L'origine del potere di Clara_Oswin (/viewuser.php?uid=520667)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il giorno in cui la mia vita prende una piega inaspettata ***
Capitolo 3: *** Cambi di programma ***
Capitolo 4: *** La cerimonia del passaggio d'età ***
Capitolo 5: *** La pietra della speranza ***
Capitolo 6: *** Il commiato di un guerriero ***
Capitolo 7: *** Il giorno in cui ti ho incontrato ***
Capitolo 8: *** La crepa nel mio mondo perfetto ***
Capitolo 9: *** Il bacio di un tritone ***
Capitolo 10: *** Sorpresa ***
Capitolo 11: *** Il sentiero d'ombra e l'occhio di tigre ***
Capitolo 12: *** Epilogo - La fine della storia, l'inzio del futuro ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Salve a tutti,
questo è
il prologo dello spin off che sto scrivendo della mia storia, Deep
Alley – il destino
di Elena. Per scrivere questa breve intro mi sono ispirata alla canzone
degli
One Ok Rock – Mighty Long Fall nel caso foste curiosi di
sentirla mentre
leggete il capitolo vi lascio il link qui sotto.
https://www.youtube.com/watch?v=UjZqcDYbvAE
La storia
è scritta in
prima persona, Ayla la protagonista racconterà la sua storia
che l’ha portata a
questa fine così cruenta, tutto verrà spiegato e
nulla verrà lasciato in
sospeso; non vorrei fare una serie troppo lunga anche perché
essendo uno spin
off la storia originale rimane l’altra, ma se dovesse
piacervi valuterò il da
farsi capitolo dopo capitolo :D
Adesso vi lascio
al
Prologo, buona lettura!
Prologo
Perché?
Questa domanda
mi
riecheggiava nella mente nonostante quei pochi attimi di vita che mi
rimanevano.
Gli avevo dato
tutto,
avevo rinunciato a tutto, solo per lui.
Nei suoi occhi
non lessi
alcun timore, alcun rimorso per quello che stava facendo, ed io ero
troppo
incredula per capire che l’uomo che amavo stava per mettere
fine alla mia vita
strappandomi via il cuore. Mi sbagliavo, lui non era mai stato un uomo,
ma un
tritone senza scrupoli, senza anima.
Mi aveva solo
usata per
tutto il tempo, aveva sempre finto pur di raggiungere il suo scopo, ed
io
sciocca mi ero fidata e gli avevo reso tutto molto più
facile innamorandomene.
Amavo tutto di
lui
nonostante fossimo così diversi, lui una coda io due gambe,
ma i suoi occhi
erano bellissimi, le sue labbra sapevano trasportarmi in un altro mondo
ogni
volta che sfioravano le mie, il suo modo di toccarmi faceva fremere
ogni parte
del mio essere, persino le sue parole che in fondo al cuore sapevo
essere nient’altro
che menzogne.
Non avevo da
incolpare
nessuno, era sempre stata una mia decisione, lasciare tutto, tradire il
mio
promesso sposo, pianificare quella fuga verso un mondo perfetto, quello
che lui
mi aveva sempre descritto e dove per noi, due esseri così
diversi ci sarebbe
stato spazio a sufficienza.
È
buffo come negli ultimi
istanti della tua vita ti appaiano tutte le cose molto più
chiare, e così le parole
di Skan, il fidanzato che avevo abbandonato, mi riaffiorarono con un
senso
completamente diverso ma chissà perché prima ero
stata troppo cieca per
capirlo.
“Ayla,
stai andando da
lui… non è vero?”
“cosa
te lo fa pensare?”
Mi aveva colta
in
fragrante mentre uscivo di soppiatto da casa mia e facevo la solita
strada per
arrivare al lago dove io e il mio tritone ci saremmo incontrati come al
solito.
“non
hai mai avuto quella
luce negli occhi, per me.”
Mi si era
avvicinato e
ancora una volta cercava di farmi ragionare.
“è
tutto un inganno, lui
non ti ama, non ti amerà mai…”
“mai
come mi ami tu?” l’avevo
schernito io. “lui non mi tratta come fossi un essere
inferiore, come tutti voi
uomini qui trattate noi donne. Mi fa sentire davvero
importante.”
“sai
che non l’ho mai
fatto, non ti considero inferiore. Sai quanto tu sia importante per
me.”
“mi
dispiace Skan, ho
fatto la mia scelta.” gli voltai le spalle e me ne andai.
Ora capisco che
quella sarebbe
stata probabilmente l’ultima volta in cui l’avrei
visto, l’avevo trattato
troppo duramente, nonostante avesse scoperto che i miei sentimenti
erano forti
verso un altro uomo non si era mai arreso e aveva tentato sempre di
proteggermi
e questa volta non era dal tritone che voleva salvarmi ma da me stessa.
Doveva essermi
successo qualcosa, io stessa mi sentivo diversa da quando quella
creatura era
entrata nella mia vita, ero cambiata e nonostante fuori sembrassi
sempre la
stessa, non ero più io.
I suoi artigli
si
conficcarono nel mio petto riportandomi dolorosamente alla
realtà, sentivo di
amarlo ancora ma non più nello stesso modo di prima, come se
quell’amore si
stesse affievolendo di minuto in minuto.
Sentì le sue dita stringersi attorno al mio cuore,
l’acqua del lago in cui
eravamo immersi si iniziò a tingere di rosso scarlatto sotto
quella luna
argentea testimone di quel efferato delitto.
Il dolore era
troppo forte,
chiusi gli occhi abbandonandomi tra le sue braccia, come una bambola di
pezza
ormai senza vita; tra qualche istante sarei morta.
Il tritone si
avvicinò al
mio orecchio e sussurrò le ultime parole che avrei udito in
vita mia, il suo
alito caldo sulla mia pelle era ancora così
piacevole…
“adesso,
staremo insieme per sempre.”
Aprì
gli occhi di scatto
a quelle parole mentre con un unico gesto strappò dal petto
il mio cuore,
quindi
morì.
Se vi dovesse
interessare
vi lascio il link della storia, un breve riassunto dello spin off si
troverà
nel capitolo 23 prossimamente in uscita. Spero vi sia piaciuto e
… aspetto
tante recensioni! Un abbraccio!!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3158948&i=1
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Capitolo 2 *** Il giorno in cui la mia vita prende una piega inaspettata ***
Capitolo 1. Il
giorno in cui la mia vita prende
una piega inaspettata
Mi sveglio di
soprassalto, ancora quello
stupido incubo si ostina a tormentare i miei sogni, sono già
un paio di notti
che si ripete non appena sprofondo nel sonno e la cosa inizia ad
inquietarmi.
Sto correndo in
una radura, sono sicura di non
averla mai vista nella realtà eppure nel sogno è
come se mi fosse molto
familiare, sto scappando da un gruppo di persone che mi inseguono, non
so il
motivo ma continuo a correre fino a che non arrivo nei pressi di un
burrone, il
terreno si apre sotto di me e una voce sensuale mi sussurra
all’orecchio “vieni
da me”. Alle mie spalle qualcuno mi grida di non andare, di
restare lì dove
sono ma nonostante questo muovo qualche passo verso il baratro,
inspiegabilmente
affascinata dal nero delle sue profondità, qualche passo
ancora e mi trovo a
cadere giù, il salto dura qualche secondo prima che io
colpisca con un sonoro
splash un liquido vischioso che mi avvolge gambe e braccia e mi
trascina verso
il fondo, sopra di me la luce del sole si offusca e non appena mi rendo
conto
che quel liquido che mi sta inzuppando è sangue grido
disperata, ma ormai è
troppo tardi, inesorabilmente affogo. Subito dopo mi sveglio da sola
nel mio
letto, con i capelli incollati al corpo intriso di sudore, il cuore che
batte a
mille mi pulsa nel petto e non appena realizzo di aver sognato tutto
cerco di
tirare un sospiro di sollievo e ricominciare a dormire anche se il
sapore del
sangue sembra essere ancora nella mia gola.
Finalmente
è mattina.
Dalla mia
finestra entra uno spiraglio di sole
che mi preannuncia l’inizio di una nuova giornata, mi
stiracchio nel mio letto
contemplando il silenzio che nelle ultime mattine regna in casa. Vivo
in un
piccolo villaggio all’interno di una radura sempreverde con
mio padre e mio fratello,
ormai da quasi due anni, mia mamma è morta dandomi alla luce
e fino a qualche
mese fa sono stata allevata da mia nonna sino a che non ci ha
abbandonati tutti
passando nel mondo degli spiriti.
Mi alzo
lentamente dal letto, ripetendo
mentalmente tutto quello che devo fare nell’arco della
giornata, mio fratello
Kota e papà sono via per alcuni giorni per discutere con il
capo di una tribù
vicina per stipulare un’alleanza pacifica, (dato che il
nostro villaggio è più
che altro basato sull’agricoltura e conosce ben poco di
armi), ma sono passati
già alcuni giorni e di loro non abbiamo avuto ancora nessuna
notizia.
Ricaccio
indietro l’ansia che ha preso a
stringermi lo stomaco dandomi da fare dentro la nostra casa rassettando
e
mettendo in ordine, in cucina faccio mente locale di cosa potrei
preparare per
pranzo, visto che sono da sola e la caccia è un abitudine
degli uomini di casa
sarò costretta a visitare il campo per raccogliere qualche
bacca e preparare
una modesta insalata, mi appunto mentalmente che la nostra riserva
d’acqua
dolce è in esaurimento e che questo pomeriggio mi
toccherà andare fino al fiume
per farne dell’altra scorta.
Poco dopo le
undici, come ogni mattina bussa
alla porta la mia migliore amica con cui trascorro la maggior parte
delle mie
giornate, ha due anni in meno rispetto a me ed io la considero come una
sorella
dato che si può dire siamo cresciute insieme.
“Ayla,
sei ancora in pigiama? Non è da te!” si
sporge curiosa “ah, ho capito… ancora tuo padre
non è rientrato, eh?” tenta di
scherzare tirandomi su di morale ma sa perfettamente quanto io sia in
ansia.
Mio padre
infatti è il capo del nostro piccolo
villaggio, gestisce e prende lui le decisioni per tutti noi,
così due anni fa
quando la radura in cui ci eravamo insediati era diventata troppo
piccola per
contenere la nostra continua espansione, tutto il villaggio si era
spostato
insediandosi in questa nuova zona.
“ho
paura che le trattative possano andare
male… che gli potesse succedere
qualcosa…” le dico mentre la faccio entrare in
casa. Lei mi segue nella mia stanza dove io inizio a tirare fuori i
vestiti e a
prepararmi per la giornata, dovremmo passare dal campo assieme
perciò decido di
legare i miei lunghi capelli biondi in una treccia dietro le spalle che
arriva
fino alla vita, opto poi per un vestito verde con dei disegni
geometrici
sull’orlo; è il preferito di mio padre, dice che i
miei occhi verdi sembrano
più luminosi quando lo indosso.
“se
tuo padre fosse qui ti direbbe di stare
tranquilla e di non preoccuparti di queste sciocchezze…”dovresti preoccuparti invece di trovarti
un marito!” " Anna
mi sorride mentre finisco di allacciare i sandali.
“ti
sta davvero bene, questo colore ti fa
sembrare una fata dei boschi!”
Nella mia
famiglia sono l’unica ad avere i capelli
di questo colore chiaro, nemmeno mia madre aveva i capelli biondi,
tutti al
villaggio hanno dei colori simili, capelli scuri e occhi del medesimo
colore
tranne che qualcuno con gli occhi chiari come mio padre. Lavoriamo
sotto al
sole e la nostra pelle è bronzea, Anna infatti ha i capelli
scuri e due occhi
che le incorniciano la pelle olivastra rendendola esotica, io invece mi
sono
sempre sentita diversa per questi miei colori chiari.
“non a
caso tutti sanno tu sia la ragazza più
bella al villaggio… scommetto non avrai problemi a trovare
un fidanzato,”
“ancora
con questa storia?” la prendo sotto
braccio e l’accompagno fuori mentre recupero un cestino in
vimini
dall’ingresso.
“non
sono poi così bella, tu invece sei
perfetta! Come vorrei essere come te… almeno tutti la
smetterebbero di fissarmi
ogni volta che esco di casa!”
Lei ride e sento
il mio cuore farsi un po’ più
leggero. A causa del mio aspetto insolito ho sempre suscitato
l’attenzione dei
ragazzi e l’invida delle ragazze, nonostante sia triste Anny
è l’unica amica
che ho.
“oh
devi aiutarmi An!” quasi mi ricordo
all’improvviso di domani. Speravo papà tornasse in
tempo ed invece dovrò
celebrare il passaggio d’età da sola…
domani sera ci sarà il rito del passaggio
d’età e non so proprio cosa fare…tutta
quelle gente che mi fisserà… mi sento
già in ansia.”
Quando ragazze e
ragazzi compiono 17 anni
entrano di diritto nel mondo degli adulti diventando giovani uomini e
giovani
donne, da quel momento in poi come si suol dire, è caccia
aperta. I ragazzi e
le ragazze devono trovare il partener della vita, con cui costruire una
nuova
casa e mettere al mondo i figli trovando così il loro posto
nella società e
dando il loro contributo allo sviluppo. Kota, mio fratello ha compiuto
i 17
anni lo scorso anno ma solitamente i ragazzi non si sposano sino a che
non
hanno raggiunto la loro indipendenza andando a vivere da soli nella
casa che si
costruiranno con le proprie mani. Per le ragazze invece è
diverso, loro
scelgono il loro fidanzato in base a tante cose diverse che possono
andare
dall’amore puro e semplice alla loro condizione
economica…
Domani sera
sarà allestito un enorme falò dove
tutti si raduneranno e daranno inizio alla cerimonia del passaggio
all’età
adulta, le ragazze prendono parte alla cerimonia accompagnate da un
membro
maschile della famiglia, altre invece che o per scelta o per un
matrimonio
combinato vengono accompagnate dai rispettivi fidanzati rendendo
ufficiale il
loro impegno.
La voce di Anna
mi distoglie dai miei pensieri.
“ehi?
Ci sei ??”
“si,
scusami io stavo solo pensando…”
“non
devi essere preoccupata, abbiamo assistito
così tante volte alle cerimonie delle altre che
sarà una formalità… sei
così
fortunata, ballerai tutta la sera con tanti bei ragazzi! Devi darti da
fare e
iniziare a guardarti attorno, altrimenti i migliori saranno
già presi.”
“hai
ragione amica mia… sei così saggia, e hai
solo quindici anni! Quando avrai la mia età sarai una specie
di veterana del
matrimoni” rido mentre ci addentriamo sul sentiero che porta
ai campi.
“già
riesco ad immaginarti, avvolta nel tuo
splendido abito bianco che volteggi attorno al fuoco con gli splendidi
capelli
al vento.” I suoi occhi diventano sognanti.
Sono fortunata
ad avere un’amica come lei, nel
mio cuore spero resteremo amiche per tutta la vita.
Mi ritorna in
mente il discorso che Papà mi
fece qualche giorno prima di partire, nel caso non fosse ancora tornato
per il
giorno del rito.
“è
importante Ayla che tu scelga bene il
ragazzo che ti starà accanto, devi tenere conto della tua
posizione di
prestigio essendo la figlia del capo.” Il suo sorriso si
intenerisce mentre i
miei occhi si concentrano su di lui tenendo bene in mente le sue
raccomandazioni,
“ma tesoro,” mi prende la mano e la guarda
teneramente, in quel momento sta
avendo qualche ricordo riguardante la mamma. “scegli con il
cuore. Se lo farai
non te ne pentirai mai.”
Il ricordo
svanisce mentre presto attenzione al
campo verde e dorato che si estende davanti a noi, ragazzi e uomini si
affaccendano correndo avanti e indietro, spesso anche noi veniamo qui a
dare
una mano ma fino a che non compiamo 17 anni ci è proibito
lavorare, o almeno
non ve ne è la necessità. Sono tutti in fermento
per la festa di domani, ci
sarà tanto cibo e vino e la musica riempirà le
nostre orecchie con brillanti
composizioni.
Tristan, un
amico di mio fratello ci corre
incontro emozionato. “che cosa ci fate ancora qui?”
poi si rivolge a me
indicando la strada da cui siamo appena venute “credevo di
trovarti in prima
fila per l’annuncio!”
“che
stai dicendo Tristan?” Anna lo guarda
confusa.
“ma
quale annuncio, di che parli?” chiedo
“ma
come?” mi fissa come se stessi scherzando.
“non mi dire che non sapevi che tuo padre è appena
arrivato al villaggio con il
capo del villaggio vicino? Stanno percorrendo la strada che porta alla
piazza
avvertendo tutti che ci sono importanti annunci da comunicare e di
recarsi
tutti lì subito.”
Quasi mi sento
svenire mentre le sue parole
iniziano ad avere un senso. Sono così sollevata che credo
potrei scoppiare a
piangere di gioia.
Le trattative
devono essere andate bene,
altrimenti di certo papà non starebbe portando dentro il suo
amato villaggio il
nemico!
“dobbiamo
andare subito lì” e nello stesso
momento in cui formulo questo pensiero Anna lo palesa a voce alta,
prendendo me
e Tristan per un braccio, correndo per la strada da cui siamo appena
arrivate.
****
“Mia
Buona gente, abbiamo visto assai cose in questo nostro breve viaggio,
il clan
dei Luplit è assai potente, dispone di mezzi che noi non
potremmo mai procuraci
eppure, nel loro capo ho visto tanta saggezza e la nostra stessa voglia
di
pace.”
Sento la voce di
papà che chiara e profonda
parla alla gente che si è radunata nella piazza; io Tristan
e Anna ci mischiamo
nella massa cercando di avvicinarci il più possibile al
grande carro aperto che
si è fermato proprio al centro e da cui riesco a scorgere la
sagoma di mio
padre.
“La
loro carenza di donne è un problema che li preoccupa per lo
sviluppo della loro
società, i loro uomini sono addestrati guerrieri e con la
loro arte di guerra e
la nostra saggezza e sviluppata agricoltura, insieme potremmo dare vita
ad una
società che non deve temere nessuno.
Basta fuggire senza reagire, è giunto il momento di
raggiungere quell’ideale di
vita che per molto tempo abbiamo seguito senza mai completamente
raggiungere,
oggi ne abbiamo la possibilità.”
Sento un ondata
di applausi partire dal fondo
fino ad espandersi sempre più, nel tentativo di avvicinarmi
perdo le tracce dei
miei amici, ma non posso fermarmi adesso; raggiungo la quarta fila e
finalmente
la mia visione migliora. Su di un grande carro aperto ci sono in piedi
quattro
uomini, mio fratello e mio padre sulla sinistra e un uomo
più maturo ed un
altro ragazzo sulla destra, finalmente soddisfatta dal posto raggiunto
e dopo
essermi accertata che entrami stessero bene mi acquieto ascoltando il
resto del
discorso.
“Vi
presento colui che ha permesso tutto ciò; Armes Luplit il
capoclan.”
Con un gesto fluido papà indica l’uomo al suo
fianco, la sua corporatura
massiccia e i suoi capelli ingrigiti legati dietro la nuca esaltano la
sua
prestanza nonostante l’età, gli occhi scuri,
vigili e attenti esplorano le
persone tra il pubblico con curiosità.
“oggi
è un grande giorno per le nostre due
tribù,” incomincia
Armes
“il
giorno in cui le nostre storie si intrecceranno per dare vita a
qualcosa di
nuovo. Le nostre società si uniranno completamente, i nostri
uomini e le vostre
donne saranno i nuovi pilastri della società che creeremo, e
per fare questo,
per unire le nostre due culture e sancire questo profondo cambiamento
saremo
proprio noi a darvi il primo segno di cambiamento,”
Il silenzio
segna l’aria come una lama
invisibile, nessuno osa fiatare mentre attende la rivelazione
dell’uomo, il
segno del nuovo cambiamento.
“celebreremo
un unione”
Sul mio volto
così come su quello degli altri
compare un’espressione confusa, mentre mio padre rivela
finalmente quello che
mai avrei pensato di ascoltare.
“Mia
figlia, la mia secondo genita Ayla, sposerà Skan, il primo
figlio di Armes”
Si levano degli
applausi di esultazione dal
pubblico, ma io non riesco ad udire nient’altro del mio cuore
che batte come un
forsennato nel petto rimbombandomi nelle orecchie.
Mio
padre mi ha promessa in sposa ad uno sconosciuto.
Lui che parlava
tanto di amore e scelta di
cuore non ha tenuto in considerazione nessuna di queste cose mentre
faceva il
bene del suo villaggio.
Faccio scorrere
il mio sguardo su tutti loro,
mio fratello è lì in mezzo e mi sento come
tradita se penso che non ha fatto
nulla per impedirglielo.
Trovo il
coraggio finalmente di guardare meglio
il ragazzo che avevo completamente trascurato, è alto quanto
a mio fratello e
la sua pelle è bronzea e tonica, le sue braccia possenti
sono frutto di
numerosi allenamenti e mostra con fierezza qualche cicatrice che
ostenta la sua
partecipazione a guerre da cui è tornato vittorioso. I suoi
capelli corvini gli
ricadono a onde sul collo, quasi mi sembra di sentire tutti i sospiri
delle
ragazze del villaggio mentre fantasticano su di lui. Poi mi ricordo che
adesso
hanno un motivo in più per detestarmi e il mio sorriso
svanisce all’improvviso.
“Ayla.”
Chiama mio padre in cerca tra il
pubblico. Il suo tono è un ordine ben preciso.
Qualcuno si
accorge della mia presenza e inizio
a sentirmi addosso gli occhi delle ragazze che sino a qualche minuto
dedicavano
la loro attenzione al ragazzo-guerriero sul carro.
Papà
spera che io sia lì in mezzo al pubblico e
prenda parte a quel teatrino per non farlo sfigurare, prendo un respiro
profondo; essere la figlia del capo non è mai stato
semplice, ma so quali sono
i miei doveri e quindi faccio un cenno per farmi vedere e aprirmi un
varco tra
la folla.
Salgo i gradini
stando bene attenta a non
cadere, mio fratello ricorda ancora le buone maniere nonostante sembri
imbambolato e così mi aiuta a salire; papà mi
prende per mano mentre mi
presenta al pubblico come se già non sapesse chi
sono… mi guarda di sottecchi,
è contento che io abbia messo quel vestito oggi, ai suoi
occhi non potevo
presentarmi meglio di così… peccato solo per la
mia treccia un po’ in disordine
e per il mio sguardo ancora confuso…
Il ragazzo che
avevo visto dal palco che a
quanto pare ha un nome, fa un passo avanti nella mia direzione,
papà mi lascia
spostandosi un po’ lasciando che l’attenzione
ricada su di noi. Non posso evitare
di scrutarlo con attenzione sentendomi così piccola e
fragile in confronto a
lui con quell’aspetto così autoritario, ben
diverso dai ragazzi che sono
abituata a vedere al villaggio.
Rivolge un cenno
verso mio padre, la quale
risponde scuotendo impercettibilmente la testa in un segno di assenso,
poi
punta i suoi occhi, di un blu quasi irreale nei miei, congelandomi
all’istante
provocando la comparsa del rossore sulle mie guance.
Quello che fa
dopo mi congela le vene; mi
prende la mano e sotto gli occhi di tutti me la bacia, suggellando
così
l’accordo.
Tra la
soggezione e l’imbarazzo per quello che
era appena successo non mi ero resa conto di ciò che quel
gesto significasse, con
quel piccolo bacio sul mio dorso noi due avevamo acconsentito al
fidanzamento
ed eravamo adesso di fatto una coppia.
“da
domani al nostro villaggio cambieranno
tante cose” mio padre ritorna a parlare mentre Skan, con un
tocco appena
percepibile mi sistema al suo
fianco
ricostruendo così quella linea retta quasi militaresca che
avevo intravisto dal
pubblico.
“Accogliete
di buon grado il cambiamento, ci
accompagnerà verso una nuova era” papà
aveva appena terminato il discorso e le
sue parole rassicurarono persino me, accogliete
il cambiamento e andrà tutto bene.
La gioia che
avevo provato nel rivederli
tornare sani e salvi adesso era sostituita da quell’ansia che
continuava a
crescermi in petto, cosa ne sarebbe stato di me?
“signori,”
mio padre si volta verso Armes e Skan, “per noi la serata
prosegue di qua,” poi
indica una strada che purtroppo conosco molto bene e mi rendo conto che
da quel
momento saranno nostri ospiti.
La mia giornata
è appena iniziata.
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Capitolo 3 *** Cambi di programma ***
Capitolo 2. Cambi di Programma
Percorriamo il
sentiero che ci porta a casa in
maniera tranquilla, mio fratello mi si affianca ma evita di rivolgermi
la
parola, spero mi conosca abbastanza bene da capire a cosa sto pensando.
Gli lancio un
occhiataccia di sottecchi mentre
alla mia destra il mio fidanzato continua
a stare al mio passo.
Fino a quella
mattina ero una ragazza come le
altre in attesa di passare il rito dell’età,
adesso sono in procinto di
sposarmi con uno sconosciuto, figuriamoci amarlo o meno.
È
molto bello, questo gliene si deve dar atto,
ma a me queste cose non sono mai importate gran chè, se devo
passare la mia
vita con una persona voglio che sia compatibile con il mio carattere
che abbia
delle caratteristiche ben precise… mi
ero fatta un’idea ben precisa di come sarebbe dovuto essere
ma ovviamente non
importa più nulla di quel che io volessi, adesso mi devo far
piacere quel che
c’è.
La strada per
arrivare a casa non mi è mai
sembrata così breve, mentre papà fa girare la sua
chiave nella serratura mi
sembra che i secondi scorrano a rallentatore.
“è
molto graziosa” la sua voce calda mi
rimbomba nelle orecchie quasi avesse urlato ed invece è
appena un sussurro rivolto
solo a me. “ma la casa che costruirò per noi sarà
ancora meglio”.
Rabbrividisco a
sentire quelle parole, come fa
ad essere così tranquillo? A parlare di un noi
quando io non ho nemmeno idea di chi sia lui!
Mi infastidisco
e Skan se ne accorge, se voleva
fare amicizia con me ha completamente sbagliato approccio.
Supero stizzita
lui e mio fratello che si
scambiano qualche parola ed entro in casa dirigendomi a grandi passi
verso la
cucina, il mio unico rifugio.
“ah,
Ayla” mio padre mi ferma a metà della mia
fuga, spero proprio veda quanto sono arrabbiata. “ti
dispiacerebbe fare del
caffè?”
“certamente
padre” rispondo a denti stretti
voltando spalle irritata da quel suo sorriso sornione.
Ho da poco messo
piede in cucina quando la voce
di mio fratello mi raggiunge alle spalle.
“ma
non c’è pace oggi!” grido furiosa
facendo
cadere i chicchi di caffè sul tavolo.
Kota fa un passo
indietro allarmato, finalmente
si accorge che qualcosa che non va.
“tutto
bene?”
“tutto
bene…!?!” ripeto io furiosa ma sento le
lacrime in procinto di uscire. “siete stati via per giorni
Kota! Ero
preoccupatissima per voi, non una lettera o un messaggio.”
Lui abbassa lo
sguardo, sa bene che quando
inizio a diventare isterica non c’è nulla da fare
se non farmi sfogare, la
moglie che lo sposerà sarà fortunata, ha una
pazienza infinita.
“poi
arrivate qui all’improvviso e nessuno di
voi due ha la decenza di informarmi di questa specie di accordo
politico. Ho
dovuto scoprire di essere fidanzata lì sul palco! Tu come la
prenderesti??”
“ah
allora è per quello che sei così
furiosa…”
Come se ci fosse
qualche altro motivo per
esserlo…
Mio fratello
muove qualche passo e mi si
avvicina mettendomi le mani sulle spalle per calmarmi.
“avremo
tempo per parlarne, fai passare la
giornata, Armes e suo figlio sono qui in visita non appena saranno
andati via
io e papà ti spiegheremo ogni cosa.” Mi
dà un bacio sulla fronte.
“resteranno
qui tutta la giornata?!” chiedo
ancora sconvolta. La notizia che avrebbero passato il pranzo da noi
aveva
acceso un campanello di allarme nella mia testa.
“si,
sarà meglio che vada a cacciare qualcosa,
per quanto tu sia brava con le erbe a questi uomini serve
carne!” ride battendosi
un pugno sul petto. Il suo intento riesce perché la mia
rabbia così come è
arrivata inizia a scemare; adesso sono solo preoccupata su cosa dare da
mangiare a quattro uomini enormi!
Kota mi lancia
un ultima occhiata quasi
esortandomi a non mollare poi si allontana, so che sta andando a
prendere
l’arco e le frecce per andare nel bosco, ormai la nostra
conversazione può
considerarsi conclusa.
Finalmente da
sola in cucina finisco di
preparare il caffè, la nostra scorta di acqua scarseggia
perciò inizio a fare
un promemoria di tutto quello che servirà per il pranzo di
oggi.
Non ho mai
cucinato per così tanti uomini, solitamente
nel nostro villaggio dopo che due ragazzi si frequentano per un certo
periodo arriva
la proposta di fidanzamento, solo dopo il fidanzato visita la casa
della
famiglia della fidanzata dove lei dà sfoggio di tutte le sue
doti di brava
donnina di casa preparando il primo pasto per il futuro marito. Ed
invece io mi
ritrovo ad affrontare tutte queste cose nello stesso giorno del mio
fidanzamento tutta da sola senza neanche sapere cosa fare esattamente
visto che
sono stata cresciuta praticamente da mio padre.
Questi pensieri
iniziano a farmi deprimere così
capisco che questo approccio non funzionerà e devo scacciare
queste
elucubrazioni per concentrarmi sul pranzo e fare un ottima impressione.
Il
caffè è ormai pronto, porto in sala da
pranzo le tazze con la bevanda scura al suo interno.
“ecco
il caffè,” adagio sul tavolo il vassoio.
“vado
alla fonte per prendere un po’ d’acqua.”
Annuncio a mio padre.
“Kota
è appena uscito” papà mi fa un cenno
eloquente, sa benissimo che mi devo dare da fare per fare una buona
impressione
e che Kota mi sta dando una mano.
“bene,
ci vediamo tra poco allora” rivolgo un
saluto educato a tutti, ma Armes sembra molto preso dai suoi pensieri e
quasi
non fa caso a quello che dico, Skan solleva il volto come se stesse per
dire qualcosa
ma poi evidentemente ci ripensa e resta zitto. Torno in cucina dove la
brocca
vuota quasi mi implora di riempirla così, preso il cestino
di vimini sotto
braccio esco di casa sotto il caldo sole delle mattina per andare al
fiume, è
una splendida giornata d’estate, gli alberi verdi attorno a
me mi danno sempre
quella sensazione di gioia e freschezza a differenza
dell’inverno dove la neve
ricopre tutto ed è una fatica persino percorrere qualche
metro.
