Il volo del colibrì

di Tada Nobukatsu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mai lasciare la porta aperta ***
Capitolo 2: *** Tra il dire e il fare c'è di mezzo un esame ***
Capitolo 3: *** Ho un numero anche io! ***
Capitolo 4: *** Allerta meteo a Tokyo: uragano in arrivo ***
Capitolo 5: *** Folletto o colibrì, è pur sempre una piccoletta invasata ***
Capitolo 6: *** Storia di una scatola di biscotti ***
Capitolo 7: *** Devi correre meno! ***
Capitolo 8: *** Penitenze e Senpai, sono scelte difficili ***
Capitolo 9: *** Ci sono un gatto, un gufo e un fazzoletto... ***
Capitolo 10: *** L'effetto telefonino ***
Capitolo 11: *** Tutta questione di altezze ***
Capitolo 12: *** Hachiko-chan... cane da riporto e da tartufi ***
Capitolo 13: *** Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù? ***
Capitolo 14: *** Il colibrì che vola rasoterra ***
Capitolo 15: *** Se cadi, ti prendo ***
Capitolo 16: *** Vola alto, sempre ***
Capitolo 17: *** Storia di un colibrì e del gatto che le insegnò a volare ***
Capitolo 18: *** Che l'evoluzione abbia inizio ***
Capitolo 19: *** Tua o sua... basta che vi decidete ***
Capitolo 20: *** Sii più Bokuto... anzi, no ***
Capitolo 21: *** Non essere avaro e saluta tua nonna ***
Capitolo 22: *** Gatto sospetto avvistato ***
Capitolo 23: *** Le anime di Romeo e Giulietta infestano la Shinzen ***
Capitolo 24: *** Fidarsi o non fidarsi di un Diavolo sotto copertura? ***
Capitolo 25: *** Sai, di solito i gatti gli uccellini se li mangiano ***
Capitolo 26: *** Il salto del trampolino ***
Capitolo 27: *** L'ultimo volo del colibrì tra le grinfie dei gufi ***



Capitolo 1
*** Mai lasciare la porta aperta ***



Mai lasciare la porta aperta




«Un'altra!» risuonò il potente urlo di Hinata.
«Bella ricezione!» rimbombò anche la voce di Tanaka.
«Buona!» ancora un'altra voce, chissà di chi era quella volta. La palestra era tutto un risuonare e un rimbombare; il rumore delle scarpe che scivolavano sul parquet in legno, l'ansimo coordinato di ogni membro, preda ormai della stanchezza dovuta a un'abbondante ora e mezza di allentamento.
La sconfitta contro l'Aoba Johsai li aveva lasciati tutti con l'amaro in bocca, ma erano bastati pochi giorni e la voglia di tornare a giocare si era fatta sentire a pieni polmoni. Dovevano migliorare, solo questo sapevano.
Ora c'era un altro obiettivo da rincorrere: il torneo Primaverile.
Avrebbero vinto, ad ogni costo.
La tensione e la concentrazione era tale che nessuno di loro notò, in un primo momento, di avere uno spettatore sulla soglia della porta della palestra.
Il coach Ukai fu il primo a notarla: sola, in piedi, con una mano poggiata allo stipite della porta, una ragazzina che nemmeno sfiorava il metro e sessanta li osservava con lo sguardo rapito. La palla rimase ferma nella sua mano e Nishinoya rimase qualche secondo in attesa di una schiacciata che non parve arrivare, prima di chiedersi cosa avesse attirato la sua attenzione. L'allenamento si fermò lentamente, man mano che tutti, notando la distrazione degli altri, si voltavano a guardarla.
Aveva addosso una tuta e un paio di scarpe da ginnastica in mano. Era effettivamente molto bassa, anche per essere una ragazza. I capelli chiari erano raccolti in un'alta coda di cavallo, ondulata sulla nuca, ma qualche ciocca era rimasta ribelle e le ricadeva sulle guance, mentre una corta frangia le copriva parte della fronte.
La ragazza si rese conto di aver attirato l'attenzione e capì che era il suo turno di dire qualcosa.
Arrossì, sorridendo divertita, e informò, inchinandosi: «Chiyo Nakano, sono del secondo anno, club di pallavolo femminile.»
Daichi si ricordò in quel momento e diede spiegazioni ai suoi compagni: «La loro palestra è in manutenzione, così hanno chiesto di allenarsi qui quando avremo finito.»
«Già, ma... pare che sia un po' in anticipo» disse Chiyo, imbarazzata. «Chiedo scusa, spero non sia un problema se resto.»
Daichi volse uno sguardo a Ukai e lui annuì, dando il suo assenso: «Certo, fai pure.»
«È un problema se nel frattempo comincio il riscaldamento?» chiese Chiyo, ancora inchinata.
«No, no, certo. Attenta però alle palle vaganti.»
E solo allora Chiyo alzò di nuovo gli occhi, sorridendo radiosa, come se avesse appena soffiato sulle candeline della sua torta di compleanno. Un sorriso capace di illuminare tanto un volto non lo vedevano dai tempi delle scuole elementari, faticavano nel credere che fosse veramente del secondo anno.
«Vi ringrazio» disse lei prima di infilarsi le scarpe e salire sul parquet.
«Avanti, riprendiamo!» ordinò Ukai e questo costrinse tutti a togliere gli occhi da Chiyo e tornare a quello che stavano facendo.
Nishinoya ricevette la sua palla e si scansò subito, lasciando il posto a Daichi, dietro di lui. Sul lato destro, invece, Kageyama si alternava con Sugawara nelle alzate, mentre gli altri schiacciavano oltre la rete.
I rumori delle schiacciate erano boati, nell'eco della palestra. Sembravano dei veri e propri tuoni, uno più potente dell'altro.
Le voci alternavano i complimenti e gli esulti con gli ansimi della fatica. Il rumore delle scarpe da ginnastica, per quanto stridulo, era quasi piacevole nel suo ritmo controllato.
Una ragazza dai capelli scuri era a lato, vicino a una panca, che li osservava, riordinava borracce e asciugamani e ogni tanto correva a raccogliere qualche palla per rimetterla nel cestone.
Chiyo, nel frattempo, aveva cominciato a correre a bordo campo. Gli occhi rivolti ai suoi stessi piedi, sembrava assorta in un qualche dolce pensiero dato il sorriso che gli incurvava delicatamente le labbra. I capelli della sua coda ondeggiavano a ogni passo, come la simpatica coda di un cane. Ben presto, i presenti si dimenticarono quasi di lei, data la sua silenziosa presenza e il loro assorto allenamento.
I suoi passi sul parquet erano altrettanto delicati, quasi felpati, forse complice la sua piccola statura che la rendeva leggera come una piuma.
«Asahi!» chiamò Sugawara, prima di alzare.
Il grosso ragazzo partì, prendendo la rincorsa, saltò e toccò la palla con potenza, lanciandola dall'altra parte della rete.
Ma la forza impressa, risultò solo successivamente, essere troppa e la palla volò ben oltre il punto mirato da Asahi, puntando con rapidità e potenza Shimizu, la loro manager, china a roccogliere qualche palla.
Il panico si impossessò dei loro volti nel breve istante in cui si resero conto di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi secondi.
Shimizu alzò lo sguardo, notando appena in tempo la palla volarle incontro. Fece un passo indietro, istintivamente, mentre il volto le si contraeva in un'espressione impaurita e si portava una mano davanti al viso, per proteggersi.
Ma un'ombra si piazzò tra lei e il proiettile destinato a centrarla. Non aveva sentito altro che le voci terrorizzate dei ragazzi e poi quella specie di... farfallio. Dei passi, dei passi impegnati in un'incredibile corsa. E poi quell'ombra, in volo a pochi centimetri da terra.
E la palla mai l'aveva raggiunta.
I ragazzi sbarrarono gli occhi, stupefatti, quando videro Chiyo accogliere la palla con un bagher. Era leggermente saltata, per potersi mettere all'altezza giusta, si era girata in volo e aveva salvato la palla. Era poi riatterrata con assoluta tranquillità e aveva ripreso la sua corsa di riscaldamento, come se niente fosse appena successo. La palla, volando alta, era tornata poi a Sugawara.
Nonostante la potenza del colpo, Chiyo aveva lasciato il suo posto a bordo campo, era corsa con una velocità impressionante davanti a Shimizu, aveva non solo salvato la palla ma l'aveva anche rispedita all'alzatore, dall'altra parte.
Ancora una volta l'allenamento si fermò e tutti volsero a lei lo sguardo esterefatto.
Era stata di una rapidità e di una precisione inaspettata, oltre che estremamente forte dato la potenza che Asahi aveva impresso nella schiacciata e che lei aveva douto contrastare.
«Ehm...» parlò Ukai, non sapendo bene cosa dire. Chiyo si fermò, rendendosi conto che si stava rivolgendo a lei e gli volse lo sguardo, curiosa e innocente.
«Tu... di che anno hai detto che sei?»
«Del secondo» rispose educatamente lei.
«E giochi nella squadra femminile?»
«Esatto» rispose ancora.
«In che posizione giochi?»
Chiyo allargò sul viso un enorme sorriso, sbarazzino come quello di una ragazzina, e rispose con orgoglio ed entusiamso: «Sono un Libero, coach!»
«Hai salvato quella palla come pochi sarebbero riusciti» disse Ukai, ma più rivolto a se stesso che a lei.
Chiyo arrossì appena e sorrise ancora di più, per quanto fosse possibile, cominciando a ondeggiare un po' imbarazzata.
«Oh, insomma... non era niente di particolare» disse con falsa modestia.
«Senti... uhm...» guardò rapidamente verso la porta, prima di dire: «Le tue compagne non sono ancora arrivate. Ti va di ricevere qualcuna delle nostre schiacciate?»
Chiyo si illuminò, sbarrando gli occhi e per poco non urlò per la gioia. Sembrava proprio una bambina il giorno del suo compleanno.
«Posso? Posso davvero, coach?» chiese lasciando trapelare l'emozione nella sua voce.
«Ma non sarà pericoloso?» chiesero in coro almeno tre dei presenti, preoccupati. «Insomma... non ci andiamo molto leggeri.»
«No! No! Posso riceverle! Posso davvero!» si affrettò a dire Chiyo, decisa a non lasciarsi sfuggire quell'occasione. «La prego, mi faccia ricevere, Coach!» disse rivolta a Ukai, che dopo qualche secondo di esitazione, acconsentì.
Chiyo si lasciò sfuggire una grido di gioia, mentre rumorosa e impetuosa come un uragano correva dall'altro lato del campo, togliendosi la felpa di dosso. La lanciò malamente su una panchina e corse a posizionarsi: ginocchia chine, braccia leggermente divaricate, schiena piegata in avanti.
E in quel momento anche il suo sguardo cambiò: sparì il sorriso gioviale e gli occhi luminosi, lasciando spazio a un vero e proprio sguardo infuocato. Sembrava essere diventata improvvisamente più grande di almeno un altro anno.
Sugawara volse al suo coach uno sguardo in cerca di conferma, quando lo ricevette, alzò la palla a Tsukishima. Il biondo corse, saltò e schiacciò con modesta forza mirando all'angolo sinistro. Chiyo, dall'altro lato, scattò in maniera impressionante e corse a ricevere la palla. Frenò di colpo, raddrizzandosi e riuscendo a effettuare un altro bagher che riportò ancora una volta la palla da Sugawara.
L'alzatore non attese oltre e approfitto della precisione del tiro per alzarla ancora, senza bloccarla. Tanaka scattò e andò a schiacciare, mirando nella zona destro-centrale. Chiyo scattò ancora, con agilità e velocità. I piedi sul pavimento erano così rapidi nel loro leggero calpestare che sembrava di sentire lo sbattere d'ali di un uccellino. Lo sbattere d'ali di un colibrì. Si lanciò, salvò la palla con l'avambraccio sinistro, rotolò e si rialzò immediatamente. Corse verso la palla che si trovava ancora alta nella sua parte di campo e con un semplice palleggio, la rimandò a Sugawara che intanto, però, si era fatto da parte per permettere anche a Kageyama di alzare.
Kageyama accolse la palla con morbidezza e fece un'alzata normale. Hinata partì con uno scatto e saltò, raggiungendo e superando l'altezza della rete.
Schiacciò con tutta la forza che aveva, mirando al centro, non troppo lontano da Chiyo. Ma lei, questa volta, non la prese.
Era rimasta immobile nella sua posizione, gli occhi sbarrati e le labbra leggermente dischiuse. Guardava Hinata come se avesse visto un fantasma. Il cuore in petto le batteva forte quasi quanto i suoi passi da colibrì sul pavimento.
«Mio Dio...» si lasciò sfuggire in un sussurro.
Scattò in direzione della rete con tale velocità che Hinata quando se la trovò davanti, dall'altro lato, saltò spaventato.
«Tu sai volare!» gridò Chiyo con un entusiasmo tale da farla fremere. Aveva di nuovo riacquistato il suo sguardo da bambina emozionata, anzi, forse anche di più rispetto a quello di prima.
Hinata si raddrizzò inorgoglito, ridacchiando tra sè e sè.
«Sei così basso!» disse ancora Chiyo, smontando di colpo tutto l'orgoglio di Hinata. «Ma sai volare!»
«Beh, sì... io faccio smash e poi argh...» cominciò lui, imitando i vari gesti che effettuava durante il suo attacco, mentre Chiyo lo guardava estasiata. «E poi quando colpisco la palla faccio...»
«
Powaaaa» gridò Chiyo entusiasta, terminando la sua frase.
«
Powa?» chiese Hinata, non capendo.
«Sì! È stato... è stato così... è stato
powa!!!» gridò ancora Chiyo tornando a guardare Hinata dall'altra parte della rete.
«
Powa?!» si chiese ancora Hinata, pensandoci su. Poi decretò «Sì, powa mi piace!»
«
Powa!!!» gridò ancora Chiyo, entusiasta.
«Che gran casino che fanno» disse Sugawara, sorridendo imbarazzato nel guardare i due che continuava a urlare e saltellare.
«Sembra di vedere Hinata al femminile» gli rispose Kageyama.
«E non hai visto la mia super-veloce!!!» le disse Hinata con orgoglio e Chiyo parve illuminarsi ancora di più.
«Hai una super-veloce?» chiese con emozione.
«Esatto! È... è super-powa!» le disse Hinata.
«
Super-Powa?!» si emozionò Chiyo, portandosi entrambe le mani al viso. «Voglio vederla! Ti prego! Posso vederla?!»
«Insomma, cos'è questo chiasso?» chiese Ukai, stufo di sentirli blaterare.
«Coach, voglio vedere la super-veloce di...» cominciò Chiyo, ma si fermò, rendendosi conto che non sapeva come si chiamava il ragazzo che aveva di fronte. Gli volse uno sguardo interrogatorio e Hinata capì la sua richiesta.
«Shouyou Hinata, piacere!» si inchinò.
«Chiyo-chan!» si inchinò Chiyo a sua volta. «Tutti mi chiamano così e a me piace» disse in risposta agli sguardi interrogatori dei presenti.
«Ah! Coach, posso vedere la super veloce di Hinata-San! Per favore!» supplicò con gli occhi che le luccicavano.
Ukai annuì e aggiunse: «Ma smettete di fare questo casino e tornate ad allenarvi.»
Chiyo corse al suo posto, pronta a riceverla, mentre Hinata e Kageyama si mettevano in posizione.
Sugawara lanciò la palla a Kageyama che fece la sua alzata veloce. Hinata corse con una velocità impressionante, poi saltò e schiacciò.
"Ha gli occhi chiusi!" ebbe tempo di pensare Chiyo, prima di vedersi sfrecciare la palla sulla destra. Si lanciò, cercando comunque di scattare e riuscì a toccare la palla con la punta delle dita ma arrivò troppo in tardi e la palla venne sbalzata via di lato.
"È comunque riuscita a toccarla!" pensò Ukai, lanciando uno sguardo alla ragazza. Nonostante la veloce di Hinata, nonostante sembrasse fosse stata per un attimo distratta, era comunque riuscita a lanciarsi con una rapidità strabiliante e l'avrebbe presa se fosse partita solo un istante prima.
Chiyo si alzò da terra, osservando esterefatta la palla vicino al muro che ancora rotolava. Era stata eccezionalmente rapida e potente, tanto che anche lei aveva faticato a reagire e non era riuscita a bloccarla.
Hinata saltò, entusiasta della riuscita dal suo attacco, come sempre faceva quando quella veloce gli veniva bene.
Chiyo rimase per un po' carponi, ad osservare la palla, come incantata, come paralizzata.
«È sconvolta» constatò Sugawara, guardandola con preoccupazione.
Ma quel tipo di sentimento svanì nell'istante in cui Chiyo saltò in piedi urlando «Incredibile!!!»
L'unico che conoscevano con un tale entusiasmo e capace di tanto chiasso era proprio Hinata.
Chiyo corse di nuovo verso di lui, gridando emozionata: «Super super powa!!! È stato incredibile! Non ho mai visto una cosa simile! Ti prego falla ancora! Ancora! Un'altra!»
«Oh, ehy! Fate giocare anche noi!» lamentò Tanaka, raggiungendo il duo. «Non è mica l'unico in grado di cose fighe, sai, Chiyo-chan?» disse allargando il petto. «E comunque non sarebbe arrivato mai a tanto senza il suo Senpai.» si indicò, sorridendo.
Chiyo lo guardò con ammirazione e chiese: «Glielo hai insegnato tu, Senpai?»
Tanaka gracchiò una risata nel sentirsi chiamare con quell'appellativo e affermò un convinto: «Certamente, avevi dubbi?»
«Non è vero! Bugiardo!» lo rimbeccò Kageyama.
«La tua alzata!» disse Chiyo, guardando Kageyama. «È fantastica! Mai visto nessuno così bravo! Sei incredibile!» e questo fece imbarazzare un po' Kageyama che balbettò qualcosa che poteva forse sembrare un vago "grazie".
«Qual è il tuo nome, Senpai?» chiese, ma Kageyama parlò a voce talmente bassa che nessuno fu in grado di capirlo.
«Lui è Tobio Kageyama» disse Tanaka, cercando di riprendersi la scena. «E io sono Ryuunosuke Tanaka, il loro Senpai.»
«E loro?» chiese Chiyo, rivolto a Asahi e Tsukishima, dietro di loro. Poi aggiunse con lo stesso sguardo di una bambina di fronte a una pasticceria, trasognante: «Come siete alti!»
Asahi arrossì, imbarazzato, mentre Tsukishima la guardò infastidito. Era una nanerottola chiassosa e impetuosa: era seccante.
«Asahi Azumane e Kei Tsukishima!» rispose ancora Tanaka. «Asahi è il nostro Asso!»
«Asso?!» stridulò Chiyo. «Quindi è ancora più bravo di Hinata-San?»
«Oh, beh... io... no... ecco... sì, sono bravo... » balbettò Asahi. Chiyo passò rapidamente sotto la rete, superando Tanaka con una velocità degna di un uragano e raggiunse Asahi, guardandolo dal basso con aria trasognante e le mani congiunte.
«La palla che ho fermato prima era la tua, Asahi-San, vero? Era potentissima! Scommetto che non c'è muro in grado di bloccarti, non è così, Senpai?»
«Chiyo-Chan!» l'improvvisa voce di Yui, il capitano della squadra femminile del club di pallavolo, la fece sobbalzare. «Smetti di importunare i ragazzi!» la sgridò, portandosi severamente le mani ai fianchi.
«Ma io non li stavo importunando» bofonchiò Chiyo, imbronciandosi. Yui la raggiunse rapidamente, le mise una mano sulla testa e con forza la costrinse a inchinarsi.
«Adesso chiedi scusa ai Senpai!»
«Ma non ho fatto nient-»
«Chiedi scusa!» la interruppe Yui con severità.
«Scusatemi, Senpai» recitò Chiyo, lagnosa. Ma ciò bastò a farsi lasciare dalla ferrea presa di Yui.
«Chiedo scusa se vi ha disturbati!» aggiunse lei, inchinandosi a sua volta.
«Non ci dava fastidio» intervenne Daichi.
«Chiyo-chan ha provato a ricevere la mia veloce, ma non c'è riuscita!» ridacchiò Hinata con orgoglio, sentendosi in qualche modo imbattibile.
«Ero distratta!» stridulò Chiyo, corrucciandosi. «Posso riceverla anche a occhi chiusi!»
«Avanti, fatti sotto!» la sfidò Hinata, con un ghigno compiaciuto. Per lui era tutto un gioco, una sfida, ed era sempre bello quando poteva trovarsi di fronte bravi giocatori in grado di dargli del filo da torcere. Gli piaceva dimostrare di essere il migliore.
«Quando vuoi!»
«Piantala!» urlarono in coro Daichi e Yui, colpendo in testa rispettivamente i propri giocatori. Poi entrambi li afferrarono per la testa e li costrinsero di nuovo ad inchinarsi.
«Scusami per il suo comportamento» si dissero in coro.
«Sì, sembra di vedere un Hinata al femminile» confermò Sugawara a Kageyama, al suo fianco, che annuì convinto.
«Ragazzi, forza andate a cambiarvi e lasciate libera la palestra alle ragazze» suggerì Ukai, sistemando alcune palle nel cesto.
«Sì!» risposero in coro i ragazzi della Karasuno e si allontanarono rapidamente.
«Ehy, Chiyo-chan!» si avvicinò Tanaka, prima seguire il resto della sua squadra. «Se domani torni a vederci ti mostrerò di cos'è capace il Senpai!» le disse, gonfiando di nuovo il petto. Tutta quella confusione tra lei e Hinata non gli aveva permesso di mettersi in mostra come avrebbe voluto e questo l'aveva lasciato insoddisfatto.
Chiyo si illuminò e chiese: «Posso tornare?»
«Certamente!»
«E mi mostrerai i tuoi super attacchi, Senpai?»
«Assolutamente!»
«Non vedo l'ora!» stridulò Chiyo emozionata, saltellando sul posto. Tanaka scoppiò in una fragorosa risata colma d'orgoglio, vedendo come la ragazza sembrasse pendere dalle sue labbra.
Ma un brivido misterioso gli percorse la schiena e lo portò a voltarsi inquieto verso la porta: Daichi gli stava rivolgendo uno dei suoi terribili sguardi, di quelli che facevano venire la pelle d'oca. Sapeva essere terrificante quando voleva.
«Che paura!» si lasciò sfuggire Chiyo, nascondendosi istintivamente dietro la schiena di Tanaka.
Tanaka ridacchiò, cercando di mantenersi quel briciolo di dignità che gli restava e tremolante si avviò verso la porta. «Ora vado. Sai... i Senpai devono anche riposarsi ogni tanto, no?»
Chiyo annuì e restò a guardarlo mentre oltrepassava Daichi, che ancora sembrava tenerlo sotto tiro, e usciva dalla palestra correndo.
Daichi improvvisamente tornò di nuovo sorridente e si voltò verso Chiyo. Le rivolse un inchino di commiato e si allontanò.
«Chiyo-chan!» la richiamò Yui.
«Sì, arrivo!» disse lei, raggiungendo il suo capitano.
«Ukai-san.» Shimizu si rivolse al loro coach, mentre si chianava a raccogliere le ultime cose. «Non torna a casa?» chiese notando come Ukai non sembrasse intenzionato ad andarsene. Se ne stava vicino alle panchine, in piedi con le braccia conserte e gli occhi puntati sulla squadra femminile.
«Non ancora» si limitò a rispondere.
Shimizu non chiese altro, per non sembrare scortese, e se ne andò con qualche dubbio di troppo.
Ma le risposte non tardarono ad arrivare, quando qualche giorno dopo Ukai fece il suo ingresso in palestra insieme a Chiyo, sorridente come sempre, ma forse un po' più del solito.
«Chiyo-chan! Sei tornata!» salutò Hinata, allegro.
«Sei venuta a vedere la potenza del tuo Senpai?» sorrise Tanaka, gonfiandosi ancora. Chiyo gli dava corda e questo bastava a renderlo ancora più vanesio di quanto già non fosse.
«A dire il vero...» cominciò Ukai, parlando al posto della ragazza. «È venuta a rendere ancora più potente questa tua "potenza".»
«Eh?!» chiesero in coro, non capendo.
«Il professor Takeda ha dovuto insistere un po', ma alla fine il preside ha acconsentito di spostare Chiyo dalla squadra femminile a quella maschile» sorrise Ukai.
«Sul serio?!» ancora un coro.
«E così...» intervenne Nishinoya, cercando di mostrarsi serio ma non riuscendoci molto. «Adesso ho un rivale.»
«Rivale?» chiese Chiyo, inclinando leggermente la testa di lato, non capendo bene. Non dovevano essere nella stessa squadra?
«Sono il Libero della squadra! Se vuoi stare in campo dovrai vedertela con me!»
Chiyo lo squadrò, ancora non molto convinta, poi si lasciò sfuggire: «Come sei basso.»
Nishinoya ne rimase spiazzato, trovandosi nuovamente di fronte a quel suo "difetto" che proprio non riuscivano a evitare di sbattergli in faccia.
Ma Chiyo allargò il sorriso, contenta, e aggiunse: «Proprio come me e Hinata-san!»
«È vero!» intervenne Hinata, radioso. «Siamo i tre più bassi!»
Si guardarono tra loro qualche secondo, poi si afferrarono le mani e un velo di emozione gli ofuscò gli occhi, ora quasi inumiditi: «Fratelli di sfortuna!» si dissero.
«Non ci lasceremo mai, vero?» chiese Nishinoya.
«Per sempre uniti!» confermò Chiyo.
«Saremo tre piccoli giganti!» disse Hinata e gli altri due annuirono, prima di passarsi un braccio sugli occhi per asciugarsi le lacrime.
«Faremo vedere a questi colossi chi sono i veri giganti del campo!» confermò Nishinoya.
«Sì!» risposero in coro gli altri due.
«Ho una strana sensazione» mormorò Daichi, osservando imbarazzato la scenetta appena messa su dai tre.
«Si chiama "paura"» disse Kageyama. «Quei tre combineranno qualche guaio.»
«Io trovo invece che sia una bella cosa che Chiyo abbia già legato, no?» disse Sugawara, che sempre cercava del buono in tutto.
«Chiyo-chan!» gridò Tanaka, mettendosi nuovamente al suo fianco con il petto in fuori. «Se raggiungere la vetta è quello che desideri, io sarò il tuo pilastro spirituale, come lo sono stato finora con tutti gli altri!»
«Tanaka-san, che cosa figa hai appena detto!» disse Chiyo con gli occhi che le brillavano.
«Se seguirai attentamente i miei consigli, vedrai che non perderai!» continuò lui, ormai all'apice della gioia.
«Sono pronta, Tanaka-Senpai!» si drizzò lei, come un soldatino e Tanaka rise ancora, ormai nel pieno della sua crisi megalomica.
«Le cose si mettono male...» constatò Tsukishima, infastidito da quel quadretto patetico. Yamaguchi rispose alla sua affermazione ridacchiando divertito.
«Questo dunque è il motivo per cui si è fermato a vedere l'allenamento femminile, Ukai-san?» chiese Shimizu, cercando di restarsene in disparte.
Ukai annuì: «Ciò che impedisce a un giocatore maschile e femminile di accostarsi è solo causato dalla differenza di capacità e di forza. Sicuramente il torneo maschile è più potente di uno femminile, le schiacciate sono più forti e le ragazze rischiano di farsi male. Ma Chiyo ha dimostrato di poter tenere testa alle nostre schiacciate senza troppa difficoltà e questo mi ha molto sorpreso. Penso possa benissimo tener testa a una squadra maschile e possa portare grandi risultati alla nostra squadra.»
«Ma così non ha tolto un punto di forza alla squadra femminile?»
E Ukai negò: «Chiyo non era la stessa, durante l'allenamento femminile. Mi sono voluto fermare, qualche giorno fa, perché ho notato l'enorme cambiamento nell'atteggiamento e nel suo impeto dal momento in cui è arrivata la sua squadra. Da grande casinista, rumorosa e piena di energia si è trasformata in una giocatrice qualunque. È comunque molto brava e tendeva compensare le carenze delle altre, ma l'insoddisfazione glielo si leggeva negli occhi. Hai visto come guarda Hinata e Tanaka? Come ha guardato Asahi dopo che le hanno detto che è l'Asso?»
Shimizu si voltò a guardare la ragazza, impegnata ancora a idolatrare Tanaka assecondando il suo complesso di superiorità. Non lo faceva per far piacere a lui, ma perché lei stessa ci credeva. Lei stessa lo vedeva come un "fico".
«Ha grandi capacità e desidera solo trovare un ambiente adatto dove dar loro libero sfogo. La squadra femminile non faceva per lei, anche se forse è un po' egoista da parte sua, ma penso che stesse solo seguendo le sue passioni. Il capitano della squadra femminile ha compreso subito e non ha insistito per trattenerla.»
«E il preside?»
«Non è convinto, ma abbiamo promesso che in qualche modo gli avremmo dimostrato che era la scelta migliore.»
«Quindi Chiyo-chan è qui solo in prova?»
«Al momento, sì. Ma sono sicuro che un modo troveremo per tenerla con noi. Potrebbe diventare il nostro asso nella manica.»


[...]Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo
e nelle fasi di corteggiamento arriva sino ai 200 battiti al secondo (archilochus colubris).
Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente.

(Il colibrì. Il guerriero del Sole.
Ernesto Francini)


N.D.A.

Fermi lì con le mani! So già cosa state per dire... "una ragazza nella squadra maschile è inverosimile!" e, anche se tutti noi sappiamo che alle medie era stato proposto a Hinata di far parte del club femminile (quindi magari può anche succedere di mischiarsi! Chissà xD), sono in parte d'accordo con voi.
Ma la storia mi piaceva così, perciò ho deciso di prendermi questa "libertà" e chiederò a voi di andare oltre alla presunta regola xD
Detto ciò... so bene di essere in forte minoranza all'interno del Fandom, vista la predominanza yaoi (e la quasi assenza di nuovi personaggi), ma spero di non essere l'unica qui dentro a cui fa piacere combinare qualche Het ogni tanto.
Ma chi verrà "Hettizzato"?
E che c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
E qual è il senso della vita?
...
No, dico sul serio... qual è?

Torniamo a noi! (ovviamente non risponderò alle domande di sopra!)
La storia è scritta cercando di restare quanto più fedele al tratto comico-semidemenziale a cui siamo abituati con l'anime/manga, quindi spero di essere all'altezza e di strapparvi qualche risata. Però ci sarà anche altro, tra cui anche un pizzico di romanticismo (se ci sono coppie het! Ma va'!!)
Dunque! In conclusione!
Spero non mi manderete al rogo solo perchè sono la voce dissonante qui dentro e ricordatevi che il razzismo è una brutta cosa u.u
Ah! Io che mi diverto a disegnare, anche se faccio piangere gli unicorni (poveri unicorni), ho provato a realizzare questa FanArt per dare un volto a Chiyo-chan.
Spero possiate "aggradarla".

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Capitolo 2
*** Tra il dire e il fare c'è di mezzo un esame ***


Tra il dire e il fare c'è di mezzo un esame


Kinoshita ricevette e la palla volò direttamente sopra la testa di Kageyama. Hinata, dal centro, partì verso sinistra, raggiungendo la rete. Saltò, chiudendo gli occhi come sempre faceva, ma la palla non arrivò a lui. Kageyama alzò a Tanaka, usando Hinata come esca, riuscendo così a ingannare il muro e fare punto.
«Evvai!» gridò Tanaka, estasiato, prima di battere il cinque a Hinata. Entrambi poi si voltarono verso Kageyama che con uno sguardo da funerale alzò le mani, balbettando un «Evvai» poco convinto. Tanaka gli battè il cinque, ridendo divertito. «Devi farci l'abitudine!» lo canzonò.
Anche se Kageyama, a differenza di Hinata, aveva avuto una vera squadra già alle medie, per lui era tutto diverso e nuovo. Era la prima volta che doveva accettare di avere davvero una squadra e che non fosse solo su quel campo. Qualcosa aveva cominciato a cambiare profondamente dentro di lui.
Daichi si mise a battuta per la squadra "Bianchi" e la palla venne accolta senza difficoltà da Nishinoya, dall'altro lato. Sugawara alzò, mentre Tsukishima tentava di fare l'esca, senza essere troppo convincente. Asahi la schiacciò, mentre Hinata e Kageyama provarono inutilmente di murarlo. La potenza di Asahi era sempre incontrastabile e inevitabilmente andava dall'altro lato, per fortuna però era stata almeno rallentata.
Chiyo scattò, tenendo gli occhi ben fermi sulla palla sopra la sua testa, poi saltò e arrivò a prenderla a braccio teso. Kinoshita e Daichi la raggiunsero, riuscendo, dopo un po' di tentennamenti, a rimandarla dall'altra parte.
Ma era una palla facile e per la squadra Rossa non fu difficile riprenderne il possesso e il controllo. Ancora Sugawara alzò, ma questa volta a Tsukishima e Hinata e Kageyama tentarono ancora il muro. Tsukishima riuscì a eluderli con una finta, facendo passare la palla liscia sopra le loro teste e cadere appena dietro di loro. Daichi e Chiyo si lanciarono per salvarla, ma il primo la mancò, mentre Chiyo riuscì a toccarla solo con le nocche, deviandola e basta. La palla sfrecciò appena sopra la testa di Daichi, steso davanti a lei, sfiorandolo e mancandolo per un soffio, poi cadde fuori.
Chiyo si sollevò urlando allarmata: «Mi dispiace!!!»
Daichi tirò un sospiro, sollevato nell'essersi risparmiato una pallonata in faccia, e le fece un sorriso, cercando di sdrammatizzare: «Non mi hai beccato, non è successo niente.»
«Sono un disastro!» piagnucolò lei, ancora spaventata.
«Ma no, non è vero» cercò ancora di rassicurarla Daichi, imbarazzato per quella situazione.
Chiyo cambiò improvvisamente espressione, puntando gli occhi infuocati a Tsukishima e indicandolo urlò: «È colpa tua! Col cavolo che la prossima volta ti faccio fare punto, spilungone!» minacciò.
«Chiyo-chan si è incazzata!» notò Tanaka sgranando gli occhi, spaventato. Era la prima volta che la vedeva così e dato lo scricciolino che era si faceva fatica a credere che potesse essere un minimo minacciosa.
Yamaguchi si mise alla battuta della squadra Rossa ma Chiyo riuscì a ricevere senza troppe difficoltà. Ancora Kageyama alzò, usando Hinata come esca e Tanaka schiacciò, ma dall'altro lato Nishinoya rotolò e salvò la palla poco prima che toccasse terra. Sugawara alzò nuovamente a Asahi, che passò il muro senza difficoltà. Chiyo si lanciò a braccia tese e impedì il punto. Si alzò rapidamente, per spostarsi e dar spazio agli altri di completare l'azione, lanciando un acceso sguardo a Nishinoya, quasi avesse voluto dirgli "anche io riesco a salvare l'insalvabile". Kageyama corse per riuscire a mettersi sotto appena in tempo per alzarla di nuovo a Tanaka. Ma il muro riuscì a prevedere con facilità quella mossa e lo bloccò, rimandando la palla nel campo dei Bianchi.
«Quello era il Rolling Thunder?» chiese Hinata a Nishinoya, con gli occhi che brillavano.
«Esatto!» si esaltò Nishinoya, prima di gridare, alzando un pugno al cielo: «Rolling Thunder!»
«Che forza!» lo guardò ammirata Chiyo, prima di accostarsi alla rete. «Me lo insegni?»
«È solo una rotolata con un nome stupido» fece notare infastidito Tsukishima.
«Non offendere la Rolling Thunder!» lo rimbeccò Chiyo.
Nishinoya rise, alzando la testa al cielo, e le disse: «Chissà, magari un giorno. Se ne sarai degna!»
«Ho fermato la schiacciata di Asahi-san! Non sono degna?» chiese lei, delusa in viso.
«Hai ancora strada da fare» continuò lui a mento sollevato, come un vero Senpai. Chiyo parve infervorarsi nello sguardo e stringendo i pugni annuì solenne: «Mi impegnerò e migliorerò, così sarò degna!»
«Bene!» riattirò l'attenzione Daichi. «Rendiamogli pan per focaccia!»
«Sì!» risposero in coro i suoi compagni.
E la partita riprese con la battuta di Yamaguchi, che però risultò troppo bassa e inciampò nella rete. Riuscì comunque ad andare nella parte di campo dei Bianchi e avrebbe dato punto ai Rossi, se Kageyama non si fosse lanciato a prenderla. Tanaka alzò con un bagher e Hinata schiacciò, ma fu murato. La palla minacciò ancora di cadere nella parte di campo dei Bianchi, ma Chiyo si tuffò ai piedi del compagno, salvandola ancora. Hinata corse con una velocità impressionante nella zona di campo dove non c'erano muranti e Kageyama gli alzò una veloce, che permise alla sua squadra di aggiudicarsi il set.
«Bene! Per oggi basta» annunciò Ukai, sorridendo soddisfatto dal buon allenamento. I ragazzi miglioravano a vista d'occhio, era un vero piacere starli a guardare.
«Facciamo un altro set, per favore!» implorò Hinata.
«Un'altra!» l'affianco Kageyama con lo stesso fervore negli occhi.
Ukai sospirò: quei due non avrebbero smesso mai di giocare, non avevano idea di cosa significasse riposare.
«Sentite...» cominciò, grattandosi la nuca. «Non serve a niente giocare fino allo sfinimento. Capitano, di' qualcosa ai tuoi ragaz-» ma si bloccò quando vide che anche lui e tutto il resto della squadra lo guardavano con gli stessi occhi di Hinata e Kageyama. Chiyo, in fondo al gruppo, aveva addirittura cominciato a saltellare ripetendo: «Un'altra! Un'altra! Un'altra!»
Ukai li guardò perplesso qualche secondo, chiedendosi se avessero un limite, ma nel profondo la cosa lo gratificava immensamente. Aveva una squadra carente dal punto di vista tecnico, ma la tecnica si impara... la passione e il desiderio di migliorare, quelle erano le armi vincenti.
«E va bene» si arrese e le due squadre si riposizionarono per il quinto set del giorno.
Quando terminarono il sole stava già calando e il cielo ormai aveva assunto una pigra colorazione rossa-arancione.
Seduti a terra, a lato della palestra, i ragazzi della Karasuno cercavano ristoro nelle borracce.
«Kageyama!» chiamò Hinata, improvvisamente. «Ce la fai ancora un po'? Fammi qualche alzata.»
«Va bene» rispose senza esitazione il suo compagno ed entrambi corsero in campo.
«Volete ancora allenarvi?» chiese sconvolto Tanaka.
«Voglio ricevere!» disse Chiyo, alzandosi da terra e correndo in campo, dall'altro lato della rete.
«Ehy! Dobbiamo ancora pulire! Quindi per oggi basta così!» disse Daichi imperativo. I tre lo guardarono rattristati, ma non osarono ribattere e obbedirono.
Improvvisamente, la porta della palestra si spalancò e il professor Takeda fece il suo ingresso con tale foga da inciampare nello scalino e cadere a terra.
«Sensei?» chiese Hinata, avvicinandosi preoccupato, seguito dal resto del gruppo.
«Tutto bene?» chiese ancora Ukai.
«Ci andremo, vero?!» chiese lui, sollevandosi di colpo.
«Dove?» chiese Hinata.
Takeda mostrò loro un foglio, con orgoglio e gioia, e annunciò: «Tokyo!»
«Con Tokyo intende...» cominciò ancora Hinata e il sorriso gli si allargò in volto, emozionato. «La Nekoma, vero?»
«Una partita d'allenamento?» chiese Kageyama, con altrettanto stupore e emozione.
Chiyo voltò gli occhi confusi a Tanaka, in piedi vicino a lei, e bofonchiò interrogativa: «Neko?»
«Nekoma» la corresse lui, pronunciando bene il nome. «Sono i nostri eterni rivali, un tempo le nostre partite le chiamavano "la battaglia dei cassonetti" ed erano spettacolari, anche se non siamo mai riusciti a sfidarci su un campo ufficiale.»
«Rivali?» si illuminò lei, emozionata. «Abbiamo dei rivali?»
Tanaka annuì: «Sì e l'ultima volta che ci siamo scontrati con loro non è andata molto bene.»
«Sono così forti?!» chiese lei incredula e Tanaka non ebbe cuore di rivelarle che in realtà erano stati loro deboli. Ai suoi occhi, la Karasuno era la squadra migliore che avesse mai visto. Non che glielo avesse rivelato apertamente, ma riuscivano a leggere l'ammirazione sul suo volto ogni volta: da quando era entrata nella squadra avevano avuto modo di imparare molte cose su di lei. Prima tra tutte, aveva una strana mania per le cose alte. Per questo non toglieva gli occhi da Asahi, ammirandolo come pochi avevano fatto prima, anche se, alla fine, tutte le attenzioni di Chiyo erano rivolte a Tanaka, forse perché era quello che si dava più da fare per mettersi in mostra.
Chiyo era come una bambina troppo rumorosa e loro l'avevano subito presa a cuore, tanto che Asahi non era riuscito a dirle di no quando lei aveva supplicato di prenderla sulle spalle. Ora, era diventata quasi un abitudine. Chiyo amava stare sulle spalle di quelli più alti di lei, diceva che il mondo assumeva tutta un'altra forma da lassù.
Era un raggio di sole che entrava in palestra, illuminava, quasi accecava, ma alla fine era piacevole e adorabile. E quel suo modo di fare così allegro, genuino, quasi infantile, la portava a trattare tutti i suoi compagni come "Senpai", i migliori che avesse mai incontrato.
«Non saremo solo noi. Ci saranno anche altre squadre: la Fukurodani e un gruppo di scuole del Kanto che comprende anche la Nekoma! Sembra che facciano allenamenti congiunti molto frequentemente. Ma questa volta anche noi potremo prenderne parte!»
Chiyo si lasciò sfuggire un gridolino entusiasta, incapace di contenersi.
«Ci andremo vero?» chiese ancora Takeda e l'urlo di gioia dell'intera squadra rispose alla sua domanda.
«Però...» e il buio calò di nuovo.
«Però» riprese il professore. «Sapete che ci saranno gli esami di fine trimestre tra qualche giorno, vero?»
Il silenzio calò all'interno della palestra.
«Vero?» chiese ancora conferma, il professore.
Non una mosca parve volare.
«Ecco... se non doveste passare gli esami, e doveste essere rimandati in qualche materia, dovrete sostenere i corsi di recupero che si svolgeranno proprio in quei giorni. Quindi... in pratica, se non supererete gli esami non potrete venire.»
E fu il caos.
Tanaka e Nishinoya cominciarono a correre per fuggire via, come se questo avesse potuto salvarli, e dovette intervenire Ennoshita per fermarli. Hinata, tremolante, chiese che punteggio servisse per superare gli esami e Sugawara lo guardò sbalordito, chiedendogli: «Non sai nemmeno quanto serve? Sei messo così male?»
Yamaguchi volse uno sguardo a Kageyama, che sembrava non avesse risentito della notizia, ma capì che era tutta apparenza e potè vedere sul suo volto l'espressione della morte.
«Kageyama ha smesso di respirare!» annunciò impanicato.
«Se supplichiamo il vice-preside, sicuramente...» cominciò Hinata, rivolto al professore.
«Perché invece non provi a prendere bei voti?» ridacchiò arrogante Tsukishima.
«Anche se il vice-preside ci desse il permesso, avreste comunque le lezioni di recupero, che hanno la priorità» rispose Takeda.
«Ma se saltassimo i corsi?»
«Dovreste farli il giorno dopo!»
«E se saltassimo anche quelli?»
«Verrebbero spostati ancora!»
«Potremmo andare a Tokyo e poi fare i corsi al ritorno»
«Non credo il preside ce lo lascerebbe fare!»
«Come possiamo fare?»
«Chiyo-chan!» Tanaka si fece serio, tanto che la ragazza sussultò in un primo momento. «Sei in dovere di aiutare i tuoi Senpai!»
«Che?!»
«Esatto!» intervenne anche Nishinoya. «Insieme per sempre, ricordi? Fratelli di sfortuna!»
«Sì, ma io...»
«Tu sei brava! Prendi sempre bei voti!» insistè Tanaka.
«Sì... ma...» balbettò lei, confusa, non sapendo come uscire dalla situazione. Non che non fosse vero, si impegnava molto, soprattutto nell'ultimo periodo, ed era riuscita a portare a casa bei voti, ma non aveva la minima idea di come aiutare loro due. Lei non sapeva certo insegnare.
«Non mettetele pressione!» li ammonì Daichi.
«Ma non possiamo non venire a Tokyo!» mugolò Tanaka.
«Ha ragione!» intervenne Chiyo, improvvisamente infervorata. «Mai e poi mai permetterò al mio Senpai di perdersi la partita d'allenamento con i nostri acerrimi nemici a Tokyo! E nemmeno al mio Fratello di sfortuna! Insieme fino alla fine!»
«Chiyo-chan!» mugolarono entrambi, inginocchiati davanti a lei.
«Tanaka-san! Noya-san! Noi, da oggi... studieremo!» disse con fervore, battendosi un pugno sul petto.
«E andremo a Tokyo!» disse Nishinoya, che preferiva quella conseguenza a quella proposta da Chiyo.
«E andremo a Tokyo!» ribadì lei, annuendo convinta.
«Sì!» urlarono tutti e tre, colti da uno strano fuoco.
Chiyo saltò sulle spalle di Tanaka, che, benchè non fosse preparato alla cosa, non si ribellò. In quei giorni non c'era stato momento in cui lei non avesse approfittato per salire sulle spalle di qualcuno, era diventata come un piacevole zainetto da passarsi ogni tanto.
«Verso i libri! Forza!» urlò lei, puntando un dito davanti a sè. Tanaka e Nishinoya lanciarono un urlo entusiasta e scapparono fuori, correndo come gazzelle.

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Capitolo 3
*** Ho un numero anche io! ***


Ho un numero anche io!


«Allora, come vanno le sessioni di studio con Chiyo-chan?» chiese Sugawara. Il viso di Tanaka espresse tutto il suo sconforto e nel sentire quel nome parve morire dentro.
«Estenuanti!» mugolò.
«Vi fa studiare così tanto?» chiese Sugawara, sconvolto.
Tanaka annuì. «E se non rispondiamo giusto alle sue domande, ci costringe a un giro di corsa intorno a casa con lei sulle spalle. Diventa sempre più pesante, giro dopo giro. Secondo me è anche colpa di tutto quello che mangia! L'hai mai vista? Non pensavo che in una cosetta così piccola potesse starci così tanto cibo.»
Sugawara scoppiò a ridere, divertito dall'immagine che Tanaka gli aveva reso, ma l'alzatore non fu l'unico a udire quelle parole.
«Ti ho sentito!» stridulò Chiyo, raggiungendo i due a grandi passi, rimboccandosi le maniche. «Dopo tutto quello che faccio per te, Tanaka-san! Come puoi parlare così alle mie spalle?!»
Tanaka ebbe come un brivido nel vederla arrivare: gli occhi come infuocati e il viso corrucciato facevano quasi più paura di Daichi quando si arrabbiava.
«Ti preferivo quando eri dolce e innocente!» ammise, terrorizzato.
«Io sono ancora dolce e innocente!» gridò lei, contrariata, afferrandolo per il collo e costringendolo a piegarsi in avanti, sottomesso alla sua presa. Nonostante la statura, dimostrava molta più forza di quanto si fosse potuto immaginare. Tanaka si dimenò, cercando di liberarsi, ma Chiyo gli saltò sulla schiena e lo costrinse a restare chino in avanti, domandolo come un cavallo.
«Non puoi fare questo al tuo Senpai!» gridò lui.
«Lo faccio per te! Verrai a Tokyo con noi, Senpai! Te lo giuro!»
«Sì, ma vorrei arrivarci intero!» continuò lui, agitandosi come un anguilla per togliersela di dosso, ma alla fine perse l'equilibrio, cadendo di faccia a terra, e Chiyo venne scaraventata poco più avanti.
«Piantatela!» gridò Daichi, sempre pronto a riprenderli. Quei due erano ingestibili, certe volte.
Chiyo, stesa a terra dopo il ruzzolone, aprì gli occhi e si trovò davanti al naso dei piedi. Alzò lo sguardo e scoprì che appartenevano a Shimizu, ma che dietro di lei c'era anche un'altra ragazza. Sembrava terrorizzata ed era estremamente piccola, forse anche più di lei. Non sembrava molto a suo agio, dato che restava dietro la schiena della Senpai, guardandosi attorno con gli occhi sbarrati.
«Avete un attimo?» chiamò Shimizu e al sentire la sua voce anche Tanaka si sollevò di colpo, nonostante il sangue che colava dal naso per via della botta.
«Allora hai trovato qualcun'altro!» esultò Hinata.
La ragazza nuova sembrò rabbrividire dalla paura e si nascose ancora più dietro Shimizu, mentre la squadra si riuniva rapidamente intorno a loro.
«Cosa? Cosa? Che succede?» chiese per primo Nishinoya.
«Ecco...» cominciò Shimizu, voltandosi verso la ragazza con un sorriso. «Si unirà a noi come manager in prova.»
«Mi chiamo Yachi Hitoka!» disse lei meccanica, balbettando e tremando.
«Davvero?» chiese Sugawara in risposta all'affermazione di Shimizu. «È fantastico!»
«Shimizu-senpai, sei stata bravissima!» si illuminò Hinata.
Asahi si avvicinò a Yachi e si chinò leggermente in avanti, per abbassarsi un po' alla sua altezza. «Sei del primo anno?» chiese con tono greve, forse nel tentativo di non spaventarla oltre, ma risultando in realtà ancora più minaccioso.
Yachi rabbrividì così tanto che poterono sentire addirittura tremare il pavimento.
«Asahi-san, sei terrificante!» borbottò Chiyo, ancora seduta a terra.
«Asahi, sta' indietro!» disse Daichi, spingendolo, e Asahi parve rabbuiarsi, dispiaciuto e probabilmente anche ferito nell'essere trattato come un mostro spaventoso.
Chiyo saltò poi in piedi e afferrò le mani di Yachi, facendola sobbalzare ancora. «Verrai a Tokyo con noi?»
«A dire il vero non ha ancora fatto l'iscrizione. Gliel'ho chiesto oggi all'improvviso, ora è solo venuta a dare un'occhiata» spiegò Shimizu.
«Davvero?!» chiese Chiyo, con un velo di tristezza negli occhi. Le piaceva l'idea di avere un'altra ragazza nella squadra, anche se lei era l'unica a giocare.
Yachi annuì vigorosamente, poi chiese, titubante: «Sei una manager anche tu?»
Il sorriso di Chiyo si allargò più di quanto le fosse possibile, era ovvio che la cosa la riempiva d'orgoglio, e disse: «No, io gioco.»
«Eh?!» strillò Yachi, tornando a piegarsi e inchinarsi: «Scusami! Sono saltata a conclusioni affrettate! Mi dispiace!»
«Ma no! Non è colpa tua! Sai...» e si avvicinò a lei, mettendosi una mano vicino alla bocca, come a rivelare un segreto. «Io sono l'asso nella manica.»
«Vacci piano, piccolo asso nel taschino» la punzecchiò Tanaka. «Anche tu sei ancora in prova.»
«Eh? No, non è vero! Sono ufficialmente parte della squadra!»
«Che? E da quando?»
«Il preside ha visto che da quando Chiyo ha cominciato a giocare con voi i suoi voti sono saliti esponenzialmente e questo l'ha convinto a lasciarla qui» spiegò il professor Takeda.
«Eh? Quindi è ufficialmente l'asso nella manica?» chiese ancora Tanaka, sorpreso.
«Già!» esultò lei, ma Ukai le parlò sopra: «No.»
«Cosa?» lo guardò sbarrando gli occhi.
«Hai appena cominciato e se non corri ad allenarti smetterai anche presto!»
Chiyo saltò, spaventata, e corse verso il centro del campo urlando: «Sono pronta!»
«Nishinoya, vai insieme a lei! Kageyama e Sugawara alternatevi nelle alzate, voi altri schiacciate, poi correte a murare dall'altra parte il compagno successivo.» E continuò a dare ordini, fintanto che tutti non furono pronti.
«Forza! Fatemi vedere dei begli attacchi e delle belle difese!»
«Sì!» urlarono in coro, prima di correre come saette ognuno ai propri posti.
Tanaka schiacciò la prima palla, ma Tsuskishima riuscì a murarlo. La seconda non tardò ad arrivare da parte di Asahi, palla che il muro, come sempre, non riuscì a trattenere.
«Mia!» urlarono in coro Chiyo e Nishinoya, lanciandosi entrambi in avanti, ma non riuscendo a coordinarsi e decidersi finirono testa contro testa.
«Ahi!» lamentarono entrambi, a terra, tenendosi la testa tra le mani e fulminandosi a vicenda.
Yachi, da bordo campo, lanciò un urlo spaventata, ma lei fu l'unica a preoccuparsi. Non era la prima volta che Chiyo, presa dall'impeto di correre dietro a una palla, andava a schiantarsi contro qualcuno. Era veloce e precisa, ma aveva il terribile vizio di non guardarsi attorno.
«Insomma! Che combinate?» li richiamò Ukai. «Chiyo-chan!»
«Avevo chiamato palla!» lamentò lei, massaggiandosi il punto colpito.
«L'avevo chiamata io!» rispose Nishinoya.
«Era dalla mia parte di campo!» brontolò Chiyo.
«Chiyo-chan!» ringhiò Ukai. «Al prossimo scontro che causerai prometto che non ti permetterò di giocare nessuna delle partite di Tokyo!»
Chiyo saltò in piedi, terrorizzata, e cominciò a inchinarsi verso chiunque. «Chiedo scusa! Colpa mia! Sono terribile! Non succederà più! Prometto!»
«Avanti, ancora!»
«Vola, Hinata-san!» gridò Chiyo con entusiasmo, vedendo il compagno prendere la rincorsa. Vederlo compiere quegli incredbili salti era sempre fonte di grande emozione per lei, tutte le volte le scintillavano gli occhi. E Hinata volò, proprio come gli era stato detto, e schiacciò. La palla cadde tra Chiyo e Nishinoya, ma nessuno dei due mosse un solo muscolo.
«Ma che combinate voi due?» gridò esasperato Ukai.
«Pensavo andava lui!» piagnucolò Chiyo.
«Gioca sul serio!» gridò ancora Ukai.
«È colpa tua!» brontolò Chiyo, rivolta a Nishinoya.
«Chiyo-chan!» la riprese ancora Ukai.
Fuori dalla palestra, Chiyo e Nishinoya sarebbero sembrati davvero quasi fratelli per come si comportavano. Scherzavano e giocavano tra loro, pieni dello stesso entusiasmo, insieme a Hinata. Ma, nonostante le apparenze, la rivalità tra i due era tale da infiammare i loro animi.
Chiyo saltò di nuovo, al rimprovero, e tornò a inchinarsi chiedendo scusa.
«Chiyo-chan!» la chiamò Hinata, dall'altro lato del campo. Lei incrociò i suoi occhi, colmi del fuoco che solo la pallavolo gli poteva recare. Quel fuoco che gli gridava "vola e sii il migliore".
«Powa» mormorò e quella parve avere un effetto magico sulla ragazza.
Qualcosa si accese in lei e si accorse che fino a quel momento non aveva fatto sul serio.
«Shimizu-senpai» chiese Yachi, avvicinandosi a lei. «Quella ragazza... perché gioca qui? Non dovrebbe essere nella squadra femminile?»
Shimizu diede un'occhiata al campo, guardando Chiyo.
«Il coach inoltre la brontola sempre» continuò Yachi, non capendo.
"Forse non è tanto brava."
Ma non si accorse che qualcosa stava cambiando in Chiyo. Il suo sguardo era tornato quello vivo che aveva dimostrato il primo giorno che aveva giocato con loro e che sempre dimostrava quando voleva fare sul serio. Un'aura speciale la circondava, facendola sembrare diversa.
Shimizu si limitò quindi ad indicare, senza rispondere alla domanda di Yachi.
«Guarda» le disse, sorridendo.
«Avanti!» ordinò Ukai e Kageyama alzò a Tanaka. Hinata tentò di murarlo e ci riuscì in parte, rallentando semplicemente la caduta della palla.
E finalmente, accadde di nuovo...
il farfallio del colibrì.
Chiyo raggiunse rapidamente il muro e gli si mise dietro, accogliendo la palla e rimandandola dall'altro lato del campo con un palleggio.
Sugawara prese immediatamente il posto del compagno, non fermando il gioco, e alzò a Tsukishima.
Nishinoya scattò verso il centro del campo e impedì alla palla di cadere a terra, tenendola in gioco. Chiyo volò ancora nella sua direzione e con un palleggio la rimandò dall'altro lato.
Ancora alzate e schiacciate che venivano spesso fermate grazie alla combinazione Nishinoya e Chiyo, che adesso pareva devastante.
Kageyama alzò una veloce e Hinata schiacciò, senza dare tempo a Tsukishima di fare muro. Noya si tuffò, riuscendo a prenderla, ma la palla schizzò verso destra. Chiyo, ancora una volta, volò rasoterra e si lanciò sulla palla, recuperandola, anche se quella volta non riuscì a mandarla dall'altro lato.
«È velocissima!» rimase sbalordita Yachi, guardandola pallida in volto.
«È così che l'abbiamo scoperta. Mi ha salvata da una palla vagante, scattando da bordo campo.»
«Strepitoso!»
E l'allenamento proseguì, con Chiyo che volava e scattava da una parte all'altra, alternando le ricezioni con Nishinoya. Su una ventina di schiacciate, solo sei erano riuscite a fare punto dal loro lato e almeno due erano state le veloci di Hinata, mentre le altre appartenevano all'Asso.
La Karasuno, ora, aveva una difesa "nascosta nella manica" che avrebbe usato sicuramente a loro vantaggio.
L'allenamento proseguì come sempre fino a tardi, quando ancora comparve il professor Takeda.
«So che è un po' improvviso...» cominciò lui, lievemente imbarazzato. «Ma le superiori Oginishi ci hanno chiesto un'amichevole per domani e io ho accettato. Hanno insistito dopo avervi visto ai preliminari.»
«Un'amichevole?!» sorrise Chiyo, illuminandosi. Nella squadra femminile non capitava quasi mai, non erano così brave e nessuno chiedeva mai loro di giocare un'amichevole. Le uniche occasioni che aveva avuto per scontrarsi con qualcuno erano state le partite ufficiali, sempre troppo poche.
«Una vera partita amichevole?» continuò, esaltata, voltandosi d'istinto verso Tanaka, che annuì sorridendole quasi intenerito per quell'esplosione di gioia.
«Non dimenticate la frustazione e l'amarezza provate dopo la sconfitta della Seijo» intervenne Ukai. «Però, vedete anche di non affogare in quel senso di sconfitta. Superatelo alla svelta.»
«Sì!» risposero tutti, piedi di entusiasmo.

Erano le quattro e mezza quando la Oginishi arrivò alla Karasuno. I ragazzi erano tutti impegnati a sistemare il campo, in attesa della partita. Shimizu disponeva le sedie, insieme a Yachi, anche se quest'ultima si era fermata qualche minuto per parlare con Hinata. Tanaka e Nishinoya portavano a lato la lavagna col segnapunti e intanto sorridevano felici di poter vedere Shimizu più allegra del solito, merito della nuova arrivata.
Quelli della Onigishi salutarono educatamente e Daichi richiamò l'attenzione della sua squadra, per farli allineare.
«Saluto!» disse il capitano, una volta che si trovarono faccia a faccia con la squadra avversaria.
«Grazie a tutti!» dissero in coro.
Le due squadre cominciarono con il riscaldamento e fu già lì che iniziarono le prime domande e i primi stupori, quando gli avversari videro Chiyo prenderne parte.
I mormorii si fecero sempre più intensi, tanto che non riuscirono a restare discreti e arrivarono alla stessa Chiyo, che non parve prenderla bene.
Si accostò a un gruppo dei ragazzi della Oginishi, con gli occhi che parevano infuocati e questo li turbò.
«Ho le tette. La cosa vi disturba tanto?» ringhiò come cane rabbioso.
«Chiyo-chan che dici?!» la riprese Daichi, arrossendo violentemente.
Tanaka le si accostò, assumendo il suo sguardo intimidatorio. «Ehy! Non importunate il nostro colibrì!»
«Colibrì?» si domandò l'allenatore della Oginishi, che altrettanto incuriosito da quella presenza non aveva potuto far a meno di ascoltare.
«Voi due, smettetela e andate a cambiarvi che si comincia tra poco!» insistè Daichi.
«Vi faccio a fettine» continuò Chiyo.
«Vi polveriziamo» le fece eco Tanaka e per riuscire a riportarli indietro Daichi fu costretto a prenderli con la forza per il colletto e trascinarli via.
La Karasuno raggiunse le sedie dove erano piegate le magliette ufficiali con il numero e Chiyo tornò a illuminarsi quando Sugawara, sorridente, le porse la sua, bianca e nera per differenziare il suo ruolo, col numero 13.
«Ho un numero!» disse colma d'emozione.
«Certo che ne hai uno!» le sorrise Asahi e alzando lo sguardo Chiyo vide che anche gli altri suoi compagni la guardavano con lo stesso sorriso.
«Ora fai parte della squadra» ribadì Tanaka.
Chiyo si allungò ad afferrare la sua maglietta e la fissò a lungo con gli occhi lucidi.
«Perché non la metti?» la invitò Sugawara.
Chiyo sorrise ancora, prima di sfilarsi la maglietta che aveva addosso, restando con una cannottiera che si era messa in previsione del fatto che avrebbe dovuto cambiarsi lì, senza uno spogliatoio personale.
E si infilò quella col numero.
Era così emozionata che sarebbe potuta scoppiare a piangere da un momento all'altro.
«Ti sta bene!» annuì Daichi e lei brillò, chiedendogli: «Lo credi sul serio?»
«Devo ammetterlo» sospirò Nishinoya con falsa superiorità. «I panni del Libero ti donano.»
E Chiyo cominciò a volteggiare su se stessa, cercando di guardarsi da ogni angolazione, come una donna in un camerino intenta a provarsi un bellissimo vestito nuovo.
«Ma perchè la mia è bianca e la sua arancione?» chiese poi, guardando Nishinoya.
«Il secondo Libero della squadra deve indossare un colore diverso dal resto dei compagni, per differenziarsi, ma non solo: può far ricorso a un colore diverso anche dal primo Libero» cominciò a spiegare Daichi. «E visto che nella squadra femminile della Karasuno il Libero veste bianco, abbiamo pensato di prendere quella invece che fartene fare una su misura con il colore arancione.»
«Il bianco mi piace!» sorrise Chiyo, tornando a guardare il numero stampato sul fronte della sua maglietta. «È lo stesso colore che avevo prima.»
Ukai li interruppe, richiamandoli in cerchio intorno a sè e cominciò a parlare: «Chiyo-chan questa sarà la tua prima partita con noi, conosci le regole?»
E Chiyo annuì, prima di recitare scrupolosamente: «Il primo Libero e il secondo Libero sono come un'unica entità, perciò non possono stare insieme in campo, ma possono scambiarsi tra loro in qualsiasi momento e alternarsi negli scambi con gli altri giocatori, senza interrompere il gioco. Per il resto, le regole sono le stesse di sempre.»
«Esattamente!» annuì, prima di rivolgersi al resto della sua squadra. «È la prima partita con un'altra scuola dopo gli interscolastici. Non avete dimenticato quella frustrazione, vero?»
«No!» risposero in coro i ragazzi e Ukai sorrise, infervorato.
«Bene! Andate in campo e scatenate l'inferno!»
«Sì!» risposero ancora, prima di riunirsi in cerchio. «Karasuno, fight!» incitò Daichi, prima di correre ognuno ai propri posti.
La prima battuta toccò alla Karasuno e la fece Kageyama, che con potenza si prese il primo punto senza difficoltà. La sua battuta in salto restava una delle migliori, per il momento, che la squadra avesse nel repertorio.
Proseguirono nel giro di battute, ricezioni e schiacciate, carichi come se stessero affrontando una partita ufficiale.
L'Oginishi attaccò e Tanaka, insieme a Hinata, provarono a murarli. Lo schiacciatore avversario optò per un pallonetto, facendo passare la palla sopra le loro mani, ma dietro di loro comparve Chiyo che tuffandosi riuscì a salvarla e tenere il gioco ancora aperto.
Kageyama corse sopra di lei, accolse la palla e l'alzò a Asahi che sfondò il muro e fece punto.
«Che bomba Asahi-san!» stridulò Chiyo, guardandolo con ammirazione. Lui ridacchiò imbarazzato dal complimento, grattandosi la nuca, mentre Tanaka gli dava una pesante pacca sulla schiena. «Ben fatto, Asso!»
La partita continuò senza difficoltà, con la Karasuno altamente in vantaggio.
Ancora una schiacciata da parte della Oginishi che Daichi ricevette, salvandola ma deviandola e non riuscendo a indirizzarla all'alzatore. Chiyo corse rapidamente fin fuori dal campo, si tuffò e con un bagher riuscì a rispedirla dentro, urlando: «Ultimo tocco!»
La palla restò in gioco ancora un po', prima che Kageyama e Hinata riuscissero a combinare il loro attacco veloce e fare un altro punto.
"La Karasuno, i corvi che non volano" pensò l'allenatore della Oginishi, assistendo alla partita che li stava vedendo perdenti. "Non si può certo dire che sia ancora così. L'attacco del dieci e del nove è devastante e inarrestabile, mentre la difesa dei due Liberi sembra insfondabile. Non permettono di esultare fintanto che la palla non tocca veramente a terra, potrebbero salvarle in qualsiasi momento. La tredici, poi, è una vera rivelazione. Il piccolo corvo che vola alto... e il colibrì. A vederli, ingannerebbero chiunque. E l'effetto sorpresa permette di distogliere lo sguardo dal resto della squadra, che approfitta per colpire energicamente. Si stanno trasformando."
La partita finì già al secondo set, con la vittoria della Karasuno. Le due squadre si ringraziarono e infine si salutarono, lasciando i ragazzi di Ukai intenti a pulire e sistemare.
«Asahi-san!» gridò Chiyo, cominciando a saltargli intorno. «Che potenza! Che forza! Non sono riusciti a murarti neanche una volta! Facevi sempre bang bang! E i muri di Tsukishima erano sempre così precisi! Saltava al momento giusto tutte le volte! Hai visto le loro facce? Le hai viste? E Hinata ha volato altissimo grazie alle alzate spericolate di Kageyama-san! Incredibile! Incredibile!»
«Ehy, e di me non dici niente?» le si avvicinò Tanaka, indicandosi pieno di orgoglio. Chiyo gli saltò al collo, continuando ad agitarsi ed esultare: «Il migliore! Il migliore!»
«Quanta adrenalina» disse Sugawara, accostandosi a Daichi, che annuì.
«È stata la sua prima vera partita con noi, è emozionata» rispose il capitano.
«Quanto baccano che fa» lamentò Tsukishima, intento a sistemare.
«Chiyo-chan sei stata incredibile!» la raggiunse anche Nishinoya e lei si portò entrambe le mani al viso, urlando ancora più entusiasta: «Sul serio?»
«Certamente! Quasi quanto me! Anche se alla fine ne ho salvate più io, sei stata lo stesso in gamba» ridacchiò lui, inorgogliendosi.
Chiyo parve perdere lo spirito allegro in un istante, diventando improvvisamente seria e Nishinoya smise di ridere. Che il "quasi quanto me" l'avesse offesa? Cominciò a preoccuparsi, intimorito all'idea di una delle sue sfuriate incontrollabili, ma Chiyo lo sorprese quando gli cinse il collo e abbracciandolo piagnucolò: «Grazie Senpai, non sai quanto significhi per me!»
Nishinoya sobbalzò e cominciò ad agitarsi, rosso in volto, cercando di tirarsi indietro dalla sua presa ferrea, senza troppo successo.
«L'hai fatta piangere!» l'ammonì Tanaka, sconcertandosi per la reazione della ragazza.
«No... io...» cercò di balbettare Nishinoya, continuando a guardarsi attorno confuso, in cerca di una qualsiasi scappatoia. «Dai, adesso basta, Chiyo-chan. Va bene così» ridacchiò nervoso, cercando di spingerla via.
«No, fatti ringraziare ancora un altro po'» disse lei, artigliando la sua maglietta in modo che non potesse allontanarla.
«Basta! Basta! Tanaka aiutami!» continuò Nishinoya sempre più imbarazzato, ma l'amico non parve volergli essere d'appoggio e si limitò a guardarli ridendo sotto i baffi.
«Ehy, voi due! Piccioncini!» li punzecchiò Sugawara, mentre sghignazzava insieme a Asahi e questo portò Nishinoya al limite. Cominciò a dimenarsi, per svincolare alla sua presa e dopo molta fatica riuscì finalmente a scivolare via, rinunciando alla sua maglietta, ancora ben stretta tra le dita di Chiyo.
Poi, ormai a petto nudo, scappò via mentre la ragazza lo rincorreva urlando: «Fermo! Non ho ancora finito! Senpai! Non rifiutare il mio affetto e la mia gratitudine! Fermo!»



NDA.

Annuncio per i telespettatori: nel prossimo capitolo vedremo finalmente entrare in gioco anche i nostri cari giocatori di Tokyo. Quali saranno le reazioni di fronte a un topolino tanto rumoroso? Quali guai combinerà Chiyo? Quante volte Daichi dovrà sgridarla prima di poterla tenere al guinzaglio?
E ancora... cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Troveremo mai risposta al senso della vita?
(Quasi) tutte le risposte cominceranno ad arrivare nel prossimo capitolo che si intitolerà, allegramente: "Allerta meteo a Tokyo: uragano in arrivo!"
Correte ai ripari! :P

PS. Io e la mia incapacità nel disegno colpiamo ancora xD questa storia mi ispira fanart a non finire!
L'ho dovuta rimpicciolire per regolamento EFP, ma se volete vederla più grande cliccate QUI.
Enjoy!

