Goner

di lalluby
(/viewuser.php?uid=537499)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.1 Luke ***
Capitolo 2: *** 0.2 Aiden ***
Capitolo 3: *** 0.3 Luke ***
Capitolo 4: *** 0.4 Aiden ***



Capitolo 1
*** 0.1 Luke ***


Image and video hosting by TinyPic




Tutto quello che ci serve è un incidente. Un incidente di qualsiasi tipo per cambiare il corso della nostra vita. Un incidente che ci potrebbe rovinare o romperci, o che ci possa far rialzare e cambiarci per il meglio, credo che tutto ciò dipenda dall'effetto che ha su di noi.

Il mio incidente? Beh, mi ha cambiato completamente. Perchè il mio non era stato un ''incidente'' mentale, come tutti i libri affermano, era stato un incidente concreto e se la mia macchina avesse evitato quella lastra di ghiaccio quella notte di Dicembre non si sarebbe mai scatenato nulla, di certo non era stato io a cercarlo.

Quell'incidente non solo aveva cambiato la mia vita per sempre, aveva cambiato anche la vita di Aiden Sanders. Perchè quella notte fu la notte in cui Aiden Sanders, la strana del liceo, cambiò la sua vita e tutto per colpa di un incidente. Un incidente che fu stato provocato da un mio stupidissimo errore.








0.1 Luke



Quando parcheggiai la mia preziosa Range Rover nel fitto parcheggio del McKinley High School, scesi dalla macchina e camminai verso la parte anteriore per controllare se avessi parcheggiato vicino al cordolo la macchina. Non potevo permettermi un'altro incidente e riportare indietro la povera Delilah all'officina. Sopratutto se la colpa fosse stata mia. L'ultima volta che stese dal meccanico, fu per colpa di quella stupido novellino di nome Ryan Michaels che decise di passare mentre io stavo già facendo marcia indietro.

La sua stupidità mi era costata tre giorni senza Delilah e di farmi accompagnare da Michael, il mio vicino, quasi amico dato che quello stronzo di Ashton non ne voleva sapere.

Non lo consideravo un amico come i miei altri amici con cui condividevo il tavolo a pranzo o uscivo durante il fine settimana. Michael era nuovo, e non gli davo molta importanza, a meno che non si trattava di alcool o erba. Allora immagino che in quel momento avesse qualche importanza per me.

Ancora non aveva stabilito un rapporto di amicizia con me. Anche se era amico di Ashton e le ragazze.

Mi feci strada verso l'entrata della scuola dopo che diedi un ultimo controllo alla mia preziosa macchina. Mi misi il mio zaino in spalla e aprii la porta di vetro a doppio battente. Alcuni primini appena feci la mia entrata in mensa iniziarono a guardarmi e sussurrare, alzai gli occhi al cielo e scorsi quel biondo brillante.

-Luke!-

Avrei potuto riconoscere quella voce ovunque. Un sorriso mi dipinse le labbra, la voce appartenva a nessun altro che Hanna Turner, il capo della cheerleader.

Hanna strillò nuovamente il mio nome. Si distaccò dal gruppo delle sue amiche in procinto di camminare verso di me, mentre stringeva la borsa tra le mani.

-Mi sei mancato questa mattina- Mi sussurò come lei sfiorò la mia spalla con la sua mano, nel tentativo di essere seducente.

-Beh, credo che dobbiamo recuperare quel tempo- La provocai, le mie labbra sfiorarono la sua guancia.

-La tua macchina...? Alla settimana?- Respirò fuori, la sua voce uscì in piccoli tratti.

Annuii.

-Si,va bene-

Non mi importava dove fosse, mi interessava solo quello che avrei ottenuto e lei lo sapeva. Questo era uno dei motivi per cui continuavo ad uscire ancora con Hanna, piuttosto che gettarla sul marciapiede come tutte le altre. Perchè lei aveva capito cosa volevano i ragazzi come me.

-Va bene- Accettò. Mwntre iniziò a camminare, la sua gonna si alzò leggermente, permettendomi di guardare. Un ghigno apparse sulle mie labbra come mi portai le mani nelle tasche e continuai a camminare verso il mio solito tavolo dove tutti gli altri erano seduti.

Conoscevo gli altri da tutta la mia vita. Calum era il mio migliore amico da quando andavamo all'asilo, e anche i nostri padri andavano a scuola insieme. Nikki e Claire, anche loro erano mie amiche fin dai tempi dell'asilo. Invece, la madre di Ashton si era risposata con mio padre quando io andavo alle elementari, diventando così il mio fratellastro.

-Guarda chi finalmente è arrivato- Ashton mi prese in giro.

Alzai gli occhi al cielo.

-Zitto, Irwin-

Presi posto nel mio solito tavolo che era situato all'estremita della caffetteria. Guardai Calum che aveva un braccio drapeggiato sulle spalle di Nikki, una bruna fastidiosa che non sapeva mai quando chiudere la bocca.

-Sei libero questo fine settimana?-

-Festa?-Chiese confuso.

-Si, festa, è da Jordan-

Gli occhi di Calum andarono oltre a Nikki che stava chiacchierando con Claire di Dio sa solo cosa.

-Non lo so, volevo fare qualcosa con Nikki-

-Oh, dimenticavo che qui qualcuno è frustrato sessulamente- Lo derisi, portando la mia attenzione verso Michael che stava tamburellando le sue dita sul tavolo. -Ci stai?- Chiesi alzando un sopracciglio verso Michael - Possiamo suonare senza il basso per una notte-

-Aspetta, non mi hai mai detto che avremmo dovuto suonare?- Calum si intromise.

-Forse se non saresti stato così occupato a cazzeggiare, magari mi avresti ascoltato-

-Qualcunoè scontroso, oggi- Ashton rise, prendendo un morso dalla sua mela.

Mi appoggiai all'indietro sullo schienale della sedia e alzai gli occhi al cielo. I miei amici mi stavano facendo incazzare.

