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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Lo caccerà nei guai *** Capitolo 2: *** Era terribilmente acida e noiosa *** Capitolo 3: *** Passava sveglia la notte *** Capitolo 4: *** Era una Nata Babbana *** Capitolo 5: *** Aveva un gatto insopportabile *** Capitolo 6: *** Non le piaceva il Quidditch *** Capitolo 7: *** Lo distingueva da George *** Capitolo 8: *** Sapeva infrangere le regole *** Capitolo 9: *** Le era mancato *** Capitolo 10: *** Si era innamorato di lei ***
Nove cose che Fred Weasley sa su HermioneGranger – e una che ha scoperto sapendole
I. Lo caccerà nei guai
Fred Weasley, il
primo settembre del suo settimo anno, si ritrovò a studiare la migliore amica
di suo fratello Ron. L’aveva avuta sotto gli occhi un
sacco di tempo, ventiquattro ore su
ventiquattro, eppure non si era mai posto domande su di lei: sapeva a malapena
il suo cognome, mentre il suo nome Babbano non riusciva ad entragli in testa. Quindi si
domandò perché, improvvisamente, le apparisse così interessante – probabilmente era annoiato, o la Granger era semplicemente
diventata più bella con l’arrivo del suo quinto anno.
Comunque,
la vide arrivare di gran classe, il mento sollevato e
il dito puntato contro tutti i presenti della carrozza. “Io e Ron siamo i nuovi Prefetti di Grifondoro,
se fate casino vi toglieremo dieci punti!”
Nonostante
il tono di rimprovero, si vedeva benissimo quanto fosse fiera, emozionata, un
po’ in imbarazzo. Attraversò il corridoio e passò alla carrozza successiva,
dove altri maghi avrebbero ascoltato le sue noiose parole fiere. Fred rise
piano, coprendosi la bocca con le mani, e pensò che almeno una cosa su di lei
la sapeva: era un Prefetto – e quindi gli
avrebbe fatto di certo passare guai.
Capitolo 2 *** Era terribilmente acida e noiosa ***
II.
Era
terribilmente acida e noiosa
“Fred
Weasley!”
Un
grido squarciò il giardino, costringendo il ragazzo a fermarsi sornione. “Ciao,
è sempre un piacere sentire quanto mi vuoi bene.”
Hermione
aveva i capelli più scompigliati del solito e le guance arrossate per la corsa.
Gli tese la bacchetta contro e strinse le labbra in una smorfia che non esprimeva
certo gioia e allegria. “Tu sei un maledetto, insulso, stupido,
deplorevole...!”
“Frena,
Granger” sorrise, passandosi una mano tra i capelli.
“I Prefetti devono usare un linguaggio adeguato.”
S’imbronciò
e arrivò a toccargli il petto con la bacchetta, tanto che Fred dovette fare un
passo indietro. “Bene, allora nel mio linguaggio da Prefetto ti dico che hai
appena fatto perdere cinquanta punti a Grifondoro!”
“Cinquanta?
Non ti sembra di essere un po’ esagerata?”
“ESAGERATA?”
in quel momento, moltissimi studenti si voltarono, incuriositi. “Hai quasi
ucciso uno studente! Ti pare il modo? È assolutamente
vietato far scivolare dalle scale qualcuno con la magia!”
Fred
rise e Hermione avrebbe davvero rischiato di
ammazzarlo, se solo non le fosse costato altri cinquanta punti.
“Era
solo un Tassorosso” aggiunse il ragazzo. Gli tolse
altri dieci punti – dio, com’era acida.
Hermione
era china sui libri, seduta davanti ad una scrivania della Sala Comune, ed era
intenta a scrivere, di tanto in tanto, qualche appunto sulla pergamena. Fin
qui, niente di strano: la ragazza passava continuamente il tempo a studiare e
studiare. La cosa davvero strana, si
disse Fred, era che l’orologio segnava le quattro meno dieci di notte, e fuori era
talmente buio che la luna riusciva appena ad illuminare i libri di Hermione. Non era una novità per il ragazzo: ogni tanto,
quando sgattaiolava in Sala Comune per organizzare qualche scherzo con il
gemello, la beccava sonnecchiare su un divanetto o leggere un libro davanti al
fuoco – possibile che non dormisse mai?
