Solo un piccolo desiderio

di Miyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo un piccolo desiderio ***
Capitolo 2: *** Amo la tua voce ***



Capitolo 1
*** Solo un piccolo desiderio ***


Solo un piccolo desiderio

 

Lo guardo. Non posso fare a meno di osservare il suo profilo. Mi perdo nei suoi occhi ambrati, le lunghe ciglia non troppo scure, le labbra piene. Il collo. Sento la saliva inondarmi la bocca, ho l’acquolina, quasi stessi per assaggiare una fetta di torta. E per me lui lo è. Una zuccherosa e saporita torta al cioccolato, dolce e allo stesso tempo amara.

Non vedo la strada scorrere sotto le ruote della nostra automobile. Non la guardo, la mia attenzione è solo su di lui, il centro del mio universo, la calamita che mi attira senza che la mia ragione mi permetta di stargli lontano. Lui. Ogni secondo che passa mi fa male, perché è come un conto alla rovescia verso la fine. La fine di cosa? Non dell’amore, ma della serata. E io non voglio staccarmi da lui.

Lui guarda davanti a sé, per fortuna! Non vorrei mai che rischiasse di uscire di strada. Conoscendo la mia fortuna mi farei di sicuro molto male. Non riesco a distogliere lo sguardo da lui. Lo osservo umettarsi le labbra e il battito del mio cuore accelera.

“Che stai facendo?”

La sua voce come musica riesce a distogliermi dalla contemplazione. Abbasso lo sguardo arrossendo un poco, mentre mi sistemo meglio sul sedile e alzo gli occhi per osservar la strada.

“Ti stavo guardando. Sei molto bello sai?”

La mia di voce invece è un poco titubante, sembra anche più roca del solito. E sento una vampata di calore invadermi le guance.

“Si smettila dai, lo sai che non lo sono. Ma mi fa piacere sentirtelo dire”

E nel suo tono c’è allegria, dell’ironia e un poco di malizia, mentre per un attimo i suoi occhi abbandonano la strada per incontrare i miei.

“Oh no. Sei bellissimo”

Ma non so che altro dire. Ed il silenzio scende su di noi. Nell’abitacolo della sua auto ora gli unici rumori sono quelli del motore e la musica in sottofondo. Non so per quanto tempo rimaniamo così, io che l’osservo ancora di sottecchi mentre lui osserva la strada. Che serata piacevole. Il nostro primo appuntamento. Chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo decisi a uscire. Da quanto è che ci sentiamo? Da quanto è che ci frequentiamo? Da quanto è che ci cerchiamo in mezzo alla gente? Un paio di mesi credo.

“Vuoi proprio andare a casa ora?”

Lo sento domandarmi e mi risveglio dai miei pensieri. Deglutisco mentre cerco il più velocemente possibile di formulare nella mia mente la risposta migliore. Ma quale sarà?

“No, cioè sì. Oh mamma, tu che proponi?”

Mi sento la lingua legata, il cuore a mille, non credo di essere molto lucida al momento. Le mani incominciano a tormentare il bordo inferiore della canottiera nera che indosso.

“Aspetta”

Solo una parola in risposta, carica di significati. Attesa. Attesa di qualcosa che avverrà dopo e di cui non so nulla. Osservo l’oscurità impregnare le strade, la notte è buia, le luci della città non riescono a batterla. Siamo in periferia, poco distante dalla zona industriale. Si ferma nel parcheggio di un supermercato. Posto non molto romantico ma non importa. Non voglio che il tempo scorra, vorrei si fermasse a questo momento. Distolgo lo sguardo da lui e lo rivolgo al di fuori del mio finestrino. Sento il portachiavi di metallo tintinnare quando spegne l’auto, e il motore s’arresta. Silenzio.

“Sai è da tanto che volevo uscire con te…

Parole vuote? Parole piene di significato? Non so, non riesco a voltarmi, il cuore mi martella in testa.

“Davvero?”

Insicura vado a chiedere conferma. La sua mano che si posa sulle mie, fermandole, impedendo loro di tormentare ancora la stoffa scura della maglia.

“Si. Mi sono chiesto più di una volta cosa fare, come fare. È strano. Non mi sono mai fatto molti problemi.”