-Beh, stamattina mi sono dovuto alzare alla sette per per andare con mio padre a prendere Delilah-

Dei gemiti riempirono il tavolo appena menzionai la mia amata macchina.

-Seriamente, Luke- Calum parlò.

-Non sarei sorpreso se vedessi un giorno, il tuo cazzo dentro il buco dello scarico di quella povera macchina- Mormorò Michael, fingendo di rabbrividire, facendo ridere il resto della comitiva.

-Si, probabilmente lo farei- Mormorai, stavano facendo i coglioni perchè non andargli dietro- Probabilmente sarebbe molto meglio di tutte le cagne che ci sono qui-

-Oh no, guai in paradiso?- Michael rise, anche se il suo tono sembrava importarsene della mia vita sentimentale.

-Oh si, è successo qualcosa con Hanna?- Chiese Claire, la ragazza di Michael, mentre si rannicchiò tra le sue gambe come lui si sedette sul tavolo.

Portai le mie mani dietro la testa mentre appoggiai sul tavolo i miei piedi.

-Non è succeso nulla tra me e Hanna, oltre il sesso-

-Beh,io sono così contento che hai trovato qualcuno con cui soddisfare le tue esigenze- Derise Ashton.

-Si,beh, vado a fumare . Perchè voi ragazzi non continuate a parlare di ciò che parlano i ragazzi montati e dirmi di questo Venerdì- Mormorai come mi alzai dalla sedia, afferrando il mio zaino dal pavimento. Una volta alzato qualcuno urtò la mia spalla.

-Che diavolo?- Ringhiai, i miei occhi diedero uno sguardo furioso a quei capelli color nero. Anche se vedendoli sapevo già di chi appartenessero. - Sul serio, Sanders?- Sibilai.

-Scusa-Mormorò, appena udibile da poter essere sentito. Alzai gli occhi e posai il mio sguardo sopra la mia maglietta, perchè mi aveva rovesciato la lattina sulla mia nuova t-shirt bianca.

-Non era una maglia buon mercato, Sanders- Mormorai, facendo un cenno alla mia t-shirt rovinata, i suoi occhi blu sfarfallarono dalla punta delle sue scarpe a me. Anche se, non aveva mai avuto contatto visisvo diretto con me. - Capisci?- Dissi lentamente, riferendomi come se lei non sentisse. Mi infastidiva per qualche motivo. Lei annuì e portò nuovamente il suo sguardo sulla punta delle sue scarpe.

-Dio, giuro che..- Mormorai serrando i pugni. Vidi la strana, farsi indietro.

-Luke, avanti, quello che ha fatto è stato un incidente non...-

-Chiudiil becco, Claire, solo perchè stai facendo la tua opera di carità non la lascerai fuori dai guai per la mia maglia- Dissi interrompendola, i miei occhi erano ancora sulla mora. Potevo ammettere che stava tremando sotto il mio sguardo.

-Faresti meglio a guardare dove metti i piedi la prossima volta, Sanders-Dissi, agitandole le mie dita sulla sua faccia, prima di spostare la mia attenzione verso coloro che mi stavano guardando - Ho bisogno di una sigaretta adesso, cazzo-

Sanders si allontanò da me come io iniziai a camminare verso la porta del retro della caffetteria. Tirai fuori il mio pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore e ne portai una alle labbra.

Per un momento l'immagine della ragazza mora lampeggiò nella mia mente, ricordandomi che forse ero stato troppo duro. Ma poi mi ricordai quanto mi fosse costata quella maglia e quella ragazza avrebbe meritato la mia sfuriata.

Non sapevo il perchè tutti in quel liceo la odiassero, anche se supposi il perchè. Ma la cosa divertente era che non attirava assolutamente l'attenzione, non era niente affatto attraente. Aveva dei capelli lunghi neri e i suoi occhi azzurri erano circondati da profonde occhiaie. Indossava sempre qualche felpa.

Sebbene Sanders, non sapevo nemmeno come si chiamasse dato che non mi ero mai interessato a lei, era la ragazza etichettata da tutti come ''strana''. La gente parlava, e avevo sentito alcune storie sulla ragazza strana che parlava raramente. Avevo sentito delle cose riguardanti la sua famiglia e sopratutto della merda che nascondeva.

Spinsi il mio pacchetto in tasca, cercando poi l'accendino. Aprii la porta per poi richiuderla con il piede mentre l'aria pungente mi colpiva il viso. Una volta recuperato l'accendino, lo avvicinai alla sigaretta.

Passai il mio pollice sulla rotellina metallica dell'accendino e accesi la sigaretta tra le mie labbra. 

Presi la sigaretta tra l'indice e il medio, espirando fuori il fumo come mi feci strada nel cortile. E per la seconda volta in quella giornata i miei occhi si posarono su un paio di occhi blu spenti.


 

Space Author

Hi my beautiful people!!! So Im here again. YAAY
Finalmente sono ritornato dopo un bel po' di tempo che non aprivo questo sito.
Allora cosa ne pensate? Ci tenevo a dirvi che questa storia sarà un po' particolare delle mie altre solite storie. Percè come avrete potuto leggere la figura di Luke non è il solito ''cattivo ragazzo'', ma è differente e spero di avere l'opportunità di farvelo conoscere. Inoltre, questa storia toccherà un tema molto delicato che viene poco discusso. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi, così che so se continuare questa storia o cestinarla direttamente.
Grazie ancora.
See ya soon & Stay tuned.
Baci Lalluby

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 0.2 Aiden ***


Image and video hosting by TinyPic

0.2 Aiden


 

Quattro giorni prima...

 

Ero nascosta nel bagno delle ragazze e non era come avevo programmato esattamente di trascorrere il mio ultimo anno di liceo. Ma in tutta onestà, ancora nella mia vita non avevo pianificato un sacco di cose. Entrai in uno dei bagni, misi giù la tavoletta e tirai fuori il mio pranzo che mio padre mi aveva preparato questa mattina, come se tutto fosse tornato alla normalità.