Lei,
ovviamente, non era a conoscenza delle domande che Fred si faceva sul suo
conto. Come avrebbe potuto? Non era nessuno, per Hermione.
Il rosso, tuttavia, si avvicinò a lei e la guardò trattenendo un sorriso. “Che
ci fai qui?”
Sgranò
gli occhi scuri pieni di terrore e portò le mani al petto, rischiando di
mollare un urlo spaventato. “Per Godric, mi hai fatto
prendere un colpo!”
“Non
era mia intenzione, Granger,” la canzonò, prendendo
posto su una poltrona vicina. “Dovresti rilassarti di più.”
“Non
dirmi cosa devo fare,” borbottò. “Questo...”
“...te
lo dovrei dire io, in qualità di Prefetto” scimmiottò, ridendo.
Hermione
tentò di ignorare la vocina stridula con cui aveva cercato penosamente di
imitarla, e sbottò: “Esatto. Quindi ti dico di filare a letto.”
“Oh,
andiamo, nessuna regola impedisce di andare in Sala Comune a prendere un
bicchiere d’acqua di notte.”
“Ma
tu non hai nessun bicchiere d’acqua in mano.”
Lui
alzò un angolo della bocca. “Se per questo, nemmeno tu. E con questo torniamo
alla domanda di prima: che ci fai qui?”
Hermione
pensò che, se avesse risposto alla sua domanda, avrebbe smesso di assillarla. “Studio,”
disse quindi, alzando gli occhi al cielo, come se fosse normale, “e tu?”
“Cerco
un bicchiere d’acqua” ribatté.
Questa
frase, per motivi ignoti, fece sorridere Hermione,
che prontamente coprì la bocca dietro un libro. Poi continuò a scribacchiare. “La
caraffa è su quel tavolo.”
Era
notte e Hermione e Fred stavano avendo una tranquilla
– si fa per dire – chiacchierata in Sala Comune. C’era qualcosa che non andava,
soprattutto perché entrambi passavano il tempo separati: le poche volte in cui
si rivolgevano la parola andava a finire che la ragazza lo rimproverava e lui
la prendeva in giro. Raggiunse la caraffa, bevve, e continuò con le domande: “Esattamente,
perché studi alle quattro meno dieci di notte?”
“Se
te lo dico, te ne andrai a letto e la smetterai di disturbarmi?”
“Affare
fatto.”
“Non
riesco a dormire molto, la notte.”
Fu
così che Fred, quasi per caso, scoprì una nuova cosa su Hermione
– e mai si sarebbe aspettato che il Prefetto-perfetto Granger
soffrisse d’insonnia.
A
Hogsmeade il freddo rischiava di congelare Hermione, che aveva stretto la sciarpa rossa e oro al collo
in una morsa soffocante. Tirò su col naso e si accorse di aver perso di vista
Harry e Ron, ma gli aghi ghiacciati che le
perforavano il corpo la costrinsero a lasciar perdere e ad entrare nel primo
locale disponibile. Si sentì fortunata non appena notò l’insegna familiare dei Tre Manici di Scopa: aveva assolutamente
bisogno di bere una Burrobirra bollente.
Entrò
e richiuse alle sue spalle la porta possente, lasciando l’inverno all’esterno.
Tolse giacca e sciarpa, sollevata, e sedette sul primo tavolo disponibile,
notando all’ultimo un ragazzo fin troppo noto poco più in là. “Fred Weasley” sentenziò, alzando gli occhi al cielo e cercando
di nascondersi. Era dall’inizio dell’anno che sembrava averla presa di mira,
combinandone di tutti i colori e urtandola in continuazione – l’aveva avvisata,
Ginny, che i Prefetti dovevano avere a che fare con i
gemelli Weasley ventiquattr’ore su ventiquattro.
Attese
la Burrobirra con impazienza, quando sentì un tonfo
sulla sedia davanti a lei. “Ehilà, Granger.” Fantastico.
“Per
favore, voglio starmene in pace. È la mia giornata libera e devi rompermi anche
oggi?”
“Scusa,
è che, Granger, sei diventata il mio passatempo
preferito” rise tra sé e sé.
La
ragazza sbuffò, decisa ad ignorarlo – se
ne sarebbe andato, prima o poi. Arrivarono due Burrobirre
e bevve tutto d’un sorso, scaldandosi all’istante. Fred la osservò divertito. “Hai
fame? Se vuoi ti prendo qualcosa.”
