tradendo e mentendo, in qualche modo, seppure non avesse fatto niente. Doveva dirgli cosa era successo stamattina.
Prese un respiro profondo e con un pò di coraggio disse tutt'un fiato «Harry mi ha chiesto d'uscire.».
Zayn, non appena sentì quella frase, non seppe controllare la sua forza e con un pugno scaraventò il sacco contro il muro. 
Lydia, davanti a quella scena, sobbalzò e per un attimo il cuore di Zayn prese a battere forte, segno che Lydia si fosse spaventata.
Teneva le mani strette a pugno lungo i suoi fianchi e il suo respiro era pesante. Non si era ancora voltato verso di lei; voleva smaltire ancora la sua rabbia, non voleva che si spaventasse ancora.
Quando si calmò, si voltò lentamente verso di lei. «E tu che hai risposto?»
«N-no.» mormorò lei.
«Bene.» disse lui.
Il moro si diresse di nuovo nello sgabuzzino e tornò con un altro sacco. La sua espressione era sempre la stessa e i suoi lineamenti erano duri. Era ancora furioso.
«Sei arrabbiato con me?»
«No.» e alzò il sacco, mettendolo nel gancio.
«Non è vero, lo sei.»
«No, Lydia. Non sono arrabbiato con te. Mi infastidisce il fatto che non posso lasciarti per un attimo da sola che dei coglioni di stanno intorno.»
Da questo, Lydia doveva dedurre che fosse... geloso? Quel pensiero la lusingava di parecchio e un pò le faceva piacere. Stava a significare che lei contava qualcosa per lui.
Lo sentì sospirare ancora e chiudere gli occhi. Aveva imparato che quello era il suo modo per calmarsi. 
«Gli spaccherei la faccia.» mormorò il moro a denti stretti.
«No, non farlo.» disse subito lei. Sapeva che era capace di farlo.
Lui si voltò verso di lei e vide quanto anche solo con gli occhi gli pregasse di non farlo.
Era seduta lì, su quel sacco, con le gambe unite e le mani poggiate sulla gomma. Sembrava così piccola e indifesa, la sua bambina, eppure non aveva paura. Neanche di lui. Era così bella che Zayn in quel momento si domandava come un angelo come lei potesse superare ogni cosa e restare lì, con lui, in quella stanza da soli. Qualunque ragazza, venendo a scoprire la verità, sarebbe scappata via. Ma lei no. Lei era ancora lì e forse aspettava che lui riuscisse finalmente a controllare la sua forza. Aspettava lui, così come lui aveva aspettato lei, o almeno un minimo gesto da parte sua. Il fatto che fosse con lui in quel momento, nonostante davvero tutto, era già molto per Zayn. Ma la paura di perderla, non per colpa sua, ma di sua spontanea volontà lo preoccupava di parecchio. Ci pensava ogni giorno a ciò. 
«Non lo faccio solo perchè me lo chiedi tu.» ed era vero.
«Grazie.» sussurrò lei.
Zayn le rivolse un piccolo sorriso. Quella ragazza lo inteneriva troppo.
Prima che potesse riprendere a colpire il sacco, si voltò verso di lei, questa volta con un sorriso divertito sulle labbra. «Che poi quel coglione stava anche per baciarti, sulla spiaggia. Perchè ti sei spostata?» era curioso.
«Oh... be', non avevo voglia di baciarlo. E poi non mi sembrava giusto.»
«Perchè?» le chiese. Intanto si avvicinò a lei, lentamente.
«Perchè per lui non provavo piu' niente e non mi andava di prenderlo in giro, in qualche modo. Non volevo ferirlo.»
Quando le fu vicino, Zayn appoggiò le braccia sul marmo della finestra e chinò di poco la testa, verso di lei. 
«Oh, quindi ti preoccupavi dei suoi sentimenti ma non dei miei?» sussurrò a pochi centimetri dal suo viso. 
Ennesimo riavvicinamento tra i due, eppure a Lydia faceva sempre lo stesso effetto, come a lui. Le emozioni erano sempre le stesse, se non piu' forti, così come il loro desiderio. Ma fino a quando sarebbero andati avanti così? Per quanto potessero amare guardarsi negli occhi da una distanza così piccola, guardarsi le labbra e immaginarsi quelle dell'altro su di esse, ogni volta entrambi morivano dentro perchè non potevano azzerare quella distanza che si creava ogni volta.
Lydia ingoiò il vuoto e tutto il suo viso si colorò di rosso. «I-io non sapevo nemmeno che fossi lì e che ci stessi guardando... e poi non credevo che... tu... insomma...»
«Che fossi oramai già dipendete da te dalla prima volta che ci siamo visti? Che ho un  disperato bisogno di te ogni giorno? Che mi rendi così pazzo da non poter fare a meno di te neanche un attimo? Che ho una voglia matta di baciarti che non riesco neanche a spiegarlo? Che non riuscirei a sopportare neanche l'idea di doverti perdere per sempre? Che ho così paura di te per ciò che mi stai facendo provare?» mormorò. «Mh?»
Lydia era completamente senza parole. La sua era stata una sottospecie di dichiarazione? Non sapeva spiegarselo. Le aveva detto tutto ciò che sentiva e lei non riusciva a credere che gli provocasse tutto ciò. Come era possibile?
«Tu hai paura di me?» riuscì a dire, con la voce sottile e tremante. Il cuore ancora le batteva forte e l'emozione non riusciva a farla parlare.
«Si.» ammise il moro. «Tu mi abbatti, Lydia. Mi rendi debole sotto il tuo sguardo e non riesco proprio a spiegarmi il perchè.»
Ed erano esattamente le stesse cose che provava lei e nemmeno lei riusciva a spiegarsi perchè si fosse ridotta così: a dipendere da un ragazzo che pian piano stava iniziando a conoscere.
Zayn si avvicinò ancor di piu' e per un attimo Lydia credette che volesse baciarla, ma la sua traiettoria cambiò e spostò il suo viso nell'incavo del collo di lei.
Aveva bisogno di sentire il suo profumo di nuovo, che se ne drogasse perchè ormai ne era già dipendente. Dipendente da lei.
Lydia chiuse gli occhi e sentiva il calore di lui così vicino, e il respiro di Zayn sulla sua pelle che le provocava dei piacevoli brividi per tutto il corpo. Chiuse gli occhi, facendosi trasportare da quella piacevole sensazione.
«Io sono tua, Zayn.»
Zayn rimase spiazzato da quella piccola e timida dichiarazione. Chiuse anche lui gli occhi, cercando di memorizzare quelle parole. Avrebbe voluto cucirsele sulla sua pelle.
Le tornò di fronte, guardandola intensamente negli occhi. «Dimmelo di nuovo.»
Lei lo guardò con la stessa intensità, la stessa sincerità di sempre. «Sono tua.»
Di nuovo una seconda conferma, affermata anche dalle sue iridi verdi. Ora piu' che mai, avrebbe voluto prendere il viso tra le sue mani e baciarla fino a quando lui non avesse avuto piu' fato, così da trasmetterle in quel bacio tutto il suo bisogno e desiderio di lei.
Era sua e come ogni cosa propria, doveva prendersene cura e proteggerla da qualsiasi cosa.
«Io ti proteggerò, Lydia. Ti proteggerò da ogni male, anche da me stesso. Te lo prometto.»
Lydia gli sorrise appena, grata che gli facesse un'ennesima promessa che sapeva avrebbe mantenuto. Ne era sicura perchè, anche se non glil'aveva già promesso, lui lo facesse già. La proteggeva da tutto e tutti e si prendeva cura di lei come nessuno aveva fatto.
«HA! Beccati!»
Louis aprì di scatto la porta, facendoli sobbalzare.
«Ma porca troia! Louis!» sbottò Zayn
Lydia abbassò lo sguardo per nascondere il rossore sulle sue guance. Ma Zayn le era ancora davanti, anche se di spalle, e la copriva perfettamente. Si fece ancor piu' piccola dietro di lui.
«Scusa, mi va di rovinare momenti così.»
«Io un giorno ti ammazzo.»
«Si, lo so.» disse lui. «Lydia, sei ancora lì?»
Lei inclinò un pò la testa quando fu sicura che il rossore fosse scemato. «Mh, si.» lo salutò con la mano.
Louis ricambiò con un cenno di capo. «Allora, come và l'allenamento?»
«Mh, non so. Potrei testarlo sulla tua faccia.»
«Ma come sei antipatico.»
Lydia, intanto, ridacchiava di tanto in tanto per quei continui battibecchi tra i due amici.
Quando finirono, Zayn disse che poteva bastare per oggi ed entrarono nella riserva. Ci trovarono già Niall e Liam che giocavano all'xbox. I due non persero tempo a salutare Lydia, soprattutto Niall, che le diede un lungo abbraccio sotto lo sguardo furioso di Zayn. Lo faceva apposta e questo divertiva i presenti, tranne Lydia che non se ne rendeva conto.
Lei si recò in bagno per lavare le mani e Zayn la accompagnò. 
Il lavandino era già un pò pieno d'acqua e prima di lavarsi del mani tolse un piccolo anello che indossava sul mignolo. Poi iniziò a lavarle. Quando finì, si asciugò le mani con un asciugamano che era lì. 
Zayn provò a prendere l'anello ma questo gli scivolò dalla mano e finì in acqua. Quando mise la mano in acqua per riprenderlo, era come se ci fosse un idromassaggio. 
Il moro la rimosse subito e guardò subito Lydia, che aveva guardato il tutto curiosa e stupita. 
Allora lui guardò nel salotto e si assicurò che i suoi amici non guardassero nella loro direzione e quando ne fu sicuro, mise di nuovo la mano nell'acqua e si creò di nuovo quella specie di idromassaggio. Era come se l'acqua impazzisse al solo contatto con la sua mano.
«Wow.» sussurrò lei.
«La mia forza non è indifferente nemmeno all'acqua.» commentò lui con un sorriso sulle labbra.
Prese il suo anello, lo asciugò con l'asciugamano che Lydia ancora teneva in mano e poi glielo porse; lo teneva tra l'indice ed il pollice. «Ecco il tuo anello.»
Lydia lo prese, e cercò di non sfiorare le sue dita. Lo ringraziò con un sorriso.
Senza rendersene conto, rimase lì ferma a guardarsi intorno.
«Dovrei lavarmi...» disse Zayn. «Ma se vuoi restare qui per me non c'è nessun problema.»
Lei arrossì. «Ci vediamo dopo.» e uscì dal bagno, sentendo la risata di Zayn.
Andò a sedersi sul divano accanto a Liam e guardò la loro partita di calcio all'xbox, sentendo i loro commenti e insulti tra di loro, ridendo di tanto in tanto.
Zayn non ci mise molto e quando uscì indossava un pantalone della tuta grigio, una maglietta bianca, delle scarpe nere e un beanie nero. Del tutto semplice, eppure era così dannatamente bello.
«Andiamo Lydia, ti accompagno a casa.» le disse.
Non si era resa conto nemmeno dell'orario. Si era già fatto buio.
«Posso accompagnarla io.» disse Niall.
Zayn lo fulminò con lo sguardo e l'amico rise, alzando le mani in segno di resa.
Lydia prese la borsa e salutò tutti, poi uscì dall'appartamento insieme a Zayn ed entrarono in macchina.
«Stai bene?» le chiese Zayn, dopo un pò.
«Si.» mormorò lei. «Tu?»
«Oh, si.»
Lei si voltò verso di lui, Zayn fece lo stesso ed entrambi sorrisero, poi si voltarono di nuovo.
«Posso, ehm... farti un'altra domanda?»
Il moro rise. «Sapevo che me l'avresti chiesto. Dimmi.»
«Se l'acqua ha questo effetto su di te... insomma... quando ti fai la doccia come fai?»
Zayn rise ancor di piu'. «Be', schizza ovunque, ma riesco comunque a lavarmi.» la guardò curioso e divertito. «Stavi pensando a me sotto la doccia?»
«Cosa?! NO! Cioe'... mi chiedevo solo come... mh... hai capito.» borbottò. Le sue guance erano in fiamme. Sentiva decisamente troppo caldo.
La risata di Zayn risuonava nell'auto e Lydia si fece piccola piccola sul sedile, mentre lui la guardava di tanto in tanto divertito.
«Louis mi ha detto che è un Guardiano.» disse lei, cercando di cambiare discorso.
«Mh... ti ha spiegato anche cosa può fare?»
«Ehm, si.» rispose. «La vostra è una bella amicizia.»
Lui sorrise appena. «Già...»
Il cellulare del moro squillò e sbuffò vedendo il numero sul cellulare. «Pronto.» rispose.
Lydia vedeva quanto fosse infastidito. Si chiedeva chi fosse... una ragazza?
«Non sono cazzi tuoi.» «Ho già risolto.» «Non devi chiederlo a me.» «Va bene.» e chiuse la chiamata.
«Tutto ok?» gli domandò Lydia un pò preoccupata.
«Si, non preoccuparti.» la rassicurò lui, sorridendole appena.
Arrivarono fuori casa sua e come al solito nessuno dei due voleva lasciare l'altro. Ma Zayn doveva andare e non voleva creare complicazioni con il lavoro. Gia' ne aveva abbastanza e non voleva che prendessero di nuovo di mira Lydia.
«Grazie del passaggio.» disse lei, mettendosi la borsa sulla spalla.
«Figuarti.»
«Quindi, ehm... ci vediamo domani.»
«Si, ci vediamo domani.» disse lui. «Buonanotte, bellissima
Lei arrossì e gli sorrise timidamente. «Buonanotte... Zayn.» e scese dall'auto.
Zayn si assicurò che aprisse la porta e prima che lei entrasse e la chiudesse, lo salutò timidamente con la mano e lui le sorrise per poi sfrecciare sulla strada.

 
—— ❀ ————


Il suo cuore iniziò a battergli forte nel petto ed aveva una sola risposta a ciò: Lydia.
Lasciò il posto in cui era in un attimo e se ne fregò di tutto e tutti. Come sempre. Lydia aveva bisogno di lui e Zayn iniziò quasi ad andare in panico. Era in pericolo? Cosa le stava succedendo?
Cercò un posto piu' appartato mentre i tuoni risuonavano nel cielo. Doveva sbrigarsi prima che iniziasse a piovere.
Andò sul retro di un negozio e quando fu sicuro che nessuno fosse nei dintorni, spiccò il volo. 
Volò il piu' in fretta possibile e quando arrivò sotto la finestra di lei, aveva già iniziato a piovere.
Si arrampicò velocemente e quando entrò tirò un sospiro di sollievo vedendola sul letto. 
Era sveglia e portava le ginocchia strette al petto, abbracciando le sue gambe con le sue braccia.
«Zayn.» sussurrò lei.
«Cosa succede, Lydia? Cos'hai?» le domandò, avvicinandosi al suo letto.
«Oh... niente. Non riesco a dormire.» rispose.
Il moro la guardo interrogativo. Se era realmente così, perchè si era impaurita?
Un tuono rimbombò nel cielo e Lydia sobbalzò, trattenendo un gemito. A quel punto, Zayn capì.
La guardò, sorridendo con dolcezza. «Qualcuno ha paura dei tuoni.»
Lei abbassò il capo, mugugnando e stringendo nervosamente il lenzuolo.
Era sempre così: ogni volta che c'erano piogge così forti, di notte, Lydia non riusciva mai a dormire. I tuoni la spaventavano sul serio. E se c'era un mal tempo anche di giorno, era nervosa tutta la giornata. 
Quando alzò gli occhi verso di lui, vide che i suoi capelli fossero un pò bagnati e anche la sua giacca. Anche con un tempo così lui era venuto da lei... come avrebbe potuto non apprezzarlo?
«Vado a prenderti un'asciugamano...» mormorò lei, scendendo dal letto.
«Non importa, Lydia.»
«Ma ti ammalerai.»
«No, io non mi ammalo.»
Si voltò verso di lui. «Mai?»
«Mai.»
«Oh... wow. Be', io vado a prendertela lo stesso.»
Si recò in bagno e prese un asciugamano. Tornò in camera e gliela porse. Le loro mani non si sfiorarono.
«Dammi la giacca, così te la asciugò un pò.»
Zayn la guardò con uno sguardo severo ma non riuscì a reggere sotto quello di lei, dolce e tenero, e si tolse la giacca, porgendogliela.
Lydia andò in bagno e gliela asciugò con un pò di carta, tamponando.
Un altro tuono, un altro sobbalzo di Lydia. 
«Lydia?» la chiamò Zayn. Sapeva che volesse sapere come stava.
«S-sto bene, grazie.»
Andò in camera e poggiò la giacca sulla sua scrivania, poi si fermò a guardare Zayn che strofinava l'asciugamano sui suoi capelli. Si voltò verso di lei e le sorrise e Lydia si rese conto ancora una volta di quanto fosse bello quel ragazzo. Ed era... suo?
Quando Zayn finì, Lydia prese l'asciugamano e andò a posarlo nella cesta in bagno.
Tornò da lui, con le braccia conserte contro il petto e ancora impaurita. Odiava mostrarsi così stupida davanti a lui.
«Hai sempre avuto paura dei tuoni?»
Lei annuì. «Sin da piccola...»
La luce di un fulmine illuminò la stanza e un tuono rimbombò per tutta la casa.
Lydia sobbalzò ancora, portandosi una mano alla bocca per riuscire a trattenere un gemito di paura. 
«Avanti, va' a letto.» le disse dolcemente il moro.
Lei non se lo fece ripetere due volte e si mise a letto, coprendosi con la coperta. Era ancora seduta.
«Ti stendi accanto a me? Prometto che non ti tocco.» sussurrò timidamente.
Lui sorrise, proprio come aveva fatto la notte scorsa. Come avrebbe potuto rifiutare?
«Va bene.» le disse e giurò di aver visto un suo timido sorriso, prima che iniziasse a stendersi e fargli un pò di spazio.
Lydia si appoggiò su un fianco, rivolto verso di lui, e Zayn fece lo stesso, poggiando il braccio sul cuscino e tenendosi la testa. La guardava dall'alto ed era così bella.
«La pioggia dovrebbe finire... prova a riposare.»
Lei chinò di piu' il capo e chiuse gli occhi, provando a dormire, ma proprio non ci riusciva. Sia per la paura di un possibile tuono, sia perchè Zayn le era poco distante, che la guardava. 
«Posso farti una domanda?» disse lei, alzando il capo verso di lui.
Zayn la trovava così buffa. Quante altre volte gliel'aveva chiesto? Sorrise. «Se ti dicessi di no?»
«Te la farò lo stesso.»
Ridacchiò. «Avanti, dimmi.»
«Cosa fai qui tutte le notti? Insomma... non ti annoi?»
«Guardarti dormire non mi annoia mai. Potrei farlo per sempre.»
Lei abbassò il capo e Zayn la sentì sorridere. Era sicuro che fosse arrossita, seppure volesse nasconderlo.
Tornò a guardarlo di nuovo. «E quando dormi?»
«Io non dormo.» rispose. «O meglio, posso farlo quando voglio.»
«Non sei mai stanco?»
«No, mai.»
«Oh... wow.» era la seconda volta che usava questa espressione, ma non sapeva dire altro. Zayn poteva dormire quando voleva, non ne sentiva un disperato bisogno come ogni essere umano. E non si ammalava mai. Era ancora tutto così... surreale.
«Adesso dormi, piccola.»
Lydia chinò di nuovo il capo e chiuse gli occhi, questa volta intenzionata davvero a dormire. «Buonanotte, Zayn.» quando pronunciò quella frase si sentì stupida. «Cioè, insomma...»
Il moro rise. «Buonanotte, bellissima
Lei sorrise ancora e si strinse alle lenzuola, addormentandosi poco dopo. 
Zayn restò accanto a lei a guardarla dormire, a vegliare su di lei come se fosse una bambina, la sua bambina, e quando arrivò l'alba, con malavoglia, se ne andò.


 

Hola guapeeeeeee!
Come state? Aggiornatemi sulla vostra vita.
Si, mi voglio fare i cazzi vostri.
Ma come sono schietta? Pft.
O forse voglio deviare il discorso "Hai fatto ritardo, ora ti meniamo".....
No, ma che dite......
Okay, okay. Lo so.
Vi spiego.
Dovevo aggiornare già ieri, ma la linea ha passato un guaio, davvero.
Poi in questi giorni sono stata molto incasinata e non so nemmeno io come abbia fatto a scrivere.
Sul serio.
Quindi.... perdonatemi ancora una volta cwc
IO VI AMO, LO SAPETE?

Allora.
Volevo farmi perdonare con un bel capitolo ma... pft, lasciamo stare.
Però dai, io ho ADORATO la scena dove Lydia gli dice che è sua.
CAPITE???? LYDIA GLI HA DETTO CHE E' SUA!!
E be', la piccola dichiarazione di Zayn non poteva mancare.
Quanto mi sono mancati gli Zydia, a voi no?
E poi, avete visto gli Zouis? Aw.
E abbiamo scoperto anche cos'è Louis uu

MA GUARDATE QUI QUANTE BELLE FOTO HA FATTO UNA FAN DELLA STORIA








ADORO.
Voi no? SCLERAMO INSIEME.

Ora la brutta notizia.
Il 28 parto per Malta e tornerò il 25 settembre...
Sono molto incasinata con la partenza e i vari impegni familiari
e non so se riuscirò ad aggiornare prima che parta.
In ogni caso, vi scriverò un messaggio di avviso.
Perdonatemi già da adesso, vi prego cwc

Twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp

Adesso mi dileguo.
Peppina vi ama sempre e comunque.

chiss chiss,
peppina.

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Capitolo 19
*** 19. Panic ***








19. Panic
 
“Ci siamo guardati a lungo e forse l'amore si fa anche così, 
con gli occhi negli occhi, i pensieri nei pensieri. 
Tutto ciò che ricordo era questo infinito, pazzesco,
 irrefrenabile desiderio di stargli addosso e non per sesso. 
Per annusarlo, per sprofondare nel suo odore, 
per fissarmelo come una seconda pelle.”

 
«La sai l'ultima?»
«No. Cosa è successo?»
«Pare che McCall sia scappato dalla città perchè era nei guai con i pezzi grossi.»
«Non mi dire!»
Lydia ascoltava la conversazione delle ragazze dietro di lei e nel sentire solo quel nome, le provocava dei brividi lungo la schiena. Brividi di paura.
Era passata una settimana dall'accaduto e sembrava che la voce si stesse spargendo adesso della scomparsa di McCall. 
Lydia quella mattina aveva iniziato a sentirne parlare e avrebbe voluto dire a quelle ragazze «No, le cose non stanno così. McCall è morto.» Ma Zayn le aveva detto di non dire nulla, anche se avesse voluto mentire. Ed era la soluzione migliore per entrambi, perchè a lei non faceva bene parlarne e se l'avesse fatto, non sarebbe riuscita a mentire. Avrebbe messo Zayn nei guai senza il suo volere.
Prese il suo libro e chiuse l'armadietto, dirigendosi nella sua classe, forzandosi di non sentire altri pettegolezzi.
A lezione di storia, si sedette accanto a Grace, la quale gradiva la sua compagnia. Non erano del tutto amiche, ma essere compagne di banco bastava ad entrambe. 
La professoressa doveva ancora arrivare, così Lydia aprì il suo romanzo preferito e iniziò a leggere da dove era rimasta.
Come segnalibro aveva ancora la margherita che le regalò Zayn e, ricordandosi di quella mattina, andò alla fine del libro dove trovò un biglietto.


 
Buongiorno, bellissima x
 

Appena aveva aperto gli occhi stamattina, aveva trovato quel biglietto accanto al libro sul comodino. Non aveva potuto far a meno di sorridere, proprio come stava facendo in quel momento.
«Qualcosa mi dice che ti sei fidanzata.» commentò Grace, sorridendole.
Lydia si voltò subito verso di lei. «Oh, no no.»
«Allora hai un fan.»
«Credo che siamo... fan l'un dell'altro.» ridacchiò, abbassando il capo.
«Oh, questa è bella!» disse Grace. «Scommetto che non mi dirai chi è.»
Lei si trattenne del sorridere e scosse il capo.
«Okay, va bene.» si arrese. «Hai saputo di McCall?»
Il sorriso sembrò morirle di nuovo sulle labbra. «Oh... si.»
«E' un bene per tutti che se ne sia andato. Anche se credo abbia fatto un altra fine. I tipi come lui la fanno sempre.»
Lydia non riuscì a guardarla in viso e si limitò ad abbassare lo sguardo, forzandosi di guardare sul suo libro. Le immagini di quella sera si fecero spazio nella sua mente e prima che i suoi occhi potessero inumidirsi, la professoressa fece il suo ingrasso in classe. Lydia si riprese subito.
Arrivata l'ora di pranzo, Lydia si sedette al solito tavolo e iniziò ad anticiparsi i suoi compiti. 
Per quanto provasse a concentrarsi, era del tutto inutile.
Non si parlava d'altro che di McCall e delle diverse fini che aveva fatto. Chi diceva che era scappato, chi che si fosse nascosto, chi che addirittura avesse perso la testa per una ragazza svizzera e l'avesse seguita nel suo paese. 
«McCall era una testa di cazzo.» disse un ragazzo al tavolo dietro di lei.

«C-che cosa vuoi da me?» riesco a dire, con la voce che mi muore in gola.
Lui non mi risponde: si limita a guardarmi con quel sorrisetto soddisfatto sulle labbra che mi provoca altri brividi di paura per tutto il corpo. Poi, alza la sua mano verso il mio viso e mi scosta una ciocca di capelli. 
Tremo ancor di piu'. Non so fare altro. Trasalisco. Resto completamente paralizzata sotto quel tocco così privo di ogni minima dolcezza.
«Sai, mi sono chiesto cosa ci trovasse di così tanto speciale Malik in te...» la sua mano continua a scendere, dalla guancia al collo. «E adesso l'ho capito.»
Giro il viso, sperando che si fermi, che non continui a toccarmi e a guardarmi in quel modo così... perverso. Ma non si ferma. La sua mano continua a scendere fino ad arrivare alle mie spalle e so quali sono le sue intenzioni e che non si sarebbe posto dei limiti.
Non riesco a sopportare un altro tocco in piu', così mi oppongo, con un pò di coraggio che mi resta, cercando di respingere quei tocchi.


«Si. Portava solo guai. Non mi meraviglio che sia stato nel mirino di qualche pezzo grosso.»

Zayn è qui, davanti a me, con gli occhi di chi sarebbe capace di uccidere. Rossi. Sangue, vendetta, rabbia. E gli sta dicendo di lasciarmi andare. Lo sta minacciando.
Ma Jake lo ignora e mi tiene ancora intrappolata contro di lui, accarezzandomi di nuovo il collo e guardandomi. Rabbrividisco. «E' proprio bella, lo sai?» dice.
Ma quelle parole non sono un complimento, per me. Sembrano quasi un insulto detto dalla sua bocca. Sono prive di ogni valore. 
Solo una persona è in grado di farmele credere, di dargli un significato. La stessa persona che sembra mi stia chiedendo scusa con gli occhi, seppur quegli occhi siano di colore rosso. 


«Ora capisco perchè volevi tenerla tutta per te.» Jake gira di poco il capo e mi da' un bacio sulla guancia.
Chiudo gli occhi, facendo cadere altre lacrime sulle mie guance. Il tocco di Jake mi fa sentire così... sporca.
Sento le sue labbra scendere ancor di piu', arrivando al mio collo, dove bacia con piu' intensità.
Odio quella sensazione. Odio lui che me la sta facendo provare. Voglio che la smetta e vorrei far qualcosa, ma non ci riesco. Non ne ho la forza.


«Ha la pelle così morbida...»
«Non la toccare.» dice Zayn a denti stretti.
Per un attimo lo guardo e mi sento incolpa. Per quanto poco prima ho voluto che fosse qui, ora vorrei che non ci fosse. Che scappasse, che si mettesse in salvo. 
Jake potrebbe fargli del male, so che è in grado di farlo e non riuscirei mai a perdonarmelo. Lui è qui perchè vuole proteggermi, vuole salvarmi, ma deve andare via. Non voglio che gli succeda nulla...


Il respiro di Lydia si faceva sempre più pesante e stava iniziando ad agitarsi. La voce di McCall le rimbombava nella testa e le scene sembrava le stesse rivivendo davanti ai suoi occhi.
Sentiva le sue mani ovunque e iniziò a sentirsi di nuovo... sporca.
«Doveva per forza scappare.»

Sento la mano di Jake sul mio ventre, sotto la maglietta. Sotto quel tocco così improvviso, mi paralizzo ancor di piu'. Il mio respiro si fa sempre piu' pensate mentre sento che la sua mano sale sempre piu' su. 

«Scappare?» enfatizzò un ragazzo. «Non è scappato. McCall è morto, pare che abbiano trovato il suo corpo.»
Lydia si alzò di scatto dalla sua sedia e in fretta e furia chiuse i suoi libri posandoli nella sua borsa. Velocemente, uscì dalla mensa e l'unico posto che le venne in mente fu il bagno.
Entrò lì e si appoggiò disperatamente al lavandino, facendo cadere la borsa a terra e tenendo il capo basso.
Non riusciva a respirare e continuava a toccarsi le braccia, la pancia, il collo... cercava di togliersi quella sensazione di dosso ma non ci riusciva. Le mani di lui sembravano vagare ancora per tutto il suo corpo. 
Sentì delle mani toccarle le braccia e si scansò subito, spaventata. «Lasciami! Non mi toccare!»
«Lydia, guardami. Sono io, Louis, guardami.»
Lei alzò lo sguardo verso di lui e provò a calmarsi, ma il suo respiro sembrò mancarle ancora e le mani di McCall erano ancora su di lei.
«Calmati. Respira con me. Guardami.»
Lei fece come le disse e seguì il respiro di Louis, respirando profondamente. 
«Brava, così, continua.»
Dopo un pò, il respiro le tornò regolare e Louis fu libero di stringerla a sè, iniziando ad accarezzarle i capelli.
Lydia si abbandonò completamente e lo abbracciò, iniziando a piangere contro il suo petto.
«Shh, va tutto bene.» le sussurrò lui.
«McCall... le sue mani...» singhiozzò.
«E' passato, tranquilla adesso.»
«Tutti non fanno altro che parlare di lui e... di quello che gli è successo.»
Louis si staccò, guardandola. «Domani già non ne parleranno più, okay? Se ne dimenticheranno presto.»
Lydia tirò su col naso e si asciugò le lacrime col maglione, annuendo. Voleva credere alle sue parole. Doveva.
«Stai bene?»
Lei annuì ancora, sorridendogli appena.
«A momenti ho pensato che non sarei riuscito a riprenderti. Zayn non me l'avrebbe mai perdonato e nemmeno io.»
«Scusa...»
Lui sorrise, intenerito. «Non pensarci piu', okay?»
«Okay.» sussurrò.
Louis le accarezzò di nuovo i capelli e poi iniziò a passarle le mani sul viso, facendola ridere.
«Hey!» ridacchiò lei, nascondendo il viso nelle sue mani.
«Avanti, andiamo a mangiare. Sono sicuro che non hai toccato cibo.»
«Si che l'ho fatto.» tentò.
«Tu non prendi in giro nessuno, cara bambina. Su, andiamo a mangiare, o Zayn mi ucciderà sul serio.»
Lei ridacchiò di nuovo e insieme a Louis tornò nella mensa.

 
—— ❀ ————


«Ha avuto un attacco di panico.»
«Cosa?!» sbottò il moro dall'altra parte del telefono.
«Si, hai capito bene.» disse Louis. «Oggi a scuola non fanno altro che parlare di McCall e... insomma... ciò che le ha fatto il bastardo è ancora difficile da superare.»
Louis sentiva Zayn respirare profondamente, segno che stesse cercando di calmare la sua rabbia.
«Zayn?»
«Lo farei in mille pezzi anche da morto a quel figlio di puttana.»
«Oramai è finita. A Lydia le passerà...»
«Come sta?»
«Adesso sta bene. A mensa l'ho fatta mangiare e ridere perchè insomma, mi conosci, sono troppo simpatico.»
«Si, certo. Ha mangiato tutto?»
«Cristo, sembri suo padre.»
«Sono il primo che si prende cura di lei, quindi, se sembro suo padre poco mi importa.»
«Un padre che vorrebbe scoparsi la figlia perchè lo fa eccitare di brutto anche solo guardandolo.»
Sentì il moro sospirare dall'altro lato del telefono. Sapeva che stesse sorridendo divertito.
«Oh mio Dio! Malik! Fai schifo! Sei un lurido pedofilo!»
«Perchè sei sempre così idiota?»
«Non so, mi viene spontaneo.» rispose l'amico. «Allora, come vanno le cose lì?»
«Bene. Credo che per domani sia pronta.»
«Perfetto!» esclamò Louis. «E ricorda: io sono il primo.»
«Manco morto, Tomlinson.»
«Zay-»
«Ciao Louis.» e chiuse la chiamata.

 
—— ❀ ————


Con la borsa poggiata sulla spalla e una liquirizia in mano, Lydia camminava sul marciapiede sulla strada verso casa.
Era passata al mini-market vicino scuola dopo pranzo. Non aveva piu' lezioni. Il professore dell'ora successiva non c'era e potevano tornare a casa.
Visto che non aveva nulla da fare, aveva preferito allungare la strada per casa, camminando con calma e tranquillità, quando forse avrebbe dovuto aumentare il passo per tornare nella sua dimora il prima possibile visto che le nuvole grige in cielo non promettevano niente di buono. Ma a lei non importava.
Guardò il suo cellulare e vide se ci fosse qualche messaggio o chiamata persa: nessuna.
Zayn l'aveva chiamata durante una pausa scolastica e le aveva mandato qualche messaggio chiedendole sempre se stesse bene. Lei gli rispondeva che si, stava bene, per non allarmarlo, ma forse non lo era del tutto. 
Il fatto che lui le scrivesse la faceva sorridere ogni volta e sentire la sua voce era sempre una stretta allo stomaco, ma non appena lui non c'era piu', tutto intorno a lei le dava la sensazione di soffocarla. Soprattutto quella giornata.
Non aveva ancora parlato con lui di quanto il ricordo di McCall le pesasse, perchè non voleva essere pesante e infastidirlo in qualche modo. Lui le aveva solo detto di cercare di dimenticare piu' che poteva e di non parlarne, sia per lei che per lui. E lei lo aveva fatto ma era come se sentisse il bisogno di farlo, proprio con lui. Era sicura che Zayn volesse evitare l'argomento proprio perchè quella sera aveva scoperto "cos'era".
Riprese di nuovo il cellulare per controllare l'orario e alzò subito il capo quando sentì una voce familiare.
Si guardò attorno e vide alla sua sinistra un enorme negozio di meccanica dove due persone lavoravano ad una macchina. Uno di loro sembrò rispondere alla persona che prima aveva parlato e poi, quella risata. Era Zayn.
Attraversò la strada e camminò verso il negozio. 
Uno dei ragazzi si avvicinò a lei. «Posso aiutarti?»
«Oh, ehm... stavo cercando Zayn.»
«Malik!» urlò il ragazzo, non staccandole gli occhi di dosso. «Hai visite!»
Zayn si presentò subito. Aveva una canotta bianca, molto aderente, un jeans largo e strappato con delle scarpe nere. Era sporco di nero ovunque, anche sul viso, e a Lydia le veniva da sorridere. Sembrava un bambino, seppur con l'aria tremendamente sexy.
«Lydia.» mormorò lui.
Lei si limitò a sorridergli appena, imbarazzata. Non sapeva se gradisse o meno la sua presenza. Era sempre lui quello che si faceva vivo, tra i due, perchè lei non sapeva mai dov'era.
Lui le si avvicinò. «Non dovresti essere a scuola?» le domandò, guardando poi il ragazzo che, sentendosi di troppo, si allontanò.
«Sono uscita prima... il professore non c'era.»
«Avevo intenzione di venire a prenderti.» disse con una punta di delusione nella voce, seppur scherzosa.
«Oh... be', sono venuta io da te.»
«Lo vedo.» sorrise. «Come mi hai trovato?»
«Passavo di qui e ho sentito la tua voce.»
«Mh.» mormorò, con le labbra premute insieme.
«Ne vuoi una?» domandò lei, mostrandogli una liquirizia.
«Tu e le tue liquirizie. No, grazie.»
«Ma sono buonissime.» rispose Lydia, con un tono dolce come quella di una bambina, dando poi un morso alla sua liquirizia alla frutta.
Zayn sorrise appena con la lingua tra i denti e si costrinse a guardare altrove per cercare di non sorridere come un imbecille davanti a tutti. Quella ragazza era così bella e tenera.
«Che cosa fai qui?» chiese lei, sperando di non essere invadente.
«Io... mh...» sospirò. «Vieni con me.»
Zayn la guidò all'interno del negozio, che per Lydia si era rivelato molto piu' grande di quanto mostrava al di fuori.
Arrivarono in un secondo garage e prima che potesse spostarsi dalla sua visuale, Zayn disse «Lavoravo a questa.»
Al centro della stanza c'era una moto completamente nera, poggiata su un piccolo scaffale di legno. 
Lydia ne rimase quasi meravigliata. Ci andò vicino e iniziò a guardarla, studiarla. Mancavano le ruote e altri pezzi che erano sparsi sul bancone nella stanza, eppure poteva dire di esserne gia' innamorata. Le moto l'avevano sempre affascinata.
«E' bellissima.» disse. «E' tua?»
«Si... era ridotta peggio di così.»
«Come si è rotta?»
«L'ho rotta io.»
«Oh... come?»
«Toccandola.»
Lydia alzò lo sguardo verso di lui e vide quanto i suoi occhi castani fossero duri e quasi privi di vita. Sapeva quanto ancora fosse difficile per lui parlare di ciò che era e, per quanto volesse scoprire di piu', evitava l'argomento. Non voleva farlo stare male.
«E la stai riparando tu?»
«Si... dovrebbe essere completa a breve.»
«Mi porterai a fare un giro?» domandò lei con ovvia speranza nella voce, sorridendo come una bambina.
Zayn rimase quasi spiazzato da quella richiesta. Non si aspettava che Lydia gli chiedesse una cosa del genere. Ma soprattutto, non si aspettava che Lydia parlasse del futuro. Era piu' convinta lei che lui sul fatto che, un giorno, sarebbe riuscito a controllare la sua forza, e quella richiesta ne era una prova.
Il moro sorrise. «Certo.»
Lydia non riuscì a trattenersi dal sorridere ancor di piu' e avrebbe voluto saltellare per tutta la stanza. Era uno dei suoi sogni fare un giro in moto.
«Ti manca molto?»
«Okay, piccola, andiamoci piano.»
Lei rise e Zayn si rese conto che gli era mancato quel suono in quella giornata. Gli era mancata lei. 
Ultimamente erano riusciti a vedersi poco perchè lui era troppo impegnato tra il lavoro e l'aggiustare la moto. Trova poco tempo anche per allenarsi, ma quando lo faceva, Lydia gli faceva compagnia nel locale. A volte lo aspettava sveglio nella notte e lì recuperavano il tempo perso nella giornata. Si addormentava mentre lui parlava, certe volte. Lui non si infastidiva mai. Sorrideva sempre divertito ed intenerito.
«Malik.» un uomo entrò in stanza. «Come vanno le cose qui?»
«Mancano gli ultimi pezzi.» rispose Zayn, fiero di sè.
«Bene.» si voltò verso Lydia. «Posso aiutarti, signorina?»
«Sta con me.» disse Zayn.
«Va bene. Basta che tu non tocchi nulla e non ti faccia male, non voglio nessuno sulla coscienza.»
Lydia ridacchiò. «Non si preoccupi.»
«Bene, Zayn. Continua la tua riparazione, voglio sentire questa bambina ringhiare.»
«Sarà fatto.» commentò e l'uomo uscì dal garage.
«Perchè non la fai riparare da loro?»
Lui si avvicinò un pò di piu'. «Non mi fido di nessuno. Sono estremamente geloso di questa moto.»
«Oh... come mai?»
«Per varie esperienze, credo. Piu' che altro perchè me la regalò mio nonno.»
«Gli eri molto affezionato?» domandò lei, con un leggero sorriso sulle labbra.
Lui annuì semplicemente, prendendo alcuni attrezzi dal bancone dietro di lei. 
Lydia preferì non fargli altre domande perchè quello era il tipico comportamento di Zayn in cui non voleva piu' parlare di quell'argomento. Aveva capito che non era quel tipo di persona che esternava molto le sue emozioni e non parlava mai dei suoi sentimenti. Dovevi cercare di capirlo, e anche a fondo. E lei ci provava, anche se le era difficile farlo.
Il moro iniziò a lavorare alla moto e lei si sedette sul banco, con le gambe incrociate e il libro tra di esse. Di solito faceva così anche quando lui si allenava e come sempre, le era difficile concentrarsi sul suo libro o suoi compiti con Zayn quasi mezzo nudo nella stessa stanza.
Di sottecchi, lo guardava mentre lavorava alla sua moto e di come i muscoli delle braccia si tendessero ad ogni minimo sforzo. Sforzo che lui fingeva di avere e lei lo sapeva. C'erano altre persone, non poteva far vedere che facesse il tutto con molta facilità.
Ammirava di nascosto quel suo viso tanto perfetto, con lineamenti precisi e dolci, e si rendeva di quanto bello fosse. Si chiedeva sempre come, in quegli anni, non lo avesse notato come magari avesse fatto con Harry. Neanche la cotta di Harry l'aveva resa così persa come quella che aveva per Zayn. Se cotta la si poteva chiamare. E rendersi conto che un ragazzo così bello le avesse confessato che fosse completamente dipendente da lei era ancora difficile da realizzare.
Zayn alzò lo sguardo verso di lei e Lydia lo abbassò di nuovo, fingendo di leggere. Lo sentì sorridere e arrossì leggermente, iniziando a mordicchiarsi le labbra dall'interno.
Lui si alzò e andò vicino al bancone, accanto a lei, prendendo altri attrezzi.
«Mi è davvero difficile concentrarmi sulla moto se tu continui a morderti il labbro.» sussurrò.
Lydia avvampò e smise subito di mordersi il labbro, imbarazzata e del tutto nervosa: aveva le labbra di Zayn a pochi centimetri dall'orecchio e questo non la aiutava a restare calma e pacata. Il suo corpo era ricoperto di brividi.
L'uomo di prima rientrò in stanza e Zayn si scostò da lei.
«Noi andiamo, Zayn. Chiudi tu?»
«Certo.»
«Perfetto. Buon lavoro.» e uscì.
Quando sentì l'altro garage chiudersi, il moro sospirò. «Adesso si che posso lavorare.»
Lydia vide come Zayn faceva le cose con molta piu' velocità e facilità. Avvitare dei pezzi era un gioco da ragazzi per lui e questo, lei, doveva ancora abituarcisi.
Dopo un pò, Zayn le fu di nuovo vicino, prendendo altri attrezzi. «Louis mi ha detto che hai avuto un attacco di panico.»
«Oh...» riuscì a dire.
Per quanto avesse voluto aprire questo argomento con lui, adesso non aveva piu' il coraggio di parlare. In un attimo si sentì un stupida nel spiegargli che era andata in panico solo nel sentir parlare di McCall. E piu' Zayn le chiedesse il perchè, piu' lei si bloccava. 
«Piccola, ti prego, parlane con me.»
Lydia si portò le mani sul volto, nascondendolo da lui e nascondendo le lacrime che già stavano scendendo.
«No, no. Non piangere, ti prego. Lydia, guardami.» le sussurrò. Lei, lentamente, tolse le mani dal viso e lo guardò. «Va tutto bene. Non preoccuparti. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa ma ti prego, ti prego, non piangere.» le pregò. Era sempre così difficile per lui sopportare di vederla piangere e piu' difficile era che non poteva stringerla a sè e rassicurarla ancor di piu' tra le sue braccia.
«Parlami.» le disse ancora.
Lydia si asciugò le guance con le maniche della maglia e prese un bel respiro. «E' che... stamattina ne parlavano tutti a scuola... di che fine avesse fatto e... ho ricordato tutto di quella sera e mi sono sentita... oppressa. Era come se lui fosse di nuovo lì con me...» non riuscì a continuare che altre lacrime le rigarono le guance e Zayn si mise di fronte a lei, poggiando le mani ai lati delle sue gambe. 
«Guardami.» le intimò dolcemente. Lei lo fece. «McCall non c'è piu', non potrà mai piu' farti del male e non lascerò che un altro figlio di puttana di metta anche solo un dito addosso. Domani a scuola non ne parleranno già piu' e per te sarà piu' facile dimenticartene, okay?»
Erano le stesse parole che Louis le aveva detto in bagno quella mattina, ma dette da lui sembravano molto piu' rassicuranti. Ci credeva sul serio.
Lei annuì e si asciugò di nuovo le guance.
«Avresti voluto parlarne con me?»
Lydia annuì di nuovo, abbassando il capo.
«Perchè non l'hai fatto?»
«C-credevo che tu non volessi.»
Lui sospirò. «Credevo che fosse meglio per te evitare il discorso.»
«O forse per te...» mormorò lei.
Zayn la guardò, sentendosi quasi beccato da chissà qualche nascosta confessione che si teneva dentro.
«Tu credi che aver saputo di te mi abbia shockata così tanto.» affermò. «Ma non è così, Zayn. Se fosse così, adesso non sarei qui con te. Non crederei e non mi fiderei di te. Dovrei essere migliaia e migliaia di chilometri lontana da te, eppure sono qui perchè è qui che voglio essere. Con te.»
Il solo pensiero di Lydia che si allontanava da lui ad ogni minimo gesto o solo con la sua presenza, lo faceva stare male. Non sarebbe mai riuscito a sopportarlo. Ne sarebbe uscito pazzo peggio di come ne usciva nel non toccarla. Aveva così bisogno di lei che non riusciva a rendersene conto neanche lui.
Avere una tale conferma da lei cancellava tutte quelle sue insicurezze nascoste che neanche lui voleva ammettere di avere. La guardava negli occhi e non vedeva nessun tipo di menzogna o bugia in quelle iridi verdi, lucide per via delle lacrime. Le credeva, piu' di quanto credesse in sè stesso.
Si portò su col busto e Lydia continuava a guardarlo, senza distogliere lo sguardo, cosa che poi aveva fatto lui. Iniziò a sistemare alcuni attrezzi sul bancone, con le parole di lei ancora che gli frullavano nella testa. Avrebbe voluto sentirle sempre. 
«Ti proteggerò.» disse lui. «Da me stesso.»
Lei sorrise appena. «Lo so... mi fido di te.»
Di nuovo quelle parole. Zayn si chiedeva come facesse a dirle, a sentirle, proprio con lui. Eppure non mentiva, era piu' che sincera e gli era ancora difficile da realizzare, anche questo.
«Ritocco le ultime cose e poi ce ne andiamo.»
Lydia annuì e mentre lo aspettava, guardandolo, dondolava piano le gambe avanti e indietro.
«Quando pensavi di dirmi che avevo la faccia sporca?» le domando lui scherzosamente, mentre si lavava il viso, dopo aver finito di lavorare alla moto.
Lei ridacchiò. «Eri carino.»
«Mh, carino.» commentò lui, asciugandosi la faccia.
Prese tutte le sue cose, poi le si avvicinò con la sua felpa grigia. «Tieni, farà freddo fuori.»
Vide le sue labbra allungarsi in un timido sorriso e contenta indossò subito la sua felpa. Le stava grande, come ogni suo indumento, eppure le stava perfettamente. Era sempre così bella.
Uscirono dal garage, Zayn chiuse a chiave e poi si incamminarono verso casa di Lydia.
Zayn la guardava e sorrideva divertito ed intenerito allo stesso tempo.
«Cos'hai da ridere, Malik?»
«Sembri uno di quei nani malvagi.»
«Ma io sono una nana malvagio.» disse lei. «Hey, no, aspetta. Io non sono nana, sono diversamente alta.»
«Certo, certo.» la prese in giro lui.
«E dovresti avere paura di me, sai. Tutti hanno paura dei nani diversamente alti.»
«Oh, ma davvero?»
Lydia si parò davanti a lui, con le braccia sui fianchi. Le mani non le uscivano neanche fuori dalla felpa tanto che era grande e le copriva fin sotto al sedere. Ma lei la adorava.
«Si.» affermò. «So che hai paura di me.» si alzò sulle punte.
Il moro ridacchiò. «Sto tremando, Parkins.»
«E fai bene, Malik. Ma questa volta ti risparmierò.» si trattenne dal ridere.
«Oh, ti ringrazio, davvero.»
Lydia rise e Zayn sorrideva mentre la guardava. Quel tipo di sintonia, complicità, non l'aveva mai avuto con nessuna ragazza e non si era mai sentito così protettivo nei confronti di qualcuno. Non si era mai sentito così felice con qualcuno.
Delle goccie caddero sui loro visi e prima che potessero dire altro, iniziò a piovere forte.
Entrambi iniziarono a correre alla ricerca di un riparo e Zayn la portò dietro un vicolo, in un angolo, sotto delle scale antincendio di un palazzo.
Lydia si appoggiò al muro e lui gli era davanti, appoggiato con le mani ai lati della sua testa e coprendola dal vento e da altra pioggia con la sua altezza. Lei si fece ancor piu' piccola, mentre rideva ancora, avvicinandosi un pò piu' a lui.
«Lo trovi divertente?» le domandò il moro col sorriso sulle labbra.
«Si.»
Entrambi si guardarono e lentamente la risata di Lydia si trasformò in lunghi respiri. Il battito del suo cuore aumentò e tutto solo perchè Zayn la stava guardando intensamente. Che bell'effetto che le faceva. Il fatto che fosse completamente bagnato, e che i capelli gli fossero ricaduti sulla fronte, non la aiutava affatto. Era così bello.
D'improvviso, il viso di lui si faceva sempre piu' vicino e Lydia non capiva quali fossero le sue intenzioni. Piu' lui si avvicinava, piu' lei indietreggiava col capo, arrivando poi a toccare il muro. 
Le loro labbra erano distanti di pochi centimetri e Zayn non faceva altro che guardare dai suoi occhi alle sue labbra carnose. Era in uno stato di trance, non si rendeva conto di quello che stava facendo. Ne aveva troppo bisogno.
«Zayn...» sussurrò Lydia. 
La sua voce sembrò riprenderlo, facendolo tornare alla ragione e quando si rese conto di quello che stava facendo, la rabbia crebbe in lui.
Lydia vedeva quanto Zayn stesse combattendo con chissa' qualche nemico. Sapeva quanto si stesse trattenendo. Lo vide avvicinarsi ancor di piu', ma poi il suo viso andò nell'incavo del suo collo e sentiva il suo respiro caldo e pesante contro la sua pelle.
Girò il capo in tempo per vedere una crepa formarsi sotto la sua mano sul muro. Zayn si stava innervosendo. Non si stava rendendo conto della sua forza.
«Zayn...» sussurrò. «Il muro.»
Lui tolse subito le mani e lentamente si allontanò da lei, ma non troppo da suo viso.
«Va tutto bene.» lo rassicurò lei, sorridendogli sincera. «Tranquillo.»
E quelle parole sembrarono davvero tranquillizzarlo. La sua voce dolce e sottile, il suo sorriso sincero, i suoi occhi verdi puri e veritieri.
«Tu non hai idea di quanto io abbia bisogno di te.»
Lydia non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione del genere. Non riusciva a credere che una persona avesse bisogno di... lei così tanto. Eppure gli occhi di lui portavano a farglielo credere.
Sospirò leggermente, sorridendo appena, e abbassò il capo, cercando di nascondere il suo imbarazzo.
Un tuono rimbombò nel cielo e Lydia sobbalzò. D'istinto, si nascose piu' sotto Zayn e si portò le mani sul volto.
Sentì il moro sorridere sopra di sè e lentamente scoprì i suoi occhi, guardandolo.
«Forse dovremmo correre a casa così che tu ti senta piu' al sicuro?» le domandò Zayn.
Lei annuì solamente, volendosi solo nascondere. Si sentiva così stupida. 
Zayn sorrise, poi si fermò a guardarla: aveva il viso completamente bagnato, così come i suoi capelli; aveva un pò di nero del mascara sotto l'occhio e le guance rosse, eppure era comunque bellissima.
«Non ti muovere.» le disse.
Lydia lo guardò e fece come le disse: restò immobile.
Zayn avvicinò le mani dietro il capo di lei, lentamente, e prese il cappuccio della sua felpa, poggiandoglielo sulla sua testa. Il battito del suo cuore non era accelerato neanche per un attimo, segno che Lydia non aveva paura. Non l'aveva sfiorata neanche per un secondo, nemmeno i suoi capelli.
Quando glielo poggiò sulla testa, vide che gli coprì gli occhi.
Lydia ridacchiò. «E' troppo largo e grande.»
Il moro sorrise a sua volta e lentamente glielo spostò, vedendo così, di nuovo, le sue iridi verdi. «Così va meglio.»
Lei gli sorrise teneramente e lui spostò la testa di lato, come a studiarla di nuovo. «Sei carina.»
Lydia arrossì. «Grazie.»
«Andiamo.»
Ripresero a correre, sotto la pioggia che non cessò di cadere neanche per un attimo, e in poco arrivarono sotto casa di Lydia.
Mentre cercava le chiavi di casa nella borsa, Zayn scompigliò i suoi capelli, facendole arrivare delle gocce d'acqua sul viso.
Lydia ridacchiò. «Hey!»
Aprì la porta e quando fu dentro casa la chiuse, cacciando solo il viso. «Visto che hai fatto il cattivo ragazzo, non ti farò entrare.»
«Oh, davvero?»
«Si.» e, ridendo, chiuse la porta.
Si aspettava che Zayn provasse ad aprire la porta o a bussare pregandogli di aprire, ma non sentiva nessun rumore. Poi, realizzò che probabilmente stesse entrando dalla finestra della sua camera.
Salì subito le scale e quando entrò nella sua stanza, lo trovò appoggiato alla finestra, con le braccia incrociate e un piede uno sull'altro, con un sorrisetto malizioso e soddisfatto sul volto. 
«Ciao piccola.»
Lei incrociò le braccia al petto, mugugnando scherzosamente. «Ciao.»
«Cercavi qualcosa?»
Lo guardò con un'espressione dura, cercando di non ridere. «Vado a prendere gli asciugamani.» e andò in bagno, sentendo la risata di Zayn.
Tornò nella sua stanza con gli asciugamani: uno per lei ed uno per lui. Quando glielo porse, sentiva che ci fosse ancora una tensione scherzosa tra di loro. Lei si finse indifferente mentre lui continuava a stuzzicarla, vedendola asciugarsi i capelli con l'asciugamano. Era così buffa. Lui, poi, fece lo stesso.
«Grazie.» le disse, porgendole l'asciugamano, col sorrisetto di prima.
Lei gli fece una linguaccia e andò a posarle in bagno.
«Dovrei farti arrabbiare piu' spesso.» le disse il moro, quando lei rientrò in stanza.
«Tu non vuoi davvero provare la furia di una nana diversamente alta.»
«Correrò il rischio pur di vederti di nuovo con quell'espressione da "adesso ti ammazzo".»
«La vedrai di nuovo molto presto, Malik.»
Presero così a stuzzicarsi a vicenda, ridacchiando di tanto in tanto. Zayn si divertiva così tanto a prenderla in giro.
D'improvviso, si sentì lo sbattere di una porta e dei passi al piano di sotto. Poi un tonfo.
«Lydia!»
Lydia si paralizzò completamente. «Duke.» sussurrò.
Il cuore di Zayn prese a battere forte, come a volergli uscire dal petto. La stessa sensazione.
«Lydia, cos'hai?» le domandò, avvicinandosi.
«Zayn, devi andartene.» il moro leggeva la paura nei suoi occhi, nel suo corpo, ovunque.
«Perchè?»
«Lydia!» urlò di nuovo Duke.
Lei sobbalzò ancora. «S-sono qui!» urlò, poi si voltò verso il moro. «Zayn, per favore, va' via da qui.»
«No.» non l'avrebbe lasciata sola, non con lei che moriva quasi di paura, senza sapere neanche il perchè.
«Zayn, ti prego...» lo pregò con le lacrime agli occhi. «Se... non te ne vai, proverò a t-toccarti.»
«Non ci provare, Lydia. Non pensarci nemmeno.»
Contro la sua volontà, però, lei iniziò ad avvicinarsi a lui e piu' lei si avvicinava, piu' lui si allontanava. 
«Zayn.»
Dolore. Ecco quello che stava provando. Un forte dolore alla testa e la debolezza stava iniziando a prendere possesso del suo corpo. Mise le mani sulla sua testa, cercando di non sentire quella voce, ma era inutile era ancora lì.
«Uccidila.»
«L-Lydia sta' lontana da me.» riuscì a dire. La sua voce era così... feroce.
Lei si allontanò. «Zayn?»
Il respiro di lui aumentava sempre di piu', veloce e profondo, e Lydia voleva fare qualcosa, ma non sapeva cosa. Non sapeva se concentrarsi sui passi di Duke o su Zayn che si stava... trasformando.
Lo chiamò ancora ma nulla, e senza darle una risposta, lo vide uscire velocemente dalla sua finestra, scomparendo definitivamente dalla sua vista.
La porta della sua camera si aprì e Duke entrò in stanza.
Il suo incubo ricominciava.


 

Hola guapeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Ebbene si, dopo due mesi sono tornata! *o*
Io lo so che mi avete aspettato con molta calma e serenità...
senza mandarmi pesanti insulti...
Io lo so, ne sono certa.
Se.
Okay, okay.
Partiamo con le scuse.
MI DISPIACE UN CASINO.
PERDONATEMI, PERDONATEMI, PERDONATEMI, PERDONATEMI!

Come detto nel precedente spazio autrice, nel mese di Settembre sarei stata a Malta e 
non avrei potuto scrivere per tutto il mese.
Si, poi sono tornata e mi hanno riempita di impegni, come succede sempre.
Non voglio giustificarmi con questo ma comunque è la verità e voglio dirvela.

MA QUANTO MI ERA MANCATO SCRIVERE SUGLI ZYDIA? QUANTO?
TROPPO.

Voi come siete stati senza gli Zydia? (Benissimo).
Io male. 
Quando ero a Malta ero sempre così ispirata per loro che voi manco avete idea ahahah

Il capitolo non è granchè, ma comunque, ci ho provato cwc

GUARDATE QUI. SCLERO.


                       

NON SONO BELLISSIMI? OMG.

Un salutino speciale a Gaia e Ylenia che sclerano ogni volta per questa ff e le adoro.
Cia' uaglio'! <3

twitter: @infintiynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp
(Fatemi tante domande sulla storia, eh)

Ho una domandina per voi.
Sono troppo curiosa.
QUAL'E' IL VOSTRO CAPITOLO PREFERITO FINO AD ADESSO?
Il mio è il 14 uu

Bene, adesso mi dileguo.
Spero di non aggiornare troppo tardi.
Vi amo tantissimo!
chiss chiss, peppina.
 

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Capitolo 20
*** 20. Mine ***








20. Mine


 
Zayn guardava la sua finestra non sapendo di preciso cosa fare.
Aveva una voglia matta di salire ed entrare in camera sua, l'altra, invece, avrebbe voluto evitare. Ma per quanto? Aveva già sbagliato, evitandola per due interi giorni. 
Due fottuti giorni senza vederla e solo perchè aveva paura che potesse metterla di nuovo in pericolo come la volta scorsa. 
Le mancava così tanto che si sentiva morire anche in quel preciso istante. Così vicino, e facile, dal vederla eppure così lontano da non farlo realmente.
La scena di lei allontanarsi da lui, quasi spaventata, gli aveva divorato il cervello quasi quanto il pensiero di non riuscire a toccarla. Sembrava soffocarlo ogni volta che ci pensava e per quanto provasse a deviare quel pensiero, non ci riusciva. Era sempre nella sua testa. Lei era sempre nella sua testa. E il costante istinto di proteggerla, gli portava a comportarsi così: ad allontanarla. Eppure non ci riusciva del tutto. Era di nuovo lì, da lei, e non vedeva l'ora di vederla. 
Aspirò un'ultima volta dalla sua sigaretta e poi la gettò. Si avvicinò alla casa e iniziò ad arrampicarsi. 
Sapeva a cosa andava incontro. Sapeva che sarebbe stata arrabbiata e che forse lo avrebbe cacciato dalla camera perchè non voleva vederlo, ma non gli importava. Aveva un disperato bisogno di vederla, anche se gli avrebbe urlato contro.
Quando entrò in camera sua, era convinto di trovarla ancora sveglia, ma non fu così.
Lydia dormiva sul suo letto e l'espressione del suo viso sembrava rilassata.
Si avvicinò un pò di piu' e sorrise quando vide che indossava la sua felpa. Solo quella...
Le sue gambe erano completamente scoperte e indurì duramente la sua mascella quando la sua attenzione si focalizzò su di esse. Erano così lunghe, di quella carnagione chiara... sembravano lisce... e la sua pelle era sicuro che fosse morbida... avrebbe voluto così tanto toccarle.
«Mio Dio...» sussurrò, portandosi una mano alle labbra e torturandosele nervosamente, guardando altrove.
Era così dannatamente frustrante. Nessuna ragazza gli aveva mai fatto un effetto del genere e non riusciva a controllare le sue dannate voglie. E di voglie ne aveva. Lei era quella principale. L'unica.
Lydia si mosse nel sonno e piegò di piu' le gambe, portando poi le braccia piu' vicino al suo corpo, come a coprirsi.
Le maniche della felpa le copriva entrambe le mani e Zayn si ricordò di come la prese in giro quando la indossò la prima volta. Era così bella come lo era in quel momento: dolce e completamente innocente. E lo era per davvero.
Prese un respiro profondo e accolse il privilegio di guardarla di nuovo, cercando di tenere a freno i suoi pensieri e i suoi desideri. Era pur sempre un maschio, dopo tutto.
Quando le guardò nuovamente le gambe, notò una macchia violacea proprio sulla coscia. Ed era sicuro che non gliel'aveva fatta lui. Non aveva provato a toccarla da quando le aveva provato a toccare il braccio e... l'aveva fatta male.
Quando si avvicinò un pò di piu', vide che ne aveva anche sull'altra coscia. Come se li era procurati?
Il rumore di una bottiglia che si frantumava richiamò la sua attenzione e istintivamente si nascose subito dietro l'armadio. 
Sentiva dei passi dapprima lontani, poi sempre piu' vicini. La luce che c'era sotto la porta lasciava intravedere le ombre di due piedi che si fermavano proprio dietro di essa. Un lamento, poi quest'ultimo si allontanò. Doveva essere Duke. Ancora non conosceva il suo viso ma sapeva solo che era il compagno della madre di Lydia.
Quando sentì lo sbattere di una porta si avvicinò nuovamente a Lydia e le guardò di nuovo i lividi.
Gli provocavano una tale rabbia capace di fargli spaccare qualsiasi cosa in quella stanza.
Odiava vedere segno su di lei, odiava il pensiero che si fosse potuta far male... o che qualcuno le avesse messo anche solo una mano addosso.
Prese la coperta alla fine del letto e lentamente le coprì il corpo, facendo il piu' piano possibile per non svegliarla. 
Lydia si mosse di poco, ma non si svegliò del tutto.
Restò per un altro pò a guardarla dormire e poi dopo se ne andò, promettendosi di metterci piu' impegno del solito quando sarebbe andato ad allenarsi.


 
—— ❀ ————


Lydia se ne stava seduta sul prato a leggere il suo libro, in completa pace e tranquillità.
Il leggero vento le scompigliava di poco i capelli, ma non la infastidiva. Era quasi piacevole.
Prima che potesse girare la prossima pagina, qualcuno le scostò i capelli dalla spalla e istintivamente si girò, scontrandosi con il sorriso di Zayn. 
Il moro continuò a sorriderle contro la guancia e Lydia sorrise anche lei a sua volta, sentendo il suo cuore battere all'impazzata.
Si girò verso di lui e Zayn non perse tempo a farla stendere sull'erba, mettendosi sopra di lei.
Lydia non riuscì a trattenersi dal ridacchiare, anche quando il viso di lui le si parò davanti, strofinandole continuamente il naso contro il suo.
Zayn finì quel gioco scherzoso iniziando a sfiorare la sua pelle con le sue labbra. Le guance, il mento, il naso... le labbra... ma non ci fu nessun bacio. Le sfiorò solamente, e quel percorso continuò, scendendo lentamente verso il suo collo, il quale baciò prontamente. 
Dei lunghi brividi percorsero il corpo di Lydia e istintivamente portò le mani nei suoi capelli, tirandoglieli appena. 
I baci di Zayn erano così dolci e passionali, e Lydia si sentiva in paradiso. Stava così bene che avrebbe voluto che fosse così per sempre.
Gli sentì mordicchiare leggermente la pelle proprio sotto l'orecchio, e chiuse gli occhi, stringendogli i capelli e facendo il suo corpo ancor piu' vicino al suo.
«Zayn...» sussurrò, in completo stato di trance.
Lo sentì sorridere contro la sua pelle e ripetè quell'azione, provocandole un altro sospiro.
«Adoro l'effetto che ho su di te...» le sussurrò all'orecchio, e Lydia potè solo stringergli i capelli, mentre sentiva la sua mano intrufolarsi sotto la sua maglietta...



Lydia aprì lentamente i suoi occhi, realizzando dove si trovasse per davvero.
Si portò seduta e il suo corpo era completamente accaldato. Sentiva le sue guance in fiamme e si portò i capelli all'indietro, chiudendo gli occhi e respirando profondamente.
Aveva fatto una specie di... sogno erotico su Zayn?
A quel pensiero si portò la mano alle labbra e se le toccò, ripensando al sogno... a quando Zayn le aveva sfiorate con le sue... e quando le aveva baciato il collo... e le sue mani avevano vagato per tutto il suo corpo...
Scosse velocemente il capo, cercando togliere quelle immagini dalla testa, ma le risultava così difficile. 
Di solito, si sogna ciò che si vuole che accada, e lei voleva proprio questo... e quel pensiero la faceva vergognare così tanto da arrossire ancor di piu'. Sentiva nuovamente caldo se ci ripensava e si sentiva un completo disagio in quel momento, seppur nessuno ci fosse in stanza.
Non aveva mai fatto sogni del genere su nessuno, nemmeno con Harry, ed era completamente impreparata a questo. 
Prese il cellulare dal comodino e controllò se ci fosse qualche messaggio o chiamata. Nessuna.
Zayn non si era fatto ancora sentire e la storia si ripeteva. Sembrava stupido riparlarne o pensarci ancora, ma non poteva farne a meno. Adesso qual'era stato il problema del suo allontanamento? Che cosa era successo?
Si erano detti così tanto, ma Lydia iniziò a pensare che forse non contava molto tutto quello che gli aveva confessato se si era comportato ancora così. Ancora doveva capire cosa volesse da lei realmente, perchè Lydia doveva ancora capirlo.
Certo, le aveva detto che era importante per lui, che aveva bisogno di lei... e allora perchè se ne andava senza una ragione precisa?
Guardò in basso verso il suo corpo e quando vide la sua felpa, non perse tempo a togliersela, per quanto in realtà non volesse per davvero.
Scese dal letto e prese una maglietta dal suo armadio, per poi tornare a sedersi.
Erano le 4.37. Decisamente presto. Almeno avrebbe avuto altro tempo per dormire e non pensarci.
Si stese di nuovo e si coprì con la coperta, stringendosi tra le lenzuola e sforzandosi di non prendere di nuovo quella felpa ed indossarla ancora, perchè gli mancava terribilmente quell'amabile profumo.


 
—— ❀ ————


Zayn sfrecciò per quelle strade accelerando piu' che poteva sulla sua macchina.
Da quando aveva lasciato la stanza di Lydia, non aveva fatto altro che allenarsi senza sosta e non si era reso conto del tempo. Si era ripromesso di andarla a prendere dopo scuola e aveva fatto tardi. Ma avrebbe fatto in tempo a trovarla verso la strada di casa sua. Non poteva essere già rientrata.
Quando girò una curva, la vide. Camminava sul marciapiede con passo lento e col capo chino. I capelli le coprivano parte del suo viso dolce ma non lo nascondevano del tutto.
Accostò subito accanto a lei e il suo cuore battè per qualche attimo forte, segno che l'avesse spaventata. Non era sua intenzione.
Lydia alzò lo sguardo verso di lui e l'espressione sul suo viso lasciava capire tutto. Era arrabbiata... e delusa. Si aspettava uno sguardo del genere, eppure era sempre straziante vederla così per colpa sua.
Rimase lì a guardarlo, stringendo la manica della borsa e premendo nervosamente le labbra insieme.
«Sali.» le disse lui, provando ad essere il piu' dolce possibile.
Lei non lo rispose. Rimase ancora lì ferma a guardarlo e Zayn non poteva biasimare il suo comportamento. Aveva completamente ragione, a prescindere.
«Voglio solo parlare con te.» le disse, quasi pregandola.
Lydia, dopo qualche attimo, sembrò arrendersi sotto il suo sguardo e fece il giro dell'auto, salendo in macchina.
Quando lei chiuse la portiera, Zayn mise in moto l'auto, non sapendo di preciso dove andare. Ma questo contava poco: l'importante era che Lydia fosse in macchina con lui, quando avrebbe potuto mandarlo a quel paese ed ignorarlo completamente. Anche se Zayn non si sarebbe fatto ignorare facilmente.
Si voltò per un attimo verso di lei e la trovò a guardare fuori dal finestrino, con il gomito poggiato sull'auto che le teneva il mento. Stava cercando di ignorarlo.
«Non vuoi neanche guardarmi?» le chiese. La scena si ripeteva.
Lei non gli rispose, la vide solo sospirare e chiudere per un attimo gli occhi, ma non si voltò neanche per un attimo.
A quel punto, il moro sospirò, non riuscendo a sopportare quella piccola tensione tra loro. 
«Ly-»
«Due giorni, Zayn.» lo interruppe lei. «Due giorni senza farti vedere e sentire. Non hai risposto neanche ad un mio messaggio ed io mi chiedo ancora cosa cavolo ti passa per la testa quando decidi di andartene via così.»
«Credo che quello che è successo in camera tua debba farti riflettere.»
«Oh, no. Non provare neanche a toccare questo argomento perchè giuro che mi incavolo.»
«Perchè dovresti? E' la risposta a tutto.» le disse lui, mentre frenava dietro ad un'altra auto. Erano nel traffico.
«Mio Dio!» sbottò lei. «La devi smettere di dire sempre così! Ho accettato il tuo vero essere dal primo giorno in cui me l'hai detto e so a cosa vado incontro!»
«No, non lo sai!» rispose lui a sua volta. «Non sai che c'è una fottuta voce nella mia testa che riesce a controllarmi quando cazzo gli pare e mi fa trasformare e uccidere chiunque mi è davanti quando cazzo vuole! Tu non lo sai! E quella sera avrei potuto ucciderti in un attimo, come se tu non fossi la persona piu' importante della mia cazzo di esistenza! Non so cosa con quale cazzo di forza sono riuscito ad andarmene da te o in questo momento tu non saresti qui!» sbottò. «Quindi, non dirmi a cosa vai incontro perchè non è così.»
«E invece si! Mi hai detto tutti i pericoli che potresti causarmi e me ne sono fregata, e continuo a farlo perchè io voglio stare con te!» lo disse tutto d'un fiato, guardandolo dritto negli occhi. «Ma... evidentemente non è lo stesso per te.» mormorò.
Zayn andò su tutte le furie. «Dici sul serio?!»
«Si, dico sul serio! Non mi lasceresti all'improvviso senza darmi una spiegazione! Sembra che dei miei sentimenti e del mio stato d'animo non te ne freghi nulla quando te ne vai.»
«Io non faccio altro che pensare a come proteggerti da tutto il male che potrei farti, cazzo! Come puoi pensare una cosa del genere?!»
Lydia abbassò lo sguardo, ma non per vergogna o altro. Pensava realmente quelle cose perchè i suoi comportamenti gli portavano solo a quelle conclusioni. Era la sua insicurezza a farla parlare.
«Io uscirei fuori di testa se dovesse succederti qualcosa a causa mia. La mia vita è un inferno e non voglio assolutamente che tu ne esca ferita in qualche modo. Ti metto in continuo pericolo quando sei con me e non riesco a prometterti di proteggerti perchè non so se sarò in grado di farlo. E la volta scorsa è una dimostrazione! Lasciarti è l'unico modo che conosco per farti restare al sicuro.»
«Al sicuro? Sul serio?» disse lei retorica. «Io non sono mai al sicuro! E dovresti saperlo meglio di me. Lo hai visto! Sono piu' al sicuro con te che da sola o con chiunque altro!»
«E allora cosa cazzo dovrei fare?!»
«Restare!»
Entrambi si guardarono negli occhi, con quelle espressioni arrabbiate che sembrarono addolcirsi subito con quel contatto visivo così intenso e pieno di desiderio. Per quanto avrebbero potuto urlarsi contro, i loro occhi avrebbero detto sempre quanto entrambi avessero bisogno l'uno dell'altro. 
I clacson delle macchine li riprese da quel piccolo momento, suonando piu' di una volta. Il rumore era assordante.
Zayn guardò davanti a sè rendendosi conto che stava fermando ancor di piu' il traffico. La guardò di nuovo e poi ripartì. «Tu non sai quello che dici.»
Lydia sospirò in preda alla rabbia. «T-tu...» non riuscì a continuare che grugnì dalla rabbia e si voltò di nuovo verso il finestrino. Non potè far a meno di fermare le sue lacrime e quelle iniziarono a rigarle le guance. Si ripeteva, però, di riuscire a trattenere i suoi singhiozzi.
Aveva combattuto dando voce ai suoi pensieri e alle sue idee fino a poco fa, ma quella situazione era grande e fin troppo pesante anche per lei. Doveva sempre arrendersi contro di lui perchè aveva una testa dura peggio della sua. E sembrava non riuscire a capirla nemmeno quando le confessava i suoi sentimenti. Li sottovalutava, ed era quello che le faceva piu' male. Sembrava quasi che la prendesse per una stupida che non si rendeva conto di quello che diceva. E lei sapeva cosa diceva, lo sapeva eccome.
«Lydia...» la chiamò lui, quasi in un sussurro. No, non doveva cedere.
«Non... non piangere, okay? Non riesco a sopportarlo...» lei lo ignorò, chiudendo gli occhi dove altre lacrime caddero sulle sue guance.
Lo sentì sospirare mentre guidava piano dietro le macchine. Non aveva intenzione di guardarlo... non aveva voglia. In quel momento avrebbe voluto solo scendere dalla macchina e andarsene... piangere da sola.
«Parlami.» le pregò lui, cercando il suo sguardo, ma lei rimase a guardare fuori dal finestrino.
«Lydia, ti prego...»
«Perchè non credi mai a quello che ti dico?» gli domandò, guardandolo finalmente in viso, mentre altre lacrime le bagnavano la pelle.
«Io credo a ciò che mi dici, Lydia. Forse sei tu che non ti rendi conto della realtà della situazione.»
«So in che situazione mi trovo dal giorno in cui mi hai detto di essere un demone. Mi hai mostrato cosa sei in grado di fare e ti ho detto che non mi importa, che posso sopportarlo, che voglio stare con te. Ti ho pregato di farlo. So che potresti mettermi in altri pericoli che tu non vuoi ancora dirmi e ti ho detto che ne sono consapevole, e che nonostante tutto posso superarlo perchè mi fido di te. Ti ho confessato i miei sentimenti e di come mi sento quando sto con te e tu ancora una volta sembri fregartene, andandotene di nuovo. E' come se tu stessi provando a farmi stancare di te, continuando a comportarti così. Non riesci neanche a capire che più tu fai così, più io ho bisogno di te, Zayn.» gli disse, con la voce rotta dal pianto, sottile e debole. Il moro la guardò. «I-io... i-io ho bisogno di toccarti, assaporare la tua pelle, non capire nulla mentre mi baci, perdermi tra le tue mani, averti addosso, sentire il tuo bacio la mattina dopo, stringerti, guardare i tuoi occhi grandi. Ho voglia di... conoscerti più intensamente in ogni istante, e invece non si può. Ma... io sono tua anche se non si può.»
Il moro era completamente senza parole. Era quasi surreale il fatto che anche lei provasse le sue stesse cose... che si sentisse come lui. E avrebbe voluto urlare qualsiasi suo tipo di confessione piu' intima e sentimentale che si sentiva in quel momento, eppure non riuscì a dire nulla mentre la guardava voltarsi ancora una volta verso il finestrino.
Riprese a guidare quando ancora altri clacson gli invitavano a farlo, bussando in continuazione. Si era fermato ancora nel traffico perchè ancora scosso da quella rivelazione. Una rivelazione che forse lui cercava e si aspettava da tempo ma che non era in grado di controbattere o ricambiare. 
Lydia lo aveva lasciato completamente di stucco... davvero senza parole. E tutto quello che il moro potè fare fu restare in silenzio, a sentire i singhiozzi di lei e le sue parole che ancora gli rimbombavano nella testa.
Zayn guidava per strade che conosceva, ma non sapeva di preciso del perchè stesse girando in tondo al quartiere. Forse per riuscire a guadagnare altro tempo per stare con lei, seppur così. 
Quando la guardò di nuovo, e non trovò il suo sguardo, i suoi occhi finirono sulle sue gambe e ricordò ciò che aveva visto quella notte.
«Chi ti ha fatto quei lividi?»
Lydia sembrò paralizzarsi sul sedile, poi si voltò verso di lui. «C-cosa?» con il viso bagnato ancora dalle lacrime.
«I lividi sulle gambe.»
Lei sembrò come sentire delle fitte proprio su quei lividi. «E tu come-»
«Stanotte sono venuto da te.»
«Oh...»
«Chi te li ha fatti?»
«Nessuno. Sono caduta dalle scale.»
Lui inarcò un sopracciglio, guardandola per un attimo. «Quando?» domandò preoccupato.
«La notte scorsa.» e lui non c'era.
Silenzio. Di nuovo quel silenzio assordante e nessuno dei due aveva intenzione di romperlo. Fu così per tutto il viaggio, fin quando non arrivarono fuori la riserva. E Lydia si chiedeva perchè l'avesse portata lì. Ad ogni modo, non gliel'avrebbe chiesto. Non sapeva neanche cosa fare. Ma con un pò di coraggio, ruppe lei quel silenzio.
«Io sono davvero stanca, Zayn. Quindi... se vuoi finirla, dimmelo adesso.»
Nessuno si guardava negli occhi, nessuno cercava la verità in quelle iridi. Forse era quello che spaventava entrambi: il fatto di sapere quando si volessero ma che la circostanza non permetteva che accadesse sul serio del tutto.
«Io... non lo so.» ma in realtà lo sapeva, solo che era così codardo da non affrontare il futuro. Era un vigliacco.
«Hey, Lydia!»
Lei alzò lo sguardo per vedere Cher uscire dalla riserva con un'altra ragazza. Aveva la borsa poggiata sulla spalla, forse stava uscendo.
Le fece un timido sorriso salutandola con la mano.
«Stiamo andando al centro commerciale per comprare dei vestiti per stasera! Vieni con noi? Ovviamente verrai a ballare anche tu!» le urlò.
Zayn sentì la rabbia ribollire in tutto il suo corpo e in un attimo le immagini dell'ultima volta di lei così... poco vestita... e il pensiero che Harry Styles l'avesse toccata e chissa' quanti altri l'avevano guardata... lo fecero stringere a pugno le mani, facendo le nocche bianche.
Si voltò subito verso di lei. «Tu non-»
Lydia lo guardò. «"Tu non" cosa?» lo sfidò. 
Lui distolse lo sguardo da lei, guardando altrove e premendo le labbra insieme dal nervoso. 
«Finchè non mi dirai cosa siamo, io posso fare quello che mi pare e tu altrettanto... devi decidere se io sono tua o meno e ti consiglio di capirlo in fretta perchè non ti aspetterò per sempre.» «Certo che lo farò.»
«Hai detto che sei mia.» tentò Zayn.
«Le cose possono cambiare... anche in una sera.»
«Lydia, non-»
Lydia scese velocemente dall'auto e lui la guardò allontanarsi mentre si avvicinava a Cher e alla sua amica e insieme, entravano in un'auto e se ne andavano.
«Cazzo!» 


 
—— ❀ ————


«Tutto bene, tesoro?»
Lydia annuì a Cher, cercando di essere il piu' convincente possibile, ma l'amica si girò di nuovo guardandola quasi severa. 
A Lydia non sembrava il momento di sfogarsi, soprattutto con un'altra persona presente che non conosceva affatto. Se non il nome, almeno, che nemmeno ricordava.
Cercò di ascoltare la conversazione tra le due, ma la sua attenzione e mente era da tutt'altra parte.
La discussione avuta con Zayn le faceva così rabbia che avrebbe voluto spaccare tutto. Le provocava tanta rabbia quanto tristezza tanto da farla piangere ancora.
Ancora una volta, Zayn stava per infrangere la sua promessa ed ora si trovavano di nuovo in bilico... e sembrava che la sua vita dipendesse ancora una volta da lui. Anche se era sempre così.
Perchè non le credeva? Perchè non credeva al fatto che volesse stare con lui nonostante tutto? E non lo diceva tanto per: era realmente così e non aveva detto cosa piu' sincera di quella in tutta la sua vita. Non aveva desiderato un ragazzo così tanto come desiderava lui. Nemmeno Harry. E questo la faceva pensare ogni giorno a quanto Zayn avesse segnato, in un certo senso, la sua vita.
Arrivarono al centro commerciale e Cher e la sua amica non persero tempo a girovagare per i negozi. Lydia, per quanto avesse potuto capire, Sasha (alla fine se l'era ricordato) era in un triangolo amoroso tra due ragazzi e Cher provava a darle consigli sul come comportarsi. Poi si era sfogata anche lei sulla situazione che aveva con James, il che era sempre la stessa. Lydia non aveva ancora aperto bocca. 
Andarono nei camerini quando Sasha prese un vestito e iniziò a provarselo. Cher e Lydia rimasero fuori.
«Okay, io non posso vederti così.»
Cher prese il braccio di Lydia trascinandola in un camerino e, dopo aver chiuso la tenda, la fece sedere su uno sgabello che era lì.
«Parla.» le disse.
Lydia si coprì il volto con le mani e iniziò a piangere di nuovo. Sembrava che le lacrime non volessero finire di uscire dai suoi occhi. Come se fossero infinite.
Cher la abbracciò e le diede un bacio sulla testa, accarezzandole la schiena.
«Io li odio i maschi! Li odio!» riuscì a dire lei, tra un singhiozzo e l'altro.
«Oh, credimi, anche io.»
Lydia si scoprì il volto e tirò su col naso, e Cher le asciugò le guance. 
«Allora, cosa ha fatto Zayn?»
«Cosa non fa, è diverso.»
«E' sempre quello il problema.» le sorrise dolcemente, mentre le accarezzava i capelli. 
«Non sa quello che vuole e mi sta facendo impazzire!»
«Okay.» l'amica si sedette a terra davanti a lei. «I maschi non sanno mai un cazzo. Noi ragazze sembriamo sempre quelle insicure, quando poi loro sono i primi e siamo noi quelle ad avere le palle tra la coppia.» Lydia ridacchiò appena. «Ma posso dirti questo... Zayn non ha mai avuto una relazione. Mai. Ha sempre avuto una ragazza diversa ogni sera e non gliene mai fregato un cazzo di nessuno. Non voglio che tu pensi che lo stia difendendo perchè lo sai, sono dalla tua parte a prescindere da tutto, ma credimi, non l'ho mai visto così preso per qualcuna quanto lo è per te. In effetti, tu sei l'unica.» Lydia si morse il labbro, facendosi confortare appena da quelle parole. Una parte di lei quasi ci credeva. «E visto che questo tuo bel faccino e il tuo caratterino gli hanno mandato a puttane il cervello,» lei ridacchiò. «ha paura di immergersi in qualcosa di completamente nuovo per lui. Il coglione ha paura, piu' di quanto ne abbia tu, quindi cerca di allontanarti pensando di fare la cosa giusta, ma non fa altro che capire che ti vuole ancora di piu'. E poi crede che sia meglio per te non stare con uno come lui, visto che la sua vita potrebbe metterti solo in pericolo se qualcosa va storto.»
Lydia si paralizzò. Cher sapeva che Zayn fosse un demone?
«L-la sua vita? Mettermi in pericolo?» tentò.
«Be'... Zayn non ha un lavoro del tutto... sicuro. Se qualcuno sa quanto tu sia importante per lui... le cose potrebbero andare male.»
Non poteva riferirsi alla sua natura. 
«Di cosa stai parlando, Cher?»
«Ti prego, non chiedermi nulla. Cerca di capire almeno questo. In qualche modo, cerca di tenerti al sicuro anche se così fa del male ad entrambi.»
Lei abbassò il capo. «Già...»
«Scommetto che adesso ti ha lasciato in un "non lo so", non è vero?»
Lydia annuì.
«Sono così prevedibili, Dio mio.» commentò. «Be', questa sera tu verrai a ballare e lui morirà quando ti vedrà così dannatamente scopabile e cederà come un pollo. Fanno sempre così, dopo tutto.»
Lei rise. «Non credo che verrà.» «Non può.»
«Si, be', è da qualche anno che Zayn non vede una discoteca ma... non lo so, in qualche modo ti vedrà.»
Lydia le portò le braccia al collo e la strinse in un forte abbraccio. Era quello di cui aveva realmente bisogno e per un attimo le venne in mente Allison e di quanto le mancasse. Ma non poteva sminuire Cher così. Era stata così gentile e carina con lei, guadagnandosi completamente la sua fiducia. Era un'ottima amica, per quelle poche volte che c'era stata.
«Okay, non sono abituata a queste cose.» mormorò Cher.
Lydia si staccò subito. «Oh, scusa.»
«Non ho detto che non mi piace. Vieni qui, tesoro.» e la abbracciò ancora.
Lei ridacchiò contro la sua spalla e quando si staccarono, Cher le asciugò di nuovo le guance, ravvivandole un pò i capelli.
«Vi stavate confessando o...» domandò Sasha aprendo la tenda.
«Piu' o meno.» disse Cher, alzandosi.
«Oh, scusa, non volevo fare la stronza.» si scusò la ragazza verso Lydia.
Lei le sorrise. «Non preoccuparti.»
«Stai così per un maschio? Perchè sul serio non ne vale la pena.»
«Da che pulpito viene la predica!» disse Cher, incrociando le braccia e guardando divertita l'amica.
«Sto cercando di dare un buon consiglio anche se non so la situazione, non puntualizzarmi.» si giustificò facendo ridacchiare le due.
«Ti ringrazio.» le disse Lydia.
«Allora, lo prendi il vestito?»
«Si, mi fa un bel culo.»
«Ovviamente.» commentò la mora. «Avanti, dobbiamo trovare un vestito per me che mi renda strafiga.» poi guardò Lydia. «E tu non preoccuparti, ho già un vestito per te.»


