La carezza del Diavolo (Odi et Amo)

di Mistral
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quare id faciam fortasse requiris ***
Capitolo 2: *** Nescio, sed fieri sentio et excrucior ***



Capitolo 1
*** Quare id faciam fortasse requiris ***


Ok

Ok, possiamo dire che questo è il mio primo esperimento di fic lemon (diciamo lime, và, che in fin dei conti proprio lemon non è XD), ma stranamente devo dire che ne sono piuttosto soddisfatta.

Fic scritta abbastanza in fretta, altra cosa piuttosto strana per i miei standard, nata quasi per caso da una battuta scema in una chiacchierata con la mia beta-moyashi.

È un missing moment dalla Night 80, per intenderci quando Allen si trova al Quartier Generale asiatico e ha già iniziato a combattere contro Four nel tentativo di recuperare la sua Innocence. Ed è un tentativo di giustificare certi atteggiamenti di Tyki verso Allen durante lo scontro nell'Arca: perché, diciamocelo, mica è normale che il tuo ultimo gesto sia una carezza al nemico che ti ha appena piantato una spada nel cuore, no?

A parte questo, ho sempre considerato Tyki Mikk, oltre che un figo, anche una persona dal carattere estremamente complesso e affascinante e, fin dalla prima volta che è comparso nel manga, mi sono ripromessa di scrivere qualcosa su di lui, qualcosa che approfondisse la sua doppia natura di uomo e Noah.

Cosa ne sia uscito fuori, accoppiandolo ad un Allen che già di suo ha un carattere altalenante e che per di più ho voluto affrontare in quello che forse è il momento più difficile della sua vita, lo lascio dire a voi.

Buona lettura!

 

 

La carezza del Diavolo

(Odi et amo)

 


 

- l -

Quare id faciam fortasse requiris 1

 

 

 “Si può sapere cosa vuoi?”

“Non si cancella… il nome di Allen Walker…

…non importa quanto strofino…”

“NO! NO! È impossibile!

Assicurati di strofinare forte!

E non mentire solo perché vuoi uscire da lì!”

“È ancora vivo!”2

 

Tyki smette di divorare l’ennesima carpa e, per un attimo, presta attenzione all’omino che ormai da giorni urla istericamente da dentro quella strana carta, più simile ad una gabbia.

Il suo bel viso si adombra appena, ma poi un angolo della bocca si solleva in un sorriso.

 

È ancora vivo, non posso crederci… hai una tempra robusta, eh ragazzo? Mi piaci… Non avrei mai detto che saresti riuscito a sopravvivere, viste le condizioni in cui ti ho lasciato quella sera. Ma ora, senza quel tuo braccio deforme, sei assolutamente inoffensivo… ancora più adorabile… ♥

 

Si alza in piedi, gettando a terra le lische; batte appena le mani sui calzoni eleganti per liberarli dalla polvere del giardino, quindi si allontana, ignorando palesemente i chiassosi gemelli che si stanno avvicinando.

Recupera la giacca, appesa sul ramo di un giovane ciliegio lì accanto e poi elegantemente scompare nel gate che ha aperto, seguito da Cell Roron e da una coppia di farfalle nere.

 

Ricompare un istante dopo, ma a migliaia di chilometri di distanza. Ricompare sul luogo di quello che aveva creduto essere l’ennesimo delitto perfetto della sua carriera.

Ma il corpo di Allen, che aveva abbandonato lì esanime qualche giorno prima, non c’è più: del ragazzo dai capelli bianchi è rimasto solo il sangue rappreso che impregna il terreno, coperto di foglie di bambù secche e canne spezzate. Non ci sono più neanche le carte che Tyki stesso gli aveva donato in occasione del loro primo incontro e che aveva poi sparso attorno a lui, in un ultimo atto d’omaggio per uno dei pochi (forse l’unico) tra i suoi avversari che abbia mai stimato in vita sua.

“E così hai detto la verità, Cell Roron…”

“Non si cancella! Non si cancella! Allen Walker è vivo!”

L’omino ripete ossessivamente la solita litania, agitandosi come un invasato e brandendo lo spazzolone sudicio. Tyki lo atterra con una manata e se lo infila in tasca per farlo tacere, poi si accoscia e raccoglie una carta, rimasta infilata tra un bambù e un sasso lì accanto. Uno strano sorriso gli increspa le labbra quando la volta tra due dita: l’asso di picche.

 

Asso di picche: un finale spiacevole, ma stavolta per me. Mi hai beffato, giovane esorcista… però non riesco ad essere arrabbiato con te. Anzi, questa tua abilità nel battermi al gioco contribuisce a renderti solo più… eccitante… ♥

 

Si rialza, infilandosi la carta nel taschino della camicia, proprio sopra al cuore; quel cuore che credeva di aver distrutto nel petto di Walker, quel cuore che nel suo, di petto, ora batte un po’ più veloce, stuzzicato senza apparente ragione dal pensiero che il giovane esorcista è ancora vivo. Ma poi, senza che nemmeno lui sappia perché, tira fuori di nuovo quell’asso e lo ributta a terra, scuotendo la testa.

Nella tasca della giacca, Cell Roron si dimena senza sosta. Tyki lo fa uscire, ma non certo per compassione, e gli si rivolge con tono secco.

“Senti un po’, tu: oltre a dirmi che il ragazzo non è morto, sai fare qualcos’altro? Tipo dirmi dove si trova…”

“Allen Walker è vivo! Il nome non si canc-…”

Il Noah sbuffa scocciato, passandosi una mano tra i riccioli color pece. “Questo l’ho capito, idiota! Voglio sapere dov’è adesso!”

Davanti alla replica del giovane, la carta-prigione smette immediatamente di agitarsi e l’omino al suo interno si fa piccolo piccolo. “Non lo so…”

Tyki rotea gli occhi dorati e, con un sospiro infastidito, allarga le braccia, liberando decine di flessuose farfalle nere. “Andate, mie adorate Tease: trovate dov’è stato portato Allen Walker.”

Le osserva disperdersi in tutte le direzioni, poi estrae un mazzo di carte dalla tasca dei pantaloni, le mischia rapidamente e ne pesca due in rapida successione. Voltatele, sorride malizioso.

 

Conosci i significati delle carte, giovane esorcista? Due di quadri: ti si prospetta un incontro. Re di picche: un uomo che ami o un rivale… ti viene in mente niente? ♥

Sto vendendo a prenderti, ragazzo: io e te abbiamo una partita da concludere…

 

Con una risata, ripone le due carte nel mazzo assieme alle altre e si guarda attorno con attenzione; infine si incammina sicuro, seguendo una lieve traccia di sangue che si inoltra nella foresta.

 

 

Da quando ha ripreso forze sufficienti, la sera, al termine di una dura giornata di allenamenti, Allen siede su una terrazza, aperta sul niente e illuminata dal cielo notturno.

Siede da solo e pensa. E soffre.

Perché nei suoi 15 anni di vita, Allen ha avuto molte esperienze diverse, ha vissuto molte vite diverse: è stato orfano, vagabondo, pagliaccio… e infine esorcista. Ma solo in quest’ultima vita è stato davvero felice: ha trovato degli amici, ha trovato un senso alla sua esistenza. Ma adesso è finito tutto, per l’ennesima volta è finito tutto.

Stringe il moncherino cui si è ridotto il suo braccio sinistro e chiude gli occhi, rovesciando la testa contro il muro.

