La carezza del Diavolo
La carezza del Diavolo
(Odi et amo)
- 2 -
Nescio, sed fieri
sentio et excrucior
“Ora capisci
perché posso amarti pur avendo tentato di ucciderti, Allen-kun? ♥ ”
Il ragazzo
scuote la testa, sempre più confuso dalle parole del Noah. “No che non capisco,
Mikk. Non puoi amare e odiare una sola persona allo stesso tempo… non ha senso!”
Tyki ride
appena, quindi butta a terra la sigaretta e la schiaccia con il piede. Studia
per un attimo i lineamenti regolari di Allen, la pelle chiarissima e la guancia
sfregiata dalla cicatrice. Poi gli scosta i capelli dalla fronte e gli circonda
il viso con entrambe le mani, obbligandolo a fissare gli occhi nei suoi. “Odi
et amo, quare id faciam fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior
1”
“C-che cos’è?”
balbetta il giovane esorcista, disorientato sia da quelle parole che non
capisce, sia (forse anche di più) dal gesto dell’uomo.
“Una poesia
latina. Odio e amo, forse ti chiederai perché lo faccio. Non lo so, ma sento
che avviene e soffro. Come vedi, sono secoli che la gente si fa le stesse
domande. Non lo trovi divertente, ragazzo? ♥”
Allen vorrebbe
rispondergli. Vorrebbe dirgli che, no, non lo trova divertente. E che, sì, anche
lui si è fatto quella domanda, più di una volta, ma non ha mai trovato una
risposta e ha sempre preferito mettere a tacere tutto.
Vorrebbe, ma il
Noah non gliene dà modo, perché gli chiude la bocca con la sua. A quel contatto
assolutamente inaspettato, il ragazzo spalanca gli occhi e gli afferra uno dei
polsi, nel debole quanto inutile tentativo di allontanarlo da sé.
Quasi subito, il
Portoghese approfondisce il bacio, insinuandogli la lingua tra le labbra e
spingendolo contro il muro, ed è in quel momento che Allen si rende conto di non
volersi davvero opporre a ciò che sta succedendo: chiude gli occhi e si
abbandona completamente a quelle sensazioni per lui sconosciute. E non importa
che a suscitargliele sia la stessa persona che pochi giorni prima l’ha quasi
ucciso, che sia un nemico.
Abituato a
gestire quelle situazioni, Tyki si rende conto della resa del più piccolo e, per
evitargli che le gambe lo tradiscano, lo fa scivolare lentamente contro il muro,
portandolo seduto a terra, sempre senza interrompere il bacio.
Allen si è
aggrappato al bavero della sua giacca, stringendolo con forza, come se fosse
l’unico appiglio sicuro in quella marea di emozioni nuove e in parte
contrastanti che sente salire dentro di sé.
Quando i loro
visi alla fine si separano, il ragazzo fa solo un timido tentativo di affrontare
lo sguardo profondo dell’altro, ma poi abbassa gli occhi, a disagio, arrossendo
appena. Lascia ricadere il braccio con un gesto stanco e volta la testa,
approfittando del fatto che il Noah ha allontanato le mani dal suo viso.
“Come le
domande, anche le risposte sono le stesse da secoli… non sei d’accordo,
Allen-kun?”
L’esorcista non
ha davvero voglia di parlare, men che meno di fare speculazioni filosofiche: in
questo momento vorrebbe solo scomparire, cancellare quel bacio, il piacere
inspiegabile che gli ha fatto provare e tutto il resto. Si costringe a voltare
leggermente gli occhi verso l’uomo inginocchiato accanto a lui, accennando un
sorriso stanco.
“Io questa non
la chiamerei proprio
«risposta»,
sai Mikk? Anzi…”
Tyki gli sorride
di rimando e posa le labbra sulla sua guancia, ancora sporca del sangue che il
più piccolo ha pianto poco prima dall’occhio maledetto. “In effetti questo può
essere l’inizio di un lungo discorso…” gli sussurra sulla pelle, facendogli
scivolare la mano sinistra dietro il collo “…vuoi continuarlo, ragazzo? ♥”
Il Noah non
aspetta la replica di Allen, perché in fondo la sua non era nemmeno una domanda,
ma inizia a leccargli lentamente la guancia, per pulirla dalle tracce di sangue.