 
—— ❀ ————


«Dio, avessi io le tue tette.» commentò Cher, dopo che Lydia indossò uno dei suoi vestiti.
E ancora una volta, Lydia si sentiva a disagio in quel vestito. Era anch'esso nero, con una lunga scollatura sul suo seno e la particolarità del vestito era che lasciava degli spazzi vuoti dove si vedeva completamente la sua pelle. Il vestito le copriva la schiena in due fasce ed era anche corto, come quello della volta scorsa. Ma almeno le copriva i lividi sulle gambe.
 Lydia non si era ancora abituata a mostrare, del tutto, il suo corpo... così.
Iniziò a mangiucchiarsi le unghie mentre si guardava allo specchio. Non riusciva proprio ad accettarsi in quel modo. Non che ritesse delle poco di buono chiunque si vestisse così, ma lei proprio non ci si vedeva in quei panni.
«Avanti, dì che ti sta male e bla bla bla.»
«Cher-»
«No, okay, non voglio sentirti.» la costrinse a sedersi sulla sedia. «Adesso ti trucco.»
Lei mugugnò mentre la vedeva poggiare sulla scrivania il beauty-case.
«Cher però... insomma... non truccarmi molto...»
«Oh no, tesoro, tranquilla. Non ne hai molto bisogno, ma voglio valorizzare questi tuoi begli occhioni.»
«Ehm... okay.»
Cher iniziò a truccarla: le mise il fondotinta, l'ombretto sugli occhi dove il bianco sfumava nel nero, le contornò l'occhio con la matita e le mise l'eyeliner, un pò di mascara e del blush sulle guance. Non toccò le sue labbra perchè erano di un rosa intenso e non voleva coprirle con qualche prodotto. Erano perfette.
Le stirò anche i capelli e quando ebbe finito, la fece alzare, mettendola di nuovo di fronte allo specchio.
«Sei maledettamente scopabile, tesoro.»
Lydia arrossì e ingoiò il vuoto mentre continuava a guardarsi allo specchio. Quasi non si riconosceva. Sembrava così diversa... quasi piu' cresciuta. Ma agli occhi di tutti sarebbe sempre stata una bambina.
«Wow! Chi si aspettava che sotto quei maglioni ci fosse questo bel fisico!» disse Sasha, entrando in stanza con l'accappatoio.
«Gia'.» rispose Cher, quasi fiera di sè.
Lydia restò in silenzio per tutto il tempo che le altre si prepararono, a guardarsi e a riguardarsi nello specchio. Era la stessa situazione che si presentò l'altra volta, e credeva che non fosse piu' risuccesso. Era così strana. Non riusciva a darsi un giudizio finale, seppur Cher la commentasse con commenti spinti, niente riusciva a farglielo credere del tutto. Forse una persona, in altri modi, ma non c'era e forse non ci sarebbe nemmeno stata... chissa' per quanto.
Sentirono il clacson di una macchina e dedussero che fossero i ragazzi, ma loro non erano ancora pronte. Gli dissero di aspettare cinque minuti, che poi si prolungarono.
Bussarono alla porta, così Sasha andò ad aprire.
«Lydia?»
Lei si voltò, trovandosi Louis sotto l'arcata della porta della camera di Cher. Sembrava quasi... shockato.
Gli sorrise imbarazzata, grattandosi nervosamente i capelli.
«Non sapevo che... dovessi venire anche tu.»
«Oh, be'... Cher mi ha invitata all'ultimo minuto.»
«Ah... e Zayn lo sa?»
«Zayn?» domandò Sasha entrando in stanza. «Che c'entra lei con Zayn?»
«Stanno insieme.» rispose lui.
«Sul serio?» domandò stupita la ragazza.
«No.» rispose Lydia.
Louis la guardò confuso e curioso allo stesso tempo. Lydia si sentì in dovere di spiegare. «Io e lui non siamo niente, quindi, non devo dirgli cosa faccio o non faccio.»
«Wow... Zayn Malik.» commentò Sasha, andando in cucina.
«Che succede, Lydia?» domandò Louis.
«Se vuoi qualche spiegazione, chiedila a lui perchè io non so piu' niente.» 
«Okay, sono pronta!» urlò Cher.
«Si, mh... vado a pisciare e andiamo.» disse Louis, guardando un'ultima volta Lydia per poi andare in bagno.
Quando finì, scesero tutti e quattro e si avviarono alla macchina. Ad attenderli c'erano Niall e Liam che sorrisero compiaciuti nel vedere le tre ragazze. Louis sapeva già che quella serata non sarebbe andata bene... Lydia era fin troppo provocante.
Liam, Niall, Cher e Sasha si sedettero dietro, sotto il comando di Louis che costrinse a Lydia a sedersi davanti. Niall, seppur scherzando, avrebbe fatto l'idiota con lei e non voleva metterlo nei guai con Zayn. Il biondo era fin troppo cascamorto con tutte e doveva ancora capire Lydia a chi appartenesse realmente..
In auto iniziò a stuzzicarla toccandole i capelli e le braccia, sotto il suo sorriso divertito. Lydia ci stava allo scherzo.
«Niall.» lo richiamò Louis.
«Che c'è?»
«Smettila.»
«Non sto facendo niente di male.» si lamentò lui.
L'amico lo guardò dallo specchietto, con sguardo severo. «Smettila.» ripetè.
L'irlandese sbuffò. «Qualcuno dovrebbe tenersi strette le proprie cose.»
Lydia non capiva quel tipo di conversazione tra i due, e soprattutto non capiva perchè Louis avesse richiamato così duramente l'amico solo perchè stesse scherzando con lei. Ma era sicura che in qualche modo c'entrasse Zayn.
Arrivarono ad un locale completamente diverso da quello della volta scorsa e scesero tutti dall'auto quando Louis la parecheggiò. 
La fila fin fuori alla discoteca sembrava essere uguali per tutti i locali. Ancora una volta, le ragazze ricevettero fischi di apprezzamento e commenti spinti, cosa che fece sentire ancor piu' a disagio Lydia. Non era proprio il suo ambiente, quello.
Louis sembrava conoscere tutti i bodyguard di tutte le discoteche della città perchè li fecero passare facilmente.
La musica era assordante, sembrava entrarle nell'anima ed era molto piu' intensa e sensuale rispetto a quella dell'altra volta. Era tutt'altro genere. E le persone in pista sembravano sentirla la musica, del tutto. I movimenti dei loro corpi andavano a tempo e sembravano essere tutti a proprio agio mentre si strusciavano tra di loro. Lydia pensò che mai si sarebbe trovata in una situazione del genere.
Liam e Niall andarono a prendere da bere mentre gli altri restarono ad aspettarli accanto alle scale che poi portavano alla pista. I due amici non tardarono ad arrivare e distribuirono i drink. Lydia non prese niente, per quanto gli altri cercassero di convincerla a provare qualcosa.
I maschi si recarono in pista, cercando qualche ragazza con cui divertirsi, mentre Lydia e le altre restarono lì. Louis si raccomandò con lo sguardo con Cher di tenerla sotto controllo.
Sasha e Cher ripresero a parlare e Lydia ascoltò per un pò la conversazione, ma si perse proprio come aveva fatto quel pomeriggio in macchina. Zayn era costantemente nei suoi pensieri e non riusciva a mandarlo via, a svagarsi un pò con la mente. 
Si appoggiò alla ringhiera e guardò la pista, vedendo quei corpi muoversi a ritmo di musica e Zayn sembrava esserle davanti agli occhi. 
Si chiedeva cosa stesse facendo, con chi fosse... cosa avesse deciso di fare per loro due. Perchè lui aveva la loro "relazione" tra le sue mani.
«Ciao bellezza.»
Lydia si voltò, trovandosi accanto un ragazzo, molto piu' grande di lei, con un drink e un sorriso quasi affascinante. Nessuno lo sarebbe stato come Zayn.
Aveva la barba, occhi tirati e piccoli, marroni, capelli tirati all'indietro con del gel, una camicia bianca quasi completamente sbottonata, che lasciava intravedere alcuni tatuaggi che aveva sul petto.
Lei non seppe cosa fare di preciso, gli fece un leggero sorriso, quasi accennato che forse nemmeno si vedeva. 
«Come ti chiami?» le domandò, urlando per farsi sentire. 
Conosci nuove persone.
«Lydia.» rispose.
Lui le fece uno strano sorriso malizioso. «Io sono EJ


 
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Era passato decisamente troppo tempo e Zayn stava letteralmente impazzendo.
Per quanto avesse voluto fare l'orgoglioso, adesso proprio non ce la faceva piu'. Stava cedendo al solo pensiero di vederla in quel posto, con quelle persone che quando l'avrebbero vista avrebbero avuto solo quel pensiero. 
Non sapeva nemmeno lui perchè quel pomeriggio l'avesse lasciata andare. Avrebbe potuto dirle semplicemente ciò che sentiva ma non l'aveva fatto perchè era un lurido codardo, e adesso se ne rendeva conto. 
Era sempre così contraddittorio e aveva infranto tante di quelle promesse che si dava della testa di cazzo da solo. 
Zayn non voleva assolutamente intenzione di perdere Lydia, e per quanto abbia paura di ferirla in qualche modo fisicamente per via della sua anima oscura, doveva cercare di superare questa cosa pur di tenerla al suo fianco. Non poteva allontanarla proprio adesso che il loro rapporto si stava rafforzando, migliorando di giorno in giorno. 
Aveva capito di non poter vivere senza di lei in quei due giorni senza vederla e aveva capito in quel pomeriggio che il pensiero di non tenerla accanto lo faceva letteralmente impazzire. Come stava succedendo in quel momento.
Sapeva dove andare. Di sicuro erano usciti tutti insieme, e c'era anche Louis. Aveva parlato con lui quel pomeriggio e l'amico gli aveva accennato dove andavano.
Non sapeva di preciso cosa avrebbe fatto, ma l'unico suo obiettivo era quello di far uscire Lydia da quella merda e portarla via con lui. 
Come Louis, anche lui conosceva tutti i locali e anche le entrate sul retro. Non gli mancava affatto la sua vecchia vita; quella che aveva adesso, sembrava quasi accettarla solo perchè c'era Lydia che riusciva a renderla migliore.
Andò sul retro e chiamò Louis come l'altra volta, ma quest'ultimo non rispose. Chiamò piu' di cinque volte ma nulla.
Impazzì ancora di piu'.
Non poteva entrare. Non poteva proprio. Avrebbe fatto succedere il finimondo. Era troppo rischioso. Ma... Lydia era lì dentro, circondata da morti di figa che sicuramente la stava squadrando dalla testa ai piedi e chissa' cosa aveva indosso... 
Quel pensiero urtò così tanto i nervi al moro, e prima che se ne rendesse conto, entrò dalla porta sul retro.
Se ne stava fregando altamente. Doveva trovare Lydia.
Il piccolo corridoio era vuoto e la piccola finestra sulla porta che portava all'interno del locale lasciava intravedere le persone e la spalla del bodyguard che c'era dietro la porta.
Avanzò e spalancò la porta, entrando dopo due anni in una discoteca. 
Aveva sempre pensato che una volta rientrato nel suo vecchio mondo, gli sarebbe mancato da morire, eppure... non fu così. Aveva passato gli anni della sua adolescenza in quegli ambienti e ora sembravano non fargli nessun effetto. Non sentiva il bisogno di cercare qualche ragazza con cui divertirsi, fumare e bere con i propri amici. Aveva solo un bisogno, ed era Lydia.
«Zayn Malik! Da quanto tempo!» disse il bodyguard, vedendolo.
«Gia'...» riuscì a dire lui, guardando per tutto il locale. Non riusciva a vederla, nemmeno i suoi amici.
«Come mai non ti sei fatto piu' vedere?»
«Impegni.» rispose, restando distante dall'uomo. Non si mosse da sotto l'arcata della porta, non voleva rischiare di toccare qualcuno.
«Cerchi qualcuno?»
«Si... una ragazza.»
I suoi occhi vagavano per tutti i visi presenti in quel locale e sarebbe stato capace di scendere e distruggere qualsiasi cosa, e chiunque, pur di trovarla. La sua rabbia stava aumentando ancor di piu'.
Non riusciva a vedere nemmeno il suo migliore amico, che in realtà già aveva visto lui.
Louis mormorò il suo nome shockato non appena lo vide. Non poteva assolutamente crederci. Era così rischioso per Zayn venire in un ambiente così pieno di persone, ma se ne stava fregando e lui sapeva il perchè.
Seguì il suo sguardo quando si fermò su un punto preciso e quando guardò anche lui, capì la rabbia di Zayn. 
Lydia parlava con EJ, il loro compagno di lavoro che si credeva il capo, tranquillamente e sorridendo di tanto in tanto. EJ la stava rimorchiando.
Guardò di nuovo verso Zayn e corse subito verso di lui, perchè sapeva cosa avesse intenzione di fare.
«Louis! Dove vai?» gli urlò Niall.
«Dì a Lydia di andare nel corridoio sul retro!»
«Cosa? Perchè?»
«Tu fallo e basta!»
Louis si fece spazio tra la pista e cercò di fare il piu' presto possibile. 
Zayn era andato avanti sul suo percorso, passando tra quei pochi spazi liberi che c'erano tra la gente. Era completamente pazzo.
Prima che potesse avvicinarsi maggiormente, Louis gli si parò davanti, bloccandolo con le braccia a spintonandolo di nuovo verso il retro.
«Levati dal cazzo, Louis!»
«Sei fottutamente pazzo?! Ti rendi conto di cosa cazzo stai facendo?!»
«Io lo ammazzo, cazzo!»
Louis riuscì a portarlo nel corridoio del retro e lo incastrò contro un muro, cercando di trattenerlo. La sua forza, comunque, non poteva competere con quella dell'amico. Sperava solo che Zayn non facesse maggiore sforzo.
«Cosa cazzo ci fa EJ vicino a Lydia?! Come cazzo ha fatto a trovarla?!» sbottò il moro.
«Non ne ho idea! Non sapevo nemmeno che Lydia venisse e che lui fosse qui! Tu non dovresti essere qui, Zayn. Ti rendi conto?! Mio Dio!»
«Me ne sbatto il cazzo di tutti! Lydia deve uscire immediatamente da questa merda e giuro che EJ è un uomo morto!»
«Louis?»
Entrambi si voltarono vedendo Lydia entrare dalla porta della discoteca.
Non appena la vide, a Zayn gli si mozzò il fiato. Rimase completamente senza parole, come quel pomeriggio in auto per le sue timide confessioni. Ma questa volta era diverso. Ancora una volta si rendeva conto di quanto quella ragazza fosse meravigliosa in qualsiasi situazione. Aveva quel trucco così aggressivo e quel vestito così... era dannatamente provocante che non potè fare a meno di farsi pensieri spinti su di lei. 
«Zayn.» sussurrò lei. «Che ci fai qui? Non è pericoloso?»
Il moro sembrò riprendersi da quello stato di trance. «Io e te usciamo da questo posto adesso.»
«Cosa? No.» tentò lei. Doveva mostrarsi piu' forte.
«Lydia, non-» in quel momento entrò anche EJ che non appena lo vide, gli sorrise divertito. Zayn andò su tutte le furie. «Io ti ammazzo!»
Provò ad andargli incontro, ma Louis fu piu' veloce a bloccarlo e trattenerlo. 
«Qual'è il tuo problema, Malik?»
«Non osare mai piu' avvicinarti alla mia ragazza o giuro che ti spacco quella faccia da culo che hai, e non ci sarà mio zio a fermarmi!»
Lydia provò una stretta allo stomaco quando gli sentì dire che era la sua ragazza.
«Puoi farlo anche adesso, nipotino caro.»
Zayn provò a superare di nuovo Louis, ma l'amico riuscì a tenerlo stretto sussurrandogli di calmarsi e Lydia poteva sentire il respiro di lui feroce e veloce... la situazione stava degenerando.
Si avvicinò a lui. «Zayn, per favore... calmati...» gli sussurrò, parandosi davanti a lui.
Gli occhi di lui si impuntarono in quelli di lei e per dei secondi restarono a guardarsi dicendosi quasi tutto quello che avrebbero voluto dirsi in tutto quel tempo. E che si erano mancati da morire.
Zayn respirò profondamente, rendendosi conto di cosa stesse facendo. Non poteva perdere la pazienza e trasformarsi davanti a lei. Non poteva. Lydia sembrò calmarlo in un attimo, con un solo sguardo e un leggero sussurro.
Quando guardò di nuovo EJ, la rabbia crebbe di nuovo. La stava guardando dalla testa ai piedi.
«Non la guardare. Cazzo, non la guardare!»
«EJ, Cristo santo, porta il tuo culo di nuovo in discoteca!» sbottò Louis, cercando di trattenere l'amico.
EJ gli sorrise ancora beffardo e guardando un'ultima volta Lydia, tornò in discoteca.
«Fuori di qui è un uomo morto. Giuro che lo ammazzo, cazzo!»
Louis continuava a calmare l'amico mentre lui ripeteva di mettere fine alla vita di EJ, non rendendosi conto che stava spaventando Lydia.
«Adesso basta, Zayn, la stai spaventando.» gli sussurrò l'amico, cercando di non farsi sentire dalla ragazza.
Lydia stava vicino al muro, con le braccia incrociate al petto, e lo sguardo preoccupato. Sentir parlare in quel modo Zayn la spaventava un pò.
Louis guardò un'ultima volta l'amico prima di tornare anche lui in discoteca, lasciandoli soli.
«Ti ha toccata? Lydia, se l'ha fatto, dimmelo. Giuro che-» le si avvicinò.
«No, te lo giuro, non mi ha toccata...» mormorò.
Zayn la guardò di nuovo e non potè far a meno di concentrare parte della sua attenzione sul seno che era messo in mostra. Dio, aveva un corpo così perfetto... cosa avrebbe dato pur di toccarlo...
«Chissa' cosa cazzo avrà pensato quando ti ha guardata...» grugnì dalla rabbia, tirandosi appena i capelli.
«Zayn...»
«Io e te usciamo da questo posto, adesso.»
«No.»
«Lydia, non fare così che in questo momento potrei fare una cazzo di strage.»
«Non mi interessa. Io non vengo con te.»
Il moro respirò profondamente, passandosi nervosamente una mano sul viso. Quella ragazza sarebbe stata la sua rovina, peggio della droga. E ne sarebbe stato sempre dipendente.
«Tu la devi smettere di farmi impazzire.» le disse, avvicinandosi ancor di piu' a lei.
Lydia si appoggiò completamente al muro. «Io non sto facendo niente.»
«Venire in un posto del genere, vestita così... per te non è niente?»
«Perchè dovrebbe infastidirti?» lo sfidò.
Zayn sospirò ancora. «Non fare questi giochetti con me.»
«Io posso fare ciò che mi pare, come lo puoi fare tu, Zayn. Sono libera di venire in discoteca, indossare qualsiasi vestito mi piaccia, conoscere chi voglio...»
Zayn guardò altrove solo per riuscire a non pensare ancora a EJ che le era accanto, e guardarla mentre continuava a dire che non gli importava ciò che lui pensasse, lo faceva imbestialire. Lo stava letteralmente stuzzicando fino al limite.
«Toccare e baciare chi voglio...»
A quelle parole, grugnì dalla rabbia avvicinandosi nuovamente di scatto a lei, poggiando bruscamente le mani ai lati della sua testa, e il suo viso adesso era vicinissimo al suo. 
«Tu sei mia, hai capito?» sussurrò a denti stretti. «Tu sei fottutamente mia.»
Il cuore di Lydia battè all'impazzata nel momento in cui Zayn pronunciò quelle parole e sembrò quasi faticare a respirare. Ora che gli era così vicino, mai aveva desiderato baciarlo come voleva in quel momento. Aveva bisogno di un suo tocco ed era straziante non poterlo avere.
«E non perchè l'hai detto tu, ma perchè ti sento mia da quando ti ho vista la prima volta, e non lascerò che tu scivoli via dalle mie mani come se niente fosse. Se ti ho fatta entrare nella mia vita è perchè ti voglio e sono così egoista da tenerti tutta per me per sempre senza che qualcun'altro ti guardi e ti tocchi a parte me.» i loro contatto visivo non si spezzò mai. «So che hai bisogno di me quanto ne ho bisogno io e ignorare tutte le stronzate che ti dico quando ho intenzione di lasciarti perchè non potrei mai farlo realmente. Mi sei entrata dentro così profondamente ed inaspettatamente che ora ti sono completamente dipendente, anche il mio demone lo è. E non lascerò niente e nessuno che ti faccia allontanare da me. Se sei mia per un secondo, dopo lo sei per sempre.»
Erano le risposte che Lydia cercava e si aspettava da tempo. Zayn le stava dicendo che voleva stare con lei, nonostante davvero tutto, e sapere ciò le provocava una piacevole stretta allo stomaco. Stare con lui era tutto ciò che desiderava, anche con queste circostanze.
«Ed io voglio esserlo.» sussurrò lei. Tua per sempre.
Gli occhi di Zayn vagavano dalle sue iridi verdi, così profonde ed intense, alle sue labbra. Vedeva come il petto di lei si alzasse e abbassasse lentamente, e di come poi, stringesse il suo labbro inferiore tra i denti. Il suo corpo era un completo richiamo per lui in quel momento. Sapeva che sentiva anche lei quella strana tensione tra loro in quel momento. Lui sapeva già cos'è.
Si staccò da lei, costringendosi a guardare altrove pur di non cadere nella tentazione. E di tentazione ce n'era fin troppa.
«Cristo, cosa ti farei.»
«C-cosa?»
La guardò e, seppur il suo look era così sensuale, per un attimo sembrò di nuovo la sua bambina innocente.
«Niente, andiamo.»
Entrambi uscirono dalla discoteca e Zayn le fece indossare la sua giacca. Primo, perchè avrebbe sentito freddo; secondo, perchè così non si sarebbe incantato a guardarla come un maniaco sessuale.
Quando entrarono in macchina, Zayn non perse tempo e sfrecciò per quelle strade oscure.
Calò uno strano silenzio e nessuno dei due seppe il perchè.
«Perchè non mi guardi?» mormorò Lydia timidamente.
«Perchè in questo momento sei terribilmente arrapante.»
Lydia arrossì di botto, ingoiando il vuoto.
«Sai che vuol dire?» le domandò il moro.
Lei, in risposta, fu solo in grado di mugugnare. 
«Vuol dire che se ti guardo mi eccito facilmente.» spiegò con calma, senza alcun minimo imbarazzo.
«Zayn!» lo richiamò lei, coprendosi il viso con la giacca di lui. Il suo odore le invase ancora i sensi.
«Che c'è? Ti sto dicendo la verità.»
«S-scusa.» riuscì a dire.
«Ti scusi perchè sei terribilmente eccitante?»
«Smettila!» mugugnò, coprendosi ancor di piu'. Il rossore non aveva ancora lasciato il suo viso.
«Okay, va bene.»
Arrivarono fuori casa di lei, e Lydia ringraziò il suo fare da sbadata per aver dimenticato la sua borsa proprio nella macchina di Zayn. Era stata troppo impegnata ad andarsene da lui per ricordarsi della sua borsa. C'erano le chiavi di casa dentro. E ringraziò chissà quale Dio quando vide che l'auto di Duke non c'era.
«Allora... ehm... ci vediamo dopo?» disse lei. Sperava che la venisse a trovare dopo in camera sua.
«Si, mh. Ho prima un lavoretto da fare.»
Lei lo guardò confusa. «Lavoretto?»
A Zayn gli veniva quasi da ridere per la sua ingenuità. «Si, ci metterò poco.» Davvero poco.
«Okay...» mormorò.
Si tolse la sua giacca e gliela porse cautamente, senza che le loro mani si sfiorassero.
«Sul serio, sei eccitante.»
Sentì un suo ultimo mugugno imbarazzato prima che scendesse dall'auto ed entrasse in casa. 


 

Ue' uagliooooooooo'!
Vi sono mancata? Dite di si.
SI!
Aw, anche voi, un sacco.
Dovete solo amarmi perchè ho scritto questo capitolo,
molto lungo tra l'altro, col mal di testa per tre giorni.
Quindi, ripeto, amatemi!
..... Okay, andiamo avanti.

Parliamo del capitolo.
Io sono una masochista di merda perchè li faccio scannare
come cani a questi due e poi li faccio chiarire.

Cosa malsana? ADORO QUANDO LITIGANO.
Cioe', capite?
Adoro, adoro, adoro.
Qui ci sono delle rivelazioni.
ED AMO QUANDO ZAYN LE DICE CHE E' SUA.
Voi no? aw.
Ovviamente, dovevo pur mettere la tensione sessuale tra questi due.
E si sa che lavoretto andrà a fare Zayn.
Oh, uno cerca di essere realista anche una ff.

Lettrici care, sul serio, io vi amo.
La storia viene conosciuta da un sacco di persone anche sotto
il vostro consiglio e non posso fare altro che ringraziarvi infinitamente.
I complimenti che mi fate mi rendono ogni giorno davvero felicissima,
e sapere che la storia vi piaccia così tanto è fantastico. Sul serio.
Adoro parlare con voi e leggere qualsiasi vostra riflessione,
parlare degli Zydia e di come vi immaginate il seguito.
Sul serio, grazie mille per questo supporto che nemmeno mi merito :)

Volevo chiedervi una cosa.
Avete una canzone che magari vi ricorda gli Zydia? 
(Semmai li pensate ahahah)
Linkatemele tutte!

GUARDATE CHE HO FATTO.
QUESTO E' PURO DOLORE.




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Adesso mi dileguo.
Peppina vi ama sempre.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 21
*** 21. Touch ***








21. Touch


 
Lydia sentiva ancora troppo caldo quando chiuse la porta alle sue spalle. E il suo cuore non voleva decidersi a smettere di battere così forte.
Possibile che qualsiasi cosa le dicesse quel ragazzo le facesse quell'effetto?
Prese un bel respiro profondo e si disse di calmarsi, di cercare di non dar molto peso alle sue parole. Ma insomma, come non poteva? Le aveva appena detto schiettamente che aveva un effetto su di lui... completamente sessuale. E ancora non riusciva a spiegarsi come poteva una come lei, averlo su uno come lui!
Insomma, Lydia era completamente inesperta su quell'argomento, ne era consapevole, mentre Zayn sapeva ogni cosa. Questo la metteva abbastanza a disagio e in imbarazzo quando i loro discorsi toccavano quell'argomento. E Zayn lo sapeva perfettamente, perchè continuava a stuzzicarla con frasi che lasciavano poco ad immaginare.
Si tolse i tacchi e si recò in camera sua, togliendosi poi il vestito. Il giorno dopo lo avrebbe lavato così da restituire tutto a Cher.
Entrò in bagno e iniziò a struccarsi, con le parole di Zayn ancora che le rimbombavano nella mente.
Lui sapeva che lei era sua, e sembrava sicuro di saperlo anche se non ci fosse stata una conferma da parte di Lydia. Gliel'aveva sussurrato guardandola negli occhi poco fa, con possessività e quel pizzico di durezza che forse Lydia cercava da tempo. 
«E non perchè l'hai detto tu, ma perchè ti sento mia da quando ti ho vista la prima volta, e non lascerò che tu scivoli via dalle mie mani come se niente fosse. Se ti ho fatta entrare nella mia vita è perchè ti voglio e sono così egoista da tenerti tutta per me per sempre senza che qualcun'altro ti guardi e ti tocchi a parte me.»
Lydia sorrise quando ripensò a quelle parole. Non potè non sentirsi schifosamente felice quando Zayn le aveva confessato che la voleva nella sua vita piu' di quanto lei volesse lui nella sua. E seppur le fosse negato ancora il suo tocco, in quel momento non bastava: un suo sguardo sarebbe bastato quanto una sua carezza, e non aveva bisogno di farsi toccare da qualcun'altro. Per adesso, le bastavano i suoi occhi.
«Mi sei entrata dentro così profondamente ed inaspettatamente che ora ti sono completamente dipendente, anche il mio demone lo è. E non lascerò niente e nessuno che ti faccia allontanare da me. Se sei mia per un secondo, dopo lo sei per sempre.»
Di nuovo quei piacevoli brividi le percorsero tutto il corpo, facendole istintivamente accarezzare un suo braccio. 
Ancora ricordava il modo in cui le sue labbra pronunciavano la parola "mia" e di come pretendesse che lei se ne facesse una ragione su ciò, non sapendo che era tutto ciò che Lydia si aspettava.
Un sacco di volte le aveva detto che era sua, ma sentirselo dire da lui era totalmente diverso. Stava a significare che lui la accettava, che la voleva e desiderava, e che non aveva intenzione di lasciarla andare. Come le sue stesse intenzioni.
Scosse il capo cercando di togliersi quel sorriso da ebete che aveva sulle labbra e quando finì di struccarsi, entrò in doccia, iniziando a lavarsi.
Quando finì, si asciugò e indossò l'intimo. Dopo si accorse che si era dimenticata di prendere il suo pigiama.
Uscì dal bagno e si recò di nuovo in camera, aprendo l'armadio.
«Tu hai intenzione di farmi perdere completamente la testa, non è così?»
Lydia sobbalzò non appena sentì quella voce, voltandosi di scatto.
Zayn era in piedi, appoggiato al muro accanto alla finestra, con le mani in tasca e i piedi incrociati e non distolse per un attimo gli occhi da lei, o meglio dal suo corpo.
Si ripeteva di smetterla, di cercare di guardare i suoi occhi, ma come poteva non guardarla quando in quel momento era una così pura tentazione?
E Dio se era bella. Il suo corpo era perfetto, con le curve proprio al punto giusto e quei seni ben contenuti nel reggiseno intimo bianco... 
La sua pelle alla luce della luna sembrava completamente liscia e perfetta, e non potè ammirarla ancora per molto perchè Lydia si nascose dietro l'anta dell'armadio.
«Zayn!»
«Sei tu che lasci sempre la finestra semi-aperta, piccola.»
«Ma avresti potuto dirmi prima che eri qui!»
«Scusa, mi è sfuggito di mente.»
Lydia mugugnò dall'imbarazzo e timidamente fece sbucare solo la testa dall'anta, trovando Zayn che le sorrideva malizioso.
«Ciao.» le disse.
«Girati.»
«Non ci penso neanche.»
«Zayn!»
«Oh, andiamo piccola, non sei la prima che vedo in intimo.»
Il moro vide la sua espressione arrabbiata prima che lei tornasse a nascondere anche il suo viso. Si maledì mentalmente in quel momento.
«Okay, non-»
«Non dire un'altra sola parola, Zayn. Puoi anche andartene.»
«Vuoi che me ne vada?»
«Si.» il suo tono di voce era duro. Era molto arrabbiata.
«No, tu non vuoi che me ne vada.» era sicuro che fosse così.
Lydia lo guardò ancora e Zayn avrebbe voluto quasi ridere per quella sua espressione arrabbiata ma comunque tenera. Avrebbe voluto prenderla sul serio, ma proprio non ce la faceva. Sapeva di averla, in qualche modo, offesa, ma non l'aveva fatto intenzionalmente.
«Okay, mi giro.»
Lo fece e dopo qualche secondo girò di poco il capo vedendola camminare velocemente verso la porta del bagno.
«Bel culo.»
Lydia mugugnò dall'imbarazzo, e dalla rabbia, e si chiuse la porta alle spalle, sbattendola.
Si mise frettolosamente il pigiama, irritata ancora per quel commento fatto dal ragazzo che sperava di non trovare ancora in camera. Almeno si convinceva di volerlo.
«Lydia...» la chiamò, con fare dolce. E lo era per davvero, quasi che lei si sciolse. Ma non doveva cedere.
«Sei ancora qui?» gli disse, irritata. «Mi pare di averti detto di andartene.»
Lo sentì sospirare profondamente e stranamente non sentì piu' i suoi passi per la stanza. Se n'era andato per davvero?
Prese a lavarsi i denti e quando finì, aprì la porta, sobbalzando non appena il viso di Zayn le fu completamente ad un centimetro dal viso.
Si teneva appoggiando le mani sopra lo stipite della porta, tenendosi curvato verso di lei. In quel momento, Lydia si rese conto che era molto alto rispetto a lei. Lei era... piccola. 
«Mi dispiace.» le sussurrò guardandola negli occhi.
Lydia imbronciò le labbra, provando a tenergli testa in qualche modo e non cedere solo perchè l'aveva guardata negli occhi... in quel modo, come solo lui sapeva fare.
«Bel pigiama.» le disse con un sorriso appena accennato sul viso.
Indossava una semplice maglietta bianca a mezze maniche, un pò larga, e un pantalone lungo, comodo, con sopra disegnati dei piccoli panda.
Quasi le veniva da sorridere anche a lei, ma si trattenne. «Mi fai passare, per favore?» gli disse, incrociando le braccia al petto come una bambina.
Il moro restò lì, nella stessa posizione, sfidandola con lo sguardo e Lydia fece altrettanto, mangiucchiandosi il labbro dall'interno. 
A quel punto, Zayn alzò gli occhi al cielo e si spostò appena, facendola passare.
Lydia si diresse verso il letto, sedendosi e coprendosi con la coperta. Sistemò un cuscino dietro la sua schiena ed uno lo mise sulle sue gambe, poi ci poggiò un libro ed accese la lampada sul comodino.
Il moro si tratteneva dal sorridere nel vedere ogni suo movimento. La sua piccola, testarda e capricciosa bambina.
Lydia iniziò a leggere e si sforzava di non dar conto al suo sguardo che si sentiva addosso.
«Mi stai ignorando? Perchè odio essere ignorato.»
«Io ti ho detto di andartene, restare qui è stata una tua scelta.» disse lei, non guardandolo in viso.
Zayn rise, abbassando e scuotendo il capo. Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire sul serio.
«Perchè non vai dalle tante ragazze che hai visto in intimo? Magari ti fanno vedere anche di piu'.» pronunciare quella frase la faceva arrabbiare e irritare da sola. 
«Secondo te perchè resto qui?» chiese lui, avvicinandosi ai piedi del letto. 
«Oh, be', non lo so. Forse non vuoi essere così masochista da andare da una di loro ed essere consapevole di non poter fare nulla se non guardare.»
«O forse perchè non me ne frega un cazzo di stare con le altre se non con te?»
Lei lo guardò, con quell'espressione non piu' arrabbiata solo perchè il ragazzo davanti a sè era riuscito a darle, di nuovo, un'importanza per lui.
«Si, potrei uscire, cercarmi qualche ragazza e chiedergli qualsiasi cosa io voglia. Potrei guardarla mentre prova a darmi, in qualche modo, piacere, ma non sarà mai abbastanza. Non riuscirebbe a rendermi sazio quanto invece fa un tuo semplice sguardo. Non ho bisogno di cercare niente e nessun'altra se ho te.»
Lydia premette le labbra insieme, abbassando il capo e giocando nervosamente con le sue mani, imbarazzata. Non sapeva cosa dire. Le certezze che lui gli dava ogni volta la rendevano così piccola da farla pentire di aver avuto quel comportamento. Ma era stato del tutto spontaneo. E comunque, quelle certezze la rendevano così felice.
«E comunque, vedere il tuo bel culo mi è bastato dimenticare gli altri corpi femminili che ho visto in tutta la mia vita. Insomma, quelle chiappe non le batte nessuno.»
Lei prese il cuscino e glielo gettò addosso, con un sorriso divertito sulle labbra e le guance rosse.
«Ti odio.» mormorò lei.
Il moro sorrise a sua volta, prendendo il cuscino e avvicinandosi a lei, sedendosi sul letto.
Lydia riprese il cuscino e lo strinse tra le sue braccia, poggiandoci il mento sopra, con quell'espressione tremendamente dolce da far impazzire il moro.
«Così sono perdonato?»
«Si... ma non fare mai piu' un commento del genere.»
«Non l'ho fatto intenzionalmente. A volte dico cose senza rendermene conto.»
«Okay... va bene.» sussurrò lei.
Zayn la guardò mentre stendeva il cuscino sulle sua gambe ed era tentato dal metterle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e lei sembrò leggergli nel pensiero perchè lo fece. Il suo sguardo era ancora basso, non lo aveva ancora guardato.
«Sei stato con molte ragazze?» mormorò.
Il moro capì in quel momento che quella era una delle tante preoccupazioni di Lydia. Si ricordò della telefonata che ascoltò, dove lei parlava con la sua migliore amica e diceva di essere a conoscenza di parte del suo passato.
Sospirò. «Non credo che tu voglia realmente saperlo, anche se suppongo che tu lo sappia già.»
Lei non rispose, e continuò a torturarsi le mani tenendo il capo basso. Non sapeva nemmeno lei perchè gli avesse fatto quella domanda, non voleva affrontare realmente quel discorso.
«Cosa hai sentito dire su di me, Lydia?»
«Che... eri conosciuto da tutti a scuola, per la tua reputazione ai combattimenti "segreti",» virgolettò con le dita quella parola «per... mh... la tua prepotenza nei corridoi... e tutti sapevano che le ragazze non ti mancavano...» sussurrò. «Per aver mandato quasi all'ospedale alcuni ragazzi...»
«Okay. Guardami.» lei lo fece, con il labbro inferiore tra i denti. «Ho fatto una marea di cazzate in passato, non posso negarlo, e se potessi cancellerei una marea di cose, ma non posso. Ciò che sono e sto passando adesso non è nulla in confronto, e onestamente non me ne frega un cazzo del mio passato se questo non preoccupa te.»
«No... a me non importa del tuo passato... è solo che...»
«Credi che possa lasciarti per tornare a divertirmi con altre ragazze come facevo prima?»
Lei abbassò di nuovo lo sguardo, alzando le spalle.
«Guardami.» le disse ancora, e i suoi occhi tornarono a lui. «Non ho mai avuto una relazione con nessuna. Con quelle ragazze ci stavo solo per divertimento, il piacere di un'ora e basta. Con te è tutto completamente diverso. Non so di preciso cosa siamo io e te, ma ciò che abbiamo non l'ho mai avuto con nessun'altra e non ho intenzione di averlo se non con te. Preferirei te a chiunque, anche se in queste circostanze, perchè mi basti in qualsiasi caso. Non so neanche cosa provo per te, non so dargli un nome, so solo che ho il costante bisogno di starti accanto, di non lasciarti, di tenerti a me anche così e uscirei letteralmente fuori di testa se dovesse succederti qualcosa, se dovessi lasciarmi, se qualcun'altro di portasse via da me. Non riuscirei a sopportarlo. E tutto ciò, non l'ho mai provato con nessun'altra.» ammise. «Tu sei la prima. L'unica.»
Il cuore di Lydia aveva preso a battere forte. «Davvero?» domandò timidamente.
Il moro quasi sorrise. «Si.»
«Quindi... se qualche ragazza... insomma, dovesse farti qualche... richiesta...»
Lui ridacchiò. «Potrebbe farmi tutte le richieste del mondo, non me ne fregherebbe un cazzo.»
Lei si trattenne dal sorridere. E quello che voleva sentirsi dire. Si fidava delle sue parole. «Okay...»
Zayn la guardò mentre cercava di evitare il suo sguardo e, ancora col sorriso sulle labbra, giocava con i risvolti della federa del cuscino. «Dovresti guardare il tuo sorriso soddisfatto e contento in questo momento.» la prese in giro.
«Tu non puoi capire perchè con me non hai nessun tipo di preoccupazione. Non sono mai stata con nessuno... addirittura baciato.»
«Ed io sarò il tuo primo.»
«Potrebbe esserci qualcuno dopo di te, sai...» lo stuzzicò.
«Non credo proprio. Un secondo, per sempre.» 
Lei lo guardò e vide quanto il suo sguardo fosse duro e sincero. Era bastato un secondo ed una frase per rendere Zayn subito serio. E lei se le ricordava quelle parole, sapeva che non le avrebbe dimenticate facilmente, anche perchè lui gliel'avrebbe ricordate sempre. Questo significava che... non l'avrebbe lasciata mai?
Sobbalzò non appena sentì sbattere la porta d'entrata sbattere e dei passi al piano di sotto. Duke era tornato. Iniziò ad andare nel panico e anche il cuore di Zayn se ne accorse.
«Lydia, che succede?»
«Dovresti andartene, Zayn.» sussurrò.
«No. Io non mi muovo da qui.»
«Zayn...» lo pregò.
«No.»
Il cuore di Zayn non aveva smesso di battere forte neanche un attimo. Ancora non riusciva a capire perchè Lydia si stesse agitando così tanto... perchè avesse così tanta paura.
«Lydia-»
Lei si portò un dito sulle labbra, sussurrando un flebile «shh». Lo pregava con gli occhi.
Scese dal letto e si avvicinò alla porta, sbirciando nel corridoio. Non era ancora salito.
Si voltò poi verso Zayn, chiedendogli di stare ancora in silenzio e poi uscì, iniziando a scendere lentamente le scale.
«D-duke?» lo chiamò, quando entrò in cucina. Era di spalle.
«Fa che non sia ubriaco, fa che non sia ubriaco, ti prego.»
«Cosa vuoi?» le disse, senza neanche guardarla. C'era durezza e disprezzo nella sua voce, ma lei ci era abituata. Almeno non era ubriaco.
Lo guardò mentre metteva dei colpi nella sua pistola. Non era la prima volta che vedeva una scena del genere, ma le facevano comunque un certo effetto. E si paralizzò ancor di piu' quando la caricò.
«N-no... io volevo sapere solo se eri t-tu.» riuscì a dire.
«Ora lo sai. Adesso non rompermi, ragazzina.»
Lydia abbassò lo sguardo e premette le labbra insieme, voltandosi intenzionata a tornare in camera sua, quando poi tornò di nuovo in cucina. «D-duke...»
«Che cazzo vuoi adesso?»
«Quando non c'eri ti è venuta a cercare una persona...»
A quel punto, lui la guardò. «Chi?»
«Ehm, ha detto che si chiamava Kole...»
«E tu cosa gli hai detto?»
«C-che non sapevo dov'eri...»
Per un attimo il suo sguardo si fece cupo, poi concentrò di nuovo la sua attenzione alla pistola. «Bene.»
Lydia lo guardò ancora mentre metteva, di nuovo, altri colpi nella pistola e la ricava di nuovo. Sobbalzò per quei rumori così forti e quando sentì dei passi verso le scale, si voltò verso di esse, trovandoci Zayn che le scendeva lentamente.
Lei guardò verso Duke e si sentì sollevata quando vide che non aveva sentito nulla. Nel panico, corse subito verso Zayn. «Sei pazzo?!» sussurrò.
«Ho sentito caricare una pistola.» sussurrò lui a sua volta, con le espressioni rigide sul viso.
«Torna in camera.»
Lui la guardò per dei secondi infiniti. Avrebbe voluto scendere e vedere chi fosse quell'uomo, del perchè avesse una pistola... cercare di capire perchè infondesse così tanto timore alla sua ragazza. Ma gli occhi di lei gli pregavano di non farlo, e lui si arrese, come sempre. Lydia era il suo punto debole.
Tutti e due tornarono in camera e lei chiuse subito la porta, anche a chiave.
«Non fare mai piu' una cosa del genere.» sussurrò lei.
«Perchè hai così tanta paura di lui, Lydia?»
Lei ingoiò il vuoto, non riuscendolo a guardare negli occhi. Incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo, sfregando i piedi uno sull'altro. «Io non ho paura di lui...» mormorò.
«Non si direbbe.» disse lui. «Guardami.»
Lydia si sentì costretta a farlo, e lo fece, e già sapeva che si sarebbe pentita delle bugie che gli avrebbe detto secondi dopo. «Non voglio che ti veda, Zayn.»
«Perchè? Qual'è il problema?»
«Perchè... insomma, siamo soli in casa e potrebbe pensare male. E poi potrebbe farti una scenata.»
«Scenata? Mi hai detto che tu e lui non avete nessun tipo di rapporto.»
«Si, ehm... è strano. E' come se fosse geloso, in qualche modo, di me. Ci sono stati vari episodi...»
«Vari episodi?» ripetè lui. Stava iniziando ad innervosirsi. «Quali episodi?»
«Ehm... be', alcuni ragazzi del quartiere facevano dei... commenti su di me... così lui li ha chiamati da parte e gli ha detto un pò di cose.»
«Loro cosa?!» sbottò. Lydia gli andò vicino chiedendogli ancora di fare silenzio o Duke lo avrebbe sentito. «Anche le teste di cazzo che vivono qui ti guardano?»
«Zayn...» tentò lei.
«Cristo, li ammazzerei uno ad uno.»
«N-non importa...»
«Erano quelli che abbiamo visto l'altra volta?»
Lei gli si avvicinò ancor di piu', guardandolo negli occhi. «Ti prego, Zayn, non importa...»
«Se è così, credimi che non ti daranno mai piu' fastidio. Vedermi con te li terrà alla larga.»
In quel momento, Lydia ricordò le parole di Cher nel camerino, nel tentativo di confortarla. Che anche Zayn si riferisse alla stessa cosa? Ancora non riusciva a capirlo, ma era curiosa di saperlo.
«Perchè?» domandò.
«So' marchiare il mio territorio molto bene, quando voglio.»
Lydia ancora non riusciva a capire, tanto che lo guardò ancora piu' confusa. Non era questa la risposta che cercava.
Lui respirò profondamente, guardando per un attimo altrove e poi di nuovo i suoi occhi. «Sai perchè ha una pistola?»
Lei scosse il capo, mordendosi appena il labbro, come farebbe una bambina indifesa. E lo era per davvero.
«Avanti, torna a letto.» le disse dolcemente. 
Lydia si diresse lentamente verso il letto, sedendosi per poi coprirsi con la coperta. Aveva il capo basso e cercava di trovare il coraggio di fargli qualche domanda in piu'.
«Cosa c'è, piccola?» le domandò lui, sedendosi accanto a lei, purtroppo non del tutto.
«Che lavoro fai?» disse Lydia, alzando il capo, guardandolo.
«Perchè questa domanda?» il suo tono era serio.
«Oggi ho parlato con Cher... dopo il nostro litigio... e nel discorso, mi ha detto che "il tuo lavoro potrebbe mettermi in pericolo".»
Lo vide abbassare lo sguardo e stringere a pugno le lenzuola, con la mascella contratta. Non voleva farlo innervosire in nessuno modo. Non pensava che la sua domanda gli provocasse una tale reazione. Aveva detto qualcosa di sbaglio? Eppure voleva sapere, perchè era sicura che non si riferisse alla sua natura. Quello non era il suo lavoro.
«Che lavoro è?» domandò timidamente.
Zayn la guardò. «E' un'ambiente che tu non dovrai mai conoscere, Lydia, mai. Una volta che ci entri, non puoi piu' uscirne e se ti prendono di mira per farmi un torto, non riuscirei mai a perdonarmelo. Impazzirei. Potrei perderti in un istante e nemmeno con la mia natura riuscirei ad arrivare in tempo per cambiare le cose. Non c'è bisogno che tu sappia nulla, solo che riuscirò a tenerti al sicuro da qualsiasi cosa. Te lo prometto.»
E lei gli credeva ancora, su ogni cosa che le aveva detto e promesso. Nonostante le litigate dovute alle insicurezze di lui, lei non poteva fare a meno di fidarsi ancor di piu'. Forse perchè nemmeno lei, nel profondo, credeva ad un suo reale addio, perchè sapeva che, in qualche modo, lei era importante per lui. E gliel'aveva confessato proprio quella sera, tra le tante altre cose. Era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Gli rivolse un ennesimo timido sorriso mentre ancora si guardavano negli occhi, provando ad azzerare in qualche modo quella straziante distanza. E quei contatti visivi funzionavano sempre. Riuscivano a farli sentire meno soli, piu' vicini.
«Prova a dormire adesso.» le mormorò ancora dolcemente.
Lydia si stese, sistemandosi meglio sul materasso, e girandosi su un lato dove era seduto lui. Non aveva intenzione di dormire, avrebbe voluto solo guardarlo, anche per tutta la notte.
«Dormi.» ridacchiò lui.
Lei mise il broncio e sbuffò leggermente. «Okay.» sussurrò, abbracciandosi al cuscino e chiudendo, finalmente gli occhi.
Zayn restò seduto lì per un bel pò, guardando quel suo bel viso e ringraziando chissà quale Dio per aver fatto entrare quella ragazza nella sua vita, rendendola migliore. Ancora si dava dello stupido perchè aveva tentato di allontanarla. Ma come avrebbe fatto? Gli risultava difficile, adesso, poter vivere senza di lei. Quanto avesse bisogno di lei ancora non era sicuro di saperlo.
La vibrazione del suo cellulare lo riprese da quello stato di trance e lesse il messaggio che gli era arrivato.
Lo riposò nella tasca e sbuffò sonoramente, alzandosi con malavoglia. Stare lì era l'unico posto in cui avrebbe voluto essere sempre.
Si avvicinò alla finestra, iniziando ad uscire.
«Zayn?»
Lui si voltò, vedendo Lydia poggiata su un gomito e tutti i suoi capelli portati su una spalla. La luce della luna illuminava il suo viso e la sua pelle e Zayn rischiava ancora di rimanere incantato nel guardarla. Cosa che successe per un paio di secondi. Il suo bellissimo e puro angelo bianco.
«Tornerai, non è vero?» mormorò timidamente con la voce ancora impastata dal sonno.
Lui sorrise appena. «Come sempre.»


—— ❀ ————


«Alla fine l'hanno trovato il corpo di McCall...»
Lydia guardò Grace sorpresa. «Davvero?»
La ragazza annuì. «Fuori città, in un posto sperduto dal mondo. Dicono che aveva il viso completamente rovinato. Si riconosceva appena.»
A Lydia vennero ancora i brividi ma cercò di non dare a vedere quanto quell'argomento le facesse un così tale effetto.
«Era una persona meschina e ripugnante. Faceva del male a chiunque qui, approfittandosi di qualsiasi ragazza. E' quello che si merita.»
Lei ancora non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo e continuare a camminare al suo fianco per i corridoi della scuola. Forse Grace aveva ragione, eppure non riusciva a condividere del tutto il suo commento, per quanto ci possa essere stata dentro in quelle situazioni così drastiche. Nonostante McCall l'avesse toccata e minacciata in quel modo, nonostante fosse ancora la ragione dei suoi incubi, non le veniva da dire che se l'era meritato. Chi meriterebbe una morte così atroce? Non l'augurava a nessuno. E con questo non intendeva che Zayn fosse un mostro, per lei non lo sarebbe mai stato; solo che la vita era un prezzo troppo alto da pagare per chiunque. Almeno lei la pensava così. 
Voleva solo che McCall uscisse dalla sua testa, insieme ai suoi ricordi, e che dimenticasse tutto il piu' in fretta possibile.
Entrambe arrivarono al piccolo piazzale, fermandosi davanti alla sedia ricoperta di fiori. Fu una cosa spontanea per tutte e due restare a guardare la foto per qualche secondo. 
I fiori erano freschi e colorati, e profumavano un sacco, tanto che Lydia si inebriò di quel piacevole odore. 
C'erano ancora dei biglietti: chi le scriveva che le mancava, chi che era una persona speciale seppur col suo carattere un pò forte, chi che l'aveva sognata, una notte. Un biglietto, però, attirò la sua attenzione. C'era scritto: mi dispiace. 
«Quanto è passato?» mormorò Grace.
«Un anno.» rispose una voce dietro di loro. «Un anno e non si sa ancora un cazzo.»
Le ragazze si voltarono trovandosi Harry Styles a pochi centimetri di distanza da loro. Aveva le mani in tasca, la schiena dritta, la mascella contratta e lo sguardo così freddo da far sentire a disagio chiunque.
«Non si sa ancora chi è stato?» domandò Grace.
«No, ed è questo che fa piu' rabbia. Qualcuno lì fuori l'ha uccisa e l'ha passata franca. E potrebbe farlo ancora.»
Le iridi verdi del ragazzo incontrarono quelle di Lydia, guardandola ancora con quello sguardo severo e duro. 
Lydia si immobilizzò sul posto, ingoiando il vuoto, provando a guardare altrove. Eppure non ci riusciva. Sembrava che Harry la tenesse in pugno con i suoi occhi.
«E vi consiglio di stare attente, perchè potrebbe succedere anche a voi.»
Brividi. Ecco ciò che percorse tutto il corpo di Lydia. 
Per quelle poche volte che aveva avuto a che fare con Harry, dopo l'incontro ne era uscita sempre piu' confusa. Le sue frasi erano sempre poco chiare e lasciavano ad alludere sempre a qualcosa per lei sempre piu' sconosciuto. Si chiedeva ancora perchè si comportasse in quel modo. Faceva così con tutti o solo con lei?
Si rese conto della risposta quando il suo sguardo era ancora su di lei, nei suoi occhi. 
Grace la urtò appena e Lydia ebbe il coraggio di guardarla, vedendo che le chiedeva di andarsene solo col suo sguardo.
Lei la accontentò, iniziando ad incamminarsi di nuovo al suo fianco.
«E' così strano.» mormorò Grace.
Lydia si voltò dietro di lei, e trovò Harry guardarla ancora. Il suo sguardo non era cambiato di una virgola.
Tornò a guardare la sua amica. «Già...» 
Per due secondi il cellulare le vibrò e intuì che le fosse arrivato un messaggio.
Quando lo prese, vide che fu così. Lo aprì.

Da: Zayn.
 
Ciao bel Culo x


Si sentì le guance completamente in fiamme e per poco non le cadeva il telefono dalla mano.
«Lydia?»
Lei si voltò verso Grace. «Mh?» mugugnò.
«Stai bene? Sei tutta rossa.»
Annuì solamente, non fidandosi della sua voce. Era così imbarazzata. In un attimo ricordò quella notte, dove Zayn l'aveva vista in intimo. E le sue parole di apprezzamento. Al solo pensiero arrossiva ancor di piu'. Mai nessuno l'aveva vista semi-nuda, mai. 
Il suo cellulare vibrò di nuovo.

Da: Zayn.

 
Odio essere ignorato, bel Culo, lo sai.


Lydia capì che lo facesse apposta perchè sapeva che effetto avesse su di lei, o meglio, le sue frasi. O entrambi.
Con un pò di coraggio, iniziò a digitare per poi premere "invio".

A: Zayn.

 
Smettila di chiamarmi così! >-<


«Ti senti con Zayn Malik?!» esclamò la ragazza accantò a sè.
Lydia istintivamente si tirò il telefono piu' vicino al suo corpo. Grace si era appena fatta i fatti suoi e questo la infastidiva. Insomma, non le riguardava. Ma comunque, decise di essere il piu' carina possibile.
«Cosa? No. Cioe'...» non sapeva se dirglielo, anche perchè non sentiva il bisogno di farlo.
«Ho visto il suo nome.»
«E non avresti dovuto farlo.» disse Lydia.
«Si, lo so... è stato piu' forte di me.»
Un altro messaggio.

Da: Zayn.

 
Quella faccina quasi ti assomiglia.


E ancora la prendeva in giro. 
Si mordicchiò il labbro cercando di non sorridere. Non lo rispose, provò a fare la sostenuta anche se sapeva che non sarebbe durata per molto.

Da: Zayn.

 
Sai, devo dire che anche le tue tette sono proprio niente male.
Non vedo l'ora di toccarle.


A Lydia quasi uscivano gli occhi fuori dalle orbite e non solo il suo viso si colorò di rosso, ma iniziò a sentire caldo. Tutto il suo corpo era in iperventilazione.
Zayn sapeva perfettamente che quelle cose la imbarazzavano da morire e si divertiva a coinvolgerla in argomenti piu' spinti del normale. Lei non ci era abituata e per un attimo avrebbe voluto stuzzicarlo in qualche modo, come magari fa qualsiasi ragazza, ma non sapeva come fare. Era così inesperta che si vergognava da sola. Avere diciassette anni e non sapere assolutamente nulla sul sesso lo riteneva del tutto imbarazzante. 

A: Zayn.

 
Zayn!

Da: Zayn.
 
Ti sto dicendo la pura verità, bel Culo.

Non smise di arrossire mentre ancora gli scriveva di non chiamarla così. Almeno non gli era davanti e la guardava mentre vedeva come la metteva in imbarazzo anche solo tramite messaggi. Se fosse stato accanto a lei sarebbe stato molto peggio.
«Lydia... stai attenta.»
Lydia alzò lo sguardo per guardare la ragazza accanto a sè, confusa.
«Credo che tu sappia cosa dicono su di lui, no?»
«Si, quindi?»
«Be', io starei alla larga da lui. Potrebbe farti del male.»
«No, non me ne farebbe. Tu non lo conosci e dovresti smetterla di credere a ciò che dice la gente prima di aver conosciuto realmente una persona.» il suo tono era duro e irritato.
«Okay, scusa. Volevo solo aiutarti in qualche modo.»
«Be', non mi serve il tuo aiuto. Grazie.»
Distolse lo sguardo da lei e guardò il suo cellulare vedendo un altro messaggio del moro dove le chiedeva come stava, ma non aveva ancora voglia di rispondere perchè era ancora irritata da ciò che Grace le aveva detto. 
Non conosceva Zayn e non poteva affermare ciò. Una parte di lei pensò che l'avesse detto per proteggerla, e lo apprezzava, ma le urtava il fatto che le avesse consigliato di stargli lontano come se avesse una malattia mortale. Ma d'altronde, lei non avrebbe potuto capire. Nessuno avrebbe potuto. E forse era meglio così.
«Io, ehm... vado a lezione. Ci vediamo in giro...» mormorò Grace.
«Okay.» disse Lydia. Non avrebbe voluto nemmeno risponderle.

Da: Zayn.

 
Gradirei che tu stasera ti facessi trovare di nuovo in intimo,
realizzeresti uno dei miei sogni erotici.


Sogni erotici?!
Quel ragazzo si stava divertendo fin troppo a stuzzicarla fino al suo limite.

A: Zayn.

 
Adesso vado a lezione. Ciao.

Da: Zayn.
 
E' un si?

Rise mentre posava il cellulare nella tasca, e dopo aver sistemato meglio i libri tra le sue braccia, si voltò di nuovo indietro trovando Harry Styles ancora a guardarla.


—— ❀ ————


Zayn entrò nella riserva, andando in cucina dove trovò Niall e Liam seduti al tavolo impegnati in una partita a carte.
Si appoggiò alla cucina, vicino ai lavelli. «Louis dov'è?»
«Non ne ho idea.» rispose vagamente Niall mentre buttava una carta sul tavolo e faceva un tiro di sigaretta. 
«Non ti sto vedendo ultimamente qui dentro, Zayn.» lo stuzzicò Liam mentre studiava il suo mazzo. «Come mai?»
«Oh, non ci provate.» disse lui.
«Sei sempre in quel capannone. Louis dice che ti stai allenando. Vuoi riprendere i combattimenti?» domandò l'irlandese.
«No, lo faccio per sfogo.»
«Oh, Lydia non ti ha fatto arrivare ancora alla seconda base?» disse Niall, provocando una risata al suo avversario.
Il moro sospirò divertito.
«Costretto a sfogare la sua rabbia sessuale contro un sacco che non riuscirebbe a soddisfarlo quanto un buco vaginale. Povero ragazzo.» i due amici risero di nuovo.
Zayn scosse il capo col sorriso sulle labbra. «Davvero divertente.»
«BAM!» esclamò Liam. «Beccati questa irlandese!» disse buttando una carta sul tavolo.
«Oh, fanculo!» disse il biondo, posando le sue carte. «Okay, voglio la rivincita.»
Zayn rise mentre vedeva i due amici battibeccarsi tra di loro. 
Si voltò e dal mobile prese un bicchiere, per poi riempirlo d'acqua sotto il lavello. Quando ebbe finito di bere, provò a posare il bicchiere nel lavello ma questo gli scappò da mano andando a finire nel lavello pieno d'acqua.
Provò subito a prenderlo e quando la sua mano entrò a contatto con l'acqua si stupì nel vedere cosa era successo.
Niente.
Non era successo niente.
Ritirò la mano quasi shockato, guardandosela confuso e quasi impaurito. 
L'acqua avrebbe dovuto muoversi all'impazzata, come un idromassaggio, ma non era successo. Come era possibile?
Rimise di nuovo la mano nell'acqua e non successe di nuovo nulla. Nessun effetto.
Il suo respiro aumentò mentre continuava a guardare la sua mano, poi prese a guardare anche l'altra, entrambe. 
Si voltò verso i suoi amici i quali non gli avevano dato nessuna attenzione e istintivamente si avvicinò a Niall, allungando una mano verso la sua spalla.


—— ❀ ————


«Cerca di ricavare qualcosa dalle informazioni che ti ho dato.» disse Louis al telefono, mentre camminava sulla strada verso la riserva.
«E' per questo che ti pago, idiota. Vedi di fare bene il tuo lavoro.» sbottò.
«Si, lo so che è strano, ma ci sto lavorando da parecchio e ho bisogno di sapere.»
«A te non deve fregare un cazzo del perchè mi serva tutto questo, fallo e basta, cazzo.»
«Si... fai tutto quello che devi.» mormorò. «Devo sapere... devo.» 
La porta della riserva si aprì di scatto e Louis vide il suo migliore amico correre al suo lato apposto. E correva forte, veloce.
«Zayn, hey!» urlò, ma l'amico non lo rispose. 
«Ti devo lasciare.» e chiuse la chiamata, guardando ancora il suo amico correre via.
Entrò nella riserva, andando in cucina. «Sapete perchè Zay-» si bloccò vedendo le facce quasi sconvolte e shokcate dei suoi amici. «Perchè avete quelle facce?»
«Zayn mi ha toccato.» mormorò Niall.
A Louis quasi gli cadeva la mascella. «Cosa?!»
«Si, mi ha toccato la spalla ed è stato strano perchè ha sempre detto che non voleva toccare e farsi toccare da nessuno.»
«E stai bene?» domandò Louis, avvicinandosi a lui.
Il biondo lo guardò confuso. «Perchè non dovrei?»
Il moro si mise le mani nei capelli, guardandosi intorno e camminando nel salottino. «Oh mio Dio.»
«E' stata una figata pazzesca. Sono il suo prescelto. Vuole che sia il suo nuovo migliore amico.» disse Niall.
«Oh, sta' zitto.» lo sminuì Liam.
«Si, si, si, si!» esultò Louis nel salotto. «Il figlio di puttana ce l'ha fatta.» sussurrò a se stesso col sorriso sulle labbra.


—— ❀ ————


Correva. Correva il piu' veloce possibile per quelle strade poco illuminate, seppur piene di gente.
Non voleva volare, non voleva sfruttare niente della sua natura. Voleva correre con le capacità come ogni essere umano, perchè in quel momento si sentiva anche lui così: umano. 
E voleva che tutte quelle persone sconosciute lo vedessero correre, che per un attimo lo guardassero in viso e vedessero quel suo leggero sorriso e nei suoi occhi quello scintillio che mai c'era stato, e che solo una persona era riuscito a dargli. Quello scintillio di speranza. 
Non era stanco, non sentiva il bisogno di fermarsi. Almeno su questo ci pensava ancora la sua natura, ma se ne avesse avuto il bisogno, sapeva che non l'avrebbe fatto. Avrebbe continuato a correre verso la sua meta. Verso la sua Lydia.
Arrivò sotto la sua finestra e mai si era arrampicato così velocemente come in quel momento. Mai aveva avuto il bisogno di vederla così tanto. Le cose sarebbero cambiate.
«Zayn.» sussurrò lei, guardandolo. Era sorpresa di vederlo, lo potè intuire dalla sua voce.
Si alzò dalla sedia e si avvicinò a lui, mettendosi davanti. «Credevo fossi impegnato.» gli disse, con un sorriso sulle labbra. 
Indossava una maglia bianca lunga a mezze maniche, con un disegno a fantasia davanti col nero. Sotto, un fuson nero e dei semplici calzini. Si ricordò di quando gli disse che non riusciva a togliersi il vizio di stare sempre a piedi scalzi. 
I capelli erano sciolti e lisci e lui, quando lei le fu quasi vicino, potè sentire il suo odore.
Ancora non aveva parlato. La stava solo guardando, ammirando.
Lei lo guardò confuso. «Hey, stai bene?» gli chiese, con quella sua voce sottile.
«Voglio provare a toccarti.»
Il respiro di Lydia quasi le si mozzò in gola e non appena Zayn aveva pronunciato quelle parole, il suo cuore aveva preso a battere forte. Lo aveva detto per davvero?
«D-davvero?» riuscì a sussurrare.
Lui la guardò negli occhi. «Si.» le disse. «Ti fidi di me?»
Lei annuì. «Si.» guardandolo a sua volta negli occhi. Voleva che vedesse quanto fosse sincera, quanto aspettasse questo momento. Da fin troppo tempo.
Lo vide chiudere gli occhi e sospirare profondamente, finchè la sua attenzione non si concentrò sulla sua mano. 
Lydia la guardò anche lei, e vedeva che lentamente si avvicinava alla sua. Un percorso così piccolo e un'attesa così snervante da sopportare.
Per un attimo gli occhi di Zayn la guardarono e videro che anche lei guardava quella piccola distanza tra le loro mani. E il suo cuore non aveva ancora dato segni di paura o timore. Ma voleva sentirselo dire da lei.
«Hai paura?» le domandò.
Lei lo guardò e scosse il capo, mordicchiandosi il labbro inferiore appena. Ancora una volta era riuscita a dimostrargli la sua sincerità.
Zayn si concentrò ancora sulla sua mano, e anche Lydia lo fece, aspettando che quella distanza non ci fosse piu'. 
Forse tra i due ad aver paura era proprio Zayn. Eppure le conferme le aveva avute poco fa, toccando la spalla dell'amico e vedendo che non gli era successo niente. Nemmeno un livido sulla sua spalla. Niente. Ma con Lydia era sempre così insicuro. Aveva così paura di farle del male che stava per tirarsi indietro ancora una volta. 
Ma non lo fece, solo perchè lei lo guardò di nuovo e gli chiese disperatamente di farlo, di provarci, di non aver paura. E no, ora di paura non ne aveva piu'.
Con una lentezza disarmante, Zayn avvicinò la sua mano alla sua e la toccò.
Sentì il calore della sua mano per dei secondi prima che istintivamente, preso dal panico, la togliesse di nuovo.
Guardò verso di lei impaurito mentre vide i suoi occhi pieni di contentezza e un sorriso che si formava sulle sue labbra. Il suo angelo era ancora lì davanti a lui.
Ancora. 
Aveva bisogno di sentire ancora quel calore perchè da un secondo, ne era già dipendente. E con coraggio, avvicinò le sue dita alle sue e sentì la mano di lei stringere la sua, mentre tornava a guardarlo e a sorriderlo ancora. 
Zayn la strinse a sua volta ancora incredulo e col pollice iniziò ad accarezzarle il dorso, lentamente, sentendo la morbidezza della sua pelle. 
«Ti faccio male?» le chiese.
Lei scosse il capo, mordendosi il labbro trattenendo un ennesimo sorriso. Continuava a guardare il movimento del pollice e a rilassarsi sotto quel tocco così delicato. Per lei, era ancora incredibile da credere. Zayn la stava davvero toccando?
La mano di lui sciolse quell'unione solo per poter percorrere con l'indice il percorso del suo braccio, lentamente.
Superò la sua mano, iniziando a salire verso il braccio e sentì sotto il suo dito dei piccoli puntini. Le stava provocando dei brividi, e quando la guardò si rese conto che non erano di paura. 
Continuò quel percorso, superando la manica della sua maglietta, arrivando al collo scoperto. 
Lei istintivamente piegò appena la testa di lato, chiudendo gli occhi, sentendosi in completa trance sotto il suo piacevole tocco. Mai aveva immaginato che il tocco di Zayn le potesse dare così tanto piacere. E la stava toccando solo con un dito.
Raddrizzò il capo quando il suo dito iniziò a percorrerle il mento e lentamente, poi, tirasse la mano di nuovo verso di lui.
Il respiro di entrambi era leggero, seppur pesante ed insistente, e lui riusciva a sentire il battito forte del cuore di lei. Anche il suo era forte: sentiva il suono di quel tamburo in tutto il suo corpo, che sembrava quasi scuoterlo.
Prima che potesse rendersene conto, Lydia gli si fiondò tra le braccia, stringendolo piu' che poteva. La sentiva tremare contro il suo petto, mentre sentiva le sue mani stringergli la maglietta dietro la schiena.
Solo pochi secondi dopo riuscì finalmente a stringerla a sua volta, non troppo per paura di perderla per sempre. E sentì il suo sorriso contro il suo petto. 
Abbassò il capo poggiando il naso contro i suoi capelli, respirando il loro odore. Ancora non riusciva a credere che stesse stringendo a sè la sua piccola, e nell'attimo in cui l'aveva fatto, sapeva che mai l'avrebbe lasciata andare.
E lui non sapeva che quella era la stessa speranza di Lydia. Mentre lo stringeva, non faceva altro che sperare che quel momento non finisse mai, che quella sensazione di piacevolezza non lasciasse mai il suo corpo. Per la prima volta in vita sua si stava sentendo protetta e, finalmente, a casa.
Lui cercò il suo sguardo e quando lo trovò, le portò subito le mani al viso, sempre con delicatezza. «Hey...» sussurrò, asciugando col pollice una lacrima.
«Ti prego, non andartene di nuovo.» gli sussurrò lei. Gli pregò con gli occhi.
«No, non lo farò...» le sussurrò a sua volta. «Mai piu'.»
Entrambi si guardarono per un tempo che sembrò infinito, dicendosi tutto ciò che le parole non sarebbero riuscite a decifrare. Mai gli occhi di lei erano stati così belli, e mai quelli di lui erano stati così intensi e profondi. 
Adesso c'era una strana tensione tra loro, un'atmosfera mai provata per entrambi. E i loro cuori, i loro respiri, iniziarono a scuotere i loro corpi, a far sottofondo a quella scena così intensa.
Zayn avvicinò, sempre con la stessa lentezza, il suo viso al suo e la sentì quasi paralizzarsi sotto le sue mani, ma non si tirò indietro.
Si fece piu' vicino a lei e finalmente fece ciò che avrebbe sempre voluto fare da quando l'aveva vista la prima volta. Posò le labbra sulle sue.
Il moro si rese conto in quell'attimo di quanto fossero perfette e potè sentire la loro morbidezza. Quanto ne era stato dipendente da quelle labbra. E adesso ancor di piu'.
Impacciata, Lydia le mosse contro quelle di lui, provando a ricambiarlo in qualche modo. Per un attimo lo sentì sorridere contro la sua bocca.
Sentì una sua mano poggiarsi contro la sua schiena e gentilmente la facesse piu' vicina al suo corpo. Di nuovo quel calore, di nuovo quella protezione, di nuovo nel posto in cui desiderava essere.
Zayn le stuzzicò le labbra con la lingua per un accesso, e lei, inesperta, dischiuse la bocca accogliendo la sua lingua.
Le loro lingue si incontrarono, seguendosi a vicenda, e Zayn intuì la timidezza di Lydia, così le mise una mano dietro la nuca, facendole inclinare di poco la testa per intensificare e approfondire quel bacio. Dopo pochi secondi la sentì rilassarsi sotto il suo tocco.
Lydia, istintivamente, si alzò sulle punte e poggiò una mano sul petto di lui e l'altra tra la spalla e il collo, sentendo di nuovo il calore della sua pelle.
Entrambi potevano sentire tutta la sofferenza, la frustazione e il dolore che avevano provato per tutto quel tempo attraverso quel gioco di lingue, rendendosi conto di quanto avessero bisogno l'un dell'altro. E tutto si era cancellato con un solo tocco, un solo ed unico bacio.
Zayn dopo poco si staccò solo per farle prendere fiato. Lui non ne aveva bisogno. Avrebbe potuto continuare a baciarla in continuazione, senza fermarsi e stancarsi mai.
Le guardò le labbra umide e arrossate, sorridendo appena. «Per essere il tuo primo bacio, era proprio niente male.»





Vi pubblico questo capitolo con gli occhi lucidi.
E finalmente, insieme, possiamo dirlo:

SI SONO BACIATI!

GLI ZYDIA SI SONO FINALMENTE

BACIATI.


Mai sono stata così felice di scrivere un capitolo
e dico, mai, mi sono venuti gli occhi lucidi mentre lo scrivevo.
E anche un fottuto sorriso da ebete.
Avete aspettato questo momento per ben 21 capitoli,
e mi meraviglio che siate ancora qui con me,
a leggere questa banale fanfic.
Quindi, lettrici, vi ringrazio da morire per il vostro continuo
supporto e il vostro affetto nei miei confronti.
Non sarei nulla senza di voi.
Questa ff non sarebbe nulla senza di voi.

Bene, adesso che finalmente questi due cristi si sono baciati (amen),
parliamo del capitolo.
Oltre al bacio, si intende.
Abbiamo due Zydia scherzosi che amo nella prima parte, 
un Harry ancora misterioso, un Louis che lascia un pò nel dubbio...
Voi non credete? Mh.

Forza, forza. Voglio ogni vostro tipo di commento.

Questi sono alcuni dei vostri screen riguardati la ff.
VI ADORO.

        

   

Facebook: Tisdalesvoice Efp
twitter: @infinitynaples
ask.fm: @TisdalesvoiceEfp (voglio tante domande sulla storia, eh)

Adesso mi dileguo.
VI PREGO DI SCRIVERE OGNI VOSTRO TIPO DI COMMENTO SUL BACIO.
Ci tengo tantissimo.
Peppina vi ama.
chiss chiss, peppina.
 
 

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Capitolo 22
*** 22. Hold ***








22. Hold

 
And I’m thinking ’bout how people fall in love in mysterious ways,
maybe just the touch of a hand.


Ed Sheeran - Thinking Out Loud.
 


Tutto ciò che Lydia fu in grado di fare fu guardarlo, mentre respirava profondamente cercando di riavere un respiro regolare.
Ancora non riusciva a credere che stesse toccando Zayn, che lui la tenesse tra le sue braccia, e che avesse avuto il suo primo bacio qualche secondo fa.
Sembrava tutto così irreale, impossibile, nessuno dei due riusciva a credere che si stessero toccando l'un l'altro e che sotto quegli innocenti tocchi si fossero detti quanto si desiderassero disperatamente.
Le mani di Zayn erano ancora sul suo viso e lei cercava gli occhi di lui, ma li trovava a tratti. Zayn non smetteva di guardarle le labbra e sfiorare con il pollice la pelle proprio sotto il labbro inferiore. Sembrava completamente ipnotizzato.
Poi i suoi occhi tornavano a lei e non avevano bisogno di dirsi altro; quegli sguardi intensi, così pieni di un ardente desiderio che mai si sarebbe spento, bastavano per qualsiasi cosa.
Quel bacio le aveva tolto completamente il fiato e solo quando Zayn restò a guardarla negli occhi piu' del solito, iniziò ad arrossire. 
Per quanto avesse potuto sussurrarle che il suo primo bacio fosse "andato bene", non potè fare a meno di pensare se non le stesse mentendo in buona fede, per non farla imbarazzare piu' del dovuto. E se l'avesse baciato male? Se fosse stata pessima? 
Zayn le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrise mentre guardava le sue guance colorarsi di rosso. Quelle guance che adesso poteva toccare, accarezzare, baciare.
Lydia abbassò il capo e si strinse a lui, poggiando di nuovo la testa contro il suo petto. Sentì il battito del suo cuore e fu sorpresa nel sentire che batteva forte, proprio come il suo. Zayn si stava sentendo proprio come lei? Le venne da sorridere appena, e lo strinse un pò piu' forte, rifugiandosi di piu' in lui. Avrebbe potuto restare così per sempre: tra le sue braccia, con il suo calore che la riscaldava, inebriandosi del suo odore e ascoltando il battito veloce del suo cuore. Quel battito veloce e frenetico che spiegava l'emozione che provavano in quel momento. La loro.
«Farai così ogni volta che arrossirai?» le sussurrò.
Lei non rispose, si limitò a dargli una piccola stretta, mugugnando contro il suo petto.
Lui ridacchiò, circondandola ancora tra le sue braccia. Avrebbe voluto stringerla forte, ma non voleva rischiare. Ora che l'aveva, finalmente, come aveva sempre desiderato, non voleva fare un minimo sbaglio rimettendoci per tutta la vita.
Le accarezzava dolcemente la schiena, sentendola rilassarsi contro le sue braccia, e ripensò a quando poco tempo fa era convinto che mai si sarebbe trovato in una situazione del genere. 
«Come ci sei riuscito?» mormorò Lydia, ancora tra le sue braccia.
«Non ne ho idea. Dopo aver bevuto un bicchier d'acqua, stavo per posare il bicchiere nel lavello vuoto, ma mi è caduto in quello pieno d'acqua e quando l'ho preso, l'acqua non si è mossa come di suo solito. Così ho deciso di rischiare toccando la spalla di Niall e quando l'ho fatto non è successo niente.» le spiegò. «Dopo sono corso subito da te.»
Lei alzò lo sguardo verso di lui, poggiando le labbra contro il suo petto, proprio dov'era il cuore. E sorrise. La sentì farlo, e pregò di rivivere momenti così per il resto della sua vita.
Zayn le baciò la fronte e lentamente le lasciava una scia di baci mentre scendeva verso il naso, dove lei ridacchiò teneramente, poi scese verso le labbra, ma non le baciò: le sfiorò solamente. Scese verso il mento e da lì risalì verso la guancia sinistra, poi ribaciò il naso e passò alla guancia destra. E baciava quel viso angelico con sottofondo la risata di lei. Quanto amava quella risata, quel sorriso. Adesso avrebbe potuto anche baciarla mentre sorrideva. Poteva farlo.
Poggiò la fronte contro la sua e chiuse per un attimo gli occhi, per poi riaprirli e perdersi in quelli di lei. Erano così belli, quegl'occhi. Li aveva guardati così tante volte, ma non così da vicino. Avrebbe potuto vedere ogni loro sfumatura, ogni particolare, forse ogni segreto che lei ancora nascondeva. 
Non ci pensò un istante in piu' e la baciò di nuovo. La trovò ancora impreparata, sorpresa di quell'azione. Davvero non si aspettava che Zayn la baciasse? Avrebbe dovuto abituarsi a quelle azioni improvvise. Lui lo avrebbe fatto sempre.
Si abbassò e le mise mani sulle gambe per poi sollevarla. Si staccò appena dalla sua bocca sentendo un suo respiro trattenuto e la vide allacciare automaticamente le braccia attorno al suo collo, per non cadere. No, nemmeno quell'azione si sarebbe aspettata. E nemmeno lui l'aveva prevista. Era stato comandato dal desiderio nei suoi confronti e avrebbe potuto fare l'amore con lei anche in quel preciso istante, ma avrebbe corso davvero troppo. 
Lo fece sedere sulla scrivania e quando si fece più vicino a lei, sentì le sue ginocchia contro le sue cosce, che gli bloccavano un pò il percorso verso le sue labbra.
Guardò prima le sue gambe, poi lei e la vide arrossire ancora una volta. 
Le sorrise mentre posava una mano sulle ginocchia, spostandole distante l'un dall'altra. Quando le allargò le gambe, mise le mani nelle pieghe della cosce e la tirò piu' verso di lui quando si mise in mezzo ad esse. Si stava provocando da solo, in quel modo, ma aveva davvero bisogno di sentire il suo corpo contro il suo.
Lei sussultò ma non si tirò indietro.
Per qualche attimo restò a pochi millimetri dal suo viso, sfiorandole appena le labbra, guardandola negli occhi mentre le accarezzava le gambe, lentamente, riuscendo quasi a sentire appena la pelle che si nascondeva sotto al tessuto morbido e sottile.
Fu libero di baciarla ancora quando la sentì rilassarsi sotto quel suo tocco leggero e privo di ogni lussuria. Certo, desiderava stare con lei in tutto e per tutto, ma non si sarebbe approfittato della sua inesperienza al primo tocco. Aveva così tanto da imparare, la sua piccola Lydia, ma l'avrebbe rispettata, sempre.
Continuava a baciare e stuzzicare quelle labbra e non perse tempo ad incontrare di nuovo la sua lingua quando Lydia schiuse la bocca.
Non aveva bisogno di nuovo del suo aiuto: Lydia sembrava aver capito il meccanismo e questo lo stava facendo letteralmente impazzire, spingendolo a baciarla con piu' ardore.
Lydia lo ricambiava, o almeno provava a farlo, e per un attimo si rese conto davvero di cosa stava facendo. Stava baciando un ragazzo, quello che aveva desiderato in tutti questi mesi e lui le stava dimostrando quanto la volesse. Lo sentiva, e nel pensarci le venne una piacevole stretta alla stomaco, una sensazione che avrebbe voluto sentire all'infinito.
Si staccò da lui solo quando ebbe bisogno di riprendere fiato. Zayn dimenticava le sue doti.
Le accarezzò il labbro inferiore col pollice. «Sapevo che le tue labbra avessero un buon sapore.» sussurrò.
Lei lo guardò e quelle iridi castane erano colme di paura, ma non riusciva a capire il perchè. Le urlavano di salvarlo, ma non sapeva da cosa. 
Gli occhi sono lo specchio dell'anima e lei la vedeva, quell'anima. Non vedeva un demone, l'oscurità, no: la sua anima, lei la vedeva, la sentiva. Zayn era puro. 
Avrebbe voluto dirgli anche lei qualcosa. Di quanto lo desiderava, quanto desiderava quel momento e quanto volesse che le cose tra loro andassero per il verso giusto, che fossero sempre così, loro per sempre, ma non ci riusciva. Neanche quando lui, tra un bacio e l'altro, le sussurrava che era sua. Era in completa trance, dipendente dal suo tocco e dalla sua voce roca. Ma forse lui, tutto questo, lo sapeva già.
Il loro ennesimo bacio fu interrotto dalla suoneria del cellulare di Zayn.
«No, no, no, no...» mormorò contro la sua bocca.
Lydia lo guardò confusa e lo vide sbuffare mentre prendeva il cellulare dalla tasca. 
Guardò il nome sul display e, costretto, lo sbloccò per rispondere.
«Si?» disse, tenendo gli occhi su Lydia. «Non posso venire.» «Fa andare qualcun'altro, io farò qualcos'altro qualche altra volta.» «Non urlare con me, hai capito?» «Non me ne frega un cazzo, risolvi questa cosa da solo. Io adesso non posso.» e riattaccò.
«Tutto bene?» chiese Lydia.
Lui si limitò ad annuire e a far combaciare di nuovo le loro labbra, ma quel contatto non durò a lungo perchè il suo cellulare suonò di nuovo.
Quando lo vide prenderlo di nuovo, Lydia lesse il nome sul cellulare: Hunter.
Zayn rispose. «Sul serio, non posso.» 
«Zayn, non ho scelta e lo sai.»
«Deve esserci qualcun'altro, cazzo.»
«Vuoi che succeda qualcosa alla tua ragazza?»
Il moro istintivamente guardò Lydia. «E' una minaccia?»
«Non da parte mia e sai anche questo.»
Sospirò. «Okay, va bene.»
«Bene.» e riattaccò.
Zayn la guardò, pentendosi già di doverle dire di andarsene. «Devo andare.»
«No.» disse lei e istintivamente lo abbracciò, circondandogli la vita ancora una volta.
Lui respirò contro i suoi capelli, chiudendo gli occhi e respirando il suo odore. Non voleva lasciarla, non così in fretta dopo che aveva la possibilità di fare tutto questo.
Tornò a guardarla. «Devo.» le disse, spostandole i capelli dal viso.
«Dove devi andare? Riguarda il tuo lavoro?» mormorò timidamente.
Lui sorrise appena, mentre ancora le accarezzava i capelli. «Meno sai, meglio è. Fidati di me.»
Lydia si morse il labbro, abbassando il capo e iniziando a giocare nervosamente con le sue mani. Sentì una mano di Zayn posarsi sulla sua guancia e le sue labbra che le baciavano dolcemente la fronte. Poi le fece alzare lo sguardo. «Tra qualche ora sarà notte. Tornerò.»
Lei si mordicchiò le labbra dall'interno e annuì. Le veniva quasi da piangere. Sembrava che Zayn le stesse dicendo addio o stesse partendo per chissà quale guerra. Il punto era che ora che aveva la possibilità di toccarlo, non voleva lasciarlo andare. Non così velocemente, almeno. Sembrava quasi che quei tocchi non ci fossero stati per quel poco tempo che si erano presentati.
Zayn la baciò di nuovo, un bacio che durò qualche secondo in piu', poi le baciò di nuovo il naso e lei sorrise appena sotto quel gesto. 
Quando lui si spostò da lei, Lydia fu libera di scendere dalla scrivania.
Si avvicinarono alla finestra e prima che potesse rendersene conto, Zayn le aveva preso di nuovo il viso tra le mani e le stava baciando ancora. 
«Cristo, non ho la forza di lasciare te e queste tue labbra.» mormorò.
Lydia scherzosamente provò a scansarsi ma lui non glielo permetteva, il suo viso era in trappola e anche le sue labbra. 
Iniziò a ridacchiare, provando ad allontanarlo spintonandolo appena. «Dai... vai...»
Solo dopo un pò Zayn ebbe il coraggio di staccarsi da lei e realizzare che nelle prossime ore non l'avrebbe vista, e adesso, non avrebbe potuto toccarla quando ne aveva la possibilità.
Lydia lo vide uscire dalla camera, saltare giù sul terreno e voltarsi per guardarla un'ultima volta, e quando lui se ne andò definitivamente dalla sua vista, istintivamente portò le dita alla sua bocca e potè sentire il sapore di lui ancora sulle sue labbra.

