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di ARed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Disegno ***
Capitolo 2: *** Sorpresa ***
Capitolo 3: *** Con molta calma ***
Capitolo 4: *** Mi fido di te ***
Capitolo 5: *** Follia? ***
Capitolo 6: *** Rewind ***
Capitolo 7: *** Roselline ***
Capitolo 8: *** Incontro ***
Capitolo 9: *** Voli ***
Capitolo 10: *** Shock ***
Capitolo 11: *** Temporale ***
Capitolo 12: *** Libera ***
Capitolo 13: *** Finalmente ***
Capitolo 14: *** Paura ***
Capitolo 15: *** Primavera ***
Capitolo 16: *** Gelosia ***
Capitolo 17: *** Per voi ***
Capitolo 18: *** Ghiaccio ***
Capitolo 19: *** Trofei ***
Capitolo 20: *** Divorzio ***
Capitolo 21: *** Amore ***
Capitolo 22: *** Recommencer ***



Capitolo 1
*** Disegno ***


CAPITOLO I

DISEGNO

18 NOVEMBRE 2015


L’area delle cerimonie del New York Country Club era piena di bambini, le cameriere avevano addobbato la sala in tema Cars, tutto rosso e metallico. Al centro della sala faceva bella mostra una torta fatta con pasta di zucchero, ovviamente rossa, in cima aveva Saetta McQuenn. Charlie aveva atteso tutti i suoi amichetti all’entrata, felice di poter festeggiare con loro il suo nono compleanno.    
Isabella osservava da lontano, con la piccola Renèe in braccio, la sua bambina era stanca, aveva passato tutto il giorno all’asilo a giocare con le sue piccole amiche.
« Mamy », disse la piccola sollevando la testa dall’incavo del collo della madre.
« Dimmi tesoro », rispose Isabella mettendogli apposto la piccola frangetta castana.
« Ho fatto anch’io un legalo per Chally », Isabella sorrise dando un bacio sulla fronte alla sua piccola.
« Ah si? », Renèe annuì tutta contenta.
« Ho fatto un bellissimo disegno, tanto calino », la madre sorrise, sua figlia era poco modesta.
« Bravissima, e che cosa gli hai disegnato? »
« Ho disegnato te e Chally », rispose dando un bacio alla sua mamma.
« Non manca qualcuno? », domandò Isabella.
« Ci sono anche io! » disse annuendo la piccola, cominciando a giocare con i lunghi boccoli castani della madre.
« E.. », la incalzò la madre.
« E batta », rispose lei con il suo faccino innocente.
« Papà? », domandò Isabella sollevando un sopraciglio.
« Non c’è.. è al lavolo come semple, come oggi », Isabella capiva, capiva il faccino triste di sua figlia, capiva quella nota di malinconia negli occhi del figlio, che ogni volta che la porta di vetro, dell’elegante sala, veniva aperta si voltava per vedere se il padre entrava. Rimanendone deluso ogni volta, James non si faceva vedere, era troppo impegnato.
« Vai a giocare con la piccola Marie, prima ha chiesto di te »
« Ah si? », domandò felice che la cuginetta l’avesse cercata.
« Si tesoro , vai da lei », Isabella mise a terra la sua bambina che raggiunse tutta contenta la cuginetta, che giocava con i Little Pony seduta sul tappeto di Hello Kitty. Era stato Charlie a chiedere a sua madre di metterlo, cosicché la sorella e la piccola Marie potessero giocare tranquille, in quella sala dominata da piccole macchinine rosse.
« Jane è stata impeccabile, come sempre », disse Alice avvicinandosi alla sorella.
« È brava nel suo lavoro »
« Dov’è James? », domandò sedendosi, la piccola Marie le faceva perdere tutte le energie.
“ Starà con Jane”, avrebbe voluto rispondere Isabella, ma si trattenne, era il compleanno di suo figlio, non voleva creare drammi.
« In ufficio, lo stiamo aspettando per il taglio della torta » 
« Ah »
« Signora Tanner, siamo pronti per il taglio della torta », disse una delle cameriere, Isabella odiava che la chiamassero in quel modo, non si sentiva affatto la “signora Tanner”, lei non si sentiva nulla, lei era nulla, era solo la madre dei suoi bambini. Per garantire loro una famiglia unita, si stava annullando.
« Aspettiamo l’arrivo del signor Tanner », la cameriera annuì e si allontanò.
La festa del suo bambino continuava, l’animatrice dopo avergli fatto giocare al vero o falso su domande di loro competenza, stava preparando il karaoke. Si stavano divertendo tutti, tranne il festeggiato, Isabella notava quella nota di delusione nel volto del suo bambino.
Il padre glielo aveva promesso, gli aveva promesso che ci sarebbe stato tutto il tempo, ma come era sua abitudine, non aveva mantenuto la sua promessa. Ma lui era un bambino dal cuore d’oro, non riusciva ad avercela con il padre, dimenticava, accumulava, perdonava, e Isabella sapeva che prima o poi sarebbe esploso e gli effetti sarebbero stati devastanti per il bambino.
« Mamma, posso prendere il tuo telefono? », domandò Charlie raggiungendo la madre e la zia.
« Certo, chi devi chiamare? »
« Papà, mi ha promesso che avremmo tagliato la torta assieme, forse è rimasto bloccato nel traffico », Isabella sorrise alla bontà del figlio, di quanto la sua giovane anima fosse pura, di quanto nelle persone vedeva sempre il lato buono, anche se questo era nascosto sotto tonnellate di cattiveria.
« Tieni », Isabella gli passò il suo IPhone 6+, un regalo di suo marito, che pensava così di dimostrarle il suo amore.
Charlie provò a chiamare, « Suona », disse speranzoso, ma Isabella notò i suoi occhi rattristirsi quando scattò la segreteria telefonica.
« Avrò messo il silenzioso! », ed eccolo che giustificava sempre il padre.
« Sai che facciamo? », disse Isabella prendendolo per mano e raggiungendo Renèe.
« Cosa? »
« A Forks si dice: chi c’è, c’è. Chi non c’è s’arrangia! »
« E papà s’arrangia? », domandò lui dubbioso, lei sorrise, « Esatto! », rispose facendo cenno di far preparare la maestosa torta.
Nella sala calò il buio, un bellissimo gioco di luci creava dei disegni sul pavimento e sulle pareti della grande sala, i bambini ne erano entusiasti. 
Isabella, prendendo per mano Charlie e Renèe si avviò al centro della sala, davanti alla torta.
« Bambini avvicinatevi », fece cenno Isabella.
La piccola Renèe cominciò ad intonare: « Tanti auguli a te.. tanti auguli a te.. », i bambini fecero il resto. In quel momento Charlie era felice, aveva dimenticato l’assenza del padre. Accanto a lui c’erano sua madre, sua sorella, zia Alice e la piccola Marie. Le donne più importanti della sua vita.
Poi c’erano anche i nonni paterni Lily e Thomas con la figlia, zia Rose. In quel momento a Charlie bastava, anche se sentiva la mancanza di una delle persone più importanti della sua vita. 
« Buon compleanno amore mio », disse Isabella quando gli amici del figlio finirono di cantare.
« Grazie mamma, ti voglio bene », si abbracciarono, e si lui era felice in quel momento.
Charlie cominciò a scartare i regali, la piccola Renèe si avvicinò timidamente al fratello, nascondendo dietro la schiena il disegno.
« Tanti auguli Chally », disse dandogli un tenero bacio che Charlie ricambiò, riempiendo d’orgoglio Isabella, amava i suoi figli più della sua stessa vita.
« Quetto è pel te », disse timida porgendogli il bellissimo disegno che aveva fatto all’asilo.
« Grazie Renèe, ti voglio bene », quel disegno rappresentava benissimo la sua famiglia: mamma, lui e la piccola.
Alle diciotto James aprì la porta di vetro dell’elegante sala, storcendo il naso per l’enorme confusione, Charlie lo vide ma ignorò la sua presenza, continuando a scartare i regali che gli avevano fatto.
« Eccomi, scusa il ritardo », venire tre ore più tardi per lui era un lieve ritardo, non si accorgeva dell’enorme male che faceva alla sua famiglia.
James si avvicinò e diede un bacio sulle labbra a sua moglie, un gesto dettato dall’abitudine.
« Dov’eri finito? »
« Una chiamata dalla Cina », rispose lui evitando lo sguardo della moglie, che fece finta di crederci.
« Vado a fargli gli auguri, credo non mi abbia visto », Isabella annuì e James raggiunse il figlio, circondato dagli amici.
« Auguri », disse dandogli una pacca sulla spalla.
« Grazie papà, quando sei arrivato? »
« Da un po’ », James mentì, Charlie se ne accorse, sapeva che il padre era appena arrivato, odiava le continue bugie di suo padre.
« Sabato ho la partita di basket, vieni? »
« Devo guardare se ho altri impegni in agenda, e poi te lo dico », rispose lui scompigliandogli i capelli. Per James i suoi figli erano un impegno da segnare su una fredda agenda.
Il volto di Charlie si rattristì per l’ennesima delusione, James odiava quando suo figlio si arrabbiava per  quello che per lui erano sciocchezze. « Charlie non fare il bambino! », si scordava spesso che suo figlio aveva appena compiuto nove anni, si scordava di star parlando con un bambino e non con un suo dipendente.
« Ti ho preso un regalo », gli disse passandogli una busta, Charlie apatico la prese e cominciò a scartare, rimanendone deluso quando ne vide il contenuto.
« Ti piace? »
« Si.. », rispose mettendolo accanto agli altri regali ed andando a giocare con i suoi amici.
« Stai diseducando nostro figlio », disse James raggiungendo sua moglie.
« Prego? »
« Gli ho fatto un regalo, e non mi ha nemmeno ringraziato! »
« Cosa gli hai regalato? », domandò Isabella infastidita dalle accuse del marito, sapeva quanto educato fosse suo figlio, sapeva quanto, fin troppo, lo fosse con il padre.
« FIFA 2016 », la donna rimase sconvolta da quella risposta.
« Gli hai fatto lo stesso regalo di un mese fa, quando sei tornato da Los Angeles »
« Poteva dirmelo », rispose lui infastidito.
« Non voleva deluderti », disse lei allontanandosi, non sopportava la presenza di suo marito, era stanca del suo matrimonio, era stanca che quella persona mettesse il suo lavoro ed altre compagnie prima dei suoi figli.
Che lei non fosse più il centro delle sue attenzioni, lo sapeva da tempo, e questo non gli pesava, non più almeno.
« Allora, quando il taglio della torta? », domandò James avvicinandosi alla moglie, dopo aver parlato al telefono con un cliente, aveva notato lo sguardo arrabbiato del figlio, ma come sempre, non gli diede la giusta importanza, per lui erano solo i capricci di un bambino.
« L’abbiamo tagliata un’ora fa », rispose lei fredda come il ghiaccio, non era arrabbiata, era impassibile, apatica, ci era abituata ai ritardi di quello che era, almeno sulla carta, suo marito.
« Perché non mi avete aspettato? », chiese lui stupito ed indispettito. 
« L’abbiamo fatto, Charlie ti ha aspettato per l’intero pomeriggio »
« Mi dispiace, io ho cercato di liberarmi il prima possibile», cercò di scusarsi, lo faceva sempre, e nemmeno lui ci credeva.
« Come sempre », rispose Isabella, ormai impassibile all’atteggiamento del marito.
« Bella.. »
« Non mi chiamare così! », odiava quel nomignolo, lo odiava quando veniva pronunciato dalle labbra di suo marito.
« Isabella non è facile mandare avanti tutto questo! », James era il direttore del New York Country Club, uno dei più esclusivi ed importanti degli Stati Uniti.
« Era il compleanno di tuo figlio! », rispose lei voltandosi per guardarlo negli occhi, quei occhi azzurri così freddi, così diversi da quelli di Charlie.
« Potevi rimandare tutti i tuoi impegni, potevi presentarti, tagliare insieme a lui la torta e poi sparire, si sarebbe accontentato! », Isabella era veramente molto arrabbiata.  
« Mi dispiace »
« L’hai già detto »
« Mamy », disse la piccola Renèe raggiungendo i suoi genitori.
« Vieni da papà », disse James abbassandosi per prendere sua figlia in braccio, ma Renèe si allontanò avvicinandosi alla madre.
« Amore perché non vai da papà? », Isabella non voleva che i suoi figli odiassero il padre, per loro voleva il meglio.
« Ho sonno », lei si abbassò e prese la piccola in braccia cominciando a cullarla, Isabella aveva fatto di tutto per far avvicinare i figli al padre, ma vedeva sempre un muro che non riusciva ad abbattere. Dopo il rifiuto di sua figlia James si allontanò, tornò nel suo ufficio, lui non combatteva per i sui figli, vedeva la loro presenza, così come quella di Isabella, un qualcosa di scontato, che ci sarebbe stata per sempre.
Ma Isabella era stanca, era arrivato il momento di mettere fine a quel matrimonio.


Buongiorno, eccomi con il prologo di una nuova storia.
Spero che vi piaccia, fatemelo sapere.
Non so ancora cosa ne verrà fuori, ma voglio buttarmi in questa ennesima avventura assieme a voi.

Un bacio AlmaRed

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Capitolo 2
*** Sorpresa ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI..
È il giorno del compleanno di Charlie e con la madre Isabella e la sorella Renèe aspettato il padre James, che si presenta solo dopo il taglio della torta, deludendo tutti, in primis il figlio. Isabella è stanca del comportamento del marito. 

CAPITOLO II

SORPRESA

DICEMBRE 2015

BELLA


Nulla era cambiato dal giorno del compleanno di Charlie, James era il solito, era sempre in ritardo, era sempre assente , lo si vedeva a cena e poi usciva, o si richiudeva nel suo ufficio. 
Il 19 dicembre Renèe aveva fatto il suo primo saggio di danza alla Joffrey Ballet School, era così dolce nel suo costume da principessa delle nevi, mi ero commossa nel vederla, così felice mentre si ammirava allo specchio.
Nemmeno in quella occasione James si era presentato, era in un viaggio d’affari in Florida, era inutile arrabbiarsi, non serviva a nulla. Io ero una codarda, avevo paura, avevo paura di far finire il mio matrimonio, avevo paura che lui mi portasse via i miei bambini, potente com’era.
Mi presento sono Isabella Swan Tanner, dopo la morte dei miei genitori ho lasciato l’università per poter lavorare e mantenere i mie fratelli più piccoli, Jacob ed Alice. Non lavoro, James ha sempre detto che il mio compito era quello di prendermi cura dei bambini, che lui aveva tanti soldi, che poteva mantenerci benissimo, dandoci una vita piena di agi, ed io come una sciocca l’ho ascoltato. Ora mi ritrovo senza una base finanziera solida su cui contare, per questo ho paura, non potrei mai vincere una causa contro il potente James Tanner. Ma questo non era l’unico motivo, io non volevo che i miei bambini avessero due genitori separati, non volevo che passassero quello che ho passato io quando i miei si erano separati.
Il nostro appartamento nell’Upper East Side era stato elegantemente decorato da una ditta del settore, James odiava i decori fatti in casa, sapete quelli che danno il senso del Natale, ecco lui gli odiava, gli descriveva come poco fini.
« Mamy zia Alice è partita? », domandò l’unico uomo della mia vita, mentre assieme apparecchiavamo la tavola per il cenone di Natale. 
« Si tesoro, questa mattina gli ho accompagnati all’aeroporto per prendere il volo per Chicago », risposi mettendo le candele dorate al centro, Alice, Jasper e la piccola Marie erano partiti per festeggiare il Natale con i nonni paterni.
« Bene, allora dopo posso chiamarla? »
« Certo, ora però fila a vestirti, tra poco arrivano i nonni », era l’unico ancora in tuta, io e Renèe c’eravamo già vestite. Delle mani fredde mi presero per i fianchi, la testa di mio marito si posò sulla mia spalla e mi diede un bacio sul collo, un bacio che non mi provocò nulla. Lui forse mi amava, a modo suo, io avevo smesso di amarlo per proteggermi, altrimenti sarei morta dentro.
« Sei qui », dissi appoggiandomi al suo petto, io volevo che il mio matrimonio funzionasse, con tutto il cuore.
« È Natale, io devo passarlo con voi », alle sue parole mi allontanai, lui doveva, non voleva, stare con noi. Per lui eravamo un dovere. Era inutile che io cercassi di far funzionare il mio matrimonio, per ogni passo che io facevo verso di lui, James ne faceva tre indietro.
« Se questa è la tua voglia, puoi anche tornartene in ufficio », risposi andandomene in cucina a controllare che la cena fosse pronta, dovevo stare calma, non volevo nessuna scenata.
« Apro io », urlai sentendo il campanello suonare, era ancora presto per l’arrivo dei mie suoceri, forse era Rosalie.
« Jacob! », esclamai vedendo mio fratello davanti all’entrata del mio appartamento, non mi aspettavo il suo arrivo.
« Sorellona, mi fai entrare? »
« Certo, prego », dissi facendomi da parte per farlo entrare.
« Che ci fai qui? », gli domandai accomodandomi con lui sul divano, dopo che i bambini gli erano saltati addosso per la felicità.
« Ho lascito l’esercito, non sopportavo più la vista di luoghi completamente distrutti, di perdite di vite umane, ho fatto domanda per entrare nel FBI, e mi hanno accettato »
« Congratulazioni », si complimentò James.
« Hai fatto bene, mi farai stare più tranquilla così »
« Quello era il mio obiettivo »
« Scemo! », dissi dandogli un pugno sul braccio, facendomi anche male. Ero molto protettiva nei confronti dei miei fratelli, era quello che rimaneva della mia famiglia. 
« Mamy le palole!>>, mi ammonì mia figlia.
« Scusa tesoro » 
Tralasciano la freddezza tra me e mio marito, quello fu un bel Natale, l’arrivo di Jacob aveva portato allegria in famiglia, per questo gli avevo chiesto di non cercare un appartamento e di rimanere a vivere con noi. 
Anche James era cambiato, era più dolce più presente per i suoi figli, forse la presenza di Jacob gli aveva fatto capire il dolore che stava causando alla sua famiglia.
« Isabella, questa sera esco con Jacob e degli amici», mi disse dopo cena, mentre sul divano guardavo, per l’ennesima volta, Frozen con Renèe.
« Va bene», risposi alzandomi e avvicinandomi con lui all’entrata.
Spesso Jacob, aveva degli incubi, quando si alzava credeva ancora di essere sul campo di guerra, quello che aveva visto e vissuto era stato orribile. Con James parlava, e le uscite lo aiutavano a dimenticare.
« Grazie per aver accolto Jacob tra i tuoi amici, ha bisogno di distrarsi »
« È uno di famiglia, e poi stare con lui è uno spasso! », alzai gli occhi al cielo.
« Bella guarda che ti vedo! », disse il vocione di mio fratello alle spalle.
« Sbruffone! »
« Non è così che mi descriverei »
« Andate via, devo approfondire la mia conoscenza con Olaf », dissi spingendoli fuori di casa.
Si, insieme si sarebbero aiutati a vicenda, James sarebbe tornato l’uomo di cui mi ero innamorata a ventidue anni, e Jacob sarebbe tornato ad essere il mio sbruffone.  

FEBBRAIO 2016

Come spesso accadeva, da due mesi a questa parte, James e Jacob erano usciti, vedevo mio fratello più sereno, ero felice che fosse rimasto a vivere con noi. James era uguale a prima, certo qualche attenzione in più c’era, ma non era quello che cercavo.
« Renèe, Charlie a nanna », dissi ai miei due angeli, notando che erano quasi le dieci.
« Mamma, domani andiamo da zia Alice a fare colazione? », Charlie amava i pan cakes della zia.
« Si tesoro », dopo la colazione da mia sorella andavamo a fare un giro a Central Park, era il nostro classico programma domenicale, al quale James partecipava una volta ogni morte di papa.
« Buonanotte », diedi un bacio sulla fronte al mio ometto e spensi la luce, presi in braccio la mia principessa e la portai nella sua cameretta.
« Mamy mi polti Olaf? », mi domandò Renèe dopo averle messo il pigia minio.
« Certo tesoro », gli misi Olaf accanto e dopo averle letto la storia della buonanotte spensi anche la sua di luce, il mio angioletto si era addormentato.
Loro erano la mia gioia più grande, la mia unica ragione di vita. Vivevo solo per la loro felicità, il l oro sorriso era la ricompensa più bella, un loro ti voglio bene, era oro per me.
Dopo aver messo a letto i bambini, mi rilassai sul divano a leggere Vogue, non ero un amante della moda, ma a volte mi portava in mondi lontani, dove non avevo nessun problema, se non quello di scegliere gli abbinamenti giusti.
Verso dieci e mezza sentii il campanello di casa suonare, chi poteva essere a quell’ora? Per James e Jacob era ancora presto, loro tornavano dopo la mezzanotte solitamente.
« Chi è? », domandai guardando dallo spioncino.
« Sono Edward, Edward Cullen>>, cosa ci faceva alle dieci e mezzo di sera il consulente legale di James a casa nostra, forse gli era successo qualcosa, mi preoccupai.
« Prego entra », dissi aprendo la porta dell'appartamento.
« James? », domandò entrando.
« È uscito con Jacob », risposi sempre più confusa.
« Edward, che succede? », avevo conosciuto l’avvocato Cullen, il mese prima quando James lo aveva invitato a cena.
« Possiamo sederci? »
« Certo scusa, sono una pessima padrona di casa! », dissi arrossendo ed accompagnandolo nel salone della casa.
« Vuoi bere qualcosa? »
« No grazie, e perdona il mio arrivo a tarda ora »
« Edward è successo qualcosa a James o a mio fratello? », domandai sedendomi accanto a lui, era strano anche il mio atteggiamento. Non era usuale che facessi entrare un uomo, che non conoscevo bene, in casa a quell'ora, ma di lui stranamente mi fidavo.
« Stai tranquilla, stanno bene »
« Perché sei qui allora? », che diavolo stava succedendo? Non capivo nulla.
« I bambini dormono? », che diavolo voleva da me?
« Si, perché? »
« Bene.. »
« Edward, per favore.. »
« Ieri seri c'é stata la cena.. », disse cominciando a giocherellare con le sue dita.
« Si.. quella che fa ogni anno per i suoi dipendenti », dissi, sperando che la cena ci fosse realmente stata.
« Esatto, dopo cena siamo andati in un locale per un drink.. », disse tirando fuori il suo IPhone.
« Una ragazza si è avvicinata.. », sorrisi, aveva scoperto l'acqua calda, anche se mi stupii, era il primo che veniva a riferirmelo.
« Devi vedere questo.. », mi disse passandomi il telefonino, era un video. Una ragazza bionda sedeva sulle ginocchia di mio marito e lo baciava, per non dire qualcosa di più volgare. Le mani di James erano sul corpo di quella donna, ma non era quello a farmi male.
Sapere è una cosa, vedere è un altra. Vedere ti squartava in due, ti rendeva tutto reale, anche se sapevi. Ma non era l'immagine di mio marito con un'altra a farmi più male. Nonostante fosse la prima volta, la mia immaginazione già aveva provveduto a farmi vedere certe scene. Era la presenza di un'atra persona, di una delle persone più importanti della mia vita, a squarciarmi definitivamente il petto in due. Jacob, mio fratello, era lì. Era seduto accanto a lui mentre flirtava con una.
Mio fratello era lì, mio fratello sapeva, mio fratello vedeva, mio fratello ignorava. Fu quello a farmi crollare.
« Mi dispiace »
« Perché l'hai fatto? », perché diamine aveva fatto quel video?
« Isabella tuo marito ti ha tradita, e tu mi chiedi perché ho fatto questo maledetto video? Pensi sia stato semplice per me venire qui e fartelo vedere? », disse riprendendosi il telefono.
« Pensi che non me ne sia accorta? Pensi non mi sia accorta che si porta a letto tutte le sue dipendenti? Che va a.. », non riuscivo nemmeno a dirla quella parola. Era la prima volta che parlavo con qualcuno dei tradimenti di James.
« Puttane? », disse concludendo la mia frase e facendomi sorridere.
« Le sue camice le lavo io sai? Mi accorgo se sono stropicciate perché le ha indossate tutto il giorno, o se ci ha pensato qualcun'altra a farlo »
« Tu lo sapevi.. c'era anche Jacob », ed ecco la doccia fredda. Non volevo sentirlo quel nome.
« Pensavo, che avesse smesso con l'arrivo di Jacob, o almeno che non si facesse vedere da lui. Invece lui era lì, e non faceva niente », dissi ormai con le lacrime che rigavano il mio volto.
« Isabella mi dispiace.. non volevo che ti sentissi così.. », era realmente dispiaciuto.
« L'ho accolto in casa, dopo il suo ritorno dall'Iraq, ho lasciato l'università per poter lavorare e permettergli di fare la scuola militare, quando i miei sono morti, gli ho sempre volute bene, non ho fatto storie quando mi diceva "questa sera esco con James per una birra", pensavo che questo l'ho aiutasse a dimenticare gli orrori che aveva visto in Iraq.. lui invece vedeva mio marito tra le braccia di un'altra e non faceva nulla.. », non volevo crederci, quello che stavo dicendo non poteva essere vero, mio fratello non me l'avrebbe mai fatto.
« Edward dimmi che Jacob era ubriaco, o che si era fatto di qualcosa », si quella era l'unica spiegazione.
« No Isabella, era lucido. Quando sono arrivate le ragazze mi ha detto che se avesse saputo anche della mia presenza al locale avrebbe detto alle sue amiche di chiamarne una anche per me », non poteva averlo fatto davvero, non era vero, mi stavo sentendo male.
« Mi vien da vomitare », dissi mettendo la mano sinistra davanti alla bocca ed andando in cucina.
Rigettai tutta la cena nel lavandino della cucina, era una cosa a cui non volevo credere.
« Bella stai bene? Scusa Isabella », disse Edward alle mie spalle.
« Bella, va benissimo », risposi prendendo un bicchiere d'acqua per togliermi il sapore di vomito dalla bocca.
« Sai una cosa? Basta », dissi appoggiandomi al bancone della cucina.
« Poco prima dell'arrivo di.. Jacob avevo pensato di chiedere il divorzio, mi ero fatta coraggio.. poi è arrivato mio fratello e ho pensato che fosse cambiato. Invece.. », la mia voce era ormai incrinata dal pianto, le braccia di Edward circondarono le mie spalle, accettai il suo abbraccio, ne avevo bisogno.
« Andrà tutto bene », disse mentre scioglievamo quell'abbraccio che avrei fatto durare ancora.
« Perché sei qui? Cosa ti ha spinto ha farmi vedere quel video? »
« La famiglia per me è tutto.. tre anni fa, mancava poco più di un mese al mio matrimonio, una mattina mi svegliai tardi e presi per sbaglio l'IPhone della mia fidanzata », disse appoggiandosi al tavolo, non portava nessuna fede.
« Non mi accorsi dello scambio, durante una riunione il telefono comincia a vibrare, un certo "Garret", non lo conoscevo, ma non ci feci molto caso, pensai che forse lo avevo incontrato a qualche miting »
« Ma non era un tuo collega.. », dissi cominciando a capire.
« No, essendo in riunione non risposi, allora lui inviò un messaggio; " ho capito, sei ancora con lui". Non ci misi molto a capire. Alla pausa pranzo Kate venne in ufficio per riprendersi il suo telefono, le feci vedere il messaggio e lei mi confessò tutto. La sua relazione con l'altro durava da più di un anno, io l'amavo, mi sono sentito una merda, ho passato giorni a chiedermi cosa lui avesse in più di me, in cosa avessi sbagliato »
« Ma non era colpa tua », dissi avvicinandomi a lui, io potevo capire quello che aveva provato e sentito, io mi sentivo così da anni.
« Questo l'ho capito dopo, per questo quando ho visto James la prima volta con un'altra ho pensato di dirtelo subito, ma avevo paura che tu non mi credessi. Quindi c'ho rinunciato, poi ieri.. come può fare questo a te e ai vostri figli? Non sa quanto è fortunato ad avervi »
« Credo che per lui sia arrivato il momento di perderla questa fortuna. Grazie per essere venuto sta sera », dissi sincera, grazie a lui mi ero decisa a porre fine a quel matrimonio che esisteva solo sulla carta, mi aveva fatto scoprire il tradimento di mio fratello.
« Io ci sono.. come amico e come avvocato »
« Ne avrò bisogno »
« Ora vado, è tardi », disse dirigendosi verso l'uscita.
« Edward mi mandi il video? », mi sarebbe tornato utile per quello che avevo in mente.
« Certo te lo mando per e-mail », disse sorridendo, era davvero un bell'uomo.
« Mandamelo su whatsapp, fai prima »
« Ehm, non ho il tuo numero », disse mettendosi una mano tra i folti capelli castani. Allungai una mano e lui capendo mi passò il suo telefono, scrissi il mio numero e lo salvai.
« Te lo invio subito », pochi secondi dopo il mio telefono mi avvisò che quel maledetto video era stato inviato.
« Grazie », dissi mettendomi in punta di piedi e dandogli un bacio sulla guancia, non era normale il mio comportamento, ma con lui mi venne naturale.
                                                                          
Ciao ragazze, eccoci con il secondo capitolo.
Voglio ringraziarvi per l’accoglienza che avete riservato a questa storia.
Molte di voi non vedevano l’ora dell’entrata in scena di Edward, ed eccovi accontentate.
Cosa ne pensate, il capitolo vi è piaciuto?

Un bacio AlmaRed

PS. Grazie a tutte le persone che hanno recensito, e messo la storia tra le preferite, tra quelle da seguire e da ricordare.

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Capitolo 3
*** Con molta calma ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI..
Il giorno della vigilia di Natale, Jacob torna dall’Iraq. James dall’arrivo del cognato comincia a cambiare, ed Isabella lo prende come un segnale positivo.
Lei crede che il marito con la presenza del fratello sia cambiato, ma si ricrede quando una sera Edward Cullen si presenta con un video.

CAPITOLO III

CON MOLTA CALMA

FEBBRAIO 2016

BELLA


Edward se ne era andato da poco, dovevo reagire, smettere con i sorrisi finti, smettere di non vedere. Dovevo prendere in mano la mia vita per il bene dei miei figli. Quindi mi asciugai le lacrime, e feci quello che da tempo avrei dovuto fare, e che grazie ad Edward, avevo trovato il coraggio di fare.
Andai nella cabina armadio di James, presi una delle sue costosissime valige e cominciai, con molta calma, a metterci dentro le sue camice costose, i suoi pantaloni, le sue cravatte, le sue magliette. Mi faceva schifo tutto, lui mi faceva schifo. 
Chiusi la sua valigia e la portai nell’armadio accanto all’entrata, con altrettanta calma andai nella camera di Jacob, quella sera avevo perso un fratello.
Presi il suo borsone e cominciai a cacciarci dentro di tutto, la tranquillità era andata a farsi benedire, ero incazzata, da tutti mi sarei aspettata il tradimento, ma non da mio fratello, da lui no. Non l’avrei mai perdonato, non si sarebbe meritato nulla, così come il suo amico.
Presi anche il suo borsone e lo misi accanto alla valigia, sarebbero spariti entrambi dalla mia vita. Prima di andare a letto, andai a controllare i miei due angeli, dormivano sereni, ignari dello schifo che due delle persone più importanti delle loro vita stavano facendo la fuori.
Alle quattro del mattino sentii il materasso piegarsi, erano rientrati, nell’aria c’era puzza di alcool. James mise, come sempre, una mano sul mio fianco, cominciò a baciarmi il collo, mi veniva la nausea, chissà quante se nera fatte quella sera. Non risposi ai suoi baci, continuai a fingere di dormire.
« Isabella.. so che sei sveglia », le sue schifose mani cominciarono a vagare sul mio seno, si stava spingendo oltre, per quello aprii gli occhi e con un colpo di reni salii a cavalcioni su di lui.
« Io farei anche sesso con te.. », dissi mentendo, la sola idea mi dava la nausea. 
« Brava bambola..>>, rispose mettendo le sue mani sul mio fondoschiena.
« Sei ubriaco.. quindi ora dormi, ti conviene.. », scesi da quel corpo che odiavo da tempo, mi guardava confuso, era troppo ubriaco per capire, doveva godersi quel letto, perché non ci avrebbe mai più dormito. 
« Buongiolno mamy », disse la mia piccolina quando entrai nella sua cameretta il mattino seguente. Splendeva il sole, la vista dal solone di Central Park era stupenda. Era la cosa che più amavo del nostro appartamento.
« Buongiorno principessa », risposi prendendola in braccio e riempiendola di baci, lei assieme a suo fratello erano la mia forza, per loro avrei combattuto. 
« Mamma io sono pronto », il mio ometto si era già vestito per andare da zia Alice, come ogni domenica.
« Allora siamo pronti, andiamo », presi la mia borsa e quella per i bambini e scendemmo. James e Jacob dormivano profondamente, e questo per me era un bene.
« Charlie, Renèe oggi starete tutto il giorno dalla zia », gli dissi scendendo dalla macchina per entrare nel palazzo dove abitava mia sorella.
« Perché? », i miei bambini non dovevano sapere, almeno per il momento, loro non c’entravano niente con quello che stava succedendo tra me e loro padre. 
« Io e papà dobbiamo parlare e Marie ha chiesto di passare la domenica assieme ai suoi cuginetti », non era una vera e propria bugia, mia nipote amava stare con i miei figli.
« Che bello!! », disse Renèe sbattendo le sue dolci manine.
Come tradizione Alice aveva già preparato tutto, il profumo di pan cake si sentiva dalle scale.
« Buongiorno amori della zia », disse lei aprendo, io in questi casi non esistevo.
« Buongiorno Bella », mi salutò Jasper con in braccio la piccolina, che sorrise appena mi vide.
« Tiaa », urlò agitando le piccole mani, Jasper si avvicinò e me la passò. « Ciao piccola »
Renèe e Charlie cominciarono a mangiare come dei forsennati, la cosa mi dava fastidio e mi faceva ridere allo stesso tempo, assomigliavano molto a mio padre in quell’aspetto.
« Ricordatevi di respirare! », gli ripresi mentre Jasper se la rideva, anche la piccola Marie stava prendendo esempio dai due cugini.
« Alice mi puoi tenere i bambini? », domandai dopo aver finito la mia razione di pan cakes.
« Certo, Bella è successo qualcosa? », non volevo coinvolgere nemmeno lei per ora.
« No, devo solo risolvere un problema »
« Sei strana, sembri più.. non so, è da tanto che non ti vedo così.. », mi sentivo di riconquistare la mia libertà.
« È ora di cambiare Alice », risposi dandole un bacio, salutai i miei bambini, sapendo che per loro stava per cominciare un periodo difficile, ma io per loro ci sarei stata sempre, sarei stata per sempre al loro fianco, non gli avrei lasciati da soli.
« Buongiorno », dissi al telefono mentre in taxi raggiungevo casa.
« Buongiorno signora, in cosa posso esserle utile? »
« I vostri servizi sono estesi anche al week end, giusto? », mi informai.
« Certo »
« Devo cambiare la serratura della porta d’entrata, è una porta blindata »
« Nessun problema, siamo specializzati in tutto »
« Ottimo, potrebbe venire questa mattina? », speravo in una sua risposta affermativa.
« Siamo occupati in questo momento, potrei mandare qualcuno questo pomeriggio », non ci voleva, quella serratura doveva essere cambiata immediatamente.
« La prego è urgente, pago qualsiasi cifra »
« Visto che è urgente, vengo io personalmente allora, dove abita? »
Gli diedi l’indirizzo di casa e il nome della marca della porta, entro mezz’ora si sarebbe messo al lavoro. Quando rientrai in casa, James e Jacob ancora dormivano, ne approfittai e misi su chiavetta USB quel maledetto video.
« Buongiorno », dissi al fabbro quando suonò il campanello.
« Buongiorno, allora mi metto subito al lavoro », rispose mettendo la cassetta degli attrezzi a terra e cominciando a svitare le prime viti.
« Si, il mio ex marito ha perso la copia delle sue chiavi, quindi preferisco cambiare, non vorrei mai che qualcuno decidesse di fare un giro in casa mia », dire ex marito mi era piaciuto più del lecito, mi dava un senso di libertà unico.
« Ha ragione, di questi tempi è meglio cambiare, tanto per essere più sicuri » 
« Esatto, vuole un caffè? »
« Volentieri », disse mentre continuava il suo lavoro, andai in cucina e preparai il caffè per entrambi, ne avevo bisogno anche io.
« Ecco a lei », dissi dandogli la tazza di caffè.
« Grazie mille, ho quasi finito »
« Molto bene »
« Che cos’è tutto questo rumore? », domandò James uscendo da camera nostra con solo i pantaloni del pigiama addosso.
« Ho perso le chiavi, non vorrei che certa gente entri in casa mia », ogni riferimenti a lui era puramente casuale.
« Ah, ok », stava ancora dormendo, tra poco l’avrei svegliato per bene.
« Vai a vestirti », non ero così cattiva da cacciarlo di casa mezzo nudo.
« Io ho finito », mi annunciò il fabbro alzandosi da terra.
« Bene, quanto le devo? », domandai andando a prendere il mio portafoglio.
« Le farò mandare la fattura domani »
« Oh, perfetto »
« Questa è la sua nuova chiave », disse passandomela.
« Grazie, arrivederci », il fabbro raccolse tutti i suoi attrezzi e salì sull’ascensore.
Chiusi la porta di casa e presi dall’armadio, vicino all’entrata, la valigia e il borsone, mettendoli davanti all’ingresso.
Dal PC presi la mia chiavetta USB e la inserii nella Smart Tv, mi sarebbe tornata utile più tardi. Era tutto pronto, quando si sarebbero svegliati avrebbero trovato una bella sorpresa, entrambi.
« Di chi sono quelle valige? Jacob parte? Non mi ha detto nulla ieri sera », mi domandò James rientrando, si era cambiato.
« No », dissi sfidandolo con lo sguardo, non stavo mentendo, non era l’unico a doversene andare.
« Buongiorno sorellona », Jacob uscì dalla sua stanza, non riuscivo a guardarlo, la mia rabbia nei suoi confronti era troppo alta, ed io non volevo urlare, non volevo esplodere, almeno non in quel momento. Per questo decisi di ignorarlo.
« Vi porto qui la colazione, ho cominciato a fare un dolce in cucina », non volevo essere gentile, volevo entrambi davanti alla televisione.
Andai in cucina e con molta calma, preparai l’ultima colazione che entrambi avrebbero fatto in quella casa. La tentazione di scambiare lo zucchero con il sale era alta, ma ci rinunciai. Facendo un bel respiro, con il vassoio in mano, rientrai in sala. James e Jacob stavano guardando le notizie sportive, non si accorsero nemmeno del mio arrivo. Posai la loro colazione sul tavolino da caffè e presi il telecomando della Smart Tv.
« Bella manca la Nutella », disse Jacob cominciando a mangiare.
« È finita », risposi semplicemente.
« Che razza di casa è, se non c’è la Nutella? », mi dovevo calmare, altrimenti avrei rovinato tutto.
« Quando andrai a fare la spesa per te, la comprerai, non è molto complicato »
Era arrivato il momento, erano entrambi ben concentrati sulle notizie sportive, presi il telecomando e feci partire il video dentro la chiavetta, amavo la Smart Tv, un attimo prima c’era il football ed un attimo dopo il video di un locale, il video di due uomini che tradivano, in maniera diversa, una delle persone più importanti delle loro vita. 
Un video che mi faceva schifo vedere, un video che distruggeva quel legame profondo che avevo sempre avuto con mio fratello. Un video che metteva la parole fine al mio matrimonio.
Si voltarono entrambi verso di me, erano sconvolti, senza parole, nei miei occhi c’era soltanto pura delusione. Gli occhi freddi di James erano su di me, sembrava voler dire qualcosa, ma non ci riusciva. Non c’era nulla da dire, era tutto molto chiaro.
« Chi ti ha dato quel video? », riuscì a dire dopo qualche minuto.
« Non cerchi nemmeno di giustificarti? Solo questo t’interessa? », non avrei mai fatto il nome di Edward.
« Isabella io.. »
« Tu cosa? »
« Non succederà mai più te lo giuro », quella frase l’avevo già sentita, molte volte.
« Bella.. io ero », cercò di parlare Jacob, ma non volevo sentire la sua voce.
« Stai zitto! », gli urlai.
« Isabella parliamone », James si stava avvicinando, il video sulla televisione continuava a ripetersi, a mostrare lo schifo di cui erano protagonisti.
« Di che cosa vuoi parlare? Di che cosa? Del fatto che sono anni che ti scopi le altre? Del fatto che mio fratello era li accanto a te, magari incoraggiandoti! », urlai stringendo i pugni, dovevo mantenere la calma.
« Cosa vuoi da me? »
« Voglio che tu te ne vada da questa casa, dalla mia vita »
« Vuoi mettere fine a dieci anni di matrimonio? È questo che vuoi? », cercava di incolparmi, per lui era colpa mia, ed in un certo senso aveva ragione, avevo fatto durare quel matrimonio per troppi anni, avrei dovuto svegliarmi prima.
« È quello che voglio »
« Bella, ti prego ascoltami », mio fratello si avvicinò a me.
« No Jacob non ci provare, io mi fidavo di te.. io mi fidavo di te », abbassò lo sguardo, se il pavimento si fosse aperto inghiottendolo, gli avrebbe fatto un favore.
James andò alla Smart Tv e ne estrasse la chiavetta, la buttò a terra, e cominciò a calpestarla, la ruppe. Veramente pensava che fossi così stupida da farne una sola copia? Illuso. 
« Questo video non ti servirà a nulla Isabella! Non mi puoi cacciare da casa mia! »  
« È quello che sto facendo, essendo casa mia, non ricordi l’hai intestata a me, come regalo di nozze »
« Io ti rovino, sai cosa dirà la gente? », l’unica cosa che gli interessava, il parere dell’alta società newyorkese. 
« Ti vedranno per quello che sei! »
« Dove sono Charlie e Renèe? »
« Non sono in casa, volevo risparmiare a loro il vostro spettacolo! »
« Voglio vedergli », da quando aveva questo forte istinto paterno?
« Quando vorrai, non impedirò loro di avere un padre »
« Sei solo una puttana! Una scalatrice sociale! », come diavolo si permetteva di dirmi quelle parole? Vidi Jacob scattare verso di lui e dargli un pugno in faccia.
« Non ti premettere di dare della puttana a mia sorella! », gli urlò prendendolo per il colletto della camicia, ma questo non cambiava le cose.
« Quelle sono le vostre valige, se vi manca qualcosa ve lo farò recapitare, entro due minuti vi voglio fuori da casa mia! », indicai le due valige all’entrata, guardandoli con puro odio, entrambi. Mi facevano schifo uno più dell’altro.
« Bella per favore ragiona, io non.. », Jacob continuava a cercare di giustificarsi.
« Ti ho detto fuori, sei un agente del FBI, dovresti capirle le mie parole! »
« I tuoi figli io te gli porto via, ti lascerò sola, e poi verrai da me strisciando! », le sue minacce non mi facevano paura, avrei combattuto per i miei bambini.  
« Ci vediamo in tribunale allora », voleva la guerra, guerra avrebbe avuto.
Jacob e James presero le loro valige e sbattendo la porta uscirono da casa. Crollai sul pavimento priva di forze, cominciai a piangere, tremavo tutta. Non era vero che non avevo paura, io ero completamente terrorizzata. Non gli avrei mai permesso di portarmi via i miei bambini. Mai.
Presi il telefono e chiamai l’unica persona che mi avrebbe aiutato.
« Bella? Bella che hai? », domandò preoccupato.
« Edward.. »


Ciao, io davvero sono senza parole, non so che dire se non GRAZIE.
Ecco a voi il nuovo capitolo, come vi è sembrato? Ci sono parti che più vi sono piaciute di più?
Io vi aspetto mercoledì con il quarto capitolo.
Un bacio

AlmaRed

 

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Capitolo 4
*** Mi fido di te ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI..
Bella si convince che è arrivato il momento di agire, prepara le valige ad entrambi. Il girono dopo manda i figli dalla sorella, e chiama un fabbro per cambiare la serratura della porta. Quando torna a casa mostra il video ai due e gli caccia di casa, James la minaccia.

CAPITOLO IV

MI FIDO DI TE

FEBBRAIO 2016

BELLA


« Arrivo subito.. sei a casa? », lui aveva capito, nono avevo detto nient’altro se non il suo nome, non riuscivo a parlare, avevo un groppo in gola.
« Si », la telefonata si concluse, mi alzai e traballante andai nel bagno di camera mia, dove ancora c’erano i prodotti di James, presi una borsa di carta e cominciai a buttargli, ogni traccia di lui doveva sparire. Mi guardai allo specchio e non mi riconoscevo, avevo delle profonde occhiaie, il volto rigato dal mascara che le mie lacrime avevano sciolto. Mi sciacquai il viso, non avrei più versato una lacrima per loro due, dovevo essere forte. Guardai le mie mani e feci un gesto che avrei dovuto fare da tempo, dal mio anulare sinistro tolsi la fede.
Sentii il campanello suonare, Edward era arrivato, andai immediatamente ad aprire la porta, era visibilmente preoccupato.
« Come stai? », disse entrando.
« Ora meglio », io volevo smettere di piangere ma i miei occhi non erano d’accordo con me, ma era vero che stavo meglio, mi sentivo più libera.
« Hey, ci sono io con te », disse prima di ritrovarmi stretta nel suo abraccio, mi lasciai andare e cominciai a piangere sul suo petto.
« Ti sto sporcando la camicia »
« Non fa niente, ti manderò il conto della tintoria », disse facendomi ridere, il primo sorriso, in quella giornata.
« Va bene », dissi allontanandomi, Edward mi prese per mano ed insieme ci sedemmo sul divano bianco del salotto, sul pavimento c’erano ancora i resti della chiavetta che James aveva distrutto.
« È opera di James? », domandò Edward indicando la USB.
« Si, questo video non ti servirà a nulla, Isabella! », risposi dicendo le stesse parole che aveva usato James.
« Ci servirà.. siamo più furbi di lui », io assieme ad Edward ce l’avrei fatta.
« Vuoi qualcosa da bere? »
« No grazie, come l’ha presa Jacob.. scusa sono troppo invadente », si giustificò mettendosi una mano nei capelli.
« Non ti preoccupare, ha cercato di giustificarsi.. quando James mi ha dato della puttana, gli ha sferrato un gancio destro », sorrisi al ricordo, avrei tanto voluto farlo io.
« Nonostante tutto lui ti vuole bene »
« No Edward no.. se io vedessi Jasper che bacia un’altra io.. che tradisce mia sorella.. io, io vedrei nero dalla rabbia, io lo direi ad Alice. Non lo ignorerei », non permetterei mai a nessuno di fare del male ai miei fratelli.
« Lo so », disse sorridendomi.
« Dove sono i bambini ? »
« Da Alice.. scusami un attimo », dissi alzandomi ed andando a prendere il mio telefono, James doveva stare lontano da loro, almeno per oggi.
« Pronto »
« Ciao Alice, dove siete ? »
« A casa, fa troppo freddo per portarli fuori », sospirai, ora meno preoccupata.
« Alice.. »
« Bella va tutto bene? »
« Se vengono James e Jacob, non fargli entrare, fa finta di non essere in casa, ti prego »
« Bella perché? Che sta succedendo? », domandò preoccupata.
« Fa quello che ti ho detto ti prego.. ti spiegherò tutto sta sera, quando verrò a riprendere i bambini »  
« Va bene, a sta sera », chiusi la telefonata, e mi appoggiai al bancone della cucina, ero stanca e priva di forze, lui doveva restare lontano dai miei bambini.
« Cosa c’è Bella? », mi domandò Edward entrando in cucina ed avvicinandosi a me.
« Ho paura.. lui è potente, potrebbe portarmeli via », stavo tremando, non avrei mai potuto vivere senza i miei figli, sarei morta.
« Non lo farà, io non glielo permetterò », disse prendendo le mie mani tra le sue stringendole forte, con quel gesto mi dava forza.
« Hai capito? Io non glielo permetterò, James Tanner ha finito di rovinarti la vita »
« Chi ti ha mandato da me? È così strano.. »
« Cosa? », domandò non capendo.
« Prima di ieri ti avrò visto una o due volte, ed ora sei la persona che mi da la forza di affrontare tutto questo, di farmi cambiare »
« Fidati di me, Bella »
« Mi fido di te », non lo conoscevo per niente, ma di lui mi fidavo.
Edward si avvicinò a me e mi abbracciò, ne avevo bisogno, avevo bisogno di fidarmi di qualcuno, di non sentirmi sola. Avevo bisogno di un amico.
Sciolsi l’abbraccio e mi diressi in sala, io e Edward stavamo diventando troppo intimi, non dovevo permettermi nessuna distrazione in quel momento.
« È strano sai.. per un momento », eravamo tornati a sederci sul divano.
« Cosa? », domandò voltandosi verso di me.
« Ha cercato di lasciare la colpa a me, poi si è arreso e ha cominciato a minacciarmi »
« Ha paura, credo vi abbia considerato come un qualcosa di certo nella sua vita, e quando si è sentito attaccato, quando non poteva negare l’evidenza, ha attaccato a sua volta. È un tipo comportamento da umani », era anche un ottimo osservatore, oltre ad essere un ottimo avvocato.
« Grazie »
« Perché? », domandò corrugando la fronte, aveva una faccia buffissima, una faccia da riempire di baci, una faccia che dovrà sempre sorridere, perché non merita di essere triste.
« Perché ci sei, perché hai avuto il coraggio di venire qui, perché ti stai per mettere contro una delle persone più potenti di New York, perché perderai un cliente importante », Edward era il consulente legale del Country Club, dove James era direttore.
« Lo faccio per te Bella, ho così tanti clienti che uno in più o uno in meno non fa la differenza », rispose sorridendo, mi stupirono le suo parole, lo stava facendo per me.
« Perché? »
« Perché voglio vederti sorridere, non mi piace quel velo di tristezza che c’è nei tuoi occhi, da quando ti conosco »
« Non mi conosci da tanto », ma aveva imparato più cose di me, rispetto a James che mi conosceva da oltre dieci anni.
« Hai ragione, ma mi piacerebbe farlo », disse fissandomi, aveva degli occhi verdi bellissimi, degli occhi che avevano un effetto calmante su di me.
« Ho appena lasciato mio marito e tu già ci provi con me? », domandai sorridendo e Edward alzò le mani in sego di resa, regalandomi un suo bellissimo sorriso.
« Ti ho fatta sorridere però », a quelle parole sorrisi ancora di più.
« Avevo ragione »
« Su cosa? », domandai non capendo.
« Sei più bella quando sorridi », era da tempo che un uomo non mi faceva un complimento, arrossii alle sue parole. Era una bella sensazione, aumentava la mia autostima.
Guardai l’ora e notai che era l’una passata, e cominciavo ad avere fame.
« Hai fame? »
« Un po’ », disse massaggiandosi la pancia.
« Ti va di mangiare? Con me? », domandai provando una strana agitazione, era strano il mio comportamento, non mi comporto mai così con gente che conoscevo da poco tempo, ma con lui era diverso.
« Certo », sembrava felice della mia richiesta.
« Bene, mi aiuti in cucina? »
« Ha davanti a lei il miglior chef di New York! », disse alzandosi dal divano e seguendomi in cucina.
« Crediamoci »
Presi il petto di pollo dal frigorifero e cominciai a cospargerlo di spezie, poi l’avrei fatto marinare per qualche minuto con dell’olio d’oliva, era una delle mie specialità.
« Cosa devo fare? »
« Nulla, stavo scherzando prima. Siediti pure, fammi compagnia », ma lui non mi ascoltò, prese dalle mie mani i pomodorini che stavo tagliando e cominciò a farlo lui, era davvero bravo.
« Io no! Un giorno ti farò assaggiare la mia pizza »
« La prendo come una promessa », dissi tagliando le altre verdure.
Presi il petto di pollo e lo misi sulla padella in pochi minuti sarebbe stato pronto, in cucina cominciava a sentirsi l’aroma delle spezie, il tutto mi faceva venire l’acquolina in bocca.
Mentre Edward finiva di preparare l’insalata cominciai a fare una di quelle creme ai funghi già pronte, alla quale bastava aggiungere l’acqua e far bollire. Eravamo a fine febbraio e a New York faceva ancora molto freddo. Un crema calda faceva proprio al caso nostro.
« Voglio la ricetta di questo petto di pollo, è buonissimo. Complimenti », mi disse una volta assaggiato il primo boccone.
« È la preferita di Charlie », era l’unico modo in cui mangiava il pollo.
« Ha buon gusto.. », lo osservai mentre mangiava, era da tempo che non guardavo un uomo che non fosse mio marito, io al contrario di lui, non avevo mai pensato di tradirlo, per me il matrimonio era sacro, un qualcosa che non doveva essere sporcato con qualcosa di così volgare come il tradimento.
Edward era un bell’uomo, ammettiamolo pure, un bellissimo uomo. Quello che ogni donna avrebbe voluto nella propria vita, non era bello solo fisicamente, era sensibile, sapeva ascoltare, dire le cose giuste al momento giusto, aveva coraggio.
« Che c’è? », forse mi ero imbambolata un po’ troppo ad osservarlo.
« Niente », risposi abbassando lo sguardo imbarazzata, riprendendo a mangiare.
« Cosa hai studiato all’università? », mi domandò mentre mi aiutava a sparecchiare, avevo insistito per non lasciarglielo fare, ma lui era testardo, e non mi aveva ascoltato. 
Alla sua domanda m’irrigidì, era un tasto dolente per me, non avevo mantenuto una promessa fatta a mia madre.
« Giurisprudenza »
« Quanto ti mancava alla laurea? », domandò meravigliato.
« L’ultimo semestre e il praticantato », i miei erano morti pochi giorni prima dell’inizio delle lezioni dell’ultimo semestre.
« Ti manca poco allora, perché non continui? »
« Edward ho lasciato l’università più di dieci anni fa.. io »
« Saresti un ottimo avvocato, una mia temibile concorrente », sorrisi alle sue parole, questo era uno dei sui tanti pregi, mi faceva ridere.
« Forse.. dovrei riprendere solo per diventare la tua più temibile concorrente! », feci ridere anche lui, ed era bellissimo.
« Ti darò del filo da torcere! », risi di gusto alla sua battuta, prendendo due tazzine da caffè e mettendole sotto la macchinetta dell’espresso.
« Perché hai lasciato l’università? », mi domandò quando tornammo a sederci in sala.
« Poco prima dell’inizio dell’ultimo semestre i miei morirono in un incidente stradale, stavano andando a firmare le carte del divorzio », non avevo mai ricordato a nessuno uno dei momenti più bui della mia vita.
« Bella.. perdonami, non volevi farti rivivere un momento così triste », disse mettendo due dita sotto il mio mento e facendomi alzare lo sguardo che avevo rivolto al tappeto. Scossi la testa, io ne volevo parlare con lui.
« Va tutto bene », lo rassicurai.
« Si erano separati da poco? »
« No, si sono separati quando io avevo dieci anni, ma non avevano mai chiesto il divorzio. Poi mamma ha incontrato Phyl, stava bene con lui, si sarebbero dovuti sposare.. », mamma era felice con Phyl. 
« Quando sono morti, Alice aveva diciassette anni, era ancora minorenne, Jacob si stava per diplomare. Il giudice mi avrebbe permesso di tenere Alice con me solo se avessi trovato un lavoro », e l’avrei rifatto altre mille volte.
« E così hai lasciato l’università »
« Si, per un periodo ho cominciato sia a frequentare che a lavorare a tempo pieno, poi ho mollato non ero mai a casa, ero fisicamente e psicologicamente stanca, non riuscivo più a fare nulla bene » 
« Io ti aiuterò se tu mi prometti che quando tutta questa storia sarà finita riprenderai a studiare », disse asciugando una lacrima che non mi ero accorta fosse scesa.
« Promesso », si, l’avrei fatto, avrei garantito ai miei bambini un bellissimo futuro. Non mi servivano i soldi di quel maiale.
« Vuoi la separazione da lui? », mi domandò lui con tono professionale.
« No.. il divorzio », volevo liberarmi di lui.
« Allora dobbiamo cominciare a raccogliere informazioni e prove »
« Sarà difficile, sa stare molto attento », oltre al video non avevo mai visto nient’altro, escludendo le camice e i suoi ritardi.
« C’è sempre una falla nel sistema », disse lui con convinzione.
« Edward, io non posso accettare il tuo aiuto »
« Perché? », domandò lui sorpreso.
« Io non lavoro, non ho un stipendio, James provvederà a bloccare il conto corrente.. io non posso pagarti », avrei usato i soldi che i miei genitori mi avevano lascito per crescere i bambini, poi avrei venduto la casa, mi sarei trovato un lavoro.
« Allora tu non mantieni le promesse, solo pochi minuti fa mi hai promesso che se ti avessi aiutato avresti ripresi gli studi ed ora rifiuti il mio aiuto per denaro? »
« Edward.. »
« Bella ascoltami, io ho tanto di quei soldi da poter smettere di lavorare per tutta la vita, e vivere come vivo oggi », disse voltandosi verso di me e prendendo entrambi le mie mani tra le sue.
« Voglio solo che James esca dalla tua vita, se questo è il tuo desiderio »
« Lo è »
« Allora da domani cominciamo a lavorare. Sarai la mia assistente in questo caso, prepareremo la richiesta di divorzio che spediremo ai suoi legali », qualcosa non mi quadrava in quella frase.
« Non sei uno dei suoi avvocati? », domandai perplessa.
« No Bella, facevo consulenza legale al Country Club, altri miei colleghi sono gli avvocati personali di tuo marito »
« Ex, ex marito », sorrise divertito alla mia correzione.
« Perdonami, hai ragione »
« Dettagli », il telefono cominciò a squillare, ma non era il mio.
« Scusami un attimo », disse prendendolo per rispondere.
« Fa pure, io ti lascio solo.. », lui mi fermò per un polso, facendomi risedere sul divano.
« È mamma.. », mi disse prima di rispondere.
« Arrivo, scusa me ne ero dimenticato »
« Dove devi andare? », domandai quando concluse la telefonata con sua madre.
« Nonna è arrivata oggi da Chicago, vuole vedermi »
« Perdonami, ho rovinato tutti i tuoi piani oggi »
« È stato un piacere passare del tempo con te », mi disse alzandosi e mettendosi la sua elegante giacca color tortora.
« Anche per me », mi aveva fatto dimenticare i miei problemi, era stato una spalla su cui piangere, mi ha fatto ridere, ricordare. E questo dopo due giorni che lo conoscevo, non era normale il mio comportamento.
Edward mi baciò su una guancia, prima di uscire da casa mia, mi sfiorai il punto dove le sue labbra erano venute a contatto con la mia pelle e sorrisi. Un gesto così semplice ma pieno di significato.
Riordinai tutta la casa, cambiai le lenzuola del mio letto e quelle della camera degli ospiti, misi tutte le cose di quei due in dei borsoni, molto presto sarebbero spariti dalla mia vista, tolsi tutte le foto di me e James, tranne quelle che ci ritraevano con i bambini, sarebbe stato un trauma per loro non vederle più, non vedere più loro padre girare per casa, non che lo vedessero molto prima. 
Tolsi anche le foto con Jacob, lui sarebbe sparito completamente dalla mia vita.
Soddisfatta andai a farmi un bagno caldo, avevo bisogno di rilassarmi, di isolarmi dal mondo per almeno mezz’ora. 