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Capitolo 4
*** Allerta meteo a Tokyo: uragano in arrivo ***


Allerta meteo a Tokyo: uragano in arrivo


Il pulmino si fermò nel cortile esterno alla scuola dei Nekoma e i ragazzi scesero con entusiasmo. Tanaka e Nishinoya si guardarono attorno con meraviglia, trovando incredibile quel posto, anche se in realtà non c'era granchè niente di diverso da dove vivevano loro.
Nel momento in cui Shimizu e Yachi scesero, un ragazzo dalla bionda cresta, Yamamoto, della squadra Nekoma, lanciò un urlo quasi commosso e cominciò a piagnucolare: «Ragazze! Ora sono due! La bella ragazza e c'è anche la pucciosa!»
Tanaka si mise davanti alle due, allargando le braccia e con fare teatrale e la sua solita faccia da Buddha annunciò: «Ammira, Tora, la vera forma dei Karasuno.»
Daichi si accostò a Kuroo, il capitano della squadra dei Nekoma, anche lui lì a dar loro il benvenuto, e osservò con un certo imbarazzo i suoi che non perdevano occasione per rendersi ridicoli.
«Dì un po'... non vi manca qualcuno?» chiese Kuroo, notando come Hinata e Kageyama non fossero lì, ignorando la ridicola scenetta che stava avvenendo sotto i loro occhi. Alla fine era abituato alle stupidate di Yamamoto e se si fosse perso dietro a ciascuna di esse non ne sarebbe uscito sano mentalmente.
«Sì, ecco...» cominciò a balbettare Daichi, ma la sua spiegazione venne interrotta da un acuto urlo, proveniente dalla direzione del pulmino.
Daichi impallidì, riconoscendola e già temendo il peggio.
«Tanaka-san!!!» urlò Chiyo con tutto il fiato che aveva, mentre correva spedita verso il suo Senpai. Tanaka sussultò e fece appena in tempo a voltarsi, arretrando appena col busto, che si vide arrivare la scheggia infervorata addosso. L'impatto fu tale da scaraventare Tanaka a terra. Sopra di lui, sul suo petto, perfettamente indenne, rimase accucciata Chiyo a tenerlo per il colletto.
«Pietà, ti prego» mugolò lui, senza neanche chiedersi cosa l'avesse fatta arrabbiare tanto.
«Ce n'è ancora un'altra!» stridulò Yamamoto, sentendosi quasi svenire dalla felicità.
«Non trattare la Senpai e Yacchan come fossero di tua proprietà!» lo brontolò Chiyo, ignorando il resto delle persone intorno a sè, poi aggiunse: «E non mi hai svegliata! Avevi detto che mi svegliavi quando arrivavamo! Invece ti sei dimenticato di me! Sei ingiusto! Come puoi trattarmi così?» cominciò a piagnucolare, scuotendolo furiosamente. «E io che ti ho aiutato a studiare per venire qui a Tokyo! È così che mi ringrazi, eh?!»
«Pietà...» piagnucolò ancora Tanaka.
«C'è un folletto psicopatico» si lasciò sfuggire Kuroo, assistendo stralunato alla scena. Quella ragazzetta era così piccola, eppure era riuscita ad atterrare Tanaka e lo strapazzava come un uovo. Era inquietante.
«Chiyo-chan...» tentò di avvicinarsi Daichi, cercando di prendere in mano la situazione. Chiyo si voltò verso di lui e solo allora parve rendersi conto che lì intorno c'erano anche altre persone. La sua attenzione, inevitabilmente, venne catturata da Kuroo che troneggiava nei suoi quasi centonovanta centimetri di altezza.
Era perfino più alto di Asahi, forse anche più di Tsukishima, e questo bastava a renderlo eccezionale come una creatura mitologica.
Kuroo si sentì poco a suo agio, fissato in quel modo così sfacciato, e sottolineò mentalmente che, sì, era decisamente inquietante. Chiyo lasciò a terra Tanaka, ormai pallido in volto, e si avvicinò rapidamente a Kuroo, facendo risaltare quell'eccessiva differenza d'altezza. Eppure, nonostante fosse un vero e proprio folletto, l'aura che emetteva riusciva a intimidire perfino lui.
«Caspita, come sei alto!» osservò lei meravigliata e allungò una mano sopra la sua testa fino a raggiungere l'altezza di Kuroo, per figurarsi meglio quella loro differenza.
«Chiyo-chan!» la richiamò Daichi. «Non essere maleducata!»
«Ma che ho fatto questa volta?» brontolò lei, stufa di sentirsi riprendere per ogni cosa. A volte sembrava che ce l'avessero solo con lei, la sgridavano anche quando in realtà non faceva niente di male. Daichi l'affiancò rapidamente, le afferrò la testa e la costrinse a inchinarsi davanti a Kuroo. «Chiedi scusa, forza!» ringhiò.
«E perché?!» provò a dimenarsi lei, contrariata da quella costrizione.
«Obbedisci o chiamo Ukai-san!» minacciò allora Daichi.
Chiyo lanciò un urlo terrorizzato. «No, Ukai-san no!» e cominciò a inchinarsi ripetutamente, con tale enfasi che se sotto di lei ci fosse stato un chiodo in quel momento l'avrebbe piantato in un muro a testate.
«Chiedo scusa! Chiedo scusa! Non volevo dire che sei alto! Perdono!»
Daichi sospirò rassegnato e decise che andava bene così, l'importante era che avesse chiesto scusa. Chiyo non lo faceva per cattiveria, ma per ingenuità. Lei davvero non riusciva a rendersi conto di cosa ci fosse di sbagliato in ciò che aveva detto.
Kuroo non riuscì a non sghignazzare, divertito da quella bizzarra presenza.
«Sembra un cagnolino» commentò.
"Cagnolino?" pensò Chiyo, inclinando leggermente la testa di lato e cercando di immaginarsi in modalità cagnolino.
«Sì, ma tranquillo. È addestrata, non morde» disse Tanaka, rialzandosi in piedi, ma subito si irrigidì, pronto a ricevere un altro colpo. Di solito Chiyo reagiva male a certi tipi di provocazioni, le piaceva saltare da tutte le parte e menar pugni come un vero maschiaccio.
Invece niente arrivò quella volta, lasciandolo perplesso.
Chiyo rimase un attimo pensierosa, ancora con la testa chinata di lato.
"Un cagnolino..." continuò a pensare, poi un enorme sorriso divertito le si allargò in viso, uno di quei suoi soliti sorrisi solari, pieni di gioia e di vita.
«Chiyo-chan il cagnolino suona bene! Mi piace!» commentò, lasciando ancora una volta frastornato Kuroo.
«Oh, ehy!» si illuminò ancora la ragazza, alzandosi sulla punta dei piedi e cercando di far diminuire come possibile la loro differenza. «Com'è il mondo da lassù?» chiese con gli occhi che le brillavano.
«Il mondo... da qua?» chiese sconvolto Kuroo, inarcando un sopracciglio. Come poteva essere il mondo da là se non uguale a quello che vedeva lei?
«Sì! Com'è da lì? È diverso, vero? Mi piacerebbe vederlo! Posso salire sulle tue spalle?»
«Eh?!» si sconvolse Kuroo.
Ma chi diavolo era quell'uragano?
«Chiyo-chan!» urlò Daichi contro il suo orecchio con tale forza che per poco a Chiyo non venne un infarto.
"Ho sbagliato qualcosa!" si rese conto, anche se ancora una volta non riuscì ben a capire cosa avesse detto di male. Insomma, voleva solo vedere quale fosse la prospettiva da lì! Che c'era di male? Asahi glielo faceva fare sempre, senza troppe storie.
Ma Daichi era arrabbiato e se Daichi si arrabbiava avrebbe chiamato Ukai che le avrebbe impedito di giocare.
Perciò tornò a inchinarsi compulsivamente ripetendo come una mitraglietta: «Mi dispiace! Mi dispiace!»
Daichi sospirò di nuovo, ancora più rassegnato.
«Non ti sei nemmeno presentata» osservò, anche se era un pensiero rivolto più a se stesso che a lei.
«Che maleducata!» si rese conto Chiyo. «Chiyo Nakano, molto piacere! Ma tutti mi chiamano Chiyo-chan e a me piace, perciò chiamami pure Chiyo-chan!» sorrise di nuovo, illuminandosi. Era bizzarra tanto quanto travolgente, come un vero uragano li aveva investiti -Tanaka letteralmente- e con quel suo modo di fare non lasciava scampo a nessuno. Daichi era la prova di quanto lei fosse indomabile: l'aveva ripresa due volte nel giro di pochi minuti e sembrava già stremato e sul filo del rasoio, pronto a scattare ancora, come se si aspettasse tutto quello e forse anche di più. Ma poi, dopo essere passata, aver distrutto e sopraffatto, lasciava spazio a quel candido sorriso che era come un'alba dopo una notte di tempesta, con tanto di uccellini che cantano deliziosamente in sottofondo.
Kuroo ricambiò il suo sorriso, lasciando trapelare una vena di tenerezza nello sguardo, e si chinò a sua volta. «Tetsurou Kuroo, molto piacere Chiyo-chan.»
Chiyo osservò il suo viso, ora disteso e raddolcito, anche se parzialmente nascosto dal grande ciuffo scuro che gli ricadeva su un occhio. Anche il suo tono di voce era cambiato, trasmettendo dolcezza. Sembrava radioso e visto come aveva reagito fino a un attimo prima -e come biasimarlo?- non si era aspettata un tale cambiamento, nè una tale cortesia. La cosa la lasciò un attimo disorientata, assorta in quell'istante di meraviglia, e Daichi approfittò di quel momento di silenzio che finalmente era andato creandosi per tornare a parlare.
«Hinata e Kageyama non sono qui perché sono stati rimandati agli esami di fine trimestre...»
Ma Chiyo, nel sentir parlare dei suoi poveri compagni reduci di quella disavventura, tornò in sè e sghignazzante aggiunse alla spiegazione: «E perché hanno fatto volare il parrucchino del vice-preside».
Daichi sobbalzò, non aspettandosi quel colpo improvviso, e fulminandola le urlò di nuovo contro un rabbioso: «Chiyo-chan!»
"E tre... questa ragazzina è da record" pensò Kuroo.
«Che c'è?» chiese lei con innocenza e cominciò a ridere. «È la verità!»
«Devi dimenticare questa faccenda!» la rimbeccò lui, ma Chiyo ormai era partita a ridere a quel esilarante ricordo e non sembrava intenzionata a calmarsi.
«La parrucca poi è finita in testa a te tutte e due le volte» continuò lei piegandosi in avanti e tenendosi la pancia.
Daichi divenne paonazzo, tanto che sembrava che sarebbe esploso da un momento a un altro, e si voltò verso Tanaka, chiamandolo nel tentativo di un supporto, visto che lui di solito era in grado di gestirla, in qualche modo. Ma anche Tanaka era piegato in un angolo a sforzarsi per trattenere le risate e certo non era nelle condizioni di essere collaborativo.
«Stavi benissimo con quella Daichi-san!» continuò lei, ormai alle lacrime, piegandosi verso di lui e appendendosi alla sua maglia. «Sembravi il figlio del vice-preside!»
E a quell'affermazione Tanaka non si trattenne più e scoppiò a ridere con tale impeto che per poco non ebbe timore di sputare un polmone. Con le lacrime agli occhi, gridando come un ossesso, si inginocchiò, tenendosi la pancia. E Chiyo gli faceva eco. Ormai allo stremo, lei mollò la presa dalla maglia di Daichi, unica cosa che la teneva in piedi, e si lasciò cadere a terra, lamentando tra le risate: «Mi sta venendo il mal di pancia! Aiuto! Morirò qua!»
«Smettetela tutti e due immediatamente!» urlò Daichi con tutta la rabbia che aveva in corpo. Le pareti sembrarono tremare e Chiyo, terrorizzata, corse a nascondersi dietro la schiena di Tanaka.
Sbucò lentamente fuori solo quando Daichi ebbe smesso di urlare e borbottò contrariata: «Sì, però non ti incazzare.»
Il silenzio parve calare per cinque lunghi secondi, ancora sotto shock per la strigliata. Poi Kuroo, che nel frattempo si era fatto trascinare da quel moto di ilarità e faticava dal non sghignazzare, chiese a Daichi: «Era comoda?»
Tanaka e Chiyo si sarebbero messi di nuovo a urlare dal ridere, ma riuscirono a controllarsi un minimo, tappandosi la bocca con le mani e soffocandoci all'interno gli sghignazzi.
Daichi si voltò lentamente verso Kuroo, pallido in viso. «Non assecondarli. Ti prego. Non farlo.» mormorò supplichevole.
«Ehy, Chiyo-chan...» si illuminò improvvisamente Tanaka, come se si fosse appena ricordato di qualcosa: «A proposito, lo sai chi è lui?»
«Tetsurou Kuroo, l'ha detto appena cinque minuti fa! Diamine, Tanaka-san stai attento!» brontolò lei.
«Non intendevo questo!» ringhiò lui, indispettito dall'essere preso per scemo ancora una volta. «La vedi la tuta rossa e nera?»
Chiyo annuì.
«È il capitano dei Nekoma» spiegò lui, sghignazzando ancora, probabilmente già consapevole dell'effetto che la notizia avrebbe fatto su di lei.
Gli occhi di Chiyo si spalancarono di fronte a quella rivelazione e colta da un improvviso furore puntò il dito contro Kuroo, facendolo di nuovo sussultare stralunato.
«Il capo-gatto!» urlò lei, indignata. «Presto Tanaka-san! Proteggi la Senpai dai gatti cattivi!» disse poi spintonandolo verso Shimizu, che già si era incamminata verso l'interno della palestra.
«Era quello che cercavo di fare prima che tu mi assalissi!» ringhiò lui.
«Non è vero, tu la stavi offrendo su un piatto d'argento!» rispose lei a tono.
«Mai!»
«Bugiardo! Ah! Ho capito! Sei un traditore! Una spia dei gatti! Spia!» gli puntò il dito contro, guardandolo indignata.
«Hanno ricominciato a litigare» piagnucolò Daichi.
Kuroo non potè fare a meno di scoppiare a ridere: tutta quella situazione era ridicola tanto da sfiorare la demenzialità. Quella ragazzina sembrava uscita da un cartone animato, ma dove erano andati a pescarla?
«Asahi» chiamò Daichi, voltandosi e guardandolo supplichevole. Dietro di lui non solo Asahi, ma anche Tsukishima e Yamaguchi erano leggermente chini, impegnati a sghignazzare.
Asahi interruppe il suo moto d'ilarità, capendo le richieste del capitano, e si avvicinò ai due litiganti, chinandosi poi per arrivare all'altezza di Chiyo.
«Ehy, Chiyo-chan» chiamò, attirando la sua attenzione. «Gli altri ci aspettano in palestra, ti porto sulle mie spalle? Ti va?»
Lo sguardo di Chiyo si illuminò come poche volte aveva fatto e annuì vigorosamente. Asahi si mise di schiena, inginocchiato per permetterle di arrampicarsi e salire sulle sue spalle. Quando si rialzò Chiyo alzò le braccia al cielo, esultando come una bambina su una giostra.
«Corri come il vento, Bullseye!» ordinò, puntando il dito verso l'entrata della palestra e cominciando a scalciare come se stesse realmente cavalcando. E il povero Asahi, con aria rassegnata e sottomessa, obbedì, incamminandosi lentamente mentre la ragazza sulle sue spalle si agitava animatamente.
Daichi sghignazzò, guardando i due allontanarsi, prima di seguire il loro esempio e incamminarsi verso la palestra insieme al capitano della Nekoma.
«Le piace da impazzire stare sulle spalle delle persone» osservò Kuroo. «Quanti anni ha? Dieci?»
E Daichi trattenne ancora una volta una risata, prima di dire: «Ringrazia che è già lontana, altrimenti ti avrebbe preso a pugni.»
«Eh? E perché?»
«È del secondo anno. Sedici anni di pura energia.»
«Sul serio?!» strabuzzò gli occhi Kuroo.
«Lo so, non è solo l'altezza a confondere. Ha un carattere... come dire... particolare. Non a caso va molto d'accordo con Hinata» sospirò Daichi.
«Vi siete trovati una simpatica mascotte» sghignazzò Kuroo.
«È piena di sorpese» disse Daichi, risultando più serio di quanto Kuroo si fosse potuto aspettare. Una piccola scintilla era brillata nei suoi occhi nell'istante in cui aveva fatto quella confessione e per uno come Kuroo, che osservava e studiava ogni cosa, non era cosa che poteva passare inosservata.
«Chiyo-chan! Ti sentivo far confusione da qui!» gridò Ukai, raggiungendo Asahi e Chiyo. «Si può sapere che avevi da starnazzare?!»
Chiyo si accucciò dietro la nuca di Asahi, cercando di nascondersi come poteva, poi puntò il dito verso Kuroo spiegando: «C'era un gatto cattivo altissimo! E Tanaka-san voleva vendergli la Senpai e Yacchan!»
La risposta fu di una tale assurdità che Ukai non trovò di che rispondere, mentre il resto del gruppo faticò a trattenere le risate.
"Certo, è strana, ma non si può dire che non metti allegria" osservò Kuroo, raggiungendo il suo gruppo ancora sghignazzante. Era stato un incontro/scontro davvero bizzarro, ma forse proprio per questo non l'avrebbe dimenticato tanto facilmente.
Chissà che ruolo aveva lei, per la squadra.
Che fosse davvero la mascotte?



NDA.

Eeeeed eccoci di nuovo qui. Beh, io l'avevo detto che stava arrivando un uragano a Tokyo, non è colpa mia se non vi siete messi ai ripari u_u
Comunque... entra Kurooooooo!!!!!!
Allora, Kuroo, dicci... come ti è sembrata questa prima impressione?
"Ribadisco l'idea del folletto psicopatico"
Poveretta, non l'hai neanche voluta prendere sulle spalle.
"Scherzi?! 
È inquietante!"
Nah, imparerai ad amarla... ma dov'è Bokuto?!?!?!?!
Bokuto non c'è, è andato via, Bokuto non è più cosa mia...
Attivo il richiamo: EHY EHY EHY!
*Da in fondo alla sala si alza una voce * EHY EHY EHY!
Eccolo u_u
Scherzi a parte (oggi sono particolarmente scema, sarà che ho finito gli esami della sessione estiva e sono allegra). Bokuto arriverà nel prossimo capitolo! A Kuroo resterà il trauma per qualche tempo, come reagirà invece il nostro gufetto preferito? Cosa gli combinerà Chiyo? O cosa gli combinerà Bokuto a lei, visto che in quanto a demenzialità il capitano della Fukurodani non ha niente da invidiarle?
Tutto nel prossimo capitolo che prenderà titolo: "Folletto o colibrì, è pur sempre una piccoletta invasata" (sì, mi piacciono i titoli lunghi e pregnanti)
Un saluto a tutti a casa! Mi raccomando votatemi e non fatemi uscire dalla casa del Grande Bro-tello (ho detto Bro-tello, non bordello eheh sporcaccioni!), e un ringraziamento super speciale e tutte (ma proprio tutte!) le fantastiche ragazze che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite e soprattutto a chi ha voluto lasciarmi un pensieruccio e un parere.
Cià cià!

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

PS. Dimenticavo: per chi non lo sapesse (in quel caso vergognatevi e andate a chiudervi in un angolo a piangere la vostra miserabile vita) Bullseye è il cavallo di Woody, di Toy Story <3

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Capitolo 5
*** Folletto o colibrì, è pur sempre una piccoletta invasata ***


Folletto o colibrì, è pur sempre una piccoletta invasata


«Bene, allora...» disse Ukai. «Essendo partite d'allenamento farò molti scambi, così da provare ogni tipo di combinazione. Un discorso particolare va a Nishinoya e Chiyo: nella precedente partita con l'Oginishi, nonchè la vostra prima partita con il doppio Libero, vi ho fatti giocare entrambi con gli scambi alternati. Questa volta faremo diversamente. Essendo singoli set, ed essendo di allentamento, preferisco mettervi in campo uno alla volta, per tutta la durata del set, così che possiate gestire al meglio la partita. Per il momento inizierà Nishinoya, Chiyo-chan entrerai più tardi.»
«Eh?» lamentò la ragazza. «Tanta strada per venire fin qui e mi tocca pure stare in panchina?»
Era la prima volta da quando andava alle medie che la costringevano alla panchina, non era abituata e la cosa la rammaricava. Anche perchè quella era per lei un'esperienza completamente nuova e odiava doverla sprecare.
Ukai non le rispose nemmeno, ma si limitò a lanciarle un'occhiataccia come poche. Questo bastò a far capire a Chiyo il suo errore e intimorita balbettò: «Ottima scelta!»
«Andate pure, ora» concesse Ukai.
«Riscaldamento!» ordinò Daichi. «Poi cominceremo contro la Ubugawa. Kuroo ha detto che chi perde farà il giro del campo con dei tuffi per penalità.»
«Io sono brava a fare i tuffi!» disse Chiyo con un sorriso.
«Non è quello a cui dobbiamo puntare!» la rimbeccò Tanaka.
«L'ho capito!» brontolò lei, urlandogli contro allo stesso modo.
«Non ricominciate!» intervenne Daichi.
«Ukai...» cominciò a parlare Takeda, vicino al coach, mentre guardava i suoi ragazzi che iniziavano il riscaldamento. «Hai detto che Chiyo è il tuo asso nella manica.»
«Sì, è esatto. Certo non si aspettano che una ragazza in campo possa dar loro tanto filo da torcere, per questo non la farò entrare subito ma solo quando sentirò che ce ne sarà bisogno. Darà un po' di scompiglio.»
«Ma non credi che se la vedessero riscaldarsi sospetterebbero qualcosa?»
«Certo, si farebbero delle domande. Ma penso che nessuno si aspetti una tale forza, sopattutto dopo la confusione di poco prima, quando è arrivata.»
«Ma una volta svelata... non sarebbe più l'asso nella manica»
E Ukai sorrise: «Certo che lo sarebbe! Con le sue capacità lo è eccome. Voglio solo creare un po' di effetto sorpresa.»
«Ho capito... hai solo voglia di scompigliare la vita a Nekomata e dimostrargli che anche tu sai avere sorprese.»
«Non è vero!» brontolò Ukai, sentendo svelato il suo piccolo segreto. Era molto orgoglioso e se c'era una cosa che lo riempiva di soddisfazione era vedere la faccia sorpresa e preoccupata di quel vecchio, di fronte alle sue capacità.
Takeda sospirò, negando con la testa. «Quindi sospetto che la farai entrare contro i Nekoma» disse però divertito.
«La farò entrare quando sentirò che ci sarà bisogno!» incrociò le braccia al petto Ukai, ancora più infastidito dal fatto che quella sua debolezza fosse venuta a galla.
«Guarda...» indicò Takeda. «Hai già tutti gli occhi puntati sulla tua squadra.»
«Ridono nel vedere Chiyo... spero che lei non se ne accorga» sghignazzò Ukai, pensando a quanto si sarebbe potuta arrabbiare. Se c'era una sola cosa al mondo in grado di mandare completamente fuori di testa Chiyo era il non essere presa sul serio. Detestava chi partendo da pregiudizi la trattava con superiorità e di solito rispondeva a suon di pugni. Era piccola, ma potente. Lo scontro verbale che aveva avuto con i giocatori dell'Onigishi, per quello stesso motivo, ne era stata la prova.
La Karasuno, come anticipato, ebbe la sua prima partita con l'Ubugawa, in cui, inesorabilmente, persero. La schiacciata del loro Asso era pontentissima e nonostante la velocità di Nishinoya poche volte riusciva a raggiungerla a contrastarla.
La seconda la giocarono con la Shinzen e anche contro di loro ebbero non poche difficoltà.
Chiyo restò tutto il tempo a guardare dalla panchina con gli occhi stralunati, entusiasta, e non smise un attimo di agitarsi e urlare ai suoi compagni incoraggiamenti. In tutta la palestra, era quella che si sentiva di più.
Poi fu il turno della Fukurodani, il cui Asso vantava di essere entrato nella top five dei migliori Assi del Giappone.
«Top five?!» chiese Chiyo con i lucciconi agli occhi, mentre Ukai spiegava. Puntò poi gli occhi al ragazzo dai capelli sollevati per aria, schizzati come se avesse preso la corrente. Aveva una faccia da scemo, pensava, ma era uno dei migliori cinque e questo bastava ad andare oltre ogni tipo di pregiudizio.
«Coach!» cominciò Chiyo, determinata e entusiasta.
«No» rispose lui, secco.
«Ma non ho ancora detto niente!» brontolò lei.
«So già cosa vuoi chiedermi.»
«Ma perché no?!» piagnucolò, avvicinandosi al viso di Ukai, come se avesse voluto far vedere meglio la delusione nei suoi occhi. «Hanno giocato almeno due partite e io sono ancora qui! Ho aspettato abbastanza! Non crede?!»
«No.»
«Eddai!» si lanciò letteralmente ai piedi del coach, tirandolo per la maglietta.
«Lasciami! Chiyo-chan!» brontolò lui, rendendosi conto che stavano attirando l'attenzione di tutta la palestra con quel baccano.
«Per favore!» insistè lei e lui, ormai al limite, gridò «E va bene!»
«Sì evviva!» esultò lei, saltando in piedi, mentre Ukai dava disposizioni per cambiare Nishinoya.
«Oh! Entra Chiyo-chan!» si illuminò Tanaka, vedendola posizionarsi a bordo campo, pronta a dare il cambio a Nishinoya.
«Eh?! Una ragazza?» chiese Bokuto.
Il resto della palestra, pian piano, smise per un istante di giocare, voltandosi a guardare il gioco della Karasuno. Stavano davvero facendo entrare in campo una ragazza? Perché?
"La fanno giocare?" si chiese Kuroo, sollevandosi dalla sua posizione china e puntando su di lei gli occhi. Sul serio era una giocatrice? Così piccola, poteva davvero competere in una squadra maschile?
Certo, se il coach l'aveva tenuta in panchina fino a quel momento, forse era solo perché non poteva effettivamente competere. Ma perché prendersi la briga di allenare una ragazza che non meritava di stare in campo?
Nell'istante in cui Chiyo varcò la linea del campo, ci fu la sensazione che l'aria si scaldasse. Lo sguardo dell'intera squadra Karasuno parve cambiare. Fino a quel momento erano risultati stanchi, un po' afflitti e arrabbiati per le due partite perse, ma nel momento in cui lei aveva messo piede in campo qualcosa era cambiato nei loro occhi.
Era come se dicessero "adesso ve la facciamo vedere!"
Kuroo tornò a guardare Chiyo ed ebbe una sorpresa: anche lei sembrava cambiata. Non c'era più la ragazzina capricciosa e rumorosa che era stata fino a quel momento. Emanava una strana aura e sul suo volto non c'era traccia della giovialità mostrata fino a quel momento. Sembrava improvvisamente più grande, molto più grande.
Sembrava quasi... un gigante.
Chiyo alzò un dito e lo puntò verso Bokuto.
"Lo sta sfidando!" si rese conto, restandone sconvolto.
"Ma chi è quella ragazza?"
Bokuto non parve scomporsi alla provocazione, continuando a guardarsi attorno stranito, aspettandosi che qualcuno dicesse: "ehy, c'è stato un errore!".
Non capiva che qualcosa non quadrava.
Era il solito stupido.
L'arbitro fischiò l'inizio e la Fukurodani battè. La palla sembrò troppo alta, ma era veloce, diretta.
"È fuori!" pensò Chiyo lanciando un rapido sguardo dietro di sè.
"No, non lo è!" si chinò rapidamente e fece due rapidi balzi indietro, con una potenza che mai nessuno si sarebbe aspettato. Si fermò sulla linea e rapidamente accolse la palla con un bagher.
Se l'avesse lasciata andare, sarebbe caduta sulla riga, segnando il punto.
«Sugawara!» chiamò, facendo arrivare a lui la palla. Sugawara l'alzò a Tanaka che tentò una schiacciata, ma si trovò davanti un muro apparentemente insuperabile. Tentò lo stesso con forza. Non riuscì a sfondarlo e la palla cadde con rapidità all'interno del suo campo, ma non toccò terra.
Chiyo aveva cominciato a correre verso di lui già molto prima, prevedendo forse quel risultato, e si era tuffata appena in tempo per salvarla.
«Buona!» urlò, spostandosi per far entrare di nuovo Sugawara, che l'alzò a Asahi, dietro di sè.
Asahi non esitò, schiacciò con forza e fece punto alla squadra della Fukurodani, stupita di fronte a quel piccolo insettino che si muoveva con rapidità rasoterra.
«Asahi-san!!!» gridò Chiyo saltando al collo del ragazzo. «Eccezionale! Magnifico!» disse in un ritorno della vecchia Chiyo.
Daichi andò a fondo campo e si preparò a battere.
Chiyo tornò al suo posto e all'improvviso tornò ad avere lo stesso sguardo infuocato di poco prima, abbandonando ancora una volta l'allegra e rumorosa ragazzina.
Tornò a puntare gli occhi su Bokuto: ancora non aveva visto la sua schiacciata. La schiacciata del quinto miglior Asso del Giappone.
La voleva vedere!
Doveva riceverla!
Daichi battè, la Fukurodani la ricevette senza troppe difficoltà e la passò all'alzatore.
"Ci siamo!" pensò Chiyo, abbassando il baricentro e facendo più leva sulle gambe, pronta a scattare.
"Avanti, Asso! Fammi vedere di cosa sei capace!" pensò e un sorriso compiaciuto le dipinse il volto.
Faceva quasi paura.
La palla venne alzata a Bokuto, che saltò, pronto a schiacciare. Tsukishima e Sugawara tentarono di murarlo e Chiyo non tolse gli occhi dalla palla. Doveva intercettarla.
Bokuto schiacciò con tutta la forza che aveva contro il muro e Chiyo si mosse leggermente verso le loro spalle, pronta ad accoglierla nel caso fosse passata, ma la palla non l'affrontò mai e deviò subito verso sinistra, trasformandosi in una diagonale.
Chiyo spalancò gli occhi nell'istante in cui lo vide e scattò, trattenendo il fiato.
Tutti gli spettatori di quell'assurdità poterono udire il battito d'ali del colibrì.
Chiyo saltò, quando ormai la palla era quasi a terra e allungò il braccio.
La toccò con le nocche, riuscendo solo a scaraventarla verso Ukai che fu costretto a saltare via per evitare di riceverla in pieno viso.
Il punto andò alla Fukurodani, ma una cosa era evidente: se Chiyo non fosse stata colta di sopresa ma l'avesse prevista con qualche secondo d'anticipo sarebbe stata in grado di salvarla.
«È... è velocissima...» balbettò Inuoka, intento ad asciugarsi il sudore dopo aver concluso uno dei loro set.
«È incredibile! L'hai vista?» chiese Yaku, raggiungendo lui e Kuroo, al suo fianco.
«Avevo sentito qualcosa del genere» parlò Nekomata. «I corvi hanno un colibrì nella loro nuova squadra, erano queste le voci. Avevo pensato si trattasse di qualche nuovo giocatore, ma non mi sarei aspettato... una giocatrice.» sogghignò, in qualche modo compiaciuto. Ukai aveva sfoderato una nuova arma e la cosa lo stuzzicava.
"Il colibrì" pensò Kuroo, con ancora gli occhi spalancati ad osservare la ragazza che si rialzava da terra. Aveva lo sguardo fisso davanti a sè, nel punto in cui aveva scaraventato la palla nel suo tentativo di recuperarla. Gli occhi ancora assorti, concentrati, un'espressione che non sembrava la sua, visto come si era presentata a lui. Sembrava impossibile credere che fosse la stessa ragazza di pochi minuti prima.
Ma fu lei stessa a sciogliere quel suo primitivo dubbio, nell'istante in cui tornò a essere sorridente. Lo sguardo si illuminò improvvisamente, le labbra si allargarono in un enorme sorriso e Chiyo scattò verso la rete, quasi aggrappandocisi, urlando:
«Eccezionale!!!»
Bokuto, dall'altro lato, saltò via spaventato, non aspettandosi un simile attacco "alle spalle".
«È stato... Powaaaaaa!» urlò saltellando sul posto. «Sei incredibile! Fortissimo! Che forza! E che controllo della palla! Come hai fatto?! Ora capisco perché sei nei primi cinque! Assolutamente powissimo! Fantastico!» continuò a sproloquiare, emozionata, sotto lo sguardo divertito e quasi rassegnato dei suoi compagni. Era ovvio che loro sapevano con cosa avessero a che fare.
Bokuto, dall'altro lato, intanto si era gonfiato tutto e sogghignava per tutti quei complimenti.
«Sono il migliore!» disse, trascinato dall'entusiasmo della ragazza. «Hai sentito, Akaashi?» si voltò verso il compagno, ridendo pieno di sè. «Ha detto che sono incredibile e fantastico! La piccoletta se ne intende.»
«Chiyo-chan, non dovresti esultare per i punti degli avversari» sghignazzò Daichi, dietro di lei.
«Ah!» sembrò riprendersi lei, poi si inchinò. «Scusate, non sono riuscita a prenderla!»
«Non preoccuparti, riuscirai la prossima volta» cercò di rincuorarla Tanaka, anche se sapeva che non ce n'era bisogno.
«Bokuto-san! Bokuto-san!» chiamò lei, tornando alla rete. «Ti prego, fallo ancora! Di nuovo! Di nuovo! Questa volta la prendo, te lo prometto!»
«Eh?! Ma io non voglio che la prendi...» disse ingenuamente Bokuto.
«La prendo!» annuì lei, sorridente.
«No, non devi.»
«La prendo!»
«E invece non la prenderai!»
«Sì, invece!» ringhiò lei.
«Chiyo-chan!» la richiamò Asahi e lei parve rinvenire ancora una volta.
«Sì! In posizione!» si ricordò, saltellando con allegria fino alla suo posto.
«Di nuovo!» disse, prima di tornare ad avere lo stesso sguardo infuocato di poco prima.
Il gioco riprese, ma era ovvio che qualcosa era cambiato. Certo, la Karasuno ancora non riusciva a elevarsi al livello della Fukurodani, ma le ricezioni di Chiyo permettevano loro di star dietro al punteggio e farli sentire un po' col fiato sul collo.
Bokuto fece tante altre delle sue schiacciate e molte andarono a segno, usando principalmente l'inganno per impedire a Chiyo di capire se avesse dovuto correre a salvare una diagonale o una parallela.Partendo in ritardo, spesso le palle le sfuggivano, ma molte altre volte era in qualche modo riuscita lo stesso a salvarle.
Il set era finito con una vittoria venticinque a venti per la Fukurodani e il secondo set, contro la Shizen, era ormai a metà. Kuroo lanciò un altro sguardo nella loro direzione, come facevano molti altri quando avevano qualche secondo di tempo, decisamente troppo incuriositi dalla ragazza-colibrì.
"È stanca" osservò, vedendo le goccioline di sudore colarle giù dal viso e il fiato ansante che le faceva muovere le spalle ritmicamente. Era comprensibile, in fondo era una ragazza e inoltre non aveva smesso un solo istante di correre. Tendeva a inseguire tutte le palle, anche quelle sicure, forse solo per assicurarsi di essere pronta a intervenire in caso di necessità, ma erano comunque sforzi inutili la maggior parte delle volte.
Non era sicuramente una buona scelta, visto come si era stancata rapidamente.
«Senti, Kuroo...» chiese Inuoka accostandosi di nuovo a lui. «Come fa a essere così veloce, secondo te? Credi sia per la statura? Somiglia un po' a Hinata.»
«Probabilmente hai ragione, ma credo ci sia anche un po' di strategia.»
«Eh?» chiese Inuoka.
«Guarda i suoi movimenti, quando scatta» indicò, appena in tempo per vederla rincorrere una palla toccata da Tanaka ma che era stata deviata.
«Abbassa il bacino e si allunga leggermente in avanti, aumentando così l'aereodinamicità. Inoltre fa passi brevi, ma veloci, così ha maggior controllo e può cambiare direzione in qualunque momento. Questo dà "l'effetto colibrì". Il fatto che sia piccola l'aiuta molto, inoltre può permettersi di restare così bassa perché lei deve solo ricevere, mentre un attaccante non potrebbe, visto che poi deve subito saltare e ci vorrebbe più sforzo nel rialzarsi. Poi, sicuramente ci sono dietro anni di allenamento.»
"Però questo la stanca molto..." pensò in aggiunta a quanto detto, ma questo lo tenne per sè.
«Non distraetevi!» li rimbeccò Nekomata, riportandoli alla loro partita.
Improvvisamente la porta della palestra si spalancò e una ragazza bionda fece il suo ingresso, esclamando: «Non hanno ancora finito!»
«Sorellona!» si illuminò Nishinoya, nel vederla.
«È tua sorella?» gli chiese Asahi, ma lui negò: «È la sorella di Tanaka.»
«La sorella di Tanaka-Senpai!» si illuminò Chiyo, agitandosi appena, come se avesse visto una diva del cinema. Alle sue spalle, arrivarono sudati e trafelati Hinata e Kageyama. Avevano fatto i compiti di recupero in mattinata ed erano scappati via, verso Tokyo, insieme a Saeko che essendo più grande aveva patente e macchina.
«Felice di vedervi tutti interi!» disse Tanaka.
«Hinata-san!» gridò Chiyo entusiasta, correndogli incontro. Hinata si illuminò e rispose al grido con un altrettanto entusiasta: «Chiyo-chan!»
I due si afferrarono per le mani e si guardarono negli occhi, emozionati.
«Non vi vedete solo da qualche ora, quanto la fate lunga» brontolò Kageyama.
«Ci sono i gatti cattivi!» disse Chiyo. «E abbiamo giocato contro testa a gufo!» indicò Bokuto. «Bokuto-san ha una schiacciata potentissima! Anche migliore della tua!»
«Che?!» la notizia non parve renderlo felice e distrusse tutto l'entusiasmo che era nato da quel "ritrovamento".
«Sì! Fa Powa e Super Powa! È uno dei cinque Assi migliori della nazione, lo sai?»
«I cinque migliori?» chiese curioso Hinata, riprendendosi da quella piccola frustrazione che Chiyo gli aveva appena dato.
«Andatevi a scaldare» disse Ukai, raggiungendoli, prima di voltarsi nuovamente verso il campo, ora con occhi infuocati.
«Ora siamo al completo» sogghignò.

La Karasuno vinse, quella sera, il loro primo match della giornata contro la Shinzen, potenziati dalle ricezioni di Chiyo e dagli attacchi di Hinata.
Erano stremati quando finirono di sistemare la ultime cose, prima di andarsene dalla palestra. Chiyo, tra tutti, era quella che più si sentiva esausta. Conclusa la partita si era accasciata in un angolo, bofonchiando qualcosa di incomprensibile e lì si era addormentata.
Daichi, finito di pulire, aiutato da Tanaka e Asahi, se l'era caricata sulla schiena, senza svegliarla, tenendo la sua testa morbidamente appoggiata alla spalla e le braccia penzoloni.
«Certo, ci avete sorpreso oggi» disse Kuroo, raggiungendolo e osservando la ragazza appisolata sulla sua spalla. «Dovevo prenderti sul serio quando mi hai detto che è piena di sorprese.»
«Sì, avresti dovuto» sorrise Daichi con orgoglio.
«Nonostante tutto l'avete comunque fatta giocare poco» constatò, cominciando a incamminarsi verso la mensa vicino al capitano del Karasuno.
«Pensiamo che non sia ancora pronta al campo, a volte tende a essere... un po' distratta» rispose Daichi e l'imbarazzo prese possesso della sua espressione.
Kuroo lo guardò interrogativo, mentre Daichi sospirando spiegò: «Più di una volta, nel tuffarsi verso una palla, ha centrato qualcuno di noi con un pugno di troppo.»
Kuroo scoppiò a ridere, immaginandosi la scena, ma nonostante la sua voce squillante, Chiyo non sembrò smuoversi minimamente. Aveva il sonno pesante.
«Immagino ora la porterai a dormire, non mi sembra nelle condizioni di mangiare.»
«Non sottovalutarla» sghignazzò Daichi. In quel momento Hinata uscì dalla mensa, poco più avanti, con un onigiri stretto in mano e corse verso di loro.
Raggiunse Daichi e cominciò a sventolare l'onigiri sotto il naso di Chiyo, che tirò un paio di sniffate, mentre ancora era assorta nel sonno.
Aprì un occhio, rintontita, guardò il bocconcino di riso davanti a sè e si sporse in avanti afferrandolo tra i denti.
«Cos'è? Un segugio?» rise ancora Kuroo.
«Chiyo-chan, sveglia! Di là è pieno di cose da mangiare!» disse Hinata con gli occhi che gli brillavano.
Bofonchiando, Chiyo si lasciò scivolare giù dalla schiena di Daichi e barcollando, con ancora l'onigiri in bocca, seguì Hinata verso la mensa.
Una volta seduta con i suoi piatti davanti la ragazza sembrò rianimarsi e tornò a essere lo stesso uragano del solito. Mangiava con ingordigia, famelica, neanche sembrava una ragazza in certe occasioni.
«Hai fame, oggi, Chiyo-chan!» constatò Asahi, seduto di fronte a lei.
«Colpa vostra! Mi avete fatto giocare fino allo sfinimento!» lamentò lei, sospirando.
«Hai voluto tu giocare!» la rimbeccò Tanaka, al suo fianco e questo la fece ridere. Sapeva benissimo che era stata lei a insistere e doveva solo a se stessa le colpe, ma si divertiva in certi comportamenti.
«Oggi mi hai rubato i riflettori» sospirò Nishinoya, anche se non sembrava veramente dispiaciuto. Voleva bene a Chiyo e sotto sotto gli faceva piacere vederla felice di poter stare un po' in campo. E poi, alla fine, aveva comunque giocato molte più partite lui.
«Non puoi sempre stare solo tu al centro dell'attenzione, concedi un po' di gloria anche a me.»
«Belli erano i tempi in cui l'unico Libero ero io» sospirò ancora Nishinoya e Chiyo si imbronciò, raggomitolandosi e cominciando a giocherellare col cibo nel piatto.
La cosa strappò una risata a tutti i suoi compagni, divertiti dalla sua espressione da cucciolo.
«Tranquilla Chiyo-chan, al massimo mandiamo Noya nella squadra femminile, così potrà riavere il posto» disse Tanaka, accostandosi a lei ghignante.
«Eh?! Vuoi mandarmi via?» stridulò Nishinoya.
«Lei mi chiama Senpai» spiegò Tanaka e Chiyo si illuminò e si affrettò ad annuire: «Tanaka-Senpai! Tanaka-Senpai!»
«Lo fai solo per te stesso!» ruggì Nishinoya.
«Chiamami Senpai e allora forse ti teniamo» disse Tanaka.
«Giammai!» gridò Nishinoya, saltando sul tavolo e puntando contro Tanaka le bacchette. Tanaka fece altrettanto, saltando e rispondendo repentino alla provocazione. Ma il movimento brusco fece saltare il vassoio di Chiyo, vicino a lui, che le si rovesciò in parte addosso, sporcandola.
Lo sguardo di Chiyo si fece di fuoco, mentre si alzava lentamente in piedi. I pugni serrati e lo sguardo affilato puntato al ragazzo in piedi sulla sedia vicino a lei.
«Tanaka-san» ringhiò con voce bassa, a denti stretti.
«No, pietà!» urlò Tanaka saltando sul tavolo e fuggendo via, dopo essere sceso dall'altro lato. Chiyo lo seguì, facendo lo stesso percorso, saltando come un gatto sul tavolo e poi dall'altro lato.
«Noya! Fermala!» urlò Daichi, alzandosi di colpo, e Nishinoya si lanciò verso di lei a braccia aperte, cercando di afferrarla. La mancò e atterrò di pancia a terra, mentre i due scappavano fuori dalla mensa.
«Ti faccio ricrescere i capelli, Senpai!» urlò Chiyo minacciosa, correndo nel corridoio, inseguendo il ragazzo ormai in fuga.
Neanche dieci minuti dopo sia Chiyo che Tanaka erano di nuovo dentro, inchinati di fronte a tutti, con i coach delle altre squadre davanti. Ukai li teneva ben fermi per la testa, costringendoli a quella posizione: la rabbia e l'irritazione gliela si poteva leggere nei muscoli tesi e le dita ben serrate sulla loro testa, come se avese voluto stritolarli.
«Chiediamo scusa per il nostro comportamento» recitarono in coro.
«Ora finite di mangiare in silenzio e poi dritti a letto! Se sento ancora volare una mosca giuro che domani la palestra non la vedete nemmeno!» minacciò Ukai, lasciandoli andare. I due, silenziosi, e sempre rispettosi, tornarono ai propri posti, rigidi come soldatini. Dentro di loro, risuonava imperativo l'ordine "Stai buono! Stai buono! Stai buono!"
La fragorosa risata di Bokuto apparve alle loro spalle e una pesante mano andò a colpire Chiyo sulla schiena.
«Ehy ehy ehy, piccoletta! Che teppistella che sei!»
«Bokuto-san!» si illuminò Chiyo nel vederlo. Aveva maturato una profonda ammirazione e rispetto per lui, dopo aver visto di cos'era capace. Chiyo ebbe un brivido lungo la schiena e voltandosi trovò gli occhi severi e già incazzati di Ukai puntati su di sè. Tanaka le si avvicinò con uno "sh!" di rimprovero e lei si portò le mani alla bocca. Poi, togliendosele un attimo, sussurrò, ripetendo: «Bokuto-san!»
«Sai, spero di scontrarmi di nuovo con te domani. È stato divertente, soprattutto perché non riuscivi a prenderle e vincevo sempre io» sghignazzò Bokuto.
Chiyo si imbronciò e fece appello a tutte le sue forze per evitare di urlargli contro quanto in realtà fosse stata capace. Doveva stare in silenzio o Ukai non le avrebbe permesso di giocare l'indomani.
Ma non poteva accettare quella provocazione così in silenzio.
Perciò fece l'unica cosa che considerò di poter fare: una furiosa e sentita linguaccia.
Questo lasciò indignato Bokuto, che cominciò a brontolare offeso con una serie di: «Come ti permetti? Nanerottola!»
Ukai lanciò un'altra occhiataccia scocciata in direzione di Chiyo, sentendo il baccano che proveniva da quella zona, ma non potè dire niente perché effettivamente lei era silenziosa che mangiava.
Sospirando, tornò al suo pasto.
Non sarebbe mai riuscito a contenere il suo carattere, ma in fondo non gli dispiaceva nemmeno troppo. Dava vita a tutta la squadra.

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Capitolo 6
*** Storia di una scatola di biscotti ***


Storia di una scatola di biscotti


Era notte fonda quando Chiyo si svegliò con la gola riarsa. Faceva parecchio caldo quella notte e la sete si era fatta sentire nel bel mezzo del suo sogno. Si sollevò appena dal letto guardandosi attorno: la stanza era completamente buia, ma poteva vedere lo stesso le sagome di Shimizu e Yachi al suo fianco. Si tolse la coperta di dosso e sbadigliando barcollò fino alla porta, cercando di schivare le ragazze che dormivano lì con lei.
Uscì e si diresse verso uno stanzino dove si trovava un frigo con dentro bevande fresche e macchinette dove poter prendere degli snack.
"Acqua..." non pensava ad altro, nel suo ancora assonnato mondo. Stropicciandosi un occhio, entrò nello stanzino e la sua attenzione fu attirata dalla luce accesa del frigo aperto. In piedi, davanti a lui, c'era Kuroo, con la testa quasi completamente infilata dentro.
Chiyo sussultò, non aspettandosi di trovare qualcuno lì, soprattutto il capitano dei Nekoma, e d'istinto arretrò, nascondendosi dietro il muro, benché i loro sguardi già si fossero incrociati e lui sicuramente l'avesse vista.
"Si nasconde?" pensò lui, sorpreso, ma intenerito dalla sua ingenuità.
Sorrise e tornando a guardare dentro al frigo disse: «Ciao Chiyo-chan»
Chiyo si rese conto di essere stata stupida a nascondersi così platealmente dopo essere stata vista e arrossendo uscì allo scoperto. Sorrise, divertita lei stessa dalla figuraccia appena fatta.
«Come mai sveglia?» chiese Kuroo, ancora infilato dentro al frigorifero.
«Volevo dell'acqua» spiegò lei. Kuroo allungò una mano in uno degli scaffali del frigo, afferrò una bottiglia e la lanciò alla ragazza. Chiyo l'afferrò al volo e l'aprì, ma prima di berla chiese un po' incuriosita: «Stai cercando qualcosa di particolare lì dentro?»
«No» rispose semplicemente lui, restando dov'era. Chiyo si portò la bottiglia alle labbra e bevve un lungo sorso, continuando ad osservare il moro immobile in quella posizione. Attese qualche secondo, poi ancora mossa dalla curiosità, chiese: «E allora che stai facendo?»
Kuroo le lanciò uno sguardo, prima di sospirare: «Fa troppo caldo stanotte!»
«E quindi usi il frigorifero per rinfrescarti?» rise Chiyo.
«È un'ottima soluzione! Dovresti provare» ribadì lui, socchiudendo gli occhi, quasi volesse dimostrare quanto avesse ragione.
Chiyo richiuse la bottiglia e la poggiò su un mobile lì vicino. Si acquattò e si mise davanti a Kuroo, infilando anche lei la testa nel frigo, sotto la sua. Attese qualche secondo prima di comunicare «È vero, è piacevole.»
«Te l'avevo detto.»
«Ma l'acqua che mi hai passato era un po' calda.»
«Dici che è per colpa mia?»
«Probabile. Da quanto tempo stai qua dentro?»
Kuroo ci riflettè qualche secondo, poi comunicò: «Cinque o dieci minuti»
«E vuoi startene qui tutta la notte?» chiese Chiyo un po' sconvolta, alzando la testa per guardare il ragazzo sopra di sè.
«Sarebbe stato perfetto se fossi riuscito a infilarmici dentro» sospirò lui, affranto.
«Sei troppo alto» ridacchiò Chiyo, punzecchiandolo.
Kuroo abbassò lo sguardo e l'osservò qualche istante prima di dire: «Tu invece ci staresti perfettamente, avanzerebbe anche dello spazio.»
Chiyo in un primo momento si irritò, non le piaceva quando le ribadivano che era troppo piccola, ma poi sorrise, divertita, e disse: «Vedi? A volte essere piccoli ha i suoi vantaggi.»
Si tolse da davanti al ragazzo, uscendo dal frigo e si avvicinò nuovamente al mobiletto dove aveva poggiato la bottiglia d'acqua. Ci mise sopra un ginocchio e si arrampicò, aprendo uno stipetto in alto.
«Che fai?» chiese Kuroo, curioso. Trovava divertente il fatto che lei si fosse dovuta arrampicare per arrivare a quello stipetto, quando lui non avrebbe dovuto nemmeno allungarsi per arrivarci.
«Kageyama ha nascosto qui dei biscotti» disse lei, spostando un paio di recipienti. «Sono i suoi preferiti, anche se si vergogna ad ammettere di avere un debole per i biscotti.»
«E perché avrebbe dovuto nasconderli qui?» chiese lui, ancora confuso.
«Perché in realtà tutti in squadra lo sanno e non perdono occasione per fregarglieli» continuò lei, trovando la scatola tanto ambita. Sorridendo, uscì dallo stipetto e si mise a sedere sul mobile su cui era ancora arrampicata, con i piedi scalzi penzoloni.
«Proprio come stai facendo tu ora» sogghignò Kuroo.
«Ne prendo solo qualcuno, non se ne accorgerà nemmeno» ridacchiò lei, cominciando a sgranocchiarne uno. «Non ti verrà un raffreddore se te ne stai troppo lì dentro?»
«Ti preoccupi per me?» sorrise malizioso, guardandola in viso. Chiyo avvampò: che diavolo gli veniva in mente?!
«Figurati!» bofonchiò, distogliendo lo sguardo e puntandolo a qualcosa di invisibile sul muro alla sua destra, che improvvisamente parve così interessante.
«E solo che non ci sarebbe gusto a vincere domani se il capitano dei Nekoma non fosse in campo a subire la sconfitta» disse, sperando così di salvarsi da quell'imbarazzante situazione.
Kuroo sghignazzò, probababilmente divertito dalla reazione di Chiyo, e uscì dal frigo, richiudendolo. Si avvicinò a lei e approfittando della sua distrazione, troppo attirata da quel punto invisibile sul muro, infilò una mano nella scatola dei biscotti rubandone un paio.
«Ehy!» brontolò lei, puntandogli contro uno sguardo minaccioso.
«Non sono tuoi» si giustificò lui, mettendosi in bocca il primo, e si appoggiò a quello stesso mobile, vicino a Chiyo.
«Non importa! Proprietà Karasuno!»
«Non lo vedo scritto da nessuna parte.»
Chiyo lo guardò male, poi si allungò sullo stesso mobile su cui era seduta e afferrò un pennarello da dentro un portapenne. Rapidamente scrisse "Karasuno" sulla scatola, dopodichè, rialzandosi, gliela puntò contro con fare di sfida.
«Karasuno! Vedi?! Proprio qui!»
Kuroo guardò la scritta qualche secondo, masticando il secondo biscotto quasi senza interesse, poi disse: «Hai appena scritto sulla scatola di Kageyama-kun.»
Chiyo si lasciò sfuggire un lieve urlo, impanicata, rendendosi conto di quello che aveva appena combinato. Presa dalla foga di dar una risposta valida a Kuroo non aveva riflettuto sulle conseguenze. Kageyama, l'indomani, avrebbe subito scoperto il furto.
«Oh no! Che ho combinato?!» disse e cominciò a scarabocchiare sopra la scritta, per cancellarla, come si farebbe con un errore su un compito. Kuroo scoppiò a ridere, vedendo come tentava ingenuamente di risolvere il problema, facendo ancora più pasticci.
Chiyo si illuminò, pensando ad alta voce: «Potrei portarla in camera dei ragazzi e nasconderla tra le cose di Hinata! Tanto lui è abituato alle sue sfuriate!»
Kuroo rise ancora più forte, tenendosi la pancia e cominciando a battere un piede a terra.
«Smettila di ridere! È colpa tua!» lo rimbeccò Chiyo, innervosita.
«Che confusione che fate! Lo sapete che ora è?!» Bokuto comparve alla porta, sbadigliando assonnato. Gli occhi gli caddero sulla scatola che Chiyo teneva in mano e improvvisamente parve svegliarsi.
«Si mangia?» esclamò. Si avvicinò velocemente e, strappandogliela di mano, cominciando ad abbuffarsi.
«No, fermo!» disse Chiyo e provò ad allungarsi per riprendersela, ma Bokuto si tirò indietro. Kuroo, di fianco a lei, ormai aveva le lacrime agli occhi e i crampi allo stomaco dal ridere.
«Finiscila!» ringhiò Chiyo verso di lui, senza avere nessun effetto. In che razza di situazione si era cacciata! Cosa avrebbe raccontato a Kageyama, quando avrebbe trovato la sua scatola scarabocchiata e completamente vuota?
Lei voleva solo bere dell'acqua...


NDA.

Ehy, ehy, ehy!!!
Sono tornata! (Lo ero anche allo scorso capitolo, ma ero ancora troppo frastornata per delle NDA. Ora invece sono qui!).
Ed ecco svelato il mistero della scatola di biscotti! Ve lo sareste mai aspettato questa piccola passione segreta di Kageyama verso i biscotti? E poveretto, che se li deve nascondere. La domanda ora è... come se ne tirerà fuori Chiyo?
E, tranquilli, come già detto, i biscotti sono co-protagonisti u.u quindi torneranno alla ribalta in altre occasioni ehehe
Che dire? Ora siamo al completo! Corvi, colibrì, gufi e gatti... ci sono proprio tutti, non manca più nessuno, solo non si vedono i due leocorni.
Quando li trovate fatemi sapere, io intanto vi lascio una piccola anticipazione del prossimo capitolo, così... giusto per farvi venire un po' l'acquolina.
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«Hai imbrogliato!» gridò Chiyo.
«In guerra tutto è lecito!» rispose lui, abbassando la testa e cercando di acquistare velocità.
«Vai piccoletta!» gridò Bokuto, ridendo rumorosamente.
«Scommetto sul bambino!» sghignazzò Komi, suo compagno.
E subito, sulla loro scia, partì un coro di tifi e scommesse.
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Ahi ahi ahi, Chiyo-chan... ma che combini? :P
Tutto nella prossima puntata u.u
Cià cià!

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 7
*** Devi correre meno! ***


Devi correre meno!


All'uscita dalla mensa, nel corridoio davanti all'ingresso, si riunirono parte delle squadre che quella mattina avrebbero di nuovo giocato. Erano impegnati in una sana chiacchierata prima di tornare in palestra e ricominciare con le partite. Ukai raggiunse i suoi ragazzi, constatando quanto sembrassero in gran forma. Era una buona cosa. Appena dopo di lui, arrivò anche Tanaka, ma sul suo viso era presente uno strano sguardo, misto tra il divertito e il rassegnato.
«Tanaka, dove sono Chiyo e Nishinoya?» chiese Ukai, notando che fossero gli unici a mancare. Eppure li aveva visti finire i loro pasti quasi per primi.
«Arrivano» si limitò a dire Tanaka, posizionandosi in mezzo al corridoio, leggermente in disparte rispetto agli altri, e alzando a mezz'aria un fazzoletto rosso.
Ukai non ebbe tempo di chiedersi che stesse combinando che alle sue orecchie arrivarono, dal piano di sopra, le urla dei suoi due ragazzi. Erano urla colme di carica, unite a passi pesanti e veloci.
"Stanno correndo!" pensò infastidito, cercando nella sua mente di mettere in ordine una strigliata con i fiocchi da fargli.
Le urla scesero lungo le scale, talmente impetuose da attirare l'attenzione anche degli altri. Nishinoya fu il primo a farsi vedere, atterrando con un salto effettuato probabilmente dal terzo o dal quarto scalino. Atterrò, inginocchiandosi per l'impatto. Cercò di rialzarsi quanto prima, riprendendo la corsa verso Tanaka, ancora in piedi col fazzoletto a mezz'aria. In quel momento arrivò anche Chiyo, anche lei saltando e atterrando vicino a Nishinoya, che stava ripartendo in quel momento.
«Hai imbrogliato!» gridò Chiyo correndo di fianco al compagno. «Sei partito prima!»
«In guerra tutto è lecito!» rispose lui, abbassando la testa e cercando di acquistare velocità. Entrambi ripresero a urlare mentre sforzavano le gambe il più possibile, diretti a tutta velocità verso Tanaka.
«Vai piccoletta!» gridò Bokuto, ridendo rumorosamente.
«Scommetto sul bambino!» sghignazzò Komi, suo compagno.
E sulla loro scia, partì un coro di tifi e scommesse. Con un ultimo urlo, entrambi i corridori saltarono a pochi metri da Tanaka e allungarono la mano sul fazzoletto.
Nishinoya riuscì ad atterrare poco più in là, perfettamente in piedi.
Chiyo, invece, si era data troppo slancio ed era arrivata un po' più lontano, ma sfortuna volle che in quel momento passò Yamamoto, un membro dei Nekoma.
«Che avete da url-» cominciò a dire, confuso e frastornato, forse ancora addormentato, quando Chiyo gli atterrò addosso. Yamamoto venne scaraventato a terra, mentre la ragazza, sobbalzata via, rotolò per un paio di metri fino ad andarsi a schiantare contro il muro, testa a terra, schiena piegata all'angolo e piedi penzoloni sopra di sè.
Ciò nonostante non sembrò riscontrare danni, ma aprì orgogliosa la mano, sventolando il fazzoletto ed esultando da quella bizzarra posizione: «Ho vinto io! La prima partita contro i Nekoma tocca a me!»
«Hai steso uno dei tuoi avversari per questa pagliacciata!» gridò Ukai furioso. «E poi decido io chi gioca!»
Si chinò su di lei, l'afferrò per un polso e la sollevò da terra.
Chiyo rabbrividì, rendendosi conto solo in quel momento del guaio che aveva combinato.
«Mi dispiace!»stridulò, impanicata.
«Perché non impari a pensare prima di fare le cose?» le gridò in viso Ukai, furibondo.
«È stato Noya-san! Lui ha avuto l'idea!» cercò di difendersi.
«Eh?!» si raddrizzò il ragazzo. «Non è vero! L'ha pensata Tanaka!»
«Che c'entro io?!» gridò Tanaka, guardandosi attorno, probabilmente cercando qualcun'altro a cui scaricare la colpa.
«Ah! È vero! Tanaka-san l'ha detto!» annuì Chiyo.
«Ma tu l'hai fatto!» brontolò ancora Ukai.
«Anche Nishinoya correva! Perché se la prende solo con me?!» si imbronciò lei.
«Perché tu hai appena steso un ragazzo!» le gridò ancora indicando il danno che aveva combinato. A terra, mormorante, c'era Yamamoto, apparentemente frastornato. Su di lui erano chini Kuroo e altri due membri del Nekoma, intenti a sventolarlo e chiedergli se stesse bene.
«Un angelo mi ha travolto» disse lui, trasognante. «Era un sogno? Un bellissimo sogno?»
«Beh, non sembra stia tanto male» provò a difendersi lei, con imbarazzo.
«Oggi stai in panchina!» gridò Ukai, prima di allontanarsi a grandi passi, digrignando i denti per la rabbia.
«Che?! Ma non è giusto! Ho io il fazzoletto della vittoria!» piagnucolò Chiyo, ma Ukai non l'ascoltò più. In quel momento, dal piano di sopra, scese anche Kageyama. In mano teneva stretta la sua scatola di biscotti scarabocchiata e l'agitava a testa in giù, evidenziando il fatto che fosse vuota. Lo sguardo sembrava quello di un serial killer, pronto a far fuori la sua vittima e, forse per abitudine, forse per pregiudizio, quello stesso sguardo terrificante si andò a posare con immediatezza su Hinata. Il piccolo corvo ebbe un brivido lungo la schiena e con gli occhi di chi sa di avere un fantasma alle proprie spalle, si voltò meccanicamente.
Chiyo impallidì quando vide l'alzatore camminare nella loro direzione e cominciò a sudare freddo. Era il momento della verità. Kuroo, spostando lo sguardo da Kageyama (difficile da non notare, visto che sbatteva i piedi) a Chiyo, non riuscì a trattenere uno sghignazzo che soffocò portandosi una mano alle labbra.
La ragazza lo fulminò, prima di scappare via, decisa a non restare lì un secondo di più.
«Ne possiamo parlar-» provò a dire a Ukai, raggiungendolo, ma venne interotta da un furibondo: «No!»
«Uffa non è giusto!» piagnucolò ancora. «È stato tutto un imbroglio! Noya mi ha ingannata per avere il posto!»
Kuroo la raggiunse e le si accostò, dopo essersi assicurato che Yamamoto fosse ancora vivo. «Pare che dovrai aspettare ancora un po' prima di potermi far "subire la sconfitta"» sghignazzò.
«Ti detesto!» scattò Chiyo, colta da un improvviso moto d'ira.
«Su, su, non arrabbiarti Hachiko-chan*» ridacchiò ancora, dandole un buffetto sulla fronte.
"Hachiko?" pensò Chiyo, un po' confusa. E certo la sua situazione mentale non andò migliorando quando Kuroo cambiò espressione, rivolgendole un dolce sorriso.
«Ammetto che sono dispiaciuto anche io. Sei in gamba e neanche ieri abbiamo avuto modo di scontrarci con te. Sono curioso di scoprire se saresti in grado di ribaltare la situazione della tua squadra.»
«Certo che la ribalterei!» ammise con orgoglio Chiyo, incrociando le braccia al petto e cominciando a incamminarsi verso la palestra insieme a lui.
«Piccola di statura ma non di ego, eh?»
«Smettila di ribadire che sono piccola!» ringhiò.
«Ma se sei tu che ti sei presentata con "chan" la prima volta!»
«Sì, beh... non c'entra! Quello è un appellativo!»
«Sei nervosa, oggi» constatò Kuroo e Chiyo si rese conto che effettivamente fino a quel momento non aveva fatto che urlargli contro. Vero era che lui era il capitano della squadra avversaria, degli eterni rivali, quindi in parte poteva essere giustificata, ma fuori dal campo si era sempre mostrata gentile con tutti, non aveva senso prendersela. E poi lui non aveva fatto niente di male, se non scherzare un po'.
Kuroo aveva ragione, era particolarmente nervosa quella mattina.
Sospirò, cercando di rilassarsi.
«Il coach mi odia» piagnucolò. «Mi sgrida sempre. Non capisco perché mi abbia chiesto di entrare in squadra se poi mi tratta come se fossi la peggiore.»
«Non sei la peggiore, probabilmente sei quella su cui fa più affidamento in questo momento.»
«Beh a me non sembra» bofonchiò lei, poco convinta.
«È perché corri troppo.»
E Chiyo dovette far appello a tutta la sua calma per non urlargli contro di nuovo. «Non è stata colpa mia, l'ho già detto. E mi dispiace per il tuo amico» rispose semplicemente.
Kuroo rise divertito. «Yamamoto se ne ricorderà sempre come un bellissimo sogno, probabilmente pregherà che tu lo faccia ancora.»
«Allora digli di sbucare da dietro gli angoli più spesso.»
E Kuroo rise ancora, prima di aggiungere: «Comunque non parlavo dell'accaduto di prima.»
L'attenzione di Chiyo fu tutta sua: a che si riferiva?
«Sul campo, corri troppo. E non guardi dove vai. Così mieti vittime e ti stanchi il doppio.»
«Lo so bene, ma non lo faccio apposta. Io...» esitò un attimo, forse imbarazzata. La cosa in qualche modo doveva toccarla particolarmente. «Io inseguo la palla e basta.»
«Guardi solo la palla?» chiese Kuroo, entrando finalmente in palestra. Chiyo annuì, ma nei suoi occhi c'era una strana triste consapevolezza.
«Dovresti guardare anche gli altri giocatori, soprattutto i tuoi compagni. Spesso insegui palle che loro raccolgono benissimo e non hanno bisogno del tuo intervento.»
Chiyo entrò dietro di lui, ma si fermò un attimo, con lo sguardo a terra, pensierosa.
Una parte di lei ne era sempre stata consapevole, ma non l'aveva mai ascoltata. Forse perché fino a quel momento era sempre andato bene così. Solo da poco era nella squadra di Ukai e solo con loro aveva avuto quel problema. Con le ragazze era diverso: il loro gioco era più tranquillo, non c'era bisogno di lanciarsi da tutte le parti, e poi erano ragazze. Piccole e delicate, quanto lei. I ragazzi avevano più potenza, più velocità, più irruenza, e riuscire a star loro dietro era davvero difficile. D'altra parte... era l'unico modo che conosceva per sopravvivere lì.
Lei era piccola, troppo piccola, e se avesse lasciato spazio a quella consapevolezza, in momenti come le partite, non sarebbe riuscita a muoversi come avrebbe voluto, paralizzata dalla paura.
Concentrarsi sulla palla l'aiutava a non pensare ad altro, se non a volare rasoterra, come sapeva sempre fare.
«Tutto bene?» chiese Kuroo, notando il suo sguardo improvvisamente serio.
Chiyo si riprese con immediatezza, tornando ad essere la solita bambina sorridente al luna park e annuì.
«Grazie! Lo terrò a mente» disse, sorprendendo il suo interlocutore. Non sapeva bene perché, ma Kuroo si era aspettato qualche altra sfuriata orgogliosa sul fatto che lei non avesse bisogno certo dei consigli del nemico. Invece aveva ringraziato e aveva sorriso.
Chissà che le passava per la testa.
«Chiyo-chan, se resti sulla porta noi non possiamo entrare» lamentò Asahi, dietro di lei. Chiyo si voltò rapidamente e allargò le braccia, bloccando completamente l'entrata.
«Potere a me! Visto che per colpa di Tanaka-san non potrò giocare, nemmeno voi lo farete! Rivoluzione! Mi incateno qui e non mi sposterò fintanto che Ukai-san non mi fa-» ma non riuscì a concludere la frase, che Asahi si chinò in avanti e l'afferrò per le gambe. La sbilanciò in avanti e se la caricò su una spalla, sollevandola. Chiyo provò a ribellarsi sgambettando e agitandosi, ma quella posizione a testa in giù, lungo la sua schiena, la costringeva solo a subire senza poter reagire. Sbuffò, piantò un gomito sulla schiena di Asahi e ci poggiò una guancia, lasciandosi portare al campo di gioco in modalità sacco di patate.
Kuroo, già avviato verso la sua panchina, assistè alla scena e se la rise di nuovo.
Quella ragazza gli faceva salire il buon umore con quel suo carattere prorompente e probabilmente non solo a lui, per questo chi le stava attorno la trattava con tanto affetto, come una piccola sorellina.
Era la loro mascotte, che l'avessero ammesso o meno.
«Chiyo-chan, mi dispiace!» disse Noya, raggiungendola e osservandola appesa alla spalla di Asahi. «Non era premeditato, avrei rispettato l'accorto, te l'assicuro.»
«Lo so, Noya-san. Non è stata colpa tua, ma di quel Yamamoto che è sbucato all'improvviso. Fammi il favore di farlo a pezzetti per conto mio, va bene?»
«Sarà fatto!» si drizzò lui, portandosi una mano alla fronte a mo' di soldatino.
Asahi finalmente la fece scendere, rimettendola in piedi sulle sue gambe e tutta la squadra, ora raccolta, si riunì intorno a Ukai.
«La prima partita di oggi l'avremo con il Nekoma. Come siamo andati ieri?» chiese a Shimizu.
«Questo è il terzo incontro che facciamo con loro, ieri ne abbiamo fatti due. Entrambi persi, il primo diciassette a venticinque, il secondo diciannove a venticinque.»
«Bene, se restiamo calmi e concentrati, il Nekoma è una squadra con cui possiamo rivaleggiare ad armi pari. Andate!»
«Sì!» annuirono tutti e i sei decretati per la partita si misero in campo, mentre il resto rimase nella zona delle riserve.
La partita ebbe inizio e Chiyo sospirò affranta: che avrebbe dato per entrare e vedersela lei con i gatti rivali. Aveva già osservato, inoltre, la potente schiacciata dello spilungone russo, Lev. Sembrava una frustata, era micidiale, quasi non riusciva a vederla. E fremeva dalla voglia di provare a riceverla.
Invece, per colpa di una stupida bravata (l'ennesima) le toccava restare a guardare.
"È perché corri troppo" recitò la voce di Kuroo nella sua testa.
Correva troppo, si stancava troppo e spesso faceva del male a chi aveva attorno. La loro fortuna era che lei era piccola, perciò non in grado di far male veramente, e inoltre resistente abbastanza da non farsi male lei stessa negli impatti.
"Dovresti guardare anche gli altri giocatori, soprattutto i tuoi compagni" recitò ancora Kuroo nella sua mente.
Chiyo alzò gli occhi sulla palla e ancora una volta successe: vedeva solo lei. Il campo, ai suoi occhi, era completamente vuoto. Solo la palla era presente e volteggiava da tutte le parti. Ogni tanto sbucava qualcuno, chi riceveva, chi schiacciava, chi murava, ma sempre uno alla volta e solo per pochi secondi, il tempo del tocco e poi spariva di nuovo, lasciandola sola con la palla.
"Dovresti guardare anche gli altri giocatori."
"Se potessi vederli prima, potrei capire le loro mosse e decidere se sprecare energie nella corsa o meno."
Ora che era al sicuro nella zona delle riserve, poteva anche provarci. Non avrebbe perso niente.
Perciò provò a concentrarsi.
"Vedere gli altri giocatori."
E pian piano emersero. Daichi a fondo campo, affiancato da Nishinoya. Dall'altra parte c'era Asahi. Il cuore cominciò a batterle in petto più veloce del normale. Deglutì e si sforzò di andare avanti. Hinata, Tanaka e Kageyama. E subito successivamente comparvero anche gli altri della squadra Nekoma, dall'altro lato della rete. Dodici giocatori intenti a correre e saltare.
I piedi battevano potenti sul parquet quando prendevano la rincorsa e quando saltavano, il rumore era quasi assordante. Volavano, raggiungevano la rete, l'oltrepassavano e si scontravano a mezz'aria, mentre gli altri, dietro di loro, si disperdevano cercando la posizione migliore per ricevere le varie palle. Un gruppo di persone, un gruppo di ragazzi, tutti più alti, grossi e sicuramente forti di lei.
Poteva vedere le loro mosse.
Kageyama alzava, Hinata correva, ma dietro di lui partiva anche Asahi. L'avrebbe alzata a lui, facendo fare a Hinata da esca. Dall'altro lato Kuroo, insieme ad un altro dei suoi saltava a muro, ma dietro di lui si posizionava il Libero, pronto a ricevere. Era come se il gioco fosse stato tutto disegnato davanti ai suoi occhi. Salto, alzata, muro, finta schiacciata, vera schiacciata e a quel punto il gioco andava in mano al Libero del Nekoma e alle scelte che avrebbe preso.
Poteva vederlo.
La domanda era... lei poteva giocare?
Lei, piccolo scarafaggio in mezzo a troppe scarpe.
Poteva giocare, o ne sarebbe rimasta schiacciata?
«Chiyo-chan» la voce di Sugawara al suo fianco la fece sussultare e tutto scomparve da davanti ai suoi occhi, lasciando posto solo a un semplice campo, una semplice partita, come se lei ne fosse stata estranea.
«Stai bene? Sei pallida» chiese preoccupato.
Chiyo si affrettò a sorridere, cercando di riacquistare lucidità. Aveva il cuore a mille, ma doveva mantenere la calma o come l'avrebbe spiegato a Sugawara?
«Sì, sto bene! Stanotte ho dormito male e ora ne risento un po', ma sto bene.»
«Vuoi andarti a riposare?» chiese lui, preoccupato.
«No! Sto bene, te lo assicuro.»
«Va bene» sorrise Sugawara, sforzandosi di crederle.
"Non sono pronta. Non posso farlo" pensò lei, abbattuta. Kuroo aveva ragione, lei correva troppo perché guardava solo la palla, ma se avesse guardato anche tutto il resto non sarebbe riuscita a muoversi, intimorita da quello sbilanciamento che c'era tra loro.
Se voleva continuare a giocare con i ragazzi, lei non doveva vederli.
Era l'unica soluzione.
O sarebbe scappata.
Tornò a guardare la partita proprio nell'istante in cui Hinata era saltato per schiacciare una palla destinata in realtà ad Asahi e i due si erano scontrati in volo.
Sobbalzarono, spaventati all'idea che si fossero fatti male. Ovviamente Asahi era ancora tutto intero, ma Hinata era a terra.
Per fortuna si raddrizzò subito, apparentemente indenne, e si chinò a chiedere mille volte scusa.
«Stavo guardando la palla! Non ti avevo visto!»
"Ecco come succede" pensò Chiyo. "Ecco come risulta da fuori."
Hinata era proprio come lei: piccolo, ma aveva qualcosa in più. Lui poteva volare. E poi era un maschio, era forte e potente. Perfino Nishinoya era più forte di lei. Lei era la più piccola ed era una ragazza. Come poteva competere tra giganti e ragazzi volanti?
Hinata fu mandato nella zona delle riserve e il posto fu lasciato a Nirata, un altro giocatore da panchina. Doveva calmarsi, evitare di creare altri sconti, anche perché sembrava un po' su di giri.
La partita riprese e Chiyo tornò a guardare la palla che volteggiava sopra al campo, tornando a guardare i suoi compagni solo uno alla volta, man mano che prendevano la palla. Quello la faceva stare meglio.
«Come sei silenziosa, oggi, Chiyo-chan» constatò Yamaguchi, vicino a lei. «Di solito fai un gran baccano.»
Chiyo sobbalzò di nuovo e balbettò in cerca di qualche risposta.
«Ha dormito male» disse Sugawara, intervenendo.
«Già, sono un po' stanca» cercò di dire lei, aggrappandosi a quell'unica scusa che aveva.



*Hachiko è il classico nome che i giapponesi danno ai cani. Tipo il nostro "Fido".


NDA.

EHY EHY EHY!
Rieccomi puntuale ^_^ Allora, il tono di questo capitolo comincia a diventare un pochetto più serio, verso la fine. Dico comincia perchè continuerà anche nei prossimi, ma tranquilli! Non perderà minimamente la comicità che ha avuto finora. Semplicemente Chiyo non è solo una macchina che ride ma ha qualcosa dentro anche lei. Alla fine, è un essere umano e anche lei ha le sue paure, i suoi timori e i pensieri.
Tante cose si scopriranno nei prossimi capitoli e presto capirete che "il folletto psicopatico" (cit.) non è solo psicopatico, ma ha un cuore e delle ragioni xD
Cuore che presto si riempirà u.u (ho detto che è una het e c'è del romanticismo, e ci sarà! Abbiate fede! Ci mette solo il tempo che ci mette, ma arriva!)
Io vi saluto! Ringrazio tutte quelle che hanno letto/recensito *-* tanti baci.
E vi aspetto al prossimo capitolo che si intitolerà: "Penitenze e Senpai, sono scelte difficili".
Eh sì! Chiyo si ritroverà a scegliere tra "penitenze" e "Senpai"... ma tra quali penitenze e Senpai dovrà scegliere?
E poi... perchè?
Lo scoprirete giovedì prossimo!
Cià cià!