Per un attimo,
l’esorcista rimane impietrito, ma poi d’istinto, sentendosi tradito da se stesso
per quell’esplicita capitolazione, porta la mano sulla nuca dell’altro come per
tenerlo più vicino, le sue dita che si intrecciano con i riccioli scuri.
“Se tu hai
intenzione di continuarlo, non penso accetteresti di sentirti dire di no, vero?”
mormora infine, stordito dalla vicinanza di Tyki, dai suoi gesti così sensuali e
dal suo profumo avvolgente, che sa di tabacco e aromi esotici.
E, se devo
essere sincero, non so neanche se il mio stesso corpo lo accetterebbe… Dio! Non
so più cosa devo fare, non riesco più nemmeno ad interpretare le mie reazioni…
Il Portoghese
ride sommessamente a quella risposta e comincia a lasciare una fitta scia di
baci sul volto del ragazzo, scendendo a poco a poco verso il collo. Lo sente
rabbrividire e approfitta di ogni centimetro di pelle che l’altro
involontariamente gli offre quando rovescia la testa all’indietro. Con la destra
gli circonda la vita, attirandolo vicino a sé, e poi risale piano la sua
schiena.
Sentendo le
braccia del Noah stringerlo e le sue labbra e la sua lingua percorrere
implacabili la pelle sensibile della gola, Allen non può evitare di lasciarsi
sfuggire un gemito, vergognandosene subito come un ladro, mentre sente il suo
respiro farsi più affannoso.
Quando Tyki
inizia a torturargli il lobo, mordicchiandolo e leccandolo, il giovane esorcista
si rende conto di essere ormai arrivato al punto di rottura. Il fiato caldo
dell’uomo sulla pelle umida e la sua voce lasciva che gli sussurra all’orecchio
sono la goccia che fa traboccare il vaso.
“Io non accetto
un no come risposta, ma non mi sembra nemmeno che tu sia intenzionato a dirlo,
questo no, vero Allen-kun? ♥”
“Tyki… Mikk, sei
un maledetto… bastardo…” trova la forza di mormorare, prima di cedere
definitivamente alle lusinghe del Noah del Piacere.
Non sa nemmeno
lui perché lo sta facendo, ma sa per certo che se ne pentirà: eppure non trova
la forza di resistergli. Benché sia sicuro che non ci sia nulla di vero in
quell’interesse, non trova la forza di resistergli. Forse, inconsciamente, Allen
vuole solo sfruttare Tyki (esattamente come Tyki sta sfruttando lui) per avere
un po’ di quell’amore che tanto ha bramato da bambino, fosse anche solo sotto
forma di sesso.
“Allora,
ragazzo, continuiamo il nostro discorso?”
Di nuovo una
domanda bisbigliata sul suo corpo, voce che si fa carezza impalpabile, ma non
per questo meno eccitante, mentre mani abbronzate scivolano sinuose sotto gli
abiti, ad esplorare centimetri di pelle nivea mai violati da nessuno.
Allen non si
prende nemmeno la briga di rispondere, ma fa scorrere la mano sul petto ampio di
Tyki, sbottonando la giacca elegante e poi risalendo su, ad allentare la
cravatta e slacciare la camicia di seta, per liberare il collo flessuoso del
Noah e cominciare a ricambiare in parte le carezze ricevute.
Quando l’uomo lo
sente muoversi e prendere una timida iniziativa, si allontana leggermente da lui
per qualche istante, come se volesse considerare i suoi gesti da un’altra
prospettiva: dentro di sé, però, si compiace di essere riuscito a coinvolgere il
più piccolo nel proprio gioco. Non si sofferma a chiedersi cosa gli abbia fatto
cambiare idea ma, con un sorriso lascivo, torna a dedicarsi a quel corpo snello
stretto tra le sue braccia.
Mentre l’idea
che quell’assurda canottiera che il ragazzo indossa, corta com’è, sia più un
invito allo stupro che altro gli attraversa evanescente il cervello, il
Portoghese gliela solleva, scoprendo dei pettorali ben definiti, con i capezzoli
già turgidi. Liberate velocemente le mani dagli impeccabili guanti bianchi,
inizia a seguire il profilo di ogni muscolo, dal collo fin giù all’ombelico.
