Mai lasciare la porta aperta
«Un'altra!»
risuonò il potente urlo di Hinata.
«Bella ricezione!» rimbombò
anche la voce di Tanaka.
«Buona!»
ancora un'altra voce, chissà di chi era quella volta. La
palestra
era tutto un risuonare e un rimbombare; il rumore delle scarpe che
scivolavano sul parquet in legno, l'ansimo coordinato di ogni membro,
preda ormai della stanchezza dovuta a un'abbondante ora e mezza di
allentamento.
La
sconfitta contro l'Aoba Johsai li aveva lasciati tutti con l'amaro in
bocca, ma erano bastati pochi giorni e la voglia di tornare a giocare
si era fatta sentire a pieni polmoni. Dovevano migliorare, solo
questo sapevano.
Ora
c'era un altro obiettivo da rincorrere: il torneo Primaverile.
Avrebbero
vinto, ad ogni costo.
La
tensione e la concentrazione era tale che nessuno di loro
notò, in
un primo momento, di avere uno spettatore sulla soglia della porta
della palestra.
Il
coach Ukai fu il primo a notarla: sola, in piedi, con una mano
poggiata allo stipite della porta, una ragazzina che nemmeno sfiorava
il metro e sessanta li osservava con lo sguardo rapito. La palla
rimase ferma nella sua mano e Nishinoya rimase qualche secondo in
attesa di una schiacciata che non parve arrivare, prima di chiedersi
cosa avesse attirato la sua attenzione. L'allenamento si
fermò
lentamente, man mano che tutti, notando la distrazione degli altri,
si voltavano a guardarla.
Aveva
addosso una tuta e un paio di scarpe da ginnastica in mano. Era
effettivamente molto bassa, anche per essere una ragazza. I capelli
chiari erano raccolti in un'alta coda di cavallo, ondulata sulla
nuca, ma qualche ciocca era rimasta ribelle e le ricadeva sulle
guance, mentre una corta frangia le copriva parte della fronte.
La
ragazza si rese conto di aver attirato l'attenzione e capì
che era
il suo turno di dire qualcosa.
Arrossì,
sorridendo divertita, e informò, inchinandosi:
«Chiyo Nakano, sono
del secondo anno, club di pallavolo femminile.»
Daichi
si ricordò in quel momento e diede spiegazioni ai suoi
compagni: «La
loro palestra è in manutenzione, così hanno
chiesto di allenarsi
qui quando avremo finito.»
«Già,
ma... pare che sia un po' in anticipo» disse Chiyo,
imbarazzata.
«Chiedo scusa, spero non sia un problema se resto.»
Daichi
volse uno sguardo a Ukai e lui annuì, dando il suo assenso:
«Certo,
fai pure.»
«È
un problema se nel frattempo comincio il riscaldamento?»
chiese
Chiyo, ancora inchinata.
«No,
no, certo. Attenta però alle palle vaganti.»
E
solo allora Chiyo alzò di nuovo gli occhi, sorridendo
radiosa, come
se avesse appena soffiato sulle candeline della sua torta di
compleanno. Un sorriso capace di illuminare tanto un volto non lo
vedevano dai tempi delle scuole elementari, faticavano nel credere
che fosse veramente del secondo anno.
«Vi
ringrazio» disse lei prima di infilarsi le scarpe e salire
sul
parquet.
«Avanti,
riprendiamo!» ordinò Ukai e questo costrinse tutti
a togliere gli
occhi da Chiyo e tornare a quello che stavano facendo.
Nishinoya
ricevette la sua palla e si scansò subito, lasciando il
posto a
Daichi, dietro di lui. Sul lato destro, invece, Kageyama si alternava
con Sugawara nelle alzate, mentre gli altri schiacciavano oltre la
rete.
I
rumori delle schiacciate erano boati, nell'eco della palestra.
Sembravano dei veri e propri tuoni, uno più potente
dell'altro.
