Il volo del colibrì di Tada Nobukatsu (/viewuser.php?uid=947887)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mai lasciare la porta aperta ***
Capitolo 2: *** Tra il dire e il fare c'è di mezzo un esame ***
Capitolo 3: *** Ho un numero anche io! ***
Capitolo 4: *** Allerta meteo a Tokyo: uragano in arrivo ***
Capitolo 5: *** Folletto o colibrì, è pur sempre una piccoletta invasata ***
Capitolo 6: *** Storia di una scatola di biscotti ***
Capitolo 7: *** Devi correre meno! ***
Capitolo 8: *** Penitenze e Senpai, sono scelte difficili ***
Capitolo 9: *** Ci sono un gatto, un gufo e un fazzoletto... ***
Capitolo 10: *** L'effetto telefonino ***
Capitolo 11: *** Tutta questione di altezze ***
Capitolo 12: *** Hachiko-chan... cane da riporto e da tartufi ***
Capitolo 13: *** Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù? ***
Capitolo 14: *** Il colibrì che vola rasoterra ***
Capitolo 15: *** Se cadi, ti prendo ***
Capitolo 16: *** Vola alto, sempre ***
Capitolo 17: *** Storia di un colibrì e del gatto che le insegnò a volare ***
Capitolo 18: *** Che l'evoluzione abbia inizio ***
Capitolo 19: *** Tua o sua... basta che vi decidete ***
Capitolo 20: *** Sii più Bokuto... anzi, no ***
Capitolo 21: *** Non essere avaro e saluta tua nonna ***
Capitolo 22: *** Gatto sospetto avvistato ***
Capitolo 23: *** Le anime di Romeo e Giulietta infestano la Shinzen ***
Capitolo 24: *** Fidarsi o non fidarsi di un Diavolo sotto copertura? ***
Capitolo 25: *** Sai, di solito i gatti gli uccellini se li mangiano ***
Capitolo 26: *** Il salto del trampolino ***
Capitolo 27: *** L'ultimo volo del colibrì tra le grinfie dei gufi ***
Capitolo 1 *** Mai lasciare la porta aperta ***
Mai lasciare la porta aperta
«Un'altra!»
risuonò il potente urlo di Hinata.
«Bella ricezione!» rimbombò
anche la voce di Tanaka.
«Buona!»
ancora un'altra voce, chissà di chi era quella volta. La
palestra
era tutto un risuonare e un rimbombare; il rumore delle scarpe che
scivolavano sul parquet in legno, l'ansimo coordinato di ogni membro,
preda ormai della stanchezza dovuta a un'abbondante ora e mezza di
allentamento.
La
sconfitta contro l'Aoba Johsai li aveva lasciati tutti con l'amaro in
bocca, ma erano bastati pochi giorni e la voglia di tornare a giocare
si era fatta sentire a pieni polmoni. Dovevano migliorare, solo
questo sapevano.
Ora
c'era un altro obiettivo da rincorrere: il torneo Primaverile.
Avrebbero
vinto, ad ogni costo.
La
tensione e la concentrazione era tale che nessuno di loro
notò, in
un primo momento, di avere uno spettatore sulla soglia della porta
della palestra.
Il
coach Ukai fu il primo a notarla: sola, in piedi, con una mano
poggiata allo stipite della porta, una ragazzina che nemmeno sfiorava
il metro e sessanta li osservava con lo sguardo rapito. La palla
rimase ferma nella sua mano e Nishinoya rimase qualche secondo in
attesa di una schiacciata che non parve arrivare, prima di chiedersi
cosa avesse attirato la sua attenzione. L'allenamento si
fermò
lentamente, man mano che tutti, notando la distrazione degli altri,
si voltavano a guardarla.
Aveva
addosso una tuta e un paio di scarpe da ginnastica in mano. Era
effettivamente molto bassa, anche per essere una ragazza. I capelli
chiari erano raccolti in un'alta coda di cavallo, ondulata sulla
nuca, ma qualche ciocca era rimasta ribelle e le ricadeva sulle
guance, mentre una corta frangia le copriva parte della fronte.
La
ragazza si rese conto di aver attirato l'attenzione e capì
che era
il suo turno di dire qualcosa.
Arrossì,
sorridendo divertita, e informò, inchinandosi:
«Chiyo Nakano, sono
del secondo anno, club di pallavolo femminile.»
Daichi
si ricordò in quel momento e diede spiegazioni ai suoi
compagni: «La
loro palestra è in manutenzione, così hanno
chiesto di allenarsi
qui quando avremo finito.»
«Già,
ma... pare che sia un po' in anticipo» disse Chiyo,
imbarazzata.
«Chiedo scusa, spero non sia un problema se resto.»
Daichi
volse uno sguardo a Ukai e lui annuì, dando il suo assenso:
«Certo,
fai pure.»
«È
un problema se nel frattempo comincio il riscaldamento?»
chiese
Chiyo, ancora inchinata.
«No,
no, certo. Attenta però alle palle vaganti.»
E
solo allora Chiyo alzò di nuovo gli occhi, sorridendo
radiosa, come
se avesse appena soffiato sulle candeline della sua torta di
compleanno. Un sorriso capace di illuminare tanto un volto non lo
vedevano dai tempi delle scuole elementari, faticavano nel credere
che fosse veramente del secondo anno.
«Vi
ringrazio» disse lei prima di infilarsi le scarpe e salire
sul
parquet.
«Avanti,
riprendiamo!» ordinò Ukai e questo costrinse tutti
a togliere gli
occhi da Chiyo e tornare a quello che stavano facendo.
Nishinoya
ricevette la sua palla e si scansò subito, lasciando il
posto a
Daichi, dietro di lui. Sul lato destro, invece, Kageyama si alternava
con Sugawara nelle alzate, mentre gli altri schiacciavano oltre la
rete.
I
rumori delle schiacciate erano boati, nell'eco della palestra.
Sembravano dei veri e propri tuoni, uno più potente
dell'altro.
Le
voci alternavano i complimenti e gli esulti con gli ansimi della
fatica. Il rumore delle scarpe da ginnastica, per quanto stridulo,
era quasi piacevole nel suo ritmo controllato.
Una
ragazza dai capelli scuri era a lato, vicino a una panca, che li
osservava, riordinava borracce e asciugamani e ogni tanto correva a
raccogliere qualche palla per rimetterla nel cestone.
Chiyo,
nel frattempo, aveva cominciato a correre a bordo campo. Gli occhi
rivolti ai suoi stessi piedi, sembrava assorta in un qualche dolce
pensiero dato il sorriso che gli incurvava delicatamente le labbra. I
capelli della sua coda ondeggiavano a ogni passo, come la simpatica
coda di un cane. Ben presto, i presenti si dimenticarono quasi di
lei, data la sua silenziosa presenza e il loro assorto allenamento.
I
suoi passi sul parquet erano altrettanto delicati, quasi felpati,
forse complice la sua piccola statura che la rendeva leggera come una
piuma.
«Asahi!»
chiamò Sugawara, prima di alzare.
Il
grosso ragazzo partì, prendendo la rincorsa,
saltò e toccò la
palla con potenza, lanciandola dall'altra parte della rete.
Ma
la forza impressa, risultò solo successivamente, essere
troppa e la
palla volò ben oltre il punto mirato da Asahi, puntando con
rapidità e potenza Shimizu, la loro manager, china a
roccogliere
qualche palla.
Il
panico si impossessò dei loro volti nel breve istante in cui
si
resero conto di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi
secondi.
Shimizu
alzò lo sguardo, notando appena in tempo la palla volarle
incontro.
Fece un passo indietro, istintivamente, mentre il volto le si
contraeva in un'espressione impaurita e si portava una mano davanti
al viso, per proteggersi.
Ma
un'ombra si piazzò tra lei e il proiettile destinato a
centrarla.
Non aveva sentito altro che le voci terrorizzate dei ragazzi e poi
quella specie di... farfallio. Dei passi, dei passi impegnati in
un'incredibile corsa. E poi quell'ombra, in volo a pochi centimetri
da terra.
E
la palla mai l'aveva raggiunta.
I
ragazzi sbarrarono gli occhi, stupefatti, quando videro Chiyo
accogliere la palla con un bagher. Era leggermente saltata, per
potersi mettere all'altezza giusta, si era girata in volo e aveva
salvato la palla. Era poi riatterrata con assoluta
tranquillità e
aveva ripreso la sua corsa di riscaldamento, come se niente fosse
appena successo. La palla, volando alta, era tornata poi a Sugawara.
Nonostante
la potenza del colpo, Chiyo aveva lasciato il suo posto a bordo
campo, era corsa con una velocità impressionante davanti a
Shimizu,
aveva non solo salvato la palla ma l'aveva anche rispedita
all'alzatore, dall'altra parte.
Ancora
una volta l'allenamento si fermò e tutti volsero a lei lo
sguardo
esterefatto.
Era
stata di una rapidità e di una precisione inaspettata, oltre
che
estremamente forte dato la potenza che Asahi aveva impresso nella
schiacciata e che lei aveva douto contrastare.
«Ehm...»
parlò Ukai, non sapendo bene cosa dire. Chiyo si
fermò, rendendosi
conto che si stava rivolgendo a lei e gli volse lo sguardo, curiosa e
innocente.
«Tu...
di che anno hai detto che sei?»
«Del
secondo» rispose educatamente lei.
«E
giochi nella squadra femminile?»
«Esatto»
rispose ancora.
«In
che posizione giochi?»
Chiyo
allargò sul viso un enorme sorriso, sbarazzino come quello
di una
ragazzina, e rispose con orgoglio ed entusiamso: «Sono un
Libero,
coach!»
«Hai
salvato quella palla come pochi sarebbero riusciti» disse
Ukai, ma
più rivolto a se stesso che a lei.
Chiyo
arrossì appena e sorrise ancora di più, per
quanto fosse possibile,
cominciando a ondeggiare un po' imbarazzata.
«Oh,
insomma... non era niente di particolare» disse con falsa
modestia.
«Senti...
uhm...» guardò rapidamente verso la porta, prima
di dire: «Le tue
compagne non sono ancora arrivate. Ti va di ricevere qualcuna delle
nostre schiacciate?»
Chiyo
si illuminò, sbarrando gli occhi e per poco non
urlò per la gioia.
Sembrava proprio una bambina il giorno del suo compleanno.
«Posso?
Posso davvero, coach?» chiese lasciando trapelare l'emozione
nella
sua voce.
«Ma
non sarà pericoloso?» chiesero in coro almeno tre
dei presenti,
preoccupati. «Insomma... non ci andiamo molto
leggeri.»
«No!
No! Posso riceverle! Posso davvero!» si affrettò a
dire Chiyo,
decisa a non lasciarsi sfuggire quell'occasione. «La prego,
mi
faccia ricevere, Coach!» disse rivolta a Ukai, che dopo
qualche
secondo di esitazione, acconsentì.
Chiyo
si lasciò sfuggire una grido di gioia, mentre rumorosa e
impetuosa
come un uragano correva dall'altro lato del campo, togliendosi la
felpa di dosso. La lanciò malamente su una panchina e corse
a
posizionarsi: ginocchia chine, braccia leggermente divaricate,
schiena piegata in avanti.
E
in quel momento anche il suo sguardo cambiò:
sparì il sorriso
gioviale e gli occhi luminosi, lasciando spazio a un vero e proprio
sguardo infuocato. Sembrava essere diventata improvvisamente
più
grande di almeno un altro anno.
Sugawara
volse al suo coach uno sguardo in cerca di conferma, quando lo
ricevette, alzò la palla a Tsukishima. Il biondo corse,
saltò e
schiacciò con modesta forza mirando all'angolo sinistro.
Chiyo,
dall'altro lato, scattò in maniera impressionante e corse a
ricevere
la palla. Frenò di colpo, raddrizzandosi e riuscendo a
effettuare un
altro bagher che riportò ancora una volta la palla da
Sugawara.
L'alzatore
non attese oltre e approfitto della precisione del tiro per alzarla
ancora, senza bloccarla. Tanaka scattò e andò a
schiacciare,
mirando nella zona destro-centrale. Chiyo scattò ancora, con
agilità
e velocità. I piedi sul pavimento erano così
rapidi nel loro
leggero calpestare che sembrava di sentire lo sbattere d'ali di un
uccellino. Lo sbattere d'ali di un colibrì. Si
lanciò, salvò la
palla con l'avambraccio sinistro, rotolò e si
rialzò
immediatamente. Corse verso la palla che si trovava ancora alta nella
sua parte di campo e con un semplice palleggio, la rimandò a
Sugawara che intanto, però, si era fatto da parte per
permettere
anche a Kageyama di alzare.
Kageyama
accolse la palla con morbidezza e fece un'alzata normale. Hinata
partì con uno scatto e saltò, raggiungendo e
superando l'altezza
della rete.
Schiacciò
con tutta la forza che aveva, mirando al centro, non troppo lontano
da Chiyo. Ma lei, questa volta, non la prese.
Era
rimasta immobile nella sua posizione, gli occhi sbarrati e le labbra
leggermente dischiuse. Guardava Hinata come se avesse visto un
fantasma. Il cuore in petto le batteva forte quasi quanto i suoi
passi da colibrì sul pavimento.
«Mio
Dio...» si lasciò sfuggire in un sussurro.
Scattò
in direzione della rete con tale velocità che Hinata quando
se la
trovò davanti, dall'altro lato, saltò spaventato.
«Tu
sai volare!» gridò Chiyo con un entusiasmo tale da
farla fremere.
Aveva di nuovo riacquistato il suo sguardo da bambina emozionata,
anzi, forse anche di più rispetto a quello di prima.
Hinata
si raddrizzò inorgoglito, ridacchiando tra sè e
sè.
«Sei
così basso!» disse ancora Chiyo, smontando di
colpo tutto
l'orgoglio di Hinata. «Ma sai volare!»
«Beh,
sì... io faccio smash e poi
argh...»
cominciò lui,
imitando i vari gesti che effettuava durante il suo attacco, mentre
Chiyo lo guardava estasiata. «E poi quando colpisco la palla
faccio...»
«Powaaaa»
gridò Chiyo entusiasta, terminando la sua frase.
«Powa?»
chiese Hinata, non capendo.
«Sì!
È stato... è stato così...
è stato powa!!!»
gridò ancora Chiyo tornando a guardare Hinata dall'altra
parte della
rete.
«Powa?!»
si chiese ancora Hinata, pensandoci su. Poi decretò
«Sì, powa
mi piace!»
«Powa!!!»
gridò ancora Chiyo, entusiasta.
«Che
gran casino che fanno» disse Sugawara, sorridendo imbarazzato
nel
guardare i due che continuava a urlare e saltellare.
«Sembra
di vedere Hinata al femminile» gli rispose Kageyama.
«E
non hai visto la mia super-veloce!!!» le disse Hinata con
orgoglio e
Chiyo parve illuminarsi ancora di più.
«Hai
una super-veloce?» chiese con emozione.
«Esatto!
È... è super-powa!»
le
disse Hinata.
«Super-Powa?!»
si emozionò Chiyo, portandosi entrambe le mani al viso.
«Voglio
vederla! Ti prego! Posso vederla?!»
«Insomma,
cos'è questo chiasso?» chiese Ukai, stufo di
sentirli blaterare.
«Coach,
voglio vedere la super-veloce di...» cominciò
Chiyo, ma si fermò,
rendendosi conto che non sapeva come si chiamava il ragazzo che aveva
di fronte. Gli volse uno sguardo interrogatorio e Hinata
capì la sua
richiesta.
«Shouyou
Hinata, piacere!» si inchinò.
«Chiyo-chan!»
si inchinò Chiyo a sua volta. «Tutti mi chiamano
così e a me
piace» disse in risposta agli sguardi interrogatori dei
presenti.
«Ah!
Coach, posso vedere la super veloce di Hinata-San! Per
favore!»
supplicò con gli occhi che le luccicavano.
Ukai
annuì e aggiunse: «Ma smettete di fare questo
casino e tornate ad
allenarvi.»
Chiyo
corse al suo posto, pronta a riceverla, mentre Hinata e Kageyama si
mettevano in posizione.
Sugawara
lanciò la palla a Kageyama che fece la sua alzata veloce.
Hinata
corse con una velocità impressionante, poi saltò
e schiacciò.
"Ha
gli occhi chiusi!" ebbe tempo di pensare Chiyo, prima di vedersi
sfrecciare la palla sulla destra. Si lanciò, cercando
comunque di scattare e riuscì a toccare la palla con la
punta delle dita
ma
arrivò troppo in tardi e la palla venne sbalzata via di lato.
"È
comunque riuscita a toccarla!" pensò Ukai, lanciando uno
sguardo alla ragazza. Nonostante la veloce di Hinata, nonostante
sembrasse fosse stata per un attimo distratta, era comunque riuscita
a lanciarsi con una rapidità strabiliante e l'avrebbe presa
se fosse
partita solo un istante prima.
Chiyo
si alzò da terra, osservando esterefatta la palla vicino al
muro che
ancora rotolava. Era stata eccezionalmente rapida e potente, tanto
che anche lei aveva faticato a reagire e non era riuscita a
bloccarla.
Hinata
saltò, entusiasta della riuscita dal suo attacco, come
sempre faceva
quando quella veloce gli veniva bene.
Chiyo
rimase per un po' carponi, ad osservare la palla, come incantata,
come paralizzata.
«È
sconvolta» constatò Sugawara, guardandola con
preoccupazione.
Ma
quel tipo di sentimento svanì nell'istante in cui Chiyo
saltò in
piedi urlando «Incredibile!!!»
L'unico
che conoscevano con un tale entusiasmo e capace di tanto chiasso era
proprio Hinata.
Chiyo
corse di nuovo verso di lui, gridando emozionata: «Super
super
powa!!! È stato
incredibile! Non ho mai visto una cosa simile! Ti prego falla ancora!
Ancora! Un'altra!»
«Oh,
ehy! Fate giocare anche noi!» lamentò Tanaka,
raggiungendo il duo.
«Non è mica l'unico in grado di cose fighe, sai,
Chiyo-chan?»
disse allargando il petto. «E comunque non sarebbe arrivato
mai a
tanto senza il suo Senpai.» si indicò, sorridendo.
Chiyo
lo guardò con ammirazione e chiese: «Glielo hai
insegnato tu,
Senpai?»
Tanaka
gracchiò una risata nel sentirsi chiamare con
quell'appellativo e
affermò un convinto: «Certamente, avevi
dubbi?»
«Non
è vero! Bugiardo!» lo rimbeccò Kageyama.
«La
tua alzata!» disse Chiyo, guardando Kageyama.
«È fantastica! Mai
visto nessuno così bravo! Sei incredibile!» e
questo fece
imbarazzare un po' Kageyama che balbettò qualcosa che poteva
forse
sembrare un vago "grazie".
«Qual
è il tuo nome, Senpai?» chiese, ma Kageyama
parlò a voce talmente
bassa che nessuno fu in grado di capirlo.
«Lui
è Tobio Kageyama» disse Tanaka, cercando di
riprendersi la scena.
«E io sono Ryuunosuke Tanaka, il loro Senpai.»
«E
loro?» chiese Chiyo, rivolto a Asahi e Tsukishima, dietro di
loro.
Poi aggiunse con lo stesso sguardo di una bambina di fronte a una
pasticceria, trasognante: «Come siete alti!»
Asahi
arrossì, imbarazzato, mentre Tsukishima la guardò
infastidito. Era
una nanerottola chiassosa e impetuosa: era seccante.
«Asahi
Azumane e Kei Tsukishima!» rispose ancora Tanaka.
«Asahi è il
nostro Asso!»
«Asso?!»
stridulò Chiyo. «Quindi è ancora
più bravo di Hinata-San?»
«Oh,
beh... io... no... ecco... sì, sono bravo... »
balbettò Asahi.
Chiyo passò rapidamente sotto la rete, superando Tanaka con
una
velocità degna di un uragano e raggiunse Asahi, guardandolo
dal
basso con aria trasognante e le mani congiunte.
«La
palla che ho fermato prima era la tua, Asahi-San, vero? Era
potentissima! Scommetto che non c'è muro in grado di
bloccarti, non
è così, Senpai?»
«Chiyo-Chan!»
l'improvvisa voce di Yui, il capitano della squadra femminile del
club di pallavolo, la fece sobbalzare. «Smetti di importunare
i
ragazzi!» la sgridò, portandosi severamente le
mani ai fianchi.
«Ma
io non li stavo importunando» bofonchiò Chiyo,
imbronciandosi. Yui
la raggiunse rapidamente, le mise una mano sulla testa e con forza la
costrinse a inchinarsi.
«Adesso
chiedi scusa ai Senpai!»
«Ma
non ho fatto nient-»
«Chiedi
scusa!» la interruppe Yui con severità.
«Scusatemi,
Senpai» recitò Chiyo, lagnosa. Ma ciò
bastò a farsi lasciare
dalla ferrea presa di Yui.
«Chiedo
scusa se vi ha disturbati!» aggiunse lei, inchinandosi a sua
volta.
«Non
ci dava fastidio» intervenne Daichi.
«Chiyo-chan
ha provato a ricevere la mia veloce, ma non c'è
riuscita!»
ridacchiò Hinata con orgoglio, sentendosi in qualche modo
imbattibile.
«Ero
distratta!» stridulò Chiyo, corrucciandosi.
«Posso riceverla anche
a occhi chiusi!»
«Avanti,
fatti sotto!» la sfidò Hinata, con un ghigno
compiaciuto. Per lui
era tutto un gioco, una sfida, ed era sempre bello quando poteva
trovarsi di fronte bravi giocatori in grado di dargli del filo da
torcere. Gli piaceva dimostrare di essere il migliore.
«Quando
vuoi!»
«Piantala!»
urlarono in coro Daichi e Yui, colpendo in testa rispettivamente i
propri giocatori. Poi entrambi li afferrarono per la testa e li
costrinsero di nuovo ad inchinarsi.
«Scusami
per il suo comportamento» si dissero in coro.
«Sì,
sembra di vedere un Hinata al femminile» confermò
Sugawara a
Kageyama, al suo fianco, che annuì convinto.
«Ragazzi,
forza andate a cambiarvi e lasciate libera la palestra alle
ragazze»
suggerì Ukai, sistemando alcune palle nel cesto.
«Sì!»
risposero in coro i ragazzi della Karasuno e si allontanarono
rapidamente.
«Ehy,
Chiyo-chan!» si avvicinò Tanaka, prima seguire il
resto della sua
squadra. «Se domani torni a vederci ti mostrerò di
cos'è capace il
Senpai!» le disse, gonfiando di nuovo il petto. Tutta quella
confusione tra lei e Hinata non gli aveva permesso di mettersi in
mostra come avrebbe voluto e questo l'aveva lasciato insoddisfatto.
Chiyo
si illuminò e chiese: «Posso tornare?»
«Certamente!»
«E
mi mostrerai i tuoi super attacchi, Senpai?»
«Assolutamente!»
«Non
vedo l'ora!» stridulò Chiyo emozionata,
saltellando sul posto.
Tanaka scoppiò in una fragorosa risata colma d'orgoglio,
vedendo
come la ragazza sembrasse pendere dalle sue labbra.
Ma
un brivido misterioso gli percorse la schiena e lo portò a
voltarsi
inquieto verso la porta: Daichi gli stava rivolgendo uno dei suoi
terribili sguardi, di quelli che facevano venire la pelle d'oca.
Sapeva essere terrificante quando voleva.
«Che
paura!» si lasciò sfuggire Chiyo, nascondendosi
istintivamente
dietro la schiena di Tanaka.
Tanaka
ridacchiò, cercando di mantenersi quel briciolo di
dignità che gli
restava e tremolante si avviò verso la porta. «Ora
vado. Sai... i
Senpai devono anche riposarsi ogni tanto, no?»
Chiyo
annuì e restò a guardarlo mentre oltrepassava
Daichi, che ancora
sembrava tenerlo sotto tiro, e usciva dalla palestra correndo.
Daichi
improvvisamente tornò di nuovo sorridente e si
voltò verso Chiyo.
Le rivolse un inchino di commiato e si allontanò.
«Chiyo-chan!»
la richiamò Yui.
«Sì,
arrivo!» disse lei, raggiungendo il suo capitano.
«Ukai-san.»
Shimizu si rivolse al loro coach, mentre si chianava a raccogliere le
ultime cose. «Non torna a casa?» chiese notando
come Ukai non
sembrasse intenzionato ad andarsene. Se ne stava vicino alle
panchine, in piedi con le braccia conserte e gli occhi puntati sulla
squadra femminile.
«Non
ancora» si limitò a rispondere.
Shimizu
non chiese altro, per non sembrare scortese, e se ne andò
con
qualche dubbio di troppo.
Ma
le risposte non tardarono ad arrivare, quando qualche giorno dopo
Ukai fece il suo ingresso in palestra insieme a Chiyo, sorridente
come sempre, ma forse un po' più del solito.
«Chiyo-chan!
Sei tornata!» salutò Hinata, allegro.
«Sei
venuta a vedere la potenza del tuo Senpai?» sorrise Tanaka,
gonfiandosi ancora. Chiyo gli dava corda e questo bastava a renderlo
ancora più vanesio di quanto già non fosse.
«A
dire il vero...» cominciò Ukai, parlando al posto
della ragazza. «È
venuta a rendere ancora più potente questa tua
"potenza".»
«Eh?!»
chiesero in coro, non capendo.
«Il
professor Takeda ha dovuto insistere un po', ma alla fine il preside
ha acconsentito di spostare Chiyo dalla squadra femminile a quella
maschile» sorrise Ukai.
«Sul
serio?!» ancora un coro.
«E
così...» intervenne Nishinoya, cercando di
mostrarsi serio ma non
riuscendoci molto. «Adesso ho un rivale.»
«Rivale?»
chiese Chiyo, inclinando leggermente la testa di lato, non capendo
bene. Non dovevano essere nella stessa squadra?
«Sono
il Libero della squadra! Se vuoi stare in campo dovrai vedertela con
me!»
Chiyo
lo squadrò, ancora non molto convinta, poi si
lasciò sfuggire:
«Come sei basso.»
Nishinoya
ne rimase spiazzato, trovandosi nuovamente di fronte a quel suo
"difetto" che proprio non riuscivano a evitare di
sbattergli in faccia.
Ma
Chiyo allargò il sorriso, contenta, e aggiunse:
«Proprio come me e
Hinata-san!»
«È
vero!» intervenne Hinata, radioso. «Siamo i tre
più bassi!»
Si
guardarono tra loro qualche secondo, poi si afferrarono le mani e un
velo di emozione gli ofuscò gli occhi, ora quasi inumiditi:
«Fratelli di sfortuna!» si dissero.
«Non
ci lasceremo mai, vero?» chiese Nishinoya.
«Per
sempre uniti!» confermò Chiyo.
«Saremo
tre piccoli giganti!» disse Hinata e gli altri due annuirono,
prima
di passarsi un braccio sugli occhi per asciugarsi le lacrime.
«Faremo
vedere a questi colossi chi sono i veri giganti del campo!»
confermò
Nishinoya.
«Sì!»
risposero in coro gli altri due.
«Ho
una strana sensazione» mormorò Daichi, osservando
imbarazzato la
scenetta appena messa su dai tre.
«Si
chiama "paura"» disse Kageyama. «Quei tre
combineranno
qualche guaio.»
«Io
trovo invece che sia una bella cosa che Chiyo abbia già
legato, no?»
disse Sugawara, che sempre cercava del buono in tutto.
«Chiyo-chan!»
gridò Tanaka, mettendosi nuovamente al suo fianco con il
petto in
fuori. «Se raggiungere la vetta è quello che
desideri, io sarò il
tuo pilastro spirituale, come lo sono stato finora con tutti gli
altri!»
«Tanaka-san,
che cosa figa hai appena detto!» disse Chiyo con gli occhi
che le
brillavano.
«Se
seguirai attentamente i miei consigli, vedrai che non
perderai!» continuò lui, ormai all'apice della
gioia.
«Sono
pronta, Tanaka-Senpai!» si drizzò lei, come un
soldatino e Tanaka
rise ancora, ormai nel pieno della sua crisi megalomica.
«Le
cose si mettono male...» constatò Tsukishima,
infastidito da quel
quadretto patetico. Yamaguchi rispose alla sua affermazione
ridacchiando divertito.
«Questo
dunque è il motivo per cui si è fermato a vedere
l'allenamento
femminile, Ukai-san?» chiese Shimizu, cercando di restarsene
in
disparte.
Ukai
annuì: «Ciò che impedisce a un
giocatore maschile e femminile di
accostarsi è solo causato dalla differenza di
capacità e di forza.
Sicuramente il torneo maschile è più potente di
uno femminile, le
schiacciate sono più forti e le ragazze rischiano di farsi
male. Ma
Chiyo ha dimostrato di poter tenere testa alle nostre schiacciate
senza troppa difficoltà e questo mi ha molto sorpreso. Penso
possa
benissimo tener testa a una squadra maschile e possa portare grandi
risultati alla nostra squadra.»
«Ma
così non ha tolto un punto di forza alla squadra
femminile?»
E
Ukai negò: «Chiyo non era la stessa, durante
l'allenamento
femminile. Mi sono voluto fermare, qualche giorno fa, perché
ho
notato l'enorme cambiamento nell'atteggiamento e nel suo impeto dal
momento in cui è arrivata la sua squadra. Da grande
casinista,
rumorosa e piena di energia si è trasformata in una
giocatrice
qualunque. È comunque molto brava e tendeva compensare le
carenze
delle altre, ma l'insoddisfazione glielo si leggeva negli occhi. Hai
visto come guarda Hinata e Tanaka? Come ha guardato Asahi dopo che le
hanno detto che è l'Asso?»
Shimizu
si voltò a guardare la ragazza, impegnata ancora a
idolatrare Tanaka
assecondando il suo complesso di superiorità. Non lo faceva
per far
piacere a lui, ma perché lei stessa ci credeva. Lei stessa
lo vedeva
come un "fico".
«Ha
grandi capacità e desidera solo trovare un ambiente adatto
dove dar
loro libero sfogo. La squadra femminile non faceva per lei, anche se
forse è un po' egoista da parte sua, ma penso che stesse
solo
seguendo le sue passioni. Il capitano della squadra femminile ha
compreso subito e non ha insistito per trattenerla.»
«E
il preside?»
«Non
è convinto, ma abbiamo promesso che in qualche modo gli
avremmo
dimostrato che era la scelta migliore.»
«Quindi
Chiyo-chan è qui solo in prova?»
«Al
momento, sì. Ma sono sicuro che un modo troveremo per
tenerla con
noi. Potrebbe diventare il nostro asso nella manica.»
[...]Il
movimento delle ali può raggiungere la sorprendente
velocità di
70-90 battiti al secondo
e
nelle fasi di corteggiamento arriva sino ai 200 battiti al secondo
(archilochus colubris).
Nessun
altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto
velocemente.
(Il
colibrì. Il guerriero del Sole.
Ernesto Francini)
N.D.A.
Fermi
lì con le mani! So già cosa state per dire...
"una ragazza
nella squadra maschile è inverosimile!" e, anche se tutti
noi
sappiamo che alle medie era stato proposto a Hinata di far parte del
club femminile (quindi magari può anche succedere di
mischiarsi!
Chissà xD), sono in parte d'accordo con voi.
Ma
la storia mi piaceva così, perciò ho deciso di
prendermi questa
"libertà" e chiederò a voi di andare oltre alla
presunta
regola xD
Detto
ciò... so bene di essere in forte minoranza all'interno del
Fandom,
vista la predominanza yaoi (e la quasi assenza di nuovi personaggi),
ma spero di non essere l'unica qui dentro a cui fa piacere combinare
qualche Het ogni tanto.
Ma chi verrà "Hettizzato"?
E
che c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
E
qual è il senso della vita?
...
No,
dico sul serio... qual è?
Torniamo
a noi! (ovviamente non risponderò alle domande di sopra!)
La
storia è scritta cercando di restare quanto più
fedele al tratto
comico-semidemenziale a cui siamo abituati con l'anime/manga, quindi
spero di essere all'altezza e di strapparvi qualche risata.
Però ci
sarà anche altro, tra cui anche un pizzico di romanticismo
(se ci
sono coppie het! Ma va'!!)
Dunque!
In conclusione!
Spero
non mi manderete al rogo solo perchè sono la voce dissonante
qui
dentro e ricordatevi che il razzismo è una brutta cosa u.u
Ah!
Io che mi diverto a disegnare, anche se faccio piangere gli unicorni
(poveri unicorni), ho provato a realizzare questa FanArt per dare un
volto a Chiyo-chan.
Spero
possiate "aggradarla".
|
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Capitolo 2 *** Tra il dire e il fare c'è di mezzo un esame ***
Tra
il dire e il fare c'è di mezzo un esame
Kinoshita
ricevette e la palla volò direttamente sopra la testa di
Kageyama.
Hinata, dal centro, partì verso sinistra, raggiungendo la
rete.
Saltò, chiudendo gli occhi come sempre faceva, ma la palla
non
arrivò a lui. Kageyama alzò a Tanaka, usando
Hinata come esca,
riuscendo così a ingannare il muro e fare punto.
«Evvai!»
gridò Tanaka, estasiato, prima di battere il cinque a
Hinata.
Entrambi poi si voltarono verso Kageyama che con uno sguardo da
funerale alzò le mani, balbettando un
«Evvai» poco convinto.
Tanaka gli battè il cinque, ridendo divertito.
«Devi farci
l'abitudine!» lo canzonò.
Anche
se Kageyama, a differenza di Hinata, aveva avuto una vera squadra
già
alle medie, per lui era tutto diverso e nuovo. Era la prima volta che
doveva accettare di avere davvero una squadra e
che non fosse
solo su quel campo. Qualcosa aveva cominciato a cambiare
profondamente dentro di lui.
Daichi
si mise a battuta per la squadra "Bianchi" e la palla venne
accolta senza difficoltà da Nishinoya, dall'altro lato.
Sugawara
alzò, mentre Tsukishima tentava di fare l'esca, senza essere
troppo
convincente. Asahi la schiacciò, mentre Hinata e Kageyama
provarono
inutilmente di murarlo. La potenza di Asahi era sempre
incontrastabile e inevitabilmente andava dall'altro lato, per fortuna
però era stata almeno rallentata.
Chiyo
scattò, tenendo gli occhi ben fermi sulla palla sopra la sua
testa,
poi saltò e arrivò a prenderla a braccio teso.
Kinoshita e Daichi
la raggiunsero, riuscendo, dopo un po' di tentennamenti, a rimandarla
dall'altra parte.
Ma
era una palla facile e per la squadra Rossa non fu difficile
riprenderne il possesso e il controllo. Ancora Sugawara
alzò, ma
questa volta a Tsukishima e Hinata e Kageyama tentarono ancora il
muro. Tsukishima riuscì a eluderli con una finta, facendo
passare la
palla liscia sopra le loro teste e cadere appena dietro di loro.
Daichi e Chiyo si lanciarono per salvarla, ma il primo la
mancò,
mentre Chiyo riuscì a toccarla solo con le nocche,
deviandola e
basta. La palla sfrecciò appena sopra la testa di Daichi,
steso
davanti a lei, sfiorandolo e mancandolo per un soffio, poi cadde
fuori.
Chiyo
si sollevò urlando allarmata: «Mi
dispiace!!!»
Daichi
tirò un sospiro, sollevato nell'essersi risparmiato una
pallonata in
faccia, e le fece un sorriso, cercando di sdrammatizzare:
«Non mi
hai beccato, non è successo niente.»
«Sono
un disastro!» piagnucolò lei, ancora spaventata.
«Ma
no, non è vero» cercò ancora di
rassicurarla Daichi, imbarazzato
per quella situazione.
Chiyo
cambiò improvvisamente espressione, puntando gli occhi
infuocati a
Tsukishima e indicandolo urlò: «È colpa
tua! Col cavolo che la
prossima volta ti faccio fare punto, spilungone!»
minacciò.
«Chiyo-chan
si è incazzata!» notò Tanaka sgranando
gli occhi, spaventato. Era
la prima volta che la vedeva così e dato lo scricciolino che
era si
faceva fatica a credere che potesse essere un minimo minacciosa.
Yamaguchi
si mise alla battuta della squadra Rossa ma Chiyo riuscì a
ricevere
senza troppe difficoltà. Ancora Kageyama alzò,
usando Hinata come
esca e Tanaka schiacciò, ma dall'altro lato Nishinoya
rotolò e
salvò la palla poco prima che toccasse terra. Sugawara
alzò
nuovamente a Asahi, che passò il muro senza
difficoltà. Chiyo si
lanciò a braccia tese e impedì il punto. Si
alzò rapidamente, per
spostarsi e dar spazio agli altri di completare l'azione, lanciando
un acceso sguardo a Nishinoya, quasi avesse voluto dirgli "anche
io riesco a salvare l'insalvabile". Kageyama corse per riuscire
a mettersi sotto appena in tempo per alzarla di nuovo a Tanaka. Ma il
muro riuscì a prevedere con facilità quella mossa
e lo bloccò,
rimandando la palla nel campo dei Bianchi.
«Quello
era il Rolling Thunder?» chiese Hinata a Nishinoya, con gli
occhi
che brillavano.
«Esatto!»
si esaltò Nishinoya, prima di gridare, alzando un pugno al
cielo:
«Rolling Thunder!»
«Che forza!» lo guardò ammirata Chiyo,
prima di accostarsi alla rete. «Me lo insegni?»
«È
solo una rotolata con un nome stupido» fece notare
infastidito
Tsukishima.
«Non
offendere la Rolling Thunder!» lo rimbeccò Chiyo.
Nishinoya
rise, alzando la testa al cielo, e le disse:
«Chissà, magari un
giorno. Se ne sarai degna!»
«Ho
fermato la schiacciata di Asahi-san! Non sono degna?» chiese
lei,
delusa in viso.
«Hai
ancora strada da fare» continuò lui a mento
sollevato, come un vero
Senpai. Chiyo parve infervorarsi nello sguardo e stringendo i pugni
annuì solenne: «Mi impegnerò e
migliorerò, così sarò degna!»
«Bene!»
riattirò l'attenzione Daichi. «Rendiamogli pan per
focaccia!»
«Sì!»
risposero in coro i suoi compagni.
E
la partita riprese con la battuta di Yamaguchi, che però
risultò
troppo bassa e inciampò nella rete. Riuscì
comunque ad andare nella
parte di campo dei Bianchi e avrebbe dato punto ai Rossi, se Kageyama
non si fosse lanciato a prenderla. Tanaka alzò con un bagher
e
Hinata schiacciò, ma fu murato. La palla minacciò
ancora di cadere
nella parte di campo dei Bianchi, ma Chiyo si tuffò ai piedi
del
compagno, salvandola ancora. Hinata corse con una velocità
impressionante nella zona di campo dove non c'erano muranti e
Kageyama gli alzò una veloce, che permise alla sua squadra
di
aggiudicarsi il set.
«Bene!
Per oggi basta» annunciò Ukai, sorridendo
soddisfatto dal buon
allenamento. I ragazzi miglioravano a vista d'occhio, era un vero
piacere starli a guardare.
«Facciamo
un altro set, per favore!» implorò Hinata.
«Un'altra!»
l'affianco Kageyama con lo stesso fervore negli occhi.
Ukai
sospirò: quei due non avrebbero smesso mai di giocare, non
avevano
idea di cosa significasse riposare.
«Sentite...»
cominciò, grattandosi la nuca. «Non serve a niente
giocare fino
allo sfinimento. Capitano, di' qualcosa ai tuoi ragaz-» ma si
bloccò
quando vide che anche lui e tutto il resto della squadra lo
guardavano con gli stessi occhi di Hinata e Kageyama. Chiyo, in fondo
al gruppo, aveva addirittura cominciato a saltellare ripetendo:
«Un'altra! Un'altra! Un'altra!»
Ukai
li guardò perplesso qualche secondo, chiedendosi se avessero
un
limite, ma nel profondo la cosa lo gratificava immensamente. Aveva
una squadra carente dal punto di vista tecnico, ma la tecnica si
impara... la passione e il desiderio di migliorare, quelle erano le
armi vincenti.
«E
va bene» si arrese e le due squadre si riposizionarono per il
quinto
set del giorno.
Quando
terminarono il sole stava già calando e il cielo ormai aveva
assunto
una pigra colorazione rossa-arancione.
Seduti
a terra, a lato della palestra, i ragazzi della Karasuno cercavano
ristoro nelle borracce.
«Kageyama!»
chiamò Hinata, improvvisamente. «Ce la fai ancora
un po'? Fammi
qualche alzata.»
«Va
bene» rispose senza esitazione il suo compagno ed entrambi
corsero
in campo.
«Volete
ancora allenarvi?» chiese sconvolto Tanaka.
«Voglio
ricevere!» disse Chiyo, alzandosi da terra e correndo in
campo,
dall'altro lato della rete.
«Ehy!
Dobbiamo ancora pulire! Quindi per oggi basta
così!» disse Daichi
imperativo. I tre lo guardarono rattristati, ma non osarono ribattere
e obbedirono.
Improvvisamente,
la porta della palestra si spalancò e il professor Takeda
fece il
suo ingresso con tale foga da inciampare nello scalino e cadere a
terra.
«Sensei?»
chiese Hinata, avvicinandosi preoccupato, seguito dal resto del
gruppo.
«Tutto
bene?» chiese ancora Ukai.
«Ci
andremo, vero?!» chiese lui, sollevandosi di colpo.
«Dove?»
chiese Hinata.
Takeda
mostrò loro un foglio, con orgoglio e gioia, e
annunciò: «Tokyo!»
«Con
Tokyo intende...» cominciò ancora Hinata e il
sorriso gli si
allargò in volto, emozionato. «La Nekoma,
vero?»
«Una
partita d'allenamento?» chiese Kageyama, con altrettanto
stupore e
emozione.
Chiyo
voltò gli occhi confusi a Tanaka, in piedi vicino a lei, e
bofonchiò
interrogativa: «Neko?»
«Nekoma»
la corresse lui, pronunciando bene il nome. «Sono i nostri
eterni
rivali, un tempo le nostre partite le chiamavano "la battaglia
dei cassonetti" ed erano spettacolari, anche se non siamo mai
riusciti a sfidarci su un campo ufficiale.»
«Rivali?»
si illuminò lei, emozionata. «Abbiamo dei
rivali?»
Tanaka
annuì: «Sì e l'ultima volta che ci
siamo scontrati con loro non è
andata molto bene.»
«Sono
così forti?!» chiese lei incredula e Tanaka non
ebbe cuore di
rivelarle che in realtà erano stati loro deboli. Ai suoi
occhi, la
Karasuno era la squadra migliore che avesse mai visto. Non che glielo
avesse rivelato apertamente, ma riuscivano a leggere l'ammirazione
sul suo volto ogni volta: da quando era entrata nella squadra avevano
avuto modo di imparare molte cose su di lei. Prima tra tutte,
aveva una strana mania per le cose alte. Per questo non toglieva gli
occhi da Asahi, ammirandolo come pochi avevano fatto prima, anche se,
alla fine, tutte le attenzioni di Chiyo erano rivolte a Tanaka, forse
perché era quello che si dava più da fare per
mettersi in mostra.
Chiyo
era come una bambina troppo rumorosa e loro l'avevano subito presa a
cuore, tanto che Asahi non era riuscito a dirle di no quando lei
aveva supplicato di prenderla sulle spalle. Ora, era diventata quasi
un abitudine. Chiyo amava stare sulle spalle di quelli più
alti di
lei, diceva che il mondo assumeva tutta un'altra forma da
lassù.
Era
un raggio di sole che entrava in palestra, illuminava, quasi
accecava, ma alla fine era piacevole e adorabile. E quel suo modo di
fare così allegro, genuino, quasi infantile, la portava a
trattare
tutti i suoi compagni come "Senpai", i migliori che avesse
mai incontrato.
«Non
saremo solo noi. Ci saranno anche altre squadre: la Fukurodani e un
gruppo di scuole del Kanto che comprende anche la Nekoma! Sembra che
facciano allenamenti congiunti molto frequentemente. Ma questa volta
anche noi potremo prenderne parte!»
Chiyo
si lasciò sfuggire un gridolino entusiasta, incapace di
contenersi.
«Ci
andremo vero?» chiese ancora Takeda e l'urlo di gioia
dell'intera
squadra rispose alla sua domanda.
«Però...»
e il buio calò di nuovo.
«Però»
riprese il professore. «Sapete che ci saranno gli esami di
fine
trimestre tra qualche giorno, vero?»
Il
silenzio calò all'interno della palestra.
«Vero?»
chiese ancora conferma, il professore.
Non
una mosca parve volare.
«Ecco...
se non doveste passare gli esami, e doveste essere rimandati in
qualche materia, dovrete sostenere i corsi di recupero che si
svolgeranno proprio in quei giorni. Quindi... in pratica, se non
supererete gli esami non potrete venire.»
E
fu il caos.
Tanaka
e Nishinoya cominciarono a correre per fuggire via, come se questo
avesse potuto salvarli, e dovette intervenire Ennoshita per fermarli.
Hinata, tremolante, chiese che punteggio servisse per superare gli
esami e Sugawara lo guardò sbalordito, chiedendogli:
«Non sai
nemmeno quanto serve? Sei messo così male?»
Yamaguchi
volse uno sguardo a Kageyama, che sembrava non avesse risentito della
notizia, ma capì che era tutta apparenza e potè
vedere sul suo
volto l'espressione della morte.
«Kageyama
ha smesso di respirare!» annunciò impanicato.
«Se
supplichiamo il vice-preside, sicuramente...»
cominciò Hinata,
rivolto al professore.
«Perché
invece non provi a prendere bei voti?» ridacchiò
arrogante
Tsukishima.
«Anche
se il vice-preside ci desse il permesso, avreste comunque le lezioni
di recupero, che hanno la priorità» rispose Takeda.
«Ma
se saltassimo i corsi?»
«Dovreste
farli il giorno dopo!»
«E
se saltassimo anche quelli?»
«Verrebbero
spostati ancora!»
«Potremmo
andare a Tokyo e poi fare i corsi al ritorno»
«Non
credo il preside ce lo lascerebbe fare!»
«Come
possiamo fare?»
«Chiyo-chan!»
Tanaka si fece serio, tanto che la ragazza sussultò in un
primo
momento. «Sei in dovere di aiutare i tuoi Senpai!»
«Che?!»
«Esatto!»
intervenne anche Nishinoya. «Insieme per sempre, ricordi?
Fratelli
di sfortuna!»
«Sì,
ma io...»
«Tu
sei brava! Prendi sempre bei voti!» insistè Tanaka.
«Sì...
ma...» balbettò lei, confusa, non sapendo come
uscire dalla
situazione. Non che non fosse vero, si impegnava molto, soprattutto
nell'ultimo periodo, ed era riuscita a portare a casa bei voti, ma
non aveva la minima idea di come aiutare loro due. Lei non sapeva
certo insegnare.
«Non
mettetele pressione!» li ammonì Daichi.
«Ma
non possiamo non venire a Tokyo!» mugolò Tanaka.
«Ha
ragione!» intervenne Chiyo, improvvisamente infervorata.
«Mai e poi
mai permetterò al mio Senpai di perdersi la partita
d'allenamento
con i nostri acerrimi nemici a Tokyo! E nemmeno al mio Fratello di
sfortuna! Insieme fino alla fine!»
«Chiyo-chan!»
mugolarono entrambi, inginocchiati davanti a lei.
«Tanaka-san!
Noya-san! Noi, da oggi... studieremo!» disse con fervore,
battendosi
un pugno sul petto.
«E
andremo a Tokyo!» disse Nishinoya, che preferiva quella
conseguenza
a quella proposta da Chiyo.
«E
andremo a Tokyo!» ribadì lei, annuendo convinta.
«Sì!»
urlarono tutti e tre, colti da uno strano fuoco.
Chiyo
saltò sulle spalle di Tanaka, che, benchè non
fosse preparato alla
cosa, non si ribellò. In quei giorni non c'era stato momento
in cui
lei non avesse approfittato per salire sulle spalle di qualcuno, era
diventata come un piacevole zainetto da passarsi ogni tanto.
«Verso
i libri! Forza!» urlò lei, puntando un dito
davanti a sè. Tanaka e
Nishinoya lanciarono un urlo entusiasta e scapparono fuori, correndo
come gazzelle.
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Capitolo 3 *** Ho un numero anche io! ***
Ho
un numero anche io!
«Allora,
come vanno le sessioni di studio con Chiyo-chan?» chiese
Sugawara.
Il viso di Tanaka espresse tutto il suo sconforto e nel sentire quel
nome parve morire dentro.
«Estenuanti!»
mugolò.
«Vi
fa studiare così tanto?» chiese Sugawara,
sconvolto.
Tanaka
annuì. «E se non rispondiamo giusto alle sue
domande, ci costringe
a un giro di corsa intorno a casa con lei sulle spalle. Diventa
sempre più pesante, giro dopo giro. Secondo me è
anche colpa di
tutto quello che mangia! L'hai mai vista? Non pensavo che in una
cosetta così piccola potesse starci così tanto
cibo.»
Sugawara
scoppiò a ridere, divertito dall'immagine che Tanaka gli
aveva reso,
ma l'alzatore non fu l'unico a udire quelle parole.
«Ti
ho sentito!» stridulò Chiyo, raggiungendo i due a
grandi passi,
rimboccandosi le maniche. «Dopo tutto quello che faccio per
te,
Tanaka-san! Come puoi parlare così alle mie
spalle?!»
Tanaka
ebbe come un brivido nel vederla arrivare: gli occhi come infuocati e
il viso corrucciato facevano quasi più paura di Daichi
quando si
arrabbiava.
«Ti
preferivo quando eri dolce e innocente!» ammise, terrorizzato.
«Io
sono ancora dolce e innocente!» gridò lei,
contrariata,
afferrandolo per il collo e costringendolo a piegarsi in avanti,
sottomesso alla sua presa. Nonostante la statura, dimostrava molta
più forza di quanto si fosse potuto immaginare. Tanaka si
dimenò,
cercando di liberarsi, ma Chiyo gli saltò sulla schiena e lo
costrinse a restare chino in avanti, domandolo come un cavallo.
«Non
puoi fare questo al tuo Senpai!» gridò lui.
«Lo
faccio per te! Verrai a Tokyo con noi, Senpai! Te lo giuro!»
«Sì,
ma vorrei arrivarci intero!» continuò lui,
agitandosi come un
anguilla per togliersela di dosso, ma alla fine perse l'equilibrio,
cadendo di faccia a terra, e Chiyo venne scaraventata poco
più
avanti.
«Piantatela!»
gridò Daichi, sempre pronto a riprenderli. Quei due erano
ingestibili, certe volte.
Chiyo,
stesa a terra dopo il ruzzolone, aprì gli occhi e si
trovò davanti
al naso dei piedi. Alzò lo sguardo e scoprì che
appartenevano a
Shimizu, ma che dietro di lei c'era anche un'altra ragazza. Sembrava
terrorizzata ed era estremamente piccola, forse anche più di
lei.
Non sembrava molto a suo agio, dato che restava dietro la schiena
della Senpai, guardandosi attorno con gli occhi sbarrati.
«Avete
un attimo?» chiamò Shimizu e al sentire la sua
voce anche Tanaka si
sollevò di colpo, nonostante il sangue che colava dal naso
per via
della botta.
«Allora
hai trovato qualcun'altro!» esultò Hinata.
La
ragazza nuova sembrò rabbrividire dalla paura e si nascose
ancora
più dietro Shimizu, mentre la squadra si riuniva rapidamente
intorno
a loro.
«Cosa?
Cosa? Che succede?» chiese per primo Nishinoya.
«Ecco...»
cominciò Shimizu, voltandosi verso la ragazza con un
sorriso. «Si
unirà a noi come manager in prova.»
«Mi
chiamo Yachi Hitoka!» disse lei meccanica, balbettando e
tremando.
«Davvero?»
chiese Sugawara in risposta all'affermazione di Shimizu.
«È
fantastico!»
«Shimizu-senpai,
sei stata bravissima!» si illuminò Hinata.
Asahi
si avvicinò a Yachi e si chinò leggermente in
avanti, per
abbassarsi un po' alla sua altezza. «Sei del primo
anno?» chiese
con tono greve, forse nel tentativo di non spaventarla oltre, ma
risultando in realtà ancora più minaccioso.
Yachi
rabbrividì così tanto che poterono sentire
addirittura tremare il
pavimento.
«Asahi-san,
sei terrificante!» borbottò Chiyo, ancora seduta a
terra.
«Asahi,
sta' indietro!» disse Daichi, spingendolo, e Asahi parve
rabbuiarsi,
dispiaciuto e probabilmente anche ferito nell'essere trattato come un
mostro spaventoso.
Chiyo
saltò poi in piedi e afferrò le mani di Yachi,
facendola sobbalzare
ancora. «Verrai a Tokyo con noi?»
«A
dire il vero non ha ancora fatto l'iscrizione. Gliel'ho chiesto oggi
all'improvviso, ora è solo venuta a dare
un'occhiata» spiegò
Shimizu.
«Davvero?!»
chiese Chiyo, con un velo di tristezza negli occhi. Le piaceva l'idea
di avere un'altra ragazza nella squadra, anche se lei era l'unica a
giocare.
Yachi
annuì vigorosamente, poi chiese, titubante: «Sei
una manager anche
tu?»
Il
sorriso di Chiyo si allargò più di quanto le
fosse possibile, era
ovvio che la cosa la riempiva d'orgoglio, e disse: «No, io
gioco.»
«Eh?!»
strillò Yachi, tornando a piegarsi e inchinarsi:
«Scusami! Sono
saltata a conclusioni affrettate! Mi dispiace!»
«Ma
no! Non è colpa tua! Sai...» e si
avvicinò a lei, mettendosi una
mano vicino alla bocca, come a rivelare un segreto. «Io sono
l'asso
nella manica.»
«Vacci
piano, piccolo asso nel taschino» la punzecchiò
Tanaka. «Anche tu
sei ancora in prova.»
«Eh?
No, non è vero! Sono ufficialmente parte della
squadra!»
«Che?
E da quando?»
«Il
preside ha visto che da quando Chiyo ha cominciato a giocare con voi
i suoi voti sono saliti esponenzialmente e questo l'ha convinto a
lasciarla qui» spiegò il professor Takeda.
«Eh?
Quindi è ufficialmente l'asso nella manica?»
chiese ancora Tanaka,
sorpreso.
«Già!»
esultò lei, ma Ukai le parlò sopra:
«No.»
«Cosa?»
lo guardò sbarrando gli occhi.
«Hai
appena cominciato e se non corri ad allenarti smetterai anche
presto!»
Chiyo
saltò, spaventata, e corse verso il centro del campo
urlando: «Sono
pronta!»
«Nishinoya,
vai insieme a lei! Kageyama e Sugawara alternatevi nelle alzate, voi
altri schiacciate, poi correte a murare dall'altra parte il compagno
successivo.» E continuò a dare ordini, fintanto
che tutti non
furono pronti.
«Forza!
Fatemi vedere dei begli attacchi e delle belle difese!»
«Sì!»
urlarono in coro, prima di correre come saette ognuno ai propri
posti.
Tanaka
schiacciò la prima palla, ma Tsuskishima riuscì a
murarlo. La
seconda non tardò ad arrivare da parte di Asahi, palla che
il muro,
come sempre, non riuscì a trattenere.
«Mia!»
urlarono in coro Chiyo e Nishinoya, lanciandosi entrambi in avanti,
ma non riuscendo a coordinarsi e decidersi finirono testa contro
testa.
«Ahi!»
lamentarono entrambi, a terra, tenendosi la testa tra le mani e
fulminandosi a vicenda.
Yachi,
da bordo campo, lanciò un urlo spaventata, ma lei fu l'unica
a
preoccuparsi. Non era la prima volta che Chiyo, presa dall'impeto di
correre dietro a una palla, andava a schiantarsi contro qualcuno. Era
veloce e precisa, ma aveva il terribile vizio di non guardarsi
attorno.
«Insomma!
Che combinate?» li richiamò Ukai.
«Chiyo-chan!»
«Avevo
chiamato palla!» lamentò lei, massaggiandosi il
punto colpito.
«L'avevo
chiamata io!» rispose Nishinoya.
«Era
dalla mia parte di campo!» brontolò Chiyo.
«Chiyo-chan!»
ringhiò Ukai. «Al prossimo scontro che causerai
prometto che non ti
permetterò di giocare nessuna delle partite di
Tokyo!»
Chiyo
saltò in piedi, terrorizzata, e cominciò a
inchinarsi verso
chiunque. «Chiedo scusa! Colpa mia! Sono terribile! Non
succederà
più! Prometto!»
«Avanti,
ancora!»
«Vola,
Hinata-san!» gridò Chiyo con entusiasmo, vedendo
il compagno
prendere la rincorsa. Vederlo compiere quegli incredbili salti era
sempre fonte di grande emozione per lei, tutte le volte le
scintillavano gli occhi. E Hinata volò, proprio come gli era
stato
detto, e schiacciò. La palla cadde tra Chiyo e Nishinoya, ma
nessuno
dei due mosse un solo muscolo.
«Ma
che combinate voi due?» gridò esasperato Ukai.
«Pensavo
andava lui!» piagnucolò Chiyo.
«Gioca
sul serio!» gridò ancora Ukai.
«È
colpa tua!» brontolò Chiyo, rivolta a Nishinoya.
«Chiyo-chan!»
la riprese ancora Ukai.
Fuori
dalla palestra, Chiyo e Nishinoya sarebbero sembrati davvero quasi
fratelli per come si comportavano. Scherzavano e giocavano tra loro,
pieni dello stesso entusiasmo, insieme a Hinata. Ma, nonostante le
apparenze, la rivalità tra i due era tale da infiammare i
loro
animi.
Chiyo
saltò di nuovo, al rimprovero, e tornò a
inchinarsi chiedendo
scusa.
«Chiyo-chan!»
la chiamò Hinata, dall'altro lato del campo. Lei
incrociò i suoi
occhi, colmi del fuoco che solo la pallavolo gli poteva recare. Quel
fuoco che gli gridava "vola e sii il migliore".
«Powa»
mormorò e quella parve avere un effetto magico
sulla ragazza.
Qualcosa
si accese in lei e si accorse che fino a quel momento non aveva fatto
sul serio.
«Shimizu-senpai»
chiese Yachi, avvicinandosi a lei. «Quella ragazza...
perché gioca
qui? Non dovrebbe essere nella squadra femminile?»
Shimizu
diede un'occhiata al campo, guardando Chiyo.
«Il
coach inoltre la brontola sempre» continuò Yachi,
non
capendo.
"Forse non è tanto brava."
Ma
non si accorse che qualcosa stava cambiando in Chiyo. Il suo sguardo
era tornato quello vivo che aveva dimostrato il primo giorno che
aveva giocato con loro e che sempre dimostrava quando voleva fare sul
serio. Un'aura speciale la circondava, facendola sembrare diversa.
Shimizu
si limitò quindi ad indicare, senza rispondere alla domanda
di
Yachi.
«Guarda»
le disse, sorridendo.
«Avanti!»
ordinò Ukai e Kageyama alzò a Tanaka. Hinata
tentò di murarlo e ci
riuscì in parte, rallentando semplicemente la caduta della
palla.
E
finalmente, accadde di nuovo...
il
farfallio del colibrì.
Chiyo
raggiunse rapidamente il muro e gli si mise dietro, accogliendo la
palla e rimandandola dall'altro lato del campo con un palleggio.
Sugawara
prese immediatamente il posto del compagno, non fermando il gioco, e
alzò a Tsukishima.
Nishinoya
scattò verso il centro del campo e impedì alla
palla di cadere a
terra, tenendola in gioco. Chiyo volò ancora nella sua
direzione e
con un palleggio la rimandò dall'altro lato.
Ancora
alzate e schiacciate che venivano spesso fermate grazie alla
combinazione Nishinoya e Chiyo, che adesso pareva devastante.
Kageyama
alzò una veloce e Hinata schiacciò, senza dare
tempo a Tsukishima
di fare muro. Noya si tuffò, riuscendo a prenderla, ma la
palla
schizzò verso destra. Chiyo, ancora una volta,
volò rasoterra e si
lanciò sulla palla, recuperandola, anche se quella volta non
riuscì
a mandarla dall'altro lato.
«È
velocissima!» rimase sbalordita Yachi, guardandola pallida in
volto.
«È
così che l'abbiamo scoperta. Mi ha salvata da una palla
vagante,
scattando da bordo campo.»
«Strepitoso!»
E
l'allenamento proseguì, con Chiyo che volava e scattava da
una parte
all'altra, alternando le ricezioni con Nishinoya. Su una ventina di
schiacciate, solo sei erano riuscite a fare punto dal loro lato e
almeno due erano state le veloci di Hinata, mentre le altre
appartenevano all'Asso.
La
Karasuno, ora, aveva una difesa "nascosta nella manica" che
avrebbe usato sicuramente a loro vantaggio.
L'allenamento
proseguì come sempre fino a tardi, quando ancora comparve il
professor Takeda.
«So
che è un po' improvviso...» cominciò
lui, lievemente imbarazzato.
«Ma le superiori Oginishi ci hanno chiesto un'amichevole per
domani
e io ho accettato. Hanno insistito dopo avervi visto ai
preliminari.»
«Un'amichevole?!»
sorrise Chiyo, illuminandosi. Nella squadra femminile non capitava
quasi mai, non erano così brave e nessuno chiedeva mai loro
di
giocare un'amichevole. Le uniche occasioni che aveva avuto per
scontrarsi con qualcuno erano state le partite ufficiali, sempre
troppo poche.
«Una
vera partita amichevole?» continuò, esaltata,
voltandosi d'istinto
verso Tanaka, che annuì sorridendole quasi intenerito per
quell'esplosione di gioia.
«Non
dimenticate la frustazione e l'amarezza provate dopo la sconfitta
della Seijo» intervenne Ukai. «Però,
vedete anche di non affogare
in quel senso di sconfitta. Superatelo alla svelta.»
«Sì!»
risposero tutti, piedi di entusiasmo.
Erano
le quattro e mezza quando la Oginishi arrivò alla Karasuno.
I
ragazzi erano tutti impegnati a sistemare il campo, in attesa della
partita. Shimizu disponeva le sedie, insieme a Yachi, anche se
quest'ultima si era fermata qualche minuto per parlare con Hinata.
Tanaka e Nishinoya portavano a lato la lavagna col segnapunti e
intanto sorridevano felici di poter vedere Shimizu più
allegra del
solito, merito della nuova arrivata.
Quelli
della Onigishi salutarono educatamente e Daichi richiamò
l'attenzione della sua squadra, per farli allineare.
«Saluto!»
disse il capitano, una volta che si trovarono faccia a faccia con la
squadra avversaria.
«Grazie
a tutti!» dissero in coro.
Le
due squadre cominciarono con il riscaldamento e fu già
lì che
iniziarono le prime domande e i primi stupori, quando gli avversari
videro Chiyo prenderne parte.
I
mormorii si fecero sempre più intensi, tanto che non
riuscirono a
restare discreti e arrivarono alla stessa Chiyo, che non parve
prenderla bene.
Si
accostò a un gruppo dei ragazzi della Oginishi, con gli
occhi che
parevano infuocati e questo li turbò.
«Ho
le tette. La cosa vi disturba tanto?» ringhiò come
cane rabbioso.
«Chiyo-chan
che dici?!» la riprese Daichi, arrossendo violentemente.
Tanaka
le si accostò, assumendo il suo sguardo intimidatorio.
«Ehy! Non
importunate il nostro colibrì!»
«Colibrì?»
si domandò l'allenatore della Oginishi, che altrettanto
incuriosito
da quella presenza non aveva potuto far a meno di ascoltare.
«Voi
due, smettetela e andate a cambiarvi che si comincia tra
poco!»
insistè Daichi.
«Vi
faccio a fettine» continuò Chiyo.
«Vi
polveriziamo» le fece eco Tanaka e per riuscire a riportarli
indietro Daichi fu costretto a prenderli con la forza per il colletto
e trascinarli via.
La
Karasuno raggiunse le sedie dove erano piegate le magliette ufficiali
con il numero e Chiyo tornò a illuminarsi quando Sugawara,
sorridente, le porse la sua, bianca e nera per differenziare il suo
ruolo, col numero 13.
«Ho
un numero!» disse colma d'emozione.
«Certo
che ne hai uno!» le sorrise Asahi e alzando lo sguardo Chiyo
vide
che anche gli altri suoi compagni la guardavano con lo stesso
sorriso.
«Ora
fai parte della squadra» ribadì Tanaka.
Chiyo
si allungò ad afferrare la sua maglietta e la
fissò a lungo con gli
occhi lucidi.
«Perché
non la metti?» la invitò Sugawara.
Chiyo
sorrise ancora, prima di sfilarsi la maglietta che aveva addosso,
restando con una cannottiera che si era messa in previsione del
fatto che avrebbe dovuto cambiarsi lì, senza uno spogliatoio
personale.
E
si infilò quella col numero.
Era
così emozionata che sarebbe potuta scoppiare a piangere da
un
momento all'altro.
«Ti
sta bene!» annuì Daichi e lei brillò,
chiedendogli: «Lo credi sul
serio?»
«Devo
ammetterlo» sospirò Nishinoya con falsa
superiorità. «I panni del
Libero ti donano.»
E
Chiyo cominciò a volteggiare su se stessa, cercando di
guardarsi da
ogni angolazione, come una donna in un camerino intenta a provarsi un
bellissimo vestito nuovo.
«Ma
perchè la mia è bianca e la sua
arancione?» chiese poi, guardando
Nishinoya.
«Il
secondo Libero della squadra deve indossare un colore diverso dal
resto dei compagni, per differenziarsi, ma non solo: può far
ricorso
a un colore diverso anche dal primo Libero»
cominciò a spiegare
Daichi. «E visto che nella squadra femminile della Karasuno
il
Libero veste bianco, abbiamo pensato di prendere quella invece che
fartene fare una su misura con il colore arancione.»
«Il
bianco mi piace!» sorrise Chiyo, tornando a guardare il
numero
stampato sul fronte della sua maglietta. «È
lo stesso colore che avevo prima.»
Ukai
li interruppe, richiamandoli in cerchio intorno a sè e
cominciò a
parlare: «Chiyo-chan questa sarà la tua prima
partita con noi,
conosci le regole?»
E
Chiyo annuì, prima di recitare scrupolosamente:
«Il primo Libero e
il secondo Libero sono come un'unica entità,
perciò non possono
stare insieme in campo, ma possono scambiarsi tra loro in qualsiasi
momento e alternarsi negli scambi con gli altri giocatori, senza
interrompere il gioco. Per il resto, le regole sono le stesse di
sempre.»
«Esattamente!»
annuì, prima di rivolgersi al resto della sua squadra.
«È la prima
partita con un'altra scuola dopo gli interscolastici. Non avete
dimenticato quella frustrazione, vero?»
«No!»
risposero in coro i ragazzi e Ukai sorrise, infervorato.
«Bene!
Andate in campo e scatenate l'inferno!»
«Sì!»
risposero ancora, prima di riunirsi in cerchio. «Karasuno,
fight!»
incitò Daichi, prima di correre ognuno ai propri posti.
La
prima battuta toccò alla Karasuno e la fece Kageyama, che
con
potenza si prese il primo punto senza difficoltà. La sua
battuta in
salto restava una delle migliori, per il momento, che la squadra
avesse nel repertorio.
Proseguirono
nel giro di battute, ricezioni e schiacciate, carichi come se
stessero affrontando una partita ufficiale.
L'Oginishi
attaccò e Tanaka, insieme a Hinata, provarono a murarli. Lo
schiacciatore avversario optò per un pallonetto, facendo
passare la
palla sopra le loro mani, ma dietro di loro comparve Chiyo che
tuffandosi riuscì a salvarla e tenere il gioco ancora aperto.
Kageyama
corse sopra di lei, accolse la palla e l'alzò a Asahi che
sfondò il
muro e fece punto.
«Che
bomba Asahi-san!» stridulò Chiyo, guardandolo con
ammirazione. Lui
ridacchiò imbarazzato dal complimento, grattandosi la nuca,
mentre
Tanaka gli dava una pesante pacca sulla schiena. «Ben fatto,
Asso!»
La
partita continuò senza difficoltà, con la
Karasuno altamente in
vantaggio.
Ancora
una schiacciata da parte della Oginishi che Daichi ricevette,
salvandola ma deviandola e non riuscendo a indirizzarla all'alzatore.
Chiyo corse rapidamente fin fuori dal campo, si tuffò e con
un
bagher riuscì a rispedirla dentro, urlando:
«Ultimo tocco!»
La
palla restò in gioco ancora un po', prima che Kageyama e
Hinata
riuscissero a combinare il loro attacco veloce e fare un altro punto.
"La
Karasuno, i corvi che non volano" pensò l'allenatore della
Oginishi, assistendo alla partita che li stava vedendo perdenti. "Non
si può certo dire che sia ancora così. L'attacco
del dieci e del
nove è devastante e inarrestabile, mentre la difesa dei due
Liberi
sembra insfondabile. Non permettono di esultare fintanto che la palla
non tocca veramente a terra, potrebbero salvarle in qualsiasi
momento. La tredici, poi, è una vera rivelazione. Il piccolo
corvo
che vola alto... e il colibrì. A vederli, ingannerebbero
chiunque. E
l'effetto sorpresa permette di distogliere lo sguardo dal resto della
squadra, che approfitta per colpire energicamente. Si stanno
trasformando."
La
partita finì già al secondo set, con la vittoria
della Karasuno. Le
due squadre si ringraziarono e infine si salutarono, lasciando i
ragazzi di Ukai intenti a pulire e sistemare.
«Asahi-san!»
gridò Chiyo, cominciando a saltargli intorno. «Che
potenza! Che
forza! Non sono riusciti a murarti neanche una volta! Facevi sempre
bang bang! E i muri di Tsukishima erano sempre
così precisi!
Saltava al momento giusto tutte le volte! Hai visto le loro facce? Le
hai viste? E Hinata ha volato altissimo grazie alle alzate
spericolate di Kageyama-san! Incredibile! Incredibile!»
«Ehy,
e di me non dici niente?» le si avvicinò Tanaka,
indicandosi pieno
di orgoglio. Chiyo gli saltò al collo, continuando ad
agitarsi ed
esultare: «Il migliore! Il migliore!»
«Quanta
adrenalina» disse Sugawara, accostandosi a Daichi, che
annuì.
«È
stata la sua prima vera partita con noi, è
emozionata» rispose il
capitano.
«Quanto
baccano che fa» lamentò Tsukishima, intento a
sistemare.
«Chiyo-chan
sei stata incredibile!» la raggiunse anche Nishinoya e lei si
portò
entrambe le mani al viso, urlando ancora più entusiasta:
«Sul
serio?»
«Certamente!
Quasi quanto me! Anche se alla fine ne ho salvate più io,
sei stata
lo stesso in gamba» ridacchiò lui, inorgogliendosi.
Chiyo
parve perdere lo spirito allegro in un istante, diventando
improvvisamente seria e Nishinoya smise di ridere. Che il "quasi
quanto me" l'avesse offesa? Cominciò a preoccuparsi,
intimorito
all'idea di una delle sue sfuriate incontrollabili, ma Chiyo lo
sorprese quando gli cinse il collo e abbracciandolo
piagnucolò:
«Grazie Senpai, non sai quanto significhi per me!»
Nishinoya
sobbalzò e cominciò ad agitarsi, rosso in volto,
cercando di
tirarsi indietro dalla sua presa ferrea, senza troppo successo.
«L'hai
fatta piangere!» l'ammonì Tanaka, sconcertandosi
per la reazione
della ragazza.
«No...
io...» cercò di balbettare Nishinoya, continuando
a guardarsi
attorno confuso, in cerca di una qualsiasi scappatoia. «Dai,
adesso
basta, Chiyo-chan. Va bene così»
ridacchiò nervoso, cercando di
spingerla via.
«No,
fatti ringraziare ancora un altro po'» disse lei, artigliando
la sua
maglietta in modo che non potesse allontanarla.
«Basta!
Basta! Tanaka aiutami!» continuò Nishinoya sempre
più imbarazzato,
ma l'amico non parve volergli essere d'appoggio e si limitò
a
guardarli ridendo sotto i baffi.
«Ehy,
voi due! Piccioncini!» li punzecchiò Sugawara,
mentre sghignazzava
insieme a Asahi e questo portò Nishinoya al limite.
Cominciò a
dimenarsi, per svincolare alla sua presa e dopo molta fatica
riuscì
finalmente a scivolare via, rinunciando alla sua maglietta, ancora
ben stretta tra le dita di Chiyo.
Poi,
ormai a petto nudo, scappò via mentre la ragazza lo
rincorreva
urlando: «Fermo! Non ho ancora finito! Senpai! Non rifiutare
il mio
affetto e la mia gratitudine! Fermo!»
NDA.
Annuncio
per i telespettatori: nel prossimo capitolo vedremo finalmente
entrare in gioco anche i nostri cari giocatori di Tokyo. Quali
saranno le reazioni di fronte a un topolino tanto rumoroso? Quali
guai combinerà Chiyo? Quante volte Daichi dovrà
sgridarla prima di
poterla tenere al guinzaglio?
E
ancora... cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Troveremo
mai risposta al senso della vita?
(Quasi)
tutte le risposte cominceranno ad arrivare nel prossimo capitolo che
si intitolerà, allegramente: "Allerta meteo a Tokyo: uragano
in
arrivo!"
Correte
ai ripari! :P
PS. Io e la mia incapacità nel disegno
colpiamo
ancora xD questa storia mi ispira fanart a non finire! L'ho dovuta rimpicciolire per regolamento EFP, ma se volete vederla più grande cliccate QUI.
Enjoy!
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Capitolo 4 *** Allerta meteo a Tokyo: uragano in arrivo ***
Allerta
meteo a Tokyo: uragano in arrivo
Il
pulmino si fermò nel cortile esterno alla scuola dei Nekoma
e i
ragazzi scesero con entusiasmo. Tanaka e Nishinoya si guardarono
attorno con meraviglia, trovando incredibile quel posto, anche se in
realtà non c'era granchè niente di diverso da
dove vivevano loro.
Nel
momento in cui Shimizu e Yachi scesero, un ragazzo dalla bionda
cresta, Yamamoto, della squadra Nekoma, lanciò un urlo quasi
commosso e cominciò a piagnucolare: «Ragazze! Ora
sono due! La
bella ragazza e c'è anche la pucciosa!»
Tanaka
si mise davanti alle due, allargando le braccia e con fare teatrale e
la sua solita faccia da Buddha annunciò: «Ammira,
Tora, la vera
forma dei Karasuno.»
Daichi
si accostò a Kuroo, il capitano della squadra dei Nekoma,
anche lui
lì a dar loro il benvenuto, e osservò con un
certo imbarazzo i suoi
che non perdevano occasione per rendersi ridicoli.
«Dì
un po'... non vi manca qualcuno?» chiese Kuroo, notando come
Hinata
e Kageyama non fossero lì, ignorando la ridicola scenetta
che stava
avvenendo sotto i loro occhi. Alla fine era abituato alle stupidate
di Yamamoto e se si fosse perso dietro a ciascuna di esse non ne
sarebbe uscito sano mentalmente.
«Sì,
ecco...» cominciò a balbettare Daichi, ma la sua
spiegazione venne
interrotta da un acuto urlo, proveniente dalla direzione del pulmino.
Daichi
impallidì, riconoscendola e già temendo il peggio.
«Tanaka-san!!!»
urlò Chiyo con tutto il fiato che aveva, mentre correva
spedita
verso il suo Senpai. Tanaka sussultò e fece appena in tempo
a
voltarsi, arretrando appena col busto, che si vide arrivare la
scheggia infervorata addosso. L'impatto fu tale da scaraventare
Tanaka a terra. Sopra di lui, sul suo petto, perfettamente indenne,
rimase accucciata Chiyo a tenerlo per il colletto.
«Pietà,
ti prego» mugolò lui, senza neanche chiedersi cosa
l'avesse fatta
arrabbiare tanto.
«Ce
n'è ancora un'altra!» stridulò
Yamamoto, sentendosi quasi svenire
dalla felicità.
«Non
trattare la Senpai e Yacchan come fossero di tua
proprietà!» lo
brontolò Chiyo, ignorando il resto delle persone intorno a
sè, poi
aggiunse: «E non mi hai svegliata! Avevi detto che mi
svegliavi
quando arrivavamo! Invece ti sei dimenticato di me! Sei ingiusto!
Come puoi trattarmi così?» cominciò a
piagnucolare, scuotendolo
furiosamente. «E io che ti ho aiutato a studiare per venire
qui a
Tokyo! È così che mi ringrazi, eh?!»
«Pietà...»
piagnucolò ancora Tanaka.
«C'è
un folletto psicopatico» si lasciò sfuggire Kuroo,
assistendo
stralunato alla scena. Quella ragazzetta era così piccola,
eppure
era riuscita ad atterrare Tanaka e lo strapazzava come un uovo. Era
inquietante.
«Chiyo-chan...»
tentò di avvicinarsi Daichi, cercando di prendere in mano la
situazione. Chiyo si voltò verso di lui e solo allora parve
rendersi
conto che lì intorno c'erano anche altre persone. La sua
attenzione,
inevitabilmente, venne catturata da Kuroo che troneggiava nei suoi
quasi centonovanta centimetri di altezza.
Era
perfino più alto di Asahi, forse anche più di
Tsukishima, e questo
bastava a renderlo eccezionale come una creatura mitologica.
Kuroo
si sentì poco a suo agio, fissato in quel modo
così sfacciato, e
sottolineò mentalmente che, sì, era decisamente
inquietante. Chiyo
lasciò a terra Tanaka, ormai pallido in volto, e si
avvicinò
rapidamente a Kuroo, facendo risaltare quell'eccessiva differenza
d'altezza. Eppure, nonostante fosse un vero e proprio folletto,
l'aura che emetteva riusciva a intimidire perfino lui.
«Caspita,
come sei alto!» osservò lei meravigliata e
allungò una mano sopra
la sua testa fino a raggiungere l'altezza di Kuroo, per figurarsi
meglio quella loro differenza.
«Chiyo-chan!»
la richiamò Daichi. «Non essere
maleducata!»
«Ma
che ho fatto questa volta?» brontolò lei, stufa di
sentirsi
riprendere per ogni cosa. A volte sembrava che ce l'avessero solo con
lei, la sgridavano anche quando in realtà non faceva niente
di male.
Daichi l'affiancò rapidamente, le afferrò la
testa e la costrinse a
inchinarsi davanti a Kuroo. «Chiedi scusa, forza!»
ringhiò.
«E
perché?!» provò a dimenarsi lei,
contrariata da quella
costrizione.
«Obbedisci
o chiamo Ukai-san!» minacciò allora Daichi.
Chiyo
lanciò un urlo terrorizzato. «No, Ukai-san
no!» e cominciò a
inchinarsi ripetutamente, con tale enfasi che se sotto di lei ci
fosse stato un chiodo in quel momento l'avrebbe piantato in un muro a
testate.