“No,”
ribatté. “Non è un appuntamento. E comunque, l’unica cosa vorrei non la
vendono.”
“Cosa?”
Si
sentì, illogicamente, un po’ in imbarazzo. “La pizza.”
“Merlino,
suona così da Babbani” la canzonò il gemello,
scherzoso.
Hermione,
contrariata, alzò un sopracciglio. “Perché, la mia famiglia cos’è?”
Fred
sembrò appuntarsi qualcosa in mente, che aveva precedentemente trascurato: la Granger era una Nata Babbana.
Con il
passare del tempo, il ragazzo aveva iniziato a capire una cosa su HermioneGranger, forse la più
fondamentale di tutte: era piuttosto suscettibile. A volte, si era
colpevolmente ritrovato a pensare che fosse fin troppo bella, quando si arrabbiava – gli occhi castani s’illuminavano di
un bagliore saettante, le guance s’imporporavano tutte, e più che arrabbiata gli sembrava innamorata.
Fred,
però, era l’unico a dover ancora capire che quando il Prefetto Grifondoro s’infiammava d’ira, era meglio lasciarla stare.
L’aveva vista più volte sgridare – come una madre insopportabile costretta in un
corpo di ragazzina – suo fratello e Harry, eppure non si sapeva proprio
spiegare perché quei due se la dessero a gambe ogni volta. Era così divertente stuzzicarla quando era su tutte le furie, scappare
sarebbe stato noioso!
“Buongiorno
anche a te, Granger. Potresti essere più chiara? Voi cervelloni avete la strana
abitudine di parlare per sottintesi!”
Ci provò
davvero, a reprimere un sorrisino impudente, ma l’espressione allucinata di Hermione gli fece perdere ogni buon proposito – gli aveva
piantato addosso uno sguardo alterato, ferma in piedi con una quantità
esagerata di libri stretti al petto, e sembrava essere davvero convinta di aver acquisito potenza solo grazie alle loro
posizioni: lei troneggiante, lui
stravaccato sulla poltrona sgualcita.
“Povero Grattastinchi! Lo so che sei stato tu!”
“Non solo
parli per sottintesi, aggiungi pure un linguaggio in codice… senti, Granger, come si dice nella tua lingua da secchioni che sei
bella quanti ti arrabbi?”
Fred si
abbandonò a una risata scanzonata, osservandola da sotto le ciglia lunghe con
fare malandrino. La ragazza, per tutta risposta, divenne ancora più rossa, e
iniziò a boccheggiare e ingoiare a vuoto: “Tu… tu… smettila!”.
“Di fare?”
Da dietro
le gambe di Hermione si affacciò il gatto
insopportabile che, un’ora prima, aveva testato superbamente la pazienza del
gemello Weasley. Lei fu immediatamente distratta
dalla comparsa di quella bestia fastidiosa, e si accovacciò sul pavimento per
dargli una carezza sgraziata, gli occhi velati di compassione.
“È blu! Grattastinchi è diventato blu!”
“Aspetta,
è il tuo gatto?”
Per
qualche motivo, Fred non riusciva a impedire alle sue labbra d’incresparsi in
un sorriso canzonatorio – forse perché,
tra tutti i gatti che avrebbero potuto infastidirlo quel mattino, era stato
proprio quello della sempre meno anonima Granger.
E poi, chi diavolo chiamava un gatto Grattastinchi?
Al “sì”
disperato della studentessa, che continuava a torturare il pelo di Grattastinchi come se delle carezze potessero eliminare la
tinta blu, Fred pensò bene di rassicurarla. “Tranquilla, Hermione,
l’effetto della pozione dura solo qualche ora!”
“Lo
sapevo… lo sapevo che eri stato tu! Io… tu… tu sei…”
“Affascinante,
spiritoso, bello. Mentre quel gatto ha preso proprio tutto dalla padrona, è
insopportabile!”
È vero,
era insopportabile, ma chi avrebbe
trovato divertente fare degli scherzi a un gatto amabile?
Se
c’era qualcosa che Fred Weasley odiava, quella era
sicuramente la noia. Proprio per
questo si era stancato quasi subito dello sproloquio del Capitano, che stava
ripetendo a oltranza la strategia di gioco che conosceva già a memoria, e aveva
lasciato scorrere lo sguardo malandrino alla ricerca di qualche distrazione.