Le
voci alternavano i complimenti e gli esulti con gli ansimi della
fatica. Il rumore delle scarpe da ginnastica, per quanto stridulo,
era quasi piacevole nel suo ritmo controllato.
Una
ragazza dai capelli scuri era a lato, vicino a una panca, che li
osservava, riordinava borracce e asciugamani e ogni tanto correva a
raccogliere qualche palla per rimetterla nel cestone.
Chiyo,
nel frattempo, aveva cominciato a correre a bordo campo. Gli occhi
rivolti ai suoi stessi piedi, sembrava assorta in un qualche dolce
pensiero dato il sorriso che gli incurvava delicatamente le labbra. I
capelli della sua coda ondeggiavano a ogni passo, come la simpatica
coda di un cane. Ben presto, i presenti si dimenticarono quasi di
lei, data la sua silenziosa presenza e il loro assorto allenamento.
I
suoi passi sul parquet erano altrettanto delicati, quasi felpati,
forse complice la sua piccola statura che la rendeva leggera come una
piuma.
«Asahi!»
chiamò Sugawara, prima di alzare.
Il
grosso ragazzo partì, prendendo la rincorsa,
saltò e toccò la
palla con potenza, lanciandola dall'altra parte della rete.
Ma
la forza impressa, risultò solo successivamente, essere
troppa e la
palla volò ben oltre il punto mirato da Asahi, puntando con
rapidità e potenza Shimizu, la loro manager, china a
roccogliere
qualche palla.
Il
panico si impossessò dei loro volti nel breve istante in cui
si
resero conto di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi
secondi.
Shimizu
alzò lo sguardo, notando appena in tempo la palla volarle
incontro.
Fece un passo indietro, istintivamente, mentre il volto le si
contraeva in un'espressione impaurita e si portava una mano davanti
al viso, per proteggersi.
Ma
un'ombra si piazzò tra lei e il proiettile destinato a
centrarla.
Non aveva sentito altro che le voci terrorizzate dei ragazzi e poi
quella specie di... farfallio. Dei passi, dei passi impegnati in
un'incredibile corsa. E poi quell'ombra, in volo a pochi centimetri
da terra.
E
la palla mai l'aveva raggiunta.
I
ragazzi sbarrarono gli occhi, stupefatti, quando videro Chiyo
accogliere la palla con un bagher. Era leggermente saltata, per
potersi mettere all'altezza giusta, si era girata in volo e aveva
salvato la palla. Era poi riatterrata con assoluta
tranquillità e
aveva ripreso la sua corsa di riscaldamento, come se niente fosse
appena successo. La palla, volando alta, era tornata poi a Sugawara.
Nonostante
la potenza del colpo, Chiyo aveva lasciato il suo posto a bordo
campo, era corsa con una velocità impressionante davanti a
Shimizu,
aveva non solo salvato la palla ma l'aveva anche rispedita
all'alzatore, dall'altra parte.
Ancora
una volta l'allenamento si fermò e tutti volsero a lei lo
sguardo
esterefatto.
Era
stata di una rapidità e di una precisione inaspettata, oltre
che
estremamente forte dato la potenza che Asahi aveva impresso nella
schiacciata e che lei aveva douto contrastare.
«Ehm...»
parlò Ukai, non sapendo bene cosa dire. Chiyo si
fermò, rendendosi
conto che si stava rivolgendo a lei e gli volse lo sguardo, curiosa e
innocente.
«Tu...
di che anno hai detto che sei?»
«Del
secondo» rispose educatamente lei.
«E
giochi nella squadra femminile?»
«Esatto»
rispose ancora.
«In
che posizione giochi?»
Chiyo
allargò sul viso un enorme sorriso, sbarazzino come quello
di una
ragazzina, e rispose con orgoglio ed entusiamso: «Sono un
Libero,
coach!»
«Hai
salvato quella palla come pochi sarebbero riusciti» disse
Ukai, ma
più rivolto a se stesso che a lei.
Chiyo
arrossì appena e sorrise ancora di più, per
quanto fosse possibile,
cominciando a ondeggiare un po' imbarazzata.