Sto per
imboccare un sentiero tracciato da poco
per andare al fiume ma dei passi concitati provenienti dalle mie spalle
mi
fanno voltare in preda al panico.
Skan con il
volto perfetto nemmeno un po’
affannato dalla corsa mi ha raggiunto. “è troppo
presto se chiedo di
accompagnarti?”
Non so se mi
irrita di più il fatto che stia
invadendo il mio piccolo momento di privacy o quella domanda idiota a
cui
ovviamente non posso dire di no.
“siete
il mio futuro marito, ne avete tutto il
diritto.” Gli rispondo educatamente ma glaciale.
“non
sono necessarie tutte queste formalità” che
sfacciato, parlarmi in questo modo. “dopotutto come hai
sottolineato tu poco
fa, sei la mia fidanzata.”
Che irritante.
Decido di non rispondergli e
ignorarlo. Prima o poi si stancherà e se ne
andrà.
“posso
portare la brocca?” mi si avvicina per
prendere il contenitore, un gesto galante per impressionarmi, ma io non
ho
intenzione di cedere subito o si farà un opinione di me
sbagliata.
“magari
dopo, quando sarà piena e ci sarà
davvero bisogno di tutti quei muscoli.” Mi mordo la lingua
per avergli fatto un
complimento del genere! Ma cosa mi viene in mente! Dovevo metterlo in
imbarazzo
ed invece gli faccio i complimenti per il suo aspetto, facendogli
capire che
non mi è indifferente!
Ride. Ovviamente.
“sei
proprio l’opposto di ciò che sembri”
dice
continuando a stare al mio fianco. Mi sforzo di non guardarlo ma alla
fine
inevitabilmente vengo catturata da quegli occhi chiari.
“che
cosa intendi dire?”
“sembri
così chiara e delicata a differenza di
tutte le ragazze che ho mai visto, però hai un bel
caratterino… mi piace questo
in una donna”
Sorride
sfiorandomi la treccia che ricade sulla
schiena.
Per i miei gusti
si sta spingendo un po’ troppo
oltre.
Affretto il
passo.
“più
sono difficili più io mi diverto” aggiunge
allungando le falcate senza alcuna fatica, inizia ad infastidirmi e
allo stesso
tempo a spaventarmi.
“mi
meraviglio che tu non sia già impegnato,
dopotutto sembri molto più
grande di
me.” gli
lancio quella frecciatina
sperando di pungerlo nell’orgoglio.
Niente. Questo
ragazzo sembra fatto di pietra.
“si,
in effetti ho 20 anni e ho molta esperienza alle
spalle” quella
frase mi fa rabbrividire. Nella nostra società solo i
fidanzati hanno il
permesso di potersi scambiare i baci, ma niente di più, dopo
al matrimonio i
due sposi hanno il permesso di poter dare sfogo al loro
amore in tutti i modi.
“ma
non ci sono molte ragazze da noi e
francamente nessuna con cui volessi prendermi un impegno tanto
grande.”
“questa
storia non ti disturba neanche un po’,
vero?” finalmente credo di aver suscitato
un’emozione in lui, lo vedo fermarsi
e sgranare gli occhi davanti al mio sfogo d’ira.
Mi guarda in una
maniera del tutto nuova, la
sue espressione spavalda diventa ingenua come quella di un bambino, non
so se
sta fingendo o sono riuscita a far crollare la sua maschera di
perfezione e
spavalderia. “perché dici così? Il
nostro matrimonio unirà i nostri popoli e in
più tu sei bellissima ed io non ho di che
lamentarmi.”
Come possono le
sue parole farmi perdere un
battito dall’emozione ma allo stesso tempo farmi infuriare?
Ho sempre
immaginato l’amore come qualcosa di diverso…
“aspetta,
ho capito” mi viene così vicino che
il suo respiro sfiora il mio, rabbrividisco desiderando allontanarmi.
Si
inclina per mettere il suo sguardo all’altezza del mio. Non
capisco se sia uno
sbruffone o completamente ingenuo oppure un misto di entrambi.
“io
non ti piaccio.” Dice sicuro con quell’aria
seria.
Beh, almeno non
è del tutto stupido.
“io
non ti conosco,” cerco di mitigare le
parole, se a causa mia saltasse tutto questo accordo tra i nostri due
villaggi
non me lo perdonerei mai. “e tu non conosci me… il
piacersi viene dopo, non
credi?”
Mi allontano un
po’, facendogli cenno di
seguirmi, Skan sembra pensieroso ma da bravo accompagnatore continua a
starmi
alle spalle, ormai dovrebbe mancare poco al fiume.
“sono
solo un po’ infastidita” beh infastidita
è proprio un eufemismo, sono infuriata ma più che
con lui ce l’ho con mio padre
e non è giusto scaricare su Skan la mia rabbia, dopotutto se
sarà mio marito
non voglio che abbia una brutta opinione di me. “insomma, tu
hai potuto
prendere parte a tutto questo, a me è stato comunicato
questa mattina di essere
fidanzata e in procinto di sposarmi, non ti avevo mai visto prima e
sono già
abbastanza in ansia per la cerimonia di domani... non mi aspettavo
tutte queste
novità nel giro di poche ore.”
Lui resta in
silenzio qualche secondo, lo
guardo per tentare di capire cosa sta pensando, forse ho detto troppo e
l’ho
irrimediabilmente offeso.
“credo
che tu abbia ragione” dice dopo istanti
che a me sembrano un eternità, tiro un sospiro di sollievo
vedendo la sua
calma.
“riconosco
di essere stato un po’ troppo
brusco, ma ero davvero emozionato all’idea di
conoscerti,” mi guarda negli
occhi e vedo sotto quel velo da duro un animo gentile, sento qualcosa
dentro il
mio cuore spezzarsi, la mia maschera da scontrosa inizia a vacillare.
“tuo
padre e tuo fratello parlavano sempre di
te, volevano fare una buona impressione suppongo, ma io ho cercato di
conoscerti tramite i loro racconti,”
mi guarda
dall’alto in basso e sento che la sua
vista si posa su ogni linea del mio corpo. Avvampo improvvisamente
sentendomi
nuda sotto quegli occhi.
“e
credevo esagerassero quando parlavano della
tua bellezza, ma so anche che sei molto intelligente e
coraggiosa,”
Si ferma
guardando la mia espressione,
probabilmente ho dipinto in faccia lo stupore sentendo mio padre che
canta le
mie lodi.
“ma tu
ovviamente non sai nulla di me, e
suppongo di non averti fatto una buona impressione sin
dall’inizio” ride, ma
sembra più una forzatura che una risata spontanea,
Gli sorrido
sentendo la morsa sulle mie
emozioni allentarsi un po’, forse non è mai stato
lo sbruffone che voleva farmi
credere all’inizio, stava solo cercando di fare una buona
impressione…
“quella
battuta sulla casa era pessima” rido io
porgendogli la brocca affinchè lui la tenga.
“già”
sogghigna “e immagino di aver strafatto
con la battuta sulle ragazze” prende il vaso con
riconoscenza, come se gli
avessi concesso chissà quale privilegio, sotto tutta quella
apparente
spavalderia riesco a intravedere la sua personalità, quella
vera stavolta.
“ti
avrei rovesciato la brocca in testa se non
fosse stata vuota…” gli sorrido amichevolmente.
Skan mi ricambia
mentre ormai tra chiacchiere
più superficiali arriviamo al fiume, sento l’aria
tesa che c’era fino a poco
prima alleggerirsi.
Riprendo in mano
la brocca e in maniera agile
la riempio, è molto pesante e mi viene difficoltoso
toglierla dall’acqua.
“aspetta,
ti aiuto”
Le sue braccia
si immergono nell’acqua fresca e
assieme alle mie tirano su la brocca adesso molto pesante.
“vediamo
di far lavorare un po’ questi muscoli,
non ti pare?” mi lancia questa frecciatina ricordandosi
evidentemente la mia
battuta precedente, ma non posso fare a meno di arrossire mentre le
nostre mani
ancora bagnate si sfiorano.
Il sole
è alto in cielo, sarà perlomeno mezzo
giorno, mi siedo sull’erba fresca all’ombra di un
albero, Skan mi si avvicina e
appoggia la brocca al tronco dopodiché si siede vicino a me.
Le gocce d’acqua
brillano come perle sulla sua pelle scura, io colgo
l’occasione per rifarmi la
treccia, i miei capelli a questo punto saranno più simili a
un nido di vespe
che ad un’acconciatura e sento il bisogno di essere
impeccabile davanti a lui.
“sono
stato in guerra.” La sua voce spezza la
delicata atmosfera che il fruscio delle foglie e lo scorrere
dell’acqua hanno
creato. “per questo non mi sono mai impegnato con qualche
ragazza.”
Le sue parole mi
colpiscono, poteva evitare di
darmi spiegazioni, ed invece ha smentito la bugia che a quanto pare
aveva detto
solo per farmi ingelosire o chi lo sa, sembrare più uomo ai
miei occhi.
“so
che è presto, e che hai passato talmente
tante cose oggi e quest’ennesima richiesta ti
infastidirà, ma permettimi di
corteggiarti come si conviene, siamo fidanzati ma tutto quello che
precede il
fidanzamento non abbiamo avuto la possibilità di
viverlo.”
È
vero, io adesso sono fidanzata ma non ho mai
avuto la possibilità di frequentare un ragazzo di
conoscerlo, non potrà che
solidificare la nostra relazione, non ci vedo nulla di sbagliato,
è molto
tenero che lui me l’abbia chiesto.
“intendi
lanciarsi sguardi furtivi o mandarsi
messaggini sdolcinati tramite gli amici?” lo prendo in giro
ma la sua aria
solenne mi fa intendere che non sta affatto scherzando. Questo ragazzo
va
dritto al punto…se mio padre potesse vedermi riderebbe di me
dicendomi che
finalmente ho trovato pane per i miei denti.
La sua mano
sfiora la mia per poi intrecciarsi
con le mie dita ancora bagnate, guardo prima le nostre mani e dopo lui,
non so
come reagire. Il mio cuore ha preso a battere forte, la sua mano calda
ma
fresca allo stesso tempo si unisce con la mia ed in quel contatto
c’è molto di
più di quello che sembra; nessun ragazzo mi aveva mai tenuto
la mano.
“no,
intendo vederti ogni giorno, parlarti,
uscire assieme, conoscerti.”
Inghiotto la
saliva che mi si era incollata in
gola, non ho idea di cosa rispondergli, poi improvvisamente mi viene
l’illuminazione!
“ma
noi abitiamo in due villaggi diversi, per
quanto la tua idea possa piacermi non è
possibile.”
Cerco una scusa
per sfilare la mia mano dalla
sua, per quanto lui voglia imprimere dell’affetto in quel
contatto io mi sento
solo molto a disagio.
“l’ho
fatto presente ai nostri padri e date le
circostanze rimarrò qualche giorno in più per
starti vicino, con il primo
gruppo pronto a trasferirsi qui verrò anche io. Mi
stabilirò ed inizierò i preparativi
per la nostra casa,
dopodiché ci
sposeremo.”
Era tutto
già deciso, un piano ben architettato
dall’inizio, io non sono che una pedina così come
lui d’altronde, siamo il
simbolo della fiducia verso lo straniero, io rassicurerò i
ragazzi dimostrando
il buon cuore di noi ragazze, e le ragazze vedendomi con uno straniero
saranno
rassicurate dalla gentilezza dei nuovi uomini e saranno persuase a
conoscerli
meglio sino a che la fusione non sarà completa.
“sembra
che tu abbia pensato proprio a tutto…”
il mio entusiasmo scema del tutto.
“non a
tutto.” Mi sorride gentilmente, mi
guarda ma non mi vede realmente, lui non mi potrà mai
capire. Sono triste e
nascondo tutto dietro il mio finto sorriso ma lui non se ne accorge,
come
potrebbe visto che non mi conosce?
“domani
ti accompagnerò alla cerimonia del
passaggio d’età e entro tre giorni dovrei
già mettermi in viaggio per tornare a
casa.”
“Cosa?”
“fra
tre giorni partirò” quasi mi viene da
ridere, lui è convinto che a me importi davvero che un
ragazzo appena conosciuto
già vada via dopo tre giorni… oh no, metto subito
in chiaro le cose.
“no,
cosa hai detto prima?”
“che
ti accompagnerò alla cerimonia?”
Ecco. Era questo
il punto.
In pratica il
momento che aspettavo da quando
ero bambina, di attraversare gli archi tenendo per mano mio padre che
finalmente mi accompagnava sul sentiero per diventare donna
sarà sostituito da
questo sconosciuto. Sento rimontare dentro la furia che con fatica si
era
lentamente placata.
“chi
l’ha deciso questo?” rispondo un po’
troppo bruscamente e credo lui noti il mio cambio di umore.
“ha
detto tuo padre qualcosa sul fatto che tu
ci tenessi molto, qui a quanto pare è una specie di
tradizione a cui siete
molto legati, da noi tuttalpiù si organizza una piccola
festicciola casalinga…”
Festicciola
casalinga? Papà sa quanto io
tenessi al fatto che mi accompagnasse lui. Ha deciso per me che fosse
giusto
andarci con Skan, per fare vedere a tutti l’impegno preso.
Inizio a
detestare la situazione in cui mi
trovo ma non posso fare a meno di continuare a seguire i suoi voleri,
nonostante tutto non sono poi così forte e decisa…
“capisco”
riesco a dire solamente, ormai sono
completamente in balia degli eventi, non posso fare altro che cercare
di
godermi la giornata di domani, dovrò comunque sostenere il
rito e potrò
divertirmi, spero solo che tutto vada secondo i miei piani…
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Capitolo 4 *** La cerimonia del passaggio d'età ***
Capitolo 3. La
cerimonia del passaggio d’età
Il cuore mi
batte fortissimo, è da questo
pomeriggio che sono agitata per la cerimonia di questa sera, la notte
prima
quasi non sono riuscita a chiudere occhio tanto era
l’eccitazione. Negli anni passati
io e Anna assistevamo sin da piccole a quelle cerimonie, una delle
poche vere
occasione in cui si poteva festeggiare liberamente ed eravamo sempre
rimaste
affascinate da quello splendido falò che veniva acceso la
sera e dalle danze
che sembravano non finire mai e solo al pensiero mi ritorna il
formicolio ai
piedi.
La giornata di
ieri sembra volata, dopo che io
e Skan siamo ritornati dal fiume mi sono rinchiusa in cucina a
riflettere su tutto
quello che stava accadendo e tra un pensiero e l’altro ho
cucinato le tre
quaglie che mio fratello avevo cacciato preparando così un
bel pranzo. Papà mi
ha fatto un occhiolino di apprezzamento mentre Skan si è
lanciato facendo un
apprezzamento a voce alta, mi ha fatto piacere ricevere dei complimenti
visto
che dopotutto era una specie di esame e la prima impressione
è quella che
conta. Dopo cena papà li ha accompagnati in un ostello in
via di ampliamento
non lontano da casa nostra, le nostre usanze sui fidanzati che dormono
sotto lo
stesso tetto della fidanzata sono molto severe, non è
permesso dormire assieme
prima del matrimonio, ed io sono stata felice di avere avuto un
po’ di privacy
per prepararmi al meglio per oggi.
La cerimonia del
passaggio d’età si tiene una
volta l’anno il secondo martedì dopo il solstizio
d’estate. Tutti giovani che
hanno compiuto i 17 anni o che entro la fine dell’anno li
compiranno
parteciperanno alla cerimonia che li determinerà finalmente
pronti ad entrare
nel mondo degli adulti.
Anna
è qui da me dal primo pomeriggio e mi sta
aiutando ad acconciarmi i capelli, in casa adesso ci siamo solo io e
lei, papà
e Kota sono già nella piazza ad aiutare gli altri con gli
ultimi preparativi
dato che questa sera il compito di accompagnatore toccherà
al mio nuovo
fidanzato. Ancora mi devo abituare all’idea di essere
impegnata con qualcuno e
ancora sto cercando di abituarmi a questa nuova condizione ma ammetto
di essere
stata fortunata, poteva essere molto più sgradevole ed
invece sembra una brava
persona… devo confessare però che mi ci
è voluto un po’ prima di accettare che
oggi non avrei partecipato alla cerimonia con mio padre e se non fosse
stata
per qualche parola dolce della mia amica non avrei mandato
giù questa cambio
improvviso così velocemente…
“questi
fiori bianchi sono bellissimi sui tuoi
capelli, ti danno un aspetto radioso.” Se non avessi avuto
lei in mancanza
anche di una figura materna mi sarei già sentita molto
scoraggiata ed invece riesce
sempre a farmi ritrovare il buon umore. Sta intrecciando due ciocche
laterali
adornandole con dei fiori bianchi, credo siano gelsomini e roselline
perché
sprigionano un profumo dolcissimo, le ha colte questa mattina nel suo
giardino.
I capelli ho deciso di lasciarli sciolti lungo le spalle, non voglio
sembrare
nulla di ciò che non sono, semplicemente me stessa, quindi
le morbide onde
ricadono sotto l’intricato intreccio fin sotto la schiena
come fossero un manto
dorato.
“quando
verrà il tuo momento Anny, con questi
fiori chiari nei tuoi capelli scuri, sono certa sarai
bellissima” le sorrido
mentre sento le sue mani che abili continuano ad intrecciare.
Il mio vestito
è pronto sul letto che aspetta
solo di essere indossato, ovviamente è rigorosamente bianco
perché oggi tutti
noi ragazzi abbiamo l’obbligo di vestire di bianco mentre i
nostri
accompagnatori saranno in rosso con solo un fiore appuntato in bianco
dello
stesso tipo della loro accompagnatrice.
“scommetto
che tu e Skan sarete bellissimi
insieme, siete una splendida coppia, sarete l’invida degli
altri.”
“sai
quanto ci tenevo ad andare con papà…”
sussurrò con un po’ di malcontento
Anna si ferma e
ammira la sua opera finita, mi
ha proibito di guardarmi sino a che non sarò completamente
vestita e sistemata.
“non
dovresti lamentarti così, oggi è il tuo
giorno, cosa ti importa se è tuo padre o tuo
marito… emh il tuo fidanzato,
poteva andarti molto peggio ed invece non fai che lagnarti. Skan
è forte
gentile e pure attraente! Ti poteva capitare un ragazzo mingherlino
idiota o un
vecchietto presuntuoso, hai tutte le fortune tu e non ti rendi conto di
quanto
tu sia stata baciata dalla fortuna!”
Il suo tono
è severo, so che mi vuole bene ma
le sue parole sono dure da digerire, in fondo so che ha ragione, tutto
quello
che ha detto lo condivido e in effetti sono stata fortunata e non
faccio altro
che lamentarmi…
“se
continuerai a fare la musona si stancherà
di trattarti come fossi una principessa e diventerà tutto
l’opposto di com’è
adesso. Sai come sono fatti gli uomini, se capisce che questo approccio
non
funziona ne troverà un altro, o potrebbe persino stancarsi.
Mettiti nei suoi
panni.”
“quando
mi ha accompagnato al fiume infatti era
molto arrogante, poi ha iniziato a cambiare atteggiamento ed
è molto
migliorato…” rifletto io.
“visto?
Dovete lavorare insieme per far
funzionare questo rapporto, mi sembra che stia facendo tutto lui o che
tu non
ti stia impegnando abbastanza”
“no
aspetta, io però non sapevo nulla fino a ieri,
non puoi pretendere che inizi a diventare una brava fidanzatina
così tutt’a un
tratto”
“si,
ma adesso lo sai ma non stai facendo lo
stesso niente, prova a dargli una possibilità,”
“non
esistono i colpi di fulmine, lo sai meglio
di me” le rispondo imbronciata mentre mi infilo il vestito,
la stoffa fresca mi
accarezza il corpo come un abbraccio.
“ok,
è vero, ma puoi almeno iniziare ad essere
sua amica, no? Quante ragazze che conosciamo si sono sposate con i loro
migliori amici? L’amore arriva dopo… dagli almeno
la possibilità di essere tuo
amico.”
Abbasso il viso
e guardo i miei sandali bianchi
con i lacci intrecciati fino alle caviglie, dovrei
almeno provarci.
Anna si avvicina
e mi lega il vestito da
dietro, “scusa, non volevo rimproverarti giusto oggi che
è il tuo grande
giorno… ma sentivo che dovevo dirtelo.”
Le metto una
mano sopra la sua, “lo so, hai
ragione. Qualcuno doveva dirmelo e sono contenta che tu
l’abbia fatto.
Rifletterò sulle tue parole.”
La mia migliore
amica mi fa un grande sorriso
sollevata probabilmente che io non c’è
l’abbia con lei, come potrei?!
Mi allunga la
sua mano, io la prendo e mi
avvicino allo specchio, quando mi guardo stento a credere che quel
riflesso sia
io.
Il vestitino
bianco ha delle bretelline
sottilissime, una curva a forma di cuore all’altezza del seno
e poi si stringe
in vita esaltando la mia silhouette sinuosa, la gonna ricade poi
morbida fino
alle ginocchia, tre strati di velo chiarissimo bianco rendono la stoffa
quasi
impalpabile, faccio una giravolta su me stessa quasi fossi una bambina
e il
tessuto si solleva ad onde seguendo il mio movimento, i capelli lunghi
ricadono
ad onde e incorniciano il tutto e nella parte alta Anna ha fatto
davvero un
lavoro eccezionale, gelsomini e rose decorano come un diadema la mia
testa. Mi
scende una lacrima e non posso fare a meno di pensare a mia mamma.
“sarebbe
così fiera di te” mi sussurra Anny
intuendo i miei pensieri.
Asciugo
rapidamente la lacrima, poi
l’abbraccio. “Grazie. Sei la migliore amica che si
possa mai avere,” lei
ricambia il mio abbraccio.
“vuoi
che ti faccia compagnia fino a che non
arriva Skan?”
Strofino via
altre due lacrime che sono
sfuggite al mio controllo.
“no,
stai tranquilla, vai pure a prepararti, ci
vediamo più tardi dopo la cermonia…”
“sicura?”
Annuisco mentre
l’aiuto a radunare le sue cose
e poi l’accompagno alla porta.
Una volta finita
la cerimonia potremo stare un
po’ insieme e finalmente le racconterò cosa si
prova a partecipare ad un evento
del genere.
Ormai manca
davvero poco.
*
Sento bussare
alla porta, lancio un ultima
occhiata allo specchio per assicurarmi che tutto sia apposto.
Quando apro la
porta non sono colpita di vedere
Skan vestito splendidamente di rosso e con una rosa bianca appuntata
alla
divisa.
I suoi capelli
spettinati tutti verso un lato
con attenta cura sono di uno splendido nero lucente, le ciocche
sembrano così
morbide e soffici che mi viene la tentazione di affondarci le mani. Il
colore
rosso gli sta molto bene, la pelle abbronzata mette in risalto i suoi
lineamenti e gli occhi azzurri sembrano brillare di luce propria quasi
avessero
fatto un patto con la luna per catturare tutti i suoi raggi.
Sembra davvero un cavaliere, uno splendido e valoroso cavaliere.
Forse Anna aveva ragione, questa sera tutti gli occhi saranno dedicati
a noi
due.
“sei
bellissima” Ero così concentrata a
studiarlo che non mi ero accorta che anche lui stava facendo lo stesso,
sento
il suo sguardo vagare su ogni mia linea e il rossore salirmi fin alla
punta
delle orecchie.
“grazie,
anche tu stai molto bene” riesco a
dirgli sincera mentre spero di essere ritornata ad un colore normale.
Mi sorride e i
suoi denti bianchi brillano
nella notte poi mi porge la rosa bianca che ha preso per me.
“non
potevo rischiare di farti fare brutta
figura”
“grazie”
la prendo tra le dita e mi accorgo che
ha eliminato tutte le spine, non voleva che mi ferissi accidentalmente
e ha
fatto una cosa davvero inaspettata.
Chiudo la casa e
mi avvicino a lui. “aspetta,”
mi sporgo in punta di piedi per arrivare al bavero dove è
appuntato il fiore
tutto storto. Lo raddrizzo rapidamente e poi sorrido. “adesso
va meglio”
Quel gesto
sembra così intimo, come se ci
conoscessimo da anni anziché solo da due giorni…
Mi accorgo che
si è imbarazzato anche lui ma
non lo vuole dare a vedere, mi spingo oltre e cerco di rompere quella
barriera
e lo prendo sotto braccio.
“andiamo”
E dopo una breve
esitazione ci incamminiamo per
la strada principale.
*
L’aria
della sera è frizzantina e fresca, oltre
le montagne il sole è quasi tramontato ma si ostina a
lanciare qualche ultimo
raggio che tinge il blu notte di rosso e arancio. Le prime lucciole
iniziano a
risvegliarsi e ronzano negli alberi vicino a noi. La strada principale
è stata adornata
per l’occasione con delle lanterne di carta che poste ogni
dieci passi ci
illuminano la via. L’atmosfera è molto suggestiva
e cerco di imprimere nella
mia mente ogni singolo istante consapevole che lo ricorderò
per tutta la vita.
Per la strada si
iniziano a vedere le prime
coppie di ragazzi in bianco e in rosso, qualche padre con il figlio e
qualche
ragazza con il fidanzato, la strada sembra punteggiata di tocchi di
colore
bianchi e rossi, come margherite e tulipani.
“sei
emozionata?”
“un
po’” ammetto stringendomi al suo braccio.
“dopo
la cerimonia sarai comunque la stessa
persona che sei adesso” mi sorride e cerca di rincuorarmi.
“lo so
ma… è da quando ero bambina che sogno
questo momento, un po’ come quando sin da piccole sogniamo di
sposarci con il
nostro principe azzurro.”
“beh,
spero che la realtà non ti deluda. Non
credo di essere proprio il principe azzurro” ride, ma sento
nella sua ironia
una velo di tristezza, forse senso di colpa, non saprei. Forse pensa di
non
essere quello che io mi aspettavo e vuole mettermi in guardia.
“beh,
solo perché sei vestito di rosso non vuol
dire che tu non lo sia.”
Mi guarda
stupito, forse è la prima volta da
quando ci siamo conosciuti che lo incoraggio e questa sera mi sento
particolarmente coraggiosa perciò credo che non mi
fermerò qui.
“allora
dovrò fare del mio meglio per non
deluderti.” Mi risponde seriamente stavolta.
“beh,
anche io dovrò fare del mio meglio” gli rispondo
per le rime, non è il solo che si deve impegnare per fare
funzionare le cose e
adesso credo di capire cosa intendeva dire Anna, bisogna cercare di
lavorare
insieme, di adattarsi l’uno all’altra se vogliamo
che funzioni.
“Dopotutto
un fidanzamento non si basa solo su
un bel visino” gli do una leggera spinta scherzosa.
“e chi
ti ha detto che hai un bel visino eh?” i
toni della discussione diventano più leggeri e ci mettiamo a
scherzare.
“uno
dei miei tanti ammiratori” rido io.
“beh,
mi sa che si sbagliava proprio.”
Sbuffo facendo
finta di essere offesa.
“bello
è veramente riduttivo.”
Raggiungiamo il
centro della città mentre le
altre persone iniziano a radunarsi intorno come a formare un grande
cerchio, i
primi occhi iniziano a scrutarci curiosi e molte persone iniziano a
bisbigliare
il mio nome, mi sento vacillare sotto tutta quell’attenzione
ma Skan diventa la
mia ancora di salvezza e concentrandomi su di lui riesco quasi ad
ignorare gli
sguardi incessanti.
Camminiamo davanti alla folla di persone radunate per assistere
perlopiù
parenti amici o solamente curiosi, come è strana la vita,
fino all’anno scorso
c’eravamo io e Anna lì in mezzo a guardare le
coppie sfilare diventare adulte e
adesso ci sono io a percorrere quella strada.
Davanti a noi ha
preso forma una fila indiana formata
da coppie che aspettano con pazienza di attraversare a turno i sedici
archi
ricoperti di fiori bianchi e rossi che conducono al centro della piazza
dove è
stato allestito al centro un enorme falò.
Mentre la coppia
davanti a noi, una ragazza
vestita di bianco e il padre in rosso iniziano a camminare per il
tunnel
floreale Skan mi rivolge la parola.
“andrà
tutto bene” mi rassicura “e se dovessi
essere nervosa stringi quanto vuoi.”
Abbasso lo
sguardo sul suo braccio, gli ho
stretto la camicia tanto da fare delle pieghe, anche volendo non
riuscirei ad
allentare la presa.
Con la mano
libera mi sfiora la mano, ormai è
giunto il nostro turno.
Mentre gli
mormoro un grazie sottovoce mi
prende la mano ed iniziano ad attraversare gli archi, sedici come gli
anni di
vita che ci lasciamo alle spalle il cui percorso simboleggia
l’allontanarsi
dall’età fanciullesca per abbracciare il futuro
davanti a noi; quello che è
rimasto dietro, gli archi superati, sono parte del passato ormai.
Oltrepassato
anche l’ultimo arco tiro un
sospiro di sollievo mi sentivo estremamente tesa come se qualcosa
potesse
andare storto da un momento all’altro ed invece per fortuna
mi sbagliavo.
Ci avviciniamo
alle coppie che si sono già
schiarate ai lati per attendere che anche gli ultimi attraversino gli
archi
così da ritrovarci tutti riuniti a formare un grande cerchio
attorno al fuoco.
Più in là inizio a scorgere i vari tavoli che
sono stati allestiti con il
rinfresco, i musicisti che accordano gli strumenti e la tenda bianca
dove ci
verranno consegnati i nostri doni per il raggiungimento della nostra
maggiore
età. Solitamente ad ognuno viene regalato un oggetto
diverso, ed infine ci
viene consegnata una pergamena che è stata scritta al
momento della nostra nascita
e che ci rivelerà che tipo di futuro ci aspetta. La
pergamena è una cosa molto
privata, ognuno può leggere e custodire la propria ma
solitamente non divulga
il suo contenuto, dice solo se è buona o discreta per
indicare il suo
apprezzamento, rivelarne i segreti porterebbe sfortuna.
Siamo
più di una quarantina di coppie e quando
anche l’ultima, un padre ed un figlio ci raggiungono il
cerchio si chiude
sancendo anche l’inizio della cerimonia ufficiale.