 

Dimmi perché, Mana. Perché il destino ha voluto che anche stavolta perdessi tutto? Essere un esorcista era la mia ragione di vita. Lottavo per salvare le anime maledette degli akuma, per permettere loro di riposare in pace… e adesso io cosa…

 

Il dolore lancinante all’occhio maledetto, attivatosi all’improvviso, interrompe il flusso melanconico dei suoi pensieri. Allen si piega su se stesso, coprendosi il volto con l’unica mano e cercando di non urlare, una scia di sangue e lacrime a rigargli la guancia sinistra. Da quando è tenuto forzatamente lontano dai campi di battaglia, l’occhio non gli dà pace, il suo stesso corpo non gli dà pace: come se ogni fibra del suo essere bramasse profondamente di tornare a combattere il Conte e i suoi apostoli dannati.

Già, i suoi apostoli dannati, la famiglia Noah…

La fitta ormai si è calmata e l’esorcista bambino può raddrizzarsi e tornare a respirare normalmente, almeno per un po’.

Lui non dimentica che è stato proprio un Noah a ridurlo in quello stato e che è salvo solo grazie alla misteriosa volontà della sua Innocence.

Eppure non riesce ad odiare Tyki Mikk per quello che gli ha fatto. Non che non ne sia capace, questo no: Allen sa odiare. Ha visto troppo dolore, patito troppe ingiustizie nella sua seppur breve vita per non sapere cosa sia l’odio. Ma non riesce ad odiare Tyki Mikk.

Volta gli occhi verso quello spicchio di luna che si intravede dietro le nuvole filacciose e sospira pesantemente, ricordando il bel viso abbronzato del Portoghese.

“Il Noah Tyki Mikk…”

 

…faccio fatica a credere che lui sia lo stesso ragazzo che ho incontrato su quel treno quando stavamo accompagnando Crowley al Quartier Generale. Eppure è stato lui stesso ad ammetterlo… se non ci fossimo scontrati l’altra sera nella foresta, chissà come sarebbe andata…

 

Si stupisce lui stesso dei suoi pensieri. Non solo o non tanto perché sono rivolti ad un nemico, quanto per la loro stessa natura. L’ha incontrato solo due volte in vita sua, ma gli ha lasciato dentro un segno profondo. Ed è rimasto sinceramente stupito quando, ripercorrendo per l’ennesima volta nella sua mente ogni singolo istante di quel breve, impari duello contro di lui, si è reso conto della doppia vita di Tyki: quella da uomo comune, con degli amici e un lavoro, e quella da Noah… non riesce davvero a capire come possa farcela, come possa vivere così, un giorno bianco e un giorno nero…

“Chissà se avrò mai la possibilità di sfidarlo di nuovo… ad armi pari…”

Non si rende conto di aver parlato a mezza voce finché un paio d’occhi ambrati e un sorriso ambiguo non si materializzano letteralmente davanti a lui, prendendo forma dalle gigantesche pietre della fortezza.

“Vuoi giocare, ragazzo? A tua disposizione… ♥ ”

La voce suadente del Noah lo fa sobbalzare, ma mai quanto vederselo comparire davanti all’improvviso: Tyki esce lentamente dal muro e rimane in piedi sulla balaustra di granito, a meno di due metri da lui, sempre circondato da quelle maledette farfalle nere.

Gli sorride e si appoggia noncurante all’immensa colonna, tra le dita una carta che lancia davanti ad Allen.

“Otto di quadri: un piccolo piacere, un’amabile chiacchierata o una riunione… che ne dici?”

Il ragazzo si fa forza per imporsi di non cedere alla paura e si ritira il più possibile contro il muro, cercando di aumentare (anche se solo di qualche centimetro) la distanza tra sé e il Portoghese. Si rende perfettamente conto di essere del tutto impotente di fronte al Noah: già per lui sarebbe difficile affrontarlo al massimo della forma, ma senza la propria Innocence non ha assolutamente scampo.

Eppure non percepisce ostilità nell’aria… e quella carta poi…

 

…un’amabile chiacchierata? È per questo che è venuto fin qui?

 

Si sente un idiota ad aggrapparsi ad una stupida carta che, per quanto ne sa, gettata lì davanti a lui potrebbe avere quello come diecimila altri significati, oppure non averne nessuno. Tuttavia, e nemmeno lui sa perché, non riesce a credere che la sua vita debba concludersi questa sera…

Sa di essere totalmente nelle mani di Tyki: se lui decide di attaccarlo, è finita e questa consapevolezza gli fa nascere dentro solo rabbia e vergogna.

 

Ho promesso a Mana di continuare sempre a camminare sul sentiero che mi sono scelto… e invece guarda come sono ridotto! A sperare che il nemico non voglia uccidermi!

 

“Perché sei venuto qui? Tu sei uno che gioca pulito, non ci credo che vuoi farmi fuori adesso che sono completamente indifeso…”

Non sa nemmeno dove abbia trovato il coraggio di dire una cosa del genere, ma deve aver colpito nel segno, perché vede Tyki sorridere, poi addirittura ridere, di una risata a stento trattenuta.

“È per questo che mi piaci ragazzo.” dichiara dopo qualche istante davanti ad uno stupito Allen “Hai fegato… e anche un notevole senso dell’umorismo.”

Benché mentre rideva il Noah si fosse coperto il viso con la mano, il giovane non ha potuto fare a meno di notare la metamorfosi della sua espressione, divenuta per un attimo una maschera di pura follia. Ma l’altro ha ripreso subito il controllo e, calmati gli ultimi accessi di risa, è tornato a guardarlo con il suo solito sorriso.

“Hai ragione: non sono venuto per farti fuori. Fortunatamente per te, hai tragicamente perduto la tua Innocence…” lo dice con tono teatrale, enfatizzando le parole. Allen sentendo quella voce vellutata rabbrividisce e non riesce nemmeno ad indignarsi per quanto il Portoghese sta dicendo “…quindi, per quanto mi riguarda, non sei più un problema.”

 

Non mi interessa se il Lord del Millennio non la pensa così… se devo davvero ucciderlo, ci sarà un’altra occasione per farlo. Ora voglio solo prendermi la mia rivincita su questo bambino tanto impertinente da avermi battuto a carte… è così delizioso… ♥

 

Mentre parla, Tyki si è acceso una sigaretta e ora lo guarda in silenzio, a braccia conserte, espirando boccate di fumo bianco contro il cielo nero, sul viso un’espressione di puro piacere.

Gli occhi dorati brillano di una luce strana, quasi lasciva, ogniqualvolta incrociano quelli argento di Allen, ma il ragazzo è troppo confuso per rendersene conto.

Raccogliendo tutto il suo coraggio, l’esorcista si sforza di smettere di far saettare continuamente lo sguardo attorno, nella vana speranza di veder comparire qualcuno, e si alza in piedi, puntando lo sguardo in quello dell’altro. La differenza di altezza tra loro è notevole, ma almeno così si sente meno schiacciato dalla presenza indubbiamente affascinante del Noah.

 

“Allora perché sei qui? E come hai fatto a non farti scoprire da Four?”

 

Tyki sorride di nuovo, ma prima di rispondere lascia un silenzio ad effetto, che certo non aiuta il più piccolo a calmarsi. Getta a terra il mozzicone della sigaretta e poi sfiora la guancia di Allen con il dorso della mano guantata.

“Non essere ingenuo, giovane esorcista! La barriera di questa fortezza è studiata per individuare gli akuma… e io non sono un akuma, giusto? Io sono un essere umano, come te… ♥ ”

Al tocco lieve del Portoghese, Allen sente un brivido inspiegabile correre giù per la schiena. Stringe i denti per controllarsi e prende un respiro profondo.

