Tra i binari nove e dieci

di Iron Sara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 flashback ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 flashback ***


~~Angolo autrice
Salve gente! Sì sono ritornata tra voi! :D  *palla di fieno rotola per la stanza*.
Siccome avevo voglia di scrivere ma l’ispirazione per l’altra mia fanfiction (una vera schifezza) è andata a farsi benedire ho deciso di pubblicare questa malsana ideache mi frullava nella testa da un bel pò. Non so se ci sono altre fanfiction sui personaggi di a tutto reality a Hogwarts, quindi se all’eventale autore può dar fastidio è pregato di scriverlo. Che dire, dopo un bel po’ di assenza mi sono accorta di avere alcuni messaggi non letti. Mi dispiace che non ho risposto o l’ho fatto troppo tardi ma ho capito solo ieri come funziona questo sito (sì lo so sono una tipa obsoleta)



Flashback
Me lo ricordo come se fosse ieri, quando mi è arrivata la lettera per Hogwarts.
Esattamente tre anni fa. Durante le vacanze estive prima delle scuole medie. Ero in camera mia che studiavo quando ad un certo punto mia madre mi chiamò dicendomi che era arrivata una lettera per me.
Quando aprii la busta non potei fare a meno di pensare quanto fosse strana quella calligrafia in verde e quel sigillo con un leone, un tasso, un corvo e un serpente. Quando finii di leggerla non ci credevo. Come poteva esistere una scuola per maghi? Non era possibile, la magia non esiste! Mi rigirai la lettera in mano più volte cercando qualche trucco o qualsiasi cosa che non andasse e la rilessi praticamente fino ad impararla a memoria, prima di farla vedere ai miei genitori. Anche loro erano totalmente sconcertati, la magia? Ma figuriamoci se per due avvocati una cosa così fantasiosa poteva esistere! Certo ogni tanto qualcosa di strano mi succedeva; (tipo quella volta che ero arrabbiatissima con un mia compagna di classe e mentre litigavo con lei le spuntarono improvvisamente un sacco di pustole verdi in faccia), ma a tutto eravamo sempre riusciti a dare una spiegazione più o meno logica. Comunque nel dubbio decidemmo di recarci nel posto dove diceva avrei trovato tutto ciò che mi sarebbe servito in quella scuola.
In una via della caotica Londra scorsi un’insegna a forma di calderone che nessuno pareva vedere.
Insieme ai miei genitori entrai in un locale piuttosto squallido dove ai tavolini in legno erano sedute la gamma di persone più strane che avessi mai visto. Gente con cappelli improbabili, mantelli, accessori delle più svariate forme, con la mia camicietta bianca sembravo un dottore in un circo. I miei genitori erano disorientati, strano per loro che avevano sempre un’aria autoritaria e un spiccato senso per le regole. Comunque non ci badai più di tanto perché in quel momento un uomo si stava avvicinando. Si parò davanti a noi e ci rivolse un sorriso di forse quattro denti in tutto e ci guardò quasi compiaciuto.

-Questa deve essere la prossima piccola strega vero?

Disse, scompigliandomi i capelli.

I miei lo guardarono interrogativi e lui rispose con aria di intesa:

-Seguitemi-

Ci portò nel retro della locanda in un terrazzino circondato da muretti di pietra, lui tirò fuori una bacchetta di legno e colpì alcuni mattoni in sequenza. Subito le pietre si animarono e si aprì un varco su un posto bellissimo ma strano…

-Benvenuti a Diagon Alley! –

Io e i miei spalancammo la bocca: su una stradina lastricata si affacciavano in negozi con le vetrine più strane e fantasiose. C’è chi aveva scope e divise colorate, caramelle mai viste prima, libri con le copertine animate e animali stridenti come gufi, topi e rospi. Tutta roba incredibile e indescrivibile. Dopo aver riacquistato un po’ di lucidità presi la lettera e incominciai a leggere la lista delle cose da comprare.
Dopo circa tre ore presi tutto: una divisa, i libri, e anche una buona dose di articoli riguardanti pozioni, quidditch (lo sport dei maghi di cui avevo letto le regole quando mi ero fermata ad una gelateria) e anche un sacchetto di caramelle. Mi mancavano solo un animale e una bacchetta.
Una volta entrata in un negozio dopo una lunga e attenta esaminazione scelsi un piccolo gufetto particolarmente buffo.

-Pip! –

Esclamai.

-Pip?

Chiese mia madre interrogativa.

-Sì, si chiamerà Pip!

Sorrisi al gufetto, mi ero già affezionata, gli grattai la testolina e lui mi mordicchiò leggermente il dito.

-Courtney!

Mio padre richiamò la mia attenzione.

-Ti manca ancora una bacchetta! Credo che il negozio sia quello-

Indicò un’insegna con su scritto a lettere dorate leggermente scrostate “Olivander”, entrai ma prima che potessi aprire bocca mi venne in contro un uomo con i capelli bianchi e gli occhi grigi molto penetranti.

-I genitori aspettano fuori!-

Proclamò deciso, i due interessati arretrarono riluttanti e si sedettero su una panchina all’esterno del negozio. Guardai incuriosita gli scaffali stracolmi di scatole lunghe e piatti e per un attimo persi la concezione del tempo per qualche secondo.

-Nata babbana vero?

L’uomo spezzò il silenzio e mi guardò intendendo la mia faccia interrogativa

-Vuol dire che i tuoi genitori non sono maghi, babbani li chiamiamo noi-

Riprese sorridendo.

-Bè io penso di sì,… d…dovrei prendere una bacchet…-

-CERTO! Non divaghiamo, deve solo sceglierti, te ne farò provare alcune-


Detto questo, prima che potessi aggiungere qualcosa mi porse una bacchetta leggermente curva di un legno scuro e proclamò:

-Legno di ebano con nucleo di piuma di fenice, agitala! –

Così feci ma ne esplose una nuvoletta verde acido che ci fece tossire entrambi.

-No, direi di no-

Rimasi zitta mentre mi porgeva una seconda bacchetta più chiara e affusolata che sembrava avvolta in un intrico di rami.

-Legno di betulla con nucleo di crini di unicorno-

-Unicorno? –

Spalancai gli occhi sorridendo impercettibilmente.

-Certo! Ti converrà leggere i libri che hai comprato per avere più idee chiare sul nostro mondo-

Detto questo mi fece capire che non era il momento giusto per parlarne e così mi zittii. Agitai la bacchetta e stavolta un alone bluastro mi circondò e un luccichio attraversò il mio braccio.

-Direi che abbiamo trovato la tua bacchetta cara! –

Tutto contento il signor Olivander me la prese di mano, la mise dentro una scatola verde foderata di velluto sempre verde e me la porse. Mi congedò mandandomi un sorriso sornione.

Esattamente due settimane dopo, era il 1 Settembre, il giorno della partenza.

 

Angolo autrice 2
Ok spero tantoooo tantoooo che il capitolo vi sia piaciuto e spero che Courtney non sia apparsa troppo OOC, ma penso che anche la persona con il carattere più duro del mondo possa rimanere un attimo frastornata dallo scoprire di avere poteri magici…
Che altro dire, ovviamente sarà una Duncney (la mia otp)
Perfavore fan della Gwencan non uccidetemi
Se il testo è disordinato me ne scuso ma non so molte cose di questo sito. (l’ho già detto che sono una tipa obsoleta?)…
Comunque, saluti da Iron Sara :D *prende lo scudo pronta per il lancio di pomodori*

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


~~Angolo autrice
Ok non lo so in quanti ti voi hanno apprezzato questa storia o se qualcuno l’ha letta. Comunque ho deciso di continuare lo stesso perché ho un sacco di idee :D. Spero che questo capitolo non sia troppo corto ma ci metto molto a scrivere, alla fine di questo capitolo finisce il flashback e inizia la storia vera e propria con i personaggi al quinto anno (nel capitolo precedente ho scritto tre anni prima ma ho cambiato idea e la ambiento al quinto anno ) Ok se vi piace ma anche se non vi piace per favore  lasciatemi una recensioncina.


Continuo flashback
Mi facevo largo tra la il via vai di persone nella stazione di King’Cross spintonando qua e là chi mi stava tra i piedi. Con tutto il carrello e la gabbia di Pip (che stava frullando le ali a tutto spiano) riuscii finalmente ad arrivare tra i binari nove e dieci. Secondo il mio libro di storia di Hogwarts era lì il posto per entrare al binario nove e tre quarti. Mi guardai intorno per vedere se c’erano dei babbani (a parte i miei che mi seguivano) che stavano guardando nella mia direzione ma erano tutti fin troppo presi dalle loro faccende per fare caso a me (anche se avevo la gabbia di un gufo che strideva). L’entusiasmo aumentava man mano che mi avvicinavo al muro. Una volta di fronte mi riguardai intorno.

-Pronta? –

Mia madre mi poggiò una mano sulla spalla.

-Sì-

Ero decisa, non vedevo l’ora di entrare nel treno che mi avrebbe verso nuove avventure insieme a quelli come me. Abbracciai i miei genitori e dopo mille raccomandazioni riguardanti anche cose inutili finalmente riuscii a staccarmi da loro con la promessa che gli avrei scritto spesso.
                                                                                                                                             ***
C’era un sacco di gente simile a quelli che avevo visto al paiolo magico: con mantelli e cappelli, ma soprattutto era pieno di ragazzi e ragazze di tutte le età. Notai una ragazza più o meno del primo anno con i capelli a caschetto neri che litigava con la madre strega perché il suo gatto nero aveva stracciato il suo mantello, ridacchiai tra me e me vedendo la ragazza sbuffare vistosamente difendendo il gatto dicendo che era semplicemente vivace. Vidi poi anche un ragazzino sempre del primo anno che cercava di mettere nel cappuccio della felpa di una ragazza bionda un grosso ragno peloso.

-Hey tu! Fermo lì!-

Il ragazzo mi guardò frastornato e si bloccò col ragno a mezz’aria mentre la ragazza cacciava un urlo a vedere l’animale che si contorceva tra le dita del padrone.

-Guastafeste! Sarebbe stato lo scherzo del secolo! –

Mi guardò in cagnesco mentre io gli lanciavo sguardi di fuoco. Però subito dopo la sua espressione si trasformò in un ghigno strafottente.

-Pazienza, evidentemente è il destino, vorrà dire che la prossima vittima sarà un’altra-

Proclamò ciò con finta aria saccente, ammiccò alla mia direzione e voltò le spalle prima che io potessi ribattere. Stavo per andargli addosso a sputargli tutta la mia rabbia ma la bionda mi trattenne.

-Grazie! Non avrei voluto iniziare l’anno con un ragno nel cappuccio! –

-Figurati, odio le persone come quello, cosa ci provano a infastidire gli altri? –

-Bè, non so…, comunque io sono Bridgette Fairlie–

Mi allungò la mano.

-Courtney Barlow-

La strinsi. Poi tra la folla ci perdemmo di vista: il treno stava per partire.
Entrai in uno scompartimento vuoto e mi misi subito la divisa nuova e incominciai a leggere il libro di storia di Hogwarts. Ormai sapevo un sacco di cose riguardanti il mondo dei maghi, avevo letto tutti i libri che avevo comprato. Dopo alcuni minuti il treno cominciò a muoversi. Smisi di leggere e mi misi a guardare il finestrino, non mi dispiaceva troppo stare sola, in fondo non avevo avuto tantissimi amici alle elementari ed ero abbastanza solitaria di mio, ma questa poteva essere anche una nuova opportunità per fare nuove amicizie. Ad un certo punto la porta si spalancò ed entrò un ragazzino moro con gli occhi azzurri.

-Oh no! Ancora tu? –

Lui sobbalzò visto che stava guardando dietro di sé ma non badò al mio tono di rimprovero.

-Ti prego posso restare qua qualche minuto? Ho lanciato un incantesimo ad uno dell’ultimo anno però mi ha visto e adesso mi insegue ha detto che mi vuole lanciare un incantesimo! –

Lo guardai con aria di superiorità.

-Ed io che ti avevo detto? A non rispettare le regole si finisce nei gua…-

Mi tappò la bocca con una mano mentre continuava a guardare di nascosto fuori dalla porta.

-Eccolo! –

Sussurrò e si arrampicò sopra le grate dove stavano i bagagli.

-Ti prego puoi dire che non sono qui? –

Mi fece una faccia supplichevole mentre io sbuffavo. Dopo pochi secondi come previsto un ragazzo di circa 17 anni aprì di scatto la porta dello scompartimento e si rivolse a me con una faccia furiosa.

-Hai visto per caso passare di qui un teppista del primo anno con i capelli neri? –

-No, mi dispiace-


Feci la faccia innocente, e notai che aveva delle orecchie enormi nascoste dal cappello che portava calato sul naso. Mi guardò per un attimo dubbioso e poi si allontanò richiudendosi la porta alle spalle.
Il moro sporse la testa dalla grata e scese rimettendosi seduto e tirando un sospiro di sollievo.

-Grazie, non pensavo che lo avrei mai detto ad una come te-

-In che senso una come me? Non sarai mica fissato anche tu con quella roba dei mezzosangue spero!?-

-Cosa? No! Intendevo una così rigida-


Ridacchiò alla mia espressione contrariata ma non fece commenti.
Passarono alcuni secondi di silenzio imbarazzante prima che lui proferisse parola:

-Sono Duncan Nelson-

-Courtney Barlow-


Tutto sommato il viaggio con Duncan non fu troppo spiacevole, a parte il fatto che lui mi stuzzicava continuamente e che mi faceva venire i nervi a fior di pelle, ma forse non avevo mai riso tanto quando la cioccorana (dolce animato a forma di rana) gli saltò addosso. Parlammo un po’ di noi, soprattutto della nostre famiglie, lui era di una famiglia di maghi ricca e prestigiosa ed era la cosiddetta pecora nera che portava “disonore” a tutti quanti. Parlando di questo lo vidi piuttosto infelice anche se poi subito dopo trasformava la malinconia nell’ennesimo ghigno strafottente.
Il paesaggio dal finestrino mutava continuamente dai boschi alle sterminate campagne pianeggianti o collinari. Arrivammo finalmente sulla riva di un grande lago dove su un’altura sorgeva un castello enorme tutto illuminato. Il cielo era buio e le luci si riflettevano sull’acqua facendo giochi di luce spettacolari. Rimasi a bocca aperta, era incredibile che quella sarebbe stata la mia scuola. Anche Duncan era meravigliato e guardava il castello quasi fosse suo.
Scendemmo e un omone alto circa due metri di colore, molto simile ad un armadio e con una divisa da chef che gridava “primo anno! Da questa parte!” ci accolse. Notai Duncan che si metteva il cappuccio per non essere riconosciuto da quello del settimo anno che vidi mentre si guardava intorno sospetto.
L’omone ci portò in riva al lago dove c’erano delle barchette. Io salii in una e Duncan mi seguì sedendosi dietro di me. Notai in un’altra barchetta Bridgette insieme a quella con il caschetto nero che avevo visto alla stazione. Lo chef ci fece attraversare il lago sulle barchette e dopo alcuni minuti arrivammo all’ingresso di Hogwarts. Ci accolse una donna ossuta vestita con un mantello verde e un cappello nero con i capelli legati in uno stretto chignon castano scuro, ci guardò uno per uno prima di parlare:

-Salve ragazzi io sono la professoressa Smith, sarò la vostra insegnante di trasfigurazione per tutto l’anno. Fra alcuni minuti apriremo questa porta che vi porterà alla Sala Grande dove si comincerà lo smistamento-

Un parlottare di voci sommesse esplose tra i miei compagni. C’è chi sbuffava, chi rideva e anche chi stava impazzendo dall’ansia come due ragazzine praticamente identiche tranne per la carnagione e per la massa corporea, che si stavano abbracciando con sguardo disperato. Mi girai verso Duncan che come se niente fosse stava ghignando.

-Secondo te dove andrai? –

-Ah non lo so-


Ma capii che stava mentendo. E io? In che casa sarei andata? Che prove avrei dovuto affrontare? L’ansia avvolse anche me ma dopo pochi minuti le porte si aprirono mostrandomi un’enorme sala con quattro tavoli disposti parallelamente gremiti di ragazzi. Il soffitto era un cielo stellato e tantissime candele fluttuavano per tutta la sala. Mi guardai intorno meravigliata e notai, in fondo, davanti al tavolo dei professori, uno sgabello con appoggiato sopra un cappello lercio e rattoppato. Noi ci compattammo alcuni intimiditi dallo sguardo di quelli più grandi. Subito dopo quello che doveva essere il preside, un uomo alto, vecchio con degli occhiali a mezzaluna e una lunga barba bianca si alzò dalla sedia e attirò subito l’attenzione di tutti, e nella sala, piombò il silenzio.

-Benvenuti studenti vecchi, e nuovi. Per chi non mi conoscesse ancora io sono il professor Gambon e sono il preside di questa scuola. Un altro anno ad Hogwarts sta per iniziare e vi auguro di passarlo al meglio! -

Da qui prese a fare un lungo e bellissimo discorso che si concluse con un applauso.

-Ed ora, che cominci lo smistamento! –

Subito dopo la professoressa Smith prese una lista lunghissima e il cappello sullo sgabello prese a muoversi finché una piega divenne la bocca e cominciò a parlare.

Dopo l’ennesimo applauso alla fine in questo caso della filastrocca recitata dal cappello parlante la Smith lesse il primo nome della lista:

-Barlow Courtney-

A sentire il mio nome mi irrigidii un attimo, possibile che non ci fosse nessuno con un cognome con la a? Mi avvicinai lentamente verso lo sgabello e mi sedetti e la Smith mi mise il cappello che mi scese fino al naso. Improvvisamente sentii la voce del cappello rimbombarmi nella testa.

-Ah bene, vedo tante cose in questa testolina, direi che sei decisamente determinata e orgogliosa, staresti bene Serpeverde, però sei più adatta a Corvonero! –

Gridò a tutta la sala la mia casa e quando la prof mi tolse il cappello il penultimo tavolo a destra cominciò ad applaudire prima che mi sedessi.
Seguirono:
Beth Gadon una ragazzina castana e occhialuta, Tassorosso;
Bridgette Fairlie, Tassorosso;
Devon Joseph Pompidou, un ragazzone di colore sempre Tassorosso;
Gwendolyn Fahlenbock, la ragazza col caschetto nero che mi raggiunse tra i Corvonero;
Heather Wilson, una bella ragazza con i capelli neri e i tratti asiatici che fu mandata subito tra i Serpeverde;
Geoff Petronijevic un ragazzo biondo con un cappello da cowboy, Grifondoro;
Katie Mills e Sadie Lipson, le due ragazze uguali entrambe a Tassorosso;
Izzy Crown una rossa con la faccia pazza, Grifondoro;
Harold Froud un nerd con i capelli rossi, Corvonero;
Quando arrivò il turno di Duncan mi sporsi per vederlo meglio. Il cappello parlante restò sulla sua testa alcuni secondi prima di gridare:

-Serpeverde! –

Duncan ghignò compiaciuto e si avviò al suo tavolo.

