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Autore: Tada Nobukatsu    23/06/2016    9 recensioni
Il colibrì è l'uccello più piccolo del mondo. Ha spiccata aggressività, rapidità nel volo e nelle acrobazie, stupendi colori e per questo le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia. Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo. Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente. In proporzione, la dimensione del loro cuore, rapportata all’uomo, è più grande di 5,6 volte e la frequenza cardiaca dei battiti può raggiungere 1260 pulsazioni al minuto.
Tutte cose molto belle, ma la vera domanda è... che diavolo ci fa in mezzo ai corvi, ai gatti e ai gufi?
Ma soprattutto... Cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mai lasciare la porta aperta




«Un'altra!» risuonò il potente urlo di Hinata.
«Bella ricezione!» rimbombò anche la voce di Tanaka.
«Buona!» ancora un'altra voce, chissà di chi era quella volta. La palestra era tutto un risuonare e un rimbombare; il rumore delle scarpe che scivolavano sul parquet in legno, l'ansimo coordinato di ogni membro, preda ormai della stanchezza dovuta a un'abbondante ora e mezza di allentamento.
La sconfitta contro l'Aoba Johsai li aveva lasciati tutti con l'amaro in bocca, ma erano bastati pochi giorni e la voglia di tornare a giocare si era fatta sentire a pieni polmoni. Dovevano migliorare, solo questo sapevano.
Ora c'era un altro obiettivo da rincorrere: il torneo Primaverile.
Avrebbero vinto, ad ogni costo.
La tensione e la concentrazione era tale che nessuno di loro notò, in un primo momento, di avere uno spettatore sulla soglia della porta della palestra.
Il coach Ukai fu il primo a notarla: sola, in piedi, con una mano poggiata allo stipite della porta, una ragazzina che nemmeno sfiorava il metro e sessanta li osservava con lo sguardo rapito. La palla rimase ferma nella sua mano e Nishinoya rimase qualche secondo in attesa di una schiacciata che non parve arrivare, prima di chiedersi cosa avesse attirato la sua attenzione. L'allenamento si fermò lentamente, man mano che tutti, notando la distrazione degli altri, si voltavano a guardarla.
Aveva addosso una tuta e un paio di scarpe da ginnastica in mano. Era effettivamente molto bassa, anche per essere una ragazza. I capelli chiari erano raccolti in un'alta coda di cavallo, ondulata sulla nuca, ma qualche ciocca era rimasta ribelle e le ricadeva sulle guance, mentre una corta frangia le copriva parte della fronte.
La ragazza si rese conto di aver attirato l'attenzione e capì che era il suo turno di dire qualcosa.
Arrossì, sorridendo divertita, e informò, inchinandosi: «Chiyo Nakano, sono del secondo anno, club di pallavolo femminile.»
Daichi si ricordò in quel momento e diede spiegazioni ai suoi compagni: «La loro palestra è in manutenzione, così hanno chiesto di allenarsi qui quando avremo finito.»
«Già, ma... pare che sia un po' in anticipo» disse Chiyo, imbarazzata. «Chiedo scusa, spero non sia un problema se resto.»
Daichi volse uno sguardo a Ukai e lui annuì, dando il suo assenso: «Certo, fai pure.»
«È un problema se nel frattempo comincio il riscaldamento?» chiese Chiyo, ancora inchinata.
«No, no, certo. Attenta però alle palle vaganti.»
E solo allora Chiyo alzò di nuovo gli occhi, sorridendo radiosa, come se avesse appena soffiato sulle candeline della sua torta di compleanno. Un sorriso capace di illuminare tanto un volto non lo vedevano dai tempi delle scuole elementari, faticavano nel credere che fosse veramente del secondo anno.
«Vi ringrazio» disse lei prima di infilarsi le scarpe e salire sul parquet.
«Avanti, riprendiamo!» ordinò Ukai e questo costrinse tutti a togliere gli occhi da Chiyo e tornare a quello che stavano facendo.
Nishinoya ricevette la sua palla e si scansò subito, lasciando il posto a Daichi, dietro di lui. Sul lato destro, invece, Kageyama si alternava con Sugawara nelle alzate, mentre gli altri schiacciavano oltre la rete.
I rumori delle schiacciate erano boati, nell'eco della palestra. Sembravano dei veri e propri tuoni, uno più potente dell'altro.