«Chiedo
scusa! Chiedo scusa! Non volevo dire che sei alto! Perdono!»
Daichi
sospirò rassegnato e decise che andava bene così,
l'importante era
che avesse chiesto scusa. Chiyo non lo faceva per cattiveria, ma per
ingenuità. Lei davvero non riusciva a rendersi conto di cosa
ci
fosse di sbagliato in ciò che aveva detto.
Kuroo
non riuscì a non sghignazzare, divertito da quella bizzarra
presenza.
«Sembra
un cagnolino» commentò.
"Cagnolino?"
pensò Chiyo, inclinando leggermente la testa di lato e
cercando di
immaginarsi in modalità cagnolino.
«Sì,
ma tranquillo. È addestrata, non morde» disse
Tanaka, rialzandosi
in piedi, ma subito si irrigidì, pronto a ricevere un altro
colpo.
Di solito Chiyo reagiva male a certi tipi di provocazioni, le piaceva
saltare da tutte le parte e menar pugni come un vero maschiaccio.
Invece
niente arrivò quella volta, lasciandolo perplesso.
Chiyo
rimase un attimo pensierosa, ancora con la testa chinata di lato.
"Un
cagnolino..." continuò a pensare, poi un enorme sorriso
divertito le si allargò in viso, uno di quei suoi soliti
sorrisi
solari, pieni di gioia e di vita.
«Chiyo-chan
il cagnolino suona bene! Mi piace!» commentò,
lasciando ancora una
volta frastornato Kuroo.
«Oh,
ehy!» si illuminò ancora la ragazza, alzandosi
sulla punta dei
piedi e cercando di far diminuire come possibile la loro differenza.
«Com'è il mondo da lassù?»
chiese con gli occhi che le
brillavano.
«Il
mondo... da qua?» chiese sconvolto Kuroo, inarcando un
sopracciglio.
Come poteva essere il mondo da là se non uguale a quello che
vedeva
lei?
«Sì!
Com'è da lì? È diverso, vero? Mi
piacerebbe vederlo! Posso salire
sulle tue spalle?»
«Eh?!»
si sconvolse Kuroo.
Ma
chi diavolo era quell'uragano?
«Chiyo-chan!»
urlò Daichi contro il suo orecchio con tale forza che per
poco a
Chiyo non venne un infarto.
"Ho
sbagliato qualcosa!" si rese conto, anche se ancora una volta
non riuscì ben a capire cosa avesse detto di male. Insomma,
voleva
solo vedere quale fosse la prospettiva da lì! Che c'era di
male?
Asahi glielo faceva fare sempre, senza troppe storie.
Ma
Daichi era arrabbiato e se Daichi si arrabbiava avrebbe chiamato Ukai
che le avrebbe impedito di giocare.
Perciò
tornò a inchinarsi compulsivamente ripetendo come una
mitraglietta:
«Mi dispiace! Mi dispiace!»
Daichi
sospirò di nuovo, ancora più rassegnato.
«Non
ti sei nemmeno presentata» osservò, anche se era
un pensiero
rivolto più a se stesso che a lei.
«Che
maleducata!» si rese conto Chiyo. «Chiyo Nakano,
molto piacere! Ma
tutti mi chiamano Chiyo-chan e a me piace, perciò chiamami
pure
Chiyo-chan!» sorrise di nuovo, illuminandosi. Era bizzarra
tanto
quanto travolgente, come un vero uragano li aveva investiti -Tanaka
letteralmente- e con quel suo modo di fare non lasciava scampo a
nessuno. Daichi era la prova di quanto lei fosse indomabile: l'aveva
ripresa due volte nel giro di pochi minuti e sembrava già
stremato e
sul filo del rasoio, pronto a scattare ancora, come se si aspettasse
tutto quello e forse anche di più. Ma poi, dopo essere
passata, aver
distrutto e sopraffatto, lasciava spazio a quel candido sorriso che
era come un'alba dopo una notte di tempesta, con tanto di uccellini
che cantano deliziosamente in sottofondo.
Kuroo
ricambiò il suo sorriso, lasciando trapelare una vena di
tenerezza
nello sguardo, e si chinò a sua volta. «Tetsurou
Kuroo, molto
piacere Chiyo-chan.»
Chiyo
osservò il suo viso, ora disteso e raddolcito, anche se
parzialmente
nascosto dal grande ciuffo scuro che gli ricadeva su un occhio. Anche
il suo tono di voce era cambiato, trasmettendo dolcezza. Sembrava
radioso e visto come aveva reagito fino a un attimo prima -e come
biasimarlo?- non si era aspettata un tale cambiamento, nè
una tale
cortesia. La cosa la lasciò un attimo disorientata, assorta
in
quell'istante di meraviglia, e Daichi approfittò di quel
momento di
silenzio che finalmente era andato creandosi per tornare a parlare.
«Hinata
e Kageyama non sono qui perché sono stati rimandati agli
esami di
fine trimestre...»
Ma Chiyo, nel sentir parlare dei suoi poveri
compagni reduci di quella disavventura, tornò in
sè e sghignazzante
aggiunse alla spiegazione: «E perché hanno fatto
volare il
parrucchino del vice-preside».
Daichi sobbalzò, non aspettandosi
quel colpo improvviso, e fulminandola le urlò di nuovo
contro un
rabbioso: «Chiyo-chan!»
"E
tre... questa ragazzina è da record" pensò Kuroo.
«Che
c'è?» chiese lei con innocenza e
cominciò a ridere. «È la
verità!»
«Devi dimenticare questa faccenda!» la
rimbeccò lui,
ma Chiyo ormai era partita a ridere a quel esilarante ricordo e non
sembrava intenzionata a calmarsi.
«La
parrucca poi è finita in testa a te tutte e due le
volte» continuò
lei piegandosi in avanti e tenendosi la pancia.
Daichi
divenne paonazzo, tanto che sembrava che sarebbe esploso da un
momento a un altro, e si voltò verso Tanaka, chiamandolo nel
tentativo di un supporto, visto che lui di solito era in grado di
gestirla, in qualche modo. Ma anche Tanaka era piegato in un angolo a
sforzarsi per trattenere le risate e certo non era nelle condizioni
di essere collaborativo.
«Stavi
benissimo con quella Daichi-san!» continuò lei,
ormai alle lacrime,
piegandosi verso di lui e appendendosi alla sua maglia.
«Sembravi il
figlio del vice-preside!»
E
a quell'affermazione Tanaka non si trattenne più e
scoppiò a ridere
con tale impeto che per poco non ebbe timore di sputare un polmone.
Con le lacrime agli occhi, gridando come un ossesso, si
inginocchiò,
tenendosi la pancia. E Chiyo gli faceva eco. Ormai allo stremo, lei
mollò la presa dalla maglia di Daichi, unica cosa che la
teneva in
piedi, e si lasciò cadere a terra, lamentando tra le risate:
«Mi
sta venendo il mal di pancia! Aiuto! Morirò qua!»
«Smettetela
tutti e due immediatamente!» urlò Daichi con tutta
la rabbia che
aveva in corpo. Le pareti sembrarono tremare e Chiyo, terrorizzata,
corse a nascondersi dietro la schiena di Tanaka.
Sbucò
lentamente fuori solo quando Daichi ebbe smesso di urlare e
borbottò
contrariata: «Sì, però non ti
incazzare.»
Il
silenzio parve calare per cinque lunghi secondi, ancora sotto shock
per la strigliata. Poi Kuroo, che nel frattempo si era fatto
trascinare da quel moto di ilarità e faticava dal non
sghignazzare,
chiese a Daichi: «Era comoda?»
Tanaka
e Chiyo si sarebbero messi di nuovo a urlare dal ridere, ma
riuscirono a controllarsi un minimo, tappandosi la bocca con le mani
e soffocandoci all'interno gli sghignazzi.
Daichi
si voltò lentamente verso Kuroo, pallido in viso.
«Non
assecondarli. Ti prego. Non farlo.» mormorò
supplichevole.
«Ehy,
Chiyo-chan...» si illuminò improvvisamente Tanaka,
come se si fosse
appena ricordato di qualcosa: «A proposito, lo sai chi
è lui?»
«Tetsurou
Kuroo, l'ha detto appena cinque minuti fa! Diamine, Tanaka-san stai
attento!» brontolò lei.
«Non
intendevo questo!» ringhiò lui, indispettito
dall'essere preso per
scemo ancora una volta. «La vedi la tuta rossa e
nera?»
Chiyo
annuì.
«È
il capitano dei Nekoma» spiegò lui, sghignazzando
ancora,
probabilmente già consapevole dell'effetto che la notizia
avrebbe
fatto su di lei.
Gli
occhi di Chiyo si spalancarono di fronte a quella rivelazione e colta
da un improvviso furore puntò il dito contro Kuroo,
facendolo di
nuovo sussultare stralunato.
«Il
capo-gatto!» urlò lei, indignata.
«Presto Tanaka-san! Proteggi la
Senpai dai gatti cattivi!» disse poi spintonandolo verso
Shimizu,
che già si era incamminata verso l'interno della palestra.
«Era
quello che cercavo di fare prima che tu mi assalissi!»
ringhiò lui.
«Non
è vero, tu la stavi offrendo su un piatto
d'argento!» rispose lei a
tono.
«Mai!»
«Bugiardo!
Ah! Ho capito! Sei un traditore! Una spia dei gatti! Spia!»
gli
puntò il dito contro, guardandolo indignata.
«Hanno
ricominciato a litigare» piagnucolò Daichi.
Kuroo
non potè fare a meno di scoppiare a ridere: tutta quella
situazione
era ridicola tanto da sfiorare la demenzialità. Quella
ragazzina
sembrava uscita da un cartone animato, ma dove erano andati a
pescarla?
«Asahi»
chiamò Daichi, voltandosi e guardandolo supplichevole.
Dietro di lui
non solo Asahi, ma anche Tsukishima e Yamaguchi erano leggermente
chini, impegnati a sghignazzare.
Asahi
interruppe il suo moto d'ilarità, capendo le richieste del
capitano,
e si avvicinò ai due litiganti, chinandosi poi per arrivare
all'altezza di Chiyo.
«Ehy,
Chiyo-chan» chiamò, attirando la sua attenzione.
«Gli altri ci
aspettano in palestra, ti porto sulle mie spalle? Ti va?»
Lo
sguardo di Chiyo si illuminò come poche volte aveva fatto e
annuì
vigorosamente. Asahi si mise di schiena, inginocchiato per
permetterle di arrampicarsi e salire sulle sue spalle. Quando si
rialzò Chiyo alzò le braccia al cielo, esultando
come una bambina
su una giostra.
«Corri
come il vento, Bullseye!» ordinò, puntando il dito
verso l'entrata
della palestra e cominciando a scalciare come se stesse realmente
cavalcando. E il povero Asahi, con aria rassegnata e sottomessa,
obbedì, incamminandosi lentamente mentre la ragazza sulle
sue spalle
si agitava animatamente.
Daichi
sghignazzò, guardando i due allontanarsi, prima di seguire
il loro
esempio e incamminarsi verso la palestra insieme al capitano della
Nekoma.
«Le
piace da impazzire stare sulle spalle delle persone»
osservò Kuroo.
«Quanti anni ha? Dieci?»
E
Daichi trattenne ancora una volta una risata, prima di dire:
«Ringrazia che è già lontana,
altrimenti ti avrebbe preso a
pugni.»
«Eh?
E perché?»
«È
del secondo anno. Sedici anni di pura energia.»
«Sul
serio?!» strabuzzò gli occhi Kuroo.
«Lo
so, non è solo l'altezza a confondere. Ha un carattere...
come
dire... particolare. Non a caso va molto d'accordo con
Hinata»
sospirò Daichi.
«Vi
siete trovati una simpatica mascotte» sghignazzò
Kuroo.
«È
piena di sorpese» disse Daichi, risultando più
serio di quanto
Kuroo si fosse potuto aspettare. Una piccola scintilla era brillata
nei suoi occhi nell'istante in cui aveva fatto quella confessione e
per uno come Kuroo, che osservava e studiava ogni cosa, non era cosa
che poteva passare inosservata.
«Chiyo-chan!
Ti sentivo far confusione da qui!» gridò Ukai,
raggiungendo Asahi e
Chiyo. «Si può sapere che avevi da
starnazzare?!»
Chiyo
si accucciò dietro la nuca di Asahi, cercando di nascondersi
come
poteva, poi puntò il dito verso Kuroo spiegando:
«C'era un gatto
cattivo altissimo! E Tanaka-san voleva vendergli la Senpai e
Yacchan!»
La
risposta fu di una tale assurdità che Ukai non
trovò di che
rispondere, mentre il resto del gruppo faticò a trattenere
le
risate.
"Certo,
è strana, ma non si può dire che non metti
allegria" osservò
Kuroo, raggiungendo il suo gruppo ancora sghignazzante. Era stato un
incontro/scontro davvero bizzarro, ma forse proprio per questo non
l'avrebbe dimenticato tanto facilmente.
Chissà
che ruolo aveva lei, per la squadra.
Che
fosse davvero la mascotte?
NDA.
Eeeeed
eccoci di nuovo qui. Beh, io l'avevo detto che stava arrivando un
uragano a Tokyo, non è colpa mia se non vi siete messi ai
ripari u_u
Comunque...
entra Kurooooooo!!!!!!
Allora, Kuroo, dicci... come ti è sembrata
questa prima impressione?
"Ribadisco l'idea del folletto
psicopatico"
Poveretta,
non l'hai neanche voluta prendere sulle spalle.
"Scherzi?! È
inquietante!"
Nah,
imparerai ad amarla... ma dov'è Bokuto?!?!?!?!
Bokuto non c'è, è
andato via, Bokuto non è più cosa mia...
Attivo il richiamo: EHY
EHY EHY!
*Da
in fondo alla sala si alza una voce * EHY EHY EHY!
Eccolo u_u
Scherzi
a parte (oggi sono particolarmente scema, sarà che ho finito
gli
esami della sessione estiva e sono allegra). Bokuto arriverà
nel
prossimo capitolo! A Kuroo resterà il trauma per qualche
tempo, come
reagirà invece il nostro gufetto preferito? Cosa gli
combinerà
Chiyo? O cosa gli combinerà Bokuto a lei, visto che in
quanto a
demenzialità il capitano della Fukurodani non ha niente da
invidiarle?
Tutto
nel prossimo capitolo che prenderà titolo: "Folletto o
colibrì,
è pur sempre una piccoletta invasata" (sì, mi
piacciono i
titoli lunghi e pregnanti)
Un
saluto a tutti a casa! Mi raccomando votatemi e non fatemi uscire
dalla casa del Grande Bro-tello (ho detto Bro-tello, non bordello
eheh sporcaccioni!), e un ringraziamento super speciale e tutte
(ma proprio tutte!) le fantastiche ragazze che hanno messo la storia
tra le seguite/ricordate/preferite e soprattutto a chi ha voluto
lasciarmi un pensieruccio e un parere.
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
PS. Dimenticavo: per chi non lo
sapesse (in quel caso vergognatevi e andate a chiudervi in un angolo a
piangere la vostra miserabile vita) Bullseye è il cavallo di
Woody, di Toy Story <3
|
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Capitolo 5 *** Folletto o colibrì, è pur sempre una piccoletta invasata ***
Folletto
o colibrì, è pur sempre una piccoletta invasata
«Bene,
allora...» disse Ukai. «Essendo partite
d'allenamento farò molti
scambi, così da provare ogni tipo di combinazione. Un
discorso
particolare va a Nishinoya e Chiyo: nella precedente partita con
l'Oginishi, nonchè la vostra prima partita con il doppio
Libero, vi
ho fatti giocare entrambi con gli scambi alternati. Questa volta
faremo diversamente. Essendo singoli set, ed essendo di allentamento,
preferisco mettervi in campo uno alla volta, per tutta la durata del
set, così che possiate gestire al meglio la partita. Per il
momento
inizierà Nishinoya, Chiyo-chan entrerai più
tardi.»
«Eh?»
lamentò la ragazza. «Tanta strada per venire fin
qui e mi tocca
pure stare in panchina?»
Era
la prima volta da quando andava alle medie che la costringevano alla
panchina, non era abituata e la cosa la rammaricava. Anche
perchè
quella era per lei un'esperienza completamente nuova e odiava doverla
sprecare.
Ukai
non le rispose nemmeno, ma si limitò a lanciarle
un'occhiataccia
come poche. Questo bastò a far capire a Chiyo il suo errore
e
intimorita balbettò: «Ottima scelta!»
«Andate
pure, ora» concesse Ukai.
«Riscaldamento!»
ordinò Daichi. «Poi cominceremo contro la Ubugawa.
Kuroo ha detto
che chi perde farà il giro del campo con dei tuffi per
penalità.»
«Io
sono brava a fare i tuffi!» disse Chiyo con un sorriso.
«Non
è quello a cui dobbiamo puntare!» la
rimbeccò Tanaka.
«L'ho
capito!» brontolò lei, urlandogli contro allo
stesso modo.
«Non
ricominciate!» intervenne Daichi.
«Ukai...»
cominciò a parlare Takeda, vicino al coach, mentre guardava
i suoi
ragazzi che iniziavano il riscaldamento. «Hai detto che Chiyo
è il
tuo asso nella manica.»
«Sì,
è esatto. Certo non si aspettano che una ragazza in campo
possa dar
loro tanto filo da torcere, per questo non la farò entrare
subito ma
solo quando sentirò che ce ne sarà bisogno.
Darà un po' di
scompiglio.»
«Ma
non credi che se la vedessero riscaldarsi sospetterebbero
qualcosa?»
«Certo,
si farebbero delle domande. Ma penso che nessuno si aspetti una tale
forza, sopattutto dopo la confusione di poco prima, quando è
arrivata.»
«Ma
una volta svelata... non sarebbe più l'asso nella
manica»
E
Ukai sorrise: «Certo che lo sarebbe! Con le sue
capacità lo è
eccome. Voglio solo creare un po' di effetto sorpresa.»
«Ho
capito... hai solo voglia di scompigliare la vita a Nekomata e
dimostrargli che anche tu sai avere sorprese.»
«Non
è vero!» brontolò Ukai, sentendo
svelato il suo piccolo segreto.
Era molto orgoglioso e se c'era una cosa che lo riempiva di
soddisfazione era vedere la faccia sorpresa e preoccupata di quel
vecchio, di fronte alle sue capacità.
Takeda
sospirò, negando con la testa. «Quindi sospetto
che la farai
entrare contro i Nekoma» disse però divertito.
«La
farò entrare quando sentirò che ci
sarà bisogno!» incrociò le
braccia al petto Ukai, ancora più infastidito dal fatto che
quella
sua debolezza fosse venuta a galla.
«Guarda...»
indicò Takeda. «Hai già tutti gli occhi
puntati sulla tua
squadra.»
«Ridono
nel vedere Chiyo... spero che lei non se ne accorga»
sghignazzò
Ukai, pensando a quanto si sarebbe potuta arrabbiare. Se c'era una
sola cosa al mondo in grado di mandare completamente fuori di testa
Chiyo era il non essere presa sul serio. Detestava chi partendo da
pregiudizi la trattava con superiorità e di solito
rispondeva a suon
di pugni. Era piccola, ma potente. Lo scontro verbale che aveva avuto
con i giocatori dell'Onigishi, per quello stesso motivo, ne era stata
la prova.
La
Karasuno, come anticipato, ebbe la sua prima partita con l'Ubugawa,
in cui, inesorabilmente, persero. La schiacciata del loro Asso era
pontentissima e nonostante la velocità di Nishinoya poche
volte
riusciva a raggiungerla a contrastarla.
La
seconda la giocarono con la Shinzen e anche contro di loro ebbero non
poche difficoltà.
Chiyo
restò tutto il tempo a guardare dalla panchina con gli occhi
stralunati, entusiasta, e non smise un attimo di agitarsi e urlare ai
suoi compagni incoraggiamenti. In tutta la palestra, era quella che
si sentiva di più.
Poi
fu il turno della Fukurodani, il cui Asso vantava di essere entrato
nella top five dei migliori Assi del Giappone.
«Top
five?!» chiese Chiyo con i lucciconi agli occhi, mentre Ukai
spiegava. Puntò poi gli occhi al ragazzo dai capelli
sollevati per
aria, schizzati come se avesse preso la corrente. Aveva una faccia da
scemo, pensava, ma era uno dei migliori cinque e questo bastava ad
andare oltre ogni tipo di pregiudizio.
«Coach!»
cominciò Chiyo, determinata e entusiasta.
«No»
rispose lui, secco.
«Ma
non ho ancora detto niente!» brontolò lei.
«So
già cosa vuoi chiedermi.»
«Ma
perché no?!» piagnucolò, avvicinandosi
al viso di Ukai, come se
avesse voluto far vedere meglio la delusione nei suoi occhi.
«Hanno
giocato almeno due partite e io sono ancora qui! Ho aspettato
abbastanza! Non crede?!»
«No.»
«Eddai!»
si lanciò letteralmente ai piedi del coach, tirandolo per la
maglietta.
«Lasciami!
Chiyo-chan!» brontolò lui, rendendosi conto che
stavano attirando
l'attenzione di tutta la palestra con quel baccano.
«Per
favore!» insistè lei e lui, ormai al limite,
gridò «E va bene!»
«Sì
evviva!» esultò lei, saltando in piedi, mentre
Ukai dava
disposizioni per cambiare Nishinoya.
«Oh!
Entra Chiyo-chan!» si illuminò Tanaka, vedendola
posizionarsi a
bordo campo, pronta a dare il cambio a Nishinoya.
«Eh?!
Una ragazza?» chiese Bokuto.
Il
resto della palestra, pian piano, smise per un istante di giocare,
voltandosi a guardare il gioco della Karasuno. Stavano davvero
facendo entrare in campo una ragazza? Perché?
"La
fanno giocare?" si chiese Kuroo, sollevandosi dalla sua
posizione china e puntando su di lei gli occhi. Sul serio era una
giocatrice? Così piccola, poteva davvero competere in una
squadra
maschile?
Certo,
se il coach l'aveva tenuta in panchina fino a quel momento, forse era
solo perché non poteva effettivamente competere. Ma
perché
prendersi la briga di allenare una ragazza che non meritava di stare
in campo?
Nell'istante
in cui Chiyo varcò la linea del campo, ci fu la sensazione
che
l'aria si scaldasse. Lo sguardo dell'intera squadra Karasuno parve
cambiare. Fino a quel momento erano risultati stanchi, un po'
afflitti e arrabbiati per le due partite perse, ma nel momento in cui
lei aveva messo piede in campo qualcosa era cambiato nei loro occhi.
Era
come se dicessero "adesso ve la facciamo vedere!"
Kuroo
tornò a guardare Chiyo ed ebbe una sorpresa: anche lei
sembrava
cambiata. Non c'era più la ragazzina capricciosa e rumorosa
che era
stata fino a quel momento. Emanava una strana aura e sul suo volto
non c'era traccia della giovialità mostrata fino a quel
momento.
Sembrava improvvisamente più grande, molto più
grande.
Sembrava
quasi... un gigante.
Chiyo
alzò un dito e lo puntò verso Bokuto.
"Lo
sta sfidando!" si rese conto, restandone sconvolto.
"Ma
chi è quella ragazza?"
Bokuto
non parve scomporsi alla provocazione, continuando a guardarsi
attorno stranito, aspettandosi che qualcuno dicesse: "ehy,
c'è
stato un errore!".
Non
capiva che qualcosa non quadrava.
Era
il solito stupido.
L'arbitro
fischiò l'inizio e la Fukurodani battè. La palla
sembrò troppo
alta, ma era veloce, diretta.
"È
fuori!" pensò Chiyo lanciando un rapido sguardo dietro di
sè.
"No,
non lo è!" si chinò rapidamente e fece due rapidi
balzi
indietro, con una potenza che mai nessuno si sarebbe aspettato. Si
fermò sulla linea e rapidamente accolse la palla con un
bagher.
Se
l'avesse lasciata andare, sarebbe caduta sulla riga, segnando il
punto.
«Sugawara!»
chiamò, facendo arrivare a lui la palla. Sugawara
l'alzò a Tanaka
che tentò una schiacciata, ma si trovò davanti un
muro
apparentemente insuperabile. Tentò lo stesso con forza. Non
riuscì
a sfondarlo e la palla cadde con rapidità all'interno del
suo campo,
ma non toccò terra.
Chiyo
aveva cominciato a correre verso di lui già molto prima,
prevedendo
forse quel risultato, e si era tuffata appena in tempo per salvarla.
«Buona!»
urlò, spostandosi per far entrare di nuovo Sugawara, che
l'alzò a
Asahi, dietro di sè.
Asahi
non esitò, schiacciò con forza e fece punto alla
squadra della
Fukurodani, stupita di fronte a quel piccolo insettino che si muoveva
con rapidità rasoterra.
«Asahi-san!!!»
gridò Chiyo saltando al collo del ragazzo.
«Eccezionale!
Magnifico!» disse in un ritorno della vecchia Chiyo.
Daichi
andò a fondo campo e si preparò a battere.
Chiyo
tornò al suo posto e all'improvviso tornò ad
avere lo stesso
sguardo infuocato di poco prima, abbandonando ancora una volta
l'allegra e rumorosa ragazzina.
Tornò
a puntare gli occhi su Bokuto: ancora non aveva visto la sua
schiacciata. La schiacciata del quinto miglior Asso del Giappone.
La
voleva vedere!
Doveva
riceverla!
Daichi
battè, la Fukurodani la ricevette senza troppe
difficoltà e la
passò all'alzatore.
"Ci
siamo!" pensò Chiyo, abbassando il baricentro e facendo
più
leva sulle gambe, pronta a scattare.
"Avanti,
Asso! Fammi vedere di cosa sei capace!" pensò e un sorriso
compiaciuto le dipinse il volto.
Faceva
quasi paura.
La
palla venne alzata a Bokuto, che saltò, pronto a
schiacciare.
Tsukishima e Sugawara tentarono di murarlo e Chiyo non tolse gli
occhi dalla palla. Doveva intercettarla.
Bokuto
schiacciò con tutta la forza che aveva contro il muro e
Chiyo si
mosse leggermente verso le loro spalle, pronta ad accoglierla nel
caso fosse passata, ma la palla non l'affrontò mai e
deviò subito
verso sinistra, trasformandosi in una diagonale.
Chiyo
spalancò gli occhi nell'istante in cui lo vide e
scattò,
trattenendo il fiato.
Tutti
gli spettatori di quell'assurdità poterono udire il battito
d'ali
del colibrì.
Chiyo
saltò, quando ormai la palla era quasi a terra e
allungò il
braccio.
La
toccò con le nocche, riuscendo solo a scaraventarla verso
Ukai che
fu costretto a saltare via per evitare di riceverla in pieno viso.
Il
punto andò alla Fukurodani, ma una cosa era evidente: se
Chiyo non
fosse stata colta di sopresa ma l'avesse prevista con qualche secondo
d'anticipo sarebbe stata in grado di salvarla.
«È...
è velocissima...» balbettò Inuoka,
intento ad asciugarsi il sudore
dopo aver concluso uno dei loro set.
«È
incredibile! L'hai vista?» chiese Yaku, raggiungendo lui e
Kuroo, al
suo fianco.
«Avevo
sentito qualcosa del genere» parlò Nekomata.
«I corvi hanno un
colibrì nella loro nuova squadra, erano queste le voci.
Avevo
pensato si trattasse di qualche nuovo giocatore, ma non mi sarei
aspettato... una giocatrice.» sogghignò, in
qualche modo
compiaciuto. Ukai aveva sfoderato una nuova arma e la cosa lo
stuzzicava.
"Il
colibrì" pensò Kuroo, con ancora gli occhi
spalancati ad
osservare la ragazza che si rialzava da terra. Aveva lo sguardo fisso
davanti a sè, nel punto in cui aveva scaraventato la palla
nel suo
tentativo di recuperarla. Gli occhi ancora assorti, concentrati,
un'espressione che non sembrava la sua, visto come si era presentata
a lui. Sembrava impossibile credere che fosse la stessa ragazza di
pochi minuti prima.
Ma
fu lei stessa a sciogliere quel suo primitivo dubbio, nell'istante in
cui tornò a essere sorridente. Lo sguardo si
illuminò
improvvisamente, le labbra si allargarono in un enorme sorriso e
Chiyo scattò verso la rete, quasi aggrappandocisi, urlando:
«Eccezionale!!!»
Bokuto,
dall'altro lato, saltò via spaventato, non aspettandosi un
simile
attacco "alle spalle".
«È
stato... Powaaaaaa!» urlò
saltellando sul posto. «Sei
incredibile! Fortissimo! Che forza! E che controllo della palla! Come
hai fatto?! Ora capisco perché sei nei primi cinque!
Assolutamente
powissimo! Fantastico!»
continuò a sproloquiare,
emozionata, sotto lo sguardo divertito e quasi rassegnato dei suoi
compagni. Era ovvio che loro sapevano con cosa avessero a che fare.
Bokuto,
dall'altro lato, intanto si era gonfiato tutto e sogghignava per
tutti quei complimenti.
«Sono
il migliore!» disse, trascinato dall'entusiasmo della
ragazza. «Hai
sentito, Akaashi?» si voltò verso il compagno,
ridendo pieno di sè.
«Ha detto che sono incredibile e fantastico! La piccoletta se
ne
intende.»
«Chiyo-chan,
non dovresti esultare per i punti degli avversari»
sghignazzò
Daichi, dietro di lei.
«Ah!»
sembrò riprendersi lei, poi si inchinò.
«Scusate, non sono
riuscita a prenderla!»
«Non
preoccuparti, riuscirai la prossima volta» cercò
di rincuorarla
Tanaka, anche se sapeva che non ce n'era bisogno.
«Bokuto-san!
Bokuto-san!» chiamò lei, tornando alla rete.
«Ti prego, fallo
ancora! Di nuovo! Di nuovo! Questa volta la prendo, te lo
prometto!»
«Eh?!
Ma io non voglio che la prendi...» disse ingenuamente Bokuto.
«La
prendo!» annuì lei, sorridente.
«No,
non devi.»
«La
prendo!»
«E
invece non la prenderai!»
«Sì,
invece!» ringhiò lei.
«Chiyo-chan!»
la richiamò Asahi e lei parve rinvenire ancora una volta.
«Sì!
In posizione!» si ricordò, saltellando con
allegria fino alla suo
posto.
«Di
nuovo!» disse, prima di tornare ad avere lo stesso sguardo
infuocato
di poco prima.
Il
gioco riprese, ma era ovvio che qualcosa era cambiato. Certo, la
Karasuno ancora non riusciva a elevarsi al livello della Fukurodani,
ma le ricezioni di Chiyo permettevano loro di star dietro al
punteggio e farli sentire un po' col fiato sul collo.
Bokuto
fece tante altre delle sue schiacciate e molte andarono a segno,
usando principalmente l'inganno per impedire a Chiyo di capire se
avesse dovuto correre a salvare una diagonale o una
parallela.Partendo in ritardo, spesso le palle le sfuggivano, ma
molte altre volte era in qualche modo riuscita lo stesso a salvarle.
Il
set era finito con una vittoria venticinque a venti per la Fukurodani
e il secondo set, contro la Shizen, era ormai a metà. Kuroo
lanciò
un altro sguardo nella loro direzione, come facevano molti altri
quando avevano qualche secondo di tempo, decisamente troppo
incuriositi dalla ragazza-colibrì.
"È
stanca" osservò, vedendo le goccioline di sudore colarle
giù
dal viso e il fiato ansante che le faceva muovere le spalle
ritmicamente. Era comprensibile, in fondo era una ragazza e inoltre
non aveva smesso un solo istante di correre. Tendeva a inseguire
tutte le palle, anche quelle sicure, forse solo per assicurarsi di
essere pronta a intervenire in caso di necessità, ma erano
comunque
sforzi inutili la maggior parte delle volte.
Non
era sicuramente una buona scelta, visto come si era stancata
rapidamente.
«Senti,
Kuroo...» chiese Inuoka accostandosi di nuovo a lui.
«Come fa a
essere così veloce, secondo te? Credi sia per la statura?
Somiglia
un po' a Hinata.»
«Probabilmente
hai ragione, ma credo ci sia anche un po' di strategia.»
«Eh?»
chiese Inuoka.
«Guarda i suoi movimenti, quando scatta»
indicò,
appena in tempo per vederla rincorrere una palla toccata da Tanaka ma
che era stata deviata.
«Abbassa il bacino e si allunga
leggermente in avanti, aumentando così
l'aereodinamicità. Inoltre
fa passi brevi, ma veloci, così ha maggior controllo e
può cambiare
direzione in qualunque momento. Questo dà "l'effetto
colibrì".
Il fatto che sia piccola l'aiuta molto, inoltre può
permettersi di
restare così bassa perché lei deve solo ricevere,
mentre un
attaccante non potrebbe, visto che poi deve subito saltare e ci
vorrebbe più sforzo nel rialzarsi. Poi, sicuramente ci sono
dietro
anni di allenamento.»
"Però questo la stanca molto..."
pensò in aggiunta a quanto detto, ma questo lo tenne per
sè.
«Non
distraetevi!» li rimbeccò Nekomata, riportandoli
alla loro partita.
Improvvisamente
la porta della palestra si spalancò e una ragazza bionda
fece il suo
ingresso, esclamando: «Non hanno ancora finito!»
«Sorellona!»
si illuminò Nishinoya, nel vederla.
«È
tua sorella?» gli chiese Asahi, ma lui negò:
«È la sorella di
Tanaka.»
«La
sorella di Tanaka-Senpai!» si illuminò Chiyo,
agitandosi appena,
come se avesse visto una diva del cinema. Alle sue spalle, arrivarono
sudati e trafelati Hinata e Kageyama. Avevano fatto i compiti di
recupero in mattinata ed erano scappati via, verso Tokyo, insieme a
Saeko che essendo più grande aveva patente e macchina.
«Felice
di vedervi tutti interi!» disse Tanaka.
«Hinata-san!»
gridò Chiyo entusiasta, correndogli incontro. Hinata si
illuminò e
rispose al grido con un altrettanto entusiasta:
«Chiyo-chan!»
I
due si afferrarono per le mani e si guardarono negli occhi,
emozionati.
«Non
vi vedete solo da qualche ora, quanto la fate lunga»
brontolò
Kageyama.
«Ci
sono i gatti cattivi!» disse Chiyo. «E abbiamo
giocato contro testa
a gufo!» indicò Bokuto. «Bokuto-san ha
una schiacciata
potentissima! Anche migliore della tua!»
«Che?!»
la notizia non parve renderlo felice e distrusse tutto l'entusiasmo
che era nato da quel "ritrovamento".
«Sì!
Fa Powa e Super Powa! È
uno dei cinque Assi migliori
della nazione, lo sai?»
«I
cinque migliori?» chiese curioso Hinata, riprendendosi da
quella
piccola frustrazione che Chiyo gli aveva appena dato.
«Andatevi
a scaldare» disse Ukai, raggiungendoli, prima di voltarsi
nuovamente
verso il campo, ora con occhi infuocati.
«Ora
siamo al completo» sogghignò.
La
Karasuno vinse, quella sera, il loro primo match della giornata
contro la Shinzen, potenziati dalle ricezioni di Chiyo e dagli
attacchi di Hinata.
Erano
stremati quando finirono di sistemare la ultime cose, prima di
andarsene dalla palestra. Chiyo, tra tutti, era quella che
più si
sentiva esausta. Conclusa la partita si era accasciata in un angolo,
bofonchiando qualcosa di incomprensibile e lì si era
addormentata.
Daichi,
finito di pulire, aiutato da Tanaka e Asahi, se l'era caricata sulla
schiena, senza svegliarla, tenendo la sua testa morbidamente
appoggiata alla spalla e le braccia penzoloni.
«Certo,
ci avete sorpreso oggi» disse Kuroo, raggiungendolo e
osservando la
ragazza appisolata sulla sua spalla. «Dovevo prenderti sul
serio
quando mi hai detto che è piena di sorprese.»
«Sì,
avresti dovuto» sorrise Daichi con orgoglio.
«Nonostante
tutto l'avete comunque fatta giocare poco»
constatò, cominciando a
incamminarsi verso la mensa vicino al capitano del Karasuno.
«Pensiamo
che non sia ancora pronta al campo, a volte tende a essere... un po'
distratta» rispose Daichi e l'imbarazzo prese possesso della
sua
espressione.
Kuroo
lo guardò interrogativo, mentre Daichi sospirando
spiegò: «Più di
una volta, nel tuffarsi verso una palla, ha centrato qualcuno di noi
con un pugno di troppo.»
Kuroo
scoppiò a ridere, immaginandosi la scena, ma nonostante la
sua voce
squillante, Chiyo non sembrò smuoversi minimamente. Aveva il
sonno
pesante.
«Immagino
ora la porterai a dormire, non mi sembra nelle condizioni di
mangiare.»
«Non
sottovalutarla» sghignazzò Daichi. In quel momento
Hinata uscì
dalla mensa, poco più avanti, con un onigiri stretto in mano
e corse
verso di loro.
Raggiunse
Daichi e cominciò a sventolare l'onigiri sotto il naso di
Chiyo, che
tirò un paio di sniffate, mentre ancora era assorta nel
sonno.
Aprì
un occhio, rintontita, guardò il bocconcino di riso davanti
a sè e
si sporse in avanti afferrandolo tra i denti.
«Cos'è?
Un segugio?» rise ancora Kuroo.
«Chiyo-chan,
sveglia! Di là è pieno di cose da
mangiare!» disse Hinata con gli
occhi che gli brillavano.
Bofonchiando,
Chiyo si lasciò scivolare giù dalla schiena di
Daichi e
barcollando, con ancora l'onigiri in bocca, seguì Hinata
verso la
mensa.
Una
volta seduta con i suoi piatti davanti la ragazza sembrò
rianimarsi
e tornò a essere lo stesso uragano del solito. Mangiava con
ingordigia, famelica, neanche sembrava una ragazza in certe
occasioni.
«Hai
fame, oggi, Chiyo-chan!» constatò Asahi, seduto di
fronte a lei.
«Colpa
vostra! Mi avete fatto giocare fino allo sfinimento!»
lamentò lei,
sospirando.
«Hai
voluto tu giocare!» la rimbeccò Tanaka, al suo
fianco e questo la
fece ridere. Sapeva benissimo che era stata lei a insistere e doveva
solo a se stessa le colpe, ma si divertiva in certi comportamenti.
«Oggi
mi hai rubato i riflettori» sospirò Nishinoya,
anche se non
sembrava veramente dispiaciuto. Voleva bene a Chiyo e sotto sotto gli
faceva piacere vederla felice di poter stare un po' in campo. E poi,
alla fine, aveva comunque giocato molte più partite lui.
«Non
puoi sempre stare solo tu al centro dell'attenzione, concedi un po'
di gloria anche a me.»
«Belli
erano i tempi in cui l'unico Libero ero io»
sospirò ancora
Nishinoya e Chiyo si imbronciò, raggomitolandosi e
cominciando a
giocherellare col cibo nel piatto.
La
cosa strappò una risata a tutti i suoi compagni, divertiti
dalla sua
espressione da cucciolo.
«Tranquilla
Chiyo-chan, al massimo mandiamo Noya nella squadra femminile,
così
potrà riavere il posto» disse Tanaka, accostandosi
a lei ghignante.
«Eh?!
Vuoi mandarmi via?» stridulò Nishinoya.
«Lei
mi chiama Senpai» spiegò Tanaka e Chiyo si
illuminò e si affrettò
ad annuire: «Tanaka-Senpai! Tanaka-Senpai!»
«Lo
fai solo per te stesso!» ruggì Nishinoya.
«Chiamami
Senpai e allora forse ti teniamo» disse Tanaka.
«Giammai!»
gridò Nishinoya, saltando sul tavolo e puntando contro
Tanaka le
bacchette. Tanaka fece altrettanto, saltando e rispondendo repentino
alla provocazione. Ma il movimento brusco fece saltare il vassoio di
Chiyo, vicino a lui, che le si rovesciò in parte addosso,
sporcandola.
Lo
sguardo di Chiyo si fece di fuoco, mentre si alzava lentamente in
piedi. I pugni serrati e lo sguardo affilato puntato al ragazzo in
piedi sulla sedia vicino a lei.
«Tanaka-san»
ringhiò con voce bassa, a denti stretti.
«No,
pietà!» urlò Tanaka saltando sul tavolo
e fuggendo via, dopo
essere sceso dall'altro lato. Chiyo lo seguì, facendo lo
stesso
percorso, saltando come un gatto sul tavolo e poi dall'altro lato.
«Noya!
Fermala!» urlò Daichi, alzandosi di colpo, e
Nishinoya si lanciò
verso di lei a braccia aperte, cercando di afferrarla. La
mancò e
atterrò di pancia a terra, mentre i due scappavano fuori
dalla
mensa.
«Ti
faccio ricrescere i capelli, Senpai!» urlò Chiyo
minacciosa,
correndo nel corridoio, inseguendo il ragazzo ormai in fuga.
Neanche
dieci minuti dopo sia Chiyo che Tanaka erano di nuovo dentro,
inchinati di fronte a tutti, con i coach delle altre squadre davanti.
Ukai li teneva ben fermi per la testa, costringendoli a quella
posizione: la rabbia e l'irritazione gliela si poteva leggere nei
muscoli tesi e le dita ben serrate sulla loro testa, come se avese
voluto stritolarli.
«Chiediamo
scusa per il nostro comportamento» recitarono in coro.
«Ora
finite di mangiare in silenzio e poi dritti a letto! Se sento ancora
volare una mosca giuro che domani la palestra non la vedete
nemmeno!»
minacciò Ukai, lasciandoli andare. I due, silenziosi, e
sempre
rispettosi, tornarono ai propri posti, rigidi come soldatini. Dentro
di loro, risuonava imperativo l'ordine "Stai buono! Stai buono!
Stai buono!"
La
fragorosa risata di Bokuto apparve alle loro spalle e una pesante
mano andò a colpire Chiyo sulla schiena.
«Ehy
ehy ehy, piccoletta! Che teppistella che sei!»
«Bokuto-san!»
si illuminò Chiyo nel vederlo. Aveva maturato una profonda
ammirazione e rispetto per lui, dopo aver visto di cos'era capace.
Chiyo ebbe un brivido lungo la schiena e voltandosi trovò
gli occhi
severi e già incazzati di Ukai puntati su di sè.
Tanaka le si
avvicinò con uno "sh!" di rimprovero e
lei si portò
le mani alla bocca. Poi, togliendosele un attimo, sussurrò,
ripetendo: «Bokuto-san!»
«Sai,
spero di scontrarmi di nuovo con te domani. È stato
divertente,
soprattutto perché non riuscivi a prenderle e vincevo sempre
io»
sghignazzò Bokuto.
Chiyo
si imbronciò e fece appello a tutte le sue forze per evitare
di
urlargli contro quanto in realtà fosse stata capace. Doveva
stare in
silenzio o Ukai non le avrebbe permesso di giocare l'indomani.
Ma
non poteva accettare quella provocazione così in silenzio.
Perciò
fece l'unica cosa che considerò di poter fare: una furiosa e
sentita
linguaccia.
Questo
lasciò indignato Bokuto, che cominciò a
brontolare offeso con una
serie di: «Come ti permetti? Nanerottola!»
Ukai
lanciò un'altra occhiataccia scocciata in direzione di
Chiyo,
sentendo il baccano che proveniva da quella zona, ma non
potè dire
niente perché effettivamente lei era silenziosa che mangiava.
Sospirando,
tornò al suo pasto.
Non
sarebbe mai riuscito a contenere il suo carattere, ma in fondo non
gli dispiaceva nemmeno troppo. Dava vita a tutta la squadra.
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Capitolo 6 *** Storia di una scatola di biscotti ***
Storia
di una scatola di biscotti
Era
notte fonda quando Chiyo si svegliò con la gola riarsa.
Faceva
parecchio caldo quella notte e la sete si era fatta sentire nel bel
mezzo del suo sogno. Si sollevò appena dal letto guardandosi
attorno: la stanza era completamente buia, ma poteva vedere lo stesso
le sagome di Shimizu e Yachi al suo fianco. Si tolse la coperta di
dosso e sbadigliando barcollò fino alla porta, cercando di
schivare
le ragazze che dormivano lì con lei.
Uscì
e si diresse verso uno stanzino dove si trovava un frigo con dentro
bevande fresche e macchinette dove poter prendere degli snack.
"Acqua..."
non pensava ad altro, nel suo ancora assonnato mondo. Stropicciandosi
un occhio, entrò nello stanzino e la sua attenzione fu
attirata
dalla luce accesa del frigo aperto. In piedi, davanti a lui, c'era
Kuroo, con la testa quasi completamente infilata dentro.
Chiyo
sussultò, non aspettandosi di trovare qualcuno
lì, soprattutto il
capitano dei Nekoma, e d'istinto arretrò, nascondendosi
dietro il
muro, benché i loro sguardi già si fossero
incrociati e lui
sicuramente l'avesse vista.
"Si
nasconde?" pensò lui, sorpreso, ma intenerito dalla sua
ingenuità.
Sorrise
e tornando a guardare dentro al frigo disse: «Ciao
Chiyo-chan»
Chiyo
si rese conto di essere stata stupida a nascondersi così
platealmente dopo essere stata vista e arrossendo uscì allo
scoperto. Sorrise, divertita lei stessa dalla figuraccia appena
fatta.
«Come
mai sveglia?» chiese Kuroo, ancora infilato dentro al
frigorifero.
«Volevo
dell'acqua» spiegò lei. Kuroo allungò
una mano in uno degli
scaffali del frigo, afferrò una bottiglia e la
lanciò alla ragazza.
Chiyo l'afferrò al volo e l'aprì, ma prima di
berla chiese un po'
incuriosita: «Stai cercando qualcosa di particolare
lì
dentro?»
«No» rispose semplicemente lui, restando dov'era.
Chiyo si portò la bottiglia alle labbra e bevve un lungo
sorso,
continuando ad osservare il moro immobile in quella posizione. Attese
qualche secondo, poi ancora mossa dalla curiosità, chiese:
«E
allora che stai facendo?»
Kuroo
le lanciò uno sguardo, prima di sospirare: «Fa
troppo caldo
stanotte!»
«E
quindi usi il frigorifero per rinfrescarti?» rise Chiyo.
«È
un'ottima soluzione! Dovresti provare» ribadì lui,
socchiudendo gli
occhi, quasi volesse dimostrare quanto avesse ragione.
Chiyo
richiuse la bottiglia e la poggiò su un mobile lì
vicino. Si
acquattò e si mise davanti a Kuroo, infilando anche lei la
testa nel
frigo, sotto la sua. Attese qualche secondo prima di comunicare
«È
vero, è piacevole.»
«Te
l'avevo detto.»
«Ma
l'acqua che mi hai passato era un po' calda.»
«Dici che è per
colpa mia?»
«Probabile.
Da quanto tempo stai qua dentro?»
Kuroo
ci riflettè qualche secondo, poi comunicò:
«Cinque o dieci minuti»
«E
vuoi startene qui tutta la notte?» chiese Chiyo un po'
sconvolta,
alzando la testa per guardare il ragazzo sopra di sè.
«Sarebbe
stato perfetto se fossi riuscito a infilarmici dentro»
sospirò lui,
affranto.
«Sei
troppo alto» ridacchiò Chiyo, punzecchiandolo.
Kuroo
abbassò lo sguardo e l'osservò qualche istante
prima di dire: «Tu
invece ci staresti perfettamente, avanzerebbe anche dello
spazio.»
Chiyo
in un primo momento si irritò, non le piaceva quando le
ribadivano
che era troppo piccola, ma poi sorrise, divertita, e disse:
«Vedi? A
volte essere piccoli ha i suoi vantaggi.»
Si
tolse da davanti al ragazzo, uscendo dal frigo e si avvicinò
nuovamente al mobiletto dove aveva poggiato la bottiglia d'acqua. Ci
mise sopra un ginocchio e si arrampicò, aprendo uno stipetto
in
alto.
«Che
fai?» chiese Kuroo, curioso. Trovava divertente il fatto che
lei si
fosse dovuta arrampicare per arrivare a quello stipetto, quando lui
non avrebbe dovuto nemmeno allungarsi per arrivarci.
«Kageyama
ha nascosto qui dei biscotti» disse lei, spostando un paio di
recipienti. «Sono i suoi preferiti, anche se si vergogna ad
ammettere di avere un debole per i biscotti.»
«E
perché avrebbe dovuto nasconderli qui?» chiese
lui, ancora confuso.
«Perché
in realtà tutti in squadra lo sanno e non perdono occasione
per
fregarglieli» continuò lei, trovando la scatola
tanto ambita.
Sorridendo, uscì dallo stipetto e si mise a sedere sul
mobile su cui
era ancora arrampicata, con i piedi scalzi penzoloni.
«Proprio
come stai facendo tu ora» sogghignò Kuroo.
«Ne
prendo solo qualcuno, non se ne accorgerà nemmeno»
ridacchiò lei,
cominciando a sgranocchiarne uno. «Non ti verrà un
raffreddore se
te ne stai troppo lì dentro?»
«Ti
preoccupi per me?» sorrise malizioso, guardandola in viso.
Chiyo
avvampò: che diavolo gli veniva in mente?!
«Figurati!»
bofonchiò, distogliendo lo sguardo e puntandolo a qualcosa
di
invisibile sul muro alla sua destra, che improvvisamente parve
così
interessante.
«E
solo che non ci sarebbe gusto a vincere domani se il capitano dei
Nekoma non fosse in campo a subire la sconfitta» disse,
sperando
così di salvarsi da quell'imbarazzante situazione.
Kuroo
sghignazzò, probababilmente divertito dalla reazione di
Chiyo, e
uscì dal frigo, richiudendolo. Si avvicinò a lei
e approfittando
della sua distrazione, troppo attirata da quel punto invisibile sul
muro, infilò una mano nella scatola dei biscotti rubandone
un paio.
«Ehy!»
brontolò lei, puntandogli contro uno sguardo minaccioso.
«Non
sono tuoi» si giustificò lui, mettendosi in bocca
il primo, e si
appoggiò a quello stesso mobile, vicino a Chiyo.
«Non
importa! Proprietà Karasuno!»
«Non
lo vedo scritto da nessuna parte.»
Chiyo
lo guardò male, poi si allungò sullo stesso
mobile su cui era
seduta e afferrò un pennarello da dentro un portapenne.
Rapidamente
scrisse "Karasuno" sulla scatola, dopodichè, rialzandosi,
gliela puntò contro con fare di sfida.
«Karasuno!
Vedi?! Proprio qui!»
Kuroo
guardò la scritta qualche secondo, masticando il secondo
biscotto
quasi senza interesse, poi disse: «Hai appena scritto sulla
scatola
di Kageyama-kun.»
Chiyo
si lasciò sfuggire un lieve urlo, impanicata, rendendosi
conto di
quello che aveva appena combinato. Presa dalla foga di dar una
risposta valida a Kuroo non aveva riflettuto sulle conseguenze.
Kageyama, l'indomani, avrebbe subito scoperto il furto.
«Oh
no! Che ho combinato?!» disse e cominciò a
scarabocchiare sopra la
scritta, per cancellarla, come si farebbe con un errore su un
compito. Kuroo scoppiò a ridere, vedendo come tentava
ingenuamente
di risolvere il problema, facendo ancora più pasticci.
Chiyo
si illuminò, pensando ad alta voce: «Potrei
portarla in camera dei
ragazzi e nasconderla tra le cose di Hinata! Tanto lui è
abituato
alle sue sfuriate!»
Kuroo
rise ancora più forte, tenendosi la pancia e cominciando a
battere
un piede a terra.
«Smettila
di ridere! È colpa tua!» lo rimbeccò
Chiyo, innervosita.
«Che
confusione che fate! Lo sapete che ora è?!» Bokuto
comparve alla
porta, sbadigliando assonnato. Gli occhi gli caddero sulla scatola
che Chiyo teneva in mano e improvvisamente parve svegliarsi.
«Si
mangia?» esclamò. Si avvicinò
velocemente e, strappandogliela di
mano, cominciando ad abbuffarsi.
«No,
fermo!» disse Chiyo e provò ad allungarsi per
riprendersela, ma
Bokuto si tirò indietro. Kuroo, di fianco a lei, ormai aveva
le
lacrime agli occhi e i crampi allo stomaco dal ridere.
«Finiscila!»
ringhiò Chiyo verso di lui, senza avere nessun effetto. In
che razza
di situazione si era cacciata! Cosa avrebbe raccontato a Kageyama,
quando avrebbe trovato la sua scatola scarabocchiata e completamente
vuota?
Lei
voleva solo bere dell'acqua...
NDA.
Ehy,
ehy, ehy!!!
Sono tornata! (Lo ero anche allo scorso capitolo, ma
ero ancora troppo frastornata per delle NDA. Ora invece sono
qui!).
Ed ecco svelato il mistero della scatola di biscotti! Ve lo
sareste mai aspettato questa piccola passione segreta di Kageyama
verso i biscotti? E poveretto, che se li deve nascondere. La domanda
ora è... come se ne tirerà fuori Chiyo?
E,
tranquilli, come già detto, i biscotti sono co-protagonisti
u.u
quindi torneranno alla ribalta in altre occasioni ehehe
Che
dire? Ora siamo al completo! Corvi, colibrì, gufi e gatti...
ci sono
proprio tutti, non manca più nessuno, solo non si vedono i
due
leocorni.
Quando
li trovate fatemi sapere, io intanto vi lascio una piccola
anticipazione del prossimo capitolo, così... giusto per
farvi venire
un po' l'acquolina.
---------------------------
«Hai
imbrogliato!» gridò Chiyo.
«In
guerra tutto è lecito!» rispose lui, abbassando la
testa e cercando
di acquistare velocità.
«Vai
piccoletta!» gridò Bokuto, ridendo rumorosamente.
«Scommetto
sul bambino!» sghignazzò Komi, suo compagno.
E
subito, sulla loro scia, partì un coro di tifi e scommesse.
--------------------------
Ahi
ahi ahi, Chiyo-chan... ma che combini? :P
Tutto nella prossima
puntata u.u
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 7 *** Devi correre meno! ***
Devi
correre meno!
All'uscita
dalla mensa, nel corridoio davanti all'ingresso, si riunirono parte
delle squadre che quella mattina avrebbero di nuovo giocato. Erano
impegnati in una sana chiacchierata prima di tornare in palestra e
ricominciare con le partite. Ukai raggiunse i suoi ragazzi,
constatando quanto sembrassero in gran forma. Era una buona cosa.
Appena dopo di lui, arrivò anche Tanaka, ma sul suo viso era
presente uno strano sguardo, misto tra il divertito e il rassegnato.
«Tanaka,
dove sono Chiyo e Nishinoya?» chiese Ukai, notando che
fossero gli
unici a mancare. Eppure li aveva visti finire i loro pasti quasi per
primi.
«Arrivano»
si limitò a dire Tanaka, posizionandosi in mezzo al
corridoio,
leggermente in disparte rispetto agli altri, e alzando a mezz'aria un
fazzoletto rosso.
Ukai
non ebbe tempo di chiedersi che stesse combinando che alle sue
orecchie arrivarono, dal piano di sopra, le urla dei suoi due
ragazzi. Erano urla colme di carica, unite a passi pesanti e veloci.
"Stanno
correndo!" pensò infastidito, cercando nella sua mente di
mettere in ordine una strigliata con i fiocchi da fargli.
Le
urla scesero lungo le scale, talmente impetuose da attirare
l'attenzione anche degli altri. Nishinoya fu il primo a farsi vedere,
atterrando con un salto effettuato probabilmente dal terzo o dal
quarto scalino. Atterrò, inginocchiandosi per l'impatto.
Cercò di
rialzarsi quanto prima, riprendendo la corsa verso Tanaka, ancora in
piedi col fazzoletto a mezz'aria. In quel momento arrivò
anche
Chiyo, anche lei saltando e atterrando vicino a Nishinoya, che stava
ripartendo in quel momento.
«Hai
imbrogliato!» gridò Chiyo correndo di fianco al
compagno. «Sei
partito prima!»
«In
guerra tutto è lecito!» rispose lui, abbassando la
testa e cercando
di acquistare velocità. Entrambi ripresero a urlare mentre
sforzavano le gambe il più possibile, diretti a tutta
velocità
verso Tanaka.
«Vai
piccoletta!» gridò Bokuto, ridendo rumorosamente.
«Scommetto
sul bambino!» sghignazzò Komi, suo compagno.
E
sulla loro scia, partì un coro di tifi e scommesse. Con un
ultimo
urlo, entrambi i corridori saltarono a pochi metri da Tanaka e
allungarono la mano sul fazzoletto.
Nishinoya
riuscì ad atterrare poco più in là,
perfettamente in piedi.
Chiyo,
invece, si era data troppo slancio ed era arrivata un po'
più
lontano, ma sfortuna volle che in quel momento passò
Yamamoto, un
membro dei Nekoma.
«Che
avete da url-» cominciò a dire, confuso e
frastornato, forse ancora
addormentato, quando Chiyo gli atterrò addosso. Yamamoto
venne
scaraventato a terra, mentre la ragazza, sobbalzata via,
rotolò per
un paio di metri fino ad andarsi a schiantare contro il muro, testa a
terra, schiena piegata all'angolo e piedi penzoloni sopra di
sè.
Ciò
nonostante non sembrò riscontrare danni, ma aprì
orgogliosa la
mano, sventolando il fazzoletto ed esultando da quella bizzarra
posizione: «Ho vinto io! La prima partita contro i Nekoma
tocca a
me!»
«Hai
steso uno dei tuoi avversari per questa pagliacciata!»
gridò Ukai
furioso. «E poi decido io chi gioca!»
Si
chinò su di lei, l'afferrò per un polso e la
sollevò da terra.
Chiyo
rabbrividì, rendendosi conto solo in quel momento del guaio
che
aveva combinato.
«Mi
dispiace!»stridulò, impanicata.
«Perché
non impari a pensare prima di fare le cose?» le
gridò in viso Ukai,
furibondo.
«È
stato Noya-san! Lui ha avuto l'idea!» cercò di
difendersi.
«Eh?!»
si raddrizzò il ragazzo. «Non è vero!
L'ha pensata Tanaka!»
«Che
c'entro io?!» gridò Tanaka, guardandosi attorno,
probabilmente
cercando qualcun'altro a cui scaricare la colpa.
«Ah!
È vero! Tanaka-san l'ha detto!» annuì
Chiyo.
«Ma
tu l'hai fatto!» brontolò ancora Ukai.
«Anche
Nishinoya correva! Perché se la prende solo con
me?!» si imbronciò
lei.
«Perché
tu hai appena steso un ragazzo!» le gridò ancora
indicando il danno
che aveva combinato. A terra, mormorante, c'era Yamamoto,
apparentemente frastornato. Su di lui erano chini Kuroo e altri due
membri del Nekoma, intenti a sventolarlo e chiedergli se stesse bene.
«Un
angelo mi ha travolto» disse lui, trasognante. «Era
un sogno? Un
bellissimo sogno?»
«Beh,
non sembra stia tanto male» provò a difendersi
lei, con imbarazzo.
«Oggi
stai in panchina!» gridò Ukai, prima di
allontanarsi a grandi
passi, digrignando i denti per la rabbia.
«Che?!
Ma non è giusto! Ho io il fazzoletto della
vittoria!» piagnucolò
Chiyo, ma Ukai non l'ascoltò più. In quel
momento, dal piano di
sopra, scese anche Kageyama. In mano teneva stretta la sua scatola di
biscotti scarabocchiata e l'agitava a testa in giù,
evidenziando il
fatto che fosse vuota. Lo sguardo sembrava quello di un serial
killer, pronto a far fuori la sua vittima e, forse per abitudine,
forse per pregiudizio, quello stesso sguardo terrificante si
andò a
posare con immediatezza su Hinata. Il piccolo corvo ebbe un brivido
lungo la schiena e con gli occhi di chi sa di avere un fantasma alle
proprie spalle, si voltò meccanicamente.
Chiyo
impallidì quando vide l'alzatore camminare nella loro
direzione e
cominciò a sudare freddo. Era il momento della
verità. Kuroo,
spostando lo sguardo da Kageyama (difficile da non notare, visto che
sbatteva i piedi) a Chiyo, non riuscì a trattenere uno
sghignazzo
che soffocò portandosi una mano alle labbra.
La
ragazza lo fulminò, prima di scappare via, decisa a non
restare lì
un secondo di più.
«Ne
possiamo parlar-» provò a dire a Ukai,
raggiungendolo, ma venne
interotta da un furibondo: «No!»
«Uffa
non è giusto!» piagnucolò ancora.
«È stato tutto un imbroglio!
Noya mi ha ingannata per avere il posto!»
Kuroo
la raggiunse e le si accostò, dopo essersi assicurato che
Yamamoto
fosse ancora vivo. «Pare che dovrai aspettare ancora un po'
prima di
potermi far "subire la sconfitta"» sghignazzò.
«Ti
detesto!» scattò Chiyo, colta da un improvviso
moto d'ira.
«Su,
su, non arrabbiarti Hachiko-chan*» ridacchiò
ancora, dandole un
buffetto sulla fronte.
"Hachiko?" pensò Chiyo, un po'
confusa. E certo la sua situazione mentale non andò
migliorando
quando Kuroo cambiò espressione, rivolgendole un dolce
sorriso.
«Ammetto
che sono dispiaciuto anche io. Sei in gamba e neanche ieri abbiamo
avuto modo di scontrarci con te. Sono curioso di scoprire se saresti
in grado di ribaltare la situazione della tua squadra.»
«Certo
che la ribalterei!» ammise con orgoglio Chiyo, incrociando le
braccia al petto e cominciando a incamminarsi verso la palestra
insieme a lui.
«Piccola
di statura ma non di ego, eh?»
«Smettila
di ribadire che sono piccola!» ringhiò.
«Ma
se sei tu che ti sei presentata con "chan" la prima volta!»
«Sì,
beh... non c'entra! Quello è un appellativo!»
«Sei
nervosa, oggi» constatò Kuroo e Chiyo si rese
conto che
effettivamente fino a quel momento non aveva fatto che urlargli
contro. Vero era che lui era il capitano della squadra avversaria,
degli eterni rivali, quindi in parte poteva essere giustificata, ma
fuori dal campo si era sempre mostrata gentile con tutti, non aveva
senso prendersela. E poi lui non aveva fatto niente di male, se non
scherzare un po'.
Kuroo
aveva ragione, era particolarmente nervosa quella mattina.
Sospirò,
cercando di rilassarsi.
«Il
coach mi odia» piagnucolò. «Mi sgrida
sempre. Non capisco perché
mi abbia chiesto di entrare in squadra se poi mi tratta come se fossi
la peggiore.»
«Non
sei la peggiore, probabilmente sei quella su cui fa più
affidamento
in questo momento.»
«Beh
a me non sembra» bofonchiò lei, poco convinta.
«È
perché corri troppo.»
E
Chiyo dovette far appello a tutta la sua calma per non urlargli
contro di nuovo. «Non è stata colpa mia, l'ho
già detto. E mi
dispiace per il tuo amico» rispose semplicemente.
Kuroo
rise divertito. «Yamamoto se ne ricorderà sempre
come un bellissimo
sogno, probabilmente pregherà che tu lo faccia
ancora.»
«Allora
digli di sbucare da dietro gli angoli più spesso.»
E
Kuroo rise ancora, prima di aggiungere: «Comunque non parlavo
dell'accaduto di prima.»
L'attenzione
di Chiyo fu tutta sua: a che si riferiva?
«Sul
campo, corri troppo. E non guardi dove vai. Così mieti
vittime e ti
stanchi il doppio.»
«Lo
so bene, ma non lo faccio apposta. Io...» esitò un
attimo, forse
imbarazzata. La cosa in qualche modo doveva toccarla particolarmente.
«Io inseguo la palla e basta.»
«Guardi
solo la palla?» chiese Kuroo, entrando finalmente in
palestra. Chiyo
annuì, ma nei suoi occhi c'era una strana triste
consapevolezza.
«Dovresti
guardare anche gli altri giocatori, soprattutto i tuoi compagni.
Spesso insegui palle che loro raccolgono benissimo e non hanno
bisogno del tuo intervento.»
Chiyo
entrò dietro di lui, ma si fermò un attimo, con
lo sguardo a terra,
pensierosa.
Una
parte di lei ne era sempre stata consapevole, ma non l'aveva mai
ascoltata. Forse perché fino a quel momento era sempre
andato bene
così. Solo da poco era nella squadra di Ukai e solo con loro
aveva
avuto quel problema. Con le ragazze era diverso: il loro gioco era
più tranquillo, non c'era bisogno di lanciarsi da tutte le
parti, e
poi erano ragazze. Piccole e delicate, quanto lei. I ragazzi avevano
più potenza, più velocità,
più irruenza, e riuscire a star loro
dietro era davvero difficile. D'altra parte... era l'unico modo che
conosceva per sopravvivere lì.
Lei
era piccola, troppo piccola, e se avesse lasciato spazio a quella
consapevolezza, in momenti come le partite, non sarebbe riuscita a
muoversi come avrebbe voluto, paralizzata dalla paura.
Concentrarsi
sulla palla l'aiutava a non pensare ad altro, se non a volare
rasoterra, come sapeva sempre fare.
«Tutto
bene?» chiese Kuroo, notando il suo sguardo improvvisamente
serio.
Chiyo
si riprese con immediatezza, tornando ad essere la solita bambina
sorridente al luna park e annuì.
«Grazie!
Lo terrò a mente» disse, sorprendendo il suo
interlocutore. Non
sapeva bene perché, ma Kuroo si era aspettato qualche altra
sfuriata
orgogliosa sul fatto che lei non avesse bisogno certo dei consigli
del nemico. Invece aveva ringraziato e aveva sorriso.
Chissà
che le passava per la testa.
«Chiyo-chan,
se resti sulla porta noi non possiamo entrare»
lamentò Asahi,
dietro di lei. Chiyo si voltò rapidamente e
allargò le braccia,
bloccando completamente l'entrata.
«Potere
a me! Visto che per colpa di Tanaka-san non potrò giocare,
nemmeno
voi lo farete! Rivoluzione! Mi incateno qui e non mi
sposterò
fintanto che Ukai-san non mi fa-» ma non riuscì a
concludere la
frase, che Asahi si chinò in avanti e l'afferrò
per le gambe. La
sbilanciò in avanti e se la caricò su una spalla,
sollevandola.
Chiyo provò a ribellarsi sgambettando e agitandosi, ma
quella
posizione a testa in giù, lungo la sua schiena, la
costringeva solo
a subire senza poter reagire. Sbuffò, piantò un
gomito sulla
schiena di Asahi e ci poggiò una guancia, lasciandosi
portare al
campo di gioco in modalità sacco di patate.
Kuroo,
già avviato verso la sua panchina, assistè alla
scena e se la rise
di nuovo.
Quella
ragazza gli faceva salire il buon umore con quel suo carattere
prorompente e probabilmente non solo a lui, per questo chi le stava
attorno la trattava con tanto affetto, come una piccola sorellina.
Era
la loro mascotte, che l'avessero ammesso o meno.
«Chiyo-chan,
mi dispiace!» disse Noya, raggiungendola e osservandola
appesa alla
spalla di Asahi. «Non era premeditato, avrei rispettato
l'accorto,
te l'assicuro.»
«Lo
so, Noya-san. Non è stata colpa tua, ma di quel Yamamoto che
è
sbucato all'improvviso. Fammi il favore di farlo a pezzetti per conto
mio, va bene?»
«Sarà
fatto!» si drizzò lui, portandosi una mano alla
fronte a mo' di
soldatino.
Asahi
finalmente la fece scendere, rimettendola in piedi sulle sue gambe e
tutta la squadra, ora raccolta, si riunì intorno a Ukai.
«La
prima partita di oggi l'avremo con il Nekoma. Come siamo andati
ieri?» chiese a Shimizu.
«Questo
è il terzo incontro che facciamo con loro, ieri ne abbiamo
fatti
due. Entrambi persi, il primo diciassette a venticinque, il secondo
diciannove a venticinque.»
«Bene,
se restiamo calmi e concentrati, il Nekoma è una squadra con
cui
possiamo rivaleggiare ad armi pari. Andate!»
«Sì!»
annuirono tutti e i sei decretati per la partita si misero in campo,
mentre il resto rimase nella zona delle riserve.
La
partita ebbe inizio e Chiyo sospirò affranta: che avrebbe
dato per
entrare e vedersela lei con i gatti rivali. Aveva già
osservato,
inoltre, la potente schiacciata dello spilungone russo, Lev. Sembrava
una frustata, era micidiale, quasi non riusciva a vederla. E fremeva
dalla voglia di provare a riceverla.
Invece,
per colpa di una stupida bravata (l'ennesima) le toccava restare a
guardare.
"È
perché corri troppo" recitò la voce di Kuroo
nella sua testa.
Correva
troppo, si stancava troppo e spesso faceva del male a chi aveva
attorno. La loro fortuna era che lei era piccola, perciò non
in
grado di far male veramente, e inoltre resistente abbastanza da non
farsi male lei stessa negli impatti.
"Dovresti
guardare anche gli altri giocatori, soprattutto i tuoi compagni"
recitò ancora Kuroo nella sua mente.
Chiyo
alzò gli occhi sulla palla e ancora una volta successe:
vedeva solo
lei. Il campo, ai suoi occhi, era completamente vuoto. Solo la palla
era presente e volteggiava da tutte le parti. Ogni tanto sbucava
qualcuno, chi riceveva, chi schiacciava, chi murava, ma sempre uno
alla volta e solo per pochi secondi, il tempo del tocco e poi spariva
di nuovo, lasciandola sola con la palla.
"Dovresti
guardare anche gli altri giocatori."
"Se
potessi vederli prima, potrei capire le loro mosse e decidere se
sprecare energie nella corsa o meno."
Ora
che era al sicuro nella zona delle riserve, poteva anche provarci.
Non avrebbe perso niente.
Perciò
provò a concentrarsi.
"Vedere
gli altri giocatori."
E
pian piano emersero. Daichi a fondo campo, affiancato da Nishinoya.
Dall'altra parte c'era Asahi. Il cuore cominciò a batterle
in petto
più veloce del normale. Deglutì e si
sforzò di andare avanti.
Hinata, Tanaka e Kageyama. E subito successivamente comparvero anche
gli altri della squadra Nekoma, dall'altro lato della rete. Dodici
giocatori intenti a correre e saltare.
I
piedi battevano potenti sul parquet quando prendevano la rincorsa e
quando saltavano, il rumore era quasi assordante. Volavano,
raggiungevano la rete, l'oltrepassavano e si scontravano a mezz'aria,
mentre gli altri, dietro di loro, si disperdevano cercando la
posizione migliore per ricevere le varie palle. Un gruppo di persone,
un gruppo di ragazzi, tutti più alti, grossi e sicuramente
forti di
lei.
Poteva
vedere le loro mosse.
Kageyama
alzava, Hinata correva, ma dietro di lui partiva anche Asahi.
L'avrebbe alzata a lui, facendo fare a Hinata da esca. Dall'altro
lato Kuroo, insieme ad un altro dei suoi saltava a muro, ma dietro di
lui si posizionava il Libero, pronto a ricevere. Era come se il gioco
fosse stato tutto disegnato davanti ai suoi occhi. Salto, alzata,
muro, finta schiacciata, vera schiacciata e a quel punto il gioco
andava in mano al Libero del Nekoma e alle scelte che avrebbe preso.
Poteva
vederlo.
La
domanda era... lei poteva giocare?
Lei,
piccolo scarafaggio in mezzo a troppe scarpe.
Poteva
giocare, o ne sarebbe rimasta schiacciata?
«Chiyo-chan»
la voce di Sugawara al suo fianco la fece sussultare e tutto
scomparve da davanti ai suoi occhi, lasciando posto solo a un
semplice campo, una semplice partita, come se lei ne fosse stata
estranea.
«Stai
bene? Sei pallida» chiese preoccupato.
Chiyo
si affrettò a sorridere, cercando di riacquistare
lucidità. Aveva
il cuore a mille, ma doveva mantenere la calma o come l'avrebbe
spiegato a Sugawara?
«Sì,
sto bene! Stanotte ho dormito male e ora ne risento un po', ma sto
bene.»
«Vuoi
andarti a riposare?» chiese lui, preoccupato.
«No!
Sto bene, te lo assicuro.»
«Va
bene» sorrise Sugawara, sforzandosi di crederle.
"Non
sono pronta. Non posso farlo" pensò lei, abbattuta. Kuroo
aveva
ragione, lei correva troppo perché guardava solo la palla,
ma se
avesse guardato anche tutto il resto non sarebbe riuscita a muoversi,
intimorita da quello sbilanciamento che c'era tra loro.
Se
voleva continuare a giocare con i ragazzi, lei non doveva vederli.
Era
l'unica soluzione.
O
sarebbe scappata.
Tornò
a guardare la partita proprio nell'istante in cui Hinata era saltato
per schiacciare una palla destinata in realtà ad Asahi e i
due si
erano scontrati in volo.
Sobbalzarono,
spaventati all'idea che si fossero fatti male. Ovviamente Asahi era
ancora tutto intero, ma Hinata era a terra.
Per
fortuna si raddrizzò subito, apparentemente indenne, e si
chinò a
chiedere mille volte scusa.
«Stavo
guardando la palla! Non ti avevo visto!»
"Ecco
come succede" pensò Chiyo. "Ecco come risulta da fuori."
Hinata
era proprio come lei: piccolo, ma aveva qualcosa in più. Lui
poteva
volare. E poi era un maschio, era forte e potente. Perfino Nishinoya
era più forte di lei. Lei era la più piccola ed
era una ragazza.
Come poteva competere tra giganti e ragazzi volanti?
Hinata
fu mandato nella zona delle riserve e il posto fu lasciato a Nirata,
un altro giocatore da panchina. Doveva calmarsi, evitare di creare
altri sconti, anche perché sembrava un po' su di giri.
La
partita riprese e Chiyo tornò a guardare la palla che
volteggiava
sopra al campo, tornando a guardare i suoi compagni solo uno alla
volta, man mano che prendevano la palla. Quello la faceva stare
meglio.
«Come
sei silenziosa, oggi, Chiyo-chan» constatò
Yamaguchi, vicino a lei.
«Di solito fai un gran baccano.»
Chiyo
sobbalzò di nuovo e balbettò in cerca di qualche
risposta.
«Ha
dormito male» disse Sugawara, intervenendo.
«Già,
sono un po' stanca» cercò di dire lei,
aggrappandosi a quell'unica
scusa che aveva.
*Hachiko
è il classico nome che i giapponesi danno ai cani. Tipo il
nostro
"Fido".
NDA.
EHY
EHY EHY!
Rieccomi
puntuale ^_^ Allora, il tono di questo capitolo comincia a diventare
un pochetto più serio, verso la fine. Dico comincia
perchè
continuerà anche nei prossimi, ma tranquilli! Non
perderà
minimamente la comicità che ha avuto finora.
Semplicemente Chiyo
non è solo una macchina che ride ma ha qualcosa dentro anche
lei.
Alla fine, è un essere umano e anche lei ha le sue paure, i
suoi
timori e i pensieri.
Tante
cose si scopriranno nei prossimi capitoli e presto capirete che "il
folletto psicopatico" (cit.) non è solo psicopatico, ma ha
un
cuore e delle ragioni xD
Cuore
che presto si riempirà u.u (ho detto che è una
het e c'è del
romanticismo, e ci sarà! Abbiate fede! Ci mette solo il
tempo che ci
mette, ma arriva!)
Io
vi saluto! Ringrazio tutte quelle che hanno letto/recensito *-* tanti
baci.
E vi
aspetto al prossimo capitolo che si intitolerà: "Penitenze e
Senpai, sono scelte difficili".
Eh
sì! Chiyo si ritroverà a scegliere tra
"penitenze" e
"Senpai"... ma tra quali penitenze e Senpai dovrà
scegliere?
E
poi... perchè?
Lo
scoprirete giovedì prossimo!
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 8 *** Penitenze e Senpai, sono scelte difficili ***
Penitenze
e Senpai, sono scelte difficili
La
partita terminò con la perdita della Karasuno che dovette di
nuovo
fare il giro del campo con dei tuffi per penalità.
«Ci
fosse per lo meno un filo d'acqua sarebbe un minimo
divertente»
disse Chiyo lanciandosi in avanti, per poi rialzarsi, poco dopo.
«Con
il caldo di questi giorni, poi, sarebbe l'ideale» le fece eco
Tanaka
alle sue spalle.
«Potremmo
andarcene al mare» suggerì Asahi, tuffandosi
dietro di loro.
«Oh,
sì! Fantastico!» constatò Chiyo,
voltandosi a guardarlo con
entusiasmo. Nishinoya, dietro di lei, le diede una leggera spinta in
avanti incitandola a non fermarsi. Ricevette un'occhiataccia, ma poi
Chiyo obbedì, senza fiatare.
«Io
porto la palla!» disse Sugawara, in fondo alla fila, che
aveva
sentito tutta la conversazione dalla sua posizione.
«Anche
io! Voglio venire anche io!» esultò Hinata, prima
di tuffarsi di
nuovo.
«Tsukishima
e Asahi-san reggono la rete» disse Chiyo, lanciandosi
nuovamente in
avanti.
«Che?!
E perché?» brontolò Asahi, facendo
ridere il resto del gruppo
intorno a lui.
«Siete
i più alti, chi meglio di voi?»
ridacchiò Chiyo.
«Allora
tu Chiyo-chan fai la palla!» la punzecchiò Tanaka,
ridacchiando.
«Sono
piccola, non tonda!» ringhiò lei, offesa.
«E poi non rimbalzo!»
continuò, facendo di nuovo ridere il resto del gruppo.
«Potresti
saltare» suggerì Daichi.
«E
allora dovete usare Hinata-san! Lui rimbalzerebbe benissimo!»
continuò lei, saltellando per imitarlo.
«Non
voglio fare la palla!» sbuffò Hinata,
imbronciandosi.
«Chiyo-chan!
Col prossimo arrivo più lontano di te!» la
provocò improvvisamente
Nishinoya, lanciandosi in avanti in un tuffo.
Chiyo
sobbalzò, colta di sorpresa, e si affrettò a fare
altrettanto,
cercando di arrivare più distante del compagno. I due
restarono
immobili, pancia a terra e braccia lunghe davanti alla testa, a
fissarsi e guardare chi dei due fosse riuscito a superare l'altro.
«Giudice!»
gridarono infine in coro, senza muoversi. Tanaka corse da in fondo
alla fila e li raggiunse velocemente, minacciando: «Non
imbrogliate!
Immobili!» e si chinò a controllare le distanze
tra le mani. I due
Libero attesero qualche secondo, prima che Tanaka decretasse:
«Nishinoya è il vincitore!»
«Che?!»
urlò contrariata Chiyo, alzandosi. «No! Voglio la
rivincita!»
brontolò.
«Mi
dispiace, ormai hai perso! Penitenza!» disse Nishinoya,
puntandole
il dito contro.
«Da
quando in qua facciamo penitenza?!»