-Un altro Serpeverde, quelli non mi convincono per niente-

Commentò Gwen guardando storto Heather che era seduta tra i Serpeverde che intanto accoglievano Duncan. Guardai Duncan di sottecchi e lui intercettò il mio sguardo e per un attimo perse il suo ghigno prima di riprendere a parlare con i suoi compagni, ma forse era stata solo una mia impressione.
Owen McCord, un bambinone biondo e paffuto venne spedito tra i Tassorosso;
Tyler Oldring un castano che inciampò mentre andava allo sgabello fu mandato tra i Grifondoro;
LeShauna Edwards una ragazza corpulenta di colore fu mandata nella stessa casa;
Cody Bennet un bassottino con i denti davanti mancanti idem;
Lindasy Lewis una bellissima ragazza bionda con gli occhi azzurri ed una faccia alquanto ingenua sempre Grifondoro;
Trent Robinson un grazioso ragazzo moro con gli occhi verdi fu mandato tra i Corvonero e si sedette affianco a Gwen con la quale si mise a parlottare;
Justin Reid un belloccio abbronzato che portò su di sé gli occhi di innumerevoli ragazze, Serpeverde;
Alejandro Burromuerto, un altro belloccio dai tratti latini, Serpeverde;
Sierra Obonsawin, una strana ragazza con i capelli viola, Grifondoro. Appena seduta al tavolo la ragazza cominciò a guardare Cody con occhi sognanti.
Noah Hayden un ragazzo dallo sguardo distaccato e annoiato, Corvonero;
Ezekiel Anderson un ragazzino un po’ soggetto finì Tassorosso;
L’ultima fu Eva Chantrey, una muscolosa ragazza con i capelli neri andò tra i Serpeverde.
Alla fine dello smistamento le tavole si riempirono di cibo e incominciò il banchetto. Parlando e scherzando il tempo passò veloce e già prima del dolce eravamo stanchi e sazi. I prefetti del quinto anno poi ci portarono nella sala comune, nella torre ovest della scuola dove io e le altre ragazze ci sistemammo nel dormitorio femminile. Ero stanca ma entusiasta, fino a qualche settimana prima ero destinata a fare una scuola media come tanti altri ma di punto in bianco la mia vita era cambiata. Il giorno dopo sarebbe stato il primo di una lunghissima serie.
Fine flashback

Mi sveglio sul divanetto di fronte al camino della sala comune dei Corvonero. E’ appena iniziato l’anno e ci sono già un sacco di compiti da fare e io mi sono addormentata mentre studiavo storia della magia. Quest anno ci saranno i G.U.F.O. e dati i miei voti alti e la mia nomina a prefetto non potevo deludere né i miei genitori né i professori. Guardai l’orologio, erano circa le quattro del pomeriggio. Mi sedetti in un banchetto affianco ad un arazzo blu e ricominciai a fare i compiti ma neanche il tempo di prendere la pergamena che mi accorsi che mancava un libro. Sbuffai, potevo trovare il quarto volume di Bathilda Bath solo nella biblioteca. Per fortuna era domenica e avevo tutto il tempo per studiare.

-Hey Court! Ancora studio? –

Gwen mi si avvicinò e mi richiuse il libro che stavo leggendo.

-Gwen! Sì sto studiando e se non ti dispiace togli la mano dal mio libro-

-Ma Court sei impegnata da stamattina, siamo solo al terzo giorno di scuola e tu stai già studiando? Mi stai prendendo in giro? Goditi gli ultimi giorni di caldo estivo prima che arrivi l’autunno, e poi ti prego non voglio andare al lago da sola! –


Sbuffo, però non posso darle torto sono distrutta e durante l’anno avrò tutto il tempo di studiare per il G.U.F.O.

-Ok Gwen però prima mi devi accompagnare in biblioteca devo prendere un libro-

Gwen fa un segno d’assenso col capo e si scosta una ciocca color petrolio dal viso e mi aiuta a rimettere i libri in borsa. Cinque minuti dopo siamo già nel corridoio che porta alla biblioteca.

-Pistaaaaaaaa! –

Una ragazza riccia e rossa con la divisa da Grifondoro sfreccia nell’andito a cavallo della sua scopa urlando a tutto spiano e lancia mini fuochi d’artificio e bombe puzzolenti nei corridoi facendosi largo tra gli studenti che vengono travolti all’improvviso, intanto un ragazzone biondo decisamente in sovrappeso di Tassorosso la segue col fiatone gridando il suo nome al vento:

-Izzy! Fermati ti prego, non ti convien…-

Ma prima che potesse continuare si accasciò a terra a pancia in giù semisvenuto. Il tutto accade in pochi attimi, il tempo di mettere bene in vista la mia spilla da prefetto e inseguire la riccia con Gwen alle calcagna.

-Ragazzina! Non ti puoi permettere di andare sulla scopa nei corridoi e tanto meno a lanciare fuochi d’artificio e bombe puzzolenti, va contro le regole! Dieci punti in meno a Grifondoro! –

La ragazza si ferma a mezz’aria e scende dalla scopa con un sorriso enorme stampato in faccia.

-Davvero? Non lo sapevo! Pazienza, mi sono divertita! –

Rimasi spiazzata, certo non me lo aspettavo ma mantengo lo stesso un’aria autoritaria:

-Izzy vaaaa! –

La rossa si mette stavolta a correre verso il portone di ingresso, forse per andare nei campi di Quidditch.

-Vabbè Court, si è saltata la tua ramanzina-

Dice Gwen che nel frattempo mi ha raggiunto.

-Ma Gwen! Sono prefetto-

Mi indico il distintivo.

-Non posso permettere che qualcuno infranga le regole in questo modo! E’ inconcepibile! -

Gwen mi guarda quasi comprensiva e mi poggia una mano sulla spalla.

-Tu hai bisogno di riposarti! Sei troppo stressata! Ma ne hai fatto vacanze?

-Certo che ne ho fatto però ho anche studiato! –


Mi guarda di sottecchi ma non fa commenti.

-Comunque ora andiamo in biblioteca e poi vieni con me e Bridgette a fare una passeggiata nel parco ok? –

Odio quando usa un tono che non ammette repliche con me, però mi rimango zitta limitandomi a guardarla storto mentre lei sorride.
                                                                                                                                       ***
-Ma Court sicura che c’è? E’ da più di un quarto d’ora che cerchiamo qual dannato libro forse lo ha preso qualcuno! – 

-NO! Lo avevo visto ieri ne sono sicura-

-Court io vado a chiedere alla bibliotecaria-


Gwen si volta e io sono costretta a seguirla.

-Scusi sa dov’è il quarto volume di Bathilda Bath?

-La donna guarda Gwen da sopra gli occhiali e prende alcuni fogli di pergamena scorrendoli con il dito.

-Allora, il libro adesso ce l’ha il signor Nelson, Duncan Nelson-

Gwen mi guarda della serie “te lo avevo detto” ma io sono distratta da altro. Mi ricordai improvvisamente di quel ragazzino con cui avevo fatto il mio primo viaggio in treno verso Hogwarts, moro occhi azzurri, dal quando era stato smistato dai Serpeverde non ci avevo più parlato, forse perché i Serpeverde non hanno buoni rapporti con le altre case.

-Court tutto bene? –

La voce di Gwen mi riporta al presente e dico:

-Ok il libro mi serve andrò a cercare il signor Duncan-

-Non serve-


Una voce ci interrompe e un ragazzo moro con gli occhi azzurri, una cresta verde il brillante e il viso con diversi piercing entra in biblioteca e appoggia il libro sul bancone della bibliotecaria.
-Il libro è già qui-
Duncan mi guarda e spalanca gli occhi.

-Courtney? Certo che è da un bel po’ che non ci si sente e? –

-A quanto pare, ma cosa hai fatto hai capelli? –

-Aspetta Courtney tu lo conosci? –


Gwen spalanca gli occhi.

-Sì io e la perfettina qui davanti ci conosciamo dal primo anno ma poi non ci siamo più visti-

Duncan risponde al posto mio e mi rivolge un ghigno mentre Gwen afferra il libro sulla scrivania.

 

Angolo autrice
Ok non è il massimo finire il capitolo così di punto in bianco però almeno è finito il flashback! :D Per piacere lasciatemi una recensioncinainaina accetto anche quelle critiche basta che sappia che almeno qualcuno l’abbia letta. Se lo fate vi do tanti biscotti ;D Vabbè a parte gli scherzi spero che vi sia piaciuta.
Ciauuuuu    *sparisce in uno scoppio di bolla di sapone*

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


~~Angolo autrice
Eccomi e scusatemi, il capitolo doveva uscire martedì ma tra una cosa e l’altra non ce l’ho fatta a pubblicarlo.

 

-Court qual tipo, Duncan non mi convince! Ora che mi ricordo ho sentito che una volta l’anno scorso, durante la lezione di cura delle creature magiche ha aperto la gabbia degli schiopodi sparacoda! Quelle bestie sono pericolose potevano ferire qualcuno! –

-Ah sì? –

Mi rabbuio leggermente e Gwen capisce ciò che sto pensando.
-Lo so Court che poteva sembrare simpatico però un tipo così può davvero portarti nella cattiva strada, soprattutto ora che ci sono i G.U.F.O.! –

Arriviamo nel parco e ci sediamo sotto l’albero sulla riva del lago. Gwen prende il suo quadernino nero e comincia a disegnare, io mi guardo intorno e osservo il via vai di studenti che si godono gli ultimi raggi estivi quando in lontananza scorgo una testa bionda conosciuta.

-Hey ragazzeee! –

Bridgette corre verso di noi con i capelli disordinati in faccia.

-Bridg! –

Io e Gwen la raggiungiamo e poi tutte insieme ci sediamo all’ombra.

-Che mi raccontate di bello? Io mi sono fidanzata con uno di Grifondoro: Geoff! E’ un tesoro ve lo farò conoscere presto! –

Detto questo prende un’aria sognante e poi ci rivolge uno sguardo curioso.

-A proposito Gwen, tu non passavi un bel po’ con Trent? –

Gwen distoglie lo sguardo dal foglio e arrossisce alla mia domanda.

-Già che ci racconti? –

-Bè siamo solo amici! –

-Ceeerto-

Bridgette la guarda con un sorrisetto furbo e mi lancia uno sguardo di intesa. Gwen notandolo cambia subito argomento:

-Ragazze avete sentito se ci sono gite a Hogsmeade questo fine settimana? –

-Siiii! La prima sarà questo sabato e ci dovrò andare con Geoff! –

Sorrido e Gwen fa lo stesso.

-E tu Courtney c’è qualche ragazzo speciale? –

La bionda mi fa un sorrisetto malizioso ma io rispondo decisa:

-Io? Io non ho tempo per queste frivolezze mi dispiace ma assolutamente no! –

-Ok quindi anche questa volta andrai ad Hogsmeade da sola? –

-Non bisogna per forza avere un partner! E poi ci vado con voi! –

Loro ridono mentre a me salgono i nervi a fior di pelle ma dopo poco le loro risate mi contagiano, ma ad un certo punto una voce gelida interrompe le nostre risa, mi volto vedendo una ragazza alta dai tratti orientali e dei bei capelli neri che si avvicina.

-Ehi mezzosangue! –

-Heather! Ce l’hai ancora per quella storia? –

-Assolutamente no Barlow volevo solo parlare tranquillamente con te e con le tue amiche-

Ovviamente lo dice nel tono più ironico che esiste e fa un ghigno maligno. Riduco gli occhi a fessure guardandola sospettosa.

-Che vuoi Wilson? –

Gwen si alza e punta la bacchetta contro la mora che però la ignora continuando a guardarmi.

-Non dovevi svelare che stavo imbrogliando all’ultima verifica di pozioni, solo perché avevo sostituito le lumache carnivore in molluschi velenosi! Mi sarei risparmiata la pulizia di tutti i premi della sala dei trofei! –

-L’ho fatto per il bene dei compagni te lo meritavi! E poi è successo l’anno scorso non puoi essere ancora arrabbiata! –

-No infatti, in realtà è più per il fatto che esisti quindi siccome anche le tue amiche si ribellano alla mia intelligenza superiore…-

Io e le altre rivolgiamo alla mora con fare minaccioso, con Heather abbiamo sempre avuto un rapporto di grandissima antipatia reciproca e da sempre ci facciamo dispetti sempre peggiori. Faccio qualche passo in avanti ma prima che possa fare qualsiasi contro incantesimo la mora grida:

-Levicorpus! –

Il mio corpo si stacca da terra mettendomi a testa in giù e facendomi cadere a terra tutti i libri che tenevo nella cartella. Le mia amiche scagliano qualche contro incantesimo e io cado a terra con un tonfo sordo.

-Rictusempra! –

L’incantesimo del solletico ha effetto e l’asiatica comincia a ridere perdendo la concentrazione. Giusto il tempo che impiega Gwen per lanciarle l’incantesimo delle pastoie che le immobilizza i piedi. Heather si alza a fatica incavolata nera sotto il nostro sguardo soddisfatto.

-Questa è per qualla volta che mi hai rubato il diario Wilson! –

-Me la pagherete tutte e tre, soprattutto tu Barlow-

-Peggio per te Wilson non dovevi metterti da sola contro tre persone! –

Heather mi guarda quasi sottomessa.

-Ok Barlow quasta volta hai vinto tu e si allontana saltellando.

Sorrido soddisfatta alle altre che mi imitano.

                                                                                               ***

-Come ci devi andare con Trent? E io rimango sola? Anche Bridgette ci deve andare con il Geoff! Non voglio andarci da sola! –

-Court non ho detto che devi andare ad Hogsmeade da sola ho detto solo che deve venire anche Trent! –

-Ma Gwen lo so che tanto sono di troppo! So perfettamente che ci vuoi andare da sola con lui, sarebbe il vostro primo appuntamento! Cosa ci faccio io? –

Gwen mi guarda sottomessa e capisce che le ho praticamente letto nel pensiero. Mi impietosisco e tutta la rabbia mi sparisce vedendo lo sguardo dispiaciuto della mia migliore amica.

-Va bene dai, non importa, ci andrò da sola, in fondo è solo una giornata-

Gwen mi guarda con gratitudine.

-Grazie…-

Sorrido e dopo una brave lettura me ne vado a dormire.

                                   Due giorni dopo

Mi alzo dal letto a fatica con delle grosse occhiaie attorno agli occhi che faccio sparire in fretta con un colpo di bacchetta. Noto che Gwen sta ancora dormendo e non la sveglio visto che oggi è domenica. Mi vesto e mi cambio e scendo nella Sala Grande per fare colazione, è quasi vuota perché è sono circa le 7:30 e stanno ancora tutti dormendo. Quasi inconsciamente do una veloce occhiata al tavolo dei Serpeverde ma non noto nessuno conosciuto. Nel tavolo affianco noto che Noah sta discutendo con quello di Tassorosso che la settimana scorsa inseguiva Izzy nell’andito, mi avvicino e origlio senza volere qualche frase.

-Ma Owen! Mi vuoi mangiare anche il piatto? La smetti di rubarmi il cibo? E poi non dovresti neanche stare nel tavolo dei Corvonero –

-Scusa, ma il vassoio dei biscotti è vuoto e io ho ancora fame! –

Fa il biondo con la bocca piena. Noah sbuffa sonoramente e tira fuori un libro che incomincia a leggere, rido leggermente ma per poco non mi viene un colpo quando qualcuno mi poggia la mano sulla spalla.

-Gwen! Mi hai fatto spaventare! –

-Scusa, più tardi mi aiuti a sistemarmi per l’appuntamento con Trent? –

-E’ vero che oggi dobbiamo andare a Hogsmeade! Me n’ero dimenticata. Comunque sì conosco qualche incantesimo che può fare al caso tuo –

Finiamo di mangiare e ci avviamo verso la sala comune. Mi siedo sulla poltrona difronte al camino e mi metto a studiare. Studio e faccio compiti, anche Gwen dopo circa un’oretta di disegno si mette a fare qualche esercizio di difesa contro le arti oscure. Dopo circa tre di assoluto isolamento dal mondo esterno finisco la ricerca sui lupi mannari di quattro rotoli di pergamena, studio tutto i dieci capitoli di storia della magia e imparo l’incantesimo di duplicazione:

-Gemino-

Punto la bacchetta sulla pergamena e quella si duplica, soddisfatta mi stiracchio e guardo l’ora.

-Gwen dobbiamo andare all’ingresso fra un quarto d’ora quindi se vuoi i capelli in ordine vieni subito qui-

La ragazza smette di scrivere e si avvicina e con un colpo di bacchetta e la parola “favos” i capelli di Gwen si snodano mentre con un’altra formuletta le sistemo il trucco. Noto che la sala comune si sta rapidamente svuotando, io e Gwen ci uniamo ai nostri compagni che si dirigono verso l’ingresso.

