Dice

di TheBaddus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tutto Strano ***
Capitolo 3: *** Una Chiacchierata Amichevole ***
Capitolo 4: *** Il Nuovo Me ***
Capitolo 5: *** Un Cuore In Frantumi ***
Capitolo 6: *** Il Ripetersi Di Un Ciclo ***
Capitolo 7: *** Un Nuovo Amico ***
Capitolo 9: *** Preoccupazioni ***
Capitolo 9: *** Scoperte ***
Capitolo 10: *** Strade Interrotte Di Colpo ***
Capitolo 11: *** Basti Solo Tu ***
Capitolo 12: *** Una Piaga Virale ***
Capitolo 13: *** Diverso Da Tutti ***
Capitolo 14: *** Fine Ed Inizio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


C'è chi direbbe: "è iniziato tutto come un gioco."
Può darsi sia così, ma non ne sono più sicuro ormai. Sono qui, a tenere fermo con la mano sul collo un mio amico. Lui ha la faccia tutta ammaccata e dal naso gronda sangue, non si dimena neanche più, probabilmente è svenuto. E in terra, decine di cubettini azzurri si estendono come se fosse un lago di montagna.
Questa storia va ormai avanti da un anno, ma solo da due settimane è così intensa. Se qualcuno 12 mesi fa fosse venuto a dirmi che ora sarei stato qui a pestare i miei amici gli avrei riso in faccia, invece era vero, io ero lì, io che sono sempre stato basso, debole e sfigato ero lì a picchiare un mio amico. Dopo che tutto è iniziato il tempo è passato così in fretta, ricordo benissimo quel periodo.
Sono sempre stato bullizzato perché sono basso e gracile. Non ho mai neanche pensato di reagire, non avrei mai potuto vincere. Ormai ogni giorno era uguale: mi svegliavo, andavo a scuola, mi picchiavano un po', lezione, mi picchiavano ancora, tornavo a casa, nascondevo ferite e lividi con cerotti per non farli vedere a mia madre quando fosse tornata a casa, sempre se fosse tornata. Da quando papà se ne è andato non era più la stessa: usciva tardi da lavoro, ma spesso subito se ne andava a bere e non rincasava neanche.
E il giorno dopo via, di nuovo una giornata uguale alla precedente. Fino a quando è arrivato lui: John. Era il mio esatto opposto: alto, bello, avvenente e forte. Subito la classe lo ha accolto benissimo ed è diventato popolare in un battibaleno.
Dalle medie mi è sempre piaciuta una sola ragazza: Federica. Lei era sempre bellissima, dolce e gentile con tutti, persino con me, la consideravo la mia unica amica.

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Capitolo 2
*** Tutto Strano ***


Quel pomeriggio volevo dichiararmi prima del corso pomeridiano di matematica, visto che lei arrivava sempre in classe per prima potevamo perlomeno essere soli, qualunque fosse stata la risposta. Quando entrai in classe invece vidi John, seduto su un banco che messaggiava col telefono, non sembrava neanche tanto sorpreso di vedermi e si avvicinò a me amichevole. "Non sei un ragazzo molto fortunato, eh Samuel?" Disse.
"Assolutamente no, cosa te lo fa pensare?" Risposi sarcastico.
"Cosa faresti se ti dicessi che puoi ricominciare tutto da zero e migliorarti, come se questo fosse solo un gioco?"
"Dai John non scherzare, mi sembri ridicolo. A parte che è impossibile, quale sarebbe questo modo?"
Lui non disse più niente, semplicemente mise una mano in tasca, prese qualcosa e me lo diede, poi se ne andò.
Quando controllai lo vidi chiaramente: era un dado, un semplice dado, di color azzurro, come se al suo interno si trovasse il cielo. Pensai che mi stesse prendendo in giro e non ci feci tanto caso, anche perché alla fine Federica non venne al corso, probabilmente aveva impegni. Tornai a casa, triste per la giornata perché i miei piani erano stati sventati. Andai in camera, poggiai il dado sulla scrivania e provai di dormire un po'. Fu così per quel giorno, quello dopo e anche il successivo. Ma più il tempo passava più fissavo quel dado sperando fosse vero ciò che John aveva detto, finché mi dissi: "io ci provo, tanto ormai cosa potrebbe succedermi di peggio?"
Presi il dado e lo lanciai sulla scrivania, in tutta la casa c'era silenzio e il rotolare di quel cubo azzurro riecheggiò nella stanza. I secondi seguenti alla mia azione furono i più lunghi e i più pieni di speranza di tutta la mia esistenza, volevo davvero che fosse reale e le cose cambiassero. Finalmente si fermò, passarono alcuni attimi e non successe nulla. Rassegnato feci per sdraiarmi sul letto, quando lo spazio intorno a me cominciò a mutare: tutto stava diventando di uno strano viola, quasi fluorescente, mentre lo sfondo veniva costernato da puntini bianchi che in quell'ambiente parevano stelle. Mi accorsi che ero fermo, e fluttuavo ranicchiato in posizione fetale. Non successe nulla in quello strano spazio, ma, quando poco dopo mi ritrovai nella mia stanza, il dado aveva cambiato colore! Adesso era rosso! "Ma cosa cazzo sta succedendo? Sono andato in botta per il fumo passivo di tutta la ganja che si fanno a scuola?" Esclamai impaurito.
Mi arrivò un messaggio e spezzò quell'attimo di panico, ma qualcosa era strano, l'interfaccia del mio smartphone non era la stessa di sempre, adesso era tutto bianco con i bordi viola, quel viola di poco fa. E una scritta su quella schermata, poche semplici lettere, qualcosa di naturale: "Ciao, piacere di conoscerti Samuel. Ti senti bene?"

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Capitolo 3
*** Una Chiacchierata Amichevole ***


N.B. da ora in poi i dialoghi riguardanti questo misterioso personaggio saranno introdotti da questo segno "-", sia che inizi lui la conversazione sia chiunque altro. Inoltre non ci saranno parole ad introdurre il dialogo o a spezzarlo per delle pause.