Ciao a tutti, allora come vi sembra la storia? Continua a piacervi?
Tra Edward e Bella sta nascendo, per ora, una bellissima amicizia. 
Lui per lei ci sarà sempre.

Fra pochi giorni parto e non riuscirò a postare per un bel po', non avendo un Pc a disposizione :(
Per chi volesse delle anticipazioni per e mail, mi scriva in privato, magari per telefono riesco ad inviarle. 

BUONE VACANZE

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Capitolo 5
*** Follia? ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI..
Bella racconta tutto ad Alice, che come la sorella rimane sconvolta dal comportamento del fratello.
Il giorno dopo Edward chiama Bella in ufficio e le chiede di raccontargli tutta la sua storia con James, Edward rimane molto colpito dalla storia.
 
CAPITOLO VI
 
FOLLIA?
 
1 MARZO 2016

 
BELLA

 
Quella sera, dopo aver mangiato, presi i miei bambini e gli portai in sala, era arrivato il momento di raccontare loro quello che stava succedendo,non sarei entrata nei particolari, i miei bambini non si meritvano di soffrire, erano troppo piccoli.
« Mamma che succede? », mi domandò Charlie, lui sembrava capire, vedevo una nota di tristezza nei suoi occhi, e volevo che sparisse al più presto.
Sapevo che con le mie parole gli avrei delusi, sapevo che il loro sogno di avere una famiglia unita si sarebbe infranto. In quel momento mi sentii una pessima madre, non ero stata in grado di rendere felici i miei bambini, ma quella era la scelta migliore.
« La mamma vi ama », dissi prendendo le loro dolci manine, il loro calore mi infondeva sicurezza.
« Anche noi mamma », disse Charlie puntndo i suoi grandi occhi azzurri su di me.
« Si mamy », mi confermò la mia bambina, sorrisi, quel sorriso dolce che solo un figlio è in grado di provocare.
« A volte succede che due persone litighino, che non vadano più d’accordo. Quindi per evitare di litigare ancora decidono di allontanarsi per un po’ », non era facile per me spiegare a loro la situazione in cui mi trovavo.
« Ma poi si fa la pace », disse la mia bambina, ma nel mio caso era difficile fare la pace.
« Si, io e papà abbiamo deciso.. », non riuscivo a dire che volevo separarmi, mi sentivo una fallita.
« Papà e zio Jacob sono andati via di casa, vero? », mi domandò Charlie gelandomi sul posto.
« Si, loro per un po’ non vivranno qui con noi, ma potrete vederli ogni volta che lo desiderate »
« Pelché tu e papy avete litigato? », domandò la mia dolce principessa, cosa potevo rispondergli?
« Mamma vi promette che vi renderà felici, noi tre siamo forti insieme », i miei bambini annuirono e in pochi secondi mi saltarono sulle braccia, coinvolgendomi in un bellissimo abbraccio, loro erano la mia forza.
« Si mamma noi tre siamo forti», disse nell’abbraccio il mio bambino.
 
2 MARZO 2016
 
Io e i miei bambini eravamo forti, io ero la loro forza come loro lo erano per me, quella mattina gli portai, come sempre, a scuola. Se non il sentire le lamente di James il mattino, perché non trovava la sua camicia stirata, nulla era cambiato nella mia quotidianità. Ero sempre io ad occuparmi dei bambini, della spesa, delle bollette, James si faceva vedere la sera, e quando non usciva, si chiudeva nel suo ufficio. Come ho detto prima nulla di diverso ora che non vive più con noi.
Le porte dell'ascensore si aprirono mostrandomi la figura alta e snella di mia cognata, quasi ex, Rosalie.
« Ciao Bella, ti aiuto? », disse indicando le borse della spesa che tenevo tra le mani.
« No grazie, prendi solo dalla tasca destra del giubbotto le chiavi di casa », le risposi, Rosalie fece come le avevo detto e dopo aver aperto la porta entrammo in casa.
« Hai già pulito vedo, a che ora ti sei svegliata? », mi domandò mentre in cucina sistemavo le buste della spesa.
« Non presto a dire il vero, semplicemente non c'era molto casino », con Jacob e James fuori casa, l'ordine ormai regnava, e non solo in casa.
« Dovrei chiamarti anche a casa mia, li si che il disordine ha la meglio », disse sedendosi su uno dei sgabelli della cucina.
« Appena posso, passo », le risposi sorridendo, con lei avevo avuto sempre un bel rapporto, Rosalie era diversa dalla sua famiglia, era più umile, era più normale.
« Stavo scherzando, mi metterò d'impegno. Promesso », disse mettendo una mano sul cuore.
« Brava ragazza »
« Bella, mi ha chiamato James ieri sera », a sentire quel nome mi irrigidii.
« Mi ha detto che se ne andato di casa, che avete discusso », se la situazione non fosse grave, a quest'ora sarei piegata in due dalle risate.
« Non ti ha detto nulla, vero? », le risposi sedendomi davanti a lei.
« Bella cosa è successo? », domandò preoccupata.
« Ti va un caffè? », avevo bisogno di distrarmi per qualche secondo, Rose annuì ed io feci partire la macchina dell'espresso. In pochi secondi due tazze di caffè bollenti erano pronte, mi voltai e diedi a Rosalie la sua tazzina.
« Grazie, ora potresti dirmi cosa è successo? », domandò bevendo il primo sorso di caffé.
« Mi tradisce Rose, da anni », precisai. Alle mie parole, Rose, spalancò gli occhi, era incredula.
« Come? Non è possibile, James ti adora », non aveva tutti i torti, questa era l'impressione che davamo, dall'esterno eravamo la famiglia più felice del mondo.
« James è un bravo attore », risposi facendo un sorriso tirato ed assaggiando quella bevanda nera che aveva il potere di calmarmi, Rose mi guardava.
« Cosa c'è? », le domandai vedendo che non parlava.
« Non sembri arrabbiata, sembri apatica »
« Ho smesso di amare tuo fratello il giorno in cui è nata Renée », nel mio cuore, da quel giorno, c'era posto solo per i miei figli.
« Ricordo che non gli avevi parlato per settimane », Rose aveva vissuto con noi quando Renée era nata, per aiutarmi con Charlie.
« Sapevo delle sue scappatelle, ho cominciato a vivere solo per miei bambini »
« Cosa è cambiato ora? Se sapevi che lui andava con le altre, perchè non reagivi? », la sua era una domanda più che legittima.
« Pensavo di esserne l'unica a conoscenza, mi concentravo su Charlie e Renée, volevo che avessero una famiglia »
« Chi oltre a te lo sapeva? »
« Mio fratello sapeva, ma ha fatto finta di non vedere, proprio come me. Sarà un difetto di noi Swan », dissi facendo un sorriso sarcastico.
« Non ci posso credere, quindi non è James che se ne andato di casa? »
« No, l'ho cacciato assieme a Jacob »
« Avrei fatto la stessa cosa. Bella, ti prego combatti per questo matrimonio, parlate. Sono sicura che lui.. », capivo le sue parole, James rimaneva comunque suo fratello.
« No Rose, sono stanca di lottare, è da quando Charlie ha due anni che cerco di salvare questo matrimonio. Ora non ne ho più le forze », dissi bevendo l'ultimo sorso di caffè, ormai freddo.
« Che significa da quando Charlie ha due anni? »
« Fu allora che scoprii il primo tradimento, non gliene ho mai parlato e lui si è sentito libero di continuare »
« Non riesco a crederci, non mi sarei mai aspettata questa cosa da mio fratello », disse stringendo la tazzina tra le sua mani.
« Nemmeno io dal mio  »
« Ora che succederà Bella? I bambini.. », vedevo la preoccupazione nel suo volto.
« Chiederò il divorzio, potrà vedere i figli quando vorrà, non sarò di certo io ad impedirlo, ma.. »
« Loro non si fidano di lui. Ricordo lo sguardo deluso di Charlie mentre lo aspettava al suo compleanno e di Renèe il giorno del saggio », anche lei se ne era accorta.
« Rose è quello sguardo deluso che voglio togliere ai miei bambini. E separarmi da James, credo sia l'unica soluzione. So che ora mi odierai, ma..  »
« Bella io sono dalla tua parte, certo non sono felice che te e mio fratello vi separerete ma, io ti voglio bene, sono dieci anni che ti conosco e ti vedo felice solo quando i tuoi figli sono nelle vicinanze. Con mio fratello accanto sei serena, almeno, lo sembravi », disse allungando una mano e prendendo la mia, stringendola.
« Quindi, qualsiasi cosa tu decida di fare, io ti sosterrò. Perchè se è vero che James ti tradisce da anni, allora lui non ti merita », le parole di Rose mi commossero, pensavo che essendo la sorella lo avesse difeso a spada tratta, invece era dalla mia parte.
« Grazie Rose, credimi io ci ho messo l'anima, ma ho perso », Rose si alzò dalla sedia e venne ad abbracciarmi.
« Si sistemerà tutto »
Sentii qualcuno bussare con insistenza alla porta, sembrava volesse sfondarla, mi staccai da Rose ed insieme andammo in sala.
« Isabella apri questa porta o giuro che la butto giù! », era James ed era parecchio arrabbiato.
« Cosa vuoi? », dissi aprendo la porta, il suo volto era contratto dalla rabbia, senza chiedere entrò e sbatté sul tavolo dei fogli, che riconobbi erano quelli del divorzio.
« Spiegami che cazzo è? »
« Hai dimenticato come si fa a leggere? »
« Non mi prendere in giro Isabella! Come ti sei permessa? », disse avvicinandosi a me, non mi faceva paura.
« Pensi l'abbia fatto per divertimento? »
« Ti ho detto che non succederà più! Davvero amore, per me erano solo delle scopate, avevo bisogno di sfogarmi! », volevo ridere in quel momento.
« E dimmi cos'è che ti stressava quando Charlie aveva due anni? »
« Cosa? Che cazzo stai dicendo? »
« Sto dicendo che sono stanca, in questo matrimonio non ci siamo mai stati solo io e te. Ti sto dicendo che con quelle carte io voglio liberarmi di te, perché non c'è nulla al mondo che mi faccia più schifo di te in questo momento! », dire quelle cose in faccia a lui era come respirare aria nuova. James era senza parole.
« Sono consapevole di averti fatto del male, ma tu non capisci il lavoro che faccio io, di quante responsabilità io abbia », nemmeno immaginava il male che mi aveva fatto.
« E ti costava tanto parlarne con me? »
« Non avresti capito »
« Non avrei capito », ripetei sedendomi, notai Rose che ci fissava dalla cucina.
« Lei avrebbe capito, nonostante tutto lei ha continuato ad amarti. James tu non ti meriti una donna come lei », disse Rose entrando in sala.
« Quindi anche te sostiena questa follia? », chiese incredulo alla sorella.
« Mi hai mai amato Jaems?», domandai alzandomi, perchè se io inizialmente l’avevo amato, non ero sicura della sua risposta.
« Io.. », si voltò verso si me, ma non mi guardava, la sua risposta era molto chiara.
« Lo vedi che non è una follia »
« È stato tuo fratello a portarmi in quel locale, io volevo tornare a casa..»
« Non mettere di mezzo Jacob, di piuttosto che ti sei divertito in compagnia, che io e i bambini siamo un peso per te. Credimi fa meno male. Sono stanca delle tue bugie, del tuo non prenderti le tue responsabilità, nel lasciare la colpa agli altri »
« Non lo siete, siete la mia famiglia », disse avvicinandosi.
« No James, io lo sento che per te siamo un peso »
« Ti ho sposato »
« Sappiamo entrambi perchè mi hai sposato », e di certo non perchè mi amava.
« E ora vuoi mettere fine a tutto, Isabella io non te lo permetterò, io non ti concederò il divorzio, per me questa è carta straccia », disse prendendo i fogli e strappandogli.
« Non per me, il mio avvocato chiamerà i tuoi e fisseranno la data per un primo incontro, ti consiglio di presentarti », risposi fredda, non credevo al suo pentimento, anche grazie alla presenza di un succhiotto alla base del suo collo.
« Oh si mi presenterò e davanti al tuo avvocato rifiuterò », disse alzandosi ed uscendo di casa, sbattendo la porta.
« Lo vedremo»
« Io non lo riconsco più », disse Rose avvicinandosi a me, lei non lo riconosceva io m stupivo ogni giorno di averlo sposato.
 
3 MARZO 2016
 
« Bambini siete pronti? », domandai mentre aspettavo che James salisse, mi aveva chiamato nel pomeriggio per dirmi che voleva portargli a cena fuori, mi ero ripromessa che avrebbe potuto vedergli ogno qualvolta che lo desiderasse, ma avevo paura.
« Buona sera Isabella», disse James entrando in casa.
« Ciao, i bambini sono quasi pronti »
« Per le undici saremo a casa», dovevo togliermi l’idea dalla testa, James non voleva portargli via da me.
« Va bene, domani hanno scuola»
« Si »
Tra me e James non ci furono altre parole, mi fissava, lo fissavo, lo odiavo, mi tradiva. Eravamo come due completi estranei, per me lui era un estraneo.
« Mamma eccoci », disse Charlie uscendo da camera sua con Renée, i miei bambini si tenevano per mano, erano dolcissimi.
« Ciao bambini », disse James accarezzando ad entrambi i morbidi capelli.
« Ciao papà »
« Papy farai pace con mamy? Mrs. Honey ha detto che è blutto litigale », disse Renée lasciando sia me che James senza parole, loro avrebbero sofferto e la colpa sarebbe stata di entrambi.
« Quando mamma vorrà, papà farebbe pace anche subito », voleva mettere i bambini contro di me, voleva che la colpa fosse solo mia.
« Ora andate è tardi, mi raccomando niente schifezze », dissi abbassandomi ed abbracciando enrambi.
« A dopo », disse Charlie chidendo la porta.
Dovevo essere positiva, alle undici sarebbero tornati a casa, James non avrebbe fatto scherzi.
Mi sedetti davanti al televisore e cominciai a guardare la televisione, ma il pensiero dei miei figli non mi abbandonava.
« Pronto »
« Bella, ciao », disse la voce calda di Edward dall’altra parte del telefono.
« Come va? », domandai sistemandomi meglio sul divano.
« Io bene, ho appena finito di cenare con i miei. Tu come stai? »
« Così, James mi ha chiamato oggi pomeriggio, voleva vedere i bambini »
« E tu cosa hai risposto? »
« Ora sono a cena fuori, quando è venuto a prendergli Renèe gli ha chiesto quando avremmo fatto pace e lui ha praticamente detto che era colpa mia, che era una mia decisione », dissi con la voce rotta dal pianto.
« Hai fatto bene a lasciargli andare, e non ti sentire in colpa, non è colpa tua e i tuoi bambini lo sanno », disse rassicurandomi.
« E se non me li riportasse più a casa? », dissi manifestando la mia più grande paura.
« Non succederà Bella, non gli conviene fare gesti azzardati »
« Grazie », dissi sincera.
« Va meglio ora? », domandò facendomi sorridere.
« Ora si »
« Vuoi che venga li? », avrei tanto voluto stare abbracciata a lui. Bella cosa diavolo vai a pensare?
« No.. Volevo soltanto sentire la tua voce.. sentirmi dire che sarebbe andato tutto bene », sentivo che lui era importante per me, che con lui accanto ce l’avrei fatta.
« Andrà tutto bene », sorrisi alle sue parole e come due adolescienti continuammo a chiacchierare per tutta la serata.
 
Buona sera, eccomi con un nuovo capitolo, Bella ha anche Rose dalla sua parte.
James porterà a casa i bambini?
Un bacio, a presto
 
Ps. Ho una piccola novità
Da poco ho creato un account Twitter, se volte chiedermi qualcosa sulla storia, se avete delle curiosità, sarò felice di rispondervi.
Il mio account twitter è :
@_AlmaRed

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Capitolo 6
*** Rewind ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI..
Bella disperata chiama Edward a casa sua, lui la raggiunge e la consola. L’ascolta e le dice che andrà tutto bene, lui per lei ci sarà sempre.
 
CAPITOLO V
 
REWIND
 
29 FEBBRAIO 2016
 
BELLA
 

Il bagno mi fece bene, avevo bisogno di rilassarmi di non pensare, mi rivestii e prima di raggiungere i miei bambini andai a prendere le pizze per tutti.
« Ecco a lei, buona serata », mi disse il pizzaiolo dandomi le pizze, avevano un profumo davvero invitante, ed io avevo fame.
« Anche a lei », risposi uscendo, salii in macchina e mi diressi verso la casa di mia sorella, mi mancavano i miei bambini, Alice mi aveva mandato un messaggio dicendomi che ne Jacob ne James si erano presentati a casa sua, non mi sorprendeva molto la cosa.
« Chi vuole delle buonissime pizze? », domandai entrando mentre Alice mi apriva.
I miei bambini mi corsero incontro, non ero abituata a rimanere per così tanto tempo lontana da loro, mi erano mancati, erano la mia forza, il mio punto debole. Non avrei mai permesso a James di fare loro del male, di portarmeli via.
« Ciao mamma! », disse il mio ometto abbracciandomi.
« Ciao tesoro », risposi abbassandomi per poterlo stringere forte a me, il suo profumo era il mio ossigeno, così come lo era quello di Renèe.
« Mamy!! », presi la mia bambina e le feci fare una giravolta, lei era la mia fotocopia, aveva gli occhi color cioccolato e lunghi capelli castani.
Con la piccola Marie e Jasper cominciamo a mangiare quelle buonissime pizze, non mangiai molto, mi si era chiuso lo stomaco, vedevo Alice fissarmi preoccupata, anche i bambini si erano accorti che la mamma era strana, con loro dovevo trovare le parole giuste per dirgli che il padre e lo zio non avrebbero vissuto con noi per un po’ di tempo.
« Bella possiamo parlare? », mi chiese Alice mentre buttavamo i cartoni delle pizze, Jasper aveva messo il DVD di Inside Out e lo stava guardando con i bambini.
« Certo, tu devi sapere », non volevo coinvolgere mia sorella, ma Jacob era anche suo fratello, era giusto che lei sapesse.
« Sapere cosa Bella? », uscii in balcone e lei mi seguì non volevo che i bambini sentissero.
A fine febbraio a New York faceva ancora freddo, anzi si gelava, il tempo rispecchiava perfettamente il mio stato d’animo.
« Bella che è successo? », mi domandò sedendosi su una delle poltroncine presenti sul terrazzo.
« James.. », quel nome mi faceva schifo.
« Cosa ha fatto James? », era preoccupata, lo vedevo dall’espressione presente sul suo viso.
« Sono anni che mi tradisce, ed io lo sapevo », non avevo mai raccontato nulla a mia sorella, per anni mi ero tenuta tutto dentro, ed ora stava tornando indietro tutto, e faceva male.
« Cosa? È impossibile, James non lo farebbe.. no »
« Non mi credi? », Alice doveva credermi, io avevo bisogno di mia sorella, non potevo perdere anche lei.
« Si, ma perché non mi hai mai detto nulla? », disse voltandosi verso di me.
« Forse per renderlo meno reale, non volevo coinvolgerti »
« Perché non hai mai fatto nulla? »
« Alice, avevo paura per Charlie e Renèe, volevo che crescessero in una famiglia unita, volevo un padre per loro », non volevo che crescessero con due genitori separati come eravamo cresciuti noi.
« Cosa è cambiato ora? Cosa è successo oggi? Perché non dovevo aprire a Jacob e James? »
« Ieri sera un collega di James è arrivato a casa e mi ha mostrato un video »
« Che video? »
« Questo », presi il cellulare e glielo mostrai, Alice si pietrificò sul posto, i suoi grandi occhi verdi erano fissi sullo schermo del telefono, non parlava.
« Non è possibile.. Jacob non può averti fatto questo, come poteva starsene lì a flirtare con una mentre tuo marito si baciava un’alta donna?! », Alice era sconvolta.
« Alice credimi io non.. ho accettato i tradimenti di James per anni, mi ero decisa a chiedere il divorzio prima di Natale, ma poi è arrivato Jacob e ho pensato che.. », le lacrime tornarono a scendere sul mio volto.
« Che con la sua presenza avrebbe potuto smettere », concluse lei la frase al posto mio ed io annuii.
« Ma non è successo, quando mi hai chiamato eri agitata, hai paura che te li possa portare via? »
« Si, lui è potente, è pieno di soldi, conosce molte persone.. ho paura Alice »
« Bella ci sono io con te, c’è Jasper. Ti sosterrò, sempre », disse rendendo le mie mani tra le sue, il suo sostegno per me era fondamentale.
« Non sono i tradimenti di James a farmi male.. »
« Jacob », disse lei ed io annuii, era stato lui a distruggermi completamente.
Ne io ne Alice parlammo più per tutta la sera, guardammo tutti assieme il film, sarebbe stato bello capire le emozioni di quei due, sarebbe stato bello avere avuto più coraggio in passato, aver il coraggio di far finire quel matrimonio molto prima, magari avrei evitato anche il coinvolgimento di Jacob. Forse a quest’ora avrei avuto ancora un fratello.
« Mamy dove sono papà e zio Jake? », mi domandò la mia piccolina quando tornammo a casa.
« Sono andati a fare un viaggio amore mio. Vi andrebbe di dormire con me stanotte? », avevo bisogno di avere i miei bambini accanto, avevo bisogno dell’energia che solo loro due mi sapevano trasmettere.
« Sii », urlarono entrambi saltandomi addosso, si per loro, avrei fatto tutto per loro, per i miei bambini.
« Buonanotte piccoli miei », mi ero messa in mezzo ai miei bambini, entrambi avevano appoggiato la testa sul mio petto, mi beai di quella magica tranquillità, finché non mi arrivò un messaggio.
“ Scusa l’ora, volevo sapere se te e i bambini state bene.
Sogni d’oro, Edward”
Sorrisi leggendo quelle parole, a quanto quell’uomo, che era quasi uno sconosciuto per me, fosse così premuroso, che si preoccupasse anche dei miei bambini.
“ Stiamo bene, stanotte dormiranno con me, domani cercherò di spiegargli la situazione.
Sogni d’oro anche a te, un bacio “
Dopo aver inviato il messaggio mi addormentai, fu un sonno tranquillo grazie alla presenza dei miei angeli.
Il mattino seguente mi svegliai per prima, preparai la colazione per entrambi ed andai a svegliargli.
Cominciai a dare tanti teneri baci alla mia principessa che cominciò a svegliarsi, era molto tenera quando apriva i suoi dolci occhietti per abituarsi alla luce che inondava la stanza.
« Buongiorno piccolina »
« Buongiolno mamy », disse mettendomi le braccia al collo e stampandomi un bacio sulla guancia.
« Ti va di svegliare Charlie? », le domandai avvicinandomi a mio figlio che dormiva sul lato sinistro del lettone.
« Sii », disse massaggiandosi le manine, era diabolica, gattonò verso il fratello e togliendogli il piumone cominciò a fargli il solletico sulla pancia.
Charlie cominciò ad agitarsi, si stava svegliando, sorrideva. Sorridevano entrambi, non avrei mai voluto che quel sorriso sparisse dalle loro labbra. Non l’avrei mai permesso.
« Renèe basta ti prego! », disse lui cercando di liberarsi dalla presa della sorella.
« Se ti svegli io smetto! », rispose lei continuando nella sua opera.
« Ma io sono sveglio! », si lamentò Charlie. Amavo vederli così felici.
Dopo aver fatto colazione portai Charlie a scuola e la piccola all’asilo, mentre ritornavo a casa sentii il telefono squillare, era Jacob. Rifiutai la chiamata, non volevo vederlo, non volevo sapere nulla di lui. Per me non esisteva, non aveva scuse, lui non ne aveva nessuna. Non che James ne avesse, ma era diverso, Jacob era mo fratello, sangue del mio sangue.
Il telefono squillò ancora, stavo pensando di bloccare le sue telefonate, e lo stavo per fare, quando mi accorsi che non era Jacob a chiamarmi ma Edward, un sorriso spuntò sulle mie labbra, quando lessi quel nome.
« Pronto? »
« Ciao Bella, come va? », ero felice di sentire la sua voce, aveva il potere di calmarmi.
« Tutto sommato bene, te? Sei al lavoro? »
« Si, volevo chiederti se puoi venire nel mio ufficio in mattinata, dobbiamo cominciare le pratiche per il divorzio », mi disse. Era brutta la parola divorzio, avevo lottato con tutta l’anima per non includerla nel mio matrimonio, ma la mia era una battaglia persa in partenza. Era inutile cercare di combattere per il proprio matrimonio, quando l’altra metà si era arresa dall’inizio.
« Certo, per che ora devo essere li? »
« Quando vuoi Bella, anche adesso, ho solo un appuntamento oggi ed è nel pomeriggio »
« Allora per le dieci sono da te, intanto finisco di sistemare casa »
« Va bene, ti aspetto »
« A dopo Edward », dissi mettendo giù, sulle mie labbra era apparso un sorriso a trentadue denti.
Come annunciato alle dieci in punto ero nel ascensore di uno dei più importanti grattacieli di New York, era li che si trovava lo studio legale Cullen.
« Buongiorno signora, come posso esserle utile? », mi disse una ragazza seduta davanti ad una scrivania di vetro.
« Ho un appuntamento con l’avvocato Cullen »
« Lei è la signorina Swan? », sorrisi, era da tanto che non mi sentivo chiamare in quel modo, era quello il mio nome, io non ero una Tanner, non mi ci ero mai sentita una Tanner.
« Si, l’avvocato la sta aspettando nel suo ufficio », mi disse sorridendo ed alzandosi per accompagnarmi alla porta dell’ufficio di Edward. Presi un bel respiro e bussai.
« Entra pure Bella », mi disse la voce calda di Edward.
« Buongiorno », lo trovai seduto dietro alla sua scrivania, alle sue spalle c’era il bellissimo panorama di New York, era vestito con un completo blu che gli donava molto, era davvero un bell’uomo.
« Buongiorno a te, benvenuta nella tana del lupo », mi disse alzandosi e avvicinandosi a me, si abbassò e mi lasciò un dolce bacio sulla guancia, quel gesto non mi diede affatto fastidio.
Posò una mano alla basa della mia schiena e d insieme ci accomodammo su delle poltroncine in pelle nera, Edward si sedette davanti a me.
« Ti offro qualcosa? », mi domandò.
« No grazie, sono apposto così »
« Bella so che fa male, ma ti andrebbe di raccontarmi tutta la vostra storia? », lo guardai non capendolo.
« Ogni dettaglio è importante, come hai detto tu lui è potente, si sarà nascosto bene, ma troveremo insieme il suo punto debole. E da li cominceranno le nostre indagini », mi spiegò lui, aveva capito il mio turbamento senza che io dicessi nulla, era una cosa rara la sua. Non era facile capire le persone semplicemente guardandole.
« Io e James ci siamo conosciuti quando trovai lavoro come cameriera al Country Club, avevo da poco ventidue anni, mi pagavano bene se facevo i due turni », dissi cominciando a ricordare.
« James era già il direttore? »
« No, ma lavorava nell’ufficio direttivo, era molto ambizioso. Suo padre voleva che si meritasse il posto da direttore e non che fosse suo solo perché era il figlio del proprietario »
« Come vi siete conosciuti? »
« Fu lui ad indicarmi la strada per raggiungere l’ufficio del direttore del personale, si presentò a me semplicemente come James », era completamente un’altra persona all’epoca.
« Non ti disse di essere James Tanner? », negai con la testa.
« No, lui si vergognava di far sapere che il figlio del capo lavorava come un semplice segretario », pensavo lo facesse solo per non far pensare di essere privilegiato rispetto agli altri, e questo di lui mi era piaciuto. Edward sorrise, effettivamente la storia faceva ridere.
« Come ti ha conquistata? »
« Pranzavamo spesso assieme, lui mi faceva ridere, mi faceva dimenticare i miei problemi. I miei erano morti da poco, avevo bisogno.. »
« Di qualcuno che ti distrasse », finendo la frase per me ed io annuii.
« Esatto, con lui sorridevo, ma appena tornavo a casa tutti i miei problemi mi piombavano addosso »
« Non ha cercato di risollevarti dal buio in cui eri caduta? »
« No, io non parlavo, avevo detto solo che i miei erano morti. Nulla di più, e lui non indagava, stavamo bene assieme »
« Annullava le tue vere emozioni », come faceva a capire tutto di me in così poco tempo?
« Si, ma ne creava altre, mi faceva sentire importante, importante per lui, cominciavo a sentirmi amata. E con il tempo ho cominciato a provare qualcosa per colui che mi aveva fatto sorridere di nuovo », mi ero innamorata di James, o dell’idea dell’amore. Sta di fatto che io ci credevo.
« Ero fragile Edward, non era difficile conquistarmi »
« Com’era lui al tempo? »
« Era dolce, mi faceva ridere. Sentivo dalle altre colleghe che andava praticamente con tutte, ma non coglievo i campanelli d’allarme », ero molto ingenua.
« Già ti tradiva quindi? »
« Tecnicamente non stavamo insieme »
« Bella se io passo del tempo con una donna che mi piace, non andrei con le altre », mi disse puntando i suoi grandi occhi su di me.
« Hai ragione, ma cosa potevo farci io? Avevo bisogno di lui, avevo bisogno di distrarmi dalla vita, dai miei sentimenti. E lui era perfetto », risposi con le lacrime agli occhi, non volevo piangere, ma non riuscivo a fermarmi, Edward si alzò e sedendosi sul bracciolo della poltrona mi abbracciò, facendo posare la mia testa sul suo petto.
« Bella tranquillizzati, se vuoi ci fermiamo qui »., disse prendendo il mio volto tra le sue caldi mani e cominciando ad asciugarmi le lacrime.
« No, possiamo andare avanti »
« Quando vi siete sposati? », mi domandò tornando a sedersi davanti a me, mi piaceva stare accanto a lui.
« Due mesi dopo esserci conosciuti mi ha chiesto di essere la sua ragazza, mi disse che sapeva delle voci che circolavano sul suo conto, e che erano vere. Ci rimasi male, ma lui mi disse che si stava innamorando di me, che non gli interessava nessun’altra donna. Dopo mesi di buio ero felice, gli dissi di si », nonostante tutto il male che mi aveva fatto, era stata la mia ancora di salvezza.
« È stato un bene la sua presenza in quel periodo per te », disse ed io annuii.
« A febbraio scoprii di essere incinta di Charlie, glielo dissi »
« Lui era felice? »
« Si, un po’sorpreso ma felice, mi presentò la sua famiglia. Solo allora scoprii che era James Tanner, figlio di una delle famiglie più ricche e potenti di New York »
« Non ti aveva mai detto nulla sulla sua famiglia? », domandò poggiando i gomiti sulle ginocchia.
« No, mi diceva che i suoi vivevano fuori New York, si era presentato a me come James Black, con il cognome della madre »
« Non voleva essere riconosciuto », disse sorridendo.
« Evidentemente no, quando scoprii chi fosse realmente lo lasciai, non volevo che la gente pensasse che fossi una scalatrice sociale, che fossi rimasta incinta per incastrarlo. Gli dissi che da lui non volevo nulla, avrei cresciuto mio figlio da sola », sarebbe stata la scelta migliore.
« Bella tu non sei una scalatrice sociale, fregatene di quello che la gente può pensare »
« Anche lui mi disse così, mi disse che mi amava, che voleva che nostro figlio crescesse in una famiglia unita, per questo mi chiese di sposarmi », solo dopo scoprii il vero significato della sua proposta di matrimonio.
« E per rimediare allo scandalo che altrimenti si sarebbe creato », disse Edward, sembrava leggermi nel pensiero, annuii sorridendo.
« Già, ma questo non me lo disse », dissi sarcastica.
« Fu un bel matrimonio, sai? Pieno di gente di cui non sapevo nemmeno il nome, tutti estranei, il Country Club era bellissimo, pieno di fiori bianchi, avevo un bellissimo vestito che nascondeva la mia pancia. Sembrava tutto perfetto »
« Ma tu non eri felice », la sua non era una domanda.
« Lo ero credimi, in fin dei conti sposavo l’uomo che amavo, ma.. »
« Quello non era il tuo mondo », concluse lui la frase per me.
« Esatto, poi mi mancavano i miei. Terribilmente, in quel giorno scelsi il nome del bambino. Se fosse stato maschio avrebbe preso il nome di mio padre, e quello di mia madre se fosse stata femmina »
« Tu non sai come sei forte Bella », disse allungando una mano verso la mia e stringendola forte.
« Se fossi stata forte avrei fatto finire questo matrimonio molto prima », mi sarei fatta meno male, avrei avuto mio fratello accanto a me.
« Quando hai scoperto il primo tradimento? »
« Charlie aveva da poco compiuto due anni, non lo portavo mai al Country Club, ma quel giorno decisi di fare una sorpresa a James, fino a quel giorno era stato un bel matrimonio, ero felice, Alice viva con noi, Jacob era al college. Tutto perfetto », ero davvero felice, mi ero creata la mia piccola famiglia.
« Cosa successe quel giorno? »
« Entrai nel suo ufficio con Charlie in braccio, Jane era appena uscita, lui aveva una da faccia da.. », ricordavo ancora la fitta lancinante che provai nel petto, quando poco prima di bussare alla porta dell’ufficio di James vidi uscire una delle sue collaboratrici.
« Da uno che ha appena scopato »
« Si, era agitato, non si aspettava la mia visita. Io non dissi nulla, c’era Charlie con me, non volevo che ci vedesse litigare, non ne parlai mai più, mi ripetevo che era solo una mia fantasia »
« Lui non ti ha più detto nulla, ha cercato di spiegarsi? »
« No, sapevo quanto erano potenti i Tanner, avevo paura per Charlie, se non dissi nulla era solo per lui, da quel giorno cominciai a vivere solo per mio figlio » 
« I tradimenti continuavano? »
« Si, per anni, tornava a casa tardi, faceva molti viaggi di lavoro, sulle sue camice c’erano segni di rossetto, di fondotinta. Io facevo finta di non vedere, ma lui sapeva che io sapevo. Spesso, nell’ultimo periodo, lo beccavo che scriveva con altre », lui si giustificava dicendo che era solo lavoro.
« In che rapporti eravate? »
« Era mio marito Edward, lo amavo, mi dicevo che forse dato il suo lavoro, aveva bisogno di distrarsi. Quando era con me, tornava d essere l’uomo di cui mi ero innamorata, facevamo l’amore, ma quando mi ricordavo che quel corpo aveva baciato altre donne lo allontanavo, lui nemmeno se ne accorgeva, tanto il suo orgasmo lo raggiungeva, era soddisfatto. Chi se ne importa se poi io passavo il resto della notte sveglia a piangere »
« Con la nascita di Renèe è cambiato qualcosa? », disse continuando a tenere la mia mano tra le sue.
« No, non era nemmeno presente il giorno in cui è nata, era a Vancouver »
« Ma sapeva che dovevo partorire, come diamine è partito? », Edward sembrava arrabbiato.
« Mancava una settimana al giorno fissato per il parto, ma mi si ruppero le acque, andai in ospedale da sola, mi dissero che la bambina aveva il cordone attorno al collo, si stava soffocando, la mia bambina stava per morire. Mi fecero fare un parto cesareo d’urgenza », quello era stato uno dei giorni più brutti della mia vita, in cui mi ero sentita sola più che mai. Solo la nascita di Renèe l’aveva reso anche uno dei giorni più belli.
« James? »
« Prima di entrare in sala operatoria lo chiamai, ovviamente non rispose, chiamai Alice le dissi di tenere Charlie », furono i suoi genitori a comunicargli che era nata sua figlia. Io non gli parlai per settimane.
« Si è perso la nascita di sua figlia, che razza di uomo è? », si alzò di scatto rivolgendo lo sguardo alla parete vetrata.
« Edward.. », dissi alzandomi e raggiungendolo.
« Bella io non mi sarei mai perso la nascita di mia figlia, a costo di farmela a piedi », mi disse voltandosi verso di me e prendendo il mio viso tra le sue mani, i suoi occhi erano pieni di rabbia, le sue parole mi colpirono.
« Era un viaggio di lavoro il suo.. », perché cercavo di giustificarlo?
« Bella, se fossi incinta di mia figlia e mancassero poche settimane al parto, alla nascita della mia bambina, io non mi allontanerei mai »
« Non potresti starmi accanto tutto il tempo, dovresti lavorare », mi sentivo che lui sarebbe stato un padre perfetto.
« Lavorerei in città, dove al massimo ci metterei venti minuti per raggiungerti », sorrisi alle sue parole e di slancio lo abbracciai, allacciando le mie braccia al suo collo.
« Grazie », dissi prima di lasciargli un bacio sulla guancia e allontanandomi da lui.
« Scusami Bella, non sono professionale in questo momento, non dovrei farmi coinvolgere a livello emotivo », disse imbarazzato sedendosi sulla poltrona, ed io lo seguii.
« Non fa nulla »
« Ti ha mai messo le mani addosso? », mi domandò dopo qualche minuto.
« No, mai. Non glielo avrei mai permesso », ero figlia di un capo della polizia, sapevo difendermi.
« Si è salvato, altrimenti sarei andato a conciarlo per le feste », mi disse sospirando ed io sorrisi.
« Non l’avresti trovato, perché probabilmente l’avrei fatto fuori io », alle mie parole sorrise dandomi il cinque.
« Con i bambini, come si comportava? »
« Non gli ha mai fatto mancare nulla, vuole bene ai suoi figli. Ha spesso dimenticato le loro recite, le gare di nuoto, non era molto presente in casa a dire il vero », dissi sincera.
« Vi ha trascurato », io annuii.
« Va bene così Bella, abbiamo un paio di elementi su cui lavorare, e c’è anche il video. Andrà tutto bene »
« Lo spero Edward, non voglio che mi porti via i miei bambini »
« Non accadrà, ti fidi di me? »
« Mi fido di te »
Aiutai Edward a formulare le carte per la richiesta di divorzio, lui avrebbe provveduto ad inviarla al Country Club e poi avrebbe chiesto un incontro con gli avvocati del mio, quasi ex, marito.
All’ora di pranzo andai a prendere Charlie a scuola, ma mi gelai quando vidi James davanti al cancello, non andava mai a prendergli. Era successo solo il primo giorno di scuola di Charlie, poi mai più.
« Cosa ci fai qui? », domandai con tutta la calma del mondo.
« Sono venuto a prendere mio figlio a scuola », mi rispose avvicinandosi per darmi un bacio, ma io mi spostati, la sua vicinanza mi faceva schifo.
« Come mai questa novità? »
« È una cosa normale che un padre vada a prendere i figli a scuola », le sue parole mi mandavano in bestia.
« Oh si, ma non per te, il tuo comportamento non è decisamente normale! »
« Dai Isabella, per una stupida scopata, fammi tornare a casa. Giuro non succederà mai più! », non era nemmeno dispiaciuto, sembrava quasi divertito, ma come faceva ad essere così stupido? Perché rendeva tutto così semplice.
« Una sola? Ne sei sicuro James? », dissi a bassa voce, non volevo dare spettacolo davanti alle altre madri.
« Chissà te quanti te ne sarai fatti! », avrei tanto voluto prenderlo a pugni.
« Sta zitto! Non ti permetto nemmeno di pensarlo »
« Con loro è solo sesso, è te che amo », solo a me quelle parole urlavano falsità da tutti i pori? Un uomo che ti ama, non cerca il piacere in altre donne. Ti ama perché tu sei tutto il suo mondo, ti ama perché solo tu lo fai sentire completo.
« Senti James risparmia il fiato, io non ci casco più, sono venuta a prendere Charlie, di certo io non ti impedirò di vederli, non impedirò a loro di avere un padre. Ma impedirò a me stessa di venire ancora umiliata da te! », dissi avvicinandomi al cancello, durante la discussione c’eravamo spostati verso il parcheggio.
« Ciao mamma », disse mio figlio uscendo e venendo a darmi un bacio.
« Ciao tesoro, come è andata? »
« Tutto bene, ciao papà », salutò James con un solo gesto della mano, perché mio figlio era così freddo nei confronti del padre?
« Ciao, senti per un po’ di giorni vado via, vuoi venire con me? », cosa diavolo aveva in mente?
« Dove vai ? », gli domandò nostro figlio.
« Qui a New York, non lontano »
« Preferisco stare con mamma, devo andare a scuola », rispose lui tranquillizzandomi, sembrava che mio figlio sapesse qualcosa, o che almeno intuisse.
« Fa come vuoi », disse James freddo prima di allontanarsi e salire sulla sua macchina. Charlie lo guardò con pura delusione nello sguardo.
« Mamma adiamo? Ho fame »
« Certo tesoro », dissi prendendogli lo zaino ed avviandomi alla macchina, non volevo che il mio bambino soffrisse. Era piccolo, non aveva nemmeno dieci anni, ma avrei cercato di spiegagli, senza troppi dettagli, la situazione.
 
Ciao a tutti, allora come vi sembra la storia? Continua a piacervi?
Bella, su richiesta di Edward, ha raccontato tutta la storia con James. Edward da bravo osservatore è riuscito a cogliere i punti deboli di James ed è li che andrà ad indagare. Voi gli avete trovati?
Mi scuso enormemente per il ritardo, è oltre un mese e mezzo, ma appena tornata dalle vacanze il mio adorato pc ha deciso di passare a miglior vita..
A presto, un bacio.

PS. Grazie a chi ha ancora la pazienza per seguirmi :)

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Capitolo 7
*** Roselline ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI..
Bella, con molta delicatezza cerca di spiegare la situazione a Charlie e Renèe. Rose, la sorella di James, arriva e chiede spiegazioni, Bella le racconta tutto e Rose le dice di essere dalla sua parte.
James chiede a Bella di poter portare i bambini a cena, lei acconsente, ma ha paura che non gli riporti a casa..