La
riconobbe quasi subito, in mezzo alla folla di ragazzine del quinto anno,
distinta come un giocattolo scintillante
in mezzo a tante cianfrusaglie inutili. Era l’unica, del gruppo, a non avere il viso imbrattato di rosso e oro –
non aveva neanche una striscia sbavata di trucco sulla guancia, soluzione
spesso adottata dalle più pigre.
HermioneGranger aveva dipinta addosso un’espressione
insofferente, annoiata, la smorfia d’insufficienza propria di chi è stanco di
essere circondato da gente non alla sua altezza. Non sembrava essere
minimamente contagiata dall’aria briosa diffusa tra gli studenti, tutti in trepidante
attesa dell’inizio della determinante partita Grifondoro-Serpeverde– e Fred si domandò come faceva a
risultare sempre diversa da tutti,
tutti quanti.
Si
allontanò dai suoi compagni, scacciando i loro richiami stizziti con la tipica
risata incurante, felice di aver finalmente trovato una distrazione a tutta
quella noia ansiogena tipica del pre-partita.
“Farai
il tifo per me, Granger?”
L’aveva
notato da lontano, Hermione, abile a non farsi
scoprire, e si era colpevolmente ritrovata a sperare che lui la raggiungesse. Non poteva più tollerare le sue compagne
frivole, parlavano solo di Quidditch!
Per
questo, quando se lo ritrovò a mezzo metro, l’aria scanzonata di chi viveva la
vita come un esperimento, si ritrovò a increspare le labbra in un inusuale
sorriso liberatorio.
“Potrei
iniziare a tifare Serpeverde.”
“Sei
crudele, ragazzina! Io pensavo di
vederti con la scritta Fred e un cuore sulla fronte, invece mi deludi,
Prefetto…”
A
Fred faceva strano vedere la ragazza reagire con ilarità alle sue battute,
forse per la prima, vera volta – solitamente, era troppo impegnata a cucirsi
addosso un broncio infastidito per lasciarsi andare a delle risate divertite.
“Fosse
per me non sarei nemmeno qui!”
“Addirittura?!
Finirai per spezzarmi il cuore, Hermione!”
Il
sorrisetto obliquo del gemello si allargò, mentre lei cercava di non essere
distratta da quanto fosse diverso, Fred, con la divisa sportiva.
“Le
ragazze come me preferiscono i libri al Quidditch.”
Fred
scoprì una nuova cosa sul conto della Granger: non le
piaceva lo sport per cui chiunque altro, lui compreso, andava matto. E si
ritrovò stupidamente a pensare che Hermione non aveva
ragione proprio su tutto, questa volta si era sbagliata, ché non esisteva nessuna ragazza come lei.
Fred,
chino sulla scrivania, era sommerso da piume, calamai, pergamene. Aspettava che
il gemello tornasse, la testa abbandonata tra le mani e la frustrazione a
deformargli i lineamenti.
Le
Piume Autocorreggenti erano state un vero e proprio successo, la perfetta
realizzazione era costata ai due tentativi su tentativi e incantesimi
brillantemente impossibili – e presto si
erano illusi che, così come erano riusciti a creare quest’ultime, sarebbe stato
possibile dare vita un altro modello, le Rispostapronta.
Il
Prefetto più rigido di tutta Grifondoro osservava la
scena con diffidenza, la bacchetta stretta tra le dita, pronta a reagire. C’era
sicuramente qualcosa che non andava: non aveva mai visto il mago indaffarato
tra le pergamene, e aveva come il sospetto che non stesse studiando. Per lo
meno, non materie lecite e legali.
Tuttavia,
complice il rimprovero di Ginny – stai esagerando, Hermione!
Vedi guai anche dove non ce ne sono! –, aveva deciso di restarsene in
disparte, gli occhi che saettavano nervosamente dalle pagine del suo libro
all’espressione sospetta di Fred.
Però,
si disse, quello era davvero un numero spropositato
di piume. E perché diavolo, poi, sentiva il bisogno di provarle tutte? Non
bastava una sola piuma per scrivere?
Hermione
non riuscì a trattenersi. Abbandonò il libro a metà lettura, ignorò lo sbuffo
di Ginny e si avvicinò a Fred con finta indifferenza.