Il sole
è tramontato ormai da un po’, la luna è
alta nel cielo e le stelle brillano luminose su di noi,
tutt’attorno le
lanterne e le altre luci creano un atmosfera magica, lucciole e grilli
assieme
agli altri animali notturni si sono risvegliati ed iniziano la loro
attività
serale.
Il cerimoniere
si avvicina al centro del nostro
cerchio ed inizia a camminare in circolo raccontando la tradizionale
storia.
“siamo
qui oggi per presenziare il passaggio d’età dei
nostri figli e delle nostre
figlie, oggi entrano di diritto nel mondo degli adulti con tutto
ciò che questo
comporta. Il vostro passato potrà essere stato gioioso o
infelice ma ormai è
stato scritto; il vostro nuovo futuro vi attende, pagine nuove della
vostra
vita tutte da scrivere, un destino diverso per ognuno di voi. Da adulti
prenderete il posto nella nostra società ed insieme
cresceremo per divenire
sempre più forti, saggi e giusti.
Oggi
è il tramonto della vostra fanciullezza ed il sorgere della
nuova alba.
Lasciate
alle spalle il candore della vostra infanzia e accendete la vostra
fiamma della
vita.”
L’uomo
sulla cinquantina ha terminato il giro,
per tutto il discorso ci ha guardato tutti negli occhi e quando
è toccato a me
quasi rabbrividivo dallo sguardo penetrante che mi ha lanciato. Apre le
mani
verso il cielo e il silenzio cade su tutti noi in attesa del prossimo
passo,
l’accensione del fuoco.
La prima ragazza
fa un passo avanti con la sua
calla bianca in mano, accanto al cerimoniere c’è
un vaso rosso dove ognuno di
noi deve posare il proprio fiore, poi subito accanto in un vaso bianco
ci sono
le fiaccole intrise d’olio che dovremo prendere. La ragazza
si avvicina, fa un
inchino verso l’uomo, posa il suo fiore e prende una torcia
dopodiché torna
indietro da dove è venuta, consentendo così
all’altro ragazzo di partire, è un
susseguirsi di semplici passi eppure ho il terrore che le gambe mi
cederanno
sotto tutti quegli sguardi.
Tra non molto
tocca a me e sento l’ansia salire
sempre di più, per fortuna che Skan ha tolto le spine
altrimenti starei già
sanguinando abbondantemente.
La ragazza che
mi precedeva torna indietro e
finalmente tocca a me, lascio a malincuore la mano di Skan, era la mia
ancora
di salvezza che mi ricordava che non ero da sola, lui mi guarda
incoraggiandomi
e lo vedo sillabare con le labbra vai .
Raddrizzo le
spalle e cammino decisa verso il
vaso poi mi inchino e poso il mio fiore, lo stelo è molto
lungo e questo lo fa
spiccare in mezzo a tutti gli altri già posati, mi accorgo
ora di essermi
effettivamente tagliata, evidentemente qualche spina sarà
sfuggita… il taglio
brucia ma la mia ansia è rivolta tutta alla mia rosa bianca
adesso macchiata di
sangue, non sono particolarmente sensibile a queste cose ma persino io
capisco
che non è un buon presagio. Il cerimoniere se ne accorge e
sgrana gli occhi, mi
affretto a prendere la mia torcia e sento gli occhi di tutti puntati su
di me o
più precisamente sulla mia mano, non oso guardare, torno
indietro lentamente e
mi rimetto al mio posto come se niente fosse, spero che lo stesso
trattamento
non sia toccato al mio vestito...
Cerco
disperatamente la mano di Skan che si
inclina per parlarmi all’orecchio.
“la
tua mano sta sanguinando.” Non gli rispondo
nemmeno e scendo a controllare la sinistra che stringe la torcia
macchiando il
legno di rosso cremisi, intravedo un taglio proprio nel palmo e mi
chiedo come
una rosa possa fare così tanto male, adesso distinguo
chiaramente il bruciore
ma non posso fare niente per alleviarlo.
“riesci
a resistere ancora un po’?”
Annuisco mentre
il cerchio si completa.
“non
appena accenderai la torcia e sarai libera
ti porto subito a fasciarla,”
Gli stringo la
mano grata di averlo accanto, il
suo carattere calmo mi fa sentire al sicuro, sa quello che dobbiamo
fare e non
mi ritrovo a gestire quella situazione da sola.
“e adesso
figli e figlie avvicinatevi.”
Il
falò si è acceso all’improvviso,
rimanevo
sempre incantata quando succedeva ogni anno e anche
quest’anno non sono
riuscita a trovare una spiegazione di come sia possibile. Il fumo si
alza alto
nel cielo e il fuoco ha preso a divampare riscaldando
tutt’attorno, noi tutti
ci avviciniamo di qualche passo, poi contemporaneamente gli
accompagnatori
vestiti di rosso si avvicinano al fuoco, prendono una torcia e
l’accendono.
“accendete
in loro la fiamma della nuova vita, rischiarate il loro cammino,
dissipate le
tenebre.”
I nostri
accompagnatori voltano le spalle al
cerimoniere così ci ritroviamo ognuno con il proprio custode
di fronte, qualche
passo ancora ed entrambi ci ritroviamo l’uno di fronte
all’altra.
A questo punto
ognuno personalizza la propria
benedizione, sono curiosa di sentire cosa mi dirà Skan.
In un attimo
è come se esistessimo solo noi
due, tutte le altre coppie sembrano sparire così come il
brusio della gente o
gli sguardi invidiosi delle ragazze.
“Ayla,
accogli la fiamma della vita e i miei auguri più sinceri;
che tu possa avere
una vita lunga e felice e se il cielo vorrà, rimanere con me
per sempre.”
Le sue parole mi
commuovono, mi conosce ancora
da così poco eppure le sue parole arrivano dritte al mio
animo, inclina la sua
torcia e non appena viene in contatto con la mia l’olio
inizia a sfrigolare per
poi accendersi con una vampata.
Sorrido e
rispondo in coro con tutti gli altri.
“che
il tuo cammino possa illuminare sempre il
mio, veglia su di me o mio custode.”
E poi la frase
conclusiva del cerimoniere
“congratulazioni
a tutti! siete adesso ufficialmente adulti!”
Gli applausi
iniziano a scrosciare ancor prima
che l’uomo finisca, il perfetto cerchio che si era formato si
rompe e tutte le
persone rimaste ai margini si riversano al centro in cerca dei propri
cari a
cui rivolgere i loro auguri. Tutt’attorno
c’è il caos ma è come se non ci fosse
nessuno, davanti a me vedo solo Skan che mi sorride fiero. Mi prende la
mano e
insieme schivando la folla ci dirigiamo al grande falò dove
adagiamo le torce e
le facciamo fondere con quel bellissimo tutt’uno di fiamme
rosse e gialle.
“e
ora, musica!” sento gridare in lontananza.
Prima che nella
folla possa individuare mio
padre o Anna, Skan mi trascina via. La ferita sta ancora sanguinando ed
io me
ne ero completamente dimenticata.
“andiamo
a sistemare quel taglio prima, non
vorrei che ti si macchiasse il vestito” vedo solo le sue
spalle mentre apre le
fila tra le persone andando nella zona meno affollata. “e
sarebbe un peccato
visto quanto ti sta bene”
Arrossisco ma
fortunatamente lui non può
vedermi. Ci avviciniamo ad un tavolo dove vi è acqua vino e
del cibo, Skan
prende dell’acqua e poi nascoste in un angolo vede dei
bendaggi messi lì in
caso di bisogno. Si china sulla mia mano.
“potrebbe
bruciare un po’” mi avvisa, mi prende
il palmo con entrambe le mani e lo volta verso di sé, poi ci
rovescia
dell’acqua. Il contatto mi fa trasalire, sento un bruciore
insopportabile
mentre l’acqua lava via il sangue caldo rivelando un taglio a
mezza luna.
“è
solo un taglietto superficiale” mi rassicura
“guarirà presto.” Le sue mani grandi
sono incredibilmente abili e delicate
mentre si destreggiano con e bende e mi fasciano la ferita.
“mani
troppo delicate” mi prende in giro.
Certo, in confronto alle sue sembrano fatte di petali di fiore tanto
sono
chiare e delicate, le sue invece sono scure e forti, callose e con
qualche
cicatrice superficiale.
“prendimi
ancora in giro e queste mani delicate
non ti concederanno neanche un ballo” lo canzono io.
“oh,
non puoi farmi questo! Sono venuto
apposta!” fa finta di supplicarmi ma sembra abbastanza
felice.
“forza,
abbiamo ancora un po’ di tempo prima
del ballo, vediamo se riusciamo a trovare tuo padre e tuo
fratello”, dopo gli
auguri dei familiari ci si rimette di nuovo in formazione e non appena
la
musica inizia tutti i ragazzi e le ragazze dopo aver scelto un partner
aprono
le danze, per i fidanzati è il primo ballo insieme e non
è un’occasione da
poco.
Mi porge la mano
destra e questa volta, senza
alcun timore l’afferro sicura.
Avere quel
contatto non mi spaventa più.
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Capitolo 5 *** La pietra della speranza ***
Capitolo 4. La
pietra
della speranza
“auguri
piccola mia” mio
padre mi bacia sulle guance, dopo aver pensato a medicare il mio taglio
ci
siamo messi alla ricerca dei miei parenti fino a quando non abbiamo
visto mio
padre e Kota sbracciarsi per farsi largo tra la folla.
“anche
se forse non dovrei più chiamarti così,
ormai sei una donna” Papà mi guarda con un velo di
commozione negli occhi,
entrambi i suoi figli ormai sono diventati adulti il suo compito di
crescerci e
renderci persone responsabili e giunto al termine, ormai siamo
cresciuti
entrambi.
Mi fa un cenno
verso Skan
che mi ha lasciato qualche momento di privacy da sola con
papà e mi guarda
serio.
“è
molto gentile”
rispondo alla sua tacita domanda.
“Ayla”
abbassa la voce
per non farsi sentire “mi dispiace di non avertene potuto
parlare prima, è
successo tutto così in fretta e mi spiace non averti potuto
spiegare meglio la
situazione. So che è troppo tardi per chiedertelo ma vorrei
che tu fossi felice
e se Skan non dovesse rivelarsi quello che è”
Ecco di cosa ha
paura mio
padre, che il ragazzo che sto per sposare sia in realtà un
uomo diverso da
quello che vuole far credere, ma non credo sia questo il caso, sembra
sincero e
onesto e poi è così gentile che non potrebbe mai
essere qualcos’altro.
O almeno credo.
“voglio
che tu me lo dica
immediatamente.”
Mi volto per
cercare Skan
e lo vedo parlare con mio fratello, il suo sguardo sereno mi fa
sorridere.
“andrà tutto bene padre, sono certa che non avrei
potuto trovare una persona
migliore di lui. Lo conosco ancora da pochissimo ma sembra proprio il
tipo
d’uomo che avevo intenzione di sposare.”
Vedo le sue
rughe
comparse per la tensione affievolirsi fino a sparire, le mie
rassicurazioni
hanno funzionato.
“sono
davvero felice” mi
risponde sollevato. “ma adesso vai a divertirti, te lo
meriti.” Mi dà un altro
bacio affettuoso sulla fronte e con la sua benedizione ritorno dal mio
accompagnatore scarlatto.
“di
che parlate voi due?”
mi inserisco tra mio fratello e Skan mentre quest’ultimo
nasconde rapidamente
qualcosa nella tasca.
“ovviamente
male di te,
sorellina” Kota riempie l’aria con la sua risata
cristallina, la stessa di
papà.
“auguri”
si sporge per
abbracciarmi.
“grazie”
nell’aria sento
le prime note musicali.
“invito tutti i novizi a raggiungere di nuovo il
centro per inaugurare
le danze”
“non
ho ancora visto
Anna…” mi sporgo per cercarla ma non riesco a
vederla in mezzo a tutta quella
confusione, speravo di avere il tempo di salutarla almeno.
“è
l’ora di andare o apriranno
le danze senza di noi” Skan mi prende per mano e mi guida di
nuovo verso il
centro, Kota mi guarda sbalordito, si sarebbe aspettato che lo
rifiutassi ed
invece mi lascio trascinare come se nulla fosse. Gli rivolgo un cenno
da
lontano poi mi volto del tutto e inizio a seguire il mio fidanzato al
centro
della pista.
Ci ritroviamo di
nuovo
tutti al centro, non tutti le coppie adesso sono bianche e rosse, i
ragazzi
hanno invitato delle ragazze a ballare e le figlie che non aprono le
prime
danze con il padre che le ha accompagnate sono scortate da altri
ragazzi. I
musicisti iniziano ad intonare qualche nota lieve, poi via via sempre
più
intensa fino a che non raggiunge forte e chiara tutti noi.
Guardo Skan, il pensiero che dovremmo ballare così vicini mi
mette un po’ in
ansia e quando mi appoggia la mano sulla schiena quasi ho un sussulto e
la mia
prima reazione è quella di allontanarmi; cerco di
controllare i miei istinti e
appoggio le mani sulle spalle mentre lentamente assieme alle altre
coppie iniziamo
a volteggiare come fiamme nella notte.
Finita la prima
strofa
altre coppie si uniscono alle danze fino a che non ci ritroviamo tutti
insieme
a ballare alla luce del falò. Tra un ballo e
l’altro troviamo il tempo di
mangiare qualcosa e per la prima volta assaggio anche qualche bevanda
dal
colore scuro, cocktail di frutta e alcool e talvolta Skan mi fa
assaggiare un
po’ di vino, devo rimanere lucida visto che ancora devo
andare a ritirare la
mia pergamena. Non ci sono andata fino ad ora perché dopo il
primo ballo tutti
si sono messi in fila ad aspettare e dire che quella coda che si era
formata era
lunga è dire poco. Decido di godermi ancora la festa e solo
prima di andare a
casa passare a ritirare il tutto, dopotutto prima o poi gli altri si
stancheranno di stare in fila.
Sono un
tutt’uno con la
musica mi muovo senza sapere da dove vengano quei passi agili urtando
di tanto
intanto qualcuno. Le nostre ombre allungate sul lastricato ruotano
girano e
rimbalzano da un lato all’altro, non avrei immaginato di
potermi divertire così,
complice anche l’alcool che ho in circolo che mi fa sentire
estremamente
sciolta e rilassata, è una sensazione bellissima.
Ad un tratto mi
sento
afferrare per un braccio e trascinare via dalla folla senza preavviso,
prima
che mi possa allarmare mi ricordo che quel braccio che mi sta
trascinando è di
Skan ed allora lo seguo senza fare storie.
“devi
andare a ritirare
la tua pergamena.” È costretto a gridare per
superare tutto quel rumore, guardo
verso la tenda e vedo che in fila adesso ci sono solo due ragazzi,
“va
bene” grido a mia
volta.
“vado
a prendere da bere”
e detto questo Skan sparisce in mezzo alla folla lasciandomi
barcollante da
sola.
Sento la gola
secca e
tutto quello che ho bevuto è come se non mi avesse
dissetato, ho perso la
cognizione del tempo e non ho idea di quanto tempo sia passato da
quando
abbiamo iniziato a ballare, sembra notte fonda se non addirittura
l’alba.
“Guarda
chi si rivede,
Ayla!” non mi ero accorta di conoscere i due ragazzi in fila,
ma non appena
arrivo mi rivolgono subito la parola. Li guardo attentamente cercando
di
ricordare i loro volti, sono due vecchie conoscenze non troppo
amichevoli che
giocavano sempre vicino casa mia quando stavamo ancora nel precedente
villaggio.
“ciao”
li saluto fredda,
non ho voglia di parlare con loro.
“ma
guarda, non si
ricorda più nemmeno i nostri nomi, vero Tim?”
“eh
già… che dispiacere,
eppure si può dire che siamo cresciuti praticamente
insieme.” Risponde quello
squadrandomi da cima a fondo.
“come
te la passi?”
“sto
per sposarmi”
rispondo gelida. Li vedo per un momento trasalire ma poi gli ritorna in
viso
quel sorriso canzonatorio.
“oh e
chi sarebbe lo sfig..emh
il fortunato?”
Probabilmente
non avevano
assistito all’annuncio pubblico, credevo che tutti in
città lo sapessero.
“beh
non sono affari
vostri.”
“sempre
un bel
caratterino eh…?” risponde l’amico dai
capelli rossicci, non li ho mai
sopportati. Da piccoli andavano a caccia di animaletti indifesi e li
torturavano lasciandoli poi morire sotto il mio davanzale.
“beh
sei stata fortunata
a trovare qualcuno che ti prenda, sarai pure carina,
ma sei troppo petulante per essere una buona
moglie.” Anche
se non dovrei dare peso a questi idioti le loro parole mi feriscono,
è vero non
ho un carattere facile rispetto ad altre ragazze più
remissive ma da qui a dire
che non sarò mai una buona moglie…
chissà se hanno davvero ragione.
Skan mi arriva
alle
spalle, ha nelle mani due bicchieri, uno pieno di acqua e uno di vino.
“che
succede qui? Tutto
apposto Ayla?” gli rivolge un occhiataccia, credo abbia
notato il mio viso
pallido.
“noi
stavamo solo
chiacchierando un po’, siamo dei vecchi amici
d’infanzia” Skan è più alto
di
loro di una testa ma ancora non hanno capito che ruolo lui abbia nella
mia vita
altrimenti quei loro sorrisetti sarebbero già scomparsi.
“gli
amici di Ayla sono
miei amici” mi porge il bicchiere con l’acqua poi
si avvicina per stringergli
la mano.
“non
sono per niente miei
amici” gli dico poco prima di trangugiare avidamente la
bevanda trasparente.
“e tu
chi saresti?” si fa
avanti Tim spavaldo.
Nel frattempo
dalla tenda
esce una ragazza con in mano una pergamena e un’oggetto
stretto nell’altra,
Barin, l’altro ragazzo entra lasciando solo l’amico.
Skan mi mette
una mano
dietro la schiena e mi sospinge di un passo per avanzare con la fila.
“Il
suo fidanzato” beve
un sorso di vino poi torna a scrutarlo “qualche
problema?”
Tim
impallidisce, forse
ha finalmente realizzato che non sono una bugiarda e che sta per
passare un
brutto quarto d’ora.
“beh
certo che no amico,
figurati” alza le mani in segno di resa, sta per andarsene.
“solo… li avrai tu
un sacco di problemi, dopo il matrimonio ovviamente!” ride ma
non fa in tempo
che Skan lo afferra per il bavero della giacca sollevandolo da terra e
facendolo penzolare come fosse un ramoscello secco.
“se ti
sento dire ancora
qualcosa di offensivo sulla mia ragazza non mi creerò
problemi a rintracciarti
e a farti poi sparire. Sono un soldato, ho seppellito migliaia di
corpi.”
Le sue parole mi
terrorizzano e se non sapessi che sta facendo tutto questo per
difendermi ne
avrei paura. In lontananza sento delle voci mormorare,
“stanno
litigando per la
ragazza”
E ancora una
volta mi
ritrovo sotto le attenzioni di tutti.
“Skan,”
mi avvicino e gli
sfioro il braccio “basta così” lo
ammonisco, lui non dice più una parola, lo
riappoggia per terra e non appena Tim tocca il suolo scappa a gambe
levate
senza più dire una parola.
“andiamo
è il nostro
turno,” mi accompagna all’inizio della tenda ma io
lo fermo.
“credo
che tu non possa
entrare, sai quanto sono rigidi su queste cose…”
Strabuzza gli
occhi poi
sospira e mi fa cenno che mi aspetterà lì fuori.
“grazie”
gli sussurro
buttando il mio bicchiere in un cestino lì vicino.
Prendo un
respiro
profondo e scosto il telo bianco.
Sono 17 anni che
la
curiosità mi uccide. Chissà cosa è
previsto per il mio futuro, ormai l’attesa è
finita.
*
Scosto la tenda
e subito
un forte odore di incenso mi stordisce, un enorme tappeto bianco
ricopre tutto
il pavimento facendo sembrare l’ambiente più
bianco, qua è la sono sparse della
candele del medesimo colore, è bellissimo sembra di entrare
in un luogo sacro.
“siediti
mia cara” dietro
un tavolo basso vi è seduto un vecchietto, quasi non lo
vedevo dato che la
tunica e la barba bianca lo facevano sembrare un elemento
dell’arredo!
Mi accomodo su
un cuscino
posto lì davanti, non ci sono sedie nel capanno.
Estrae da un
baule posto
alle sue spalle un rotolo di pergamena legata da un filo rosso e la
mette sul
tavolo davanti a me. Lo guardo un istante per capire se posso prenderla
o se
devo aspettare qualche altra cosa, l’anziano mi ignora e
continua a cercare
stavolta in un altro baule, esce un sacchettino bianco di liuta anche
questo
legato dal medesimo filo.
Scosta il
sacchettino e
con dito mi fa cenno di prendere la pergamena.
“coraggio,
leggila a voce
alta. Ti aiuterò a interpretare le sue parole.”
Srotolo con dita
tremanti
quel vecchio foglio, sono 17 anni che non viene aperto e nonostante sia
stato
custodito con la massima cura uno strato di polvere ricopre le parole
scritte
in corsivo rendendole quasi illeggibili. Evito di soffiare in faccia al
saggio
e batto qualche colpo leggero sperando che non si arrabbi o non prenda
il mio
gesto come un insulto, poi inizio a leggere:
Mia cara
bambina,
Tu fra poche
rare creature hai ricevuto in dono un
cuore puro e devi proteggerlo da chi vorrà macchiarlo con
azioni impure, stai
in guardia dagli occhi di tigre esse hanno la luce del sole ma in
realtà sono i
cimiteri dell’ombra.
Infinite sono le
strade della vita che noi tutti
possiamo intraprendere, ma nel tuo di futuro il tuo cuore ha due strade
tracciate davanti a sé, una forgiata dalla luce ed una
dall’oscurità.
Se luce
è la via che prenderai avrai una vita lunga ma
perderai te stessa lungo il viaggio.
Se oscurità sarà la tua scelta, vivrai appieno
ogni istante ma il sentiero
s’interromperà bruscamente.
Non permettere
che ciò ti influenzi, talvolta è solo
percorrendo l’ombra che troverai il tuo sentiero di luce.
Finisco di
leggere e sono
confusa, rileggo rapidamente quello che c’è
scritto nella mia mente poi guardo
il saggio in attesa di risposte.
“hai
qualche domanda?” mi
chiede quello come se fosse tutto fin troppo facile. Cerco di far
ordine tra i
miei pensieri per formulare una domanda appropriata.
“la
profezia allude ad un
cuore puro, cosa significa esattamente?”
“Un
cuore puro è quanto
di più raro esista, chi lo possiede è destinato a
fare grandi cose e tu cara
bambina ne possiedi uno e ne devi aver cura; non permettere alle brutte
azioni
e alla malvagità di contaminarlo, rimani buona e gentile,
persegui la via del
bene e non correrai mai alcun rischio.”
“rischio?
Intende la
seconda parte della profezia quando parla dei due sentieri?”
Nella seconda
parte mi
piega che esistono molti sentieri, scelte che determinato il nostro
futuro e
che nel mio ci sono due possibilità, uno buono e uno cattivo
ma probabilmente è
una cosa che succede a tutti, normalmente si combatte per rimanere sul
sentiero
buono, sulla retta via ma quello che dice nel secondo verso mi
preoccupa.
“La
via del bene è la
luce, se la percorrerò vivrò a lungo ma
perderò me stessa,” continuo io “cosa
significa? È ovvio che io voglia percorrere la strada del
bene, l’oscurità
s’interromperà bruscamente, vuol dire che non
vivrò troppo a lungo seppure
vivrò appieno ogni istante?”
Cosa vuol dire
vivere
appieno? Come se io non lo stessi già facendo! Come se
stessi lasciano scorrere
la mia vita senza fare niente!
L’anziano
strabuzza gli occhi,
forse l’ho sommerso di domande e adesso mi
rimprovererà; si schiarisce la voce
poi parla “solo tu puoi dare vero significato a quelle
parole. La perdita di te
stessa potrebbe indicare la te stessa bambina, lasciata indietro dalla
te
stessa adulta che percorrerà sicura il suo
destino.”
Quell’interpretazione
dovrebbe calmarmi eppure sento che non è quella la strada
giusta, qualcosa mi
sfugge ma non so cosa sia, sono troppo frastornata dagli eventi per
pensare a
mente lucida.
“e
tutta quella storia
sugli occhi di tigre? O sul trovare la luce
nell’ombra?” questo saggio è
davvero inutile, non mi sa dare per niente le risposte che cerco!
“l’occhio
di tigre è una
pietra gialla screziata di nero, potrebbe indicare il pericolo da cui
devi
stare in guardia, luce e ombra fanno parte della stessa medaglia, forse
per
raggiungere la tua luce interiore devi passare dall’ombra e
affrontare le tue
paure.”
Mi indica il
sacchettino
e mi fa cenno di aprirlo.
Pensare che
qualcuno 17
anni fa abbia scritto queste parole e abbia scelto un dono per me mi fa
rabbrividire. Sento che quell’ennesima spiegazione non mi
porterà da
nessun’altra parte così prendo il sacchetto e lo
apro. Perlomeno potrò
distrarmi con qualcos’altro…
Tiro il filo e
sento un
oggetto piccolo rotolare dentro. Rovescio il contenuto sulla mano e
resto a
fissarlo interdetta. È un ciondolo. È una pietra
turchese di forma ovale, un
filo bianco la circonda per legarla al filo principale e assicurare che
la
pietra non cada. È molto bella, e di certo non mi aspettavo
un regalo di questo
genere.
“interessante”
continua
l’uomo guardando la mia mano.
“cos’è?”
la curiosità mi
divora.
“amazzonite,
non ne
vedevo da tempo.”
La lego al collo
e la
pietra sfiora fresca la mia gola.
“viene
anche chiamata la pietra della speranza. Collega
il
cuore alla voce affinché le tue parole siano oneste e pure,
aiuta a tirare
fuori ciò che nel profondo hai paura di esprimere. Hai
sempre detto quello che
davvero pensavi?”
Sto per
rispondere con
sicurezza di si quando improvvisamente ci ripenso, forse è
vero, non sempre
dico quello che penso, ma lo faccio solo per evitare di far soffrire le
persone, metto il loro bene davanti al mio.
“bene
cara ragazza, penso
che questo risponda ad ogni tuo dubbio.”
Mi sorride ed io
capisco
che mi sta congedando, dopotutto ci sono altri che aspettano fuori di
sapere
cosa riserverà loro il futuro. Prendo la pergamena e il
sacchettino, ringrazio
l’uomo e abbandono il suo tempio di incenso. Spero solo che
la mia permanenza
nella sua tenda non mi abbia impregnato di quell’odore
sarebbe terribile
sentirselo ancora addosso.
Fuori dalla
tenda come
potevo immaginare mi sta aspettando Skan, ha nuovamente il bicchiere
pieno in
mano ed io gli vado incontro con la pergamena stretta in mano ed il
ciondolo
appeso al collo. Mi guarda un istante e quasi provo l’impulso
di annusarmi,
“è
l’odore di incenso
vero?” sospiro, evidentemente è troppo forte.
“no.
In realtà stavo
ammirando la tua collana.”
Mi porto
istintivamente
la mano al collo.
“è
il mio dono,”
Skan sbuffa.
“beh speravo
che oggi non avresti ricevuto altri gioielli.”
Sto per
ribattere che non
ho ricevuto proprio nessuno gioiello ma poi capisco che
c’è qualcosa che vuole
darmi e probabilmente è la stessa cosa che ha nascosto
proprio prima che io
arrivassi, mentre parlava con Kota.
Mi sporgo per
guardare il
contenuto del suo bicchiere, ho proprio sete e anche se preferirei
dell’acqua
persino il vino mi andrebbe bene.
“ne
vuoi un po’?” mi
porge il bicchiere ed io mi mordo un labbro per avergli permesso di
cambiare argomento
così facilmente. Nuovamente la mia curiosità
prende il sopravvento, uno di
questi giorni mi porterà alla rovina.
“posso?
Davvero?” non
sono sicura che a lui vada l’idea che io beva dal suo stesso
bicchiere ma prima
ancora che possa protestare mi mette il bicchiere nella mano libera e
prende la
pergamena nell’altra.
“bevi.”
Poggio le labbra
sul
bicchiere e bevo d’un fiato tutto il suo contenuto, il
liquido caldo inizia a
bruciarmi per tutta la gola, anziché dissetarmi mi incendia
così mi ritrovo a
boccheggiare implorando per dell’acqua.
Il mio
accompagnatore
sparisce ridendo tra la folla e dopo un attimo è di ritorno
da me con un
bicchiere colmo d’acqua. Gli restituisco il suo vino e giuro
di non bere mai
più una bevanda del genere quando sono assetata.
Inizia a girarmi
la
testa, gli effetti sono ancora peggiori del suo sapore.
Mi porto una
mano alla
testa.
“Ayla,
ti senti bene?” mi
prende per le spalle e solo adesso mi accorgo di stare barcollando.
“dove…
dove sono le” mi
sento la lingua pesante e non riesco a parlare bene come al solito, la
vista mi
si annebbia.
“le
tue cose? Ho affidato
la pergamena a tuo fratello, la porterà lui a casa e la
terrà al sicuro.”
Mi sento le
gambe cedere
ma sostenuta dalle sue braccia riesco a mantenere
l’equilibrio.
“per
questa sera credo tu
abbia bevuto abbastanza”
Cerco di
rivolgergli uno
sguardo truce ma purtroppo mi esce un mezzo sorriso ed
un’espressione che sono
sicura sarà il riassunto della mia goffaggine. La mia solita
fortuna, bevo un
sorso e sono fuori uso.
“la
festa andrà avanti
ancora per qualche ora ma sarà meglio che ti riaccompagni a
casa.”
“no,
sto bennnnnneeeee” i
miei occhi si chiudono e le mie gambe decidono di cedere
definitivamente.
Sento ancora i
rumori
della festa tutt’intorno solo molto più lontani,
Skan mi sta portando sulle
spalle ma credo abbia preso un sentiero alternativo per arrivare a casa
evitando
così di passare davanti a tutto il resto del gruppo
mostrandomi completamente fuori
gioco, cerco di appuntarmi a mente quella sua ennesima gentilezza
mentre a
passi decisi Skan continua a camminare sul lastricato.
“grazie”
gli sibilo
contro l’orecchio, il mio fiato è caldo e sento
l’esatto momento in cui dopo la
mia parola lui sussulta. Spero di non averlo infastidito troppo,
dopotutto mi
sta trasportando come un sacco di patate fino a casa. Questa serata
sarebbe
dovuta finire diversamente.