«Oh,
insomma... non era niente di particolare» disse con falsa
modestia.
«Senti...
uhm...» guardò rapidamente verso la porta, prima
di dire: «Le tue
compagne non sono ancora arrivate. Ti va di ricevere qualcuna delle
nostre schiacciate?»
Chiyo
si illuminò, sbarrando gli occhi e per poco non
urlò per la gioia.
Sembrava proprio una bambina il giorno del suo compleanno.
«Posso?
Posso davvero, coach?» chiese lasciando trapelare l'emozione
nella
sua voce.
«Ma
non sarà pericoloso?» chiesero in coro almeno tre
dei presenti,
preoccupati. «Insomma... non ci andiamo molto
leggeri.»
«No!
No! Posso riceverle! Posso davvero!» si affrettò a
dire Chiyo,
decisa a non lasciarsi sfuggire quell'occasione. «La prego,
mi
faccia ricevere, Coach!» disse rivolta a Ukai, che dopo
qualche
secondo di esitazione, acconsentì.
Chiyo
si lasciò sfuggire una grido di gioia, mentre rumorosa e
impetuosa
come un uragano correva dall'altro lato del campo, togliendosi la
felpa di dosso. La lanciò malamente su una panchina e corse
a
posizionarsi: ginocchia chine, braccia leggermente divaricate,
schiena piegata in avanti.
E
in quel momento anche il suo sguardo cambiò:
sparì il sorriso
gioviale e gli occhi luminosi, lasciando spazio a un vero e proprio
sguardo infuocato. Sembrava essere diventata improvvisamente
più
grande di almeno un altro anno.
Sugawara
volse al suo coach uno sguardo in cerca di conferma, quando lo
ricevette, alzò la palla a Tsukishima. Il biondo corse,
saltò e
schiacciò con modesta forza mirando all'angolo sinistro.
Chiyo,
dall'altro lato, scattò in maniera impressionante e corse a
ricevere
la palla. Frenò di colpo, raddrizzandosi e riuscendo a
effettuare un
altro bagher che riportò ancora una volta la palla da
Sugawara.
L'alzatore
non attese oltre e approfitto della precisione del tiro per alzarla
ancora, senza bloccarla. Tanaka scattò e andò a
schiacciare,
mirando nella zona destro-centrale. Chiyo scattò ancora, con
agilità
e velocità. I piedi sul pavimento erano così
rapidi nel loro
leggero calpestare che sembrava di sentire lo sbattere d'ali di un
uccellino. Lo sbattere d'ali di un colibrì. Si
lanciò, salvò la
palla con l'avambraccio sinistro, rotolò e si
rialzò
immediatamente. Corse verso la palla che si trovava ancora alta nella
sua parte di campo e con un semplice palleggio, la rimandò a
Sugawara che intanto, però, si era fatto da parte per
permettere
anche a Kageyama di alzare.
Kageyama
accolse la palla con morbidezza e fece un'alzata normale. Hinata
partì con uno scatto e saltò, raggiungendo e
superando l'altezza
della rete.
Schiacciò
con tutta la forza che aveva, mirando al centro, non troppo lontano
da Chiyo. Ma lei, questa volta, non la prese.
Era
rimasta immobile nella sua posizione, gli occhi sbarrati e le labbra
leggermente dischiuse. Guardava Hinata come se avesse visto un
fantasma. Il cuore in petto le batteva forte quasi quanto i suoi
passi da colibrì sul pavimento.
«Mio
Dio...» si lasciò sfuggire in un sussurro.
Scattò
in direzione della rete con tale velocità che Hinata quando
se la
trovò davanti, dall'altro lato, saltò spaventato.
«Tu
sai volare!» gridò Chiyo con un entusiasmo tale da
farla fremere.
Aveva di nuovo riacquistato il suo sguardo da bambina emozionata,
anzi, forse anche di più rispetto a quello di prima.