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 8
*** Penitenze e Senpai, sono scelte difficili ***


Penitenze e Senpai, sono scelte difficili


La partita terminò con la perdita della Karasuno che dovette di nuovo fare il giro del campo con dei tuffi per penalità.
«Ci fosse per lo meno un filo d'acqua sarebbe un minimo divertente» disse Chiyo lanciandosi in avanti, per poi rialzarsi, poco dopo.
«Con il caldo di questi giorni, poi, sarebbe l'ideale» le fece eco Tanaka alle sue spalle.
«Potremmo andarcene al mare» suggerì Asahi, tuffandosi dietro di loro.
«Oh, sì! Fantastico!» constatò Chiyo, voltandosi a guardarlo con entusiasmo. Nishinoya, dietro di lei, le diede una leggera spinta in avanti incitandola a non fermarsi. Ricevette un'occhiataccia, ma poi Chiyo obbedì, senza fiatare.
«Io porto la palla!» disse Sugawara, in fondo alla fila, che aveva sentito tutta la conversazione dalla sua posizione.
«Anche io! Voglio venire anche io!» esultò Hinata, prima di tuffarsi di nuovo.
«Tsukishima e Asahi-san reggono la rete» disse Chiyo, lanciandosi nuovamente in avanti.
«Che?! E perché?» brontolò Asahi, facendo ridere il resto del gruppo intorno a lui.
«Siete i più alti, chi meglio di voi?» ridacchiò Chiyo.
«Allora tu Chiyo-chan fai la palla!» la punzecchiò Tanaka, ridacchiando.
«Sono piccola, non tonda!» ringhiò lei, offesa. «E poi non rimbalzo!» continuò, facendo di nuovo ridere il resto del gruppo.
«Potresti saltare» suggerì Daichi.
«E allora dovete usare Hinata-san! Lui rimbalzerebbe benissimo!» continuò lei, saltellando per imitarlo.
«Non voglio fare la palla!» sbuffò Hinata, imbronciandosi.
«Chiyo-chan! Col prossimo arrivo più lontano di te!» la provocò improvvisamente Nishinoya, lanciandosi in avanti in un tuffo.
Chiyo sobbalzò, colta di sorpresa, e si affrettò a fare altrettanto, cercando di arrivare più distante del compagno. I due restarono immobili, pancia a terra e braccia lunghe davanti alla testa, a fissarsi e guardare chi dei due fosse riuscito a superare l'altro.
«Giudice!» gridarono infine in coro, senza muoversi. Tanaka corse da in fondo alla fila e li raggiunse velocemente, minacciando: «Non imbrogliate! Immobili!» e si chinò a controllare le distanze tra le mani. I due Libero attesero qualche secondo, prima che Tanaka decretasse: «Nishinoya è il vincitore!»
«Che?!» urlò contrariata Chiyo, alzandosi. «No! Voglio la rivincita!» brontolò.
«Mi dispiace, ormai hai perso! Penitenza!» disse Nishinoya, puntandole il dito contro.
«Da quando in qua facciamo penitenza?!»
«Da oggi! E io ti ordino di...» ci pensò un attimo, prima di comunicare: «Lasciarmi il tuo dolcetto a pranzo!»
Chiyo spalancò la bocca, sconvolta, prima di urlare: «No! Non se ne parla!»
«Non puoi farci niente, Chiyo-chan. Hai perso, devi pagare pegno» annuì Tanaka.
«Un'altra! Trovatene un'altra!» si agitò lei. L'idea di rinunciare al suo dolce era assolutamente inconcepibile!
«Allora se non vuoi concedermi il tuo dolce, devi fare il giro della palestra correndo e urlando "Nishinoya è migliore di me!"» disse Nishinoya e Chiyo spalancò ancora di più la bocca, sempre più scandalizzata.
«Sei crudele!» brontolò.
«Scegli! Dolce o orgoglio?» annuì Nishinoya e Tanaka fece altrettanto, al suo fianco, concordando con l'amico.
Chiyo si imbronciò e gli rivolse l'occhiataccia peggiore che avesse nel repertorio. Non era giusto, aveva già avuto la sua punizione quel giorno, perché le toccava subirne un'altra?
Era ingiusto!
Mormorando tra sè e sè, infastidita, si avvicinò a Ukai e urlò, dritta come un soldatino: «Ukai-san ho il permesso di correre?»
Ukai saltò spaventato nel sentirsela urlare dietro così all'improvviso e la guardò stralunato.
«Correre?» chiese, confuso. «Siamo in palestra, perché non dov-» non finì la frase che Chiyo cominciò a correre lungo tutto il bordo della palestra, volto corrucciato, nervi ballerini, arrabbiata come poche volte, e urlò con quanto fiato aveva in corpo: «Nishinoya è migliore di me!!!»
Nishinoya e Tanaka si tennero la pancia dal ridere, mentre le altre tre squadre la guardavano stralunati.
«Non ho sentito! Ripeti!» urlò Nishinoya, quando lei stava per tornare.
«Non fare il gradasso e accontentati!» gli gridò Chiyo, bloccandosi di colpo e puntandogli il dito contro. «E comunque il dolce è mio!»
«E va bene, te lo sei meritato.»
«Avevi chiesto di correre non di urlare!» le gridò Ukai, brontolandola ancora. «E voi due smettetela di istigarla!» gridò anche a Tanaka e Nishinoya, e Chiyo sorrise, soddisfatta: finalmente non era stata l'unica a essere stata ripresa. Si abbassò una palpebra con un dito e fece una linguaccia ai due, con un versaccio. Poi finì il suo giro della palestra saltellando come un capriolo sui monti.
«Ma non avevi detto che eri stanca?» chiese Sugawara, ridendo.
«Mi è passato» canticchiò lei, continuando a saltellare. L'aver visto Nishinoya e Tanaka sgridati le aveva fatto tornare il buonumore. Per una volta, Ukai non se l'era presa solo con lei.
La partita successiva fu contro la Fukurodani e Chiyo parve più agitata del solito.
«Uffa, volevo ricevere le schiacciate di Bokuto-san!» borbottava e ripeteva incessantemente, insoddisfatta di come stavano andando le cose quel giorno. Tutta colpa di quel moicano.
«Eh?!» si fece sentire la voce di Bokuto. «La piccoletta non gioca?» chiese deluso, guardando sia la sua squadra che la Karasuno. Poi sbuffando incrociò le braccia al petto: «Che peccato! Volevo confermare la mia superiorità» sghignazzò.
«Tu volevi solo ricevere altri complimenti da lei!» disse Akaashi al suo fianco e Bokuto si sentì incapace di ribattere. L'alzatore non aveva tutti i torti, nessuno era sembrato tanto entusiasta dei suoi attacchi come lo era stata Chiyo e inutile negare quanto la cosa gli avesse fatto piacere. Ma un conto era la ragione e un conto era doverlo ammettere.
La partita cominciò e ancora una volta agli occhi di Chiyo sembrò uno scontro tra titani. Decise di provare di nuovo a sforzarsi di guardare tutti i giocatori, come suggeritole da Kuroo. Quando era fuori, poteva farlo: non aveva niente da perdere. Forse con una squadra contro cui aveva già giocato non sarebbe successo ancora.
I suoi compagni apparvero nella sua inquadratura, insieme alla palla che andava volando da tutte le parti. Ancora una volta le parvero troppo grossi e spaventosi. Poi guardò la squadra avversaria, cercando soprattutto di fissarsi su Bokuto. Con lui si era già scontrata, non avrebbe dovuto temerlo, invece ora, con l'ombra di tutti i suoi compagni intorno a lui, sembrava ancora più grande e potente. Bokuto schiacciò e la palla, arrivando a terra, fece uno dei suoi soliti tonfi, non particolarmente forte, eppure Chiyo sobbalzò, spaventata.
Abbassò gli occhi, staccandosi dal campo e puntandoli a terra.
Non andava bene.
Non andava bene per niente.
La partita si concluse nuovamente con la perdita della Karasuno e un giro di tuffi per tutti.
«Forza, per oggi sono gli ultimi!» incitò Daichi, vedendo come i suoi fossero stremati tra partite, allenamenti e tuffi per tutto il campo.
«Ce ne andiamo? Di già?» lamentò Chiyo, imbronciandosi appena.
«Ti piaceva stare qui, Chiyo-chan?» chiese Sugawara, ridacchiando e passandole di fianco per fare il suo tuffo.
«Mi piaceva svegliarmi e sapere che avrei avuto di fronte delle partite!» sorrise lei, prima di imbronciarsi ancora. «E io ne ho giocate solo un paio, ieri.»
«Oggi Ukai-san ti avrebbe tenuta in campo molto di più, se solo tu non avessi fatto quel baccano stamattina» le spiegò Daichi.
«Non è stata colpa mia» piagnucolò lei, ancora.
«Tuffo!» la spintonò in quel momento Tanaka, vedendo come tutti le passassero davanti e lei stesse ferma. Chiyo obbedì e si rialzò poco più avanti, di nuovo pensierosa e di nuovo rattristata. In effetti le era piaciuto stare lì, giocare con le altre squadre, conoscere quelle persone, mangiare tutti insieme alla mensa e dormire sui futon nella stessa stanza come al campeggio.
Era stato bello anche alzarsi quella notte e fermarsi a scherzare con Kuroo e Bokuto, nello stanzino, benché questo fosse costato i biscotti di Kageyama.
«E non ho neanche avuto modo di scontrarmi con la Nekoma» sospirò, in aggiunta. La cosa la rendeva particolarmente triste. L'attacco più forte, quello che lei aveva desiderato ricevere più di tutti, era stato sicuramente quello di Lev ma stranamente a metterle tristezza era l'idea di non essersi potuta scontrare con Kuroo.
«Dai, Chiyo non essere triste. Tra due settimane tanto li ritroviamo» disse Asahi, nella speranza di consolarla.
Chiyo si illuminò, chiedendo a voce anche fin troppo alta: «Sul serio? Torniamo tra due settimane?»
Si rese conto di aver urlato troppo tardi e cercò goffamente di sistemare la cosa portandosi entrambe le mani alla bocca. Lanciò uno sguardo terrorizzato a Ukai, che però non sembrò considerarla troppo, impegnato a parlare con Nekomata.
Perciò tirò un sospiro di sollievo.
«Sentirai la mia mancanza, piccoletta?» rise la potente voce di Bokuto dietro di lei, facendola per un attimo sussultare.
«Non ti starai mica innamorando, Bokuto» sghignazzò Kuroo, affiancandolo e poggiandosi con un gomito sulla spalla dell'amico.
«Eh?» chiese Bokuto sconvolto.
«Sembrava tu stessi sperando in un suo sì» continuò a punzecchiarlo Kuroo.
«Certo, ma perché sono il suo idolo!» rise a gran voce. «Non è vero, piccoletta?»
«Idolo?!» ringhiò Tanaka da qualche metro più in indietro e li raggiunse di corsa. «Non scherziamo, Chiyo-chan! C'è posto per un solo idolo nella tua vita! Non starai tradendo il tuo Senpai, vero?»
«Senpai? Ma voi due non avete la stessa età?» chiese Kuroo, ma nessuno rispose alla sua domanda e Chiyo si affrettò a rispondere: «Tanaka-Senpai!» con entusiasmo, come se fosse un inno.
«Eh? Davvero lui è il tuo idolo?» lamentò Bokuto, indicandolo.
«Hai qualcosa in contrario, testa a gufo? Eh?! Eh?!» minacciò Tanaka assumendo la sua solita espressione intimidatoria, che mai funzionava ma a cui era tanto affezionato.
Chiyo non riuscì a trattenersi e una risata le uscì dalla gola, che tentò di soffocare portandosi una mano alle labbra. Aveva un'espressione raddolcita, intenerita, con le guance lievemente arrossate ad indicare l'emozione che stava provando in quel momento. Risultava tenera come un cucciolo, ma con quel pizzico di femminilità che a volte si sforzava di nascondere, come se si vergognasse di ciò che era.
Ma in quelle occasioni, quando Tanaka si batteva tanto per le sue attenzioni, non poteva far a mano di sentirsi così: allegra, felice, in pace con se stessa.
«Sono uno dei migliori cinque assi del Giappone, tu chi sei?» disse Bokuto, per niente intimorito, puntandosi orgoglioso un dito contro.
«Il suo primo e unico Senpai! Inegualiabile! Sono la roccia che sorregge il suo tempio!» disse Tanaka con poeticità. «Io la porterò in cima alla montagna più alta e la renderò la Signora della Pallavolo!» gridò ancora, infervorandosi.
«Tanaka-Senpai! Che gran fico che sei!» lo assecondò ancora Chiyo, accendendolo ancora di più di fervore.
«Basta davvero così poco?» chiese sconvolto, Bokuto.
«È una ragazza, che vuoi farci? Qualche bella parola ed è tutta tua» alzò le spalle Kuroo, guardando divertito la scena.
«Non è così semplice come credi!» brontolò Chiyo, incrociando le braccia al petto. «Ci vuole ben altro per conquistarmi!»
E Kuroo a quelle parole ebbe un'idea: si accostò all'orecchio di Bokuto, che ancora balbettava nel vano tentativo di mettere insieme due parole che fossero potute suonare fighe come quelle di Tanaka. Kuroo sapeva quale poteva essere un ottimo modo per conquistare Chiyo e aveva deciso di rivelare quel segreto al suo amico, aiutandolo a salire in vantaggio.
Pochi secondi dopo Chiyo volteggiava seduta sulle spalle di Bokuto, braccia alzate, urlando entusiasta: «Bokuto-Senpai! Bokuto-Senpai!»
E Bokuto correva per tutta la palestra, ridendo e ingrossando il petto a ogni "Senpai" che Chiyo pronunciava.
Nel suo angolo, sentendosi abbandonato, Tanaka si rabbuiò, depresso.
«Questo è giocare sporco, non è giusto» mormorò, osservando Bokuto che correva con Chiyo seduta sulle sue spalle, intenta a urlare divertita ed entusiasta.
«In due settimane se ne dimenticherà e avrai tutto il tempo di riprendertela» ridacchiò Kuroo, dando un paio di pacche sulla schiena di Tanaka.
«Chiyo! Tanaka! Andiamo!» chiamò Daichi, uscendo dalla palestra carico di borse.
«Al pulmino!» gridò Chiyo, indicando la direzione come avrebbe fatto col suo cavallo. E urlando carico Bokuto corse in direzione dell'uscita, con quel delicato peso addosso che non smetteva un attimo di ridere.
Bokuto finalmente la fece scendere davanti al pulmino, dove si erano raccolti tutti quelli della Karasuno. I coach e il professore si stavano salutando, così come altri tra Karasuno, Nekoma, Shinzen e Fukurodani, altri invece caricavano il pulmino con i bagagli e ancora altri erano già sopra che sonnecchiavano esausti.
«Fantastico!» esclamò Chiyo, ormai a terra. «E non sembri neanche stanco! Sei davvero forte!» continuò.
Bokuto non era riuscito un attimo a smettere di ridere inorgoglioto, gonfio in petto e le mani ai fianchi, e ogni tanto ripeteva: «Sono il migliore!», come un mantra.
Tanaka li raggiunse e li stava per superare, con una faccia da morto, quando Chiyo lo bloccò, saltandogli al collo.
«Non fare quella faccia, Tanaka-San. Bokuto è più alto e più forte di te, ma io ho occhi solo per il mio Senpai, lo sai.» E questo bastò a fargli tornare il buon umore. Si raddrizzò, sghignazzando inorgoglito, e infine salì sul pulmino concedendo un: «E va bene, per questa volta ti perdono.»
«Perdono? Mica gli ho chiesto scusa» si disse Chiyo, ma non ebbe risposta da nessuno. Poi si illuminò, ricordandosi di una cosa e salì di corsa, gridando: «I posti in fondo sono miei!»
«Troppo tardi!» le rispose un coro di voci, che la fecero imbronciare.
«Antipatici» mormorò, scendendo nuovamente. Tornò da Bokuto, ma questa volta lasciando da parte la ragazzina rumorosa che cercava di essere. Si inchinò davanti a lui, sorridendo educatamente, e disse: «È stato un vero piacere giocare contro di voi.» Poi raddrizzandosi aggiunse: «La prossima volta non passerà nemmeno uno dei tuoi attacchi!»
«Lo vedremo!» rise Bokuto a braccia conserte.
Chiyo sorrise dolcemente, facendo di nuovo sfuggire quel suo lato gioviale e femminile. «Alla prossima!» salutò infine, correndo nuovamente sul pulmino. Salì i primi gradini, poi sul corridoio puntò un dito contro nessuno in particolare, in fondo, e urlò: «Tanaka-san lascia il mio posto!»
«Sei arrivata tardi!» rispose lui.
«Togliti! È un ordine, Senpai!» ringhiò nuovamente, raggiungendolo, pronta a lottare per ottenere il posto ambito.
«Chiyo non litigare!» gridò furioso Ukai alla porta, prima di tornare a parlare con Nekomata.
Ma ovviamente il caos tra i due si creò comunque. Daichi, fuori dal pulman, ora di fianco a Kuroo, intento anche lui nei saluti, osservò i due dal finestrino e sospirò affranto: «Prima o poi si faranno male.»
«Ti dà un bel daffare, capitano» rise Kuroo.
«Dà un bel daffare a tutti quanti, soprattutto al coach che non riesce a contenerla come vorrebbe. Però...» e il suo sguardo si fece più profondo, lasciando da parte lo sconforto. «Era proprio quello di cui avevamo bisogno.»
«Un uragano combinaguai?» sghignazzò Kuroo.
«Vigore.»
E Kuroo rimase un attimo pensieroso.
«Quella che vedi non è la vera Chiyo, ma è quello che le piace essere. La vera Chiyo la puoi trovare solo sul campo» spiegò Daichi.
Kuroo, a quelle parole, fu travolto dall'immagine degli occhi della ragazza: ardenti, provocanti, forse con una punta di eccitazione, ma c'era molto di più. Quegli occhi che aveva visto sul suo viso quando aveva messo per la prima volta piede in campo, erano occhi che, a trovarseli di fronte, avrebbe intimorito chiunque. Era forte, era una ragazza incredibilmente forte, doveva esserlo per forza per giocare in una squadra maschile. Ma probabilmente lo era anche più delle aspettative.
A prima vista le era sembrata una un po' fuori di testa, una svampita, infantile, con qualche bizzarria. Ma poi, vedendola sul campo contro Bokuto, aveva cominciato a capire di più. Qualche altra idea se l'era fatta quella notte, nello stanzino. Non era stata chiassosa e rumorosa, ma una normale ragazza con sorrisi, rossori e normali chiacchierate. Infine, l'aveva osservata anche quella stessa mattina, bloccata nella zona delle riserve. Aveva avuto lo sguardo assorto per tutto il tempo, turbato, come se non si fosse trovata lì, persa in chissà quale angoscioso pensiero.
Ora che l'aveva vista in tutte quelle sfaccettature, cominciava ad apprezzare anche la Chiyo rumorosa e casinista che spesso lasciava uscire. E cominciava a capire come fosse possibile che i suoi compagni, nonostante tutti i guai che combinava, la trattassero con così tanto riguardo.
Chiyo e Tanaka, chiusi nel pulmino, intanto continuarono a litigare, fintanto che Tanaka non venne schiacciato con la faccia al vetro del finestrino, sotto le risate impazzite di Nishinoya, lì di fianco.
Daichi si irritò e sospirando decise che era giunto il momento di intervenire.
«Scusami» si congedò da Kuroo, che era impegnato a non scoppiare a ridere. «Ci vediamo per il ritiro estivo tra due settimane! Grazie per l'ospitalità» e si chinò cortesemente, prima di scappare dentro urlando i nomi dei due che tentavano di ammazzarsi.
Finalmente i due litiganti si calmarono e trovarono un accordo, quando il pulmino ormai carico partì.
I ragazzi salutarono dal finestrino i capitani delle altre squadre e qualche altro giocatore. Chiyo, ora seduta al suo "meritatissimo" posto, volse fuori lo sguardo e incrociò gli occhi di Kuroo. Gli sorrise con tutta la dolcezza che poteva avere e alzando una mano lo salutò. Lui si limitò a rispondere con un altrettanto sorriso e l'osservò andar via.
«Ah!» sospirò Bokuto, accanto a sè. «C'è già troppo silenzio.»
«Basti tu a colmarlo, non preoccuparti» gli rispose Kuroo, canzonandolo, ma Bokuto non la prese molto bene, capendo che gli stava dando del rompiscatole. E passò la restante mezz'ora a brontolargli contro.


NDA.

Ehy ehy ehy!!! Scusate il ritardo, questa settimana ho avuto un po' di impegni.
Ma eccomi di nuovo qua! E questo primo week end di ritiro alla Nekoma è andato. Chiyo ha fatto un sacco di belle conoscenze, che sicuramente non si dimenticherà tanto facilmente. Per fortuna presto li rivedrà perchè già si stava affezionando ;P
Vi ringrazio ancora per le recensioni!
Vi aspetto tutti al prossimo capitolo, dove ci sarà una new entry! Il suo nome è Yumi e anche se all'inizio potrà sembrare una comparsa come un'altra, avrà in realtà dei ruoli importanti in futuro, perciò non dimenticatevi di lei tanto facilmente ;P
E, ancora... Papà Daichi dirà a Chiyo qualcosa di importante, ma cosa?
E poi... chi è Shoji?
Siete curiosi?
Allora stay tuned! Il prossimo, sarà un capitolo importante!
Cià cià!

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 9
*** Ci sono un gatto, un gufo e un fazzoletto... ***


Ci sono un gatto, un gufo e un fazzoletto...


"Devi guardare anche i tuoi compagni" pensò Chiyo, camminando per la strada ormai buia, diretta verso casa. Sospirò, alzando gli occhi al cielo. Le stelle luccicavano come impazzite quella notte, in quel cielo limpido di nuvole.
Erano così lontane.
Così in alto.
"Sei così piccola" recitavano le voci nella sua testa, in quei chiari ricordi che tanto faticava a non far riemergere.
Sospirò ancora... Kuroo aveva ragione! Doveva imparare e l'avrebbe fatto. Aveva due settimane per migliorarsi: tutto ciò che doveva fare era imparare a stare in campo. Correre da tutte le parti, anche se spesso risultava fruttuoso, a lungo risultava solo dannoso. Soprattutto, doveva evitare di scontrarsi con gli altri.
Immersa in questi pensieri, ispirata dall'aria frizzantina della notte, iniziò a correre, acquistando sempre più velocità e cercando di impegnare le sue gambe in quello stesso modo di quando era in campo.
Si sarebbe allenata e sarebbe migliorata.
Sarebbe scesa in campo, faccia a faccia contro i Nekoma e contro chiunque altro, pronta a far rivalere il suo nome.
Essere piccoli non sarebbe più stato un problema.
«Sono a casa!» urlò, entrando e togliendosi le scarpe velocemente.
«Chiyo-chan!» squillò una voce femminile. «Bentornata, pallavolista!»
Una ragazza dai capelli castani, corti appena a sfiorare le spalle, si affacciò a una porta. Era molto più grande di Chiyo, non solo di statura ma anche d'età. Yumi andava già al college.
«Ciao Yumi!» salutò Chiyo, mollando le scarpe all'ingresso e correndo verso il piano di sopra.
«Ehy! Saluta mamma e papà!» la rimbeccò sua sorella, afferrandola per il colletto appena in tempo e tirandola giù. Chiyo lanciò un urlo, accorgendosi che per poco non sarebbe caduta a terra, e in pochi istanti si ritrovò avvinghiata in un paio di sottili, ma potenti, braccia.
«E anche a tua sorella non farebbe dispiacere un bacetto!» disse Yumi, strofinando la propria guancia contro quella di Chiyo. Quest'ultima cominciò a dimenarsi, puntandole le mani al petto e cercando di allontanarla con tutta la forza che aveva.
«Lasciami! Mi soffochi!» lamentò, divincolandosi come un'anguilla, ma Yumi non sembrava intenzionata ad obbedire.
«Sai, dovresti imparare a essere più dolce o i ragazzi non ti sposeranno mai!» le disse Yumi, storpiando le parole a causa di una mano di Chiyo che aveva cominciato a spingerla per una guancia.
«Ma che dici? Non voglio essere sposata da nessuno! E poi finiscila di pensare solo ai ragazzi!» continuò la più piccola, piantandole un piede nello stomaco e aiutandosi per spingersi via. Yumi, infine, spalancò le braccia, ormai vinta, e Chiyo volò a terra con un urlo, proprio davanti a lei. Lamentandosi, si massaggiò il sedere, mentre Yumi si inginocchiava per arrivare meglio al suo viso e sorridendole le chiese: «Ti sono mancata? Com'è andata? C'era qualche bel ragazzo? Hai pensato a tua sorella, ogni tanto?»
«Yumi, è appena tornata. Falla respirare un po'» sospirò una voce di donna, dietro Chiyo. Ferma sulla porta della cucina, con uno straccio tra le mani, intenta ad asciugarsi, c'era una donna di bassa statura, dai corti capelli castani, un po' tonda in viso, ma dallo sguardo dolce e luminoso. Chiyo sicuramente aveva preso da lei molte delle sue caratteristiche.
«Ciao mamma, sono tornata!» urlò gioisa, vedendola.
«Ti ho sentita» ridacchiò la donna. «Ti sei divertita con i tuoi amici?» chiese poi, prima di voltarsi e tornare in cucina. Chiyo si alzò di colpo e le corse dietro, rispondendo con allegria: «Sì! Tantissimo!»
«Sei stata educata con tutti?» chiese ancora sua madre e Chiyo si imbronciò appena, rallentando la corsa e fermandosi pochi metri più dietro. «Beh...» cominciò. «Stamattina per sbaglio ho urtato un ragazzo di un'altra squadra mentre correvo e il coach mi ha costretto alla panchina tutto il giorno.»
Sua madre sospirò, afferrando un piatto dal lavandino e cominciando a strofinarlo con una spugna. Il tono lasciava travisare tutto il suo disappunto, ma in realtà, nascosta nella sua posizione di spalle, sorrideva divertita. La piccola di casa era un vero terremoto e la cosa, per quanto avesse il dovere di tamponarlo, la divertiva particolarmente. Più volte era stata la risata che rompeva i dolorosi silenzi. Quel suo modo di fare tanto irruente era contemporaneamente un disastro e un dono del cielo.
«Perché non guardi dove vai, giusto?» chiese, impegnata a lavare i piatti rimanenti della cena.
«Stavo cercando di prendere il fazzoletto della vittoria!»
«Fazzoletto?» chiese sua madre, confusa, e Chiyo parve infervorarsi. «Sì!» disse. «Dovevamo decidere con Nishinoya chi avrebbe giocato contro i Nekoma questa mattina! Sono i nostri acerrimi nemici, lo sai?»
«I Nekoma?» chiese Yumi, entrando in cucina, e si andò ad affiancare a sua madre. Prese uno strofinaccio asciutto e cominciò ad asciugare le stoviglie che la donna risciacquava e le passava. «Ne ho sentito parlare, le partite tra la Karasuno e loro venivano chiamate le "battaglie al cassonetto", se non sbaglio.»
«Che schifo!» esclamò sua madre.
«È una metafora! Perché noi siamo i corvi e loro sono gatti!» spiegò Chiyo.
«Gatti?» chiese ancora sua madre.
«Sì! E il capitano è un ragazzo altissimo, con la faccia così!» disse cercando di imitare lo sguardo di Kuroo. «E i capelli così!» e si tirò su parte della coda mentre la frangia se la schiacciava in viso.
«Cattivissimo!!!» ringhiò infine, cercando di risultare minacciosa.
«Oh cielo!» esclamò sua madre, leggermente sorpresa, mentre Yumi al suo fianco si portava una mano alle labbra per trattenere una risata. Chiyo era così scema a volte!
«Beh... non è veramente cattivo! In realtà sembra molto premuroso. È gentile...» poi rendendosi conto che stava arrossendo, nel ricordare i sorrisi di Kuroo e i suoi modi di fare, decise di cambiare discorso. «Però è il nostro acerrimo nemico! E nella squadra hanno un altro ragazzo altissimo che fa delle schiacciate potentissime! Sembrano frustate! È un mezzo russo! »
«Insomma, cos'è tutto questo baccano?» mormorò una voce maschile, raggiungendo la riunione in cucina. «Chiyo, immaginavo che eri tu.»
«Ciao papà!» salutò Chiyo, entusiasta.
«Chiyo ci sta raccontando dei ragazzi che ha incontrato al ritiro» spiegò Yumi e suo padre fulminò la figlia, chiedendo repentino: «Ti hanno importunata?»
«Importunata? No!» sobbalzò lei, colta all'improvviso.
«Ti hanno toccata? Sfiorata? Ti hanno parlato?»
«Papà, per forza dovevano parlarmi!»
E l'uomo sospirò, contrariato: «Non riesco proprio a capire perché tu abbia voluto prendere parte a una squadra maschile! Cos'aveva la femminile che non andava?!»
«Perché io sono un colibrì» e il tono con cui lo disse non ammetteva repliche. Gli occhi erano tornati a bruciare, emanava energia. Il viso, avvolto in un'espressione profonda, metteva quasi paura.
Yumi e sua madre si scambiarono un breve sguardo, intenso, lievemente addolorate, e abbassando gli occhi non osarono dire altro.
Suo padre rimase ad osservarla a lungo, pensieroso e assorto, poi silenzioso si andò a sedere al tavolo di fronte.
«Hai giocato?» chiese con tono greve, mentre si avvicinava il posacenere e un pacchetto di sigarette.
«Solo un paio!» piagnucolò Chiyo. «Ieri sera, perché ho implorato. Oggi mi avrebbe fatto giocare di più se non fossi stata vittima di un incidente.»
«Sicura si trattasse di un incidente?» sghignazzò suo padre.
«Assolutamente! Il moicano è uscito all'improvviso! Non è stata colpa mia!»
«Che gli hai combinato?» chiese lui, accendendosi una sigaretta.
«Niente!» si difese Chiyo.
«Correva» spiegò invece sua madre e questo sembrò bastare.
«E non guardavi» intuì suo padre con un sospiro. «Sei un colibrì che ha bisogno degli occhiali, mi sa»
«No! Io ci vedo benissimo!» lamentò Chiyo. «È uscito da dietro un angolo all'improvviso! Non è stata colpa mia!»
«E perché correvi?»
«Voleva giocare contro i Nekoma... ma ancora non ci hai detto cos'è il fazzoletto della vittoria» spiegò Yumi.
«I Nekoma? Se non sbaglio agli interscolastici sono arrivati ai quarti» riflettè suo padre.
«Eh? Sul serio?» chiese Chiyo.
«Ma come? Non lo sai? Sono i tuoi acerrimi nemici e non conosci queste cose?» la brontolò Yumi.
«Io giocavo nella femminile» cercò di giustificarsi Chiyo, alzando le spalle. «E comunque volevo giocare contro i Nekoma anche perché per colpa del gattaccio che si è messo a ridere e a provocarmi con i biscotti di Kageyama, si è svegliato testa a gufo che se li è mangiati tutti! E io ho rischiato di finire nei pasticci! Perciò volevo dargli una lezione! Così io e Noya-san abbiamo corso e abbiamo deciso che chi prendeva il fazzoletto dalle mani di Tanaka-san per primo vinceva e avrebbe giocato! E io ho preso il fazzoletto, ma ho travolto il moicano e sono rimasta in panchina per tutto il giorno» piagnucolò alla fine.
«Tu ci hai capito qualcosa?» chiese Yumi a sua madre, ridacchiando.
«Non molto. Mi chiedo da chi abbia preso» rispose sua madre, facendo di nuovo finta di esserne affranta ma trovando la cosa incredibilmente divertente.
«Però ieri ho giocato contro Testa a Gufo! Bokuto-Senpai! È fortissimo, fa le schiacciate storte e tu non capisci mai da che parte andrà! Riesce sempre a schivare il muro, anche se c'è uno spazietto minuscolo lui ci passa! Ma qualcuna io gliel'ho bloccata così ho promesso che la prossima volta le avrei bloccate tutte, ma lui mi ha detto "vedremo" ed ha riso!» e gonfiando il petto cominciò a imitare la risata di Bokuto. «Ma col gattaccio non sono riuscita a confrontarmi, che rabbia! Però torneremo in ritiro tra due settimane e li rivedrò tutti, avrò una settimana di tempo per sfidarli, e non passeranno mai! Con me alla difesa, Hitana e Asahi-san in attacco e Kageyama all'alzata siamo fortissimi! Kageyama fa delle alzate precisissime! Hinata salta a occhi chiusi e vola! E poi...sbam! La colpisce velocissima e Powa!!! Fa punto! I gattacci non avranno scampo! Ma io devo correre di meno! Me l'ha detto gattaccio cattivo! Devo guardare anche gli altri giocatori e correre meno, altrimenti mi stanco» continuò, infervorandosi sempre di più man mano che i ricordi le piombavano nella mente.
Yumi e sua madre ascoltarono assorte, senza farsi troppe domande perché tanto non avrebbero mai capito molto. Quando si faceva prendere dall'entusiasmo Chiyo diventava un vero e proprio uragano irrefrenabile e allora bisognava solo lasciarla passare e mettersi al riparo. Invece suo padre era ancora seduto sulla sedia, con la sigaretta tra le dita che l'ascoltava con attenzione, tanto che Yumi si chiese se stesse veramente capendo o stesse solo facendo finta.
Chiyo andò avanti per un quarto d'ora abbondante, cercando di toccare tutti i punti salienti del week end passato, saltando da un argomento a un altro, agitandosi e aiutandosi a gesti laddove non riusciva a spiegarsi. E suo padre restò lì a guardarla per tutto il tempo.
«Avete fatto almeno quindici partite e ne avete vinte sì e no tre» concluse infine suo padre e Chiyo rimase un attimo paralizzata: aveva maledettamente ragione.
«Dobbiamo migliorare!» disse cercando di sembrare convincente.
«Sì, dovete» asserì suo padre, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi alla porta, per tornarsene a vedere la televisione.
Chiyo lo lasciò passare, ma prima di farlo allontare disse, con sguardo serio e tono greve: «Papà, domani non ci saranno gli allenamenti per delle manutenzioni in palestra. Credo... che andrò a trovarlo.»
Suo padre restò in silenzio qualche secondo, pensieroso, poi si limitò ad annuire e uscì.
L'indomani, Chiyo, come anticipato a suo padre, si presentò a lui. Shoji, recitava la tomba con ai piedi un mazzo di fiori ormai secchi. Chiyo li raccolse e li sostituì con un mazzo nuovo e rigoglioso. Osservò qualche istante il nome sull'epitaffio, poi si sedette lì davanti, a gambe incrociate.
«Sono tornata» disse, sorridendo. «Ho tante cose da raccontarti!».

I giorni successivi alla Karasuno furono strani, tesi. Le sconfitte subite durante quel piccolo ritiro a Tokyo aveva segnato tutti, anche se inizialmente avevano dimostrato dignità e orgoglio. C'era solo una cosa che rimbombava nelle loro menti: "devo migliorare."
Asahi si allenò con Nishinoya nelle alzate e attacchi da dietro la linea dei tre metri. Hinata cominciò ad allenarsi da solo, con Ukai che lo portava altrove. Kageyama, che ancora non rivolgeva la parola a Hinata, dopo un litigio avuto alla Nekoma, cominciò anche lui ad allenarsi da solo per migliorare le sue alzate. Hinata aveva ammesso che desiderava cambiare la loro veloce, renderla migliore e smettere di affidarsi solo alle sue alzate. Voleva smettere di tenere gli occhi chiusi, voleva dare il suo contributo: ma perché cambiare qualcosa che aveva sempre funzionato? Solo per avidità? Kageyama proprio non riusciva a capirlo.
Tanaka, Asahi, Tsukishima e Daichi si allenarono invece in un attacco combinato: partivano tutti insieme e solo l'alzatore sapeva a chi sarebbe toccata la palla, così da confondere il muro e la difesa avversaria. Tutti attacchi che avevano visto dalle squadre avversarie alla Nekoma, o su internet. Forse poteva chiamarsi copiare, ma per loro era solo migliorare e rendersi più letali.
Chiyo si presentò a uno di quegli allenamenti e si mise nella metà campo avversaria.
«Le ricevo io» disse ai suoi compagni.
Gli altri annuirono, prima di partire nel loro attacco combinato.
"Devo vedere anche gli altri giocatori" si costrinse la ragazza, cercando di allargare il suo campo visivo. E li vide: in quattro marciavano con fervore e potenza contro la rete, mentre la palla veniva alzata sopra la testa di Sugawara.
Facevano paura.
Saltarono e riuscirono tutti a superare il nastro della rete.
Un nodo chiuse per un attimo la gola di Chiyo, mentre li guardava da là sotto, piccola e impotente.
Tanaka schiacciò, ma non colpì la palla, che invece la prese Asahi, dietro di lui.
La potenza del colpo le bloccò le gambe e la palla toccò terra, vicino a sè, con un tonfo, facendola sobbalzare.
«Eh? Chiyo-chan, quella era facile...» osservò Tanaka, confuso. Perché non si era mossa?
Chiyo chiuse gli occhi, sforzandosi e cercando concentrazione. Non voleva farsi vedere così, non da loro.
«Scusate» cercò di sorridere. «Ho la testa per aria ultimamente.»
«Qualcosa non va?» chiese Asahi, preoccupato.
"Devi guardare anche gli altri giocatori" pensò lei, stringendo i pugni.
«Sei giù perché non hai potuto confrontarti con la Nekoma?» chiese ancora Tanaka. «Tra due settimane le rivediamo, stai tranquilla, riuscirai sicuramente a scontrarti con loro» insistè Asahi.
«No, se non imparo a stare sul campo!» gridò Chiyo, colta da moto d'ira, non nei confronti dei suoi compagni, che in realtà erano stati gentili e premurosi, ma nei confronti di se stessa. Perché diamine non riusciva a essere come tutti gli altri?
Una mano le si posò su una spalla, facendola sussultare: quando era arrivata?
Daichi la guardò, sorridendo. «Cosa ti blocca?» chiese.
Chiyo abbassò lo sguardo, imbarazzata e rattristata.
«È che...» cominciò, titubante. Era così stupido! Ma sapeva che con loro poteva parlarne, l'avevano sempre compresa e sostenuta. «Fate così paura» ammise, arrossendo per l'imbarazzo.
«Eh?» stridulò Tanaka, avvicinandosi al suo viso e guardandola con un sopracciglio alzato. «Paura? Hai paura di noi? Con questi bei visi?» e lui, Asahi e Daichi cercarono di assumere uno sguardo angelico, con un'assurda posa da putti.
Chiyo si portò una mano alle labbra, soffocandoci dentro una risata.
Tanaka non aveva tutti i torti: che bisogno c'era di avere così paura?
«È che quando tu schiacci, Tanaka-san, fai una faccia tipo...» spiegò Chiyo e cercò di ingrugnirsi, ringhiando.
«La forza dell'abitudine, l'avversario dev'essere intimorito!» e questo la fece ridere ancora.
«Riproviamo» disse Daichi. «Voi andate di là, io resto qui alla difesa con Chiyo-chan.» E i suoi compagni obbedirono, correndo di nuovo in attacco.
«Non guardare la brutta faccia di Tanaka» cominciò Daichi e si beccò un infastidito «Ti ho sentito!» da parte del diretto interessato.
Daichi ridacchiò e continuò: «Concentrati sui movimenti, cerca di vedere quelli. Non pensare a chi hai davanti, che sia uno del primo anno o del terzo, uno alto due metri o uno e cinquanta, un uomo o una donna, il tutto alla fine su questo campo si riduce ad avversari e compagni. Nient'altro che loro e noi.»
Chiyo annuì e sospirando per darsi coraggio tornò in posizione.
"Devo vedere gli altri giocatori" si constrinse ancora, concentrandosi.
E li vide, dall'altro lato.
Tanaka, Asahi e Tsukishima, pronti a saltare.
Ancora una volta provò un lieve timore, nel constatare quanto fossero grandi in realtà rispetto a lei, ma cercò di non farsi sopraffare. Cercò di ripetersi quanto le era stato detto fino a quel momento, di farsi coraggio appigliandosi alle parole di Daichi.
"Non devo avere paura" si ammonì.
Tanaka, alla fine, era solo un idiota che faceva facce stupide e si divertiva a rendersi ridicolo. Tsuskishima era solo altezza, ma mancava di spirito combattivo. Sarebbe scappato alla prima difficoltà. Asahi infine era solo un fifone che aveva paura perfino della sua stessa ombra.
Davanti a questi pensieri, quei tre che correvano nella sua direzione non sembravano poi così spaventosi.
«Chiyo-chan» la voce di Daichi al suo fianco catturò ancora la sua attenzione. «Io sono qui» disse, lanciandole un breve, intenso, sguardo.
E lei capì.
Daichi era grande, molto più grande rispetto a lei, ma era suo compagno.
"Il tutto si riduce ad avversari e compagni!"
Daichi non era lì per schiacciarla, per ribadire che fosse piccola, per sottolineare quanto lei non fosse in grado, ma le donava quella grandezza che lui possedeva, mettendola a sua disposizione. Le offriva le spalle su cui arrampicarsi e smettere di essere piccola e inferiore.
"Non sono sola" si rese conto, per la prima volta dopo tanti anni.
Quando giocava nella squadra femminile quel pensiero non l'aveva mai colta perché in qualche modo si sentiva responsabile di tutto ciò che succedeva in campo. Le sue compagne erano poco allenate, non erano agguerrite e spesso gettavano la spugna, così tutto il resto toccava a lei e a Yui, il suo capitano. Lei era sempre stata sola, un piccolo colibrì in mezzo alla caotica città. Ma ora... aveva un gruppo di corvi a proteggerla e guardarle le spalle.
La palla arrivò veloce nella sua direzione, la vide e riuscì a costringere il suo corpo a muoversi. Saltò verso destra e allungò il braccio: la mancò, era partita troppo tardi, ma per lo meno era partita.
Poteva farcela.
«Un'altra!» gridò, rimettendosi in piedi.


NDA

Ehy ehy ehy! Eccomi di nuovo qui, puntualissima ^_^
E così abbiamo conosciuto Yumi la stritolatrice. La rivederemo anche in altre occasioni e a volte avrà un vero e proprio ruolo chiave. Anche Shoji sarà un nome che rivedrete più avanti (in fondo, ancora, non ho spiegato chi è :P).
Daichi, come sempre, è riuscito a essere il pilastro a cui appoggiarsi e ha dato forza a Chiyo. Bravo papà Daichi!
Infine, la scelta del titolo del capitolo si basa sulla classica barzelletta "ci sono un Italiano, un Inglese e un Francese...", adattata in questo caso al gufo, gatto e fazzoletto xD perchè il racconto frenetico di Chiyo sembra davvero quasi una barzelletta.
Nel prossimo capitolo i nostri eroi (?) saranno pronti (o quasi...) per partire e andare ad affrontare il famigerato ritiro estivo di una settimana! Ne vedremo delle belle!
Intanto vi lascio una piccola anticipazione:

«Un'altra parola su quella storia e ti assicuro non giocherai più a pallavolo» sibilò con gli occhi omicidi.
«Chiyo-chan?» chiese Tanaka, intimorito, indietreggiando appena.
«Non sembra lei!» balbettò Asahi, shockato nell'averla vista in quell'atto di violenza.
«Forse è un tasto delicato» ridacchiò Sugawara, cercando di alleggerire la situazione. «Su! Andiamo in palestra!»

Chi avrà tentato di uccidere Chiyo? E perchè? Qual è il famigerato "tasto delicato" che non bisogna toccare?
Bene... con queste domande sul senso della vita, io vi saluto!
Alla prossima!
Cià cià

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 10
*** L'effetto telefonino ***


L'effetto telefonino

Due settimane passarono anche più rapidamente di quanto si fossero aspettati. Era notte fonda, quando la Karasuno si trovò di fronte al pulmino che l'avrebbe di nuovo portata a Tokyo.
«Si parte! Si parte!» canticchiava Chiyo, entusiasta, saltellando per tutto il cortile.
«Chiyo-chan, sshhh!» l'ammonì Daichi, al suo fianco e lei si portò entrambe le mani alla bocca, tappandosela.
«Bene, io e Ukai-kun faremo dei turni alla guida, dovremmo arrivare in prima mattina» spiegò Takeda.
In quel momento una sagoma scura arrivò a corsa, veloce e rapida come una gazzella. «Eh?» chiesero un paio di loro, guardandola e non capendo chi fosse.
«Chiyo-chan!» gridò la ragazza, furibonda in volto, prima di lanciare contro Chiyo un oggetto non ben identificato. «Dove credevi di andartene senza telefonino, si può sapere?!»
Il telefonino colpì Chiyo in piena testa, ma lei riuscì comunque a prenderlo al volo prima che cadesse a terra e si sfracellasse. La ragazza sconosciuta la raggiunse e aggiunse alla botta col telefonino un colpo di nocche in piena nuca.
«Ahi!» lamentò Chiyo, portandosi le mani alla testa. «L'ho dimenticato! Non l'ho fatto apposta!»
«Testaccia vuota!» la sgridò ancora, prima di guardarsi attorno. Gli occhi di tutti i presenti erano rivolti a loro, curiosi probabilmente di sapere chi fosse quell'uragano che li aveva appena travolti.
La ragazza si inchinò, educatamente, e disse: «Scusate l'interruzione! Sono Yumi Nakano, la sorella si Chiyo.»
«La sorella di Chiyo-chan!» esclamò Tanaka, arrossendosi appena in volto e sorridendo emozionato.
«Che carina!» mormorò al suo fianco Nishinoya, con la stessa espressione ebete in volto.
Yumi si raddrizzò e si portò le mani ai fianchi, squadrando i visi che aveva davanti.
«E così sono questi i famigerati "compagni di squadra"» osservò, sorridente. Poi sghignazzando disse, guardando la sorella: «Ehy, Chiyo-chan sei la più bassa di tutti.»
«Lo so benissimo!» ringhiò lei.
Ukai si fece avanti e disse, educatamente: «Keishin Ukai, sono il coach di Chiyo-chan. Molto piacere.»
Yumi rispose con un inchino e aggiunse: «Chiedo scusa per il comportamento di mia sorella, crediamo sia stata adottata.»
«Che?» stridulò Chiyo, beccandosi uno "ssshh" sonoro da tutti i presenti.
«Nostra madre è disperata, neanche le catene riescono a tenerla ferma» aggiunse Yumi.
«Capisco benissimo cosa intendi» annuì Ukai.
«Mi dispiace affidarvela per questa settimana, spero non combinerà troppi disastri.»
«Farò il possibile per limitare i danni.»
«Insomma, voi due...» lamentò Chiyo. «Perché partite così prevenuti?» e in risposta ottenne una vistosa occhiataccia da parte di entrambi.
«Non è giusto» piagnucolò lei, imbronciandosi.
«Forza, salite. Partiamo o non arriveremo in tempo» ordinò Ukai, rivolgendosi ai suoi ragazzi.
Yumi si chinò su sua sorella e le afferrò una guancia, pizzicandola. «Fa buon viaggio, Chiyo-chan. Mi raccomando chiama la mamma tutte le sere e non guardare troppo i ragazzi, altrimenti papà mette le ali alla macchina e viene a riprenderti con effetto immediato.»
«Mi fai male, stupida!» brontolò Chiyo, avvampando. Che razza di figure le faceva fare?
«Oh, ehi!» e si accostò sghignazzante al suo orecchio. «Carino il tuo coach!» sussurrò.
«Non pensarci nemmeno!» gridò Chiyo, irritata come poche volte. E ancora una volta fu ripresa con un coro di "sshh".
Yumi sghignazzò divertita e finalmente la lasciò andare, guardandola salire sull'autobus e andarsi a sedere vicino al finestrino, in fondo.
Subito le furono addosso Tanaka e Nishinoya che l'afferrarono ognuno per una guancia e cominciarono a tirarla e pizzicarla, sghignazzando: «Chiyo-chan, chiama la mamma! Mi raccomando!»
Chiyo cominciò a dimenarsi, nel tentativo di liberarsi dalla loro presa, e gli sfoggiò contro il suo immenso repertorio di insulti.
«Insomma! Già cominciate?!» brontolò Ukai, affacciandosi alla porta dell'autobus. Yumi ridacchiò e salutò sua sorella con la mano.
Ukai volse a lei l'ultimo inchino di congedo, prima di salire per ultimo. Il pulmino si mise in moto e partì nella notte, diretti verso Tokyo.
Bastarono solo cinque minuti per permettere a Chiyo di addormentarsi, stesa su entrambi i sedili. A svegliarla, quattro ore dopo, fu Tanaka.
Chiyo aprì gli occhi, intontita e si guardò attorno confusa, non ricordandosi bene dove fosse.
«Siamo arrivati, alzati» le disse Nishinoya, passandole accanto per scendere dal pulmino.
"Arrivati?" si chiese ancora confusa. Poi si ricordò e spalancò gli occhi.
«Siamo arrivati!» esultò, scendendo di corsa. Il sole era alto da non molto eppure faceva già un gran caldo. Si stiracchiò, allungandosi verso l'alto e mormorò: «Che viaggio estenuante!»
«Ma se hai dormito tutto il tempo?» rise Sugawara, accostandosi a lei.
«Sì ma sono comunque tutta indolenzita» disse continuando a sgranchirsi. Le faceva male ogni cosa.
«Se dormi in quelle posizioni assurde è normale!» rise Tanaka.
«Chiyo-chan!» chiamò Nishinoya, raggiungendola con uno stupido sguardo in volto e gongolando e sculettando come una donnetta disse: «Chiama la mamma, sennò si preoccup-» non riuscì a concludere la frase che Chiyo gli aveva diretto un incazzato pugno in pieno viso.
«Un'altra parola su quella storia e ti assicuro non giocherai più a pallavolo» sibilò con gli occhi omicidi.
«Chiyo-chan?» chiese Tanaka, intimorito, indietreggiando appena.
«Non sembra lei!» balbettò Asahi, shockato nell'averla vista in quell'atto di violenza.
«Forse è un tasto delicato» ridacchiò Sugawara, cercando di alleggerire la situazione. «Su! Andiamo in palestra!»
E solo allora Chiyo si guardò attorno e constatò: «Non siamo alla Nekoma.»
«No!» disse Tsukishima, passando oltre. «Questa è la Shizen. Neanche sapevi dove saremmo andati.» sbuffò, infastidito.
Chiyo si corrucciò e si irrigidì, guardandolo andar via: «Che antipatico!»
«Dicono che qui sia più fresco, rispetto alle altre palestre» spiegò Sugawara e insime al resto del gruppo si avviò verso l'interno della palestra.
«Speriamo, perché oggi fa un gran caldo» sospirò Chiyo, sventolandosi con una mano.
«E lo farà anche per il resto della settimana, probabilmente» sospirò Tanaka.
«Ehy! Chi ha steso Nishinoya?!» risuonò la voce di Ukai alle loro spalle. Chiyo ebbe un brivido e cominciò a correre su per la scalinata, urlando: «Andiamo a giocare! Presto! Presto che ci aspettano!»
«Chiyo-chan aspetta!» provò a richiamarla Sugawara, correndole dietro, insieme a Tanaka.
«Chiyo-chan!» gridò furibondo Ukai, intuendo subito ciò che fosse successo. Ma lei era già in cima alla scalinata e stava già scappando.
Raggiunsero la palestra che ancora stavano correndo, quando uscirono un paio di giocatori della Shinzen, a salutare, subito seguiti da un rumoroso Bokuto.
«Ehy! Ehy! Ehy! È tornata la piccoletta!» disse entusiasta.
«Bokuto-Senpai!» gridò Chiyo con altrettanto entusiasmo, senza smettere di correre, e gli saltò al collo abbracciandolo. Bokuto restò impettito, fiero con le mani sui fianchi, mentre Chiyo dondolava al suo collo. Sorrideva, cercando di mostrare fierezza, ma il rossore in volto lo tradiva: insomma! Una ragazza gli era appena saltata al collo! Non poteva certo restare indifferente alla cosa.
Tanaka, alle sue spalle, si pietrificò e si raggomitolò vicino al muro, depresso.
«Povero Tanaka, ha perso la sua kohai» ridacchiò Asahi, raggiungendoli.
«Devi combattere, Tanaka-san! Non farti sconfiggere così!» disse Hinata, chinandosi davanti a lui a pugni stretti, cercando di infondergli forza.
«Oh, no! Bokuto ora non smetterà più di vantarsene» sospirò Kuroo, affranto, raggiungendo anche lui il resto del gruppo. «Che guaio.»
«Chiyo-chan!» l'urlo imperativo di Ukai la fece saltare via e tremolante si raddrizzò, portandosi d'istinto una mano sulla fronte, come un soldatino.
«Signorsì!» gridò, preparandosi a un'altra strigliata. Ukai la raggiunse e la squadrò, con gli occhi di chi avrebbe voluto strozzare qualcuno.
Ma poi sospirò e le diede due sbuffi affettuosi sulla testa, dicendo con tranquillità: «Cerca di stare tranquilla, ok?» e andò dentro la palestra.
Chiyo rimase perplessa, sconvolta a dir poco. Era la prima volta che Ukai non la sgridava per un suo guaio, di solito cercava di farlo anche quando lei non c'entrava niente.
«Forza, dentro! Riscaldatevi!» chiamò il coach.
«Andiamo!» gridò Hinata, afferrandola per una mano e trascinandola dentro.
Dopo essersi cambiati negli spogliatoi ed essersi riscaldati, il team Karasuno si riunì intorno al coach, per ascoltare le sue istruzioni, dopodichè scese in campo.
«Ehy! La piccoletta questa volta gioca da subito!» rise Bokuto, guardando Chiyo affiancare i compagni in campo. Chiyo accennò un sorriso per rispondergli, ma non si sbilanciò in euforie e grida. Quando era in campo era così, ma quella volta c'era qualcosa di diverso. Non solo in lei, tutta la Karasuno era completamente diversa. Lo sguardo di tutti era concentrato come poche volte avevano visto.
L'arbitro fischiò e la Fukurodani battè.
La palla volò in direzione della difesa, oltre la linea dei tre metri.
"Guarda anche gli altri giocatori" si sforzò di pensare Chiyo e ancora una volta allargò il campo visivo. Li vedeva, tutti i suoi compagni, enormi, vicino al suo fianco. Ebbe un attimo di timore, ma se lo fece passare subito.
Erano suoi compagni.
Rapidamente individuò il punto d'impatto della palla: l'avrebbe presa Asahi al suo fianco, era nella giusta traiettoria, era una palla semplice.
Poteva farcela.
Così restò dov'era e non corse.
Asahi la ricevette e la passò a Kageyama, sotto rete. Un rapido sguardo tra lui e Hinata e quest'ultimo cominciò a correre.
"Lo mureranno" pensò Chiyo, vedendo Bokuto e Akaashi dall'altro lato pronti a saltare. Si avvicinò a loro, senza correre troppo, solo mettendosi a una distanza di sicurezza da cui avrebbe potuto provare a salvare la palla dal muro.
Kageyama alzò la palla, Hinata saltò.
Ma non la toccò.
La palla cadde prima di raggiungere la mano del piccolo corvo.
«Ah!» esclamò Chiyo, provando lo stesso a buttarsi per recuperarla, ma anche se ce l'avesse fatta era il terzo tocco e mandarla di là sarebbe stato impossibile.
"Ma cos'è successo?" si chiese, alzando lo sguardo sui due, altrettanto sconvolti. Non era stato un errore, non uno dei solito almeno. Loro semplicemente avevano provato qualcosa di nuovo che non era andato a buon fine.
«Don't mind! Don't mind!» gridò Sugawara dalla panchina.
«La prossima!» gridò Ennoshita al suo fianco.
Si rimisero in posizione e la Fukurodani battè ancora.
Chiyo si concentrò e cercò nuovamente di vedere l'intero campo, con i compagni e la traiettoria della palla.
A sinistra, pochi passi da lei.
Corse rapidamente in quel punto e riuscì a riceverla, rimandandola a Kageyama. Di nuovo uno sguardo tra lui e Hinata, poi l'alzò. Chiyo corse davanti, intenzionata a intervenire qualora ci fossero stati problemi in attacco e la palla fosse stata bloccata dagli avversari.
L'alzata Kageyama risultò troppo alta e Hinata non riuscì ad arrivarci, ma non si fece prendere dal panico e con la mano sinistra si allungò di lato colpendola e mandandola dall'altra parte per un soffio.
Chiyo sospirò: era riuscito a mantenere la calma, ma ancora quei due risultavano scoordinati e gli attacchi non funzionavano. Era strano per il duo spericolato, soprattutto per Kageyama che era il Re delle alzate. Non ne aveva mai sbagliata una, prima di allora. Qualcosa stava cambiando, ma sarebbe stato in meglio? O avrebbe solo aggiunto problemi? Chiyo si sentiva un po' preoccupata in proposito, soprattutto perchè tra loro non sembrava tirare buona aria già da un po'.
«Vai Asahi-san!» gridò lei, mentre l'Asso della Karasuno si preparava a battere.
Asahi alzò la palla sopra la sua testa, corse e saltò colpendola a mezz'aria.
Fuori.
«Tsk!» sbuffò, contrariato.
Ancora battute da parte della Fukurodani e altri punti per loro.
La palla arrivò, diretta verso Tanaka, ma la sua leggera posizione storta non gli avrebbe permesso di rilanciarla dritta. Chiyo partì, mettendosi alle sue spalle e nel momento in cui lui la prese e la deviò indietro, Chiyo fu pronta e con un palleggio la rispedì verso la rete. Kageyama saltò e tentò un pallonetto, riuscendo a fare punto.
«Wo!!! Hai visto che forza?!» esclamò Bokuto. «La piccoletta era dietro di lui e l'ha salvata.»
«L'aveva prevista» disse Akaashi.
«Eh?!» chiese Bokuto non capendo.
«Si è messa dietro il numero cinque ben prima che la palla gli arrivasse, aveva previsto che avrebbe deviato la traiettoria e non sarebbe riuscito a mandarla all'alzatore.»
«Sul serio?!» sbarrò gli occhi Bokuto.
"Ci hai lavorato su, eh, piccoletta?" pensò Kuroo, che stava giocando nel campo vicino, guardando sporadicamente la partita che si stava svolgendo di fianco a loro. Chiyo aveva ascoltato il suo consiglio e lo stava mettendo in pratica, però era ancora immatura in quel nuovo stile di gioco: era più lenta del solito, meno reattiva, sembrava quasi facesse più fatica a scattare e correre, come se qualcosa le tenesse i piedi arpionati per terra. Questo, unito alla raffica di errori commessi dagli altri compagni intenti a provare tecniche nuove, permise alla Fukurodani di segnare molti più punti del solito.
Ancora battuta, ancora ricezioni, alzate e attacchi, quando finalmente fu la volta dell'attacco di Bokuto.
"Questa non devo perderla!" disse Chiyo con un fuoco improvviso nelle vene. All'improvviso tutti i compagni intorno a sè sparirono, lasciando nel suo sguardo solo uno spazio vuoto e una palla che volteggiava. Era tornata a guardare solo quella.
Per quanto cercasse di migliorarsi, quella restava comunque per sè la tecnica più efficace ed era decisa a utilizzarla nei momenti più importanti. Correre senza pensarci, come un animale che vede solo la preda.
Bokuto comparve all'improvviso nel suo campo visivo, appena il tempo di schiacciare, poi nuovamente sparì.
Una diagonale.
Chiyo puntò i piedi e scattò rapida come solo lei sapeva fare. Fissava la palla intenta a scendere davanti a sè e nient'altro.
«Mia!!!» gridò con tutto il fiato che aveva, sperando nel buon senso degli altri di spostarsi. Lei non poteva vederli, ma loro potevano vedere lei.
Si lanciò e con un tuffo riuscì a salvarla.
Si rialzò sorridente, entusiasta.
«Li ha... avvertiti?!» sbarrò gli occhi Kuroo, attirato dall'urlo improvviso della ragazza nel momento in cui si era lanciata. Certo, non era la tecnica migliore che avesse mai visto, ma comunque era risultata efficace, dato che Tanaka, sentendola, era saltato indietro appena in tempo prima di beccarsi un pugno nello stomaco.
"Sì!" pensò Chiyo, entusiasta, guardando di nuovo Kageyama che la raccoglieva. Asahi, Tanaka e Daichi partirono insieme, in un attacco combinato. La palla venne alzata, saltarono, ma nessuno ebbe il tempismo giusto di prenderla e la palla cadde a terra.
Chiyo sbarrò gli occhi, guardando il loro risultato fallimentare.
Dopo un salvataggio da premio Nobel, loro la lasciavano cadere così! A fine partita l'avrebbero sentita! Eccome, se l'avrebbero sentita.


NDA.

Oya oya oya! (ogni tanto si cambia u.u)
Come state? Siete sopravvissuti all'out di EFP di questi giorni che ha visto in pericolo recensioni e storie? Meno male pare ora sia tutto risolto, PERCIò ECCOMI!
Ed ecco di nuovo anche Chiyo.
Chiedo scusa se non ho risposto alle recensioni lasciate al capitolo precedente, ho avuto una settimana da suicidio! >.< Non riuscivo neanche a dormire. Tanto che non ho avuto nemmeno il tempo di dar al capitolo una rilettura decente e spero non mi siano sfuggiti mostri ortografici.
Spero non ve la siate presa T__T io apprezzo sempre le vostre parole e son sempre felice che la storia vi stia piacendo.
Tornando a noi... TOKYO! Siamo tornati! E in questa lunga settimana di ritiro, vi assicuro, ne vedremo di tutti i colori! Scherzi, litigi, lacrime, i biscotti di Kageyama (torneranno! Yeaaahhh xD), Tanaka che prende botte e chissà... magari finalmente anche l'ammmmore. Siete pronti per il prossimo chap che vedrà entrare in campo un nuovo elemento? (No, in realtà il gattone lo conosciamo già tutti, ma nella mia storia è una new entry e avrà anche lui il suo perchè xD)
Allora vi aspetto tutti giovedì prossimo!
Cià cià


Tada Nobukatsu-kun \(W
)/


"Di nuovo il silenzio calò, lasciando tutti senza parole. [...]
«M...ma...» provò a parlare Asahi, riuscendo però solo a balbettare.
«Mi prendi in giro?» ringhiò Chiyo con voce bassa e puntò gli occhi furibondi su Lev. «Ti sei fatto intimorire da così poco. Che razza di giocatore sei? Sei solo un codardo!» E infine aggiunse, scandendo bene le parole: «E tra gli Assi di questo paese non c'è posto per i codardi.»
Lev si corrucciò, irritato e colpito nel profondo."

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Capitolo 11
*** Tutta questione di altezze ***


Tutta questione di altezze


«Giro di tuffi anche questa volta?» chiese Chiyo, accostandosi alla sua squadra.
«No» disse Daichi, dirigendosi verso l'uscita della palestra. Sul retro era presente una piccola collinetta, abbastanza in pendio da far venire la stanchezza solo a guardarla.
«Sprint rinfrescanti su per la collina» spiegò Daichi.
«Rinfrescanti? Con questo caldo?!» chiese Chiyo, incredula.
«Via!» incitò lui, battendo le mani, e la squadra partì in sincronia, sforzando ogni muscolo possibile per raggiungere quanto prima la cima della collina.
Chiyo strinse i denti e con un piccolo mugolio si diede la forza di arrivare al traguardo.
Quando tornò in palestra era stanca come se avesse corso per un giorno intero.
«Che senso ha trattenersi dallo sforzarsi in campo, se poi ci fate fare questo» ansimò, lasciandosi cadere sulla panchina. Yachi le si avvicinò velocemente con un asciugamano e una borraccia d'acqua, che lei accettò volentieri.
«Ehy Ehy Ehy!» gridò Bokuto, raggiungendola. «Anche questa volta non le hai prese!» scoppiò a ridere, orgoglioso.
«Ne ho prese quasi la metà!» inveì Chiyo, saltando sulla panchina. Ma lui non parve ascoltarla e continuò a ridere, nonostante lei in piedi sulla panchina continuasse a inverigli contro.
«Sei migliorata, Chiyo-chan» disse Kuroo, raggiungendoli. «Hai lavorato sodo in queste due settimane, vedo.»
Chiyo si illuminò e tutta la rabbia sparì, lasciando spazio all'emozione e alla gioia. Corse lungo la panchina, raggiungendo Kuroo e guardandolo con gli occhi che brillavano gli chiese: «Lo credi sul serio? Ho seguito il tuo consiglio! In effetti è stato meno devastante! Però ancora non va un granchè bene, devo migliorare.»
Kuroo lasciò che sparasse la sfilza di parole che gli rivolgeva con entusiasmo, per poi approfittare della sua pausa per dirle: «Guarda un po', da lì sopra arrivi alla mia altezza! Potresti chiedere di impiantare delle panchine in campo, così puoi giocare anche tu al nostro livello» sghignazzò.
«Oh!!! È vero!» osservò Bokuto, affiancando il moro. «Sei alta quanto noi!»
Chiyo mise nuovamente il broncio, irritandosi, e icrociando le braccia al petto, mormorò: «Antipatici.» Questo fece scattare l'ilarità nei due.
«Ehy! Non prendete in giro Chiyo-chan!» intervenne Nishinoya, saltando anche lui in piedi sopra la panchina. «I più piccoli saranno i più grandi!»
«Esatto!» annuì Chiyo.
«Potere ai piccoli!» gridò Nishinoya, stringendo i pugni e lanciando un urlo carico d'energia.
«Fratelli di sfortuna!» gridò Hinata, raggiungendoli. Saltò da un paio di metri di distanza, allungando un piede verso la panchina, intenzionato a salire anche lui e affiancarli. Ma prese male le misure, atterrò in diagonale e questo fece ribaltare la panchina, facendo cadere miseramente i due che erano in piedi là sopra. Chiyo perse l'equilibrio in avanti, sentendo il terreno mancargli sotto i piedi, e tentò di allungare una mano in avanti, mentre cadeva di faccia a terra. Fortunatamente Kuroo ebbe riflessi pronti e scattando rapidamente in avanti riuscì a prenderla al volo, evitandole l'impatto. Chiyo aprì gli occhi quando ebbe certezza di non essere fracassata al suolo e si trovò ben stretta tra le braccia del moro, col naso spiaccicato sulla sua spalla.
Kuroo la lasciò libera, aiutandola a rimettersi in piedi e la guardò, preoccupato.
«Tutto a posto?» chiese.
Chiyo avvampò nel trovarselo così pericolosamente vicino e nel sentire le sue braccia sciogliersi dalla presa e scivolarle addosso, per allontanarsi. Rossa in volto e quasi paralizzata, non potè che rispondere con un annuita vigorosa.
A distrarla da quella situazione da infarto furono le urla doloranti di Nishinoya e Hinata, alle sue spalle, che a differenza sua non erano stati salvati.
Nishinoya si teneva la nuca, urlando e piagnucolando, mentre Hinata aveva le mani schiacciate al viso, in quanto era atterrato di faccia, anche lui piangente.
«Hinata-san ti esce sangue!» sobbalzò Chiyo e scattò verso Ukai, che in quel momento era impegnato a parlare con Takeda a bordo della palestra.
«Sensei! Ghiaccio e fazzoleti!» gridò e in tutta risposta Ukai le urlò furioso: «Chi hai colpito questa volta?!»
«Ma io non ho fatto niente!» piagnucolò.
Hinata e Nishinoya vennero soccorsi e aiutati: non avevano niente di rotto, per fortuna, ma restavano comunque doloranti.
Ukai sospirò, massaggiandosi le tempie: quei ragazzi lo facevano uscire di testa.
«Chiyo-chan ce la fai a fare un altro set? Almeno fino a quando Nishinoya non si sarà ripreso.»
«Sì!» annuì decisa lei. In realtà cominciava a essere stanca, ma avrebbe resistito un altro set volentieri. E poi, la prossima era la Nekoma!
Finalmente avrebbe avuto modo di confrontarsi con loro, dopo aver atteso tanto.
«Hinata anche tu stai fermo questo giro.»
«No, posso farcela!» cercò di dire lui con la voce nasale, per colpa dei fazzoletti usati come tampone.
«Stai seduto» lo fulminò Ukai. «E pensaci due volte la prossima volta prima di ribaltare i tuoi compagni.»
Il tono furioso di Ukai lo convinse a non tentare di parlare oltre e si rimise a sedere, in silenzio, intimorito.
«Avanti! In campo!» disse e la squadra si posizionò.
Chiyo si mise al suo posto e subito puntò gli occhi oltre la rete, verso Kuroo. Lui percepì il suo sguardo e fece altrettanto. Lei sorrise determinata, in qualche modo emozionata e Kuroo rispose con un sorriso altrettanto determinato.
Finalmente erano faccia a faccia.
Ed ecco il fischio di inizio.
"Guarda anche gli altri giocatori" si ripetè più volte Chiyo, adottando la stessa strategia di poco prima. Era faticoso per lei muoversi in un campo pieno di giganti, con altrettanti giganti oltre la rete che sembravano a volte puntarla. La sensazione di essere troppo piccola, la paura, continuava ad attanagliarla, ma riusciva comunque a combatterla e si sforzava di muoversi lo stesso. Perchè lei non era sola.
La palla volò da una parte all'altro del campo, cadendo sporadicamente a terra, ora di qua e ora di là. Chiyo correva quando riteneva necessario e si sforzava di restare dov'era quando vedeva che non c'era bisogno di lei.
Kenma, dall'altro lato, alzò la palla e Kuroo si mise sottorete, pronto a saltare per schiacciare. Il muro della Karasuno partì, ma Kuroo fece solo finta di saltare e partì con un tempismo diverso, proprio quando il muro si stava abbassando. Con un sorriso soddisfatto schiacciò, sentendo già il punto in mano, ma Chiyo apparve proprio sotto la palla e con un bagher riuscì a salvarla e mandarla a Sugawara, sottorete.
Kuroo la guardò un attimo stupito, sorpreso che fosse riuscita a rubargli il punto con tale facilità, ma ancora una volta lo prese il fuoco del gioco che si faceva difficile. Quel fuoco che lo spingeva a fare sempre meglio per superare tutti i muri che gli si paravano davanti. Chiyo, correndo via, per andare a posizionarsi altrove, gli concesse una rapida occhiata soddisfatta, una di quelle occhiate che diceva con arroganza "te l'ho fatta!".
Tanaka saltò, schiacciò e fece punto.
«Tanaka-san!!!» esultò Chiyo, saltandogli al collo e abbracciandolo felice. Tanaka si gonfiò e comiciò a sbuffare orgoglioso dal naso come un toro carico.
Un'altra battuta e un altro gioco.
Altri punti che ottenevano e altrettanti che perdevano, spesso per colpa di quel muro impenetrabile che riuscivano a costruire quelli della Nekoma. Avevano una difesa strabiliante, giocata non solo da uno o due, com'era per la Karasuno, ma valeva per tutti. Ogni singolo giocatore sapeva ricevere, murare e attaccare e non sembravano esserci punti deboli.
Lev chiamò il servizio e cominciò a correre verso la rete, pronto a saltare.
"Il ragazzo frusta!" pensò Chiyo con un guizzo d'eccitazione. "Ci siamo! Non passerai!" strinse i denti e tornò alla vecchia strategia, guardando solo la palla. Era un gioco difficile, se si fosse fermata ad aver paura l'avrebbe mancata sicuramente.
Ma rimase sconvolta quando scoprì che non ne avrebbe avuto bisogno: Lev aveva mirato proprio a lei.
Con il cuore colmo di fervore, ricevette quella bomba sugli avambracci.
E di una bomba proprio si trattava.
"Merda!" pensò nell'istante in cui si rese conto che era troppo forte per lei. Le braccia cedettero, perdendo la posizione e la palla rimbalzò storta, colpendola in pieno viso. Nel tentativo di tirare indietro, inutilmente, la faccia, Chiyo perse l'equilibrio e cadde all'indietro.
L'aria parve congelarsi nell'istante in cui la videro stesa a terra e neanche pensarono più al punto che quelli della Karasuno avevano appena subito.
«Chiyo-chan!» gridò Yachi dalla panchina, impanicata. Ukai si alzò e corse da lei, seguito anche da Takeda e Shimizu con in mano un asciugamano e dell'acqua, pronta a prestar soccorso. Chiyo cominciò a muoversi lentamente, mentre parte dei suoi compagni le si erano raccolti intorno, chiamandola preoccupati, e poggiò i palmi delle mani a terra, per rialzarsi.
«Ehy tu!» ringhiò Tanaka puntando gli occhi su Lev, oltre la rete. Non era gonfio, come di solito faceva quando voleva intimorire. Nei suoi occhi la rabbia che provava in quel momento era reale e pericolosa. Lev, spostando lo sguardo sul resto della squadra, notò come anche Daichi, poco dietro di lui e Asahi, dal lato opposto, avessero lo stesso sguardo.
Mettevano i brividi.
«Come hai osato?» chiese Tanaka, roco.
Lev rimase un po' disorientato, imbarazzato, e tentò di balbettare: «Mi dispiace.»
Non si aspettava un risultato del genere: quella ragazza si era mostrata forte, aveva una difesa da paura e lui voleva solo dimostrare la sua forza, dimostrare che era migliore, che nemmeno lei con quelle incredibili capacità era in grado di fermarlo. Ma non credeva che le avrebbe fatto male.
Per un attimo si era dimenticato di avere di fronte una ragazza e aveva giocato contro un qualsiasi avversario.
«Tanaka, chiudi il becco» mormorò Chiyo con voce bassa, dolorante, ma decisa. Questo lasciò sorpresi i membri della sua squadra, non tanto per come l'aveva trattato, erano abituati ai loro battibecchi, ma per il tono con cui si era rivolta a lui, diverso dal solito. E, soprattutto, perché per la prima volta non l'aveva chiamato Tanaka-san, ma solo Tanaka. Non lo faceva mai, nemmeno quando lui la faceva arrabbiare.
Chiyo si rialzò, sollevando finalmente il volto. Ukai per poco non si spaventò nel vederla: gli occhi sbarrati, il sorriso compiaciuto, lo sguardo quasi perso nel vuoto. Ebbra di eccitazione, come nessuno l'aveva mai vista.
«Un'altra» mormorò.
Finalmente si voltò, ormai in piedi, e puntò quel suo sguardo folle contro Lev. «Fanne un'altra!»
Per un attimo sembrò che qualcuno avesse lasciato le finestre spalancate e fuori fosse calato l'inverno e la neve. Un brivido percorse la schiena di tutti i presenti, raggelati di fronte a quel viso tanto innocente, disteso in quell'espressione eccitata. Ricardava molto quei bambini dei film horror che poi si rivelano essere fantasmi.
«Chiyo-chan, forse dovresti...» cominciò Asahi, guardandola preoccupato. Su una guancia troneggiava un enorme segno rosso, colpa della botta appena ricevuta, stesso segno, quasi violaceo, colorava i suoi avambracci.
«Sto bene.» sorrise ancora di più. «Mai stata meglio.»
«Sensei...?» chiese Shimizu a Ukai, preoccupata. Il coach ci riflettè qualche istante, corrucciato, ma alla fine si alzò, annuì e tornò in panchina.
«Vuole farla giocare?» chiese Shimizu, raggiungendolo.
«Hai visto il suo sguardo? Credi riuscirei a tirarla via da lì in questo momento?»
E Shimizu le volse un rapido sguardo, preoccupata. Aveva ragione il coach, Chiyo sembrava come invasata. Avrebbero dovuto tenerla con la forza.
«Si farà male...» mormorò.
«Si è già fatta male» disse Ukai, sedendosi. «Ma ha la pellaccia dura, proprio come la sua testa» sghignazzò.
Poi vedendo come la cosa non rassicurasse la manager, aggiunse: «Vedrai che quando arriverà al limite, sarà lei stessa a chiedere di uscire.»
L'arbitro guardò Ukai, cercando conferma e lui annuì.
Suonò il fischio d'inizio e il gioco riprese.
Chiyo continuò a volteggiare e correre sul campo, con ancora quello sguardo. Nonostante la stanchezza e il colpo, sembrava carica di una nuova energia e correva senza mai fermarsi. In un primo momento sarebbe sembrato un ritorno alla vecchia strategia, ma l'attenzione che riponeva nello schivare i compagni dimostrava che non era così. Solo, aveva smesso di avere paura colta da una nuova priorità.
Kenma finalmente alzò a Lev e la tensione si fece sentire. Chiyo allargò il sorriso in volto, fissando il russo con tutta la provocazione e la sfida che aveva dentro sè. I suoi compagni si irrigidirono, in un certo modo spaventati da quello che sarebbe accaduto da lì a poco, mentre la Nekoma, Kuroo, Kenma e tutti gli altri, volsero uno sguardo quasi d'ammonimento a Lev.
"Sii più delicato" cercarono di trasmettergli.
Lev puntò nuovamente Chiyo, la palla gli arrivò sotto tiro e schiacciò.
Chiyo allargò più le gambe, abbassandosi leggermente, pronta a ricevere.
Ma spalancò gli occhi, quando si vide arrivare la palla contro.
In un rapido movimento, sciolse le braccia dal bagher e tirando indietro il busto, schivò la palla, facendola di proposito cadere a terra.
Di nuovo il silenzio calò, lasciando tutti senza parole.
Ukai sentì l'impulso di urlarle contro ogni sorta di insulto, ma la scioltezza con cui aveva evitato la palla aveva dimostrato la sua consapevolezza e questo l'aveva lasciato di stucco.
«M... ma...» provò a parlare Asahi, riuscendo solo a balbettare. Cos'era accaduto?
«Mi prendi in giro?» ringhiò Chiyo, con voce bassa e puntò gli occhi furibondi su Lev. «Ti sei fatto intimorire da così poco. Che razza di giocatore sei? Sei solo un codardo» e infine aggiunse, scandendo bene le parole: «E tra gli Assi di questo paese non c'è posto per i codardi.»
Lev si corrucciò, irritato e colpito nel profondo.
"L'ha evitata di proposito" pensò Kuroo, da fondo campo, guardandola con gli occhi spalancati.
"Si è resa conto che la forza impressa da Lev era minore rispetto a quello di prima, ha colto la sua esitazione e si è rifiutata di ricevere." Un brivido di paura, a quel pensiero, gli percorse la nuca. Non per quello sguardo, non per la rabbia che dimostrava, ma per ciò che era in grado di fare e ciò che sarebbe stata in grado in futuro. Aveva i suoi punti deboli, le sue lacune, ma non era debole neanche un po'.
"La vera Chiyo è quella che sta sul campo" ricordò le parole di Daichi, dette un paio di settimane prima. Era quella la vera Chiyo, quello scricciolo in grado di spezzare gli alberi, di distruggere catene, di trascinare via tutto con un solo battito d'ali e che non si sarebbe fermata fintanto che non avrebbe predominato su tutto.
Improvvisamente la vide così grande, enorme, sembrava dominasse su tutti gli altri e in quel momento fu lui stesso a sentirsi piccolo, quasi minuscolo.
Ma non scappò di fronte al quel sentimento. Sorrise, compiaciuto. Non si sarebbe lasciato sovrastare con tale facilità. Quella ragazza gli accendeva qualcosa dentro di inarrestabile, un incendio che avrebbe lasciato bruciare carico di energia. Lei era il soffio di vento che l'aizzava.
Il fischio dell'arbitro diede il via a un altro gioco e di nuovo la palla prese a volare. Chiyo cercava con tutte le forze di impedirle di cadere a terra, lanciandosi ovunque, ma nei suoi occhi era possibile leggere l'impazienza. Voleva ricevere quel dannato servizio di Lev. Doveva fermarlo, era tutto ciò che bramava in quel momento.
E arrivò ancora. Tutti se lo aspettavano, eppure nessuno fece niente per fermarlo.
Lev, con gli occhi corrucciati, caricò il braccio di quanta più energia potesse e schiacciò. La provocazione di poco prima aveva avuto un certo effetto su di lui. Non si sarebbe lasciato offendere tanto facilmente.
La palla volò verso Chiyo con una tale rapidità che i giocatori la videro appena.
Chiyo sorrise ancora. Spinse il piede destro indietro e il sinistro poco più avanti, abbandonando la posizione delle gambe divaricate, e accolse la palla a bagher nel punto più alto. Nel momento in cui la palla toccò le sue braccia, piegò rapidamente le ginocchia e si abbassò, arrivando quasi a inginocchiarsi a terra.
Strinse i denti di fronte al dolore del colpo, che andava dove già si era fatta male precedentemente. Poi un ultimo urlo, si tirò nuovamente su sulle gambe respingendo la palla.
"Ce l'ha fatta!" pensarono stupefatti gran parte dei presenti, mentre la palla volava oltre Sugawara, oltre la rete, nel campo della Nekoma.
"Troppo alta, mannaggia" pensò lei, sorridendo in qualche modo divertita. Ma più le importava di niente. Ce l'aveva fatta.
Aveva respinto la cannonata del russo solo al secondo tentativo.
«Chance ball!» urlò uno dei Nekoma, andando a recuperarla. Kenma l'alzò e Kuroo corse a schiacciare. Tsukishima provò a murarlo, insieme a Sugawara, ma non riuscirono a trattenerlo e la palla cadde fuori dopo aver toccato il muro dando il punto ai Nekoma.
Chiyo restò a guardare la palla che rotolava via e il suo sguardo si trasformò nuovamente, abbandonando quella vena di follia e lasciando spazio a uno sguardo sereno, felice e rilassato.
Poi con un lamentò si lasciò cadere a terra, a braccia spalancate.
«Basta, sono stanca!» lamentò con quel suo tono giovale.
"Voleva solo ricevere la palla di Lev" si rese conto Kuroo, vedendola accasciata a terra. "Era già stremata ma non avrebbe mollato fintanto che non avesse ricevuto quella palla. È pericolosa. Molto pericolosa" sorrise ancora.
«Chiyo-chan!!!» gridò entusiasta Tanaka, lanciandosi verso di lei. «Grandioso! Grandioso! Mi hai infuocato tutto!» gridò come un matto, sfilandosi la maglietta e facendosela volteggiare sulla testa.
«Tanaka, non ti spogliare!!!» l'ammonì Daichi.
«Powa powa powa!» gridò Hinata, dalla panchina, saltellando.
«Ma... che razza di bagher era quello?» chiese Shimizu a Ukai.
«Uno assurdo» sospirò, ma poi aggiunse con orgoglio: «ma è stato intelligente. Sapeva che non aveva forza sufficiente per contrastarla nella maniera canonica, così ha sfruttato a pieno la potenza nelle gambe per rallentarla e attutirla prima un po'. Per questo si è abbassata insieme a lei. Certo, questo è andato a discapito della precisione e dell'equilibrio, ma l'importante per lei era riuscire a tenere la palla in gioco e così è stato. Anche se poi il punto è andato lo stesso ai Nekoma.»
«L'asso nella manica, eh?» ridacchiò Takeda, vicino a Ukai che parve illuminarsi. Una scintilla gli brillò negli occhi, orgoglioso, e sghignazzò.
«È stato quasi spaventoso» ammise Fugunaga, un altro giocatore della Nekoma.
«Nishinoya, ti senti in grado di entrare?» chiese Ukai.
«Più che in grado!» urlò lui, colto da un fuoco quanto Tanaka. «Chiyo-chan è stata eccezionale ma io non mi farò mettere i piedi in testa! Tu! Russo! Sparami le bombe peggiore che hai! Le prendo tutte!» gridò impazzito, saltando come una cavalletta. Tanaka l'affianco e urlò insieme a lui, entrambi colti dalla stessa forza.
"Ha lasciato nei compagni una tale carica che potrebbero ribaltare il risultato, anche senza di lei. Nonostante il punto sia stato nostro, esultano e urlano come se avessero vinto. Questa partita si sta facendo veramente interessante" pensò ancora Kuroo, sghignazzando.
«Chiyo-chan il tuo sacrificio non sarà vano!» gridò Tanaka.
«Lo è già stato! Gli avete dato il punto!» disse con tono quasi di rimprovero, ma si leggeva sul suo viso la gioia e il divertimento.
«Ce la fai a raggiungere la panchina da sola?» chiese Daichi, vedendo come lei rimanesse stesa a terra.
«Forse se striscio» ridacchiò lei. Asahi rise, intuendo che sarebbe dovuto intervenire lui, e si inchinò, permettendole di arrampicarsi sulla sua schiena.
«Sì, evviva!» esultò lei, lanciandosi sul ragazzo e avvolgendogli il collo con le braccia. Asahi la sollevò e la portò in panchina, lasciandola lì a riposare con in viso il sorriso più felice che avesse mai potuto avere. Era tornata a risplendere.
«Wo!!! Hai visto la piccoletta laggiù!» indicò Bokuto, dall'altro campo, e si voltò a guardare Akaashi, vicino a lui.
«Bokuto-san non distrarti durante una partita!» lo rimbeccò lui, ma non fece in tempo e il ragazzo accolse una pallonata in piena faccia.
Chiyo fece un lungo sospiro, distendendo i muscoli, come se fino a quel momento avesse trattenuto il fiato. Shimizu e Takeda le si misero davanti, armati di ghiaccio spray e bende e cominciarono a medicarla. Non appena Takeda le toccò il braccio Chiyo si contrasse e urlò dolorante, tanto inaspettativamente che Ukai, al suo fianco, saltò via spaventato.
«Che male!» disse lei, mordendosi un labbro.
«Così impari a volerti far distruggere! La prossima volta provoca qualcuno della tua altezza» disse Ukai, incrociando le braccia al petto, cercando di assumere una posizione di rimprovero. Era suo dovere, ma dentro sentiva l'orgoglio ribollirgli nelle vene. Quella ragazza folle ma spietata e piena di forza era nella sua squadra! Il giorno che aveva avuto quel presentimento e che l'aveva spinto a farla entrare nella squadra maschile era stato un giorno fortunato.
Chiyo sorrise in risposta al coach, per niente abbattuta, ma compiaciuta disse: «Lui era della mia altezza.»

