Il lupo, l'orso e la leonessa

di lunaticaNachi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La leonessa ***
Capitolo 2: *** L'Orso ***
Capitolo 3: *** Il Lupo ***
Capitolo 4: *** Cena nella casa sbagliata ***
Capitolo 5: *** Prima punizione ***
Capitolo 6: *** Punizioni al cioccolato ***
Capitolo 7: *** Un nuovo nemico? ***
Capitolo 8: *** Mi dispiace ***
Capitolo 9: *** Di nuovo? ***
Capitolo 10: *** Verità in vacanza ***



Capitolo 1
*** La leonessa ***


Cap. 1: La Leonessa
La vita a Tilehouse St. era tranquilla. Abbie Fiennes, una magonò di circa 50 anni, malaticcia ma sempre sorridente, cucinava una torta al cioccolato per la giovane figlia Julie che compiva 11 anni proprio quel giorno.
Nella stanza di Julie si poteva respirare nervosismo e tensione. La bambina stava seduta sul suo letto e leggeva il vecchio libro “Storia della Magia” appartenuta al defunto zio Tommen.
Non aveva ancora ricevuto la sua lettera per Hogwarts e aveva il presentimento che non sarebbe mai arrivata. Ovviamente con la madre magonò e il padre babbano i suoi dubbi non erano infondati, ma una volta si era ritrovata in una situazione … strana.
Quando vide il suo vestito color limone cambiare in un delizioso viola chiaro credeva di avere le allucinazioni, ma quando lo raccontò alla madre questa organizzò una festa, a cui tutti i parenti maghi (lo zio già citato, la cugina Sophie e la nonna Amelia) parteciparono e le spiegarono del mondo magico e dei maghi. Purtroppo due giorni dopo la festa, mentre suo padre accompagnava alla stazione gli invitati, ci fu un incidente. Un ponte crollò e di loro si persero le tracce. Riuscirono a trovare i cadaveri di tutti i morti solo una settimana dopo. La tristezza che avvolse la ragazza, dopo tutta quella gioia, fu tale da bloccarla e non riuscì più a fare magie, neanche involontarie. Si era rassegnata, sarebbe stata una babbana.

Chiuse il libro, non riusciva a leggerlo per davvero, le parole non riuscivano a prendere un senso nella sua testa. Decise di andare in cucina, trovò la madre che guarniva la torta. Si sedette su una sedia e si sentì da lontano il bubolare di un gufo. Le due donne ebbero all’ unisono un tuffo al cuore.
Ed eccola entrare della finestra, una civetta reale che portava una busta, la lasciava cadere sul tavolo e si avventava su del mangime comprato dalla madre per l’occasione. La busta giallastra, chiusa con cera lacca rossa con uno strano stemma sopra, portava l’indirizzo:
Sig.ra J. Thewlis
63, Tilehouse St
Hitchin,
England
in lettere verdi. Julie strappò la lettera e cominciò a leggere:
“Hogwarts
Direttrice: Minerva McGrannit (Ordine di Merlino, Prima Classe).
Cara signorina Julie Thewlis,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il1o settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con ossequi,
Filius Vitious,
Vicedirettore”
Mentre Julie leggeva la lettera la madre prendeva un pezzo di carta, ci scriveva sopra qualcosa e lo legava alla zampa del gufo, che prontamente ripartiva verso il cielo azzurro.
Quando Julie abbassò la lettera, senza dire nulla, si alzò, andò dalla madre, la abbracciò e con uno scatto felino prese la torta e corse via in salotto, urlando che l’avrebbe mangiata tutta lei. La vita a Tilehouse non era più tanto tranquilla.



Angolo dell'autore:
Bene, la leonessa è stata presentata. Presto, spero, pubblicherò il secondo capitolo.
Se avete qualcosa da ri dire scrivetemelo, vi prego. Io sono una ragazza quasi Ossessiva-Compulsiva quindi anche se qualcosa è ripetuto troppe volte, è scritto male o con lettere sbagliate  (o anche solo se avete consigli) ditemelo, perché anche a me queste cose danno fastidio e magari non mi sono accorta dell'errore (sono molto sbadata). Ma se siete delle lettrici silenziose (come me) vi perdonerò.
N.B. Ho usato i cognomi degli attori di Lupin e Voldemort per la madre e per la ragazza...si, ho una grande immaginazione.
-A presto, lunaticaNachi.

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Capitolo 2
*** L'Orso ***


Cap. 2: L’Orso
Quel giorno Julie e sua madre Abbie erano andate a casa dello zio Tommen. Era triste per Julie rivedere quella casa disabitata da ormai 2 anni, ma non erano lì per piangere. Erano andate lì per cercare dei vecchi libri di scuola, sperando di trovarne qualcuno, dato che non avevano molti soldi per comprare tutto nuovo.
Storia della magia già lo aveva, le era stato regalato dalla cugina il giorno della tragica festa. Trovarono il libro di Pozioni, Difesa contro le arti oscure, Incantesimi e Trasfigurazione. Julie entrò nella stanza di Sophie e le si gelò il sangue. C’erano un sacco di foto attaccate e si muovevano tutte. Tra tutte spiccò all’occhio di Julie una foto, una giovane Sophie reggeva in piedi una Julie che non poteva avere più di un anno. Poche lacrime le scesero dagli occhi, non era una che piangeva tanto o spesso. Andò verso l’armadio, lo aprì e trovò subito quello che cercava, la vecchia divisa della cugina. La prese, si girò verso lo specchio e controllò se le potesse andare bene. Vide i suoi occhi marroni un po’ gonfi per il pianto e i capelli neri e lunghi tutti arruffati che cadevano sulla divisa. Forse era un po’ lunga, ma poteva starle. Cercando nella stanza trovo un calderone che sembrava quasi nuovo e il libro di Erbologia, ora le mancava solo Astronomia ma non sembrava esserci, decise che lo avrebbe preso in prestito dalla scuola.
Andò da sua madre, raccolsero tutto in due buste e tornarono a casa, Julie non si sentiva sollevata di aver trovato quasi tutto quello che le serviva, anzi, era molto triste, per lei era come trafugare un cadavere ma si convinse che ai morti i calderoni non servivano.
Due giorni dopo andarono a Diagon Alley, sua madre voleva farle un regalo, voleva che avesse qualcosa di nuovo, di completamente suo, e cosa se non una bacchetta?!
Olivander, dopo tutto il trambusto della seconda guerra magica, aveva riaperto. Entrarono, era molto silenzioso, non c’era nessuno a parte loro. Da un angolo sbucò il proprietario, molto vecchio,dai capelli canuti. Appena la vide fece un gran sorriso e si mise a prenderle  le misure di braccia e altezza, poi iniziò a cercare una bacchetta e dopo un po’ trovò quella giusta.
“Legno di castagno, nucleo di cuore di drago, 12 pollici, leggermente elastico, credo che per lei, signorina Thewlis, sia perfetto” disse il mago e gliela porse sorridendo. Quando Julie la prese scintille rosse e argento sprizzarono via dalla punta della bacchetta e lei si senti immergere dalla felicità. Si girò verso sua madre e si accorse che stava piangendo dalla felicità. Pagarono quello che a Julie sembrava una fortuna. Stava per fermare sua madre ma lei la guardò con tanta gioia che Julie ritirò la mano, infondo senza bacchetta non poteva fare magie.
Arrivò il primo settembre, il baule (preso in una seconda gita a casa della cugina) era pronto e veniva spinto in un portabagagli dalla piccola Julie. Le tremavano le mani, era così felice.
“ Dov’è il binario mamma?”
“Proprio qui. Oh,cielo, non ci vengo da più di 30 anni, accompagnavo lo zio per l’espresso. Lui saliva ed io rimanevo a terra” il suo sguardo si incupì, ma Julie non lo vide, stava spingendo il carrello ed ora di era ferma tra il binario 9 e 10. Abbie la raggiunse e le mise una mano su una spalla, l’altra teneva il carrello.
“Pronta? Insieme” e, accertandosi che nessuno le vedesse, attraversarono il muro e si ritrovarono sul binario 9 ¾. Il treno, rosso fiammeggiante era pieno di ragazzi, alcuni ancora si salutavano dai finestrini, ne erano rimasti pochi a terra e si affrettavano a salire.
“Fa la brava, non litigare con nessuno e non fare cose pericolose. Fai la brava alunna, come hai sempre fatto, e non deluderai mai nessuno. Papà sarebbe fiero di te.” E detto questo le diede un bacio sulla fronte, poi tornò a guardarla, occhi azzurri in occhi marroni.
“E tu non piangere quando non ci sarò, ok?” rise Julie, la abbracciò, prese il baule e entrò nel treno. Si avvicinò a un finestrino vuoto, molti ragazzi iniziavano a prendere posto nelle cabine,ma lei voleva salutare ancora la madre.
“Ricordati di scrivermi,mi mancherai tanto” disse sporgendosi e salutando con la mano.
“Va bene ti scriverò ogni settimana, mi mancherai anche tu. Cerca di non perdere nulla. Ora vai a sederti o non troverai più posti” ed effettivamente la madre aveva ragione. Quando si girò per guardare nelle cabine notò che non c’era più nessuno nel corridoio. Cominciò a camminare, avvicinandosi alla testa del treno, sbirciando in ogni cabina ma tutti i posti sembravano occupati.
In una delle ultime cabine, una più piccola rispetto alle altre, che non poteva contenere più di quattro persone, c’era un ragazzo dai capelli azzurri,era solo e quando si girò verso la porta a Julie sembrava scorretto andarsene lasciandolo solo. Entrò nella cabina a testa alta. Mise il suo bagaglio a posto e notò che oltre a quello del ragazzo c’era un baule diverso da quello che usavano gli studenti. Le iniziali R. J. L. scintillavano dorate su un lato. Non voleva essere troppo indiscreta, quindi si mise a sedere. Il ragazzo distolse lo sguardo da lei e lo puntò al finestrino vicino. Fuori si godeva di una vista magnifica. Il sole si proiettava su campi interminabili di verde e giallo. C’erano poche nuvole in cielo nonostante ci fosse molto vento.
Julie tornò a guardare il ragazzino, le punte dei capelli erano bionde, si notava molto il contrasto col blu del resto dei capelli, le sembrava strano non averlo notato prima. Rivolse il suo sguardo alla porta accanto a lei,vecchia e arrugginita. Poi si decise.
“Piacere, Julie Thewlis” gli porse la mano e aspettò. Non era imbarazzata o agitata, le piaceva fare nuove amicizie e le brutte figure non la spaventavano. Il ragazzo si voltò, Julie notò che era tutto rosso e i capelli erano quasi del tutto color paglia. Julie sgranò gli occhi, non aveva mai visto nulla di simile.
“Figo. I tuoi capelli intendo” aggiunse, alla faccia ancora più imbarazzata che fece questo.
“Pi…piacere, Teddy Lupin” sorrise debolmente lui, allungando una mano tremante.