Allen osserva
con la coda dell’occhio i movimenti dell’uomo, incerto su cosa aspettarsi, senza
smettere di far scivolare due dita sulla sua gola e in quel triangolo di pelle
liberato dalla camicia. Lo fa più per prendere tempo che per altro, perché si
rende perfettamente conto di non sapere proprio come comportarsi in quella
situazione.
Quando il
ragazzo sente Tyki guidare con gentilezza decisa la sua bocca verso il proprio
collo, inconsciamente gli è grato. Posa il capo sulla sua spalla, lasciandosi
per un istante avvolgere dal suo profumo; poi, imitando quel che il Noah ha
fatto a lui poco prima, inizia a disegnare con la lingua la linea immaginaria
che congiunge l’orecchio, il collo e poi giù fino alle clavicole e
all’attaccatura dello sterno dell’uomo.
Nel vuoto totale
che in quel momento gli riempie la testa, quasi ottenebrandogli completamente i
sensi, Allen riesce a rendersi conto solo di una cosa: Tyki sa di buono. Se il
suo bacio sapeva di tabacco e cioccolato, la sua pelle ha un indefinibile sapore
dolce.
Preso da quel
gioco e concentrato nello spiare le reazioni dell’altro alle sue carezze, il
ragazzo non presta più attenzione alle mani del Portoghese che scivolano sempre
più in basso, finché non sente le sue dita stuzzicare maliziosamente la propria
virilità. Colto alla sprovvista, Allen si irrigidisce, stringendo forte la
camicia di Tyki e staccandosi da lui.
Il Noah a quella
reazione sorride, ma non per questo si interrompe. “Stai tranquillo, ragazzo…
vedrai che ti piacerà. Lasciati andare…” lo blandisce poi, sussurrandogli
all’orecchio e dandogli un lieve bacio sulla guancia.
Il più piccolo
sembra fidarsi (e nemmeno lui sa perché si fidi di quell’uomo dalla dichiarata
doppia faccia) e torna a posare le labbra su quella pelle di bronzo, ora
divenuta più calda, continuando a baciarla. E quando il tocco di Tyki si fa più
deciso, Allen non riesce ad impedirsi di trasformare uno di quei baci in un
morso leggero che strappa all’uomo un gemito di piacere.
Il giovane non
ha nemmeno il tempo di chiedersi come comportarsi davanti a quella reazione,
perché Tyki decide di prendere definitivamente le redini del gioco: porta le
mani sulle spalle di Allen e lo spinge a terra di schiena, la testa candida che
si rovescia oltre il limitare della balaustra troppo stretta. Il ragazzo rimane
stordito per un paio di secondi, ma poi trova la forza di sollevare il capo,
tornando a fissare lo sguardo in quello ferino del Portoghese che ora gli
sorride, seduto a cavalcioni del suo bacino.
Quando l’argento
incontra l’oro, un sorriso debole ma sicuro incurva le labbra dell’esorcista.
“Lasciarmi andare? Sai Mikk, non ho molta intenzione di finire giù…”
L’uomo ride
appena. “Sei ancora più adorabile quando fai così! ♥ ” commenta poi, facendo
scorrere un dito dalla guancia dell’esorcista, al collo e fin giù all’ombelico
che stuzzica leggermente.
Sente i muscoli
del ragazzo contrarsi sotto il suo tocco lieve, una reazione fin esagerata ma
comprensibile, vista la posizione scomoda in cui l’ha costretto. Il suo sorriso
si allarga.
Infila le
braccia sotto le ascelle di Allen e lo riporta seduto. “Vieni qui, piccolo… non
vorrei mai che ti facessi del male!”
Prima che
l’altro possa ribattere, gli chiude la bocca con un bacio che subito si
trasforma in una specie di lotta passionale tra le lingue, mentre le mani
esplorano i corpi sudati, bronzo su alabastro e alabastro su bronzo, in carezze
dettate ormai ben poco dalla ragione e molto di più dall’istinto.