Al Noah quelle reazioni non passano inosservate e se ne compiace, sorridendo intimamente anche dello sforzo del ragazzo di non far trapelare nulla. Ritrae la mano e la infila nella tasca dei pantaloni; non vuole provocarlo più del dovuto… non ancora, almeno.

“Quanto al motivo che mi ha portato qui… semplicemente sei tu, Allen-kun. Sai, c’è una parte di me, nascosta nei profondi recessi della mia psiche contorta, una parte di me che ti ama…”

Nonostante il tono dell’uomo sia tutto fuorché serio, Allen non riesce a rendersene rende conto subito e, shockato, a quelle parole fa un passo indietro, trovandosi di nuovo appiattito contro il muro freddo.

Non si aspettava un’affermazione del genere e non sa assolutamente come reagire: a prescindere dal fatto che quella frase è uscita dalla bocca di miele e fiele di Tyki Mikk, in 15 anni di vita nessuno gli ha mai detto «ti amo». E sentirselo dire per la prima volta, anche se solo per scherzo, da chi ti ha quasi ucciso non è esattamente una cosa semplice da accettare.

 

«C’è una parte di me che ti ama»? Cosa accidenti sta dicendo?

 

Fino ad un attimo fa, Allen credeva che, avendo visto un bel pezzo di mondo e avendo conosciuto tanta gente, anche strana (a cominciare da Mana e dal generale Cross), sarebbe stato in qualche modo preparato, se non a tutto, quantomeno a molto. Ma mai e poi mai si sarebbe aspettato che un nemico gli parlasse d’amore.

E adesso non sa cosa fare. Riesce solo a guardare quel bel volto dai lineamenti armoniosi, segnato dalla teoria di croci impresse come stimmate sulla fronte, tracce di petrolio nel bronzo scuro della pelle.

 

Non posso credere che stia parlando sul serio. Non puoi provare amore verso una persona e contemporaneamente tentare di ucciderla…

 

“…perché mi stai prendendo in giro così?”

Si rimette in piedi e si impone di non far tremare la voce mentre glielo domanda, fissandolo dritto in quelle pozze dorate quasi ipnotiche che sono i suoi occhi.

Tyki inarca le sopracciglia e sembra genuinamente stupito della sua diffidenza. Sempre tenendo le mani in tasca, avanza di un passo, dimezzando la distanza tra loro.

“Non ti fidi di me, ragazzo? ♥ Credi forse che un Noah non possa amare?”

Allen apre la bocca per ribattere, ma con quella seconda domanda il Portoghese gli ha come legato le mani: non ce la fa, il giovane esorcista, a negare a priori che una creatura, anche la più spregevole, sia in grado di provare amore per qualcuno, fosse anche solo per se stesso. E poi Tyki ha dimostrato di avere dei sentimenti: ha degli amici cui tiene e che continua a frequentare nonostante la sua natura di Noah.

Esita, ma alla fine non può non riconoscere la verità; anche se non vuole dar ragione all’altro su tutta la linea.

“I Noah non lo so, ma tu sai amare: le persone che erano con te su quel treno quando ci siamo incontrati la prima volta, i due uomini e il bambino, sono sicuro che provi dell’affetto per loro. Ma non riesco a credere che tu possa amare me…”

L’uomo sorride: quella risposta non ha fatto che accrescere il suo interesse verso quel ragazzino dai capelli bianchi che ha dovuto crescere troppo in fretta e alle volte rivela tutta la sua insicurezza.

Allunga una mano e gli solleva delicatamente il mento, percorrendogli la cicatrice maledetta con il pollice. Al suo tocco lo sente irrigidirsi ma non si allontana, perché in fondo metterlo in imbarazzo è proprio quello che desidera.

“E tu cos’hai di diverso da loro? Oltre al fatto di essere molto più bello, s’intende… ♥ ”

 

Non capisci che è questo tuo essere così forte e così fragile insieme a risultare dannatamente eccitante per me, giovane esorcista? È tutto il giorno che ti osservo combattere contro la guardiana di questo posto, facendo di tutto per recuperare la tua Innocence. Sai anche tu che è inutile, eppure non vuoi arrenderti. Potresti finalmente vivere una vita normale, eppure non vedi l’ora di tornare a rischiare la vita per una guerra che non ti riguarda… non ti rendi conto di quanto questo mi affascini?

 

“Hai tentato di uccidermi!” esclama Allen - ma a mezza voce, un po’ perché non è più così sicuro che voglia che arrivi qualcuno a interrompere quel momento e un po’ perché è la stessa presenza di Tyki a mettergli soggezione.

Quella specie di dichiarazione che l’altro gli ha appena fatto, ha completamente scombinato la prospettiva dell’esorcista nei suoi confronti. Fino a quel momento, il ragazzo aveva considerato il Portoghese un nemico, forse migliore (o meno peggiore) degli altri per quel barlume di umanità che aveva dimostrato, ma pur sempre un nemico. E un nemico non ti ama.

A dire il vero, un nemico non ti fa nemmeno i complimenti per il tuo aspetto, né tu dovresti provare il desiderio di contraccambiarli per il suo… ma allo stato attuale delle cose, questi sono aspetti che Allen non riesce a prendere in considerazione.

Allo stesso modo, il Noah non si ferma neanche a riflettere sull’obiezione del più piccolo. “Mi era stato ordinato di farlo, giovane esorcista! ♥ ”

Il Lord del Millennio gli ha dato il compito di eliminare l’esorcista Allen Walker ed è quello che lui ha fatto, distruggendone l’Innocence. Se poi con «eliminare» il Conte intendeva dire «porre fine alla vita» e non semplicemente «rendere inoffensivo»… beh, in quel caso Tyki può sempre appellarsi alla poca chiarezza di Millennio nel dare gli ordini…

E poi, suvvia, per morire c’è sempre tempo, ma per godersi la vita no!

Ad essere sincero, lui per primo non sa quanto quella giustificazione possa reggere con il Lord, ma in fondo ora non ha nemmeno voglia di ragionarci su. Al momento, l’unico possibile oggetto di tutti i suoi pensieri è lì di fronte a lui, con la mente chiaramente preda della confusione più totale. Ed è così divertente vederlo in quello stato...

“Non puoi giudicarmi male solo perché eseguo gli ordini, no?” rincara poi la dose, malizioso, il Portoghese. “Credimi, fosse stato per me non l’avrei fatto…” si interrompe un attimo, per spiare le reazioni del ragazzo “…non prima di aver giocato un po’ con te, almeno. Mi devi la rivincita, ricordi?”

L’ultima parte della frase gliela sussurra all’orecchio, mentre gli fa scivolare una mano sul braccio sano, fino a stringergli il polso.

Imbarazzato a morte (come forse non è mai stato in vita sua), Allen si gira di scatto verso l’altro; peccato non avesse considerato che, così facendo, si sarebbe trovato praticamente a respirare sulle labbra di Tyki. Quando se ne rende conto, scatta all’indietro, almeno di quel poco che gli è concesso dalla stretta del Noah che in tutto questo si è limitato a restare immobile e sorridere, come se avesse già previsto ogni cosa.

Appena riesce a calmare almeno un po’ il battito impazzito del suo cuore, il ragazzo prova a razionalizzare la situazione: “V-vuoi... giocare a carte con me? È per questo che non mi hai ucciso l’altra volta e adesso sei venuto a cercarmi?!”

 

È assurdo! Aveva la possibilità di eliminarmi eppure mi ha lasciato in vita per avere la rivincita a poker... a questo punto posso solo ringraziare di aver imparato così bene a giocare sporco da bambino, altrimenti non sarei mai riuscito a batterlo... non ci credo: devo la vita alla mia abilità di baro...