Le voci alternavano i complimenti e gli esulti con gli ansimi della fatica. Il rumore delle scarpe da ginnastica, per quanto stridulo, era quasi piacevole nel suo ritmo controllato.
Una ragazza dai capelli scuri era a lato, vicino a una panca, che li osservava, riordinava borracce e asciugamani e ogni tanto correva a raccogliere qualche palla per rimetterla nel cestone.
Chiyo, nel frattempo, aveva cominciato a correre a bordo campo. Gli occhi rivolti ai suoi stessi piedi, sembrava assorta in un qualche dolce pensiero dato il sorriso che gli incurvava delicatamente le labbra. I capelli della sua coda ondeggiavano a ogni passo, come la simpatica coda di un cane. Ben presto, i presenti si dimenticarono quasi di lei, data la sua silenziosa presenza e il loro assorto allenamento.
I suoi passi sul parquet erano altrettanto delicati, quasi felpati, forse complice la sua piccola statura che la rendeva leggera come una piuma.
«Asahi!» chiamò Sugawara, prima di alzare.
Il grosso ragazzo partì, prendendo la rincorsa, saltò e toccò la palla con potenza, lanciandola dall'altra parte della rete.
Ma la forza impressa, risultò solo successivamente, essere troppa e la palla volò ben oltre il punto mirato da Asahi, puntando con rapidità e potenza Shimizu, la loro manager, china a roccogliere qualche palla.
Il panico si impossessò dei loro volti nel breve istante in cui si resero conto di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi secondi.
Shimizu alzò lo sguardo, notando appena in tempo la palla volarle incontro. Fece un passo indietro, istintivamente, mentre il volto le si contraeva in un'espressione impaurita e si portava una mano davanti al viso, per proteggersi.
Ma un'ombra si piazzò tra lei e il proiettile destinato a centrarla. Non aveva sentito altro che le voci terrorizzate dei ragazzi e poi quella specie di... farfallio. Dei passi, dei passi impegnati in un'incredibile corsa. E poi quell'ombra, in volo a pochi centimetri da terra.
E la palla mai l'aveva raggiunta.
I ragazzi sbarrarono gli occhi, stupefatti, quando videro Chiyo accogliere la palla con un bagher. Era leggermente saltata, per potersi mettere all'altezza giusta, si era girata in volo e aveva salvato la palla. Era poi riatterrata con assoluta tranquillità e aveva ripreso la sua corsa di riscaldamento, come se niente fosse appena successo. La palla, volando alta, era tornata poi a Sugawara.
Nonostante la potenza del colpo, Chiyo aveva lasciato il suo posto a bordo campo, era corsa con una velocità impressionante davanti a Shimizu, aveva non solo salvato la palla ma l'aveva anche rispedita all'alzatore, dall'altra parte.
Ancora una volta l'allenamento si fermò e tutti volsero a lei lo sguardo esterefatto.
Era stata di una rapidità e di una precisione inaspettata, oltre che estremamente forte dato la potenza che Asahi aveva impresso nella schiacciata e che lei aveva douto contrastare.
«Ehm...» parlò Ukai, non sapendo bene cosa dire. Chiyo si fermò, rendendosi conto che si stava rivolgendo a lei e gli volse lo sguardo, curiosa e innocente.
«Tu... di che anno hai detto che sei?»
«Del secondo» rispose educatamente lei.
«E giochi nella squadra femminile?»
«Esatto» rispose ancora.
«In che posizione giochi?»
Chiyo allargò sul viso un enorme sorriso, sbarazzino come quello di una ragazzina, e rispose con orgoglio ed entusiamso: «Sono un Libero, coach!»
«Hai salvato quella palla come pochi sarebbero riusciti» disse Ukai, ma più rivolto a se stesso che a lei.
Chiyo arrossì appena e sorrise ancora di più, per quanto fosse possibile, cominciando a ondeggiare un po' imbarazzata.
«Oh, insomma... non era niente di particolare» disse con falsa modestia.
«Senti... uhm...» guardò rapidamente verso la porta, prima di dire: «Le tue compagne non sono ancora arrivate. Ti va di ricevere qualcuna delle nostre schiacciate?»
Chiyo si illuminò, sbarrando gli occhi e per poco non urlò per la gioia. Sembrava proprio una bambina il giorno del suo compleanno.
«Posso? Posso davvero, coach?» chiese lasciando trapelare l'emozione nella sua voce.