«Da
oggi! E io ti ordino di...» ci pensò un attimo,
prima di
comunicare: «Lasciarmi il tuo dolcetto a pranzo!»
Chiyo
spalancò la bocca, sconvolta, prima di urlare:
«No! Non se ne
parla!»
«Non
puoi farci niente, Chiyo-chan. Hai perso, devi pagare pegno»
annuì
Tanaka.
«Un'altra!
Trovatene un'altra!» si agitò lei. L'idea di
rinunciare al suo
dolce era assolutamente inconcepibile!
«Allora
se non vuoi concedermi il tuo dolce, devi fare il giro della palestra
correndo e urlando "Nishinoya è migliore di me!"»
disse
Nishinoya e Chiyo spalancò ancora di più la
bocca, sempre più
scandalizzata.
«Sei
crudele!» brontolò.
«Scegli!
Dolce o orgoglio?» annuì Nishinoya e Tanaka fece
altrettanto, al
suo fianco, concordando con l'amico.
Chiyo
si imbronciò e gli rivolse l'occhiataccia peggiore che
avesse nel
repertorio. Non era giusto, aveva già avuto la sua punizione
quel
giorno, perché le toccava subirne un'altra?
Era
ingiusto!
Mormorando
tra sè e sè, infastidita, si avvicinò
a Ukai e urlò, dritta come
un soldatino: «Ukai-san ho il permesso di correre?»
Ukai
saltò spaventato nel sentirsela urlare dietro
così all'improvviso e
la guardò stralunato.
«Correre?»
chiese, confuso. «Siamo in palestra, perché non
dov-» non finì la
frase che Chiyo cominciò a correre lungo tutto il bordo
della
palestra, volto corrucciato, nervi ballerini, arrabbiata come poche
volte, e urlò con quanto fiato aveva in corpo:
«Nishinoya è
migliore di me!!!»
Nishinoya
e Tanaka si tennero la pancia dal ridere, mentre le altre tre squadre
la guardavano stralunati.
«Non
ho sentito! Ripeti!» urlò Nishinoya, quando lei
stava per tornare.
«Non
fare il gradasso e accontentati!» gli gridò Chiyo,
bloccandosi di
colpo e puntandogli il dito contro. «E comunque il dolce
è mio!»
«E
va bene, te lo sei meritato.»
«Avevi
chiesto di correre non di urlare!» le gridò Ukai,
brontolandola
ancora. «E voi due smettetela di istigarla!»
gridò anche a Tanaka
e Nishinoya, e Chiyo sorrise, soddisfatta: finalmente non era stata
l'unica a essere stata ripresa. Si abbassò una palpebra con
un dito
e fece una linguaccia ai due, con un versaccio. Poi finì il
suo giro
della palestra saltellando come un capriolo sui monti.
«Ma
non avevi detto che eri stanca?» chiese Sugawara, ridendo.
«Mi
è passato» canticchiò lei, continuando
a saltellare. L'aver visto
Nishinoya e Tanaka sgridati le aveva fatto tornare il buonumore. Per
una volta, Ukai non se l'era presa solo con lei.
La
partita successiva fu contro la Fukurodani e Chiyo parve più
agitata
del solito.
«Uffa,
volevo ricevere le schiacciate di Bokuto-san!» borbottava e
ripeteva
incessantemente, insoddisfatta di come stavano andando le cose quel
giorno. Tutta colpa di quel moicano.
«Eh?!»
si fece sentire la voce di Bokuto. «La piccoletta non
gioca?»
chiese deluso, guardando sia la sua squadra che la Karasuno. Poi
sbuffando incrociò le braccia al petto: «Che
peccato! Volevo
confermare la mia superiorità»
sghignazzò.
«Tu
volevi solo ricevere altri complimenti da lei!» disse Akaashi
al suo
fianco e Bokuto si sentì incapace di ribattere. L'alzatore
non aveva
tutti i torti, nessuno era sembrato tanto entusiasta dei suoi
attacchi come lo era stata Chiyo e inutile negare quanto la cosa gli
avesse fatto piacere. Ma un conto era la ragione e un conto era
doverlo ammettere.
La
partita cominciò e ancora una volta agli occhi di Chiyo
sembrò uno
scontro tra titani. Decise di provare di nuovo a sforzarsi di
guardare tutti i giocatori, come suggeritole da Kuroo. Quando era
fuori, poteva farlo: non aveva niente da perdere. Forse con una
squadra contro cui aveva già giocato non sarebbe successo
ancora.
I
suoi compagni apparvero nella sua inquadratura, insieme alla palla
che andava volando da tutte le parti. Ancora una volta le parvero
troppo grossi e spaventosi. Poi guardò la squadra
avversaria,
cercando soprattutto di fissarsi su Bokuto. Con lui si era
già
scontrata, non avrebbe dovuto temerlo, invece ora, con l'ombra di
tutti i suoi compagni intorno a lui, sembrava ancora più
grande e
potente. Bokuto schiacciò e la palla, arrivando a terra,
fece uno
dei suoi soliti tonfi, non particolarmente forte, eppure Chiyo
sobbalzò, spaventata.
Abbassò
gli occhi, staccandosi dal campo e puntandoli a terra.
Non
andava bene.
Non
andava bene per niente.
La
partita si concluse nuovamente con la perdita della Karasuno e un
giro di tuffi per tutti.
«Forza,
per oggi sono gli ultimi!» incitò Daichi, vedendo
come i suoi
fossero stremati tra partite, allenamenti e tuffi per tutto il campo.
«Ce
ne andiamo? Di già?» lamentò Chiyo,
imbronciandosi appena.
«Ti
piaceva stare qui, Chiyo-chan?» chiese Sugawara, ridacchiando
e
passandole di fianco per fare il suo tuffo.
«Mi
piaceva svegliarmi e sapere che avrei avuto di fronte delle
partite!»
sorrise lei, prima di imbronciarsi ancora. «E io ne ho
giocate solo
un paio, ieri.»
«Oggi
Ukai-san ti avrebbe tenuta in campo molto di più, se solo tu
non
avessi fatto quel baccano stamattina» le spiegò
Daichi.
«Non
è stata colpa mia» piagnucolò lei,
ancora.
«Tuffo!»
la spintonò in quel momento Tanaka, vedendo come tutti le
passassero
davanti e lei stesse ferma. Chiyo obbedì e si
rialzò poco più
avanti, di nuovo pensierosa e di nuovo rattristata. In effetti le era
piaciuto stare lì, giocare con le altre squadre, conoscere
quelle
persone, mangiare tutti insieme alla mensa e dormire sui futon nella
stessa stanza come al campeggio.
Era
stato bello anche alzarsi quella notte e fermarsi a scherzare con
Kuroo e Bokuto, nello stanzino, benché questo fosse costato
i
biscotti di Kageyama.
«E
non ho neanche avuto modo di scontrarmi con la Nekoma»
sospirò, in
aggiunta. La cosa la rendeva particolarmente triste. L'attacco
più
forte, quello che lei aveva desiderato ricevere più di
tutti, era
stato sicuramente quello di Lev ma stranamente a metterle tristezza
era l'idea di non essersi potuta scontrare con Kuroo.
«Dai,
Chiyo non essere triste. Tra due settimane tanto li
ritroviamo»
disse Asahi, nella speranza di consolarla.
Chiyo
si illuminò, chiedendo a voce anche fin troppo alta:
«Sul serio?
Torniamo tra due settimane?»
Si
rese conto di aver urlato troppo tardi e cercò goffamente di
sistemare la cosa portandosi entrambe le mani alla bocca.
Lanciò uno
sguardo terrorizzato a Ukai, che però non sembrò
considerarla
troppo, impegnato a parlare con Nekomata.
Perciò
tirò un sospiro di sollievo.
«Sentirai
la mia mancanza, piccoletta?» rise la potente voce di Bokuto
dietro
di lei, facendola per un attimo sussultare.
«Non
ti starai mica innamorando, Bokuto» sghignazzò
Kuroo, affiancandolo
e poggiandosi con un gomito sulla spalla dell'amico.
«Eh?»
chiese Bokuto sconvolto.
«Sembrava
tu stessi sperando in un suo sì»
continuò a punzecchiarlo Kuroo.
«Certo,
ma perché sono il suo idolo!» rise a gran voce.
«Non è vero,
piccoletta?»
«Idolo?!»
ringhiò Tanaka da qualche metro più in indietro e
li raggiunse di
corsa. «Non scherziamo, Chiyo-chan! C'è posto per
un solo idolo
nella tua vita! Non starai tradendo il tuo Senpai, vero?»
«Senpai?
Ma voi due non avete la stessa età?» chiese Kuroo,
ma nessuno
rispose alla sua domanda e Chiyo si affrettò a rispondere:
«Tanaka-Senpai!» con entusiasmo, come se fosse un
inno.
«Eh?
Davvero lui è il tuo idolo?» lamentò
Bokuto, indicandolo.
«Hai
qualcosa in contrario, testa a gufo? Eh?! Eh?!»
minacciò Tanaka
assumendo la sua solita espressione intimidatoria, che mai funzionava
ma a cui era tanto affezionato.
Chiyo
non riuscì a trattenersi e una risata le uscì
dalla gola, che tentò
di soffocare portandosi una mano alle labbra. Aveva un'espressione
raddolcita, intenerita, con le guance lievemente arrossate ad
indicare l'emozione che stava provando in quel momento. Risultava
tenera come un cucciolo, ma con quel pizzico di femminilità
che a
volte si sforzava di nascondere, come se si vergognasse di
ciò che
era.
Ma
in quelle occasioni, quando Tanaka si batteva tanto per le sue
attenzioni, non poteva far a mano di sentirsi così: allegra,
felice,
in pace con se stessa.
«Sono
uno dei migliori cinque assi del Giappone, tu chi sei?» disse
Bokuto, per niente intimorito, puntandosi orgoglioso un dito contro.
«Il
suo primo e unico Senpai! Inegualiabile! Sono la roccia che sorregge
il suo tempio!» disse Tanaka con poeticità.
«Io la porterò in
cima alla montagna più alta e la renderò la
Signora della
Pallavolo!» gridò ancora, infervorandosi.
«Tanaka-Senpai!
Che gran fico che sei!» lo assecondò ancora Chiyo,
accendendolo
ancora di più di fervore.
«Basta
davvero così poco?» chiese sconvolto, Bokuto.
«È
una ragazza, che vuoi farci? Qualche bella parola ed è tutta
tua»
alzò le spalle Kuroo, guardando divertito la scena.
«Non
è così semplice come credi!»
brontolò Chiyo, incrociando le
braccia al petto. «Ci vuole ben altro per
conquistarmi!»
E
Kuroo a quelle parole ebbe un'idea: si accostò all'orecchio
di
Bokuto, che ancora balbettava nel vano tentativo di mettere insieme
due parole che fossero potute suonare fighe come quelle di Tanaka.
Kuroo sapeva quale poteva essere un ottimo modo per conquistare Chiyo
e aveva deciso di rivelare quel segreto al suo amico, aiutandolo a
salire in vantaggio.
Pochi
secondi dopo Chiyo volteggiava seduta sulle spalle di Bokuto, braccia
alzate, urlando entusiasta: «Bokuto-Senpai!
Bokuto-Senpai!»
E
Bokuto correva per tutta la palestra, ridendo e ingrossando il petto
a ogni "Senpai" che Chiyo pronunciava.
Nel
suo angolo, sentendosi abbandonato, Tanaka si rabbuiò,
depresso.
«Questo
è giocare sporco, non è giusto»
mormorò, osservando Bokuto che
correva con Chiyo seduta sulle sue spalle, intenta a urlare divertita
ed entusiasta.
«In
due settimane se ne dimenticherà e avrai tutto il tempo di
riprendertela» ridacchiò Kuroo, dando un paio di
pacche sulla
schiena di Tanaka.
«Chiyo!
Tanaka! Andiamo!» chiamò Daichi, uscendo dalla
palestra carico di
borse.
«Al
pulmino!» gridò Chiyo, indicando la direzione come
avrebbe fatto
col suo cavallo. E urlando carico Bokuto corse in direzione
dell'uscita, con quel delicato peso addosso che non smetteva un
attimo di ridere.
Bokuto
finalmente la fece scendere davanti al pulmino, dove si erano
raccolti tutti quelli della Karasuno. I coach e il professore si
stavano salutando, così come altri tra Karasuno, Nekoma,
Shinzen e
Fukurodani, altri invece caricavano il pulmino con i bagagli e ancora
altri erano già sopra che sonnecchiavano esausti.
«Fantastico!»
esclamò Chiyo, ormai a terra. «E non sembri
neanche stanco! Sei
davvero forte!» continuò.
Bokuto
non era riuscito un attimo a smettere di ridere inorgoglioto, gonfio
in petto e le mani ai fianchi, e ogni tanto ripeteva: «Sono
il
migliore!», come un mantra.
Tanaka
li raggiunse e li stava per superare, con una faccia da morto, quando
Chiyo lo bloccò, saltandogli al collo.
«Non
fare quella faccia, Tanaka-San. Bokuto è più alto
e più forte di
te, ma io ho occhi solo per il mio Senpai, lo sai.» E questo
bastò
a fargli tornare il buon umore. Si raddrizzò, sghignazzando
inorgoglito, e infine salì sul pulmino concedendo un:
«E va bene,
per questa volta ti perdono.»
«Perdono?
Mica gli ho chiesto scusa» si disse Chiyo, ma non ebbe
risposta da
nessuno. Poi si illuminò, ricordandosi di una cosa e
salì di corsa,
gridando: «I posti in fondo sono miei!»
«Troppo
tardi!» le rispose un coro di voci, che la fecero imbronciare.
«Antipatici»
mormorò, scendendo nuovamente. Tornò da Bokuto,
ma questa volta
lasciando da parte la ragazzina rumorosa che cercava di essere. Si
inchinò davanti a lui, sorridendo educatamente, e disse:
«È stato
un vero piacere giocare contro di voi.» Poi raddrizzandosi
aggiunse:
«La prossima volta non passerà nemmeno uno dei
tuoi attacchi!»
«Lo
vedremo!» rise Bokuto a braccia conserte.
Chiyo
sorrise dolcemente, facendo di nuovo sfuggire quel suo lato gioviale
e femminile. «Alla prossima!» salutò
infine, correndo nuovamente
sul pulmino. Salì i primi gradini, poi sul corridoio
puntò un dito
contro nessuno in particolare, in fondo, e urlò:
«Tanaka-san lascia
il mio posto!»
«Sei
arrivata tardi!» rispose lui.
«Togliti!
È un ordine, Senpai!» ringhiò
nuovamente, raggiungendolo, pronta a
lottare per ottenere il posto ambito.
«Chiyo
non litigare!» gridò furioso Ukai alla porta,
prima di tornare a
parlare con Nekomata.
Ma
ovviamente il caos tra i due si creò comunque. Daichi, fuori
dal
pulman, ora di fianco a Kuroo, intento anche lui nei saluti,
osservò
i due dal finestrino e sospirò affranto: «Prima o
poi si faranno
male.»
«Ti
dà un bel daffare, capitano» rise Kuroo.
«Dà
un bel daffare a tutti quanti, soprattutto al coach che non riesce a
contenerla come vorrebbe. Però...» e il suo
sguardo si fece più
profondo, lasciando da parte lo sconforto. «Era proprio
quello di
cui avevamo bisogno.»
«Un
uragano combinaguai?» sghignazzò Kuroo.
«Vigore.»
E
Kuroo rimase un attimo pensieroso.
«Quella
che vedi non è la vera Chiyo, ma è quello che le
piace essere. La
vera Chiyo la puoi trovare solo sul campo» spiegò
Daichi.
Kuroo,
a quelle parole, fu travolto dall'immagine degli occhi della ragazza:
ardenti, provocanti, forse con una punta di eccitazione, ma c'era
molto di più. Quegli occhi che aveva visto sul suo viso
quando aveva
messo per la prima volta piede in campo, erano occhi che, a
trovarseli di fronte, avrebbe intimorito chiunque. Era forte, era una
ragazza incredibilmente forte, doveva esserlo per forza per giocare
in una squadra maschile. Ma probabilmente lo era anche più
delle
aspettative.
A
prima vista le era sembrata una un po' fuori di testa, una svampita,
infantile, con qualche bizzarria. Ma poi, vedendola sul campo contro
Bokuto, aveva cominciato a capire di più. Qualche altra idea
se
l'era fatta quella notte, nello stanzino. Non era stata chiassosa e
rumorosa, ma una normale ragazza con sorrisi, rossori e normali
chiacchierate. Infine, l'aveva osservata anche quella stessa mattina,
bloccata nella zona delle riserve. Aveva avuto lo sguardo assorto per
tutto il tempo, turbato, come se non si fosse trovata lì,
persa in
chissà quale angoscioso pensiero.
Ora
che l'aveva vista in tutte quelle sfaccettature, cominciava ad
apprezzare anche la Chiyo rumorosa e casinista che spesso lasciava
uscire. E cominciava a capire come fosse possibile che i suoi
compagni, nonostante tutti i guai che combinava, la trattassero con
così tanto riguardo.
Chiyo
e Tanaka, chiusi nel pulmino, intanto continuarono a litigare,
fintanto che Tanaka non venne schiacciato con la faccia al vetro del
finestrino, sotto le risate impazzite di Nishinoya, lì di
fianco.
Daichi
si irritò e sospirando decise che era giunto il momento di
intervenire.
«Scusami»
si congedò da Kuroo, che era impegnato a non scoppiare a
ridere. «Ci
vediamo per il ritiro estivo tra due settimane! Grazie per
l'ospitalità» e si chinò cortesemente,
prima di scappare dentro
urlando i nomi dei due che tentavano di ammazzarsi.
Finalmente
i due litiganti si calmarono e trovarono un accordo, quando il
pulmino ormai carico partì.
I
ragazzi salutarono dal finestrino i capitani delle altre squadre e
qualche altro giocatore. Chiyo, ora seduta al suo "meritatissimo"
posto, volse fuori lo sguardo e incrociò gli occhi di Kuroo.
Gli
sorrise con tutta la dolcezza che poteva avere e alzando una mano lo
salutò. Lui si limitò a rispondere con un
altrettanto sorriso e
l'osservò andar via.
«Ah!»
sospirò Bokuto, accanto a sè.
«C'è già troppo silenzio.»
«Basti
tu a colmarlo, non preoccuparti» gli rispose Kuroo,
canzonandolo, ma
Bokuto non la prese molto bene, capendo che gli stava dando del
rompiscatole. E passò la restante mezz'ora a brontolargli
contro.
NDA.
Ehy
ehy ehy!!! Scusate il ritardo, questa settimana ho avuto un po' di
impegni.
Ma eccomi di nuovo qua! E questo primo week end di ritiro
alla Nekoma è andato. Chiyo ha fatto un sacco di belle
conoscenze,
che sicuramente non si dimenticherà tanto facilmente. Per
fortuna
presto li rivedrà perchè già si stava
affezionando ;P
Vi
ringrazio ancora per le recensioni!
Vi
aspetto tutti al prossimo capitolo, dove ci sarà una new
entry! Il
suo nome è Yumi e anche se all'inizio potrà
sembrare una comparsa
come un'altra, avrà in realtà dei ruoli
importanti in futuro,
perciò non dimenticatevi di lei tanto facilmente ;P
E, ancora...
Papà Daichi dirà a Chiyo qualcosa di importante,
ma cosa?
E
poi... chi è Shoji?
Siete
curiosi?
Allora
stay tuned! Il prossimo, sarà un capitolo importante!
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 9 *** Ci sono un gatto, un gufo e un fazzoletto... ***
Ci
sono un gatto, un gufo e un fazzoletto...
"Devi
guardare anche i tuoi compagni" pensò Chiyo, camminando per
la
strada ormai buia, diretta verso casa. Sospirò, alzando gli
occhi al
cielo. Le stelle luccicavano come impazzite quella notte, in quel
cielo limpido di nuvole.
Erano
così lontane.
Così
in alto.
"Sei
così piccola" recitavano le voci nella sua testa, in quei
chiari ricordi che tanto faticava a non far riemergere.
Sospirò
ancora... Kuroo aveva ragione! Doveva imparare e l'avrebbe fatto.
Aveva due settimane per migliorarsi: tutto ciò che doveva
fare era
imparare a stare in campo. Correre da tutte le parti, anche se spesso
risultava fruttuoso, a lungo risultava solo dannoso. Soprattutto,
doveva evitare di scontrarsi con gli altri.
Immersa
in questi pensieri, ispirata dall'aria frizzantina della notte,
iniziò a correre, acquistando sempre più
velocità e cercando di
impegnare le sue gambe in quello stesso modo di quando era in campo.
Si
sarebbe allenata e sarebbe migliorata.
Sarebbe
scesa in campo, faccia a faccia contro i Nekoma e contro chiunque
altro, pronta a far rivalere il suo nome.
Essere
piccoli non sarebbe più stato un problema.
«Sono
a casa!» urlò, entrando e togliendosi le scarpe
velocemente.
«Chiyo-chan!»
squillò una voce femminile. «Bentornata,
pallavolista!»
Una
ragazza dai capelli castani, corti appena a sfiorare le spalle, si
affacciò a una porta. Era molto più grande di
Chiyo, non solo di
statura ma anche d'età. Yumi andava già al
college.
«Ciao
Yumi!» salutò Chiyo, mollando le scarpe
all'ingresso e correndo
verso il piano di sopra.
«Ehy!
Saluta mamma e papà!» la rimbeccò sua
sorella, afferrandola per il
colletto appena in tempo e tirandola giù. Chiyo
lanciò un urlo,
accorgendosi che per poco non sarebbe caduta a terra, e in pochi
istanti si ritrovò avvinghiata in un paio di sottili, ma
potenti,
braccia.
«E
anche a tua sorella non farebbe dispiacere un bacetto!» disse
Yumi,
strofinando la propria guancia contro quella di Chiyo. Quest'ultima
cominciò a dimenarsi, puntandole le mani al petto e cercando
di
allontanarla con tutta la forza che aveva.
«Lasciami!
Mi soffochi!» lamentò, divincolandosi come
un'anguilla, ma Yumi non
sembrava intenzionata ad obbedire.
«Sai,
dovresti imparare a essere più dolce o i ragazzi non ti
sposeranno
mai!» le disse Yumi, storpiando le parole a causa di una mano
di
Chiyo che aveva cominciato a spingerla per una guancia.
«Ma
che dici? Non voglio essere sposata da nessuno! E poi finiscila di
pensare solo ai ragazzi!» continuò la
più piccola, piantandole un
piede nello stomaco e aiutandosi per spingersi via. Yumi, infine,
spalancò le braccia, ormai vinta, e Chiyo volò a
terra con un
urlo, proprio davanti a lei. Lamentandosi, si massaggiò il
sedere,
mentre Yumi si inginocchiava per arrivare meglio al suo viso e
sorridendole le chiese: «Ti sono mancata? Com'è
andata? C'era
qualche bel ragazzo? Hai pensato a tua sorella, ogni tanto?»
«Yumi,
è appena tornata. Falla respirare un po'»
sospirò una voce di
donna, dietro Chiyo. Ferma sulla porta della cucina, con uno straccio
tra le mani, intenta ad asciugarsi, c'era una donna di bassa statura,
dai corti capelli castani, un po' tonda in viso, ma dallo sguardo
dolce e luminoso. Chiyo sicuramente aveva preso da lei molte delle
sue caratteristiche.
«Ciao
mamma, sono tornata!» urlò gioisa, vedendola.
«Ti
ho sentita» ridacchiò la donna. «Ti sei
divertita con i tuoi
amici?» chiese poi, prima di voltarsi e tornare in cucina.
Chiyo si
alzò di colpo e le corse dietro, rispondendo con allegria:
«Sì!
Tantissimo!»
«Sei
stata educata con tutti?» chiese ancora sua madre e Chiyo si
imbronciò appena, rallentando la corsa e fermandosi pochi
metri più
dietro. «Beh...» cominciò.
«Stamattina per sbaglio ho urtato un
ragazzo di un'altra squadra mentre correvo e il coach mi ha costretto
alla panchina tutto il giorno.»
Sua
madre sospirò, afferrando un piatto dal lavandino e
cominciando a
strofinarlo con una spugna. Il tono lasciava travisare tutto il suo
disappunto, ma in realtà, nascosta nella sua posizione di
spalle,
sorrideva divertita. La piccola di casa era un vero terremoto e la
cosa, per quanto avesse il dovere di tamponarlo, la divertiva
particolarmente. Più volte era stata la risata che rompeva i
dolorosi silenzi. Quel suo modo di fare tanto irruente era
contemporaneamente un disastro e un dono del cielo.
«Perché
non guardi dove vai, giusto?» chiese, impegnata a lavare i
piatti
rimanenti della cena.
«Stavo
cercando di prendere il fazzoletto della vittoria!»
«Fazzoletto?»
chiese sua madre, confusa, e Chiyo parve infervorarsi.
«Sì!»
disse. «Dovevamo decidere con Nishinoya chi avrebbe giocato
contro i
Nekoma questa mattina! Sono i nostri acerrimi nemici, lo sai?»
«I
Nekoma?» chiese Yumi, entrando in cucina, e si
andò ad affiancare a
sua madre. Prese uno strofinaccio asciutto e cominciò ad
asciugare
le stoviglie che la donna risciacquava e le passava. «Ne ho
sentito
parlare, le partite tra la Karasuno e loro venivano chiamate le
"battaglie al cassonetto", se non sbaglio.»
«Che
schifo!» esclamò sua madre.
«È
una metafora! Perché noi siamo i corvi e loro sono
gatti!» spiegò
Chiyo.
«Gatti?»
chiese ancora sua madre.
«Sì!
E il capitano è un ragazzo altissimo, con la faccia
così!» disse
cercando di imitare lo sguardo di Kuroo. «E i capelli
così!» e si
tirò su parte della coda mentre la frangia se la schiacciava
in
viso.
«Cattivissimo!!!»
ringhiò infine, cercando di risultare minacciosa.
«Oh
cielo!» esclamò sua madre, leggermente sorpresa,
mentre Yumi al suo
fianco si portava una mano alle labbra per trattenere una risata.
Chiyo era così scema a volte!
«Beh...
non è veramente cattivo! In realtà sembra molto
premuroso. È
gentile...» poi rendendosi conto che stava arrossendo, nel
ricordare
i sorrisi di Kuroo e i suoi modi di fare, decise di cambiare
discorso. «Però è il nostro acerrimo
nemico! E nella squadra hanno
un altro ragazzo altissimo che fa delle schiacciate potentissime!
Sembrano frustate! È un mezzo russo! »
«Insomma,
cos'è tutto questo baccano?» mormorò
una voce maschile,
raggiungendo la riunione in cucina. «Chiyo, immaginavo che
eri tu.»
«Ciao
papà!» salutò Chiyo, entusiasta.
«Chiyo
ci sta raccontando dei ragazzi che ha incontrato al ritiro»
spiegò
Yumi e suo padre fulminò la figlia, chiedendo repentino:
«Ti hanno
importunata?»
«Importunata?
No!» sobbalzò lei, colta all'improvviso.
«Ti
hanno toccata? Sfiorata? Ti hanno parlato?»
«Papà,
per forza dovevano parlarmi!»
E
l'uomo sospirò, contrariato: «Non riesco proprio a
capire perché
tu abbia voluto prendere parte a una squadra maschile! Cos'aveva la
femminile che non andava?!»
«Perché
io sono un colibrì» e il tono con cui lo disse non
ammetteva
repliche. Gli occhi erano tornati a bruciare, emanava energia. Il
viso, avvolto in un'espressione profonda, metteva quasi paura.
Yumi
e sua madre si scambiarono un breve sguardo, intenso, lievemente
addolorate, e abbassando gli occhi non osarono dire altro.
Suo
padre rimase ad osservarla a lungo, pensieroso e assorto, poi
silenzioso si andò a sedere al tavolo di fronte.
«Hai
giocato?» chiese con tono greve, mentre si avvicinava il
posacenere
e un pacchetto di sigarette.
«Solo
un paio!» piagnucolò Chiyo. «Ieri sera,
perché ho implorato. Oggi
mi avrebbe fatto giocare di più se non fossi stata vittima
di un
incidente.»
«Sicura
si trattasse di un incidente?» sghignazzò suo
padre.
«Assolutamente!
Il moicano è uscito all'improvviso! Non è stata
colpa mia!»
«Che
gli hai combinato?» chiese lui, accendendosi una sigaretta.
«Niente!»
si difese Chiyo.
«Correva»
spiegò invece sua madre e questo sembrò bastare.
«E
non guardavi» intuì suo padre con un sospiro.
«Sei un colibrì che
ha bisogno degli occhiali, mi sa»
«No!
Io ci vedo benissimo!» lamentò Chiyo.
«È uscito da dietro un
angolo all'improvviso! Non è stata colpa mia!»
«E
perché correvi?»
«Voleva
giocare contro i Nekoma... ma ancora non ci hai detto cos'è
il
fazzoletto della vittoria» spiegò Yumi.
«I
Nekoma? Se non sbaglio agli interscolastici sono arrivati ai
quarti»
riflettè suo padre.
«Eh?
Sul serio?» chiese Chiyo.
«Ma
come? Non lo sai? Sono i tuoi acerrimi nemici e non conosci queste
cose?» la brontolò Yumi.
«Io
giocavo nella femminile» cercò di giustificarsi
Chiyo, alzando le
spalle. «E comunque volevo giocare contro i Nekoma anche
perché per
colpa del gattaccio che si è messo a ridere e a provocarmi
con i
biscotti di Kageyama, si è svegliato testa a gufo che se li
è
mangiati tutti! E io ho rischiato di finire nei pasticci!
Perciò
volevo dargli una lezione! Così io e Noya-san abbiamo corso
e
abbiamo deciso che chi prendeva il fazzoletto dalle mani di
Tanaka-san per primo vinceva e avrebbe giocato! E io ho preso il
fazzoletto, ma ho travolto il moicano e sono rimasta in panchina per
tutto il giorno» piagnucolò alla fine.
«Tu
ci hai capito qualcosa?» chiese Yumi a sua madre,
ridacchiando.
«Non
molto. Mi chiedo da chi abbia preso» rispose sua madre,
facendo di
nuovo finta di esserne affranta ma trovando la cosa incredibilmente
divertente.
«Però
ieri ho giocato contro Testa a Gufo! Bokuto-Senpai! È
fortissimo, fa
le schiacciate storte e tu non capisci mai da che parte
andrà!
Riesce sempre a schivare il muro, anche se c'è uno spazietto
minuscolo lui ci passa! Ma qualcuna io gliel'ho bloccata
così ho
promesso che la prossima volta le avrei bloccate tutte, ma lui mi ha
detto "vedremo" ed ha riso!» e gonfiando il petto
cominciò
a imitare la risata di Bokuto. «Ma col gattaccio non sono
riuscita a
confrontarmi, che rabbia! Però torneremo in ritiro tra due
settimane
e li rivedrò tutti, avrò una settimana di tempo
per sfidarli, e non
passeranno mai! Con me alla difesa, Hitana e Asahi-san in attacco e
Kageyama all'alzata siamo fortissimi! Kageyama fa delle alzate
precisissime! Hinata salta a occhi chiusi e vola! E poi...sbam!
La colpisce velocissima e Powa!!! Fa
punto! I gattacci non
avranno scampo! Ma io devo correre di meno! Me l'ha detto gattaccio
cattivo! Devo guardare anche gli altri giocatori e correre meno,
altrimenti mi stanco» continuò, infervorandosi
sempre di più man
mano che i ricordi le piombavano nella mente.
Yumi
e sua madre ascoltarono assorte, senza farsi troppe domande
perché
tanto non avrebbero mai capito molto. Quando si faceva prendere
dall'entusiasmo Chiyo diventava un vero e proprio uragano
irrefrenabile e allora bisognava solo lasciarla passare e mettersi al
riparo. Invece suo padre era ancora seduto sulla sedia, con la
sigaretta tra le dita che l'ascoltava con attenzione, tanto che Yumi
si chiese se stesse veramente capendo o stesse solo facendo finta.
Chiyo
andò avanti per un quarto d'ora abbondante, cercando di
toccare
tutti i punti salienti del week end passato, saltando da un argomento
a un altro, agitandosi e aiutandosi a gesti laddove non riusciva a
spiegarsi. E suo padre restò lì a guardarla per
tutto il tempo.
«Avete
fatto almeno quindici partite e ne avete vinte sì e no
tre»
concluse infine suo padre e Chiyo rimase un attimo paralizzata: aveva
maledettamente ragione.
«Dobbiamo
migliorare!» disse cercando di sembrare convincente.
«Sì,
dovete» asserì suo padre, alzandosi dalla sedia e
avvicinandosi
alla porta, per tornarsene a vedere la televisione.
Chiyo
lo lasciò passare, ma prima di farlo allontare disse, con
sguardo
serio e tono greve: «Papà, domani non ci saranno
gli allenamenti
per delle manutenzioni in palestra. Credo... che andrò a
trovarlo.»
Suo
padre restò in silenzio qualche secondo, pensieroso, poi si
limitò
ad annuire e uscì.
L'indomani,
Chiyo, come anticipato a suo padre, si presentò a lui.
Shoji,
recitava la tomba con ai piedi un mazzo di fiori ormai secchi. Chiyo
li raccolse e li sostituì con un mazzo nuovo e rigoglioso.
Osservò
qualche istante il nome sull'epitaffio, poi si sedette lì
davanti, a
gambe incrociate.
«Sono
tornata» disse, sorridendo. «Ho tante cose da
raccontarti!».
I
giorni successivi alla Karasuno furono strani, tesi. Le sconfitte
subite durante quel piccolo ritiro a Tokyo aveva segnato tutti, anche
se inizialmente avevano dimostrato dignità e orgoglio. C'era
solo
una cosa che rimbombava nelle loro menti: "devo migliorare."
Asahi
si allenò con Nishinoya nelle alzate e attacchi da dietro la
linea
dei tre metri. Hinata cominciò ad allenarsi da solo, con
Ukai che lo
portava altrove. Kageyama, che ancora non rivolgeva la parola a
Hinata, dopo un litigio avuto alla Nekoma, cominciò anche
lui ad
allenarsi da solo per migliorare le sue alzate. Hinata aveva ammesso
che desiderava cambiare la loro veloce, renderla migliore e smettere
di affidarsi solo alle sue alzate. Voleva smettere di tenere gli
occhi chiusi, voleva dare il suo contributo: ma perché
cambiare
qualcosa che aveva sempre funzionato? Solo per avidità?
Kageyama
proprio non riusciva a capirlo.
Tanaka,
Asahi, Tsukishima e Daichi si allenarono invece in un attacco
combinato: partivano tutti insieme e solo l'alzatore sapeva a chi
sarebbe toccata la palla, così da confondere il muro e la
difesa
avversaria. Tutti attacchi che avevano visto dalle squadre avversarie
alla Nekoma, o su internet. Forse poteva chiamarsi copiare, ma per
loro era solo migliorare e rendersi più letali.
Chiyo
si presentò a uno di quegli allenamenti e si mise nella
metà campo
avversaria.
«Le
ricevo io» disse ai suoi compagni.
Gli
altri annuirono, prima di partire nel loro attacco combinato.
"Devo
vedere anche gli altri giocatori" si costrinse la ragazza,
cercando di allargare il suo campo visivo. E li vide: in quattro
marciavano con fervore e potenza contro la rete, mentre la palla
veniva alzata sopra la testa di Sugawara.
Facevano
paura.
Saltarono
e riuscirono tutti a superare il nastro della rete.
Un
nodo chiuse per un attimo la gola di Chiyo, mentre li guardava da
là
sotto, piccola e impotente.
Tanaka
schiacciò, ma non colpì la palla, che invece la
prese Asahi, dietro
di lui.
La
potenza del colpo le bloccò le gambe e la palla
toccò terra, vicino
a sè, con un tonfo, facendola sobbalzare.
«Eh?
Chiyo-chan, quella era facile...» osservò Tanaka,
confuso. Perché
non si era mossa?
Chiyo
chiuse gli occhi, sforzandosi e cercando concentrazione. Non voleva
farsi vedere così, non da loro.
«Scusate»
cercò di sorridere. «Ho la testa per aria
ultimamente.»
«Qualcosa
non va?» chiese Asahi, preoccupato.
"Devi
guardare anche gli altri giocatori" pensò lei, stringendo i
pugni.
«Sei
giù perché non hai potuto confrontarti con la
Nekoma?» chiese
ancora Tanaka. «Tra due settimane le rivediamo, stai
tranquilla,
riuscirai sicuramente a scontrarti con loro»
insistè Asahi.
«No,
se non imparo a stare sul campo!» gridò Chiyo,
colta da moto d'ira,
non nei confronti dei suoi compagni, che in realtà erano
stati
gentili e premurosi, ma nei confronti di se stessa. Perché
diamine
non riusciva a essere come tutti gli altri?
Una
mano le si posò su una spalla, facendola sussultare: quando
era
arrivata?
Daichi
la guardò, sorridendo. «Cosa ti blocca?»
chiese.
Chiyo
abbassò lo sguardo, imbarazzata e rattristata.
«È
che...» cominciò, titubante. Era così
stupido! Ma sapeva che con
loro poteva parlarne, l'avevano sempre compresa e sostenuta.
«Fate
così paura» ammise, arrossendo per l'imbarazzo.
«Eh?»
stridulò Tanaka, avvicinandosi al suo viso e guardandola con
un
sopracciglio alzato. «Paura? Hai paura di noi? Con questi bei
visi?»
e lui, Asahi e Daichi cercarono di assumere uno sguardo angelico, con
un'assurda posa da putti.
Chiyo
si portò una mano alle labbra, soffocandoci dentro una
risata.
Tanaka
non aveva tutti i torti: che bisogno c'era di avere così
paura?
«È
che quando tu schiacci, Tanaka-san, fai una faccia tipo...»
spiegò
Chiyo e cercò di ingrugnirsi, ringhiando.
«La
forza dell'abitudine, l'avversario dev'essere intimorito!» e
questo
la fece ridere ancora.
«Riproviamo»
disse Daichi. «Voi andate di là, io resto qui alla
difesa con
Chiyo-chan.» E i suoi compagni obbedirono, correndo di nuovo
in
attacco.
«Non
guardare la brutta faccia di Tanaka» cominciò
Daichi e si beccò un
infastidito «Ti ho sentito!» da parte del diretto
interessato.
Daichi
ridacchiò e continuò: «Concentrati sui
movimenti, cerca di vedere
quelli. Non pensare a chi hai davanti, che sia uno del primo anno o
del terzo, uno alto due metri o uno e cinquanta, un uomo o una donna,
il tutto alla fine su questo campo si riduce ad avversari e compagni.
Nient'altro che loro e noi.»
Chiyo
annuì e sospirando per darsi coraggio tornò in
posizione.
"Devo
vedere gli altri giocatori" si constrinse ancora,
concentrandosi.
E
li vide, dall'altro lato.
Tanaka,
Asahi e Tsukishima, pronti a saltare.
Ancora
una volta provò un lieve timore, nel constatare quanto
fossero
grandi in realtà rispetto a lei, ma cercò di non
farsi sopraffare.
Cercò di ripetersi quanto le era stato detto fino a quel
momento, di
farsi coraggio appigliandosi alle parole di Daichi.
"Non
devo avere paura" si ammonì.
Tanaka,
alla fine, era solo un idiota che faceva facce stupide e si divertiva
a rendersi ridicolo. Tsuskishima era solo altezza, ma mancava di
spirito combattivo. Sarebbe scappato alla prima difficoltà.
Asahi
infine era solo un fifone che aveva paura perfino della sua stessa
ombra.
Davanti
a questi pensieri, quei tre che correvano nella sua direzione non
sembravano poi così spaventosi.
«Chiyo-chan»
la voce di Daichi al suo fianco catturò ancora la sua
attenzione.
«Io sono qui» disse, lanciandole un breve, intenso,
sguardo.
E
lei capì.
Daichi
era grande, molto più grande rispetto a lei, ma era suo
compagno.
"Il
tutto si riduce ad avversari e compagni!"
Daichi
non era lì per schiacciarla, per ribadire che fosse piccola,
per
sottolineare quanto lei non fosse in grado, ma le donava quella
grandezza che lui possedeva, mettendola a sua disposizione. Le
offriva le spalle su cui arrampicarsi e smettere di essere piccola e
inferiore.
"Non
sono sola" si rese conto, per la prima volta dopo tanti anni.
Quando
giocava nella squadra femminile quel pensiero non l'aveva mai colta
perché in qualche modo si sentiva responsabile di tutto
ciò che
succedeva in campo. Le sue compagne erano poco allenate, non erano
agguerrite e spesso gettavano la spugna, così tutto il resto
toccava
a lei e a Yui, il suo capitano. Lei era sempre stata sola, un piccolo
colibrì in mezzo alla caotica città. Ma ora...
aveva un gruppo di
corvi a proteggerla e guardarle le spalle.
La
palla arrivò veloce nella sua direzione, la vide e
riuscì a
costringere il suo corpo a muoversi. Saltò verso destra e
allungò
il braccio: la mancò, era partita troppo tardi, ma per lo
meno era
partita.
Poteva
farcela.
«Un'altra!»
gridò, rimettendosi in piedi.
NDA
Ehy
ehy ehy! Eccomi di nuovo qui, puntualissima ^_^
E così abbiamo
conosciuto Yumi la stritolatrice. La rivederemo anche in altre
occasioni e a volte avrà un vero e proprio ruolo chiave.
Anche Shoji
sarà un nome che rivedrete più avanti (in fondo,
ancora, non ho
spiegato chi è :P).
Daichi,
come sempre, è riuscito a essere il pilastro a cui
appoggiarsi e ha
dato forza a Chiyo. Bravo papà Daichi!
Infine,
la scelta del titolo del capitolo si basa sulla classica barzelletta
"ci sono un Italiano, un Inglese e un Francese...",
adattata in questo caso al gufo, gatto e fazzoletto xD
perchè il
racconto frenetico di Chiyo sembra davvero quasi una barzelletta.
Nel
prossimo capitolo i nostri eroi (?) saranno pronti (o quasi...) per
partire e andare ad affrontare il famigerato ritiro estivo di una
settimana! Ne vedremo delle belle!
Intanto
vi lascio una piccola anticipazione:
«Un'altra
parola su quella storia e ti assicuro non giocherai più a
pallavolo»
sibilò con gli occhi omicidi.
«Chiyo-chan?»
chiese Tanaka, intimorito, indietreggiando appena.
«Non
sembra lei!» balbettò Asahi, shockato nell'averla
vista in
quell'atto di violenza.
«Forse
è un tasto delicato» ridacchiò
Sugawara, cercando di alleggerire
la situazione. «Su! Andiamo in palestra!»
Chi avrà
tentato di uccidere Chiyo? E perchè? Qual è il
famigerato "tasto delicato" che non bisogna toccare?
Bene...
con queste domande sul senso della vita, io vi saluto!
Alla
prossima!
Cià
cià
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
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Capitolo 10 *** L'effetto telefonino ***
L'effetto
telefonino
Due
settimane passarono anche più rapidamente di quanto si
fossero
aspettati. Era notte fonda, quando la Karasuno si trovò di
fronte al
pulmino che l'avrebbe di nuovo portata a Tokyo.
«Si
parte! Si parte!» canticchiava Chiyo, entusiasta, saltellando
per
tutto il cortile.
«Chiyo-chan,
sshhh!» l'ammonì Daichi, al suo
fianco e lei si portò
entrambe le mani alla bocca, tappandosela.
«Bene,
io e Ukai-kun faremo dei turni alla guida, dovremmo arrivare in prima
mattina» spiegò Takeda.
In
quel momento una sagoma scura arrivò a corsa, veloce e
rapida come
una gazzella. «Eh?» chiesero un paio di loro,
guardandola e non
capendo chi fosse.
«Chiyo-chan!»
gridò la ragazza, furibonda in volto, prima di lanciare
contro Chiyo
un oggetto non ben identificato. «Dove credevi di andartene
senza
telefonino, si può sapere?!»
Il
telefonino colpì Chiyo in piena testa, ma lei
riuscì comunque a
prenderlo al volo prima che cadesse a terra e si sfracellasse. La
ragazza sconosciuta la raggiunse e aggiunse alla botta col telefonino
un colpo di nocche in piena nuca.
«Ahi!»
lamentò Chiyo, portandosi le mani alla testa.
«L'ho dimenticato!
Non l'ho fatto apposta!»
«Testaccia
vuota!» la sgridò ancora, prima di guardarsi
attorno. Gli occhi di
tutti i presenti erano rivolti a loro, curiosi probabilmente di
sapere chi fosse quell'uragano che li aveva appena travolti.
La
ragazza si inchinò, educatamente, e disse:
«Scusate l'interruzione!
Sono Yumi Nakano, la sorella si Chiyo.»
«La
sorella di Chiyo-chan!» esclamò Tanaka,
arrossendosi appena in
volto e sorridendo emozionato.
«Che
carina!» mormorò al suo fianco Nishinoya, con la
stessa espressione
ebete in volto.
Yumi
si raddrizzò e si portò le mani ai fianchi,
squadrando i visi che
aveva davanti.
«E
così sono questi i famigerati "compagni di
squadra"»
osservò, sorridente. Poi sghignazzando disse, guardando la
sorella:
«Ehy, Chiyo-chan sei la più bassa di
tutti.»
«Lo
so benissimo!» ringhiò lei.
Ukai
si fece avanti e disse, educatamente: «Keishin Ukai, sono il
coach
di Chiyo-chan. Molto piacere.»
Yumi
rispose con un inchino e aggiunse: «Chiedo scusa per il
comportamento di mia sorella, crediamo sia stata adottata.»
«Che?»
stridulò Chiyo, beccandosi uno "ssshh"
sonoro da
tutti i presenti.
«Nostra
madre è disperata, neanche le catene riescono a tenerla
ferma»
aggiunse Yumi.
«Capisco
benissimo cosa intendi» annuì Ukai.
«Mi
dispiace affidarvela per questa settimana, spero non
combinerà
troppi disastri.»
«Farò
il possibile per limitare i danni.»
«Insomma,
voi due...» lamentò Chiyo.
«Perché partite così
prevenuti?» e
in risposta ottenne una vistosa occhiataccia da parte di entrambi.
«Non
è giusto» piagnucolò lei,
imbronciandosi.
«Forza,
salite. Partiamo o non arriveremo in tempo» ordinò
Ukai,
rivolgendosi ai suoi ragazzi.
Yumi
si chinò su sua sorella e le afferrò una guancia,
pizzicandola. «Fa
buon viaggio, Chiyo-chan. Mi raccomando chiama la mamma tutte le sere
e non guardare troppo i ragazzi, altrimenti papà mette le
ali alla
macchina e viene a riprenderti con effetto immediato.»
«Mi
fai male, stupida!» brontolò Chiyo, avvampando.
Che razza di figure
le faceva fare?
«Oh,
ehi!» e si accostò sghignazzante al suo orecchio.
«Carino il tuo
coach!» sussurrò.
«Non
pensarci nemmeno!» gridò Chiyo, irritata come
poche volte. E ancora
una volta fu ripresa con un coro di "sshh".
Yumi
sghignazzò divertita e finalmente la lasciò
andare, guardandola
salire sull'autobus e andarsi a sedere vicino al finestrino, in
fondo.
Subito
le furono addosso Tanaka e Nishinoya che l'afferrarono ognuno per una
guancia e cominciarono a tirarla e pizzicarla, sghignazzando:
«Chiyo-chan, chiama la mamma! Mi raccomando!»
Chiyo
cominciò a dimenarsi, nel tentativo di liberarsi dalla loro
presa, e
gli sfoggiò contro il suo immenso repertorio di insulti.
«Insomma!
Già cominciate?!» brontolò Ukai,
affacciandosi alla porta
dell'autobus. Yumi ridacchiò e salutò sua sorella
con la mano.
Ukai
volse a lei l'ultimo inchino di congedo, prima di salire per ultimo.
Il pulmino si mise in moto e partì nella notte, diretti
verso Tokyo.
Bastarono
solo cinque minuti per permettere a Chiyo di addormentarsi, stesa su
entrambi i sedili. A svegliarla, quattro ore dopo, fu Tanaka.
Chiyo
aprì gli occhi, intontita e si guardò attorno
confusa, non
ricordandosi bene dove fosse.
«Siamo
arrivati, alzati» le disse Nishinoya, passandole accanto per
scendere dal pulmino.
"Arrivati?"
si chiese ancora confusa. Poi si ricordò e
spalancò gli occhi.
«Siamo
arrivati!» esultò, scendendo di corsa. Il sole era
alto da non
molto eppure faceva già un gran caldo. Si
stiracchiò, allungandosi
verso l'alto e mormorò: «Che viaggio
estenuante!»
«Ma
se hai dormito tutto il tempo?» rise Sugawara, accostandosi a
lei.
«Sì
ma sono comunque tutta indolenzita» disse continuando a
sgranchirsi.
Le faceva male ogni cosa.
«Se
dormi in quelle posizioni assurde è normale!» rise
Tanaka.
«Chiyo-chan!»
chiamò Nishinoya, raggiungendola con uno stupido sguardo in
volto e
gongolando e sculettando come una donnetta disse: «Chiama la
mamma,
sennò si preoccup-» non riuscì a
concludere la frase che Chiyo gli
aveva diretto un incazzato pugno in pieno viso.
«Un'altra
parola su quella storia e ti assicuro non giocherai più a
pallavolo»
sibilò con gli occhi omicidi.
«Chiyo-chan?»
chiese Tanaka, intimorito, indietreggiando appena.
«Non
sembra lei!» balbettò Asahi, shockato nell'averla
vista in
quell'atto di violenza.
«Forse
è un tasto delicato» ridacchiò
Sugawara, cercando di alleggerire
la situazione. «Su! Andiamo in palestra!»
E
solo allora Chiyo si guardò attorno e constatò:
«Non siamo alla
Nekoma.»
«No!»
disse Tsukishima, passando oltre. «Questa è la
Shizen. Neanche
sapevi dove saremmo andati.» sbuffò, infastidito.
Chiyo
si corrucciò e si irrigidì, guardandolo andar
via: «Che
antipatico!»
«Dicono
che qui sia più fresco, rispetto alle altre
palestre» spiegò
Sugawara e insime al resto del gruppo si avviò verso
l'interno della
palestra.
«Speriamo,
perché oggi fa un gran caldo» sospirò
Chiyo, sventolandosi con una
mano.
«E
lo farà anche per il resto della settimana,
probabilmente» sospirò
Tanaka.
«Ehy!
Chi ha steso Nishinoya?!» risuonò la voce di Ukai
alle loro spalle.
Chiyo ebbe un brivido e cominciò a correre su per la
scalinata,
urlando: «Andiamo a giocare! Presto! Presto che ci
aspettano!»
«Chiyo-chan
aspetta!» provò a richiamarla Sugawara, correndole
dietro, insieme
a Tanaka.
«Chiyo-chan!»
gridò furibondo Ukai, intuendo subito ciò che
fosse successo. Ma
lei era già in cima alla scalinata e stava già
scappando.
Raggiunsero
la palestra che ancora stavano correndo, quando uscirono un paio di
giocatori della Shinzen, a salutare, subito seguiti da un rumoroso
Bokuto.
«Ehy!
Ehy! Ehy! È tornata la piccoletta!» disse
entusiasta.
«Bokuto-Senpai!»
gridò Chiyo con altrettanto entusiasmo, senza smettere di
correre, e
gli saltò al collo abbracciandolo. Bokuto restò
impettito, fiero
con le mani sui fianchi, mentre Chiyo dondolava al suo collo.
Sorrideva, cercando di mostrare fierezza, ma il rossore in volto lo
tradiva: insomma! Una ragazza gli era appena saltata al collo! Non
poteva certo restare indifferente alla cosa.
Tanaka,
alle sue spalle, si pietrificò e si raggomitolò
vicino al muro,
depresso.
«Povero
Tanaka, ha perso la sua kohai» ridacchiò Asahi,
raggiungendoli.
«Devi
combattere, Tanaka-san! Non farti sconfiggere
così!» disse Hinata,
chinandosi davanti a lui a pugni stretti, cercando di infondergli
forza.
«Oh,
no! Bokuto ora non smetterà più di
vantarsene» sospirò Kuroo,
affranto, raggiungendo anche lui il resto del gruppo. «Che
guaio.»
«Chiyo-chan!»
l'urlo imperativo di Ukai la fece saltare via e tremolante si
raddrizzò, portandosi d'istinto una mano sulla fronte, come
un
soldatino.
«Signorsì!»
gridò, preparandosi a un'altra strigliata. Ukai la raggiunse
e la
squadrò, con gli occhi di chi avrebbe voluto strozzare
qualcuno.
Ma
poi sospirò e le diede due sbuffi affettuosi sulla testa,
dicendo
con tranquillità: «Cerca di stare tranquilla,
ok?» e andò dentro
la palestra.
Chiyo
rimase perplessa, sconvolta a dir poco. Era la prima volta che Ukai
non la sgridava per un suo guaio, di solito cercava di farlo anche
quando lei non c'entrava niente.
«Forza,
dentro! Riscaldatevi!» chiamò il coach.
«Andiamo!»
gridò Hinata, afferrandola per una mano e trascinandola
dentro.
Dopo
essersi cambiati negli spogliatoi ed essersi riscaldati, il team
Karasuno si riunì intorno al coach, per ascoltare le sue
istruzioni,
dopodichè scese in campo.
«Ehy!
La piccoletta questa volta gioca da subito!» rise Bokuto,
guardando
Chiyo affiancare i compagni in campo. Chiyo accennò un
sorriso per
rispondergli, ma non si sbilanciò in euforie e grida. Quando
era in
campo era così, ma quella volta c'era qualcosa di diverso.
Non solo
in lei, tutta la Karasuno era completamente diversa. Lo sguardo di
tutti era concentrato come poche volte avevano visto.
L'arbitro
fischiò e la Fukurodani battè.
La
palla volò in direzione della difesa, oltre la linea dei tre
metri.
"Guarda
anche gli altri giocatori" si sforzò di pensare Chiyo e
ancora
una volta allargò il campo visivo. Li vedeva, tutti i suoi
compagni,
enormi, vicino al suo fianco. Ebbe un attimo di timore, ma se lo fece
passare subito.
Erano
suoi compagni.
Rapidamente
individuò il punto d'impatto della palla: l'avrebbe presa
Asahi al
suo fianco, era nella giusta traiettoria, era una palla semplice.
Poteva
farcela.
Così
restò dov'era e non corse.
Asahi
la ricevette e la passò a Kageyama, sotto rete. Un rapido
sguardo
tra lui e Hinata e quest'ultimo cominciò a correre.
"Lo
mureranno" pensò Chiyo, vedendo Bokuto e Akaashi dall'altro
lato pronti a saltare. Si avvicinò a loro, senza correre
troppo,
solo mettendosi a una distanza di sicurezza da cui avrebbe potuto
provare a salvare la palla dal muro.
Kageyama
alzò la palla, Hinata saltò.
Ma
non la toccò.
La
palla cadde prima di raggiungere la mano del piccolo corvo.
«Ah!»
esclamò Chiyo, provando lo stesso a buttarsi per
recuperarla, ma
anche se ce l'avesse fatta era il terzo tocco e mandarla di
là
sarebbe stato impossibile.
"Ma
cos'è successo?" si chiese, alzando lo sguardo sui due,
altrettanto sconvolti. Non era stato un errore, non uno dei solito
almeno. Loro semplicemente avevano provato qualcosa di nuovo che non
era andato a buon fine.
«Don't
mind! Don't mind!» gridò Sugawara dalla panchina.
«La
prossima!» gridò Ennoshita al suo fianco.
Si
rimisero in posizione e la Fukurodani battè ancora.
Chiyo
si concentrò e cercò nuovamente di vedere
l'intero campo, con i
compagni e la traiettoria della palla.
A
sinistra, pochi passi da lei.
Corse
rapidamente in quel punto e riuscì a riceverla, rimandandola
a
Kageyama. Di nuovo uno sguardo tra lui e Hinata, poi l'alzò.
Chiyo
corse davanti, intenzionata a intervenire qualora ci fossero stati
problemi in attacco e la palla fosse stata bloccata dagli avversari.
L'alzata
Kageyama risultò troppo alta e Hinata non riuscì
ad arrivarci, ma
non si fece prendere dal panico e con la mano sinistra si
allungò di
lato colpendola e mandandola dall'altra parte per un soffio.
Chiyo
sospirò: era riuscito a mantenere la calma, ma ancora quei
due
risultavano scoordinati e gli attacchi non funzionavano. Era strano
per il duo spericolato, soprattutto per Kageyama che era il Re delle
alzate. Non ne aveva mai sbagliata una, prima di allora. Qualcosa
stava cambiando, ma sarebbe stato in meglio? O avrebbe solo aggiunto
problemi? Chiyo si sentiva un po' preoccupata in proposito,
soprattutto perchè tra loro non sembrava tirare buona aria
già da
un po'.
«Vai
Asahi-san!» gridò lei, mentre l'Asso della
Karasuno si preparava a
battere.
Asahi
alzò la palla sopra la sua testa, corse e saltò
colpendola a
mezz'aria.
Fuori.
«Tsk!»
sbuffò, contrariato.
Ancora
battute da parte della Fukurodani e altri punti per loro.
La
palla arrivò, diretta verso Tanaka, ma la sua leggera
posizione
storta non gli avrebbe permesso di rilanciarla dritta. Chiyo
partì,
mettendosi alle sue spalle e nel momento in cui lui la prese e la
deviò indietro, Chiyo fu pronta e con un palleggio la
rispedì verso
la rete. Kageyama saltò e tentò un pallonetto,
riuscendo a fare
punto.
«Wo!!!
Hai visto che forza?!» esclamò Bokuto.
«La piccoletta era dietro
di lui e l'ha salvata.»
«L'aveva
prevista» disse Akaashi.
«Eh?!»
chiese Bokuto non capendo.
«Si
è messa dietro il numero cinque ben prima che la palla gli
arrivasse, aveva previsto che avrebbe deviato la traiettoria e non
sarebbe riuscito a mandarla all'alzatore.»
«Sul
serio?!» sbarrò gli occhi Bokuto.
"Ci
hai lavorato su, eh, piccoletta?" pensò Kuroo, che stava
giocando nel campo vicino, guardando sporadicamente la partita che si
stava svolgendo di fianco a loro. Chiyo aveva ascoltato il suo
consiglio e lo stava mettendo in pratica, però era ancora
immatura
in quel nuovo stile di gioco: era più lenta del solito, meno
reattiva, sembrava quasi facesse più fatica a scattare e
correre,
come se qualcosa le tenesse i piedi arpionati per terra. Questo,
unito alla raffica di errori commessi dagli altri compagni intenti a
provare tecniche nuove, permise alla Fukurodani di segnare molti
più
punti del solito.
Ancora
battuta, ancora ricezioni, alzate e attacchi, quando finalmente fu la
volta dell'attacco di Bokuto.
"Questa
non devo perderla!" disse Chiyo con un fuoco improvviso nelle
vene. All'improvviso tutti i compagni intorno a sè
sparirono,
lasciando nel suo sguardo solo uno spazio vuoto e una palla che
volteggiava. Era tornata a guardare solo quella.
Per
quanto cercasse di migliorarsi, quella restava comunque per
sè la
tecnica più efficace ed era decisa a utilizzarla nei momenti
più
importanti. Correre senza pensarci, come un animale che vede solo la
preda.
Bokuto
comparve all'improvviso nel suo campo visivo, appena il tempo di
schiacciare, poi nuovamente sparì.
Una
diagonale.
Chiyo
puntò i piedi e scattò rapida come solo lei
sapeva fare. Fissava la
palla intenta a scendere davanti a sè e nient'altro.
«Mia!!!»
gridò con tutto il fiato che aveva, sperando nel buon senso
degli
altri di spostarsi. Lei non poteva vederli, ma loro potevano vedere
lei.
Si
lanciò e con un tuffo riuscì a salvarla.
Si
rialzò sorridente, entusiasta.
«Li
ha... avvertiti?!» sbarrò gli occhi Kuroo,
attirato dall'urlo
improvviso della ragazza nel momento in cui si era lanciata. Certo,
non era la tecnica migliore che avesse mai visto, ma comunque era
risultata efficace, dato che Tanaka, sentendola, era saltato indietro
appena in tempo prima di beccarsi un pugno nello stomaco.
"Sì!"
pensò Chiyo, entusiasta, guardando di nuovo Kageyama che la
raccoglieva. Asahi, Tanaka e Daichi partirono insieme, in un attacco
combinato. La palla venne alzata, saltarono, ma nessuno ebbe il
tempismo giusto di prenderla e la palla cadde a terra.
Chiyo
sbarrò gli occhi, guardando il loro risultato fallimentare.
Dopo
un salvataggio da premio Nobel, loro la lasciavano cadere
così! A
fine partita l'avrebbero sentita! Eccome, se l'avrebbero sentita.
NDA.
Oya
oya oya! (ogni tanto si cambia u.u)
Come
state? Siete sopravvissuti all'out di EFP di questi giorni che ha
visto in pericolo recensioni e storie? Meno male pare ora sia tutto
risolto, PERCIò ECCOMI!
Ed
ecco di nuovo anche Chiyo.
Chiedo
scusa se non ho risposto alle recensioni lasciate al capitolo
precedente, ho avuto una settimana da suicidio! >.< Non
riuscivo neanche a dormire. Tanto che non ho avuto nemmeno il tempo di
dar al capitolo una rilettura decente e spero non mi siano sfuggiti
mostri ortografici.
Spero
non ve la siate presa T__T io apprezzo sempre le vostre parole e son
sempre felice che la storia vi stia piacendo.
Tornando
a noi... TOKYO! Siamo tornati! E in questa lunga settimana di ritiro,
vi assicuro, ne vedremo di tutti i colori! Scherzi, litigi, lacrime, i
biscotti di Kageyama (torneranno! Yeaaahhh
xD), Tanaka che prende botte e chissà... magari finalmente
anche
l'ammmmore. Siete pronti per il prossimo chap che vedrà
entrare in
campo un nuovo elemento? (No, in realtà il gattone lo
conosciamo già
tutti, ma nella mia storia è una new entry e avrà
anche lui il suo
perchè xD)
Allora
vi aspetto tutti giovedì prossimo!
Cià
cià
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
"Di
nuovo il silenzio calò, lasciando tutti senza parole. [...]
«M...ma...»
provò a parlare Asahi, riuscendo però solo a
balbettare.
«Mi
prendi in giro?» ringhiò Chiyo con voce bassa e
puntò gli occhi
furibondi su Lev. «Ti sei fatto intimorire da così
poco. Che razza
di giocatore sei? Sei solo un codardo!» E infine aggiunse,
scandendo
bene le parole: «E tra gli Assi di questo paese non
c'è posto per i
codardi.»
Lev
si corrucciò, irritato e colpito nel profondo."
|
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Capitolo 11 *** Tutta questione di altezze ***
Tutta
questione di altezze
«Giro
di tuffi anche questa volta?» chiese Chiyo, accostandosi alla
sua
squadra.
«No»
disse Daichi, dirigendosi verso l'uscita della palestra. Sul retro
era presente una piccola collinetta, abbastanza in pendio da far
venire la stanchezza solo a guardarla.
«Sprint
rinfrescanti su per la collina» spiegò Daichi.
«Rinfrescanti?
Con questo caldo?!» chiese Chiyo, incredula.
«Via!»
incitò lui, battendo le mani, e la squadra partì
in sincronia,
sforzando ogni muscolo possibile per raggiungere quanto prima la cima
della collina.
Chiyo
strinse i denti e con un piccolo mugolio si diede la forza di
arrivare al traguardo.
Quando
tornò in palestra era stanca come se avesse corso per un
giorno
intero.
«Che
senso ha trattenersi dallo sforzarsi in campo, se poi ci fate fare
questo» ansimò, lasciandosi cadere sulla panchina.
Yachi le si
avvicinò velocemente con un asciugamano e una borraccia
d'acqua, che
lei accettò volentieri.
«Ehy
Ehy Ehy!» gridò Bokuto, raggiungendola.
«Anche questa volta non le
hai prese!» scoppiò a ridere, orgoglioso.
«Ne
ho prese quasi la metà!» inveì Chiyo,
saltando sulla panchina. Ma
lui non parve ascoltarla e continuò a ridere, nonostante lei
in
piedi sulla panchina continuasse a inverigli contro.
«Sei
migliorata, Chiyo-chan» disse Kuroo, raggiungendoli.
«Hai lavorato
sodo in queste due settimane, vedo.»
Chiyo
si illuminò e tutta la rabbia sparì, lasciando
spazio all'emozione
e alla gioia. Corse lungo la panchina, raggiungendo Kuroo e
guardandolo con gli occhi che brillavano gli chiese: «Lo
credi sul
serio? Ho seguito il tuo consiglio! In effetti è stato meno
devastante! Però ancora non va un granchè bene,
devo migliorare.»
Kuroo
lasciò che sparasse la sfilza di parole che gli rivolgeva
con
entusiasmo, per poi approfittare della sua pausa per dirle:
«Guarda
un po', da lì sopra arrivi alla mia altezza! Potresti
chiedere di
impiantare delle panchine in campo, così puoi giocare anche
tu al
nostro livello» sghignazzò.
«Oh!!! È vero!» osservò
Bokuto,
affiancando il moro. «Sei alta quanto noi!»
Chiyo
mise nuovamente il broncio, irritandosi, e icrociando le braccia al
petto, mormorò: «Antipatici.» Questo
fece scattare l'ilarità nei
due.
«Ehy!
Non prendete in giro Chiyo-chan!» intervenne Nishinoya,
saltando
anche lui in piedi sopra la panchina. «I più
piccoli saranno i più
grandi!»
«Esatto!»
annuì Chiyo.
«Potere
ai piccoli!» gridò Nishinoya, stringendo i pugni e
lanciando un
urlo carico d'energia.
«Fratelli
di sfortuna!» gridò Hinata, raggiungendoli.
Saltò da un paio di
metri di distanza, allungando un piede verso la panchina,
intenzionato a salire anche lui e affiancarli. Ma prese male le
misure, atterrò in diagonale e questo fece ribaltare la
panchina,
facendo cadere miseramente i due che erano in piedi là
sopra. Chiyo
perse l'equilibrio in avanti, sentendo il terreno mancargli sotto i
piedi, e tentò di allungare una mano in avanti, mentre
cadeva di
faccia a terra. Fortunatamente Kuroo ebbe riflessi pronti e scattando
rapidamente in avanti riuscì a prenderla al volo, evitandole
l'impatto. Chiyo aprì gli occhi quando ebbe certezza di non
essere
fracassata al suolo e si trovò ben stretta tra le braccia
del moro,
col naso spiaccicato sulla sua spalla.
Kuroo
la lasciò libera, aiutandola a rimettersi in piedi e la
guardò,
preoccupato.
«Tutto
a posto?» chiese.
Chiyo
avvampò nel trovarselo così pericolosamente
vicino e nel sentire le
sue braccia sciogliersi dalla presa e scivolarle addosso, per
allontanarsi. Rossa in volto e quasi paralizzata, non potè
che
rispondere con un annuita vigorosa.
A
distrarla da quella situazione da infarto furono le urla doloranti di
Nishinoya e Hinata, alle sue spalle, che a differenza sua non erano
stati salvati.
Nishinoya
si teneva la nuca, urlando e piagnucolando, mentre Hinata aveva le
mani schiacciate al viso, in quanto era atterrato di faccia, anche
lui piangente.
«Hinata-san
ti esce sangue!» sobbalzò Chiyo e
scattò verso Ukai, che in quel
momento era impegnato a parlare con Takeda a bordo della palestra.
«Sensei!
Ghiaccio e fazzoleti!» gridò e in tutta risposta
Ukai le urlò
furioso: «Chi hai colpito questa volta?!»
«Ma
io non ho fatto niente!» piagnucolò.
Hinata
e Nishinoya vennero soccorsi e aiutati: non avevano niente di rotto,
per fortuna, ma restavano comunque doloranti.
Ukai
sospirò, massaggiandosi le tempie: quei ragazzi lo facevano
uscire
di testa.
«Chiyo-chan
ce la fai a fare un altro set? Almeno fino a quando Nishinoya non si
sarà ripreso.»
«Sì!»
annuì decisa lei. In realtà cominciava a essere
stanca, ma avrebbe
resistito un altro set volentieri. E poi, la prossima era la Nekoma!
Finalmente
avrebbe avuto modo di confrontarsi con loro, dopo aver atteso tanto.
«Hinata
anche tu stai fermo questo giro.»
«No,
posso farcela!» cercò di dire lui con la voce
nasale, per colpa dei
fazzoletti usati come tampone.
«Stai
seduto» lo fulminò Ukai. «E pensaci due
volte la prossima volta
prima di ribaltare i tuoi compagni.»
Il
tono furioso di Ukai lo convinse a non tentare di parlare oltre e si
rimise a sedere, in silenzio, intimorito.
«Avanti!
In campo!» disse e la squadra si posizionò.
Chiyo
si mise al suo posto e subito puntò gli occhi oltre la rete,
verso
Kuroo. Lui percepì il suo sguardo e fece altrettanto. Lei
sorrise
determinata, in qualche modo emozionata e Kuroo rispose con un
sorriso altrettanto determinato.
Finalmente
erano faccia a faccia.
Ed
ecco il fischio di inizio.
"Guarda
anche gli altri giocatori" si ripetè più volte
Chiyo,
adottando la stessa strategia di poco prima. Era faticoso per lei
muoversi in un campo pieno di giganti, con altrettanti giganti oltre
la rete che sembravano a volte puntarla. La sensazione di essere
troppo piccola, la paura, continuava ad attanagliarla, ma riusciva
comunque a combatterla e si sforzava di muoversi lo stesso.
Perchè
lei non era sola.
La
palla volò da una parte all'altro del campo, cadendo
sporadicamente
a terra, ora di qua e ora di là. Chiyo correva quando
riteneva
necessario e si sforzava di restare dov'era quando vedeva che non
c'era bisogno di lei.
Kenma,
dall'altro lato, alzò la palla e Kuroo si mise sottorete,
pronto a
saltare per schiacciare. Il muro della Karasuno partì, ma
Kuroo fece
solo finta di saltare e partì con un tempismo diverso,
proprio
quando il muro si stava abbassando. Con un sorriso soddisfatto
schiacciò, sentendo già il punto in mano, ma
Chiyo apparve proprio
sotto la palla e con un bagher riuscì a salvarla e mandarla
a
Sugawara, sottorete.
Kuroo
la guardò un attimo stupito, sorpreso che fosse riuscita a
rubargli
il punto con tale facilità, ma ancora una volta lo prese il
fuoco
del gioco che si faceva difficile. Quel fuoco che lo spingeva a fare
sempre meglio per superare tutti i muri che gli si paravano davanti.
Chiyo, correndo via, per andare a posizionarsi altrove, gli concesse
una rapida occhiata soddisfatta, una di quelle occhiate che diceva
con arroganza "te l'ho fatta!".
Tanaka
saltò, schiacciò e fece punto.
«Tanaka-san!!!»
esultò Chiyo, saltandogli al collo e abbracciandolo felice.
Tanaka
si gonfiò e comiciò a sbuffare orgoglioso dal
naso come un toro
carico.
Un'altra
battuta e un altro gioco.
Altri
punti che ottenevano e altrettanti che perdevano, spesso per colpa di
quel muro impenetrabile che riuscivano a costruire quelli della
Nekoma. Avevano una difesa strabiliante, giocata non solo da uno o
due, com'era per la Karasuno, ma valeva per tutti. Ogni singolo
giocatore sapeva ricevere, murare e attaccare e non sembravano
esserci punti deboli.
Lev
chiamò il servizio e cominciò a correre verso la
rete, pronto a
saltare.
"Il
ragazzo frusta!" pensò Chiyo con un guizzo d'eccitazione.
"Ci
siamo! Non passerai!" strinse i denti e tornò alla vecchia
strategia, guardando solo la palla. Era un gioco difficile, se si
fosse fermata ad aver paura l'avrebbe mancata sicuramente.
Ma
rimase sconvolta quando scoprì che non ne avrebbe avuto
bisogno: Lev
aveva mirato proprio a lei.
Con
il cuore colmo di fervore, ricevette quella bomba sugli avambracci.
E
di una bomba proprio si trattava.
"Merda!"
pensò nell'istante in cui si rese conto che era troppo forte
per
lei. Le braccia cedettero, perdendo la posizione e la palla
rimbalzò
storta, colpendola in pieno viso. Nel tentativo di tirare indietro,
inutilmente, la faccia, Chiyo perse l'equilibrio e cadde
all'indietro.
L'aria
parve congelarsi nell'istante in cui la videro stesa a terra e
neanche pensarono più al punto che quelli della Karasuno
avevano
appena subito.
«Chiyo-chan!»
gridò Yachi dalla panchina, impanicata. Ukai si
alzò e corse da
lei, seguito anche da Takeda e Shimizu con in mano un asciugamano e
dell'acqua, pronta a prestar soccorso. Chiyo cominciò a
muoversi
lentamente, mentre parte dei suoi compagni le si erano raccolti
intorno, chiamandola preoccupati, e poggiò i palmi delle
mani a
terra, per rialzarsi.
«Ehy
tu!» ringhiò Tanaka puntando gli occhi su Lev,
oltre la rete. Non
era gonfio, come di solito faceva quando voleva intimorire. Nei suoi
occhi la rabbia che provava in quel momento era reale e pericolosa.
Lev, spostando lo sguardo sul resto della squadra, notò come
anche
Daichi, poco dietro di lui e Asahi, dal lato opposto, avessero lo
stesso sguardo.
Mettevano
i brividi.
«Come
hai osato?» chiese Tanaka, roco.
Lev
rimase un po' disorientato, imbarazzato, e tentò di
balbettare: «Mi
dispiace.»
Non
si aspettava un risultato del genere: quella ragazza si era mostrata
forte, aveva una difesa da paura e lui voleva solo dimostrare la sua
forza, dimostrare che era migliore, che nemmeno lei con quelle
incredibili capacità era in grado di fermarlo. Ma non
credeva che le
avrebbe fatto male.
Per
un attimo si era dimenticato di avere di fronte una ragazza e aveva
giocato contro un qualsiasi avversario.
«Tanaka,
chiudi il becco» mormorò Chiyo con voce bassa,
dolorante, ma
decisa. Questo lasciò sorpresi i membri della sua squadra,
non tanto
per come l'aveva trattato, erano abituati ai loro battibecchi, ma per
il tono con cui si era rivolta a lui, diverso dal solito. E,
soprattutto, perché per la prima volta non l'aveva chiamato
Tanaka-san, ma solo Tanaka. Non lo faceva mai, nemmeno quando lui la
faceva arrabbiare.
Chiyo
si rialzò, sollevando finalmente il volto. Ukai per poco non
si
spaventò nel vederla: gli occhi sbarrati, il sorriso
compiaciuto, lo
sguardo quasi perso nel vuoto. Ebbra di eccitazione, come nessuno
l'aveva mai vista.
«Un'altra»
mormorò.
Finalmente
si voltò, ormai in piedi, e puntò quel suo
sguardo folle contro
Lev. «Fanne un'altra!»
Per
un attimo sembrò che qualcuno avesse lasciato le finestre
spalancate
e fuori fosse calato l'inverno e la neve. Un brivido percorse la
schiena di tutti i presenti, raggelati di fronte a quel viso tanto
innocente, disteso in quell'espressione eccitata. Ricardava molto
quei bambini dei film horror che poi si rivelano essere fantasmi.
«Chiyo-chan,
forse dovresti...» cominciò Asahi, guardandola
preoccupato. Su una
guancia troneggiava un enorme segno rosso, colpa della botta appena
ricevuta, stesso segno, quasi violaceo, colorava i suoi avambracci.
«Sto
bene.» sorrise ancora di più. «Mai stata
meglio.»
«Sensei...?»
chiese Shimizu a Ukai, preoccupata. Il coach ci riflettè
qualche
istante, corrucciato, ma alla fine si alzò, annuì
e tornò in
panchina.
«Vuole
farla giocare?» chiese Shimizu, raggiungendolo.
«Hai
visto il suo sguardo? Credi riuscirei a tirarla via da lì in
questo
momento?»
E
Shimizu le volse un rapido sguardo, preoccupata. Aveva ragione il
coach, Chiyo sembrava come invasata. Avrebbero dovuto tenerla con la
forza.
«Si
farà male...» mormorò.
«Si
è già fatta male» disse Ukai,
sedendosi. «Ma ha la pellaccia
dura, proprio come la sua testa» sghignazzò.
Poi
vedendo come la cosa non rassicurasse la manager, aggiunse:
«Vedrai
che quando arriverà al limite, sarà lei stessa a
chiedere di
uscire.»
L'arbitro
guardò Ukai, cercando conferma e lui annuì.
Suonò
il fischio d'inizio e il gioco riprese.
Chiyo
continuò a volteggiare e correre sul campo, con ancora
quello
sguardo. Nonostante la stanchezza e il colpo, sembrava carica di una
nuova energia e correva senza mai fermarsi. In un primo momento
sarebbe sembrato un ritorno alla vecchia strategia, ma l'attenzione
che riponeva nello schivare i compagni dimostrava che non era
così.
Solo, aveva smesso di avere paura colta da una nuova
priorità.
Kenma
finalmente alzò a Lev e la tensione si fece sentire. Chiyo
allargò
il sorriso in volto, fissando il russo con tutta la provocazione e la
sfida che aveva dentro sè. I suoi compagni si irrigidirono,
in un
certo modo spaventati da quello che sarebbe accaduto da lì a
poco,
mentre la Nekoma, Kuroo, Kenma e tutti gli altri, volsero uno sguardo
quasi d'ammonimento a Lev.
"Sii
più delicato" cercarono di trasmettergli.
Lev
puntò nuovamente Chiyo, la palla gli arrivò sotto
tiro e schiacciò.
Chiyo
allargò più le gambe, abbassandosi leggermente,
pronta a ricevere.
Ma
spalancò gli occhi, quando si vide arrivare la palla contro.
In
un rapido movimento, sciolse le braccia dal bagher e tirando indietro
il busto, schivò la palla, facendola di proposito cadere a
terra.
Di
nuovo il silenzio calò, lasciando tutti senza parole.
Ukai
sentì l'impulso di urlarle contro ogni sorta di insulto, ma
la
scioltezza con cui aveva evitato la palla aveva dimostrato la sua
consapevolezza e questo l'aveva lasciato di stucco.
«M...
ma...» provò a parlare Asahi, riuscendo solo a
balbettare. Cos'era
accaduto?
«Mi
prendi in giro?» ringhiò Chiyo, con voce bassa e
puntò gli occhi
furibondi su Lev. «Ti sei fatto intimorire da così
poco. Che razza
di giocatore sei? Sei solo un codardo» e infine aggiunse,
scandendo
bene le parole: «E tra gli Assi di questo paese non
c'è posto per i
codardi.»
Lev
si corrucciò, irritato e colpito nel profondo.
"L'ha
evitata di proposito" pensò Kuroo, da fondo campo,
guardandola
con gli occhi spalancati.