 

Il Portoghese non risponde subito; si raddrizza, ma senza lasciare il polso di Allen, e anzi, lo solleva all’altezza del suo viso, inarca le sopracciglia e corruccia le labbra in una smorfia perplessa.

 

“Sai ragazzo, in verità non pensavo alle carte, anche perché dubito che in queste condizioni tu riesca a fare una partita...”

Il giovane esorcista sta per ribattere, offeso, ma lui non gliene dà il tempo: “...comunque non temere, cui sono molti altri modi in cui possiamo divertirci... ♥ ”

È solo adesso che Allen si rende conto di quanta malizia permea ogni parola e ogni gesto che Tyki ha detto e fatto da quando gli è comparso davanti; si sente un idiota a non averlo notato prima, benché capisca benissimo che non gliene sarebbe venuto in tasca granché. Non sapeva cosa fare prima come non lo sa adesso: l’unica consolazione è aver accertato che il Noah non ha in mente di ucciderlo, non stasera almeno, quindi una via d'uscita da quella situazione c’è... il problema è capire che cosa comporti percorrere quell’unico sentiero.

 

Continuerò a camminare: sempre avanti per la mia strada, come ti ho promesso, Mana...

 

Di sicuro sa che deve affrontare Tyki Mikk, il suo fascino ambiguo e soprattutto quella sensazione strana al basso ventre che prova guardandolo negli occhi e sentendo la sua vicinanza.

Con un lieve strattone libera la mano dalla stretta dell’uomo, poi prende un respiro profondo e lo sfida con lo sguardo.

“Cosa vuoi da me? Siamo nemici, tra noi non c’è altro rapporto possibile all’infuori dello scontro”

 

Quella luce che ora scalda i tuoi occhi di freddo argento... quella luce non sai quanto mi piace, giovane esorcista! Voglio averti... ma non prenderti con la forza: sarebbe troppo facile e poi tu non saresti più te stesso, piegato nella resa. No, io voglio che tu ti dia a me di tua volontà...

 

Il Portoghese lo guarda sornione, mentre un sorriso compiaciuto gli aleggia sulle labbra. “Nemici... io non ci considero tali, sai Allen-kun?” Infila le mani in tasca e per un attimo distoglie lo sguardo da lui, lasciandolo vagare verso l’angolo di cielo che si disegna dietro le spalle sottili dell'altro. “In fondo, sulla scacchiera di questa guerra noi non siamo altro che semplici pedoni, cui il destino ha infilato due livree distinte.”

Mentre pronuncia quelle parole, nella voce vellutata di Tyki non c’è più nulla del tono allusivo di prima, ma solo una consapevolezza melanconica che però fa ugualmente rabbrividire Allen.

 

Esattamente come diceva Bak-san: «Il tuo intero corpo è una sorta di arma anti-akuma vivente»... non posso credere che anche Tyki pensi la stessa cosa di se stesso...

 

“Se davvero siamo solo strumenti nelle mani di chi ci dà ordini... allora, che senso hanno l'odio e l'amore per noi?”

La domanda del ragazzo riscuote il Noah dalle sue riflessioni scomode. Scomode perché gli ricordano che quella libertà che vuol credere di aver conquistato facendosi beffe del Conte e continuando a vivere in bilico tra le sue due vite, in realtà non è altro che un’illusione. Lui non è libero, né lo è l’esorcista bambino che ora gli sta di fronte, prigioniero com’è della maledizione di essere un compatibile.

Riporta il suo sguardo dorato su di lui e indossa l’ennesima maschera della sua vita, quella con il sorriso stanco e una punta di malinconia negli occhi. Ma quella è una maschera sottile, è quanto di più vicino al vero Tyki Mikk esista ancora (perché il vero Tyki Mikk dal giorno del suo risveglio non c’è più, ora lui è insieme tutte e nessuna delle sue maschere).

“Per come la vedo io, ragazzo” dice poi, accendendosi un’altra sigaretta “amore e odio sono esattamente la stessa cosa, ma vista da due angolazioni diverse. È il nome che diamo allo sforzo di perseguire un fine che, a seconda di come vediamo il mondo, può essere giusto o sbagliato.”

Per una volta, Tyki è stato sincero.

Allen vorrebbe proseguire il discorso, ma l’altro non gliene dà il tempo perché smette di prestargli attenzione. Rovescia indietro la testa, espirando una boccata di fumo che si dissolve nell’aria, portando via con sé anche quella non-maschera triste, così strana sul suo viso, che subito viene sostituita da un’altra: quella dell’equilibrista folle, sospeso sul filo di un rasoio, che cerca in tutti i modi di conquistare l’amore del giovane pagliaccio. Le sue labbra si aprono in un largo sorriso.

“Ora capisci perché posso amarti pur avendo tentato di ucciderti, Allen-kun? ♥ ”

 


 

1. Catullo, Liber Catullianus, Carme LXXXV

2. Night 77

 

 

 

PREVIEW:

2. Nescio, sed fieri sentio et excrucior

Non sa nemmeno lui perché lo sta facendo, ma sa per certo che se ne pentirà: eppure non trova la forza di resistergli. Benché sia sicuro che non ci sia nulla di vero in quell’interesse, non trova la forza di resistergli. Forse, inconsciamente, Allen vuole solo sfruttare Tyki (esattamente come Tyki sta sfruttando lui) per avere un po’ di quell’amore che tanto ha bramato da bambino, fosse anche solo sotto forma di sesso.

“Allora, ragazzo, continuiamo il nostro discorso?”

Di nuovo una domanda bisbigliata sul suo corpo, voce che si fa carezza impalpabile, ma non per questo meno eccitante, mentre mani abbronzate scivolano sinuose sotto gli abiti, ad esplorare centimetri di pelle nivea mai violati da nessuno.

 

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Capitolo 2
*** Nescio, sed fieri sentio et excrucior ***


La carezza del Diavolo

 

 

La carezza del Diavolo

(Odi et amo)

 


 

- 2 -

Nescio, sed fieri sentio et excrucior

 

 

“Ora capisci perché posso amarti pur avendo tentato di ucciderti, Allen-kun? ♥ ”

Il ragazzo scuote la testa, sempre più confuso dalle parole del Noah. “No che non capisco, Mikk. Non puoi amare e odiare una sola persona allo stesso tempo… non ha senso!”

Tyki ride appena, quindi butta a terra la sigaretta e la schiaccia con il piede. Studia per un attimo i lineamenti regolari di Allen, la pelle chiarissima e la guancia sfregiata dalla cicatrice. Poi gli scosta i capelli dalla fronte e gli circonda il viso con entrambe le mani, obbligandolo a fissare gli occhi nei suoi. “Odi et amo, quare id faciam fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior 1

“C-che cos’è?” balbetta il giovane esorcista, disorientato sia da quelle parole che non capisce, sia (forse anche di più) dal gesto dell’uomo.

“Una poesia latina. Odio e amo, forse ti chiederai perché lo faccio. Non lo so, ma sento che avviene e soffro. Come vedi, sono secoli che la gente si fa le stesse domande. Non lo trovi divertente, ragazzo? ♥”

Allen vorrebbe rispondergli. Vorrebbe dirgli che, no, non lo trova divertente. E che, sì, anche lui si è fatto quella domanda, più di una volta, ma non ha mai trovato una risposta e ha sempre preferito mettere a tacere tutto.

Vorrebbe, ma il Noah non gliene dà modo, perché gli chiude la bocca con la sua. A quel contatto assolutamente inaspettato, il ragazzo spalanca gli occhi e gli afferra uno dei polsi, nel debole quanto inutile tentativo di allontanarlo da sé.