Il ragazzo
finisce per trovarsi di nuovo messo al muro, con Tyki inginocchiato tra le sue
gambe che, alternando morsi e baci, continua a tormentargli il collo già
arrossato e sembra non volergli dare respiro.
In un moto
d’orgoglio, Allen tenta di vendicarsi dello scherzo di prima, riuscendo a
costringere il Portoghese supino. Quando gli si porta sopra, puntellando l’unico
braccio di fianco alla sua testa, si aspetta da un momento all’altro che l’uomo,
decisamente più alto e prestante, ribalti senza fatica le posizioni (anche
perché, sospetta l’esorcista, il Noah non ama essere messo sotto da nessuno, in
tutti i sensi).
Invece Tyki
rimane sdraiato a terra, il respiro appena affannato e i riccioli color petrolio
incollati alla fronte sudata che celano in parte le stimmate maledette. Si passa
la lingua sulla bocca socchiusa, in un gesto estremamente sensuale, mentre
accarezza piano il viso del più piccolo, cercando di accomodargli alla meglio le
ciocche candide dietro le orecchie.
“Quanta
irruenza, ragazzo!” Il suo tono è carico di una malizia mal celata: è
chiaramente eccitato dal tentativo di reazione del più giovane.
Allen, dal canto
suo, ha voluto trovare dentro di sé la forza di non soccombere alle manifeste
provocazioni del Noah. “Com’è quel detto? In guerra e in amore tutto è lecito?”
dice infine con il fiato corto, tentando di mantenere salda la voce – ma non è
facile, quando hai puntato addosso quello sguardo dorato che sembra capace di
leggerti dentro.
Tyki accenna una
risata lieve. “Sei davvero incredibile, tu. Certo che non ti arrendi proprio
mai, eh? Ed è per questo che mi piaci così tanto…” commenta poi, con
un’inflessione indefinibile nella voce, mentre la mano si ferma sulla mandibola
e il pollice percorre il contorno delle labbra.
Allen abbozza un
sorriso storto, gli occhi celati dalla frangia. “È quello che ho giurato alla
persona più importante della mia vita: che avrei continuato sempre a camminare
per la strada che mi fossi scelto.” La sua sembra più una risposta ribadita a se
stesso che data all’altro, pronunciata con tono stanco, venato di incertezza,
come se nemmeno lui credesse fino in fondo alle sue parole.
Quelle sue
stesse parole, però, lo colpiscono dritto al cuore e gli danno la consapevolezza
disarmante della situazione in cui si trova, quasi che fino a quel momento
avesse agito dentro una sorta di sogno. Sta facendo sesso con un nemico. Non è
lì che conduce la strada che ha giurato a Mana di seguire anche a costo della
vita.
E questa presa
di coscienza gli dà la sensazione che qualcuno gli abbia tolto all’istante tutta
l’aria dai polmoni. Deve uscire subito da quel gioco troppo compromettente,
altrimenti sente di correre il serio rischio di non riuscire a staccarsene più:
c’è un’affinità perversa che lo attrae verso il Noah, qualcosa di più indistinto
e profondo del suo indubbio fascino. Allen tuttavia non deve e non vuole
cedervi.
Cercando di
mascherare alla meglio il proprio turbamento interiore, afferra il polso di Tyki
e ne allontana la mano, quindi si appoggia di nuovo con la schiena alla colonna,
posando il braccio su un ginocchio.
Il Portoghese,
solo in parte ignaro dei pensieri che si affastellano confusi nella testa del
ragazzo che gli sta di fronte, capisce perfettamente che ormai il gioco è
finito. Però tutto sommato non ha di che lamentarsi: si è divertito con il
piccolo esorcista ben oltre le sue previsioni. E più tempo passa lì, più corre
il rischio di essere scoperto dai membri della Dark Religious o, peggio, dal
Conte.
Ma c’è ancora
un’ultima cosa che vuole fare prima di andarsene, un ultimo dubbio da insinuare
nella mente già fragile di quel ragazzino così eccitante. Si tira seduto e
incrocia le gambe, con un sospiro plateale.
“Spiegami una
cosa, Allen Walker…”
Sentendosi
chiamare per nome, l’interpellato alza la testa di scatto, fissando gli occhi in
quelli dell’altro.