Bene, anche la seconda parte è andata.
il prossimo capitolo sarà molto dolce e presto andremo avanti con la storia, giuro.
Un saluto dalla vostra Lunatica, fatemi sapere se vi piace ciò che scrivo.

 

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Capitolo 3
*** Il Lupo ***


Cap.3: Il lupo
Si strinsero la mano. Quella di Julie era forte, quella del giovane ragazzo tremava ed era debole. Nonostante il rossore dato dall’imbarazzo, il ragazzo aveva dai lineamenti delicati, quasi femminei e la sua voce tremante era come musica.
“Sei timido eh” gli sorrise col sorriso più incoraggiante che riuscì a trovare.
“Emh, si, un po’” sembrava si stesse rilassando.
Approfittando dell’attenzione del suo interlocutore parlò tutto d’un fiato:
“Io ho scoperto il mondo magico solo qualche settimana fa’, i miei mi hanno tenuto nascosto tutto, ma la magia si é manifestata, anche se non sono più riuscita a rifarla. Tu invece?”
“Oh, io, emh …” non si aspettava di essere interpellato, “Mia madre è morta nella battaglia di Hogwarts 11 anni fa, mio padre sarà il nostro insegnante di Difesa contro le arti Oscure. Tra poco dovrebbe tornare, è andato a dare una mano ai prefetti.” Rispose, man mano che parlava diventava meno teso, ed anche i suoi capelli tornavano blu.
“Anche mio padre é morto,ma in una circostanza meno eroica” lei non era triste, sapeva che intristirsi non avrebbe portato a nulla, ma lui sembrava di un altro parere.
Si voltò di nuovo e riprese a guardare fuori.
“Non ti sembra assurdo che per una questione di sangue ci sia stata tutta una guerra? Ho letto molto in queste ultime settimane e più di una volta sono rimasta sbalordita dalla crudeltà dell’Oscuro Signo-”
“Non chiamarlo così” urlò. “Scusa ma così lo chiamavano i mangiamorte, quindi chiamalo … beh, non chiamarlo e basta” continuò lui con voce più calma, sembrava essersi vergognato delle sue urla.
“Ma certo, perdona la mia insolenza” Julie abbassò lo sguardo, non perché si vergognasse, non aveva paura delle brutte figure, ma semplicemente le sembrava più rispettoso.
“In che casa vorresti entrare?” questa volta fu il ragazzo a parlare. “Io vorrei entrare in Grifondoro, come mio padre” continuò.
“Emh, in realtà io non saprei. Parlami delle case, sui libri ho trovato argomenti validi ma non ho un’opinione soggettiva”
“Allora” cominciò lui “esistono quattro case. Corvonero, gli intellettuali. Serpeverde,gli ambiziosi, ma negli anni questa casa ha preso un’accezione di malvagio. Tassorosso, gli inutili, dicono siano leali e sinceri, ma per me non hanno molte qualità. Infine ci sono loro, i Grifondoro, i coraggiosi, gli impavidi. Vorrei tanto entrare lì ma ho paura di non essere all’altezza. Allora, ti sei fatta un’idea?” concluse.
“Beh, si. Spero di entrare in Corvonero. Sono sempre andata bene a scuola.  Ma tutti mi definiscono una pazza spericolata che non si cura del pericolo …” e con queste parole gli scintillò qualcosa negli occhi, fierezza, e mostrò un lungo taglio ormai cicatrizzato con diversi graffi freschi che giaceva sull’avambraccio coperto dalla manica della giacca, “… quindi anche Grifondoro non sarebbe male.” Concluse ridendo ed anche il ragazzo fece l’accenno di un sorriso.
La porta si aprì. Un alto uomo biondo, con alcuni vecchi graffi sulla faccia, entrò nello scompartimento. La vecchia giacca rattoppata e le occhiaie scure davano all’uomo un’ombra di vecchiaia che andava a scontrarsi con gli occhi azzurri ancora vivi ma molto stanchi.
“Ciao papà” disse il ragazzo scandendosi la voce,cercando di ritrovare la serietà, ma un sorriso innocente gli rimase stampato sul volto.
L’uomo sorrise e si mise a sedere davanti a figlio.  Julie ricordandosi di avere davanti un professore, scattò in piedi,fece un breve inchino e tese la mano, cercando di mantenere un tono di voce normale e serio.
“Pi… piacere signore, sono Julie Thewlis signore” rimase con la mano tesa e la testa un po’ china. Sentì il professore fare una leggera risata mentre le stringeva la mano.
“Piacere Remus Lupin. Ma prego siediti, non devi essere troppo impostata con me o mi monterò la testa” rise, lei sembrò capire ma era comunque nervosa, era sempre educata e gentile se le faceva comodo esserlo, soprattutto con i più grandi.
Uno scossone del treno proiettò Julie sul sedile duro, batté la testa contro una parte in metallo. Un secondo scossone e si ritrovò col sedere a terra e istintivamente si mise a ridere nonostante la botta in testa le avesse fatto uscire qualche lacrima.
“Tutto bene?” si senti chiedere dal professore. Alzò la testa e lo vide,chino su di lei, il braccio di nuovo teso per alzarla da terra, gli occhi azzurrissimi che le penetravano l’anima.
La tirò su e con una carezza e una risata soffocata del ragazzo l’imbarazzo prese la ragazza. Erano forse anni che non si vergognava per qualcosa.
Sentì aprire lo sportello della cabina. Una paffuta donna dal dolce sorriso chiese:”Qualcosa dal carrello?Oh, professore, è tornato. Cosa posso darle? E a lei piccolina?”  Julie rispose allo sguardo, poi si voltò a guardare il carrello carico di delizie dolci e salate e guardò anche i prezzi, con un sorriso amaro disse che non voleva nulla.
“Allora, vediamo, dammi 6 cioccorane, una barretta di cioccolato e vuoi qualcos’ altro tesoro?”
“Brioche di zucca” rispose il ragazzo.
“… e due brioche di zucca,grazie.”
Prese il tutto e le diede una manciata di zellini e falci e lo sguardo di Julie si soffermò su di essi quando passarono di mano in mano. La porta si richiuse e la signora andò via. Vide il professore mettere nella tasca della giacca la barra di cioccolato, lei tornò a guardare il corridoio dalla finestrella sulla porta.
“Tieni, questi sono per te” il professore gli porse due cioccorane e una brioche.
“Oh, no, la ringrazio ma non posso. La ringrazio tanto.”  Julie farfugliò qualcosa che poteva assomigliare a questa frase.
“Non si rifiuta mai un regalo, specialmente se sono dolcetti” disse Teddy, sembrava più sicuro di sé con suo padre accanto.
Con un sorriso che esprimeva una grande felicità Julie aprì la brioche.
“Lei non le mangia?” chiese Julie al professore, ormai l’imbarazzo le era completamente passato.
“No, non sono più un giovanotto, ma alla cioccolata non rinuncerò mai. Ne ho sempre una piccola scorta con me” e si toccò con una mano la giacca mentre addentava una cioccorana che tentava di saltar via dalle sue mani … aspetta, perché la rana si muoveva?! Ma un’altra cosa strana catturò l’attenzione della ragazza, i denti del professore, soprattutto i canini, erano fin troppo affilati e lunghi.
“Guarda chi ho trovato Teddy, lo zio Harry.” disse mostrando al figlio una carta azzurra, poi la mostrò alla ragazza. Un giovane mago dai capelli neri tutti arruffati e con gli occhiali tondi sorrideva timidamente nella foto e salutava con la mano. Sopra alla foto c’era scritto Harry Potter, il Ragazzo che è Sopravvissuto e sotto un breve riassunto delle sue imprese, Julie aveva letto molto di lui, il salvatore del Mondo Magico.
“Ormai quella carta è comune e non chiamarmi tesoro davanti agli altri, è imbarazzante … e neanche amore o simili”  aggiunse quando vide che il padre stava per ribattere. Julie si godette il viaggio tra viste mozzafiato su campagne e piccole città e chiacchierate sul mondo magico e Hogwarts. Ma ritornò a fare un’altra brutta figura quando si accorse che si era addormentata sul braccio del professore, bofonchiando di volere un gelato al limone. Ma non era neanche arrossita, data la frequenza con cui si rendeva ridicola.
Arrivò il tramonto e si mise la divisa. Dal finestrino vide la sagoma di un grande castello, sul quale i colori rosa,arancio e blu del cielo si mescolavano.
“Appena il treno si ferma scendete, non vi preoccupate per i bagagli, altri li verranno a prendere, ora scusate ma devo andare. Ci vediamo in Sala Grande.” Detto questo diede un bacio sulla fronte del figlio “Ti prego di avvisarmi se mio figlio facesse qualcosa di pericoloso o stupido, grazie” sussurrò all’orecchio di Julie con un sorriso e uscì.
Arrivarono alla stazione che era buio, uscirono dalla cabina e lentamente tra la massa di studenti più grandi, scesero dal treno.
“Quelli del primo anno con me”  un grande omone, alto il doppio di uno normale, teneva una torcia in mano e urlava ai maghetti di seguirlo.
“Vieni, stiamo per entrare ad Hogwarts”.
 