 
—— ❀ ————


Zayn arrivò al solito posto, trovando già uno dei suoi compagni a svolgere il suo lavoro.
«Malik.» lo salutò. 
Lui si limitò ad un cenno di capo. «Com'è la situazione?»
«Tranquilla. Di là c'è Tomlinson che ti cerca.»
Il moro voltò l'angolo e si trovò nel grande piazzale, dove tutto iniziava senza avere una fine. Il suo posto, dove era iniziata la sua, oramai, vecchia vita. Ma purtroppo non lo era ancora del tutto.
Aveva speso ogni giorno della sua esistenza lì, tra i combattimenti, il divertimento gratuito con le ragazze e le serate ad ubriacarsi con i suoi amici. Suo zio era il capo lì, aveva tutto sotto controllo, la città era nelle sue mani. 
Riceveva la sua parte dai negozianti, manteneva solido il suo traffico di droga, d'organi e di armi, nessuno osava perdersi uno dei suoi combattimenti segreti e pagavano cifre altissime pur di assistere ad uno scontro all'ultimo sangue.
Zayn aveva fatto di tutto, lì. 
Prima che morissero i suoi genitori, faceva già parte del giro. Aveva iniziato a quattordici anni, l'età in cui aveva iniziato a fumare il fumo e l'erba.
La prima canna, poi la seconda, la terza, fino a perdere il conto di quante se ne fumasse in una giornata, e i soldi che i suoi genitori riuscivano a dargli nel fine settimana non bastavano. Ne voleva di piu', ne aveva bisogno per comprarsi altre droghe. Mai Zayn era stato così dipendente da qualcosa fino ad allora. Era entrato in un tunnel senza trovare mai la luce infondo, uscendone definitivamente. Sentiva il costante bisogno di sballarsi pesantemente, di farlo ogni giorno in continuazione, e forse fu in quel momento che suo zio si fece avanti, confessandogli chi fosse in realtà.
Lo prese con sè, mostrandogli tutto ciò che possedeva e cosa doveva fare per portare avanti i suoi giri. 
Iniziò a promettere a suo nipote delle quote di denaro se avesse iniziato a vendere droga, a patti che non ne facesse un uso esagerato.
Zayn era ragazzino, ingenuo, sentirsi dire un'offerta del genere era come musica per le sue orecchie, e, a maggior ragione, accettò perchè si fidava di suo zio.
Le sue tasche iniziarono a riempirsi. I soldi che guadagnava mai li aveva visti in vita sua fino a quel tempo, ma il desiderio di fare altro uso di droghe non era svanito. 
Hunter scelse un'altra opzione: lo fece entrare nel giro del traffico d'armi e di organi, aumentando la sua paga settimanale. Zayn iniziò ad evitare le droghe, o almeno a non farne un uso come prima. Solo quando usciva nel fine settimana, coi suoi amici, faceva uno strappo alla regola, ma era pur sempre meglio che farsi tutti i giorni.
Zayn era sempre stato una testa calda, anche da bambino. Sua madre lo diceva sempre. E il fatto che non riuscisse a gestire la sua rabbia era la causa delle sue continue risse. A volte erano fondate su sciocchezze, forse tutte. Cercava solo un suo modo per potersi sfogare, oltre al sesso. E quando le voci di un'ennesima rissa arrivavano all'orecchio di suo zio, Hunter provava sempre piu' interesse nel far entrare suo nipote nel giro dei combattimenti segreti. 
Una volta andò a guardarlo in bar mentre si prendeva a botte. Gli avevano detto che aveva provocato un uomo cercando di rimorchiare la sua ragazza. Il solito Zayn. Non aveva provato a fermarlo: si era limitato a guardarlo, a guardare ogni suo movimento, di come riusciva a schivare i pugni dell'avversario. Pensò che se si fosse allenato come si deve, sarebbe stata una pura fortuna per lui. E così fu.
Hunter gli propose i combattimenti e Zayn non ci pensò due volte, accettando subito.
Aveva sempre visto quei combattimenti e per qualche attimo avrebbe voluto essere lui in quel cerchio, acclamato da quelle persone, vincendo quote di denaro disumane.
Suo zio lo allenò duramente ogni giorno e i risultati furono evidenti già dal primo scontro, dove Zayn portò la sua prima vittoria a casa. A volte ne usciva con qualche lesione, non molto grave, qualche graffio e un labbro spaccato, ma non gli importava. Era diventato così dipendente da quel giro che non avrebbe mai avuto il coraggio di uscirne. Era forte, i soldi crescevano ad ogni scommessa e dopo ogni vittoria c'era sempre un premio per lui, che fosse una ragazza, o piu' di una, o la prova di una nuova droga. 
Era quello, il suo mondo, e gli andava bene così. La sua vita era completa, era questo che pensava, finchè non arrivò quel giorno. Il giorno del suo diciassettesimo compleanno.
Tutto, dopo quel giorno, cambiò.
Trovò l'appoggio di Hunter, trovandolo già preparato su tutto. Sapeva ogni cosa della sua natura e Zayn gli fu grato per qualsiasi cosa gli dicesse e facesse per lui. Avendo perso anche i suoi genitori, suo zio era l'unico che gli era rimasto della famiglia e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non perdere anche lui. Faceva ogni cosa gli dicesse di fare, ogni ordine, ogni consegna, senza obiettare, andava in qualsiasi posto e svolgeva il compito che gli era stato assegnato. Finchè Lydia non era entrata nella sua vita.
Forse non c'era bisogno che entrasse lei per capire che quel mondo non apparteneva piu' a lui, forse lo sapeva già ma faceva tutto quello solo per abitudine.
Se solo avesse incontrato Lydia sin dall'inizio, forse si sarebbe potuto salvare prima, sarebbe potuto uscirne prima ancora che ci entrasse. Ma oramai era troppo tardi.
«Zayn!»
Il moro si voltò vedendo il suo migliore amico venirgli incontro, che allargava le braccia verso di lui. Prima che potesse rendersene conto, Louis lo stava già abbracciando, dandogli delle pacche sulla schiena. «Ce l'hai fatta.» mormorò.
Zayn sorrise contro la sua spalla, ricambiando appena l'abbraccio. «Si...»
Non seppero di preciso per quanto restarono così, forse per così poco ma che per loro sembrava un'eternità, ma Louis riuscì a far sentire tutta la sua felicità in quell'abbraccio. E Zayn gli espresse la sua gratitudine in quelle piccole strette. Quante ne avevano passate, quei due, eppure erano ancora lì, piu' amici che mai.
«Hai già scopato con Lydia?» gli chiese quando lo guardò.
Il moro sorrise divertito, scuotendo il capo e superandolo.
«Hey, uno chiede.» disse Louis, camminando al suo fianco. «Qualche toccatina?»
Zayn iniziò ad accendersi la sua sigaretta. «No, Louis. L'ho baciata a malapena.» perchè era vero, era stato così delicato, non come di suo solito. Ma con lei le riusciva così: essere delicato.
«Non resisterai molto con questa tua filosofia di andare a graduatorie perchè te la scopavi solo con gli occhi. Ti do una settimana di tempo e poi già starai cercando di scopartela. Magari già da domani.»
«Si ritorna ai vecchi tempi, Tomlinson?» domandò Zayn, dopo aver cacciato il fumo dalle sue labbra.
Louis sorrise. «A quanto pare si.»
Rise a vicenda quando si resero conto della loro conversazione. Anni fa non facevano altro che scommettere sulle ragazze e su quanto tempo sarebbero riuscite a portarsele a letto. Ma comunque, Louis sapeva che le cose sarebbero state completamente diverse adesso che Zayn aveva la possibilità di toccare. Lo capiva dai suoi occhi che non gli importava piu' nulla della sua vita passata e dei suoi vecchi passatempi. Ed era felice per lui, perchè sapeva quanto il suo migliore amico avesse sofferto in questi due anni, seppur non l'avesse dato a vedere. Lydia era stata la sua via d'uscita, dalla sua vecchia vita e dal mondo che era stato costretto ad appartenere. 
Louis gli mise un braccio attorno alle spalle. «Tranquillo, non metterò su nessuna scommessa su di lei. Solo: quando succede qualcosa di piccante, raccontamelo. Sarebbe bello sentirti parlare di nuovo di sesso.»
Zayn aspirò il fumo, poi lo cacciò. «Oh, certo amico, sarai la prima persona che chiamerò.»
«Si, ti prego, voglio sapere ogni dettaglio!» scherzò l'amico, facendo una voce femminile.
I due superarono un cerchio pieno di persone, sentendo le urla che gli incitavano di "finirlo". In quel cerchio, una volta, c'era stato Zayn.
«Ricordano ancora il tuo nome.» gli disse Louis.
«Non mi importa piu'.» rispose Zayn, sincero. E anche l'amico vide la sua sincerità.
Il suo cellulare squillò di nuovo e fu tentato dal non rispondere, ma dovette farlo quando vide il nome di suo zio sul display.
«Sono qui.» rispose il moro.
«Vieni nel capannone.» poi fece una pausa. «Qualcuno qui non ha capito chi comanda.» e riattaccò.
Sapeva già cosa intendesse Hunter e cosa poi, dopo, sarebbe successo.
«Devo andare nel capannone.»
Louis già capì, così annuì. «Resterò sul retro.»
Entrambi si recarono al grande capannone, sentendo da fuori dei lamenti. I due amici si guardarono e Louis, prima che andasse sul retro, gli fece un cenno di capo, rassicurandolo che sarebbe andato tutto bene. Anche se a volte non era stato sempre così.
Zayn finì di fumare la sua sigaretta, la gettò e poi entrò.
Hunter era in piedi davanti ad un ragazzo legato ad una sedia. C'era del sangue per terra e il capo del ragazzo era chino, segno che fosse stanco di subire. Non era la prima volta che assisteva ad una scena del genere.
Si mise accanto a suo zio mentre un suo scagnozzo dava altri pugni sul viso del ragazzo. Il suo volto era irriconoscibile. Era tutto ricoperto di sangue, con tagli ovunque.
«Oh, il signorino Malik ci ha degnato della sua presenza.» ironizzò lo scagnozzo di suo zio, Len.
Zayn lo trucidò con lo sguardo. «Chiudi quella fogna del cazzo.»
«Abbiamo altro a cui pensare, Len.» lo richiamò suo zio.
Len riprese a colpire la vittima e si fermò solo quando Hunter gli disse di farlo, mettendosi questa volta lui davanti al ragazzo, che aveva iniziato a sputare sangue a terra.
«E' molto semplice, ragazzo: dimmi chi gestisce il traffico d'armi e ti lasceremo andare. Non ti succederà piu' nulla.»
Il ragazzo stette in silenzio, tenendo il capo basso e respirando profondamente.
Hunter si abbassò, cercando i suoi occhi. «Io odio fare queste cose, ma non posso permettere a qualcuno di vendere quando io non l'ho concesso, capisci?» il ragazzo si limitò a guardarlo. «Un solo nome, ragazzo, e sarà tutto finito.»
«Duke...» riuscì a dire. «Duke Morel.»
L'uomo sorrise, dandogli appena due schiaffetti sulla guancia. «Bravo ragazzo.»
Si alzò, guardando suo nipote. «Slegalo, Zayn. Noi vi aspettiamo qui fuori.»
«Posso farlo io.» si propose Len. «Così il tuo adorato nipotino potrà andare dalla sua lurida puttanella.»
Per Zayn era troppo. «Adesso mi hai rotto il cazzo, brutto figlio di puttana.»
Si avvicinò a lui già con le intenzioni chiare, fregandosene di essere visto dal ragazzo legato. Infondo, anche lui avrebbe fatto la stessa fine. Era quella la regola: chi entrava nel capannone non ne usciva piu'. E Zayn aveva il compito di finirli.
Suo zio gli si parò subito davanti, fermandolo. «Calma, Zayn, calma. Non è il caso.»
«Questo coglione ha parlato abbastanza.»
«Me ne occupo io, okay?» lo rassicurò. «Tu fa il tuo dovere.»
Len gli rivolse un'ultima occhiata di sfida prima che uscisse del tutto dal capanno con Hunter. Quanti ragazzi avrebbe voluto far fuori e forse un giorno l'avrebbe fatto sul serio.
Si voltò verso il ragazzo e chiuse gli occhi, sentendo già il suo corpo cambiare. Quando li riaprì, tutto ciò che vide fu solo nero.

 
—— ❀ ————


Louis si accasciò accanto all'amico provando a sorreggerlo in qualche modo, ma sembrava essere privo di forze anche lui. Quel combattimento aveva sfinito anche lui, piu' del solito. Zayn era stato difficile da controllare e ci era voluto piu' tempo prima che tornasse in se stesso.
Il moro era accovacciato sul terreno, con le mani a terra e il capo chino. Gli mancava l'aria. Mai si era sentito così stanco come in quel momento. Sembrava quasi faticasse a respirare. 
«L-lydia.» riuscì a dire.
«Non adesso, amico. Devi cercare di riprenderti del tutto.»
«Voglio andare da lei.»
Louis lo costrinse a guardarlo, scuotendolo per le spalle. «Devi tornare del tutto in te, Zayn. Potresti trasformarti di nuovo e non puoi correre questo rischio. Non adesso.»
Iniziò a concentrarsi sul suo respiro, cercando di farlo tornare regolare e pensò a Lydia quando sentiva che stava per trasformarsi di nuovo in un mostro. Sembrava che lei avesse il potere di calmarlo anche solo stando nei suoi pensieri.
L'amico lo tirò su solo quando vide che si calmò del tutto, sorreggendolo sulle spalle e tenendolo a lui con un braccio. 
«Quando finirà questa merda...» mormorò Zayn.
«Stai mangiando, Zayn? Pesi un'accidente. Stai diventando grasso o sbaglio?» ironizzò l'amico.
Il moro ebbe la forza di sorridere. «Preferirei avere del cibo spazzatura nel mio corpo che l'oscurità nella mia anima.»
Louis lo guardò e seppur il capo del moro fosse basso, riuscì a vedere, a sentire, il dolore che stava provando. 
«Ce la farai, amico...» mormorò Louis. «Ce la farai...»

 
—— ❀ ————


Zayn entrò in camera sua convinto di trovarla sveglia, ma gli venne comunque da sorridere nel vedere che non fu così.
Lydia dormiva su un lato, con le braccia verso il petto e le gambe piegate. Aveva un libro vicino alle sue mani, probabilmente si era addormentata mentre lo leggeva. 
Zayn era sicuro che lo stesse aspettando sveglia ma che era troppo stanca per farlo del tutto. Sorrise di nuovo a quel pensiero. 
Si avvicinò a lei e lentamente prese il libro, posandolo sul comodino. Lei non si mosse.
Chiuse gli occhi e sospirò, ripensando agli avvenimenti avvenuti poco prima. Era sempre così dopo una serata al capanno. All'inizio non gli facevano poi così effetto: una vita per un'altra, cosa importava per avere così tanti soldi? 
Ma adesso aveva iniziato a sentirsi incolpa solo quando stava con Lydia. Lei non gli diceva nulla, anche perchè non era a conoscenza di niente, ma quei suoi occhi così verdi, lucidi e sinceri, lo facevano sentire così sbagliato e colpevole sulla sua intera vita che a volte si sentiva costretto ad evitare il suo sguardo. Adesso si chiedeva con quale coraggio sarebbe riuscita a guardarla tra poche ore, sapendo cosa aveva fatto quella notte. Ma non era colpa sua, non lo sarebbe mai stata.
La guardò e tutti quei suoi pensieri negativi sparirono in un attimo. Anche solo guardala in quello stato, quella ragazza riusciva a infondergli calma, serenità, come se il tempo si fermasse ed esistesse solo quel momento di pace per sempre, rifugiandolo da quel caos che c'era lì fuori.
Una ciocca di capelli era sul suo viso e lui per un attimo si trattenne dallo scostargliela, convinto che non potesse, ma rise quasi di se stesso ripensando al bacio avuto con quell'angelo proprio quel pomeriggio. 
Lui poteva farlo.
Avvicinò la sua mano al suo viso e con l'indice seguì il suo profilo, partendo dal mento.
Un percorso lento, leggero da non farla svegliare. Sentiva la sua pelle morbida sotto il suo dito, desiderando di baciarla, ogni millimetro. Ma non adesso: ne avrebbe avuto la possibilità in momenti migliori.
Arrivò alla guancia e lentamente le scostò la ciocca di capelli, portandogliela dietro l'orecchio.
Lydia per un attimo si mosse, quasi incoraggiandolo a toccarla ancora, ma non si svegliò.
Quando finì quel percorso, fece attenzione a sedersi con calma proprio accanto a lei. Mise i gomiti sulle ginocchia e portò le mani al viso, coprendo il naso e il mento, come se volesse pregare. Ma quale Dio avrebbe ascoltato le preghiere di un discendente del male piu' oscuro?
Istintivamente guardò Lydia. «Io non voglio fare queste cose.» sussurrò, poi si tirò su con la schiena, avvicinandosi appena a lei. «Ma devo farlo. Se voglio proteggerti, devo farlo.»
Lentamente si chinò verso di lei, dandole un leggero bacio sulla fronte, appena accennato. «Io ti terrò al sicuro.»

 
—— ❀ ————


Lydia non ci stava piu' nella pelle.
Aspettava con ansia che quella campanella dell'ultima ora scolastica suonasse e che invitasse tutti di tornare a casa. 
Aveva messaggiato con Zayn tutta la mattina e, tra un messaggio spinto e l'altro, le aveva detto che sarebbe venuto a prenderla se ce l'avesse fatta con i suoi impegni. Lydia aveva cercato di scoprire cosa stesse facendo, ma lui aveva deviato il discorso, mettendola in imbarazzo come di suo solito tramite un sms.
Finalmente la campanella suonò e si affrettò a posare le sue cose in borsa, come tutti gli altri. Di solito se la prendeva con molta piu' calma, ma adesso voleva solo vedere una persona e sperava di trovarla nel cortile della scuola.
Uscì dall'edificio e quando scese le scale, si guardò attorno cercando due occhi color nocciola tra la folla di studenti. Ma non li trovò.
Sospirò tristemente e si sistemò meglio la borsa sulla spalla, intenzionata già ad andarsene a casa.
«Cercavi qualcuno?» sussurrò qualcuno al suo orecchio.
Lei si voltò di scatto, scontrandosi con il sorriso divertito di Zayn. In quella mattinata, mentre messaggiava con lui, avrebbe voluto dirgli tante di quelle cose, ma adesso sembrava aver perso le parole. Come quel pomeriggio, quando si erano baciati. 
Zayn indossava una giacca di jeans, scura, con una canotta bianca semplice, pantalone e scarpe nere. Era così alla moda e così bello. I suoi capelli erano tirati su in un ciuffo scombinato, come se si fosse appena svegliato. I capelli di lato, che poco tempo fa aveva rasato, erano cresciuti. Aveva anche un pò di barba e in quegli attimi, mentre lo studiava, si ricordava di quando a volte, parlando con lei, si grattava il mento in un momento di imbarazzo.
Era in quei momenti che si metteva a paragone con lui. Lei indossava solo un semplice jeans, un maglioncino e delle scarpe da ginnastica. E non si sentiva poi così bella, come lui invece le diceva, da poter stare con un ragazzo così bello. 
«Oh, ehm... i-io...»
Zayn non perse tempo e poggiò le sue mani dietro la sua schiena, unendole, e Lydia fu schiacciata contro il suo petto. Lui la teneva stretta.
«Ciao, bellissima.»
«C-ciao.» riuscì a dire lei, imbarazzata per quella vicinanza così improvvisa.
Il moro la guardava curioso e divertito allo stesso tempo, mentre vedeva le sue guance colorarsi di rosa e si mordicchiava appena il labbro inferiore.
«Quindi, chi cercavi?» la stuzzicò.
Lei abbassò il capo, arrossendo ancor di piu', iniziando a giocare nervosamente con le sue mani, che erano poggiate sul petto di lui. 
«Lo sai...» mormorò timidamente.
«In realtà no.» la prese in giro.
Lydia mugugnò, poggiando la testa contro il suo petto, sentendolo ridere. 
Lui chinò il capo verso di lei. «Questo tuo metodo di nasconderti da me quando arrossisci non funziona molto, sai?» mormorò.
Lei girò il capo dall'altro lato, provocandogli un'altra risata divertita.
«Non hai freddo?» gli domandò lei, dopo che fu sicura che il rossore sulle sue guance fu sparito.
«Io non ho mai freddo.»
Lo guardò. «Mai? Neanche caldo?»
Lui scosse il capo e allungò una mano verso il suo viso, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Poi i suoi occhi tornarono a lei e la videro guardarsi attorno. Si irrigidì appena sotto le sue braccia.
«Cosa c'è?» le chiese.
«Ci stanno guardando tutti...» sussurrò imbarazzata, non guardandolo in viso.
Il moro si guardò attorno ed era vero ciò che le aveva detto: mezza scuola li stava guardando. Alcuni gruppi li guardavano per poi bisbigliare tra di loro, alcune ragazze lo guardavano con uno sguardo che non seppe decifrare in quel momento. Altri ragazzi, invece, li guardavano straniti e basta. 
«Be', diamogli qualcosa di cui parlare.»
Lydia alzò lo sguardo verso di lui e prima che se ne potesse rendere conto, Zayn già aveva poggiato le labbra sulle sue. 
Sorpresa, come oramai tutte le volte che la baciava così d'improvviso, provò a ricambiare il suo bacio e quando sentì la sua lingua stuzzicarle appena le labbra, dischiuse la bocca. Le loro lingue si inseguivano tra loro e le loro bocche lavoravano insieme creando un bacio bisognoso e disperato. Il loro desiderio lo esprimevano così.
Fu Zayn a staccarsi questa volta, ricordandosi che tra i due chi aveva bisogno d'aria era sempre e solo lei. 
«Adesso vediamo se qualcuno prova anche solo a guardarti.»
Lei lo guardò confusa, con le guance rosse. «Nessuno mi guarda, Zayn.»
«Questo è un discorso che poi affronteremo.» le disse, con il tono di voce un pò piu' duro. Poi le prese la mano. «Andiamo. Ho una sorpresa per te.»
Non potè fermare il sorriso che si formò sulle sue labbra. «Davvero?» gli chiese.
Lui sorrise a sua volta, contagiato da quel meraviglioso sorriso. «Si.»
Tutti i ragazzi presenti nel cortile guardarono la scena stupiti. Mai avevano visto Zayn Malik baciarsi in pubblico con una ragazza, e mai si sarebbero aspettati che lo facesse con Lydia Parkins, una delle ragazze piu' tranquille e meno conosciute della scuola. E ancor piu' strano il fatto che tutti sapessero che Zayn non voleva essere toccato da nessuno e per due interi anni tutti avevano rispettato la sua scelta. Era la prima volta, dopo due anni, che vedevano Zayn in pubblico con qualcuna e che si lasciasse toccare. 
C'era chi dicesse che per Zayn quella ragazza non fosse nulla, che forse era solo una scommessa col suo migliore amico; chi che sarebbe durata poco; chi che Zayn avesse perso completamente la testa, e lo avevano creduto già da quando si era sparsa la voce che non volesse farsi toccare. E forse si, era vero, aveva perso la testa, ma infondo, cosa ne sapevano loro di cosa quei due avevano passato per arrivare fin qui? Nulla.
Lydia stringeva la sua mano in quella di Zayn, lasciandosi guidare chissà dove. Era la prima volta che qualcuno la tenesse per mano, a parte Allison, e sapere che quella persona era proprio Zayn, la rendeva felice. In quel momento, con quel solo contatto, si rese conto che avrebbe potuto seguirlo ovunque.
La fece uscire dal cortile della scuola, portandola dove gli alunni mettevano le bici e solo quando lui si spostò dalla sua visuale, vide la sua sorpresa.
Non potè fare a meno di sorridere ancor di piu'. «L'hai aggiustata!» esclamò, avvicinandosi alla moto.
«Gia'...» rispose lui, restando a guardarla mentre ammirava la sua moto. Sapeva che l'avrebbe resa, in qualche modo, felice mostrandogliela, ma non fino a questo punto. Il suo entusiasmo fece sorridere anche lui.
Lydia guardava ogni piccolo particolare di quella moto, girandoci intorno e si fermò davanti ai fari, dove qualcosa attirò la sua attenzione. Una piccola "L" bianca era scritta proprio vicino al faro destro. Era piccola, ma risaltava molto visto che la moto era tutta completamente nera e il contrasto dei due colori era facile da vedere. 
Istintivamente lo guardò, trovando già i suoi occhi a guardarla e timidamente gli sorrise, ringraziandolo per quella piccola lettera. Apprezzava Zayn per quei suoi piccoli gesti.
Quando la sua attenzione tornò alla moto, provò a trattenere il suo sorriso da ebete mordendosi il labbro, poi guardò di nuovo Zayn.
«Avanti, chiedimelo.» la incoraggiò il moro.
«Mi porterai a fare un giro?» chiese speranzosa.
Sospirò scherzosamente. «Si.»
Lei si trattenne dal saltellare come una bambina di otto anni. Gli si avvicinò e gli diede un timido bacio sulla guancia, tornando di nuovo verso la moto. Un bacio timido, appena accennato, e Zayn si disse che avrebbe sempre fatto così, che non si sarebbe spinta, per adesso, ancora alle sue labbra perchè troppo timida per farlo. Quel suo comportamento lo inteneriva e divertiva allo stesso tempo.
«Non so se sei piu' contenta di vedere me o la moto.» disse Zayn.
Lydia si finse pensierosa. «Devo proprio risponderti?»
«Oh, ma sentila!» la richiamò scherzosamente.
Lei rise e il moro si rese conto ancora una volta di quanto fosse bello e piacevole il suono della sua risata.
Aprì il sedile della moto e prese la sua felpa, porgendogliela. «Indossala.»
Lydia non se lo fece dire due volte e indossò velocemente la felpa nera. Anche questa le stava grande e le piaceva comunque, come tutte le felpe di Zayn. Il suo odore le invase i sensi.
Zayn prese un casco dall'acceleratore e si avvicinò a lei, aiutandola ad indossarlo.
«Non credevo che fossi un tipo da casco.» disse lei.
«Non lo sono, infatti. Ma ci sei tu con me e non voglio correre rischi.»
«Quindi ti porto sulla buona strada.» affermò scherzosamente.
«Si, possiamo metterla su questo punto.» sorrise, poi piegò leggermente la testa di lato, guardandola. «Sei carina.»
«Oh, ehm, grazie... a-anche tu.»
Lui ridacchiò, iniziando a mettersi il casco. «Il casco non nasconde le tue guance rosse.»
Sentì un suo mugugno, poi tolse il cavalletto e salì sulla moto. Lydia lo fece un secondo dopo circondando le braccia attorno al suo corpo.
«Tieniti, Lydia.» la avvertì.
«Lo sto facendo.» rispose lei, innocentemente.
Zayn accelerò per un attimo e Lydia sobbalzò, andando quasi all'indietro. 
«Zayn!» lo richiamò.
Lui sorrise. «Te l'avevo detto di tenerti.»
Lei allora lo strinse forte, e Zayn le sentiva quelle braccia attorno alla sua vita, quell'abbraccio, quelle piccole mani sulla sua pancia. Avrebbe voluto che lo stringesse così sempre perchè sembrava volesse dirgli di non lasciarla mai. 
Zayn girò e finalmente si allontanò dalla scuola, sfrecciando per le strade della città.
Lydia si era tenuta stretta a lui per tutto il tempo, mentre Zayn correva sull'asfalto. Era come proprio come se l'immaginava il suo giro in moto, solo che non si aspettava di farlo con la persona a cui teneva di piu'. 
Aveva sempre creduto che il suo primo giro in moto fosse stato con un completo sconosciuto. Le piaceva pensare che, un giorno, non sarebbe stata piu' così timida e che sarebbe diventata piu' sfacciata e coraggiosa, riuscendo ad accettare un giro un moto da uno sconosciuto pieno di tatuaggi, piercing, grosso e con i capelli rasati a zero. Ma comunque, potè dire che quel momento era meglio di quello che si era sempre immaginata.
Zayn si fermò al rosso, portandosi su con la schiena.
«E ti fermi anche al rosso... mh...» scherzò Lydia.
«Sai, sto cercando di far colpo su una ragazza.»
«E credi che rispettando le regole funzioni?»
«Non lo so. Sta funzionando?»
Lei ridacchiò. «Si, sta funzionando.»
«Zayn Malik.» chiamò qualcuno. «Da quanto tempo.»
Lydia si voltò alla sua destra, vedendo un uomo su un'altra motocicletta poco distante da loro. Era di colore e solo quando studiò meglio il suo viso capì chi fosse in realtà. Si paralizzò completamente, stringendosi ancor di piu' a Zayn.
«Kole.» disse il moro. Si sentiva dal tono di voce che fosse infastidito.
Zayn sentì il battere forte del suo cuore e girò appena la testa, guardando la ragazza dietro di lui. «Lydia, tutto okay?» sussurrò.
Lei non rispose; tutto ciò che riuscì a fare fu solo annuire e stringere le mani posizionate sulla pancia di lui.
«Non ti ho piu' visto alle corse. Sai, lì le cose sono cambiate.» disse Kole. «Adesso sono io il campione.»
Il moro rise, scuotendo il capo. «Con me eri sempre l'eterno secondo, Kole.»
«Vuoi assicurarti che sia ancora così?» lo sfidò.
Zayn sapeva dove volesse andare a parare, ma le sue provocazioni non gli interessavano. «Non corro più.»
Kole sorrise. «Troppa paura di scoprirlo, Malik?»
Gli occhi dell'uomo da Zayn, passarono a Lydia e la guardarono curiosi per un pò, ma sembrarono non riconoscerla. Il casco le copriva il viso. Tutto ciò che si vedeva erano i suoi occhi.
«Begl'occhi.» le disse Kole, con quello scintillio malizioso negli occhi.
Lei avrebbe voluto girarsi, così da evitare il suo sguardo, di guardarlo, ma non ci riusciva. Era completamente paralizzata. Mai una persona l'aveva terrorizzata così tanto, dopo Duke.
«Che cazzo vuoi, Kole?» sbottò Zayn.
«Una corsa, oltre la grotta buia. Il premio... be', lei mi intriga parecchio.»
Zayn si trattenne quasi dallo scendere dalla moto e riempirlo di botte. «Non ci provare. Lei no.» disse duramente.
L'uomo sorrise. «Allora a una conquista del titolo.»
Il moro sembrò rifletterci per qualche attimo. Da una parte avrebbe voluto dare una bella lezione a quel coglione, dall'altra non voleva spaventare Lydia. Avrebbe corso piu' di quanto stesse facendo con lei e non voleva rischiare di infonderle paura in una corsa così pericolosa. Ma quando guardò di nuovo verso il suo avversario, trovò i suoi occhi che studiavano il corpo della sua Lydia, su e giù. Non riuscì piu' a ragionare lucidamente e si sistemò meglio sulla moto, iniziando ad accelerare.
«Tieniti forte, Lydia.» le sussurrò. La sentì stringersi a lui ancor di piu'.
I due avversari giravano appena l'acceleratore e quando scattò il verde partirono. 
Kole finì davanti a Zayn in un primo momento, così il moro accelerò del tutto, arrivando ai 150 km/h. In un attimo gli fu accanto, superandolo qualche secondo dopo. Superavano insieme le auto che gli erano davanti, facendo uno strano zig zag. Kole passò di nuovo in testa e Zayn provò a superarlo, superando un'auto sulla destra, ma quest'ultima gli deviò la strada portandosi anche lei sulla destra, costringendolo a girare subito sulla sua sinistra.
Accelerò ancor di piu' e quando vide altre auto davanti a lui, fu tentato dall'andare sulla corsia opposta. Per due secondi guardò la sua strada e la corsia accanto e prima che potesse rifiutarsi di farlo, già era passato dalla parte opposta, superando i 160 km/h.
Le auto gli venivano incontro, suonando di continuo con i loro clacson, ma lui le schivava tutte, accelerando sempre di piu'. 
Pazzo. Era questo che pensavano tutti. Chi mai sarebbe andato su una corsia opposta, a senso unico, correndo come uno psicopatico tra le auto? Era un suicidio. E per un attimo lo pensò anche Kole, che aveva voltato per un attimo lo sguardo verso di lui, sorprendendosi di quella scena. Ma non si lasciò intimidire e continuò il suo percorso tra le auto.
Zayn riuscì a superare Kole e guardò di nuovo la strada opposta: adesso avrebbero dovuto girare. C'era un piccolo spazio libero che non divideva le due corsie e doveva passarci assolutamente se non voleva perdere secondi preziosi per la sua vittoria.
Accelerò e davanti a sè un camion gli veniva incontro, bussando pesantemente il suo clacson, avvertendolo di spostarsi. Ma lui non si fermò, non lo deviò. Se avesse accelerato ancor di piu', forse sarebbe passato due secondi prima di quel camion davanti allo spazio libero, passando al lato opposto.
Superò i 170 km/h e proprio come aveva previsto, riuscì a passare due secondi prima del camion, sfiorandolo appena.
Si ritrovò davanti a Kole e subito girò la curva, lasciando dei segni sull'asfalto.
Percorse quel piccolo tratto, poi girò ancora e sulla strada oramai solo dritta, Kole lo raggiunse, affiancandolo. 
L'uomo si fece sempre piu' vicino, costringendolo appena ad allontanarsi. Zayn capì il suo gioco: si avvicinava per farlo allontanare alla sua destra, facendogli perdere l'equilibrio o facendolo cadere sul marciapiede.
Zayn fece il suo stesso gioco e guardò davanti a sè, vedendo che ci fosse un'ennesima curva. Non poteva batterlo, non lì. Se avesse girato con lui si sarebbe trovato con secondi di svantaggio. 
Kole lo urtò ancora e quando fu convinto di avergli fatto perdere appena l'equilibrio, Zayn accelerò correndo in un vicolo di palazzi davanti a sè, mentre l'uomo girava la curva.
Il moro percorse quel vicolo e ne vedeva alla fine di esso le auto sulla strada che correvano orizzontalmente. Sarebbe uscito da quel vicolo finendo nella portiera di qualche auto.
«Zayn...» lo chiamò Lydia.
Lui accelerò ancora e uscì dal vicolo finendo sulla strada all'incrocio. Passò appena dietro un auto e quando finì sull'altra corsia, costrinse un'altra a fermarsi bruscamente. 
Continuò ad accelerare e corse sulla strada dritta. Si voltava alla sua sinistra vedendo in lontananza, tra i vicoli dei palazzi, Kole correre sulla strada giù alla discesa. 
Girò una curva e percorse quella strada in discesa superando i 180. Superava le auto a zig zag e non si fermò nemmeno ad un ennesimo incrocio, sentendo i clacson di protesta delle altre auto. 
Arrivò alla fine della strada in discesa e girò sulla sua destra, trovandosi davanti Kole in un attimo.
L'uomo poco dopo gli fu di nuovo accanto, intenzionato ad urtarli con piu' violenza. 
Quando si sporse un pò di piu', Lydia temette il peggio. Era sicura che sarebbero caduti dalla moto.
«Zayn!» urlò.
Il moro vide in tempo il suo avversario e si allontanò subito da lui, costretto a salire sul marciapiede.
Iniziò a suonare il suo clacson, urlando alle persone di levarsi di torno.
Vide Kole provare a girare alla prossima curva, ma un auto non glielo permise e fu costretto a proseguire, per prendere la prossima. Zayn ne approfittò, girando sul marciapiede e quando la strada fu un pò libera, ci tornò, riprendendo subito i 180. 
Davanti a sè vide l'entrata del parco e ricordò che l'uscita opposta dava proprio vicino alla grotta. 
Bussò il suo clacson urlando alle persone che stavano entrando di spostarsi e quelle, impaurite, lo fecero. Zayn fu libero di entrare e mentre correva continuava a suonare il clacson, urlando di togliersi dalla sua visuale. 
Sentì sobbalzare Lydia dietro di sè solo quando riuscì a schivare un vecchietto che stava camminando sulla piccola stradina, sfiorandolo appena. 
Lydia si voltò verso di lui e vide che non si era reso conto della situazione, che non stesse per perdere la vita due secondi fa.
Si strinse ancor di piu' a Zayn quando uscì dal parco e velocemente correvano su quell'ennesima strada in discesa.
Zayn arrivò ai 190 e sentì il motore della moto di Kole in lontananza sulla strada orizzontale davanti a sè. 
Girò immediatamente la curva e riprese i 190 quando davanti a sè vide la grotta buia.
Ci entrò e non perse tempo a girare tutto l'acceleratore, arrivando ai 200 km/h.
Pochi secondi dopo già erano fuori e Zayn girò su sè stesso, lasciando degli ennesimi segni sulla strada e qualche secondo dopo, dalla grotta, uscì Kole. 
Il suo avversario si fermò e i due si scambiarono un lungo sguardo di sfida. Fu Kole a distogliere lo sguardo e, sconfitto, girò la moto e tornò indietro, scomparendo nel buio della grotta.
Zayn accelerò appena e girò, andando sui marciapiedi che erano lì e accostando vicino a dei muretti illuminati dai lampioni.
«Emerita testa di cazzo.» commentò spegnendo il motore.
Lydia scese dalla moto, iniziando a togliersi il casco.
Anche Zayn fece lo stesso, voltandosi subito verso di lei. «Lydia, mi dispiace. I-»
«E' stato fantastico!» esclamò lei, una volta che si tolse l'oggetto dal capo.
Il moro la guardò sorpreso. «Dici sul serio?» le chiese, scendendo dalla moto.
«Si! Cioè, oh mio Dio!» sentiva l'adrenalina scorrerle ancora in tutto il suo corpo. «Non ho mai visto niente del genere! Correvi così veloce e... oddio, sei stato bravissimo a schivare tutte quelle auto e poi quando lui ha provato a urtarti e tu sei andato in quel vicolo e sei riuscito a non farci ammazzare quando ne sei uscito» il moro rise. «e poi hai fatto delle curve così... wow... e-»
«Okay, okay. Respira, piccola.» la prese in giro, mentre ancora rideva.
Lydia fece un respiro profondo, con il cuore che le batteva ancora all'impazzata. «E' stata una delle cose più emozionanti della mia vita.»
Lui le si avvicinò, costringendola ad appoggiarsi al muretto dietro di lei. «Quindi... il qui presente ha fatto colpo sulla ragazza a cui è interessato?»
Lei gli sorrise appena, timidamente. «Si, decisamente.»

 

 

Ue' uaglioooo'!
Peppina è tornata, si.
Non ho fatto un ritardo eccessivo, dai...
Ammetto che ci tenevo molto ad aggiornare prima dell'anno nuovo,
quindi ho cercato di fare il prima possibile per aggiornare.
E ho aggiornato anche prima di Natale, visto?
Be', però non posso promettervi che aggiornerò prima di Capodanno, adesso.
Non potrei mai farcela. Insomma, dai, mi conoscete adesso ahahah
Comunque, parliamo di questo capitolo.

Lo so che nell'inizio ci sono due Zydia che non fanno altro che baciarsi.
La cosa può essere abbastanza smielata ma insomma 
STI CRISTI NON HANNO POTUTO BACIARSI PER MESI.
"MA TU L'HAI VOLUTO!"
Non usate questa frase contro di me, eh. Vi avverto.
No scherzo.
Comunque, insomma, quanto sono tenerelli?
Ho avuto i vostri scleri del bacio nelle recensioni, facebook, twitter
e con alcune di voi su whatsapp. 
Si perchè io parlo con tutti ovunque, okay? Bene.
Ma come sono prepotente oggi. Okay basta.

Vogliamo parlare anche di Louis e di quanto lo adoro?
E chi se lo lascia scappare un amico così.
Che ne pensate del passato di Zayn?
Volevo dire una cosa a riguardo.
Credo che alcune di voi penseranno che sia una cosa abbastanza insensata.
Insomma, un demone che è nel giro della droga, armi ecc, ma ho voluto tenere il passato
di Zayn anche mentre è un demone.
Non potevo lasciar perdere il tutto dopo che era diventato un demone, e poi
da quel mondo non ci esci piu'. E questo si affermerà nei prossimi capitoli.

Forza, forza. Voglio sapere ogni vostro commento.




Io soffro nel fare queste foto.

L'altro giorno ero su twitter e ho scritto in cerca "When my eyes met yours",
e ho faticato un pò a trovare qualche commento sulla storia, ma quei pochi
che ho trovato mi hanno resa felicissima.
C'era chi diceva che fosse la sua storia preferita, chi che volesse che
qualcun'altro la leggesse così da sclerare insieme, chi la consigliava.
IO. VI. ADORO.

twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
ask.fm: @TisdalesvoiceEfp

Adesso mi dileguo.
Peppina vi ama sempre e comunque.
E vi augura un buon Natale e un felice anno nuovo!
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 23
*** 23. Left wrist ***









23. Left wrist

 
"Due anime diverse si incontrano, senza preavviso, così.
E tutto si capovolge, niente è più come prima.
I legami più forti sono quelli con persone apparentemente lontane dal tuo mondo,
dalle tue abitudini, dal tuo stile di vita.
Quelle che non hai mai frequentato prima,
ma che inconsapevolmente hai sempre cercato."

 

 
Il corpo di Zayn teneva Lydia bloccata contro quel muretto e sembrava farle anche da scudo da qualsiasi male potesse esserci attorno a loro.
Lui era così alto, robusto... lei a malapena riusciva a superargli la spalla. Era piccola, minuta. Aveva sempre odiato le sue braccia perchè troppo magre e flaccide, senza un minimo di forza. Anche le sue mani erano piccole confronto a quelle di Zayn. Quelle di lui erano grandi e screpolate, di segni del passato che lei cercava di immaginare ogni volta che si era soffermate a guardarle. 
Ma lei non aveva ancora un'idea chiara di tutta la vita di Zayn. Sapeva poco e niente. Pettegolezzi a cui non aveva creduto del tutto, la perdita dei suoi genitori, la sua vera natura... e che fosse rimasto solo, se non fosse per Louis. Sentiva che doveva scoprire ancora tantissime cose, ma era difficile farlo visto che Zayn non era un libro aperto come lo era lei. 
Voleva scoprire le sue paure, così da affrontarle con le sue, i suoi sogni, promettendosi di farli realizzare, e i suoi segreti piu' nascosti che poi avrebbe custodito coi suoi.
Aveva voglia di scoprire l'altra metà di Zayn e sperava che lui, un giorno, glielo lasciasse fare.
«Dove siamo?» chiese lei distrattamente, mentre cercava di far uscire le sue mani dalle maniche grandi della felpa.
Zayn non le rispose subito. Inclinò la testa di lato, guardando divertito ogni suo movimento. Solo quando vide che aveva un pò di difficoltà, la aiutò tirando più sulle spalle la felpa, facendo uscire finalmente le sue piccole mani.
Lei lo guardò, sorridendo appena, come per ringraziarlo. Ma le sue guance si colorarono ugualmente.
«Dall'altra parte della città. Non ci sei mai venuta?»
Lydia si grattò il naso, scuotendo il capo. «Non sapevo nemmeno che ci fosse, ehm... questa parte.»
«Si, be', è poco conosciuta. La identificano piu' come una periferia.»
Lei si guardò attorno e vide quanto quel posto fosse cupo, buio e spento. Nessun'auto nei paraggi, le strade erano completamente deserte. Si vedevano solo le luci dei negozi e quelle dei lampioni. Non sarebbe mai riuscita a vivere in un posto del genere.
«Porti qui tutte le tue fiamme?»
Zayn non potè fare a meno di ridere. «Fiamme?»
«Si... cioè, nuove conquiste, conoscenti.»
«Mh... conoscenti.» ripetè, guardandola curioso. «No, solo te. Sei tu la mia unica vittima.» mormorò con voce roca, facendosi piu' vicino al suo corpo.
«Oh... be', allora dovrei provare a scappare.»
Zayn poggiò le labbra sulla sua fronte, iniziando a baciarle il viso lentamente, scendendo verso le guance. «Non te lo lascerei fare.»
«Potrei sempre urlare.»
«Nessuno ti sentirebbe.» sussurrò lui, baciandola appena vicino all'orecchio.
Lydia trattenne il respiro quando l'alito caldo di Zayn le sfiorò la pelle delicata, facendole venire i brividi. E lui sembrò accorgersi di tutto, sentendolo sorridere contro di lei.
«Potrei... ehm...»
«Potresti semplicemente lasciarti baciare dal tuo rapitore così che non ti succeda nulla.» disse lui, quando le finì di nuovo faccia a faccia.
Lydia portò entrambe le mani alla bocca, coprendosi le labbra. Il dorso era contro le sue labbra, mentre il palmo era contro di lui. Zayn vide subito lo scintillio scherzoso nei suoi occhi, sentendola ridacchiare appena.
Inarcò le sopracciglia, ma accolse subito quella piccola sfida, poggiando le labbra sulle sue mani. 
Le baciò ogni centimetro della sua mano sinistra e sorrise contro di essa quando vide le sue dita chiudersi lentamente, avendo conferma del fatto che si stesse rilassando sotto il suo tocco dolce. 
Quando le baciò tutte le dita, prese la sua mano e la posò sul suo fianco, passando poi alla mano destra, facendo lo stesso percorso. 
Lydia sembrava in completa trance, tanto da non accorgersi che aveva aperto appena la bocca, respirando profondamente e cercando di restare lucida, o sarebbe caduta tra le sue braccia.
L'effetto che quel ragazzo era così forte da farla uscire come se fosse frastornata ad ogni bacio e ad ogni tocco delicato. E lei sapeva che lui ne fosse consapevole, e per qualche attimo voleva non dargliela vinta, ma proprio non ce la faceva. Zayn riusciva a raggirarla come voleva, non facendola restare del tutto lucida ad ogni suo bacio.
Quegli occhi furbi color nocciola la guardarono quando iniziò a baciarle le dita: il mignolo, l'anulare, il medio... quando finiva di baciarle ogni dito, il suo corpo gliele faceva chiudere. Si sentiva così bene, così rilassata... così amata.
L'indice era posizionato vicino alle sue labbra e lui non perse tempo a baciarglielo, lentamente. E la guardò mentre lo faceva. Vedeva quanto, si, lui riuscisse a renderla sua sotto quei tocchi, ma si chiedeva se anche lei vedesse quanto lui avesse bisogno della sua pelle e marchiarla con le sue labbra. 
Solo quando l'indice si piegò, lui trovò la via libera per le sue labbra. La baciò, e come ogni loro bacio, oramai, questo sapeva di desiderio, possesso, bisogno. 
Zayn si stava spingendo un pò oltre i suoi limiti, nel baciarla. Era sempre stato un tipo capace di riuscire a coinvolgere qualunque ragazza in un bacio, arrivando subito al dunque. Ma comunque, con lei era diverso. Con Lydia l'intenzione non era la stessa e quella era la prima volta che si ritrovava a pensare ciò mentre baciava una ragazza. Adesso la baciava con piu' intensità solo per farle capire quanto la volesse, quanto avesse aspettato fin troppo tempo per essere in una situazione così piacevole.
Fu Lydia a staccarsi, respirando profondamente alla ricerca di ossigeno, ma Zayn non smise di baciarla. Passò dalle sue labbra al suo collo, il quale baciava piu' prontamente, facendo uscire di tanto in tanto la lingua.
Il respiro di Lydia si fermò ancora, e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quella piacevole sensazione che il moro le stava facendo provare, facendosi avvolgere completamente da quei brividi che adesso le stavano percorrendo tutto il corpo. Riuscì a rendersi conto solo che Zayn si era avvicinato un pò di piu', poi, del resto, non capiva piu' nulla. La sua attenzione era concentrata solo sulle labbra di lui che stuzzicavano la pelle del suo collo. 
Mai aveva provato una cosa del genere e mai nessun ragazzo l'aveva baciata così, nemmeno lì, oltre McCall. I baci di Zayn sembravano cancellare quelli che lui aveva lasciato, come se la ripulisse da quei segni sporchi che ancora erano sulla sua pelle. Non si sentiva piu' sporca, ormai.
«M-mh?» riuscì a dire. Era così persa che non aveva sentito cosa lui le avesse mormorato.
«Perchè prima hai avuto paura di quel tipo?» le ripetè. «Lo conoscevi?»
«N-no.» tentò. «S-solo che... non lo so... il suo viso...»
Zayn la sentì irrigidirsi e istintivamente la fece piu' vicina a sè, continuando a baciarle il collo, infondendole sicurezza in quei baci che le stava dando.
«Non permetterò a nessuno di farti del male.» le disse quasi con durezza. «Neanche da me stesso.»
«Tu non mi farai mai del male.» mormorò lei.
Lui tornò a guardarla in viso e trovò la sua sincerità di sempre in quelle iridi verdi. E avrebbe voluto con tutto se stesso poter farsi coinvolgere da quella sincerità, di crederci sul serio anche lui, ma non ce la faceva. La sua realtà non glielo permetteva.
«Come fai a fidarti così tanto di me?» 
«Io non mi fido del tuo demone, ma della tua vera anima, è questo il punto.»
Lui sorrise amaramente. «La mia oscurità possiede anche quella, ormai.»
Lydia scosse il capo. «Non è vero. Tu non sei una persona cattiva, Zayn. Hai la possibilità di distruggere qualsiasi cosa e chiunque, ma non lo fai. Hai imposto a tutti di non farti toccare per proteggerli, questo dimostra quanto tu tenga alla loro sicurezza... alla loro vita. Se... se fai del male alle persone, non è per tuo volere, ma per il tuo demone. E il tuo demone non ti rende ciò che sei. Tu non sei lui e non devi lasciarti condizionare dal pensiero che lui possa esserlo.» gli disse. «Tu un'anima ce l'hai e non è così dannata e oscura come tu pensi. Tu sei buono.»
Buono.
Lo aveva definito buono.
Con quale coraggio quella ragazza riusciva a definirlo così? Con quale forza restava ancora lì, tra le sue braccia, dopo tutto quello che gli aveva detto della sua reale vita? Ancora non riusciva a spiegarsi tutto ciò, Zayn.
Non mentiva, lei non lo faceva mai. Forse sapeva anche lei che i suoi occhi dicevano sempre la verità e lui cercava risposte proprio in quelli. 
Si chiedeva se le avesse detto ciò che aveva fatto quella notte, per la millesima volta, lei avesse continuato a pensare ciò.
Quel pensiero lo fece sentire così male da distogliere lo sguardo da lei. Non riusciva a reggerlo. Quegl'occhi erano capaci di farlo sentire per un minuto una persona quasi giusta, e quello dopo una persona ripugnante... schifosa. Lo facevano sentire incolpa, piu' del dovuto.
«I-io... ehm... devo darti una cosa.» mormorò lei timidamente.
Lui ebbe il coraggio di guardarla di nuovo, inarcando le sopracciglia curioso.
Lydia si allontanò da lui solo per andare verso la moto, dove aveva poggiato la sua borsa. Zayn la vide frugare per un pò per poi voltarsi e tornare di nuovo davanti a lui, nel suo nascondiglio.
«Dammi il polso sinistro.»
Lui lo fece e lei lo avvolse con un sottile bracciale di cotone, tutto rosso.
«Come mai?» le domandò curioso.
«Ehm... be', giorni fa in classe parlavamo dei miti giapponesi e c'era uno in cui parlava di un filo rosso invisibile che è legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo...» non ebbe la forza di guardarlo, così abbassò il capo, dopo avergli legato il braccialetto. «ci tiene legati alla persona alla quale siamo... destinati.» sussurrò. «Io... ehm... volevo solo che tu avessi una conferma di questo con questo bracciale rosso. Non che ci apparteniamo a vicenda ma... che io mi sento destinata a te.»
Era sempre Zayn quello che dava dimostrazioni a Lydia, almeno piu' di lei. Adesso voleva fare qualcosa per lui, un minimo gesto che potesse significare qualcosa per lui tanto quanto significasse per lei. 
Sentì le mani di Zayn poggiarsi delicatamente sulle sue guance e poi le sue labbra si premettero sulla sua fronte, dandole un lungo bacio. 
Lei istintivamente poggiò una mano sulla sua, accarezzando il dorso con il pollice. Quando lui, poi, poggiò la fronte contro la sua, lo guardò, sorridendo appena sotto quei piacevoli tocchi, e sguardo.
Non avevano bisogno di dirsi nient'altro. Niente di piu' e niente di meno. Quel bacio, quegli sguardi, e quel sorriso, era come se sigillassero quella piccola confessione fatta da parte sua e non c'era bisogno di dire qualcosa che potesse poi rovinare tutto. O che Zayn le dicesse che valeva anche per lui, dicendo un insulso "anche io". Era come se scemasse tutto ciò che provava, come se l'accontentasse. Non bastavano. Non sarebbero riuscite a dire del tutto la verità.
Zayn le mise le mani sui fianchi e le fece sedere sul muretto, mentre lei ridacchiava per quell'azione improvvisa.
Restarono a parlare lì per ore, non rendendosi conto del tempo. Si raccontarono ancora, confessandosi cose che ancora non sapevano l'un dell'altro, promettendosi con i loro soliti sguardi di custodire ogni parola di quelle piccole confessioni. E Zayn ne approfittò, in alcuni momenti, per prenderla in giro e farla arrossire come solo lui sapeva fare.
«Ora capisco perchè la chiamano grotta buia... è in pò inquietante.» ammise lei. 
Lydia non aveva avuto tempo per intimorirsi quando era passata in quella grotta. Zayn aveva corso così veloce da non farle rendere conto nemmeno che ci erano passati. L'unica cosa che aveva notato era che aveva un solo lampione al soffitto, che non riusciva ad illuminare tutta la grotta. All'inizio l'avvolgeva il buio piu' totale, poi la luce e poi di nuovo il buio.
«Non la chiamano principalmente così per la poca luce. Si dice che ci siano mostri oscuri che possono prenderti la vita e lasciarti marciare nel buio della grotta per sempre.» ironizzò l'ultima frase.
«Oh... e tu non hai paura?»
Lui ridacchiò. «Lo stai chiedendo sul serio ad un demone?»
Lydia si sentì stupida in quel momento e tutto ciò che fece fu alzare le spalle. «Ci passavi anche prima di... quello che ti è successo?»
«Si, eravamo in pochi a farlo. Gli altri si bevono troppo quelle stronzate superstiziose.»
«Magari è vero.» tentò lei scherzosamente.
Zayn sorrise amaramente per la seconda volta in quella sera. «L'unico mostro che può esserci sono io quando ci passo.»
«Zayn.» lo richiamò lei.
Lui la guardò e sorrise sotto il suo sguardo severo ma dolce.
Sospirò, poi le poggiò nuovamente le mani sui fianchi, facendola scendere. «Andiamo.»
«Dove andiamo?» domandò lei.
«A casa mia.»
La stretta allo stomaco che ebbe la fece paralizzare sul posto. «Oh...» riuscì a dire.
Nella sua mente iniziarono a vagare pensieri strani e le parole che una volta Allison le disse «se un ragazzo ti porta a casa sua è perchè vuole portarti a letto». 
Ma con Zayn era diverso. Insomma, solo il giorno prima si erano baciati e non poteva già pensare che ci fosse stata se si fosse creata quel tipo di situazione. Non era assolutamente pronta. Ed era consapevole del fatto che Zayn non aveva quelle intenzioni, ma proprio non riusciva a dare un freno a quelle stupide paranoie; inutili, per lo piu'.
Solo quando lui la chiamò riuscì a riprendersi da quei pensieri e ad avvicinarsi a lui, facendosi mettere il casco come quel pomeriggio fuori scuola, e, sorridendo, le aveva detto che prima l'avrebbe portata a fare un altro giro in moto.
Lei aveva ricambiato quello stesso sorriso, forse solo un pò piu' ampio per la contentezza, e si era lasciata portare ancora per quelle strade correndo sotto le luci dei lampioni e delle stelle a cui adesso la notte lasciava spazio.
Lydia riconobbe la strada della spiaggia mentre lui la percorreva, e si stranì quando si fermò su un marciapiede, accanto ad un mini-garage, proprio di fronte ad essa.
Lei scese e Zayn iniziò a togliere il catenaccio dalla porta del garage. Quando lo aprì, Lydia vide che all'interno erano presenti due biciclette, una palla da basket e da calcio con delle scritte sopra, alcuni attrezzi nell'angolo per terra e quattro foto appese. Era molto piccolo, ma la moto ci entrava.
«Non rischi di fartela rubare qui?» domandò mentre lui posava la moto.
«Tu devi renderti ancora conto a che ragazzo appartieni.» le disse, chiudendo la porta del garage e richiudendola con il catenaccio.
«Oh, ma che tenebroso il ragazzo Malik.»
Lui la guardò, rimproverandola scherzosamente con lo sguardo, e lei rise mentre le prendeva la mano e insieme attraversavano la strada per andare in spiaggia.
Lydia si lasciava guidare, anche se non capiva perchè la stesse portando proprio in spiaggia se dovevano andare a casa sua.
Camminarono sul sentiero dei bagnanti e poi arrivarono verso l'altro lato della spiaggia, iniziando a camminare sulla sabbia e passando sotto al grande molo. Quando oltrepassarono le grandi rocce sotto di esso, camminando su quel piccolo spazio di sabbia che c'era, Lydia trovò davanti a sè dei grandi alberi e quando li superò, finalmente, la vide.
«Questa è casa tua?» domandò sorpresa.
«Si...»
La casa era situata sul piccolo molo che c'era anche lì e Zayn la condusse verso le scale, che poi con calma salirono.
Quando arrivò in cima, Lydia fu libera di studiarla meglio. Era di legno, scuro, e ai lati della porta c'erano delle lanterne da giardino appese, e due finestre.
La casa era ricoperta di possenti alberi attorno a sè tutto questo le dava un'aria ancora piu' piacevole.
Mentre lui prendeva le chiavi per aprirla, lei si guardava intorno, ammirando ogni particolare di quel posto meraviglioso. Mai aveva visto un posto così carino come quello: una casa sul molo, ricoperta completamente dagli alberi dalla foresta. Un posto piacevole e tranquillo, davvero adorabile.
Solo quando la sua attenzione tornò a lui, i suoi pensieri la bloccarono ancora, tenendola ferma lì, impalata su quei piccoli scalini. 
Lui la guardò confuso. «Puoi entrare, sai?»
Lei premette le labbra insieme e piano si avvicinò, entrando in casa.
Quando Zayn chiuse la porta alle sue spalle, lei alzò lo sguardo, iniziando a guardarsi intorno.
La stanza era molto ampia e di fronte a sè c'erano due porte: una era chiusa, l'altra lasciava intravedere un letto. Sulla sinistra c'era il piano da cucina, con dietro fornelli, il frigo nell'angolo, un lavello e la lavastoviglie. Due sgabelli erano vicino al piano cucina e poi un tavolo, piccolo e quadrato, con una sedia per ogni lato.
Sulla destra, una divano nero era posizionato sotto al muro, proprio dov'era la finestra. Un piccolo tavolino di legno davanti a sè, posizionato sopra un tappeto di decorazioni arabiche.
La casa era di legno ed era arredata in stile moderno, con dei mobili color mogano. 
Lydia notò che non c'era una tv, ma solo un pc portatile chiuso poggiato sul piano da cucina. Non c'era una libreria o un qualsiasi altro gioco elettronico. C'erano dei quadri appesi sulle pareti, alcuni con dei disegni a fantasia molto colorati, mentre in altri c'erano alcune fotografie. Lydia si diede la libertà di girovagare per quella stanza, cercando qualche particolare che non aveva visto prima.
E Zayn la guardava camminare per casa sua, pensando a quanto quella scena fosse strana, ma che volesse che fosse così per il resto dei suoi giorni.
Lei, nella sua casa, insieme a lui, tutti i giorni.
Non aveva mai fatto venire nessuno lì, a parte Louis o suo zio. Non aveva portato mai nessuna ragazza, nemmeno per divertirsi. Aveva altri posti. Lydia era la prima e... già immaginava lei gironzolare per quelle mura, con una sua maglietta larga che le copriva l'essenziale, le gambe nude, con i capelli lunghi e disordinati per essere rimasta nel letto fino al mattino tardi, tra le sue lenzuola. O magari mentre era sul divano a leggere uno dei suoi libri preferiti, e cercava di ignorarlo mentre lui la stuzzicava iniziando a toccarle i capelli. Mentre gli preparava la colazione o faceva i compiti sulla scrivania della sua stanza.
Immaginava già una vita, insieme, e a lei, tra quelle mura.
«E' molto bella.» mormorò lei, sorridendogli.
«Me la regalò mio zio per i miei sedici anni...»
«Hai sempre vissuto da solo qui?»
Lui annuì e Lydia confermò la sua idea del fatto che Zayn fosse sempre stato solo, se non fosse stato per Louis.
Quando guardò verso la sua camera, chiese con lo sguardo se potesse e lui annuì, sorridendo.
Lydia ci entrò e vide quanto essa fosse piccola e semplice: una scrivania sulla sinistra, con alcuni fogli sparsi sopra, una sedia, un armadio e un cassettone difronte, e il letto sulla destra, sfatto, sotto al muro. Per terra, c'era qualche maglietta e un jeans, e lei non potè fare a meno di sorridere divertita, guardandolo.
Lui si grattò la nuca, imbarazzato. «Non avevo previsto visite.» si giustificò.
Lei ridacchiò e si avvicinò di piu' alla scrivania, studiando quei fogli, cercando di capire qualcosa in piu' di lui, ma rimase sorpresa nel vedere cosa loro rappresentassero.
Su ognuno di essi c'era il ritratto di una ragazza che dormiva, in varie posizioni: una abbracciata al cuscino, una sul fianco, un'altra con solo la mano sullo stomaco... 
Quando alzò lo sguardo verso il muro, vide che ce ne fossero altri appesi. In alcuni erano presenti sempre degli occhi, disegnati in modo diverso. 
«S-sono io?» riuscì a chiedere, con il cuore che le batteva all'impazzata.
Lui annuì, avvicinandosi a lei con le mani in tasca.
Lydia tornò a guardare quei ritratti e non potè fare a meno di pensare a quanto fossero meravigliosi. Lei, raffigurata mentre dormiva in posizioni diverse o ritratti del suo viso visto piu' da vicino. Si chiedeva se fosse realmente così bella come quei disegni.
Un piccolo block notes attirò la sua attenzione e istintivamente lo prese, aprendolo. C'era il suo viso in ogni pagina, dalla prima all'ultima, in espressioni del viso diverse ma che cambiavano lentamente.
Quando capì il meccanismo, ripartì dalla prima pagina, piegando appena il block notes e sfogliando velocemente le pagine.
Era lei, che da un espressione calma e appagata, sorrideva abbassando appena lo sguardo. Ed era colorato, a differenza degli altri ritratti, e le sue guance poi si coloravano di rosso quando sorrideva.
«Qui è quando ti ho chiamata per la prima volta... ehm...»
«Piccola.» finì lei, arrossendo.
Lo sentì sorridere, poi quando ebbe il coraggio di guardarlo, si voltò e lui la attirò a sè, poggiando le mani sui suoi fianchi.
«Vorresti restare qui stanotte?» 
Quando lo guardò negli occhi, Lydia si dette della stupida da sola. Perchè farsi quelle paranoie per niente? Zayn la rispettava, era sicura di questo, lo leggeva nei suoi occhi e proprio adesso, non voleva essere in nessun'altro posto se non con lui.
«I-io... ehm... non ho i vestiti.»
Lui sorrise. «Indosserai qualcosa di mio. Credo che questo non ti dispiaccia, no?»
Lei sorrise appena, abbassando lo sguardo. «No...»
Lui si staccò da lei per prendere dal cassettone qualche suo indumento. «Puoi farti una doccia, se vuoi.» le disse, per poi porgerglieli.
«Oh... g-grazie.» era così in imbarazzo. Non si era mai trovata in una situazione del genere.
«Nel frattempo io, mh, sistemo un pò di roba qui dentro.» disse Zayn, indicando i vestiti per terra, sentendola sorridere. «Porta vicino alla cucina.» le indicò.
Lydia annuì e con calma uscì dalla stanza, andando in bagno.
Anche questo era del tutto moderno e non possedeva solo una doccia, ma anche una vasca nell'angolo della stanza. Un grande specchio e ad entrambi i lati di esso delle luci. Un mobile da bagno con lavabo, e sopra un bicchiere con uno spazzolino e alcuni prodotti per la barba. Accanto, un piccolo cassettone con forse altri suoi prodotti. C'era anche una piccola finestra, proprio sopra la vasca.
«Vuoi che ti faccia compagnia? Sai, per assicurarmi che vada tutto bene.» lo sentì dire.
Lei arrossì, seppur lui non la stesse guardando. «N-no, grazie.» e quando lo sentì ridere, chiuse la porta.
Prese un bel respiro profondo e si disse mentalmente di restare tranquilla, che non sarebbe successo niente di così eclatante. Non sapeva nemmeno perchè fosse così in agitazione, ma era la prima volta che era a casa di un ragazzo, loro due, da soli... e aveva appena accettato di restare per la notte. Non l'aveva mai fatto e non voleva nemmeno sembrare così stupida agli occhi di Zayn. Chissa' con quante ragazze si era trovato in questa situazione...
Scosse il capo e si intrufolò subito in doccia, facendo una doccia veloce. Quando finì di asciugarsi, prese i vestiti che Zayn le aveva dato e sbarrò gli occhi quando vide che aveva solo una maglia larga a mezze maniche e dei boxer. Arrossì di botto e sentiva decisamente troppo in quella stanza.
Sapeva che comunque Zayn non le avrebbe dato qualcos'altro perchè la voleva proprio con quei vestiti per vederla in imbarazzo. 
Indossò i boxer neri e la maglia, sciogliendosi poi i capelli che aveva legato per non bagnarli.
Aprì lentamente la porta e si incamminò verso la stanza, a piedi nudi. 
Si fermò solo quando vide Zayn uscire dalla sua camera a petto nudo e il pantalone di una tuta grigia.
Ingoiò il vuoto e iniziò a torturarsi le dita delle mani, non riuscendo a staccare gli occhi da lui mentre si avvicinava.
Aveva sempre ammirato il corpo di Zayn mentre si allenava, arrossendo quando poi lui la trovava a farlo, e adesso, vederlo così da vicino, vedere ogni definizione dei suoi muscoli... le faceva avvampare il viso ancora di piu'.
In un attimo, era di nuovo attaccata al suo corpo sentendo questa volta, però, la morbidezza e il calore del suo petto nudo. Impacciata, ci poggiò le mani, sentendo il battere del suo cuore.
Le mani di lui si poggiarono sulla base della sua schiena, accarezzando quella parte dolcemente. La scena che si era immaginato poco fa si era appena realizzata.
Le sue dita salirono sulla sua schiena e le sorrise malizioso quando vide che non aveva il reggiseno. 
Lei si mordicchiò il labbro, mugugnando imbarazzata contro di lui e arrossendo come di sua abitudine, ormai.
Lui non smise di accarezzare quella sua pelle liscia, candida, morbida, e pensò di volerla baciare tutta, quella schiena. 
Poggiò le labbra sulle sue, baciandola con lentezza, e scese una sua mano sul suo sedere, stringendolo delicatamente. 
Lei gemette dall'imbarazzo contro la sua bocca e lui le prese il labbro inferiore tra i denti, tirandolo appena.
«Tu non hai idea da quanto tempo avrei voluto farlo.» ammise Zayn, attirandola ancora di piu' a sè, col suo labbro ancora tra i denti. I secondi dopo lo passò a stuzzicarlo, sotto i suoi piacevoli mugugni. 
Fu costretto a smettere quando suonò il suo cellulare. Lesse il nome sul display e sbuffò, poi la sua attenzione tornò a lei. «Va' a letto.» le disse dolcemente, per poi darle un bacio sulla fronte.
Lydia non ebbe il tempo nemmeno di chiedergli se venisse anche lui che Zayn aveva già risposto al cellulare, sbraitando già l'attimo dopo.
Restò per qualche attimo a guardarlo, poi quando lui si voltò e le sorrise compiaciuto, abbassò il capo e si avviò frettolosamente nella sua camera.
Prese a guardare di nuovo quei ritratti, provando a vedersi bella come Zayn l'aveva disegnata, ma proprio non ci riusciva. Lui la vedeva così? Lei lo era realmente?
Si sporse un pò verso la porta e lo vide camminare avanti e indietro, parlando duramente al telefono. Si chiedeva chi potesse essere a farlo arrabbiare così tanto.
Andò a sedersi sul letto, coprendosi solo le gambe col lenzuolo e provò a restare sveglia, ma qualche secondo dopo si era già stesa provando a dormire.
Si svegliò dieci minuti dopo, in ansia, non trovandosi Zayn nella stanza.
Scese dal letto e si appoggiò allo stipite della porta, vedendolo sul divano ancora col cellulare il mano. Per come stava digitando, sembrava stesse mandando qualche messaggio.
«Zayn...» lo chiamò.
Lui si voltò e gli si mozzò il fiato davanti a quella visione. Lydia aveva tutti i capelli portati sulla spalla destra, le gambe unite e i piedi che si sfregavano a vicenda per cercare un pò di calore. Gli occhi piccoli, ristretti in due fessure per il fastidio della luce, dove poi uno sfregò piano con la mano.
Una bambina. Una tenera e dolce bambina, la sua, proprio nella sua casa.
«Credevo stessi già dormendo.» disse lui.
«Ti stavo aspettando...» mormorò con la voce impastata dal sonno. «N-non vieni?»
Lui sorrise intenerito. «Si...» rispose, spegnendo definitivamente il suo cellulare.
Si alzò e si avvicinò a lei, conducendola sul letto. 
Lei si sistemò, facendosi piu' sotto al muro per lasciargli spazio e lui fu libero di stendersi accanto a lei, comprendo entrambi con la coperta.
Si voltò verso di lei e già la trovò a farsi piccola piccola contro di lui, stringendosi forte al suo petto, come per cercare calore, rifugio.
Lui sorrise e dolcemente la strinse a sè, guardandola dormire per la prima volta tra le sue braccia.

 
—— ❀ ————


«Che cosa hai scoperto?» domandò Louis.
«E' difficile scoprire qualcosa in piu', Louis.» disse il ragazzo dall'altra parte del telefono. «Non riesco a seguirlo piu' di tanto... non è mai solo e dopo perdo le sue tracce. Stiamo parlando anche di un pezzo grosso.»
Lui sospirò. «Mandami la mappa.»
Lo sentì digitare dall'altra parte del telefono e lui entrò nella sua email, dove pochi secondi dopo gli arrivò un nuovo messaggio.
Lo aprì e cliccò sul link della mappa. Era una piantina della città, ma i segni che il ragazzo aveva segnato erano al di fuori di essa. 
«Le linee nere sono quelle dove sono riuscito a seguirlo. Parti che conosci anche tu, poi, quella cerchiata in rosso è quella dove perdo le sue tracce. Come se sparisse d'improvviso... una cosa troppa insensata... sovrannaturale.»
«Gia'...» commentò Louis, sentendosi preso in causa anche lui. «Be', cerca finchè puoi. Quest'informazione mi è stata utile.»
«Okay, ti contatterò quando scoprirò qualcos'altro.»
«Bene.» e chiuse la chiamata.
Louis restò a guardare e studiare quella mappa per un bel pò, finchè non si alzò, indossò il giubbotto e uscì da quell'appartamento, recandosi nel posto cerchiato in rosso.

 
—— ❀ ————


Lydia uscì dalla sua camera guardando confusa per il corridoio.
Tutte le porte erano aperte e c'erano frammenti di vetro e alcuni vestiti per terra.
Aveva visto così tante volte quella scena, ma adesso sentiva qualcosa di diverso. Era accaduto qualcosa.
«Mamma?» chiamò. Non ottenne nessuna risposta.
Iniziò a scendere le scale, con cautela, cercando di non mettere i piedi sul vetro.
Si affacciò nella cucina ed era letteralmente sotto sopra. Un casino. Mobili aperti e distrutti, piatti e bicchieri rotti per terra, insieme alle posate. 
Era come se qualcuno stesse cercando qualcosa di specifico, distruggendo qualsiasi cosa pur di trovarla.
Uscì dall'abitazione, recandosi sul marciapiede. Era mattina, ma il sole non splendeva nel cielo limpido: c'erano le nuvole grige che lo coprivano, minacciando di far scendere la pioggia sull'asfalto.
Solo quando Lydia si voltò sulla sua destra, la vide. 
Sua madre era alla fine della strada, a piedi nudi, con il jeans largo, la sua maglietta bianca e il suo giacchettino grigio.
I suoi capelli biondi erano scompigliati e la frangetta quasi le copriva gli occhi per quanto fosse cresciuta. Ma lei le riusciva a vedere, quelle iridi, verdi come li aveva lei, ma di una speranza che non faceva piu' parte di essi. Riusciva a vedere il dolore in quegli occhi e quando se ne rese conto, iniziò a sentirsi pizzicare la gola.
Avrebbe voluto portare via quel dolore dagli occhi di sua madre, e gli chiedeva ogni giorno di andarsene via da lì, di scappare, insieme. Ma non l'avevano mai fatto.
«Mamma.» riuscì a dire in un mormorio, e seppur la madre fosse lontana, sembrò sentirla.
Iniziò a camminare verso di lei e la vide voltarsi alla sua sinistra. Lydia guardò dove era ricaduta la sua attenzione e riuscì a vedere solo una mano che teneva in pugno una pistola, tra i cespugli. Ed era puntata proprio su sua madre.



«Mamma!» gridò.
Lydia si svegliò di soprassalto dal suo sonno, portandosi seduta e cercando di riuscire a respirare di nuovo normalmente.
«Lydia, hey...»
Solo qualche secondo dopo riuscì a rendersi conto che Zayn era seduto accanto a lei e che la guardava preoccupato.
Non potè fare a meno di far inumidire i suoi occhi e abbassò lo sguardo, riuscendo a trattenere appena un singhiozzo.
In un attimo, Zayn già la stava stringendo a sè, accarezzando la sua schiena cercando di calmarla.
«Shh...» le sussurrò. «Era solo un incubo...»
Lydia si lasciò confortare da quei piacevoli sussurri e le grandi mani di lui, che dolcemente le accarezzavano il corpo, riuscirono a tranquillizzarla del tutto, fermando le lacrime che minacciavano di scendere dal suo viso.
Era la prima volta che qualcuno la confortava dopo un suo brutto sogno. Si sentiva così al sicuro tra le sue braccia che in quell'attimo riusciva a farle dimenticare anche cosa avesse sognato poco fa.
Quando portò attenzione al suo abbigliamento, alzò il capo dal suo petto, guardandolo. «Devi andare via?»
Lui le spostò una ciocca di capelli dal viso. «Si, devo fare alcune commissioni...»
«Resti un altro pò con me?» gli chiese timidamente. «Per favore.»
Zayn sorrise appena. «Certo.»
Lei non gli diede il tempo di fargli ammirare un suo piccolo sorriso che aveva già appoggiato il capo contro il suo petto, poggiando una mano sul suo stomaco, stringendosi a lui.
Lui ricambiò appena quella stretta, poi la sentì immobilizzarsi su di sè quando la scoprì dal lenzuolo e con calma le prendeva le gambe, portandole in grembo su di lui. Adesso le era completamente in braccio: una mano era posizionata sul suo fianco, per tenerla, mentre l'altra prese ad accarezzarle lentamente le gambe nude, su e giù.
Un movimento lento, dolce e sensuale, tanto da non dar peso neanche al suo imbarazzo. Lydia riuscì a rilassarsi completamente sotto il suo tocco e a momenti si sarebbe potuta addormentare di nuovo. Stava così bene.
Spostò appena la testa dalla sua spalla solo per avere una visuale migliore del suo profilo, ma lui sembrò non notarla. 
La mano di Lydia, quasi con la stessa lentezza di Zayn, gli toccò il petto, salendo verso il collo. Quando superò lo scollo della sua maglietta blu, sentì la sua pelle calda e morbida, e con l'indice iniziò a toccargli il collo, superando il pomo d'adamo, sentendo i peli duri della barba sotto i suoi polpastrelli.
Lo vide ingoiare il vuoto. «N-non continuare a farlo.»
Lei ritirò subito la mano. «Scusa.» mormorò.
Zayn si voltò a guardarla e vide quanto quegli occhi da bambina fossero mortificati, come se avesse fatto qualcosa di tremendamente sbagliato. Se solo fosse riuscita a capire che effetto avesse su di lui, da farlo impazzire anche con un tocco così semplice ed innocente.
Il suo cellulare suonò e lo prese dalla tasca del jeans, rifiutando la chiamata. Poi la guardò di nuovo. «Stai bene?»
Lei annuì, chiudendo poi gli occhi quando lui le baciò la fronte.
«Torno tra qualche ora.»
«Okay...» mormorò lei.
Sobbalzò quando lui si alzò, prendendola in braccio e poggiandola di nuovo sul letto. Quando il suo sguardo tornò a lei, Lydia si affrettò a coprire di nuovo le sue gambe col lenzuolo, sentendolo sorridere divertito.
«Fa' come se fossi a casa tua. Mangia e fai quello che vuoi. Nel frigo non c'è molto, ma a questo provvederemo presto.»
«Oh, ehm, grazie.»
«Mangia, Lydia.» si raccomandò lui di nuovo.
«Okay.»
Lo vide farle un sorriso appena accennato e poi sparire dietro la porta, sentendo quella d'entrata chiudersi. 
Sperava di non aver dato a vedere quanto fosse triste in un suo allontanamento, ma per quanto si fosse forzata nel sembrare normale, sapeva che non era riuscita nel suo intento. Non voleva sembrare una di quelle fidanzate attaccate come sanguisughe al loro ragazzo, ma adesso che voleva restare un altro pò con lui, ora che ne avevano la possibilità, Zayn doveva andare via. Di nuovo. 
Doveva ancora scoprire che lavoro facesse per tenerlo impegnato così tanto.
Si stese di nuovo sul letto e strinse le lenzuola a sè, respirando il suo odore. Restò lì per un bel pò, poi decise di alzarsi. Si appoggiò allo stipite della porta, guardando l'enorme salone.
Era proprio bella e confortevole. Aveva sempre desiderato una casa così, e poi, era su un molo.
Si avvicinò alla finestra accanto alla porta, guardando il panorama che offriva. 
Il mare era calmo anche quella mattina e gli alberi accanto alla casa davano un paesaggio bellissimo. Quella vista era così bella che Lydia era tentata dall'andare sul molo e magari sedersi un pò lì, ma non ce l'avrebbe fatta. Troppa, troppa paura.
Prese a girovagare per casa e si fermò vicino ad una foto appesa nel salone, dove c'erano raffigurati Zayn e Louis. Erano sul pavimento, Louis in primo piano con un'estrema quantità di capelli in stile caschetto, mentre invece, Zayn era sul retro, dietro di lui, con i capelli portati sulla fronte. Sembrava sorpreso che gli stessero scattando la foto, ma aveva sorriso lo stesso. Entrambi lo facevano all'obiettivo, e Lydia non aveva mai visto Zayn sorridere così tanto. Sembrava felice, lo si vedeva, anche dai suoi occhi. Sembrava spensierato, libero... si chiedeva se lo avrebbe mai visto un Zayn così.
Vide le altre foto appese e queste rappresentavano sempre loro, in situazioni diverse. Si ritrovò a ridacchiare mentre le guardava. Alcune erano così buffe.
Quando arrivò alla porta distante dalla camera di Zayn, fu tentata dall'aprirla, e quando lo fece, vide che era chiusa a chiave. La curiosità iniziò già a divorarla dentro ma la mise a freno e andò a lavarsi. 
Quando finì di sistemare anche il bagno, uscì, andando poi nella sua camera a sistemargli il letto. Fece lo stesso anche con la sua borsa e vide che era passata piu' di un'ora. Zayn non era ancora tornato.
Il suo stomaco iniziò a brotolare e si era ripromessa di non toccare nessun cibo che fosse di Zayn, anche se lui si era raccomandato col suo sguardo severo. E poi adesso aveva fame sul serio. Era dallo scorso pomeriggio che non mangiava. 
Con un pò di coraggio, si avvicinò alla cucina e aprì un mobile, trovando subito un barattolo di cioccolata. Era da tempo che non ne mangiava un pò.
Prese un cucchiaino e iniziò a mangiare, sentendosi quasi felice. La cioccolata le faceva quell'effetto.
«Che stai mangiando?»
Lydia quasi sobbalzò quando vide Zayn far ingresso in casa e che lentamente si avvicinava a lei, guardandola curioso e divertito allo stesso tempo.
«Cioccolata.» riuscì a dire, con la bocca piena e le guance rosse per l'imbarazzo.
«Non era meglio un bel piatto di pasta?» le domandò, sedendosi sullo sgabello.
«La cioccolata è migliore di qualsiasi cosa.» si giustificò lei.
«Certo.» commentò lui, incrociando le braccia sul bancone divertito.
La vide guardarsi intorno nervosa e lui intuì il suo imbarazzo. «Puoi continuare a mangiare, Lydia.» ridacchiò.
«Ne vuoi un pò?» 
«No, magari dopo.»
Lydia riprese a mangiare, sotto lo sguardo divertito del moro, che non aver perso occasione per scherzare e prenderla in giro. Quando si sentì piena, posò il baratto e pulì il cucchiaino, poi si appoggiò vicino al lavello.
«Cosa c'è?» le chiese il moro.
«Mi sento incolpa.»
«Perchè?»
«Ho mangiato troppa cioccolata.»
Alzò gli occhi al cielo. «Oh Dio, Lydia.» disse, scendendo dallo sgabello.
«E' vero.» insistette lei. «Forse dovrei iniziare una dieta.»
«Tu, una dieta. Sul serio? Devi dimagrire le ossa?» chiese sarcastico, avvicinandosi a lei. «Spero che questa cioccolata ti faccia effetto così metti qualche chiletto in piu'.»
Lei lo colpì sul braccio. «Hey! Hai detto una cosa bruttissima! Io non voglio ingrassare.»
«Sei troppo magra, Lydia.» la richiamò dolcemente, mettendole le mani sui fianchi. «Riesco a sentire le tue ossa sotto le mie mani, e anche a vederle. Sei dimagrita molto da quando ti ho conosciuta.»
«Non è vero...» mormorò.
«Devi mangiare.» ripetè. «E adesso che le cose tra noi sono molto piu' facili, farò si che tu lo faccia.»
Lydia incrociò le braccia al petto, imbronciandosi. «Tu mi vuoi obesa.»
Lui rise e non provò a ribattere perchè si stava già avvicinando alle sue labbra per baciarla. E lo fece.
Lydia aveva aspettato che lo facesse da quando aveva aperto gli occhi quella mattina. Aveva seriamente bisogno di quel bacio, delle sue labbra. 
Entrambi schiusero la bocca, assaporando l'uno le labbra e la bocca dell'altro, mischiandone i loro sapori. La bocca di Zayn sapeva di tabacco e menta e Lydia potè quasi dire di aver fumato per la prima volta, mentre lo baciava. Mentre la sua, sapeva di cacao e nocciole e Zayn potè dire di aver avuto la sua portata di cioccolata.
«Ciao.» le mormorò lui, dopo essersi staccato.
«C-ciao.» ricambiò lei. «Ehm, vado a lavarmi i denti.» disse imbarazzata, andando in bagno. Sentiva la sua risata dietro di sè.
«Come li laverai?» le domandò curioso. Aveva da incalzarle un discorso molto efficace ma si diceva da solo che era fin troppo presto per chiederglielo.
«Le dita sono molto efficaci a volte.» 
«Oh, tu non immagini neanche.» rispose lui, con una punta di malizia nella sua voce.
«Cosa?»
Lui sorrise per la sua ingenuità. «Niente.»
Si appoggiò allo stipite della porta, con le mani in tasca, guardandola mentre si lavava i denti, tenendosi i capelli in una mano per non farli cadere nel lavandino. E aspettò un suo esteso sorriso scherzoso dove gli faceva vedere i denti puliti e bianchi.
Restarono a casa per altre ore, seduti sul divano a parlare e scherzare tra loro, poi Zayn la accompagnò a casa, non per suo volere.
«Avresti potuto studiare anche a casa.» obiettò lui, quando lei scese dalla moto porgendogli il casco.
«Non avrei potuto concentrarmi.»
«Se non puoi fare a meno di guardarmi per via del mio fascino, scusa, ma non posso farci nulla.»
Lei lo colpì scherzosamente, ridendo. «Grazie... per, ehm... avermi fatto restare a casa tua stanotte.»
«Cosa che si ripeterà. Magari porta uno spazzolino.»
«E dei vestiti.» aggiunse Lydia.
«Di quelli puoi farne a meno.»
Lei sorrise, abbassando lo sguardo, poi con un pò di coraggio, tornò un pò seria. «Un giorno mi parlerai di come è iniziato tutto?»
Zayn sapeva che quella domanda sarebbe arrivata presto, ma comunque, era una cosa che anche lui sentiva di dover fare. Così annuì. «Si.»
Lydia gli fece un sorriso appena accennato, e si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia, ma lui girò il capo, facendo incontrare di nuovo le loro labbra.
«Ciao.» la salutò.
«Si, ehm... ciao.» lo ricambiò, ancora stordita per quel bacio.
Zayn la vide chiudersi la porta di casa alle spalle, poi sistemò meglio il suo caso sul braccio e girò, tornando a sfrecciare su quelle strade.

 
—— ❀ ————


Lydia ripeteva per l'ennesima volta quel nuovo capitolo per la lezione di lunedì quando sentì lo sbattere della porta d'entrata.
Si avvicinò frettolosamente alla porta per chiuderla a chiave, quando poi sentì un'altra voce oltre a quella di Duke. 
«L'hanno ucciso.» Kole.
Lei chiuse la porta, lentamente, anche la serratura, e appoggiò l'orecchio vicino al legno per sentire di cosa stessero parlando.
«Si, l'ho saputo poco fa.» disse Duke.
«Ti troveranno e non hai molte vie di scampo.»
Un sospiro, poi un tonfo. Lydia dedusse che Duke avesse colpito il muro o dato un pugno sul tavolo.
«Contrattare non se ne parla...» disse l'uomo.
«No, anche perchè ti faranno fuori in un attimo.»
Lydia non sapeva a cosa o chi si riferissero. Da quando si era trasferita lì, il mondo di Duke era sempre stato un mistero per lei e non ci aveva capito ancora nulla su che cosa facesse. Sapeva solo che non faceva di certo un lavoro nobile.
«Hai pensato a qualche soluzione?» domandò Kole.
Duke ci mise un pò per rispondere. «Ci trasferiremo.»
E il cuore di Lydia perse un battito.


 

Ciao, ciao, ciao!
Allora, come state?
Io esaurita e depressa.
Cioe' raga, TRA POCO SI TORNA A SCUOLA.
E' FINITA LA PACCHIA.
Io stavo pensando di suicidarmi.
Poi se qualcuno vuole unirsi a me, no problem.

Andiamo avanti.
Partiamo dal fatto che non sono per niente soddisfatta
di questa cosa che ho scritto.
Cioe', l'ho riletta ed ero tipo "wtf".
Poi vabbe', per voi il mio giudizio sui miei capitoli non conta mai un cazzo,
quindi faccio parlare solo voi ahahah
Allora.
Abbiamo due Zydia smielati da far schifo, che dormono per la prima volta insieme,
una Lydia che dà un'ennesima dimostrazione a Zayn insicurodelcazzo Malik,
un Louis che non si sa cosa sta facendo e poi BOOM! 
Duke dice che si trasferiranno.

Che pensate, che pensate, che pensate?
Forza, fatemi sapere ogni cosa uu

La foto dei fetus!zouis
P I A N G O



E mettiamo anche un demon!zayn




Comunque, se avete fate qualche foto sugli Zydia,
non esitate a mandarmela.
E se volete parlare con me, a disposizione sempre uu
E, ancora, se qualche canzone vi ricorda loro, ditemela uu

twitter: @infintynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
ask.fm: @TisdalesvoiceEfp (voglio taaaaante domande uu)

Peppina vi ama SEMPRE.
chiss chiss, peppina.

 

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Capitolo 24
*** 24. Leaving ***








24. Leaving

 
 
This time, all I want is you.
There is no one else who can take your place.
This time you burned me with your eyes
You see past all the lies. You take it all away.

Take me away. Take me away.
I've got nothing left to say.
Just take me away.