“…come fai a
dire che la strada che hai percorso fino ad ora è realmente quella che ti sei
scelto da solo?”
Probabilmente un
colpo di pistola in pieno petto avrebbe avuto sul ragazzo effetti meno
devastanti: davanti alle parole del Noah, pronunciate con una certa noncuranza e
una sigaretta ancora spenta tra le labbra, Allen rimane incredulo per un
istante, poi istintivamente cerca di colpire quel bel viso che fino a poco prima
riempiva di baci. Tyki però non si fa sorprendere e gli blocca il braccio con
relativa facilità, costringendolo a rimettersi seduto.
Questi scatti
d’ira, questa forza che tiri fuori all’improvviso… come fai a non renderti conto
di quanto ti rendono affascinante ai miei occhi? Quando ti vedo fare così, provo
ancora più forte l’impulso di amarti… e poi distruggerti…
Cercando di
trattenere i suoi istinti, il Portoghese posa le mani sulle spalle del più
piccolo. “Che cosa c’è, ragazzo? Ho semplicemente fatto una domanda, non ti
agitare per niente…”
“Tu non hai il
diritto di criticare le mie scelte!” ribatte Allen, punto sul vivo dalla frase
dell’uomo – e nemmeno lui sa perché si senta così coinvolto, se dipenda da Tyki
o dalle parole che ha detto.
Un sorriso
strano increspa le labbra del Noah, mentre fa scorrere due dita su quel che
rimane del braccio sinistro di Allen, là dove la pelle chiarissima si fa via via
più spessa e screpolata, quasi squamata, assumendo una tonalità tendente al
rosso-violaceo, là dove c’era l’Innocence.
“Come fai a dire
che si tratta di una tua scelta la vita che hai fatto finora?” insiste poi Tyki,
voce di velluto trapuntata di spine, indugiando sul moncherino cui ha ridotto
l’arto del ragazzo. “Tu non hai scelto di avere questo braccio deforme… e sono
pronto a scommettere che più di una volta l’hai considerato una maledizione, o
sbaglio?” Nel pronunciare l’ultima frase, il suo tono si abbassa e le sue labbra
tornano pericolosamente vicine a quelle dell’altro.
Allen vorrebbe
allontanarsi, vorrebbe reagire, urlare in faccia al suo nemico di smetterla di
parlare di cose che non conosce e non lo riguardano, ma non ci riesce.
Probabilmente è vero che Tyki ha detto così solo per provocarlo ma, dannazione,
ha centrato in pieno il bersaglio. E sentirsi sbattere in faccia in quella
maniera una verità tanto scomoda è tremendo.
“Non sai niente
di me… stai zitto…” mormora infine; ma il tono deciso che vorrebbe usare è
guastato dal tremito che gli incrina la voce.
A quella
reazione, l’ombra di un sorriso indecifrabile si disegna per un attimo sul viso
del Noah.
“Ora che sei
finalmente libero dal peso dell’Innocence, perché vuoi a tutti i costi tornare
ad essere schiavo di questa guerra, ragazzo?” domanda piano Tyki, la bocca
posata su quella del ragazzo, che si schiude appena per la sorpresa dovuta alle
sue parole.
L’uomo ne
approfitta subito e inizia a succhiare e tormentare con i denti le labbra di
Allen il quale, nonostante tutto, non riesce ad impedirsi di assecondarlo nel
suo divertimento perverso. Il Portoghese però non ha più intenzione di giocare
perché si stacca subito da lui, pur senza distanziare il viso dal suo.
“Dimènticati di
essere stato un esorcista, di aver avuto l’Innocence e dimènticati la vita
insulsa che il destino ti ha imposto finora. Adesso sì che puoi davvero
scegliere la tua strada” Il tono è tentatore, provocatorio, imperativo, ma
anche, senza apparente ragione, indefinibilmente malinconico.
Allen allontana
con decisione il Noah da sé. “Smettila Mikk! Io ho già scelto la mia strada!”
esclama, alzandosi sulle ginocchia “Sono un esorcista e lo sarò per sempre!”