«Ma non sarà pericoloso?» chiesero in coro almeno tre dei presenti, preoccupati. «Insomma... non ci andiamo molto leggeri.»
«No! No! Posso riceverle! Posso davvero!» si affrettò a dire Chiyo, decisa a non lasciarsi sfuggire quell'occasione. «La prego, mi faccia ricevere, Coach!» disse rivolta a Ukai, che dopo qualche secondo di esitazione, acconsentì.
Chiyo si lasciò sfuggire una grido di gioia, mentre rumorosa e impetuosa come un uragano correva dall'altro lato del campo, togliendosi la felpa di dosso. La lanciò malamente su una panchina e corse a posizionarsi: ginocchia chine, braccia leggermente divaricate, schiena piegata in avanti.
E in quel momento anche il suo sguardo cambiò: sparì il sorriso gioviale e gli occhi luminosi, lasciando spazio a un vero e proprio sguardo infuocato. Sembrava essere diventata improvvisamente più grande di almeno un altro anno.
Sugawara volse al suo coach uno sguardo in cerca di conferma, quando lo ricevette, alzò la palla a Tsukishima. Il biondo corse, saltò e schiacciò con modesta forza mirando all'angolo sinistro. Chiyo, dall'altro lato, scattò in maniera impressionante e corse a ricevere la palla. Frenò di colpo, raddrizzandosi e riuscendo a effettuare un altro bagher che riportò ancora una volta la palla da Sugawara.
L'alzatore non attese oltre e approfitto della precisione del tiro per alzarla ancora, senza bloccarla. Tanaka scattò e andò a schiacciare, mirando nella zona destro-centrale. Chiyo scattò ancora, con agilità e velocità. I piedi sul pavimento erano così rapidi nel loro leggero calpestare che sembrava di sentire lo sbattere d'ali di un uccellino. Lo sbattere d'ali di un colibrì. Si lanciò, salvò la palla con l'avambraccio sinistro, rotolò e si rialzò immediatamente. Corse verso la palla che si trovava ancora alta nella sua parte di campo e con un semplice palleggio, la rimandò a Sugawara che intanto, però, si era fatto da parte per permettere anche a Kageyama di alzare.
Kageyama accolse la palla con morbidezza e fece un'alzata normale. Hinata partì con uno scatto e saltò, raggiungendo e superando l'altezza della rete.
Schiacciò con tutta la forza che aveva, mirando al centro, non troppo lontano da Chiyo. Ma lei, questa volta, non la prese.
Era rimasta immobile nella sua posizione, gli occhi sbarrati e le labbra leggermente dischiuse. Guardava Hinata come se avesse visto un fantasma. Il cuore in petto le batteva forte quasi quanto i suoi passi da colibrì sul pavimento.
«Mio Dio...» si lasciò sfuggire in un sussurro.
Scattò in direzione della rete con tale velocità che Hinata quando se la trovò davanti, dall'altro lato, saltò spaventato.
«Tu sai volare!» gridò Chiyo con un entusiasmo tale da farla fremere. Aveva di nuovo riacquistato il suo sguardo da bambina emozionata, anzi, forse anche di più rispetto a quello di prima.
Hinata si raddrizzò inorgoglito, ridacchiando tra sè e sè.
«Sei così basso!» disse ancora Chiyo, smontando di colpo tutto l'orgoglio di Hinata. «Ma sai volare!»
«Beh, sì... io faccio smash e poi argh...» cominciò lui, imitando i vari gesti che effettuava durante il suo attacco, mentre Chiyo lo guardava estasiata. «E poi quando colpisco la palla faccio...»
«
Powaaaa» gridò Chiyo entusiasta, terminando la sua frase.
«
Powa?» chiese Hinata, non capendo.
«Sì! È stato... è stato così... è stato
powa!!!» gridò ancora Chiyo tornando a guardare Hinata dall'altra parte della rete.
«
Powa?!» si chiese ancora Hinata, pensandoci su. Poi decretò «Sì, powa mi piace!»
«
Powa!!!» gridò ancora Chiyo, entusiasta.
«Che gran casino che fanno» disse Sugawara, sorridendo imbarazzato nel guardare i due che continuava a urlare e saltellare.
«Sembra di vedere Hinata al femminile» gli rispose Kageyama.
«E non hai visto la mia super-veloce!!!» le disse Hinata con orgoglio e Chiyo parve illuminarsi ancora di più.