E avreste mai detto che tali minuscoli uccellini
sono anche
particolarmente aggressivi?
Sono molto territoriali e manifestano tale aggressività
soprattutto verso individui della stessa specie
sia per proteggere le proprie fonti di nutrimento
sia nei confronti di eventuali avversari
nella stagione degli amori.
[www.greenme.it]



N.D.A.

EHY EHY EHY!!! Eccomi di nuovo!!! Sono in mega-ritardo scusateeee T__T
Ma l'importante è che sono viva u.u no? (NO!) (Sigh)
Cooooomunque! Sono tornata (come sempre... ritornano ahaha).
Capitolo importante questo sia per i primi approcci/scontri col gattone nero della Nekoma (ovvia, ormai è inutile che proviamo a nasconderlo ancora, tra i due si sta stabilendo un certo feeling), sia per la personale crescita di Chiyo che si è vista vittima delle cannonate di Lev ma ne è uscita (quasi) indenne. La frase sul colibrì alla fine del capitolo riassume un po' questo atteggiamento, non è di mia invenzione ma l'ho presa dal sito tra parentesi e racconta dei veri atteggiamenti dei colibrì (tanto per continuare a fare parallelismi e farvi capire quando Chiyo sia colibrì! xD).
La posizione "inventata" da Chiyo per ricevere la palla di Lev probabilmente non ha senso e sarebbe impossibile nella realtà ma EHY! E' un manga con Giappi alti 1 e 80 e gente che fa ragionamenti complessi sulle possibilità future in meno di 3 decimi di secondo (alias Akaashi che pensa se passare la palla a Emo-Bokuto o meno).... Qualche piccolo "WTF" me lo posso permettere, no? u.u
Tanaka fratello iper protettivo *-* niente, io lo adoro <3
Tanto per farvi un micro-spoiler... Tanaka-bro si mostrerà di nuovo in questo puccioloso atteggiamento anche più avanti, in un'altra occasione importante, * mette le mani intorno alla bocca e sussurra come fosse un segreto* finendo quasi nei guai!
MA ANDIAMO UN PASSETTO ALLA VOLTA!
Il prossimo capitolo si intitolerà "Hachiko-chan, cane da riporto e da tartufi". Non do anticipazioni, perché già il titolo del capitolo nasconde tanti spoiler xD Vi dico solo che ci sarà da ridere!
Lascio spazio alla vostra fantasia e vi do appuntamento a giovedì!
Cià cià


Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 12
*** Hachiko-chan... cane da riporto e da tartufi ***


Hachiko-chan, cane da riporto e da tartufi


Le partite di quel giorno finiro e ancora la Karasuno aveva collezionato una serie di fallimenti, anche se nessuno sembrò rammaricarsi. Come aveva detto Takeda, avevano solo un margine di miglioramento, non potevano che avanzare. E poi stavano già migliorando molto, dovevano solo lavorarci ancora un po'.
La notte era ormai scesa e finalmente anche il fresco della sera.
Fuori dalla palestra, Asahi, Daichi, Sugawara e Chiyo erano stesi sull'erba della collinetta a rinfrescarsi e riposarsi.
«Che giornata intensa!» commentò lei, tirando su un gran sospiro di aria fresca. «Peccato mi sia fatta male già alla prima partita e non abbia più potuto giocare» sospirò alzando le braccia sopra la sua testa e guardandosi gli avambracci accuratamente fasciati. Sentiva le vene pulsare al loro interno, ancora doloranti, ma non era una cosa a cui faceva troppo caso. La felicità di quella giornata intensa di pallavolo e della settimana che le si prospettava davanti le faceva passare ogni male.
«Staremo qui una settimana, se stai tranquilla un paio di giorni forse potrai tornare a ricevere» le disse Daichi.
«Uffa... due giorni sprecati» mormorò lei imbronciata, ma poi tornò a sorridere. «Però ho bloccato la schiacciata di quel russo!»
«Sei stata grande. L'idea di accompagnarla per rallentarne la potenza è stata eccezionale!» disse Sugawara nel tentativo di compiacerla e lei sorrise soddisfatta, gonfiando il petto.
«Sono il vostro Libero! È il mio compito» e quello rese ancora più chiare quali erano state le intenzioni di Chiyo. Non c'era stato solo orgoglio personale e desiderio di combattere, in lei c'era stato il bisogno di dimostrare che quel posto, in quel campo, con quei compagni specifici, se l'era meritato. Lei aveva avuto bisogno di dimostrare che poteva vedersela con una squadra maschile.
I suoi compagni, al suo fianco, sorrisero inteneriti a quel pensiero.
Poi Asahi si alzò e annunciò: «Vado ad allenarmi alle battute. Devo migliorarmi.»
«Ehy! Mi faccio prestare il tablet da Ukai e ci riguardiamo il video dell'attacco sincronizzato, ci state?» chiese Daichi a Sugawara e Tanaka, che li aveva appena raggiunti, e ottenuta l'approvazione dei compagni, corse all'interno della palestra alla ricerca del coach.
Chiyo li guardò per un attimo, pensierosa sul da farsi, poi si alzò. Lei lì era di troppo: non poteva più nemmeno avvicinarsi a una palla, almeno quella sera.
«Vado da Shimizu-san e Yachi-chan, magari hanno bisogno di aiuto per qualcosa» annunciò, prima di correre dentro, cercando le due manager. Era ancora presto per andarsene a letto, desiderava tenersi attiva ancora un po' e sperava nelle due affaccendatissime amiche. Guardandosi attorno, lo sguardo cadde su Tsukishima che uscì dalla palestra proprio in quell'istante dimenticandosi però a terra, vicino al muro, le proprie ginocchiere. Chiyo non esitò: corse a prenderle e lo raggiunse fuori, chiamando: «Tsukki-san!» ma il ragazzo biondo era già lontano.
Si mise velocemente le scarpe e corse lungo il vialetto buio che costeggiava le altre palestre. Svoltò un angolo e finalmente lo trovò a pochi passi, fermo davanti all'entrata della palestra tre, intento a parlare con qualcuno.
«Tsukki-san! Le ginocchiere» gridò lei, raggiungendolo, sventolando le sue ginocchiere. Gliele porse, sorridendo, felice di essere riuscita a far qualcosa di buono, anche se di così poco conto.
«Proprio un bravo cagnolino da riporto» la denigrò la voce di Kuroo alla sua destra, sulla soglia della palestra. Chiyo gli rivolse un'occhiataccia e notò Bokuto al suo fianco. Era con loro due che Tsukishima si era fermato a parlare.
«Piccoletta! Vuoi venire a ricevere qualcuno dei nostri attacchi?» le chiese Bokuto, sorridendo.
Chiyo si illuminò ed entusiasta rispose: «Sì!»
«Non puoi» l'ammonì subito Tsukishima, al suo fianco.
Chiyo lo fulminò, per un attimo contrariata: come si permetteva a darle ordini? Ma poi si ricordò delle sue braccia fasciate e dell'ammonimento di Ukai. Doveva tenerle a riposo, almeno quella notte, o avrebbe rischiato di farsi male seriamente.
Si incupì, affermando: «È vero.»
Kuroo guardò le sue braccia, interamente fasciate dal gomito in giù. Lev l'aveva ridotta proprio male, eppure quando aveva provato ad andarci più leggero, si era trovato di fronte un enorme rifiuto. Non sapeva cosa si provava a vedere che l'avversario si rifiuta di ricevere i tuoi attacchi, a lui non era mai capitato, ma poteva ben immaginare: frustrazione, enorme frustrazione. Anche se questo garantiva il punto semplice, era come se dimostrasse che non era meritato e che lui non era forte come sembrava.
«Non puoi fare bagher, ma puoi palleggiare» le disse, cercando per lei una soluzione. Era sembrata così felice di poter giocare con loro che gli dispiaceva mandarla via.
Chiyo si illuminò di nuovo, esclamando: «Sì, posso!» e corse all'interno senza aspettare ulteriormente.
«Allora, quattrocchi. Vieni?» chiese Bokuto a Tsukishima, che in qualche modo fu costretto ad accettare.
Bokuto si mise in attacco, Akaashi alzava per lui, mentre Kuroo si mise in disparte ad allenare Lev nella ricezione, che a quanto pareva faceva abbastanza schifo. Dall'altro lato, Tsukishima era sotto rete, pronto a murarli, mentre Chiyo se ne stava libera di girare per il campo.
«Se è troppo bassa, lasciala cadere. Prendi solo di palleggio, non farti male di nuovo» le disse Kuroo e Chiyo si portò le mani ai fianchi, sorridendo maliziosa e gli rispose: «Che fai? Ti preoccupi per me?»
Kuroo colse il suo volergli rimandare indietro la provocazione che lui stesso le aveva rivolto qualche settimana prima, nello stanzino, la notte che l'aveva trovato con la testa nel frigo. E sorrise di rimando, altrettanto malizioso, ma senza rispondere, deciso a dargliela vinta per quella volta.
«Vado!» annunciò Akaashi, alzando la prima a Bokuto, mentre Tsuskishima saltava nel tentativo di murarle. Alle sue spalle, Chiyo volteggiava come un vero colibrì.
Anche quando erano basse, correva velocemente sotto e si inginocchiava, raccogliendole di palleggio, ma poche volte permetteva loro di cadere completamente a terra.
"Di solito uso il bagher in ogni difesa. Questo mi aiuterà a migliorare anche il palleggio" pensò, schizzando prima a sinistra, poi a destra e così via per almeno un'ora.
Altri due membri della Nekoma li raggiunsero, tra cui Yaku, il loro Libero.
«Ehy! Tu sei il colibrì!» disse guardando Chiyo, che sentendosi chiamare con quall'appellativo sorrise, colta negli occhi da una scintilla.
«Lev oggi ti ha proprio massacrato, eh?» ridacchiò Yaku, guardandole le braccia.
«Tsk!» disse Chiyo, portandosi le mani ai fianchi e gonfiando il petto. «Sono io che ho massacrato lui.»
Kuroo ridacchiò a quell'affermazione, voltandosi nel tentativo di non farsi sentire.
«Lo trovi tanto divertente, gattaccio?!» ringhiò Chiyo, che invece non si era fatta sfuggire quella velata presa in giro.
«No, affatto. Anzi...» disse lui, volgendole uno sguardo enigmatico che la lasciò un attimo confusa.
"Anzi? Anzi cosa?" si chiese, senza trovar una risposta valida con cui rispondergli.
«Hachiko-chan» sghignazzò ancora lui, posandole una mano sulla testa, come fosse veramente un cagnolino.
«Sono Chiyo!» ringhiò lei, irrigidendosi e tornando a fulminarlo. «E sono un colibrì, non un cane! Un colibrì!» continuò, infervorata, saltellando e agitando le braccia come se stesse cercando di prendere il volo. Questo fece ridere ancora di più Kuroo.
«Che stupida farti ridurre in quel modo per orgoglio» commentò Tsukishima, con aria infastidita.
Chiyo aprì bocca, pronta a ricoprirlo di insulti, ma Kuroo parlò per lei: «Tu continua a parlare così e quel piccoletto si prenderà tutta la gloria. Giocate nella stessa posizione... no? Tu e il numero dieci.»
Tsukishima lo guardò qualche istante, prima di ammettere, grattandosi la nuca: «Non posso farci niente» cercò di sorridere. «Il suo talento naturale non è paragonabile al mio» e questo lasciò i presenti senza parole. Come si poteva ribattere a un'affermazione tanto pessimista?
«Comunque vedo che ora non avete più bisogno di me» disse ancora Tsukishima e si allontanò, uscendo dalla palestra.
«L'hai fatto incazzare!» sghignazzò Bokuto, puntando Kuroo.
«Non me l'aspettavo, davvero. Il piccoletto della Karasuno è una minaccia e non sappiamo molto di lui, ma come tecnica e esperienza è ancora un pulcino. E poi è un tappo. Ma non mi aspettavo che il quattrocchi, molto più alto e intelligente, non lo vedesse come rivale ma come qualcuno superiore a lui.»
«È sempre stato così, fin dall'inizio. Me ne ha parlato Daichi. Sembra che non gliene importi nulla ma...» cominciò Chiyo, osservando con insistenza la porta attraverso il quale Tsukishima era uscito. «Se davvero non gliene importasse niente, allora perché è qui?»
«Forse non aveva niente da fare» alzò le spalle Bokuto, beccandosi un'occhiataccia da Kuroo.
«Che c'è?» lamentò lui.
«Che razza di scemo» commentò Kuroo.
«Eh?! Come ti permetti?!» e i due presero a battibeccare tra loro mentre Chiyo continuava ad osservare la porta, concentrata, ignorandoli per la prima volta.
Tsukishima giocava, voleva giocare, altrimenti non sarebbe stato lì, ma era come se qualcosa lo bloccasse e non gli desse la forza per dare il meglio di sè. Si guardò gli avambracci fasciati e ripensò all'affermazione del biondo. Perché lei si infervora tanto? E perché lui invece no?
Lei una risposta l'aveva, un motivo per sforzarsi a correre sempre più veloce ce l'aveva, stampato a fuoco nel suo petto e nella sua mente. Che a lui, invece, quel motivo mancasse?
«Ehy, piccoletta!» la richiamò Bokuto, riportandola alla realtà. «Vuoi giocare ancora o sei troppo stanca?»
«Io stanca? Potrei andare avanti fino a domani mattina!» rispose tornando in sè e corse nuovamente in campo.
Giocarono ancora un'altra mezzora, fino a quando non decisero che era troppo tardi e che avrebbero fatto meglio ad andare a cena, altrimenti la mensa sarebbe chiusa. Tutti i presenti cominciarono a mettere a posto, sistemando, tranne Chiyo che si era voluta poggiare un solo istante sulla panchina, stremata, e che era crollata addormentata nel giro di pochi secondi.
«Fino a domani mattina, aveva detto?» chiese Bokuto, mettendo via dei palloni.
«Si è addormentata con una velocità impressionante!» osservò esterefatto Yaku.
Kuroo ridacchiò, affermando a sua volta: «Che tipetto.»
«La lasciamo qui?» chiese Bokuto.
«Dovremmo svegliarla!» disse Yaku.
Kuroo si ricordò della sera che si era addormentata nello stesso modo, dopo le partite, e Daichi che se l'era portata in spalla fino in mensa. Era sembrata esausta anche in quell'occasione, ma l'odore del cibo l'aveva riattivata completamente.
Perciò pensò che forse quello sarebbe stata la scelta giusta da prendere.
Sospirando si avvicinò alla ragazza e si chinò, porgendole la schiena.
«Bokuto, aiutami. Caricamela sopra» disse e Bokuto, un po' confuso e poco convinto, si avvicinò comunque e obbedì. La sollevò e la poggiò sulla schiena di Kuroo, facendo in modo che le braccia penzolassero dalle sue spalle e che la testa poggiasse su una di esse.
«Incredibile, non si è svegliata! Ha il sonno bello pesante!» osservò, mentre Kuroo si rialzava e si sistemava quel leggero carico addosso.
«La porti in stanza?» chiese Yaku.
«La portiamo in mensa con noi» rispose Kuroo, avvicinandosi all'uscita della palestra.
«Appisolata così?!» sbarrò gli occhi Bokuto.
«Fidati» annuì Kuroo, cambiandosi le scarpe con l'aiuto di Yaku e avviandosi lungo il vialetto, seguito dagli altri.
Bokuto si accostò all'amico, osservando il viso di Chiyo sulla sua spalla che sonnecchiava con le labbra leggermente dischiuse e le guance arrossate, per la fatica.
«È proprio carina quando dorme, però» sghignazzò, prima di chiedere a Kuroo: «Me la fai portare un po'?»
«Guarda che non è mica un giocattolo!» gli ringhiò contro l'amico, in risposta.
«Ah no?» chiese Bokuto ingenuamente, chinando la testa di lato. Chiyo era stata talmente esplosiva in quel suo modo di fare che si era per un attimo scordato che era un comune essere umano.
«Come sarebbe a dire "ah no"?» chiese Kuroo.
«No, beh... dico solo che è talmente strana che si fatica pensare che sia vera, certe volte.» Per quanto la frase di Bokuto fosse idiota, Kuroo non potè che rifletterci su seriamente. "Quella che vedi non è la vera Chiyo" gli aveva detto Daichi. La cosa gli dava molto su cui riflettere. Chi era allora la vera Chiyo? Cosa nascondevano i suoi brucianti occhi, quando vedeva una palla venirle incontro?
«Allora me la fai portare?» chiese ancora Bokuto.
«No» si limitò a rispondere Kuroo.
«La vuoi tenere tutta per te! Egoista!» brontolò Bokuto.
«Semplicemente di te non mi fido.»
«Eh?! Scherzi? Credi la farei cadere?! Hai idea di con chi stai parlando?»
«Non è una palla, quindi i tuoi successi sportivi non contano.»
«Certo che fate un gran baccano e lei non accenna nemmeno a sentirsi disturbata» disse Yaku, osservando come lei sembrasse completamente assorta nel suo mondo dei sogni.
Raggiunsero la mensa e quando entrarono Tanaka e Nishinoya gli corsero incontro, sorpresi in volto: «Ecco dove si era cacciata! Si è addormentata da qualche parte e l'avete raccolta?» chiese Tanaka.
«Giocava con noi e si è addormentata non appena abbiamo finito.»
«Chiyo-chan ha giocato?» ringhiò Daichi, comparendo alle spalle dei suoi due compagni, nero in volto.
«Non ha fatto bagher! Solo palleggio. Non si è sforzata» si affrettò a spiegare Kuroo, per un attimo intimorito, e questo parve calmare Daichi.
«Svegliatela, starà morendo di fame» disse Daichi, tornando al proprio tavolo. Nishinoya e Tanaka annuirono obbedienti, poi il primo corse al banco della mensa e afferrò rapidamente un piatto di riso.
«Come hanno intenzione di svegliarla? Nemmeno i vostri battibecchi l'hanno smossa» si chiese Yaku e Kuroo sorrise divertito, già consapevole della risposta.
«Vedrai» sghignazzò.
«Oh! Noya!» lo richiamò Tanaka. «Glielo facciamo vedere?!» chiese sghignazzando.
«Vedere cosa?» chiese Bokuto.
Nishinoya sghignazzò a sua volta e si avvicinò a Kuroo, sventolando il piatto di riso sotto al naso di Chiyo, ma togliendoglielo subito da davanti.
Chiyo reagì con un paio di sniffate, restando però a occhi chiusi. Sollevò appena il viso, annusando l'aria, poi poggiando il mento sulla spalla di Kuroo mormorò nel sonno: «Curry.»
«Eh?!» esclamarono Kuroo e Bokuto, osservando il volto ancora appisolato di Chiyo, mentre Tanaka e Nishinoya scoppiarono a ridere.
«Prendine un altro!» incalzò Tanaka e Nishinoya corse a prendere una porzione di manzo, con qualche verdura.
Sventolò la carne sotto al naso di Chiyo, che reagì con ancora qualche sniffata, prima di mormorare: «Manzo.»
«Ma indovina nel sonno?» chiese sconvoltò Yaku, mentre i due membri della Karasuno si lasciavano andare a grosse risate.
Nishinoya tentò con altri alimenti, qualche verdura, una pesca, del riso bianco e tutte le volte Chiyo reagiva alla stessa maniera: annusava, cercava leggermente la provenienza dell'odore, poi quando non lo trovava mormorava il nome dell'alimento nel sonno come se lo stesse chiamando.
«Le indovina tutte! Incredibile!» si sorprese Bokuto.
«Aspetta! Ora arriva il meglio!» disse Tanaka, togliendosi la maglietta di dosso e sventolandola sotto il naso di Chiyo.
«Che fai?! Pervertito!» chiesero poco convinti gli altri tre, ma Chiyo ancora una volta annusò, si smosse appena e poi mormorò: «Tanaka-san.»
«Indovina i vostri odori?!» chiese stupito Kuroo.
Nishinoya aveva le lacrime agli occhi dal ridere, ma anche lui fece altrettanto, togliendosi la maglietta e sventolandola sotto al naso di Chiyo.
«Noya-san» mormorò lei.
«Non ci credo! È impossibile!» disse Kuroo, trovando assurda quella situazione.
«Voglio provarci anche io!» disse Bokuto, imitando ciò che gli altri due avevano appena fatto.
Chiyo annusò l'aria, prima di mormorare: «Tartufo.»
«Tartufo?!» chiese Bokuto, sconvolto.
Kuroo scoppiò a ridere così forte che per poco non temette di svegliarla, anche se la cosa sembrava impossibile a quanto pareva. Tanaka e Nishinoya, davanti a lui, stavano per sentirsi male da quanto stavano ridendo.
Bokuto si portò la maglietta al naso e annusò, sconsolato, chiedendosi se puzzasse così tanto.
«Smettetela di giocare con Chiyo-chan!» gridò Daichi dal suo tavolo. «E rivestitevi!»
«È normale che il tuo non l'abbia riconosciuto, Bokuto.» disse Tanaka, ricominciando a vestirsi. «Con noi è abituata, ci salta sempre al collo e passa gran parte del tempo sulle nostre spalle. Il nostro odore lo conosce.»
«È comunque incredibile che riesca ad attribuire così precisamente odore-oggetto... nel sonno, oltretutto!» osservò Kuroo, pensando ancora una volta che somigliasse incredibilmente a un cagnolino.
«Incredibile vero? Quando l'abbiamo scoperto è stato un grande spasso! Le abbiamo fatto annusare ogni cosa, comprese le scarpe di Ukai-san!» rise Nishinoya, rimettendosi la maglietta.
«E indovinava sempre?» chiese Yaku.
«Quelli che conosceva sì. È un passatempo divertente quando ci si annoia sul pullman» rise Tanaka.
Chiyo si corrucciò, irrigedendosi. Ora il chiasso cominciava a essere troppo, la infastidiva, ma voltò la testa dall'altro lato, verso il collo di Kuroo, e tornò a dormire beatamente.
Kuroo sghignazzò, volgendole uno sguardo di traverso: era davvero bizzarra, ma a modo suo anche molto tenera.
Poi la sentì annusare delicatamente, a pochi centimetri dalla sua pelle, e con un filo di voce la sentì mormorare: «Kuroo», stringendosi appena in se stessa e schiacciando un po' più il viso contro il suo collo.
Kuroo ne rimase a dir poco sorpreso, un po' imbarazzato. Non si era mai avvicinato troppo a lei, come poteva conoscere il suo odore? Non era riuscita nemmeno a individuare quello di Bokuto, che l'aveva tenuta in spalla qualche settimana prima e a cui lei era saltata al collo quella stessa mattina.
Non si era mai avvicinato tanto a lei, tranne che quella mattina, quando l'aveva afferrata e salvata dalla caduta dalla panchina.
Possibile che fosse bastato quel minuscolo frangente di tempo, per imprimere quell'odore nella sua memoria?
Ora, l'averla addosso, così vicina sè, lo metteva un po' in imbarazzo.
«Che ha detto?» chiese Tanaka, inarcando un sopracciglio.
«Udon?» chiese Nishinoya.
«Ha fame, penso sia ora di svegliarla prima che tenti di mordere Kuroo» disse Tanaka e si avvicinò a prendere un piatto di riso, tra quelli usati prima come esca. Lo mise sotto al suo naso, ma questa volta non lo ritrasse e mormorò: «Chiyo-chan! Sveglia! Ci sono un sacco di cose buone da mangiare qui.»
Chiyo sollevò il viso, con gli occhi ancora socchiusi e tentò di guardarsi attorno, ma era ovvio che ancora non capisse molto di quello che stava succedendo. Poggiò le mani sulle spalle di Kuroo e si spinse giù, mettendosi in piedi. Con gli occhi ancora socchiusi, seguì Tanaka al tavolo, dove gli misero sotto al naso qualche piatto.
«Si è svegliata davvero» osservò Yaku, sconvolto.
Chiyo afferrò le bacchette e cominciò a mangiare, dapprima ancora assonnata e frastornata, poi pian piano si risveglio e tornò a essere quella di sempre.
«Kuroo! Mangiamo anche noi!» lo richiamò Bokuto, prima di lanciarsi sui piatti messi a disposizione dalla mensa.
«Ah... sì...» si limitò a balbettare lui, sovrappensiero, raggiungendo l'amico e servendosi.


Durante la notte il Colibrì entra in uno stato di torpore 
o letargia e volontariamente abbassa la temperatura
del proprio corpo a 8-10 °C (di giorno è circa 40°C) 
in questo modo mette in atto un sistema naturale 
per conservare energia e riduce notevolmente
il proprio metabolismo.

[Il colibrì: Il guerriero del sole]


N.D.A.

Ehy ehy ehy! Eccomi puntuale, questa volta :P (anzi, con qualche ora d'anticipo ahahah)
Ok, capitoletto frivolo (tranne il piccolo scontro verbare Kuroo-Tsukishima che c'è anche nell'anime), forse quasi demenziale xD Immaginare Chiyo mormorare il nome del cibo/persone nel sonno mi ha fatto ridere molto, e vi assicuro che sarebbe da lei!
MA... alla fine una sorpresa. Il nome di Kuroo mormorato dolcemente dopo aver sentito il suo odore, e questo pare averlo lasciato un po' disorientato eheh.
Non mi sembra di dovervi dire molto, questa volta, se non lasciarvi appuntamento al prossimo capitolo che sarà molto importante.
Ci sarà infatti un litigio che provocherà l'espulsione dal campo di uno dei nostri protagonisti. Roba seria, insomma. Tenente ritte le antenne e a giovedì prossimo con il tredicesimo capitolo dal significativo titolo: "Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù?".


Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 13
*** Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù? ***


"Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù?"


«Buongiorno a tutti!» salutò Kuroo, seguito da Kenma. Alcuni della Karasuno e della Shinzen erano già lì, fuori dalla palestra ad aspettare, mentre altri, tra cui c'era anche Yamamoto e un altro paio sempre della Nekoma, erano raggruppati e schiacciati contro un angolo della palestra a sbirciare il retro.
«Che succede?» chiese Kuroo, avvicinandosi a Daichi. Lo sguardo del capitano della Karasuno non era dei più sereni quella mattina, era ovvio che trattenesse il desiderio di menar pugni a chiunque.
«Le ragazze fanno Yoga» spiegò, lanciando occhiatacce al gruppetto.
«Yoga?» chiese Kuroo.
«Sì, ogni tanto Chiyo-chan lo fa perché dice che l'aiuta a prendere più consapevolezza del suo corpo e che così gioca meglio. Essendo un'attività leggera e piacevole, anche le altre si sono unite.»
Kuroo non disse nient'altro e mostrando curiosità si avvicinò al gruppetto di ragazzi sghignazzante, nascosto dietro l'angolo, e diede una sbirciata anche lui. Chiyo, Shimizu, Yachi e le due manager del Fukurodani erano raccolte in cerchio, sotto l'ombra di un albero. Avevo assunto la posizione del cane con la testa all'ingù, con le gambe ben dritte, il sedere sollevato e l'altra metà del corpo invece diretta verso terra assumendo una posizione a V rovesciata.
Chiyo sembrava l'unica a suo agio, con gli occhi chiusi e concentrata. Le altre barcollavano un po', non riuscendo a stare ben in equilibrio e ogni tanto si scambiavano occhiate e ridacchiavano.
«Silenzio» le ammonì Chiyo, con una serietà che raramente assumeva.
Restarono ferme in quella posizione per qualche altro secondo, prima che Chiyo si abbassasse lentamente verso terra, stendendosi.
Il gruppo dei ragazzi acquattato sotto Kuroo intanto non smetteva di mormorare, compiaciuti e felici di potersi essersi goduti quella vista senza troppa fatica.
«Cane con testa all'insù» comunicò Chiyo, poggiando i palmi delle mani a terra e sollevando il petto, tenendo steso tutto il resto del corpo.
«Su la testa, allargate il torace, spingete con le braccia più che potete» disse ancora a occhi chiusi e le ragazze intorno a lei provarono a obbedire.
«Su con la testa, Yachi-chan» disse Chiyo, aprendo un occhio e notando la ragazza di fianco a lei decisamente troppo impacciata.
«Mi sembra di essere una sirenetta» ridacchiò Kaori, cercando di sollevarsi con la testa verso l'alto più che poteva.
«Uh, sì! Una sirena che esce dall'acqua!» disse Yukie e per quanto Chiyo spesso le dicesse di star zitte, quell'osservazione fece sghignazzare anche lei.
«E sbluf! Dirette verso il principe azzurro sopra le nostre teste per il bacio di vero amore!» disse Kaori, trasognante.
«Hai letto troppe favole!» ridacchiò Yukie e anche le altre risero, compresa Chiyo, che a occhi chiusi non potè far a meno di vedere quella romantica scena ben vivida nella sua mente.
Il pelo dell'acqua che ondeggiava sopra di lei, e poi lo superava, uscendo scuotendo i capelli e lo vide, sopra di lei, il famoso principe.
Spalancò gli occhi, sconvolta: "Kuroo!" pensò e stridulò: «Ma che diavolo?!»
Perse l'equilibrio in quel piccolo attacco di panico e cadde in avanti, atterrando di faccia a terra.
«Chiyo-chan!» la guardarono preoccupate le sue compagne, avvicinandosi a lei.
«Ahi! Ahi! Ahi!» lamentò Chiyo portandosi le mani alla fronte, che aveva sbattuto con violenza al suolo.
«Che razza di male!» lamentò, massaggiandosi.
«Cosa è successo?» chiese Yukie.
«Ho perso l'equilibrio, niente di grave» ridacchiò nervosa Chiyo.
«Non era una posizione difficile e tu non cadi mai! Come hai fatto?! Ti sei distratta?» chiese Kaori, inarcando un sopracciglio, poi parve illuminarsi ed esclamò: «Aspetta! Non ti sarai mica persa a pensare a quella storia della sirena e del principe azzurro, vero?»
Chiyo sbarrò gli occhi, avvampando e negò vigorosamente: «Ho solo perso l'equilibrio! Può succedere!»
«Sei tutta rossa, Chiyo-chan!» rise Yukie, lasciandosi cadere a terra e lasciando libero sfogo alla risata, tenendosi la pancia.
«È colpa della botta!» ribadì Chiyo, agitata.
«E allora perché ti agiti tanto? Eh?!» la punzecchiò Kaori.
«Perché dite cose assurde!» ringhiò lei. Perfino Shimizu, che di solito era pacata a silenziosa, si portò una mano alle labbra soffocando una risata divertita. Non riusciva a essere credibile neppure per lei.
«Avanti, Chiyo-chan! A noi puoi dirlo!» gattonò Yukie, verso di lei, guardandola maliziosa.
«Dire cosa?! Ma di che parli?» balbettò Chiyo, sempre più agitata e sempre più impanicata.
«Dicci chi è che ti piace. Non lo diremo a nessuno, te lo promettiamo!» si accostò anche Kaori.
Chiyo avvampò ancora di più, agitandosi e sventolando le mani davanti al viso. «Non c'è nessuno! Vi state facendo dei castelli per aria! Ho solo perso l'equilibrio!»
«Forse qualcuno della sua squadra! Stanno sempre insieme, è comprensibile!» cominciò a ipotizzare Yukie, guardando Kaori.
«A Chiyo-chan piace qualcuno?» mormorò in quel momento Tanaka, accucciato a terra vicino all'angolo, ancora nascosto dal gruppo di ragazze.
«Oh! Sul serio?!» chiese Nishinoya, aggrappato alle sue spalle, e si spinse più in avanti per sbirciare meglio.
«Così hanno detto!»
«E chi è?»
«Cosa vuoi che ne sappia io?»
«Non l'ha detto ora?»
«No... ma stavi ascoltando?» lo riprese Tanaka, quasi offeso.
«Ero distratto dalla candida risata di Kiyoko» sorrise inebetito Nishinoya e quella era sicuramente un'ottima motivazione per meritarsi il perdono. Chi non ne sarebbe rimasto affascinato?
«Non dovreste origliare» li ammonì Kuroo, abbandonando il gruppo e allontanandosi in quel momento. «È da maleducati.»
«Ma se sei stato anche tu qui finora!» ringhiò Tanaka, lanciandogli un'occhiataccia.
Kuroo fece un malizioso sorriso, ma non rispose alla provocazione e si allontanò, raggiungendo il resto della sua squadra.

Il riscaldamento cominciò e Chiyo rientrò in palestra, seguita dalle altre ragazze, sghignazzanti. Non appena messo piede all'interno, le due della Fukurodani cominciarono a lanciare sguardi in giro e a mormorare tra loro, indicando vari ragazzi presenti lì dentro, nel tentativo di indovinare chi fosse il famigerato "principe" che aveva fatto perdere l'equilibrio alla piccola della Karasuno. Chiyo, davanti a loro, era visibilmente imbarazzata e irritata dalla situazione.
«Perdete tempo» disse, «Non c'è nessuno. Ve l'ho detto.»
«E lasciaci almeno sognare, no?» disse Kaori.
«E rovinare così la mia reputazione?!» stridulò Chiyo, agitandosi.
«Quale reputazione?» chiese Yukie.
«Ne hai mai avuta una?» domando Kaori, sulla scia della compagna.
Chiyo si voltò a guardarle e le due ebbero un brivido. Gli occhi taglienti, i muscoli irrigiditi, la mascella contratta e uno strano fuoco che trasmetteva dallo sguardo.
«Si è arrabbiata!» mugolò Yachi, prima di lanciarsi su di lei. «Chiyo-chan! Vieni! I ragazzi ci aspettano!» ridacchiò nervosa, tentando di trascinarla via. Chiyo si lasciò portare via, ma continuò a guardar male le due ragazze, ora in qualche modo dispiaciute.
«Abbiamo esagerato» constatò Yukie.
«Sì» disse Shimizu, superandole e raggiungendo il resto della sua squadra.
Non appena raggiunta la sua squadra, Ukai puntò lo sguardo sul cerotto sulla fronte di Chiyo e la fulminò.
Lei sorrise, come se niente fosse, e ingenuamente ammise: «Sono caduta.»
«Ci servi intera, smetti di tentare di ucciderti!» gridò Ukai, smuovendo l'ilarità di alcuni di quelli che stavano lì intorno, per quanto tentassero di essere discreti. La Karasuno stava diventando la "squadra dello spasso", non ci si annoiava mai quando ce li si aveva intorno e questo spesso spingeva tutti a porgere orecchio nella loro direzione non appena avevano un momento.
La seconda giornata di allenamento cominciò e proseguì senza che Chiyo potesse neanche avvicinarsi a una palla. Ukai era stato abbastanza categorico, anche se lei aveva assicurato più volte di stare bene: quei lividi sulle braccia avevano bisogno di riposo.
La Karasuno continuò a collezionare una serie di fallimenti. Presi singolarmente erano molto migliorati, ognuno stava sviluppando un certo potenziale, ma prima che ogni singolo pezzo fosse potuto andare a incastrarsi con gli altri ci sarebbe voluto del tempo.
E a ogni set perso, toccava uno sprint su per la collina.
Chiyo si accasciò alla parete della palestra, dopo il terzo, ansante: «Insomma, che senso ha essere infortunata se mi tocca far lo stesso la penitenza?»
«Ti sei fatta male alle braccia, le gambe funzionano ancora perfettamente!» la rimbeccò Tanaka.
«Potrei farmi male pure a quelle!»
«Non cercare la scappatoia, tocca a tutti. E poi è un ottimo allenamento per le gambe» disse Daichi, prima di bere un lungo sorso d'acqua.
In quel momento le ragazze della Fukurodani entrarono in palestra ognuna con un piatto ricolmo d'anguria, e annunciarono: «I genitori della Shinzen ci hanno regalato delle angurie!»
Chiyo si illuminò e si avvicinò a loro rapidamente, ma poi si fermò a pochi passi, ricordandosi di quanto successo quella mattina e le fulminò ancora.
«Perdonaci, Chiyo-chan» balbettò Kaori.
«Siamo state troppo insistenti» annuì Yukie.
«Posso prenderne due?» disse Chiyo a voce bassa, come se stesse ringhiando.
Le due si guardarono, imbarazzate, e balbettarono: «Beh... ce n'è in abbondanza...»
«Allora tutto perdonato!» sorrise lei, tornando a illuminarsi. Afferrò il suo ambito premio e corse fuori, seguendo il resto della sua squadra. Si sedette in fondo alla collina, vicino agli altri, e stava per addentare la sua prima fetta quando gli occhi si incrociarono in uno strano scintillio con quelli di Nishinoya. Rimasero a fissarsi qualche istante, entrambi fermi a bocca aperta sulla punta della propria anguria.
Poi qualcosa scattò in entrambi e cominciarono a divorare ognuno la propria fetta con ingordigia e rapidità.
«Mangiate piano! Vi sentirete male!» li ammonì Daichi, ma nessuno dei due li ascoltò e continuarono a piantar morsi su morsi con una fretta quasi vitale.
«Finito!» gridarono in contemporanea, alzando la scorza completamente pulita.
Si lanciarono un'altra occhiataccia, prima di correre verso le ragazze che distribuivano le fette rimaste.
«Un'altra!!!» gridarono, assalendole.
«Stanno di nuovo gareggiando?» chiese Asahi a Tanaka, seduto di fianco a sè.
«Ma Chiyo non potrebbe giocare comunque, oggi, quindi perché...?» chiese Yamaguchi.
Tanaka alzò le spalle, incurante, e spiegò: «È una questione di principio.»
«Vi chiedo scusa» intervenne Kuroo, rivolto a Daichi, raggiungendoli e interrompendo la loro chiacchierata. «Ieri sera credo di aver fatto arrabbiare il vostro quattrocchi» e si sedette di fianco a loro.
«Perchè? Che gli hai detto?» chiese Daichi, capendo che parlava di Tsukishima.
«Per provocarlo gli ho detto che se non si fosse impegnato avrebbe perso il confronto col vostro piccoletto» disse Kuroo, pensieroso, e spiegò rapidamente l'accaduto della sera prima.
«In effetti ho sempre avuto come l'impressione che Tsukishima si sentisse inferiore a Hinata» disse Asahi.
«Non so se possa c'entrare o no, ma mia sorella mi ha detto che quando andava a scuola lei, al tempo in cui la Karasuno era forte, quando c'era il Piccolo Gigante, all'interno della squadra c'era anche un Tsukishima.»
Chiyo, non troppo distante da loro, perse improvvisamente interesse per la sfida con Nishinoya e si voltò verso il gruppo, interessata ora al racconto di Tanaka.
«Lei ipotizzava potesse essere suo fratello maggiore, ma non ne sono sicuro. Potrebbe avere lo stesso cognome e nessun grado di parentela» finì di spiegare lui.
«Se ciò invece fosse vero...» si avvicinò Chiyo, mangiando il resto della sua anguria con più calma, assorta dai pensieri. «Insomma, se quel Tsukishima fosse veramente suo fratello, magari il nostro Tsukki-san può aver visto come lui abbia dovuto vivere all'ombra del Piccolo Gigante. Magari rivede Hinata in lui e in qualche modo si porta dietro quel fardello, come se pensasse "ehy! È così che deve andare, no?". Insomma, la squadra era sicuramente forte e piena di orgoglio, al tempo, ma tutti i riflettori erano sul Piccolo Gigante e questo sicuramente non rendeva molto felici gli altri attaccanti. Dico bene Asahi-san?» chiese voltandosi verso il loro Asso. Non a caso aveva rivolto a lui la domanda, visto che si era ritrovato a scontrarsi contro Hinata non troppo tempo prima proprio perché lui aveva provato a rubargli la palla.
Asahi annuì, pensieroso. «In questo caso avrebbe un senso.»
«Chiyo-chan...» chiese Daichi, che da quando l'aveva vista arrivare non aveva smesso un attimo di voltare la testa ovunque. «Dove l'hai lasciato Noya?»
Chiyo, senza scomporsi troppo, si spostò leggermente e indicò un punto alle sue spalle.
Nishinoya era chino, per terra, le braccia strette intorno alla pancia e pallido in volto, si lamentava.
«Non ce l'ha fatta» disse lei con naturalezza.
Daichi sussultò: «Ne ha mangiata troppa! Vi avevo detto di mangiare piano!» brontolò.
«Ehy! Stiamo per ricominciare!» Li chiamò Sugawara.
«Noya! Stupido che sei!» gli corse incontro Daichi, furioso.
«Ce la poss...» non fece in tempo a finire la frase che una fitta gli prese lo stomaco e lo zittì.
«Lo hai boicottato, dì la verita!» sghignazzò Tanaka, all'orecchio di Chiyo.
«Ha fatto tutto da solo, non prendentevela sempre con me!»
«Per oggi, a quanto pare, siete rimasti senza un Libero» alzò le spalle Kuroo.
«Io posso giocare!» disse Chiyo, ma non appena terminò la frase si beccò le occhiatacce di tutti i presenti, Kuroo compreso, benchè non c'entrasse niente in quella storia.
«È la verità!» e Tanaka, cogliendola di sorpresa, afferrò il suo braccio e lo strinse con una leggermente. Si aspettava di vederla saltare, piangendo dal dolore, invece Chiyo rimase immobile, con lo sguardo impassibile.
«Non ti fa male, davvero.» osservò lui sorpreso.
Chiyo si limitò ad annuire, consapevole del fatto che se avesse provato a parlare avrebbe lasciato trapelare il dolore che in quel momento la percorreva interamente.
"Non piangere, non piangere, non piangere!" si ripeteva, cercando di restare impassibile.
«Gli attacchi di quel russo non era poi tutto sto granchè» disse, una volta passato l'attimo di dolore, sventolando una mano orgogliosa.
«Vuoi riprovarci?» sghignazzò Kuroo, affiancandola e lei sussultò.
«Magari un altro giorno!» balbettò. No, non sarebbe stata in grado di ricevere un'altra cannonata del genere nelle prossime due settimane, almeno.
L'aveva distrutta, ma ammetterlo non era nella sua lista delle priorità.
«Ora dobbiamo vedercela con la Fukurodani» pensò Daichi. «Bokuto ha una schiacciata potente, non è adatto a...»
«Posso farcela!» lo interruppe Chiyo. «Sono potenti ma non mi hanno creato problemi ieri, posso farcela. Non sono pericolose.» insistè.
"Com'è capricciosa" pensò Daichi, sbuffando poco convinto. Ma sapeva quanto ci teneva e sicuramente Nishinoya non era in grado di muoversi per le prossime due ore. Kuroo si avvicinò a lui e gli mormorò: «Bokuto ha un occhio di riguardo per la piccoletta, non credo tenterebbe mai di uccidere la sua più grande fan. Falle fare questo set, giusto per accontentarla. Stare in panchina la sfinisce.»
Daichi rimase pensieroso, mentre Chiyo continuava a osservarlo intensamente, sperando che si convincesse. Poi sospirando, disse: «Deciderà Ukai.»
E Chiyo scattò, veloce come una lepre, urlando: «Seeenseeei!!!». Ukai, sapendo che da lì a poco se la sarebbe ritrovata appesa al collo a strattonarlo, giocò d'anticipo e la bloccò piantandole una mano in pieno viso.
«Daichi-san ha detto che posso giocare, fammi giocare!» mugolò lei, con la faccia spiaccicata contro la sua mano.
«Non decide Daichi!» ringhiò lui.
«Lo so benissimo, per questo sono qui» disse lei, guardandolo come se avesse appena detto una banalità.
Daichi la raggiunse con lo sguardo mortificato, ma non sembrava andare contro la cosa.
«Che ti salta in mente?» gli chiese Ukai.
«Noya è fuori combattimento» disse lui, indicando Asahi dietro di sè che portava in spalla il piccoletto lamentoso.
«Che gli è successo?» si sconvolse Ukai. Fino a poco prima stava benissimo, com'era possibile che ora fosse moribondo?
«Ha mangiato troppa anguria» disse lei con tono di rimprovero, mettendosi le mani ai fianchi.
"Tecnicamente sarebbe colpa tua" pensò Daichi, ma si tenne per sè quella confidenza.
«Allora giocherete senza Libero» disse Ukai.
«Ma io posso farlo!» mugolò lei.
«Ukai-san, chiedo scusa, ma credo che possa giocare» intervenne Daichi, sperando di non doversi pentire di quanto stava dicendo.
«Per favore! Solo uno!» insistè lei e Ukai ci pensò su qualche secondo, prima di sospirare, ormai vinto: «Al primo segno di affaticamento o indolenzimento te ne rientri subito, però.»
«Agli ordini!» saltò lei, portandosi una mano alla fronte come un soldatino e togliendosi la felpa corse in campo.
«Chiyo-chan giochi?» chiese Hinata, un po' sconvolto.
«Sì! Kuroo-san ha convinto Daichi-san che ha convinto Ukai-san!» la scala gerarchica che era riuscita a salire per arrivare alla sua bramata partita fece ridacchiare i suoi compagni. Tanaka gli si accostò e chiese: «E chi ha convinto Kuroo-san?»
Il suo voleva essere solo una presa in giro, visto il giro di parole appena fatto da Chiyo, ma lei ci riflettè seriamente poi rispose: «Bokuto-san!»
«Eh?» chiese Bokuto, affacciandosi dalla rete nel sentirsi nominato. Ma non avendo seguito il discorso dal principio, non capì di che stavano parlando.
«E Bokuto-san chi l'ha convinto?» intervenne Asahi, ridacchiando e seguendo la scia dello scherzo.
Chiyo parve andare un attimo in crisi e continuò a riflettere, prima di rispondere: «Io!» poi aggiunse poco convinta e ormai confusa: «Credo.»
I suoi compagni risero ancora della sua ingenuità, prima di mettersi in posizione, pronti a iniziare una nuova partita.
L'arbitro fischiò e la prima palla volò da parte di Asahi, che arrivò dall'altro lato ma atterrò fuori dal campo.
Battè a questo punto la Fukurodani e Chiyo corse a ricevere, leggera e rapida, come al solito. La palla, colpiti gli avambracci, le fece un po' male, ma niente che non riuscisse a sopportare e si sforzò di tenere per sè l'espressione addolorata.
La partita procedette come al solito, con la Karasuno che tanto si impegnava a star dietro alla Fukurodani ma che ancora dimostrava di aver bisogno di allenamento. I primi passi però stavano venendo fatti. Qualcosa funzionava sempre un po' di più.
Chiyo continuò a correre, tenendo ben d'occhio palla e compagni, sforzandosi di affinare quella tecnica che la vedeva per la prima volta parte di un gruppo e non un colibrì solitario con tutto il peso della resposanbilità.
Quella solitudine che a dirla tutta non le era mai dispiaciuta e che un po' la faceva sentire protetta.
Lontana dai confronti, lontana dai giudizi, sola con quella palla.
In qualche modo, il suo pensiero andò a posarsi sul discorso di Tanaka, fuori dalla palestra, riguardo a Tsukishima. Se veramente lui aveva un fratello che aveva giocato nell'ombra del Piccolo Gigante, subendone la superiorità... perché non faceva niente per riscattare il suo nome?
Poteva ben capire la situazione, ma trovava incomprensibile che Tsukishima accettasse così quella condizione, che non facesse niente per lottare. Se suo fratello aveva davvero subito la frustrazione di dover essere solo un'ombra, perché non tentava di combattere per lui? Non è questo quello che di solito si chiama amore? Non era dunque quella la pallavolo? Aggrapparsi l'uno all'altro, un gioco di squadra, dove c'è sempre qualcuno che ti guarda le spalle e ti aiuta nel portare a segno quel punto? Qualcuno che tenta un salto, per salvare ciò che tu non sei riuscito e portarti lo stesso alla vittoria.
Come poteva essere così egoista?
Bokuto schiacciò e il risuono del suo urlo, nel salto, la riportò con i piedi per terra.
Tsukishima provò a saltare per murarlo, senza riuscirci, come spesso accadeva. Non riusciva mai a murarlo! Eppure erano giorni che gli saltava davanti.
Possibile che non riuscisse a prenderne nemmeno una? Neanche per sbaglio?
Chiyo corse e saltò, lanciandosi sulla palla, ma la sua reattività era stata decisamente carente, colta da tutti quei pensieri e quel moto di rabbia che pian piano le cresceva dentro.
Perché non provava nemmeno un po' a dare del suo meglio per l'amore che provava per suo fratello?
Si sollevò da terra, osservando la palla rotolare via e ascoltò il fischio dell'arbitro che dava il punto alla Fukurodani.
"Perché nemmeno ci provi? Come puoi fargli questo?"
«Razza di idiota!» gridò, non riuscendo più a contenersi. A pugni serrati, si voltò rabbiosa verso Tsukishima. «Che diavolo ci stai a fare tu a muro? Spiegamelo!» gli ringhiò contro, vibrando di rabbia.
Tsukishima per un attimo la fulminò, ma come suo solito non si scompose troppo e con freddezza, la sua solita freddezza affilata come il ghiaccio polare, le disse: «Vieni a murare tu, allora.»
Chiyo rimase come paralizzata, trovandosi di fronte qualcosa di molto più grande di quanto si fosse aspettata. Poteva sembrare una provocazione come un'altra, ma non era solo quella. Tsukishima lo sapeva, tutti lo sapeva, per quello lui le aveva detto quella frase. Poteva sembrare una provocazione come un'altra, invece era qualcosa di molto più potente e molto più doloroso e Tsukishima aveva usato quell'arma volontariamente per ferirla. Tsukishima divenne improvvisamente invisibile. Davanti a lei rimase solo quella rete, così alta, così imponente... così irraggiungibile. Un muro su cui sempre aveva sbattuto e dai cui aveva cominciato a scappare.
«Tanaka!» la voce imperativa di Daichi la riportò su quel campo, strappandola a un mondo che già aveva cominciato a inghiottirla. Tsukishima tornò improvvisamente visibile, ma non era solo. Tanaka lo teneva sollevato per il colletto e lo fissava a pochi centrimentri dal suo viso, con gli occhi infuocati.
«Tu, bastardo...» ingoiò il resto della frase.
Daichi e Asahi scattarono verso di lui e tentarono di afferrarlo, separandoli, mentre intanto, intorno a loro, si era alzato un mormorio di voci indistinte che, chi interessato, chi divertito, chi preoccupato, guardavano la piccola rissa che si stava per scatenare all'interno della squadra Karasuno.
«Si picchiano!»
«Che succede?»
«Tra compagni?»
«Sensei, faccia qualcosa!»
Tanaka si divincolò, tentando di liberarsi dalla presa di Daichi e Asahi, e non sembrava intenzionato a mollare la presa su Tsukishima. Se non ci fossero stati i suoi due compagni a mettersi in mezzo l'avrebbe già riempito di pugni. Soprattutto perché Tsukishima continuava a rimanere impassibile e a guardarlo provocatorio, con quel suo modo di fare insopportabile, come se fosse superiore a tutti. Ukai li raggiunse e provò a fare appello sulla sua carica autoritaria, posandogli le mani sulle spalle e cercando di convincerlo a indietreggiare.
Una delicata mano si posò infine sul suo braccio e fece una leggera presa. Tanaka spostò per la prima volta lo sguardo da Tsukushima, posandolo sulla figura al suo fianco. Chiyo si era alzata e lo stava invitando a lasciarlo. I suoi occhi non trasmettevano niente, vuoti, e questo faceva enormemente paura.
"È colpa mia" pensò Chiyo. "L'ho provocato io. Non dovevo dirgli quelle cose."
«Lascia stare, Tanaka» gli disse con tono basso e greve.
Tanaka l'osservò, colmo di dolore nel vederla in quelle condizioni, ma decise di ascoltarla e lasciò il colletto di Tsukishima, allontanandosi di qualche passo.
Ukai tirò un sospiro di sollievo e si affrettò ad avvicinarsi all'arbitro per chiedergli cortesemente qualche minuto di pausa, per rimettere a posto la situazione.
«È facile...» parlò Tsukishima, che ancora non sembrava aver digerito del tutto la cosa. «È facile, vero? Quando hai qualcuno più grosso di te accanto. È per questo che sei nella squadra maschile, invece che quella femminile? Avevi bisogno delle guardie del corp...» non terminò la frase che Chiyo scattò con tutta la velocità del colibrì, il viso contratto in un'espressione furibonda, e saltò lanciando il pugno ben serrato verso il suo viso.
Il colpo inaspettato fece volare via gli occhiali di Tsukishima e gli fecero perdere l'equilibrio, facendolo cadere a sedere a terra.
Yachi, dalla panchina, lanciò un urlo spaventata, mentre la maggior parte dei presenti, lì intorno, restò immobilizzato, sorpreso dall'accaduto. Non si vedeva tutti i giorni una ragazza che nemmeno raggiungeva il metro e sessanta, stendere con un pungo uno spilungone di quel calibro.
E proprio di fronte a quel pensiero, esplose la risata di Bokuto, che lo indicò esclamando: «Che mammoletta!»
«Bokuto-san! Smetti!» lo rimbeccò Akaashi, senza riuscire a placarlo, ormai alle lacrime. Dopo qualche secondo di esitazione, cominciarono a essere percepibili le risate soffocate di altre persone lì intorno, anche se meno sfacciate di Bokuto.
Tsukishima le rivolse lo sguardo più incazzato del repertorio, prima di allungarsi ad afferrare gli occhiali volati via.
Chiyo, a sua volta, non sembrava da meno. Tremava dalla rabbia e non smetteva di fissarlo, con gli stessi occhi di un animale pronto a scattare su una preda.
«Chiyo!» gridò Ukai furibondo. «Vai subito in panchina!» ordinò.
«Tanto non avevo più voglia di giocare» ringhiò lei, voltandosi e allontanandosi a grandi passi, verso l'uscita dalla palestra.
«Chiyo!» la richiamò Tanaka, cercando di fare un passo verso di lei per inseguirla, ma Asahi l'afferrò e negò con la testa.
Era bene restasse sola per un po', visto che a farla arrabbiare era stata proprio l'essersi sentita dire che aveva bisogno di qualcuno più grosso accanto.
Doveva schiarirsi le idee.

«Ehy, Chiyo-chan! Secondo te, com'è il mondo da lassù?» era quella la voce che in quel momento le rimbombava in testa. Una voce vecchia almeno sei anni. Era passato tanto di quel tempo, che aveva cominciato a temere che non fosse veramente così come se la ricordava. Aveva cominciato a temere lo sbiadirsi dei ricordi.
«
Eh? Parli di quelli che saltano a rete sul campo di pallavolo? Il mondo da lì... potrebbe essere diverso?» aveva chiesto lei ingenuamente.
«
Certo che è diverso!» l'aveva ammonita lui. «La prospettiva è completamente diversa, cambia tutto!»
«Mh, se lo dici tu.»
«Sarebbe bello.»
aveva poi sorriso lui, con quel suo sorriso triste e bello allo stesso tempo. Quel sorriso che ancora sperava, ingenuamente, ma che veniva brutalmente ucciso dalla realtà dei fatti. «Sarebbe bello poter volare come loro e vedere com'è il mondo da lassù.»
Chiyo si strinse di più le ginocchia al petto, seduta sul tetto della palestra. Sopra di lei ormai il sole aveva lasciato il posto a un tappeto di stelle, mentre sotto di sè sentiva l'affievolirsi delle voci, man mano che le squadre, finito l'allenamento, se ne andavano.
Puntò gli occhi a una stella, la più luminosa.
«Shoji» mormorò, con la voce rotta dal pianto che aveva appena riempito il suo pomeriggio. «Com'è il mondo da lassù?»


NDA.

Ehy ehy ehy!
Oggi finiamo il lacrime. Come avevo accennato nello scorso NDA, Chiyo viene buttata fuori dal campo dopo aver avuto questo brutto litigio contro Tsukishima (come hanno fatto gli occhiali a restare interi? O.o). Forza motrice sono stati i pensieri sul fratello di Tsukki, ma la cosa sarebbe morta lì se lui non avesse continuato a provocarla (cattivo Tsukki! u.u). Se c'è una cosa che stiamo imparando di lei è che non le va ricordato che è piccoletta! (Tranne quando Kurro e Bokuto la chiamano così :P quello stranamente lo apprezza ahah)
E di nuovo vediamo un Tanaka-bro amorevole *-* tanto love per il corvetto pelatino! Guai a toccare la piccoletta!
E che dire invece della scena dello yoga, quando Chiyo immagina Kuroo? Che stia iniziando a provare qualcosa per il (cito) "capo-gatto cattivo"? Ahahah
Basta con il riassunto e le riflessioni post-capitolo, lascio spazio ai vostri commenti (se volete lasciarmene) e vi do appuntamento a giovedì prossimo!
Si risolveranno le divergenze che sono andate a crearsi nella squadra?
E perchè quella frase "allora vieni a murare tu" di Tsukishima ha provocato tutto quel dolore e la feroce reazione di Tanaka?
Scopriremo finalmente chi è Shoji? (Anche se ormai credo che un'idea ve la siate già fatta)
E Kuroo in quale altro modo importunerà la piccoletta, che ormai sembra aver preso di mira?
Nel prossimo capitolo, dal titolo "Il colibrì che vola rasoterra", avremo le nostre risposte.
Piccola anticipazione:


«Hai visto che razza di pugno che gli ha tirato al quattrocchi?» chiese l'impetuosa voce di Bokuto, raggiungendoli con una risata. «Quella piccoletta è una vera forza della natura!»
«Forse non sarebbe successo se lui non avesse reagito in quel modo alla provocazione» osservò Kuroo, puntando gli occhi su Tanaka, che rispose con un semplice «Tsk» incazzato.
«Tsukishima è un idiota» aggiunse poi a pugni stretti.
«Insomma, pelatino, non te la starai prendendo troppo?» continuò Bokuto, grattandosi la nuca confuso. «Dopo una strigliata del genere avrei risposto così anche io, era una provocazione da niente.»
«Non se tu sapessi...» cominciò Tanaka, urlando furibondo, ma poi si morse la lingua.


Sapessi cosa?
E con questa domanda vi saluto definitivamente...
Cià cià!


Tada Nobukatsu-kun \(W )/


PS. Per chi si sta chiedendo "sì, ma la love-story"? Vi dico che il prossimo capitolo sarà ancora dedicato al litigio, ma in quello dopo ancora avremo il prepotente ritorno di certi biscotti e uno stanzino delle macchinette ;P
Stay tuned!

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Capitolo 14
*** Il colibrì che vola rasoterra ***


Il colibrì che vola rasoterra


Tanaka rientrò in palestra, seguito da Nishinoya, ed entrambi corsero verso Daichi col viso preoccupato.
«Non riusciamo a trovarla da nessuna parte!» comunicò Tanaka.
«È mancata tutto il pomeriggio! Dove sarà andata?» chiese Nishinoya, voltandosi a guardare Tanaka.
Daichi non si agitò come loro, ma i suoi occhi non trasmettevano nemmeno tranquillità. Era addolorato per quanto accaduto, avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non a tutto era possibile porre rimedio.
«Tornerà quando si sarà calmata.»
«Sì, ma...» cominciò Tanaka, non riuscendo a trovare qualcosa da dire. Era preoccupato, non aveva mai visto Chiyo in quelle condizioni e si sentiva in qualche modo in dovere di aiutarla. Ma come?
«Ehy...» si avvicinò Kuroo. Ora che le partite erano finite, erano liberi di poter parlare. «La piccoletta non è ancora tornata?»
Daichi negò semplicemente, prima di tornare a sistemare i palloni nella cesta.
«Hai visto che razza di pugno che gli ha tirato al quattrocchi?» chiese l'impetuosa voce di Bokuto, raggiungendoli con una risata. «Quella piccoletta è una vera forza della natura!»
«Forse non sarebbe successo se lui non avesse reagito in quel modo alla provocazione» osservò Kuroo, puntando gli occhi su Tanaka, che rispose con un semplice «Tsk» incazzato.
«Tsukishima è un idiota» aggiunse poi a pugni stretti.
«Insomma, pelatino, non te la starai prendendo troppo?» continuò Bokuto, grattandosi la nuca confuso. «Dopo una strigliata del genere avrei risposto così anche io. Era una provocazione da niente.»
«Non se tu sapessi...» cominciò Tanaka, urlando furibondo, ma poi si morse la lingua. Forse non doveva dirlo. Si trattava della vita privata di Chiyo, non era sicuro potesse parlarne con tale naturalezza.
Ma ormai la pietra era stata lanciata e Bokuto chinando la testa di lato e chiese: «Sapessi cosa?»
Tanaka serrò i pugni e lanciò uno sguardo a Daichi, concentrato nel suo lavoro di rimettere a posto, chiedendo indirettamente se fosse giusto parlarne o meno.
«Del fratello di Chiyo-chan» rispose poi il capitano, cercando di far risultare quella notizia come una cosa naturale. Chiyo aveva raccontato loro quella storia neanche una settimana dopo essere entrata nella squadra, quando Ukai le aveva chiesto di saltare a muro durante un allenamento speciale, anche se nel suo ruolo non rientrava quel compito. Lei si era bloccata, non era riuscita neanche a prendere la rincorsa e scusandosi aveva raccontato loro cosa la tenesse ben piantata a terra. Non aveva mostrato esitazione, nascondeva il dolore dietro un tenero sorriso, auto-commiserandosi silenziosamente, come se avesse voluto dimostrare che l'aveva superato.
«Chiyo-chan ha un fratello?» chiese Bokuto.
«Avevo» l'improvvisa voce di Chiyo, alle loro spalle, li sorprese. Era tornata! Finalmente! «Si chiamava Shoji» sorrise lei, proprio come aveva fatto il giorno che aveva raccontato tutto alla sua squadra. Quel sorriso che diceva "beh, che vuoi che sia?", ma che lasciava tradire un immenso dolore.
«Era più grande di me, è morto quando aveva quindici anni per colpa di una malattia degenerativa che per anni l'ha costretto sulla sedie a rotelle.»
Si avvicinò a uno dei palloni sparsi per il campo e lo raccolse, portandolo poi nella sua cesta, cercando di acquistare movimenti fluidi e quotidiani per soffocare il dolore.
«Amava la pallavolo, ma ovviamente nelle sue condizioni non poteva che starsene a guardare. Passava interi pomeriggi davanti alla televisione a guardarsi le registrazioni delle partite e io spesso gli facevo compagnia. La sua squadra preferita era la Karasuno, infatti proprio a questo liceo si è iscritto l'anno che poi se n'è andato, anche se non avrebbe mai giocato. Gli piaceva il soprannome "i corvi", perché gli piaceva che loro potessero volare, infatti il momento che preferiva era proprio quando saltavano a rete. "Sarebbe bello poter volare come loro" ripeteva sempre e io, nel mio folle amore per lui e la mia ingenuità di bambina, gli avevo promesso che un giorno sarei riuscita a volare per lui. Tutte le volte che lo ripetevo i suoi occhi brillavano, per questo ho cominciato a giocare già alle elementari. Dimostrai subito di essere agile e veloce e lui adorava guardarmi mentre mi allenavo. "Vedrai, Shoji! Diventerò un corvo! E volerò!", dicevo e lui sghignazzando un giorno mi disse: "Più che un corvo, sembri un colibrì"» e si voltò a guardare i ragazzi che l'ascoltavano, allargando il viso in un sorriso divertito. Ma nessuno di loro trovò la forza di ricambiare, benchè lei avesse cercato di metterla giù come fosse una battuta. Guardando quei volti il sorriso di Chiyo si affievolì, trasformandosi in uno amaro. Abbassò gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo e aggiunse infine, con un filo di voce: «"Ehy, Chiyo-chan... Secondo te, com'è il mondo da lassù?"» recitò, prima di voltare gli occhi alla rete al suo fianco, alzando lo sguardo, puntandolo sopra il nastro. «È una domanda a cui ancora non sono riuscita a trovare risposta» ammise.
Kuroo, in un flash, la rivide luminosa nel viso mentre gli chiedeva, il giorno del loro primo incontro, "Ehy, com'è il mondo da lassù?". Uno strano nodo gli chiuse la gola. Tutto improvvisamente aveva assunto consistenza, ma non era una forma che gli piaceva tanto. La sua passione per le cose alte, per lo stare sulle spalle delle persone, non era solo la folle richiesta di una ragazzina sfacciata. Il suo voler far parte della squadra maschile, la sua folle ammirazione per tutti i ragazzi, in maniera particolare per Asahi, Tanaka e Hinata, e l'ardente desiderio di prendervi parte dimostrando che ne era degna. Tutto era chiaro, ora.
Era l'estenuante ricerca di una vitale risposta che non riusciva ancora a trovare.
«E perché no?» chiese ingenuamente Bokuto. Il braccio di Kuroo scattò quasi senza che lui se ne accorgesse e piantò un potente colpo dietro la nuca dell'amico. Come poteva essere così stupido?
Chiyo si voltò a guardarlo con il sorriso più luminoso che aveva e rispose con semplicità: «Perché sono piccola.»
Non riusciva ad arrivarci, non c'era mai riuscita e questo l'aveva fatta soffrire a lungo. Si era iscritta al club di pallavolo col desiderio di poter volare oltre la rete e raccontare a suo fratello com'era il mondo visto da là sopra, donargli quella gioia, ma lui era morto e lei non era mai riuscita a rivelarglielo.
Ora, lo scattò furioso di Tanaka di fronte alla provocazione di Tsukishima aveva la loro piena comprensione.
Un lamento lagnoso fece spostare lo sguardo di Kuroo e Bokuto da Chiyo verso Nishinoya, ora affiancato da Asahi. Entrambi avevano il volto marmoreo, sforzato in un'espressione seria che non riuscivano a mantenere, e piagnucolavano. Tanaka, anche lui col viso ricoperto di lacrime, si avvicinò a Chiyo e posandole una mano dietro la nuca se la tirò al petto, abbracciandola e schiacciandola contro di sè. Chiyo cominciò a dimenarsi come un anguilla, cercando di spingerlo via, inutilmente.
«Non trattenerti, Chiyo-chan. Piangi pure, c'è il tuo Senpai con te» diceva lui ostentando grandiosità.
«Mollami! Tanaka-san! Mi soffochi!» lamentava lei, col suo solito tono da ragazzina, senza riuscire. La presa di Tanaka era salda, nonostante il suo divincolarsi irrefrenato.
«Hai un odore terribile! Basta! Lasciami!» continuò lei, fintanto che non riuscì a sgusciare via. Prese due paia di boccate d'aria, fulminando Tanaka, poi spostò lo sguardo, intravedendo Tsukishima poco lontano da loro. Non era in palestra quando lei era arrivata, ma ora era tornato, forse per raccogliere le sue cose. Chiyo corse nella sua direzione, sotto lo sguardo allarmato dei presenti.
«Che intenzioni ha?» chiese allarmato Asahi
«Vuole picchiarlo ancora?» gli fece eco Nishinoya.
«Forza piccoletta! Di destro! Vai di destro!» le urlò dietro Bokuto esaltato, beccandosi ancora un'occhiataccia da Kuroo, al suo fianco.
Daichi le corse dietro, pronto a intervenire per fermarla nel caso fosse di nuovo partita, ma rimasero tutti di stucco quando la videro inchinarsi.
«Scusa» disse lei, attirando l'attenzione del biondo. «È stata colpa mia, non dovevo attaccarti in quel modo, oggi.»
Tsukishima rimase a guardarla qualche istante, senza muovere un muscolo, sempre con quell'aria di superiorità, ma non sembrò voler infierire ancora.
«Dovresti superare i tuoi blocchi» le disse semplicemente, prima di voltarsi per andarsene. Chiyo si sollevò, fulminandolo, e gridò: «Senti da che razza di pulpito!» con un colpo secco allungò la mano al suo fianco, rubando una palla dalle mani di Daichi, e la lanciò contro Tsukishima con tutta la forza che aveva colpendolo sulla nuca. Tsukishima si fermò, irritato.
«Io non ti capisco! Tutto ciò che sa fare Hinata è saltare, e tu non solo sai saltare ma hai l'altezza, sei freddo e calcolatore, sei intelligente e capace. Perché diavolo non ci provi nemmeno a sfruttarle queste qualità? Scappi terrorizzato da un fantasma!»
«Perché ti infervori tanto?» chiese Tsukishima, improvvisamente serio.
«Perché tu puoi vedere com'è il mondo da lassù ma sembra non fregartene niente e questo mi fa incazzare!» gridò Chiyo finalmente lasciandosi andare al bisogno di sfogarsi e lasciando cadere la prima lacrima. Prima, ma unica. «Come puoi essere così egoista?»
Tsukishima si voltò completamente verso di lei, piantandole gli occhi in viso, corrucciato, la mascella serrata.
«È solo un club» disse in un sibilo, dopo una breve riflessione. «A che cosa ti servirà? Ti sei perfino fatta quasi spezzare le braccia. Perché vi impegnate tutti così tanto? Servirà a qualcosa scrivere sul curriculum "mi sono impegnato tanto nel club di pallavolo"?»
Chiyo l'osservò a lungo, corrucciata, ma non più arrabbiata. Lo stava esaminando, stava captando le sue sottili e implicite richieste. Non era una provocazione: lui davvero non capiva il perché di tanta passione.
Chiyo con voce greve, chiese poi: «Qual è stato il momento più bello della tua vita? Il momento in cui hai provato più gioia. Riesci a ricordarlo?»
Gli occhi di Tsukishima si spalancarono appena nell'istante in cui lo rivide, vivido, uno dei momenti più belli della sua vita. Una delle partite di suo fratello, alle medie, quando un suo strabiliante attacco aveva portato la squadra alla vittoria.
Si stupì del fatto che gli era venuto a mente proprio un ricordo così banale e poco importante.
«È qualcosa che scriverai nel tuo curriculum?» chiese ancora Chiyo.
E ancora Tsukishima titubò, pensieroso. Aveva maledettamente ragione e la cosa lo irritava.
«Se tu giocassi veramente per gioia, la mia frase di oggi non avrebbe destato nessun tipo di reazione» le disse, inarcando appena le sopracciglia. Come poteva parlare di felicità, proprio lei che più di tutti viveva quel profondo disagio con se stessa?
Chiyo sorrise improvvisamente: «Hai ragione!» ridacchiò, come divertita. «Avere dei limiti fa proprio schifo» e continuò a ridere, come se la cosa non avesse poi tutta questa importanza. Almeno, non in confronto a quanto detto prima.
«Bokuto-san...» si voltò improvvisamente. «Che numero hai detto che sei nella classifica dei migliori assi del paese?»
«Top Five, piccoletta!» sghignazzò lui, allargando il petto e cominciando a brillare di luce propria. Era qualcosa di cui andava estremamente orgoglioso.
Chiyo alzò le spalle e volse uno sguardo di traverso a Tsukishima: «Non è nemmeno tra i primi tre» lo denigrò, smontando completamente l'aura brillante che Bokuto aveva tirato su. Kuroo sforzò il viso nel tentativo di trattenere una risata: era esilarante vedere l'ego di Bokuto smontato in quel modo.
«C'era bisogno di ricordarlo?!» gridò il diretto interessato, infastidito.
«Proprio uno sfigato» continuò lei, portandosi una mano alle labbra come se avesse voluto farlo sentire solo a Tsukishima.
Bokuto ne rimase pietrificato. Sentirsi dare dello sfigato da quella che aveva creduto essere la sua fan numero uno fino a poco prima era qualcosa che distruggeva dentro. La sua aura brillante e luminosa lasciò posto a una cupa depressione.
«Beh, è pur sempre nella top five, non è così mal...» cominciò Tsukishima, interrompendosi poco prima della fine, capendo ciò che Chiyo stava cercando di dirgli.
Tutti avevano dei limiti, c'era sempre qualcuno migliore e qualcuno peggiore, ma alla fine lo stare dove si è, il fare quello che si poteva, il lottare con tutte le forze per cercare di arrivare oltre... non era poi così male.
Qualsiasi cosa poteva essere bella e dare gioia, anche la mediocrità, se affrontata a testa alta.
«Io sono un colibrì che vola rasoterra» mormorò Chiyo, sorridendo. «Non è il massimo, ma alla fine... non è così male, no?» lo guardò allargando il sorriso, illuminandosi come sempre faceva.
Tsukishima l'osservò qualche istante, poi distolse lo sguardo per orgoglio. Sentiva che aveva ragione, gli aveva dato una bella lezione, ma certo non l'avrebbe ammesso con tale facilità.
«Su, su! Tsukki-san!» disse ancora lei, alzando il tono della voce e tornando a essere gioviale. Gli diede un'amichevole pacca sulla schiena, esagerando di potenza, facendogli leggermente male, ma lui si limitò solo a fulminarla.
«Non fa niente se fai schifo a muro» e Tsukishima le volse lo sguardo più incazzato che avesse nel repertorio. Voleva ricominciare? Ma lei non sembrava stesse cercando di provocarlo e continuò, facendogli un occhiolino, «Ci penso io a guardarti le spalle.»
I due si scambiarono un lungo sguardo. Non era una semplice tregua, era una dichiarazione d'amicizia. Entrambi avevano i propri problemi, i propri limiti, i propri blocchi. Ma lei sarebbe stata lì, pronta, a "guardargli le spalle".
Tsukishima, accennando un sorriso malizioso, disse, alzando le spalle: «Al massimo mi guardi le scarpe, non credo che arriveresti alle spalle.»
Chiyo rimase ammutolita, cercando di soffocare l'istinto di prenderlo a pugni, ma optò per la via del sorriso, ancora una volta.
«Non sottovalutarmi, quattrocchi!» gridò prima di saltare e aggrapparsi al suo collo. Tsukishima cominciò ad agitarsi, nel tentativo di non cadere a terra e non venir soffocato da quel peso che ora gli si dimenava addosso. Chiyo fece leva sulle braccia, nel tentativo di alzarsi per arrivare a mettersi sulla sue spalle, ma Tsukishima si agitava troppo e per lei era ardua riuscirci. Cercò di piantare un piede sul suo fianco, per farsi leva e tirarsi su, ma nella collutazione l'unico risultato fu quello di calargli i pantaloni. Tsukishima si affrettò ad afferrarli, rosso in volto, tirandoli e tenendoli su, nonostante lei ancora spingesse col piede.
«Sta' ferma!» cercò di dirle, inutilmente.
Alla fine, perse l'equilibrio e cadde a terra, trascinandosela dietro.
«Ahi, che botta!» lamentò lei, sollevandosi.
«È colpa tua, stupida!» gridò Tsukishima, alzando il viso paonazzo per la vergogna. Chiyo lo guardò qualche secondo, poi pian piano si mise a ridere, sotto lo sguardo interrogativo di Tsukishima.
«Che hai da ridere tanto?!» chiese lui, ancora nervoso.
«Hai gli occhiali storti e i capelli spettinati» rise lei, portandosi una mano alle labbra. «È la prima volta che ti vedo così scomposto.»
Avrebbe potuto dirle che era colpa sua, ancora una volta, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Lei era così... travolgente.
Sospirò e si rialzò, cercando di sistemarsi come poteva.
«Ci vediamo domani» disse senza aggiungere altro.
«Oh! Ehy!» lo richiamò lei. «Non vieni ad allenarti con me, Kuroo e Bokuto-san stasera?»
Tsukishima lanciò un breve sguardo dietro di sè, poi comunicò alzando le spalle: «Il vostro schiacciatore stasera temo sia fuori uso.»
«Eh?» chiese Chiyo, voltandosi verso Bokuto e vedendolo inginocchiato a terra nella sua aura depressa.
«Accidenti!» si ricordò lei, gattonando e correndogli vicino. «Bokuto-san! Mi dispiace! Non volevo dire quelle cose prima! Bokuto-senpai! Non è vero che sei uno sfigato!»
«No, hai ragione. Non sono nemmeno tra i primi tre» mormorò lui.
«Che importanza ha, se sei lo stesso il migliore?» chiese e lei e questo parve rinvigorire un po' Bokuto. «Insomma! Vogliamo parlare delle tue parallele? Mai visto niente di più incredibile! Micidiali! Metterebbero in ginocchio qualsiasi squadra! Sono sicura che gli altri non sono in grado di tanta precisione e potenza!»
Bokuto cominciò a sghignazzare, inorgoglito.
«Tutti vorrebbero essere forti come te, Bokuto-Senpai! Ne sono sicura!»
«Io non ci giurerei» intervenne Kuroo.
«Tu sei solo invidioso!» gli gridò contro Chiyo.
«La piccoletta ha ragione!» si rialzò Bokuto, tornato più che in forma. «Tu mi hai sempre invidiato!»
«Non dirai sul serio?» inarcò il sopracciglio Kuroo, stranito.
Bokuto si piantò le mani ai fianchi e cominciò a ridere a gran voce, tornato di nuovo in sè, e Chiyo gli si affiancò imitandolo nel tentativo di far sentire Kuroo in minoranza.
Kuroo li guardò in un misto tra il perplesso e il terrorizzato. Quei due messi insieme erano terrificanti e il fatto che Chiyo alimentasse la fiamma, già di per sè alta, dell'ego di Bokuto era odioso.
Distolse improvvisamente lo sguardo da loro due, puntandolo a Tsukishima al loro fianco.
«Sei ancora qui?» chiese perplesso. Credeva che se ne fosse andato.
«Beh...» Tsukishima si grattò il collo imbarazzato. «Avevate bisogno di me, no?»
Chiyo si voltò verso di lui con un enorme sorriso, felice di essere riuscita in qualche modo a toccare l'animo di quel rompiscatole di Tsukishima.
«Sì! Andiamo!» gridò, lasciando Bokuto alla sua risata egocentrica, e prendendo Tsukishima per mano cominciò a correre verso la palestra tre, dove si sarebbero allenati prima di cena.
«Facciamo vedere a quei due che significa ricevere una palla, Tsukki-san!»
«Vedremo! Ehy! Aspettate!» gridò Bokuto, correndo loro dietro.
Kuroo sospirò, alzando gli occhi al cielo e con lentezza li seguì, diretto alla palestra tre. Quella sera Bokuto ebbe molta meno fortuna negli attacchi, anche se forse la causa non fu proprio la fortuna.