-Sì, sto bene, ma come diavolo sai il mio nome? Chi sei tu? Sei dio?-
-come so il tuo nome non importa, mentre all'altra domanda potrei risponderti, però preferisco fartelo capire con un metodo più chiaro: vai a pagina 250, quarta riga della enciclopedia numero 6 che hai sul terzo scaffale.-
Presi l'enciclopedia e andai alla pagina che mi aveva detto, una volta li lessi: "Dio non gioca a dadi."
-davvero molto simpatico, ma se non sei dio, chi sei?-
-puoi chiamarmi X. Ora parliamo di cose più interessanti.-
-cose più interessanti? Cioè?-
-il motivo per cui hai lanciato il dado: cambiare te stesso, no? Modificarti nel modo che preferisci, come in un gioco. Perché è questo che è tutto ciò, solo un grande gioco.-
-continuo a non capire, potresti spiegarti meglio? Sai com'è, John non mi ha detto nulla e io ho tirato il dado credendo che non funzionasse.-
-dovrò spiegarti davvero tutto? Che noia che sei! Ma va bene, d'altronde i nuovi giocatori devono sempre imparare le regole. Allora, vedi il dado e il numero che è uscito?-
-sì, è 5.-
-bene, ogni dado quando lo tiri ti dà dei punti pari al numero che esce, dopodiché diventa rosso e non può più essere utilizzato. I punti guadagnati vanno in una scheda che ti mostrerò fra poco, quando avrai utilizzato tutti i punti che un dado ti dona esso diventerà bianco. Ma lasciamo perdere queste cose inutili e passiamo alla parte più importante.-
Lo schermo del telefono cambiò di nuovo e, sempre mantenendo sfondo bianco a bordi viola mostrò una specie di scheda del personaggio, come quelle dei giochi di ruolo: al centro una mia immagine stilizzata e ad ogni parte del corpo era associata una finestra che mostrava cosa indossavo. A destra invece una specie di lista, che indicava delle caratteristiche alle quali era associato un punteggio e sotto di esse c'era scritto: "punti da spendere: 5."
-forza, agilità, intelligenza, look, resistenza e vista sono solo le cose principali Samuel, però puoi migliorare qualsiasi cosa tu voglia di te stesso, basta che mi dici quanti punti vuoi aggiungere a quel particolare attributo e verrà modificato proporzionalmente al numero di punti spesi.-
-caspita! Ma è come il sistema dei giochi, solo che ci sono un sacco di cose in più!-
-cosa ti ho detto all'inizio?!? Questo È un gioco, ma le capisci le cose quando ti si parla? Comunque, dove li vuoi mettere questi punti?-
-se puoi migliorarmi davvero li uso tutti su look, diventando più bello dovrebbero smettere di bullizzarmi e magari comincerò a piacere a Federica.-
-va bene, fatto.-
-così in fretta? Comunque ho una domanda, come posso guadagnare altri dadi?-
-sì, succede tutto in fretta, se ti vai a guardare allo specchio sarai già un po meglio. Per l'altra domanda, beh, di tanto in tanto, circa una volta al giorno, ti darò 3 missioni da compiere, ognuna delle quali ti ricompenserà con un certo numero di dadi. Poi ci saranno situazioni speciali nelle quali riceverai più missioni che ti daranno più dadi, ma la normalità è quella che ti ho detto prima.-
-fantastico, grazie X. Tutto qui quello che devo sapere o c'è dell'altro?-
-no, è tutto.-
-le mie missioni di oggi?-
-ah, abbiamo qua un giovanotto impaziente eh? Va bene, ecco a te.-
La schermata cambiò di nuovo, ora tutto a sfondo nero e tre finestre con bordi viola e scritte bianche: le mie prime missioni, la prima serie di cose che avrebbe portato tutto alla rovina, anche se non potevo assolutamente saperlo al tempo.

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Capitolo 4
*** Il Nuovo Me ***


Dopo quell'evento la scuola rimase chiusa 5 giorni per via di un ponte fatto per il patrono della città. In quei 5 giorni feci tutte le missioni che X mi diede anche perché erano relativamente facili, come fare la spesa o studiare. Gliene chiesi anche di più, ma lui disse che così erano abbastanza e ci voleva più tempo. Spesi tutti i punti guadagnati in look e da lì si incominciò a ragionare: adesso ero alto come tutti, spalle larghe e niente occhiaie. Di sicuro non ero forte, ma solitamente i bulli guardano più all'aspetto che alla forza di qualcuno quando lo prendono di mira. Andai a scuola ed entrai in classe in ritardo, apposta perché tutti fossero già dentro e vedessero come ero cambiato. Fui accolto da tantissime facce stupite e un sacco di voci pettegole in sottofondo:"Ma è davvero Samuel?" "È diventato così alto, ma come ha fatto?"
E molte altre cose. Ma la migliore per me fu la faccia di Federica, che mi guardava finalmente come se fossi un ragazzo normale. Ero davvero al settimo cielo e da quel giorno nessuno mi diede più fastidio. Così non si può dire per un altro mio compagno, Alessio, che venne preso di mira dai bulli per rimpiazzare il mio vuoto. Mi sentivo un po' a disagio per lui, però non potevo farci niente. E questo mi distruggeva.