CAPITOLO VII

ROSELLINE

8 MARZO 2016


Era passata più di una settimana da quando avevo cacciato di casa James e Jacob, i bambini si erano abituati alla loro assenza, per me non era cambiato molto, mi sentivo solo più libera.
James non si era fatto più vedere, aveva chiamato i bambini due o tre volte, ma non gli aveva più visti, da quando gli aveva riportati a casa quella sera.
Vedevo che a loro mancava, ma non James, a loro mancava una figura paterna, una persona con cui giocare la sera, una persona con cui condividere i ricordi di una lunga giornata. Una persona da chiamare semplicemente papà, una persona da amare e che ti ama.
James non era questo, diceva di amarli, ma per loro sembrava non esserci, sembrava che non avesse tempo per loro.
« Ciao mamy », disse Renèe uscendo dal cancello dell'asilo, con il suo cappottino blu notte e i suoi boccoli color cioccolato. Era bellissima la mia bambina.
« Ciao bellissima », dissi abbassandomi e dandole un bacio sulla fronte.
« Come è andata a scuola? », le domandai prendendola per mano ed avvicinandomi alla macchina.
« Bene, Mrs. Honey mi ha poltato una tolta tuutta losa », disse aprendo le mani per indicarmi la grandezza.
«  Ed era buona? », le chiesi aiutandola a sedersi sul seggiolino.
« Buonissima », disse sorridendo, era così che volevo vederla sempre.
« Ti va di andare al parco?»
« Siii », rispose Renèe battendo le manine. Era felicissima, in pochi minuti raggiunsi Central Park.
Alice aveva fatto un ottimo lavoro, ogni tavolino aveva la sua tovaglia bianca ed un mazzo di fiori rosa.
« Mamy è bellissimo »
« Ne sono felice tesoro, tra poco arriveranno le tue amichette »
« Ciao mamma », Charlie ed Alice si avvicinarono a noi con la piccola Marie.
« Ciao amore, tu e zia Alice avete fatto un bellissimo lavoro. Avete un futuro in questo campo »
« Lo so.. », disse lui facendo la faccia da furbo, mi ricordava tanto Jacob da piccolo.
« Poco modesto il signorino! », disse Alice facendomi ridere.
Pochi minuti dopo arrivarono le amiche e gli amici di Renèe, era una bella giornata di inizio marzo. Certo le temperature non erano ancora primaverili, ma quell'otto marzo splendeva il sole. Come il giorno in cui era nata, quattro anni prima.
« Sai Bella, ti vedo più solare da quando se ne è andato », mi disse Alice sedendosi accanto a me a guardare i bambini che si divertivano a giocare a strega comanda color.
« Ma lui non se ne è andato », precisai sorridendo.
« Giusto! Lo hai cacciato via tu », disse facendo scontrare i nostri bicchieri di Hello Kitty.
« Lo hai invitato alla festa? »
« Certo, questa mattina l'ho chiamato al telefono, ha detto che sarebbe passato »
« Ma tu non ci conti molto.. »
« No, non c'era il giorno della sua nascita.. non mi stupisco più di nulla ormai », dissi facendo un sorriso amaro. Ero sicura che Renée lo stesse aspettando. Conoscevo la mia bambina, voleva bene al suo papà.
« Bella, credo sia il tuo telefono », mi disse Alice indicando la mia borsa.
« James, prepariamoci alle sue scuse », dissi prendendo l'I Phone e rispondendo.
« Pronto »
« Isabella, a che ora è la festa di Renée? », mi veniva da ridere, e contemporaneamente avevo una voglia matta di stringere le mie mani intorno al suo collo, per strozzarlo.
« Veramente è cominciata da circa un'ora »
« Ah.. Isabella ho l'incontro mensile con i soci questo pomeriggio, stanno arrivando.. »
« Che ti devo dire? Sei tu che organizzi queste riunioni! E sempre tu sai che oggi è il compleanno di tua figlia! », dissi arrabbiata più che mai.
« Passamela voglio farle gli auguri », mi alzai ed andai da Renée.
« Amore è papà, vuole farti gli auguri », le dissi abbassandomi e passandole il telefono
« Ciao papy.. si è bellissimo, zia Alice e Chally hanno fatto tutto stupendamente bello.. devi vedele la tolta è tuu.. ah devi andale », la mia bambina era triste, quando mi consegnò il telefono. James l'aveva interrotta, sicuramente erano arrivati i suoi amati soci, o una delle sue puttane.
« Ora divertiti tesoro, tra pochissimo tagliamo la torta », le dissi dandole una carezza sui suoi morbidi capelli. Renée mi sorrise e tornò dalle sue amiche. Mentre tornavo da Alice il telefono riprese a squillare. Senza nemmeno guardare chi fosse risposi, sapevo chi stava chiamando.
« Cosa diavolo vuoi ora? », risposi con un diavolo per capello, per colpa sua mia figlia era triste il giorno del suo compleanno.
« Spero di non essere io la causa del tuo malumore », disse una voce che aveva il potere di tranquillizzarmi e farmi sorridere.
« Ciao Edward », risposi imbarazzata per la figura appena fatta.
« Ciao Bella, cosa o meglio chi ti ha fatto arrabbiare? »
« Davvero me lo stai chiedendo? »
« Hai ragione.. sei libera adesso? »
« No.. io è il compleanno di Renèe »
« Scusami.. io non volevo disturbarti. Ci sentiamo domani, falle gli auguri da parte mia »
« No.. perché non vieni? C'è una bellissima torta al cioccolato bianco, non puoi dirle di no! »
« Bella, non vorrei disturbare »
« Non disturbi », lui non avrebbe mai  disturbato, lui mi aveva aiutata a far tornare il sorriso sul mio volto.
« Dove state festeggiando? », sorrisi, la torta al cioccolato bianco convinceva tutti.
« A Central Park, nella zona di Strawberry Fields », il polmone verde di New York era enorme, era molto facile perdersi.
« Arrivo »
« Ti aspetto », dissi chiudendo la chiamata, vidi Alice guardare nella mia direzione e sorridermi.
« Cosa c'è? »
« Non era James quello al telefono ora.. chi era? », mia sorella era una pettegola.
« Edward », dissi arrossendo.
« Edward.. quindi è lui che ti fa sorridere »
« Alice smettila, sono una donna.. »
« Sei una donna che si sta separando dall’uomo che non ama e che è pronta a ricominciare una nuova vita. Edward mi sembra un ottimo inizio », disse prendendomi a braccetto.
« È solo il mio avvocato », tra me e Edward non c’era nulla, se non una bella amicizia.
« Bella anch’io ho un avvocato e di certo il mio umore non cambia in meglio dopo una sua chiamata », Alice aveva capitolo quanto Edward fosse importante per me.
La festa procedeva per il meglio, i bambini si stavano divertendo un mondo, il parco era il miglior posto per organizzare le feste di compleanno. L’aria aperta faceva bene.
Alla festa arrivarono anche Rose e Lily, la madre di James. Con lei non avevo mai creato un bel rapporto, era fredda e distaccata nei mie confronti, ma amava i suoi nipoti.
« Dov’è James? Non solo lo hai cacciato di casa, ora nemmeno alla festa di sua figlia lo inviti? », ecco da chi aveva preso James, era uguale a sua madre.
« No signora Tanner, James è stato invitato, ma essendo il padre , non credo ci sia bisogno di un invito scritto », risposi educatamente ma con tono freddo, non mi sarei mai più fatta mettere i piedi in testa da lei e suo figlio.
« E allora perché non è qui? », evidentemente non conosceva bene suo figlio.
« Ha la riunione dei soci, così mi ha detto », Lily non disse più niente, suo figlio era indifendibile.
Da lontano vidi dei bellissimi fiori che si muovevano, riconobbi il passo era Edward.
« Non credo di aver invitato dei fiori », dissi sorridendo ed avvicinandomi.
« Vorrà dire che gli consegnerò alle vecchiette all’entrata del parco, loro sapranno apprezzare »
« Oh sicuramente »
« Ma sono troppo pigro per tornare indietro, quindi questi sono per te », disse dandomi uno dei due mazzi di fiori, erano bellissimi e profumatissimi.
« Perché? », domandai confusa, erano anni che non mi regalavano dei fiori.
« Buona festa della donna Bella »
« Grazie », risposi sorridendo avrei voluto abbracciarlo, ma con mia suocera e i bambini nei pareggi era meglio evitare.
« Dov’è la festeggiata? »
« È quella.. », dissi, ma Edward non mi fece finire.
« Aspetta lo so.. è quella con i boccoli color cioccolato che sta pensando ad un frutto improbabile pur di vincere », sorrisi, i bambini stavano giocando al lupo mangia frutta.
« Come hai fatto? »
« Ti somiglia molto »
« Renèe », la chiamai facendole segno di venire con la mano.
« Cosa c’è mamy? », mi domandò correndo verso la mia direzione.
« Volevo presentarti Edward », dissi indicandolo, Edward si abbassò e le consegnò un piccolo mazzo di roselline.
« Tanti auguri principessa », gli occhi di Renèe si illuminarono quando prese le roselline, ne era felicissima.
« Glazie Edw.. Edard.. Glazie Eddy », disse arrossendo, era così buffa.
« Prego, ah e questo è il tuo regalo », disse passandole una grande busta di carta elegantemente decorata.
« Edward, non dovevi », dissi prendendo la busta e mettendola vicino agli altri regali.
« I fiori erano per l’otto marzo, il regalo per il suo compleanno. Non potevo presentarmi a mani vuote »
« Sei incredibile », lui alzò le spalle e mi regalò un bellissimo sorriso.
« Vieni, ti presento mia sorella Alice e suo marito Jasper »
« Piacere Edward »
« Piacere nostro », risposero mia sorella e mio cognato stringendogli la mano.
« Loro sono Rose e la signora Tanner, la sorella e la madre di.. James », Rose lo salutò ma Lily non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
« Mamma lui chi è? », mi domandò Charlie avvicinandosi.
« Oh, lui è Edward, un mio amico »
« Ciao Charlie », disse Edward avvicinandosi, ma Charlie si allontanò.
« Tu sei la causa della separazione tra mamma e papà! Cosa ci fai qui? », gelai alle parole di mio figlio, vidi Lily voltarsi e sorridere, era stata lei a mettere in testa quella idea a mio figlio.
« No tesoro, lui non c’entra, non è colpa sua. Quello che è successo con papà è solo colpa mia e di tuo padre »
« È cosi? », domandò rivolgendosi ad Edward.
« Si, mi dispiace per quello che è successo ai tuoi genitori », disse Edward, anche lui era rimasto colpito dalle parole di mio figlio.
« Tesoro torna a giocare ora, che tra un po’ c’è il taglio della torta »
« Va bene, papà? », domandò già conoscendo la mia risposta.
« Non lo so tesoro, sicuramente tra un po’ arriverà »
« Certo », rispose deluso andando a giocare con gli altri bambini.
« Per anni ti ho rispettata, ma ora ho finito. Sappiamo entrambe perché io e James ci siamo lasciati! Quindi non cercare di mettere i miei figli contro di me, perché non ci riuscirai! », dissi avvicinandomi a Lily che cominciò a ridere.
« Sei così insignificante Isabella! Non ci vorrà molto per convincere un giudice a dare a James la totale custodia dei suoi figli »
« Questo, signora Tanner, sarà un tribunale a deciderlo, e suo figlio non presentandosi nemmeno oggi non fa altro che aggravare la sua posizione », disse con molta compostezza Edward dietro di me.  
« E lei chi è? », domandò Lily indicando Edward.
« Sono l’avvocato della signora Swan », si presentò lui.
« Signora Tanner, è il compleanno di mia figlia vorrei festeggiare », dissi mettendo fine alle sue cattiverie, erano parole al vento le sue.
Poco dopo chiamai tutti i bambini, era il momento del taglio della torta.
« Eddy mi aiuti? », domandò Renèe ad Edward.
« Certo principessa », rispose lui stupito prendendo la piccola in braccio e facendola mettere in piedi sulla sedia davanti alla bellissima torta che Alice aveva fatto preparare per lei.
Edward si stava per spostare, ma Renèe con la sua manina lo bloccò. « Eddy mi devi aiutale a spegnere tutte le candeline », disse seria facendoci ridere.
« Va bene », rispose lui tornando alla sinistra di Renèe, alla destra c’eravamo io e Charlie.
Edward era così dolce con i miei bambini, anche Charlie aveva cominciato a sciogliersi con lui. Cominciammo a cantare tutti “ Tanti auguri “ a Renèe, che a fine canzone, mettendoci l’anima, spense le sue prime quattro candeline. L’abbracciai stretta, stretta a me, la mia bambina stava crescendo. I miei bambini si abbracciarono, erano l’immagine più bella che avessi mai visto.
Renèe cominciò a scartare tutti i suoi regali, dopo aver consegnato a tutti una fetta della sua buonissima torta, fu il turno del regalo di Edward.
« Spero ti piaccia », le disse passandoglielo.
Renèe cominciò a scartare, i suoi occhi si riempirono di meraviglia quando un bellissimo carillon uscì dalla scatola rosa.
« Glassie Eddy, è bellissimissimo », disse avvicinandosi a lui e dandogli un dolce bacio sulla guancia, era così tenera.
« Ne sono felice principessa », sembravano padre e figlia in quel momento, e questo mi rattristii perché doveva esserci James al suo posto, ma lui preferiva i suoi soci, altre donne.
« Mi piace Edward, ha trovato il tempo di venire al compleanno della figlia di una sua cliente.. non è da tutti », mi disse Alice.
« Già, lui il tempo l’ha trovato »
« Credo le sia piaciuto », disse Edward avvicinandosi, aveva una luce strana negli occhi, sembrava felice, sembrava che tutto questo gli piacesse.
« Direi proprio di si, ne è felicissima. Grazie »
Edward ed Alice mi aiutarono a sistemare il parco, quando i genitori vennero a riprendere i loro figli.
« Bella noi andiamo, e scusa il comportamento di mamma prima », mi disse Rosalie avvicinandosi a me.
« Va bene, buona serata »
« Anche a voi », mi disse andando a salutare i nipoti.
« Questa è per te », dissi dando ad Edward un contenitore di plastica.
« Dimmi che è un pezzo di quella fantastica torta al cioccolato bianco »
« È quello che pensi, quella che è rimasta è troppa, non vorrei prenotare il dentista, quei due sarebbero capaci di farla fuori in una notte! », Edward sorrise prendendo il contenitore.
« Ma mamma, io non sono un mangione, sono solo contro lo spreco del cibo », disse Charlie.
« Lo so, ed è per questo che tu ti sacrifichi »
« E lo faccio volentieri »
« Quando mai », dissi alzando le mani. Vidi Edward sorridere assieme a Renèe mentre mettevano in un sacco nero i bicchieri usati.
« Anche voi due, vero? »
« Celto mamy, il cioccolato non si butta! », uguali ,i miei figli erano uguali.
« Io concordo con loro due », disse Edward annuendo e dando il cinque a Renèe. Sorrisi, mi piaceva quel clima sereno che si era creato con l'arrivo di Edward.

9 MARZO 2016

Come ogni mattina portai i bambini a scuola, la sera prima avevamo dormito tutti e tre nel lettone, dopo aver visto Cinderella. Appena arrivati a casa Renèe mi aveva chiesto un vaso dove poter mettere il suo mazzo di roselline. Appena sveglia è corsa in camera sua ed ha cambiato l'acqua al vaso; "le loselline di Eddy hanno bisogno d'acqua pel non molile", così aveva detto quando mi vide sulla porta mentre la guardavo divertita.
« Buongiorno, l'avvocato Cullen è in ufficio? », domandai alla segretaria di  Edward, volevo ringraziarlo per quello che aveva fatto il giorno prima.
« Certo, entri pure », mi disse gentilmente.
« Grazie, buon lavoro », le risposi bussando all'ufficio di Edward.
« Avanti », disse in tono professionale.
« Posso? »
« Bella.. Ovvio che puoi », disse alzandosi e venendomi in contro.
« Ho portato la colazione », dissi sollevando il sacchetto di una delle migliori pasticcerie di New York.
« Non dovevi »
« Ed invece si, ieri Renèe era felice grazie a te, l'hai conquistata con le rose »
« Un mazzo di rose mi sembra il minimo per una bella principessa come lei », era così dolce quando parlava di bambini.
« Sento odore di cioccolato », disse indicando il sacchetto.
« Ci ho messo un po' a scegliere, poi mi sono detta "perché mangiarti una brioche alla crema quando c'è quella al cioccolato?" Così ho scelto quella al cioccolato anche per te»
« Il tuo è un ragionamento che non fa una piega », concordò lui.
« Quelle lasciamole al parrucchiere », dissi facendo scoppiare a ridere entrambi.
« Lo dicevo io », disse quando riuscì a fermare la risata.
« Cosa? »
« Sei molto più bella quando sorridi », arrossii al suo complimento.
Cominciammo a mangiare e ridere per un po' di tempo.
 « Cosa volevi dirmi quando mi hai chiamata ieri? », domandai mentre mi ripulivo le mani dalla cioccolata.
« Volevo chiederti se sei d'accordo con me nel contattare le donne con cui ti ha tradita, come testimonianze »
« Sarebbe un'ottima idea ma.. James è furbo, provvederà a farle rimanere in silenzio »
« Si lo so, ma quello che intendo io è di mettere assieme una serie di testimonianze che uniti ai tuoi dubbi fanno una prova », mi rispose lui.
« Questo vuol dire che arriveremo davanti ad un giudice »
« Si, se non accetta i termini che gli hai imposto nella richiesta di divorzio », ero più che sicura che non gli avrebbe mai accettati.
« In mattinata mi ha chiamato la segretaria di Volturi, e abbiamo fissato il giorno del primo incontro »
« Quando? »
« Domani alle 10 », mi disse controllando l'agenda.
« Bella che succede? », mi domandò vedendo che non rispondevo. Presto il mio matrimonio sarebbe finito anche sulla carta, James non avrebbe più avuto nessun motivo per preoccuparsi dei suoi figli.
« Nulla Edward, non ti preoccupare », dissi alzando lo sguardo verso di lui.
« Bella, lo sai che a me puoi dire tutto »
« Tu ieri, senza preavviso, hai trovato il tempo di prendere i fiori, un regalo, e presentarti alla festa. Facendola felice », dissi vedendo la vista annebbiarsi a causa delle lacrime.
« Suo padre l'ha ignorata. Edward perché fa così? Perché continua a fare del male ai miei figli? »
« Bella ascoltami, lui vuole bene ai suoi figli, solo non si rende conto della fortuna che ha », disse avvicinandosi e accogliendomi in un caloroso abbraccio, di cui avevo bisogno. La sua vicinanza stava diventando vitale per me.
« Hai dei figli stupendi, che sono opera di una madre stupenda, quale sei », mi sussurrò all'orecchio, ed io mi voltai e gli diedi un bacio sulla guancia, lui aveva sempre il potere di calmarmi.


Ciao ragazze, buona domenica.
Allora, come va? Tutto bene?
Come vi sembra il capitolo? Abbiamo visto l'incontro tra Edward e i bambini, come vi è sembrato? E di Lily cosa ne pensate?
Grazie a tutte coloro che continuano a leggere.
Alla prossima


ps. vi aspetto su Twitter @_AlmaRed

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Capitolo 8
*** Incontro ***


Dove eravamo rimasti..
Il giorno del compleanno di Renée, Bella organizza una festa a Central Park, James non si presenta, Lily accusa Bella di voler far finire il suo matrimonio, cercando di metterle contro Charlie.
Bella invita Edward alla festa, il quale si presenta con un mazzo di fiori per Bella ed uno per Renée..

CAPITOLO VIII
 
INCONTRO
 
10 MARZO

Il giorno fissato per l'incontro era arrivato, non ero molto agitata, ma sentivo che James non avrebbe fatto passare tutto liscio, non senza farne una tragedia.
« Mamy? », disse la mia bambina dal suo seggiolino, la stavo portando all'asilo, ed eravano bloccate nel caotico traffico newyorkese.
« Dimmi tesoro »
« Quando tolni a casa metti l'acqua alle loselline », sorrisi alle sue dolci parole, andava matta per quel bellissimo bouquet di fiori che Edward le aveva regalato, ed anche per il carillon, che aveva posizionato sul suo comodino. La sera prima si era addormentata ascoltandone la dolce melodia.
« Va bene tesoro »
« Plomesso? »
« Promesso », di prima mattina era stata lei stessa a cambiare l'acqua, ma lei ci teneva e l'avrei fatto.
Poco dopo arrivammo alla sua scuola, l'aiutai a scendere dalla macchina e notai una busta tra le sue manine, molto spesso faceva dei disegni da regalare a Mrs Honey*, la sua amata maestra.
Arrivate al cancello, mi abbassai e le diedi un bacio sulla fronte, amava andare all'asilo, non aveva mai pianto per non andarci.
« Mamy vedi Eddy oggi? », mi domandò sorridendomi.
« Si tesoro », non volevo mentire a mia figlia, però non le avrei detto il motivo dell'incontro, era ancora troppo fragile, così come Charlie.
« Puoi fale la postina pel me? », mi disse dandomi la busta che teneva tra le mani, su cui c'era scritto, in una grafia incerta, "Edward".
« Amore chi ti ha insegnato a scrivere "Edward"? », domandai stupita, Renèe aveva solo quattro anni e sapeva scrivere solo il suo nome. Ne io ne le insegnanti avevamo mai insistito ad un apprendimento precoce, ogni cosa ha i suoi tempi.
« Mrs Honey », disse arrossendo la mia timidina, sorrisi immaginando la scena, Renèe non riusciva a dire "Edward", lo chiamava "Eddy".
« Le ho chiesto di sclivele il nome giusto di Eddy» , come immaginavo.
« Va bene farò la postina per te, ora su a scuola, Mrs Honey ti sta aspettando », le dissi mettendo la busta nella mia borsa.
« Ciao Mamy », mi regalò il suo bellissimo sorriso, ed andò da Mrs Honey che aspettava i bambini all'entrata.
Alle nove e cinquanta mi trovavo davanti alla sede della Volturi Group, notai subito la figura di Edward che aspettava sulle scalinate.
Alzai una mano per farmi vedere e quando mi notò sorrise avvicinandosi.
« Buongiorno »
« Buongiorno a te », risposi sorridendo.
« Sembri serena », era stata Renèe a farmi calmare e il sorriso di Edward mi dava fiducia.
« Non dovrei esserlo? »
« Il tuo è lo spirito giusto Bella »
Dalla borsa presi la busta che mi aveva consegnato Renèe.
« C'é posta per te », dissi porgendogli la busta.
« Per me? », domandò stupito leggendo il suo nome, ed io annuii.
« Mi hanno chiesto di fare da postina », Edward aprì la busta e al suo interno vi trovò un disegno. Renèe aveva disegnato lei ed Edward mentre soffiavano sulle candeline, accanto c'eravamo anche io e Charlie.
I miei occhi si riempirono di lacrime, mi commossi a quell'immagine, così come Edward.
« È... bellissimo. Grazie », mi disse abbracciandomi con voce commossa.
« Quel giorno l'hai resa felice, quindi grazie a te », dissi a pochi centimetri dal suo orecchio.
« Ed allora, io voglio sempre vederla cosí, quindi.. adiamo? », mi domandò posando una mano sulla mia schiena e mettendo il disegno nella sua valigetta.
« Andiamo », risposi convinta.
In ascensore Edward riprese il disegno e lo guardò con attenzione, sorrideva.
« È il più bel regalo che abbia mai ricevuto »
« Buono a sapersi », era cosí dolce vederlo emozionato per un disegno, seppur semplice, ma pieno di significato.
« Bella andrà tutto bene, se lui non dovesse accettare la tua richiesta di divorzio cosí come l'abbiamo presentata, sarà lui a perdere », disse lui capendo il mio stato d'animo.
Poco dopo le porte dell'ascensore si aprirono e prendendo un bel respiro ci avviammo verso l'ufficio di Aro Volturi.
« Buongiorno avvocato Cullen », disse una signorina seduta alla scrivania.
« Buongiorno l'avvocato Volturi è pronto? », chiese Edward.
« Si, vi sta aspettando nella sala riunioni, seguitemi prego », disse la ragazza alzandosi e facendoci strada.
Entrammo nella grande sala riunioni della Volturi Group, un grande tavolo di legno lucido al centro faceva da protagonista in quell'ambiente dai toni classici ed eleganti.
Aro Volturi si alzò dalla sua postazione appena ci vide entrare, « Buongiorno signora Tanner », disse stringendomi la mano, mi diede molto fastidio il modo in cui mi chiamò.
« Buongiorno », dissi in tono più freddo e distaccato.
« Avvocato Cullen, mi ha sorpreso il suo nome nella richiesta di divorzio »
« E a me non il suo », rispose Edward, facendomi ridere, cosa che evitai non mi sembrava il luogo adatto.
« Prima non capivo le sue dimissioni da consulente legale della New York Country Club, ora ne capisco il motivo, quale avvocato non si sarebbe messo in una delle cause di divorzio più importanti della città »
« No, si sbaglia, voglio aiutare la mia cliente a rifarsi una vita », disse Edward andando a sedersi.
« Si è fatta l'amante signora Tanner? »
« Io no, perché non fa la stessa domanda al suo cliente? Rimarrà scioccato dalla risposta », dissi accomodandomi alla destra di Edward.
« James? », dissi non vedendo la sua figura da nessuna parte.
« Sta arrivando », disse sedendosi di fronte a noi.
« Signora Tanner perché vuole distruggere il suo matrimonio? », mi domandò qualche minuto dopo, di James nemmeno l'ombra.
« Da oggi la pregherei di non chiamarmi più con quell'appellativo, del resto preferirei parlarne quando James si degna di farsi vedere », risposi stringendo i pugni.
« Sciogliti un po' dolcezza, so che sei impaziente di vedermi », disse una voce alle mie spalle, una voce che mi dava sui nervi.
« Alla buon'ora », risposi facendo un sorriso sarcastico, non mi sarei fatta intimidire da lui.
« Signor Tanner benvenuto », lo salutò il suo avvocato.
« Grazie.. Edward Cullen che ci fai qui? Non sapevo lavorassi per Volturi », che era stupido lo sapevo, ma in quel momento ne ebbi la certezza, nella richiesta di divorzio c'era scritto in maniera molto chiara che Edward Cullen mi avrebbe rappresentato.
« Infatti non lavoro per Volturi, sono l'avvocato di sua moglie, o meglio dire ex moglie », se non fosse per la presenza degli altri due, l'avrei baciato. Bella contieniti.
« Cosa? », domandò James, sembrava furioso.
« Già James, non tutti sono dalla tua parte, anche io ho i miei assi nella manica », dissi io ignorando la sua rabbia.
« Le ho inviato le mie dimissioni circa due settimane fa, non se ne accorto? »
« Peggio per lei, ha rinunciato ad un ottimo cliente per nulla, visto che non concederò il divorzio a mia, e sottolineo mia moglie », disse lui sedendosi accanto al suo avvocato di fronte a me.
« James, non ti conviene fare il prepotente. Otterrò questo divorzio, con le buone o con le cattive. Quindi ti conviene collaborare »
« A parte il video, con cos'altro mi vuoi accusare Isabella? Non hai prove.. non vincerai mai contro di me », disse prepotente.
« Signor Tanner, di quale video sta parlando? », domandò il suo avvocato, facendomi ridere, anche da lui si nascondeva.
« Questo », disse Edward facendo partire il video sul suo IPad e mostrandolo a Volturi, che sbarrò gli occhi appena vide il contenuto del video.
« Sono sicuro che questo in un tribunale basti come prova, è d'accordo con me avvocato? », domandò Edward, James non parlava, sapeva che era inutile arrampicarsi sugli specchi.
« Signor Tanner, non le conviene andare in tribunale, con la prova video.. », disse l’avvocato Volturi.
« Cosa potrebbe mai succedere? »
« Ogni richiesta di sua moglie verrà accolta, se è suo desiderio rovinarla, noi non potremmo fermarla in nessun modo, avrà la legge dalla sua parte »
« È questo che vuoi Isabella? Mi vuoi rovinare? », disse James in tono duro.
« Non vedo perché debba sporcarmi le mani, quando ci hai già pensato da solo »
« Vuoi il divorzio quindi? »
« Voglio il divorzio », dissi più convinta che mai.
« Con quali richieste signora Tanner? », insisteva nel chiamarmi in quel modo.
« La prima è quella di cancellare il cognome Tanner dal mio nome »
« La seconda? », continuò l’avvocato.
« Nient’altro, semplicemente voglio che questo matrimonio venga cancellato anche sulla carta », non volevo i suoi soldi.
« Voglio la custodia dei miei figli », disse James.
« No, non me gli porterai via! », dissi alzando il tono della mia voce.
« Si invece, visto che sono stato io a metterti incinta! »
« Ti sei limitato a quello! Non ci sei mai stato per loro! »,  lui non era stato un buon padre, era sempre assente.
« Però godevi come una puttana quando ti scopavo! », ma come si permetteva?
« Fingevo! E tu non te ne sei mai accorto! », io e lui avevamo smesso di fare l'amore da anni, per entrambi era solo una cosa fisica.
« Bella calmati », mi disse Edward accarezzandomi una spalla.
« Calmiamoci tutti », disse Volturi, i nostri toni si placarono.
« È evidente che in questa maniera, non raggiungeremo mai un accordo. Credo sia meglio che a scegliere sia un tribunale », disse Edward. Ma che diamine li prendeva? Sapeva quanto forte fosse James, avrebbe potuto far tornare tutto a suo favore.
« Il signor Cullen ha ragione, signor Tanner se non si raggiunge un accordo, il tribunale è l’unica soluzione »
« Ha detto bene avvocato, sono un Tanner. Posso fare del tribunale quello che voglio », sapevo che le sue parole erano vere, lui ne sarebbe stato capace.
« Per sua sfortuna James e per nostra fortuna in giro c’è ancora gente corretta » Edward
« Lo vedremo » disse James alzandosi e uscendo dalla sala riunioni, sbattendo la porta.
« Signora Tanner, cerchi di.. », disse Volturi facendomi esplodere.
« Le ho detto di non chiamarmi in quel modo! »
« Bella, ti prego andiamo, sei agitata ora », mi disse Edward prendendomi per un braccio con delicatezza.
« Se James Tanner vuole i suoi figli, non sarà difficile per lui esaudire il suo desiderio », disse Volturi alle mie spalle.
« Lei sa dov'era James l'otto marzo, di pomeriggio? », domandai voltandomi con tutta la calma del mondo, urlare e agitarsi era inutile.
« No »
« Nemmeno io, sua figlia lo aspettava per festeggiare assieme il suo compleanno, ma lui non c'era. Quindi signor Volturi non sarà facile per James portarmeli via, perché dovrà prima passare sul mio cadavere », risposi avviandomi alla porta, con Edward alle mie spalle.
« Brava hai messo paura ad entrambi, non si aspettavano una guerriera. Pensavano di averla vinta facile », mi disse una volta entrati in ascensore.
« Non con me, hanno toccato i miei figli, divento una iena, devono cominciare a correre, gli conviene »
« Fa paura anche a me Isabella Swan », disse facendomi ridere.
« Ne sono onorata », risposi pavoneggiandomi e facendo ridere anche lui.
« Ti va di venire a pranzo con me? »
« Offro io.. o meglio James, sai non mi ha ancora bloccato la carta di credito, non che questo mi dispiaccia, ma..»
« Bella dai.. », mi disse facendo una faccia buffissima.
« Era per renderli il favore, finché non comincio a lavorare i soldi che ho da parte mi bastano »
« Quali soldi? », mi domandò Edward uscendo dall'ascensore.
« Quando i miei genitori sono morti ho venduto la nostra casa a Brooklin, e ho diviso i soldi in tre conto correnti bancari», dissi seguendolo.
« Scommetto che i tuoi non gli hai mai utilizzati.. »
« Scommetti bene.. neanche quelli di Jacob o di Alice, gli abbiamo lasciati da parte per le emergenze », dissi parlando di me ed Alice, Jacob non sapevo cosa ne avesse fatto di tutti quei soldi.
« Andiamo a pranzo, ma offro io. James ha già perso molto »
« Cosa? », domandai non capendo.
« Te e i tuoi figli », disse regalandomi il suo bellissimo sorriso.
« Jacob », non ci potevo credere, mio fratello era li davanti a me, era dal giorno in cui l'avevo cacciato di casa che non lo vedevo e lo sentivo.
« Bella, ti prego, possiamo parlare? », io non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia, il suo era stato il tradimento più pesante, quello che mi aveva lacerato, io non lo volevo nella mia vita.
« Edward sei in macchina? », dissi ignorando completamente mio fratello.
« Io no, sono venuto in taxi.. », disse fissando Jacob.
« Edward, ti prego falla ragionare, io le voglio solo parlare »
« Potevi farlo prima non credi? », rispose Edward.
« Lo so che ho sbagliato.. », cercò di dire Jacob, ma io non volli nemmeno ascoltarlo.
« Edward ti aspetto in macchina », dissi tirando fuori dalla borsa le chiavi della macchina, e avviandomi al parcheggio sotterraneo dell'edificio.
La presenza di Jacob, davanti alla sede della Volturi Group, e l'arroganza di Jacob avevano fatto aumentare il mio nervosismo, la mia confusione, strinsi ancora più forte le mani al volante e cercai di calmarmi.
Quando uscii in strada trovai Edward sul marciapiede che mi aspettava, fermai la macchina e lui entrò.
« Bella tutto bene? », mi domandò mentre mi immettevo nel traffico della Fifth Avenue.
« Si Edward, devo solo elaborare tutto questo, non è facile »
« Lo so.. ti ho vista scossa quando Jacob.. »
« Non me lo nominare ti prego » , in macchina piombò il silenzio, nessuno dei due parlava, solo le note di The Greatest di Sia, riempivano il vuoto.

*Mrs Honey è un omaggio alla signorina Miele di Matilde, uno dei miei libri preferiti.
 
Buon giorno, perdonate il ritardo, ma ora che ho dato l'ultimo esame sarò più libera.. torniamo alla storia; James e Bella hanno avuto un primo incontro con i rispettivi avvocati, come si è visto James cerca di mettere i bastoni tra le ruote a Bella.. Edward, sembra molto convinto di un futuro successo nella causa di divorzio. Voi cosa ne pensate? E di Renée?
Grazie a tutte le persone che capitolo dopo capitolo continuano a leggere Reccomencer.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Voli ***


Dove eravamo rimasti..
Il giorno dell'incontro con James e il suo avvocato è arrivato, prima dell'incntro Bella consegna ad Edward una busta da parte di Renèe, che le ha fatto un disegno, Edward ne rimane completamente sorpreso e felice.
Durante l'incontro James e Bella litigano, lui non accetta il divorzio, si decide quindi di andare in tribunale.
 
CAPITOLO IX

 
VOLI
 
14 MARZO 2016

Era da un po' di giorni che non vedevo Edward, era sempre impegnato in una serie di riuonioni e cause, ed io non volevo disturbarlo più del dovuto. Renée chiedeva spesso di lu, in particolar modo da quando Edward, per ringraziarla del disegno, le aveva spedito un altro mazzo di roselline.
Edward però chiamava, ogni giorno, per sapere come stavo e come stavano i miei bambini, spesso Renée ci parlava, Charlie era più distaccato, ma mi chiedeva sempre di salutarlo.
« Buonanotte Eddy », disse mia figlia ripassandomi il telefono, aveva un bellissimo sorriso.
« Chiacchierata prducente? »
« Oh si.. ho appena scoperto chi sono Masha e Orso, non mi perderò mai più un loro episodio », disse Edward facendomi ridere.
« Interessante »
« Lo è.. non è da tutti i giorni vedere una bambina che vive con un orso! »
« Ti ha conquistato, nè? »
« Hai dei figli meravigliosi, non è difficile essere conquistati da loro », disse con tono dolce e premuroso. Quel tono che non avevo mai sentito uscire dalle labbra di James.
« Grazie »
« Per cosa? »
« Per tutto », risposi sincera, lui non sapeva nemmeno l'importanza del suo aiuto, e non solo perchè era il mio avvocato, ma perchè era un amico, che riusciva a starmi accanto in uno dei periodi più difficili della mia vita.
« Ricordi il mio obiettivo? », non capivo le sue parole.
« Oh vero, non te ne ho parlato. Comunque, è quello di vederti sorridere sempre, te l'ho detto sei più bella quando sorridi », mi disse ed io, come una ragazzina, arrosii.
« Mi piace il tuo obiettivo »
« Ne sono contento.. domani riesci a passare nel mio ufficio, devo farti vedere una cosa », mi domandò d'un tratto serio.
« Non me la puoi dire per telefono? »
« No Bella.. porta pazienza, è meglio se te lo dico di persona »
« Va bene, allora ci vediamo domani mattina  »
« Ti aspetto », aveva smesso di essere serio, quel "ti aspetto" andava oltre il rapporto tra un clinete e il so avvocato, e questo mi piaceva.
« Buonanotte Edward »
« Buonanotte Bella », disse con voce dolce, conclusi la telefonta e notai Alice guardarmi in modo strano.
« Che c'è? », le domandai andando a sedermi accanto a lei sul divano, Renèe e Marie giocavano sul tappetino, Charlie era immerso nella lettura di Harry Potter.
« Da quando la gelida Isabella Swan arrossice al telefono con un uomo? »
« Alice! », la ripresi, i miei figli erano in ascolto per diamine.
« Ti va un té? », mi domandò, mia sorella aveva bevuto, era l'unica spiegazione plausibile.
« Si »
« Bene, bambini noi andiamo in cucina, non combinate disastri », disse trascinadomi fuori dalla sala.
« Che c'è tra te e l'avvocato? », mi domandò a bruciapelo, ma cosa le prendeva?
« Nulla Alice! », dissi abassando lo sguardo, le mie scarpe erano davvero molto carine.
« Si certo.. quando parli di lui, con lui, t'illumini »
« Ora sono una lampadina! Alice dai.. », dissi mentre lei si metteva a ridere.
« Ammettilo »
« Cosa? », dissi mettendo l'acqua a bollire.
« Che ti piace »
« Alice.. non sono una ragazzina del liceo... io », Alice mi fissava con quello sguardo di chi la sa lunga.
« E' un bellissimo uomo, ma.. io devo pensare ai miei figli. Sono loro la mia unica priorità », dissi mentre l'acqua del tè bolliva. ammettere che Edward mi piacesse fu liberatorio per me.
« Non negarti la possibilità di essere felice Bella, non tutti gli uomini sono come James, Jasper è un esempio, e se dai a Edward na possibilità capirai che anche lui è diverso », lei aveva ragione, ma una storia tra me ed Edward era impossibile.
« Alice io ho due figli, Edward è un uomo libero.. io non »
« Non saranno loro il problema, Edward adora i tuoi figli, e sono sicura che anche loro lo adoreranno, Renèe è già pazza di lui »
« Le ha regalato un altro mazzo di roselline », dissi sedendomi sullo sgabello della cucina e prendendo il mio tè tra le mani.
« Non è con le rose che l'ha conqustata.. è vedere te sorridere », sorrisi timidamente e riprresi a bere il mio tè.
Alice e Marie se ne andarono, portai i miei bambini nelle loro stanze e dopo aver dato loro il bacio della buonanotte spensi tutte le luci della casa. Andai in camera mia e mi sdrai godendomi il silenzio della casa, ripensai alle parole di Alice, ai gesti di Edward, ai comportamenti di Renèe e Charlie. Io cosa provavo? Avevo solo una strana sensazione quando mi addormentai.
 
15 MARZO 2016
 
Il mattino dopo portai i bambini a scuola, era una bellissima giornata di metà marzo, il sole splendeva alto nel cielo di New York, ero partita in macchina, ma la riportai  nel garage e decisi di andare a piedi all'ufficio di Edward.
Camminare mia aiutava a pensare, a capire quello che mi stava succedendo, in mezz'ora raggiunsi la sede dell'ufficio di Edward.
« Sei venuta a piedi? », mi domandò appena entrai nel suo ufficio, notando il mio fiaot corto.
« Si, ho portato i bambini a scuola e poi ho lasciato la macchina in garage, e sono venuta qui », dissi togliendomi la giacchettina.
« Mi complimento, è un bel tratto di strada da fare », disse facendomi il suo bellissimo sorriso.
« Camminare aiuta a pensare », risposi sincera.
« A cosa pensavi? »
« A tutto questo, sento che andrà bene, ma sento anche che.. »
« Cosa senti Bella? »
« Non lo so è una strana sensazione », dissi sedendomi.
« Bella hai mai notato che James si assentava periodicamente? », mi disse Edward sedendosi sulla scrivania del suo ufficio.
« Edward, James non era quasi mai in casa »
« Si Bella lo so, ma tornava sempre la sera a casa a dormire? »
« No, a volte rimaneva a dormire fuori, quando faceva i viaggi per lavoro »
« E sai dove andava? »
« Los Angeles, Albuquerque, Chicago, Miami. Viaggiava molto Edward »
« Qualche giorno fa sono stato nel suo ufficio, e ho chiesto alla sua segretaria, Hanna la lista delle sue prenotazioni aeree »
« Tu cosa? E l’hai ottenuta? »
« Mi deludi così, metti in discussione le mie doti di persuasione », disse facendo uno sguardo da cucciolo.
« Cullen », lo guardai serio e lui sorrise.
« James non ha detto a nessuno della tua richiesta di divorzio, per i dipendenti del Country Club, sono ancora uno dei consulenti legali della società », ecco come aveva ottenuto la lista.
« Tipico suo, vuole continuare la farsa della famiglia felice »
« Hanna mi ha consegnato la lista delle prenotazioni dei ultimi sei mesi », disse andando alla scrivania e prendendo un foglio da un fascicolo.
« Ogni quanto, più o meno, James aveva i suoi viaggi d’affari? »
« Ogni dieci, quindici giorni partiva per due - tre giorni », dissi ricordando tutte le volte che avevo preparato le sue valige.
« Questi viaggi erano per le riunioni con gli altri direttori dei Country Club presenti negli USA », disse sedendosi accanto a me.
« Si Edward, ma non capisco dove tu voglia arrivare »
« Bella sono stato il consulente legale del New York Country Club, ho partecipato un paio di volte a quelle riunioni. Solo un paio di volte. Quando sono stato assunto? », mi domandò.
« Poco prima di Natale, se non mi sbaglio »
« Esatto, la riunione dei soci si fa una volta al mese, più o meno verso il dieci del mese »
« Edward non è una novità per me che James usasse la scusa del viaggio d’affari per nascondere viaggi di piacere con altre donne », mi accorgevo quando disfavo la sua valigia del forte profumo femminile.
« Quello lo intuivo anch’io, ma in questo viaggi d’affari, al massimo si sta via una notte, o addirittura si rientra in giornata. », Edward aveva ragione.
« James stava sempre fuori una o due notti », dissi, ma ancora non capivo.
« Guarda qui Bella, noti qualcosa? », disse passandomi il foglio dei voli, erano davvero molti,
tutti partivano dal JFK di New York per le varie città dove James si recava per affari, una volta al mese, ma i voli di rientro erano tutti al Newark Liberty International Airport, nel New Jersey.
« Perché atterrava in New Jersey? Il JFK è molto più vicino a casa »
« Me lo sono chiesto anche io, il JFK è un aeroporto internazionale, tutti i voli si fermano li », disse prendendo il foglio dalle mie mani.
« Bella se noti, tutti i voli rientrano in giornata o il giorno dopo »
« Si », ma lui non rimaneva mai fuori per una giornata.
« Dal New Jersey a New York sono appena un’oretta di strada, mi sono chiesto cosa lo trattenesse »
« In che senso? », domandai non capendo, era evidente che qualcosa lo trattenesse in quella città, ma non capivo cosa.
« Bella tu lo sai che James ha una proprietà ad Elizabeth nel New jersey? »
« Come? No.. abbiamo una casa a Los Angeles oltre a quella di New York », perché avevo la sensazione di non aver mai conosciuto veramente mio marito?
« Ho fatto una ricerca, è un appartamento », disse prendendo un altro foglio dalla cartellina.
« Sarà li che si portava le sue amanti! », dissi sorridendo per non piangere, Edward mi guardava, ma era molto serio.
« No Bella, non ci portava le sue amanti »
« Cosa allora? Edward ti prego parla », sembrava trattenersi, io cominciai ad agitarmi, mi sentivo che nulla di quello che avrebbe detto sarebbe stato positivo.
« In quell’appartamento ci vive Victoria Harrison, ti dice qualcosa questo nome? », mi domandò con un velo di preoccupazione nella voce, ma io negai con il capo.
« No, non so chi sia »
« Bella promettimi che sarai forte », disse poggiando tutti i fogli sulla scrivana e prendendo le mie mani tra le sue, non mie ero accorsa di tremare.
« Edward mi sto preoccupando », dissi con un filo di voce, guardandolo negli occhi.
« Con lei vive James Junior Harrison », a quel nome gelai, non l’avevo mai sentito prima, ma non avevo delle sensazioni positive al riguardo.
« Chi è? », domandai, anche se avevo cominciato a capire.
« Pensavo che James avesse dato l’appartamento in affitto.. », perché ci stava girando attorno?
« Edward chi cazzo è? », dissi urlando ormai.
« È il figlio di James », rispose sganciando la bomba, non poteva essere vero, lui si stava sbagliando.
« No, non può aver avuto un figlio da un’altra donna », dissi lasciando le sue mani ed alzandomi in piedi, « Lui è generoso, forse la sta solo aiutando », ero sicura ci fosse una spiegazione, il mio viso tornava a essere pieno di lacrime.
Edward mi si avvicinò sussurrando un “mi dispiace” e mostrandomi un foglio, che non riuscivo a leggere, a causa delle lacrime.
« Questa è una copia del documento di riconoscimento del bambino. James l’ha riconosciuto legalmente il giorno stesso in cui è nato il 5 aprile 2009 », era tutto maledettamente vero.
« Edward mio marito ha un figlio di sette anni di cui io non sapevo nulla, ma come ho fatto a non accorgermene? Quanto stupida sono? », dissi cominciando a dare pugni sul suo petto, lui non mi allontanò, mi strinse forte fra le sue braccia.
« Non sei stupida Bella »
« Trascurava i suoi figli, mancava quasi ogni week-end, mancava perché aveva un altro figlio da un’altra donna! », dissi sentendo le forze mancarmi, chiusi gli occhi e poi fu solo buio. L’ultima cosa che sentii fu Edward chiamare il mio nome.

Buon sabato ragazze. Tutto bene?
Come vi sembra questo capitolo? Qualcuna di voi intuiva qualcosa?
Grazie, siete sempre in tante a seguire le mie storie.
ps. ho un'amica qui su EFP si chiama SaffyJ, è tra le migliori qui, provate a leggere Una cotta pericola, vi stupirà!
Io la chiamo Enigma.. ci sarà un perché

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Capitolo 10
*** Shock ***


Dove eravamo rimasti..
Bella parla con Alice che le dice di rimettersi in gioco, il giorno dopo Bella va in ufficio da Edward che, dopo averle mostrato alcune stranezze sui voli del marito, le dice che James ha un altro figlio con una certa Victoria..

CAPITOLO X

SHOCK

EDWARD


Dire quello che avevo scoperto a Bella era stato orribile, ma averla tra le braccia senza sensi era peggio, molto peggio.
Con delicatezza la presi in braccio e la posai sul divano dell'ufficio, era pallida, il divorzio le stava togliendo tutte le forze, e quella notizia era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Lei cercava di essere forte per i suoi figli, ma tutto quel peso sulle spalle era pesante, era crollata, ed io avevo paura.
Mi sedetti sul divano e le posai la testa sulle mie gambe, cominciai ad accarezzarle la fronte e i morbidi capelli castani. Bella era una bellissima donna, non riuscivo a capacitarmi delle azioni di James, come si poteva tradire in modo così meschino una persona come Bella.
Lui non sapeva della grande fortuna che aveva avuto nel sposarla, nell'essere suo marito, il padre dei suoi figli. Ma aveva deciso di buttare tutto al vento.
Bella mi aveva colpito fin da subito, da quella cena del venti dicembre, quella in cui James mi presentò al Country Club. Era bellissima, fasciata da un abito color avorio, tutti gli uomini della sala la ammiravano, tranne lui che era suo marito. James guardava le cameriere e le loro scollature, non si accorgeva dello sguardo spento di sua moglie, era quello sguardo che mi aveva fatto reagire, nelle settimane successive mi ero accorto che James si intratteneva oltre l'orario, insieme a lui usciva sempre una certa Jane.
Fare due più due non è stato difficile, poi una sera di febbraio dopo la cena che annualmente lui organizza con i suoi dipendenti, siamo andati in un locale, c'era anche Jacob il fratello di Bella, due ragazze si sono avvicinate. Una è salita sulle ginocchie di James ed hanno cominciato a baciarsi in modo volgare, Jacob era lì, e non diceva nulla, era troppo concentrato nell'esplorare la bocca della bionda. Bella lo doveva sapere, ma chi ero io per andarle a dire "Hey sai che tuo marito ti tradisce?", non mi conosceva, non mi avrebbe mai creduto, ma lei doveva sapere. Il tradimento era ed è una di quelle cose che non concepivo, quando ami una persona non pensi alle altre, se la tradisci non la ami, il concetto è semplice.
Per quello presi il cellulare e cominciai a filmare tutto, quella sera stessa decisi che avrei fatto di tutto per aiutare Bella a liberarsi di un uomo che non la meritava.
Continuai ad accarezzarle i capelli, il suo respiro si era fatto regolare, presto si sarebbe svegliata, mio padre era un medico, mi aveva spiegato che forti stress potevano portare allo svenimento.
Bella aprì lentamente gli occhi, si mise una mano sulla fronte e cercò di alzarsi, ma glielo impedii, mettendo una mano sulla sua spalla.
« Bella, sei appena svenuta, sei debole, non cercare di rialzarti », le dissi continuando ad accarezzarle i capelli.
« Io sto sognando, vero? Quello che mi hai detto prima è frutto della mia mente malata?», mi disse richiudendo gli occhi.
« No Bella, però ora stai tranquilla ci sono io con te », cominciò a piangere, il suo corpo era colpito da profondi brividi che la facevano tremare tutta. Non riuscivo a guardarla soffrire così, perciò la presi per le spalle, e facendole appoggiare la schiena al mio petto, la strinsi forte a me.
Le sue mani si aggrapparono alle mie, stringevano forti, tremavano, aveva paura, una persona non può sopportare tutto, sarebbe crollata. Ed io ero pronto a sorreggerla, ad ogni sua caduta.
« Ci sono io.. ci sono io.. », le ripetei cullandola al mio petto. Bella si voltò e prese il mio viso tra le sue mani, « Io non merito una persona come te, mio marito si è creato un'altra famiglia perché io faccio schifo come donna e come madre, io.. », disse tra le lacrime, cercando di alzarsi, ma glielo impedii. Quello che stava dicendo era assurdo.
« Bella tu sei una donna meravigliosa, una madre stupenda, ogni uomo accanto a te sarebbe l'uomo più felice della terra », le dissi asciugandole le lacrime che stonavano con il suo bellissimo viso.
« Perché l'ha fatto? »
« Io questo non lo so, ma sono qui per aiutarti a ricominciare, ma per farlo ho bisogno anche del tuo aiuto. Cominciamo insieme? »
« Si.. », rispose titubante, l'avvicinai a me e l'abbraccia forte, lei allacciò le mani al mio collo, il suo corpo ancora tremava, ma l'avrei resa felice, quello sarebbe stato il mio obiettivo.
Bella, non era ancora pronta per una relazione, l'avrei aspettata, lei non si fidava degli uomini, dopo quello che aveva subito ne aveva tutte le ragioni.
« Erano sposati? »
« No Bella, tuo marito non è bigamo », le dissi mentre lei rimaneva seduta sulle mie ginocchia, e quello mi piaceva.
« Edward.. ex, ex marito », mi corresse lei ed io sorrisi.
« Giusto, perdoni il mio sbaglio signorina », le dissi sistemandole i capelli dietro le spalle.
« Ha sempre trascurato i suoi figli, ne aveva un altro.. », disse continuando ad agitarsi, non riuscivo a tranquillizzarla.
« Bella »
« I miei figli.. loro. Oddio Edward.. », i suoi occhi tornarono ad essere lucidi e il suo corpo a tremare.
« Bella che cosa succede? », domandai preoccupato, mentre lei si alzava e volgeva lo sguardo alla vetrata che ricopriva l'intera parete ovest dell'ufficio.
« Mi sento mancare le forze..non so più cosa aspettarmi da lui. Ho fallito come moglie.. no Edward non lo dire.. non dire che non è colpa mia, non dire che lui non mi merita. Mi sono promessa di crescere i miei figli in una famiglia unita e ho fallito anche in quello.. », non poteva continuare a dire quelle cose. Sentivo che era ancora sotto shock. Sembrava che prima si fosse calmata, ma quella notizia l'aveva sconvolta troppo, aveva rotto io fragile equilibrio che era riuscita a costruirsi.
« Bella, mettiti la giacca ed aspettami qui. Io arrivo subito », le dissi passandole la giacca.
Uscii dal mio ufficio e chiamai mia sorella Eliza, lei mi avrebbe aiutato, era un medico generale, di cui Bella aveva bisogno in quel momento.
« Ciao fratellino », rispose la sua voce squillante, era una persona vivace ed allegra, ed adorava chiamarmi in quel modo, anche davanti ad estranei.
« Ely.. ho bisogno del tuo aiuto », dissi andando dritto al sodo, Bella non poteva rimanere in quella situazione.
​« Si, anch'io sto bene », rispose sarcastica, ed io sbuffai.
« È urgente »
« Stai male? », domandò d'un tratto preoccupata.
« Io bene, ma.. ti ricordi della ragazza che sto aiutando per ottenere il divorzio? »
« Certo! Isabella se non mi sbaglio », Eliza non si scordava mai un nome, anche se lo sentiva nominare solo una volta.
« Esatto, credo sia sotto shock.. le ho appena dato una notizia che l'ha sconvolta »
« Accompagnala a casa sua, ha bisogno di riposare e di elaborare lo shock », mi disse con tono professionale.
« Poi, cosa devo fare? »
«Ti sento troppo preoccupato Edward, dammi l'indirizzo di casa sua, tra mezz'ora comincio la pausa e vi raggiungo »
Conclusi la telefonata ed avvisai la mia segretaria di annullare tutti i miei impegni, dovevo assicurarmi che Bella stesse bene.
« Avvocato, l'incontro con il signor Bordon è importante », mi disse la mia segretaria, ma non mi importava.
« Ho detto di cancellarlo, è lui che ha bisogno di me non io! », dissi alzando la voce.
« Le serve altro?»
« Chiamami un taxi», risposi tornando nel mio ufficio, dove trovai Bella che fissava il vuoto, il suo comportamento non era normale, mi faceva paura.
« Bella andiamo a casa », le dissi prendendola per mano, presi anche la sua borsa ed insieme uscimmo fuori dall'ufficio, senza che lei dicesse nulla.
« Andrà tutto bene, ci sono io con te », dissi senza lasciarle la mano, mentre l'ascensore scendeva.
Appena uscimmo dal palazzo, dove si trovava il mio ufficio, trovammo il taxi ad aspettarci. Aprii la portiera e mi sedetti con Bella accanto, diedi al tassista l'indirizzo della casa di Bella e lui partì.
« Bella, mi puoi dare le chiavi di casa, così apro? », le domandai quando ci trovammo davanti all'entrata del suo appartamento.
« Sono nella borsa », mi disse passandomela, la presi e dentro ci trovai le chiavi, sorrisi quando vidi anche un disegno di Renèe, Bella non l'aveva notato, ma lo avevo fatto incorniciare e messo in ufficio.
« Tra poco arriverà mia sorella Eliza, lei ti aiuterà a sentirti meglio », le dissi aiutandola a togliere la giacca.
« Mi farà svegliare da questo incubo? Mi rifarà tornare alla mia vita? Dove mio marito mi tradisce solo, senza avere figli da altre donne? », mi domandò con occhi che guardavano il vuoto.
« Bella, lo devi accettare, lo so che fa male »
« Tu non sai niente Edward! Non sai niente! Non sei tu che vedi fallire il tuo matrimonio, non sei tu che scopri che tuo marito ti ha mentito per anni, non sei tu che hai cresciuto due figli da sola mentre suo marito ne cresceva un altro, avuto da un'altra donna!», disse urlando, non l'avevo mai vista così arrabbiata, nemmeno la sera in cui le feci vedere quel maledetto video.
« Lo so Bella, lo so che non posso sapere quello che stai provando in questo periodo, ma il solo pensare al dolore che ti lacera in due.. mi fa male », le dissi sincero avvicinandomi con cautela a lei. Bella non si mosse, si lasciò abbracciare, la strinsi forte al mio petto, immergendo il mio viso nei suoi capelli. Profumavano di buono, profumavano di Bella, avrei voluto cristallizzare quel momento per sempre.
« Edward.. sono stanca », disse sul mio petto.
« Vuoi sdraiarti? », le domandai scostandola leggermente, lei annuii.
« Dov'è la tua camera? », Bella non rispose, mi prese per mano e mi condusse verso un corridoio, sulle pareti notai molte foto ingrandite dei suoi bambini e di lei sorridenti, era così che la volevo vedere.
Entrai nella camera di Bella, la stanza era luminosissima, era tutto nei toni del bianco, il pensiero di lei con suo marito in quella camera mi colpii. Ma così come arrivò, se ne andò, non sarebbe mai più successo, non l'avrei permesso.
Bella avrebbe smesso di soffrire a causa sua.
« Puoi tirare le tende? La luce mi da fastidio », disse Bella, mentre si toglieva le scarpe e si sdraiava sul lato destro del letto matrimoniale.
« Certo, ma tu ora mi prometti che ti riposi un po', mentre io cerco di prepararti il pranzo », le dissi avvicinandomi alle finestre e tirando le tende facendo calare il buio nella sua stanza.
« Promesso », disse chiudendo gli occhi, era così bella e fragile, presi un plaid che trovai sul letto e la coprì, mi trattenni dalla voglia che avevo di lasciarle un semplice bacio sulla fronte.
« Riposati », le dissi a bassa voce. Stavo per chiudere la porta, quando sentii Bella chiamarmi.
« Si? », dissi voltandomi verso di lei.
« Grazie », sorrisi alle sue parole e chiusi la porta.
Aprii il frigorifero della grande cucina di Bella, l'ambiente era luminoso, anche se dalla finestra potevo notare delle brutte nubi provenienti da Est.
Presi le uova, il bacon, il formaggio grattugiato, rovistando trovai anche il pepe nero e il sale. Cercai di ricordare come mamma preparava la sua omelette.
Stavo per rompere le uova nella ciotola, quando sentii il campanello suonare, doveva essere mia sorella Eliza.
« Ciao Eliza, vieni », le dissi aprendole la porta e facendola entrare.
« Ciao, dov'è Isabella? », mi domandò chiudendo la porta alle sue spalle.
« Sta riposando nella sua camera »
« Che cosa le hai detto per averla sconvolta così? », mi domandò mentre mi seguiva nella camera di Bella, mi sentivo di violare l'intimitá della casa di Bella, mi stavo comportando come se fossi in casa mia.
« Segreto professionale », le risposi aprendo la porta della camera da letto, Bella riposava ma vedevo ancora il suo corpo tremare.
« Bella, è arrivata mia sorella, ti può fare una visita? », le domandai accarezzandole i capelli, lei aprì gli occhi ed annuì semplicemente.
« Andrà tutto bene », la rassicurai mentre la aiutavo ad alzarsi ed Eliza apriva le tende.
« Isabella io sono la dottoressa Eliza Cullen, Edward mi ha chiamato, era preoccupato per te », le disse avvicinandosi.
« Non serve io sto bene », disse Bella sedendosi sul letto, tenendosi la testa con entrambe le mani.
« Un controllo non fa mai male », le disse e Bella annii.
« Edward potresti uscire, per favore? », mi chiese Eliza ed io senza dire nulla uscii per concedere loro un po' di privacy.
Poco dopo, mia sorella uscì e chiuse delicatamente la porta della camera.
« Come sta? »
« Edward, Isabella sta bene, aveva la pressione bassa, le ho dato un calmante. Dormirà per un paio d'ore », mi disse sistemandosi il cappotto.
« Va bene, grazie e scusa se ti ho disturbato », le dissi accompagnandola alla porta.
« Tieni molto a lei.. ti piace?»
« Eliza.. lei è speciale.. tutto qui », risposi sincero.
« Già », disse lei facendo il suo sorriso furbo e chiudendosi la porta alle spalle.
Tornai in cucina e finii di preparare il pranzo, cosicché fosse pronto appena Bella si fosse svegliata.