Per la sua spiccata aggressività,
la rapidità nel volo e nelle acrobazie,
per gli stupendi colori di cui è dotato,
le antiche civiltà americane
consideravano il colibrì la reincarnazione
di valorosi guerrieri caduti in battaglia.

(Il colibrì. Il guerriero del Sole.
Ernesto Francini)


NDA

Ehy ehy ehy! Eccomi puntuale (ogni tanto...)
Poco da dire su questo capitolo, bravi a chi aveva capito che Shoji era il fratellonzo di Chiyo ^_^ Storia triste, poveretto/a. Ma come avevo accennato anche in precedenza, Chiyo non è solo una pazza sclerata ma ha un mondo dentro sè e c'è un motivo dietro a tutto. C'è un motivo se ama stare in alto, c'è un motivo se le ha fatto così male la frase di Tsukki, c'è un motivo se ammira tanto i salti di Hinata o l'altezza di Asahi, c'è un motivo se ha voluto far parte dei corvi e c'è un motivo se si sforza tanto nell'essere quella "che ride sempre". Il motivo è Shoji...
Piccola curiosità sul nome Shoji: significa "Secondo figlio che vola", infatti è il secondogenito, gli piaceva l'idea di volare... e alla fine è volato in cielo (a voi i feels!).
Comunque vorrei precisare che la scoperta del significato è arrivato dopo aver scelto e usato il nome xD era destino!!!!
La frase sul colibrì a fine capitolo si rifà sempre a Chiyo/colibrì che "reincarna" Shoji (vuole realizzare il suo desiderio di volare), "valoroso guerriero caduto in battaglia".
E niente, ho finito con le spiegazioni. Sto capitolo era un po' la depressione, ma è servito a concludere il puzzle u.u Shoji è un grosso pilastro di Chiyo, e andava spiegato per capire bene lei.
IL PROSSIMO CAPITOLO avrà titolo: "Se cadi, ti prendo" e vedrà protagonista il ritorno di alcuni famigerati biscotti che poverini sono stati messi da parte per qualche tempo. KAGEYAMA'S BISCUITS: REVENGE!!! XD
E tanto per aumentare la "fame" vi lascio anche l'anticipazione...


«Vieni con me» le disse all'improvviso, avvicinandosi a lei e prendendola per mano. Chiyo non ebbe tempo di capire che stesse succedendo che si ritrovò trascinata lungo i corridoi della Shinzen, verso meta ignota.
«A..asp...» provò a balbettare, confusa, ma Kuroo si voltò a sorriderle e si portò un dito alle labbra, facendole segno di fare silenzio.
Si fermarono a un angolo, poco più avanti e lui approfittò per spiegare sottovoce: «Se ci trovano in giro a quest'ora saranno guai. Cerca di fare piano.»


Kuroooooooo che intenzioni hai?! Dove la stai trascinando in piena notte? Mascalzone u.u
Ehehe...
VI SALUTO!
Cià cià.

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 15
*** Se cadi, ti prendo ***


Se cadi, ti prendo


Quella notte l'aria nella stanza era più stagnante e afosa del solito. Non uno spiffero entrava dalla finestra spalancata e il caldo dell'estate era pressante.
Chiyo restò ore a fissare il soffitto, sopra di sè. Aveva così tanti pensieri per la testa. Era felice di essere riuscita a trovare un punto di connessione anche con quell'antipatico di Tsukishima, ma l'aver riesumato il ricordo di Shoji in quel modo così orribile l'aveva scossa terribilmente.
Lei rideva, rideva sempre, ma non era altro che una macchina che trasformava ogni pensiero in un sorriso per riuscire a restare integra. Lei era questo, ma ogni tanto cadeva.
Fece scivolare lentamente la testa di lato, fino a puntarla al suo zaino, per terra, di fianco al suo futon.
«Il tuo compleanno cadrà proprio in quei giorni, quando sarai in ritiro con la tua squadra. Festeggeremo quando tornerai» le aveva detto Yumi, prima di porgerle una lettera. «Però porta questa con te. Aprila, anche se sarai da sola. Anzi... forse è la cosa migliore, il fatto che tu la legga quando sarai sola con la tua squadra.»
Non le aveva detto altro, sulla busta non c'era scritto niente, ma la carta era leggermente rovinata e stropicciata, per lo scorrere del tempo. Non sapeva cosa c'era dentro nè da parte di chi fosse, ma una voce dentro di lei pronunciava ripetutamente un nome.
Sospirando si alzò a sedere e aprendo lo zaino estrasse la busta sigillata. La fissò a lungo, come se quello avesse potuto toglierle quel peso dal petto.
"Domani... domani avrai qualcosa da dirmi" pensò lei, alzando di nuovo lo sguardo al soffitto. Sbuffò e si strofinò il polso sulla fronte.
"Che caldo" pensò e un'immagine si fece strada nella sua memoria: Kuroo con la testa infilata nel frigo, intento a prendere fresco. Sorrise, addolcita da quel ricordo che solo in quel periodo stava riscoprendo essere uno dei più belli che conservava.
Era stupido, eppure la faceva sorridere così tanto.
Infilò nuovamente la lettera nello zaino e si alzò, uscendo dalla stanza e lasciando nuovamente sole le sue compagne. Si raccolse i capelli sciolti, sollevandoli appena, e con l'altra mano si sventolò dietro al collo, cercando conforto a quell'inferno.
«E meno male doveva essere la scuola più fresca...» sospirò, scendendo le scale e dirigendosi verso lo stanzino delle macchinette. Si fermò a pochi passi dell'entrata, colta da una strana agitazione.
"E se fosse veramente lì?"
Sarebbe stato imbarazzante. Però, poteva anche essere una semplice casualità. Il fatto che lei si fosse alzata più o meno alla stessa ora dell'altra volta e fosse andata nello stanzino poteva essere solo frutto di casualità, non voleva certo dire che aveva sperato di ritrovarlo... no?
Fece un sospiro, cercando di calmarsi, e si trovò istintivamente a sistemarsi i capelli, pettinandoseli con le dita da un lato. Si raddrizzò e infine entrò.
Lo stanzino era vuoto e buio.
L'espressione rallegrata che aveva avuto fino a quel momento andò scemando, lasciando spazio a un po' di delusione.
"Che mi aspettavo?" si chiese, avvicinandosi al frigo. "Ma sì, in fondo è meglio così."
Aprì lo sportello e la bianca luce per un attimo l'accecò. Si chinò in avanti e avvicinò il volto all'interno, socchiudendo gli occhi e distendendo le labbra in un sorriso compiaciuto.
«È piacevole davvero» disse tra sè e sè, restando immobile lì per qualche minuto.
Il fresco tepore sulla pelle del viso e sulle spalle scoperte, la cadenza ritmata del rumore del frigo che le faceva quasi da ninna nanna. Ci si sarebbe potuta addormentare lì dentro.
«Non ti verrà un raffreddore a startene troppo lì dentro?» l'improvvisa voce la strappò da quella piacevole sensazione di semi-coscienza, facendole perdere un battito.
Si voltò, meccanica come un robottino, sorprendendosi ad arrossire.
Kuroo era lì, in piedi, le braccia conserte al petto e una spalla poggiata allo stipite della porta.
«M-mi hai spaventata!» balbettò Chiyo.
«Dì un po', ti eri addormentata in piedi?» la canzonò lui, chinando la testa da un lato. Chiyo sentì un moto infastidito nascerle alla bocca dello stomaco e salirle su per la testa. "Mi ero dimenticata quanto fosse insopportabile" pensò, rimproverandosi di aver sperato di ritrovarlo.
«Eri talmente assorta che non mi hai sentito arrivare» ridacchiò lui. «A che pensavi?»
«A quanto fosse bella la pace e la solitudine!» disse lei, cercando di mostrarsi orgogliosa e tornando a fissare la luce bianca.
Kuroo accennò un sorriso malizioso, poi alzò le spalle e si voltò: «Allora ti lascio sola.»
Chiyo sobbalzò, voltandosi di nuovo verso di lui, e accennò un passo nella sua direzione. Il corpo le si era mosso senza che lei gli avesse dato ordini. Non voleva che se ne andasse di già, anche se... per quale motivo?
«Sì?» chiese Kuroo, cogliendo i suoi movimenti e sorridendo ancora, compiaciuto.
Chiyo avvampò e titubò qualche istante, in cerca di qualsiasi risposta avesse potuto tirarla fuori da quell'imbarazzante situazione.
«Beh...» cominciò, riuscendo poi a trovare la scappatoia. «Kageyama ha messo i suoi biscotti troppo in alto, questa volta. Non ci arrivo. Se me li prendi ti permetto di restare» disse incrociando le braccia al petto e tornando ad assumere un'espressione orgogliosa.
Kuroo restò immobile qualche istante, con quel suo sorriso che tanto la faceva arrabbiare. Era come se fosse superiore a qualsiasi cosa, era proprio insopportabile. E avere i suoi occhi così puntati addosso non la faceva sentire a suo agio: che aveva da guardare tanto? Era imbarazzante.
Finalmente lui si mosse e si avvicinò al mobile, aprendo lo stipetto in alto e cominciando a spostare le varie scatole.
«Che bel micetto» disse, mentre era impegnato nella ricerca.
"Bel... micetto?" si chiese Chiyo, non capendo.
Poi si ricordò.
E si impanicò.
Abbassò gli occhi alla cannottiera del suo pigiama, dove troneggiava l'immagine di un gattino teneramente avvinghiato a un gomitolo di lana. Arrossì ancora di più, per quanto fosse possibile, e d'istinto si portò le braccia intorno al ventre, cercando di nasconderlo.
"Porto addosso il marchio del nemico!" si rese conto. "Il suo simbolo!"
Se fosse stato possibile, sarebbe esplosa dalla vergogna.
Kuroo finalmente trovò i biscotti e scosse la scatola trionfante. Si avvicinò al frigo e gli si sedette davanti, permettendo a Chiyo di poter godere anche lei del fresco sporgendosi sopra la sua testa.
«C'è posto anche per me?» chiese, nonostante si fosse già accomodato.
Infilò una mano nella scatola, estrasse un biscotto per sè e sollevò gli altri, porgendoli a Chiyo.
Chiyo lo guardò con sospetto, chiedendosi cos'altro avrebbe fatto per metterla ancora più a disagio. Ma poi cedette alla gola e prese anche lei a mangiare. Sospirò e si impose di cercare la calma e godersi solo il momento.
Poggiò un gomito sulla testa di Kuroo, chinandosi in avanti, e si poggiò con la guancia sul pugno chiuso, sporgendosi dentro al frigo in cerca di ristoro.
«Ehy!» brontolò lui, non entusiasta dell'idea di fargli da appoggino.
«Che c'è? Ti spettino?» gli chiese lei con tono quasi annoiato e questo, stranamente, lo zittì, facendogli solo uscire una leggera risata dalla gola.
Per qualche minuto l'unico rumore che si riusciva a percepire dentro quella stanza fu il motorino del frigo e il loro sgranocchiare, assorti e compiaciuti da quella semplicità.
«Certo che...» cominciò Kuroo, storpiando le parole per il biscotto. «Ne hai di forza in quelle braccia, a vederti non si direbbe. Hai steso Tsukki con un solo colpo, oggi. Hai guadagnato tutta la stima di Bokuto, con quello, lo sai? Aspettati una dichiarazione tra non molto.»
«Che?» sussultò lei, allarmata.
«Anche se trovo sospetto che quel Tanaka non si sia già fatto avanti. Quel ragazzo ti adora.»
«Tanaka mi vuole bene come vorrebbe bene a sua sorella!» si affrettò a rispondere lei. «Non c'è niente di strano tra noi!»
«Ah no?» domandò lui, alzando lo sguardo. «Allora Bokuto è fortunato, nel caso volesse farsi avanti» sghignazzò. «A meno che non ci sia qualcun'altro. Insomma... salti al collo di chiunque ti si pari davanti, faresti cadere innamorato chiunque. Chissà, magari anche Tsukki oggi quando l'hai preso per mano ha sentito la famosa scintilla.»
«Che?!» stridulò lei ancora più nel panico. «No! Io... è solo il mio modo di fare!Lo sanno, insomma! Nessuno penserebbe che...» si agitò e non riuscì più a mettere in fila un discorso compiuto.
«Vuoi dirmi che davvero non c'è nessuno che ti gironzola attorno?» chiese lui, mostrandosi sorpreso. «A parte Yamamoto, che ormai ti sogna tutte le notti. Ma sogna anche le altre tue due amiche, le due manager, quindi non conta.»
«No, non c'è nessuno! » ringhiò lei, ormai al limite e non sapendo come uscire da quell'imbarazzante discorso.
Kuroo ridacchiò, tornando a fissare la scatola che aveva in mano. Infilò la mano, prendendo un altro biscotto, e tornò a sgranocchiare.
"Che razza di situazione" pensò lei, rossa in volto. Perché si ostinava a metterla così in imbarazzo? Era proprio odioso.
Kuroo alzò la scatola sopra la sua testa, sventolandola e facendo risuonare i biscotti all'interno, in un chiaro richiamo. Chiyo si riavvicinò e tentò di infilarci una mano dentro, ma lui la tirò indietro ed alzò la testa, guardandola sopra di sè e sorridendole.
«Basta una scatola di biscotti per attirare la tua attenzione, proprio come un bravo cagnolino.»
Chiyo si irrigidì, colta da un altro moto di nervosismo. Dio solo sapeva quanto desiderava prenderlo a pugni in quel momento.
«Hachiko-chan» concluse poi Kuroo.
«Chiyo-chan» disse lei, con tono di riprovero.
«Hachiko-chan.»
«Chiyo-chan!»
Kuroo rimase in silenzio qualche secondo, pensieroso, poi disse: «Hachiko-chan.»
Per poco Chiyo non cominciò a tirarlo per i capelli.
Insopportabile!
Non contento, lui allargò il sorriso, prese un biscotto dalla scatola e glielo avvicinò alle labbra, dicendole: «Tieni, i bravi cagnolini meritano un premio.»
Chiyo, continuando a fulminarlo dalla sua posizione sopraelevata, aprì la bocca e afferrò il biscotto con rabbia, coinvolgendo deliberatamente nel morso anche il suo dito. Kuroo sussultò, tirando indietro la mano e la sventolò davanti agli occhi, dolorante, mentre Chiyo si allontanava da lui di un passo. Incrociò le braccia al petto, orgogliosa, e lo guardò dall'alto al basso. «Bau» disse, storpiando la parola per il biscotto che stava masticando, e silenziosa si allontanò, intenzionata a tornarsene a letto.
«Aspetta!» la richiamò Kuroo, alzandosi frettolosamente. Chiuse il frigo e lasciò la scatola dei biscotti sul mobile, correndole dietro. «Scusami» disse, assumendo un'espressione rammaricata. «Non volevo offenderti.»

Chiyo lo guardò qualche secondo. L'espressione arrabbiata sul suo viso non c'era già più, ed era tornata la solita candida e innocente Chiyo. E proprio con quel candore, disse: «Non mi hai offesa.»
Lo sguardo di Kuroo raggiunse il suo viso appena in tempo per vederla sorridere deliziosamente. «Chiyo-chan il cagnolino mi piace, te l'ho detto.»
E anche lui si scoprì a sorridere intenerito: il modo di fare di quella ragazza, quasi da bambina, era in grado farlo impazzire un attimo prima e morire di dolcezza l'attimo dopo. Scombinava, frastornava, spaventava anche, ma poi metteva di buon umore e faceva ridere e sorridere, e venir voglia di stringerla come un pupazzetto. Tutto quello era assolutamente adorabile.
«Vieni con me» le disse all'improvviso, avvicinandosi a lei e prendendola per mano. Chiyo non ebbe tempo di capire che stesse succedendo che si trovò trascinata lungo i corridoi della Shinzen, verso meta ignota.
«A..asp...» provò a balbettare, confusa, ma lui si voltò a sorriderle e si portò un dito alle labbra, facendole segno di fare silenzio. Si fermarono a un angolo, poco più avanti, e lui approfittò per spiegare sottovoce: «Se ci trovano in giro a quest'ora saranno guai. Cerca di fare piano.»
Chiyo annuì semplicemente, nonostante in testa le esplodessero mille punti interrogativi, ma non riuscì a formulare parola.
Abbassò gli occhi a guardare la sua mano, ben stretta in quella di Kuroo, ora intento a guardare oltre l'angolo per accertarsi che i corridoi fossero liberi, e si sentì infuocare le guance. Ma non scappò, ne si agitò come sempre faceva. Restò lì, a sorridere timidamente, senza neanche più chiedersi quali fossero le sue intenzioni. Era bello così.
Kuroo riprese a correre, guidandola, fino a quando non si fermò vicino a una finestra semi aperta. Solo allora lasciò la sua mano, per poter usare la propria per aprire del tutto il vetro. Poi, alzando una gamba, la scavalcò e uscì fuori, lasciandosi cadere giù. Erano al piano terra, anche se la scuola era leggermente rialzata rispetto al livello del terreno, e per lui non era stato difficile uscire.
Chiyo si avvicinò e lo guardò, pochi centimetri più in basso della finestra da cui era affacciata. Sul suo viso si leggeva lo stupore e il panico: che intenzioni aveva? Se i Sensei li avessero scoperti sarebbe stata la rovina per loro!
Kuroo alzò le braccia verso di lei e le disse: «Non è molto alto, sta' tranquilla, ti prendo io.»
«Ma... stiamo uscendo dalla scuola? Sei impazzito?» riuscì finalmente a chiedergli. La sua mente andò inevitabilmente al volto furioso di Ukai. Lui la detestava già abbastanza, senza quel genere di bravate.
«Sbrigati e fai silenzio, vedrai che non lo scoprirà nessuno. Fidati.»
E stranamente, lei si fidava.
Si guardò attorno, cercando anche solo un'ombra che avesse potuto vederla e scoprirla. Era una ragazza rumorosa, un po' ingenua, a volte pasticciona e dispettosa, ma non una teppista che trasgredisce le regole. Quello, ancora, mancava nel suo repertorio... fino a quel momento.
Ma, stranamente, si fidava e desiderava veramente seguirlo, ovunque lui avesse voluto portarla. Sospirò e si decise, mettendosi cavalcioni sulla finestra e sporgendosi fuori. Non appena si lasciò andare giù, Kuroo l'afferrò sotto le braccia e attutì la sua caduta, poggiandola a terra delicatamente.
«Vieni» le disse poi, riprendendola per mano e tornando a correre.
Uscirono da un cespuglio su una strada deserta, data l'ora tarda. Kuroo si guardò attorno, poi l'attraversò e andò dall'altro lato, tornando a correre. Al primo incrocio, svoltò a sinistra, lasciandosi la scuola alle spalle e arrivando in un parco con delle giostre per bambini. Uno scivolo, delle altalene, dei dondoli, tubi su cui arrampicarsi, casette e quant'altro.
"Sono uscita dalla scuola di nascosto e attraversato la strada, tutto in pigiama, solo per... venire al parco?" si chiese lei, cominciando ad avere dei dubbi. «Hai intenzione di portarmi in un posto isolato e violentarmi?» chiese, alzando un sopracciglio. Kuroo sussultò, arrossendo, e per la prima volta quello colto da panico e imbarazzo fu proprio lui.
«Ma che ti viene in mente?!» chiese, agitandosi.
«E io che ne so» alzò le spalle lei. «Non mi hai voluto dire niente e mi hai trascinata per strada. Cosa dovrebbe pensare una persona, scusa?»
Lui continuò a fissarla qualche istante, non sapendo bene cosa dire, immerso nella vergogna, poi cercò di ricomporsi schiarendosi la gola e indicò qualcosa alla sua destra.
«L'altalena?» chiese lei, alzando un sopracciglio. «Vuoi fare un giro sull'altalena?»
«Non dicevi di voler volare?» chiese lui improvvisamente serio.
Chiyo si irrigidì, sbarrando gli occhi. Voleva farla volare, voleva darle quello che lei aveva sempre desiderato e che mai era riuscita ad ottenere, aggirando il problema che per anni l'aveva fatta soffrire. Era una soluzione stupida, eppure nella sua semplicità, così efficace. E dolce.
Kuroo fece un passo verso la giostra, provando ancora a condurla per mano, ma lei la ritrasse, facendola scivolare via dalla sua presa, e fece un passo indietro.
Una strana paura l'aveva attanagliata.
"Sarebbe bello poter volare."
Ora era così vicino, così consistente, dopo aver lottato per anni per riuscire a passare oltre. Non sapeva cosa provava esattamente, sentiva solo il cuore impazzito in petto e le gambe che desideravano correre di nuovo al dormitorio, nella sua stanza, chiudersi in un angolo e stringere al petto quella lettera che avrebbe aperto l'indomani.
"Com'è il mondo da lassù?" si ritrovò a chiedersi, fissando l'altalena, ma non ebbe il coraggio di avvicinarsi. Era terrificante pensare che avrebbe potuto abbattere anni di dolore e rammarico così facilmente e così improvvisamente.
Certo, non che non fosse mai salita su un'altalena, ma non l'aveva mai fatto con quella chiara intenzione.
«Sta' tranquilla» la voce di Kuroo risuonò troppo vicino al suo volto e quasi la fece spaventare. Arretrò appena, fissandolo con gli occhi terrorizzati.
Lui sorrise, sicuro e dolce, e aggiunse: «Se cadi, ti prendo.»
Ancora una volta si sentì disarmata di fronte a quel suo modo di fare dolce e deciso allo stesso tempo. In genere era lei che scompigliava la vita a chi aveva intorno, che creava il caos e turbava gli animi, ma quando aveva Kuroo accanto accadeva il contrario. Lui riusciva sempre ad avere il comando della situazione.
Le afferrò nuovamente la mano, stringendola dolcemente, e cercò di nuovo di tirarla verso la giostra.
Chiyo lo seguì, non più bloccata, lasciandosi guidare, aggrappandosi solo al sentimento di fiducia che l'aveva spinta fin lì e che ancora la spingeva avanti.
Si sedette sull'altalena e Kuroo le restò davanti, continuando a sorriderle, cercando di infonderle fiducia e tranquillità. Poi cominciò a spingerla, facendola arrivare sempre più in alto.
Chiyo rimase per un po' rigida, insicura, e continuò a fissare il ragazzo davanti a sè che accoglieva la sua altalena tutte le volte che gli arrivava davanti a la rispingeva indietro.
Il cuore in petto le batteva con la stessa potenza delle alì del colibrì.
«Ehy Chiyo-chan...» disse lui, una volta che lei ebbe acquistato velocità e che poteva arrivare perfino sopra la sua testa. «Allora, com'è il mondo da lassù?»
La domanda la colpì con la stessa potenza di un proiettile e il cuore sembrò cessare di battere nell'istante in cui lei decise di abbandonare il contatto visivo con Kuroo e di guardare davanti a sè. La terra si allontanò dai suoi piedi, mentre il cielo sembrava avvicinarsi e per un istante ebbe la sensazione di volare.
Il vuoto le chiuse lo stomaco, mentre lei tornava giù, ma non smise di guardare il cielo sopra la sua testa e il mondo davanti ai suoi occhi.
Riprese velocità e tornò su, superando il sorriso di Kuroo e tornando a puntare gli occhi sopra la sua testa. Non c'era altro che il parco, con le sue giostre, la terra pestata, la strada deserta poco lontano e le case davanti a sè. Eppure... era tutto così diverso da lassù.
Una lacrima le scivolò via dagli occhi, volando dalla sua guancia.
"Ehy, Chiyo-chan... secondo te, com'è il mondo da lassù?"
Ora avrebbe potuto dirglielo.
Se solo...
Un singhiozzo la scosse, debole e nascosto, come il suo dolore in tutti quegli anni. Flebile e che subito era sparito, soppresso dalla forza di non mostrarsi debole. Lei non doveva essere piccola e debole, doveva mostrarsi forte, solo così avrebbe potuto continuare a volare.
Chiuse gli occhi, colta da uno strano senso di vertigine e improvvisamente si sentì instabile. Si agitò sul sedile dell'altalena, colta da un momento di panico e puntò gli occhi a terra, ora così lontana.
Fu fatale.
Si sbilanciò e cadde in avanti, proprio quando si trovava nel punto più alto del suo volo. Kuroo, sotto di lei, sbarrò gli occhi ma prontamente allargò le braccia e fece un passo in avanti, per posizionarsi con precisione. L'afferrò, ma l'impatto lo fece sbilanciare indietro e cadere di schiena a terra.
Chiyo ci mise qualche secondo per riuscire a riprendersi e tornò pienamente in sè solo quando sentì Kuroo, sotto di lei, scoppiare a ridere come un matto.
«Sei caduta sul serio! Non ci credo!» riuscì a dire il ragazzo tra le risate.
Chiyo gli piantò le mani al petto e si sollevò, puntandogli gli occhi corrucciati in viso. «Mi spingevi troppo forte!» ringhiò, ferita nell'orgoglio. Non era vero, la colpa era stata sua, che aveva avuto quel senso di vertigine e di paura che l'avevano spinta in avanti, ma non riusciva a sopportare di vederlo tanto divertito dalle sue disgrazie.
«Beh, comunque...» disse lui, cercando di smettere di ridere e sorridendole affabile. «Ti ho presa! Hai visto?»
E Chiyo rimase ancora frastornata dalla sua incredibile dolcezza, arrosendo lievemente e sentendo una leggera sensazione di calore partirle dalla bocca dello stomaco. A volte era proprio carino.
«Ehy, piccoletta...» la riportò di nuovo in sè, Kuroo, che ora la guardava con un sorriso malizioso e un sopracciglio inarcato. «Però se non ti togli di dosso la cosa potrebbe anche cominciare a piacermi.»
Chiyo spalancò gli occhi, sentendosi morire dalla vergogna, e il viso per poco non le prese fuoco. Piantò un sonoro ceffone sulla sua guancia e si alzò, indignata.
«Pervertito!» ringhiò, allontanandosi di un paio di passi a braccia conserte. Ma poi tornò ad ammorbidirsi e un sorriso le distese il volto.
«Grazie, Kuroo.»


NDA.

Ehy ehy ehy! Eccomi puntualissima come (quasi) sempre xD
Sono tornati in scena i biscotti di Kageyama!!!! Ahahahahha e hanno avuto ruolo decisivo u.u senza di loro Chiyo non avrebbe avuto una scusa per trattenere Kuroo e chissà che non se ne fosse andato davvero. Poi chi l'avrebbe portata sull'altalena?
Quindi onore ai Kage-biscotti!
Allora... vi è piaciuto questo nuovo incontro notturno?
Quanto può essere carino e dolce Kuroo-kun quando vuole? *-*
Ed ecco i primi doki doki da parte di entrambi! I primi sguardi, i primi rossori e non dimentichiamoci della manina stretta mentre corrono nei corridoi. Fa molto Piccoli problemi di cuore XD
Però son dolci *-*
E niente... la smetto qui! Spero che mi facciate sapere che ne pensate, io aprofitto per ringraziare Frinet della recensione (scusa se non ti ho ancora risposto >.< ma ormai penso mi conosci xD) e ci vediamo al prossimo capitolo nel quale a quanto pare ci sarà un certo compleanno :P e si intitolerà "Vola alto, sempre"
....e non dimentichiamoci della lettera! u.u
Ok, ho detto abbastanza.
Cià cià!


Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 16
*** Vola alto, sempre ***


Vola alto, sempre


La mattina dopo Chiyo si alzò col sorriso stampato in viso. Si vestì rapidamente, afferrò la sua lettera, se la cacciò in tasca e corse fuori. Saltò giù dalle scale e attraversò la zona destinata ai dormitori dei ragazzi, correndo verso la mensa.
Aveva una gran fame.
Una delle porte si spalancò improvvisamente e ne uscì dal testa, ancora spettinata, di Ukai.
«Chiyo-chan non correre!» la sgridò. Lei non si fermò, ma si voltò e gli sorrise allegra, gridando: «Buongiorno Sensei!»
Anche Takeda si affacciò dalla stanza, guardando la ragazza scappare via.
«È di buon umore stamattina»
«Anche più del solito. Mi chiedo come faccia a essere così pimpante con questo caldo» sbuffò Ukai, rientrando. «Spero non combini più disastri del solito.»
Chiyo spalancò le porte della mensa e corse al tavolo dei suoi compagni, urlando un allegro: «Buongiorno!»
Ma nessuno di loro rispose.
Erano tutti raggruppati intorno a Daichi, mormorando tra loro e lanciandole strane occhiate. Ogni tanto qualcuno sghignazzava.
"Che gli prende?" si chiese Chiyo, chinando la testa da un lato. Per un attimo la colse il terrore di essere stata scoperta la sera prima, in fuga mano nella mano con Kuroo.
Poi finalmente Daichi diede il consenso, annuendo, e il gruppo si allargò, srotolando un piccolo striscione dove sopra c'era scritto a caratteri cubitali: "Buon Compleanno", circondato da disegni di corvi.
«Buon compleanno!» gridarono in coro, entusiasti. Yachi, accompagnata da Kaori e Yukie, comparvero dietro di lei, suonando una trombetta.
«Siediti! Ti portiamo la colazione!» le dissero, spingendola al tavolo.
Chiyo si guardò attorno confusa ma felice. Non si sarebbe mai aspettata una sorpresa simile, soprattutto perché non ricordava di aver mai detto loro che quel giorno sarebbe stato il suo compleanno.
Ma poi, riflettendoci, capì. Sui moduli consegnati a Shimizu, che poi avrebbe consegnato ai rispettivi insegnanti, aveva indicato la sua data di nascita. Probabilmente era stata lei a spargere la voce.
«Ehy ehy ehy!» la potente voce di Bokuto si fece sentire per tutta la mensa. «È il tuo compleanno, piccoletta?»
Chiyo gli sorrise e annuì, allegra.
«E quanti anni fai? Dieci?» chiese Lev, affrettandosi a raggiungerli.
Chiyo lo fulminò e ringhiò: «È così che ti rivolgi a una Senpai, moccioso?»
Bokuto scoppiò a ridere nel sentirla parlare così, mentre il povero malcapitato restò letteralmente di sasso di fronte a quell'aggressività.
«Tranquillo» Kuroo colpì il suo compagno con una pacca sulla schiena. «È addestrata. Abbaia ma non morde»
Chiyo gli lanciò un'occhiataccia talmente intensa che gli fece venire i brividi lungo la schiena e sibilò: «Ne sei sicuro?»
D'istinto Kuroo si guardò il dito che la sera prima lei aveva azzannato insieme al biscotto e ridacchiando alzò le spalle.
Kaori e Yukie portarono un vassoio a Chiyo con la colazione e le si sedettero accanto, sorridenti.
«Insomma!» brontolarono poi, verso i ragazzi. «Almeno oggi lasciatela in pace!»
Poi tornarono ad accostarsi alla ragazza, ammiccando, e sussurrarono: «Allora Chiyo-chan... ti aspetti qualche regalo particolare per oggi?» cominciò Kaori, sghignazzante.
«Una dichiarazione, per esempio.»
"Hai guadagnato tutta la stima di Bokuto, con quello, lo sai? Aspettati una dichiarazione tra non molto." recitò improvvisamente la voce di Kuroo nella sua testa. Chiyo divenne paonazza, mentre la colazione le andava di traverso, e cominciò ad agitarsi, colpendosi il petto impanicata.
«Si sta strozzando!» gridarono le due, agitate e si affrettarono a versarle dell'acqua che lei buttò giù tutta d'un sorso.
«Lasciatela in pace!» stridulò Miyanoshita, la manager dell'Ubugawa, rivolta alle due.
Chiyo riuscì a finire la sua colazione senza troppi pericoli e raggiunse rapidamente la palestra, insieme al resto della squadra.
«Si gioca? Contro chi si gioca? Posso giocare? Eh? Ukai-san? Che facciamo oggi?Chi è la prima?» chiese Chiyo in una raffica di parole, mentre saltellava da tutte le parte.
«È iperattiva!» osservò Takeda, inquieto.
«Ma che gli avete dato a colazione?» chiese Ukai, rivolto alle due manager, che non poterono che sghignazzare. Ukai sospirò, vinto e affranto.
«Forse dovrei farle giocare un paio di set, almeno si stanca un po'» mormorò, prima di chiedere. «Chiyo-chan, come vanno le tue braccia?»
Chiyo saltò verso di lui, con gli occhi che le brillavano e esclamò: «Magnificamente!»
«E va bene, giocherai la prima» asserì.
«Evviva!» esultò lei, saltando.
«Corri a riscaldarti!» le ordinò e Chiyo partì spedita come un treno, beccandosi un altro urlaccio da parte di Ukai: «Vai piano o ti farai male!»
«Oggi Chiyo-chan è veramente carica, hai notato!» disse Yukie a Kaori, riunite insieme al resto della loro squadra.
La seconda annuì, poi disse: «Beh, è il suo compleanno...»
«Sì, ma... non so, ma secondo me non è solo per quello.»
«Credi le sie accaduto qualcosa di bello?» chiese Yukie, già trasognante.
«Chissà! Magari è il famoso "principe azzurro"» sghignazzò Kaori.
E lei due cominciarono a ridacchiare tra loro, tornando all'arduo compito di indovinare chi tra i tanti presenti (sempre se fosse tra i presenti) fosse il prescelto.
La giornata procedette come quelle precedenti: la Karasuno ancora non aveva trovato il modo di incastrarsi e ognuno commetteva errori su errori, ancora immaturi. Hinata, in particolare, e Kageyama ebbero un piccolo battibecco dovuto al fatto che non riuscivano più a sincronizzarsi come avrebbero voluto e questo li riempiva di frustrazione.
Chiyo, in cuor suo invece, era un vero uragano e per riuscire a placarla almeno un po' Ukai fu costretto a farla giocare tre set consecutivi, incluse le penalità per le partite perse. Solo allora, lei cominciò ad avere un po' di affaticamento.
E sera arrivò anche fin troppo velocemente.
«Sono distrutta!» sospirò lei, accasciandosi a terra.
«È un miracolo! Temevo che oggi non te l'avrei sentito dire!» quasi si emozionò Ukai.
«Coach dovresti essere felice delle mie prestazioni invece che brontolarmi!» lo rimbeccò.
«Ma io sono felice, ma sono felice anche che tu abbia smesso di far baccano.»
Chiyo si imbronciò e più rispose.
«Avanti! Date una ripulita e siete liberi per questa sera!» Disse Ukai, alzandosi, prima di allontanarsi e uscire dalla palestra, insieme a Takeda e gli alri coach.
«Chiyo-chan!» la chiamò Nishinoya. «Aiutaci!»
«Arrivo!» disse lei alzandosi da terra, ma prima di raggiungerli si piegò sulla panchina dove aveva lasciato cadere la felpa e cercò un fazzoletto al suo interno.
Fu allora che la ritrovò e se ne ricordò: la lettera che le aveva dato Yumi.
"Aprila, anche se sarai sola" recitò la voce di Yumi nella sua testa.
La tenne stretta tra le dita qualche secondo, poi pensierosa uscì dalla palestra e si andò a sedere sotto un albero, distante dall'entrata, all'ombra della notte.
E infine, l'aprì.
Il cuore prese a farle male in petto, tanto batteva.
L'aveva immaginato, l'aveva sempre saputo, ma averlo davanti era tutta un'altra storia.
All'interno della busta c'era una sottile catenina, con appeso un ciondolo a forma di colibrì ed infine una lettera.


Buon compleanno, Chiyo-chan!
Probabilmente, quando leggerai questa lettera io non ci sarò già più e questo mi rattrista molto. Voglio chiederti subito scusa se ti ho fatto attendere, se ti ho tenuto tutto nascosto fino ad ora ma volevo che tu potessi avere le mie parole proprio in questo giorno.
Il giorno in cui il colibrì avrebbe spiccato il volo.
Ti sei sempre impegnata tanto e io ero sicuro che tu prima o poi ce l'avresti fatta, che saresti volata, mio piccolo uccellino rumoroso. Per questo ho chiesto a Yumi di tenere nascosta questa sorpresa fino ad allora, così che quando tu saresti arrivata lassù avresti potuto avere qualcosa di cui compiacerti. Desideravi tanto che io ti vedessi, che io ti dicessi quanto mi rendesse felice vederti rincorrere quella palla, e oggi sono qui per questo.
Oggi è il tuo compleanno, ma il regalo più grande l'hai fatto tu a me.
Ogni singolo giorno della mia vita, il tuo sorriso, le tue corse, il tuo cercare di accontentarmi, anche se spingere quella carrozzina per una piccoletta come te era sempre troppo faticoso. Ogni cosa che hai fatto per me, non lo dimenticherò mai, Chiyo-chan.
E vorrei che non lo dimenticassi neanche tu.
Ti prego di non colpevolizzarti di niente, hai sempre dato il meglio di te e sei sempre stata al di sopra di ogni aspettativa. Tutto ciò che facevi era qualcosa di eccezionale, niente è andato sbagliato, e niente lo sarà fintanto che tu continuerai a volare.
Sei un piccolo e instancabile colibrì e che tu poi vada a mischiarti con i corvi, con i gatti, con i gufi o le aquile... rimarrai il colibrì.
Unica nel tuo genere e perciò speciale.
Nessuno potrà mai egualiarti e sarai una stella in mezzo a tanti schizzi di vernice.
Non dimenticare mai la tua grandezza, quella che ti porti nel cuore, perché è qualcosa che nessun altro potrà mai avere.
Nonostante la tua età, hai passato gran parte delle tue giornate a prenderti cura di me e lottare per un mio sorriso.
Non lo dimenticherò mai.
Sarai sempre il mio volatile preferito.
Chiyo-chan... ora, dimmi, com'è il mondo da lassù?
Raccontalo alle stelle e io ti ascolterò, perché sarò là.
Chiyo-chan, da qua la vista è mozzafiato.
Riesco a vederti volare.
Non smettere di sbattere le tue ali, Chiyo-chan.
Vola alto, sempre.

Tuo Shoji.


«Ehy ehy ehy! Tsukki!» urlò Bokuto, mollando lo spazzolone per pulire a terra e correndo in direzione della Karasuno.
«Vieni ad allenarti con noi!» lo afferrò per le spalle e cominciò a trascinarlo, ma poi si fermò e si guardò attorno.
«Dov'è la piccoletta?» chiese, voltandosi verso il resto della squadra.
«Chiyo-chan è già andata via?» chiese Kuroo, raggiungendoli.
Tanaka si guardò attorno, sorpreso, prima di urlare rabbioso: «Scappa sempre quando c'è da sistemare!»
Ma una flebile voce rispose al suo riprovero con un delicato: «Sono qua.»
Sui ragazzi lì intorno parve cadere un enorme macigno sullo stomaco quando la videro e nessuno ebbe più il coraggio neanche di pensare di sgridarla.
Il viso di Chiyo, allungato in uno dei suoi soliti sorrisi, era completamente ricoperto di lacrime e le spalle ancora si scuotevano ogni tanto in un singhiozzo. In mano stringeva un foglio di carta stropicciato e una catenina penzolava dalle sue dita, con un piccolo ciondolo.
«Senti, Tanaka-san...» cominciò lei con la voce rotta dal pianto e si sforzò di sorridere ancora di più, nel suo disperato tentativo di sembrare la solita, ma storpiando il suo viso in una smorfia colma di dolore. «Credi potrei avere di nuovo l'abbraccio di ieri?» chiese timidamente.
Tanaka scattò nella sua direzione, senza farselo ripetere due volte, e raggiungendola rapidamente la strinse al petto con tutta la forza che aveva. Chiyo, quella volta, non si tirò indietro ma non appena sentì il suo calore vicino riuscì a lasciarsi andare a un pianto disperato e rotto. Affondò il viso nella sua maglietta e le dita si strinsero su di essa, all'altezza della schiena.
Kuroo, vicino a loro due, fece in tempo a intravedere l'ultima scritta sul foglio che Chiyo teneva stropicciato in mano, prima che il resto della sua squadra la circondasse.
"Vola alto, sempre. Tuo Shoji"
Un nodo gli chiuse la gola e provò il desiderio di stringerla con quanta più forza aveva. Ma lui lì non c'entrava niente e lasciò ai suoi compagni il compito di darle il calore di cui necessitava.
Daichi, Asahi, Nishinoya, Sugawara, Hinata, Yamaguchi, ovviamente Tanaka, Ennoshita, perfino Kageyama e Tsukishima, benchè si tenessero in disparte, si erano avvicinati quel tanto da far percepire la loro presenza e l'avevano circondata, avvolta dal loro calore.
Le mani poggiate sulla sua schiena, sulle spalle, o tra i capelli, tutti raggruppati su di lei, sforzandosi di sorridere e cercare di darle conforto.
«Scusatemi» singhiozzò lei, schiacciando ancora più il viso contro il petto di Tanaka. «Scusatemi tanto»
«Non devi, Chiyo-chan. Siamo qui per questo» le disse con dolcezza Daichi, vicino al suo orecchio.
«Ehy!» ringhiò Bokuto, avvolto dalla furia, avvicinandosi al gruppo a braccia conserte. «Dimmi chi è stato? Chi ti ha fatto piangere, piccoletta?» e cominciò a colpirsi la mano sinistra col pugno destro, mostrando tutta la sua aggressività.
Chiyo si voltò a guardarlo e il solo vederlo in quelle condizioni le distese un po' il viso.
«Tsukki» sibilò Kuroo, affiancando Bokuto con lo stesso fuoco negli occhi. Non che provasse veramente la stessa rabbia di Bokuto, che a quanto pareva era sincera, ancora incapace di capire cosa succedesse veramente. Ma aveva visto come la cosa aiutasse Chiyo e voleva partecipare.
«Sei stato tu?» chiese, facendo sobbalzare il biondo.
«Tsukishima!» cominciò a gridare Bokuto. «Hai osato far piangere la piccoletta?»
«Ma ero qua con voi, come avrei potuto...?» cercò di difendersi lui.
«Non cercare di svincolare» il viso di Kuroo si allungò in un espressione che metteva veramente i brividi, sembrava che stesse per ucciderlo. «Volevi trovare vendetta per il pugno, non è così?»
E Bokuto spalancò gli occhi, trovandosi di fronte una risposta sconvolgente: «Hai picchiato la piccoletta?» ringhiò furioso.
«No! Non l'ho fatto!» sobbalzò lui, trovandosi in quella difficile situazione.
«Hai commesso un errore, quattrocchi» sghignazzò Kuroo. «La piccoletta è sotto la nostra protezione, non lo sapevi?»
Chiyo ebbe di nuovo quella bizzarra sensazione di calore alla bocca dello stomaco, nel sentirlo dire così. E pian piano riuscì ad abbandonare quella terribile sensazione di dolore, lasciando spazio a una piccola gioia. Era bello averli lì intorno, tutti quanti. Era bello essere avvolta da tutte quelle attenzioni, nonostante lei fosse così debole. La faceva sentire protetta, al sicuro, felice.
«Vai Bokuto, attacca!» gridò Kuroo, puntando un dito contro Tsukishima. Benchè l'affermazione avrebbe potuto far incazzare chiunque, dato il tono autoritario, come se si fosse rivolto al proprio cane, Bokuto non fiatò e si lanciò contro Tsukishima.
Dovettere intervenire Daichi, Asahi, Akaashi e altri due della Fukurodani per riuscire a impedire a Bokuto di far veramente del male a Tsukishima.
Chiyo guardò i due come si urlavano addosso in maniera così ridicola, per niente virili, ma mossi solo da una profonda stupidità. E un sorriso le sfuggì dalle labbra.
Kuroo lo colse, osservandola di traverso, e la cosa parve scaldargli il cuore.


NDA.

Oggi sono di fretta, quindi le NDA saranno brevi. Finalmente è il compleanno di Chiyo e tra risate e lacrime, è arrivata a fine serata con un'ulteriore conferma: avere degli amici come loro è qualcosa di strepitoso. E Tanaka è un vero tesoro!
Il prossimo capitolo ha un titolo molto carino (e per metà [anzi, più di metà] citazione): "Storia di un colibrì e del gatto che le insegnò a volare"
Ehehehe *-* lascio spazio alla vostra fantasia e vi saluto!
Cià cià!

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 17
*** Storia di un colibrì e del gatto che le insegnò a volare ***


Storia di un colibrì e del gatto che le insegnò a volare


La palestra si svuotò completamente, dopo aver finito di sistemare. Rimasero solo le reti, ancora alzate visto che tanto l'ìindomani avrebbero giocato ancora.
Tutti i ragazzi erano pian piano andati via, chi a letto, chi a cena.
Era estremamente tardi, eppure una sagoma restava lì, impalata a pochi metri dalla rete, intenta a fissarla quasi con odio. Tra le dita stringeva una catenina sottile, con un ciondolo a forma di colibrì. Non l'aveva lasciato un attimo.
Vola alto, sempre.
Lei non sapeva volare. Ci aveva provato tante volte quando Shoji era ancora vivo e non era mai riuscita nemmeno ad avvicinarsi a quel nastro. Poi Shoji era morto e lei non si era più alzata troppo, portandola a confrontarsi con un profondo sentimento di fallimento.
Non ci aveva più provato.
Aveva sempre avuto paura di quella sua incapacità a cui per anni Shoji aveva assistito, senza trovare compiacimento.
"Volerò! E tu lo vedrai!" era questo che si ripeteva Chiyo a ogni salto, mentre tentava di raggiungere quella palla così alta nel tentativo di mandarla dall'altro lato. Voleva che Shoji la vedesse, voleva dirgli com'era il mondo da lassù.
Ma poi lui era morto.
E lei non ci aveva più provato.
Ma ora...
Il mondo da quassù è mozzafiato. Riesco a vederti volare.
«Bugiardo» sibilò nell'eco della palestra, provando rabbia e rancore. Non seppe se era veramente verso Shoji o verso se stessa, come lo era stato per tutti quegli anni. Sentiva solo tanta rabbia dentro.
«Bugiardo!» tremò ancora.
Lui non poteva vederla volare perché lei era un colibrì che sapeva solo correre. Non sapeva volare, come poteva vederla? La prendeva in giro?
«Bugiardo!» gridò infine, sfogando la voce contro la rete che aveva di fronte.
Alzò la catenina sopra i suoi occhi, guardandola con astio. Da quella prospettiva sembrava quasi che il colibrì, il suo ciondolo, si trovasse veramente sopra la rete.
Strinse ancora di più il pugno che stringeva la catenina e contraendo il viso in un espressione colma di dolore e rabbia, corse rapidamente verso la rete.
Piantò i piedi a pochi passi da lei e chinandosi si diede lo slancio per saltare, ma nell'istante in cui alzò gli occhi la vide: la cima era così lontana, così distante, così alta, e lei era così piccola. Faceva venire le vertigini.
Interruppe il salto, colta da un'improvvisa paura e consapevolezza, e usò quel briciolo di slanciò che le era rimasto per schiacciarsi contro la rete, intrecciando le dita con essa.
Un lamento rabbioso le uscì dalla gola, mentre stringeva la corda tra le dita e la strattava più volte, come se avesse voluto picchiarla. Come se fosse stata colpa sua.
Sfogò così la sua rabbia, in lamenti e urla rivolti alla diretta interessata, poi si calmò e ci poggiò contro la fronte, piagnucolante.
«Bugiardo» mormorò ancora. «Non so volare...»
«Non ci hai neanche provato» le disse Kuroo, sorprendendola. Quando era arrivato? Chiyo si voltò di scatto contro di lui, spaventata in viso, e si portò immediatamente una mano alla guancia inumidita per asciugarsi. Si era già fatta vedere abbastanza in lacrime per quella sera, non voleva più farlo.
Kuroo afferrò una palla da un carrello lì vicino e la palleggiò un po' a terra, prima di aggiungere: «Forse sarebbe più semplice se tu inseguissi questa. È quello che fai sempre, no?»
Chiyo si voltò, volgendogli le spalle e allontanandosi.
«Lasciami in pace» gli disse semplicemente.
«Scappi di nuovo?» le disse Kuroo. «Hai picchiato Tsukishima per questo e ora quella che scappa di fronte a un fantasma sei tu?»
Chiyo si fermò, irrigidendosi.
«È facile dire agli altri quello che devono fare, non è così?» continuò lui.
Chiyo si voltò, fulminandolo come aveva fulminato Tsukishima il pomeriggio prima, quando l'aveva provocata con la storia dell'avere delle "guardie del corpo".
«Da quanto tempo non ci provi?» chiese ancora Kuroo e a lei tornò in un flash il pensiero che aveva rivolto a Tsukishima e che tanto l'aveva fatta incazzare.
"Perché non ci provi nemmeno?"
Che fosse quello il motivo per il quale se l'era presa tanto? Perché neanche lei ci provava nemmeno più e odiava vedere quanto risultasse patetico e debole, visto da fuori.
«Ti sei allenata molto, sei cresciuta, le gambe si sono rinforzate, chissà che magari non saresti all'altezza di Hinata e non riusciresti ad arrivare lassù.»
Chiyo si voltò completamente verso di lui, osservandolo a lungo.
Non tentava più di scappare e questo era segno che le frasi di Kuroo erano andate in parte a segno. Il ragazzo palleggiò ancora un po' la palla a terra, prima di lanciarla contro Chiyo, che l'afferrò al volo.
«Te la alzo» le disse. «Insegui la palla, come sai fare solo tu. Non guardare la rete davanti a te.»
Chiyo titubò ancora qualche istante, continuando a fulminarlo con quegli stessi occhi che tanto non sembravano i suoi. Poi si raddrizzò, posizionandosi meglio, si infilò la catenina in tasca e lanciò la palla sulla testa di Kuroo. Il ragazzo piegando le gambe l'accolse e la rispinse alta a pochi passi da lui.
Chiyo scattò con la potenza del colibrì, gli occhi puntati solo sulla palla, proprio come le aveva detto Kuroo. Già una volta i suoi consigli avevano avuto su di lei un grande effetto e l'avevano aiutata molto, non vedeva come ora potesse essere diverso. Lui in qualche modo sembrava sempre sapere cos'era giusto per lei. Non a caso era un capitano.
Piantò i piedi a terra e si diede la spinta verso l'alto, ma nell'istante in cui staccò i piedi da terra la rivide: la rete davanti a sè che si faceva sempre più alta, insormontabile, e di nuovo un profondo senso di paura le chiuse la gola.
Allungò la mano verso la palla, sopra di sè, ma non la raggiunse nemmeno, così come non raggiunse la cima della rete, e riatterrò.
L'aveva fatto.
Ci aveva provato, di nuovo dopo tanti anni, ed era stato terribile.
Chissà perché ci aveva sperato, ci aveva creduto, nelle parole di Kuroo, nelle parole di Shoji. Aveva sperato veramente, in un attimo, di essere in grado di essere un colibrì.
Ma non lo era.
Era tutta una farsa.
Lei non era un colibrì, lei non era in grado di volare, non c'era mai riuscita e non ci sarebbe mai riuscita. Aveva solo ingannato se stessa fino a quel momento, nella convinzione che "volare rasoterra fosse ugualmente fico". Che lei potesse stare lì, in quel campo, insieme a Daichi e la Karasuno.
Ma non era altro che una bambina che faceva i capricci nel desiderio di sentirsi dire che era "brava come i grandi".
Ora, era così chiaro.
Ora, era così doloroso.
«Te ne alzo un'altra, quella era troppo alta» disse Kuroo, voltandosi a raccogliere un'altra palla dalla cesta.
«No!» disse imperativa Chiyo, con un tono che lo sorprese. Era la prima volta che la sentiva così decisa... così disperata.
Si voltò a guardarla e vide il suo volto non più assalito dalla rabbia, ma deturpato da un profondo dolore riemerso da chissà qualche soffita polverosa. Uno di quelli che resta lì, ad alimentare se stesso, nascosto e silenzioso, come un vulcano che poi, al primo stimolo, esplode in tutto il suo disastro.
«Non ci arrivo, sono troppo piccola, non lo vedi?» gridò chiudendo gli occhi, strigendo le palpebre con tutta la forza che aveva per impedire di nuovo alle lacrime di sgorgare incessanti.
Non doveva piangere.
Non di nuovo.
Non davanti a lui!
Lo sentì camminare, allontanandosi dalla rete, e pensò che si fosse arreso e che finalmente avesse deciso di ascoltarla e lasciarla in pace. Cominciò a sentirsi sollevata. Riusciva meglio a sopprtare quel dolore quando lo viveva da sola, quando non doveva mostrarlo a qualcun altro, tradendosi.
Ma poi sentì le sue mani afferrarle le caviglie da dietro e spalancando gli occhi lo vide infilare la testa tra le sue ginocchia, per poi sollevarla, facendola sedere sulle spalle.
Chiyo cominciò ad agitarsi e dimenarsi, sentendosi "catturare" così alle spalle e sentendosi improvvisamente instabile.
«Sta' ferma o ci faremo male entrambi!» la rimbeccò lui, rimettendosi in piedi, sorreggendola. Chiyo d'istinto gli avvolse il collo con le braccia, aggrappandosi a lui, sentendosi ancora insicura.
Non era pronta, l'aveva presa di sorpresa e questo l'aveva spaventata.
«Sei stata tu a chiedermi di salire sulle mie spalle, il giorno che ci siamo conosciuti, e ora fai tante storie?» le disse lui, pizzicondole una caviglia per dispetto.
Chiyo sussultò, stridulando: «Ahi!» e lo colpì con un pugno sulla testa per vendetta.
«Mettimi giù!» brontolò. Le piaceva stare sulle spalle della gente, ed era vero, aveva desiderato salire anche sulle sue visto com'era alto, ma continuava a non amare il fatto che lui riuscisse a padroneggiarla con una tale facilità. Il fatto che lui continuasse a dirigere i giochi e a far di lei ciò che voleva.
«No» si limitò a dire lui, alzando lo sguardo verso di lei e sogghignando. «Non sei così pesante come credevo.»
A Chiyo, ancora una volta, scattò il nervoso, soprattutto perché non riuscì a capire se dovesse prenderlo come complimento o meno.
«Ehy» le disse poi Kuroo, tornando ad assumere quel suo tono dolce che tutte le volte la mandava K.O. «Alza gli occhi.»
Chiyo capì cosa stava accadendo solo in quel momento. Se avesse alzato gli occhi, da lassù, sarebbe riuscito a vederlo. Sarebbe riuscita a vedere oltre la rete.
Deglutì, di nuovo colta da un moto di paura, e restò con gli occhi impiantati su Kuroo, non trovando il coraggio di fare ciò che diceva. Le mani, poggiate sulle sue ginocchia si strinsero nel tentativo di sfogare quel terribile sentimento.
Kuroo ricambiò a lungo il suo sguardo, continuando a fissarla, cercando forse di darle coraggio e motivazione e fare ciò che gli aveva detto.
La paura di essere ingannata di nuovo, di trovarsi di fronte quel muro insormontabile, l'attanagliavano. L'immobilizzavano.
Fu Kuroo, ancora una volta, a prendere in mano la situazione, allungando una mano verso il suo viso e poggiando due dita delicate sotto al suo mento la costrinse ad alzare la testa. Gli occhi di Chiyo si spalancarono e lei sussultò, trovandosi di fronte solo il mondo aperto.
La rete non oscurava più la sua vista, non la bloccava più, non era più così alta da terrorizzarla. Lei ora era là sopra e poteva vedere finalmente il mondo che c'era oltre.
Senza rendersene conto, le lacrime cominciarono a scorrerle giù dalla guance, ma non erano più lacrime di rabbia o di dolore.
Erano lacrime di gioia.
Lacrime di sollievo.
Ce l'aveva fatta.
«Non è così alta come sembra, non è vero?» le chiese Kuroo e la sua voce ancora una volta la riportò coi piedi per terra. Annuì, strofinandosi un polso tremolante sul viso nel vano tentativo di pulirsi.
«Avevo ragione io...» mugolò. «Il mondo da quassù non è poi così diverso da laggiù» e una risata le uscì dalla gola, rotta e smorzata, ma pur sempre una risata. Anni a scappare da un fantasma terrificante, che poi altro non era che un lenzuolo appeso ad asciugare. Qualcosa di stupido, banale, che poteva affrontare con semplicità e che non rientrava in qualcosa a cui non era destinata. Non era qualcosa al di fuori della sua prospettiva o della sua forza.
Non era poi niente di speciale.
Niente di cui aver veramente paura.
Kuroo le sorrise, compiaciuto di essere riuscito ad ottenere ciò che voleva.
Chiyo tornò a guardare davanti a sè, il mondo oltre la rete e lentamente si infilò una mano nella tasca, estraendo la catenina. L'alzò sopra i suoi occhi e guardò il colibrì volare sopra la rete.
Poi, sorridente, se l'agganciò al collo, lasciando cadere il ciondolo sul petto, vicino al cuore.
«Puoi mettermi giù, ora?» chiese con tranquillità.
«Non ti piace stare lì?» la canzonò Kuroo, ridacchiando.
«Sì, mi piace...» e alzò di nuovo gli occhi oltre la rete, ora brillanti e determinati. Quegli stessi occhi che avevano fatto sentire Kuroo per la prima volta così piccolo e intimorito, sul campo.
«Ma vorrei che tu mi facessi qualche alzata.»
Hinata passeggiava nel vialetto esterno alle palestre, sbadigliando, accompagnato da Nishinoya, Yachi e Daichi. Dietro di loro, a qualche metro di distanza, li seguivano anche Tanaka, Asahi e Kageyama. Erano tutti di ritorno dalla mensa, a pancia piena e gli occhi pieni di sonno, e si stavano dirigendo verso i dormitori, quando videro la luce di una delle palestre ancora accese.
Si chiesero se qualcuno non l'avesse dimenticata, ma poi sentirono il rumore delle palle che cadevano al suolo e il suono dei passi di qualcuno che correva.
«Giocano?» Chiese Hinata.
«Ancora a quest'ora?» si domandò Daichi.
Hinata e Nishinoya scattarono verso l'entrata della palestra, incuriositi e chiedendosi se fosse possibile unirsi a loro, chiunque fossero. Non era mai troppo tardi per un po' di allenamento.
I due sbirciarono all'interno e poi scattarono in contemporanea, urlando ai compagni dietro: «Daichi-san! Tanaka! Chiyo sta volando! Presto!»
«Eh?!» stridulò Tanaka, per poi cominciare a correre come un pazzo verso l'entrata. Raggiunse i suoi due compagni appena prima di Daichi, ma appena in tempo per vedere Chiyo puntare i piedi per terra e saltare con tutta la forza che aveva.
Gli occhi infiammati erano dritti sulla palla e nient'altro, talmente concentrata che neanche si era resa conto degli spettatori.
Al suo collo scintillava una catenina, con appeso un colibrì intento a volare davanti al suo mento. Proprio come lei.
"Non è così alta! Non è così alta! Non è così alta!" Si ripetè, stringendo i denti.
Diede potenza al braccio e infine, schiacciò.
La palla atterrò nell'altra metà di campo con un tonfo poco prima che anche lei ritoccasse terra. Gli occhi fissi sulla palla che ancora rotolava a pochi metri di distanza e il fiato corto, dovuto al continuo saltare di tutto quel tempo nei suoi infiniti tentativi.
Volse poi gli occhi, sorpresi, meravigliati, ma pieni di gioia, a Kuroo, al suo fianco. Era rimasto immobile nella sua posizione, con gli occhi fissi sulla palla, forse anche lui colto dallo stesso sentimento di gioia e stupore.
Solo successivamente li spostò e incrociò quelli della ragazza, che si illuminarono sempre più.
«Ce l'ho fatta» mormorò con un filo di voce, tra un ansimo e un altro. «Ci sono riuscita»
Kuroo abbassò finalmente le braccia, portandosele ai fianchi e le sorrise con un pizzico di orgoglio negli occhi.
«Chiyo-chan!!!» gridarono con tutto il fiato che avevano Hinata, Nishinoya e Tanaka. Solo allora Chiyo si rese conto che loro erano lì, all'entrata, ma non ebbe tempo di realizzare a pieno che se li trovò addosso. Tanaka la prese sotto le braccia e la sollevò da terra, urlando colmo di entusiasmo, mentre gli altri due saltavano insieme a lei e le si aggrappavano al collo.
Chiyo, nonostante la confusione, scoppiò a ridere divertita e finalmente felice.
«Grazie!» si chinò leggermente Daichi, raggiungendo Kuroo. «Non sai quanto tu abbia fatto per lei!»
«Credo di averne un'idea» sghignazzò lui.
«Perché? Perché l'hai voluto fare?» chiese poi Daichi, non capendo cosa avesse potuto spingere il capitano della Nekoma a insegnare a Chiyo a schiacciare.
«La gabbianella aveva bisogno di un gatto che le insegnasse a volare» alzò le spalle lui, inorgoglendosi.
«Sono un colibrì!!!» ringhiò Chiyo verso di lui. Nonostante fosse ancora sotto assedio dai suoi compagni aveva colto la sua frase e non poteva lasciargliela passare tanto facilmente.
«Tranquilla, tranquilla! Lo so bene» ridacchiò Kuroo, sventolando una mano. «Hachiko-chan» aggiunse poi con un pizzico di provocazione nella voce.
«Chiyo-chan! Chiyo-chan! Chiyo-chan!» abbaiò lei, sempre più forte, facendolo sghignazzare ancora di più. Adorava provocarla, tutte le volte ci cascava e si lasciava trascinare dai suoi sentimenti. Era divertente come pochi.
«Quindi adesso il posto di Libero è tutto mio!» disse Nishinoya, sorridendo felice e soddisfatto. «E anche tu ti contenderai la gloria contro Tanaka, Asahi e Hinata!»
«Mi dispiace deluderti, Noya-san. Ma credo che il cielo non faccia per me.» sorrise, volgendo un rapido sguardo alla rete. Aveva desiderato solo superarla, desiderava solo andare oltre quel muro, superare quel senso di piccolezza e paura che l'attanagliava. Aveva desiderato trovare la sua risposta.
Ma lei restava comunque il colibrì che volava rasoterra.
Era fatta così e proprio per quello era speciale.
«Preferisco di gran lunga scivolare tra le vostre gambe e salvarvi le chiappe quando meno ve lo aspettate!» disse cominciando a muoversi china a destra e sinistra, facendo una serie di "swish" con la voce.
«E poi...» e tornò a guardare Kuroo, affilando un po' lo sguardo. «Penso non ci sia niente di più eccitante che vedere lo sguardo deluso di un attaccante quando mi vede salvare quella che considerava la palla della vittoria. Adoro abbattere i giganti!»
Kuroo colse la sfida che indirettamente gli aveva mandato e ancora una volta sorrise, colto da una strana euforia. Non si sarebbe lasciato "abbattere" tanto facilmente da lei. Anche se ora che aveva superato quel timore, sicuramente si era rinforzata nell'animo non subendo più la sua condizione, ma sentendosi perfettamente in grado di competere e abbattere le "reti alte", e questo l'aveva probabilmente resa più pericolosa.
Ma a lui stava bene così.
Erano così che sarebbero dovute andare le cose.
«Sì!!!» gridò Nishinoya. «Fartelli di sfortuna! Contro i giganti!»
«Potere ai piccoli!!!» gridò Hinata, sulla scia dei primi due. E tutti e tre presero a saltellare e urlare, stringendosi le mani.
Il viso di Daichi si tirò in un lieve sorriso, che tutto sembrava tranne che felice.
«Avete idea di che ore sono?» sibilò con una tranquillità che li fece rabbrividire. «Vi sembra il caso di fare tutto questo baccano?» disse ancora, assumendo un'espressione sempre più furibonda.
«Che paura!» si lasciò sfuggire Chiyo, saltando dietro la schiena di Tanaka e rifugiandosi lì.
«Sistema e vai a dormire.» disse ancora e Chiyo annuì vigorosamente, scappando a raccogliere i primi palloni. Kuroo si stiracchiò, sbadigliando, e seguì poi Daichi verso l'esterno.
«Fermo! Dove credi di andare!» gli gridò dietro Chiyo. «Vieni ad aiutarmi! Tu hai fatto questo macello insieme a me!»
Kuroo si voltò a guardarla con una strana curiosità negli occhi, come se lei avesse appena detto qualcosa di assoluamente bizzarro.
«Tu hai voluto proseguire fino ad ora e mettere disordine»
«Bugiardo! Hai cominciato tu!» gli puntò furiosa il dito contro.
«L'ho fatto per te» alzò le spalle lui, tornando a incamminarsi verso l'uscita. Chiyo corse rapidamente verso di lui e l'afferrò per la maglietta, puntando i piedi per terra e impedendogli di procedere.
«Non azzardarti.»
«Mamma mia, quanto sei fastidiosa» sospirò lui.
«Ti aiuto io, Chiyo-chan!» gridò Nishinoya, correndo a prendere qualche pallone.
«Anche io!!!» gridò anche Hinata, facendo altrettanto e cominciando a schiacciarli nel tentativo di fare centro nella cesta.
«Dovete mettere ordine, non giocare!» li rimbeccò Tanaka, abbassandosi a raccoglierne qualcuno a sua volta.
«Hai visto? Hai i tuoi aiutanti per questa sera, puoi far a meno di me. A meno che tu non desideri la mia compagnia in particolare» le disse allargando il viso in un sorriso malizioso. Chiyo arrossì e d'istinto allargò le dita, lasciando andare la sua maglietta e lasciandolo di nuovo libero.
Poi, ancora colma d'imbarazzo, si imbronciò e incrociò le braccia al petto.
«Vinci sempre tu, eh?!» mormorò infastidita.
«Esatto» tornò a essere serio lui, accendendosi appena nello sguardo. «Vinco sempre io.»
Chiyo restò a osservarlo qualche istante, prima di sorridere con lo stesso vigore. «Vedremo»
Restarono a fissarsi qualche lungo istante, sfidandosi silenziosamente, animati e rinvigoriti nel cuore, desiderosi di scendere in campo l'una contro l'altro per poter dimostrare chi dei due era il vero gigante e chi il vero piccoletto.
Poi Chiyo si voltò, assumendo un'espressione orgogliosa, e sventolando una mano gli disse: «Fa' come ti pare. Va' pure, non ho bisogno di te»
Ed era pronta a raggiungere i suoi compagni, se Kuroo non l'avesse fermata di nuovo con un: «Ehy». Il ragazzo le poggiò una tenera mano sulla testa, come se avesse voluto accarezzare un cagnolino, e abbassandosi appena per raggiungere l'altezza della sua spalla le mormorò vicino all'orecchio.
«Buon compleanno, Chiyo-chan»
Ancora rossore, ancora calore alla bocca dello stomaco, agitazione ed emozione incomprensibile, il brivido lungo la nuca nel sentire il suo fiato quasi sfiorarle l'orecchio e si sentì improvvisamente leggera e pesante allo stesso tempo.
«Buona notte!» disse poi lui, tornando sui suoi passi con non curanza e uscendo con un ultimo: «A domani»
Chiyo, nel frattempo, tentava ancora di balbettare un «Grazie».