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Capitolo 5
*** Un Cuore In Frantumi ***


Pochi giorni dopo volevo andare a parlare con Federica per chiederle se voleva uscire, ma come mi sono avviato la ho vista passare mano nella mano con John mentre si dirigevano verso l'uscita. Loro mi hanno salutato e io ho ricambiato, però credo che nel frattempo qualcosa mi abbia sfondato la cassa toracica, perché ho sentito un suono simile ad un "CRACK" e poi un dolore allucinante, un fortissimo male al cuore che aveva ormai preso a battere molto velocemente. Probabilmente ebbi un attacco di panico o qualcosa del genere, perché dopo svenni. Mi risvegliai in ospedale: qualcuno che aveva assistito alla scena deve aver chiamato un'ambulanza. Credo di aver battuto la testa piuttosto forte, motivo per il quale mi sentivo abbastanza disorientato. Quando lentamente mi ripresi e i miei occhi si abituarono alla luce cominciai a vedere chi mi stava attorno: un'infermiera che controllava la flebo poi Federica e John, seduti in un angolo a fissarmi. "Devono essere stati loro a chiamare l'ambulanza." Pensai.
"Oh Samuel, ma che diavolo è successo? Ti abbiamo salutato e sei svenuto." Disse John.
Mi presi qualche secondo per capire quello che aveva detto e formulare una frase, poi risposi mentendo spudoratamente: ''Non lo so, a volte mi capita. Però di solito sono a casa e quindi non mi faccio niente."
Mi guardarono malissimo, non sono per niente bravo a mentire, però non volevo far saltare fuori la verità in quel momento e in quel modo. Un po' mi sentivo alle strette e speravo che quel momento cessasse il prima possibile. Fortunatamente decisero di darmela buona, almeno così credo, oppure vollero lasciar correre per il momento visto che stavo male. Verso sera mi hanno dimesso, una volta fuori Federica disse:"Perché non andiamo a mangiarci una pizza tutti assieme? Sono preoccupata per te Samuel, poi così ci passiamo un po' il tempo. Dai, te la offro io e ti prometto che dopo ti riaccompagnamo a casa."
Io risposi:"Siete sicuri che non sia di troppo? Io pensavo voleste stare soli. Sinceramente non sapevo nemmeno che vi eravate fidanzati."
"Ma no cosa dici, non sei di troppo. E poi, se io e John stiamo assieme siamo impossibilitati ad essere tuoi amici? Vai tranquillo." Ribattè Federica.
Quella frase fu come un milione di coltelli che mi trafissero il corpo. Cioè, li avevo visti tenersi per mano, ma non credevo che lei sarebbe stata così chiara. Decisi di andare con loro e quindi nascosi la mia tristezza. È stata davvero una serata divertente, anche se il mio cuore si stava distruggendo, come un oggetto di cristallo che cade e va in frantumi.

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Capitolo 6
*** Il Ripetersi Di Un Ciclo ***


Passarono circa 2 settimane da quel giorno, nel frattempo mi calmai cercando di concentrarmi sulle missioni di X. Ora a look eravamo a posto, dovevo aumentare qualcos altro, che nel caso di uno scontro mi avrebbe dato vantaggio, qualcosa come l'agilità. Così feci, spesi tutti i punti che guadagnai in quella caratteristica e devo dire che da quel momento mi sono sentito molto più libero, a livello di movimenti ecc.
Dopo quel tempo a scuola successe una cosa molto strana, X mi mandò una missione che diceva:"Introduci Alessio in questo mondo, dagli un dado."
Anche se come ricompensa avrei ricevuto 10 dadi, ero abbastanza contrariato e inizialmente mi posi egoisticamente, mi avrebbe dato fastidio aggiungere un altro "giocatore" a questo "gioco", ma alla fine ricordai in quale situazione si trovava Alessio e il fatto che era colpa mia, più o meno. Analizzando velocemente la situazione mi tornò in mente un'altra cosa: il discorso con John. Ora nei miei pensieri era tutto chiaro, forse avevo un po' capito quello che X aveva in mente perché tutto questo era il ripetersi di un ciclo: dai un dado allo "sfigato", lui si migliora e non è più "sfigato", qualcuno prende il suo posto e poi di nuovo dall'inizio. Quindi se le mie teorie erano giuste anche John sarebbe stato diverso.
-Senti X, anche quello che mi ha dato il dado era come me prima di riceverli?-
L'unica risposta che ricevetti fu la foto di un ragazzo che gli somigliava molto, solo più grasso e con un aria molto più da "sfigato", per poco non scoppiai a ridere durante la lezione.
Dopo questo accettai la missione di X e all'intervallo mi diressi sul tetto, dove sapevo agivano sempre i bulli.

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Capitolo 7
*** Un Nuovo Amico ***


Salii le scale ed aprii la porta per il tetto. Mi trovai davanti la scena che mi aspettavo: Alessio in terra e attorno tre ragazzi che lo picchiavano. Iniziai ad avvicinarmi, poi urlai loro: "Piantatela di prendervela con chi non è nemmeno in grado di difendersi. Siete dei vigliacchi!"
Alla mia esclamazione si girarono: "Che vuoi? Vattene se preferisci non passare guai!"
"Ho detto che dovete smetterla di picchiarlo! Non vi ha fatto niente di male!"
"Allora vuoi prenderle anche tu? Perfetto. Sei ancora in tempo per scappare sfigato."
Non risposi, semplicemente chiusi la porta e li aspettai fissandoli, sicuro che i miei investimenti in agilità avrebbero dato i loro frutti. Quando furono abbastanza vicini mi assaltarono tutti e tre assieme urlando, mentre io semplicemente sfruttai la mia velocità superiore per spostarmi e far fallire il loro "attacco". Mi guardarono digrignando i denti, ancora più arrabbiati di prima, poi ripartirono alla carica. Devo dire che quello scontro di 3/4 minuti fu abbastanza monotono, anche perché non essendo "pratico" nel fare a botte stavo cercando di abituarmi. Però appena presi dimestichezza mi lanciai subito all'attacco, mettendoli al tappeto in poco tempo.
Dopo mi avvicinai lentamente ad Alessio, che era ancora a terra, pieno di lividi. Presi dalla tasca dei pantaloni l'ultimo dado azzurro che mi era rimasto e gli dissi: "Scusami amico, tutto questo in parte è colpa mia, mi dispiace. Per aiutarti posso fare solo una cosa, anche se poi sarai tu che dovrai saperla sfruttare."
"Al volo!" Esclamai mentre gli lanciavo il dado.
"Imparerai tutto col tempo, ora vieni, che altrimenti facciamo tardi a lezione." Dissi mentre mi chiudevo dietro la porta del tetto.