Lifehouse - Take me away (acoustic version)

 
Si sentiva come se stesse sprofondando in un vuoto senza fine, avvolta dal buio piu' totale. E sapeva che non c'era una via d'uscita. Quella via d'uscita in cui immaginava di trovare la mano di Zayn tesa verso di lei, ma sarebbe stato impossibile. 
Le parole di Duke erano state una pugnalata al petto, alla schiena, a qualsiasi parte del suo corpo. Lydia si sentiva persa e già sapeva che la sua vita, ormai, era finita. Perchè una vita da sola con Duke portava a questo: a metter fine a tutti i propri sogni e speranze. 
Incontrare Zayn era stata una sorta di salvezza per lei. Quel ragazzo era riuscito a distaccarla da quella realtà così difficile facendole vivere attimi di pace, tranquillità e serenità. Ora non avrebbe potuto piu' viverli.
«Ci?» domandò Kole.
«Si.» rispose Duke. «Io e la mia... figlioccia.»
«Oh, si... mi ricordo di lei. Ha proprio un bel visino.» potè sentire la malizia nella sua voce.
«Si, da prendere a schiaffi ogni minuto.»
Lydia ingoiò il vuoto, sentendo quei brividi di paura scuoterle il corpo, sia per il commento di Kole che per quello di Duke. 
Dedusse con le parole di Kole che forse non l'aveva riconosciuta o avrebbe accennato di averla vista con qualcuno in moto lo scorso pomeriggio. Sotto quel commento si sentì di nuovo a disagio, come se quelle parole non fossero vere del tutto. Con quelle di Duke, invece, si rabbuiò in un attimo, sentendo quanto in realtà lui dicesse la verità, che il suo viso era da prendere a schiaffi ogni minuto, come lo faceva ogni giorno. E non solo il suo viso. 
Non era mai riuscita a spiegarsi perchè lui fosse così... cattivo e crudele con lei. Lo era sempre stato, dall'attimo in cui si erano incontrati per colpa di sua madre. Era come se Lydia fosse il suo sfogo ogni volta che era ubriaco. Quando non lo era, riusciva quasi ad averci una conversazione, ma non una normale. Di solito la rispondeva male, dicendole le peggio parolacce. Cosa che Lydia non si meritava affatto.
Non gli dava mai problemi, si prendeva cura della casa e non lo infastidiva mai. Ma questo sembrava non bastare perchè lui trovava ogni minima scusa per urlarle contro che l'avrebbe sbattuta fuori di casa. Un giorno sperava che lo facesse sul serio, perchè era meglio vivere per strada che tra quelle quattro mura con lui.
«Verrà con te?»
«Certo che lo farà. Quel rifiuto non ha nessun'altro al mondo con cui stare.»
La verità di quelle parole le fece inumidire gli occhi e quel forte bruciore alla gola si fece risentire, ma una parte di lei voleva urlare contro quell'uomo che una persona a cui importava di lei l'aveva trovata. Che non era piu' sola, ormai.
«Lydia!» urlò Duke.
Lydia andò nel panico. Si allontanò spaventata dalla porta mentre sentiva i due ancora borbottare tra loro. 
Non voleva vederlo, non aveva la forza e il coraggio di affrontarlo mentre le diceva che doveva andarsene, chissà quanto presto, poi. E sapeva che un pò si sarebbe ribellata, che gli avrebbe detto di no o che gli avrebbe pregato di restare, e qualche secondo dopo si sarebbe ritrovata altri segni sulla pelle. 
Non voleva. Non adesso, che era ancora scossa.
L'unica soluzione era quella di uscire dalla finestra e così fece. Uscì velocemente e guardò il terreno per dei secondi infiniti mentre respirava profondamente. 
Guardò verso la porta e sentì i passi e le voci sempre piu' vicini e senza pensarci due volte, saltò.
L'impatto col terreno fu brusco e delle fitte alla caviglia la fecero gemere dal dolore. 
Si portò subito in piedi e iniziò a correre tra gli alberi, nonostante il piede le facesse male. Si fermò solo quando non riuscì piu' a proseguire per il troppo dolore. 
Si voltò, con la sensazione che Duke avesse capito che fosse scappata e che avesse intenzione di riprenderla, che la stesse seguendo, ma dietro di lei non ci vide nessuno.
Sobbalzò quando poi davanti a sè ci trovò Zayn, che si avvicinava a lei preoccupato.
Non riuscì a sentire neanche cosa lui le avesse chiesto perchè l'attimo dopo essersi resa conto che era davvero davanti a lei, svenne e riuscì a sentire solo le sue braccia che l'avvolgevano.
Si riprese qualche minuto dopo e lentamente aprì gli occhi, vedendo il profilo del collo di Zayn. 
Si rese conto che erano nella foresta e lui la teneva stretta al suo petto mentre camminavano tra gli alberi.
Lei istintivamente si strinse piu' a lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. 
Lui sembrò intuire che si fosse ripresa per quei piccoli movimenti che aveva fatto e la posizionò meglio, attento a non farla cadere.
Poi sospirò. «Tu un giorno riuscirai a farmi perdere completamente e letteralmente la testa, lo sai?»
Lydia non rispose, riuscì solo a sfregare pigramente il naso contro di lui.
Quel gesto così innocente riuscì quasi a fargli perdere la lucidità, ma non accadde. Riuscì a trattenersi come oramai era abituato, ed allenato, a fare.
Nella mente di Lydia iniziò a rimbombare la voce di Duke che ripeteva all'infinito la parola trasferimento e poco dopo anche le parole con cui l'aveva insultata.
In pochi giorni sarebbe andata lontana da qui, da Zayn, e momenti così non li avrebbe potuti piu' rivivere. 
Quell'uomo era stato capace di strapparle via quel poco di felicità che con sudore e coraggio si era guadagnata e sapere che non avrebbe potuto fare niente per cambiare le cose la distruggeva. Duke l'avrebbe portata con sè con la forza.
Non avrebbe piu' rivisto il viso di Zayn, non avrebbe piu' sentito la sua voce, le sue braccia che l'avvolgevano in quel modo, quel suo modo di proteggerla in continuazione da tutto... non l'avrebbe piu' visto rimproverarla con lo sguardo quando qualche volta aveva il coraggio di prenderlo in giro... non avrebbe piu' potuto sentire le sue labbra sulle sue, sulla sua pelle, la sua lingua che esplorava la sua bocca... non si sarebbe piu' sentita a casa.
Prima che potesse fermare le sue lacrime, Lydia già stava piangendo.
«Piccola, cos'hai? Perchè stai piangendo?» le domandò Zayn, spostando il capo verso di lei per guardarla.
Lydia riuscì solo a singhiozzare e far cadere altre lacrime sulla sua maglietta nera, bagnandogliela. Quando lui provò a guardarla, lei nascose ancor di piu' il viso, poggiando un braccio attorno al collo, stringendolo.
«Hai avuto un incubo?»
Lei scosse il capo. Sperava che quello che stesse vivendo lo fosse per davvero, ma non era così.
Dopo qualche secondo di silenzio, lo sentì sospirare. «Non vuoi parlarne adesso?»
Lydia scosse nuovamente il capo e lui le mormorò un «okay» seppur lei sapesse quanto per Zayn fosse difficile arrendersi così facilmente davanti ad un suo pianto, non conoscendone la causa.
Non sapeva di preciso dove la stesse portando, ma non le importava. Approfittava di quell'occasione per restare il piu' a lungo possibile tra le sue braccia perchè poi non avrebbe piu' avuto la possibilità di farlo. 
Avrebbe quasi potuto addormentarsi, tra quelle braccia, se non fosse stato per quelle lacrime e i singhiozzi che le scuotevano il corpo. In qualche momento aveva sentito Zayn irrigidirsi e aumentare la presa sulle sue gambe e sapeva che era a causa del suo pianto, ma non aveva avuto la forza di fermarsi. Apprezzava che lui non avesse insistito nel chiederle ancora che cosa avesse. Aspettava che lei si calmasse per chiederglielo e Lydia non sapeva ancora se dirgli tutto. Aveva paura di una sua reazione.
La portò alla riserva e lei si riprese del tutto solo quando fu tra quelle mura.
«Hey, cosa è successo?» disse Niall.
Lei alzò appena il capo, tenendo le braccia attorno al collo di Zayn. Vide che c'erano Niall e Louis seduti sul divano.
«Le fa male la caviglia.» spiegò Zayn. Lydia si chiedeva se l'avesse vista saltare fuori dalla sua finestra o se fosse arrivato mentre lei zoppicava nella foresta.
L'irlandese ridacchiò. «E' caduta?»
Il moro si girò verso di lei. «Si, è un pò sbadata.» commentò, guardandola negli occhi. Quegl'occhi che finalmente l'avevano guardata e... rimproverata.
Lei riuscì a imbronciare le labbra in un piccolo sorriso timido, e di scuse. 
Louis si alzò. «Falla sedere sullo sgabello.»
Zayn la fece sedere lì con calma e lentamente le sfilò la scarpa, attendendo il suo migliore amico. Quando volle incontrare di nuovo il suo sguardo, non lo trovò. Lydia teneva il capo chino e stava iniziando a torturarsi le mani. Faceva così quando era ansiosa, nervosa e doveva dirgli qualcosa. Lo conosceva fin troppo bene, ormai, quel comportamento e il fatto che non gli avesse ancora parlato lo faceva innervosire. Aveva bisogno di sapere cosa le fosse successo, perchè stesse scappando di casa. 
Le mise due dita sotto al mento, facendole alzare il capo, e quegl'occhi rossi furono una stretta al cuore. Quelle iridi verdi avevano perso di nuovo il loro splendore, erano spenti.
Le posò una mano sul viso e col pollice, lentamente, le asciugò le guance. Lei lo ringraziò con un timido sorriso, ricambiando appena lo sguardo. Non aveva ancora parlato e nemmeno i suoi occhi riuscivano a dirgli qualcosa.
«Allora, vediamo un pò.» esordì Louis, avvicinandosi a loro.
Si accovacciò davanti a Lydia e iniziò a ruotarle il piede lentamente sotto i suoi gemiti soffocati e sussulti. 
Si morse il labbro per cercare di non urlare quando Louis insistette nella rotazione e istintivamente strinse il braccio di Zayn, il quale le era ancora vicino.
L'amico sembrava studiare il suo dolore attraverso le sue espressioni del viso. Capiva da quelle dove le facesse piu' male.
«Una piccola distorsione. Metti del ghiaccio...» prese un asciugamano che avvolgeva proprio questo, poggiandoglielo con calma sulla pelle leggermente gonfia. «sul gonfiore ogni venti minuti di ogni ora. E stai a riposo per due o tre giorni.»
Lydia annuì e poco dopo Louis le fasciò il piede. 
«Proprio sbadata la piccola Lydia, mh?» la prese in giro Niall, toccandole il naso con l'indice.
Lei gli sorrise timida e Zayn rivolse uno sguardo severo all'amico, ma non gli disse nulla. 
Louis sembrò capire e lo portò fuori con sè, chiedendogli di farlo compagnia mentre faceva un giro per la città.
Lydia fu in grado solo di salutarli con la mano quando i due erano usciti dall'appartamento e quando aveva avuto il coraggio di guardare Zayn, lei lo aveva trovato già a guardarla.
Quel contatto visivo durò poco perchè lei non riuscì a reggere piu' quello sguardo e abbassò il capo, guardando le sue mani. Stava ancora decidendo se dirglielo o meno, o almeno, in che modo farlo. 
Lo sentì sospirare profondamente e poi allontanarsi da lei, andando in cucina.
Sapeva che a lui infastidiva quando lei aveva quel comportamento, ma non sapeva comportarsi diversamente. Non era in grado di mentire, almeno in certe situazioni, e non sapeva neanche fingere che andesse tutto bene. Anche se avrebbe voluto farlo, era troppo tardi; Zayn l'aveva già vista piangere e il fatto che non gli avesse ancora parlato stava a significare che ci fosse qualcosa che non andava. Tutti se ne sarebbero accorti.
Le sarebbero mancati anche quei momenti. Le sarebbe mancato quel posto, in cui Zayn le aveva confessato ciò che era in realtà, mettendo una parte di lui a nudo davanti a lei. Aveva ancora tante cose da scoprire del suo carattere, ma non avrebbe avuto piu' tempo.
Si riprese dai suoi pensieri solo quando Zayn poggiò un piatto sul bancone, proprio davanti a lei. Dentro c'erano due toast con prosciutto e formaggio.
«Mangia.» le disse.
Lei avrebbe voluto dire qualcosa, che non aveva fame, che il suo stomaco non era mai stato così chiuso come in quel momento, ma le parole le morivano in gola. Non ne aveva la forza. Così, restò in silenzio.
«Se non avessi avuto intenzione di venirti a trovare, probabilmente adesso saresti ancora nella foresta, svenuta, e chissà cosa cazzo ti sarebbe successo. E non provare a dirmi che sei svenuta solo perchè hai sonno o qualche altra stronzata perchè non me la bevo. Hai corso troppo e il tuo corpo non ha retto lo sforzo perchè non hai niente di sostanzioso nello stomaco da giorni. La devi smettere di non mangiare e la devi smettere di non dirmi cosa ti succede quando stai così male.» le disse duramente.
Quel tono di voce, quei rimproveri, le fecero venire gli occhi lucidi e aveva voglia di dirgli seriamente tutto, liberandosi di quel peso e vedendo se adesso anche lui se ne sarebbe fatto un problema come stava facendo lei, ma ancora una volta la voce non le usciva dalla bocca. Riuscì solo a respirare profondamente per cercare di scemare quel bruciore alla gola, non guardandolo ancora una volta in viso.
«Cristo, mi fai innervosire quando fai così.» sbottò Zayn. «Cazzo, Lydia, parlami!»
Lei riprese a piangere e solo quando lui le fu piu' vicino, istintivamente, si strinse al suo petto, facendo cadere altre lacrime sulla sua maglietta. 
Lo stringeva, forte, come a volersi rifugiare sul serio dentro di lui, non uscendone piu'. Perchè era quello il posto in cui voleva essere per il resto della sua vita. Non avrebbe mai voluto lasciare la sua casa.
Si rilassò completamente quando lui ricambiò quell'abbraccio, iniziando ad accarezzarle dolcemente la schiena. Sentiva che anche la sua rabbia si stava placando ed era quello che voleva, anche se non poteva dargli torto. Anche lei si sarebbe innervosita davanti ad un comportamento del genere.
Zayn prese ad accarezzarle i capelli e a darle dei baci sulla testa, restando in silenzio per un pò. Si sentiva incolpa per averle urlato contro così, ma proprio non ci era riuscito a dirglielo con calma. Se dovevano conoscersi, era meglio che lei venisse a conoscenza di questa parte di lui e che capisse quanto lui odi vederla stare male e non sapere cosa le sia successo.
«Ti ricorderai di me?» la sentì sussurrare, con la voce rotta dal pianto.
«Cos-» 
«Io non mi dimenticherò di te.»
Lui non capiva il senso e il motivo di quella domanda, ma dedusse che forse si sentiva insicura sul fatto che lui la volesse per davvero, ancora. Credeva che era per questo che avesse pianto così tanto, che l'avesse stretto così forte che, se fosse stato umano per davvero, avrebbe riso perchè l'aveva fatto con tanta forza quasi da non farlo respirare. Ma anche se non lo era, lui le sentiva quelle sue piccole mani che lo stringevano da sopra la maglietta e quelle sue sottili braccia che gli circondavano il corpo. La sentiva. 
«Come potrei dimenticarmi della ragazza che mi ha salvato da me stesso?»
Sentì altre lacrime bagnargli la maglietta e lei lo strinse appena ancor di piu', come se quelle parole le fossero entrate dentro, e il peso della loro sincerità era stato troppo da reggere per quel corpicino così fragile, tanto da scuoterlo, come una scossa. Ma sapeva che le avrebbe custodite, che sarebbero state lì, sempre.
«Me lo prometti?» sussurrò ancora.
«Si, te lo prometto.» rispose, dandole un bacio sulla testa.
Restarono così per minuti infiniti, in silenzio, accarezzandosi a vicenda e facendosi avvolgere dal calore del corpo dell'altro. Fu Zayn a staccarsi, alzandole di nuovo il capo per asciugarle altre lacrime. Lei per un attimo piegò un pò la testa e chiuse gli occhi, facendosi trasportare dal leggero tocco che faceva la sua mano sul suo viso. 
«Perchè sei scappata di casa?»
Lei aprì gli occhi. «Non sono scappata... sono andata a fare una passeggiata e credevo di aver visto qualche animale tra gli alberi. Ho iniziato a correre e... sono caduta.» mormorò, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo.
Lui ridacchiò, accarezzandole i capelli. «Un animale?»
«Si, non so di preciso cosa abbia visto. Forse non era niente e ho immaginato tutto, non so.» balbettò.
Zayn sospirò divertito, facendole alzare di nuovo lo sguardo. «Quindi non sei scappata di casa.»
Lei scosse il capo, cercado di non piangere di nuovo. Doveva essere credibile e credette di esserlo quando lui le sorrise ancora divertito, dandole ancora della sbadata.
«Mi dici allora cosa ti fa piangere così tanto?» 
Lydia non riuscì a guardarlo ancora negli occhi, e abbassò la testa. «Pensieri...» mormorò.
«Che pensieri?»
«Niente, Zayn, davvero... e' passato.» tentò.
Zayn abbassò il capo verso di lei per cercare i suoi occhi. «No, voglio saperli.» insistette.
«P-pensieri su... me e te... e insomma... ho iniziato a pensare te con qualche altra ragazza e... le solite cose da ragazze.» balbettò infine, arrossendo. Stava dicendo comunque la verità. Quei pensieri non li aveva fatti forse qualche ora fa, ma da quando Zayn aveva avuto la possibilità di toccare di nuovo, le immagini di lui con le altre ragazze non avevano mai abbandonato la sua mente. Era sempre stata insicura su di lei con Zayn.
Fu costretta ad alzare il capo, per guardarlo. «Tu conosci la verità, no?» le chiese, serio.
«Si... la conosco.» ammise. Ed era vero, conosceva la verità di Zayn, ma le sue insicurezze la fregavano ogni volta.
Lui la guardò contrario, non credendo alle sue parole. «Se lo sapessi, non dovresti piangere così.»
«No, no... i-io... davvero Zayn, credo ad ogni parola che mi dici su di noi. Te l'ho detto... paranoie da ragazze.»
Zayn sospirò, guardandola stranito e curioso. «Paranoie da ragazze.» ripetè.
Lei annuì, mordendosi appena il labbro inferiore. Con un pò di coraggio, dopo essersi guardati in silenzio per dei secondi, si sporse verso di lui, dandogli un bacio sulla guancia. Sentì i peli duri della barba sotto le sue labbra. Un bacio tenero, timido, che durò piu' del previsto, poi tornò col viso davanti a lui e lo trovò a guardarla con un sopracciglio alzato, curioso e divertito allo stesso tempo.
Prima che potesse chiedere cosa avesse fatto di sbagliato, Zayn aveva già poggiato le labbra sulle sue, non perdendo tempo a metterci anche la lingua.
Lydia si fece trasportare del tutto in quel bacio, dimenticando per un attimo il trasferimento, le parole di Kole e Duke e il leggero dolore alla caviglia. C'era solo lei, con Zayn che le faceva capire in quel stuzzichio di bocche quanto la volesse. Non si era sentita mai così desiderata. Era il primo che glielo dimostrava così tanto ed era strano, per una che non era stata mai notata da nessuno.
Il moro si staccò, poggiando la fronte contro la sua, sentendo il respiro caldo di lei sulle sue labbra.
«Lo sai.» le sussurrò, guardandola negli occhi.
Lei premette le labbra insieme, sentendo ancora il sapore di quelle di lui. «Lo so.» sussurrò a sua volta, ricambiando quell'intenso sguardo. Ancora una volta, si erano fatti una promessa e questa era già stata sigillata per mantenerla per sempre.
«Adesso mangia.» la intimò, girandole lo sgabello verso il bancone.
«Ehm... Z-zayn, io non-»
«Non voglio sentire nessuna scusa, Lydia. Mangia. Tutto.»
Anche i suoi rimproveri le sarebbero mancati e il suo tono di voce sicuro e alto... i suoi occhi che le pregavano di mangiare. 
Sospirò profondamente e si passò le mani sul viso per asciugare le sue guance, prendendo poi un toast e dando un piccolo morso. 
Le veniva da rimettere tutto. Il suo stomaco sembrava non voler accettare quel cibo e si ritrovò a mangiare con forza sotto lo sguardo vigile di Zayn. Ci mise tempo per mangiare un toast e mezzo e si ritrovò a pregare Zayn di non farle mangiare quell'ultima metà perchè proprio non ce la faceva. Alla fine, sembrò convincerlo.
Entrambi si sedettero sul divano e Zayn prese le sue gambe, mettendole su di lui per poi poggiarle sulla caviglia l'impacco di ghiaccio. Lydia si accoccolò a lui, poggiando la testa sulla sua spalla.
«Supponiamo che... non so, un giorno io me ne andrò.» esordì d'improvviso lei, sempre con la voce debole. 
«Non permetterò che tu te ne vada, in qualsiasi caso.» rispose subito Zayn, tornando di nuovo serio. Il solo sentirle dire che sarebbe potuta essere lontana da lui, un giorno, lo rendeva nervoso e arrabbiato. Non avrebbe mai permesso che una cosa così accadesse. Non aveva intenzione di allontanarsi da lei mai piu'. Aveva già sbagliato in passato e non voleva ripetere questi stessi errori. Non voleva piu' star male, e far star male lei.
«Be', fa finta che accada... per esempio, dovrò trasferirmi, anche dall'altra parte del mondo.» gli disse. «Ti mancherei?»
Lui la guardò. «Perchè mi stai facendo queste domande, Lydia?»
«Così... per curiosità...» mormorò. «Ti infastidiscono?»
«Si, parecchio.» ammise il moro.
«Scusa...» sussurrò Lydia, mordicchiandosi il labbro.
Zayn le diede un bacio sulla fronte, come per scusarsi per averla risposta così rudemente. «Non voglio che tu pensi a queste probabili possibilità, okay?»
Ma sta per succedere, Zayn. Sto per andare via da te e forse è meglio così, perchè non sono abbastanza per te. Forse meriti un'altra ragazza che sia alla tua altezza perchè io non lo sono. E si, mi sento destinata a te, sarà sempre così, ma rinunciare a te, per quanto io ti voglia, è la soluzione migliore.
«O-okay.»
Lui distolse l'attenzione dai suoi occhi solo per poggiarle di nuovo il ghiaccio sul piede, lentamente. «E comunque si, mi mancheresti.» sussurrò.
Lydia sorrise appena. «Anche tu... tanto.»
Zayn si voltò a guardarla. Studiò quelle iridi e ancora una volta non mentivano. Gli sarebbe mancato sul serio e si chiedeva come fosse possibile. Tornò a prendersi cura della sua caviglia solo quando quei pensieri si fecero spazio nella sua mente. Un demone che trovava pace in un'umana, in un angelo. Difficile da credere, ma Lydia lo aveva reso possibile.
Lydia rimase per alcuni minuti a fissarlo in silenzio, stretta al suo petto. Lo guardava mentre si prendeva cura di lei e con l'altra mano le accarezzava il dorso del piede. Per quanto tempo ancora avrebbe avuto un momento così? Per quanto tempo ancora avrebbe potuto restare tra le sue braccia?
«Sei molto bello, Zayn.»
Il moro si voltò verso di lei, sorridendo divertito, trovandola a farsi ancor piu' piccola contro il suo petto e le guance rosse. Si stupì del fatto che non aveva provato a nascondersi, lo stava ancora guardando, seppur fosse in imbarazzo.
«A cosa devo questo complimento?» le chiese.
«A n-niente...»
«Be', grazie.» le disse. «Anche tu lo sei.»
«G-grazie.»
Lei non resse piu' i suoi occhi castani divertiti, e dolci, e poggiò di nuovo il capo nell'incavo del suo collo, facendosi stringere ancor di piu'.
Dopo un pò, Zayn scoprì il suo polso guardando il suo orologio. Poi sospirò. «Devo andare.» le disse.
«Oh...»
«Dai, ti accompagno a casa.»
Zayn le fece indossare la scarpa e con calma uscirono dalla riserva.
Lydia lo fermò quando lo vide prendere le chiavi della macchina. «Possiamo andare a piedi?»
Con la macchina sarebbero arrivati troppo presto. Voleva restare altro tempo con lui, il piu' a lungo possibile.
«Non ce la fai a camminare, Lydia.»
«Si, ce la faccio.»
Zayn si parò davanti a lei, accovacciandosi appena e allargando le braccia. «Forza, salta su.»
«Davvero?»
«Si, dai.» la intimò.
Lydia col sorriso sulle labbra, si tenne alle sue spalle e saltò, aggrappandosi al suo corpo. Lo strinse forte, ma non troppo, intorno al collo mentre lui le teneva le gambe.
Camminarono fino a casa sua, sotto gli sguardi straniti della gente, ma nessuno dei due se ne fregò. Non se ne accorsero nemmeno, tra una risata e l'altra. Zayn non aveva mai avuto momenti così piacevoli con una ragazza.
La poggiò giù lentamente e Lydia gli si parò davanti. «Grazie.» gli disse.
«E' stato un piacere.» le disse ironicamente.
Lei lo abbracciò d'improvviso, forte, cercando di fermare di nuovo le sue lacrime. Forse quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe potuto farlo. Neanche quando lui ricambiò quell'abbraccio del tutto spontaneo riuscì a rilassarsi.
«Sei strana oggi.» le disse dolcemente.
Non rispose. Restò abbracciata a lui in silenzio, non volendo andarsene via, uscire da quelle braccia protettive. Non ne aveva il coraggio.
Alzò il capo e sotto il suo sguardo confuso, lo baciò. Era la prima volta che faceva lei quel tipo di passo, di solito era sempre Zayn a farlo, ma voleva lasciarlo con la consapevolezza di averlo fatto una volta lei, e che, in quel bacio, aveva trasmesso ciò che sentiva davvero per lui. E che le sarebbe mancato.
«Dovresti essere strana piu' spesso.» sussurrò lui contro le sue labbra, sorridendo.
Lei non ebbe la forza neanche di farlo insieme a lui.
«Ci vediamo dopo.» le disse Zayn, lasciandole un ultimo bacio a fior di labbra prima di voltarsi e andarsene.
«Mi mancherai.» sussurrò lei tra sè e sè, quando una lacrima le rigò la guancia.
Prese un respiro profondo e si avvicinò alla porta, entrando in casa. 
«Dove sei stata?» le domandò Duke, uscendo dalla cucina. Lydia guardò subito la sua mano, dove teneva una bottiglia di birra.
«I-in giro.» riuscì a dire.
«Sei scappata prima?» le si avvicinò.
«N-no, sono uscita p-prima che tu arrivassi.» tentò.
Lui sembrò non focalizzarsi sullo scoprire se quello che aveva detto era vero o falso. «Prepara la valigia, domani ce ne andremo da qui. Ci trasferiremo.» le disse, per poi fare un altro sorso di birra e voltarsi.
Lei per dei secondi restò in silenzio, assimilando quelle parole, per rendersi conto che gliel'aveva detto e che era vero, che non aveva cambiato idea. E se ne sarebbe andata domani. Stava accadendo tutto troppo in fretta. Non avrebbe piu' rivisto, sul serio, Zayn.
«Io non vengo con te.» lo disse con le mani strette a pugno, decisa. Non sapeva nemmeno lei con quale coraggio ci era riuscita.
Duke si voltò. «Che cosa hai detto?»
«N-non voglio venire con te.»
Lui le si avvicinò di nuovo. «E dimmi, dov'è che andrai? Con quali soldi camperai?»
Lydia restò di nuovo in silenzio perchè non aveva una risposta. 
«Esattamente. Non provare piu' a replicarmi, ragazzina.»
A quel punto, iniziò a piangere. «Perchè?!» sbotto. «Perchè sei troppo codardo per affrontare i problemi che tu stesso ti crei?!»
Prima che potesse rendersene conto, era già a terra, con la guancia arrossata che iniziò a farle male. 
Duke si avvicinò, prendendole il mento tra l'indice e il pollice. «Non osare rivolgerti così a me, hai capito troietta? E tieni il naso fuori dai miei affari, o farai la stessa fine di tua madre.» disse a denti stretti, per poi lasciarle bruscamente il mento.
Lydia ci mese qualche secondo per realizzare davvero la sua frase. Si sentì mancare l'aria. «C-cosa?» 
L'uomo non la rispose, fece un altro sorso di birra, voltandole le spalle e tornando in cucina.
La mora si alzò a fatica, quasi cadendo a terra per il giramento di capo. L'ultima frase di Duke era l'unica cosa che ancora sentiva dentro e attorno a sè.
«T-tu... hai ucciso mia madre...» riuscì a dire, tra le lacrime.
Lui la guardò per un attimo, quasi col sorriso soddisfatto sul volto. A quel punto, Lydia non ci vide piu'.
«Sei un mostro!» gli urlò contro, iniziando a colpirlo contro il petto. 
Non riuscì a sentire neanche l'impatto che ebbe di nuovo con il pavimento, e gli ennesimi schiaffi che Duke le diede sul viso. Non urlò neanche. Non sentiva niente. L'unica cosa di cui era consapevole era che aveva perso l'ultima speranza di rivedere sua madre. 
Era stordita e la stanza sembrava girare completamente. Sentiva il fuoco sulle sue guance e anche il dolore in parti del suo corpo. Riuscì a vedere appena Duke che si accovacciava di nuovo su di lei, tenendo qualcosa tra le sue dita. Una siringa.
«Adesso mi aiuterai a guadagnare qualcosa.»
Cercò di liberare il suo braccio dalla sua presa, usando la sua mano per colpirlo in ogni punto le fosse possibile, ma l'ago entrò comunque sotto la sua pelle. Riuscì a liberarsi prima che tutto il liquido della siringa finisse nel suo corpo.
«L-lasciami...» urlò appena con la voce mozzata. «L-l-lasciami...»
Dopo, fu solo buio.

 
—— ❀ ————


Duke digitò il solito numero, portandosi il telefono all'orecchio. 
«Pronto?»
«Quanto sei disposto a versare per la mia figlioccia?»
Sorrise quando sentì la linea cadere, facendo un altro sorso di birra.
Dopo un quarto d'ora, sentì la porta d'entrata sbattere e Kole fare ingresso in cucina, poggiando un mazzo di soldi sul tavolo, davanti a lui.
L'uomo sorrise, iniziando a contarli. Si stupì nel vedere che era piu' di quanto si aspettasse. «Ti ispira così tanto?»
«Tu non hai idea.» commentò Kole.
«E' di sopra.» 
Kole non se lo fece ripetere due volte e iniziò a salire le scale, recandosi in camera sua.
La ragazza era sul letto, completamente stordita e potè vedere del sangue sul suo viso. Aveva un graffio sulla sua guancia. 
Chiuse la porta e si avvicinò a lei, sotto i suoi leggeri lamenti. 
Si fermò a un lato del letto, guardandola dall'alto: aveva un braccio al di fuori del materasso, mentre l'altro era poggiato sulla sua pancia. Sembrava respirasse a fatica e aveva del sangue anche all'angolo della bocca. 
Kole pulì quello strato di sangue col suo pollice, portandoselo poi alla bocca.
Lei girò appena la testa, ma non riuscì ad aprire gli occhi. Era del tutto stordita.
L'uomo si tolse la maglietta per poi salire sul letto e mettersi sopra di lei, con le ginocchia ai lati dei suoi fianchi.
Con entrambe le mani, iniziò a toccarle il collo scoperto e quando arrivò all'orlo della maglietta, la stracciò, scoprendo il suo petto.
Lydia riuscì a muoversi un pò di piu', ma dalla sua bocca non uscì nessuna parola comprensibile. Non capiva ancora nulla, non era ancora cosciente. Ma sentiva quelle mani e voleva che smettessero di toccarla.
Kole non si fermò e prese a baciarle il collo con avidità, stringendo i suoi seni nei palmi delle sue mani. Sentiva che non poteva già piu' aspettare. 
Una sola volta aveva visto quella ragazza ed era stata capace di scatenare i pensieri piu' oscuri che l'uomo potesse avere su una donna. Sembrava gli avesse divorato il cervello e mentre la baciava, non si era mai sentito così in ecstasy.
Pochi secondi dopo, quando Kole aveva poggiato le labbra sui suoi seni, Lydia stava iniziando a prendere conoscenza. Era riuscita ad aprire appena gli occhi e a rendersi conto della situazione. Non riusciva neanche piu' a tremare di paura, per quanto il suo corpo fosse rilassato. Ci pensò il suo cuore a farlo, battendo forte.
«L-lasciami...» riuscì a dire.
«Shh...» sussurrò Kole contro le sua pelle. «Ti piacerà tanto quanto piacerà a me.» e riprese a baciarle la pancia.
Quando arrivò all'orlo dei jeans, slacciò il bottone, iniziando poi a sfilarglieli lentamente...

 
—— ❀ ————


Zayn fece un ultimo tiro di sigaretta, per poi gettarla ed entrare nell'edificio. 
Salutò i suoi compagni e poi si recò nella stanza in cui era stato convocato. Sembra fosse andato dal preside, solo che c'era suo zio, già con lo sguardo di chi sta per fare una ramanzina.
«Non guardarmi così, Zayn.»
«Zio Hunter, come devo guardarti? Non ho fatto niente. Sto facendo tutto quello che mi viene detto.»
«Credono che io ti faccia dei favoritismi perchè sei mio nipote. Che non fai un cazzo ma ti pago comunque bene. Secondo te come dovrei comportarmi?»
«Zittendoli perchè sto facendo tutto.»
«Ti ribelli, Zayn. Non vuoi fare ciò che ti viene detto e mi devi far ricevere lamentale per costringerti a fare il tuo lavoro.»
Il moro respirò profondamente, prendendo a camminare avanti e indietro per la stanza, passandosi una mano sul volto. Si preoccupava non dei richiami che suo zio gli stava facendo, ma del fatto che non gliene fregava piu' un cazzo di nulla. 
«Lo fai solo quando ti viene ricordato della sicurezza della tua ragazza.»
Zayn si fermò, guardando suo zio. «Dovete tenerla lontana da questa merda. Non dovete tirarla in ballo.»
«Non dipende da me. Sai quante teste calde ci sono qui dentro e che per farti un dispetto farebbero di tutto... hanno capito che lei è il tuo punto debole.»
«Che ci provino, questi figli di puttana. Li finisco uno ad uno.»
«Cerchiamo di trovare una soluzione.» tentò. «Non lo so... prova a non farti vedere con lei in giro troppo spesso, fà il tuo lavoro senza ribellarti» sottolineò quella frase «e cerca di non ammazzare nessuno quando vieni qui.»
«Si, okay, ci proverò.» rispose.
«Oh, ecco una bella riunione di famiglia.» esordì Len, entrando nella stanza.
«Ragazzo, portami rispetto o ti sbatto fuori.» sbottò Hunter.
«Scusa capo, non ho saputo resistere.» disse, guardando verso Zayn.
Il moro sembrò trucidarlo con lo sguardo, ma si disse di stare calmo, di non cadere alle sue provocazioni.
«Volevo dirti che l'ordine è andato a buon fine. I soldi dovrebbero arrivare entro stasera, come previsto.»
«Perfetto.»
Il ragazzo stava per uscire dalla stanza quando si voltò di nuovo verso Zayn. «Dicono che la tua ragazza sia proprio carina. E che abbia delle belle labbra.» lo stuzzicò. «Chissà quant-»
«ZAYN NO!» urlò Hunter. Ma era troppo tardi.
Zayn era già scattato verso di lui, mettendogli una mano sul collo e alzandolo, sbattendolo contro il muro.
Len cercava di dimenarsi dalla presa, ma non ci riusciva. Iniziò a focalizzarsi sul suo respiro, ma si sentì mancare pian piano l'aria. Il suo viso prese a gonfiarsi e farsi viola. Sentiva le dita di Zayn entrargli quasi nella pelle.
«Cosa cazzo dicono piu'?» gli domandò Zayn a denti stretti. «Mh?»
«Zayn, mettilo giù, subito!» disse Hunter, ancora shockato per la scena. Non riusciva ancora a realizzare che suo nipote avesse preso quel ragazzo senza averlo ucciso nell'istante in cui l'aveva toccato. Aveva ripreso a toccare di nuovo.
Zayn sbattè Len a terra, sentendolo tossire fortemente e respirare profondamente alla ricerca di ossigeno. Vedeva già dei segni violacei sul suo collo.
Gli tirò i capelli, intimandolo a guardarlo. «Tu prova a parlare di nuovo così della mia ragazza e giuro che ti stacco la testa dal collo, mi hai capito?»
Len fu solo in grado di tossire.
«Len, esci di qui. Adesso.»
Barcollante, il ragazzo uscì dalla stanza, lasciandoli soli.
«Come ci sei riuscito?» gli domandò, ancora frastornato.
D'un tratto, il corpo di Zayn fu scosso da una quasi abituale sensazione. Di nuovo, il suo cuore sembrava volergli uscire dal petto e aveva una solita risposta a ciò. Era piu' forte delle altre volte e quel tamburo insistente sembrò togliergli il respiro.
«D-devo andare.» riuscì a dire.
«Zayn, ma-»
Non riuscì a sentire neanche le suppliche di suo zio di spiegargli come fosse riuscito di nuovo a toccare. L'unica cosa a cui pensava era Lydia e questo lo fece correre ancor di piu', facendogli spiccare il volo piu' velocemente delle altre volte.
Arrivò sotto la sua finestra e sembrò quasi sentire le sue suppliche, i suoi lamenti. Voleva che qualcuno la lasciasse.
Si arrampicò subito e la scena che si presentò davanti ai suoi occhi gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Kole era sopra Lydia e continuava a baciarla ovunque. E lei era solo in intimo.
L'uomo non sembrò nemmeno accorgersi della sua presenza e quando alla fine si voltò verso di lui, non gli diede nemmeno il tempo di fargli chiedere chi fosse che si era già gettato su di lui, facendolo cadere a terra e prendendo a colpirlo in pieno viso.
Vedeva solo rosso davanti a sè e non riuscì neanche a fermarsi quando Kole era morto sotto di sè. Come aveva osato toccarla, baciarla, spogliarla... come aveva anche solo pensato di farla sua? 
Solo un lieve lamento di Lydia lo riportò alla realtà, facendolo fermare bruscamente.
Si alzò e quando si avvicinò a lei, un rumore al piano di sotto lo fece voltare. Aveva un'altra cosa da fare.
Aprì la porta e si recò al piano di sotto, entrando in cucina. Finalmente lo vedeva, finalmente conosceva il viso di Duke. E solo in quel momento si diede dello stupido per non aver collegato prima i nomi del patrigno di Lydia e il nemico di suo zio.
«E tu chi cazzo sei?» domandò stranito l'uomo.
Zayn non rispose, non aveva bisogno di farlo. Come con Kole, si fiondò su di lui, iniziando a colpirlo sul viso e su tutto il corpo. Gli sfigurò il volto. Aveva come un buco oramai al posto della faccia, come aveva fatto co tutte le sue precedenti vittime e preso dalla rabbia, iniziò a staccargli alcune parti del corpo. Come un animale... un mostro il quale era.
E non riusciva a fermarsi. Continuava a torturare quel corpo sfogando tutto il suo odio per Kole anche su quella persona. Davanti ai suoi occhi aveva ancora la scena di Lydia sotto di lui, nuda e impaurita. Quella stessa scena lo fece tornare di nuovo in sè, solo perchè c'era lei.
C'era sangue ovunque, anche sul suo viso e le sue mani erano irriconoscibili. 
Si asciugò il sangue sulla felpa e iniziò a salire le scale, tornando da Lydia.
Quando le fu vicino, vide che aveva il labbro spaccato e un graffio sulla guancia. Strinse le mani a pugno, cercando di contenere la sua rabbia. Se la sarebbe presa con la casa, visto che le sue vittime erano piu' che morte.
Le asciugò una goccia di sangue sulla guancia e lei, seppur lentamente, si dimenò sotto quel tocco, iniziando a lamentarsi di nuovo.
«No, no...» sussurrò.
«Lydia, piccola... hey... sono io, Zayn...» le mormorò.
Lei tentò ad aprire gli occhi ma non ce la faceva. Riuscì comunque a riconoscere la sua voce.
«Z-zayn... d-devi andare v-via di qui... l-loro... potrebbero farti... d-del m-male.»
«Ti porto via con me.»
Zayn prese i jeans dal pavimento e lentamente iniziò a metterglieli. Cercò di non notare i segni sul suo corpo e i graffi che aveva sul petto e sul collo. Prese una sua felpa dall'armadio e la portò seduta, così da fargliela indossare. 
Dedusse che Duke o Kole l'avevano sedata, per come erano le sue condizioni.
Le mise le scarpe e poi la prese tra le sue braccia, uscendo dalla sua camera e infine dalla casa, non voltandosi indietro.
Prese delle scorciatoie, dei vicoli illuminati solo dalla luce della luna, così avrebbe avuto la possibilità di aumentare il passo in modo del tutto anormale e arrivare subito a casa sua.
Quando arrivò, Lydia era ancora stordita, sotto effetto del sedativo. 
La posò con calma sul letto e la lasciò solo per andare a prendere delle medicazioni e del disinfettante nel bagno. 
Tornò in camera e prese a tamponarle la ferita. Lydia sembrò non sentire neanche il bruciore che il disinfettante avrebbe dovuto farle, ma ancora si lamentava appena.
Dopo averle messo una medicazione, posò tutto sulla scrivania e quando provò a toglierle i jeans, lei strinse appena il suo braccio, mugugnando.
«Per stare piu' comoda, piccola...» le sussurrò subito, avvicinandosi al suo viso. Poggiò la fronte contro la sua. «per stare piu' comoda...»
Lei sembrò rilassarsi e allentò la presa sul suo braccio. Zayn le diede un lungo bacio sulla fronte, provando a contenere la rabbia che ancora fremeva in tutto il suo corpo.
Le sfilò i jeans e le mise il pantalone di una sua tuta. Poi la coprì con la coperta.
La guardò un'ultima volta, poi si recò in bagno, dove si tolse la felpa sporca di sangue e la maglia che indossava sotto di essa. 
Poggiò le mani sul lavandino e si guardò allo specchio, chiedendosi come avesse potuto permettere che una cosa del genere accadesse al suo fragile angelo.


 

Salve, salve, salve!
Peppina è viva, si.
E' iniziata la scuola e tipo che voglio uccidermi?
Ma questi sono dettagli.
Passiamo al capitolo.
Quante cose brutte succedono?
Diciamo che è abbastanza una sofferenza.
E so già che prenderete Lydia per un'idiota per non aver
detto nulla a Zayn.
Lydia è letterlamente terrorizzata da Duke. Ha paura di lui, e,
anche se sa della natura di Zayn, pensa che comunque lui possa
fargli del male.
E' consapevole del fatto che Zayn è un bellissimo ragazzo e questo
la rende molto insicura sul fatto che possa lasciarla per qualche altra ragazza,
ora che è tornato a toccare. E crede che sia meglio così, che se ne vada, che
trovi qualcuna piu' forte, alla sua altezza.
Credo sia un complesso di ogni ragazza, ma comunque, a voi i commenti.

Voi carissime lettrici siete bellissime e gentilissime su ogni social
che mi viene da piangere.
VI ADORO TROPPOSSIMO.

Se avete foto degli Zydia e canzoni mandate, fatemelo sapere, eh.

twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask. fm: @TisdalesvoiceEfp

Peppina vi ama.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 25
*** 25. Silence ***









25. Silence
 
 
Let me love you when you come undone.

Ashes Remain - Right here.
 


Zayn si fece una doccia veloce, togliendosi tutti quei residui di sangue che aveva sulle braccia, sulle mani e sul viso.
Ci aveva messo un po’ a toglierli, e quando ci era riuscito, si chiese quanto tempo, invece, ci avrebbe messo per togliere dalla sua mente le immagini di quella serata.
Come avrebbe potuto cancellare tutto? Come avrebbe potuto dimenticare Lydia nuda, sotto il corpo di un altro che si approfittava di lei? Come avrebbe potuto dimenticare il battere forte del suo cuore, pompante solo della sua paura? Come?
Erano oramai tutte cose messe insieme. Prima McCall, adesso Kole. Se le ripensava una dietro l’altra, usciva pazzo, piu’ di quanto non lo fosse già.
Era arrabbiato, soprattutto con se stesso, perché aveva permesso che la sua ragazza soffrisse e subisse così tanto.
Lui, che le aveva promesso che l’avrebbe protetta da tutto e tutti. Aveva fallito. Come sempre.
Se non era riuscito a proteggerla da miseri, seppur crudeli, esseri umani, come avrebbe potuto proteggerla da se stesso? Era questo che si chiedeva. Era questa domanda che gli divorava il cervello, insieme al ricordo, alla sensazione, della paura del suo angelo, oramai, distrutto piu’ del solito.
La sentiva ancora, la paura di Lydia. Scorrergli nelle vene, facendosi spazio in qualsiasi parte del suo corpo, prendendo il posto anche dell’oscurità del suo demone, andando anche nei suoi polmoni, facendogli mancare l’ossigeno, lasciandolo senza respiro. Era come se morisse con lei. Perché lei non faceva altro che morire di paura, ogni giorno, lui lo aveva capito. Lo sentiva sempre, ormai. E lui stava permettendo che accadesse.
Non bastava quel che faceva. Doveva fare di piu’, in qualche modo, perché vederla così, in quelle condizioni, lo uccideva, lentamente. E quelle, era una delle sofferenze piu’ lente e dolorose che avesse mai provato. Neanche dopo essere tornato se stesso, dopo una trasformazione, si sentiva così debole… sconfitto. Perché ogni volta che Lydia piangeva, aveva paura e soffriva così, era una sconfitta per lui. Una rottura a tutte le sue promesse, che non era in grado di mantenere.
E si malediva per questo, come stava facendo in quel momento, ma almeno la forza di riprovarci, di tentare, l’aveva ancora. Non lo lasciava.
Uscì dal bagno e si recò nella sua stanza. Non si fermò a guardarla, ancora non ce la faceva. Quei segni che le aveva sfigurato corpo e viso lo distruggevano ancor di piu’.
Si avvicinò al suo cassettone e prese una maglietta qualsiasi, indossandola.
Andò a sedersi sul letto, attento a non farla svegliare, anche se era sicuro che fosse stato difficile che ciò accadesse: l’anestetico la faceva dormire sonoramente, non facendole sentire nulla. Suppose che si sarebbe svegliata direttamente al mattino.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia, piegandosi davanti con la schiena e incrociando una mano con l’altra. Il capo chino, con i soliti pensieri e immagini che si facevano spazio nella mente.
Si autoconvinse che poteva farcela, adesso, a guardarla e quando lo fece, quando posò i suoi occhi sul suo viso, vedendo la spaccatura sul labbro, i graffi sul suo collo e dei segni appena violacei sulle braccia, tornò a guardare di nuovo davanti a sé, stringendo istintivamente le mani tra loro.
Indurì la mascella e quando portò il suo sguardo sulle sue mani, provò a ricomporsi subito quando vide le sue vene iniziare a farsi nere.
Non poteva perdere il controllo. Non adesso.
«Un fallito.» mormorò. «Un completo, totale e fottuto fallito.»
Avrebbe voluto spaccare tutto, fare quella casa in mille pezzi e per qualche secondo pensò di trasformarsi e prendersela con uno qualunque, distruggendolo come aveva fatto con le sue precedenti vittime. Lo avrebbe fatto a pezzi, sfogando tutta la sua rabbia, immaginando che quel viso sconosciuto fosse quello di Kole, sfigurandolo ancora una volta, ucciderlo ancora una volta.
Ma sarebbe stato tutto inutile. Oramai, Lydia era già segnata… già distrutta.
La guardò e quando provò a dire qualcosa, le parole gli morirono in gola. Non aveva senso dirle che gli dispiaceva, da morire, e non valeva neanche farle un’altra promessa, col rischio di non poterla mantenere… come tutte le altre. 

 
—— ❀ ————


Lydia si era svegliata da poco.
Zayn l’aveva vista aprire i suoi piccoli occhi con lentezza e calma. Si vedeva che era ancora stanca. Aveva aspettato un po’ prima di avvicinarsi a lei. Voleva che si rendesse conto di dove fosse, che si riprendesse almeno un po’.
«Hey…» sussurrò, accovacciandosi al letto.
Lei voltò appena lo sguardo verso di lui, con gli occhi socchiusi. Dalla sua bocca non uscì nessun suono. Si limitò solo a guardarlo.
«Sei ancora stanca?»
Zayn la guardò, aspettando una risposta che però non ricevette. Lydia stette ancora, di nuovo, in silenzio. Lo guardava, si, ma sembrava che il suo sguardo fosse altrove. I suoi occhi erano spenti.
«Hai fame?» tentò.
Lei abbassò lo sguardo, stringendosi appena alla coperta. Adesso non lo guardava piu’ e per una parte sembrò ringraziarla per non farlo, perché preferiva privarsi del suo sguardo che continuare e vedere quelle iridi senza il loro solito luccichio, il loro solito colore verde, vivo. Non aveva trovato un minimo di speranza, non c’era piu’, in quegl’occhi. E adesso, se quella speranza non c’era piu’, a cosa poteva aggrapparsi lui?
Il cellulare gli squillò e sospirò, portandosi in piedi. Lo sbloccò, portandoselo all’orecchio. «Mi volevi?»
«Si… potresti venire a casa mia?»
«Certo. Cos’è successo?» domandò Louis dall’altra parte del telefono.
Il moro istintivamente guardò Lydia. «Ti spiego quando arrivi.»
«Okay, pochi minuti e sono da te.»
Entrambi chiusero la chiamata e Zayn posò di nuovo il suo cellulare in tasca. Tornò da lei e Lydia non si mosse di una virgola. I suoi occhi guardavano il vuoto. Zayn la vedeva… persa. Era lì fisicamente, ma con la mente sapeva che non ci fosse, che non connettesse dove fosse realmente… che fosse con lui, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggerla. Si chiedeva cosa stesse pensando, cosa ci fosse in quella mente. Se ne suoi pensieri, nonostante fosse spenta, ci fosse lui.
Le si avvicinò, ancora. «Lydia.» la chiamò. Voleva rischiare di incontrare ancora il suo sguardo, seppur facesse male, ma non lo trovò. Lei non si voltò, restò a guardare il suo punto.
Lui, seppur scoraggiato, si accovacciò di nuovo al letto, guardandola in viso e non seppe nemmeno descrivere quanto dolore quei segni gli infliggevano.
«Mi dispiace…» le sussurrò. «Mi dispiace così tanto…»
Le aveva sussurrato quelle parole col cuore in mano, con le lacrime trattenute così a fondo da sentirle scorrergli nel corpo, come la continua sensazione della sua paura, da non sentirle nemmeno. Ma c’erano. E sperava che capisse il suo dolore nel vederla così, che non riuscisse a sopportarlo e che chissà con qualche forza aveva il coraggio di starle accanto, di guardarla, di parlarle ancora, mentre la sensazione di colpevolezza gli divorava l’anima.
Questo non lo seppe mai, perché Lydia non si voltò a guardarlo neanche un secondo e non aveva avuto neanche il coraggio di fare un minimo mormorio, dicendogli che non doveva dispiacersi, che non era stata colpa sua, perché lui non era una persona cattiva come Kole o Duke. Ma non aveva avuto la forza di farlo.
Il campanello suonò e il moro sospirò, alzandosi, e la guardò per altri due secondi prima di voltarsi ed andare ad aprire la porta.
«Che succede, amico?» chiese Louis, facendo ingresso in casa.
Zayn gli fece un cenno col capo, indicando la sua camera.
L’amico, confuso, sbirciò e la prima cosa che vide furono i segni sul corpo della ragazza al quale, oramai, anche lui era affezionato.
«Come se li è fatti? Che le è successo?» gli domandò.
Il moro prese un respiro profondo. Sapeva già che spiegare l’accaduto lo avrebbe fatto perdere il controllo… o lo avrebbe distrutto ancor di piu’.
Si passò una mano tra i capelli. «Kole ha cercato di stuprarla.» disse piano, cercando di mantenere la calma.
Louis sbarrò gli occhi. «Come cazzo ha fatto a trovarla?»
«Non ne ho idea. So solo che quando sono arrivato, Kole era su di lei e… da quanto ho capito, quel pezzo di merda del patrigno voleva usarla per fare soldi. L’hanno sedata.»
«Cazzo…» commentò Louis, passandosi una mano sul viso.
«Li ho fatti a pezzi.» disse Zayn dopo qualche secondo. «Gli ho staccato ogni parte del loro schifoso corpo. Braccia, gambe, dita. Tutto. A Kole gli ho staccato gli occhi dalle orbite. L’ho fatto, perché non doveva permettersi di guardarla come ha fatto. Di toccarla.» sussurrò a denti stretti. «A quel pezzo di merda di Duke gli ho sfigurato la faccia. Un buco,» con l’indice fece un cerchio intorno al suo viso. «proprio qui. Gli ho graffiato il petto, fino in fondo, scoprendo il cuore. E l’ho preso, sai? L’ho fatto a pezzi, l’ho distrutto quel cuore senza un minimo di rimorso verso quella ragazza. Faceva schifo, come loro due. Ma sai qual è il punto? Che non sono soddisfatto. Meritavano di peggio.»
Louis non aveva mai sentito parlare così il suo migliore amico. Non lo aveva mai sentito fiero di aver ucciso delle persone, di averle fatte a pezzi e che avrebbe voluto fare di peggio.
Eppure non gli dava torto. Forse sarebbe stato in grado anche lui di uccidere per la sua ragazza e sapeva che, anche in quelle parole dette con durezza, il suo amico si sentisse impotente, debole. Lo aveva sentito appena, tra una parola e l’altra, quel tremolio che ingannava appena il tono della sua voce. Una voce che cercava di mascherare, proteggere, la sua unica parte debole. Lydia.
Louis portò una mano dietro al collo di Zayn, mettendo poi la sua fronte contro la sua. «Va bene, amico… va bene.»
Strinse appena le dita sulla sua pelle. Piccole strette di conforto e comprensione che Zayn accettò, e nello stato mentale in cui era, erano ciò di cui aveva bisogno. O almeno, ci voleva il suo migliore amico a confortarlo ed appoggiarlo nelle sue scelte, seppur così malsane.
L’amico si avvicinò un po’ di piu’ alla stanza, guardando la ragazza stesa sul letto.
Sembrava non dare segni di vita, Lydia. Gli occhi gonfi, ma nessuna lacrima era ancora stata versata. Graffiata, di sangue, come se fosse stata marchiata. E infondo, lo era stata. Pelle sporca, di percorsi fatte da mani che non meritavano di toccarla. Da labbra appartenenti ad una bocca priva di dolcezza e passione. Solo lussuria e aggettivi inerenti al mondo malato del sesso.
«Potresti controllarla tu? Io l’ho medicata… non so se ho fatto bene. Puoi controllare?» gli chiese Zayn.
«E’ un graffio sotto al cerotto? L’hai disinfettato?»
«Si.»
«Hai fatto bene. Avrebbe potuto prendere un’infezione.»
Il moro annuì, quasi “felice” di aver finalmente fatto qualcosa di giusto nei confronti di quella ragazza. Ma quella piccola sensazione sparì nell’attimo in cui la guardò di nuovo e vedeva il suo amico avvicinarsi a lei, accovacciandosi anche lui vicino a letto. Lydia sembrava non notarlo. Non notare entrambi.
Zayn si appoggiò allo stipite della porta, guardando l’amico studiarla e quando vide che Louis stava per toccarle il viso, si stupì nel sentire il suo cuore battere forte.
La paura. La sua paura.
Lydia finalmente guardò Louis e si allontanò da lui subito, portandosi col corpo piu’ sotto al muro.
L’amico ritirò subito la mano, spaventato quasi quanto lei. E stupito.
«Lydia, sono io… Louis.» tentò. «Sta’ tranquilla.»
Ma lei non stava tranquilla e Zayn poteva sia vederlo che sentirlo. Si allontanava il piu’ possibile da Louis, stringendosi alla coperta, come per proteggersi.
Non l’aveva mai vista così impaurita. I suoi occhi, prima privi di qualsiasi altra cosa, adesso erano colmi di terrore e non riusciva a spiegarsi perché lo era così tanto difronte a lui, uno dei suoi amici, ormai. E si stupì nel vedere che non aveva ancora pianto, che non ci fosse traccia di lacrime nei suoi occhi.
Zayn fece per avvicinarsi ma Louis si alzò, mettendogli una mano sul petto, fermandolo. «No, Zayn, no.»
I due si guardarono, poi Zayn le diede un ultimo sguardo prima di essere allontanato dal suo migliore amico dalla stanza, portandolo nel salone.
«Io non capisco.» disse il moro. «Come può avere paura di te? Ti conosce!»
«Stava per essere stuprata, Zayn. L’hanno sedata e hai visto, a differenza mia, cosa ha subito. E’ normale il suo comportamento adesso. L’ha traumatizzata troppo.»
Zayn si sedette sul divano, prendendosi la testa tra le mani. Sentire quelle parole lo demoralizzavano ancor di piu’.
La sua ragazza aveva paura del suo migliore amico e si chiedeva se avesse paura anche di lui. Se fosse stato così, non sarebbe riuscito a sopportarlo. Lo avrebbe ucciso del tutto. Non avrebbe avuto senso starle accanto se le incuteva così tanto timore e terrore. Non riusciva a sopportare neanche il pensiero di vederla guardarlo così… con quegli occhi… vederla allontanarsi da lui, come se fosse il suo peggiore incubo… un mostro.
«Lei non mi parla… non l’ha ancora fatto.» mormorò. Aveva un disperato bisogno di sentire la sua voce. Anche se gli avesse detto un “no” al non voler mangiare. Doveva sentirla.
«Ha pianto?»
Il moro alzò il capo, scuotendolo.
Louis sospirò. «Devi attendere che lo faccia. Dalle il suo spazio, il suo tempo. Non forzarla, non opprimerla. Piangerà quando ne avrà davvero bisogno e quando lo farà, avrà superato abbastanza la cosa da parlarti e farsi toccare.»
«Cos’altro posso fare, Louis?» quasi gli pregò.
«Nient’altro, amico… solo aspettare.» 

 
—— ❀ ————

 
«Puoi dirmi qualcosa?» gli chiese Zayn, quasi supplicandola. «Qualsiasi cosa, ma fallo.»
Silenzio.
Lydia era girata di spalle, avvolta nelle coperte. Era da un bel po’ così e Zayn era rimasto a guardarle i capelli sparsi sul cuscino, l’unica cosa visibile di lei ai suoi occhi.
Sembrava che Lydia si volesse nascondere, da cosa ancora non riusciva a spiegarselo.
Il suo silenzio lo faceva uscire pazzo e avrebbe tanto voluto urlare, per liberarsi di quei terribili pesi che si portava dentro, ma forse non aveva la forza di fare neanche quello. Per la prima volta, in vita sua, si sentiva sconfitto, impotente. Non sapeva davvero cos’altro fare. Avrebbe voluto prenderla e stringerla a sé, rassicurando sia lei che se stesso. Si sarebbe sentito bene, in pace, con lei tra le sue braccia. Lo sapeva, era sempre stato così, e non aver potuto bramare neanche un suo minimo tocco lo faceva sentire vuoto, incompleto. Era come se qualcuno gli avesse privato la cosa piu’ bella che avesse mai potuto avere, strappandogliela con forza. Ma quasi sentiva che fosse Lydia ad abbandonarlo lentamente, e non per suo volere. Almeno sperava in questo.
Il campanello suonò e lui si avviò verso la porta per aprirla.
«Ho comprato tutto ciò che mi hai chiesto. I prezzi erano anche ottimi.» disse Cher posando le buste della spesa sul bancone.
Zayn chiuse la porta. «Hai comprato la cioccolata?»
«Si. Ho preso due barattoli grandi e sai, qualche snack.»
«Bene. Quanto ti devo?»
«Niente, Zayn, davvero.»
«Cher.»
«Zayn, sono seria. Non mi dev-»
«Cher, ti ho detto quanto ti devo.»
La ragazza si voltò, vedendo per la prima volta un Zayn completamente diverso, con gli occhi distrutti, non lucidi perché troppo uomo orgoglioso per piangere. Un corpo alto e robusto e chissà come si reggeva in piedi. Il suo dolore lo si vedeva appena lo guardavi.
Sospirò. «Dammene venti e siamo pari.» mormorò, iniziando a togliere i prodotti dalle buste.
Zayn poggiò i soldi sul tavolo, posando poi il portafoglio nella tasca anteriore dei suoi jeans.
Cher iniziò a posare la spesa nei mobili e nel frigo, come lei preferiva. Zayn le aveva detto che non aveva posti precisi per posare delle cose, quindi poteva farlo lei come voleva.
«Lei… lei è-»
Cher si voltò verso di lui, muovendo le mani come per fermarlo nel parlare. «Louis mi ha già raccontato tutto.»
«Io devo andare.»
«Okay, va bene. Baderò io a lei, sta’ tranquillo.»
«Cerca di farla mangiare e farle fare una doccia.»
«Okay.» ripetè la ragazza.
Il moro girovagò per la stanza in cerca di altre cose e Cher vedeva quanto fosse preoccupato. Non riusciva a mascherarlo.
Quando prese ciò che gli serviva, si avvicinò alla porta ma lei lo fermò. «Dovresti… starle vicino. Piu’ che puoi.»
«Ho le mani legate, Cher. L’hanno presa di mira e non voglio che gli succeda ciò che… è successo a te.»
Lei premette le labbra insieme. «Si… è comprensibile, solo... non lasciarla troppe volte sola, o nelle mie mani.»
«Si, lo so...» mormorò, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.
Cher posò le ultime cose poi prese un respiro profondo prima di entrare nella camera. Non l’aveva ancora vista, ma il suo cuore prese a battere forte solo nel ricordare le parole di Louis, mentre le aveva raccontato tutto.
Era rimasta senza parole e l’unica cosa a cui pensava era che tutto questo, Lydia, non se lo meritava. Si chiedeva ancora con quale coraggio le avessero inflitto così tanto dolore, con violenza.
Entrò e la trovò di spalle. Ancora.
«Lydia?» la chiamò, piano. «Sono Cher.»
Lei non si mosse e Cher prese coraggio, avvicinandosi e sedendosi alla fine del letto, non provando neanche a sfiorarla. Louis le aveva detto di non farlo e di non forzarla troppo. Se non voleva essere toccata, Cher non l’avrebbe fatto, ma il pensiero che avesse paura di lei, la feriva, quasi quanto sapeva ferisse Zayn.
«So che non vuoi essere toccata. Non preoccuparti, non lo farò, ma… ti andrebbe di voltarti per me?»
Nessuna risposta, nessun piccolo movimento. Lydia era rimasta immobile nella sua posizione e Cher non riusciva a vedere neanche il suo viso di profilo. Lo nascondeva appena nella coperta, come per non farsi guardare. Riusciva a vedere solo le sue ciglia, che per un attimo avevano battuto, su e giù, velocemente. Lo prese per un segno di conoscenza, che capisse che lei fosse lì, per lei, in tutti i sensi.
La ragazza sospirò, frustrata. «Okay.»
Si voltò e prima che potesse alzarsi, la sentì muoversi.
Lydia con calma si stava girando, voltandosi verso di lei e a Cher le si mozzò quasi il fiato in gola quando finalmente riuscì a vedere il suo viso.
Del tutto sfigurato, da segni che non dovevano essere su quella pelle. Si sarebbe presa tutto il suo dolore e le avrebbe dato la sua forza, perché lei ne aveva tanta. Lydia era debole, non era in grado di combatterlo. Lei ce l’aveva fatta.
«Cosa ti hanno fatto quei figli di puttana…» sussurrò, quasi con le lacrime agli occhi.
Voleva abbracciarla, darle conforto, farle capire che in qualche modo lei c’era. Non si era mai affezionata così velocemente ad una persona. Lydia era sempre stata la sua piccola sorellina da proteggere, da tutti i mali che il mondo riservava ad ogni essere umano. La adorava ed era contenta che adesso facesse parte della sua vita, e che soprattutto fosse arrivata in quella di Zayn, cambiandolo. Riusciva a sentire ancora, tra quelle mura, la sofferenza che Zayn si era lasciato dietro. Se a lei, guardare Lydia, la rattristiva così tanto, non riusciva ad immaginare quale effetto, invece, avesse fatto a Zayn.
Le si avvicinò un po’ di piu’. «Ti va di mangiare? Ti preparo ciò che vuoi.»
Lydia guardò altrove e Cher attese una risposta, un cenno di capo, ma nulla. Lo intese come un no. Oramai sapeva che Lydia non mangiava mai. Zayn si era lamentato qualche volta anche con lei alla riserva.
«Che ne dici se ti preparo un bagno? Poi magari dopo ti cucino qualcosa.»
Ancora silenzio, ma Cher non si scoraggiò. Doveva fare almeno qualcosa per farla riprendere e sapeva che Lydia, per non essere scortese anche in queste condizioni, avrebbe accettato e fatto ciò che Cher avesse preparato per lei. L’aveva conosciuta bene, in quelle poche volte che si erano viste.
Forse si, Lydia l’avrebbe fatto per davvero, e le diede solo un piccolo segno di battito di ciglia, prima che la vedesse alzarsi e sparire dietro la porta.
Non ce la faceva a parlare, a fare un minimo cenno. Fare qualche sguardo in piu’. Niente.
Lydia si sentiva del tutto vuota, priva di forze… di vita. Duke le aveva strappato ogni minima speranza che ancora possedeva nel suo fragile corpo e le sue parole, che gli ronzavano in continuazione in testa, i suoi colpi sul viso, che ancora ne sentiva il dolore, l’avevano abbattuta ancora di piu’.
Era morta, dentro. Lo era sempre stata da quando sua madre se n’era andata e sembrava che Duke ne avesse approfittato per distruggerla.
Sua madre, che non sarebbe piu’ tornata.
Duke gliel’aveva portata via e con lei, l’ultima speranza di rivederla e di pregarla di scappare via da lui, da quel posto, da quella città. Neanche nei suoi sogni, o incubi, sapeva se l’avesse rivista, o se la rivedesse come era in realtà, perché sembrava non ricordarsela piu’.
Le aveva portato via anche il suo ricordo. Ora non le restava piu’ niente, se non la consapevolezza che fosse morta, chissà dove, senza poter andare in un posto e poterla piangere in pace. Un pianto che ancora non le usciva.
Kole era stato il colpo di grazia.
Sentiva ancora le sue mani su di lei, le sue unghie che le entravano nella pelle, graffiandola affondo. I suoi denti che le mordevano il collo, con avidità. Le sue labbra che la marchiavano, come a voler intendere che fosse sua. Come avrebbe potuto mai esserlo?
Non ricordava i suoi occhi, neanche il suo viso. Ricordava solo mani che la spogliavano, rendendola sporca e nuda davanti ad un uomo che non era in grado di amare, se non per sesso.
Si chiedeva semmai si fosse sentita e resa pulita agli occhi di Zayn. Semmai avesse avuto il coraggio di guardarlo e riuscisse a poter nascondere il dolore che si portava dentro, nascondendo quei ricordi oscuri. Perché lei sapeva che non sarebbe stata in grado di dimenticarli, ma solo di nasconderli.
Si scoprì con la coperta e scese dal letto, correndo in bagno e accovacciandosi velocemente al water.
Vomitò quasi l’anima, lì dentro, e non prestò neanche attenzione a Cher che era accanto alla vasca, aspettando che si riempisse.
Sperò che in quei residui di corpo malato ci fosse la maggior parte di quei ricordi, così che quando avrebbe premuto lo scarico del bagno se ne sarebbe liberata, sentendosi piu’ leggera, piu’ pulita. Ma quando lo fece, quei ricordi erano ancora lì, dentro di lei.
«Ti senti un po’ meglio?» le domandò Cher.
Respirava profondamente, con il corpo ancora scosso per quello sforzo di rigetto, cercando di far tornare il suo ritmo respiratorio regolare.
No, avrebbe voluto rispondere. Perché Lydia non si sentiva meglio. Si sentiva ancora pesante e non sapeva neanche con qualche coraggio si fosse mostrata così tanto a lei, che forse mentre la guardava vedeva quanto sporca fosse.
La guardò, sentendo la pesantezza anche nei suoi occhi e dopo pochi secondi tornò a guardare a terra, portandosi su con calma.
Sentiva le sue gambe deboli, come se non riuscissero a reggerla da un momento all’altro, e prima che potesse cadere di nuovo, si aggrappò al lavandino.
Non aveva sentito neanche il dolore alla caviglia, mentre aveva corso. Oramai non sentiva piu' niente.
Vide le mani di Cher andare in suo soccorso, ma si fermarono a mezz’aria quando lei si scostò un po’ di piu’ da lei. Non poteva permettere di toccarla.
La vide ritirare le braccia verso il suo corpo, sospirando. «Il bagno è pronto. Ti ho messo un sacco di schiuma.» le disse, sorridendole appena.
La voleva ringraziare, e pregava di avere la forza di farlo come quella che aveva nello stare in piedi, ma non la trovò. Sperò che i suoi occhi lo facessero, ma anche quella minima speranza sparì quando vide il sorriso di Cher morirle sulle labbra.
Si voltò verso il lavandino, aprendo l’acqua e iniziando a sciacquarsi la bocca. Doveva togliersi quel saporaccio.
Quando finì, si portò una mano alle labbra, pulendosi col palmo della mano e alzò lo sguardo davanti a sé, immobilizzandosi sul posto.
La sua immagine riflessa nello specchio era un’ennesima pugnalata al petto, alla pancia, a tutto il suo corpo, e quando non ce la fece piu’, guardò altrove, iniziando a voltarsi.
«Vuoi, ehm… una mano a spogliarti? Prometto che non ti tocco.»
Lei accolse quella richiesta, perché sapeva che avesse bisogno d’aiuto, ma sperava che Cher mantenesse la sua promessa.
Cher sembrò intuirlo, così le si avvicinò. «Alza le braccia.» le disse, allungando le labbra in un sorriso appena accennato, per infonderle sicurezza.
Lydia lo fece e Cher prese il bordo della maglietta, alzandogliela e togliendogliela dalla testa, lentamente.
Ingoiò il vuoto quando guardò gli altri segni sul suo corpo. Altri graffi erano sulla sua pancia, lividi che piano si coloravano di viola e piccoli segni rossi sul suo seno. Altri marchi.
Lydia incrociò le braccia al petto, come per coprirsi e quando abbassò il capo, i capelli le coprirono la pelle fin sotto le spalle.
Cher si forzò di smettere di guardare quei segni e si accovacciò, guardandola un’ultima volta per chiederle il permesso di abbassarle i pantaloni della tuta.
Lei si aggrappò di nuovo al lavandino e Cher lo intese per un si.
Le tirò giù la tuta, prendendola all’estremità nei lati, lentamente. Vedeva di sottecchi altri segni, ma non si soffermò a guardarli. Andò avanti, togliendogliela poi definitivamente.
«Ce la fai a toglierti l’intimo da sola?»
Lydia premette le labbra insieme e iniziò a staccare i ganci del reggiseno, girandosi.
Cher prese i suoi vestiti, mettendoli nel cesto dei panni sporchi. Non si voltò a guardarla finchè non la sentì entrare nella vasca, così da non metterla in soggezione o in imbarazzo. Sapeva quanto fosse timida e queste condizioni la rendevano ancor di piu’.
Si era legata anche i capelli, con un elastico che lei stessa le aveva lasciato sul lavandino.
La ragazza abbassò la tavoletta del water e si sedette, sentendosi quasi felice di vedere Lydia nella vasca. Almeno aveva fatto una delle sue richieste.
«Ho sempre adorato i tuoi capelli.» ammise Cher. «Sono lunghi e morbidi, e quei boccoli sono così naturali. A me sembra che non vogliano crescere piu’.» disse, iniziando a toccarseli. «E’ straziante questa cosa. Mi maledico ogni giorno per averli tagliati. E poi, per farmi un boccolo come il tuo ci vuole un miracolo. La cosa è tutta collegata, vedi: provo a farmi i boccoli, uso troppe volte la piastra, si bruciano le punte e devo tagliarli. Hai un culo enorme. Forse dovrei smettere di usare la piastra…»
Lydia si mordicchiò il labbro, apprezzando quei complimenti che l’amica le faceva. Voleva sorridere, ma sembrava che il suo corpo non rispondesse alle sue vere intenzioni.
L’acqua calda era riuscita a darle un attimo di pace, facendola rilassare per un po’. L’odore del bagno schiuma le invadeva i sensi e sperava che quell’odore di lavanda si imprimesse sulla sua pelle, lasciandola profumata, che la pulisse almeno un po’.
Il suono di un cellulare sorprese entrambe e Cher lo riconobbe per suo, dicendo che sarebbe tornata subito.
Lydia prese a lavarsi, a strofinare la spugnetta verde sulla sua pelle e si soffermò a guardare quei lividi, volendo solo che sparissero.
Iniziò a strofinare forte, proprio sopra di loro, e la sensazione di avere di nuovo le sue mani ovunque si fece risentire, come successe con McCall.
Voleva togliersele, non le voleva su di lei e prese a toccarsi ovunque, sperando che la smettessero, che se ne andassero, ma erano ancora su di lei. Le sentiva.
«Lydia, Lydia, Lydia.» si affrettò Cher, avvicinandosi a lei. «Calmati.»
Lei si scostò subito, impaurita, appena vide le sue mani farsi piu’ vicine a lei. Quel movimento, seppur ne fosse terrorizzata, sembrò portarla alla realtà.
Le mani di Kole non c’erano piu’. Erano scomparse.
«Va tutto bene, tranquilla.» le mormorò Cher, intimandola a respirare con calma.
Lydia lo fece, seguendo il suo respiro. Come aveva fatto con Louis nel bagno delle ragazze a scuola, solo che dopo si sarebbe rifugiata nelle sue braccia. Ora non voleva che fosse così.
Il cellulare di Cher suonò ancora e lei imprecò, ma quando vide il nome sul display, si sentì costretta a dover rispondere.
«Cosa cazzo succede?» sbottò Zayn dall’altra parte del telefono.
Lei si stranì, ma cercò di mostrarsi calma. «Niente, Zayn.»
«Non osare prendermi per il culo. Che succede?»
Sospirò, allontanandosi appena da lei. «Ha avuto un attacco di panico. Adesso sta bene, tranquillo.»
«Come faccio a stare tranquillo?!»
«Ti ho detto che me ne sarei presa cura io, e lo sto facendo. Sono riuscita a farla uscire dal letto per farle fare un bagno e adesso si sta rilassando un po’. Evidentemente quei segni l’hanno allarmata, ma adesso sta bene. Tu fa quello che devi fare.»
Lo sentì prima imprecare, poi sospirare, frustrato. «Ha mangiato?»
«Non ancora… vedrò di farla mangiare quando avrà finito di lavarsi.»
«Okay, bene.»
«Come sapevi che le fosse successo qualcosa?» domandò Cher.
«Sensazione.» rispose subito lui.
«Va bene.» disse lei. «Tranquillo.» ripetè.
«Falla mangiare.» le disse, come un ordine, ma in realtà era solo una supplica, poi attaccò.
Cher tornò da Lydia e si sedette di nuovo sulla tavoletta del water, guardandola mentre con calma si lavava. Per fortuna, non ebbe un altro attacco di panico.
Quando finì, le fece intuire di voler uscire da sola dalla vasca e Cher glielo concesse, attendendola con una asciugamano che poi lei, senza farsi toccare, si mise attorno al corpo.
Uscì dal bagno solo per prendere alcuni vestiti dall’armadio e tornare, di nuovo, da lei.
«Ti ho preso dei vestiti di Zayn.» le disse, poggiandoglieli sul lavandino. «So che ti piace indossarli.» sorrise.
Le aveva preso una semplice maglietta, un pantalone della tuta e una felpa, così che stesse piu’ calda.
Lydia li indosso, questa volta da sola. Non volle il suo aiuto, come per spogliarsi. Lo fece con calma, perché piu’ velocemente non ci riusciva.
Si recarono di nuovo in camera e Lydia si mise subito a letto, coprendosi con le coperte. Non si girò verso il muro e questo Cher lo apprezzò. Forse aveva intenzione di parlare, sperava in questo.
Lei, invece, si sedette a terra, proprio di fronte a lei.
Le parlava, come aveva fatto in bagno qualche minuto fa, con naturalezza, come faceva sempre, ma Lydia non le aveva parlato per tutti quei minuti. Niente. Ad un certo punto si era messa a guardare un punto, come se fosse nel vuoto.
«Sai, anche a me è successa una cosa così, due anni fa.» ingoiò il vuoto prima di continuare. «Stavo tornando da lavoro e due pezzi di merda mi presero e mi portarono in un furgone. Mi bendarono gli occhi e anche la bocca, per farmi stare zitta. Mi portarono in un posto dimenticato da Dio e iniziarono a riempirmi di botte per non so quanto tempo. Persi i sensi e quando mi svegliai, continuarono, anche con una frusta. Le mie gambe erano piene di sangue… lo ricordo ancora quel dolore.»
Cercò di ignorare quel bruciore alla gola e trovò il coraggio di continuare solo quando gli occhi di Lydia, finalmente, si posarono su di lei.
«Volevano anche divertirsi, con me, piu’ di quanto non stessero già facendo, ed è comprensibile perché, insomma, sono una fica pazzesca, ma uno di loro disse che l’occasione si sarebbe ripresentata, perché Tomlinson avrebbe fatto di nuovo il coglione.» si asciugò velocemente una lacrima che le era caduta sul viso. «Già, Tomlinson. Parlava di Louis. Mi avevano fatto tutto questo solo perché ero una sua parente? Schifoso, no? E non ti sto a dire neanche cosa avesse fatto o in che giro stesse, sono cose che non ti interessa sapere. Alla fine, mi lasciarono libera all’alba, lasciandomi sul misero marciapiede di fronte casa sua. Louis disse che gliel’avrebbe fatta pagare, e l’ha fatto. Adesso nessuno piu’ mi infastidisce, si è fatto rispettare.»
Lydia potè dire che quella fu la prima volta che vedeva Cher così fragile. Lei, che tra le due era la piu’ forte, simpatica e sorvolava su ogni problema. Per la prima volta, la vedeva piangere, per un dolore che entrambe condividevano, sentivano.
«Le persone sono cattive, gli uomini lo sono. Ci vedono come dei giocattoli da poter usare e gettare quando vogliono, ma noi dobbiamo essere forti, Lydia.» le si avvicinò, poggiando le mani sul materasso proprio davanti a lei. «Perché loro sono delle teste di cazzo e noi molto piu’ intelligenti, piu’ determinate… piu’ forti di quanto già siamo in realtà. Ma hey, non faccio di tutta l’erba un fascio. Qualche maschio è intelligente… e ci rispetta.» lo disse con una punta di ironia. «Zayn con te lo fa. Lui ti rispetta, ti protegge e non sarebbe mai in grado di farti del male, in qualsiasi modo sia possibile. Farebbe qualsiasi cosa per te… lo vedo, lo percepisco. E vederti così, lo distrugge tanto quanto distrugge me in questo momento, mentre ti parlo e ti guardo. Mi dispiace così tanto che ti sia successo tutto questo, Lydia. Nessuno merita una cosa del genere, tu non lo meriti.»
Ammise quelle parole, con la sincerità che riempiva i suoi occhi e delle ultime lacrime che le scorrevano sulle guance.
Era la prima volta che ammetteva come si era sentita in quel momento, che lo dicesse a qualcuno oltre Louis e i suoi amici. Non aveva mai avuto il coraggio di parlarne con un’amica, fino a Lydia. Lo aveva fatto perché sapeva che con lei poteva farlo, che potesse capirla, e si sentiva piu’ libera, adesso.
«Vorrei che un ragazzo mi guardasse come lui guarda te.» ammise ancora, asciugandosi le guance. «Sai, ho incontrato James dopo ciò che mi era successo. Non gli ho detto mai niente, infatti lui non lo sa e non lo saprà mai. Magari quando si soffermerà a chiedermi di piu’ sulla cicatrice sul braccio. Quando me lo chiese la prima volta gli dissi che me l’ero fatta quando era piccola mentre scavalcavo. Quel coglione se l’è bevuta subito quella storia, non rendendosi conto che io ho una fottuta paura delle altezze e che non sarei mai in grado di scavalcare. Che ti dicevo? Nessun uomo sulla faccia della terra è intelligente.»
Lydia avrebbe voluto ridere, ma non lo fece. Riuscì solo a sfregare appena il naso contro il cuscino.
«Ma comunque, non lo condanno. Insomma, non è colpa sua se è così stupido. E poi-»
Il suono di un cellulare la interruppe, facendola voltare verso la scrivania. Si alzò di poco, prendendo il cellulare di Lydia.
Si sentì libera di guardare il nome sul display. «Allison.» disse. «Vuoi rispondere? Vuoi che le dica qualcosa?»
Cher attese una risposta che non arrivò. Oramai sapeva che con Lydia sarebbe stato sempre così. Qualche risposta, forse l’avrebbe ricevuta dai suoi occhi, quando si sarebbero accesi un po’ di piu’.
«Okay, lasciamolo squillare…» mormorò distrattamente, posandolo di nuovo sulla scrivania.
Smise di suonare, poi squillò ancora. Lo fece per tre volte, smettendo dopo la terza volta.
«Vuoi sapere cosa mi ha scritto ieri?» domandò Cher, prendendo il cellulare dalla sua tasca. Iniziò a scorrere tra i messaggi, aprendo la sua cartella.
Mostrò il messaggio a Lydia, dove c’era scritto che voleva solo lei e che aveva voglia di vederla, per parlare.
«Questa volta non ci sono cascata. Mi ha scritto questo tipo di messaggio una marea di volte e alla fine siamo finiti sempre per fare sesso. Questa volta dovrà venire strisciando. Non gliela do vinta, non così in fretta almeno.»
Restò a parlargli di James per un po’, insultandolo per poi ammettere che voleva vederlo ma non poteva. Lydia la ascoltava sempre e adesso aveva bisogno di farlo, così si sarebbe distratta da quei pensieri che le rimbombavano nella mente. Provava a concentrarsi solo sulla sua amica.
«Adesso vado a prepararti qualcosa da mangiare.» disse Cher, alzandosi. «Qual è il tuo piatto preferito?»
Nessuna risposta, neanche sguardo.
Lei non si diede per vinto. «Okay, ti preparo un panino. Il panino piace a tutti.»
Andò in cucina e iniziò a prepararlo. Gliene fece due; in uno ci mise prosciutto crudo, insalata, pomodoro e formaggio, e nell’altro della pancetta con del formaggio. Li mise in un piatto e prese un bicchiere, mettendoci una bevanda gassata dentro.
Poggiò tutto su un vassoio e glielo portò poi in camera poggiandoglielo sulla sedia, che poi unì al letto, come a farle da comodino.
Lydia si girò dall’altro lato, verso il muro. Non aveva fame. Il suo stomaco non era mai stato così chiuso come in quel momento e il solo odore di cibo le faceva venire la nausea, spingendola a vomitare di nuovo.
«Lydia, devi mangiare.» la pregò Cher, ma ancora nessuna risposta.
Sospirò e si sedette sulla scrivania, restando in silenzio a guardarla per un po’. Lydia era rimasta nella sua posizione iniziale e Cher per qualche attimo penso che si fosse addormentata, ma quando volle assicurarsene, si era sporta verso di lei e aveva visto i suoi occhi ancora aperti.
Era tornata a sedersi sulla scrivania e quando aveva poggiato la testa contro il muro, aveva sentito uno strato cartaceo sotto i suoi capelli. Si era voltata e aveva visto che attaccati al muro c’erano un sacco di disegni, raffiguranti una ragazza in diverse posizioni e situazioni.
Cher aveva sorriso perché aveva intuito che fosse Lydia.
Adesso continuava a guardarli e non potè fare a meno di pensare a quanto fossero belli, a quanto Lydia lo fosse.
Era oramai tardo pomeriggio e Lydia non aveva toccato cibo. Alla fine, si era addormentata e si era, finalmente, girata nel sonno. Preferiva vedere il suo viso, piuttosto che le sue spalle.
Prese il vassoio e lo portò in cucina, poggiandolo sul bancone. Gettò la bevanda nel lavandino e lavò il bicchiere. Lo posò, poi prese un po’ di carta intenta a voler incartare i due panini. Era un peccato buttarli.
La porta d’entrata si aprì e Zayn fece ingresso in casa.
Il suo sguardo si posò subito sui due panini e poi su Cher, che aveva scosso il capo rispondendo alla sua silenziosa domanda.
«Ti ha parlato? Ti ha detto almeno qualcosa?»
«No, nulla.»
«Si lascia toccare?»
Lei scosse il capo, abbassandolo.
Zayn prese a toccarsi dietro al collo, nervoso ed arrabbiato, perché non aveva la minima idea di come comportarsi e di come aiutarla. Se non faceva qualche piccolo passo con Cher, che era una ragazza e una sua amica, come avrebbe potuto farlo con lui, anche se era il suo ragazzo?
I due si voltarono di scatto verso la camera, vedendo Lydia correre verso il bagno. Pochi secondi dopo, la sentirono vomitare, Cher per una seconda volta.
«Da quanto fa così?»
«E’ la seconda volta.»
«Se non ha mangiato cos’ha da vomitare?»
Cher alzò le spalle, tenendo il capo basso mentre incartava i due panini.
Zayn sentiva i suoi piccoli lamenti e sforzi, e si tratteneva dall’andare da lei, a tenerle la fronte e i capelli, per aiutarla almeno un po’. Era straziante sentirla così.
Riuscì a vederla appena vicino al lavandino, aggrappandosi a questo disperatamente. Restò così per qualche secondo, poi la vide sciacquarsi la bocca e lavarsi i denti con il dito.
«Perché lo specchio è coperto?» domandò a Cher.
«Perché non vuole guardarsi.» rispose l’amica.
Era coperto con un grande lenzuolo scuro e forse Cher aveva tolto anche quelli piccoli che erano sparsi distrattamente per casa.
La vide uscire dal bagno e appoggiarsi allo stipite della porta, con una mano alla bocca, coperta dalle grandi maniche della felpa. Alzò lo sguardo verso di lui ed entrambi restarono a guardarsi per un po’, distruggendosi a vicenda mentre lo facevano. Un dolore diverso per entrambi, ma che li uccideva piano, lentamente, allo stesso modo.
Fu lei a distogliere lo sguardo, come tutte le volte, ma adesso in modo diverso.
Zayn la guardò camminare piano, che zoppicava, appoggiata al muro per tenersi e quando vide che stava per cedere, le si avvicinò subito, ma lei alzò una mano come per fermarlo, mugugnando appena.
Lo guardò di nuovo e in quel piccolo lasso di tempo riuscì a capire quanto lui volesse aiutarla, ma non poteva permetterlo.
Lui rimase fermò lì, al centro di quella stanza, sentendosi un completo idiota mentre la guardava entrare in stanza e mettersi di nuovo a letto.
Si voltò verso Cher. «Che cosa devo fare? Dimmelo.»
Lei non rispose perché una risposta non ce l’aveva. Neanche lei sapeva cosa fare, le era rimasta semplicemente accanto tutto il giorno, parlandole, per tenerla in qualche modo compagnia e non farla deprimere ancor di piu’. Piu’ di un consiglio, come aveva fatto quando era arrivata, non sapeva dirgli.
«Portateli.» disse Zayn, riferendosi ai due panini.
«Puoi mangiarli tu.» suggerì lei.
«No, non ho fame.»
«Anche tu hai deciso di non farlo?»
«Credimi, non ne ho bisogno.» disse, posando la giacca sull’attaccapanni.
Cher mise i panini in borsa. Li avrebbe portati alla riserva, magari li avrebbero mangiati i ragazzi. Era troppo un peccato buttarli.
Indossò il giubbotto e si mise la borsa in spalla. «Tornerò anche domani, se hai da fare.» si offrì.
Lui annuì distrattamente.
«Non sapevo sapessi disegnare.» disse Cher.
«Si…» mormorò lui, non avendo la forza neanche di sorridere almeno un po’, come per ringraziarla.
«Sono molto belli quei ritratti.»
«Lei lo è.»
La ragazza incurvò le labbra in un sorriso per quella risposta così spontanea.
Si salutarono un’ultima volta e Cher uscì di casa.
Zayn restò in piedi, in silenzio a guardare il suo angelo da lontano nel letto. Qualche minuto dopo si girò, dandogli ancora le spalle. Lui alla fine trovò il coraggio di entrare e avvicinarsi, addirittura di sedersi alla fine del letto, senza toccarla.
«Sai, non credevo che un giorno i ruoli si sarebbero invertiti.» ammise lui, sorridendo appena, ma senza ironia o una punta di felicità. Solo per assurdo scherzo del destino.
Perché si, i ruoli si erano invertiti. Da che prima era Zayn a non voler essere toccato solo per poterla proteggere, ora era Lydia quella a non voler farsi toccare. Ma lui non sapeva che era per la stessa ragione, perchè Lydia non voleva che si sporcasse del suo dolore e dei suoi ricordi che l’avevano marchiata.
Voleva solo proteggerlo.


 
 

Macciao bellissime *o*
No, okay, quanto sto soffrendo per questo capitolo?
Soffriamo insieme? Ho bisogno che qualcuno comprenda il mio dolore cwc
Zayn che si sente impotente, senza sapere come aiutare la sua ragazza;
Lydia che cade come in un buco nero, sentendosi persa e vuota;
Cher, che per aiutarla, le racconta parte del suo passato, che l'ha segnata.
E l'ha aiutata, certo che l'ha fatto.
Ma vedete, ciò che Lydia ha subito non è da sottovalutare e ci vuole del tempo.

Allora, ha fatto cagare? Vi è piaciuto?
State soffrendo?
Non lo so, a voi i commenti!

Io vi adoro.
No, serio, vi adoro.
Grazie mille per essere ancora qui, a leggere le merdate che scrivo,
ad adorare gli Zydia insieme a me, a recensire,
a tenere questa storia tra le preferite, ricordate e seguite,
a contattarmi sui social e farmi sapere i vostri pensieri e scleri.
Davvero, grazie, grazie, grazie!