"Si
è resa conto che la forza impressa da Lev era minore
rispetto a
quello di prima, ha colto la sua esitazione e si è rifiutata
di
ricevere." Un brivido di paura, a quel pensiero, gli percorse la
nuca. Non per quello sguardo, non per la rabbia che dimostrava, ma
per ciò che era in grado di fare e ciò che
sarebbe stata in grado
in futuro. Aveva i suoi punti deboli, le sue lacune, ma non era
debole neanche un po'.
"La
vera Chiyo è quella che sta sul campo" ricordò le
parole di
Daichi, dette un paio di settimane prima. Era quella la vera Chiyo,
quello scricciolo in grado di spezzare gli alberi, di distruggere
catene, di trascinare via tutto con un solo battito d'ali e che non
si sarebbe fermata fintanto che non avrebbe predominato su tutto.
Improvvisamente
la vide così grande, enorme, sembrava dominasse su tutti gli
altri e
in quel momento fu lui stesso a sentirsi piccolo, quasi minuscolo.
Ma
non scappò di fronte al quel sentimento. Sorrise,
compiaciuto. Non
si sarebbe lasciato sovrastare con tale facilità. Quella
ragazza gli
accendeva qualcosa dentro di inarrestabile, un incendio che avrebbe
lasciato bruciare carico di energia. Lei era il soffio di vento che
l'aizzava.
Il
fischio dell'arbitro diede il via a un altro gioco e di nuovo la
palla prese a volare. Chiyo cercava con tutte le forze di impedirle
di cadere a terra, lanciandosi ovunque, ma nei suoi occhi era
possibile leggere l'impazienza. Voleva ricevere quel dannato servizio
di Lev. Doveva fermarlo, era tutto ciò che bramava in quel
momento.
E
arrivò ancora. Tutti se lo aspettavano, eppure nessuno fece
niente
per fermarlo.
Lev,
con gli occhi corrucciati, caricò il braccio di quanta
più energia
potesse e schiacciò. La provocazione di poco prima aveva
avuto un
certo effetto su di lui. Non si sarebbe lasciato offendere tanto
facilmente.
La
palla volò verso Chiyo con una tale rapidità che
i giocatori la
videro appena.
Chiyo
sorrise ancora. Spinse il piede destro indietro e il sinistro poco
più avanti, abbandonando la posizione delle gambe
divaricate, e
accolse la palla a bagher nel punto più alto. Nel momento in
cui la
palla toccò le sue braccia, piegò rapidamente le
ginocchia e si
abbassò, arrivando quasi a inginocchiarsi a terra.
Strinse
i denti di fronte al dolore del colpo, che andava dove già
si era
fatta male precedentemente. Poi un ultimo urlo, si tirò
nuovamente
su sulle gambe respingendo la palla.
"Ce
l'ha fatta!" pensarono stupefatti gran parte dei presenti,
mentre la palla volava oltre Sugawara, oltre la rete, nel campo della
Nekoma.
"Troppo
alta, mannaggia" pensò lei, sorridendo in qualche modo
divertita. Ma più le importava di niente. Ce l'aveva fatta.
Aveva
respinto la cannonata del russo solo al secondo tentativo.
«Chance
ball!» urlò uno dei Nekoma, andando a recuperarla.
Kenma l'alzò e
Kuroo corse a schiacciare. Tsukishima provò a murarlo,
insieme a
Sugawara, ma non riuscirono a trattenerlo e la palla cadde fuori dopo
aver toccato il muro dando il punto ai Nekoma.
Chiyo
restò a guardare la palla che rotolava via e il suo sguardo
si
trasformò nuovamente, abbandonando quella vena di follia e
lasciando
spazio a uno sguardo sereno, felice e rilassato.
Poi
con un lamentò si lasciò cadere a terra, a
braccia spalancate.
«Basta,
sono stanca!» lamentò con quel suo tono giovale.
"Voleva
solo ricevere la palla di Lev" si rese conto Kuroo, vedendola
accasciata a terra. "Era già stremata ma non avrebbe mollato
fintanto che non avesse ricevuto quella palla. È pericolosa.
Molto
pericolosa" sorrise ancora.
«Chiyo-chan!!!»
gridò entusiasta Tanaka, lanciandosi verso di lei.
«Grandioso!
Grandioso! Mi hai infuocato tutto!» gridò come un
matto, sfilandosi
la maglietta e facendosela volteggiare sulla testa.
«Tanaka, non
ti spogliare!!!» l'ammonì Daichi.
«Powa
powa powa!» gridò Hinata, dalla
panchina, saltellando.
«Ma...
che razza di bagher era quello?» chiese Shimizu a Ukai.
«Uno
assurdo» sospirò, ma poi aggiunse con orgoglio:
«ma è stato
intelligente. Sapeva che non aveva forza sufficiente per contrastarla
nella maniera canonica, così ha sfruttato a pieno la potenza
nelle
gambe per rallentarla e attutirla prima un po'. Per questo si
è
abbassata insieme a lei. Certo, questo è andato a discapito
della
precisione e dell'equilibrio, ma l'importante per lei era riuscire a
tenere la palla in gioco e così è stato. Anche se
poi il punto è
andato lo stesso ai Nekoma.»
«L'asso
nella manica, eh?» ridacchiò Takeda, vicino a Ukai
che parve
illuminarsi. Una scintilla gli brillò negli occhi,
orgoglioso, e
sghignazzò.
«È
stato quasi spaventoso» ammise Fugunaga, un altro giocatore
della
Nekoma.
«Nishinoya,
ti senti in grado di entrare?» chiese Ukai.
«Più
che in grado!» urlò lui, colto da un fuoco quanto
Tanaka.
«Chiyo-chan è stata eccezionale ma io non mi
farò mettere i piedi
in testa! Tu! Russo! Sparami le bombe peggiore che hai! Le prendo
tutte!» gridò impazzito, saltando come una
cavalletta. Tanaka
l'affianco e urlò insieme a lui, entrambi colti dalla stessa
forza.
"Ha
lasciato nei compagni una tale carica che potrebbero ribaltare il
risultato, anche senza di lei. Nonostante il punto sia stato nostro,
esultano e urlano come se avessero vinto. Questa partita si sta
facendo veramente interessante" pensò ancora Kuroo,
sghignazzando.
«Chiyo-chan
il tuo sacrificio non sarà vano!» gridò
Tanaka.
«Lo
è già stato! Gli avete dato il punto!»
disse con tono quasi di
rimprovero, ma si leggeva sul suo viso la gioia e il divertimento.
«Ce
la fai a raggiungere la panchina da sola?» chiese Daichi,
vedendo
come lei rimanesse stesa a terra.
«Forse
se striscio» ridacchiò lei. Asahi rise, intuendo
che sarebbe dovuto
intervenire lui, e si inchinò, permettendole di arrampicarsi
sulla
sua schiena.
«Sì,
evviva!» esultò lei, lanciandosi sul ragazzo e
avvolgendogli il
collo con le braccia. Asahi la sollevò e la portò
in panchina,
lasciandola lì a riposare con in viso il sorriso
più felice che
avesse mai potuto avere. Era tornata a risplendere.
«Wo!!!
Hai visto la piccoletta laggiù!» indicò
Bokuto, dall'altro campo,
e si voltò a guardare Akaashi, vicino a lui.
«Bokuto-san
non distrarti durante una partita!» lo rimbeccò
lui, ma non fece in
tempo e il ragazzo accolse una pallonata in piena faccia.
Chiyo
fece un lungo sospiro, distendendo i muscoli, come se fino a quel
momento avesse trattenuto il fiato. Shimizu e Takeda le si misero
davanti, armati di ghiaccio spray e bende e cominciarono a medicarla.
Non appena Takeda le toccò il braccio Chiyo si contrasse e
urlò
dolorante, tanto inaspettativamente che Ukai, al suo fianco,
saltò
via spaventato.
«Che
male!» disse lei, mordendosi un labbro.
«Così
impari a volerti far distruggere! La prossima volta provoca qualcuno
della tua altezza» disse Ukai, incrociando le braccia al
petto,
cercando di assumere una posizione di rimprovero. Era suo dovere, ma
dentro sentiva l'orgoglio ribollirgli nelle vene. Quella ragazza
folle ma spietata e piena di forza era nella sua squadra!
Il
giorno che aveva avuto quel presentimento e che l'aveva spinto a
farla entrare nella squadra maschile era stato un giorno fortunato.
Chiyo
sorrise in risposta al coach, per niente abbattuta, ma compiaciuta
disse: «Lui era della mia altezza.»
E
avreste mai detto che tali minuscoli uccellini
sono
anche particolarmente
aggressivi?
Sono
molto territoriali e manifestano tale aggressività
soprattutto
verso individui della stessa specie
sia
per proteggere le proprie fonti di nutrimento
sia
nei confronti di eventuali avversari
nella
stagione degli amori.
[www.greenme.it]
N.D.A.
EHY
EHY EHY!!! Eccomi di nuovo!!! Sono in mega-ritardo scusateeee T__T
Ma
l'importante è che sono viva u.u no? (NO!) (Sigh)
Cooooomunque!
Sono tornata (come sempre... ritornano ahaha).
Capitolo
importante questo sia per i primi approcci/scontri col gattone nero
della Nekoma (ovvia, ormai è inutile che proviamo a
nasconderlo
ancora, tra i due si sta stabilendo un certo feeling), sia per la
personale crescita di Chiyo che si è vista vittima delle
cannonate
di Lev ma ne è uscita (quasi) indenne. La frase sul
colibrì alla
fine del capitolo riassume un po' questo atteggiamento, non
è di mia
invenzione ma l'ho presa dal sito tra parentesi e racconta dei veri
atteggiamenti dei colibrì (tanto per continuare a fare
parallelismi
e farvi capire quando Chiyo sia colibrì! xD).
La
posizione "inventata" da Chiyo per ricevere la palla di Lev
probabilmente non ha senso e sarebbe impossibile nella
realtà ma
EHY! E' un manga con Giappi alti 1 e 80 e gente che fa ragionamenti
complessi sulle possibilità future in meno di 3 decimi di
secondo
(alias Akaashi che pensa se passare la palla a Emo-Bokuto o meno)....
Qualche piccolo "WTF" me lo posso permettere, no? u.u
Tanaka
fratello iper protettivo *-* niente, io lo adoro <3
Tanto per
farvi un micro-spoiler... Tanaka-bro si mostrerà di nuovo in
questo
puccioloso atteggiamento anche più avanti, in un'altra
occasione
importante, * mette le mani intorno alla bocca e sussurra come fosse
un segreto* finendo quasi nei guai!
MA
ANDIAMO UN PASSETTO ALLA VOLTA!
Il prossimo capitolo si intitolerà
"Hachiko-chan, cane da riporto e da tartufi". Non do
anticipazioni, perché già il titolo del capitolo
nasconde tanti
spoiler xD Vi dico solo che ci sarà da ridere!
Lascio
spazio alla vostra fantasia e vi do appuntamento a giovedì!
Cià
cià
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 12 *** Hachiko-chan... cane da riporto e da tartufi ***
Hachiko-chan,
cane da riporto e da tartufi
Le
partite di quel giorno finiro e ancora la Karasuno aveva collezionato
una serie di fallimenti, anche se nessuno sembrò
rammaricarsi. Come
aveva detto Takeda, avevano solo un margine di miglioramento, non
potevano che avanzare. E poi stavano già migliorando molto,
dovevano
solo lavorarci ancora un po'.
La
notte era ormai scesa e finalmente anche il fresco della sera.
Fuori
dalla palestra, Asahi, Daichi, Sugawara e Chiyo erano stesi sull'erba
della collinetta a rinfrescarsi e riposarsi.
«Che
giornata intensa!» commentò lei, tirando su un
gran sospiro di aria
fresca. «Peccato mi sia fatta male già alla prima
partita e non
abbia più potuto giocare» sospirò
alzando le braccia sopra la sua
testa e guardandosi gli avambracci accuratamente fasciati. Sentiva le
vene pulsare al loro interno, ancora doloranti, ma non era una cosa a
cui faceva troppo caso. La felicità di quella giornata
intensa di
pallavolo e della settimana che le si prospettava davanti le faceva
passare ogni male.
«Staremo
qui una settimana, se stai tranquilla un paio di giorni forse potrai
tornare a ricevere» le disse Daichi.
«Uffa...
due giorni sprecati» mormorò lei imbronciata, ma
poi tornò a
sorridere. «Però ho bloccato la schiacciata di
quel russo!»
«Sei
stata grande. L'idea di accompagnarla per rallentarne la potenza
è
stata eccezionale!» disse Sugawara nel tentativo di
compiacerla e
lei sorrise soddisfatta, gonfiando il petto.
«Sono
il vostro Libero! È il mio compito» e quello rese
ancora più
chiare quali erano state le intenzioni di Chiyo. Non c'era stato solo
orgoglio personale e desiderio di combattere, in lei c'era stato il
bisogno di dimostrare che quel posto, in quel campo, con quei
compagni specifici, se l'era meritato. Lei aveva avuto bisogno di
dimostrare che poteva vedersela con una squadra maschile.
I
suoi compagni, al suo fianco, sorrisero inteneriti a quel pensiero.
Poi
Asahi si alzò e annunciò: «Vado ad
allenarmi alle battute. Devo
migliorarmi.»
«Ehy!
Mi faccio prestare il tablet da Ukai e ci riguardiamo il video
dell'attacco sincronizzato, ci state?» chiese Daichi a
Sugawara e
Tanaka, che li aveva appena raggiunti, e ottenuta l'approvazione dei
compagni, corse all'interno della palestra alla ricerca del coach.
Chiyo
li guardò per un attimo, pensierosa sul da farsi, poi si
alzò. Lei
lì era di troppo: non poteva più nemmeno
avvicinarsi a una palla,
almeno quella sera.
«Vado
da Shimizu-san e Yachi-chan, magari hanno bisogno di aiuto per
qualcosa» annunciò, prima di correre dentro,
cercando le due
manager. Era ancora presto per andarsene a letto, desiderava tenersi
attiva ancora un po' e sperava nelle due affaccendatissime amiche.
Guardandosi attorno, lo sguardo cadde su Tsukishima che uscì
dalla
palestra proprio in quell'istante dimenticandosi però a
terra,
vicino al muro, le proprie ginocchiere. Chiyo non esitò:
corse a
prenderle e lo raggiunse fuori, chiamando:
«Tsukki-san!» ma il
ragazzo biondo era già lontano.
Si
mise velocemente le scarpe e corse lungo il vialetto buio che
costeggiava le altre palestre. Svoltò un angolo e finalmente
lo
trovò a pochi passi, fermo davanti all'entrata della
palestra tre,
intento a parlare con qualcuno.
«Tsukki-san!
Le ginocchiere» gridò lei, raggiungendolo,
sventolando le sue
ginocchiere. Gliele porse, sorridendo, felice di essere riuscita a
far qualcosa di buono, anche se di così poco conto.
«Proprio
un bravo cagnolino da riporto» la denigrò la voce
di Kuroo alla sua
destra, sulla soglia della palestra. Chiyo gli rivolse
un'occhiataccia e notò Bokuto al suo fianco. Era con loro
due che
Tsukishima si era fermato a parlare.
«Piccoletta!
Vuoi venire a ricevere qualcuno dei nostri attacchi?» le
chiese
Bokuto, sorridendo.
Chiyo
si illuminò ed entusiasta rispose:
«Sì!»
«Non
puoi» l'ammonì subito Tsukishima, al suo fianco.
Chiyo
lo fulminò, per un attimo contrariata: come si permetteva a
darle
ordini? Ma poi si ricordò delle sue braccia fasciate e
dell'ammonimento di Ukai. Doveva tenerle a riposo, almeno quella
notte, o avrebbe rischiato di farsi male seriamente.
Si
incupì, affermando: «È vero.»
Kuroo
guardò le sue braccia, interamente fasciate dal gomito in
giù. Lev
l'aveva ridotta proprio male, eppure quando aveva provato ad andarci
più leggero, si era trovato di fronte un enorme rifiuto. Non
sapeva
cosa si provava a vedere che l'avversario si rifiuta di ricevere i
tuoi attacchi, a lui non era mai capitato, ma poteva ben immaginare:
frustrazione, enorme frustrazione. Anche se questo garantiva il punto
semplice, era come se dimostrasse che non era meritato e che lui non
era forte come sembrava.
«Non
puoi fare bagher, ma puoi palleggiare» le disse, cercando per
lei
una soluzione. Era sembrata così felice di poter giocare con
loro
che gli dispiaceva mandarla via.
Chiyo
si illuminò di nuovo, esclamando: «Sì,
posso!» e corse
all'interno senza aspettare ulteriormente.
«Allora,
quattrocchi. Vieni?» chiese Bokuto a Tsukishima, che in
qualche modo
fu costretto ad accettare.
Bokuto
si mise in attacco, Akaashi alzava per lui, mentre Kuroo si mise in
disparte ad allenare Lev nella ricezione, che a quanto pareva faceva
abbastanza schifo. Dall'altro lato, Tsukishima era sotto rete, pronto
a murarli, mentre Chiyo se ne stava libera di girare per il campo.
«Se
è troppo bassa, lasciala cadere. Prendi solo di palleggio,
non farti
male di nuovo» le disse Kuroo e Chiyo si portò le
mani ai fianchi,
sorridendo maliziosa e gli rispose: «Che fai? Ti preoccupi
per me?»
Kuroo
colse il suo volergli rimandare indietro la provocazione che lui
stesso le aveva rivolto qualche settimana prima, nello stanzino, la
notte che l'aveva trovato con la testa nel frigo. E sorrise di
rimando, altrettanto malizioso, ma senza rispondere, deciso a
dargliela vinta per quella volta.
«Vado!»
annunciò Akaashi, alzando la prima a Bokuto, mentre
Tsuskishima
saltava nel tentativo di murarle. Alle sue spalle, Chiyo volteggiava
come un vero colibrì.
Anche
quando erano basse, correva velocemente sotto e si inginocchiava,
raccogliendole di palleggio, ma poche volte permetteva loro di cadere
completamente a terra.
"Di
solito uso il bagher in ogni difesa. Questo mi aiuterà a
migliorare
anche il palleggio" pensò, schizzando prima a sinistra, poi
a
destra e così via per almeno un'ora.
Altri
due membri della Nekoma li raggiunsero, tra cui Yaku, il loro Libero.
«Ehy!
Tu sei il colibrì!» disse guardando Chiyo, che
sentendosi chiamare
con quall'appellativo sorrise, colta negli occhi da una scintilla.
«Lev
oggi ti ha proprio massacrato, eh?» ridacchiò
Yaku, guardandole le
braccia.
«Tsk!»
disse Chiyo, portandosi le mani ai fianchi e gonfiando il petto.
«Sono io che ho massacrato lui.»
Kuroo
ridacchiò a quell'affermazione, voltandosi nel tentativo di
non
farsi sentire.
«Lo
trovi tanto divertente, gattaccio?!» ringhiò
Chiyo, che invece non
si era fatta sfuggire quella velata presa in giro.
«No,
affatto. Anzi...» disse lui, volgendole uno sguardo
enigmatico che
la lasciò un attimo confusa.
"Anzi?
Anzi cosa?" si chiese, senza trovar una risposta valida con cui
rispondergli.
«Hachiko-chan»
sghignazzò ancora lui, posandole una mano sulla testa, come
fosse
veramente un cagnolino.
«Sono
Chiyo!» ringhiò lei, irrigidendosi e tornando a
fulminarlo. «E
sono un colibrì, non un cane! Un
colibrì!» continuò, infervorata,
saltellando e agitando le braccia come se stesse cercando di prendere
il volo. Questo fece ridere ancora di più Kuroo.
«Che
stupida farti ridurre in quel modo per orgoglio»
commentò
Tsukishima, con aria infastidita.
Chiyo aprì bocca, pronta a
ricoprirlo di insulti, ma Kuroo parlò per lei: «Tu
continua a
parlare così e quel piccoletto si prenderà tutta
la gloria. Giocate
nella stessa posizione... no? Tu e il numero dieci.»
Tsukishima
lo guardò qualche istante, prima di ammettere, grattandosi
la nuca:
«Non posso farci niente» cercò di
sorridere. «Il suo talento
naturale non è paragonabile al mio» e questo
lasciò i presenti
senza parole. Come si poteva ribattere a un'affermazione tanto
pessimista?
«Comunque
vedo che ora non avete più bisogno di me» disse
ancora Tsukishima e
si allontanò, uscendo dalla palestra.
«L'hai
fatto incazzare!» sghignazzò Bokuto, puntando
Kuroo.
«Non
me l'aspettavo, davvero. Il piccoletto della Karasuno è una
minaccia
e non sappiamo molto di lui, ma come tecnica e esperienza è
ancora
un pulcino. E poi è un tappo. Ma non mi aspettavo che il
quattrocchi, molto più alto e intelligente, non lo vedesse
come
rivale ma come qualcuno superiore a lui.»
«È
sempre stato così, fin dall'inizio. Me ne ha parlato Daichi.
Sembra
che non gliene importi nulla ma...» cominciò
Chiyo, osservando con
insistenza la porta attraverso il quale Tsukishima era uscito.
«Se
davvero non gliene importasse niente, allora perché
è qui?»
«Forse
non aveva niente da fare» alzò le spalle Bokuto,
beccandosi
un'occhiataccia da Kuroo.
«Che
c'è?» lamentò lui.
«Che
razza di scemo» commentò Kuroo.
«Eh?!
Come ti permetti?!» e i due presero a battibeccare tra loro
mentre
Chiyo continuava ad osservare la porta, concentrata, ignorandoli per
la prima volta.
Tsukishima
giocava, voleva giocare, altrimenti non sarebbe stato lì, ma
era
come se qualcosa lo bloccasse e non gli desse la forza per dare il
meglio di sè. Si guardò gli avambracci fasciati e
ripensò
all'affermazione del biondo. Perché lei si infervora tanto?
E perché
lui invece no?
Lei
una risposta l'aveva, un motivo per sforzarsi a correre sempre
più
veloce ce l'aveva, stampato a fuoco nel suo petto e nella sua mente.
Che a lui, invece, quel motivo mancasse?
«Ehy,
piccoletta!» la richiamò Bokuto, riportandola alla
realtà. «Vuoi
giocare ancora o sei troppo stanca?»
«Io
stanca? Potrei andare avanti fino a domani mattina!» rispose
tornando in sè e corse nuovamente in campo.
Giocarono
ancora un'altra mezzora, fino a quando non decisero che era troppo
tardi e che avrebbero fatto meglio ad andare a cena, altrimenti la
mensa sarebbe chiusa. Tutti i presenti cominciarono a mettere a
posto, sistemando, tranne Chiyo che si era voluta poggiare un solo
istante sulla panchina, stremata, e che era crollata addormentata nel
giro di pochi secondi.
«Fino
a domani mattina, aveva detto?» chiese Bokuto, mettendo via
dei
palloni.
«Si
è addormentata con una velocità
impressionante!» osservò
esterefatto Yaku.
Kuroo
ridacchiò, affermando a sua volta: «Che
tipetto.»
«La
lasciamo qui?» chiese Bokuto.
«Dovremmo
svegliarla!» disse Yaku.
Kuroo
si ricordò della sera che si era addormentata nello stesso
modo,
dopo le partite, e Daichi che se l'era portata in spalla fino in
mensa. Era sembrata esausta anche in quell'occasione, ma l'odore del
cibo l'aveva riattivata completamente.
Perciò
pensò che forse quello sarebbe stata la scelta giusta da
prendere.
Sospirando
si avvicinò alla ragazza e si chinò, porgendole
la schiena.
«Bokuto,
aiutami. Caricamela sopra» disse e Bokuto, un po' confuso e
poco
convinto, si avvicinò comunque e obbedì. La
sollevò e la poggiò
sulla schiena di Kuroo, facendo in modo che le braccia penzolassero
dalle sue spalle e che la testa poggiasse su una di esse.
«Incredibile,
non si è svegliata! Ha il sonno bello pesante!»
osservò, mentre
Kuroo si rialzava e si sistemava quel leggero carico addosso.
«La
porti in stanza?» chiese Yaku.
«La
portiamo in mensa con noi» rispose Kuroo, avvicinandosi
all'uscita
della palestra.
«Appisolata
così?!» sbarrò gli occhi Bokuto.
«Fidati»
annuì Kuroo, cambiandosi le scarpe con l'aiuto di Yaku e
avviandosi
lungo il vialetto, seguito dagli altri.
Bokuto
si accostò all'amico, osservando il viso di Chiyo sulla sua
spalla
che sonnecchiava con le labbra leggermente dischiuse e le guance
arrossate, per la fatica.
«È
proprio carina quando dorme, però»
sghignazzò, prima di chiedere a
Kuroo: «Me la fai portare un po'?»
«Guarda
che non è mica un giocattolo!» gli
ringhiò contro l'amico, in
risposta.
«Ah
no?» chiese Bokuto ingenuamente, chinando la testa di lato.
Chiyo
era stata talmente esplosiva in quel suo modo di fare che si era per
un attimo scordato che era un comune essere umano.
«Come
sarebbe a dire "ah no"?» chiese Kuroo.
«No,
beh... dico solo che è talmente strana che si fatica pensare
che sia
vera, certe volte.» Per quanto la frase di Bokuto fosse
idiota,
Kuroo non potè che rifletterci su seriamente. "Quella che
vedi
non è la vera Chiyo" gli aveva detto Daichi. La cosa gli
dava
molto su cui riflettere. Chi era allora la vera Chiyo? Cosa
nascondevano i suoi brucianti occhi, quando vedeva una palla venirle
incontro?
«Allora
me la fai portare?» chiese ancora Bokuto.
«No»
si limitò a rispondere Kuroo.
«La
vuoi tenere tutta per te! Egoista!» brontolò
Bokuto.
«Semplicemente
di te non mi fido.»
«Eh?!
Scherzi? Credi la farei cadere?! Hai idea di con chi stai
parlando?»
«Non
è una palla, quindi i tuoi successi sportivi non
contano.»
«Certo
che fate un gran baccano e lei non accenna nemmeno a sentirsi
disturbata» disse Yaku, osservando come lei sembrasse
completamente
assorta nel suo mondo dei sogni.
Raggiunsero
la mensa e quando entrarono Tanaka e Nishinoya gli corsero incontro,
sorpresi in volto: «Ecco dove si era cacciata! Si
è addormentata da
qualche parte e l'avete raccolta?» chiese Tanaka.
«Giocava
con noi e si è addormentata non appena abbiamo
finito.»
«Chiyo-chan
ha giocato?» ringhiò Daichi, comparendo alle
spalle dei suoi due
compagni, nero in volto.
«Non
ha fatto bagher! Solo palleggio. Non si è
sforzata» si affrettò a
spiegare Kuroo, per un attimo intimorito, e questo parve calmare
Daichi.
«Svegliatela,
starà morendo di fame» disse Daichi, tornando al
proprio tavolo.
Nishinoya e Tanaka annuirono obbedienti, poi il primo corse al banco
della mensa e afferrò rapidamente un piatto di riso.
«Come
hanno intenzione di svegliarla? Nemmeno i vostri battibecchi l'hanno
smossa» si chiese Yaku e Kuroo sorrise divertito,
già consapevole
della risposta.
«Vedrai»
sghignazzò.
«Oh!
Noya!» lo richiamò Tanaka. «Glielo
facciamo vedere?!» chiese
sghignazzando.
«Vedere
cosa?» chiese Bokuto.
Nishinoya
sghignazzò a sua volta e si avvicinò a Kuroo,
sventolando il piatto
di riso sotto al naso di Chiyo, ma togliendoglielo subito da davanti.
Chiyo
reagì con un paio di sniffate, restando però a
occhi chiusi.
Sollevò appena il viso, annusando l'aria, poi poggiando il
mento
sulla spalla di Kuroo mormorò nel sonno:
«Curry.»
«Eh?!»
esclamarono Kuroo e Bokuto, osservando il volto ancora appisolato di
Chiyo, mentre Tanaka e Nishinoya scoppiarono a ridere.
«Prendine
un altro!» incalzò Tanaka e Nishinoya corse a
prendere una porzione
di manzo, con qualche verdura.
Sventolò
la carne sotto al naso di Chiyo, che reagì con ancora
qualche
sniffata, prima di mormorare: «Manzo.»
«Ma
indovina nel sonno?» chiese sconvoltò Yaku, mentre
i due membri
della Karasuno si lasciavano andare a grosse risate.
Nishinoya
tentò con altri alimenti, qualche verdura, una pesca, del
riso
bianco e tutte le volte Chiyo reagiva alla stessa maniera: annusava,
cercava leggermente la provenienza dell'odore, poi quando non lo
trovava mormorava il nome dell'alimento nel sonno come se lo stesse
chiamando.
«Le
indovina tutte! Incredibile!» si sorprese Bokuto.
«Aspetta!
Ora arriva il meglio!» disse Tanaka, togliendosi la maglietta
di
dosso e sventolandola sotto il naso di Chiyo.
«Che
fai?! Pervertito!» chiesero poco convinti gli altri tre, ma
Chiyo
ancora una volta annusò, si smosse appena e poi
mormorò:
«Tanaka-san.»
«Indovina
i vostri odori?!» chiese stupito Kuroo.
Nishinoya
aveva le lacrime agli occhi dal ridere, ma anche lui fece
altrettanto, togliendosi la maglietta e sventolandola sotto al naso
di Chiyo.
«Noya-san»
mormorò lei.
«Non
ci credo! È impossibile!» disse Kuroo, trovando
assurda quella
situazione.
«Voglio
provarci anche io!» disse Bokuto, imitando ciò che
gli altri due
avevano appena fatto.
Chiyo
annusò l'aria, prima di mormorare:
«Tartufo.»
«Tartufo?!»
chiese Bokuto, sconvolto.
Kuroo
scoppiò a ridere così forte che per poco non
temette di svegliarla,
anche se la cosa sembrava impossibile a quanto pareva. Tanaka e
Nishinoya, davanti a lui, stavano per sentirsi male da quanto stavano
ridendo.
Bokuto
si portò la maglietta al naso e annusò,
sconsolato, chiedendosi se
puzzasse così tanto.
«Smettetela
di giocare con Chiyo-chan!» gridò Daichi dal suo
tavolo. «E
rivestitevi!»
«È
normale che il tuo non l'abbia riconosciuto, Bokuto.» disse
Tanaka,
ricominciando a vestirsi. «Con noi è abituata, ci
salta sempre al
collo e passa gran parte del tempo sulle nostre spalle. Il nostro
odore lo conosce.»
«È
comunque incredibile che riesca ad attribuire così
precisamente
odore-oggetto... nel sonno, oltretutto!» osservò
Kuroo, pensando
ancora una volta che somigliasse incredibilmente a un cagnolino.
«Incredibile
vero? Quando l'abbiamo scoperto è stato un grande spasso! Le
abbiamo
fatto annusare ogni cosa, comprese le scarpe di Ukai-san!»
rise
Nishinoya, rimettendosi la maglietta.
«E
indovinava sempre?» chiese Yaku.
«Quelli
che conosceva sì. È un passatempo divertente
quando ci si annoia
sul pullman» rise Tanaka.
Chiyo
si corrucciò, irrigedendosi. Ora il chiasso cominciava a
essere
troppo, la infastidiva, ma voltò la testa dall'altro lato,
verso il
collo di Kuroo, e tornò a dormire beatamente.
Kuroo
sghignazzò, volgendole uno sguardo di traverso: era davvero
bizzarra, ma a modo suo anche molto tenera.
Poi
la sentì annusare delicatamente, a pochi centimetri dalla
sua pelle,
e con un filo di voce la sentì mormorare:
«Kuroo», stringendosi
appena in se stessa e schiacciando un po' più il viso contro
il suo
collo.
Kuroo
ne rimase a dir poco sorpreso, un po' imbarazzato. Non si era mai
avvicinato troppo a lei, come poteva conoscere il suo odore? Non era
riuscita nemmeno a individuare quello di Bokuto, che l'aveva tenuta
in spalla qualche settimana prima e a cui lei era saltata al collo
quella stessa mattina.
Non
si era mai avvicinato tanto a lei, tranne che quella mattina, quando
l'aveva afferrata e salvata dalla caduta dalla panchina.
Possibile
che fosse bastato quel minuscolo frangente di tempo, per imprimere
quell'odore nella sua memoria?
Ora,
l'averla addosso, così vicina sè, lo metteva un
po' in imbarazzo.
«Che
ha detto?» chiese Tanaka, inarcando un sopracciglio.
«Udon?»
chiese Nishinoya.
«Ha
fame, penso sia ora di svegliarla prima che tenti di mordere
Kuroo»
disse Tanaka e si avvicinò a prendere un piatto di riso, tra
quelli
usati prima come esca. Lo mise sotto al suo naso, ma questa volta non
lo ritrasse e mormorò: «Chiyo-chan! Sveglia! Ci
sono un sacco di
cose buone da mangiare qui.»
Chiyo
sollevò il viso, con gli occhi ancora socchiusi e
tentò di
guardarsi attorno, ma era ovvio che ancora non capisse molto di
quello che stava succedendo. Poggiò le mani sulle spalle di
Kuroo e
si spinse giù, mettendosi in piedi. Con gli occhi ancora
socchiusi,
seguì Tanaka al tavolo, dove gli misero sotto al naso
qualche
piatto.
«Si
è svegliata davvero» osservò Yaku,
sconvolto.
Chiyo
afferrò le bacchette e cominciò a mangiare,
dapprima ancora
assonnata e frastornata, poi pian piano si risveglio e tornò
a
essere quella di sempre.
«Kuroo!
Mangiamo anche noi!» lo richiamò Bokuto, prima di
lanciarsi sui
piatti messi a disposizione dalla mensa.
«Ah...
sì...» si limitò a balbettare lui,
sovrappensiero, raggiungendo
l'amico e servendosi.
Durante
la notte il Colibrì entra in uno stato di torpore
o letargia e
volontariamente abbassa la temperatura
del proprio corpo a 8-10 °C
(di giorno è circa 40°C)
in questo modo mette in atto un sistema
naturale
per conservare energia e riduce notevolmente
il proprio
metabolismo.
[Il colibrì: Il
guerriero del sole]
N.D.A.
Ehy
ehy ehy! Eccomi puntuale, questa volta :P (anzi, con qualche ora
d'anticipo ahahah)
Ok,
capitoletto frivolo (tranne il piccolo scontro verbare
Kuroo-Tsukishima che c'è anche nell'anime), forse quasi
demenziale
xD Immaginare Chiyo mormorare il nome del cibo/persone nel sonno mi
ha fatto ridere molto, e vi assicuro che sarebbe da lei!
MA...
alla fine una sorpresa. Il nome di Kuroo mormorato dolcemente dopo
aver sentito il suo odore, e questo pare averlo lasciato un po'
disorientato eheh.
Non
mi sembra di dovervi dire molto, questa volta, se non lasciarvi
appuntamento al prossimo capitolo che sarà molto importante.
Ci
sarà infatti un litigio che provocherà
l'espulsione dal campo di
uno dei nostri protagonisti. Roba seria, insomma. Tenente ritte le
antenne e a giovedì prossimo con il tredicesimo capitolo dal
significativo titolo: "Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è
il
mondo da lassù?".
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 13 *** Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù? ***
"Ehy,
Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù?"
«Buongiorno
a tutti!» salutò Kuroo, seguito da Kenma. Alcuni
della Karasuno e
della Shinzen erano già lì, fuori dalla palestra
ad aspettare,
mentre altri, tra cui c'era anche Yamamoto e un altro paio sempre
della Nekoma, erano raggruppati e schiacciati contro un angolo della
palestra a sbirciare il retro.
«Che
succede?» chiese Kuroo, avvicinandosi a Daichi. Lo sguardo
del
capitano della Karasuno non era dei più sereni quella
mattina, era
ovvio che trattenesse il desiderio di menar pugni a chiunque.
«Le
ragazze fanno Yoga» spiegò, lanciando occhiatacce
al gruppetto.
«Yoga?»
chiese Kuroo.
«Sì,
ogni tanto Chiyo-chan lo fa perché dice che l'aiuta a
prendere più
consapevolezza del suo corpo e che così gioca meglio.
Essendo
un'attività leggera e piacevole, anche le altre si sono
unite.»
Kuroo
non disse nient'altro e mostrando curiosità si
avvicinò al
gruppetto di ragazzi sghignazzante, nascosto dietro l'angolo, e diede
una sbirciata anche lui. Chiyo, Shimizu, Yachi e le due manager del
Fukurodani erano raccolte in cerchio, sotto l'ombra di un albero.
Avevo assunto la posizione del cane con la testa all'ingù,
con le
gambe ben dritte, il sedere sollevato e l'altra metà del
corpo
invece diretta verso terra assumendo una posizione a V rovesciata.
Chiyo
sembrava l'unica a suo agio, con gli occhi chiusi e concentrata. Le
altre barcollavano un po', non riuscendo a stare ben in equilibrio e
ogni tanto si scambiavano occhiate e ridacchiavano.
«Silenzio»
le ammonì Chiyo, con una serietà che raramente
assumeva.
Restarono
ferme in quella posizione per qualche altro secondo, prima che Chiyo
si abbassasse lentamente verso terra, stendendosi.
Il
gruppo dei ragazzi acquattato sotto Kuroo intanto non smetteva di
mormorare, compiaciuti e felici di potersi essersi goduti quella
vista senza troppa fatica.
«Cane
con testa all'insù» comunicò Chiyo,
poggiando i palmi delle mani a
terra e sollevando il petto, tenendo steso tutto il resto del corpo.
«Su
la testa, allargate il torace, spingete con le braccia più
che
potete» disse ancora a occhi chiusi e le ragazze intorno a
lei
provarono a obbedire.
«Su
con la testa, Yachi-chan» disse Chiyo, aprendo un occhio e
notando
la ragazza di fianco a lei decisamente troppo impacciata.
«Mi
sembra di essere una sirenetta» ridacchiò Kaori,
cercando di
sollevarsi con la testa verso l'alto più che poteva.
«Uh,
sì! Una sirena che esce dall'acqua!» disse Yukie e
per quanto Chiyo
spesso le dicesse di star zitte, quell'osservazione fece sghignazzare
anche lei.
«E
sbluf! Dirette verso il principe azzurro sopra le nostre teste per il
bacio di vero amore!» disse Kaori, trasognante.
«Hai
letto troppe favole!» ridacchiò Yukie e anche le
altre risero,
compresa Chiyo, che a occhi chiusi non potè far a meno di
vedere
quella romantica scena ben vivida nella sua mente.
Il
pelo dell'acqua che ondeggiava sopra di lei, e poi lo superava,
uscendo scuotendo i capelli e lo vide, sopra di lei, il famoso
principe.
Spalancò
gli occhi, sconvolta: "Kuroo!" pensò e stridulò:
«Ma che
diavolo?!»
Perse
l'equilibrio in quel piccolo attacco di panico e cadde in avanti,
atterrando di faccia a terra.
«Chiyo-chan!»
la guardarono preoccupate le sue compagne, avvicinandosi a lei.
«Ahi!
Ahi! Ahi!» lamentò Chiyo portandosi le mani alla
fronte, che aveva
sbattuto con violenza al suolo.
«Che
razza di male!» lamentò, massaggiandosi.
«Cosa
è successo?» chiese Yukie.
«Ho
perso l'equilibrio, niente di grave» ridacchiò
nervosa Chiyo.
«Non
era una posizione difficile e tu non cadi mai! Come hai fatto?! Ti
sei distratta?» chiese Kaori, inarcando un sopracciglio, poi
parve
illuminarsi ed esclamò: «Aspetta! Non ti sarai
mica persa a pensare
a quella storia della sirena e del principe azzurro, vero?»
Chiyo
sbarrò gli occhi, avvampando e negò
vigorosamente: «Ho solo perso
l'equilibrio! Può succedere!»
«Sei
tutta rossa, Chiyo-chan!» rise Yukie, lasciandosi cadere a
terra e
lasciando libero sfogo alla risata, tenendosi la pancia.
«È
colpa della botta!» ribadì Chiyo, agitata.
«E
allora perché ti agiti tanto? Eh?!» la
punzecchiò Kaori.
«Perché
dite cose assurde!» ringhiò lei. Perfino Shimizu,
che di solito era
pacata a silenziosa, si portò una mano alle labbra
soffocando una
risata divertita. Non riusciva a essere credibile neppure per lei.
«Avanti,
Chiyo-chan! A noi puoi dirlo!» gattonò Yukie,
verso di lei,
guardandola maliziosa.
«Dire
cosa?! Ma di che parli?» balbettò Chiyo, sempre
più agitata e
sempre più impanicata.
«Dicci
chi è che ti piace. Non lo diremo a nessuno, te lo
promettiamo!» si
accostò anche Kaori.
Chiyo
avvampò ancora di più, agitandosi e sventolando
le mani davanti al
viso. «Non c'è nessuno! Vi state facendo dei
castelli per aria! Ho
solo perso l'equilibrio!»
«Forse
qualcuno della sua squadra! Stanno sempre insieme, è
comprensibile!»
cominciò a ipotizzare Yukie, guardando Kaori.
«A
Chiyo-chan piace qualcuno?» mormorò in quel
momento Tanaka,
accucciato a terra vicino all'angolo, ancora nascosto dal gruppo di
ragazze.
«Oh!
Sul serio?!» chiese Nishinoya, aggrappato alle sue spalle, e
si
spinse più in avanti per sbirciare meglio.
«Così
hanno detto!»
«E
chi è?»
«Cosa
vuoi che ne sappia io?»
«Non
l'ha detto ora?»
«No...
ma stavi ascoltando?» lo riprese Tanaka, quasi offeso.
«Ero
distratto dalla candida risata di Kiyoko» sorrise inebetito
Nishinoya e quella era sicuramente un'ottima motivazione per
meritarsi il perdono. Chi non ne sarebbe rimasto affascinato?
«Non
dovreste origliare» li ammonì Kuroo, abbandonando
il gruppo e
allontanandosi in quel momento. «È da
maleducati.»
«Ma
se sei stato anche tu qui finora!» ringhiò Tanaka,
lanciandogli
un'occhiataccia.
Kuroo
fece un malizioso sorriso, ma non rispose alla provocazione e si
allontanò, raggiungendo il resto della sua squadra.
Il
riscaldamento cominciò e Chiyo rientrò in
palestra, seguita dalle
altre ragazze, sghignazzanti. Non appena messo piede all'interno, le
due della Fukurodani cominciarono a lanciare sguardi in giro e a
mormorare tra loro, indicando vari ragazzi presenti lì
dentro, nel
tentativo di indovinare chi fosse il famigerato "principe"
che aveva fatto perdere l'equilibrio alla piccola della Karasuno.
Chiyo, davanti a loro, era visibilmente imbarazzata e irritata dalla
situazione.
«Perdete
tempo» disse, «Non c'è nessuno. Ve l'ho
detto.»
«E
lasciaci almeno sognare, no?» disse Kaori.
«E
rovinare così la mia reputazione?!»
stridulò Chiyo, agitandosi.
«Quale
reputazione?» chiese Yukie.
«Ne
hai mai avuta una?» domando Kaori, sulla scia della compagna.
Chiyo
si voltò a guardarle e le due ebbero un brivido. Gli occhi
taglienti, i muscoli irrigiditi, la mascella contratta e uno strano
fuoco che trasmetteva dallo sguardo.
«Si
è arrabbiata!» mugolò Yachi, prima di
lanciarsi su di lei.
«Chiyo-chan! Vieni! I ragazzi ci aspettano!»
ridacchiò nervosa,
tentando di trascinarla via. Chiyo si lasciò portare via, ma
continuò a guardar male le due ragazze, ora in qualche modo
dispiaciute.
«Abbiamo
esagerato» constatò Yukie.
«Sì»
disse Shimizu, superandole e raggiungendo il resto della sua squadra.
Non
appena raggiunta la sua squadra, Ukai puntò lo sguardo sul
cerotto
sulla fronte di Chiyo e la fulminò.
Lei
sorrise, come se niente fosse, e ingenuamente ammise: «Sono
caduta.»
«Ci
servi intera, smetti di tentare di ucciderti!»
gridò Ukai,
smuovendo l'ilarità di alcuni di quelli che stavano
lì intorno, per
quanto tentassero di essere discreti. La Karasuno stava diventando la
"squadra dello spasso", non ci si annoiava mai quando ce li
si aveva intorno e questo spesso spingeva tutti a porgere orecchio
nella loro direzione non appena avevano un momento.
La
seconda giornata di allenamento cominciò e
proseguì senza che Chiyo
potesse neanche avvicinarsi a una palla. Ukai era stato abbastanza
categorico, anche se lei aveva assicurato più volte di stare
bene:
quei lividi sulle braccia avevano bisogno di riposo.
La
Karasuno continuò a collezionare una serie di fallimenti.
Presi
singolarmente erano molto migliorati, ognuno stava sviluppando un
certo potenziale, ma prima che ogni singolo pezzo fosse potuto andare
a incastrarsi con gli altri ci sarebbe voluto del tempo.
E
a ogni set perso, toccava uno sprint su per la collina.
Chiyo
si accasciò alla parete della palestra, dopo il terzo,
ansante:
«Insomma, che senso ha essere infortunata se mi tocca far lo
stesso
la penitenza?»
«Ti
sei fatta male alle braccia, le gambe funzionano ancora
perfettamente!» la rimbeccò Tanaka.
«Potrei
farmi male pure a quelle!»
«Non
cercare la scappatoia, tocca a tutti. E poi è un ottimo
allenamento
per le gambe» disse Daichi, prima di bere un lungo sorso
d'acqua.
In
quel momento le ragazze della Fukurodani entrarono in palestra ognuna
con un piatto ricolmo d'anguria, e annunciarono: «I genitori
della
Shinzen ci hanno regalato delle angurie!»
Chiyo
si illuminò e si avvicinò a loro rapidamente, ma
poi si fermò a
pochi passi, ricordandosi di quanto successo quella mattina e le
fulminò ancora.
«Perdonaci,
Chiyo-chan» balbettò Kaori.
«Siamo
state troppo insistenti» annuì Yukie.
«Posso
prenderne due?» disse Chiyo a voce bassa, come se stesse
ringhiando.
Le
due si guardarono, imbarazzate, e balbettarono: «Beh... ce
n'è in
abbondanza...»
«Allora
tutto perdonato!» sorrise lei, tornando a illuminarsi.
Afferrò il
suo ambito premio e corse fuori, seguendo il resto della sua squadra.
Si sedette in fondo alla collina, vicino agli altri, e stava per
addentare la sua prima fetta quando gli occhi si incrociarono in uno
strano scintillio con quelli di Nishinoya. Rimasero a fissarsi
qualche istante, entrambi fermi a bocca aperta sulla punta della
propria anguria.
Poi
qualcosa scattò in entrambi e cominciarono a divorare ognuno
la
propria fetta con ingordigia e rapidità.
«Mangiate
piano! Vi sentirete male!» li ammonì Daichi, ma
nessuno dei due li
ascoltò e continuarono a piantar morsi su morsi con una
fretta quasi
vitale.
«Finito!»
gridarono in contemporanea, alzando la scorza completamente pulita.
Si
lanciarono un'altra occhiataccia, prima di correre verso le ragazze
che distribuivano le fette rimaste.
«Un'altra!!!»
gridarono, assalendole.
«Stanno
di nuovo gareggiando?» chiese Asahi a Tanaka, seduto di
fianco a sè.
«Ma
Chiyo non potrebbe giocare comunque, oggi, quindi
perché...?»
chiese Yamaguchi.
Tanaka
alzò le spalle, incurante, e spiegò:
«È una questione di
principio.»
«Vi
chiedo scusa» intervenne Kuroo, rivolto a Daichi,
raggiungendoli e
interrompendo la loro chiacchierata. «Ieri sera credo di aver
fatto
arrabbiare il vostro quattrocchi» e si sedette di fianco a
loro.
«Perchè?
Che gli hai detto?» chiese Daichi, capendo che parlava di
Tsukishima.
«Per
provocarlo gli ho detto che se non si fosse impegnato avrebbe perso
il confronto col vostro piccoletto» disse Kuroo, pensieroso,
e
spiegò rapidamente l'accaduto della sera prima.
«In
effetti ho sempre avuto come l'impressione che Tsukishima si sentisse
inferiore a Hinata» disse Asahi.
«Non
so se possa c'entrare o no, ma mia sorella mi ha detto che quando
andava a scuola lei, al tempo in cui la Karasuno era forte, quando
c'era il Piccolo Gigante, all'interno della squadra c'era anche un
Tsukishima.»
Chiyo,
non troppo distante da loro, perse improvvisamente interesse per la
sfida con Nishinoya e si voltò verso il gruppo, interessata
ora al
racconto di Tanaka.
«Lei
ipotizzava potesse essere suo fratello maggiore, ma non ne sono
sicuro. Potrebbe avere lo stesso cognome e nessun grado di
parentela»
finì di spiegare lui.
«Se
ciò invece fosse vero...» si avvicinò
Chiyo, mangiando il resto
della sua anguria con più calma, assorta dai pensieri.
«Insomma, se
quel Tsukishima fosse veramente suo fratello, magari il nostro
Tsukki-san può aver visto come lui abbia dovuto vivere
all'ombra del
Piccolo Gigante. Magari rivede Hinata in lui e in qualche modo si
porta dietro quel fardello, come se pensasse "ehy! È
così che
deve andare, no?". Insomma, la squadra era sicuramente forte e
piena di orgoglio, al tempo, ma tutti i riflettori erano sul Piccolo
Gigante e questo sicuramente non rendeva molto felici gli altri
attaccanti. Dico bene Asahi-san?» chiese voltandosi verso il
loro
Asso. Non a caso aveva rivolto a lui la domanda, visto che si era
ritrovato a scontrarsi contro Hinata non troppo tempo prima proprio
perché lui aveva provato a rubargli la palla.
Asahi
annuì, pensieroso. «In questo caso avrebbe un
senso.»
«Chiyo-chan...»
chiese Daichi, che da quando l'aveva vista arrivare non aveva smesso
un attimo di voltare la testa ovunque. «Dove l'hai lasciato
Noya?»
Chiyo,
senza scomporsi troppo, si spostò leggermente e
indicò un punto
alle sue spalle.
Nishinoya
era chino, per terra, le braccia strette intorno alla pancia e
pallido in volto, si lamentava.
«Non
ce l'ha fatta» disse lei con naturalezza.
Daichi
sussultò: «Ne ha mangiata troppa! Vi avevo detto
di mangiare
piano!» brontolò.
«Ehy!
Stiamo per ricominciare!» Li chiamò Sugawara.
«Noya!
Stupido che sei!» gli corse incontro Daichi, furioso.
«Ce
la poss...» non fece in tempo a finire la frase che una fitta
gli
prese lo stomaco e lo zittì.
«Lo
hai boicottato, dì la verita!»
sghignazzò Tanaka, all'orecchio di
Chiyo.
«Ha
fatto tutto da solo, non prendentevela sempre con me!»
«Per
oggi, a quanto pare, siete rimasti senza un Libero»
alzò le spalle
Kuroo.
«Io
posso giocare!» disse Chiyo, ma non appena terminò
la frase si
beccò le occhiatacce di tutti i presenti, Kuroo compreso,
benchè
non c'entrasse niente in quella storia.
«È
la verità!» e Tanaka, cogliendola di sorpresa,
afferrò il suo
braccio e lo strinse con una leggermente. Si aspettava di vederla
saltare, piangendo dal dolore, invece Chiyo rimase immobile, con lo
sguardo impassibile.
«Non
ti fa male, davvero.» osservò lui sorpreso.
Chiyo
si limitò ad annuire, consapevole del fatto che se avesse
provato a
parlare avrebbe lasciato trapelare il dolore che in quel momento la
percorreva interamente.
"Non
piangere, non piangere, non piangere!" si ripeteva, cercando di
restare impassibile.
«Gli
attacchi di quel russo non era poi tutto sto
granchè» disse, una
volta passato l'attimo di dolore, sventolando una mano orgogliosa.
«Vuoi
riprovarci?» sghignazzò Kuroo, affiancandola e lei
sussultò.
«Magari
un altro giorno!» balbettò. No, non sarebbe stata
in grado di
ricevere un'altra cannonata del genere nelle prossime due settimane,
almeno.
L'aveva
distrutta, ma ammetterlo non era nella sua lista delle
priorità.
«Ora
dobbiamo vedercela con la Fukurodani» pensò
Daichi. «Bokuto ha una
schiacciata potente, non è adatto a...»
«Posso
farcela!» lo interruppe Chiyo. «Sono potenti ma non
mi hanno creato
problemi ieri, posso farcela. Non sono pericolose.»
insistè.
"Com'è
capricciosa" pensò Daichi, sbuffando poco convinto. Ma
sapeva
quanto ci teneva e sicuramente Nishinoya non era in grado di muoversi
per le prossime due ore. Kuroo si avvicinò a lui e gli
mormorò:
«Bokuto ha un occhio di riguardo per la piccoletta, non credo
tenterebbe mai di uccidere la sua più grande fan. Falle fare
questo
set, giusto per accontentarla. Stare in panchina la sfinisce.»
Daichi
rimase pensieroso, mentre Chiyo continuava a osservarlo intensamente,
sperando che si convincesse. Poi sospirando, disse:
«Deciderà
Ukai.»
E
Chiyo scattò, veloce come una lepre, urlando:
«Seeenseeei!!!».
Ukai, sapendo che da lì a poco se la sarebbe ritrovata
appesa al
collo a strattonarlo, giocò d'anticipo e la
bloccò piantandole una
mano in pieno viso.
«Daichi-san
ha detto che posso giocare, fammi giocare!» mugolò
lei, con la
faccia spiaccicata contro la sua mano.
«Non
decide Daichi!» ringhiò lui.
«Lo
so benissimo, per questo sono qui» disse lei, guardandolo
come se
avesse appena detto una banalità.
Daichi
la raggiunse con lo sguardo mortificato, ma non sembrava andare
contro la cosa.
«Che
ti salta in mente?» gli chiese Ukai.
«Noya
è fuori combattimento» disse lui, indicando Asahi
dietro di sè che
portava in spalla il piccoletto lamentoso.
«Che
gli è successo?» si sconvolse Ukai. Fino a poco
prima stava
benissimo, com'era possibile che ora fosse moribondo?
«Ha
mangiato troppa anguria» disse lei con tono di rimprovero,
mettendosi le mani ai fianchi.
"Tecnicamente
sarebbe colpa tua" pensò Daichi, ma si tenne per
sè quella
confidenza.
«Allora
giocherete senza Libero» disse Ukai.
«Ma
io posso farlo!» mugolò lei.
«Ukai-san,
chiedo scusa, ma credo che possa giocare» intervenne Daichi,
sperando di non doversi pentire di quanto stava dicendo.
«Per
favore! Solo uno!» insistè lei e Ukai ci
pensò su qualche secondo,
prima di sospirare, ormai vinto: «Al primo segno di
affaticamento o
indolenzimento te ne rientri subito, però.»
«Agli
ordini!» saltò lei, portandosi una mano alla
fronte come un
soldatino e togliendosi la felpa corse in campo.
«Chiyo-chan
giochi?» chiese Hinata, un po' sconvolto.
«Sì!
Kuroo-san ha convinto Daichi-san che ha convinto Ukai-san!»
la scala
gerarchica che era riuscita a salire per arrivare alla sua bramata
partita fece ridacchiare i suoi compagni. Tanaka gli si
accostò e
chiese: «E chi ha convinto Kuroo-san?»
Il
suo voleva essere solo una presa in giro, visto il giro di parole
appena fatto da Chiyo, ma lei ci riflettè seriamente poi
rispose:
«Bokuto-san!»
«Eh?»
chiese Bokuto, affacciandosi dalla rete nel sentirsi nominato. Ma non
avendo seguito il discorso dal principio, non capì di che
stavano
parlando.
«E
Bokuto-san chi l'ha convinto?» intervenne Asahi, ridacchiando
e
seguendo la scia dello scherzo.
Chiyo
parve andare un attimo in crisi e continuò a riflettere,
prima di
rispondere: «Io!» poi aggiunse poco convinta e
ormai confusa:
«Credo.»
I
suoi compagni risero ancora della sua ingenuità, prima di
mettersi
in posizione, pronti a iniziare una nuova partita.
L'arbitro
fischiò e la prima palla volò da parte di Asahi,
che arrivò
dall'altro lato ma atterrò fuori dal campo.
Battè
a questo punto la Fukurodani e Chiyo corse a ricevere, leggera e
rapida, come al solito. La palla, colpiti gli avambracci, le fece un
po' male, ma niente che non riuscisse a sopportare e si
sforzò di
tenere per sè l'espressione addolorata.
La
partita procedette come al solito, con la Karasuno che tanto si
impegnava a star dietro alla Fukurodani ma che ancora dimostrava di
aver bisogno di allenamento. I primi passi però stavano
venendo
fatti. Qualcosa funzionava sempre un po' di più.
Chiyo
continuò a correre, tenendo ben d'occhio palla e compagni,
sforzandosi di affinare quella tecnica che la vedeva per la prima
volta parte di un gruppo e non un colibrì solitario con
tutto il
peso della resposanbilità.
Quella
solitudine che a dirla tutta non le era mai dispiaciuta e che un po'
la faceva sentire protetta.
Lontana
dai confronti, lontana dai giudizi, sola con quella palla.
In
qualche modo, il suo pensiero andò a posarsi sul discorso di
Tanaka,
fuori dalla palestra, riguardo a Tsukishima. Se veramente lui aveva
un fratello che aveva giocato nell'ombra del Piccolo Gigante,
subendone la superiorità... perché non faceva
niente per riscattare
il suo nome?
Poteva
ben capire la situazione, ma trovava incomprensibile che Tsukishima
accettasse così quella condizione, che non facesse niente
per
lottare. Se suo fratello aveva davvero subito la frustrazione di
dover essere solo un'ombra, perché non tentava di combattere
per
lui? Non è questo quello che di solito si chiama amore? Non
era
dunque quella la pallavolo? Aggrapparsi l'uno all'altro, un gioco di
squadra, dove c'è sempre qualcuno che ti guarda le spalle e
ti aiuta
nel portare a segno quel punto? Qualcuno che tenta un salto, per
salvare ciò che tu non sei riuscito e portarti lo stesso
alla
vittoria.
Come
poteva essere così egoista?
Bokuto
schiacciò e il risuono del suo urlo, nel salto, la
riportò con i
piedi per terra.
Tsukishima
provò a saltare per murarlo, senza riuscirci, come spesso
accadeva.
Non riusciva mai a murarlo! Eppure erano giorni che gli saltava
davanti.
Possibile
che non riuscisse a prenderne nemmeno una? Neanche per sbaglio?
Chiyo
corse e saltò, lanciandosi sulla palla, ma la sua
reattività era
stata decisamente carente, colta da tutti quei pensieri e quel moto
di rabbia che pian piano le cresceva dentro.
Perché
non provava nemmeno un po' a dare del suo meglio per l'amore che
provava per suo fratello?
Si
sollevò da terra, osservando la palla rotolare via e
ascoltò il
fischio dell'arbitro che dava il punto alla Fukurodani.
"Perché
nemmeno ci provi? Come puoi fargli questo?"
«Razza
di idiota!» gridò, non riuscendo più a
contenersi. A pugni
serrati, si voltò rabbiosa verso Tsukishima. «Che
diavolo ci stai a
fare tu a muro? Spiegamelo!» gli ringhiò contro,
vibrando di
rabbia.
Tsukishima
per un attimo la fulminò, ma come suo solito non si scompose
troppo
e con freddezza, la sua solita freddezza affilata come il ghiaccio
polare, le disse: «Vieni a murare tu, allora.»
Chiyo
rimase come paralizzata, trovandosi di fronte qualcosa di molto
più
grande di quanto si fosse aspettata. Poteva sembrare una provocazione
come un'altra, ma non era solo quella. Tsukishima lo sapeva, tutti lo
sapeva, per quello lui le aveva detto quella frase. Poteva sembrare
una provocazione come un'altra, invece era qualcosa di molto
più
potente e molto più doloroso e Tsukishima aveva usato
quell'arma
volontariamente per ferirla. Tsukishima divenne improvvisamente
invisibile. Davanti a lei rimase solo quella rete, così
alta, così
imponente... così irraggiungibile. Un muro su cui sempre
aveva
sbattuto e dai cui aveva cominciato a scappare.
«Tanaka!»
la voce imperativa di Daichi la riportò su quel campo,
strappandola
a un mondo che già aveva cominciato a inghiottirla.
Tsukishima tornò
improvvisamente visibile, ma non era solo. Tanaka lo teneva sollevato
per il colletto e lo fissava a pochi centrimentri dal suo viso, con
gli occhi infuocati.
«Tu,
bastardo...» ingoiò il resto della frase.
Daichi
e Asahi scattarono verso di lui e tentarono di afferrarlo,
separandoli, mentre intanto, intorno a loro, si era alzato un
mormorio di voci indistinte che, chi interessato, chi divertito, chi
preoccupato, guardavano la piccola rissa che si stava per scatenare
all'interno della squadra Karasuno.
«Si
picchiano!»
«Che
succede?»
«Tra
compagni?»
«Sensei,
faccia qualcosa!»
Tanaka
si divincolò, tentando di liberarsi dalla presa di Daichi e
Asahi, e
non sembrava intenzionato a mollare la presa su Tsukishima. Se non ci
fossero stati i suoi due compagni a mettersi in mezzo l'avrebbe
già
riempito di pugni. Soprattutto perché Tsukishima continuava
a
rimanere impassibile e a guardarlo provocatorio, con quel suo modo di
fare insopportabile, come se fosse superiore a tutti. Ukai li
raggiunse e provò a fare appello sulla sua carica
autoritaria,
posandogli le mani sulle spalle e cercando di convincerlo a
indietreggiare.
Una
delicata mano si posò infine sul suo braccio e fece una
leggera
presa. Tanaka spostò per la prima volta lo sguardo da
Tsukushima,
posandolo sulla figura al suo fianco. Chiyo si era alzata e lo stava
invitando a lasciarlo. I suoi occhi non trasmettevano niente, vuoti,
e questo faceva enormemente paura.
"È
colpa mia" pensò Chiyo. "L'ho provocato io. Non dovevo
dirgli quelle cose."
«Lascia
stare, Tanaka» gli disse con tono basso e greve.
Tanaka
l'osservò, colmo di dolore nel vederla in quelle condizioni,
ma
decise di ascoltarla e lasciò il colletto di Tsukishima,
allontanandosi di qualche passo.
Ukai
tirò un sospiro di sollievo e si affrettò ad
avvicinarsi
all'arbitro per chiedergli cortesemente qualche minuto di pausa, per
rimettere a posto la situazione.
«È
facile...» parlò Tsukishima, che ancora non
sembrava aver digerito
del tutto la cosa. «È facile, vero? Quando hai
qualcuno più grosso
di te accanto. È per questo che sei nella squadra maschile,
invece
che quella femminile? Avevi bisogno delle guardie del
corp...» non
terminò la frase che Chiyo scattò con tutta la
velocità del
colibrì, il viso contratto in un'espressione furibonda, e
saltò
lanciando il pugno ben serrato verso il suo viso.
Il
colpo inaspettato fece volare via gli occhiali di Tsukishima e gli
fecero perdere l'equilibrio, facendolo cadere a sedere a terra.
Yachi,
dalla panchina, lanciò un urlo spaventata, mentre la maggior
parte
dei presenti, lì intorno, restò immobilizzato,
sorpreso
dall'accaduto. Non si vedeva tutti i giorni una ragazza che nemmeno
raggiungeva il metro e sessanta, stendere con un pungo uno spilungone
di quel calibro.
E
proprio di fronte a quel pensiero, esplose la risata di Bokuto, che
lo indicò esclamando: «Che mammoletta!»
«Bokuto-san!
Smetti!» lo rimbeccò Akaashi, senza riuscire a
placarlo, ormai alle
lacrime. Dopo qualche secondo di esitazione, cominciarono a essere
percepibili le risate soffocate di altre persone lì intorno,
anche
se meno sfacciate di Bokuto.
Tsukishima
le rivolse lo sguardo più incazzato del repertorio, prima di
allungarsi ad afferrare gli occhiali volati via.
Chiyo,
a sua volta, non sembrava da meno. Tremava dalla rabbia e non
smetteva di fissarlo, con gli stessi occhi di un animale pronto a
scattare su una preda.
«Chiyo!»
gridò Ukai furibondo. «Vai subito in
panchina!» ordinò.
«Tanto
non avevo più voglia di giocare»
ringhiò lei, voltandosi e
allontanandosi a grandi passi, verso l'uscita dalla palestra.
«Chiyo!»
la richiamò Tanaka, cercando di fare un passo verso di lei
per
inseguirla, ma Asahi l'afferrò e negò con la
testa.
Era
bene restasse sola per un po', visto che a farla arrabbiare era stata
proprio l'essersi sentita dire che aveva bisogno di qualcuno
più
grosso accanto.
Doveva
schiarirsi le idee.
«Ehy,
Chiyo-chan! Secondo te, com'è il mondo da
lassù?» era
quella la voce che in quel momento le rimbombava in testa. Una voce
vecchia almeno sei anni. Era passato tanto di quel tempo, che aveva
cominciato a temere che non fosse veramente così come se la
ricordava. Aveva cominciato a temere lo sbiadirsi dei ricordi.
«Eh?
Parli di quelli che saltano a rete sul campo di pallavolo? Il mondo
da lì... potrebbe essere diverso?»
aveva chiesto lei ingenuamente.
«Certo
che è diverso!» l'aveva
ammonita lui. «La prospettiva
è completamente diversa,
cambia tutto!»
«Mh,
se lo dici tu.»
«Sarebbe
bello.» aveva
poi sorriso lui,
con quel suo sorriso triste e bello allo stesso tempo. Quel sorriso
che ancora sperava, ingenuamente, ma che veniva brutalmente ucciso
dalla realtà dei fatti. «Sarebbe
bello poter volare come
loro e vedere com'è il mondo da lassù.»
Chiyo
si strinse di più le ginocchia al petto, seduta sul tetto
della
palestra. Sopra di lei ormai il sole aveva lasciato il posto a un
tappeto di stelle, mentre sotto di sè sentiva l'affievolirsi
delle
voci, man mano che le squadre, finito l'allenamento, se ne andavano.
Puntò
gli occhi a una stella, la più luminosa.
«Shoji»
mormorò, con la voce rotta dal pianto che aveva appena
riempito il
suo pomeriggio. «Com'è il mondo da
lassù?»
NDA.
Ehy
ehy ehy!
Oggi
finiamo il lacrime. Come avevo accennato nello scorso NDA, Chiyo
viene buttata fuori dal campo dopo aver avuto questo brutto litigio
contro Tsukishima (come hanno fatto gli occhiali a restare interi?
O.o). Forza motrice sono stati i pensieri sul fratello di Tsukki, ma
la cosa sarebbe morta lì se lui non avesse continuato a
provocarla
(cattivo Tsukki! u.u). Se c'è una cosa che stiamo imparando
di lei è
che non le va ricordato che è piccoletta! (Tranne quando
Kurro e
Bokuto la chiamano così :P quello stranamente lo apprezza
ahah)
E di
nuovo vediamo un Tanaka-bro amorevole *-* tanto love per il corvetto
pelatino! Guai a toccare la piccoletta!
E
che dire invece della scena dello yoga, quando Chiyo immagina Kuroo?
Che stia iniziando a provare qualcosa per il (cito) "capo-gatto
cattivo"? Ahahah
Basta
con il riassunto e le riflessioni post-capitolo, lascio spazio ai
vostri commenti (se volete lasciarmene) e vi do appuntamento a
giovedì prossimo!
Si
risolveranno le divergenze che sono andate a crearsi nella squadra?
E
perchè quella frase "allora vieni a murare tu" di
Tsukishima ha provocato tutto quel dolore e la feroce reazione di
Tanaka?
Scopriremo
finalmente chi è Shoji? (Anche se ormai credo che un'idea ve
la
siate già fatta)
E
Kuroo in quale altro modo importunerà la piccoletta, che
ormai
sembra aver preso di mira?
Nel
prossimo capitolo, dal titolo "Il colibrì che vola
rasoterra",
avremo le nostre risposte.
Piccola
anticipazione:
«Hai
visto che razza di pugno che gli ha tirato al quattrocchi?»
chiese
l'impetuosa voce di Bokuto, raggiungendoli con una risata.
«Quella
piccoletta è una vera forza della natura!»
«Forse
non sarebbe successo se lui non avesse reagito in quel modo alla
provocazione» osservò Kuroo, puntando gli occhi su
Tanaka, che
rispose con un semplice «Tsk» incazzato.
«Tsukishima
è un idiota» aggiunse poi a pugni stretti.
«Insomma,
pelatino, non te la starai prendendo troppo?»
continuò Bokuto,
grattandosi la nuca confuso. «Dopo una strigliata del genere
avrei
risposto così anche io, era una provocazione da
niente.»
«Non
se tu sapessi...» cominciò Tanaka, urlando
furibondo, ma poi si
morse la lingua.
Sapessi
cosa?
E
con questa domanda vi saluto definitivamente...
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
PS.
Per chi si sta chiedendo "sì, ma la love-story"? Vi dico che
il prossimo capitolo sarà ancora dedicato al litigio, ma in
quello
dopo ancora avremo il prepotente ritorno di certi biscotti e uno
stanzino delle macchinette ;P
Stay
tuned!
|
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Capitolo 14 *** Il colibrì che vola rasoterra ***
Il
colibrì che vola rasoterra
Tanaka
rientrò in palestra, seguito da Nishinoya, ed entrambi
corsero verso
Daichi col viso preoccupato.
«Non
riusciamo a trovarla da nessuna parte!» comunicò
Tanaka.
«È
mancata tutto il pomeriggio! Dove sarà andata?»
chiese Nishinoya,
voltandosi a guardare Tanaka.
Daichi
non si agitò come loro, ma i suoi occhi non trasmettevano
nemmeno
tranquillità. Era addolorato per quanto accaduto, avrebbe
voluto
fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non a tutto era possibile porre
rimedio.
«Tornerà
quando si sarà calmata.»
«Sì,
ma...» cominciò Tanaka, non riuscendo a trovare
qualcosa da dire.
Era preoccupato, non aveva mai visto Chiyo in quelle condizioni e si
sentiva in qualche modo in dovere di aiutarla. Ma come?
«Ehy...»
si avvicinò Kuroo. Ora che le partite erano finite, erano
liberi di
poter parlare. «La piccoletta non è ancora
tornata?»
Daichi
negò semplicemente, prima di tornare a sistemare i palloni
nella
cesta.
«Hai
visto che razza di pugno che gli ha tirato al quattrocchi?»
chiese
l'impetuosa voce di Bokuto, raggiungendoli con una risata.
«Quella
piccoletta è una vera forza della natura!»
«Forse
non sarebbe successo se lui non avesse reagito in quel modo alla
provocazione» osservò Kuroo, puntando gli occhi su
Tanaka, che
rispose con un semplice «Tsk» incazzato.
«Tsukishima
è un idiota» aggiunse poi a pugni stretti.
«Insomma,
pelatino, non te la starai prendendo troppo?»
continuò Bokuto,
grattandosi la nuca confuso. «Dopo una strigliata del genere
avrei
risposto così anche io. Era una provocazione da
niente.»
«Non
se tu sapessi...» cominciò Tanaka, urlando
furibondo, ma poi si
morse la lingua. Forse non doveva dirlo. Si trattava della vita
privata di Chiyo, non era sicuro potesse parlarne con tale
naturalezza.
Ma
ormai la pietra era stata lanciata e Bokuto chinando la testa di lato
e chiese: «Sapessi cosa?»
Tanaka
serrò i pugni e lanciò uno sguardo a Daichi,
concentrato nel suo
lavoro di rimettere a posto, chiedendo indirettamente se fosse giusto
parlarne o meno.
«Del
fratello di Chiyo-chan» rispose poi il capitano, cercando di
far
risultare quella notizia come una cosa naturale. Chiyo aveva
raccontato loro quella storia neanche una settimana dopo essere
entrata nella squadra, quando Ukai le aveva chiesto di saltare a muro
durante un allenamento speciale, anche se nel suo ruolo non rientrava
quel compito. Lei si era bloccata, non era riuscita neanche a
prendere la rincorsa e scusandosi aveva raccontato loro cosa la
tenesse ben piantata a terra. Non aveva mostrato esitazione,
nascondeva il dolore dietro un tenero sorriso, auto-commiserandosi
silenziosamente, come se avesse voluto dimostrare che l'aveva
superato.
«Chiyo-chan
ha un fratello?» chiese Bokuto.
«Avevo»
l'improvvisa voce di Chiyo, alle loro spalle, li sorprese. Era
tornata! Finalmente! «Si chiamava Shoji» sorrise
lei, proprio come
aveva fatto il giorno che aveva raccontato tutto alla sua squadra.
Quel sorriso che diceva "beh, che vuoi che sia?", ma che
lasciava tradire un immenso dolore.
«Era
più grande di me, è morto quando aveva quindici
anni per colpa di
una malattia degenerativa che per anni l'ha costretto sulla sedie a
rotelle.»
Si
avvicinò a uno dei palloni sparsi per il campo e lo
raccolse,
portandolo poi nella sua cesta, cercando di acquistare movimenti
fluidi e quotidiani per soffocare il dolore.
«Amava
la pallavolo, ma ovviamente nelle sue condizioni non poteva che
starsene a guardare. Passava interi pomeriggi davanti alla
televisione a guardarsi le registrazioni delle partite e io spesso
gli facevo compagnia. La sua squadra preferita era la Karasuno,
infatti proprio a questo liceo si è iscritto l'anno che poi
se n'è
andato, anche se non avrebbe mai giocato. Gli piaceva il soprannome
"i corvi", perché gli piaceva che loro potessero volare,
infatti il momento che preferiva era proprio quando saltavano a rete.
"Sarebbe bello poter volare come loro" ripeteva sempre e
io, nel mio folle amore per lui e la mia ingenuità di
bambina, gli
avevo promesso che un giorno sarei riuscita a volare per lui. Tutte
le volte che lo ripetevo i suoi occhi brillavano, per questo ho
cominciato a giocare già alle elementari. Dimostrai subito
di essere
agile e veloce e lui adorava guardarmi mentre mi allenavo. "Vedrai,
Shoji! Diventerò un corvo! E volerò!", dicevo e
lui
sghignazzando un giorno mi disse: "Più che un corvo, sembri
un
colibrì"» e si voltò a guardare i
ragazzi che l'ascoltavano,
allargando il viso in un sorriso divertito. Ma nessuno di loro
trovò
la forza di ricambiare, benchè lei avesse cercato di
metterla giù
come fosse una battuta. Guardando quei volti il sorriso di Chiyo si
affievolì, trasformandosi in uno amaro. Abbassò
gli occhi, incapace
di sostenere lo sguardo e aggiunse infine, con un filo di voce:
«"Ehy, Chiyo-chan... Secondo te, com'è il mondo da
lassù?"»
recitò, prima di voltare gli occhi alla rete al suo fianco,
alzando
lo sguardo, puntandolo sopra il nastro. «È una
domanda a cui ancora
non sono riuscita a trovare risposta» ammise.
Kuroo, in un flash,
la rivide luminosa nel viso mentre gli chiedeva, il giorno del loro
primo incontro, "Ehy, com'è il mondo da lassù?".
Uno
strano nodo gli chiuse la gola. Tutto improvvisamente aveva assunto
consistenza, ma non era una forma che gli piaceva tanto. La sua
passione per le cose alte, per lo stare sulle spalle delle persone,
non era solo la folle richiesta di una ragazzina sfacciata. Il suo
voler far parte della squadra maschile, la sua folle ammirazione per
tutti i ragazzi, in maniera particolare per Asahi, Tanaka e Hinata, e
l'ardente desiderio di prendervi parte dimostrando che ne era degna.
Tutto era chiaro, ora.
Era
l'estenuante ricerca di una vitale risposta che non riusciva ancora a
trovare.
«E
perché no?» chiese ingenuamente Bokuto. Il braccio
di Kuroo scattò
quasi senza che lui se ne accorgesse e piantò un potente
colpo
dietro la nuca dell'amico. Come poteva essere così stupido?
Chiyo
si voltò a guardarlo con il sorriso più luminoso
che aveva e
rispose con semplicità: «Perché sono
piccola.»
Non
riusciva ad arrivarci, non c'era mai riuscita e questo l'aveva fatta
soffrire a lungo. Si era iscritta al club di pallavolo col desiderio
di poter volare oltre la rete e raccontare a suo fratello com'era il
mondo visto da là sopra, donargli quella gioia, ma lui era
morto e
lei non era mai riuscita a rivelarglielo.
Ora,
lo scattò furioso di Tanaka di fronte alla provocazione di
Tsukishima aveva la loro piena comprensione.
Un
lamento lagnoso fece spostare lo sguardo di Kuroo e Bokuto da Chiyo
verso Nishinoya, ora affiancato da Asahi. Entrambi avevano il volto
marmoreo, sforzato in un'espressione seria che non riuscivano a
mantenere, e piagnucolavano. Tanaka, anche lui col viso ricoperto di
lacrime, si avvicinò a Chiyo e posandole una mano dietro la
nuca se
la tirò al petto, abbracciandola e schiacciandola contro di
sè.
Chiyo cominciò a dimenarsi come un anguilla, cercando di
spingerlo
via, inutilmente.
«Non
trattenerti, Chiyo-chan. Piangi pure, c'è il tuo Senpai con
te»
diceva lui ostentando grandiosità.
«Mollami!
Tanaka-san! Mi soffochi!» lamentava lei, col suo solito tono
da
ragazzina, senza riuscire. La presa di Tanaka era salda, nonostante
il suo divincolarsi irrefrenato.
«Hai
un odore terribile! Basta! Lasciami!» continuò
lei, fintanto che
non riuscì a sgusciare via. Prese due paia di boccate
d'aria,
fulminando Tanaka, poi spostò lo sguardo, intravedendo
Tsukishima
poco lontano da loro. Non era in palestra quando lei era arrivata,
ma ora era tornato, forse per raccogliere le sue cose. Chiyo corse
nella sua direzione, sotto lo sguardo allarmato dei presenti.
«Che
intenzioni ha?» chiese allarmato Asahi
«Vuole
picchiarlo ancora?» gli fece eco Nishinoya.
«Forza
piccoletta! Di destro! Vai di destro!» le urlò
dietro Bokuto
esaltato, beccandosi ancora un'occhiataccia da Kuroo, al suo fianco.
Daichi
le corse dietro, pronto a intervenire per fermarla nel caso fosse di
nuovo partita, ma rimasero tutti di stucco quando la videro
inchinarsi.
«Scusa»
disse lei, attirando l'attenzione del biondo. «È
stata colpa mia,
non dovevo attaccarti in quel modo, oggi.»
Tsukishima
rimase a guardarla qualche istante, senza muovere un muscolo, sempre
con quell'aria di superiorità, ma non sembrò
voler infierire
ancora.