Sbilanciato
all’indietro per la spinta del ragazzo, Tyki si sostiene puntando un braccio a
terra e scuote leggermente la testa per liberarsi dei riccioli che gli ricadono
sulla fronte. Un ghigno gli deforma il viso mentre trattiene a stento le risa,
gli occhi rivolti in alto.
Allen, teso, lo
osserva alzarsi in piedi con eleganza e, quando i loro sguardi si incrociano di
nuovo, l’esorcista sente un brivido freddo corrergli giù per la schiena.
Il Portoghese
infila una mano in tasca e ne estrae con due dita una carta da gioco che tiene
coperta.
C’è una luce
inquietante sul fondo dei suoi occhi d’oro, mentre la volta di scatto per
mostrarla ad Allen.
“Quattro di
quadri: devi prendere una decisione. Considera attentamente tutte le opzioni,
non è proprio il momento di fare la scelta sbagliata, piccolo…”
“Io ho già preso
la mia decisione e fatto la mia scelta. Recupererò la mia Innocence e continuerò
a lottare fino alla fine, nonostante tutto” dichiara il ragazzo, con la voce
finalmente salda.
Questa volta la
risata di Tyki esplode, per un attimo senza controllo. È questione di un
istante, poi il Noah torna pienamente padrone di sé.
“Fa’ pure, se
credi… ma qualcosa mi dice che non hai molto tempo” mentre parla, indietreggia
fino ad appoggiarsi alla colonna e inizia a svanire tra le pietre “È stato
bello, ragazzo. Ma tutte le cose belle si sa che finiscono in fretta… adieu mon
chou! ♥”
“Ehi, Mikk! Ma
cosa…” Allen si slancia in avanti, rimproverandosi subito dopo per quel futile
quanto ridicolo tentativo di trattenere il suo nemico.
Ricade carponi,
un leggero tremolio nel braccio destro, già affaticato per l’allenamento e ora
gravato del peso di tutto il corpo. Nonostante la posizione scomoda, non accenna
a raddrizzarsi, le parole di Tyki che gli rimbombano nella testa.
Furioso con se
stesso per come si è comportato, batte un violento pugno a terra, il dolore che
dalla mano ferita risale feroce attraverso i muscoli, su fino alla spalla; ma è
proprio quel dolore a dargli definitivamente il senso della realtà,
permettendogli di riprendere la corretta prospettiva su quanto appena accaduto
con il Noah. È stato un momento di follia. A questo punto, la soluzione migliore
(forse l’unica) è dimenticare tutto, fingere che non sia mai successo niente,
soprattutto la prossima volta che se lo troverà davanti in battaglia…
Già, la prossima
volta che me lo troverò davanti… perché io voglio che ci sia una prossima volta,
anche se adesso sembra così… impossibile…
Prende un
sospiro profondo e stringe il pugno, la benda sulla mano che si tinge appena di
rosso.
I mozziconi
delle sigarette fumate da Tyki sono lì davanti a lui, ultimo segno della
presenza del Portoghese nel Quartier Generale Asiatico, ultimo rimando a quel
che è stato. Con un gesto secco, che sa di frustrazione mal celata, li butta
via, facendoli cadere nel vuoto giù dalla balaustra e poi finalmente si rimette
seduto. Poggia il capo alla colonna, gli occhi che si perdono nel cielo scuro.
“Non posso, non
devo arrendermi… sempre avanti, per la mia strada…”
“Anche se
potrebbe essere troppo tardi…
Non riesco
nemmeno a ricordare
la sensazione
di quel braccio deforme…
…è buio
pesto…”
“Walker-san!
Ho sentito
che diceva che è buio,
così le ho
portato una lampada!”
2
“Se provi
ancora a toccare i miei compagni,
potrei finire
con l’ucciderti!”
“Oh, ma io
non ce l’ho con te, ragazzo…
Coraggio,
iniziamo il nostro ultimo ballo!”
3
Quel che rimane
della sventurata Tease mandata da Tyki a posarsi sulla spalla di Linalee si
disperde in un refolo di vento, mentre Allen si lancia con impeto attraverso la
lunga tavolata, travolgendo disinteressato stoviglie preziose, colme di
prelibate vivande che macchiano la cupa tovaglia decorata da una croce.