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Adesso mi dileguo.
Peppina vi ama sempre e comunque.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 26
*** 26. Breakout. ***








26. Breakout

E amore, mio grande amore, che mi credi?
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi.
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai.
Ti difenderò da tutto, non temere mai.


Guerriero - Marco Mengoni.



La matita scorreva lenta sullo strato cartaceo, disegnando d’apprima linee del tutto astratte, ma che poi, alla fine, ritraevano ciò che oramai le sue mani erano abituate a fare.
Iniziava sempre così, Zayn. Prendeva un foglio bianco e iniziava a far scorrere la matita così, a caso, non sapendo di preciso cosa disegnare o da dove cominciare. Ma sembrava che le sue mani lo sapessero.
La sentiva anche nelle ossa delle mani, nelle dita, ormai. A fondo, sotto la sua pelle, farsi spazio nel suo corpo, respirando il suo male, rendendolo migliore, pulito.
E lui gliel’aveva detto, una volta. Che lei gli era entrata dentro, così profondamente da non riuscire piu’ a farla uscire. A sentirla sua, in un corpo che non la meritava, ma che lei prontamente si era presa, imponendosi di non uscire piu’. Voleva restare lì, a combattere il suo demone, la sua oscurità che lui aveva paura se la divorasse, che la lasciasse marcire dentro di lui, in quel corpo privo di ogni bene che solo lei, per la prima volta, era riuscita a portare. Un bene, una luce che da un enorme lampione, si era trasformata in una piccola fiamma di una candela che a momenti si sarebbe spenta. Un solo soffio e avrebbe perso la sua Lydia, dentro di sé, per sempre.
Non sapeva neanche come si fosse ritrovato con quel quadernone davanti e con quella matita tra le dita. Prima che avesse potuto rendersene conto, le sue linee avevano preso una forma. Adesso avevano un senso.
Sembrava che le dita non connettessero col cervello, con magari le sue intenzioni. Sapevano già cosa fare e lui non obiettava.
Il solito viso tondo, piccolo, poggiato questa volta su un braccio piegato, come se riposasse. Le solite labbra, carnose come sempre, forse di piu’. Labbra che lui non aveva la possibilità di baciare da almeno 7 giorni.
Un naso sempre piccolo, ma che da quella visuale non si poteva ammirare la sua graziosità. Capelli folti e mossi, che erano sparsi sul braccio, quasi coprendolo. Un braccio che le schiacciava la guancia, dove un occhio le si era ristretto per l’eccessiva pressione. E l’altro, aperto a guardare un punto fisso, immaginando e pensando chissà cosa. Degli occhi che avevano perso il loro colore, che un tempo avrebbero potuto far rinascere un campo di erbacce, rendendole forti, cariche del loro colore, vive. Occhi oramai spenti, che avrebbero potuto risucchiarti in quel loro vortice di buio e vuoto, senza però farti sentire perso. Perché lei poteva far sembrare anche quella solitudine una cosa giusta, e non te ne avrebbe fatto un peso.
E Zayn si diceva che voleva esserci in quel vuoto, cercando di riempirlo di sue urla di sfogo, rabbia… aiuto.
Una sclera non piu’ bianca, ma ricoperta di rosso, segni di chi non dorme e che non vuole farlo per paura. Come le sue occhiaie, marcate sotto i suoi piccoli occhi.
Era così che stava Lydia: stesa sul letto, a guardare il suo vuoto, senza permettere al suo ragazzo di poterci entrare. Non lo permetteva a nessuno al di fuori di se stessa.
Zayn la guardava, lo faceva tutti i giorni ormai, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare oltre quello. Il sentirsi inutile, respinto, lo faceva sentire da schifo e il non avere la possibilità di risolvere questo stato d’animo lo abbatteva ancor di piu’.
Erano stati 7 giorni d’inferno, per lui. Non aveva fatto altro che vedere Lydia correre verso il bagno per rimettere ciò che mai era entrato dalla sua bocca. Per 7 giorni, Lydia non aveva toccato cibo, ma solo acqua. E lui riusciva quasi a vederle le guance appena incavate, e si immaginava il suo corpo ancora piu’ magro di quello che era. Lei non si faceva guardare, non glielo permetteva. Quando tornava dal bagno, si nascondeva subito a letto, coprendosi. Ma una volta era riuscito a vedere il suo polso ed era ancor piu’ sottile di quanto non lo fosse già.
S’immaginava le sue ossa venir fuori, la sua pelle liscia che si sgretolava. La sua Lydia che lentamente scompariva. E lui che glielo stava permettendo, perché troppo codardo di fare una mossa per paura di farla sbagliata.
Si stava arrendendo, con lei, ma almeno lo facevano insieme.
Si alzò e si recò in stanza, sedendosi sul letto accanto a lei. Fu sollevato nel vedere che non si voltò, ma sembrava che lei non si rendesse conto nemmeno che lui fosse lì, che attendesse una sua mossa. Che l’aspettasse, cosa che avrebbe fatto all’infinito.
«Era appena scoccata la mezzanotte quando è iniziato tutto, sai? Era il giorno del mio compleanno…» riuscì a sorridere amaramente, appena. «Diciassette anni. Stavo andando dagli altri, per festeggiare…»

Zayn correva, veloce sulla sua moto.
Suo nonno gliel’aveva regalata cinque mesi prima, perché non aveva potuto aspettare. O forse perchè i suoi occhi non sarebbero stati aperti a lungo per vedere la faccia contenta di suo nipote nel guardarla. Era morto tre mesi dopo il suo regalo di compleanno per una stupida malattia, che gli aveva divorato il cervello, come tutto il suo corpo.
Zayn non aveva mai detto quanto ne avesse sofferto, per quanto i suoi genitori, soprattutto sua madre, lo potessero vedere. Aveva preferito sballarsi, non dandolo a vedere a suo zio, o gli avrebbe fatto un’altra ramanzina… o avrebbe ricevuto qualche altra botta.
Lo aveva fatto anche prima di uscire da quel vicolo dietro al bar, dove aveva iniziato a festeggiare da solo bevendo qualsiasi cosa il barista gli desse davanti, e divertendosi poco dopo nel bagno con una ragazza qualsiasi, che aveva le sue stesse intenzioni.
Poi il suo cellulare aveva suonato e il suo migliore amico gli aveva detto di raggiungerlo, perché era arrivato il momento di divertirsi sul serio, perché era il suo compleanno.
Adesso sfrecciava su quelle strade vuote e poco illuminate, sentendo l’adrenalina scorrergli nelle vene. La droga, che gli stava dando l’effetto desiderato e l’alcol che l’aveva reso già piu’ sciolto perché troppo timido per stare al centro dell’attenzione qualche minuto dopo.
Prima che potesse voltare l’angolo, qualcosa passò davanti alla sua moto, facendolo frenare di scatto. L’attimo dopo Zayn era a terra sull’asfalto, dolorante per la botta presa sul gomito e sul fianco.
Si guardò attorno, cercando di capire cosa fosse passato, se fosse stata una persona o una sua semplice svista. Ma non vide nessuno. Era solo, su quella strada illuminata da un solo lampione che aveva iniziato a lampeggiare.
Iniziò quasi a ridere di se stesso. Pensò che fosse stato l’alcol, o forse aveva fatto l’uso di una droga a lui ancora sconosciuta, che gli dava allucinazioni del genere.
Si alzò, dolorante, e quando alzò lo sguardo, davanti a sé vide una strana ombra nera, che fluttuava nell’aria, come se fosse fumo, ma sembrava piu’ denso.
A quel punto, pensò di aver perso completamente la testa. Forse era stata la botta, la droga, l’alcol, forse tutto insieme.
Sbattè le palpebre un paio di volte ma quell’ombra era ancora lì, davanti a lui. Non ebbe il tempo neanche di dire qualcosa, anche un imprecazione, che quell’ombra si era scagliata contro di lui.
Lui fece un passo indietro perché l’urto era stato troppo forte, per cercare di non cadere a terra, e si guardò il petto, le braccia, le mani. Quell’ombra sembrava essere scomparsa dal nulla, come se fosse morta non appena si fosse scagliata contro il suo corpo.
Pazzo. Così si sentiva. Avere le allucinazioni proprio il giorno del suo compleanno. Lo avrebbe raccontato ai suoi amici poco dopo, ridendo con loro per le prese in giro che gli avrebbero fatto.
Poi, dolore.
Un dolore atroce, che sentiva in tutto il suo corpo, che lo fece urlare e accasciare a terra, mentre si contorceva sulla strada.
Tutto gli faceva male. La testa era come se gli fosse compressa tra due grandi mani, vene che si ingrossavano sempre di piu’… che si coloravano di nero. Qualcosa che lo stava rendendo debole ma allo stesso tempo forte, come mai lo era stato prima.
Qualcuno, che gli sussurrava parole in una lingua che lui non conosceva, ma che in quel momento sembrava conoscesse.


«”Tu sei il prescelto”. Capisci, piccola? Sono un fottuto prescelto del cazzo. Colui che è stato destinato a distruggere qualsiasi cosa su questa terra creata da mani nemiche.»
Lydia, nel bel mezzo del racconto, aveva posato gli occhi su di lui, ascoltando ogni sua singola parola. Riuscì a vedere e a capire quanto fosse difficile per lui farlo e per questo apprezzò molto di piu’ quel gesto. Non immaginava che fosse così complicato per lui parlarne. Si stava confidando con lei, si stava mettendo a nudo del tutto e gli era grata per questo. Perché nonostante il suo stato mentale, lui ancora le parlava, ancora si fidava, ancora riusciva a farla sentire giusta.
«Dopo il dolore svanì e quando provai a rimettermi sulla moto, si ruppe, appena la sfiorai. In mille pazzi, sparsa su quella strada.» disse. «Non capivo nulla. Non riuscivo a credere a ciò che mi era successo, a ciò che avevo fatto alla mia moto.» sorrise appena «Per un attimo ho pensato che stessi sognando…» lasciò quella frase in sospeso, perché non sapeva continuarla, non sapeva dire altro. Forse solo perchè pensava ancora che lo stesse facendo, che stesse sognando, ma quando guardava Lydia, capiva davvero che era così. Perché lei era reale, la cosa piu’ vera che avesse potuto avere nella sua oscura vita.
«Stavo iniziando a rompere le strade anche solo camminando. Che cosa assurda. Ma comunque, tornai a casa… ricordo ancora la faccia di mio padre…»

«Zayn, cosa succede?» chiese Yaser, assonnato. Zayn li aveva svegliati urlando, perché non poteva aprire la porta, o l’avrebbe rotta.
«I-io… io n-non lo so…» riuscì a dire Zayn, preso dal panico, con gli occhi lucidi. Non riusciva a fare un pensiero sensato o logico. Stava accadendo tutto troppo in fretta.
Non sapeva di preciso perché fosse andato a casa sua, perché avesse svegliato i suoi genitori. Gli era sembrato il pensiero piu’ sensato che avesse potuto fare.
Suo padre lo guardò, confuso, e solo quando guardò sotto ai suoi piedi, vedendo le crepe sulla strada, capì.
Neanche lui riusciva a crederci.
«Zayn…» gli disse, provando ad avvicinarsi.
«No, non mi toccare!» quasi urlò lui, allontanandosi, col respiro pesante.
«Zayn, calmati, va tutto bene. Non devi andare in panico, devi solo calmarti.»
«Come faccio a calmarmi?! Ho distrutto la mia moto solo toccandola! Quando cammino… sembra che distrugga la strada! Appena tocco qualcosa si rompe!» sbottò. Un secondo dopo, le lacrime gli stavano rigando le guance. «Che cosa mi sta succedendo…» sussurrò dopo un po’.
Gli sembrava così assurdo urlare quelle cose, soprattutto contro suo padre, che lo avrebbe preso per pazzo. Lui si sentì così. Erano così troppo anormali, troppo sovrannaturali. Era impossibile. Ma per un attimo pensò che suo padre potesse aiutarlo, per quanto tutto quello potesse essere completamente surreale.
«Zayn.»
«Non sono pazzo, papà. Credimi-»
«Lo so che non lo sei… queste cose sono successe anche a me.»
Il moro lo guardò confuso, con gli occhi colmi ancora di lacrime. «Cosa?»
Lo guardò prendersi la testa tra le mani, sentendo singhiozzi soffocati e trattenuti. Occhi che quando si posarono su di lui, erano lucidi, come i suoi e pieni di scuse che ancora non riusciva a capire per cosa.
«Mi dispiace così tanto, Zayn…»
«Che succede papà?» chiese, piu’ confuso e in panico di prima.
Sentì anche il pianto di sua madre dietro la porta, che riuscì a spezzargli per la prima volta il cuore. Non era la prima volta che la sentiva piangere, ma in quel modo mai. Riuscì a sentirla distrutta, ma non capiva ancora per cosa.
Suo padre lo stesso. Non piangeva, ma vedeva la disperazione sul suo volto e il dispiacere nei suoi occhi.
Poco dopo, avrebbe capito perché.


«Era così dispiaciuto… per tutta la notte non aveva fatto altro che chiedermi scusa. Mi disse che lo era stato anche lui, che si era salvato solo per l’amore di mia madre. Assurdo.» commentò. «Mia madre aveva pianto per tutta la notte, chiedendomi scusa insieme a mio padre, perché avrebbero preferito non mettermi al mondo se ero destinato a soffrire così tanto. Non me la prendo, lo hanno detto perché mi volevano bene. Volevano il meglio per me… ed io non li ho mai apprezzati come avrei dovuto. E l’ho capito troppo tardi.»
Lydia sentì la sua voce rompersi in quell’ultima frase, ma non lo vide scomporsi neanche un po’. Lo sguardo fisso sul pavimento, rigido, a mascherare le sue emozioni che lo rendevano fragili in un aspetto e in un corpo forte.
«Morirono quello stesso giorno, nel pomeriggio, in uno schifoso incidente d’auto. Erano usciti per me, perché mio padre diceva di conoscere qualcuno che mi avrebbe aiutato. E’ colpa mia se adesso non ci sono piu’.»
Erano anni che lui non parlava dei suoi genitori con qualcuno. Le aveva si accennato qualcosa, ma non era mai andato così affondo come in quel momento. E per una parte gli era stato d’aiuto, perché adesso si sentiva piu’ libero, con un peso piu’ leggero di quanto in realtà non fosse. Ma comunque, parlarne, gli faceva male, rendendosi ancora piu’ colpevole di quanto non si sentisse già.
Un tocco sulla sua mano lo fece voltare verso di lei, sorpreso.
Lydia gli stava toccato il mignolo col suo indice, stringendosi a lui, come a collegarli, legarli.
La sua mano era fredda, ma la sua pelle era ancora liscia e lui sentì la stessa sensazione di quando la tocco per la prima volta. Era come se stesse rivivendo tutto e quel momento sembrò perfetto comunque, nonostante quella drastica realtà.
Il contatto visivo non ci fu. Gli occhi di Lydia erano fissi sulla sua mano, sulle loro dita intrecciate per suo volere. E lui si sentì finalmente in pace, giusto. Erano giorni che non la toccava, che non entrava in contatto con qualsiasi parte del suo corpo, e solo in quel momento riuscì a capire quanto ne avesse bisogno, di quanto anche un suo semplice tocco riuscisse a farlo sentire bene. Era come se avesse ripreso a respirare di nuovo, a vivere, a non sentirsi piu’ vuoto.
Istintivamente provò a stringere la sua mano nella sua, ma appena ci provò, Lydia ritirò la mano verso di sé. Fu sollevato dal non sentire il suo cuore battere forte.
«No, no, no.» disse subito. «Va bene, non ti toccherò, tranquilla. Scusami.» ma sembrò non tranquillizzarla comunque.
Sospirò e si accovacciò al letto, davanti a lei. «Tu sai che non ti farei mai, e poi mai del male, vero?»
Lei non rispose, ma Zayn le fu grato di mantenere il contatto visivo con lui, riuscendo a vedere in quelle iridi, seppur spente, che lo credeva.
«Mi dispiace di non essere stato in grado di proteggerti.» sussurrò dopo un po’.
Avrebbe voluto accarezzarle la guancia, passare il pollice su quel graffio piu’ chiaro, ma che sembrava non volesse andare via del tutto. Toccare la sua pelle, adesso sicuro che fosse ancora liscia, ma col rischio di riuscire a sentire sotto i suoi palmi le sue ossa fragili. Gli piaceva immaginare che sarebbe riuscito a confortarla sotto quel gesto, ma era un pensiero di cui non avrebbe avuto una reale risposta.
«Ti prego, Lydia. Mangia.» le pregò. «Ti prego.» ripetè, questa volta con gli occhi appena lucidi. «Posso sopportare di non sentire la tua voce, di non toccarti, ma non che tu non mangi. Non lasciar morire il tuo corpo. Non farti questo… lo fai anche a me.» sussurrò in fine.
Lydia continuò a tenere il contatto visivo con lui, sentendosi quasi incolpa sotto quelle sue piccole suppliche. Incolpa perché in quei giorni non le era passato per la testa che quel suo comportamento, quel suo star male, potesse colpirlo in qualche modo. Per tutto il tempo, non aveva fatto altro che evitarlo, di non farsi guardare, di restare girata dall’altra parte solo per non guardarlo. Provava a tenere a freno i suoi pensieri, quelli che le facevano desiderare di toccarlo, almeno un po’, ma che il corpo le aveva impedito di fare.
Non era riuscita ad avere neanche la forza di sorridere, di parlare, di fare un minimo gesto verso di lui o Cher, se non quella di riuscire a vomitare. Adesso non lo faceva nemmeno piu’. Anche il suo stomaco si era svuotato, come tutto, dentro di sé.
Voleva dirgli che ci provava, ma il suo stomaco sembrava non voler accettare nulla e che lei non ne sentiva il bisogno, oltre al bere solo acqua. Voleva anche dirgli che le dispiaceva per averlo ferito in qualche modo, che non era sua intenzione farlo, perché gli credeva quando diceva che lo feriva. Lo vedeva lì, nei suoi occhi, quanto fosse vero, e non poteva piu’ permetterlo.
Abbassò lo sguardo, incapace di guardarlo ancora, per quei nuovi sensi di colpa, per vergogna. Lo sentì poi sospirare, alzandosi. Lei si strinse alla coperta, coprendosi un po’ di piu’ per scaldarsi. Sentiva molto piu’ freddo.
Zayn tornò poco dopo con una grande coperta. «Credo che tra un po’ iniz-» si bloccò sentendo un tuono, che sembrò scuotere tutta la casa.
Lydia sobbalzò e istintivamente si nascose il viso sotto la coperta.
Il moro non potè fare a meno di sorridere, il suo primo sorriso spontaneo in quei sette lunghi giorni. «Hai paura dei tuoni e non di me. Questo ancora non me lo spiego.»
Di solito Lydia lo rimproverava con lo sguardo, o con un piccolo schiaffetto sul braccio, e si aspettava che adesso lei scoprisse il suo volto e lo guardasse, facendogli credere che davvero non era un mostro come in realtà si sentiva, ma non accadde. Si scoprì solo dopo un po’, ma i suoi occhi non si puntarono su di lui.
Lydia restò immobile mentre lui stendeva l’altra coperta. Non la toccò neanche per un secondo. Avrebbe potuto farlo quando voleva, anche quando dormiva, ma non l’aveva mai fatto e lei gli era grata per questo.
Il cuore di Zayn battè forte ad un ennesimo tuono e gli uscì un altro sorriso, dolce, intenerito da quella scena che gli si era prestata davanti.
«Prova a dormire, okay? Così non ci pensi.» le mormorò.
Ma lei non voleva dormire, per quanto stanca fosse, non aveva intenzione di farlo. Non voleva rivedere quei volti e sentire di nuovo le mani di Kole che provavano a toccarla, o che lo facevano. O rivedere ancora sua madre che moriva sull’asfalto. Ma l’attimo dopo lo stava già facendo, con quei pensieri che le ronzavano ancora in testa.
Zayn le restò accanto ancora per un po’, prima che si alzasse e prendesse il cellulare, facendo le sue solite chiamate.
Per mezz’ora, il suo cuore era stato calmo, segno che Lydia non stesse facendo qualche incubo. Mentre era al telefono, camminava per la casa, andando a controllarla di tanto in tanto.
Bussarono alla porta e lui andò ad aprire, facendo entrare Cher, che era mezza fradicia per via della pioggia.
La salutò con un cenno di capo mentre ancora era al telefono.
La ragazza fece da sé; si tolse il giubbino, posandolo sull’attaccapanni e andò in bagno, scoprendo per un attimo lo specchio per aggiustarsi i capelli per poi coprirlo di nuovo.
«A che ora te ne andrai?» gli domandò Cher.
«Tra poco.» rispose lui vagamente, mentre maneggiava il suo telefono.
Lei prese a sistemare la nuova spesa nei mobili, che si riempivano ogni giorno di cibo che non veniva toccato da nessuno dei due.
Il rumore forte del tamburo nel suo petto lo riprese dai suoi pensieri, facendolo voltare subito verso la sua camera.
Lydia si lamentava silenziosamente, girandosi e rigirandosi tra le coperte.
Si affrettò nell’avvicinarsi, accovacciandosi vicino al letto. «Shh… Lydia, va tutto bene…» le sussurrò.
Ma quei dolci sussurri non la calmarono, tanto che si svegliò di soprassalto, respirando profondamente. Istintivamente, strinse la mano di Zayn che era sul letto, forte. La guardò per un po’, cercando di rendersi conto che aveva avuto solo un incubo, che le mani di Kole non erano reali quanto quella di Zayn.
«Va tutto bene, piccola, tranquilla…» le sussurrò ancora il moro, ricambiando quella piacevole stretta. Lei non si retrasse come era successo qualche ora fa, anzi, sembrasse volere proprio questo.
Lydia iniziò a respirare con calma, facendosi confortare da quei mormori che Zayn le diceva e strinse quella sua mano anche nell’altra, facendole piu’ vicine a sé.
Il calore della mano di Zayn sembrò calmarla del tutto e lui prese ad accarezzare il loro dorso con il pollice, dicendole ancora una volta che andava tutto bene, che c’era lui.
Cher rimase appoggiata allo stipite della porta, guardando quella scena intenerita, liberandosi quasi di un peso che era convinta di non avere non appena aveva posato gli occhi sulle loro mani intrecciate.
Zayn si voltò verso di lei. «Credo che resterò un altro po’…»
Le venne da sorridere appena. Gli diede un ultimo sguardo per poi voltarsi e ritornare in cucina a sistemare i prodotti.
Il moro prese coraggio e iniziò a sedersi sul letto, senza lasciare le sue mani, anche perché Lydia non glielo permetteva. Lei gli fece spazio e lui fu libero di stendersi, accanto a lei, senza toccarla come avrebbe in realtà voluto. Non sapeva se lei l’avesse fatto perché voleva che fosse così, o per evitare che la toccasse, ma non ci pensò molto. Provò a fregarsene.
Per quanto i loro visi fossero vicini, i loro occhi non entrarono in contatto neanche un attimo. Lydia evitava che accadesse. I suoi occhi restarono fermi a guardare il loro timido e forte intreccio.
«Dormi, adesso. Io sono qui.» sussurrò Zayn.
Lei gli diede ascolto, perché se lui fosse stato davvero lì sarebbe stata davvero piu’ tranquilla. Perché quel semplice tocco era riuscita a tranquillizzarla per davvero, a sentirsi meno sporca e vuota come invece si era sentita per quella intera settimana.
Questa volta, lui mantenne la sua promessa, perché restò lì, steso accanto a lei, a guardarla dormire con la sua mano tra le sue.

—— ————


Zayn camminò sotto quella pioggia fine ripensando a come era stato costretto a lasciare Lydia.
Aveva sfilato lentamente la sua mano dalle sue cercando di non svegliarla, e il secondo dopo in cui ci era riuscito, Lydia aveva iniziato a agitarsi di nuovo nel sonno.
Non aveva potuto fare niente se non chiedere a Cher di stare al suo fianco al suo risveglio, cosa che sarebbe successa subito, secondo lui.
Ripensava ancora a quel tocco bisognoso che quelle mani fredde avevano cercato, da lui, e a come avesse avuto una conferma di ciò che era sicuro di sapere.
Era riuscito a sentire le sue ossa, a vederle. La sua pelle sembrava assottigliarsi sempre di piu’. Con un po’ di coraggio, aveva scoperto il suo polso e l’osso sembrava volesse uscirle del tutto fuori.
Era per questo che l’aveva lasciata, perché non era riuscito piu’ a sopportare di guardare quelle sue condizioni. Era stato costretto a farlo alla vista di quel corpo che piano stava scomparendo.
Lydia aveva seriamente bisogno di mangiare, di mettere forze, e lui aveva seriamente bisogno di non abbattersi come oramai stava facendo.
Arrivò al posto dell’appuntamento, trovando già il suo migliore amico.
«Cazzo, amico, dovresti farti la barba. Sembri un barbone, uno di quelli sotto ai ponti.» gli disse Louis.
Lui lo ignorò e si appoggiò al muro, accanto a lui, mettendosi il cappuccio della felpa e iniziando ad accendersi una sigaretta.
«Lydia ancora non ti parla?»
Zayn scosse il capo, aspirando.
L’amico sospirò. «Vuoi parlarne? Non so.»
«Cosa dovrei dire? Che la mia ragazza non mangia da sette fottuti giorni ed io non so che cazzo fare?»
Louis preferì restare in silenzio, aspettando che il suo amico trovasse il coraggio di parlare. Neanche lui, in quella settimana, aveva parlato, o almeno non aveva detto molto se non il necessario. Lo aveva visto anche poco. Zayn faceva il suo dovere e poi tornava a casa, senza pensarci due volte, e lui non lo biasimava perché avrebbe fatto lo stesso. E anche lui si sentiva impotente, perché non sapeva consolare il suo amico, non sapeva dirgli parole di conforto o addirittura promettergli che Lydia si sarebbe ripresa presto, perché non poteva saperlo. Tutto ciò che poteva fare era stargli accanto, ascoltare anche il suo silenzio, composto da sguardi di dolore.
«Oggi mi ha toccato.»
«Davvero?! Visto? Aveva bisogno solo di un po’ di tempo.»
«Lo ha fatto solo per poco… e avrei preferito che non lo facesse.» ammise.
«Perché?» domandò Louis, confuso.
«Sono riuscito a sentire la sue ossa… a vederle.» sussurrò, per poi fare un tiro dalla sigaretta. «Sta dimagrendo troppo, Louis, e se non provo a convincerla a mangiare, le cose peggioreranno.»
«Non puoi costringerla a mangiare, peggiorerai il suo stato mentale.»
«Preferisco che mi odi per costringerla a farlo che vederla piano morire.»
Riusciva a sentire il dolore nella sua voce, quello che cercava di mascherare da giorni, ormai. Ma Louis lo conosceva bene, fin troppo, e non lo aveva mai visto così giù dopo la morte dei suoi genitori.
Sapeva, vedeva, che per quella ragazza avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche farsi odiare a morte per sempre, pur di vederla viva e felice, anche senza di lui. Non avrebbe permesso che lei non si curasse, che si lasciasse morire nel suo letto, tra le sue lenzuola che oramai profumavano di lei e che quell’odore non sarebbe mai svanito.
Louis gli strinse una spalla. «Hey, Lydia si riprenderà presto. E’ una ragazza forte, ha piu’ palle di te.»
Per la prima volta, davanti a lui, Zayn ebbe la forza di sorridere appena. «Già…» mormorò, aspirando per poi cacciare il fumo dopo un po’.
Il suono di un clacson li riprese, facendoli scattare verso la macchina.
«Bella barba.» disse Hale, quando il moro si sedette sul posto del passeggero.
Zayn non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Continuò a fumare la sua sigaretta.
«Qualcuno è su di giri in questi giorni.» commentò ancora il ragazzo, iniziando a guidare per le strade.
«Facciamo questa cosa e basta, Hale.» disse il moro.
«Agli ordini, Malik.»
«Chi c’è nella macchina dietro?» domandò Louis.
«Oh, i soliti, con una new entry.» rispose Hale.
«E chi sarebbe?»
«Non ne ho idea e onestamente non me ne frega un cazzo saperlo.»
Arrivarono all’inizio della strada e Zayn e Louis iniziarono a mettersi i passamontagna. Louis passò la mitraglietta all’amico ed entrambi si prepararono con le armi fuori ai finestrini. Quando arrivarono fuori al bar, iniziarono a sparare, senza sosta, a tutti quegli uomini che se ne stavano seduti a tavolino. Qualcuno riuscì a ricambiare il fuoco, ma la macchina dietro sterminò gli ultimi sopravvissuti a quella strage.
Arrivarono alla fine del vicolo vittoriosi, iniziando a togliersi i passamontagna, esultando insieme, tranne uno.
«Cazzo, Zayn! Stai bene?» gli chiese Hale.
«Si, perché non dovrei?»
«Pensavo che quel figlio di puttana ti avesse colpito al gomito.»
«Sto bene.» disse, iniziando a togliersi la giacca sotto lo sguardo confuso del suo compagno. «Ho caldo.» si giustificò.
«L’adrenalina.» commentò quest’ultimo.
Ma no. Zayn non aveva caldo. Si stava togliendo la giacca per evitare che gli occhi curiosi di Hale vedessero il buco che aveva sul gomito.
I due in macchina presero a parlare e lui ne approfitto per chiamare Cher, per sapere se fosse cambiato qualcosa, se Lydia fosse riuscita a fare un minimo sforzo nel mangiare.
«No, non l’ha ancora fatto.» disse Cher dall’altra parte del telefono, amareggiata. «Non ha cercato neanche un contatto, come ha fatto con te.»
Il moro si passò una mano sul viso, respirando profondamente. Era così arrabbiato e frustrato che si sarebbe graffiato la faccia per il nervoso.
«Conosci una certa Allison?» gli domandò la ragazza.
«No, perché?»
«La sta chiamando in continuazione sul cellulare.»
«Oh, si… è la sua migliore amica. Non vuole rispondere neanche a lei?»
«No.»
«Okay… continua a provare a farla mangiare.»
«Si, va bene.» e chiuse la chiamata.
Zayn stava iniziando a perdere completamente le speranze. Per quanto il suo tocco potesse significare un piccolo miglioramento, non credeva succedesse per davvero. Se non voleva sentire neanche la sua migliore amica, che probabilmente la conosceva piu’ di tutte ed era la persona con cui si sentiva piu’ a suo agio, come pretendeva che si riprendesse con lui al suo fianco?
Anche se il pensiero gli era passato per la mente un paio di volte, non voleva lasciarla. Non in questo momento, quando aveva piu’ bisogno di qualcuno al suo fianco. E lui voleva essere quel qualcuno, ma si sentiva inutile, e non riusciva neanche a negare che il non sentire neanche la sua voce lo stava facendo uscire letteralmente pazzo.
Quando arrivarono alla base, Hunter non perse tempo a chiamarlo da parte. Lui non potè fare a meno di sbuffare. Quella era la nuova ramanzina della settimana, e sentiva che gli avrebbe risposto male, per quanto esaurito e preoccupato era.
Suo zio poggiò bruscamente un giornale sulla scrivania. «Un animale.» disse.
Il moro si sporse, leggendo la prima pagina: “Il malavitoso e il suo complice uccisi da un animale”. Giorni fa avrebbe riso, ma adesso non ne aveva voglia.
«Quel pezzo di merda si è beccato anche la prima pagina… pazzesco.» commentò Hunter, con un pizzico di ironia. «A me dovranno farci un giornale, scriverci libri su come ho messo in ginocchio una merdosa città.»
«Già…» disse il moro.
«Ho voluto credere che l’avessi fatto per me, perché era uno dei miei problemi, ma poi ho fatto le mie ricerche. O almeno loro le hanno fatte per me.»
Zayn lo guardò, aspettando che continuasse.
«Lydia viveva con lui, non è vero?»
«Oh, non ci provare. Non tu.» sussurrò Zayn, stringendo le mani a pugno.
«Non è partito nulla da me.» si giustificò Hunter.
«Ti avevo chiesto di tenerla lontana da questa merda!» sbottò Zayn. «Cazzo! E’ l’unica cosa che ti ho chiesto!»
«Devo solo-»
«No! Tu non farai un cazzo! Lei non c’entra nulla!»
«Zayn.» tentò lo zio.
Ma lui non voleva sentire le sue ragioni, non voleva sentire piu’ nessuno.
Prese la sedia e la sbattè contro il muro, rompendola in mille pezzi. Non riuscì a vedere neanche la faccia che fece suo zio perché uscì subito dalla stanza. Non gli fregava neanche scusarsi in qualche modo.
Non si fece fermare neanche da Louis, che confuso gli si era avvicinato chiedendogli cosa fosse successo.
Camminò verso l’uscita e prima che potesse chiudere la porta, mandò tutti a fanculo.

—— ————


Aprì la porta e la chiuse, sbattendola.
Gettò la sua giacca sul divano e si recò in bagno per sciacquarsi la faccia, cercando di calmarsi, in qualche modo.
Quel pomeriggio era stato troppo intenso. Stava seriamente pensando di mandare a fanculo tutto, ma sapeva che non gliel’avrebbero permesso, per quanto avesse potuto dimostrare che non gliene fregava davvero nulla di quel mondo. Non piu’, ormai.
Uscì e si avvicinò al frigo, prendendo una birra. Sapeva oramai da anni che quell’alcolico non gli dava l’effetto desiderato, ma preferiva comunque sentire il suo sapore.
Si sedette sul divano, iniziando a prendere i primi sorsi e sentì i mormorii di Cher dalla stanza.
Lei lo diceva sempre: le parlava, anche se non aveva mai avuto una sua risposta. Lo faceva ogni volta. Diceva che magari potesse aiutare, in qualche modo.
Lui non ce la faceva, non del tutto, almeno. Per quelle poche volte che lo aveva fatto, dopo si era sentito idiota e stupido. Forse quel giorno era stato fortunato perché Lydia gli aveva dato una minima risposta, un primo e vero tocco, ma sembrava non bastare. Non per lui, che ancora non riusciva a sopportare di averla così, di non sentirsi piu’ un “loro” che li aveva rappresentati per tutti quei lunghi mesi. Non la sentiva piu’, la sua Lydia, e dopo quei lunghi giorni, ancora non sapeva cosa fare o dire. Perché lei ancora non mangiava, Cher non era riuscita a farglielo fare, e neanche lui. Non aveva ancora detto una parola. Non aveva ancora pianto.
Non badò neanche a Cher che gli passò davanti per andare a mettersi il cappotto, il suo sguardo era fisso sul tavolino davanti a sé.
«Io, mh… be’, vado.» disse Cher.
Lui fece un semplice cenno di capo, iniziando a guardare la bottiglia di birra, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il capo chino, preso dai suoi continui pensieri che giravano attorno ad una sola persona.
«Quanto tieni a quella ragazza?»
«Troppo.» rispose, senza guardarla.
«Quanto la ami?»
Amarla? Era già arrivato a farlo? Era in grado di farlo? Ed era così che ci si sentiva? Ad essere in grado di dare qualsiasi ad una persona pur di farla felice anche solo per un attimo, di fare davvero qualsiasi cosa per lei, di darle tutte le certezze del mondo per dimostrarle che gli appartieni e che non vorresti nessun’altro se non lei. A voler cambiare, perché sai che tu non sei il meglio per lei ma vorresti diventarlo. A non voler fare un minimo sbaglio pur di non perderla. Di non farla soffrire per nessuna ragione al mondo, perché quella sofferenza è anche tua. A farti uccidere sul serio, se fosse necessario, per salvarle la vita. A diventare il suo guardiano, per difenderla da tutti i mali di questo mondo che non la merita, e forse nemmeno tu, ma sei così egoista da tenerla stretta a te perché hai bisogno di lei.
E cos’era l’amore se anche una pura sofferenza nel sentirsi impotenti a non poter regalare la felicità alla persona che ti ha salvato? Incapaci di riuscire a ricambiare quel favore, perché quel suo dolore sta uccidendo anche te, lentamente. Era anche questo? Condividere quello stesso male, sentendolo nelle vene che piano ti risucchia le forze, ma tu ancora combatti per vedere l’ultima volta il viso di chi sei convinto che possa salvarti, che possa salvare entrambi.
Non sapeva se l’amava, ma se fosse stato così, lo stava facendo nel mondo sbagliato.
Ebbe il coraggio di guardarla, poi abbassò di nuovo lo sguardo, vergognandosi di quella confessione che gli avrebbe fatto qualche secondo dopo. «Non quanto lei meriti.»
«Lo fai, invece.» rispose sicura Cher.
Lui sorrise, non guardandola, solo perché trovava quell’affermazione del tutto insensata, non vera. Fece un altro sorso di birra mentre la guardava sparire dietro la porta d’ingresso.
Alcolico e pensieri. Pensieri e alcolico. Andò avanti così per un po’, seduto su quel divano a guardare il vuoto, come faceva la sua ragazza. Per un attimo riuscì quasi a capirla. In quel vuoto non sentiva nulla, non provava nulla, sentiva che non doveva preoccuparsi di niente, ma i suoi pensieri continuavano a martellargli il cervello, tanto da fargli prendere la testa dalle mani e volerla opprimere sul serio, per farli zittire, ma non ci riusciva. Aveva bisogno di qualcosa che lo distraesse, ma una voce ancora non si faceva sentire.
Si alzò, in panico e allo stesso tempo nervoso, e prese a camminare avanti e indietro, pensando ancora e ancora. A come trovare una soluzione per quella situazione, ad un bene per Lydia, ad un rimedio per quel silenzio assordante che lo stava divorando del tutto. Non lo sopportava.
Quando guardò per l’ennesima volta nella stanza, vedendo sul comodino il piatto con dei panini intatti, non ci vide piu’.
Entrò in camera, trovandola seduta sul letto che guardava lo schermo nero del suo telefono. Alzò lo sguardo verso di lui dopo un po’.
«Per sette giorni ho provato ad andare avanti rispettando il tuo volere. Ho cercato di ignorare le tue guance quasi incavate e i tuoi polsi sottili,» lei, istintivamente, si coprì ancor di piu’, coprendo le sue mani nelle maniche della sua felpa. «ma adesso non ne posso piu’. La verità è che non sopporto di non toccarti, di non baciarti, ma per quanto voglia farlo, ti rispetto, perché è ciò che vuoi. Ma almeno, fammi sentire la tua voce. Cazzo, sto impazzendo a non sentirti. Dimmi che vuoi essere lasciata sola, dimmi che sono un pezzo di merda per non essere stato in grado di proteggerti, dimmi che sono uno stronzo perché non sono capace di prendermi cura di te, urla, lanciami anche qualcosa addosso se ti fa sentire meglio, ma fallo. Cazzo, Lydia, ti prego, fallo. Non offrirmi questo silenzio perché mi opprime, non lo sopporto. Non riesco a sopportare nemmeno questa distanza tra me e te. So che c’è, e non so che cazzo fare perché tu non mi dai un minimo segno. Ho paura di sbagliare, cazzo se ne ho. Se faccio qualcosa di sbagliato, ti perdo piu’ di quanto non stia già facendo. Mi sento impotente, non ho idea di come farti sentire meglio. Tu non mi parli, non mi dici come stai, non mangi. A malapena mi guardi, e quella volta che lo fai, i tuoi occhi mi trafiggono. Non tenerti tutto dentro, non combattere da sola, parlami del tuo dolore, lo affrontiamo insieme. Posso prendermelo anche io, pur di farti stare meglio, ma lascia che lo faccia. Lasciami provare a guarirti, lascia che ti aiuti, che cancelli o ti aiuti a dimenticare il tuo dolore.»
Lydia restò lì impalata a guardarlo, non sapendo fare altro, come sempre in quei giorni, ormai. Non si aspettava delle parole del genere, non si aspettava neanche che lui avesse bisogno di sentirla, di toccarla. Si stupì nel capirlo mentre lui parlava, perché si sentiva quello strano bisogno che aveva… di lei. Ma anche adesso, che aveva avuto un’ennesima conferma da lui, non riusciva ad andare oltre quel muro che si era creato. Eppure quella mattina ci era riuscita a toccarlo, anche per un po’, adesso, se doveva farlo del tutto, non ci riusciva. E si odiava per questo, perché per quanto lui avesse bisogno anche solo di sentire la sua voce, lei aveva bisogno del suo tocco, sulla sua pelle… ma continuava ad avere paura che lui potesse sporcarsi del suo male, che in quella settimana, ancora non era andato via.
«Sto diventando pazzo.» ammise Zayn. «Ho davvero bisogno di sentirti, Lydia… tu non ne hai la minima idea. Dimmi cosa fare perché io davvero non lo so.» le disse. «Farò qualsiasi cosa.»
Il loro contatto visivo durò poco, perché lei abbassò lo sguardo, iniziando a giocare con le maniche della felpa.
«Parlami, Lydia.» le disse di nuovo Zayn, cercando di mantenere la calma. Perché si, stava perdendo la pazienza.
Forse era stato troppo duro, ma non aveva potuto farci niente. Aveva bisogno di dirle come si sentiva, di come lo facesse sentire pazzo e impotente vederla così e non sentirla. Perché se lei stava male, anche lui lo era. Era una conseguenza che lei forse non si era posta, forse perché ancora non si era resa conto di quanto affondo gli fosse entrata nel corpo e nella vita. Il suo male era anche il suo.
Lei non lo fece, non gli parlò, e lui uscì dalla stanza con le mani strette a pugno, trattenendosi dallo spaccare qualsiasi cosa gli fosse davanti.
Voleva capire come si sentisse, che gli dicesse cosa fare per risolvere quella situazione, per trovare una soluzione. Gli aveva detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa, si era messo a completa disposizione per fare tutto, ma il silenzio era stato, di nuovo, una risposta.
«… mh, sono io, Allison. Be’, ovvio, dovresti riconoscere la mia voce… o forse non piu’. Sto provando a chiamarti da una settimana ma tu non mi rispondi. Non hai tempo? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti e’ successo qualcosa? Voglio sapere come te la stai passando senza di me. Ho un sacco di cose da raccontarti e so che anche tu ne hai. Mi manchi. Spero di sentirti presto. Be’… ciao.»
Il suono di quel messaggio vocale nella segreteria del telefono lo aveva fatto fermare al centro di quel salone, come uno stupido.
Dopo quel suono, il silenzio regnò di nuovo sovrano in quella casa. Poi, qualcosa lo ruppe.
Un pianto.
Zayn tornò di nuovo in camera, vedendola con le mani coperte dalla felpa contro il viso, mentre soffocava quell’atteso e timido pianto.
Si sedette sul letto. «Lydia…» mormorò dolcemente. «Vieni qui.»
Lei piano si avvicinò e lui la strinse a sé, facendola piangere, finalmente, contro il suo petto.




Hello girls!
Come staaaaaate?
Io mi sento esaurita per la scuola.
Non vedo l'ora che finisca, che mi prenda questo diploma e fine.
(che poi ho ancora dubbi se continuare o meno ma lasciamo perdere)

Allora, vi è piaciuto?
Ammetto di non essere per niente soddisfatta di questo capitolo,
infatti è stato un parto perchè la voglia di scrivere non c'era proprio.
Quindi, spero che possa piacervi, nonostante il mio giudizio.
Adoro solo il fatto che Lydia abbia finalmente pianto nel sentire la voce della
sua migliore amica.
Zayn è cucciolino impotente ):
E avete visto? Forse la ama già?... Chi lo sa.

C'è stato un grosso calo di recensioni, perchè? ):
Devo anche ammettere che quel numero mi ha bloccata un pò.
Insomma, ho pensato subito che la ff non vi piacesse piu'.
Ma comunque, sono andata avanti. Poche o molte che siano,
devo portarla al termine, come vi ho sempre detto.
E non è colpa vostra se non recensite o meno, CHE SIA CHIARO.
Voi siete libere di farlo o no, nessuno vi dice nulla, tanto meno io.

Guardate che angioletto che è la nostra Lydia *-*





Questo è il "disegno" di Zayn.



ADORO.

Grazie per seguire la storia e scrivermi il vostro affetto per questi due.
Davvero, grazie mille.
Vi adoro davvero un sacco cwc

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Adesso mi dileguo.
Peppina vi ama sempre e comunque.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 27
*** 27. Fight ***








27. Fight


 
Lydia pianse per un bel po’.
Zayn tenne stretto a sé quel corpo scosso dai singhiozzi tutto il tempo, accarezzandolo e cullandolo tra le sue braccia. Provò a non pensare al leggero rialzo delle sue ossa sotto la sua pelle, nonostante fosse difficile per lui farlo. Provava a distrarre anche lui da quel pensiero, sussurrandole che andava tutto bene, adesso che si era lasciata davvero andare. E per fortuna l’aveva fatto, perché dopo il suo sfogo, Zayn non sapeva fino a quando avrebbe resistito con quell’assordante silenzio tra loro. Poterla toccare di nuovo, in quel modo, era come se gli avesse restituito una pace interiore che per tanto tempo aveva perso. La sua pelle, il suo corpo, lei, gli facevano questo effetto. Lo facevano stare in pace con se stesso, quasi anche col suo demone e col mondo, con un solo tocco così innocente. Ancora non riusciva a spiegarsi come facesse, ma oramai aveva smesso di chiederselo. Quella ragazza, ciò che gli faceva, era ancora un continuo mistero per lui e avrebbe aspettato le sue risposte con calma, senza fretta. Aveva tutto il tempo del mondo. Almeno così sperava.
«Mi dispiace…» sussurrò Lydia flebilmente.
La sua voce.
Zayn tirò un leggero sospiro di sollievo. Era come se quelle parole, seppur sussurrate appena, gli fossero entrare dentro,  sotto la sua pelle, riuscendo quasi a far scorrere di nuovo quel suo sangue sporco nelle vene, in tutto il suo corpo, rendendolo di nuovo attivo, vivo.
«No.» disse, dandole un bacio sulla testa. «Tu non hai niente da scusarti. Mi dispiace di essere stato così duro ed insistente.»
«No… mi dispiace. Non credevo che… ti stessi ferendo in qualche modo. Non era mia intenzione.»
Lui si sporse per guardarla. «Vederti star male mi distrugge. Sarà sempre così, e non voglio piu’ che tu mi tenga alla larga dal tuo dolore, da te. Voglio che me ne parli. Io sono in grado di sopportarlo. Sono abbastanza forte, solo tu mi rendi debole, lo sai.»
Lydia abbassò lo sguardo. «Mi dispiace.» ripetè.
Zayn sorrise appena, scostandole una ciocca di capelli dal viso. «Me ne parlerai la prossima volta?»
Lei annuì e lui la strinse di piu’ a sé, dandole un ennesimo bacio sulla testa. «Ti senti meglio, adesso?» le domandò.
Lydia annuì ancora, e fu contenta di non aver mentito. Perché si sentiva davvero meglio, almeno psicologicamente. Si era tolta un gran peso e adesso che era tornata a parlare anche con Zayn, si sentiva in pace con tutto. O almeno una gran parte di lei lo era. Aveva ancora molto da buttar fuori.
«Lui ha ucciso mia mamma.» disse dopo un po’, mentre giocava con i risvolti della maglietta di Zayn.
Lui non gli chiese neanche a chi si riferisse, perché lo sapeva perfettamente. Non si chiese neanche come avesse avuto, quell’uomo, il coraggio di farlo, perché giorni fa stava vendendo la sua ragazza per poco, e poi, anche lui metteva fine a delle vite, ma si convinceva che non era sua intenzione farlo. Tranne che per tre.
Altre lacrime le bagnarono il viso. «Sono stata così stupida a pensare che potesse ritornare.» singhiozzò.
«Hey, non potevi immaginare cosa le fosse successo realmente. Non sei stupida.» le disse lui. «Nessuno potrebbe andarsene davvero da te.»
Lydia non riuscì neanche a guardarlo perché le lacrime le offuscavano la vista, così poggiò il viso contro il suo petto, come a nascondersi, e passò un braccio sotto il suo, poggiando poi una mano dietro la sua schiena.
Zayn prese ad accarezzarle e baciarle i capelli, e la fronte, provando a non uscire di matto mentre la sentiva ancora piangere. Adesso lei ne aveva bisogno e non doveva pregarla di smetterla, ma solo di continuare a farlo, per farla sentire meglio.
«Perché non mi hai detto che ti metteva le mani addosso? Ti avrei portato via da lì il prima possibile.» le domandò con calma, con la rabbia che ancora gli ribolliva dentro.
Lei non si mosse dal suo nascondiglio. «I-io… io non lo so. C-credevo che… lui potesse… farti del male.»
«A un demone?» disse lui retorico.
Nella mente di Lydia iniziarono ad affiorare le parole della loro litigata in macchina, quando lui le urlava contro che non conosceva ancora affondo la sua natura, che non sapeva a cosa andasse incontro… che non sapesse quanto male lui avrebbe potuto causare, sia a lei, che agli altri. Iniziò ad agitarsi al solo pensiero.
«Io sapevo cos’eri, solo che… non lo so, i-io…»
Zayn intuì. «Okay, basta.» la strinse a sé. «E’ finita adesso.» sussurrò.
Lei lo guardò. «Sono morti?»
Restò a guardare il suo profilo per un tempo che sembrò infinito, perché Zayn non si girò subito. Il suo capo era rimasto chino per dei secondi, come se non volesse farsi guardare.
Perché no, lui non voleva. Perché sapeva che se l’avesse fatto, si sarebbe sentito un mostro, e quando era con lei mai si sentiva così. Lei era capace di fargli dimenticare se stesso e non voleva collare adesso, proprio davanti a lei, quando poco prima le aveva detto di essere forte e che si sarebbe preso ogni sua ferita e dolore, così che lei non si abbattesse.
Ma lo fece, e quelle iridi spente lo fece sentire proprio come si aspettava. Non le dava la colpa, perché mai lo sarebbe stata, ma i sensi di colpa non si fecero sentire perché non era pentito di ciò che aveva fatto.
Abbassò lo sguardo solo quando non riuscì piu’ a reggerlo, sia per quelle sensazioni che provava, sia per il dolore che sentiva nel guardare i suoi occhi rossi.
«Non dovevi farlo…» sussurrò lei debolmente.
«Oh, si invece.» rispose il moro duramente. «Nessuno deve darsi la libertà di toccarti, soprattutto in quel modo. Non accadrà mai piu’.»
Lei restò a guardarlo per un altro po’ mentre le sue parole facevano eco nella stanza e dopo poggiò di nuovo il viso contro il suo petto, strofinandolo contro appena. Non sapeva neanche se ringraziarlo, ma non si sentiva neanche di rimproverarlo. Non sapeva cosa pensare, riusciva solo a rendersi conto di quanto stesse bene tra le sue braccia e di quanto le fosse mancato starci.
Sentì poi la sua mano stringere la sua. «Sei così fredda…»
Non sentiva neanche piu’ freddo. Non adesso che era avvolta dal calore di cui aveva bisogno.
Zayn la guardò di nuovo, finalmente. «Puoi mangiare? Puoi farlo per me?»
Il solo pensiero le faceva venire da vomitare, pur essendo consapevole che niente c’era nel suo corpo. Le restava da rimettere solo quello, se non pezzi della sua anima che sentiva rimettersi in sesto solo col tocco delicato di Zayn. Ma non riuscì a rifiutare davanti a quegli occhi color nocciola, che la pregavano sul serio.
«Posso provarci…» mormorò.
Lui le diede un lungo bacio sulla fronte. «Grazie.» sussurrò, asciugandole poi le guance col pollice.
La poggiò sul letto e prima la coprì con la coperta, così che si riscaldasse del tutto, poi poggiò davanti a sé il piatto con i panini.
Si accovacciò davanti al letto, incrociando le braccia sul materasso, aspettando una sua mossa.
Lydia la fece. Piano, prese la fetta superiore del panino e la portò alla bocca.
Lui alzò le mani in segno di resa, sorridendo appena. Quella ragazza faceva, sì, ciò che le chiedeva, ma sempre a modo suo.
Con lentezza, Lydia masticava quella fetta di pane, non riuscendo quasi ad avere la forza di ingoiare. Era come se il suo corpo e la sua gola non glielo permettessero. Il cibo sembrava amalgamarsi sempre di piu’ in bocca e sentiva quasi di soffocare. Poi, con un po’ di coraggio, ingoiò, anche contro la sua volontà. La sensazione che sentì fu terribile. Il suo stomaco sembrava non accettare ciò che avesse ricevuto e voleva rimandarlo su. Le stava venendo da vomitare.
Strinse con una mano la coperta, cercando di fermare quell’istinto, di non rimettere quel piccolo pezzo di pane che dopo una settimana era riuscita a toccare.
«Ti viene da vomitare?» le chiese Zayn.
Lei riuscì solo ad annuire, ingoiando anche l’eccessiva saliva che si stava formando ai lati della bocca. Non doveva vomitare.
Quando sembrò calmarsi, diede un altro morso, fino a mangiare tutta la fetta. Riuscì a mangiare anche la metà dell’altra, senza però toccare gli affettati. Solo a guardarli le faceva male lo stomaco.
«Un altro morso?» sperò quasi lui.
Lydia scosse il capo, quasi pregandogli di non chiederglielo ancora. Non ne poteva piu’.
«Okay, è già un passo avanti.»
Il moro prese il vassoio e lo portò in cucina, posandolo sul bancone. Poi tornò da lei.
Le sistemò il letto e poi la fece stendere, coprendola con le due coperte. Lei si scoprì di nuovo, avvicinandosi di piu’ al muro. Gli fece spazio. Voleva che si stendesse con lei.
Lui non rifiutò l’offerta. Si tolse le scarpe e poi si stese accanto a lei. Entrambi non persero tempo ad avvicinarsi.
Restarono a guardarsi negli occhi in silenzio per un lasso di tempo che sembrava non finisse mai. Recuperarono ogni secondo perduto in quella difficile settimana oramai passata, che però non avrebbero dimenticato perché li aveva segnati entrambi.
Zayn aveva capito quanto la presenza di quella ragazza contasse nella sua vita e quanto, realmente, si sentisse perso senza un minimo gesto, sguardo e parola da parte sua. Non era nulla senza di lei.
Lydia aveva perso la sua sicurezza, quella piccola forza che in quei pochi mesi si era costruita grazie a lui, il suo rifugio. Aveva perso se stessa e aveva capito che solo stando con lui, poteva finalmente trovarla, forse una lei migliore, piu’ forte.
«Prometto che me ne andrò il prima possibile.» disse lei.
«E questa da dove esce fuori?»
«Io non posso stare qui.» continuò, con gli occhi che ancora si colmavano di lacrime. «So che non ho piu’ nessuno… ma troverò un posto in cui stare e-»
«Lydia, basta.» la zittì lui dolcemente. «Il tuo posto è qui, con me. E’ casa tua, adesso. Hai me.» le disse, asciugandole una lacrima che le era caduta sul viso.
Lei abbassò lo sguardo. «Non posso…»
Il moro cercò i suoi occhi. «Si che puoi.»
«Non posso permettere di essere una tua spesa.»
«Lydia, non sei nessuna spesa. Ho piu’ soldi di quanto tu possa minimamente immaginare.»
«Non mi interessa, non posso permetterlo.»
«Tu non andrai da nessuna parte. Tu resti qui.» disse quasi duramente.
Lydia restò in silenzio per qualche secondo. «Mi troverò un lavoro così ci divideremo le spese.»
Zayn non potè fare a meno di ridacchiare.
«Perché ridi? Sono seria.» e lo era per davvero.
Lui sorrise ancora e la strinse di piu’ a se. «Tutto quello che vuoi, piccola Lydia.» la prese in giro, dandole un bacio sulla fronte.
Lei si arrese e si lasciò coccolare da quelle mani e quelle labbra, sentendo la pesantezza dei suoi occhi. Forse, dopo un  bel po’ di tempo, avrebbe avuto un sonno sereno. Solo adesso capiva quanto ne avesse bisogno.
Piano, poggiò le labbra sulla pelle di Zayn, appena sopra lo scollo della sua maglietta, dandogli un leggero e delicato bacio. «Grazie per avermi parlato di te.» sussurrò.
Zayn non seppe neanche cosa dire. Quel tocco lo aveva reso così debole che quasi non riusciva a ragionare lucidamente, fu solo in grado di farle dei piccoli grattini dietro la nuca, aiutandola a rilassarsi per riuscire a dormire.
E finalmente, lo fece.

 
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Zayn sorrise guardando gli occhi piccoli di Lydia aprirsi lentamente.
«Buongiorno.» sussurrò, spostandole i capelli dalla fronte.
Lei si stiracchiò appena e mugugnando si avvicinò a lui, poggiando la testa contro il suo petto. «Quanto ho dormito?»
«Tredici ore.»
Alzò la testa di scatto. «Cosa?!»
«Già.»
Si coprì il viso con le mani nascoste dalle lunghe maniche della felpa. «Faccio schifo.»
Il moro non potè fare a meno di ridere. «Non dormivi da una settimana, Lydia.»
«Faccio schifo comunque.»
Lui ridacchiò. «Ti senti piu’ riposata?»
«Mh mh.» mugugnò.
Sentì poi la sua mani posizionarsi dietro la schiena e far un leggero su e giù. Lydia si rilassò completamente, era convinta di addormentarsi di nuovo. Avrebbe potuto abituarsi a momenti del genere, per sempre.
Aprì poi gli occhi e alzò di poco il capo, guardandolo dall’alto. Iniziò a giocare con la sua barba, arrotolandola nel suo indice.
«Ti è cresciuta molto.» osservò.
«Già… ho avuto altro a cui pensare in questa settimana.» rispose lui, guardandola.
Lei imbronciò appena le labbra. «Scusa.» mormorò. «Comunque non tagliarla.»
«Ti piaccio anche da barbone?»
«Si, sei… carino.»
«Carino.» ripetè lui. «Di nuovo quell’aggettivo. “Carino”.»
«Che c’è di male nella parola “carino”?» domandò lei.
«Che non mi si addice. Sono piu’ che “carino”.»
«Supercarino?» tentò Lydia.
«Oh Parkins, mi fai cadere proprio le braccia.» la prese in giro. «Io sono sexy e tremendamente affascinante.» si vantò.
Lydia non potè fare a meno di ridacchiare, ricordando quando disse quelle stesse parole il giorno del suo compleanno, dopo la cena a casa sua. Sapeva che l’aveva detto apposta, perché lo ricordava anche lui.
Lo colpì piano sul braccio. «Buffone!»
Lui bloccò il suo braccio e non perse tempo a riempire quel piccolo spazio che c’era tra i loro corpi, stringendola di piu’ a se mentre ancora, entrambi, ridevano. E quanto gli era mancata quella risata. Sapeva che non era forzata, finta. Era così spontanea, così bella, come lei.
Restarono in silenzio, l’uno nelle braccia dell’altro, un silenzio che non faceva impazzire nessuno dei due, perché non era come quello di un giorno fa. Questo parlava, nonostante parole nell’aria non ci fossero. Dava loro ogni risposta di cui avessero bisogno, e bastava restare così ad entrambi, anche per sempre.
«Come ha fatto tuo padre a salvarsi con l’amore di tua madre?» chiese Lydia timidamente.
Zayn sospirò. «Non ha avuto il tempo di spiegarmelo.»
«Forse… ha passato così tanto tempo con lei, a volerle bene, che… il suo demone si è… dissolto?» tentò.
Lui sorrise intenerito. «Vorrei che fosse così facile.»
Lei alzò il capo. «Non lo è?»
Il moro la guardò, scostandole i capelli dal viso, imbronciando le labbra e scuotendo appena il capo.
«Non potrai piu’ liberartene?»
«Be’, posso. Devo solo scoprire come.»
«Forse… mh… oh, si! Hai mai provato l’esorcismo?»
Ridacchiò. «Non funzionerebbe comunque.»
«Perché?»
«Il male che vive dentro di me non è così facile da scacciare, non con metodi così, almeno. E poi, lui non me lo permetterebbe.»
«Il tuo demone?»
«Lucifero.»
La vide aggrottare la fronte confusa e si sentì costretto a spiegarle meglio la situazione.
«Quando Dio esiliò Lucifero dal Paradiso mandandolo sulla Terra, lui, per vendicarsi, creò, si, persone umane, ma che nascondevano una parte di lui. Il suo male. E lo ha fatto, per far si che distruggessero cosa Dio avesse creato.» disse. «Ogni omicidio che senti, qualsiasi brutto accaduto, è a causa nostra, dei demoni.»
Lydia non riusciva quasi a crederci. Non pensava che dietro tutto questo, ci fosse una ragione del genere capace di distruggere per davvero la razza umana. E che Zayn, senza il suo volere, ne facesse parte.
«E’ una cosa così… cattiva.» riuscì a dire.
«Già…»
Istintivamente, lei lo abbracciò, forte. Per quanto male potesse vivere in lui, Lydia sapeva che lui non era malvagio e cattivo come il suo demone. Non lo sarebbe mai stato. Anche se lui non si vantava della sua bontà, lei aveva avuto la fortuna, e il coraggio, di trovarla, nonostante il suo lato oscuro che si era costruito.
«Tu non sei cattivo.» disse. «Se hai ucciso delle persone, era perché eri sotto l’effetto… della voce, giusto?»
Lo sentì sospirare. «Si…»
«Anche con Duke e Kole eri sotto effetto della voce, vero?»
Silenzio.
Neanche un sospiro di troppo, non si scompose nemmeno. Attese qualche secondo in piu’, ma la risposta non arrivò.
Alzò il capo, per guardarlo in viso. «Vero?» ripetè.
Il suo sguardo era rivolto altrove, non a lei. Lydia vedeva quanto si stesse sforzando dal non guardarla negli occhi, ma pochi secondi dopo, i loro occhi si incontrarono e si aspettava che le sue labbra si muovessero, che dalla sua bocca uscisse qualche parola, quelle che lei si aspettava, ma tra i due regnò ancora il silenzio.
Zayn si limitò a guardarla, con occhi duri di chi rimorsi non ne aveva mai avuti. Ed era così. Perché avrebbe voluto uccidere ancora e ancora quei due figli di puttana che l’avevano ferita così tanto, anche se lei adesso, piano, si stesse riprendendo. Non avrebbero mai cancellato il ricordo, la cattiveria, che avevano impresso nella mente e sulla pelle della sua ragazza.
Quella durezza del color castano dei suoi occhi, che lo stava trattenendo dal dirle di non essere per niente pentito di aver ucciso quelle persone.
Smise di guardarla solo quando non ce la fece piu’, e si alzò dal letto. «Ti ho preso dei biscotti.»
Lydia si portò seduta. «Zayn…» lo chiamò, ma lui non tornò da lei e lo vide uscire dalla stanza e andare verso la cucina.
Il suo silenzio era stata una risposta, ma lei ancora non ci credeva, perché era convinta del suo essere che in tutti quei mesi, con calma, era riuscita a conoscere. Mai una volta aveva avuto paura di lui.
Il moro tornò in camera con un piccolo sacchetto bianco, che poi le porse.
Lydia lo aprì e ci trovò tanti biscotti con uno strato di zucchero e granelli colorati sopra.
«Sono i miei preferiti…» sussurrò entusiasta. «Papà me li comprava sempre…»
«Felice di sentirlo.» commentò lui, con un sorriso appena accennato sulle labbra. Un sorriso contagiato dal suo.
Adesso Lydia, per la prima volta, poteva dire di avere fame. Quei biscotti le avevano fatto aprire lo stomaco e le riusciva difficile non riuscire a mangiarli. Erano come una droga, e suo padre lo sapeva, perché quando era piccola glieli portava sempre e li mangiava con lei.
«Ne vuoi uno? Sono davvero buonissimi.»
«No, grazie.» ridacchiò lui.
Lei ne prese uno, iniziando a mangiarlo sotto lo sguardo divertito di Zayn.
«Che c’è?» chiese ingenuamente.
Lui le si avvicinò e col pollice seguì il contorno delle labbra e gli angoli della bocca, raccogliendo quello strato di zucchero che aveva attorno. Lo portò poi alla sua bocca.
Lydia restò completamente immobile sotto quel tocco così leggero e delicato. Le veniva quasi da baciarlo, quel pollice. Il palmo della sua mano era così morbido.
«Mh.» commentò Zayn. «Buono.»
Lei si riprese da quel piccolo stato di trance e abbassò il capo, cercando di nascondere le sue guance rosse. Anche quella fu una prima volta, dopo l’accaduto, in cui il suo corpo si scaldava del tutto. Solo con un suo semplice tocco.
«Te l’avevo detto…» sussurrò imbarazzata.
Lo sentì ridere. «Ti ho fatto una ricarica sul cellulare, così puoi chiamare Allison.» prima che lei potesse interromperlo, per dirgli sicuramente che non doveva, continuò. «Io sono di là.»
«Zayn, la devi smettere!» gli urlò, quando lui uscì dalla stanza.
«Si, Parkins, si.» la rispose.
Sospirò. «Grazie!»
«Smettila di ringraziarmi, Parkins.»
«E tu smettila di chiamarmi “Parkins”!»
«Agli ordini, donna.» l’ultima parola la disse in modo piu’ dolce… sensuale, tanto che lei non riuscì piu’ a ribattere.
Restò su quel letto a mangiare, sotto sua sorpresa, tutti i biscotti, sentendosi finalmente sazia. Si stupì anche del fatto che non le venisse da vomitare.
Si alzò e si sporse verso la porta, guardando Zayn che parlava al telefono camminando avanti e indietro per la stanza. Alzò lo sguardo e la guardò.
«Posso indossare una tua maglietta? E… ehm… una tuta?» chiese timidamente.
Lui ridacchiò. «Si.» rispose piano.
Si affrettò a prendere i suoi vestiti e ad andare in bagno per farsi una bella doccia.
Posò i vestiti sul mobile da bagno e guardò davanti a sé. Era da una settimana che non vedeva il suo viso e in che condizioni fosse il suo corpo… la sua pelle. Non sapeva neanche se avesse il coraggio di togliere quel telo che copriva il grande specchio, ma sentiva che doveva farlo, per riuscire ad andare avanti… per Zayn.
Afferrò il lenzuolo e con calma lo tirò giù, scoprendo finalmente lo specchio.
Quasi si paralizzò nel guardare l’immagine della ragazza che le si era presentata di fronte.
In quei giorni non aveva mai creduto del tutto a ciò che Zayn vedeva: guance incavate, polsi sottili, clavicole che sembravano volessero uscirle fuori, come quasi ogni ossa del suo corpo. Era tutto vero.
Era arrivata a ridursi così? Si era lasciata abbattere così tanto per davvero? Lasciando marcire corpo e anima… ogni cosa attorno a sé, anche le persone a sé piu’ care. Anche Zayn, piano, lo stava lasciando marcire. Se non fosse stato per lui, le sue parole… se non avesse sentito la voce della sua migliore amica, lei sarebbe ancora su quel letto a nascondersi dal mondo, da lui, perdendosi in chissà quale dimensione si fosse creata.
Doveva rialzarsi, con calma, ma doveva farlo.
Aprì il getto d’acqua e dopo essersi spogliata, entrò in doccia. Si lavò con calma e quando uscì, si asciugò, indossando i vestiti del suo ragazzo, compresi i boxer. Chiunque avrebbe potuto ritenerla un piccolo maschiaccio, ma lei si sentiva così bene in quei vestiti. Larghi, comodi, che odoravano di lui.
Si lavò i denti e dopo uscì dal bagno, mentre cercava di fare un doppio nodo ai lacci della tuta attorno alla vita. Vedeva anche da questo quanto fosse dimagrita.
Alzò di sfuggita lo sguardo, vedendo che Zayn le veniva incontro con la testa piegata per tenere il telefono bloccato tra la sua guancia e la spalla.
Scostò dolcemente le sue mani e si occupò lui di fare il doppio nodo, mentre rispondeva a monosillabi al telefono.
Quando fece il nodo, tirò appena la tuta, intravedendo i suoi boxer. L’azione durò due secondi che Lydia non fece in tempo neanche a scostargli la mano.
«Belle mutande.» sussurrò lui.
Lydia lo colpì sul braccio.
«Che hai da colpire? Sono i miei boxer.» si giustificò.
Lei gli fece una linguaccia prima di avviarsi di nuovo verso la camera.
«Comunque ti stanno davvero bene.» commentò lui.
Scosse la testa mentre si sedeva sul letto, coprendosi le gambe con la coperta. Dopo essere rimasta in silenzio per un po’, prese il suo cellulare e fece il numero che ancora ricordava a memoria, portandoselo poi all’orecchio.
«Oh mio Dio, Lydia!»
Risentire la sua voce che pronunciava poi il suo nome… le fece venire gli occhi lucidi e si trattenne dal piangere di nuovo. Ancora non riusciva a rendersi realmente conto di quanto le mancasse la sua migliore amica.
«Ciao Allison…» riuscì a dire.
«Come stai? Non ti sento da piu’ di una settimana! Non hai risposto a nessuna delle mie chiamate e messaggi. Ho fatto qualcosa? Lo so che sono una stronza per non averti chiamato in questi giorni ma ho avuto un casino con la scheda, che infatti ho cambiato e ho un altro numero però questa l’ho tenuta attiva aspettando che tu chiamassi così che potessi darti il numero nuovo e-»
Ridacchiò. «Allison, respira, calma.»
La sentì respirare piano per davvero. «Credevo ce l’avessi con me.»
«Non potrei mai avercela con te.» le disse, guardando nel grande salone dove incontrò gli occhi di Zayn che, ancora al telefono, le aveva sorriso appena, forse perché aspettava anche lui che chiamasse la sua amica. Ricambiò anche lei quel piccolo sorriso.
«Ho così tante cose da raccontarti!»
«Oh… si, anche io.»
«Infatti iniziamo prima da te. Quali novità hai da dirmi su te e Malik? Perché è andata avanti, vero?»
«Oh, mh, si.»
«Oh mio Dio, non ci credo! Okay, cosa è successo. Racconta.»
Lydia stava per raccontarle tutto da dove l’amica era rimasta, ma prima che potesse aprir bocca, Zayn fece ingresso in stanza iniziando a frugare nel cassetto della scrivania.
«Lydia?» chiamò Allison.
«S-si, sono qui.»
«Parla.»
Silenzio. Zayn era ancora lì davanti a lei.
«Non puoi parlare?»
«No.»
«Sei con lui?»
«Si.»
«Oh mio Dio! Okay, va bene. Sei a casa tua?»
«No.»
«In giro?»
«No.» ripetè.
«Se- Oh cazzo sei a casa sua.»
«Si…»
«Sei già arrivata alla seconda base?»
Lei aggrottò la fronte. «Seconda base?»
Vide Zayn scuotere il capo, sentendolo ridacchiare appena.
«Ci hai fatto sesso?» chiese lei schiettamente.
«Oh, Dio, no!» rispose subito, portandosi una mano sul viso.
Sentì Allison sospirare. «Bene, perché era decisamente troppo presto. Per stare a casa sua… devi essere arrivata almeno alla prima base.» commentò.
«Non riesco a comprenderti se parli di… queste basi!» mormorò piano, provando a non farsi sentire da Zayn.
«Vi siete almeno baciati?»
«Si…»
«Oh cazzo, hai dato il tuo primo bacio?!»
«Si…» ripetè.
Il secondo dopo la sua risposta, Lydia dovette allontanare appena il cellulare dal suo orecchio perché Allison diede degli urletti capaci di stonarla.
Zayn si girò verso di lei, inarcando un sopracciglio e col sorriso divertito. Lei sorrise imbarazzata.
Portò di nuovo il cellulare all’orecchio, mentre ancora la sentiva, letteralmente, urlare.
«Allison…»
«Com’è stato? Dov’è stato? E’ andata bene? Perché a me andò malissimo, ricordi? Mi fece schifo.»
«Allison!» la richiamò Lydia ridendo.
«Parla!»
«Mh…»
«E’ ancora lì? Non puoi allontanarlo un attimo? Okay che è casa sua però…»
Lei rise. Le era mancata così tanto, e ancora le mancava.
«Anzi no. Passamelo.»
«Cosa? No!»
«Gli devo dire un po’ di cosette.»
«No, Allison, non te lo passo.» sussurrò a denti stretti, l’amica capì comunque. E anche Zayn la sentì.
Il moro si voltò verso di lei, con espressione del tutto divertita, e tese una mano, aspettando che Lydia gli passasse il telefono. «Avanti, passamela.»
«No, non ti conviene.»
«Oh, ma taci.» commentò Allison dall’altra parte del telefono.
«Non ho paura della tua migliore amica.» disse lui.
«Dovresti averne.» commentò Lydia.
«Hey!» la richiamò l’amica.
Zayn iniziò a farle il solletico e riuscì a prendere il suo cellulare, portandoselo all’orecchio.
«Ciao, Allison.» disse lui, mentre Lydia cercava di recuperare il suo aggeggio elettronico.
«Ciao, Zayn Malik.»
«Zayn va bene.»
Lydia si arrese e si sedette di nuovo sul letto, sbuffando.
«Andiamo subito al sodo, Zayn. Non ho intenzione di fare l’amica adorata, quindi sarò molto schietta. Mi fido poco di te. La tua reputazione a scuola non l’ho ancora dimenticata, e neanche le scopate occasionali che ti facevi nel bagno delle ragazze. Quindi, se hai intenzione di far soffrire la mia amica per qualche stupida scommessa del cazzo fatta con-»
«No.» rispose subito lui, con fare duro.
«Bene… l’hai mai fatta piangere?»
Sospirò. «Si.»
«Perché?»
«Perché sono una testa di cazzo.»
«Fin qui ci siamo.» commentò lei. «Se mi chiamerà piangendo o mi racconterà che l’hai ferita, giuro che ti vengo a spaccare la faccia.»
«Non accadrà.»
«Bene.» ripetè, con voce ferma. «Trattamela bene. Cazzo, tu non hai idea di cosa ha passato e non ha bisogno di altre persone cattive che la feriscano ancora e ancora. Quella ragazza è l’unica cosa buona che c’è su questo mondo schifoso e non voglio assolutamente che qualcuno me la distrugga o le spezzi il cuore.»
«Lo so.» eccome se lo sapeva.
«Da quanto va avanti?»
«4… 5.»
«Mesi?»
«Si.»
«Quindi hai intenzioni serie.»
«Oh, si.»
«Mh…» disse Allison. «Va bene, sei stato abbastanza convincente. Parleremo di nuovo, comunque.» lo avvertì.
«Non vedo l’ora, cara
«Bene.»
Zayn porse di nuovo il telefono a Lydia, che non aveva smesso di mangiuccarsi le unghie in ansia per tutto il tempo della telefonata. Ridacchiò ancora nel vedere quella scena.
«Che cosa gli hai detto?» chiese Lydia allarmata all’amica, mentre guardava Zayn tornare in salone.
«Il necessario.» rispose Allison calma.
«Allison.» la richiamò lei.
«Sta tranquilla, non scappa.» la rassicurò. «Se ne andato? Puoi parlare?»
«Si…»
«Non tenermi sulle spine! Raccontami!»
Lydia rise e, cercando di non farsi sentire da Zayn, le raccontò come fosse andato il suo primo bacio, di come lui l’avesse fatta sentire così a suo agio, tanto da farla rilassare completamente sotto le sue mani; di come le loro bocche e lingue avevano lavorato per rendere quel bacio il piu’ desiderato e bisognoso che mai avrebbero potuto dare; di come l’atmosfera, seppur banale, fosse completamente perfetta.
Le raccontò altri dettagli, altre vicende, sotto i commenti entusiasti dell’amica. Non menzionò neanche per un attimo cosa le fosse accaduto una settimana fa e non le aveva dato modo neanche di farle credere che stesse nascondendo qualcosa. Non sapeva neanche se dirglielo.
Allison iniziò a raccontarle ciò che le stava succedendo. Quel ragazzo per cui si era presa una cotta le dava le attenzioni che cercava, ma le aveva detto che per adesso non voleva avere nessuna relazione. Allison le disse che era molto contraddittorio, perché a volte le diceva che voleva stare con lei, in tutto e per tutto, e questo la faceva innervosire. Il loro rapporto, per adesso, andava avanti così.
«Lydia.» la chiamò Zayn quando entrò in stanza.
«Allison, aspetta.» la fermò. «Mh?»
«Io devo… andare.»
«Oh… va bene.»
«Non riesco a rintracciare Cher e-»
«No, non c’è bisogno.» lo rassicurò. «Abbiamo molto di cui parlare.» sussurrò indicando il telefono.
«Mi dispiace.» e si vedeva. «Tornerò il prima possibile.»
Lei gli sorrise. «Va bene, con calma.»
Lui si avvicinò e le diede un lungo bacio sulla fronte. Lydia alzò lo sguardo per guardarlo, imbronciando appena le labbra per un ennesimo timido sorriso, e lui restò qualche secondo in piu’ a guardare quel viso così tenero, anche se segnato da dolori del, oramai, passato.
Le sussurrò ancora una volta che sarebbe tornato presto e poi sparì dalla sua vista, uscendo di casa. Lei riprese a parlare con Allison e non si resero conto neanche per quanto tempo lo fecero. Erano passate quasi due ore. Non scherzavano quando dicevano che avevano molte cose da dirsi. Non si sentivano davvero da troppo tempo. Abituate a stare sempre insieme e poi d’improvviso parlare solo una volta a settimana era… strano, e difficile, visto che erano così legate.
«Zayn non è ancora tornato?» le domandò Allison.
«No.» rispose Lydia.
«E quando torni a casa?»
«N-no… ehm, io non torno a casa.»
«Perché? Duke non fa storie?»
Le si inumidirono gli occhi. Non voleva che questo momento arrivasse. «N-no… non più.»
«In che senso “Non più”?» chiese confusa l’amica.
Fece un respiro profondo, ingoiando il vuoto sperando di far scemare quel bruciore alla gola, ma ebbe scarsi risultati. Le lacrime stavano già rigando le sue guance.
«Lydia perché stai piangendo?»
«Non sto piangendo…» tentò.
«Non provare a mentirmi. Cosa è successo?»
«N-niente…»
«Lydia.» la richiamò duramente. «Cosa è successo?» ripetè.
Lydia provò a riprendersi del tutto, e ci mise un bel po’ per farlo. Aveva iniziato già a piangere e Allison era ancora lì, dall’altra parte del telefono, che provava, in qualche modo, a calmarla.
«D-duke ha provato a farmi violentare.»
«C-cosa?» riuscì a dire Allison.
«S-si…»
«M-ma… come? Quando è successo? E’… successo? Lydia, ti hanno violentata?»
«La settimana scorsa…» prese un respiro profondo. «Voleva che io mi trasferissi con lui, chissà dove, e quando l’ho risposto, mi ha… lo sai, e poi mi ha drogata. Non ricordo molto… solo il viso di chi… era sopra di me.»
«Lydia… ti prego, dimmi che non è successo.» singhiozzò l’amica.
«N-no.»
Allison tirò un sospiro di sollievo, ma la sentiva ancora piangere. «E come ne sei uscita? Cosa è successo?»
«E’ arrivato Zayn e… mi ha portata a casa sua.»
«Dimmi che gli ha spaccato la faccia ad entrambi.»
«N-non lo so… ricordo poco, ma… credo abbia avuto un confronto con tutti e due.»
L’amica trattenne un singhiozzò. «Questi sono trenta punti a suo favore.»
Lydia ebbe la forza di sorridere appena.
«E nessuno dei due è mai venuto a cercarti? Che fine hanno fatto?»
«Z-zayn mi ha detto che sono morti in una sparatoria.»
«Meritavano di peggio.» commentò, con la voce debole.
«Allison…» provò Lydia.
«Ti stanno accadendo così tante cose, Lydia.» disse Allison, con la voce rotta dal pianto. «Belle e brutte, ed io non le sto vivendo con te, non ti sono accanto. Non ho potuto abbracciarti e saltare per la tua camera dalla felicità dopo aver sentito il racconto del tuo primo bacio. Non ho potuto darti qualche consiglio sul come far cadere ai tuoi piedi quell’idiota del tuo ragazzo… non ho potuto proteggerti da quello che ti è successo. Mi sento così impotente…» ammise, tra i singhiozzi.
«N-no… Allison…»
«Se fossi stata lì… forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse…»
«Sto bene, Allison.»
«No, non è vero. Non lo sei, non del tutto almeno. Quel figlio di puttana, chiunque esso sia, ti ha già messo le mani addosso e non credevo di riuscire a dirlo, ma sono grata a Zayn per essere arrivato in tempo… non oso immaginare cosa avrebbe potuto farti… e cosa Zayn abbia fatto a loro.»
Li ha uccisi. Per me. Per colpa mia.
Restarono a piangere al telefono per un bel po’, infondendosi sicurezza entrambe, ed Allison non perse tempo a scusarsi ancora, perché sentiva che se ci fosse stata, avrebbe potuto cambiare le cose. Non avrebbe permesso che la sua amica ricevesse così tanto male, piu’ di quanto non le avessero già inflitto. Si sentiva così incolpa.
«Così… adesso vivi a casa sua.» disse l’amica, dopo essersi ripresa dal lungo pianto.
Lydia si asciugò le guance. «Si. E’ una casa molto bella. E’ oltre la spiaggia, dove c’è anche un pizzico di foresta e poi è sul molo. So che è assurdo» ridacchiò. «ma è così. E’ magnifico. Ti manderò qualche foto.»
«Quindi… convivete.»
«Ehm… si, in un certo senso. Anche se io non voglio, Zayn mi ha costretta a restare qui. Ma mi troverò un lavoro e dividerò le spese con lui, anche se non vuole.»
«Quindi…» ripetè. «E’ intenzionato a prendersi cura di te.»
«Lo ha sempre fatto, dalla prima volta che ci siamo conosciuti.»
«Dieci punti a suo favore.»
Lydia rise ancora. «La smetti con questa cosa dei punti?»
«La prossima volta che parlerò con lui gli dirò il suo punteggio. Magari lo sprona a fare ancora meglio con te.»
Lei istintivamente scosse il capo, sorridendo. Tipico della sua amica.
«Bacia bene?»
«Non lo so. Cioe’, non posso fare dei paragoni però… insomma… si.» arrossì nel dirlo. Sentiva quasi le sue labbra sulle sue, sulla sua pelle, che piano scendevano sul suo corpo. Non provava il sapore delle sue labbra da sette giorni, e le mancava.
«E’ mai andato oltre il bacio? Tipo che  la sua bocca scendeva lentamente su tutto il tuo corpo…» la stuzzicò.
Arrossì ancor di piu’. «Oh, ehm… cioè, mh… mi ha baciato il collo… lo fa s-spesso.»
«E ti fa venire tipo i brividi e una sensazione allo stomaco e ti fa sospirare pesantemente?»
«Allison!» la richiamò.
«Hey, devi pur capire quando stai per incamminarti sulla via del sesso.»
Lydia riuscì ad evitare il discorso, sforzandosi di non pensare alle mani e alle labbra di Zayn, che la baciavano in un modo che riuscivano a farle dimenticare per davvero dove fosse. Si chiedeva se anche lui, quanto lei, desiderasse baciarla.
Chiusero la chiamata dopo un po’, promettendosi, per davvero, che si sarebbero sentite piu’ spesso, questa fu una promessa partita da Allison, che ancora incolpa, le aveva detto che le mancava e che non aveva intenzione di perderla per quella stupida lontananza che le aveva, purtroppo, separate.
Erano passate quasi quattro ore e lei le aveva spese a parlare al cellulare con lei. Aveva scoperto che Zayn le aveva fatto una promozione sulle chiamate illimitate verso tutti.
Quattro ore e Zayn  non era ancora tornato.
Ma ciò non la allarmò o la infastidì. Sapeva quali erano, in un certo senso, le condizioni tra i due e aveva imparato anche il viso di quando lui la lasciava per quelle ore. In quella settimana l’aveva visto così tante volte e quando guardava quegli occhi, tutte le sue insicurezze crollavano, perché capiva, ma soprattutto vedeva, quanto quel ragazzo volesse stare con lei.
Scese dal letto ed andò nel salone, accendendo le lanterne a muro che c’erano. Si creò un’atmosfera così piacevole.
Si avvicinò alla cucina per prendere un bicchiere d’acqua e si appoggiò al bancone, guardando fuori la finestra. Anche il panorama che aveva era piacevole e completamente magnifico.
Il rumore del mare riusciva a rilassarla completamente. Era calmo, piatto, illuminato dalle luci delle stelle e della mezza luna che era sorta nel cielo scuro.
Lavò il bicchiere e lo posò nel lavadino, uscendo di casa appannando appena la porta.
Lasciò che il vento le ondulasse appena i capelli. L’aria profumava di fresco e lei aspirò piano, sentendo quasi purificarsi i polmoni.
Si guardò attorno, ammirando quel meraviglioso posto ed essendo grata al suo ragazzo per averglielo fatto conoscere.
Notò che vicino alle due finestre c’era un contenitore di ferro per piante. Pensò di avere la possibilità di coltivare le sue margherite.
«Lydia?»
Lei si voltò, sporgendosi di piu’ verso le scale, vedendo Zayn guardarla dall’alto.
«Ciao.» disse innocentemente, iniziando a scendere le scale.
«Torna dentro, fa freddo questo sera.» la richiamò.
«La tua felpa mantiene caldi.» si giustificò.
Zayn sospirò frustrato mentre la vedeva avvicinarsi completamente a lui. Quella ragazza non avrebbe mai fatto ciò che le veniva detto di fare, e lui non riusciva neanche ad arrabbiarsi piu’ di tanto con lei. Con quale coraggio avrebbe potuto esserlo?
«Mi dispiace di essere arrivato adesso, ma-»
«Quel grandissimo figlio di puttana…» borbottò Louis, oltrepassando le grandi rocce e avvicinandosi a loro.
«Per la prima volta ho dovuto tirarlo via io da una mischia.» ironizzò Zayn.
«E non avresti dovuto farlo.» obiettò Louis. Poi la sua attenzione tornò a Lydia. «Ciao raggio di sole! E’ da un bel po’ che non ci vediamo!» esclamò, allargando le braccia.
Sorridendo, Lydia si fiondò tra le sue braccia, abbracciandolo forte. Gli era mancato così tanto e non vederlo per una settimana le era pesato sul serio. L’unica cosa con cui aveva vissuto quei giorni, oltre al suo dolore, era l’espressione di Louis quando aveva evitato un suo contatto fisico. Non trovava neanche le parole per scusarsi.
«Ciao Louis.» mormorò contenta.
Louis si staccò solo per prenderle le guance tra le dita, e stritolarle. «Dove sono le mie guance piene?»
Neanche lui riusciva a credere quanto Lydia fosse dimagrita. Aveva sempre creduto che l’amico avesse esagerato, ma era la pura verità.
«Ci stiamo lavorando.» disse Zayn.
Lei istintivamente lo guardò, massaggiandosi le guance e sorridendo appena. Ci stavano lavorando per davvero.
«Oggi Zayn mi ha portato dei biscotti e li ho mangiati tutti.» disse, quasi fiera di se, come una bambina.
Louis guardò l’amico. «Il biscotto speciale non gliel’hai dato?» lo stuzzicò.
Zayn sospirò esasperato, cercando di trattenere il suo sorriso da ebete.
Lydia non riuscì a sentire bene. «Cosa?»
«Ti fa ancora male la caviglia?» disse subito Louis, deviando il discorso.
«Oh, no.»  rispose Lydia, muovendo la caviglia. «E’ a posto. Grazie. Perché ti sei preso a botte?» gli chiese.
«Perché un coglione ha osato rispondermi male. Capisci? Ha risposto male. A me. Louis Tomlinson l’onnipotente. Con qualche coraggio.»
«Ma stai zitto.» disse Zayn.
«Comunque gli ho dato un destro da paura. Avresti dovuto vederlo, raggio di sole, mi avresti preso per un wrestler professionista.»
Lydia ridacchiò. «Si, Louis.»
Louis continuò a raccontarle di come avesse steso con un sol colpo il suo “avversario” e di come, d’improvviso, si fosse ritrovato tutti contro. Disse che un suo amico era venuto in suo soccorso e anche Zayn, che alla fine, lo aveva portato via.
Quando Lydia, distrattamente, guardò verso Zayn, lo vide allontanarsi lentamente, con la testa tra le mani e col respiro pesante.
«Zayn?» lo chiamò allarmata, avvicinandosi a lui. «Cos’hai?»
«N-non avvicinarti.» riuscì a dire. «Vattene, L-lydia.»
«Merda.» disse Louis, avvicinandosi all’amico.
«Ma Zayn, cos-»
«VATTENE!» urlò il moro. La sua voce era cambiata, dura e feroce, tanto forte da farla paralizzare sul posto.
«Lydia, và in casa.»
Ma lei non voleva andarci. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, perché Zayn stesse così male… perché la stesse allontanando e urlando di andarsene.
Lo vide accasciarsi a terra, con i pugni stretti contro la sabbia e il petto che si abbassava velocemente, sempre di piu’. I suoi occhi si focalizzarono sulle sue braccia. Non aveva mai visto le sue vene ingrossarsi così tanto, e anche se faceva buio, riusciva a vedere il loro colore. Il nero. Un nero vivo, intenso, che scorreva nelle vene anche del suo collo. Quelle linee stavano per ricoprire anche il suo viso.
Sentiva i suoi lamenti, i suoi ruggiti… per un attimo urlò anche.
D’un tratto, alzò lo sguardo verso di lei e Lydia si paralizzò ancor di piu’ vedendo che quelle iridi castane erano state sostituite da quello stesso colore che era sicura stesse attraversando ogni parte del suo corpo.
I suoi occhi erano neri, proprio come in un suo sogno.
Lydia vedeva Louis dire qualcosa al suo migliore amico, ma non riusciva a capire cose. Forse gli pregava di tornare in sé, di allontanarsi, non lo sapeva. Si sentiva completamente stonata, come se fosse in una bolla. Tutto attorno a sé si muoveva a rallentatore. Ciò che riusciva a sentire era solo il battere frenetico del suo cuore e il suo respiro.
Guardò Zayn provare a portarsi in piedi, e che a fatica si allontanava da loro, andando dall’altra parte del molo, dove c’erano gli alberi della foresta. Forse voleva nascondersi lì. Ma quegli alberi non li raggiunse mai.
Si accasciò a terra, poi, lentamente, si rialzò, e lei riuscì a vedere il movimento della sua testa, antiorario, e tutto il suo corpo che piano si ingrossava. Era come se avesse avuto una scarica elettrica e questa avesse dato potere a tutto il suo corpo.
Era diventato piu’ alto, piu’ robusto e vedeva i suoi vestiti strapparsi man mano che il suo corpo cresceva.
La sua pelle si ingrossò e sembrò risucchiare i suoi capelli. Sembrava viscida, sotto la luce della luna, e poteva vedere il rialzo delle sue infinite vene nere su tutto il suo grosso corpo. Poi, due buchi ai lati della testa che furono sostituiti da due corna nere. Una coda, lunga quasi quanto un essere umano, che gli uscì da sotto la piega dei pantaloni oramai larghi. Alla fine di essa, uno strato a forma di cuore, di colore nero.
Vide anche le sue mani, che da morbide e ruvide come sapeva, ora erano grandi, con lunghe unghie nere. Così anche per i piedi.
D’un tratto, si strappò ferocemente la maglietta, facendola in mille pezzi. Adesso indossava solo i pantaloni, che erano completamente stracciati.
Poi si voltò.
Gli occhi si erano ristretti, ma erano sempre dello stesso colore. Un naso che non esisteva piu’, ma solo due buchi: le narici. Una bocca grande, larga, che si estendeva in un sorriso malvagio e maligno. A Lydia le vennero i brividi.
Quello non era piu’ il suo Zayn.
La creatura malvagia puntò gli occhi proprio su di lei e gridò, come in un ruggito. Lydia potè vedere anche la sua lingua, che era come quella di una lucertola, anch’essa di colore nero.
Lo vide avvicinarsi velocemente a lei, ma prima che potesse farlo del tutto, Louis gli si fiondò contro, allontanandolo del tutto.
«SCAPPA!» gli urlò l’amico, fiondandosi ancora sull’animale.
E lei lo fece.
Corse subito verso le scale e prima che potesse salire, si fermò di scatto, voltandosi verso quelli che erano due migliori amici, che combattevano come fossero degli acerrimi nemici. E in teoria era così, ma Lydia non poteva crederci. Perché quelli erano ancora Louis e Zayn. Quello era ancora Zayn. Sapeva che era così.
Con coraggio, si avvicinò a loro, mentre vedeva voltare pugni e altri attacchi spaventosi, e guardò a terra, dove trovò una pietra.
La prese e la tirò contro di lui. Lo colpì sul braccio.
Il demone si voltò verso di lei e Lydia, questa volta, non si fece intimorire. Quel male non avrebbe potuto sostituire il suo Zayn. C’era ancora. Era lì, in quel corpo non piu’ suo, ma c’era e doveva tirarlo fuori.
«LYDIA, NO!» urlò Louis. Quella distrazione gli fece avere un enorme colpo sul viso dal mostro, che lo scaraventò negli alberi, stordendolo.
Lydia guardò Zayn avvicinarsi lentamente e piu’ lui si avvicinava, piu’ lei si allontanava, fin quando non si scontrò contro il palo di legno del molo.
Ingoiò il vuoto e cercò di non dar peso al battito impazzito del suo cuore, che avrebbe potuto solo distrarla e mandarla in panico. Non doveva permettere che accadesse. Ignorò anche i suoi occhi lucidi.
Quegli occhi neri si fecero sempre piu’ vicini e sentiva sulla sua pelle quel respiro feroce che avrebbe potuto intimorire chiunque, ma non lei, perché quello non era il suo ragazzo. Non sarebbe mai stato questo male sottoforma di creatura mistica.
Vide un braccio alzarsi in aria, pronto a colpirla sulla gola. Forse gliel’avrebbe graffiata, conficcando quelle unghie nere fino infondo, mettendo fine alla sua vita.
«Zayn!» urlò. «Sono io, Lydia!»
Il braccio si fermò a mezz’aria.
«S-sono io…» ripetè, respirando quasi a fatica. «La tua Lydia. Sono qui
Il suo respiro sembrò calmarsi. I lineamenti del suo viso si addolcirono d’un botto. La sua pelle sembrava venisse risucchiata all’interno del suo corpo, così come per le corna, le unghie e la coda.
Cadde sulle sue ginocchia, come se fosse stanco, sconfitto, col capo ancora basso come se si vergognasse di farsi guardare.
Lydia si accovacciò davanti a lui e gli alzò il viso, per poterlo guardare. Le vene non ricoprivano piu’ il suo corpo e quel colore nero, così oscuro da riuscire a spaventare chiunque, non c’era piu’ neanche nei suoi occhi.
Erano di nuovo di quel color nocciola del quale lei si era perdutamente infatuata.
«Guardami…» sussurrò, con gli occhi ancor piu’ lucidi. «Sono io.»
Zayn riuscì a stento a tenere il contatto visivo con lei. Sembrava così stanco. «L-lydia…» riuscì a dire.
Lei annuì, prendendogli il viso tra le mani, accarezzandolo e lasciando cadere le lacrime sulle sue guance. Sentire il suo nome pronunciato da quella voce fu gratificante e le tolse un enorme peso, e paura, dal petto. Credeva davvero che non la riconoscesse, che non si ricordasse piu’ di lei.
«Si… Lydia…» sussurrò lei.
«M-mi dispiace…» mormorò il moro, e ancora una volta, lei vide il dispiacere sincero nei suoi occhi.
Lydia, istintivamente, lo strinse subito forte a sé e lui, sorpreso e sfinito, ricambiò l’abbraccio, poggiando la testa sul petto di lei. Come se volesse, per la prima volta, rifugiarsi in un qualcosa e sapeva che lì poteva essere al sicuro.
«Va tutto bene… sei tornato…» disse lei. «Tu sei tornato da me.» stringendolo ancor di piu’, per rendersi conto per davvero che quello era il corpo su cui si addormentava e non quello che aveva visto poco fa.
E restarono lì, a terra sulla sabbia, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, ignari dello sguardo di Louis che, seppur avesse assistito alla scena, non riusciva ancora a crederci.