BELLA

I miei occhi fissavano il soffitto in penombra della mia camera da letto, non ricordavo come ci ero finita, mi sentivo solo un peso enorme sul petto.
Sentivo gli occhi secchi, segno che avevo appena smesso di piangere, il mio corpo era stanco, la mia mente era stanca. Io ero stanca.
Con calma mi alzai dal letto ed uscii dalla mia camera, in casa regnava il silenzio, la luce meravigliosa della mattina aveva lasciato spazio a una luce grigia che preannunciava la pioggia.
Andai in salone e trovai Edward sul divano, stava lavorando al computer, solo allora ricordai perché mi trovavo in casa mia, cosa mi stesse causando quel terribile mal di testa.
« Sei ancora qui.. », dissi facendo qualche passo nella sua direzione.
« Hey, come stai? », mi domandò posando il computer sul tavolino e togliendosi gli occhiali da vista, che gli donavano davvero molto.
« Così.. », risposi sedendomi accanto a lui.
« Che cosa stai facendo? », domandai osservando il suo computer.
« Rispondo a delle e-mail »
« Ti ho fatto perdere il lavoro.. mi dispiace », guardai l'ora, erano le tre, per quante ore avevo dormito?
« Non ti scusare Bella, l'importante è che tu stia bene », disse prendendo la mia mano tra le sue e guardando con i suoi bellissimi occhi verdi, di lui mi potevo fidare.
« Voglio essere sincera con te, non sto bene, non voglio che Charlie e Renée mi vedano così »
« Vuoi che vada a prenderli io a scuola? », mi commossi alla sua richiesta, era così premuroso nei loro confronti.
« No.. voglio chiedere ad Alice se gli può tenere lei per oggi, non sono pronta a dirgli che hanno un fratello. Ho paura di come la prenderanno », per loro già il divorzio sarebbe stato un trauma, sapere di avere un altro fratello sarà il colpo di grazia.
« Quando glielo dirai, dovrà essere presente anche James, così lui potrà spiegare.. »
« Cosa deve spiegare Edward? I miei figli sanno che i bambini nascono da due persone che si amano, come gli spiega l'esistenza di un altro fratello, che non è mio figlio? », Edward non disse nulla, ma fece quello che di cui avevo bisogno, mi abbracciò.
« La storia delle apine? », disse lui mentre scioglieva l'abbraccio, facendomi sorridere.
« Scemo! Sono ancora piccoli! », dissi lanciandogli un cuscino addosso facendolo ridere, era bellissimo.
« Hai cucinato? », domandai sentendo un buon profumo nell'aria.
« Ho tentato e qualcosa è anche venuto fuori. Hai fame? », disse arrossendo.
« Un po' », risposi alzandomi dal divano, ma prima di avviarmi per la cucina mi voltai verso di lui e gli diedi un bacio sulla guancia.
« Scommetto che tu non hai mangiato » dissi prendendolo per mano e andando assieme a lui in cucina.
Sul piano cottura trovai una padella con il coperchio, dall'odore sembravano uova, non mi sbagliavo, quando aprii trovai un'omelette, un po' bruciacchiata, ma davvero appetitosa.
« Mangiamo? », domandai ed Edward annuì, mentre lui apparecchiava io decisi di chiamare Alice, era meglio che i miei bambini non mi vedessero in quelle condizioni.
« Ciao Bella, tutto bene? », domandò la voce squillante di mia sorella.
« Ciao Alice, è successa una cosa.. », dissi con voce tremante, il pensiero andò subito a quello che avevo scoperto quella mattina.
« I bambini stanno bene? »
« Loro si, ho solo scoperto una cosa che non avrei voluto sapere », dissi mentre riscaldavo l'omelette che aveva cucinato Edward, che mi fissava preoccupato.
« Stai bene? »
« Alice.. ho bisogno che i bambini stiano da te per un po' », dissi non rispondendo alla sua domanda.
« Va bene, ahh.. ho capito esci con l'avvocato? », ma che diamine andava a pensare mia sorella?
« No Alice, non sto bene e non voglio che mi vedano così, ne soffrirebbero »
« Poi mi dici cosa è successo? »
« Si.. ma non ti preoccupare per me »
« Bella sei mia sorella, preoccuparmi per te è tra le clausole del contratto fraterno », disse facendomi ridere.
« Non ho nulla da ridire, vado a prendere i bambini a scuola e poi te li porto »
« Va bene », mi rispose prima di chiudere la telefonata.
« Tutto apposto? », mi domandò mentre mi serviva la mia porzione di omelette.
« Si.. vieni a prendere i bambini con me? »
« Certo », rispose lui sorridendomi, sembrava tanto il dialogo tra due genitori il nostro. Ricambiai il suo sorriso e cominciai a mangiare.
« Complimenti, è molto buona », dissi mangiando l'ultimo boccone.
« Merito di mamma, uno dei compromessi per andare a vivere da solo era quello di imparare a cucinare », disse, «.. almeno le basi », aggiunse dopo aver visto la mia faccia dubbiosa.
« Tu non toccare niente, dissi mettendo i piatti nella lavastoviglie, mentre io preparo le borse dei bambini tu bevi il caffè », dissi uscendo dalla cucina e andando nella cameretta di Charlie. Mi dovevo calmare, Edward mi aveva promesso che sarebbe andato tutto bene, io avevo promesso ai miei figli di essere forte, oggi davo forfait ma mi sarei rimessa in forze per loro.
Preparai loro tutto l'occorrente per la notte, i libri e i vestiti da indossare il giorno dopo. Misi le cose di Charlie nel suo bosone dell'Adidas, mentre a Renée in quelle delle principesse Disney.
« Pronta? », mi domandò Edward quando mi vide uscire dal corridoio.
« Andiamo », dissi indossando gli occhiali da sole, anche se il sole non c'era, ma era meglio coprire le profonde occhiaie che caratterizzavano il mio viso quel giorno.
« Guidi tu? », gli domandai quando ci trovammo nei garage.
« Certo, lanciami le chiavi », detto fatto.
« Prima andiamo da Renée, lei esce prima », dissi quando Edward si immerse nel traffico del pomeriggio di New York.
« Adiamo dalla principessa, allora »
Un quarto d'ora più tardi arrivammo davanti all'asilo di Renèe, quando scesi dalla macchina notai che Edward non mi stava seguendo, perciò girai attorno alla macchina ed aprii la sua portiera.
« Non scendi? », sorrise alle mie parole e scese dalla macchina.
« Eccola! », mi disse indicando Renée che scendeva con eleganza le scale dell'asilo, il suo viso s'illuminò quando, accanto a me, vide Edward. Fece uno dei più bei sorrisi che gli abbia mai visto fare.
« Ciao Eddy », disse correndo nella sua direzione, Edward si abbassò e la prese al volo, le fece fare una giravolta e le posò un delicato bacio sulla guancia paffuta.
« Ciao principessa », disse lui sorridendo e avvicinandosi a me, Renée si sporse e mi diede un bacio, ma senza scendere dalle braccia di Edward.
« Ciao amore, è andata bene all'asilo? »
« Si, si.. Eddy ti ho fatto un altlo disegno.. è bellissimo », disse mettendo la mano nella tasca della sua giacchetta e consegnandolo ad Edward.
« Molte grazie principessa », disse lui, aprendo il disegno con la mano libera.
« Ciao Renée », disse una delle sue compagne di classe, mentre si avvicinava alla sua macchina, mano nella mano con sua madre. Una delle persone più odiose che avessi mai conosciuto.
« Ciao Martha », rispose educatamente la mia bambina, voltandosi verso di lei.
« Ma lui è il tuo papà? », domandò indicando Edward, gelandomi sul posto, perché avrei voluto che la risposta fosse positiva.
« No, è il mio amico. Velo Eddy? », disse voltandosi verso di lui, Edward come me era pietrificato, ma sorridendo rispose; « Sì, piccola ».
« Andiamo a prendere Charlie? », dissi per stemperare un po' l'imbarazzo che si era creato.

Buon sabato sera ragazze.. ma quante eravate nel precedente capitolo? Davvero GRAZIE, siete importanti tutte per me.
Come vi è sembrato il capitolo? E la reazione di Bella? Ed Eliza?
E il pov Edward vi è piaciuto?
Vi aspetto sabato, o forse prima, con la seconda parte di questa lunga giornata.
Un bacio

PS. La mia amica Susyhachiko ha finito di scrivere Puzzle, correte a leggere.

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Capitolo 11
*** Temporale ***


Dove eravamo rimasti..
Bella è sconvolta dalla notizia, non vuole crederci. Edward cerca di rimanerle accanto, la sprona ad andare avanti. Lei non se la sente di rimanere con i figli, non vuole che loro la vedano in quello stato, chiama così Alice e le chiede se i figli possono passare la notte da lei.

CAPITOLO XI

TEMPORALE

15 MARZO 2016

BELLA

« Mamy, Eddy viene a casa con noi? », mi domandò la mia bambina mentre andavamo alla scuola di Charlie.
« No tesoro.. tu e Charlie andrete a dormire da zia Alice oggi », risposi voltandomi verso di lei, volevo vedere la sua reazione, ma lei mi sorprese, sorrideva.
« Siiii... posso dolmile con Mali? », disse dimenandosi nel suo seggiolino, e sbattendo le sue dolci manine.
« Certo che puoi », risposi sorridendole, era così felice che volevo vederla, sempre, ma io in quel momento, probabilmente non ne ero in grado.
« Eddy tu sai dov'è la casa di zia Alice? », disse facendo un faccino curioso.
« No principessa, mi puoi aiutare te? », rispose lui con tono dolce.
« Celto.. io la so tutta! », la mia sapientona.
« Mi affiderò a te! », rispose lui voltandosi verso di lei, quando eravamo fermi ad un semaforo.
« Blavo! », disse lei tutta felice.
« Modesta la ragazzina », dissi non facendomi sentire da mia figlia, era leggermente permalosa, facendo ridere Edward, era talmente bello mentre guidava.
« Come la madre », disse sorridendo sotto i baffi.
« Ma non è vero! », risposi io indignata, ma sorridendo.
« Questo lo dici tu! Principessa è questa la scuola di Charlie? »,domandò lui parcheggiando e voltandosi verso mia figlia, quando parlava con lei si addolciva, ed anche Renée.
« Si.. blavo », approvò lei.
« Rimanete in macchina voi due, prendo Charlie e arrivo », dissi io scendendo dalla macchina e raggiungendo il cancello della scuola di Charlie. Cominciava a soffiare un vento freddo, che mi fece rabbrividire. Ma mi bastò vedere mio figlio che correva verso di me, e il mio cuore si riscaldò.
« Ciao mamma! », mi disse avvicinandosi per darmi un bacio.
« Ciao bellissimo », il mio bambino mi sorrise, d'un sorriso bellissimo, un sorriso che suo padre stava cercando di strappare via con le sue continue bugie.
« Ho preso A+ in storia », disse fiero, mentre mano nella mano, andavamo verso la macchina.
« Bravissimo, e il compito di matematica? », ero molto fiera di lui, amava studiare e viaggiare.
« Credo bene.. », rispose dubbioso.
« Pensi di aver sbagliato qualcosa? », gli domandai.
« No ma a Tom usciva un risultato diverso », disse scrollando le spalle.
« Vedrai sarà andata bene », dissi io cercando di tranquillizzarlo.
« C'è qui Edward? », mi domandò vedendolo in macchina, mi raggelai, forse non gradiva la sua presenza.
« Ti da fastidio la sua presenza? », domandai sentendo il cuore a mille.
« No.. lui è simpatico », disse sorridendomi.
« Ne sono felice », rispose lui sorprendendomi, i miei figli erano davvero speciali, sapevano sorprendermi sempre.
« Bene, su sali», dissi aprendo la sua portiera.
« No Eddy, devi vedello! », disse Renée convinta, quando anch'io entrai al caldo della macchina, e percepii l'allegria che si respirava.
« Cosa deve vedere Edward? », domandai mettendomi la cintura.
« Flozen! Lui non sa chi è Olaf! », rispose indignata, facendo un faccino buffissimo.
« Edward questa non te la perdoniamo! », dissi trattenendo le risate.
« No Eddy.. non ti peldono », disse lei appoggiando la schiena al suo seggiolino e incrociando le braccia.
« Edward, se ci vedessimo Superman vs Batman? », domandò Charlie, la sua domanda mi sorprese, rispetto a Renée li sembrava più distaccato da Edward..
« Si.. è un'ottima idea », concordò lui.
« Maschi! », disse Renèe facendomi scoppiare a ridere, a quattro anni aveva già capito tutto.
« Dopo aver visto Frozen », si salvò Edward in calcio d'angolo.
« Siii! », ridemmo tutti alla reazione, era bellissimo il clima sereno che si era creato in macchina, i miei bambini non sapevano della tempesta che incombeva sulla nostra famiglia, loro dovevano rimanere tranquilli, almeno per ora dovevano rimanere all'oscuro di tutto.
« Chally oggi andiamo a dormire da zia Alice », disse Renèe quando Edward mise in moto la macchina.
« Perché? », domandò mio figlio.
« Devo risolvere una questione.. poi zia Alice non vede l'ora di vedervi », dissi io cercando di calmarmi, dovevo essere forte per loro, le parole che Edward mi aveva detto quella mattina, continuavano a venirmi in mente.
« Risolvi in fretta mamma! »
« Va bene tesoro », Edward si voltò verso di me e mi sorrise, tranquillizzandomi.
« Principessa, mi ricordi la strada? »
« Celto.. allola devi gilale a destla, poi dlitto, poi ancola a destla e poi basta.. siamo allivati! », disse lei con quella vocina dolce che ti faceva sciogliere il cuore.
« Tutto molto chiaro »
« Sono blava, lo so! », sempre più modesta la mia bambina.
Edward raggiunse la casa di Alice, in precedenza gli avevo detto dove abitasse, le indicazioni di Renée erano abbastanza vaghe.
« Eccoci, grazie principessa per avermi dato le giuste indicazioni », disse Edward parcheggiando davanti al portone della casa di Alice.
« Bambini scendiamo », dissi voltandomi verso di loro.
Scesi dalla macchina, ed andai ad aprire la portiera di Renée, mentre Edward faceva scendere Charlie. Presi ad entrambi i loro borsoni nel portabagagli ed andai verso la casa di Alice.
« Ti aspetto qui », mi disse Edward, appoggiandosi alla macchina, voleva lasciarmi un momento da sola con i miei figli, e di questo gliene ero grata.
« Va bene », dissi entrando nel palazzo e salutando il portiere.
Prendemmo l'ascensore e in pochi minuti arrivammo davanti alla porta della casa di mia sorella, come abitudine fu Charlie a suonare, in pochi secondi Alice aprì con un bellissimo sorriso stampato in volto.
« Ciao bellissimi! », disse abbassandosi per abbracciare entrambi.
« Marie vi aspetta in camera sua! », disse ai miei bambini che sorrisero sentendo parlare della cugina.
« Mamma stai bene? », mi domandò Charlie mentre Alice prendeva i loro borsoni.
« Si tesoro », risposi lasciandogli una carezza sul viso. Bacai entrambi e dopo aver detto loro di dare un bacio a Marie da parte mia, andarono da lei.
« Bella che succede? », mi domandò togliendomi gli occhiali da sole, diventando seria, quando vide le mie occhiaie.
« Bella? »
« Va tutto bene Alice.. io ho solo bisogno rimanere da sola, di.. Alice non voglio che loro mi vedano così », Alice si avvicinò a me e mi abbracciò, avevo bisogno del suo abbraccio.
« Si risolverà tutto.. andrà tutto bene », mi disse continuando a cullarmi nel suo abbraccio.
« Pensavo di conoscere mio marito, ma.. lui.. », non riuscii più a trattenere le lacrime e scoppiai.
« Cosa Bella? »
« Ha un altro figlio, da.. un'altra donna », dissi stringendomi maggiormente a lei.
« Come? »
« Alice per favore, rimani vicino ai miei bambini.. io oggi non ce la faccio »
« Va bene, ma tu.. sei sicura di voler rimanere da sola? Non vuoi rimanere qui? », mi propose lei.
« No Alice.. è meglio non rischiare. Io vado »
« Certo », rispose lei dolcemente.
« Loro non sanno nulla.. sta loro vicino », i miei bambini dovevano stare sereni e tranquilli, almeno per il momento non dovevano sapere nulla.
« Promesso »
Scesi in auto e trovai Edward ad aspettarmi lì dove l'avevo lasciato pochi minuti prima, appena vide il mio volto rigato dalle lacrime si mosse nella mia direzione e senza dire nulla mi prese tra le sue braccia. Forti e sicure.
« Andiamo a casa », la sua non era una domanda, mi prese per mano e mi aiutò a salire in macchina.
« Mettiti qui, ti preparo una tisana », seguii il suo consiglio e mi misi sul divano del salotto.
Vidi Edward tornare con una tazza in mano, si avvicinò a me e mi mise la coperta di pile, non mi ero accorta di tremare.
« Il camino funziona? », mi domandò sedendosi sul divano, accanto ai miei piedi.
« Si.. perché? », domandai sollevandomi per guardarlo meglio.
« Aiuta a rilassarsi, e tu in questo momento ne hai davvero bisogno »
« Sei anche psicologo ora? »
« No.. quando ho annullato le nozze con la mia ex.. era l'unico modo in cui mi rilassavo.. in cui mi dimenticavo dei problemi.. del mondo.. in cui pensavo solo a me stesso », mi disse lui alzandosi e avviandosi al camino. In poche mosse accese il camino e spense le luci del salotto, nella stanza si creò una bellissima atmosfera, molto romantica.
« Mi piace così.. è rilassante », dissi avvolgendomi ancora meglio nel plaid.
« Ammettilo che avevo ragione! », disse facendo una faccia buffissima.
« Se dico di si, la smetti di fare quella faccia? »
« Na.. mi piace vederti irritata dalla mia faccia », rispose passandomi la tisana. Se il suo intento era quello di calmarmi c'era riuscito benissimo, sentivo tutti i muscoli del mio corpo rilassarsi, era stata davvero una giornata lunga e pesante.
« Edward come hai fatto ad arrivare a.. come sei arrivato a quel bambino? », non riuscivo nemmeno a pronunciarne il nome, ma lui non aveva nessuna colpa, povero bambino.
« Intendi JJ? »
« Si.. »
« Dal nome, all'inizio pensavo che Victoria fosse un affittuaria.. poi ho visto che il bambino si chiamava James di secondo nome.. e.. »
« E.. hai fatto due più due », dissi concludendo la frase per lui.
« Già.. non pensavo che avesse un altro figlio, mi sono sentito male, non avrei voluto dirtelo, però vedi il lato positivo sarà più semplice divorziare, non dobbiamo cercare altre prove che dimostrino la sua infedeltà », disse facendomi sorridere, posai la tazza sul tavolino e notai che erano le cinque passate, la luce delle finestre diminuiva sempre di più, sembrava volesse piovere, speravo di no.
« Edward è tardissimo ti ho preso tutto il pomeriggio, vai pure a casa, io mi preparo qualcosa da mangiare e poi vado a letto », dissi voltandomi verso di lui.
« Vuoi rimanere da sola? », domandò abbassando lo sguardo.
« Non voglio diventare un peso per te », risposi sincera.
« Non lo sei, resto con te, se è anche un tuo desiderio »
« Mi farebbe molto piacere », risposi sorridendo.
Poco dopo mi alzai per preparare la cena, della semplice pasta con il salmone e le zucchine, non ero in vena di fare cene regali. Edward mi era rimasto accanto tutto il tempo, mi fece dimenticare per qualche minuto il peso che avevo sul petto da quella mattina. La strana sensazione con cui mi ero svegliata si era trasformata in un incubo. Nel peggiore degli incubi per una donna. Mi mancavano i miei bambini, ma era meglio che per almeno una sera, vivessero in una famiglia unita come lo era quella di mia sorella.
James era da giorni che non si faceva né sentire né vedere, i bambini chiedevano sempre più raramente di lui, era più probabile che chiedessero di Edward, e questo non era normale.
« Salmone norvegese? », domandò prendendo il primo boccone.
« Nah è Canadese »
« In Canada ci sono i salmoni? »
« Credo di si.. se ci sono gli orsi.. »
« Deduzione corretta », mi disse alzando lo sguardo verso di me, facendomi ridere, aveva un'espressione molto buffa.
Io ed Edward mangiammo continuando a ridere, finché non mi ricordai che Renée gli aveva dato uno dei suoi disegni.
« Cosa ha disegnato oggi Renée? », domandai prendendo un ultimo sorso d'acqua.
« Oh.. credo abbia disegnato me, cioè una faccia con i capelli rossi, dovrei essere io », Renée aveva detto che Edward aveva i capelli rossi, non aveva poi tutti i torti, lui aveva i capelli ramati.
« Allora sei tu! », dissi sorridendo.
« Sono bellissimo », mi disse mostrandomi il disegno, Renée era davvero molto legata a lui, e questo era strano, mia figlia non si fidava delle persone che vedeva poco, Edward non lo aveva visto spesso, ma aveva instaurato con lui un bellissimo legame.
Cominciammo a guardare la televisione, il buio era ormai calato su New York, chiamai Alice, per chiederle dei bambini e mi disse che già dormivano, avevano passato l'intero pomeriggio a giocare con Marie ed erano sfiniti.
« Dormono », dissi tornando a sedermi sul divano accanto a lui, "La teoria del tutto" era cominciato,ma fu altro ad attirare la mia attenzione, le finestre che davano su Central Park, vennero illuminate per un secondo dalla luce d'un lampo, pochi secondi dopo rimbombò il tuono ed io cominciai a tremare. Non poteva essere, quella giornata infernale non voleva più finire.
« Bella che c'é? Bella? Bella ti prego .. Bella parla.. Bella tesoro? », Edward cominciò a scuotermi, ma l'unica cosa che vedevo davanti a me erano i corpi senza vita dei miei genitori. Il mio incubo stava ricominciando, ma stavolta non stavo dormendo, ero sveglia.
« No il temporale.. ti prego il temporale no.. non di nuovo! ». dissi prendendo le ginocchia al petto, mentre fuori continuava a tuonare.
« È solo pioggia Bella.. sei a casa.. ci sono io tranquilla », mi diceva Edward poggiando una mano sulla mia schiena ed attirandomi a lui, ma io non riuscivo a tranquillizzarmi, non se fuori continuava a tuonare.
« Mi vuoi dire cosa succede? », mi domandò lasciando dolci carezze sul mio viso.
« Pioveva », riuscii a dire, cercando di prendere dei profondi respiri.
« Quando? Bella parla con me.. fidati di me », la mia non era una questione di fiducia, io avevo paura, avevo paura di quell'incubo che mi perseguitava da anni.
« Ero appena tornata dalla lezione di.. di diritto pubblico e.. mamma uscì di casa.. il divorzio », dissi mentre dai miei occhi cadevano le prime lacrime, ricordavo tutto di quella maledetta giornata.
« Bella », disse in un sussurro Edward abbracciandomi da dietro, cominciò a cullarmi sul suo petto.
« Ha cominciato a tuonare.. », dissi poco prima che un altro fortissimo tuono colpì il cielo di New York, era tutto maledettamente uguale a quella sera, mi coprì le orecchie con le mani, stavo impazzendo, Edward strinse ancora di più il suo abbraccio.
« Shh.. va tutto bene. Cosa è successo poi? », disse continuando a cullarmi.
« Ha chiamato la polizia.. i miei.. erano stati coinvolti in un incidente.. mamma era morta », il corpo di mamma senza vita era ben chiara nella mia mente, la polizia mi aveva chiamato per il riconoscimento. Era immobile, fredda, la sua allegria era stata spazzata via da un folle che non aveva rispettato il rosso.
« Papá morì in ospedale.. sono stata accanto a lui tutta la notte.. fuori continuava a tuonare, era l'inferno, e lui non ce l'ha fatta. Mi hanno lasciata entrambi in una notte », era la prima volta che parlavo con qualcuno di quella notte, nemmeno con Alice e Jacob
« Ora ci sono i tuoi figli, ci sono Alice e tua nipote, c'è anche tuo fratello.. », a sentire parlare di Jacob.
« Io non ho un fratello »
« Ci sono io.. non sei sola, i tuoi genitori saranno sempre accanto a te, sono nel tuo cuore, che è puro, che ha tanto amore da dare », mi disse voltandomi verso di lui, il suo abbraccio e le sue parole mi avevano calmata.
« Come farei senza di te? »
« Sei una donna forte, ce l'avresti fatta anche da sola. Ne sono sicuro », disse prendendo la mia mano tra le sue, che erano calde e morbidi.
« Non avrei mai superato questa giornata senza te accanto.. sei il mio.. sei tra le persone piú importanti della mia vita Edward », dissi sincera, lui non sapeva del grande aiuto che mi aveva dato, e non perché fosse il mio avvocato, Edward per me era una delle poche persone di cui mi fidavo ciecamente.
« Anche tu Bella », disse prima di avvolgermi nelle sue grandi braccia, quando sciogliemmo l'abbraccio Edward non volle lasciarmi da sola e mi fece poggiare la testa sul suo petto, mentre lui si si appoggiava ai cuscini del divano. continuammo a guardare il film, fuori tuonava ancora, ma stare tra le braccia di Edward, non mi ci faceva pensare.
« Bella andiamo a letto », mi disse scuotendomi leggermente, mi ero quasi addormentata, sulla televisione stavano scorrendo i titoli di coda.
« Sembra una proposta indecente », dissi sollevandomi dal suo petto, era bello stare tra le sue braccia.
« Perché pensi male di me? », mi rispose sorridendo maliziosamente.
« Ammettilo le tue parole erano ambigue », gli dissi alzandomi dal divano.
« Touché »
Andai in camera da letto, Edward mi seguii, non ero ancora pronta per separarmi da lui,
« Dormi con me stanotte, non mi lasciare da sola », dissi senza pensarci, le mie parole uscirono da sole dalle mie labbra.
« Non serve che tu lo chieda, non ti avrei mai lasciato da sola », disse mettendo una mano sul mio fianco, io mi voltai e gli lasciai un bacio sul collo.

16 MARZO 2016

EDWARD

Quando mi svegliai trovai un bellissimo peso sul mio petto, i capelli di Bella mi solletticavano il collo, la sera prima non c'eravamo addormentati così, dato l'imbarazzo che si era creato appena c'eravamo messi a letto, nella camera degli ospiti, Bella si era addormentata lontano da me.
La sensazione di averla tra le mie braccia era indescrivibile, lei dormiva ancora, era tranquilla, la notte aveva eliminato, o solo accantonato, il dolore che l'aveva colpita il giorno prima.
Era troppo per una singola persona sopportare tutto quel dolore, quella pressione, una persona normale sarebbe esplosa, ma Bella era forte, anche se non lo sapeva. Cominciai a lasciarle dolci carezze sul viso, la voglia di baciarla era alta, ma era meglio aspettare, Bella non era ancora pronta.
« Buongiorno », le dissi appena aprì gli occhi, Bella sorrise dolcemente.
« Ciao », la sua voce era ancora impastata dal sonno.
« Va meglio? », le domandai poggiandomi su un gomito.
« Molto meglio », rispose sollevandosi e poggiando la schiena sulla testiera del letto.
« Vado a prepararti la colazione, tu non ti muovere », le dissi alzandomi e scendendo dal letto, stare accanto a lei già mi mancava.
« Va bene »
Raggiunsi la cucina e preparai la colazione per me e per Bella, lei mi aveva dato uno dei pigiama di Jacob. Su un vassoio, che trovai aprendo le varie ante, misi i biscotti, le uove con il bacon per me, il pane e la marmellata. Aspettai che il caffè fosse pronto ed andai in camera. Trovai Bella con lo sguardo perso nel vuoto, speravo non fosse una delle crisi che l'aveva colpita il giorno prima.
« Hey.. tutto bene? », domandai posando la colazione sul comodino e sedendomi accanto a lei, Bella annuì ed io mi calmai dopo che mi regalò il suo sorriso.
« È la prima volta che un uomo mi porta la colazione a letto », mi disse prendendo una fetta di pane con marmellata alle fragole.
« Una donna come te dovrebbe esserci abituata », le dissi passandole la spremuta d'arance.
« Edward, vorrei parlare con Victoria », mi disse d'un tratto, probabilmente era a questo che pensava quando ero andata a prendere la colazione.
« Sei sicura? »
« Si, voglio vedere la donna che ha portato via un padre ai suoi figli », disse stringendo le mani, quella donna era anche responsabile del fallimento del suo matrimonio.
« Vuoi il suo indirizzo? »

Buongiorno ragazze! Qui tanto per cambiare piove e si gela.
Come state? Tutto bene? Vi piace il capitolo?
Vi aspetto al prossimo, prometti di essere più veloce, ma l'università mi sta rapendo.
Un bacio a tutte e grazie di cuore!

 
PS. la mia amica Fannyy24 sta scrivendo una storia che è alle battute finali, si intitola La vita è come l'acqua, scorre. E' una storia piena di emozioni, positive e negative. Ve la consiglio!
 
PS2. siete andate dalla mie amiche SaffyJ e da Susyhashiko?

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Capitolo 12
*** Libera ***


Dove eravamo rimasti..
Bella ancora sconvolta dalla notizia porta i bambini da Alice per la notte, Edward le rimane accanto. Quando arriva il temporale Bella comincia a tremare, il temporale le ricorda la morte dei suoi genitori, racconta così tutto ad Edward.
I due dormono assieme e il mattino dopo Bella chiede l’indirizzo di Victoria, vuole parlare con lei.
 
CAPITOLO XII
 
LIBERA

17 MARZO 2016

 
« Un caffè anche per me grazie », dissi sedendomi al bancone dove trovai mia sorella.
« Eccoti, scusa se non ti ho vista entrare ma.. »
« Stavi leggendo l'ultimo imperdibile numero di Vogue », dissi notando la famosa rivista di moda sul bancone del bar.
« Come stai? »
« Bene, oggi vado a parlare con.. », non riuscivo nemmeno a darle un nome. Cos’era lei?
« L’amante di James? », mi aiutò lei.
« Esatto »
« Ma ne sei sicura? Non è che la sbrani? », sorrisi alla sua domanda.
« Se amassi ancora James è probabile che lo faccia, ma non è il mio caso quindi tranquilla »
« Quando ci vai? »
« Nel pomeriggio »
« Vuoi che passi io a prendere i bambini? », mi domandò bevendo il suo caffè al ginseng.
« Mi faresti un favore »
« L’avvocato viene con te? »
« No.. lui deve lavorare.. e poi è una cosa tra donne »
« Certo », fece la faccia di chi la sa lunga.
Come detto, nel pomeriggio presi la macchina ed andai nel New Jersey, ci misi più di un’ora per raggiungere l’indirizzo che mi aveva indicato Edward, il mio ex aveva fatto le cose per bene. Se non fosse stato per Edward non avrei mai nemmeno incrociato per strada la sua amante, tanto lontana viveva.
Ma ero davvero pronta ad incontrare la donna con cui James aveva costruito un’altra famiglia? Con il quale aveva un altro figlio? Il tempo di farmi quelle domande ed ero arrivata sotto casa della famosa Victoria, ormai ero li. Ero una donna forte, avrei resistito anche a quest’ultima batosta.
Ero troppo nervosa per prendere l’ascensore, quindi mi feci a piedi i cinque piani, arrivai davanti alla porta, sul campanello c’era scritto “Victoria Harrison”, era lei, presi un bel respiro e suonai.
« Mi aspettavo la tua visita un giorno di questi », disse una donna dai lunghi capelli rossi, era davvero bella, mi sorprese con le sue parole, lei sapeva di me?
« Ti aspettavi la mia visita? », domandai rimanendo sullo stipite della porta.
« Un po', a dire il vero, e capisco che tu sei arrabbiata con me e che in questo momento vorresti uccidermi, ma ti prego, c'è mio figlio, non voglio che.. »
« Ti capisco.. sono settimane che cerco di tenere i miei figli lontano da tutto questo », dissi indicando lei e il suo appartamento.
« Vorrei solo fare due chiacchiere tra donne, vorrei capire »
« Certo.. prego accomodati, JJ è in camera sua non ci disturberà », mi disse spostandosi sulla sinistra per farmi entrare.
L'appartamento non era molto grande, ma era comunque accogliente, sulla parete alla mia destra c'era un camino, sul quale c'erano delle serie di fotografie, ma una colpì la mia attenzione; era una di quelle che ti scattano sulle montagne russe ai parchi tematici. D'istinto mi avvicinai e la guardai, erano James, Victoria e un bambino piccolo, erano a Disneyland ad Orlando, nel marzo 2012. In quella data, lui si stava divertendo, ricacciai indietro le lacrime e mi voltai verso Victoria.
« Vuoi sederti? », mi disse indicando il divano, annuii e mi sedetti davanti a lei, che si era messa sulla poltrona.
« Tu sai chi sono? », domandai inutilmente, perché già conoscevo la risposta.
« La moglie di James.. Isabella »
« Quindi tu sapevi di me.. e che James avesse dei figli », lei abbassò lo sguardo.
« Si.. tutto », disse cominciando a torturarsi le mani.
« Da quando va avanti questa storia? »
« Da.. otto anni », strinsi i pugni, la loro storia durava quanto il mo matrimonio praticamente.
« Lavoravo in aeroporto, al cheek in, ci siamo conosciuti così.. », disse cominciando a raccontare, io ero pronta alle pugnalate che mi avrebbe inflitto.
« Io non.. »
« Non dirmi che non sapevi chi fosse lui, se lavoravi al chek in », dissi alzando lo sguardo verso di lei.
« Certo che sapevo chi fosse, ma mi aveva detto che si stava separando », sorrisi alle sue parole scuotendo la testa.
« Ma non era vero »
« No, una volta mi invitò a cena, in aeroporto c'era un piccolo ristornate all'ultimo piano, disse che così avremmo avuto più tranquillità »
« Dove non vi avrebbe visto nessuno », dissi io, James era troppo furbo per farsi vedere.
« Io la vedevo così.. sembrava una cosa romantica »
« Già », uscire con un uomo sposato era una cosa romantica.
« Nonostante tu sapessi, non hai cercato di.. »
« Dopo essere stati insieme la prima volta, gli dissi che era meglio finirla lì », disse sedendosi meglio sulla poltrona.
« Ma? »
« Tirò fuori la storia della separazione, ed io gli credetti, mi ero innamorata di lui », sentire quelle parole non mi fece male, mi era tutto indifferente.
« Come si è comportato quando gli hai detto di essere incinta? »
« Mi ha lasciato, mi disse che così gli avevo rovinato la vita », Victoria cominciò a tremare, deve aver sofferto molta per colpa di James.
« E tu cosa hai fatto? »
« Ero una ventenne del sud, avevo faticato tanto per venire a vivere a New York, non potevo tornare dai miei, sarebbe stato un fallimento », disse asciugandosi una lacrima.
« Così mi feci coraggio, un giorno lo seguii fino a casa vostra, aspettai che tu uscissi e poi salii al vostro appartamento, c'erano solo lui e vostro figlio che dormiva. Avevo deciso di abortire, e volevo che lui lo sapesse »
« Sono contenta che tu non l'abbia fatto, il piccolo non aveva nessuna colpa », dissi rabbrividendo al solo pensiero.
« Io avevo paura.. tutto qui e quella mi sembrava l'unica soluzione possibile »
« Come la prese James? », domandai sperando che non l'avesse appoggiata in quell’atroce scelta.
« Mi disse che ero matta.. che non avrebbe accettato una cosa del genere, lui lo voleva quel bambino, ma non c'era futuro per noi. Lui aveva te e vostro figlio, una delle famiglie più famose e ricercate della città, eravate la famiglia perfetta, e lui non poteva perdere questo privilegio »
« Già.. per lui la sua immagine pubblica è tutto », dissi prendendo un sorso d'acqua.
« Io capii la sua posizione, mi disse che si sarebbe preso cura del bambino e di me, disse di amarmi, ma che non poteva », a quelle parole vidi gli ultimi cocci del mio matrimonio frantumarsi definitivamente.
« In casa mia? », non potevo crederci si erano dichiarati amore in casa mia, davanti a mio figlio che dormiva
« Isabella mi dispiace, io.. »
« Victoria prova a metterti nei miei panni, due giorni fa ho scoperto che mio marito aveva un altro figlio, che avesse un'altra famiglia. Non è semplice per me », capivo la sua posizione, ma se sai che un uomo è sposato gli stai lontano.
« Pensi sia stato semplice per me? Non potevo dire a nessuno chi fosse il padre di mio figlio, JJ sa che suo padre si chiama Arthur », il secondo nome di James.
« Ama suo figlio, ed anche i figli che ha avuto da te »
« Non ne sono così sicura, da quando l'ho mandato via di casa gli ha visti una volta sola »
« Come mandato via? Non è stato James ad andarsene »
« Vive qui ora », la mia non era una domanda, era inutile farla, si capiva dall'espressione di Victoria la risposta.
« Quando l'ho visto entrare con la valigia in casa.. ho pensato che finalmente avesse scelto me »
« Io ho chiesto il divorzio una settimana fa circa »
« Perché? Cioè prima hai detto che sono solo due giorni che sai di me e JJ », l'espressione di Victoria era uno spettacolo.
« Pensavi di essere l'unica amante di mio marito? », dissi fredda, senza preoccuparmi delle sue emozioni.
« Mamma mi aiuti? », disse un bambino che era la fotocopia di James, occhi azzurro ghiaccio e capelli biondi.
« Certo tesoro, cosa ti serve? », disse lei asciugandosi le lacrime, in quel momento mi sentii un mostro, il bambino non doveva vedere così sua madre, e lei si sentiva così per colpa delle mie parole.
« Devo.. ma tu chi sei? », chiese con voce curiosa, solo allora mi resi conto di stare parlando con il fratello dei miei figli, un bambino che non avrei mai potuto odiare.
« Ciao piccolo io sono.. ho conosciuto la tua mamma al supermercato, ci stavamo scambiando le ricette », risposi dicendo la prima cosa che mi venne in mente, vidi Victoria sorridere sollevata.
« E come ti chiami? »
« Isabella », risposi sorridendo, la sua curiosità mi ricordava molto quella di Renée.
« Io sono JJ », disse avvicinandosi.
Victoria, come me, si era illusa di poter amare un uomo che non sapeva amare, ma forse mi sbagliavo, dalle foto che avevo visto in quella casa, lui sembrava diverso con loro, più umano, più il James di cui io mi ero innamorata.
Sentimmo la porta d'ingresso aprirsi, e poco dopo la figura sconvolta di James entrare, mi fissava, sembrava volesse dire qualcosa, ma la situazione era molto chiara. Non c'era più nulla da dire. Mi alzai e presi la mia borsa, era meglio andarsene.
« Isabella », disse facendo un passo nella mia direzione.
« Non dire nulla James », non volevo che suo figlio si rendesse conto del padre che aveva.
« Possiamo parlarne fuori? », annuii e mi voltai verso Victoria.
« E' stato un piacere Victoria », dissi avviandomi alla porta.
« Anche per me, e.. Isabella mi dispiace.. », credetti alle sue parole, lei era stata una debole. Lo eravamo state entrambe.
« Non è colpa tua.. »
« Papà conosci la signorina Isabella? », mi sentii male nel sentire chiamare papà James da un bambino che non fosse mio figlio.
« Si tesoro, ora Isabella ed io dobbiamo parlare », lo disse con un tono dolce, un tono che non aveva mai utilizzato con i miei figli.
« Ciao JJ », dissi avviandomi alla porta.
« Come sei arrivata qua? », domandò James chiudendo la porta.
« Davvero è questo quello che ti interessa? »
« Chi ti ha detto di loro? », disse indicando la porta.
« Non è questo l'importante ora James, hai un'altra famiglia, un altro figlio di cui io non sapevo nulla! », dissi trattenendomi dall'urlare, come invece avrei voluto fare.
« Tu non dovevi venirlo a sapere! »
« Perché continui? »
« Lei è rimasta incinta, io l'ho solo aiutata », cercò di giustificarsi.
« Quel bambino è tuo figlio? », speravo non lo fosse, che non avesse una seconda famiglia.
« Sì.. io ho solo.. », feci un sorriso amaro, non avevo mai realmente conosciuto mio marito.
« Tu hai trascurato i miei figli »
« Non è vero, io ci sono sempre stato per loro! », disse alzando la voce ed avvicinandosi.
« Davvero? E dimmi dov'eri quando è nata Renée? »
« Sai benissimo che ero bloccato a Vancouver! »
« No, perché mentre tua figlia rischiava di morire tu eri in Florida! In vacanza con loro! », dissi urlando ed indicando la porta, stavo tremando, lui rivolse lo sguardo a terra.
« Tu come fai a saperlo? », sorrisi, cercando di calmarmi, era inutile agitarsi.
« James, pensi che io sia stupida? Il mondo non gira attorno a te, mi sono sempre chiesta cosa ti tenesse lontano da casa. Ero convinta fossero altre donne.. Questo faceva male, mi lacerava in due », dissi trattenendo le lacrime.
« Ma sapere che mancavi perché hai un'altra famiglia, questo mi uccide completamente James »
« Io amo i miei figli, tutti e non ho mai avuto un'altra famiglia! », disse guardando a terra.
« Non dire cazzate, ho visto come guardi lui. Quand'è stata l'ultima volta che hai visto Renèe e Charlie? », domandai incrociando le braccia al petto.
« Lo sai con il lavoro a volte »
« Non cercare di arrampicarti sugli specchi »
« Amo Victoria e quando mi ha detto di aspettare JJ io nonostante la rabbia iniziale, ero felice », disse all'improvviso.
« Ti rendi conto del male che mi stai facendo? », perché è una cosa normale dire alla propria moglie che si ama un'altra donna.
« Andiamo Bella neanche tu mi hai mai amato! »
« Qui ti sbagli, perché ti amavo quando ti ho sposato, ti ho amato ancora di più quando è nato Charlie », dissi prendendo un bel respiro, « Ti ho amato, nonostante sapessi dei tuoi tradimenti, quando ho scoperto di aspettare Renée, ho smesso di amarti il giorno in cui è nata », mi sentii più leggera dopo quelle parole.
« Avrei voluto esserci », io non credevo alle sue parole, erano fredde.
« Ti capisco sono meglio le montagne russe, rispetto ad una fredda sala operatoria », dissi voltandomi per scendere le scale, lui non mi seguì, non disse nulla, non c'era più nulla da dire.
Non presi neanche l'ascensore, feci le scale a due a due, volevo allontanarmi il più possibile da quell'uomo e dalle sue bugie
Scesi in strada per dirigermi verso la mia macchina, ma qualcuno mi aveva anticipato. Edward era li, appoggiato alla mia macchina, con le braccia incrociate al petto, indossava un completo blu notte, era bellissimo. Era l'uomo che tutte le donne avrebbero voluto nella propria vita.
Appena mi vide sorrise e fece qualche passo nella mia direzione, fermandosi a pochi centimetri da me, sorrisi lui mi faceva stare bene, sempre.
« Come ci sei arrivato qui? », domandai felice di vederlo.
« In taxi », rispose alzando le spalle ed io annuii sorridendo.
« Come è andata? », mi domandò mettendomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
« Domanda di riserva? », non ne volevo parlare.
« Ti va una pizza? », domandò mentre prendevo le chiavi della macchina e gliele passavo, non avevo voglia di guidare.
« Ad una sola condizione », dissi salendo in macchina, Edward si sedette al posto di guida e mi fissò con i sui bellissimi occhi verdi.
« Non parliamo di James e del divorzio, per una sera voglio essere.. »
« Libera? », concluse lui la frase per me.
« Libera »
« Prendiamo anche i bimbi? », mi disse mentre cercava di entrare nelle strade trafficate del New Jersey.
« Ne saranno felicissimi », Edward prese la mia mano nella sua e le appoggiò sul cambio.
« Spero non mi considerino un intruso », disse quando, un'ora dopo raggiungemmo la casa di Alice.
« Non lo sei, loro ti adorano »
« Davvero? », domandò con voce commossa spalancando i suoi occhi verdi, era felice, glielo si leggeva in faccia.
« Si », risposi, lui prese la mia mano e la portò alle sue labbra, la strinse forte e la baciò, causando in me mille brividi.
« Andiamo a prenderli? », gli dissi sentendomi in quel momento libera e leggera.
« Andiamo », disse uscendo dalla macchina e facendomi segno di non muovermi, si avvicinò alla mia portiera e l'aprì, da vero gentil uomo quale era.
Suonai al campanello di Alice e poco dopo vidi mia figlia che correva verso di me ed urlava: « Eddy!!! », poco dopo Edward se la ritrovò in braccio, Renée cominciò a dargli tanti piccoli bacini, era l'immagine più bella che avessi mai visto. Verso di me corse Charlie, ormai era troppo grande per riuscire a prenderlo in braccio, ma lo abbracciai stretto stretto a me.
« Ciao mamma », disse dandomi un bacio sulla guancia.
« Tao tia », disse una piccola pulce tutta sorridente, Marie alzava le braccia per essere presa in braccio, ed io l'accontentai. Cominciai a riempirla di coccole, era l'essere più dolce del pianeta.
« Eddy lei è Maly », disse mia figlia indicando la cugina, io mi avvicinai ed Edward lasciò una dolce carezza sul viso della piccola.
« Tao », disse lei dolce.
« Ciao principessa »
« No Maly, Eddy è mio, io sono la sua plincipessa! », a stento trattenni le risate, Edward le diede un bacio sulla guancia e lei strinse ancora di più le braccia al suo collo.
« Hai ragione, ma tu sei la principessa grande e lei è quella piccola », le spiegò Edward con una voce che solo un padre con una figlia può avere. Renée sorrise tutta contenta e Mary si accoccolò al mio petto, era arrivato il momento della nanna per lei.
«Ciao Charlie », disse Edward abbassandosi per salutarlo e Charlie, sorprendendo me in primis, gli diede un bacio. Questa era la conferma che entrambi si erano affezionati a lui, e la cosa mi metteva paura. Perché una volta ottenuto il divorzio, anche lui se ne sarebbe andato e i miei bambini avrebbero sofferto.
« Bella che succede? », mi domandò dolce quando Renée scese dalle sue braccia per andare a prendere lo zainetto.
« Non fargli soffrire », dissi aiutando Charlie a mettersi la giacca.
« Mai »
« Bella? », mi chiamò Alice quando uscii da casa sua.
« Dimmi », dissi voltandomi.
« Non allontanarlo, lui è perfetto per i bimbi ed anche per te », mi disse chiudendo la porta del suo appartamento.
« Bimbi vi va una pizza? », chiese Edward una volta in macchina.
« Siii », urlò Charlie felice.
« Io la vollio piccola, piccola », disse Renée indicandone la grandezza con le mani.
« Credo abbiano detto di si », disse lui voltandosi verso di me.
« Hai proposto una pizza a due pizza dipendenti non è difficile che ti abbiano detto di no »
Andammo in una pizzeria a Manhattan, era molto graziosa, c'era anche una zona giochi  per i bambini.
« Bene, principessa quale pizza vuoi? », chiese Edward dopo che gliele aveva elencate tutte.
« Malghelita »
« E tu campione? »
« Con le patatine », disse il mio ometto, la cameriera scrisse anche le due pizze dei piccoli, e ci fece un bellissimo sorriso.
« Una Coca Cola per me ed un tè alla pesca per mia sorella », disse Charlie alla cameriera.
« Avete dei figli bellissimi », disse prima di andarsene, mi mise in imbarazzo, ma non me la sentii di smentirla, Edward sorrise scompigliando i capelli di Charlie.
« Allola Eddy dopo vediamo Flozen? », disse Renèe mangiando la sua pizza.
« Certo principessa »
« Blavo », disse lei tutta contenta.
« Ma domani si guarda Capitan America! », disse mio figlio deciso.
« Non vedo l'ora », rispose Edward.
Alle otto eravamo già a casa sul divano pronti a vedere Frozen, più volte Renée mi aveva chiesto una sorellina da chiamare Elsa, avevo rimediato comprandole la bambola, mi costò molta meno fatica.
Avevo fatto lavare i denti e mettere il pigiama ad entrambi, in poco tempo si sarebbero addormentati, conoscevo i miei polli.
Renèe si sedette in braccio ad Edward, non fu lui a prenderla, fu una decisione di mia figlia. Charlie si mise sulla poltrona a leggere Harry Potter, era a metà del quarto libro.
«  Adesso tutti zitti », disse la piccola quando comparve il castello della Disney sullo schermo della televisione. Quel castello mi ricordò la foto che avevo visto a casa di Victoria, e mi rattristii, ma bastò il viso dolce di Edward per farmi dimenticare le brutte sensazioni e godermi quel magico momento in famiglia.
« Ecco Olaf »
"Io sono Olaf ed amo i caldi abbracci"
« Ma così si scioglie! », disse Edward sorridendo sotto i baffi, la stava provocando.
« Non dile cose cattive su Olaf.. lui non si sollie! », lo rimproverò lei.
« Perdonami principessa », disse lui dandole un bacio sui capelli.
« Ti peldono », Renèe gli diede un bacio sulla guancia e tornò ad accoccolarsi sul suo petto, Edward dolcemente la coprì con il plaid di Hello Kitty.
« Credo si siano addormenti entrambi », disse mentre il mosto di ghiaccio inseguiva Olaf ed Anna.
« Lo vedi che ho fatto bene a mettere il pigiama ad entrambi », dissi alzandomi per prendere Charlie.
« Aspetta Charlie è pesante, lo porto io in camera sua », disse passandomi Renèe, ma lei in quel momento si svegliò e non voleva lasciare il braccio di Edward, questo mi fece sorridere e preoccupare, si stavano legando troppo a lui.
« Dai amore vieni da mamma », mi avvicinai e presi mia figlia.
« Principessa, porto Charlie in camera sua e poi ti racconto una favola, promesso »
« Va bene », disse lei venendo in braccio a me.
Edward prese Charlie e lo portò in camera sua, gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio sulla fronte, era una cosa dolcissima, una cosa che James non aveva mai fatto.
Si avvicinò a me e mi sorrise, « Hai dei figli stipendi, che hanno un’immensa fortuna ad averti come madre ».
Non dissi nulla, mi aveva messo in imbarazzo, andai in camera di Renèe, Edward mi seguì, tolse le coperte dal letto della piccola, io la misi nel letto e lui gli rimboccò le coperte rosa.
« La falolla Eddy », ricordò la mia principessa, io mi allontanai, appoggiandomi allo stipite della porta.
« C’era una volta, tanto tempo fa, in una grande città, una principessa. Lei amava ballare, e balla sempre nel suo grande castello tutto rosa.. », erano bastate poche parole e la mia bambina si era addormentata. Mai nessuno aveva messo a letto i miei figli, ad esclusione di mia sorella, era una cosa nuova per me, ed anche per i miei figli. Una cosa a cui smetteranno di assistere appena tutto finirà, perché lui non ci sarà per sempre.
« Bella mi vuoi dire che succede? Sei strana oggi », mi domandò appena uscimmo dalla camera di Renèe.
« Dopo che avrò ottenuto il divorzio, non ci sarà più motivo per vederci, e loro ne soffriranno moltissimo », dissi dicendoli quello che da tutta la sera mi tormentava.
« Pensi questo di me? », domandò con tono che sembrava deluso.
« Te ne andrai.. », non avevo più il coraggio di guardarlo negli occhi.
« Pensi davvero che ti lascerò sola? », Edward si stava innervosendo, non l’avevo mai sentito con quel tono di voce.
« Cosa ti lega me? Nulla Edward »
« Come cosa ti lega a me? Bella tu per me non sei mai stata solo una cliente! »
« Io non.. ho paura Edward.. », dissi facendo due passi indietro, scontrando la mia schiena contro il muro.
« E se avevi dei dubbi perché non sei venuta da me? »*, domandò lui avvicinandosi e bloccandomi al muro, era così vicino a me.
« Come pensi si sarebbe svolta la conversazione? »*, come avrei potuto dirli che volevo un rapporto solo professionale, perché avevo paura ad aprire il mio cuore?
« Allora come posso continuare ad aiutarti se non ti fidi di me come persona? »*, disse allontanandosi, raggiungendo il divano per prendere la sua giacca.
« Edward », lo chiamai, ma lui non si voltò.
« Buonanotte Bella », prese la giacca e si avviò alla porta d’ingresso, che aprì e richiuse subito dopo. Se ne era andato.
Non allontanarlo, lui è perfetto per i bimbi ed anche per te
Mi tornarono in mente le parole di Alice, ed io stavo facendo il contrario di quello che lei mi aveva detto, senza accorgermene presi le chiavi di casa e mi avviai alla porta di casa.
Edward era ancora li, era di spalle davanti all’ascensore, probabilmente non si era accorto della mia presenza.
« È questo il problema Edward, io mi fido di te », dissi mentre lui era ancora di spalle.
« Ma ho paura di soffrire, ho paura di doverti dividere con altre, ho paura che tu ti stufi di una trentenne piena di problemi con due figli a carico », Edward rimaneva immobile, non diceva nulla, e questo mi preoccupava.
« L’unica certezza che ho è che voglio starti accanto », disse voltandosi verso di me, sentivo il mio cuore battere, come da tempo non sentivo.
« Indipendentemente dall’essere il tuo avvocato, e non me ne frega nulla del fatto che hai due figli, perché quei bambini gli amo come fossero figli miei »
A quel punto non dissi più nulla, ogni parola era superflua, gli lanciai le braccia al collo e lo abbracciai, lo sentii sorridere sul mio collo. Mi scostai leggermente da lui, le mie mani sulle sue spalle, le sue sulla mia vita, mi avvicinò a lui, senza mai smettere di guardarmi negli occhi.
Le mie labbra si avvicinarono alle sue, e mi baciò, le sue labbra erano così morbide, baciavano con dolcezza le mie. Le famose farfalle nello stomaco presero a volare, facendomi sentire la donna più libera del mondo.
Allacciai le mai al suo collo prendendo a giocare con i suoi capelli, mentre la mia lingua cominciava a giocare con la sua. In un bellissimo scontro, che da tempo aspettava d’essere combattuto.
« Finalmente », disse prendendo il mio volto tra le mani e sorridendo, di quel sorriso che da solo illumina la notte più buia.
« Finalmente », dissi tornando sulle sue labbra.