Il Noah si alza
di scatto, rovesciando la sedia e preparandosi a parare il colpo. L’impatto è
violento, in un infrangersi di piatti e bicchieri, mentre i loro visi si trovano
di nuovo vicini e i corpi premono uno contro l’altro, circondati da uno sciame
di farfalle nere, ambasciatrici di morte.
Di nuovo un
duello, stavolta ad armi pari. E stavolta la posta in palio è dannatamente più
alta del semplice appagamento di un desiderio: ora in gioco c’è la loro vita.
Attacco e
contrattacco, assalti veloci e feroci, corpi che qualche giorno fa avevano
appena iniziato a conoscersi, oggi sono impegnati in una danza elegante e
mortale.
“A che cosa
pensi, ragazzo?
Sei contento
che abbiamo deciso di ucciderci?
Non mettere
su quella faccia da poker,
rispondimi
sinceramente”
Dopo un altro
scambio, con qualche metro in mezzo a loro, adesso chiede sincerità Tyki -
equilibrista impazzito, già troppo sbilanciato su un lato del filo. Vuole sapere
cosa si nasconde nell’anima del giovane pagliaccio che ha rifiutato il suo
amore, folle forse più di lui per essersi ributtato in una guerra maledetta da
cui lui l’aveva liberato. Cerca una risposta in quegli occhi d’argento, perché
l’oro che ormai colora sempre i suoi è diventato troppo torbido e corrotto per
dargliene una.
“È triste.
Quando ci
siamo incontrati
avevi tratti
da umano, eri umano.
Sarebbe bello
poter giocare soltanto a carte,
senza che
nessuno debba morire”
4
Allen gli si
avvicina lentamente, la mano con l’Innocence attiva abbandonata lungo il fianco,
quasi che, pur sapendo che questo duello è giusto, faccia fatica a portarlo
avanti. Troppi ricordi di un altro Tyki si presentano importuni alla sua mente:
ricordi di un Tyki umano, giocatore, amante… ma ora deve cancellarli tutti
subito, se vuole sopravvivere.
Perché sul volto
del Portoghese, nei suoi occhi, ora non c’è più traccia di quell’altro Tyki. Ora
c’è soltanto una pazzia cupa che lentamente sta appannando il suo sguardo
profondo ed erodendo il suo bel sorriso, trasformandolo in un ghigno sadico.
C’è ormai poco
tempo per le parole, meno ancora per gli sguardi e per i gesti che ogni volta
tanto hanno detto tra loro. Sono solo pochi istanti di tregua, poi il
combattimento riprende, più violento di prima.
Negli occhi
dell’uno c’è sempre più vuoto, in quelli dell’altro sempre più dolore: ma non si
tratta di dolore fisico, come non si tratta di vuoto causato da incoscienza.
No, il dolore di
Allen dipende dalla consapevolezza che ormai la loro partita è quasi giunta alle
battute finali e, comunque finisca, per lui non sarà un bel risultato.
Il vuoto di Tyki
è la resa di chi ha provato fino all’ultimo ad essere libero, nonostante sapesse
benissimo che quella scacchiera è una prigione per tutti, pedoni, cavalli o
alfieri che siano, e che morire è l’unico modo di uscirne.
L’uno sta per
essere travolto dal suo dolore, l’altro dal suo vuoto che lo trascinerà alla
follia. Una follia in cui, accanto al desiderio istintivo e irrefrenabile di
uccidere, c’è posto solo per un inconscio anelito alla libertà.
“Ragazzo, ti
libererò da quel dio
che possiede
voi esorcisti!”
5
Poi il vuoto si
crea davvero e inghiotte il ragazzino dai capelli candidi per togliergli l’aria,
l’Innocence… e il dolore. Quando tutto sembra finito, quando Allen sembra
essersi arreso e la pazzia sembra aver consumato il cuore troppo umano del Noah,
tramutandolo solo in una macchina di morte, è allora che dal vuoto rinasce la
vita.
Nel momento in
cui il clown bianco emerge armato di spada e trafigge senza apparente esitazione
il suo nemico, negli occhi della vecchia bambina si legge sconcerto e stupore.