Hinata
si raddrizzò inorgoglito, ridacchiando tra sè e
sè.
«Sei
così basso!» disse ancora Chiyo, smontando di
colpo tutto
l'orgoglio di Hinata. «Ma sai volare!»
«Beh,
sì... io faccio smash e poi
argh...»
cominciò lui,
imitando i vari gesti che effettuava durante il suo attacco, mentre
Chiyo lo guardava estasiata. «E poi quando colpisco la palla
faccio...»
«Powaaaa»
gridò Chiyo entusiasta, terminando la sua frase.
«Powa?»
chiese Hinata, non capendo.
«Sì!
È stato... è stato così...
è stato powa!!!»
gridò ancora Chiyo tornando a guardare Hinata dall'altra
parte della
rete.
«Powa?!»
si chiese ancora Hinata, pensandoci su. Poi decretò
«Sì, powa
mi piace!»
«Powa!!!»
gridò ancora Chiyo, entusiasta.
«Che
gran casino che fanno» disse Sugawara, sorridendo imbarazzato
nel
guardare i due che continuava a urlare e saltellare.
«Sembra
di vedere Hinata al femminile» gli rispose Kageyama.
«E
non hai visto la mia super-veloce!!!» le disse Hinata con
orgoglio e
Chiyo parve illuminarsi ancora di più.
«Hai
una super-veloce?» chiese con emozione.
«Esatto!
È... è super-powa!»
le
disse Hinata.
«Super-Powa?!»
si emozionò Chiyo, portandosi entrambe le mani al viso.
«Voglio
vederla! Ti prego! Posso vederla?!»
«Insomma,
cos'è questo chiasso?» chiese Ukai, stufo di
sentirli blaterare.
«Coach,
voglio vedere la super-veloce di...» cominciò
Chiyo, ma si fermò,
rendendosi conto che non sapeva come si chiamava il ragazzo che aveva
di fronte. Gli volse uno sguardo interrogatorio e Hinata
capì la sua
richiesta.
«Shouyou
Hinata, piacere!» si inchinò.
«Chiyo-chan!»
si inchinò Chiyo a sua volta. «Tutti mi chiamano
così e a me
piace» disse in risposta agli sguardi interrogatori dei
presenti.
«Ah!
Coach, posso vedere la super veloce di Hinata-San! Per
favore!»
supplicò con gli occhi che le luccicavano.
Ukai
annuì e aggiunse: «Ma smettete di fare questo
casino e tornate ad
allenarvi.»
Chiyo
corse al suo posto, pronta a riceverla, mentre Hinata e Kageyama si
mettevano in posizione.
Sugawara
lanciò la palla a Kageyama che fece la sua alzata veloce.
Hinata
corse con una velocità impressionante, poi saltò
e schiacciò.
"Ha
gli occhi chiusi!" ebbe tempo di pensare Chiyo, prima di vedersi
sfrecciare la palla sulla destra. Si lanciò, cercando
comunque di scattare e riuscì a toccare la palla con la
punta delle dita
ma
arrivò troppo in tardi e la palla venne sbalzata via di lato.
"È
comunque riuscita a toccarla!" pensò Ukai, lanciando uno
sguardo alla ragazza. Nonostante la veloce di Hinata, nonostante
sembrasse fosse stata per un attimo distratta, era comunque riuscita
a lanciarsi con una rapidità strabiliante e l'avrebbe presa
se fosse
partita solo un istante prima.
Chiyo
si alzò da terra, osservando esterefatta la palla vicino al
muro che
ancora rotolava. Era stata eccezionalmente rapida e potente, tanto
che anche lei aveva faticato a reagire e non era riuscita a
bloccarla.
Hinata
saltò, entusiasta della riuscita dal suo attacco, come
sempre faceva
quando quella veloce gli veniva bene.
Chiyo
rimase per un po' carponi, ad osservare la palla, come incantata,
come paralizzata.
«È
sconvolta» constatò Sugawara, guardandola con
preoccupazione.