-Ragazzi ce l’avete tutti l’autorizzazione? –

La Smith alza a voce per farsi sentire tra la calca di studenti che si è riunita difronte a lei. Uno alla volta i ragazzi consegnano un pezzo di pergamena e quando finalmente la professoressa controlla tutti i documenti noi ragazzi ci riversiamo sulla strada per Hogsmeade. Noto da lontano Bridgette e un ragazzo che dovrebbe essere Geoff mano nella mano che ogni tanto si scambiano qualche bacio veloce. Dopo circa tre minuti Gwen viene raggiunta da Trent e i due si allontanano. Rimango sola a passeggiare nella strada che porta a Hogsmeade, non ho nessun altro con cui andare, non sono brava a fare amicizie. Arrivo nel villaggio. Sulla stradina lastricata si affacciano le casette con i tetti a punta. Le vetrine sono piene di gingilli di tutti i tipi. L’atmosfera è calda e serena, come in vacanza, i ragazzi camminano in gruppo o in coppia e si fermano a guardare le vetrine o entrano nei negozi, altri ancora vanno ai tre manici di scopa a prendere un burrobirra. Passeggio dimenticandomi dello studio e delle verifiche. Il sole mi accarezza la pelle. Passeggiando a guardare le vetrine entro da MondoMago e faccio una lunga fila per comprare una ricordella col fumo viola. Continuo ad andare in giro per i negozi. Entro anche da Scrivenshaft per comprarmi una nuova boccetta di inchiostro invisibile. Dopo circa un’altra mezz’oretta decido di andare ai tre manici di scopa a prendermi qualcosa. Spingo la porta ed entro nel locale. Tutto in legno, c’è un’atmosfera calda e accogliente, studenti e professori e altre persone sono sedute ai tavoli chiacchierando allegramente. Mi guardo intorno per vedere se conosco qualcuno con cui andare a sedermi ma non vedo nessuno, quindi mi siedo in un tavolino da sola e ordino a Madama Rosmerta un bicchiere di burrobirra. Mi metto a leggere. Dopo un po’ sobbalzo perché sento qualcuno sedersi accanto a me e mi ritrovo davanti:

-Duncan? –

-Salve principessa non si saluta un vecchio amico? Come te la passi? Contando il fatto che sei sola non bene temo –

Sogghigna mentre mi toglie di mano il libro.

-Io me la passo benissimo e poi anche tu sei solo! E ridammi subito il libro o tolgo cinque punti a Serpeverde! –

-Uuuuh che paura principessa, adesso mi minacci anche? –

-Sono prefetto e posso perfettamente farlo senza problemi e non chiamarmi principessa-

Prendo un’aria autoritaria e lui si mette a sghignazzare.

-Che hai da ridere? –

-Fai ridere quando ti arrabbi –

-Non è vero! –

-Sì che è vero-

Mi tappa la bocca prima che possa aggiungere qualcosa.

-Che mi racconti? –

-Come che ti racconto? –

-Sì principessa, l’ultima volta che abbiamo veramente parlato è stata cinque anni fa! –

L’affermazione mi lascia un pochino spiazzata in fondo è vero, eravamo diventati quasi amici all’inizio del primo anno, quindi mi addolcisco un po’.

-Bè io, in realtà non ho fatto niente di speciale. Tu? –

-Bè a parte aver scovato tutti i passaggi segreti presenti a Hogwarts, andato per punizione nella foresta proibita circa dieci volte, esplorato i sotterranei e rubacchiato da mielandia direi niente di che –

Spalanco la bocca e mi sento risalire la rabbia. Lui mi guarda come se fosse la cosa più normale del mondo

-Ma tutto ciò è inammissibile, è contro le regole, è è…devo dirlo al preside questo n…non va bene affatto! –

Mi mancano le parole e ovviamente faccio una figuraccia.

-Cosa importa principessa, in fondo se anche mi puniscono di nuovo non vedo che ho da perderci, a Hogworts si sta solo sette anni! –

-Ma davvero non te ne importa nulla? Se ragioni così anche quando finirai la scuola non rischierai di finire ad Azkaban? –

-Azkaban? Ma no! Probabilmente aprirò un negozio di scherzi o farò l’addestratore di draghi. Ah a proposito sto anche allevando un drago nella stamberga strillante-

Mi manca il fiato

-U..un drago? S..scherzi spero, vero? –

-Assolutamente no –

La sue tranquillità mi urta e per poco non mi metto ad urlare, è ovvio che sta scherzando!

-Duncan non prendermi in giro non è possibile! –

-Certo che è possibile, lo giuro-

-Seriamente Duncan tu mi stai prendendo in giro! Ma come cavolo ti viene in mente di tenere un drago nella stamberga strillante? Ma ti rendi almeno conto di ciò che stai facendo? E’ pericoloso e poi dove caspita lo hai trovato? –

-Ti risponderò molto semplicemente:
1) Mi piacciono i draghi
2) Lo tengo nella stamberga strillante perché è l’unico posto tranquillo e poi è ancora un cucciolo non sputa neanche fuoco! Ah l’ho preso alla testa di porco, un locale in fondo, in una traversa di Hogsmeade. Lì si trova un sacco di gente strana l’ho barattato in cambio di un frisbee zannuto di Zonko (negozio di scherzi), Quel tizio credeva che fosse una grossa pietra nera senza alcun valore –

Ridacchia.

-Cos…Sputerà fuoco? Ma hai idea di quanto diventano grandi quei bestioni? –

-Certo, infatti appena sarà troppo grande lo darò ad un centro di addestramento draghi che mi adocchierà per aver tenuto un drago così a lungo e forse un futuro mi prenderà per lavorarci-

-Cavolo Duncan che idea geniale! -

Dico ironica e esasperata.

-Sì principessa e veramente un’idea geniale, ah a proposito vuoi conoscere il mio draghetto Scruffy? –

 

Angolo autrice
Ok so che questo capitolo fa schifo ma mi serviva per introdurre la storia vera e propria e poi l’ho scritto un po’ di fretta. Se ne avete voglia lasciatemi una recensioncina ;) Ci si vede al prossimo capitolo!
*Evapora*

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


~~

 

-Non ci voglio andare nella Stamberga strillante, …sul serio! –

E’ da più di cinque minuti che gli sto ripetendo che non ci voglio andare in quel posto orrendo, polveroso e pieno di fantasmi pericolosi. Mi ha chiesto se volevo conoscere il suo stupido drago e io ho balbettato un no ma lui mi ha lo stesso afferrato per il polso trascinandomi fuori dal locale, (stava per non farmi pagare ma per fortuna sono riuscita a sganciare qualche zellino prima che mi portasse fuori). Duncan mi trascina per il polso con passo svelto e io rischio di inciampare ogni volta che incontriamo un dosso. La casa più infestata della Gran Bretagna è subito fuori Hogsmeade e si può vedere solo da lontano perché c’è una recinzione apposita che impedisce di andare oltre. Il punk si fa largo spintonando altri studenti che lo guardano malissimo. Ad un certo punto da una gomitata ad un tizio lentigginoso e rosso che fa per prendere la bacchetta ma quella che probabilmente è la fidanzata, una ragazza bionda e pallida lo placa mettendogli una mano sopra la sua. Cerco di sciogliere la presa di Duncan per l’ennesima volta ma quello neanche si gira.
Finalmente tanti sbuffi e occhiatacce dopo ci ritroviamo al limite del villaggio. Non c’è nessuno in giro, tutti si trovano nella via principale a fare acquisti e a mangiare dolci. Beati!
Ci troviamo in uno spiazzo quadrato che si affaccia su due lati sul boschetto sul lago, il resto su una piccola collinetta piena di arbusti con in cima la casa più infestata della Gran Bretagna. Rabbrividisco. Ne ho sentito di storie su quel rudere, trabocca di fantasmi poco socievoli e pericolosi su cui girano raccapriccianti faccende. Duncan si blocca, si volta e ghigna alla mia faccia impaurita e totalmente contrariata.

-Che c’è principessa hai paura? –

-Io? Assolutamente no! Ho fatto di peggio! –

-Ceeerto, mi credi scemo? –

Punta sul vivo per poco non gli lancio un incantesimo ma mi trattengo assumendo una faccia ironicamente felice.

-Certo che no Duncan io non ti credo scemo, tu sei scemo se veramente pensi che io possa entrare in quel postaccio-

Ride, mi incavolo puntandogli stavolta la bacchetta contro. Fa una strana faccia mista tra il dispiaciuto e il divertito.

-Ok principessa, ho capito, non ti interessa, pazienza chiederò a qualcun altro di aiutarmi con Scruffy-

-Ecco bravo, coinvolgi qualcun altro nella tua folle impresa! Vacci da solo in quel posto assurdo! -

-Va bene, hai vinto tu, visto che insisti tanto nel non voler venire evidentemente non ti interessa sul serio, pensavo che ti sarebbe piaciuto vedere un piccolo di drago, evidentemente mi sbagliavo. Ci si vede in giro principessa! –

Succede tutto in fretta e rimango un po’ attonita, di certo non mi aspettavo una frase così seria da uno come lui. Mi accenna un mezzo sorriso, si volta e scavalca la recinzione senza troppi problemi, quasi fosse un’abitudine. Lo vedo allontanarsi tra gli arbusti finchè ad un certo punto lo vedo sparire. Rimango di sasso per qualche secondo, Duncan è appena sparito davanti ai miei occhi, mi avvicino alla recinzione e mi sporgo cercandolo con lo sguardo. Non può essere scomparso nel nulla! Mi sembra strano che abbia imparato a smaterializzarsi, però effettivamente non so se anche a Hogsmeade c’è l’incantesimo anti smaterializzazione. Continuo a non vederlo e incomincio un pochino a preoccuparmi, in fondo quel posto è infestato, non vorrei che uno studente di Hogwarts venga aggredito da un fantasma o da qualche altra creatura, quindi è mio dovere di prefetto evitarlo. Mi faccio questo discorso mentalmente per prepararmi psicologicamente al fatto che sto per infrangere una regola. Mi avvicino al punto dove è salito Duncan e noto che c’è un grosso masso che funge da gradino. Metto un piede nel sasso e subito dopo in un buco tra le pietre i del muretto, cercando di badare il meno possibile al fatto che ho la gonna. Mi siedo sulla cima e guardo i due metri sotto di me, potrei saltare ma ho paura quindi cerco un altro appiglio, mentre scendo però un lembo del mantello si aggancia ad un paletto di metallo arrugginito. Perdo l’equilibrio e cado a faccia in terra sul terreno secco graffiandomi leggermente il viso. Mugolo dolorante. Mi alzo a fatica e con un piccolo incantesimo taglio la stoffa del mantello ormai strappata. Mi spolvero la terra dall’uniforme e mi tolgo qualche foglia dai capelli. Noto qualche taglietto nelle mani e cerco di oulire le goccioline di sangue che si sono formate. Comunque però sono riuscita a scavalcare il muretto. La casa diroccata è a circa 300 passi in salita e rimboccandomi le maniche incomincio a salire. Arrivo al punto in cui Duncan è sparito.

-Duncan! –

Lo chiamo ma nessuno risponde. La porta della casa è a pochi metri da me. La casa doveva essere bellissima un tempo, tutta in legno scuro, grande e decorata: noto qualche intarsio sulla porta e sulle finestre sbarrate da alcune assi di legno. Le ante cadono a pezzi e tra i vetri rotti si tendono delle ragnatele. Faccio un giro intorno alla casa e richiamo altre volte Duncan. Mi imbatto in diverse fontane e statue in marmo coperte dal muschio e dalle crepe. Ma del ragazzo neanche l’ombra. Dopo circa dieci minuti di nulla ritorno all’ingresso. Improvvisamente mentre incomincio a contemplare l’idea di tornare a Hogwarts e far finta di nulla (chi mi garantisce che Duncan sia davvero in pericolo?) o di informare il preside, sento un rumore, quasi un strusciare. Faccio per tornare indietro ma il rumore si fa più forte. Mi giro e urlo. Un grosso mucchio di gelatina verde si avvicina gorgogliando verso di me. Si formano anche delle fauci e il mostro incomincia a grondare sangue dalla bocca. Incomincio a correre strillando mentre il panico mi impedisce di ragionare: la mia più grande fobia si è appena materializzata davanti ai miei occhi. Cerco di prendere la bacchetta ma mentre scendo la ripida salita inciampo e cado di nuovo sbucciandomi le ginocchia. Ormai il panico mi sopprime del tutto e le lacrime cominciano a rigarmi il volto mentre la bestia diventa man mano che si avvicina sempre più schifosa e ripugnante. Grido aiuto, strillo e cerco di rialzarmi. Ormai il mostro mi ha quasi raggiunto. Provo di nuovo a prendere la bacchetta ma il terrore mi impedisce di pronunciare qualcosa. Chiudo gli occhi sentendo che il mostro mi sta per azzannare.
Vedo alcuni dei momenti più belli della mia vita passarmi davanti agli occhi in pochi istanti. Quando mi è arrivata la spilla da prefetto che bramavo tanto, o ancora più indietro al primo Natale con Gwen e Bridgette, ripenso ai miei genitori e al sorriso di mia madre. Mi raggomitolo terrorizzata e inerme.

-Riddikulus! –

Apro un pochino gli occhi sentendo una voce familiare e vedo davanti a me il mostro rimpicciolirsi e diventare una minuscola pallina verde e scoppiare. Rimango ferma con la schiena contro il muro con gli occhi di nuovo chiusi e sento altre lacrime, stavolta di sollievo bagnarmi il viso. Sento delle braccia avvolgermi la vita e io seppellisco il viso nella spalla di Duncan, senza vergogna. Dopo un po’ smetto di piangere e riprendo a respirare regolarmente. Mi slaccio dall’abbraccio del ragazzo senza però guardarlo in faccia per paura che noti che sono arrossita. Mi schiarisco la voce e per riacquistare un pochino di dignità assumo un tono un po’irato.

-Perché sei sparito ad un certo punto? –

-Ho messo il mio mantello dell’invisibilità, l’ho metto sempre arrivato lì: c’è un molliccio che si nasconde sotto le fondamenta della casa e per evitare di incontrarlo ogni volta che vengo divento invisibile –

Mi do della stupida mentalmente per non aver pensato ad un mantello dell’invisibilità e soprattutto per non aver capito che quell’orrendo mostro era in realtà un semplice molliccio-

-Piuttosto perché non sei tornata indietro? –

-Ti ho visto sparire e mi sono preoccupata –

Ghigna.
-Ti sei preoccupata per me principessa? –

-No Duncan non vuol dire che mi interessi però la mia spilla da prefetto sì, è per questo che ti ho seguito-
Ride e dopo poco riprende il suo solito sorriso strafottente.

-Bene principessa allora la prossima volta vedi di non cacciarti nei guai-

Sorride, ma non il solito ghigno, un sorriso rassicurante e mi fa cenno di seguirlo. Arriviamo di nuovo all’ingresso e lui si avvicina alla porta con il battente a forma di testa di elfo domestico e punta la bacchetta nella serratura.

-Alohomora-

La serratura scatta ed entriamo. L’ingresso è un buio e lungo corridoio. I muri sono scrostati e alle pareti sono appesi quadri graffiati i e sporchi. I nostri passi sono ovattati da uno spesso strato di polvere e le ragnatele coprono ogni angolo.

-Ah principessa lo sapevi che in realtà la Stamberga Strillante non è infestata? –

-Cosa? Sei serio? –

-Mai stato tanto serio in vita mia ci sono solo due poltregeist che fanno casino. Si chiamano Pif e Pof-

-Ma allora perché tutti pensano che la casa sia infestata? –

-Semplicemente perché sin dall’antichità nessuno ha mai voluto provare ad entrarci per capire chi faceva rumore e chi urlava, erano loro-

Spalanco gli occhi incredula e arriviamo alla sala principale. Al centro c’è una grande scala in legno pericolante che porta al piano di sopra. Tutto intorno si affacciano le porte di altre stanze. Spolvero la ringhiera della scala e mi accorgo che è intarsiata finemente.

-Wow, doveva proprio essere bellissima un tempo! –

La stessa cosa che ho pensato fuori ma questa volta lo dico, Duncan si gira guardandomi dalla tromba delle scale.

-Sì certo principessa però se non vuoi essere trovata dai quei cosi rompiscatole ti conviene affrettare il passo! –

-Ok arrivo…e non chiamarmi principessa! –

-Ok principessa-

Alzo gli occhi al cielo e mi affretto a seguire il ragazzo che intanto è già salito al piano superiore. Sento ad un certo punto delle risate cretine e due porte sbattere, mi blocco. Una voce acuta si mette a parlare.

-Hahaha chi abbiamo qui? Il signor Nelson è tornato da noi allora come va ragazzo? –

-Piantala Pof piuttosto dimmi se Scruffy ha mangiato-

-Uhuhu come siamo suscettibili oggi mio fratello ti ha solo salutato Dunky! –

-Non è ciò che fa Pif il problema è il tono che usa! –

Mi decido a salire sul pianerottolo. I due poltregeist galleggiano a mezz’aria. Uno è un omino con i capelli rossi e ricci vestito da giullare del Medioevo, l’altro ha i capelli neri tirati dietro con quella che sembra brillantina e porta una camicetta verde a fiori e delle scarpe a punta ricurve con un campanello che suona ad ogni movimento. I due trasaliscono quando mi vedono apparire dalle scale.

-Uuuuuuu una ragazza! –

Fa il primo incominciando a ridere, il secondo sogghigna e si avvicina a Duncan e gli bisbiglia qualcosa all’orecchio. Si allontana con aria compiaciuta per vedere la reazione di Duncan che assume uno sguardo assassino e in un guizzo riesce a prendere l’omino per il colletto, lo scrolla mentre quello comincia a dimenarsi mentre il fratello si sbellica dalle risate.

-Senti razza di scricciolo a fiori, non osare insinuare qualcosa di simile e non osare dire nulla o giuro che ti spezzo ogni osso del tuo collo! –

Quello deglutisce e Duncan senza abbandonare lo sguardo infuriato lo molla e quello va a ripararsi dietro al fratello che non smette di ridere. Guardo interrogativa Duncan ma lui mi fa un cenno come dire “lascia perdere”. Il ragazzo dalla cresta verde si volta e si dirige verso una porta ma prima che possa seguirlo uno dei poltregeist mi spinge da dietro facendomi cadere a terra alzando una nuvola di polvere. Sento la rabbia montarmi dentro per essere stata ridicolizzata per l’ennesima volta e mi alzo tirando fuori la bacchetta. La punto contro i folletti sghignazzanti.

-Sentite moscerini mi avete fatto perdere la pazienza! Come prefetto della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts io vi impedisco di mancarmi di rispetto, pertanto, siccome lo avete fatto sono totalmente autorizzata a punirvi: Pietrificus Totalus! –

I due omini si immobilizzano e cadono a terra con un rumore di sasso. Sulle facce hanno espressioni di un misto tra rabbia e paura, i loro occhietti mi fissano indispettiti. Sorrido compiaciuta e rimetto la bacchetta tra le pieghe del mantello. Attraverso le porta dove Duncan si è fermato e prima che possa analizzare la stanza qualcosa mi viene addosso buttandomi per l’ennesima volta a terra. Un piccolo drago grande circa 30 cm sbatte le alucce da pipistrello soddisfatto. E’ completamente nero. Mi guarda con degli occhioni viola.