Ciao a tutte, eccomi con il nuovo capitolo, vi è piaciuto il faccia a faccia? E se vi dicessi che nel prossimo ce ne sarà uno con la tanto "amata" Signora Tanner, la madre di James?
 
Questo capitolo è dedicato a tutte le lettrici che hanno vissuto sulla loro pelle le paure del terremoto. Io virtualmente vi sono vicina, spero di regalarvi un attimo di spensieratezza con le mie storie. Vi bacio ed abbraccio tutte.
Alla prossima
Alma

 
PS. Giulia Scricciolo ha cominciato a scrivere una bellissima storia, fateci un salto, s'intitola Perdonare?.
 
*Per chi avesse visto Blindspot, quelle tre battute sono un dialogo tra Myfair e Zapata a fine stagione.

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Capitolo 13
*** Finalmente ***


Dove eravamo rimasti..
Bella in macchina raggiunge il New Jersey e parla con Victoria, lei le dice che la storia con James durava da più di otto anni. Bella incontra JJ e poi ha una discussione con James, quando esce trova davanti alla macchina Edward che la riporta a New York.
Edward propone una pizza a lei e ai bambini che accettano entusiasti, al ritorno a casa guardano Frozen, quando i bambini si addormentano Edward e Bella hanno una discussione, lei ha paura che Edward si allontani da lei e i suoi bambini una volta ottenuto il divorzio.
Edward pensa che Bella non si fidi di lui e se ne va, lei lo segue e, dopo avergli detto che di lui si fida, si baciano.
 
CAPITOLO XIII
 
FINALMENTE
 
17 MARZO 2016
 
EDWARD
Avrei continuato a baciare Bella per ore, non potevo crederci che finalmente le sue labbra erano sulle mie. Le mie mani erano ancora sulla sua vita, la stringevo forte a me, come se avessi la paura che potesse scappare, o che peggio, fosse solo il mio ennesimo sogno. Ma Bella era li, non era un sogno, era reale, sentivo le sua labbra e le sue mani che torturavano i miei capelli.
« Non sai quanto ho aspettato questo momento », le dissi dandole una serie di baci a stampo.
« Scusa », disse lei abbassando lo sguardo, ma non muovendosi dalla mia presa.
« Perché? », domandai sentendo il mio cuore battere forte, avevo paura che se ne stesse pentendo. Bella non mi rispondeva, non mi guardava, con la mano destra le alzai il volto per perdermi di nuovo nei suoi occhi.
« Perché? », provai di nuovo sperando in una sua risposta.
« Perché ti ho fatto aspettare », rispose sorridendo e togliendo tutte le mie paure.
In quel momento poteva anche finire il mondo, ed io non me ne sarei accorto, per la grande felicità che in quel momento mi circondava.
Presi il suo delicato volto tra le mani e tornai a baciare quelle labbra che per notti avevo sognato.
« Non andare via, non essere arrabbiato con me », mi disse appoggiando la mia fronte alla sua.
« Io non vado da nessuna parte, se non sarai tu a chiedermelo », le risposi sincero, amando la sensazione di averla tra le mie braccia.
« Credo di essere troppo egoista per chiederti di farlo », mi disse lei riempiendomi di gioia, essere egoisti non era sempre un sentimento negativo.
« Mi piace il tuo egoismo », dissi dandole un bacio sulla punta del naso.
« Vieni », Bella mi prese per mano e mi condusse in casa sua.
« Cosa succederà ora? », mi domandò sedendosi sul divano, capivo le sue paure, ma solo assieme avremmo potuto superare tutti gli ostacoli.
« Succederà che per prima cosa ti starò accanto », risposi sedendomi accanto a lei, Bella aveva bisogno di sicurezza, di fiducia.
« Mi starai accanto.. », disse ripetendo le mi stesse parole.
« Vieni qui », risposi allargando le braccia e lei non se lo fece ripetere due volte, si buttò su di me facendomi cadere sul divano. Bella era su di me, presi ad accarezzarle dolcemente la schiena, mentre lei cominciò a giocare con i miei capelli, non osavo baciarla, ancora la sentivo lontana, avevo ancora paura.
« Cosa aspetti a baciarmi?  », mi domandò sorridendo maliziosa. Io non me lo feci ripetere due volte e ripresi le sue labbra tra le mie. Il bacio divenne sempre più passionale, quando le nostre lingue cominciarono a giocare tra loro. La mia voglia di lei aumentava bacio dopo bacio, ed avevo paura che Bella potesse accorgersene.
« Bella.. », dissi con voce roca, mentre lei si allontanava di colpo da me, facendomi sentire immediatamente la sua mancanza.
« Edward, mi dispiace, io.. », disse cominciando a mordersi il labbro.
« Hey.. non è successo nulla », dissi alzandomi ed avvicinandomi a lei.
« Ti sono saltata addosso », cercò di giustificarsi.
« Sono invitante lo so », Bella sorrise alle mi parole e si fece prendere tra mie braccia.
« Quanto sei scemo? », rispose ridendo e prendendo il mio volto per darmi un bacio a stampo, che mi feci bastare.
« Passo dopo passo, alla fine stiamo insieme da pochi minuti, no? », domandai pentendomi subito delle mie parole, forse Bella non era ancora pronta.
« Quindi stiamo insieme? », domandò sorprendendomi.
« Quando bacio una donna, vuol dire che voglio starci insieme »
« Quante donne baci? Se si può sapere », non capivo se lo faceva per scherzare, o per avere delle sicurezze. Il suo tono non era da interrogatorio, era divertito, ma sapevo che da me voleva solo risposte serie.
« Allora, la mia prima ragazza si chiamava Gabrielle, hai lei ho dato il mio primo bacio e.. », mi sentivo in imbarazzo a parlare di certe cose con lei.
« Hai perso la verginità con lei », concluse lei per me ed io annuì.
« Poi all'università mi sono fidanzato con Victoria », Bella fece una faccia strana, quando sentì nominare quel nome.
« No, anche tu la rossa no! Altrimenti ti lascio seduta stante! », disse tra il serio e il divertito. Facendomi, però, morire di paura.
« Non credo sia lei, era bionda e poi ora avrebbe la mia età, non è lei tranquilla », la rassicurai accarezzandole il viso, Bella si rilassò all'istante.
« Poi? Scusa se ti sto facendo l'interrogatorio, ma tu sai tutto di me », disse lei prendendo la mia mano e cominciando a giocarci.
« Durante il praticantato ho conosciuto Kate, il resto lo sai », quella con Kate era stata la mia prima storia importante, finita con il tradimento da parte sua.
« Dopo Kate? »
« Nessun'altra », sorpresi Bella con la mia risposta, ma era la pura verità.
« Non sei più stato fidanzato.. ma qualche avventura.. occasionale », Bella sembrava imbarazzata nel chiedermi quelle cose.
« No Bella, nessuna avventura occasionale »
« Cioè tu è da tre anni che non.. », Bella era, ormai, tutta rossa in viso.
« Che non faccio sesso con una donna », conclusi io per lei.
« Stai scherzando? », io negai con il capo, « Perché? Intendo vuoi uomini non resistete.. poi uno come te.. cadranno tutte ai tuoi piedi ».
« Uno come me in che senso? », domandai non capendo le sue parole.
« Edward ti sei mai visto allo specchio? Sei un uomo elegante, sensuale, dolce.. », sorrisi alla sua descrizione, ma non le risposi e la baciai.
« Faccio l'amore solo con una donna per la quale provo qualcosa », le sussurrai nell’orecchio sentendola rabbrividire.
« Tu faresti l'amore con me? », mi domandò tornando a guardarmi negli occhi e facendo battere il mio cuore a mille.
« Quando sarai pronta », le risposi, sapendo che in quel momento non lo era, non era pronta per fidarsi di un uomo al cento per cento.
« Tu ci sarai », disse, e sapevo che in quel momento non si riferiva solo al sesso ma anche a un futuro assieme a me.
« Io ci sarò », Bella prese ad accarezzare il mio viso, « Sei speciale, sei la mia salvezza », mi disse posando le sue labbra sulle mie.
« Tu e i tuoi bambini siete speciali per me », le mie parole erano vere, Bella e i suoi figli erano importanti per me, vedergli sorridere era la cosa più importante.
« Loro ti adorano, Renèe non fa altro che parlare del suo Eddy e Charlie.. non so lui »
« Lui vuole vederti felice », dissi tornando ad abbracciarla.
« Grazie per oggi.. non sarei stata in grado di guidare », mi disse all’improvviso staccandosi da me. Non mi piaceva l’idea di averla lontano, perciò le misi una mano intorno ai fianchi e l’attirai a me.
« Ero preoccupato per te.. cosa ti ha detto Victoria? », Bella sbuffò ed appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
« Se non ne vuoi parlare.. », quando l’avevo vista nel New Jersey aveva il volto sconvolto, stanco.
« No.. va bene, forse ci può aiutare ad ottenere prima il divorzio », mi disse girandosi per guardarmi negli occhi.
« Stanno insieme da otto anni, proprio qui si sono detti ti amo »
« In che senso qui? », domandai non capendo.
« In questa casa, davanti a Charlie, mentre dormiva », precisò lei con faccia schifata.
« Lei gli ha detto di essere incinta e lui, prima l’ha lasciata, poi le ha dichiarato il suo amore, ma che non potevano stare insieme perché lui doveva salvaguardare la sua immagine del marito fedele », sentivo quanto soffriva per quelle parole, non dissi nulla, le diedi solo un bacio sui capelli e Bella si accoccolò sul mio petto.
« Così le ha comprato la casa lontano da qui », Bella sorrise amara a quella mia affermazione.
« Già.. e sai dov’era il giorno in cui è nata Renèe? », mi chiese alzando i suoi occhi castani su di me, quegli occhi pieni di dolore, di delusione, di odio e di schifo verso una persona che aveva amato.
« A Vancouver.. se non mi sbaglio », risposi ricordando la nostra conversazione di alcune settimane prima, Bella negò con il capo. Cos’altro aveva scoperto?
« Era a Disneyland, ad Orlando.. con loro », disse mentre calde lacrime scendevano dai suoi occhi. Presi il suo volto tra le mani e cercai di togliere quelle lacrime che non meritavano di toccare il suo volto delicato. Vedevo la paura nei suoi occhi, vedevo una donna che soffriva perché l’uomo che amava le aveva fatto male giorno dopo giorno. Come può un padre assentarsi alla nascita di sua figlia per andare in un parco giochi con l’amante. Non è un padre una persona così.
« Edward lui.. non gli ha mai amati, perché aveva già un figlio dalla donna cha ama », disse cominciando a tremare.
« Non può non amarli Bella io non riesco a non amarli.. che razza di uomo è? », dissi ormai cominciando ad agitarmi anche io.
« Tu ami i miei figli ? », mi domandò Bella mettendo le mani sul mio volto, stava cercando di calmarmi.
« Come fossero miei, perché Bella io quel giorno ci sarei stato. Sarei morto di paura nel sapere che Renèe aveva il cordone legato al collo e sarei stata la persona più felice dl mondo quando l’infermiera me l’avrebbe messa tra le braccia sana e salva. Con te che sorridi fiera del miracolo che hai appena compiuto e con Charlie felice di avere la sua sorellina », dissi quelle parole con il cuore in mano, perché avrei dato qualsiasi cosa per far si che quella fosse la pura realtà.
Bella si sedette in braccio a me, « Saresti stato un padre fantastico », disse prima di rapire le mie labbra in un bacio bagnato dalle nostre lacrime e dall’amore che stavo cominciando a provare per lei.
« Finalmente », dissi sulle sue labbra cominciando a giocare con il suo labbro inferiore.
« Cosa ? », mi domandò lei staccandosi leggermente da me e dandomi un bacio sulla punta del naso.
« Ti posso baciare, signorina Swan si è fatta attendere », le risposi mettendole i capelli dietro l’orecchio.
« Non è che il tuo unico obiettivo è quello di portarmi a letto signor Cullen? », mi domandò schietta.
« Anche », risposi sincero beccandomi uno scappellotto in testa.
« Prima, però, ti devo fare innamorare di me. E so che non sarà semplice, so che devi ricominciare a fidarti del genere maschile », Bella sorrise alle mie parole.
« Sei sulla buona strada avvocato », disse mettendo le mani sul mio collo e tirarmi a se per far scontrare per l’ennesima e piacevolissima volta le nostre labbra.
« È tardi, è meglio se vado.. », anche se avrei voluto rimanere così per sempre.
« Hai ragione », rispose scendendo dalle mie gambe. Avrei tanto voluto rimanere, ma non era il caso di affrettare i tempi.
« Ci vediamo domani », dissi prendendola per i fianchi e baciandola ancora, avrei continuato a baciarla per ore, senza mai stancarmene.
« A domani », disse lei sulle mie labbra, prima di abbracciarmi.
 
BELLA
Avevo fatto una pazzia nel baciare Edward? Nel confidarmi con lui? Questo non lo sapevo, e ad essere sinceri la cosa non mi preoccupava, per una volta avevo seguito il cuore, la testa, il fegato e qualsiasi altro organo presente nel mio corpo. Perché era la cosa giusta da fare in quel momento. Avevo anche io il diritto di essere felice.
Per la prima volta da settimane mi addormentai con il sorriso sulle labbra e la sensazione che tutto sarebbe andato bene. Con Edward potevo essere felice, dovevo smettere di stare male a causa di James, lui aveva scelto la sua strada io la mia.
 
18 MARZO 2016

Sentivo ancora il sapore dei baci di Edward sulle mie labbra, stavo pulendo casa con il sorriso stampato in faccia, era raro in quei giorni che io fossi così serena, ma bastò che il campanello suonasse e vedere la mia ex suocera con un sorriso falso dipinto in faccia per cancellare il mio.
« Buongiorno Isabella », disse Lily entrando in casa, senza nemmeno aspettare che le dessi il benvenuto.
« Buongiorno »
« Dove sono i bambini? », ma si rendeva conto che era mattina?
« A scuola », risposi ovvia.
« Non me gli fai vedere ultimamente » , mi accusò sedendosi sul divano.
« Non viene a trovarli ultimamente, nemmeno gli chiama», risposi in tono accusatorio.
« Isabella, questi sono i biglietti per te e James, per la serata di beneficenza dai Clarck », disse tirando fuori dalla sua borsa di Valentino una busta elegante color avorio. Lily allungò la busta verso di me ma io non la presi.
« Prendila », mi ordinò.
« Non vedo perché la stia consegnando a me »
« Sei la moglie di mio figlio, a chi dovrei consegnarla altrimenti? »
« Ex, visto che la richiesta di divorzio è stata avviata », le dissi con molta calma, era inutile arrabbiarsi, con lei non ne valeva la pena.
« Ancora continui con questa baggianata? Ma lo sai di non avere nessuna possibilità verso mio figlio? », la voglia di tirarle un bel pugno in faccia era molto alta.
« Ho molte possibilità, lei nemmeno si immagina quante possibilità io abbia » , risposi guardandola dritta negli occhi.
« Vuoi rovinare la reputazione di mio figlio, ma sarà lui a rovinare la tua! », disse lei nella sua odiosa compostezza.
« A si? Ma io non voglio rovinare la reputazione di James, è comunque, il padre dei miei figli », almeno sulla carta lo era.
« Allora finiscila con questa storia! »
« Lei sa dove ha vissuto suo figlio in queste ultime settimane? », era arrivato il momento di dire tutto alla mia adorata ex suocera, di metterla al corrente di chi fosse realmente suo figlio.
« Non in questa casa! », disse lei alzando il tono di voce.
« Già non qui, ma a circa un'oretta da qui. Precisamente in New Jersey », dissi cominciando a sorridere, mentre Lily rimaneva impassibile nella sua freddezza.
« Mio figlio non ha case in New Jersey »
« Oh si, direi che ha il servizio completo in New Jersey », risposi sarcastica.
« Che cosa stai insinuando? », disse cominciando a togliere quella maschera impassibile che aveva portato fino a quel momento.
« Quanti nipoti ha lei? »
« Due », rispose convinta della sua risposta, in fin dei conti non aveva torto.
« Ufficialmente.. le dice qualcosa il nome James Junior Harrison? »
« No.. non so chi sia »
« È il suo terzo nipote », dissi sganciando la bomba e vedendo la sua maschera di indifferenza crollare del tutto, Lily cominciava a tremare dalla rabbia.
« Che cosa stai dicendo? »
« Sto dicendo che suo figlio da otto anni ha un'altra compagna con la quale ha un figlio di sette anni. Questo lei lo sapeva? Evidentemente no! Quindi il mio divorzio non è una baggianata, è l'unica cosa sensata del mio matrimonio », dissi alzando leggermente la voce, ma cercai di respirare e di calmarmi.
« Non può avere un figlio da un'altra donna, gli ho sempre detto di stare attento »
« Lei sapeva », ero sicura che lei sapesse dei tradimenti del figlio.
« Mi ero accorta che mio figlio non ti era fedele, ma è un uomo » , cercò di giustificare il figlio.
« Che cosa significa che è un uomo? Essendo un uomo può andare a letto con chiunque, tanto a casa c'è Isabella ad aspettarlo! Questo vuole dire? »
« Isabella calmati, probabilmente quel bambino non è figlio di James! »
« Sono perfettamente calma, James l'ha riconosciuto il giorno stesso in cui è nato. Ha cresciuto un figlio avuto da un'altra donna, mentre non c'era mai per i miei »
« L'hai visto? », mi domandò riprendendo la sua maschera d'indifferenza.
« Si, è la fotocopia di James »
« Non sei stata in grado di tenerti stretto tuo marito »
« Non le permetto di dirmi queste cose in casa mia, non sono stata io a distruggere la mia famiglia, non sono stata io ad andare a letto con altri uomini. L'ho amato e amando lui ho distrutto me stessa », dissi alzandomi ed avviandomi alla porta aprendola.
« Sei ridicola, credi ancora nell'amore, quello finisce », disse raggiungendomi
« No.. non finisce se è vero. Se ne vada da casa mia, vada a consegnare i biglietti alla nuova compagna di suo figlio », dissi tenendo la testa e il mio orgoglio ben alti, non sarebbero state lei e le sue parole a distruggermi.
« Qualcuno ha fame? », dissi facendo capolinea nell’ufficio di Edward, gli avevo portato il pranzo, anche se la mia era una scusa per poterlo vedere.
Edward non si era accorto della mia presenza e sorrise appena posò il suo sguardo su di me.
« Ciao bellissima », disse Edward chiudendo il Mac ed avvicinandosi a me.
« Ciao signor avvocato », dissi ad un centimetro dalle sue labbra. Fu Edward ad eliminare le distanze mettendo le sue mani sui miei fianchi ed attirandomi a sé.
« Volevo il bacio del buongiorno », disse dandomi un piccolo e casto bacio a stampo.
« Potrebbero vederci », dissi io non accennando a spostarmi di un centimetro dalla sua presa.
« In questo ufficio ci siamo solo io e te.. e la mia segretaria, ma che sta seduta fuori da questo ufficio, quindi non ti preoccupare », mi rassicurò lui.
« Sei fantastico », dissi mettendo una mano sul suo collo e lasciandogli un bacio sulle labbra.
« Sto morendo di fame, cosa mi hai portato di buono? »
« Ti ho fatto il petto di pollo con le spezie », dissi aprendo il contenitore. Era la prima volta che portavo il pranzo al lavoro a qualcuno, con James non era mai successo. La trovavo una cosa molto intima, e forse stavo affrettando le cose.
« Perdonami, io non dovrei essere qui.. tu sicuramente stavi andando a mangiare fuori in un buonissimo ristorante ed io sono venuta qui a rovinarti i piani con un banalissimo petto di pollo.. ora.. », Edward non mi fece finire, mi baciò impedendomi di dire qualsiasi cosa.
« Non ti permetto di pensare una cosa del genere e adesso mangiamo », disse sorridendo facendomi sciogliere, ma come faceva?
Edward mangiò con gusto e si complimentò, mi piaceva condividere questi momenti di normalità con lui. Quando stavo con lui mi dimenticavo dei miei problemi, mi sentivo una ragazzina alla sua prima cotta, anche perché avevo la costante voglia di unire le mie labbra alle sue.
« Come è andata oggi? », mi domandò mentre mettevamo via le cose del pranzo.
« È arrivata la mia ex suocera », dissi sedendomi accanto a lui sul divano dell’ufficio.
« Cosa voleva? », chiese mettendo un braccio intorno alla mia vita e stringendomi a sé.
« Portarmi gli inviti per un galà di beneficenza e ricordarmi che il mio divorzio è una baggianata », risposi guardandolo negli occhi e sorridendo per le grandi stronzate che aveva detto Lily. 
« Non demorde »
« No, lei pensa che sia normale che il marito tradisca la propria moglie »
« La mela non cade mai troppo lontano dall’albero », disse lui facendomi il solletico su un fianco.
« Dai lo sai che non lo reggo », dissi cercando di allontanarmi da lui.
« No l’ho appena scoperto! », rispose con sorriso malizioso dandomi un bacio e facendomi cadere con la schiena sul divano, si posizionò sopra d me e cominciò a baciarmi il collo, un piccolo gemito uscii dalle mie labbra quando percepii la sua eccitazione. Che era pari alla mia.
« Fermami ti prego », disse con voce roca tornando sulle mie labbra, con molta fatica misi le mani sul suo viso e lo allontanai leggermente da me. Anche se non avrei voluto farlo.
« Scusami Bella, io.. ma ti rendi conto di quello che fai agli uomini? », domandò imbarazzato tornando a sedersi.
« Perché quale effetto provoco? », domandai con tono audace, cosa mi stava facendo Edward Cullen? Io non ero mai stata così con un uomo.
« Bella.. non credo sia necessario spiegarti che effetto provochi. Penso che tu lo abbia percepito », disse arrossendo. Era rara per un uomo quella caratteristica e questo me lo fece amare un po’ di più. Mi stavo innamorando di Edward Cullen? Probabilmente si.
« Vuoi che passi sta sera? », mi domandò mentre ci stavamo salutando.
« Ne sarei felice, e non solo io », dissi pensando ai miei bambini.
Poco dopo salutai Edward ed andai nel bar vicino all’asilo dove mi aspettava Rose, voleva passare un po’ di tempo con i suoi nipoti. Della sua famiglia era l’unica che chiamava quasi tutti i giorni, che gli vedeva. Della quale i bambini chiedevano sempre, cosa che era sempre più rara nei confronti del padre e dei nonni.
« Ciao Rose », dissi sedendomi al tavolo del locale. Rose si alzò e mi abbracciò, « Sei raggiante Bella ».
« Anche tu », risposi sedendomi accanto a lei ed ordinando una tazza di tè.
« Come vanno le cose? »
« Vanno meglio, ora che so tutto non mi sento più in colpa »
« Ho visto mamma a pranzo, aveva un diavolo per capello. Avete discusso di nuovo? », mi domandò sorridendomi,lei sapeva quanto snob e superficiale fosse sua madre. Non avevano un rapporto idilliaco, Rose era quella ribella della famiglia. Forse era per quello che avevamo un ottimo rapporto.
« Non accetta il divorzio.. protegge suo figlio, è normale da parte di una madre », in un certo senso la capivo.
« Continuava a ripetere che James sarà la rovina della nostra famiglia che avesse anche messo incinta una delle sue amanti », disse sorridendo, lei non sapeva.
« È quello che le ho detto questa mattina »
« Che cosa?! », disse lei cominciando a tossire, il caffè gli era andato di traverso.
« Rose stai bene? », dissi dandole qualche pacca sulla spalla.
« Non ho capito cosa hai detto a mia madre »
« Rose tuo fratello ha un figlio da un’altra », Rose rimase ghiacciata dalle mie parole, era incredula.
« Ma io lo ammazzo con le mie stesse mani! Quello stronzo, non gli bastava metterti le corna con ogni cosa di essere femminile che respira anche un figlio doveva farci! », non avevo mai visto Rose così alterata.
« Rose è sempre tuo fratello.. calmati », dissi prendendo la sua mano tra le mie.
« Chi è, quanti anni ha il bambino? »
« Si chiama victoria e il bambino James Junior ha sette anni »
« Bella mi dispiace », disse abbracciandomi, capivo la delusione che lei provava per il fratello perché era la stessa che io provavo per Jacob.
« Io ora sto bene », avevo Edward accanto a me.
« Rifatti una vita Bella, non pensare a quello che la gente potrebbe pensare o dire, innamorati di un uomo che ti ami e che ti rispetti. E che ami anche i miei nipoti, perché l’uomo fortunato che ti rapirà il cuore si dovrà prendere il pacchetto completo », disse la sorella del mio ex marito, questo dimostrava che con Rose oltre ad essere state parenti, eravamo diventate amiche. Altre sorelle avrebbero difeso il fratello a spada tratta lei no, lei era più razionale.
« Andiamo a prendere i tuoi nipoti », le dissi pagando il conto ed avvicinandoci all’asilo di Renée. Non era il caso di dirle di Edward.
« Ciao zia! », urlò la mia piccola correndo verso Rose che la prese in braccio riempiendola di baci.
« Ciao bellissima », rispose lei abbracciandola con tanto amore.
« Oggi viene Eddy? », mi chiese quando la presi in braccio per coccolarmela un po’.
« Si tesoro », le risposi e vidi nascere sul suo volto paffuto un bellissimo sorriso.
« Eddy? Ohh.. quell’Eddy .. », disse Rose amicando verso la mia direzione, avevo un’amica completamente matta. Che avesse capito qualcosa? Mi si leggeva in faccia che quel giorno ero felice? Edward Cullen cosa mi stai facendo?
 
Buongiorno ragazze, come va tutto bene? Chi di vuoi se la sente a rispondere alle domande della nostra Bella? Ha fatto bene a lanciarsi tra le braccia di Edward? Ha affrettato troppo le cose?
Mi dite, se vi va, le vostre frasi/parti preferite di questo capitolo?
Un bacio e grazie di cuore perché siete sempre in tantissime.
A presto..

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Capitolo 14
*** Paura ***


Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella si danno il loro primo bacio, rientrano in casa e lei decide di fidarsi di lui.
Il giorno dopo Lily, la madre di James, va a casa di Bella e le dice che la deve smettere con la storia del divorzio, Bella le racconta del figlio di James con Victoria.
Edward e Bella pranzano insieme scambiandosi dolci effusioni, le li racconta della visita di Lily. Prima di andare a prendere i bambini a scuola parla con Rose al bar che la incoraggia ad andare avanti con la sua vita.
 
CAPITOLO XIV

PAURA

21 MARZO 2016

Alle quattro ero pronta davanti alla scuola di Renée, era una bella giornata, il primo giorno di primavera, certo faceva freddo, ma il sole splendeva forte e fiero in alto nel cielo.
I bambini cominciarono ad uscire, vidi tutte le amichette di Renèe andare in contro alle loro mamme, ma non vedevo la mia, probabilmente non aveva finito di mettersi il giubbino, era pigra a volte. Un po’ come me. In pochi minuti il giardino del prestigioso asilo si svuotò rimasero solo i dipendenti, ma di Renèe nemmeno una traccia, cominciai a girare cercandola con lo sguardo, ma di lei nessuna traccia. Il mio peggior incubo si stava avverando, lui me l’aveva portata via.
Il panico cominciò ad impossessarsi di me, non sapevo cosa fare. Vidi sugli scalini la sua maestra e la raggiunsi, forse Renée era ancora dentro.
« Scusi Miss Honey.. dov'è mia figlia? », chiesi nel panico più totale.
« È venuto suo marito a prenderla, mi ha detto che glielo aveva comunicato », alle parole dell'insegnante di Renée mi pietrificai, me l'aveva portata via, me l'aveva promesso, mi stava portando via i miei figli.
« Signora Tanner si sente bene? », mi dovevo allontanare da li, non volevo farmi vedere dalle altre mamme.
« Si.. va bene arrivederci », dissi voltandomi e raggiungendo la mia macchina, lui l'aveva presa, la mia bambina. Presi il cellulare e tremando cercai il numero di James.
« Il numero da lei selezionato è al momento irraggiungibile », disse la voce fredda e distante della segreteria telefonica, non so per quanto tempo provai e riprovai a chiamare, ma quell'odiosa voce continuava a tartassare la mia mente e ad aumentare il panico.
Cominciai a scorrere la rubrica, in cerca di un altro numero di James, quando vidi il numero di Edward e senza pensarci lo chiamai. Avevo bisogno di lui, lui che era la mia forza. Lui che da settimane mi impediva di cadere stando sempre al mio fianco.
« Ciao bellissima », Edward rispose subito dopo il primo squillo.
« Ed.. Edward », dissi cercando di calmarmi, ma era tutto completamente inutile.
« Bella tesoro parla, che succede? », chiese preoccupato, mentre io nella mia testa non riuscivo a completare una frase che avesse senso.
« Lui.. lui.. l'ha portata via », dissi appoggiandomi alla portiera della macchina.
« Chi ha portato via? »
« Renée.. è venuto lui a prenderla all'asilo ed ora non risponde al telefono », dissi mentre il mio corpo veniva scosso da violenti singhiozzi.
« Tesoro calmati, dimmi dove sei »
« All'asilo », dissi appoggiandomi alla macchina, sentivo le gambe molli e la testa girare.
« Charlie? », mi ero dimenticata di mio figlio, ma che razza di madre ero?
« A scuola.. »
« Lo vado a prendere e ti raggiungo, tu stai calma, andrà tutto bene », mi rassicurò lui.
Non so quanto tempo passò, rimasi immobile appoggiata alla portiera della macchina, con calde lacrime che scendevano sul mio volto, volevo la mia bambina e lui me l'aveva portata via.
« Mamma! », urlò la voce di mio figlio venendomi incontro ed abbracciandomi, mi calmai leggermente quando mi ritrovai Charlie tra le braccia, lui stava bene, alzai lo sguardo e trovai quello preoccupato di Edward.
« Stai bene? », domandò avvolgendo la mia vita con un braccio.
« Mamma cosa è successo? », vedevo la paura negli occhi di mio figlio.
« Amore te lo spiego in macchina, sali in tanto », dissi aprendo la sua portiera e facendolo salire in macchina.
« Edward me l'ha portata via »
« Bella, tesoro, guardami. Sono sicuro che la nostra Renée stia bene », disse prendendo il mio volto tra le mani.
« Ma non è qui con me, sarà spaventata », James non era mai andato a prenderla all'asilo.
« È con suo padre, non sarà spaventata. Ora tranquillizzati adiamo al Country Club, probabilmente l'ha portata li », lui aveva la straordinaria capacità di tranquillizzarmi, io ero talmente presa dal fatto che la mia bambina fosse scomparsa che non avevo minimamente pensato a dove potesse essere.
« Perché non c'ho pensato? »
« Perché sei troppo agitata, adesso tranquillizzati e andiamo a prenderla », disse prendendomi per mano ed accompagnandomi al posto del passeggero.
Edward si mise alla guida, in macchina nessuno parlava, la paura e la tensione che c'era nell'aria si poteva toccare con le dita. Vedevo Charlie silenzioso e preoccupato, Edward sembrava tranquilla, io continuavo a torturarmi le dita pensando alla mia bambina.
« Mamma dov'è Renée? »
« Charlie ora andiamo a prenderla, non ti preoccupare », rispose Edward, io non riuscivo a parlare, un groppo alla gola me lo impediva.
« Hey, stai tranquilla », disse Edward in modo che solo io potessi sentirlo, facendomi un debole sorriso.
Arrivammo al Country Club in venti minuti, non diedi il tempo ad Edward di parcheggiare la macchina che scesi dalla macchina ed entrai nella struttura.
« Dov'è James? », domandai ad uno dei dipendenti del circolo, che mi guardò stupito, forse aveva notato la mia rabbia.
« Nel suo ufficio signora », lo superai e mi diressi verso la zona amministrativa del Country Club, sentivo Edward e Charlie dietro di me.
« Signora.. », disse la sua segretaria alzandosi in piedi quando mi vide e entrare.
« Non m'interessa Jane! », risposi superandola ed aprendo la porta dell'ufficio di James.
Appena entrai vidi la mia bambina sul divano con in mano un I Pad, mi calmai all'istnante. James era alla sua scrivania, stava lavorando, ignorava completamente Renée, e questo fece solo aumentare la mia rabbia nei suoi confronti.
« Mamma! », urlò la mia bambina quando si accorse della mia presenza, nell'alzarsi fece cadere il tablet a terra e si fermò per raccoglierlo. James si alzò dalla sua poltrona, la mia bambina lo guardava terrorizzata.
« Renée maledizione! Hai la minima idea di quanto costa?! », disse James alzando la voce, il labbro di Renèe cominciò a tremare, segno che si stava per mettere a piangere.
« Isabella? », solo in quel momento si accorse della mia presenza, stavo tremando, come si permetteva di usare quel tono con mia figlia.
« Renèe amore vieni qui », mi avvicinai e la presi in braccio, la mia bambina mise il capo nell'incavo del mio collo, la sentivo tremare, « Shh, calmati amore, c'è mamma adesso », alzai lo sguardo verso James che non osava dire una parola.
« Io, mi dispiace non volevo alzare la voce », cercò di giustificarsi mentre si avvicinava, nel frattempo entrarono in ufficio Edward e Charlie.
« Piccola », disse Edward dando un carezza sui capelli a Renée, che alzò il viso e sorrise appena lo vide, smise anche di tremare.
 « Eddy! », disse sollevando completamente la testa ed allungando le braccia verso Edward, che fissò prima me prima me prima di prendere la piccola in braccio.
« Ciao principessa », le disse lui dolce dandole un bacio sui capelli, James li fissava furioso.
« Metti giù mia figlia », disse avvicinandosi ad Edward, ma io gli bloccai la strada.
« No, non la metterà giù »
« Chi sei tu per impedirmelo? »
« Sono colei che l'ha portata in grembo per nove mesi », risposi sicura di me, un uomo così non mi faceva paura, solo schifo.
« Ti devo ricordare che sono stato io a metterti incinta, sc.. »
« Non ci provare! », dissi bloccando le sue parole, si rendeva conto che i suoi figli erano presenti?
« E dimmi chi ti ha dato il permesso di andare a prendere Renée all'asilo! », era meglio cambiare argomento.
« Hai detto che potevo vederli quando volevo! », aveva ragione, non gli avrei mai impedito di fare il padre.
« Ed è così, ma dovevi avvisarmi », non farmi morire.
« L'ho fatto! Ho chiesto a Jane di mandarti un e-mail »
« Hai chiesto a Jane di mandarmi un e-mail? », chiesi incredula, « Ti faceva così schifo chiamarmi direttamente? ».
« Isabella, io volevo presentare a Renèe JJ », ma che razza di uomo avevo davanti?
« Chi è JJ? », mi gelai all'istante quando vidi Charlie al mio fianco.
« Tuo fratello », rispose lui come se nulla fosse, io mi bloccai sul posto, se non fosse stato per la presenza di Edward, che mi mise una mano sul fianco, sarei crollata.
« Io non ho fratelli, ho solo una sorella », rispose Charlie con un tono di voce che non gli avevo mai sentito, era deluso, freddo, apatico.
« Papà ha fatto un errore, tanti anni fa e.. », dissi io abbassandomi per raggiungere il viso di mio figlio, non sapevo che parole usare, perché qualsiasi cosa avessi detto gli avrebbe fatto male.
« Vuoi conoscerlo? Tra pochi minuti sarà qui », disse James inginocchiandosi davanti al figlio, che di riflesso fece un passo indietro.
« No », rispose lui guardandolo negli occhi, azzurri come i suoi.
« Ha quasi la tua età, vi divertireste insieme », continuò lui. Ma si rendeva conto del dolore che procurava hai suoi figli? Guardai Renée abbracciata stretta ad Edward, lui cercava di distrarla, ma era inutile, la mia bambina aveva capito e sentito tutto.
« Ho detto di no! »
« Edward, per favore, porta i bambini in macchina, io vi raggiungo subito », dissi prendendo lo zainetto di Renée.
« Va bene... Charlie vieni? », domandò a mio figlio, che lo prese per mano, gliela stringeva forte, sembrava cercasse sicurezza in lui.
« Hai trovato il sostituto », disse quando rimanemmo soli nel suo ufficio, dove anni prima avevo scoperto il suo primo tradimento.
« E dimmi è bravo a letto? », domandò sfacciato, non si rendeva conto del danno che aveva appena fatto.
« Cosa diavolo ti è saltato in mente?  », dissi ignorando la sua provocazione.
« Te l'ho detto volevo fare conoscere JJ a Renée! »
« Ma hai la minima idea del trauma che hai appena procurato ad entrambi? », dissi ormai fuori di me, i bambini non c'erano, quindi ero libera di sfogare tutta la mia rabbia.
« Tu non glielo avresti mai fatto conoscere! », mi accusò.
« Qui ti sbagli, perché un giorno ti avrei chiamato ed insieme avremmo organizzato l'incontro.. Magari preparandoli psicologicamente prima, e non dirgli così di punto in bianco: "avete un fratello"! »
« Isabella, mio figlio ai tuoi.. »
« Ai miei.. Sono i nostri figli James.. ma forse questa è solo una mia fantasia  », dissi facendo crollare tutte le mie forze, lui era un caso perso.
« Quando vuoi vederli chiamami  », dissi uscendo dal suo ufficio.
« Cosa c'è tra te e l'avvocato?  », disse alle mie spalle.
« Rispetto », risposi voltandomi verso di lui per poi uscire da quella stanza.
Al Country Club tutti mi guardarono stupiti, era dalla cena di Natale che non ci mettevo piede, ignorando lo sguardo di tutti uscii nel parcheggio, non feci in tempo a salire in macchina, che vidi Victoria scendere dalla sua con JJ. Probabilmente anche Edward se ne accorse, infatti partì subito.
« Amori miei state bene? »
« Si mamma, adesso andiamo a casa? Devo studiare storia, Edward mi aiuti? », disse Charlie sicuro delle sue parole, ma sentivo che sarebbe scoppiato a piangere da un momento all’altro.
« Certo », ero felice che Edward fosse nella mia vita, nella vita dei miei figli, avevano bisogno di una figura maschile, e lui era così perfetto con loro, sembrava lo facesse da una vita. Mi voltai verso i miei bambini e vidi Charlie osservare il panorama fuori dal finestrino, eravamo sul ponte di Brooklyn al tramonto, era uno spettacolo stupendo. Renée si era addormentata nel suo seggiolino, speravo con tutta me stessa che la sgridata di James non avesse ripercussioni su di lei.
Quello che avevano scoperto nel pomeriggio era abbastanza traumatico, le parole di James erano state dirette, pensava di parlare ai suoi dipendenti, non si rendeva conto di avere davanti a sé un bambino di nove anni e una di quattro. Avevo paura della loro reazione, io l’avevo presa molto male, ma loro come avrebbero fatto? Erano così piccoli, non si meritavano di soffrire in quella maniera.
« Siamo arrivati, dove metto la macchina? », mi domandò Edward quando arrivammo davanti al grattacielo dove c’era il mio appartamento.
« Portala in garage, entriamo da li »
« Come vuole comandante! », disse facendo ridere me e Charlie.
« Come sei scemo! »
« Mamma, non offendere Edward », lo difese Charlie, Edward sorrise ed entrò nei garage sotterranei.
« Andiamo su! », dissi scendendo dalla macchina ed aprendo la portiera di Charlie, « Andrà tutto bene, va bene? », Charlie annuì ed io lo presi tra le mie braccia stringendolo forte a me. Non sarei dovuta crollare, sarei dovuta essere forte per i mei figli. « Tu non hai altri figli vero? », domandò alzando i suoi grandi occhi azzurri verso di me.
« No amore mio, ci siete solo voi due per me. Niente è più importante di voi due », risposi cercando di tranquillizzarlo.
« Edward? », mi domandò bloccandomi sul posto, forse stavo affrettando le cose con lui, i miei bambini non erano pronti alla presenza di un altro uomo nelle nostre vite.
« Lui.. è solo un mio amico », dissi sollevando lo sguardo e incontrando gli occhi di Edward che sorrise amaro, sapevo che quella situazione non era semplice nemmeno per lui. Ma prima venivano i miei figli. Ed ero sicura che lui capisse.
« Ah.. è bravo lui », disse deluso dalla mia risposta.
« Mi piace. Mamma so che tu e papà vi siete lasciati, che lui non tornerà più a casa », non ne avevo mai parlato in questi termini con lui, ma lo aveva capito da solo.
« Charlie mi dispiace in non avrei mai voluto che tutto questo accadesse »
« Lo so mamma, adesso andiamo a casa che devo studiare con Edward, con papà non è mai successo », disse lui prendendomi per mano, aveva sottolineato bene le ultime parole, James era da anni che faceva del male ai miei figli.
« Andiamo », risposi guardando Edward, che apriva la portiera dove c’era Renée.
« Prendo la principessa, si è addormentata », disse abbassandosi per prenderla in braccio con delicatezza.
« Cosa devi studiare? », domandò Edward appena entrammo in casa, « I babilonesi », rispose Charlie, mettendo lo zaino vicino al divano.
« Porto Renèe nella sua cameretta, tu intanto prepara i libri », disse Edward dirigendosi verso la stanza della piccola.
« Sei così dolce con loro », gli dissi dopo che mise la bambina nel suo lettino, le tolse anche le scarpe e il giubbotto, le lasciò un bacio sulla fronte e poi mi raggiunse.
« Non saprei come altrimenti », disse mettendo una mano sul mio fianco avvicinandomi a lui, avevo così tanta voglia di baciarlo, o semplicemente stare tra le sue braccia.
« Sei fantastico », dissi avvicinando le mie labbra alle sue per lasciargli un bacio a stampo e tornare da mio figlio.
Edward e Charlie cominciarono a studiare sul tavolo della sala da pranzo erano così belli insieme, Edward era davvero bravo a spiegare a mio figlio le pagine di storia per l’interrogazione del giorno successivo.
« Cosa vi cucino per cena? », domandai dopo un’ora che stavano studiando.
« L’hamburger », disse mio figlio non stupendomi per niente.
« Con patatine? », continuò Edward dando il cinque a Charlie, erano due bambini. Stavo per rispondere ad entrambi quando sentii la mia bambina urlare.
Corsi immediatamente nella sua cameretta, la trovai seduta sul suo lettino, aveva le guance  rigate dalle lacrime, la raggiunsi e la strinsi forte al mio petto.
« Amore della mamma che succede? Hai fatto un brutto sogno? », le domandai cullandola a me, lei annuì.
« Cosa hai visto? »
« Papy.. mi sglidava », maledetto se ce lo avessi avuto davanti l’avrei ridotto ad uno straccio.
« Amore, è solo un sogno. Stai tranquilla, c’è Edward qui »
« Eddy! », disse lei sollevando la testa, Edward si avvicinò e si sedette sul letto accanto a me.
« Hey principessa, vieni qui », lui la prese in braccio e le fece posare il capo sul suo petto, Renèe cominciò a respirare già più calma. Era la seconda volta nel giro di poche ore che la tranquillizzava semplicemente con la sua presenza.
« Va meglio? Ora ti va se andiamo di la a fare la cena con Charlie? »
« Mi bruciate la cucina se vi mettete voi tre ai fornelli », dissi facendoli sorridere.
« Non ti fidi abbastanza, noi tre assieme siamo meglio di quelli di Master Chef », disse Edward alzandosi con Renèe in braccio e Charlie per mano.
« Ora tu ti siedi, qui facciamo tutto noi », disse Charlie indicando lo sgabello, quando andammo in cucina.
« Ai vostri ordini.. attenti a non scambiare il sale con lo zucchero. Renèe tesoro tu controllali »
« Va bene mamy », disse la mia bambina sporgendosi dalle braccia di Edward per darmi un bacio.
« Edward nel secondo cassetto ci sono i grembiuli per tutti e tre.. e non dire che non vi servono, perché fidati, servono », dissi prendendo una rivista e cominciando a sfogliarla, ogni tanto alzavo lo sguardo e mi perdevo nell’ammirarli. Era bello vederli lavorare tutti e tre insieme, Edward stava molto attento affinché non si tagliassero e non si bruciassero. Sorridevano tutti e tre, erano una famiglia, un padre con i suoi figli, Edward in poco tempo stava diventando quello che per anni James non era riuscito a diventare. Una figura paterna, che ti protegge, che ti fa sorridere, divertire, ti aiuta con i compiti e che ti ama.
Presi il telefono e scattai una bellissima foto a tutti e tre, non si erano accorti del mio scatto, per questo la foto che ne uscì era una meraviglia, perché era semplice, naturale, vera, felice. E tutto questo era merito di una sola persona; Edward Cullen.
In poco tempo la cena fu pronta, non mi fecero nemmeno apparecchiare, era tutto molto buono, Edward aveva le mani doro, un punto in più alla sua lunga lista di pregi. I bambini mangiarono tutto con gusto, anche le verdure. Edward l’aveva sostituito le patatine fritte con una bella insalata, e nessuna delle due pesti si era lamentata. Cosa molto strana per loro due.
« Mi complimento con i miei chef personali », dissi proponendo un brindisi con l’acqua a tutti e tre.
« Ploplio un blutto film », decretò Renèe quando sulla televisione cominciò il film di Capitan America, diciamo che non era proprio il suo genere, ma le avevo spiegato che nemmeno a Charlie piaceva Frozen ma lo aveva guardato per fare felice lei, quindi anche lei doveva fare questo piccolo sacrificio.
« Shh.. non sento », la ammonì Charlie, facendo ridere me ed Edward. Renèe ovviamente era in braccio a lui.
« Ma Eddy tu ha la fidanzata? », domandò Renèe troppo annoiata per seguire il film.
« Io ehm.. no », rispose guardandomi, sapevo quanto avrebbe voluti rispondere di si, perché io e lui stavamo insieme. Ed io ne ero felice.
« Davvelo? », chiese felice alzandosi in piedi sul divano.
« Si », rispose Edward scompigliandole i capelli.
« Chally ti devo dile una cosa, vieni! », Renée come un fulmine scese dal divano e prese suo fratello per mano trascinandolo nella sua cameretta, Edward mi guardava stupito, non capiva il repentino cambiamento dei miei figli.
«  Capitan America è così noioso, da farli scappare? »
« No, stanno tramando qualcosa », dissi alzandomi per vedere cosa stessero organizzando con le loro piccole menti diaboliche. Edward mi seguì, ma prima di raggiungere la camera di Renèe mi sentii trascinare da parte e in pochi secondi mi ritrovai in bagno con le labbra di Edward sulle mie.
« Edward che stai facendo? », domandai con il fiato corto, poggiando la mia fronte sulla sua.
« Scusa io.. mi sono mancate le tue labbra oggi », dissi allontanandosi da me, io sorrisi alle sue parole e mettendomi sulle punte gli lasciai un altro bacio sulle labbra, prima di uscire dal bagno, seguita da lui.
« Dobbiamo fale fidanzale mamy con Eddy », io ed Edward scostammo leggermente la porta, lui posò una mano sul mio fianco e la testa sulla mia spalla e con me si mise ad ascoltare la conversazione dei miei bambini.
« Non è una brutta idea », disse Edward al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
« Secondo te Edward ama la mamma? », chiese Charlie alla sorella bloccandomi sul posto e facendo partire il mio cuore a mille. Mi voltai verso Edward, completamente rossa in viso, lui mi lasciò una dolce carezza e mi diede un bacio sulla fronte.  I miei occhi vennero rapiti dai suoi, erano così puri e sinceri. Potevo leggere tutto ciò che solo con uno sguardo era in grado di trasmettermi.
« Ovvio! »,rispose Renèe convinta facendo sorridere anche me, non avevo mai pensato all’eventualità che Edward mi amasse e questa eventualità mi piaceva in modo assurdo.
« Direi di si », disse Edward prendendomi per mano e portandomi in salotto, cosa diavolo voleva dire con “direi di si”?
 
Buona sera fanciulle, ecco a voi il nuovo capitolo. Cosa ne pensate? Chi risponde alla domanda di Bella?
Il comportamento di James non fa altro che confermare quello che molte di voi mi hanno detto nelle recensioni, cioè che è una persona di …
Pensate che questo avvicinamento di Edward ai bambini sia stato troppo affrettato?
Grazie di cuore, aprire EFP e vedere quante siete a leggere ogni singolo capitolo mi riempie di gioia, anche in questi giorni un tristi per me.
Vi mando un grande bacio a tutte
Alla prossima

Ps. C’è qualche lui tra voi? O siamo tutte ragazze? 

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Capitolo 15
*** Primavera ***


Dove eravamo rimasti..
Bella va a prendere Renèe all’asilo, ma la maestra le dice che è venuta il padre a prenderla, preoccupata chiama James, ma lui non risponde al telefono, chiama così Edward. Lui suggerisce di andare al Country Club, è li che trovano la piccola, il padre voleva presentarle il fratellastro. Bella si arrabbia e discute con James, aveva paura che lui gliela volesse portare via.
I bambini scoprono di avere un fratellastro e di questo rimangono molto delusi, Bella porta i bambini a casa con Edward, dove passano la serata a vedersi un film.
 
CAPITOLO XV
 
PRIMAVERA
 
EDWARD

 
21 MARZO 2016

« Direi di si », le risposi prendendola per mano e trascinandola in salotto, anche i bambini si erano accorti di quanto Bella fosse importante per me. Ero felice di poter far parte della loro vita. Chissà cosa avevano in mente le due pesti.
« A cosa? », mi domandò Bella sedendosi accanto a me e prendendomi la mano per giocare con le mie dita, sembrava che la cosa la rilassasse.
« Al loro piano.. è un bel piano », le risposi dandole un bacio sulla fronte, ma Bella mi allontanò mettendo entrambe le mani sul mio petto.
« Potrebbero vederci »
« Scusami », le risposi, aveva ragione, i bambini avevano subito abbastanza danni in quella giornata, non era il caso di vedere la madre mentre bacia un altro, anche se il loro piano prevedeva che ci mettessimo insieme.
« Non devi scusarti, passerei ore a baciarti. Oddio sembro un adolescente », disse mettendo entrambe le mani sul volto.
« Direi una bellissima adolescente », lee dissi togliendo le sue mani dal suo bellissimo viso, non mi poteva impedire la visuale sui suoi bellissimi occhi.
« Sembravi tranquillo oggi in macchina », disse lei cambiando discorso e voltandosi verso di me.
« Fingevo, se mi fossi mostrato agitato ti saresti agitata ancora di più  », le risposi sincero, anche io avevo avuto paura, non ero sicuro che la bambina si trovasse al Country Club, ma avevo dovuto fingere, Bella era sconvolta quando ero andato a prenderla davanti all’asilo. Era terrorizzata all’idea di non rivederla più, e lo ero anche io.
« Dopo i miei figli, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata », disse stringendo forte la mia mano, leggevo la verità delle sue parole nel suo sguardo sincero, nel volermi dire tutto solo con gli occhi, e lei magicamente ci riusciva sempre. Sapere quanto ero importante per lei mi riempiva d’orgoglio, e non in senso negativo, perché anche lei per me era tra le cose più bella della mia vita, ed anche i suoi figli.
« Allola Eddy, hai portato i fiori alla mamma? », disse la voce squillante e dolce della piccola mentre rientrava in salotto con il fratello.
« No principessa.. », risposi non capendo il perché della sua domanda.
« Male Eddy », disse lei scuotendo la testa e mettendosi le mani nei fianchi, era davvero tenera.
« Domani porterò i fiori più belli. Promesso », risposi mettendomi una mano sul cuore.
« Ma dovevi oggi Edward! »
« Perché campione? »
« Ma Eddy oggi è plimavela!! L’ha detto Mrs. Honey! », oh cavoli avevano ragione.
« Mi faccio perdonare subito, vedo se c’è un fioraio aperto e ve le porto, anche a te Charlie? », vedevo Bella divertita dalle mie parole, mentre tratteneva le risate incrociando le braccia al petto.
« Sono sicura che i fiori di domani, saranno più belli. Adesso è tardi », mi salvò Bella, non sapendo che io mi sarei alzato davvero per andare a cercare l’unico fioraio aperto a quell’ora, solo per vederle felici.
« Va bene mamy », disse Renèe trattenendo uno sbadiglio, era stata una giornata lunga per lei e il fratello, sembrava che la notizia di avere un fratellastro non gli avessi colpiti più di tanto, ma sentivo che prima o poi sarebbero crollati, ed io avrei preso volentieri a pugni James che non si meritava di essere il padre di due creature così meravigliose e dall’animo puro.
« Vuoi andare a nanna principessa? », le dissi alzandomi, era tardi.
« Si », la presi in braccio e lei si accoccolò al mio petto, Bella sorrideva, sembrava felice ed anche Charlie ci guardava in modo strano, anche lui sembrava felice.
« Dai portiamo questa bimba biricchina a dormire, poi tocca anche a te Charlie, che domani c’è scuola », disse Bella avvicinandosi e dando un bacio a sua figlia e guardando me intensamente negli occhi.
Sembrava tutto così naturale, sembravamo una famiglia, e la cosa mi piaceva da matti. Come aveva potuto James rovinare tutto questo?
« Vieni in braccio a mamma Charlie? »
« Sono grande mamma! », rispose lui fiero della sua età, lei gli accarezzò una guancia e lo prese per mano.
Mettemmo a dormire prima la piccola, che non ci fece uscire dalla sua stanza senza prima averle raccontato una favola, l’accontentai raccontandole l’inizio di Cenerentola, prima di vederla chiudere gli occhi ed addormentarsi. Era un angelo, un piccolo angelo, che non meritava di soffrire.
Charlie si addormentò senza problemi, ma mi sorprese quando pretese il bacio della buonanotte da entrambi, erano davvero dei bambini speciali.
« Stanno dormendo ora »
« Si.. », Bella si voltò verso di me e mi mise le mani al collo, io le circondai la vita con le braccia, « Baciami », non me lo feci ripetere due volte prima di posare le mie labbra sulle sue.
Il bacio divenne più passionale quando socchiuse le labbra permettendomi di cominciare a giocare con la sua lingua, aveva un sapore dolce, sapeva di Bella, era unica, ed io per lei avrei fatto qualsiasi cosa.
« Te lo hanno mai detto che baci da Dio? », mi disse ansimando staccandosi da me.
« Si, ma mi piace sentirmelo dire », le rispose stringendola ancora di più a me, mi piaceva il contatto fisico che avevo con lei.
« Spero di essere l’unica a.. »
« Sei l’unica ad avere l’onore di baciarmi, e sono sicuro di essere l’unico ad avere l’onore di baciarti », le dissi riprendendomi le sue labbra e togliendole ogni dubbio.
 