Ma
quel tipo di sentimento svanì nell'istante in cui Chiyo
saltò in
piedi urlando «Incredibile!!!»
L'unico
che conoscevano con un tale entusiasmo e capace di tanto chiasso era
proprio Hinata.
Chiyo
corse di nuovo verso di lui, gridando emozionata: «Super
super
powa!!! È stato
incredibile! Non ho mai visto una cosa simile! Ti prego falla ancora!
Ancora! Un'altra!»
«Oh,
ehy! Fate giocare anche noi!» lamentò Tanaka,
raggiungendo il duo.
«Non è mica l'unico in grado di cose fighe, sai,
Chiyo-chan?»
disse allargando il petto. «E comunque non sarebbe arrivato
mai a
tanto senza il suo Senpai.» si indicò, sorridendo.
Chiyo
lo guardò con ammirazione e chiese: «Glielo hai
insegnato tu,
Senpai?»
Tanaka
gracchiò una risata nel sentirsi chiamare con
quell'appellativo e
affermò un convinto: «Certamente, avevi
dubbi?»
«Non
è vero! Bugiardo!» lo rimbeccò Kageyama.
«La
tua alzata!» disse Chiyo, guardando Kageyama.
«È fantastica! Mai
visto nessuno così bravo! Sei incredibile!» e
questo fece
imbarazzare un po' Kageyama che balbettò qualcosa che poteva
forse
sembrare un vago "grazie".
«Qual
è il tuo nome, Senpai?» chiese, ma Kageyama
parlò a voce talmente
bassa che nessuno fu in grado di capirlo.
«Lui
è Tobio Kageyama» disse Tanaka, cercando di
riprendersi la scena.
«E io sono Ryuunosuke Tanaka, il loro Senpai.»
«E
loro?» chiese Chiyo, rivolto a Asahi e Tsukishima, dietro di
loro.
Poi aggiunse con lo stesso sguardo di una bambina di fronte a una
pasticceria, trasognante: «Come siete alti!»
Asahi
arrossì, imbarazzato, mentre Tsukishima la guardò
infastidito. Era
una nanerottola chiassosa e impetuosa: era seccante.
«Asahi
Azumane e Kei Tsukishima!» rispose ancora Tanaka.
«Asahi è il
nostro Asso!»
«Asso?!»
stridulò Chiyo. «Quindi è ancora
più bravo di Hinata-San?»
«Oh,
beh... io... no... ecco... sì, sono bravo... »
balbettò Asahi.
Chiyo passò rapidamente sotto la rete, superando Tanaka con
una
velocità degna di un uragano e raggiunse Asahi, guardandolo
dal
basso con aria trasognante e le mani congiunte.
«La
palla che ho fermato prima era la tua, Asahi-San, vero? Era
potentissima! Scommetto che non c'è muro in grado di
bloccarti, non
è così, Senpai?»
«Chiyo-Chan!»
l'improvvisa voce di Yui, il capitano della squadra femminile del
club di pallavolo, la fece sobbalzare. «Smetti di importunare
i
ragazzi!» la sgridò, portandosi severamente le
mani ai fianchi.
«Ma
io non li stavo importunando» bofonchiò Chiyo,
imbronciandosi. Yui
la raggiunse rapidamente, le mise una mano sulla testa e con forza la
costrinse a inchinarsi.
«Adesso
chiedi scusa ai Senpai!»
«Ma
non ho fatto nient-»
«Chiedi
scusa!» la interruppe Yui con severità.
«Scusatemi,
Senpai» recitò Chiyo, lagnosa. Ma ciò
bastò a farsi lasciare
dalla ferrea presa di Yui.
«Chiedo
scusa se vi ha disturbati!» aggiunse lei, inchinandosi a sua
volta.
«Non
ci dava fastidio» intervenne Daichi.
«Chiyo-chan
ha provato a ricevere la mia veloce, ma non c'è
riuscita!»
ridacchiò Hinata con orgoglio, sentendosi in qualche modo
imbattibile.