*
Il mio letto
è fresco e
comodo, e nonostante la voglia di continuare ad assopirsi sempre di
più sia
fortissima mi sveglio.
Seduto accanto
al mio
letto c’è Skan, il volto sprofondato nella mano,
si sarà addormentato vegliando
su di me? Mi guardo un momento ricordandomi com’ero vestita e
noto che sono
nelle stesse condizioni in cui sono arrivata, l’idea che
potesse aver fatto
qualcosa per un momento mi aveva agghiacciata ma probabilmente neanche
lui
aveva troppa voglia di mettermi un noioso pigiama.
Mi alzo dal
letto e mi
trascino verso il mio armadio dove prendo i miei vestiti da notte e mi
cambio
agilmente dietro il paravento, sarebbe un peccato rovinare questo bel
vestito e
poi tutti i ferrettini nei capelli iniziano a farmi tremendamente male.
Indossata la mia
camicia
da notte e liberati tutti i capelli da quella tortura mi avvicino alla
sedia
dove sta dormendo Skan, non vorrei svegliarlo ma è giusto
che anche lui vada a
casa a riposare.
Lo scuoto
leggermente
chiamandolo, “Skan,” e dopo qualche carezza e
qualche parola finalmente i suoi
occhi neri nel buio della notte si aprono.
“scusami,
credo di
essermi addormentato.”
Mi siedo sul
letto
proprio davanti a lui. “non scusarti, è colpa
mia.” Mi guarda un attimo e poi
capisce che sono in vesti da notte e distoglie lo sguardo.
“volevo
accertarmi che
stessi bene,”
Il suo sguardo
vaga per
la stanza poi però ritrova i miei occhi e si concentra su
quelli.
“non
volevo andare via
senza averti prima dato il mio regalo.”
“oh,
ma Skan non dovevi,
non dovevi proprio far nulla, sono stata io a recarti tantissimo
disturbo”
agito le mani in avanti ma ormai lui ha tirato fuori lo scatolino che
avevo
visto per qualche istante quella stessa sera.
“speravo
di potertelo
dare in altre circostanze, ma so che se non te lo do subito non
avrò più né il
coraggio né un'altra occasione...”
Non ho neanche
il tempo
di reagire che lo apre rivelando così il suo contenuto.
Un anellino
brilla
richiamando su di sé i pochi raggi della luna che filtrano
dalla mia finestra.
Sembra un dischetto di metallo con qualcosa disegnato di sopra, ma
vista la
poca luce sarebbe impossibile vedere qualcosa in più.
Il fatto che sia
un
anello però, è ineluttabile.
“nonostante
il poco tempo che abbiamo prima
che io riparta, voglio lasciarti un buon ricordo dei nostri momenti
assieme,”
prende una pausa mentre lo sfila dal suo involucro “e vorrei
che durante la mia
assenza tu pensi a noi, a me.”
Si inginocchia e
vederlo
così esposto fa sentire anche me nella stessa situazione, ma
cosa cavolo sta
facendo?? Mi sento tremendamente in imbarazzo, per fortuna la poca luce
copre
la mia faccia rossa paonazza.
“e per
fare questo voglio
che tu abbia qualcosa che ti possa ricordare quanto io tenga a te, in
ogni
momento.”
Mi prende la
mano e fa scorrere
un l’anellino, il mio cuore perde un battito quando solo dopo
alcuni minuti,
colpa dell’alcool ancora in circolo mi rendo conto di che
cosa sia davvero.
Un anello di
fidanzamento.
Ok, forse non
avevo
proprio realizzato cosa stesse succedendo nella mia vita sino a quel
momento,
ma vedere quel dischetto al mio dito mi ha letteralmente paralizzato.
“non
ti piace?” mi chiede
preoccupato mentre io continuo a fissare il cerchietto al mio anulare.
“è…è
bellissimo” e non
sto mentendo quando dico queste parole, al villaggio nessuna poteva mai
sperare
di ricevere un oggetto del genere, noi non siamo dei bravi plasmatori
del ferro
tra l’altro non abbiamo ancora trovato nessuna miniera da cui
estrarlo quindi
il massimo in cui possiamo aspirare è un anellino
intrecciato di corda,
“sono
davvero senza
parole….”
“beh,
sarebbe la prima
volta.” Mi sorride e quel suo sorriso per la prima volta mi
scioglie. Vorrei
sprofondare nel letto e cadere addormentata perché adesso
non so proprio come
reagire.
Esito, avanzo un
po’ a
scatti inginocchiandomi per riportare il mio viso alla stessa altezza
del suo,
prendo un po’ di coraggio e poi gli do un bacio sulla
guancia.
Il contatto dura
davvero
poco, di più non mi sento ancora pronta a fare, spero che
basti ugualmente a
fargli capire tutta la mia vicinanza e la mia gratitudine.
Mi guarda e
leggo nei
suoi occhi la sorpresa di quel gesto.
“lo
farò” rispondo alla
sua domanda di prima. – solo non mettermi troppa fretta
– vorrei dirgli ma
tengo per me quei pensieri.
È
bello avere qualcuno
che pensi a te, ma sarà davvero possibile trasformare questo
sentimento in
amore?
Solo il tempo
potrà darmi
la sua risposta.
|
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Capitolo 6 *** Il commiato di un guerriero ***
Capitolo 5. Il
commiato di
un guerriero
Guardo il mio
anello
scintillare sotto la luce del sole pomeridiano, due fili metallici con
delle
foglie sono intrecciati e al di sopra è incastonata una
piccola pietra verde
luccicante, quella sera in cui Skan me lo regalò era
parecchio buio ed inoltre
ero troppo assonnata per farci caso; adesso a mente fresca e con la
luce del
giorno mi ritrovo più volte durante la giornata a guardarlo
al mio dito. Non mi
sono ancora abituata a questa strana sensazione di
quest’oggetto a contatto con
la mia pelle e mi capita di rigirarlo nel dito ritrovandomi a pensare a
quanto
vorrei togliermelo anche se so che non mi è possibile, ormai
mi è stato
regalato e toglierlo sarebbe un brutto segno e una mancanza di rispetto.
Mi ritrovo a
pensare a
quanto sia bello sapere di contare davvero molto nella vita di
qualcuno, non
avevo mai provato nulla del genere prima e mi fa sentire speciale. Non
so se io
mi stia innamorando o meno, certo Skan sta guadagnando il mio rispetto
giorno
dopo giorno poco a poco e il fatto che al momento non mi metta fretta o
pressione alleggerisce la tensione che sento crescere in questi ultimi
giorni.
Ormai ne sono
passati
quattro da quando c’è stata la cerimonia del
passaggio d’età, Skan è riuscito a
rimandare la partenza ma so che da un giorno all’altro ormai
dovrà ritornare al
suo villaggio, i preparativi sono stati quasi ultimati.
Come ogni
giorno, ormai è
diventata un abitudine, gli preparo qualcosa e glielo porto nel luogo
in cui
stanno organizzando i carri per il viaggio; ho iniziato con dei
biscotti e cose
più facili anche perché non conoscendo i suoi
gusti non volevo mangiasse
qualcosa solo per fare piacere a me, così anche oggi mi sto
industriando su
cosa portargli.
“come
sta andando tra di
voi?” Anna mi cammina a fianco con il cestino pieno di
mirtilli mentre facciamo
la strada di ritorno verso casa, il mio cestino è colmo di
frutti di bosco e
per oggi ho intenzione di preparare una torta.
“credo
bene. Ultimamente sto
andando a trovarlo al cantiere, sai stanno preparando i carri per il
rientro e
c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Non abbiamo avuto molto tempo da
trascorrere insieme dopo la cerimonia così vado a trovarlo
ogni giorno per
stare un po’ in sua compagnia.”
“credi
sia cambiato qualcosa
tra di voi? Insomma dalla cerimonia ti vedo meno tesa quando parliamo
di lui”
“beh
non saprei dirti
davvero” mi concentro a guardare verso il cielo in cerca di
qualche nuvola.
“non credo ci sia stato davvero un cambiamento, forse si
tratta più di
accettazione… credo di avere accettato quest’idea
e sto cercando di entrare nel
ruolo; forse è per questo che le cose vanno
meglio.”
“ovvio,
non remi più contro”
mi dà una spintonata alla spalla sorridendomi
ostentatamente, da quando siamo
uscite questa mattina non ha smesso un minuto di farmi domande
praticamente su
tutto.
“il
tuo anello è
bellissimo!”
“sarà
la milionesima volta
che te lo sento dire” sospiro io.
“ma
è la verità! E oltre ad
essere bellissimo il tuo fidanzato sembra uscito da una fiaba,
è romantico e
gentile e ovviamente bellissimo. Se non fossi tua amica ti invidierei
tantissimo.”
I suoi occhi si
tingono di
mille sfumature sognanti.
“cosa
darei per avere un
quarto della tua fortuna!”
Sarà
meglio non tirare in
ballo la fortuna, mi sento tutto tranne che fortunata!
Sto
cercando ancora di dare un senso
alla profezia scritta da uno sciamano al momento della mia nascita,
ovviamente
non posso parlarne con nessuno e da sola non riesco a venirne a capo.
Perdere
me stessa per trovare la mia strada, sembra un destino orribile
accompagnato da
una morte prematura, se solo ci penso mi vengono i brividi.
“per
non parlare della
bellissima pietra al collo che hai ricevuto in regalo! È di
un azzurro
stupendo, sembra che qualcuno abbia catturato una goccia
d’acqua e te ne abbia
fatto un dono.”
“sono
sicura che anche i
tuoi regali saranno magnifici e per il tuo fidanzato, non avere troppa
fretta,
vedrai che quando arriverà il momento giusto lo
capirai.”
Io e Anna su una
cosa siamo
sempre state d’accordo, per noi non esiste alcun colpo di
fulmine,
quell’innamoramento che ti colpisce in un istante solo
guardando una persona
negli occhi è solo frutto di fantasie per bambine, come puoi
non conoscendo
qualcuno innamorartene così su due piedi? Per noi non
può esistere amore se non
dopo la conoscenza e l’affetto, superati questi passi allora
ci si può
innamorare ma prima è impossibile. Non esistono quelle scene
da fiaba in cui
lei incontra lui si guardano negli occhi e capiscono di essersi
innamorati
perdutamente, questa è la realtà non la fantasia
e ci sono cose che non possono
essere cambiate.
Chiacchierando
di frivolezze
o perse nel silenzio dei nostri pensieri giungiamo a casa mia; saluto
la mia
amica avendo molto da fare con la preparazione del dolce e dopo averle
promesso
di rivederla presto mi metto subito al lavoro.
In
casa nell’ultimo periodo mi ritrovo sempre
più spesso da sola, Kota e papà hanno un gran
daffare con quest’imminente
fusione e grazie al cielo hanno un occupazione altrimenti credo che il
loro
interesse ricadrebbe sul mio matrimonio, ed io ancora non sono pronta
per una
cosa del genere. So bene che molto presto mi toccherà
affrontare tutto questo,
solo che adesso il solo pensiero mi terrorizza e mi blocca; spero che
anche
Skan non abbia troppa fretta dopotutto le cose stanno andando nella
giusta
direzione ed un ulteriore forzatura dei tempi non so cosa
causerebbe… Di una
cosa posso stare sicura, fino a che la casa dove dovremmo andare a
vivere non
sarà ultimata il matrimonio è ancora lontano e
per quanto ne so non si è ancora
deciso nemmeno il luogo dove iniziare a costruire.
*
La torta
è venuta proprio benissimo,
i frutti di bosco con tutti quegli splendidi colori le donano un
aspetto
appetitoso, la avvolgo con cura e la deposito nel mio cestino e dopo
aver dato
una ravvivata ai capelli lasciati liberi alle spalle mi incammino per
la via
del villaggio ormai ben pratica sulla strada da percorrere.
Fare il sentiero
da sola mi
annoia, non è molto distante ma avere qualcuno con cui
chiacchierare non mi
dispiacerebbe, strano da dire per me ma in questi giorni sto patendo la
solitudine, tutti sono così presi dai loro lavori che non mi
sembra il caso di
lamentarmi e così me ne sto zitta e buona facendo finta che
vada tutto bene; nessuno
riesce a vedere quanto io in realtà ci stia male.
“Ayla!”
Skan mi vede subito
e si congeda dal gruppo con cui sta parlando per venire da me.
“buongiorno”
gli sorrido
cordialmente, lui come ogni volta che ci incontriamo è
gentile e premuroso.
“quasi
iniziavo a
preoccuparmi, ormai ogni giorno aspetto il momento in cui verrai a
trovarmi, mi
stai facendo prendere delle brutte abitudini” mi sorride
scherzoso ma quello
che dice dopo lo fa rabbuiare e sospetto abbia visto la stessa reazione
anche
sul mio viso.
“Non
appena sarò partito e
non potrò vederti più ogni pomeriggio
sarà una triste sofferenza.”
“parti?”
lo interrompo forse
troppo bruscamente ma non mi aspettavo la sua partenza così
repentina.
“l’ultimo
carico è pronto
perciò è giunta l’ora di
partire,” la sua voce si abbassa “ho fatto il
possibile ma ormai non posso più rimandare, devo finire di
sbrigare delle
faccende a casa e poi potrò tornare.”
“quando…
quando lasci il
villaggio?”
Lo vedo esitare
mentre si
scompiglia in un gesto rassegnato i capelli corvini.
“questa
sera”
Cosa?
Così presto?? Non
posso credere di saperlo solo adesso, in pratica oggi è
l’ultima volta che lo
vedo e poi chissà quanto tempo passera prima del suo
ritorno. Mi sento furiosa
per averlo scoperto così ma cerco di reprimere tutta la mia
rabbia, ci sarà
tempo e modo per sfogarmi in seguito. Nervi saldi, continuo a ripetermi
in
testa, ma ho paura che la mia furia prenda il sopravvento.
Prendo un
respiro profondo
per tentare di calmarmi.
“capisco…
mi dispiace averlo
saputo così all’improvviso.”
Sono
l’ultima a sapere le cose ogni volta, a sapere davanti a
tutti che sono appena
stata fidanzata per un patto politico, che i tradizionale passaggio
d’età dovrò
affrontarlo con il mio fidanzato, ed infine poche ore prima la sua
partenza.
“ti
giuro che non ne sapevo
nulla nemmeno io fino a qualche ora fa, si è deciso tutto in
un attimo e…” la
sua frase si spegne a metà lasciando il periodo incompleto.
Apro il cestino
e lascio che
l’odore del dolce si diffonda nell’aria.
“Ti
avevo portato una torta
ai frutti di bosco, li ho raccolti questa mattina e speravo di poterla
mangiare
assieme ma” prendo una pausa e gli porgo il cestino.
“sarei più contenta se la
portassi con te, se durante il tragitto ti dovesse venir voglia di
qualcosa di
dolce…”
Non me
l’aspettavo.
Skan mi lascia
con il
cestino sospeso a mezz’aria e mi abbraccia. Il suo tocco
è caldo e rassicurate
ed io mi sento colta alla sprovvista; prima che io possa avere il tempo
di
reagire si stacca da me con uno sguardo pieno di gratitudine, forse si
aspettava che lo respingessi o forse sono io che intendo male i suoi
gesti e
sta per chiedere da me qualcosa di più.
“verrai
a salutarmi questa
sera? So che è una cosa dell’ultimo minuto ma ci
terrei molto a vederti un
ultima volta.”
Uscire di sera
non è proprio
consigliato, specialmente per una ragazza sola.
“forse
potrebbe
accompagnarmi mio fratello.” rifletto a voce alta.
“no,
non credo, ci sta
aiutando davvero molto con i lavori per la…
per un progetto a cui tengo molto.”
“di
che si tratta?”
“non
dovresti fare certe
domande curiose” mi ammonisce e questo mi reca un
po’ di fastidio, se mio
fratello c’entra qualcosa ho il diritto di saperlo.
“tu
fidati quando ti dico
che verrà bene. È meglio se non sai
nulla.”
Quest’ultima
frase mi
infastidisce ulteriormente.
E tu fidati
quando ti dico
che questa sera non ci esco proprio di casa! Vorrei gridargli in faccia
ma non
lo faccio.
“cosa
verrà bene? Skan, odio
le sorprese.” Non è vero ovviamente, mi piacciono
le sorprese ma non le bugie e
voglio sapere cos’è questo famoso progetto a cui
mio fratello sta lavorando.
“se rimango tutto il giorno sola in casa perché la
mia famiglia non c’è, avrò
pure il diritto di sapere che state combinando o no?”
Skan mi sembra
infastidito
dalla mia insistenza ma io non ho intenzione di mollare, non questa
volta.
Gentile sì ma non stupida.
“diciamo
che… i lavori per la nostra
casa sono a buon punto.”
“che
cosa?” ogni volta che
questo ragazzo parla ha il dono di lasciarmi interdetta.
La
provvidenza fa sì che qualcuno lo venga a
chiamare e addio alle risposte che volevo!
“Skan!
Abbiamo dei problemi,
puoi venire ad aiutarci?” un ragazzo lo chiama da fuori e
Skan sembra non
essersi accorto del mio malumore.
“Arrivo
subito, dammi un
minuto” risponde lui con l’urgenza nella voce.
Mi prende per le
braccia “ne
riparleremo quando tornerò, non dovrei stare via a lungo
farò il possibile per
ritornare qui al più presto.”
“mi
troverai qui ad
aspettarti.” Gli rispondo con lo stesso tono solo
più neutro anche se in realtà
sono infuriata, avremmo dovuto scegliere insieme
dove far costruire la casa, volevo partecipare
a qualcosa che in fondo riguardava anche me! Per non parlare del fatto
che se i
lavori sono iniziati e la casa è a buon punto questo vuol
dire che il
matrimonio è più vicino di quel che pensassi!
Gli porgo il
cestino con il
dolce. “tienilo. La prossima volta che ci vedremo mi dirai se
ti è piaciuto o
meno” spero gli vada di traverso!
“Grazie
Ayla, è quello di cui avevo bisogno.”
Non so se si riferisce all’abbraccio di prima o alla
sicurezza delle mie
parole, ma lo vedo in parte più sicuro di sé
nonostante un velo di tristezza
continui a ricoprirgli il viso, non capisco il perché
dopotutto sono io che sto
scoprendo che lui e tutta la mia famiglia hanno tramato alle mie spalle!
“fai
buon viaggio” non ho intenzione di
vederlo questa sera e non sono affatto dispiaciuta.
Gli sorrido e
spero di non
sembrare troppo arrabbiata, in questi pochi giorni a parte Anna lui
è stato
l’unico con cui potessi parlare, vederlo ogni giorno stava quasi diventando per me un abitudine e mi
stavo abituando alla sua
presenza e ai suoi modi di fare, la mia famiglia è sempre
più distante
purtroppo ed io sono relegata al mio ruolo di fidanzata che attende a
casa il
ritorno del futuro sposo. Mostrarmi
in
pubblico da sola mi fa sentire a disagio visto la serie di pettegolezzi
che
ogni volta si scatenano al mio solo passaggio.
Skan prende il
cestino ed
annuisce, non so che altro poter fare così lo saluto e
faccio per andare via.
“Ayla…?”
mi ferma toccandomi
per un braccio, la situazione rimane sospesa tra di noi.
Si aspetta
qualcosa da me,
qualcosa che non mi sento pronta a dargli; si china su di me ed io lo
guardo
per un lungo istante, so quanto sia importare ma non me la sento, non
sono
ancora pronta per baciarlo e dopo le ultime rivelazioni e aver scoperto
che in
questi giorni mi ha tenuto allo scuro di qualcosa che mi riguardava mi
fa
passare la voglia di qualsiasi contatto con lui. Appoggia la fronte
contro la
mia, lo sento così vicino che sento il suo respiro sulla
faccia non è così
romantico come mi aspettavo mi sembra sgradevole addirittura, so che
è il
nostro ultimo momento insieme e di più proprio non riesco a
fare, non posso
forzarmi fino a questo punto, non può farmi questo adesso.
Lo spingo
leggermente per le spalle allontanandolo, lui pare contrariato
così meccanicamente
mi alzo sulle punte e gli lascio un bacio sulla guancia; il massimo che
posso
dargli adesso anche se non se lo meriterebbe.
“Abbi
cura di te.” Sono
le mie ultime parole prima di voltarmi e
andarmene definitivamente, non so cosa sia successo né quale
sia stata la sua
reazione al rifiuto del bacio ma non sono rimasta lì per
vederlo, quasi come
fossi una ladra sono scappata via.
Corro non
voltandomi
indietro, ogni tanto qualche lacrima mi scende sul volto,
non è tristezza ma rabbia.
Senza
accorgermene ho preso
a correre verso casa, non riesco nemmeno a capire come mi sento, sono
confusa
agitata ed è come se avessi un macigno sul cuore, mi sento
bloccata ed incapace
di reagire. Tutti si aspettano qualcosa da me ma io non mi sento in
grado di
soddisfare le loro richieste. Persino Skan con i suoi silenzi inizia a
fare le
sue mute richieste, ed è forse da lui che mi sento
più tradita, credevo che non
fosse quel genere di uomo ed invece anche lui alla fine pretende
ciò che gli
spetta e non si pone scrupoli per ottenerlo.
Sono quasi
arrivata a casa
quando improvvisamente un’illuminazione mi coglie alla
sprovvista.
Sto facendo
quello che tutti
si aspettano da me, sto seguendo il sentiero di luce che è
stato tracciato
senza il mio consenso e lo sto percorrendo ma ogni passo, ogni azione
che
faccio mi fa soffrire sempre un po’ di più; inizio
a capire il significato
delle parole Perdere te stessa perché
oggi, davanti a quegli occhi che mi chiedevano una prova
d’amore ho sentito
qualcosa rompersi nel mio cuore, ho capito che nonostante la mia buona
volontà,
nonostante volessi davvero essere una brava figlia, una brava
fidanzata, non
sono pronta per tutto questo. Non posso seguire delle scelte fatte da
qualcun
altro.
Ci si aspetta da
me troppo,
sono solo una ragazza non posso accontentare tutti, non posso.
Sono giunta
davanti al
portone di casa ma non lo apro. È quasi un gesto di sfida ma
nessuno può vedere
il mio moto di ribellione, non so cosa mi sia preso ma la pietra fresca
che ho
al collo sembra darmi tutta l’energia che mi serve per
correre dalla parte
opposta del villaggio, senza meta.
Per qualche ora
voglio
vivere l’illusione di essere libera.
*
Non so quanto
tempo sia
passato dalla mia fuga, sembra pomeriggio inoltrato e la luce del sole
rimbalza
sulle foglie del bosco in cui mi sono addentrata distrattamente,
continuo a
camminare non sapendo dove sono ma in lontananza sento un rumore
d’acqua così continuo
a seguirlo sperando di poter trovare un posto dove poter stare da sola.
Voglio
potermi sfogare e urlare come una forsennata se anche fosse il caso,
voglio
poter piangere senza che nessuno inizi a ricamare storie sulle mie
lacrime, per
un pomeriggio voglio solo essere una ragazza di 17 anni che odia tutti.
Arrivo ad uno
splendido
piccolo lago, era così ben nascosto nella foresta che se non
mi fossi persa
dubito sarei mai riuscita a trovarlo. Dalle rocce più alte
scende dell’acqua
che si riversa nel lago di un blu limpido, non ho mai visto niente di
più bello
e quella visione ha un effetto benefico sul mio cuore distrutto. Muovo
qualche
passo verso la sponda più vicina, sono incantata da quella
splendida melodia
composta dall’acqua e il fruscio delle foglie è
così suggestivo che sembra
avvolto da un alone di magia.
L’acqua
è fresca nonostante
sia una calda giornata d’estate ed il suo contatto con la mia
pelle è parecchio
piacevole, se solo fossi in grado farei una lunga nuotata ma
così come la
maggior parte della mia gente non so nuotare quindi mi
contenterò di sedermi
sulla riva affondando le mani nei sassi della sponda.
Prendo qualche
sassolino ed
inizio a lanciarlo il più lontano possibile.
“questo
è per avermi fatta
fidanzare con il primo che ho incontrato!” grido tirando il
primo.
Un leggero plic
mi conferma
che è caduto abbastanza lontano, il poter gridare da sola e
sfogare tutto
quello che sto tenendo dentro mi alleggerisce il cuore e sento montare
dentro
un’immensità di frasi che vorrei urlare, adesso
sono libera e chissà se avrò
mai un altro momento del genere.
“Questo
è per non avermi
accompagnata alla cerimonia!” grido contro mio padre.
“per
avermi usata come fossi
una pedina!” segue un altro sassolino e la mia foga si fa
più intensa.
“questo
è per aver costruito
la nostra casa senza di me!” mi alzo raccogliendo un altro
sasso.
“per
aver preso tu le
decisioni per entrambi!”
Mi sfilo
l’anello dal dito
mentre ogni secondo scorre come fosse a rallentatore.
“e
questo è per aver preteso
che ti baciassi!” Scaravento l’anello nel punto
più lontano del lago,
Non ti
amerò mai! Formulo
questo pensiero dentro di me alla ricerca di un altro sassolino da
accompagnare
a questa frase, poi mi blocco non appena mi rendo conto di cosa ho
appena
gettato nel lago.
Il mio anello di
fidanzamento, il pegno d’amore di Skan è
appena volato e poi sprofondato in fondo ad un lago.
E sono stata io
a lanciarlo.
|
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Capitolo 7 *** Il giorno in cui ti ho incontrato ***
Capitolo 6. Il
giorno in cui
ti ho incontrato
“che
cosa ho fatto?”
Sono sulla
riva del lago
dove sono arrivata da una buona oretta, ero arrabbiata con Skan, ho
scoperto questo
pomeriggio che stava per partire e non mi aveva avvisata, poi la mia
rabbia è
giunta al suo massimo quando ho scoperto che lui assieme alla mia
famiglia ha
iniziato la costruzione della nostra casa tenendomi allo scuro di
tutto; quando
poi si è chinato su di me quasi pretendendo un bacio
d’addio quasi non ci ho visto
più dalla furia!
Se in un primo
momento sono
riuscita a mantenere la calma non appena sono arrivata davanti casa per
un moto
di ribellione sono scappata senza meta correndo nel folto della foresta
incappando in uno splendido lago dove, presa dalla rabbia oltre a
lanciare sassolini
gridando contro le ingiustizie della vita, ho scagliato lontano il mio
anello
di fidanzamento.
È
da circa un’ora che
rifletto sulle scuse che potrei usare, ma nessuna è
abbastanza valida da
giustificare l’assenza del mio anello. Ovviamente io non so
nuotare e non ho
idea di come potrei riprenderlo, chiedere aiuto a qualcuno è
fuori discussione,
tutti così saprebbero che mi è accidentalmente caduto in
mezzo ad
un lago il mio anello, nessuno ci crederebbe e sospetto che persino il
calmo e
paziente Skan perderebbe le staffe se sapesse cosa ho fatto intenzionalmente.
Sollevo il
vestito fino alle
ginocchia e provo ad entrare in acqua, potrebbe esserci la remota
possibilità
che il fondale sia basso e magari potrei riuscire a recuperarlo con le
mie
mani…
Mi addentro nell’acqua, il vestito rosa pallido si bagna
irrimediabilmente, ma
continuo la mia lenta avanzata; non sono nemmeno arrivata a
metà dal punto in
cui ho visto cadere l’anello e già
l’acqua mi arriva alle spalle, in un momento
di coraggio, mentre ancora sfioro con le punte il terriccio mi lancio
in quella
direzione.
Annaspo
nell’acqua
dimenandomi come una forsennata, l’acqua inizia
già a riempirmi la bocca,
faccio qualche metro quando capisco che non ce la potrò mai
fare, sperare di
imparare a nuotare così all’improvviso
è stata una follia, così come pensare di
poter recuperare l’anello. L’acqua è
salata e più io la butto fuori più lei
entra dentro, lotto con tutte le mie forze ma sono stremata e gli
indumenti sul
mio corpo mi trascinano sempre più verso il basso fino a
che, esausta non mi
lascio prendere da quell’abbraccio freddo
dell’acqua smettendo di lottare.
Ormai sono
spacciata.
La mia vita
è finita, appena
17enne sto per morire.
*
L’aria
mi rientra in gola,
ho gli occhi chiusi e tossisco fuori quello che resta
dell’acqua inghiottita. I
miei capelli mi circondando come alghe bianche, stringo forte la presa
e mi
rendo conto che qualcuno mi sta portando in braccio.
O meglio, sta
nuotando verso
la riva portandomi in braccio.
Il mio
pensiero va subito al
mio fidanzato, ancora una volta quando ho bisogno di lui eccolo che
arriva.
Avrà visto tutto? Saprà che ho tirato il suo
anello in fondo al lago? Di quanto
ero arrabbiata?uella qqi
Apro gli occhi
per scusarmi aspettandomi
di vedere i suoi capelli lunghi e neri ricadermi sulle mani, ma la
verità è che
quei capelli non sono neri ma biondi, proprio come i miei.
Il mio cuore
prende a
battere all’impazzata in petto, sarà lo shock la
paura di affogare, non può
essere nient’altro…dopotutto
io non ci
credo a quelle cose…
Senza sapere
cosa fare
impietrita da ciò che sto vedendo, osservo il suo volto a
pochi centimetri dal
mio, respiro affannata mentre le mie mani rimango aggrappate al suo
collo,
questo ragazzo mi ha appena salvato la vita.
Non ho la
più pallida idea
di chi sia.
Dovrei
abbassare lo sguardo
ma mentre riprendo fiato non riesco a non fissare i suoi occhi di un
colore
così particolare che ne resto incantata. Morbide ciocche di
capelli dorati ricadono
disordinate sul suo viso rigandolo d’acqua, i suoi occhi
d’oro liquido sono
puntati nei miei fissandomi in maniera imperscrutabile.
“beh,
potresti anche
ringraziare” la sua voce è calda e avvolgente, ha
un chè di melodico e
armonioso nonostante l’arroganza delle sue parole. Mi tiene
ancora stretta a sé
nel bel mezzo del lago ed io sono ancora troppo stravolta per iniziare
a farmi
delle domande sul perché si trovi lì e come ha
fatto a trovarmi…
“grazie”
gli rispondo
schiarendomi la gola intorpidita dal bruciore dell’acqua.
Il ragazzo
sbuffa e poi alza
gli occhi al cielo, sento i suoi muscoli tendersi sotto i suoi
movimenti mentre
lentamente mi riporta verso la riva.
“non
ringraziarmi, non
faccio mai nulla senza un ritorno…”
Sgrano gli
occhi pensando al
mio anellino, se lo perdessi Skan ci rimarrebbe molto male, quello
rappresenta
il simbolo del suo affetto non posso lasciare che cada nelle mani
sbagliate.