“Che
fai?”
La
strega ci aveva provato, a simulare un tono tranquillo, ma apparve chiaramente
fin troppo sospettosa e incattivita. Il gemello sollevò le iridi blu,
consapevole di essere stato colto in flagrante dal minion di Gazza, e sfoderò il suo più bel sorriso innocente.
“Ciao,
Hermione. Sai, tutto il tempo che passiamo insieme mi
ha fatto maturare, ho deciso di dedicarmi allo studio.”
Lei
si sforzò di non puntualizzare che, a dire la verità, di tempo assieme ne passavano davvero poco, e incrociò le braccia
indispettita.
“Hai
bisogno di tutte quelle piume per studiare?”
“Sì,
sono diventato un appassionato: scrivo talmente tanto che una non mi basta!”
All’improvviso
spuntò George, e Fred pregò che il gemello lo salvasse da quella fin troppo
acuta ragazzina. Nel frattempo, non riuscì a trattenere un ghigno obliquo, alla
vista di lei che assottigliava gli occhi nella speranza che si palesasse
l’imbroglio.
“Fred…”
si decise infine a dire, e quel nome aveva il sapore di una tacita minaccia.
Non
degnò di un’occhiata l’altro gemello, il quale, forse offeso per la noncuranza
della Granger, esplose in una risata un po’ sorpresa:
“Da quand’è che sai riconoscere che lui è Fred?”
Il
guizzo rapido nello sguardo di Hermione tradì per un
attimo il suo smarrimento, ma subito dopo si riprese, sillabando parole
impassibili.
“È
facile riconoscere due gemelli, in alcuni dettagli siete diversi. Chi è
intelligente ci arriva.”
Aveva
usato l’arroganza come scudo, Fred lo sapeva, e se n’era andata di gran classe
rinunciando incredibilmente alla sua impresa inquisitrice.
Eppure,
George aveva sollevato un dubbio che prima non si era mai palesato nella mente
di Fred: lei sapeva riconoscerli, e
chissà qual era il vero perché.
“Weasley, lo sai che è illegale
il possedimento di fuochi d’artificio
in ambiente scolastico?”
Il
Prefetto Granger doveva avere occhi davvero ovunque,
perché in qualche modo era riuscita a beccarlo proprio sulla Torre di
Astronomia, luogo in cui stava ultimando i preparativi segreti.
Alzò
gli occhi blu dal materiale illecito,
e per la prima volta nella malizia del suo sguardo sembrava farsi strada
un’ombra di malinconia. La guardò e pensò che gli sarebbe piaciuto ricordarsela
così, i capelli impossibili scossi dal vento, la luce danzante in quelle iridi
scure, il cipiglio piccato di chi, la soddisfazione, non gliel’avrebbe data
mai.
“Andiamo,
Granger, devi essere così acida anche il mio ultimo
giorno?”
Hermione
sembrò non capire – o non voler capire.
Aggrottò le sopracciglia scure, lo fissò disorientata, la mente che cercava di
sistemare tasselli, collegare informazioni, confermare intuizioni.
“Ma…
cosa stai dicendo?”
La
Granger aveva capito, Fred lo sapeva, eppure era come
se volesse negare la realtà – come se,
per una volta, la ragione non fosse un granché come alleata.
Il
gemello, le mani affondate nelle tasche dei jeans sdruciti e la schiena
mollemente abbandonata contro la parete, sfoderò il suo sorriso più scanzonato.
“Onorevole
Prefetto Granger, ti comunico ufficialmente che mi
dimetto dalla mia carica di studente più incorreggibile di Hogwarts.”
“Fred,
stai scherzando.”
“Questa
volta no.”
“Ma…
il settimo anno… i MAGO! Devi fare i
MAGO.”
La
ragione era tornata la sua migliore alleata: il gemello non poteva andarsene
veramente, lo studio era troppo importante.
“Me
ne vado e l’unica cosa a cui pensi sono i MAGO! Sei proprio un tipo, Hermione.”
Lei
non poteva saperlo, ma Fred pensò che forse un po’ gli sarebbero mancati quei
rimproveri stizziti, quelle occhiate fulminanti, quel portamento altezzoso di
un’adulta costretta in un corpo di ragazzina.