 

Sono viva, si.
Dopo piu' di un mese, eccomi qui.
Lo so che volete uccidermi, lo so.
Ma le cose che sono successe in queste settimane...
Minchia, da perdere i capelli.
Inizio col scusarmi, dicendo che ho avuto un blocco bruttissimo.
Scrivevo e dopo un secondo cancellavo ogni cosa.
E' andata avanti così per un bel pò.
Poi c'è stata la notizia di Zayn e vi lascio immaginare.
Da fan quale sono, non ho vergogna a dire che questa cosa mi ha spiazzata abbastanza.
E si, in un primo momento ho pianto. Poi mi sono incazzata. Poi sono stata triste.
Poi non ho provato piu' niente.
E quel niente, non mi ha ispirata. 
Quindi, tra il mio blocco e l'abbandono di Zayn, la cosa è degenerata di parecchio.
Insomma, questa ff è su di lui e ci sono gli Zouis, non so se comprendere il dOLoRe.
Ma comunque, si va avanti, viste anche le notizie che stanno uscendo...

Passiamo al capitolo.
Lydia si riprende completamente, finalmente.
I due piccioncini parlano e riescono ad essere anche normali come prima.
Zayn la stuzzica anche (eheh)
Allison e Lydia, finalmente, si sentono. 
Allison ha conosciuto Zayn!1!!1
Che simpatici.
Poi... il nostro Zayn perde il controllo e Lydia lo riporta a sè.
Ho amato solo quell'ultima parte. Voi no?

ZYDIA FEELINGS ARE BACK!!!!

Come state? Vi sono mancati? 
Vi sono mancata? <3 <3
No, okay.

Ecco a voi la nostra bellissima Lydia.
(Fatemi essere lei, pls)




Questo è, piu' o meno, il luogo in cui vive Zayn.
E' abbastanza confusa come cosa, quindi volevo rendervela piu' chiara.
Anche se questa foto non è come la mia immaginazione, ma si avvicina.




E' piu' o meno così, solo che: dietro ci sono grandissimissime rocce
che coprono tutti e c'è la strada, quindi non è "aperto".
Poi la casa non è di questo colore, ma mogano. Insomma, di legno.
E poi, è sul molo.
(Ho cambiato quasi tutto ma comprendetemi pls)

E poi, occhio Damon!Zayn




Grazie mille, davvero a tutte, per essere ancora qui.
Per sostenermi, con le vostre bellissime parole.
Per apprezzare ciò che scrivo e, addirittura, amarlo.
Davvero, grazie mille.
Non sarei nulla senza il vostro prezioso supporto.

twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
Ask.fm: @TisdalesvoiceEfp

Adesso vado.
Proverò a non fare piu' un ritardo del genere, promesso.
Mi sono mancati anche a me gli Zydia ):
Peppina vi ama.
chiss chiss, peppina.

Oh, e si:
Till the end, One Direction.

:)

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Capitolo 28
*** 28. Points ***








28. Points


 
Zayn tenne appoggiato il suo capo contro la spalla di lei per un tempo che in quel momento non riuscì a definire. Non riuscì a definire nulla attorno a sé, solo il profumo e le braccia di lei avvolte attorno al suo corpo, che poteva definirlo di nuovo tale solo grazie a quella ragazza.
Il suo respiro era tornato regolare e si sentiva di nuovo in pace, forse con tutto, ma preferì restare in quella posizione, in quel posto così sicuro, ancora per un po’.
Si sentiva così bene. Era forse la prima volta che Lydia lo stringeva a sé, come a fargli da scudo e non si era mai sentito così protetto in vita sua.
Per la prima volta, si sentì un bambino in cerca della mamma dopo aver avuto un brutto sogno. Un abbraccio, da farlo calmare del tutto. Delle parole, dei sussurri, da fargli credere che andava davvero tutto bene. E lui ci credeva. Credeva a ciò che Lydia gli sussurrava, a come quelle carezze e quelle piccole strette nei suoi capelli lo facessero sentire di nuovo una persona… che fosse davvero reale, e non un mostro come poco fa. Un mostro che era riuscito ad andare via solo grazie a lei, nonostante fosse ancora dentro di lui.
Questo ancora non riusciva a spiegarselo.
Ancora non riusciva a capire, a credere, come fosse ritornato da lei. A come solo il suono della sua voce, il suo nome, i suoi occhi verdi… siano stati in grado di farlo tornare sé stesso. Nessuno mai, in questi modi, ci era riuscito.
Louis lo combatteva e aspettava che il demone si dissolvesse da sé. Lydia gli aveva solo parlato… e lo aveva guardato.
Non riusciva neanche a ricordarsi la sensazione di ciò che quegli occhi verdi gli avevano provocato, quando era fuori di sé. Ma d’altronde, sapeva che non avrebbe mai potuto ricordarlo, per quanto lo volesse. E malediva ancor di piu’ il suo demone per questo, perché voleva sapere cosa faceva quando era sotto il suo controllo, i visi delle persone che metteva in pericolo… in che modo avesse messo in pericolo la sua ragazza, che nonostante tutto, l’aveva riportato indietro.
Ma quel pensiero iniziò a divorargli il cervello, mentre ancora era nelle sue braccia. Non importava se adesso era di nuovo se stesso, era sicuro di averla messa davvero in pericolo, che avesse deciso la sua vita, in qualche modo. Perché era lì, lo aveva chiamato perché forse le stava facendo del male, o forse al suo migliore amico. Era certo di questo: l’aveva messa in pericolo quando si era promesso di non farlo.
Lentamente alzò il capo dalla sua spalla e si portò davanti a lei. Viso contro viso.
Lydia sembrava confusa e i suoi occhi erano ancora lucidi. Zayn poggiò delicatamente le sue mani sulle sue guance e le asciugò col pollice delle lacrime che ancora stavano cadendo sul suo viso.
Lei imbronciò appena le labbra e sorrise, chiudendo per un attimo gli occhi come a farsi cullare da quel piacevole tocco.
Lo sguardo di Zayn era serio, severo. La guardava, mentre la accarezzava, e pensava che se non fosse andata com’era andata, lui non avrebbe potuto piu’ farlo.
Si alzò e Lydia, confusa, fece lo stesso, guardandolo voltarsi e avvicinarsi a Louis che era rimasto distante da loro per tutto il tempo.
«Non ci posso credere.» mormorò Louis quando l’amico gli fu vicino.
«Quanto in pericolo l’ho messa?» domandò Zayn.
Louis cercò di evitare. «E’ passato, amico, lascia perd-»
«Rispondi alla domanda.» disse duramente.
L’amico sospirò. «Stavi per sgozzarle la gola.» disse dopo un po’.
Zayn si sentì quasi crollare il mondo addosso. Aveva sempre immaginato a come avrebbe potuto metterla in pericolo, ma sentendo la realtà dei fatti si rese conto che superava ogni suo tipo di immaginazione.
Si passò le mani tra i capelli, freneticamente, odiandosi come mai aveva fatto. Era arrivato ad ogni suo limite. Aveva infranto un’altra sua regola, quella piu’ fondamentale.
Louis gli mise una mano sulla spalla, per dargli conforto. «E’ riuscita a fermarti. Non so come, ma l’ha fatto.»
«E se non ci fosse riuscita?»
«Non è successo, okay?» sottolineò Louis. «Adesso non farti i soliti pensieri su voi due.»
Il moro si voltò indietro, verso di lei, e la trovò a strofinarsi distrattamente gli occhi e asciugarsi le guance con le maniche della sua felpa. Una felpa che le stava davvero grande, ma che lui adorava vedergliela indosso.
«Non provare a lasciarla.» gli disse Louis.
Zayn si voltò di nuovo verso l’amico, sospirando pesantemente, come a voler mandar via tutta quella tensione e quei pensieri che sapeva non sarebbero andati via molto presto. Iniziò ad auto convincersi di non fare il coglione e lasciarla come l’ultima volta, ma il motivo era ben diverso dalle altre volte. Piu’ concreto, piu’ reale… piu’ pericoloso.
«Vuoi che resti o…»
«No, sto bene.» rispose il moro.
Louis non si oppose, perchè sapeva che l’amico voleva stare con la sua ragazza. Sperava davvero che gli desse ascolto, per una volta.
Entrambi si voltarono avvicinandosi a Lydia che era rimasta immobile nella sua posizione. Poterono vedere quanto ancora fosse confusa e frastornata, ma Zayn sapeva che non aveva paura. Il suo cuore non gli dava nessun segnale.
Louis li salutò vagamente con un gesto di mano, poi sparì dietro la roccia.
Zayn le diede un ultimo sguardo prima di indicarle con un segno del capo di salire le scale e tornare a casa.
Lydia lo fece, seppur temesse ciò che già stava immaginando, ma si rilassava sentendo i suoi passi dietro di sé.
Entrò in casa seguita da lui, che poi chiuse la porta, sbattendola appena.
Lei restò immobile al centro della stanza, guardandolo poggiare le mani strette a pugno sul tavolo, il capo chino e la schiena nuda che si inarcava, mostrano come i muscoli si distendevano.
Non aveva ancora parlato.
Restò così per un po’ e Lydia, con un po’ di coraggio, si avvicinò appena per cercare di confortarlo ancora, ma prima che potesse fare un passo in piu’, Zayn prese il tavolo sotto le sue mani e lo voltò, scaraventandolo a terra.
Con esso, caddero due sedie e il piccolo vaso che c’era sopra, che si frantumò in mille pezzi.
Lydia sobbalzò nel vedere quella scena e si tirò indietro, tornando al suo posto iniziale.
Guardò la sua schiena abbassarsi ed alzarsi velocemente, il suo respiro pesante ma non feroce. Non si stava trasformando, era solo arrabbiato e nervoso.
Si voltò lentamente e incontrò il suo sguardo. Si sentì sollevata nel vedere che in quegli occhi non regnava il nero ma solo il color nocciola.
Decisa, si avvicinò a lui con calma, sotto il suo sguardo ancora cupo ed arrabbiato, chissà con chi. I suoi occhi erano sottili quando si parò davanti a lui e le sue mani erano strette a pugno, tanto da colorare le nocche di bianco.
Restò a guardarlo per qualche secondo in piu’, in quel silenzio che non trasmetteva pace ma neanche timore. Lei non avrebbe mai avuto paura di lui. Poi, si alzò sulle punte e poggiò le sue labbra sulle sue, dandogli un lungo bacio che timidamente non riuscì ad approfondire come in realtà avrebbe voluto.
Si staccò da lui, aprendo gli occhi trovando a farlo anche lui, e premette le labbra insieme mentre lo guardava inumidirsi le sue con la lingua.
Prima che potesse rendersene conto, Zayn la baciò di nuovo, frenetico ed eccitato quanto un drogato alla sua ennesima dose di eroina preferita. Ed era proprio così.
Le mise una mano dietro la nuca, stringendo i suoi capelli e chiedendo disperatamente un accesso alla sua bocca. Lei glielo diede, impaziente quanto lui.
Le loro lingue si incontrarono e non persero tempo a rincorrersi tra loro, mentre Zayn quasi la obbligava ad indietreggiare fino a farla aderire contro il muro dell’appartamento.
Nessuno dei due riusciva a rendersi conto di nulla. Si sentivano così frastornati ma allo stesso tempo così lucidi da riuscir a sentire il bisogno che provavano nell’incontro delle loro bocche. Mai si erano baciati così intensamente e mai avevano aspettato per un bacio così tanto.
Piu’ di sette giorni senza baciarsi era stata una pura astinenza per entrambi, e lo stavano capendo proprio in quel momento, mentre bocche e lingue creavano un bacio che urlava quanto si fossero disperatamente mancati.
Zayn la teneva bloccata tra il muro e il suo corpo, riuscendo a sentire il cuore di lei battere forte. La mano che teneva tra i suoi capelli la face scendere dietro la sua schiena e poi, insieme all’altra, la infilò sotto la sua felpa, entrando finalmente in contatto con la sua pelle.
La stringeva, forte, mai era stato così preso dal desiderio come in quel momento. Si tratteneva dall’incavare ancor di piu’ le dita nella sua pelle mentre la sua ragazza continuava a baciarlo con la stessa foga che ci stava mettendo lui. Ed era brava, riuscì a pensare. Così maledettamente brava da renderlo ancor piu’ pazzo.
Lydia riuscì a pensare solo che era un giocattolo tra le sue mani, come si era sempre sentita, e che se avesse voluto, avrebbe potuto farle qualsiasi cosa. Zayn riusciva a coinvolgerla così tanto da non farla rendere conto di niente.
Non sapeva neanche dopo poggiare le mani. Non sapeva se spostarsi per riuscire a riprendere fiato, ma preferì continuare a ricambiare quel bacio, a sentire il sapore della sua bocca nella sua, che le era mancato come l’aria di cui aveva bisogno in quel momento. Ma non le importava, quasi ci pensò: morire tra le sue labbra.
Lui sembrò intuire, forse abituato ad ogni volta che si baciavano, e si staccò appena, mordendo il suo labbro inferiore e tirandolo appena.
Lydia si sentì libera di poter respirare. Ma non perché Zayn si fosse staccato, ma perché l’avesse baciata dopo così tanto tempo rendendola, quasi, una persona viva per davvero.
Per Zayn fu lo stesso. Si sentì così in pace che si sentì quasi purificato da ogni male che fosse situato sotto la sua pelle. Si sentì come se fosse stato in apnea per così tanto tempo e qualcuno gli avesse portato, poi, una bombola d’ossigeno, aiutandolo di nuovo a respirare.
Lasciò il suo labbro inferiore e lei lo inumidì appena con la lingua per poi stringerlo contro quello superiore.
Portò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi e facendo scontrare i loro respiri che sembrarono diventare tutt’uno.
«Mi sei mancata anche tu.» sussurrò contro le sue labbra.
Lydia alzò lo sguardo verso di lui, cercando di riprendere un respiro regolare, ma quel ragazzo, ogni volta, le toglieva il fiato come continuava a fare in quel momento.
Si avvicinò un po’ di piu’ per lasciargli un altro bacio sulle labbra, timido ma permanente.
Il moro si staccò da lei, toccandole un’ultima volta il labbro inferiore col pollice, e avviandosi verso la sua camera.
Lydia restò lì, ancora poggiata al muro, cercando di riprendersi del tutto da quel bacio così coinvolgente.
«Dove vai?» gli chiese subito, vedendolo con dei panni in mano.
«Voglio solo farmi una doccia.» rispose lui.
«Oh… okay.»
Lo vide andare in bagno e chiudersi la porta, sentendo poi il rumore dell’acqua. Riuscì a rilassarsi solo allora.
Ogni volta che subentrava la vera natura di Zayn nel loro rapporto, lui la allontanava, lasciandola. Era questa la causa dei loro principali litigi, ed era per questo che adesso era così titubante e… impaurita. Perché si, aveva paura che Zayn la lasciasse per davvero ora che si era rivelato del tutto a lei, facendole rendere conto che poteva metterla sul serio in pericolo. Ma lei non l’avrebbe lasciato, per quanto quel demone avesse potuto mettere fine alla sua vita da un momento all’altro. Il demone avrebbe provato a farlo, non Zayn. Era convinta di questo e provò a pensare intensamente a ciò quando nella sua mente riaffiorarono quegli occhi neri che aveva visto per la prima volta, da vicino, poco fa.
Scosse il capo e si avvicinò al tavolo, iniziando a tirarlo su. Fece lo stesso con le sedie, stando attenta ai frantumi del vaso che c’erano per terra.
Si accovacciò poi a terra, iniziando a raccogliere quelle schegge di ceramica dal pavimento, strofinandosi di tanto in tanto gli occhi per cercare di non far valere il sonno su di lei. Non doveva addormentarsi, non sicura che Zayn non se ne fosse andato.
«Ferma o ti taglierai.»
Sobbalzò ancora nel sentire la sua voce. «N-no, sto attenta.» lo rassicurò.
Lo trovò accanto a sé. «Dammi.» le disse, porgendole una mano.
«Ma ti taglierai tu.» rispose quasi ovvia.
«Non accadrà.» disse lui.
Lydia, lentamente, mise i frammenti nella sua mano e lui, con facilità, prese gli altri che c’erano sul pavimento, gettandoli poi nel cestino.
La fece alzare e le prese le mani, iniziando ad ispezionarle per vedere se si fosse tagliata. Non era successo.
La guardò strofinarsi l’occhio e coprirsi la mano con la bocca, nascondendo il suo sbadiglio. Era stanca, anche lui riusciva a vederlo.
«Va’ a letto.» le disse Zayn. Nell’attimo in cui pronunciò quella frase, il suo cuore iniziò a battere forte. Aveva paura ma non riusciva a spiegarsi di cosa.
«No, non ho sonno… ho solo una cosa nell’occhio.»
«Sono un po’ stanco anche io.» tentò.
«Tu non sei mai stanco.» disse subito lei.
«Potrei esserlo adesso.»
«Magari possiamo parlare un po’.» propose lei.
«Adesso non c'è né bisogno. Andiamo.» la intimò.
Lei a quel punto si arrese. «Vado a lavarmi i denti…» mormorò.
Zayn attese lì, con il cuore ancora gli batteva forte. Incontrava il suo sguardo solo perché lei, di tanto in tanto, alzava il capo e guardava nella sua direzione, come per controllarlo. Solo lì capì perché avesse così tanta paura.
Quando uscì, insieme andarono in camera e come sempre, Lydia fu la prima a stendersi per poi fargli spazio.
Le fece poggiare la testa contro il suo petto e potè dire che quella fu la seconda volta in cui Lydia lo stringeva forte. La prima fu quando lo abbracciò per la prima volta.
«Stavo pensando che…» si strofinò l’occhio. «magari potrei piantare delle margherite in quei contenitori per piante. Per te va bene?»
«Si, puoi fare ciò che vuoi.»
«Grazie.» la sentì quasi sorridere.
Il suo cuore era ancora un tamburo.
«E magari pot-»
«Lydia, non me ne andrò.» disse lui subito, deciso. Lo pensava davvero.
Lei alzò il capo, quasi pregandolo con lo sguardo. «Me lo prometti?»
Zayn le accarezzò dolcemente i capelli. «Si, te lo prometto.»
Il suo cuore prese a battere regolarmente. Lydia non aveva piu’ paura.
La vide sorridere appena prima che abbassasse di nuovo il capo sul suo petto.
«Okay.» sussurrò.
Prese ad accarezzarle il braccio scoperto, visto che poco prima si tolta la sua felpa, inebriandosi del suo profumo, come aveva fatto prima in spiaggia.
«Tu non sei un mostro…» la sentì mormorare, con la voce impastata dal sonno.
Lui si sporse appena per guardare il suo viso, che sembrava rilassato e poco dopo sentì il suo respiro pesante, segno che si fosse finalmente addormentata.
«Già… io non sono un mostro…» sussurrò piano a sé stesso, provando a credere sul serio a quelle parole.

 
—— ❀ ————


Lydia si svegliò di soprassalto dal suo sonno, cercando subito di riprendere un ritmo respiratorio regolare.
Si portò istintivamente una mano alla gola, iniziando a toccarsela, massaggiarsela.
Quel sogno sembrava così reale… era come se sentisse ancora quelle unghie nere sgozzarle la gola, e vedeva ancora quegli occhi neri davanti a sé.
«Lydia?»
Una parte di lei si tranquillizzò nel sentire la sua voce. Si tolse la mano dal collo, in modo da non dargli indizi sul suo incubo quando lui fece ingresso in stanza.
«Sto bene.» disse lei, ancora con l’affanno, portandosi la testa tra le mani.
Sentì i passi di lui piu’ vicini, finchè non poggiò le mani strette a pugno sul materasso e facendo forza nelle braccia. Si era sporto verso di lei.
«Un incubo?»
Lydia annuì, ma non le veniva da piangere come di suo solito.
«Cosa hai sognato?»
«Loro.» mentì.
Lo sentì sospirare. «Andranno via dalla tua mente, prima o poi.» la rassicurò, poi le sue labbra si poggiarono sulla sua pelle, dandole un bacio sul braccio. La confortò, come faceva ogni suo piccolo gesto nei suoi confronti.
Lei poggiò le braccia sulle ginocchia, girando poi il capo contro di lui, nascondendo parte del suo viso contro il suo braccio.
Zayn le spostò i capelli dal viso. «Ciao.» le mormorò dolcemente.
Lei sorrise. «Ciao.»
«Hai una colazione che ti aspetta.»
Lydia mugugnò appena. «Si, in realtà ho un po’ di fame.»
«Bene. Cogliamo quest’attimo. Andiamo.» le intimò, dandole un veloce bacio sul naso.
Zayn uscì dalla stanza e Lydia lo seguì, mentre indossava la sua felpa. C’era una piccola scatola di cartone sul tavolo e quando si avvicinò di piu’, vide che c’erano delle ciambelle in essa. Quasi di tutti i gusti. La bottiglia di latte, un bicchiere, delle fettine di pane e il barattolo di cioccolata.
Lo guardò mentre si sedeva, ringraziandolo con un sorriso.
Non sapeva neanche da dove cominciare, se dalle ciambelle, bere prima il latte o le fettine di pane. Decise poi di prendere il baratto di cioccolata, poggiandoci poi il mento sopra. «Posso mangiare solo questo?» domandò goffamente.
«No.» rispose lui mentre si sedeva. «Tutto. O almeno un po’ di tutto, se non ce la fai. Una buona colazione è importante.» ironizzò.
«Ogni pasto è sempre importante nel mio caso.»
«Esatto.» disse. «Adesso mangia.»
«Mangi con me?» chiese lei, mettendo il broncio.
Lui sospirò divertito, dopo averla guardata qualche secondo in piu’. «Mi chiedo se riuscirò mai a resisterti quando fai così.»
«Mai.» ridacchiò lei.
Lydia decise di iniziare dalle ciambelle, così come Zayn. Quando il moro finì la sua, iniziò a spalmare la cioccolata sulle fettine di pane mentre lei beveva un po’ di latte.
«Tutto bene?» domandò Lydia dopo qualche minuto di silenzio. Lei lo aveva speso a guardarlo quasi di nascosto, per vedere qualche segno sul suo viso che le potesse dire come realmente si sentisse.
Preoccupato. Era così che lo vedeva e poteva immaginare per cosa.
«E’ una domanda che dovrei farti io.» rispose lui, non distogliendo lo sguardo dalla fetta di pane oramai ricoperta di cioccolata.
«Be’, fammela.» disse lei calma, come se niente la turbasse. Ed era realmente così.
Il moro la guardò, ma dalla sua bocca non uscì nessuna parola. Lydia sapeva che gliela stesse chiedendo con gli occhi, e di essere anche del tutto sincera. Lo sarebbe stata sempre.
«Sto bene, Zayn. Quello che è successo ieri notte non ha cambiato niente di ciò che provo per te e le mie certezze sul tuo vero essere. Mi hai sempre detto che restare al tuo fianco è… complicato. Be’, guardaci adesso.» indicò attorno a sé, quella piacevole situazione. «Credo che non possa essere piu’ semplice di così.»
«Sei tu che rendi tutto semplice. Io mando tutto a puttane quando meno ce l’aspettiamo.»
Lei scosse il capo. «Non sarebbe tutto semplice se tu non mi dessi modo di renderlo così. E non sei tu che mandi tutto… all’aria.» disse convinta.
Zayn preferì non prolungare il discorso, perché sapeva che se avesse risposto alla sua ultima affermazione, lei gli avrebbe detto sempre le stesse parole, che però, quella volta, non sarebbe stato in grado di crederle davvero. Non dopo la notte scorsa.
«Dici mai parolacce?» chiese curioso il moro poco dopo.
Lydia scosse il capo mentre dava un morso alle fettine di pane ricoperte di cioccolata che Zayn le aveva preparato.
«Non ti è mai scappato neanche un “Vaffanculo”?»
«No.» rispose.
«Perché non le dici?» domandò divertito.
«Non lo so… non mi viene di dirle.» spiegò sincera.
Lui poggiò la schiena contro lo schienale della sedia, guardandola ancora con quell’aria divertita. «Scommetto che avresti voluto mandarmici, qualche volta. Sai, a “quel paese”.» ironizzò virgolettando con le mani.
«Si, qualche volta.» ammise, ingoiando il cibo.
Zayn rise. «Farò in modo che tu dica almeno una parolaccia.»
«Perché vuoi che le dica?»
Lui alzò le spalle. «Secondo me sei buffa. Avanti, dimmene una adesso.»
«Cosa dovrei dire?» domandò confusa. Non riusciva a capire cosa lui ci trovasse di divertente.
«Non lo so. Dimmi che sono una testa di cazzo.»
«No. E’ brutto da dire.»
«Dimmi che sono uno stronzo, una merda, un idiota.»
«Idiota non è una parolaccia…» disse titubante. Non era sicura della sua frase.
«Oh, si che lo è.» disse il moro, portandosi avanti col corpo e poggiando le braccia sul tavolo.
Lydia iniziò a preoccuparsi sul serio. «Io qualche volta ti ho chiamato… così.»
«Si, infatti hai ferito parecchie volte il mio orgoglio.»
Sembrò quasi paralizzarsi. Mai si era sentita così incolpa. Era sempre stata convinta che quella parola non fosse così offensiva e volgare come tutte le altre. Quando scherzava con Zayn, lo chiamava così, ma solo per scherzo.
D’un tratto, Zayn scoppiò a ridere. «Sto scherzando.»
«Zayn!» lo richiamò lei, rossa in viso. «Sei… un’idiota!» gli disse, con un sorriso altrettanto divertito sulle labbra.
Il moro si portò le mani sul cuore, fingendo di essere stato “colpito”.
Lydia si alzò, prendendo la busta di latte, il barattolo di cioccolata e le fettine di pane rimaste, portandole nei rispettivi mobili della cucina. Quando tornò per prendere la scatola di ciambelle, Zayn tentò di prenderla ma lei si scansò.
Riuscì a posare il cartone sul bancone prima che Zayn la intrappolasse tra le sue braccia.
«Vai via.» disse scherzosamente lei, provando a fare l’offesa. Il suo intento fu nullo.
Il moro le diede dei piccoli morsi sul collo, mentre lei cercava, invano, di mandarlo via. Finì il suo percorso sulle guance, spostandole poi il viso e baciandola finalmente sulle labbra, mentre ancora sorrideva.
Quante volte lo aveva fatto: baciare il suo sorriso. Per lui era ancora surreale farlo. Mesi prima impazziva solo al pensiero di poterlo fare. Adesso lo faceva ogni volta che voleva.
«Un’idiota.» ripetè lei.
«Già… un’idiota.» commentò, lasciandole un ultimo bacio.
Lydia prese a giocherellare con la sua barba con l’indice, come il giorno prima. «Posso chiederti una cosa?» mormorò.
«Si.»
Lei a quel punto lo guardò. «Puoi accompagnarmi a casa m-… di Duke?»
«Perché  vuoi andarci?»
«Devo prendere delle cose. Ne ho davvero bisogno.»
«Posso comprarteli anche io gli assorbenti, non è un problema.»
«No!» disse subito lei, imbarazzata. Si coprì il volto con le mani per nascondere il suo rossore.
«Sono serio. L’argomento mestruazioni non mi imbarazza quanto invece fa a te.»
Lydia uscì allo scoperto, abbastanza divertita. «Non mi servono gli assorbenti.»
«Quando deve venirti il ciclo?»
«Zayn.» lo richiamò.
«Okay, va bene. Chiedevo soltanto.» disse il moro. «Sicura che vuoi tornare lì?»
«Si.» rispose Lydia decisa. Doveva tornarci. Forse sarebbe stato un modo per portarsi quella vicenda al passato, per chiuderla per sempre.
«Se è questo quello che vuoi, si, ti accompagnerò.»
Lei sorrise. «Possiamo andarci adesso?»
«Okay.»
«Ci andiamo con la moto?» chiese speranzosa.
Il moro sospirò divertito. «Si, con la moto.»
Esultò quasi euforica, dandogli un bacio sulla guancia. «Ci metto pochissimo.» gli disse mentre si avviava verso la camera.
«Lydia.» la fermò il moro.
Lei si voltò.
«Non aspettarti che lì sia tutto come prima.»
Lydia premette le labbra insieme. «Si, lo so…» o almeno si convinceva di saperlo.

 
—— ❀ ————


La prima cosa che Lydia fu la striscia gialla di plastica per terra che indicava il non accesso alle persone se non a quelle autorizzate. L’aveva riconosciuta perché l’aveva vista qualche volta in televisione, quando riprendevano la scena del crimine. La sua vecchia casa era una di quella.
Scese dalla moto, togliendosi il casco e guardando sempre davanti a sé. Zayn aveva preferito andarci attraverso la foresta, così che non attirassero occhi estranei e potessero dargli problemi in futuro.
Lydia si riprese dal suo piccolo stato di trance quando Zayn prese il casco dalle sue mani, posandolo sulla moto. Lui non ce l’aveva.
Si fermò proprio davanti alla striscia, guardando dall’alto la finestra della sua ex camera. Restò così per un po’, finchè Zayn non si mise al suo fianco. Non la disturbò neanche. Si disse di lasciarla fare ciò che voleva. Lui non era nessun per distruggere quel momento così intenso e difficile che lei sentiva di dover affrontare.
Fu lei a guardarlo e a rispondere alla sua domanda silenziosa, annuendo appena.
«Riesci ad arrampicarti?» le domandò Zayn, quando lei superò la striscia gialla.
«L’ho fatto un paio di volte…» rispose lei vagamente.
Il moro le si avvicinò e la prese in braccio alla sprovvista, tanto che lei dovette tenersi subito alle sue spalle per cercare di non cadere all’indietro.
Con un braccio la teneva come si fa con un bambino e con l’altro iniziò ad arrampicarsi. Lydia non vedeva nessuno sforzo come un normale essere umano avrebbe dovuto avere. Sembrava non sentire la pesantezza del suo corpo e la difficoltà nel tenerla stretta e nell’arrampicarsi contemporaneamente.
Quando arrivarono vicino alla finestra, Lydia entrò per prima paralizzandosi quasi sul posto.
Le pareti dal giallo ocra, adesso erano ricoperte da schizzi rossi. Sangue. Ovunque.
«Shh… ti piacerà tanto quanto piacerà a me.»
Le parole di Kole sembravano risuonare nella stanza, tanto da farle incrociare le braccia per ignorare i brividi che adesso stavano ricoprendo tutto il suo corpo.
Le immagini di quella notte si fecero spazio nella sua mente e la sensazione delle sue mani addosso si fece risentire. Riuscì a calmarsi solo quando Zayn si avvicinò un po’ di piu’, forse intuendo il suo turbamento.
Ingoiò il vuoto, cercando di scemare quel forte bruciore alla gola, e camminò lentamente nella stanza. Quando superò il letto potè vedere l’enorme macchia di sangue che c’era sul pavimento. Solo allora riuscì quasi a ricordare alla perfezione i suoi lamenti di dolore. Un dolore che il suo ragazzo gli aveva inflitto… a causa sua.
Prima che potesse rendersene conto, le lacrime stavano già cadendo dai suoi occhi e si voltò per cercare un rifugio. Lo trovò nelle braccia di Zayn, già pronto ad accoglierla.
«Forse è meglio andare.»
«No, no.» disse subito lei, staccandosi appena. «Sto bene, davvero.»
Zayn le accarezzò il viso, aspettando che i suoi singhiozzi si calmassero e quando successe, la guardò per vedere se fosse davvero sicura della sua scelta di stare ancora lì. Lo era. Aveva imparato bene quanto fosse testarda quella ragazza.
Lydia si asciugò le guance e prese un respiro profondo, dando un’ultima occhiata a quella macchia per poi andare nel bagno. Fu quasi sorpresa di trovare tutto come l’aveva lasciato, ancora se lo ricordava. Prese i suoi trucchi e i suoi fermagli per i capelli. Tornò in camera e fece un piccolo salto per evitare di andare sulla macchia di sangue seccato per arrivare vicino al suo armadio.
Lo aprì e c’erano ancora tutti i suoi vestiti. Credeva che la polizia, in qualche modo, li avesse resi suoi per qualche indagine.
«La polizia non si sarà chiesta di chi fossero questi vestiti da ragazza?» domandò a Zayn.
«Ho fatto sì che non lo pensassero.»
Lei lo guardò, non sapendo di preciso se ringraziarlo in qualche modo o dirgli che non avrebbe dovuto farlo. Dopotutto, era la polizia. Ma preferì non dire nulla, perché oramai era già fatta.
Aprì il cassettone e prese un borsone, iniziando a mettere tutti i suoi vestiti in esso. Quando finì, passò dall’altro lato, prendendo i suoi libri e posando anch’essi nel borsone.
«Dammi.» si offrì Zayn.
«No, ce la faccio.» disse lei, mettendosi meglio la borsa in spalla.
Lui la prese comunque, alzando un sopracciglio con aria divertita.
«Dovrei iniziare a fare qualche esercizio per essere in forma.» ironizzò lei.
«Oh, io ne conosco qualcuno che potrebbe aiutarti.»
«Si?» disse vagamente lei, avviandosi per uscire dalla stanza.
Zayn la seguì. «Già, almeno 100…»
«Cosa?»
«Niente.»
Lydia si avviò nella stanza di Duke e quando entrò, la trovò proprio come se la ricordava. Sembrava intatta, senza però quella puzza asfissiante di fumo ed alcol. Non c’erano neanche tracce di sangue come nella sua. Suppose che… non era successo lì.
Zayn restò sotto lo stipite della porta, guardandola camminare a passi piccoli per la stanza. Si chiedeva cosa stesse pensando, cosa stesse ricordando che lui ancora non sapeva. Si mise a guardare anche lui quelle quattro mura completamente rovinate e con innumerevoli crepe in esso. Sopra al letto c’erano dei buchi causati dalla testiera del letto e in quel momento si chiese quante volte Lydia era stata costretta a sentire quell’uomo divertirsi con le sue puttane o dare di matto per qualsiasi cosa. Non l’aveva mai conosciuto: aveva avuto l’opportunità di guardarlo negli occhi solo quella notte prima che lo uccidesse, ma sapeva quanto ripugnante lui fosse. Una prova era ciò che aveva provato a fare alla sua ragazza e ciò che le faceva, a suoi insaputa, in quella casa.
Per come era fatto, Zayn avrebbe dovuto essere ancora arrabbiato con lei per non averglielo mai detto, ma non era il caso. Quando qualche volta pensava a ciò, si costringeva a pensare ad altro, o andava di nuovo di matto. L’importante era che Lydia si fosse ripresa, e sperava che si rendesse conto di quanto forte lei fosse per aver superato tutto questo.
La vide fermarsi oltre il letto vicino al comodino, sbattendo il piede un paio di volte sul pavimento di legno.
Spostò il tappeto e si accovacciò, vedendo che ci fosse un pezzo di legno spezzato. Spostò anche il comodino e tolse completamente quel pezzo che si divideva da quello grande principale. Sotto di esso, c’era una scatola anch’essa di legno.
Lydia la prese e suppose fosse di Duke, ma quando la aprì, capì che non fu così.
C’erano foto di sua madre e suo padre insieme, e anche di lei quando era piccola. Disegni che le fece lei da bambina, la sua fede e l’anello di fidanzamento che gli regalò suo padre. Tutte cose di sua madre che ricordavano la sua vera famiglia.
Iniziò a guardare le foto. Una era con suo padre, quando lei era molto piu’ piccola, forse due anni. Suo padre era accovacciato a terra e la teneva stretta a se, mentre lei era in piedi, tenendo alla bocca chissà cosa e lo sguardo confuso verso l’obiettivo. Un’altra era dei suoi genitori, molto giovani, forse prima che si sposassero. Sua madre sorrideva all’obiettivo mentre suo padre le dava un morso scherzoso sulla guancia. Una foto del loro matrimonio. Una foto, la prima, di tutti e tre, all’ospedale quando lei nacque.
Una di quando lei era piccola, vicino all’altalena con un pupazzo in braccio, che sorrideva. La girò e dietro di essa c’era scritto “Mi dispiace”.
A quel punto, Lydia scoppiò di nuovo a piangere.
Zayn posò il borsone a terra e le si avvicinò, stringendola ancora una volta tra le sue braccia, sussurrandole che andava tutto bene, che poteva piangere quanto voleva contro il suo petto. Glielo diceva anche se dentro di lui non riusciva a sopportarlo. Non riusciva a sopportare che quella ragazza dovesse subire e soffrire così tanto. Non se lo meritava affatto.
Dopo un bel po’, Lydia si calmò e prese a guardare di nuovo le foto, malinconica ma col sorriso sulle labbra.
«Questa è mia madre.» gli disse, mostrando una foto di sua madre contro una ringhiera e dietro di essa c’era la vista del mare.
«Molto bella.» disse sincero Zayn. «Hai i suoi stessi occhi e le somigli molto.»
Lei tirò su col naso. «Già. Papà me lo diceva sempre.» prese un'altra foto. «Lui è mio padre.» mostrò una sua foto, dove era vicino alla stessa ringhiera dove era stata scattata la foto di sua madre: i gomiti poggiati sul ferro, le gambe incrociate, una sigaretta tra le labbra e un sorriso del tutto divertito. Erano le foto del loro viaggio di nozze.
«Scommetto che era molto divertente.» commentò Zayn.
«Si, lo era.» ridacchiò Lydia. «Quando ero piccola prendeva in giro sempre la mamma e mi coinvolgeva nel gioco…» disse col sorriso sulle labbra. «Era molto bello. Mi ha sempre detto che aveva molte ragazze ai suoi piedi, ma ha sempre voluto la mamma. Alla fine, be’, se l’è presa.»
Zayn la guardò mentre gli raccontava la storia dei suoi genitori e non potè fare a meno di trovare la familiarità con la loro, almeno una parte di essa lo era.
«Oh, ma cosa abbiamo qui…» disse il moro, prendendo una foto dalla scatola. Zayn guardò la foto dove ritraeva Lydia quando, forse, aveva un anno e mezzo, nuda, seduta a terra con il barattolo enorme di cioccolata tra le sue gambe, la bocca sporca che faceva una tenera linguaccia all’obiettivo.
«Questa è mia.» disse lui.
«No, non puoi prenderla.» provò ad opporsi lei.
«L’ho già fatto.» le sorrise furbo, alzando la foto in alto per evitare che lei la prendesse. «Qui eri completamente ignara del fatto che anni dopo ti sarebbero cresciute queste belle bocce che ti ritrovi.»
«Zayn!» lo richiamò lei, mentre le guance si coloravano di nuovo di rosso, colpendolo sul ginocchio.
«Sto solo dicendo come da bambini siamo ignari, ovviamente, di ciò che saremo. Tipo da bambino nessuno si aspettava che sarei diventato questo bel fustacchione.»
«Scommetto che eri un bambino davvero carino.»
«Be’, forse. Ma resta il fatto che, appunto, crescendo, nemmeno mio padre si sarebbe aspettato una bellezza di figlio del genere, e che in certe parti fosse messo pure bene.»
I lineamenti del viso di Lydia furono confusi e lui non potè fare a meno di ridere, prendendo poi il mento tra le sue dita e darle un veloce bacio scherzoso.
«Continuo a credere comunque che tu eri un bellissimo bambino.» disse lei, continuando a guardare nella scatola.
«Già…» mormorò vagamente lui, asciugandole una lacrima col pollice.
Poco dopo, entrambi si alzarono e Lydia posò la scatola nel borsone. Uscirono dalla stanza e stava per scendere le scale, quando si fermò.
Non aveva bisogno di vedere nient’altro. Una parte di sé si era già liberata di quel peso che ancora si portava dentro. Vedere i resti del sangue di Duke l’avrebbero fatta piangere di nuovo, forse per nulla, perché quel peso oramai non c’era piu’. Non voleva soffrire di nuovo. Poteva bastare.
«Andiamo.» disse Lydia, tornando in camera.
«Sei sicura?» le domandò Zayn.
«Si.» e lo era.
Zayn la seguì e prima di scendere dalla finestra le disse che avrebbe dovuto saltare e che l’avrebbe presa lui.
Lydia attese che scendesse lui per prima e quando le disse di saltare, lei prima diede un ultimo sguardo alla stanza, sperando di lasciarsi alle spalle quei ricordi dolorosi, poi, saltò, finendo tra le sue braccia.

 
—— ❀ ————


«Questo scordatelo.»
«Cos’ha questo che non va?!» chiese scocciata Lydia.
«Decisamente troppo corto.»
Lei portò il vestito contro il suo corpo. «Non è vero.» obiettò.
«Te lo brucio.»
«Mi hai già proibito di indossare tre vestiti e cinque magliette!»
«Adesso passiamo ai jeans.» disse il moro, avvicinandosi al borsone.
«No, vattene.» lo spinse via lei.
Lui riuscì comunque a prenderne due. Li stese e li guardò avanti e indietro.
«Questo ti va aderente?»
«No.» rispose lei.
«Fuori uno.» e lo gettò dall’altra parte del letto.
«Ti ho detto che non mi va aderente!»
«Conosco la tua espressione di quando stai mentendo, quindi vuol dire che quel jeans ti evidenzia il culo e come tu sai, il tuo bel culo tondo mi fa uscire di matto, come farà uscire di matto quelle teste di cazzo in quella scuola, e non devono guardarti il culo. Intesi?»
«Nessuno mi guarda in quella scuola, Zayn!» urlò esasperata lei, rossa in viso per via di quella specie di complimenti che il moro gli aveva fatto.
«Vuoi davvero affrontare questo discorso? Perfetto. Quella testa di cazzo che sta in classe tua a cui ho buttato il banco dietro la schiena, che, Cristo Santo, dovevo darglielo in testa.» era davvero nervoso.
«Io non piaccio a Loris.»
«Ti mangia con gli occhi, porca troia! Se potesse ti toccherebbe le tette tutto il giorno.»
Lei istintivamente incrociò le braccia al petto. «Non è vero.» ribattè decisa.
«Quante volte ti ho guardato posare i libri nell’armadietto e ho visto ragazzi squadrati dalla testa ai piedi pensando chissà cosa.»
«Ti immagini cose che non esistono, Zayn.»
«Sono cose che so perfettamente perché sono un ragazzo, e quando vedono una bella ragazza, la mente inizia a far pensare cose che tu neanche ti immagini.»
«Con quali ragazze fai navigare la tua mente in “cose che nemmeno immagino”, Zayn?» gli chiese del tutto arrabbiata.
«Stavo parlando di te.» disse subito lui.
«Si, certo.» lo arronzò, iniziando a posare le altre maglie sul letto.
«Non girare la frittata.»
«Io non giro nessuna frittata, Zayn. Sto solo dicendo che sei esagerato e che non devi preoccuparti di nessuno in quella scuola perché nessuno mi guarda o sfiora!»
«Vogliamo parlare di Styles?»
«Oh, ti prego no.»
«”Oh, ti prego no” perché sai che quel coglione muore per te, mh?!»
«Io ed Harry siamo solo dei semplici conoscenti! Abbiamo mangiato solo una volta insieme a mensa e mi ha chiesto una sola volta di uscire. Fine.»
«Secondo te cosa vuol dire per un ragazzo invitare una ragazza ad uscire con lui?»
Si sentirono dei colpi alla porta e Lydia potè tirare un sospiro di sollievo. Zayn stava davvero delirando.
«Non era niente, Zayn.» riuscì a dire.
Il moro si avviò per andare ad aprire la porta. «Non sai cosa rispondere, vero?!»
«Cazzo, vi sento urlare dall’altra parte della spiaggia.»
Non appena sentì quella voce, Lydia uscì dalla camera e corse verso Cher, abbracciandola piu’ forte che poteva.
Cher rimase imbambolata per un po’, poi fu in grado di ricambiare quell’abbraccio, con la stessa forza che ci stava mettendo Lydia. Le era mancata così tanto.
«Grazie.» sussurrò Lydia.
«Non dirlo neanche.» disse Cher, dandole un bacio sulla guancia.
Dopo un po’ si staccarono e si guardarono, sorridendo entrambe.
«Perché urlavate?» chiese la ragazza.
Lydia sbuffò. «Chiedilo a lui.» disse, tornando in camera.
«Stavamo solo rivedendo il suo guardaroba.»
«Se fosse per lui, non potrei far vedere neanche la mia faccia.»
«Brutta fase questa.» commentò Cher. «Comunque, ti va di venire al centro commerciale? C’è anche Sasha.»
«Oh, si, va bene. Mi cambio e andiamo.»
Prese il jeans e una maglietta che Zayn aveva scartato e si avviò verso il bagno.
«Oh, no. Lydia non ci provar-» il moro non riuscì a finire la frase che Lydia chiuse subito la porta del bagno, ignorandolo.
Zayn grugnì dalla rabbia.
«Quanto la adoro.» cinguettò Cher.
Lui si passò svariate volte le mani sul viso, provando a calmare il suo nervoso. «Vado a farmi un giro con Louis.»
«Si, così hai la libertà di guardare chiunque e far navigare la tua mente immaginando cose che io mai potrei fare!» urlò Lydia dall’altro lato della porta.
«Cristo Santo, lo sai che stavo parlando di te!» sbottò.
«Sei ancora qui?» lo istigò.
Zayn grugnì ancora e prima che potesse spaccare qualcosa, uscì subito di casa.
Lydia, quando sentì la porta d’entrata sbattere, uscì dal bagno vedendo Cher davanti a sé ridacchiare.
«Non voglio dargliela vinta.»
«Oh, non lo farai. Cosa hai intenzione di indossare?»
Lei le mostrò il suo abbigliamento. «Dice che i jeans sono troppo stretti e mi valorizzano il sedere e la maglietta è troppo scollata. Ma come si fa?!»
Cher rise ancora. «I maschi.» commentò. «Non hai qualcosa di piu’… intrigante?»
Lydia alzò le spalle e seguì l’amica nella stanza. La guardò prendere varie magliette e guardare alcuni vestitini che Zayn le aveva proibito di indossare.
Guardò nel borsone e prese un altro vestitino, sfondo blu con la fantasia dei fiori, lungo fin sopra le ginocchia e poco scollato.
«Non me lo farebbe indossare comunque.»
«Hai detto che non vuoi dargliela vinta, no?»

 
—— ❀ ————


Lydia passò una bellissima giornata in compagnia di Cher e Sasha. Le due avevano comprato solo vestiti, lei non aveva speso nulla. Aveva comprato solo i semi per le margherite che aveva intenzione di coltivare. E un gelato che adesso mangiava con le due ragazze.
Cher aggiornò le amiche la sua situazione James, Sasha ripetè la sua storia tra quei due ragazzi che era andata avanti.
«Con Zayn quindi la cosa è seria?» domandò Sasha.
«Suppongo di si.»
«Oh, piu’ che seria.» disse Cher.
«Da quanto state insieme?»
«Ehm… non lo so, ufficialmente. Però… cinque mesi.»
«Zayn Malik cinque mesi con la stessa ragazza… wow.»
«Lei è la sua prima ragazza.» disse Cher, dandole un leggero pizzico sulle guance.
Lydia sorrise, mangiucchiando appena il cucchiaino di plastica.
«Salve, fanciulle.»
Tutte e tre alzarono lo sguardo vedendo Louis, Niall e Zayn avvicinarsi al loro tavolo.
Louis e Niall mostrarono il loro entusiasmo nel vedere Lydia, ironizzando su quanto era mancata ad entrambi. Lydia ricambiò quelle parole, col sorriso sulle labbra. Poi, il suo sguardo passò a Zayn che era rimasto in piedi dietro Cher con uno sguardo che avrebbe potuto incenerire chiunque e la sigaretta tra le labbra. Lei non si fece intimidire. Sapeva già perchè fosse così arrabbiato.
Si avvicinò a lei. «Mi fai sedere?» le chiese.
Lydia si alzò e lo vide togliersi la giacca mentre teneva ancora la sigaretta tra le labbra. Quando la tolse, si sedette e portò subito le mani sui fianchi di lei, facendola sedere sulle sue gambe.
«Me la tieni, per favore? Grazie.»
Lydia non potè rispondere neanche cordialmente che Zayn aveva già posizionato la sua giacca sulle sue gambe. Capì in quel momento perché avesse fatto tutto quello, ma non provò ad obiettare in nessun modo. Lo aveva istigato già abbastanza, anche se quel vestito era tutto furchè provocante. Non era aderente, era largo, e aveva indossato anche una giacca di jeans sopra e delle semplici bamboline sotto. Aveva legato qualche ciocca ribelle con una mollettina e aveva lasciato che i capelli oramai lunghi le cadessero sulle spalle. Si era truccata anche poco, come di suo solito.
«Non dovresti fumare qui.» gli ricordò.
Zayn aspirò dalla sua sigaretta. «Non mi interessa.» era ancora arrabbiato.
Lydia si girò verso gli altri e prese a parlare e scherzare con loro del più e del meno. Si paralizzò quando sentì una mano salire lentamente nel suo interno coscia, dandole però una piacevole sensazione. Quel tocco era così delicato.
Si girò di scatto verso di lui, fermando la sua mano e fulminandolo con lo sguardo.
Lui, per la prima volta che erano lì, ghignò quasi soddisfatto.
Lydia gli diede un piccolo schiaffo sullo stomaco. «Smettila.» sussurrò.
«Indovina chi ha iniziato ad istigare.»
«Questo vestito non ha niente che non va.» disse a denti stretti.
«Le tue gambe sono troppo scoperte.»
Lei buttò la testa all’indietro, sbuffando.
«Non fare così perché è evidente.»
«Andiamo a comprare un vaso nuovo per il tavolo?» tentò.
Il moro restò a guardarla con quell’aria da duro per dei secondi, perché sapeva dove lei volesse andare a parare e proprio quando stava resistendo, gli mise il broncio.
«Te lo stacco a morsi quel labbro.» imprecò.
Lei sorrise vittoriosa, poi si alzò, prendendo la sua borsetta dal tavolo.
«Andiamo a comprare una cosa e poi ce ne andiamo.» questo Lydia non lo aveva confermato, ma comunque, non obiettò.
Salutarono tutti e poi si avviarono per i negozi, cercando quello per gli oggetti casalinghi.
Zayn le prese subito la mano, stringendola tra la sua, e Lydia lo guardò, sorridendo e facendosi piu’ vicina a lui, poggiò la testa e strinse l’altra sua mano contro il suo braccio, quasi come se si stesse aggrappando.
«Non fare così, sono ancora arrabbiato.»
«Non è vero, non lo sei.»
«Oh, si invece.»
Lei si staccò solo per pararsi davanti a lui. «Trovi che sia carina?»
Zayn sospirò. «Molto piu’ che carina, ma non c’è bisogno che tu indossi vestitini per far colpo su di me.»
«Perché? Non ci vedo nulla di male. Se lo faccio è solo per te.»
«Il punto è che non sono solo io a guardarti m-»
«Possiamo finirla qui, per favore?» lo pregò. Davvero non ne poteva di litigare sempre sulla stessa cosa.
Il moro sospirò ancora. «Te la faccio passare questa volta.»
Lydia gli sorrise, poi tornò alla sua posizione iniziale, con la sua mano stretta nella sua e continuando a passeggiare per i negozi.
Quando arrivarono a quello per gli oggetti casalinghi, iniziarono a vedere qualche vaso, e tra un’indecisione e l’altra, ne presero uno basso e tondo, di ceramica, decorato con i disegni delle margherite. Zayn era stato a sceglierlo, e quando uscirono dal negozio, Lydia non potè smettere di sorridere pensando che quello era stato il primo acquisto fatto insieme per la loro casa.
«Guarda, ho comprato i semi per le margherite.» gli mostrò Lydia quando furono in macchina. «Per te va sempre bene?»
«Puoi fare ciò che vuoi, Lydia.» le ripetè il moro. «E puoi mettere anche le tende.»
«Non ho mai detto di voler mettere delle tende.»
«Ma so che l’hai pensato.» disse Zayn, mettendo in moto.
«Okay, mi hai scoperta.» ammise Lydia, sorridendo.
«Che non siano rosa, però. Sai, ho una reputazione da difendere.»
Lei ridacchiò. «Va bene.»
Ad interrompere quella scherzosa conversazione fu il cellulare di Lydia. Quando lei lo prese, vide che era Allison a chiamarla.
«All-»
«Tu non puoi capire cosa è successo!»
«Cosa?» chiese subito curiosa Lydia.
L’amica le spiegò che un suo amico che era a sua volta amico del ragazzo per cui aveva una cotta, lo aveva stuzzicato dicendo di uscire con qualche ragazza ogni tanto ma lui aveva risposto che non era interessata a nessuna, e quando l’amico gli aveva nominato Allison affermando che gli piacesse, lui non aveva obiettato.
Allison era del tutto euforica e adesso prendeva ad insultarlo perché non faceva la prima mossa come avrebbe dovuto, visto che gli piaceva.
Le raccontò altri dettagli, poi Lydia le disse com’era andata la sua giornata.
«Zayn si sta comportando bene?»
Lei istintivamente lo guardò, mentre salivano le scale di casa. «Mh… si, anche se adesso è un po’ arrabbiato con me.» le disse, attirando l’attenzione del moro.
«Perché?»
«Ho indossato qualcosa che lui non voleva che indossassi.» lui si girò e lei lo guardò con gli occhi furbi e il sorriso divertito.
«Brava, devi farlo impazzire.» si complimentò Allison. «Passamelo, devo aggiornarlo sulla sua graduatoria dei punti.»
«Allison, n-» non riuscì a finire la frase che Zayn prese il suo cellulare, portandoselo all’orecchio.
«Allison, buonasera.» la salutò, mentre lei sbuffò prima di entrare in casa, seguita da lui.
Andò in camera e si tolse la giacca, che posò nell’armadio che adesso condivideva con lui, e le scarpe, posandole sotto la scrivania. Poggiò la borsetta sul piano di legno e iniziò a togliere tutte le cose che c’erano in essa. Poco dopo, Zayn le si avvicinò passandole il telefono. Il suo sguardo era… strano, ma intenso, tanto che lei aggrottò appena la fronte confusa mentre lo guardava tornare nel salone.
«Cosa gli hai detto?» domandò Lydia.
«Niente, davvero. Stai tranquilla.» la rassicurò l’amica.
Le due parlarono per un altro po’ finchè non si salutarono, dicendo che si sarebbero sentite domani.
Lydia posò il cellulare sulla scrivania e stava per uscire dalla camera, diretta verso il bagno, quando Zayn si parò proprio davanti a lei, sotto lo stipite della porta.
«Una graduatoria di punti, mh?» mormorò, mentre lentamente avanzava verso di lei.
Lydia iniziò ad indietreggiare, trattenendo una risata. «S-si, ehm… Allison è un po’ fissata con queste cose…»
«Oh, ma davvero?»
Zayn avanzò sempre di piu’, finchè Lydia non fu costretta a scontrarsi con il letto e sedersi. Fu convinta che Zayn si fermasse proprio davanti a lei, ma avvicinò il viso sempre di piu’ al suo e si ritrovò completamente stesa con lui sopra di lei.
Il moro poggiò le mani ai lati della sua testa, attento a non toccarle i capelli, facendo peso sulle braccia per non pesarle troppo.
Lydia lo guardava del tutto confusa e completamente in trance, e vide formarsi un ghigno quasi soddisfatto sul suo volto.
Iniziò a sfiorarle il viso con le sue labbra, un su e giù così piacevole che la fece rilassare del tutto, ma quando arrivò alla sua bocca, non la baciò e in quel momento, Lydia si rese conto di quanto bramasse per un suo bacio.
«Questo quanti punti vale?» sussurrò, continuando quel percorso di leggeri sospiri e carezze fatte dalle sue labbra contro la sua pelle verso il suo collo.
«Z-zayn…» lo richiamò lei dolcemente. Gli voleva dire di non prendere sul serio quella questione dei punti, che era una sciocchezza, uno stupido gioco della sua amica, e di baciarla perché stava impazzendo.
A quel punto, il moro iniziò a baciare e mordicchiare la sua pelle, lasciando uscire dalla bocca di lei dei leggeri sospiri di puro piacere.
Le baciò il torace, fino a risalire su e mordicchiarle appena la spalla, fino a prendere la spallina del vestito tra i denti e tirarla lentamente giù, con il labbro inferiore che le accarezzava la pelle del braccio.
Lydia guardò ogni suo lento e straziante movimento, con il petto che si alzava e abbassava, sentendo il cuore batterle completamente all’impazzata. Zayn non era mai arrivato a baciarla così, a farle provare quelle strane sensazioni… a toccarla in punti in cui prima si fermava se non aveva il suo timido consenso. Neanche adesso gliel’aveva dato, ma non voleva che smettesse.
Sentì una sua mano accarezzarle la gamba nuda e spostarle appena la gonna un po’ piu’ su, ma non si intrufolò sotto di essa. Continuò il suo percorso fino ad arrivare ad un suo seno, che strinse delicatamente nel palmo della sua mano, da sopra al vestito.
Lydia sospirò ancora, inarcando istintivamente la schiena contro di lui, quasi ad invogliarlo a toccarla come aveva appena fatto. Sentì anche una strana, ma piacevole sensazione al basso ventre che sperava di poter risentire.
Zayn sembrò accogliere quella silenziosa e timida richiesta, e ripetè quell’azione, iniziando a baciarle la parte scoperta dal vestito dell’altro seno.
Lydia non riusciva a pensare lucidamente. Non riuscì a capire neanche in che situazione si trovasse, che cosa avrebbe dovuto fare. Solo una volta si era trovata in una situazione del genere, ma questa non era neanche paragonabile a quella avuta con Kole. Zayn sembrava ripulirla da quei segni che l’uomo le aveva lasciato, e a differenza sua, non si era mai sentita così bene in quella strana situazione che definì come una tortura. Voleva di piu’, ma non sapeva descrivere neanche lei a cosa quel “più” si riferisse.
Il moro smise di stuzzicarle i seni e scese lentamente verso il basso, sospirando contro il suo corpo sopra il vestito. E lui sapeva che Lydia sentisse quell’alito caldo, nonostante il vestito oramai di troppo, sopra la sua pelle: per come si contorceva sul letto e per come chiudesse gli occhi quando gettava la testa all’indietro, sospirando pesantemente.
Le alzò completamente la gonna, scoprendo parte della sua pancia, che altrettanto baciò, facendo uscire di tanto in tanto la lingua.
Lydia ebbe la forza di alzare appena la testa per guardarlo, e il suo sguardo venne ricambiato solo quando lui arrivò proprio vicino al suo basso ventre e sospirò contro la sua intimità. Riuscì a vedere un suo sorriso prima che gettasse di nuovo la testa all’indietro, stringendo istintivamente le mani a pugno sulla coperta. Sentì una pulsazione più intensa delle prime, proprio lì. Erano cose che mai aveva provato nella vita. Ma le piacevano.
Con la lentezza di sempre, Zayn le sfilò le mutandine, rendendola completamente esposta a lui. Sorrise quando la vide chiudere di scatto le gambe, e le sue guance si colorarono di rosso per l’imbarazzo.
Deciso, poggiò le mani sulle sue ginocchia e le allargò lentamente le gambe, mettendosi meglio tra di esse.
Prese a baciarle l’interno coscia della gamba sinistra, mantenendo il contatto visivo con lei. La sentiva rigida sotto i suoi tocchi a causa della sua insensata timidezza, ma lui non si bloccò davanti a questo. Voleva farla stare davvero bene, e ci sarebbe riuscito.
Lydia, poco dopo, si rilassò per quei piacevoli baci che il moro le stava dando in posti che mai si sarebbe immaginata di poter avere. La sua mente si perse di nuovo, quando sentì le labbra di lui farsi sempre piu’ vicine alla sua intimità. Sentiva tutta la parte bassa del suo corpo del tutto debole.
Quando sentì la sua lingua sfiorare il suo centro, gridò.
Sentì le mani di lui afferrarle subito le cosce, perché quella strana sensazione portava a fargliele chiudere, e continuò a sentire la sua lingua stuzzicarle l’intimità.
Per un attimo riuscì ad alzare appena il capo per guardarlo e pensò che, forse, non aveva mai visto niente di così eccitate della testa del suo ragazzo tra le sue gambe. Per qualche secondo riuscì anche a vergognarsi di quel pensiero, ma sembrò ignorare ogni suo tipo di imbarazzo in quel momento. Ne voleva di piu’, qualunque cosa essa fosse.
I suoi tenui e incontrollabili gemiti fecero eco nella stanza e questi davano un piacere che piano cresceva al ragazzo, che iniziò a stuzzicarle il clitoride prima con la lingua, poi col pollice, e quelle azioni la fecero gemere ancor di piu’.
Lydia non sapeva dove aggrapparsi, perché sentiva di dover essere sorretta o stringere qualcosa per cercare di trattenersi almeno un po’. Istintivamente, portò una mano tra i capelli corvini di Zayn, stringendoli appena. Lo sentì mugolare contro di lei, mentre ancora lavorava con la bocca per darle un piacere del tutto intenso.
L’altra mano finì a stringere forte a pugno la coperta.
La sua bocca lasciò un ennesimo grido quando il moro infilò la lingua nella sua entrata, e sembrò essere soddisfatto di questo perché ripetè l’azione un paio di volte. Il piacere attraversò tutto il suo corpo, rendendo il suo respiro tremolante sotto quella piacevole tortura.
Zayn non diede un freno alle sue azioni contro il clitoride e quando la sentì pronta, lentamente le infilò un dito nella sua apertura.
La sentì gemere per il disagio e alzò lo sguardo, vedendola mordersi appena il labbro, ma non si tirò indietro. Continuò a giocare col suo clitoride per cercare di farle scemare quella sensazione fastidiosa.
Quando la sentì ansimare di nuovo, iniziò a muovere il dito in movimenti circolari sentendo le sue pareti pulsare. Continuò quei movimenti fino ad inserire un secondo dito, sentendola impreparata anche a questo. Ma Zayn la fece abituare e da movimenti rotatori, iniziò a spingere dentro e fuori, mentre lentamente si portava sopra di lei, mettendosi di lato. Lydia sembrò neanche non vederlo, sembrava quasi faticare per un poco d’aria mentre spingeva istintivamente il bacino contro le sue dita.
Zayn continuò quei movimenti guardandola ansimare sotto di lui ad occhi chiusi. Non si era mai sentito così in extasy come in quel momento. Dopo una pura astinenza di due anni, vederla così, sotto di lui che quasi gli prega con quei gemiti di continuare, sembrava aver soddisfatto ogni suo bisogno che aveva di lei.
«Zayn.» gemette.
A quella supplica, il moro aumentò la velocità, preso dal bisogno costante di farla arrivare al suo culmine.
«Si… dì ancora il mio nome.» sussurrò al suo orecchio, iniziando a baciarle il suo punto debole che oramai conosceva bene.
Lydia sembrò quasi fare la dura in quel momento, e si morse il labbro provando a trattenersi dagli ansimi e dal dire ancora il suo nome. Forse guidata dall’imbarazzo che si era ripresentato solo quando lui le aveva parlato.
Gridò ancora quando Zayn, intuendo il suo tentativo, spinse le dita ancor piu’ in profondità toccando la sua parte piu’ sensibile. Lo fece una seconda volta.
«Zayn.» ripetè.
Lo sentì sorridere contro la sua guancia, che poi piano morse. «Lasciati andare, piccola…»
Quei continui movimenti continuarono finchè Lydia non inarcò la schiena e con un grido, arrivò al suo culmine.
Lasciò andare il suo corpo stanco sul materasso, rilasciando sospiri spezzati e cercando di riprendere un respiro regolare. Non aveva mai provato nulla del genere. Non aveva mai immagino che ci si potesse sentire così vulnerabili e allo stesso tempo così bene.
Quando aprì lentamente gli occhi trovò Zayn davanti a sé che portò le sue dita alla bocca, succhiando e leccando la sua eccitazione. Rimase quasi shockata a quella vista, e lui ghignò divertito per quella sua reazione.
Lo vide avvicinarsi di nuovo al suo orecchio. «A questo gli do almeno un cinquanta.» sussurrò, mordendole poi il lobo. Lydia ebbe la forza di gemere appena.
Il moro portò il suo viso di fronte al suo e non potè fare a meno di pensare, mentre la guardava, di quanto fosse bella, con le guance rosse per l’eccitazione, il labbro del tutto gonfio per averlo morso svariate volte e i capelli appena disordinati a causa di quelle azioni che le avevano provocato un piacere che, per la prima volta, aveva conosciuto.
La baciò, sentendo il sapore della sua bocca e la sentì ricambiare appena, ancora troppo scossa per farlo come di suo solito.
Lydia riusciva a fatica a realizzare cosa era appena successo. Ricordava solo quell’intenso piacere che aveva provato per tutto il corpo e la stretta allo stomaco che l’aveva portata ad un culmine durato pochissimo, ma che ancora sembra sentire dentro di sé. Era questo quello di cui tutte parlavano?
Zayn sembrò quasi intuire la sua domanda silenziosa e le sue guance si colorarono ancora di rosso, rendendosi conto di essere quasi mezza nuda e svestita sotto di lui.
Si salvò da quell’imbarazzo solo grazie al suono del cellulare di lui che era nel salone.
Zayn le sorrise un ultima volta prima di alzarsi ed avviarsi a prenderlo per rispondere.
Lydia si portò seduta, sentendo ancora troppo caldo. Scese dal letto e piano uscì dalla camera, vedendo Zayn parlare al telefono vicino alla finestra. Sembrò sentirla, così si girò e la guardò di nuovo come aveva fatto poco fa, toccandosi la barba sotto il labbro inferiore e rispondendo a monosillabi al telefono.
Lydia abbassò il capo e frettolosamente si avviò verso il bagno, chiudendo la porta e appoggiandosi ad essa, prendendo un respiro profondo.
Si portò davanti allo specchio, vedendo quanto scombinato fosse il suo stato: i capelli disordinati, le labbra rosse e gonfie, delle chiazze rosse sopra i suoi seni. Tirò su la spallina che Zayn le aveva tirato giù, sentendo quasi, di nuovo, le sue labbra che le accarezzavano la pelle. Solo all’ora riuscì a realizzare cosa fosse appena successo.
«Oh mio Dio.»


 

Ciao, fanciulle.
EHEHEHEHEHEHEHEHEH
(Dovrebbe essere una risata perversa)
Non ho fatto un ritardo così madornale, dai...
Passiamo direttamente al capitolo? Si.

EHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHHEHEHEHE
Qualcuno qui si è dato da fare!
Visto che voi care lettrici siete delle perverse peggio della sottoscritta
(hey, non è zoccolaggine)
ho voluto regalarvi questo momento caliente tra gli Zydia.
Lo so che lo aspettavate. O meglio, voi aspettate la scopata vera a propria,
ma hey, tempo al tempo. Una cosa alla volta.
(che poi quella parte l'ho scritta pure di merda ma fate finta che è scritta bene SHH)

Allora. 
Zayn fa quel che fa con Lydia (eheheh).
Il primo litigio in casa (che cuori).
Lydia che trovo la scatola di sua madre ):
Lydia che lo fa impazzire di gelosia.
Il loro primo acquisto per la casa insieme (che cuori pt.2)
Diciamo che è stato un capitolo abbastanza tranquillo, dai.

Questo è piu' o meno il look di Lydia, ma senza cappello.
Non si vede molto ma ): 




Che cucciola.

Grazie, come sempre, a voi lettrici carissime per seguire questa storia
ed essere DAVVERO pazienti per gli aggiornamenti :DDDDD
Vi amo.

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Ricaaaaaambio tutti uu
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Adesso mi dileguo.
Peppina vi ama sempre e comunque.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 29
*** 29. Costellations ***








29. Costellations


 
Sentì chiamare il suo nome dolcemente un paio di volte, ma doveva ancora rendersi conto se fosse un sogno o la realtà. Non riusciva ad aprire neanche gli occhi per accettarsi che magari fosse la realtà. Aveva ancora molto sonno, così nascose ancor di più la testa sotto le coperte, mugugnando appena.
«Lydia…»
Era la realtà, si. «Mmh…»
«Se vuoi andare a scuola, cosa che io non condivido, dovresti alzarti.»
«Cinque minuti…»
«Ti ho lasciato dormire per un’altra ora, credo che sia arrivato il momento di uscire da questo letto.»
Alzò la testa di scatto dal cuscino, vedendo Zayn seduto sul letto proprio accanto a lei. «Perché non mi hai svegliata prima?»
«Perché hai messo la sveglia alle sei e l’ho ritenuto un vero suicidio alzarsi a quell’ora per andare a scuola.»
«Ma così sarei arrivata in orario, visto che ci vado a piedi…» mormorò, strofinandosi gli occhi.
«No, ti accompagno io.»
«Oh… no, tranquillo, ci vado a piedi. Se mi alzo adesso, dovrei farcela.» fece un ultimo sbadiglio prima di mettersi seduta e poggiare i piedi sul pavimento. Alzò lo sguardo verso di lui, trovandolo a guardarla con un’aria abbastanza divertita.
«Che c’è?» domandò.
«Sembri davvero molto stanca. Secondo me dovresti saltare la scuola.»
«Zayn, non vado a scuola da più da una settimana. Avrò un sacco di materie da recuperare.»
«Sarà un gioco da ragazzi per te.» tentò il moro. «Avanti, salta la scuola.» la spronò, quasi mettendogli un broncio scherzoso.
Lei quasi si fece convincere. «No, ne abbiamo già parlato.»
«Non riuscirò proprio a renderti una piccola ribelle, vero?»
Lydia si alzò dal letto, stiracchiandosi appena. «Nope.»
Fece un ultimo sbadiglio prima di uscire dalla camera ad avviarsi verso il bagno, che non raggiunse visto che Zayn la prese per i fianchi e deviò il suo percorso portandola verso la tavola dove c’era una colazione che l’aspettava.
Non ebbe neanche la forza di opporsi in qualche modo. Oramai sapeva come Zayn potesse essere molto testardo, come lo era lei, certe volte, e comunque non voleva dargli nessun tipo di preoccupazione. Infondo, gli aveva promesso che avrebbe ripreso a mangiare, e anche se il suo stomaco non ne sentisse il vero bisogno, lo faceva ugualmente. Per lui.
Mise un po’ di zucchero nella tazza di latte e iniziò a girare col cucchiaino, sentendo il moro di fronte a se ridacchiare.
«Dai, non prendermi in giro.» si lamentò Lydia, mettendosi una mano in faccia.
«Dimenticavo quanto fossi buffa la mattina.»
«Come se non lo fossi sempre.»
«Questo è vero.»
Lydia prese la sua tazza di latte, con un biscotto e iniziò a mangiare la sua fetta di pane tostato ricoperta di cioccolato.
Quando alzò lo sguardo, vide Zayn togliersi col pollice uno strato di cioccolata che era in un angolo delle sue labbra e poi portarselo alla bocca, succhiando appena. Il suo sguardo venne ricambiato e i suoi occhi non erano mai stati così furbi e tentatori come in quel momento. Passò poi la sua lingua sulle sue labbra, facendo nascere un malizioso sorriso che le fece contorcere lo stomaco. E mentre guardava quei lenti e sensuali movimenti, non potè fare a meno di ricordare dove quella lingua, quelle labbra e quelle dita, si fossero spinte ad esplorare il suo corpo la notte prima.
Non si rese conto neanche di aver smesso di masticare, mentre lo guardava. D’un tratto, si sentì avvampare.
«Hai caldo?» le mormorò Zayn, completamente divertito dalla sua reazione.
La sua voce la fece tornare alla realtà. «V-vado in bagno.» balbettò, alzandosi dalla sedia e riprendendo a masticare quel boccone che per fortuna non le era andato di traverso. Almeno non si era strozzata davanti a lui.
Chiuse la porta del bagno sentendolo ridacchiare e prese un respiro profondo, cercando di ignorare quel calore che sentiva oramai per tutto il corpo. Per un attimo aveva provato ad ignorare gli avvenimenti della notte scorsa, ma dimenticava che Zayn non faceva altro che stuzzicarla su quel tipo di argomento.
Ancora non riusciva a definire con un aggettivo cosa avesse provato. Era stato un misto di emozioni che sentiva rivivere ancora sulla sua pelle. Non credeva neanche che una cosa così si potesse fare e questo le dava un’ennesima conferma che del sesso ne sapesse poco e niente.
Prese un altro respiro profondo per cercare di ignorare quelle immagini e si tolse la maglietta, spalancando poi la bocca sorpresa quando si guardò allo specchio.
Sui suoi seni c’erano delle piccole macchie rosse che delicatamente prese a toccare con l’indice.
Non erano segni come quelli che i suoi vecchi rapitori le avevano causato. Non le dava fastidio neanche vederli e averli, perché erano segni fatti, si, in senso di possesso, ma mischiati alla passione e al desiderio che ancora riusciva a sentire. Segni che, per quanto, in un certo senso, perversi e spinti potessero essere, erano stati fatti rispettandola come sempre. Lei questo lo sapeva e ne aveva sempre una continua conferma.
Scosse il capo per riprendersi da quello stato di trance e quando si rese conto che doveva prendersi i vestiti, indossò di nuovo la maglietta e uscì dal bagno, non ricambiando per un attimo lo sguardo del ragazzo che invece non faceva altro che seguirla con occhi ancora divertiti.
Lydia prese velocemente un jeans, una maglietta e una felpa, e si recò di nuovo velocemente in bagno.
«Hai messo la maglietta al contrario.» le fece notare Zayn quando passò davanti a lui.
«Fa’ niente.» riuscì a dire lei, ancora troppo in imbarazzo per guardarlo, chiudendo la porta.
Si lavò e si vestì il più in fretta possibile, o avrebbe fatto davvero tardi.
«Sei pronta?» le domandò Zayn per le seconda volta, aspettandola sotto lo stipite della porta d’ingresso.
«Ho finito, ho finito, lo giuro. Un attimo.» si affrettò a dire mentre si metteva il mascara.
Poco dopo Zayn la vide andare avanti e indietro per la casa mentre metteva delle cose in borsa. Poi, finalmente, si parò davanti a lui, sorridendo come per scusarsi sotto il suo sguardo da finto severo.
«Mi hai fatto fumare due sigarette.» la rimproverò.
«Scusa.» mormorò lei, sempre con quel sorriso.
Zayn girò la faccia prima di farsi beccare mentre sorrideva. «Andiamo.»
«Oh, no, aspetta! Ho dimenticato il lib-  Zayn! Mettimi giù!»
Il moro iniziò a scendere le scale con lei portata su una spalla, mentre la sentiva colpirgli scherzosamente la schiena.
«Mettimi giù!» ripetè lei, cercando di essere seria.
«No.» rispose lui. «Tra l’altro, hai indossato i jeans che io ti avevo proibito di indossare.»
La sentì sbuffare. «Questi jeans non mi valorizzano un bel niente. Il mio sedere non c’è neanche più.»
«Oh, il tuo culo c’è sempre.» le diede uno schiaffo sui glutei. «Vedi?»
«Hey!» lo richiamò Lydia, colpendolo sulla schiena.
Quando arrivarono al garage, Zayn la mise finalmente giù e Lydia dovette appoggiarsi al muro per cercare di non cadere. Troppo sangue alla testa. Quando si riprese, colpì scherzosamente il suo ragazzo mentre lui si scansava.
Zayn uscì la sua moto e fece indossare il casco a Lydia, facendola salire e mettendo poi in moto, guidando verso scuola.
Il moro si fermò fuori l’entrata del cortile, proprio mentre l’ultima campanella invitava gli alunni ad entrare nell’edificio.
Lydia scese dalla moto togliendosi il casco. «Giusto in tempo!» disse, mentre si aggiustava i capelli.
«Già…»
«Grazie del passaggio.» gli regalò un sorriso prima di voltarsi per avviarsi verso l’entrata.
«Credo che tu abbia dimenticato qualcosa.» gli disse Zayn.
Lydia si voltò. «Oh, be’, se qualcuno non mi avesse costretta ad andarmene con forza prima d-» ma non riuscì a finire la frase che Zayn la zittì con un bacio, tenendo il suo mento tra l’indice e il pollice.
Un bacio quasi accennato, sentito e dolce come tutti gli altri. Lydia riuscì quasi a rilassarsi da quello strano nervosismo che il suo corpo emanava, ancora per via di quei ricordi di quella notte.
«Non ti riferivi al libro…» sussurrò imbarazzata, mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Decisamente no.»
«Okay… ehm… i-io vado.» balbettò ancora, sorridendogli come aveva fatto prima.
Zayn la salutò e lei si avviò, questa volta per davvero, verso la scuola, entrando in tempo nell’edificio.
Con passo svelto andò nell’aula di storia, sedendosi accanto a Grace che sembrava non avesse notato ancora la sua presenza.
«Ciao Grace.» la salutò, sorridendole.
«Oh, ciao… Lydia.» il suo, di sorriso, sembrò quasi morirle sulle labbra quando la guardò.
«Cosa c’è?» domandò Lydia.
«Sei… ehm… dimagrita di parecchio. Cosa ti è successo?»
«Oh… un brutto virus. Sono stata male questa settimana, è per questo che non sono venuta.»
«Guarda caso da quando frequenti quello lì…» sussurrò Grace, guardando di nuovo davanti a sé.
«Cosa?»
«Niente.» rispose la ragazza.
A Lydia iniziò ad infastidire questo suo comportamento. «Mi dici qual è il tuo problema?» cercò di non essere troppo sgarbata, in qualche modo.
«Vuoi sapere come la penso? Che da quando hai iniziato a frequentare quel Malik sei diventata molto strana. Sei una delle poche ragazze con una testa sulle spalle in questa scuola e sembra che tu l’abbia persa completamente, o che qualcuno te l’abbia… offuscata con le sue parole. Sappiamo tutti cosa ha fatto, cosa fa e ciò che combina con le ragazze. Chi ti dice che non voglia prenderti in giro? Non posso credere che tu ci sia cascata subito.»
Lydia non riuscì quasi a credere a ciò che le sue orecchie avevano sentito. Non aveva mai visto Grace così arrabbiata e dura nei confronti di chiunque e proprio non riusciva a capire perché provasse così tanto disprezzo nei confronti di Zayn. Non lo conosceva neanche e, come le aveva già detto l’altra volta, si lasciava condizionare troppo dalle voci che c’erano in giro su di lui. Lei, in passato, si, le aveva ascoltate ma non ci aveva mai creduto fin infondo, proprio perché sapeva che alla gente piaceva sparlare, sparlare e ancora sparlare, infangando gli altri.
Quando stava per risponderla, la professoressa entrò in classe, invitando tutti a fare silenzio così da iniziare la lezione.
Non prestò molto attenzione alle parole della docente, e forse sbagliava perché aveva molto da recuperare, ma non potè farci nulla. Le parole di Grace le ronzavano ancora in testa e in un primo momento sentì il sangue ribollirle nelle vene. Se l’avesse risposta in quel momento, forse avrebbero litigato di brutto e l’avrebbe risposta molto male. Poi, però, pensò al lato positivo di quelle parole e del gesto che l’aveva spinta a dirle quelle cose.
Lydia pensò che Grace le avesse detto quelle cose perché, infondo, le importava di lei e si preoccupava, e non potè fare altro che apprezzarlo, anche se quelle parole non davano onore a quel che in realtà era Zayn. Ma gliel’avrebbe fatto capire, prima o poi, anche se a Zayn neanche importava il suo pensiero, come quelli di tutti gli altri a scuola.
Aveva capito che lui, col tempo, aveva imparato a fregarsene davvero di tutti, senza imporsi l’obiettivo di farli ricredere, in qualche modo. Si chiedeva, però, se di queste voci così brute, lui ne avesse un po’ sofferto.
Quando suonò la campanella, aspettò che tutti gli altri uscissero e quando Grace si alzò, Lydia si parò davanti a lei.
«Non so di preciso perché tu ti interessi così tanto a me, ma credimi, apprezzo davvero questo tuo gesto perché nessuno, in realtà, l’ha mai fatto. Oltre la mia migliore amica e un’altra persona. E quella è Zayn. So che circolano così tante voci su di lui da perdere il conto, ma ti chiedo ignorarle e ascoltare le mie parole. Lui si interessa davvero a me e mi ha dato così tante certezze da lasciar che io mi fidassi al 101% di lui. Non è come tutti i ragazzi, e si, forse in passato qualche sbaglio l’ha fatto, con qualche ragazza si è divertito, ma mi rispetta. L’ha sempre fatto, dalla prima volta che ci siamo conosciuti e mi protegge da chiunque e da qualsiasi cosa, continuamente. Ci tiene davvero a me, e sono sicura di questo perché mi tratta come non ha mai tratto nessuna. E mi dispiace che tu ti lasci condizionare da ciò che dicono, non posso neanche darti una prova di ciò che dico, ma sono comunque dimostrazioni che riguardano me e lui, e non il resto che ci circonda, perché non abbiamo bisogno di dimostrare niente a nessuno.» la vide premere le labbra insieme e abbassare lo sguardo, così prese un respiro profondo e continuò. «Ti chiedo solo di non badare a ciò che dicono. Ma non solo su Zayn, su chiunque. E non preoccuparti per me, anche se, ripeto, lo apprezzo tantissimo.» sorrise. «Zayn mi fa sentire davvero speciale.» e non era mai stata più sincera di così.
Grace alzò lo sguardo e sospirò. «Quindi sei stata davvero malata questa settimana?»
«Si.»
«Non è che Zayn ti ha proibito di mangiare…»
«No! Assolutamente!» rispose. «Anzi, mi sta addosso per assicurarsi che io lo faccia.» ridacchiò. «Ho solo avuto un brutto virus che mi ha scombussolato un po’ lo stomaco, tutto qui.»
La ragazza la guardò per qualche secondo e con un ennesimo sospiro, sembrò arrendersi. «Okay, va bene. Suppongo che… visto che sei una ragazza con la testa sulle spalle, per stare con lui… un motivo ci sarà.»
Lydia sorrise e allargò le braccia, dove poi l’amica ci si fiondò, dandosi un lungo abbraccio.
«Grazie per preoccuparti per me. E’ carino da parte tua.» mormorò Lydia.
Grace si staccò, sorridendole. «Figurati.» mormorò a sua volta. «Adesso vado che se no faccio tardi a lezione.»
«Okay.» disse Lydia, sorridendole un’ultima volta prima di uscire insieme dall’aula e prendere strade diverse.
Si avviò verso il suo armadietto per scambiare qualche libro e quaderno per le ore successive.
«Devo chiamarti “Lydia Malik” d’ora in poi?»
Lydia chiuse appena l’anta dell’armadietto vedendo Harry Styles, appoggiato agli altri, che le sorrideva.
Indossava un maglioncino color cobalto e un tempo lo adorava vederglielo indosso perché risaltava il colore vedere dei suoi occhi.
Ridacchiò. «Solo “Lydia” va benissimo.»
«Oh, be’, mi sento onorato ad essere oramai quasi l’unico a chiamarti così.»
«Sanno tutti che sto con Zayn?» domandò ingenuamente.
«Le voci corrono.» le rispose Harry.
Lydia istintivamente si guardò attorno e si scontrò con gli sguardi degli altri studenti presenti in corridoio che sembravano squadrarla dalla testa ai piedi. Potè rendersi conto di come le cose fossero cambiate: fino a poco tempo fa, nessuno sembrava sapere della sua esistenza, persino Harry che adesso, stranamente, le rivolgeva la parola; e adesso, tutti la conoscevano, etichettandola come “la ragazza di Zayn Malik” o come riportato dal riccio accanto a lei “Lydia Malik”. Era così strano. Si sentiva a disagio sotto quegli sguardi. Sembravano volessero farla bruciare in quell’istante.
«Chissà come sarebbero andate le cose se non fossi stato così cieco in questi anni…» disse il riccio.
Lydia chiuse l’armadietto, guardandolo confusa. «Che intendi?»
«Se ti avessi notata come invece tu hai fatto con me, forse adesso ci sarebbe il mio cognome vicino al tuo nome.»
Lei proprio non riusciva a capire quelle parole piene di attenzioni che solo adesso le stava confessando. Insomma, perché? Certo, le facevano piacere, ma non le facevano perdere la testa come invece faceva Zayn anche solo con un “ciao”.
«Oh… be’… credo che, insomma, se le situazioni sono queste… è perché… le cose dovevano andare così, non credi? Che io e te, infondo, dovevamo essere solo… amici.»
Harry sorrise, nascondendo quasi uno strano divertimento. «Amici, mh?»
Lydia alzò le spalle, premendo le labbra insieme.
Il riccio si compose meglio sul suo posto, porgendo poi una mano verso di lei. «Okay, amici.»
Lei sembrò quasi esitare a stringergli quella mano, tanto che la guardò per due secondi in silenzio. Poi lo fece e sentì un calore intenso, quasi come se si stesse bruciando.
A sciogliere quel contatto fu Harry, che le sorrise di nuovo e «Ci vediamo in giro, amica.» le disse, voltandosi per andarsene.
«Harry, aspetta!» lo fermò.
Lui si voltò di nuovo. Sembrava aspettare quel richiamo.
«Puoi dirmi a cosa e a chi ti riferivi quando mi dicevi di “stare attenta”?» era da tanto che voleva fargli quella domanda.
«Oh, lascia perdere. Non volevo intendere niente. Infondo, se devi stare lontana da qualcosa o da qualcuno, sarai tu a capirlo e non di certo io, giusto?»
«Si… ehm… giusto.»
Il riccio la salutò con un cenno di mano e prima che si confondesse tra gli studenti, si voltò di nuovo «Oh, e mangia, Lydia» le disse, lasciandola, di nuovo, perplessa e piena di dubbi, come ogni volta che parlava con lui.
Doveva ancora riuscire a capire perché quel ragazzo la confondesse così tanto, mettendole altri pensieri in testa, e perchè solo adesso la gente iniziava a preoccuparsi per lei quando mai l’avevano fatto.