“oh
ti prego,” inizio a
supplicare il ragazzo mentre mi riaccompagna “ti
darò quello che vuoi ma non
prendere il mio anello!
Il ragazzo
distoglie lo
sguardo e si concentra su di me. I suoi occhi adesso sono castani e
quelle pagliuzze
dorate che avevo visto prima sembrano essersi attenuate, sento il mio
cuore
perdere un battito mentre quasi mi alita sul volto la risposta.
“di cosa stai
parlando?”
Sbatto le
palpebre un pò per
ridestarmi da quella sensazione un po’ perché non
capisco. “non hai preso tu
l’anello che mi è caduto nel lago?”
cerco di allontanarmi dal suo viso, mi
sento troppo vicina a lui, così esposta e
vulnerabile…
“l’unica
cosa che ho visto
sul fondo era un impertinente ragazza bionda che anziché
ringraziarmi di non
averla lasciata affogare fa domande stupide” mi appoggia
ormai sulla riva, i
vestiti sono appicciati alla pelle in una sensazione sgradevole.
“e
poi, riscuoterò il mio
credito in altro modo, ne puoi star certa.”
Non so in qual
altro modo ma
a quanto pare il suo aiuto ha un prezzo. Mi deposita sulla riva ed
è in quel
momento che mi rendo conto che, oltre ad avere il torso nudo e liscio
come seta
al posto delle gambe ha una lunga coda verde.
Si allontana,
io sono ancora
sconvolta per quello che ho visto, un uomo metà umano e
metà pesce, non ho mai
visto niente in vita mia.
Tento di
fermarlo
gridandogli alle spalle
“ti
prego, quell’anello è
molto importante per me, potresti…?”
“potrei
cosa?”
“potresti
riprenderlo? Mi è
caduto in acqua e mi sono lanciata per recuperarlo ma il lago
è troppo
profondo…”
“se
hai rischiato di morire
per riprenderlo dev’essere molto importante.” Si
gira verso di me e mi rivolge
uno sguardo penetrante.
“ti
darò quello che vuoi”
cerco di convincerlo
“sei
già in debito con me
per averti salvata”
“è
l’anello che mi ha
regalato il mio fidanzato” grido ancora “se lo
perdessi lui non avrebbe più
fiducia in me…” non è che poi si fidi
così tanto di me…
“ah”
solleva gli occhi al
cielo “motivo in più per lasciarlo lì
dov’è” si immerge fino alla testa mentre
io continuo a supplicarlo di aiutarmi.
“di
che ti preoccupi” sono
le sue ultime parole. “dopotutto…nemmeno
lo ami.”
E con quelle
ultime parole
mi lascia da sola nella radura, mentre la sua testa sprofonda
giù e una lunga
coda smeraldo mi spruzza addosso qualche altro schizzo
d’acqua.
Quella lunga
coda non può
essere reale. Quel ragazzo non può essere davvero un
… pesce?
Che razza di
scherzo è mai
questo, un ragazzo umano e un pesce??
Ma
soprattutto… come è
possibile che gli sia bastato uno sguardo per capire che non sono
innamorata?
Mi porto una
mano
all’altezza del cuore come se quel gesto potesse calmarmi,
sento le guance
scottare e non riesco a togliermi dalla testa gli occhi penetranti di
quel
ragazzo.
Ho paura. Cosa
mi sta
succedendo?
*
“Di
che ti preoccupi,
dopotutto nemmeno lo ami” le sue parole riecheggiano ancora
nella mia testa la
mattina dopo, non ho fatto che pensare a lui per tutta la notte,
è stato facile
schivare mio fratello e mio padre e correre subito a letto una volta
arrivata a
casa, ma scacciare dalla mente gli occhi e le parole di quel ragazzo
è stato
quasi impossibile.
Tralasciando
il suo aspetto così
simile al mio, quei capelli così biondi da sembrare raggi
del sole, quella
pelle cosi candida e liscia così diversa dai ragazzi
abbronzati e pieni di
ferite o cicatrici, quegli occhi così particolari screziati
di oro liquido,
sembra che la sua immagine si sia marchiata a fuoco nella mia mente
così come
le sue parole hanno colpito il mio orgoglio. Un ragazzo, un pesce,
qualunque
cosa sia, chiunque sia, appena conosciuto e in circostanze insolite a
cui è
bastata una sola occhiata per leggermi dentro; le persone con cui vivo
mi
conoscono da una vita, mio padre mio fratello, neppure loro riesco a
leggere
tante sono fitte le barriere di emozioni che ergo per non farmi
scoprire,
eppure come è possibile che abbia capito che non sono
innamorata?
La prossima
volta che ci
vedremo glielo chiederò, non so se ci sarà una
prossima volta ripensandoci, ma
se vuole il suo compenso proprio come dice, sarà costretto a
darmi prima quello
che voglio e adesso che so che c’è una speranza di
poter recuperare il mio
anello senza che nessuno lo venga a scoprire e farò di tutto
perché lo recuperi.
“Ayla?”
mio padre entra
nella mia stanza mentre finisco di mettere in ordine.
“è
successo qualcosa ieri?”
si avvicina e mi guarda dall’alto in basso, detesto quando fa
il suo sguardo
indagatore con me.
“nulla.”
ovviamente mento,
nonostante sia rientrata a casa prima di loro e mi sia potuta cambiare
con dei
vestiti asciutti evidentemente deve aver notato qualcosa.
“ieri
sera eri insolitamente
taciturna” porta le mani dietro la schiena, segno che sta
meditando su
qualcosa.
“C’entra
per caso con il
fatto che non indossi più il tuo anello?”
La mia mano
corre subito al
dito, non credevo se ne sarebbe accorto in così breve tempo.
“no”
continuo a rispondere a
monosillabi ma ho paura che se mi sbilanciassi di più potrei
tradirmi.
“ieri
sera Skan è partito.
Credevo venissi a salutarlo. In realtà ce lo aspettavamo
tutti.” la sua frase
suona come un rimprovero.
“sono
andata a salutarlo nel
pomeriggio.”
“beh,
mi è sembrato comunque
deluso dalla tua assenza”
Ho voglia di
stringere i
pugni e mettermi a gridare che le mie decisioni sono comunque una mia
scelta,
la gola mi pizzica e mi ricordo del potere della pietra che ho al
collo, sono
sempre stata molto più calma e remissiva prima, ma da
adesso, dal giorno in cui
l’ho ricevuta sento che è cambiato qualcosa in me
anche se non ho la forza per
parlare chiaramente.
“mi
dispiace” mi ritrovo a
scusarmi per qualcosa che non ho fatto.
“fai
bene a scusarti, ma
credo che sia più utile che tu faccia qualcosa per farti
perdonare al suo
ritorno, mi sembrava un po’ confuso quando è
partito.”
Scusarmi?
Farmi perdonare?
Di cosa poi? Di non averlo voluto baciare? Di essere scappata per via
delle sue
pressioni?
“è
tutto qui quello che mi
dovevi dire?” gli rispondo stizzita e giuro sto facendo un
enorme sforzo per
autodisciplinarmi.
“cosa
sono questi toni
bruschi?” anche la sua voce si alza. Rimango in religioso
silenzio e abbasso lo
sguardo.
“Ayla,
so che stai
attraversando un periodo difficile” no non è vero,
non ha idea nemmeno
lontanamente di cosa io stia affrontando “le nozze, la
costruzione della nuova
casa, ma devi portare pazienza, contiamo tutti su voi due.”
“non
sapevo che avessero
iniziato i lavori della casa, avrei voluto prendere parte anche io a
quelle
decisioni”
“Skan
non te l’ha detto? Credevo
ne fossi al corrente, mi dispiace. Magari doveva essere una sorpresa ma
è già
da un po’ che ci si sta lavorando. Potrebbe darsi che sia
finita prima del suo
ritorno così da poter celebrare questo matrimonio entro la
fine dell’estate.”
No, Skan non
mi ha detto
nulla, e ne ha avuto tempo per farlo. A quanto pare è stata
una sua scelta non
dirmelo e questo mi ferisce ancora di più.
“devo
andare.” Lo supero
senza troppo cerimonie.
“aspetta
Ayla!” mio padre mi
corre d’appresso ma io ho già raggiunto
l’ingresso e sto per fuggire.
“perché
non indossi
l’anello?”
“è
al sicuro.” E questo è
tutto quello che deve sapere o almeno le ultime parole che ho il tempo
di
dirgli prima di correre via, è un abitudine recente questa,
solitamente non
faccio cose del genere eppure quella voglia che mi spinge a stare da
sola mi
guida sul sentiero che ho percorso ieri, fuori dal villaggio
all’interno di un
bosco fino a che non raggiungo il lago.
È
mattina e la luce è forte,
mi siedo all’ombra di un albero vicino al lago con le
ginocchia raccolte contro
il petto.
Entro la fine
dell’estate mi
sposerò.
Con un uomo
che nemmeno
conosco e a cui non riesco nemmeno a dare un bacio.
Skan non
è stato onesto con
me, doveva dirmelo, non doveva tenermi nascosto il lavoro alla casa,
adesso mi
spiego perché l’ultimo pomeriggio in cui sono
andata a trovarlo si era
preoccupato fossi in ritardo, non appena io andavo via lui andava da
un'altra
parte, il suo lavoro lì era solo una copertura. Ed io
stupida mi preoccupo per
un anello nel lago quando ci sono cose ben più gravi che lui
non mi dice.
Non mi fido di
lui. Deluso o
no sono contenta di non essere andata a salutarlo.
Piango lacrime
amare in
completa solitudine, sono intrappolata da obblighi e scelte che non ho
fatto io
e da cui non ho possibilità di fuga. Da un lato penso che
tutto ciò sia mia
dovere essendo la figlia del capo, ma dall’altro penso che se
non fossi stata
chi sono avrei potuto vivere una vita differente, chissà
magari sposarmi
davvero con qualcuno che avevo scelto io. Noi non ci siamo scelti, o
almeno se
lui ha scelto me la cosa non è reciproca, per come stanno le
cose se non fossi
costretta non lo sposerei.
Dopotutto quel
ragazzo
misterioso aveva ragione, non lo amo.
“Chi
non affoga si rivede
eh?”
Avevo la testa
sprofondata
nelle ginocchia e piangevo così tanto che non mi ero accorta
che appollaiato su
una roccia con le braccia conserte mi osserva il ragazzo di ieri.
“che
vuoi?” mi asciugo le
lacrime con i polsi colta alla sprovvista dalla sua presenza, doveva
essere lì
già da un pò.
“non
c’è bisogno di piangere
così tanto, era solo uno stupido anello, vedrai che te ne
regalerà un altro!”
il suo sorriso tranquillo mi irrita.
“non
è certo questo il
motivo per cui piango” rimbecco asciutta e non so da dove
venga fuori questo
mio carattere così acido, sono sempre stata tranquilla e ora
mi stupisco di me
stessa.
“e
allora, di grazia”
inclina la testa e un ciuffo di capelli gli cade sulla fronte lasciando
gocciolare l’acqua sul suo zigomo destro “qual
è il motivo della tua
disperazione?”
Lo guardo
attentamente in
silenzio.
“bene,
non dirmelo” alza le
mani in segno di resa “volevo solo fare
conversazione”
“perché
non te ne vai
invece? Non hai nulla di meglio da fare?”
“oh-oh,
qualcuno ha la luna
storta oggi. Beh mia cara si dà il caso che questo posto sia
mio e che quindi
sei tu che dovresti andartene e
per
rispondere alla tua domanda, no, non ho nulla di meglio da
fare.”
“bene”
mi alzo di scatto e
tolgo dal mio vestito le foglie che vi sono rimaste attaccate.
“tolgo subito il
disturbo”
“ehi
dove stai andando?” si
sporge dalla roccia e per la prima volta scorgo nel suo sguardo
provocatorio
della sorpresa unita al suo tono allarmato.
“me
ne vado” dico come fosse
la cosa più ovvia del mondo. “vado a cercare un
altro posto senza pesci
parlanti che si mettono a sputare addosso le loro sentenze!”
“Ehi
Ehi! Non credi sia
offensivo chiamarmi pesce parlante?”
Mi volto verso
di lui ma non
oso avvicinarmi.
“ah
si? E che cosa saresti di grazia?”
“un
tritone mi pare ovvio!”
“non
ho mai sentito nulla
del genere…” sospiro e faccio per andarmene anche
se vorrei restare e sapere
qualche altra cosa in più, mi sento attirata da una forza
magnetica ma tento di
fare resistenza.
“beh,
parlerò con te solo se
resterai”
“questo
sembra un ricatto.”
Ma cosa mi
prende, dovrei
voltare spalle e tornarmene a casa, chiedere scusa a tutti e confessare
dell’anello!
“mi
devi ancora qualcosa per la gita
sott’acqua” il suo
sorriso è magnetico e quasi non riesco a staccare gli occhi.
Torno indietro
e mi siedo
proprio davanti alla roccia su cui è appoggiato. Mi sembra
strano che voglia la
mia compagnia ma forse come me anche lui si sente solo.
“e
con questo il mio debito
sarà saldato?”
“oh
no per nulla. Diciamo
solo che non posso permettere di essere scambiato per un pesce
parlante, ne va
del mio orgoglio, e tu cara ragazza devi essere istruita.”
“ti
stai proponendo come mio
istitutore?” e tuttavia quest’idea mi fa sfuggire
una risata.
“qualcosa del genere” sogghigna.
Non
è possibile perché non ho mai creduto a queste
cose,
ho sempre rinnegato persino l’idea,
eppure,
perché
quando lo guardo
sento il mio
cuore battere in petto come un tamburo?
ANGOLO
AUTRICE
Salve
a tutti! Finalmente sono quasi giunta alla fine della stesura
di questa storia che si concluderà tra 5 capitoli con in
più un epilogo finale
siamo quindi al giro di boa! Essendo uno spin off non volevo essere
troppo
prolissa ma spero comunque di avervi incuriosito abbastanza e che nel
complesso
la storia vi sia piaciuta. Sono una scrittrice dilettante
perciò so di non
essere perfetta nei miei scritti ma spero comunque di migliorare grazie
ai vostri
consigli e alle vostre recensioni! Era la prima volta che scrivevo in
prima
persona ed è stata una vera sfida per me, ma spero di
essermela cavata in
maniera sufficiente! (eh si, mi autopromuovo con un 6 ahahah) Non vi
annoio
ulteriormente!
A
Prestissimo!!
|
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Capitolo 8 *** La crepa nel mio mondo perfetto ***
Capitolo 7. La
crepa nel mio
mondo perfetto
La foresta con
tutti i suoi
rumori ha un effetto calmante sul mio spirito, di fronte a me con le
braccia
conserte su di una roccia vi è appoggiato un tritone; i suoi
capelli sono di un
biondo dorato ormai asciugati dai raggi del sole che filtrano qua e
là dalle
foglie, i suoi occhi sono castani ma a tratti diventano dorati, non ho
mai
visto niente di simile e non riesco a fare a meno di fissarli
incantata. La sua
coda verde si muove ogni tanto tranquilla sotto l’acqua
cristallina, per quanto
sia curiosa di guardarla meglio il suo viso cattura tutta la mia
attenzione,
sembra davvero uscito da un sogno con la sua pelle chiara che sembra
così
liscia che da farmi venire voglia di accarezzarla.
Piangevo da
sola disperata,
lui mi ha trovata e si è messo a parlare con me, non so se
gli facessi pena o
non avesse davvero di meglio da fare ma da quel momento ha iniziato a
raccontarmi di lui; più lui parla più mi
acquieto, forse avevo davvero bisogno
di stare con qualcuno.
Il tritone mi
spiega che la
sua coda e le sue branchie gli permettono di respirare
sott’acqua ed è lì che
lui vive, il lago è collegato tramite un canale sotterraneo
ad una foce del
mare dove lui e i suoi simili vivono ed un giorno risalendovi ha
trovato questo
bellissimo posto così qualche volta ritorna per stare in
tranquillità.
“fino
a quel pomeriggio in
cui non ti ho trovata quasi morta sul fondo.” Mi spiega in
seguito.
“non
ti ho ringraziato a
sufficienza per avermi salvato la vita e mi dispiace, ma adesso penso
se non
sia stato meglio lasciarmi morire
laggiù…” appoggio la testa sulle
ginocchia
strette al petto.
“perché
dici così? Non sei
felice della tua vita?” i suoi occhi sono curiosi e per il
tempo che ho passato
con lui ho iniziato a scoprire un po’ la sua
personalità, vispa e curiosa
attenta ai particolari che potrebbero sembrare insignificanti.
Evito di
rispondere
direttamente “ho combinato un grosso guaio, ho perso
l’anello del mio
fidanzato” gli riporto alla mente l’incidente.
“non
c’è solo questo però…
la gente non desidera morire per un anellino di scarsa fattura perso
infondo ad
un laghetto.” Le sue parole sono taglienti ed anche
arroganti, un altro aspetto
del suo carattere così diverso da Skan, mi ritrovo a
paragonarli senza neanche
farci caso.
“non
era di scarsa fattura.”
Gli rispondo incerta, “E non desidero morire” la
mia voce si fa più sicura e il
mio sguardo cerca il suo. “è solo che…
non sono certa di volermi sposare così
in fretta, tutti decidono della mia vita ed io non ho il controllo su
niente.”
Anche io gli
ho raccontato
qualcosa su di me, il mio nome tanto per cominciare e come appena una
settimana
prima la mia vita fosse cambiata radicalmente. Ho raccontato
dell’accordo
politico, del matrimonio combinato, e di come io, figlia del capoclan
sia
obbligata a seguire gli ordini di mio padre senza obbiezioni.
“il tuo sposo
sarà sicuramente un vecchietto
decrepito o un bimbo magari” ride e la sua risata cristallina
mi arriva alle
orecchie, non ho mai sentito un suono più piacevole, vorrei
essere stata io la
causa di quella ilarità.
“non
è affatto così, Skan è
un ragazzo poco più grande di me, è gentile
coraggioso e sicuramente è anche un
bellissimo ragazzo, insomma ha degli splendidi occhi azzurri che
risaltano
moltissimo con i suoi capelli neri come la pece” mi perdo
nella sua
descrizione.
“sarà
anche bello ma…non lo
ami” mi ferma prima che io possa continuare a tessere le sue
lodi.
“lo
conosco da poco e sto
cercando di far funzionare le cose” è la
verità.
“ma
far funzionare le cose
non equivale ad innamorarsi di qualcuno, se non lo ami adesso non
potrai mai
amarlo in seguito, non è una cosa che puoi
forzare” le sue parole sono così
sagge ed è la prima volta che sento qualcosa del genere, sia
io che Anna siamo
fermamente convinte che sì, si può imparare ad
amare qualcuno ma adesso sento
che le sue parole mettono in discussione tutto quello in cui ho sempre
creduto.
“io
ho sempre pensato che si
può imparare ad amare qualcuno, ci serve del tempo tutto
qua.”
Mi lancia uno
sguardo
scettico che io schivo guardando verso l’alto.
Dopo un
po’ lo sento
allontanarsi dalla roccia spingendosi verso la parte più
profonda “che
stupidaggini… tu sei l’unica persona che
può decidere della tua vita.”
Le sue parole
mi colpiscono
di nuovo, un'altra caratteristica della sua personalità
è l’onesta, ed è molto
franco quando deve dire qualcosa, anche se questa potrebbe ferire o
mettere in
disaccordo.
“sarebbe
bello se fosse
davvero così, ma per il mio popolo io sono solo la figlia
del capo che deve
sposare uno sconosciuto per politica.” Non posso oppormi.
“e
tu non sposarlo allora”
sorride come se fosse la cosa più banale del mondo.
“non
è così semplice.”
“ma
non lo ami, non si
dovrebbe stare con qualcuno che non si ama.” Parla come se
avesse chissà quanta
esperienza.
“non
è vero che non lo amo,
imparerò… un giorno forse.” ribatto
decisa.
Il tritone si
avvicina di
nuovo e punta di nuovo i suoi occhi magnetici nei miei,
“vivere
senza amare equivale
a non vivere affatto.”
Mi zittisco
alla sua affermazione.
Gli voglio bene o forse non voglio tradire la fiducia che tutti
ripongono in me
e forse un giorno potrei imparare ad amarlo, ma nemmeno io sono
più tanto
convinta delle bugie che inizio a raccontarmi da sola.
“bene…
cambiando argomento,
mi devi ancora qualcosa per averti salvato la vita perciò ho
deciso come potrai
ripagarmi.”
Non parlo, il
mio sguardo
scettico fa da sé esortandolo a continuare.
È
abbastanza sicuro di sé
quando pronuncia la sua richiesta. “un bacio e saremo
pari.”
Strabuzzo gli
occhi
abbandonando le braccia sull’erba. “bacio? Sei
impazzito?! Nemmeno ti conosco!
Non so nemmeno il tuo nome!!”
È
una delle cose più assurde
che mi sia successa in vita mia.
Nonostante
tutto quello che
gli ho detto mi guarda seriamente mentre mi dice il suo nome.
“ah già, mi
chiamo Aidan”
“non
puoi dire sul serio.”
Prendo una ciocca di capelli e l’arriccio attorno alle dita
nervosamente.
“perché
cos’hai contro il
mio nome?” ride quello.
“ma
figurati se parlo del tuo
nome! Mi riferisco al bacio… e ti dico subito che non posso
darti quello che
vuoi.”
Si sposta
nuovamente dalla
roccia facendo qualche nuotata avanti e indietro.
“su
avanti, non c’è bisogno
di fare tutta questa scena, è un bacio figurati!”
“è
molto importante per me,
per noi. Il primo bacio è destinato al mio sposo, baciarti
vorrebbe dire
tradirlo, tradire me stessa e le nostre tradizioni, non
posso.”
“ah,
allora sarebbe il tuo
primo bacio?” mi guarda con una strana luce negli occhi,
qualcosa ha catturato
il suo interesse.
Annuisco
sperando che cambi
idea.
“credevo
che tu e lui… a
quanto pare mi sbagliavo.” Per un momento si fa pensieroso,
poi torna di nuovo
irriverente.
“allora
ritratterai?”
“no,
per nulla.”
Mi alzo in
piedi, sono
decisa ad andare via, non posso dargli quello che vuole, ma non posso o
non
voglio davvero? Se le cose fossero state diverse avrei voluto baciarlo?
Perché
mi sento così confusa dalle parole di uno sconosciuto!?
“non
posso darti quello che
vuoi.” Ribadisco decisa.
“nemmeno
se ti dicessi che
potrei recuperare il tuo anello…?” mi blocco
mentre sto per imboccare il
sentiero per tornarmene a casa.
“allora
potresti davvero
recuperarlo…?” perché mi sono fermata?
So già qual è il suo prezzo ed io non
posso pagarlo perciò è meglio andare via prima
che mi cacci in un milione di
guai.
“certamente,
visto che si
tratta del tuo primo bacio potrei fare questo strappo alla regola, ma
ho già
fatto qualcosa per te perciò fino a che non avrò
ottenuto quello che chiedo
puoi scordarti l’anello”
Rimango in
silenzio per
alcuni minuti. “puoi lasciarmi del tempo per
pensarci?” suona molto stupida
come frase ma ho bisogno di valutare tutte le ipotesi possibili.
Esita un
momento, sembra
rifletterci “va bene,” dice alla fine poi si
allontana nuovamente dalla roccia
e questa volta penso se ne stia davvero per andare.
Poi mi
stupisce con un
ultima frase.
“ma
se non ti farai viva entro
domani al tramonto non disturbarti a
tornare.”
E con questo
ultimatum tutto
finisce, Aidan si immerge e scompare dalla mia vista mentre io rimango
lì a
fissare il punto dove fino a poco prima c’era lui, come una
stupida.
Non sono certa
di cosa sia successo
ma qualcosa deve averlo fatto infuriare, quando è andato via
aveva
un’espressione strana, non ne sono sicura ma credo riguardi
qualcosa che ho
detto o fatto.
Non
può prendersela con me
se gli ho chiesto del tempo, è una cosa molto importante;
sulla strada mentre
ritorno a casa continuo a tormentarmi, recuperare l’anello
richiede un prezzo,
il mio primo bacio ad un altro, un ragazzo che non sia Skan, ma se
teoricamente
baciassi prima Skan un bacio rubato dato ad uno sconosciuto in mezzo ai
tanti che
dovrò dare a lui non sembrerà poi così
grave, no? Cerco di convincermi che
questa soluzione possa andare bene, se a quest’ora avessi
baciato Skan prima di
partire non avrei avuto problemi e avrei affrontato le cose in maniera
diversa…
chissà quando tornerà Skan e se Aidan
vorrà aspettare tutto questo tempo poi!
Per quanto mi piacerebbe credere che con questa soluzione tutto
andrà bene so
che non può funzionare. Aidan non aspetterebbe mai e Skan
non ho idea di quanto
starà via o di quando tornerà, se penso che mi ha
tenuto nascosta la
costruzione della nostra casa penso si meriti una punizione del genere
ma
d’altra parte ha fatto tutto questo perché pensava
di farmi un piacere, una
sorpresa, che razza di fidanzata sarei se mi comportassi
così?
Una pessima di
sicuro.
*
“Ayla,
mi stai ascoltando?”
“come
scusa? Mi sono
distratta un momento”
Mio padre mi
rivolge uno
sguardo severo mentre continua a mangiare l’arrosto che ho
preparato per la
cena.
“stavo
dicendo che dovresti
iniziare a pianificare il matrimonio, la tua amica Anna potrebbe darti
una
mano…”
“dopotutto
sono cose da
donne, io o papà ci sentiremmo a disagio” Kota fa
un mezzo sorriso.
“non
credi sia troppo
presto?” mano a mano che il tempo scorre sento franare la
terra sotto i piedi,
tutto sta andando troppo velocemente ed io ho paura.
-Non sposarlo
- sento la voce di Aidan
rimbombarmi nella testa
come un disco rotto.
“siamo
in ritardo se è il
caso Ayla, la casa è quasi ultimata e una volta tornato Skan
vorremmo
festeggiare queste nozze il più presto possibile, suo padre
aveva proposto una
cerimonia informale e molto rapida ma io ho detto che tu ci tenevi
molto a fare
le cose secondo le nostre usanze e ho recuperato questo tempo per
te”
“recuperato
del tempo? Papà
se non fosse stato per te io non mi sarei mai sposata così
presto!”
Non so cosa mi
sia preso ma
mi ritrovo shockata da quello che ho appena ammesso, non avevo mai
avuto il
coraggio di dire nulla fino a questo momento…
“Lo
devi fare! È tuo
dovere!” papà sbatte le mani sul tavolo in maniera
autoritaria, poi mi fulmina
con gli occhi.
“mio
dovere? Non vuoi
ammettere che mi hai venduta! Hai venduto la felicità di tua figlia per il bene del tuo
popolo!” mi alzo da tavola e la sedia quasi cade
all’indietro.
Mi aspetto una
sua brutale
reazione ed invece la sua voce si calma e capisco che chi mi sta
parlando adesso
non è più mio padre ma il capoclan.
“è
di questo allora che si
tratta, il tuo anello e il cattivo umore…
Ayla, tu sposerai Skan per unire i nostri clan, così
è stato deciso
e così
sarà.
Adesso và in camera tua e rifletti sul tuo egoismo, dovresti
essere grata
con il carattere che ti ritrovi ad averlo
trovato un marito ed invece ti dimostri egoista e viziata; mi
hai molto
deluso.”
Persino mio
fratello mi
guarda stravolto, per lui deve essere una rivelazione scoprire davvero
come la
penso visto che non ho fatto altro che mentire sembrando felice per
tutto
questo tempo.
Mi avvio verso
la mia stanza
ferita e umiliata ma papà ha ancora qualcosa da dire.
“e
non ti fare più vedere
senza il tuo anello o dovrò prendere seri
provvedimenti.”
Le sue ultime
parole mi
trafiggono come una spada nel cuore, a testa china vado in camera mia e
richiudo la porta alle mie spalle poi mi accascio sul pavimento e solo
allora
inizio a piangere fino a non avere più una goccia
d’acqua in corpo.
*
Ho pianto
tutta la notte,
dopo diciassette anni di vita scopro solo adesso che agli occhi di mio
padre
non ho mai contato nulla, ero solo una figlia da usare e quando si
è presentata
l’occasione ha colto l’opportunità
fidanzandomi contro il mio volere. Non ho
mai voluto Skan ma per mio padre così come per tutti gli
altri il mio carattere
è difficile ed irrequieto quindi ero un problema a
differenza delle altre ragazze
e dovevo essere sistemata al meglio.
È
mattina finalmente, non so
quando né come ma durante la notte devo essermi addormentata
e i rumori della
casa che si risveglia mi avvisano che la mia famiglia è
sveglia e che tra poco
scomparirà per il resto della giornata. Non mi arrischio
nemmeno a mettere il
naso fuori dalla mia camera e aspetto con pazienza che tutti siano
andati via,
non ho ancora deciso cosa fare con Aidan ma so che voglio vederlo,
nemmeno le
parole di Anna potrebbero risollevarmi, inizio a pensare che per quanto
bene mi
possa volere non mi capisca abbastanza, non abbastanza almeno come lui,
uno
sconosciuto con cui sin dal primo momento ho sentito
un’intesa speciale, a cui
è bastata una sola occhiata per capire la verità.
O forse perché anche lui come
me è solo.
Perché
Skan non è Aidan?
È
un po’ come chiedere
perché il giorno non è la notte,
perché una rosa non sarà mai un lillà,
una
domanda assurda che può solo confermare quello che ho
pensato sin dal primo
momento in cui l’ho visto e che ha iniziato ad incrinare il
mio mondo perfetto
basato su bugie.
Non ne sono
sicura perché
non ho mai provato nulla di simile, ma se non ho mai sentito questi
sentimenti,
questa voglia anche solo di vederlo con Skan un motivo ci deve essere.
In un
battibaleno sono di
nuovo al lago nel nostro posto ad aspettarlo.
Non so cosa
gli dirò ma ho
solo voglia di vederlo perciò aspetterò paziente.
Mi siedo sotto
il mio solito
albero e mi appoggio al tronco in attesa di sentire la sua voce
risuonare
nell’aria. I miei occhi arrossati si chiudono e senza
accorgermene mi ritrovo a
dormire.
Ad un tratto
una mano fresca
mi sfiora la guancia e una voce familiare mi risveglia
“hai
pianto ancora” mi
arriva alle orecchie come un sussurro.
Apro gli occhi
lentamente ed
il suo volto è proprio davanti a me mentre ritira il suo
braccio per ritornare
in equilibrio sulla roccia.