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Capitolo 9
*** Preoccupazioni ***


Tornai a casa incuriosito dalla rivelazione di Alessio.
-Ma è davvero possibile quello che mi ha detto oggi?-
-Certo che lo è, in questo gioco puoi fare qualsiasi cosa, finché rispetti le regole.-
-Potresti farmi degli esempi? Sono un po' confuso.-
-Di sicuro un esempio è già questo, poi spendendo dadi puoi curare le tue ferite e anche le malattie. Insomma, tutte le cose che prevedono un cambiamento del corpo.-
-E queste regole che hai menzionato? Quali sarebbero?-
-Ti basti sapere che finora non le hai infrante. Probabilmente col tempo te le dirò, ma per ora é bello tenere le cose nascoste, rende il tutto molto più interessante.-
-Vabbe, è che sei sempre così misterioso, vorrei saperne di più.
-Ogni cosa a suo tempo Samuel, ogni cosa a suo tempo.-

Passarono alcuni giorni dopo quella conversazione, durante i quali Alessio mi condivideva i risultati delle sue ricerche sul gioco e su X; però lui stava cambiando, sembrava che stesse diventato dipendente da tutto questo e stava continuando a potenziarsi.
Alcuni giorni dopo mentre mi parlava fuori da scuola accusò un fortissimo dolore al braccio, per il quale si inginocchió e rimase immerso nel dolore due/tre minuti. Quando controllai per vedere come stava vidi come era diventato mostruoso il suo braccio: ovviamente molto più grosso dell'altro, con le vene di un colore viola scuro in rilievo sulla pelle.
"Ma cosa diavolo hai fatto al braccio Alessio?!?" Gli chiesi.
Tra un lamento e un gemito rispose: "È l'effetto negativo di eccedere le possibilità fisiche umane a quanto pare. Devo ammettere che mi fa male da un po' di tempo, ma non è mai stato così forte."
"Basta! Non devi più potenziarlo, ti stai facendo solo del male. Piuttosto usa i dadi che guadagnerai per curarlo, perché a lungo tempo potrebbe essere pericoloso!" Urlai.
Si alzò lentamente, poi replicò: "Certo certo, va bene. Ti ringrazio Samuel, ora però devo andare, ho delle cose da fare."
E iniziò ad avviarsi verso casa. Stavo per farlo anche io quando vidi Federica e John che si stavano baciando: fu un altro trauma abbastanza pesante, anche se non come quello precedente perché ormai ero già "preparato". Comunque afflitto andai a casa a dormire per dimenticare l'accaduto, sperando di svegliarmi da un sogno troppo brutto per essere vero.

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Capitolo 9
*** Scoperte ***


Alessio mancò i successivi 3 giorni, probabilmente era in giro a fare missioni; credo che chiunque si approccierebbe alla situazione in questo modo. Quando tornò a scuola ebbi una grossa sorpresa: non era affatto cambiato; "Che fosse ammalato? No, impossibile." Pensai.
Non fece neanche in tempo a sedersi che Ettore, il bullo della classe andò subito ad infastidirlo: "Ci siamo presi una bella vacanza eh furbacchione?"
Alessio non rispose.
"Dai, perché non mi parli? Io sono tuo amico."
Ricevette solo un: "Ti prego vattene."
"Mi dici di andarmene dopo che sono venuto qua a salutarti e ad accoglierti quando sono tre giorni che non ci vediamo? Sei proprio maleducato. Meriti una punizione." Sbraitò Ettore mentre iniziava a tirargli qualche capello.
Alessio ripeté: "Ti prego basta, vattene."
Il bullo si mostrò ancora più offeso e continuò con addirittura maggiore forza. La stessa scena ebbe luogo altre due volte; quando il povero ragazzo era ormai al limite, mise la mano destra sul petto dell'altro e gridò: "Ti ho detto di andartene!" Mentre lo spingeva con tutte le sue forze. Ettore venne scaraventato fino in fondo alla classe, dove colpì il muro, lasciando anche una bella ammaccatura. Tutti si voltarono verso Alessio, chi guardandolo male, chi guardandolo stupito; lui non riusciva a capire la situazione ed ebbe un attimo di panico, nel quale corse fuori dalla classe. Lo seguii fino ai bagni, poi riuscii a fermarlo e a chiedergli: "Come fai ad aver già speso così tanti punti in forza? Mi sembra impossibile con il poco tempo che hai avuto."
Dopo essersi un attimo tranquillizzato Alessio cominciò a spiegarmi tutto: "Prima di spendere punti ho fatto delle ricerche e ho scoperto una cosa davvero interessante: si possono assegnare i punti in una sola parte del corpo."
Io risposi: "Cosa vuoi dire? Non capisco."
"Normalmente tu inserisci i punti che vuoi in una caratteristica e basta, quindi il tuo corpo cambia secondo quei punti in tutta la sua completezza." Ribattè lui.
Io ancora confuso: "Ho inteso un attimo ma non ti seguo."
"Ti faccio un esempio." Disse. "Se tu spendi 5 punti in forza questa si distribuirà equamente in tutto il tuo corpo, ed è giusto così. Ma se tu chiedi ad X di inserire quegli stessi punti solo in una parte, come per esempio il braccio destro, allora avrai risultati molto migliori. E questo è quello che ho fatto io."
Rimasi allibito: "È davvero possibile una cosa del genere? Che gran figata."
"Sì, è possibile e credo che sia una delle cose più interessanti di questo "gioco" perché significa che dietro di esso ci sono cose nascoste davvero molto strane."