 
Bene, fine del 3o capitolo.
Abbiamo incontrato il Lupo (e che lupo), docile e gentile con suo figlio e con i suoi amici. Lo sarà anche con gli altri? Si vedrà.
In questi primi capitoli (ed anche il 4o lo sarà) ho cercato di descrivere molto e narrare poco perché si parla dell’arrivo ad Hogwarts e personalmente mi colpirebbe ogni cosa di quel posto. Ecco perché già dal 5ocapitolo comincerò a scrivere i guai in cui si ficcheranno i ragazzi.
Ringrazio Felie per la recensione e i consigli e ringrazio voi per le 93 visite sul primo capitolo e le 50 sul secondo.
A presto
lunaticaNachi.

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Capitolo 4
*** Cena nella casa sbagliata ***


Cap.4: cena nella casa sbagliata
Julie seguì il giovane dai capelli blu che le prese la mano per non perderla. Si ritrovarono su una sponda del lago nero. Molte barche erano disposte davanti a loro. Ted guidò Julie alla testa della folla, per raggiungere il grande omone. Di lui si riusciva a vedere solo i capelli e la barba lunghissimi e arruffati che nascondevano il resto del volto.
“Hagrid, sono io, Teddy Lupin” disse col naso puntato all’insù.
“Oh ciao cucciolo, m’ero scordato che quest’anno diventavi un ometto. Beh, allora, salite sulla barca, su.” Lo lasciò passare, poi puntò lo sguardo su Julie. Questa salì sulla barca con un po’ di difficoltà, le tremavano le gambe e l’odore di salsedine le riempiva la testa. Salì anche Hadrid, che occupava più di metà barca. Sentì gli altri chiacchierare ma la sua attenzione era rivolta al grande castello di fronte a lei che si riempiva di studenti e risate.
Arrivati sull’altra sponda del lago, attraversarono un sentiero in salita e raggiunsero il grande portone d’entrata. D’istinto Julie prese la mano del suo vicino, Teddy, e sorrise nervosa guardando l’ingresso. Lì un piccolo ometto si presentò:”Salve ragazzi, io sono il professor Vitious, professore di Incantesimi, direttore della Casa Corvonero e vicedirettore di Hogwarts. Ora vi prego di seguirmi. Prima di poter partecipare al banchetto verrete smistati nelle varie case” il rumore di un coro che finiva una dolce canzone e gli applausi che ne seguirono indicarono che era giunto il momento di entrare. “Ora seguitemi”.
Le porte si aprirono, i giovani studenti seguirono il piccolo professore e un coro di Oh stupefatti si alzarono dalla massa in cammino. La sala Grande era effettivamente … grande. Quattro tavoli con giovani maghi e streghe riempivano la sala. Sul fondo un quinto tavolo era occupato da soli professori e dietro di loro 4 clessidre erano vuote e sopra ognuna c’era il blasone di una casa.
Arrivarono vicino al tavolo dei professori, attraversando tutta la sala, il professore che li guidava prese uno sgabello dove vi era poggiato sopra un cappello logoro e rattoppato.
“Bene, iniziamo. Quando dirò il vostro nome venite qui, poggiatevi il cappello sulla testa e verrete smistati. Ora.. Abbot, Rose” una piccola ragazza dai capelli castani corse sullo sgabello, si mise il cappello in testa e dopo pochi secondi questo urlò:Tassorosso”.
Julie rimase scioccata del vederlo parlare ma si perse il resto dei nomi perché voleva osservare tutto ciò che aveva intorno. Guardò su, il soffitto sembrava inesistente. Vedeva il cielo, come era fuori, scuro e trapunto di stelle. Fece un gran respiro, non le sembrava vero.
Si girò dando le spalle al cappello e ai professori, guardò i tavoli e i ragazzi più grandi che applaudivano quando un nuovo membro si aggiungeva al loro tavolo. I Serpeverde erano i meno numerosi e i più silenziosi, applaudivano appena all’acquisto di un nuovo mago. I Tassorosso chiacchieravano e ridevano appena ne avevano l’opportunità. I Corvonero si scambiavano poche frasi quando erano sicuri di non dare fastidio e di non essere visti dai professori. I Grifondoro erano quelli che gridavano di più, anche se i ragazzi smistati non si univano al loro tavolo loro gridavano e urlavano comunque, un pretesto per far baccano. Nel complesso però i ragazzi non erano molti ed era sicura che raggruppandoli tutti sarebbero bastati tre tavoli, inclusi i professori. La guerra sembrava aver decimato i maghi.
La sua attenzione fu richiamata da un nome:”Lupin,Ted”
Il ragazzo coi capelli del cielo avanzò tremando verso la sedia, Julie li rivolse un sorriso ma aveva già le punte dei capelli bionde e pensò che era tardi per incoraggiarlo. Si sedette e si mise il cappello in testa e non ebbe neanche il tempo di togliere la mano che subito quello urlò “Grifondoro”. Altre urla. Il ragazzo si tolse il cappello e si voltò verso suo padre che sorridendo si unì agli applausi. Il nuovo Grifone raggiunse di corsa il suo tavolo e rivolse uno sguardo soddisfatto a Julie. Dopo alcuni ragazzi toccò a lei, era l’ultima.
“Thewlis, Julie”. Avanzò con decisione a testa alta, sentiva lo sguardo della Sala puntato su di lei. Si mise il cappello che gli cadde sugli occhi e sentì una voce “Oh bene, cervello e coraggio, predisposizione per i guai, credo che ti metterò in GRIFONORO” l’ultima parola risuonò in tutta la sala, seguita da applausi.
Raggiunse Teddy al tavolo Rosso-oro.
“Sei contenta?” chiese lui con un gran sorriso, gli occhi che luccicavano.
“Si, cioè, no! Non sono una stupida! Perché non Corvonero, cosa mi manca?! Vado e gliene dico quattro!” per fortuna le urla della ragazza erano superate da quelle del resto della sala.
“Calma,calma,calma” Teddy cercava di metterla seduta tenendola per le spalle “è per questo che ti ha messo qui, hai il perfetto carattere Grifondoro”. Queste parole sembrarono rassicurarla, per il momento avrebbe perdonato il cappello.
La direttrice iniziò a parlare. Era una donna magra e alta, con occhiali rettangolari e rigidi,come il suo portamento.
“Buonasera ragazzi. benvenuti e bentornati nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Un altro anno è cominciato, il quinto dopo la ricostruzione del castello. Iniziamo col presentare i nuovi professori.
Dopo anni trascorsi da insegnante la professoressa Sprite  ha deciso di andare in pensione, il professor Paciok Neville la sostituirà come insegnante di Erbologia.” Un alto e giovane ragazzo si alzò in piedi per salutare e ringraziare chi lo applaudiva.
“Il professor Lupin Remus, dopo le molte richieste da parte della scuola, è tornato ad insegnare Difesa contro le Arti Oscure e sarà il Direttore della casa Grifondoro” un urlo si alzò dal tavolo di Julie, tutti applaudivano e acclamavano il professore che si alzò e fece un breve inchino.
La direttrice continuò con avvertimenti sulla sicurezza, spiegazione dei punti alle case e annunci sul Quidditch. Infine diede il via al banchetto.
Portate di ogni genere si stendevano sul tavolo, Julie cercò di assaggiare tutto, ma era quasi impossibile. Quando ebbero finito i prefetti li accompagnarono su una torre e dietro un quadro si estendeva la Sala Comune Grifondoro. Appena i prefetti finirono di parlare il piccolo Lupin e Julie si salutano, salirono nei loro dormitori e crollarono presto nel sonno. Julie, nel sonno, sorrideva.
 