«Dovresti
superare i tuoi blocchi» le disse semplicemente, prima di
voltarsi
per andarsene. Chiyo si sollevò, fulminandolo, e
gridò: «Senti da
che razza di pulpito!» con un colpo secco allungò
la mano al suo
fianco, rubando una palla dalle mani di Daichi, e la lanciò
contro
Tsukishima con tutta la forza che aveva colpendolo sulla nuca.
Tsukishima si fermò, irritato.
«Io
non ti capisco! Tutto ciò che sa fare Hinata è
saltare, e tu non
solo sai saltare ma hai l'altezza, sei freddo e calcolatore, sei
intelligente e capace. Perché diavolo non ci provi nemmeno a
sfruttarle queste qualità? Scappi terrorizzato da un
fantasma!»
«Perché
ti infervori tanto?» chiese Tsukishima, improvvisamente serio.
«Perché
tu puoi vedere com'è il mondo da lassù ma sembra
non fregartene
niente e questo mi fa incazzare!» gridò Chiyo
finalmente
lasciandosi andare al bisogno di sfogarsi e lasciando cadere la prima
lacrima. Prima, ma unica. «Come puoi essere così
egoista?»
Tsukishima
si voltò completamente verso di lei, piantandole gli occhi
in viso,
corrucciato, la mascella serrata.
«È
solo un club» disse in un sibilo, dopo una breve riflessione.
«A
che cosa ti servirà? Ti sei perfino fatta quasi spezzare le
braccia.
Perché vi impegnate tutti così tanto?
Servirà a qualcosa scrivere
sul curriculum "mi sono impegnato tanto nel club di
pallavolo"?»
Chiyo
l'osservò a lungo, corrucciata, ma non più
arrabbiata. Lo stava
esaminando, stava captando le sue sottili e implicite richieste. Non
era una provocazione: lui davvero non capiva il perché di
tanta
passione.
Chiyo
con voce greve, chiese poi: «Qual è stato il
momento più bello
della tua vita? Il momento in cui hai provato più gioia.
Riesci a
ricordarlo?»
Gli
occhi di Tsukishima si spalancarono appena nell'istante in cui lo
rivide, vivido, uno dei momenti più belli della sua vita.
Una delle
partite di suo fratello, alle medie, quando un suo strabiliante
attacco aveva portato la squadra alla vittoria.
Si
stupì del fatto che gli era venuto a mente proprio un
ricordo così
banale e poco importante.
«È
qualcosa che scriverai nel tuo curriculum?» chiese ancora
Chiyo.
E
ancora Tsukishima titubò, pensieroso. Aveva maledettamente
ragione e
la cosa lo irritava.
«Se
tu giocassi veramente per gioia, la mia frase di oggi non avrebbe
destato nessun tipo di reazione» le disse, inarcando appena
le
sopracciglia. Come poteva parlare di felicità, proprio lei
che più
di tutti viveva quel profondo disagio con se stessa?
Chiyo
sorrise improvvisamente: «Hai ragione!»
ridacchiò, come divertita.
«Avere dei limiti fa proprio schifo» e
continuò a ridere, come se
la cosa non avesse poi tutta questa importanza. Almeno, non in
confronto a quanto detto prima.
«Bokuto-san...»
si voltò improvvisamente. «Che numero hai detto
che sei nella
classifica dei migliori assi del paese?»
«Top
Five, piccoletta!» sghignazzò lui, allargando il
petto e
cominciando a brillare di luce propria. Era qualcosa di cui andava
estremamente orgoglioso.
Chiyo
alzò le spalle e volse uno sguardo di traverso a Tsukishima:
«Non è
nemmeno tra i primi tre» lo denigrò, smontando
completamente l'aura
brillante che Bokuto aveva tirato su. Kuroo sforzò il viso
nel
tentativo di trattenere una risata: era esilarante vedere l'ego di
Bokuto smontato in quel modo.
«C'era
bisogno di ricordarlo?!» gridò il diretto
interessato, infastidito.
«Proprio
uno sfigato» continuò lei, portandosi una mano
alle labbra come se
avesse voluto farlo sentire solo a Tsukishima.
Bokuto
ne rimase pietrificato. Sentirsi dare dello sfigato da quella che
aveva creduto essere la sua fan numero uno fino a poco prima era
qualcosa che distruggeva dentro. La sua aura brillante e luminosa
lasciò posto a una cupa depressione.
«Beh,
è pur sempre nella top five, non è
così mal...» cominciò
Tsukishima, interrompendosi poco prima della fine, capendo
ciò che
Chiyo stava cercando di dirgli.
Tutti
avevano dei limiti, c'era sempre qualcuno migliore e qualcuno
peggiore, ma alla fine lo stare dove si è, il fare quello
che si
poteva, il lottare con tutte le forze per cercare di arrivare
oltre... non era poi così male.
Qualsiasi
cosa poteva essere bella e dare gioia, anche la mediocrità,
se
affrontata a testa alta.
«Io
sono un colibrì che vola rasoterra»
mormorò Chiyo, sorridendo.
«Non è il massimo, ma alla fine... non
è così male, no?» lo
guardò allargando il sorriso, illuminandosi come sempre
faceva.
Tsukishima
l'osservò qualche istante, poi distolse lo sguardo per
orgoglio.
Sentiva che aveva ragione, gli aveva dato una bella lezione, ma certo
non l'avrebbe ammesso con tale facilità.
«Su,
su! Tsukki-san!» disse ancora lei, alzando il tono della voce
e
tornando a essere gioviale. Gli diede un'amichevole pacca sulla
schiena, esagerando di potenza, facendogli leggermente male, ma lui
si limitò solo a fulminarla.
«Non
fa niente se fai schifo a muro» e Tsukishima le volse lo
sguardo più
incazzato che avesse nel repertorio. Voleva ricominciare? Ma lei non
sembrava stesse cercando di provocarlo e continuò,
facendogli un
occhiolino, «Ci penso io a guardarti le spalle.»
I
due si scambiarono un lungo sguardo. Non era una semplice tregua, era
una dichiarazione d'amicizia. Entrambi avevano i propri problemi, i
propri limiti, i propri blocchi. Ma lei sarebbe stata lì,
pronta, a
"guardargli le spalle".
Tsukishima,
accennando un sorriso malizioso, disse, alzando le spalle:
«Al
massimo mi guardi le scarpe, non credo che arriveresti alle
spalle.»
Chiyo
rimase ammutolita, cercando di soffocare l'istinto di prenderlo a
pugni, ma optò per la via del sorriso, ancora una volta.
«Non
sottovalutarmi, quattrocchi!» gridò prima di
saltare e aggrapparsi
al suo collo. Tsukishima cominciò ad agitarsi, nel tentativo
di non
cadere a terra e non venir soffocato da quel peso che ora gli si
dimenava addosso. Chiyo fece leva sulle braccia, nel tentativo di
alzarsi per arrivare a mettersi sulla sue spalle, ma Tsukishima si
agitava troppo e per lei era ardua riuscirci. Cercò di
piantare un
piede sul suo fianco, per farsi leva e tirarsi su, ma nella
collutazione l'unico risultato fu quello di calargli i pantaloni.
Tsukishima si affrettò ad afferrarli, rosso in volto,
tirandoli e
tenendoli su, nonostante lei ancora spingesse col piede.
«Sta'
ferma!» cercò di dirle, inutilmente.
Alla
fine, perse l'equilibrio e cadde a terra, trascinandosela dietro.
«Ahi,
che botta!» lamentò lei, sollevandosi.
«È
colpa tua, stupida!» gridò Tsukishima, alzando il
viso paonazzo per
la vergogna. Chiyo lo guardò qualche secondo, poi pian piano
si mise
a ridere, sotto lo sguardo interrogativo di Tsukishima.
«Che
hai da ridere tanto?!» chiese lui, ancora nervoso.
«Hai
gli occhiali storti e i capelli spettinati» rise lei,
portandosi una
mano alle labbra. «È la prima volta che ti vedo
così scomposto.»
Avrebbe
potuto dirle che era colpa sua, ancora una volta, ma sapeva che
sarebbe stato inutile. Lei era così... travolgente.
Sospirò
e si rialzò, cercando di sistemarsi come poteva.
«Ci
vediamo domani» disse senza aggiungere altro.
«Oh!
Ehy!» lo richiamò lei. «Non vieni ad
allenarti con me, Kuroo e
Bokuto-san stasera?»
Tsukishima
lanciò un breve sguardo dietro di sè, poi
comunicò alzando le
spalle: «Il vostro schiacciatore stasera temo sia fuori
uso.»
«Eh?»
chiese Chiyo, voltandosi verso Bokuto e vedendolo inginocchiato a
terra nella sua aura depressa.
«Accidenti!»
si ricordò lei, gattonando e correndogli vicino.
«Bokuto-san! Mi
dispiace! Non volevo dire quelle cose prima! Bokuto-senpai! Non
è
vero che sei uno sfigato!»
«No,
hai ragione. Non sono nemmeno tra i primi tre»
mormorò lui.
«Che
importanza ha, se sei lo stesso il migliore?» chiese e lei e
questo
parve rinvigorire un po' Bokuto. «Insomma! Vogliamo parlare
delle
tue parallele? Mai visto niente di più incredibile!
Micidiali!
Metterebbero in ginocchio qualsiasi squadra! Sono sicura che gli
altri non sono in grado di tanta precisione e potenza!»
Bokuto
cominciò a sghignazzare, inorgoglito.
«Tutti
vorrebbero essere forti come te, Bokuto-Senpai! Ne sono
sicura!»
«Io
non ci giurerei» intervenne Kuroo.
«Tu
sei solo invidioso!» gli gridò contro Chiyo.
«La
piccoletta ha ragione!» si rialzò Bokuto, tornato
più che in
forma. «Tu mi hai sempre invidiato!»
«Non
dirai sul serio?» inarcò il sopracciglio Kuroo,
stranito.
Bokuto
si piantò le mani ai fianchi e cominciò a ridere
a gran voce,
tornato di nuovo in sè, e Chiyo gli si affiancò
imitandolo nel
tentativo di far sentire Kuroo in minoranza.
Kuroo
li guardò in un misto tra il perplesso e il terrorizzato.
Quei due
messi insieme erano terrificanti e il fatto che Chiyo alimentasse la
fiamma, già di per sè alta, dell'ego di Bokuto
era odioso.
Distolse
improvvisamente lo sguardo da loro due, puntandolo a Tsukishima al
loro fianco.
«Sei
ancora qui?» chiese perplesso. Credeva che se ne fosse andato.
«Beh...»
Tsukishima si grattò il collo imbarazzato.
«Avevate bisogno di me,
no?»
Chiyo
si voltò verso di lui con un enorme sorriso, felice di
essere
riuscita in qualche modo a toccare l'animo di quel rompiscatole di
Tsukishima.
«Sì!
Andiamo!» gridò, lasciando Bokuto alla sua risata
egocentrica, e
prendendo Tsukishima per mano cominciò a correre verso la
palestra
tre, dove si sarebbero allenati prima di cena.
«Facciamo
vedere a quei due che significa ricevere una palla,
Tsukki-san!»
«Vedremo!
Ehy! Aspettate!» gridò Bokuto, correndo loro
dietro.
Kuroo
sospirò, alzando gli occhi al cielo e con lentezza li
seguì,
diretto alla palestra tre. Quella sera Bokuto ebbe molta meno fortuna
negli attacchi, anche se forse la causa non fu proprio la fortuna.
Per
la sua spiccata aggressività,
la
rapidità nel volo e nelle acrobazie,
per
gli stupendi colori di cui è dotato,
le
antiche civiltà americane
consideravano
il colibrì la reincarnazione
di
valorosi guerrieri caduti in battaglia.
(Il
colibrì. Il guerriero del Sole.
Ernesto
Francini)
NDA
Ehy
ehy ehy! Eccomi puntuale (ogni tanto...)
Poco
da dire su questo capitolo, bravi a chi aveva capito che Shoji era il
fratellonzo di Chiyo ^_^ Storia triste, poveretto/a. Ma come avevo
accennato anche in precedenza, Chiyo non è solo una pazza
sclerata
ma ha un mondo dentro sè e c'è un motivo dietro a
tutto. C'è un
motivo se ama stare in alto, c'è un motivo se le ha fatto
così male
la frase di Tsukki, c'è un motivo se ammira tanto i salti di
Hinata
o l'altezza di Asahi, c'è un motivo se ha voluto far parte
dei corvi
e c'è un motivo se si sforza tanto nell'essere quella "che
ride
sempre". Il motivo è Shoji...
Piccola
curiosità sul nome Shoji: significa "Secondo figlio che
vola",
infatti è il secondogenito, gli piaceva l'idea di volare...
e alla
fine è volato in cielo (a voi i feels!).
Comunque
vorrei precisare che la scoperta del significato è arrivato
dopo
aver scelto e usato il nome xD era destino!!!!
La
frase sul colibrì a fine capitolo si rifà sempre
a Chiyo/colibrì
che "reincarna" Shoji (vuole realizzare il suo desiderio di
volare), "valoroso guerriero caduto in battaglia".
E
niente, ho finito con le spiegazioni. Sto capitolo era un po' la
depressione, ma è servito a concludere il puzzle
u.u Shoji è un
grosso pilastro di Chiyo, e andava spiegato per capire bene lei.
IL
PROSSIMO CAPITOLO avrà titolo: "Se cadi, ti prendo" e
vedrà protagonista il ritorno di alcuni famigerati biscotti
che
poverini sono stati messi da parte per qualche tempo. KAGEYAMA'S
BISCUITS: REVENGE!!! XD
E
tanto per aumentare la "fame" vi lascio anche
l'anticipazione...
«Vieni
con me» le disse all'improvviso, avvicinandosi a lei e
prendendola
per mano. Chiyo non ebbe tempo di capire che stesse succedendo che si
ritrovò trascinata lungo i corridoi della Shinzen, verso
meta
ignota.
«A..asp...»
provò a balbettare, confusa, ma Kuroo si voltò a
sorriderle e si
portò un dito alle labbra, facendole segno di fare silenzio.
Si
fermarono a un angolo, poco più avanti e lui
approfittò per
spiegare sottovoce: «Se ci trovano in giro a quest'ora
saranno guai.
Cerca di fare piano.»
Kuroooooooo
che intenzioni hai?! Dove la stai trascinando in piena notte?
Mascalzone u.u
Ehehe...
VI
SALUTO!
Cià
cià.
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 15 *** Se cadi, ti prendo ***
Se
cadi, ti prendo
Quella
notte l'aria nella stanza era più stagnante e afosa del
solito. Non
uno spiffero entrava dalla finestra spalancata e il caldo dell'estate
era pressante.
Chiyo
restò ore a fissare il soffitto, sopra di sè.
Aveva così tanti
pensieri per la testa. Era felice di essere riuscita a trovare un
punto di connessione anche con quell'antipatico di Tsukishima, ma
l'aver riesumato il ricordo di Shoji in quel modo così
orribile
l'aveva scossa terribilmente.
Lei
rideva, rideva sempre, ma non era altro che una macchina che
trasformava ogni pensiero in un sorriso per riuscire a restare
integra. Lei era questo, ma ogni tanto cadeva.
Fece
scivolare lentamente la testa di lato, fino a puntarla al suo zaino,
per terra, di fianco al suo futon.
«Il
tuo compleanno cadrà proprio in quei giorni, quando sarai in
ritiro
con la tua squadra. Festeggeremo quando tornerai»
le aveva
detto Yumi, prima di porgerle una lettera. «Però
porta questa
con te. Aprila, anche se sarai da sola. Anzi... forse è la
cosa
migliore, il fatto che tu la legga quando sarai sola con la tua
squadra.»
Non
le aveva detto altro, sulla busta non c'era scritto niente, ma la
carta era leggermente rovinata e stropicciata, per lo scorrere del
tempo. Non sapeva cosa c'era dentro nè da parte di chi
fosse, ma una
voce dentro di lei pronunciava ripetutamente un nome.
Sospirando
si alzò a sedere e aprendo lo zaino estrasse la busta
sigillata. La
fissò a lungo, come se quello avesse potuto toglierle quel
peso dal
petto.
"Domani...
domani avrai qualcosa da dirmi" pensò lei, alzando di nuovo
lo
sguardo al soffitto. Sbuffò e si strofinò il
polso sulla fronte.
"Che
caldo" pensò e un'immagine si fece strada nella sua memoria:
Kuroo con la testa infilata nel frigo, intento a prendere fresco.
Sorrise, addolcita da quel ricordo che solo in quel periodo stava
riscoprendo essere uno dei più belli che conservava.
Era
stupido, eppure la faceva sorridere così tanto.
Infilò
nuovamente la lettera nello zaino e si alzò, uscendo dalla
stanza e
lasciando nuovamente sole le sue compagne. Si raccolse i capelli
sciolti, sollevandoli appena, e con l'altra mano si sventolò
dietro
al collo, cercando conforto a quell'inferno.
«E
meno male doveva essere la scuola più fresca...»
sospirò,
scendendo le scale e dirigendosi verso lo stanzino delle macchinette.
Si fermò a pochi passi dell'entrata, colta da una strana
agitazione.
"E
se fosse veramente lì?"
Sarebbe
stato imbarazzante. Però, poteva anche essere una semplice
casualità. Il fatto che lei si fosse alzata più o
meno alla stessa
ora dell'altra volta e fosse andata nello stanzino poteva essere solo
frutto di casualità, non voleva certo dire che aveva sperato
di
ritrovarlo... no?
Fece
un sospiro, cercando di calmarsi, e si trovò istintivamente
a
sistemarsi i capelli, pettinandoseli con le dita da un lato. Si
raddrizzò e infine entrò.
Lo
stanzino era vuoto e buio.
L'espressione
rallegrata che aveva avuto fino a quel momento andò
scemando,
lasciando spazio a un po' di delusione.
"Che
mi aspettavo?" si chiese, avvicinandosi al frigo. "Ma sì,
in fondo è meglio così."
Aprì
lo sportello e la bianca luce per un attimo l'accecò. Si
chinò in
avanti e avvicinò il volto all'interno, socchiudendo gli
occhi e
distendendo le labbra in un sorriso compiaciuto.
«È
piacevole davvero» disse tra sè e sè,
restando immobile lì per
qualche minuto.
Il
fresco tepore sulla pelle del viso e sulle spalle scoperte, la
cadenza ritmata del rumore del frigo che le faceva quasi da ninna
nanna. Ci si sarebbe potuta addormentare lì dentro.
«Non
ti verrà un raffreddore a startene troppo lì
dentro?» l'improvvisa
voce la strappò da quella piacevole sensazione di
semi-coscienza,
facendole perdere un battito.
Si
voltò, meccanica come un robottino, sorprendendosi ad
arrossire.
Kuroo
era lì, in piedi, le braccia conserte al petto e una spalla
poggiata
allo stipite della porta.
«M-mi
hai spaventata!» balbettò Chiyo.
«Dì
un po', ti eri addormentata in piedi?» la canzonò
lui, chinando la
testa da un lato. Chiyo sentì un moto infastidito nascerle
alla
bocca dello stomaco e salirle su per la testa. "Mi ero
dimenticata quanto fosse insopportabile" pensò,
rimproverandosi
di aver sperato di ritrovarlo.
«Eri
talmente assorta che non mi hai sentito arrivare»
ridacchiò lui. «A
che pensavi?»
«A
quanto fosse bella la pace e la solitudine!» disse lei,
cercando di
mostrarsi orgogliosa e tornando a fissare la luce bianca.
Kuroo
accennò un sorriso malizioso, poi alzò le spalle
e si voltò:
«Allora ti lascio sola.»
Chiyo
sobbalzò, voltandosi di nuovo verso di lui, e
accennò un passo
nella sua direzione. Il corpo le si era mosso senza che lei gli
avesse dato ordini. Non voleva che se ne andasse di già,
anche se...
per quale motivo?
«Sì?»
chiese Kuroo, cogliendo i suoi movimenti e sorridendo ancora,
compiaciuto.
Chiyo
avvampò e titubò qualche istante, in cerca di
qualsiasi risposta
avesse potuto tirarla fuori da quell'imbarazzante situazione.
«Beh...»
cominciò, riuscendo poi a trovare la scappatoia.
«Kageyama ha messo
i suoi biscotti troppo in alto, questa volta. Non ci arrivo. Se me li
prendi ti permetto di restare» disse incrociando le braccia
al petto
e tornando ad assumere un'espressione orgogliosa.
Kuroo
restò immobile qualche istante, con quel suo sorriso che
tanto la
faceva arrabbiare. Era come se fosse superiore a qualsiasi cosa, era
proprio insopportabile. E avere i suoi occhi così puntati
addosso
non la faceva sentire a suo agio: che aveva da guardare tanto? Era
imbarazzante.
Finalmente
lui si mosse e si avvicinò al mobile, aprendo lo stipetto in
alto e
cominciando a spostare le varie scatole.
«Che
bel micetto» disse, mentre era impegnato nella ricerca.
"Bel...
micetto?" si chiese Chiyo, non capendo.
Poi
si ricordò.
E
si impanicò.
Abbassò
gli occhi alla cannottiera del suo pigiama, dove troneggiava
l'immagine di un gattino teneramente avvinghiato a un gomitolo di
lana. Arrossì ancora di più, per quanto fosse
possibile, e
d'istinto si portò le braccia intorno al ventre, cercando di
nasconderlo.
"Porto
addosso il marchio del nemico!" si rese conto. "Il suo
simbolo!"
Se
fosse stato possibile, sarebbe esplosa dalla vergogna.
Kuroo
finalmente trovò i biscotti e scosse la scatola trionfante.
Si
avvicinò al frigo e gli si sedette davanti, permettendo a
Chiyo di
poter godere anche lei del fresco sporgendosi sopra la sua testa.
«C'è
posto anche per me?» chiese, nonostante si fosse
già accomodato.
Infilò
una mano nella scatola, estrasse un biscotto per sè e
sollevò gli
altri, porgendoli a Chiyo.
Chiyo
lo guardò con sospetto, chiedendosi cos'altro avrebbe fatto
per
metterla ancora più a disagio. Ma poi cedette alla gola e
prese
anche lei a mangiare. Sospirò e si impose di cercare la
calma e
godersi solo il momento.
Poggiò
un gomito sulla testa di Kuroo, chinandosi in avanti, e si
poggiò
con la guancia sul pugno chiuso, sporgendosi dentro al frigo in cerca
di ristoro.
«Ehy!»
brontolò lui, non entusiasta dell'idea di fargli da
appoggino.
«Che
c'è? Ti spettino?» gli chiese lei con tono quasi
annoiato e questo,
stranamente, lo zittì, facendogli solo uscire una leggera
risata
dalla gola.
Per
qualche minuto l'unico rumore che si riusciva a percepire dentro
quella stanza fu il motorino del frigo e il loro sgranocchiare,
assorti e compiaciuti da quella semplicità.
«Certo
che...» cominciò Kuroo, storpiando le parole per
il biscotto. «Ne
hai di forza in quelle braccia, a vederti non si direbbe. Hai steso
Tsukki con un solo colpo, oggi. Hai guadagnato tutta la stima di
Bokuto, con quello, lo sai? Aspettati una dichiarazione tra non
molto.»
«Che?»
sussultò lei, allarmata.
«Anche
se trovo sospetto che quel Tanaka non si sia già fatto
avanti. Quel
ragazzo ti adora.»
«Tanaka
mi vuole bene come vorrebbe bene a sua sorella!» si
affrettò a
rispondere lei. «Non c'è niente di strano tra
noi!»
«Ah
no?» domandò lui, alzando lo sguardo.
«Allora Bokuto è fortunato,
nel caso volesse farsi avanti» sghignazzò.
«A meno che non ci sia
qualcun'altro. Insomma... salti al collo di chiunque ti si pari
davanti, faresti cadere innamorato chiunque. Chissà, magari
anche
Tsukki oggi quando l'hai preso per mano ha sentito la famosa
scintilla.»
«Che?!»
stridulò lei ancora più nel panico.
«No! Io... è solo il mio modo
di fare!Lo sanno, insomma! Nessuno penserebbe che...» si
agitò e
non riuscì più a mettere in fila un discorso
compiuto.
«Vuoi
dirmi che davvero non c'è nessuno che ti gironzola
attorno?» chiese
lui, mostrandosi sorpreso. «A parte Yamamoto, che ormai ti
sogna
tutte le notti. Ma sogna anche le altre tue due amiche, le due
manager, quindi non conta.»
«No,
non c'è nessuno! » ringhiò lei, ormai
al limite e non sapendo come
uscire da quell'imbarazzante discorso.
Kuroo
ridacchiò, tornando a fissare la scatola che aveva in mano.
Infilò
la mano, prendendo un altro biscotto, e tornò a
sgranocchiare.
"Che
razza di situazione" pensò lei, rossa in volto.
Perché si
ostinava a metterla così in imbarazzo? Era proprio odioso.
Kuroo
alzò la scatola sopra la sua testa, sventolandola e facendo
risuonare i biscotti all'interno, in un chiaro richiamo. Chiyo si
riavvicinò e tentò di infilarci una mano dentro,
ma lui la tirò
indietro ed alzò la testa, guardandola sopra di
sè e sorridendole.
«Basta
una scatola di biscotti per attirare la tua attenzione, proprio come
un bravo cagnolino.»
Chiyo
si irrigidì, colta da un altro moto di nervosismo. Dio solo
sapeva
quanto desiderava prenderlo a pugni in quel momento.
«Hachiko-chan»
concluse poi Kuroo.
«Chiyo-chan»
disse lei, con tono di riprovero.
«Hachiko-chan.»
«Chiyo-chan!»
Kuroo
rimase in silenzio qualche secondo, pensieroso, poi disse:
«Hachiko-chan.»
Per
poco Chiyo non cominciò a tirarlo per i capelli.
Insopportabile!
Non
contento, lui allargò il sorriso, prese un biscotto dalla
scatola e
glielo avvicinò alle labbra, dicendole: «Tieni, i
bravi cagnolini
meritano un premio.»
Chiyo,
continuando a fulminarlo dalla sua posizione sopraelevata,
aprì la
bocca e afferrò il biscotto con rabbia, coinvolgendo
deliberatamente
nel morso anche il suo dito. Kuroo sussultò, tirando
indietro la
mano e la sventolò davanti agli occhi, dolorante, mentre
Chiyo si
allontanava da lui di un passo. Incrociò le braccia al
petto,
orgogliosa, e lo guardò dall'alto al basso.
«Bau» disse,
storpiando la parola per il biscotto che stava masticando, e
silenziosa si allontanò, intenzionata a tornarsene a letto.
«Aspetta!»
la richiamò Kuroo, alzandosi frettolosamente. Chiuse il
frigo e
lasciò la scatola dei biscotti sul mobile, correndole
dietro.
«Scusami» disse, assumendo un'espressione
rammaricata. «Non volevo
offenderti.»
Chiyo
lo guardò qualche secondo. L'espressione arrabbiata sul suo
viso non
c'era già più, ed era tornata la solita candida e
innocente Chiyo.
E proprio con quel candore, disse: «Non mi hai
offesa.»
Lo
sguardo di Kuroo raggiunse il suo viso appena in tempo per vederla
sorridere deliziosamente. «Chiyo-chan il cagnolino mi piace,
te l'ho
detto.»
E
anche lui si scoprì a sorridere intenerito: il modo di fare
di
quella ragazza, quasi da bambina, era in grado farlo impazzire un
attimo prima e morire di dolcezza l'attimo dopo. Scombinava,
frastornava, spaventava anche, ma poi metteva di buon umore e faceva
ridere e sorridere, e venir voglia di stringerla come un pupazzetto.
Tutto quello era assolutamente adorabile.
«Vieni
con me» le disse all'improvviso, avvicinandosi a lei e
prendendola
per mano. Chiyo non ebbe tempo di capire che stesse succedendo che si
trovò trascinata lungo i corridoi della Shinzen, verso meta
ignota.
«A..asp...»
provò a balbettare, confusa, ma lui si voltò a
sorriderle e si
portò un dito alle labbra, facendole segno di fare silenzio.
Si
fermarono a un angolo, poco più avanti, e lui
approfittò per
spiegare sottovoce: «Se ci trovano in giro a quest'ora
saranno guai.
Cerca di fare piano.»
Chiyo
annuì semplicemente, nonostante in testa le esplodessero
mille punti
interrogativi, ma non riuscì a formulare parola.
Abbassò
gli occhi a guardare la sua mano, ben stretta in quella di Kuroo, ora
intento a guardare oltre l'angolo per accertarsi che i corridoi fossero
liberi, e si sentì infuocare le guance. Ma non
scappò, ne
si agitò come sempre faceva. Restò lì,
a sorridere timidamente,
senza neanche più chiedersi quali fossero le sue intenzioni.
Era
bello così.
Kuroo
riprese a correre, guidandola, fino a quando non si fermò
vicino a
una finestra semi aperta. Solo allora lasciò la sua mano,
per poter
usare la propria per aprire del tutto il vetro. Poi, alzando una
gamba, la scavalcò e uscì fuori, lasciandosi
cadere giù. Erano al
piano terra, anche se la scuola era leggermente rialzata rispetto al
livello del terreno, e per lui non era stato difficile uscire.
Chiyo
si avvicinò e lo guardò, pochi centimetri
più in basso della
finestra da cui era affacciata. Sul suo viso si leggeva lo stupore e
il panico: che intenzioni aveva? Se i Sensei li avessero scoperti
sarebbe stata la rovina per loro!
Kuroo
alzò le braccia verso di lei e le disse: «Non
è molto alto, sta'
tranquilla, ti prendo io.»
«Ma...
stiamo uscendo dalla scuola? Sei impazzito?»
riuscì finalmente a
chiedergli. La sua mente andò inevitabilmente al volto
furioso di
Ukai. Lui la detestava già abbastanza, senza quel genere di
bravate.
«Sbrigati
e fai silenzio, vedrai che non lo scoprirà nessuno.
Fidati.»
E
stranamente, lei si fidava.
Si
guardò attorno, cercando anche solo un'ombra che avesse
potuto
vederla e scoprirla. Era una ragazza rumorosa, un po' ingenua, a
volte pasticciona e dispettosa, ma non una teppista che trasgredisce
le regole. Quello, ancora, mancava nel suo repertorio... fino a quel
momento.
Ma,
stranamente, si fidava e desiderava veramente seguirlo, ovunque lui
avesse voluto portarla. Sospirò e si decise, mettendosi
cavalcioni
sulla finestra e sporgendosi fuori. Non appena si lasciò
andare giù,
Kuroo l'afferrò sotto le braccia e attutì la sua
caduta,
poggiandola a terra delicatamente.
«Vieni»
le disse poi, riprendendola per mano e tornando a correre.
Uscirono
da un cespuglio su una strada deserta, data l'ora tarda. Kuroo si
guardò attorno, poi l'attraversò e
andò dall'altro lato, tornando
a correre. Al primo incrocio, svoltò a sinistra, lasciandosi
la
scuola alle spalle e arrivando in un parco con delle giostre per
bambini. Uno scivolo, delle altalene, dei dondoli, tubi su cui
arrampicarsi, casette e quant'altro.
"Sono
uscita dalla scuola di nascosto e attraversato la strada, tutto in
pigiama, solo per... venire al parco?" si chiese lei,
cominciando ad avere dei dubbi. «Hai intenzione di portarmi
in un
posto isolato e violentarmi?» chiese, alzando un
sopracciglio. Kuroo
sussultò, arrossendo, e per la prima volta quello colto da
panico e
imbarazzo fu proprio lui.
«Ma
che ti viene in mente?!» chiese, agitandosi.
«E
io che ne so» alzò le spalle lei. «Non
mi hai voluto dire niente e
mi hai trascinata per strada. Cosa dovrebbe pensare una persona,
scusa?»
Lui
continuò a fissarla qualche istante, non sapendo bene cosa
dire,
immerso nella vergogna, poi cercò di ricomporsi schiarendosi
la gola
e indicò qualcosa alla sua destra.
«L'altalena?»
chiese lei, alzando un sopracciglio. «Vuoi fare un giro
sull'altalena?»
«Non
dicevi di voler volare?» chiese lui improvvisamente serio.
Chiyo
si irrigidì, sbarrando gli occhi. Voleva farla volare,
voleva darle
quello che lei aveva sempre desiderato e che mai era riuscita ad
ottenere, aggirando il problema che per anni l'aveva fatta soffrire.
Era una soluzione stupida, eppure nella sua semplicità,
così
efficace. E dolce.
Kuroo
fece un passo verso la giostra, provando ancora a condurla per mano,
ma lei la ritrasse, facendola scivolare via dalla sua presa, e fece
un passo indietro.
Una
strana paura l'aveva attanagliata.
"Sarebbe
bello poter volare."
Ora
era così vicino, così consistente, dopo aver
lottato per anni per
riuscire a passare oltre. Non sapeva cosa provava esattamente,
sentiva solo il cuore impazzito in petto e le gambe che desideravano
correre di nuovo al dormitorio, nella sua stanza, chiudersi in un
angolo e stringere al petto quella lettera che avrebbe aperto
l'indomani.
"Com'è
il mondo da lassù?" si ritrovò a chiedersi,
fissando
l'altalena, ma non ebbe il coraggio di avvicinarsi. Era terrificante
pensare che avrebbe potuto abbattere anni di dolore e rammarico
così
facilmente e così improvvisamente.
Certo,
non che non fosse mai salita su un'altalena, ma non l'aveva mai fatto
con quella chiara intenzione.
«Sta'
tranquilla» la voce di Kuroo risuonò troppo vicino
al suo volto e
quasi la fece spaventare. Arretrò appena, fissandolo con gli
occhi
terrorizzati.
Lui
sorrise, sicuro e dolce, e aggiunse: «Se cadi, ti
prendo.»
Ancora
una volta si sentì disarmata di fronte a quel suo modo di
fare dolce
e deciso allo stesso tempo. In genere era lei che scompigliava la
vita a chi aveva intorno, che creava il caos e turbava gli animi, ma
quando aveva Kuroo accanto accadeva il contrario. Lui riusciva sempre
ad avere il comando della situazione.
Le
afferrò nuovamente la mano, stringendola dolcemente, e
cercò di
nuovo di tirarla verso la giostra.
Chiyo
lo seguì, non più bloccata, lasciandosi guidare,
aggrappandosi solo
al sentimento di fiducia che l'aveva spinta fin lì e che
ancora la
spingeva avanti.
Si
sedette sull'altalena e Kuroo le restò davanti, continuando
a
sorriderle, cercando di infonderle fiducia e tranquillità.
Poi
cominciò a spingerla, facendola arrivare sempre
più in alto.
Chiyo
rimase per un po' rigida, insicura, e continuò a fissare il
ragazzo
davanti a sè che accoglieva la sua altalena tutte le volte
che gli
arrivava davanti a la rispingeva indietro.
Il
cuore in petto le batteva con la stessa potenza delle alì
del
colibrì.
«Ehy
Chiyo-chan...» disse lui, una volta che lei ebbe acquistato
velocità
e che poteva arrivare perfino sopra la sua testa. «Allora,
com'è il
mondo da lassù?»
La
domanda la colpì con la stessa potenza di un proiettile e il
cuore
sembrò cessare di battere nell'istante in cui lei decise di
abbandonare il contatto visivo con Kuroo e di guardare davanti a
sè.
La terra si allontanò dai suoi piedi, mentre il cielo
sembrava
avvicinarsi e per un istante ebbe la sensazione di volare.
Il
vuoto le chiuse lo stomaco, mentre lei tornava giù, ma non
smise di
guardare il cielo sopra la sua testa e il mondo davanti ai suoi
occhi.
Riprese
velocità e tornò su, superando il sorriso di
Kuroo e tornando a
puntare gli occhi sopra la sua testa. Non c'era altro che il parco,
con le sue giostre, la terra pestata, la strada deserta poco lontano
e le case davanti a sè. Eppure... era tutto così
diverso da lassù.
Una
lacrima le scivolò via dagli occhi, volando dalla sua
guancia.
"Ehy,
Chiyo-chan... secondo te, com'è il mondo da
lassù?"
Ora
avrebbe potuto dirglielo.
Se
solo...
Un
singhiozzo la scosse, debole e nascosto, come il suo dolore in tutti
quegli anni. Flebile e che subito era sparito, soppresso dalla forza
di non mostrarsi debole. Lei non doveva essere piccola e debole,
doveva mostrarsi forte, solo così avrebbe potuto continuare
a
volare.
Chiuse
gli occhi, colta da uno strano senso di vertigine e improvvisamente
si sentì instabile. Si agitò sul sedile
dell'altalena, colta da un
momento di panico e puntò gli occhi a terra, ora
così lontana.
Fu
fatale.
Si
sbilanciò e cadde in avanti, proprio quando si trovava nel
punto più
alto del suo volo. Kuroo, sotto di lei, sbarrò gli occhi ma
prontamente allargò le braccia e fece un passo in avanti,
per
posizionarsi con precisione. L'afferrò, ma l'impatto lo fece
sbilanciare indietro e cadere di schiena a terra.
Chiyo
ci mise qualche secondo per riuscire a riprendersi e tornò
pienamente in sè solo quando sentì Kuroo, sotto
di lei, scoppiare a
ridere come un matto.
«Sei
caduta sul serio! Non ci credo!» riuscì a dire il
ragazzo tra le
risate.
Chiyo
gli piantò le mani al petto e si sollevò,
puntandogli gli occhi
corrucciati in viso. «Mi spingevi troppo forte!»
ringhiò, ferita
nell'orgoglio. Non era vero, la colpa era stata sua, che aveva avuto
quel senso di vertigine e di paura che l'avevano spinta in avanti, ma
non riusciva a sopportare di vederlo tanto divertito dalle sue
disgrazie.
«Beh,
comunque...» disse lui, cercando di smettere di ridere e
sorridendole affabile. «Ti ho presa! Hai visto?»
E
Chiyo rimase ancora frastornata dalla sua incredibile dolcezza,
arrosendo lievemente e sentendo una leggera sensazione di calore
partirle dalla bocca dello stomaco. A volte era proprio carino.
«Ehy,
piccoletta...» la riportò di nuovo in
sè, Kuroo, che ora la
guardava con un sorriso malizioso e un sopracciglio inarcato.
«Però
se non ti togli di dosso la cosa potrebbe anche cominciare a
piacermi.»
Chiyo
spalancò gli occhi, sentendosi morire dalla vergogna, e il
viso per
poco non le prese fuoco. Piantò un sonoro ceffone sulla sua
guancia
e si alzò, indignata.
«Pervertito!»
ringhiò, allontanandosi di un paio di passi a braccia
conserte. Ma
poi tornò ad ammorbidirsi e un sorriso le distese il volto.
«Grazie,
Kuroo.»
NDA.
Ehy
ehy ehy! Eccomi puntualissima come (quasi) sempre xD
Sono
tornati in scena i biscotti di Kageyama!!!! Ahahahahha e hanno avuto
ruolo decisivo u.u senza di loro Chiyo non avrebbe avuto una scusa
per trattenere Kuroo e chissà che non se ne fosse andato
davvero.
Poi chi l'avrebbe portata sull'altalena?
Quindi
onore ai Kage-biscotti!
Allora...
vi è piaciuto questo nuovo incontro notturno?
Quanto
può essere carino e dolce Kuroo-kun quando vuole? *-*
Ed
ecco i primi doki doki da parte di entrambi! I primi sguardi, i primi
rossori e non dimentichiamoci della manina stretta mentre corrono
nei corridoi. Fa molto Piccoli problemi di cuore XD
Però
son dolci *-*
E
niente... la smetto qui! Spero che mi facciate sapere che ne pensate,
io aprofitto per ringraziare Frinet della recensione (scusa se non ti
ho ancora risposto >.< ma ormai penso mi conosci xD) e ci
vediamo al prossimo capitolo nel quale a quanto pare ci sarà
un
certo compleanno :P e si intitolerà "Vola alto, sempre"
....e
non dimentichiamoci della lettera! u.u
Ok,
ho detto abbastanza.
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 16 *** Vola alto, sempre ***
Vola
alto, sempre
La
mattina dopo Chiyo si alzò col sorriso stampato in viso. Si
vestì
rapidamente, afferrò la sua lettera, se la cacciò
in tasca e corse
fuori. Saltò giù dalle scale e
attraversò la zona destinata ai
dormitori dei ragazzi, correndo verso la mensa.
Aveva
una gran fame.
Una
delle porte si spalancò improvvisamente e ne uscì
dal testa, ancora
spettinata, di Ukai.
«Chiyo-chan
non correre!» la sgridò. Lei non si
fermò, ma si voltò e gli
sorrise allegra, gridando: «Buongiorno Sensei!»
Anche
Takeda si affacciò dalla stanza, guardando la ragazza
scappare via.
«È
di buon umore stamattina»
«Anche
più del solito. Mi chiedo come faccia a essere
così pimpante con
questo caldo» sbuffò Ukai, rientrando.
«Spero non combini più
disastri del solito.»
Chiyo
spalancò le porte della mensa e corse al tavolo dei suoi
compagni,
urlando un allegro: «Buongiorno!»
Ma
nessuno di loro rispose.
Erano
tutti raggruppati intorno a Daichi, mormorando tra loro e lanciandole
strane occhiate. Ogni tanto qualcuno sghignazzava.
"Che
gli prende?" si chiese Chiyo, chinando la testa da un lato. Per
un attimo la colse il terrore di essere stata scoperta la sera prima,
in fuga mano nella mano con Kuroo.
Poi
finalmente Daichi diede il consenso, annuendo, e il gruppo si
allargò, srotolando un piccolo striscione dove sopra c'era
scritto a
caratteri cubitali: "Buon Compleanno", circondato da
disegni di corvi.
«Buon
compleanno!» gridarono in coro, entusiasti. Yachi,
accompagnata da
Kaori e Yukie, comparvero dietro di lei, suonando una trombetta.
«Siediti!
Ti portiamo la colazione!» le dissero, spingendola al tavolo.
Chiyo
si guardò attorno confusa ma felice. Non si sarebbe mai
aspettata
una sorpresa simile, soprattutto perché non ricordava di
aver mai
detto loro che quel giorno sarebbe stato il suo compleanno.
Ma
poi, riflettendoci, capì. Sui moduli consegnati a Shimizu,
che poi
avrebbe consegnato ai rispettivi insegnanti, aveva indicato la sua
data di nascita. Probabilmente era stata lei a spargere la voce.
«Ehy
ehy ehy!» la potente voce di Bokuto si fece sentire per tutta
la
mensa. «È il tuo compleanno, piccoletta?»
Chiyo
gli sorrise e annuì, allegra.
«E
quanti anni fai? Dieci?» chiese Lev, affrettandosi a
raggiungerli.
Chiyo
lo fulminò e ringhiò: «È
così che ti rivolgi a una Senpai,
moccioso?»
Bokuto
scoppiò a ridere nel sentirla parlare così,
mentre il povero
malcapitato restò letteralmente di sasso di fronte a
quell'aggressività.
«Tranquillo»
Kuroo colpì il suo compagno con una pacca sulla schiena.
«È
addestrata. Abbaia ma non morde»
Chiyo
gli lanciò un'occhiataccia talmente intensa che gli fece
venire i
brividi lungo la schiena e sibilò: «Ne sei
sicuro?»
D'istinto
Kuroo si guardò il dito che la sera prima lei aveva
azzannato
insieme al biscotto e ridacchiando alzò le spalle.
Kaori
e Yukie portarono un vassoio a Chiyo con la colazione e le si
sedettero accanto, sorridenti.
«Insomma!»
brontolarono poi, verso i ragazzi. «Almeno oggi lasciatela in
pace!»
Poi
tornarono ad accostarsi alla ragazza, ammiccando, e sussurrarono:
«Allora Chiyo-chan... ti aspetti qualche regalo particolare
per
oggi?» cominciò Kaori, sghignazzante.
«Una
dichiarazione, per esempio.»
"Hai
guadagnato tutta la stima di Bokuto, con quello, lo sai? Aspettati
una dichiarazione tra non molto." recitò
improvvisamente la
voce di Kuroo nella sua testa. Chiyo divenne paonazza, mentre la
colazione le andava di traverso, e cominciò ad agitarsi,
colpendosi
il petto impanicata.
«Si
sta strozzando!» gridarono le due, agitate e si affrettarono
a
versarle dell'acqua che lei buttò giù tutta d'un
sorso.
«Lasciatela
in pace!» stridulò Miyanoshita, la manager
dell'Ubugawa, rivolta
alle due.
Chiyo
riuscì a finire la sua colazione senza troppi pericoli e
raggiunse
rapidamente la palestra, insieme al resto della squadra.
«Si
gioca? Contro chi si gioca? Posso giocare? Eh? Ukai-san? Che facciamo
oggi?Chi è la prima?» chiese Chiyo in una raffica
di parole, mentre
saltellava da tutte le parte.
«È
iperattiva!» osservò Takeda, inquieto.
«Ma
che gli avete dato a colazione?» chiese Ukai, rivolto alle
due
manager, che non poterono che sghignazzare. Ukai sospirò,
vinto e
affranto.
«Forse
dovrei farle giocare un paio di set, almeno si stanca un po'»
mormorò, prima di chiedere. «Chiyo-chan, come
vanno le tue
braccia?»
Chiyo
saltò verso di lui, con gli occhi che le brillavano e
esclamò:
«Magnificamente!»
«E
va bene, giocherai la prima» asserì.
«Evviva!»
esultò lei, saltando.
«Corri
a riscaldarti!» le ordinò e Chiyo partì
spedita come un treno,
beccandosi un altro urlaccio da parte di Ukai: «Vai piano o
ti farai
male!»
«Oggi
Chiyo-chan è veramente carica, hai notato!» disse
Yukie a Kaori,
riunite insieme al resto della loro squadra.
La
seconda annuì, poi disse: «Beh, è il
suo compleanno...»
«Sì,
ma... non so, ma secondo me non è solo per quello.»
«Credi
le sie accaduto qualcosa di bello?» chiese Yukie,
già trasognante.
«Chissà!
Magari è il famoso "principe azzurro"»
sghignazzò Kaori.
E
lei due cominciarono a ridacchiare tra loro, tornando all'arduo
compito di indovinare chi tra i tanti presenti (sempre se fosse tra i
presenti) fosse il prescelto.
La
giornata procedette come quelle precedenti: la Karasuno ancora non
aveva trovato il modo di incastrarsi e ognuno commetteva errori su
errori, ancora immaturi. Hinata, in particolare, e Kageyama ebbero un
piccolo battibecco dovuto al fatto che non riuscivano più a
sincronizzarsi come avrebbero voluto e questo li riempiva di
frustrazione.
Chiyo,
in cuor suo invece, era un vero uragano e per riuscire a placarla
almeno un po' Ukai fu costretto a farla giocare tre set consecutivi,
incluse le penalità per le partite perse. Solo allora, lei
cominciò
ad avere un po' di affaticamento.
E
sera arrivò anche fin troppo velocemente.
«Sono
distrutta!» sospirò lei, accasciandosi a terra.
«È
un miracolo! Temevo che oggi non te l'avrei sentito dire!»
quasi si
emozionò Ukai.
«Coach
dovresti essere felice delle mie prestazioni invece che
brontolarmi!»
lo rimbeccò.
«Ma
io sono felice, ma sono felice anche che tu abbia smesso di far
baccano.»
Chiyo
si imbronciò e più rispose.
«Avanti!
Date una ripulita e siete liberi per questa sera!» Disse
Ukai,
alzandosi, prima di allontanarsi e uscire dalla palestra, insieme a
Takeda e gli alri coach.
«Chiyo-chan!»
la chiamò Nishinoya. «Aiutaci!»
«Arrivo!»
disse lei alzandosi da terra, ma prima di raggiungerli si
piegò
sulla panchina dove aveva lasciato cadere la felpa e cercò
un
fazzoletto al suo interno.
Fu
allora che la ritrovò e se ne ricordò: la lettera
che le aveva dato
Yumi.
"Aprila,
anche se sarai sola" recitò la voce di Yumi nella
sua
testa.
La
tenne stretta tra le dita qualche secondo, poi pensierosa
uscì dalla
palestra e si andò a sedere sotto un albero, distante
dall'entrata,
all'ombra della notte.
E
infine, l'aprì.
Il
cuore prese a farle male in petto, tanto batteva.
L'aveva
immaginato, l'aveva sempre saputo, ma averlo davanti era tutta
un'altra storia.
All'interno
della busta c'era una sottile catenina, con appeso un ciondolo a
forma di colibrì ed infine una lettera.
Buon
compleanno, Chiyo-chan!
Probabilmente,
quando leggerai questa lettera io non ci sarò già
più e questo mi
rattrista molto. Voglio chiederti subito scusa se ti ho fatto
attendere, se ti ho tenuto tutto nascosto fino ad ora ma volevo che
tu potessi avere le mie parole proprio in questo giorno.
Il
giorno in cui il colibrì avrebbe spiccato il volo.
Ti
sei sempre impegnata tanto e io ero sicuro che tu prima o poi ce
l'avresti fatta, che saresti volata, mio piccolo uccellino rumoroso.
Per questo ho chiesto a Yumi di tenere nascosta questa sorpresa fino
ad allora, così che quando tu saresti arrivata
lassù avresti potuto
avere qualcosa di cui compiacerti. Desideravi tanto che io ti
vedessi, che io ti dicessi quanto mi rendesse felice vederti
rincorrere quella palla, e oggi sono qui per questo.
Oggi
è il tuo compleanno, ma il regalo più grande
l'hai fatto tu a me.
Ogni
singolo giorno della mia vita, il tuo sorriso, le tue corse, il tuo
cercare di accontentarmi, anche se spingere quella carrozzina per una
piccoletta come te era sempre troppo faticoso. Ogni cosa che hai
fatto per me, non lo dimenticherò mai, Chiyo-chan.
E
vorrei che non lo dimenticassi neanche tu.
Ti
prego di non colpevolizzarti di niente, hai sempre dato il meglio di
te e sei sempre stata al di sopra di ogni aspettativa. Tutto
ciò che
facevi era qualcosa di eccezionale, niente è andato
sbagliato, e
niente lo sarà fintanto che tu continuerai a volare.
Sei
un piccolo e instancabile colibrì e che tu poi vada a
mischiarti con
i corvi, con i gatti, con i gufi o le aquile... rimarrai il
colibrì.
Unica
nel tuo genere e perciò speciale.
Nessuno
potrà mai egualiarti e sarai una stella in mezzo a tanti
schizzi di
vernice.
Non
dimenticare mai la tua grandezza, quella che ti porti nel cuore,
perché è qualcosa che nessun altro
potrà mai avere.
Nonostante
la tua età, hai passato gran parte delle tue giornate a
prenderti
cura di me e lottare per un mio sorriso.
Non
lo dimenticherò mai.
Sarai
sempre il mio volatile preferito.
Chiyo-chan...
ora, dimmi, com'è il mondo da lassù?
Raccontalo
alle stelle e io ti ascolterò, perché
sarò là.
Chiyo-chan,
da qua la vista è mozzafiato.
Riesco
a vederti volare.
Non
smettere di sbattere le tue ali, Chiyo-chan.
Vola
alto, sempre.
Tuo
Shoji.
«Ehy
ehy ehy! Tsukki!» urlò Bokuto, mollando lo
spazzolone per pulire a
terra e correndo in direzione della Karasuno.
«Vieni
ad allenarti con noi!» lo afferrò per le spalle e
cominciò a
trascinarlo, ma poi si fermò e si guardò attorno.
«Dov'è
la piccoletta?» chiese, voltandosi verso il resto della
squadra.
«Chiyo-chan
è già andata via?» chiese Kuroo,
raggiungendoli.
Tanaka
si guardò attorno, sorpreso, prima di urlare rabbioso:
«Scappa
sempre quando c'è da sistemare!»
Ma
una flebile voce rispose al suo riprovero con un delicato:
«Sono
qua.»
Sui
ragazzi lì intorno parve cadere un enorme macigno sullo
stomaco
quando la videro e nessuno ebbe più il coraggio neanche di
pensare
di sgridarla.
Il
viso di Chiyo, allungato in uno dei suoi soliti sorrisi, era
completamente ricoperto di lacrime e le spalle ancora si scuotevano
ogni tanto in un singhiozzo. In mano stringeva un foglio di carta
stropicciato e una catenina penzolava dalle sue dita, con un piccolo
ciondolo.
«Senti,
Tanaka-san...» cominciò lei con la voce rotta dal
pianto e si
sforzò di sorridere ancora di più, nel suo
disperato tentativo di
sembrare la solita, ma storpiando il suo viso in una smorfia colma di
dolore. «Credi potrei avere di nuovo l'abbraccio di
ieri?» chiese
timidamente.
Tanaka
scattò nella sua direzione, senza farselo ripetere due
volte, e
raggiungendola rapidamente la strinse al petto con tutta la forza che
aveva. Chiyo, quella volta, non si tirò indietro ma non
appena sentì
il suo calore vicino riuscì a lasciarsi andare a un pianto
disperato
e rotto. Affondò il viso nella sua maglietta e le dita si
strinsero
su di essa, all'altezza della schiena.
Kuroo,
vicino a loro due, fece in tempo a intravedere l'ultima scritta sul
foglio che Chiyo teneva stropicciato in mano, prima che il resto
della sua squadra la circondasse.
"Vola
alto, sempre. Tuo Shoji"
Un
nodo gli chiuse la gola e provò il desiderio di stringerla
con
quanta più forza aveva. Ma lui lì non c'entrava
niente e lasciò ai
suoi compagni il compito di darle il calore di cui necessitava.
Daichi,
Asahi, Nishinoya, Sugawara, Hinata, Yamaguchi, ovviamente Tanaka,
Ennoshita, perfino Kageyama e Tsukishima, benchè si
tenessero in
disparte, si erano avvicinati quel tanto da far percepire la loro
presenza e l'avevano circondata, avvolta dal loro calore.
Le
mani poggiate sulla sua schiena, sulle spalle, o tra i capelli, tutti
raggruppati su di lei, sforzandosi di sorridere e cercare di darle
conforto.
«Scusatemi»
singhiozzò lei, schiacciando ancora più il viso
contro il petto di
Tanaka. «Scusatemi tanto»
«Non
devi, Chiyo-chan. Siamo qui per questo» le disse con dolcezza
Daichi, vicino al suo orecchio.
«Ehy!»
ringhiò Bokuto, avvolto dalla furia, avvicinandosi al gruppo
a
braccia conserte. «Dimmi chi è stato? Chi ti ha
fatto piangere,
piccoletta?» e cominciò a colpirsi la mano
sinistra col pugno
destro, mostrando tutta la sua aggressività.
Chiyo
si voltò a guardarlo e il solo vederlo in quelle condizioni
le
distese un po' il viso.
«Tsukki»
sibilò Kuroo, affiancando Bokuto con lo stesso fuoco negli
occhi.
Non che provasse veramente la stessa rabbia di Bokuto, che a quanto
pareva era sincera, ancora incapace di capire cosa succedesse
veramente. Ma aveva visto come la cosa aiutasse Chiyo e voleva
partecipare.
«Sei
stato tu?» chiese, facendo sobbalzare il biondo.
«Tsukishima!»
cominciò a gridare Bokuto. «Hai osato far piangere
la piccoletta?»
«Ma
ero qua con voi, come avrei potuto...?» cercò di
difendersi lui.
«Non
cercare di svincolare» il viso di Kuroo si allungò
in un
espressione che metteva veramente i brividi, sembrava che stesse per
ucciderlo. «Volevi trovare vendetta per il pugno, non
è così?»
E
Bokuto spalancò gli occhi, trovandosi di fronte una risposta
sconvolgente: «Hai picchiato la piccoletta?»
ringhiò furioso.
«No!
Non l'ho fatto!» sobbalzò lui, trovandosi in
quella difficile
situazione.
«Hai
commesso un errore, quattrocchi» sghignazzò Kuroo.
«La piccoletta
è sotto la nostra protezione, non lo sapevi?»
Chiyo
ebbe di nuovo quella bizzarra sensazione di calore alla bocca dello
stomaco, nel sentirlo dire così. E pian piano
riuscì ad abbandonare
quella terribile sensazione di dolore, lasciando spazio a una piccola
gioia. Era bello averli lì intorno, tutti quanti. Era bello
essere
avvolta da tutte quelle attenzioni, nonostante lei fosse
così
debole. La faceva sentire protetta, al sicuro, felice.
«Vai
Bokuto, attacca!» gridò Kuroo, puntando un dito
contro Tsukishima.
Benchè l'affermazione avrebbe potuto far incazzare chiunque,
dato il
tono autoritario, come se si fosse rivolto al proprio cane, Bokuto
non fiatò e si lanciò contro Tsukishima.
Dovettere
intervenire Daichi, Asahi, Akaashi e altri due della Fukurodani per
riuscire a impedire a Bokuto di far veramente del male a Tsukishima.
Chiyo
guardò i due come si urlavano addosso in maniera
così ridicola, per
niente virili, ma mossi solo da una profonda stupidità. E un
sorriso
le sfuggì dalle labbra.
Kuroo
lo colse, osservandola di traverso, e la cosa parve scaldargli il
cuore.
NDA.
Oggi
sono di fretta, quindi le NDA saranno brevi. Finalmente è il
compleanno di Chiyo e tra risate e lacrime, è arrivata a
fine serata
con un'ulteriore conferma: avere degli amici come loro è
qualcosa di
strepitoso. E Tanaka è un vero tesoro!
Il
prossimo capitolo ha un titolo molto carino (e per metà
[anzi, più
di metà] citazione): "Storia di un colibrì e del
gatto che le
insegnò a volare"
Ehehehe *-* lascio spazio alla vostra
fantasia e vi saluto!
Cià
cià!
Tada Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 17 *** Storia di un colibrì e del gatto che le insegnò a volare ***
Storia
di un colibrì e del gatto che le insegnò a volare
La
palestra si svuotò completamente, dopo aver finito di
sistemare.
Rimasero solo le reti, ancora alzate visto che tanto
l'ìindomani
avrebbero giocato ancora.
Tutti
i ragazzi erano pian piano andati via, chi a letto, chi a cena.
Era
estremamente tardi, eppure una sagoma restava lì, impalata a
pochi
metri dalla rete, intenta a fissarla quasi con odio. Tra le dita
stringeva una catenina sottile, con un ciondolo a forma di
colibrì.
Non l'aveva lasciato un attimo.
Vola
alto, sempre.
Lei
non sapeva volare. Ci aveva provato tante volte quando Shoji era
ancora vivo e non era mai riuscita nemmeno ad avvicinarsi a quel
nastro. Poi Shoji era morto e lei non si era più alzata
troppo,
portandola a confrontarsi con un profondo sentimento di fallimento.
Non
ci aveva più provato.
Aveva
sempre avuto paura di quella sua incapacità a cui per anni
Shoji
aveva assistito, senza trovare compiacimento.
"Volerò!
E tu lo vedrai!" era questo che si ripeteva Chiyo a ogni salto,
mentre tentava di raggiungere quella palla così alta nel
tentativo
di mandarla dall'altro lato. Voleva che Shoji la vedesse, voleva
dirgli com'era il mondo da lassù.
Ma
poi lui era morto.
E
lei non ci aveva più provato.
Ma
ora...
Il
mondo da quassù è mozzafiato. Riesco a vederti
volare.
«Bugiardo»
sibilò nell'eco della palestra, provando rabbia e rancore.
Non seppe
se era veramente verso Shoji o verso se stessa, come lo era stato per
tutti quegli anni. Sentiva solo tanta rabbia dentro.
«Bugiardo!»
tremò ancora.
Lui
non poteva vederla volare perché lei era un
colibrì che sapeva solo
correre. Non sapeva volare, come poteva vederla? La prendeva in giro?
«Bugiardo!»
gridò infine, sfogando la voce contro la rete che aveva di
fronte.
Alzò
la catenina sopra i suoi occhi, guardandola con astio. Da quella
prospettiva sembrava quasi che il colibrì, il suo ciondolo,
si
trovasse veramente sopra la rete.
Strinse
ancora di più il pugno che stringeva la catenina e
contraendo il
viso in un espressione colma di dolore e rabbia, corse rapidamente
verso la rete.
Piantò
i piedi a pochi passi da lei e chinandosi si diede lo slancio per
saltare, ma nell'istante in cui alzò gli occhi la vide: la
cima era
così lontana, così distante, così
alta, e lei era così piccola.
Faceva venire le vertigini.
Interruppe
il salto, colta da un'improvvisa paura e consapevolezza, e
usò quel
briciolo di slanciò che le era rimasto per schiacciarsi
contro la
rete, intrecciando le dita con essa.
Un
lamento rabbioso le uscì dalla gola, mentre stringeva la
corda tra
le dita e la strattava più volte, come se avesse voluto
picchiarla.
Come se fosse stata colpa sua.
Sfogò
così la sua rabbia, in lamenti e urla rivolti alla diretta
interessata, poi si calmò e ci poggiò contro la
fronte,
piagnucolante.
«Bugiardo»
mormorò ancora. «Non so volare...»
«Non
ci hai neanche provato» le disse Kuroo, sorprendendola.
Quando era
arrivato? Chiyo si voltò di scatto contro di lui, spaventata
in
viso, e si portò immediatamente una mano alla guancia
inumidita per
asciugarsi. Si era già fatta vedere abbastanza in lacrime
per quella
sera, non voleva più farlo.
Kuroo
afferrò una palla da un carrello lì vicino e la
palleggiò un po' a
terra, prima di aggiungere: «Forse sarebbe più
semplice se tu
inseguissi questa. È quello che fai sempre, no?»
Chiyo
si voltò, volgendogli le spalle e allontanandosi.
«Lasciami
in pace» gli disse semplicemente.
«Scappi
di nuovo?» le disse Kuroo. «Hai picchiato
Tsukishima per questo e
ora quella che scappa di fronte a un fantasma sei tu?»
Chiyo
si fermò, irrigidendosi.
«È
facile dire agli altri quello che devono fare, non è
così?»
continuò lui.
Chiyo
si voltò, fulminandolo come aveva fulminato Tsukishima il
pomeriggio
prima, quando l'aveva provocata con la storia dell'avere delle
"guardie del corpo".
«Da
quanto tempo non ci provi?» chiese ancora Kuroo e a lei
tornò in un
flash il pensiero che aveva rivolto a Tsukishima e che tanto l'aveva
fatta incazzare.
"Perché
non ci provi nemmeno?"
Che
fosse quello il motivo per il quale se l'era presa tanto?
Perché
neanche lei ci provava nemmeno più e odiava vedere quanto
risultasse
patetico e debole, visto da fuori.
«Ti
sei allenata molto, sei cresciuta, le gambe si sono rinforzate,
chissà che magari non saresti all'altezza di Hinata e non
riusciresti ad arrivare lassù.»
Chiyo
si voltò completamente verso di lui, osservandolo a lungo.
Non
tentava più di scappare e questo era segno che le frasi di
Kuroo
erano andate in parte a segno. Il ragazzo palleggiò ancora
un po' la
palla a terra, prima di lanciarla contro Chiyo, che
l'afferrò al
volo.
«Te
la alzo» le disse. «Insegui la palla, come sai fare
solo tu. Non
guardare la rete davanti a te.»
Chiyo
titubò ancora qualche istante, continuando a fulminarlo con
quegli
stessi occhi che tanto non sembravano i suoi. Poi si
raddrizzò,
posizionandosi meglio, si infilò la catenina in tasca e
lanciò la
palla sulla testa di Kuroo. Il ragazzo piegando le gambe l'accolse e
la rispinse alta a pochi passi da lui.
Chiyo
scattò con la potenza del colibrì, gli occhi
puntati solo sulla
palla, proprio come le aveva detto Kuroo. Già una volta i
suoi
consigli avevano avuto su di lei un grande effetto e l'avevano
aiutata molto, non vedeva come ora potesse essere diverso. Lui in
qualche modo sembrava sempre sapere cos'era giusto per lei. Non a
caso era un capitano.
Piantò
i piedi a terra e si diede la spinta verso l'alto, ma nell'istante in
cui staccò i piedi da terra la rivide: la rete davanti a
sè che si
faceva sempre più alta, insormontabile, e di nuovo un
profondo senso
di paura le chiuse la gola.
Allungò
la mano verso la palla, sopra di sè, ma non la raggiunse
nemmeno,
così come non raggiunse la cima della rete, e
riatterrò.
L'aveva
fatto.
Ci
aveva provato, di nuovo dopo tanti anni, ed era stato terribile.
Chissà
perché ci aveva sperato, ci aveva creduto, nelle parole di
Kuroo,
nelle parole di Shoji. Aveva sperato veramente, in un attimo, di
essere in grado di essere un colibrì.
Ma
non lo era.
Era
tutta una farsa.
Lei
non era un colibrì, lei non era in grado di volare, non
c'era mai
riuscita e non ci sarebbe mai riuscita. Aveva solo ingannato se
stessa fino a quel momento, nella convinzione che "volare
rasoterra fosse ugualmente fico". Che lei potesse stare lì,
in
quel campo, insieme a Daichi e la Karasuno.
Ma
non era altro che una bambina che faceva i capricci nel desiderio di
sentirsi dire che era "brava come i grandi".
Ora,
era così chiaro.
Ora,
era così doloroso.
«Te
ne alzo un'altra, quella era troppo alta» disse Kuroo,
voltandosi a
raccogliere un'altra palla dalla cesta.
«No!»
disse imperativa Chiyo, con un tono che lo sorprese. Era la prima
volta che la sentiva così decisa... così
disperata.
Si
voltò a guardarla e vide il suo volto non più
assalito dalla
rabbia, ma deturpato da un profondo dolore riemerso da
chissà
qualche soffita polverosa. Uno di quelli che resta lì, ad
alimentare
se stesso, nascosto e silenzioso, come un vulcano che poi, al primo
stimolo, esplode in tutto il suo disastro.
«Non
ci arrivo, sono troppo piccola, non lo vedi?»
gridò chiudendo gli
occhi, strigendo le palpebre con tutta la forza che aveva per impedire
di nuovo alle lacrime di sgorgare incessanti.
Non
doveva piangere.
Non
di nuovo.
Non
davanti a lui!
Lo
sentì camminare, allontanandosi dalla rete, e
pensò che si fosse
arreso e che finalmente avesse deciso di ascoltarla e lasciarla in
pace. Cominciò a sentirsi sollevata. Riusciva meglio a
sopprtare
quel dolore quando lo viveva da sola, quando non doveva mostrarlo a
qualcun altro, tradendosi.
Ma
poi sentì le sue mani afferrarle le caviglie da dietro e
spalancando
gli occhi lo vide infilare la testa tra le sue ginocchia, per poi
sollevarla, facendola sedere sulle spalle.
Chiyo
cominciò ad agitarsi e dimenarsi, sentendosi "catturare"
così alle spalle e sentendosi improvvisamente instabile.
«Sta'
ferma o ci faremo male entrambi!» la rimbeccò lui,
rimettendosi in
piedi, sorreggendola. Chiyo d'istinto gli avvolse il collo con le
braccia, aggrappandosi a lui, sentendosi ancora insicura.
Non
era pronta, l'aveva presa di sorpresa e questo l'aveva spaventata.
«Sei
stata tu a chiedermi di salire sulle mie spalle, il giorno che ci
siamo conosciuti, e ora fai tante storie?» le disse lui,
pizzicondole una caviglia per dispetto.
Chiyo
sussultò, stridulando: «Ahi!» e lo
colpì con un pugno sulla testa
per vendetta.
«Mettimi
giù!» brontolò. Le piaceva stare sulle
spalle della gente, ed era
vero, aveva desiderato salire anche sulle sue visto com'era alto, ma
continuava a non amare il fatto che lui riuscisse a padroneggiarla
con una tale facilità. Il fatto che lui continuasse a
dirigere i
giochi e a far di lei ciò che voleva.
«No»
si limitò a dire lui, alzando lo sguardo verso di lei e
sogghignando. «Non sei così pesante come
credevo.»
A
Chiyo, ancora una volta, scattò il nervoso, soprattutto
perché non
riuscì a capire se dovesse prenderlo come complimento o meno.
«Ehy»
le disse poi Kuroo, tornando ad assumere quel suo tono dolce che
tutte le volte la mandava K.O. «Alza gli occhi.»
Chiyo
capì cosa stava accadendo solo in quel momento. Se avesse
alzato gli
occhi, da lassù, sarebbe riuscito a vederlo. Sarebbe
riuscita a
vedere oltre la rete.
Deglutì,
di nuovo colta da un moto di paura, e restò con gli occhi
impiantati
su Kuroo, non trovando il coraggio di fare ciò che diceva.
Le mani,
poggiate sulle sue ginocchia si strinsero nel tentativo di sfogare
quel terribile sentimento.
Kuroo
ricambiò a lungo il suo sguardo, continuando a fissarla,
cercando
forse di darle coraggio e motivazione e fare ciò che gli
aveva
detto.
La
paura di essere ingannata di nuovo, di trovarsi di fronte quel muro
insormontabile, l'attanagliavano. L'immobilizzavano.
Fu
Kuroo, ancora una volta, a prendere in mano la situazione, allungando
una mano verso il suo viso e poggiando due dita delicate sotto al suo
mento la costrinse ad alzare la testa. Gli occhi di Chiyo si
spalancarono e lei sussultò, trovandosi di fronte solo il
mondo
aperto.
La
rete non oscurava più la sua vista, non la bloccava
più, non era
più così alta da terrorizzarla. Lei ora era
là sopra e poteva
vedere finalmente il mondo che c'era oltre.
Senza
rendersene conto, le lacrime cominciarono a scorrerle giù
dalla
guance, ma non erano più lacrime di rabbia o di dolore.
Erano
lacrime di gioia.
Lacrime
di sollievo.
Ce
l'aveva fatta.
«Non
è così alta come sembra, non è
vero?» le chiese Kuroo e la sua
voce ancora una volta la riportò coi piedi per terra.
Annuì,
strofinandosi un polso tremolante sul viso nel vano tentativo di
pulirsi.
«Avevo
ragione io...» mugolò. «Il mondo da
quassù non è poi così
diverso da laggiù» e una risata le uscì
dalla gola, rotta e
smorzata, ma pur sempre una risata. Anni a scappare da un fantasma
terrificante, che poi altro non era che un lenzuolo appeso ad
asciugare. Qualcosa di stupido, banale, che poteva affrontare con
semplicità e che non rientrava in qualcosa a cui non era
destinata.
Non era qualcosa al di fuori della sua prospettiva o della sua forza.
Non
era poi niente di speciale.
Niente
di cui aver veramente paura.
Kuroo
le sorrise, compiaciuto di essere riuscito ad ottenere ciò
che
voleva.
Chiyo
tornò a guardare davanti a sè, il mondo oltre la
rete e lentamente
si infilò una mano nella tasca, estraendo la catenina.
L'alzò sopra
i suoi occhi e guardò il colibrì volare sopra la
rete.
Poi,
sorridente, se l'agganciò al collo, lasciando cadere il
ciondolo sul
petto, vicino al cuore.
«Puoi
mettermi giù, ora?» chiese con
tranquillità.
«Non
ti piace stare lì?» la canzonò Kuroo,
ridacchiando.
«Sì,
mi piace...» e alzò di nuovo gli occhi oltre la
rete, ora brillanti
e determinati. Quegli stessi occhi che avevano fatto sentire Kuroo
per la prima volta così piccolo e intimorito, sul campo.
«Ma
vorrei che tu mi facessi qualche alzata.»
Hinata
passeggiava nel vialetto esterno alle palestre, sbadigliando,
accompagnato da Nishinoya, Yachi e Daichi. Dietro di loro, a qualche
metro di distanza, li seguivano anche Tanaka, Asahi e Kageyama. Erano
tutti di ritorno dalla mensa, a pancia piena e gli occhi pieni di
sonno, e si stavano dirigendo verso i dormitori, quando videro la
luce di una delle palestre ancora accese.
Si
chiesero se qualcuno non l'avesse dimenticata, ma poi sentirono il
rumore delle palle che cadevano al suolo e il suono dei passi di
qualcuno che correva.
«Giocano?»
Chiese Hinata.
«Ancora
a quest'ora?» si domandò Daichi.
Hinata
e Nishinoya scattarono verso l'entrata della palestra, incuriositi e
chiedendosi se fosse possibile unirsi a loro, chiunque fossero. Non
era mai troppo tardi per un po' di allenamento.
I
due sbirciarono all'interno e poi scattarono in contemporanea,
urlando ai compagni dietro: «Daichi-san! Tanaka! Chiyo sta
volando!
Presto!»
«Eh?!»
stridulò Tanaka, per poi cominciare a correre come un pazzo
verso
l'entrata. Raggiunse i suoi due compagni appena prima di Daichi, ma
appena in tempo per vedere Chiyo puntare i piedi per terra e saltare
con tutta la forza che aveva.
Gli
occhi infiammati erano dritti sulla palla e nient'altro, talmente
concentrata che neanche si era resa conto degli spettatori.
Al
suo collo scintillava una catenina, con appeso un colibrì
intento a
volare davanti al suo mento. Proprio come lei.
"Non
è così alta! Non è così
alta! Non è così alta!" Si ripetè,
stringendo i denti.
Diede
potenza al braccio e infine, schiacciò.
La
palla atterrò nell'altra metà di campo con un
tonfo poco prima che
anche lei ritoccasse terra. Gli occhi fissi sulla palla che ancora
rotolava a pochi metri di distanza e il fiato corto, dovuto al
continuo saltare di tutto quel tempo nei suoi infiniti tentativi.
Volse
poi gli occhi, sorpresi, meravigliati, ma pieni di gioia, a Kuroo, al
suo fianco. Era rimasto immobile nella sua posizione, con gli occhi
fissi sulla palla, forse anche lui colto dallo stesso sentimento di
gioia e stupore.
Solo
successivamente li spostò e incrociò quelli della
ragazza, che si
illuminarono sempre più.
«Ce
l'ho fatta» mormorò con un filo di voce, tra un
ansimo e un altro.
«Ci sono riuscita»
Kuroo
abbassò finalmente le braccia, portandosele ai fianchi e le
sorrise
con un pizzico di orgoglio negli occhi.
«Chiyo-chan!!!»
gridarono con tutto il fiato che avevano Hinata, Nishinoya e Tanaka.
Solo allora Chiyo si rese conto che loro erano lì,
all'entrata, ma
non ebbe tempo di realizzare a pieno che se li trovò
addosso. Tanaka
la prese sotto le braccia e la sollevò da terra, urlando
colmo di
entusiasmo, mentre gli altri due saltavano insieme a lei e le si
aggrappavano al collo.
Chiyo,
nonostante la confusione, scoppiò a ridere divertita e
finalmente
felice.
«Grazie!»
si chinò leggermente Daichi, raggiungendo Kuroo.
«Non sai quanto tu
abbia fatto per lei!»
«Credo
di averne un'idea» sghignazzò lui.
«Perché?
Perché l'hai voluto fare?» chiese poi Daichi, non
capendo cosa
avesse potuto spingere il capitano della Nekoma a insegnare a Chiyo a
schiacciare.
«La
gabbianella aveva bisogno di un gatto che le insegnasse a
volare»
alzò le spalle lui, inorgoglendosi.
«Sono
un colibrì!!!» ringhiò Chiyo verso di
lui. Nonostante fosse ancora
sotto assedio dai suoi compagni aveva colto la sua frase e non poteva
lasciargliela passare tanto facilmente.
«Tranquilla,
tranquilla! Lo so bene» ridacchiò Kuroo,
sventolando una mano.
«Hachiko-chan» aggiunse poi con un pizzico di
provocazione nella
voce.
«Chiyo-chan!
Chiyo-chan! Chiyo-chan!» abbaiò lei, sempre
più forte, facendolo
sghignazzare ancora di più. Adorava provocarla, tutte le
volte ci
cascava e si lasciava trascinare dai suoi sentimenti. Era divertente
come pochi.
«Quindi
adesso il posto di Libero è tutto mio!» disse
Nishinoya, sorridendo
felice e soddisfatto. «E anche tu ti contenderai la gloria
contro
Tanaka, Asahi e Hinata!»
«Mi
dispiace deluderti, Noya-san. Ma credo che il cielo non faccia per
me.» sorrise, volgendo un rapido sguardo alla rete. Aveva
desiderato
solo superarla, desiderava solo andare oltre quel muro, superare quel
senso di piccolezza e paura che l'attanagliava. Aveva desiderato
trovare la sua risposta.
Ma
lei restava comunque il colibrì che volava rasoterra.
Era
fatta così e proprio per quello era speciale.
«Preferisco
di gran lunga scivolare tra le vostre gambe e salvarvi le chiappe
quando meno ve lo aspettate!» disse cominciando a muoversi
china a
destra e sinistra, facendo una serie di "swish" con
la voce.
«E
poi...» e tornò a guardare Kuroo, affilando un po'
lo sguardo.
«Penso non ci sia niente di più eccitante che
vedere lo sguardo
deluso di un attaccante quando mi vede salvare quella che considerava
la palla della vittoria. Adoro abbattere i giganti!»
Kuroo
colse la sfida che indirettamente gli aveva mandato e ancora una
volta sorrise, colto da una strana euforia. Non si sarebbe lasciato
"abbattere" tanto facilmente da lei. Anche se ora che aveva
superato quel timore, sicuramente si era rinforzata nell'animo non
subendo più la sua condizione, ma sentendosi perfettamente
in grado
di competere e abbattere le "reti alte", e questo l'aveva
probabilmente resa più pericolosa.
Ma
a lui stava bene così.
Erano
così che sarebbero dovute andare le cose.
«Sì!!!»
gridò Nishinoya. «Fartelli di sfortuna! Contro i
giganti!»
«Potere
ai piccoli!!!» gridò Hinata, sulla scia dei primi
due. E tutti e
tre presero a saltellare e urlare, stringendosi le mani.
Il
viso di Daichi si tirò in un lieve sorriso, che tutto
sembrava
tranne che felice.
«Avete
idea di che ore sono?» sibilò con una
tranquillità che li fece
rabbrividire. «Vi sembra il caso di fare tutto questo
baccano?»
disse ancora, assumendo un'espressione sempre più furibonda.
«Che
paura!» si lasciò sfuggire Chiyo, saltando dietro
la schiena di
Tanaka e rifugiandosi lì.
«Sistema
e vai a dormire.» disse ancora e Chiyo annuì
vigorosamente,
scappando a raccogliere i primi palloni. Kuroo si
stiracchiò,
sbadigliando, e seguì poi Daichi verso l'esterno.
«Fermo!
Dove credi di andare!» gli gridò dietro Chiyo.
«Vieni ad aiutarmi!
Tu hai fatto questo macello insieme a me!»
Kuroo
si voltò a guardarla con una strana curiosità
negli occhi, come se
lei avesse appena detto qualcosa di assoluamente bizzarro.
«Tu
hai voluto proseguire fino ad ora e mettere disordine»
«Bugiardo!
Hai cominciato tu!» gli puntò furiosa il dito
contro.
«L'ho
fatto per te» alzò le spalle lui, tornando a
incamminarsi verso
l'uscita. Chiyo corse rapidamente verso di lui e l'afferrò
per la
maglietta, puntando i piedi per terra e impedendogli di procedere.
«Non
azzardarti.»
«Mamma
mia, quanto sei fastidiosa» sospirò lui.