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Capitolo 10
*** Strade Interrotte Di Colpo ***


Quando la mattina dopo andai a scuola notai già all'entrata una calca enorme, con addirittura auto della polizia e un ambulanza.
"Ma che cazzo è successo?" Pensai.
Mi avvicinai di più e, facendomi strada fra la gente arrivai al nastro bianco e rosso della polizia, oltre il quale si trovava, senza vita, in una pozza di sangue, il corpo di Alessio. Non feci neanche in tempo ad essere sconvolto che notai ai miei piedi un dado azzurro, lo raccolsi e preoccupato mi guardai attorno, cercandone altri con lo sguardo; con mia brutta sorpresa vidi già quattro ragazzi che ne tenevano uno in mano e lo avevano sollevato al cielo per capire meglio cos era.
Imprecai mentalmente, ma poi mi accorsi che erano arrivati anche Federica e John, perciò li raggiunsi il più in fretta possibile. Quando fui li scambiai una rapida occhiata a John che fu ricambiata, quindi capii che erano davvero guai grossi; ma le cose peggiorarono quando Federica esclamò: "Oh ragazzi, ma che ve ne stati li impalati a guardarvi? Samuel non mi saluti neanche? Ma che diavolo avete voi due? È forse per questi?" Mentre lo diceva raccolse da terra un dado azzurro, lo scrutò per bene e poi lo alzò al cielo, in modo da esaminarlo meglio.
"Fede mettilo giù perfavore, lascia stare, di sicuro è una cazzata o è pericoloso." Uscirono all'unisono le voci di me e John, che poi ci guardammo preoccupati per il sincronismo.
"Non vi facevo così paranoici, cioè so che mi volete bene... ma dai ragazzi, è solo un dado, un normalissimo dado. Probabilmente lo ha perso qualcuno che lo aveva lasciato in tasca, però siccome è parecchio figo me lo tengo. E voi piantatela con 'ste cose, che mi sale l'ansia." Ci rimproverò Federica, facendo al contempo uno di quei suoi soli ed unici sorrisi, cosi smaglianti che erano capaci di cancellare ogni tenebra.
Rimasi immerso in quel suo sorriso, mentre John le cinse il braccio destro attorno alla vita e disse: "Va bene, lasciamo il lavoro di poliziotti ai poliziotti e andiamo in classe, che di sicuro sta per suonare la campanella."
Con ancora una faccia da ebete mi incamminai dopo di loro. A lezione non si fece nulla quel giorno, parlammo solo di ciò che era successo la notte precedente ad Alessio e di temi etico-sociali; devo dire che quei discorsi mi piacciono molto, perché la giornata scolastica finì praticamente senza che io me ne accorgessi.
Una volta a casa decisi che dovevo saperne di più, quindi parlarne con X.
-Senti, ma sai qualcosa della morta di Alessio? Siccome c'erano dei dadi per terra probabilmente aveva una missione.-
-Ogni volta che succede una cosa vieni a darmi la colpa? Non è che solo perché dispenso missioni e vi aiuto ad essere come meglio volete appena muore uno del gioco sono stato io. Guarda che ho dei sentimenti, mi offendo.-
-Certo certo, sei proprio divertente quando fai l'ironico, ma ora dimmi, tu c'entri qualcosa? Io credo di sì, perché Alessio stava facendo delle ricerche sui dadi e su come si svolgeva il gioco. Potresti averlo fermato dal sapere troppo.-
-Sei più acuto di quanto pensassi Samuel. Allora facciamo così, ti ricordi quello che ti ho detto ieri?-
Riavvolsi velocemente i pensieri fino alla giornata precedente e una sola cosa fra tutte quelle che mi aveva detto risuonò più forte: "Tutto è possibile, finché rispetti le regole."
-Quindi sei stato tu, ma che cazzo ti passa per la testa, X?-
-Guarda che io non ho fatto niente, mi sono limitato a dare delle missioni un po più difficili, poi se lui ha sbagliato a mettere i punti e il suo braccio ha ceduto prima che potesse salvarsi è tutta colpa sua.-
-Di sicuro se era in una situazione del genere ce lo hai messo tu con le tue missioni. Dovresti solo vergognarti X, sei un mostro.-
-Oh, da benefattore a mostro nel giro di 1 giorno, mi piace fare progressi del genere.-
Ero davvero incazzato dopo quel discorso, quindi presi il telefono e lo lasciai sul letto, mentre andavo a farmi una bella doccia.

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Capitolo 11
*** Basti Solo Tu ***