«Ero
distratta!» stridulò Chiyo, corrucciandosi.
«Posso riceverla anche
a occhi chiusi!»
«Avanti,
fatti sotto!» la sfidò Hinata, con un ghigno
compiaciuto. Per lui
era tutto un gioco, una sfida, ed era sempre bello quando poteva
trovarsi di fronte bravi giocatori in grado di dargli del filo da
torcere. Gli piaceva dimostrare di essere il migliore.
«Quando
vuoi!»
«Piantala!»
urlarono in coro Daichi e Yui, colpendo in testa rispettivamente i
propri giocatori. Poi entrambi li afferrarono per la testa e li
costrinsero di nuovo ad inchinarsi.
«Scusami
per il suo comportamento» si dissero in coro.
«Sì,
sembra di vedere un Hinata al femminile» confermò
Sugawara a
Kageyama, al suo fianco, che annuì convinto.
«Ragazzi,
forza andate a cambiarvi e lasciate libera la palestra alle
ragazze»
suggerì Ukai, sistemando alcune palle nel cesto.
«Sì!»
risposero in coro i ragazzi della Karasuno e si allontanarono
rapidamente.
«Ehy,
Chiyo-chan!» si avvicinò Tanaka, prima seguire il
resto della sua
squadra. «Se domani torni a vederci ti mostrerò di
cos'è capace il
Senpai!» le disse, gonfiando di nuovo il petto. Tutta quella
confusione tra lei e Hinata non gli aveva permesso di mettersi in
mostra come avrebbe voluto e questo l'aveva lasciato insoddisfatto.
Chiyo
si illuminò e chiese: «Posso tornare?»
«Certamente!»
«E
mi mostrerai i tuoi super attacchi, Senpai?»
«Assolutamente!»
«Non
vedo l'ora!» stridulò Chiyo emozionata,
saltellando sul posto.
Tanaka scoppiò in una fragorosa risata colma d'orgoglio,
vedendo
come la ragazza sembrasse pendere dalle sue labbra.
Ma
un brivido misterioso gli percorse la schiena e lo portò a
voltarsi
inquieto verso la porta: Daichi gli stava rivolgendo uno dei suoi
terribili sguardi, di quelli che facevano venire la pelle d'oca.
Sapeva essere terrificante quando voleva.
«Che
paura!» si lasciò sfuggire Chiyo, nascondendosi
istintivamente
dietro la schiena di Tanaka.
Tanaka
ridacchiò, cercando di mantenersi quel briciolo di
dignità che gli
restava e tremolante si avviò verso la porta. «Ora
vado. Sai... i
Senpai devono anche riposarsi ogni tanto, no?»
Chiyo
annuì e restò a guardarlo mentre oltrepassava
Daichi, che ancora
sembrava tenerlo sotto tiro, e usciva dalla palestra correndo.
Daichi
improvvisamente tornò di nuovo sorridente e si
voltò verso Chiyo.
Le rivolse un inchino di commiato e si allontanò.
«Chiyo-chan!»
la richiamò Yui.
«Sì,
arrivo!» disse lei, raggiungendo il suo capitano.
«Ukai-san.»
Shimizu si rivolse al loro coach, mentre si chianava a raccogliere le
ultime cose. «Non torna a casa?» chiese notando
come Ukai non
sembrasse intenzionato ad andarsene. Se ne stava vicino alle
panchine, in piedi con le braccia conserte e gli occhi puntati sulla
squadra femminile.
«Non
ancora» si limitò a rispondere.
Shimizu
non chiese altro, per non sembrare scortese, e se ne andò
con
qualche dubbio di troppo.
Ma
le risposte non tardarono ad arrivare, quando qualche giorno dopo
Ukai fece il suo ingresso in palestra insieme a Chiyo, sorridente
come sempre, ma forse un po' più del solito.
«Chiyo-chan!
Sei tornata!» salutò Hinata, allegro.