 
Angolo autrice
Questo capitolo l’ho appena scritto e ho paura a pubblicarlo senza neanche una notte di “posa”, ma mi sento di aver fatto del mio meglio.
Nel prossimo capitolo avremo un salto di una settimana e scopriremo come mai Julie è una Grifondoro.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ditemi cosa ne pensate e arrivederci alla prossima.
lunaticaNachi

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Capitolo 5
*** Prima punizione ***


Cap 5: Prima punizione
“Sai che la scopa non si usa così, vero?” chiese Teddy guardando male la ragazza.
Era passata poco meno di una settimana dal inizio della scuola e loro non si erano mai separati.
“Lo so, e credo che quando inizieremo le lezioni di volo sarò la migliore. Insomma, se mi riesce questo che sarà una cavalcata?” rise alla faccia corrucciata di lui. “Eddai, così è più divertente. Lo so che vuoi farlo anche tu. Su, non c’è nessuno”. Julie scese dalla scopa. “Vado a prenderne un’altra?”
“No, ti prego. Siamo stati fortunati una volta, non voglio rischiare di nuovo. Sai che non ci è permesso volare senza l’insegnante guida. E comunque, non si vola così”. Ridendo Julie risalì sulla scopa. Non cavalcandola come ogni mago, ma calpestandola. Trovò il giusto equilibrio e mise un piede a terra, si diede una leggera spinta e rimise subito il piede sul manico. Si stava inclinando pericolosamente in avanti. Teddy scattò verso Julie, ma lei aveva già riacquistato l’equilibrio ed ora si alzava di più da terra, era a circa un metro.
“Scendi subito” supplicò l’orsetto.
“No, col cavolo. E’ fighissimo, dai provaci”
 
Ormai volava da un po’ ed era riuscita a prendere velocità sotto l’occhio vigile di Ted. Si sentirono delle voci e dei passi. Teddy si alzò di scatto, Julie, ancora sulla scopa, si avvicinò a lui.
“Wingardium Leviosa” Julie si sentì trascinare con tutta la scopa sul muro dove batté la testa. Cadde a terra ma si rialzò subito, la bacchetta sfoderata.
“Expelliarmus” urlarono i due Grifoni contro le Serpi del secondo anno che erano arrivati a disturbarli.
“Oh-oh. I cocchi dei professori sanno fare davvero le magie.” Ghignò quello che aveva fatto cadere Julie, che gli rispose riducendo gli occhi a fessure e aspettando di attaccare mostrando i denti.
“Non sai che la scopa non si usa così?” si stava chinando per prendere la bacchetta lentamente, per non farsi vedere dai due armati.“Vorrei chiamarti mezzosangue ma sei solo feccia!” non finì la frase che subito la ragazza si avventò su di lui con un balzo felino. Pugni, morsi, calci e graffi assortiti fecero cadere il malcapitato.
L’altro era tenuto a bada da Ted, che aveva la bacchetta puntata alla sua testa ma non osava avvicinarsi.
“Jul, basta. Ne ha avute abbastanza” disse alla ragazza che non accennava a fermarsi.
Altri passi li raggiunsero velocemente. Julie scattò indietro rialzandosi dal corpo che aveva martoriato e che non era riuscito a ribattere.
Il piccolo vicepreside accompagnava due ragazzi Corvonero e tutti e tre si avvicinavano frettolosi ai quattro che si davano battaglia.
“Ma insomma, cosa è successo? No, silenzio, silenzio” continuò quando i ragazzi presero a parlare in coro dando ragione alla propria parte. “Per favore, voi due andate a chiamare i professori Lumacorno e Lupin, dovrebbero essere nelle loro stanze.” e i due Corvonero sfrecciarono, verso il castello “Quanto a voi. Ora ognuno mi dirà cos’è successo … a turno”  fece, ricordando il trambusto che riuscivano a fare i quattro.
Quando finirono di parlare videro che i professori desiderati e i messaggeri stavano scendendo la collina per arrivare a loro. Il professor Lupin era il più veloce. Julie sorrise dolcemente guardandolo da lontano. La veste svolazzava veloce come veloci erano le sue gambe. Il vento gli scompigliava i capelli color miele e mostrava il volto preoccupato del lupo.
Arrivò e si gettò subito sul figlio, prendendogli delicatamente il viso con le mani tremanti e controllando ogni centimetro cercando graffi o tagli. “Stai bene? E’ tutto apposto?” continuava a ripetergli, era passato a controllargli le braccia. “Sto bene, non mi è successo niente” continuava a rispondergli lui. Si guardarono negli occhi, poi il professore si alzò, la sua faccia da preoccupata si mutò in ammonitrice.
Il direttore Corvonero spiegò tutto al Serpeverde e al Grifondoro.
“Direi che prima di tutto dovremmo portare il ragazzo da Madama Chips. In seguito io e il professor Lupin ci accorderemo per una punizione” disse il professor Lumacorno, agitò la bacchetta e senza aspettare il permesso di altri si allontano, trasportando il ragazzo ferito a mezz’aria.
“Voi due con me” il lupo aveva parlato con voce forte e accusatoria. Julie e Teddy chinarono il capo e seguirono il professore su per la collinetta “e non voglio sentire una parola”.
 
Arrivarono nella classe di Difesa contro le Arti Oscure e salirono le scale, entrando nelle stanze del professore. Molti oggetti fluttuavano per la stanza ma Julie non prestò attenzione a quelli. Guardava la schiena del professore come ipnotizzata.
“Avete fatto a botte. La prima settimana di scuola. Con ragazzi più grandi di voi. Siete impazziti per caso?!” si girò verso di loro e li guardò accusatorio, soprattutto il figlio.
“Professore, Teddy non centra, lo giuro, è stata colpa mia”
“Silenzio!” la fermò lui,urlando. Dallo spavento Julie fece un passo indietro.
“Era con te e non ti ha fermato, anzi, ha disarmato l’altro ragazzo. Ed era con te anche quando avete rubato la scopa”
“Non la stavamo rubando papà”
“Volare senza aver mai fatto una lezione e senza professori a controllo è pericoloso, potevate farvi molto male. E combattere è anche peggio. C’è da dire comunque” e con questo iniziò a calmarsi “che siete stati bravi a disarmarli. Non dovreste saper fare già quell’incantesimo” i ragazzi sorrisero debolmente. Il professore si portò la mano sugli occhi, premendo con il pollice e l’indice l’attaccatura del naso a occhi chiusi. Julie ebbe un tuffo al cuore.
“Discuterò col professore. Delle scuse e una pergamena come compiti dovrebbero andar bene. Per il furto invece, voglio che passiate una settimana di punizione”  i ragazzi sgranarono gli occhi “verrete a fare i compiti qui da me, tutti i pomeriggi per tutto il pomeriggio. Non vi farò bighellonare in giro per il castello.” Li congedò.
A cena Julie si stava ancora scusando e Teddy la minacciava di farle una fattura se diceva ancora una volta scusa.
Vide i professori che parlavano, quindi si sporse sul tavolo Serpeverde. Il ragazzo che aveva attaccato aveva lividi e cicatrici in faccia e una fascia gli copriva il braccio sinistro. Si sentiva abbastanza soddisfatta.
La sera, in Sala Comune, i due amici si parlavano mentre tutti entravano nei dormitori.
“Sei stata una vera … leonessa, sai”
Scoppiarono a ridere sul divano e alla fine si addormentarono lì, uno accanto all’altra.
 