Lui
non poteva saperlo, ma Hermione pensò che non ci
sarebbero più state burrobirre condivise per caso a Hogsmeade e che la luna non avrebbe più rischiarato i loro
battibecchi in Sala Comune.
“Non
avrai più nessuno da infastidire se te ne vai.”
“Non
preoccuparti, dolcezza, troverò sempre qualcuno da infastidire. Anche se nessuno saprà tenermi testa come te.”
Per
Fred la vita era un gioco, una sfida, un invito a fare ciò che volevi.
E
in quel momento voleva davvero sentire le labbra di Hermione
collidere con le sue – anche solo per farla arrabbiare, per vederla
imporporarsi tutta, anche solo per sentire i suoi rimproveri un’ultima volta.
Non
capiva, Hermione, come fosse possibile che la sua
mente non collaborasse, che non riuscisse a muovere la mano per allontanare
quell’impudente con uno schiaffo. E ancor meno sapeva spiegarsi come mai la sua
bocca si era ritrovata a danzare con quella di Fred, i suoi fianchi ad essere
artigliati con urgenza, le sue dita ad aggrapparsi a quelle ciocche di fuoco
per non svanire.
Fred
rise contro le sue labbra, ché aveva finalmente trovato il modo per zittirla.
Rise e rise e la strinse a sé, realizzando che dopotutto anche la Granger sapeva infrangere le regole.
FINALMENTE! ❤
Vorrei aver avuto a
disposizione molte più parole per descrivere questo momento, vi confesso che è
stato davvero difficile concentrare le dinamiche del bacio in sole 500! Spero
si sia capito, la flash è ambientata poco prima che
Fred e George lascino ufficialmente e trionfalmente Hogwarts
(per quello è inserito il dettaglio dei fuochi d’artificio).
Specifico che Hermione “sa infrangere le regole” da un lato perché le
effusioni amorose sono vietate dalla Umbridge, dall’altro
(e soprattutto) perché viola quanto ha sempre imposto razionalmente a se stessa, baciando l’impudente Fred!
Ci tengo a ringraziare chiunque sia giunto fin
qui, chi ha inserito la raccolta tra le preferite/ricordate/seguite e chi mi
scalda il cuore con le recensioni. So che sono una scrittrice impossibile da
seguire, scostante, poco incline a portare a termine i suoi lavori… e il fatto
che siate qui lo stesso per me significa molto! ❤
Mancano solo due flash
alla fine della raccolta e io sto diventando nostalgica!
“Sai” commentò Hermione guardando Harry, “questa
è davvero magia straordinaria!”
“Per quello che hai detto, Hermione” intervenne una voce alle sue spalle,
“puoi averne uno gratis”.
Un sorridente Fred apparve davanti a loro, indossando un completo color
magenta in magnifico contrasto con i suoi capelli fiammeggianti.
- Harry Potter e il Principe mezzosangue
IX. Le era mancato
Aveva sentito il suo profumo di brezza marina diffondersi nel negozio ancora prima di vederla lì, malferma sulle punte dei piedi per riuscire ad ammirare i Tiri Vispi poggiati sullo scaffale più alto.
Era diversa, se ne accorse subito – capelli più gestibili, pelle abbronzata, un leggero vestitino estivo a lasciare poco all’immaginazione. Non era la solita impettita Prefetto in divisa, sguardo inquisitore e schiena curvata dal peso dei libri.
Hermione sobbalzò al suono della sua voce. Non si girò immediatamente, aspettò che Harry si allontanasse, trattenendo il respiro per impedire alle farfalle nello stomaco di spiccare il volo.
“Com’è che quando ero a scuola me li sequestravi e ora li definisci magia straordinaria?”
I giorni precedenti a quell’incontro erano stati un’agonia per Hermione, ricchi di esercitazioni senza senso su cosa dire e cosa fare; ma le bastò rivedere il sorriso sghembo di Fred dopo mesi di assenza per capire che nessun’arma avrebbe funzionato contro quel caos di emozioni.
“Sei uno stupido.”
Gli occhi castani di Hermione erano colmi di cose non dette, di speranze taciute, di mancanze soffocate.
“Il tempo passa, ma la tua dolcezza non cambia mai! Una volta eri più originale con gli insulti, però, Prefetto Granger.”