«Sei
venuta a vedere la potenza del tuo Senpai?» sorrise Tanaka,
gonfiandosi ancora. Chiyo gli dava corda e questo bastava a renderlo
ancora più vanesio di quanto già non fosse.
«A
dire il vero...» cominciò Ukai, parlando al posto
della ragazza. «È
venuta a rendere ancora più potente questa tua
"potenza".»
«Eh?!»
chiesero in coro, non capendo.
«Il
professor Takeda ha dovuto insistere un po', ma alla fine il preside
ha acconsentito di spostare Chiyo dalla squadra femminile a quella
maschile» sorrise Ukai.
«Sul
serio?!» ancora un coro.
«E
così...» intervenne Nishinoya, cercando di
mostrarsi serio ma non
riuscendoci molto. «Adesso ho un rivale.»
«Rivale?»
chiese Chiyo, inclinando leggermente la testa di lato, non capendo
bene. Non dovevano essere nella stessa squadra?
«Sono
il Libero della squadra! Se vuoi stare in campo dovrai vedertela con
me!»
Chiyo
lo squadrò, ancora non molto convinta, poi si
lasciò sfuggire:
«Come sei basso.»
Nishinoya
ne rimase spiazzato, trovandosi nuovamente di fronte a quel suo
"difetto" che proprio non riuscivano a evitare di
sbattergli in faccia.
Ma
Chiyo allargò il sorriso, contenta, e aggiunse:
«Proprio come me e
Hinata-san!»
«È
vero!» intervenne Hinata, radioso. «Siamo i tre
più bassi!»
Si
guardarono tra loro qualche secondo, poi si afferrarono le mani e un
velo di emozione gli ofuscò gli occhi, ora quasi inumiditi:
«Fratelli di sfortuna!» si dissero.
«Non
ci lasceremo mai, vero?» chiese Nishinoya.
«Per
sempre uniti!» confermò Chiyo.
«Saremo
tre piccoli giganti!» disse Hinata e gli altri due annuirono,
prima
di passarsi un braccio sugli occhi per asciugarsi le lacrime.
«Faremo
vedere a questi colossi chi sono i veri giganti del campo!»
confermò
Nishinoya.
«Sì!»
risposero in coro gli altri due.
«Ho
una strana sensazione» mormorò Daichi, osservando
imbarazzato la
scenetta appena messa su dai tre.
«Si
chiama "paura"» disse Kageyama. «Quei tre
combineranno
qualche guaio.»
«Io
trovo invece che sia una bella cosa che Chiyo abbia già
legato, no?»
disse Sugawara, che sempre cercava del buono in tutto.
«Chiyo-chan!»
gridò Tanaka, mettendosi nuovamente al suo fianco con il
petto in
fuori. «Se raggiungere la vetta è quello che
desideri, io sarò il
tuo pilastro spirituale, come lo sono stato finora con tutti gli
altri!»
«Tanaka-san,
che cosa figa hai appena detto!» disse Chiyo con gli occhi
che le
brillavano.
«Se
seguirai attentamente i miei consigli, vedrai che non
perderai!» continuò lui, ormai all'apice della
gioia.
«Sono
pronta, Tanaka-Senpai!» si drizzò lei, come un
soldatino e Tanaka
rise ancora, ormai nel pieno della sua crisi megalomica.
«Le
cose si mettono male...» constatò Tsukishima,
infastidito da quel
quadretto patetico. Yamaguchi rispose alla sua affermazione
ridacchiando divertito.
«Questo
dunque è il motivo per cui si è fermato a vedere
l'allenamento
femminile, Ukai-san?» chiese Shimizu, cercando di restarsene
in
disparte.
Ukai
annuì: «Ciò che impedisce a un
giocatore maschile e femminile di
accostarsi è solo causato dalla differenza di
capacità e di forza.
Sicuramente il torneo maschile è più potente di
uno femminile, le
schiacciate sono più forti e le ragazze rischiano di farsi
male. Ma
Chiyo ha dimostrato di poter tenere testa alle nostre schiacciate
senza troppa difficoltà e questo mi ha molto sorpreso. Penso
possa
benissimo tener testa a una squadra maschile e possa portare grandi
risultati alla nostra squadra.»