“vieni
da me”
Sono sveglia o
forse ancora
mezza addormentata ma quelle parole mi sembrano le più
confortevoli che mi
siano mai state dette e quando mi porge la mano per farmi entrare in
acqua io
la seguo senza aggiungere nulla.
Aidan nuota
verso il largo
mentre io, passo dopo passo, entro in acqua. In un istante si avvicina
di nuovo
a me prendendomi le mani e guidandomi ancora verso la parte
più profonda.
“non
so nuotare.” Gli dico
prima che l’acqua mi sommerga le spalle.
“fidati
di me” le sue mani
abbandonano le mie mentre mi sostengono per la vita e mi stringono
contro il
suo petto, mi ritrovo nuovamente fra le sue braccia solo che questa
volta sono
consapevole delle mie azioni.
Volta le
spalle alla riva e
al bosco e nuota verso la cascata, involontariamente mi ritrovo a
stringermi di
più contro il suo petto, sento i muscoli tesi nello sforzo
pulsare contro la
mia pelle, il mio cuore ha accelerato il suo battito ma cerco di
ignorarlo.
Dietro la
cascata con mia
grande sorpresa c’è una grotta, negli anni si
è creata un’insenatura
direttamente scavata nella roccia, Aidan mi fa sedere su dei gradini
sommersi e
così mi ritrovo per metà ancora immersa
nell’acqua trasparente, poi mi
imprigiona con le braccia.
Mi accarezza
la guancia con
una dolcezza di cui non lo facevo capace mentre l’acqua
fresca mi fa
rabbrividire, arretro ma lui trova di nuovo il modo per catturare il
mio
sguardo prendendo il mio mento e riportandolo davanti al suo viso.
Sono in
trappola, e non
parlo della grotta in cui mi ha portato, quello sguardo mi incatena e
tra le
sue braccia ho trovato la mia prigione, appoggia la sua fronte contro
la mia,
per un attimo ho avuto paura che volesse baciarmi, paura o forse
trepidazione…
Si allontana
creando lo
spazio per inserire tra i nostri sguardi un cerchietto di metallo, lo
riconosco
subito, è l’anello di Skan.
“deve
significare molto per
te” le sue parole mi solleticano le labbra, è
così vicino che i nostri respiri
si confondono.
“Te
l’ho detto, è un regalo
del mio fidanzato.” Guardo l’anello che tiene tra
le dita davanti ai miei
occhi, l’ha ripreso davvero, lo ha fatto per me. Ed io non
gli ho dato nulla in
cambio.
“ed
io te l’ho detto; non lo
ami.” Come quella volta le sue parole mi colpiscono come un
lampo a ciel
sereno.
“non
è come pensi tu.” Ma so
che ha ragione, non lo amo ma non lo ammetterò mai, se lo
facessi quel minimo
di timore o rispetto che mi spingono a perseverare le scelte fatte da
mio
padre, a mantenere le sue promesse sposandomi, tutto quello crollerebbe
ed
allora non saprei più cosa fare.
“si
invece,” mi prende un
ciocca e la infila dietro il mio orecchio, poi le sue dita poggiano
sotto il
mio mento. “e se lo ammettessi a te stessa soffriresti di
meno”
Sento
gonfiarsi i miei occhi
di lacrime. Gli sbatto i pugni contro il petto arrabbiata con me stessa
e con
lui.
“Perché?”
quasi grido.
“perché tu, uno sconosciuto metà pesce
riesce a leggermi dentro come nessun
altro? Perché tu più di chiunque altro con una
semplice frase riesci a mandarmi
in confusione”
Abbasso il
viso sul suo
petto, sconfitta e stanca di mentire a me stessa. “sono
così confusa.”
Non so cosa
fare, quale sia
la via giusta da percorrere, se continuare ad insistere con questa
farsa o
lasciare che le cose vadano a ruota libera senza nessun controllo.
“non
posso farlo, non posso
deludere tutti.” Dico arrendendomi.
“tu
puoi fare quello che
vuoi, ma quando sei con loro,” indica verso la foresta e poi
torna a guardare
me “non sei davvero te stessa.”
“cosa
ne sai tu di me?” gli
sussurro mentre una lacrima mi sfugge ed è come se
rispondesse ad ogni cosa.
“molto
più di quanto ne
sappiano tutti loro,” mi prende il viso tra le mani e cerca
il mio sguardo
visto che sto cercando di evitare di guardarlo negli occhi.
“e
se ti amassero un quarto
di come dicono, saprebbero che tu stai soffrendo reggendo questa
farsa.”
“sembra
che tutti sappiano
quello che debba fare o come dovrei sentirmi.”
“nessuno
può dirti cosa
fare, Ayla” è la prima volta
che pronuncia il mio nome a
voce alta.
“se
pensi che sia la cosa
giusta, prendi questo anello e sposalo.” Mi porge
l’anello sul palmo della sua
mano, sono tentata dal prenderlo.
“vorrei
che le cose fossero
diverse” sconfitta, alla fine lo prendo.
“ma
tu puoi renderle
diverse” il suo tono sembra quasi una supplica velata e non
capisco il perché,
non può sentire le stesse cose che sento io, non
può davvero ricambiare il mio
disperato bisogno di affetto.
Stringo la
mano attorno
all’anello adesso nel mio palmo, è come se il
metallo mi ustionasse la pelle.
Le regole, le imposizioni, questo matrimonio, vorrei che nulla di
questo fosse
mai esistito, vorrei stare con lui per sempre. Mi ci è
voluto molto per
capirlo, i miei sentimenti sono sempre stati in secondo piano
schiacciati da
quello che dovevo essere, che era più giusto facessi. I
colpi di fulmine
esistono, l’amore esiste, ed io sto spezzando il mio cuore a
metà tra quello
che dovrei essere e quello che vorrei fare, luce e ombra che
combattono, adesso
ne capisco davvero il significato.
“è
quello che devo fare.” Mi
porto una mano per asciugarmi una lacrima ma Aidan mi prende un polso e
mi
blocca prima che io possa farlo.
“certo,
quello che devi…
però non è realmente quello che vuoi.”
“non
è vero” nego.
Si avvicina a
me tanto che i
nostri nasi quasi si sfiorano, poi punta i suoi occhi giallo-castano
nei miei e
pone quella domanda a cui non vorrei mai rispondere.
“e
allora perché sei tornata
qui oggi? Potevi startene a casa e non ci saremmo mai più
rivisti.”
“ma
non sarebbe stato
giusto, io ero in debito con te, anzi
sono in debito.” Mi
correggo.
Aidan ride ed
io non capisco
cosa gli abbia provocato questa sua risata in un momento del genere.
“sei
proprio ingenua piccola Ayla; se
fossi stata una
qualunque ti avrei lasciata andare, quello del debito era un pretesto
per
costringerti a tornare.” Ammette senza alcuna vergogna.
“allora
non esiste nessun
debito?” chiedo ancora incredula.
Scuote la
testa per dire di
no.
Ha fatto tutto
questo per
rivedermi ed io ho fatto tutto questo per rivederlo, non
ho mai desiderato vedere Skan come quando vedo Aidan.
“allora,
perché sei
tornata?” la sua domanda non ottiene risposta, resto in
silenzio a fissare
l’acqua che bagna per metà i miei capelli lunghi
trasformandoli in corde
dorate.
“non
lo so” ammetto. “ero
convinta di saperlo, adesso non più.”
Sollevo lo
sguardo. “dimmelo
tu, perché credi sia tornata?”
La sua fronte
tocca di nuovo
la mia, lo guardo disperata, se solo potesse vedere la battaglia che in
questo
momento sta avvenendo dentro di me, se solo potessi dirgli quanto
davvero tengo
a lui e quanto lui ha ragione!
“Aidan”
sussurro il suo
nome, le mie mani adesso sono sulle sue spalle in un vano tentativo di
spingerlo via anche se non è quello che voglio.
Con le dita
sfioro le punte
dei suoi capelli e la mia mano scivola sulla sua guancia in una carezza
disperata.
“per
una volta, lasciati andare”
le sue parole sbattono
contro le mie labbra, la sua bocca è vicina così
vicina che non posso più
oppormi, non voglio.
Per una volta,
solo per
questa volta.
Poi le nostre
labbra si
incontrano, ed il mio primo bacio è la cosa più
bella che mi sia mai capitata.
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Capitolo 9 *** Il bacio di un tritone ***
Capitolo 8. Il
bacio di un
tritone
Le sue labbra
si posano
sulle mie, sono fresche e hanno un sapore dolce come di lamponi,
indescrivibile. Sento nello stomaco un milione di farfalle che si
muovono tutte
attorno, la sua mano dietro la nuca mi guida in quel bacio in maniera
pacata,
le mie braccia quasi fatte di vita propria si intrecciano attorno al
suo collo,
ad ogni bacio sento i nostri respiri fondersi come se fossero un unico
fiato.
Sembra una
magia e non posso
fare a meno di lasciarmi andare a quell’incantesimo.
Secondi,
minuti, ore, non
saprei quanto tempo è passato dal bacio, so solo che ad un
tratto non ho più
fiato in corpo e sono costretta a separarmi da lui, è come
se il mio cuore
fosse strappato a metà nel momento in cui perdo il contatto
con la sua bocca,
non mi sarei mai aspettata che un bacio potesse provocarmi simili
emozioni,
sono scossa da brividi di piacere che mi attraversano come corrente
elettrica,
il mio naso sfiora il suo e lo sento ansimare proprio come sto facendo
io.
“anche
tu …. allora….hai
bisogno….d’aria” gli sorrido sulle
labbra provocando un ennesimo sfioramento.
“sfacciata….ti
sto dando…..
solo il tempo……. di riprenderti” mi
sorride sornione soddisfatto.
Appena
realizzo cosa ho
fatto mi allontano bruscamente, lo spingo via con le braccia e mi porto
le mani
sulla bocca, ma ormai quello che ho fatto non cambierà.
“questo
non doveva
succedere” non avrei mai dovuto baciare un altro, figuriamoci
dargli il mio
primo bacio. È stato indescrivibilmente bello, ma
è stato un bacio rubato. Non
apparteneva a lui.
“avrei
dovuto dare il mio
primo bacio al mio fidanzato, questo non sarebbe mai dovuto
accadere…”
“dubito
che lui ci avrebbe
saputo fare, probabilmente eri la prima ragazza che baciava, credimi ti
ho
risparmiato un bel po’ di scocciature” sorride e
nonostante io mi senta in
colpa lui non sembra per nulla sconvolto. Lo guardo ma non so cosa
provare,
gelosa nei confronti delle ragazze che ha baciato prima di me? Senso di
colpa
nel sapere che il nostro primo bacio, mio e di Skan non sarà
mai più lo stesso?
Sono una
pessima persona, mi
sono fatta incantare dai suoi sguardi dalle sue parole di conforto e
gli ho
dato esattamente quello che voleva, bacio o non bacio ormai sono una
traditrice, non riuscirò mai a lavare questa colpa dalla mia
coscienza
“ho
tradito tutti, il mio
fidanzato, la mia famiglia, il mio popolo” cado lentamente
nello sconforto,
Aidan abbandona il suo compiacimento e si rende finalmente conto di
come io mi
senta in questo momento.
“Ayla
non è successo nulla
di così grave, è stato solo un bacio e lo
sappiamo solo io e te.”
“Solo
un bacio? Allora era
questo che era per te, ma certo che stupida che sono stata!
Chissà quante ne
hai baciate prima di me e ormai ha perso di significato il valore di un
bacio,
ma te l’avevo detto quanto significava per tutta la mia
gente, per le mie
tradizioni. Ho dato il mio primo bacio ad un ragazzo che non
è il mio fidanzato
e per te non avrà mai nessun significato questo.”
“non
è così, ti sbagli.”
“ah
davvero? Ti conosco da
due giorni e sei praticamente uno sconosciuto”
“non
dovrebbe essere un
problema visto che hai conosciuto il tuo fidanzato il giorno stesso in
cui è
stato dato l’annuncio.” Mi risponde a tono ed io
non so ribattere.
“è
diverso, il nostro è un
accordo politico.”
“e
tu mi piaci Ayla.” Mi
guarda intensamente negli occhi e nonostante provi rabbia e paura le
sue parole
mi rendono felice perché so che in un parte remota del mio
cuore anche io
condivido lo stesso sentimento.
“hai
dato una possibilità ad
un matrimonio combinato e ad un ragazzo che fin dal primo momento
sapevi di non
amare, dal primo momento in cui ti ho incontrato ho sentito qualcosa e
so che
anche per te è lo stesso ed allora ti chiedo,
perché non puoi dare una
possibilità anche a me?”
Mi sta
chiedendo di dargli
una possibilità? Cosa vuol dire?
“cosa
intendi?”
“non
ti chiedo di lasciare
il tuo ragazzo o metterti contro la tua famiglia per qualcosa di
insicuro come
questo rapporto, ti chiedo del tempo e di provare a costruire qualcosa
insieme.
Io credo che possa funzionare tra di noi.”
“non
posso fare così Aidan,
che razza di persona sarei, stare con due ragazzi contemporaneamente
è
assolutamente sleale.”
Mi accarezza
il braccio il
con il dorso della mano. “non credere che a me stia bene
questa situazione.”
“io
sono già fidanzata.”
Ribadisco.
“sei
ancora in tempo per
cambiare idea, per cambiare il corso degli eventi,” si
avvicina e mi bacia
nuovamente.
Mi sta
chiedendo di
riconsiderare le mie scelte, posso ancora cambiare la mia vita non
tutto è
prestabilito ma…
“perché
dovrei scegliere
te?” gli domando scostandolo leggermente da me. è
la domanda che mi tortura dal
primo momento in cui l’ho visto, perché lasciare
il mio sentiero di luce, un
uomo che mi può proteggere, il rispetto della mia famiglia
per uno sconosciuto?
“Perché
tu non potrai mai
amare lui.” E la sua risposta
è così chiara che non posso
faare a meno che convincermi anche io finalmente di non potere amare
Skan. Ma
sarà davvero amore quello che invece sento di provare per
lui?
Mi stringe le
braccia
attorno alla vita come se mi volesse riprendere in braccio. Adesso il
suo volto
si fa più dolce e nonostante la sua ultima frase sia
arrogante è carica anche
di qualcos’altro, forse gioia.
“presuntuoso
fino al punto
da credere che io ti ami?”
“allora
negalo se hai il
coraggio ed io prometto che ti lascerò in pace”
Mi mordo la
lingua. Ha
maledettamente ragione.
Mi sono
innamorata della
persona sbagliata.
Un irritante
manipolatore
dagli occhi magnetici.
Adesso
sì che sono nei guai.
“non
te lo dirò mai” lo
guardo convinta negli occhi, l’ultima cosa che
sentirà uscire dalla mia bocca è
un’ammissione del mio tradimento.
Mi accarezza
le braccia e un
brivido mi percorre da capo a piedi, poi mi punta quello sguardo
suadente nei
miei occhi, sono sul punto di cedere.
“mai
dire mai” si avvicina
pericolosamente alle mie labbra, ho ancora le mani intrecciate ai suoi
capelli,
basterebbe il minimo sforzo per tirarlo nuovamente a me e ripete quel
bellissimo istante in cui la mia coscienza si è persa
all’interno del suo
bacio, ma so che è sbagliato e non posso fare una cosa del
genere a Skan, non
ha fatto nulla per meritarsi tutto questo.
Sembra quasi
che lui
percepisca i miei pensieri e quello che dice dopo mi stupisce, credevo
fosse
egoista e manipolatore.
“puoi
stare tranquilla” mi
sorride con quel suo aspetto enigmatico “non ti
toccherò più.
Nonostante
dovrei essere
felice per quello che mi ha appena detto mi sento colpita dalla
tristezza,
sapere che non ci sarà una seconda volta mi dispiace, non
dovrebbe essere così.
“a
meno che non sia tu a
chiedere” s’affretta ad aggiungere. La sua frase mi
fa scappare una risata
“cosa
ti fa credere che te
lo chiederò?”
Solleva la
mano e mi
accarezza una guancia, il suo tocco è leggero come se mi
stesse sfiorando
tramite una piuma, le sue mani sono perfettamente lisce a differenza di
quelle
di Skan, callose e piene di vene sporgenti…. Mani da
guerriero.
“Diciamo
un settimo senso…”
sorride a sua volta, avrei voglia di spingerlo via e attirarlo
nuovamente a me,
emozioni contrastanti che non riesco a decifrare, la sua vicinanza
è in grado
di confondermi. Quando sono con Skan sono sempre lucida e ogni cosa che
dico è
studiata e piena di filtri che non possano mai lasciare intendere
ciò che
voglio dire davvero, lui invece anche quando non dico nulla sembra
sapere cosa
provo ancor prima che io possa realizzarlo. Questa cosa mi spaventa e
mi eccita
allo stesso tempo.
Trascorre
qualche istante in
silenzio poi il suo sguardo scherzoso ritorna serio.
“Pensi
di potermi dare una
possibilità?”
Mi chiede
molto, potrei
tornare indietro e dimenticare tutto l’accaduto, fare finta
di niente e
interpretare il ruolo della brava ragazza; se lo facessi avrei
rimpianti per
tutta la vita, perché purtroppo mi ha instillato il dubbio,
così come sono
sicura di non potere amare Skan adesso inizio a pensare che potrei essere davvero felice, magari con
Aidan al mio fianco, ma se non gli darò una
possibilità non potrò mai
scoprirlo. Questo è quello che si chiama corteggiamento o
fase della
conoscenza, completamente saltato da me e Skan. Voglio vedere cosa
succede.
Voglio darmi una
possibilità.
Cerco il suo
sguardo e
annuisco, sarà una situazione difficile da gestire ma
l’affronteremo
ugualmente.
“direi
che possiamo provare.”
Sorride e lo
vedo felice per
la prima volta. “menomale, temevo che avresti detto il
contrario, e per la
cronaca, la precedente promessa non vale più.”
“quale
promessa?”
Ma non faccio
in tempo a
parlare che Aidan mi bacia e così capisco che non
c’è più bisogno di dire
altro.
*
Il tempo
sembra essersi
fermato per noi, e questa grotta dove ho dato il mio primo bacio
suppongo sia
divenuto ufficialmente il nostro ritrovo segreto. Adesso che sto
intraprendendo
una relazione con Aidan devo stare attenta, non devo lasciare indizi su
questo
posto o ancora peggio farmi scoprire da qualcuno o per me sarebbe la
fine.
Una carezza
sui capelli
disturba i miei pensieri, quando il suo tocco mi sfiora tutto il resto
sembra
non esistere più.
Guardo
l’anello che ho
ancora stretto nella mano.
“puoi
lanciarlo via tutte le
volte che vuoi se questo può farti sentire meglio.”
Rido,
perché ne ho davvero
voglia.
Si siede
accanto a me e
lascia che la sua mano mi attiri al suo fianco.
Appoggio la
testa sulla sua
spalla come se fosse la cosa più semplice del mondo, come se
l’avessi fatto
chissà quante volte.
“è
ora che tu impari a
nuotare Ayla”
Mi aiuta a
scendere e mi
guida verso il lago.
Inizio ad
annaspare battendo
in piedi sotto di me ma proprio non riesco a stare a galla, Aidan mi
sorregge e
mi prende in braccio vedendo che sono proprio un caso disperato.
È fondamentale
che io adesso impari così da poterlo aspettare nella nostra
grotta e non
destare sospetti…
“credo
che ti serviranno un paio di
lezioni di nuoto…” mi guarda
malizioso.
“e
conosci qualche bravo
istruttore per caso?”
Si china sulle
mie labbra e
mi lascia un altro bacio. “il migliore…”
sussurra.
La magia ci
circonda, ogni
parola persino ogni sguardo adesso assumono un significato diverso.
Mi accompagna
a riva dove
finalmente i miei piedi poggiano sulla terra solida.
“ci
vediamo domani.” Mi dice
sicuro
“come
fai sapere che domani
ritornerò?”
“infatti
non lo so…” alza le
spalle neutro. “mi fido di te.”
“anche
io mi fido di te” gli
rispondo sicura.
“solo…?”
arrossisco e gli
schizzo addosso dell’altra acqua.
“finiscila!”
“tanto
prima o poi lo dirai,
dovrai ammetterlo.”
“lo
dirò dopo che lo farai
tu.” Dichiaro decisa.
“bene.”
Il suo sguardo si
tinge di decisione e sicurezza.
Risalgo le
sponde del lago,
intravedo il sentiero da cui sono venuta, ormai è diventato
così familiare…
“ciao”
lo saluto avviandomi
verso il sentiero, dalle mie spalle sento il suo saluto e poi uno
schizzo
d’acqua che mi avvisa che anche lui ormai è andato
via.
Improvvisamente
mi sento
tremendamente sola e non vedo l’ora che arrivi già
domani.
Questa
giornata è stata la
più speciale della mia vita, forse ancora di più
del mio passaggio d’età e
penso non la dimenticherò mai più, tornare a casa
seppure casa mia è quasi una
tortura, perché so che lì mi aspettano solo
problemi e che questo sentimento di
gioia che sento crescere ogni volta che entro nel bosco mano a mano che
mi
avvicino al villaggio viene rimpiazzato dall’angoscia.
Sono appena
arrivata a casa
mentre vedo Anna che mi corre incontro da una stradina parallela, il
mio anello
ha ripreso il suo posto al dito ed è come se mi avessero
incatenata.
“Ayla
è arrivata questa per
te!” mi porge sorridente un sottile foglio di carta,
è una lettera e sono
meravigliata che qualcuno possa aver scritto proprio a me. La carta ci
è ancora
molto difficile da creare e quei pochi fogli che abbiamo li preserviamo
per
scopi importanti come ad esempio la scrittura delle profezie dei nuovi
nati.
Prendo in mano
la busta
sigillata ancora meravigliata.
“è
successo qualcosa nel
bosco? Sembri così…felice”
per una
volta vorrei che Anna fosse un po’
meno attenta alle mie emozioni.
“come
sai che sono stata nel
bosco?” le chiedo sospettosa.
“stavo
venendo a casa tua
questa mattina quando ti ho vista correre come un fulmine verso il
sentiero che
porta al bosco, ho tirato a indovinare che fossi andata proprio
lì”
“mi
hai seguita?!” sono
terrorizzata al pensiero che abbia potuto vedere qualcosa e la mia voce
tradisce le mie emozioni facendomi apparire allarmata.
Anna fa un
passo indietro e
mi guarda di traverso. “no…ma che sta
succedendo?”
“nulla.”
mi affretto a
inventare una scusa. “ mi era scivolato l’anello
ieri nel bosco e stamattina
sono andata a cercarlo e l’ho trovato
fortunatamente.”
La mia scusa
sembra
veritiera ma lei è ancora sospettosa. “e cosa ci
facevi ieri nel bosco?”
“raccoglievo
delle bacche”
Mi rivolge uno
sguardo
penetrante poi si convince che forse non
sto mentendo e allenta la presa della sua morsa psicologica.
“vedi di stare
attenta allora, se lo scoprisse tuo padre sarebbero guai.”
“si,
certo.”
Rigiro la
lettera tra le
mani.
“non
la apri?”
Non mi va di
aprirla davanti
a lei in verità. “no, penso lo farò
più tardi.” Abbasso la mano contenente la
busta.
“credo
sia del tuo
fidanzato” dice dopo qualche istante lei.
“forse”
ammetto neutra.
“ma
non sei curiosa nemmeno
un po’ di sapere quello che ti ha scritto?”
“guarderò
a casa” ribatto
infastidita. “Anna, non è che per caso ti sei
presa una cotta per Skan?” lei
subito abbassa gli occhi e nega vistosamente dicendo che essendo mia
amica non
potrebbe mai fare una cosa del genere ma poi improvvisamente ha
dimenticato di
avere un impegno e scappa via. La cosa è sospetta e suppongo
che se mi fosse
piaciuto davvero avrei avuto una fitta di gelosia ed invece non sento
nulla.
Mi avvio verso
casa mentre
ripenso alla gelosia che ho provato pensando ad Aidan mentre baciava
altre
ragazze e se provo ad immaginare Skan nella stessa situazione invece
non sento
nulla, questo dovrebbe essere un chiaro segno e dovrebbe farmi capire
una volta
per tutte come stanno davvero le cose.
*
In casa non
c’è nessuno,
sarà da poco passato mezzogiorno ed io sono curiosa di
vedere quale sia il
motivo per cui Skan possa volermi scrivere. Mi siedo sul mio letto ed
inizio a
spacchettare il pacco, dentro ci sono dieci fogli di carta bianchissima
e due
fogli scritti.
“mia
carissima Ayla”
L’inizio
non promette
proprio bene…
“Mi
è dispiaciuto non poterti salutare alla partenza ma
so che sicuramente la tua assenza aveva gravi motivazioni.”
Che
presuntuoso! Come se io
non avessi potuto decidere semplicemente di non venire, visto poi come
si è
comportato ne avevo tutto il diritto!
“manca
poco ormai alla nostra unione, volevo farti una
sorpresa iniziando i lavori della nostra casa in anticipo ma alla fine
sei
venuta a saperlo perciò l’unica cosa che posso
ancora tenerti segreta è la sua
ubicazione… so che sei un tipo curioso ma non fare domande e
lasciati
sorprendere una volta tanto. Mio padre vorrà sicuramente
conoscerti meglio e
suppongo che la prossima volta che ritornerò avrò
il piacere di godere della
sua compagnia.
Nella busta
che ti ho fatto consegnare ci sono dei fogli
di carta affinchè tu possa scrivermi, affida le lettere a
tuo fratello, sarà
lui a trovare un modo per farmele avere, ne abbiamo discusso durante la
cerimonia del tuo passaggio d’età.”
Ecco di cosa
discutevano
quei due… Adesso Skan ha anche la pretesa che io gli scriva,
cosa vuole che gli
dica?
Ciao Skan come
stai? Ho baciato un tritone mentre stavo
affogando nel tentativo di recuperare l’anello di
fidanzamento che mi avevi regalato
e che è accidentalmente
stato
lanciato in mezzo ad un lago!
“ti
scriverò ogni qualvolta ne avrò
l’occasione, non
sentirti troppo triste in mia assenza, pensa allo splendido futuro che
ci
aspetta insieme e soprattutto ricordati di me ogni tanto.
Tuo
Skan”
E dopo questa
lettera la voglia di pranzare mi è completamente passata.
*
I sensi di
colpa che avevo
soffocato per tutta la giornata durante la cena iniziano a risalire a
galla, mi
sento una persona pessima, tradire così il mio fidanzato che
anche se non amo
si preoccupa per me e per il nostro futuro, costruisce la nostra casa
mentre io
trascorro il mio tempo a pensare a quanto non lo ami innamorandomi di
un altro.
Forse dovrei finirla con questa stupida storia, fare finta che nulla
sia mai
accaduto e fare quello che tutti si aspettano da me, sposarmi, avere
dei figli
e condurre una vita monotona come tutte le altre.
“hai
ricevuto la lettera?”
mi chiede Kota durante la cena.
“si”
“…
e quindi? Contenta?” si
aspettava maggiore entusiasmo forse.
“non
ho più fame.” Mi alzo
da tavola per andare nella mia stanza, mio padre mi blocca per il
braccio
voltando la mia mano, l’anello è ritornato al suo
posto e tra il suo sguardo
severo si fa largo un tiepido cenno di approvazione. Non mi dice nulla,
forse
non osa visto le mie ultime reazioni, ha capito che in
quest’ultimo periodo
sono di cattivo umore ed è meglio che mi lascino da sola.
Il sole
tramonta ed anche
questa giornata giunge al termine, riesco solo a pensare al mio bacio
con
Aidan, al mio rapporto con Anna che a causa di questi segreti potrebbe
rovinarsi, al rapporto seppur minimo che avevo con la mia famiglia ma
che più
passa il tempo più sento scivolare tra le dita. Poi, in
mezzo a tutte le mie
preoccupazioni ritorna quella sensazione, quella che Aidan mi ha fatto
provare
quando mi ha accarezzato la guancia e si è avvicinato a me
sfiorando la mia
bocca, faccio scorrere le dita sulle mie labbra ed è come se
potessi
risentirlo.
Appoggio la
testa sul
cuscino desiderando che sia già domani, perché
nel mio mondo che inizia a
crollare Aidan è il mio unico punto fermo.
|
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Capitolo 10 *** Sorpresa ***
Capitolo 9.
Sorpresa!
È
trascorso un mese da quando Skan è partito ed io ho
incontrato Aidan; ogni giorno è diventato per noi un
appuntamento fisso quello
di vederci al lago e incontrarci per trascorrere il tempo assieme
nonchè il mio
momento preferito della giornata.
All’inizio
ero ancora sospettosa e un po’ diffidente ma
con il passare del tempo ho imparato a fidarmi di lui come di nessun
altro
raccontando segreti che non avrei mai rivelato a nessuno, persino ad
Anna. Parlare
con lui è semplice e spontaneo, Aidan mi ha lasciato quello
spazio di cui avevo
bisogno, del tempo affinché poco a poco potessi diventare
sicura di quel che
provavo, ma sono convinta che questo importi poco visto che ci
sarà sempre un
intralcio alla nostra “storia”;
Il mio
fidanzato
e ovviamente,
tutto il
contorno della mia famiglia.
Skan ha
tentato di tenere vivo il suo ricordo scrivendomi
quasi tutti i giorni, io non sapevo proprio cosa fare, non volevo
rispondergli
e in cuor mio lo volevo ignorare facendo finta che quel problema non
esistesse,
rifugiandomi nel mio posto sicuro con la persona che amavo.
Ma le sue
lettere si fecero insistenti ed io ero sempre
più turbata così, anche se avevo deciso di non
parlarne con Aidan, alla fine
gli chiesi consiglio.
Quello fu
l’inizio della mia fine.
*
“Sei pensierosa in
questi giorni”
É
una fresca giornata estiva
e mi trovo al lago più precisamente accoccolata nel mio
solito angolino con
Aidan che mi spruzza con le dita l’acqua fresca sul viso.
È un invito ad andare
a nuotare con lui, lo so bene visto che ormai conosco i suoi
trucchetti, ma non
ho molta voglia di nuotare in questi giorni, penso troppo spesso alle
lettere
che continuano ad arrivarmi ed ai toni di Skan che iniziano ad alzarsi
diventando sempre più irritati non ricevendo le mie
risposte.
“non
ho voglia di nuotare
oggi. Scusami.” Abbassò la testa sulle ginocchia
nascondendomi, ho il terrore
che con una sola occhiata possa leggermi dentro.