Il giorno seguente la scuola era deserta, praticamente metà degli studenti erano rimasti "a casa" se posso dire, perché sono sicuro che erano tutti a fare missioni. Però la cosa che mi preoccupava di più era il fatto che Federica alle otto non fosse già lì, visto che lei era sempre in anticipo. Avevo paura che avesse usato il dado e si sarebbe cambiata, avevo paura di non vedere più la Federica che conoscevo, avevo una TREMENDA paura che diventasse ossessionata come Alessio e le succedesse qualcosa di davvero brutto, avevo paura di moltissime altre cose.
Ringrazio il cielo perché per fortuna arrivò solo in ritardo di qualche minuto a causa dell'autobus.
All'intervallo andai a parlarle mentre era con John: "Buongiorno ragazzi, tutto a posto?"
"Sì certo. E tu?" Rispose Federica sorridendo.
"Abbastanza. Ah volevo chiederti una cosa riguardo a quel dado: è successo niente di strano ieri pomeriggio?" John mi rivolse uno sguardo omicida, ma io lo ignorai.
"Riguardo al dado niente, anzi ce l'ho ancora in tasca. Cose strane, cose strane, cose strane? Ah sì, un numero sconosciuto mi ha mandato uno strano messaggio, una cosa tipo: allora vuoi cambiare?"
Le afferrai un braccio: "Gli hai risposto?"
"Samuel che hai? Calmati!" Rispose lei.
"Ho detto: gli hai risposto?" Ripetei rafforzando la presa.
"Samuel basta, mi fai male!" Urlò.
"GLI HAI RISPOSTO O NO?" Sbraitai.
John intervenne e mi staccò da lei, mettendosi poi in mezzo a noi due: "Azzardati ancora a fare una cosa del genere e poi vedi."
"Samuel ma che ti è preso? Non sembravi neanche te. E comunque no, non gli ho risposto." Disse, prima preoccupata e poi scocciata.
Se ne andarono lasciandomi li, in balia degli sguardi di qualche ragazzo che stava assistendo alla scena e si mise a ridere. Almeno sapevo che lei era in salvo, al momento. Volevo comunque assicurarmene, quindi una volta a casa mi rivolsi ad X.
-Hai parlato con Federica ieri?-
-Perché dovrei dirlo a te, visto come mi hai trattato?-
-Stai zitto e rispondi stronzo, ricorda che hai ucciso una persona.-
-Sempre a sottilizzare sui dettagli caro Samuel, comunque non so se ho voglia di dirti qualcosa.-
-Allora vuol dire che ci hai parlato. Che le hai detto? Cosa ha risposto?- -Wowowo ferma tutto. Devo sapere qualcosa Samuel?
Mi resi conto in quel momento che mi stavo comportando come un pazzo stalker, il tutto per cercare di capire se Federica, che è stata così aperta nello spezzarmi il cuore, si era migliorata coi dadi. Già, proprio come un pazzo. Mi ripresi e ricomposi.
-Allora Samuel? C'è qualcosa che devi dirmi?-
-Se proprio lo vuoi sapere Federica mi piaceva.-
-E direi anche adesso, da come ti comporti.-
-No, tengo solo a lei e non voglio che tu la coinvolga in questo "gioco" pericoloso, quindi non ti azzardare. Ora rispondi, cosa le hai detto ieri?-
-Va bene ma sappi che lo faccio perché voglio farlo, non perché sei così incazzato e continui a ripeterlo come un disco rotto.-
-Parla, veloce.-
-Come ti ha detto lei, le ho mandato quel messaggio, a cui lei non ha risposto. Quindi ho continuato a scriverle cose simili, finché lei non ha urlato: "Ma che cazzo vuole 'sto qua?"
Siccome io posso sentirvi le ho scritto una risposta a quello che aveva detto, perciò lì si è preoccupata. Però poi la ho tranquillizzata e le ho spiegato tutto quello che doveva sapere, chiedendole infine se voleva tirare il dado.-
-Lei ha fatto un discorso su quanto questa sia una cosa ingiusta e su quanto le persone non dovrebbero ricorrere a simili mezzi per migliorarsi ma ricorrere solo a sé stessi, perché è l'unico modo possibile, dicendo: "Tutto questo non ha senso, perché basti solo tu. Solo tu hai il potere e il diritto di cambiarti, non una stupida cosa come è questo "gioco" o come lo chiami. Quindi no e adesso smetti di rompermi le palle."-
Quelle parole mi colpirono nel profondo, facendomi capire quanto davvero stavo sbagliando, però purtroppo se non avessi usato questa "scorciatoia" chissà ancora quanto sarei indietro, chissà se sarei ancora vivo, chissà se Alessio sarebbe ancora vivo. Ah dannazione, però Federica era così bella, dolce, simpatica ed intelligente; lei era perfetta e per forza non aveva bisogno dei dadi, ma non so se potesse parlare così a nome di tutti, perché solo pochi in questo ingiusto mondo hanno i mezzi per arrivare davvero almeno a come vogliono essere loro stessi, e comunque porca troia quanto è difficile.
Dopo tutti questi pensieri, quando X credeva che fossi morto me ne uscii con -Tipico di lei, un discorso così profondo.-
Poi spensi il telefono e andai a dormire.

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Capitolo 12
*** Una Piaga Virale ***


Dopo quel giorno i dadi iniziarono a diffondersi nella scuola sempre di più, come una piaga virale. C'è chi cambiava completamente da un giorno all'altro e sembrava addirittura un altra persona, chi si rafforzava fisicamente e chi aumentava la sua intelligenza; oppure tutte e tre le cose insieme, con un po' di tempo.
Sempre da quel giorno fu un continuo viavai di ragazzi che mancavano a scuola per certi periodi, a volte anche settimane; un enorme incremento del tasso di bullismo, soprattutto verso chi ancora non aveva ricevuto il suo primo dado; la media dei voti di tutti gli studenti divenne estremamente alta con grande stupore da parte di tutti i professori; era il caos più totale: chiunque sembrava impazzito e pensava solo alle missioni per continuare a cambiarsi, ma soprattutto iniziarono a formarsi delle specie di "fazioni" formate dagli studenti che avevano ottenuto prima i dadi, nelle quali potevi entrare per "essere protetto". Come se servisse, in realtà erano solo modi di questi "capi" per fare la bella vita, guadagnare dei soldi e avere un loro personale "esercito".
Di quello che mi disse X non ne feci parola, né con Federica né con John, per evitare ulteriori danni.
Oltre a questo diciamo che all'incirca c'eravamo rimasti solo noi tre di "sani" nella scuola, ovviamente questo a detta di lei, che non sapeva e non doveva sapere di me e John.
Dopo quella riflessione che ho avuto a seguito del discorso con X cominciai a sentirmi sempre più vuoto, diciamo una specie di involucro con niente al suo interno. Ho sempre voluto cambiare ed essere così come sono ora, ma quando ho iniziato a modificarmi coi dadi non pensavo che si sarebbe conclusa in questo modo, una cosa così brutale come la morte di Alessio e una serie di eventi che mi avrebbe portato a dubitare della mia scelta di qualche tempo fa.
Non sapevo quasi più a cosa pensare, iniziai a brancolare nel buio e tirare avanti solo perché ce la facevo. Tutto questo fino a quel giorno.

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Capitolo 13
*** Diverso Da Tutti ***


Sembrava nuovamente una giornata come le altre e me ne stavo tornando a casa da scuola, quando mi arrivò un messaggio di X.

-Messaggio a tutti i giocatori, missione speciale: Contro La Ribelle. 

Fate vedere a quella smorfiosa di Federica chi comanda. Durante tutta la giornata scolastica di domani otterrete un dado per ogni atto di bullismo che compirete verso di lei. Divertitevi e soprattutto partecipate numerosi.)-

Rimasi paralizzato, non poteva essere vero, non lo stava facendo sul serio. Entrai in casa ed andai in camera mia.