Sospirai e rimisi dentro al sacchetto il panino, gettandolo. Non preoccupandomene se qualcun altro lo avesse preso.

L'unica cosa che trovai di commestibile in quel sacchetto di carta marrone, se non il nulla, fu la mela. Lui odiava le mele. Quando eravamo più piccoli affermava sempre che dentro a qualche mela ci sarebbe potuto essere qualche insetto e si era sempre rifiutato di mangiarle. Al pensiero di lui, sentii i brividi iniziarsi a formare mentre il mio cuore iniziò a battere velocemente.

E ad ogni modo non andava bene.

Spinsi la mela nel mio zaino, improvvisamente persi l'appetito, solamente pensando a lui. Mi alzai in piedi, decidendo di uscire da lì, dato che il bagno delle ragazza iniziava ad essere soffocante. E decisi di andarmi a sedere fuori nel cortile dato che a Dicembre non ci sarebbe stato nessuno.

Questo significava che nessuno mi avrebbe osservato e giudicato per una volta.

Aprii la porta, dirigendomi verso il lavandino del bagno. Mi spruzzai un po' di acqua sul viso, e osservai il mio riflesso allo specchio. La mia coda era mezza sfatta e il mio aspetto era un disastro completo. Il mio sguardo catturò la mia immagine riflessa nello specchio; i miei occhi azzurri erano spenti e sprezzanti, le occhiaie più prominenti. Distolsi immediatamente lo sguardo.

Sapevo che avrei dovuto trattare me stessa con più dignità. Meritavo qualcosa di meglio, più di quello che stessi dando a me stessa in quel momento, perché se prima non mi fossi accettata io chi lo avrebbe fatto? Nessuno lo avrebbe fatto. Anche se non li biasimavo affatto, non avevo amici, tutte quelle voci che scorrevano su di me non erano vere; poiché nessuno aveva mai voluto sentire le mie motivazioni.

Era divertente però, vedere  le persone affermare di non avere amici. Quando in realtà non era così. Alcuni di questi potevano avere un fratello o sorella a scuola con cui sedersi a pranzo, mentre io? Non avevo più nessuno. E mi andava bene così, stare da sola ed essere senza amici. Avere amici significava farsi male, perché non sai mai dove le persone si possono spingere per farti male nella vita. Aveva rinunciato all'idea di rifarmi nuovamente degli amici, quando in questa maledetta scuola e città tutti pensavano che fossi io la pazza. Non riuscivo nemmeno ad avere l'appoggio dalla mia famiglia, dal momento in cui tutti presero la sua parte nell'incidente.

-Non ci devi mentire a noi, Aiden- Mi dissero.

Allontanai quei pensieri, prendendo un respiro profondo, questo non era ne il tempo e ne il luogo per pensare a quell'incidente.

Presi un ultimo sguardo alla mia immagine riflessa allo specchio, piegandomi lievemente per afferrare un tovagliolo di carta dal distributore. Mi asciugai il viso, sospirando diedi un ultimo sguardo alla specchio.

-Beh, credo che peggio di così non possa andare- Mormorai.

Lanciai il tovagliolo nella spazzatura e camminai fuori nel corridoio quasi vuoto.

Percorsi  il corridoi con la testa bassa, mentre il mio sguardo fissava le piastrelle del pavimento bianco. Sapevo che se avessi alzato la testa, sarei venuta in contatto con un paio di sguardi disgustati. E avrebbero fatto aumentare l'attenzione più di quanto ne avessi.

Ma non aiutava neanche il fatto il colore dei miei capelli.

-Hey strana! Ho sentito che hai fallito il tuo tentativo di suicidio quest'estate, non ti vergogni...- Un ragazzino mi gridò come continuai a farmi strada verso la mensa. Era l'unico modo per andare in cortile. A meno che, non sarei passata di fianco a gruppo di chiassosi primini situati alla fine del corridoi, senza nessun docente che gli dicesse di smetterla. Ma decisi di prendere la strada della mensa.

Ignorai la ragazza magra, sapendo che stava solamente cercando di adattarsi a gli altri.

Non era colpa sua. Era difficile rimanere a galla, soprattutto quando si veniva etichettati come strani. Era più normale essere giudicati. Quest'estate, dopo che avvenne l'incidente pensai che tutto sarebbe tornato alla normalità, ma in realtà non era stato così. Tutti mi aveva etichettato come la pazza che aveva fallito un tentativo di suicido. Se solo avessero saputo la verità, ma non sarebbe importato a nessuno, dal momento che i miei genitori non avevano  mai voluto credere alla verità.

Tirai la pesante porta, facendomi strada nella mensa rumorosa, un paio di occhi mi fissarono come mi feci strada attraverso la mensa. Mi fermai al distributore automatico, afferrando dalla tasca della mia felpa un dollaro spiegazzato e lo inserii nella macchinetta. Digitai il numero e aspettai lì. Il mio sguardo vagò per la mensa per paura che qualcuno avrebbe voluto iniziare qualcosa diverso con me, sapendo che non avrei risposto.

Quando sentii la lattina cadere nella parte inferiore della macchinetta, mi piegai e la recuperai rapidamente, dirigendomi  verso il retro della mensa. Aprii la lattina e presi un sorso.

I miei occhi sfarfallarono leggermente da terra, per vedere che fossi quasi vicino alla porta posteriore. Incomincia ad essere ansiosa, da un momento all'altro, poiché qualcuno mi avrebbe potuto bloccare.

Ero quasi arrivata, quando mi imbattei in una figura scura, la mia lattina si rovesciò.

-Che diavolo?- Ringhiò la figura, provocandomi un brivido lungo la schiena. Al momento dell'impatto, il mio sguardo si sollevò da terra per scontrarsi con un paio di gelidi occhi blu come il mare aperto.

Nel mio stomaco scoppiò una sciame di farfalle, per il ricordo in cui una volta Luke Hemmings mi aveva guardato, e nella mia testa arrivai a pensare che ci stesse provando con me.