“se
non me ne vuoi parlare
non te lo chiederò.”
Non riesco a
guardarlo in
viso perciò butto fuori quello che devo dire nascosta come
una vigliacca. “Skan
mi scrive delle lettere”
Silenzio.
Forse non ha
sentito perché
ho parlato troppo piano.
Dopo qualche
minuto arriva
però la sua risposta, non abbiamo più parlato di
lui da molto, molto tempo.
“e cosa vuole?”
Non riesco a
trattenermi, il
suo tono è talmente aspro che solo vedendo la sua
espressione dura riesco a
comprenderne il motivo.
“ultimamente
vuole soltanto
che gli risponda” il suo sguardo si fa interrogativo e allora
decido di proseguire
“non gli ho mai scritto.
È più di un
mese che continua a mandarmi lettere ogni giorno e credevo che si
sarebbe
stancato di farlo se non gli avessi risposto…ed invece
è sempre più seccato. Lo
percepisco da cosa mi dice.”
Abbassa le
mani nell’acqua togliendole
alla mia vista, i suoi muscoli contratti mi dicono che non è
così calmo come
vuole farsi vedere.
“sei
arrabbiato?” gli chiedo
dopo alcuni minuti di ennesimo silenzio.
“No, per
nulla” si volta dall’altra parte per
non mostrarmi la sua espressione, so che sta mentendo.
“dopotutto
io sono solo l’altro, non
ho nessuno diritto di
avanzare delle pretese.” È triste mentre lo dice.
“ma dovresti scrivergli.” Lo
guardo meravigliata dato che mi aspettavo mi dicesse il contrario.
“tu
dici?”
Aspetta
qualche istante poi
mi risponde deciso. “certo, se non lo facessi si
insospettirebbe, poi parlare
del più e del meno non costa nulla, no? Non gli devi mica
raccontare che ti
vedi con me tutti i giorni…” mi porge una mano ed
io a scanso di quanto avessi
in programma entro lentamente in acqua accanto a lui. Sento quasi che
devo
farlo visto quest’aria improvvisamente tesa che si
è creata nel giro di qualche
istante.
“ma
non sei…come dire, geloso?
Dopotutto è una cosa piuttosto
intima scriversi…” Aidan si siede sulla battigia
accanto a me, l’acqua ci
lambisce dolcemente fino alla vita, per oggi niente lezioni di nuoto.
“Beh,
considerando che sono
io che passo tutti i giorni con te,” si avvicina e mi
accarezza con le dita
bagnate le labbra disegnandone il contorno “e rubo tutti i
baci che dovrebbero
essere suoi,” sorrido a quella frase “qualche
piccola concessione gliela posso
pure fare…”
Mi bacia e rimaniamo
così per un po’. “a patto
che”
Lo interrompo
subito posando
un mano sulla sua guancia “non sei nella posizione di poter
dettare condizioni”
rido pensando a tutto quello che già sto facendo per stare
con lui.
“ah
– ah” scuote la testa
facendo cenno di no, mi imprigiona fra le sue braccia e mi trascina
verso il
largo, ancora non so nuotare così bene da avventurarmi in
zone dove non tocco,
ma il brivido del momento mi fa stringere di più a lui, sono
sicura che non mi farebbe
mai nulla di male.
“adesso,
posso dettare io le
condizioni” mi sorride con quel suo volto angelico.
“domani sarà un mese che ci
conosciamo. Voglio che passiamo tutta la giornata insieme. Niente
scuse”
In questo
periodo ho passato
meno tempo con Aidan perché molte volte dovevo sbrigare
delle cose per il
matrimonio o solo dare una mano nei campi, mi sento in colpa per averlo
trascurato e aver dimenticato addirittura che giorno fosse domani!
“va
bene” dico
semplicemente. Sul suo volto compare un’espressione stupita.
“ma
come? Non ribatti? Non
dici che hai qualcosa di importante da
dover fare a tutti i costi?”
Ignoro lui e
la sua
imitazione di me… “porto il pranzo, ok?”
Il mio tritone
diventa
serio.
“Dici
sul serio allora?”
sono quasi scioccata! Non mi credeva!
“certo
che dico sul serio!
Perciò guai a te se mi fai affogare oggi!”
Mi guarda
divertito e il suo
sguardo mi scioglie come solo lui sa fare. “nel caso non lo
sapessi, amore, sono un ottimo
nuotatore”
È
la prima volta che mi
chiama in quel modo e non posso fare a meno di arrossire e anche dopo
esserci
salutati, continuare a pensare al suo sguardo dolce e a quella parolina
che ha
scacciato tutte le mie angosce.
*
Cammino nel
bosco, percorro
la solita strada come ogni giorno, nel cestino ho portato qualche cosa
per il
pranzo visto che oggi è un giorno speciale per noi.
Trascorrerò tutta la
giornata con Aidan sperando che nessuno faccia troppe domande su dove
sono
andata, oggi è una specie di anniversario visto che
esattamente un mese fa ci
siamo conosciuti.
Il bosco
è più rumoroso
degli altri giorni, solitamente sono sempre attenta ai rumori nel caso
venissi
seguita da qualcuno ma temo ormai che gli animali si siano talmente
abituati
alla mia presenza in quelle parti che quasi si divertano a fare tutto
quel
baccano e spaventarmi. Un rumore di ramo spezzato mi fa voltare
terrorizzata,
poi un tenero batuffolo grigio un coniglietto piccolo e tenero,
saltella via da
un cespuglio e come sempre mi do della stupida per essermi preoccupata
per una
bestiolina innocente.
La mia radura
è bellissima
come sempre, il lago è maestoso e mi avvicino nel mio punto
preferito, un
albero e una roccia che delimita i margini del fiume sono veramente
vicinissimi, giusto lo spazio per un corpo seduto, ed è
lì che mi piace accoccolarmi
quando non ho voglia di fare il bagno, Aidan si appoggia sulla roccia
ed io
all’albero; quasi non sento la differenza tra noi due.
Mi siedo e
sistemo ad arte
il mio vestito sulle foglie dell’erba, oggi ne indosso uno
giallo e mentre mi
preparavo volevo essere particolarmente carina…
Aspetto
qualche istante,
quando mi siedo sotto l’albero è il segnale che
non entro in acqua e che la via
è libera quindi tra un po’ dovrebbe arrivare
Aidan…
Un ennesimo
rumore alle mie
spalle mi fa agghiacciare, passi.
“e
così è questo il tuo posto
segreto…” quella voce, anche a
distanza di settimane sarei ancora in grado di riconoscerla.
“Skan…!?!”
spero con tutta
me stessa che Aidan non si faccia vivo. Scatto in piedi ed il mio
vestito a
balze ondeggia a quel repentino vento che ho generato.
“beh
sorpresa” sussurra
avvicinandosi. Non è cambiato di una sola virgola, sempre
alto e abbronzato, i
capelli sono un po’ più lunghi
dell’ultima volta e gli occhi azzurri sempre
attenti e vigili.
“ma
come…? Perché…?” non
riesco a parlare, vorrei solo andarmene dal lago, se Skan vedesse Aidan
non ci
metterebbe molto a capire che le cose non sono esattamente come
sembrano.
Mi abbraccia e
lo sento
parlare da sopra i miei capelli. “mi mancavi
troppo.”
Si allontana
ed io rimango immobile
pietrificata a quelle sue manifestazioni d’affetto.
“non ti ho scritto perché
volevo farti una sorpresa, sono arrivato questa mattina presto e sono
subito
andato a casa tua a cercarti, ti ho vista uscire, bellissima
più di quanto
ricordassi e così ti ho seguita. Non volevo spaventarti,
perdonami.”
“si,
sono solo molto sorpresa.”
“già,
non ami le sorprese,
me ne ricordo bene.” Sorride prendendomi la mano.
“porti ancora il mio anello”
Beh, come
potrei
sbarazzarmene… “no, in realtà
l’avevo gettato via in fondo al lago…”
lo guardo
seria e lui scoppia a ridere, ovviamente non ci crede per ben due
motivi, 1,
non potrei mai farlo, non mi reputa capace; 2 non so tecnicamente
nuotare
quindi non avrei mai potuto recuperarlo.
“non
hai perso il tuo umorismo
vedo…”
“eh
già… torniamo a casa,
preparerò un bel pranzo per tutti, papà
sarà sicuramente contento di vederti.”
Il mio unico pensiero adesso è farlo andare via di
lì!
“in
realtà anche mio padre
avrebbe piacere di rivederti,” ah già, mi aveva
avvisato che sarebbe ritornato
con suo padre, Armes se non sbaglio...
“bene,
non vedo l’ora di
rivederlo anche io!” prendo il cestino e quasi lo spingo
verso il sentiero di
ritorno, ma Skan si ferma e mi prende per mano.
“Ayla,
perché non mi hai mai
risposto?” Mi guarda serio e i suoi occhi azzurri mi
trafiggono,
improvvisamente sento freddo.
“io…io
non sapevo cosa
scriverti.” Quasi mi stupisco della sincerità
della mia risposta.
Pare pensarci
un po’ su.
“sai, ho iniziato a preoccuparmi davvero, così ho
deciso di ritornare”
La colpa era
mia, non gli
avevo risposto e avevo combinato un gran casino! Avevo rovinato il nostro anniversario e la giornata non
può che andare peggio…
Mi volto un
attimo, alle sue
spalle vedo dei capelli biondi brillare sotto la luce del sole,
è solo un
istante prima che si allontanino verso le cascate, all’ombra
e più al riparo.
Aidan sussurra delle parole “vieni
stanotte” ed io annuisco debolmente, nei suoi occhi
vedo tanta tristezza,
l’uomo di cui non parliamo mai è venuto a
prendermi e mi sta portando via da
lui, ma la cosa che forse lo rattrista di più è
che non può lottare per me,
perché io non voglio che loro due lo facciano, per quanto mi
è possibile voglio
tenere separate queste due parti della mia vita.
“cosa
stai guardando?” Skan
si volta e Aidan scompare sott’acqua.
“nulla,
solo un riflesso
sull’acqua. Torniamo a casa.” tiro un sospiro di
sollievo e prendendolo sotto
braccio ritorno a casa con lui, questa notte sarà molto
difficile per me uscire
di casa, ma non mancherò all’appuntamento, te lo
prometto Aidan.
*
“Cara
Ayla, che piacere
rivederti!” Armes il padre di Skan mi saluta cordialmente,
quando rientriamo a
casa loro sono già tutti lì ad aspettarci. Anche
suo padre non è cambiato,
stessi capelli lunghi e striati di bianco abbronzatura di chi lavora
molte ore
sotto al sole e le stesse rughe da “comando” che ha
mio padre sotto gli occhi.
“buongiorno”
saluto tutti.
“ed
eccoli, non potevano che
essere insieme, questi due ragazzi sono proprio inseparabili”
Armes fa
l’occhiolino a mio padre.
“ancora
poco e sarete per
tutta la comunità la coppia perfetta da cui prendere
esempio” non lo ricordavo
così loquace e soprattutto così attento a tutto,
mi scruta come se dovesse
riportare la mia descrizione su qualche pergamena.
“la
prossima settimana
sarebbe perfetto” aggiunse mio padre. “la cerimonia
si potrebbe svolgere
proprio a casa dei novelli sposi, ormai è praticamente
terminata, poi potremmo
allestire un rinfresco…”
“la
prossima settimana??”
stringo le mani attorno al paniere per paura di lasciarlo cadere per
terra.
“Pensi
che sia troppo tardi
cara?” Skan mi rivolge un occhiata preoccupata.
“no…no.
Devo parlare con il
sarto per vedere il vestito… queste cose richiedono del
tempo…”
“ho
già fatto un salto io
questa mattina” continua papà,
“è tutto pronto, ti aspetta per l’ultima
prova”
Sono
scioccata, mi sento
tradita e pugnalata alle spalle davanti a tutti, vorrei correre tra le
braccia
di Aidan, tutte le persone in questa casa sono mie nemiche…
“ti
senti bene? Mi sembri
pallida” Skan mi sorregge mentre evidentemente stavo per
cadere per terra.
“non
è nulla, solo un
capogiro, vedrai che adesso starò meglio.” Mi
raddrizzo sulle mie gambe e mi
avvio verso la mia stanza, faccio cenno di voler stare un momento da
sola.
“ho
detto qualcosa che non va?”
Skan mi sussurra mentre arrivo davanti alla porta della mia stanza.
“credo
di aver preso troppo
sole oggi, mi distendo un momento e poi vedrai che
starò…meglio.”
“va
bene” mi risponde, ma
non sembra poi molto convinto… come dargli torto, credo di
avere una pessima
cera, quella notizia non ci voleva proprio.
*
Sono sola,
completamente
sola se non considero Aidan e il suo lago lontano anni luce dal mio
mondo, la
verità è che non so cosa fare, come poter
affrontare una cena con tutta la famiglia riunita
senza crollare in
lacrime e confessare tutto. I minuti passano e quando sento Skan
bussare alla
mia porta per assicurarsi che io stia bene capisco che è
giunto il momento che
io mi alzi e mi dia da fare.
La cena
è il momento che
temo di più, ho avuto modo di incontrare Armes solo due
volte, quando sono
salita sul carro assieme a tutta la famiglia e quando è
venuto a casa mia per
il pranzo dello stesso giorno, ricordo fosse abbastanza tranquillo e
silenzioso
ma evidentemente in questo periodo ha pensato ad un lista di domande da
farmi
durante questa fatidica riunione.
“allora
tutto pronto per il
matrimonio? Sei emozionata Ayla?”
“suppongo
di si…insomma chi
non lo sarebbe” rispondo come dovrebbe o potrebbe rispondere
una ragazza
normale del villaggio.
L’uomo
guarda mio padre e
sorride. “questa unione era ciò che ci voleva per
consolidare il nostro potere…
faremo grandi cose assieme”
“ma
non dimentichiamoci
anche di questi ragazzi, senza di loro niente di tutto questo avrebbe
mai
potuto venire alla luce” papà alza un bicchiere
per fare un brindisi,
eccezionalmente del vino è versato anche nel mio giusto per
l’occasione, “ad
Ayla e Skan!”
“Ad
Ayla e Skan” ripetono
tutti in coro tranne me.
Questa serata
è una delle
più lunghe della mia vita, non vedo l’ora di
sgattaiolare via per andare al
lago e parlare con Aidan ma Armes sembra non perdermi
d’occhio un’istante e
sospetto che mi guardi con circospezione quando non presto attenzione.
Impossibile che sospettasse qualcosa, non avevo fatto scoprire quella
faccenda
ad anima viva!
Mentre tutti
gli uomini sono
presi a raccontarsi storie sulla guerra mi alzo da tavola per
tornarmene in
camera mia.
“vado a dormire si
è fatto un po’ tardi per
me” Skan mi si avvicina mentre sto per andare via e mi attira
a sé baciandomi
sulla guancia.
“buonanotte”
mi dice
teneramente, mentre io colpevole come una ladra scappo via in camera.
Forse non
dovrei andare,
tutti sono così buoni con me mentre io sono
un’ingrata, cosa dovrei fare? E se
non andassi al lago? E se non vedessi mai più Aidan? Potrei
davvero essere
felice con Skan?
E mentre
questi pensieri mi
si affollano in testa ho già scavalcato la finestra di
camera mia, diretta
verso il mio solito rifugio. Il lago.
*
Prendo un
respiro profondo
mentre l’acqua gelida inizia ad abbracciare la mia pelle come
affamata, non
posso correre rischi, devo andare dietro la cascata ad aspettare Aidan
nel caso
non sia già arrivato, quando oggi Skan mi è
spuntato davanti credevo sarei
potuta morire d’infarto.
L’acqua
è fredda e cerco di
non bagnare i capelli che rimangono legati con delle forcine tutti
attorno alla
nuca, avevo dimenticato però la cascata che
irrimediabilmente bagna quel che io
avevo salvato dal gelo dell’acqua.
Quando entro
ho appena il
tempo di scostare il sale dagli occhi che Aidan è
lì davanti a me, chissà da
quanto aspettava…
“mi
dispiace! Mi hanno
tenuta sotto stretta sorveglianza e non riuscivo a venire via
prima” mi scuso
prendendo posto accanto a lui, la sua espressione è cerea,
scuro in volto dalla
rabbia spero non ce l’abbia con me per il ritardo.
“quello
che ho visto
stamattina, accanto a te… è lui Skan
vero?”
Lo disse con
tale freddezza
che quasi mi venne la pelle d’oca.
“Si
è lui. Non so come abbia
fatto a non sentirlo nella foresta, ti giuro che non volevo portarlo
qui!” mi
bruciano gli occhi, non so se sia colpa del sale o altro.
“oh
ne sono sicuro, ma vedi
c’è un problema…”
guardò dietro di me, attraverso la cascata.
“che
problema?” mi giro per
capire di cosa stia parlando.
“nulla,
lascia stare, te ne
parlerò dopo. Adesso devo chiederti una cosa davvero
importante”
“che
cosa?”
“Quanto
tieni a me, Ayla?”
come quella volta sono intrappolata, le sue mani non mi sfiorano ma il
suo
sguardo si è incatenato al mio.
“noi
ci frequentiamo già da
un po’” inzia serio. “voglio sapere se
è cambiato qualcosa tra te è lui. Voglio
sapere la tua scelta AYLA, non posso più aspettare, non
chiedermelo.”
“no,
non si può” gli faccio
eco io pensando al matrimonio tra tre giorni.
“tra
tre giorni mi devo
sposare” e quelle parole gli arrivano come degli schiaffi in
faccia.
“Capisco….
a quanto pare mi
sbagliavo” sento che gli costa molto ammetterlo, allontana il
viso dal mio
facendo ricadere le punte dei suoi capelli ormai asciutte sugli occhi.
Vederlo
così ferito, mi fa
star male.
Lo amo. Ne
sono certa.
Questo tritone presuntuoso, irriverente, inquieto ha fatto crollare
tutto
quello in cui ho sempre creduto. La vita adesso vacilla, se lo fermassi
adesso
che cosa ne sarebbe di me? Del mio orgoglio? Della mia
onestà?
L’unica
cosa che so è che se
lo lascerò andare non me lo perdonerò per tutta
la vita, l’unico uomo che ho
mai amato.
“Aidan”
pronunciare il suo
nome a voce alta mi provoca un brivido. Gli afferro il braccio,
è ancora
abbastanza vicino da poterlo fermare.
“mi
hai chiesto quanto tengo
a te… ”
Il suo sguardo
si solleva,
sta cercando di capire dove voglio arrivare.
“Skan
non è spavaldo o
presuntuoso nè arrogante, impulsivo e” lo vedo
irrigidirsi mentre elenco
seccatamente tutti i suoi difetti ma mi fermo, sto per dire la
verità, per
quanto mi sforzi… “semplicemente non è
te.”
Mi guarda
negli occhi, leggo
nel suo sguardo la confusione, non capisce cosa io voglia dire.
Il mio tono si
addolcisce,
mai avrei pensato di dirgli quelle cose, “per
questo”
Mi avvicino
cercando la sua
mano “non lo amo.”
Trovo la sua
mano nello
stesso istante in cui lui l’afferra e me la stringe, vedo in
lui di nuovo
quella luce che prima si era spenta.
Mi stringe a
se, sento il
suo petto caldo, il suo cuore battere forte come il mio, i miei capelli
mi
ricoprono la schiena ed io sento le sue mani stringermi i fianchi,
avevo giurato
a me stessa di non ammettere mai i miei sentimenti, non prima che
l’avesse
fatto lui ed invece mi ritrovo a perdere questa battaglia,
perché è proprio
quello che sto facendo, ma quando ho visto i suoi occhi incupirsi ho
capito che
tutto l’orgoglio del mondo non vale nulla in confronto al suo
amore e che
questa battaglia è necessario che io la perda.
“perciò…”
Sento le sue
dita
intrecciarsi nei miei capelli, mi volto per rimproverarlo ma quando mi
trovo
quegli occhi contro, le mie lamentele si spengono ancor prima di uscire
dalla
bocca.
“dillo”
mi soffia contro.
“ti
amo Aidan.” E questa è
la mia sconfitta.
“ti
amo anch’io, dal primo
momento il cui ho preso tra le mie braccia il tuo esile corpicino pieno
d’acqua” sorride ricordando quando stavo rischiando
di annegare se non fosse
stato per lui…
“ed
eccoti la mia proposta,
Ayla della terraferma.”
Mi sfiora la
bocca con
l’indice accarezzando le labbra.
“Vieni
via con me. Vivremo
insieme per sempre.”
|
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Capitolo 11 *** Il sentiero d'ombra e l'occhio di tigre ***
Capitolo
10. Il sentiero
d’ombra e l’occhio di tigre.
“ti
amo Aidan.”
“e
allora vieni via con me,
vivremo insieme per sempre.”
“ma
la mia famiglia…?”
chiedo più a me stessa che a lui. Non avrei mai pensato
potesse chiedermi una
cosa del genere, non l’avevo contemplato nei miei piani.
Aidan
mi accarezza il viso
rassicurante. “non gli è mai importato nulla di
cosa volessi tu.”
“ma
come…? Come potrei
sopravvivere nel tuo mondo?”
“ci
sono pozioni,
rimedi, non ti devi preoccupare di questo. L’unica
cosa che voglio sapere è
se davvero lo vuoi. Non si torna indietro.”
Lo
guardo negli occhi. Non
sono sicura di nulla in realtà, è tutto troppo
confuso e vago, come potrei dare
una risposta così definitiva?
“lo
so che può essere
difficile per te accettare una nuova realtà, ma riflettici
bene… tra tre giorni
sposerai lui e allora sarà troppo
tardi.”
Nascondo
il viso sulla sua
spalla. Tutto questo mi sta confondendo, se Skan non fosse arrivato
avrei
continuato la mia solita vita ma la verità è che
sto solo facendo finta che
tutti i problemi non esistano e per un po’ di tempo tutto
è andato bene ma
adesso mi ritrovo alle strette e devo prendere una decisione.
Passano
alcuni minuti lunghi
come un’eternità poi le mani di Aidan mi
allontanano da lui.
“scusa,
ho sbagliato a dirti
di scappare con me.” si rimangia in un attimo tutte le cose
che mi ha detto
prima, senza lasciarmi nemmeno il tempo di pensare
“è solo che… credevo che
anche tu lo volessi.”
“ma
io lo voglio.” Dico in
un sussurro ma lui è già sparito.
Esco
dalla grotta senza
nemmeno pensarci un secondo e rientro in acqua per seguirlo. Non ho
imparato
ancora molto bene a nuotare, diciamo che riesco a stare a galla ma in
quanto a
velocità lui mi batte di gran lunga. Non appena esco fuori
lo vedo, è a qualche
metro da me e nonostante mi affretti a stargli dietro sembra
irraggiungibile.
Lo
chiamo. Grido il suo
nome.
Sono
esausta e non riesco
più a nuotare. Inizio a bere un po’ di acqua
salmastra mentre mi sento
trascinare verso il basso.
In
un attimo lui ritorna da
me allacciando le sue mani attorno alla mia vita per sostenermi.
“sai
che non so nuotare” mi
aggrappo al suo collo mentre sento ancora in bocca il sapore salato
dell’acqua.
“e
allora non dovevi
seguirmi” me lo dice con tono serio eppure non mi sta
riportando a riva,
rimaniamo sospesi in mezzo al lago con la luna che ci accarezza, sotto
questa
luce magica i suoi lineamenti sono splendenti.
“non
voglio che finisca
così.” Ho
gli occhi lucidi, non voglio
che mi abbandoni, non voglio che mi lasci.
“hai
scelto di restare sulla
terra ferma. Hai scelto lui.” dalla sua espressione trapela
la sua rabbia ma
anche il suo dolore, è arrabbiato e ferito.
“ma
io non ho mai detto
nulla del genere! Se fossi rimasto un altro istante avresti sentito la
mia
risposta, ma non fai che scappare e a questo punto non so se sia un
bene…!”
Il
suo volto cambia
espressione sorpreso.
“è
quello che hai sempre
voluto tu. Non hai idea di quanto avessi voglia di uscire allo scoperto
stamattina
stessa! Avevamo detto che avremmo passato la giornata insieme e quando
arrivo
vedo quello che ti porta via. Come
credi mi sia sentito? Un’idiota in mezzo alla radura!
L’ho fatto solo per te,
tu non vuoi che mi intrometta e ti ho lasciato fare, ma non riesci a
vedere
quanto io ci stia male…”
Lacrime
calde escono dai
miei occhi ma quasi non le sento scendere. Quanto dolore, ho fatto
soffrire
tutti per il mio egoismo.
Non
avrei mai immaginato che
potesse provare tutte queste cose, tutto per causa mia e della doppia
vita che
ho iniziato a condurre. Senza di me starebbero tutti molto meglio. Lui non soffrirebbe più.
“mi
dispiace.
Io…” singhiozzo, sotto di me
sento l’acqua che si sposta spinta lentamente dalla sua coda
che ci mantiene a
galla entrambi; sto per abbandonare la mia ancora, ma se ami qualcuno
devi
lasciarlo andare.
“non
merito nulla. Se puoi,
perdona tutto il dolore che ti ho causato. Dimenticami.”
mi divincolo dalla sua presa che nel frattempo si era allentata, forse
finalmente si sente libero, mi dirigo sola verso la riva con la mia
andatura
goffa e lenta.
È
finita, sono certa che
ormai sia finita. Aidan sarà già sparito dietro
di me ed io sarò completamente
sola per il resto della mia vita.
Come
ho fatto ad essere così
cieca? Tutte le sue occhiatacce all’anello di Skan, i cambi
di discorso
repentini quando si entrava in argomento, tutte le volte che gli ho
detto di
starne fuori perché era una cosa tra me e lui.
L’ho fatto sentire inutile, sono
sempre stata io a farlo sentire “l’altro”.
Perdonami
se puoi.
Scorgo
un movimento dietro
le foglie di un albero, sono quasi arrivata a riva ma la sua voce mi
ferma.
“poi
dici che sono io che
scappo.”
“perché
sei ancora qui?” e
non lo sto rimproverando solo che ero convinta fosse andato via visto
come mi
sono comportata.
“non
ho molta
altra scelta” sorride ed il suo
sorriso mi scioglie e rassicura allo stesso tempo, in un attimo
è come se la
burrasca di prima fosse passata. Continuo a piangere mentre sento le
sue
parole.
“Ayla
della terra ferma, sei
l’umana più cocciuta che io abbia mai
incontrato.” Mi abbraccia ma io non
faccio altro che continuare a piangere, ho la vista annebbiata e non
capisco
cosa stia succedendo.
“e
ne hai conosciute tante
di umane?”
Sorride
“può darsi” e sento
una morsa stringersi sul mio petto, i miei muscoli si irrigidiscono
mentre
ritorna a sostenermi, mi accarezza la schiena e sento la tensione
sciogliersi
così come è arrivata.
“ma
non ho conosciuto mai
nessuna ragazza come te, sirena o umana. Tu sei unica.” Il suo sguardo e la sua
espressione diventano
dolci, non l’ho mai visto guardarmi in questo modo, non ho
mai visto nessuno
farlo. Mi sento sempre più in colpa, sto precipitando in un
baratro.
“ti
ho causato solo dolore,
sarebbe stato meglio che non ci fossimo conosciuti.” Dico
così eppure continuo
ad abbracciarlo appoggiando la fronte contro la sua spalla.
“scherzi?
Prima la vita era
così noiosa!”
Cosa
ho fatto per meritarmi
tanto amore? Avrebbe potuto voltarsi e andarsene con il suo mondo e
tutti i
suoi misteri ma è rimasto con me.
“te
lo richiederò un’altra
volta visto che la prima è andata un po’
male…” mi prende le mani e se le
allaccia attorno al collo costringendomi così ad un faccia a
faccia. Mi
accarezza le guance cancellando le lacrime, si avvicina lentamente
osservando
la mia bocca, io guardo la sua desiderando colmare quello spazio.
“portami
via da qui”
Il
suo sguardo si illumina.
“dimmi solo quando”
”ora”
Mi
bacia.
Qualche
istante rubato al
tempo e le nostre labbra e i nostri cuori ritornano a battere
all’unisono.
Stringo
le mie braccia
attorno al suo collo mentre le mie mani accarezzano i suoi capelli
soffici e
umidi, Aidan mi sorregge stringendomi a sé, la sua mano
è intrecciata nei miei
capelli e mi guida attraverso quel bacio da capogiro.
Appoggia
la fronte contro la
mia senza fiato e chiude gli occhi.
Qui,
stretta fra le sue
braccia, in mezzo ad un lago dall’acqua salata, mi sento
finalmente a casa.
Un
altro rumore dietro agli
alberi, questa volta più forte ci costringe a girarci
entrambi.
“sapevo
che c’era qualcosa
sotto. Ma non potevo pensare che…” Skan
è in piedi, furioso e con un grosso
tronco in mano tenuto in maniera piuttosto minacciosa.
“aspetta
Skan, non fare cose
di cui potresti pentirti!” pallida cerco di avvicinarmi a
riva, Aidan mi trattiene
da dietro, sembra turbato ma non sorpreso quanto me.
“è
pericoloso” mi sussurra
nell’orecchio.
“non
mi farà del male” cerco
di avvicinarmi piano mentre Aidan parla “quanto ancora avevi
intenzione di
starci a spiare, eh Skan? Non credere di essere poi così
silenzioso…”
“esci
dall’acqua damerino,
vediamo quanto sei spiritoso quando ti spaccherò tutti i
denti!”
Minaccioso
si avvicina
all’acqua, io con le mai alzate in segno di resa cerco di
calmarlo, è
arrabbiato ma non voglio che faccia del male ad Aidan, deve vedersela
con me, è
colpa mia dopotutto.
“non
credere che non lo
farei se potessi,” alzò una pinna della coda
brillante e Skan vacillò.
“demone”
sussurrò a labbra
strette.
“è
un tritone, mi ha salvato
la vita” sono abbastanza vicina adesso.
SPACK
Uno
schiaffo di una forza
inaudita mi arriva sulla faccia ed io cado dentro l’acqua
stordita per aver
perso l’equilibrio.
“Sgualdrina!”
mi grida
addosso.
“solo
un animale primitivo
può alzare le mani su una ragazza!” Aidan mi si
avvicina mentre io tengo una
mano sulla guancia dove sento pulsare ancora la sua mano. Non avrei mai
creduto
potesse essere violento, che potesse farmi del male, non lo amavo ma di
certo
mi fidavo di lui.
“non
ho certo paura di un
demone con la coda, se non vuoi uscire tu allora sarò io a
venire a prenderti.”