 
—— ❀ ————
 
Fu una vera sorpresa per lei quando a pranzo riuscì a mangiare tutto il suo pasto.
Era entrata in mensa con la vera intenzione di mangiare, perché aveva davvero fame.
Mangiò anche una mela, sotto il richiamo di Grace che le aveva chiesto perché sorridesse guardando quel semplice frutto. Forse l’aveva presa per pazza, ma Lydia aveva semplicemente ricordato quando, tempo fa, Zayn gliene portasse una affinchè la mangiasse, visto che non aveva toccato il suo piatto.
Avevano passato quella pausa a parlare di qualsiasi cosa, esprimendo i propri pareri su alcuni libri che avevano letto e sul futuro in generale.
Lydia aveva anche provato ad ignorare quei continui sguardi degli altri, soprattutto quello di Lola, seduta a qualche tavolo poco distante dal suo, che sembrava disprezzarla per davvero con quegli occhi. Si chiedeva il perché di così tanto… odio nei suoi confronti. Le aveva sempre assicurato che con McCall non c’era mai stato nulla e adesso era… acqua passata. Ma comunque, provò ad ignorarla, così come a tutti gli altri, grazie a Grace che con le sue parole la distraeva facilmente da ciò che la circondava.
L’amica la lasciò prima dal previsto e Lydia si ritrovò sola al suo tavolo. Per tutto il tempo si era chiesta dove fosse finito Louis, visto che oramai pranzavano sempre insieme.
Iniziò a leggere qualche pagina del suo libro prima di chiuderlo di scatto e scappare, letteralmente, dalla mensa.
Quegli sguardi erano impossibili da sopportare, soprattutto per una come lei che non era mai stata al centro dell’attenzione e odiava esserlo. E poi, non capiva cosa ci fosse di strano nel fatto che “Zayn Malik” avesse una ragazza. Forse non la vedevano adatta a lui? Un tempo anche lei lo pensava, tutti i giorni, ma aveva imparato a fregarsene visto che ogni volta che era insieme a lui, Zayn non gli dava modo di pensare ad altro che a quanto stessero bene.
Si rifugiò in bagno, poggiando la borsa sul lavandino, prendendo un lungo respiro, come a voler cercare di scrollarsi di dosso tutti quegli sguardi che sentiva ancora su di sè.
Si guardò allo specchio vedendo come si fosse ridotto il suo stato attuale dopo quelle ore scolastiche. Si aggiustò i capelli e rimediò un po’ al trucco con le dita, maledicendosi per non aver portato almeno la matita con se. Non le era mai importato del trucco o di come apparisse, ma da quando stava con Zayn voleva essere sempre un po’ più carina per i suoi occhi, anche se oramai l’aveva vista già di prima mattina e forse in situazioni peggiori.
Mentre frugava nella borsa nella speranza di trovare qualsiasi traccia di trucco, si fermò di scatto a causa di alcuni rumori provenienti da una delle cabine del bagno. Pochi secondi dopo, quei rumori si trasformarono in gemiti sempre più intensi che la fecero arrossire per l’imbarazzo e scappare, di nuovo, da quelle mura mormorando di continuo «oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio.» col capo basso.
Quando riuscì ad oltrepassare la porta d’ingresso, si scontrò con qualcuno. «Scusa, io- Zayn.» mormorò sorpresa.
«Ciao.» le disse il moro.
«Tu… ehm, non sei entrato stamattina, come hai fatto a…»
«Ho le mie scorciatoie.»
Quei rumori si fecero sentire ancor di più e l’imbarazzo di Lydia aumentò, visto che c’era anche Zayn davanti a lei.
«Ci spostiamo? Si? Si. Okay.» balbettò, prendendogli la mano e allontanandolo dal bagno.
Zayn la costrinse quasi a fermarsi, mentre rideva, e la fece voltare verso di lui. «Guarda che li ho già sentiti prima che ti trovassi.»
«Oh, bene. Benissimo. Fantastico, no? Bene, si.»
Il moro non potè fare a meno di ridere. «Okay, prendi un respiro profondo adesso.»
Lei lo fece, imbronciando appena le labbra mentre lo guardava ancora, però, in imbarazzo. Odiava sentirsi così… inesperta e sull’orlo di andare a fuoco ogni volta che si parlava di sesso. Avrebbe voluto conoscere più cose, così da non sembrare una totale stupida o una… bambina agli occhi di Zayn. Forse lui aveva bisogno di una ragazza che addirittura lo provocasse un po’ e lei ci pensava a farlo, ma proprio non ci riusciva. Se fosse esistita una scuola di “provocazione” si sarebbe iscritta subito. Avrebbe voluto comunque provare anche lei quella sensazione di dominio, cosa che invece possedeva sempre e solo Zayn. Non che le dispiacesse perché adorava come lui la facesse sentire, ma si chiedeva se anche lui ne sentisse il bisogno. Un bisogno che forse molte ragazze in passato erano riuscite a dargli, anche solo con un semplice bacio…
«Bene.» mormorò il moro. «E tanto perché tu lo sappia…» portò una mano alla base della sua schiena, avvicinandola a sé, dandole poi un bacio sulla fronte. «le sue urla…» un bacio sulla tempia. «non sono neanche paragonabili…» un bacio sulla guancia. «ai tuoi sospiri…» un bacio proprio sotto l’orecchio, dove sapeva che quello era il suo punto debole. Infatti, Lydia si morse il labbro per cercare di non farsi scappare nessun tipo di gemito o sospiro per dargliela vinta. Quel tipo di battaglia non era mai riuscita a vincerla.
«Ai tuoi gemiti…» le soffiò sulla pelle, scendendo lentamente sul suo collo, senza però baciarlo. A Lydia le vennero i brividi e aspettava che quelle labbra la toccassero, che riempissero a pieno quella sensazione di extacy.
«Alla tua voce che mormora il mio nome…» dopo quel sussurro, le baciò finalmente il collo, in quel modo che sapeva come farla uscire fuori di testa. Lydia non sapeva neanche come si stesse tenendo ancora in piedi.
«Che mi implora di continuare…»
Lydia aveva perso completamente la lucidità e cedette a quelle sue ultime parole, baci e brividi, facendo uscire dalla sua bocca un dolce sospiro che sfiorò l’orecchio di Zayn.
Lui, istintivamente, strinse appena il tessuto della sua felpe, mordicchiandole appena il collo. Sentirla così debole ad ogni suo tocco lo faceva sentire così potente e gli veniva quasi da sorridere perché lei proprio non si rendeva conto che era lei a tenerlo in pugno. Come in quel preciso istante, che lei con un semplice sospiro lo stava facendo perdere la lucidità che si imponeva invece di mantenere.
Si costrinse a smettere di baciarla, di toccarla, o sarebbe stato in grado di portarla in un’aula vuota e ripetere ciò che le aveva fatto quella notte.
Alzò il viso dal suo collo e si morse il labbro per cercare di trattenere il suo sorriso vedendo Lydia ancora con gli occhi chiusi, quasi sporta verso di lui come se fosse ancora coinvolta, che aspettasse un suo bacio. Poi aprì gli occhi e il rossore sulle sue guance non tardò ad arrivare. La sua aria così innocente lo faceva impazzire.
«Dio, che cosa sei…» mormorò quasi frustrato, e divertito, ancora con quel sorriso sulle labbra.
Lydia ricambiò il suo sguardo per un po’, ancora rintontita e solo quando si riprese davvero del tutto, gli mise una mano sul viso. «Smettila di guardarmi così.» sussurrò imbarazzata.
Lui rise, dandole un bacio sul palmo prima che lei la spostasse. «Com’è andata la tua giornata scolastica?»
«Oh, ehm… tutto sommato bene. Ho molto da recuperare però credo sia facile perché tempo fa lessi già qualche capitolo degli argomenti successivi,» disse, sotto il commento di Zayn «ovviamente», «quindi dovrei farcela. Oh, e ho mangiato tutto a pranzo.»
«Davvero?»
«Si.» affermò, contenta. «Ed era quasi tutto buono. Ti direi di chiedere a Louis, ma non si è presentato a mensa e non so dov’è. Se vuoi, puoi chiedere a Grace. Era con me.»
«Nah, ti credo.» le disse, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Ti sei tagliato la barba.» notò lei, mettendogli appena un po’ di broncio. Era contraria al fatto che se la tagliasse. Le piaceva che fosse un po’ più lunga del solito, gli davano un’aria… rude che a lei stranamente affascinava.
«Già,» disse Zayn toccandosela. «l’ho accorciata un po’. Sono bello lo stesso, no?»
Lei ridacchiò. «Si, lo sei.» gli disse, giocando con i risvolti della sua maglietta nera. «Oh, sai adesso come mi chiamano? “La ragazza di Zayn Malik” o anche “Lydia Malik”.»
Zayn sorrise. «A quanto pare il mio intento di quando ti baciai fuori scuola è riuscito.»
«E’ così strano.» ammise Lydia.
«Cosa?»
«Be’… prima non mi conosceva nessuno e adesso  tutti sanno chi sono e… un po’ mi mette a disagio questa cosa.»
Il moro alzò un sopracciglio. «Qualcuno ti ha infastidita?»
«No, no.» si affrettò a dire lei. «E’ solo… il modo in cui mi guardano è… non lo so. E’ davvero così strano che “Zayn Malik”» mimò le virgolette con le dita. «abbia una ragazza?»
«Piccola, è strano anche per me.» ammise il moro.
Lei ridacchiò ancora. «Ma… insomma, è come se non ti avessero mai visto con una ragazza.»
«Be’, in effetti è così.»
Lydia si corrucciò. «Non ti hanno neanche mai visto con… una di quelle ragazze con cui tu…»
«Ci stavo solo per quello, Lydia. Non le ho mai baciate in pubblico, non le ho mai prese per mano, non le accompagnavo in classe o parlavo con loro vicino agli armadietti. E’ per questo che ti ritengo la mia prima ragazza, perché sei la prima con cui… faccio e mi sento di fare queste cose. Sei una sorta di prima volta in… tutto.»
Lei si mordicchiò il labbro inferiore dall’interno, sorridendogli appena timidamente, grata per quelle ennesime conferme che le aveva riservato. Quelle parole abbattevano quelle ennesime insicurezze che custodiva dentro di sé, facendola sentire quasi… forte. Si sentiva realmente così solo quando era al suo fianco.
Abbassò il capo riprendendo a giocherellare con i risvolti della sua maglia, sentendo poi una sua mano accarezzarle dolcemente i capelli.
«Però, ehm… Lydia Malik mi piace. Suona bene.» disse, alzando di nuovo il capo incontrando i suoi occhi castani.
«Si…» mormorò il moro. «Suona bene…» le sorrise appena.
Quel loro momento fu interrotto dal rumore di alcuni passi.
«Louis.» disse Lydia, guardando dietro Zayn.
«Raggio di sole.» la salutò. «Bel moretto.» salutò l’amico.
«Bel moretto.» ripetè Zayn tra sé e sé, ridendo appena per quel nuovo soprannome che il suo migliore amico gli aveva dato.
«Perché non sei venuto in mensa?» chiese Lydia.
«Oh, non avevo molta fame e avevo un po’ di cose da fare.» alla fine della frase guardo l’amico che subito intuì.
Lei inarcò appena la testa di lato, guardando lo stato dei suoi capelli, ridacchiando. «Hai i capelli tutti spettinati.» gli disse e si sporse verso di lui, iniziando ad aggiustarli.
«Voi ragazze e il vostro vizio di stringere i capelli…» sussurrò Louis tra sé e sé.
«Già…» disse Zayn.
Lydia non capì subito il suo commento, poi quando guardò dietro di lui, vide uscire dal bagno una ragazza, scombussolata quanto lui. A quel punto intuì.
«Tu… eri tu in bagno!»
«Beccato.» ammise lui, col solito sorrisetto buffo di sempre.
«Ew, Louis!» disse lei, assumendo un’espressione che fece ridere i due amici.
«Non sono io quello che urlava e poi perché hai smesso di aggiustarmi i capelli? Non mi è mica venuta in testa.»
«Louis!» lo richiamò, colpendolo sul braccio.
«Ti sto solo dicendo la verità.» si giustificò. «Che poi quel cesso è così stretto che non ho potuto fare tante di quelle posizioni che avrei volut-»
«Okay, bene, io vado.» si voltò subito verso Zayn. «Ci vediamo, ehm, dopo.» gli disse, dandogli un veloce bacio sulle labbra, facendolo divertire ancor di più per quella sua reazione.
Zayn la guardò scomparire dietro l’angolo del corridoio sotto i gemiti femminili che Louis gridava per farla, letteralmente, scappare.
«La tua ragazza è uno spasso. Io mi divertirei ogni giorno a prenderla in giro in questo modo.» disse Louis.
Il moro ridacchiò. «Si, un po’ lo faccio anch’io.»
Louis circondò le spalle del suo migliore amico con un braccio. «Allora, fratello, andiamo a vendere un po’ di roba a questi sfigatelli di questa scuola?»
«Si, andiamo.» rispose Zayn, posando un braccio dietro la schiena.
«Comunque devo averla fatta godere proprio tanto a quella. Mi ha stonato un orecchio.»
Il moro scosse il capo sorridendo. «Si, Louis, si.»

 
—— ❀ ————

 
Zayn prese Lydia trascinandola, letteralmente, via dalla riserva a dai suoi libri.
Dopo scuola l’aveva portata lì perché, se fossero andati a casa loro, Louis si sarebbe annoiato visto che non possedeva nessun videogioco o anche solo una televisione. Così i due amici si erano messi in salotto a parlare e giocare mentre Lydia si era messa in cucina a studiare, sommersa dai libri. E c’era stata per ore, tanto che il moro si era stancato di vederla in quello stato e l’aveva presa portandola in macchina, contro il suo volere.
«Zayn, devo finire di studiare!»
«Cazzo, sei su quei libri da ore. Hai bisogno di una pausa.» quasi la rimproverò mentre chiudeva la porta della macchina. In quel momento salì anche Louis, mettendosi sui posti dietro.
«Ma io non sono stanca.»
«Be’, io si. Guardarti ogni tanto su quei cosi è stancante, quindi ho bisogno di una pausa e tu la farai con me.»
«Ma-»
«Adesso basta, Parkins! Devi smettere di studiare così non diventare supermegaintelligente da riuscire ad insultarmi con parole difficili che non riesco a comprendere e di conseguenza non riuscirò a risponderti con un insulto bestiale e riuscire a farti piangere, capito?!... CAZZO!» le urlò Louis usando un tono che si userebbe contro una bambina.
Lydia non capì il senso del suo rimprovero, ma abbassò il capo mordendosi il labbro per cercare di non scoppiare a ridere, nonostante non avesse capito molto bene ciò che aveva detto, ma la sua faccia era impagabile.
Anche Zayn ridacchiò appena, guardandolo confuso tramite lo specchietto retrovisore. «Grazie… ehm, amico.»
«Figurati.» rispose calmo lui. A volte si chiedeva come facesse a non ridere delle sue battute, che avessero senso o meno.
Il moro guardò Lydia e lei si coprì la faccia con le mani soffocando la sua risata.
Mise in moto l’auto. «Andiamo a prenderci un frullato.» disse poi.
Lydia si compose meglio sul suo posto. «Okay.» disse contenta. Lo era. Aveva voglia di gelato e si, aveva fame.
«Okay?!» urlò Louis. «OKAY?! Prima ti stavi scannando con Bel Moretto perché volevi assolutamente studiare e adesso te ne esci un insulto “okay”?!» si finse arrabbiato.
Lei si girò verso di lui. «Okay Tomlinson, qual è il tuo problema?!» urlò a sua volta, stando al gioco.
«Tu hai appena alzato la voce con me
«Io alzo la voce con chi mi pare e piace.» rispose a tono.
«Oooohhh, questa è la mia ragazza.» rise il moro.
«Come osi farla parlare così con me? Cazzo, difendimi, amico.» disse Louis.
«Hai più di 18 anni, puoi difenderti anche da solo, ormai.»
«Sei proprio un amico di merda, lo sai?»
«Ti voglio bene anch’io.»
«La tua ragazza» iniziò, appoggiandosi al sedile di Zayn. «è facile da ammaliare.»
«Non è affatto vero!» protestò Lydia.
«Non hai portato avanti la tua protesta per un cazzo di frullato, raggio di sole. Questo fa di te una debole.» guardò poi Zayn dello specchietto. «Sarebbe in grado di travestirti da donna e scambiarti… che cazzo ne so, per cinque cammelli.»
Il moro scosse il capo, mentre guidava per quelle strade illuminate dai lampioni.
«Non lo venderei mai per cinque cammelli... per dieci si.» disse Lydia, trattenendo una risata.
«Hai visto? Che ti dicevo!» urlò Louis.
Zayn si voltò di scatto verso di lei, facendosi quasi contagiare da quel sorriso trattenuto e allungò una mano per cercare di darle dei pizzicotti mentre lei si spostava facendosi sempre più vicina allo sportello.
La sua risata risuonò per tutta la macchina, contagiando anche l’amico dietro di loro. «Scherzavo, scherzavo!» si affrettò a dire lei.
«Attento, potrebbe farlo davvero.» lo avvertì Louis.
«A te ti venderei per tre cammelli.» scherzò Lydia.
«Oh, andiamo! Sono troppo bello per essere venduto per tre fottuti cammelli.»
«Amico, non ne vali neanche uno. Accetta la realtà.» disse Zayn.
«Ma vaffanculo.»
Risero per tutto il tragitto, anche quando presero le bibite: Lydia un frullato al cioccolato, come Zayn sospettava, e i due amici due birre. Girarono per quei vicoli per un po’, finchè non si fermarono in un parcheggio e restarono semplicemente a parlare. Lydia ascoltò ogni racconto dei due amici, ridendo insieme a loro, e per un momento non potè fare altro che pensare e rendersi conto che era… davvero felice, come forse mai lo era stata.
Poco dopo, Louis chiese all’amico di accompagnarlo e casa e quando furono sotto il suo palazzo, li invitò a salire.
«Non mi sembra il caso.» disse Zayn.
«Oh, si invece. Avanti, questione di minuti.»
Il moro stava per controbattere ancora, ma l’amico si recò allo sportello del passeggero, prendendo quasi Lydia con forza.
Lei scesa, confusa, implorandolo quasi si farlo anche lui con gli occhi. Sapeva, oramai, quanto fosse timida e il pensiero di conoscere nuove persone la imbarazzava ancor di più.
Con malavoglia, scese, chiuse l’auto e si avvicinò subito alla sua ragazza, prendendole la mano.
Sentiva il suo nervosismo attraverso quel contatto e quando furono fuori la porta di casa Tomlinson, la guardò. «Tranquilla,» le sussurrò. «tanto piaci a tutti.» le sorrise.
Lei sorrise appena, stringendo la sua mano e lui le accarezzò il dorso con il pollice per infonderle sicurezza.
Lydia riuscì a rilassarsi sotto quel semplice e delicato tocco.
La porta si aprì, mostrando una piccola bambina dai capelli biondi e gli occhi azzurri con una magliettina bianca e un pantalone rosa.
«Chi ti ha detto di venire ad aprire la porta?» la richiamò Louis.
«Mamma.» rispose la bambina.
Louis sospirò. «La prossima volta non starla a sentire.»
La piccola si spostò facendo entrare i tre amici e non perse tempo a guardare Lydia. Louis si mise di lato guardando quel piccolo spettacolo.
«Se ti guarda in questo modo, ha due intenzioni: o sta ammirando la tua bellezza, o vuole farti qualche scherzetto.» le disse Louis. «Lottie, parla.» quasi ordinò alla sorella.
Lottie restò a guardarla ancora per un po’ e la sua espressione non cambiò di una virgola. «Sei bella.» disse infine.
«Sei salva.» disse Louis.
Lydia ridacchiò. «Grazie, Lottie. Anche tu lo sei. Io, ehm… sono Lydia.» si accovacciò appena per darle la mano, che la piccola poi dopo strinse, mormorandole un semplice “ciao”.
Lotti guardò poi Zayn facendogli una linguaccia e scappò in una stanza dove da lontano si vedeva un bambino seduto a terra circondato da giocattoli.
«Ciao anche a te, Lottie.» disse Zayn.
Lydia lo guardò confusa e divertita allo stesso tempo.
«Quella bambina mi odia.» spiegò il moro.
«Perché?»
«Sono stato il suo incubo, per un po’…»
«Lo dimenticherà.» disse Louis.
Lei non capì quella loro conversazione, ma preferì non chiedere. «Hai anche un fratellino?»
«No, quello è il figlio della mia vicina che dovrebbe essere qui.» spiegò e infatti la risata della signora quasi risuonò per tutta la casa. «Appunto.»
La casa di Louis sembrava essere molto piccola: l’entrata dava già sul corridoio che sembrasse collegare ogni stanza e sulla sinistra, infondo, c’era la stanza dove c’era Lottie e il suo amichetto e poi altre due porte, forse una di quelle era la stanza di Louis; invece, sulla sinistra, infondo si vedeva la cucina, un’altra porta nell’angolo e un’altra di fronte alla porta d’entrata. Non era arredata molto: tre quadri appesi in tutto quel lungo corridoio e le mura erano di color giallo ocra, con qualche scritta qua e là, forse per opera di Lottie. Ma comunque, sembrava confortevole per una piccola famiglia.
Louis li guidò verso la cucina, che si rivelò anch’essa molto piccola, dove al tavolo c’era seduta una signora, molto in carne, che sembrò non notare la loro presenza finchè non lo fece l’altra donna, che doveva essere la mamma di Louis.
Era alta, un po’ in carne, occhi azzurri e capelli castano chiaro, dello stesso colore del figlio. Teneva in braccio un altro bambino, che sembrava essere sull’orlo di un pianto.
«Mamma, quante volte ti ho detto di non far aprire la porta a Lottie?» la richiamò Louis.
«Ero un po’ occupata.» gli fece notare, guardando gli amici dietro di lui. «Zayn!» esclamò non appena lo vide.
Il moro sorrise. «Ciao Johannah.»
La donna diede in braccio a Louis il bambino, avvicinandosi poi a Zayn. «Da quanto tempo! Sei quasi diventato un uomo, ormai.»
«Già…» mormorò lui, mettendole una mano sulla spalla.
Johannah fu sorpresa di quel contatto e quando lo guardò di nuovo, Zayn acconsentì con la testa, come a darle una conferma a quella silenziosa domanda.
Non perse tempo ad abbracciarlo. «Sono davvero contenta per te, Zayn. I tuoi genitori ne sarebbero molto fieri.» mormorò.
Zayn ricambiò appena, non abituato a momenti così. Non riuscì neanche a rispondere a ciò che le aveva detto. Le sorrise solo quando si staccarono, ringraziandola in quel modo.
L’attenzione della donna passò poi a Lydia, che era rimasta tutto il tempo a guardare quella scena intenerita, sorridendo all’evidente imbarazzo di Zayn.
«Lei è Lydia.» la presentò Zayn.
«Oh, Lydia.» ripetè quasi sorpresa la donna. «E’ davvero un piacere conoscerti.» le disse, porgendole la mano.
Lydia ricambiò quella stretta. «Il piacere è tutto mio, signora.»
Johannah sorrise. «So che sei riuscita a mettere la testa a posto a questo ragazzo.» indicò Zayn accanto a sé.
Lei ridacchiò appena, sotto lo sbuffo divertito del suo ragazzo. «Be’, non ho fatto granchè…»
«Mamma sta per piangere. Mamma sta per piangere. MAMMA!» disse quasi spaventato Louis, mentre metteva in braccio alla mamma il suo fratellino.
Quando il bambino fu nelle braccia della madre, Zayn si allontanò subito, quasi nascondendosi nell’oscurità del corridoio.
Lydia non potè neanche guardarlo, quasi a chiedergli con lo sguardo perché l’avesse fatto, perché la donna richiamò la sua attenzione.
«Questo è Jack.» lo presentò Johannah, cullandolo in modo che non piangesse.
Aveva gli occhi azzurri, di un azzurro davvero chiaro che Lydia quasi ci si perse in quelle iridi. I capelli biondissimi, il naso all’insu e le guance piene. Forse non aveva i capelli castani, ma i suoi lineamenti lo facevano assomigliare a suo fratello completamente.
Lydia giocò con la sua mano e il piccolo non perse tempo ad afferrare il suo dito, come a volerci giocare. Ridacchiò a quella visione e ci scherzò in modo che non piangesse.
Qualcuno da un’altra stanza chiamò Louis e Lydia lo vide allontanarsi un attimo per poi essere chiamata proprio da lui, dicendole che voleva presentarle una persona.
Lydia salutò con un sorriso imbarazzato la donna, andando verso Louis.
«Anche a te, Zayn.» lo chiamò l’amico.
Lei potè notare uno strano stupore sul suo viso e non ne capiva il perché.
Entrarono in una stanza accanto a quella dove c’erano Lottie e il figlio della loro vicina e lei vide un anziano seduto su una poltrona marrone che sembrava guardasse il vuoto davanti a sé. Aveva i capelli folti grigi, rughe oramai riservate a chi la vita l’ha vissuta più a lungo del previsto e le mani screpolate.
Quando si voltò verso di loro, Lydia potè vedere i suoi occhi: azzurri, color ghiaccio, ma non erano solo le sue iridi di quel colore, tutta la sclera.
Per un attimo ne rimase shockata a quella vista e l’anziano sembrò intuirlo, tanto che ridacchiò.
«Insano, vero?» le chiese.
Lydia ingoiò il vuoto, completamente imbarazzata. «Mi scusi, ehm… i-io-»
«Oh, tranquilla. Non preoccuparti, faccio questo effetto a molte persone.» sorrise. Un sorriso amaro.
«Lui è mio nonno, ed è cieco.» le sussurrò Louis.
«Finalmente ho l’onore di conoscerti, Lydia.» le disse l’anziano, alzando una mano affinchè lei la stringesse.
Lei in un primo momento non seppe cosa fare, poi si avvicinò e strinse quella mano.
«Oh, sei proprio un’adorabile ragazza, Lydia. Capelli ramati, occhi verdi… animo puro…»
Lydia guardò confusa l’amico, chiedendogli quasi con gli occhi come potesse sapere come fosse fisicamente se non riusciva a vedere.
«Riesce a vederti, però, con solo un tocco di mano e riesce a vedere ben oltre l’occhio umano.» le spiegò. «Energie oscure o pure. E’ uno dei tre Guardiani Anziani.»
«Oh.» riuscì a dire. «E’, ehm, un piacere anche per me conoscerla.»
«Dimmi, ragazza, quanto è difficile stare con un demone?»
«Oh, ehm… in realtà è più facile di quanto sembra.» disse sincera. Ed era davvero così.
Zayn restò dietro di lei, in disparte, cercando di assimilare a pieno quelle parole in modo che calmassero le sue insicurezze.
L’anziano continuò a tenere la mano di Lydia nella sua, per cercare di vedere ogni suo lineamento del viso che forse parlando l’avrebbero tradite mostrando in realtà ciò che pensava per davvero. Ma non accadde. Anche lui vide quanto fosse sincera e onesta. E non riusciva a lasciarla andare perché continuava a studiare quella grande forza, quell’energia che vedeva dentro di lei. Un’energia che solo molto tempo fa era riuscito a vedere.
«Vorrei parlare con Zayn. Da solo.» disse.
Lydia guardò confusa Louis e prima che potesse uscire dalla stanza, mormorò un veloce «arrivederci» sotto lo sguardo, ancora, sorpreso del suo ragazzo.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» domandò subito a Louis, preoccupata. «Se l’ho fatto non era mia intenzione, davvero, i-io-»
Louis le sorrise. «No, Lydia, tranquilla. Non hai fatto proprio nulla. Non preoccuparti.»
Prese un respiro profondo per cercare di scemare quella tensione e quel nervosismo che aveva addosso. Non era mai stata così in ansia nel conoscere qualcuno e il fatto che Louis le avesse rivelato che suo nonno fosse una persona molto importante nel mondo degli angeli celesti, non la aiutava affatto. Si chiedeva se gli avesse dato una buona impressione.
«Perché è cieco?» gli domandò ingenuamente. Una persona con così tanto potere come poteva esserlo?
«Un demone gli rubò la vista, tempo fa.» le disse.
«Oh… mi dispiace.»
«Tranquilla, è ancora uno spaccaculi.»
Lei sorrise e continuò a farlo quando Lottie si avvicinò a lei, prendendole la mano. «Vieni a giocare.» le disse.
Lydia guardò confusa Louis che sbuffò. Poi sorrise ancora. «Ehm, okay.»
La piccola la portò nella stanza dove era prima e si sedettero a terra, giocando con costruzioni e macchinine insieme all’altro bambino. Louis si unì a loro, infastidendo la sorellina e facendo una lotta con lei poco dopo, sotto lo sguardo divertito di Lydia.
L’amico, poi, vedendo quanto sua sorella si sentisse a suo agio con la sua amica, si dileguò, andando di nuovo nella stanza di suo nonno.
«Si, lo so…» sentì dire da Zayn, mentre chiudeva la porta alle sue spalle.
Il moro si voltò vagamente verso l’amico che subito lo affiancò, mettendogli un braccio attorno alle spalle. Poi si grattò imbarazzato la nuca. «E… il sesso?»
L’anziano corrucciò la fronte. «In che senso?»
«Be’… il sesso è sbagliato per… insomma-»
«Non le accadrà nulla se ogni cosa viene fatta con amore. E penso che ce ne hai messo un po’ in quello che avete condiviso.» quasi ridacchiò.
Zayn voleva sparire sul serio. «Già.»
«No, aspetta, cosa.» chiese Louis.
«Niente, amico.»
Louis restò a guardarlo per qualche secondo finchè non capì. «Wooh! Sei andato alla prima base del sesso, complimenti!»
«Smettila.» disse il moro.
«Be’, gliel’hai leccata con amore.»
«A quanto pare.» disse il nonno.
Zayn si trattene quasi dal ridere per cercare di non sentire il peso di quell’aria imbarazzante per lui. Parlarne anche davanti al nonno di Louis, con il quale non aveva rapporti oramai da anni, lo faceva imbarazzare ancor di piu’. Non aveva mai avuto imbarazzo nei confronti di nessuno, ma con quell’uomo era diverso.
Quando si rese conto di aver saputo abbastanza, uscì dalla stanza, mormorando un sentito e veritiero «grazie» prima di chiudere la porta. Louis gli disse che lo avrebbe raggiunto poco dopo.
«Dov’è Lydia?» chiese a Johannah quando fu in cucina. C’erano anche i due piccoli.
«Oh, è in qualche stanza a cercare di far addormentare Jack.» gli disse.
Zayn percorse di nuovo il lungo corridoio, andando nell’ultima stanza dove vide Lydia cullare tra le sue braccia il fratello di Louis che sembrava proprio non volersi calmare.
«Shh…» mormorò. «Okay…» tossì quasi appena. «Dreams are like angels... they keep bad at bay…» gli cantò, in un leggero sussurro mentre ancora lo cullava.
«Love is the light scaring… darkness away…»
E la vide sorridere mentre guardava il piccolo che piano si calmava e si lasciava cullare sia dalle sue braccia che dalla sua voce.
«I'm… so in love with you»
In quel sussurro cantato ci si perse anche Zayn, in quella frase che sembrava racchiudere ciò che di più vero avesse provato in vita sua. Non sapeva neanche perché la sentisse… sua, quella frase, ma era così. E per quanto semplice potesse essere, per lui non lo era. Era un mistero, sia dirlo che capirlo.
«Make love your goal…» cantò ancora, dandogli un leggero bacio sulla fronte mentre vedeva i suoi piccoli occhi chiudersi lentamente e la stretta della sua mano sul suo dito farsi sempre piu’ debole.
«The power of love… a force from above… cleaning my soul…»
Zayn si appoggiò alla porta, oramai incantato dalla sua voce, che sembrava essere quella di un angelo, e da quella visione… così semplice e allo stesso tempo meravigliosa, che si ritrovò a sperare di volerla vedere tutti i giorni. Ma sapeva, dentro di sé, che sarebbe stato impossibile.
«Bravo bambino…» sussurrò sorridendo, mentre con un dito gli aggiustava i capelli sulla piccola fronte.
Il moro restò a guardarla ancora per un po’, affascinato, poi scosse il capo come a riprendersi da quello stato di trance che lo aveva fatto sentire davvero in pace. La sua voce risuonava ancora nella sua testa, calmando quasi il demone dentro di sé.
«Lydia.» la chiamò.
Lei si voltò con calma, con l’espressione di chi è stato beccato in pieno in qualche crimine.
«Dobbiamo andare.» le disse.
«Oh, si.»
Zayn intuì il suo imbarazzo, così finse di essere arrivato in quel momento. «Si è addormentato?» si avvicinò.
«Si.» sorrise. «Vuoi tenerlo in braccio?»
«No.»
«Dai, non si sveglier-»
«No, Lydia.» disse più duramente, con voce ferma.
«Okay… scusa.» mormorò. Il moro vide il dispiacere nei suoi occhi.
Sospirò. «Andiamo.»
Lydia portò il piccolo da Louis, che piano lo prese in braccio. Non volle portarlo in cucina, c’era troppa puzza di fumo che avrebbe potuto infastidirlo e fargli male.
Lei e Zayn salutarono la madre di Louis, Lottie e un’ultima volta suo nonno, recandosi poi in macchina.
Dopo alcuni minuti di silenzio, Lydia parlò. «Tutto bene?» gli chiese.
«Si, perchè?»
«Sei… strano. Da quando hai parlato col nonno di Louis. Ti ha detto qualcosa che ti ha fatto preoccupare?»
«No, va tutto bene.» la rassicurò ancora.
«Okay…» mormorò. «Mi dispiace per aver insistito con Jack. Non volevo infastidirti in qualche modo.»
Il moro sorrise, aspettandosi proprio che lo facesse quando non ce n’era bisogno. «Va tutto bene. E’ solo che… sai, quando i bambini quando sono piccoli tendono a vedere ciò che gli adulti oramai non vedono più...»
«Oh… è per questo che Lottie ce l’ha un po’ con te? Perché vedeva il tuo demone?»
«Si…»
«Col tempo lo dimenticherà…»
Zayn sorrise ancora per quell’ennesimo incoraggiamento e le prese la mano che era sulla sua coscia, stringendola nella sua. «E tu lo dimenticherai?»
«Io lo dimentico ogni volta che mi guardi negli occhi.»
Lui aumentò quasi la stretta, come a volersi accettare che lei fosse lì, che fosse vera quanto quelle parole che le aveva confessato, e accarezzandole il dorso della sua mano, continuò a guidare per quelle strade poco illuminate.

 
—— ❀ ————

Lydia si svegliò guardandosi subito intorno e cercando di riprendersi almeno un po’.
Era nel salone, sul divano. Evidentemente si era addormentata mentre finiva di studiare. I suoi libri erano chiusi sul tavolino insieme ai quaderni. Forse li aveva sistemati Zayn quando lei era stata troppo impegnata a dormire.
Si stropicciò gli occhi e si alzò. «Zayn?» chiamò, mentre girava per la casa.
Non c’era.
Quando si avvicinò alla finestra, allarmata, lo vide infondo al molo, steso a terra mentre fumava una sigaretta.
Andò in camera e si circondò il corpo con l’enorme coperta, uscendo poi dall’appartamento, appannando la porta.
«Zayn?» lo chiamò ancora quando piano si avvicinò a lui.
Il moro alzò il capo, voltandosi verso di lei. «Lydia, fa freddo. Torna dentro.»
Lei si sedette accanto a lui, aggiustandosi la coperta. «No, sto bene. E ho questa.»
Zayn scosse il capo, sconfitto, come ogni volta e le fece appoggiare la testa sul suo braccio, stringendola poi a sé. Piegò le gambe in modo che lei potesse poggiare le sue su di lui, e sorrise vedendo che Lydia lo coprì con la coperta, pur sapendo che lui non soffrisse il freddo.
Restarono così, in silenzio, mentre Zayn finiva di fumare la sua sigaretta e Lydia lo guardava mentre lo faceva, chiedendosi perché quei suoi occhi fossero così preoccupati e a cosa stesse pensando. Cosa lo turbasse.
«Sicuro che è tutto apposto?» gli domandò.
«Si… si, tutto apposto.» disse lui.
«Se sei preoccupato per qualcosa… sai che puoi parlarne con me, vero?»
Lui sorrise ancora, guardandola. «Si, certo che lo so.» mormorò, gettando la sigaretta e dandole poi un bacio sulla fronte.
«Il nonno di Louis ti spaventa un po’? Perché ho visto che eri abbastanza nervoso nel vederlo.»
Zayn rise. «Non mi spaventa. E’ che… con lui ho un po’ di trascorsi. Da quando ha saputo che ero un demone, ha sempre cercato di convincere Louis di… togliermi di mezzo, perché sono un pericolo. E’ per questo che non andavo da anni a casa loro, per evitare qualche battibecco o scenata.»
«Oh…» riuscì a dire Lydia, stringendosi un po’ di più a lui. «Be’, avrà capito che non sei poi così malvagio, no?»
Sospirò. «Non lo so… non dà mai risposte concrete. Quell’uomo è così un tale mistero…»
Zayn intrufolò una mano sotto la coperta, iniziando ad accarezzare le gambe nude di lei, sorridendo soddisfatto quando intuì che le fossero venuti i brividi per quel leggero tocco. Ma comunque, non lo fermò.
«E’ così bello qui…» sussurrò lei dopo un po’.
«Già… a volte dimentico quanto ci si possa sentire in pace in questo posto.»
«Io resterei a dormire la maggior parte delle volte sempre qui, sotto le stelle. E’ davvero fantastico lo spettacolo che il mondo a volte ci riserva.»
«Io non l’ho mai fatto. Sai, dormire sotto le stelle.»
«Quand’ero piccola credevo che le stelle fossero i nostri antenati o parenti… morti. Credevo che stessero lì, sai, per me, a vegliare su di me. Poi ovviamente sono cresciuta e ho capito che non è realmente così.» ridacchiò.
«Cosa sono le stelle, Parkins?» domandò il moro con aria sofisticata.
«Le stelle sono semplicemente dei corpi celesti che splendono di luce propria, professor Malik.»
«Mh… facile. Dovrei riuscire a ricordarlo così da dirlo e sembrare intelligente.»
Lydia lo guardò. «Tu sei intelligente, Zayn.»
«E’ carino da parte tua, ma… no.»
«Perché pensi questo?»
«Tu sai un sacco di cose, Lydia.» ammise. Era forse la prima volta che lo diceva a voce alta. Il fatto che Lydia sapesse molte più cose di lui, quasi su ogni cosa, lo metteva a disagio, non facendolo sentire mai abbastanza. Aveva sempre creduto che lei avesse bisogno di un ragazzo intelligente quanto lei, ma oramai si era arreso al fatto che fosse egoista.
«Io sono solo una persona molto curiosa. Mi piace scoprire nuove cose: come hanno avuto origine, perché sono successe, che scopo hanno. Tutto qui. E questo non mi rende una persona intelligente, forse solo… un po’ furba.» gli disse. «Tu sei riuscito a ricostruire una moto quando era, letteralmente, distrutta, completamente da solo. Hai messo insieme pezzi senza chiedere l’aiuto di nessuno. Hai usato la logica. Questo fa di te una persona intelligente.»
Per la prima volta in vita sua, Zayn si sentì lusingato da quelle parole e da quei complimenti. Per la prima volta, non si sentì un completo stupido e ignorante. Quasi si sentì all’altezza di avere la possibilità di starle accanto e di stringerla a sé, come stava facendo in quel momento.
«Credi così tanto in me?» le chiese.
«Assolutamente si.» gli rispose lei, sorridendogli.
Lui le diede un ennesimo bacio sulla fronte prima che lei si appoggiasse di nuovo al suo petto.
«Vuoi vedere una cosa?» gli domandò Lydia.
«Ti spoglierai per me?»
Lei lo colpì sul petto, ridacchiando. «No.»
«Peccato.»
«Le vedi quelle stelle più luminose delle altre? Quelle che sembrano formare una curva e poi si collegano ad una sorta di rettangolo.» gli indicò nel cielo.
Zayn seguì le sue indicazioni. «Si… ne sono tipo… sette. Sembrano… formare qualcosa…»
Lei sorrise. «Quella è la costellazione del Grande Carro.»
«Cazzo, è vero.» commentò. «Tu una cosa così ce l’hai sulla gamba sinistra.» disse poco dopo.
Lydia lo guardò confuso. «Cosa?»
Il moro scoprì appena la coperta, mostrando la sua gamba nuda. Seguì poi il percorso di alcuni piccoli nei che si, assomigliavano proprio a quella costellazione.
Lei sorrise. «Non ci avevo mai fatto caso…»
«Sono un buon osservatore, quando voglio.» disse Zayn, con quella punta di malizia nella voce. Aveva notato quel suo piccolo particolare quando aveva dormito per la prima volta a casa sua, con la sua maglietta addosso, e si era fatta cullare da lui dopo aver avuto un incubo.
Lydia si coprì poi subito, intuendo quel suo sguardo profondo e prima che potesse arrossire, guardò di nuovo verso il cielo stellato.
«Adesso, visto che siamo lontani delle luci dalla città, e non c’è la luna, dovremmo riuscire ad individuare un’altra costellazione… mh…»
Zayn restò a guardarla mentre sembrava studiare quei corpi celesti splendenti di luce propria, dimenticando quasi le parole del nonno di Louis che non avevano mai abbandonato la sua mente.
«Oh, si, eccola!» esclamò. «Allora, memorizza il Grande Carro…» il moro annuì. «adesso parti dalla punta, diciamo, di dietro del carro e scendi giù, verso quella piccola stella…»
«Si…» mormorò il moro.
«Scendi ancora, verso destra, collegandoti all’altra…»
«Si, ce ne sono altre due… mh… aspetta, quelle sono le zampe?»
Lydia sorrise. «Si, esatto. In corrispettiva di esse, si notano anche quelle superiori.»
«Si, okay, ci sono.» quel percorso lo stava coinvolgendo per davvero.
«Ora, sali appena verso sinistra, ma non troppo. C’è un’altra piccola stella, la vedi?»
«Si, ehm… e ce ne sono altre tre che formano una sorta di curva.»
«Esatto… continua.» lo spronò, voltandosi poi verso di lui. Restò a guardarlo di lato mentre lo vedeva cercare le altre stelle. Era contenta del fatto che ne fosse coinvolto e che questa piccola curiosità non lo avesse annoiato. Ne sembrava affascinato come lo era lei.
«Il muso è tipo… così, no?» indicò con l’indice disegnando nell’aria un triangolo senza base. Una punta.
«Si, e una volta formata la testa, collegalo alla punta del Grande Carro.»
«Mh-mh…»
«Se ci fai caso, le stelle rappresentano la figura di un’orsa.»
Zayn restò qualche secondo in silenzio e ricollegare silenziosamente tutte le stelle e a studiare quella figura che ne era venuta poi fuori.
«Che cazzo di figata.» disse infine.
Lydia ridacchiò. «Quella è la costellazione dell’Orsa Maggiore.»
«Certo che l’universo te ne fa di sorprese.»
«Già… ci sono così tante costellazioni, ma non si possono vedere tutte ad occhio nudo, e poi alcune dipendono dalle stagioni. Visto che siamo in autunno, dovremmo riuscire a vederne un’altra…» alzò il capo, guardando sopra di sé, riconoscendo le stelle che cercava. «Ecco, quella è la costellazione Cassiopea.»
Zayn seguì il suo sguardo, vedendo cinque stelle più luminose delle altre che, se collegate, formavano una sorta di M.
«Carina.» commentò.
«Già…»
Il moro poco dopo la guardò. «Vogliamo rientrare?»
«Possiamo… ehm, restare un altro po’? Mi piace stare qui.»
«Okay.»
Lydia poi si strinse di più a lui, coprendo meglio entrambi con la coperta, facendo sentire Zayn compreso nel piacere che provava nel stare “lì”.
E restarono così, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, sotto quel manto di stelle che Zayn ancora guardava per cercare di trovare una risposta a quelle domande che il nonno di Louis gli aveva posto, sperando che quel momento durasse tanto quanto quel per sempre che oramai sembravano avergli proibito.


 

Illusione?
No, assolutamente.
Esatto.
E' un nuovo capitolo, 
dopo quasi un mese e mezzo.
No, sul serio, ci vedete. E' un nuovo capitolo.
CREDETECI COME CI STO CREDENDO IO.

Sono tornaaaaaaaaaaaataaaaaaaaa!
(E cac'c o cazz)
No, serio mi siete mancate.
COME STATE?
Vi sono mancati gli Zydia come sono mancati a me?
asdhlfkjvlsdkjflsdk.
La maturità mi ha uccisa però hey, ne sono uscita viva
e quindi lo posso dire:
FANCULOOOOOOOOOOOOOOOO!
SONO LIBERA!
L'esame è andato tutto sommato bene. Mi aspettavo di peggio.
Se avete avuto anche voi la maturità, a voi com'è andato?

Passiamo al capitolo.
(Pensavo di non dirlo più OMG)
Scleri a parte che sono tornati gli Zydia, vediamo:
la complicità di casa dei due piccioncini (aw(?))
Grace che si preoccupa per lei (tenerella pure lei, dai)
Harry che... non lo so (boh)
Zayn che a momenti faceva venire Lydia nei corridoio (mannaggia a te)
Louis che è la vita di tutte noi (troppo un simpatico ragazzo)
E... il nonno di Louis. 
Spero che abbiate colto quei piccoli suggerimenti riguardanti Lydia.
E' da lì che la storia prenderà una "piega".
EHEHEHEHEHEH.

Allora, piaciuto?
Spero via sia piaciuta la scena delle stelle perchè
io amo le stelle e se non trovo un ragazzo che mi porta
a vedere le stelle mi ammazzo OK.
(sono smielata lo so (basta))
Ditemi ogni cosa, su su!

Per chi volesse saperlo, la canzone che canta Lydia è la cover di
Gabrielle Aplin - The Power Of Love


     

Guardate che bella la nostra Lydia.
Un fiore.

Instagram: stylisdale (ricambio tutte, eh)
twitter: @infinitynaples
Facebook: Tisdalesvoice Efp
ask.fm: @TisdalesvoiceEfp (voglio tante domande, eh.)

Spero di non fare un ritardo così esagerato.
Anche perchè penso che sarò disoccupata a vita adesso.

Spero vi sia piaciuto :)

PEPPINA VI AMA SEMPRE COMUNQUE E PER SEMPRE, CHIARO?
BENE.


Vi voglio bene.
chiss chiss, peppina.

 

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Capitolo 30
*** 30. Tomorrow ***








30. Tomorrow

 
«Raggio di sole, poseresti, per favore, quel cellulare? Mi sento ignorato.»
Lydia premette frettolosamente “invio” sul suo ultimo messaggio, poi lo guardò. «Scusami, stavo parlando con Allison.» si scusò.
«Sai che non la ricordo? Com’è fisicamente?»
«Oh… be’, capelli biondi cenere, fin sotto le spalle, occhi grandi azzurri… mh… le labbra piccole ma molto carnose e… è molto alta e snella. Qualunque cosa indossi le sta benissimo.» sorrise. «E poi-»
«Aveva per caso un top rosso che indossava verso maggio anche a scuola?»
«S-si… ma com-»
«Le risaltava parecchio le tette. Si, me la ricordo.»
Lydia gli diede uno schiaffetto sul braccio.
«Che c’è?» si lamentò l’amico.
«Possibile che tu guardi solo quelle parti in una ragazza?»
«Era lei che indossava quel top per farsi guardare, ed io non potevo di certo deluderla nel suo intento.»
Lei scosse il capo. «Sei incredibile.»
«Lo so, me lo dico sempre.» disse Louis. «Adesso continua a mangiare.»
Si mordicchiò il labbro, guardando il cibo davanti a sé. «Pot-»
«No.»
«Ma-»
«No.»
«Assaggia.»
Louis la sfidò con gli occhi, poi trascinò il vassoio verso di lui e diede un morso a metà di quel panino.
«Fa schifo.» commentò.
«Mh…»
Il moro posò di nuovo il panino nel piatto. «Okay, diremo a Zayn che l’hai mangiato tutto.»
«Io ci sto.»
«Hey, un momento. Non dovresti mentire al tuo ragazzo.» la sfidò.
«E tu non dovresti mentire al tuo migliore amico.»
Louis sospirò sconfitto. «Sei fin troppo intelligente per me.»
Lydia ridacchiò appena, facendogli una linguaccia. Dopo un po’, trovò il coraggio di parlare. «Posso chiederti una cosa?»
«Certo.»
«Che rapporto aveva Zayn con i suoi genitori?»
L’amico la guardò. «Dovresti parlarne con lui.»
«Lo so, è che… ho “paura” a chiederglielo.»
«Perché?» domandò quasi divertito l’amico. Gli era difficile credere che lei non avesse il coraggio di chiedergli una così semplice domanda. Addirittura che avesse “paura”, quando poi il suo migliore amico le si era presentato completamente nudo nella sua natura.
«Perché… quando mi ha detto come tutto è iniziato… ho visto quanto abbia sofferto anche solo raccontandomelo. Quando accennava qualcosa dei suoi genitori sembrava così…» Lydia avrebbe voluto dire fragile, debole, indifeso, ma credeva che Louis non l’avrebbe presa sul serio. Zayn era bravo a nascondere i suoi sentimenti, lo faceva anche con lei e forse lo aveva fatto anche col suo migliore amico. Almeno una buona parte del suo essere debole.
«Lo so…» disse Louis, capendola perfettamente. «La sua maschera non nasconde ogni cosa, per noi che andiamo oltre essa.»
Lei imbronciò appena le labbra in un sorriso, sentendosi quasi leggera dopo quella piccola affermazione. Perché si sentiva capita. Perché Louis era stato il primo a capire il vero Zayn, ad andare oltre la sua maschera, il suo essere duro, scoprire le sue debolezze e accettarle, affrontarle insieme a lui e non ad uccidersi, come il destino celeste voleva.
Ogni giorno si rendeva sempre più conto di quanto fosse fortunato il suo ragazzo ad avere un amico come lui.
«Diciamo che come ogni adolescente, Zayn era una testa di cazzo.» cominciò l’amico, facendola ridacchiare. «Portava un po’ di problemi, i classici: risse, vandalismo… solite stronzate, ma per quanto potesse nasconderlo, Zayn adorava i suoi genitori. Sua madre era… tutto per lui, anche se le faceva sbattere la testa contro il muro per via della sua testardaggine. Con suo padre… era una sorta di sfida ogni giorno. Faceva qualche cazzata solo per farlo incazzare. Suo padre voleva solo che… prendesse una strada diversa, insomma. Ma Zayn aveva già deciso il suo futuro e non gli andava a genio. Sapeva di star sbagliando, comunque, ma sapeva nasconderlo bene. Non a me, però.» sorrise quasi vittorioso. Lydia fece lo stesso. «A volte, quando era completamente ubriaco, mi diceva che voleva fare qualcosa per loro. Renderli orgogliosi almeno per un attimo. “Vorrei fargli capire che non sono una merda di figlio, non del tutto, capisci Lou?”» il suo sorriso divenne quasi amaro. Il suo sguardo si posò sulle sue mani incrociate sul tavolo. «Non ha avuto il tempo di dimostrarglielo.»
A Lydia le si strinse il cuore. Sentiva la sua gola bruciare, i suoi occhi quasi inumidirsi. Sarebbe stata in grado di versare le lacrime che quella prima volta che Zayn si era aperto con lei non era stata in grado di versare, per una sua, di debolezza.
Da quando aveva accettato di essere la sua ragazza, o meglio, da quando aveva combattuto per averlo, si era accollata ogni sua paura, insicurezza, debolezza… dolore. Li aveva resi suoi.
«Dopo la loro morte non ho avuto modo di vederlo. Non ho avuto modo di stargli vicino. Mi ha allontanato. Una volta rispose ad una mia chiamata e me ne disse di tutti i colori.»
«Tipo?»
«Che ero una merda di amico, che facevo schifo… solite cose, con tanto di parolacce. Ma io non gli ho creduto, sapevo che lo faceva solo per… non so, proteggersi? Da cosa, poi? Da me? Non esiste.»
Lydia sorrise una seconda volta durante quel racconto. L’insistenza e la forza di Louis non la sorpresero affatto.
«Così andai da lui. Lo affrontai faccia a faccia dopo mesi che mi aveva evitato. Sembrava… totalmente un’altra persona, ma era ancora il mio migliore amico. Vidi quanto fosse… devastato. Credimi, Lydia, non lo avresti riconosciuto.»
Lei gli credette, perché per quanto ci provasse, sapeva che non avrebbe mai capito il suo dolore o immaginare cosa era stato costretto a sopportare. Troppe cose insieme, tutte in una volta.
«Fu in quel momento che scoprii che era… sai.»
«Te lo disse lui?»
Louis scosse il capo. «Io ho sempre saputo di essere un» s’interruppe. «Guardiano.» sussurrò. «Mio nonno mi preparò su ogni cosa quando ero piccolo, e un giorno mi disse “I tuoi nemici saranno chi meno te l’aspetti”. Zayn non voleva farsi toccare. Mi avvicinavo e si allontanava. Si nascondeva le mani. Ebbi conferma quando indietreggiava e il pavimento si spaccava. Per un attimo non volli crederci, insomma, era il mio migliore amico! Come poteva essere…» sospirò. «Ma dovetti accettarlo, proprio in quel momento, o credo che forse non saremmo qui.»
Lydia non si era mai chiesta come fosse stato, invece, per Louis tutta questa situazione. Era consapevole solo del fatto che l’avesse aiutato e sostenuto, ma non che avesse sofferto così tanto. Perché anche se non lo stesse dicendo esplicitamente, lei lo sentiva nella sua voce quel leggero dolore. Leggero, ma con un peso da far quasi abbattere anche lei.
«Quel bastardo mi disse che ero pazzo.» rise, con sincerità. «Che dovevo andare in manicomio e bla bla bla. A raccontarlo mi viene da ridere perché è davvero assurdo che lui mi desse del pazzo, ma glielo concedo. Infondo io ero a conoscenza di un mondo prima che lui ne facesse parte quanto me. Alla fine mi credette ed io credetti lui. Non si sarebbe liberato facilmente di me.»
Lei sorrise, capendo ancora quanto Louis ci tenesse a lui. Era lui quello più estroverso tra i due, forse è per questo che sono così tanto amici.
Gli si avvicinò e poggiò la testa contro la sua spalla, stringendosi appena a lui. «Sei un buon amico, Louis.» mormorò.
Lui poggiò la sua, di testa, contro la sua. «Ci provo.» mormorò a sua volta.
Lydia lo sentì quasi sorridere.
«E anche tremendamente bello, c’è da dirlo.»
Lei rise, staccandosi così da poterlo guardare. «Si, lo sei.»
Suonò la campanella e Lydia si affrettò a posare i libri in borsa. Non si era resa conto dell’orario. Di solito lasciava la mensa prima che suonasse, per entrare in anticipo in classe.
«Tu non hai lezione?» gli chiese, mentre si alzava.
Louis restò ancora seduto. «Forse, vedrò se avrò voglia di andarci.»
«Okay.» disse lei, superandolo appena. «Ci vediamo dopo.»
«Hey!» la chiamò Louis, facendola voltare. «Guarda che ti ho in pugno.» le disse, indicando il cibo sul tavolo.
«Secondo te, Zayn se la prenderà più con me o con te?»
L’amico restò qualche secondo in silenzio, sorridendo di ramando. «Ti odio, raggio di sole.»
Lei gli concesse un vero sorriso divertito e vittorioso, prima di voltarsi e andare verso la sua classe.

 
—— ❀ ————
 

Lydia prese il cellulare dalla borsa e lo portò all’orecchio. «Hey.»
«Perché non hai risposto al mio messaggio?»
«Credevo che la risposta fosse ovvia.»
«Oh, quindi sei in qualche posto appartato a farti la foto alle tue tette?»
Lei scosse il capo sorridendo. «No, Zayn. Non ti manderò nessuna foto.»
«Guarda che stai spezzando il cuore di un ragazzo che in questo momento ha solo bisogno di energie dopo una mattinata così. E se te lo stai chiedendo, si, le tue tette danno parecchie energie.»
«Zayn!» lo richiamò lei, arrossendo. In un primo momento era riuscita a trattenersi, ma Zayn la faceva sempre fallire nel suo intento.
«Sono sincero. Il tuo ragazzo non dovrebbe essere sincero con te?»
Mugugnò imbarazzata. «Ti odio.»
Lui sospirò, divertito, e lei potè immaginarsi uno dei suoi sorrisi spontanei di quando la prendeva in giro. «Lo so. Sei già arrivata alla riserva?»
«Oh, be’, in realtà sto andando in centro. Vorrei passare in biblioteca.»
«Avrei potuto accompagnarti.» il suo tono si faceva già più serio.
«Ci metto pochissimo da scuola, e poi mi hai detto che avresti avuto una giornata difficile.»
«Si, ma che c’entra.» tentò lui.
Sorrise. «Zayn, non devi essere superiperprotettivo. Andavo in giro per la città da sola ancor prima di conoscerti. Non mi succederà nulla.» lo rassicurò.
«Si, come è successo tempo fa, vero?» chiese retorico il moro.
Lydia sospirò, non volevo restare un secondo di più in silenzio per evitare di ricordare i precedenti avvenimenti. «E’ passato, oramai.»
«Preferirei comunque starti accanto quando vai in questi posti.»
«Be’, se ci pensi, ogni volta che sei con me succede qualcosa. E questo fa di me un pericolo per te. Meglio che tu resti al sicuro.»
Zayn restò in silenzio per qualche secondo poi ridacchiò. «Cazzo, hai ragione. Forse dovrei lasciarti.»
«Lasciarmi? E lo faresti al telefono? Che delusione, Malik. Che delusione.»
Lui rise ancora. «Sei assurda.»
Lydia si fece contagiare e ridacchiò a sua volta.
Ultimamente si era lasciata andare un po’ di più nei suoi confronti. Stava combattendo la sua timidezza e lui l’aveva aiutata parecchio. Zayn la rendeva sicura e non le trovava mai una ragione per essere timida o frenata nei suoi confronti. La faceva essere se stessa e poco a poco, giorno dopo giorno, cacciava il suo carattere. Si sentiva così in pace e così bene, e sapeva che anche lui stava facendo lo stesso con lei. Si stavano affidando completamente l’uno all’altro, promettendosi di custodirsi, di proteggersi.
«Aspetta.»
Dall’altra parte del telefono c’era il silenzio, poi Lydia riuscì a sentire solo «una» e «grazie amico».
«Lydia?»
«Si.»
«Sei arrivata in biblioteca?»
Avrebbe dovuto superare solo altri due negozi. «Si.»
«Okay.» disse il moro. «Quindi dopo mi mandi le foto?»
Sospirò, ancora, divertita. «No, Zayn. Ci vediamo dopo.»
«Odio quando fai la testarda.»
Ridacchiò. «A dopo.»
Lui la salutò e chiuse la chiamata.
Posò il cellulare in borsa, sistemandola meglio sulla spalla e scese i piccoli scalini che portavano poi davanti alla porta della libreria. Quando la aprì, la piccola campanella sopra di essa si mosse risuonando per tutta la libreria. Lydia potè finalmente riscaldarsi un po’.
La biblioteca era rettangolare e molto lunga, piccola rispetto alle altre che ci sono nel mondo e come faceva vedere nei film, ma dava ad ogni cliente il proprio spazio e silenzio che cercavano.
Si affrettò subito a girovagare per i grandi scaffali, cercando qualsiasi libro le potesse essere utile per le sue ricerche scolastiche. Era oramai al passo con tutti i programmi e adesso poteva anche anticiparsi come era di suo solito fare.
Avrebbe potuto anche andare alla riserva e studiare lì, forse dopo l’avrebbe fatto, ma preferiva studiare le cose più importanti e che richiedevano molta più concentrazione in biblioteca, da sola, così che non si distraesse così facilmente, cosa che sarebbe successa se avesse incontrato Niall e Liam. Non sarebbe riuscita ad ignorarli, Niall non lo avrebbe permesso.
Era da un po’ che non li vedeva e le mancavano. Sperava di trovarli dopo.
Prese due libri di storia ed uno di letteratura e si diresse nell’altra stanza dove c’erano i tavoli con delle lampade al centro. C’erano forse dieci-undici persone, che avevano occupato tutti i tavoli.
Lydia si avvicinò ad un tavolo dove era seduta una donna dai capelli castani, un castano scuro e intenso, raccolti in uno chignon.
«Scusi, ehm, posso sedermi qui?» le chiese Lydia.
La donna alzò lo sguardo e Lydia potè vedere i suoi occhi verdi, i lineamenti del suo viso che erano dolci seppur decisi. Le labbra sottili e il naso piccolo, appena schiacciato. Un trucco leggero e perfetto. Era una bella donna, pensò.
Quasi restò a guardarla stupita, per qualche attimo, poi le rispose «Certo, cara.»
«La ringrazio.» le sorrise poi Lydia, sedendosi.
Sistemò la borsa sul tavolo, prendendo i quaderni in essa e aprì i libri che aveva preso qualche minuto fa. Alzò lo sguardo, trovando la donna a guardarla e timida le sorrise ancora, imbarazzata. Non capiva perché la guardasse… in quello strano modo. Non sapeva descriverlo. Un po’ si sentiva a disagio.
Iniziò la sua ricerca, scrivendo sui propri quaderni e poco dopo le arrivò un messaggio.

Da: Zayn
Ti prego.

Si mordicchiò il labbro mentre scriveva la sua brevissima risposta. Lo immaginava mettergli il broncio quando cercava di convincerla in qualcosa. Difficile da credere per uno come lui, che si era costruito una maschera da vero duro che tutti temevano. Si sentiva lusingata che cacciasse quel lato solo con lei.

A: Zayn
No.

Da: Zayn
Ti prego.

A: Zayn
Sto cercando di studiare. Non distrarmi.

Da: Zayn
Potresti trarne dei benefici, sai…

A: Zayn
Davvero?

La risposta di Zayn non arrivò subito come le altre, così lei riprese a scrivere. Dopo un po’, il suo cellulare vibrò di nuovo.

Da: Zayn
Oh, si.
Questa sera potrei farti stare bene come ho fatto qualche sera fa, ricordi?

Lydia sentiva che anche i suoi capelli stessero andando a fuoco. E la sedia dove era seduta. 
Sentiva così caldo.
Aveva fatto così tanto per ignorare quel ricordo ed avere il coraggio di guardarlo negli occhi, visto il costante imbarazzato, ed ora lui lo tirava fuori così. Doveva aspettarselo, Zayn si divertiva così con lei. Quanto avrebbe voluto rispondergli come lui desiderava, ma non sapeva come.
Posò subito il telefono sul tavolo, imbarazzata, sotto lo sguardo furtivo della donna seduta di fronte a lei.
Ingoiò il vuoto e riprese a scrivere, cercando di ignorare quei messaggi e di non pensare a quella sera e a quelle labbra e a quella lingua.
Il cellulare riprese a vibrare poco dopo, una pausa, poi ancora, segno che Zayn le stesse mandando dei continui messaggi.
Sapeva come quei messaggi potessero essere, o almeno provava ad immaginarlo, e provò a concentrarsi sulla sua ricerca, ma proprio non ce la faceva.
Riprese di nuovo il cellulare tra le mani, titubante, ed aprì la casella dei messaggi.

Da: Zayn
Ricordi le mie mani che accarezzavano il tuo corpo?

Così lentamente…                                   

E le mie labbra sulle tue gambe?                   

Che sentivano la morbidezza della tua pelle…       

E la mia lingua dentro di te?                      