«Hai una super-veloce?» chiese con emozione.
«Esatto! È... è super-powa!» le disse Hinata.
«
Super-Powa?!» si emozionò Chiyo, portandosi entrambe le mani al viso. «Voglio vederla! Ti prego! Posso vederla?!»
«Insomma, cos'è questo chiasso?» chiese Ukai, stufo di sentirli blaterare.
«Coach, voglio vedere la super-veloce di...» cominciò Chiyo, ma si fermò, rendendosi conto che non sapeva come si chiamava il ragazzo che aveva di fronte. Gli volse uno sguardo interrogatorio e Hinata capì la sua richiesta.
«Shouyou Hinata, piacere!» si inchinò.
«Chiyo-chan!» si inchinò Chiyo a sua volta. «Tutti mi chiamano così e a me piace» disse in risposta agli sguardi interrogatori dei presenti.
«Ah! Coach, posso vedere la super veloce di Hinata-San! Per favore!» supplicò con gli occhi che le luccicavano.
Ukai annuì e aggiunse: «Ma smettete di fare questo casino e tornate ad allenarvi.»
Chiyo corse al suo posto, pronta a riceverla, mentre Hinata e Kageyama si mettevano in posizione.
Sugawara lanciò la palla a Kageyama che fece la sua alzata veloce. Hinata corse con una velocità impressionante, poi saltò e schiacciò.
"Ha gli occhi chiusi!" ebbe tempo di pensare Chiyo, prima di vedersi sfrecciare la palla sulla destra. Si lanciò, cercando comunque di scattare e riuscì a toccare la palla con la punta delle dita ma arrivò troppo in tardi e la palla venne sbalzata via di lato.
"È comunque riuscita a toccarla!" pensò Ukai, lanciando uno sguardo alla ragazza. Nonostante la veloce di Hinata, nonostante sembrasse fosse stata per un attimo distratta, era comunque riuscita a lanciarsi con una rapidità strabiliante e l'avrebbe presa se fosse partita solo un istante prima.
Chiyo si alzò da terra, osservando esterefatta la palla vicino al muro che ancora rotolava. Era stata eccezionalmente rapida e potente, tanto che anche lei aveva faticato a reagire e non era riuscita a bloccarla.
Hinata saltò, entusiasta della riuscita dal suo attacco, come sempre faceva quando quella veloce gli veniva bene.
Chiyo rimase per un po' carponi, ad osservare la palla, come incantata, come paralizzata.
«È sconvolta» constatò Sugawara, guardandola con preoccupazione.
Ma quel tipo di sentimento svanì nell'istante in cui Chiyo saltò in piedi urlando «Incredibile!!!»
L'unico che conoscevano con un tale entusiasmo e capace di tanto chiasso era proprio Hinata.
Chiyo corse di nuovo verso di lui, gridando emozionata: «Super super powa!!! È stato incredibile! Non ho mai visto una cosa simile! Ti prego falla ancora! Ancora! Un'altra!»
«Oh, ehy! Fate giocare anche noi!» lamentò Tanaka, raggiungendo il duo. «Non è mica l'unico in grado di cose fighe, sai, Chiyo-chan?» disse allargando il petto. «E comunque non sarebbe arrivato mai a tanto senza il suo Senpai.» si indicò, sorridendo.
Chiyo lo guardò con ammirazione e chiese: «Glielo hai insegnato tu, Senpai?»
Tanaka gracchiò una risata nel sentirsi chiamare con quell'appellativo e affermò un convinto: «Certamente, avevi dubbi?»
«Non è vero! Bugiardo!» lo rimbeccò Kageyama.
«La tua alzata!» disse Chiyo, guardando Kageyama. «È fantastica! Mai visto nessuno così bravo! Sei incredibile!» e questo fece imbarazzare un po' Kageyama che balbettò qualcosa che poteva forse sembrare un vago "grazie".
«Qual è il tuo nome, Senpai?» chiese, ma Kageyama parlò a voce talmente bassa che nessuno fu in grado di capirlo.
«Lui è Tobio Kageyama» disse Tanaka, cercando di riprendersi la scena. «E io sono Ryuunosuke Tanaka, il loro Senpai.»
«E loro?» chiese Chiyo, rivolto a Asahi e Tsukishima, dietro di loro. Poi aggiunse con lo stesso sguardo di una bambina di fronte a una pasticceria, trasognante: «Come siete alti!»