“va
via Aidan!” gli grido
preoccupata mentre Skan inizia a farsi largo per entrare in acqua.
“fatti
sotto bestione, è
il mio regno questo, non il tuo.”
Non
ho idea di cosa stia
facendo ma ha attirato tutta l’attenzione su di se e adesso
Skan è davvero
furente.
Ho
paura per quello che può
succedere.
Skan
mena dei fendenti con
la mazza improvvisata verso Aidan, grido gettandomi in acqua, non mi
importa se
può colpire me, non voglio che gli faccia del male!
“è
con me che devi vedertela
Skan! Lascialo in pace!” mi metto proprio davanti a lui
nonostante Aidan mi
stia gridando di andarmene via di lì.
Skan
abbassa la mazza con
mio sollievo. “sei diventata completamente matta Ayla? Non
è un umano, è una
bestia feroce e pericolosa, ti ha fatto il lavaggio del
cervello!”
“bene,
se è così feroce come
dici allora dimmi… perché sulla mia guancia
livida mi ritrovo l’impronta delle
tue mani e non delle sue?” sono arrabbiata e nonostante stia
piangendo tento di
mantenermi autoritaria. Devo allontanarlo dal lago perciò mi
addentro nella
foresta correndo, non so che fine farò e sono terrorizzata a
morte se penso che
potrebbe picchiarmi ancora ma non permetterò più
a nessuno di dettare ordini
sulla mia vita, la prossima volta che vedrò Aidan
fuggirò con lui.
Non
ho più motivi per
restare in questo mondo di falsità.
*
“Ayla!”
il mio piano sta
funzionando, la voce di Skan mi ha quasi raggiunta, ho paura che mi
possa fare
del male, spero che quella mazza di legno gli sia sfuggita di
mano…
Ad
un tratto sento uno
strattone, la sua mano si è stretta attorno al mio polso
fermando bruscamente
la mia corsa.
Ho
il fiatone e la vista
annebbiata, ma una cosa la so, sono in trappola.
Lo
guardo senza dire una
parola, dopotutto mi ha visto baciare un altro uomo,
cos’altro potrei dire?
“fuggi
via così, senza
nemmeno darmi una spiegazione, non pensi lo meriti almeno?”
È
severo ma dalla sua voce
sento anche che è distrutto, forse in fondo, mi amava
davvero.
“Cosa
vuoi che ti spieghi?” gli
grido contro.
“vi
ho visti. All’inizio ti
ho seguito nella foresta, sapevo ci fosse qualcosa di strano, insomma
portare
il pranzo per due in una foresta semisconosciuta… ho pensato
ti dovessi
incontrare con qualcuno. Poi questa notte ti vedo sgattaiolare via di
casa per
ritornare in quella radura, ho aspettato molto dopo che ti ho vista
sparire
dentro la cascata, quasi non credevo ai miei occhi. C’era
un altro uomo con te. Ho tentato di capire la situazione ma
dal modo in cui ti toccava, e come
ti
ha baciato.”
Freme
ricordandosi di quel
momento
“non
c’erano dubbi.”
Rimango
in silenzio senza
sapere come giustificarmi, cosa dirgli, ma non posso negare nulla del
suo
racconto.
“a
me non hai mai permesso
nemmeno di avvicinarmi” la sua ultima frase è
quasi un rammarico ma mi colpisce
in pieno petto, è vero a lui non l’ho mai
permesso, ogni volta che mi sfiorava
mi tiravo indietro e avevo sempre quella sensazione sgradevole di aver
fatto
qualcosa che non dovevo, ma con Aidan era diverso. Con lui non mi
sentivo
sbagliata ma me stessa. Ero davvero libera.
“da
quanto va avanti?” chiede
secco.
“da
quando sei partito”
“quindi
lo hai conosciuto
dopo?”
“dopo
cosa?” lo guardo
stranita.
“dopo
la cerimonia, dopo la
mia partenza, non fingevi quando eri con me è questo che
voglio sapere. Tutta
la tua timidezza e il tuo timore… facevi sul
serio?”
“Certo
che facevo sul serio
Skan! Non l’ho deciso io!” mi allontano facendo
qualche passo indietro, “io ci
ho creduto davvero, ho creduto in noi e in questo matrimonio ma
è stato uno
sbaglio sin dall’inizio.”
“non
ci hai dato abbastanza
tempo” ribattè lui. “e non appena sono
andato via hai trovato qualcun altro in
cui buttarti tra le braccia!”
“non
mi sono buttata tra le
braccia di nessuno! È capitato e basta. L’amore
non si programma.” Ripenso a
quando ho visto Aidan ed il mio cuore è preso a battere
all’impazzata. “e poi, certe
cose si capiscono sin dal primo momento. Ed io avevo capito che noi non
eravamo
fatti per stare assieme ma ho voluto chiudere gli occhi davanti
all’evidenza.”
“quando
ti ho vista la prima
volta ho capito che ero già innamorato perso di te, ma per
te non è stato
così.”
Lui
mi amava? Sin dal primo
momento ha avuto davvero un colpo di fulmine e si è messo in
gioco per me. Come
se non bastasse ricomincio a sentirmi in colpa, in colpa stavolta di
non
poterlo ricambiare.
“non
puoi dire sul serio
Skan, tu non puoi amarmi perché noi nemmeno ci
conosciamo!”
“chiamalo
istinto o come
diavolo vuoi tu, ma non dire a me cosa posso o non posso
provare!” si altera.
“io
non posso continuare con
questa farsa… non posso sposarti.” Ecco,
finalmente l’ho detto.
“che
ne sarà di tutti i
piani che abbiamo fatto? L’unione dei nostri clan? Non pensi
a tuo padre, al
tuo villaggio?!”
“certo
che ci ho pensato! Non
è una scelta presa alla leggera, ma non posso vivere per
accontentare gli
altri!” finalmente l’Ayla tranquilla e sottomessa
è stata ricacciata indietro e
posso esprimere quello che penso davvero.
“siete
stati sempre pronti a
dirmi cosa fare e quando farlo, mio padre ha sempre creduto che fossi
una
figlia da far sistemare e ha trovato un accordo più che
vantaggioso per
risolvere tutti i suoi problemi, pensi che qualcuno abbia chiesto la
mia
opinione? NO, certo che no. Dopotutto io sono solo una donna e non
conto nulla,
il mio unico obiettivo nella vita è sposarmi e mettere al
mondo i figli. Ma io
non sono questo, io voglio di più per me. Per questo non
posso legarmi a te.”
Resta
in silenzio mentre io
riprendo fiato, ho detto tutto in fretta prima che le parole fuggissero
via, fa
qualche passo avanti e indietro mentre lo vedo riflettere, poi mi
risponde con
calma.
“Non
possiamo fare
finta che tutto questo non
sia mai successo? Io adesso sono qui, sono tornato e non ti
lascerò più. Non
puoi provare a stare con me così come stai con
lui?” il suo tono diventa più
cedevole quasi disperato e vederlo così mi sta lacerando il
cuore, piango
lacrime amare perché ancora una volta lui non capisce e
tocca a me dirglielo.
“non
posso Skan” dico tra un
singhiozzo ed un altro, le lacrime che si erano fermate giusto per
farmi
parlare in maniera lucida hanno ricominciato a scendere.
“perché?”
Perché
non lo capisce?
“io
lo amo.”
Mi
guarda fisso per un lungo
minuto “non ci sarà nessun accordo
così, ne sei consapevole?”
Annuisco
cercando di capire
come ha preso la situazione.
“devo
tornare indietro,
informare gli altri e tutto il resto.” Si volta verso il
sentiero da cui siamo
arrivati, la sua calma mi fa rabbrividire.
“perché
è andata così?”
sussurra.
“era
scritto nel mio
destino, era solo questione di tempo.”
****
Scivolo
con la schiena
contro il tronco e mi raggomitolo su me stessa. Sono bagnata dalla
testa ai
piedi e sento tutte le foglie appiccicarsi addosso fastidiosamente ma
ormai non
mi importa. Non credevo potesse finire tutto così
rapidamente, nonostante i
primi tentativi di ucciderci entrambi Skan sembra aver preso bene la
rottura
anche se gli ho spezzato il cuore irrimediabilmente. Alla fine anche
quell’ultima profezia sul mio conto si è avverata,
gli splendi occhi screziati
di Aidan mi hanno condotto alla fine della mia vita ma adesso sono
finalmente
libera, possiamo star insieme davvero e posso andare via con lui! Non
mi pento
di nulla, certo le cose sarebbero potute andare meglio ma sono
ugualmente
soddisfatta.
Con
questi pensieri che mi
riempiono di gioia mi alzo traballante stringendomi le braccia sul
corpo,
inizio a sentire freddo senza nemmeno il sole a potermi riscaldare,
rabbrividisco stringendomi al mio vestito bagnato e
m’incammino verso il lago
con il cuore più leggero. La giornata che è
appena passata è stata l’ultima in
cui ho potuto vedere la mia famiglia, la mia amica, senza nemmeno che
lo
sapessi oggi gli ho rivolto le mie ultime parole.
Ma non mi importa più, voglio solo ritornare da lui, gettargli le braccia al collo e farmi portare
dovunque lui vorrà.
“povera,
piccola, Ayla.” Una
voce sinistra riempie l’aria alle mie spalle, la serata non
è ancora finita e
sembra non finire mai. Armes, il padre di Skan è fermo nel
centro del sentiero
dove poco prima era scomparso suo figlio.
Ma
che sta succedendo?
Da
quanto è lì?
Sbatto
furentemente gli
occhi pensando di essermelo solo immaginato ed invece quando li riapro
è ancora
lì, a fissarmi con i suoi occhi ridotti
a due fessure sinistre.
“serata
insolita per andare
a spasso nella foresta completamente zuppa, non trovi?” mi
scruta dall’alto in
basso senza neppure muoversi. “Sapevo che avresti causato
guai dal primo
momento che ti ho vista, occhi come i tuoi sono più
pericolosi di un intero bastimento
di guerrieri e sai perché?”
Continuo
a guardarlo mentre
prosegue nel suo monologo, a quanto pare non ha bisogno che io
intervenga.
“perché
chi pensa con la propria testa è un
pericolo, per se stesso e gli
altri. Sei più intelligente di quanto tuo padre non creda,
che peccato… saresti
stata una valida aiutante nel nostro grande piano ma ahimè,
tuo padre anziché
coinvolgerti ha preferito escluderti e sei diventata ancora
più pericolosa.”
Muove qualche passo mentre continua a parlare in tono lento e calmo
“creature
interessanti ed estremamente incomprese le
donne.”
“non
sposerò più suo figlio”
metto subito in chiaro quasi sulla difensiva, quell’uomo ha
un aria malvagia e
non vorrei trovarmi da sola con lui.
“oh
non ti preoccupare cara,
so già tutto.”
“ma
come…?” come poteva
saperlo? Doveva essere nascosto lì nei paraggi mentre io e
Skan discutevamo,
doveva essere l’unica cosa plausibile.
Scacciò
la mia domanda come
fosse una mosca che lo stesse infastidendo. “non importa,
dobbiamo porre
rimedio a questo spiacevole disguido… vedi non ho intenzione
di far saltare
tutti gli accordi presi, i nostri popoli dovranno unirsi
perchè solo insieme
potremo crescere e diventare più forti. Ma senza di te, come
potremo mai fare?”
“non
ho intenzione di
aiutarvi, dovrete fare a meno di me!”
“temo
purtroppo che tu ci
aiuterai lo stesso, sai saresti stata più utile da
viva,” sgrano gli occhi non
capendo quali siano le sue intenzioni. “e non
proverò neppure a convincerti a
cambiare idea, leggo dai tuoi occhi che non potresti mai tornare sui
tuoi
passi… oh quest’orgoglio
prima o poi ci
ucciderà tutti…”
Si
avvicina pericolosamente
a me poi si sporge verso il mio orecchio.
“mi
dispiace molto, ma è
l’unico modo.”
Sento
una fitta di dolore
spargersi dal mio stomaco fino al mio petto mentre qualcosa di duro
freddo
metallo mi dilania la carne. Armes mi si allontana mentre mi porto le
mani al
petto, sento un enorme calore provenire dallo squarcio e del sangue
iniziare a
sgorgare come un fiume in piena. Gli lancio un’occhiata di
tradimento e di
orrore.
Cado
sulle mie gambe mentre
sento le forze venire meno. Il cuore mi batte in petto come un tamburo
mentre
il sangue continua a colare.
“è
così che vi ricorderò per
sempre, come un vile e un assassino.” Sibilo notando al suo
collo una pietra
screziata di giallo e nero, come ho fatto a non averla mai notata prima
eppure
ce l’ha dalla prima volta che la vidi sul carro.
Un’altra delle profezie si
avverava, l’occhio di tigre mi aveva portata alla morte, ma
non si trattava di
Aidan ma di Armes.
L’uomo
si allontana da me
con in mano ancora il pugnale sporco di sangue, mi volta le spalle e se
ne va
come se nulla fosse successo, probabilmente pensa che io possa morire
di lì a
poco ma si sbaglia, non morirò in quella foresta.
Cerco
le forze per non
tremare e riesco a rialzarmi trascinandomi a tentoni lungo il sentiero
che
porta al lago tenendo ben premuta la ferita che ad ogni passo mi toglie
il
fiato.
Ancora
poco continuo a
ripetermi, ancora qualche passo e arriverò da lui,
sarò salva.
Sono
quasi arrivata mentre
le gambe iniziano a cedere, mi bruciano gli occhi mentre sento il
respiro farsi
più veloce, crollo sulla riva con il suo nome ancora sulle
labbra.
“Aidan!”
Una
figura in lontananza mi
si avvicina e mi prende con cautela tra le braccia, il suo volto
persino per la
mia vista appannata è una maschera d’orrore.
“è
stato Skan?!” quasi mi
grida disperato.
Le
parole mi muoiono in
bocca, chiudo gli occhi, mi sembrano così pesanti…
Le
sue labbra si posano
sulle mie, andrà tutto bene, adesso siamo insieme e dovunque
andremo
sicuramente potrò salvarmi, non è una ferita
letale…no? Sarei già morta a
quest’ora, o forse sono già morta ma non ne sono
consapevole. Sento delle gocce
d’acqua cadere sul mio viso, piove? Sta piovendo? No,
qualcuna è salata, sono
lacrime.
Perché
piangi? Vorrei
dirgli. Perché siamo ancora fermi nella radura? Ma sembra
che respirare mi
costi molto così risparmio le mie energie concentrandomi sul
quel semplice
movimento, inspira espira.
È
buffo, sembrerà strano ma
ho già immaginato la mia morte, di solito ero sempre
abbastanza vecchia e ormai
pronta per andarmene, distesa in un letto attorniata dai miei nipoti,
una morte
lenta ma pacifica e priva di dolore con i ricordi di una vita che mi
scorrevano
davanti mentre aspettavo di addormentarmi per sempre.
Ma
la visione che ho adesso
della morte è molto diversa.
Morire
non è come mi
aspettavo.
Fa
male. Ed è sbagliato.
Non
voglio morire, non
adesso.
Ci
sono troppe cose che
vorrei fare e che ancora non ho fatto in vita mia. Non sono pronta a
tutto
questo.
La
mano di Aris scivola
sulla mia ferita e mi ridesta dai miei pensieri, l’accarezza
lievemente, poi lo
sento sfiorarmi la testa mentre l’appoggia alla sua spalla,
è come se fossi una
bambola di pezza appesa a metà tra la coscienza e
l’oblio.
Un
ultima carezza sul mio
viso come ad asciugare le mie lacrime, poi la sua mano scende sul mio
petto e
sento dalle sue dolci mani che molte volte mi hanno accarezzata, mi hanno protetta, affondare nel mio
petto mentre un urlo strozzato risale dalla mia gola.
Lo
amo ma allora perché? Cosa
sta succedendo?! È la
persona di cui mi fido, che mi è stata sempre accanto per
tutto questo tempo! La
voce grida nella mia testa ed io con uno sforzo estremo mi dimeno tra
quelle
braccia che molte volte mi hanno accolto ma che stavolta mi stanno
strappando
la vita, voglio impedirglielo.
Un
dolore lancinante mi
preme sul petto mentre sento le sue dita ora artigli, scavare dentro
alla
ricerca di qualcosa.
“smettila,
ti farà solo più male” non
so se quella voce ha risuonato nella mia testa o era
davvero lui che mi stava parlando, ma il dolore è troppo
forte ed io non posso
fare altro che abbandonarmi tra le braccia della persona che avevo
amato di più
in tutta la mia vita, di quella che mi sta uccidendo.
“Se
oscurità sarà la tua scelta, vivrai appieno ogni
istante ma il sentiero s’interromperà
bruscamente.”
Le
ultime parole di quella
profezia riecheggiano nella mia mente, è ormai troppo tardi
per ulteriori
ammonimenti, ho scelto la mia strada e ne pagherò le
conseguenze a testa alta. È
sempre stato questo il suo piano? Skan aveva sempre avuto ragione
quando mi
accusava di essere stata soggiogata? Sento di amarlo ancora ma il
dolore mi
stordisce e non riesco a capire perché una persona che ami
dovrebbe farti
qualcosa di simile. Il dolore diventa insopportabile, le mie mani
chiuse a
pugni si rilassano, sento la vita che ormai mi sta abbandonando; tra
qualche
istante sarò morta.
Aidan
preme la sua bocca
sulla mia fronte poi si avvicina al mio orecchio e sussurra le ultime
parole
che sentirò in vita mia, il suo alito caldo sulla mia pelle
è ancora così
piacevole…
“adesso,
staremo insieme per sempre.”
Apro
gli occhi di scatto a
quelle parole mentre con un unico gesto fluido strappa
il mio cuore
dal petto.
Quindi,
morì.
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Capitolo 12 *** Epilogo - La fine della storia, l'inzio del futuro ***
Epilogo
Il tritone
stringeva tra le sue mani sporche di sangue il
corpo della sua amata con gli occhi spalancati in un’ultima
espressione di
dolore e orrore allo stato puro.
L’acqua
attorno a loro si era tinta di un rosso vivo e
aveva macchiato la sua purezza cristallina con una cosa tanto oscena
come il
sangue di un’innocente. Le avvicinò la mano libera
per chiuderle gli occhi, non
riusciva a lasciarla andare, sembrava quasi che stesse dormendo, se non
fosse
per tutto quel sangue e per quello squarcio enorme nel petto che gli
rammentava
cosa aveva appena fatto.
Ayla era
già morta nel momento in cui era caduta sulla
riva, una ferita come quella non poteva essere curata, lei stava
morendo e lui
non sapeva nemmeno chi fosse da imputare per quel gesto.
L’aveva guardata
correre via mentre quel ragazzo le correva dietro e dopo qualche minuto
lei era
ritornata morente ed era crollata a riva.
Le
accarezzò la testa mentre piangeva silenziosamente,
sapeva di dover andare via per mettere al sicuro quello che era rimasto
di lei,
ma non riusciva ancora a credere a quanto fosse appena successo. Aveva
dovuto
prendere quella decisione nell’arco di pochi istanti, il suo
cuore doveva essere
estratto mentre ancora batteva o tutto sarebbe stato inutile.
Lacrime amare
solcarono il suo volto mentre stringeva la
ragazza al suo petto un’ultima volta. Quella mattina non
avrebbe mai immaginato
che l’avrebbe vista morire fra le sue braccia in
così pochi istanti. Non aveva
avuto nemmeno il tempo per dirle addio, nemmeno un ultimo bacio da
strapparle
prima che il freddo della morte venisse a reclamare il suo ultimo
respiro. Ayla
era un’anima troppo pura per quel mondo corrotto di umani, la
strinse più forte
a sé mentre silenziosamente si maledì per essere
stato così debole e non averla
strappata a quel mondo crudele quando ancora poteva farlo. Ed ormai era
troppo
tardi.
Ayla era morta,
e lui stringeva ancora fra le mani il suo
cuore caldo.
Un cuore che
ancora batteva.
Quando un cuore
cessa di battere tutto muore, il corpo e
l’anima; ma esisteva un’antica pratica magica che
consentiva di salvare
quest’ultima strappando il cuore ancora vivo al corpo ormai
distrutto. Tra le
sue mani quel grumo di sangue
continuava a battere, la sua anima poteva ancora salvarsi e anche se in
maniera
diversa, potevano ancora stare insieme per sempre.
Trovare la forza
di lasciare andare il suo corpo però non
era per niente facile.
Affondò
la sua testa nei capelli di lei, cercò di
ispirare il suo profumo ed imprimere per un’ultima volta quel
ricordo nella sua
mente. Non voleva ricordarla in quel modo, morta dissanguata fra le sue
braccia, no.
Voleva ricordare
il suo sorriso, i suoi baci, le sue
carezze e quel modo che solo lei aveva di tenerlo sempre con il fiato
sospeso,
in bilico fra il tormento o felicità.
Sapeva che
doveva andare via, avrebbe dovuto affrettarsi
per tornare nel suo regno e sigillare il suo cuore in un nuovo
involucro, non
avendolo mai fatto non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto alle
streghe. Eppure
non riuscì ad abbandonarla sul pelo dell’acqua
nemmeno quando sentì dei passi riavvicinarsi
al lago.
La strinse
più forte a sé, nell’ennesimo disperato
abbraccio ma ormai non poteva più proteggerla e avrebbe
portato con sé quel
senso di colpa fino a che sarebbe stato vivo.
Un uomo di mezza
età comparve dall’ombra dei cespugli, il
suo volto era sconvolto dall’orrore della scena.
“tu
creatura degli inferi! L’hai uccisa!” si teneva a
debita distanza dall’acqua, forse aveva paura di lui.
Il tritone
sollevò lo sguardo ancora lucido e notò i
vestiti del vecchio sporchi di sangue, strinse il pugno libero in un
moto di
rabbia, “tu sei l’unico assassino qui!”
gli gridò contro. “che genere di
vigliacco può pugnalare al petto una ragazza
innocente!”
“ma
vedi, di innocente in Ayla non era rimasto niente, tu
l’hai plagiata mostro, sei tu l’unico responsabile
della sua morte!” Armes
sputò per terra per manifestare il suo ribrezzo.
Aidan strinse il
cuore di lei delicatamente, era la cosa
più preziosa che possedesse adesso.
“lei
non morirà mai. Non nel mio mondo”
Appoggiò
il suo corpo sulla superficie dell’acqua con la
massima cura, come se la ragazza stesse dormendo. Non avrebbe voluto
lasciarla
lì ma non poteva fare altro che separarsi da lei. Le fece
un’ultima carezza
sulla guancia gelida, non avrebbe mai più rivisto i suoi
occhi, il suo sorriso,
non avrebbe più sentito la sua voce a tratti imbarazzata o
scherzosa. L’amava e
non era riuscito a strapparla via a quel mondo crudele che come un
cancro l’aveva
consumata lentamente fino a spegnere la sua luce.
Non aveva
più nulla da fare sulla terra, troppo dolore e
sofferenza.
“Giuro
sulla mia vita, sui miei discendenti, che voi
umani la pagherete per questo.”
Si
allontanò dalla riva lasciandosi
alle spalle un vecchio confuso e frastornato, il cuore di lei stretto
contro il
suo petto batteva ancora, lentamente si immerse sott’acqua
dove ad attenderlo
c’era il suo regno e la possibilità di poter
salvare l’anima della sua amata.
Lui, il principe
di Atlantica,
avrebbe trovato un modo per salvarla ad ogni costo e mentre quel cuore
batteva lentamente
come un piccolo passerotto, nel cuore di Aidan l’amore venne
sostituito dall’odio,
che per generazioni, come una maledizione, avrebbe perseguitato la sua
linea di
sangue.
****
Armes
nascosto tra le foglie aveva assistito inorridito a
quella scena, Ayla era arrivata tremante al lago dove una creatura
squamata le
aveva squartato il petto alla ricerca del suo cuore. Vederla in quegli
ultimi
istanti, morire in quel modo, persino lui che era stato il suo
assassino provò
del rimorso per la fine di quella fanciulla, un destino ancora
più atroce se
l’era ghermita.
“Ayla!”
delle torce e delle voci in lontananza si avvicinarono
sempre di più. Rimase nascosto nell’ombra per
accertarsi di vedere chi stesse
arrivando. Cosa avrebbe potuto dire? Di certo l’avrebbero
incolpato della sua
morte se l’avessero trovato con i vestiti sporchi di sangue,
così fece la cosa
più intelligente che gli potesse venire in mente,
iniziò a gridare aiuto a gran
voce e si gettò nel lago di sangue verso la ragazza di cui
lui stesso era stato
l’assassino.
“aiuto!
Ayla, è qui, venite presto!” continuava a gridare
dando sfoggio di un abile recitazione.
Un
brusio si mosse nella foresta, le torce accese si
fecero sempre più vicine. Skan, Kota, il Capoclan e altri
uomini del villaggio
stavano sbucando dalla radura, i volti pallidi mentre illuminava il
lago
completamente cremisi.
Il
padre di Ayla mosse qualche passo sotto shock, mentre
Armes prendeva in braccio il corpo della ragazza e lo trascinava a
riva, non c’era
più traccia della sua antica bellezza, il corpo rigido e
pallido giaceva inerme
fra le braccia dell’uomo.
Skan
esitò davanti a quella scena, uno squarcio le aveva
aperto il petto e fra le costole rotte e le membra spappolate sembrava
evidente
che le mancasse il cuore.
“cosa…?”
tentò di biascicare inutilmente,
Armes
appoggiò il corpo della ragazza sulla riva.
“l’ha
uccisa” disse lui tranquillo sapendo che il figlio avrebbe
capito. “le ha
strappato il cuore dal petto, mi dispiace figliolo, sono arrivato
troppo
tardi.” Gli diede una pacca sulla spalla per rincuorarlo. Il
ragazzo crollò
sulle sue ginocchia davanti al corpo della fanciulla che era stata la
sua
promessa sposa.
“chi?”
riuscì a dire mentre guardava il suo corpo
dilaniato.
“credo
tu sappia la risposta” suggerì Armes. “i
mostri
hanno preso ad infestare anche i mari adesso, ma nascondo la loro
natura dietro
sembianze umane, questo non cambia la realtà dei fatti,
bestie sono e bestie
rimarranno”
Armes
avrebbe addossato tutta la colpa su quel tritone fino
al giorno in cui sarebbe morto, avrebbe raccontato un migliaio di volte
la
storia di come da lontano aveva visto quel mostro emergere dal lago e
strappare
il cuore di quella ragazza innocente, e di come lui non aveva fatto in
tempo a
salvarla.
Nessuno
avrebbe mai saputo la verità, neppure suo figlio.
Le
voci attorno a loro si mischiarono in un sommesso
borbottio, Kota, il fratello della ragazza gridò tentando di
trovare l’uomo che
le avesse fatto quello, che a parer suo doveva essere ancora nelle
vicinanze.
Skan sapeva che non era così, quella creatura era
già mille miglia chissà dove,
lontano da tutto quello.
“ti
avrei amata e protetta.” Prese il corpo tra le
braccia nella maniera più delicata possibile, “non
doveva finire così” le
sussurrò come se potesse ancora sentirlo.
“dobbiamo
riportarla al villaggio e organizzare un degno
funerale” suggerì Armes, l’unico che
sembrava non essere sotto shock per quanto
accaduto. Il padre di Ayla non riusciva a parlare, continuava ad
annuire a qualunque
cosa gli venisse detta, sua figlia era morta, niente aveva
più importanza per lui.
Ma
non per Skan; mentre stringeva a sé quel corpo riportandolo
al villaggio di una cosa era certo, avrebbe dato la caccia a quelle
bestie
marine e le avrebbe sterminate fino all’ultima, fino a che il
loro sangue non
avrebbe tinto il mare di rosso così come quello di Ayla
aveva tinto il lago.
Quella
fu l’inizio di una guerra che sarebbe andata avanti
per secoli dove i cacciatori e le sirene si sarebbero uccisi a vicenda,
finchè
qualcuno un giorno avrebbe ristabilito la pace fra i due popoli.
Ma
chi mai avrebbe potuto riportare la pace fra quei due
popoli consumati dall’odio?
****
Alcuni
secoli dopo
Il
giovane tritone dai capelli rossi era ben nascosto dietro
uno scoglio lì vicino, nessuno avrebbe potuto vederlo,
nemmeno quella ragazza
che si trovava ad alcuni metri da lui sulla spiaggia. Era insolito,
veniva in
quella spiaggia da anni eppure era la prima volta che la vedeva, non
aveva mai
visto una ragazza umana in vita sua, suo nonno l’aveva sempre
messo in guardia
dagli umani.
Quasi
gli sembrò di sentire nella testa la sua voce che
gli ripeteva : “esseri senza scrupoli e privi del
cuore, non sono in grado
di provare sentimenti, sono malvagi”
Eppure
più la guardava più non riusciva a credere che
una
creatura tanto bella potesse essere così malvagia,
che fosse solo una
sua impressione?
La
ragazza alzò il volto scrutando l’orizzonte in
lontananza,
il mare era proprio bello a quell’ora di pomeriggio, era come
se nell’aria ci
fosse sempre un po' di magia quando il sole tramontava
sull’acqua. Eppure quel
pomeriggio c’era qualcosa di diverso, una brezza gelida le
scompiglio i lunghi
capelli biondi, il profumo del mare le arrivò dritto in
faccia assieme a
qualche altro odore, un profumo che non aveva mai sentito
prima…
Il
suo sguardo si perse nella contemplazione del lento
movimento delle onde, e per un momento le parve di scorgere un guizzo
laggiù in
fondo al mare, ma probabilmente era stato solo un riflesso del sole o
qualche
pesce che giocava sul fondale marino.
La
ragazza fece due passi in avanti, quell’acqua era
così
invitante quel pomeriggio che forse avrebbe fatto un bagno…
Ma
questo, è l’inizio di un’altra
storia…
A.A
Confesso
che avevo lasciato questa storia incompiuta per
così tanti anni, mi ero persino dimenticata della sua
esistenza, oggi, per
chissà quale volontà divina, ho trovato
l’ispirazione per concludere questo
prequel, per chi non lo sapesse o avesse letto prima questa storia, “Le
origini del potere” è un prequel
spin-off della mia storia “Deep Alley, il
destino di Elena” per chi avesse la curiosità di
leggerla vi lascio il link qui
sotto, per chi invece viene da quella storia, saprà
già come finisce, e per chi
invece l’ha trovata solo adesso, spero di avervi intrattenuto
e fatto passare delle
piacevoli ore.
Dalla
vostra Clara Oswin, passo e chiudo! Ci si vede in
giro!
Link Deep Aleey: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3158948&i=1
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