Quasi subito, il Portoghese approfondisce il bacio, insinuandogli la lingua tra le labbra e spingendolo contro il muro, ed è in quel momento che Allen si rende conto di non volersi davvero opporre a ciò che sta succedendo: chiude gli occhi e si abbandona completamente a quelle sensazioni per lui sconosciute. E non importa che a suscitargliele sia la stessa persona che pochi giorni prima l’ha quasi ucciso, che sia un nemico.

Abituato a gestire quelle situazioni, Tyki si rende conto della resa del più piccolo e, per evitargli che le gambe lo tradiscano, lo fa scivolare lentamente contro il muro, portandolo seduto a terra, sempre senza interrompere il bacio.

Allen si è aggrappato al bavero della sua giacca, stringendolo con forza, come se fosse l’unico appiglio sicuro in quella marea di emozioni nuove e in parte contrastanti che sente salire dentro di sé.

Quando i loro visi alla fine si separano, il ragazzo fa solo un timido tentativo di affrontare lo sguardo profondo dell’altro, ma poi abbassa gli occhi, a disagio, arrossendo appena. Lascia ricadere il braccio con un gesto stanco e volta la testa, approfittando del fatto che il Noah ha allontanato le mani dal suo viso.

“Come le domande, anche le risposte sono le stesse da secoli… non sei d’accordo, Allen-kun?”

L’esorcista non ha davvero voglia di parlare, men che meno di fare speculazioni filosofiche: in questo momento vorrebbe solo scomparire, cancellare quel bacio, il piacere inspiegabile che gli ha fatto provare e tutto il resto. Si costringe a voltare leggermente gli occhi verso l’uomo inginocchiato accanto a lui, accennando un sorriso stanco.

“Io questa non la chiamerei proprio «risposta», sai Mikk? Anzi…”

Tyki gli sorride di rimando e posa le labbra sulla sua guancia, ancora sporca del sangue che il più piccolo ha pianto poco prima dall’occhio maledetto. “In effetti questo può essere l’inizio di un lungo discorso…” gli sussurra sulla pelle, facendogli scivolare la mano sinistra dietro il collo “…vuoi continuarlo, ragazzo? ♥”

Il Noah non aspetta la replica di Allen, perché in fondo la sua non era nemmeno una domanda, ma inizia a leccargli lentamente la guancia, per pulirla dalle tracce di sangue.

Per un attimo, l’esorcista rimane impietrito, ma poi d’istinto, sentendosi tradito da se stesso per quell’esplicita capitolazione, porta la mano sulla nuca dell’altro come per tenerlo più vicino, le sue dita che si intrecciano con i riccioli scuri. 

“Se tu hai intenzione di continuarlo, non penso accetteresti di sentirti dire di no, vero?” mormora infine, stordito dalla vicinanza di Tyki, dai suoi gesti così sensuali e dal suo profumo avvolgente, che sa di tabacco e aromi esotici.

 

E, se devo essere sincero, non so neanche se il mio stesso corpo lo accetterebbe… Dio! Non so più cosa devo fare, non riesco più nemmeno ad interpretare le mie reazioni…

 

Il Portoghese ride sommessamente a quella risposta e comincia a lasciare una fitta scia di baci sul volto del ragazzo, scendendo a poco a poco verso il collo. Lo sente rabbrividire e approfitta di ogni centimetro di pelle che l’altro involontariamente gli offre quando rovescia la testa all’indietro. Con la destra gli circonda la vita, attirandolo vicino a sé, e poi risale piano la sua schiena.

Sentendo le braccia del Noah stringerlo e le sue labbra e la sua lingua percorrere implacabili la pelle sensibile della gola, Allen non può evitare di lasciarsi sfuggire un gemito, vergognandosene subito come un ladro, mentre sente il suo respiro farsi più affannoso.

Quando Tyki inizia a torturargli il lobo, mordicchiandolo e leccandolo, il giovane esorcista si rende conto di essere ormai arrivato al punto di rottura. Il fiato caldo dell’uomo sulla pelle umida e la sua voce lasciva che gli sussurra all’orecchio sono la goccia che fa traboccare il vaso.

“Io non accetto un no come risposta, ma non mi sembra nemmeno che tu sia intenzionato a dirlo, questo no, vero Allen-kun? ♥”

“Tyki… Mikk, sei un maledetto… bastardo…” trova la forza di mormorare, prima di cedere definitivamente alle lusinghe del Noah del Piacere.

Non sa nemmeno lui perché lo sta facendo, ma sa per certo che se ne pentirà: eppure non trova la forza di resistergli. Benché sia sicuro che non ci sia nulla di vero in quell’interesse, non trova la forza di resistergli. Forse, inconsciamente, Allen vuole solo sfruttare Tyki (esattamente come Tyki sta sfruttando lui) per avere un po’ di quell’amore che tanto ha bramato da bambino, fosse anche solo sotto forma di sesso.

“Allora, ragazzo, continuiamo il nostro discorso?”

Di nuovo una domanda bisbigliata sul suo corpo, voce che si fa carezza impalpabile, ma non per questo meno eccitante, mentre mani abbronzate scivolano sinuose sotto gli abiti, ad esplorare centimetri di pelle nivea mai violati da nessuno.

Allen non si prende nemmeno la briga di rispondere, ma fa scorrere la mano sul petto ampio di Tyki, sbottonando la giacca elegante e poi risalendo su, ad allentare la cravatta e slacciare la camicia di seta, per liberare il collo flessuoso del Noah e cominciare a ricambiare in parte le carezze ricevute.

Quando l’uomo lo sente muoversi e prendere una timida iniziativa, si allontana leggermente da lui per qualche istante, come se volesse considerare i suoi gesti da un’altra prospettiva: dentro di sé, però, si compiace di essere riuscito a coinvolgere il più piccolo nel proprio gioco. Non si sofferma a chiedersi cosa gli abbia fatto cambiare idea ma, con un sorriso lascivo, torna a dedicarsi a quel corpo snello stretto tra le sue braccia.

Mentre l’idea che quell’assurda canottiera che il ragazzo indossa, corta com’è, sia più un invito allo stupro che altro gli attraversa evanescente il cervello, il Portoghese gliela solleva, scoprendo dei pettorali ben definiti, con i capezzoli già turgidi. Liberate velocemente le mani dagli impeccabili guanti bianchi, inizia a seguire il profilo di ogni muscolo, dal collo fin giù all’ombelico.

Allen osserva con la coda dell’occhio i movimenti dell’uomo, incerto su cosa aspettarsi, senza smettere di far scivolare due dita sulla sua gola e in quel triangolo di pelle liberato dalla camicia. Lo fa più per prendere tempo che per altro, perché si rende perfettamente conto di non sapere proprio come comportarsi in quella situazione.

Quando il ragazzo sente Tyki guidare con gentilezza decisa la sua bocca verso il proprio collo, inconsciamente gli è grato. Posa il capo sulla sua spalla, lasciandosi per un istante avvolgere dal suo profumo; poi, imitando quel che il Noah ha fatto a lui poco prima, inizia a disegnare con la lingua la linea immaginaria che congiunge l’orecchio, il collo e poi giù fino alle clavicole e all’attaccatura dello sterno dell’uomo.

Nel vuoto totale che in quel momento gli riempie la testa, quasi ottenebrandogli completamente i sensi, Allen riesce a rendersi conto solo di una cosa: Tyki sa di buono. Se il suo bacio sapeva di tabacco e cioccolato, la sua pelle ha un indefinibile sapore dolce.