La strega avrebbe tanto voluto riderci su, ma non ci riuscì – era davvero troppo rivedere lui, lui che l’aveva baciata prima di andarsene senza poi farsi più vivo.
Invece, Fred, l’aria gongolante per aver ottenuto la sua ammirazione, la guardava come se fosse lei l’attrazione più bella, in quel vortice di giochi e incantesimi colorati. Non sapeva interpretare quel silenzio, però, visto che di solito Hermione parlava e straparlava – lo disturbava il buio che le sporcava lo sguardo, l’amarezza cucita addosso come seconda pelle.
“Neanche una lettera.”
Soffiò quelle tre parole con sufficienza, il portamento orgoglioso a mascherarne la delusione.
E Fred capì d’improvviso il motivo di quel silenzio, così come capì di essere davvero uno stupido, dopotutto. Era solo che lui non ci sapeva fare con quelle cose, e poi una lettera per scrivere cosa? Cara Granger, mi manchi?
No, non era decisamente tipo. Era lei quella brava a scrivere, in grado di stare seduta per ore di fronte a una pergamena senza essere distratta da mille altre cose futili.
“Non c’è stato giorno in cui non ti abbia pensata, però.”
Tremarono le gambe, a Hermione, e più tremavano più si ripeteva di non cedere a quelle labbra screpolate che promettevano un mondo migliore.
“Perché?”
“È un po’ noioso non avere nessuno da infastidire…”
“Avevi detto che troverai sempre qualcuno da infastidire.”
“Sì, ma mi piace dare fastidio solo a te.”
Fu così che Hermione si ritrovò a sorridere – stupida, stupida! – e Fred fu grato alla luce per essere tornata a danzare su quegli occhioni da cerbiatto.
“Dai, vieni qui, acidella.”
“Come mi hai chiamata?!”
Fu quando schiacciò il suo corpo esile contro gli scaffali, il dito a sollevarle il mento per essere guardato, che lei trovò il coraggio di sussurrargli che le era mancato.
“Anche tu, Hermione, anche tu.”
Avrei voluto avere a disposizione molte più parole per descrivere questo incontro, purtroppo il limite di 500 mi ha fatto penare e il risultato è questo! Spero si capisca che il buio negli occhi di Hermione e la sua amarezza siano dovute alla delusione – insomma, si baciano prima della partenza di Fred e poi non ci sono più stati contatti! Credo che qualsiasi ragazza ne soffrirebbe. Preciso che l’assenza di Fred non è dovuta a una mancanza d’interesse nei confronti di Hermione, ma proprio al fatto che è uomo e per certe cose non ci sa fare (anche se dai, Fred, io ti perdono!).
Comunque, la citazione riportata proviene veramente da Harry Potter e Il Principe Mezzosangue. È una delle loro pochissime interazioni nei libri, quindi quando l’ho trovata per caso girando sul web non ho potuto fare a meno di esserne ispirata. In questo modo posso illudermi che Fred e Hermione siano canon!
Un abbraccio e grazie a chiunque sia giunto fin qui, ormai manca pochissimo!
Giulia ❤
Erano una coppia atipica, loro due, che sfidava le leggi dell’equilibrio – ma si sa, Fred adorava le sfide.
Hermione gli aveva insegnato che serietà e noia non erano necessariamente sinonimi, e così, proprio lui che viveva la vita all’insegna del divertimento, s’era ritrovato a intraprendere qualcosa di serio – una relazione.
Fred aveva imparato che gli andava bene anche qualcosa di serissimo, se comprendeva la possibilità di zittire a piacimento la bocca di Hermione con la sua. Incredibilmente, relazione seria non significava per forza soffocamento, tedio, costrizioni – anzi, la loro era una montagna russa d’adrenalina, scherzi reciproci, risate impossibili.
Le labbra di Hermione sapevano di sole estivo e Fred concentrava la propria esistenza a farle increspare in un riso genuino che le colorava gli occhi di libertà. Quando non era occupato a farla ridere, la faceva arrabbiare, ma in quel suo modo leggero e sciocco – non l’aveva confessato a nessuno, che lo faceva solo perché diventava così bella vestita di furia.
Le labbra di Hermione sapevano di sole estivo ma l’estate era finita, e quel primo settembre l’accompagnò alla Stazione, lasciandola sorpresa e felice – non devi lavorare? Non sono un peso?