22 MARZO 2016
Il Country Club al mattino era vuoto, se si escludevano le vecchiette che prendevano il caffè sul portico che dava sui campi da golf. Mi diressi immediatamente alla reception, Bella non sapeva che mi sarei recato in quel posto da lei tanto odiato. Ma il giorno prima, quando eravamo venuti a prendere la piccola, mi era venuta un’idea.
« Buongiorno, il signor Tanner è qui? », domandai alla ragazza seduta dietro all’elegante bancone.
« Lei è l’avvocato Cullen? »
« Si », come faceva a conoscermi?
« Mi ricordo di lei alla cena di Natale », disse sorridendo, « Il signor Tanner è fuori per tutta la mattinata », mi rispose in modo cordiale facendomi felice.
« La sua segretaria, Jane, se non mi sbaglio, è qui? »
« Certo, la può trovare nel suo ufficio »
« Perfetto, grazie », dissi dirigendomi verso la sezione amministrativa del Country Club.
Trovai Jane china su dei fogli, non aveva notato la mia presenza.
« Buongiorno signorina », le dissi palesando la mia presenza.
« Buongiorno avvocato », rispose in modo composto aggiustandosi la giacca.
« Volevo farle due domande, se è possibile », dissi sedendomi davanti a lei, che mi guardava impaurita.
« Certo.. ma.. il signor Tanner non è qui.. »
« Se lei non glielo dice, lui non lo saprà », risposi accavallando le gambe e puntando il mio sguardo su di lei.
« Cosa vuole sapere? »
« Lei sa che il suo capo e la moglie stanno divorziando », le dissi, ma lei sembrò colpita dalle mie parole, James non aveva ancora diffuso la notizia.
« Non credevo, mi aveva detto che c’erano dei problemi, ma non ha mai parlato di divorzio », come immaginavo.
« Da quanto lavora qui Jane? »
« Da circa cinque anni », rispose cominciando a torturarsi le dita.
« Com’è il suo rapporto con il signor Tanner? »
« Che cosa vuole da me avvocato? », disse alzando il tono della sua voce, non volevo che qualcuno ci disturbasse, volevo delle risposte da lei, era arrivato il momento di entrare nei panni dell’avvocato Cullen, quello serio, che non perde mai una causa.
« Risposte, ma si calmi, la prego », dissi sfoderando il mio miglior sorriso, non mi piaceva quella situazione.
« Sto rischiando di perdere il mio lavoro », era agitata stare in contatto con James tutto quel tempo non doveva essere semplice per lei.
« Non succederà, stia tranquilla »
« Che altro vuole sapere? », domandò incrociando le braccia al petto ed evitando il mio sguardo, sentivo quanto si sentisse in imbarazzo e poco a suo agio.
« Risponda alla domanda di prima », la vidi indecisa, aveva paura a parlare.
« È un ottimo capo, svolge perfettamente il suo lavoro », su questo non avevo dubbi, James era bravo nel suo lavoro, il centro era cresciuto molto da quando lui si era messo alla guida.
« Con lei com’è? »
« Molto educato, professionale », sentivo che non mi stava dicendo tutta la verità.
« Ha mai avuto rapporti con il suo capo? », domandai diretto, non avrei voluto farlo, ma era l’unico modo per farla parlare. Jane divenne tutta rossa, sembrava volesse sprofondare sotto la scrivania.
« Come si permette di fare una domanda del genere? »
« Lei ci è andata a letto si o no? La domanda è semplice », sapevo che per lei non era una situazione semplice.
« Io.. esca da qui per favore », ero consapevole del male che le stavo facendo, ma tutto questo era inevitabile, James era stato bravo a non lasciare tracce delle sue amanti. Tranne Victoria, ma avevo bisogno di più prove, per distruggere James Tunner, volevo togliergli tutto. La mia non era cattiveria, era senso di giustizia, era il vedere quei bambini soffrire per un padre che non gli aveva mai amati nel modo in cui meritano.
« Solo quando mi avrà dato le risposte che cerco », risposi freddo.
« Si.. mi sono intrattenuta più volte in ufficio con James, oltre l’orario lavorativo », rispose confermando i miei sospetti, lei era una delle sue donne fisse.
« Vi siete visti anche altrove? »
« No.. ma »
« Ma? », la incalzai.
« Spesso succedeva anche in occasione dei viaggi d’affari, che James fa ogni mese »
« Lei lo accompagna sempre? »
« Si », rispose rivolgendo lo sguardo alla grande vetrata che dava sui campi da golf, era una bella giornata di inizio primavera, il sole splendeva alto e fiero. Notai i suoi occhi lucidi, probabilmente si era innamorata di James, mentre lui l’aveva solo usata per il suo piacere personale.
« Mi dispiace, non volevo farla piangere »
« Non è colpa sua, sono io la stupida che non riesce a dirgli mai di no. Ti ammaglia con le parole, ti fa sentire la persona più importante del mondo, la più bella. Ed io come un’illusa ci casco sempre. Per lui sono solo scopate e, nonostante io ne sia consapevole, continuo a concedermi a lui », disse non trattenendo più le sue lacrime, che cercò di asciugare con i Klennex che aveva a portata di mano, probabilmente non era la prima volta che piangeva per lui.
« Lei è innamorata di lui? », domandai più come amico, le mie risposte le avevo ottenute, ma per ottenerle avevo fatto piangere una donna, e di questo non ne andavo fiero.
« No.. come posso amare un uomo che mi usa? Posso dire di essere attratta, ammagliata da lui, ma non innamorata. Rischierei di farmi male e tanto », mentiva, ma non a me, lo faceva a se stessa per proteggersi, come aveva fatto Bella, che aveva smesso di amarlo per non continuare a farsi del male.
« La signora Tunner sta divorziando, vero? », domandò quando aveva asciugato le sue lacrime.
« Si »
« Mi creda, non mi sto illudendo che James lo abbia scelto, sono sicura che si stata Isabella a chiedere il divorzio », annuii alla sua affermazione, « Lei e i suoi figli non si meritano uno come James », la sua frase era ambigua.
« In che senso scusi? »
« Non mi fraintenda, la prego, quello che voglio dire è che.. James non merita di avere una famiglia bella come quella che ha con Isabella. Io ieri l’ho vista sa? », disse facendo un debole sorriso, « Aveva in braccio Renèe e teneva per mano Charlie, eravate belli. Ho visto nel suo sguardo la preoccupazione e l’amore che prova verso quei bambini. Non ho mai visto tutto questo in James, per questo non posso essere innamorata di un uomo del genere. Ed è per questo che oggi stesso mi licenzierò »
« Come? Ne è sicura? », non riuscivo a credere alle parole di quella donna.
« Credo sia l’unico modo per recuperare quel poco di dignità che mi è rimasta! », disse facendo un sorriso amaro, quel sorriso che solo una donna ferita nel profondo poteva avere.
« Se le serve un aiuto, per trovarsi un nuovo lavoro, non esiti a contattarmi », se si stava licenziando, era perché io l’avevo fatta parlare.
« Grazie.. se ha bisogno del mio aiuto.. io ci sono.. devo fare qualcosa per chiedere perdono a Isabella »
« Lei capirà, forse è l’unica che ti capirà, ma se te la senti, il giorno dell’udienza in tribunale, ti andrebbe di testimoniare? », la vidi impaurirsi alle mie parole, « L’udienza sarà chiusa al pubblico, tutto quello che verrà detto in aula rimarrà in aula, ad eccezione della sentenza », la rassicurai.
« Ci sarò »
« Prefetto, allora la aspetto nel mio ufficio i prossimi giorni. Così da concordare quello che dirà in tribunale davanti al giudice », dissi alzandomi e porgendole la mano che lei prontamente strinse.
« Si.. comincio a raccogliere le mie cose, è tempo di ricominciare e magari trovare un uomo che mi ami e che non veda solo il mio corpo », disse sicura di se, i suoi occhi erano ancora pieni di lacrime, ma ero sicuro che quello sarebbe stato il suo nuovo inizio.
« È il primo giorno di primavera.. la natura rinasce ed io insieme a lei »
« Mi piace la sua motivazione, andrà tutto bene, ne sono sicuro »
Uscii dal Country Club contento del mio lavoro, la mia non era presunzione, ma forse avevo salvato una donna dal baratro in cui stava cadendo per colpa di quella sottospecie di uomo che si ritrovava come capo.
Come promesso a Renèe passai dal fioraio e mi feci confezionare due bouquet, « Signore che fiori vuole? », mi domandò la fioraia.
« Prenda spunto del primo giorno di primavera, ma in quello più piccolo ci metta anche delle roselline », Renèe ne andava matta.
« Ecco  a lei », mi disse porgendomi i due bouquet, aveva fatto davvero un’ottimo lavoro, si era lasciata ispirare ed aveva creato due piccoli capolavori.
« Grazie, sono perfetti », dissi mentre pagavo.
« Sono per due donne speciali, immagino. Quello più piccolo è per sua figlia, vero? », mi domandò lasciandomi di sasso, ed ora cosa rispondevo?
« Si », la mia risposta uscii da sola dalle mie labbra, perché in cuor mio vedevo Renèe e Charlie come figli miei.
 
BELLA
Il primo giorno di primavera era stupendo, non dico che facesse caldo, ma nell’aria si respirava un qualcosa di nuovo, di positivo. Una nuova energia.
Charlie era ancora scosso da quello che era successo il giorno prima, cercava di fare l’adulto, ma sapevo che prima o poi sarebbe crollato, io sarei stata li, sarei stata la sua roccia.
Avevo sentito Edward in mattinata, mi aveva detto che aveva molto lavoro da fare, ma che sarebbe passato dopo cena a vedere i bambini, ed anche me. Ma questo lo aveva aggiunto alla fine.
« Pronto », risposi vedendo il numero fi James comparire sullo schermo, non ero felice di sentire la sua voce.
« Isabella, ciao come stai? »
« Cosa vuoi James? », risposi tagliando corto.
« Come siamo acide.. si sente che sei in astinenza », le sue parole non mi colpirono, ormai lo conoscevo, non c’era nulla di cui stupirsi.
« Vogliamo arrivare al dunque? Quindi ripeto cosa vuoi? »
« Ho pensato alle tue parole e.. hai ragione dovevamo preparare i bambini all’incontro con JJ », James che mi dava ragione era una cosa più unica che rara.
« James.. arrivi tardi, i bambini sono ancora scossi da quello che è successo ieri », dissi con tutta la calma del mondo. Non ero contraria al fatto che i bambini conoscessero il loro fratello, ma avevano bisogno di tempo.
« Non dico subito, ma.. decidi tu », cosa ne avevano fatto del mio ex marito? Chi era quest’ uomo?
« Vieni a casa sabato pomeriggio, da solo. Poi fai arrivare Victoria e il bambino. Voglio che sappiano tutta la verità, e sarai tu a dirgliela », dissi mentre vedevo il portone dell’asilo di Renée che veniva aperto.
« Ok.. Senti Isabella, non divorziamo, non rendiamo pubblica questa cosa, diventiamo una coppia aperta », ecco che ritornava ad essere l’uomo che conoscevo, mi ero illusa, James Tanner non sarebbe mai cambiato.
« Questo nei tuoi sogni », risposi concludendo la telefonata, ma da dove gli venivano fuori certe idee?
« Oggi mamma voglio la pasta al pomodoro per cena », disse Charlie mentre eravamo in ascensore.
« Per te piccola va bene? »
« Sii ». rispose lei entusiasta.
« Pasta al pomodoro sia »
Quando le porte dell’ascensore si aprirono trovammo una bella, anzi bellissima sorpresa ad attenderci. Edward in tutto il suo splendore ci aspettava davanti alla porta di casa. Nell’aria si sentiva un buonissimo odore di fiori e lui stava nascondendo qualcosa dietro la schiena.
« Eddy! », urlò Renèe correndo verso di lui che si abbassò per darle un bacio sulla fronte.
« Ciao principessa »
« Ciao Edward », lo salutò Charlie, erano così felici entrambi di vederlo. Vedevo Edward in difficoltà, per questo mi affrettai ad aprire la porta di casa e far entrare tutti.
« Principessa questo è per te », disse porgendo a mia figlia un piccole mazzo di fiori, cìerano tanti fiori diversi, ma le roselline la facevano da padrone.
« Buona primavera principessa », ma quanto era dolce quell’uomo? Se non ci fossero stati i bambini gli sarei saltata addosso.
« Glazie Eddy! Hai mantenuto la plomessa », la mia bambina era entusiasta del regalo appena ricevuto.
« Sempre piccola », forse era vero, mi stavo innamorando di Edward giorno dopo giorno.
Mi sedetti sul divano per godermi la scena, poco dopo mi raggiunsero, Edward si sedette alla mia sinistra e Charlie accanto a lui, « Non mi sono dimenticata di te, buon inizio primavera Bella, la stagione dell’anno dove tutto rinasce », mi disse mentre mi passava un bouquet bellissimo, era fatto di ogni tipo di fiori, era un tripudio di colori e profumi. Come poteva un uomo essere così perfettamente romantico?
« Grazie », dissi commossa dal suo gesto e dalle sue parole.
« Sei ploplio blavo Eddy », disse mia figlia, che si era seduta sul tavolino da caffè, di fronte a noi. Sapeva che era una cosa che non mi piaceva, ma sapeva anche che in quel momento non l’avrei mai rimproverata. Era furba, come sua zia Alice.
« Per te ometto ho i biglietti della partita di baseball più attesa dai cittadini di New York! », disse tirando fuori dalla tasca della giacca una busta.
« Intendi i Yankees contro i Mets? »,, domandò mio figlio con una strana luce negli occhi.
« Esatto! »
« Sei un grande Edward! », disse mio figlio dandogli il cinque, lo aveva reso felice.
« Ma sempre con il consenso della mamma », disse Edward rivolgendosi a me, come potevo dire di no? Se con un semplice gesto aveva reso felice mio figlio?
« Si, ma guai a voi se mi portate delle cheerleader in casa! »
« Promesso », rispose Charlie abbracciando Edward.
« Forza Yankees? », domandò dubbioso mio figlio, lui era un fan sfegatato di quella squadra.
« Mi sembra ovvio! », disse Edward ed il sorriso di mio figlio si allargò ancora di più, se mai fosse possibile.
« Eddy dai un bacino a mamy? », disse mia figlia, che era ancora seduta sul tavolino con il suo piccolo bouquet in mano. Ma cosa le passava per la testa?
« Sulla guancia », precisò Charlie, qualcuno era geloso.
« Ogni vostro desiderio è un ordine », rispose lui mettendo una mano sul mio fianco e dandomi un bacio sulla guancia, mentre sentivo i miei figli sorridere felici.
 
 
 
 
 
Buona sera, eccomi con il nuovo capitolo, cosa ne pensate di Jane? Ha fatto bene? Ed Edward è stato troppo duro con lei? E della richiesta di James?
Oddio vi sto facendo troppe domande, quando invece vi vorrei ringraziare per aver scelto di leggere e di cominciare a luglio questa avventura insieme a me. Grazie 💗
Fatemi sapere cosa ne pensate, e se vi piace il “dove eravamo rimasti..”, all’inizio di ogni capitolo.
Lo so siamo quasi in inverno, e nella maggior parte d’Italia piove, ma riscaldiamoci il cuore pensando alla primavera.
 
A settimana prossima, un bacio!
 
PS. Ragazze, amiche mie, che amate i Robsten, un po’ di giorni fa ho pubblicato nella sezione Cast Twilght la prima parte di una storia che vede loro due come protagonisti. Si intitola The Truth, e presto pubblicherò la seconda e ultima parte. Fatemi sapere cosa ne pensate. 💗💗

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Capitolo 16
*** Gelosia ***


Dove eravamo rimasti..
Edward si reca al Country Club e chiede di poter parlare con Jane, i due parlano e Jane gli confessa che aveva una relazione con James.
Edward gli chiede se la relazione continua e lei risponde di no, che non si poteva innamorare di una persona come lui, e accetta di testimoniare il giorno dell’udienza a favore di Bella.
Il giorno di primavera Edward porta i fiori a Bella e alla piccola Renèe, a Daniel regala i biglietti per una partita di baseball.
 
CAPITOLO XVI

GELOSIA

25 MARZO 2016

EDWARD

"Mi manchi"
Finii di digitare il messaggio per Bella, a causa dei miei impegni erano due giorni che non vedevo lei e i suoi bambini, anche se li sentivo ogni sera, mi mancava stare con loro.
“Anche tu, più tardi passo e ti porto il pranzo”
“Sei una donna da sposare”
“Non mi parlare di matrimoni, me ne devo già liberare di uno!”
Ed io l’avrei aiutata molto volentieri in questo. A giorni il tribunale mi avrebbe comunicato la data dell’udienza e finalmente Bella sarebbe stata una donna libera.
Passai le successive due ore a studiare le pratiche delle altre cause che stavo seguendo, il pensiero di Bella era fisso su di me. Non vedevo l’ora di vederla e poterla baciare stringendola forte tra le mie braccia. Non era da molto che lei faceva parte della mia vita, ma sentivo che per me era indispensabile la sua presenza, lei continuava a ringraziarmi per averla aiutata, ma lei non sapeva che erano stati lei e i suoi bambini a riportare la gioia nella mia vita fatta solo di lavoro e serate passate sul divano a guardare il baseball.
Dopo Kate non ero più uscito con nessuna, non mi fidavo più delle donne, di lei mi ero innamorato davvero e sapere del suo inganno per me era stato devastante. Sapere di non conoscere una persona fino in fondo, fa male, ti lacera, fa crollare tutte le tue convinzioni, per questo avevo capito subito Bella.
« Avanti », dissi continuando a fissare lo schermo del computer.
« Avvocato Cullen, la signorina Jane Volturi chiede di parlare con lei, la faccio entrare? », disse la mia segretaria.
« Certo, la faccia entrare », dissi alla mia segretaria, Jane non mi aveva più chiamato, speravo non cambiasse idea.
« Buongiorno avvocato », disse Jane entrando, aveva la faccia sconvolta, cosa le era successo?
« Chiamami Edward », le dissi stringendole la mano.
« Va bene », rispose abbassando lo sguardo, sembrava in imbarazzo.
« Prego accomodati. Come posso esserti utile? », le dissi indicandole le due poltrone in pelle nera davanti alla vetrata che dava sulla città.
« Grazie, io.. volevo dirti che ho lasciato il lavoro », ero felice per lei, non meritava di essere trattata come James l’aveva tratta in quei anni.
« Come è andata?»
« Bene.. James non ne era contento, ma ha accettato la mia volontà di andarmene », rispose stupendomi, James non era il tipo che lasciava andare le cose così tanto facilmente.
« Strano.. pensavo che..»
« Che ci tenesse a me? », domandò Jane facendo un sorriso amaro.
« Almeno un po'»
« È bravo a far credere quello che vuole.. », era un attore nato.
« Tu come stai? », ero realmente preoccupato per lei, era giovane, e si era illusa.
« Mentirei se ti dicessi che sto bene », disse continuando a torturare le sue povere dita, era nervosa e agitata, sembrava mi volesse dire qualcosa, ma che avesse paura.
« Non sarà stato facile lasciare il lavoro per te », non sapevo cosa dirle, mi sentivo in colpa, se stava in quel modo era anche colpa mia in parte.
« Un po'.. sai avevo un buon stipendio, ma appena sono uscita mi sono sentita più libera, mi stavo riprendendo la mia dignità. Stavo bene, ma poi.. », disse mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo, le passai un fazzoletto e lei mi ringraziò.
« Cosa è successo? »
« Ieri è venuto a casa mia », disse in un sussurro, sembrava se ne stesse vergognando.
« Cosa ti ha fatto? »
« Nulla.. mi ha solo chiesto il perché me ne fossi andata », rispose scuotendo la testa.
« Cosa hai risposto? », domandai preoccupato, Jane sembrava nascondere qualcosa, James era molto bravo ad ottenere quello che voleva, e lei era vulnerabile a lui.
« Tranquillo.. non gli ho detto che testimonierò a favore di Isabella, alla fine me ne sono andata in primo luogo per me stessa.. semplicemente non ho risposto. Mi ha chiesto se volevo un aumento, e me lo avrebbe concesso », non mi stavo preoccupando per quello, Bella aveva molte prove a suo favore, una di queste era il piccolo JJ. Sorrisi, per quell’uomo tutto si poteva risolvere con il denaro.
« Non ha capito il perché te ne fossi andata »
« Non pretendiamo molto da uno come lui », mi disse sorridendo.
« Hai ragione! », Jane sorrise un’ultima volta, poi sul suo volto comparve di nuovo un’ombra, che cosa stava nascondendo?
« Edward io ci sono ricascata », disse d’un tratto, tornando a fissare le sue scarpe.
« Cosa intendi dire? »
« Io.. mi ha baciata, mi ha detto che gli mancavo..», il potere che aveva James su di lei era troppo alto, se poi ci si aggiunge che lei ne fosse innamorata, era la fine.
« Tu l'hai rifiutato vero? », domandai sperando in una risposta affermativa, si sarebbe fatta male.
« No.. io.. ho ceduto, l'abbiamo fatto contro la porta d'ingresso, mi ha usata di nuovo ed io glielo lasciato fare », disse mentre copiose lacrime scendevano sul suo viso, non cercava nemmeno di trattenerle, si vergognava di quello che aveva fatto. Lei non aveva nessuna colpa, se non quella di essere debole e, forse, quella di amare una persona che non lo meritava.
« Come ha fatto a persuaderti di nuovo? »
« Lui è consapevole dell'effetto che ha su di me, mi ha baciato e io non ci ho capito più nulla »
« Non ti ha detto più nulla? », domandai conoscendo la risposta, James era andato da lei solo per una cosa. Chiederle il perché del suo licenziamento era solo un pretesto.
« No.. se si esclude il.. »
 
BELLA
La primavera era passata così come era arrivata a New York, faceva freddo quel giorno, c’era un vento che ti portava via a momenti. Prima di andare da Edward ero passata da John Toast a prendere il pranzo, in quel posto facevano i toast più buoni che avessi mai assaggiato.
Uscii dall’ascensore diretta verso l’ufficio di Edward, la scrivania della sua segretaria era vuota, probabilmente era andata in pausa pranzo, così senza bussare aprii la porta del suo ufficio e lo vidi  parlare con una donna, che io conoscevo.
« .. ho voglia di scopare », gelai sul posto, Jane, la segretaria di James, era seduta sulla poltrona davanti ad Edward. Mi stava portando via anche lui.
« Bene, lui » , Edward sollevò lo sguardo e notò la mia presenza, ed era la prima volta che il suo sguardo mi facesse schifo.
« Bella?», domandò sorpreso vedendomi lì davanti a lui, perché poi? Sapeva che sarei venuta a portargli il pranzo.
« Tolgo subito il disturbo.. », dissi fredda e schifata lasciando sul mobiletto alla mia destra la borsa con il pranzo, « Ecco il tuo pranzo », anche lo sguardo di Jane si posò sulla mia figura. Cosa ci faceva lì? Perché aveva detto quella cosa?
I miei occhi si riempiono di lacrime, mi girai e senza guardare più indietro mi fiondai in ascensore, premendo il tasto che mi riavrebbe portato al piano terra.
« Bella aspetta! Fermati! Ti prego! », vidi Edward correre verso di me mentre le porte dell'ascensore si chiudevano, evitando che lui entrasse.
Mi ero illusa. Io, Isabella Swan, mi ero illusa di nuovo. Pensavo che lui fosse diverso, invece era uguale a tutti, ero io che mi fidavo troppo delle persone.
Evitai di piangere, non avrei pianto per un altro uomo, non avrei calpestato nuovamente la mia dignità. Lui era solo il mio avvocato, l'avrei anche pagato, tra me e lui non doveva esserci nessun tipo di rapporto se non quello che ci dovrebbe essere tra avvocato e cliente.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono mi affrettai ad uscire ma andai contro a qualcuno.
« Mi perdoni.. », non finì di parlare perché mi sentì respingere all'interno dell'ascensore, alzai lo sguardo e vidi gli occhi verdi di Edward, mi guardavano respirando a fatica, era tutto rosso in viso.
« Ma sei impazzito? », Edward fece chiudere le porte dell'ascensore e quell'aggeggio infernale riprese a salire.
« Perché sei scappata? », disse con il fiatone.
Mi allontanai da lui togliendo le sue mani dalle mie spalle, quel tocco mi causò un brivido ma lo ignorai.
« Davvero te lo stai chiedendo? », domandai sarcastica, come si permetteva?
« Si! Diamine! », disse facendo un passo verso di me, io indietreggiai e mi scontrai con la fredda parete dell’ascensore, Edward posò le sue mani ai lati della mia testa, bloccandomi. Ero così vicina a lui da poter sentire il suo profumo, quel profumo che mi mandava in estasi.
« Ti voleva scopare! Volevi una cosa a tre? », dissi urlando a pochi centimetri dalla sua faccia, eravamo così vicini che mi bastava poco per poggiare le mie labbra sulle sue, e la tentazione era alta.
« Ma che cazzo?! Cosa stai dicendo Bella? », Edward sembrava sorpreso dalle mie parole, ma non mi facevo più prendere in giro  dagli uomini, ero stanca.
« Sei uguale a James! Anzi sei peggio! Almeno lui non va in giro a dire..» , non finì la frase perché le labbra di Edward si posarono sulle mie, non ci misi tanto a mettere le mie mani intorno al suo collo per avvicinarlo di più a me, Edward cerò di far socchiudere le mie labbra e solo in quel momento tornai lucida, posando entrambe le mani sul suo petto lo allontanai.
« Che cazzo fai? »
« É l'unico modo per farti stare zitta. Ti sei chiesta perché Jane fosse lì? », domandò mettendosi una mano tra i capelli.
« No », risposi mordendomi il labbro.
« Hai visto quello che volevi vedere e te ne sei andata », disse lui, e per la prima volta vidi la delusione nei suoi occhi.
« Edward, lei ha detto che ti voleva scopare e tu hai risposto che andava bene! Cosa cazzo avrei dovuto capire? », dissi lasciando andare le mie lacrime.
« Bella.. Bella come devo fare con te, se non ti fidi? Pensi davvero che mi possa scopare Jane dopo che ti ho confessato che non lo faccio da tre anni e che l'unica che desidero sei tu? », disse allontanandosi da me, facendomi mancare la sua presenza, perché ero diventata così dipendente da lui?
« Hai detto che andava bene.. », dissi in un sussurro, ricordando la scena di pochi minuti prima, lei lo voleva  e per Edward andava bene.
« Se non mi fossi accorto della tua presenza, avrei continuato la frase dicendo: bene, sa essere esplicito quando vuole qualcosa », cosa stava dicendo? Non capivo le sue parole.
« Chi è esplicito? »
« Bella chi è Jane?», domandò tornando a fissare i miei occhi, il suo sguardo era di ghiaccio, l’avevo deluso, non mi ero fidata di lui.
« La segretaria di.. perché è qui? », cosa ci faceva nell’ufficio di Edward una delle amanti di James?
Edward non rispose alla mia domanda, ma mi prese per mano ed uscimmo fuori dall’ascesnore in un piano che non avevo mai visto, sembrava essere l’ultimo. In quel momento poco mi importava, quella che mi piaceva era vedere le nostre mani intrecciate.
Salimmo una rampa di scale ed Edward aprì una porta che dava sul terrazzo in cima al grattacielo, il panorama era bellissimo, ma non mi dovevo distrarre.
« Perché Jane è nel tuo ufficio?», domandai nuovamente voltandomi verso di lui, le nostre mani erano ancora unite.
« Sono stato da lei alcuni giorni fa.. mi ha raccontato che lei e James avevano continui rapporti.. fisici, che lei si illudeva. Quando le ho detto che stavi chiedendo il divorzio ha accettato di testimoniare davanti al giudice », disse Edward lasciandomi senza parole, continuando a fare disegni circolari sul dorso della mia mano.
« Cosa? Perché mai dovrebbe farlo? », io non mi fidavo di quella donna, la odiavo, perché d’un tratto aveva deciso di aiutarmi?
« Bella, conosci James meglio di tutti, sai quanto è bravo con le parole », rispose lui accennando un mezzo sorriso.
« Si.. »
« Ogni volta che loro due stavano insieme, in quel senso, lui la.. », capii cosa volva dirmi Edward, aveva ragione James era bravo con le parole, sarebbe stato capace di vendere un fazzoletto usato se avesse cominciato a fare le televendite.
« La faceva sentire la donna più importante del mondo », continuai la frase per Edward che annuì, Jane non era altro che una povera vittima, come me e Victoria, e chissà quante altre.
« Esatto, lei era consapevole che per James quelle erano semplici scopate, pensava di poterlo cambiare..  Bella lei ti vuole aiutare per riprendersi quella dignità che per colpa di James ha calpestato. E prima che tu me lo chieda, prima in ufficio, mi stava raccontando che ieri lui è andato a casa sua e.. »
« Oh.. immagino. C'è cascata di nuovo », Jane era troppo coinvolta, James l’avrebbe manipolata con facilità.
« Già », disse ripassando una mano tra i suoi bellissimi capelli, come avevo fatto a dubitare di lui, solo per avere sentito Jane dire una parola? Mi fidavo così poco degli uomini? Ma Edward era diverso, me lo aveva dimostrato in molte occasioni. Perché non riuscivo a fidarmi ciecamente di lui?
« Sono una stupida », dissi comparendomi il volto con le mani, mi stavo vergognando in una maniera assurda.
« Non lo sei », rispose prendendo le mie mani ed avvicinandosi a me sorridendomi in maniera illegale.
« Ho pensato subito male di te, ho pensato che mi stessi tradendo, quando invece non avrei diritto a pensarlo », dissi prendendo i suoi polsi ed accarezzandoli delicatamente.
« E questo perché lo pensi? », domandò avvicinandosi a me continuando a lasciare dolci carezze sul mio volto.
« Perché io non sono la tua.. », non avevo diritto ad essere gelosa, non eravamo una coppia, lui non era mio, come io non ero sua.
« Ragazza? Nella mia testa lo sei », disse facendo tremare il mio cuore, sembravo un adolescente alla sua prima cotta, avete presente le famose farfalle nello stomaco? Ecco, in quel momento nel mio stomaco, nel mio cuore, nel mio cervello, in ogni parte di me, c’era in corso una tempesta di emozioni e il fantastico uomo davanti a me era la causa di tutto.
« Davvero? »
« Mhm, mhm », disse mettendo una mano sul mio fianco avvicinando i nostri corpi, e l’altra alla base del mio collo, lasciando dolci carezze.
« Perdonami », dico ad un centimetro dalle sue labbra.
« Baciami », mi ordina dolce sorridendomi guardandomi con quei occhi così lipidi e sinceri.
« Io mi fido di te », glielo dovevo dire, e dirlo ad alta voce lo rendeva ancora più vero. Io mi fidavo di lui, mi fidavo di lui come non mi ero mai fidata di nessun uomo in vita mia.
« Bene, ora baciami », disse appoggiando la sua fronte alla mia.
« Perdonami », dissi prendendo il suo viso tra le mie mani.
« L'hai già detto. Baciami ora!», sorrido al suo ordine ed alzandomi sulle punte raggiungo le sue labbra, il suo è un bacio dolce, poi tutto si trasforma, ci siamo solo io e lui sulla terrazza di un grattacielo con il cielo testimone del nostro momento di felicità. Il bacio diventa qualcosa di più viscerale, passionale, le sue mani corrono sulla mia schiena, le mie sono ancorate al suo collo.
Ci stacchiamo entrambi a corto d’ossigeno, passerei ore a baciarlo.
« È bellissimo qui », dico notando il panorama, nonostante il freddo New York rimane stupenda, piena di vita e di energia. Edward mi fa voltare, facendo appoggiare la mia testa sul suo petto mentre le nostre mani si intrecciano sulla mia pancia.
« Anche questo panorama è bellissimo », mi disse all’orecchio causando in me mille brividi.
« Quale? », domandai voltandomi verso di lui.
« Questo », disse indicando il mio seno, abbassai lo sguardo e notai che alcuni bottoni della camicia si erano aperti. Cercai di rimediare subito al danno, ero completamente in imbarazzo.
« Mi stavi fissando le tette? », domandai maliziosa.
« Diciamo.. che il panorama di New York è di tutti, mentre questo.. », diceva tutto con una voce così sensuale e roca che non faceva altro che aumentare la mia voglia di lui, « .. è più esclusivo ».
« Ah.. e di chi sarebbe l’esclusiva? », Edward mi stringe ancora di più a sé e mi fa notare qualcosa, che mi fa capire che non gli sono indifferente.
« Quella è una tua scelta signorina », mi disse dandomi un bacio sulla punta del naso.
« Mhh.. è un ragazzo di New York.. è bello da.. »
« Da? »
« Hai presente Brad Pitt? »
« Ho presente », disse divertito voltandomi verso di lui, intrappolandomi tra le sue braccia.
« Ecco.. solo molto di più, poi è sensibile, dolce, comprensivo », dico descrivendo ogni cosa di lui, non avevo mai detto queste cose a lui, anzi non le avevo mai dette ad un uomo.
« Dovrei essere geloso di questo ragazzo »
« Nah », risposi mettendo le mani sui sulla sua vita.
« Quindi è lui che ha l’esclusiva? », mi domandò all’orecchio mentre mi avvicinava a lui.
« Esatto »
« Credo di aver combattuto a duello con lui e di aver vinto.. quindi l’esclusiva passa a me », mi fece ridere con le sue parole, era così semplice stare con lui. Tra le sue braccia.
« Dici? »
« Dico », rispose cominciando a baciare il mio collo, avevo così tanta voglia di fare l’amore con lui, era la prima volta che lo pensavo, o almeno che lo pensavo in maniera così intensa.
« Te l’ho mai detto che per me sei speciale? », gli dissi raggiungendo le sue labbra.
« No.. mi piace sentirtelo dire, perché anche tu sei speciale per me », risponde tra un bacio e l’altro.
« Andiamo? », dissi ad Edward interrompendo il bacio a mio dispiacere, ma c’era una questione da risolvere prima, ed eravamo adulti, basta baciarci sul tetto come due adolescenti.
Ammettilo Bella saresti andata avanti per ore! E non ti saresti limitata a quello!
La  mia coscienza doveva imparare a stare muta.
Edward non capì, prese a baciare il mio collo, a malincuore lo allontanai
« Edward, Jane? », gli ricordai e lui sembrò tornare alla realtà.
« Oh.. giusto. Andiamo », mi disse prendendomi per mano e riportandomi all’ascensore.
« Bella perdonami se non ti ho detto nulla di Jane.. sono stato.. »
« Va tutto bene Edward, davvero », dissi stringendo la sua mano tra le mie.
Arrivati al piano dell’ufficio di Edward tolsi la mia mano da quella di Edward, era meglio farci vedere come avvocato e cliente, non volevo che si creassero voci, « Andrà tutto bene », mi sussurrò Edward prima di aprire la porta del suo ufficio, Jane era davanti alla finestra, non si era accorta della nostra entrata.
« Jane », la chiamò Edward, lei si voltò  sorrise ad entrambi.
« Oh.. eccovi. Mi stavo chiedendo dove foste finiti »
« Colpa mia.. pensavo che tu e l’avvocato.. », dissi solo la semplice verità, non sapevo che scusa inventare per il mio comportamento infantile.
« Oh Dio no! Io.. », Jane divenne tutta rossa, l’avevo messa in imbarazzo, era una piccola vendetta per essere andata a letto con il mio ex, una piccola soddisfazione.
« Edward mi ha detto tutto, tranquilla », dissi sorridendo, lei annuì.
« Signora Tanner.. mi dispiace, sono stata una stronza, quando ero con lui non pensavo mai che avesse una famiglia, una moglie che lo ama »
« Amava », la corressi, vidi Edward fare un mezzo sorriso. Forse si era accorto che mi stava rapendo il cuore?
« Giusto.. mi dispiace, non ho giustificazioni », non provavo rabbia nei suoi confronti, solo dispiacere, Jane era giovane e si stava rovinando la vita per uno come James.
« James è bravo con le parole »
« No.. la colpa è mia, avrei dovuto capire che per lui ero solo un giocattolo, da usare quando ne aveva voglia, e quando l’ho capito ho continuato a fare finita di nulla, è solo colpa mia », James aveva lo straordinario potere di far sentire in colpa la gente, quando l’unico ad avere delle colpe era lui.
« Non sei ne la prima, ne l’unica con cui James mi tradiva.. non prenderti colpe non tue, la tua unica colpa è stata quella di credere nelle sue parole »
« Tu non mi odi? Come fai? Se non sono l’unica, sono comunque tra le cause del fallimento del tuo matrimonio! », disse avvicinandosi a me, aveva coraggio da vendere la ragazza.
« Ti odierei, se amassi ancora James, ti odierei se tu fossi la causa del suo cambiamento, se tu fossi la causa del suo scarso interesse verso i suoi figli, ma non è così. Tu eri solo un passatempo, io una copertura.. », dissi sedendomi sulle poltrone nere dell’ufficio di Edward. Le mie parole erano vere, James amava una sola donna, e quella donna non era presente in quella stanza, ma viveva in New Jersey. Lui amava Victoria, o almeno per lei provava qualcosa di simile all’amore.
« Mi dispiace, lui non si merita di averti accanto, sei una donna buona Isabella. Farò tutto quello che mi chiedete, sarò dalla tua parte »
« Sei sicura? Se non te la senti.. », avrei capito un suo rifiuto, James Tanner era potente, io non avevo più nulla da perdere, ma lei era sola.
« Sono sicura, è l’unico modo per recuperare un po’ della mia dignità »
« Se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, conta pure su di me », volevo aiutare quella ragazza, nonostante fosse stata una delle amanti costanti del mio ex marito, mi sentivo in divere di aiutarla. Anche solo per semplice solidarietà femminile.
« Grazie.. cosa dovrò fare il giorno dell’udienza? »
« Devi raccontare davanti al giudice quello che hai raccontato a me l’altro giorno, tutto qui », le spiegò Edward sedendosi sul bracciolo della poltrona dove ero seduta io.
« Jane, hai davvero lasciato il lavoro? », le domandai.
« Si, è meglio così »
« Ora cosa farai? »
« Riprendo in mano la mia vita », rispose facendo un sorriso tirato.
« Se ti serve un lavoro, mio fratello Emmet ha un ristorante e sta cercando qualcuno che lo aiuti in ufficio », disse Edward, non mi aveva mai parlato di suo fratello e della sua famiglia, avevo conosciuto solo la sorella Eliza, quando Edward l’aveva chiamata dopo il mio svenimento.
« Grazie »
« Questo è il suo biglietto da visita, vai pure gli ho già parlato di te », disse Edward passandogli il biglietto.
« Andrò oggi stesso, io ora vado, se non avete altro da dirmi », disse lei alzandosi e mettendosi il cappotto, anche io e Edward ci alzammo.
« No vai pure, ti chiamerò io così definiamo bene i dettagli di quello che dirai il giorno dell’udienza »
« Va bene, arrivederci », rispose lei uscendo dall’ufficio, appena la porta si chiuse Edward mi riprese tra le sue braccia, « Così hai un fratello Chef », dissi mettendo le mani sulle sue spalle, mentre le sue stringevano forte la mia vita.
« Mhm, mhm.. ha anche una stella »
« Allora è davvero bravo.. sa come conquistare le donne  »
« Questo è uno dei motivi per cui non ti porterò mai a mangiare da lui »
« Geloso? », chiesi maliziosa  avvicinandomi a lui ancora di più.  
« Disse colei che è scappata appena mi ha visto parlare con una donna », beccata,, arrossi e nascosi  il mio viso sul suo petto, non mi ero mai vergognata così tanto. Lui aveva ragione, io ero gelosa,  vedere James con un’altra donna mi faceva schifo, faceva anche male, ma non mi provocava gelosia. Con Edward era diverso, avevo sentito il petto squarciarsi in due, mi aveva fatto un male viscerale e profondo, se anche lei si fosse comportato come James non l’avrei retto. Non sarei stata così forte, sarei crollata e con me i miei figli.
« Hey? Bella », mi chiamò Edward, ma non alzai lo sguardo, « Bella guardami, che c’è? », mi domandò mettendo due dita sotto il mio mento e sollevando il mio viso, catturando i miei occhi nei suoi.
« Nulla, va tutto bene », risposi allontanandomi da lui, non riuscivo ad essere lucida quando stavo accanto lui, « Bella, tesoro, ho detto qualcosa di sbagliato? », domandò raggiungendomi preoccupato.
« No.. no, va.. », dissi voltandomi verso la parete vetrata.
« Non dirmi che va tutto bene, non lo dire, c’è qualcosa che ti blocca. Bella parlami, non chiuderti in te stessa », Edward era alle mie spalle, mi voltai e posai una mano sulla sua guancia.
« Io.. non lo sopporterei »
« Cosa? », domandò mettendo una mano sopra la mia.
« Se.. se tu mi tradissi, io non.. sarei così forte. Mi distruggeresti », dissi sincera mentre mi beavo di quel contatto, i suoi occhi mettevano i brividi, erano così limpidi e sinceri, ti infondevano sicurezza.
« Di questo hai paura? », rispose mettendo le sue mani sul mio volto, annuii incapace di dire altro.
« Bella, non ti posso promettere che tra di noi sarà sempre tutto perfetto, ma ti posso promettere che mai e poi mai ti tradirei.. non potrei mai farti del male »
« Se un giorno ti sarai stancato di me, ti prego dimmelo.. », avrebbe fatto male, ma mai quanto vederlo o immaginarlo tra le braccia di un’altra donna.
« È impossibile che io mi stanchi di te, ma sarò sempre sincero con te, tranne..»
« Tranne? »
« Quando io e i bambini ti prepareremo le sorprese, in quel caso ti dovrò mentire », rispose facendo un sorriso furbo avvicinandosi a me e mettendo le mani sulla mia schiena.
« Tu ei bambini siete le cose più importante della mia vita »
« Lo stesso per me », disse prima di posare le sue labbra sulle mie. Io e i miei bambini eravamo importanti per lui, e per lui ogni occasione era buona per dimostrarmelo.
« Mangiamo? », dissi tra un bacio e l’altro.
« Mangiamo, posso venire con te a prendere i bambini? È da un po’ che non li vedo », mi disse riempiendo il mio cuore di gioia, vedevo dai suoi occhi la sincerità delle sue parole.
« Li hai visti due sere fa »
« Infatti è passato troppo tempo »
« Sei incredibile »
« Non hai risposto alla mia domanda signorina Swan »
« Scusi avvocato, alle quattro andremo insieme a prendere i bambini », dissi lasciandogli un ultimo bacio e raggiungendo la busta di carta con i toast.
 
 
Ciao ragazze, sono tornata, non è un periodo facile per me questo. Non riuscivo a concentrarmi per mettermi a scrivere come vorrei. Per questo vi chiedo scusa.
Manca poco all’udienza, e finalmente Bella sarà una donna libera di poter amare il suo Edward.
Cosa ne pensate di questo capitolo? E di Jane, lei è una ragazza così fragile, riuscirà James a manipolarla ancora?
 
Vi aspetto con il prossimo capitolo, che arriverà molto presto. Prometto di non farmi attendere così tanto.
Questo capitolo è dedicato ad una persona speciale che mi è stata vicina in questi giorni, VaneLove (lei sa il perché).
 
Un bacio
 

Ps. Ho aggiunto la seconda parte di The Truth, per chi amasse i Robsten
 
 
 

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Capitolo 17
*** Per voi ***


Ciao ragazze,

 

Vorrei cominciare con il chiedere scusa, anche se è banale.

È quasi un mese che non pubblico, io vorrei farlo, ma nonostante la storia si sia già formata nella mia testa, io non riesco più a scrivere.

Mi metto davanti al computer o a un semplice foglio bianco e la mia fantasia si azzera. Se prima i dialoghi tra i personaggi mi venivano camminando verso la stazione per andare a prendere il treno, o sul treno stesso, o mentre guardavo la televisione, ora non è più così. Mi metto a scrivere, scrivo per cinque minuti, poi rileggo e quello che ho scritto non mi piace, e se non piace a me non potrà mai piacere a voi.

Non vi farò mai leggere qualcosa che non ha rapito me per prima. Chiamatelo pure egoismo, ma sono una che cerca sempre di dare il meglio e quando non ne sono in grado, preferisco fare un passo indietro e fermarmi

Vi sto deludendo, ne sono consapevole, ma Recommencer avrà il suo finale, non lascio mai un lavoro a metà, ed anche per The Truth vale la stessa cosa.

Siete in tante ad aspettare i nuovi capitoli, ed ad ognuna di voi io voglio dire semplicemente grazie, avete reso il 2016 un anno pieno di emozioni, sapere che prima scrivevo per me ed ora anche per voi, e che quello che scrivo vi piace, per me è stato uno shock, un bellissimo shock.

Il 2016 è stato un anno frenetico per me, ho scritto e completato quattro storie, ne ho cominciata un’altra, credo di aver chiesto troppo a me stessa, e ora ne sto pagando le conseguenze.

Perciò è meglio fermarmi qui per ora.

 

Torno, promesso..

 

AlmaRed
 

Ps. Buon anno!

Auguro ad ognuna di voi le cose migliori che questa vita ha da offrire: l’amore, la salute e la felicità. Che i sogni che costudite nel cuore e nell’anima si realizzino, che quest’anno sia pieno e ricco di avventure, dove voi sarete le protagoniste assolute.

 

Vi voglio bene https://www.facebook.com/images/emoji.php/v6/f6c/1/16/2764.png

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Ghiaccio ***


Era il 9 giugno 2015, mi iscrivo sul sito di EFP e comincio a leggere e a provare mille emozioni con le bellissime storie che sono state scritte da voi.
È il 9 giugno 2017, apro il file di Reccomencer e riprendo a scrivere, questa volta senza cancellare più nulla, le parole escono in maniera naturale.. non so quello che ne è uscito fuori, spero solo che vi piaccia.
 
Un bacio, AlmaRed

Ps. Grazie per l’incoraggiamento e le belle prole che mi avete scritto in risposta alla lettera che vi ho scritto qualche mese fa, siete uniche.
 
Dove eravamo rimasti..

Bella va a prendere Renèe all’asilo, ma la maestra le dice che è venuta il padre a prenderla, preoccupata chiama James, ma lui non risponde al telefono, chiama così Edward. Lui suggerisce di andare al Country Club, è li che trovano la piccola, il padre voleva presentarle il fratellastro. Bella si arrabbia e discute con James, aveva paura che lui gliela volesse portare via.
I bambini scoprono di avere un fratellastro e di questo rimangono molto delusi, Bella porta i bambini a casa con Edward, dove passano la serata a vedersi un film. Edward si reca al Country Club e chiede di poter parlare con Jane, i due parlano e Jane gli confessa che aveva una relazione con James.
Edward gli chiede se la relazione continua e lei risponde di no, che non si poteva innamorare di una persona come lui, e accetta di testimoniare il giorno dell’udienza a favore di Bella.
Il giorno di primavera Edward porta i fiori a Bella e alla piccola Renèe, a Daniel regala i biglietti per una partita di baseball, mentre James le chiede di poter vedere i figli e presentargli il piccolo JJ. Bella organizza un incontro per il sabato seguente.
Edward parla con Jane nel suo ufficio, Bella ascolta una parte della conversazione, fraintende e scappa via. Edward la rincorre e insieme chiariscono l’equivoco.
 