 
Bene, eccoci qui, scusate se ho pubblicato il capitolo con qualche ora di ritardo ma non mi soddisfaceva (neanche ora mi soddisfa, ma vabbé).
Ho deciso di mettere un pizzico di sentimento in più di quel che avrei dovuto (la preoccupazione di Remus e gli strani sentimenti di Julie), perché AMO Lupin e volevo trasmettere il mio sentimento alla protagonista.
Nel prossimo capitolo tra una serata e l’altra succederà qualcosa. Vedremo.
Ringrazio Warrior_Phoenix per la recensione nello scorso capitolo e alla prossima,
lunaticaNachi.

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Capitolo 6
*** Punizioni al cioccolato ***


Cap.6: punizioni al cioccolato
In fondo le punizioni non sono così brutte pensò Julie al terzo giorno di castigo. Era un tiepido mercoledì e Ted e Jul avevano finito nell’arco di un’ora e mezza tutti i compiti della settimana. Era ancora presto, il professore non li lasciava andar via, quindi dopo un’ulteriore ora di esercizi in Incantesimi e Trasfigurazione decisero di giocare agli scacchi magici.
“Scacco matto” il viso di Julie si dipinse di gioia.
“Ancora?! No, voglio la rivincita” Teddy risistemò i pezzi.
“No, ho vinto 3 partite su 4, sono più brava di te, punto.” Teddy si rabbuiò.
“Beh, ha ragione, non sei bravo con gli scacchi” commentò il professore mentre lanciava una pallina di cioccolato in aria e la prendeva con la bocca.
“Papà!” La ragazza e il professore si misero a ridere. “Al volo” disse il padre mentre gli lanciava una pallina, l’orso la prese tra i denti.
“Ecco, in questo sei bravo. A te!” si rivolse a Julie che mancò completamente il dolcetto. Questo le colpì la fronte per poi rotolare sulla divisa. “Oh Merlino, sei pessima”.
Julie prese dalle mani del professore la scatolina (quando sfiorò le sue mani un brivido partì dalla spina dorsale) e lanciò una pallina sulla testa del compagno.
“Oooh no, non dovevi farlo” si alzò Ted.
“Ooh, che paura” Julie lasciò la scatola sul tavolo e si buttò sul ragazzo.
Si rotolavano a terra facendosi il solletico a vicenda e un sorriso genuino irruppe sulle labbra del professore. “Fermi, fermi. Potreste farvi male”.
Non era un ordine, anzi mentre pronunciava quelle parola rideva, ricordando di tutte le volte che James e Sirius si azzuffavano in camera e lui e Peter li guardavano ridendo. Allora ripeteva la stessa cosa:”Potreste farvi male” solo per vederli andare avanti con più foga. Sirius … i suoi lunghi capelli neri da ribelle erano come quelli di Julie. Questo lo fece tornare alla realtà, forse con troppa violenza.
“Ragazzi … potete, potete andare. Domani non ci vedremo credo, scusate. So che ci tenete a stare in punizione.”. Julie sorrise e si alzò da terra ma Ted rimase dov’era e si fece serio, quasi triste.
Dopo aver raccolto tutto Julie chiese: “Non vieni?” a Ted. Lui si era seduto a guardare il padre, il quale non lo degnava di uno sguardo, ma anzi fissava intensamente un foglio sulla scrivania. “Vai, ti raggiungo in Sala Comune”. Julie non aggiunse altro e uscì.
 
Remus Lupin P.O.V. *
Appena si chiuse la porta mi rivolsi a mio figlio: “Mi dispiace”
“Non devi dispiacerti papà, so che ci soffri”
“Domani non venire a trovarmi a meno che non sia io a cercarti” Lo vidi sgranare gli occhi. Aveva paura.
“Tranquillo, ho preso la pozione, andrà tutto bene. Ora devo andare alla Stamberga.” Mi alzai.
“Non rimani qui?” chiese. Scossi la testa. “Ma è ancora presto” si alzò e venne ad abbracciarmi. “No, è meglio che vada. Non dire niente a Julie” non volevo che sapesse anche lei che ero un mostro. Passai una mano nei capelli del mio piccolo.
“Si papà.” Lo vidi andarsene sconsolato. Presi un ultimo cioccolatino. Il lupo si stava svegliando.

 
Quella stessa sera, dopo cena, Julie spiava fuori dalle finestre della sala comune.
“Guarda, c’è la luna piena. Non è bellissima?” commentò.
“No, direi proprio di no” le rispose Teddy prima di sparire sulle scale del dormitorio.


*La storia viene descritta da punto di vista di Lupin
Angolo me.
Bene, per prima cosa scusate se non ho aggiornato ieri ma voglio fare due giorni no e uno sì con la storia. Ora, è la prima volta che scrivo un P.O.V. quindi se fa schifo scusate. Ci vediamo presto e mi raccomando amate Lupin perché è un gran gnoccone. Ciao ciao,
lunaticaNachi.

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Capitolo 7
*** Un nuovo nemico? ***


Cap. 7: un nuovo nemico?
Quel giorno il castello era in subbuglio. Il freddo del 14 dicembre si faceva sentire. Quando entrò in Sala Grande con Teddy, Julie vide piccoli e grandi gruppi che discutevano fitti. Il tavolo Corvonero era stranamente agitato.
“Cos’è successo?” chiesero ad un compagno del loro anno.
“Uno dei prefetti Corvonero, Maahes Daario, non lo trovano più.”
“Come non lo trovano? Cosa è successo?”
“Non lo sa nessuno. Ieri sera non si è fatto vedere e stamattina i suoi compagni hanno trovato il letto vuoto e rifatto, non è andato a dormire. Hanno dato l’allarme e non sono ancora riusciti a trovarlo”
“Secondo te chi è stato?” chiese Julie tirando da parte Ted.
“Chi? Come chi?”
“Oh, andiamo, è ovvio che non si sarebbe mai allontanato da solo, è un prefetto, un Corvonero, non può essersi allontanato senza una costrizione. In più non l’hanno trovato nel castello, non credo volesse farsi una passeggiata ad Hogsmate al chiaro di luna.” Alla parola luna Teddy ebbe un brivido, la sera prima c’era stata la luna piena.
“Scusa devo andare. Ci vediamo a lezione” Ted scattò fuori dalla sala e iniziò salire le scale, doveva raggiungere lo studio di suo padre, non poteva essere stato lui.
Arrivò nella sua camera. Le tende erano chiuse ed un buio innaturale riempiva la stanza. Si sentiva un respiro irregolare e raschiante arrivare dal letto.
“Papà … papà stai bene?”
“Chiama … Luma … corno” La sua voce era roca e si spezzava ogni due sillabe. Ted mise una mano sulla sua fronte, scottava ed aveva un colorito grigio.
“Torno subito”. Corse via.
Trovò il professore fuori dalla Sala Grande e gli raccontò di suo padre. Il professore corse nei sotterranei e dopo pochi minuti tornò su con una valigetta strana. Sembrava un guaritore, un grasso guaritore.
 
Teddy fu l’ultimo ad entrare nell’aula di Storia della Magia, ma il professor Ruf non se ne accorse.
Era visibilmente sconvolto. Julie gli rifilò un’occhiata di ghiaccio e non gli parlò per tutta la lezione. Una volta fuori disse:”Allora, mi dici che combini. Il giorno dopo la luna piena non vieni mai a fare colazione. Oh, si, me ne sono accorta.” aggiunse allo sguardo inquietato di lui “E oggi che ci sei venuto sei scappato subito. Dimmi cos’ hai!” tuonò. “Per favore. Io voglio aiutarti” continuò con voce più calma.
Ted gli prese la mano e girò in un corridoio vuoto.
“E’ mio padre” camminava e parlava, senza mai rivolgere lo sguardo a Julie. “Non vuole che tu lo sappia … ma, lui … lui è, è un lupo mannaro” sussurrò le ultime parole e si preparò al peggio.
“Ed è stato lui?”
“Cosa?”
“E’ stato lui a rapire Daario?” Julie lo squadrava con sguardo indagatore. “NO! Ovvio che no.”
“Allora per me va bene”gli rivolse un sorriso. “Mi prendi in giro?” poi si mise a ridere anche lui.
Arrivarono alla torre di Astronomia e dopo due ore di lezione andarono a pranzo.
Ted era preoccupato, suo padre non era al tavolo degli insegnanti.
“Hai mai notato il tatuaggio del professore di Astronomia?”
“Cosa?”  Ted sembrò svegliarsi da un incubo.
“Dico, hai mai notato il tatuaggio del professor Evergete?”
“No. Non tutti hanno una cotta per lui, non tutti lo fissano in continuazione” le rispose con una certa malizia.
“Oh su, ho solo detto che è un bell’uomo. E poi non lo fisso, io sto attenta alla lezione.” Disse con aria di rimprovero arrossendo un po’. “Ma questa è una cosa seria. Ho già visto quel simbolo.” Si fermò quando si accorse che Ted non la ascoltava più. “Abbiamo un’ora libera, vuoi andare da tuo padre?”. Ted annuì. “Vieni con me, ho paura. Le altre volte non stava così male. Non so cosa sia successo.”
“Ssh, tranquillo, vengo con te” e lo abbracciò. Un gruppo di ragazzi li guardavano strano. Julie mimò con le labbra una parolaccia.
 