Tyki invece non
riesce a credere di essere ancora vivo dopo essere stato colpito in pieno da un
fendente: ma non c’è gioia sul suo viso, quasi che avesse desiderato morire.
“Cosa è
successo? Non sono morto…
Sono sicuro
di aver sentito dolore,
ma non ho
ferite…
che trucco è
mai questo, ragazzo?”
“Non è un
trucco.
quel che ho
distrutto è soltanto
il Noah
dentro di te”
6
Si guarda le
mani, incredulo, la sensazione di quella sofferenza lancinante al petto che non
riesce a svanire dalla sua mente, mentre una catena di croci gli compare sul
corpo. Poi alza lo sguardo su Allen che lo osserva in silenzio, gli occhi
d’argento incupiti da una pena resa appena più sopportabile dalla consapevolezza
che è lì che conduce il sentiero che si è scelto. Però questo non serve certo a
farlo star meglio.
L’esorcista si
avvicina lentamente mentre Tyki, inginocchiato a terra, ormai respira a fatica;
sanno entrambi che è finita e che il piccolo baro ha vinto di nuovo, ma stavolta
senza alcun trucco.
Allen solleva la
spada di fronte al viso pallido dell’uomo, mentre Road fa per precipitarsi in
suo soccorso. Il Portoghese la ferma con un gesto stanco: lui ha perso e non
sarebbe giusto che lei si immischiasse in quella partita, nella loro partita. E
poi, a conti fatti, morire per mano di un bambino così adorabile è molto meglio
che continuare a saltare di qua e di là del fosso sempre più largo che separa le
sue due vite, rischiando ogni volta di esserne inghiottito.
Così, quando la
spada di Allen gli trapassa quel cuore diviso fattosi irrimediabilmente troppo
nero, mentre i sette sacri marchi maledetti iniziano lentamente a svanire dalla
sua fronte, Tyki non può fare a meno di sorridere (ed è il primo sorriso
veramente sincero, veramente umano, che gli illumina il viso da molto tempo), né
di ringraziare a modo suo quel ragazzino che, in fondo, l’ha salvato da una
caduta senza rete nell’oblio.
È l’ultima
carezza del demonio morente, folle equilibrista dalla doppia vita, all’apostolo
che l’ha ucciso, pagliaccio bambino con il cuore triste e il sorriso disegnato
con la biacca.
“Esci da
questa guerra, Tyki Mikk!”
“È… un
peccato, ragazzo…”
7
1.
Catullo, Liber Catullianus, Carme LXXXV
2.
Night 80
3.
Night 111
4.
Night 112
5.
Night 114
6.
Night 117
7.
Night 118
Tengo a precisare
che tutte le battute del manga qui riportate sono traduzioni effettuate dalla
sottoscritta direttamente dalle scan inglesi. All'inizio, essendoci già
disponibile il volume in italiano, pensavo di utilizzare la versione pubblicata
dalla Panini; dopo una lettura attenta, però, ho deciso di fare da sola.
Mi rendo conto
che può sembrare pretenzioso da parte mia ma, se confrontate la versione
italiana e quella inglese, potrete capire la mia posizione: e immagino sarete
d'accordo con me a non fidarvi ciecamente di una traduzione che arriva a
rinominare l'Innocence di Tiedoll da "Maker of Eden" a "Maker of Heaven" (come
nella Night 155) e soprattutto a far dire a Tyki che il braccio maledetto di
Allen è IL DESTRO - e ancora oggi non so se ridere o piangere quando rivedo
quella vignetta della Night 114!
In ogni caso ho
indicato i riferimenti precisi di ogni citazione, così se volete potete
controllare.
In secondo luogo,
ringrazio Liris, Ponytail e la mia beta-moyashi Lety per le recensioni. Il loro
supporto è stato fondamentale per convincermi a pubblicare anche la seconda
parte di questa fic. Personalmente la considero uno dei miei lavori più riusciti
- e sinceramente speravo ricevesse un’accoglienza migliore... ma in fondo è la
prima volta che mi cimento in una yaoi, quindi va bene lo stesso.
Grazie comunque a
voi e alle persone che hanno messo la storia nei preferiti.
|