-Ma che tenero! –

Mi siedo a gambe incrociate e allungo la mano verso la testolina di Scruffy e stranamente si fa toccare quasi cercando coccole. Sento Duncan dietro ridacchiare compiaciuto.

-Te l’ho detto che ti sarebbe piaciuto! –

-Ma come hai fatto! Normalmente i draghi sono aggressivi! –

-Non se sin da cuccioli vengono trattati…bè con dolcezza ecco-

-Non ti facevo un tipo dolce-

Ridacchio malignamente e lui mi guarda storto. Si inginocchia accanto a me e fa salire sul suo braccio il piccolo Scruffy che si fa docilmente accarezzare dal dito del padrone. Le domande che voglio fare sono tantissime ma mi limito a chiedere solo due cose.

-Che drago è? E poi è carnivoro cosa gli dai da mangiare, cioè come fai a procurarti la carne? –

-E’ un Nero delle Ebridi, originario di qui, per quanto riguarda il mangiare, ti dico solo che ho fatto amicizia con gli elfi domestici delle cucine-

Sorrido e osservo i draghetto che ha preso a zampettare sul pavimento starnutendo per la polvere. Mi viene in mente un’altra cosa.

-A volte quando entro nella Sala Grande ti cerco nel tavolo dei Serpeverde ma non ci sei mai…Perché? –

-Quasi sempre la mattina presto vengo qui per badare a Scruffy e torno a scuola per le lezioni, solo a volte però. Qualche volta mi capita anche di dormire qui-

-Non ti preoccupi degli esami? –

-Ma no non rischio di essere bocciato o espulso, diciamo che ho i miei buoni motivi per mancare alle lezioni-

Lo guardo interrogativa e lui si incupisce per un attimo notando la mia faccia, non risponde e cambia argomento.

-E i tuoi? Sono babbani giusto? –

-Sì entrambi avvocati-

-Ok-

L’argomento cade e rimaniamo in silenzio a osservare Scruffy che rompe ancora di più un cuscino.
-Hai un gufo? Un gatto? –

-Sì un gufetto…-

-Nome? –

-Pip-

Ripiomba il silenzio. Mi alzo e mi avvicino alla finestra spostando le tende nere luride e morsicate probabilmente da Scruffy. Il sole sta tramontando saranno circa le cinque. Trasalisco accorgendomi solo in qual momento di essermi dimenticata della gita e di quanto tempo è passato, devo tornare in tempo prima che la Smith controlli se ci sono tutti sennò sono finita.

-E’ tardissimo! E’ già buio devo ritornare assolutamente a Hogwarts! Mi puniranno! –

Mi giro verso Duncan.

-Tranquilla c’è un passaggio segreto che porta direttamente nel parco, sotto il platano picchiatore, arriverai in tempo per la cena-

-Tu non vieni? –

-Naaa, sto qui, devo tenere d’occhio Scruffy, Pif e Pof che vorranno vendicarsi, fra poco finirà anche l’incantesimo-

Do un’ultima carezza a Scruffy e usciamo in fretta dalla stanza, imbocchiamo un altro corridoio e arriviamo in una camera da letto. Duncan sposta un armadio mostrando un corridoio basso e buio.

-Spero che non sei schizzinosa-

- Io lì non ci entro-

Dico decisa appena vedo tutta la terra e la polvere.
-Allora preferisci dormire qui? –

Mi indica il letto di legno marcio ricoperto di polvere e di ragnatele, e, trattenendo un conato di vomito mi avvicino all’entrata chinando la testa.

-Lumos-

La punta delle nostre bacchette illumina un corridoio di terra e radici. Silenziosi arriviamo finalmente allo sbocco. Duncan esce e sporge leggermente la testa. Prende una grossa pietra e la sposta sopra una radice del grosso albero.

-Questa radice lo blocca, non vuoi essere maciullata viva vero? –

Faccio una smorfia e tolgo un po’ di terra dai capelli cercando di rimetterli in una bella piega. Lui ride mentre cerco alla bene meglio di sistemarmeli. Lo guardo storto. Stranamente smette di ridere e guarda il cielo. Riprende un ghigno.

-Bè ci si vede principessa-

-Ok orco chiodato e salutami Pif, Pof e Scruffy-

-Loro saluteranno te-

Si avvicina leggermente e anch’io istintivamente mi avvicino, un altro passo, altri due. I nostri visi sono vicini, sempre più vicini. Piega leggermente la testa e le nostre labbra si stanno per toccare, un centimetro, mezzo. Chiudo gli occhi. Ma subito dopo mi blocco non so perché ma mi fermo e riapro gli occhi, anche lui si ferma e ritrae il viso. Non so dire veramente perché mi sono fermata, l’ho fatto e basta. Lo guardo quasi a scusarmi e noto che non mi guarda in faccia. E’ pallido. Mi fa un cenno di saluto come se niente fosse e per un attimo vedo un’ombra strana nei suoi occhi acquamarina. Rientra nel cunicolo lasciandomi a osservare il verde del prato che ormai si sta tingendo dei colori del tramonto, come il cielo. Scorgo da lontano gli altri studenti che tornano da Hogsmeade e mi dirigo verso di loro dopo aver dato un’ultima occhiata al tunnel nascosto dalle fronde.

 

 

Angolo autrice
Bene bene, posso solo dire che mi dispiace per Court che è tipo caduta 300 volte. Comunque anche se ho cercato di scrivere questo capitolo il meglio possibile (con scarsi risultati  ) sono comunque curiosa di sapere se vi è piaciuto quindi se trovato un minutino lasciatemi una recensioncinainaina. Ah li avete notati Scott e Dawn :3? Non sono pucci?
Ciaoooone ragazzuoli!
Iron :D

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


~~Il professor Chris McLen entra in classe tutto baldanzoso e fa un sorriso fintissimo a trentadue denti bianchissimi. Guarda la classe composta da Corvonero e Grifondoro come a soppesarci con lo sguardo e cercare di prevedere una nostra possibile reazione.

-Oggi, ragazzi miei, impareremo una pozione molto particolare, di livello molto avanzato e molto potente: chi mi sa dire cos’è l’amortentia? –

Alzo la mano di colpo e Gwen mi guarda sorridendo. Anche Harold, l’altro iper secchione fa scattare in alto la mano ma il professore fa rispondere me.

-Prego signorina Barlow! –

-L’amortentia è il filtro d’amore più potente del mondo, crea una potente infatuazione o ossessione per una persona, ma non il vero amore, che non si può creare artificialmente-

Incomincia a crearsi un certo trambusto e gli studenti cominciano a bisbigliare. Il professore sorride compiaciuto

-Ottimo signorina Barlow cinque punti a Corvonero! Ora tirate fuori i calderoni e gli ingredienti –

Sorrido soddisfatta sotto lo sguardo invidioso di Harold. Il professore afferra la bacchetta e puntandola alla lavagna incomincia a scrivere gli ingredienti: uova di Ashwinder, petali di rosa e peperoncino in polvere e acqua di luna.

-Il procedimento lo trovate a pagina 134 del vostro libro di testo, chi la farà correttamente otterrà venti punti per la sua casa, al lavoro! –

Detto questo entra nel suo ufficio dietro la cattedra. Apro il libro e tiro fuori tutti gli ingredienti.

-Court hai qualche uovo da prestarmi? –

-Certo! –

Passo a Gwen alcune uova di Ashwinder dal mio barattolo e cerco la pagina 134.

-Ecco! –

-Che dice? –

-L’amortentia è un filtro…bla bla…procedimento: tritare le uova di Ashwinder e bollirle con l’acqua di luna per dieci minuti a fuoco medio, tre a fuoco alto e quattro a basso, mescolare durante tutta la cottura alternando dieci volte in senso orario e dieci volte in senso antiorario, aggiungere 14 grammi di peperoncino in polvere…mischiare di nuovo…dovrebbe uscire una sostanza leggermente densa di colore violaceo…cuocere a fiamma alta alimentata…aggiungere lentamente due petali di rosa alla volta finchè il composto non diventa rosa pallido…cuocere...-

-Oh mamma è difficilissimo! –

-Ma no Gwen! Ci devo riuscire! Ci servono quei dannatissimi venti punti! –

-O..ok –

Il chiacchiericcio degli studenti indaffarati viene interrotto da un urlo acuto. Una ragazza di Grifondoro dai lunghi capelli viola stritola un ragazzino minuto con i capelli castani che mugola quasi soffocando tra le braccia della ragazza.

-Awwwww hai visto Codichino? L’amortentia hai sentito? Se la bevi staremo per sempre insieme, sei contento? –

-Sierra io…-

Ma la sua voce viene stroncata da un abbraccio ancora più stretto della ragazza che con una mano incomincia a mettere gli ingredienti nel calderone. Mi giro e vedo Noah che si sbatte una mano sulla fronte mentre Trent accanto a lui ridacchia come tanti altri. Vedo anche Geoff all’ultimo banco mentre lancia un aereoplanino di carta incantato che comincia a volare per tuta la stanza, finché non si avvicina a Izzy che lo fa esplodere.

-Bum Buuuuuuum! –

Sale sulla sedia e incomincia a far esplodere tutte le palline di carta che gli altri incominciano a lanciarle. Si crea uno scompiglio allucinante e la fuliggine delle esplosioni comincia a mischiarsi ai fumi colorati delle pozioni e l’aria si impregna di odore di bruciato e il chiasso aumenta mentre tutti incominciano a scagliare incantesimi. E in pochi secondi lo scompiglio diventa caos.

-Fermi tutti! –

Grido ma nessuno mi ascolta, Gwen all’inizio divertita comincia a rendersi conto della confusione e incomincia a gridare insieme a me. Harold l’altro prefetto si riscuote dalla sua calma e cerca inutilmente con Trent di fermare gli altri.

-Che succede qui? –

Il professore fa irruzione e tutti si bloccano, chi a mezz’aria con le bacchette puntate in alto, c’è chi come me in procinto di calmare gli altri.

-Ragazzi! Non vi posso lasciare soli un attimo ero impegnato in una cosa importante e soprattutto urgente riguardante la sicurezza della scuola! –

-Professor McLean ho cercato di cal…-

-Silenzio per favore signor Froud la prego-

Dice rivolto ad Harold che china la testa dispiaciuto.

-Innanzitutto signorina Izzy Crown le tolgo dieci punti per aver creato scompiglio nella mia classe, e siccome oggi avete tre ore con me, pulite e vi prego continuate la vostra pozione con calma! Devo finire questo lavoro entro stasera! –

Sbatte la porta del suo ufficio e nella classe non vola una mosca.

-Non ho mai visto il professor McLean così serio e poi avete visto come è cambiato di umore? Era allegro e poi era preoccupato, normalmente commenta tutto ciò che facciamo in classe, ha detto che è a rischio la sicurezza della scuola! –

Dice LeShauna, una ragazza di Grifondoro, abbastanza preoccupata.

-Naaa non ha detto proprio così secondo me è l’ennesimo troll che uscito nei sotterranei-

Noah con la sua pacifica ironia da chi la sa lunga riesce a mettere a tacere alcuni compagni impensieriti.

Dopo circa due ore e mezzo riesco a finire la mia pozione. Gwen legge dal libro:

-Il risultato dovrebbe essere un pozione madreperlacea, luminosa con un caratteristico fumo a spirale…e con un odore specifico per ciascuno…-

Guardo soddisfatta il mio paiolo pieno di una pozione perfettamente uguale alla descrizione fatta da Gwen.

-Comunque, che tipo di odore? –

-L’odore che preferisci! –

Mi avvicino e inspiro il vapore. Erba tagliata, libri e… non riesco a distinguere questo odore è strano ma mi piace molto ma non so a cosa associarlo.

-Che odore senti tu Gwen? –

La ragazza si avvicina al mio paiolo visto che lei non è riuscita a finire correttamente la sua pozione e proclama abbastanza sicura:

-Bè l’odore della pergamena da disegno nuova, fiore appassito e…profumo di Trent…-

Arrossisce e io la guardo ridendo. Il professore di pozioni esce dal suo ufficio leggermente sudato e preoccupato.

-Bene ragazzi perfetto, fatemi vedere le pozioni-

-Pazzesco come sia diventato il prof-

Mi bisbiglia Gwen all’orecchio.

-In che senso? –

-Non ti rendi conto di quanto è diventato serio? Non è da McLean! Secondo me c’è in ballo qualcosa di grosso! –

-Ma no! Secondo me non c’è nulla di particolarmente pesante, al massimo un troll nei sotterranei come ha detto Noah! E poi se veramente fosse successo qualcosa di brutto lo avrebbero scritto anche nella Gazzetta del Profeta! –

-Anche tu hai ragione però di sicuro oggi per il prof è una giornata no! –

-Bene ragazzi! Ho controllato tutte le pozioni e direi che le migliori se non perfette sono quelle della signorina Obonsawin e della signorina Barlow! Ragazze meritate entrambe 20 punti per la vostra casa! –

Entrambe le case gioiscono e Sierra grida entusiasta:

-Oooooh Codichinoinoino hai sentito che bello? La pozione funziona! –

Si crea un piccolo scompiglio e il professore ci congeda velocemente e rientra nel suo ufficio. Si crea una calca all’uscita della porta e io e Gwen ci avviamo fuori dai sotterranei, alla Sala Grande. Cosa abbiamo dopo pranzo? Gwen tira fuori dalla cartella l’orario scolastico e lo legge a voce alta:

-Allora, oggi è martedì quindi due ore di storia della magia già fatte con i Grifondoro, tre ore di pozioni con i Grifondoro, due ore di incantesimi sempre con i con i Grifondoro e un’ora di erbologia con i Serpeverde, nooo i Serpeverde no! –

Gwen sbuffa.

-Non pensarci, ora mangiamo! –

Prendiamo posto nel nostro tavolo dove alcuni sono già sono seduti. Noah legge, Trent scrive qualcosa su un foglio di pergamena. I professori sono seduti al tavolo e il preside Gambon sta parlando silenziosamente con la Smith che ogni tanto annuisce leggermente preoccupata. McLean non si vede ancora.

-Guarda! Guarda ho detto! Lo vedi anche il preside e la Smith sono preoccupati, sta succedendo qualcosa! –

Gwen mi blocca mentre stavo per prendere la forchetta indicandomi con fare circospetto il tavolo degli insegnanti.

-Gwen, stai cominciando ad essere paranoica, secondo me non c’è niente di cui preoccuparsi! –

Detto questo la zittisco e affamata prendo una porzione di sformato di verdure mentre Gwen mi guarda sconfitta.

-Noah mi passi il pollo con le patate? –

Noah prende distrattamente il vassoio e lo porge a Trent senza spostare gli occhi dal suo libro. Ad un certo punto Gwen alza lo sguardo dal suo spezzatino e mi chiede:

-Ah Court, non te l’ho ancora chiesto: cosa hai fatto quando siamo andati a Hogsmeade? –

La domanda mi lascia sorpresa e mi va di traverso il succo di zucca che sto bevendo. E ora che le rispondo? Dovrei dire una bugia, nn voglio dire una bugia a Gwen ma non posso dire neanche la verità…Il mio pensiero viene interrotto da una voce sconosciuta.

-Scusate è qui Tyler? –

-Lindsay! Tyler non può essere qui! Questa è la casa Corvonero!

Una bella ragazza bionda e formosa con la divisa da Grifondoro e una bandana azzurra sulla testa si avvicina confusa al nostro tavolo insieme ad un’altra di Tassorosso, più bassa, occhialuta e con un’alta coda di cavallo.

-No biondina ci dispiace ma questo fantomatico Tyler non è certo al tavolo dei Corvonero-

Noah risponde poco socievole e scocciato e le due ragazze si allontanano.

-Cavolo che gentile Noah! –

Gwen lo guarda storto ma lui non le risponde impegnato a leggere.

-Hey Gwen ti va di fare una passeggiata con me dopo le lezioni? –

-Ok! –

Gwen sorride imbarazzata a Trent che a sua volta le sorride. Il pranzo finisce e ben presto dobbiamo andare alla lezione di incantesimi della professoressa Smith. Io e la gotica entriamo in classe e ci sediamo al secondo banco come di consuetudine e così fanno tutti gli altri compagni di Corvonero e di Grifondoro. La Smith entra con il suo solito cipiglio severo.

-Bene ragazzi, oggi impareremo l’incantesimo di appello, ora scrivo la formula alla lavagna e voi proverete a fare pratica con questi cuscini, vero signor Bennet? –

-Eh cosa? –

Cody all’ultimo banco colto di sorpresa cade dalle nuvole. La professoressa lo guarda severa ma riprende:

-Bene, stavo dicendo…La formula è “Accio”, vi farò un esempio veloce-

Punta la bacchetta verso il banco di LeShauna e pronuncia con chiarezza:

-Accio penna! –

La penna d’oca vola dalle mani della ragazza e la professoressa la afferra al volo sotto lo sguardo incuriosito di tutti, e, con un leggero movimento della bacchetta fa tornare l’oggetto alla proprietaria. Nell’aula si leva un leggero vociare e all’ordine della prof ci disponiamo in una fila abbastanza ordinata.

-Figo e utile non trovi? –

Gwen mi rivolge la parola.

-Vero! Speriamo di impararlo in fretta! –

Uno alla volta tutti provano l’incantesimo e il rosso Harold ci riesce al primo colpo alla perfezione. Poi è il turno di Gwen che ci riesce a metà perché il cuscino cade prima che lei riesca a prenderlo, poi Geoff, Izzy (che lo fa esplodere guadagnandosi una sgridata dalla Smith), Trent, Sierra, Cody, Lindsay…E ultima io.

-Accio cuscino! –

L’oggetto mi vola in mano e io riesco a prenderlo al volo.

-Ottimo ragazzi vedo che più o meno tutti siete riusciti tutti ad ottenere dei buoni risultati! Assegno 5 punti a Corvonero e 5 punti a Grifondoro perché il signor Froud, la signorina Barlow, la signorina Obonsawin e la signorina Edwards sono riusciti a fare l’incantesimo al primo colpo! –

LeShauna e Sierra si danno un cinque compiaciuto.

L’ora e mezzo successiva passa tra altra pratica e teoria dell’incantesimo di appello.

-Bene ragazzi per la pros…-

-Professoressa, scusi se la interrompo, ma il professor McLean ha parlato del fatto che la scuola è in pericolo, è vero? -

Alla domanda di Gwen tutta la classe si zittisce e tutti portano lo sguardo sulla professoressa Smith che stranamente è leggermente spiazzata dalla domanda.