Arrivati nello studio del professore Ted tremava. Aprì la porta sul fondo e Julie vide per la prima volta la stanza ed il suo proprietario steso sul letto a dormire. Uno spiraglio di luce veniva dalle finestre e gli illuminava parte del corpo. Il cuore di Julie decise di correre una maratona.
“Sta meglio.” Sussurrò Ted e prese due sedie. “Se non vuoi rimanere lo capisco”
“Ma no, mi fa piacere stare qui” ed era vero. Il cuore non voleva fermarsi.
Il viso dell’uomo era pallido e nonostante il freddo sudava, anche se la febbre era scesa. Ogni tanto Ted gli passava un panno bagnato sulla faccia.
Julie gli tolse una coperta e nel aggiustargli il lenzuolo i ragazzi scoprirono una grande fasciatura sul braccio e la gamba sinistri. Passò mezz’ora e ancora non sembrava volersi svegliare quando cominciò ad urlare nel sonno e ad agitarsi. “Cosa facciamo?” Julie lo teneva fermo nel letto. “Tienilo, vado a chiamare il prof Lumacorno.” Corse via e Julie restò lì, non sapendo che fare. Dopo neanche un minuto Lupin riprese a urlare.
“Sirius, no … ti prego … Dora … Dora no, NO, NO!!” Il professore si svegliò, o almeno sembrava sveglio. Di nuovo uno strano buio calò nella stanza, Julie riusciva a vedere solo la sagoma del suo professore e il luccichio dei suoi occhi chiari. Si mise seduto con qualche difficoltà. Julie lo spingeva giù dicendogli che doveva riposare.
“Dora, mi manchi Dora” il professore accarezzò la guancia della ragazza. La sua mano era ruvida e calda. Si avvicinò e la baciò. Le labbra erano bollenti. Julie era inebriata dal suo profumo. Sapeva di erba boschiva e disinfettante. La sua bocca sapeva di una strana pozione. Quasi dispiacendosene Julie lo spinse giù, gli passò una mano sulla fronte e quello si riaddormentò.
 
 
Angolo me,
beh, non ho molto da dire, solo yee bacio! Bacio! Ho aggiunto Sirius  con Dora perché sono fan della wolfstar e sono convinta che fossero innamorati. Nel prossimo capitolo si andrà avanti con la storia del rapimento.
Questo capitolo e ricaricato e modificato un po’. Ringrazio  Nimphadora per le recensioni e i complimenti.
Per ora arrivederci e grazie,
lunaticaNachi.

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Capitolo 8
*** Mi dispiace ***


Capitolo 8: mi dispiace
Julie continuava ad accarezzargli la testa. L’aveva baciata. Si, non sapeva cosa stava facendo, pensava di star baciando sua moglie ed era in preda alla febbre, ma l’aveva baciata, no?
Passarono 2 minuti buoni e Teddy tornò con Madama Chips al suo fianco. “Lumos”, Teddy vide Julie seduta sul letto con una mano sulla fronte di suo padre, quella scena avrebbe dovuto essere normale ma qualcosa lo turbava.
Madama Chips portò via il professore facendolo librare a mezz’aria come Lumacorno aveva fatto col Serpeverde a settembre. Il percorso per l’infermeria fu piuttosto lungo dato che dovevano prendere solo corridoi deserti e di certo il borbottio continuo di Madama Chips (Ma insomma, doveva venire subito da me. Cosa pensavate di fare voi. Perché il professore non mi ha detto nulla ) non rendeva la strada più sopportabile.
 
Quando arrivarono in infermeria Julie mise un braccio intorno alle spalle di Ted che sembrava essersi rimpicciolito ed aveva il volto nascosto sulla spalla di lei. La campanella suonò. “Su, c’è Incantesimi” Julie lo portò via con sé.
 

Qualche giorno dopo
Il professore si era quasi completamente ripreso. Era sabato mattina e Julie andò a trovarlo, nel pomeriggio l’avrebbero dimesso. Le vacanze di natale si avvicinavano e le lezioni erano finite.
“Dov’è Teddy?”
“In punizione. Ieri a Trasfigurazione hanno fatto commenti poco gradevoli e lui ha lanciato la fattura mangialumache”
“Cosa gli stanno facendo fare?”
“Sta lucidando le coppe di Quidditch vinte dai Grifondoro”
“Benedetto ragazzo, non capisco perché si comporti così. E’ sempre stato educato e gentile”
“Beh, hanno detto una cosa veramente brutta. Avevo già la bacchetta alzata quando la professoressa ci ha interrotto, per fortuna non sono in punizione anche io.”
“Cosa hanno detto? Qualcosa su di lui … o me?” si rattristò molto. Nessuno sapeva della sua condizione ma il castello aveva occhi e orecchie.
“No, no, sempre insulti contro di me.” Mentì lei. “Jorkins non ha raccontato mai a nessuno che lo avevo conciato io in quel modo, ma tra un po’ sapranno con chi hanno a che fare”
“Oh no, non ti azzardare sai o dovrò togliere parecchi punti a Grifondoro”
“Eddai, guardi cosa le ho portato” Julie cacciò dalla tasca una stecca di cioccolato al latte senza farsi vedere da madama Chips.
Mangiarono e chiacchierarono per un po’, ma Julie voleva arrivare a una domanda, quella domanda. Non ce la faceva più ed allora parlò.
“Quando era in camera sua, il giorno dopo la luna piena, si era accorto che c’eravamo anche noi?” Julie era diventata rossa ed il cuore le batteva forte.
“Più o meno, ogni tanto mi svegliavo e vedevo ombre confuse.”
Julie non era più sicura di voler continuare, ma doveva.
“Ecco, lei, lei ha iniziato ad agitarsi e mentre Ted non c’era mi ha baciato” ci fu un secondo in cui il cuore di Julie stava per uscirle dal petto ed andare a farsi una passeggiata e le mani le tremavano così forte che le dovette nascondere sotto il maglione.
“Oh, mi dispiace” ecco, l’aveva detto. Non era stato un bacio volontario. Era ovvio. Julie lo sapeva ma si sentiva lo stesso una stupida.
“Ma almeno ti è piaciuto?” continuò il professore.
Quella frase proprio non se l’aspettava. Alzò la testa e lo vide, bello come mai prima, con un paio di graffi sul volto e le fasciature sulla gamba. Arrossì ancora di più, ma vedendolo sorridere prese anche lei tutto con più leggerezza. “Sì”.
 
 
Il giorno dopo Julie e Lupin passeggiavano al limitare della foresta proibita. Ted quella mattina stava lucidando le coppe Tassorosso, di meno rispetto a quelle Grifondoro ma ugualmente sporche.
“Non hai detto nulla a Teddy, vero?” disse preoccupato l’uomo.
“Del bacio?” Il professore annuì. “Ovvio che no” un sorriso malizioso e malandrino spuntò sul viso della ragazza per fulminare Lupin.
“Hai gli stessi capelli del mio primo amore, sai?”
“Era una bella ragazza?” Il professore rise. “Bellissima, sì. Ma era un ragazzo, uno dei miei migliori amici.”
“Oh, non pensavo avesse certi gusti professore”
“Chiamami Remus. E comunque è stato l’unico uomo che abbia mai amato.”
“Come si chiamava?”
“Sirius. Abbiamo fatto le scuole insieme. Poi è andato ad Azkaban. Quando è fuggito e me lo sono ritrovato davanti è stato terribile e bellissimo allo stesso tempo. Abbiamo passato altri due anni insieme e poi … beh, poi se n’è andato. Per mano della stessa strega che 2 anni dopo mi ha portato via mia moglie. Ero quasi geloso quando Molly l’ha uccisa al posto mio.” Julie era incantata. Era come a lezione, lui parlava e spiegava così bene e lei era brava ad ascoltarlo, percepiva tutto, dolore, tristezza, rimpianto, ma anche gioia e speranza.
“Non volevo annoiarti, scusa. Passerai qui le vacanze?” riprese dopo qualche secondo di silenzio.
“Oh, no”  Julie non era pronta ad una domanda, voleva rimanere a fissare i suoi occhi verdi, i suoi capelli castani e grigi, le labbra secche e screpolate,la camicia candida che mascherava le ferite che si vedeva appena sotto la pesante giacca marrone, non voleva chiacchierare. “Emh, torno da mia madre.”
“Beh, se volete, possiamo passare le vacanze insieme. Abbiamo una bella casetta vicino a Maldon. Io e Ted siamo soli ed anche voi a quanto ho capito.” Julie sorrise con il sorriso più bello, carico di gioia e speranza che avesse mai fatto, ed anche il suo interlocutore sorrise, forse il suo sorriso era anche più bello.
 