Eravamo al quarto anno, prima che avvenisse l'incidente. Ero stata messa in coppia con lui per il progetto di arte.

Stavo cercando di trattenere le risate dietro il mio cavalletto, non si era accorto che non fosse l'unico ragazzo in classe.

-Scusa, Hemmings, forse dovresti provare a rimanere sveglio durante le mie lezioni?- Disse la professoressa ridendo -Aiden, vado un attimo in segreteria, se nel caso dovessi finire prima del mio arrivo, lascia pure la tela infondo all'aula- Mi disse portando attenzione al gruppo infondo alla classe.

Annuii, mentre la professoressa lasciò la classe. E in quel momento pensai che forse gli piacessi, si diresse verso di me. Il suo sorriso dipingeva le sua labbra, facendo risaltare il piercing al labbro inferiore.

-Aider Sanders....- Disse con voce roca -Ti ho mai detto che oggi sei molto carina?- Mi chiese, i suoi occhi percorsero le mie spalle, prendendo una ciocca dei miei capelli iniziando a giocarci con il dito.

Ingoiai il groppo in gola.

-Ehm, grazie- Pronunciai. Luke si lasciò sfuggire una risata.

-Allora, cosa stai dipingendo Aiden?- Mi chiese, mantenni i miei occhi sulla tela, sapendo che solamente uno sguardo mi avrebbe fatto iniziare a balbettare.

-E' una mia foto con il mio migliore amico, Tanner- Parlai con calma, sapendo che non avrebbe saputo chi diavolo fosse Tanner dato che questo andava nel liceo della città vicina.

-E' molto ehm... realistica- Rise e per un attimo credetti che la sua risata fosse veramente genuina -Ad ogni modo, mi chiedevo se avessi finito i compiti di matematica del signor Cooke?- Mise in discussione.

Continuai a guardare la tela.

-Oh? Uh, si li ho fatti-

Luke rise nuovamente.

-Beh, ehm, non ti dispiacerebbe aiutare un ragazzo in difficoltà?- Respirò, usando ancora quel tono rauco.

-Oh, ehm, non certo che no- Balbettai, come guardai il ragazzo al mio fianco. Mi alzai dal mio sgabello, sapendo che mi avrebbe seguito. Andai infondo all'aula dove vi era il mio zaino, tirai fuori i fogli con sopra gli esercizi -Ehm, dovrebbero essere giusti dato che gli ho svolti e ricontrollati un sacco di volte durante il pranzo- Mormorai, grattandomi il braccio. I miei occhi guizzarono dal ragazzo ai miei fogli quando li prese.

Un ghigno si formò sulle sue labbra.

-Grazie, tesoro, questi mi saranno di aiuto- Mi disse, indicando i fogli con gli esercizi. Se li infilò nella tasca posteriore dei suoi skinny, mentre camminò non curandosi della mia occhiata.

Avrei dovuto saperlo che i ragazzi come Luke non volevano mai andare oltre alle domande, mentre io rimasi nell'aula, ormai quasi vuota. Sapendo che avrei dovuto finire tutte le assegnazioni di nuovo.

Scossi la testa al ricordo, perché ero così ingenua allora. Luke Hemmings mi aveva solamente usata perché aveva bisogno dei compiti di matematica. Aveva flirtato con me solamente per farmi venire le vertigini e non facendomi realizzare le sue vere intenzioni. Luke Hemmings non avrebbe mai flirtato con me, a meno che, non dovesse procurarsi qualcosa.

Avrei dovuto sapere che mi stava mentendo quando si fingeva interessato. Ero stata una stupida e ingenua.

-Sul serio, Sanders?- Sibilò, le sue parola dure mi riportarono ai miei pensieri. Intravidi la mia cola al centro del suo petto. Le sue parole arrabbiate mi fecero indietreggiare, sapevo che non avrei lasciato questa mensa senza che lui provocasse una grande umiliazione.

-Scusa- Mormorai, la mia voce a malapena si sentì come se le mie parole fossero rimaste incastrate in gola. Sapevo fin da principio che una notevole quantità di scuse, non erano mai abbastanza per Luke Hemmings.

-Non era una maglia buon mercato, Sanders- Mormorò, facendo un cenno alla sua t-shirt rovinata, combattei la mia voglia di dirgli che la candeggina avrebbe potuto risolvere il suo problema. Ma non dissi nulla. I miei occhi sfarfallarono dalle mie scarpe alle sue, per poi finire sulle sue labbra rosa, come ad evitare il contatto visivo con la furia che avevo davanti. -Capisci?- Mi chiese, le parola uscirono lentamente, come se stesse parlando con un deficiente.

Annuii con la testa, e riportai il mio sguardo sul pavimento. Volevo che mi lasciasse andare, probabilmente era nervoso perché aveva sentito che Hannah aveva scopato con un altro ragazzo della squadra di football.

-Dio, giuro- Ringhiò, i miei occhi finirono sul pugno che stava stringendo, rendendo le nocche bianche. Indietreggia, aspettando l'impatto della sua mano. Ma non successe nulla.

-Luke, avanti, quello che ha fatto è stato un incidente non...-

-Chiudi il becco, Claire, solo perchè stai facendo la tua opera di carità non la lascerai fuori dai guai per la mia maglia-Luke sibilò, tagliando fuori la ragazza da dire qualsiasi altra cosa. Potevo ancora sentire il suo sguardo su di me, facendomi sentire ancora più a disagio.

-Faresti meglio a guardare dove metti i piedi la prossima volta, Sanders- Pronunciò, le sue parole ghiacciate uscirono fredde come lui agitò le sue dita davanti alla faccia, prima di rivolgere l'attenzione a coloro che lo stavano guardando. -Ho bisogno di una sigaretta adesso, cazzo- Borbottò per l'ultima volta, come si precipitò al largo verso la parte posteriore della caffetteria.