-Cosa? Ehm…assolutamente no ragazzi, voi non dovete preoccuparvi, la cosa non vi riguarda affatto-

Colgo una nota di timore nella voce della Smith ma non lo faccio notare a nessuno perché tutti sembrano sollevati dalla dichiarazione della professoressa.

-Comunque, per la prossima volta dovete scrivere tre rotoli di pergamena sull’incantesimo studiato oggi in classe, arrivederci-

Io, Gwen e gli altri ci dirigiamo verso il parco per andare alle serre dove ci aspetta la professoressa Margolyes. Appena esco mi stringo nel mantello per via della temperatura scesa.

-Hai notato che c’è più freddo rispetto a ieri? –

-Sì, il tempo sta cambiando, si sta avvicinando ottobre, fra poco meno di un mese è Halloween! –

Gwen si mette il cappuccio imitando il verso di uno zombie e io ridacchio. Lontano, ai piedi della foresta proibita noto la casa di Chef Hatchet, il guardiacaccia della scuola e lui che da mangiare ad una salamandra che va a fuoco. Nel lago il calamaro gigante sonnecchia placidamente con alcuni tentacoli che spuntano dalla superficie piatta dell’acqua.

-Hey Barlow non mi saluti? –

Io e Gwen ci giriamo di scatto e ci ritroviamo una Heather seguita da un bel latino seducente.

-Hather, fai a farti mangiare da un troll! –

Il ragazzo però risponde prima che la mora possa insultarci a sua volta.

-Salve chica io sono Alejandro, ho sentito che da poco hai infastidito la mia ragazza, questo non va assolutamente bene-

Si passa una mano tra i capelli in modo provocante e Heather gli si avvicina in modo noncurante.

-Già mi hai mancato di rispetto! Quindi favore cambia favore giusto? –

In un secondo tira fuori la bacchetta ma prima che il suo incantesimo mi colpisca prendo la bacchetta:

-Protego-

L’incantesimo dell’asiatica rimbalza sul mio scudo e ritorna indietro ma lei riesce a schivarlo. Anche Gwen e Alejandro tirano fuori la bacchetta e intorno a noi comincia a formarsi un piccolo capannello di studenti incuriositi.

-Stupeficium-

-Protego-

-Serpensortia-

-Vipera evanesca-

Una vipera esce fuori dalla bacchetta di Alejandro ma Gwen la fa sparire prima che quella ci salti addosso.

-Tarantellegra-

Alejandro comincia a ballare uno sfrenato tip tap ma riesce a bloccarlo con un contro incantesimo.

-Confrigo-

Tra me e Gwen avviene una piccola esplosione che grazie al cielo ci manca.

-Deficiente dovevi beccarle! –

-Stupef…! –

-Fermi! –

Le professoresse Margoyles e Smith si avvicinano con sguardo furioso, bloccando un incantesimo di Heather.

-Professoressa noi…-

-Zitta Barlow, Fahlenbock, Wilson, Burromuerto, seguitemi immediatamente in presidenza-

Il tono della Smith non ammette repliche e ben presto tutti e quattro incavolati neri ci apprestiamo a seguire un altrettanto infuriata professoressa. Il panico mi pervade e il mio orgoglio e la mia sicurezza vengono improvvisamente meno, se mi espellono? Come farò? Come farò poi a spiegarlo ai miei, è colpa di Heather ma in fondo so che io e Gwen abbiamo continuato, mi faccio ancheuna marea di opzioni sulla possibile punizione che potrebbero darmi quando, ben presto ci ritroviamo davanti ad una grande statua di grifone dorata.

-Wawanakwa-

La professoressa pronuncia quella che è probabilmente una parola d’ordine perché subito dopo il grifone fa un balzo di lato scoprendo una scala a chiocciola.

-Prego ragazzi muovetevi! –

La professoressa ci va salire uno alla volta e lei ci segue per ultima.
E’ la prima volta che entro nell’ufficio del preside e anche se è bellissimo non posso definirmi contenta. Sulle pareti sono appesi decine e decine di quadri raffiguranti i precedenti presidi di Hogwarts. Ai lati tantissimi armadietti finemente decorati racchiudono delicati strumenti e una teca dorata in stile barocco contiene centinaia e centinaia di fialette contrassegnate da una fine ed elegante calligrafia. Sui tavolini dalle gambe sottili in legno scuro poggiano ronzanti e ticchettanti strumenti argentati di ignota utilità. Tutti e quattro nonostante ci troviamo lì per punizione non possiamo a meno di ammirare ciò che ci circonda che emana magia allo stato puro. Il professor Gambon però non si vede. La Smith ci guarda severa e apre la bocca per dirci qualcosa ma la richiude subito perché in quel momento entra entrando il preside. Alto, con una barba e i capelli lunghissimi di un puro bianco argenteo, la tunica e il mantello rossi fanno risaltare la sua figura maestosa, ci guarda quasi ridendo attraverso gli occhiali a mezzaluna.

-Buon pomeriggio ragazzi, buon pomeriggio professoressa-

-Bando ai convenevoli Percival, questi ragazzi sono stati beccati a duellare nel parco della scuola rischiando di mettere in pericolo la loro salute e quella dei loro compagni-

-Ahh, beata gioventù, prego ragazzi accomodatevi e raccontatemi la vostra vicenda, prego Maggie può andare-

-Arrivederci Percival-

La Smith si allontana leggermente titubante lasciandoci con il professore che ci guarda con i suoi occhi grigi penetranti. Il professore fa apparire con un gesto della mano quattro poltroncine foderate di velluto rosso e ci sediamo. Gwen ha uno sguardo basso e deluso, Heather quasi di sfida così come il fidanzato. Io cerco di mantenere uno sguardo abbastanza sicuro pronta a raccontare la verità al professore.

-Bene ragazzi, quindi chi vuole cominciare-

-Io-

-Prego signorina Barlow racconti la sua versione dei fatti-

-Professore, io e la mia compagna Gwen stavamo andando alla…-

Raccontiamo a turno la nostra storia e Heather tira fuori ovviamente anche la faccenda della sfida tre contro uno.

-Ma sei stata tu a sfidarci! –

-Sì ma intendevo solo te Barlow-

-Ma…-

-Su su ragazzi rilassatevi un attimo, ho capito perfettamente il vostro problema, è una faida: uno inizia e l’altro continua e così sempre, non c’è tregua, provate a mettere da parte gli antichi rancori e cercate di evitare di sfidarvi a vicenda, vedrete che poi vivrete meglio e più tranquilli-

-Io andare d’accordo con Wilson? Ma neanche per idea piuttosto mettetemi in una stanza piena di folletti della Cornovaglia! –

-Idem per me! –

-Capisco-

Il professor Gambon ci guarda sorridendo quasi gli avessimo raccontato una storiella divertente e in tutta calma riprende a parlare rivolto a me e Heather:

-Ragazze, allora, visto che evidentemente la rivalità e l’antipatia sono reciproche allora semplicemente evitate di parlarvi, sfidarvi e fate a meno di litigare per le cose più inutili, promesso? –

Rimaniamo un attimo pensose squadrandoci sospettose e dopo circa trenta secondi ci porgiamo una mano titubante e ce la stringiamo a vicenda senza troppa amicizia.

-Perfetto ragazzi, cercate di non mettervi nei guai durante il prossimo periodo, ci sono già abbastanza cose a cui pensare, potete andare-

Così di punto in bianco ci congeda. Ci guardiamo un po’ stupiti e il preside Gambon capisce al volo.

-Vi chiedete perché non vi ho messo una punizione vero? E’ perché secondo me in questi casi è piuttosto inutile, se vi avessi punito non avremo risolto i conflitti che avete da tempo giusto? –

Alla risposta del preside rimaniamo ancora più stupefatti.Sorride sornione e ci ricongeda con un arrivederci tranquillo e sereno.
Usciamo dall’ufficio del preside senza dire una parola e io e Gwen prendiamo la strada opposta di Heather e Alejandro.

-Non ci credo che la abbiamo scappata! –

-Puoi dirlo forte, avevo il terrore di essere espulsa-

-Esagerata! –

La guardo storto.

-Che ore sono? –

-Le quattro, abbiamo saltato anche la lezione! –

Dice Gwen abbastanza positiva.

-Oh no, la prossima volta c’è verifica, avremo ripassato in classe, dopo aver quasi avuto una punizione non posso permettermi un brutto voto, ne va del mio orgoglio di studente migliore del suo corso-

Mi rattristo e mi torna l’ansia così appena torniamo alla sala comune dei Corvonero mi metto a studiare di buona lena. Qualche compagno tra cui Trent si avvicina preoccupato per la nostra visita dal preside ma noi li tranquillizziamo subito. Mi siedo su una scrivania e tiro fuori dalla cartella i libri delle varie materie. Apro il quello di difesa contro le arti oscure e incomincio a leggere finché dopo un po’ la voce sussurrata per non farsi sentire dai compagni difronte al camino di Gwen mi interrompe.

-Court, secondo te che cosa succede a scuola? Hai notato anche tu che la professoressa Smith e il professor McLean erano sul serio preoccupati vero? E poi anche il preside ha accennato a qualcosa–

Distolgo lo sguardo dalla pagina e appoggio il libro sulle ginocchia.

-Si, l’ho notato anch’io, non posso più negare l’evidenza, però, sinceramente non ne ho la più pallida idea, forse un mago oscuro, un evaso da Azkaban che gira qui intorno-

-…Lo avrebbero detto alla Gazzetta del Profeta…-

-Hai…ragione però è anche vero che la professoressa ha detto di non preoccuparsi, e poi magari è una cosa facilmente risolvibile, ha passato di peggio questa scuola! –

-Non so…-

Gwen si siede affianco a me pensierosa e guarda fuori dalla finestra il sole che lentamente tramonta.



 

Angolo autrice
Ok, ormai è palese che succede qualcosa di ignoto, mi dispiace che non ho messo Duncan in questo capitolo ma sinceramente stavolta non serviva :D (la gente prende il mitra), ok prometto che nel prossimo capitolo ci sarà. Comunque spero che la storia non vi sembri troppo breve o frettolosa. Per favore fatemi sapere che ne pensate con una recensioncina ;)
Saluti biscottosi a tutti (????)
Iron Sara

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


~~-La prima partita di quidditch del mese di ottobre! Lo sai che Geoff è diventato il caposquadra dei Grifondoro? –

-Ah sì? –

Rispondo distrattamente mentre afferro un libro da uno scaffale della biblioteca, intanto che Bridgette mi saltella affianco tutta contenta.
-Sarà stasera! Court mi stai ascoltando? –

-Cosa? –

Distolgo lo sguardo dal libro che sto sfogliando e noto che Bridgette mi sta guardando storta.
-Scusa, non trovo un libro di difesa contro le arti oscure, devo fare una ricerca…-

-Ok, ci vieni alla partita? –

-Non lo so, credo…devo studiare-

-Ma non puoi sempre studiare, hai bisogno di staccare stai sempre facendo compiti e hai ottimi voti-

-Ed è proprio perché studio e faccio i compiti che ho ottimi voti! –

Stavolta è il mio turno a guardarla male, non capisco perché le persone non si rendono conto di quanto è importante studiare, soprattutto negli anni degli esami!

-Comunque ti stavo dicendo, la partita è stasera -

-Mm, forse vengo…forse, se non devo studiare-

Bridgette alza gli occhi al cielo.

-Va bene, comunque ora dobbiamo andare, abbiamo antiche rune e poi trasfigurazione-

-Sì, sì, arrivo-

Poco dopo.
Mi siedo al secondo banco e affianco a me si siede Gwen, e dietro Bridgette, con un’altra compagna di Tassorosso.

-Allora Courtney, ci vieni alla partita di questo pomeriggio? –

-No. Ne stavo parlando anche con Bridgette in biblioteca-

-Come no? –

Gwen mi guarda allibita.

-NO! Non ci vado, devo studiare e poi neanche mi piace il quidditch lo dovresti sapere, mi conosci da cinque anni! -

La gotica puntella i gomiti sul banco e incastra il viso tra le mani e fa una faccia abbastanza rassegnata, mi conosce troppo bene: quando è no, è no! Faccio un sorriso vittorioso e in quel momento entra il professor Wright di antiche rune, basso, vecchio, rinsecchito, con una lunga barba bianca e con una testa calva coperta da un cappello da mago.

-Buon pomeriggio ragazzi-

Esclama con la sua solita voce smorta

-Oggi inizieremo un nuovo argomento: le rune numeriche in cui i numeri dallo zero al nove sono abbinati agli animali o ad oggetti magici, ora vi mostrerò a cosa corrispondono i numeri zero, uno due e tre che sono i più semplici anche dal punto di vista grafico…-

-Uff-

Gwen incrocia le braccia e ci affonda il viso mentre il professore è girato. Io prendo a appunti ma dopo pochi minuti mi accorgo di essere l’unica. Wright ha sempre lo sguardo basso ed essendo quasi cieco non nota gli studenti che dormono, si passano silenziosamente bigliettini volanti o come Bridgette chiacchierano a bassa voce con il compagno di banco. Smetto un attimo di scrivere e sposto una delle ciocche blu petrolio dal viso di Gwen e noto che si è appisolata. La scuoto per una spalla chiamandola sussurrando. Mugola e affonda ancora di più il viso tra le maniche del mantello.

-Ancora cinque minuti…-

Capisco che non c’è speranza e continuo a prendere appunti.

A fine lezione.

-Ti sei addormentata durante la spiegazione!-

-Lo so, ero stanca e poi la lezione di antiche rune è soporifera! –

-Ora abbiamo trasfigurazione-

-Con chi? –

Controllo l’orario.
-Serpeverde-

-Oh no! Scherzi? Non avevamo solo erbologia con loro? –

-Hanno cambiato l’orario: adesso con i Serpeverde abbiamo tutte le materie che avevamo con i Gridondoro a parte due. Non hai letto la bacheca che hanno appeso in sala comune? –

Dal suo sguardo capisco la risposta.

-Che barba! –

Il gruppo dei Corvonero si sposta verso un altro corridoio, nell’aula di trasfigurazione. Vedo volare un frisbee zannuto ma non capisco chi lo ha lanciato. Mi giro e vedo i Serpeverde con cui faremo lezione, ovviamente tutti quelli del quinto anno, come noi. Ad un certo punto vedo lui, Duncan, che cammina con i suoi compagni. Mi sento avvampare e mi porto la sciarpa blu e argento fino al naso e Gwen se ne accorge.

-Che hai? –

Divento ancora più rossa pensando all’ultima volta che ho visto Duncan.

-Nulla, ho solo freddo-

Mi guarda pensierosa poi scrolla le spalle indifferente.

-Ragazzi prendete subito il libro e la bacchetta, oggi lezione impegnativa, imparerete a trasformare un animale di grosse dimensioni in un oggetto piccolo! Richiede molto esercizio quindi muovetevi, Dai! -

La professoressa Jones inizia la lezione e pochi minuti dopo siamo tutti difronte ad un bel pastore tedesco che docilmente se ne sta seduto affianco alla professoressa.
-Bene! La formula è “rasformabit” più il nome dell’animale, quindi in questo caso: “rasformabitcanem”-

Punta la becchetta contro l’animale e subito dopo quello si trasforma in una matita.

-Tutto chiaro? –

Mentre dice questo ripunta la bacchetta verso la matita e con un piccolo gesto la ritrasforma in cane.

-Bene ragazzi ora mettetevi in fila e uno alla volta provate l’incantesimo-

Mi metto tra gli ultime dietro Gwen ma ad un certo punto mi sento afferrare per i fianchi e in pochi secondi mi ritrovo a pochi centimetri dal petto di Duncan.
-Salve principessa, stai prendendo questa brutta abitudine di non salutarmi-

Lo spingo via senza curarmi troppo del fatto che davanti a me ci sono gli altri compagni, che per fortuna a causa del chiasso non si sono accorti di nulla.
-Come ti permetti? –

Fa il suo sorriso strafottente e la faccia di finta comprensione.

-Tsk, parla quella che mi stava per baciare! –

Arrossisco sia di imbarazzo sia di nervoso e mi avvicino a lui con fare minaccioso. Probabilmente la scena deve essere ridicola perché lui è abbastanza più alto di me e ha sicuramente un’aria più aggressiva della mia: jeans, camicia fuori dai pantaloni e cravatta verde e argentata con mantello verde e nero della divisa, ha inoltre un collare borchiato e parecchi piercing, e comunque sono costretta a sollevare lo sguardo.

-Senti Nelson, quello che è successo la settimana scorsa deve finire nel dimenticatoio, non è mai accaduto capito? Se sento un’altra cosa riguardante quella faccenda te ne farò pentire amaramente! –

Ghigna come se non gli avessi detto nulla e per tutta risposta mi prende per il mento avvicinandosi ancora al mio viso e per la seconda volta le nostre labbra quasi si toccano.

-Signorina Barlow? E’ il suo turno ma se è troppo impegnata con il signor Nelson può saltare l’esercitazione-

La voce della Jones è pacata ma tremendamente severa e ironica e mi fa ricordare dove sono. Mi blocco e in pochi istanti analizzo la situazione: sono in piedi in mezzo alla classe, stavo per la seconda volta baciare uno dei peggiori della scuola e la professoressa e tutti i miei compagni mi fissano. Voglio sprofondare, la vergogna mi pervade come un veleno e mi allontano immediatamente da Duncan che si mette a ghignare soddisfatto sapendo che l’attenzione non è rivolta a lui.

-Scusi professoressa-

Mormoro e mi avvicino al cane senza osare a guardare nessuno in faccia, sento in sottofondo le risatine malefiche di Heather e la sua cerchia di “amiche”.

-Rasfarmab…-

-Rasformabit Barlow! –

-Rasformabitcanem-

Il cane si trasforma per metà: il muso prende una forma appuntita e diventa leggermente giallo a strisce nere e poco più piccolo

-Signorina Barlow, mi aspettavo di più da lei e… signor Nelson? Spero che lei abbia ascoltato-

Il ragazzo si avvicina e con un gesto trasforma la matita in cane e il cane in matita senza dire la formula sotto gli sguardi piuttosto stupiti degli alunni.

-Molto bene Nelson, non lo avrei mai detto, evidentemente la tua fama non è così importante! Cinque punti a Serpeverde, ragazzi l’ora è finita-

Dopo l’esercitazione.