Asahi arrossì, imbarazzato, mentre Tsukishima la guardò infastidito. Era una nanerottola chiassosa e impetuosa: era seccante.
«Asahi Azumane e Kei Tsukishima!» rispose ancora Tanaka. «Asahi è il nostro Asso!»
«Asso?!» stridulò Chiyo. «Quindi è ancora più bravo di Hinata-San?»
«Oh, beh... io... no... ecco... sì, sono bravo... » balbettò Asahi. Chiyo passò rapidamente sotto la rete, superando Tanaka con una velocità degna di un uragano e raggiunse Asahi, guardandolo dal basso con aria trasognante e le mani congiunte.
«La palla che ho fermato prima era la tua, Asahi-San, vero? Era potentissima! Scommetto che non c'è muro in grado di bloccarti, non è così, Senpai?»
«Chiyo-Chan!» l'improvvisa voce di Yui, il capitano della squadra femminile del club di pallavolo, la fece sobbalzare. «Smetti di importunare i ragazzi!» la sgridò, portandosi severamente le mani ai fianchi.
«Ma io non li stavo importunando» bofonchiò Chiyo, imbronciandosi. Yui la raggiunse rapidamente, le mise una mano sulla testa e con forza la costrinse a inchinarsi.
«Adesso chiedi scusa ai Senpai!»
«Ma non ho fatto nient-»
«Chiedi scusa!» la interruppe Yui con severità.
«Scusatemi, Senpai» recitò Chiyo, lagnosa. Ma ciò bastò a farsi lasciare dalla ferrea presa di Yui.
«Chiedo scusa se vi ha disturbati!» aggiunse lei, inchinandosi a sua volta.
«Non ci dava fastidio» intervenne Daichi.
«Chiyo-chan ha provato a ricevere la mia veloce, ma non c'è riuscita!» ridacchiò Hinata con orgoglio, sentendosi in qualche modo imbattibile.
«Ero distratta!» stridulò Chiyo, corrucciandosi. «Posso riceverla anche a occhi chiusi!»
«Avanti, fatti sotto!» la sfidò Hinata, con un ghigno compiaciuto. Per lui era tutto un gioco, una sfida, ed era sempre bello quando poteva trovarsi di fronte bravi giocatori in grado di dargli del filo da torcere. Gli piaceva dimostrare di essere il migliore.
«Quando vuoi!»
«Piantala!» urlarono in coro Daichi e Yui, colpendo in testa rispettivamente i propri giocatori. Poi entrambi li afferrarono per la testa e li costrinsero di nuovo ad inchinarsi.
«Scusami per il suo comportamento» si dissero in coro.
«Sì, sembra di vedere un Hinata al femminile» confermò Sugawara a Kageyama, al suo fianco, che annuì convinto.
«Ragazzi, forza andate a cambiarvi e lasciate libera la palestra alle ragazze» suggerì Ukai, sistemando alcune palle nel cesto.
«Sì!» risposero in coro i ragazzi della Karasuno e si allontanarono rapidamente.
«Ehy, Chiyo-chan!» si avvicinò Tanaka, prima seguire il resto della sua squadra. «Se domani torni a vederci ti mostrerò di cos'è capace il Senpai!» le disse, gonfiando di nuovo il petto. Tutta quella confusione tra lei e Hinata non gli aveva permesso di mettersi in mostra come avrebbe voluto e questo l'aveva lasciato insoddisfatto.
Chiyo si illuminò e chiese: «Posso tornare?»
«Certamente!»
«E mi mostrerai i tuoi super attacchi, Senpai?»
«Assolutamente!»
«Non vedo l'ora!» stridulò Chiyo emozionata, saltellando sul posto. Tanaka scoppiò in una fragorosa risata colma d'orgoglio, vedendo come la ragazza sembrasse pendere dalle sue labbra.
Ma un brivido misterioso gli percorse la schiena e lo portò a voltarsi inquieto verso la porta: Daichi gli stava rivolgendo uno dei suoi terribili sguardi, di quelli che facevano venire la pelle d'oca. Sapeva essere terrificante quando voleva.
«Che paura!» si lasciò sfuggire Chiyo, nascondendosi istintivamente dietro la schiena di Tanaka.
Tanaka ridacchiò, cercando di mantenersi quel briciolo di dignità che gli restava e tremolante si avviò verso la porta. «Ora vado. Sai... i Senpai devono anche riposarsi ogni tanto, no?»