-X ma che cazzo ti passa per la testa? Sei matto?-

-Cosa hai da urlare? Guarda che ti sento anche se sussurri.-

-Non metterti a fare il simpatico come al solito. Tu sei davvero pazzo porca puttana!-

-Pazzo io? Sei tu quello che si mette ad urlare senza motivo.-

-Senza motivo eh? Allora cosa significa quel messaggio che hai mandato a tutti i giocatori?-

-Ah quello? Quello è una normalissima missione.-

-Ma ti rendi conto di quello che stai facendo? Stai praticamente obbligando tutta la scuola a picchiare Federica.-

-Obbligare? Io non obbligo nessuno. Sono i giocatori a scegliere se accettare o meno la missione.-

-Lo sai bene che con questa storia dei dadi sono tutti matti, lo faranno di sicuro anche se non vorrebbero per continuare a cambiarsi.-

-E pensi che sia un problema mio? Te lo ho detto, io non obbligo nessuno. Sono loro che non si accettano e vogliono cambiare, non impongo niente a nessuno io.-

-Sei un folle! Annulla questa missione!-

-Perché dovrei?-

-Ma lo sai cosa potrebbero farle? Rischia di finire in ospedale o peggio!-

-Mi ripeto: e pensi che sia un problema mio? Ha deciso lei di non entrare nel gioco come fanno tutti e ora ne paga le conseguenze. Se lo avesse fatto sarebbe forte abbastanza per difendersi.-

-Mi ripeto anche io: Sei un folle! Annulla questa missione indecente! ORA!-

-Ho capito ho capito. Stammi a sentire, tu avrai una missione diversa. Guarda qua.-

Lo schermo del telefono cambiò rivelando la schermata della nuova missione.

-Missione speciale per Samuel: Difendi Federica Dai Bulli.

Federica è in pericolo! Un sacco di ragazzi vogliono bullizzarla per ricevere dei dadi! Proteggi Federica per tutta la giornata scolastica di domani e sarai ricompensato a dovere.-

Nello spazio dove erano segnati il numero dei dadi ricevuti come ricompensa non c'era il solito dado bianco con i numeri di dadi ricevuti, ma un dado giallo con un punto interrogativo su ogni faccia visibile, accanto alla scritta "x 1" che indicava ne avrei ricevuto solo uno.

-Cosa vuol dire quel dado giallo?-

-Lo scoprirai se riuscirai a completare la missione Samuel. E sappilo, te ne ho data una diversa perché tu sei diverso.-

-Diverso?-

-Sì Samuel. Tu sei diverso da tutti. Non combatti per i dadi, ma per quelli a cui vuoi bene. E non è una cosa da poco, ricordalo.-

-Va bene X, proteggerò Federica a qualsiasi costo e completerò la tua missione.-

Mi feci una doccia e dopo cena andai a letto, l'indomani sarei dovuto essere al pieno delle mie forze.

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Capitolo 14
*** Fine Ed Inizio ***


La mattina dopo essermi svegliato mi preparai velocemente ed uscii in anticipo correndo verso la fermata dell'autobus dove scendeva Federica, mentre chiamavo John per sapere come avremmo dovuto gestire la situazione, siccome lui sarebbe stato di sicuro dalla nostra parte, purtroppo però aveva il cellulare spento quindi capii che avrei dovuto cavarmela da solo.
La aspettai lì e quando scese fu sorpresa di vedermi:

"Ciao Samuel, come mai qui oggi? Aspetti qualcuno?" Disse con un' espressione maliziosa.

"Ero qui per vedere John, visto che non mi risponde al telefono e dovevo dirgli una cosa importante, ma sembra che oggi non venga a scuola." Risposi.

"A quanto pare. Però non mi ha avvisato, sono preoccupata. Andiamo a trovarlo dopo scuola?" Chiese.

"Boh va bene, nessun problema. Adesso andiamo che altrimenti facciamo in ritardo; non preoccuparti ti scorto io." Dissi con un espressione fiera.

"Sei davvero simpatico Samuel." Rise.

Sulla strada per scuola vidi un sacco di studenti guardarci malissimo e con aria di sfida; feci di tutto per evitare che lei se ne accorgesse, anche se fu davvero difficile. In classe mi misi in banco con lei e notai che tutti i compagni ci stavano fissando: risposi con uno sguardo omicida verso ognuno di loro per intimidirli e almeno per quel momento sembrarono lasciarci in pace. All'intervallo dissi a Federica:

"Devo andare un attimo in bagno, torno subito tu stai attenta."

"Ma attenta a cosa? Samuel oggi sei davvero strano, c'è qualche problema?"

"No nessun problema, solo ho una strana sensazione, stai attenta."

"Va bene va bene, vai pure adesso."

Quando tornai dal bagno lei non era in classe; imprecai mentalmente e uscii dalla classe per vedere se era lì fuori con qualche amica, ma niente; anzi c'era davvero poca gente in corridoio e molti dei pochi rimasti sembravano andare tutti verso lo stesso posto. Chiesi ad un mio compagno di classe:

"Marco, hai visto Federica?"

Distolse lo sguardo: "No, mi dispiace."

Con una mano presi il suo mento e voltai il suo viso verso di me: "Ho detto, hai visto Federica? E stavolta guardami negli occhi."

Si liberò dalla presa e iniziò a correre; purtroppo per lui ero molto più veloce e in un attimo lo raggiunsi, bloccandolo. Gli misi le mani sulle spalle e lo bloccai al muro: "Ho detto, hai visto Federica?"

"Hanno detto che mi avrebbero pestato se avessi parlato."

"Quindi preferisci che lo faccia io qui e adesso? DOV È?!"

"Sul tetto sul tetto sul tetto. Non picchiarmi ti prego."

Corsi sul tetto e aprii la porta, trovandomi davanti la scena che purtroppo mi aspettavo: tutti i ragazzi disposti a semicerchio e Federica a terra in mezzo a loro; con uno scatto mi feci strada in mezzo alla massa e mi misi davanti per proteggerla:

"Andate via, non le farete del male."

Dalla folla giunse una voce unanime: "Vuoi sul serio proteggerla da solo?"