«Ti
aiuto io, Chiyo-chan!» gridò Nishinoya, correndo a
prendere qualche
pallone.
«Anche
io!!!» gridò anche Hinata, facendo altrettanto e
cominciando a
schiacciarli nel tentativo di fare centro nella cesta.
«Dovete
mettere ordine, non giocare!» li rimbeccò Tanaka,
abbassandosi a
raccoglierne qualcuno a sua volta.
«Hai
visto? Hai i tuoi aiutanti per questa sera, puoi far a meno di me. A
meno che tu non desideri la mia compagnia in particolare» le
disse
allargando il viso in un sorriso malizioso. Chiyo arrossì e
d'istinto allargò le dita, lasciando andare la sua maglietta
e
lasciandolo di nuovo libero.
Poi,
ancora colma d'imbarazzo, si imbronciò e incrociò
le braccia al
petto.
«Vinci
sempre tu, eh?!» mormorò infastidita.
«Esatto»
tornò a essere serio lui, accendendosi appena nello sguardo.
«Vinco
sempre io.»
Chiyo
restò a osservarlo qualche istante, prima di sorridere con
lo stesso
vigore. «Vedremo»
Restarono
a fissarsi qualche lungo istante, sfidandosi silenziosamente, animati
e rinvigoriti nel cuore, desiderosi di scendere in campo l'una contro
l'altro per poter dimostrare chi dei due era il vero gigante e chi il
vero piccoletto.
Poi
Chiyo si voltò, assumendo un'espressione orgogliosa, e
sventolando
una mano gli disse: «Fa' come ti pare. Va' pure, non ho
bisogno di
te»
Ed
era pronta a raggiungere i suoi compagni, se Kuroo non l'avesse
fermata di nuovo con un: «Ehy». Il ragazzo le
poggiò una tenera
mano sulla testa, come se avesse voluto accarezzare un cagnolino, e
abbassandosi appena per raggiungere l'altezza della sua spalla le
mormorò vicino all'orecchio.
«Buon
compleanno, Chiyo-chan»
Ancora
rossore, ancora calore alla bocca dello stomaco, agitazione ed
emozione incomprensibile, il brivido lungo la nuca nel sentire il suo
fiato quasi sfiorarle l'orecchio e si sentì improvvisamente
leggera
e pesante allo stesso tempo.
«Buona
notte!» disse poi lui, tornando sui suoi passi con non
curanza e
uscendo con un ultimo: «A domani»
Chiyo,
nel frattempo, tentava ancora di balbettare un
«Grazie».
|
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Capitolo 18 *** Che l'evoluzione abbia inizio ***
Che
l'evoluzione abbia inizio
«Buongiorno!»
gridò Chiyo con tutta la voce che aveva, entrando nella
mensa la
mattina dopo. «Che fame che ho questa mattina! Mangerei un
bue
intero!» disse ancora a gran voce, mentre correva verso le
ragazze
che servivano a mensa.
«È
perché questa notte non ti sei alzata a fare lo
spuntino» sogghignò
Kuroo, affiancandola col suo vassoio.
«Sh!»
l'ammonì Chiyo, tirandolo per la maglietta. «Se
Kageyama ti
sente...»
«Sentire
cosa?» chiese torvo il ragazzo alle loro spalle e Chiyo
rabbrividì.
"Beccata!
È la fine! Mi farà a pezzetti!" si
voltò, cercando di
sembrare sorridente come sempre ma risultando visibilmente
imbarazzata.
«Ecco...»
cominciò balbettante. Kuroo al suo fianco si
voltò leggermente,
nascondendo una risata, anche se le spalle che si muovevano lo
tradivano.
Poi
l'illuminazione.
«Lui
ha detto che sei il peggior alzatore che abbia mai visto!»
Chiyo
indicò Kuroo, che sobbalzò con un che offeso:
«Che?!»
Kageyama
dapprima non sembrò reagire all'affermazione, ma poi
qualcosa
esplose in lui. Non dimostrò platealmente il suo furore, ma
glielo
si poteva leggere negli occhi quasi omicidi.
«Sul
campo...» cominciò a sibilare.
«...oggi... morirai...»
"È
terrificante!" pensò Kuroo, indietreggiando appena con la
schiena.
Chiyo
si portò una mano alle labbra e sghignazzando si
allontanò dai due,
lasciando Kuroo in balia dei sibili di Kageyama che se avesse potuto
probabilmente l'avrebbe incenerito.
"Così
impara!" pensò soddisfatta, ma poi un altro pensiero si fece
largo nella sua mente: "Come fa a sapere che non mi sono
alzata?" e tornò a guardarlo, ancora intento a scivolare
lungo
il bancone della mensa mentre Kageyama accompagnava ogni suo singolo
movimento con fulmini e saette.
Non
c'era che una risposta: "Si è alzato... si aspettava di
trovarmi"
Arrossì,
mentre il cuore prendeva a battere un po' più forte del
normale.
Ancora quella strana sensazione di dolore allo stomaco che
addirittura gli fece per un attimo passare la fame.
Col
suo vassoio, tornò, pensierosa e ancora un po' scossa, al
suo
tavolo, sedendosi vicino a Nishinoya.
«Buongiorno
Chiyo-chan! Non sforzarti troppo, tanto oggi giocherò sempre
io!»
prese a ridere con vigore, battendole delle sonore pacche sulla
schiena. Ma Chiyo non sembrò neanche notarlo e questo
bloccò la
rumorosa risata di Nishinoya.
«Non
reagisce?» chiese, preoccupato.
«Chiyo-chan,
stai bene?» chiese Tanaka, di fronte a lei, alzando un
sopracciglio.
Era bizzarro che Chiyo non reagisse alle provocaizoni di Nishinoya e
soprattutto che fosse così assorta e pensierosa.
Ma
lei, dopo qualche secondo, alzò verso di loro gli occhi
brillanti e
sorrise, ancora rossa in volto, emozionata ma felice: «Da
favola!»
Nishinoya
e Tanaka restarono un attimo perplessi. Era stata strana e continuava
a esserlo. Che le prendeva?
«Buongiorno»
salutò Tsukishima, passando dietro di lei.
Chiyo
scattò, voltandosi di colpo: «Buongiorno
Tsukki-san! Siediti! Ti ho
tenuto il posto!» picchiettò contro il tavolo al
suo fianco.
«Non
è vero, sei appena arrivata!» le disse Tanaka, ma
non venne
ascoltato. Tsukishima la guardò qualche istante con quella
sua
solita aria da superiore che tanto innervosiva chiunque avesse
attorno. Poi, senza dire una parola, annuì e le si sedette
accanto e
Yamaguchi si mise di fronte a lui.
«Bravo!
Mangia tanto che devi mettere su muscoli e crescere!» gli
disse poi,
picchiettandolo sulla schiena.
«Con
te non sembra aver funzionato molto, però» le
disse lui,
sogghignando sotto i baffi. Chiyo si paralizzò di fronte a
quella
cattiveria, dapprima ferita, poi scattò orgogliosa.
«Come
ti permetti! Ieri ho fatto diciassette anni, sai? Sono una senpai
ora! Chiedi scusa, immediatamente! Maleducato!»
«Lo
eri anche prima» continuò lui, cercando di
mangiare nonostante i
suoi attacchi. «Ma adesso sono una super-senpai!»
disse incrociando
le braccia al petto. «Ho imparato a volare, sai?»
sorrise, facendo
un occhiolino. Un bocconcino di riso svicolò dalle bacchette
di
Tsukishima, nel sentire la notizia.
Aveva
volato, era riuscita a saltare oltre la rete.
Aveva
superato quel limite che tanto "le faceva schifo".
E
se prima la sua posizione "non era poi così male", ora era
sicuramente migliore. Aveva superato quel limite, aveva abbattuto
quel blocco.
Ci
era riuscita.
«Oh!
Ehy!» tornò a essere vispa Chiyo, lasciando da
parte il discorso
volo. «Ho avuto un'idea per fermare Bokuto,
ascoltami!» e si mise
in ginocchio sulla sedia, per poter arrivare meglio al suo orecchio,
dove cominciò a bisbigliare, nascondendo le labbra con le
mani.
Tsukishima si sporse leggermente verso di lei e annuiva ogni tanto,
ascoltandola.
Solo
il fatto che non l'avesse allontanata con fastidio era un miracolo
per il resto della squadra, il fatto che poi si mostrasse interessato
a ciò che lei gli diceva era un vero e proprio segno divino.
Qualcosa
stava cambiando.
E
non solo in loro due. Tutta la Karasuno, in quei giorni di ritiro,
stava facendo una vera e propria metamorfosi.
Nishinoya
aveva cominciato ad allenarsi per provare ad alzare a Asahi dalla
seconda linea, alzando in volo per restare all'interno delle regole
della pallavolo. Kageyama continuava ad allenarsi in quelle sue
allucinanti alzate che si fermavano. Hinata continuava a saltare
sempre più in alto, ma questa volta a occhi aperti. Poi
c'era anche
l'attacco sincronizzato a cui lavoravano tutti insieme. E la battuta
in salto di Asahi.
Tutti,
chi più chi meno, si stavano evolvendo. Dovevano solo
trovare il
modo di incastrarsi tra loro.
La
prima partita fu contro l'Ubugawa, dove giocò Nishinoya e
Chiyo fu
costretta in panchina. Ma la cosa non sembrava darle irrequietezza,
come suo solito, ma urlava e incitava i compagni con un enorme
sorriso sulle labbra.
Ukai
la guardò, accennando a un sorriso. Stava uscendo allo
scoperto la
Chiyo che lui aveva scoperto quel pomeriggio di qualche mese prima.
La Chiyo capace e attenta. Stava abbandonandosi alle spalle la
ragazza distratta che spesso colpiva i suoi compagni sul campo o che
pensava solo a far baccano, non accettando le regole e gli schemi ma
seguendo solo il suo prorompente istinto.
Stava
cambiando e questo era solo un bene.
La
squadra perse ancora, ma poco importava. Stavano migliorando a vista
d'occhio e solo questo importava.
«Penalità,
forza!» incitò Daichi.
«Con
questo caldo!» lamentò Chiyo. «Ci
uccideranno.»
«Forza,
conserva le energie per correre invece che parlare.» le disse
Daichi.
«Ma
parlare non mi costa energie!» sorrise lei, prima di urlare:
«Via!»
e scattare su per la collina.
«Ah!
Sei partita prima! Non vale!» urlò Nishinoya,
scattando per
raggiungerla. Benchè lei non avesse rivolto a lui
specificatamente
la parola, sapeva che comunque si era riferito a lui e doveva correre
se non voleva perdere.
Altra
partita, altra penalità e avanti così.
Nishinoya
giocò metà del tempo, alternandosi con Chiyo, che
chiese
esplicitamente che gli fossero riservate un set contro la Fukurodani
e uno contro la Nekoma.
Voleva
mettere in pratica ciò che aveva accordato con Tsukishima
contro
Bokuto e poi voleva scontrarsi di nuovo contro Kuroo. Fermare le sue
schiacciate e vederlo sbarrare gli occhi, colmo di frustrazione, ma
eccitato dall'idea di dover lottare sempre più. Voleva
essere la sua
fonte di passione.
Ukai
acconsetì e la lasciò giocare contro le due
squadre.
Chiyo
in campo, quel giorno, sembrava un'altra persona.
Era
tornata a correre come il colibrì di un tempo, ma era molto
più
precisa rispetto alle prime volte. Aveva smesso di avere paura e
questo le permetteva di inseguire la palla, ma in mezzo ai suoi
compagni e non più da sola.
Asahi
ricevette una schiacciata, ma il colpo fu tale che la palla venne
scaraventata a sinistra. Ma sentì i rapidi passi del
colibrì dietro
la sua schiena e si voltò appena in tempo per vederla
spiccare il
volo, saltare verso la palla a braccia tese. Colpì la palla
rimandandola in campo e atterrò a terra con un tonfo,
rotolando fino
ai piedi di Ukai. Si alzò subito, apparentemente incolume, e
tornò
in campo con rapidità, appena in tempo per posizionarsi e
ricevere
un'altra schiacciata.
La
Fukurodani andava forte, continuavano a fare punto e vincere, ma ogni
giocata durava almeno il doppio del solito grazie a Chiyo che era
sempre presente a prenderle.
«Comincia
a darmi sui nervi» ammise a un certo punto Washio, compagno
di
Bokuto, vedendo come dovesse faticare il doppio per riuscire a
colpire la metà campo avversaria.
Bokuto
scoppiò a ridere, alzando il mento e gracchiando al cielo:
«È
forte la piccoletta! E io sono il suo Senpai, lo sai? Quindi,
tecnicamente, sono io a darti filo da torcere» e rise ancora.
«Non
funziona in questo modo» lo smontò Akaashi.
Il
gioco riprese, benchè tutti cominciassero ad avere il
fiatone per la
stanchezza.
Poi,
finalmente, fu il turno di Bokuto di schiacciare.
Tsuskishima
e Chiyo si scambiarono una rapida occhiata d'intesa prima che lui
potesse correre a muro. Saltò, dritto e minaccioso, ma non
troppo
vicino alla linea laterale, ma anzi lasciandola quasi scoperta.
"Ho
la diagonale bloccata!" si rese conto Bokuto, ma sorrise sapendo
che questo non l'avrebbe fermato. Poteva contare sulla sua parallela
e stava per sfruttarla, quando vide davanti a sè, ferma
sulla linea,
Chiyo con un sorriso malizioso in volto.
Se
avesse usato la parallela, lei l'avrebbe presa senza
difficoltà, ma
in diagonale aveva Tsukishima che lo bloccava completamente e ormai
lui era in ballo. In un moto di disperazione, optò per il
pallonetto.
Chiyo
scattò in avanti, lanciandosi sottorete per prenderla, ma
arrivò
troppo tardi e la palla cadde.
Aveva
pensato a trovare un modo per bloccarlo, ma si era appoggiata alla
convinzione che lui fosse istintivo e irruento. Mai avrebbe
sospettato al pallonetto e questo l'aveva fregata, ma almeno sapeva
che la sua trovata in qualche modo aveva funzionato. Bastava
aggiustare gli errori, mettere piccole toppe.
Alzò
lo sguardò su Tsukishima ed entrambi sorrrisero, annuendo.
Non
importava se avevano perso il punto, aveva comunque funzionato e
Bokuto si era trovato in difficoltà.
«Hai
di nuovo avuto paura?» chiese Akaashi.
«Il
pallonetto è dignitosissimo!» cercò di
difendersi lui.
Tsukishima
fece un passo verso Chiyo, che si tirava su da terra e le porse una
mano per aiutarla. Chiyo ne rimase dapprima sorpresa, ma poi
l'accettò ben volentieri e la strinse qualche secondo con
decisione.
«Un'altra»
disse determinata e Tsukishima annuì.
«Muro
e libero si sono alleati e coordinati» osservò
Ukai dalla panchina,
guardandoli con piacevole sorpresa. Poi sorrise, infervorato:
«Le
cose si fanno interessanti!»
Nonostante
gli sforzi, persero comunque contro la Fukurodani e subirono la
penitenza.
Un
attimo di respiro per riposarsi, un sorso d'acqua veloce e Chiyo fu
pronta per il set successivo contro la Nekoma. Così come
aveva quasi
distrutto Bokuto, avrebbe fatto a pezzetti anche Kuroo.
Corse
in campo, carica come non mai e cercò immediatamente il
capitano
della Nekoma tra gli avversari. Lo trovò e si rese conto che
anche
lui la fissava con lo stesso sguardo intenso.
Poteva
sentire delle scariche elettriche sulla pelle, tanto era su di giri.
"Abbatterò
il gigante" pensò lei con gli occhi colmi di fervore.
«C'è
anche Lev» osservò il professore Takeda con
preoccupazione.
«Ukai-kun credi sia opportuno far giocare Chiyo? Non si
è ancora
ripresa del tutto.»
Ukai
ci pensò qualche secondo, poi annuì.
«Desidera
giocare nella squadra maschile, allora deve sapersi confrontare con
essi. È questo che ha voluto dirci due giorni fa, quando si
è fatta
male pur di prendere quella palla. Non sarebbe giusto impedirle di
giocare solo perché dall'altro lato c'è qualcuno
più forte.» poi
sorrise, cercando di sdrammatizzare. «Si
rafforzerà, vedrai»
La
partita cominciò e ancora Chiyo volò rasoterra,
salvando il
salvabile. Kuroo non smetteva di tenerla d'occhio, cercando in tutti
i modi di metterla in difficoltà. Era una partita aperta tra
loro
due, per quanto in campo fossero dodici persone, era evidente a
tutti. Kuroo non si preoccupava troppo di attacchi avversari
nè dei
muri, li evitava e li fermava come ostacoli scoccianti, e mirava solo
a lei.
«Quei
due...» osservò Ukai, pensieroso.
«C'è una strana fiamma nei loro
occhi. È come se non vedessero gli altri, ma fossero soli,
l'uno
contro l'altro.»
«Cosa
ne pensi?» chiese Takeda, preoccupato, ma Ukai sorrise
ancora:
«Penso che la rivalità ci ha portati fino a questo
punto. È un
ottimo motore e quei due la stanno sperimentando ora. Non
potrà che
portarli ancora più lontano e renderli migliori. Questa
settimana in
ritiro ci sta donando tanti preziosi gioielli.»
sghignazzò.
Punto
alla Nekoma per colpa di un muro che non era riuscito a fermarli e
che aveva lanciato la palla troppo lontano per permettere a Chiyo di
recuperarla.
Ancora
uno sguardo tra lei e Kuroo, entrambi brucianti nel petto e
desiderosi di giocare ancora.
La
Nekoma schiacciò ma a ricevere fu Kageyama, trovandosi nella
posizione migliore.
"Ora
non possono alzare" pensarono i Nekoma, già cantando
vittoria.
Senza alzata non ci sarebbero state schiacciate e soprattutto veloci
da parte di Hinata.
Chiyo
osservò la palla volare sopra la sua testa e
seguì l'istinto.
Corse
verso la linea d'attacco, sotto lo stupore di tutti i presenti. Non
poteva superarla, al libero, per regolamento, non è permesso
alzare
oltre quella linea.
Lanciò
un rapido sguardo a Tanaka, prima di saltare, senza oltrepassare la
zona a lei permessa. Puntò gli occhi sulla palla sopra la
sua testa.
"Non
è poi così alto" ripetè una voce nella
sua testa mentre lei
prendeva quota e raggiungeva la palla. Allungò le braccia e
nell'istante in cui la toccò sorrise, udendo nella sua testa
la voce
di Shoji: "Posso vederti volare".
E
l'alzò in volo, tornando poi a terra.
Tanaka
intanto aveva già preso la rincorsa nell'istante in cui
Chiyo lo
aveva guardato, intuendo quali fossero le sue intenzioni.
Saltò,
raggiunse la palla e schiacciò, facendo punto.
Il
silenzio calò qualche istante, rotto solo dal fischio
dell'arbitro
che attribuiva il punto.
Poi
Nishinoya saltò sulla panchina. «Mi hai rubato
l'azione!» gridò
puntandole un dito contro. Era stato lui a cominciare ad allenarsi su
quell'azione, insieme ad Asahi, in qualche modo si sentiva violato,
anche se felice per la sua squadra.
Chiyo
rimase paralizzata qualche istante, prima di gridare con quanto fiato
aveva in gola: «Ha funzionato!!! Non ci credo! Ha funzionato!
Ho
saltato e...» si portò le mani al viso,
spalancando la bocca:
«Powissimissimo!»
gridò al culmine dell'esaltazione.
«Ha...
funzionato?» chiese Inuoka, inarcando un sopracciglio.
«Era
la prima volta che lo faceva?» chiese altrettanto sconvolto
Yaku,
guardando i suoi compagni.
«E
Tanaka-san ha capito!» continuò Chiyo ridendo
quasi isterica,
completamente esaltata. «L'ho solo guardato! E lui
è partito! E...»
ancora spalancò gli occhi e la bocca. «Oh mio
Dio!» quasi gridò.
«Ha funzionato! Sono così eccitata che potrei
farmi quella dannata
collinetta in su e in giù per almeno venti volte!»
«È
sotto shock?» chiese Takeda, guardandola stralunato.
«Ha
saltato...» mormorò Ukai, altrettanto sconvolto.
«Chiyo-chan ha
saltato.»
«Tanaka-san!»
gli saltò addosso lei. «Rifacciamolo!
Rifacciamolo!» lo scosse,
tirandolo per la maglietta.
Tanaka
si liberò dall'espressione marmorea che aveva assunto fino
in quel
momento, esplodendo in un urlo carico: «Che ficata!»
Si
voltò poi verso Chiyo e le afferrò le mani,
puntando i suoi occhi
in quelli di lei. «Rifacciamolo!»
«Sì!»
urlò lei a gran voce.
«Adesso!»
disse ancora Tanaka.
«Sì!»
disse Chiyo con lo stesso fervore.
«Ma
se glielo dite vi anticipano e vi bloccano, no?» li
rimbeccò
Kageyama, ma loro due non l'ascoltarono nemmeno e continuarono a
urlare infervorati, stringendosi le mani.
E
quella stessa esaltazione non li abbandonò per tutto il
resto della
giornata, permettendogli addirittura di vincere un paio di set.
NDA.
Ciaooooooo,
eccomi finalmente! Mi dispiace avervi fatto aspettare una settimana
in più, ma ho avuto impegni nella vita reale (che
scocciatura u.u
perchè esiste la vita reale? Chi glielo ha chiesto di venire
a
rompere?). Comunque, come sempre, presto o tardi che sia arrivo
sempre * Risata alla Bokuto *
Questo
è stato un capitolo solo transitivo, giusto per dare qualche
contorno e parlare ancora un po' di pallavolo e Karasuno(Tanaka). Nel
prossimo ci sarà più vita e in quello ancora
successivo andrà
ancora meglio! Stay tuned e ci vediamo al prossimo con "Tua o
sua, basta che vi decidete!" (LOL)
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
Ancora
Kuroo rimase qualche secondo pensieroso, prima di sorridere e dire:
«Va bene. Non ti addormentare però, che questa
volta non ti porta
nessuno!»
«Eh?»
chiese lei, quasi addolorata. «Mi lasceresti qui,
Bokuto-san?»
chiese poi voltandosi verso il ragazzo gufo.
«Mai!»
disse lui con solennità.
«Visto?»
chiese lei, il viso allungato e disteso in un sorriso, ma gli occhi
che trasmettevano qualcosa di più, una sorta di malizia
nascosta
diretta solo a Kuroo. «Ci pensa Bokuto a me.»
|
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Capitolo 19 *** Tua o sua... basta che vi decidete ***
Tua
o sua, basta che vi decidete
«Eccomi!»
urlò Chiyo affacciandosi alla porta della palestra tre, dove
avrebbe trovato Bokuto, Kuroo, Akaashi e Tsukishima. Sorprendentemente
però, trovò anche Hinata e Lev, impegnati in una
partita tre contro tre insieme agli altri ragazzi.
«Ehy
ehy ehy! Piccoletta, me l'hai quasi fatta oggi, eh?!» rise
Bokuto, portandosi le mani ai fianchi e alzando la testa.
«Te
l'abbiamo
quasi fatta» disse lei, voltando gli occhi a Tsukishima.
«Ma
sono rimasto imbattuto!» sghignazzò ancora Bokuto.
«Solo
fortuna!» gridò lei. «Dobbiamo ancora
allenarci, dacci qualche giorno e vedrai!»
Bokuto
continuò a ridere, ignorando la sua affermazione, ma lei non
gli diede peso e guardò gli altri: «Fate tre
contro tre?»
«È
tardi. Pensavamo non venissi più e abbiamo cominciato a
giocare tra noi» spiegò Kuroo con un tono che
sembravano quasi delle scuse. Ormai erano al completo e nel pieno di
una partita, non sapeva in quale modo avesse potuto coinvolgerla.
Lei
sorrise, per niente dispiaciuta, e disse: «Non fa niente.
Oggi mi sono già agitata abbastanza e inoltre ho appena
finito di allenarmi un po' con Tanaka a quell'attacco nuovo: mi
farà bene stare un po' ferma» e si
avvicinò alla panchina a lato, dove ci si lasciò
cadere.
Kuroo
continuò a guardarla a lungo, senza accennare a una
risposta, ma sembrava assorto da qualcosa. Chiyo cominciò a
sentirsi imbarazzata da quello sguardo persistente e si
lasciò sfuggire un timido: «Che
c'è?»
«Visto
che non giochi potresti anche andare a mensa a mangiare, non
c'è bisogno che resti» disse lui e lei, in tutta
risposta, sorrise ancora dolcemente e disse: «Ma io voglio
restare qui con voi.»
Ancora
Kuroo rimase qualche secondo pensieroso, prima di sorridere e dire:
«Va bene. Non ti addormentare però, che questa
volta non ti porta nessuno!»
«Eh?»
chiese lei, quasi addolorata. «Mi lasceresti qui,
Bokuto-san?» chiese poi voltandosi al ragazzo.
«Mai!»
disse lui con solennità.
«Visto?»
chiese lei, il viso allungato e disteso in un sorriso, ma gli occhi che
trasmettevano qualcosa di più, una sorta di malizia nascosta
diretta solo a Kuroo. «Ci pensa Bokuto-san a me.»
Non
seppe neanche lei perché si stesse comportando in quel modo,
quasi avesse voluto provocare Kuroo. Non ne conosceva il motivo, ma
vedeva che lui reagiva e la cosa la divertiva.
Come
in quell'ultima frase, che lo portò a voltarsi verso il
campo, apparentemente concentrato al gioco, ma un occhio attento poteva
benissimo leggere il leggero fastidio sul suo volto.
Chiyo
se ne accorse e la cosa la fece sorridere, in qualche modo lusingata.
I
sei ripreso a giocare, sotto gli occhi assorti di Chiyo, che si sciolse
i capelli, facendoli ricadere morbidi sulle spalle. Si
infilò le dita nel mezzo, massaggiandosi la cute: tenerli
tutto il giorno legati le faceva venire prurito.
Bokuto
saltò, provando a schiacciare ma si trovò di
fronte Lev e Tsukishima ben piazzati a impedirgli ogni attacco.
Così lui colpì piano la palla, facendola
rimbalzare sulle mani degli avversari e facendola volare nuovamente
dalla sua parte del campo. La recuperò, esclamando:
«Riproviamoci, Akaashi!»
E
ancora la palla venne alzata, Bokuto schiacciò e fece punto.
Hinata
urlò, andandogli incontro con gli occhi emozionati, e
chiese: «L'hai fatto di proposito? Prima, l'hai fatto apposta
a non colpire forte il muro, vero?»
«Ho
cercato l'appoggio! Quando ti si piazza davanti un muro e sei sicuro
che verrai bloccato, tenti di rigiocare la palla facendola rimbalzare
sulle loro mani. Solo che non sempre funziona»
spiegò lui.
«A
te non viene quasi mai, Bokuto-san» gli disse Akaashi e
l'altro scattò, offeso: «Akaashi! Avresti dovuto
dire "non è vero!"» poi si risollevò e
aggiunse, nella sua piccola lezioncina: «Schiacciare non vuol
dire solo piantare la palla a terra. Se mantieni la calma, riesci a
vedere dove e come attaccare.»
«Non
è vero, Bokuto-san» disse Akaashi e Bokuto
scattò ancora più offeso e disperato con un:
«Dovevi dirlo prima!»
Chiyo
si lasciò scappare una risata divertita dalla scena e si
portò una mano alle labbra, timida. Bokuto la faceva sempre
ridere un sacco, per questo si era tanto affezionata a lui.
Colta
da una strana sensazione, poi tornò a guardare Kuroo e lo
scoprì mentre l'osservava, anche se non vistosamente. Rimase
a guardarlo qualche istante, chiedendosi se volesse dirle qualcosa, ma
lui non sembrò scomporsi, così lei rispose
semplicemente con un tenero sorriso, stringendosi nelle spalle.
Solo
allora Kuroo tornò a guardare davanti a sé,
apparentemente assorto.
Il
gioco ripartì: battuta, ricezione, alzata e fu il turno di
Hinata.
Kuroo
scattò in avanti, raggiungendo Tsukishima e Lev e si mise al
loro fianco, pronto a saltare per fare muro.
"Ma
questo non è giusto!" pensò Akaashi nell'istante
in cui alzò la palla a Hinata. "Non è un muro,
è un vero e proprio ombrello gigante!"
Tre
contro uno, inoltre così alti. Hinata non aveva speranze,
nella sua situazione.
Ma
il piccoletto saltò comunque.
Chiyo
sussultò nel vederlo, come sempre faceva quando riusciva a
concentrare l'attenzione sulla partita e non doveva giocare. Non c'era
cosa che le piacesse di più che vedere Hinata volare oltre
la rete.
Poi
schiacciò, ma non in maniera impetuosa e dritta come al
solito, ma schiacciò contro le dita di Lev, in alto. La
palla non riuscì a essere trattenuta, rimbalzò
sulle dita di Lev e volò lontano dai tre. Chiyo
scattò, alzandosi dalla panchina e corse nella sua
direzione. Saltò e la prese al volo, trattenendola tra le
mani.
Guardò
poi i tre che avrebbero dovuto fermarla, e loro si voltarono a loro
volta a guardare dove sarebbe dovuta cadere la palla. Chiyo
restò qualche secondo ad osservarli, ad occhi spalancati,
poi esordì con entusiasmo: «Powa!!!»
sollevando la palla sopra la sua testa.
Corse
verso i ragazzi, superò i tre a muro, lanciando loro
distrattamente la palla raccolta, e raggiunse Hinata, dall'altro lato.
«Hai
abbattuto i giganti! Hinata-san! Hai abbattuto i giganti!»
gli gridò con entusiasmo inginocchiandosi vicino a lui, ora
steso a terra, in quanto nella discesa aveva perso l'equilibrio ed era
caduto di schiena.
Hinata
ci pensò qualche istante, poi esordì con
altrettanto entusiasmo: «Potere ai piccoli!»
«Eccoli
che ricominciano» sospirò Tsukishima, affranto.
Non li sopportava quando facevano così.
«Ho
mirato alle dita di Lev!» spiegò Hinata.
«Hai
mirato? In così poco tempo? Pazzesco!»
spalancò gli occhi Chiyo.
Bokuto
le si affiancò e, afferrando il viso di Hinata tra le mani
cominciò a shakerarlo per bene: «Avevi davanti un
muro di quasi un metro e novanta e con un'alzata sbilenca pure! Ben
fatto! Sono davvero commosso!» Chiyo volse lo sguardo a
Bokuto, ridendo divertita dal suo modo di fare, poi piazzandosi
dall'altro lato lo imitò, afferrando il viso di Hinata e
muovendoglielo a ritmo con Bokuto.
«Il
piccolo coraggioso guerriero che sfida un muro di due metri!»
disse Bokuto e Chiyo gli fece eco, divertita: «Piccolo
coraggioso guerriero!»
Hinata
si lasciò strapazzare, anche se imbarazzato, contento di
quei complimenti.
«Ti
darò un nuovo attacco che uccide sicuro!» disse
poi Bokuto, puntandosi il dito contro e Chiyo lo guardò
esaltata, esclamando: «Bokuto-senpai!»
Bokuto
scoppiò a ridere colmo di orgoglio, prima di spiegare:
«Questo attacco si può dire che distrugga
l'avversario attraverso la calma e il movimento. Non è una
cosa che puoi usare per scappare. Devi avere il tempismo perfetto e
l'alzata perfetta e fai credere che stai per colpire l'attacco
perfetto. Fai in modo che tutti pensino che stai per fare una
schiacciata e funziona ancora meglio se sei tu stesso a
pensarlo.»
«Il
pallonetto!» disse Chiyo, illuminandosi per aver capito.
«Eh?!
Dovevo dirlo io!» brontolò Bokuto, affranto per
essersi fatto fregare il momento dello svelo, l'apice del climax.
«È
quello che hai usato oggi contro me e Tsukki-san!» disse lei
puntandogli un dito contro. Negli occhi bruciava una strana scintilla,
un misto tra l'affascinato, il rispettoso e l'incazzato.
Lei
e Tsukishima si erano coordinati perfettamente e l'avrebbero
sicuramente bloccato se lui non avesse optato per il pallonetto.
Bokuto
alzò di nuovo la testa al cielo facendo risuonare la sua
fragorosa risata.
«Te
l'ho fatta oggi, piccoletta!»
«Non
accadrà di nuovo!» ringhiò lei, prima
di voltarsi indietro, puntando gli occhi sugli altri. «Vero,
Tsukki-san?»
Tsukishima
si sorprese di essere preso in causa nel loro stupido litigio e si si
sentì un po' a disagio, ma poi annuì.
«Hai
trovato un bell'affiatamento con la piccoletta, eh?»
ridacchiò Kuroo, dandogli una pacca dietro la schiena.
«Ti ha messo in riga.»
Tsukishima
lo fulminò per un istante, poi ammise, tornando serio:
«Sa quello che fa.»
Non
fu difficile leggere tra le righe: lui si fidava di lei e lei faceva
altrettanto con Tsukishima. La coordinazione, l'affiatamento, veniva
poi da sé.
Chiyo
aveva cominciato a unire i primi pezzi di quel puzzle.
«Ehy»
richiamò Kuroo, dopo qualche minuto che i tre parlottavano
con entusiasmo tra loro. «Hachiko-chan, ce la fai finire
questa partita o vuoi startene nel mezzo per tutto il tempo?»
Chiyo
lo incenerì, poi borbottando incazzata si fece da parte.
«Ohi!
Non parlare con quel tono alla mia piccoletta, Kuroo!» lo
rimproverò Bokuto.
Kuroo
si irrigidì improvvisamente, fulminandolo come poche altre
volte aveva fatto.
«La
tua
piccoletta?»
mormorò contrariato.
«Hai
qualche problema?» gli chiese Bokuto fronteggiandolo e Kuroo
scattò, ringhiandogli contro: «Datti meno arie,
Narciso!»
«Sei
solo invidioso perché sono migliore di te!» gli
rispose a tono Bokuto.
«Tu
migliore? Questo è tutto da vedere.»
«Credo
di averlo già visto abbastanza! Vi facciamo a
pezzetti!»
«È
sul campo ufficiale che si deciderà!»
«Ah?!
Dovrò aspettare così tanto?»
lamentò Bokuto, come un bambino capriccioso.
«Idiota!»
«Top
Five! Top five! Devo ricordartelo?»
«Non
significa niente, non sei neanche tra i primi tre!»
«Ah?!
Perché devi girare il coltello nella piaga?!»
«Bokuto-san,
calmati!» intervenne Akaashi, avvicinandosi e cercando di
mettersi in mezzo per calmarli.
«Ma
che gli è preso?» si chiese Hinata, chinando la
testa da un lato, curioso.
Chiyo,
al suo fianco, si limitò ad alzare le spalle e sorridere
divertita. Vederli litigare in quel modo era un vero spasso.
NDA.
Eeeeeeed
eccomi qua! Capitolo nuovo arrivato perfino in anticipo, per farmi
perdonare di due settimane fa che invece l'ho saltato per problemi
personali.
Ma
chissà cosa sarà preso a Kuroo? Eheheh... proprio
non capisco perché si sia arrabbiato tanto ehehe
Ok,
basta...
EDIZIONE
STRAORDINARIA!!! Il prossimo capitolo sarà un altro strappa
feels! Ci sarà un importantissimo evento! Siete curiosi?
Ambite a un succulento spoiler grosso quando l'ego di Oikawa? Potete
averlo (oggi sono magnanima).... basterà cliccare qui (Non
fatelo se preferite l'effetto sorpresa):
SPOILER
->
https://postimg.org/image/85x2lawhd/
<- SPOILER
L'immagine
è stata creata con il sito Rinmaru Games, che ho conosciuto
poco fa e di cui mi sono perdutamente innamorata.
Prima
di lasciarvi con l'anticipazione, * dlin dlon* spazio dedicato ai
messaggi promozionali.
Amate
la vostra Tada Nobukatsu e il suo modo di scrivere? Conoscete e vi
piace anche il Fandom dell'Attacco dei Giganti? Vi state annoiando e
avete voglia di leggere qualcosa di nuovo? Ottimo! La vostra scrittrice
preferita *cof cof illusa cof cof* ha per voi quello che stavate
cercando!
"Il
profumo delle Calendule"! Una nuova fanfiction marchiata Tada
Nobukatsu-kun che saprà trasmettervi (spera) forti emozioni
e magari strapparvi qualche lacrima. Dai tratti più
introspettivi e cupi, anche se spicca comunque il suo inconfondibile
-schifoso- umorismo, vi lascerà a bocca aperta (per lo
schifo o per l'emozione, questo lo decreterete voi).
"Il
profumo delle Calendule", ora su EFP.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3578025&i=1
*dlin
dlon * Fine spazio pubblicitario. EEEEEHHH cosa non si fa per un po' di
visual in più...
COMUNQUE...
Io
come sempre ringrazio e saluto tutti, mi state riempiendo di gioia ed
emozione! Quando ho cominciato a postare questa fic non avrei mai
immaginato di ricevere tanti consensi, e invece eccovi qua *-* Tada-kun
ve ama tantissimo!
Cià
cià! Alla prossima!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
«Andiamo?»
chiese lui ancora, uscendo dalla stanzetta e scuotendo la scatola dei
biscotti davanti a lei, quasi avesse voluto attirarla come avrebbe
fatto con un cane.
«Ti
ha mai detto nessuno che sei odioso?» ringhiò
Chiyo, che comunque lo seguì.
«L'ultima
volta se non sbaglio sei stata proprio tu» osservò
lui, camminandole accanto.
«Ecco!
Fatti due domande!»
«Eppure,
nonostante tutto, continui a fare follie con me»
ridacchiò malizioso, avvicinandosi alla finestra semi aperta
che già poche sere prima avevano usato per uscire dalla
scuola.
|
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Capitolo 20 *** Sii più Bokuto... anzi, no ***
Sii
più Bokuto... anzi, no!
Un
lungo sospiro, silenzioso, e la concentrazione nel cercare la calma.
Le dita si infilarono tra i capelli e cominciò a farle
scorrere
all'interno, sistemandoseli meglio su una spalla. La luce che
proveniva dalla stanzina era spenta, riusciva a vederla anche da
lì,
probabilmente quindi era vuota, eppure non riusciva a non provare una
profonda agitazione.
"Ieri
sera lui c'era... magari è solo una coincidenza, non
è detto che
fosse tornato per aspettarmi" pensò, cercando di darsi una
calmata. Stava volando con la fantasia ed era pericoloso. Eppure, non
riusciva a non essere agitata.
"Che
razza di stupida! Perché mi devo sentire così,
poi? Anche se fosse
lì dentro, che differenza farebbe?" sospirò
ancora, cercando
di darsi coraggio e alzando la testa si decretò pronta a
fare quel
passo. Ma non riuscì, bloccata dalla testa di Kuroo che
uscì dallo
stanzino all'improvviso spaventandola a morte. Lui la guardò
qualche
istante con curiosità, poi sorrise e smosse la scatola di
biscotti
che già aveva tra le mani, mostrandogliela.
«Sei
in ritardo» le disse.
"Allora
è vero... mi aspettava" il pensiero la fece avvampare.
«In
ritardo? Di che parli?» disse cercando di mostrarsi
superiore. Lo
superò ed entrò, diretta verso il frigo.
«Io sono venuta solo a
cercare dell'acqua.»
Aprì
lo sportello e infilandoci dentro la testa si allungò a
prendere la
bottiglia.
«Sempre
orgogliosa, eh?» sospirò Kuroo, poggiandosi allo
stipite della
porta.
Chiyo
alzò il viso oltre la sua spalla, concedendogli una
linguaccia
divertita.
«Che
ti aspettavi che ti dicessi, scusa?» ridacchiò,
aprendo la
bottiglia e cominciando a bere. Kuroo sorrise maliziosamente, alzando
le spalle, prima di dire un po' sovrapensiero: «Non so...
forse che
sentivi la mia mancanza.»
L'acqua
le andò di traverso e Chiyo si agitò nel
tentativo di riprendere
fiato, tossendo quasi soffocata. Kuroo le si chinò accanto e
le
diede un paio di colpetti delicati dietro la schiena, rimproverandola
con un: «Sta' attenta!»
Chiyo
lo fulminò, non appena si rirpese. Avrebbe voluto
rinfacciargli che
era stata colpa sua ma poi avrebbe dovuto dare spiegazioni sul
perché
si fosse agitata tanto e la cosa non le piaceva.
«Andiamo
a prendere un po' d'aria?» le chiese Kuroo sorridendole con
quel suo
sorriso dolce.
«Eh?
Ancora altalena?» chiese lei un po' contrariata. L'ultima
volta non
era andata granchè bene, e poi aveva imparato a volare, non
aveva
bisogno di altre "lezioni".
«Niente
altalene, oggi sono un po' stanco e non riuscirei a salvarti.»
«Stai
dando per scontato che cadrei?» ringhiò lei.
«Sto
solo dicendo che se tu cadessi e ti facessi male, sarebbe un gran
peccato.» Alzò le spalle lui, ma Chiyo non fu per
niente convinta.
Non lo sopportava, non sopportava quel suo modo di fare a volte
presuntuoso ed enigmatico, riusciva sempre a rigirarsela come voleva.
Era odioso.
«Andiamo?»
chiese lui, ancora, uscendo dalla stanzetta e scuotendo la scatola
dei biscotti davanti a lei, quasi avesse voluto attirarla.
«Ti
ha mai detto nessuno che sei odioso?» ringhiò lei,
ma nonostante
tutto lo seguì.
«L'ultima
volta se non sbaglio sei stata proprio tu» osservò
lui,
camminandole accanto.
«Ecco!
Fatti due domande!»
«Eppure,
nonostante tutto, continui a fare follie con me»
ridacchiò,
avvicinandosi alla finestra semi aperta che già l'altra
volta
avevano usato per uscire.
Chiyo
raggiunse l'apice del fastidio.
Quante
arie si dava!
Com'era...
odioso!
Si
puntò coi piedi, trasmettendogli tutta la sua rabbia tramite
lo
sguardo, poi gli voltò le spalle e tornò
indietro. Non sarebbe
andata proprio da nessuna parte, non quella sera! Non l'avrebbe
rigirata come voleva lui.
Si
sentì però afferrare per un polso e trattenere.
«Aspetta!»
le disse Kuroo, cambiando tono e raddolcendosi. «Scusami,
Chiyo-chan. A volte esagero un po', sono fatto così. E tu
sei
talmente tenera che è un vero spasso punzecchiarti, fatico a
contenermi» ridacchiò divertito.
Ma
il cervello di Chiyo perse il contatto con tutto il resto alla parola
"tenera".
"Sono
tenera..." continuò a pensare, arrossendo e assumendo
un'espressione un po' trasognante.
«Vieni?»
le chiese, tirandola un po' per la mano che le aveva afferrato e lei
si limitò ad annuire, senza riuscire a spiccicare parola.
Kuroo
scese per primo, proprio come un paio di sere prima, poi si
allungò
verso di lei, porgendole le braccia. Chiyo scavalcò e si
lasciò
cadere, venvendo subito afferrata e poggiata a terra con delicatezza.
Di
nuovo uscirono dalla siepe, si guardarono attorno e, appurato che non
ci fosse nessuno, attraversarono, svoltarono l'angolo a sinistra e
dritti verso il parco. Kuroo si guardò rapidamente intorno,
poi
scelse di avvicinarsi alla casetta da cui si snodava verso il basso
uno scivolo.
Salì
sopra la scaletta, entrando, costringendosi ad abbassare la testa per
non sbattere contro il tettuccio. Chiyo gli stette dietro e si
ritrovò a sghignazzare, una volta entrati.
«Io
sto comodissima qui.»
«Hai
la stessa altezza dei bambini che di solito ci vengono, è
normale»
«Eh?
Andiamo non sono così piccola!» si
imbronciò lei. Aveva cominciato
lei a punzecchiarlo, desiderosa ancora una volta di ribadire quanto
fosse troppo alto, e invece ancora una volta la cosa gli si era
ritorta contro. Kuroo sghignazzando uscì con la testa fuori
dalla
porticina oltreil quale partivalo scivolo e guardò su.
«Vieni,
mettiamoci qua sopra.» le disse allungando una mano verso di
lei,
intenzionato ad aiutarla a salire per prima.
«Sopra?
Una semplice panchina è troppo mainstream per te?»
ridacchiò lei,
accettando però la sua mano.
«Questo
è uno dei punti più alti, così puoi
goderti il panorama» spiegò
lui, afferrandola sotto le braccia e cercando di sollevarla, per
farla aggrappare al tetto e arrampicare. Chiyo non ebbe
difficoltà,
ma nella scalata si ritrovò ad aver bisogno di trovare un
appoggio
per il piede e farsi leva, e trovò quell'appoggio sulla
faccia di
Kuroo sotto di sè.
«Ahi!»
lamentò lui, massaggiandosi il naso appena spiaccicato.
Chiyo
si affacciò dal tetto della casetta e lo guardò
sghignazzando,
mentre prendeva la scatola dei biscotti che kuroo si era portato
dietro: «Scusami, non ti avevo visto.»
«Che
simpatica» disse sarcastico lui afferrando il bordo del tetto
e
sollevandosi. «Hai la delicatezza di un elefante, capisco
perché ti
trovi bene con dei compagni maschi» continuò,
mettendosi a sedere
con le gambe penzoloni, di fianco a lei.
«Scusa?»
chiese Chiyo, innervosita. «So essere molto femminile e
delicata
invece, quando voglio!»
«Ho
i miei dubbi.»
«Fatti
tuoi» rispose seccamente lei, infilando la mano nella scatola
dei
biscotti e sgranocchiandone uno, accompagnata dalla risata di Kuroo.
«Oggi
sei stata incredibile» disse lui, interrompendo quel breve
silenzio
che c'era stato tra loro. Chiyo si illuminò e si
voltò a guardarlo
entusiasta: «Lo credi sul serio?»
«Assolutamente.
Quell'attacco da dietro la linea dei tre metri mi ha davvero
sorpreso. Sei riuscita a intercettare la palla e passarla in maniera
perfetta al tuo compagno.»
Il
sorriso di Chiyo si allargò colma di gioia. Kuroo era
decisamente
meglio quando le faceva dei complimenti, piuttosto che quando la
punzecchiava.
E
a lei piaceva particolarmente riceverli da lui.
Era
come se li aspettasse da sempre.
«È
stato entusiasmante! In realtà Nishinoya non è
stato molto
d'accordo, mi ha accusata di averglielo rubato, ma ho solo colto
l'attimo! Non volevo fargli nessun torto! E comunque se ci sono io in
campo non c'è lui quindi non c'è rischio di
doversi litigare
l'alzata, non vedo perché scaldarsi tanto. Forse si
è solo fatto
prendere dalla gelosia perché io e Tanaka siamo riusciti al
primo
tentantivo, mentre lui ha dovuto lavorarci un po', ma che vuoi
farci...» alzò le spalle lei, inorgogliendosi.
«Di fronte al
talento non si discute.»
Kuroo
scoppiò a ridere, divertito da quel suo modo di fare. Era
diventata
improvvisamente loquace e sbarazzina, come spesso faceva e che tanto
lo divertiva.
«Ma
quando ci avete riprovato non è andata poi molto
bene» le disse,
ricordando come i tentativi successivi fossero stati tutti
fallimentari.
«Sfortuna!»
si affrettò a rispondere lei.
«O
forse era quel primo tentativo che era frutto di fortuna?»
«Sciocchezze!
È stato puro genio!»
E
Kuroo rise ancora, prima di aggiungere: «Ho trovato
strabiliante che
il tuo amico abbia capito subito cosa volevi fare, nonostante fosse
la prima volta, e sia riuscito a coordinarsi. Ne avevate parlato
prima?»
«Assoluamente
no! Non lo trovi grandioso? L'ho solo guardato e ho cercato di
trasmettergli con la forza del pensiero: "Tanaka-san! Salta e
prendila!" e lui ha colto! Siamo riusciti a parlare solo con le
nostre menti! Telepatia! Che ficata!» si
entusiasmò, alzando un po'
il tono della voce.
«Siete
molto affiatati voi due» pensò ad alta voce Kuroo.
«Ricordo la
prima volta che ti ho vista, l'hai quasi ucciso solo perché
non ti
aveva svegliato.»
Chiyo
alzò un po' la testa verso l'alto, portandosi un dito al
mento,
pensierosa.
«Non
ricordo...» ammise poi.
«Eh?!»
stridulò lui, sconvolto. «Ma se l'hai
steso!»
E
lei sorrise divertita: «Io e lui litighiamo spesso, non posso
ricordarmele tutte.»
Kuroo
l'osservò qualche istante, perdendosi in quel sorriso che
tutte le
volte sembrava illuminare il mondo intorno a lei.
«Sei
sicura non abbia una cotta per te?» chiese poi, distogliendo
lo
sguardo sghignazzante.
«Eh?!»
si irrigidì lei. «Ovvio che no! Tanaka-san non mi
tratta in quel
modo!»
«In
quel modo?»
«Come
tratta Shimizu-san, la nostra manager. Stravede per lei! Dovresti
vederlo come si rende ridicolo con quel suo modo di fare tutto...
"Shimizu come sei splendida oggi! Oddio, che carina mi ha
ignorato!"» disse cercando di imitarlo e facendo ancora
ridere
Kuroo.
«Un
po' però mi dispiace che Shimizu lo ignori tanto, penso che
almeno
un sorriso se lo meriterebbe. Alla fine è un bravo ragazzo,
certo un
po' stupido, ma anche quel difetto può diventare un pregio
se fai
come me e ci ridi sopra.»
«Gli
sei molto affezionata, vero?»
Chiyo
alzò le spalle, mormorando con dolcezza: «Mi
tratta un po' come se
fossi la sua sorellina. Si occupa di me. A me piace.»
«E
tu gli spezzi il cuore andando dietro a Bokuto»
sospirò Kuroo,
facendo il finto tragico.
«Ma
va', figurati! Tanaka-san lo sa che ho occhi solo per lui»
disse
lei, facendo un'occhiolino e tirando fuori la lingua.
Kuroo
la squadrò qualche secondo poi chiese:
«Perché Bokuto? È un
idiota, fomenti il suo ego già di per sè
eccessivo»
«Bokuto
è forte!» disse lei lo sguardo che le brillava.
«No,
non così tanto» sospirò lui, alzando
gli occhi annoiati al cielo.
«Oh,
insomma, perché ti accanisci tanto contro di lui? Anche oggi
stavate
per litigare per questa stupidata.»
«Si
da troppe arie.» alzò le spalle lui.
«Beh,
me ne darei anche io nella sua posizione.» si
rizzò lei, con
orgoglio, immaginandosi per un attimo con una tale forza e una tale
bravura. «E poi anche tu te ne dai!»
«Eh?
Non è vero!»
«Sì
è vero! Fai sempre il gradasso, soprattutto con me! Solo
perché
sono piccoletta! Sei proprio antipatico.»
Kuroo
la guardò di sottecchi, beccandosi quella confessione, poi
un
malizioso sorriso gli si dipinse in volto e rivelò:
«Hai
l'abitudine di saltare al collo di chiunque, anche se l'hai appena
conosciuto. Con Bokuto è stato così, lo fai con
tutti... tranne che
con me.» E il sorriso malizioso si allargò ancora
di più. «Chissà,
magari sono solo un po' geloso.»
Chiyo
avvampò così violentemente che per un attimo non
ebbe un mancamento
per la violenza con cui il sangue le era salito su, fino alla testa.
"Geloso?"
non riuscì a pensare altro per i successivi due minuti,
completamente fuori uso.
Poi
meccanicamente si alzò in ginocchio e si avvicinò
a lui,
poggiandogli un paio di pacche sulle spalle. Kuroo la
squadrò in un
misto tra l'incuriosito e il divertito. Ma che combinava?
«Sei
un po' rigida» provò a farle notare.
«Non
è colpa mia!» inveì lei,
improvvisamente. «Non riesco a essere
carina e espansiva con uno che per tutto il tempo mi guarda
così!»
e provò a imitare la sua espressione, corrucciandosi e
socchiudendo
gli occhi.
«Io
non ho quella faccia!» rise.
«No,
hai ragione!» disse lei, afferrandosi i capelli e tirandoseli
tutti
sopra la testa. Si schiacciò un ciuffo su un occhio e
tornò ad
assumere l'espressione corrucciata di prima.
Kuroo
scoppiò a ridere così forte che Chiyo ebbe paura
che qualcuno li
sentisse.
«E
va bene, forse sono un po' così...»
«Prendi
esempio da Bokuto!» disse lei, incrociando le braccia al
petto,
pensierosa. «Sì, sii come Bokuto! Lui è
spassosissimo!»
Kuroo
alzò un sopracciglio, chiedendo d'istinto: «Stai
cercando di
offendermi?»
E
Chiyo scoppiò a ridere, spintonandolo per una spalla.
«Razza di
scemo!» gli disse, divertita.
Kuroo
si portò le mani ai capelli e se li tirò tutti
indietro, cercando
di raccoglierli metà a destra e metà a sinistra.
«Così
sono abbastanza Bokuto?» chiese poi, facendo ridere Chiyo
ancora di
più, tanto che dovette portarsi una mano alla guancia per
asciugarsi
una lacrima.
«Aspetta!»
gli disse poi sporgendosi verso di lui. Gli afferrò i
capelli che
erano sfuggiti dalla sua presa e li tirò indietro, cercando
di
raccoglierli proprio come quelli di Bokuto.
«Ecco
fatto, ora sei perfetto!» sghignazzò poi,
abbassandosi a guardarlo
in viso ed ebbe un attimo di fremore quando vide quegli occhi. Erano
diversi, ricordavano un po' gli stessi occhi appassionati che aveva
quando giocava in campo.
In
un breve istante Kuroo si spinse in avanti, superando quei pochi
centrimetri che la tenevano distante da lei, e poggiò con
una certa
foga le proprie labbra sulle sue. Chiyo fu colta da una tale sorpesa
che non ebbe la forza di reagire in nessun modo, restando
semplicemente immobile. La testa era completamente vuota, priva di
qualsiasi pensiero, leggera come una piuma, mentre tutte le sue
attenzioni erano concentrate all'altezza del petto dove si stava
scatenando qualcosa di incomprensibile ma travolgente. Lo stomaco
sembrava attorcigliato su se stesso, tanto da farle male, e il cuore
in petto pareva stesse spingendo per uscirle dalla gola.
Si
scoprì solo in quell'istante a trattenere il fiato.
Sarebbe
potuta svenire da un momento all'altro, se lo sentiva, i presupposti
c'erano tutti.
Per
fortuna Kuroo si separò da lei prima che quella tragedia
fosse
potuta accadere, restandole comunque a pochi centimetri di distanza.
Aprì appena gli occhi, scrutando il volto della ragazza da
quella
distanza ravvicinata.
Chiyo
sentì che nonostante tutto, non era completamente fuori
pericolo.
Averlo a quella distanza, quasi a fior di labbra, con quel suo
sguardo enigmatico che la studiava da così vicino, come un
predatore
che controlla se la preda sia ancora viva o meno, sentire il suo
delicato respiro su di sè... tutto ciò la faceva
sentire quasi
male. Ogni cosa dentro lei bruciava, ma era un fuoco in cui alla fine
non le dispiaceva morire.
«Stai
cercando di manipolarmi?» mormorò lui.
«Io?!»
balbettò confusa. «Hai fatto tutto tu!»
«Mi
stavi troppo vicina. Io te l'avevo detto che questo tuo modo di fare
così espansivo prima o poi ti avrebbe messa in un
guaio» sogghignò,
allontanandosi un po' di più per permetterle di prendere
aria, ma
restando comunque sporto verso di lei.
Per
quanto la frase suonasse un po' come una provocazione, Chiyo non
parve reagire come avrebbe dovuto, ma restò pensierosa
qualche
istante, un po' corrucciata.
Poi
chiese, titubante, forse un po' abbattuta: «Credi sia un
guaio?»
Per
quanto fosse stato inaspettato e confuso, per quanto non avesse
saputo come gestirlo, sentendosi solo sopraffatta, aveva comunque
percepito qualcosa che non era poi tanto male. Sentirsi dare "del
guaio", l'aveva un po' rammaricata, chiedendosi se non fosse
stata una cosa che era nata e che sarebbe morta lì.
«Certo
che lo è» disse lui. «Viviamo in due
prefetture diverse e siamo
membri di due squadre avversarie e rivali. Se questo non è
un guaio,
non vedo cos'altro possa essere.»
Chiyo
abbassò lo sguardo, cercando di mantenere un'espressione
quanto più
normale possibile, ma la cosa in realtà la faceva stare male.
Perché
era stato così crudele da compiere quel passo, se poi doveva
allontanarla in quel modo?
«Ma...»
disse lui, aggrappandosi al discorso appena concluso, e un lieve
sorriso malizioso gli dipinse il volto. «Stai parlando con
una
persona che la notte scappa dalla scuola passando per una finestra,
solo per venire in un parco a mangiar biscotti rubati. Credi sia uno
a cui i guai non piacciano?»
E
ancora quella sensazione di bruciore e dolore allo stomaco invase
Chiyo, mentre sul suo volto andava allargandosi un timido sorriso che
proprio non riuscì a contenere.
«E
a te?» chiese poi Kuroo con una strana serietà.
Era comprensibile,
dopo quello che aveva fatto e rivelato, aveva bisogno di capire se
lei non fosse scappata via.
«In
genere i guai non mi piacciono proprio, ma io piaccio particolarmente
a loro e per questo mi travolgono, senza che io possa fare
niente»
sospirò alzando le spalle. Era la verità, non
certo riferita a
quell'occasione particolare, ma l'argomento "Cacciarsi nei guai"
era all'ordine del giorno per lei.
«Sei
un'attira guai» osservò lui, alzando gli occhi al
cielo. «Io l'ho
detto che è colpa tua.»
E
restò pensieroso, ad osservare le stelle. Insomma, che
voleva dire?
Non le piaceva la situazione? Se ne sarebbe andata? O sarebbe rimasta
perché "non poteva farci niente"? Non aveva risposto alla
sua domanda e questo lo lasciava un po' turbato.
«Ci
sono abituata» sospirò lei, cercando di mostrarsi
superiore.
«Però...
sei ancora in tempo per andartene» le disse, cercando di
capire
meglio cosa le passasse per la testa.
«Nah,
io non credo» sogghignò lei. Kuroo alzò
un sopracciglio, ancora
più confuso e le lanciò uno sguardo
interrogativo, ma il suo viso
non gli forniva le risposte di cui aveva bisogno.
Che
cosa significava? Come si sarebbe dovuto comportare?
Tornò
a guardare il cielo, travolto da una sensazione di disagio e
confusione.
Che
avrebbe dovuto fare, ora?
Si
sentì improvvisamente avvolgere il collo e un delicato peso
gli si
schiacciò contro, aggrappandosi e scuotendolo appena, come
fosse
stato il suo peluche preferito. Chiyo, inginocchiata al suo fianco,
sorrideva divertita, stringendolo e guardandolo in viso.
«Questa
volta ho vinto io» sghignazzò.
«Vinto
cosa?» chiese lui, ancora più confuso.
«Di
solito sei tu che ti prendi gioco di me, che mi mandi in confusione e
non mi fai capire niente. Questa volta sono riuscita a fregarti
io!»
Per
quando Kuroo ancora non avesse ricevuto la sua risposta chiara,
sentiva che cominciava a capire e un sorriso intenerito gli
ammorbidì
il volto.
«Giochi
con i miei sentimenti, sei crudele» sospirò,
voltandosi un po'
verso di lei e avvolgendole un braccio intorno al corpo, stringendola
appena.
«Sentimenti?»
chiese lei, stupita, e questo lo irritò appena.
«Ho
anche io dei sentimenti, per chi mi hai preso?»
«Per
una macchina spara cattiverie!» rispose prontamente lei.
«Oh,
andiamo! Non ti ho trattata così male. Anzi, penso di essere
stato
anche fin troppo buono»
«Mi
davi del cagnolino!» ringhiò lei, irritata.
«Ma
a me i cagnolini piacciono» sorrise lui improvvisamente,
disarmandola ancora una volta.
Chiyo
arrossì lievemente, sentendo ancora quella sensazione di
calore
all'altezza del petto. La prima volta non aveva ben capito cosa le
stesse succedendo, vedendolo come minaccioso, ma ora invece ne
provava piacere. Era bello, la faceva stare bene.
Kuroo
provò ad avvicinarsi di nuovo a lei, ma con più
calma, osservandola
e cercando di indagare la sua reazione. Chiyo arrossendo lo
guardò
per qualche istante, sentendo il cuore esploderle in petto. Poi
chiuse gli occhi e compì lei l'ultimo passo, avvicinandosi
rapidamente e baciandolo.
Kuroo
l'avvolse completamente tra le braccia, stringendosela contro con
forza. Mentre lei quasi tremava per l'agitazione e l'emozione, lui al
contrario mostrava sicurezza e decisione. Proprio come aveva detto
lei, lui, il suo guaio, la travolgeva... e non poteva farci niente.
La
mano di Kuroo, poggiata dietro la sua schiena, risalì
lentamente,
accarezzandola con una certa bramosia, arrivando fino al collo,
intrecciando le dita con i capelli e infine, quasi artigliandosi alla
nuca, se la tirò contro come se le avesse voluto impedire di
scappare e rese quel bacio più passionale.
Chiyo
fu talmente sopraffata da tutto quello che ebbe un capogiro. Fu
costretta a poggiargli delicatamente le mani al petto e spingerlo
leggermente via, tirandosi indietro per concedersi un lungo sospiro.
Aveva cominciato a tremare e nemmeno sapeva quando era successo, ma
aveva sentito il bisogno di fermarsi un attimo per riprendere fiato,
o sarebbe svenuta.
Kuroo
la guardò dapprima enigmatico, chiedendosi se non avesse
esagerato,
ma poi notò che lei non cercava di scappare via, ma aveva
solo avuto
bisogno di respirare.
Sogghignò
compiaciuto e le mormorò: «Ti tolgo il
fiato»
Lei
accennò a fulminarlo, ma sembrava non averne la forza e
l'unico
sguardo che le uscì fu uno rassegnato. «Quante
arie che ti dai»
gli disse.
Lui
sghignazzò divertito e sollevando la testa le
posò un delicato
bacio sulla fronte. Poi, guidandola con delicatezza, se la
tirò
contro, facendosela sedere sulle gambe e facendole poggiare la testa
al petto. L'avvolse, delicato, e lì restarono a godersi
quella
tenera sensazione di benessere.
«Mi
sta venendo fame» mormorò lei, sovrapensiero.
«I
biscotti sono caduti giù» comunicò lui.
«Sono
rovinata» sibilò terrorizzata, pensando a Kageyama
che ancora una
volta avrebbe scoperto il furto e si sarebbe scatenato.
Kuroo
ridacchiò divertito e se la strinse dolcemente al petto.
Adorava
quel dolce e pasticcione cagnolino.
NDA
Un
applauso a Kuroo-kun che finalmente ce l'ha fatta! * clap clap clap*
E
niente, per oggi non ho molto da aggiungere, il capitolo parla da
sè
:)
Spero
che l'agognato momento vi abbia soddisfatti xD Chiyo, poveretta, tra
poco ci moriva. Nel prossimo capitolo torneranno un po' gag e
LoLlate!
Estratto
del prossimo capitolo, che avrà come titolo (reggetevi
forte): "Non
essere avaro e saluta tua nonna"
«Oggi
è di cattivo umore... forse ha dormito male»
mormorò Yukie,
portandosi una mano alle labbra nel tentativo di tenere per
sè
quella confidenza. Ma Chiyo la sentì e lentamente
allargò il viso
in un gioioso sorriso: «No, invece ho dormito
benissimo!»
«Per
quel poco che hai dormito» disse Shimizu, raggiungendole e
Chiyo
raggelò.
«Mi
sono svegliata per andare in bagno, stanotte, e ho visto che mancavi.
Che fine avevi fatto?»
«Eh?»
stridularono Kaori e Yukie, illuminandosi come se avessero appena
visto un idolo. «Chiyo-chan non era in stanza questa
notte?»
Ahi
ahi! Beccata, Chiyo-chan! Che ti inventerai?
A
giovedì prossimo!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 21 *** Non essere avaro e saluta tua nonna ***
Non
essere avaro e saluta tua nonna
«Sveglia!»
gridò Kaori, affacciandosi al futon di Chiyo.
«È
mattino già da un pezzo, dormigliona!»
gridò Yukie, facendo eco all'amica. Poi entrambe
l'afferrarono ognuna per un braccio e cominciarono a scuoterla e
tirarla.
«Dormigliona!
È ora dello yoga!» risero, mentre Chiyo non
sembrava intenzionata ad aprire gli occhi. «Oggi siamo
carichissime! Vedi di esserlo anche tu, Senpai!»
Chiyo
mugolò e affondò il volto sul cuscino, cercando
rifugio da quella confusione. Aveva un gran mal di testa e moriva dal
sonno. La notte prima, lei e Kuroo erano stati fuori più del
necessario, tirando notte fonda senza rendersene conto e questo aveva
inciso molto sulla sua stanchezza.
Oltretutto
erano al quinto giorno di ritiro e cominciava a sentirne il peso.
«Dai,
Chiyo-chan!» gridò Kaori, scuotendola ancora
più forte ma lei si ostinava a mugolare solamente e
continuare a dormire.
«Forse
per oggi dovremmo lasciarla stare» osservò
Shimizu, vedendo come lei non accennasse minimamente ad aprire gli
occhi.
«Eh?!
No! Dai Chiyo-chan! Svegliati!» insistè Kaori,
scuotendola.
«Se
non si vuole alzare allora la porteremo fuori da stesa!»
inveì Yukie e afferrandola per un polso cominciò
a tirare verso la porta, insieme a Kaori. Chiyo era così
piccola che per loro non fu difficile e presto si trovarono a correre
lungo il corridoio con quel piccolo peso appresso.
«Ehy!
Piano! Le fate male!» le inseguì Yachi preoccupata.
Scesero
lungo le scale, ma trasportare un corpo esanime giù per una
scalinata, anche se leggero, si dimostrò impresa
più difficile del previsto.
Inciamparono
e arrancarono e Chiyo si ritrovò a rotolare giù,
fino al corridoio appena sotto. Nel volare via si schiantò
contro Hinata, che stava passando proprio in quel momento e entrambi si
ritrovarono a terra, piegati su se stessi, non proprio tutti interi.
Chiyo
aprì un occhio e osservò le due ragazze sulle
scale, fulminandole.
«Voi
due...» ringhiò, senza muoversi.
«Stavate cercando di uccidermi?» gridò
infine, rimettendosi in piedi.
«Perdonaci!»
stridularono, mentre Yachi la raggiungeva correndo chiedendo se stesse
bene. Chiyo le raggiunse a grandi passi, le prese per le mani e le
trascinò via, senza aggiungere altro. Yachi restò
qualche secondo ad assistere Hinata, che ancora non sembrava essersi
ripreso dall'impatto, poi le seguì.
Andarono
fuori, all'ombra di un albero e Chiyo cominciò a stirarsi,
preparandosi a cominciare.
«Chiyo-chan...
sei ancora in pigiama» fece notare Yukie, imbarazzata.
«Come
se voi vi sareste prese la briga di vestirmi prima di trascinarmi qui
fuori» si limitò a rispondere.
«Non
ha tutti i torti» mormorò Kaori all'amica.
«Forza!
Non perdetevi in chiacchiere che si comincia!» disse Chiyo.
«Oggi
è di cattivo umore... forse ha dormito male»
mormorò Yukie, portandosi una mano alle labbra nel tentativo
di tenere per sé quella confidenza. Ma Chiyo la
sentì e lentamente allargò il viso in un gioioso
sorriso: «No, invece ho dormito benissimo!»
«Per
quel poco che hai dormito» disse Shimizu, raggiungendole e
Chiyo raggelò.
«Mi
sono svegliata per andare in bagno, stanotte e ho visto che mancavi.
Che fine avevi fatto?»
«Eh?»
stridularono Kaori e Yukie, illuminandosi come se avessero appena visto
un idolo. «Chiyo-chan non era in stanza questa
notte?»
«Avevo
un gran caldo, così sono andata a bere qualcosa e
rinfrescarmi!» disse lei pregando che Shimizu non si fosse
presa la briga di andarla a cercare per tutta la scuola.
Ma
lei, fortunatamente, si limitò a sorriderle e annuire:
«Sì, fa molto caldo in questi giorni»
«Frena,
frena! Eri in giro per la scuola in piena notte?» chiese
Yukie, ammiccando.
«Ed
eri tutta sola?» chiese Kaori, affiancando l'amica.
«Certo
che ero sola, con chi sarei potuta essere?»
ringhiò lei, sentendosi sotto accusa.
«Ci
sono almeno trenta ragazzi lì dentro, potrebbe essere uno
chiunque tra loro!» disse Kaori.
«Basta
Chiyo-chan! Ti abbiamo scoperta! Ora devi dirci chi
è!»
«No!
Non vi dirò niente! È inutile che
insistete!» gridò Chiyo, al limite della
sopportazione.
Le
due si portarono le mani alla bocca, illuminandosi.
«Non
ha negato» disse Kaori.
«C'è
veramente qualcuno!» si accodò Yukie, poi entrambe
esclamarono, guardandosi negli occhi: «Dobbiamo scoprire chi
è!!!»
Chiyo
decise che continuare a parlare con loro era inutile, ormai le
avrebbero dato la caccia e se le sarebbe trovate addosso in qualsiasi
momento. Così piagnucolando, cominciarono a fare yoga.
Quel
quinto giorno di allenamento fu ancora più faticoso del
solito, ormai la stanchezza cominciava a farsi sentire su tutti i
presenti. Nonostante tutto però i ragazzi della Karasuno
mostravano sempre più miglioramenti e impegno. I pezzi
stavano andando piano a incastrarsi, anche se molto ancora non
funzionava come doveva. Chiyo riusciva sempre meglio a coordinarsi con
Tsukishima per meglio organizzare la difesa, mentre con Tanaka
continuava a provare quella sua azione da dietro la linea d'attacco.
Anche Nishinoya continuava a esercitarsi su quella con Asahi. Poi c'era
l'attacco sincronizzato, l'alzata che si fermava di Kageyama, le
schiacciate di Hinata, le battute di Yamaguchi. Tutti si davano un gran
daffare e mostravano di andare sempre meglio, anche se cominciavano a
non sopportare più la stanchezza.
La
Karasuno perse di nuovo tutti i set che si trovò ad
affrontare e fu costretta alle penalità anche quel giorno,
sotto al sole cocente, morendo di fatica a ogni passo di più.
Eppure
nonostante il poco sonno e la stanchezza del giorno, Chiyo si
presentò lo stesso alla palestra tre, la sera.
«Sono
tornata! Vi mancavo vero?» sghignazzò comparendo
alla porta.
«Ehy
ehy ehy! Piccoletta! Eccoti!» salutò Bokuto,
correndole incontro.
«Bokuto-senpai!
Sei stato grandioso oggi! Come tutti gli altri giorni!»
salutò Chiyo, stringendo i pugni nella sua direzione.
Bokuto, come sempre quando riceveva un complimento, scoppiò
a ridere orgoglioso.
«Insomma,
ti diverti proprio a fomentarlo, non credi di esagerare?»
borbottò Kuroo, raggiungendo i due.
«Niente
è esagerato quando si parla del sottoscritto!»
starnazzò ancora Bokuto.
«Beh,
certamente non è l'unico che si merita dei complimenti
qui» disse Kuroo.
«Non
certo tu!» gli disse Chiyo. «Oggi facevi un
disastro dopo l'altro!»
E
Kuroo non la prese molto bene, sentendosi ferito nell'orgoglio.
«Ha
ragione, non eri per niente in forma!» annuì
Bokuto.
«È
perché ha dormito poco ed è stanco!»
intervenne Lev. «Pensa che stamattina per poco non si
addormentava nella colazione» rise.
Kuroo
e Chiyo si scambiarono d'istinto uno sguardo preoccupato e imbarazzato,
mentre dietro di loro Hinata esordiva con uno stupito: «Sul
serio? Anche Chiyo-chan oggi era a pezzi! Pensa che si è
addormentata sulle scale e mi ha travolto, cadendo
giù»
«Sul
serio?» chiese Lev, spalancando la bocca. «Non
è che sono malati?»
E
Chiyo e Kuroo continuarono a fissarsi, cercando in qualche modo
sostegno nell'altro nel trovare una scappatoia da quella situazione.
«E
se fosse contagiosa?» chiese Hinata, spaventato e i due
fissarono i diretti interessati con terrore.
Kuroo
e Chiyo ricambiarono lo sguardo, risultando visibilmente imbarazzati, e
in contemporanea dissero: «No, è solo che faceva
un gran caldo!»
Si
stupirono di aver trovato la stessa scusa allo stesso momento e, dopo
essersi scambiati un altro sguardo, ridacchiarono divertiti.
Quanto
potevano risultare sciocchi?
Se
Hinata e Lev non fossero stati tanto tonti, non ci avrebbero messo
molto a capire che si trattava di una balla.
«Avanti
si gioca!» disse poi Kuroo, cercando di cambiare discorso e
si avviò verso la sua metà di campo.
«Akaashi
non c'è stasera?» chiese Chiyo, voltandosi verso
Bokuto che ancora la guardava perplesso. Aveva intuito che ci fosse
qualcosa di strano, ma non riusciva a capire cosa e quella situazione
gli era sembrata solo tanto strana.
«Non
si sentiva molto in forma, ha preferito disertare.»
spiegò, prima di urlare entusiasta: «Ehy,
piccoletta! Stai in squadra con noi!»
Kuroo
si voltò a guardarlo con una strana luce negli occhi e con
una serietà che quasi faceva paura disse: «Voi
avete già il vostro nanerottolo talentuoso. Non essere
avaro.»
«Avaro?»
chiese Bokuto, colpito.
«Non
sai cosa vuol dire, vero?» sospirò Kuroo.
«Certo
che lo so!» ringhiò Bokuto, ma non aggiunse altro.
«Allora
dimmelo» lo provocò Kuroo, sogghignando.
Bokuto
balbettò qualcosa di confuso prima di dire:
«È talmente banale che spiegartelo mi fa sentire
stupido.»
«Tu
sei stupido» si lasciò sfuggire Kuroo e Bokuto lo
fulminò: «Che hai detto?»
Chiyo
sghignazzò nel vederli, divertita da quella scenetta, poi si
avvicinò rapidamente a Bokuto, l'afferrò per la
manica della maglietta e lo trascinò giù per
riuscire ad arrivare al suo orecchio, dove sussurrò qualcosa.
Bokuto
si illuminò, poi portandosi le braccia al petto disse con
orgoglio: «Avaro è qualcuno che desidera avere
tutto per sé, senza condividere!»
Kuroo
alzando un sopracciglio poco convinto spostò lo sguardo
sulla ragazza, mormorando: «Così però
non vale»
Chiyo
alzò le spalle. «Aiuto i più deboli,
sono sensibile alla causa, un po' come Robin Hood. Non posso farci
niente, è la mia natura.»
Bokuto
al suo fianco rise orgoglioso di averla dalla sua parte, ma solo
successivamente si rese conto che gli aveva dato del debole e
interrompendo bruscamente la sua risata si lasciò sfuggire
un «Eh?» poco convinto.
Kuroo
scoppiò a ridere come poche volte faceva e Chiyo,
sghignazzando divertita, saltellò verso la parte di campo
dove avrebbe giocato Kuroo, decretando così implicitamente
che sarebbe stato al suo fianco per quella sera.
Tsukishima
si unì a Bokuto e Hinata, mentre Chiyo e Kuroo si tennero
Lev.
Partirono
e i primi a battere furono i gufi.
Kuroo
ricevette la palla e Chiyo corse sottorete, prendendo il posto
dell'alzatore.
«Lev,
vai con una bomba!» gridò alzandogliela. Lev
esaltato corse e saltò allungando una mano verso l'alto ma
mancò la palla e atterrò insieme a lei, nella sua
parte di campo.
Chiyo
lo fissò qualche secondo esterefatta.
«Non
abbatterti, Kenma ci ha messo giorni per capire come coordinarsi con
lui» le disse Kuroo.
«La
prossima la prendo!» gridò Lev esaltato.
"Questo
mi ha dato un sacco di problemi alle partite, eppure è
così... pessimo!" pensò Chiyo, stupita.
«Vado
di nuovo!» urlò Tsukishima, battendo ancora.
«Mia!»
gridò Chiyo correndo rapidamente verso l'angolo sinistro,
dove sarebbe caduta. La prese e la rimandò indietro.
«Lev!»
gridò Kuroo, vedendo come la palla andasse verso di lui. Il
ragazzo tirò fuori la lingua, osservando concentrato la
palla e cercò di posizionarsi sotto di lei.
Riuscì a prenderla ma la spedì di traverso e
Kuroo dovette saltare e colpirla con un pugno per riuscire a rimandarla
dall'altro lato.
"Almeno
non hanno fatto punto" sospirò Chiyo, constatando quanto
fosse sempre più pessimo.
«Hinata!»
chiamò Tsukishima, alzando la palla dopo che Bokuto l'ebbe
presa. Hinata prese la rincorsa e saltò, con quel suo solito
sguardo infuocato, pronto a colpire la palla e Chiyo trattenne
nuovamente il fiato nel vederlo volare così in alto,
ricordandosi della prima volta che l'aveva visto. Quando aveva scoperto
che anche "i piccoletti" possono volare, e si era sentita
così stupida e felice allo stesso tempo.
Lui
era stata la speranza che si era riaccesa nel suo cuore, quella che
l'aveva portata a sforzarsi sempre di più per tornare a
lottare contro i suoi limiti.
Kuroo
corse a muro e provò a fermarlo, senza successo.
Lev
dietro di lui si preparò con un bagher per riuscire a
riceverla, ma ancora una volta sbagliò tutto e la prese di
faccia, cadendo a terra.
"Che
idiota!" pensò Chiyo correndo con rapidità nella
sua direzione. «Kuroo!» gridò prima di
saltare, sorvolando il russo che ora cadeva a terra sotto di lei, e
prese la palla al volo con un palleggio. L'alzò e Kuroo la
schiacciò, ma Tsukishima riuscì a saltare in
tempo e bloccarlo con un muro, facendo perdere ai gatti quel punto che
Chiyo aveva tanto sudato per accaparrarsi.
Ma
lei non ebbe tempo di rammaricarsi che atterrando si era dimenticata di
avere sotto di sé Lev e gli finì addosso,
perdendo l'equilibrio quando lui si mosse dolorante e finendo di faccia
a terra.
«Ahi
ahi» lamentò Chiyo, tirandosi sulle mani, poi
sobbalzando si voltò verso il russo gridando terrorizzata:
«Scusami! Ti ho fatto male?»
Lev
mugolando dal dolore, tenendosi lo stomaco, dove Chiyo era atterrata,
negò debolmente.
«Chiyo-chan!
Tutto a posto?» gli si avvicinò Kuroo, preoccupato.
Chiyo
gli volse gli occhi, poi sorrise, arrossendo lievemente, trovando
adorabile il fatto che lui si fosse preoccupato per lei, e
annuì.