Una volta tornata al castello vide il prof Evergete camminare in un corridoio, tutto solo. Era strano vederlo in giro, di solito non si vedeva mai nel castello. Julie decise di seguirlo. Tenendosi a debita distanza fissava i capelli castani del professore. Era veramente un bell’uomo. Gli occhi azzurri, la pelle non troppo scura, i capelli che arrivavano poco sotto le orecchie, la barba folta ma non lunga. Non era molto alto, né muscoloso, ma qualcosa di lui faceva sciogliere tutte le studentesse.
Arrivata ad un corridoio con uno strano arazzo non lo vide più, era semplicemente scomparso. Si ricordò che c’erano cose più importanti di un bacio o una vacanza. Doveva indagare.
 
 

Angolo autrice.
Bene bene. WOLFSTAAAAR. Scusate ma io AMO la Remus x Sirius e forse la approfondirò un po’.
La nostra piccolina ha ricevuto una brutta consapevolezza, ma forse la luce all’ orizzonte brilla ancora. Rimane il fatto che un ragazzo è scomparso e il professor Evergete (bel nome, eh? No, proprio no) si comporta in modo strano.
Tanti cari saluti,
lunaticaNachi
P.s.: L’INVERNO STA ARRIVANDO (No Fra, fa un caldo boia, no)

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Capitolo 9
*** Di nuovo? ***


Dedico questo capitolo a _Nymphadora_ una lettrice che mi riempie di soddisfazioni e una scrittrice che mi fa innamorare delle sue storie.
Cap. 9: Di nuovo?
Il giorno dopo avrebbe preso il treno e Julie proprio non riusciva a dormire. Avrebbe fatto quello che faceva sempre in questi casi, si sarebbe cacciata nei guai. Si alzò. Nei letti accanto a lei le ragazze dormivano tranquille. Erano tutte così carine, un po’ meno da sveglie, ma comunque simpatiche. Scese in Sala Comune e vide che il fuoco era ancora acceso, doveva essere passata da poco la mezzanotte. Salì le scale per il dormitorio maschile e raggiunse la camera di Ted, ormai quella strada la sapeva fare anche al buio. Senza fare il minimo rumore raggiunse il letto alla destra della porta e chiuse le tende a baldacchino. Cominciò a svegliare lentamente il proprietario del letto, prima toccandogli insistentemente la faccia poi sussurrando “Sveglia principessa” al suo orecchio.
“No, ti prego Jul, non di nuovo” sbottò lui appena sveglio.
“Dai, lo sai che non riesco a dormire senza il mio orsacchiotto
“Va bene, ma sappi che ti odio” e scesero insieme, senza far rumore.
 
“Winky , Winky” dal divano Julie gridava quel nome rivolta al pavimento.
“Ti ho già detto che loro non seguono i tuoi ordini” la rimproverò Ted.
“L’altra volta è venuta.”
“Solo perché stava pulendo in camera tua.”
“Allora andiamo noi da lei.”
 
“Che brutta idea.” Borbottò Ted davanti al quadro con la frutta nei sotterranei. “Ma perché mi lascio sempre trascinare da te?”
“Perché non mi lasceresti mai sola nei bui, tetri e pericolosi sotterranei, vero mio principe?” lo canzonò Julie facendo gli occhi da cucciolo, poi fece il solletico a una pera sul dipinto. Entrarono nelle cucine. I centinaia di elfi che di solito le abitavano erano in giro per pulire il castello e i pochi che erano rimasti avanzarono verso i giovani nelle loro vesti logore.
“Siete ritornata padrona” “E’ un piacere rivedervi padrone” “Torta alla melassa, padrona?”. Ted era sempre a disagio quando andavano lì ma a Julie piaceva un sacco. Ormai era un rito, almeno una volta a settimana Julie trascinava Ted lì, si riempivano le tasche con un po’ di dolcetti, bevevano una cioccolata calda e poi ritornavano in Sala Comune e dormivano insieme sul divano più grande. Nessuno li aveva mai scoperti e gli Elfi sembravano felici della loro presenza.
 
Mentre risalivano le scale sentirono da lontano dei passi pesanti. Corsero via passando per una scorciatoia e si ritrovarono entro 5 minuti al corridoio del secondo piano, sulla strada per la torre.
“Passeggiatina notturna, signorinelli?” erano così concentrati a guardarsi le spalle che non si accorsero che il professor Lupin era appoggiato al muro fuori dal suo studio e li guardava malissimo.
“Veramente Remus, stavamo venendo da te. Sai, l’ultima sera prima di Natale, volevamo passarla insieme.” Era brava a mentire ma non a trovare delle buone menzogne. “Remus?!” A Ted suonò strano che la sua amica tanto rispettosa degli insegnanti ne chiamasse uno per nome e dandogli del tu.
“Beh, si, insomma, Lupacchiotto mi sembrava un po’ troppo”. Ci risiamo, ottima interpretazione, pessime parole.
“Entrate prima che qualcuno vi veda”.
Entrarono nel troppo conosciuto studio dove passavano molti giorni di punizione e dove il professore stava facendo comparire due letti.
“Dormirete qui. Prendetela come una punizione per essere andati in giro di notte” ormai ne era sicura, le punizioni le piacevano “e 5 punti in meno a Grifondoro” beh, più o meno. Il professore sparì dietro alla porta della sua camera, Jul voleva rientrarci a tutti i costi.
 
Ora Julie riusciva a dormire benissimo, anche se Ted russava. Fu svegliata però da una carezza. Non era passato neanche un quarto d’ora da quando i ragazzi si erano stesi. “Scusa, ma proprio non ce la faccio.” Anche al buio Julie l’aveva riconosciuto. La mano ruvida sulla guancia, la voce roca e calda … e le labbra screpolate, sì, finalmente riusciva a sentirle di nuovo, calde, mentre erano premute contro le sue. Poi, in tutto quel calore che sentiva, qualcosa di fresco, la sua lingua, la lingua di Remus, che spingeva e accarezzava la sua. Sentì l’altra mano sollevarla da sotto la schiena per stringere il suo corpo a suo.
“Mmh, cioccolata” disse lui quando si staccò dolcemente da Julie. Si allontanò di nuovo, entrando nella sua camera, e Julie si riaddormentò con la testa piena del profumo di quell’ uomo forte e gentile che stava nell’altra stanza.
 
 
Il mattino dopo a colazione si sentivano molte chiacchiere. Chi restava, chi partiva, tutti che si salutavano con abbracci e baci. Verso la fine le chiacchiere divennero più tese.
“E’ successo di nuovo, è successo di nuovo. Una ragazza Tassorosso, Akira Wadjet, è scomparsa. Le sue amiche hanno detto che ieri sera è uscita dalla loro camera a notte fonda e non è più tornata. Ora non trovano neanche lei.”  “I passi di ieri notte” cominciò Ted in un sussurro. “Sì, sì, ma non potevano essere della ragazza, troppo pesanti. Sembravano di Gaza o … di un professore” affermò lei. “Ancora con questa storia del prof Evergete?” A Ted aveva raccontato la storia della scomparsa dietro l’arazzo almeno 10 volte. “Ted, il professore è strano, dobbiamo controllarlo” “Beh, ora non possiamo, tra un’ora abbiamo il treno” e finì così la conversazione. Julie l’avrebbe riaperta in treno. Non poteva finire lì e sapeva già come poter indagare anche lontana da scuola.
 