Chiyo annuì e restò a guardarlo mentre oltrepassava Daichi, che ancora sembrava tenerlo sotto tiro, e usciva dalla palestra correndo.
Daichi improvvisamente tornò di nuovo sorridente e si voltò verso Chiyo. Le rivolse un inchino di commiato e si allontanò.
«Chiyo-chan!» la richiamò Yui.
«Sì, arrivo!» disse lei, raggiungendo il suo capitano.
«Ukai-san.» Shimizu si rivolse al loro coach, mentre si chianava a raccogliere le ultime cose. «Non torna a casa?» chiese notando come Ukai non sembrasse intenzionato ad andarsene. Se ne stava vicino alle panchine, in piedi con le braccia conserte e gli occhi puntati sulla squadra femminile.
«Non ancora» si limitò a rispondere.
Shimizu non chiese altro, per non sembrare scortese, e se ne andò con qualche dubbio di troppo.
Ma le risposte non tardarono ad arrivare, quando qualche giorno dopo Ukai fece il suo ingresso in palestra insieme a Chiyo, sorridente come sempre, ma forse un po' più del solito.
«Chiyo-chan! Sei tornata!» salutò Hinata, allegro.
«Sei venuta a vedere la potenza del tuo Senpai?» sorrise Tanaka, gonfiandosi ancora. Chiyo gli dava corda e questo bastava a renderlo ancora più vanesio di quanto già non fosse.
«A dire il vero...» cominciò Ukai, parlando al posto della ragazza. «È venuta a rendere ancora più potente questa tua "potenza".»
«Eh?!» chiesero in coro, non capendo.
«Il professor Takeda ha dovuto insistere un po', ma alla fine il preside ha acconsentito di spostare Chiyo dalla squadra femminile a quella maschile» sorrise Ukai.
«Sul serio?!» ancora un coro.
«E così...» intervenne Nishinoya, cercando di mostrarsi serio ma non riuscendoci molto. «Adesso ho un rivale.»
«Rivale?» chiese Chiyo, inclinando leggermente la testa di lato, non capendo bene. Non dovevano essere nella stessa squadra?
«Sono il Libero della squadra! Se vuoi stare in campo dovrai vedertela con me!»
Chiyo lo squadrò, ancora non molto convinta, poi si lasciò sfuggire: «Come sei basso.»
Nishinoya ne rimase spiazzato, trovandosi nuovamente di fronte a quel suo "difetto" che proprio non riuscivano a evitare di sbattergli in faccia.
Ma Chiyo allargò il sorriso, contenta, e aggiunse: «Proprio come me e Hinata-san!»
«È vero!» intervenne Hinata, radioso. «Siamo i tre più bassi!»
Si guardarono tra loro qualche secondo, poi si afferrarono le mani e un velo di emozione gli ofuscò gli occhi, ora quasi inumiditi: «Fratelli di sfortuna!» si dissero.
«Non ci lasceremo mai, vero?» chiese Nishinoya.
«Per sempre uniti!» confermò Chiyo.
«Saremo tre piccoli giganti!» disse Hinata e gli altri due annuirono, prima di passarsi un braccio sugli occhi per asciugarsi le lacrime.
«Faremo vedere a questi colossi chi sono i veri giganti del campo!» confermò Nishinoya.
«Sì!» risposero in coro gli altri due.
«Ho una strana sensazione» mormorò Daichi, osservando imbarazzato la scenetta appena messa su dai tre.
«Si chiama "paura"» disse Kageyama. «Quei tre combineranno qualche guaio.»
«Io trovo invece che sia una bella cosa che Chiyo abbia già legato, no?» disse Sugawara, che sempre cercava del buono in tutto.
«Chiyo-chan!» gridò Tanaka, mettendosi nuovamente al suo fianco con il petto in fuori. «Se raggiungere la vetta è quello che desideri, io sarò il tuo pilastro spirituale, come lo sono stato finora con tutti gli altri!»
«Tanaka-san, che cosa figa hai appena detto!» disse Chiyo con gli occhi che le brillavano.
«Se seguirai attentamente i miei consigli, vedrai che non perderai!» continuò lui, ormai all'apice della gioia.
«Sono pronta, Tanaka-Senpai!» si drizzò lei, come un soldatino e Tanaka rise ancora, ormai nel pieno della sua crisi megalomica.