«Lev!
Quando imparerai a ricevere come si deve?» lo
sgridò Kuroo.
«Io
non capisco, hai riflessi ottimi quando si tratta di schiacciare ma in
tutto il resto fai schifo» disse Chiyo, incrociando le
braccia al petto pensierosa.
«Solo
se l'alzata è buona» disse Kuroo.
«Segui
l'istinto, proprio come Hinata» osservò Chiyo.
«Beh, fintanto che la palla non cade a terra anche prenderla
di faccia può andar bene, finché
sopravvivi» sghignazzò.
Lev
si sollevò sorridendo entusiasta: «Hai visto
Kuroo? Ha detto che andava bene!»
«Non
è quello che intendeva!» gridò Kuroo,
colto da una vena furiosa.
«Dai,
su! Su! Riprovaci» sorrise Chiyo. «Occhi sulla
palla, non perderla nemmeno un istante e cerca di muovere di
più i piedi. Questa volta andrà meglio,
vedrai.»
«Sì!»
annuì Lev, alzandosi in piedi.
«Vado!»
annunciò Tsukishima, prima di battere ancora.
La
palla cadde in direzione di Lev e lui, tirando fuori la lingua, si
chinò sulle ginocchia pronto a prenderla.
Ma
improvvisamente si sentì tirare indietro per la maglietta
con una foga enorme, tanto che si sbilanciò e cadde. Ma
prima di cadere riuscì a colpire la palla con gli avambracci
e mandarla dall'altro lato.
«Chance
ball!» gridò Hinata, prendendola. Tsukishima
alzò, Bokuto saltò per schiacciare ma Kuroo
riuscì a murarlo e prendersi il loro primo punto.
Si
voltò poi verso Lev, seduto a terra, confuso per quanto
successo. Dietro di lui e parzialmente schiacciata dal suo peso, era a
terra anche Chiyo.
Lev
si voltò a guardarla ponendosi mille domande: l'aveva tirato
indietro, lei l'aveva fatto cadere, per quale motivo?
Chiyo
in tutta risposta sorrise entusiasta e fece il segno di vittoria con le
dita. «Hai visto che l'hai presa?»
Lev
scattò in piedi urlando con fervore «Ce l'ho
fatta! Che ricezione da maestro!»
Kuroo
le si avvicinò e le allungò una mano, per
aiutarla ad alzarsi, mano che lei accettò volentieri.
«Potevi
salvarla, ti ho visto farlo un sacco di volte, ma hai preferito fare in
modo che ci riuscisse lui» osservò.
«Aveva
bisogno di una spinta motivazionale» sghignazzò
lei e Kuroo volse gli occhi a Lev che ora gridava e correva per tutto
il campo.
«No,
io credo che ne abbia già abbastanza»
mormorò.
«Eddai!
Guarda ora com'è felice» sghignazzò
ancora lei.
«Beh,
non ci saremo presi quel punto senza il mio muro che ha bloccato quello
spavaldo di Bokuto» sghignazzò Kuroo,
inorgogliendosi.
«Ottimo
lavoro, capitano!» esordì lei, rizzandosi stile
soldatino e portandosi una mano alla fronte nel saluto tipico militare.
Kuroo
l'osservò un po' perplesso, forse aspettandosi qualche
frecciatina invece che quella specie di complimento, poi ammorbidendosi
le sorrise e le fece un paio di carezze sulla testa, stile animaletto
domestico.
«Sai,
stavo notando che averti da questo lato del campo fa tutto un altro
effetto» sorrise lui, accendendosi appena nello sguardo.
«Spero
positivo» mormorò lei, poco convinta, temendo in
qualche altra sua cattiveria.
«Fai
venir voglia di usare fino all'ultimo briciolo di energia»
sorrise sempre più infervorato, puntando lo sguardo sulla
squadra avversaria. Chiyo sorrise a sua volta, sulla scia del suo
sguardo colmo di energia e spirito combattivo, e anche lei
puntò gli occhi sulla squadra avversaria.
Bokuto
rabbrividì nel guardarli e cominciò a balbettare:
«Ehy, voi due... siete terrificanti! Che avete in
mente?»
E
in tutta risposta loro sghignazzarono malignamente.
Kuroo
andò alla battuta, mentre gli altri due si posizionarono in
difesa.
«Lev,
stai vicino alla rete, pensa a fare muro» gli disse Chiyo,
guardandosi attorno per riuscire a stabilire un raggio d'azione
adeguato. Se Lev si fosse messo in difesa con lei avrebbe solo
peggiorato la situazione.
Tsukishima
ricevette e fu la volta di Hinata ad alzarla, che andò nel
panico, non l'avendolo mai fatto e finì con il lanciarla
troppo in avanti. Bokuto la mancò e il punto fu dei gatti.
Di
nuovo battuta, ricezione e attacco, fino a superare ciascuno i dieci
punti, condendo il tutto con errori su errori.
Ancora
battuta ai gatti, che venne perfettamente ricevuta dai gufi. Tsukishima
alzò nuovamente a Bokuto e Kuroo corse ad aiutare Lev a muro.
Chiyo
si mise dietro di loro, non sbilanciata da nessuna delle parti,
cercando di mettersi in una posizione ideale per correre ovunque avesse
dovuto in caso.
Bokuto
saltò, pronto a schiacciare e Lev e Kuroo lo murarono.
Ma
in quel muro così alto c'era un enorme pecca, che Bokuto
colse ma che Chiyo colse troppo tardi, invece: Lev teneva le braccia
troppo aperte e lontane l'una dall'altra, lasciando davanti
all'attaccante una vera e propria via di passaggio.
Bokuto
schiacciò, passandoci attraverso, e Chiyo, non aspettandosi
un errore simile, non ebbe tempo di reagire prontamente.
La
palla le arrivò dritta in viso, scaraventandola a terra.
Bokuto
urlò, terrorizzato: «Ho ucciso la
piccoletta!», mentre al suo fianco gli faceva eco con lo
stesso terrore Hinata: «Chiyo-chan!»
Kuroo
scattò verso di lei, con la preoccupazione stampata in volto
e si chinò per soccorrerla. Ma sussultò quando
riuscì finalmente a vederla in viso: nonostante l'enorme
segno rosso in piena fronte e l'apparente immobilità, gli
occhi di Chiyo erano spalancati e colmi di una furia che avrebbe messo
in fuga anche il peggiore dei predatori esistente.
Si
alzò di scattò, mettendosi a sedere, e
puntò quegli stessi occhi su Lev che ridacchiando si
grattava la nuca e chiedeva scusa.
«Ehy,
tu...» mormorò con una tonalità
altrettanto terrificante. Poi scattò in piedi gridandogli
contro furibonda: «Che razza di muro era quello? Cercavi di
bloccare una palla o di salutare tua nonna? Babbeo!»
Kuroo
si voltò dall'altro lato, portandosi una mano alle labbra
per soffocare la risata che inevitabile cercò di uscirgli.
«Eh?
Non c'è bisogno di incazzarsi!» mormorò
Lev, guardando Chiyo dall'alto al basso. Chiyo si portò una
mano alla frangia dei capelli e la sollevò, mettendo ben in
mostra il segno rosso che aveva su e gridò: «Ti
sembra che non ci sia motivo di incazzarsi?!»
Lev
l'osservò un po' sbalordito, poi chinandosi per avvicinarsi
meglio al sul viso affermò con stupore: «Che
botta!»
«Ma
te pensa!» gridò Chiyo, ancora arrabbiata.
«Dai,
dai!» sorrise Lev, dandole dei colpetti sulla testa come
avrebbe fatto con un cagnolino. A quanto pareva era una reazione che
scaturiva spesso. «La prossima la prenderai sicuramente, non
amareggiarti.»
"la
prossima..." cominciò a pensare Chiyo prendendo
letteralmente fuoco "...la prenderò...sicuramente?"
Stava
dando la colpa a lei? Stava dicendo che era stata lei a sbagliare a non
prenderla e non lui a tenere le braccia spalancate facendo quasi da
mirino per Bokuto?
«Ohy,
ohy!» intervenne Kuroo, poggiando le mani sulle spalle di
Chiyo. Nonostante tutto il furore che le stava bruciando in stomaco,
quel semplice contatto la calmò improvvisamente.
«Forza, non litigate. Siamo qui per fare una partitella tra
amici, non c'è bisogno di prenderla sul serio.»
Chiyo
fece un lungo sospiro, sforzandosi di calmarsi.
«Va
bene. Va bene.» disse tornando al suo posto.
Kuroo
la guardò sorridendo, poi con uno scatto si voltò
verso Lev, fulminadolo: «E comunque ha ragione! Devi tenere
più unite le braccia, quante volte te lo devo
ripetere?»
Lev
ridacchiò ancora, chiedendo scusa e promettendo che la
prossima volta sarebbe andato meglio.
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Capitolo 22 *** Gatto sospetto avvistato ***
Gatto
sospetto avvistato
Quella
notte, alla stessa ora di sempre, Chiyo si alzò dal suo
futon e andò nello stanzino delle macchinette. Lo
trovò vuoto, ma era fiduciosa e sapeva che Kuroo sarebbe
arrivato a momenti. Avevano deciso di tenere per sè la cosa,
di cercare di restare nell'ombra, prima di tutto perché non
trovavano carino sbandierare in giro certe cose e poi perché
erano membri di squadre rivali e non sapevano come gli altri
l'avrebbero presa. Poteva anche esserci il rischio che non li avessero
fatti giocare l'uno contro l'altro per evitare favoreggiamenti e loro
non lo volevano assolutamente. Non desideravano altro che scontrarsi in
campo per decretare chi dei due fosse il vero gigante.
E
poi era appena successo, era qualcosa di strano anche per loro.
Per
questo, quell'angolo ritagliato in piena notte, era l'unico momento in
cui potevano tornare a stare un po' insieme veramente. Mentre
aspettava, tentò di nuovo di cercare i famosi biscotti di
Kageyama, ma quella volta senza successo. Probabilmente il ragazzo,
stufo di essere derubato, gli aveva finalmente trovato un valido
nascondiglio. Chiyo sbuffò e si lasciò cadere a
sedere sul mobiletto, in silenzio, ad aspettare. Neanche si era accorta
però, quella sera, che la sua uscita dalla stanza non era
passata inosservata. Kaori e Yukie, camminando in punta di piedi,
raggiunsero lo stanzino delle macchinette.
A
Kaori uscì uno sbadiglio, per la tarda ora, e si
beccò uno "shh" di rimprovero da parte di Yukie. Si
affacciò lentamente, cercando di non essere vista e vide
Chiyo seduta sul mobiletto, concentrata a fissarsi i piedi che
dondolavano nel vuoto.
Non
c'era nessun altro.
Yukie
fece cenno all'amica di seguirla e insieme tornarono indietro,
nascondendosi dietro l'angolo del primo corridoio.
«Chi
c'era?» chiese Kaori sottovoce.
«Nessuno,
era sola» rispose Yukie.
«Secondo
me aveva ragione, non c'è nessuno. Dai, torniamocene a
letto.»
«No!
È troppo sospetta! Secondo me sta aspettando...»
«Ma
io ho sonno» lamentò Kaori, beccandosi un altro
"sh" da parte dell'amica.
Poi
si illuminò e mormorò: «Arriva
qualcuno!»
«Eh?!»
sembrò risvegliarsi Kaori e spingendo cercò di
infilarsi sotto l'amica per guardare anche lei. «Chi
è? Fammi vedere!»
«Fai
piano o ci scopre!» l'ammonì Yukie.
«Ehy...quello
non è...?» ed entrambe si portarono una mano alla
bocca spalancata, sorprese, e lievemente rosse in volto per la
scoperta. «Il capitano della Nekoma!»
Kuroo
raggiunse lo stanzino barcollando appena e grattandosi la nuca,
impigrito. Tirò un lungo sbadiglio, prima di affacciarsi.
Puntò
gli occhi su Chiyo, lievemente sorpreso, ma poi sorrise timidamente.
«Scusa,
ti ho fatto aspettare. Mi sono addormentato, stasera sono veramente a
pezzi» disse entrando.
«Aspettare?!»
esclamarono in un sussurro Kaori e Yukie, prima di guardarsi con gli
occhi che brillavano.
«Si
trovano qui tutte le notti!» disse Yukie, trasognante.
«Che
cosa romantica!» gli fece eco l'amica.
«Non
preoccuparti!» gli sorrise Chiyo. «Sono arrivata da
poco anche io. Kaori e Yukie si sono fatte strane idee su di me e hanno
cercato di restare sveglie fino a tardi per vedere se uscivo dalla
stanza. Ho dovuto aspettare che crollassero»
sospirò con amarezza. Quelle due non gli avrebbero
più dato pace.
«Strane
idee?» ridacchiò Kuroo, mettendosi davanti a lei e
facendole scivolare delicatamente una mano su un fianco, in un accenno
di un abbraccio. L'altra mano la portò sul suo viso,
accarezzandole una guancia, scorrendo fin dietro la nuca, e tirandosela
leggermente contro le stampò un delicato bacio sulle labbra.
Chiyo
si sentì di nuovo esplodere dentro, in quel turbinio di
emozioni che già la sera prima aveva provato e che per poco
non l'avevano fatta star male da quanto erano intense.
Quando
Kuroo la lasciò di nuovo andare, lei tornò a
respirare, scoprendo che ancora una volta aveva trattenuto il fiato.
«Che
tipo di idee?» chiese curioso, restando in quella posizione.
«Credono
che io abbia un ragazzo, o comunque qualcuno che mi piaccia»
sventolò la mano lei, sospirando affranta.
Kuroo
accennò un sorriso raddolcito, illuminando appena il volto,
e chiese: «Non è così?»
Chiyo
si irrigidì, arrosendo violentemente e cominciò a
balbettare: «Beh... non lo so... ecco... è stato
solo... ieri sera... noi...»
«Chiyo-chan»
l'improvviso cambio di tono di Kuroo, quasi la spaventò. Era
diventato così serio, per quale motivo? «Vorrei
che tu fossi sincera con me.» poi sorridendo, alzò
le spalle assumendo un'espressione disinteressata. «Insomma,
non posso continuare a perdere notti di sonno per qualcuna che si
dimenticherà di me non appena uscita da quella porta, no?
Sarebbe una perdita di energie inutili.»
«È
così che mi vedi?» chiese istintivamente Chiyo,
innervosendosi appena nel sentirsi appellare come un'eventuale "perdita
di energie". Ma lasciò correre e divenne seria anche lei,
affrontando quella questione. La sera prima aveva evitato di rispondere
esplicitamente e lui ancora le chiedeva conferma, nonostante quello che
stavano vivendo.
«Tu
hai paura di non piacermi?» chiese lei, corrucciandosi
appena, come se stesse cercando di capire una lezione a scuola.
«È
naturale, no?» alzò le spalle lui. Mica poteva
leggerle la mente, come poteva saperlo?
Il
punto della questione però non era il piacere o meno, ma era
la sensazione di paura. Kuroo aveva insistito la sera prima per avere
una risposta esplicita e ora era tornato alla carica, questo dimostrava
quanto la cosa gli stesse a cuore, quanto lo preoccupasse non sapere
ciò che lei pensasse di lui.
Si
mostrava sempre freddo e calcolatore, superiore a tutti, non sembrava
mai avere punti deboli, ma lì, in quella stanza, quella
notte, Chiyo ebbe la sensazione di averne appena trovato uno.
"Chissà
che magari non ci abbia pensato tutta la notte" pensò lei,
lasciandosi sfuggire un leggero sorriso intenerito.
L'eventualità la riempiva d'emozione, era qualcosa di
assolutamente dolce e inaspettato da parte di uno come lui.
Le
guance di Chiyo si arrossarono, mentre il sorriso sul suo volto si
stendeva sempre di più, incapace di contenerlo. "Che cosa
dolce" pensò, percependo un delicato calore all'altezza del
petto. Lui continuò a guardarla interrogativo, chiedendosi
cosa le passasse per la testa e perché stesse sorridendo in
quel modo. Poi Chiyo si allungò verso di lui, cingendogli il
collo e lo strinse, affondando il volto nell'incavo del suo collo.
«Non
hai niente da temere, Tetsurou.» E Kuroo sobbalzò
appena, colpito nel sentirsi chiamare per nome. «Se
c'è una cosa che non riuscirò mai a fare
sarà proprio dimenticarmi di te, una volta fuori da quella
porta.»
Kuroo
sorrise, finalmente soddisfatto, e cingendole la vita la strinse.
«Hai
un buon odore» mormorò Chiyo, vicino al suo
orecchio, con un tono che sembrava quasi avesse parlato nel sonno.
Kuroo, in un flash, rivide Chiyo addormentata sulle sue spalle, il viso
rivolto verso il suo collo, Bokuto a fianco a sè che
piagnucolava perché lei aveva appena detto che la sua
maglietta sapeva di tartufo, e la sua voce che nel sonno aveva
pronunciato il suo nome, dopo aver sentito il suo odore. Probabilmente
era tutto collegato, anche se in quel momento lui aveva cercato di non
dargli troppo peso.
Non
doveva preoccuparsi di niente. Chiyo aveva già cominciato a
volgere gli occhi a lui, ben prima di rendersene conto.
«Ma
tu non dimenticarti di me, eh!» si affrettò ad
aggiungere lei, puntellandolo sul petto con un dito con aria minacciosa.
«Sarebbe
impossibile dimenticarsi di una pasticciona come te, con tutti i guai
che combini» sospirò lui, cercando ancora una
volta di assumere quell'aria da superiore.
«I
guai mi travolgono! Non sono io a cercarli! Te l'ho già
detto!» lamentò lei.
«Certo,
certo...» continuò lui, mostrandosi poco convinto.
«Sei
proprio insopportabile!» ringhiò Chiyo.
«Ehy,
così mi spezzi il cuore» ridacchiò lui,
portandosi una mano al petto e fingendosi melodrammatico.
«Perché
ne hai uno?» continuò lei.
«Da
qualche parte, sicuramente.»
«Impolverato,
inutilizzato e dimenticato!» continuò lei,
infastidita sempre più. Lui le afferrò la mano,
stringendola con dolcezza, e guardandola negli occhi disse affabile:
«Lo tengo ben conservato per una persona speciale.»
Chiyo,
ancora una volta, avvampò così violentemente che
per poco non si sentì male. E Kuroo sghignazzò
divertito nel vedere la sua reazione, in qualche modo soddisfatto, come
se avesse voluto proprio quello.
Gli
piaceva sapere di averla in pugno.
«Mi
spezzi il cuore» mormorò Kaori.
«Lo
tengo conservato per una persona speciale» mormorò
Yukie.
Sedute
per terra, una di fianco all'altra, con la schiena poggiata al muro e
non troppo lontane dallo stanzino per poter origliare un po', entrambe
stringevano il lembo della propria maglietta tra i denti, per
trattenere l'emozione che si sarebbe potuta sprigionare in urla e
pianti.
E
insieme, infine, sospirarono trasognanti: «Che
dolce!!!»
NDA
Eccomi!
Capitolo un po' meno intenso degli altri e forse anche più
corto, chiedo scusa se questa volta non sarà proprio di
vostro gradimento (pure lo stile mi lascia un po' perplessa, ma non ho
tempo di sistemarlo).
Yukie
e Kaori hanno fatto centro! Sgamata Chiyo-chan! Poveretta...
chissà cosa le toccherà subire ora da quelle due
ahahah
ANNUNCIO
ALLA CLIENTELA: Purtroppo, per profondi problemi personali (Dio
liberami dall'ansia) purtroppo credo con ogni probabilità
che la settima prossima salterò la pubblicazione e andremo
direttamente a giovedì prossimo (29 per intenderci).
Sinceramente spero di no e di riuscire a mantenere l'impegno, ma
sappiate che c'è alto rischio. Ci scusiamo per il disagio u.u
*dlin
dlon * fine annuncio.
Vi
lascio comunque l'anticipazione e, nel caso non dovessimo....
rileggerci (?)... BUON NATALE!
«Sempre
quel Bokuto! Va sempre da quel Bokuto! Ormai mi ha dimenticato per
sempre...» piagnucolò Tanaka.
«Ma
no, Tanaka, sono sicuro che non è così»
disse Sugawara, cercando di consolarlo, ma non riuscendo a trattenere
una risatina divertita.
«O
magari tra quei due c'è del tenero»
sghignazzò Daichi, stendendosi al fianco di Sugawara. Tanaka
sobbalzò, allarmato: «Con quel testa a gufo
scemo?! No! Non se ne parla! Glielo impedirò!»
«Impedirglielo?
Non sei mica suo padre?» disse Daichi.
«Chiyo-chan
merita di meglio! E poi è l'asso di una squadra avversaria!
Non se ne parla! Adesso vado a dirgliene quattro...»
Tanaka-brother
torna all'attacco xD Vai Tanaka-san! Fagli sentire la tua voce!
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaoooooooooooooooooooooo
Tada
Nobukatsu-kun
|
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Capitolo 23 *** Le anime di Romeo e Giulietta infestano la Shinzen ***
Le
anime di Romeo e Giulietta infestano la Shinzen
Chiyo
scese le scale sbadigliando e stiracchiandosi. Aveva una fame da lupi,
lo stomaco non smetteva un attimo di brontolare. Ma ciò che
aveva ancor più della fame era il sonno. Ormai erano al
sesto giorno di ritiro, erano tutti stanchi e stremati, lei forse
più degli altri visto che nonostante i miglioramenti ancora
non poteva far a meno di correre più del necesario. E poi
era una ragazza, sostenere i ritmi maschili non era semplice. E,
infine, ci si metteva quella faccenda che ora la notte non se la
dormiva tutta e benchè fosse qualcosa di piacevole, la
distruggeva fisicamente come poche volte.
Scese
l'ultimo scalino e si trovò di fronte Kuroo, probabilmente
anche lui diretto a mensa proprio come lei.
Le
dedicò un dolce sorriso e la salutò con un:
«Buongiorno»
Chiyo
parve svegliarsi improvvisamente, ancora una volta colta da un leggero
fremore all'altezza del petto. Sorrise luminosa e arrossendo lievemente
si sistemò istintivamente una ciocca di capelli dietro
l'orecchio. «Ciao!»
«Vai
a mensa?» chiese lui.
Chiyo
annuì e i due presero a camminare l'uno a fianco all'altro.
«Hai
dormito bene?» chiese Kuroo.
«Non
molto, c'era un gattaccio fuori dalla finestra che non ha smesso un
attimo di miagolare e mi ha tenuta sveglia un bel po'» disse
lei, sorridendo maliziosamente.
«Magari
voleva solo attirare la tua attenzione» sghignazzò
Kuroo, cogliendo la frecciatina.
«Era
però un po' insistente» ridacchiò lei.
«Era
un gatto carino per lo meno?» le chiese Kuroo, lanciandole
uno sguardo malizioso. Chiyo arrossì, colta alla sprovvista,
e un po' agitata provò a balbettare qualcosa.
«Sì,
insomma... nella norma... era un gatto, no?» poi
tranquillizzandosi un po', disse: «Magari un po' troppo
spettinato e arruffato.»
Kuroo
la scrutò qualche secondo, un po' corrucciato, poi
mormorò: «Nella norma?»
Chiyo
si lasciò andare a una leggera risata divertita.
«Che c'è? Ci sei rimasto male?»
Ma
lui non rispose, limitandosi a sbuffare, e fece morire lì la
cosa, lasciando però travisare che sì, un po'
c'era rimasto male. Entrarono a mensa che lei stava ancora
sghignazzando, osservando il suo volto lievemente imbronciato.
«E
comunque lo stile spettinato non è male per
niente!» disse poi lui, grattandosi la nuca e avvicinandosi
ai vassoi e Chiyo rise ancora divertita.
Pochi
tavoli più in là, Kaori e Yukie erano sedute che
mangiavano, un po' assonnate per aver perso un po' di sonno nella
notte, ma ancora in piedi.
Kaori
fu la prima a notare Chiyo e Kuroo entrare in mensa, uno di fianco
all'altro, con lei che sembrava luminosa e radiosa, intenta a ridere di
qualcosa che sicuramente lui aveva appena detto.
Sgomitò
l'amica a fianco che, dopo un primo momento infastidito,
seguì il suo sguardo e li vide anche lei. Le due sorrisero
emozionate, scambiandosi sguardi e gongolando.
«Che
vi prende?» chiese Miyanoshita, la manager dell'Ubugawa,
sedendosi di fianco a loro.
Kaori
e Yukie, sghignazzando, negarono con la testa e in contemporanea
dissero: «Niente!»
Davanti
a loro Kuroo si allontanò da Chiyo, dirigendosi col suo
vassoio verso il tavolo della sua squadra e la ragazza si
guardò un po' attorno, cercando a sua volta un posto dove
mettersi.
In
quel momento Kaori saltò in piedi, sventolando le braccia e
urlando a gran voce: «Chiyo-chan! Ti abbiamo tenuto il
posto!»
Al
suo fianco Yukie ridacchiava e indicava una sedia vuota proprio di
fronte a loro.
Chiyo
le guardò un po' terrorizzata: non le piaceva quando si
comportavano in quel modo così vistoso e rumoroso, voleva
dire che avevano qualcosa per la testa.
D'altra
parte, dopo aver urlato a tutta la mensa che quel posto era suo
riservato, se si fosse rifiutata avrebbe destato sospetti.
Perciò si avvicinò sospirando e preparandosi a
chissà quale interrogatorio imbarazzante.
Si
sedette e cominciò a mangiare silenziosa, sotto lo sguardo
sorridente delle due amiche. La cosa la irritava e la riempiva di
imbarazzo, ma si sforzò di ignorarle.
«Allora,
hai dormito bene Chiyo-chan?» chiese a un certo punto Kaori.
«Magnificamente,
grazie» rispose lei con superiorità.
«E
non hai avuto caldo?» chiese Yukie, sulla scia della prima.
Chiyo
cominciò a intuire cosa stessero cercando di dirle e prese a
sudare freddo. Ma continuò a mangiare, limitandosi a negare
con la testa.
«Io
un po'... pensa che a un certo punto ho avuto desiderio di alzarmi e
andare, che sò, nella stanza delle macchinette, per esempio!
Per provare a rinfrescarmi un po'.»
E
Chiyo ebbe come un micro-infarto.
«E
perché non l'hai fatto, allora?» chiese con
ingenuità Miyanoshita al suo fianco. Kaori e Yukie la
guardarono sghignazzanti, forse trovando divertente come quella fosse
una domanda caduta a fagiolo, nonostante lei fosse all'oscuro di tutto.
«Beh,
perché, sai, a volte da quelle parti, a quell'ora di notte,
si fanno strani incontri.»
Ormai
non serviva altro, Chiyo capì: loro sapevano! Probabilmente
l'avevano seguita. Ma loro sapevano!
Saltò
in piedi colta dal panico e cominciò a sventolare le braccia
davanti a loro urlando: «Basta! Basta!»
«Ma
che gli prende?» chiese Miyanoshita, guardandola stralunata.
Kaori
e Yukie risero, divertite da quella reazione, poi la prima
spiegò: «Ha paura dei fantasmi»
«Fantasmi?»
chiese Miyanoshita.
«Sì!
Non lo sapevi? Dicono che ci sia un fantasma che gira per la scuola di
notte.» disse Yukie.
«Due
a dire il vero! Una coppia» continuò Kaori.
«Due
innamorati segreti» sospirò Yukie con gli occhi
trasognanti.
«Sì
ma il loro amore deve restar segreto!» aggiunse Kaori.
«Si dice che chi dovesse vederli, poi la mattina dopo si
svegli morto!»
«Che
paura!» gridò Miyanoshita, portandosi le mani al
viso.
«Sì,
perché loro facevano parte di due famiglie rivali! Come
Romeo e Giulietta!» continuò Yukie. Chiyo al loro
fianco, stralunata e in parte grata per essersi inventate quella
storia, tornò a sedersi, ascoltandole.
«Ma
un giorno i loro padri li scoprirono e per punirli li uccisero.
Così adesso girano per questi corridoi mano nella mano,
vivendo il loro amore, ma se qualcuno dovesse scoprirli questo
porterebbe loro alla mente la tragedia che hanno vissuto e
ucciderebbero lo spione, per preservare il loro amore»
concluse Yukie.
Kaori
la guardò con gli occhi brillanti, esclamando:
«Com'è romantico!»
«È
spaventoso! Non mi alzerò più per andare in
bagno, dopo questo!» tremò Miyanoshita.
"Ne
hanno di fantasia, però..." pensò Chiyo, tornando
a mangiare, sovrapensiero.
«Chiyo-chan
ne è terrorizzata, per questo si è agitata tanto.
Considerato poi che ieri sera è uscita per andare a
rinfrescarsi per il troppo caldo. Se li avesse incontrati a quest'ora
sarebbe morta.»
E
benchè fosse tutta una storia inventata, la
credibilità e i contorni che avevano aggiunto al tutto, la
fecero comunque rabbrividire spaventata.
Comunque
era una storia credibile e per questo in un certo senso era loro grata.
La
giornata di allenamento riprese e, come tutte quelle passate,
l'affrontarono perdendo con dignità e affrontando
penalità su penalità.
Ma
anche quel giorno giunse a sera.
«Comincio
a essere veramente esausta» ansimò Chiyo, seduta
sul prato della collinetta fuori dalla palestra, intenta a prendere
aria.
«Questi
ritiri sono veramente distruttivi» disse Sugawara, al suo
fianco, alzando la testa al cielo già coperto di stelle.
«Però...»
sorrise Chiyo, illuminandosi. «Mi sto divertendo un
sacco!»
E
Sugawara le sorrise dolcemente, intenerito da quel suo modo di fare
sempre così gioviale e un po' infantile.
«Chiyo-chan!»
la chiamò Tanaka, raggiungendola. «Riproviamo con
Nishinoya e Asahi l'attacco dalla seconda linea, vieni anche
tu?»
«No!
Mi aspettano nella palestra tre! Lo riproviamo la prossima volta,
Tanaka-san!» disse lei alzandosi in piedi.
«Palestra
tre?» chiese Hinata, sollevandosi anche lui da terra, poi si
illuminò: «Ah! Dove ci sono Bokuto e
Kuroo!»
«Tsukishima
probabilmente è già lì, andiamo
Hinata-san?»
«Sì!»
scattò in piedi lui e corsero via, sotto lo sguardo
disperato di Tanaka.
«Sempre
quel Bokuto! Va sempre da quel Bokuto! Ormai mi ha dimenticato per
sempre...» piagnucolò.
«Ma
no, Tanaka, sono sicuro che non è così»
disse Sugawara, cercando di consolarlo, ma non riuscendo a trattenere
una risatina divertita.
«O
magari tra quei due c'è qualcosa»
sghignazzò Daichi, stendendosi al fianco di Sugawara.
Tanaka
sobbalzò, allarmato: «Con quel testa a gufo
scemo?! No! Non se ne parla! Glielo impedirò!»
«Impedirglielo?
Non sei mica suo padre?» disse Daichi.
«Chiyo-chan
merita di meglio! E poi è l'asso di una squadra avversaria!
Non se ne parla! Adesso vado a dirgliene quattro...»
ringhiò cominciando a incamminarsi verso la palestra tre a
grandi passi.
«Dovremmo
fermarlo» mormorò Sugawara.
«Già»
annuì Daichi, senza però che nessuno dei due
muovesse un muscolo.
«Ehy,
dov'è Tanaka? Lo stiamo aspettando, qui dentro!»
sbucò Nishinoya dalla palestra, guardandosi attorno.
«È
andato a dire a Bokuto che non può frequentare Chiyo
perché lei merita di meglio» spiegò
brevemente Sugawara.
«Eh?
Perché quei due si frequentano?» chiese Nishinoya,
sconvolto.
«Non
che io sappia, ma vedere Chiyo corrergli dietro l'ha fatto
ingelosire» sghignazzò Daichi.
«Beh,
ma Chiyo corre dietro a chiunque» disse sovrapensiero
Nishinoya e gli altri due non poterono che annuire, concordando con lui.
La
palla, nella palestra tre, cadde a terra senza che nessuno tentasse di
far niente per recuperarla.
Gli
occhi erano tutti rivolti all'entrata, occupata da Tanaka che fissava
tutti con il suo solito sguardo intimidatorio.
«Tanaka-san?
Che fai qui?» chiese Chiyo, chinando la testa di lato,
confusa. Cosa gli era preso? Si era piazzato lì, silenzioso
e non smetteva di fissarli con quel suo sguardo incazzato.
Che
era successo?
Tanaka
avanzò a grandi passi verso Chiyo e lei si
rimboccò le maniche, drizzandosi e cercando di gonfiare il
petto: «Che vuoi? Vuoi litigare?» lo
minacciò. Non aveva idea di cosa volesse e cosa avesse
fatto, ma solo per il fatto che la fissava in quel modo avrebbe
meritato pugni.
Ma
Tanaka la superò, piazzandosi davanti a lei e fissando
Bokuto dall'altra parte della rete.
«Ce
l'ha con me?» chiese Bokuto, guardandosi attorno confuso.
«Probabilmente
è perché gli hai rubato il discepolo»
disse Kuroo, accennando un sorriso divertito e alzando le spalle.
«Forse
non avrei dovuto dirgli di no, prima, quando mi ha chiesto di provare
l'attacco dalla seconda linea» sospirò Chiyo,
mentre Tanaka ancora silenzioso non smetteva di fissare Bokuto con lo
sguardo infuocato.
«Se
vuoi mettere le mani su Chiyo-chan dovrai prima passare su di
me!» ringhiò Tanaka, parlando, finalmente.
«Eh?
Ma di che parli?!» quasi gridò Chiyo.
«Chiyo-chan
è il nostro asso nella manica, ma è piccola e un
po' scema, perciò va protetta e questo è un
compito che spetta al suo Senpai! Perciò tu, gufo
spelacchiato, sappi che qualsiasi cosa farai o penserai avrai la mia
minacciosa ombra pronta a farti a pezzetti.»
«Piccola
e un po' scema?» ringhiò Chiyo alle sue spalle,
contrariata da quanto appena sentito.
«Sarò
il tuo incubo peggiore» sibilò Tanaka, tornando a
fissarlo con lo sguardo peggiore che avesse nel repertorio.
«Non
ho idea di che cosa tu stia parlando, ma non mi piace il tuo tono,
pelato!» disse Bokuto, incupendosi. «Vuoi fare a
botte? Eh?» gridò poi furibondo, puntandogli un
dito contro.
«Fatti
sotto!» gridò Tanaka, correndogli contro.
«Tanaka-san!
Mi hai stufato!» gridò Chiyo dietro di lui,
correndogli dietro con gli occhi furibondi. Riuscì a
saltargli addosso, prima che potesse raggiungere Bokuto, aggrappandosi
a lui, colpendolo ripetutamente e strattonandolo. Tanaka
barcollò un po' in giro per la palestra, cercando di
proteggersi almeno la testa come poteva, e tentando di non cadere a
terra, ma era difficile con quel piccolo folletto aggrappato addosso
che gliene combinava di tutti i colori.
Alla
fine cadde a terra, stremato, esausto e vinto.
Chiyo
si alzò in piedi fiera e ritornò al suo posto,
battendosi i palmi delle mani l'uno contro l'altro nel gesto di pulirsi.
Bokuto
restò perplesso, guardando il povero Tanaka steso a terra
ormai esanime. Non riusciva bene a capire come fosse stato possibile
che un ragazzo grande e grosso come quello si fosse fatto mettere KO da
uno scricciolo del genere.
«Chiyo-chan
è fatta così» ridacchiò
Hinata, verso Akaashi al suo fianco, che la guardava stralunato.
«A
volte è più virile di chiunque altro nella
squadra» la canzonò Tsukishima, sghignazzando.
Chiyo lo fulminò e mostrando il pugno gli urlo contro:
«Ne vuoi anche tu?!»
«Non
ti conviene provocarla, Tsukki, visto come ti ha steso l'altro
giorno» scoppiò a ridere Bokuto, ricordandosi di
come quella piccoletta fosse riuscita con un pugno a far volare via gli
occhiali dello spilungone. Quella scena se la sarebbe portata dietro
per il resto della sua vita.
Tsukishima
lo folgorò irritato, ma questo non parve servire a molto.
«Caspita,
piccoletta, sei una vera forza!» continuò a ridere
Bokuto. «Mi mancherai domani quando te ne andrai.»
E
a quell'ultima frase, Chiyo ebbe come la sensazione di un fulmine che
la colpiva in pieno petto.
"Domani..."
pensò, realizzando. "È già... domani"
Improvvisamente
si incupì, di fronte a quella verità di cui si
era completamente dimenticata. Si stava divertendo, si stava diver
tendo un mondo, proprio come aveva detto a Sugawara, ma prima o poi la
fine sarebbe arrivata.
Sarebbe
tornata a casa sua, nella sua stanzetta da sola, senza le voci di Kaori
e Yukie che parlottavano tra loro fino a notte fonda per raccontarsi
qualche pettegolezzo. Non si sarebbe più svegliata
circondata da tutte quelle persone, quegli amici che si era fatta in
quei giorni, e non avrebbe più passato intere giornate a
giocare e basta, per poi arrivare a sera e giocare ancora, fianco a
fianco con chi desiderava lei.
Non
avrebbe più sentito la grossa risata di Bokuto nella
palestra a ogni punto che faceva, non avrebbe più rivisto
gli errori di Lev che sicuramente erano terribili, ma che visti da
fuori strappavano sempre il sorriso, ma soprattutto non avrebbe
più rivisto Kuroo.
Niente
provocazioni, scherzi, fughe dalla scuola in piena notte per andare a
vedere le stelle, o strategie per mangiarsi i biscotti di Kageyama
senza che questo lo venisse a sapere. Non avrebbe più
rivisto i suoi dolci sorrisi e non avrebbe più sentito il
profumo della sua pelle.
Sarebbe
tornata a casa sua, a cinque ore di distanza, alla vecchia vita senza
tutto quello.
Certo,
avrebbe avuto occasione di rivederli dopo i preliminari primaverili, in
qualche altro ritiro di un week end, ma sarebbe comunque passato almeno
un mese da allora e sarebbe stato solo di una notte. Dei piccoli
assaggi.
E
dopo?
Kuroo
e Bokuto erano del terzo anno, questo significava che quelle sarebbero
state le ultime occasioni. Poi avrebbero lasciato il liceo e non li
avrebbe incrociati mai più.
Aveva
appena cominciato ad abituarsi, a godere di tutto quello, e
già le veniva strappato via. Neanche ci aveva pensato,
vedendo la fine come qualcosa di talmente lontano ed essendo
concentrata su altro.
Invece
ora le era stata spiattellata davanti la dura realtà e
faceva male, diamine se faceva male!
A
testa china, con gli occhi rabbuiati, superò il resto dei
suoi compagni, posizionandosi in seconda linea per tornare a ricevere.
Fece
un lungo sospiro e si strinse la maglietta tra le dita, all'altezza del
petto, dove sotto poggiava il ciondolo a forma di colibrì
che le aveva regalato suo fratello.
Infine,
si voltò, tornando a guardare gli altri e sorridendo
luminosa.
Ma
era un sorriso finto, se qualcuno si fosse fermato ad osservarle
veramente gli occhi, non ci avrebbe messo molto a capirlo.
Bokuto,
al di là della rete, continuava a ridere con quella sua voce
potente, mentre Akaashi cercava di placarlo. Dal suo lato, Tsukishima
sembrava come sempre non gliene importasse niente, guardandosi attorno
con disinvoltura. Hinata, sottorete, faceva pressione per riprendere a
giocare, mentre Tanaka se ne stava ancora steso a terra, appena fuori
dal campo.
Kuroo,
invece, era l'unico che era voltato nella sua direzione e la guardava
insistente con uno sguardo rabbuiato, ma scrutatore. Probabilmente lui
l'aveva vista quell'ombra che si era impossessata di lei nell'istante
in cui Bokuto aveva ricordato che domani se ne sarebbe andata.
Lei
cercò di sorridere timidamente, senza riuscire bene a
nascondere la tristezza, e abbassò gli occhi.
"Questa
è l'ultima sera che potrò giocare con queste
persone" pensò, riempiendosi ancora di tristezza, ma decise
che non l'avrebbe sprecata.
«Allora?
Giochiamo o no?!» lamentò, portandosi le mani ai
fianchi, come se avesse voluto rimproverarli di quell'interruzione.
«Bokuto-san,
meno chiacchiere e più fatti! Siamo ancora in
parità.» aggiunse.
«Ehy!
No! Abbiamo fatto punto!» sobbalzò Hinata.
«Quello
di prima non vale, Tanaka-san ci ha interrotti» disse lei,
sventolando una mano.
«Sì,
invece che vale!» ringhiò Hianata.
«No,
ho detto!» disse lei.
«Imbroglioni!»
«Approfittatori!»
«Su,
bambini, non litigate!» sghignazzò Kuroo,
divertito nel vederli alle prese di quell'infatile litigio. Data la
loro altezza, l'idea rendeva meglio.
«Non
fa niente, piccoletto! Ce lo riprendiamo subito, quel punto»
disse Bokuto, prendendo la palla e correndo a fondo campo per battere.
NDA
EHY
EHY EHY! Chiedo umilmente scusa per il super mega ritardo
>.< la vita è complicata T_T
Non
mi dilungherò troppo nell’NDA (anche
perché ho bevuto un po’ e il vino potrebbe farmi
dire cose che non dovrei u.u)
Mi
limito ad approfittare del mio spazietto per scusarmi del ritardo e
farvi gli auguri di buon anno nuovo *-* spero che passiate un bel
capodanno! Ringrazio di nuovo tutti i recensori e lettori. I luv u!
Eeeee
vi saluto già u.u
V
lascio la solita anticipazione…
«Vorrei
potermene stare qui così tutta la notte» ammise,
con un velo di tristezza nella voce. L'idea che di lì a poco
sarebbe dovuta tornare sola nella sua stanza, dando definitivamente una
fine a tutto quello, la riempiva di dolore.
«Potremmo
farlo» disse lui.
«Che?!»
stridulò lei, alzando gli occhi sul suo viso. «Non
dirai sul serio!»
Era
una cosa folle, ma lui aveva già fatto cose folli e questo
la portava a credere in tutto ciò che diceva, anche le
più stupide. Era imprevedibile.
«Perché
no? È l'ultima notte che stiamo insieme, è un
buon modo per passarla.»
Kuroo-kun!
Che hai in mente? Ehehehehe
Cià
cià
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
|
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Capitolo 24 *** Fidarsi o non fidarsi di un Diavolo sotto copertura? ***
Fidarsi
o non fidarsi di un Diavolo sotto copertura?
Kuroo
raggiunse la stanzina in piena notte e trovò Chiyo
già lì, con lo sguardo assorto nel vuoto davanti
a sè e le spalle curve. Nonostante il buio della stanza,
nonostante i capelli le ricadessero davanti al viso, nascondendola
parzialmente, era comunque possibile vederli quegli occhi completamente
schiacciati da una profonda tristezza. Kuroo le si avvicinò,
senza dire una parola, e continuò ad osservarla. Il silenzio
durò qualche secondo che parve eterno, entrambi insicuri su
cosa fosse giusto dire o su cosa l'altro avesse voluto sentirsi dire.
«Mi
hai fatto promettere che non ti avrei dimenticato» disse
infine Chiyo, senza guardarlo, continuando a fissare il suo punto sul
pavimento. «Non è stato un errore,
vero?» E finalmente alzò gli occhi su di lui.
Kuroo rimase sorpreso nel scorgere al loro interno una profonda paura e
angoscia. Non c'era tristezza, o per lo meno non era il sentimento
predominante, ma c'era principalmente la paura.
«Insomma...»
cominciò a tremare lei, sforzando quel solito sorriso che
tirava su quando voleva nascondere e sopprimere il dolore.
«Non ho sbagliato a... ad appoggiarmi completamente a tutto
questo. Non ho sbagliato a crederci, vero?» la voce
cominciò a tremarle, sforzata, mentre gli occhi le si
inumidirono. «Perché io... io ora credo che non
riuscirei più a... insomma, ho promesso. Non so se riuscirei
a tornare indietro, a questo punto.»
Kuroo
scattò verso di lei e cingendole le spalle se la strinse al
petto con quanta più foga aveva. «Non è
stato un errore» le disse semplicemente.
«Quindi...»
accennò a sorridere lei, cacciando indietro le lacrime.
«Quindi non è tutto finito?»
«Finito?»
chiese lui, accennando un sorriso e separandosi da lei abbastanza da
guardarla in viso: «Vuoi già liberarti di
me?»
Chiyo
l'osservò qualche istante, mentre un sorriso pian piano le
nasceva in viso. «No» ammise poi, in un accenno di
risata. «Ancora no.»
«Meno
male» sospirò lui. «Pensavo che
già stavi pensando a come uccidermi senza destare
sospetti.»
«Ucciderti?»
chiese lei, confusa.
«Sei
pericolosa! Guarda cos'hai fatto oggi al povero Tanaka-kun che voleva
solo difenderti dalle grinfie di Bokuto.»
«Tanaka-san
è un idiota! Ma che andava blaterando stasera?»
«Credo
volesse impedire a Bokuto di mettere gli occhi su di te»
alzò le spalle, prima di sghignazzare malizioso.
«Poverino, non sa che ha sbagliato bersaglio.»
«Ha
detto che sono piccola e scema!» ringhiò lei,
ricordandosi cosa l'avesse fatta incazzare più di tutti.
Kuroo restò qualche secondo a guardarla, col sopraciglio
alzato, senza dire niente. Chiyo lo fulminò, prima di
rimproverarlo: «Non dovresti dire qualcosa tipo "Si sbaglia!
Non è vero che sei piccola e scema"?!»
«Mi
hanno insegnato a non dire mai bugie» sogghignò
lui, destando la sua collera, per l'ennesima volta.
«Idiota!
Ti faccio secco! Spilungone!» inveì contro di lui,
colma d'ira. «Che razza di fidanzato sei, se nemmeno mi
proteggi?» e si rese conto solo successivamente di cosa aveva
detto, arrossendo.
Gli
aveva dato del "fidanzato". Insomma, non che i presupposti non ci
fossero, ma non avevano mai ufficializzato in nessun modo la cosa. Non
si poteva ancora dire con certezza che stessero assieme.
Ma
Kuroo non parve dare peso alla cosa allo stesso modo e si
limitò a rispondere, grattandosi la nuca con fare quasi
rassegnato, «Mi sembra che tu sia in grado di difenderti
benissimo da sola, senza il mio intervento.»
Non
aveva avuto reazioni, ma aveva ben capito cosa lei avesse detto. O
forse no? Magari non aveva colto. O magari era lei che ancora non
capiva troppo bene.
Kuroo
colse il suo silenzio e il suo sguardo imbarazzato, assorto, e le
chiese: «Che c'è?»
«Uhm...
niente, è che...» balbettò lei,
tornando a fissare quel punto invisibile vicino ai suoi piedi,
penzoloni giù dal mobiletto. «Ecco... mi chiedevo
se... date le circostanze, io e te... sì, insomma, se si
può considerare che... come dire... stiamo
insieme?» riuscì infine a chiedere, avvampando
come poche volte aveva fatto.
Kuroo
attese qualche secondo, prima di rispondere, alzando gli occhi:
«Beh, non so. In realtà pensavo di tenerti ancora
un po' come giocattolino, giusto per dirvertirmi un po', e poi magari
guardare oltre.»
«Eh?!»
sobbalzò lei, spalanco gli occhi. Diceva sul serio?
Kuroo
la guardò sogghignando, prima di avvicinare rapidamente il
volto al suo e sfiorarle le labbra. «Sto scherzando,
stupida» mormorò prima di baciarla.
«Beh»
continuò poi con più serietà,
sedendosi al suo fianco e cingendole le spalle con un braccio,
stringendola. «Non saprei. Tu che ne dici?»
«Io?»
chiese lei, agitata come poche volte.
«Sì,
dimmi tu che ne pensi. E questa volta dammi una risposta vera, per
favore!» la fulminò.
Lei
ridacchiò, abbassando lo sguardo, imbarazzata, poi cercando
di fare appello a tutto il suo coraggio disse:
«Sì, a me sta bene.»
«Ottimo,
allora è deciso» e accostandosi al suo orecchio le
sussurrò dolcemente: «Ora sei la mia
piccoletta.»
Chiyo
sorrise emozionata, lasciandosi stringere ancora, poi ebbe un flash e
allontanandosi appena da lui quasi gli urlò contro,
puntandogli il dito: «Ti eri ingelosito!»
«Eh?!»
sobbalzò lui.
«Bokuto
qualche giorno fa ha detto che ero la "sua piccoletta" e tu hai
iniziato a dargli addosso» spiegò lei.
«Avevi detto che era perché si dava troppe arie e
ti aveva infastidito.»
«Ed
è così» disse lui, distogliendo lo
sguardo ma arrossendo appena.
«No,
invece! Ti sei ingelosito! Ecco perché ultimamente te la
prendevi tanto con lui.»
«Sciocchezze!»
«Dai,
non mentire alla tua Chiyo-chan!» sghignazzò lei,
sporgendosi verso di lui e punzecchiandolo. «Ammettilo che
eri geloso.»
«Nah...»
cercò di insistere lui, continuando però ad
allontanarsi con la nuca e guardare altrove.
E
Chiyo avrebbe continuato ad andare avanti se non avessero sentito delle
voci mormorare nel corridoio.
«Sta
arrivando qualcuno» sussurrò lei e Kuroo scese dal
mobiletto, sporgendosi lievemente dalla porticina. Si guardò
attorno, poi si piegò ad afferrare la mano di Chiyo e la
tirò via, mormorandole: «Andiamo.»
«Ma
perché scappiamo, possiamo sempre dire che ci siamo trovati
per caso, no?» chiese lei. Quella situazione le fece tornare
in mente la prima volta che Kuroo l'aveva portata fuori, sull'altalena.
Anche quella sera l'aveva presa per mano e l'aveva trascinata via. Era
una sensazione sempre piacevole.
«Perché
così è più eccitante, no?»
sghignazzò lui, prima di nascondersi dietro un angolo.
«E perché vorrei stare un altro po' in pace con
te, senza seccatori che fanno domande» disse poi con
più serietà.
Intanto
da dietro un angolo, poco distante, erano sbucati due ragazzi
dell'Ubugawa. Camminavano appiccicati l'uno all'altro, con una torcia
in mano, e si guardavano attorno convulsamente.
«Ma
perché dobbiamo farlo?» lamentò il
primo, tremolante.
«Perché
se ci sono veramente dei fantasmi voglio vederli!» rispose il
secondo.
«Ma
se ci sono veramente, moriremo! Lo dice la leggenda!»
«Sciocchezze!
Certe cose non esistono!»
«Ma
allora se non esistono perché siamo qui?»
«Per
accertarci che non esistono!»
«E
se invece esistesse davvero!»
«Non
dire stupidaggini!»
E
continuarono a battibeccare su quella storia, camminando lentamente.
Kuroo lanciò uno sguardo enigmatico a Chiyo, che si limito a
sospirare e negare con la testa. Quella stupida storiella sui fantasmi
innamorati aveva fatto il giro della scuola in meno di una giornata,
era incredibile!
Lasciarono
lì i ragazzi ricercatori e corsero verso la loro finestra
semi-aperta.
Uscirono
e di nuovo tornarono al parco, sopra quella casetta.
«Fantasmi
nella Shinzen?» chiese infine Kuroo, una volta sistemati e
finalmente soli. Chiyo sospirando si lasciò avvolgere dalle
sue braccia, sedendosi ancora una volta sulle sue gambe, e gli
poggiò la testa sul petto.
«Stupidaggini!
È una storiella inventata da Kaori e Yukie perché
ieri sera ci hanno visti insieme e mentre me ne parlavano Miyanoshita
ci ha sentite e loro si son dovute inventare qualcosa.»
Kuroo
scoppiò a ridere, nel sentire la ridicola situazione che si
era andata creando.
«È
incredibile che sia già diventata così
virale!» disse lei.
«Le
storie sui fantasmi attirano sempre un sacco di curiosi. Avrebbero
potuto inventarsi altro... che ne so? Una coppia di
scoiattoli.»
«Scoiattoli?»
scoppiò a ridere Chiyo, alzando la testa per poterlo
guardare in viso.
«Non
ti piacciono gli scoiattoli? Meglio i gatti, forse»
sogghignò.
«Sì,
avrebbero dovuto dire che avevano visto un gatto abbracciato a un
colibrì! Non avrebbero sicuramente destato
sospetti!»
«Un
gatto e un colibrì, che coppia bizzarra e contro
natura.»
«Non
c'è una sola cosa che sia a nostro favore, se ci
pensi.» e Kuroo la guardò, volgendole tutta la sua
attenzione. «Tu sei alto io sono bassa, due città
diverse, due animali simbolo diversi, due squadre non solo diverse ma
addirittura rivali.»
«Il
gatto-capo cattivo... è così che mi hai chiamato
la prima volta» ricordò Kuroo.
«Hai
buona memoria» rise lei, divertita.
«Per
le cose che riguardano te, sì» sorrise dolcemente,
stringendola. Poi aggiunse: «Insomma, non si incontrano tutti
i giorni dei folletti isterici e psicopatici come te, è
difficile da cancellare dalla memoria. A volte ho ancora gli
incubi.»
«Hai
un modo tutto tuo di essere dolce» gli disse irritata,
manifestando tutto il suo nervoso ma senza dargli addosso direttamente.
In fondo, nonostante la cattiveria detta, la stava ancora stringendo
con dolcezza e sorridendo amorevolmente. Come poteva incazzarsi in un
momento come quello?
«È
la mia arma di seduzione» continuò lui, divertito.
«Forse
dovresti rivederla.»
«Perché?
Finora ha funzionato» sghignazzò.
Chiyo
sorrise intenerita, abbandonando il senso di fastidio per quelle sue
continue provocazioni e frecciatine. Si rigirò su se stessa,
andando ad affondare il viso contro il suo petto, socchiundendo gli
occhi e beandosi di quel suo odore che cominciava a piacerle sempre
più. Strinse la sua maglietta tra le dita, restando
lì immersa, beata in quell'abbraccio.
«Mi
mancherai» ammise infine.
«Sì,
lo so bene» rispose lui e lei tornò a irritarsi.
«Non
dovresti dire qualcosa tipo "anche tu"?» lo
rimbeccò e lui tornò a sghignazzare divertito.
Era più forte di lui, non riusciva proprio a non prendersi
gioco di lei, le sue reazioni erano sempre uno spasso.
«Non
avrai tempo di sentire la mia mancanza, sarai impegnata ad allenarti
per i preliminari, e poi...» sorrise, dandole un tenero bacio
sulla fronte. «Ti scriverò e ti
telefonerò tutte le sere. Mi sentirai tanto che comincerai a
detestarmi» sghignazzò.
«Ma
io ti detesto già» sorrise lei, accucciandosi
più sul suo petto. Da quella posizione poteva sentire
battere il suo cuore, era come una ninna nanna delicata e dolce, le
infondeva tranquillità. Chiuse gli occhi e si beò
di quel silenzio, rotto solo da quel costante tamburellare contro il
suo orecchio, e in un attimo si sentì in pace.
Chissà
quanto avrebbe dovuto aspettare per poterlo avere ancora, quell'attimo
di serenità.
«Vorrei
potermene stare qui così tutta la notte» ammise,
con un velo di tristezza nella voce. L'idea che di lì a poco
sarebbe dovuta tornare sola nella sua stanza, dando definitivamente una
fine a tutto quello, la riempiva di dolore.
«Potremmo
farlo» disse lui.
«Che?!»
stridulò lei, alzando gli occhi sul suo viso. «Non
dirai sul serio!»
Era
una cosa folle, ma lui aveva già fatto cose folli e questo
la portava a credere in tutto ciò che diceva, anche le
più stupide. Era imprevedibile.
«Perché
no? È l'ultima notte che stiamo insieme, è un
buon modo per passarla.»
«Hai
idea del rischio? Ci caccerebbero dal club come minimo!» lo
rimbeccò con rimprovero. Che andava blaterando!
«Basta
non farsi scoprire» alzò le spalle lui.
«E
come vorresti fare? Mettere dei pupazzi sotto le coperte per simulare
noi stessi? Domani mattina vedrebbero i futon vuoti, non
credi?»
«Gli
diremo che ci siamo svegliati all'alba e che siamo andati a correre un
po'. E comunque, sono sicuro che se ne parlassi con Yukie e Kaori loro
troverebbero il modo di coprirti» sghignazzò.
«Non
ne sono certa. E tu? Con la tua squadra? Non si
insospettirebbero?»
«Sono
quello che tiene in riga tutti, sono il più maturo e
responsabile, nessuno sospetterebbe di me» disse assumendo un
aria angelica.
«Sei
un diavolo sotto copertura» constatò Chiyo e lui
sghignazzò malefico alla sua affermazione.
«Vai
in stanza a prendere un cambio per domani, così non ci
facciamo trovare in pigiama. Io cerco un posto dove starcene
tranquilli, senza essere scoperti.» e cominciò a
scendere dalla casetta-scivolo. Ma Chiyo restò immobile
lì, rossa in volto, pensierosa. Non pienamente convinta.
«Non
ti va?» chiese lui, vedendola titubare.
«Mi
stai seriamente chiedendo di passare la notte con te?»
balbettò, agitata come poche volte le era successo.
Kuroo
sorrise maliziosamente, sghignazzando, e le chiese: «Ti stai
facendo strani pensieri?»
«Io?
No!» cominciò a dimenarsi lei, senza uno scopo
preciso se non quello di voler trovare una scappatoia.
«È che, insomma, è strano... non
credi?» e continuò a balbettare qualsiasi cosa le
venisse in mente, nella speranza di dire la cosa giusta, tra le tante.
Kuroo
la lasciò parlare, guardandolo lievemente divertito,
godendosi in un certo senso lo spettacolo, poi le venne in soccorso:
«Non ho cattive intenzioni. Te lo assicuro.»
Quello
sembrò bastare per calmarla un po', nonostante continuasse a
essere rossa in volto.
«Sono
un gentiluomo, per chi mi hai preso?» disse con disinvoltura.
Chiyo
si avvicinò al bordo della casetta, per scendere, e
mormorò poco convinta: «Per un diavolo sotto
copertura»
Rientrò
nella casetta e stava per dirigersi alla scaletta per scendere, quando
Kuroo, dietro di lei, si chinò in avanti e
l'afferrò, cingendole la vita. Se la trascinò
contro, premendosela al petto, e fece scivolare con
voluttuosità la mano sul suo ventre.
«Allora
sta a te decidere se fidarti o meno» le sussurrò
provocante all'orecchio, prima di posarle con delicatezza le labbra sul
collo.
Il
cuore di Chiyo parve esplodere ed ebbe come la sensazione che la sua
faccia facesse altrettanto, colta da un improvviso bruciore alle
guance. Il respiro accellerò e le gambe si fecero molli. Si
sciolse dall'abbraccio con rapidità, fuggendo poi via con
uno stridulo: «Comincia a fare freddo qui fuori, non credi?
Perché non torniamo a scuola?» e non
aspettò risposta che già era sulla via del
ritorno, dritta e rigida come un soldatino. Kuroo se la rise per un
po', poi decise di seguirla.
NDA.
Eccomi!
Il capitolo precedente l'ho postato talmente di fretta che neanche ho
avuto tempo/modo di lasciare una NDA e delle anticipazioni. Mamma mia
che periodo schifoso T_T
Comunque...
Kuroo tieni le mani a posto!!! L'aver rivendicato la
proprietà non ti da diritto di farne quello che vuoi u.u Non
fare lo sporcaccione.
DUNQUE!
Accetterà Chiyo-chan di passare la notte con lui, alla fine?
E se sì... Kuroo manterrà la promessa di fare il
gentiluomo? Insomma, la domanda che tutti ci poniamo è... il
prossimo è un capitolo a rating rosso o meno? :P ehehe lo
scroprirete settimana prossima col nuovo capitolo che si intitola:
"Sai, di solito i gatti se li mangiano gli uccellini"
Niente
anticipazioni o vi spoilero tutto xD
Io
ringrazio tutti come al solito e vi do appuntamento a
giovedì prossimo.
Cià
cià
Tada-nobukatsu-kun
|
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Capitolo 25 *** Sai, di solito i gatti gli uccellini se li mangiano ***
Sai,
di solito i gatti gli uccellini se li mangiano
«Allora?»
le chiese lui, una volta nei corridoi. «Che hai
deciso?»
E
Chiyo tornò ad agitarsi, ma sforzando la voce per mantenere
la calma disse: «Ci vediamo allo stanzino delle macchinette
tra cinque minuti» e scappò via.
Rientrò
nella stanza camminando in punta di piedi e guardò i visi di
tutte le ragazze lì presenti, assicurandosi che stessero
dormendo. Aprì il suo zaino ed estrasse una tuta e le
scarpe. Se le strinse al petto e ancora silenziosa tornò
verso la porta, col cuore che sembrava stesse per esplodere. Aveva il
terrore che qualcuno avesse aperto gli occhi da un momento all'altro e
l'avesse colta in flagrante: con in braccio tuta e scarpe, che scusa si
sarebbe potuta inventare?
Per
fortuna le ragazze sembravano tutte completamente addormentate,
complice anche la settimana sfiancante che le aveva ridotte a degli
stracci.
Riuscì
di nuovo a sgattaiolare alla stanzina delle macchinette, continuando a
guardarsi attorno con agitazione. Non riusciva a capire se avesse
più paura di essere scoperta o dell'idea di passare l'intera
notte sola con Kuroo. Ciò di cui era certa era che la
combinazione delle due le faceva venire i crampi allo stomaco.
Si
strinse di più la tuta al petto e si appoggiò con
la schiena al mobiletto, aspettando. La testa era completamente vuota,
riempita solo dai battiti del cuore così forti da
rimbombarle nelle orecchie.
Quando
Kuroo sbucò dalla porta lei si spaventò,
rendendosi conto di quanto fosse stata assorta. Lui le sorrise e le
fece cenno con una mano di seguirlo. Si allontanarono molto dalla zona
decretata come dormitorio all'interno della scuola, arrivando fin
dall'altra parte, dove le aule erano completamente deserte.
Kuroo
si fermò davanti a una porta, estrasse una chiave dalla
tasca e la usò per aprirla.
Poi
si fece da parte, permettendo a Chiyo di entrare. La ragazza,
silenziosa e sempre più agitata, camminò a testa
bassa e alzà gli occhi solo una volta dentro, per guardarsi
attorno.
«Lo
sgabuzzino?» chiese inarcando un sopracciglio.
«Ho
trovato la chiave e ho pensato che trovare un posto chiuso fosse la
cosa migliore, per evitare di essere trovati e visti addormentati dove
non dovremmo» spiegò, entrando e chiudendosi a
chiave la porta alle spalle.
Chiyo
sussultò e guardò la porta impanicata.
Si
stavano chiudendo dentro?
Era
chiusa a chiave dentro uno stanzino sola con lui?
Stava
già cominciando a sudare freddo.
«Lascio
la chiave appesa» le disse lui, leggendo il suo sguardo.
«Così se vuoi scappare nessuno ti
tratterrà dal farlo» la punzecchiò,
prima di srotolare a terra un futon. Chiyo osservò ogni suo
singolo movimento, ancora assordata dal battito del suo cuore, senza
riuscire a muoversi.
Kuroo
finì di sistemare il futon e ci si lasciò cadere
sopra con un espressione compiaciuta e un lungo sospiro.
«Non
ti rendi conto di quanto sei stanco fintanto che non ti
stendi» disse con la voce già assonnata.
Tirò uno sbadiglio, poi aprì di nuovo gli occhi,
puntandoli su Chiyo, ancora immobile.
«Vuoi
restartene lì?» le chiese e lei
sobbalzò, arrossendo.
Era
agitatissima, glielo si leggeva negli occhi. Con un sospiro Kuroo si
tirò a sedere e si avvicinò a lei. Le tolse di
mano le scarpe e la tuta, poggiandole vicino alle sue, poi la prese per
una mano, trascinandola verso di lui, facendola inginocchiare. Le
poggiò l'altra mano dietro la nuca e se la tirò
contro, fino a incrociare le sue labbra, dove vi ci posò un
lungo bacio.
«Vuoi
chiamare la mamma e ti faccio venire a prendere?»
sghignazzò una volta separata da lui. Chiyo tornò
in sè con quella frase, fulminandolo.
«Non
prendermi in giro, è più che comprensibile la mia
agitazione, non credi? Soprattutto perché tu invece sembri
così tranquillo! Sei sospetto!»
«Io
non sono tranquillo» le disse serio in viso e questo la
colpì. «Ma ti ho già detto che non ho
cattive intenzioni, quindi non c'è bisogno di essere
così diffidente.» poi dopo una breve riflessione
aggiunse con un sorriso malizioso: «A meno che quella che ha
cattive intenzioni non sia proprio tu.»
Chiyo
tornò ad agitarsi più che mai, arrossendo
violentemente e balbettando: «Ma che ti viene in mente? Ti
sembro il tipo?»
Gli
posò le mani al petto e cercò di allontanarselo,
per sottolineare quel concetto, ma lui sghignazzando l'avvolse e se la
strinse con forza. «Dove te ne scappi?»
ridacchiò.
Chiyo
si ritrovò completamente schiacciata contro di lui, che di
nuovo si avvicinò a sfiorarle le labbra, mormorando, prima
di baciarla ancora: «Ora sei chiusa qui dentro con me, non ti
lascio andare via tanto facilmente.»
E
Chiyo tornò a non capire più niente, travolta da
un'emozione di un'intensità mai provata prima. Kuroo,
continuando a tenerla schiacciata a sè, la guidò,
spingendola sul futon e coprendola parzialmente col suo stesso corpo.
Si
schiacciò contro di lei, mentre rendeva quel bacio
più passionale. Spinse la mano lungo il suo fianco,
accarezzandola, proseguendo poi lungo il braccio, fino alla spalla, al
collo, il viso. Si separò dalle sue labbra, scendendo
delicatamente a baciarle il mento, e ancora giù, sul collo.
Proseguì
lungo la spalla, spostando leggermente la bretellina della cannottiera
con un dito, mentre l'altra mano scendeva nuovamente a sfiorarle il
collo e la spalla.
Chiyo
sentì il respiro morirle in gola, mentre rabbrividiva a ogni
suo tocco, in un misto tra agitazione e piacere. I brividi si fecero
talmente intensi, da trasformarsi in un vero e proprio tremore.
«Non
mi sembrano cose che farebbe uno che non ha cattive
intenzioni» mormorò con un filo di voce,
deglutendo.
Kuroo
rispose con un pigro: «Mh», non smettendo nella sua
esplorazione, scendendo ora a baciare appena sotto la spalla, la prima
porzione di petto.
«Tu
dici?» chiese poi, lanciandole uno sguardo. Risalì
rapidamente, chinando la testa da un lato e posando le labbra appena
dietro il suo orecchio.
Chiyo
non riuscì a trattenere un sospiro compiaciuto, mentre
ancora un tremore la scosse.
«Sono
un diavolo sotto copertura, ricordi?» le mormorò
da quella posizione, accarezzandole il profilo del mento con la punta
del pollice.
Chiyo
sentì perdere completamente il senso della ragione, non era
più in grado di mettere insieme due pensieri. Si sarebbe
risvegliata l'indomani mattina e probabilmente neanche si sarebbe
ricordata come ci fosse arrivata là.
Kuroo
attese qualche secondo, lasciandola completamente in balia delle sue
confusioni e forti emozioni, poi sghignazzando disse con più
tranquillità e abbandonando quell'aria affabile:
«Ma!» e si lasciò cadere sul futon, al
suo fianco. «Sono un diavolo gentiluomo.»
Le
infilò il braccio dietro al collo e con forza se la
tirò contro, facendola poggiare al suo petto e stringendola
delicatamente.
Chiyo
non riuscì a fare niente se non lasciarsi trascinare, ancora
più confusa di prima, ma ora più sollevata, non
avendolo più addosso.
«Hai
avuto paura, dì la verità»
sghignazzò malignamente.
«Stavi
cercando di farmi venire un infarto?!» gridò lei,
tornando finalmente in sè.
«Forse»
alzò le spalle lui, prima di aggiungere con un sorriso
malizioso: «Però non sembrava
dispiacerti.»
«Idiota!!!»
gli gridò ancora Chiyo, tirandogli un incazzato pugno su un
fianco.
Kuroo
si piegò dolorante, lamentandosi, ma disse divertito:
«Ok, me lo sono meritato.»
Tornò
poi a stringerla dolcemente, facendole posare la testa sul suo petto,
facendo passare qualche minuto in silenzio dove l'unico suono era
quello dei propri respiri e dei propri cuori.
«Hai
un buon sapore» sorrise poi lui, parlando di punto in bianco.
E Chiyo tornò ad agitarsi e ad arrossire.
Kuroo
le volse uno strano sguardo e sogghignò: «Lo sai
che di solito i gatti se li mangiano gli uccellini?»
«Che?!»
stridulò Chiyo, allontanandosi appena da lui. «Che
intenzioni hai ora? Guarda che me ne vado!»
Lui
sghignazzando divertito la prese per un polso e se la tirò
di nuovo contro, tirandosi il suo braccio intorno al ventre, in modo
che lo abbracciasse.
«Dai,
sto scherzando» disse stringendola e poggiando una guancia
sulla sua fronte. «Sei adorabile quando ti
innervosisci.»
E
tutta l'agitazione e il nervoso sparì in un istante,
dissolto in quella delicata nota dolce che l'ammorbidì e
tornò a farla stare bene.
«Posso
chiederti...perché?» chiese poi lei un po'
titubante. «Ecco... Tutti quelli che mi conoscono mi vedono
come una bambina per il mio modo di fare, faccio tenerezza a molti di
quelli che incontro, mi prendono in simpatia, proprio com'è
successo con Bokuto e con la mia squadra. Nessuno mi ha mai guardata in
maniera... come dire... matura. Non che la cosa mi dispiaccia, questo
mi permette di farmi molti amici, ma mi chiedevo come fosse possibile
che con te fosse stato diverso.»
Kuroo
ci riflettè qualche istante, poi recitò:
«"Quella non è la vera Chiyo. La vera Chiyo la
vedi sul campo". È stato ciò che mi ha detto il
tuo capitano.»
«Sul
serio?» si sorprese lei.
«Probabilmente
la cosa mi ha messo più curiosità di quanto
avrebbe dovuto, sono uno che analizza con attenzione ogni cosa.
Perciò la prima volta che ti ho vista giocare, con quegli
occhi intensi, quello sguardo forte, mi sono sentito in qualche modo
travolto.» Riflettè qualche istante, prima di
dire: «Sì! Travolto è proprio il
termine adatto. Così ho cominciato ad osservarti meglio, a
volte non riuscivo proprio a toglierti gli occhi di dosso»
sghignazzò malizioso, lanciandole uno sguardo e facendola
ancora arrossire. «Credo di essere riuscito a vedere la vera
Chiyo, oltre il folletto psicopatico.»
«Folletto
psicopatico?» chiese lei un po' irritata, ma lui la
ignorò ancora.
«Sei
molto più grande di quello che sembra e di quello che credi.
Hai forza e determinazione, penso che il tuo coach abbia visto questo
quando ti ha fatto entrare nella squadra maschile. Era proprio
ciò di cui loro avevano bisogno: il vigore.» anche
quella era una cosa che gli era stata detta da Daichi, tempo prima, e
che aveva capito solo dopo aver studiato Chiyo molto attentamente.
«Incuriosito ti ho studiato molto, l'ammetto, e alla fine ho
finito con l'esserne travolto. Un po' come i cacciatori di uragani, mi
sono avvicinato troppo. Ho visto ciò che sei realmente.
Sorridi in qualunque situazione e cerchi di far sorridere chi hai
intorno, sforzandoti di piacere a tutti, perfino a chi non sopporti
molto come Tsukishima o chi consideri un "Babbeo" come Lev. Sei un po'
come me, sotto questo aspetto, con la differenza che io di solito lo
faccio per poterne guadagnare qualcosa, tu invece... non so,
è come se ti sentissi in dovere. Come se tu fossi
subordinata a tutti. Lo dimostra anche il fatto che chiami Senpai anche
chi è più giovane di te, mentre agli altri ti
presenti come "chan". Dovresti smetterla di vederti così
piccola, sei molto più grande di quello che credi»
disse poi serio.
Chiyo
l'ascoltò a lungo, pensierosa, sorpresa del fatto che lui
fosse riuscito a capire così tanto di lei in così
poco tempo. Aveva grandi capacità osservative, era molto
attento e analitico, questo avrebbe dovuto spaventarla e invece in un
certo senso le fece piacere. Nessuno si era mai sforzato tanto, prima
di allora, per capire cosa lei avesse veramente dentro.
«Shoji
mi chiamava sempre Chiyo-chan» ammise poi con una vena
malinconica. «Mio padre pensa che la mia fissazione con la
pallavolo, con l'essere chiamata "il colibrì" e il
presentarmi a tutti come Chiyo-chan sia indice del fatto che io non sia
ancora riuscita a superare il lutto, ma si sbaglia. Ho accettato la
perdita, non lo faccio per non dovergli dire addio, lo faccio
perché penso che lui viva ancora dentro me» e
d'istinto si afferrò il ciondolo appeso al collo,
sollevandolo per osservarlo. «Ho lottato tanto per diventare
ciò che gli avevo promesso, per vedere i suoi occhi brillare
quando mi guardava, e ho solo deciso che smettere di farlo solo
perché lui era morto sarebbe stato da egoista. Io ero
Chiyo-chan il colibrì e continuerò a esserlo per
il resto dei miei giorni. Lui vive ancora nei miei ricordi, nel mio
cuore, continua ad osservarmi, lo sento, può vedermi volare,
e io non voglio smettere di renderlo felice.» Fece una brava
pausa, concedendosi un sorriso emozionato, poi aggiunse:
«Chiamo Senpai anche i più giovani
perché penso che abbiano qualcosa per cui meritino di essere
chiamati Senpai! Prendi Hinata, per esempio. I suoi salti sono
eccezionali, non credi? Non pensi che meriti quell'appellativo per
quella capacità? E Kageyama? Hai mai visto nessuno
più bravo di lui nel padroneggiare le alzate?»
chiese voltandosi a guardarlo, con gli occhi che le brillavano.
Ammirava veramente quelle persone per ciò che erano in grado
di fare, non era un semplice sentimento di insubordinazione nei loro
confronti. Li credeva davvero speciali.
«E
per finire!» sorrise, voltandosi completamente per guardarlo
meglio e poggiando i gomiti sul suo petto. «Non mi sento in
dovere di piacere a tutti, anche qui ti sei sbagliato. È
solo che Shoji mi ha insegnato quanto sia importante far sorridere chi
hai intorno con tutti i mezzi che hai, indiscriminatamente. Non c'era
momento più bello di quando riuscivo a strappargli un
sorriso, che fosse con una schiacciata o con uno scherzo a nostra
sorella era indifferente, i suoi sorrisi erano doni e valevano tutto lo
sforzo fatto. Questa è la vera Chiyo-chan, perciò
mi dispiace Mister Osservo-tutti-e-capisco-tutto, ma questa volta hai
sbagliato» sghignazzò.
Kuroo
l'osservò a lungo, con degli strani occhi assorti. Lei
sorrideva sempre, anche quando parlava di qualcosa di tanto doloroso
come suo fratello. L'aveva fatto anche quella sera che aveva parlato di
lui per la prima volta. Quel sorriso che fino a poco prima era convinto
fosse una maschera, ma che ora cominciava a sospettare che fosse un
"sono stata male, ma ora sto finalmente bene". Ancora una volta lei
aveva mostrato la sua forza, la sua grandezza, e lui si era sentito al
contrario così piccolo in confronto.
L'avvolse,
stringendola dolcemente, e sussurrò: «Mi piace
ciò che sei, Chiyo-chan.»
La
luce del sole penetrò dalle imposte, colpendo Kuroo dritto
in faccia e costringendolo a corrucciarsi, infastidito. Aprì
un occhio, guardandosi attorno, e sbuffando allungò una mano
dietro di sè a prendere la sveglia che si era portato dietro
la sera prima. Erano appena le sei.
Con
un lamento la rimise a posto e abbassò gli occhi a guardare
il delicato peso sul petto. Chiyo era ancora immersa nel sonno,
dimostrato dal suo lento respiro. Nella notte si era raggomitolata come
un cucciolo, finendo con la testa sul ventre e le ginocchia piantate
nel suo fianco. Avrebbe avuto dolore per il resto della giornata. Il
braccio di Chiyo, infine, era steso lungo tutto il suo ventre, ad
abbracciarlo, ma nella notte la mano si era infilata sotto la
maglietta, ora leggermente sollevata, ed era poggiata direttamente
sulla sua nuda pelle. Per quanto fosse un contatto accidentale,
comunque lo trovò piacevole ed eccitante.
"Ringrazia
che sono un diavolo gentiluomo" pensò maliziosamente.
Probabilmente un altro non sarebbe riuscito a starsene chiuso in quella
stanza, in segreto da tutti, con lei, senza tentare di andare oltre.
Certo, la sera prima aveva cominciato con qualche carezza e qualche
bacio, ma l'aveva fatto solo per provocarla un po', visto come era
agitata dall'eventualità. Non era andato oltre e non ne
aveva avuta intenzione, anche se, doveva ammettere a se stesso, ci
aveva pensato eccome.
Le
posò una mano delicata sulla testa, accarezzandole i
capelli, facendoli scorrere tra le dita, assorto. Afferrò
qualche ciocca e con delicatezza gliele tirò dietro la nuca,
scoprendole il profilo del viso.
«Chiyo-chan»
chiamò dolcemente, continuando ad accarezzarla. Non ottenne
risposta e ci riprovò. Ma ancora niente, la ragazza aveva
proprio il sonno pesante.
«Sveglia,
piccoletta» continuò. «È ora
di alzarsi!» sbadigliò.
Ma
ancora niente.
«Hachiko-chan!»
tentò, alzando un po' il tono della voce e sperando che
chiamarla con quell'appellativo che tanto la infastidiva avesse
prodotto qualche effetto.
E,
in effetti, qualcosa accadde, ma non ciò che aveva sperato.
Chiyo
si lamentò e si mosse appena, poi sollevò del
tutto la maglietta di Kuroo e ci scivolò sotto,
nascondendoci dentro la faccia. Infine, tornò a dormire.
Kuroo
la guardò stralunato, lievemente rosso in volto e
cominciò a ripetersi mentalmente, quasi imperativo, "Diavolo
gentiluomo! Diavolo gentiluomo! Diavolo gentiluomo!"
Si
schiarì la voce, cercando di calmarsi, e tornò a
chiamarla, provando a scuoterla un po'.
Chiyo
finalmente aprì gli occhi e si guardò un po'
attorno, confusa. Dove diavolo era?
Non
le ci volle molto per capire che si trovava con la testa infilata sotto
la maglietta di Kuroo e, impanicata, scattò, allontanandosi.
«Ma
che intenzioni avevi?» gli stridulò contro, prima
di schiaffeggiarlo. «Pervertito!»