Guardai la figura bionda per un attimo, prima di correre via, sentii le lacrime minacciare di uscire attraverso i miei singhiozzi. Odiavo tutti, soprattutto, Luke Hemmings che non avrebbe avuto il diritto di umiliarmi.

Come mi diressi fuori, le lacrime iniziarono a solcare le mie guance. L'aria pungente di Dicembre colpì il mio viso, come se tanti spilli mi stessero pizzicando. E in quel momento, il mio sguardo cadde nuovamente su quel paio di gelidi occhi blu come il mare aperto.



 

SPACE AUTHOR

Hi, my beautiful people!!! So Im here again. YAAY
Secondo capitolo, secondo protagonista.
Allora cosa ne pensate della nuova entrata Aiden Sanders? Come avrete potuto leggere, questa ragazza è un punto di domanda. Perchè non solo si fa riferimento di un evento passato in cui è stata coinvolta, ma vedete anche po' la condizione sociale di questa ragazza al liceo. Vi chiedo solo di un sottovalutare la storia sembra il solito clichè, ma vi prometti che non sarò così. Poi con il susseguirsi dei capitoli capirete.
Ma tornando ad Aiden, sembra che tra lei e Luke non scorra buon sangue.
Ad ogni modo, ringrazio le persone che hanno iniziato a mettere tra; PREFERITI, SEGUITI e RICORDATI la storia.
GRAZIE MILLE.
See ya soon & stay tuned,
Baci Lalluby

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 0.3 Luke ***


Image and video hosting by TinyPic

0.3 Luke


Tre giorni prima...

 




Ero ancora una volta in ritardo per la lezione, come percorsi velocemente il corridoio principale della scuola. Infilai le mani nelle tasche, giocherellando con l'accendino nella tasca sinistra. Come avrei voluto andare a fumare una sigaretta o anche fare una sveltina proprio adesso.

Mentre stavo per passare il corridoio B, notai Sawyer Parker. La seconda bomba della scuola secondo il mio libro, era nel podio della mia lista. Se ne stava lì nel suo armadietto con un gruppo di suoi amici ridacchiando. In quel momento il suo sguardo incontrò il mio. Mormorò qualche scusa ai suoi amici, e si fece strada verso di me. Mostrandomi i suoi jeans stretti, merda. Quei jeans che aveva deciso di indossare oggi erano davvero qualcosa di fantastico. Ma non mi sarebbe importato, sarebbero finiti tra i sedili della mia rover. In realtà, mi sarebbe dispiaciuto. Perché la mia prima regola in assoluto era niente sesso in macchina.

-Hey Luke- Posò la sua mano sul mio petto -Mi sei mancato alla terza ieri-

Lei fece il broncio e non potei fare a meno di ghignare.

-Scommetto che era così, piccola, ma sono andata a prendere la mia ragazza- Risposi, come le tracciai il labbro inferiore con il dito. Sgranò gli occhi come le mie parole fluirono dalle mie labbra.

-Quale ragazza?- Respirò.

-La ragazza che ha questo, tesoro- Risi come feci cenno al mio cuore.

Lei mi guardò a bocca aperta, facendomi ridere maggiormente.

-Ripostiglio, quello accanto alla palestra, alla fine della terza- Dissi, cambiando argomento e tornando a quello che volevo.

-Dio, Luke non puoi aspettare fino alla fine della scuola, mia madre non sarà in casa- Sospirò -Inoltre dobbiamo stare attenti, l'ultima volta ci hanno quasi beccato- Mormorò con lo sguardo preoccupato.

-No- Dissi semplicemente, agitando la mano frustrato -Non ho intenzione di aspettare, posso trovare qualcun'altra per soddisfare le mie esigenze- Dissi senza mezzi termini. Mi stava già infastidendo.

-Ci sarò- Disse subito cercando di riconquistare la mia attenzione. Un sorriso giocò sulle mie labbra di nuovo e annuii, prima di spingermi oltre e sorpassando il corridoio B.

Ero sempre stato il primo ad avere in pugno la situazione, potendo così ottenere la maggior parte delle ragazze. Loro mi credevano e facevano tutto ciò che le chiedevo. Tutto era così semplice.

Naturalmente mi ritrovai per divertimento in questa linea infinita di sesso occasionale. Ma delle volte ero disgustato con me stesso. Naturalmente non era solo il sesso, perché non avrei potuto mentire, era l'unica cosa che mi piacesse della mia giornata. Ma in realtà la cosa che mi importava maggiormente era la parte principale. Continuavo ad interrogarmi se avrei mai trovato quella ragazza con cui avrei condiviso questo collegamento immediato e la connessione non era solamente il sesso. Ma sarebbe stata una connessione a livello emotivo, penso che potrei definirla così. Anche se in realtà le ragazze avrebbe giocato carte false con me per averla.

Perché non appena ottenevo ciò che volevo, il sesso, le buttavo fuori dal mio letto o me ne andavo. In realtà non c'era mai nulla da dire e non riuscivo a trovare una cosa per cui valesse la pena provar ad entrare in sintonia con qualche ragazza di McKinley.

Forse perché ancora non avevo trovato quella maledetta ragazza che avrei definito ''unica''. Come se io, in realtà, credessi a tutte queste stronzate.

Non mentivo quando dicevo questo, ma ero cresciuto in una casa amorevole, con una famiglia un po' perfetta. Mio padre era il primario dell'ospedale della città, la mamma di Ashton era la preside della scuola, mentre il mio fratellastro mi procurava i preservativi ogni volta che la mia scorta si stava esaurendo. I nostri genitori avevano sempre dimostrato l'uno per l'altro l'affetto che gli univa, anche se io ed Ashton ci lamentavamo quando si baciavano. Sembravano ancora innamorati, mentre io ancora non ci credevo nell'amore. Non sapevo nemmeno cosa fosse.

Ma, sicuramente, non lo avrei mai saputo. Non aveva senso per me, cosa sarebbe successo se mio padre quel giorno quando venni sbattuto in presidenza non si sarebbe reso conto che lui e la madre di Ashton non si potessero completare a vicenda. Questo a me non sarebbe mai successo, non lo avrei mai permesso.