Preso da quel gioco e concentrato nello spiare le reazioni dell’altro alle sue carezze, il ragazzo non presta più attenzione alle mani del Portoghese che scivolano sempre più in basso, finché non sente le sue dita stuzzicare maliziosamente la propria virilità. Colto alla sprovvista, Allen si irrigidisce, stringendo forte la camicia di Tyki e staccandosi da lui.

 

Il Noah a quella reazione sorride, ma non per questo si interrompe. “Stai tranquillo, ragazzo… vedrai che ti piacerà. Lasciati andare…” lo blandisce poi, sussurrandogli all’orecchio e dandogli un lieve bacio sulla guancia.

Il più piccolo sembra fidarsi (e nemmeno lui sa perché si fidi di quell’uomo dalla dichiarata doppia faccia) e torna a posare le labbra su quella pelle di bronzo, ora divenuta più calda, continuando a baciarla. E quando il tocco di Tyki si fa più deciso, Allen non riesce ad impedirsi di trasformare uno di quei baci in un morso leggero che strappa all’uomo un gemito di piacere.

Il giovane non ha nemmeno il tempo di chiedersi come comportarsi davanti a quella reazione, perché Tyki decide di prendere definitivamente le redini del gioco: porta le mani sulle spalle di Allen e lo spinge a terra di schiena, la testa candida che si rovescia oltre il limitare della balaustra troppo stretta. Il ragazzo rimane stordito per un paio di secondi, ma poi trova la forza di sollevare il capo, tornando a fissare lo sguardo in quello ferino del Portoghese che ora gli sorride, seduto a cavalcioni del suo bacino.

Quando l’argento incontra l’oro, un sorriso debole ma sicuro incurva le labbra dell’esorcista. “Lasciarmi andare? Sai Mikk, non ho molta intenzione di finire giù…”

L’uomo ride appena. “Sei ancora più adorabile quando fai così! ♥ ” commenta poi, facendo scorrere un dito dalla guancia dell’esorcista, al collo e fin giù all’ombelico che stuzzica leggermente.

Sente i muscoli del ragazzo contrarsi sotto il suo tocco lieve, una reazione fin esagerata ma comprensibile, vista la posizione scomoda in cui l’ha costretto. Il suo sorriso si allarga.

Infila le braccia sotto le ascelle di Allen e lo riporta seduto. “Vieni qui, piccolo… non vorrei mai che ti facessi del male!”

Prima che l’altro possa ribattere, gli chiude la bocca con un bacio che subito si trasforma in una specie di lotta passionale tra le lingue, mentre le mani esplorano i corpi sudati, bronzo su alabastro e alabastro su bronzo, in carezze dettate ormai ben poco dalla ragione e molto di più dall’istinto.

Il ragazzo finisce per trovarsi di nuovo messo al muro, con Tyki inginocchiato tra le sue gambe che, alternando morsi e baci, continua a tormentargli il collo già arrossato e sembra non volergli dare respiro.

In un moto d’orgoglio, Allen tenta di vendicarsi dello scherzo di prima, riuscendo a costringere il Portoghese supino. Quando gli si porta sopra, puntellando l’unico braccio di fianco alla sua testa, si aspetta da un momento all’altro che l’uomo, decisamente più alto e prestante, ribalti senza fatica le posizioni (anche perché, sospetta l’esorcista, il Noah non ama essere messo sotto da nessuno, in tutti i sensi).

Invece Tyki rimane sdraiato a terra, il respiro appena affannato e i riccioli color petrolio incollati alla fronte sudata che celano in parte le stimmate maledette. Si passa la lingua sulla bocca socchiusa, in un gesto estremamente sensuale, mentre accarezza piano il viso del più piccolo, cercando di accomodargli alla meglio le ciocche candide dietro le orecchie.

“Quanta irruenza, ragazzo!” Il suo tono è carico di una malizia mal celata: è chiaramente eccitato dal tentativo di reazione del più giovane.

Allen, dal canto suo, ha voluto trovare dentro di sé la forza di non soccombere alle manifeste provocazioni del Noah. “Com’è quel detto? In guerra e in amore tutto è lecito?” dice infine con il fiato corto, tentando di mantenere salda la voce – ma non è facile, quando hai puntato addosso quello sguardo dorato che sembra capace di leggerti dentro.

Tyki accenna una risata lieve. “Sei davvero incredibile, tu. Certo che non ti arrendi proprio mai, eh? Ed è per questo che mi piaci così tanto…” commenta poi, con un’inflessione indefinibile nella voce, mentre la mano si ferma sulla mandibola e il pollice percorre il contorno delle labbra.

Allen abbozza un sorriso storto, gli occhi celati dalla frangia. “È quello che ho giurato alla persona più importante della mia vita: che avrei continuato sempre a camminare per la strada che mi fossi scelto.” La sua sembra più una risposta ribadita a se stesso che data all’altro, pronunciata con tono stanco, venato di incertezza, come se nemmeno lui credesse fino in fondo alle sue parole.

Quelle sue stesse parole, però, lo colpiscono dritto al cuore e gli danno la consapevolezza disarmante della situazione in cui si trova, quasi che fino a quel momento avesse agito dentro una sorta di sogno. Sta facendo sesso con un nemico. Non è lì che conduce la strada che ha giurato a Mana di seguire anche a costo della vita.

E questa presa di coscienza gli dà la sensazione che qualcuno gli abbia tolto all’istante tutta l’aria dai polmoni. Deve uscire subito da quel gioco troppo compromettente, altrimenti sente di correre il serio rischio di non riuscire a staccarsene più: c’è un’affinità perversa che lo attrae verso il Noah, qualcosa di più indistinto e profondo del suo indubbio fascino. Allen tuttavia non deve e non vuole cedervi.

Cercando di mascherare alla meglio il proprio turbamento interiore, afferra il polso di Tyki e ne allontana la mano, quindi si appoggia di nuovo con la schiena alla colonna, posando il braccio su un ginocchio.

Il Portoghese, solo in parte ignaro dei pensieri che si affastellano confusi nella testa del ragazzo che gli sta di fronte, capisce perfettamente che ormai il gioco è finito. Però tutto sommato non ha di che lamentarsi: si è divertito con il piccolo esorcista ben oltre le sue previsioni. E più tempo passa lì, più corre il rischio di essere scoperto dai membri della Dark Religious o, peggio, dal Conte.

Ma c’è ancora un’ultima cosa che vuole fare prima di andarsene, un ultimo dubbio da insinuare nella mente già fragile di quel ragazzino così eccitante. Si tira seduto e incrocia le gambe, con un sospiro plateale.

“Spiegami una cosa, Allen Walker…”

Sentendosi chiamare per nome, l’interpellato alza la testa di scatto, fissando gli occhi in quelli dell’altro.

“…come fai a dire che la strada che hai percorso fino ad ora è realmente quella che ti sei scelto da solo?”

Probabilmente un colpo di pistola in pieno petto avrebbe avuto sul ragazzo effetti meno devastanti: davanti alle parole del Noah, pronunciate con una certa noncuranza e una sigaretta ancora spenta tra le labbra, Allen rimane incredulo per un istante, poi istintivamente cerca di colpire quel bel viso che fino a poco prima riempiva di baci. Tyki però non si fa sorprendere e gli blocca il braccio con relativa facilità, costringendolo a rimettersi seduto.