"Voi non la toccherete nemmeno con un dito, finché avrò in corpo la forza per muovermi."

"Vuoi farci credere che non ti interessa avere più dadi? Non farci ridere, in fondo sei come noi."

Alle mie spalle Federica disse, a voce bassissima, quasi sussurrando: "Cosa intende con 'sei come noi'?"

Mi affrettai a rispondere, con tono preoccupato: "Non lo so, ma ora non importa. Stai dietro di me e non ti muovere, ci penso io a loro."

"Ma sono troppi e..."

"Tu stai lì e non muoverti, ho detto che non ti faranno del male!"

Un ragazzo uscì dalla folla e mi attaccò urlando; lo respinsi e assunsi una posizione difensiva, pronto al combattimento.
Dopo l'intervallo nessuno tornò in classe, eravamo ancora tutti sul tetto e non so perché ma nessuno venne a cercarci.
Comunque, quando ormai ero quasi allo stremo delle forze, qualcuno attraversò la folla e gridò:

"Non osate toccarla, altrimenti vi ammazzo tutti!"

Io: "John, ma si può sapere dove diavolo eri finito?"

"Mi era morto il cellulare e avevo una visita, sono venuto appena ho potuto. Allora, come è qua la situazione?"

"Sono riuscito a proteggerla, ma mi sento parecchio stanco. Quanto tempo abbiamo ancora?"

"Circa un'ora e un quarto. Ce la fai?"

"Tranquillo. Tu tieni quelli sulla sinistra che alla destra ci penso io."

E così continuammo a combattere contro gli altri studenti per un tempo che mi parve interminabile, mi sentivo esausto, ma non potevo né fermarmi né usare i dadi per recuperare le forze, con Federica che guardava.
Venni colpito in faccia e caddi a terra. A quel punto lei si alzò e gridò:

"La volete smettere?!? State andando avanti da quasi tutto il giorno e non avete concluso niente, inoltre non vi rendete conto quale atto disumano che state compiendo? Per uno stupido gioco o quello che è volete fare del male ad una ragazza e portate allo stremo delle forze due vostri amici e compagni. Siete solo dei pazzi!"

In quel momento la campanella suonò e sentii vibrare il telefono. Diedi una rapida occhiata mentre ero ancora a terra e vidi la scritta: COMPLIMENTI, SEI STATO ELEVATO AL RANGO 'A'.
In quel momento mi apparve in mano uno strano dado giallo, come quello che era indicato nelle ricompense della missione; non ebbi però il tempo di pensare a nulla, perché mentre John era ancora impegnato in combattimento un ragazzo corse verso Federica con le mani tese avanti per spingerla. Mi alzai in fretta e scattai il più veloce possibile verso i due, sperando con tutte le mie forze di poter arrivare in tempo; nell'alzarmi il dado cadde e iniziò a rotolare. Stranamente ogni volta che toccò terra il suo suono si propagò per tutto il tetto e sembrò scandire il tempo stesso. Federica venne spinta e scivolò sul parapetto del tetto, iniziando a cadere di sotto con faccia disperata, la stessa faccia che avevo io e pure quella di John che si era voltato in quel momento. Avevo perso ormai ogni speranza quando tutto attorno a me si bloccò: Federica, John e anche tutti gli altri, non si muoveva un filo di vento e anche gli uccelli si erano bloccati. Mi voltai indietro a guardare il dado e vidi che si era fermato sopra quella che era l'immagine di una clessidra.

-Complimenti nuovo rango A, vedo che hai ottenuto l'abilità del ferma-tempo.-

-Cosa?-

-Devi sapere che giunge un momento in cui chiunque partecipa al gioco può essere elevato al rango A ricevendo un dado abilità, proprio come quel dado giallo che è lì per terra. Sei stato fortunato ad ottenere il ferma-tempo, è molto utile.-

-Ma quindi vuol dire che sono più forte degli altri?-

-Ora sì, però sappi che usare le abilità ha un costo, costa i punti che potresti spendere per migliorarti. Precisamente ferma-tempo usa un punto ogni dieci secondi; questi in cui stiamo parlando te li "regalo" io, ma appena finiamo inizierai ad usare i tuoi. Comunque, il ferma-tempo blocca tutto il mondo tranne te e chi è a contatto con te quando la usi, si disattiverà quando farai un'azione diversa dal camminare o dal correre. Per usarla come per disattivarla ti basterà pensarlo. Ti è tutto chiaro?-

-Per adesso sì grazie, se non ti dispiace vado a salvare Federica, ma ricordati, non ti azzardare mai più a fare una roba del genere.-

-Va bene, va bene.-

Raggiunsi Federica e le presi entrambe le mani, in quel momento tutto attorno a me ricominciò lentamente a muoversi e a riprendere una sorta di vita, sentii le sue morbide mani che stringevano le mie, come le sue urla per la paura di cadere. Anche se non lo avrei voluto dire mi scappò un:

"Non preoccuparti, ti tengo io piccola."

Accortomi di quello che avevo detto la sollevai imbarazzato e la misi in salvo, dissi a John di portarla via dopodiché parlai alla folla:

"Statemi bene tutti a sentire, perché non lo ripeterò una seconda volta. Da adesso in poi tutti i casini che avete combinato voi tutti con questi strani "giochi" e nelle vostre strane "fazioni" sparirà; non azzardatevi nemmeno a pensare di provarci, va bene? L'unica "fazione" che potrete chiamare tale nella scuola sarà la mia, guidata da me e John. Non voglio guerre, non voglio pestaggi e non voglio neanche che ascoltiate stupide missioni di X come questa. Chiunque non rispetterà le regole ne pagherà le conseguenze e vi assicuro che non sarà piacevole."

Dopo quel giorno tutto il casino che c'era stato fino a poco prima piano piano si cancellò, fortunatamente Federica non scoprì nulla su me e John, credendo che la avessimo difesa con le nostre forze e ogni cosa ricominciò a prendere una piega più normale, per quanto una vita scandita da ciò che facevo avrebbe potuto esserlo.

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