Anche se il destino ha un modo tutto suo, perché in quale parte del mondo avrei trovato quella ragazza che mi avrebbe fatto perdere la testa? Non sarebbe mai accaduto.

Cazzo, delle volte ero davvero una ragazzina. Mi lamentai, roteando gli occhi alla mia stessa lamentela. Avevo bisogno di consigli.

I miei occhi vennero catturati da una porta alla mia sinistra, e un idea scintillante attraversò la mia mente. Mi voltai in fretta, cercando Sawyer che avevo appena incontrato all'inizio del corridoi B ed era dove l'avevo lasciato.

-Hey Sawyer!- La chiamai, ottenendo non sola la sua attenzione, ma anche quella delle sue amiche.

-Si?- Mi rispose, anche se la sua voce sembrava essere contaminata da un pizzico di nervosismo.

-Sgabuzzino dei bidelli, ora- Mormorai, non lo stavo chiedendo questa volta. Ero esigente.

Lei sorrise ampiamente, come salutò le sue amiche e sorrise avvicinandosi a me. Mi diressi subito verso la porta, assicurandomi che non fosse chiusa a chiave, scivolando dentro e trascinandola dietro con me.

Chiusi la porta a chiave dietro di me, iniziando a sbottonare i miei pantaloni.

Un sospiro sfuggì dalle mie labbra.

-Allora, cosa vuoi fare Luke?- Chiese, in quello che probabilmente fosse il suo modo per essere seducente. Sollevò un sopracciglio, le labbra formarono una linea retta.

-Non sono qui per farti piaceri, Sawyer- Mormorai senza mezzi termini e presto capì il suggerimento che dovesse mettersi in ginocchio.

-Dannazione Luke, giuro che questa è l'ultima volta che ti faccio un pompino in questo cazzo di sgabuzzino- Piagnucolò, strinsi i denti. Giuro se non avesse fatto quello che le avevo chiesto, avrei chiamato Hanna per fare il lavoro.

-Oh Sawyer, lo hai detto anche l'ultima volta- Ridacchiai, mettendo la mano sulla parte superiore della sua testa -Ora dacci un taglio e fai il tuo lavoro-

Entrai in classe con dieci minuti di ritardo, il che mi costò un ora di detenzione dopo la scuola. Ed ero sicuro come l'inferno che non mi sarei presentato. Il martedì avevo anatomia, il che significava  che fosse il giorno delle dissezioni.

-Benvenuto tra noi, Hemmings- Mr. Huston, un uomo di mezza età, insegnante di anatomia pronunciò quando mi presentai in classe.

-Lavorerai con Sanders. Dato che lei è quella rimasta da sola e gli altri sono già in coppia- Mormorò, alla menzione del suo nome, gemetti. Avevo completamente rimosso che la strana fosse nella classe di anatomia. stava probabilmente gioendo dato che gli psicopatici amano le cose dissezionate.

Trascinai i piedi verso il banco dove la strana con i capelli neri stava colpendo il pesce morto con il bisturi. Come avevo immaginato. Era una psicopatica. Tossii per mettere in chiaro la mia presenza come si irrigidì. I suoi occhi scrutarono al di sopra della mia spalla dandomi uno sguardo rapido, prima di tornare di nuovo al pesce morto nella vaschetta sul banco di fronte a lei.

-Hai intenzione di continuarlo a colpire con il bisturi tutto il cazzo di giorno?- Mormorai, prendendo il bisturi dalla sua mano. Non prestai nemmeno attenzione a come in realtà le sue mani fossero così fredde. Un sospiro sfuggì dalle sue labbra.

-No, stavo solamente cercando di fallire la dissezione di oggi- Affermò, per un attimo i suoi occhi spenti stabilirono un contatto visivo con me.

-Giuro che sei la ragazza più bizzarra che abbia mai incontrato- Mormorai.

-E tu il ragazzo più stronzo che abbia mai incontrato- Disse impassibile.

Anche se avrei voluto dire l'ultima parola, la ignorai e allontanai la vaschetta con il pesce lontano da lei. A quanto pare avrei fatto l'assegnazione senza di lei.

Anche se non mi importava molto, dato che era un pesce morto.

-Allora, cosa dovremmo fare in realtà con questa cazzo di cosa?- Chiesi in tutta serietà. Solo perché ero in coppia con una fottuta maniaca non significa che il mio voto dovesse abbassarsi a causa sua.

Si, lo so, Luke Hemmings si preoccupava per i suoi voti. E sì questo era vero. Anche se odiavo la scuola, avevo voti decenti e mi ritrovavo nella maggior parte delle classi a livello avanzato.

La strana si strinse nelle spalle, naturalmente, prima di rispondere.

-Dovremmo dissezionare il pesce per prelevare un campione di cellule procariote della pelle da esaminare- Mi disse.

-Ok, uh- Iniziai a dire, mentre spostò il microscopio verso di me. a quanto pare aveva fatto già l'assegnazione.

Il mio orgoglio non potette fare a meno di prendere la consegna, come guardai al microscopio e controllai il suo lavoro.

E la strana aveva ragione. Il campione era un perfetto esempio di cellule procariote.

Non chiedetemi perché la chiamassero strana.

-Ehm, si sono cellule procariote- Mormorai, mostrando il mio stupore.

E allora? Ci sarei potuto arrivare anch'io.

-Come avevo detto...- Mormorò la strana, in modo condiscendente facendomi irritare.

Quella cazzo di strana sarebbe andata e finita prima o poi.



 

SPACE AUTHOR


Hi, my beautiful people!!! So Im here again. YAAY
Allora, che ve ne pare? Come avevo promesso nel primo capitolo, il personaggio di Luke non è il solito cattivo ragazzo, ma un cattivo ragazzo a cui importa andare bene a scuola, ma non è solo questo. Arriverete a scoprirlo man mano che la storia prenderà avvio, I promise.
Però resta il fatto che tra Luke ed Aiden non scorra ancora buon sangue. Tant'è che i due si mettono a litigare nel laboratorio di scienze, perchè Luke è troppo orgolgioso per darle retta.
Ad ogni modo, ringrazio colore che hanno messo la storia tra. PREFERITI, SEGUITI e RICORDATI.
GRAZIE MILLE.