Kuroo
si massaggiò la guancia colpita e la guardò
lievemente infastidito.
«Guarda
che hai fatto tutto tu!» la rimproverò.
«Io?!
E come mi sarebbe venuto scusa di infilarmi lì
sotto?»
«Lo
chiedi a me? Cosa vuoi che ne sappia io di cosa ti passa per la testa
quando dormi? E poi, scusa, ma che senso avrebbe avuto infilarti
lì sotto? Se avessi avuto davvero cattive intenzioni avrei
provato a fare il contrario e infilarmi io nella tua, non
credi?» Chiyo ne rimase un attimo colpita. Aveva in effetti
una certa logica. Si corrucciò, pensandoci sopra un po'. E
Kuroo scoppiò a ridere, dopo qualche secondo, aggiungendo:
«E anche in quel caso sarei stato schiaffeggiato io lo
stesso!»
«Mi
par ovvio, no?!» incrociò le braccia al petto lei,
prima di corrucciarsi e portarsi una mano alla testa. «Che
razza di mal di testa!» lamentò.
«Hai
dormito poco e ti sei svegliata male, è
comprensibile» le spiegò lui, prima di allungare
una mano e afferrarla per un polso. Se la tirò contro,
facendola di nuovo stendere sul suo petto.
«Almeno
stavi comoda lì dentro?» sghignazzò lui.
«Se
mi ci sono infilata, probabilmente sì. Chissà che
mi è passato per la testa.»
«Magari
mi stavi sognando» sorrise malizioso.
Lei
lo fulminò, contrariata dal suo egocentrismo, e decise di
dargli una lezione con un: «O magari sognavo
Bokuto.»
Come
aveva sperato, la sua espressione tramutò improvvisamente,
corrucciandosi contrariata.
«Allora
era un incubo» disse poi, distogliendo lo sguardo offeso.
Lei
sghignazzò e si sollevò di più, fino a
raggiungere il suo viso.
«O
magari no» continuò, decisa a non mollare.
«Sai, quando mi ha preso sulle spalle è stato
davvero emozionante! Magari mi sono trascinata quell'emozione in
sogno.»
Kuroo
tornò a guardarla male, prima di mormorare:
«Vattene a stare con Bokuto, allora!»
Chiyo
scoppiò a ridere. «Come sei permaloso!»
gli disse, divertita. Poi aggiunse, quasi soddisfatta: «E
geloso.»
«Non
sono geloso» disse lui, cercando di mantenere un aria da
superiore.
«Sì,
un po' sì.»
«No,
neanche un po'.»
«Sì,
invece.»
«No,
invece.»
Chiyo
non ribattè, ma continuò ad osservarlo con un
sorrisetto soddisfatto.
Lui
abbassò gli occhi, a guardarla, e dopo qualche secondo di
silenzio chiese infastidito: «Che c'è?»
«Sì»
disse lei, sorridendo.
Lui
continuò a guardarla qualche secondo infastidito, poi
sorrise rassegnato. Una scintilla brillò nei suoi occhi, si
sollevò improvvisamente la maglietta e rapidamente la
riabbassò mettendoci sotto la testa di Chiyo, costringendola
a tornare a diretto contatto con il suo petto nudo.
Chiyo
si lasciò sfuggire un gridolino, mentre agitandosi tentava
di liberarsi e uscire da lì. Riuscì nel suo
intento dopo aver lottato un po' contro Kuroo che invece aveva cercato
di impedirle la fuga, sbucando fuori col volto completamente rosso,
imbronciato, e i capelli tutti spettinati.
«Lo
vedi che sei stato tu?!» ringhiò, fulminandolo.
«Prima
no. Ora te lo meritavi.»
«Permaloso!»
gli disse ancora.
Kuroo
sghignazzò, soddisfatto, e tirandosi a sedere raggiunse le
sue labbra, baciandola con la stessa foga con cui lo faceva le altre
volte. Era deciso nei movimenti, ostantava forza e sicurezza, e spesso
era proprio quel suo modo di fare così irruento che mandava
Chiyo su di giri. Si sentiva completamente soggiogata e sopraffatta,
incastrata tra le sue mani, incapace di reagire o anche solo di
formulare pensieri. Non era riuscita a scansarsi la prima volta che
l'aveva presa, nè le volte successive, facendola finire
lentamente nella sua rete, impedendole di scappare.
Era
un gatto, e la sua grande capacità nella caccia si era
manifestata con quell'indifeso uccellino che tanto era rimasta
affascinato da quello sguardo penetrante.
Ricambiò
il bacio, sentendo una sensazione di calore sprigionare dalla bocca
dello stomaco e irradiarla lungo il petto, fino alla testa, e d'istinto
si premette più contro di lui. Tarscinata e catturata da
quel bacio diverso dagli altri, più travolgente, che
alimentava la fiamma nel suo petto ogni secondo di più,
alzò una gamba e gli si mise cavalcioni. Premette con forza
il petto contro il suo, mentre lui l'avvolgeva con le proprie braccia e
la stringeva.
Le
mani tremolanti di Chiyo andarono a posarsi sui suoi fianchi, per poi
scivolare lentamente sotto la maglietta e sfiorare la pelle nuda di
Kuroo.
Lui
sorrise sulle sua labbra, in qualche modo divertito, e le
sussurrò: «Che stai facendo?»
Lei
parve risvegliarsi dall'incantesimo e sobbalzò, arrossendo
violentemente. Si separò, abbassando gli occhi imbarazzata.
"Che
diavolo m'è preso?" pensò, vergognandosi di se
stessa.
«Avevo
ragione, allora» mormorò lui, divertito.
«Sei tu quella con cattive intenzioni, lo vedi?»
«Ti
sbagli!» disse istintivamente lei, incassando la testa nelle
spalle. Sarebbe voluta sparire in un istante. Che razza di figura!
«Certo,
certo» sghignazzò lui, prima di sollevare la testa
e darle un delicato bacio sulla fronte. «Sono un Diavolo
gentiluomo, piccoletta, ma fino a un certo punto. Ti consiglio di
alzarti, perché qui la situazione è
già cominciata a sfuggirmi di mano.»
Chiyo,
che già aveva gli occhi bassi, non potè far a
meno di far correre lo sguardo al cavallo dei suoi pantaloni dove si
intravedeva già un leggero rigonfiamento.
Si
portò d'istinto le mani al viso, coprendosi, e
scattò in piedi, allontanandosi con rapidità.
«Mi
dispiace! Scusa!» stridulò, agitata come poche
volte lo era stata.
Kuroo
la guardò intenerendosi per la sua reazione. Le si
avvicinò carponi e, abbracciandola da dietro, le
posò delicatamente il viso su un spalla.
«Vediamo
di andarci piano, che ne dici?» le sussurrò
all'orecchio.
«Sì!
Certo! Ma io non... non era nelle mie intenzioni, ti
giuro...» balbettò.
«Lo
so, per questo ti ho fermata» le sorrise.
«Dimentica tutto, testolina pazza.» le
scompigliò affettuosamente i capelli e si
allontanò, andando a prendere la sua tuta.
«Dimentica?
Io? Tu no, scusa?» borbottò lei, guardandolo
sottecchi, ancora imbarazzata, nonostante un po' fosse riuscita a
tranquillizzarsi.
«Io?
Scherzi? Me lo sognerò tutte le notti fintanto che non ti
rivedrò la prossima volta» se la rise, sventolando
una mano come fosse qualcosa da lasciar perdere. «Non hai
idea del guaio che hai appena fatto, piccoletta!»
E
Chiyo tornò ad avvampare, agitata esattamente come prima.
«Che
diamine, così non aiuti però!» gli
ringhiò contro.
«Che
vuoi? Tu me l'hai chiesto!» rise lui.
«Ma
non c'era bisogno che dicev-» si interruppe nell'istante in
cui Kuroo, afferrandosi la maglietta, se la sfilò, restando
a petto nudo. «Che stai facendo?!»
strillò lei, ormai in preda a una crisi di panico.
«Mi
cambio» spiegò lui, prima di voltarsi e rivolgerle
un malizioso sorriso. «Se vuoi, puoi restare a guardare. Non
mi offendo.»
Chiyo
si voltò di scatto, volgendogli le spalle, e coprendosi
nuovamente il viso con le mani.
"Idiota!Idiota!Idiota!"
continuava a ripetersi in quei minuti che se ne restava lì,
col viso coperto e i nervi a fior di pelle. Inoltre, saperlo nudo
proprio alle sue spalle non aiutava a farla stare più
tranquilla.
«Ho
fatto» comunicò, prima di lanciare la tuta di
Chiyo addosso a lei. «Forza, cambiati anche tu» le
sorrise. «Ce ne andiamo a correre.»
«Eh?
Così presto?» chiese lei, lanciando un occhio alla
sveglio per terra. Non erano nemmeno le sette.
«Un
ottimo modo per rendere una bugia più credibile e farla
diventare una mezza verità» spiegò.
«Te
ne intendi di bugie» mormorò lei.
«No,
non così tanto» sghignazzò Kuroo, prima
di voltarsi e volgerle le spalle. «Sbrigati o mi
tornerà il sonno.»
Chiyo
si strinse i suoi vestiti al petto, continuando a guardarlo poco
convinta. Si sarebbe dovuta spogliare e cambiare con lui all'interno
della stanza?!
«Non
puoi uscire?» chiese imbronciata.
«E
che dovrei spiegare se mi dovessero vedere fermo fuori dalla
porta?» disse lui. «Stai tranquilla, non ti guardo.
Promesso.»
Chiyo
si lasciò sfuggire un verso poco convinto, continuando a
tenerlo sotto mira.
«Ho
mai mancato una mia promessa con te?» chiese poi lui con
più serietà, sentendo che ancora dubitava.
Chiyo
si ammorbidì, ripensando a tutte le volte che lui era stato
gentile con lei. Si divertiva a punzecchiarla, a prendersi gioco di
lei, a infastidirla, ma mai le aveva mancato di rispetto. Anzi, aveva
mantenuto anche l'assurda promessa di prenderla se lei fosse caduta
dall'altalena.
Certo
non si poteva dire che non fosse affidabile.
Così
cominciò a spogliarsi e cambiarsi.
«Ho
finito» comunicò. «Ma non dovremmo
riportare queste cose in stanza?»
«Se
tornassimo ora nelle nostre stanze con tutte queste cose in braccio e
qualcuno dovesse vederci la copertura salterebbe, non credi?»
«E
quindi che facciamo?»
«Lasciamole
qua. Tanto non viene nessuno da queste parti. Stanotte ci penso
io.»
«Ma
io vado via in serata e c'è il mio pigiama!»
Lui
alzò le spalle, prima di aprire la porta: «Dirai
ai tuoi che l'hai dimenticato qui. Te lo restituisco la prossima
volta.»
«Ti
vuoi tenere il mio pigiama?» chiese lei con un filo di voce,
tornando ad arrossire.
«Così
avrò qualcosa da stringere le notti che mi
sentirò solo» sogghignò, facendole un
occhiolino. Per quanto fosse imbarazzante e bizzarro, per quanto fosse
quasi terrificante, data la quantità innumerevoli di regole
a cui andavano contro, Chiyo non potè far a meno di pensare
che fosse qualcosa di estremamente dolce. Perciò non
insistè e si ritenne convinta.
Uscirono
dallo sgabuzzino, Kuroo richiuse la porta a chiave e se la mise in
tasca col promemoria di ricordarsi di riportarla dove l'aveva trovata
quanto prima.
«E
io che stringerò?» chiese lei scherzosa, mentre
percorrevano il corridoio, diretti all'esterno.
«Mh?»
si limitò a chiede Kuroo, guardandola un po' stranito, come
se non sapesse di cosa stesse parlando.
«Tu
avrai qualcosa da stringere e io no, non è giusto!»
«Ti
lascio una mia maglietta?» sghignazzò lui.
«Non
mi dispiacerebbe» disse lei, alzando le spalle.
«Sul
serio?» chiese lui un po' stupito.
«Me
la infilerò sulla testa la notte, in ricordo di questa
mattina» sghignazzò lei, illuminandosi in un
gioviale sorriso.
«Troverò
un modo per fartela avere.»
«Tanto
tu sei bravo a trovare scappatoie senza farti beccare, sei un vero
diavolo!»
«Sotto
copertura e gentiluomo, non dimenticarlo mai.»
«E
chi se lo scorda?!» scoppiò a ridere lei.
Finalmente
uscirono e cominciarono a correre tutto intorno alla scuola, uno di
fianco all'altro, in silenzio ma compiaciuti da quella compagnia.
Gli
animali predatori sono un grosso problema per i colibrì,
primi
fra tutti i gatti che,
poiché
questi uccelli sono in grado di muoversi rapidamente,
amano
inseguirli.
(Fonte:
Sito animalivolanti.xyz )
Nda.
Anche
questa volta sarò breve. Ci sarà il giorno in cui
ritornerò piena di energie e parole, MA NON è
QUESTO IL GIORNO!
Mi
limito a ringraziare come sempre chi legge e chi commenta, anche se non
sempre riesco a rispondere personalmente a tutti (ma ci provo
>.<)
I'm
happy!
Il
prossimo capitolo sarà più easy e si ritorna a un
po' di comicità... con "Il salto del trampolino!"
Vi
saluto!
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun
Chiyo
si sedette al tavolo col resto della sua squadra, invece che con Kaori
e Yukie. Si mise vicino a Tanaka, come sempre, posò il
vassoio sul tavolo e poi gli crollò a fianco, esausta.
«Chiyo-chan
è svenuta!» strillò Asahi, al suo
fianco.
«Dai!
Dai! Sveglia pigrona!» la colpì sulla schiena
Tanaka, senza nessun effetto.
«Mangiate
voi per me... io non ne ho la forza» mugolò lei.
«Io
comincio ad avere paura!» sbiancò Tanaka.
«Basta!
Chiamo il dottore!» si alzò Daichi.
|
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Capitolo 26 *** Il salto del trampolino ***
Il
salto dal trampolino!
Chiyo
fu la prima ad entrare nella scuola, veloce come un razzo, seguita
subito dopo da Kuroo.
«Ho
vinto io!» gridò lei, alzando le braccia al cielo.
Kuroo
si piegò, ansimante, cercando di riprendere fiato e disse,
divertito: «Sei veloce davvero!»
«Te
l'avevo detto!»
«Eri
avvantaggiata!» disse lui, rialzandosi e cominciando a
camminare verso la mensa. Dopo la notte passata e la mattinata a
correre, la fame aveva cominciato a ucciderli. «Ho un dolore
qui al fianco che mi toglie il fiato questa mattina, è come
se avessi dormito tutta la notte con qualcosa conficcato proprio
qui» si indicò, lanciandole occhiatacce.
«Non
cercare scuse! Sono più veloce di te, è un dato
di fatto» disse lei, piantandosi le mani ai fianchi.
«Folletto psicopatico uno, gattaccio cattivo zero!»
«Ehy
ehy ehy!» l'imponente voce di Bokuto anticipò il
suo arrivo, e si piazzò davanti ai due proprio poco prima
che entrassero a mensa. «Dov'eravate finiti? Eh? Vi hanno
cercato dappertuto questa mattina! Hai cercato di rapire la
piccoletta?» chiese infine, puntando gli occhi su Kuroo.
«Lei
ha cercato di rapire me!»
«Ma
quando mai?!» stridulò lei, fulminandolo.
«Ci
siamo svegliati presto tutti e due questa mattina, così
abbiamo impiegato il tempo correndo»
«E
io ho vinto alla velocità!» disse lei, allargando
il petto inorgoglita.
«Perché
non facciamo una gara a chi salta più in alto?»
sghignazzò lui, guardandola di traverso e Chiyo
reagì, come al solito, fulminandolo.
«Lo
sai che prendere in giro per disagi fisici è da
maleducati?!»
«Ti
stai veramente dando del disabile?» inarcò lui il
sopracciglio.
«Stupido!»
gli disse semplicemente, cominciando a camminare per entrare in mensa.
«Vado a mangiare, sto morendo di fame.»
«Non
esagerare o ti appesentirai» sghignazzò ancora
Kuroo e Chiyo in tutta risposta gli strillò contro:
«Devo crescere!»
Entrò
nella mensa sentendo un brivido lungo la schiena. Era arrivato il
momento della verità: avrebbe dovuto cercare di mantenere la
copertura raccontando a tutti quella mezza menzogna. Lei non era capace
di dire bugie, perciò si limitò a pregare che
nessuno gli chiedesse niente. Per quanto i presenti sembrava stessero
facendo ognuno gli affari propri, non riusciva in qualche modo a non
sentirsi al centro dell'attenzione.
Si
prese da mangiare e si avvicinò al tavolo delle ragazze, che
la guardarono colme di interrogativi. E lei cominciò a
sudare freddo.
Cercò
di mostrarsi calma e si sedette, sorridendo.
«Buongiorno!»
«Ciao
Chiyo-chan!» salutò Yachi.
«Ti
sei alzata presto questa mattina?» chiese Kaori e Chiyo ebbe
il primo micro-infarto.
"Va
tutto bene, basta che ti mostri sicura e decisa! Sii come Kuroo!"
«Sì
e sono andata a correre un po'.»
«Strano,
di solito ci vogliono le cannonate per svegliarti»
osservò Miyanoshita ed ecco il secondo micro-infarto.
«Magari
è solo l'agitazione da ultimo giorno»
cercò di sghignazzare, concentrandosi immediatamente sul suo
piatto, abbuffandosi e cercando nella bocca piena la scusa per non
parlare più.
«Comunque,
dicevo... mi sono affacciata per socchiudere la finestra e ho trovato
questo cervo volante gigante sul cornicione!» riprese a
parlare Yukie, non dando più importanza a Chiyo e
lasciandola mangiare.
E
la colazione parve proseguire con normalità.
Nessuno
parve interessato al caso Chiyo-Kuroo spariti la mattina, probabilmente
lui aveva avuto ragione quando diceva che non avrebbero destato
sospetti con quella scusa. E poi, chi poteva immaginare che quei due
avessero una storia?
Nessuno
avrebbe potuto sospettare niente, tranne Yukie e Kaori, che non
tardarono a dar voce ai propri pensieri nel cortile, mentre andavano
alla palestre.
Si
affiancarono sghignazzanti a Chiyo, una a destra e una a sinistra, e
cominciarono con una finta recitazione:
«Sai,
Yukie, cosa ho sentito questa mattina?»
«No,
cosa Kaori-chan?»
«Ho
sentito quelli della Nekoma che dicevano che quando si sono svegliati
questa mattina presto il loro capitano, Kuroo, non era in
stanza.»
«Sul
serio? Proprio come Chiyo! Chissà dov'era.»
Chiyo
sospirò imbarazzata, lasciandole parlare per un po',
cercando di non dar loro peso. Ma alla fine prese una decisione.
«Ok,
sentite!» disse, fermandosi e voltandosi a guardarle. Si
diede uno sguardo intorno, puntando gli occhi su tutti quelli che gli
passavano accanto. Lì c'erano troppe orecchie.
«Con
me!» ordinò,prendendo loro le mani e trascinandole
lontano dal vialetto, dietro a un muretto nel giardino.
«Ve
lo dirò» annunciò e lei due si
illuminarono, guardandosi: «Allora è vero che la
storia della corsa mattutina era una balla! Me lo sentivo!»
disse Yukie.
«Che
avete combinato, sporcaccioni!» la sgomitò Kaori e
Chiyo avvampò, gridando: «Niente! Abbiamo solo
dormito!»
Yukie
e Kaori la guardarono per un po' stupite, prima di spalancare la bocca,
sconvolte e lasciarsi sfuggire: «Avete dormito
assieme?!»
Chiyo
le ammonì con un sonoro "Sh!" e si guardò
attorno, pregando che nessuno le avesse sentite.
«Per
favore! Se ve lo dico è perché so di potermi
fidare di voi e perché magari potete darmi una mano a
rendere più credibile la scusa...»
«Sei
una sporcacciona!» l'ammonì ancora Yukie, ma Kaori
si affrettò a colpirla con un gomito.
Chiyo
sospirò, chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta nel
renderle partecipi di quella storia.
«Non
è successo niente, ve lo giuro. Per favore,
ascoltatemi» disse e le due annuirono, guardandola con gli
occhi sbarrati, attenti e un po' anche emozionati.
«Questo
come sapete è l'ultimo giorno, poi torneremo alla Karasuno e
allora non ci vedremo più per tanto tempo. Ieri sera ci
siamo ritrovati, proprio come le sere precedenti, ma nessuno dei due
riusciva a salutarsi definitivamente. Era la nostra ultima sera,
capite?» e le due annuirono con vigore.
«Così ci siamo chiusi in uno sgabuzzino e abbiamo
dormito assieme...» e le due tornarono a spalancare la bocca,
sconvolte. Perciò Chiyo si affrettò a
specificare: «Dormire! Solo dormire! Ve lo giuro! Non abbiamo
fatto...» arrossì. «... le cose
zozze!»
Yukie
e Kaori restarono immobili, pensierose a lungo, riflettendo su quanto
ascoltato.
«Ecco...»
abbassò lo sguardo Chiyo, imbarazzata. «... Se voi
due voleste in qualche modo sostenermi, assecondando la...»
ma venne interrotta da Yukie che voltandosi verso Kaori le disse:
«Tu hai visto Chiyo questa mattina?»
«Sì,
certo!» rispose la seconda. «Era a letto, ma poi
all'alba si è alzata, si è vestita ed
è uscita a correre.»
«Anche
io ho visto così! E poi l'ho rivista poco dopo, nel cortile
che correva insieme a Kuroo.»
«Sì,
correvano e basta! Li ho visto anche io.»
E
Chiyo sorrise, grata.
«Però!»
disse a un certo punto Yukie, affiancandola e prendendola sotto
braccio. La guardò maliziosa e sogghignando disse:
«Adesso vogliamo tutti i dettagli!»
«Che?!»
strillò Chiyo, sobbalzando.
«Uh!
La mia memoria! Comincio ad avere un annebbiamento! Dov'hai detto che
era Chiyo-chan questa mattina, Yukie?» chiese Kaori,
mettendosi dall'altro lato.
«Anche
io comincio a ricordare poco... sai era mattina presto!»
«State
scherzando, vero?» chiese Chiyo.
«Oh!
Mannaggia, proprio non ricordo! Ma non sono sicura che fosse nel suo
letto...»
«Ah!
Va bene! Va bene!» gracchiò Chiyo, agitandosi. E
imbronciata, colma di vergogna, cominciò a raccontare alle
due per filo e per segno ciò che era successo la sera prima
e quella mattina, omettendo però le parti più
imbarazzanti, come quando lui aveva cominciato a baciarle il collo o
lei gli era salita cavalcioni sopra.
E
le due l'ascoltavano, emozionate e rapite, ripetendo trasognanti le
frasi che ritenevano più romantiche e dolci.
Poi,
finalmente, il settimo e ultimo giorno di ritiro ebbe inizio.
Chiyo
si stese sulla panchina, ben prima di cominciare, già stanca
e assonnata. L'aver dormito poco, combinata alla mattina di corsa, era
stato distruttivo.
"Maledizione"
pensò, scocciata che non fosse molto in forma per
quell'ultimo giorno di partite.
«Chiyo-chan
è già stanca» osservò
Hinata, guardandola.
«Vedi
che succede ad alzarsi presto per andare a correre invece che
riposare?» la rimbeccò Ukai, fulminandola.
«Non
avevo sonno!» lamentò lei.
«Ma
ora sì!»
«Ma
gioco lo stesso!» si alzò in piedi, facendo
appello a tutte le energie che aveva in corpo e che neanche sospettava
di avere.
«Faccio
iniziare il primo set a Nishinoya. Tu cerca di riprenderti.»
«Ok»
rispose semplicemente, tornando a stendersi sulla panchina.
«Chiyo-chan
non ha brontolato che vuole giocare?» gridò
Tanaka, preoccupato.
«Hai
la febbre? Ti senti bene?» le chiese Daichi, inginocchiandosi
vicino a lei e mettendole una mano sulla fronte.
«Faccio
chiamare il dottore?» intervenne anche Asahi.
«Quanto
la fate esagerata. Sono solo un po' stanca, neanche fosse la prima
volta che mi stanco» sbruffò lei.
«Poveretta»
ridacchiò Tanaka. «Ma in fondo è una
ragazza, che vi aspettavate? Non regge certi ritmi.»
Chiyo
saltò in piedi sulla panchina, ergendosi come un eroe di
guerra, e gridò: «Invece sì! Sono
prontissima! Andrò in campo anche da sola e
porterò la mia squadra alla vittoria! Vedrai! Fatemi
giocare! Ukai-san!!!»
«Smettetela
di istigarla!» gridò Ukai verso i tre che ora se
la ridevano.
Alla
fine il primo set lo giocò Nishinoya, come concordato, e
Chiyo restò in panchina a guardare. La squadra, quel giorno,
era carichissima.
Tutti
erano concentrati e il numero di errori commessi fu molto meno,
rispetto al solito. Quella settimana di allenamento aveva dato i suoi
frutti e gli effetti erano più che visibili. Nonostante
tutto, però, quel primo set lo persero comunque, anche se
con una differenza di soli due punti.
E
così anche i successivi due, fino alla pausa pranzo.
Chiyo
si sedette al tavolo col resto della sua squadra, invece che con Kaori
e Yukie, come spesso faceva ultimamente. Si mise vicino a Tanaka,
posò il vassoio sul tavolo e poi gli crollò a
fianco, esausta.
«Chiyo-chan
è svenuta!» strillò Asahi, al suo
fianco.
«Dai!
Dai! Sveglia pigrona!» la colpì sulla schiena
Tanaka, senza nessun effetto.
«Mangiate
voi per me... io non ne ho la forza» mugolò lei.
«Io
comincio ad avere paura!» sbiancò Tanaka.
«Basta!
Chiamo il dottore!» si alzò Daichi e sarebbe
andato veramente se Chiyo non l'avesse fermato.
«Sei
sicura di voler giocare dopo?» gli chiese Daichi, serio.
«Sì!
Voglio giocare la mia ultima partita contro Bokuto-san e
Kuroo!» gridò lei, lasciando trapelare una leggera
vena di tristezza.
I
membri della Karasuno si guardarono per un breve istante, un po'
preoccupati, ma poi cercarono solo di sorriderle.
«Allora
approfitta della pausa e magari vai a dormire un po'. Hai ancora un'ora
di tempo» le suggerì Asahi e lei si
alzò di colpo, urlando: «Hai ragione!»
Prese
dal proprio vassoio qualcosa da mangiare, ingoiando velocemente quanto
pià potesse, e portandosi via il resto, compreso un onigiri
di Tanaka che era finita nella sua presa, scappò via
accompagnata dall'urlo di quest'ultimo: «Ladra! È
mio!»
Uscì
nel giardino, si andò a mettere all'ombra di un albero e
puntò gli occhi al cielo. Le nuvole facevano strani disegni,
ma non perse molto tempo nel cercare di attribuire forme divertenti a
quell'ammasso di vapore condensato, che si addormentò in
pochi secondi.
Quando
si risvegliò, circa un'ora dopo, chiamata da Yachi, si
sentì come nuova.
Le
era bastato poco, alla fine, ed era tornata in forma.
Corse
all'interno della palestra, diretta verso Ukai, urlando entusiasta:
«Sono pronta voglio giocare!» tutto in un fianto,
senza spezzare le parole.
«Bentornata»
le disse Ukai, prima di indicare il campo. «Avanti! Tutto
tuo, per questo giro.»
Chiyo
si tolse la felpa e corse al suo posto, guardando contro chi avrebbero
dovuto giocare. Quel primo set pomeridiano si sarebbe svolto proprio
contro la Nekoma.
Il
primo, e sicuramente l'ultimo, prima dei preliminari.
Osservò
i giocatori dall'altro lato, che stavano finendo di disporsi.
Kuroo
non era in campo, non in quel momento, ma probabilmente sarebbe entrato
dopo, scambiandosi con il libero.
Sorrise
un po' amareggiata.
L'ultimo
set le faceva una strano effetto.
«Lev»
urlò al russo vicino alla rete. «Mi raccomando il
muro a braccia aperte!» sghignazzò.
«Non
confonderlo più di quanto non lo sia
già!» ringhiò Kuroo dalla panchina e
questo la fece ridere.
«Questo
è giocare sporco» sghignazzò
Tsukishima, davanti a lei. «Loro ci hanno insegnato tanto e
tu invece cerchi di peggiorare la situazione» e Chiyo rise
ancora.
Il
fischio dell'arbitro diede il via e cominciò quel suo ultimo
set faccia a faccia contro Kuroo. L'ultimo set della settimana, dove
avrebbe potuto abbattere il gigante.
Cominciò
proprio la Karasuno, con Asahi che tentò la sua battuta in
salto. La palla fu potentissima e volò dall'altro lato a una
velocità inaspettata. La Nekoma fece appena in tempo a
vederla, nessuno si buttò a prenderla, ma non ce ne fu
bisogno perché andò fuori.
«Che
bomba!» commentò Chiyo, prima di voltarsi.
«La prossima Asahi-san! Con la prossima li stendi!»
e Asahi le sorrise.
Battè
la Nekoma. La Karasuno la ricevette e la rimandò dall'altro
lato, ma Yaku, il libero, riuscì a bloccare la loro
schiacciata e tenere la palla in gioco. Inuoka saltò, pronto
a schiacciare, ma Tsukishima gli si piazzò davanti a muro e
riuscì a bloccarlo.
Toccò
di nuovo alla Karasuno e a battere fu Tsukishima: ancora una volta la
ricevettero senza problemi e la rispedirono dall'altra parte.
Kenma
alzò questa volta a Lev che diede sfogo a tutta la sua
potenza. Kageyama e Tanaka provarono a murarlo, senza successo, e la
palla finì lontano.
Lev
atterrò, già esultando, ma Chiyo
scattò con tutta la velocità del
colibrì. Uscì dal campo e si lanciò
verso la palla con un tuffo. Rotolò un paio di volte e quasi
non entrò nell'altro campo, dove giocavano Fukurodani e
Shinzen.
Si
rialzò sotto lo sguardo perplesso e un po' spaventato dei
presenti e urlò, mentre correva di nuovo dentro:
«Copertura!»
La
palla venne miracolosamente salvata e rispedita nel campo dei Nekoma,
dove fu giocata di nuovo.
Kenma
alzò di nuovo a Lev, ma solo dopo aver ingannato il muro,
lasciandogli via libera.
«Non
passerai!» gridò Chiyo, correndo a riceverla. Lev
era micidiale di potenza, ma peccava di precisione e questo permetteva
a Chiyo di avere tutto il tempo di capire dove mettersi. Le sue non
erano mai palle troppo difficili, se non per la velocità e
la forza con cui arrivavano.
E
anche quella volta riuscì a prenderla, stringendo i denti
per il dolore alle braccia, ma salvandola ancora.
E
la palla restò in gioco.
Ancora
Kageyama, che l'alzò a Hinata, schiacciò ma venne
murato da Inuoka e la palla cadde al suolo, nonostante Chiyo avesse
provato lo stesso a buttarsi per salvarla.
«C'eravamo
quasi!» sorrise lei, ansimando per la fatica e rimettendosi
in piedi.
«La
prossima! La prossima!» l'incoraggiarono i suoi compagni.
Finalmente
dall'altra parte entrò anche Kuroo e i due si scambiarono
una lunga occhiata colma di intesa, brillanti di una strana luce.
Chiyo
sorrise, ma non del suo solito sorriso gioviale e fanciullesco, ma era
un sorriso emozionato, eccitato.
Battè
la Nekoma, Daichi ancora una volta ricevette e la mandò
all'alzatore, che l'alzò a Tanaka. Kuroo e Inuoka gli si
piazzarono davanti a muro e riuscirono a bloccarlo, spedendo la palla
dritto ai suoi piedi, dove però comparve Chiyo con un tuffo
e la salvò appena in tempo.
Kageyama
l'alzò e in quell'istante Daichi, Asahi, Hinata e Tsukishima
partirono in contemporanea, per andarla a colpire con un attacco
sincronizzato.
Asahi
la colpì e la spedì dall'altra parte, Yaku la
ricevette ma non riuscì a trattenerla e la palla venne
scaraventata lontano, dando punto alla Karasuno.
Chiyo
saltò in piedi esultando, ma subito cambiò
espressione: guardò Kuroo, si abbassò una
palpebra e gli fece una sonora linguaccia. Tanaka la guardò
sbalordito, mentre Hinata correva a mettersi al suo fianco e fare anche
lui linguaccia.
Kuroo
si stupì, ma certo non prese bene la provocazione infantile.
Yaku
comparve al suo fianco, ridendo a crepapelle: «Ti detesta
proprio!»
«Non
sai quanto» sogghignò lui, accendendosi nello
sguardo.
Hinata
e Chiyo tornarono ai propri posti, saltellando e esultando con un:
«Potere ai piccoli!»
La
partita riprese, senza esclusione di colpi, schiacciata dopo
schiacciata, ricezione dopo ricezione, mentre il tabellone dei punti
correva sempre troppo lentamente. Quando ormai entrambe le squadre
riuscirono a superare i venti, i giocatori cominciavano a essere
più che stremati.
«Dai,
ce la stiamo giocando bene. Non molliamo adesso!»
provò a incoraggiarli Daichi.
Ancora
battuta, ricezione, alzata e schiacciata che veniva però in
un modo o in un altro bloccata.
Kenma
alzò a Kuroo, che ingannò però il muro
con quel salto in ritardo che già altre volte aveva usato. E
mentre il muro scendeva, lui saltava. Chiyo corse dietro di loro,
pronta a riceverla e fulminò il moro dall'altra parte,
concentrata.
Kuroo
parve puntarla, fissandola e schiacciando, ma la palla non
andò nella direzione prevista ma all'ultimo
riuscì a mandarla in diagonale, imitando un po' la tecnica
di Bokuto.
Chiyo
scattò, allarmata, e si tuffò, senza riuscire a
prenderla.
"Mi
ha ingannata!" pensò, infastidita. "Si è
aggrappato ai miei sentimenti, al fatto che io considerassi questa
partita un gioco tra me e lui e sapeva che mi sarei sentita sicura del
fatto che avrebbe mirato a me, per poi cambiare traiettoria e non darmi
il tempo di prenderla"
Si
alzò, fissandolo mentre esultava con i compagni per il punto
fatto.
E
lui, non appena vide di avere su di sè il suo sguardo,
ricambiò la gentilezza di poco prima facendole una
linguaccia alla stessa maniera.
Chiyo
parve infiammarsi dalla rabbia, tanto che i suoi compagni ne ebbero per
un attimo paura per la velocità con cui il suo sguardo era
esploso. Sembrava stesse gridando: "Ti ammazzo. Ora." ed era
terrificante.
Ancora
battuta e Chiyo corse più che mai, in ogni direzione, ormai
su di giri. Sembrava aver riacquistato parte della sua vecchia tecnica,
dove vedeva solo la palla, senza considerare altro, inseguendola
ovunque pur di prenderla. Probabilmente era complice la delusione
appena ricevuta che aveva fatto nascere in lei il sentimento di
ribalta, ma questo andava a discapito della sua resistenza e anche
dell'incolumità dei suoi compagni, che spesso se la
ritrovavano addosso senza pietà.
La
palla arrivò di nuovo dalla parte della Karasuno, venne
salvata e mandata in direzione alzata, ma a partire quella volta fu
Chiyo.
Saltò
appena prima della linea, raggiungendo la palla. Con la coda
dell'occhio vide Kuroo e Inuoka a muro, proprio davanti a Tanaka.
Kuroo
sapeva già che lei l'avrebbe alzata a lui, conosceva il loro
rapporto e la loro capacità di coordinazione, per questo non
aveva avuto dubbi sul dove posizionarsi.
Infatti
Tanaka era già pronto a saltare e colpire.
Ma
Chiyo l'alzò indietro, invece che davanti, dove
arrivò Asahi e la schiacciò dall'altra parte
accaparrandosi il punto.
Chiyo
lanciò uno sguardo a Kuroo, sghignazzando malignamente,
soddisfatta di averlo fregato, e a lei si aggiunse Tanaka, altrettanto
soddisfatto.
Avevano
provato e concordato in quei giorni, quando si allenava con loro prima
di raggiungere gli altri alla palestra tre. Chiyo si era dimostrata
rapida di riflessi, come si poteva intuire dal suo inseguire ogni
palla, anche le più imprevedibili, e questo le permetteva di
prendere rapide decisioni a mezz'aria.
Per
questo si erano concordati che sarebbero partiti entrambi, ma che lei
avrebbe deciso all'ultimo, in base alla posizione del muro, a chi far
schiacciare utilizzando l'altro da esca.
«Tsk!»
si lasciò sfuggire Kuroo, sentendosi fregato.
Il
suo modo di contrastarla mandava Chiyo su tutte le furie, lui
utilizzava le conoscenze che aveva di lei, i suoi sentimenti, per
utilizzarli a suo vantaggio. Spesso riusciva a prevedere le sue mosse e
fregarla, ma lei si stava dimostrando degna di quel confronto. Odiava
il fatto che lui riuscisse a utilizzarla in quel modo, a manipolarla e
riuscisse a leggerle così nel profondo, ma questo alimentava
solo il suo desiderio di fare sempre meglio per abbatterlo.
«Avevi
detto che l'avrebbe passata al cinque» disse Inuoka,
guardando Kuroo.
«Mi
ha fregato» sghignazzò lui, tornando in posizione.
E
la partita riprese, in un estenuante effetto yo-yo, dove nessuna delle
due voleva lasciare all'altro il set.
Arrivarono
a 27-28 per la Nekoma, e ormai nessuno di loro sentiva di avere
più energie, eppure resistevano in piedi sotto quel caldo
asfissiante.
«Se
fanno questo punto...» disse Chiyo, ansimando e Tanaka le si
affiancò, sorridendo emozionato: «Non lo faranno.
Questa volta la penalità la subiranno loro, stanne
certa.»
Lei
lo guardò a annuì, convinta. Poi
allungò una mano nella sua direzione e Tanaka le
battè il cinque, prima di tornare a guardare di fronte a
sè.
Battuta
da parte della Nekoma e Chiyo scattò indietro, urlando:
«Mia!» la mandò a Kageyama che
l'alzò a Hinata. Il muro gli si piazzò davanti e
lui optò per il pallonetto. Yaku comparve dietro al muro
della sua squadra, salvando per miracolo la palla. Kenma l'accolse e
l'alzò a Lev che schiacciò con tutta la potenza
che aveva.
Tanaka
si trovava sulla traiettoria e si piegò per prenderla, ma la
prese storta e la palla volò in direzione delle panchine.
"Non
cadrà!" pensò Chiyo colta da un'eccitazione tale
da farle vibrare ogni muscolo. Saltò vicino a Tanaka non
appena la palla gli andò di traverso e lo
scavalcò, tuffandosi sulla palla. Troppo lontana, troppo
veloce.
Nel
vuoto del saltò allungò un piede, cercando la
spinta e la trovò sulla faccia di Tanaka in piedi appena
sotto di lei. Gli schiacciò il piede sul naso e
saltò a braccio dritto verso la palla, usandolo per
spingersi in avanti.
In
un ultimo sforzo riuscì a prenderla e rimandarla indietro,
atterrando malamente a terra poco dopo.
Si
voltò, entusiasta di essere riuscita a prenderla e solo
allora vide il povero Tanaka a terra, dolorante, con un rivolo di
sangue che gli usciva dal naso.
Nonostante
l'estremo salvataggio, comunque Hinata si trovò di fronte un
muro che non riuscì a superare e la palla cadde nella loro
parte di campo dando il set alla Nekoma.
«Accidenti»
tremò Chiyo, rendendosi conto di ciò che aveva
appena combinato. Si era lasciata trasportare troppo, tornando alle
vecchie abitudini dove correva senza guardare e a rimetterci era stato
lo stesso Tanaka.
L'ombra
furiosa di Ukai le comparve alle spalle e lei ridacchiò
nervosa, tremando come una foglia.
«Chiyo-chan!»
ringhiò con voce bassa, come una belva pronta a scattare
sulla preda. E lei continuò a ridacchiare, inginocchiata a
terra.
«Ehm...
ops...» si lasciò sfuggire.
«Devi
guardare dove metti i piedi!» gridò Ukai con tutta
la rabbia che aveva in corpo, mentre lei gli faceva eco con un urlo
terrorizzato. Si voltò di colpo verso il suo coach e si
chinò a terra, sfiorando il pavimento con la fronte e
piagnucolando: «Perdono! Perdono! Perdono!»
"Ha
steso il suo compagno" pensò Kuroo osservandola stupito.
"Daichi aveva detto che a volte tendeva a essere un po' distratta, ma
addirittura questo?"
«Ohi
ohi» lamentò Tanaka, sollevandosi. Shimizu gli
corse incontro, armata di fazzoletto, e si affrettò a
tamponare la perdita. Tanaka non appena aprì gli occhi e se
la ritrovò davanti, intenta ad aiutarlo con quella dolcezza,
per poco non svenne dall'emozione. Chiyo gli gattonò
incontro, stridulando: «Tanaka-san ti prego perdonami! Non
l'ho fatto apposta! Mi dispiace!»
«Non
fa niente» disse lui trasognante, lasciandosi curare da
Shimizu. «Anzi, se ti dovesse ricapitare non farti problemi.
L'importante è salvare la palla... no?»
«Chiyo-chan!!!»
urlò Nishinoya, raggiungendola a corsa. «Vuoi
usare anche la mia di faccia come trampolino?» disse
sporgendo il viso in avanti.
Chiyo
li guardò un po' stupita, ma poi capì i loro
intenti e non potè che sghignazzare divertita.
«Ma
io e te giochiamo nello stesso ruolo, Noya-san! Non saremmo mai in
campo nello stesso tempo, non potrei farlo.»
Nishinoya
ebbe come un colpo, rendendosi conto che aveva ragione, poi aggiunse:
«Negli allenamenti! Puoi usarmi negli allenamenti!»
e lei rise ancora più forte, fino a sentirsi costretta a
portarsi una mano alle labbra per smorzare.
«Non
c'è niente da ridere, impara a non uccidere i tuoi
compagni!» gli urlò Ukai, facendole quasi venire
un infarto, e lei di nuovo si buttò a terra ai suoi piedi
gridando: «Perdono!»
«Andiamo
a fare la penalità» disse Daichi, avviandosi verso
la porta. «Chiyo-chan la fai due volte»
«Eh?!»
stridulò lei, contrariata.
«Niente
storie! La farai al posto di Tanaka che ora è occupato e
riprendersi.»
«Ma
non è giusto! Lui è felice di essere stato
colpito, giusto Tanaka-san?» chiese voltandosi, ma lui
neanche l'ascoltava più, troppo concentrato sul viso di
Shimizu a pochi centimetri dal suo.
«Diamine
è proprio cotto» osservò tra
sè e sè, prima che Daichi la richiamasse e la
costrinse a correre su per la collinetta due volte di fila.
La
maggior parte della gente pensa ai colibrì come piccole
creature leggiadre, tuttavia si scontrano contro vari oggetti
più spesso di quanto si possa pensare. Possono volare contro
finestre, muri, alberi, automobili e via dicendo. Molte volte riescono
a volare via senza alcun problema, altre volte invece possono rimanere
storditi e richiederanno un pronto soccorso.
(animalivolanti.xyz)
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Capitolo 27 *** L'ultimo volo del colibrì tra le grinfie dei gufi ***
L'ultimo
volo del colibrì tra le grinfie dei gufi
Rientrò
in palestra che per poco non strisciava a terra, stremata.
«Direi
che Chiyo-chan è arrivata al limite»
osservò Sugawara
«No...»
ansimò. «Bokuto-san! Devo... battere...
Bokuto-san!»
«In
queste condizioni non credo che tu possa fare molto»
osservò Daichi.
«Se
non mi avessi fatto fare doppia penalità!»
ringhiò lei.
«Se
tu non avessi steso Tanaka!» gli rispose a tono Daichi.
«Comunque
penso che ormai siamo un po' tutti quasi al limite»
ansimò Asahi, sedendosi a terra poco lontano. Al suo fianco
anche Hinata e Kageyama erano a terra, ansimanti, che cercavano ristoro
nelle borracce d'acqua.
«E
va bene» disse Daichi, facendosi avanti con uno strano
sguardo serio: «È una cosa che ho appena sentito
di nascosto, quindi non dovrei dirla, ma quando tutti gli incontri
d'allenamento saranno finiti...» e fece una pausa per creare
suspance, prima di aggiungere: «Gli allenatori offriranno a
tutti un barbeque.»
«Eh?!»
stridularono in coro Hinata, Nishinoya, Chiyo e Tanaka, che intanto era
tornato da loro.
«Un
bar...» cominciò a balbettare Chiyo,
già con l'acquolina in bocca.
«Barbe...»
ci provò anche Hinata.
«Barbeque?!»
conclusero Nishinoya e Tanaka in coro.
E
tutti e quattro cominciarono a esultare in coro, abbassandosi e
alzandosi insieme, tirando su le braccia e urlando entusiasti,
attirando l'attenzione di quasi tutta la palestra.
«Carne!»
disse poi Hinata allungando un braccio in avanti.
«Carne!»
ripetè Chiyo, allungando il braccio al suo fianco e
afferrando al sua mano.
«Carne!»
disse Nishinoya, facendo altrettanto.
«Carne!»
si aggiunse Kageyama.
«Carne!»
disse anche Tanaka, unendo tutte le loro mani. Poi insieme cominciarono
a saltellare in cerchio, tenendosi per mano, continuando a ripetere:
«Carne! Carne! Carne!»
«Bene,
gente!» attirò l'attenzione Ukai, avvicinandosi e
interrompendo la danza della carne.
«Ora
giocheremo contro la Fukurodani. Ve lo ripeto ogni volta, ma non
lasciate al numero quattro la possibilità di attaccare con
facilità. Le penitenze vi hanno tolto molto tempo in questo
ritiro, ma paragonati all'inizio della settimana siete tutti cambiati
molto.»
E
il pensiero di Chiyo andò inevitabilmente a Kuroo, che le
aveva insegnato a volare. Un timido sorriso le si dipinse in volto.
Sì, era cambiata molto, tante cose erano cambiate e
chissà cosa avrebbero comportato.
«Perciò
adesso godiamoci la vittoria e andiamo a mangiare della succulenta
carne!» concluse Ukai, con un enorme sorriso in volto.
«Chiyo!»
la fulminò poi, facendola tremare. La fissò a
lungo, prima di decretare: «Non un solo graffio! Sia
chiaro!»
«Sì!»
si drizzò Chiyo, portandosi una mano alla fronte in segno di
saluto militare.
Le
squadre si misero in campo, in formazione, e l'arbitro diede il via.
«Una
bomba, Asahi-san!» gridò Chiyo, vedendolo partire
per la battuta. La palla andò dall'altro lato con una
potenza incredibile, ma Komi, il libero, riuscì a salvarla.
Akaashi l'accolse e l'alzò a Bokuto, che si
preparò a saltare.
«Blocchiamolo
del tutto, se c'è anche solo uno spiraglio ci
passa» disse Tsukishima a Kageyama, al suo fianco. E loro
due, insieme a Tanaka, saltarono a muro riuscendo a bloccarlo,
sorprendendo lo stesso Bokuto. Ma la palla, rimbalzata sul muro, cadde
fuori e diede comunque punto alla Fukurodani.
Bokuto
lanciò uno sguardo incazzato a Tsukishima, ma subito si
tramutò in un sogghigno, deliziato dall'idea di avere di
fronte un avversario tanto temibile.
La
Fukurodani andò al servizio e battè. Chiyo
indietreggiò appena, fissando la palla, ma all'ultimo la
schivò gridando: «Fuori!»
La
palla cadde effettivamente fuori, regalando così il punto
alla Karasuno.
E
la partita proseguì, alternando punti tra Fukurodani e
Karasuno, un po' come era stato con la Nekoma poco prima.
La
palla arrivò dalla parte della Karasuno, quasi a centro
campo e Chiyo gli corse incontro ricevendola senza problemi. Aveva lo
sguardo assorto, concentrato, non più ebbro di emozione e di
eccitazione come lo era stato con la Nekoma. Questo non significava
peggiore, solo più concentrato. Forse anche per quanto era
appena successo a Tanaka, che in qualche modo l'aveva scossa, anche se
non voleva ammetterlo troppo. Aveva imparato a essere migliore,
perché ogni tanto ci ricascava?
Kageyama
alzò e Hinata saltò, ma la palla
risultò troppo alta e il muro davanti a sè troppo
preparato. Perciò, anche per quell'occasione,
optò per il pallonetto, riuscendo a passare oltre e fare
punto.
Chiyo
gridò entusiasta e saltò al collo di Hinata.
«Che forza! Hai visto le loro facce?
Impareggiabile!» E Hinata, travolto da quell'entusiasmo,
cominciò a saltellare insieme a lei.
«Per
favore, regolatevi» sbuffò Tsukishima che proprio
non riusciva a sopportarli quando faceno così.
«È
stato Ukai-san a dire "festeggiate per ogni punto"! Non fare lo
scorfano brontolone, Tsukki!» ringhiò Chiyo.
«Scorfano?»
chiese Hinata, non capendo, ma non ricevendo risposta da nessuno dei
presenti.
E
ancora la palla prese a volare sopra la rete e Hinata volava con lei,
mentre Chiyo volava con altrettanto vigore ma raso terra, tuffandosi su
tutte le palle, riuscendo a recuperarne molte ma non arrivando in tempo
ad altre.
Batterono,
la palla andò alla Fukurodani ma la ricevette male. Akaashi
la inseguì e la palleggiò, nonostante si trovasse
in pessima posizione, alzando una veloce. Bokuto volò e
riuscì a colpirla.
Tsukishima
non ebbe tempo di saltare e anche Chiyo provò a lanciarsi su
di essa, senza successo. Nessuno era riuscito a prevederlo, visto la
pessima posizione in cui si trovava Akaashi, e la palla era stata
troppo veloce per essere intercettata.
«Tsk»
si lasciò sfuggire Chiyo, alzandosi e cercando di riprendere
fiato. Le gambe cominciavano a farle male, da quanto le stava sforzando
e ormai la sua velocità non era la stessa di prima, era
qualcosa che tutti avevano notato.
«Chiyo-chan
sta arrivando al limite» disse Ukai, osservandola.
«Oggi
era particolarmente stanca, mi sono meravigliato che sia riuscita a
reggere così tanto contro la Nekoma e abbia fatto le due
penitenze» rispose Takeda.
«Probabilmente
oggi non era nelle condizioni di reggere nessuna delle partite, ma
è come se ne avesse avuto bisogno. Come se avesse avuto
bisogno di scontrarsi un'ultima volta contro la Nekoma e la Fukurodani.
Ha legato molto con i due capitani, in questi giorni. Questo tipo di
rivalità mi piacciono, sono quelle che portano a
vincere» sogghignò Ukai.
La
palla volò in direzione di Asahi che la ricevette senza
difficoltà, spedendola a Kageyama. Kageyama
lanciò uno sguardo a Hinata che già correva verso
la rete, pronto a saltare e schiacciare. Una scintilla nei loro occhi,
uno sguardo che era molto più che "sono pronto".
E
l'alzò.
La
palla volò rapidamente verso Hinata, ma non lo
superò. Si fermò qualche istante a mezz'aria e
sarebbe caduta lì, esattamente ai suoi piedi, se Hinata non
l'avesse colpita e spedita dall'altro lato.
Punto
alla Karasuno.
"L'hanno
rifatta!" pensò Chiyo spalancando gli occhi. La loro veloce,
era da un po' che non riuscivano più a coordinarsi e
portarla a termine. Era stata bloccata sempre negli ultimi tempi e
questo aveva portato Hinata a convincersi che fosse tempo di cambiare e
giocare anche lui, invece di chiudere gli occhie e fidarsi e basta.
Però ad occhi aperti era più difficile riceverla
perché c'erano molti fattori che lo distrevano. Ma
quell'alzata che si fermava era stata la risposta. Quell'istante in cui
la palla titubava bastava a dare tempo a Hinata di raggiungerla e
colpirla.
I
due si guardarono, prima di scoppiare in un urlo colmo di gioia ed
emozione.
Ce
l'avevano fatta! Dopo settimane, erano riusciti a migliorare la loro
veloce.
"Siete
cambiati tutti" Chiyo ripensò alle parole dette da Ukai.
Quella settimana intensiva li aveva resi migliori, li aveva fatti
maturare più rapidamente di quanto fosse possibile
immaginare.
«Ehy!
Niente giochetti! La prossima volta se vuoi farla dimmelo!»
lo rimbeccò Kageyama, fingendosi arrabbiato, ma ancora
troppo scosso dall'emozione.
«Però
c'era questa sensaizone che potevamo farcela! No? No?!»
rispose Hinata.
«Sì,
ma era tutto troppo improvviso! Devo prepararmi psicologicamente,
insomma!»
E
Hinata continuò a urlare, esaltato, su quanto fosse stato
incredibile ed emozionante.
Chiyo
l'osservò, sorridendo dolcemente. Sentiva dentro
sè crescere qualcosa, una forza, un'energia che voleva usare
fino all'ultimo spiraglio.
"Averti
da questo lato del campo fa tutto un altro effetto. Fai venir voglia di
usare fino all'ultimo briciolo di energia" era quello che le aveva
detto Kuroo la sera che avevano giocato per la prima volta fianco a
fianco.
Non
sapeva se fosse vero o meno, ma sapeva cosa significasse
perché era la stessa cosa che provava lei quando vedeva
Hinata volare. Dalla prima volta che l'aveva visto, la prima volta che
aveva provato a ricevere la sua veloce, ma che non era riuscita a
muoversi, qualcosa era scattato.
Continuava
a sentirla, dentro sè, quella profonda domanda: "Chiyo-chan,
secondo te com'è il mondo da lassù?" e anche se
ora una risposta l'aveva trovata, continuava a pensare che fosse
qualcosa di eccezionale poterlo vedere, il mondo da lassù.
Hinata era ciò che lei non era mai riuscita ad essere ma
aveva sempre desiderato. Era stato lo schiaffo morale di fronte al suo
piagnucolare per essere troppo piccola.
L'aveva
sempre ammirato e mai avrebbe smesso, e vederlo volare, tutte le volte,
le faceva venir voglia di spingersi sempre oltre... per abbattere il
muro. Abbattere i giganti.
«Fantastico!»
urlò raggiungendo i due e guardandoli con gli occhi
trasognanti. «Ancora! Fatelo ancora! Un'altra!
Un'altra!»
«Hai
visto, Chiyo-chan?» gridò Hinata, ricambiando lo
sguardo luminoso. «La palla si è fermata davanti
ai miei occhi! È stato troppo Powa! »
«Powissimo!»
gli fece eco Chiyo, prima di voltarsi verso Kageyama: «Sei
stato incredibile!» dissero in coro i due.
Kageyama
parve pietrificarsi e balbettò: «Che volete...
scemi... »
«Incredibile!
Incredibile! Incredibile!» continuarono a saltare Chiyo e
Hinata.
«La
rifate? Vero? Kageyama-san la rifai?» chiese ancora Chiyo,
avvicinando il viso al suo per fissarlo negli occhi. «Farai
volare ancora Hinata-san?»
Kageyama
la guardò un po' sorpreso.
"Far
volare Hinata? Io... faccio volare Hinata?" pensò rendendosi
in qualche modo conto di quanto fosse collegato a lui.
«Ce
l'avete fatta!» gridò Yachi in quel momento, dalla
panchina, saltellando. «Ce l'avete fatta!»
«Ehy
ehy ehy!» gridò Bokuto dall'altra parte.
«Non montatevi la testa!»
Ma
in tutta risposta ricevette altre urla entusiaste da parte di Hinata e
Chiyo, con Tanaka dietro di loro che incoraggiava e si esaltava.
Ma
finalmente, la partita ricominciò.
Battuta,
ricezione, schiacciata e ancora e ancora.
Chiyo
si lanciò e recuperò una palla schiacciata da
Bokuto, mandandola a Kageyama che concentrato la ricevette e
l'alzò di nuovo a Hinata con quella sua strana alzata.
Hinata saltò, ma non colpì la palla, che si
fermò e cadde prima.
"Maledizione!"
pensò lui, mentre Chiyo gli disse con un po' di delusione
nella voce: «Hai sbagliato.»
«L'ho
visto anche io, grazie!» ringhiò lui.
«Che
vuoi? Sei stato tu a sbagliare, non arrabbiarti con me!» gli
rispose a tono Chiyo.
«Su,
su! Non preoccuparti!» gli disse Hinata, poggiandogli una
mano sulla spalla e lui si voltò urlandogli contro:
«Non farmi incazzare anche tu!»
«Perché?
Che altro dovrei dirti, scusa?!»
«Non
arrabbiatevi, forza. Non è una cosa che riesce sempre le
prime volte» cercò di smorzare Asahi.
«L'attacco
da seconda linea mio e di Tanaka-san è riuscita solo una
volta per ora» gli si affiancò Chiyo e Tanaka la
guardò sbalordito, gridando: «Solo? Non erano
molte di più?»
Chiyo
negò e disse: «Quella di prima l'ho passata a
Asahi-san, quindi non conta.»
«Dannazione!
La voglio fare ancora!»
«Allora
adesso la rifacciamo!» brillò lei.
«Guardate
che gli avversari vi sentono» disse loro Daichi e i due li
guardarono impanicati.
«No!
Magari no! O... dopo...» balbettarono, cercando di sistemare
le cose.
L'arbitro
fischiò e la partita riprese. La Fukurodani battè
e Chiyo ricevette, mandandola a Kageyama. In quel momento partirono in
sincronia Asahi, Tsukishima, Daichi e Tanaka. Il muro avversario li
guardò un po' confusi, chiedendosi chi di loro avrebbe
schiacciato.
Saltarono,
il muro provò a contrastarli, ma senza successo e Tanaka
schiacciò, facendo punto.
«Evvai!»
gridò al cielo, mentre Chiyo gli saltava al collo, come
sempre faceva quando Tanaka si esaltava per qualche punto. Ma poi il
suo entusiasmo morì, lasciando traccia solo a una strana
sensazione di benessere e malinconia.
«Ho
schiacciato... che bello...» piagnucolò, sotto le
risate divertite di Chiyo.
«E
adesso schiaccerai ancora!» gli disse Chiyo emozionata,
cercando di tenere la voce bassa per non farsi sentire. Tanaka gli
afferrò le mani e ricambiò lo sguardo:
«Lo rifacciamo!»
«Sì!»
«Schiaccerò
io!»
«Sì!»
«Alzerai
a me!»
«Io,
Senpai!» cominciò lei solenne, tenendo alzata la
sua mano ben stretta. «Ti porterò sulla cima della
montagna della vittoria!» disse lei, parafrasando lo stesso
annuncio che lui le aveva fatto la prima volta.
«Governeremo
il mondo della pallavolo!» gridò lui,
entusiasmandosi ed entrambi presero a ridere e urlare come due invasati.
«Giuro
che a volte mi spaventano» mormorò Asahi a Daichi.
«Devo
ancora decidere se sia più distruttivo il duo Tanaka-Chiyo o
Hinata-Chiyo.»
«Hinata-Chiyo-Nishinoya»
rabbrividì Asahi. «Quei tre insieme sono
terrificanti.»
E
ancora il fischio d'inizio.
La
Fukurodani la ricevette e riuscì a fare punto, nonostante le
corse di Chiyo per salvare l'impossibile. Ma ormai, nonostante
l'entusiasmo e l'energia, le sue gambe erano al limite e non riusciva
più a correre come al solito. Senza contare che, comunque,
la Fukurodani era una squadra davvero forte.
E
finalmente arrivò il momento: la palla era ben alta sopra la
testa di Chiyo e lei partì, chiamandola. Tanaka al suo
fianco cominciò a correre, pronto a saltare e schiacciare.
Dietro di lei era pronto anche Asahi e lei volse gli occhi a lui. "Il
tre!" pensò Akaashi, correndo a muro nel tentativo di
bloccare Asahi. Ma Chiyo l'alzò a Tanaka, proprio come
promesso, e lui la schiacciò, oltrepassando il muro e
conquistandosi un altro punto.
«E
siamo a due!» gridò Chiyo saltando felice. Tanaka
al suo fianco sembrò caricarsi, urlando: «Che
forza!»
«Hai
visto?! Hai visto Tanaka-san? Ho fatto swooosh e tu hai batto Baaaam e
loro pensavano che il pericolo fosse Asahi!»
Tanaka
le cinse il collo con un braccio e se la strinse al fianco, puntando un
dito contro Bokuto e continuando a ridere: «Hai visto, testa
a gufo?! Questo è il potere della complicità! Io
e solo io sono la colonna portate di questa piccoletta!»
«Smetti
con questa storia, cretino!» gridò Chiyo
dimenandosi per liberarsi dalla sua presa, senza risparmiarsi pugni e
gomitate sul fianco.
"Prima
gli spacca il naso" pensò Kuroo, osservando la scena in un
attimo di pausa della sua partita. "Poi gli salta al collo e lo
abbraccia, facendogli strane promesse, e subito dopo torna a offenderlo
e picchiarlo. Hanno davvero uno strano rapporto, ma in quanto a
complicità non c'è davvero partita" e la cosa in
qualche modo lo infastidiva più del dovuto. Una parte dentro
sè, recondita e che mai avrebbe accettato, gli sussurrava
che non avrebbe mai potuto competere con lui.
"È
solo fraterno. Solo rapporto fraterno" si sforzò di pensare,
accennando un lieve sorriso che tutto sembrava tranne che amichevole.
«Kuroo-san
fai paura!» scattò Inuoka al suo fianco, notando
la sua espressione.
La
partita riprese ancora con la Karasuno in parità con la
Fukurodani, che si alternavano il punto.
La
palla passò alla Fukurodani, che la salvò e
Akaashi l'alzò a Bokuto. Tsukishima e Kageyama saltarono per
murarlo. Non riuscirono a bloccarlo, ma comunque deviarono e
rallentarono la palla, che ora andava verso la linea del campo.
Chiyo
scattò, guardandola volare sopra la sua testa. Era lenta,
poteva prenderla senza problemi.
Ma
all'improvviso smise di avere il controllo della gamba destra,
sentendola improvvisamente molle, e con un: «Che
diavolo!» urlato, cadde di faccia a terra.
Il
punto andò alla Fukurodani, ma la Karasuno diede poco conto
alla cosa.
Tutti
gli sguardi dei suoi compagni erano rivolti a lei, stupiti e shockati.
Che
diamine era successo?
Chiyo
alzò la testa, ridacchiando nervosa, e grattandosi la nuca
ammise: «Mi ha ceduto un ginocchio. Forse comincio a essere
un po' stanca.»
Ukai
tirò un sospiro di sollievo, rendendosi conto che era solo
quello il motivo e niente di grave.
«Forza!
Forza!» gli si avvicinò Tanaka e gli si
inginocchiò davanti, porgendogli la schiena.
«Perché non l'hai detto prima invece di farci
perdere il punto?»
Chiyo
si tirò su e benchè fosse comunque in grado di
camminare (in fondo era solo stato un momento, dovuto allo sforzo),
accettò le spalle di Tanaka e gli si appese al collo.
«Credevo
di farcela!» lamentò lei. «Mi dispiace,
non era mia intenzione farvi perdere.»
«Esageri
sempre! Sei una ragazza, dovrai accettarlo prima o poi.»
«Non
sono debole è solo perché mi sono alzata presto,
stupido cetriolo!» stridulò lei, colpendolo in
testa.
Dall'altro
lato, ancora una volta, Kuroo puntò gli occhi sui due e
sforzò nuovamente il viso per mantere la
normalità, senza troppo successo.
«Kuroo!
Tutto bene?» chiese spaventato Yaku.
"Fratello-fratello-fratello-fratello"
continuò a ripetersi lui, non rispondendo alla domanda di
Yaku.
«Ora
riposa» le disse Tanaka lasciandola alla panchina.
«E pensa al barbeque che ci aspetta!»
Chiyo
si illuminò al pensiero e lo guardò tornare in
campo, gridando: «Forza che questa volta la vittoria
è nostra!»
Nishinoya
entrò in campo al suo posto e proseguì la partita.
Le
due squadre ora erano sulla soglia dei venti.
La
Fukurodani schiacciò e Nishinoya si lanciò per
prenderla, non riuscendoci per un pelo.
«Fantastico,
Noya-san! C'eri quasi!» lo incitò Chiyo dalla
panchina.
Bokuto
prese la palla, dall'altro lato, e andò a battere. Aveva una
strana aura intorno, camminava pestando i piedi per terra e il viso era
costantemente corrucciato.
"È
nervoso. Per tutta la durata del set Tsukishima gli è stato
addosso senza permettergli di respirare una sola volta"
pensò Chiyo, sorridendo soddisfatta. Stavano giocando bene,
la sua squadra si stava rivelando più forte di quando erano
arrivati e questo la riempiva di gioia.
«Bene!
Ora li spazzerò via con la mia battuta!»
gracchiò Bokuto.
«Bokuto-san,
mantieni la calma» cercò di dirgli Akaashi, ma lui
rispose impettito: «Sono calmo.»
Il
fischio dell'arbitro.
«Bene!
Vado!» annunciò lui prima di lanciare in aria la
palla, prendere la rincorsa e schiacciare. Ma la palla andò
a colpire la rete in pieno, sfiorando addirittura uno dei suoi
compagni, regalando il punto alla Karasuno.
«Dannazione!
Mi dispiace!» piagnucolò lui, inginocchiandosi.
«Cerca
di ritrovare la calma» tentò di soccorrerlo Komi.
«Non
preoccuparti» lo aiutò Akaashi, ma lui
continuò a piagnucolare «Scusate»
disperato.
«Poverino»
ridacchiò Chiyo dal suo posto, guardando divertita la
reazione nervosa di Bokuto.
Tanaka
si mise alla battuta e ancora Chiyo gridò per incoraggiarlo.
«Il
quattro può schiacciare da ogni posizione, batti su di lui
per limitarlo un po'» gli suggerì Daichi. E
così fece, ma Bokuto si alzò subito e corse a
rete urlando: «Alzamela! Li rispedisco subito
sotto!»
Akaashi
assunse un'espressione contrariata ma nonostante tutto gliela
alzò comunque. Asahi, Hinata e Daichi lo murarono,
rispedendola nel campo avversario ma Komi la recuperò.
«Akaashi,
un'altra!» gridò Bokuto, tornando in posizione.
"Si
è incaponito" pensò Chiyo, ridacchiando. E
nonostante tutto Akaashi gliela alzò comunque, anche se era
palese che non avrebbe funzionato visto che tutti si aspettavano la sua
schiacciata e avevano trovato un ottimo modo per bloccarlo con un muro
a tre.
Bokuto
saltò e di fronte a lui si alzò il muro.
Schiacciò, la palla non oltrepassò e cadde nella
parte di campo della Fukurodani, ma non per mano del muro. Bokuto aveva
colpito il nastro della rete con quell'ultima schiacciata, commentendo
un grosso errore. La Karasuno entrò nei venti e
gridò entusiasta, passando davanti alla Fukurodani per la
prima volta in una settimana. Bokuto, fermo di fronte alla rete,
restò con lo sguardo abbassato, rattristato, a lungo.
Passò
qualche secondo, in silenzio, pensieroso. Poi finalmente
parlò.
«Akaashi...»
mormorò, prima di alzare una mano verso di lui, urlando
melodrammatico: «Per oggi non alzarmela
più!»
«Eh?!»
chinò la testa di lato Chiyo, perplessa.
«Bokuto
è fatto così. Se perde si arrabbia e poi si
deprime. Un vero bambino» sospirò Kuroo
affiancandosi a Chiyo.
«Oh?
Avete finito? Avete fatto presto» chiese lei, lanciando uno
sguardo al campo dove avevano giocato fino a quel momento.
«Che
vuoi che ti dica? Quando c'è il talento»
sghignazzò lui, alzando le spalle.
«Abbassa
la cresta, spilungone!» gli gridò Chiyo,
contrariata.
«Voi
ci state mettendo un sacco, le vostre ultime partite sono molto
combattute.»
«Già,
siamo migliorati un sacco!» rispose lei entusiasta.
«Ma
tu sei andata in panchina a metà set» la
canzonò.
«Le
mie gambe sono andate in sciopero» ridacchiò lei
divertita. L'idea di essere in panchina non l'agitava troppo, in fondo
aveva avuto ciò che desiderava ed era contenta
così. Aveva bisogno di riposare ora.
«Comunque,
ora che Bokuto ha disertato, abbiamo una chance!» disse
ancora lei, tornando a guardare la partita di fronte a sè.
«Non
sperarci» le disse Kuroo e lei lo guardò curiosa.
«La Fukurodani non ha solo Bokuto.»
Chiyo
tornò a guardare la squadra avversaria con preoccupazione.
Finora l'unico pericolo era stato Bokuto, la squadra gli era stata solo
di supporto, la stella era lui. Non aveva visto altre luci brillare tra
loro.
Ma
successivamente capì che si era sbagliata: erano tutte luci,
solo che Bokuto era la più appariscente e attirava lo
sguardo su di sè. Ma tutti brillavano con la stessa
intensità. Infatti, benchè Bokuto non si mosse
più e restò per tutto il resto del tempo con la
faccia da pesce lesso a guardare gli altri, la squadra risultava
comunque fortissima e si presero altri due punti, pareggiando 22 a 22.
«Caspita,
è una sorpresa» disse Chiyo tra sè e
sè, prima di urlare un incoraggiamento a Nishinoya, che
aveva appena perso una palla.
«Una
squadra è forte se tutti i membri sono forti, non
credi?» disse Kuroo.
Chiyo
ripensò al periodo in cui aveva giocato per la squadra
femminile. Al tempo le uniche che ci mettevano veramente anima e corpo
erano lei e Yui, il capitano, le altre invece non la prendenvano con lo
stesso spirito, spesso saltavano gli allenamenti e infatti poi alle
partite perdevano sempre.
Un
sorriso le dipinse il volto: la sua era una squadra che ancora non
poteva essere definita forte, ma stavano crescendo molto e lo stavano
facendo tutti insieme. E questo li avrebbe resi forti in un breve
futuro.
Annuì
all'affermazione di Kuroo, convinta, e gli occhi le si riempirono di
orgoglio mentre guardava i ragazzi della Karasuno giocare. Non aveva
mai provato una felicità tanto grande come quel giorno in
cui il professore Takeda le aveva offerto di entrare nella squadra
maschile. Li aveva visti giocare alle partite, andava sempre a vederli
quando poteva e quel giorno che le avevano detto che si sarebbero
allenate nella loro palestra si era presentata di proposito mezz'ora
prima perché desiderava vederli giocare. Pensava che fossero
veramente dei fighi, che avessero una potenza e una capacità
inaudita. Li aveva ammirati tanto e finalmente lei era lì
con loro.
Non
le importava che avessero vinto solo 4 set su più di 60 in
una settimana, non le importava se tra le squadre presenti al ritiro
fossero le peggiori, loro, ai suoi occhi, brillavano più di
chiunque altro e lei avrebbe stretto con orgoglio il numero che portava
stampato sulla sua maglietta. Si sarebbe impegnata sempre
più per dimostrare che meritava quel posto.
«Maledizione
mi sta venendo voglia di tornare in campo!»
strilllò all'improvviso agitando i piedi, facendo sussultare
Kuroo al suo fianco.
«Vai
Asahi-san! Una bomba!» gridò nel momento in cui lo
vide schiacciare. Ma la Fukurodani recuperò la palla e la
passò ad Akaashi, che saltò, per raggiungerla e
alzarla. Il muro della Karasuno si interrogò su chi
dovessero coprire, chi avrebbe attaccato? Ma alla fine fu proprio
Akaashi a fare punto con un pallonetto, lasciando tutti sbalorditi.
La
Fukurodani battè ancora, la Karasuno provò a
contrastarla mandando a rete il loro Asso, ma Komi, il libero
avversario, riuscì ancora una volta a fermare le sue palle.
«Accidenti!»
sibilò Chiyo, battendo i pugni. Aveva i nervi a fior di
pelle, aveva sperato che ora che Bokuto era fuori uso per loro ci fosse
possibilità e invece il loro abbassare la guardia li aveva
fregati. Non sembravano intaccati per niente, ma anzi, ora che non
potevano più predirre Bokuto (che era facile da prevedere)
sembravano ancora più in difficoltà.
Asahi
schiacciò ancora, ma ancora venne intercettato. La
Fukurodani tentò un attacco ma Tsukishima e Kageyama
saltarono a muro e riuscirono finalmente a bloccare la loro serie di
attacchi, conquistandosi un punto.
Chiyo
si sporse in avanti, spalancando gli occhi e la bocca in un'espressione
colma di gioia e emozione. Il cuore in petto le batteva così
forte che temette di sentirlo scoppiare. Era solo un'amichevole, eppure
l'aria era così tesa, così colma di tensione.
«L'hai
addestrato bene!» sorrise poi lei, voltandosi verso Kuroo.
Era stato lui che si era impegnato molto in quella settimana per
insegnare a Tsukishima come fare meglio il muro e l'aveva reso
più forte con i suoi consigli.
Si
sorprese quando, nel voltarsi, si rese conto che Kuroo la stava
già osservando con una strana espressione assorta. Quella
gioia, quell'entusiasmo, quella luce accecante che le faceva brillare
gli occhi, tutte queste cose esplodevano quando Chiyo vedeva giocare
qualcuno e l'impatto era davvero travolgente. Kuroo ne restava
sopraffatto tutte le volte. Sarebbe rimasto intere ore ad osservare
quel luminoso viso, quegli occhi scintillanti e l'espressione eccitata,
senza mai stancarsi.
Si
chiese che effetto avrebbe fatto essere l'0ggetto di tanta meraviglia,
essere guardato con quello sguardo.
Chiyo
arrossì lievemente, sentendosi osservata, e gli concesse un
amichevole sorriso. Kuroo ricambiò, poi si costrinse a
tornare a guardare la partita o sarebbe rimasto a fissarla per il resto
della serata e la cosa sarebbe stata imbarazzante.
Asahi
si mise in fondo al campo per battere e lei tornò a
illuminarsi, gridando allegra: «Asahi-san, una
bomba!»
Chissà
cosa si provava a essere l'oggetto di tanta meraviglia, a essere
guardato con quello sguardo. Quell'Asahi, probabilmente, lo sapeva. E
anche Tanaka, e Kageyama, e Hinata, perfino Bokuto se l'era beccata la
sua dose di sguardi ammaliati.
"Salti
al collo di chiunque ti si pari davanti, lo fai con tutti tranne che
con me. Chissà, magari sono un po' geloso" le aveva detto
scherzando la sera che l'aveva baciata la prima volta.
Sghignazzò,
abbassando lievemente gli occhi.
Non
era mai stato così vero, come in quel momento.
Asahi
battè, ma non usando il salto, facendo una normale battuta
dall'alto. La Fukurodani la ricevette senza problemi e la
passò a Akaashi.
Tsukishima
e Kageyama si concentrarono sugli altri giocatori della Fukurodani,
nessuno ormai teneva più d'occhio Bokuto e ancora una volta
fu quello il loro errore. Akaashi l'alzò proprio a lui, che
libero dai muri, riuscì a schiacciare e fare punto,
regalando così il set alla Fukurodani.
Lo
sguardo di Chiyo si affievolì, delusa, ma durò
pochissimo perché subito tornò ad essere
sorridente: «È stato divertente!» ammise.
Dal
campo avversario cominciarono ad alzarsi le voci dei compagni di
Bokuto, comprese Kaori e Yukie, che gli gridavano complimenti,
palesemente fatti a posta. Ma ciò parve risvegliare lo
stesso l'animo di Bokuto che urlò, alzando le braccia:
«Ehy ehy ehy! Sono io il migliore alla fine!» e
rise a gran voce.
«Si
è già ripreso!» scoppiò a
ridere Chiyo, guardandolo. «Bokuto-san è proprio
una forza!»
Poi
si alzò e corse dalla sua squadra, lasciandosi alle spalle
Kuroo.
Asahi
si piegò leggermente e si affrettò a dire:
«Scusate! Con l'ultima battuta sono andato in panico e ne ho
fatta una da "vi prego! Attaccateci pure!"»
«Asahi-san!»
intervenne Chiyo, gonfiando il petto,alzando il mento e mettendosi le
mani ai fianchi, assumendo un'espressione autorevole. «Io
avevo detto "una bomba!" e tu non hai fatto la bomba!» Asahi
stava per chiedere ancora scusa, quando lei lo interruppe con un:
«Perciò ora ti spetta la punizione!»
«Punizione?»
si chiese Asahi.
Chiyo
allungò il sorriso e indicandosi disse: «Dovrai
portarmi in spalla per il resto della giornata!»
«Non
sapevo esistesse una punizione del genere!»
sghignazzò Tanaka, accostandosi a lei.
«Certo
che esiste! Tu l'hai subita quando non volevi studiare!»
«Ah!
È vero! Diamine, Asahi-san scappa finchè
puoi!» e cominciò a spingerlo via, insieme a
Nishinoya, che anche lui conservava il ricordo di quel periodo di
studio.
«Fermo!
Non scappare! È la tua punizione, devi farla!»
gridò Chiyo correndogli dietro, ignorando la stanchezza
delle gambe. Una volta vicino spiccò un salto e gli si
aggrappò al collo, appendendosi da dietro. Questo
sbilanciò Asahi, facendolo cadere di schiena, ma nel cadere
si trascinò dietro anche Tanaka e Nishinoya, finendo tutti a
terra.
Chiyo
li guardò tutti e tre, intorno a lei, con Asahi parzialmente
addosso e dopo un primo momento di perplessità
scoppiò a ridere divertita.
«Che
strike!» osservò Sugawara, stupefatto e questo
fece ridere anche il resto della squadra.
«Asahi!»
chiamò Ukai, avvicinandosi a loro. «Ti sei reso
conto dell'errore da solo, quindi smettila di preoccuparti. In una
situazione del genere l'insicurezza può influenzare la
possibilità di vittoria. Nessuno vuole che una partita
finisca a causa di un suo errore. Però nessuno darebbe la
colpa a uno che cerca un servizio vincente. Però, beh,
potrebbe essere finita con la nostra disfatta, ma una cosa è
chiara: le vostre giocate sono efficaci a livello nazionale.»
«In
questo momento, nè le battute nè gli schemi
possono competere con le altre squadre» intervenne Takeda.
«Questo è ovvio perché avete cominciato
in ritardo. Però non dovete fermarvi qui. Non pensate a
questo livello come al limite del vostro potenziale. Quando si uniscono
i colori si mescolano e si confondono, ma mescolandosi bene insieme
formano il nero, il colore che vince su tutti gli altri. Diventate una
squadra nera, come il colore dei corvi.»
«Ma
non del colibrì» mormorò Tanaka a Chiyo.
«Sono
un colibrì tinto!» ringhiò lei in
risposta e questo lo fece sghignazzare divertito.
«Grazie
mille!» si inchinò per primo Daichi e tutti gli
altri gli andarono dietro.
«Bene...
questa sarà l'ultima penalità del ritiro.
Perciò, un giro di tuffi!»
«Sì!»
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