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Capitolo 18
*** Che l'evoluzione abbia inizio ***


Che l'evoluzione abbia inizio


«Buongiorno!» gridò Chiyo con tutta la voce che aveva, entrando nella mensa la mattina dopo. «Che fame che ho questa mattina! Mangerei un bue intero!» disse ancora a gran voce, mentre correva verso le ragazze che servivano a mensa.
«È perché questa notte non ti sei alzata a fare lo spuntino» sogghignò Kuroo, affiancandola col suo vassoio.
«Sh!» l'ammonì Chiyo, tirandolo per la maglietta. «Se Kageyama ti sente...»
«Sentire cosa?» chiese torvo il ragazzo alle loro spalle e Chiyo rabbrividì.
"Beccata! È la fine! Mi farà a pezzetti!" si voltò, cercando di sembrare sorridente come sempre ma risultando visibilmente imbarazzata.
«Ecco...» cominciò balbettante. Kuroo al suo fianco si voltò leggermente, nascondendo una risata, anche se le spalle che si muovevano lo tradivano.
Poi l'illuminazione.
«Lui ha detto che sei il peggior alzatore che abbia mai visto!» Chiyo indicò Kuroo, che sobbalzò con un che offeso: «Che?!»
Kageyama dapprima non sembrò reagire all'affermazione, ma poi qualcosa esplose in lui. Non dimostrò platealmente il suo furore, ma glielo si poteva leggere negli occhi quasi omicidi.
«Sul campo...» cominciò a sibilare. «...oggi... morirai...»
"È terrificante!" pensò Kuroo, indietreggiando appena con la schiena.
Chiyo si portò una mano alle labbra e sghignazzando si allontanò dai due, lasciando Kuroo in balia dei sibili di Kageyama che se avesse potuto probabilmente l'avrebbe incenerito.
"Così impara!" pensò soddisfatta, ma poi un altro pensiero si fece largo nella sua mente: "Come fa a sapere che non mi sono alzata?" e tornò a guardarlo, ancora intento a scivolare lungo il bancone della mensa mentre Kageyama accompagnava ogni suo singolo movimento con fulmini e saette.
Non c'era che una risposta: "Si è alzato... si aspettava di trovarmi"
Arrossì, mentre il cuore prendeva a battere un po' più forte del normale. Ancora quella strana sensazione di dolore allo stomaco che addirittura gli fece per un attimo passare la fame.
Col suo vassoio, tornò, pensierosa e ancora un po' scossa, al suo tavolo, sedendosi vicino a Nishinoya.
«Buongiorno Chiyo-chan! Non sforzarti troppo, tanto oggi giocherò sempre io!» prese a ridere con vigore, battendole delle sonore pacche sulla schiena. Ma Chiyo non sembrò neanche notarlo e questo bloccò la rumorosa risata di Nishinoya.
«Non reagisce?» chiese, preoccupato.
«Chiyo-chan, stai bene?» chiese Tanaka, di fronte a lei, alzando un sopracciglio. Era bizzarro che Chiyo non reagisse alle provocaizoni di Nishinoya e soprattutto che fosse così assorta e pensierosa.
Ma lei, dopo qualche secondo, alzò verso di loro gli occhi brillanti e sorrise, ancora rossa in volto, emozionata ma felice: «Da favola!»
Nishinoya e Tanaka restarono un attimo perplessi. Era stata strana e continuava a esserlo. Che le prendeva?
«Buongiorno» salutò Tsukishima, passando dietro di lei.
Chiyo scattò, voltandosi di colpo: «Buongiorno Tsukki-san! Siediti! Ti ho tenuto il posto!» picchiettò contro il tavolo al suo fianco.
«Non è vero, sei appena arrivata!» le disse Tanaka, ma non venne ascoltato. Tsukishima la guardò qualche istante con quella sua solita aria da superiore che tanto innervosiva chiunque avesse attorno. Poi, senza dire una parola, annuì e le si sedette accanto e Yamaguchi si mise di fronte a lui.
«Bravo! Mangia tanto che devi mettere su muscoli e crescere!» gli disse poi, picchiettandolo sulla schiena.
«Con te non sembra aver funzionato molto, però» le disse lui, sogghignando sotto i baffi. Chiyo si paralizzò di fronte a quella cattiveria, dapprima ferita, poi scattò orgogliosa.
«Come ti permetti! Ieri ho fatto diciassette anni, sai? Sono una senpai ora! Chiedi scusa, immediatamente! Maleducato!»
«Lo eri anche prima» continuò lui, cercando di mangiare nonostante i suoi attacchi. «Ma adesso sono una super-senpai!» disse incrociando le braccia al petto. «Ho imparato a volare, sai?» sorrise, facendo un occhiolino. Un bocconcino di riso svicolò dalle bacchette di Tsukishima, nel sentire la notizia.
Aveva volato, era riuscita a saltare oltre la rete.
Aveva superato quel limite che tanto "le faceva schifo".
E se prima la sua posizione "non era poi così male", ora era sicuramente migliore. Aveva superato quel limite, aveva abbattuto quel blocco.
Ci era riuscita.
«Oh! Ehy!» tornò a essere vispa Chiyo, lasciando da parte il discorso volo. «Ho avuto un'idea per fermare Bokuto, ascoltami!» e si mise in ginocchio sulla sedia, per poter arrivare meglio al suo orecchio, dove cominciò a bisbigliare, nascondendo le labbra con le mani. Tsukishima si sporse leggermente verso di lei e annuiva ogni tanto, ascoltandola.
Solo il fatto che non l'avesse allontanata con fastidio era un miracolo per il resto della squadra, il fatto che poi si mostrasse interessato a ciò che lei gli diceva era un vero e proprio segno divino.
Qualcosa stava cambiando.
E non solo in loro due. Tutta la Karasuno, in quei giorni di ritiro, stava facendo una vera e propria metamorfosi.
Nishinoya aveva cominciato ad allenarsi per provare ad alzare a Asahi dalla seconda linea, alzando in volo per restare all'interno delle regole della pallavolo. Kageyama continuava ad allenarsi in quelle sue allucinanti alzate che si fermavano. Hinata continuava a saltare sempre più in alto, ma questa volta a occhi aperti. Poi c'era anche l'attacco sincronizzato a cui lavoravano tutti insieme. E la battuta in salto di Asahi.
Tutti, chi più chi meno, si stavano evolvendo. Dovevano solo trovare il modo di incastrarsi tra loro.

La prima partita fu contro l'Ubugawa, dove giocò Nishinoya e Chiyo fu costretta in panchina. Ma la cosa non sembrava darle irrequietezza, come suo solito, ma urlava e incitava i compagni con un enorme sorriso sulle labbra.
Ukai la guardò, accennando a un sorriso. Stava uscendo allo scoperto la Chiyo che lui aveva scoperto quel pomeriggio di qualche mese prima. La Chiyo capace e attenta. Stava abbandonandosi alle spalle la ragazza distratta che spesso colpiva i suoi compagni sul campo o che pensava solo a far baccano, non accettando le regole e gli schemi ma seguendo solo il suo prorompente istinto.
Stava cambiando e questo era solo un bene.
La squadra perse ancora, ma poco importava. Stavano migliorando a vista d'occhio e solo questo importava.
«Penalità, forza!» incitò Daichi.
«Con questo caldo!» lamentò Chiyo. «Ci uccideranno.»
«Forza, conserva le energie per correre invece che parlare.» le disse Daichi.
«Ma parlare non mi costa energie!» sorrise lei, prima di urlare: «Via!» e scattare su per la collina.
«Ah! Sei partita prima! Non vale!» urlò Nishinoya, scattando per raggiungerla. Benchè lei non avesse rivolto a lui specificatamente la parola, sapeva che comunque si era riferito a lui e doveva correre se non voleva perdere.
Altra partita, altra penalità e avanti così.
Nishinoya giocò metà del tempo, alternandosi con Chiyo, che chiese esplicitamente che gli fossero riservate un set contro la Fukurodani e uno contro la Nekoma.
Voleva mettere in pratica ciò che aveva accordato con Tsukishima contro Bokuto e poi voleva scontrarsi di nuovo contro Kuroo. Fermare le sue schiacciate e vederlo sbarrare gli occhi, colmo di frustrazione, ma eccitato dall'idea di dover lottare sempre più. Voleva essere la sua fonte di passione.
Ukai acconsetì e la lasciò giocare contro le due squadre.
Chiyo in campo, quel giorno, sembrava un'altra persona.
Era tornata a correre come il colibrì di un tempo, ma era molto più precisa rispetto alle prime volte. Aveva smesso di avere paura e questo le permetteva di inseguire la palla, ma in mezzo ai suoi compagni e non più da sola.
Asahi ricevette una schiacciata, ma il colpo fu tale che la palla venne scaraventata a sinistra. Ma sentì i rapidi passi del colibrì dietro la sua schiena e si voltò appena in tempo per vederla spiccare il volo, saltare verso la palla a braccia tese. Colpì la palla rimandandola in campo e atterrò a terra con un tonfo, rotolando fino ai piedi di Ukai. Si alzò subito, apparentemente incolume, e tornò in campo con rapidità, appena in tempo per posizionarsi e ricevere un'altra schiacciata.
La Fukurodani andava forte, continuavano a fare punto e vincere, ma ogni giocata durava almeno il doppio del solito grazie a Chiyo che era sempre presente a prenderle.
«Comincia a darmi sui nervi» ammise a un certo punto Washio, compagno di Bokuto, vedendo come dovesse faticare il doppio per riuscire a colpire la metà campo avversaria.
Bokuto scoppiò a ridere, alzando il mento e gracchiando al cielo: «È forte la piccoletta! E io sono il suo Senpai, lo sai? Quindi, tecnicamente, sono io a darti filo da torcere» e rise ancora.
«Non funziona in questo modo» lo smontò Akaashi.
Il gioco riprese, benchè tutti cominciassero ad avere il fiatone per la stanchezza.
Poi, finalmente, fu il turno di Bokuto di schiacciare.
Tsuskishima e Chiyo si scambiarono una rapida occhiata d'intesa prima che lui potesse correre a muro. Saltò, dritto e minaccioso, ma non troppo vicino alla linea laterale, ma anzi lasciandola quasi scoperta.
"Ho la diagonale bloccata!" si rese conto Bokuto, ma sorrise sapendo che questo non l'avrebbe fermato. Poteva contare sulla sua parallela e stava per sfruttarla, quando vide davanti a sè, ferma sulla linea, Chiyo con un sorriso malizioso in volto.
Se avesse usato la parallela, lei l'avrebbe presa senza difficoltà, ma in diagonale aveva Tsukishima che lo bloccava completamente e ormai lui era in ballo. In un moto di disperazione, optò per il pallonetto.
Chiyo scattò in avanti, lanciandosi sottorete per prenderla, ma arrivò troppo tardi e la palla cadde.
Aveva pensato a trovare un modo per bloccarlo, ma si era appoggiata alla convinzione che lui fosse istintivo e irruento. Mai avrebbe sospettato al pallonetto e questo l'aveva fregata, ma almeno sapeva che la sua trovata in qualche modo aveva funzionato. Bastava aggiustare gli errori, mettere piccole toppe.
Alzò lo sguardò su Tsukishima ed entrambi sorrrisero, annuendo.
Non importava se avevano perso il punto, aveva comunque funzionato e Bokuto si era trovato in difficoltà.
«Hai di nuovo avuto paura?» chiese Akaashi.
«Il pallonetto è dignitosissimo!» cercò di difendersi lui.
Tsukishima fece un passo verso Chiyo, che si tirava su da terra e le porse una mano per aiutarla. Chiyo ne rimase dapprima sorpresa, ma poi l'accettò ben volentieri e la strinse qualche secondo con decisione.
«Un'altra» disse determinata e Tsukishima annuì.
«Muro e libero si sono alleati e coordinati» osservò Ukai dalla panchina, guardandoli con piacevole sorpresa. Poi sorrise, infervorato: «Le cose si fanno interessanti!»
Nonostante gli sforzi, persero comunque contro la Fukurodani e subirono la penitenza.
Un attimo di respiro per riposarsi, un sorso d'acqua veloce e Chiyo fu pronta per il set successivo contro la Nekoma. Così come aveva quasi distrutto Bokuto, avrebbe fatto a pezzetti anche Kuroo.
Corse in campo, carica come non mai e cercò immediatamente il capitano della Nekoma tra gli avversari. Lo trovò e si rese conto che anche lui la fissava con lo stesso sguardo intenso.
Poteva sentire delle scariche elettriche sulla pelle, tanto era su di giri.
"Abbatterò il gigante" pensò lei con gli occhi colmi di fervore.
«C'è anche Lev» osservò il professore Takeda con preoccupazione. «Ukai-kun credi sia opportuno far giocare Chiyo? Non si è ancora ripresa del tutto.»
Ukai ci pensò qualche secondo, poi annuì.
«Desidera giocare nella squadra maschile, allora deve sapersi confrontare con essi. È questo che ha voluto dirci due giorni fa, quando si è fatta male pur di prendere quella palla. Non sarebbe giusto impedirle di giocare solo perché dall'altro lato c'è qualcuno più forte.» poi sorrise, cercando di sdrammatizzare. «Si rafforzerà, vedrai»
La partita cominciò e ancora Chiyo volò rasoterra, salvando il salvabile. Kuroo non smetteva di tenerla d'occhio, cercando in tutti i modi di metterla in difficoltà. Era una partita aperta tra loro due, per quanto in campo fossero dodici persone, era evidente a tutti. Kuroo non si preoccupava troppo di attacchi avversari nè dei muri, li evitava e li fermava come ostacoli scoccianti, e mirava solo a lei.
«Quei due...» osservò Ukai, pensieroso. «C'è una strana fiamma nei loro occhi. È come se non vedessero gli altri, ma fossero soli, l'uno contro l'altro.»
«Cosa ne pensi?» chiese Takeda, preoccupato, ma Ukai sorrise ancora: «Penso che la rivalità ci ha portati fino a questo punto. È un ottimo motore e quei due la stanno sperimentando ora. Non potrà che portarli ancora più lontano e renderli migliori. Questa settimana in ritiro ci sta donando tanti preziosi gioielli.» sghignazzò.
Punto alla Nekoma per colpa di un muro che non era riuscito a fermarli e che aveva lanciato la palla troppo lontano per permettere a Chiyo di recuperarla.
Ancora uno sguardo tra lei e Kuroo, entrambi brucianti nel petto e desiderosi di giocare ancora.
La Nekoma schiacciò ma a ricevere fu Kageyama, trovandosi nella posizione migliore.
"Ora non possono alzare" pensarono i Nekoma, già cantando vittoria. Senza alzata non ci sarebbero state schiacciate e soprattutto veloci da parte di Hinata.
Chiyo osservò la palla volare sopra la sua testa e seguì l'istinto.
Corse verso la linea d'attacco, sotto lo stupore di tutti i presenti. Non poteva superarla, al libero, per regolamento, non è permesso alzare oltre quella linea.
Lanciò un rapido sguardo a Tanaka, prima di saltare, senza oltrepassare la zona a lei permessa. Puntò gli occhi sulla palla sopra la sua testa.
"Non è poi così alto" ripetè una voce nella sua testa mentre lei prendeva quota e raggiungeva la palla. Allungò le braccia e nell'istante in cui la toccò sorrise, udendo nella sua testa la voce di Shoji: "Posso vederti volare".
E l'alzò in volo, tornando poi a terra.
Tanaka intanto aveva già preso la rincorsa nell'istante in cui Chiyo lo aveva guardato, intuendo quali fossero le sue intenzioni. Saltò, raggiunse la palla e schiacciò, facendo punto.
Il silenzio calò qualche istante, rotto solo dal fischio dell'arbitro che attribuiva il punto.
Poi Nishinoya saltò sulla panchina. «Mi hai rubato l'azione!» gridò puntandole un dito contro. Era stato lui a cominciare ad allenarsi su quell'azione, insieme ad Asahi, in qualche modo si sentiva violato, anche se felice per la sua squadra.
Chiyo rimase paralizzata qualche istante, prima di gridare con quanto fiato aveva in gola: «Ha funzionato!!! Non ci credo! Ha funzionato! Ho saltato e...» si portò le mani al viso, spalancando la bocca: «Powissimissimo!» gridò al culmine dell'esaltazione.
«Ha... funzionato?» chiese Inuoka, inarcando un sopracciglio.
«Era la prima volta che lo faceva?» chiese altrettanto sconvolto Yaku, guardando i suoi compagni.
«E Tanaka-san ha capito!» continuò Chiyo ridendo quasi isterica, completamente esaltata. «L'ho solo guardato! E lui è partito! E...» ancora spalancò gli occhi e la bocca. «Oh mio Dio!» quasi gridò. «Ha funzionato! Sono così eccitata che potrei farmi quella dannata collinetta in su e in giù per almeno venti volte!»
«È sotto shock?» chiese Takeda, guardandola stralunato.
«Ha saltato...» mormorò Ukai, altrettanto sconvolto. «Chiyo-chan ha saltato.»
«Tanaka-san!» gli saltò addosso lei. «Rifacciamolo! Rifacciamolo!» lo scosse, tirandolo per la maglietta.
Tanaka si liberò dall'espressione marmorea che aveva assunto fino in quel momento, esplodendo in un urlo carico: «Che ficata!»
Si voltò poi verso Chiyo e le afferrò le mani, puntando i suoi occhi in quelli di lei. «Rifacciamolo!»
«Sì!» urlò lei a gran voce.
«Adesso!» disse ancora Tanaka.
«Sì!» disse Chiyo con lo stesso fervore.
«Ma se glielo dite vi anticipano e vi bloccano, no?» li rimbeccò Kageyama, ma loro due non l'ascoltarono nemmeno e continuarono a urlare infervorati, stringendosi le mani.
E quella stessa esaltazione non li abbandonò per tutto il resto della giornata, permettendogli addirittura di vincere un paio di set.


NDA.

Ciaooooooo, eccomi finalmente! Mi dispiace avervi fatto aspettare una settimana in più, ma ho avuto impegni nella vita reale (che scocciatura u.u perchè esiste la vita reale? Chi glielo ha chiesto di venire a rompere?). Comunque, come sempre, presto o tardi che sia arrivo sempre * Risata alla Bokuto *
Questo è stato un capitolo solo transitivo, giusto per dare qualche contorno e parlare ancora un po' di pallavolo e Karasuno(Tanaka). Nel prossimo ci sarà più vita e in quello ancora successivo andrà ancora meglio! Stay tuned e ci vediamo al prossimo con "Tua o sua, basta che vi decidete!" (LOL)


Tada Nobukatsu-kun \(W )/


Ancora Kuroo rimase qualche secondo pensieroso, prima di sorridere e dire: «Va bene. Non ti addormentare però, che questa volta non ti porta nessuno!»
«Eh?» chiese lei, quasi addolorata. «Mi lasceresti qui, Bokuto-san?» chiese poi voltandosi verso il ragazzo gufo.
«Mai!» disse lui con solennità.
«Visto?» chiese lei, il viso allungato e disteso in un sorriso, ma gli occhi che trasmettevano qualcosa di più, una sorta di malizia nascosta diretta solo a Kuroo. «Ci pensa Bokuto a me.»

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Capitolo 19
*** Tua o sua... basta che vi decidete ***


Tua o sua, basta che vi decidete



«Eccomi!» urlò Chiyo affacciandosi alla porta della palestra tre, dove avrebbe trovato Bokuto, Kuroo, Akaashi e Tsukishima. Sorprendentemente però, trovò anche Hinata e Lev, impegnati in una partita tre contro tre insieme agli altri ragazzi.

«Ehy ehy ehy! Piccoletta, me l'hai quasi fatta oggi, eh?!» rise Bokuto, portandosi le mani ai fianchi e alzando la testa.

«Te l'abbiamo quasi fatta» disse lei, voltando gli occhi a Tsukishima.

«Ma sono rimasto imbattuto!» sghignazzò ancora Bokuto.

«Solo fortuna!» gridò lei. «Dobbiamo ancora allenarci, dacci qualche giorno e vedrai!»

Bokuto continuò a ridere, ignorando la sua affermazione, ma lei non gli diede peso e guardò gli altri: «Fate tre contro tre?»

«È tardi. Pensavamo non venissi più e abbiamo cominciato a giocare tra noi» spiegò Kuroo con un tono che sembravano quasi delle scuse. Ormai erano al completo e nel pieno di una partita, non sapeva in quale modo avesse potuto coinvolgerla.

Lei sorrise, per niente dispiaciuta, e disse: «Non fa niente. Oggi mi sono già agitata abbastanza e inoltre ho appena finito di allenarmi un po' con Tanaka a quell'attacco nuovo: mi farà bene stare un po' ferma» e si avvicinò alla panchina a lato, dove ci si lasciò cadere.

Kuroo continuò a guardarla a lungo, senza accennare a una risposta, ma sembrava assorto da qualcosa. Chiyo cominciò a sentirsi imbarazzata da quello sguardo persistente e si lasciò sfuggire un timido: «Che c'è?»

«Visto che non giochi potresti anche andare a mensa a mangiare, non c'è bisogno che resti» disse lui e lei, in tutta risposta, sorrise ancora dolcemente e disse: «Ma io voglio restare qui con voi.»

Ancora Kuroo rimase qualche secondo pensieroso, prima di sorridere e dire: «Va bene. Non ti addormentare però, che questa volta non ti porta nessuno!»

«Eh?» chiese lei, quasi addolorata. «Mi lasceresti qui, Bokuto-san?» chiese poi voltandosi al ragazzo.

«Mai!» disse lui con solennità.

«Visto?» chiese lei, il viso allungato e disteso in un sorriso, ma gli occhi che trasmettevano qualcosa di più, una sorta di malizia nascosta diretta solo a Kuroo. «Ci pensa Bokuto-san a me.»

Non seppe neanche lei perché si stesse comportando in quel modo, quasi avesse voluto provocare Kuroo. Non ne conosceva il motivo, ma vedeva che lui reagiva e la cosa la divertiva.

Come in quell'ultima frase, che lo portò a voltarsi verso il campo, apparentemente concentrato al gioco, ma un occhio attento poteva benissimo leggere il leggero fastidio sul suo volto.

Chiyo se ne accorse e la cosa la fece sorridere, in qualche modo lusingata.

I sei ripreso a giocare, sotto gli occhi assorti di Chiyo, che si sciolse i capelli, facendoli ricadere morbidi sulle spalle. Si infilò le dita nel mezzo, massaggiandosi la cute: tenerli tutto il giorno legati le faceva venire prurito.

Bokuto saltò, provando a schiacciare ma si trovò di fronte Lev e Tsukishima ben piazzati a impedirgli ogni attacco. Così lui colpì piano la palla, facendola rimbalzare sulle mani degli avversari e facendola volare nuovamente dalla sua parte del campo. La recuperò, esclamando: «Riproviamoci, Akaashi!»

E ancora la palla venne alzata, Bokuto schiacciò e fece punto.

Hinata urlò, andandogli incontro con gli occhi emozionati, e chiese: «L'hai fatto di proposito? Prima, l'hai fatto apposta a non colpire forte il muro, vero?»

«Ho cercato l'appoggio! Quando ti si piazza davanti un muro e sei sicuro che verrai bloccato, tenti di rigiocare la palla facendola rimbalzare sulle loro mani. Solo che non sempre funziona» spiegò lui.

«A te non viene quasi mai, Bokuto-san» gli disse Akaashi e l'altro scattò, offeso: «Akaashi! Avresti dovuto dire "non è vero!"» poi si risollevò e aggiunse, nella sua piccola lezioncina: «Schiacciare non vuol dire solo piantare la palla a terra. Se mantieni la calma, riesci a vedere dove e come attaccare.»

«Non è vero, Bokuto-san» disse Akaashi e Bokuto scattò ancora più offeso e disperato con un: «Dovevi dirlo prima!»

Chiyo si lasciò scappare una risata divertita dalla scena e si portò una mano alle labbra, timida. Bokuto la faceva sempre ridere un sacco, per questo si era tanto affezionata a lui.

Colta da una strana sensazione, poi tornò a guardare Kuroo e lo scoprì mentre l'osservava, anche se non vistosamente. Rimase a guardarlo qualche istante, chiedendosi se volesse dirle qualcosa, ma lui non sembrò scomporsi, così lei rispose semplicemente con un tenero sorriso, stringendosi nelle spalle.

Solo allora Kuroo tornò a guardare davanti a sé, apparentemente assorto.

Il gioco ripartì: battuta, ricezione, alzata e fu il turno di Hinata.

Kuroo scattò in avanti, raggiungendo Tsukishima e Lev e si mise al loro fianco, pronto a saltare per fare muro.

"Ma questo non è giusto!" pensò Akaashi nell'istante in cui alzò la palla a Hinata. "Non è un muro, è un vero e proprio ombrello gigante!"

Tre contro uno, inoltre così alti. Hinata non aveva speranze, nella sua situazione.

Ma il piccoletto saltò comunque.

Chiyo sussultò nel vederlo, come sempre faceva quando riusciva a concentrare l'attenzione sulla partita e non doveva giocare. Non c'era cosa che le piacesse di più che vedere Hinata volare oltre la rete.

Poi schiacciò, ma non in maniera impetuosa e dritta come al solito, ma schiacciò contro le dita di Lev, in alto. La palla non riuscì a essere trattenuta, rimbalzò sulle dita di Lev e volò lontano dai tre. Chiyo scattò, alzandosi dalla panchina e corse nella sua direzione. Saltò e la prese al volo, trattenendola tra le mani.

Guardò poi i tre che avrebbero dovuto fermarla, e loro si voltarono a loro volta a guardare dove sarebbe dovuta cadere la palla. Chiyo restò qualche secondo ad osservarli, ad occhi spalancati, poi esordì con entusiasmo: «Powa!!!» sollevando la palla sopra la sua testa.

Corse verso i ragazzi, superò i tre a muro, lanciando loro distrattamente la palla raccolta, e raggiunse Hinata, dall'altro lato.

«Hai abbattuto i giganti! Hinata-san! Hai abbattuto i giganti!» gli gridò con entusiasmo inginocchiandosi vicino a lui, ora steso a terra, in quanto nella discesa aveva perso l'equilibrio ed era caduto di schiena.

Hinata ci pensò qualche istante, poi esordì con altrettanto entusiasmo: «Potere ai piccoli!»

«Eccoli che ricominciano» sospirò Tsukishima, affranto. Non li sopportava quando facevano così.

«Ho mirato alle dita di Lev!» spiegò Hinata.

«Hai mirato? In così poco tempo? Pazzesco!» spalancò gli occhi Chiyo.

Bokuto le si affiancò e, afferrando il viso di Hinata tra le mani cominciò a shakerarlo per bene: «Avevi davanti un muro di quasi un metro e novanta e con un'alzata sbilenca pure! Ben fatto! Sono davvero commosso!» Chiyo volse lo sguardo a Bokuto, ridendo divertita dal suo modo di fare, poi piazzandosi dall'altro lato lo imitò, afferrando il viso di Hinata e muovendoglielo a ritmo con Bokuto.

«Il piccolo coraggioso guerriero che sfida un muro di due metri!» disse Bokuto e Chiyo gli fece eco, divertita: «Piccolo coraggioso guerriero!»

Hinata si lasciò strapazzare, anche se imbarazzato, contento di quei complimenti.

«Ti darò un nuovo attacco che uccide sicuro!» disse poi Bokuto, puntandosi il dito contro e Chiyo lo guardò esaltata, esclamando: «Bokuto-senpai!»

Bokuto scoppiò a ridere colmo di orgoglio, prima di spiegare: «Questo attacco si può dire che distrugga l'avversario attraverso la calma e il movimento. Non è una cosa che puoi usare per scappare. Devi avere il tempismo perfetto e l'alzata perfetta e fai credere che stai per colpire l'attacco perfetto. Fai in modo che tutti pensino che stai per fare una schiacciata e funziona ancora meglio se sei tu stesso a pensarlo.»

«Il pallonetto!» disse Chiyo, illuminandosi per aver capito.

«Eh?! Dovevo dirlo io!» brontolò Bokuto, affranto per essersi fatto fregare il momento dello svelo, l'apice del climax.

«È quello che hai usato oggi contro me e Tsukki-san!» disse lei puntandogli un dito contro. Negli occhi bruciava una strana scintilla, un misto tra l'affascinato, il rispettoso e l'incazzato.

Lei e Tsukishima si erano coordinati perfettamente e l'avrebbero sicuramente bloccato se lui non avesse optato per il pallonetto.

Bokuto alzò di nuovo la testa al cielo facendo risuonare la sua fragorosa risata.

«Te l'ho fatta oggi, piccoletta!»

«Non accadrà di nuovo!» ringhiò lei, prima di voltarsi indietro, puntando gli occhi sugli altri. «Vero, Tsukki-san?»

Tsukishima si sorprese di essere preso in causa nel loro stupido litigio e si si sentì un po' a disagio, ma poi annuì.

«Hai trovato un bell'affiatamento con la piccoletta, eh?» ridacchiò Kuroo, dandogli una pacca dietro la schiena. «Ti ha messo in riga.»

Tsukishima lo fulminò per un istante, poi ammise, tornando serio: «Sa quello che fa.»

Non fu difficile leggere tra le righe: lui si fidava di lei e lei faceva altrettanto con Tsukishima. La coordinazione, l'affiatamento, veniva poi da sé.

Chiyo aveva cominciato a unire i primi pezzi di quel puzzle.

«Ehy» richiamò Kuroo, dopo qualche minuto che i tre parlottavano con entusiasmo tra loro. «Hachiko-chan, ce la fai finire questa partita o vuoi startene nel mezzo per tutto il tempo?»

Chiyo lo incenerì, poi borbottando incazzata si fece da parte.

«Ohi! Non parlare con quel tono alla mia piccoletta, Kuroo!» lo rimproverò Bokuto.

Kuroo si irrigidì improvvisamente, fulminandolo come poche altre volte aveva fatto.

«La tua piccoletta?» mormorò contrariato.

«Hai qualche problema?» gli chiese Bokuto fronteggiandolo e Kuroo scattò, ringhiandogli contro: «Datti meno arie, Narciso!»

«Sei solo invidioso perché sono migliore di te!» gli rispose a tono Bokuto.

«Tu migliore? Questo è tutto da vedere.»

«Credo di averlo già visto abbastanza! Vi facciamo a pezzetti!»

«È sul campo ufficiale che si deciderà!»

«Ah?! Dovrò aspettare così tanto?» lamentò Bokuto, come un bambino capriccioso.

«Idiota!»

«Top Five! Top five! Devo ricordartelo?»

«Non significa niente, non sei neanche tra i primi tre!»

«Ah?! Perché devi girare il coltello nella piaga?!»

«Bokuto-san, calmati!» intervenne Akaashi, avvicinandosi e cercando di mettersi in mezzo per calmarli.

«Ma che gli è preso?» si chiese Hinata, chinando la testa da un lato, curioso.

Chiyo, al suo fianco, si limitò ad alzare le spalle e sorridere divertita. Vederli litigare in quel modo era un vero spasso.




NDA.

Eeeeeeed eccomi qua! Capitolo nuovo arrivato perfino in anticipo, per farmi perdonare di due settimane fa che invece l'ho saltato per problemi personali.

Ma chissà cosa sarà preso a Kuroo? Eheheh... proprio non capisco perché si sia arrabbiato tanto ehehe

Ok, basta...

EDIZIONE STRAORDINARIA!!! Il prossimo capitolo sarà un altro strappa feels! Ci sarà un importantissimo evento! Siete curiosi? Ambite a un succulento spoiler grosso quando l'ego di Oikawa? Potete averlo (oggi sono magnanima).... basterà cliccare qui (Non fatelo se preferite l'effetto sorpresa):


SPOILER -> https://postimg.org/image/85x2lawhd/ <- SPOILER


L'immagine è stata creata con il sito Rinmaru Games, che ho conosciuto poco fa e di cui mi sono perdutamente innamorata.

Prima di lasciarvi con l'anticipazione, * dlin dlon* spazio dedicato ai messaggi promozionali.


Amate la vostra Tada Nobukatsu e il suo modo di scrivere? Conoscete e vi piace anche il Fandom dell'Attacco dei Giganti? Vi state annoiando e avete voglia di leggere qualcosa di nuovo? Ottimo! La vostra scrittrice preferita *cof cof illusa cof cof* ha per voi quello che stavate cercando!

"Il profumo delle Calendule"! Una nuova fanfiction marchiata Tada Nobukatsu-kun che saprà trasmettervi (spera) forti emozioni e magari strapparvi qualche lacrima. Dai tratti più introspettivi e cupi, anche se spicca comunque il suo inconfondibile -schifoso- umorismo, vi lascerà a bocca aperta (per lo schifo o per l'emozione, questo lo decreterete voi).

"Il profumo delle Calendule", ora su EFP.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3578025&i=1

*dlin dlon * Fine spazio pubblicitario. EEEEEHHH cosa non si fa per un po' di visual in più...


COMUNQUE...

Io come sempre ringrazio e saluto tutti, mi state riempiendo di gioia ed emozione! Quando ho cominciato a postare questa fic non avrei mai immaginato di ricevere tanti consensi, e invece eccovi qua *-* Tada-kun ve ama tantissimo!

Cià cià! Alla prossima!


Tada Nobukatsu-kun \(W )/



«Andiamo?» chiese lui ancora, uscendo dalla stanzetta e scuotendo la scatola dei biscotti davanti a lei, quasi avesse voluto attirarla come avrebbe fatto con un cane.

«Ti ha mai detto nessuno che sei odioso?» ringhiò Chiyo, che comunque lo seguì.

«L'ultima volta se non sbaglio sei stata proprio tu» osservò lui, camminandole accanto.

«Ecco! Fatti due domande!»

«Eppure, nonostante tutto, continui a fare follie con me» ridacchiò malizioso, avvicinandosi alla finestra semi aperta che già poche sere prima avevano usato per uscire dalla scuola.


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Capitolo 20
*** Sii più Bokuto... anzi, no ***


Sii più Bokuto... anzi, no!


Un lungo sospiro, silenzioso, e la concentrazione nel cercare la calma. Le dita si infilarono tra i capelli e cominciò a farle scorrere all'interno, sistemandoseli meglio su una spalla. La luce che proveniva dalla stanzina era spenta, riusciva a vederla anche da lì, probabilmente quindi era vuota, eppure non riusciva a non provare una profonda agitazione.
"Ieri sera lui c'era... magari è solo una coincidenza, non è detto che fosse tornato per aspettarmi" pensò, cercando di darsi una calmata. Stava volando con la fantasia ed era pericoloso. Eppure, non riusciva a non essere agitata.
"Che razza di stupida! Perché mi devo sentire così, poi? Anche se fosse lì dentro, che differenza farebbe?" sospirò ancora, cercando di darsi coraggio e alzando la testa si decretò pronta a fare quel passo. Ma non riuscì, bloccata dalla testa di Kuroo che uscì dallo stanzino all'improvviso spaventandola a morte. Lui la guardò qualche istante con curiosità, poi sorrise e smosse la scatola di biscotti che già aveva tra le mani, mostrandogliela.
«Sei in ritardo» le disse.
"Allora è vero... mi aspettava" il pensiero la fece avvampare.
«In ritardo? Di che parli?» disse cercando di mostrarsi superiore. Lo superò ed entrò, diretta verso il frigo. «Io sono venuta solo a cercare dell'acqua.»
Aprì lo sportello e infilandoci dentro la testa si allungò a prendere la bottiglia.
«Sempre orgogliosa, eh?» sospirò Kuroo, poggiandosi allo stipite della porta.
Chiyo alzò il viso oltre la sua spalla, concedendogli una linguaccia divertita.
«Che ti aspettavi che ti dicessi, scusa?» ridacchiò, aprendo la bottiglia e cominciando a bere. Kuroo sorrise maliziosamente, alzando le spalle, prima di dire un po' sovrapensiero: «Non so... forse che sentivi la mia mancanza.»
L'acqua le andò di traverso e Chiyo si agitò nel tentativo di riprendere fiato, tossendo quasi soffocata. Kuroo le si chinò accanto e le diede un paio di colpetti delicati dietro la schiena, rimproverandola con un: «Sta' attenta!»
Chiyo lo fulminò, non appena si rirpese. Avrebbe voluto rinfacciargli che era stata colpa sua ma poi avrebbe dovuto dare spiegazioni sul perché si fosse agitata tanto e la cosa non le piaceva.
«Andiamo a prendere un po' d'aria?» le chiese Kuroo sorridendole con quel suo sorriso dolce.
«Eh? Ancora altalena?» chiese lei un po' contrariata. L'ultima volta non era andata granchè bene, e poi aveva imparato a volare, non aveva bisogno di altre "lezioni".
«Niente altalene, oggi sono un po' stanco e non riuscirei a salvarti.»
«Stai dando per scontato che cadrei?» ringhiò lei.
«Sto solo dicendo che se tu cadessi e ti facessi male, sarebbe un gran peccato.» Alzò le spalle lui, ma Chiyo non fu per niente convinta. Non lo sopportava, non sopportava quel suo modo di fare a volte presuntuoso ed enigmatico, riusciva sempre a rigirarsela come voleva. Era odioso.
«Andiamo?» chiese lui, ancora, uscendo dalla stanzetta e scuotendo la scatola dei biscotti davanti a lei, quasi avesse voluto attirarla.
«Ti ha mai detto nessuno che sei odioso?» ringhiò lei, ma nonostante tutto lo seguì.
«L'ultima volta se non sbaglio sei stata proprio tu» osservò lui, camminandole accanto.
«Ecco! Fatti due domande!»
«Eppure, nonostante tutto, continui a fare follie con me» ridacchiò, avvicinandosi alla finestra semi aperta che già l'altra volta avevano usato per uscire.
Chiyo raggiunse l'apice del fastidio.
Quante arie si dava!
Com'era... odioso!
Si puntò coi piedi, trasmettendogli tutta la sua rabbia tramite lo sguardo, poi gli voltò le spalle e tornò indietro. Non sarebbe andata proprio da nessuna parte, non quella sera! Non l'avrebbe rigirata come voleva lui.
Si sentì però afferrare per un polso e trattenere.
«Aspetta!» le disse Kuroo, cambiando tono e raddolcendosi. «Scusami, Chiyo-chan. A volte esagero un po', sono fatto così. E tu sei talmente tenera che è un vero spasso punzecchiarti, fatico a contenermi» ridacchiò divertito.
Ma il cervello di Chiyo perse il contatto con tutto il resto alla parola "tenera".
"Sono tenera..." continuò a pensare, arrossendo e assumendo un'espressione un po' trasognante.
«Vieni?» le chiese, tirandola un po' per la mano che le aveva afferrato e lei si limitò ad annuire, senza riuscire a spiccicare parola.
Kuroo scese per primo, proprio come un paio di sere prima, poi si allungò verso di lei, porgendole le braccia. Chiyo scavalcò e si lasciò cadere, venvendo subito afferrata e poggiata a terra con delicatezza.
Di nuovo uscirono dalla siepe, si guardarono attorno e, appurato che non ci fosse nessuno, attraversarono, svoltarono l'angolo a sinistra e dritti verso il parco. Kuroo si guardò rapidamente intorno, poi scelse di avvicinarsi alla casetta da cui si snodava verso il basso uno scivolo.
Salì sopra la scaletta, entrando, costringendosi ad abbassare la testa per non sbattere contro il tettuccio. Chiyo gli stette dietro e si ritrovò a sghignazzare, una volta entrati.
«Io sto comodissima qui.»
«Hai la stessa altezza dei bambini che di solito ci vengono, è normale»
«Eh? Andiamo non sono così piccola!» si imbronciò lei. Aveva cominciato lei a punzecchiarlo, desiderosa ancora una volta di ribadire quanto fosse troppo alto, e invece ancora una volta la cosa gli si era ritorta contro. Kuroo sghignazzando uscì con la testa fuori dalla porticina oltreil quale partivalo scivolo e guardò su.
«Vieni, mettiamoci qua sopra.» le disse allungando una mano verso di lei, intenzionato ad aiutarla a salire per prima.
«Sopra? Una semplice panchina è troppo mainstream per te?» ridacchiò lei, accettando però la sua mano.
«Questo è uno dei punti più alti, così puoi goderti il panorama» spiegò lui, afferrandola sotto le braccia e cercando di sollevarla, per farla aggrappare al tetto e arrampicare. Chiyo non ebbe difficoltà, ma nella scalata si ritrovò ad aver bisogno di trovare un appoggio per il piede e farsi leva, e trovò quell'appoggio sulla faccia di Kuroo sotto di sè.
«Ahi!» lamentò lui, massaggiandosi il naso appena spiaccicato.
Chiyo si affacciò dal tetto della casetta e lo guardò sghignazzando, mentre prendeva la scatola dei biscotti che kuroo si era portato dietro: «Scusami, non ti avevo visto.»
«Che simpatica» disse sarcastico lui afferrando il bordo del tetto e sollevandosi. «Hai la delicatezza di un elefante, capisco perché ti trovi bene con dei compagni maschi» continuò, mettendosi a sedere con le gambe penzoloni, di fianco a lei.
«Scusa?» chiese Chiyo, innervosita. «So essere molto femminile e delicata invece, quando voglio!»
«Ho i miei dubbi.»
«Fatti tuoi» rispose seccamente lei, infilando la mano nella scatola dei biscotti e sgranocchiandone uno, accompagnata dalla risata di Kuroo.
«Oggi sei stata incredibile» disse lui, interrompendo quel breve silenzio che c'era stato tra loro. Chiyo si illuminò e si voltò a guardarlo entusiasta: «Lo credi sul serio?»
«Assolutamente. Quell'attacco da dietro la linea dei tre metri mi ha davvero sorpreso. Sei riuscita a intercettare la palla e passarla in maniera perfetta al tuo compagno.»
Il sorriso di Chiyo si allargò colma di gioia. Kuroo era decisamente meglio quando le faceva dei complimenti, piuttosto che quando la punzecchiava.
E a lei piaceva particolarmente riceverli da lui.
Era come se li aspettasse da sempre.
«È stato entusiasmante! In realtà Nishinoya non è stato molto d'accordo, mi ha accusata di averglielo rubato, ma ho solo colto l'attimo! Non volevo fargli nessun torto! E comunque se ci sono io in campo non c'è lui quindi non c'è rischio di doversi litigare l'alzata, non vedo perché scaldarsi tanto. Forse si è solo fatto prendere dalla gelosia perché io e Tanaka siamo riusciti al primo tentantivo, mentre lui ha dovuto lavorarci un po', ma che vuoi farci...» alzò le spalle lei, inorgogliendosi. «Di fronte al talento non si discute.»
Kuroo scoppiò a ridere, divertito da quel suo modo di fare. Era diventata improvvisamente loquace e sbarazzina, come spesso faceva e che tanto lo divertiva.
«Ma quando ci avete riprovato non è andata poi molto bene» le disse, ricordando come i tentativi successivi fossero stati tutti fallimentari.
«Sfortuna!» si affrettò a rispondere lei.
«O forse era quel primo tentativo che era frutto di fortuna?»
«Sciocchezze! È stato puro genio!»
E Kuroo rise ancora, prima di aggiungere: «Ho trovato strabiliante che il tuo amico abbia capito subito cosa volevi fare, nonostante fosse la prima volta, e sia riuscito a coordinarsi. Ne avevate parlato prima?»
«Assoluamente no! Non lo trovi grandioso? L'ho solo guardato e ho cercato di trasmettergli con la forza del pensiero: "Tanaka-san! Salta e prendila!" e lui ha colto! Siamo riusciti a parlare solo con le nostre menti! Telepatia! Che ficata!» si entusiasmò, alzando un po' il tono della voce.
«Siete molto affiatati voi due» pensò ad alta voce Kuroo. «Ricordo la prima volta che ti ho vista, l'hai quasi ucciso solo perché non ti aveva svegliato.»
Chiyo alzò un po' la testa verso l'alto, portandosi un dito al mento, pensierosa.
«Non ricordo...» ammise poi.
«Eh?!» stridulò lui, sconvolto. «Ma se l'hai steso!»
E lei sorrise divertita: «Io e lui litighiamo spesso, non posso ricordarmele tutte.»
Kuroo l'osservò qualche istante, perdendosi in quel sorriso che tutte le volte sembrava illuminare il mondo intorno a lei.
«Sei sicura non abbia una cotta per te?» chiese poi, distogliendo lo sguardo sghignazzante.
«Eh?!» si irrigidì lei. «Ovvio che no! Tanaka-san non mi tratta in quel modo!»
«In quel modo?»
«Come tratta Shimizu-san, la nostra manager. Stravede per lei! Dovresti vederlo come si rende ridicolo con quel suo modo di fare tutto... "Shimizu come sei splendida oggi! Oddio, che carina mi ha ignorato!"» disse cercando di imitarlo e facendo ancora ridere Kuroo.
«Un po' però mi dispiace che Shimizu lo ignori tanto, penso che almeno un sorriso se lo meriterebbe. Alla fine è un bravo ragazzo, certo un po' stupido, ma anche quel difetto può diventare un pregio se fai come me e ci ridi sopra.»
«Gli sei molto affezionata, vero?»
Chiyo alzò le spalle, mormorando con dolcezza: «Mi tratta un po' come se fossi la sua sorellina. Si occupa di me. A me piace.»
«E tu gli spezzi il cuore andando dietro a Bokuto» sospirò Kuroo, facendo il finto tragico.
«Ma va', figurati! Tanaka-san lo sa che ho occhi solo per lui» disse lei, facendo un'occhiolino e tirando fuori la lingua.
Kuroo la squadrò qualche secondo poi chiese: «Perché Bokuto? È un idiota, fomenti il suo ego già di per sè eccessivo»
«Bokuto è forte!» disse lei lo sguardo che le brillava.
«No, non così tanto» sospirò lui, alzando gli occhi annoiati al cielo.
«Oh, insomma, perché ti accanisci tanto contro di lui? Anche oggi stavate per litigare per questa stupidata.»
«Si da troppe arie.» alzò le spalle lui.
«Beh, me ne darei anche io nella sua posizione.» si rizzò lei, con orgoglio, immaginandosi per un attimo con una tale forza e una tale bravura. «E poi anche tu te ne dai!»
«Eh? Non è vero!»
«Sì è vero! Fai sempre il gradasso, soprattutto con me! Solo perché sono piccoletta! Sei proprio antipatico.»
Kuroo la guardò di sottecchi, beccandosi quella confessione, poi un malizioso sorriso gli si dipinse in volto e rivelò: «Hai l'abitudine di saltare al collo di chiunque, anche se l'hai appena conosciuto. Con Bokuto è stato così, lo fai con tutti... tranne che con me.» E il sorriso malizioso si allargò ancora di più. «Chissà, magari sono solo un po' geloso.»
Chiyo avvampò così violentemente che per un attimo non ebbe un mancamento per la violenza con cui il sangue le era salito su, fino alla testa.
"Geloso?" non riuscì a pensare altro per i successivi due minuti, completamente fuori uso.
Poi meccanicamente si alzò in ginocchio e si avvicinò a lui, poggiandogli un paio di pacche sulle spalle. Kuroo la squadrò in un misto tra l'incuriosito e il divertito. Ma che combinava?
«Sei un po' rigida» provò a farle notare.
«Non è colpa mia!» inveì lei, improvvisamente. «Non riesco a essere carina e espansiva con uno che per tutto il tempo mi guarda così!» e provò a imitare la sua espressione, corrucciandosi e socchiudendo gli occhi.
«Io non ho quella faccia!» rise.
«No, hai ragione!» disse lei, afferrandosi i capelli e tirandoseli tutti sopra la testa. Si schiacciò un ciuffo su un occhio e tornò ad assumere l'espressione corrucciata di prima.
Kuroo scoppiò a ridere così forte che Chiyo ebbe paura che qualcuno li sentisse.
«E va bene, forse sono un po' così...»
«Prendi esempio da Bokuto!» disse lei, incrociando le braccia al petto, pensierosa. «Sì, sii come Bokuto! Lui è spassosissimo!»
Kuroo alzò un sopracciglio, chiedendo d'istinto: «Stai cercando di offendermi?»
E Chiyo scoppiò a ridere, spintonandolo per una spalla. «Razza di scemo!» gli disse, divertita.
Kuroo si portò le mani ai capelli e se li tirò tutti indietro, cercando di raccoglierli metà a destra e metà a sinistra.
«Così sono abbastanza Bokuto?» chiese poi, facendo ridere Chiyo ancora di più, tanto che dovette portarsi una mano alla guancia per asciugarsi una lacrima.
«Aspetta!» gli disse poi sporgendosi verso di lui. Gli afferrò i capelli che erano sfuggiti dalla sua presa e li tirò indietro, cercando di raccoglierli proprio come quelli di Bokuto.
«Ecco fatto, ora sei perfetto!» sghignazzò poi, abbassandosi a guardarlo in viso ed ebbe un attimo di fremore quando vide quegli occhi. Erano diversi, ricordavano un po' gli stessi occhi appassionati che aveva quando giocava in campo.
In un breve istante Kuroo si spinse in avanti, superando quei pochi centrimetri che la tenevano distante da lei, e poggiò con una certa foga le proprie labbra sulle sue. Chiyo fu colta da una tale sorpesa che non ebbe la forza di reagire in nessun modo, restando semplicemente immobile. La testa era completamente vuota, priva di qualsiasi pensiero, leggera come una piuma, mentre tutte le sue attenzioni erano concentrate all'altezza del petto dove si stava scatenando qualcosa di incomprensibile ma travolgente. Lo stomaco sembrava attorcigliato su se stesso, tanto da farle male, e il cuore in petto pareva stesse spingendo per uscirle dalla gola.
Si scoprì solo in quell'istante a trattenere il fiato.
Sarebbe potuta svenire da un momento all'altro, se lo sentiva, i presupposti c'erano tutti.
Per fortuna Kuroo si separò da lei prima che quella tragedia fosse potuta accadere, restandole comunque a pochi centimetri di distanza. Aprì appena gli occhi, scrutando il volto della ragazza da quella distanza ravvicinata.
Chiyo sentì che nonostante tutto, non era completamente fuori pericolo. Averlo a quella distanza, quasi a fior di labbra, con quel suo sguardo enigmatico che la studiava da così vicino, come un predatore che controlla se la preda sia ancora viva o meno, sentire il suo delicato respiro su di sè... tutto ciò la faceva sentire quasi male. Ogni cosa dentro lei bruciava, ma era un fuoco in cui alla fine non le dispiaceva morire.
«Stai cercando di manipolarmi?» mormorò lui.
«Io?!» balbettò confusa. «Hai fatto tutto tu!»
«Mi stavi troppo vicina. Io te l'avevo detto che questo tuo modo di fare così espansivo prima o poi ti avrebbe messa in un guaio» sogghignò, allontanandosi un po' di più per permetterle di prendere aria, ma restando comunque sporto verso di lei.
Per quanto la frase suonasse un po' come una provocazione, Chiyo non parve reagire come avrebbe dovuto, ma restò pensierosa qualche istante, un po' corrucciata.
Poi chiese, titubante, forse un po' abbattuta: «Credi sia un guaio?»
Per quanto fosse stato inaspettato e confuso, per quanto non avesse saputo come gestirlo, sentendosi solo sopraffatta, aveva comunque percepito qualcosa che non era poi tanto male. Sentirsi dare "del guaio", l'aveva un po' rammaricata, chiedendosi se non fosse stata una cosa che era nata e che sarebbe morta lì.
«Certo che lo è» disse lui. «Viviamo in due prefetture diverse e siamo membri di due squadre avversarie e rivali. Se questo non è un guaio, non vedo cos'altro possa essere.»
Chiyo abbassò lo sguardo, cercando di mantenere un'espressione quanto più normale possibile, ma la cosa in realtà la faceva stare male.
Perché era stato così crudele da compiere quel passo, se poi doveva allontanarla in quel modo?
«Ma...» disse lui, aggrappandosi al discorso appena concluso, e un lieve sorriso malizioso gli dipinse il volto. «Stai parlando con una persona che la notte scappa dalla scuola passando per una finestra, solo per venire in un parco a mangiar biscotti rubati. Credi sia uno a cui i guai non piacciano?»
E ancora quella sensazione di bruciore e dolore allo stomaco invase Chiyo, mentre sul suo volto andava allargandosi un timido sorriso che proprio non riuscì a contenere.
«E a te?» chiese poi Kuroo con una strana serietà. Era comprensibile, dopo quello che aveva fatto e rivelato, aveva bisogno di capire se lei non fosse scappata via.
«In genere i guai non mi piacciono proprio, ma io piaccio particolarmente a loro e per questo mi travolgono, senza che io possa fare niente» sospirò alzando le spalle. Era la verità, non certo riferita a quell'occasione particolare, ma l'argomento "Cacciarsi nei guai" era all'ordine del giorno per lei.
«Sei un'attira guai» osservò lui, alzando gli occhi al cielo. «Io l'ho detto che è colpa tua.»
E restò pensieroso, ad osservare le stelle. Insomma, che voleva dire? Non le piaceva la situazione? Se ne sarebbe andata? O sarebbe rimasta perché "non poteva farci niente"? Non aveva risposto alla sua domanda e questo lo lasciava un po' turbato.
«Ci sono abituata» sospirò lei, cercando di mostrarsi superiore.
«Però... sei ancora in tempo per andartene» le disse, cercando di capire meglio cosa le passasse per la testa.
«Nah, io non credo» sogghignò lei. Kuroo alzò un sopracciglio, ancora più confuso e le lanciò uno sguardo interrogativo, ma il suo viso non gli forniva le risposte di cui aveva bisogno.
Che cosa significava? Come si sarebbe dovuto comportare?
Tornò a guardare il cielo, travolto da una sensazione di disagio e confusione.
Che avrebbe dovuto fare, ora?
Si sentì improvvisamente avvolgere il collo e un delicato peso gli si schiacciò contro, aggrappandosi e scuotendolo appena, come fosse stato il suo peluche preferito. Chiyo, inginocchiata al suo fianco, sorrideva divertita, stringendolo e guardandolo in viso.
«Questa volta ho vinto io» sghignazzò.
«Vinto cosa?» chiese lui, ancora più confuso.
«Di solito sei tu che ti prendi gioco di me, che mi mandi in confusione e non mi fai capire niente. Questa volta sono riuscita a fregarti io!»
Per quando Kuroo ancora non avesse ricevuto la sua risposta chiara, sentiva che cominciava a capire e un sorriso intenerito gli ammorbidì il volto.
«Giochi con i miei sentimenti, sei crudele» sospirò, voltandosi un po' verso di lei e avvolgendole un braccio intorno al corpo, stringendola appena.
«Sentimenti?» chiese lei, stupita, e questo lo irritò appena.
«Ho anche io dei sentimenti, per chi mi hai preso?»
«Per una macchina spara cattiverie!» rispose prontamente lei.
«Oh, andiamo! Non ti ho trattata così male. Anzi, penso di essere stato anche fin troppo buono»
«Mi davi del cagnolino!» ringhiò lei, irritata.
«Ma a me i cagnolini piacciono» sorrise lui improvvisamente, disarmandola ancora una volta.
Chiyo arrossì lievemente, sentendo ancora quella sensazione di calore all'altezza del petto. La prima volta non aveva ben capito cosa le stesse succedendo, vedendolo come minaccioso, ma ora invece ne provava piacere. Era bello, la faceva stare bene.
Kuroo provò ad avvicinarsi di nuovo a lei, ma con più calma, osservandola e cercando di indagare la sua reazione. Chiyo arrossendo lo guardò per qualche istante, sentendo il cuore esploderle in petto. Poi chiuse gli occhi e compì lei l'ultimo passo, avvicinandosi rapidamente e baciandolo.
Kuroo l'avvolse completamente tra le braccia, stringendosela contro con forza. Mentre lei quasi tremava per l'agitazione e l'emozione, lui al contrario mostrava sicurezza e decisione. Proprio come aveva detto lei, lui, il suo guaio, la travolgeva... e non poteva farci niente.
La mano di Kuroo, poggiata dietro la sua schiena, risalì lentamente, accarezzandola con una certa bramosia, arrivando fino al collo, intrecciando le dita con i capelli e infine, quasi artigliandosi alla nuca, se la tirò contro come se le avesse voluto impedire di scappare e rese quel bacio più passionale.
Chiyo fu talmente sopraffata da tutto quello che ebbe un capogiro. Fu costretta a poggiargli delicatamente le mani al petto e spingerlo leggermente via, tirandosi indietro per concedersi un lungo sospiro. Aveva cominciato a tremare e nemmeno sapeva quando era successo, ma aveva sentito il bisogno di fermarsi un attimo per riprendere fiato, o sarebbe svenuta.
Kuroo la guardò dapprima enigmatico, chiedendosi se non avesse esagerato, ma poi notò che lei non cercava di scappare via, ma aveva solo avuto bisogno di respirare.
Sogghignò compiaciuto e le mormorò: «Ti tolgo il fiato»
Lei accennò a fulminarlo, ma sembrava non averne la forza e l'unico sguardo che le uscì fu uno rassegnato. «Quante arie che ti dai» gli disse.
Lui sghignazzò divertito e sollevando la testa le posò un delicato bacio sulla fronte. Poi, guidandola con delicatezza, se la tirò contro, facendosela sedere sulle gambe e facendole poggiare la testa al petto. L'avvolse, delicato, e lì restarono a godersi quella tenera sensazione di benessere.
«Mi sta venendo fame» mormorò lei, sovrapensiero.
«I biscotti sono caduti giù» comunicò lui.
«Sono rovinata» sibilò terrorizzata, pensando a Kageyama che ancora una volta avrebbe scoperto il furto e si sarebbe scatenato.
Kuroo ridacchiò divertito e se la strinse dolcemente al petto.
Adorava quel dolce e pasticcione cagnolino.


NDA

Un applauso a Kuroo-kun che finalmente ce l'ha fatta! * clap clap clap*
E niente, per oggi non ho molto da aggiungere, il capitolo parla da sè :)
Spero che l'agognato momento vi abbia soddisfatti xD Chiyo, poveretta, tra poco ci moriva. Nel prossimo capitolo torneranno un po' gag e LoLlate!
Estratto del prossimo capitolo, che avrà come titolo (reggetevi forte): "Non essere avaro e saluta tua nonna"

«Oggi è di cattivo umore... forse ha dormito male» mormorò Yukie, portandosi una mano alle labbra nel tentativo di tenere per sè quella confidenza. Ma Chiyo la sentì e lentamente allargò il viso in un gioioso sorriso: «No, invece ho dormito benissimo!»
«Per quel poco che hai dormito» disse Shimizu, raggiungendole e Chiyo raggelò.
«Mi sono svegliata per andare in bagno, stanotte, e ho visto che mancavi. Che fine avevi fatto?»
«Eh?» stridularono Kaori e Yukie, illuminandosi come se avessero appena visto un idolo. «Chiyo-chan non era in stanza questa notte?»


Ahi ahi! Beccata, Chiyo-chan! Che ti inventerai?
A giovedì prossimo!

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 21
*** Non essere avaro e saluta tua nonna ***


Non essere avaro e saluta tua nonna


«Sveglia!» gridò Kaori, affacciandosi al futon di Chiyo.

«È mattino già da un pezzo, dormigliona!» gridò Yukie, facendo eco all'amica. Poi entrambe l'afferrarono ognuna per un braccio e cominciarono a scuoterla e tirarla.

«Dormigliona! È ora dello yoga!» risero, mentre Chiyo non sembrava intenzionata ad aprire gli occhi. «Oggi siamo carichissime! Vedi di esserlo anche tu, Senpai!»

Chiyo mugolò e affondò il volto sul cuscino, cercando rifugio da quella confusione. Aveva un gran mal di testa e moriva dal sonno. La notte prima, lei e Kuroo erano stati fuori più del necessario, tirando notte fonda senza rendersene conto e questo aveva inciso molto sulla sua stanchezza.

Oltretutto erano al quinto giorno di ritiro e cominciava a sentirne il peso.

«Dai, Chiyo-chan!» gridò Kaori, scuotendola ancora più forte ma lei si ostinava a mugolare solamente e continuare a dormire.

«Forse per oggi dovremmo lasciarla stare» osservò Shimizu, vedendo come lei non accennasse minimamente ad aprire gli occhi.

«Eh?! No! Dai Chiyo-chan! Svegliati!» insistè Kaori, scuotendola.

«Se non si vuole alzare allora la porteremo fuori da stesa!» inveì Yukie e afferrandola per un polso cominciò a tirare verso la porta, insieme a Kaori. Chiyo era così piccola che per loro non fu difficile e presto si trovarono a correre lungo il corridoio con quel piccolo peso appresso.

«Ehy! Piano! Le fate male!» le inseguì Yachi preoccupata.

Scesero lungo le scale, ma trasportare un corpo esanime giù per una scalinata, anche se leggero, si dimostrò impresa più difficile del previsto.

Inciamparono e arrancarono e Chiyo si ritrovò a rotolare giù, fino al corridoio appena sotto. Nel volare via si schiantò contro Hinata, che stava passando proprio in quel momento e entrambi si ritrovarono a terra, piegati su se stessi, non proprio tutti interi.

Chiyo aprì un occhio e osservò le due ragazze sulle scale, fulminandole.

«Voi due...» ringhiò, senza muoversi. «Stavate cercando di uccidermi?» gridò infine, rimettendosi in piedi.

«Perdonaci!» stridularono, mentre Yachi la raggiungeva correndo chiedendo se stesse bene. Chiyo le raggiunse a grandi passi, le prese per le mani e le trascinò via, senza aggiungere altro. Yachi restò qualche secondo ad assistere Hinata, che ancora non sembrava essersi ripreso dall'impatto, poi le seguì.

Andarono fuori, all'ombra di un albero e Chiyo cominciò a stirarsi, preparandosi a cominciare.

«Chiyo-chan... sei ancora in pigiama» fece notare Yukie, imbarazzata.

«Come se voi vi sareste prese la briga di vestirmi prima di trascinarmi qui fuori» si limitò a rispondere.

«Non ha tutti i torti» mormorò Kaori all'amica.

«Forza! Non perdetevi in chiacchiere che si comincia!» disse Chiyo.

«Oggi è di cattivo umore... forse ha dormito male» mormorò Yukie, portandosi una mano alle labbra nel tentativo di tenere per sé quella confidenza. Ma Chiyo la sentì e lentamente allargò il viso in un gioioso sorriso: «No, invece ho dormito benissimo!»

«Per quel poco che hai dormito» disse Shimizu, raggiungendole e Chiyo raggelò.

«Mi sono svegliata per andare in bagno, stanotte e ho visto che mancavi. Che fine avevi fatto?»

«Eh?» stridularono Kaori e Yukie, illuminandosi come se avessero appena visto un idolo. «Chiyo-chan non era in stanza questa notte?»

«Avevo un gran caldo, così sono andata a bere qualcosa e rinfrescarmi!» disse lei pregando che Shimizu non si fosse presa la briga di andarla a cercare per tutta la scuola.

Ma lei, fortunatamente, si limitò a sorriderle e annuire: «Sì, fa molto caldo in questi giorni»

«Frena, frena! Eri in giro per la scuola in piena notte?» chiese Yukie, ammiccando.

«Ed eri tutta sola?» chiese Kaori, affiancando l'amica.

«Certo che ero sola, con chi sarei potuta essere?» ringhiò lei, sentendosi sotto accusa.

«Ci sono almeno trenta ragazzi lì dentro, potrebbe essere uno chiunque tra loro!» disse Kaori.

«Basta Chiyo-chan! Ti abbiamo scoperta! Ora devi dirci chi è!»

«No! Non vi dirò niente! È inutile che insistete!» gridò Chiyo, al limite della sopportazione.

Le due si portarono le mani alla bocca, illuminandosi.

«Non ha negato» disse Kaori.

«C'è veramente qualcuno!» si accodò Yukie, poi entrambe esclamarono, guardandosi negli occhi: «Dobbiamo scoprire chi è!!!»

Chiyo decise che continuare a parlare con loro era inutile, ormai le avrebbero dato la caccia e se le sarebbe trovate addosso in qualsiasi momento. Così piagnucolando, cominciarono a fare yoga.

Quel quinto giorno di allenamento fu ancora più faticoso del solito, ormai la stanchezza cominciava a farsi sentire su tutti i presenti. Nonostante tutto però i ragazzi della Karasuno mostravano sempre più miglioramenti e impegno. I pezzi stavano andando piano a incastrarsi, anche se molto ancora non funzionava come doveva. Chiyo riusciva sempre meglio a coordinarsi con Tsukishima per meglio organizzare la difesa, mentre con Tanaka continuava a provare quella sua azione da dietro la linea d'attacco. Anche Nishinoya continuava a esercitarsi su quella con Asahi. Poi c'era l'attacco sincronizzato, l'alzata che si fermava di Kageyama, le schiacciate di Hinata, le battute di Yamaguchi. Tutti si davano un gran daffare e mostravano di andare sempre meglio, anche se cominciavano a non sopportare più la stanchezza.

La Karasuno perse di nuovo tutti i set che si trovò ad affrontare e fu costretta alle penalità anche quel giorno, sotto al sole cocente, morendo di fatica a ogni passo di più.

Eppure nonostante il poco sonno e la stanchezza del giorno, Chiyo si presentò lo stesso alla palestra tre, la sera.

«Sono tornata! Vi mancavo vero?» sghignazzò comparendo alla porta.

«Ehy ehy ehy! Piccoletta! Eccoti!» salutò Bokuto, correndole incontro.

«Bokuto-senpai! Sei stato grandioso oggi! Come tutti gli altri giorni!» salutò Chiyo, stringendo i pugni nella sua direzione. Bokuto, come sempre quando riceveva un complimento, scoppiò a ridere orgoglioso.

«Insomma, ti diverti proprio a fomentarlo, non credi di esagerare?» borbottò Kuroo, raggiungendo i due.

«Niente è esagerato quando si parla del sottoscritto!» starnazzò ancora Bokuto.

«Beh, certamente non è l'unico che si merita dei complimenti qui» disse Kuroo.

«Non certo tu!» gli disse Chiyo. «Oggi facevi un disastro dopo l'altro!»

E Kuroo non la prese molto bene, sentendosi ferito nell'orgoglio.

«Ha ragione, non eri per niente in forma!» annuì Bokuto.

«È perché ha dormito poco ed è stanco!» intervenne Lev. «Pensa che stamattina per poco non si addormentava nella colazione» rise.

Kuroo e Chiyo si scambiarono d'istinto uno sguardo preoccupato e imbarazzato, mentre dietro di loro Hinata esordiva con uno stupito: «Sul serio? Anche Chiyo-chan oggi era a pezzi! Pensa che si è addormentata sulle scale e mi ha travolto, cadendo giù»

«Sul serio?» chiese Lev, spalancando la bocca. «Non è che sono malati?»

E Chiyo e Kuroo continuarono a fissarsi, cercando in qualche modo sostegno nell'altro nel trovare una scappatoia da quella situazione.

«E se fosse contagiosa?» chiese Hinata, spaventato e i due fissarono i diretti interessati con terrore.

Kuroo e Chiyo ricambiarono lo sguardo, risultando visibilmente imbarazzati, e in contemporanea dissero: «No, è solo che faceva un gran caldo!»

Si stupirono di aver trovato la stessa scusa allo stesso momento e, dopo essersi scambiati un altro sguardo, ridacchiarono divertiti.

Quanto potevano risultare sciocchi?

Se Hinata e Lev non fossero stati tanto tonti, non ci avrebbero messo molto a capire che si trattava di una balla.

«Avanti si gioca!» disse poi Kuroo, cercando di cambiare discorso e si avviò verso la sua metà di campo.

«Akaashi non c'è stasera?» chiese Chiyo, voltandosi verso Bokuto che ancora la guardava perplesso. Aveva intuito che ci fosse qualcosa di strano, ma non riusciva a capire cosa e quella situazione gli era sembrata solo tanto strana.

«Non si sentiva molto in forma, ha preferito disertare.» spiegò, prima di urlare entusiasta: «Ehy, piccoletta! Stai in squadra con noi!»

Kuroo si voltò a guardarlo con una strana luce negli occhi e con una serietà che quasi faceva paura disse: «Voi avete già il vostro nanerottolo talentuoso. Non essere avaro.»

«Avaro?» chiese Bokuto, colpito.

«Non sai cosa vuol dire, vero?» sospirò Kuroo.

«Certo che lo so!» ringhiò Bokuto, ma non aggiunse altro.

«Allora dimmelo» lo provocò Kuroo, sogghignando.

Bokuto balbettò qualcosa di confuso prima di dire: «È talmente banale che spiegartelo mi fa sentire stupido.»

«Tu sei stupido» si lasciò sfuggire Kuroo e Bokuto lo fulminò: «Che hai detto?»

Chiyo sghignazzò nel vederli, divertita da quella scenetta, poi si avvicinò rapidamente a Bokuto, l'afferrò per la manica della maglietta e lo trascinò giù per riuscire ad arrivare al suo orecchio, dove sussurrò qualcosa.

Bokuto si illuminò, poi portandosi le braccia al petto disse con orgoglio: «Avaro è qualcuno che desidera avere tutto per sé, senza condividere!»

Kuroo alzando un sopracciglio poco convinto spostò lo sguardo sulla ragazza, mormorando: «Così però non vale»

Chiyo alzò le spalle. «Aiuto i più deboli, sono sensibile alla causa, un po' come Robin Hood. Non posso farci niente, è la mia natura.»

Bokuto al suo fianco rise orgoglioso di averla dalla sua parte, ma solo successivamente si rese conto che gli aveva dato del debole e interrompendo bruscamente la sua risata si lasciò sfuggire un «Eh?» poco convinto.

Kuroo scoppiò a ridere come poche volte faceva e Chiyo, sghignazzando divertita, saltellò verso la parte di campo dove avrebbe giocato Kuroo, decretando così implicitamente che sarebbe stato al suo fianco per quella sera.

Tsukishima si unì a Bokuto e Hinata, mentre Chiyo e Kuroo si tennero Lev.

Partirono e i primi a battere furono i gufi.

Kuroo ricevette la palla e Chiyo corse sottorete, prendendo il posto dell'alzatore.

«Lev, vai con una bomba!» gridò alzandogliela. Lev esaltato corse e saltò allungando una mano verso l'alto ma mancò la palla e atterrò insieme a lei, nella sua parte di campo.

Chiyo lo fissò qualche secondo esterefatta.

«Non abbatterti, Kenma ci ha messo giorni per capire come coordinarsi con lui» le disse Kuroo.

«La prossima la prendo!» gridò Lev esaltato.

"Questo mi ha dato un sacco di problemi alle partite, eppure è così... pessimo!" pensò Chiyo, stupita.

«Vado di nuovo!» urlò Tsukishima, battendo ancora.

«Mia!» gridò Chiyo correndo rapidamente verso l'angolo sinistro, dove sarebbe caduta. La prese e la rimandò indietro.

«Lev!» gridò Kuroo, vedendo come la palla andasse verso di lui. Il ragazzo tirò fuori la lingua, osservando concentrato la palla e cercò di posizionarsi sotto di lei. Riuscì a prenderla ma la spedì di traverso e Kuroo dovette saltare e colpirla con un pugno per riuscire a rimandarla dall'altro lato.

"Almeno non hanno fatto punto" sospirò Chiyo, constatando quanto fosse sempre più pessimo.

«Hinata!» chiamò Tsukishima, alzando la palla dopo che Bokuto l'ebbe presa. Hinata prese la rincorsa e saltò, con quel suo solito sguardo infuocato, pronto a colpire la palla e Chiyo trattenne nuovamente il fiato nel vederlo volare così in alto, ricordandosi della prima volta che l'aveva visto. Quando aveva scoperto che anche "i piccoletti" possono volare, e si era sentita così stupida e felice allo stesso tempo.

Lui era stata la speranza che si era riaccesa nel suo cuore, quella che l'aveva portata a sforzarsi sempre di più per tornare a lottare contro i suoi limiti.

Kuroo corse a muro e provò a fermarlo, senza successo.

Lev dietro di lui si preparò con un bagher per riuscire a riceverla, ma ancora una volta sbagliò tutto e la prese di faccia, cadendo a terra.

"Che idiota!" pensò Chiyo correndo con rapidità nella sua direzione. «Kuroo!» gridò prima di saltare, sorvolando il russo che ora cadeva a terra sotto di lei, e prese la palla al volo con un palleggio. L'alzò e Kuroo la schiacciò, ma Tsukishima riuscì a saltare in tempo e bloccarlo con un muro, facendo perdere ai gatti quel punto che Chiyo aveva tanto sudato per accaparrarsi.

Ma lei non ebbe tempo di rammaricarsi che atterrando si era dimenticata di avere sotto di sé Lev e gli finì addosso, perdendo l'equilibrio quando lui si mosse dolorante e finendo di faccia a terra.

«Ahi ahi» lamentò Chiyo, tirandosi sulle mani, poi sobbalzando si voltò verso il russo gridando terrorizzata: «Scusami! Ti ho fatto male?»

Lev mugolando dal dolore, tenendosi lo stomaco, dove Chiyo era atterrata, negò debolmente.

«Chiyo-chan! Tutto a posto?» gli si avvicinò Kuroo, preoccupato.

Chiyo gli volse gli occhi, poi sorrise, arrossendo lievemente, trovando adorabile il fatto che lui si fosse preoccupato per lei, e annuì.

«Lev! Quando imparerai a ricevere come si deve?» lo sgridò Kuroo.

«Io non capisco, hai riflessi ottimi quando si tratta di schiacciare ma in tutto il resto fai schifo» disse Chiyo, incrociando le braccia al petto pensierosa.

«Solo se l'alzata è buona» disse Kuroo.

«Segui l'istinto, proprio come Hinata» osservò Chiyo. «Beh, fintanto che la palla non cade a terra anche prenderla di faccia può andar bene, finché sopravvivi» sghignazzò.

Lev si sollevò sorridendo entusiasta: «Hai visto Kuroo? Ha detto che andava bene!»

«Non è quello che intendeva!» gridò Kuroo, colto da una vena furiosa.

«Dai, su! Su! Riprovaci» sorrise Chiyo. «Occhi sulla palla, non perderla nemmeno un istante e cerca di muovere di più i piedi. Questa volta andrà meglio, vedrai.»

«Sì!» annuì Lev, alzandosi in piedi.

«Vado!» annunciò Tsukishima, prima di battere ancora.