 

Questi scatti d’ira, questa forza che tiri fuori all’improvviso… come fai a non renderti conto di quanto ti rendono affascinante ai miei occhi? Quando ti vedo fare così, provo ancora più forte l’impulso di amarti… e poi distruggerti…

 

Cercando di trattenere i suoi istinti, il Portoghese posa le mani sulle spalle del più piccolo. “Che cosa c’è, ragazzo? Ho semplicemente fatto una domanda, non ti agitare per niente…”

“Tu non hai il diritto di criticare le mie scelte!” ribatte Allen, punto sul vivo dalla frase dell’uomo – e nemmeno lui sa perché si senta così coinvolto, se dipenda da Tyki o dalle parole che ha detto.

Un sorriso strano increspa le labbra del Noah, mentre fa scorrere due dita su quel che rimane del braccio sinistro di Allen, là dove la pelle chiarissima si fa via via più spessa e screpolata, quasi squamata, assumendo una tonalità tendente al rosso-violaceo, là dove c’era l’Innocence.

“Come fai a dire che si tratta di una tua scelta la vita che hai fatto finora?” insiste poi Tyki, voce di velluto trapuntata di spine, indugiando sul moncherino cui ha ridotto l’arto del ragazzo. “Tu non hai scelto di avere questo braccio deforme… e sono pronto a scommettere che più di una volta l’hai considerato una maledizione, o sbaglio?” Nel pronunciare l’ultima frase, il suo tono si abbassa e le sue labbra tornano pericolosamente vicine a quelle dell’altro.

Allen vorrebbe allontanarsi, vorrebbe reagire, urlare in faccia al suo nemico di smetterla di parlare di cose che non conosce e non lo riguardano, ma non ci riesce. Probabilmente è vero che Tyki ha detto così solo per provocarlo ma, dannazione, ha centrato in pieno il bersaglio. E sentirsi sbattere in faccia in quella maniera una verità tanto scomoda è tremendo.

“Non sai niente di me… stai zitto…” mormora infine; ma il tono deciso che vorrebbe usare è guastato dal tremito che gli incrina la voce.

A quella reazione, l’ombra di un sorriso indecifrabile si disegna per un attimo sul viso del Noah.

“Ora che sei finalmente libero dal peso dell’Innocence, perché vuoi a tutti i costi tornare ad essere schiavo di questa guerra, ragazzo?” domanda piano Tyki, la bocca posata su quella del ragazzo, che si schiude appena per la sorpresa dovuta alle sue parole.

L’uomo ne approfitta subito e inizia a succhiare e tormentare con i denti le labbra di Allen il quale, nonostante tutto, non riesce ad impedirsi di assecondarlo nel suo divertimento perverso. Il Portoghese però non ha più intenzione di giocare perché si stacca subito da lui, pur senza distanziare il viso dal suo.

“Dimènticati di essere stato un esorcista, di aver avuto l’Innocence e dimènticati la vita insulsa che il destino ti ha imposto finora. Adesso sì che puoi davvero scegliere la tua strada” Il tono è tentatore, provocatorio, imperativo, ma anche, senza apparente ragione, indefinibilmente malinconico.

Allen allontana con decisione il Noah da sé. “Smettila Mikk! Io ho già scelto la mia strada!” esclama, alzandosi sulle ginocchia “Sono un esorcista e lo sarò per sempre!”

Sbilanciato all’indietro per la spinta del ragazzo, Tyki si sostiene puntando un braccio a terra e scuote leggermente la testa per liberarsi dei riccioli che gli ricadono sulla fronte. Un ghigno gli deforma il viso mentre trattiene a stento le risa, gli occhi rivolti in alto.

Allen, teso, lo osserva alzarsi in piedi con eleganza e, quando i loro sguardi si incrociano di nuovo, l’esorcista sente un brivido freddo corrergli giù per la schiena.

Il Portoghese infila una mano in tasca e ne estrae con due dita una carta da gioco che tiene coperta.

C’è una luce inquietante sul fondo dei suoi occhi d’oro, mentre la volta di scatto per mostrarla ad Allen.

“Quattro di quadri: devi prendere una decisione. Considera attentamente tutte le opzioni, non è proprio il momento di fare la scelta sbagliata, piccolo…”

“Io ho già preso la mia decisione e fatto la mia scelta. Recupererò la mia Innocence e continuerò a lottare fino alla fine, nonostante tutto” dichiara il ragazzo, con la voce finalmente salda.

Questa volta la risata di Tyki esplode, per un attimo senza controllo. È questione di un istante, poi il Noah torna pienamente padrone di sé.

“Fa’ pure, se credi… ma qualcosa mi dice che non hai molto tempo” mentre parla, indietreggia fino ad appoggiarsi alla colonna e inizia a svanire tra le pietre “È stato bello, ragazzo. Ma tutte le cose belle si sa che finiscono in fretta… adieu mon chou!

“Ehi, Mikk! Ma cosa…” Allen si slancia in avanti, rimproverandosi subito dopo per quel futile quanto ridicolo tentativo di trattenere il suo nemico.

Ricade carponi, un leggero tremolio nel braccio destro, già affaticato per l’allenamento e ora gravato del peso di tutto il corpo. Nonostante la posizione scomoda, non accenna a raddrizzarsi, le parole di Tyki che gli rimbombano nella testa.

Furioso con se stesso per come si è comportato, batte un violento pugno a terra, il dolore che dalla mano ferita risale feroce attraverso i muscoli, su fino alla spalla; ma è proprio quel dolore a dargli definitivamente il senso della realtà, permettendogli di riprendere la corretta prospettiva su quanto appena accaduto con il Noah. È stato un momento di follia. A questo punto, la soluzione migliore (forse l’unica) è dimenticare tutto, fingere che non sia mai successo niente, soprattutto la prossima volta che se lo troverà davanti in battaglia…

 

Già, la prossima volta che me lo troverò davanti… perché io voglio che ci sia una prossima volta, anche se adesso sembra così… impossibile…

 

Prende un sospiro profondo e stringe il pugno, la benda sulla mano che si tinge appena di rosso.  

I mozziconi delle sigarette fumate da Tyki sono lì davanti a lui, ultimo segno della presenza del Portoghese nel Quartier Generale Asiatico, ultimo rimando a quel che è stato. Con un gesto secco, che sa di frustrazione mal celata, li butta via, facendoli cadere nel vuoto giù dalla balaustra e poi finalmente si rimette seduto. Poggia il capo alla colonna, gli occhi che si perdono nel cielo scuro.

“Non posso, non devo arrendermi… sempre avanti, per la mia strada…”

 

“Anche se potrebbe essere troppo tardi…

Non riesco nemmeno a ricordare

la sensazione di quel braccio deforme…

…è buio pesto…”

“Walker-san!

Ho sentito che diceva che è buio,

così le ho portato una lampada!” 2

 


 

“Se provi ancora a toccare i miei compagni,

potrei finire con l’ucciderti!”

“Oh, ma io non ce l’ho con te, ragazzo…

Coraggio, iniziamo il nostro ultimo ballo!” 3

 

Quel che rimane della sventurata Tease mandata da Tyki a posarsi sulla spalla di Linalee si disperde in un refolo di vento, mentre Allen si lancia con impeto attraverso la lunga tavolata, travolgendo disinteressato stoviglie preziose, colme di prelibate vivande che macchiano la cupa tovaglia decorata da una croce.

Il Noah si alza di scatto, rovesciando la sedia e preparandosi a parare il colpo. L’impatto è violento, in un infrangersi di piatti e bicchieri, mentre i loro visi si trovano di nuovo vicini e i corpi premono uno contro l’altro, circondati da uno sciame di farfalle nere, ambasciatrici di morte.