Tutti gli studenti si accalcano sulla porta e con la coda dell’occhio vedo la professoressa chiamare Duncan alla cattedra ma non riesco a vedere oltre perché una mano mi afferra il braccio trascinandomi in un aula vuota affianco a quella di trasfigurazione. Gwen mi guarda stupefatta.

-Non mi avevi detto che stavi con Duncan Nelson! –

-Ma io non sto con lui! –

La guardo allibita.

-Court è in utile negare l’evidenza non ho nulla contro a part…-

-Ho detto la verità non sto con Duncan Nelson! –

-Vi siete baciati in classe! Ringrazia che non vi hanno puniti o sospesi! –

-Non l’ho baciato! –

-E’ allora che è successo? –

-Stavamo litigando e lui mi ha preso e si è avvicinato a me! E’ colpa sua! -

-Sembrava lo aveste fatto, tutti hanno pensato questo! –

Mi copro il viso con le mani vergognandomi a morte e Gwen mi abbraccia capendo al volo il mio stato d’animo.
-Tranquilla, sarà tutto dimenticato fra pochi giorni, si stancheranno! –

-Ok, chi se ne frega giusto? –

Cerco di riacquistare la mia solita autostima ed esco dall’aula insieme a Gwen. Appena esco dall’aula esce anche Duncan da quella di Trasfigurazione. Gli studenti si sono già allontanati per la fine delle lezioni e probabilmente sono tutti in giro o in sala comune. Mi fiondo addosso a Duncan spingendolo al muro.

-Senti Nelson, io ti avevo avvertito, ora tutta la scuola pensa che stia insieme ad un deficiente (tu) e la colpa è solo tua! Non osare mai più avvicinarti a me capito? –

Gli sputo addosso tutto il mio rancore e mi accorgo troppo tardi che la sua solita espressione è cambiata. E’ pallido e palesemente preoccupato.
-Senti Courtney, potrai ammazzarmi dopo, però ora non è il momento più adatto-

Detto questo si libera velocemente e volta il corridoio senza dire altro.

-Ma che? –

Gwen mi guarda interrogativa.

-Sembrava in ansia-

Rispondo dubbiosa almeno quanto lei.

-Sembrava? Dì pure che era terrorizzato! –

-Forse…-

Ripenso al drago.

-Vuoi vedere che? –

-Court cosa? –

-Nulla! Puoi andare, ehm…mi sono ricordata di dover fare dei compiti per domani e mi serve un libro-

-Ma Court la biblioteca è dall’altra parte! –

Ignoro Gwen e imbocco il corridoio che ha preso Duncan e vedo che è quasi alla fine, faccio in tempo a raggiungerlo. Corro.
Arrivo dietro Duncan afferrandolo per il cappuccio del mantello. Si ferma sentendosi strozzato.

-Che hai? Non hanno scoperto Scruffy vero? –

-Cosa? Court? No, no che centra? E poi non ho niente devo solo fare in fretta perché altrimenti …faccio ritardo alla partita di quidditch! –

- E’ fra un’ora e mezzo la partita! –

Lo guardo storto e lui sospira rassegnato.

-Ok va bene la professoressa mi ha detto di andare dal preside! –

-Perché? –

-Non lo so ok? Lasciami andare! –

E stavolta si allontana sul serio, piantandomi in asso, piuttosto sospettosa. Torno indietro facendo un cenno tipo “lascia perdere” a Gwen e ritorniamo in sala comune.
Poco più di un’ora dopo.

-Sicura che non vuoi venire? –

-Dove? –

Distolgo lo sguardo dalla pergamena e poggio la penna d’oca sulla scrivania dove sono solita fare i compiti in sala comune.

-Alla partita di quidditch! E’ tra dieci minuti-

-Devo studiare-

Hai passato due ore e mezzo a fare i compiti per la settimana prossima e i compiti per questa settimana li ha fatti quella scorsa…mi stai prendendo in giro? –

Apro la bocca per dire qualcosa ma la chiudo subito dopo.

-Non mi piace il quidditch…-

-Lo so-

Sospiro rassegnata passandomi una mano sulla fronte.
-Però oggi farò un’eccezione, vengo…-

-Bene! –

Gwen sorride soddisfatta e sorpresa e io mi alzo per seguirla. In pochi minuti siamo allo stadio.
Sono seduta spiaccicata tra i miei compagni infogati, le tribune più chiassose sono quelle di Grifondoro e Serpeverde: le due squadre sfidanti ma le altre due tifano entrambe Grifondoro. Dopo pochi minuti di chiasso la voce squillante di Topher Jacot di Serpeverde incomincia a fare la cronaca della partita e i giocatori delle due squadre entrano in campo:

-Benvenuti alla prima partita di quidditch dell’anno! I giocatori stanno entrando in campo: per Grifondoro abbiamo il capitano portiere Geoff Petronijevic, Mike Doran e la fidanzata Zoey Stevens e Tyler Oldring come cacciatori, Brick Cor e LeShawna Edwards come battitori e Sky Podemski il cercatore!
Per la squadra Serpeverde Alejandro Burromuerto il cacciatore capitano, seguito dagli altri due: Amy McAuley e il Lightning Savage, Scott Wallis e Jo Elliot i battitori e il portiere Eva Chantrey e in fine il cercatore Duncan Nelson! –

Al nome di Duncan sobbalzo sorpresa e mi alzo in piedi curiosa. Scorgo la sua riconoscibilissima cresta verde ma non lo vedo in faccia. L’arbitro: la professoressa Russel, un’alta donna sportiva dai corti capelli corvini e gli occhi chiari arriva tra le due squadre e fa stringere la mano ai due capitani. Appoggia la cassa contenente le palle e si inginocchia, mentre i giocatori salgono in aria sulla rispettiva scopa e ovviamente Topher descrive i fatti, forse con troppa enfasi.

-L’arbitro libera il boccino d’oro e inizia la partita! –

Duncan segue il boccino con lo sguardo e quindi sale in alto a sorvolare il campo.

Zoey prende la palla, la passa a Mike! Alejandro intercetta la palla e la passa ad Amy, Amy la lancia verso la porta avversaria ma Geoff riesce a pararla-
Un esclamazione delusa dei Serpeverde si alza dalle tribune. La palla va di mano in mano ma per dieci minuti buoni non succede nulla. Mike riesce ad impossessarsi della palla e che passa a Tyler, che però nel tentativo di prenderla perde il controllo della scopa ritrovandosi a testa in giù. La palla in caduta libera viene presa dal muscoloso Lightning, che poi con una mossa da campione (acclamata d tutti i Serpeverde) riesce a schivare un bolide lanciato da Brick di Grifondoro. Sky zigzaga tra le tribune con lo sguardo attento, alla ricerca di un guizzo dorato. Duncan continua a sorvolare il campo ad alta quota quasi ignorando il trascorrere della partita. LeShawna spedisce un bolide ad Alejandro però lo manca. Zoey intercetta di nuovo la palla che passa a Mike che si avvicina velocemente alle porte e fa una finta a destra ed Eva si butta verso quella direzione. Zoey però lancia la palla a sinistra e quindi entra facendo gol.

-10 punti a Grifondoro! –

Topher grida e Grifondoro Tassorosso e Corvonero pure, entusiasti.
Eva impreca contro Zoey avvicinandosi minacciosa verso la rossa ma interviene a bloccarla la professoressa Russel. Noto che Scott sta aspettando un bolide da colpire e quando si avvicina tutti si accorgono a chi lo vuole lanciare.

-Zoey attenta! –

Sky cerca di avvisare la compagna di squadra ma il bolide colpisce la rossa in pieno disarcionandola dalla scopa. Cade per fortuna da un’altezza non molto alta ma l’impatto la fa svenire.

-Zoey! –

Mike scende a terra in soccorso della fidanzata e cerca di risvegliarla. La professoressa Russel comincia a sbraitare contro Scott accusandolo di fallo mentre Madama Morgan entra in campo per portare la ragazza in infermeria. I Grifondoro guadagnano un rigore. Mike si para difronte alle porte avversarie guardando l’avversaria Eva che gli restituisce lo sguardo aggressivo. Mike tira e di pochissimo il portiere di Serpeverde manca la palla.

-Eva manca la palla e sono altri 10 punti per Grifondoro! Siamo 20 a 0 se Serpeverde non rimonta o non prende il boccino la vittoria dei leoni è assicurata! –

Alejandro chiama a raccolta la sua squadra e lo stesso fa Geoff. Appena sciolti i gruppi la partita riprende simile a prima ma dopo circa dieci minuti di falsi avvistamenti di boccino da parte di Sky e di un altro gol di Grifondoro, i Serpeverde cominciano a giocare sporco. Scott e Jo tirano contemporaneamente un bolide contro Mike mettendolo KO.

-Mike è fuorigioco, come farà Grifondoro a vincere senza due cacciatori, la speranza cade su Tyler o su Sky-

I Grifondoro cominciano a fare il tifo a i due giocatori. Che però vengono spenti quando Tyler viene colpito da un bolide vagante cadendo a terra in un modo degno da cartone animato, manca solo l’aureola di stelline, penso ridendo. Ad un certo punto un guizzo dorato passa davanti alla tribuna dei Corvonero catturando la nostra attenzione, ma non solo. Sky, dall’altra parte del campo segue con la testa il boccino per alcuni secondi dopodiché parte veloce come una freccia.
-La cercatrice di Grifondoro sembra aver visto il boccino guardate! –

Sky è a pochissimi metri dalla pallina dorata. Il boccino sale in alto portando non solo Sky ma tutte le tribune a guardare in su. La ragazza tende la mano pronta ad afferrare la vittoria ma una sagoma verde travolge la scena. Duncan si è lanciato in picchiata verso il boccino afferrandolo pochi attimi prima che lo facesse la ragazza. Duncan continua a scendere verso terra tornando su un attimo prima di schiantarsi. Gli studenti ci mettono qualche secondo per capire cosa è successo ma quando esplode la voce di Topher si levano urli dappertutto.

-Nelson! Duncan Nelson ha preso il boccino d’oro soffiandolo per un pelo ai Grifondoro! Serpeverde vince con 150 punti! –

Le grida estasiate dei diretti interessati superano quelle deluse delle altre tre case. C’è chi accusa di fallo come sempre ma purtroppo è evidente che al contrario della sua reputazione, Duncan ha preso il boccino lealmente. Le tribune si svuotano velocemente e le case si dividono: i festanti Serpeverde vanno verso i sotterranei, nella loro sala comune. Mentre i Grifondoro e gli altri fanno lo stesso con molto meno entusiasmo.

-Che schifo! –

Gwen mette il muso lungo ficcandosi le mani nelle tasche.

-Tranquilli ragazzi! Vi rifarete la prossima volta! –

Una fiduciosa Bridgette passa affianco a me cercando di sollevare il morale ai poveri Grifondoro.

-Ciao Court alla fine sei venuta! –

Sorride e la saluto. Mi volto tentando di scorgere dei capelli strani ma senza risultati. Ad un certo punto, prima di mettere il piede oltre la porta della sala di ingresso e quindi prima di entrare nel castello qualcosa di piccolo e piumato mi viene addosso.
Pip comincia a gironzolarmi intorno alla testa frullando le ali ed emettendo versi striduli. Vedo che attaccato alla zampa ha un rotolo di pergamena.

-E’ arrivato il tuo gufo? –

-Sì e ha una lettera-

Slego il laccetto e Pip mi si posa sulla spalla mordicchiandomi affettuosamente l’orecchio. Apro la lettera.

Cara Courtney,
Io e tuo padre abbiamo saputo dalla professoressa Smith che sei stata portata dal preside per essere stata sorpresa a duellare con degli altri studenti. Siamo molto delusi da te ed eravamo convinti che avresti preso seriamente il tuo incarico da prefetto, però siccome è la prima volta che ti capita una cosa del genere vogliamo essere comprensivi ed evitare un provvedimento. Ora devo andare, non posso trattenermi oltre. Aspettiamo una tua risposta.
Un abbraccio nella speranza che non capiti più,
Tua madre
P.S. Ricordati di dar da mangiare a Pip.

 

Non posso fare a meno di nascondere l’imbarazzo e il dispiacere di aver deluso i miei genitori.

-Chi scrive? –

Gwen poggia il mento sulla mia spalla guardando la lettera.

-I miei genitori, mi hanno perdonato però sono un po’ arrabbiati, non torno subito in sala comune vado in guferia-

-Va bene però ti conviene fare in fretta visto che sta per fare buio-

-Contaci-

Così cambio direzione e in due minuti arrivo alla scala che porta alla torre delle guferia. Pip prende il volo e mi precede salendo più velocemente quasi a incitarmi di fare in fretta.

-Arrivo! –

Il gufetto si posa sul parapetto di pietra piegando la testa in modo carino. Oltrepasso l’ingresso e mi ritrovo nella vasta sala circolare dal tetto alto. Alle pareti migliaia di nicchie e trespoli ospitano un vario ed enorme assortimento di gufi, civette, assioli, barbagianni e quant’altro che emettono il loro versi creando un chiasso e uno scompiglio di piume allucinanti. Cerco di non pestare inoltre le cacche che ricoprono totalmente il pavimento, cosa che mi viene piuttosto impossibile. Prendo dalla cartella un sacchettino di biscottini di biscottini gufici che do a Pip e scribacchio una veloce lettera di risposta ai miei genitori.

-Ma guarda chi si vede! Anche tu qui principessa? –

Sobbalzo formando una macchia di inchiostro nella pergamena immacolata. Sbuffo.

-Non mi avevi detto che giochi a quidditch-

E’ la prima cosa stupida che mi viene in mente, per essere il più sgarbata possibile.

-Non ce n’era bisogno-

Mi volto imbronciata incrociando le braccia al petto e osservando un Duncan in disordinata divisa da quidditch.

-Non dovresti essere nella tua sala comune a festeggiare? –

-Festeggiare cosa? –

-Come cosa? –

-Se intendi la vittoria di quidditch io non vedo cosa ci sia da festeggiare-

-In che senso? –

-Non ho ricevuto una bella notizia diciamo così…-

Lo guardo interrogativa e lui si incupisce.

-Riguarda il colloquio con il preside? –

Esita un attimo prima di rispondere.

-Sì…-

-Che ti ha detto? –

Non riesco a fare a meno di preoccuparmi e lui lo nota.

-Nulla di importante-

Riassume il suo ghigno strafottente, anche se noto che non ha il suo solito effetto, ma decido comunque di non aggiungere altro.

-Ok-

Mi volto continuando a scrivere la lettera ai miei.

-Come mai sei qui? –

La sua domanda mi interrompe

-Devo mandare una risposta a una lettera dei miei genitori-

-Che ti scrivono? –

Lo guardo malissimo.

-Non sono affari tuoi-

In un istante me lo ritrovo dietro e mi sfila la lettera di mano.

-Sei stata dal preside? Una secchiona perfettina come te? Anche la principessa ha il suo lato oscuro! -

Mi provoca facendomi l’occhiolino e restituendomi la lettera in modo noncurante. Si poggia sul tavolino in legno con nonchalance.

-Tu invece? –

-Stessa cosa tua solo che sono io a mandare la lettera e loro dovrebbero rispondere-

Sventola un pezzo di pergamena che io cerco di afferrare nel vano tentativo di vendicarmi. Ridacchia.
-Inutile principessa, e poi anche se la avessi presa ti saresti accorta abbastanza in fretta che non ci ho ancora scritto nulla-

Stende la carta mostrandomi effettivamente che non c’è niente. Chiamo Pip e gli do un altro biscottino prima di legargli con lo stesso laccetto la lettera. Lo guardo uscire dalla finestrella svolazzando a zig zag e facendo piroette, afferro la mia cartella mettendomela a tracolla.

-Bene allora, ci si vede in giro Nelson–

Mi volto salutandolo senza troppo entusiasmo. Oltrepasso la porta stringendomi nel mantello per la temperatura leggermente calata. Il cielo e di una bellissima sfumatura rosata e il disco arancione del sole si specchia sulla superficie del lago. Le torri del castello di Hogwarts si disegnano controluce dando un’immagine scura. Sorrido guardando il panorama e sentendo improvvisamente una botta di buonumore. Riprendo a scendere la scala che corre a chiocciola attorno alla torre.
Ad un certo punto mi sento afferrare per i fianchi e in pochi secondi mi ritrovo voltata.

-Duncan! Ti avevo detto di non toccarmi! –

Mi allontano e gli punto il dito contro per rimproverarlo ma senza preavviso lui afferra il mio polso in aria e mi tira verso di sé e finché non poggia le sue labbra sulle mie, stringendomi a sé. Spalanco gli occhi sorpresa. Si stacca dopo pochi secondi.

-Stavi dicendo principessa? –

Non rispondo troppo imbarazzata per dire qualsiasi cosa.

-La sai una cosa? –

Duncan riprende a parlare.

-…C…cosa? –

-Non mi ero accorto che hai le lentiggini-



 

Angolo autrice
Bene bene, ecco qua il capitolo con enorme e ingiustificato ritardo. ^w^’
Spero che il capitolo vi piaccia e che non vi dia fastidio il fatto che ho scritto tipo “dopo la lezione, dopo dieci minuti…” e che non sapevo come rendere il tempo che passava.
Cooomunque, spero che il finale vi sia piaciuto :3 ho voluto farvi il regalo di Natale in anticipo:D.
Ciaone
La stramba Iron Sara

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


~~Nella sala comune c’è un’atmosfera allegra, alcuni ragazzini del primo anno stanno giocando a scacchi magici, Trent sta suonando la chitarra mentre altri compagni lo guardano, incuriositi dallo strumento babbano. C’è chi legge, chi studia, chi mangia le gelatine tuttigusti+1 o gioca con altre cose strane. Gwen pare essere l’unica ad aver notato il mio ritorno e distoglie lo sguardo dal quaderno in cui sta disegnando, seduta nella poltrona difronte all’ampia finestra.

-Spedita la lettera? –

-Sì…-

Riprende a disegnare e mi avvicino osservando curiosa. Sta disegnando ciò che vede dalla finestra: il tramonto sulle colline e il sole che si specchia nel lago.

-Bello! –

-Grazie, volevo disegnare Clover ma poi ho visto il panorama fuori, a proposito hai visto il mio gatto? E’ da un po’ che non la trovo-

Mi guardo intorno cercando con lo sguardo la gattina di Gwen ma senza risultato.

-No, ti aiuto a cercarla-

Gwen si alza ma prima che possa incominciare a chiedere a qualcuno una voce dolce e leggera ci blocca.