La palla cadde in direzione di Lev e lui, tirando fuori la lingua, si chinò sulle ginocchia pronto a prenderla.

Ma improvvisamente si sentì tirare indietro per la maglietta con una foga enorme, tanto che si sbilanciò e cadde. Ma prima di cadere riuscì a colpire la palla con gli avambracci e mandarla dall'altro lato.

«Chance ball!» gridò Hinata, prendendola. Tsukishima alzò, Bokuto saltò per schiacciare ma Kuroo riuscì a murarlo e prendersi il loro primo punto.

Si voltò poi verso Lev, seduto a terra, confuso per quanto successo. Dietro di lui e parzialmente schiacciata dal suo peso, era a terra anche Chiyo.

Lev si voltò a guardarla ponendosi mille domande: l'aveva tirato indietro, lei l'aveva fatto cadere, per quale motivo?

Chiyo in tutta risposta sorrise entusiasta e fece il segno di vittoria con le dita. «Hai visto che l'hai presa?»

Lev scattò in piedi urlando con fervore «Ce l'ho fatta! Che ricezione da maestro!»

Kuroo le si avvicinò e le allungò una mano, per aiutarla ad alzarsi, mano che lei accettò volentieri.

«Potevi salvarla, ti ho visto farlo un sacco di volte, ma hai preferito fare in modo che ci riuscisse lui» osservò.

«Aveva bisogno di una spinta motivazionale» sghignazzò lei e Kuroo volse gli occhi a Lev che ora gridava e correva per tutto il campo.

«No, io credo che ne abbia già abbastanza» mormorò.

«Eddai! Guarda ora com'è felice» sghignazzò ancora lei.

«Beh, non ci saremo presi quel punto senza il mio muro che ha bloccato quello spavaldo di Bokuto» sghignazzò Kuroo, inorgogliendosi.

«Ottimo lavoro, capitano!» esordì lei, rizzandosi stile soldatino e portandosi una mano alla fronte nel saluto tipico militare.

Kuroo l'osservò un po' perplesso, forse aspettandosi qualche frecciatina invece che quella specie di complimento, poi ammorbidendosi le sorrise e le fece un paio di carezze sulla testa, stile animaletto domestico.

«Sai, stavo notando che averti da questo lato del campo fa tutto un altro effetto» sorrise lui, accendendosi appena nello sguardo.

«Spero positivo» mormorò lei, poco convinta, temendo in qualche altra sua cattiveria.

«Fai venir voglia di usare fino all'ultimo briciolo di energia» sorrise sempre più infervorato, puntando lo sguardo sulla squadra avversaria. Chiyo sorrise a sua volta, sulla scia del suo sguardo colmo di energia e spirito combattivo, e anche lei puntò gli occhi sulla squadra avversaria.

Bokuto rabbrividì nel guardarli e cominciò a balbettare: «Ehy, voi due... siete terrificanti! Che avete in mente?»

E in tutta risposta loro sghignazzarono malignamente.

Kuroo andò alla battuta, mentre gli altri due si posizionarono in difesa.

«Lev, stai vicino alla rete, pensa a fare muro» gli disse Chiyo, guardandosi attorno per riuscire a stabilire un raggio d'azione adeguato. Se Lev si fosse messo in difesa con lei avrebbe solo peggiorato la situazione.

Tsukishima ricevette e fu la volta di Hinata ad alzarla, che andò nel panico, non l'avendolo mai fatto e finì con il lanciarla troppo in avanti. Bokuto la mancò e il punto fu dei gatti.

Di nuovo battuta, ricezione e attacco, fino a superare ciascuno i dieci punti, condendo il tutto con errori su errori.

Ancora battuta ai gatti, che venne perfettamente ricevuta dai gufi. Tsukishima alzò nuovamente a Bokuto e Kuroo corse ad aiutare Lev a muro.

Chiyo si mise dietro di loro, non sbilanciata da nessuna delle parti, cercando di mettersi in una posizione ideale per correre ovunque avesse dovuto in caso.

Bokuto saltò, pronto a schiacciare e Lev e Kuroo lo murarono.

Ma in quel muro così alto c'era un enorme pecca, che Bokuto colse ma che Chiyo colse troppo tardi, invece: Lev teneva le braccia troppo aperte e lontane l'una dall'altra, lasciando davanti all'attaccante una vera e propria via di passaggio.

Bokuto schiacciò, passandoci attraverso, e Chiyo, non aspettandosi un errore simile, non ebbe tempo di reagire prontamente.

La palla le arrivò dritta in viso, scaraventandola a terra.

Bokuto urlò, terrorizzato: «Ho ucciso la piccoletta!», mentre al suo fianco gli faceva eco con lo stesso terrore Hinata: «Chiyo-chan!»

Kuroo scattò verso di lei, con la preoccupazione stampata in volto e si chinò per soccorrerla. Ma sussultò quando riuscì finalmente a vederla in viso: nonostante l'enorme segno rosso in piena fronte e l'apparente immobilità, gli occhi di Chiyo erano spalancati e colmi di una furia che avrebbe messo in fuga anche il peggiore dei predatori esistente.

Si alzò di scattò, mettendosi a sedere, e puntò quegli stessi occhi su Lev che ridacchiando si grattava la nuca e chiedeva scusa.

«Ehy, tu...» mormorò con una tonalità altrettanto terrificante. Poi scattò in piedi gridandogli contro furibonda: «Che razza di muro era quello? Cercavi di bloccare una palla o di salutare tua nonna? Babbeo!»

Kuroo si voltò dall'altro lato, portandosi una mano alle labbra per soffocare la risata che inevitabile cercò di uscirgli.

«Eh? Non c'è bisogno di incazzarsi!» mormorò Lev, guardando Chiyo dall'alto al basso. Chiyo si portò una mano alla frangia dei capelli e la sollevò, mettendo ben in mostra il segno rosso che aveva su e gridò: «Ti sembra che non ci sia motivo di incazzarsi?!»

Lev l'osservò un po' sbalordito, poi chinandosi per avvicinarsi meglio al sul viso affermò con stupore: «Che botta!»

«Ma te pensa!» gridò Chiyo, ancora arrabbiata.

«Dai, dai!» sorrise Lev, dandole dei colpetti sulla testa come avrebbe fatto con un cagnolino. A quanto pareva era una reazione che scaturiva spesso. «La prossima la prenderai sicuramente, non amareggiarti.»

"la prossima..." cominciò a pensare Chiyo prendendo letteralmente fuoco "...la prenderò...sicuramente?"

Stava dando la colpa a lei? Stava dicendo che era stata lei a sbagliare a non prenderla e non lui a tenere le braccia spalancate facendo quasi da mirino per Bokuto?

«Ohy, ohy!» intervenne Kuroo, poggiando le mani sulle spalle di Chiyo. Nonostante tutto il furore che le stava bruciando in stomaco, quel semplice contatto la calmò improvvisamente. «Forza, non litigate. Siamo qui per fare una partitella tra amici, non c'è bisogno di prenderla sul serio.»

Chiyo fece un lungo sospiro, sforzandosi di calmarsi.

«Va bene. Va bene.» disse tornando al suo posto.

Kuroo la guardò sorridendo, poi con uno scatto si voltò verso Lev, fulminadolo: «E comunque ha ragione! Devi tenere più unite le braccia, quante volte te lo devo ripetere?»

Lev ridacchiò ancora, chiedendo scusa e promettendo che la prossima volta sarebbe andato meglio.

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Capitolo 22
*** Gatto sospetto avvistato ***


Gatto sospetto avvistato


Quella notte, alla stessa ora di sempre, Chiyo si alzò dal suo futon e andò nello stanzino delle macchinette. Lo trovò vuoto, ma era fiduciosa e sapeva che Kuroo sarebbe arrivato a momenti. Avevano deciso di tenere per sè la cosa, di cercare di restare nell'ombra, prima di tutto perché non trovavano carino sbandierare in giro certe cose e poi perché erano membri di squadre rivali e non sapevano come gli altri l'avrebbero presa. Poteva anche esserci il rischio che non li avessero fatti giocare l'uno contro l'altro per evitare favoreggiamenti e loro non lo volevano assolutamente. Non desideravano altro che scontrarsi in campo per decretare chi dei due fosse il vero gigante.

E poi era appena successo, era qualcosa di strano anche per loro.

Per questo, quell'angolo ritagliato in piena notte, era l'unico momento in cui potevano tornare a stare un po' insieme veramente. Mentre aspettava, tentò di nuovo di cercare i famosi biscotti di Kageyama, ma quella volta senza successo. Probabilmente il ragazzo, stufo di essere derubato, gli aveva finalmente trovato un valido nascondiglio. Chiyo sbuffò e si lasciò cadere a sedere sul mobiletto, in silenzio, ad aspettare. Neanche si era accorta però, quella sera, che la sua uscita dalla stanza non era passata inosservata. Kaori e Yukie, camminando in punta di piedi, raggiunsero lo stanzino delle macchinette.

A Kaori uscì uno sbadiglio, per la tarda ora, e si beccò uno "shh" di rimprovero da parte di Yukie. Si affacciò lentamente, cercando di non essere vista e vide Chiyo seduta sul mobiletto, concentrata a fissarsi i piedi che dondolavano nel vuoto.

Non c'era nessun altro.

Yukie fece cenno all'amica di seguirla e insieme tornarono indietro, nascondendosi dietro l'angolo del primo corridoio.

«Chi c'era?» chiese Kaori sottovoce.

«Nessuno, era sola» rispose Yukie.

«Secondo me aveva ragione, non c'è nessuno. Dai, torniamocene a letto.»

«No! È troppo sospetta! Secondo me sta aspettando...»

«Ma io ho sonno» lamentò Kaori, beccandosi un altro "sh" da parte dell'amica.

Poi si illuminò e mormorò: «Arriva qualcuno!»

«Eh?!» sembrò risvegliarsi Kaori e spingendo cercò di infilarsi sotto l'amica per guardare anche lei. «Chi è? Fammi vedere!»

«Fai piano o ci scopre!» l'ammonì Yukie.

«Ehy...quello non è...?» ed entrambe si portarono una mano alla bocca spalancata, sorprese, e lievemente rosse in volto per la scoperta. «Il capitano della Nekoma!»

Kuroo raggiunse lo stanzino barcollando appena e grattandosi la nuca, impigrito. Tirò un lungo sbadiglio, prima di affacciarsi.

Puntò gli occhi su Chiyo, lievemente sorpreso, ma poi sorrise timidamente.

«Scusa, ti ho fatto aspettare. Mi sono addormentato, stasera sono veramente a pezzi» disse entrando.

«Aspettare?!» esclamarono in un sussurro Kaori e Yukie, prima di guardarsi con gli occhi che brillavano.

«Si trovano qui tutte le notti!» disse Yukie, trasognante.

«Che cosa romantica!» gli fece eco l'amica.

«Non preoccuparti!» gli sorrise Chiyo. «Sono arrivata da poco anche io. Kaori e Yukie si sono fatte strane idee su di me e hanno cercato di restare sveglie fino a tardi per vedere se uscivo dalla stanza. Ho dovuto aspettare che crollassero» sospirò con amarezza. Quelle due non gli avrebbero più dato pace.

«Strane idee?» ridacchiò Kuroo, mettendosi davanti a lei e facendole scivolare delicatamente una mano su un fianco, in un accenno di un abbraccio. L'altra mano la portò sul suo viso, accarezzandole una guancia, scorrendo fin dietro la nuca, e tirandosela leggermente contro le stampò un delicato bacio sulle labbra.

Chiyo si sentì di nuovo esplodere dentro, in quel turbinio di emozioni che già la sera prima aveva provato e che per poco non l'avevano fatta star male da quanto erano intense.

Quando Kuroo la lasciò di nuovo andare, lei tornò a respirare, scoprendo che ancora una volta aveva trattenuto il fiato.

«Che tipo di idee?» chiese curioso, restando in quella posizione.

«Credono che io abbia un ragazzo, o comunque qualcuno che mi piaccia» sventolò la mano lei, sospirando affranta.

Kuroo accennò un sorriso raddolcito, illuminando appena il volto, e chiese: «Non è così?»

Chiyo si irrigidì, arrosendo violentemente e cominciò a balbettare: «Beh... non lo so... ecco... è stato solo... ieri sera... noi...»

«Chiyo-chan» l'improvviso cambio di tono di Kuroo, quasi la spaventò. Era diventato così serio, per quale motivo? «Vorrei che tu fossi sincera con me.» poi sorridendo, alzò le spalle assumendo un'espressione disinteressata. «Insomma, non posso continuare a perdere notti di sonno per qualcuna che si dimenticherà di me non appena uscita da quella porta, no? Sarebbe una perdita di energie inutili.»

«È così che mi vedi?» chiese istintivamente Chiyo, innervosendosi appena nel sentirsi appellare come un'eventuale "perdita di energie". Ma lasciò correre e divenne seria anche lei, affrontando quella questione. La sera prima aveva evitato di rispondere esplicitamente e lui ancora le chiedeva conferma, nonostante quello che stavano vivendo.

«Tu hai paura di non piacermi?» chiese lei, corrucciandosi appena, come se stesse cercando di capire una lezione a scuola.

«È naturale, no?» alzò le spalle lui. Mica poteva leggerle la mente, come poteva saperlo?

Il punto della questione però non era il piacere o meno, ma era la sensazione di paura. Kuroo aveva insistito la sera prima per avere una risposta esplicita e ora era tornato alla carica, questo dimostrava quanto la cosa gli stesse a cuore, quanto lo preoccupasse non sapere ciò che lei pensasse di lui.

Si mostrava sempre freddo e calcolatore, superiore a tutti, non sembrava mai avere punti deboli, ma lì, in quella stanza, quella notte, Chiyo ebbe la sensazione di averne appena trovato uno.

"Chissà che magari non ci abbia pensato tutta la notte" pensò lei, lasciandosi sfuggire un leggero sorriso intenerito. L'eventualità la riempiva d'emozione, era qualcosa di assolutamente dolce e inaspettato da parte di uno come lui.

Le guance di Chiyo si arrossarono, mentre il sorriso sul suo volto si stendeva sempre di più, incapace di contenerlo. "Che cosa dolce" pensò, percependo un delicato calore all'altezza del petto. Lui continuò a guardarla interrogativo, chiedendosi cosa le passasse per la testa e perché stesse sorridendo in quel modo. Poi Chiyo si allungò verso di lui, cingendogli il collo e lo strinse, affondando il volto nell'incavo del suo collo.

«Non hai niente da temere, Tetsurou.» E Kuroo sobbalzò appena, colpito nel sentirsi chiamare per nome. «Se c'è una cosa che non riuscirò mai a fare sarà proprio dimenticarmi di te, una volta fuori da quella porta.»

Kuroo sorrise, finalmente soddisfatto, e cingendole la vita la strinse.

«Hai un buon odore» mormorò Chiyo, vicino al suo orecchio, con un tono che sembrava quasi avesse parlato nel sonno. Kuroo, in un flash, rivide Chiyo addormentata sulle sue spalle, il viso rivolto verso il suo collo, Bokuto a fianco a sè che piagnucolava perché lei aveva appena detto che la sua maglietta sapeva di tartufo, e la sua voce che nel sonno aveva pronunciato il suo nome, dopo aver sentito il suo odore. Probabilmente era tutto collegato, anche se in quel momento lui aveva cercato di non dargli troppo peso.

Non doveva preoccuparsi di niente. Chiyo aveva già cominciato a volgere gli occhi a lui, ben prima di rendersene conto.

«Ma tu non dimenticarti di me, eh!» si affrettò ad aggiungere lei, puntellandolo sul petto con un dito con aria minacciosa.

«Sarebbe impossibile dimenticarsi di una pasticciona come te, con tutti i guai che combini» sospirò lui, cercando ancora una volta di assumere quell'aria da superiore.

«I guai mi travolgono! Non sono io a cercarli! Te l'ho già detto!» lamentò lei.

«Certo, certo...» continuò lui, mostrandosi poco convinto.

«Sei proprio insopportabile!» ringhiò Chiyo.

«Ehy, così mi spezzi il cuore» ridacchiò lui, portandosi una mano al petto e fingendosi melodrammatico.

«Perché ne hai uno?» continuò lei.

«Da qualche parte, sicuramente.»

«Impolverato, inutilizzato e dimenticato!» continuò lei, infastidita sempre più. Lui le afferrò la mano, stringendola con dolcezza, e guardandola negli occhi disse affabile: «Lo tengo ben conservato per una persona speciale.»

Chiyo, ancora una volta, avvampò così violentemente che per poco non si sentì male. E Kuroo sghignazzò divertito nel vedere la sua reazione, in qualche modo soddisfatto, come se avesse voluto proprio quello.

Gli piaceva sapere di averla in pugno.


«Mi spezzi il cuore» mormorò Kaori.

«Lo tengo conservato per una persona speciale» mormorò Yukie.

Sedute per terra, una di fianco all'altra, con la schiena poggiata al muro e non troppo lontane dallo stanzino per poter origliare un po', entrambe stringevano il lembo della propria maglietta tra i denti, per trattenere l'emozione che si sarebbe potuta sprigionare in urla e pianti.

E insieme, infine, sospirarono trasognanti: «Che dolce!!!»


NDA

Eccomi! Capitolo un po' meno intenso degli altri e forse anche più corto, chiedo scusa se questa volta non sarà proprio di vostro gradimento (pure lo stile mi lascia un po' perplessa, ma non ho tempo di sistemarlo).

Yukie e Kaori hanno fatto centro! Sgamata Chiyo-chan! Poveretta... chissà cosa le toccherà subire ora da quelle due ahahah


ANNUNCIO ALLA CLIENTELA: Purtroppo, per profondi problemi personali (Dio liberami dall'ansia) purtroppo credo con ogni probabilità che la settima prossima salterò la pubblicazione e andremo direttamente a giovedì prossimo (29 per intenderci). Sinceramente spero di no e di riuscire a mantenere l'impegno, ma sappiate che c'è alto rischio. Ci scusiamo per il disagio u.u

*dlin dlon * fine annuncio.


Vi lascio comunque l'anticipazione e, nel caso non dovessimo.... rileggerci (?)... BUON NATALE!


«Sempre quel Bokuto! Va sempre da quel Bokuto! Ormai mi ha dimenticato per sempre...» piagnucolò Tanaka.

«Ma no, Tanaka, sono sicuro che non è così» disse Sugawara, cercando di consolarlo, ma non riuscendo a trattenere una risatina divertita.

«O magari tra quei due c'è del tenero» sghignazzò Daichi, stendendosi al fianco di Sugawara. Tanaka sobbalzò, allarmato: «Con quel testa a gufo scemo?! No! Non se ne parla! Glielo impedirò!»

«Impedirglielo? Non sei mica suo padre?» disse Daichi.

«Chiyo-chan merita di meglio! E poi è l'asso di una squadra avversaria! Non se ne parla! Adesso vado a dirgliene quattro...»


Tanaka-brother torna all'attacco xD Vai Tanaka-san! Fagli sentire la tua voce!

Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaoooooooooooooooooooooo


Tada Nobukatsu-kun

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Capitolo 23
*** Le anime di Romeo e Giulietta infestano la Shinzen ***


Le anime di Romeo e Giulietta infestano la Shinzen


Chiyo scese le scale sbadigliando e stiracchiandosi. Aveva una fame da lupi, lo stomaco non smetteva un attimo di brontolare. Ma ciò che aveva ancor più della fame era il sonno. Ormai erano al sesto giorno di ritiro, erano tutti stanchi e stremati, lei forse più degli altri visto che nonostante i miglioramenti ancora non poteva far a meno di correre più del necesario. E poi era una ragazza, sostenere i ritmi maschili non era semplice. E, infine, ci si metteva quella faccenda che ora la notte non se la dormiva tutta e benchè fosse qualcosa di piacevole, la distruggeva fisicamente come poche volte.

Scese l'ultimo scalino e si trovò di fronte Kuroo, probabilmente anche lui diretto a mensa proprio come lei.

Le dedicò un dolce sorriso e la salutò con un: «Buongiorno»

Chiyo parve svegliarsi improvvisamente, ancora una volta colta da un leggero fremore all'altezza del petto. Sorrise luminosa e arrossendo lievemente si sistemò istintivamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Ciao!»

«Vai a mensa?» chiese lui.

Chiyo annuì e i due presero a camminare l'uno a fianco all'altro.

«Hai dormito bene?» chiese Kuroo.

«Non molto, c'era un gattaccio fuori dalla finestra che non ha smesso un attimo di miagolare e mi ha tenuta sveglia un bel po'» disse lei, sorridendo maliziosamente.

«Magari voleva solo attirare la tua attenzione» sghignazzò Kuroo, cogliendo la frecciatina.

«Era però un po' insistente» ridacchiò lei.

«Era un gatto carino per lo meno?» le chiese Kuroo, lanciandole uno sguardo malizioso. Chiyo arrossì, colta alla sprovvista, e un po' agitata provò a balbettare qualcosa.

«Sì, insomma... nella norma... era un gatto, no?» poi tranquillizzandosi un po', disse: «Magari un po' troppo spettinato e arruffato.»

Kuroo la scrutò qualche secondo, un po' corrucciato, poi mormorò: «Nella norma?»

Chiyo si lasciò andare a una leggera risata divertita. «Che c'è? Ci sei rimasto male?»

Ma lui non rispose, limitandosi a sbuffare, e fece morire lì la cosa, lasciando però travisare che sì, un po' c'era rimasto male. Entrarono a mensa che lei stava ancora sghignazzando, osservando il suo volto lievemente imbronciato.

«E comunque lo stile spettinato non è male per niente!» disse poi lui, grattandosi la nuca e avvicinandosi ai vassoi e Chiyo rise ancora divertita.

Pochi tavoli più in là, Kaori e Yukie erano sedute che mangiavano, un po' assonnate per aver perso un po' di sonno nella notte, ma ancora in piedi.

Kaori fu la prima a notare Chiyo e Kuroo entrare in mensa, uno di fianco all'altro, con lei che sembrava luminosa e radiosa, intenta a ridere di qualcosa che sicuramente lui aveva appena detto.

Sgomitò l'amica a fianco che, dopo un primo momento infastidito, seguì il suo sguardo e li vide anche lei. Le due sorrisero emozionate, scambiandosi sguardi e gongolando.

«Che vi prende?» chiese Miyanoshita, la manager dell'Ubugawa, sedendosi di fianco a loro.

Kaori e Yukie, sghignazzando, negarono con la testa e in contemporanea dissero: «Niente!»

Davanti a loro Kuroo si allontanò da Chiyo, dirigendosi col suo vassoio verso il tavolo della sua squadra e la ragazza si guardò un po' attorno, cercando a sua volta un posto dove mettersi.

In quel momento Kaori saltò in piedi, sventolando le braccia e urlando a gran voce: «Chiyo-chan! Ti abbiamo tenuto il posto!»

Al suo fianco Yukie ridacchiava e indicava una sedia vuota proprio di fronte a loro.

Chiyo le guardò un po' terrorizzata: non le piaceva quando si comportavano in quel modo così vistoso e rumoroso, voleva dire che avevano qualcosa per la testa.

D'altra parte, dopo aver urlato a tutta la mensa che quel posto era suo riservato, se si fosse rifiutata avrebbe destato sospetti. Perciò si avvicinò sospirando e preparandosi a chissà quale interrogatorio imbarazzante.

Si sedette e cominciò a mangiare silenziosa, sotto lo sguardo sorridente delle due amiche. La cosa la irritava e la riempiva di imbarazzo, ma si sforzò di ignorarle.

«Allora, hai dormito bene Chiyo-chan?» chiese a un certo punto Kaori.

«Magnificamente, grazie» rispose lei con superiorità.

«E non hai avuto caldo?» chiese Yukie, sulla scia della prima.

Chiyo cominciò a intuire cosa stessero cercando di dirle e prese a sudare freddo. Ma continuò a mangiare, limitandosi a negare con la testa.

«Io un po'... pensa che a un certo punto ho avuto desiderio di alzarmi e andare, che sò, nella stanza delle macchinette, per esempio! Per provare a rinfrescarmi un po'.»

E Chiyo ebbe come un micro-infarto.

«E perché non l'hai fatto, allora?» chiese con ingenuità Miyanoshita al suo fianco. Kaori e Yukie la guardarono sghignazzanti, forse trovando divertente come quella fosse una domanda caduta a fagiolo, nonostante lei fosse all'oscuro di tutto.

«Beh, perché, sai, a volte da quelle parti, a quell'ora di notte, si fanno strani incontri.»

Ormai non serviva altro, Chiyo capì: loro sapevano! Probabilmente l'avevano seguita. Ma loro sapevano!

Saltò in piedi colta dal panico e cominciò a sventolare le braccia davanti a loro urlando: «Basta! Basta!»

«Ma che gli prende?» chiese Miyanoshita, guardandola stralunata.

Kaori e Yukie risero, divertite da quella reazione, poi la prima spiegò: «Ha paura dei fantasmi»

«Fantasmi?» chiese Miyanoshita.

«Sì! Non lo sapevi? Dicono che ci sia un fantasma che gira per la scuola di notte.» disse Yukie.

«Due a dire il vero! Una coppia» continuò Kaori.

«Due innamorati segreti» sospirò Yukie con gli occhi trasognanti.

«Sì ma il loro amore deve restar segreto!» aggiunse Kaori. «Si dice che chi dovesse vederli, poi la mattina dopo si svegli morto!»

«Che paura!» gridò Miyanoshita, portandosi le mani al viso.

«Sì, perché loro facevano parte di due famiglie rivali! Come Romeo e Giulietta!» continuò Yukie. Chiyo al loro fianco, stralunata e in parte grata per essersi inventate quella storia, tornò a sedersi, ascoltandole.

«Ma un giorno i loro padri li scoprirono e per punirli li uccisero. Così adesso girano per questi corridoi mano nella mano, vivendo il loro amore, ma se qualcuno dovesse scoprirli questo porterebbe loro alla mente la tragedia che hanno vissuto e ucciderebbero lo spione, per preservare il loro amore» concluse Yukie.

Kaori la guardò con gli occhi brillanti, esclamando: «Com'è romantico!»

«È spaventoso! Non mi alzerò più per andare in bagno, dopo questo!» tremò Miyanoshita.

"Ne hanno di fantasia, però..." pensò Chiyo, tornando a mangiare, sovrapensiero.

«Chiyo-chan ne è terrorizzata, per questo si è agitata tanto. Considerato poi che ieri sera è uscita per andare a rinfrescarsi per il troppo caldo. Se li avesse incontrati a quest'ora sarebbe morta.»

E benchè fosse tutta una storia inventata, la credibilità e i contorni che avevano aggiunto al tutto, la fecero comunque rabbrividire spaventata.

Comunque era una storia credibile e per questo in un certo senso era loro grata.

La giornata di allenamento riprese e, come tutte quelle passate, l'affrontarono perdendo con dignità e affrontando penalità su penalità.

Ma anche quel giorno giunse a sera.

«Comincio a essere veramente esausta» ansimò Chiyo, seduta sul prato della collinetta fuori dalla palestra, intenta a prendere aria.

«Questi ritiri sono veramente distruttivi» disse Sugawara, al suo fianco, alzando la testa al cielo già coperto di stelle.

«Però...» sorrise Chiyo, illuminandosi. «Mi sto divertendo un sacco!»

E Sugawara le sorrise dolcemente, intenerito da quel suo modo di fare sempre così gioviale e un po' infantile.

«Chiyo-chan!» la chiamò Tanaka, raggiungendola. «Riproviamo con Nishinoya e Asahi l'attacco dalla seconda linea, vieni anche tu?»

«No! Mi aspettano nella palestra tre! Lo riproviamo la prossima volta, Tanaka-san!» disse lei alzandosi in piedi.

«Palestra tre?» chiese Hinata, sollevandosi anche lui da terra, poi si illuminò: «Ah! Dove ci sono Bokuto e Kuroo!»

«Tsukishima probabilmente è già lì, andiamo Hinata-san?»

«Sì!» scattò in piedi lui e corsero via, sotto lo sguardo disperato di Tanaka.

«Sempre quel Bokuto! Va sempre da quel Bokuto! Ormai mi ha dimenticato per sempre...» piagnucolò.

«Ma no, Tanaka, sono sicuro che non è così» disse Sugawara, cercando di consolarlo, ma non riuscendo a trattenere una risatina divertita.

«O magari tra quei due c'è qualcosa» sghignazzò Daichi, stendendosi al fianco di Sugawara.

Tanaka sobbalzò, allarmato: «Con quel testa a gufo scemo?! No! Non se ne parla! Glielo impedirò!»

«Impedirglielo? Non sei mica suo padre?» disse Daichi.

«Chiyo-chan merita di meglio! E poi è l'asso di una squadra avversaria! Non se ne parla! Adesso vado a dirgliene quattro...» ringhiò cominciando a incamminarsi verso la palestra tre a grandi passi.

«Dovremmo fermarlo» mormorò Sugawara.

«Già» annuì Daichi, senza però che nessuno dei due muovesse un muscolo.

«Ehy, dov'è Tanaka? Lo stiamo aspettando, qui dentro!» sbucò Nishinoya dalla palestra, guardandosi attorno.

«È andato a dire a Bokuto che non può frequentare Chiyo perché lei merita di meglio» spiegò brevemente Sugawara.

«Eh? Perché quei due si frequentano?» chiese Nishinoya, sconvolto.

«Non che io sappia, ma vedere Chiyo corrergli dietro l'ha fatto ingelosire» sghignazzò Daichi.

«Beh, ma Chiyo corre dietro a chiunque» disse sovrapensiero Nishinoya e gli altri due non poterono che annuire, concordando con lui.

La palla, nella palestra tre, cadde a terra senza che nessuno tentasse di far niente per recuperarla.

Gli occhi erano tutti rivolti all'entrata, occupata da Tanaka che fissava tutti con il suo solito sguardo intimidatorio.

«Tanaka-san? Che fai qui?» chiese Chiyo, chinando la testa di lato, confusa. Cosa gli era preso? Si era piazzato lì, silenzioso e non smetteva di fissarli con quel suo sguardo incazzato.

Che era successo?

Tanaka avanzò a grandi passi verso Chiyo e lei si rimboccò le maniche, drizzandosi e cercando di gonfiare il petto: «Che vuoi? Vuoi litigare?» lo minacciò. Non aveva idea di cosa volesse e cosa avesse fatto, ma solo per il fatto che la fissava in quel modo avrebbe meritato pugni.

Ma Tanaka la superò, piazzandosi davanti a lei e fissando Bokuto dall'altra parte della rete.

«Ce l'ha con me?» chiese Bokuto, guardandosi attorno confuso.

«Probabilmente è perché gli hai rubato il discepolo» disse Kuroo, accennando un sorriso divertito e alzando le spalle.

«Forse non avrei dovuto dirgli di no, prima, quando mi ha chiesto di provare l'attacco dalla seconda linea» sospirò Chiyo, mentre Tanaka ancora silenzioso non smetteva di fissare Bokuto con lo sguardo infuocato.

«Se vuoi mettere le mani su Chiyo-chan dovrai prima passare su di me!» ringhiò Tanaka, parlando, finalmente.

«Eh? Ma di che parli?!» quasi gridò Chiyo.

«Chiyo-chan è il nostro asso nella manica, ma è piccola e un po' scema, perciò va protetta e questo è un compito che spetta al suo Senpai! Perciò tu, gufo spelacchiato, sappi che qualsiasi cosa farai o penserai avrai la mia minacciosa ombra pronta a farti a pezzetti.»

«Piccola e un po' scema?» ringhiò Chiyo alle sue spalle, contrariata da quanto appena sentito.

«Sarò il tuo incubo peggiore» sibilò Tanaka, tornando a fissarlo con lo sguardo peggiore che avesse nel repertorio.

«Non ho idea di che cosa tu stia parlando, ma non mi piace il tuo tono, pelato!» disse Bokuto, incupendosi. «Vuoi fare a botte? Eh?» gridò poi furibondo, puntandogli un dito contro.

«Fatti sotto!» gridò Tanaka, correndogli contro.

«Tanaka-san! Mi hai stufato!» gridò Chiyo dietro di lui, correndogli dietro con gli occhi furibondi. Riuscì a saltargli addosso, prima che potesse raggiungere Bokuto, aggrappandosi a lui, colpendolo ripetutamente e strattonandolo. Tanaka barcollò un po' in giro per la palestra, cercando di proteggersi almeno la testa come poteva, e tentando di non cadere a terra, ma era difficile con quel piccolo folletto aggrappato addosso che gliene combinava di tutti i colori.

Alla fine cadde a terra, stremato, esausto e vinto.

Chiyo si alzò in piedi fiera e ritornò al suo posto, battendosi i palmi delle mani l'uno contro l'altro nel gesto di pulirsi.

Bokuto restò perplesso, guardando il povero Tanaka steso a terra ormai esanime. Non riusciva bene a capire come fosse stato possibile che un ragazzo grande e grosso come quello si fosse fatto mettere KO da uno scricciolo del genere.

«Chiyo-chan è fatta così» ridacchiò Hinata, verso Akaashi al suo fianco, che la guardava stralunato.

«A volte è più virile di chiunque altro nella squadra» la canzonò Tsukishima, sghignazzando. Chiyo lo fulminò e mostrando il pugno gli urlo contro: «Ne vuoi anche tu?!»

«Non ti conviene provocarla, Tsukki, visto come ti ha steso l'altro giorno» scoppiò a ridere Bokuto, ricordandosi di come quella piccoletta fosse riuscita con un pugno a far volare via gli occhiali dello spilungone. Quella scena se la sarebbe portata dietro per il resto della sua vita.

Tsukishima lo folgorò irritato, ma questo non parve servire a molto.

«Caspita, piccoletta, sei una vera forza!» continuò a ridere Bokuto. «Mi mancherai domani quando te ne andrai.»

E a quell'ultima frase, Chiyo ebbe come la sensazione di un fulmine che la colpiva in pieno petto.

"Domani..." pensò, realizzando. "È già... domani"

Improvvisamente si incupì, di fronte a quella verità di cui si era completamente dimenticata. Si stava divertendo, si stava diver tendo un mondo, proprio come aveva detto a Sugawara, ma prima o poi la fine sarebbe arrivata.

Sarebbe tornata a casa sua, nella sua stanzetta da sola, senza le voci di Kaori e Yukie che parlottavano tra loro fino a notte fonda per raccontarsi qualche pettegolezzo. Non si sarebbe più svegliata circondata da tutte quelle persone, quegli amici che si era fatta in quei giorni, e non avrebbe più passato intere giornate a giocare e basta, per poi arrivare a sera e giocare ancora, fianco a fianco con chi desiderava lei.

Non avrebbe più sentito la grossa risata di Bokuto nella palestra a ogni punto che faceva, non avrebbe più rivisto gli errori di Lev che sicuramente erano terribili, ma che visti da fuori strappavano sempre il sorriso, ma soprattutto non avrebbe più rivisto Kuroo.

Niente provocazioni, scherzi, fughe dalla scuola in piena notte per andare a vedere le stelle, o strategie per mangiarsi i biscotti di Kageyama senza che questo lo venisse a sapere. Non avrebbe più rivisto i suoi dolci sorrisi e non avrebbe più sentito il profumo della sua pelle.

Sarebbe tornata a casa sua, a cinque ore di distanza, alla vecchia vita senza tutto quello.

Certo, avrebbe avuto occasione di rivederli dopo i preliminari primaverili, in qualche altro ritiro di un week end, ma sarebbe comunque passato almeno un mese da allora e sarebbe stato solo di una notte. Dei piccoli assaggi.

E dopo?

Kuroo e Bokuto erano del terzo anno, questo significava che quelle sarebbero state le ultime occasioni. Poi avrebbero lasciato il liceo e non li avrebbe incrociati mai più.

Aveva appena cominciato ad abituarsi, a godere di tutto quello, e già le veniva strappato via. Neanche ci aveva pensato, vedendo la fine come qualcosa di talmente lontano ed essendo concentrata su altro.

Invece ora le era stata spiattellata davanti la dura realtà e faceva male, diamine se faceva male!

A testa china, con gli occhi rabbuiati, superò il resto dei suoi compagni, posizionandosi in seconda linea per tornare a ricevere.

Fece un lungo sospiro e si strinse la maglietta tra le dita, all'altezza del petto, dove sotto poggiava il ciondolo a forma di colibrì che le aveva regalato suo fratello.

Infine, si voltò, tornando a guardare gli altri e sorridendo luminosa.

Ma era un sorriso finto, se qualcuno si fosse fermato ad osservarle veramente gli occhi, non ci avrebbe messo molto a capirlo.

Bokuto, al di là della rete, continuava a ridere con quella sua voce potente, mentre Akaashi cercava di placarlo. Dal suo lato, Tsukishima sembrava come sempre non gliene importasse niente, guardandosi attorno con disinvoltura. Hinata, sottorete, faceva pressione per riprendere a giocare, mentre Tanaka se ne stava ancora steso a terra, appena fuori dal campo.

Kuroo, invece, era l'unico che era voltato nella sua direzione e la guardava insistente con uno sguardo rabbuiato, ma scrutatore. Probabilmente lui l'aveva vista quell'ombra che si era impossessata di lei nell'istante in cui Bokuto aveva ricordato che domani se ne sarebbe andata.

Lei cercò di sorridere timidamente, senza riuscire bene a nascondere la tristezza, e abbassò gli occhi.

"Questa è l'ultima sera che potrò giocare con queste persone" pensò, riempiendosi ancora di tristezza, ma decise che non l'avrebbe sprecata.

«Allora? Giochiamo o no?!» lamentò, portandosi le mani ai fianchi, come se avesse voluto rimproverarli di quell'interruzione.

«Bokuto-san, meno chiacchiere e più fatti! Siamo ancora in parità.» aggiunse.

«Ehy! No! Abbiamo fatto punto!» sobbalzò Hinata.

«Quello di prima non vale, Tanaka-san ci ha interrotti» disse lei, sventolando una mano.

«Sì, invece che vale!» ringhiò Hianata.

«No, ho detto!» disse lei.

«Imbroglioni!»

«Approfittatori!»

«Su, bambini, non litigate!» sghignazzò Kuroo, divertito nel vederli alle prese di quell'infatile litigio. Data la loro altezza, l'idea rendeva meglio.

«Non fa niente, piccoletto! Ce lo riprendiamo subito, quel punto» disse Bokuto, prendendo la palla e correndo a fondo campo per battere.


NDA


EHY EHY EHY! Chiedo umilmente scusa per il super mega ritardo >.< la vita è complicata T_T

Non mi dilungherò troppo nell’NDA (anche perché ho bevuto un po’ e il vino potrebbe farmi dire cose che non dovrei u.u)

Mi limito ad approfittare del mio spazietto per scusarmi del ritardo e farvi gli auguri di buon anno nuovo *-* spero che passiate un bel capodanno! Ringrazio di nuovo tutti i recensori e lettori. I luv u!

Eeeee vi saluto già u.u

V lascio la solita anticipazione…


«Vorrei potermene stare qui così tutta la notte» ammise, con un velo di tristezza nella voce. L'idea che di lì a poco sarebbe dovuta tornare sola nella sua stanza, dando definitivamente una fine a tutto quello, la riempiva di dolore.

«Potremmo farlo» disse lui.

«Che?!» stridulò lei, alzando gli occhi sul suo viso. «Non dirai sul serio!»

Era una cosa folle, ma lui aveva già fatto cose folli e questo la portava a credere in tutto ciò che diceva, anche le più stupide. Era imprevedibile.

«Perché no? È l'ultima notte che stiamo insieme, è un buon modo per passarla.»



Kuroo-kun! Che hai in mente? Ehehehehe

Cià cià


Tada Nobukatsu-kun \(W )/

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Capitolo 24
*** Fidarsi o non fidarsi di un Diavolo sotto copertura? ***


Fidarsi o non fidarsi di un Diavolo sotto copertura?


Kuroo raggiunse la stanzina in piena notte e trovò Chiyo già lì, con lo sguardo assorto nel vuoto davanti a sè e le spalle curve. Nonostante il buio della stanza, nonostante i capelli le ricadessero davanti al viso, nascondendola parzialmente, era comunque possibile vederli quegli occhi completamente schiacciati da una profonda tristezza. Kuroo le si avvicinò, senza dire una parola, e continuò ad osservarla. Il silenzio durò qualche secondo che parve eterno, entrambi insicuri su cosa fosse giusto dire o su cosa l'altro avesse voluto sentirsi dire.

«Mi hai fatto promettere che non ti avrei dimenticato» disse infine Chiyo, senza guardarlo, continuando a fissare il suo punto sul pavimento. «Non è stato un errore, vero?» E finalmente alzò gli occhi su di lui. Kuroo rimase sorpreso nel scorgere al loro interno una profonda paura e angoscia. Non c'era tristezza, o per lo meno non era il sentimento predominante, ma c'era principalmente la paura.

«Insomma...» cominciò a tremare lei, sforzando quel solito sorriso che tirava su quando voleva nascondere e sopprimere il dolore. «Non ho sbagliato a... ad appoggiarmi completamente a tutto questo. Non ho sbagliato a crederci, vero?» la voce cominciò a tremarle, sforzata, mentre gli occhi le si inumidirono. «Perché io... io ora credo che non riuscirei più a... insomma, ho promesso. Non so se riuscirei a tornare indietro, a questo punto.»

Kuroo scattò verso di lei e cingendole le spalle se la strinse al petto con quanta più foga aveva. «Non è stato un errore» le disse semplicemente.

«Quindi...» accennò a sorridere lei, cacciando indietro le lacrime. «Quindi non è tutto finito?»

«Finito?» chiese lui, accennando un sorriso e separandosi da lei abbastanza da guardarla in viso: «Vuoi già liberarti di me?»

Chiyo l'osservò qualche istante, mentre un sorriso pian piano le nasceva in viso. «No» ammise poi, in un accenno di risata. «Ancora no.»

«Meno male» sospirò lui. «Pensavo che già stavi pensando a come uccidermi senza destare sospetti.»

«Ucciderti?» chiese lei, confusa.

«Sei pericolosa! Guarda cos'hai fatto oggi al povero Tanaka-kun che voleva solo difenderti dalle grinfie di Bokuto.»

«Tanaka-san è un idiota! Ma che andava blaterando stasera?»

«Credo volesse impedire a Bokuto di mettere gli occhi su di te» alzò le spalle, prima di sghignazzare malizioso. «Poverino, non sa che ha sbagliato bersaglio.»

«Ha detto che sono piccola e scema!» ringhiò lei, ricordandosi cosa l'avesse fatta incazzare più di tutti. Kuroo restò qualche secondo a guardarla, col sopraciglio alzato, senza dire niente. Chiyo lo fulminò, prima di rimproverarlo: «Non dovresti dire qualcosa tipo "Si sbaglia! Non è vero che sei piccola e scema"?!»

«Mi hanno insegnato a non dire mai bugie» sogghignò lui, destando la sua collera, per l'ennesima volta.

«Idiota! Ti faccio secco! Spilungone!» inveì contro di lui, colma d'ira. «Che razza di fidanzato sei, se nemmeno mi proteggi?» e si rese conto solo successivamente di cosa aveva detto, arrossendo.

Gli aveva dato del "fidanzato". Insomma, non che i presupposti non ci fossero, ma non avevano mai ufficializzato in nessun modo la cosa. Non si poteva ancora dire con certezza che stessero assieme.

Ma Kuroo non parve dare peso alla cosa allo stesso modo e si limitò a rispondere, grattandosi la nuca con fare quasi rassegnato, «Mi sembra che tu sia in grado di difenderti benissimo da sola, senza il mio intervento.»

Non aveva avuto reazioni, ma aveva ben capito cosa lei avesse detto. O forse no? Magari non aveva colto. O magari era lei che ancora non capiva troppo bene.

Kuroo colse il suo silenzio e il suo sguardo imbarazzato, assorto, e le chiese: «Che c'è?»

«Uhm... niente, è che...» balbettò lei, tornando a fissare quel punto invisibile vicino ai suoi piedi, penzoloni giù dal mobiletto. «Ecco... mi chiedevo se... date le circostanze, io e te... sì, insomma, se si può considerare che... come dire... stiamo insieme?» riuscì infine a chiedere, avvampando come poche volte aveva fatto.

Kuroo attese qualche secondo, prima di rispondere, alzando gli occhi: «Beh, non so. In realtà pensavo di tenerti ancora un po' come giocattolino, giusto per dirvertirmi un po', e poi magari guardare oltre.»

«Eh?!» sobbalzò lei, spalanco gli occhi. Diceva sul serio?

Kuroo la guardò sogghignando, prima di avvicinare rapidamente il volto al suo e sfiorarle le labbra. «Sto scherzando, stupida» mormorò prima di baciarla.

«Beh» continuò poi con più serietà, sedendosi al suo fianco e cingendole le spalle con un braccio, stringendola. «Non saprei. Tu che ne dici?»

«Io?» chiese lei, agitata come poche volte.

«Sì, dimmi tu che ne pensi. E questa volta dammi una risposta vera, per favore!» la fulminò.

Lei ridacchiò, abbassando lo sguardo, imbarazzata, poi cercando di fare appello a tutto il suo coraggio disse: «Sì, a me sta bene.»

«Ottimo, allora è deciso» e accostandosi al suo orecchio le sussurrò dolcemente: «Ora sei la mia piccoletta.»

Chiyo sorrise emozionata, lasciandosi stringere ancora, poi ebbe un flash e allontanandosi appena da lui quasi gli urlò contro, puntandogli il dito: «Ti eri ingelosito!»

«Eh?!» sobbalzò lui.

«Bokuto qualche giorno fa ha detto che ero la "sua piccoletta" e tu hai iniziato a dargli addosso» spiegò lei. «Avevi detto che era perché si dava troppe arie e ti aveva infastidito.»

«Ed è così» disse lui, distogliendo lo sguardo ma arrossendo appena.

«No, invece! Ti sei ingelosito! Ecco perché ultimamente te la prendevi tanto con lui.»

«Sciocchezze!»

«Dai, non mentire alla tua Chiyo-chan!» sghignazzò lei, sporgendosi verso di lui e punzecchiandolo. «Ammettilo che eri geloso.»

«Nah...» cercò di insistere lui, continuando però ad allontanarsi con la nuca e guardare altrove.

E Chiyo avrebbe continuato ad andare avanti se non avessero sentito delle voci mormorare nel corridoio.

«Sta arrivando qualcuno» sussurrò lei e Kuroo scese dal mobiletto, sporgendosi lievemente dalla porticina. Si guardò attorno, poi si piegò ad afferrare la mano di Chiyo e la tirò via, mormorandole: «Andiamo.»

«Ma perché scappiamo, possiamo sempre dire che ci siamo trovati per caso, no?» chiese lei. Quella situazione le fece tornare in mente la prima volta che Kuroo l'aveva portata fuori, sull'altalena. Anche quella sera l'aveva presa per mano e l'aveva trascinata via. Era una sensazione sempre piacevole.

«Perché così è più eccitante, no?» sghignazzò lui, prima di nascondersi dietro un angolo. «E perché vorrei stare un altro po' in pace con te, senza seccatori che fanno domande» disse poi con più serietà.

Intanto da dietro un angolo, poco distante, erano sbucati due ragazzi dell'Ubugawa. Camminavano appiccicati l'uno all'altro, con una torcia in mano, e si guardavano attorno convulsamente.

«Ma perché dobbiamo farlo?» lamentò il primo, tremolante.

«Perché se ci sono veramente dei fantasmi voglio vederli!» rispose il secondo.

«Ma se ci sono veramente, moriremo! Lo dice la leggenda!»

«Sciocchezze! Certe cose non esistono!»

«Ma allora se non esistono perché siamo qui?»

«Per accertarci che non esistono!»

«E se invece esistesse davvero!»

«Non dire stupidaggini!»

E continuarono a battibeccare su quella storia, camminando lentamente. Kuroo lanciò uno sguardo enigmatico a Chiyo, che si limito a sospirare e negare con la testa. Quella stupida storiella sui fantasmi innamorati aveva fatto il giro della scuola in meno di una giornata, era incredibile!

Lasciarono lì i ragazzi ricercatori e corsero verso la loro finestra semi-aperta.

Uscirono e di nuovo tornarono al parco, sopra quella casetta.

«Fantasmi nella Shinzen?» chiese infine Kuroo, una volta sistemati e finalmente soli. Chiyo sospirando si lasciò avvolgere dalle sue braccia, sedendosi ancora una volta sulle sue gambe, e gli poggiò la testa sul petto.

«Stupidaggini! È una storiella inventata da Kaori e Yukie perché ieri sera ci hanno visti insieme e mentre me ne parlavano Miyanoshita ci ha sentite e loro si son dovute inventare qualcosa.»

Kuroo scoppiò a ridere, nel sentire la ridicola situazione che si era andata creando.

«È incredibile che sia già diventata così virale!» disse lei.

«Le storie sui fantasmi attirano sempre un sacco di curiosi. Avrebbero potuto inventarsi altro... che ne so? Una coppia di scoiattoli.»

«Scoiattoli?» scoppiò a ridere Chiyo, alzando la testa per poterlo guardare in viso.

«Non ti piacciono gli scoiattoli? Meglio i gatti, forse» sogghignò.

«Sì, avrebbero dovuto dire che avevano visto un gatto abbracciato a un colibrì! Non avrebbero sicuramente destato sospetti!»

«Un gatto e un colibrì, che coppia bizzarra e contro natura.»

«Non c'è una sola cosa che sia a nostro favore, se ci pensi.» e Kuroo la guardò, volgendole tutta la sua attenzione. «Tu sei alto io sono bassa, due città diverse, due animali simbolo diversi, due squadre non solo diverse ma addirittura rivali.»

«Il gatto-capo cattivo... è così che mi hai chiamato la prima volta» ricordò Kuroo.

«Hai buona memoria» rise lei, divertita.

«Per le cose che riguardano te, sì» sorrise dolcemente, stringendola. Poi aggiunse: «Insomma, non si incontrano tutti i giorni dei folletti isterici e psicopatici come te, è difficile da cancellare dalla memoria. A volte ho ancora gli incubi.»

«Hai un modo tutto tuo di essere dolce» gli disse irritata, manifestando tutto il suo nervoso ma senza dargli addosso direttamente. In fondo, nonostante la cattiveria detta, la stava ancora stringendo con dolcezza e sorridendo amorevolmente. Come poteva incazzarsi in un momento come quello?

«È la mia arma di seduzione» continuò lui, divertito.

«Forse dovresti rivederla.»

«Perché? Finora ha funzionato» sghignazzò.

Chiyo sorrise intenerita, abbandonando il senso di fastidio per quelle sue continue provocazioni e frecciatine. Si rigirò su se stessa, andando ad affondare il viso contro il suo petto, socchiundendo gli occhi e beandosi di quel suo odore che cominciava a piacerle sempre più. Strinse la sua maglietta tra le dita, restando lì immersa, beata in quell'abbraccio.

«Mi mancherai» ammise infine.

«Sì, lo so bene» rispose lui e lei tornò a irritarsi.

«Non dovresti dire qualcosa tipo "anche tu"?» lo rimbeccò e lui tornò a sghignazzare divertito. Era più forte di lui, non riusciva proprio a non prendersi gioco di lei, le sue reazioni erano sempre uno spasso.

«Non avrai tempo di sentire la mia mancanza, sarai impegnata ad allenarti per i preliminari, e poi...» sorrise, dandole un tenero bacio sulla fronte. «Ti scriverò e ti telefonerò tutte le sere. Mi sentirai tanto che comincerai a detestarmi» sghignazzò.

«Ma io ti detesto già» sorrise lei, accucciandosi più sul suo petto. Da quella posizione poteva sentire battere il suo cuore, era come una ninna nanna delicata e dolce, le infondeva tranquillità. Chiuse gli occhi e si beò di quel silenzio, rotto solo da quel costante tamburellare contro il suo orecchio, e in un attimo si sentì in pace.

Chissà quanto avrebbe dovuto aspettare per poterlo avere ancora, quell'attimo di serenità.

«Vorrei potermene stare qui così tutta la notte» ammise, con un velo di tristezza nella voce. L'idea che di lì a poco sarebbe dovuta tornare sola nella sua stanza, dando definitivamente una fine a tutto quello, la riempiva di dolore.

«Potremmo farlo» disse lui.

«Che?!» stridulò lei, alzando gli occhi sul suo viso. «Non dirai sul serio!»

Era una cosa folle, ma lui aveva già fatto cose folli e questo la portava a credere in tutto ciò che diceva, anche le più stupide. Era imprevedibile.

«Perché no? È l'ultima notte che stiamo insieme, è un buon modo per passarla.»

«Hai idea del rischio? Ci caccerebbero dal club come minimo!» lo rimbeccò con rimprovero. Che andava blaterando!

«Basta non farsi scoprire» alzò le spalle lui.

«E come vorresti fare? Mettere dei pupazzi sotto le coperte per simulare noi stessi? Domani mattina vedrebbero i futon vuoti, non credi?»

«Gli diremo che ci siamo svegliati all'alba e che siamo andati a correre un po'. E comunque, sono sicuro che se ne parlassi con Yukie e Kaori loro troverebbero il modo di coprirti» sghignazzò.

«Non ne sono certa. E tu? Con la tua squadra? Non si insospettirebbero?»

«Sono quello che tiene in riga tutti, sono il più maturo e responsabile, nessuno sospetterebbe di me» disse assumendo un aria angelica.

«Sei un diavolo sotto copertura» constatò Chiyo e lui sghignazzò malefico alla sua affermazione.

«Vai in stanza a prendere un cambio per domani, così non ci facciamo trovare in pigiama. Io cerco un posto dove starcene tranquilli, senza essere scoperti.» e cominciò a scendere dalla casetta-scivolo. Ma Chiyo restò immobile lì, rossa in volto, pensierosa. Non pienamente convinta.

«Non ti va?» chiese lui, vedendola titubare.

«Mi stai seriamente chiedendo di passare la notte con te?» balbettò, agitata come poche volte le era successo.

Kuroo sorrise maliziosamente, sghignazzando, e le chiese: «Ti stai facendo strani pensieri?»

«Io? No!» cominciò a dimenarsi lei, senza uno scopo preciso se non quello di voler trovare una scappatoia. «È che, insomma, è strano... non credi?» e continuò a balbettare qualsiasi cosa le venisse in mente, nella speranza di dire la cosa giusta, tra le tante.

Kuroo la lasciò parlare, guardandolo lievemente divertito, godendosi in un certo senso lo spettacolo, poi le venne in soccorso: «Non ho cattive intenzioni. Te lo assicuro.»

Quello sembrò bastare per calmarla un po', nonostante continuasse a essere rossa in volto.

«Sono un gentiluomo, per chi mi hai preso?» disse con disinvoltura.

Chiyo si avvicinò al bordo della casetta, per scendere, e mormorò poco convinta: «Per un diavolo sotto copertura»

Rientrò nella casetta e stava per dirigersi alla scaletta per scendere, quando Kuroo, dietro di lei, si chinò in avanti e l'afferrò, cingendole la vita. Se la trascinò contro, premendosela al petto, e fece scivolare con voluttuosità la mano sul suo ventre.

«Allora sta a te decidere se fidarti o meno» le sussurrò provocante all'orecchio, prima di posarle con delicatezza le labbra sul collo.

Il cuore di Chiyo parve esplodere ed ebbe come la sensazione che la sua faccia facesse altrettanto, colta da un improvviso bruciore alle guance. Il respiro accellerò e le gambe si fecero molli. Si sciolse dall'abbraccio con rapidità, fuggendo poi via con uno stridulo: «Comincia a fare freddo qui fuori, non credi? Perché non torniamo a scuola?» e non aspettò risposta che già era sulla via del ritorno, dritta e rigida come un soldatino. Kuroo se la rise per un po', poi decise di seguirla.


NDA.

Eccomi! Il capitolo precedente l'ho postato talmente di fretta che neanche ho avuto tempo/modo di lasciare una NDA e delle anticipazioni. Mamma mia che periodo schifoso T_T

Comunque... Kuroo tieni le mani a posto!!! L'aver rivendicato la proprietà non ti da diritto di farne quello che vuoi u.u Non fare lo sporcaccione.

DUNQUE! Accetterà Chiyo-chan di passare la notte con lui, alla fine? E se sì... Kuroo manterrà la promessa di fare il gentiluomo? Insomma, la domanda che tutti ci poniamo è... il prossimo è un capitolo a rating rosso o meno? :P ehehe lo scroprirete settimana prossima col nuovo capitolo che si intitola: "Sai, di solito i gatti se li mangiano gli uccellini"

Niente anticipazioni o vi spoilero tutto xD

Io ringrazio tutti come al solito e vi do appuntamento a giovedì prossimo.

Cià cià


Tada-nobukatsu-kun


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Capitolo 25
*** Sai, di solito i gatti gli uccellini se li mangiano ***


Sai, di solito i gatti gli uccellini se li mangiano


«Allora?» le chiese lui, una volta nei corridoi. «Che hai deciso?»

E Chiyo tornò ad agitarsi, ma sforzando la voce per mantenere la calma disse: «Ci vediamo allo stanzino delle macchinette tra cinque minuti» e scappò via.

Rientrò nella stanza camminando in punta di piedi e guardò i visi di tutte le ragazze lì presenti, assicurandosi che stessero dormendo. Aprì il suo zaino ed estrasse una tuta e le scarpe. Se le strinse al petto e ancora silenziosa tornò verso la porta, col cuore che sembrava stesse per esplodere. Aveva il terrore che qualcuno avesse aperto gli occhi da un momento all'altro e l'avesse colta in flagrante: con in braccio tuta e scarpe, che scusa si sarebbe potuta inventare?

Per fortuna le ragazze sembravano tutte completamente addormentate, complice anche la settimana sfiancante che le aveva ridotte a degli stracci.

Riuscì di nuovo a sgattaiolare alla stanzina delle macchinette, continuando a guardarsi attorno con agitazione. Non riusciva a capire se avesse più paura di essere scoperta o dell'idea di passare l'intera notte sola con Kuroo. Ciò di cui era certa era che la combinazione delle due le faceva venire i crampi allo stomaco.

Si strinse di più la tuta al petto e si appoggiò con la schiena al mobiletto, aspettando. La testa era completamente vuota, riempita solo dai battiti del cuore così forti da rimbombarle nelle orecchie.

Quando Kuroo sbucò dalla porta lei si spaventò, rendendosi conto di quanto fosse stata assorta. Lui le sorrise e le fece cenno con una mano di seguirlo. Si allontanarono molto dalla zona decretata come dormitorio all'interno della scuola, arrivando fin dall'altra parte, dove le aule erano completamente deserte.

Kuroo si fermò davanti a una porta, estrasse una chiave dalla tasca e la usò per aprirla.

Poi si fece da parte, permettendo a Chiyo di entrare. La ragazza, silenziosa e sempre più agitata, camminò a testa bassa e alzà gli occhi solo una volta dentro, per guardarsi attorno.

«Lo sgabuzzino?» chiese inarcando un sopracciglio.

«Ho trovato la chiave e ho pensato che trovare un posto chiuso fosse la cosa migliore, per evitare di essere trovati e visti addormentati dove non dovremmo» spiegò, entrando e chiudendosi a chiave la porta alle spalle.

Chiyo sussultò e guardò la porta impanicata.

Si stavano chiudendo dentro?

Era chiusa a chiave dentro uno stanzino sola con lui?

Stava già cominciando a sudare freddo.

«Lascio la chiave appesa» le disse lui, leggendo il suo sguardo. «Così se vuoi scappare nessuno ti tratterrà dal farlo» la punzecchiò, prima di srotolare a terra un futon. Chiyo osservò ogni suo singolo movimento, ancora assordata dal battito del suo cuore, senza riuscire a muoversi.

Kuroo finì di sistemare il futon e ci si lasciò cadere sopra con un espressione compiaciuta e un lungo sospiro.

«Non ti rendi conto di quanto sei stanco fintanto che non ti stendi» disse con la voce già assonnata. Tirò uno sbadiglio, poi aprì di nuovo gli occhi, puntandoli su Chiyo, ancora immobile.

«Vuoi restartene lì?» le chiese e lei sobbalzò, arrossendo.

Era agitatissima, glielo si leggeva negli occhi. Con un sospiro Kuroo si tirò a sedere e si avvicinò a lei. Le tolse di mano le scarpe e la tuta, poggiandole vicino alle sue, poi la prese per una mano, trascinandola verso di lui, facendola inginocchiare. Le poggiò l'altra mano dietro la nuca e se la tirò contro, fino a incrociare le sue labbra, dove vi ci posò un lungo bacio.

«Vuoi chiamare la mamma e ti faccio venire a prendere?» sghignazzò una volta separata da lui. Chiyo tornò in sè con quella frase, fulminandolo.

«Non prendermi in giro, è più che comprensibile la mia agitazione, non credi? Soprattutto perché tu invece sembri così tranquillo! Sei sospetto!»

«Io non sono tranquillo» le disse serio in viso e questo la colpì. «Ma ti ho già detto che non ho cattive intenzioni, quindi non c'è bisogno di essere così diffidente.» poi dopo una breve riflessione aggiunse con un sorriso malizioso: «A meno che quella che ha cattive intenzioni non sia proprio tu.»

Chiyo tornò ad agitarsi più che mai, arrossendo violentemente e balbettando: «Ma che ti viene in mente? Ti sembro il tipo?»

Gli posò le mani al petto e cercò di allontanarselo, per sottolineare quel concetto, ma lui sghignazzando l'avvolse e se la strinse con forza. «Dove te ne scappi?» ridacchiò.

Chiyo si ritrovò completamente schiacciata contro di lui, che di nuovo si avvicinò a sfiorarle le labbra, mormorando, prima di baciarla ancora: «Ora sei chiusa qui dentro con me, non ti lascio andare via tanto facilmente.»

E Chiyo tornò a non capire più niente, travolta da un'emozione di un'intensità mai provata prima. Kuroo, continuando a tenerla schiacciata a sè, la guidò, spingendola sul futon e coprendola parzialmente col suo stesso corpo.

Si schiacciò contro di lei, mentre rendeva quel bacio più passionale. Spinse la mano lungo il suo fianco, accarezzandola, proseguendo poi lungo il braccio, fino alla spalla, al collo, il viso. Si separò dalle sue labbra, scendendo delicatamente a baciarle il mento, e ancora giù, sul collo.

Proseguì lungo la spalla, spostando leggermente la bretellina della cannottiera con un dito, mentre l'altra mano scendeva nuovamente a sfiorarle il collo e la spalla.

Chiyo sentì il respiro morirle in gola, mentre rabbrividiva a ogni suo tocco, in un misto tra agitazione e piacere. I brividi si fecero talmente intensi, da trasformarsi in un vero e proprio tremore.

«Non mi sembrano cose che farebbe uno che non ha cattive intenzioni» mormorò con un filo di voce, deglutendo.

Kuroo rispose con un pigro: «Mh», non smettendo nella sua esplorazione, scendendo ora a baciare appena sotto la spalla, la prima porzione di petto.

«Tu dici?» chiese poi, lanciandole uno sguardo. Risalì rapidamente, chinando la testa da un lato e posando le labbra appena dietro il suo orecchio.

Chiyo non riuscì a trattenere un sospiro compiaciuto, mentre ancora un tremore la scosse.

«Sono un diavolo sotto copertura, ricordi?» le mormorò da quella posizione, accarezzandole il profilo del mento con la punta del pollice.

Chiyo sentì perdere completamente il senso della ragione, non era più in grado di mettere insieme due pensieri. Si sarebbe risvegliata l'indomani mattina e probabilmente neanche si sarebbe ricordata come ci fosse arrivata là.

Kuroo attese qualche secondo, lasciandola completamente in balia delle sue confusioni e forti emozioni, poi sghignazzando disse con più tranquillità e abbandonando quell'aria affabile: «Ma!» e si lasciò cadere sul futon, al suo fianco. «Sono un diavolo gentiluomo.»

Le infilò il braccio dietro al collo e con forza se la tirò contro, facendola poggiare al suo petto e stringendola delicatamente.

Chiyo non riuscì a fare niente se non lasciarsi trascinare, ancora più confusa di prima, ma ora più sollevata, non avendolo più addosso.

«Hai avuto paura, dì la verità» sghignazzò malignamente.

«Stavi cercando di farmi venire un infarto?!» gridò lei, tornando finalmente in sè.

«Forse» alzò le spalle lui, prima di aggiungere con un sorriso malizioso: «Però non sembrava dispiacerti.»

«Idiota!!!» gli gridò ancora Chiyo, tirandogli un incazzato pugno su un fianco.

Kuroo si piegò dolorante, lamentandosi, ma disse divertito: «Ok, me lo sono meritato.»

Tornò poi a stringerla dolcemente, facendole posare la testa sul suo petto, facendo passare qualche minuto in silenzio dove l'unico suono era quello dei propri respiri e dei propri cuori.

«Hai un buon sapore» sorrise poi lui, parlando di punto in bianco. E Chiyo tornò ad agitarsi e ad arrossire.

Kuroo le volse uno strano sguardo e sogghignò: «Lo sai che di solito i gatti se li mangiano gli uccellini?»

«Che?!» stridulò Chiyo, allontanandosi appena da lui. «Che intenzioni hai ora? Guarda che me ne vado!»

Lui sghignazzando divertito la prese per un polso e se la tirò di nuovo contro, tirandosi il suo braccio intorno al ventre, in modo che lo abbracciasse.

«Dai, sto scherzando» disse stringendola e poggiando una guancia sulla sua fronte. «Sei adorabile quando ti innervosisci.»

E tutta l'agitazione e il nervoso sparì in un istante, dissolto in quella delicata nota dolce che l'ammorbidì e tornò a farla stare bene.

«Posso chiederti...perché?» chiese poi lei un po' titubante. «Ecco... Tutti quelli che mi conoscono mi vedono come una bambina per il mio modo di fare, faccio tenerezza a molti di quelli che incontro, mi prendono in simpatia, proprio com'è successo con Bokuto e con la mia squadra. Nessuno mi ha mai guardata in maniera... come dire... matura. Non che la cosa mi dispiaccia, questo mi permette di farmi molti amici, ma mi chiedevo come fosse possibile che con te fosse stato diverso.»

Kuroo ci riflettè qualche istante, poi recitò: «"Quella non è la vera Chiyo. La vera Chiyo la vedi sul campo". È stato ciò che mi ha detto il tuo capitano.»

«Sul serio?» si sorprese lei.

«Probabilmente la cosa mi ha messo più curiosità di quanto avrebbe dovuto, sono uno che analizza con attenzione ogni cosa. Perciò la prima volta che ti ho vista giocare, con quegli occhi intensi, quello sguardo forte, mi sono sentito in qualche modo travolto.» Riflettè qualche istante, prima di dire: «Sì! Travolto è proprio il termine adatto. Così ho cominciato ad osservarti meglio, a volte non riuscivo proprio a toglierti gli occhi di dosso» sghignazzò malizioso, lanciandole uno sguardo e facendola ancora arrossire. «Credo di essere riuscito a vedere la vera Chiyo, oltre il folletto psicopatico.»

«Folletto psicopatico?» chiese lei un po' irritata, ma lui la ignorò ancora.

«Sei molto più grande di quello che sembra e di quello che credi. Hai forza e determinazione, penso che il tuo coach abbia visto questo quando ti ha fatto entrare nella squadra maschile. Era proprio ciò di cui loro avevano bisogno: il vigore.» anche quella era una cosa che gli era stata detta da Daichi, tempo prima, e che aveva capito solo dopo aver studiato Chiyo molto attentamente. «Incuriosito ti ho studiato molto, l'ammetto, e alla fine ho finito con l'esserne travolto. Un po' come i cacciatori di uragani, mi sono avvicinato troppo. Ho visto ciò che sei realmente. Sorridi in qualunque situazione e cerchi di far sorridere chi hai intorno, sforzandoti di piacere a tutti, perfino a chi non sopporti molto come Tsukishima o chi consideri un "Babbeo" come Lev. Sei un po' come me, sotto questo aspetto, con la differenza che io di solito lo faccio per poterne guadagnare qualcosa, tu invece... non so, è come se ti sentissi in dovere. Come se tu fossi subordinata a tutti. Lo dimostra anche il fatto che chiami Senpai anche chi è più giovane di te, mentre agli altri ti presenti come "chan". Dovresti smetterla di vederti così piccola, sei molto più grande di quello che credi» disse poi serio.

Chiyo l'ascoltò a lungo, pensierosa, sorpresa del fatto che lui fosse riuscito a capire così tanto di lei in così poco tempo. Aveva grandi capacità osservative, era molto attento e analitico, questo avrebbe dovuto spaventarla e invece in un certo senso le fece piacere. Nessuno si era mai sforzato tanto, prima di allora, per capire cosa lei avesse veramente dentro.

«Shoji mi chiamava sempre Chiyo-chan» ammise poi con una vena malinconica. «Mio padre pensa che la mia fissazione con la pallavolo, con l'essere chiamata "il colibrì" e il presentarmi a tutti come Chiyo-chan sia indice del fatto che io non sia ancora riuscita a superare il lutto, ma si sbaglia. Ho accettato la perdita, non lo faccio per non dovergli dire addio, lo faccio perché penso che lui viva ancora dentro me» e d'istinto si afferrò il ciondolo appeso al collo, sollevandolo per osservarlo. «Ho lottato tanto per diventare ciò che gli avevo promesso, per vedere i suoi occhi brillare quando mi guardava, e ho solo deciso che smettere di farlo solo perché lui era morto sarebbe stato da egoista. Io ero Chiyo-chan il colibrì e continuerò a esserlo per il resto dei miei giorni. Lui vive ancora nei miei ricordi, nel mio cuore, continua ad osservarmi, lo sento, può vedermi volare, e io non voglio smettere di renderlo felice.» Fece una brava pausa, concedendosi un sorriso emozionato, poi aggiunse: «Chiamo Senpai anche i più giovani perché penso che abbiano qualcosa per cui meritino di essere chiamati Senpai! Prendi Hinata, per esempio. I suoi salti sono eccezionali, non credi? Non pensi che meriti quell'appellativo per quella capacità? E Kageyama? Hai mai visto nessuno più bravo di lui nel padroneggiare le alzate?» chiese voltandosi a guardarlo, con gli occhi che le brillavano. Ammirava veramente quelle persone per ciò che erano in grado di fare, non era un semplice sentimento di insubordinazione nei loro confronti. Li credeva davvero speciali.

«E per finire!» sorrise, voltandosi completamente per guardarlo meglio e poggiando i gomiti sul suo petto. «Non mi sento in dovere di piacere a tutti, anche qui ti sei sbagliato. È solo che Shoji mi ha insegnato quanto sia importante far sorridere chi hai intorno con tutti i mezzi che hai, indiscriminatamente. Non c'era momento più bello di quando riuscivo a strappargli un sorriso, che fosse con una schiacciata o con uno scherzo a nostra sorella era indifferente, i suoi sorrisi erano doni e valevano tutto lo sforzo fatto. Questa è la vera Chiyo-chan, perciò mi dispiace Mister Osservo-tutti-e-capisco-tutto, ma questa volta hai sbagliato» sghignazzò.

Kuroo l'osservò a lungo, con degli strani occhi assorti. Lei sorrideva sempre, anche quando parlava di qualcosa di tanto doloroso come suo fratello. L'aveva fatto anche quella sera che aveva parlato di lui per la prima volta. Quel sorriso che fino a poco prima era convinto fosse una maschera, ma che ora cominciava a sospettare che fosse un "sono stata male, ma ora sto finalmente bene". Ancora una volta lei aveva mostrato la sua forza, la sua grandezza, e lui si era sentito al contrario così piccolo in confronto.

L'avvolse, stringendola dolcemente, e sussurrò: «Mi piace ciò che sei, Chiyo-chan.»


La luce del sole penetrò dalle imposte, colpendo Kuroo dritto in faccia e costringendolo a corrucciarsi, infastidito. Aprì un occhio, guardandosi attorno, e sbuffando allungò una mano dietro di sè a prendere la sveglia che si era portato dietro la sera prima. Erano appena le sei.

Con un lamento la rimise a posto e abbassò gli occhi a guardare il delicato peso sul petto. Chiyo era ancora immersa nel sonno, dimostrato dal suo lento respiro. Nella notte si era raggomitolata come un cucciolo, finendo con la testa sul ventre e le ginocchia piantate nel suo fianco. Avrebbe avuto dolore per il resto della giornata. Il braccio di Chiyo, infine, era steso lungo tutto il suo ventre, ad abbracciarlo, ma nella notte la mano si era infilata sotto la maglietta, ora leggermente sollevata, ed era poggiata direttamente sulla sua nuda pelle. Per quanto fosse un contatto accidentale, comunque lo trovò piacevole ed eccitante.

"Ringrazia che sono un diavolo gentiluomo" pensò maliziosamente. Probabilmente un altro non sarebbe riuscito a starsene chiuso in quella stanza, in segreto da tutti, con lei, senza tentare di andare oltre. Certo, la sera prima aveva cominciato con qualche carezza e qualche bacio, ma l'aveva fatto solo per provocarla un po', visto come era agitata dall'eventualità. Non era andato oltre e non ne aveva avuta intenzione, anche se, doveva ammettere a se stesso, ci aveva pensato eccome.

Le posò una mano delicata sulla testa, accarezzandole i capelli, facendoli scorrere tra le dita, assorto. Afferrò qualche ciocca e con delicatezza gliele tirò dietro la nuca, scoprendole il profilo del viso.

«Chiyo-chan» chiamò dolcemente, continuando ad accarezzarla. Non ottenne risposta e ci riprovò. Ma ancora niente, la ragazza aveva proprio il sonno pesante.

«Sveglia, piccoletta» continuò. «È ora di alzarsi!» sbadigliò.

Ma ancora niente.

«Hachiko-chan!» tentò, alzando un po' il tono della voce e sperando che chiamarla con quell'appellativo che tanto la infastidiva avesse prodotto qualche effetto.

E, in effetti, qualcosa accadde, ma non ciò che aveva sperato.

Chiyo si lamentò e si mosse appena, poi sollevò del tutto la maglietta di Kuroo e ci scivolò sotto, nascondendoci dentro la faccia. Infine, tornò a dormire.

Kuroo la guardò stralunato, lievemente rosso in volto e cominciò a ripetersi mentalmente, quasi imperativo, "Diavolo gentiluomo! Diavolo gentiluomo! Diavolo gentiluomo!"

Si schiarì la voce, cercando di calmarsi, e tornò a chiamarla, provando a scuoterla un po'.

Chiyo finalmente aprì gli occhi e si guardò un po' attorno, confusa. Dove diavolo era?

Non le ci volle molto per capire che si trovava con la testa infilata sotto la maglietta di Kuroo e, impanicata, scattò, allontanandosi.

«Ma che intenzioni avevi?» gli stridulò contro, prima di schiaffeggiarlo. «Pervertito!»

Kuroo si massaggiò la guancia colpita e la guardò lievemente infastidito.

«Guarda che hai fatto tutto tu!» la rimproverò.

«Io?! E come mi sarebbe venuto scusa di infilarmi lì sotto?»

«Lo chiedi a me? Cosa vuoi che ne sappia io di cosa ti passa per la testa quando dormi? E poi, scusa, ma che senso avrebbe avuto infilarti lì sotto? Se avessi avuto davvero cattive intenzioni avrei provato a fare il contrario e infilarmi io nella tua, non credi?» Chiyo ne rimase un attimo colpita. Aveva in effetti una certa logica. Si corrucciò, pensandoci sopra un po'. E Kuroo scoppiò a ridere, dopo qualche secondo, aggiungendo: «E anche in quel caso sarei stato schiaffeggiato io lo stesso!»