Di nuovo un duello, stavolta ad armi pari. E stavolta la posta in palio è dannatamente più alta del semplice appagamento di un desiderio: ora in gioco c’è la loro vita.

Attacco e contrattacco, assalti veloci e feroci, corpi che qualche giorno fa avevano appena iniziato a conoscersi, oggi sono impegnati in una danza elegante e mortale.

 

“A che cosa pensi, ragazzo?

Sei contento che abbiamo deciso di ucciderci?

Non mettere su quella faccia da poker,

rispondimi sinceramente”

 

Dopo un altro scambio, con qualche metro in mezzo a loro, adesso chiede sincerità Tyki - equilibrista impazzito, già troppo sbilanciato su un lato del filo. Vuole sapere cosa si nasconde nell’anima del giovane pagliaccio che ha rifiutato il suo amore, folle forse più di lui per essersi ributtato in una guerra maledetta da cui lui l’aveva liberato. Cerca una risposta in quegli occhi d’argento, perché l’oro che ormai colora sempre i suoi è diventato troppo torbido e corrotto per dargliene una.

 

“È triste.

Quando ci siamo incontrati

avevi tratti da umano, eri umano.

Sarebbe bello poter giocare soltanto a carte,

senza che nessuno debba morire” 4

 

Allen gli si avvicina lentamente, la mano con l’Innocence attiva abbandonata lungo il fianco, quasi che, pur sapendo che questo duello è giusto, faccia fatica a portarlo avanti. Troppi ricordi di un altro Tyki si presentano importuni alla sua mente: ricordi di un Tyki umano, giocatore, amante… ma ora deve cancellarli tutti subito, se vuole sopravvivere.

Perché sul volto del Portoghese, nei suoi occhi, ora non c’è più traccia di quell’altro Tyki. Ora c’è soltanto una pazzia cupa che lentamente sta appannando il suo sguardo profondo ed erodendo il suo bel sorriso, trasformandolo in un ghigno sadico.

C’è ormai poco tempo per le parole, meno ancora per gli sguardi e per i gesti che ogni volta tanto hanno detto tra loro. Sono solo pochi istanti di tregua, poi il combattimento riprende, più violento di prima.

Negli occhi dell’uno c’è sempre più vuoto, in quelli dell’altro sempre più dolore: ma non si tratta di dolore fisico, come non si tratta di vuoto causato da incoscienza.

No, il dolore di Allen dipende dalla consapevolezza che ormai la loro partita è quasi giunta alle battute finali e, comunque finisca, per lui non sarà un bel risultato.

Il vuoto di Tyki è la resa di chi ha provato fino all’ultimo ad essere libero, nonostante sapesse benissimo che quella scacchiera è una prigione per tutti, pedoni, cavalli o alfieri che siano, e che morire è l’unico modo di uscirne.

L’uno sta per essere travolto dal suo dolore, l’altro dal suo vuoto che lo trascinerà alla follia. Una follia in cui, accanto al desiderio istintivo e irrefrenabile di uccidere, c’è posto solo per un inconscio anelito alla libertà.

 

“Ragazzo, ti libererò da quel dio

che possiede voi esorcisti!” 5

 

Poi il vuoto si crea davvero e inghiotte il ragazzino dai capelli candidi per togliergli l’aria, l’Innocence… e il dolore. Quando tutto sembra finito, quando Allen sembra essersi arreso e la pazzia sembra aver consumato il cuore troppo umano del Noah, tramutandolo solo in una macchina di morte, è allora che dal vuoto rinasce la vita.

 

Nel momento in cui il clown bianco emerge armato di spada e trafigge senza apparente esitazione il suo nemico, negli occhi della vecchia bambina si legge sconcerto e stupore.

Tyki invece non riesce a credere di essere ancora vivo dopo essere stato colpito in pieno da un fendente: ma non c’è gioia sul suo viso, quasi che avesse desiderato morire.

 

“Cosa è successo? Non sono morto…

Sono sicuro di aver sentito dolore,

ma non ho ferite…

che trucco è mai questo, ragazzo?”

“Non è un trucco.

quel che ho distrutto è soltanto

il Noah dentro di te” 6

 

Si guarda le mani, incredulo, la sensazione di quella sofferenza lancinante al petto che non riesce a svanire dalla sua mente, mentre una catena di croci gli compare sul corpo. Poi alza lo sguardo su Allen che lo osserva in silenzio, gli occhi d’argento incupiti da una pena resa appena più sopportabile dalla consapevolezza che è lì che conduce il sentiero che si è scelto. Però questo non serve certo a farlo star meglio.

L’esorcista si avvicina lentamente mentre Tyki, inginocchiato a terra, ormai respira a fatica; sanno entrambi che è finita e che il piccolo baro ha vinto di nuovo, ma stavolta senza alcun trucco.

Allen solleva la spada di fronte al viso pallido dell’uomo, mentre Road fa per precipitarsi in suo soccorso. Il Portoghese la ferma con un gesto stanco: lui ha perso e non sarebbe giusto che lei si immischiasse in quella partita, nella loro partita. E poi, a conti fatti, morire per mano di un bambino così adorabile è molto meglio che continuare a saltare di qua e di là del fosso sempre più largo che separa le sue due vite, rischiando ogni volta di esserne inghiottito.

Così, quando la spada di Allen gli trapassa quel cuore diviso fattosi irrimediabilmente troppo nero, mentre i sette sacri marchi maledetti iniziano lentamente a svanire dalla sua fronte, Tyki non può fare a meno di sorridere (ed è il primo sorriso veramente sincero, veramente umano, che gli illumina il viso da molto tempo), né di ringraziare a modo suo quel ragazzino che, in fondo, l’ha salvato da una caduta senza rete nell’oblio.

È l’ultima carezza del demonio morente, folle equilibrista dalla doppia vita, all’apostolo che l’ha ucciso, pagliaccio bambino con il cuore triste e il sorriso disegnato con la biacca.

 

“Esci da questa guerra, Tyki Mikk!”

“È… un peccato, ragazzo…” 7

 


 

1. Catullo, Liber Catullianus, Carme LXXXV

2. Night 80

3. Night 111

4. Night 112

5. Night 114

6. Night 117

7. Night 118

 

 

Tengo a precisare che tutte le battute del manga qui riportate sono traduzioni effettuate dalla sottoscritta direttamente dalle scan inglesi. All'inizio, essendoci già disponibile il volume in italiano, pensavo di utilizzare la versione pubblicata dalla Panini; dopo una lettura attenta, però, ho deciso di fare da sola.

Mi rendo conto che può sembrare pretenzioso da parte mia ma, se confrontate la versione italiana e quella inglese, potrete capire la mia posizione: e immagino sarete d'accordo con me a non fidarvi ciecamente di una traduzione che arriva a rinominare l'Innocence di Tiedoll da "Maker of Eden" a "Maker of Heaven" (come nella Night 155) e soprattutto a far dire a Tyki che il braccio maledetto di Allen è IL DESTRO - e ancora oggi non so se ridere o piangere quando rivedo quella vignetta della Night 114!

In ogni caso ho indicato i riferimenti precisi di ogni citazione, così se volete potete controllare.

In secondo luogo, ringrazio Liris, Ponytail e la mia beta-moyashi Lety per le recensioni. Il loro supporto è stato fondamentale per convincermi a pubblicare anche la seconda parte di questa fic. Personalmente la considero uno dei miei lavori più riusciti - e sinceramente speravo ricevesse un’accoglienza migliore... ma in fondo è la prima volta che mi cimento in una yaoi, quindi va bene lo stesso.

Grazie comunque a voi e alle persone che hanno messo la storia nei preferiti.

 

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