-L’ho trovata io-

Una ragazzina pallida dai lunghi capelli biondi e gli occhi grigi si avvicina accarezzando la gattina nera che ha in braccio.

-Grazie Dawn-

-Non c’è di che, era sotto la scala credo che cercasse topi-

La gattina si avvicina alle gambe della padrona spalancando gli occhi gialli.

-Ha fame-

-Sì ha ragione, effettivamente è ora di cena anche per noi-

Guardo l’orologio affianco al camino e leggo l’unica lancetta e gli strani simboli tutt’intorno.

-Decisamente-

Ci avviamo tutte e tre all’uscita e subito dopo ci seguono anche gli altri Corvonero che incominciano a spintonare per arrivare primi in sala grande. Ci sediamo al nostro tavolo e come al solito fanno lo stesso le altre tre case. I Serpeverde sghignazzanti incominciano a sbeffeggiare i Grifondoro.

-Ma fanno sempre così? Non si stancano? Se i Grifondoro facessero così ogni volta che vincono una partita metà del castello sarebbe perseguitata! –

Osservo innervosita. Gwen si siede e incrocia le braccia attendendo i professori e la cena.

-Evidentemente no-

Noto però che uno dei Serpeverde non c’è. Mi guardo di nuovo intorno ma LUI non c’è.

-Cosa cerchi? –

Mi chiede Dawn con voce calma e dolce.

-Nessuno…cioè nulla-

-Tu menti-

La sua voce però non è né accusatoria né provocatoria, semplicemente afferma la cosa naturalmente.

-La tua aura era rosa, adesso gialla-
Dimenticavo che alla ragazza non si può nascondere nulla, ed è per questo che lei è in pratica il confessionale di tutti, non solo dei Corvonero ma anche delle altre case.

-Io…-

Mi blocco e arrossisco violentemente quando vedo Duncan entrare disinvolto e sicuro nella chiassosa sala grande.

-Capito-

Dawn mi sorride comprensiva. Duncan si volta verso di me e i nostri sguardi si incrociano, mi fa un occhiolino provocatorio e io fingendomi disinvolta assumo un aria contrariata fingendomi offesa. Dopo pochi minuti durante i quali uno di Grifondoro fa esplodere per sbaglio un bicchiere entrano i professori e si siedono elegantemente ai propri posti.

-Buonasera ragazzi, vedo che ci è stato qualche dissapore, comunque buon appetito-

Come al solito il preside prende la parola e con un piccolo gesto appaiono sulle tavole grandissime quantità di cibo. Nella sala esplode il chiasso

-Stavo morendo di fame-

-Non lo avrei mai detto-

Fa Noah ironico rispondendo sgarbatamente ad Harold che incomincia ad abbuffarsi come un maiale. Gwen attacca un pasticcio di carne ma dopo pochi bocconi sposta il piatto e si mette a disegnare e ogni tanto a scambiare qualche parola con me Trent o Dawn.

-Non ne posso più di storia della magia è decisamente la materia più noiosa che abbiamo-

Trent incomincia a lamentarsi e Harold sentendolo ingoia l’enorme boccone che aveva in bocca rischiando di soffocare e tossicchia prima di attaccare la sua solita parlantina esprimendo il suo disappunto. Noah alza gli occhi al cielo così come me, Trent e Gwen, Dawn invece sembra essere particolarmente presa dai suoi pensieri.

-Come va con Scott? –

Improvvisamente mi viene in mente il fidanzato della ragazza.

-Oh, tutto bene, più o meno, sono rimasta molto male quando ha colpito Zoey durante la partita di quidditch ma per fortuna abbiamo risolto, credo che si sia pentito, a meno che la sua aura non mentisse. Gli ho fatto chiedere scusa ai Grifondoro-

Sorride solare e riprende a mangiare senza aggiungere altro. Alla fine della cena ritorniamo tutti in sala comune e la sala grande si svuota. Mi avvicino stancamente all’ingresso. Le palpebre mi si stanno chiudendo da sole. Sbadiglio. Faccio per salire le scale ma un attimo prima mi accorgo che si stanno muovendo.

-Attenta! Alle scale piace cambiare-

La mano di Gwen mi afferra il braccio e mi impedisce di salire.

-Grazie, sono stanchissima non me n’ero accorta-

Saliamo in fretta in nella sala comune e sono la prima ad andare in dormitorio. Nel giro di un minuto mi addormento tra le braccia di morfeo.
Mi sveglio. Il dormitorio è completamente buio e l’unica luce della stanza proviene dalla finestra dove una bellissima luna quasi piena illumina il viso delle mie compagne profondamente addormentate. Non riesco a capire cosa mi ha svegliato quindi mi giro dall’altra parte del letto e piombo per qualche minuto nel dormi-veglia finché un leggero movimento dell’aria mi sveglia di nuovo. Sbuffo e mi metto seduta. Mi irrigidisco e spalanco gli occhi: in piedi al bordo del mio letto c’è un piccolo elfo domestico. Le grosse orecchie da pipistrello e due grandi occhi azzurri, impossibile sbagliare. Trattengo a stento un urlo e mi viene le pelle d’oca d’inquietudine.

-Lei è la signorina Barlow giusto? Io sono May, mi ha mandato il mio padrone-

-Che cosa vuoi? –

Chiedo sospettosa. Ma l’elfa scuote la testa sbatacchiando le orecchie.

-May non può diglielo signorina spiacente, il padrone si è raccomandato di non dirglielo-

Detto questo non faccio in tempo a ribattere che lei mi afferra il posto e in una frazione di secondo mi sento risucchiare da un vortice di colori. Mi manca il respiro ma un secondo dopo mi sento ricadere sul duro. Subito mi accorgo della temperatura decisamente più bassa, rabbrividisco e un pungente odore di muffa e polvere mi entra nella narici. Apro gli occhi rendendomi conto che l’elfa mi ha appena smaterializzata, e rimaterializzata chissà dove. Analizzo la stanza, un salotto, o almeno lo doveva essere, un grosso divano tarmato e lurido sta al centro della stanza, la carta da parati elegante e stracciata sui muri mentre tutti i mobili d’epoca sono tutti graffiati e rovinati dalle tarme, sul pavimento su cui sono seduta giace un grosso strato di polvere, mi alzo schifata e cerco May con gli occhi pronta a incavolarmi. La trovo dietro di me che cerca di farsi più piccola probabilmente temendo la mia reazione.

-Ma sei impazzita? Chi è il tuo padrone e come si permette di portarmi qui senza un permesso? E ora dove diavolo sono? –

Mi sento salire l’ansia come un veleno.

-La signorina può stare tranquilla il padrone dice che lei conosce questo posto, siamo nella Stamberga strillante signorina-

Un’improvvisa consapevolezza si sostituisce all’ansia. Esco dal salotto e mi ritrovo all’ingresso della casa abbandonata. Un’altra improvvisa ondata di rabbia mi sale facendomi apparire chiara l’identità del padrone dell’elfa domestica.

-DUNCAN NELSON! –

Furente mi volto verso le scale pestando i piedi, sento una porta del piano di sopra aprirsi e mi ritrovo davanti il diretto interpellato con il suo solito ghigno strafottente.

-Ma buonasera principessa! Vedo che non hai gradito il passaggio, ma penso che ti sarebbe piaciuto ancora meno se fossi entrato dalla finestra, e comunque bel pigiama-

Guarda soddisfatto la mia reazione incavolata all’allusione al mio pigiama invernale viola.

-Perché mi hai portato qui? E non sapevo che avessi un’elfa domestica-

Solo in questo momento mi accorgo che anche May è salita e si è rifugiata dietro il punk.

-Sì, la famiglia di elfi di May serve la mia da generazioni-

Sorride all’elfa con una gentilezza che da lui non mi aspettavo. La congeda e quella sparisce con uno schiocco.
-Ah, sì, e poi ti ho portato qui perché Scruffy ha cominciato a sputare fuoco-
Sussulto accorgendomi solo in quel momento delle bruciature che Duncan ha sull’orlo e sulle manica del mantello, e sulla guancia che confermano ciò che ha detto. Mi sposto per vedere all’intero della stanza da cui Duncan è uscito. Sul letto c’è Scruffy, piuttosto cresciuto che lancia sbuffi di fumo e improvvisamente a intervalli irregolari piccole fiamme.
-Wow! –
-Figo vero? –
Sussulto quando il ragazzo mi abbraccia da dietro. Mi sposto bruscamente mentre lui ridacchia.

-Come fai a tenerlo tranquillo adesso? Qui è tutto di legno non potrebbe mandare a fuoco tutto? –

-Non se sto attento e comunque ho fatto incantesimi di protezione qui intorno, non ho alcuna intenzione che qualcuno venga a ficcanasare-

Annuisco e mi avvicino al drago che accortosi della mia presenza si avvicina a me riconoscendomi e dandomi qualche colpo affettuoso con la coda. Improvvisamente una fiamma più alta fuoriesce dalle fauci del draghetto bruciacchiandomi leggermente la punta dei capelli. Presa alla sprovvista cado all’indietro sbattendo il sedere a terra e alzando nuvolette di polvere. La colonnina del baldacchino ha preso fuoco. D’istinto cerco la bacchetta ma con stizza mi rendo conto di averla lasciata nel dormitorio, nel castello.

-Aguamenti-

L’acqua invocata dal ragazzo spegne il piccolo incendio. Mi porge una mano e mi aiuta ad alzarmi. Brontolo un grazie infastidita per la figuraccia. Ride alla mia reazione e mi bacia a sorpresa facendomi strabuzzare gli occhi. D’istinto non mi stacco ma a interromperci arriva Scruffy che con molto tatto bruciacchia per l’ennesima volta il mantello di Duncan.

-Bene, ha fame, seguimi-

Esce della stanza mentre io gli sto dietro. Arriviamo nella cucina, o almeno ciò che ne rimane. Sul tavolo c’è un piatto, sopra una bistecca sanguinolenta.

-Ewwww, che schifo la mangia cruda? –

Il punk alza gli occhi al cielo e per tutta risposta con gesto circolare della bacchetta solleva la carne e me la avvicina, io schifata indietreggio mentre lui si mette a ridere. Improvvisamente sento delle risate e in un attimo i poltregeist Pif e Pof compaiono sull’antico lampadario pieno si ragnatele. Cominciano a dondolarsi.

-Oh ma guarda chi è tornata tra noi Pif, la fidanzata di Dun! –

-Awww che teneri siete di nuovo insieme? –

Entrambi li guardiamo storto ma in fondo contando su circa un minuto prima non hanno tutti i torti. Ci guardiamo imbarazzati sotto lo sguardo sadico degli ometti che continuano a sghignazzare facendo baccano con pentole e stoviglie.

-Dun? –

Il punk si volta verso Pof.

-Che vuoi? –

-Lo sa? –

Duncan sbianca.

-Cosa dovrebbe sapere? –

-Pof imita qualcosa mettendosi le mani in testa ma non capisco cosa voglia dire –

-Non capisco di che cosa tu stia parlando –

-Sì che lo sai! –

-No-

-Sìsìsìsì-

-No-

-Sìììììì –

-La finisci? –

Con un gesto della bacchetta la bocca del poltregeist viene chiusa da una cerniera invisibile e quando il fratello fa per dire qualcosa anche la sua bocca si tappa. I due si allontanano svolazzando furiosi verso un’altra parte della casa.
Quando risaliamo Scruffy si avventa contro il cibo e si mette sotto il letto risparmiandoci la visione di lui mentre divora la carne. Mi siedo.

-Cosa devo sapere? Intendevanoi ciò che ti ha detto il preside? –

Il ghigno sulla faccia di Duncan sfuma improvvisamente e volta le spalle verso la finestra, noto che sta guardando il cielo, i raggi della luna filtrano dal vetro dando una luce azzurrina alla stanza. Si volta di nuovo verso di me e noto uno strano bagliore rossastro nei suoi occhi.

-Non voglio parlarne-

Il suo tono è alterato, ma non sembra avercela con me.

-Penso di avere il diritto di saperlo ora, non ti fidi di me? –

-No, non è che non mi fido di te…-

-Allora qual è il problema? –

-Courtney, io…-

Si blocca e si siede a terra con la schiena appoggiata alla gamba del letto.

-Mi prometti che non scapperai? –

Lo guardo stupita.

-Perché dovrei scappare? –

-Courtney io…-

Da lì succede tutto in un attimo. Un lampo rosso entra nella stanza spaccando la finestra, i frammenti di vetro volano in tutta la stanza. Urla di persone esplodono interrompendo la quiete, non riesco a distinguere ciò che dicono. Presi alla sprovvista ci abbassiamo ma un secondo incantesimo entra dalla finestra spezzando la colonnina del baldacchino facendolo crollare. Mi butto a terra per evitare di essere colpita.

-Maledizione! –

-Che cosa succede? Chi è? –

-Ci hanno trovato, in qualche modo hanno evitato gli incantesimi di protezione e qualcuno deve essersi accorto del drago! -

Continua a ripararsi senza lanciare incantesimi.

-Perché non rispondi? –

-Sei impazzita? Avrebbero la conferma che qui dentro c’è qualcuno! Piuttosto devi assolutamente tornare al castello, se trovano me mi espellono ma non importa, se invece trovano te rischi di rovinarti la carriera! May vieni! –

L’elfa domestica si materializza e fa appena in tempo a schivare un vaso che sta cadendo da una mensola.

-Padrone che succede è in pericolo? –

-Porta Courtney alla sua sala comune, presto! –

-No! Non posso lasciarti qui! Non so neanche chi sono! Lasciami! –

Comincio a esprimere la mia disapprovazione ma May mi afferra il polso e in un quarto di secondo mi sento risucchiare. L’ultima cosa che vedo è Scruffy che esce da sotto il letto e Duncan che cerca di guardare fuori dalla finestra.
Mi ritrovo a terra ansimante. La mia faccia premuta sul parquet lucido della sala comune dei Corvonero. May è sparita. Tossisco con l’ormai familiare mal di testa. Mi alzo e mi affaccio di corsa alla finestra nella vana speranza di poter vedere qualcosa senza risultato. L’unica cosa che vedo è la luna.


Angolo autrice
Ok mi dispiace anche stavolta per l’enorme ritardo, ma essendo sincera la voglia di scrivere ha fatto le valigie per un be po’. Scusate per il capitolo corto e so che non sarete molto soddisfatti visto tutto questo tempo, la motivazione è molto semplice però in quanto questo introduce la parte finale della storia che sarà o solo un capitolo o sarà divisa in due, devo ancora decidere. Spero vivamente che non abbiate abbandonato la storia visto tutto questo tempo :,(.
Salutoni a tutti
Iron Sara