See ya soon & Stay tuned.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 0.4 Aiden ***


Image and video hosting by TinyPic

 

0.4 Aiden




Tre giorni prima...

 

Parcheggiai la macchina fuori nel vialetto di casa nostra e notai che la macchina di mia madre era parcheggiata anch'essa nel vialetto. E questo succedeva quando solitamente era in casa. Credo che lei fosse in casa. Davvero non ero in vena di parlare con lei, soprattutto dopo la giornata che avevo avuto.

Sbattei la porta di ingresso per segnalare il mio arrivo a casa al sicuro, anche se, come qualcosa che fosse davvero importante per i miei genitori. Mio padre, uno scrittore e mia madre, una pittrice erano solamente le uniche due persone che si preoccupavano per la mia sicurezza, contando poi quella persona che mi aveva messo in mezzo a tutto questo schifo.

Erano dei genitori fantastici, si ricordavano il mio compleanno e sapevo sempre cosa dirmi, quando ero arrabbiata o triste. Beh, in realtà era così prima dell'incidente, poiché ora, mi ero allontanato da quello che avrei voluto sentirmi dire. Per colpa dello schieramento con quella persona.

-Aiden, sei tu tesoro?- La voce di mia madre mi chiamò, come posai il mio zaino sul primo gradino. Mi tolsi le scarpe, depositando il resto delle mie cose sopra il mio zaino, prima di andare verso lo studio di mia madre.

-Ciao- Parlai a bassa voce, come mi appoggiai contro il telaio di legno della porta.

-Com'è andata a scuola?- Mi chiese, con lo sguardo concentrato sulla tela.

Alzai le spalle, premendo la mia schiena contro il telaio della porta per poi appoggiare contro di esso la testa. -E' andata bene. Come al solito- Mentii.

-Beh, è fantastico- Esclamò, odiavo per quanto ingenua fosse, non riusciva nemmeno ad accorgersi quanto fosse distrutta sua figlia. -Tua padre ed io stavamo parlando, dovresti invitare alcuni tuoi amici, Venerdì ci sarà anche a cena Tanner e Reinhold- Al suono del suo nome, una serie di brividi percorsero la mia schiena. Come se il ricordo di quella notte d'estate riempisse i miei pensieri, le lacrime iniziarono ad offuscare la mia visione.

Tutto di quella notte mi travolse, travolgendomi con un'onda del mare. Quella stanza mi provocò quella sensazione. Il modo con cui lui mi aveva parlato al telefono prima di quel giorno. La sua voce risuonava roca e aspra. Le sue fredde mani sudate che toccarono l'interno delle cosce qualcosa che un migliore amico non avrebbe dovuto fare.

-Aiden, tesoro?- La voce di mia madre mi portò fuori dai miei incubi -Hai sentito quello che ti stavo dicendo per Venerdì?-

Annuii con la testa.

-Ehm, si. Ma mi chiedevo, se i Reinhold dovessero venire per forza?- Chiesi, la mia voce era appena un sussurro.

Mia madre alzò gli occhi verso di me.

-Si, tesoro devo, dal momento che hai quasi messo in imbarazzo quel povero ragazzo. Quando ti fermerai di dire quella menzogna, tesoro? Potresti danneggiare la reputazione delle persone- Sospirò, ponendo verso il basso il pennello -Soprattutto in una città come la nostra- Aggiunse.

-Non sto facendo nulla mamma, ma mi de...-

-Aiden, vai a prepararti, l'appuntamento è alle tre- Lei mi interruppe, dicendomi che non voleva sentire quello che avevo da dire. Non voleva sentire la verità su ciò che realmente accadde a sua figlia quella sera di Giugno.

Scossi la testa. Feci la mia strada verso la parte anteriore della casa, pestando le scale, cercando di farle capire che fossi arrabbiata con lei. Perché erano così ingenui, non volendo realizzare che la loro figlia stesse male, era distrutta e loro era un altro motivo per poter aggiungere a questa distruzione.

La colpa era la loro e del figlio dei loro migliori amici che era uno psicopatico. Attraversai il corridoi del secondo piano fino a raggiungere la mia camera. Aprii la porta e mi trascinai verso il letto, gettandomi poi sul letto disfatto e fissai il soffitto. Sospirai, sapendo che mia madre si sarebbe presentata per verificare se in realtà mi stessi preparando per il mio cosiddetto appuntamento.

I miei genitori aveva firmato questo terapia, il che significa che sarei rimasta bloccata in una piccola stanza soffocante con un medico che sembrava essere troppo coinvolto con il proprio lavoro e pochi casi da tenere in mente con ragazzi della mia età. Certo che non rientravo nella loro categoria di malati di mente, dal momento che io non avevo mai pensato al suicidio prima dell'incidente, ma ora quel pensiero sembrava tormentarmi.

Credo che fossi una di loro.

-Aiden, dobbiamo andare- La testa di mia madre sbucò nella mia stanza, i suoi occhi azzurri erano fissi su di me. Gemetti come segno di protesta -Aiden, o vieni o chiamo tuo padre-

Mi alzai dal letto e seguii mia madre giù per le scale. Sapendo che se non l'avessi ascoltata avrebbe chiamato realmente mio padre, e non volevo affrontarlo in questo momento, avrebbe peggiorato il mio umore.

-Io non capisco perché devo andarci. Non ne ho bisogno- Gemetti, sedendomi sul gradino, come dimenai i miei piedi infilandomi le converse. Il mio sguardo andò in alto per vedere mia madre in piedi accanto alla porta, si era tolta il grembiule da lavoro e sembrava essere impaziente.

Sospirò profondamente.