Che assaporava ogn-                                


Nello scorrere i messaggi, ad un certo punto le cadde il cellulare da mano, finendo sul pavimento.
La bibliotecaria la richiamò subito, mettendo un dito davanti alla bocca e pronunciando un sonoro «shh!».
Lydia sussurrò appena la sue scuse, mentre riprendeva il cellulare da terra e lo rimetteva in borsa, spegnendolo definitivamente.
«Tutto bene, cara? Vuoi un bicchiere d’acqua?» le domandò la donna, abbastanza divertita.
«Oh, no, sto bene, la ringrazio.» riuscì a dire, ancora rossa in viso.
Non ebbe il coraggio neanche di incontrare il suo sguardo, tenne i suoi occhi sul quaderno cercando di far scemare, in qualche assurdo, quel calore che le aveva avvolto tutto il corpo, e di far rallentare il battere forte del suo cuore.
«Sai, anche io avevo un ragazzo, alla tua età, che mi mandava dei messaggi davvero…simpatici.» ridacchiò.
Lydia la guardò, imbronciando appena un sorriso imbarazzato. Per un attimo si sentì capita per la sua timidezza in quei casi.
«Simpatici è dire poco…» mormorò.
La donna ridacchiò ancora. «Tu rispondi con altrettanta simpatia?»
Ingoiò il vuoto, scuotendo il capo.
«Dovresti farlo. Basta un minimo da parte nostra e cadono come niente ai nostri piedi, fidati.»
Lydia le sorrise cortese. «Grazie.» non sapeva di preciso cosa dire, ma le uscì questo.
Riprese a scrivere, questa volta davvero concentrata sui suoi compiti, realizzando che la ricerca non era così difficile come si aspettava.
«E’ un bravo ragazzo?»
Lei alzò il capo confusa, troppo presa dalla ricerca.
«Il tuo ragazzo.»
«Oh, si lo è.» rispose, sincera e con un sorriso.
La donna annuì, allungando le labbra in un sorriso quasi di approvazione.
Lydia chiuse i libri e prese a posare le sue cose in borsa.
«Oh, ti ho disturbata? Non era mia intenzione.» si scusò la donna.
«Cosa? No, no! Assolutamente! Mi scuso se le ho fatto credere questo.» disse subito. «E’ che vorrei cercare lavoro da queste parti prima di tornare a casa.»
«Puoi lavorare qui.»
Lei la guardò un po’ confusa.
La donna sorrise divertita. «Questa biblioteca è mia. Dirigo io questo posto.»
«Oh! Wow! Ehm… davvero posso lavorare qui? Non ho visto nessun cartello che richiedesse una-»
«Si, il posto è già tuo. Puoi iniziare da domani.»
«Davvero?!»
«Si.» ripetè ancora.
«Oh mio Dio, grazie, grazie! Avevo davvero bisogno di un lavoro e questo è… perfetto! Grazie!»
Le si avvicinò, stringendo la sua mano un paio di volte, frenetica. Era davvero contenta di aver avuto quel lavoro. Era davvero perfetto come le aveva detto. Avrebbe potuto lavorare e migliorare anche le sue ricerche con i libri che aveva intorno a lei, oramai ogni giorno. Almeno lo sperava.
«La ringrazio davvero tanto, ehm…»
«Anne. Chiamami Anne.» la donna le sorrise ancora.
«Anne.» ripetè Lydia. «Allora a domani. Grazie ancora.»
«A domani e figurati.»
Lydia le rivolese un ultimo sorriso prima di voltarsi, posare i libri dove li aveva presi e uscire dalla biblioteca.
Aveva trovato un lavoro senza neanche chiederlo. Non si era mai sentita così fortunata. Ora avrebbe potuto gestirsi da sola, senza dover essere un peso per Zayn. Avrebbe potuto fare la spesa o comprargli qualcosa, anche per la casa e soprattutto contribuire a pagare le bollette. Qualunque potesse essere la cifra della paga, le andava  bene. Era un inizio.
Mentre si avviava verso la riserva, pensava se fosse stato il caso di dirlo a Zayn o meno. Se gliel’avesse detto, si sarebbe infuriato perché lui non voleva che lavorasse. Gliel’aveva detto così tante volte, ma lei non poteva permetterlo. Il fatto che provvedesse lui al cibo, alle bollette e a qualsiasi sua spesa, la faceva sentire male e in colpa. Non poteva permetterlo. E poi, voleva avere la possibilità di poter comprare qualcosa al suo ragazzo con i suoi, di soldi.
«Hey.» mormorò entrando nella riserva.
«Lyyyyyyyydia!» la salutò Niall, andandole subito incontro. La abbracciò, forte, dandole innumerevoli baci sulla testa e sulla parte superiore del viso.
Lydia riuscì a staccarsi, ridacchiando. «Ciao anche a te, Niall.»
Non aveva notato, in quella simpatica aggressione, che Liam li aveva affiancati e che poi aveva schiaffeggiato la nuca di Niall.
«La smetti di fare il coglione?» lo richiamò.
«E’ tutto apposto, Liam.» lo rassicurò Lydia.
«Non per Zayn.»
«Ho fatto il bravo!» si giustificò il biondo.
Liam lo schiaffeggiò di nuovo, tanto che Niall dovette massaggiarsi la testa e lo spintonò verso il divano, dove aveva fermato la loro sfida a calcio.
Lydia mormorò un divertito «scusa» prima di avviarsi verso la cucina, dove trovò Cher poggiata al tavolo mentre parlava al telefono. La salutò contenta con la mano per non disturbarla.
Si sedette al tavolo e aprì di nuovo i suoi libri. Doveva studiare le ultime cose così da essere un passo in più rispetto al programma.
L’amica si sedette anche lei, ancora al telefono, e Lydia capì finalmente con chi stesse parlando quando invitò quella persona a “scopare” con chissà chi. Sasha.
Ridacchiò ascoltando quelle battute spinte. Era così tipico di lei.
«Piccola Lydia!» la salutò, quando terminò la chiamata.
Lydia le sorrise, distogliendo l’attenzione dal libro di chimica.
«Hai recuperato il programma?» le chiese distrattamente Cher, mentre maneggiava il cellulare.
«Ehm, si.» rispose Lydia. «Cher, hai… qualcosa da fare?»
«No, perché?»
«Io… vorrei parlarti di una cosa.»
L’amica la guardò. «E’ successo qualcosa di grave?»
«No, no.» si affrettò a dire. «Riguarda, ehm… me e Zayn.»
«Okaaaaay…» la invitò a continuare.
Lydia si guardò intorno, turbata che gli amici dall’altra stanza potessero sentirla. «E’ un argomento abbastanza… ehm…»
«Riguarda quel tipo di argomento?» le sussurrò Cher.
Lei annuì, sentendo un leggero calore sulle guance.
«Oh.» disse l’amica, sorridendo compiaciuta. Si alzò, si affacciò verso il salotto guardando i due amici, poi tornò a guardare la sua piccola amica strofinarsi nervosamente le mani sotto al tavolo. Prese una sedia e si sedette accanto a lei, facendole come da scudo da i suoi amici. «Dimmi tutto.»
Lydia prese un respiro profondo, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e guardando le sue mani che giocavano nervosamente con le maniche della maglietta. «Okay, ehm… qualche sera fa… io e Zayn  stavamo scherzando, insomma… e in qualche modo sono finita sul letto.»
«Mh-mhhhh.» annuì l’amica, spronandola a continuare con un sorriso. La inteneriva vederla in quello stato di imbarazzo. Le voleva così bene, riuscì a pensare in quel momento.
«E abbiamo iniziato a… non mi ha baciata, in realtà… però ha…» si grattò nervosamente la nuca.
«Ha iniziato a stuzzicarti?»
«Si…»
«Okay. Poi?»
«Poi, ehm… mi ha baciata sul, mh, collo e… insomma…» iniziò a gesticolare con le mani, sperando che Cher in qualche modo capisse. Non riusciva a spiegarlo, era così imbarazzata.
«Ed ha continuato scendendo più giù, si?»
Lydia annuì, torturandosi letteralmente le maniche. Stava allargando la maglietta per il nervoso. Nervosa perché non riusciva a spiegarsi, o almeno non aveva il coraggio di farlo, ma per fortuna Cher sembrava capirla subito e alla perfezione.
«E poi è arrivato… … e mi ha tolto le…» spostò il capo per assicurarsi che Liam e Niall fossero presi dal gioco. Lo erano. «mutandine e ha… ecco…»
«E ha iniziato a stuzzicare la tua patatina, mh?» finì Cher, abbastanza divertita.
Lei a quel punto arrossì e abbassò il capo, guardando le sue mani. «Si…»
L’amica rise, abbracciandola subito. «Oddio, sei così carina! Hai appena raggiunto la prima fase del sesso!»
«Shh!» la richiamò Lydia, ancora rossa in viso, guardando i loro amici. Ancora una volta, per fortuna, non le avevano sentite.
«Scusa, hai ragione.» mormorò, ancora ridendo.
«Dai, Cher, per favore!» disse lei, facendosi contagiare appena da quella risata. «Non sono riuscita a guardarlo in faccia per un po’.»
«E perché?»
«Perché… insomma… è imbarazzante!»
«In realtà un sacco di persone lo fanno. Anche io lo faccio. O meglio, me lo faccio fare.»
«Io non sapevo nemmeno che… si potesse fare una cosa… così.»
«Quanto ne sai sull’argomento sesso?»
Lydia restò in silenzio, a disagio per la sua poca conoscenza. Non ne sapeva nulla, se non quel poco che aveva visto nei film. Pensò di dirlo così da non sembrare ai suoi occhi una vera stupida, come si sentiva in quel momento.
«Be’, ehm, che lui sta sopra di lei e… insomma… entra in lei e fanno quello che fanno.»
Cher rise ancora. «Il mondo del sesso, mia cara, è molto più vasto di quanto pensi.» disse. «Quello che Zayn ti ha fatto, è una parte di quelli che si chiamano “preliminari”. Sono cose che si fanno prima del rapporto vero e proprio, per… eccitare, insomma.»
«Ma io e lui poi non siamo stati insieme.»
«Si possono fare anche senza consumare del tutto. A volte lo si fa anche perché non c’è la possibilità di fare sesso.»
«Oh… okay. Preliminari, capito. Ed è… solo questo?»
«Oh, no. Può stuzzicarti con la lingua, con qualche… oggetto erotico, ma non parliamo di questo. E’ ancora presto, quindi non leggere 50 Sfumature di Grigio o potrebbe sconvolgerti l’esistenza. E può usare anche le dita.»
Lydia si avvicinò un po’ di più. «Ha usato anche quelle…» sussurrò.
Cher sorrise compiaciuta. «Bene, bene… ti ha trattata proprio bene il nostro Malik.»
Lei arrossì, portando le gambe contro di lei e nascondendo parte del viso contro di esse. Le veniva così difficile dirle che si, Zayn l’aveva trattata davvero bene, usando i suoi stessi termini. L’aveva fatta stare bene sul serio.
«E dimmi, è stato bravo?» domandò Cher curiosa, poggiando il braccio sul tavolo e con la mano si tenne la testa.
«Be’, ehm… non che possa fare paragoni, però… credo di si. Insomma… mi ha… fatta stare bene.» finalmente l’aveva detto. Tutto d’un fiato, ma l’aveva fatto.
«Ti ha fatta sospirare, gemere e urlare?»
Lydia ingoiò il vuoto, sentendosi fin troppo capita e scoperta.
«Non te lo dico per prenderti in giro.» ridacchiò Cher. «Se ha fatto sì che tu facessi queste tre cose, allora è stato bravo.»
Restò per qualche secondo in silenzio, poi annuì appena con il viso ancora nascosto contro le sue ginocchia.
«Abbassa queste gambe, fatti vedere!» la prese in giro Cher.
Lydia lo fece. «Si.» disse.
«E cosa hai provato?»
«Ehm… una sensazione… piacevole qui.» indicò il suo stomaco. «In realtà in tutto il corpo.»
«Quello, piccola mia, si chiama “orgasmo” e tutto gira attorno a questo.»
«Credo che posso capirvi, adesso…»
«Oh, ma sentila!» rise Cher, contagiando finalmente la sua amica in quella risata. Le spostò una ciocca di capelli dal viso e sorrise guardando il suo viso prendere il suo vero colore. Era come se fosse la sua sorellina e sentiva l’istinto di proteggerla da tutto e prepararla a qualsiasi cosa.
«Quindi ti ha fatta stare bene.» affermò.
Lydia sorrise timida. «Si…»
«E… insomma, per qualche attimo ti sei sentita come stavi con Kole o-»
«No, no, no.» la interruppe subito lei. «Quello che ho vissuto con Zayn non è neanche paragonabile a quello che è successo con Kole. In quel momento non ci ho neanche pensato. Zayn mi ha… fatto dimenticare tutto, in quel momento. Mi piaceva il suo tocco. Mi piace.» si corresse. Abbassò poi il capo, guardando le sue mani. «Mi piacciono le sue mani.» sussurrò timida.
Cher sorrise, divertita. «Capisco…»
«Cosa posso fare io per lui?»
«In che senso?»
«In… quel senso.»
«Oh… tu puoi fare un saaaaaacco di cose, ma andiamoci piano. Puoi, sai… cazzo, non so come dirtelo senza essere diretta. Okay, be’, prendere in una mano il frutto della vita e… stuzzicarlo.»
«Come si fa?» domandò Lydia. Quel concetto non le era chiaro, come tutto il resto, d’altronde.
«Lo avvolgi e… sembro una malata, cazzo.» rise. «Comunque lo avvolgi e fai…»
Cher prese a mimarle il movimento sul tavolo e solo allora Lydia capì, bloccandola subito. «Okay, okay, ho capito. E… quando devo farlo?»
«Queste cose non si organizzano, Lydia.» ridacchiò. «Succedono e basta, e soprattutto le si fanno quando ci sentiamo di farle. Non siamo costretti a fare niente.»
«Oh… okay. Capito.»
La porta d’entrata si aprì e quando sentì la voce di Zayn, Lydia si sistemò subito meglio sulla sedia, portando la sua attenzione al libro aperto sul tavolo.
Cher fece lo stesso, ridacchiando prima di sbloccare il telefono e navigare su internet.
«Hey.» disse Zayn, entrando in cucina.
Lydia si voltò verso di lui, sorridendogli. «Hey.»
Zayn le si avvicinò, dandole una bacio sulla testa, poi salutò con un cenno di capo Cher.
L’amico fece lo stesso, poi rispose alla chiamata che stava ricevendo, alzandosi e iniziando a girovagare per la casa.
«Hai ancora molto da studiare?» mormorò Zayn, posizionandosi dietro la sua sedia e poggiando le mani sul tavolo.
Lydia si sentì avvolta di nuovo dal suo profumo e dal suo calore. Lui, ancora una volta, sembrava proteggerla da chissà cosa e quella sensazione le piaceva.
Alzò il capo, guardandolo. «No, ho quasi finito.» sorrise. «Com’è andata la tua giornata?»
«Be’, sarebbe potuta andare meglio con una foto delle tue tette.» sussurrò.
Lei lo colpì sul braccio, provocandogli una risata.
Zayn le diede un lungo bacio sulla guancia. «Quando hai finito dimmelo così andiamo a comprare qualcosa da mangiare. Ti va il McDonald’s?»
Lydia annuì entusiasta. Forse non era il cibo più salutare del mondo, ma le andava un hamburger. Ultimamente, poi, aveva sempre molta fame.
Il moro la lasciò sola in cucina, così che potesse studiare e concentrarsi senza che lui la stuzzicasse come di suo solito. La tentazione era sempre tanta.
«Amico, che ha la tua ragazza?» gli chiese Liam, avvicinandosi a lui.
«Niente, perché?»
«E’ dimagrita un sacco.»
«Oh. Una settimana fa è stata malata, un virus intestinale, non so.» gli faceva male mentire così, eppure gli riusciva così facilmente.
«Capisco.» disse Liam.
Zayn sembrò non convincerlo molto. «In questi giorni però ha messo qualche chiletto. Si sta riprendendo bene.»
«Bene, mi fa piacere.»
«Non farglielo notare, però. Diglielo anche a quel coglione laggiù.»
«Bocca cucita, amico.» rispose Niall, ancora preso dal videogioco.
Iniziò a mandare qualche messaggio ai suoi colleghi e poi accettò la sfida di Niall a calcio sull’xbox, vincendo senza fin troppi sforzi.
«Sei pronta?» domandò a Lydia, vedendola sotto lo stipite della porta della cucina.
«Si.» rispose vagamente lei, mentre sistemava le ultime cose in borsa.
Il moro si alzò e Lydia, dopo aver salutato Cher, lo affiancò.
«Dove andate?» domandò Niall.
«Al McDonald’s.»
«Mi portate un panino?»
«No.» rispose Zayn.
«Ma potremmo.» disse Lydia, rivolgendosi al suo ragazzo.
«No.»
«Per f-»
«No.»
«Zayn, ma-» Lydia non potè aiutare il suo amico irlandese perché Zayn le avvolse con un braccio la vita e, tenendola su, la fece uscire con lui dall’appartamento, fino a metterla in macchina.
«Sei molto cattivo con i tuoi amici.» lo rimproverò.
«Posso convivere con questa cosa.» rispose lui, mettendo in moto.
Vide sui sedili posteriori la sua felpa e non ci pensò due volte a prenderla e iniziare ad indossarla.
Zayn la guardò con un sorriso appena accennato. «Forse dovrei farti smettere di indossare i miei vestiti.»
«Mi piace il tuo profumo.» si giustificò Lydia.
«Ah, si?»
«Si.» rispose, questa volta sorridendogli come per convincerlo a fargliela tenere.
Lui scosse il capo divertito, tenendo il suo sguardo fisso sulla strada.
Quando arrivarono al McDrive, ordinarono i loro panini. Zayn decise di prenderne tre e aumentare anche la porzione di patatine.
Lydia prese dalla sua borsa i suoi soldi e quando li porse a Zayn, lui la ignorò, così si fiondò subito su di lui, sporgendosi fuori dal finestrino per dare i soldi al ragazzo.
«Prendi i soldi dalla sua mano e giuro che ti spacco la faccia.» disse Zayn al ragazzo.
«Ignoralo.»  tentò lei.
«Tu provaci.»
Il ragazzo, dopo quella minaccia, prese i soldi dalla mano di Zayn e diede loro la busta col cibo.
Il moro non prese neanche il resto, partì subito sfrecciando sulla strada con ancora Lydia su di lui.
«Non fare mai più una cosa del genere.» la rimproverò, serio.
«No, tu non la fare.» rispose lei altrettanto seria. «Non puoi ignorarmi così quando voglio contribuire a qualche spesa.»
«Tu non contribuirai proprio a niente.»
«Si, invece! Non permetterò che tu paghi qualsiasi cosa per me. E’ inaccettabile.»
«I soldi ce li ho, Lydia, più di quanto immagini.»
«Non mi interessa! Puoi essere il ragazzo più ricco del mondo, a me dà fastidio e non posso permetterlo, quindi, non provare più ad ostacolarmi su qualche spesa. Tu sei il mio ragazzo, non mio padre.»
«Tu non devi contribuire a pagare un bel niente, Lydia. Quindi smettila.»
«Si che devo! Mi hai permesso di vivere a casa tua, di conseguenza usufruisco di qualsiasi cosa in quelle mura e non devi pagare tutto tu. Devo farlo anche io. Per il cibo è lo stesso, anche per gli oggetti che compriamo per la casa.»
«Non sei la mia coinquilina. Sei la mia ragazza. La casa è mia, quindi pago io quello che devo pagare. Per il cibo è lo stesso, per qualsiasi cosa lo è. Ti vuoi prendere responsabilità che non sono tue. Questa conversazione non ha senso, e non agitarti che sto guidando.»
Lydia non si era nemmeno resa conto in che condizioni gli stesse parlando: era seduta sulle sue gambe, con la schiena poggiata contro lo sportello e i piedi poggiati sul sedile del passeggero. Avrebbero potuto fare un incidente per colpa sua.
Sentendosi offesa da quelle sue ultime parole, provò a spostarsi e sedersi al suo posto, ma Zayn la bloccò con un braccio contro di sé.
«Non ti ho detto di spostarti.»
«Sono io che voglio spostarmi.» disse duramente.
«Mi dici perché te la prendi tanto?!»
«Perché tu non mi prendi sul serio!» sbottò.
«Si che ti prendo sul serio, ma non condivido quello che dici.»
Lydia grugnì dalla rabbia e provò ancora di spostarsi, ma il moro glielo impedì di nuovo.
«Non mi toccare.»
«Oh, adesso vuoi che non ti tocchi?»
«Esattamente.» rispose, incrociando le braccia contro il petto. Quanto mentiva.
Il moro distolse per un attimo lo sguardo dalla strada per guardarla. Il suo sguardo fu ricambiato e lui non potè fare a meno di ridacchiare nel vedere quel viso imbronciato. Era arrabbiata sul serio, però.
Con un braccio guidava l’auto e con l’altro la spinse più contro di sé, tenendola bloccata contro il suo corpo mentre le dava dei baci sulla fronte.
Lydia provò a liberarsi in qualsiasi modo, ma Zayn era ovviamente più forte di lei, così si arrese e si lasciò andare contro di lui, rilassandosi anche grazie all’odore della sua pelle.
«Mi fai innervosire.» mormorò contro il suo petto.
Zayn la sistemò meglio su di sé. «Lo so.»
«Ti odio.»
Lui sorrise. «Lo so.» ripetè, intrufolando una mano sotto la felpa e la maglietta, entrando a contatto con la sua pelle morbida. Iniziò ad accarezzarle dolcemente il fianco col pollice e la sentì rilassarsi maggiormente sotto quel tocco.
A Lydia le venne quasi da ridere nel ripensare a ciò che aveva detto qualche minuto fa. Con quale coraggio e faccia tosta era riuscita a dire di non voler farsi toccare da lui, neanche lei lo sapeva, quando nel pomeriggio aveva confessato a Cher che amava il suo tocco. Amava le sue mani. E ribadiva quel suo pensiero proprio in quel momento, mentre Zayn la accarezzava, ed era convinta di poter addormentarsi tra le sue braccia. Riusciva sempre ad averla vinta su di lei, in qualche modo. Bastava che la toccasse e lei si scioglieva, letteralmente, sotto di lui. Aveva così tanto potere su di lei che a volte la intimoriva, ma non avrebbe mai fatto a meno. Non sarebbe mai riuscita a privarsi di tutto questo. Sentiva di aver aspettato una vita per avere ciò che infondo aveva sempre desiderato. Zayn le dava tutto questo, ed anche di più.
Lydia alzò il capo solo per avere la possibilità di mangiare meglio. Prese il cartoncino pieno di patatine, ci mise sopra le salse ed iniziò a mangiare.
«Mi stai ignorando?» disse Zayn, guardandola per un attimo.
«Si.» rispose lei, mangiucchiando una patatina fritta.
«Capisco, ma avrei fame anche io, sai.»
Lei prese una patatina ricoperta per metà di maionese e la avvicinò alla sua bocca. Quando Zayn tentò di morderla, lei allontanò la patatina dalla sua bocca, ricevendo uno sguardo di rimprovero da parte sua. Non potè fare a meno di ridere mentre continuava a ripetere l’azione, finchè il moro non riuscì nel suo intento dando un morso al cibo.
Lydia mangiò la metà rimasta e gli guardò la bocca sporca di maionese in un angolo. Restò a guardarlo per qualche secondo sul che fare, per cercare di fare qualcosa di… sexy per i suoi occhi? Non sapeva nemmeno lei cosa volesse fare di preciso.
Senza pensarci troppo, avvicinò le sue labbra all’angolo della sua bocca e con la lingua leccò via quella piccola parte di maionese, lasciandogli poi un bacio appena accennato.
Quando si allontanò, gli occhi di Zayn sembravano bruciare. Un sorriso malizioso si formò sulle sue labbra mentre passava la sua lingua dove Lydia aveva lasciato il suo piccolo marchio.
«Attenta a te.» sussurrò.
Lei lo ignorò prendendo altre patatine dal cartoncino. Una parte di lei voleva esultare, perché era riuscita nel suo piccolo intento.
Continuò ad imboccare anche lui, questa volta cercando di non sporcarlo, e quando finirono le patatine passarono ai loro panini.
Zayn aveva deciso di non fermarsi da nessuna parte: voleva guidare per chissà dove mentre cercavano di mangiare senza sporcarsi e sporcare l’auto. Non aveva permesso a Lydia neanche una terza volta di spostarsi, l’aveva tenuta sulle sue gambe e lasciava che lo imboccasse.
«Ultimamente stai mangiando parecchio, deve venirti il ciclo?» le chiese Zayn.
Lydia tossì appena prima di ingoiare bene il suo boccone. «Può darsi.» mormorò, non guardandolo in viso.
«Dovremmo andare a comprare gli assorbenti.»
«Ce li ho.»
«E’ preciso?»
Lei lo guardò, rimproverandolo con lo sguardo.
«Che c’è? Sto solo chiedendo.» si giustificò, spegnendo il motore. Aveva messo l’auto nel parcheggio vicino casa.
«A volte si, a volte no.» mormorò.
«Capisco.» commentò lui. «E deve venirti in settimana? Così anticipiamo il nostro divertimento.»
Lydia lo colpì sulla spalla, arrossendo.
«Che c’è? Non ho mica specificato che tipo di divertimento.» affermò, trattenendo una risata alla vista della sua ragazza in silenzio. «E questo mi fa pensare che stai iniziando ad avere una mente leggermente spinta.» disse infine, con voce roca e fin troppo maliziosa.
Lei non ebbe il coraggio neanche di replicare in qualche modo. Dalla sua bocca non uscì nessun suono e tutto quello che riuscì a fare fu colpirlo ancora, senza che lui avesse, in realtà, nessuna colpa. Ed arrossì, ovviamente.
Il moro rise, portandola di nuovo contro di sé e dandole un bacio sulla tempia.
Lydia riuscì a liberarsi dalla sua presa e ad uscire dall’auto, puntandogli poi un dito contro e guardandolo severamente. Il suo ragazzo non smise di ridacchiare, mentre guardava ogni suo movimento.
Uscì infine anche lui e insieme si diressero verso casa.
Quando Lydia aprì la porta sobbalzò, trovandosi davanti agli occhi un uomo alto e robusto.
«Salve.»
Zayn la sovrastò subito, mettendosi davanti a lei.
«Zio Hunter…» mormorò lui. «Che ci fai qui?»
A quel punto, Lydia potè rilassarsi nel sentire che quell’uomo era suo zio ma sembrava che Zayn fosse ancora sulla difensiva.
«Sono venuto a trovarti.» disse l’uomo, sorridendo, poi i suoi occhi puntarono su di lei. «Tu dovresti essere Lydia, giusto?»
Lei annuì e timida uscì dal suo piccolo nascondiglio, porgendogli la mano. «E’ un piacere conoscerla, signor, ehm-» non sapeva se fosse il fratello del padre o della madre.
Era alto e molto robusto, i capelli neri, ancora folti, tirati indietro col gel, la pelle ambrata, come suo nipote. Avevano anche gli stessi occhi, anche nella loro perfetta forma e colore. Accenni di barba, segno che stesse ricrescendo e qualche ruga sul viso, segno della vita. Zayn un po’ gli assomigliava.
«Chiamami Zio Hunter.» le sorrise l’uomo, ricambiando la stretta. «E’ graziosa proprio come dicono tutti, Zayn.»
Lydia allungò le labbra in un timido sorriso, non avendo il coraggio neanche di mormorare un sincero “grazie”.
«Perché sei qui?» chiese nuovamente Zayn, la voce ferma e lo sguardo severo. Le sue mani erano strette a pugno e Lydia non capiva perché stesse così tanto su di giri. Era suo zio, infondo.
«Te l’ho detto, sono ven-»
«Risparmiati queste stronzate.» sbottò.
Hunter gli puntò un dito contro. «Attento a come parli, nipote.»
Il moro si morse nervosamente il labbro, guardando altrove per non dire qualcos’altro di irrispettoso nei confronti di suo zio. Mai era stato così nervoso a causa della sua presenza. Sapeva perché era lì.
«Vorrei farle qualche domanda.» ammise infine l’uomo.
Lydia si sentì turbata per un attimo quando gli occhi di Zio Hunter finirono su di lei. Perché doveva farle qualche domanda?
«No.» rispose subito Zayn. La sua rabbia cresceva.
«Sono semplicissime domande, Zayn.»
«Ho detto di no.»
Lydia lo vide spostarsi di nuovo davanti a lei, sentendo il suo respiro pesante. Non capiva perché si stesse arrabbiando così tanto e sentiva di dover fare qualcosa, perché c’era fin troppa tensione tra quelle mura.
Gli prese la mano, ancora stretta a pugno. «Va tutto bene, Zayn.» sussurrò. «Posso rispondere a qualche domanda.»
Lui girò appena il capo, non guardandola del tutto però, e finalmente la mano si schiuse, segno che si fosse rilassato sotto quel suo leggero tocco.
Zayn sospirò profondamente, lanciando un ultimo sguardo a suo zio che sorrise vittorioso dopo le parole della sua ragazza.
Mormorò un, ancora, nervoso “okay” e lasciò che lei si sedesse sulla sedia dove suo zio l’aveva invitata a farlo. Lui si sedette di fronte mentre il moro restò alzato accanto alla sua ragazza.
«E’ per il mio business, cara, devo farlo per forza.» iniziò.
«No che non devi.» disse Zayn.
Zio Hunter lo ignorò. «Di solito, per far parlare qualcuno, uso maniere molto più… forti.»
Il cuore di Zayn prese a battere più forte del solito, segno che Lydia si fosse un po’ spaventata, ma vide quanto fosse brava a nasconderlo bene. «Cristo Santo, non dirle queste cose!» sbottò.
«Devo.» replicò l’uomo. «Voglio che tu sia del tutto sincera con me, va bene?»
Lei annuì.
«Dimmi, ragazza, Duke Morel era tuo padre?»
«No, ehm, lui era il compagno di mia madre.»
«Capisco. E vivevi con lui, giusto?»
Annuì ancora.
«E’ mai venuto qualcuno a parlare con qualcuno di… affari, insomma.»
«Oh, ehm… di solito lui era sempre fuori e… ho visto solo un… ragazzo a casa nostra.»
«Ti ricordi il suo nome?»
Lydia istintivamente alzò lo sguardo verso Zayn e lui ricambiò subito. «Kole.» mormorò poi.
«Okay.» disse Hunter. «Ti ricordi qualcosa di ciò che dicevano?»
Restò in silenzio cercando di ricordare qualche loro conversazione, ma si rese conto che non avevano mai parlato seriamente di affari, almeno quando lei era presente. Duke non si fidava neanche di lei, lo aveva sempre detto, quindi evitava di parlare di qualsiasi cosa davanti a lei. L’unica conversazione che le venne in mente fu quella che fecero quando sentì Duke dire a Kole che dovevano trasferirsi. L’ultima volta che l’aveva visto.
«Lui non… parlava mai quando c’ero io. Solo una volta, ehm, li ho sentiti parlare che… Duke doveva per forza andarsene. Però non so questo quanto possa contare…»
L’uomo le sorrise. «Tranquilla, ogni cosa è importante.» la rassicurò. «Sai perché doveva andarsene?»
«Perché… mh, avevano ucciso qualcuno.» si sentiva abbastanza sicura nel dirgli tutte queste cose, perché oramai Duke e Kole non c’erano più e non gli sarebbe  potuto succedere nulla a causa sua.
«Sai chi era quel qualcuno?»
Lei scosse il capo.
Hunter restò a guardarla fissa per qualche secondo in più e Lydia per un attimo non ebbe il coraggio neanche di battere le palpebre, ma mantenne il contatto visivo. Sapeva che la stava studiando per assicurarsi che non mentisse. E non l’aveva fatto, perché non ne aveva motivo.
«Okay tesoro, ti ringrazio.» disse infine, sorridendole ancora e toccandole poi il mento, come farebbe un qualsiasi parente con un suo nipote.
Lei sorrise appena, alzando lo sguardo verso Zayn. I lineamenti del suo viso erano ancora duri, le sopracciglia corrugate e le mani di nuovo strette a pugno. Solo dopo qualche secondo, lui ricambiò il suo sguardo. Per un attimo si addolcì.
«Va di là, ti raggiungo dopo.» le mormorò, questa volta calmo.
«Okay.» mormorò lei a sua volta, alzandosi. Si voltò verso su zio, che si era alzato anche lui. «E’ stato un piacere conoscerla, ehm-»
«Zio Hunter.» quasi la rimproverò.
Lei sorrise. «Zio Hunter.» ripetè.
Si avviò pianto verso la camera, posando la borsa sul letto e prendendo i vestiti per dormire. Poco dopo vide Zayn e suo zio uscire di casa, parlando vicino la porta d’entrata.
Cercando di non far sentire i suoi passi, si avvicinò alla porta, provando ad ascoltare la loro conversazione.
«Chi mi dice che non l’avresti torturata se non ci fossi stato io?!» sbottò Zayn. Riusciva quasi a sentire il suo sforzo nel restare calmo.
«Non l’avrei mai toccata e tu lo sai.»
«Non avresti dovuto metterla in mezzo, lei non c’entra nulla. Cosa ci hai guadagnato?»
«Dovevo tentare, forse ne sapeva più di quanto ne sapevamo noi.»
«Sta di fatto che avresti dovuto chiamarmi.»
«E perché avrei dovuto chiedere il permesso a te?» dalla sua voce capiva che fosse abbastanza divertito.
«Perché è la mia ragazza.»
Per qualche secondo ci fu silenzio. «Allora è proprio vero: esci fuori di testa se ti toccano quella ragazza.» parlò poi Hunter. «E lei ti tiene calmo.»
Lydia sorrise appena contro la porta, sentendosi fortunata nell’avere quel piccolo potere su di lui, anche se non sapeva come fosse in grado di farlo.
«Non iniziare con questo discorso.» disse seccamente Zayn.
«Vogliamo iniziare col discorso che, per quanto ti calmi, quella ragazza di fa perdere il controllo di ogni cosa?» l’uomo alzò un po’ il tono di voce. «Hai ucciso tre persone nel giro di due mesi.»
«Mi sono occupato di tutto.»
«Ti ho sempre detto che quando metti la polizia di mezzo, devi venire da me.»
«Li ho corretti bene.»
«Li hai corrotti per tre volte!» sbottò Hunter. «Perché corromperli per quel ragazzo?»
Lydia capì che si riferisse a Mike. A ripensarci le si strinse lo stomaco.
«Non c’era bisogno di ucciderlo.»
«Si che c’era.» rispose subito Zayn.
Lei abbassò il capo, mordendosi il labbro inferiore, sospirando appena per non farsi sentire. Iniziò a sentire un peso sullo stomaco che non sentiva da un bel po’, e odiava sentirsi così.
«Avrebbero lasciato perdere il caso comunque. Non gli hai permesso di fare un minimo almeno per non creare dubbi. Perché?»
«Perché sarebbero venuti a scuola, sarebbero arrivati a Lydia e le avrebbero fatto domande. Non potevo permetterlo.»
Era sempre così protettivo. Lei gli era così grata, ma forse avrebbe dovuto far qualcosa per far si che Zayn la smettesse. Gli creava così tanti problemi a sua insaputa.
«Vedi? Non riesci a ragionare quando c’è lei di mezzo! E per Duke e Kole?»
La risposta di Zayn arrivò dopo qualche secondo in più. «L’avrebbero cercata. Poteva essere anche accusata. Non aveva bisogno di altri problemi e tensioni, dopo quello che le era successo.»
Sentì un lungo sospiro. «Okay, posso comprenderlo, ma la prossima volta vieni da me.»
Prossima volta? Lydia non l’avrebbe permesso. Non avrebbe potuto creare un’altra situazione di disagio e tensione tra Zayn e suo zio.
Quando sentì che si stessero salutando, corse subito via, chiudendosi in bagno. Quando sentì la porta d’entrata chiudersi, spiò dal buco della chiave, cercando di vederlo, e lo vide avviarsi verso la camera.
Fece una doccia veloce e indossò i vestiti del pigiama. Uscì dal bagno e si recò in camera, trovandolo seduto sul letto con lo sguardo per terra. Quando la sentì arrivare, alzò il capo per guardarla.
Lydia incrociò le braccia contro il petto, restando ferma sulla sua posizione.
«Hai sentito tutto, non è così?»
Lei non rispose, restò a guardarlo come per rimproverarlo. Non si era mai sentita così in colpa in vita sua. Aveva cercato di rilassarsi, in qualche modo, sotto il getto d’acqua calda, ma il peso era ancora lì, sullo stomaco.
Zayn sospirò. «Vieni qui.» mormorò.
«No.»
Lui sorrise. «Vieni qui.» ripetè.
Riuscì a resistergli solo per pochissimo, poi avanzò lentamente verso di lui, con le braccia ancora incrociate contro il petto. Lui poggiò le mani dietro le sue cosce, facendola più vicino a lui, posizionandola, in piedi, tra le sue gambe. Col sorriso sulle labbra, poggiò le mani sulle sue braccia, cercando le sue mani e lei finalmente fece si che le intrecciasse con le sue, lasciando andare poi le braccia lungo il suo corpo.
«Non dovevi farlo.» disse Lydia, ripetendo le parole di Hunter.
Zayn sciolse l’unione delle loro mani solo per invogliarla a sedersi su di lui e, stranamente, Lydia lo fece. Poggiò le gambe piegate sul letto, ai lati dei suoi fianchi. Le sue mani presero ad accarezzare i fianchi sotto la maglietta, guardandola con occhi furbi, maliziosi e adoranti.
«Si che dovevo.» mormorò.
«No, invece. E devi anche smetterla di-»
Zayn la interruppe subito. «Possiamo litigare domani?» chiese in modo dolce. «Giuro che domani litighiamo quanto vuoi, anche tutto il giorno se ti va. Mi faccio prendere anche a schiaffi, se ti farà stare meglio, ma possiamo evitare stasera?»
«Non ha senso litigare domani per un litigio di adesso.»
«Si invece.» replicò lui, iniziando ad accarezzare la parte inferiore della sua schiena. «E’ stata davvero, ma davvero, una giornata assurda. Sono stanco.»
«Tu non sei mai stanco.» disse lei.
Il moro sorrise appena, divertito. «Non fisicamente, certo, ma la mia mente lo è.»
Lei sospirò, dandogliela vinta ancora una volta. Si vedeva, comunque, che volesse un po’ di tranquillità, e per quanto lei volesse discutere, gliela concesse.
«Domani ti lasceresti davvero prendere a schiaffi?»
«Tu mi prenderesti a schiaffi?»
«Si.» rispose, come una bambina.
Lui ridacchiò, spingendola più contro di sé, sentendo il calore della sua pelle nonostante ci fosse quello strato, per lui, di troppo.
«Sei impossibile.» disse frustrata Lydia. Frustrata perché riusciva a farsi convincere così facilmente. Un po’ si odiava per questo.
«Lo so.»
«E ti odio.»
Zayn sorrise. «Lo so. Mi baci adesso, per favore?»
«No.»
«No?»
Lydia scosse il capo, riuscendo a non farsi contagiare dal suo sorriso che era a pochi centimetri dalle sue labbra. E voleva così tanto baciarlo. Non aspetta altro da tutta la giornata, ma non gliel’avrebbe data vinta così in fretta. Voleva vincere lei, almeno su qualcosa.
Zayn azzerò la distanza, ma poggiò le labbra prima sul suo mento, poi lentamente iniziò a baciarle la mascella, salendo poi sulle guance. Dei baci lenti, sensuali, che la fecero costringere a sospirare contro il suo orecchio. Quando poggiò finalmente le labbra sulle sue, non fu sorpreso nel vedere che ricambiava con molto facilità e passione.
«No, hm?» sussurò contro le sue labbra, con un sorriso vittorioso.
Lydia avvicinò di nuovo le labbra contro di lui, con l’intenzione di approfondirlo, questa volta.
Il moro poggiò una mano sulla base della sua schiena, portando il suo bacino più contro di lui. Un masochismo, per lui, ma voleva sentirla.
Le sue mani presero a stringere i suoi glutei e ad accarezzare lentamente le sue gambe da sopra il tessuto della tuta. Quanto avrebbe voluto togliergliela di dosso.
Sentì le mani di lei poggiarsi sul suo collo, mentre le loro lingue si rincorrevano tra loro, e poi finivano nei suoi capelli che piano stringeva. Si ritrovò a mugugnare contro la sua bocca.
Le era mancato così baciarla in quel giorno. Lydia era in grado di fargli dimenticare le cose assurde fatte in mattinata, le parole di suo zio di poco fa e le parole del nonno di Louis che mai avevano lasciato la sua mente. C’era solo lei, che, presa quanto lui, si avvicinava sempre di più al suo corpo, come a voler di più, e che lo baciava come se quello fosse il suo ultimo giorno di vita.
Lo faceva impazzire. E gli piaceva, gli piaceva così tanto…
Ad un tratto, sentì quasi di star per esplodere quando sentì una sua mano scendere lentamente dal suo petto fino in basso.
«Lydia.» riuscì a dire, staccandosi. «Che stai facendo?»
Lei ritirò la mano, arrossendo subito. «Oh, ehm… i-io… io voglio fare qualcosa per te.»
La guardò confuso, ancora frastornato per il bacio. «Qualcosa per me?»
«S-si… voglio, ehm… farti stare bene.»
Si ritrovò a sorridere divertito e un po’ intenerito. «Farmi stare bene? E questa da dove viene fuori?» poggiò le mani sul materasso, tenendosi per farsi più indietro e guardarla meglio.
Lydia abbassò il capo, del tutto imbarazzata. «Tu con me l’hai fatto… volevo solo… essere in grado di… ricambiarti.»
Il moro si passò la lingua sulle labbra, cercando di trattenere un ennesimo sorriso, poi si fece di nuovo più vicino a lei. «Sono davvero onorato di sentire che sono stato in grado di farti stare bene, ma non l’ho fatto con l’intenzione di essere ricambiato. L’ho fatto perché volevo farlo e tu non sei costretta a fare niente.»
Lei ebbe il coraggio di guardarlo, ancora con le guance rosse. «Ma io voglio farlo.»
«Lydia…»
«Davvero. Voglio farlo.»
Zayn restò a guardarla mentre le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio e i suoi occhi verdi non si distolsero neanche per un attimo. Voleva che fosse convinta. Non avrebbe mai permesso che lo toccasse contro il suo volere, ma dovette ammettere che vedeva quanto, ancora, sincera lei fosse.
«Va bene» disse, sistemandola meglio su di sé.
La guardò, mentre restava con lo sguardo basso a pensare forse sul che fare, poi i suoi occhi tornarono a lui. «Posso prima baciarti?»
Lui sorrise. «Puoi farmi quello che vuoi, sono tutto tuo.»
«Okay.» mormorò, poggiando poi le labbra sulle sue.
Zayn potè sentire quanto adesso fosse nervosa. «Rilassati.» le sussurrò, tra un bacio e l’altro.
Solo dopo un po’, mentre ancora si baciavano, Lydia si rilassò completamente come poco fa e lentamente iniziò a far scendere, di nuovo, la sua mano lungo il suo corpo.
Senza smettere di baciarlo, cerco di far abbassare la molla della tuta e vide Zayn muoversi appena sotto di lei per aiutarla. La aiutò anche nell’abbassare i suoi boxer e smise di baciarlo solo per poter guardare in basso.
«Oh.» sussurrò imbarazzata, alzando di nuovo lo sguardo e nascondendo il viso contro la sua spalla.
«Già.» sussurrò a sua volta Zayn, divertito. «Questo è l’effetto che mi fai. Pensa a quelle volte in cui mi hai messo in questa condizione.»
«I-io… io ho… fatto questo?» ancora non aveva il coraggio di guardarlo.
«Esattamente.»
«Mi dispiace.»
Il moro portò il capo all’indietro, cercando il suo viso. «Ti scusi per avermi fatto eccitare?» disse divertito.
Con le guance rosse, Lydia alzò le spalle, non sapendo di preciso cosa dire.
Lui la baciò di nuovo, mentre ancora sorrideva e si ritrovò a pensare in quel preciso momento quanto adorasse, e forse anche di più, quella ragazza. Nelle sue piccolezze, lo stupiva ogni volta.
Lydia lasciò che Zayn la calmasse attraverso i suoi baci e quando non ci pensò troppo, fece la sua prossima mossa, cercando di ricordare gli insegnamenti dati da Cher in quello stesso pomeriggio.
Avvolse in una mano la sua erezione, mentre ancora lo baciava.
«Cazzo.» riuscì a dire Zayn, cercando di rimanere lucido, ma in quel momento, più di tutti, gli risultava difficile.
Lei riprese a baciarlo, restando ferma senza sapere se quella sua esclamazione fosse stata positiva o negativa, poi sentì la mano di Zayn che si poggiava sulla sua e piano iniziò a fare su e giù per tutta la sua lunghezza, come per istruirla.
«Così…» sussurrò.
Lydia si lasciò guidare, aprendo gli occhi per vedere come lui volesse essere toccato. Poco dopo, la sua mano lasciò la sua, come a fidarsi, e lei fece esattamente ciò che lui le aveva insegnato.
I movimenti erano lenti e la sua mano era stretta come lui voleva. Zayn sentiva già di essere al suo culmine nel solo pensare al colore della sua mano attorno a lui. Per due anni era stato in astinenza, nessun tocco così delicato e preciso, se non forse il suo in casi estremi in cui lei lo sottoponeva, ma sentiva che quell’attesa ne era valsa la pena.
Lydia non sapeva di preciso se stesse facendo bene o meno, ma trovò sicurezza nei suoi gemiti che piano aumentavano.
Non lo aveva mai visto così vulnerabile e non si era mai sentita così dominante come in quel momento. Zayn sembrava dipendere completamente da lei e dal suo tocco e lei era completamente estasia da quella visione di lui, che la baciava anche con fare disperato e bisognoso.
Si ritrovò a mugugnare contro la sua bocca quando le sue mani presero a stringerle le cosce. Adorava anche quel tipo di tocco, la faceva sentire così desiderata.
Lui si staccò da lei solo per gemere contro la sua bocca, per prendere fiato, e lei guardò in basso, curiosa di voler fare qualcosa di più.
Girò lentamente sulla cappella col pollice, e alzò lo sguardo su di lui sentendolo sospirare pesantemente.
«Porca puttana.» mormorò con voce spezzata.
Lydia ripetè l’azione e poi lo baciò di nuovo, questa volta mordendo lei per la prima volta il suo labbro inferiore. Dalle sue labbra uscì diverse volte il suo nome e lei potè dire che quella fu una delle cose più sensuali del mondo. Mai si era sentita così brava e sexy. Era tutto ciò che voleva essere per lui.
Iniziò a baciargli il mento, scendendo lentamente sul collo e decise di voler provare a mordicchiarlo come faceva lui con lei. Ebbe una risposta positiva quando, dopo averlo fatto, lui le strinse di nuovo le cosce, iniziando ad accarezzare di nuovo i suoi glutei e stringerli delicatamente. La rendeva partecipe del suo piacere, nonostante lui fosse il protagonista di quel momento.
Gli tornò di fronte, guardando le sue palpebre chiuse e la bocca schiusa che lasciava uscire dei respiri mozzati. Con l’altra mano gli spostò i capelli dalla fronte mentre con l’altra continuava i suoi movimenti, che sentiva gli stessero piacendo.
Era così bello, ed era suo, completamente.
«Di più.» quasi supplicò.
Lei accolse la sua richiesta aumentando la velocità, stringendo come lui desiderava. Zayn prese tra le dita il suo mento e la baciò con passione e con una piacevole durezza. Riuscì a ricambiarlo appena.
«Lydia…» gemette.
Continuò i suoi movimenti, desiderando sentire il suo nome pronunciato così dolcemente ancora una volta, e lui sembrò capire quel suo piccolo desiderio perché lo fece ancora, finchè finalmente non arrivò al suo culmine, rilasciando il liquido bianco sulla parte inferiore della sua maglietta.
Lydia lasciò che si riprendesse mentre gli toccava i capelli e gli lasciava dei timidi baci a stampo sulle labbra. Lui approfondì appena qualche secondo dopo, prendendo il mento tra le sue dita.
I loro occhi si scontrarono e Lydia arrossì di botto, mordicchiandosi appena le labbra.
Il moro sorrise contro le sue labbra, poi si staccò, tirandosi su i boxer e la tuta e prendendo dal bordo la sua maglietta.
Lydia alzò istintivamente le braccia e lui fu libero di sfilargliela. Non appena fu scoperta, si coprì il seno, seppur avesse il reggiseno, con le braccia.
Zayn la rimproverò con lo sguardo e lei abbassò il capo, timida e imbarazzata, senza però scoprirsi.
Avvolse la maglietta oramai sporca su se stessa e piano fece spostare Lydia, facendola sedere sul letto. Lui andò in cucina, gettando la maglietta nel cestino e tornò in camera, trovandola a coprirsi il petto con le lenzuola.
Si avvicinò al suo armadio e le diede un’altra maglietta.  Quando gliela porse, lei si girò verso il muro, dandogli la schiena e indossandola.
Poi si stese e dopo qualche secondo trovò il coraggio di voltarsi dalla sua parte. Zayn si era seduto sul letto, con lo sguardo rivolto verso di lei.
Il suo cuore battè forte per un attimo a causa di un tuono che risuonò nel cielo e nella casa. La vide sobbalzare appena.
«Appena in tempo.» disse lui.
La fronte di lei si corrugò confusa. Non capì.
«Be’, nervosa come sei durante un temporale, mi avresti letteralmente ucciso.»
Le guance di Lydia si colorarono di rosso e lo colpì sul braccio, facendolo ridere.
«Vuoi che stia un po’ con te prima che vada a lavarmi?»
Lei annuì e gli fece spazio per far si che si stendesse accanto a lei.
La coprì con la coperta e la accolse poi tra le sue braccia, dandole un bacio sulla fronte.
«Domani litighiamo.» disse a voce bassa lei, ancora timida.
Zayn sorrise, sospirando divertito. «Domani litighiamo.» sussurrò.
E gli veniva da sorridere ancor di più nel ripetere quel domani, realizzando per davvero che lei, in quel domani, ci sarebbe stata.

 

Hello... it’s me...
I was wondering if after all these YEARS

you’d like to meet...

Vi ho appena dedicato una canzone di Adele e insomma,
come potete non perdonarmi?
INSOMMA E'  A D E L E.
 Scherzi a parte, mi dispiace davvero un sacco.
Non ho scuse per questo ritardo, lo so perfettamente.
L'ultimo periodo è stato... davvero una merda, credetemi.
Non avevo la testa per scrivere e non mi sembrava il caso di
scrivere contro voglia e darvi così un capitolo più schifoso di questo.
Non mi sto giustificando, davvero, sto solo cercando di essere sincera con voi.
Che saranno passati, 3/4 mesi? Ho perso il conto ormai.
Come voi.
Forse vi siete dimenticate di questa storia e di me. Lo comprendo bene.
Ma hey, io sono seeeeeempre qui. Non vi libererete mai di me, e degli Zydia.
Anche con ritardi assurdi, questa storia va portata a termine.
L'ho sempre detto e anche se con fatica, la finirò.

Allora, come state?
NO WAIT
**
Hello... how are you?????
**
Dovevo, scusate.
Comunque, che mi dite? Scuola, università, lavoro, che fate?
Va bene pur a ricuttar.
Vi sono mancati gli Zydia?
Quando dopo un sacco di tempo ho ripreso a scrivere su di loro mi 
sono quasi commossa perchè MI SONO MANCATI, CAPITE???
E quindi, che ne pensate del capitolo?
Vi è piaciuto? Fa schifo?
State attente alle nuove comparse......
Avete visto la nostra piccola Lydia? eheheheh!
Qualcuno qui sta crescendo.
Forza, voglio ogni vostro commento.

Ieri i bimbi hanno tenuto il loro ultimo successo dopo una lunga pausa
*piango*
Però se la meritano, dai. Onestamente pure io perchè rivoglio indietro la mia sanità mentale.
Zayn non so che fine ha fatto ma l'importante è che sia qui con Lydia, so.

Avete qualche canzone che vi ricordi gli Zydia?
O avete fatto qualche fotomontaggio?
E QUALCUNO E' BRAVO CON I TRAILER?
Insomma, sarebbe bello avere un trailer della ff. Ma sogno troppo, lo so.

Dopo tutto questo tempo, io vi amo sempre e so che amate anche me, anche se dite di odiarmi.
Tipo come Lydia dice di odiare Zayn, insomma.

Se volete fare qualche commento su twitter della ff, mettete tipo l'hashtag #wmemy
Mi farebbe piacere leggervi!

Facebook: Tisdalesvoice Efp
twitter: @infinitynaples
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Instagram: stylisdale

Adesso vado.
Ci vediamo... spero presto.
Non ho intenzione di farvi nessuna promessa perchè non sono brava a mantenerle.
Peppina vi ama sempre e comunque.

chiss chiss,
peppina.
 

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Capitolo 31
*** حرية ***









حرية


 
 
Lydia aprì piano i suoi occhi guardando l’orario sul suo cellulare.
Si era svegliata 10 minuti prima della sveglia. Si girò dall’altro lato e Zayn non c’era. Forse era in cucina, o era uscito. O era ovunque per scamparsi la litigata che lei aveva in mente di fare.
Non voleva, in realtà, del tutto litigare, ma solo dirgli di non nasconderle le cose, di non mettersi in pericolo a causa sua e soprattutto, che la lasciasse pagare quello che doveva. Perché si, quel discorso era ancora aperto, per quanto lui l’avesse coccolata per far si che ci passasse su. Era debole sotto i suoi abbracci, i suoi sussurri e le sue mani, ma non avrebbe mai lasciato perdere un argomento così importante. E poi le dava davvero fastidio tutta quella situazione.
Scese dal letto e si recò nel salone, non trovandolo nemmeno lì. Come aveva previsto, era uscito.
Andò in bagno a preparasi per quella giornata scolastica e quando finì di mettersi il mascara, sentì la porta d’entrata chiudersi.
Uscì dal bagno, appoggiandosi allo stipite della porta, guardandolo poggiare la giacca di pelle sul divano. Sembrava davvero… arrabbiato.
Il suo sguardo poi si posò su di lei. «Buongiorno bellissima.» lo disse quasi sospirando, come se si fosse tolto un peso di dosso.
«Buongiorno.»
«Hai fatto colazione?» le chiese, guardando il suo cellulare.
«Ehm, no.»
«Falla.»
«Mi sono già lavata i denti.»
«Te li lavi di nuovo.»
«Non ho fame. Prenderò qualcosa dalla macchinetta della scuola.»
Lui sospirò profondamente, chiudendo per un attimo gli occhi per poi riaprirli e guardarla di nuovo. «Sto cercando di restare calmo, Lydia. Sul serio.»
«Non sto cercando di farti arrabbiare. Sono tranquilla e calma.»
«Be’, mi stai facendo innervosire comunque. Non ti costa nulla mangiare qualcosa.»
«Ed io ti ho detto che lo farò quando sarò a scuola. Ti basterebbe credermi sulla parola.»
«Si, come ti ho creduto due mesi fa.»
Lydia si sentì ferita, nonostante quella fosse la pura verità. Gli aveva sempre mentito sul cibo, ma adesso poteva fidarsi di lei. Ma comunque, quella ferita, la face scattare. «Mi spieghi qual è il tuo problema?!»
Il moro si voltò completamente verso di lei. «Il mio problema è che dopo aver sopportato situazioni di merda, non posso stare tranquillo neanche qui perché tu non vuoi fare una cazzo di colazione per non sbattere a terra! Di nuovo!»
«Il mio problema invece è che sono stanca di non essere creduta sulla parola quando ti dico che ho mangiato o che lo farò! Per tua informazione, non ho intenzione di tornare nello stato in cui ero! E sono stanca di essere trattata come una bambina in certe situazioni! Io so prendermi delle responsabilità e so quando devo farlo!»
Zayn si grattò nervosamente la barba, guardando altrove. «Non iniziare.»
«Oh, inizio eccome.»
«Questa non è casa tua! Non hai diritto di pagare a nulla! Sei la mia ragazza! Non ho bisogno contributi da un cazzo di nessuno! E ho la possibilità di comprare un cazzo di supermaket quando mi pare e piace.»
«Ancora una volta: a me non interessa! Io odio sentirmi ed essere consapevole di essere una spesa per te!»
«Ma non lo sei! Quando lo capirai e smetterai di dire sempre le stesse cose?!»
«Quando la smetterai anche tu di prendermi per stupida! Che ti piaccia o no, mi troverò un lavoro e pagherò ciò che c’è da pagare!»
Il moro non potè trattenere la sua piccola risata e Lydia si sentì andare in fiamme. Come osava riderle in faccia?
Arrabbiata, si recò in camera per prendere la sua giacca e la borsa, avviandosi verso l’uscita.
«Lydia, dove stai andando, torna qui.» le disse Zayn, ma lo ignorò ed uscì di casa, sbattendo la porta. Mai era stata più arrabbiata come in quel momento. Avrebbe voluto… prenderlo a schiaffi.
«Lydia, sei fottutamente seria?!» urlò Zayn dalla cima delle scale, guardandola sparire poi dalla sua vista.
Si sarebbe strappato i capelli dalla rabbia. Odiava la testardaggine di quella ragazza ed io modo in cui lo facesse perdere, letteralmente, il controllo di sé stesso.
Rientrò in casa, camminando avanti e indietro cercando, in qualche modo, di calmarsi, ma nell’attimo in cui si diceva di restare calmo, stava già dando un pugno sul tavolo, spaccandolo poi completamente.
«Zayn
No, non ora. Non adesso.
«Trasformati
Lui ci provò con tutto se stesso, come ogni volta, a resistere a quegli ordini; a sopportare le fitte alla testa, che poi si presentarono in tutto il corpo, a trovare la forza nelle gambe per restare in piedi. Ci provò davvero, ma era sempre una battaglia persa. Eppure lo sapeva, ma lottava comunque, perché non poteva fare altro.
Nero.
Nero era tutto ciò che vedeva.
Un colore così scuro, che non permetteva a nessuno di poter vedere nulla, eppure lui vedeva ogni cosa presente sul suo cammino, cercando ciò che la sua voce voleva.
Sentiva quel sangue marcio che gli scorreva nelle vene ribollire in tutto il suo corpo, una rabbia che aumentava ogni volta che si trasformava, sempre di più. La voglia, il desiderio di distruzione di qualsiasi cosa o persona, di quel liquido rosso scorrergli giù per le mani, per la bocca. Doveva farlo, ne sentiva il bisogno, non lo faceva da troppo tempo.
Sfogava quel che poteva contro quegli alberi nella foresta che percorreva veloce, distruggendone qualcuno, ma non bastava. Non sarebbe mai bastato.
La voce continuava a parlare, a dargli ordini, e il suo unico scopo era quello di ubbidire, di soddisfare quelle assurde e sanguinose richieste.
E stava per farlo, fin a quando il suo cammino non fu interrotto e si ritrovò a terra, tra le foglie bagnate.
«Ci rivediamo, stronzo.»
Odiava essere sfidato e odiava che qualcuno si intromettesse sul suo cammino. La sua rabbia crebbe e non riuscì neanche a rendersi conto che quello era il suo migliore amico, come accadeva ogni volta, che lo stava solo proteggendo. Ma d’altronde, quello non era il vero Zayn. Sotto quella voce così insistente, temeraria e potente, c’era la sua che gridava aiuto.
E Louis la sentiva quella voce, sapeva che il suo migliore amico era ancora lì. Doveva aiutarlo.
«Oh, ora arriva il momento che ti incazzi di brutto.» commentò il moro, schivando in tempo un pugno.
Provò a rispondere e schivare quei colpi quanto poteva, ma, nonostante fosse un Guardiano, la forza di Zayn era difficile da controbattere. Era uno dei demoni più forti.
Prima che lui potesse nuovamente attaccarlo, lo vide fermarsi di botto e, d’un tratto, cascare a terra.
Zayn era tornato, più debole del solito. Questa volta sembrava faticare davvero a respirare.
Louis gli si avvicinò subito, facendolo appoggiare a sé, ma l’amico gli pregò di farlo stendere. Accontentò la sua richiesta, restandogli accanto.
«Cazzo, sei sempre più debole Zayn.»
«Già…» riuscì a dire lui, non avendo la forza neanche di aprire gli occhi. Si concentrava solo sul suo respiro.
Louis compose subito il numero di Lydia. Voleva assicurarsi che stesse bene. Dopo l’ultima volta, nel cortile della scuola dove entrambi svennero contemporaneamente, non voleva che accadesse di nuovo. Per quanto suo nonno gli avesse accennato qualcosa, lui ancora non ci capiva nulla.
«Hey Louis.» rispose lei dall’altra parte del telefono.
«Hey raggio di sole. Tutto bene?»
«Si, tutto benissimo. Alla grande.»
«Dalla voce non si direbbe.» non sembrava debole, tirò un sospiro di sollievo per questo. Era solo arrabbiata.
«Be’, il tuo migliore amico sa perché!»
Sorrise. «Che ha combinato adesso?»
«Lui è… è…»
«Uno stronzo. Puoi dirlo. So che lo è.»
«Si, quello!»
Zayn, steso a terra sulle foglie, ridacchiò, riuscendo a sentire quella piccola voce. Quasi riuscì a riprendersi solo ascoltandola.
«Sembri strafatto.» gli disse l’amico, chiudendo la chiamata.
«Non ha una voce bellissima?»
«La devi smettere di farla incazzare.»
Lui sorrise. «Mi piace farla incazzare.»
«A lei non tanto.»
«Oh, fidati, si diverte pure lei a farmi incazzare.»
«Tu sei sempre incazzato. Da quando c’è lei meno del solito.»
«Già…» sospirò. «Da quando c’è lei…»
L’amico sospirò con un sorriso sulle labbra prima di sedersi accanto a lui, guardandolo. «La ami, non è vero?» gli chiese dopo un po’.
Zayn era ancora con gli occhi chiusi, aspettando che quella fastidiosa debolezza presente in tutto il suo corpo svanisse. Nella sua mente apparve l’immagine di Lydia in quella mattina, arrabbiata, furiosa e bellissima.
«Non lo so. Cos’è l’amore, amico? Può un demone essere in grado di amare?»
«Certo che si: ami già me.»
Il moro ridacchiò. «Se.»
«Sei un essere umano, Zayn. Di conseguenza sei in grado di sentire e provare ogni cosa, come tutti su questo mondo e non.»
Zayn rimase in silenzio per un po’, riuscendo ad aprire, piano, i suoi occhi. «Io non la merito.»
«Zayn-»
«Sono serio, Louis. Me ne rendo conto ogni giorno. Potrebbe avere qualcuno che la ami come meriti, come si deve, perché io non so neanche come si fa. Dovrei andarmene via, lasciarle vivere la sua vita ed incontrare qualcuno che la renda felice, più di quanto io stia cercando di fare, semmai ci stessi riuscendo. Ma non ce la faccio. E sono un’egoista di merda, lo so, ma io senza quella ragazza… cazzo, mi sento di impazzire. Preferisco che non mi parli perché è incazzata con me per mesi o più che uscire dalla sua vita per sempre. Non ce la faccio a lasciarla e mi odio per questo, ma… sul serio, io…»
«Ma, sul serio, tu la ami.»
Il moro si lasciò andare in un sospiro quasi liberatorio. Fu grato al suo migliore amico di averlo detto al posto suo; lo aveva detto con una tale semplicità e quel pizzico di comprensione che gli serviva. Per lui sarebbe stato sempre difficile dirlo apertamente, forse anche ammetterlo, e, cosa strana, non sapeva il perché. Gli era ancora fin troppo assurdo pensare gli fosse possibile farlo.
«Stai sanguinando, Louis.» gli fece notare Zayn.
Louis si pulì con la mano quello strato di sangue che gli stava scorrendo al lato della bocca. «Non è niente.» si alzò. «Avanti, ti accompagno a casa. Hai bisogno di una doccia.»
Aiutò il suo amico ad alzarsi e lo fece poggiare completamente a lui, con un braccio attorno alle sue spalle. Lui lo tenne sù stringendolo al fianco.
«Hai bisogno di una doccia anche tu.»
«Si, ce la faremo insieme. Faremo cose sconce in doccia.»
«Ti piacerebbe.»
«Si, ti prego!» disse Louis, facendo una voce stridula femminile, provocando una risata al suo debole e stanco migliore amico.

 
—— ❀ ————
 

Lydia restò ferma sul marciapiede poco distante dalla biblioteca, stringendo nervosamente il manico della sua borsa.
Era molto in ansia per questo primo giorno di lavoro. O forse era una prova? Eppure Anne non gliel’aveva detto. Ma comunque, voleva che andasse tutto bene, perché ne aveva bisogno.
A scuola non aveva pensato ad altro. Era stato un pensiero usato come deviazione per non ricordare la litigata fatta in mattinata con Zayn. Si era distratta parecchio a scuola. Ci aveva pensato anche Grace e non gliene aveva neanche parlato. Non ne aveva voglia, in realtà. Per quanto arrabbiata fosse, e lo era ancora, ci era rimasta un po’ male per certe sue frasi. Forse lui neanche se le ricorda, o neanche se n’è reso conto di averle dette.
Si chiedeva se questi costanti litigi fossero sempre e solo per colpa sua, e se la loro relazione potesse andare avanti così.
Prima che potesse andare in paranoia, il suono del suo cellulare la riprese da quei sciocchi pensieri.

Da: Zayn (4)
Lydia, rispondi al telefono.

Non ignorarmi. Per favore.  

   Rispondi almeno a un messaggio.

Mi stai facendo incazzare.  

 

Aveva ignorato per tutta la giornata il suono del suo cellulare che squillava costantemente. Non voleva parlargli, avrebbe lasciato che si arrabbiasse ancora per un po’. D’altronde anche lei lo era.
Chiuse la casella di messaggi piena da parte di Zayn e posò il cellulare in borsa, dirigendosi verso la porta d’entrata della biblioteca.
Come al solito, fu circondata da un piacevole silenzio e notò che c’erano già delle persone sedute ai tavoli e che giravano tra gli scaffali.
«Lydia.» la salutò Anne con un sorriso. «Sei in anticipo.»
«Oh, si, ho preso una scorciatoia.»
«Bene. Prima sei qui, prima potrai finire.» le disse.
«Okay, cosa devo fare?» domandò lei, poggiando borsa e cappotto dietro il bancone. Qualche secondo dopo la seguì mentre la guidava verso l’ultima sala. C’erano due scaffali enormi completamente vuoti, affiancati da vari carrelli pieni di libri. Anne le spiegò di sistemarli a seconda dell’anno e in ordine alfabetico, e di pulire gli scaffali con uno straccio che poi le porse.
Tutto estremamente semplice. Poteva farcela, e poteva farlo bene.
Il suo cellulare suonò ancora. Anna la richiamò con lo sguardo.
«Cellulare.»
«Si, ehm, ora lo spengo. Mi scusi.»
«E dammi del tu o ti licenzio.» scherzò.
«Okay.» ridacchiò lei, mentre spegneva definitivamente il suo cellulare. Zayn si sarebbe arrabbiato sul serio adesso. Meglio così.
«Bene, ti lascio al tuo lavoro. Per qualsiasi dubbio, chiedi a me.»
«Grazie mille Anne.» le sorrise, per poi essere ricambiata dalla donna che poco dopo se ne andò nella sala principale.
Prese un respiro profondo e iniziò il suo incarico. Per essere il suo primo giorno le era andata più che bene.
Quando finì di sistemare i libri sui carrelli presenti lì, tornò nella sala principale per prendere gli altri due. Aveva ancora uno scaffale e mezzo da riempire.
Si avvicinò al bancone per chiedere ad Anne degli scaffali e la donna andò a prenderglieli da una stanza lì in fondo.
Quando tornò, Lydia notò sul suo braccio dei nei. Ci mise qualche secondo a notare la familiarità con una costellazione che ricordò aver mostrato a Zayn qualche sera fa.
«Che cosa buffa.»
«Cosa?» chiese confusa Anne.
«Oh, be’, sul tuo braccio questi nei, se uniti, formano la costellazione Cassiopea.»
«Oh… davvero?» mormorò, coprendosi poi subito di nuovo il suo braccio con la camicia che aveva piegato fino al  gomito.
Lydia sembrò di averla quasi infastidita. «Si, ehm, anche io ne ho una. Sulla gamba. Quella del Grande Carro.» tentò di focalizzare l’attenzione su di sé, per sdrammatizzare.
«Che cosa buffa, si.» quasi sorrise. «Dai, torna a lavoro. Così torni a casa presto.»
«Si, okay.» mormorò sorridendo a sua volta, mentre spingeva il nuovo carrello pieno di libri.
Si allontanò confusa dal suo nuovo capo, chiedendosi se in qualche modo l’avesse offesa con quella sua curiosa osservazione.

 
—— ❀ ————
 

Zayn e Louis arrivarono alla base, salutando i loro compagni mentre si avviavano verso l’ufficio di Hunter.
Prima che potessero entrarci, la porta si aprì rivelando EJ che lo salutò con un sorriso mentre piano si allontanava.
«Zayn.» lo salutò.
Zayn ricambiò altrettanto quel sorriso finto, scagliando poi un pugno sul suo viso facendolo cadere a terra.
«EJ.» salutò a sua volta, superandolo.
Louis lo seguì a ruota e si voltò per un attimo per assicurarsi che EJ fosse ancora vivo. Lo era, solo stordito e col sangue che gli scorreva dalla bocca. Avrebbe avuto sicuramente complicazioni in futuro per quanto riguarda il suo viso.
«Come cazzo hai fatto a controllarti così?!» sussurrò l’amico del tutto sorpresa.
«Controllo questo pugno da quella serata in discoteca.» rispose Zayn. «Troppo facile toglierlo di mezzo. Diventerò il suo cazzo di incubo.»
«E’ arrivato mio nipote, non è così?» urlò Huter dalla stanza. I due amici entrarono e lui sorrise. «Quando sento un tonfo è sicuro che sia tu.»
«Com’è andata la tua giornata, zio Hunter? A me sta andando tutto alla grande.» disse il moro, del tutto ironico, mentre si sedeva sulla poltroncina. Louis restò in piedi.
«Oh, si vede, nipote.» commentò l’uomo. «Come sta Lydia?»
Lui lo richiamò quasi con lo sguardo.
«Che c’è? E’ mia nipote, adesso. Devo sapere se sta bene.»
«Oh, lei sta benissimo
«Lo fa incazzare di brutto.» ridacchiò Louis.
«Oh, lo so, si vede che ha un bel caratterino. Ma riesce a calmarlo anche con poco. E’ una ragazza molto speciale.»
«Si si…» tentò Zayn, sentendosi già troppo in imbarazzo.
«Ho sentito che hai avuto problemi con la consegna di questa notte.» disse poi Hunter.
«Già. Tranquillo, tutto risolto. Il camion è dove deve essere.» lo rassicurò il moro.
«Li hai fatti fuori?»
«Ho messo il pollice di uno nel buco del culo di un altro. Anche se mi hanno fatto incazzare abbastanza perché avevano artiglieria pesante.»
«Notevole.» commentò Louis.
«Perfetto. Avrei un altro incarico per voi. Qualcuno ha avuto il coraggio di chiedere una percentuale più alta di quella che avevo offerto. Facciamogli capire un po’ con chi hanno a che fare.»
«Adoro tutto ciò.» disse Louis, del tutto entusiasta. «Che dobbiamo fare?»
«Dovete andare qui…» Hunter scrisse l’indirizzo su un pezzo di carta. «E far saltare il capannone. Assicuratevi che non ci sia qualcuno. Non deve morire nessuno.» guardò poi Zayn. «Nessuno, Zayn.»
«Okay, ho capito.» si alzò.
«Portatevi qualcuno. Quell’Horan, si.»
«Va bene.»
I due uscirono dalla stanza, trovando EJ ancora a terra che adesso, piano, riprendeva i sensi.
«Buongiorno, bell’addormentata.» lo salutò nuovamente Zayn.
«Tomlinson… ovviamente non sei… riuscito a bloccarlo… vero?» riuscì a dire il ragazzo.
«No, ho i riflessi bassi, amico. Magari la prossima volta andrà meglio.»
Uscirono dalla base e chiamarono Niall che si presentò subito dopo sul posto.
«Hey rag-»
«Shh!» lo zittò Louis. «Il fatto che siamo nascosti non ti dice niente?!»
«Non ho mica urlato!»
«Zitti entrambi.» sbottò Zayn. Studiò per qualche minuto in più la zona. «Dobbiamo far uscire quei due.»
«Possiamo andare sul retro e-»
«Posso avvicinarmi un po’ di più e colpirli con qualche sasso. Una volta storditi, li facciamo uscire e poi BOOM!» propose Niall.
Zayn pensò che fosse una buona idea, anche perché Niall aveva un’ottima mira. Era conosciuto per questo.
«Okay, bene, mi annoio troppo per pensare a qualcosa di più elaborato.» disse Louis, facendo roteare gli occhi del suo migliore amico.
L’irlandese avanzò di soppiatto verso le rocce davanti a loro e prese qualche sassolino lanciandoli poi fuori al capannone, per attirarli all’esterno.
«Glielo dirai mai cosa sei?» sussurrò Louis a Zayn.
Il moro quasi rise. «A Niall? No, non ci crederebbe mai. E se lo facesse, crederebbe che io sia più che altro un alieno.»
«Be’, sempre meglio di un demone.»
Si voltò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo.
«Cercavo di essere di conforto!» si giustificò l’amico.
I due si voltarono vedendo Niall colpire l’ultima vittima proprio sulla fronte, che poi cadde a terra accanto all’altro.
Si girò soddisfatto verso gli amici. «Potete solo baciarmi il culo, pivelli.»
«Si, si.» mormorò Zayn.
Sparsero tutt’intorno al capannone e al suo interno benzina.
«Posso avere io l’onore?» chiese quasi disperato Niall a Zayn mentre prendeva l’accendino. L’amico poi glielo porse e lui lo accese, guardando poi la scia di fuoco diffondersi sul tutto il percorso di benzina.
Un attimo dopo, il capannone prese fiamme e si allontanarono abbastanza da non restare feriti dalla piccola esplosione che ci fu sul retro.
Tornarono dagli uomini ancora storditi e velocemente li legarono ad un albero. Louis ebbe l’idea di spogliarli completamente, mettendo le loro mutande sopra le loro teste.
«Adorabili.» commentò.
Zayn si guardò attorno per assicurarsi che non stesse arrivando nessuno quando in lontananza, tra le piante di grano, vide una figura. Non sembrava neanche umano… era di colore nero.
«Louis, la vedi anche tu?» sussurrò all’amico.
Prima che potesse attendere una risposta, la figura iniziò a muoversi, correndo tra le piante.
Zayn corse subito verso di essa, cercando di non perderla di vista. Corse così veloce tanto da raggiungerla, ma prima che potesse anche solo toccarla, prese fuoco, sparendo in un nano secondo.
Si guardò attorno, confuso e sorpreso. Come diavolo aveva fatto, e soprattutto, cosa diavolo era?
I due amici lo raggiunsero poco dopo, confusi quanto lui. Zayn guardò il suo migliore amico e lui ricambiò lo sguardo.
«Ma che cazzo è successo?» domandò il biondo, col fiatone.
«Non lo so, credevo di aver visto qualcuno.» disse Zayn.
«Qualcosa ha preso fuoco qui, come cazz-» si bloccò subito, guardandosi prima attorno, poi il cielo, poi di nuovo il cerchio nero di grano bruciato sotto i loro piedi. «Sono gli alieni, io lo so.»
Il moro ridacchiò, guardando Louis come per dirgli “Te l’avevo detto”.
«Ma di che cazzo di roba ti fai?» sbottò Louis.
«E’ così, se no cosa?!»
«Oh, ti prego.»
Zayn rise mentre ascoltava quel loro piccolo dibattito e, ancora confuso da quello che aveva visto, prese il cellulare e compose il solito numero.
Rispose la segreteria telefonica.
Sentiva di poter spaccare qualsiasi cosa in quel momento.
«No, no, no, no.» gli si avvicinò subito Louis. «Lo hai appena comprato.» gli disse, mentre gli sfilava il telefono dalla mano che nervosamente stringeva, quasi a distruggerlo.
«Ha spento il telefono!»
«E ha fatto bene, perché sei un cazzone e ti tiene testa.»
«Odio quando fa così.»
«Magari anche Lydia crede negli alieni.»
Zayn e Louis si voltarono verso l’amico, rimproverandolo con lo sguardo.
Il biondo alzò le spalle. «Potrebbe.»
Il moro gli si avvicinò. «Sul serio, amico, fatti meno canne.»

 
—— ❀ ————
 

Zayn si appoggiò alla sua moto, aspettando di vedere Lydia uscire dalla biblioteca.
Non ci mise molto a farlo, e quando lo fece, la sentì salutare qualcuno prima di chiudersi la porta alle spalle. Lui era distante, non poteva vederlo.
La vide frugare nella borsa e fermarsi sul marciapiede mentre accendeva il telefono. Si avvicinò poi piano dietro di lei, cingendole i fianchi con le mani e portandola vicino al suo corpo. «Potresti anche rispondere ad uno di quei messaggi.» le sussurrò.
Lei sobbalzò subito, rischiando di far cadere il cellulare sull’asfalto che fortunatamente riuscì a prendere portandoselo contro il petto.
Il moro ridacchiò mentre le dava un bacio sul collo prima che lei riuscisse a liberarsi dalla sua presa.
«No.» disse duramente Lydia, voltandosi verso di lui.
Lui la guardò con un sorriso appena accennato. «Sei ancora arrabbiata?»
«Oh, si.» disse lei, incrociando le braccia al petto.
Zayn tentò la sua mossa, avvicinandola nuovamente a lui, ma, con sua sorpresa, Lydia si scostò ancora.
«No! Non puoi fare così! Non si risolve tutto solo… abbracciandomi, baciandomi e cose così.» la sua voce era ferma, bassa per non farsi sentire dalle altre persone, ma chiara e perfetta.
Lui aveva appena smaltito la sua rabbia, o almeno Niall ci era riuscito con tutte quelle teorie sugli alieni e aveva già dimenticato tutto. Quasi si chiedeva per cosa avessero litigato quella mattina.
«Che cosa ho detto o fatto?»
Davanti a sé, le espressioni del viso di Lydia si fecero più dure. Era furiosa, poteva capirlo bene. Infatti, lei si voltò per andarsene, ma lui la prese per il polso, facendola voltare di nuovo.
«Lydia.»
«Hai anche il coraggio di chiedermi cosa hai fatto?!»
«Si.»
Lydia avrebbe voluto prenderlo a schiaffi sul serio. «Mi hai riso in faccia.» gli disse, mentre ancora cercava di liberarsi dalla sua presa.
Il moro ricordò tutta la litigata di quella mattina, ciò che aveva fatto e detto e cosa lo aveva fatto arrabbiare così tanto, quasi quanto lei. Gli venne da sospirare, e poi la guardò, quasi come a scusarsi, ma non sarebbe bastato. Sembrava averla ferita davvero, per l’ennesima volta.
Nonostante lei si scostasse con insistenza, lui riuscì ad avvicinarla a sé e ad avvolgerla con le sue braccia. Con una mano, teneva il suo capo vicino al suo petto, stringendole appena i capelli, e con l’altro braccio la stringeva al suo corpo. Lei fece resistenza per un po’, poi si lasciò andare. Restarono così per un minuto, in silenzio, mentre lui le accarezzava i capelli e le dava dei baci sulla fronte.
«Mi hai fatta sentire come una stupida.» sussurrò lei. Lydia non seppe nemmeno come riuscì a trattenere le lacrime.
«Tu non sei stupida e non lo penso.» abbassò il capo per guardarla, ma lei non ricambiò lo sguardo. «Non ho riso perché ho trovato stupido ciò che hai detto, o te, ma perché mi fa tenerezza la tua determinazione e testardaggine. Anche se questa mi fa incazzare.»
«Non posso essere tenera anche quando mi arrabbio.» mormorò lei.
«Si invece. Infatti mi diverto a farti arrabbiare.»
Lydia tentò di dargli un pizzicotto, ma lui bloccò la sua mano in tempo mentre ridacchiava.
«Tanto lo so che anche tu ti diverti a farmi incazzare.»
Lei non rispose e lui inclinò di nuovo il capo per guardare i suoi occhi. Lydia evitò il suo sguardo, nascondendosi un po’ di più. «Mh?» mormorò Zayn.
«Un pochino.» ammise lei infine.
Lui ridacchiò mentre le dava altri baci sulla fronte. «E quella è anche casa tua. Non credere mai a ciò che dico quando sono arrabbiato. Ho la brutta abitudine di sfogare su di te le giornate brutte che mi capitano e prometto di non farlo più.» la fece scostare dal suo corpo in modo da guardarla bene, questa volta. «Io non sono mai stato in una relazione. Ho sempre dovuto pensare solo a me stesso e non so come comportarmi ore che tu sei diventata la mia unica e sola priorità. Non so se sto facendo tutto giusto. Se sto sbagliando, ti chiedo scusa e ti prometto di migliore. Non prendere mai sul serio ciò che ti dico quando sono arrabbiato perché sono cose che non penso realmente. So di essere uno…»
«Stronzo
Zayn la guardò stupito e divertito allo stesso tempo. «Cosa?»
«Sei uno stronzo.» ripetè lei, incrociando le braccia al petto.
A quel punto scoppiò a ridere. «Questa è una delle scene più esilaranti di sempre.»
Lydia si trattenne dal ridere anche lei, quasi contagiata da quella risata.
«Come ci si sente a dire la tua prima parolaccia?»
«Benissimo. Ho appena detto la verità.»
Lui rise ancora, poi tornò serio, continuando a guardarla. «So di essere uno stronzo la maggior parte del tempo, ma credimi, non voglio assolutamente perderti per uno stupido litigio per qualcosa di stupido e insensato che ho detto.»
«Okay.» mormorò lei.
Il moro la guardò per qualche attimo in più, poi sospirò, sconfitto. «Possiamo scendere a dei compromessi.»
Lydia quasi si sorprese. «Davvero?»
«Si… tu puoi… contribuire a pagare qualcosina, se ti fa sentire meglio.»
Sorrise soddisfatta. «Bene.»
«Ma lavorare no.»
«Devo lavorare io, non tu.»
«Lydia.»
«E’ la verità.»
«Ne riparliamo un’altra volta. Ora vorrei portarti in un posto.»
«E se io non volessi venirci?»
Zayn sorrise furbo. «Smettila di fare la difficile e dammi un bacio.»
«No.»
«Odio anche quando fai così, sai?»
«Si.» rispose, nuovamente soddisfatta.
Si avvicinarono alla moto e lui le mise il casco, non riuscendo a rubarle un bacio come aveva pianificato. Si faceva attendere così tanto che quasi impazziva. Quando gli negava un bacio sembrava quasi rivivere quei mesi in cui non aveva potuto farlo.
Salirono sulla moto e Lydia non aveva la minima idea di dove la stesse portando. Si fermarono davanti ad un palazzo abbandonato, dove solo una parte di esso era rimasto in piedi. Era quasi distrutto e completamente trascurato.
Era un posto isolato, circondato da erbacce e dalla poca luce dei lampioni in lontananza. Ma sembrava esserci qualcuno dentro. Si sentiva della musica e del fumo si innalzava nell’aria.
Lei continuò a studiare da lontano quel posto mentre si toglieva il casco e Zayn piano glielo prese da mano, per poi prendere la sua mano e guidarla verso quelle mura distrutte.
«Cos’è questo posto?» domandò.
«Beh, diciamo che qualche anno fa ci passo la maggior parte del mio tempo…»
Quando entrarono nel palazzo, lei potè capire il perché. Le mura erano ricoperte da graffiti: scritte colorate, disegni fantasiosi. A piedi di esse c’erano delle bombolette, forse oramai consumate. Guardò in alto e il soffitto in alcune parti era rotto, lasciando intravedere le stanze al piano di sopra, ricoperte da altri graffiti. C’erano delle persone, che parlavano animatamente, così come davanti a sé. Erano sparse per il posto, negli stanzoni enormi; fumavano e parlavano tra di loro, sembravano essere tutti amici.
Zayn la guidò tra loro, arrivando in una stanza dove c’era un piccolo falò  con persone sedute su degli stracci attorno ad esso.
Salutò un ragazzo che lo accolse con un sorriso, chiedendogli subito dove fosse finito in tutto quel tempo. La presentò poco dopo, anche gli altri presenti, salutandoli poi, conducendola di nuovo fuori, verso delle scale che portavano al piano superiore. Lydia dovette far attenzione a dove metteva i piedi, perché c’erano dei buchi sul pavimento molto vicini. La condusse fino ad una stanza infondo, dove vi trovano dei ragazzi che poi Zayn fece uscire. Non fu scontroso, anzi, fu molto gentile nei loro confronti, tanto che lei si stupì.
«Sei molto gentile con questi ragazzi.»
«Si, beh… sono quelli che riuscivano a capirmi, per certi versi.»
Lei annuì, comprendendo ciò che lui volesse far intendere. Si chiedeva se lei lo capisse quasi quanto questi ragazzi avevano fatto.
Si voltò e vide un suo ennesimo ritratto, ma stavolta era raffigurata solo la sua parte sinistra: l’occhio verde, ricalcato forse qualche volta in più con lo spray per dargli quasi una luce propria; le ciglia folte, il sopracciglio ben disegnato; era riuscito a riportare anche il colore esatto della sua carnagione su quel muro; il naso che quasi lo trovò perfetto, così come metà delle sue labbra. Sembrava aver riportato ogni piccola piega di esse. I capelli ramati, appena mossi, proprio come li aveva in quel momento. Si stupiva ogni volta davanti ad un suo disegno. Era così bravo.
La parte destra era formata da piccoli pezzettini di colore blu e azzurro, forse banali, ma che insieme formavano un mosaico arabo che si allargava per tutta quella parte del muro, confondendosi poi nelle scritte e negli altri disegni che erano lì prima di loro.
Era… meraviglioso. Lydia non ebbe parole per descriverlo. Non riuscì nemmeno a crede che fosse lei, quella metà parte.
«Zayn…»
«Ti piace?»
«E’ stupendo. Sei bravissimo. Hai un talento unico.» gli disse, non riuscendo a staccare gli occhi da quell’ennesimo disegno.
Si avvicinò un po’ di più, per studiare ogni piccola sfumatura e notò, nella parte del mosaico, dei punti neri che sembravano formare una scritta. Riuscì ad intuire che fosse in arabo, ma non sapeva cosa significasse.

حرية

«Cosa vuole dire?»
«Libertà.»
Lydia si voltò verso di lui, un po’ confusa, chiedendogli con lo sguardo di spiegargli cosa significasse davvero per lui. Un po’ lo immaginava, ma voleva che lui almeno si sfogasse. Non lo faceva spesso e ne conosceva il motivo, ma con lei poteva mostrarsi debole. Non doveva aver paura di essere ferito, non da lei. Non l’avrebbe mai fatto.
Lui le si avvicinò, piano. «Dal primo giorno che il demone si è impossessato di me, non ho fatto altro che sentirmi in trappola. Per due anni ho cercato di trovare una via d’uscita, che fosse permanente, ma ovviamente pretendevo troppo.» disse, sorridendo appena, ironico. «Ma qualcuno ha voluto darmi un’altra via d’uscita.» le mise le mani suoi fianchi, attirandola dolcemente a sé. «Hai sempre avuto come una sorta di potere su di me. Dalla prima volta che ti ho vista, hai scombussolato ogni cosa. Hai reso il mio demone… instabile, come se non avesse del tutto il controllo sul mio corpo e la mia mente.» poggiò le sue labbra sulla sua fronte, dandole un lungo bacio. Poi si staccò, respirando il profumo dei suoi capelli. «Tu mi rendi calmo… libero
Lydia sorrise contro il suo petto, grata che gli desse qualche attimo di pace e tranquillità che sentiva di aver bisogno. Non sapeva come potesse essere di così tale importanza per lui, che gli trasmettesse così tanto, anche perché aveva imparato, proprio grazie alla relazione con lui, di avere un carattere che non era poi così gestibile. Forse perché erano diversi e simili solo per piccoli aspetti, ma si promise di continuare a trasmettergli ciò che più desiderava.
Una delle tante promesse che Lydia si era fatta era quella di non permettere al suo demone di vincere contro di lui, il vero lui, con i soli mezzi possibili che una semplice umana potesse possedere. Se lei gli trasmetteva tranquillità, e per qualche attimo lo facesse sentire libero, avrebbe continuato a farlo.
«Posso essere la tua via d’uscita permanente, se lo vuoi anche tu.» gli disse poi, piano.
Zayn guardò i suoi occhi, trasparenti e sinceri come sempre, che gli permisero di vedere la sua paura. E la comprese, a malincuore, ma questa volta non poteva rassicurarla come faceva di solito. Non riusciva a rassicurare neanche se stesso davanti a ciò. Entrambi, non potevano farci niente.
Sospirò. «Lydia, sai che non è poss-»
«Si, invece.»
Capì che non volesse sentire quelle parole, quella frase, che non volesse affrontare quel discorso. Sentiva che non sarebbe mai stata pronta e avrebbe continuato ad evitarlo e a nascondere la verità con bugie che facevano comodo ad entrambi credere.
Sospirò una seconda volta e la avvolse di nuovo a sé. «Okay, va bene…» sussurrò e la sentì tranquillizzarsi sotto le sue braccia, nonostante dentro di sé sapeva stesse morendo lentamente, così come lui.
«Beh, a volte non ti tengo poi così calmo.» mormorò lei dopo un po’.
Lui ridacchiò. «Per qualche strano motivo, adoro anche quando mi fai incazzare di brutto.»
«Dovrei farlo più spesso allora.»
Zayn tornò a guardarla, concedendosi qualche secondo in più per studiarlo, poi tentò di baciarla, ma lei fu più veloce di lui a spostare il viso.
«Non così in fretta, ragazzo-libero
Lui le sorrise contro la guancia, mordicchiandola poco dopo sotto la sua risata.
«Voglio darti una cosa.» le disse, mentre lei si fingeva offesa massaggiandosi la guancia.
Lydia lo vide prendere dalla tasca posteriore dei suoi jeans il suo portafoglio e quando lo aprì vide la sua foto di quando era piccola. Non provò neanche di riprendersela, sarebbe stato inutile. Così restò in silenzio e permise al suo piccolo sorriso di non lasciare le sue labbra.
Dal piccolo taschino, cacciò un piccolo orecchino che poi mise al centro del palmo della sua mano. Era decisamente antico, piccolo e a monachella, un diamante rosso al centro contornato da altri più piccoli bianchi.
Lo guardò, aspettando che parlasse.
«Lo possiede la mia famiglia da generazioni… l’ultima ad averlo indossato è stata mia madre. Vorrei che l’avessi tu.»
«No.»
«Lydia-»
«No, Zayn. E’ un oggetto della tua famiglia. Era di tua madre… non posso prendermi uno degli ultimi ricordi di lei. Non me lo merito assolutamente.»
«Lascia decidere me se lo meriti o meno. Mia madre avrebbe voluto che l’avesse “colei che mi avrebbe messo la testa apposto”. Testuali parole.» sorrise.
Sorrise appena anche lei. «Zayn, non posso…»
«Si, invece.»
Le scostò i capelli dietro il suo orecchio sinistro, iniziando a toglierle il semplice orecchino con un piccolo brillantino, mettendole poi quello che le aveva regalato.
Sapeva cosa stava facendo, ne era convinto. Non lasciava nessuno toccare i ricordi dei suoi genitori, o anche solo parlarne. I suoi amici lo avevano imparato bene. Ma Lydia… Lydia un po’ gli ricordava sua madre. La sua determinazione, il suo coraggio, la sua dolcezza. Tutti aspetti che aveva condiviso con lui e suo padre. In quegli anni, dopo averli persi, si rese sempre più conto del perché suo padre sia riuscito a salvarsi da se stesso col suo amore. Lydia le assomigliava, per certi versi. Qualche volta anche per il suo modo di parlare e di come si arrabbiava nei suoi confronti. Gli ricordava di quando lei e suo padre litigavano e di come lei gli tenesse testa. Due teste calde, lui e suo padre, difficili da sopportare, eppure sua madre ci era riuscita, così come Lydia ci stava riuscendo.
Voleva che avesse quell’orecchino. Voleva che avesse qualcosa di suo, perché se lo meritava. Voleva che qualcosa la rappresentasse, come quel diamante rosso che rappresentava quel fuoco che sapeva di aver dentro, che ardeva solo se necessario, senza bruciare il suo animo puro. Certe volte sentiva morire il suo demone quando la sentiva bruciare. Era forte, potente, e neanche lo sapeva.
Il rosso, si, era il suo colore.
Sorrise appena, accarezzandole appena la guancia. «Ti sta bene.»
Lei lo toccò. «E’ bellissimo, comunque… grazie.» imbronciando appena le labbra. Si sentiva quasi in colpa. «Lo tenevi sempre nel portafoglio?»
«Si… ne ho trovato solo uno. L’altro forse è negli scatolini, da qualche parte.»
«Scatoloni?»
«Si, ehm… nella stanza chiusa a casa.»
«Oh.»
Lydia capì subito il perché quella stanza fosse sempre chiusa: c’erano gli oggetti e qualsiasi ricordo dei suoi genitori. Non gliel’aveva mai vista aprire o anche solo averlo trovato lì. Chissà da quanto non ci entrava, si chiese. Si sentiva ancora così colpevole per la loro morte e al solo pensiero le sentì stringersi il cuore. Per quanto avesse provato a consolarlo, che non era colpa sua, così come Louis prima di lei, era una verità che doveva affrontare e accettare da solo.
«Le saresti piaciuta, sai.» le disse Zayn.
«Lo pensi davvero?»
Lui annuì. «Ad entrambi in realtà. Avrei tanto voluto farteli conoscere. Mia madre ti avrebbe raccontato qualcosa di imbarazzante di quando ero piccolo e mio padre ti avrebbe chiesto di non farmi fare troppi guai.» sorrise. «Un po’ ci stai riuscendo.»
«Saranno fieri del mio lavoro, allora.» quasi si vantò, provocandogli una piccola risata. «Sono fieri anche te.» gli disse poi.
Zayn la guardò, restando in silenzio, senza obiettare perché sapeva che non gli avrebbe dato modo di cambiare quella sua verità.
«Cosa hai fatto oggi?» gli chiese.
«Oh… beh… ho fatto delle… commissioni e… mi sono visto con Louis e Niall. Niente di che.»
Lydia sapeva che non potesse dirle ciò che faceva, ma un po’ la infastidiva. Voleva conoscerlo sempre di più e non le risultava facile nascondendole parte della sua vita. Sapere che lavoro facesse le faceva capire, forse, qualche altra sfumatura del suo carattere. Per adesso, restava ancora un’incognita.
«Oggi… io e Louis abbiamo visto qualcosa di strano.»
Lo guardò confusa, invitandolo a spiegare.
«Ho visto da lontano una figura… nera. Non sembrava umana. Ha iniziato a fuggire e quando ero vicino tanto da toccarla… ha preso fuoco, dissolvendosi. Sparita, come se nulla fosse. Io e Louis crediamo che possa essere…»
«Un demone.» finì lei.
«Già… ma… forse no? Io non posso dissolvermi così.»
«Forse… ognuno ha poteri diversi.»
«Non lo so…»
Lydia potè capire dai lineamenti del suo viso, e dalla sua voce, che fosse abbastanza preoccupato. «Forse non c’è molto da preoccuparsi… insomma, potrebbe essere buono come te.»
«No, non credo.»
«Non hai mai incontrato un altro demone?»
Lui scosse il capo. «Per quanto ne so, io sono l’unico della città.»
«Ripeto: forse non c’è da preoccuparsi. Forse…»
«Perché spiarci da lontano e quando ti scopro, scappi e… ti dissolvi? Non c’è da stare tranquilli.»
Il suo cuore gli diede l’avvertimento che non sentiva, in verità, da un po’ di tempo.
«Hey, non aver paura. Non ti succederà nulla.» le sussurrò dolcemente.
«Ho paura per te.»
Lui ridacchiò. «Per me?»
«Potrebbe succederti qualsiasi cosa. Forse lui è più forte di te e…»
Zayn la abbracciò, intenerito, dandole dei baci sulla testa. «Non devi preoccuparti per me. So cavarmela.»
«Tu sei troppo istintivo. Fai la prima cosa che ti passa per la mente quando sei arrabbiato.»
«Non è vero.» provò ad obiettare lui.
Lydia alzò il capo verso di lui, richiamandolo con lo sguardo.
Il moro ridacchiò ancora. «Okay, hai ragione.»
«Solo… stai attento, okay? Pensaci bene prima di fare qualcosa. E cerca di non farti ammazzare.»
Le sorrise. «Va bene.»
«E, mh, a proposito di questo… vorrei chiederti una cosa.»
«Sarebbe?»
Lei restò in silenzio per un po’, guardandolo, poi prese un respiro profondo. «Voglio che tu mi insegni a combattere.» disse tutto d’un fiato.
Zayn restò per un attimo spiazzato da quella strana richiesta, per lei, poi cercò di trattenersi dal ridere, ma senza successo.
Lydia lo colpì sul braccio. «Non ridere!»
«Scusa, è che sei così buffa.»
Lo colpì ancora. «Zayn, sono seria!»
«Okay, va bene, scusa.» si calmò. «Perché vuoi imparare a combattere?»
«Perché voglio essere in grado di difendermi anche da sola. Può succedere di tutto e se posso evitarlo anche da sola, voglio imparare a farlo. E poi, visto che tu ti preoccupi sempre, stai più tranquillo sia tu che io.»
Zayn dovette ammetterlo: non aveva tutti i torti. Le sarebbe stato sicuramente utile anche se odiava il pensiero che la sua ragazza dovesse cercare di autodifendersi. Sembrava che lui non fosse in grado di proteggerla, o che almeno non ci stava riuscendo come sperava. Ma comunque, sapeva che Lydia volesse fare sempre di testa sua e si, sarebbe stato anche più tranquillo.
Sospirò. «Va bene, ti allenerò qualche volta. Ma ti avverto: sono molto… duro.» l’ultima parola la disse con un sorriso malizioso.
Lei lo colpì di nuovo, arrossendo appena.
«Che ho fatto adesso?!»
«Hai fatto la battuta… perversa!»
«Non è vero!» si giustificò. «Sei tu che pensi sempre male!»
«Io?! Che bugiardo che sei!»
Il moro si beccò qualche altro schiaffo sulle braccia, mentre ancora rideva. «Ah, queste ragazze d’oggi.»
Lydia roteò gli occhi, cercando di ignorare la sua ennesima frecciatina.
Lui la attirò a sé, dandole dei baci sulla guancia fino ad arrivare al suo orecchio. «Sei stata brava ieri, sai?» le sussurrò.
Ingoiò il vuoto, sentendosi andare in fiamme. Sperò che le stesse dicendo la verità. «D-davvero?» riuscì a chiedere.
«Oh, si…» le sussurrò ancora, facendo lo stesso percorso di baci di prima, tornando poi a guardarla in viso. «Le tue prime volte sono proprio niente male, Parkins.»
Lei nascose di nuovo il viso tra la sua spalla e il suo collo e lui ridacchiò mentre la stringeva di nuovo tra le sue braccia.
«Avanti, andiamo a casa.» le disse poi.
Insieme si avviarono verso la porta. Zayn la guidò verso il corridoio, assicurandosi che non perdesse l’equilibrio tra i vari buchi sul pavimento.
«Ah, e… se Niall ti dice che oggi ha visto un alieno, tu dagli corda.»
Lei ridacchiò. «Okay.»
«Ah, e… dobbiamo comprare un altro tavolo.»
«Perché?»
«Quello non mi piaceva.»
Lo guardò confuso e lui seppe solo alzare le spalle in risposta.
«Quando avrai imparato a combattere indosserai qualche tutina sexy? Tipo alla Catwoman?» le domandò mentre scendevano le scale.
«Si, certo, ti piacerebbe.»
«Si, infatti. Puoi farlo per me?»
«No.»
Il moro strinse la maglia dove aveva il cuore, fingendo di sentirsi male. «Sei una continua sofferenza, ragazza.»
Lydia scosse il capo, divertita.
Salutarono tutti, dirigendosi poi verso la moto. «Sai, forse sarò io quella che deve proteggerti.» scherzò mentre si metteva il casco.
Zayn la guardò, sorridendo lievemente. «Già…»
Lei lo stava già facendo.

 
—— ❀ ————
 

«Sono sul posto.»
«Si, ci sei sul radar.»
«Bene, ora esco dall’auto.»
«Fa’ attenzione amico.»
Uscì dalla macchina parcheggiata dietro l’albero e piano si incamminò nel campo, cercando di mimetizzarsi tra le grandi piante non curate.
Camminò piano, cercando di non far sentire sia la sua voce che i suoi passi. Attese qualche momento in più, finchè non vide l’auto che gli interessava entrare nell’area su cui aveva una buona visuale.
«Riesci a vedere chi sono?» gli chiese il ragazzo dall’altra parte del telefono.
«Sono troppo lontano. Provo ad avvicinarmi.»
Così fece, ma non riusciva ancora a riconoscere per bene i loro volti. Si avvicinò ancor di più, nascondendosi dietro una macchina che c’era lì.
Ora li vedeva. Lo vedeva.
Restò a guardarlo mentre discuteva con il suo uomo, poi quest’ultimo si allontanò appena, guardandosi attorno.
Lui si nascose un po’ di più, ma sembrò non essere nella sua visuale. Era nascosto bene.
«Cosa stanno facendo?» gli chiese il ragazzo.
Non rispose.
«Stai mettendo il cip vicino alla macchina?»
Gli era impossibile farlo, lo avrebbero visto sicuramente. Sentiva che c’era molto di più dietro tutta questa storia. Doveva capire. Doveva sapere.
Solo dopo qualche minuto, potè avere finalmente la sua risposta.
«Brutto figlio di puttana…» sussurrò sorpreso.
«Cosa è successo, Louis?!»
L’interessato agitò le mani e pronunciò delle parole che non riuscì a decifrare bene; poi, gli si aprì un vortice davanti a sé, illuminandolo di una luce scura, rossa. In pochi secondi, era già dentro, insieme al suo uomo.
Scomparsi.
«Cosa stanno facendo?» domandò ancora il ragazzo dall’altra parte del telefono.
«Niente. Non c’è più bisogno di mettere il cip. Ho capito come vanno le cose qui. Grazie del tuo aiuto, ti manderò i soldi. Non mi servi più.»
«Ma c-»
Louis chiuse la chiamata, portandosi poi in piedi.
Tutto ciò che doveva fare era studiare alla perfezione ogni situazione e calcolare la tempistica.
Doveva fare in modo di entrare in quel vortice.


 

.......
...........
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..................
......................

Ciao?
Vi ricordate di me?
Di Zayn e Lydia?


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Lo so, lo so, okay?
Ora vi troverò fuori casa con mazze per picchiarmi,
Io lo so.
Ma hey, sono riuscita a postarvi il capitolo!!!!!
.... dopo cinque mesi
MA DETTAGLI

No raga, serio, ho avuto casini in questi cinque mesi che manco vi dico.
Chi mi ha su Facebook un po' ha visto, anche se non scrivevo tutto lì.
Comunque, il punto è che mi dispiace, come sempre.
Credetemi.
Più vado avanti e più sembra che il tempo non voglia farmi continuare questa ff.
MA IO CE LA FARO'!!!11!11!!!
.... seh.

Allora, prima cosa: come state?
La vostra vita in questi cinque mesi ha preso una svolta?
Raccontatemi!

Passando al capitolo: che ne dite?
Ci sono un sacco di piccoli indizi, eh.
VEDETE DI COGLIERLI SE NO VI PICCHIO
Io non posso proprio parlà, però si, VI PICCHIO.
Fatemi sapere che ne pensate come sempre.

Avete ascoltato l'album di Zayn? Che ne pensate?
C'è qualche canzone che vi ricorda gli Zydia?

TELL ME 

Ora arriva la parte difficile.....


Praticamente.......... io....... dovrò......
partire per la Spagna.............
e ci resterò.......
tre mesi.
Quindi.... si.... lo sapete già.............

.............
................

Tanto se volete picchiarmi sono in Spagna quindi sono salva.

No okay serio pt.2

Mi dispiace.

Non vi faccio neanche la promessa di aggiornare prima che parto
perchè sarò esattamente tra 17 giorni ed ho altre cose da fare, purtroppo.
Prometto di provarci, questo posso dirvelo.

Nonostante sia passato tanto tempo, sui social, ogni tanto, vedo che mi contattate e che
mi chiedete della storia.
Non posso che esservi grata per questo.
E ancora, se lasciate la storia, è comprensibile.
Grazie lo stesso per il vostro affetto e supporto.

Vi adoro davvero un sacco! <3

Hey!
Ho finalmente creato Tumblr!
Se vi va, possiamo seguirci: sono half-humoon!

Facebook: Tisdalesvoice Efp
Instagram: halfhumoon
ask.fm: @TisdalesvoiceEfp


Visto che partirò, mi farebbe piacere se in qualche modo,
restassimo in contatto con i social segnati sopra.
Anche solo per parlare, non necessariamente della storia.
Mi piacerebbe parlare con voi, tutto qui :)

Bene...
Ora mi dileguo.
Peppina vi ama sempre e comunque.
chiss chiss, peppina.


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