«Le cose si mettono male...» constatò Tsukishima, infastidito da quel quadretto patetico. Yamaguchi rispose alla sua affermazione ridacchiando divertito.
«Questo dunque è il motivo per cui si è fermato a vedere l'allenamento femminile, Ukai-san?» chiese Shimizu, cercando di restarsene in disparte.
Ukai annuì: «Ciò che impedisce a un giocatore maschile e femminile di accostarsi è solo causato dalla differenza di capacità e di forza. Sicuramente il torneo maschile è più potente di uno femminile, le schiacciate sono più forti e le ragazze rischiano di farsi male. Ma Chiyo ha dimostrato di poter tenere testa alle nostre schiacciate senza troppa difficoltà e questo mi ha molto sorpreso. Penso possa benissimo tener testa a una squadra maschile e possa portare grandi risultati alla nostra squadra.»
«Ma così non ha tolto un punto di forza alla squadra femminile?»
E Ukai negò: «Chiyo non era la stessa, durante l'allenamento femminile. Mi sono voluto fermare, qualche giorno fa, perché ho notato l'enorme cambiamento nell'atteggiamento e nel suo impeto dal momento in cui è arrivata la sua squadra. Da grande casinista, rumorosa e piena di energia si è trasformata in una giocatrice qualunque. È comunque molto brava e tendeva compensare le carenze delle altre, ma l'insoddisfazione glielo si leggeva negli occhi. Hai visto come guarda Hinata e Tanaka? Come ha guardato Asahi dopo che le hanno detto che è l'Asso?»
Shimizu si voltò a guardare la ragazza, impegnata ancora a idolatrare Tanaka assecondando il suo complesso di superiorità. Non lo faceva per far piacere a lui, ma perché lei stessa ci credeva. Lei stessa lo vedeva come un "fico".
«Ha grandi capacità e desidera solo trovare un ambiente adatto dove dar loro libero sfogo. La squadra femminile non faceva per lei, anche se forse è un po' egoista da parte sua, ma penso che stesse solo seguendo le sue passioni. Il capitano della squadra femminile ha compreso subito e non ha insistito per trattenerla.»
«E il preside?»
«Non è convinto, ma abbiamo promesso che in qualche modo gli avremmo dimostrato che era la scelta migliore.»
«Quindi Chiyo-chan è qui solo in prova?»
«Al momento, sì. Ma sono sicuro che un modo troveremo per tenerla con noi. Potrebbe diventare il nostro asso nella manica.»


[...]Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo
e nelle fasi di corteggiamento arriva sino ai 200 battiti al secondo (archilochus colubris).
Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente.

(Il colibrì. Il guerriero del Sole.
Ernesto Francini)


N.D.A.

Fermi lì con le mani! So già cosa state per dire... "una ragazza nella squadra maschile è inverosimile!" e, anche se tutti noi sappiamo che alle medie era stato proposto a Hinata di far parte del club femminile (quindi magari può anche succedere di mischiarsi! Chissà xD), sono in parte d'accordo con voi.
Ma la storia mi piaceva così, perciò ho deciso di prendermi questa "libertà" e chiederò a voi di andare oltre alla presunta regola xD
Detto ciò... so bene di essere in forte minoranza all'interno del Fandom, vista la predominanza yaoi (e la quasi assenza di nuovi personaggi), ma spero di non essere l'unica qui dentro a cui fa piacere combinare qualche Het ogni tanto.
Ma chi verrà "Hettizzato"?
E che c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
E qual è il senso della vita?
...
No, dico sul serio... qual è?

Torniamo a noi! (ovviamente non risponderò alle domande di sopra!)
La storia è scritta cercando di restare quanto più fedele al tratto comico-semidemenziale a cui siamo abituati con l'anime/manga, quindi spero di essere all'altezza e di strapparvi qualche risata. Però ci sarà anche altro, tra cui anche un pizzico di romanticismo (se ci sono coppie het! Ma va'!!)
Dunque! In conclusione!
Spero non mi manderete al rogo solo perchè sono la voce dissonante qui dentro e ricordatevi che il razzismo è una brutta cosa u.u
Ah! Io che mi diverto a disegnare, anche se faccio piangere gli unicorni (poveri unicorni), ho provato a realizzare questa FanArt per dare un volto a Chiyo-chan.
Spero possiate "aggradarla".

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