-Aiden, sai benissimo il perché. Quindi, smettila di lamentarti ogni volta. E per aiutarti-

La derisi per il suo commento, se davvero avrebbe voluto aiutarmi, avrebbe dovuto credere a quello che gli raccontai. Era stato lui a fare tutto questo a me. Era stato lui a rovinarmi.

-Va bene, qualunque cosa, andiamo prima che cambi idea- Brontolai, anche se ancora non volevo andarci. Perché i miei genitori si erano fissati, come il resto della maledetta popolazione di Harrison, Connecticut, che Aiden Sanders fosse pazza.

Il gruppo di supporto era situato al terzo piano dell'ospedale della città Ironicamente chiamato anche centro di riabilitazione, e pensai che fosse divertente dato che in questa stanza nessuno voleva farsi aiutare. Eravamo tutti ragazzi costretti dai nostri genitori per venire a perdere tempo in questo posto.

Un'altra cosa divertente era che il padre di Luke Hemmings, oltre agli altri medici di questo ospedale era un volontario del gruppo.

-Oggi parleremo di ciò che vi ha portato a pensare al suicidio, possono essere solamente alcune parole o tutto ciò che vorreste condividere. Anche se sarete incoraggiati da me- Dr. Hemmings iniziò la discussione. Era strano pensare che lui avesse un figlio spietato come Luke. Il Dr. Hemmings era un bravo uomo, dava sempre una mano. Mio padre andò al liceo con lui quando erano ragazzi, me lo disse molto tempo fa, quando parlavamo ancora. Il Dr. Hemmings era una stella del calcio del liceo. Ma purtroppo ebbe una grave lesione al muscolo del ginocchio e non fu più in grado di giocare.

Il mio sguardo si distolse dalla punta delle mie converse e finì contro quello del pavimento. Alzai lo sguardo, trovando un paio di occhi verdi che mi stavano fissando da tutto il tempo.

-Io uh... ho fallito il test di matematica, non avevo mai fallito niente prima nella mia vita- Il ragazzo accanto a me parlò. La sua voce era tremante, sembrava come se fosse molto arrabbiato con se stesso per aver fallito quel test -... E i miei genitori non sarebbero stati felici. Così ho capito che non avrei potuto fare nulla. Gli avrei delusi... Mi sono sentito...in trappola- Doveva essere più piccolo di me. I suoi capelli castano scuro gli coprivano gli occhi mentre parlava con la testa china.

Avrei voluto ridere, sapevo di essere orribile. Ma non mi importava. Non erano quelli i veri fallimenti, non avevano idea di cosa volesse essere davvero un fallimento, e come ci si sentiva. I fallimenti ci venivano imposti dalle persone.

Io ero la definizione di fallimento, tutto di me era un fallimento. Ero in trappolata in questo rovinoso fallimento.

Facemmo tutti un cenno con il capo, non c'era molta da dire. Non avevamo molto da dire o addirittura parlare. Greg, il ragazzo che parlò, annuì al Dr. Hemmings per poi far cadere nuovamente il suo sguardo alla sue mani che erano appoggiate al grembo per tutto il tempo.

Il Dr. Hemmings continuò ad incoraggiare Greg, dicendoli che fallire in un test non ci avrebbe definito e che i suoi genitori avrebbero capito. Era una risposta mediocre a mio parere, ma non dissi nulla. Non parlavo di queste cose, in primo luogo.

-E ... E tu Aiden?- Dr. Hemmings mi guardò con i suoi occhi azzurri limpidi, opposti a quegli di suo figlioLa mia schiena si irrigidì quando sentii il mio nome, e la mia bocca si seccò.

Le mie dita si trovarono l'un con l'altro, torcendosi tra di loro come se si volessero fondere, lo facevo quando ero nervosa. In questi mesi non si era mai rivolto a me, ma adesso sembrava aver cambiato idea. Cosa avrei dovuto dire? Tutta la mia famiglia già pensava che fossi pazza e quando provai a dirgli quello che successe, non mi ascoltarono. Come avrebbe potuto credermi un medico?

-Io, ehm- Mormorai, i miei occhi iniziarono a pungermi per via delle lacrime che erano pronte a scorrere.

Alzai lo sguardo dalle mie mani per una frazione di secondo, per vedere il ragazzo biondo guardarmi. Gli angoli delle sue labbra formarono un lieve sorriso amichevole.

-Voglio solamente morire- Mormorai, sperando che sarebbe stato sufficiente.

-Lo vuoi?- Dr. Hemmings chiese, mentre lo stupore attraversò il suo viso.

Annuii.

-Si, tutti i giorni-

Nessuno disse nulla, tranne il ragazzo, credo che il suo nome fosse Michael. Era seduto di fronte me, con il suo sguardo fisso su di me, il suo sorriso era scomparso. Capii che c'era qualcosa che non andasse, lo si poteva leggere nei suoi occhi vedi. Perché per la prima volta, qualcuno mi stava guardando come se fossi distrutta e non pazza.


 

SPACE AUTHOR

Hi, my beautiful people!!! So Im here again. YAAY
Allora che ve ne pare?
Finalmente un capitolo dal punto di vista di Aiden, dove si riesce a scoprire anche se di poco il suo personaggio.
Sarà un personaggio un po' particolare, poi più avanti scoprirete perchè. Come avrete letto, ad Aiden è successo qualcosa, però a quanto pare i suoi genitori e il resto della gente non le vuole credere. Tanto da definirla pazza. E poi vi è questo incontro al centro di riabilitazione dove appaino due figure molto importanti, la prima il Dr. Hemmings e poi Michael. Ve li saresti mai aspettati?

Volevo anche dirvi di non dare perscontate queste due figure perchè poi con il corso della storia capirete il perchè.
Ad ogni modo ringrazio coloro che hanno messo la fanfiction tra: PREFERITI, SEGUITI e RICORDATE.
GRAZIE MILLE.
See ya soon & Stay tuned,
Baci Lalluby

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3519187