Angolo autrice.
Eeeee come sempre non so fare le chiusureee.
Bene, il professore non può fare a meno che baciarmi … emh, baciarla, lei, Julie, non me, lei (dannazione Fra, sta calma). Ma una nuova studentessa è in pericolo e la sua scomparsa coincide di nuovo con il bacio di Julie (bah, non so perché, solo che l’ho notato mentre scrivevo … sì, lo so, sono strana).
Come si evolverà la storia? E perché il professore ci tiene tanto a noi? (Fra, sei addirittura passata a incorporare i lettori nella tua pazzia, non bastavi tu da sola?). Ted si accorgerà dei cambiamenti? Rubber diventerà il Re dei pirati? Goku batterà Freezer? Ma soprattutto, chi pulisce più di Chanteclair? (Oddio, l’abbiamo persa)
Queste ed altre risposte inutili a Super Quack, il programma più amato a Paperopoli. (Ah-ah, che grandi battute. Per favore portatela via.)
Alla prossima,
lunaticaNachi.

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Capitolo 10
*** Verità in vacanza ***


Cap. 9: Verità in vacanza
Da quando era tornata a casa Julie non aveva fatto altro che parlare della scuola, delle materie, dei professori, di Ted, degli elfi domestici e del lago nero. Abbie la ascoltava paziente, anche quando ripeteva le stesse cose, era orgogliosa della sua piccola.
Il pomeriggio arrivò e si portò dietro Remus Lupin. Julie pensava che avrebbero usato le scope per viaggiare ma di giorno era troppo pericoloso, si sarebbero smaterializzati.
“Porta prima lei, ho dimenticato una cosa” Julie corse in camera sua e lasciò il professore e sua madre in salotto insieme alle valige. Un crac e non c’erano più.Dopo un minuto un altro crac. Julie lo stava aspettando con in mano una sacca piena di libri. “Mi sei mancato” corse ad abbracciarlo. Lui semplicemente le diede una pacca sulla spalla, sembrava freddo, distante.Un altro crac mentre erano abbracciati e Julie si sentì risucchiare partendo dallo stomaco.
La casetta in River Chelmer era alta e stretta. Julie entrò in casa e si ritrovò davanti Ted in un buffo grembiule giallo. Gli saltò addosso ridendo.
 
“Perché i capelli neri, sei arrabbiato?” chiese più tardi Julie mentre andavano in giro sulla neve bassa.
“No, credo mi stiano meglio. Sono più eleganti” rispose lui arrossendo.
“Aaah, ho capito, questa eleganza porta il nome di qualche ragazza in particolare o vuoi fare strage di cuori?” riprese Julie con sguardo malizioso.
“Sei una stupida” e le diede una piccola spinta.
“Tu sei stupido” e iniziarono una guerra di spinte e palle di neve. Giocarono fino a quando tutti e due tremavano dal freddo ed avevano le labbra viola, il sole era calato da mezz’ora.
“Eccoli qui i nostri ghiaccioli” Abbie li stava aspettando sull'uscio di casa con due calde coperte.
Julie scoprì che Remus era molto bravo ai fornelli e che le canzoni di Natale per accompagnare una cena non sono consigliabili. Dopo un paio di partite agli scacchi magici Julie e Ted si addormentarono una sopra l'altro. Gli adulti avevano parlato del mondo magico per tutta la sera ed ora anche loro sembravano stanchi.
“Li porto su io” disse Remus prendendo imbraccio Julie, che prima era avvinghiata a Ted per non soffrire il freddo. “Ti aiuto” “No no, ce la faccio da solo”
Abbie entrò nella sua stanza, quella degli ospiti. Julie avrebbe dormito nella stanza di Ted insieme a lui. Mentre la metteva sotto le coperte Julie sussurrò”Papà” e Remus le accarezzò la fronte “Buonanotte piccolina” poi portò su anche suo figlio.
 
Non potendo mettersi in guai seri e quindi non riuscendo a dormire bene senza svegliarsi continuamente Julie decise di continuare a indagare al caso “sparizioni”. Cercò al buio la sacca dei libri e poi scese in salotto. Il fuoco era acceso nel camino e la fiamma non si era ancora consumata, erano chiaramente fiamme finte che emanavano calore vero. Julie lo trovò… magico. Prese il primo libro Storia Egizia, Miti e Leggende più popolari e cominciò a leggere. Il libricino non aveva più di 50 pagine e dopo un'oretta ne stava già leggendo un altro, Età e Faraoni del Antico Egitto, ci mise un po’ di più a finire quello ma già qualche idea le stava frullando in testa. Era a metà di Grandi storici spiegano Grandi Misteri quando sentì di star crollando dal sonno.
Una figura alta scendeva scale. Il vecchio lupo in vestaglia blu si avvicinava alla bambina seduta sul marmo esterno del camino.
“Sono le 3,cosa ci fai sveglia?” bisbigliò lui con tono di rimprovero. “Non riuscivo a dormire” il suo sguardo assonnato tradiva le sue parole. “Ti farò preparare della pozione soporifera da Lumacorno. Ora va su a dormire” “E tu che ci fai sveglio?” non sapendo come ribattere passò al attacco. “Questa è casa mia, posso andare in giro se voglio” ed effettivamente non aveva tutti i torti. “Ma cos'hai, perché mi tratti male? È tutto il giorno che mi eviti” cercò di far leva sui suoi sentimenti. “Locomotor” una poltrona si avvicinò ai due, senza fare rumore. “Vieni qui.” Il professore si sedette e Julie lo raggiunse, acciambellandosi fra le sue braccia. Un caldo diverso da quello del fuoco la riempì e subito le palpebre si fecero pesanti. “Prima mentre ti portavo su mi hai chiamato papà.” “Scusa, ero mezza addormentata” parlò senza aprire gli occhi, il sonno stava prendendo il sopravvento. “Ma forse è giusto così, sai. Io dovrei essere come un padre per te. Tu hai bisogno di questo.” Anche a lui piaceva stare lì, così, accarezzandola e cullandola. “Mi stai dicendo che vorresti farti mia madre?” un piccolo sorriso si dipinse sulle sue labbra. “Signorinella, cosa sono queste parole? Subito a letto.” Si alzò di scatto, facendola sussultare. La teneva imbraccio, di nuovo, e la portava sulle scale, di nuovo. Prima di entrare nella camera però cambiarono le parole della piccola. “Non potrai mai essere mio padre, lui era insostituibile”. Un ultimo bacio sulla fronte, questa volta più amaro.
 
Al mattino la casa sembrava più silenziosa. Abbie preparava i Pancake, Remus correggeva alcuni compiti e i due ragazzi mangiavano, bisbigliando qualche parola quando gli adulti non li potevano sentire.
“Ti ricordi il tatuaggio del prof Evergete? So cos’è.” L’espressione assonnata di Ted si posò su quella fin troppo attiva di Julie. “Ti prego, non di prima mattina.” “Andiamo pigrone, ascoltami. E’ l’occhio di Horus, un simbolo egizio.” “E quindi?” Ted infilzò con la forchetta altri due pancake. “Ho … diciamo … preso in prestito alcuni libri dalla biblioteca” Ted sgranò gli occhi, stava per incominciare a sgridarla quando lei lo interruppe continuando “Ho scoperto un sacco di cose utili, so come risolvere tutto.”
“Bene ragazzi, che ne dite se oggi andiamo a fare una passeggiata?” Remus li interruppe, sapeva che stavano tramando qualcosa e non voleva che si mettessero in altri guai.
 
La giornata passò tra stradine imbiancate dalla neve e paesaggi mozzafiato. Alla sera, quando finalmente i ragazzi si ritrovarono soli, Julie continuò da dove aveva lasciato.
“Wadjet è la dea protettrice del sovrano e la personificazione del Basso Egitto, Maahes è il dio della guerra e della protezione con testa di leone. Tolomeo Evergete, chiamato anche Tolomeo III, era un faraone egizio. Secondo me il professore è sempre stato ossessionato dal suo cognome, tanto da diventare ossessionato del egitto e quando ha trovato due ragazzi col cognome di alcuni Dei non ha potuto che rapirli per … non lo so, venerarli?” “Ommiodio, è peggio di quanto credessi, tu sei partita completamente di cervello. E io che pensavo di poter salvare ancora qualcosa.” Un sorriso schernitore comparve sul volto di Ted. “Idiota, guarda che dico davvero.” “Viaggi troppo di fantasia. Ora vai a dormire.”
 
I giorni passarono, Julie continuò a parlare del fatto con Ted che ormai la assecondava e basta e trovò anche un piano (pericoloso) per far confessare il professore. Sul treno di ritorno per Hogwarts la determinazione bruciava negli occhi di Julie.
 
Salve ragazzi,
parto col dire che ho appena finito di scrivere il capitolo, quindi sicuramente domani mi farà schifo e lo cambierò. Purtroppo sono in un periodo in cui non ho voglia o idee per scrivere, quindi chiedo perdono.
Ma ritornando alla storia. Julie ormai ne è fermamente convinta, Evergete è il colpevole, ma è davvero così? Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
To be continued …
lunaticaNachi.

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