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Sono ancora qui, ferma, impossibilitata ad intervenire mentre lui è stato scoperto. Il pensiero di tutte le possibili conseguenze mi schiaccia impedendomi di reagire ma soltanto di essere attanagliata da un orrendo senso di colpa e impotenza. Stringo i pugni affondando le unghie nel palmo della mano. Cerco di riordinare i pensieri nella speranza di trovare una soluzione o un obbiettivo. Voglio tornare, voglio capire cosa è successo, voglio sapere chi erano quelli che ci hanno attaccato, per farlo però c’è solo un modo, devo tornare lì. L’unico problema è come e quando. Andare adesso è impossibile mi scoprirebbero ma se aspetto ancora rischio di non arrivare in tempo. Mi servirebbe il mantello dell’invisibilità, che però ha lui. Mi spremo le meningi cercando una soluzione, spiacevolmente consapevole del tempo che passa. Improvvisamente due occhi gialli compaiono nell’ombra tra la tenda e il tavolo. Impreco spaventata prima di incominciare a distinguere i contorni della gattina di Gwen. Mi rimprovero da sola per la mia stupidità e ritorno a concentrarmi osservando distrattamente Clover. Noto che in alcuni momenti la su sagoma nera si confonde nell’ombra rendendola quasi invisibile, come un camaleonte, …già come un camaleonte. Un lampo di genio mi attraversa il cervello. C’è un incantesimo, un incantesimo che può rendere gli oggetti o gli esseri viventi capaci di confondersi con l’ambiente circostante. L’incantesimo di disillusione. Un sorriso spontaneo mi affiora sul viso ma l’angoscia mi torna quando mi ricordo di non sapere la formula. Ripenso a qualche soluzione e mi viene in mente un libro di formule magiche che avevo trovato nella biblioteca qualche settimana fa…forse…forse posso avere ancora una speranza di raggiungere Duncan. Mi alzo in piedi di scatto e raggiungo in fretta la porta della sala comune. La statua di Priscilla Corvonero mi osserva un un’ultima volta, il marmo bianco rischiarato dai raggi lunari, prima che io chiuda la porta del dormitorio. Cammino in punta di piedi nei bui corridoi di Hogwarts, non vedo quasi nulla ma non voglio rischiare di accendere la bacchetta ed essere notata da qualcuno, devo solo arrivare alla biblioteca. Rabbrividisco un paio di volte per tutti gli scricchiolii, i colpi o i fruscii che provengono da punti a volte vicini altre volte più lontani da me. Per fortuna arrivo senza difficoltà al piano della biblioteca. La porta in legno è ovviamente chiusa. Mi giro un paio di volte per assicurarmi di essere sola e tiro fuori la bacchetta dalle pieghe del mantello, la punto speranzosa sulla serratura. -Alohomora- Aspetto qualche secondo prima di sentire con sollievo lo scatto della serratura. Trattengo a stento un ululato di gioia. Socchiudo leggermente la porta, abbastanza per entrare. Richiudo senza fare rumore e mi butto immediatamente dietro uno scaffale per l’eventuale presenza di qualcuno. Mi sporgo con circospezione e mi accerto di essere sola, probabilmente la bibliotecaria sta dormendo nel suo appartamento nel piano superiore della biblioteca, se faccio in fretta e in silenzio forse riesco a non svegliarla. In punta di piedi mi avvicino allo scaffale dei libri di incantesimi. E’ buio, l’unica luce è quella azzurrina della luna che lanciandosi sui mobili proietta inquietanti ombre sul pavimento in parquet. Il soffitto a volta normalmente il pietra bianca è ora nero, con le decorazioni e i contorni sfocati. Mi fermo di fronte allo scaffale. Passo il dito sui volumi rilegati in pelle scura e aguzzo la vista per distinguere i titoli dei libri. Per ogni mensola ci sono circa un’ottantina di libri tra collane e manuali, le mensole sono cinque, occhio e croce ci saranno 400 libri da controllare, sempre che questo sia lo scaffale giusto. Trattengo un gemito ma il sorriso mi ritorna quando mi ricordo di avere la bacchetta. -Accio libro di incantesimi- Sussurro ma mi accorgo troppo tardi di aver commesso un colossale errore: non aver specificato l’autore o il titolo. Quattro grossi volumi schizzano via dagli scaffali arrivandomi addosso. Li schivo all’ultimo secondo prima di farmi male e con una prontezza di riflessi che mi stupisco di avere sussurro: -Arresto momentum! – I libri si bloccano a mezza aria un centimetro prima di schiantarsi contro l’altro scaffale, chiasso che sicuramente mi avrebbe tradito. Faccio un sospiro di sollievo e mi asciugo la gocciolina sulla fronte che si è creata sulla tempia. Afferro i volumi e li poggio sul banco. Osservo le copertine riconoscendole tutte, ma leggendo i titoli, apro per primo quello degli incantesimi di difesa. A, B, C...D! incantesimo di disillusione, pagina 394. Scorro velocemente con il dito le righe e mi fermo alla formula: “disilludo”. Sorrido soddisfatta e ne approfitto per leggere le avvertenze: “Non rende veramente invisibili, piuttosto, trasforma chi è colpito in una specie di camaleonte che assume il colore del luogo in cui si trova”. Memorizzo e mi punto la bacchetta sulla testa: -Dissilludo- La sensazione è quella di avere un uovo che si spacchi tra i capelli ma nel giro di pochi secondi la “freschezza” scompare. Mi osservo le mani curiosa e con stupore mi accorgo del successo. Delle mie mani infatti sono visibili solo i contorni, la pelle è diventata come il vetro. Improvvisamente sento prima un botto, poi qualcosa di legno sbattere. -Chi c’è? Chi ha osato entrare in biblioteca a quest’ora? – Sobbalzo e un moto di panico mi fa scattare dietro uno scaffale. Mentre sento la bibliotecaria scendere velocemente le scale scricchiolanti brontolando rumorosamente, striscio silenziosamente contro il muro. Sono quasi invisibile ma non ho alcuna intenzione di rischiare. Mi fiondo verso la porta e con una velocità quasi sovraumana la apro e la richiudo sperando con tutta me stessa che la bibliotecaria non l’abbia notato. Corro a gambe levate, cercando di fare il minor rumore possibile, dirigendomi verso il passaggio segreto nella statua della strega orba, di cui mi aveva parlato Duncan raccontandomi del suo furto a Mielandia. Continuo a correre ma un’improvvisa sensazione di gelo mi attraversa di colpo e sobbalzo per lo spavento. Una figura perlacea si blocca davanti a me. Il fantasma di una donna comincia ad osservarmi a circa un metro da terra. Alta, longilinea e con dei lunghi capelli dai riflessi scuri. La Dama Grigia aggrotta la fronte probabilmente per aver percepito la mia presenza. Rimango perfettamente immobile, trattenendo il fiato. Il cuore comincia a battermi prepotente sulle costole. Il mio sforzo e vano perché dopo pochi secondi gli occhi della donna incontrano i miei. -Buonasera Courtney Barlow- Impreco mentalmente e non mi accorgo che il tono del fantasma è piuttosto tranquillo. -Ti prego non dire niente a nessuno! Sei la Dama Grigia non è così? Ti prego, sono di Corvonero! Lo sto facendo per una buona causa! – Lei mi guarda e con stupore mi accorgo che la sua espressione è dolce. -Il mio nome è Helena ma tranquilla, non dirò niente a nessuno, mantengo segreti di molti studenti di questa scuola, non tradirò proprio te- Prima che possa esprimere la mia gratitudine la donna volta la testa con uno svolazzo di capelli e sparisce attraversando un muro. Faccio un sospiro di sollievo e continuo a correre arrivando a metà del corridoio. Arrivo col fiatone al terzo piano e sempre correndo arrivo a metà del corridoio. Mi avvicino lentamente alla statua della strega e guardandomi intorno mi accerto per l’ennesima volta di essere sola. Con ansia crescente esamino la statua cercando un varco. Controllo ogni angolo davanti e dietro, finché, passando la mano sulla gobba noto una giuntura che la divide a metà, seguo col dito il solco fino a che non trovo una fessura per aprire il passaggio. Con un cigolio sinistro apro la gobba rivelando un varco buio dalle pareti di pietra ammuffita. Entro con circospezione e passo prima un piede sull’ingresso per prevenire qualche pericolo. Non faccio però in tempo a fare un altro passo che un rumore rimbombante si sprigiona dal fondo del tunnel. Mi irrigidisco e drizzo le orecchie per percepire qualcosa, dei passi, alcune voci confuse, forse una ragazza, alcuni ragazzi. Allarmata mi ritraggo alla velocità della luce e mi nascondo nell’ombra di una colonna. Aspetto pochi secondi prima che le voci diventino più vicine e chiare. -Muovetevi imbranati! Non siete riusciti neanche a sfondare la porta di quella catapecchia! – -Chica ti ricordo che io sono riuscito a togliere gli incantesimi di protezione- -Sta zitto! – Le voci di Heather e Alejandro cominciano a discutere dall’interno del tunnel, seguite da quelle di Eva e Justin. -Che schifo questa umidità, mi rovinerà i capelli! – -Stai zitta femminuccia! Non sei stato per niente utile! – -Ma io…- -Zitti! Vi giuro che domani quando torneremo riusciremo a scovare Duncan, sta nascondendo qualcosa quel bastardo, se riesco a beccarlo probabilmente otterrò una ricompensa da parte di qualche professore! – -Se RIUSCIREMO vorrai dire- La voce di Alejandro è accusatoria. -Certo, se ci riusciremo- Il gruppo esce dalla gobba. -Perché la porta è aperta? – Heather si guarda intorno sospettosa e un rivolo di sudore si forma sulla mia fronte. -Scusa Heather, credo che sia colpa mia, sono stato l’ultimo ad entrare…- Heather da un colpo sulla nuca di Justin. -Idiota! Potevi farci scoprire! – Alza gli occhi al cielo. -Disilludo- Tutti e quattro si puntano la bacchetta in testa. Una specie di manto dei colori della notte li avvolge e per un attimo li perdo di vista prima di intravederli mentre si allontanano nel corridoio. Aspetto qualche secondo per essere sicura di essere sola. Un misto di rabbia e sollievo mi entra in circolo. Sono stati loro i bastardi che ci hanno attaccati! Lo stavano spiando! Per fortuna però non lo hanno visto, non hanno prove. Mi fermo qualche secondo a pensare e decido di non tornare nella Stamberga, in fondo, se non lo hanno trovato, probabilmente si è nascosto e domani potrò dirgli di non tornare perché lo devono venire a cercare. Una pace interiore inaspettata mi rende il cuore leggero come un palloncino e di soppiatto esco fuori dal nascondiglio per ritornare nella sala comune. -Perché quelle occhiaie? – -Io? Non ho occhiaie! – -Nooo, sembri solo un panda! – Alla veemenza di Gwen appoggio la forchetta al lato del piatto afferro il bicchiere cercando di specchiarmi sulla liscia superficie dorata. La mia immagine, anche se distorta, non mente. -Non ho dormito bene- -O non hai dormito affatto? – Gwen socchiude gli occhi scuri e mi vanno di traverso le uova strapazzate con cui mi ero riempita il piatto per colazione. -Perché così sospettosa? – -Non sono sospettosa, è solo che stanotte mi sono svegliata per bere e tu non c’eri- Cerco di ignorare la gocciolina di sudore che si forma sulla mia tempia e cerco di mantenere il mio solito atteggiamento sicuro. -Ero in bagno- Gwen apre la bocca e prima che possa aggiungere qualcosa Trent arriva e si siede tra di noi bloccando la conversazione. Gwen però non interrompe il contatto visivo e con il labiale mi fa capire che non ha intenzione di finire così la conversazione. Riprendo a mangiare e mi metto a leggere per evitare di parlare con chiunque altro. La Sala Grande comincia piano piano a riempirsi e arrivano anche le altre case, normalmente noi Corvonero siamo sempre i primi ad arrivare per la colazione. Quando alcuni Serpeverde arrivano in gruppo comincio a fissarli da sopra il libro e a origliare qualche conversazione interessante. L’unica cosa che però sento è soltanto qualche pettegolezzo da parte di alcune ragazze. Dopo circa un’oretta ormai i tavoli si sono riempiti, compreso quello di Serpeverde, Duncan però non si vede. Impreco a fior di labbra mentre le nocche si sbiancano a furia di stringere il cucchiaio. Siamo tutti seduti nei banchi, durante la lezione di pozioni. Il professor McLean non è ancora entrato. I Grifondoro chiacchierano allegramente agli ultimi banchi, facendo piccoli incantesimi. Un aereplanino di carta incantato comincia a volare per l’aula, lasciando una piccola scia luccicante di brillantini rossi e oro al suo passaggio. Qualcuno cerca di mandarlo in fiamme ma senza successo. Quasi tutti i Corvonero invece si mettono a leggere o a studiare. Dopo circa dieci minuti il professor McLean entra in classe, dalla porta in fondo all’aula, in ritardo, come sempre. I capelli ossigenati e il mantello blu svolazzante. Tutti si zittiscono e prendono posto in un baccano di sedie spostate. -Buongiorno ragazzi! – -Buongiorno professor McLean- Il monotono coro ormai familiare risponde. -Bene ragazzi, prima di iniziare la lezione ho da darvi una comunicazione molto importante! Ascoltatemi ben: la gita prevista a Hogsmeade per oggi è stata annullata per un problema di sicurezza– Con un finto sorriso termina la sentenza sotto le lamentele di delusione della classe, poi, ignorando alcune proteste da parte dei Grifondoro inizia la lezione. Aggrotto la fronte, non ricordavo una gita Hogsmeade… -Allora ragazzi, l’altra volta abbiamo visto l’amortentia me lo confermate? – Un cenno di assenso da parte di tutti. -Bene, oggi vedremo invece il distillato di morte vivente, una pozione terribilmente difficile e pericolosa, se preparata correttamente anche solo una goccia del distillato potrebbe indurci tutti ad una morte apparente. Ora vedremo le proprietà e il procedimento per prepararla nel capitolo 2 del vostro libro di testo- La lezione si svolge come sempre lunga e frammentata dalle frequenti battute insipide del professore che gironzola per i banchi facendo commenti sarcastici a tutti. Mescolo lentamente il miscuglio mentre con gli occhi scorro le istruzioni indugiando nei passaggi più difficili. Prendo dall’armadio delle scorte la radice di asfodelo da sminuzzare. La poggio nel tagliere e col coltello incomincio a tagliarla in piccoli pezzi tenendola ferma con la mano sinistra. -Hai! – -Che c’è? – Impreco sottovoce mettendomi l’indice sinistro in bocca. -Nulla, mi sono tagliata- Gwen distoglie lo sguardo da me e riprende ad armeggiare col suo calderone mescolando in senso orario e antiorario. -Attenzione Barlow, se finisce anche solo una gocciolina di sangue nella pozione rischi di mandare tutto il lavoro a monte- Due ore dopo suona la campanella e inizia il solito trambusto per rimettere la roba a posto. Pulisco il calderone dopo aver accuratamente riposto la pozione nella boccetta. -Odio pozioni- Trent spunta dietro di noi con la borsa in spalla e un’espressione infastidita sul volto, Gwen gli passa una mano sulla spalla. -Tranquillo, quasi nessuno è riuscito a completare la pozione, non crucciarti per roba inutile, abbiamo tutto il tempo per prepararci bene ai G.U.F.O.- -Non esattamente, bisogna impegnarsi sin dall’inizio dell’anno!– Il commento di Harold non viene gradito. Gwen alza gli occhi al cielo infastidita ma lo ignora. Lui sembra non accorgersene e riprende a parlare. -Piuttosto non vi pare strano che non possiamo andare a Hogsmeade? – L’intervento cattura la mia attenzione. -Sinceramente prima che il professore lo dicesse neanche mi ricordavo di una gita a Hogsmeade- Noah, appena sopraggiunto mi fissa incuriosito. -Wow, anche la perfettina si dimentica le cosa, non sarà mica l’inizio di un oscuro presagio? – Il tono è leggermente provocatorio, il tanto che basta per infastidirmi. -Ah, anche tu ti stupisci allora? – Harold ridacchia ma la conversazione rimane in sospeso, finché a Trent non sfugge una risata, si becca un’occhiataccia ma alla fine anche io mi sforzo di non ridere. -Che c’è ora? – Harold fa la domanda senza rivolgerla a nessuno in particolare, si spinge gli occhiali sul naso. Gwen tira fuori l’orario. -Storia della magia- Noah emette un verso strozzato mentre Trent si punta la mano a pistola nella tempia. Finalmente la fine delle lezioni arriva e posso buttarmi nella morbida poltrona della sala comune. -Non è da te non fare nulla- Gwen spunta dal lato della poltrona con un’osservazione fin troppo vera. -Sono stanca- -Dove sei andata stanotte? – -Cosa? Che centra? – Gwen mi guarda spazientita tamburellando la matita contro la gamba, segno di nervosismo. -Lo so che sei uscita che hai fatto qualcosa, sei strana! – Beccata. Il pensiero si insinua fastidiosamente nella mia testa e cerco velocemente di elaborare una scusa, o almeno una verità a metà. -Sono andata in biblioteca, mi serviva un libro per un incantesimo, lo so che ho infranto le regole, lo so che sono un prefetto ma…era importante- Gwen sospira spostando il ciuffo azzurro. -Suppongo che preferiresti che non ti faccia domande giusto? So che nascondi qualcosa, ma…non mi impiccio a patto che non ti metta troppo nei guai- Sorrido mentre un senso di gratitudine mi fa tirare un sospiro di sollievo. -Ti prometto che a tempo debito saprai tutto- Lei annuisce e come se niente fosse si mette a disegnare. Sento tutti gli studenti lamentarsi dell’annullamento della gita e mi interrogo su cosa possa riguardare, poi un sospetto, un orrendo presentimento. Mi alzo di scatto dalla poltrona facendo sobbalzare alcuni ragazzini del primo anno che stavano giocando a scacchi magici. -Che hai Court? – -Niente, non preoccuparti, ho…ho dimenticato una cosa in biblioteca- Prima che lei possa ribattere però esco dalla sala comune correndo. Non possiamo andare ad Hogsmeade per problemi di sicurezza, a Hogsmeade c’è la Stamberga Strillante, lì è nascosto un drago quasi innocuo, lì poche ore fa si trovava Duncan. Devo trovarlo, devo accertarmi che non centri niente ma qualcosa mi dice il contrario, forse Heather e gli altri sono ritornati e lo hanno scoperto, forse hanno detto ai professori…Impreco mentalmente sperando di avere torto. Devo trovarlo, dove sta quando non è alla Stamberga? Faccio mente locale. Sala comune, guferia,…partita di quidditch, gli allenamenti! Cerco un Serpeverde qualsiasi nel corridoio finché un ragazzino del secondo anno con lo stemma verde e argento sul mantello cattura la mia attenzione. -Hey tu! – Il ragazzino aggrotta la fronte guardandosi intorno. -Sì tu! – Lui si volta verso di me e leggo la sua preoccupazione nel volto quando vede il distintivo da prefetto. -Non ho fatto niente! – Alza le mani per mostrarmi il fatto che sono vuote. Mi avvicino e con perversa soddisfazione mi accorgo di essere molto più alta di lui. -Non hai fatto niente, mi serve solo un’informazione- Il ragazzino tira un sospiro di sollievo. -Sai dirmi se oggi ci sono gli allenamenti di quidditch della tua squadra? – Lui sembra un po’ sorpreso. Ci pensa un attimo prima di rispondere. -Sì, il turno dei Serpeverde è oggi, per la partita che è fra de settimane, se non sbaglio dovrebbe essere già iniziato da mezz’ora- Sorrido soddisfatta e con un cenno di ringraziamento riprendo la strada verso l’ingresso lasciandolo lì con le sue domande. Non c’è quasi nessuno negli spalti salvo qualche studente annoiato, in campo invece lo zizagare dei giocatori in verde attira la mia attenzione. Scorro lo sguardo su ciascuno riconoscendo i vari giocatori, neanche l‘ombra di Duncan. Improvvisamente una folata di vento mi scompiglia i capelli e mi accorgo che mi è appena passato sulla testa Alejandro, il capitano della squadra. -Hola chica, qual buon vento? – Nonostante la frase cordiale il tono è provocatorio. Lo guardo in cagnesco e mi impedisco di urlargli contro per averci aggredito alla Stamberga Strillante. -Credimi, sono qui solo per un’informazione, il vostro cercatore Duncan Nelson è qui? – Alza il sopracciglio sospettoso. -No, non è venuto agli allenamenti, perché ti interessa? – La frase è palesemente indagatoria e maliziosa ma faccio finta di niente per depistarlo o semplicemente infastidirlo. -Mi ha preso un libro- Ovviamente non pare troppo convinto e aggrotta la fronte prima di ritornare ad allenarsi con la sua squadra. Volto le spalle...ci potrebbero essere altri posti in cui potrei trovare Duncan ma l’istinto stavolta sento che non mi mente. Sospiro sollevando la polvere della strada che collega il castello allo stadio. A fra poco Stamberga Strillante.
 
Angolo autrice
Perdonatemi…il capitolo doveva uscire occhio e croce un mesetto fa, ne ero convinta ma ci sono stati una serie di impegni che mi hanno travolta e subito dopo è arrivata l’indolenza delle vacanze estive…adoro scrivere ma non mi piace dedicarmi ad una sola cosa e oltretutto dedico il mio tempo libero anche ad altro. Mi dispiace che stavolta il capitolo sia parecchio corto ma se avessi scritto anche il finale probabilmente lo avrei pubblicato fra un mese, ho pensato che fosse meglio così, spero che non abbiate abbandonato la storia, se lo avete fatto la colpa è ovviamente mia …spero che non troviate incongruenze o se c’è qualcosa di poco chiaro fatemelo sapere ed io risponderò il prima possibile. Fatemelo sapere con una recensione. All’ultimo capitolo che spero uscirà al più presto. Buone vacanze a tutti Iron Sara
per qualcosa che non so spiegarmi la storia non è scritta come nei precedenti capitoli, spero che non vi abbia dato fastidio :(

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