CAPITOLO XVII
GHIACCIO
26 MARZO 2016 SABATO

 
Avevo detto ai bambini che quel pomeriggio sarebbe passato James, non ne sembravano entusiasti, sembrava che la notizia non gli avesse colpiti più di tanto, si mostravano per lo più indifferenti. Mettendomi nei loro panni capivo le loro emozioni, quello che era successo al Country Club era difficile da dimenticare.
« Charlie, papà oggi vi vuole presentare.. », dissi a mio figlio sedendomi accanto a lui sul divano, lui era quello che da giorni non mi faceva un sorriso.
« Quel bambino non è mio fratello », disse lui riprendendo in mano l’Ipad e continuando a giocare, dalle sue parole si capiva quanto fosse deluso ed amareggiato, ed aveva solo dieci anni, un bambino non doveva conoscere quei sentimenti così negativi e non doveva mai essere un genitore a procurarglieli, ma non ero sicura che James fosse arrivato a questa mia stessa conclusione.
« Amore lo so che.. non è semplice.. ma potreste diventare amici », dissi cercando di togliere quel velo di tristezza che aveva sul volto.
« Lasciami in pace mamma », urlò lui lasciando cadere l’Ipad sul divano e scappando in camera sua, Renée sembrava non accorgersi di nulla, si era appoggiata ai cuscini del divano mentre sfogliava il libro della fattoria.
« Charlie! », non riconoscevo più mio figlio, cosa diamine gli aveva fatto James? Se lo avessi avuti davanti in quel momento lo avrei pestato a sangue, che avesse fatto soffrire me non mi importava nulla, ma i miei bambini non dovevano soffrire a causa sua. Se continuava così, gli avrei impedito di vedere i suoi figli.
Andai in camera di Charlie, lo trovai sul suo letto con in mano i biglietti della partita di baseball che gli aveva regalato Edward.
« Charlie.. posso? », domandai dolcemente sedendomi accanto a lui che annuì.
« Anche Edward se ne andrà? », mi domandò guardandomi con i suoi grandi occhi azzurri. Edward me lo aveva promesso, non avrebbe mai lasciato i miei bambini, non avrebbe mai fatto del male a loro, per questo ero sicura della risposta che diedi a Charlie.
« Amore.. no », risposi scompigliandoli i capelli.
« Domani posso andare alla partita con lui? »
Edward era stata la cosa migliore che ci potesse capitare in quel momento, non aveva salvato solo me da un matrimonio che ormai esisteva solo sulla carta ma anche i mie figli, regalando sorrisi e amore.
« Certo che puoi »
« Lui mi vuole bene », le parole di Charlie mi colpirono, Edward con i suoi gesti e le sue parole aveva conquistato il suo cuore, e il mio bambino se ne era accorto.
« E tu? », domandai curiosa della sua risposta, i miei bambini faticavano a fidarsi delle persone, figuriamoci a dirgli che gli volevano bene.
« Si.. mi fido di lui », disse accarezzando la carta dei biglietti che teneva in mano come se fossero la cosa più importante al mondo, e forse in quel momento per lui lo erano.
« Sembri più grande della tua età con queste parole Charlie », dissi scompigliandoli i capelli, Edward aveva la straordinaria capacità di diffondere fiducia con la sua sola presenza, e questo aveva colpito anche Charlie.
« La maestra ci ha detto che negli amici bisogna avere fiducia e Edward è mio amico », sorrisi alle parole di Charlie, lo abbracciai forte, nonostante la sua tenera età era tra le persone più mature che conoscessi.
« Capito »
« Sarà simpatico? », mi domandò sedendosi sulle mie ginocchia, non lo faceva mai, era un ometto ormai, stare in braccio alla sua mamma significava essere piccoli, ma ogni tanto, in segreto aveva bisogno della sua dose di coccole.
« Chi? », domandai, dandogli un bacio sulla tempia.
« Il figlio di papà.. JJ », le parole di Charlie erano incerte, sentivo dalle sue parole la necessità di accettare quella realtà, così difficile.
« Sono sicura che sia simpaticissimo », dissi accarezzandogli i capelli, mentre lui si stringeva forte al mio petto.
« Tu non hai altri figli, vero mamma? », sorrisi alla sua domanda così ingenua, quanto importante per lui, sentivo tutta la sua insicurezza nelle sue parole, non doveva essere semplice scoprire di avere un fratello dal giorno all’altro in quella maniera.
« No amore.. ho solo voi due »
« Ti voglio bene mamma », disse buttandomi le braccia al collo mentre lo stringevo forte  a me.
« Amore anch’io.. tanto.. non  te lo dimenticare », risposi trattenendo le lacrime, strinsi forte il mio bambino a me, in uno di quei abbracci capaci di riscaldare il cuore del mondo intero.
Il telefono prese a suonare, interrompendo quel bellissimo momento tra me e mio figlio, quando lessi il nome di chi stava chiamando capì che non era una buona cosa.
« Pronto », dissi alzandomi dal letto del mio bambino, io e il padre avremmo sicuramente litigato, me lo sentivo.
« Isabella.. sono James », disse lui con il suo solito tono da uomo d’affari, tanto tempo prima questa sua voce mi affascinava, lo faceva apparire un uomo sicuro di sè, quale non era.
« Dimmi »
« Senti.. io non posso venire oggi.. JJ ha la febbre e non mi sembra il caso », sembra strano ma me lo aspettavo che avrebbe dato buca.
« Certo », dissi sarcastica mentre mi chiudevo la porta di Charlie alle spalle, non credevo molto alle sue parole.
« Facciamo settimana prossima? », propose lui, quasi come se fosse obbligato a venire, come se fosse un appuntamento di lavoro.
« Potresti venire solo tu.. i bambini ti stanno aspettando », risposi infastidita.
« Io non.. JJ vuole che rimanga con lui », per quanto mi sforzassi non riuscivo a credere alle sue parole, mi sentivo una brutta persona nel non credere che il bambino stesse male, ma era quello che il mio istinto in quel momento mi suggeriva.
« Certo », chiusi la chiamata, non volevo mettermi ad urlare, poteva benissimo venire lui, ma preferiva stare da loro. Il telefono riprese a suonare, senza nemmeno guardare chi fosse risposi, ero sicura che fosse di nuovo lui.
« Cosa vuoi adesso? »
« Non ricordo di averti chiamata oggi », la voce di Edward appariva tranquilla, sorrisi nel spere che era lui quello che mi stava chiamando e non James.
« Edward.. scusa, pensavo fossi James », risposi imbarazzata, lui e James non potevano essere confusi, erano due uomini completamente diversi, James non valeva la metà di Edward.
« Cosa ha combinato? », chiese tornando serio.
« Ha dato buca ai bambini, JJ ha la febbre e lui non lo può lasciare da solo », dissi mentre Charlie sorridente apriva la porta di camera sua, ma al sentire le mie parole il suo sguardo divenne di ghiaccio.
« Papà non viene? », domandò con un tono che non gli avevo mai sentito usare prima.
« Bella che succede? », chiese Edward preoccupato.
« Scusa Edward devo andare », dissi concludendo la chiamata, mi abbassai all’altezza di mio figlio, stava per scoppiare ed io non ero pronta. Cercai di accarezzarli una guancia ma scappò, lo vidi chiudersi in bagno, sbattendo la porta con violenza. Non avevo mai visto mio figlio così, ero immobile davanti alla porta del bagno, non riuscivo ne a fare ne a dire nulla. Mentre mio figlio, si era chiuso in bagno con il rischio di farsi del male.
« Charlie! Per favore esci da li! », riuscì a dire cominciando ad abbassare la maniglia della porta del bagno, ma lui si era chiuso dentro, ed io ero rimasta a guardare, senza riuscire a fare nulla.
« No », urlò lui, sentivo la sua voce vicino alla porta del bagno, sapevo che prima o poi sarebbe crollato, tutto quello che stava succedendo era troppo per un bambino della sua età.
« Charlie ti prego.. adesso chiamo papà e lui.. », l’avrei preso a calci nel di dietro e l’avrei portato qui, non mi importava se JJ avesse la febbre o meno.
« Lui non mi vuole! », perché un padre doveva fare soffrire così tanto suo figlio, anche lui si era accorto di quanto James fosse di ghiaccio nei suoi confronti.
« Amore non dire così! È tuo padre, lui ti vorrà sempre », dissi cercando di apparire tranquilla, avevo una paura matta che si facesse del male, non si era mai comportato così in precedenza.
« Allora perché non è qui? », domandò con la voce rotta dal pianto, quello fece solo aumentare la mia rabbia nei confronti di suo padre.
« JJ ha la febbre e lui.. »
« JJ ha una madre, lui poteva venire! », urlò Charlie dall’altra parte della porta, cercai di calmarmi, non sarebbe mai uscito da li se percepiva la mia angoscia, dovevo cercare di tranquillizzare entrambi.
« Hai ragione, poteva venire, ma amore apri questa porta, ti prego vieni fuori », dissi con tutta la calma che avevo in corpo, ma non funzionò, perché sentì Charlie urlare ancora; « Ho detto di no! ».
« Charlie ti prego », cercai di supplicarlo.
Il campanello cominciò a suonare, forse James aveva cambiato idea, andai ad aprire il più un fretta possibile, non volevo che Charlie rimanesse troppo tempo da solo, anche se continuava a non volermi aprire la porta, ormai erano più di venti minuti che si era rinchiuso in bagno.
Davanti alla porta di casa c’era Edward, visibilmente preoccupato, era tutto rosso in faccia, sembrava che avesse corso.
« Hey », dissi accennando un sorriso, aveva ancora il fiato corto.
« Ciao », risposi facendolo entrare in casa.
« Che succede? », domandò notando le lacrime sul mio viso, mentre cercava di asciugarle passandoci sopra le sue morbide mani.
« Si è chiuso in bagno, non vuole più uscire », dissi poggiando una mano sulla sua, mi era mancato, e non era passato tanto dall’ultima volta che l’avevo visto, ma ero talmente abituata a vederlo sempre che quando non c’era mi mancava terribilmente.
« Tranquilla, ci parlo io con lui », disse regalandomi il suo bellissimo sorriso, prima di darmi un dolce bacio a stampo ed avviarsi verso la porta del bagno.
« Edward e se si fa male? », dissi stringendo forte la sua mano, in bagno poteva succedere di tutto, abitavamo al venticinquesimo piano, eravamo troppo in alto se si sporgeva dalle finestre, non dovevo pensare a quelle cose, altrimenti sarei impazzita.
« Ti fidi di me? », annuii alla sua domanda e lo accompagnai davanti alla porta del bagno, che era ancora chiusa. Mi fidavo di Edward come non mi ero mai fidata di nessuno in vita mia.
« Charlie, ciao, sono Edward », disse lui appoggiandosi alla porta di legno bianco del bagno.
« Vai via! », urlò Charlie.
« Mi vuoi raccontare cosa è successo? », domandò lui in tono dolce, lui era l’uomo perfetto.
« Nulla! »
« Allora perché ti sei chiuso a chiave in bagno? », avevo capito dove voleva andare a parare Edward, furbo il ragazzo. Cominciai a tranquillizzarmi, sentivo che con lui sarebbe andato tutto bene. Presi la mano che stringeva ancora forte la mia e la portai alle labbra, lasciandoci dolci e delicati baci, quel gesto mi calmava.
« Perché mi va! », Charlie non rispondeva più in tono arrabbiato, ora sembrava più dispettoso e questo mi fece scappare un piccolo sorriso.
« Allora esci, e ne parliamo »
« Tu non sei mio padre! », urlò dando un calcio alla porta, facendo sussultare entrambi, vidi lo sguardo di Edward rattristirsi per qualche secondo, quelle parole lo avevano ferito.
« Lo so che non sono tuo padre, sono un tuo amico, e domani dobbiamo andare a vedere la partita allo stadio, ti ricordi? », disse lui guardandomi negli occhi, strinsi ancora di più la sua mano.
« Si »
« Vuoi ancora venire con me? »
« Si, ma tanto tu ora dici di si, e domani non verrai, come ha fatto papà », Charlie in quel momento aveva completamente perso la fiducia nel genere maschile adulto.
« Io domani ci sarò, ma ci sarò solo se anche tu ci sarai », rispose lui dolce.
« Me lo prometti? », la voce di Charlie era un sussurro, stava cedendo.
« Solo se esci da li, la mamma si sta preoccupando », Edward mise una mano sul mio fianco stringendomi a sè e dandomi un bacio sulla tempia.
« Ve bene », abbracciai di slancio Edward appena sentii quelle parole, lui ce l’aveva fatta.
« Riesci ad aprire la porta? », domandò abbassando la maniglia della porta, che era ancora chiusa a chiave, sentimmo Charlie sbuffare dall’altra parte, « Certo, non sono mica un bambino di due anni », ridemmo entrambi alla sua risposta.
Sentire la serratura della porta del bagno mi tolse dal petto quella paura che mi aveva assalito appena Charlie si era chiuso in bagno.
Charlie aprì la porta con la faccia dispiaciuta, io lo presi e lo abbracciai forte, Edward ci fissava con amore.
« Amore, non mi fare mai più una cosa del genere! Mi hai fatto morire di paura! »
« Mi dispiace mamma! », disse  lui mentre calde lacrime scendevano dai suoi bellissimi occhi.
« Va tutto bene tesoro », lo tranquillizzai.
Edward si abbassò alla nostra altezza e mettendosi una mano sul cuore disse: « Charlie, promesso, domani andiamo allo stadio, solo io e te », mio figlio sorrise a quelle parole e si lanciò tra le sue braccia, stringendolo in un abbraccio fortissimo, era una delle più belle immagini che avessi mai visto.
« Ti voglio bene Edward », disse nascondendo il suo visino nel collo di  Edward che a quelle parole si commosse, « Anch’io piccolo, anche io », rispose stringendolo a sè ancora di più.
« Voglio parlare con papà al telefono », disse Charlie sciogliendo l’abbraccio, ma rimanendo accanto ad Edward.
« Perché? », domandai preparando il telefono, erano settimane e che  non chiedeva di chiamarlo, non pensavo succedesse dopo quello che gli aveva appena fatto.
« Voglio sapere perché non mi vuole bene », disse asciugandosi le lacrime.
« Ma lui ti vuole bene, io ne sono sicuro, solo che è molto impegnato, sei il suo figlio più grande, colui che l’ha reso papà per la prima volta. Charlie lui ti vuole bene, ti ama », dissi sicura delle mie parole, ma neanche troppo, James e il suo comportamento avevano messo tutto in discussione.
« Allora perché non è qui, perché ci sei tu? Perché sei tu che mi porti allo stadio, perché sei tu che mi vieni a prendere a scuola, mi aiuti a studiare, mi porti a mangiare la pizza o a vedere un film? », chiese Charlie rivolto ad Edward, le sue domande erano legittime, Edward nell’ultimo periodo era stato presente come padre più di quanto lo fosse stato James in dieci anni della sua vita.
« Perché ti voglio bene, perché mi piace vederti sorridere », rispose Edward del tutto sincero, me lo aveva ripetuto tante volte, l’unica cosa a cui mirava era che i miei bambini fossero felici.
« Così sembri un papà », rispose Charlie alzando le braccia, chiedendo di essere preso in braccio ed Edward senza esitare un attimo lo accontentò.
« Questo ti da fastidio? », domandò con un filo di paura nella sua voce, la reazione dei bambini a queste domande non è mai prevedibile.
« No, mi piace, poi la mamma ha una cotta per te! », rispose mio figlio mettendomi in imbarazzo, dov’era finito il bambino che fino a cinque minuti prima si era rinchiuso in bagno?
« Charlie! », lo ripresi, mentre Edward rideva sotto i baffi.
« Questo è interessante », disse lui scompigliando i biondi capelli di Charlie.
« Se il papà ha un’altra fidanzata, anche la mamma ne deve avere uno e tu sei perfetto! », decretò lui in maniera così semplice, aveva capito che era mio diritto rifarmi una vita, come il suo papà, ed aveva scelto anche con chi dovessi rifarmi una vita. Il mio bambino era troppo avanti.
« Non sei geloso? », dissi cercando di prenderlo in giro, lui negò con la testa, « No, l’uomo della sua vita sono io! », concluse con un’alzata di spalle.
« Questo è poco ma sicuro.. va meglio ora? », domandai avvicinandomi ai miei due uomini, Edward mise una mano intorno alla mia vita, mentre Charlie annuiva alla mia domanda, l’arrivo di Edward era stato essenziale, lo aveva tranquillizzato in una maniera talmente semplice, da risultare così complicata.
« Ti va di andare tutti e quattro a pattinare? », propose lui, a quella domanda sul volto di Charlie apparve un bellissimo sorriso, come da giorni non ne vedevo.
« Sul ghiaccio? »
« Si campione! », confermò Edward, io non ero molto entusiasta, non amavo le piste da pattinaggio, ma Charlie e Renèe erano bravissimi a pattinare, merito di Jasper ed Alice che li portavano sempre.
« Mamma non ne è capace, l’ultima volta è caduta e papà non l’ha aiutata ad alzarsi perché era al telefono con qualcuno », disse Charlie mettendomi nuovamente in imbarazzo.
« Le insegneremo a pattinare io e te », rispose Edward accarezzando il mio fianco e sorridendomi, mi volevano morta entrambi.
« Grande! », Charlie scese dalle braccia di Edward ed andò in camera sua, lasciando la porta aperta, a prepararsi.
« Cosa farei io senza di te? », dissi mettendo le braccia attorno al collo di Edward.
« Quello che hai sempre fatto.. amare in maniera incondizionata i tuoi figli », rispose ad un millimetro dalle mie labbra, prima di baciarle.
« Dov’è la mia principessa? », disse prendendomi per mano.
« Dorme, stava leggendo un libro », risposi mentre andavamo in sala, lui sorrise divertito alla mia risposta.
« Leggendo un libro? », domandò alzando un sopracciglio.
« A modo suo », risposi avvicinandomi alla mia bambina che dormiva beata sul divano, le tolsi il libro della fattoria e lo appoggiai sul tavolino.
« Mi dispiace svegliarla », Edward si era seduto accanto a lei, le lasciava dolci carezze sulla fronte, « Sarà felicissima di vederti », risposi mettendomi dietro di lui, non volevo perdermi la scena di quando si sarebbe svegliata.
« Hey piccolina.. ci svegliamo? », disse in tono dolce, ma la mia bambina non ne voleva sapere di svegliarsi, brontolò solo qualcosa girandosi dall’altra parte.
« Ama dormire », la giustificai divertita dalla scena.
« Allora passiamo alle maniere forti », disse poco prima di cominciare a farle il solletico sul pancino, la mia bambina aprì subiti i suoi occhi tanto simili a miei, infastidita, dal solletico.
« Batta! Dai batta! », disse lei tra una risata e l’altra, mentre Edward alzava le mani in segno di resa.
« Allora ci svegliamo? », dissi io avvicinandomi ai due, « Sai Edward io direi di andarcene solo noi tre alla pista di pattinaggio.. Renèe preferisce dormire », presi Edward per mano e Charlie, che nel frattempo si era preparato.
« Anch’io vollio venile! Dov’è Eddy? », sapevo che con quelle parole la mia bambina si sarebbe svegliata, saltò giù dal divano e corse subito tra le braccia di Edward che la aspettava felice.
« Tutti pronti? », domandò Edward una volta saliti in macchina.
« Signor si capitano! », rispose Charlie facendo ridere tutto, il velo di tristezza sembrava essere sparito. Sembrava essere tornato il mio bambino di sempre, e questo era merito di Edward.
In pochi minuti raggiungemmo la pista di ghiaccio, era l’unica a New York rimasta aperta al pubblico, le altre erano utilizzate dalle varie squadre di hockey per gli allenamenti.
« Hai paura? Charlie mi ha detto che non sai pattinare », disse Edward mentre mi aiutava ad alzarmi dopo esserci messi i pattini.
Charlie era già entrato in pista, amava il ghiaccio, io avevo sempre il cuore in gola quando lui e la sorella pattinavano avevo paura che si facessero male cadendo.
« Io? Ero la numero uno al corso di pattinaggio in quinta elementare! »
« Davvero? », domandò sorpreso, io sorrisi ero brava come attrice, « No! Ho una paura matta di cadere », risposi cercando do tenermi in equilibrio su quei cosi.
« Ci sono io.. tu ti fidi di me », mi rispose tenendomi forte la mano, mentre con l’altra teneva Renèe, io mi fidavo di lui, e non solo sulla pista di ghiaccio, ma in tutto, avrei messo la mia vita e quella dei miei figli nelle sue mani.
Pattinare non era così male, o meglio pattinare con Edward accanto non era affatto male, la sua mano era sempre attaccata alla mia. Renèe si era presa uno di quei simpatici pinguini e faceva i suoi giretti sulla pista, sotto il nostro amorevole sguardo.
« Cosa c’è? », domandai ad Edward vedendo il suo sguardo perso sulla pista da ghiaccio.
« Grazie », disse stringendomi in un dolce abbraccio.
« Per cosa? »
« Per avermi permesso di entrare nella tua vita e nella loro, perché è bellissima », disse mentre Renèe viaggiava sorridente verso di noi assieme a Charlie.
Mi stavo innamorando di Edward Cullen senza nemmeno accorgermene, senza volerlo, in maniera talmente naturale da sorprendermi. E non mi stavo innamorando di lui perché era un bellissimo uomo, ma perché era una bellissima persona. Capace di entrare nella tua vita a piccoli passi per poi rimanerci per sempre. Perché ci sono quelle persone che entrano nella tua vita per caso, o forse no, e ti lasciano un segno nell’anima, un segno indelebile, del quale non puoi più fare a meno. Edward era una di quelle persone, lui non aveva lasciato un segno indelebile solo su di me, ma anche sui miei figli. E se su di me era difficile, grazie alla mia poca fiducia nel genere maschile, nei miei bambini, timidi come erano, era impossibile. Edward, non aveva mai rinunciato, ha provato e riprovato, finché non è riuscito a conquistare tutti e tre.
 
Sono mesi, tanti mesi che vi faccio aspettare e per questo vi chiedo umilmente scusa.
Spero che Reccomencer vi conquisti ancora, che vi faccia provare delle belle emozioni per qualche minuto, che vi faccia compagnia.
Siamo quasi alla fine di questa storia, ma forse non è detto, perché mentre scrivevo mi venivano in mente tante altre idee, che non sapevo più come gestirle.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace ancora.
 
A settimana prossima un bacio
AlmaRed

 
❤️

PS. Per chi amasse i Robsten, The Truth è stata completata

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Capitolo 19
*** Trofei ***


Dove eravamo rimasti..
Charlie dopo aver appreso che il padre non verrà a trovarli assieme al piccolo JJ, si chiude in bagno, Bella è disperata perché ha paura che si possa fare del male.
L’arrivo di Edward risolve la situazione e Bella capisce che di lui si potrà sempre fidare.
 
CAPITOLO XVIII

TROFEI

SABATO 9 APRILE 2016

Erano passate due settimane dalla crisi di Charlie, da quel momento non aveva più nominato suo padre, ne lui si era fatto più vedere ne sentire. Renèe chiedeva di lui, ma sempre di meno, l’unica della famiglia che continuavano a vedere era Rose, con lei passavano almeno due giorni alla settimana, e questo gli riempiva di gioia ogni volta.
Edward era sempre con noi, andava a prendere i bambini a scuola, mangiavamo insieme, con Charlie alla partita si erano divertiti tantissimo, tanto da ripromettersi che avrebbero assistito anche a quella successiva.
« Bella, mia madre mi ha chiesto se posso prendere i bimbi a cena questa sera, lei e papà vogliono passare del tempo con loro », disse Rose dopo averli portati dal giro a Central Park.
« Assicurami solo che non ci sia JJ, quando lo incontreranno vorrei esserci anche io »
« Non ti preoccupare, James non ce lo ha ancora presentato e non credo lo farà questa sera », rispose lei dolce.
« Sono le cinque adesso, a che ora ve li porto? », domandai notando l’ora sul grande orologio che avevamo sopra il camino, mi mancava vederlo acceso.
« Li prendo io adesso, così giocano in giardino con il cane »
« Va bene », non ero contraria che vedessero i nonni, Lily per quanto scontrosa fosse con me adorava i suoi nipoti ed anche Thomas, Rose mi aveva raccontato che non aveva più nessun rapporto con il figlio da quando aveva scoperto dei tradimenti.
« Non ti chiedo nemmeno se vuoi venire, perché immagino la tua risposta », Rose mi conosceva fin troppo bene, e sapeva che meno vedevo sua madre e meglio era per l’intera pace del mondo.
« Alle undici passo a prenderli »
« Perfetto », rispose lei nascondendo una risata.
« A dopo mamma », mi salutarono i miei bambini mentre uscivano di casa con Rose, erano felici di andare e trovare i nonni, in particolare nonno Thomas, con lui avevano sempre avuto un bellissimo rapporto. Per la nonna erano dei semplici trofei da mostrare alle amiche del circolo. Non era sicuramente la classica nonna che ti aspetta con i biscotti fatti in casa.
Erano giorni che non rimanevo sola in casa, con me c’erano sempre i bambini o Edward, ma ogni tanto si avverte la necessità di avere la casa solo pe se stessi. Da giorni rimandavo una cosa, ma ora era arrivato il momento di farlo, andai nello sgabuzzino e presi uno scatolone, cominciai a camminare per casa togliendo tutte le cose di James, i trofei di golf, i suoi orrendi quadri, le sue foto, tranne quelle con i bambini, andai nella grande cabina armadio e buttai letteralmente i suoi vestiti firmati nello scatolone. In un altro misi tutte le sue scarpe, era incredibile, ma quell’uomo aveva più vestiti di una donna. Quando mesi prima avevo preparato le valige a lui e a mio fratello, non pensavo che fosse rimasta ancora così tanta roba, me ne ero accorta quando avevo fatto il cambio di stagione. Non volevo che nulla di lui rimanesse in questa casa, volevo ricominciare una nuova vita e la sua costante presenza, dei suoi effetti personali intendo, non di lui fisicamente visto che erano settimane che non si faceva vedere, mi bloccava.
« Ufficio di James Tanner, sono Marlene, come posso aiutarla? », mi rispose la nuova segretaria del mio quasi ex marito, Jane aveva cominciato a lavorare al ristorante del fratello di Edward.
« Sono la signora T.. la ex moglie del suo capo », risposi correggendomi, io non ero più la signora Tanner, dovevo solo abituarmi a questa mia nuova libertà.
« Ah lei è Isabella? », domandò con una punta di curiosità nella voce, sapevo di essere nel bel mezzo del gossip del Country Club.
« Si.. sono io, mi può passare il mio ex marito? », le domandai, volevo concludere al più presto quella telefonata.
« Mi dispiace, ma è in riunione », rispose lei in tono automatico, sembrava stesse recitando, sembrava distratta da qualcosa.
« Oh non importa, me lo passi lo stesso », dissi, poco mi interessava delle sue riunioni.
« Non vuole essere disturbato », guardai l’ora erano le cinque e mezza, che il country club fosse aperto di sabato pomeriggio era normale, ma non che avesse una riunione. Erano più di dieci anni che conoscevo James, e le riunioni le fissava solo dal lunedì al venerdì.
« Lei lo faccia », le dissi con tutta la calma del mondo.
« Rischio di essere licenziata »
« Mi creda non succederà », ero certa delle mie parole, poi James non l’avrebbe mai licenziata, visto che, molto probabilmente, era seduta su di lui.
« Isabella.. », rispose la voce scocciata di James, non avevo neanche sentito il bip che ti conferma che la telefonata era stata trasferita al suo ufficio.
« James »
« Io sarei in riunione », trattenni una risata alle sue parole, ero sicura che nemmeno lui ci credesse a quello che diceva.
« Certo.. se sei in riunione privata con la tua segretaria lo capisco e poco mi interessa a dire il vero », dissi in tono divertito, andiamo era prevedibile il suo comportamento.
« Io non.. cosa vuoi? », risi sapendo di averlo colto in fragrante.
« Casa mia e ribadisco mia è invasa dai tuoi effetti personali, quindi se non vuoi che finiscano dritti in discarica manda qualcuno a prenderli adesso! », quelle parole mi servirono, mi liberarono, urlare contro di lui era terapeutico per me.
« Isabella non mi puoi fare questo », sapevo quanto ci tenesse ai suoi stupidi trofei, l’avevo colto in un punto debole, « Il trofeo di caccia che hai vinto due anni fa in Inghilterra è già nello scatolone dei rifiuti », dissi ridendo sotto i baffi, lo sentii ringhiare, amava quel trofeo. Io lo odiavo, come si potevano uccidere dei poveri animali per vincere uno stupido trofeo? Tra l’altro pure orrendo.
« Il trofeo di caccia no! », stava quasi per urlare, il fatto di darli un dispiacere mi riempiva d’orgoglio.
« Il trofeo di caccia si! », scandii bene le mie parole.
« Mando subito la mia segretaria a ritirare lo scatolone », sorrisi soddisfatta, avevo ottenuto quello che volevo, anche se per farlo avevo dovuto subire la voce di James, che in quel momento mi dava estremamente sui nervi.
« Vedo che ci intendiamo, voglio questo scatolone fuori da qui in mezz’ora », non stavo scherzando, non tolleravo la sua presenza in casa mia.
« Arriverà il prima possibile », disse James prima di concludere la telefonata, erano passate due settimane dall’ultima volta in cui c’eravamo sentiti e in tutta la telefonata, non aveva mai chiesto dei bambini, nulla nemmeno un accenno. Il suo comportamento era normale, mi sarei stupita del contrario.
La nuova segretaria di James, avrà avuto a far tanto ventuno anni, era mora, vestiva un abito aderente color Tiffany con un’ampia scollatura che metteva in bella mostra il seno prosperoso. Rispecchiava perfettamente i canoni di bellezza che James pretendeva per la sua segretaria.
« Signora Tanner », disse arrossendo mentre entrava in casa mia, l’avevo messa decisamente in imbarazzo al telefono, ma non me ne pentivo.
« Sono Isabella, non la signora Tanner », precisai facendole un sorriso tirato.
« Mi scusi », mi dispiaceva per lei, probabilmente James la stava illudendo e lei poi ne avrebbe sofferto tantissimo, e non meritava di soffrire, era talmente giovane, aveva tutta la vita davanti.
« Non ti preoccupare, quello è lo scatolone, puoi farne quello che vuoi da questo momento », risposi indicando il tavolo da pranzo.
« Lo porterò subito nell’ufficio del signor Tanner », quando disse il nome del mio ex marito sembrava adorante, lui l’aveva già ingannata.
« Efficiente »
« Signora.. Isabella, perché lo sta facendo? », domandò lei prendendo l’enorme pacco dal tavolo della sala da pranzo, dovevo ricordarmi poi di disinfettare.
« Starei facendo cosa? », chiesi sorpresa dalla sua domanda, mi sembrava una persona troppo timida per fare certe domande così personali.
« Vuole cancellare suo marito dalla sua vita, perché? », disse guardandomi negli occhi con i suoi immensi occhi verdi.
« Siediti », le dissi indicandole la sedia, lei si accomodò mettendo lo scatolone accanto ai suoi piedi, « Quanti anni hai? », le domandai in tono gentile.
« Ventidue »
« Sei giovanissima », James non poteva rovinarle la vita, non poteva spezzarle il cuore, eppure vedevo dai suoi occhi che lei a lui ci teneva.
« Mi hai chiesto perché stia facendo tutto questo, e credo che tu intenda l’intero divorzio e non solo una scatola piena di cianfrusaglie »
« Si.. »
« Avevo più o meno la tua età quando ho conosciuto James, non è stato difficile innamorarmi di lui, ci siamo sposati e abbiamo avuto due bambini. Pensavo fosse tutto perfetto, ma non lo era. Il mio matrimonio era basato sulle bugie, su tante bugie e una volta venute tutte a galla la fine era inevitabile », risposi del tutto sincera, se non con Edward, non avevo mai parlato con altri del mio matrimonio e della sua fine, « Lo so cosa stai provando in questo momento, e come te lo hanno provato decine di ragazze, tra cui io. James è bravissimo con le parole, ti inganna senza che tu te ne possa nemmeno accorgere », era stato bravo negli anni a farmi credere di essere innamorato di me, che fossi sempre stata l’unica per lui.
« Lui è.. a lui interessa solo il mio corpo vero? », chiese con un tono di paura nella sua voce, era sveglia aveva già capito tutto di James, o almeno era quello che speravo.
« Si e scusa se sono così diretta, ma credo sia meglio non girarci troppo attorno », dissi notando che stava torturando le sue povere mani, « Non ti preoccupare, sono una ragazza forte », mi rispose sorridendo.
« È già successo? », domandai sperando che avesse capito la mia domanda.
« No.. solo qualche.. », Marlene arrossì completamente, non  credo sia facile parlare dell’uomo che ti piace con la sua ex moglie.
« Hey non ti voglio mettere in imbarazzo.. ho capito. Lui ama solo una persona », non volevo che anche lei soffrisse come Jane e come me, « Se stesso », concluse lei.
« Esatto, e forse Victoria e suo figlio », perché per quello che mi dimostrava ai miei bambini non ci teneva molto, almeno non quanto un padre dovrebbe tenere ai propri figli.
« La rossa.. certo », disse cominciando a fissare la punta delle sue scarpe, « Mi sta dicendo di lasciare il mio lavoro? ».
« No.. solo stai attenta, sei giovane e sono sicura che troverai l’uomo perfetto per te », ero sicura delle mie parole, non tutti gli uomini erano come James, c’erano quelli come Edward, ma forse lui era più unico che raro.
Renèe da neonata era davvero buffa, aveva due fossette sulle guancette così tenere che non ti stancavi mai di riempirle di baci. Riguardare quelle foto faceva male, faceva male perché sembravamo felici. Io lo ero, con la mia bambina in braccio e Charlie accanto ero felice, le cose cambiavano quando nelle foto compariva James, lui era la nota stonata di una bellissima armonia. In alcune foto sorrideva, ma mai come in quelle che avevo visto nella casa in New Jersey con JJ e Victoria, quelli erano sorrisi veri e sinceri.
Era difficile pensare che la mia bambina avesse già quattro anni, l’avevo voluta così tanto, e quando avevo scoperto di aspettarla ero la persona più felice del mondo, non mi importava più se il mio matrimonio già andava a rotoli, ero convinta che con il suo arrivo la situazione sarebbe cambiata, mi sbagliavo, ma questo ormai non mi importava più, l’arrivo di Renèe aveva reso migliore la mia vita e anche quella di mio figlio. Non importava più se il giorno in cui è nata io ho smesso di amare il loro papà, avevo loro e questo mi bastava, poi l’arrivo di Edward mi ha fatto capire che anche io avevo bisogno d’essere amata e rispettata come donna.
« Cosa cattura così tanto la tua attenzione? », sobbalzai dalla paura quando sentii quella voce provenire da dietro le mie spalle, ma sorrisi raggiante appena vidi Edward sorridermi a sua volta.
« Ciao », dissi voltandomi verso di lui, la settimana prima gli avevo consegnato una coppia delle chiavi di casa in caso di emergenza ed anche per dirli, non a parole, che di lui mi fidavo.
« Ciao », rispose lui inginocchiandosi alla mia altezza e dandomi un bacio a stampo, ma quello non mi bastava lo presi per la cravatta e lo attirai a me, facendo combaciare le nostre labbra in un bacio più profondo.
« Buonasera signorina »
« Sera », risposi accoccolandomi al suo petto. Eravamo davanti al camino, ovviamente spento, con tutte le foto dei miei bambini sparse sul pavimento, dopo aver accompagnato Marlene, avevo tirato fuori i vecchi album ed avevo cominciato a sfogliarli, immergendomi nei ricordi.
« Ho portato la cena », disse indicando la busta accanto a lui, erano i toast di un ristorante che mi aveva fatto conoscere Edward la settimana prima.
« Guadagni punti avvocato Cullen », risposi baciandolo, « Ne sono felice », disse rispondendo al bacio.
Mangiammo in tutta tranquillità mentre commentavamo le foto delle due pesti, lui le trovava adorabili, amava i miei figli in maniera incondizionata, ascoltava con attenzione tutti gli aneddoti che avevo da raccontare su di loro.
« Come è andata oggi? », domandai accoccolandomi meglio a lui, dopo aver finito di mangiare e ripulire.
« Sono rimasto in ufficio fino alle sei, ho una causa di divorzio da portare a termine », disse cominciando a lasciarmi dolci baci sul collo.
« E ci sono novità su questo divorzio? », dissi cominciando a giocare con le sue mani.
« Una.. il tribunale oggi mi ha inviato la data dell’udienza »
« Cosa? E quand’è? », domandai felice della novità di Edward.
« Il tre giugno e poi sarai una donna libera », mancava poco e mi sarei liberata di James, avrei vissuto la mia storia con Edward come donna libera, senza sentirmi in colpa.
« Quando sono con te, mi sento libera », dissi lasciandoli un dolce bacio sulla guancia, mentre lui ricambiava con uno suoi capelli.
« Aspettavi Renèe in questa foto? », mi domandò prendendo una delle foto dal pavimento, ricordai il momento in cui mi avevano scattato quella foto, era il compleanno di Alice, e mancavano poche settimane al parto, « Si, ero enorme, decisamente poco attraente », risposi ricordando gli sguardi di James, una volta tra le risate mi aveva dato della balena, era una battuta e ci avevo riso sopra al momento, per poi piangere per l’intera notte.
« Io ti trovo bellissima ed estremamente sensuale », disse mettendo la foto sul pavimento e le sue mani sulla mia pancia cominciando ad accarezzarla.
« Non mentire », dissi cominciando a rilassarmi tra le sue braccia.
« Sono serio », Edward mi sdraiò con delicatezza sul pavimento di legno, cominciò a baciare ogni centimetro del mio volto mentre le mie mani finirono tra i suoi capelli. I baci di Edward avevano il potere di portarmi in un’altra dimensione, di sconnettermi completamente dal resto del mondo.
Il momento era perfetto, in casa c’eravamo solo noi, io volevo lui e lui voleva me, le mie mani si posarono sul nodo della sua cravatta pronto a scioglierlo, sentii Edward gemere al mio gesto.
« Cosa aspetti? », dissi mettendo le sue mani sulla mia camicia, sorrise sulle mie labbra prima di catturarle in un bacio da dichiarare illegale, per quante emozioni mi stava facendo provare in quel momento. Edward cominciò a sbottonare la mia camicia e a baciare ogni lembo di pelle che il tessuto lasciava libero, le mie mani scorrevano libere sul suo petto. Edward cominciò a baciare il mio seno, le sue mani erano sulla mia schiena pronte a slacciare il mio reggiseno, la mia e la sua camicia erano sparse da qualche parte sul pavimento.
« Sei così bella e non pensare mai di non esserlo », disse sussurrando quelle parole, così importanti per la mia autostima,« Tu sei un adulatore », risposi riprendendo possesso delle sue labbra.
Lo squillo del mio cellulare rovinò la bellissima atmosfera che si era creata, « Chi è adesso? », dissi alzandomi per andare a rispondere, Edward mi seguì, ero mezza nuda davanti a lui e non me ne vergognavo.
« Rispondi », mi disse lui mentre sul telefono leggevo il numero di Rosalie, guardai l’ora erano da poco passate le otto, era presto per andargli a prendere.
« Pronto », risposi mentre una strana agitazione si faceva strada in me.
« Bella, puoi venire qui per favore? », disse la voce agitata di Rosalie.
« Certo, ma è successo qualcosa? », domandai cominciando a preoccuparmi, anche Edward accanto a me si irrigidì.
« No, nulla.. », disse la voce incerta di Rosalie mentre sentivo qualcuno urlare in lontananza, « Vollio la mamma! », sentii chiaramente la voce di mia figlia piangere in sottofondo, mi raggelai, la mia bambina stava male ed io non ero li con lei ma nuda tra le braccia di un uomo.
« Rose cos’ha mia figlia? », dissi alzando la mia voce di due ottave, ero in totale balia dell’agitazione, quando la mia bambina era andata dai nonni era felice, cosa le era successo?
« Mi devi perdonare », disse Rose, mentre Edward mi stringeva forte al suo petto, « Rosalie cosa è successo? », domandai cercando di mantenere la voce ferma.
« James si è presentato qui con JJ e la sua nuova compagna », non potevo credere alle sue parole, Charlie e Renèe non si erano ancora ripresi da quello che era successo due settimane prima.
« Rose me lo avevi promesso », dissi cominciando anche ad arrabbiarmi, glielo avevo chiesto apposta prima di darli il permesso di portarli a mangiare dai nonni.
« Lo so Bella, lo so è stata mia madre a chiamarlo e a dirli che i bambini erano a cena da noi », disse lei realmente dispiaciuta, era stata Lily, dovevo immaginarlo, lei mi avrebbe ostacolato e stava usando i miei figli per farlo, « Io la uccido ».
« Bella calmati, adesso andiamo e prendiamo i bambini », mi disse Edward stringendomi a lui, cercando di tranquillizzarmi e con la sua presenza ci stava riuscendo.
« Allontana i bambini da tutti, ora arrivo »
« Si.. papà li ha portati in salotto », disse Rose prima che chiudessi la chiamata, le lacrime cominciarono a farsi strada sul mio volto, Edward le asciugò con delicatezza, « Hey.. calmati. Va tutto bene », cercò di rassicurarmi.
« No Edward, non si riprenderanno più », dissi mettendo le mie mani sulle sue, i miei bambini erano troppo fragili, « Ci sono io, con voi ci sono io. Ti fidi di me? », disse puntando i suoi grandi occhi su di me.
« Io.. », non riuscivo a dire una parola, la mente non riusciva a pensare altro che ai miei bambini in lacrime a casa dei nonni.
« Ti fidi di me? », disse facendo un timido sorriso, sapevo di potermi fidare di lui, in qualsiasi momento, incluso quello, « Si », dissi asciugandomi le lacrime.
« Allora andiamo a riprenderci i nostri bambini », quelle parole mi colpirono, se James aveva rovinato la nostra famiglia, Edward a piccoli passi la stava ricostruendo. Il fatto che considerasse i miei figli anche come suoi non mi dava assolutamente fastidio, anzi me lo faceva amare sempre di più.
« Edward? », lo richiami sorridendo, era ancora a petto nudo, « Dimmi », disse voltandosi verso di me, che ero ancora in  reggiseno, arrossii nel pensare a quello che stava per succedere.
« Dovremmo rivestirci », dissi indicando entrambi, Edward sorrise e con quel sorriso mi calmò, ora che sapevo che i bambini erano con nonno Thomas ero più tranquilla, lui era diverso dalla moglie, « Giusto ».
Il viaggio in macchina fu silenzioso, Edward aveva la mia mano costantemente allacciata alla mia sul cambio automatico della sua macchina, in pochi minuti raggiungemmo villa Tanner.
« Vuoi che venga con te? », mi disse dopo aver parcheggiato davanti alla maestosa casa dei miei ex suoceri, avevo bisogno di lui, non mi importava di quello che potevano pensare, « Ti prego », dissi stringendo forte la sua mano.
Salimmo i pochi scalini di marmo prima di raggiungere il portone in legno della casa, le nostre mani erano intrecciate, suonai il campanello e in pochi istanti Maria, la governante, venne ad aprirci.
« Isabella è un piacere rivederti », disse in tono gentile, Maria lavorava per i Tanner da quando aveva diciotto anni, mi aveva sempre sostenuta.
« Anche per me, dove sono? »
« In sala, mi vuoi lasciare il soprabito? »
« No, non intendo rimanere qui molto », dissi avviandomi verso il grande salone, con Edward dietro di me, notai subito in miei bambini seduti sul divano tra la zia e il nonno. Sembravano essersi tranquillizzati. James e Victoria con JJ erano seduti ancora a tavola assieme a Lily che mi fulminò con lo sguardo appena notò la mia presenza e quella di Edward.
« Renèe, Charlie? », li chiamai, i miei bambini alzarono lo sguardo verso di me e si precipitarono tra le mie braccia, gli strinsi forte, stavano ancora tremando le mie piccole creature.
« Va tutto bene, mamma è qui », dissi ai miei bambini asciugando le lacrime che erano cadute sui loro volti innocenti, Edward si abbassò alla mia altezza e appena Charlie lo notò si fiondò tra le sue braccia.
Lui lo strinse forte a sé ed io mi sentii subito più tranquilla, presi in braccio la mia piccola e la riempii di baci, « Mamma? », disse Charlie sollevando la testa dall’incavo del collo di Edward dove si era nascosto, in lui cercava protezione e stabilità ed Edward era in grado di garantirgli tutto ciò.
« Dimmi », risposi lasciandogli una carezza sul volto.
« Non andremo a vivere con papà e JJ vero? », rimasi senza parole nel sentire le parole di mio figlio, chi gli aveva messo in testa un’idea del genere?
« No amore mio, stai tranquillo », il mio bambino sorrise alle mie parole, mentre si accoccolava al petto di Edward, « Vollio andale a casa », disse la piccola alzando i suoi bellissimi occhi su di me.
« Edward porta i bambini in macchina, io arrivo subito », dissi passandogli la piccola, Charlie era sceso dalle sue braccia ma non accennava a lasciargli la mano.
« Lui non può portare via i miei figli! », disse la voce arrabbiata di James. Lui era arrabbiato? Ma si immaginava minimamente la furia che stava per esplodere in me? Come si permetteva?
James si avvicinò a grandi passi, vidi Edward stringere più forte Renèe e mettere Charlie dietro di lui, gli stava proteggendo da loro padre e questo era assurdo, nessun bambino dovrebbe aver paura del proprio genitore, eppure i miei avevano paura del loro papà in quel momento.
« E invece lo farà! Edward vai », dissi voltandomi verso di lui che annuendo si voltò verso il portone, « Non ti conviene fare un passo in più James », lui si bloccò cominciando a fissarmi con odio negli occhi.
« Cosa mi bloccherebbe? Se non sbaglio sono il padre », disse avvicinandosi a me, pochi centimetri separavano i nostri volti, la sua vicinanza mi faceva ribrezzo.
« Sei il padre? E dimmi da quanto è che non gli vedi? », dissi incrociando le braccia sotto al seno, non mi faceva paura. Ero una donna forte, non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da una sottospecie di uomo come James.
« Lo sai che devo lavorare »
« È vecchia questa scusa, cambia registro »
« Io ti rovino Isabella », ghignai alle sue parole, era convinto che con i suoi soldi potesse risolvere tutto, e forse era vero, ma non in quel caso.
« Victoria, lo vuoi sapere dove era la segretaria di James questo pomeriggio? », dissi voltandomi verso la ragazza che stava ancora seduta al tavolo con il piccolo tra le braccia, James mi fulminò con lo sguardo alle mie parole.
« Dov’era? », domandò forse impaurita dalla mia domanda e dalle mie parole, « Io porterei via il bambino da questa stanza », era solo un bambino innocente, che aveva la sfortuna di avere un padre come James, che non meritava di essere chiamato papà, « Rose per piacere », dissi alla mia amica, che era ancora dispiaciuta per quello che era successo.
« JJ vieni di la, ti faccio vedere la torta che Maria ha preparato », disse prendendo il bambino per mano e portandolo nella cucina della grande villa.
« Ora che i presenti sono tutti maggiorenni posso dire che la tua segretaria era in braccio a te », lo sguardo Victoria era furioso, sapevo cose di James che mi avrebbero portato a distruggerlo nell’arco di una mattinata.
« Chi te lo ha detto? », era talmente ingenuo da non provare nemmeno a negare l’evidenza, « Intuito e tu ora me ne hai dato la conferma ».
La sberla non ci mise tanto ad arrivare, il volto di James per poco non fece un giro di trecentosessanta gradi, la furia di Victoria era palpabile, « Me lo avevi promesso! », urlò lei. Io mi allontanai sorridendo divertita alla scena e notai che Thomas faceva lo stesso.
« Non me la sono scopata! », disse lui strofinandosi la guancia dolorante, le donne arrabbiate erano pericolose e sanno fare male. Molto male.
« È così che pensi di rovinare mio figlio? », domandò Lily avvicinandosi, se Victoria aveva alzato le mani su James la mia voglia di alzarle su di lei era alle stelle. Era stata lei a chiamare James a cena, era sta lei a traumatizzare i miei bambini ancora una volta, ero sicura fosse stata lei a dirgli che avrebbero vissuto con il padre.
« Sa prima di essere mio marito, ex marito, suo figlio è il padre dei miei figli. Non è mio desiderio rovinarlo, ma se mi vedrò costretta a farlo, lo farò. Senza alcuno scrupolo e lei cadrà con lui », dissi guardandola altezzosa, « Perché sono sicura che l’alta società di questa città vorrà sapere tutto sul divorzio del momento, compresi i giornalisti, che sono disposti a pagare qualsiasi cifra per avere una mia intervista », non lo avrei mai fatto, ma sapevo di poterlo fare, avrei distrutto lui e sua madre solo utilizzando le parole, senza sporcarmi le mani.
« Non puoi farci questo », disse Lily tremando dalla rabbia, sapevo quanto ci tenesse alla sua posizione sociale, aveva cercato di trasformare me e Rose come lei, senza mai riuscirci.
« Per quello che ha fatto questa sera ai mei figli sarebbe il minimo! »
« Ed avrebbe il mio appoggio Lily », disse Thomas, che fino a quel momento aveva osservato tutto dalla sua poltrona in pelle.
« Hanno il diritto di conoscerlo Thomas! »
« Non nego che abbiano il diritto di conoscerlo, ma c’è modo e modo.  Ma lei ha preferito fare di testa sua, dimenticandosi che aveva a che fare con dei bambini che stanno attraversando un momento delicato della loro vita, ogni azione con loro deve essere misurata », dissi fissando James e sua madre, entrambi non pensavano mai alle conseguenze delle loro azioni, « Due settimane fa, hanno passato il pomeriggio ad aspettare James e JJ, non sono venuti. Questo non vuol dire che fossero pronti ad incontrarlo da un momento all’altro ».
« Isabella mi dispiace, avevo detto a James che non era il caso, anche per JJ non è facile », disse Victoria, neanche per lei era facile, a volte mi dimenticavo che forse eravamo nella stessa situazione.
« Non ti preoccupare, ormai il danno è fatto », dissi avviandomi alla porta, volevo stringere forte a me i miei bambini ed anche Edward, loro erano la mia famiglia.
« Isabella, l’avvocato Cullen è.. », mi disse Thomas raggiungendomi per accompagnarmi alla porta, « Il mio compagno », conclusi la frase per lui, a mia sorpresa sorrise, ecco da chi aveva preso Rose.
Era la prima volta che definivo Edward in quella maniera, e mi piaceva tantissimo, rendeva la cosa ancora più ufficiale, « Hai diritto ad essere felice ».
« Siamo sullo stesso piano Isabella », disse James, essere al suo livello equivaleva ad un insulto per me, non lo avrei permesso.
« No.. io non ti ho mai tradito durante il nostro matrimonio », dissi guardandolo negli occhi per poi voltarmi verso la porta ed uscire da quella casa. Arrivai alla macchina e trovai Edward seduto sui sedili posteriori con in braccio la piccola e Charlie con la testa sulle sue gambe, i miei angeli dormivano ed Edward li fissava con amore. Era la più bella immagine che avessi mai visto.
« Si sono addormentati », disse con voce dolce appena aprì la portiera della macchina, « Andiamo a casa », risposi sorridendo e lasciandoli un bacio sulle labbra.
Guidai io, nel silenzio della notte di New York, che tanto silenziosa non era, ma a me piaceva immaginarla così. Ognuno nella propria casa, circondato e protetto dall’amore della propria famiglia.
Ed era quello che io e Edward stavamo costruendo, una piccola famiglia, basata sul rispetto e sull’amore.
 
 
Buongiorno o buonasera ragazze, eccomi qui con il nuovo capitolo, grazie per aver accolto Reccomencer con tanto affetto anche dopo la lunga pausa. È stato bellissimo ritrovarvi.
Ditemi cosa ne pensate, vi piace? Sono sicura che qualcuna di voi sarà felice di aver visto James preso a sberle..
 
Alla prossima un bacio

❤️
​ps. vi piacerebbe una nuova storia?
 

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Capitolo 20
*** Divorzio ***


Dove eravamo rimasti..
È sabato pomeriggio i bambini sono con zia Rose, che chiede a Bella di poterli portare a cena a casa dei nonni, Bella acconsente a patto che non ci sia anche James.
Rimasta sola comincia a girare per casa ripulendola di tutti gli oggetti di James, lo chiama e gli chiede di mandare qualcuno a ritirare lo scatolone, arriva la sua nuova segretaria che fa capire a Bella che è attratta dal suo ex marito, lei la mette in guardia.
Edward le porta la cena e, mentre si lasciano andare alla passione, chiama rose avvertendola che Lily ha chiamato James e Victoria a cena con JJ, e che i bambini per questo stanno piangendo..
 