«Ma
così non ha tolto un punto di forza alla squadra
femminile?»
E
Ukai negò: «Chiyo non era la stessa, durante
l'allenamento
femminile. Mi sono voluto fermare, qualche giorno fa, perché
ho
notato l'enorme cambiamento nell'atteggiamento e nel suo impeto dal
momento in cui è arrivata la sua squadra. Da grande
casinista,
rumorosa e piena di energia si è trasformata in una
giocatrice
qualunque. È comunque molto brava e tendeva compensare le
carenze
delle altre, ma l'insoddisfazione glielo si leggeva negli occhi. Hai
visto come guarda Hinata e Tanaka? Come ha guardato Asahi dopo che le
hanno detto che è l'Asso?»
Shimizu
si voltò a guardare la ragazza, impegnata ancora a
idolatrare Tanaka
assecondando il suo complesso di superiorità. Non lo faceva
per far
piacere a lui, ma perché lei stessa ci credeva. Lei stessa
lo vedeva
come un "fico".
«Ha
grandi capacità e desidera solo trovare un ambiente adatto
dove dar
loro libero sfogo. La squadra femminile non faceva per lei, anche se
forse è un po' egoista da parte sua, ma penso che stesse
solo
seguendo le sue passioni. Il capitano della squadra femminile ha
compreso subito e non ha insistito per trattenerla.»
«E
il preside?»
«Non
è convinto, ma abbiamo promesso che in qualche modo gli
avremmo
dimostrato che era la scelta migliore.»
«Quindi
Chiyo-chan è qui solo in prova?»
«Al
momento, sì. Ma sono sicuro che un modo troveremo per
tenerla con
noi. Potrebbe diventare il nostro asso nella manica.»
[...]Il
movimento delle ali può raggiungere la sorprendente
velocità di
70-90 battiti al secondo
e
nelle fasi di corteggiamento arriva sino ai 200 battiti al secondo
(archilochus colubris).
Nessun
altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto
velocemente.
(Il
colibrì. Il guerriero del Sole.
Ernesto Francini)
N.D.A.
Fermi
lì con le mani! So già cosa state per dire...
"una ragazza
nella squadra maschile è inverosimile!" e, anche se tutti
noi
sappiamo che alle medie era stato proposto a Hinata di far parte del
club femminile (quindi magari può anche succedere di
mischiarsi!
Chissà xD), sono in parte d'accordo con voi.
Ma
la storia mi piaceva così, perciò ho deciso di
prendermi questa
"libertà" e chiederò a voi di andare oltre alla
presunta
regola xD
Detto
ciò... so bene di essere in forte minoranza all'interno del
Fandom,
vista la predominanza yaoi (e la quasi assenza di nuovi personaggi),
ma spero di non essere l'unica qui dentro a cui fa piacere combinare
qualche Het ogni tanto.
Ma chi verrà "Hettizzato"?
E
che c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
E
qual è il senso della vita?
...
No,
dico sul serio... qual è?
Torniamo
a noi! (ovviamente non risponderò alle domande di sopra!)
La
storia è scritta cercando di restare quanto più
fedele al tratto
comico-semidemenziale a cui siamo abituati con l'anime/manga, quindi
spero di essere all'altezza e di strapparvi qualche risata.
Però ci
sarà anche altro, tra cui anche un pizzico di romanticismo
(se ci
sono coppie het! Ma va'!!)
Dunque!
In conclusione!
Spero
non mi manderete al rogo solo perchè sono la voce dissonante
qui
dentro e ricordatevi che il razzismo è una brutta cosa u.u
Ah!
Io che mi diverto a disegnare, anche se faccio piangere gli unicorni
(poveri unicorni), ho provato a realizzare questa FanArt per dare un
volto a Chiyo-chan.
Spero
possiate "aggradarla".