«Mi par ovvio, no?!» incrociò le braccia al petto lei, prima di corrucciarsi e portarsi una mano alla testa. «Che razza di mal di testa!» lamentò.

«Hai dormito poco e ti sei svegliata male, è comprensibile» le spiegò lui, prima di allungare una mano e afferrarla per un polso. Se la tirò contro, facendola di nuovo stendere sul suo petto.

«Almeno stavi comoda lì dentro?» sghignazzò lui.

«Se mi ci sono infilata, probabilmente sì. Chissà che mi è passato per la testa.»

«Magari mi stavi sognando» sorrise malizioso.

Lei lo fulminò, contrariata dal suo egocentrismo, e decise di dargli una lezione con un: «O magari sognavo Bokuto.»

Come aveva sperato, la sua espressione tramutò improvvisamente, corrucciandosi contrariata.

«Allora era un incubo» disse poi, distogliendo lo sguardo offeso.

Lei sghignazzò e si sollevò di più, fino a raggiungere il suo viso.

«O magari no» continuò, decisa a non mollare. «Sai, quando mi ha preso sulle spalle è stato davvero emozionante! Magari mi sono trascinata quell'emozione in sogno.»

Kuroo tornò a guardarla male, prima di mormorare: «Vattene a stare con Bokuto, allora!»

Chiyo scoppiò a ridere. «Come sei permaloso!» gli disse, divertita. Poi aggiunse, quasi soddisfatta: «E geloso.»

«Non sono geloso» disse lui, cercando di mantenere un aria da superiore.

«Sì, un po' sì.»

«No, neanche un po'.»

«Sì, invece.»

«No, invece.»

Chiyo non ribattè, ma continuò ad osservarlo con un sorrisetto soddisfatto.

Lui abbassò gli occhi, a guardarla, e dopo qualche secondo di silenzio chiese infastidito: «Che c'è?»

«Sì» disse lei, sorridendo.

Lui continuò a guardarla qualche secondo infastidito, poi sorrise rassegnato. Una scintilla brillò nei suoi occhi, si sollevò improvvisamente la maglietta e rapidamente la riabbassò mettendoci sotto la testa di Chiyo, costringendola a tornare a diretto contatto con il suo petto nudo.

Chiyo si lasciò sfuggire un gridolino, mentre agitandosi tentava di liberarsi e uscire da lì. Riuscì nel suo intento dopo aver lottato un po' contro Kuroo che invece aveva cercato di impedirle la fuga, sbucando fuori col volto completamente rosso, imbronciato, e i capelli tutti spettinati.

«Lo vedi che sei stato tu?!» ringhiò, fulminandolo.

«Prima no. Ora te lo meritavi.»

«Permaloso!» gli disse ancora.

Kuroo sghignazzò, soddisfatto, e tirandosi a sedere raggiunse le sue labbra, baciandola con la stessa foga con cui lo faceva le altre volte. Era deciso nei movimenti, ostantava forza e sicurezza, e spesso era proprio quel suo modo di fare così irruento che mandava Chiyo su di giri. Si sentiva completamente soggiogata e sopraffatta, incastrata tra le sue mani, incapace di reagire o anche solo di formulare pensieri. Non era riuscita a scansarsi la prima volta che l'aveva presa, nè le volte successive, facendola finire lentamente nella sua rete, impedendole di scappare.

Era un gatto, e la sua grande capacità nella caccia si era manifestata con quell'indifeso uccellino che tanto era rimasta affascinato da quello sguardo penetrante.

Ricambiò il bacio, sentendo una sensazione di calore sprigionare dalla bocca dello stomaco e irradiarla lungo il petto, fino alla testa, e d'istinto si premette più contro di lui. Tarscinata e catturata da quel bacio diverso dagli altri, più travolgente, che alimentava la fiamma nel suo petto ogni secondo di più, alzò una gamba e gli si mise cavalcioni. Premette con forza il petto contro il suo, mentre lui l'avvolgeva con le proprie braccia e la stringeva.

Le mani tremolanti di Chiyo andarono a posarsi sui suoi fianchi, per poi scivolare lentamente sotto la maglietta e sfiorare la pelle nuda di Kuroo.

Lui sorrise sulle sua labbra, in qualche modo divertito, e le sussurrò: «Che stai facendo?»

Lei parve risvegliarsi dall'incantesimo e sobbalzò, arrossendo violentemente. Si separò, abbassando gli occhi imbarazzata.

"Che diavolo m'è preso?" pensò, vergognandosi di se stessa.

«Avevo ragione, allora» mormorò lui, divertito. «Sei tu quella con cattive intenzioni, lo vedi?»

«Ti sbagli!» disse istintivamente lei, incassando la testa nelle spalle. Sarebbe voluta sparire in un istante. Che razza di figura!

«Certo, certo» sghignazzò lui, prima di sollevare la testa e darle un delicato bacio sulla fronte. «Sono un Diavolo gentiluomo, piccoletta, ma fino a un certo punto. Ti consiglio di alzarti, perché qui la situazione è già cominciata a sfuggirmi di mano.»

Chiyo, che già aveva gli occhi bassi, non potè far a meno di far correre lo sguardo al cavallo dei suoi pantaloni dove si intravedeva già un leggero rigonfiamento.

Si portò d'istinto le mani al viso, coprendosi, e scattò in piedi, allontanandosi con rapidità.

«Mi dispiace! Scusa!» stridulò, agitata come poche volte lo era stata.

Kuroo la guardò intenerendosi per la sua reazione. Le si avvicinò carponi e, abbracciandola da dietro, le posò delicatamente il viso su un spalla.

«Vediamo di andarci piano, che ne dici?» le sussurrò all'orecchio.

«Sì! Certo! Ma io non... non era nelle mie intenzioni, ti giuro...» balbettò.

«Lo so, per questo ti ho fermata» le sorrise. «Dimentica tutto, testolina pazza.» le scompigliò affettuosamente i capelli e si allontanò, andando a prendere la sua tuta.

«Dimentica? Io? Tu no, scusa?» borbottò lei, guardandolo sottecchi, ancora imbarazzata, nonostante un po' fosse riuscita a tranquillizzarsi.

«Io? Scherzi? Me lo sognerò tutte le notti fintanto che non ti rivedrò la prossima volta» se la rise, sventolando una mano come fosse qualcosa da lasciar perdere. «Non hai idea del guaio che hai appena fatto, piccoletta!»

E Chiyo tornò ad avvampare, agitata esattamente come prima.

«Che diamine, così non aiuti però!» gli ringhiò contro.

«Che vuoi? Tu me l'hai chiesto!» rise lui.

«Ma non c'era bisogno che dicev-» si interruppe nell'istante in cui Kuroo, afferrandosi la maglietta, se la sfilò, restando a petto nudo. «Che stai facendo?!» strillò lei, ormai in preda a una crisi di panico.

«Mi cambio» spiegò lui, prima di voltarsi e rivolgerle un malizioso sorriso. «Se vuoi, puoi restare a guardare. Non mi offendo.»

Chiyo si voltò di scatto, volgendogli le spalle, e coprendosi nuovamente il viso con le mani.

"Idiota!Idiota!Idiota!" continuava a ripetersi in quei minuti che se ne restava lì, col viso coperto e i nervi a fior di pelle. Inoltre, saperlo nudo proprio alle sue spalle non aiutava a farla stare più tranquilla.

«Ho fatto» comunicò, prima di lanciare la tuta di Chiyo addosso a lei. «Forza, cambiati anche tu» le sorrise. «Ce ne andiamo a correre.»

«Eh? Così presto?» chiese lei, lanciando un occhio alla sveglio per terra. Non erano nemmeno le sette.

«Un ottimo modo per rendere una bugia più credibile e farla diventare una mezza verità» spiegò.

«Te ne intendi di bugie» mormorò lei.

«No, non così tanto» sghignazzò Kuroo, prima di voltarsi e volgerle le spalle. «Sbrigati o mi tornerà il sonno.»

Chiyo si strinse i suoi vestiti al petto, continuando a guardarlo poco convinta. Si sarebbe dovuta spogliare e cambiare con lui all'interno della stanza?!

«Non puoi uscire?» chiese imbronciata.

«E che dovrei spiegare se mi dovessero vedere fermo fuori dalla porta?» disse lui. «Stai tranquilla, non ti guardo. Promesso.»

Chiyo si lasciò sfuggire un verso poco convinto, continuando a tenerlo sotto mira.

«Ho mai mancato una mia promessa con te?» chiese poi lui con più serietà, sentendo che ancora dubitava.

Chiyo si ammorbidì, ripensando a tutte le volte che lui era stato gentile con lei. Si divertiva a punzecchiarla, a prendersi gioco di lei, a infastidirla, ma mai le aveva mancato di rispetto. Anzi, aveva mantenuto anche l'assurda promessa di prenderla se lei fosse caduta dall'altalena.

Certo non si poteva dire che non fosse affidabile.

Così cominciò a spogliarsi e cambiarsi.

«Ho finito» comunicò. «Ma non dovremmo riportare queste cose in stanza?»

«Se tornassimo ora nelle nostre stanze con tutte queste cose in braccio e qualcuno dovesse vederci la copertura salterebbe, non credi?»

«E quindi che facciamo?»

«Lasciamole qua. Tanto non viene nessuno da queste parti. Stanotte ci penso io.»

«Ma io vado via in serata e c'è il mio pigiama!»

Lui alzò le spalle, prima di aprire la porta: «Dirai ai tuoi che l'hai dimenticato qui. Te lo restituisco la prossima volta.»

«Ti vuoi tenere il mio pigiama?» chiese lei con un filo di voce, tornando ad arrossire.

«Così avrò qualcosa da stringere le notti che mi sentirò solo» sogghignò, facendole un occhiolino. Per quanto fosse imbarazzante e bizzarro, per quanto fosse quasi terrificante, data la quantità innumerevoli di regole a cui andavano contro, Chiyo non potè far a meno di pensare che fosse qualcosa di estremamente dolce. Perciò non insistè e si ritenne convinta.

Uscirono dallo sgabuzzino, Kuroo richiuse la porta a chiave e se la mise in tasca col promemoria di ricordarsi di riportarla dove l'aveva trovata quanto prima.

«E io che stringerò?» chiese lei scherzosa, mentre percorrevano il corridoio, diretti all'esterno.

«Mh?» si limitò a chiede Kuroo, guardandola un po' stranito, come se non sapesse di cosa stesse parlando.

«Tu avrai qualcosa da stringere e io no, non è giusto!»

«Ti lascio una mia maglietta?» sghignazzò lui.

«Non mi dispiacerebbe» disse lei, alzando le spalle.

«Sul serio?» chiese lui un po' stupito.

«Me la infilerò sulla testa la notte, in ricordo di questa mattina» sghignazzò lei, illuminandosi in un gioviale sorriso.

«Troverò un modo per fartela avere.»

«Tanto tu sei bravo a trovare scappatoie senza farti beccare, sei un vero diavolo!»

«Sotto copertura e gentiluomo, non dimenticarlo mai.»

«E chi se lo scorda?!» scoppiò a ridere lei.

Finalmente uscirono e cominciarono a correre tutto intorno alla scuola, uno di fianco all'altro, in silenzio ma compiaciuti da quella compagnia.




Gli animali predatori sono un grosso problema per i colibrì,

primi fra tutti i gatti che,

poiché questi uccelli sono in grado di muoversi rapidamente,

amano inseguirli.

(Fonte: Sito animalivolanti.xyz )


Nda.

Anche questa volta sarò breve. Ci sarà il giorno in cui ritornerò piena di energie e parole, MA NON è QUESTO IL GIORNO!

Mi limito a ringraziare come sempre chi legge e chi commenta, anche se non sempre riesco a rispondere personalmente a tutti (ma ci provo >.<)

I'm happy!

Il prossimo capitolo sarà più easy e si ritorna a un po' di comicità... con "Il salto del trampolino!"

Vi saluto!

Cià cià!


Tada Nobukatsu-kun


Chiyo si sedette al tavolo col resto della sua squadra, invece che con Kaori e Yukie. Si mise vicino a Tanaka, come sempre, posò il vassoio sul tavolo e poi gli crollò a fianco, esausta.

«Chiyo-chan è svenuta!» strillò Asahi, al suo fianco.

«Dai! Dai! Sveglia pigrona!» la colpì sulla schiena Tanaka, senza nessun effetto.

«Mangiate voi per me... io non ne ho la forza» mugolò lei.

«Io comincio ad avere paura!» sbiancò Tanaka.

«Basta! Chiamo il dottore!» si alzò Daichi.


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Capitolo 26
*** Il salto del trampolino ***


Il salto dal trampolino!


Chiyo fu la prima ad entrare nella scuola, veloce come un razzo, seguita subito dopo da Kuroo.

«Ho vinto io!» gridò lei, alzando le braccia al cielo.

Kuroo si piegò, ansimante, cercando di riprendere fiato e disse, divertito: «Sei veloce davvero!»

«Te l'avevo detto!»

«Eri avvantaggiata!» disse lui, rialzandosi e cominciando a camminare verso la mensa. Dopo la notte passata e la mattinata a correre, la fame aveva cominciato a ucciderli. «Ho un dolore qui al fianco che mi toglie il fiato questa mattina, è come se avessi dormito tutta la notte con qualcosa conficcato proprio qui» si indicò, lanciandole occhiatacce.

«Non cercare scuse! Sono più veloce di te, è un dato di fatto» disse lei, piantandosi le mani ai fianchi. «Folletto psicopatico uno, gattaccio cattivo zero!»

«Ehy ehy ehy!» l'imponente voce di Bokuto anticipò il suo arrivo, e si piazzò davanti ai due proprio poco prima che entrassero a mensa. «Dov'eravate finiti? Eh? Vi hanno cercato dappertuto questa mattina! Hai cercato di rapire la piccoletta?» chiese infine, puntando gli occhi su Kuroo.

«Lei ha cercato di rapire me!»

«Ma quando mai?!» stridulò lei, fulminandolo.

«Ci siamo svegliati presto tutti e due questa mattina, così abbiamo impiegato il tempo correndo»

«E io ho vinto alla velocità!» disse lei, allargando il petto inorgoglita.

«Perché non facciamo una gara a chi salta più in alto?» sghignazzò lui, guardandola di traverso e Chiyo reagì, come al solito, fulminandolo.

«Lo sai che prendere in giro per disagi fisici è da maleducati?!»

«Ti stai veramente dando del disabile?» inarcò lui il sopracciglio.

«Stupido!» gli disse semplicemente, cominciando a camminare per entrare in mensa. «Vado a mangiare, sto morendo di fame.»

«Non esagerare o ti appesentirai» sghignazzò ancora Kuroo e Chiyo in tutta risposta gli strillò contro: «Devo crescere!»

Entrò nella mensa sentendo un brivido lungo la schiena. Era arrivato il momento della verità: avrebbe dovuto cercare di mantenere la copertura raccontando a tutti quella mezza menzogna. Lei non era capace di dire bugie, perciò si limitò a pregare che nessuno gli chiedesse niente. Per quanto i presenti sembrava stessero facendo ognuno gli affari propri, non riusciva in qualche modo a non sentirsi al centro dell'attenzione.

Si prese da mangiare e si avvicinò al tavolo delle ragazze, che la guardarono colme di interrogativi. E lei cominciò a sudare freddo.

Cercò di mostrarsi calma e si sedette, sorridendo. «Buongiorno!»

«Ciao Chiyo-chan!» salutò Yachi.

«Ti sei alzata presto questa mattina?» chiese Kaori e Chiyo ebbe il primo micro-infarto.

"Va tutto bene, basta che ti mostri sicura e decisa! Sii come Kuroo!"

«Sì e sono andata a correre un po'.»

«Strano, di solito ci vogliono le cannonate per svegliarti» osservò Miyanoshita ed ecco il secondo micro-infarto.

«Magari è solo l'agitazione da ultimo giorno» cercò di sghignazzare, concentrandosi immediatamente sul suo piatto, abbuffandosi e cercando nella bocca piena la scusa per non parlare più.

«Comunque, dicevo... mi sono affacciata per socchiudere la finestra e ho trovato questo cervo volante gigante sul cornicione!» riprese a parlare Yukie, non dando più importanza a Chiyo e lasciandola mangiare.

E la colazione parve proseguire con normalità.

Nessuno parve interessato al caso Chiyo-Kuroo spariti la mattina, probabilmente lui aveva avuto ragione quando diceva che non avrebbero destato sospetti con quella scusa. E poi, chi poteva immaginare che quei due avessero una storia?

Nessuno avrebbe potuto sospettare niente, tranne Yukie e Kaori, che non tardarono a dar voce ai propri pensieri nel cortile, mentre andavano alla palestre.

Si affiancarono sghignazzanti a Chiyo, una a destra e una a sinistra, e cominciarono con una finta recitazione:

«Sai, Yukie, cosa ho sentito questa mattina?»

«No, cosa Kaori-chan?»

«Ho sentito quelli della Nekoma che dicevano che quando si sono svegliati questa mattina presto il loro capitano, Kuroo, non era in stanza.»

«Sul serio? Proprio come Chiyo! Chissà dov'era.»

Chiyo sospirò imbarazzata, lasciandole parlare per un po', cercando di non dar loro peso. Ma alla fine prese una decisione.

«Ok, sentite!» disse, fermandosi e voltandosi a guardarle. Si diede uno sguardo intorno, puntando gli occhi su tutti quelli che gli passavano accanto. Lì c'erano troppe orecchie.

«Con me!» ordinò,prendendo loro le mani e trascinandole lontano dal vialetto, dietro a un muretto nel giardino.

«Ve lo dirò» annunciò e lei due si illuminarono, guardandosi: «Allora è vero che la storia della corsa mattutina era una balla! Me lo sentivo!» disse Yukie.

«Che avete combinato, sporcaccioni!» la sgomitò Kaori e Chiyo avvampò, gridando: «Niente! Abbiamo solo dormito!»

Yukie e Kaori la guardarono per un po' stupite, prima di spalancare la bocca, sconvolte e lasciarsi sfuggire: «Avete dormito assieme?!»

Chiyo le ammonì con un sonoro "Sh!" e si guardò attorno, pregando che nessuno le avesse sentite.

«Per favore! Se ve lo dico è perché so di potermi fidare di voi e perché magari potete darmi una mano a rendere più credibile la scusa...»

«Sei una sporcacciona!» l'ammonì ancora Yukie, ma Kaori si affrettò a colpirla con un gomito.

Chiyo sospirò, chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta nel renderle partecipi di quella storia.

«Non è successo niente, ve lo giuro. Per favore, ascoltatemi» disse e le due annuirono, guardandola con gli occhi sbarrati, attenti e un po' anche emozionati.

«Questo come sapete è l'ultimo giorno, poi torneremo alla Karasuno e allora non ci vedremo più per tanto tempo. Ieri sera ci siamo ritrovati, proprio come le sere precedenti, ma nessuno dei due riusciva a salutarsi definitivamente. Era la nostra ultima sera, capite?» e le due annuirono con vigore. «Così ci siamo chiusi in uno sgabuzzino e abbiamo dormito assieme...» e le due tornarono a spalancare la bocca, sconvolte. Perciò Chiyo si affrettò a specificare: «Dormire! Solo dormire! Ve lo giuro! Non abbiamo fatto...» arrossì. «... le cose zozze!»

Yukie e Kaori restarono immobili, pensierose a lungo, riflettendo su quanto ascoltato.

«Ecco...» abbassò lo sguardo Chiyo, imbarazzata. «... Se voi due voleste in qualche modo sostenermi, assecondando la...» ma venne interrotta da Yukie che voltandosi verso Kaori le disse: «Tu hai visto Chiyo questa mattina?»

«Sì, certo!» rispose la seconda. «Era a letto, ma poi all'alba si è alzata, si è vestita ed è uscita a correre.»

«Anche io ho visto così! E poi l'ho rivista poco dopo, nel cortile che correva insieme a Kuroo.»

«Sì, correvano e basta! Li ho visto anche io.»

E Chiyo sorrise, grata.

«Però!» disse a un certo punto Yukie, affiancandola e prendendola sotto braccio. La guardò maliziosa e sogghignando disse: «Adesso vogliamo tutti i dettagli!»

«Che?!» strillò Chiyo, sobbalzando.

«Uh! La mia memoria! Comincio ad avere un annebbiamento! Dov'hai detto che era Chiyo-chan questa mattina, Yukie?» chiese Kaori, mettendosi dall'altro lato.

«Anche io comincio a ricordare poco... sai era mattina presto!»

«State scherzando, vero?» chiese Chiyo.

«Oh! Mannaggia, proprio non ricordo! Ma non sono sicura che fosse nel suo letto...»

«Ah! Va bene! Va bene!» gracchiò Chiyo, agitandosi. E imbronciata, colma di vergogna, cominciò a raccontare alle due per filo e per segno ciò che era successo la sera prima e quella mattina, omettendo però le parti più imbarazzanti, come quando lui aveva cominciato a baciarle il collo o lei gli era salita cavalcioni sopra.

E le due l'ascoltavano, emozionate e rapite, ripetendo trasognanti le frasi che ritenevano più romantiche e dolci.

Poi, finalmente, il settimo e ultimo giorno di ritiro ebbe inizio.

Chiyo si stese sulla panchina, ben prima di cominciare, già stanca e assonnata. L'aver dormito poco, combinata alla mattina di corsa, era stato distruttivo.

"Maledizione" pensò, scocciata che non fosse molto in forma per quell'ultimo giorno di partite.

«Chiyo-chan è già stanca» osservò Hinata, guardandola.

«Vedi che succede ad alzarsi presto per andare a correre invece che riposare?» la rimbeccò Ukai, fulminandola.

«Non avevo sonno!» lamentò lei.

«Ma ora sì!»

«Ma gioco lo stesso!» si alzò in piedi, facendo appello a tutte le energie che aveva in corpo e che neanche sospettava di avere.

«Faccio iniziare il primo set a Nishinoya. Tu cerca di riprenderti.»

«Ok» rispose semplicemente, tornando a stendersi sulla panchina.

«Chiyo-chan non ha brontolato che vuole giocare?» gridò Tanaka, preoccupato.

«Hai la febbre? Ti senti bene?» le chiese Daichi, inginocchiandosi vicino a lei e mettendole una mano sulla fronte.

«Faccio chiamare il dottore?» intervenne anche Asahi.

«Quanto la fate esagerata. Sono solo un po' stanca, neanche fosse la prima volta che mi stanco» sbruffò lei.

«Poveretta» ridacchiò Tanaka. «Ma in fondo è una ragazza, che vi aspettavate? Non regge certi ritmi.»

Chiyo saltò in piedi sulla panchina, ergendosi come un eroe di guerra, e gridò: «Invece sì! Sono prontissima! Andrò in campo anche da sola e porterò la mia squadra alla vittoria! Vedrai! Fatemi giocare! Ukai-san!!!»

«Smettetela di istigarla!» gridò Ukai verso i tre che ora se la ridevano.

Alla fine il primo set lo giocò Nishinoya, come concordato, e Chiyo restò in panchina a guardare. La squadra, quel giorno, era carichissima.

Tutti erano concentrati e il numero di errori commessi fu molto meno, rispetto al solito. Quella settimana di allenamento aveva dato i suoi frutti e gli effetti erano più che visibili. Nonostante tutto, però, quel primo set lo persero comunque, anche se con una differenza di soli due punti.

E così anche i successivi due, fino alla pausa pranzo.

Chiyo si sedette al tavolo col resto della sua squadra, invece che con Kaori e Yukie, come spesso faceva ultimamente. Si mise vicino a Tanaka, posò il vassoio sul tavolo e poi gli crollò a fianco, esausta.

«Chiyo-chan è svenuta!» strillò Asahi, al suo fianco.

«Dai! Dai! Sveglia pigrona!» la colpì sulla schiena Tanaka, senza nessun effetto.

«Mangiate voi per me... io non ne ho la forza» mugolò lei.

«Io comincio ad avere paura!» sbiancò Tanaka.

«Basta! Chiamo il dottore!» si alzò Daichi e sarebbe andato veramente se Chiyo non l'avesse fermato.

«Sei sicura di voler giocare dopo?» gli chiese Daichi, serio.

«Sì! Voglio giocare la mia ultima partita contro Bokuto-san e Kuroo!» gridò lei, lasciando trapelare una leggera vena di tristezza.

I membri della Karasuno si guardarono per un breve istante, un po' preoccupati, ma poi cercarono solo di sorriderle.

«Allora approfitta della pausa e magari vai a dormire un po'. Hai ancora un'ora di tempo» le suggerì Asahi e lei si alzò di colpo, urlando: «Hai ragione!»

Prese dal proprio vassoio qualcosa da mangiare, ingoiando velocemente quanto pià potesse, e portandosi via il resto, compreso un onigiri di Tanaka che era finita nella sua presa, scappò via accompagnata dall'urlo di quest'ultimo: «Ladra! È mio!»

Uscì nel giardino, si andò a mettere all'ombra di un albero e puntò gli occhi al cielo. Le nuvole facevano strani disegni, ma non perse molto tempo nel cercare di attribuire forme divertenti a quell'ammasso di vapore condensato, che si addormentò in pochi secondi.

Quando si risvegliò, circa un'ora dopo, chiamata da Yachi, si sentì come nuova.

Le era bastato poco, alla fine, ed era tornata in forma.

Corse all'interno della palestra, diretta verso Ukai, urlando entusiasta: «Sono pronta voglio giocare!» tutto in un fianto, senza spezzare le parole.

«Bentornata» le disse Ukai, prima di indicare il campo. «Avanti! Tutto tuo, per questo giro.»

Chiyo si tolse la felpa e corse al suo posto, guardando contro chi avrebbero dovuto giocare. Quel primo set pomeridiano si sarebbe svolto proprio contro la Nekoma.

Il primo, e sicuramente l'ultimo, prima dei preliminari.

Osservò i giocatori dall'altro lato, che stavano finendo di disporsi.

Kuroo non era in campo, non in quel momento, ma probabilmente sarebbe entrato dopo, scambiandosi con il libero.

Sorrise un po' amareggiata.

L'ultimo set le faceva una strano effetto.

«Lev» urlò al russo vicino alla rete. «Mi raccomando il muro a braccia aperte!» sghignazzò.

«Non confonderlo più di quanto non lo sia già!» ringhiò Kuroo dalla panchina e questo la fece ridere.

«Questo è giocare sporco» sghignazzò Tsukishima, davanti a lei. «Loro ci hanno insegnato tanto e tu invece cerchi di peggiorare la situazione» e Chiyo rise ancora.

Il fischio dell'arbitro diede il via e cominciò quel suo ultimo set faccia a faccia contro Kuroo. L'ultimo set della settimana, dove avrebbe potuto abbattere il gigante.

Cominciò proprio la Karasuno, con Asahi che tentò la sua battuta in salto. La palla fu potentissima e volò dall'altro lato a una velocità inaspettata. La Nekoma fece appena in tempo a vederla, nessuno si buttò a prenderla, ma non ce ne fu bisogno perché andò fuori.

«Che bomba!» commentò Chiyo, prima di voltarsi. «La prossima Asahi-san! Con la prossima li stendi!» e Asahi le sorrise.

Battè la Nekoma. La Karasuno la ricevette e la rimandò dall'altro lato, ma Yaku, il libero, riuscì a bloccare la loro schiacciata e tenere la palla in gioco. Inuoka saltò, pronto a schiacciare, ma Tsukishima gli si piazzò davanti a muro e riuscì a bloccarlo.

Toccò di nuovo alla Karasuno e a battere fu Tsukishima: ancora una volta la ricevettero senza problemi e la rispedirono dall'altra parte.

Kenma alzò questa volta a Lev che diede sfogo a tutta la sua potenza. Kageyama e Tanaka provarono a murarlo, senza successo, e la palla finì lontano.

Lev atterrò, già esultando, ma Chiyo scattò con tutta la velocità del colibrì. Uscì dal campo e si lanciò verso la palla con un tuffo. Rotolò un paio di volte e quasi non entrò nell'altro campo, dove giocavano Fukurodani e Shinzen.

Si rialzò sotto lo sguardo perplesso e un po' spaventato dei presenti e urlò, mentre correva di nuovo dentro: «Copertura!»

La palla venne miracolosamente salvata e rispedita nel campo dei Nekoma, dove fu giocata di nuovo.

Kenma alzò di nuovo a Lev, ma solo dopo aver ingannato il muro, lasciandogli via libera.

«Non passerai!» gridò Chiyo, correndo a riceverla. Lev era micidiale di potenza, ma peccava di precisione e questo permetteva a Chiyo di avere tutto il tempo di capire dove mettersi. Le sue non erano mai palle troppo difficili, se non per la velocità e la forza con cui arrivavano.

E anche quella volta riuscì a prenderla, stringendo i denti per il dolore alle braccia, ma salvandola ancora.

E la palla restò in gioco.

Ancora Kageyama, che l'alzò a Hinata, schiacciò ma venne murato da Inuoka e la palla cadde al suolo, nonostante Chiyo avesse provato lo stesso a buttarsi per salvarla.

«C'eravamo quasi!» sorrise lei, ansimando per la fatica e rimettendosi in piedi.

«La prossima! La prossima!» l'incoraggiarono i suoi compagni.

Finalmente dall'altra parte entrò anche Kuroo e i due si scambiarono una lunga occhiata colma di intesa, brillanti di una strana luce.

Chiyo sorrise, ma non del suo solito sorriso gioviale e fanciullesco, ma era un sorriso emozionato, eccitato.

Battè la Nekoma, Daichi ancora una volta ricevette e la mandò all'alzatore, che l'alzò a Tanaka. Kuroo e Inuoka gli si piazzarono davanti a muro e riuscirono a bloccarlo, spedendo la palla dritto ai suoi piedi, dove però comparve Chiyo con un tuffo e la salvò appena in tempo.

Kageyama l'alzò e in quell'istante Daichi, Asahi, Hinata e Tsukishima partirono in contemporanea, per andarla a colpire con un attacco sincronizzato.

Asahi la colpì e la spedì dall'altra parte, Yaku la ricevette ma non riuscì a trattenerla e la palla venne scaraventata lontano, dando punto alla Karasuno.

Chiyo saltò in piedi esultando, ma subito cambiò espressione: guardò Kuroo, si abbassò una palpebra e gli fece una sonora linguaccia. Tanaka la guardò sbalordito, mentre Hinata correva a mettersi al suo fianco e fare anche lui linguaccia.

Kuroo si stupì, ma certo non prese bene la provocazione infantile.

Yaku comparve al suo fianco, ridendo a crepapelle: «Ti detesta proprio!»

«Non sai quanto» sogghignò lui, accendendosi nello sguardo.

Hinata e Chiyo tornarono ai propri posti, saltellando e esultando con un: «Potere ai piccoli!»

La partita riprese, senza esclusione di colpi, schiacciata dopo schiacciata, ricezione dopo ricezione, mentre il tabellone dei punti correva sempre troppo lentamente. Quando ormai entrambe le squadre riuscirono a superare i venti, i giocatori cominciavano a essere più che stremati.

«Dai, ce la stiamo giocando bene. Non molliamo adesso!» provò a incoraggiarli Daichi.

Ancora battuta, ricezione, alzata e schiacciata che veniva però in un modo o in un altro bloccata.

Kenma alzò a Kuroo, che ingannò però il muro con quel salto in ritardo che già altre volte aveva usato. E mentre il muro scendeva, lui saltava. Chiyo corse dietro di loro, pronta a riceverla e fulminò il moro dall'altra parte, concentrata.

Kuroo parve puntarla, fissandola e schiacciando, ma la palla non andò nella direzione prevista ma all'ultimo riuscì a mandarla in diagonale, imitando un po' la tecnica di Bokuto.

Chiyo scattò, allarmata, e si tuffò, senza riuscire a prenderla.

"Mi ha ingannata!" pensò, infastidita. "Si è aggrappato ai miei sentimenti, al fatto che io considerassi questa partita un gioco tra me e lui e sapeva che mi sarei sentita sicura del fatto che avrebbe mirato a me, per poi cambiare traiettoria e non darmi il tempo di prenderla"

Si alzò, fissandolo mentre esultava con i compagni per il punto fatto.

E lui, non appena vide di avere su di sè il suo sguardo, ricambiò la gentilezza di poco prima facendole una linguaccia alla stessa maniera.

Chiyo parve infiammarsi dalla rabbia, tanto che i suoi compagni ne ebbero per un attimo paura per la velocità con cui il suo sguardo era esploso. Sembrava stesse gridando: "Ti ammazzo. Ora." ed era terrificante.

Ancora battuta e Chiyo corse più che mai, in ogni direzione, ormai su di giri. Sembrava aver riacquistato parte della sua vecchia tecnica, dove vedeva solo la palla, senza considerare altro, inseguendola ovunque pur di prenderla. Probabilmente era complice la delusione appena ricevuta che aveva fatto nascere in lei il sentimento di ribalta, ma questo andava a discapito della sua resistenza e anche dell'incolumità dei suoi compagni, che spesso se la ritrovavano addosso senza pietà.

La palla arrivò di nuovo dalla parte della Karasuno, venne salvata e mandata in direzione alzata, ma a partire quella volta fu Chiyo.

Saltò appena prima della linea, raggiungendo la palla. Con la coda dell'occhio vide Kuroo e Inuoka a muro, proprio davanti a Tanaka.

Kuroo sapeva già che lei l'avrebbe alzata a lui, conosceva il loro rapporto e la loro capacità di coordinazione, per questo non aveva avuto dubbi sul dove posizionarsi.

Infatti Tanaka era già pronto a saltare e colpire.

Ma Chiyo l'alzò indietro, invece che davanti, dove arrivò Asahi e la schiacciò dall'altra parte accaparrandosi il punto.

Chiyo lanciò uno sguardo a Kuroo, sghignazzando malignamente, soddisfatta di averlo fregato, e a lei si aggiunse Tanaka, altrettanto soddisfatto.

Avevano provato e concordato in quei giorni, quando si allenava con loro prima di raggiungere gli altri alla palestra tre. Chiyo si era dimostrata rapida di riflessi, come si poteva intuire dal suo inseguire ogni palla, anche le più imprevedibili, e questo le permetteva di prendere rapide decisioni a mezz'aria.

Per questo si erano concordati che sarebbero partiti entrambi, ma che lei avrebbe deciso all'ultimo, in base alla posizione del muro, a chi far schiacciare utilizzando l'altro da esca.

«Tsk!» si lasciò sfuggire Kuroo, sentendosi fregato.

Il suo modo di contrastarla mandava Chiyo su tutte le furie, lui utilizzava le conoscenze che aveva di lei, i suoi sentimenti, per utilizzarli a suo vantaggio. Spesso riusciva a prevedere le sue mosse e fregarla, ma lei si stava dimostrando degna di quel confronto. Odiava il fatto che lui riuscisse a utilizzarla in quel modo, a manipolarla e riuscisse a leggerle così nel profondo, ma questo alimentava solo il suo desiderio di fare sempre meglio per abbatterlo.

«Avevi detto che l'avrebbe passata al cinque» disse Inuoka, guardando Kuroo.

«Mi ha fregato» sghignazzò lui, tornando in posizione.

E la partita riprese, in un estenuante effetto yo-yo, dove nessuna delle due voleva lasciare all'altro il set.

Arrivarono a 27-28 per la Nekoma, e ormai nessuno di loro sentiva di avere più energie, eppure resistevano in piedi sotto quel caldo asfissiante.

«Se fanno questo punto...» disse Chiyo, ansimando e Tanaka le si affiancò, sorridendo emozionato: «Non lo faranno. Questa volta la penalità la subiranno loro, stanne certa.»

Lei lo guardò a annuì, convinta. Poi allungò una mano nella sua direzione e Tanaka le battè il cinque, prima di tornare a guardare di fronte a sè.

Battuta da parte della Nekoma e Chiyo scattò indietro, urlando: «Mia!» la mandò a Kageyama che l'alzò a Hinata. Il muro gli si piazzò davanti e lui optò per il pallonetto. Yaku comparve dietro al muro della sua squadra, salvando per miracolo la palla. Kenma l'accolse e l'alzò a Lev che schiacciò con tutta la potenza che aveva.

Tanaka si trovava sulla traiettoria e si piegò per prenderla, ma la prese storta e la palla volò in direzione delle panchine.

"Non cadrà!" pensò Chiyo colta da un'eccitazione tale da farle vibrare ogni muscolo. Saltò vicino a Tanaka non appena la palla gli andò di traverso e lo scavalcò, tuffandosi sulla palla. Troppo lontana, troppo veloce.

Nel vuoto del saltò allungò un piede, cercando la spinta e la trovò sulla faccia di Tanaka in piedi appena sotto di lei. Gli schiacciò il piede sul naso e saltò a braccio dritto verso la palla, usandolo per spingersi in avanti.

In un ultimo sforzo riuscì a prenderla e rimandarla indietro, atterrando malamente a terra poco dopo.

Si voltò, entusiasta di essere riuscita a prenderla e solo allora vide il povero Tanaka a terra, dolorante, con un rivolo di sangue che gli usciva dal naso.

Nonostante l'estremo salvataggio, comunque Hinata si trovò di fronte un muro che non riuscì a superare e la palla cadde nella loro parte di campo dando il set alla Nekoma.

«Accidenti» tremò Chiyo, rendendosi conto di ciò che aveva appena combinato. Si era lasciata trasportare troppo, tornando alle vecchie abitudini dove correva senza guardare e a rimetterci era stato lo stesso Tanaka.

L'ombra furiosa di Ukai le comparve alle spalle e lei ridacchiò nervosa, tremando come una foglia.

«Chiyo-chan!» ringhiò con voce bassa, come una belva pronta a scattare sulla preda. E lei continuò a ridacchiare, inginocchiata a terra.

«Ehm... ops...» si lasciò sfuggire.

«Devi guardare dove metti i piedi!» gridò Ukai con tutta la rabbia che aveva in corpo, mentre lei gli faceva eco con un urlo terrorizzato. Si voltò di colpo verso il suo coach e si chinò a terra, sfiorando il pavimento con la fronte e piagnucolando: «Perdono! Perdono! Perdono!»

"Ha steso il suo compagno" pensò Kuroo osservandola stupito. "Daichi aveva detto che a volte tendeva a essere un po' distratta, ma addirittura questo?"

«Ohi ohi» lamentò Tanaka, sollevandosi. Shimizu gli corse incontro, armata di fazzoletto, e si affrettò a tamponare la perdita. Tanaka non appena aprì gli occhi e se la ritrovò davanti, intenta ad aiutarlo con quella dolcezza, per poco non svenne dall'emozione. Chiyo gli gattonò incontro, stridulando: «Tanaka-san ti prego perdonami! Non l'ho fatto apposta! Mi dispiace!»

«Non fa niente» disse lui trasognante, lasciandosi curare da Shimizu. «Anzi, se ti dovesse ricapitare non farti problemi. L'importante è salvare la palla... no?»

«Chiyo-chan!!!» urlò Nishinoya, raggiungendola a corsa. «Vuoi usare anche la mia di faccia come trampolino?» disse sporgendo il viso in avanti.

Chiyo li guardò un po' stupita, ma poi capì i loro intenti e non potè che sghignazzare divertita.

«Ma io e te giochiamo nello stesso ruolo, Noya-san! Non saremmo mai in campo nello stesso tempo, non potrei farlo.»

Nishinoya ebbe come un colpo, rendendosi conto che aveva ragione, poi aggiunse: «Negli allenamenti! Puoi usarmi negli allenamenti!» e lei rise ancora più forte, fino a sentirsi costretta a portarsi una mano alle labbra per smorzare.

«Non c'è niente da ridere, impara a non uccidere i tuoi compagni!» gli urlò Ukai, facendole quasi venire un infarto, e lei di nuovo si buttò a terra ai suoi piedi gridando: «Perdono!»

«Andiamo a fare la penalità» disse Daichi, avviandosi verso la porta. «Chiyo-chan la fai due volte»

«Eh?!» stridulò lei, contrariata.

«Niente storie! La farai al posto di Tanaka che ora è occupato e riprendersi.»

«Ma non è giusto! Lui è felice di essere stato colpito, giusto Tanaka-san?» chiese voltandosi, ma lui neanche l'ascoltava più, troppo concentrato sul viso di Shimizu a pochi centimetri dal suo.

«Diamine è proprio cotto» osservò tra sè e sè, prima che Daichi la richiamasse e la costrinse a correre su per la collinetta due volte di fila.


La maggior parte della gente pensa ai colibrì come piccole creature leggiadre, tuttavia si scontrano contro vari oggetti più spesso di quanto si possa pensare. Possono volare contro finestre, muri, alberi, automobili e via dicendo. Molte volte riescono a volare via senza alcun problema, altre volte invece possono rimanere storditi e richiederanno un pronto soccorso.

(animalivolanti.xyz)

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Capitolo 27
*** L'ultimo volo del colibrì tra le grinfie dei gufi ***


L'ultimo volo del colibrì tra le grinfie dei gufi





Rientrò in palestra che per poco non strisciava a terra, stremata.

«Direi che Chiyo-chan è arrivata al limite» osservò Sugawara

«No...» ansimò. «Bokuto-san! Devo... battere... Bokuto-san!»

«In queste condizioni non credo che tu possa fare molto» osservò Daichi.

«Se non mi avessi fatto fare doppia penalità!» ringhiò lei.

«Se tu non avessi steso Tanaka!» gli rispose a tono Daichi.

«Comunque penso che ormai siamo un po' tutti quasi al limite» ansimò Asahi, sedendosi a terra poco lontano. Al suo fianco anche Hinata e Kageyama erano a terra, ansimanti, che cercavano ristoro nelle borracce d'acqua.

«E va bene» disse Daichi, facendosi avanti con uno strano sguardo serio: «È una cosa che ho appena sentito di nascosto, quindi non dovrei dirla, ma quando tutti gli incontri d'allenamento saranno finiti...» e fece una pausa per creare suspance, prima di aggiungere: «Gli allenatori offriranno a tutti un barbeque.»

«Eh?!» stridularono in coro Hinata, Nishinoya, Chiyo e Tanaka, che intanto era tornato da loro.

«Un bar...» cominciò a balbettare Chiyo, già con l'acquolina in bocca.

«Barbe...» ci provò anche Hinata.

«Barbeque?!» conclusero Nishinoya e Tanaka in coro.

E tutti e quattro cominciarono a esultare in coro, abbassandosi e alzandosi insieme, tirando su le braccia e urlando entusiasti, attirando l'attenzione di quasi tutta la palestra.

«Carne!» disse poi Hinata allungando un braccio in avanti.

«Carne!» ripetè Chiyo, allungando il braccio al suo fianco e afferrando al sua mano.

«Carne!» disse Nishinoya, facendo altrettanto.

«Carne!» si aggiunse Kageyama.

«Carne!» disse anche Tanaka, unendo tutte le loro mani. Poi insieme cominciarono a saltellare in cerchio, tenendosi per mano, continuando a ripetere: «Carne! Carne! Carne!»

«Bene, gente!» attirò l'attenzione Ukai, avvicinandosi e interrompendo la danza della carne.

«Ora giocheremo contro la Fukurodani. Ve lo ripeto ogni volta, ma non lasciate al numero quattro la possibilità di attaccare con facilità. Le penitenze vi hanno tolto molto tempo in questo ritiro, ma paragonati all'inizio della settimana siete tutti cambiati molto.»

E il pensiero di Chiyo andò inevitabilmente a Kuroo, che le aveva insegnato a volare. Un timido sorriso le si dipinse in volto. Sì, era cambiata molto, tante cose erano cambiate e chissà cosa avrebbero comportato.

«Perciò adesso godiamoci la vittoria e andiamo a mangiare della succulenta carne!» concluse Ukai, con un enorme sorriso in volto.

«Chiyo!» la fulminò poi, facendola tremare. La fissò a lungo, prima di decretare: «Non un solo graffio! Sia chiaro!»

«Sì!» si drizzò Chiyo, portandosi una mano alla fronte in segno di saluto militare.

Le squadre si misero in campo, in formazione, e l'arbitro diede il via.

«Una bomba, Asahi-san!» gridò Chiyo, vedendolo partire per la battuta. La palla andò dall'altro lato con una potenza incredibile, ma Komi, il libero, riuscì a salvarla. Akaashi l'accolse e l'alzò a Bokuto, che si preparò a saltare.

«Blocchiamolo del tutto, se c'è anche solo uno spiraglio ci passa» disse Tsukishima a Kageyama, al suo fianco. E loro due, insieme a Tanaka, saltarono a muro riuscendo a bloccarlo, sorprendendo lo stesso Bokuto. Ma la palla, rimbalzata sul muro, cadde fuori e diede comunque punto alla Fukurodani.

Bokuto lanciò uno sguardo incazzato a Tsukishima, ma subito si tramutò in un sogghigno, deliziato dall'idea di avere di fronte un avversario tanto temibile.

La Fukurodani andò al servizio e battè. Chiyo indietreggiò appena, fissando la palla, ma all'ultimo la schivò gridando: «Fuori!»

La palla cadde effettivamente fuori, regalando così il punto alla Karasuno.

E la partita proseguì, alternando punti tra Fukurodani e Karasuno, un po' come era stato con la Nekoma poco prima.

La palla arrivò dalla parte della Karasuno, quasi a centro campo e Chiyo gli corse incontro ricevendola senza problemi. Aveva lo sguardo assorto, concentrato, non più ebbro di emozione e di eccitazione come lo era stato con la Nekoma. Questo non significava peggiore, solo più concentrato. Forse anche per quanto era appena successo a Tanaka, che in qualche modo l'aveva scossa, anche se non voleva ammetterlo troppo. Aveva imparato a essere migliore, perché ogni tanto ci ricascava?

Kageyama alzò e Hinata saltò, ma la palla risultò troppo alta e il muro davanti a sè troppo preparato. Perciò, anche per quell'occasione, optò per il pallonetto, riuscendo a passare oltre e fare punto.

Chiyo gridò entusiasta e saltò al collo di Hinata. «Che forza! Hai visto le loro facce? Impareggiabile!» E Hinata, travolto da quell'entusiasmo, cominciò a saltellare insieme a lei.

«Per favore, regolatevi» sbuffò Tsukishima che proprio non riusciva a sopportarli quando faceno così.

«È stato Ukai-san a dire "festeggiate per ogni punto"! Non fare lo scorfano brontolone, Tsukki!» ringhiò Chiyo.

«Scorfano?» chiese Hinata, non capendo, ma non ricevendo risposta da nessuno dei presenti.

E ancora la palla prese a volare sopra la rete e Hinata volava con lei, mentre Chiyo volava con altrettanto vigore ma raso terra, tuffandosi su tutte le palle, riuscendo a recuperarne molte ma non arrivando in tempo ad altre.

Batterono, la palla andò alla Fukurodani ma la ricevette male. Akaashi la inseguì e la palleggiò, nonostante si trovasse in pessima posizione, alzando una veloce. Bokuto volò e riuscì a colpirla.

Tsukishima non ebbe tempo di saltare e anche Chiyo provò a lanciarsi su di essa, senza successo. Nessuno era riuscito a prevederlo, visto la pessima posizione in cui si trovava Akaashi, e la palla era stata troppo veloce per essere intercettata.

«Tsk» si lasciò sfuggire Chiyo, alzandosi e cercando di riprendere fiato. Le gambe cominciavano a farle male, da quanto le stava sforzando e ormai la sua velocità non era la stessa di prima, era qualcosa che tutti avevano notato.

«Chiyo-chan sta arrivando al limite» disse Ukai, osservandola.

«Oggi era particolarmente stanca, mi sono meravigliato che sia riuscita a reggere così tanto contro la Nekoma e abbia fatto le due penitenze» rispose Takeda.

«Probabilmente oggi non era nelle condizioni di reggere nessuna delle partite, ma è come se ne avesse avuto bisogno. Come se avesse avuto bisogno di scontrarsi un'ultima volta contro la Nekoma e la Fukurodani. Ha legato molto con i due capitani, in questi giorni. Questo tipo di rivalità mi piacciono, sono quelle che portano a vincere» sogghignò Ukai.

La palla volò in direzione di Asahi che la ricevette senza difficoltà, spedendola a Kageyama. Kageyama lanciò uno sguardo a Hinata che già correva verso la rete, pronto a saltare e schiacciare. Una scintilla nei loro occhi, uno sguardo che era molto più che "sono pronto".

E l'alzò.

La palla volò rapidamente verso Hinata, ma non lo superò. Si fermò qualche istante a mezz'aria e sarebbe caduta lì, esattamente ai suoi piedi, se Hinata non l'avesse colpita e spedita dall'altro lato.

Punto alla Karasuno.

"L'hanno rifatta!" pensò Chiyo spalancando gli occhi. La loro veloce, era da un po' che non riuscivano più a coordinarsi e portarla a termine. Era stata bloccata sempre negli ultimi tempi e questo aveva portato Hinata a convincersi che fosse tempo di cambiare e giocare anche lui, invece di chiudere gli occhie e fidarsi e basta. Però ad occhi aperti era più difficile riceverla perché c'erano molti fattori che lo distrevano. Ma quell'alzata che si fermava era stata la risposta. Quell'istante in cui la palla titubava bastava a dare tempo a Hinata di raggiungerla e colpirla.

I due si guardarono, prima di scoppiare in un urlo colmo di gioia ed emozione.

Ce l'avevano fatta! Dopo settimane, erano riusciti a migliorare la loro veloce.

"Siete cambiati tutti" Chiyo ripensò alle parole dette da Ukai. Quella settimana intensiva li aveva resi migliori, li aveva fatti maturare più rapidamente di quanto fosse possibile immaginare.

«Ehy! Niente giochetti! La prossima volta se vuoi farla dimmelo!» lo rimbeccò Kageyama, fingendosi arrabbiato, ma ancora troppo scosso dall'emozione.

«Però c'era questa sensaizone che potevamo farcela! No? No?!» rispose Hinata.

«Sì, ma era tutto troppo improvviso! Devo prepararmi psicologicamente, insomma!»

E Hinata continuò a urlare, esaltato, su quanto fosse stato incredibile ed emozionante.

Chiyo l'osservò, sorridendo dolcemente. Sentiva dentro sè crescere qualcosa, una forza, un'energia che voleva usare fino all'ultimo spiraglio.

"Averti da questo lato del campo fa tutto un altro effetto. Fai venir voglia di usare fino all'ultimo briciolo di energia" era quello che le aveva detto Kuroo la sera che avevano giocato per la prima volta fianco a fianco.

Non sapeva se fosse vero o meno, ma sapeva cosa significasse perché era la stessa cosa che provava lei quando vedeva Hinata volare. Dalla prima volta che l'aveva visto, la prima volta che aveva provato a ricevere la sua veloce, ma che non era riuscita a muoversi, qualcosa era scattato.

Continuava a sentirla, dentro sè, quella profonda domanda: "Chiyo-chan, secondo te com'è il mondo da lassù?" e anche se ora una risposta l'aveva trovata, continuava a pensare che fosse qualcosa di eccezionale poterlo vedere, il mondo da lassù. Hinata era ciò che lei non era mai riuscita ad essere ma aveva sempre desiderato. Era stato lo schiaffo morale di fronte al suo piagnucolare per essere troppo piccola.

L'aveva sempre ammirato e mai avrebbe smesso, e vederlo volare, tutte le volte, le faceva venir voglia di spingersi sempre oltre... per abbattere il muro. Abbattere i giganti.

«Fantastico!» urlò raggiungendo i due e guardandoli con gli occhi trasognanti. «Ancora! Fatelo ancora! Un'altra! Un'altra!»

«Hai visto, Chiyo-chan?» gridò Hinata, ricambiando lo sguardo luminoso. «La palla si è fermata davanti ai miei occhi! È stato troppo Powa! »

«Powissimo!» gli fece eco Chiyo, prima di voltarsi verso Kageyama: «Sei stato incredibile!» dissero in coro i due.

Kageyama parve pietrificarsi e balbettò: «Che volete... scemi... »

«Incredibile! Incredibile! Incredibile!» continuarono a saltare Chiyo e Hinata.

«La rifate? Vero? Kageyama-san la rifai?» chiese ancora Chiyo, avvicinando il viso al suo per fissarlo negli occhi. «Farai volare ancora Hinata-san?»

Kageyama la guardò un po' sorpreso.

"Far volare Hinata? Io... faccio volare Hinata?" pensò rendendosi in qualche modo conto di quanto fosse collegato a lui.

«Ce l'avete fatta!» gridò Yachi in quel momento, dalla panchina, saltellando. «Ce l'avete fatta!»

«Ehy ehy ehy!» gridò Bokuto dall'altra parte. «Non montatevi la testa!»

Ma in tutta risposta ricevette altre urla entusiaste da parte di Hinata e Chiyo, con Tanaka dietro di loro che incoraggiava e si esaltava.

Ma finalmente, la partita ricominciò.

Battuta, ricezione, schiacciata e ancora e ancora.

Chiyo si lanciò e recuperò una palla schiacciata da Bokuto, mandandola a Kageyama che concentrato la ricevette e l'alzò di nuovo a Hinata con quella sua strana alzata. Hinata saltò, ma non colpì la palla, che si fermò e cadde prima.

"Maledizione!" pensò lui, mentre Chiyo gli disse con un po' di delusione nella voce: «Hai sbagliato.»

«L'ho visto anche io, grazie!» ringhiò lui.

«Che vuoi? Sei stato tu a sbagliare, non arrabbiarti con me!» gli rispose a tono Chiyo.

«Su, su! Non preoccuparti!» gli disse Hinata, poggiandogli una mano sulla spalla e lui si voltò urlandogli contro: «Non farmi incazzare anche tu!»

«Perché? Che altro dovrei dirti, scusa?!»

«Non arrabbiatevi, forza. Non è una cosa che riesce sempre le prime volte» cercò di smorzare Asahi.

«L'attacco da seconda linea mio e di Tanaka-san è riuscita solo una volta per ora» gli si affiancò Chiyo e Tanaka la guardò sbalordito, gridando: «Solo? Non erano molte di più?»

Chiyo negò e disse: «Quella di prima l'ho passata a Asahi-san, quindi non conta.»

«Dannazione! La voglio fare ancora!»

«Allora adesso la rifacciamo!» brillò lei.

«Guardate che gli avversari vi sentono» disse loro Daichi e i due li guardarono impanicati.

«No! Magari no! O... dopo...» balbettarono, cercando di sistemare le cose.

L'arbitro fischiò e la partita riprese. La Fukurodani battè e Chiyo ricevette, mandandola a Kageyama. In quel momento partirono in sincronia Asahi, Tsukishima, Daichi e Tanaka. Il muro avversario li guardò un po' confusi, chiedendosi chi di loro avrebbe schiacciato.

Saltarono, il muro provò a contrastarli, ma senza successo e Tanaka schiacciò, facendo punto.

«Evvai!» gridò al cielo, mentre Chiyo gli saltava al collo, come sempre faceva quando Tanaka si esaltava per qualche punto. Ma poi il suo entusiasmo morì, lasciando traccia solo a una strana sensazione di benessere e malinconia.

«Ho schiacciato... che bello...» piagnucolò, sotto le risate divertite di Chiyo.

«E adesso schiaccerai ancora!» gli disse Chiyo emozionata, cercando di tenere la voce bassa per non farsi sentire. Tanaka gli afferrò le mani e ricambiò lo sguardo: «Lo rifacciamo!»

«Sì!»

«Schiaccerò io!»

«Sì!»

«Alzerai a me!»

«Io, Senpai!» cominciò lei solenne, tenendo alzata la sua mano ben stretta. «Ti porterò sulla cima della montagna della vittoria!» disse lei, parafrasando lo stesso annuncio che lui le aveva fatto la prima volta.

«Governeremo il mondo della pallavolo!» gridò lui, entusiasmandosi ed entrambi presero a ridere e urlare come due invasati.

«Giuro che a volte mi spaventano» mormorò Asahi a Daichi.

«Devo ancora decidere se sia più distruttivo il duo Tanaka-Chiyo o Hinata-Chiyo.»

«Hinata-Chiyo-Nishinoya» rabbrividì Asahi. «Quei tre insieme sono terrificanti.»

E ancora il fischio d'inizio.

La Fukurodani la ricevette e riuscì a fare punto, nonostante le corse di Chiyo per salvare l'impossibile. Ma ormai, nonostante l'entusiasmo e l'energia, le sue gambe erano al limite e non riusciva più a correre come al solito. Senza contare che, comunque, la Fukurodani era una squadra davvero forte.

E finalmente arrivò il momento: la palla era ben alta sopra la testa di Chiyo e lei partì, chiamandola. Tanaka al suo fianco cominciò a correre, pronto a saltare e schiacciare. Dietro di lei era pronto anche Asahi e lei volse gli occhi a lui. "Il tre!" pensò Akaashi, correndo a muro nel tentativo di bloccare Asahi. Ma Chiyo l'alzò a Tanaka, proprio come promesso, e lui la schiacciò, oltrepassando il muro e conquistandosi un altro punto.

«E siamo a due!» gridò Chiyo saltando felice. Tanaka al suo fianco sembrò caricarsi, urlando: «Che forza!»

«Hai visto?! Hai visto Tanaka-san? Ho fatto swooosh e tu hai batto Baaaam e loro pensavano che il pericolo fosse Asahi!»

Tanaka le cinse il collo con un braccio e se la strinse al fianco, puntando un dito contro Bokuto e continuando a ridere: «Hai visto, testa a gufo?! Questo è il potere della complicità! Io e solo io sono la colonna portate di questa piccoletta!»

«Smetti con questa storia, cretino!» gridò Chiyo dimenandosi per liberarsi dalla sua presa, senza risparmiarsi pugni e gomitate sul fianco.

"Prima gli spacca il naso" pensò Kuroo, osservando la scena in un attimo di pausa della sua partita. "Poi gli salta al collo e lo abbraccia, facendogli strane promesse, e subito dopo torna a offenderlo e picchiarlo. Hanno davvero uno strano rapporto, ma in quanto a complicità non c'è davvero partita" e la cosa in qualche modo lo infastidiva più del dovuto. Una parte dentro sè, recondita e che mai avrebbe accettato, gli sussurrava che non avrebbe mai potuto competere con lui.

"È solo fraterno. Solo rapporto fraterno" si sforzò di pensare, accennando un lieve sorriso che tutto sembrava tranne che amichevole.

«Kuroo-san fai paura!» scattò Inuoka al suo fianco, notando la sua espressione.

La partita riprese ancora con la Karasuno in parità con la Fukurodani, che si alternavano il punto.

La palla passò alla Fukurodani, che la salvò e Akaashi l'alzò a Bokuto. Tsukishima e Kageyama saltarono per murarlo. Non riuscirono a bloccarlo, ma comunque deviarono e rallentarono la palla, che ora andava verso la linea del campo.

Chiyo scattò, guardandola volare sopra la sua testa. Era lenta, poteva prenderla senza problemi.

Ma all'improvviso smise di avere il controllo della gamba destra, sentendola improvvisamente molle, e con un: «Che diavolo!» urlato, cadde di faccia a terra.

Il punto andò alla Fukurodani, ma la Karasuno diede poco conto alla cosa.

Tutti gli sguardi dei suoi compagni erano rivolti a lei, stupiti e shockati.

Che diamine era successo?

Chiyo alzò la testa, ridacchiando nervosa, e grattandosi la nuca ammise: «Mi ha ceduto un ginocchio. Forse comincio a essere un po' stanca.»

Ukai tirò un sospiro di sollievo, rendendosi conto che era solo quello il motivo e niente di grave.

«Forza! Forza!» gli si avvicinò Tanaka e gli si inginocchiò davanti, porgendogli la schiena. «Perché non l'hai detto prima invece di farci perdere il punto?»

Chiyo si tirò su e benchè fosse comunque in grado di camminare (in fondo era solo stato un momento, dovuto allo sforzo), accettò le spalle di Tanaka e gli si appese al collo.

«Credevo di farcela!» lamentò lei. «Mi dispiace, non era mia intenzione farvi perdere.»

«Esageri sempre! Sei una ragazza, dovrai accettarlo prima o poi.»

«Non sono debole è solo perché mi sono alzata presto, stupido cetriolo!» stridulò lei, colpendolo in testa.

Dall'altro lato, ancora una volta, Kuroo puntò gli occhi sui due e sforzò nuovamente il viso per mantere la normalità, senza troppo successo.

«Kuroo! Tutto bene?» chiese spaventato Yaku.

"Fratello-fratello-fratello-fratello" continuò a ripetersi lui, non rispondendo alla domanda di Yaku.

«Ora riposa» le disse Tanaka lasciandola alla panchina. «E pensa al barbeque che ci aspetta!»

Chiyo si illuminò al pensiero e lo guardò tornare in campo, gridando: «Forza che questa volta la vittoria è nostra!»

Nishinoya entrò in campo al suo posto e proseguì la partita.

Le due squadre ora erano sulla soglia dei venti.

La Fukurodani schiacciò e Nishinoya si lanciò per prenderla, non riuscendoci per un pelo.

«Fantastico, Noya-san! C'eri quasi!» lo incitò Chiyo dalla panchina.

Bokuto prese la palla, dall'altro lato, e andò a battere. Aveva una strana aura intorno, camminava pestando i piedi per terra e il viso era costantemente corrucciato.

"È nervoso. Per tutta la durata del set Tsukishima gli è stato addosso senza permettergli di respirare una sola volta" pensò Chiyo, sorridendo soddisfatta. Stavano giocando bene, la sua squadra si stava rivelando più forte di quando erano arrivati e questo la riempiva di gioia.

«Bene! Ora li spazzerò via con la mia battuta!» gracchiò Bokuto.

«Bokuto-san, mantieni la calma» cercò di dirgli Akaashi, ma lui rispose impettito: «Sono calmo.»

Il fischio dell'arbitro.

«Bene! Vado!» annunciò lui prima di lanciare in aria la palla, prendere la rincorsa e schiacciare. Ma la palla andò a colpire la rete in pieno, sfiorando addirittura uno dei suoi compagni, regalando il punto alla Karasuno.

«Dannazione! Mi dispiace!» piagnucolò lui, inginocchiandosi.

«Cerca di ritrovare la calma» tentò di soccorrerlo Komi.

«Non preoccuparti» lo aiutò Akaashi, ma lui continuò a piagnucolare «Scusate» disperato.

«Poverino» ridacchiò Chiyo dal suo posto, guardando divertita la reazione nervosa di Bokuto.

Tanaka si mise alla battuta e ancora Chiyo gridò per incoraggiarlo.

«Il quattro può schiacciare da ogni posizione, batti su di lui per limitarlo un po'» gli suggerì Daichi. E così fece, ma Bokuto si alzò subito e corse a rete urlando: «Alzamela! Li rispedisco subito sotto!»

Akaashi assunse un'espressione contrariata ma nonostante tutto gliela alzò comunque. Asahi, Hinata e Daichi lo murarono, rispedendola nel campo avversario ma Komi la recuperò.

«Akaashi, un'altra!» gridò Bokuto, tornando in posizione.

"Si è incaponito" pensò Chiyo, ridacchiando. E nonostante tutto Akaashi gliela alzò comunque, anche se era palese che non avrebbe funzionato visto che tutti si aspettavano la sua schiacciata e avevano trovato un ottimo modo per bloccarlo con un muro a tre.

Bokuto saltò e di fronte a lui si alzò il muro. Schiacciò, la palla non oltrepassò e cadde nella parte di campo della Fukurodani, ma non per mano del muro. Bokuto aveva colpito il nastro della rete con quell'ultima schiacciata, commentendo un grosso errore. La Karasuno entrò nei venti e gridò entusiasta, passando davanti alla Fukurodani per la prima volta in una settimana. Bokuto, fermo di fronte alla rete, restò con lo sguardo abbassato, rattristato, a lungo.

Passò qualche secondo, in silenzio, pensieroso. Poi finalmente parlò.

«Akaashi...» mormorò, prima di alzare una mano verso di lui, urlando melodrammatico: «Per oggi non alzarmela più!»

«Eh?!» chinò la testa di lato Chiyo, perplessa.

«Bokuto è fatto così. Se perde si arrabbia e poi si deprime. Un vero bambino» sospirò Kuroo affiancandosi a Chiyo.

«Oh? Avete finito? Avete fatto presto» chiese lei, lanciando uno sguardo al campo dove avevano giocato fino a quel momento.

«Che vuoi che ti dica? Quando c'è il talento» sghignazzò lui, alzando le spalle.

«Abbassa la cresta, spilungone!» gli gridò Chiyo, contrariata.

«Voi ci state mettendo un sacco, le vostre ultime partite sono molto combattute.»

«Già, siamo migliorati un sacco!» rispose lei entusiasta.

«Ma tu sei andata in panchina a metà set» la canzonò.

«Le mie gambe sono andate in sciopero» ridacchiò lei divertita. L'idea di essere in panchina non l'agitava troppo, in fondo aveva avuto ciò che desiderava ed era contenta così. Aveva bisogno di riposare ora.

«Comunque, ora che Bokuto ha disertato, abbiamo una chance!» disse ancora lei, tornando a guardare la partita di fronte a sè.

«Non sperarci» le disse Kuroo e lei lo guardò curiosa. «La Fukurodani non ha solo Bokuto.»

Chiyo tornò a guardare la squadra avversaria con preoccupazione. Finora l'unico pericolo era stato Bokuto, la squadra gli era stata solo di supporto, la stella era lui. Non aveva visto altre luci brillare tra loro.

Ma successivamente capì che si era sbagliata: erano tutte luci, solo che Bokuto era la più appariscente e attirava lo sguardo su di sè. Ma tutti brillavano con la stessa intensità. Infatti, benchè Bokuto non si mosse più e restò per tutto il resto del tempo con la faccia da pesce lesso a guardare gli altri, la squadra risultava comunque fortissima e si presero altri due punti, pareggiando 22 a 22.

«Caspita, è una sorpresa» disse Chiyo tra sè e sè, prima di urlare un incoraggiamento a Nishinoya, che aveva appena perso una palla.

«Una squadra è forte se tutti i membri sono forti, non credi?» disse Kuroo.

Chiyo ripensò al periodo in cui aveva giocato per la squadra femminile. Al tempo le uniche che ci mettevano veramente anima e corpo erano lei e Yui, il capitano, le altre invece non la prendenvano con lo stesso spirito, spesso saltavano gli allenamenti e infatti poi alle partite perdevano sempre.

Un sorriso le dipinse il volto: la sua era una squadra che ancora non poteva essere definita forte, ma stavano crescendo molto e lo stavano facendo tutti insieme. E questo li avrebbe resi forti in un breve futuro.

Annuì all'affermazione di Kuroo, convinta, e gli occhi le si riempirono di orgoglio mentre guardava i ragazzi della Karasuno giocare. Non aveva mai provato una felicità tanto grande come quel giorno in cui il professore Takeda le aveva offerto di entrare nella squadra maschile. Li aveva visti giocare alle partite, andava sempre a vederli quando poteva e quel giorno che le avevano detto che si sarebbero allenate nella loro palestra si era presentata di proposito mezz'ora prima perché desiderava vederli giocare. Pensava che fossero veramente dei fighi, che avessero una potenza e una capacità inaudita. Li aveva ammirati tanto e finalmente lei era lì con loro.

Non le importava che avessero vinto solo 4 set su più di 60 in una settimana, non le importava se tra le squadre presenti al ritiro fossero le peggiori, loro, ai suoi occhi, brillavano più di chiunque altro e lei avrebbe stretto con orgoglio il numero che portava stampato sulla sua maglietta. Si sarebbe impegnata sempre più per dimostrare che meritava quel posto.

«Maledizione mi sta venendo voglia di tornare in campo!» strilllò all'improvviso agitando i piedi, facendo sussultare Kuroo al suo fianco.

«Vai Asahi-san! Una bomba!» gridò nel momento in cui lo vide schiacciare. Ma la Fukurodani recuperò la palla e la passò ad Akaashi, che saltò, per raggiungerla e alzarla. Il muro della Karasuno si interrogò su chi dovessero coprire, chi avrebbe attaccato? Ma alla fine fu proprio Akaashi a fare punto con un pallonetto, lasciando tutti sbalorditi.

La Fukurodani battè ancora, la Karasuno provò a contrastarla mandando a rete il loro Asso, ma Komi, il libero avversario, riuscì ancora una volta a fermare le sue palle.

«Accidenti!» sibilò Chiyo, battendo i pugni. Aveva i nervi a fior di pelle, aveva sperato che ora che Bokuto era fuori uso per loro ci fosse possibilità e invece il loro abbassare la guardia li aveva fregati. Non sembravano intaccati per niente, ma anzi, ora che non potevano più predirre Bokuto (che era facile da prevedere) sembravano ancora più in difficoltà.

Asahi schiacciò ancora, ma ancora venne intercettato. La Fukurodani tentò un attacco ma Tsukishima e Kageyama saltarono a muro e riuscirono finalmente a bloccare la loro serie di attacchi, conquistandosi un punto.

Chiyo si sporse in avanti, spalancando gli occhi e la bocca in un'espressione colma di gioia e emozione. Il cuore in petto le batteva così forte che temette di sentirlo scoppiare. Era solo un'amichevole, eppure l'aria era così tesa, così colma di tensione.

«L'hai addestrato bene!» sorrise poi lei, voltandosi verso Kuroo. Era stato lui che si era impegnato molto in quella settimana per insegnare a Tsukishima come fare meglio il muro e l'aveva reso più forte con i suoi consigli.

Si sorprese quando, nel voltarsi, si rese conto che Kuroo la stava già osservando con una strana espressione assorta. Quella gioia, quell'entusiasmo, quella luce accecante che le faceva brillare gli occhi, tutte queste cose esplodevano quando Chiyo vedeva giocare qualcuno e l'impatto era davvero travolgente. Kuroo ne restava sopraffatto tutte le volte. Sarebbe rimasto intere ore ad osservare quel luminoso viso, quegli occhi scintillanti e l'espressione eccitata, senza mai stancarsi.

Si chiese che effetto avrebbe fatto essere l'0ggetto di tanta meraviglia, essere guardato con quello sguardo.

Chiyo arrossì lievemente, sentendosi osservata, e gli concesse un amichevole sorriso. Kuroo ricambiò, poi si costrinse a tornare a guardare la partita o sarebbe rimasto a fissarla per il resto della serata e la cosa sarebbe stata imbarazzante.

Asahi si mise in fondo al campo per battere e lei tornò a illuminarsi, gridando allegra: «Asahi-san, una bomba!»

Chissà cosa si provava a essere l'oggetto di tanta meraviglia, a essere guardato con quello sguardo. Quell'Asahi, probabilmente, lo sapeva. E anche Tanaka, e Kageyama, e Hinata, perfino Bokuto se l'era beccata la sua dose di sguardi ammaliati.

"Salti al collo di chiunque ti si pari davanti, lo fai con tutti tranne che con me. Chissà, magari sono un po' geloso" le aveva detto scherzando la sera che l'aveva baciata la prima volta.

Sghignazzò, abbassando lievemente gli occhi.

Non era mai stato così vero, come in quel momento.

Asahi battè, ma non usando il salto, facendo una normale battuta dall'alto. La Fukurodani la ricevette senza problemi e la passò a Akaashi.

Tsukishima e Kageyama si concentrarono sugli altri giocatori della Fukurodani, nessuno ormai teneva più d'occhio Bokuto e ancora una volta fu quello il loro errore. Akaashi l'alzò proprio a lui, che libero dai muri, riuscì a schiacciare e fare punto, regalando così il set alla Fukurodani.

Lo sguardo di Chiyo si affievolì, delusa, ma durò pochissimo perché subito tornò ad essere sorridente: «È stato divertente!» ammise.

Dal campo avversario cominciarono ad alzarsi le voci dei compagni di Bokuto, comprese Kaori e Yukie, che gli gridavano complimenti, palesemente fatti a posta. Ma ciò parve risvegliare lo stesso l'animo di Bokuto che urlò, alzando le braccia: «Ehy ehy ehy! Sono io il migliore alla fine!» e rise a gran voce.

«Si è già ripreso!» scoppiò a ridere Chiyo, guardandolo. «Bokuto-san è proprio una forza!»

Poi si alzò e corse dalla sua squadra, lasciandosi alle spalle Kuroo.

Asahi si piegò leggermente e si affrettò a dire: «Scusate! Con l'ultima battuta sono andato in panico e ne ho fatta una da "vi prego! Attaccateci pure!"»

«Asahi-san!» intervenne Chiyo, gonfiando il petto,alzando il mento e mettendosi le mani ai fianchi, assumendo un'espressione autorevole. «Io avevo detto "una bomba!" e tu non hai fatto la bomba!» Asahi stava per chiedere ancora scusa, quando lei lo interruppe con un: «Perciò ora ti spetta la punizione!»

«Punizione?» si chiese Asahi.

Chiyo allungò il sorriso e indicandosi disse: «Dovrai portarmi in spalla per il resto della giornata!»

«Non sapevo esistesse una punizione del genere!» sghignazzò Tanaka, accostandosi a lei.

«Certo che esiste! Tu l'hai subita quando non volevi studiare!»

«Ah! È vero! Diamine, Asahi-san scappa finchè puoi!» e cominciò a spingerlo via, insieme a Nishinoya, che anche lui conservava il ricordo di quel periodo di studio.

«Fermo! Non scappare! È la tua punizione, devi farla!» gridò Chiyo correndogli dietro, ignorando la stanchezza delle gambe. Una volta vicino spiccò un salto e gli si aggrappò al collo, appendendosi da dietro. Questo sbilanciò Asahi, facendolo cadere di schiena, ma nel cadere si trascinò dietro anche Tanaka e Nishinoya, finendo tutti a terra.

Chiyo li guardò tutti e tre, intorno a lei, con Asahi parzialmente addosso e dopo un primo momento di perplessità scoppiò a ridere divertita.

«Che strike!» osservò Sugawara, stupefatto e questo fece ridere anche il resto della squadra.

«Asahi!» chiamò Ukai, avvicinandosi a loro. «Ti sei reso conto dell'errore da solo, quindi smettila di preoccuparti. In una situazione del genere l'insicurezza può influenzare la possibilità di vittoria. Nessuno vuole che una partita finisca a causa di un suo errore. Però nessuno darebbe la colpa a uno che cerca un servizio vincente. Però, beh, potrebbe essere finita con la nostra disfatta, ma una cosa è chiara: le vostre giocate sono efficaci a livello nazionale.»

«In questo momento, nè le battute nè gli schemi possono competere con le altre squadre» intervenne Takeda. «Questo è ovvio perché avete cominciato in ritardo. Però non dovete fermarvi qui. Non pensate a questo livello come al limite del vostro potenziale. Quando si uniscono i colori si mescolano e si confondono, ma mescolandosi bene insieme formano il nero, il colore che vince su tutti gli altri. Diventate una squadra nera, come il colore dei corvi.»

«Ma non del colibrì» mormorò Tanaka a Chiyo.

«Sono un colibrì tinto!» ringhiò lei in risposta e questo lo fece sghignazzare divertito.

«Grazie mille!» si inchinò per primo Daichi e tutti gli altri gli andarono dietro.

«Bene... questa sarà l'ultima penalità del ritiro. Perciò, un giro di tuffi!»

«Sì!»


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