CAPITOLO XIX

DIVORZIO

VENREDÌ 3 GIUGNO 2016

Era il tre di giugno e a New York era arrivato il caldo, la città si preparava all’estate, cambiava, rimanendo sempre la stessa. Ed io ero cambiata con lei, nell’ultimo periodo ero sempre allegra, anche i miei figli lo erano. James, dopo quello che era successo mesi prima aveva visto i bambini poche volte e sempre con la mia costante presenza, non mi fidavo a lasciarli soli con lui. Non avevo paura che me li portasse via, la mia unica paura era che in mia assenza portasse anche JJ, e i miei bambini non erano ancora pronti ad incontralo.
Avevo più volte cercato di organizzare un incontro, ma i miei figli, Charlie in particolare, si rifiutavano di venire, Lily con le sue parole gli aveva traumatizzati, Rose mi aveva spiegato quello che era successo, appena era arrivata a casa dei suoi con i bambini, Lily aveva chiamato James a cena, voleva incontrare il piccolo JJ, poi si era scatenato l’inferno.
« Alice, andiamo non credi sia troppo? », domandai uscendo dalla mia camera e facendole vedere l’abito indossato che mi aveva consigliato di mettere il giorno dell’udienza in tribunale.
« Io direi che è perfetto », disse Edward seduto sulla poltrona del salotto, mancava ancora un’ora all’udienza. Jasper aveva portato i bambini con Marie a Central Park, poi sarebbero andati allo zoo ed infine saremmo andati tutti fuori a mangiare la pizza.
« Tu stai zitto, sei di parte », risposi scatenando il suo bellissimo sorriso.
« Dico solo la verità, la mia ragazza è una bellissima donna », Edward e i suoi complimenti mi facevano arrossire ogni volta, ero così fortunata ad averlo nella mia vita e in quella dei miei bambini.
« Alice andiamo sono vestita di color ciclamino è un po’ appariscente! »
« Sorellona tu devi far capire che di lui non te ne importa più nulla, che sei più felice senza di lui. Non ti devi mettere un tubino con colori spenti solo perché vai in un tribunale! », cambiare le idee di Alice è praticamente impossibile, quindi non ribatto, mi arrendo, anche perché l’abito mi sta veramente bene, in più Edward lo ama.
« Non hai tutti i torti! », dissi andando a sedermi sulle ginocchia di Edward e lasciando un bacio sulle sue labbra, Alice ci fissava felice, adorava Edward, e Jasper andava molto d’accordo con lui, erano diventati amici, cosa che non era mai successa con James.
« Andrà tutto bene », mi disse togliendo una ciocca di capelli dai miei capelli e mettendola dietro all’orecchio, quel semplice gesto causò in me una serie di scosse, tra non c’era ancora stato nulla di fisico, ma ero sicura di non poter resistere ancora per molto.
« Ragazzi lo so che vorreste stare da soli ma.. mia sorella dovrebbe divorziare tra meno di un ora », Alice era quasi più felice di me, non vedeva l’ora di vedere James sul lastrico, come diceva lei.
« Già ha ragione.. devo liberare la mia ragazza da un marito pesante », disse lui prima di lasciarmi un bacio sulle labbra, con mala voglia mi alzai dalle sue ginocchia ed andai in camera a prendere la borsa e le scarpe.
« Sei pronta? », la domanda di Edward non si riferiva solo al fatto se fossi pronta per andare, ma se lo ero a livello emotivo, personale. La risposta era si, ero pronta.
« Pronta », con i tacchi arrivavo perfettamente alle sue labbra, mi sorrise e avvolgendomi un fianco uscimmo di casa, diretti al tribunale di New York.
In pochi minuti raggiungemmo il tribunale, Edward mi aveva baciata prima di scendere dalla macchina, era meglio se non ci tenevamo per mano, almeno non prima della sentenza poi sarei stata libera di poterlo amare.
Il giudice Elizabeth Hoock entrò pochi minuti dopo di noi nell’aula del tribunale, poco prima di entrare avevamo salutato Jane, era arrivata a testimoniare. Alla mia destra sedevano James e  il suo avvocato, dietro sua madre e suo padre che mi sorrise quando incrociò il mio sguardo. Non c’era traccia di Victoria.
L’udienza cominciò, il mio cuore prese a battere all’impazzita, sapevo quanto potente era James, avevo paura solo che mi portasse via i bambini, ma lo sguardo fiducioso di Edward mi faceva bene sperare.
« Signora Tanner è chiamata a rispondere », Edward strinse forte la mia mano, mi sorrise e con tutta la sicurezza del mondo in me, mi alzai ed andai a sedermi alla sinistra del giudice.
« Signora Tanner, questo non è un processo penale, ma è comunque suo dovere dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Lo giura? », disse il giudice in tono severo.
« Lo giuro », risposi decisa alzando la mano sinistra e mettendo quella destra sul cuore.
« Signora Tanner, le chiedo di esporre i motivi che l’hanno portata a richiedere il divorzio da suo marito James Thomas Tanner », il giudice era stato molto chiaro nella sua domanda.
« Ho cercato per anni di salvare il mio matrimonio, nonostante sapessi dell’infedeltà di mio marito. L’ho fatto per i miei figli », presi un bel respiro e continuai, « Sono arrivata al punto di annullare me stessa, poi una sera è arrivato l’avvocato Cullen, mi ha mostrato un video, e li mi sono decisa a chiedere il divorzio »
« Obiezione! », tuonò l’avvocato di James, aveva paura che il video venisse mostrato in pubblico.
« Obiezione respinta », disse il giudice, « Di che video sta parlando signora Tanner? », continuò.
« Nel video si vede chiaramente James in atteggiamenti molto intimi con una ragazza! », dissi fissando con disprezzo James. Quel video mi faceva ancora male, ma non per il tradimento, ma per Jacob, erano mesi  che non lo vedevo e che non si faceva sentire.
« Queste sono calugne! », urlò James, si stava solo scavando la fossa da solo.
« Avvocato Volturi, controlli il suo cliente, altrimenti mi vedrò costretta ad allontanarlo dall’aula! », disse il giudice facendo zittire tutta l’aula. Non era piena, James aveva chiesto ed ottenuto l’udienza a porte chiuse. Codardo!
« Signora Tanner è possibile vedere questo video? »
« Certo signor giudice, l’avvocato Cullen ne ha una copia », dissi guardando Edward per la prima volta da quando mi ero seduta accanto al giudice.
« Obiezione », disse l’avvocato Volturi alzandosi, il giudice lo guardò e rispose, « Obiezione accolta ».
« Avrei da fare delle domande alla signora Tanner », disse facendo il giro del suo tavolo e mettendosi davanti al giudice, che annuì alla sua richiesta, « Prego ».
Non avevo paura, Edward mi aveva preparato ad un eventuale interrogatorio da parte dell’avvocato di James, dovevo semplicemente dire la verità, non avevo nulla da nascondere.
« Signora Tanner, lei sostiene di non aver mai tradito il signor Tanner, è così? », mi domandò l’avvocato Volturi mettendosi difronte a me.
« Si », risposi in tutta sincerità.
« Mi può spiegare cosa ci faceva l’avvocato Cullen a casa sua il sedici gennaio di quest’anno? », non capivo dove volesse arrivare, aveva un tono accusatorio.
« Non capisco »
« Mi spiego meglio, signor giudice posso far vedere un’immagine? », domandò al giudice che accolse la sua richiesta, ero curiosa anche io di vedere cosa si sarebbe inventato l’avvocato pur di mettermi in cattiva luce.
« Questa foto è stata scattata dalle telecamere d sicurezza del palazzo dove abita la famiglia Tanner, le faceva visita spesso l’avvocato Cullen? », domandò con tono spregiante.
« Dove vuole arrivare? », risposi io con dignità, non mi sarei fatta calpestare dai suoi sporchi giochetti.
« Andiamo avanti », sullo schermo alla mia sinistra, comparve una foto scattata al compleanno di Renèe, Edward era accanto a me e mi sorrideva.
« L’avvocato Cullen e la signora Tanner avevano una relazione molto prima che si cominciasse la pratica di divorzio », disse sicuro delle sue parole, se la situazione fosse stata diversa avrei riso di gusto. Questa era bella, voleva fare passere me come la fedifraga della coppia.
« Obiezione », disse Edward alzandosi in piedi, non l’avevo mai visto così nervoso, l’avvocato Volturi stava costruendo una storia su me ed Edward dal nulla.
« Obiezione accolta avvocato Cullen », Edward si aggiustò il nodo della cravatta prima di cominciare a parlare, mostrava tutta la sua sicurezza.
« La prima foto è stata scattata la sera in cui il signor Tanner mi ha invitato a cena, da poche settimane avevo cominciato a fare consulenza legale al suo Country Club, era tra le prime volte che incontravo la mia assistita », disse sicuro di sé mentre guardava dritto nei occhi il giudice.
« Signora Tanner conferma questo? », mi domandò il giudice voltandosi verso di me, mi infastidiva l’appellativo con cui mi chiamava.
« Si, la prima volta è stata alla cena prima di Natale al Country Club, a dicembre », non avevo fatto molto caso alla sua presenza, ero più attenta a controllare che mio marito non si appartasse con qualsiasi cosa di genere femminile che respirasse.
« La seconda fotografia come me la spiega signora Tanner? », mi domandò l’avvocato, ormai avevo capito il suo gioco, non mi avrebbe sconfitto.
« Era il compleanno di mia figlia, poco tempo prima avevo mandato James fuori di casa e lui non si è presentato alla festa, aveva una riunione », risposi del tutto sincera, ricordando anche il bellissimo gesto di Edward.
« Lei e il signor Tanner vi eravate già separati quando è stata scatta la fotografia? », chiese il giudice, « Si », risposi annuendo.
« Come mi spiega quest’ultima fotografia signora Tanner? », la fotografia ritraeva me ed Edward sul tetto del grattacielo del suo ufficio, eravamo abbracciati, mentre ci baciavamo. Era una foto scattata da vicino, probabilmente James aveva assunto un investigatore privato, pensando di mettermi in difficoltà.
« Obiezione », disse Edward impedendomi di parlare, aveva ragione non c’era nulla da dire su quella foto.
« Obiezione accolta, mi sembra che tutti questi scatti siano stati fatti dopo la separazione, quindi non imputabili alle cause che hanno portato al divorzio », disse il giudice, Edward annuì alle sue parole.
« Grazie signor giudice », Edward mi sorrise, prima di tornare a sedersi.
« Ho finito », l’avvocato Volturi tonò al suo posto, non sembrava molto entusiasta di quello che aveva ottenuto.
« Molto bene.. quali sono le sue richieste signora Tanner? », sembrava essere più dolce nei miei confronti, ero stata fortunata ad avere un giudice donna, sanno essere più cattive e giuste nei confronti dei uomini traditori.
« Voglio porre fine anche sulla carta anche al mio matrimonio, voglio che si cancelli il cognome Tanner dal mio nome », avevo bn chiare le mie richieste, non volevo nient’altro, se non che i miei bambini rimanessero con me, « Sulla custodia dei suoi figli, vuole la custodia assoluta? », mi domandò.
« No.. vorrei che rimanessero con me, ma vorrei anche che continuassero a vedere il padre », anche se le speranze che James cominciasse a fare il padre erano basse.
« Ogni volta che il padre vuole? », il giudice sembrava stupita della mia richiesta, non era normale che non si litigasse per la custodia dei figli, ma avrei tirato fuori gli artigli se James l’avesse fatto.
« Esatto, non voglio togliere il padre ai miei figli », confermai accennando un piccolo sorriso.
« Può tornare a sedersi accanto al suo avvocato Signorina Swan », posso giurare di aver visto un micro sorriso di soddisfazione nel volto del giudice quando mi ha chiamata così.
« Grazie signor Giudice », dissi alzandomi e sedendomi accanto a Edward.
« Signor Tanner, tocca a lei », James si alzò, dirigendosi verso il giudice, non prima però di aver lanciato un’occhiataccia verso di me. Aveva lo sguardo di chi è sicuro di avere tutto sotto controllo, anche quando la nave ormai sta affondando.
« Signor Tanner, questo non è un processo penale, ma è comunque suo dovere dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Lo giura? », disse il giudice in tono severo anche a James.
« Lo giuro », vedere James che giurava era abbastanza bizzarro, lui non sapeva cosa significava essere sinceri.
« Accetta la richiesta di divorzio di sua moglie? », le domande del giudice erano più che lecite, era giusto sentire entrambe le parti, « No », e la risposta di James non mi sorprese, erano settimane che continuava a dire che non mi avrebbe concesso il divorzio, non sapendo che negli Stati Uniti il divorzio si può ottenere anche contro la volontà dell’altro.
« Perché? », lo incalzò il giudice.
« Quello che ha sostenuto Isabella non corrisponde alla verità », mi veniva da ridere, ma si sentiva quando parlava o dava solo fiato alla bocca?
« Lei mi sta dicendo che non l’ha mai tradita? », anche il giudice sembrava perplesso davanti alle risposte di James, sapeva che stava mentendo.
« Esatto », negare l’evidenza, sempre e comunque questo era il motto di James, e a dire il vero mi faceva ridere, il suo atteggiamento.
« Obiezione », disse Edward alzandosi, era arrivato il momento di mettere bene le carte in tavola.
« Obiezione accolta », rispose il giudice.
« Avrei delle domande da fare al signor Tanner e delle prove da mostrarle signor giudice », Edward prese la cartellina e si avviò verso il centro dell’aula.
« Prego »
« Questo è un certificato di proprietà, è una casa in New Jersey », disse Edward consegnando il certificato al giudice, essendo legalmente ancora la moglie di James avevo il permesso di ritirare tutti i certificati di proprietà al comune.
« Obiezione », tuonò l’avvocato Volturi.
« Respinta, continui avvocato Cullen »
« Questo è un certificato di nascita, il signor Tanner ha avuto un figlio da un altra donna, nato nell’aprile del 2009, che abita con la madre nella casa in questione », nell’aula i pochi presenti, rimasero sconvolti, James abbassò lo sguardo, aveva perso.
« È vero signor Tanner? », domandò il giudice leggendo le carte con estrema attenzione, io avevo l’ansia e il cuore a mille.
« Si », confermò lui, rispondendo per la prima volta in  maniera sincera. Questo, però, fece arrabbiare il giudice, « Quindi prima ha mentito quando le ho chiesto se ha mai tradito sua moglie? ».
« Obiezione », il suo avvocato cercava di rimediare, ma ormai il danno era fatto.
« Respinta, le ricordo signor Tanner che è sotto giuramento », disse lei in tono severo, « Certo signor giudice », per la prima volta vedevo la paura negli occhi James.
« Avvocato Cullen può continuare »
« Grazie signor giudice, la mia assistita prima ha parlato di un video, glielo vorrei mostrare », era arrivato il momento, tutti avrebbero saputo di che pasta era fatto il mio quasi ex marito.
« Prego », il video partì, l’immagine di James con un’altra donna e di mio fratello accanto mi riportarono indietro nei mesi, quando avevo scoperto tutto, quando avevo perso la fiducia in mio fratello, quando avevo conosciuto Edward. Quanto la mia vita fosse cambiata da quel momento.
« Questo video risale a febbraio, sono stato io stesso a girarlo e a mostrarlo alla signora Tanner », disse Edward una volta che il video terminò.
« Dalle immagini è evidente che il signor Tanner si intrattenesse con diverse donne, le do ancora un’occasione, ha tradito più volte sua moglie? », ero sicura che anche il giudice avesse ormai capito il genere di uomo che era James.
« Si », per la prima volta lo ammise e questo mi fece ben sperare.
« Crede che sua moglie lo abbia tradito? », era una domanda lecita quella del giudice, avevo timore della risposta di James, lui sapeva rigirare tutto a suo favore.
« No, ma l’ho tradita solo con la madre di mio figlio JJ », la risposta d James mi colpì, era stato ancora sincero, forse si stava rendendo conto che il nostro matrimonio era alle battute finali.
« A proposito di questo, vorrei fare delle domande alla signorina Jane Smith seduta qui in prima fila », disse Edward avvicinandosi a Jane.
« Faccia pure il suo lavoro avvocato Cullen »
« Grazie signor giudice. Signorina Smith lei è stata la segretaria personale del signor Tanner per quanto tempo? », cominciò a domandare, era veramente bello quando entrava in modalità avvocato, non riuscivo a credere che quell’uomo fosse il mio compagno, colui che mi ha aiutato a ricominciare.
« Circa due anni », rispose lei timorosa, non era facile esporsi in quella maniera, ma come mi aveva detto lei, lo rifaceva per riprendersi quella dignità che James le aveva portato via. Osservai anche lui, la guardava con disprezzo, sembrava volesse ucciderla con lo sguardo.
« Bene.. il rapporto con il suo capo andava oltre il professionale? », Edward aveva già detto a Jane le domande che avrebbe rivolto a lei in tribunale.
« Si », rispose lei a testa alta fissando James, ero fiera del suo atteggiamento.
« Obiezione! », urlò l’avocato Volturi, non avevano messo in conto che una delle amanti di James avesse parlato.
« Respinta, continui con le sue domande avvocato Cullen »
« Ci sono stati rapporti intimi? », domando Edward a Jane che arrossì prima di rispondere, « Si ».
« Lei sapeva che il signor Tanner era sposato? »
« Si, ma mi giurava che si stava separando dalla moglie », era la frase che diceva a tutte, eppure tutte ci credevano, era molto abile con le parole, ma in tribunale sembrava aver perso la sua parlantina
« Il signor Tanner l’ha mai portata in viaggi di lavoro? »
« Si »
« Dormivate nella stessa stanza? »
« Si »
Jane era stata forte, non era semplice esporsi in maniera così esplicita, ammettendo di essere stata l’amante di un uomo potente come James.
« Ho concluso signor giudice », Edward aggiustandosi la giacca tornò a sedersi accanto me.
« Ha qualcosa da aggiungere signor Tanner? », disse il giudice, lo sguardo di James era rivolto al pavimento in marmo dell’aula di tribunale.
« No », disse con un filo di voce.
« Vuole la custodia esclusiva dei suoi figli? », a quella domanda del giudice mi bloccai, se James avesse risposto in maniera affermativa sarebbe partita una battaglia legale, che difficilmente gli avrei fatto vincere, ma ancora una volta mi stupì, « No », rispose secco. Mi rilassai, probabilmente sapeva che i bambini sarebbero stati meglio con me.
« Signorina Swan, suo marito è stato presente per i figli? », domandò il giudice verso la mia direzione, erano anni che non mi sentivo chiamare con quell’appellativo, dovevo tornare ad abituarmi.
« No, specialmente nell’ultimo periodo », risposi in maniera sincera, non potevo far risultare James un buon padre, anche se eravamo in un’aula di tribunale.
« Bene.. mi ritiro per deliberare, l’udienza è sospesa, riapre alle ore 15 », disse il giudice battendo il martelletto, mi metteva una certa ansia quel gesto.
« Isabella », mi sentii chiamare da qualcuno mentre con Edward e Alice uscivamodall’aula di tribunale, mi voltai e mi trovai Lily nel suo tailleur color crema.
« Lily, che picere vederti », dissi guardandola dritta negli occhi che erano uguali a quelli del figlio e di Charlie, era l’unica cosa che aveva preso da loro.
« Non hai ancora vinto Isabella »
« Ma questa non è una gara, io oggi otterrò il mio divorzio, con o contro la sua volontà! », dissi sicura delle mie parole, Thomas mi sorrise, lui e la figlia appoggiavano la mia scelta, sapevano che non c’era futuro, sapeva che entrambi amavamo persone diverse.
« È andata », disse Edward una volta arrivati al ristorante dove avremmo pranzato in attesa della sentenza di divorzio.
« Ancora non è finita », gli ricordai, Alice ci aveva lasciato soli, era andata da Jasper per restare con i bambini.
« Divorzierai e avrai tutti i vantaggi »
« Il mio unico vantaggio sarà quello di essere una persona libera », dissi aggiustandoli il colletto della camicia.
« E questa donna libera starà con me? »
« Si signor giudice », dissi avvicinandomi a lui per posare le mie labbra sulle sue, « Lo sai che nelle vesti di avvocato sei tremendamente sensuale? ».
« Dici? », disse mettendo le sue mani sui miei fianchi ed attirandomi a lui, mise le sue labbra sul mio collo e cominciò a lasciare dei dolci baci. Mi dimenticai in fretta di essere dentro un ristornate, in mezzo a tanta gente.
« Dico »
« Ehmm.. le cose sconce nella vostra camera da letto! », mi allontanai di scatto da Edward, per voltarmi verso la persona che aveva parlato, non lo conoscevo. Era alto come Edward ed aveva la tenuta da chef.
« Emmett! »
« Fratello finalmente l’hai portata qui! », alle sue parole capii, Emmett era il fratello chef di Edward, non l’avevo mai visto, e di certo questo non era il modo in cui volevo presentarmi a lui. Della sua famiglia avevo conosciuto solo la sorella. E non ero nemmeno tanto lucida quando l’avevo conosciuta, avevo appena scoperto dell’esistenza di JJ.
« Bella ti presento mio fratello Emmett, Emmett lei è Bella », ci presentò Edward io e Emmett ci stringemmo la mano.
« Sono felice di conoscerti, le poche volte che vedo mio fratello non fa altro che parlare di te », sorrisi stringendomi a Edward.
« Anche io, Edward mi ha detto che sei uno chef eccezionale »
« Confermo », disse Emmett invitandoci a sedere in un dei tavoli che avevano una vista stupenda su New York.
Il pranzo passò veloce, Emmett era davvero uno chef di altissimo livello, per due ore mi ero dimenticata dell’udienza e della sentenza, passare del tempo solo con Edward era bello, mi faceva tornare ai miei vent’anni, quando la mia vita era più semplice, più leggera.
« Il signor James Tanner.. », il giudice cominciò a leggere la sentenza, eravamo ritornati in aula da circa una mezz’oretta, ero emozionata. Si può essere felice per un divorzio? Io lo ero, « .. dovrà versare, mensilmente, un assegno pari a tremila dollari a testa a Charlie James Tanner fino al compimento dei diciotto anni del minore, ed un assegno di eguale importo alla minore Renée Jamie Tanner fino al compimento dei suoi diciotto anni. Questi assegni verranno versati mensilmente al conto corrente della signora Isabella Marie Swan, tutore legale dei minori », disse il giudice, non ero felice, da James non volevo i suoi soldi, ma sapere che ai miei figli non sarebbe mancata una base economica mi tranquillizzava.
« Un assegno di pari importo verrà versato anche alla signora Isabella Marie Swan, per danni morali, nel caso la signora lo accetti », lo sguardo del giudice si posò sulla mia figura, « Signora Swan, lei accetta un assegno di importo pari a tremila dollari per i danni morali a lei causati da suo marito? », guardai Edward, non sapevo cosa rispondere, poi pensai ai miei figli, quei soldi sarebbero destinati solo al loro futuro, quindi accettai, « Si, signor giudice », dissi decisa.
« Perfetto.. continuiamo la lettura della sentenza, l’affidamento dei minori Charlie James Tanner e Renèe Jamie Tanner è condivisa, per tanto saranno i genitori a decidere, in separata sede, con chi dei due i minori vivranno », ero sollevata, l’affidamento condiviso era quello che volevo per i miei figli.
« Il cognome Tanner sarà cancellato dal nome completo della signora Isabella Marie Swan », Edward strinse la mia mano, non riuscivo a contenere la mia felicità.
« Con sentenza del 3 giugno 2016 del tribunale dello Stato di New York, dichiaro sciolto il contratto matrimoniale tra Isabella Marie Swan in Tanner e James Thomas Tanner. Così è deciso! », sorrisi, l’aiutante del giudice mi portò il foglio da firmare, anche James firmò. Mi avvicinai a lui e gli consegnai la fede di matrimonio e il costoso anello di fidanzamento, era giusto che li tenesse lui, per me ormai non avevano più nessun valore.
Io ed Edward uscimmo dal tribunale mano nella mano, ero ancora incredula, ero tornata ad essere una donna libera, non ero più la signora Tanner, nessun matrimonio mi legava più al mio, finalmente, ex marito.
« Visto che non sei più sposata.. posso fare questo », Edward prese il mio volto e sugli scalini del tribunale di New York mi baciò, un bacio dato alla luce del sole, davanti a tutti, li dove ero tornata ad essere una donna libera. Non era il primo bacio che mi dava in pubblico, ma era il primo in cui capivo che era lui la persona che volevo sempre nella mia vita.
« Ti amo », le  mie parole furono talmente inaspettate da sorprendere me stessa per prima, il sorriso di Edward si allargò a dismisura prima di riprendere a baciarmi.
« Ti amo anch’io Bella », rispose lui stringendomi forte a lui, tra le sue braccia ero a casa, al sicuro. Con lui avrei fatto tutto con tranquillità e maturità. Avrei vissuto ogni attimo, senza perdermi nessuna emozione, vivendomi questa nuova opportunità a pieno, da donna libera.
« Isabella, dobbiamo parlare », la voce del mio ex marito arrivò alle mie spalle, che diavolo voleva ora?
 
Buonasera o buongiorno fanciulle
Scusate il ritardo, ma la settima scorsa ho avuto un esame all’università e il tempo per scrivere, come voglio io era poco.
Ma eccomi qui, finalmente Bella non è più la signora Tanner e finalmente ha detto quelle due paroline.
Cosa ne pensate? Il vostro parere è importante per me e vi ringrazio sempre per il vostro sostegno, siete uniche amiche mie.
 
Ragazze, cosa ne pensate di una storia piena d'amore, di paure, di insicurezze. Una storia ambientata sulle coste della nostra bellissima Sardegna? Io e la bravissima Giulia Scricciolo abbiamo cominciato a scrivere a quattro mani "La ragazza del balcone", vi aspetta da oggi pomeriggio.
 
 
Ps. Non sono un avvocato, ma ho letto che negli Stati Unito le pratiche del divorzio sono molto più rapide e veloci, servono solo pochi mesi a differenza dell’Italia, dove richiede anche anni.
Non so come sia una sentenza vera di divorzio, ho cercato di immaginarmela, concedetemelo.

 

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Capitolo 21
*** Amore ***


Dove eravamo rimasti..

È il giorno dell’udienza in tribunale, James da battaglia a Bella ma lei riesce ad ottenere il suo divorzio.

Appena uscita dal tribunale Bella confessa ad Edward di amarlo, poco prima di andarsene a casa James la raggiunge per parlare.

 

CAPITOLO XX

AMORE

VENREDÌ 3 GIUGNO 2016

« Isabella, dobbiamo parlare », la voce del mio ex marito arrivò alle mie spalle, che diavolo voleva ora?

« Vai », mi disse Edward lasciandomi una carezza sul volto.

« Mi sono appena liberata di lui », dissi sbuffando, dopo quello che aveva cercato di fare in tribunale vederlo era e parlarci era l’ultima cosa che desideravo fare.

« Io ti aspetto qui.. vai », disse lasciandomi un bacio delicato sulle labbra, feci un sorriso tirato e scesi quei pochi scalini che mi separavano da James.

« Dimmi », dissi incrociando le braccia sotto il seno, James si tolse gli occhiali da sole e mi puntò con il suo sguardo di ghiaccio, così diverso da quello di Edward.

« Vedo che non perdi tempo, hai già puntato ad un altro pezzo grosso della città », il suo sguardo si puntò sull’uomo alle mie spalle, ma non avrei più permesso al mio ex marito di insultare me e le persone che amo.

« Se è questo che mi volevi dire, allora tanti saluti », dissi facendo un passo indietro.

« No Isabella.. aspetta », James tornò ad essere serio, non lo vedevo così da anni.

« Allora? »

« Vado a Los Angeles a dirigere l’LA Country Club », non pensavo di aver capito bene, « Lasci New York? », domandai seria e sorpresa, lui amava New York.

« Si.. tanto tu ti sei fatta una nuova vita », disse indicando Edward, mi sembrava un bambino dell’asilo, che decide di avere un nuovo amico perché il suo ne ha trovato un altro.

« Ho seguito il tuo esempio », risposi tranquilla, ormai non mi faceva più paura, mi ero liberata di lui, i bambini erano al sicuro.

« Vado a Los Angeles perché.. », James abbassò lo sguardo, immaginavo cosa volesse dire, per questo con mezzo sorriso stampato in faccia, finii la frase per lui; « A Los Angeles non mi conoscono.. si parlerà meno del nostro divorzio.. ti presenterai all’alta società con  la tua nuova famiglia. Tutto chiaro, non ti preoccupare ».

« Non è così »

« James, andiamo, lo sappiamo entrambi che è così », conoscevo James da tanti anni, la sua immagine pubblica per lui era tutto, e quella che aveva a New York era intuibilmente collegata alla mia persona.

« Ogni tanto verrò a New York », non sapevo se ridere o piangere alle sue parole, si rendeva conto che a New York aveva dei figli  e non dei semplici amici, che si possono anche vedere due/tre volte all’anno?

« Ogni tanto? Tu lo sai che i tuoi figli ti vorranno vedere più di ogni tanto, vero? », dissi schifata dall’uomo che avevo davanti.

« Non riuscirò a venire a New York tutte le settimane.. io non », evidentemente le scale del tribunale di New York erano molto più interessanti del nostro discorso, visto che non aveva mai puntato il suo sguardo su di me.

« Tu cosa? », lo incalzai, sentivo che quello che mi avrebbe detto mi avrebbe fatto del male.

« Sei sicura.. »

« Di cosa dovrei essere sicura James? », ero stufa di tirargli fuori le parole con le pinze.

« Per loro io.. sento come se non fossero miei », se in quel momento avessero diffuso delle mie fotografie private, probabilmente l’umiliazione sarebbe stata minore. Non potevo credere che il padre dei miei figli dubitasse della sua paternità, quando lui aveva avuto un figlio da un’altra donna.

« Come? Cosa stai dicendo? », domandai schifata, nel mio matrimonio io ci avevo creduto, non avevo mai guardato nessun altro, anche se sapevo dei tradimenti, non l’avevo mai tradito.

« Non provo per loro quello che provo per JJ », le parole di James mi sconvolsero, non poteva essere serio.

« Io non ci posso credere.. ti rendi conto che non stai parlando di una donna ma dei tuoi figli? », forse alzai un po’ troppo la voce, ma in quel momento era inevitabile, come poteva un genitore non provare nulla per i suoi figli?

« Isabella io non gli so amare! », ammise alzando per la prima volta lo sguardo su di me. Era la prima volta che parlava così apertamente dei sentimenti verso i suoi figli.

« Ma JJ si », non pensavo si potessero fare preferenze sui figli, indipendentemente se avessero o meno la stessa madre, di base sono tuoi figli, sangue del tuo sangue.

« Con lui.. », il suo sguardo cambiò quando cominciammo a parlare di JJ.

« Ami sua madre.. io sono sempre stata un peso che si è fatta mettere incinta per ben due volte. Tu non  gli hai mai visti come figli tuoi, solo come un peso. Dico bene? », era dura da ammettere la verità, faceva male in maniera indicibile sapere che l’uomo che è il padre dei tuoi figli non li vede come sui.

« Io voglio bene ai tuoi figli », con quelle parole confermò tutto quello che avevo pensato, non li considerava nemmeno suoi.

« Ai miei figli, già.. », aveva ragione, erano solo miei, visto che li avevo cresciuti da sola.

« Tra me e te è successo tutto troppo in fretta. Ti ho conosciuto, sei rimasta incinta, ti ho sposato », per la prima volta, dopo anni James aveva deciso di parlare, costava troppo dire quelle cose prima? Era davvero così difficile dire alla propria moglie che il matrimonio ormai non funzionava più? Bisognava per forza arrivare al punto a cui eravamo arrivati noi due? Eppure la colpa non era solo sua, anche io avevo preferito far finta di non sapere piuttosto che accettare la realtà.

« Non era quello il tuo programma », da anni ero a conoscenza che la vita che avevamo non era quella che lui voleva, io avevo imparato ad amarla, lui invece la odiava.

« No »

« Tu lo sai che loro soffriranno? », i miei bambini avevano un’anima talmente pura, che nonostante tutto, amavano il loro papà.

« Lo so », ammise tornando a fissare le sue scarpe.

« Io non voglio più vederli soffrire per colpa tua James », non avrei accettato una sola lacrima in più, loro non dovevano più soffrire per un uomo che a detta delle sue parole non li ama.

« Per questo me ne vado a Los Angeles.. impareranno a dimenticarmi », era difficile credere a quello che mi stava dicendo James, voleva che i suoi figli si dimenticassero di lui, ma arrivati a questo punto forse era l’unica soluzione possibile.

« È questo che vuoi? Che si dimentichino di te? »

« È l’unico mondo per non farli soffrire », quello era il discorso delle prime volte, era la prima volta che lo sentivo dire che non voleva farli soffrire.

« Allora dovrai sparire dalla loro vita.. non puoi comparire una volta ogni sei mesi e poi sparire di nuovo, ne soffriranno ogni volta », era esattamente il contrario di quello che avevo detto in tribunale, ma se voleva tronare a New York una volta ogni morte di papa allora non l’avrei accettato.

« In tribunale hai detto che potevo vederli quando volevo », sembrava spaventato, ma non mi importava delle mie parole in tribunale, la serenità dei miei figli era l’unica cosa che mi interessava.

« Lo so quello che ho detto in tribunale.. ma l’ho detto pensando che tu li amassi », ribadì, James sorrise amaro ed annuì, non vi provò nemmeno a dire che quello che avevo appena detto non fosse vero.

« Allora va bene.. hai ragione. Sparirò dalle loro vite », si arrendeva e probabilmente stava facendo la cosa migliore.

« Loro ti amano, nonostante tutto, loro ti amano », non so perché glielo dissi, ma volevo che lui lo sapesse, perché ero sicura che i miei bambini lo amassero in maniera incondizionata.

« Tu amali come meritano di essere amati, come io non sono in grado di fare », James sorrise, era sincero, non era facile per un padre ammettere quello che lui stava ammettendo.

« Vuoi davvero sparire dalla loro vita? », domandai dandoli un’ultima possibilità di cambiare idea.

« Si.. li vedrò crescere da lontano, credo sia la cosa migliore che possa mai fare per loro », l’uomo che avevo davanti non era quello che fino ad un’ora prima era mio marito. Dov’era finito il James Tanner che conoscevo? Perché fino ad un’ora prima cercava di ostacolarmi in tutti i modi ed ora mi lasciava la strada libera?

« Da questa scelta non si torna indietro James », dissi seria, volevo che capisse le conseguenze delle sue scelte.

« Lo so.. Edward sarà un padre migliore per loro », James era serio a quelle parole, mentre rivolgeva lo sguardo all’uomo alle mie spalle.

« Come? »

« Quel sabato in cui ti chiamai dicendoti che JJ aveva la febbre.. ecco non era vero. Avevo promesso di portarlo alla pista di pattinaggio e li vi ho visto, tutti e quattro, come una famiglia. Edward giocava con loro, li abbracciava, li guardava in un modo in cui io non li ho mai guardati, c’era amore in lui. So che lasciando Renèe e Charlie nelle mani di Edward e nelle tue saranno felici, saranno al sicuro », disse senza mai guardare verso di me, quella notizia non mi fece male, in quel giorno probabilmente lui si è arreso, tutto quello che è successo in tribunale probabilmente era opera del suo avvocato e di sua madre.

« James.. davvero vuoi che sia un altro a crescere i tuoi figli? », volevo essere sicura delle sue intenzioni.

« Si Isabella.. hanno diritto ad essere felici »

« Lo hai capito solo ora? », io e James siamo stati sposati per quasi dieci anni e solo ora sembrava capire che la felicità dei figli veniva prima della propria.

« Ho sempre avuto il controllo su di tutto, anche su di te, forse.. ma non su di loro »

« In che senso? », domandai sorvolando il fatto che aveva avuto il controllo su di me, perché sapevo che era vero. Non mi aveva mai ordinato di fare qualcosa, però per anni ero stata la moglie perfetta accanto al grande uomo d’affari.

« Quando sono con loro sento come se.. Isabella loro rappresentano la vita che non volevo », questo mi faceva male, perché faceva a apparire i miei figli come degli incidenti di percorso, ma non lo erano, io avevo voluto entrambi.

« E JJ? », domandai curiosa di sapere la sua risposta.

« Mi sono innamorato di Victoria la prima volta che l’ho vista e JJ è nato dall’amore della donna che amo, quando è nato Charlie, quando abbiamo scoperto che tu eri incinta, io ti giuro ero felice », mi disse sorridendo e capii che era sincero. Quando anni prima mi accorsi del ritardo gliene parlai, eravamo felici in quel periodo.

« Già mi tradivi James », nonostante fossimo felici sapevo già di non essere l’unica donna per lui, almeno lo intuivo.

« Lo so.. mi dispiace, me è più forte di me », il mio ex marito mi sorprendeva sempre di più, per la prima volta ammetteva di essere malato di sesso.

« Non pensi che a Victoria farà male? Non pensi che anche lei ti lascerà come ho fatto io? », dissi mettendomi nei panni di Victoria.

« Ma lei sa come sono, mi perdona.. mi accetta! », eccolo ritornare l’uomo che ho sempre conosciuto, l’uomo che pensa che si possa essere sempre perdonati.

« Non è vero! Ci sta male! Un male atroce che ti lacera dentro, James! Lei fa finta, ma muore dentro ogni volta che vede i segni di un’altra sulla tua pelle, sui tuoi vestiti », lo ricordavo quel male, quello che provavo quando mancava alle ecografie di Renèe perché era in viaggio e poi quando tornava vedevo le sue camice che profumavano di donna.

« È così che ti sentivi? »

« All’inizio.. poi è nata Renèe e ho smesso di provare qualsiasi cosa per te.. compreso l’odio », dissi sincera, è quando comici a provare apatia verso una persona che la speranza muore. Perché l’odio, anche se è un sentimento negativo, rimane comunque un sentimento che ti fa provare un’emozione.

« Mi dispiace », speravo seriamente che avesse capito tutto il male che mi aveva fatto, e che non facesse la stessa cosa con Victoria.

« Ora è finita.. non mi importa più », James Tanner aveva finito fi farmi del male, non era più nulla per me, nemmeno il padre dei miei figli, visto che gli aveva rifiutati. Preferiva che a crescerli fosse un altro, una persona che li amava come lui non sapeva fare.

« È meglio che vada », ero felice delle sue parole, non l’avrei più rivisto, avrei chiuso un capitolo della mia vita.

« Vuoi salutarli? », gli diedi un’ultima chance di poterli vedere, dopo di che, doveva sparire, loro non avrebbero più sofferto a causa sua.

« No.. sarà più semplice così », appoggiai la sua scelta, anche perché i bambini non volevano vederlo, in particolare Charlie. Erano mesi che non parlava con lui, al massimo rispondeva a monosillabi.

« Come vuoi », feci un passo indietro, io e James Tanner non avevamo più nulla da dirci.

Mi voltai e trovai Edward ad aspettarmi, mi guardava intensamente, mi amava, lo amavo. Lui aveva avuto la straordinaria capacità di far tornare la mia fiducia nel genere maschile.

« Isabella? », mi sentii chiamare mentre raggiungevo la persona che amavo, mi voltai, « Si? ».

« Spero che Edward ti renda felice », disse James indicando Edward che si era avvicinato a me. Era serio, non mi restava che augurarli la stessa cosa.

« Pensa a rendere felice Victoria e tuo figlio », James sorrise e con un cenno della mano prese a scendere le scale del tribunale di New York.

Io mi voltai verso la persona che mi amava e mi rispettava, Edward allargò le braccia, non esitai un secondo in più, mi buttai tra le sue braccia e lo baciai.

« Cosa ti ha detto? », disse staccando le sue bellissime labbra dalle mie.

« Che è  completamente fuori dalla mia vita », risposi, James aveva detto che Edward sarebbe un padre perfetto per i miei bambini, ma non lo volevo costringere, lui non lo meritava. Non volevo che lui si sentisse in dovere di amare i miei figli, ma mi bastò guardare i suoi occhi chiari per capire che lui era l’uomo perfetto e non solo per me.

« Lo credo bene.. avete appena divorziato », disse togliendo una ciocca di capelli dal mio viso.

« Nel senso che non lo rivedrò più Edward », risposi sorridendo, non ero triste e nemmeno delusa per le parole di James, lui aveva deciso di seguire la sua strada ed io l’avevo accettato.

« Non capisco », disse lui confuso.

« Non prova per i miei figli quello che prova per JJ.. », non volevo nascondere nulla ad Edward, la sua faccia era un misto di incredulità e stupore.

« Non può averlo detto sul serio »

« Invece si.. per questo si trasferisce a Los Angeles, così loro si potranno dimenticare di lui », sono tanti i pardi e le madri che abbandonano i loro figli, ma credo siano pochi quelli che ammettono di non amarli, o almeno di non amarli abbastanza. James ne era stato capace, allontanarsi da loro, forse, era il più grande atto d’amore che potesse fare per i miei bambini.

« Bella... mi dispiace », Edward mi strinse forte a sé, ma io stavo bene. Stavo bene perché ero tra le sue braccia.

« Gli ha rifiutati.. per questo gli ho chiesto di sparire completamente dalla loro vita », dissi seria anche se in tribunale avevamo ottenuto l’affidamento congiunto, era ormai palese che a James non interessasse.

« Bella! Tu non puoi fare una cosa del genere », l’animo da avvocato di Edward uscì fuori immediatamente.

« Si che posso Edward », risposi convinta delle mie parole.

« Se un giorno lui volesse toglierti i bambini avrebbe tutte le ragioni per farlo! », Edward aveva ragione, ma non avrei mai permesso a James di farmi una cosa del genere, avrei chiesto in tribunale l’affidamento esclusivo.

« No.. l’idea di farsi dimenticare è stata sua, io gli ho solo chiesto di non farsi più vedere, Charlie e Renèe ne soffrirebbero ogni volta », risposi accennando un piccolo sorriso.

« Capisco », Edward mi sorrise, forse aveva capito quello che avevo intenzione di fare.

« Andiamo? », dissi prendendo Edward per mano, volevo vedere i miei figli abbracciarli e dir loro che da quel momento in poi sarebbe andato tutto bene.

« Si.. i bambini ci aspettano per la pizza », era troppo prematuro se pensavo già a noi quattro come una famiglia?

« Ti amo »

« Ti amo anche io », rispose lui lasciandomi un dolce bacio sulle labbra, era così bello sentire quelle parole uscire dalle sue labbra e sapere che erano rivolte solo alla sottoscritta.

« Andiamo va.. Charlie sarà impaziente », il mio bambino amava la pizza.

Io ed Edward cominciammo a camminare mano nella mano, il leggero vento estivo ci coccolava, la sensazione di benessere e libertà si faceva padrone del mio corpo, mi sentivo così leggera, come se quel peso che mi opprimeva il petto da anni, fosse svanito quando il giudice ha letto la sentenza.

« Credo ci sia qualcuno che ti vuole parlare », disse Edward indicando un uomo poco distante da noi, mi bastò guardarlo per un attimo per capire di chi si trattasse.

« Jacob »

 

 

Buon sabato sera ragazze.. rieccomi. Vi posso comunicare che ho finito la sessione estiva all’università!!

Siamo giunte quasi alla fine di questa storia.. manca solo l’ultimo capitolo!

Non vedo l’ora di scriverlo per ora vi mando in bacio enorme!

Grazie a tutte voi!

 

Avete letto la nuova storia che sto scrivendo con Giulia Scricciolo? Si intitola “La ragazza del balcone”, fatemi sapere se vi piace.

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** Recommencer ***


Dove eravamo rimasti..
Bella e James sono sposati, ma lui la tradisce e quando l’avvocato Edward Cullen mostra un video che ritraeva il marito tra le braccia di un’altra donna in presenza di Jacob, fratello di Bella, lei decide di porre fine al suo matrimonio. 
Edward si innamorerà di Bella, ma anche dei suoi due figli.
Il giorno del divorzio, James le comunica di voler uscire dalla vita dei suoi figli. 

 
CAPITOLO XXI
 
RECOMMENCER
 
Venerdì, 3 giugno 2016
« Jacob », mio fratello aveva la testa bassa, le mani nelle tasche dei jeans, il vento di luglio gli scompigliava i capelli scuri. Assomigliava così tanto a nostro padre.
« Ti aspetto in macchina », Edward mi lasciò un bacio sulla tempia e si allontanò.
« Potrei dire tante cose, trovare tante scuse per giustificare il mio comportamento.. ma la verità è che niente giustifica il mio comportamento », disse mio fratello avvicinandosi di qualche passo. Lo guardavo, lo studiavo e non provavo odio nei suoi confronti, anche se in verità avrei dovuto. 
« Sai Jacob.. a me non interessa, non interessa più. Queste tue scuse o pseudo tali le avrei accettate mesi fa, ma ora.. ora che mi sono liberata di un uomo che non mi amava, ho capito una cosa », lo guardai dritto negli occhi, « Ho capito che sono stanca.. stanca di perdonare, di porgere l’altra guancia. Ho capito che mettere ogni tanto me al centro del mio mondo, va bene. Ho sacrificato la mia vita per permettere a te ed Alice di vivere la vostra e se permetti, ora,  voglio vivere la mia », conclusi, non avevo più nulla da dire. Lasciare andare mio fratello mi faceva male, ma sentivo che era quello che dovevo fare per rinascere.
« Chiesi io ad Edward di fare quel video e di fartelo vedere » 
« Come? », mi avvicinai, « Non ti permettere Jacob! ».
« Ascoltami poi mandami al diavolo, ma ascoltami » 
« Quando sono tornato dall’Iraq avevo bisogno di distrarmi, di  vivere la vita.. quella leggera, quella bella, quella facile. Quella che non ti fa pensare », disse sedendosi sui gradini, lo raggiunsi, non aveva mai parlato delle sue missioni, « Ho visto il fallimento dell’umanità in quei posti e quando sono tornato i problemi che c’erano qui mi sembravano così banali, superflui e ho cominciato ad uscire con James, lui rendeva tutto così semplice ».
« Jacob.. » 
« Shhh.. Bella fammi finire. La vita qui non ci uccide, non rischiamo se usciamo di casa a camminare, però ci fa male e tu ne sai qualcosa. Come hai detto prima ti sei sacrificata per me ed Alice e lo stavi facendo ancora per i tuoi figli. Quando sono tornato vedevo che non eri felice, i tuoi occhi erano spenti e non capivo il perché. Una sera James mi portò in un locale e una ragazza si sedette sulle sue gambe, pensavo la allontanasse, invece no », Jacob si torturava le mani, « Lo feci io e poi gli tirai un pugno in faccia, gli dissi che non poteva fare una cosa del genere a te che lo amavi più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma mi rispose che e a te andava bene così, che l’unica cosa che ti interessava era che la carta di credito fosse a tua completa disposizione », tipiche parole del mio ex marito.
« E tu ci hai creduto? » 
« No.. no perché ti conosco e li capii che lo stavi rifacendo, ti stavi sacrificando, e che non avresti fatto nulla. Feci bere James una volta, mi disse che ti tradiva da prima del matrimonio, che tu avevi paura a lasciarlo. Tu lo sapevi e non facevi nulla, perciò cominciai ad assecondarlo per vedere fino a che punto si sarebbe spinto »
« Edward cosa centra? » 
« Quella sera in quel locale il comportamento di James era uguale così chiesi ad Edward di filmare tutto e fartelo vedere, consapevole che mi avresti odiato.. ma era l’unico modo per farti reagire », concluse girando il viso verso di me, piangeva. Lo avevo odiato, mi ero sentita tradita da mio fratello ed ora scopro che se sono una donna libera, lo devo a lui. 
« Sapevo dei sui tradimenti, ma quando ti ho rivisto in quel video.. io provavo così tanta rabbia che ti avrei ucciso ed Edward sapeva tutto », mi sentivo così stupida.
« Non prendertela con Edward ne con te stessa, volevo liberarti da quell’uomo e ci sono riuscito. Puoi odiarmi se vuoi » 
Odiare.
Ero stanca, meritavo un po’ di serenità, gli sorrisi e di slancio lo abbracciai, tornando a casa, Jacob aveva lo stesso profumo di papà.
« Mi dispiace così tanto Bella »
« Va tutto bene. Ora va tutto bene. Solo.. non mi mentire più » 
« Promesso » 
Raggiungemmo Edward, aveva la faccia da colpevole, avrei potuto litigarci, alzare la voce, ma la verità era che senza il loro aiuto non avrei mai dato una svolta alla mia vita, non avrei avuto il coraggio di ricominciare.
« Io.. »
« Shh Cullen », mi sorrise e prese il mio volto tra le mani e mi baciò dolcemente, « Ti amo », sussurrai sulle sue labbra.
« Ti amo », rispose lasciandomi un bacio sulla fronte.
« Trattala bene.. ti prego » 
« Non potrei mai farle del male », disse stringendomi a lui. Per essere il mio lui non dovevo essere perfetta o giusta, dovevo essere io: Bella.
 
Nove anni dopo 
 
Central Park era piena di gente in una calda giornata di giugno, genitori, amici e famigliari assistevano alla cerimonia del diploma della classe del 2006. Le ragazze e i ragazzi, tutti vestiti con toghe rosse, erano felici, entusiasti, ma nei loro occhi si leggeva anche la paura, la paura di un futuro incerto, tutto da scoprire.
Sul palco il giovane Charlie Cullen Swan, capitano della squadra di basket, pronunciava il discorso di chiusura, da lì a poco lui e i sui compagni avrebbero dato l’ultimo saluto alla George Washington High School.
« Non sarà semplice, a volte ci faremo del male, ma se sapremo rialzarci e ricominciare ogni volta, allora nessuno ci potrà più fare del male. Perché il futuro è nostro! Perciò.. », prese un lungo respiro, « Chiedimi.. », disse Charlie rivolto ai suoi compagni di scuola.
« Se sono felice! », dissero in coro i quasi neo diplomati. Partí un caloroso applauso, Bella tratteneva le lacrime, era così fiera del suo bambino, suo marito le diede un bacio. 
« Papà? » 
« Dimmi Renèe » 
« Quando mi diplomo io, me lo regali un viaggio a Parigi? », era cresciuta così tanto la loro bambina, aveva sofferto tanto, ma ora c’era spensieratezza nei suoi occhi chiari. 
« Se mi fosse possibile ti regalerei il mondo intero », le rispose il suo papà. 
Era il secondo Natale che Edward passava con la sua nuova famiglia, da un anno e mezzo era diventata una figura costante nella vita di Charlie e Renèe, era il loro papà, anche se in casa nessuno osava pronunciare quella parola. Sembrava che tutti ne avessero timore.
Bastò un po’ di neve, un albero pieno di lucine, i regali sotto l’albero e una frase scappata, ma che da tempo desiderava di essere detta.
 
« Charlie mi aiuti? », chiese la voce dolce della piccola Renèe che non riusciva a scartare il suo regalo di Natale.
« Chiedilo a papà », disse il giovane bloccando tutti sul posto. 
Edward guardò Bella, lei la porta. No, non c’era James, nessuno aveva pensato a lui. Era Edward il loro papà. 
Bello lo guardò e in un discorso fatto dagli occhi, capirono che era inevitabile. Lei gli sorrise, lui nascose una lacrima e si mise accanto alla sua piccola, « Vieni principessa, ti aiuta papà », no niente e nessuno gli avrebbe più tolto quel ruolo nella vita dei figli della donna che amava.
 
« Mami perché piangi? »
Bella non piangeva, non piangeva più da nove anni, da quando un giudice le aveva detto che non sarebbe più stata la signora Turner, da quel momento il sorriso era diventato il suo miglior accessorio. 
« Sono felice amore mio », rispose abbassandosi per prendere in braccio la sua piccola, Gabrielle aveva compiuto da poco cinque anni. I suoi genitori non l’avevano cercata, ma quando Bella aveva detto ad Edward di essere incinta lui si era sentito l’uomo più felice del mondo. 
Erano una piccola famiglia, tre figli e due genitori che si amavano come il primo giorno. Nessuno aveva scosso quel precario equilibrio che, con tanta fatica, Bella aveva portato nella sua vita. Lui, l’uomo che non l’aveva mai amata, non si era mai fatto più vedere, ne sentire. Aveva mantenuto la sua promessa, aveva lasciato che un altro uomo crescesse e rendesse sereni i suoi figli, non era stata semplice la sua scelta. In pochi l’avevano capita, la verità era che gli aveva visti crescere da lontano, attraverso le foto e i racconti di sua sorella Rosalie. Tenergli lontani da lui era il più grande gesto d’amore che James Turner avesse mai fatto per i suoi figli. 
Edward aveva amato Charlie e Renèe senza nemmeno accorgersene, in modo naturale, come solo un padre sa fare. Non sentiva differenze tra i due e la piccola Gabrielle. Amava tutti e tre allo stesso modo. Era un papà felice.
« Sorellona? », per la piccola era difficile chiamare Renèe. Quella maledetta erre!
« Cosa c’è Ellie? » 
« Mi fai una foto con papà? », disse la più piccola dei Cullen, Edward la prese in braccio e Renèe scattò una miriade di foto, sarebbe diventata una fotografa bravissima. La macchina fotografica era la sua passione, era stato un regalo di Edward, amore a prima vista.
« Ecco il mio neo diplomato preferito », disse Bella quando Charlie si avvicinò con la sua toga rossa, mano nella mano con la sua fidanzata.
« Ciao mamma, papà », disse il giovane abbracciando entrambi per poi stritolare le sue sorelline, guai chi le toccava. Era molto protettivo verso entrambe. Bella amava questo suo lato dolce. 
« Congratulazioni anche a te Sophia »
« Grazie signora Cullen »
 
Grazie ad Edward, Bella aveva ripreso a credere nell’amore, in un uomo che amasse e venerasse solo lei. Perciò, quando tre anni dopo il suo divorzio, si era inginocchiato per chiederle la mano lei non avrebbe potuto rispondere se non “si”.
 
« Va bene ci siamo abbracciati, congratulati. Ora in posa che facciamo le foto », urlò Renée posizionando la sua famiglia al meglio. Voleva catturare con uno scatto la felicità di quel momento. 
« Siete pronti? » 
« Si, signor capitano », le rispose suo fratello, che da un lato stringeva la fidanzata e dall’altro la sua mamma. 
Renèe scattò delle bellissime immagini, « Ora da la tua fotocamera alla signora Barnie e vieni qui », le disse Edward, sua figlia con riluttanza diede la Reflex alla madre di Sophie.
« Fatto »
« Molte grazie. Ora papà con Charlie », Renèe si rimpossessò della sua macchina fotografica e inquadrò i due uomini più importanti della sua vita, « Ancora una.. bene così », si bloccò, sul piccolo schermo della Reflex, alle spalle del suo papà c’era una persona che non vedeva da quando aveva quattro anni, « Papà », disse facendo cadere la macchina fotografica a terra. Edward si precipitò da lei, « Amore mio che succede? », le chiese preoccupato.  Renèe non parlava, Bella guardò alle spalle di Edward e capì. 
« James » 
Charlie prese Gabrielle in braccio e Renèe per un fianco, le voleva lontane da quell’uomo, che disprezzava con tutto se stesso. 
« Signor Turner », lo salutò Edward.
« Cullen.. quanto tempo » 
 
James aveva rinunciato ai suoi figli, anche dal punto di vista legale, Edward poco dopo il matrimonio aveva adottato Charlie e Renée dando loro il cognome Cullen Swan.
 
« Cosa ci fai qui? », Bella era arrabbiata, perché quell’uomo voleva rovinare quella giornata così speciale?
« Volevo assistere alla cerimonia del diploma di mio figlio. Charlie hai fatto un discorso bellissimo », rispose avvicinandosi, ma lui si allontanò.
« Papà allontana le bambine », Charlie diede un bacio alle sue sorelle, Edward le prese per mano e si allontanò di qualche metro. 
« Papà? Charlie lui »
« Si James, hai sentito bene », era freddo il tono di Charlie, mai Bella lo aveva sentito parlare così, « Edward è mio padre, sai colui che mi ha cresciuto senza mai, e ripeto mai, farmi sentire sbagliato o un peso. Come hai fatto tu » 
« Non è così e lo sai » 
« Ah si? », Charlie non era più un bambino, non si faceva abbindolare, « E dimmi dove cazzo sei stato per tutti questi anni? », Bella prese suo figlio per mano, lo voleva tranquillizzare.
« Io.. non mi sono perso un attimo della vostra vita. C’ero anche se tu e tua sorella non lo avete mai saputo. So che a dieci anni hai vinto la tua prima medaglia a basket e che a quindici ti sei rotto la spalla. So che Renèe ha abbandonato danza a nove anni perché si è innamorata della fotografia. So tante cose di voi », Bella rimase colpita dalle parole del suo ex marito, in tutti quei anni aveva pensato che James gli avesse completamente dimenticati.
« Sai cosa c’è James? », Edward lasciò le bambine a Sophie e si avvicinò a sua moglie e a suo figlio, « C’è che sono stanco, ho passato giorni, settimane, mesi ad aspettarti, ma tu non sei mai venuto. Mai », guardò l’uomo che aveva davanti e non provò nulla, nemmeno rabbia, « Non so chi tu sia. Sei un estraneo per me », quelle parole dette con estrema lucidezza colpirono dritto al cuore di James.
« So semplicemente che tu hai fatto soffrire mamma per dieci anni, so che ti sei scopato mezza New York, so che hai preferito un altro figlio, un’altra donna, un’altra famiglia a noi. È stata una tua scelta, nessuno ti ha costretto. Nessuno », Charlie si tolse un peso dicendo quelle parole.
« Non avevo scelta, ho amato tua madre, te e tua sorella, ma non ero la persona adatta a voi, non mi meritavo il vostro amore e quando io e la mamma abbiamo divorziato c’era Edward nelle vostre vite ed io vi vedevo sorridere, vedevo in voi quella serenità che con me non avevate mai avuto. Non avevo altra scelta.. dovevo andarmene »
Renèe si allontanò da Sophie e si avvicinò, aveva sentito tutto, nonostante la musica e ,e persone attorno a loro, « È stata la cosa migliore che tu abbia fatto. Non mi ricordo di te, non mi ricordo nulla di te. Era questo che volevi, giusto? », la piccola era un’adolescente senza peli sulla lingua. 
« Voglio sapere solo una cosa. Poi me ne andrò, sparirò dalle vostre vite » 
« Parla », disse Charlie, Bella assisteva senza dire più nulla. Lei è James non avevano più nulla da dirsi dal giorno del divorzio.
« Siete stati felci? » 
« Si.. tu? » 
« Sapevo che Edward era un padre migliore di me, perciò ero sereno. Ma vi prego, non pensate mai, mai che non vi ho voluto bene », James si avvicinò ai suoi due figli, Renèe sorprese tutti e lo abbracciò, Charlie si unì a loro. 
L’abbraccio venne sciolto da James, « Addio », disse allentandosi. 
« Amore di papà.. voi due sapete che darei l’anima per voi. Lo sapete? » 
« Si », risposero ad Edward.
« Siete sicuri della scelta che avete fatto? » 
« Papà dieci anni fa James non ci ha chiesto se volevamo che se ne andasse. Ora lo ha fatto e la nostra riposta è si », disse Charlie convinto delle sue parole.
« Per noi due l’unico, fantastico, inimitabile papà, sei tu. Nessun altro », concluse Renèe, abbracciando il suo vero papà. Aveva abbracciato James per dirgli addio, ma solo tra le braccia di Edward si sentiva protetta e in grado di conquistare, potenzialmente, il mondo.
James Turner aveva definitivamente lasciato le loro vite, quello era stato l’addio che portava tutti a cominciare. 
Edward prese tra le braccia sua moglie, la baciò davanti ai loro tre figli, Bella aveva avuto la forza di ricominciare e stravolgere la sua vita grazie a quell’uomo. 
Era felice, aveva i suoi tre figli, un marito, faceva l’avocato e amava. 
Amava immensamente la vita.
Perché tutti noi abbiamo il diritto di ricominciare.
 
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6 luglio 2016
13 dicembre 2019
 
Ci ho messo un po’ a scrivere questa storia, ho avuto alti e bassi, perché probabilmente era più grande di me, ma voi ci siete sempre state. Sempre ed è per questo che mi piacerebbe ringraziarvi una ad una. Se Recommencer ha avuto un finale è merito vostro.
 
Ho voluto concluderla così, con un addio. Non semplice, ma forse dovuto.
 
Un bacio fanciulle mie e grazie di cuore, veramente. 
 
Alma ♥️
 

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