Hermione strinse le dita del mago, le gote arrossate di chi doveva ancora abituarsi agli sguardi curiosi della gente e all’idea che l’incorreggibile Fred Weasley fosse il suo ragazzo – aveva scoperto che si celava altro, oltre quegli scherzi spiritosi, una mente brillante e coraggiosa che l’aveva catturata.
Fred la guardava intensamente per conservare quell’immagine: la divisa impeccabile e la spilla da Prefetto lo riportavano indietro nel tempo, a ricordi lontani ma familiari.
“Fai il bravo. E non dare il tormento a tua madre.”
“Solo se tu non darai il tormento ai miei discepoli.”
Hermione sorrise – Fred era impossibile: aveva soprannominato tutti gli studenti incorreggibili suoi discepoli.
“Non ti ho più dato il famoso gioco gratis.”
Fred conservava il regalo in tasca: era un esperimento a cui lavorava da mesi, a dire la verità un po’ illegale, e sarebbe sembrato sicuramente imbarazzato se non fosse che lui, l’imbarazzo, neanche sapeva cosa fosse.
“Ma questo non è un Tiro Vispo!”
La voce stridula di Hermione tradiva l’eccitazione, lo sguardo catturato dai bagliori iridescenti riflessi dal braccialetto argenteo che Fred le stava mettendo al polso.
“No, hai ragione, è un inedito. Picchietta sulla pietra.”
Obbedì alle istruzioni del mago, che le suggerì di accostarselo all’orecchio; le mostrò che lui indossava un braccialetto in pelle con la medesima pietra.
“Se mai avrai voglia di essere infastidita…”
Il sorriso di Fred era gigantesco, e più Hermione sembrava intuire lo scopo del regalo più s’allargava. Così, mentre lei aveva il polso vicino all’orecchio, lui soffiò sulla pietra delle parole che la strega colse, nonostante fossero un po’ confuse – l’incantesimo non era ancora perfetto.
“Sei un genio!”
Gli saltò in braccio e Fred realizzò che era bello non essere insultato, qualche volta, così come era bello sapere che non avrebbe dovuto scrivere delle noiose lettere per poterle ripetere che si era innamorato dell’acidella più saccente di tutte.
Innanzitutto, volevo puntualizzare che i braccialetti (spero si sia capito, funzionano un po’ come gli specchi gemelli o come un walkie-talkie, a grande distanza però, babbano: uno dei due parla sulla pietra e l’altro, anche se distante, può ascoltare e rispondere) sono una mia licenza, ovviamente. Non esistono nel Mondo Magico e forse non potrebbero neanche esistere! Mi sono immaginata che Fred li avesse acquistati illegalmente nel mercato nero, sempre se c’è, e li avesse poi migliorati. Insomma, esistono cose come mantelli dell’invisibilità ma non dei “telefoni magici”? Comunque, non dovete pensare a un loro funzionamento perfetto (mi sa che Fred dovrà sforzarsi di scriverle qualche lettera!).
Ecco, precisata la parte più noiosa, posso condire queste note di miele e lacrime salate.
Per me questa raccolta significa davvero molto. È stata iniziata nel 2016, quattro anni fa, poi mollata, ripresa nel 2018, di nuovo abbandonata e ripresa, davvero molto casualmente e in maniera piuttosto sorprendente, dopo due anni. Vi aspettavate quasi tutte un finale triste, e ho anche pensato di cambiarlo, ma non me la sono sentita: è nato in questo modo, e credo che un finale simile mantenga l’essenza leggera e fluff con cui è nata questa raccolta.
Quasi non ci credo di essere arrivata alla fine. Devo un grazie a voi tutti. A chi recensisce, a chi segue, anche a chi ha solamente letto. Spero che questa raccolta vi abbia lasciato qualcosina, e che vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla.
Senza le vostre parole, senza il vostro entusiasmo, probabilmente, questo progetto non avrebbe mai conosciuto una fine.
Per chiunque voglia, ho iniziato una nuova raccolta su questi due amori: Dieci cose che odio di te. Ora potrò dedicarmi anche a quella, l’ho già scritta tutta e chiedo perdono in anticipo se gli aggiornamenti non saranno costanti, ma sono letteralmente consumata da uno studio matto e disperatissimo.