E di nuovo quella nota ironica, e non posso non cercarne il volto nella penombra dell’auto. Non riesco a percepire appieno i suoi lineamenti, ma gli occhi sembran luminosi. Ha la mano fredda. Forse l’emozione sta facendo effetto su di lui. Io mi sento bollire invece. Ho le mani più calde del normale. Inizialmente non rispondo alla sua stretta, poi le mie dita si intrecciano con le sue.

“Lo so, sono un po’ particolare. Eternamente indecisa. Ancora non capisco perché hai voluto uscire con me…

Trema un poco la voce, me la schiarisco più volte, mentre abbasso gli occhi. E la sua mano libera va a posarsi sul mio mento, fa pressione per rialzarmi il viso su di lui. Eccolo, è proprio bello. Di una bellezza oggettivamente tenue forse, ma che traspare dal suo modo di fare, dai suoi gesti, dalle sue idee. È affascinante. È a pochi centimetri da me. Indeciso. Rimaniamo così per molti minuti, o forse pochi secondi che paiono esser molti di più. Poi mi bacia. Timide sembrano le labbra mentre si incontrano per la prima volta.

Ha un buon sapore. È come il mio gusto preferito di gelato, cremoso e allo stesso tempo fresco. Dura poco quel contatto, come se fosse una prova. Ci guardiamo negli occhi, nessuna parola. Quando socchiudo le labbra per affermar qualcosa ecco che mi posa due dita su di esse e scuote la testa in segno di diniego. Un altro bacio, questa volta più profondo, lento, saporito. Le sue mani che mi tirano verso di lui, mentre io gli poso una mano dietro alla nuca, stringendo tra le dita i capelli.

“No”

Mi scosta con forza e mi sento sempre più imbarazzata.

“Perché?”

Riesco a sussurrare la domanda per poi  sorridergli ma lo so che dal mio sguardo traspare timore.

“Fidati ciecamente di me.”

Non una richiesta, ma par un ordine quasi. Gli rispondo di sì con un cenno del capo, e lui s’avvicina di nuovo. Oddio come ho fatto a stare senza di lui fino ad ora? Alchimia? Magia? Non lo so, ma c’è qualcosa che mi inchioda qui, che mi fa perdere la lucidità, che mi fa desiderare di non separarmi mai da lui.

Le sue labbra e la sua lingua sono fatte per dar piacere. Mi sfiora appena le labbra per poi darmi piccoli baci su una guancia, scende sulla mandibola, par volerla mordere. Un brivido caldo che si espande in me. La lingua disegna piccoli ghirigori sul mio collo, par che la sua bocca non voglia scostarsi di un millimetro, mentre va a posarsi infine sulla clavicola. È piacere allo stato puro. Il respiro diviene più affannoso, sia il mio che il suo. E poi.

Dolore. Un attimo, una frazione di secondo ed è dolore. Il collo mi duole, è come se la pelle fosse stata lacerata. Ma non lo so, non vedo, non capisco, non ho mai provato nulla di simile. Sento che il calore fluisce da me. Panico, un’ondata di panico mi irrigidisce i muscoli, ma le sue mani sul mio viso, sulla mia schiena, sul mio corpo vanno a sciogliere quel macigno. E il piacere ha di nuovo il sopravvento. Le labbra dischiudo, riarse, sembra vogliano chiedere acqua.

Non so per quanto dura quell’estasi, non capisco, sono confusa. La sua lingua disegna ancora sul mio collo per qualche attimo. Quando si scosta da me, mi sento un poco debole, le mani vanno a cercare le sue. Ora sono le mie a essere gelide, le sue invece sono calde. E le sue bellissime labbra hanno assunto un colorito rossastro.

Inorridisco.

Non ci credo.

“Eccoti partecipe del mio segreto. Dovrei ucciderti ora, o farti divenire come me. Ma tu hai un’intelligenza superiore, puoi capire. Sei la mia anima affine, la mia metà.”

Leggermente roca la sua voce, sempre più affascinante. Un brivido gelido mi percorre la spina dorsale.

“Non dire cosa sei, ho capito. Ma ora, portami a casa, non mi sento molto bene”

E sfinita mi appoggio al sedile. Non so come finisco in uno stato di dormiveglia per gli ultimi minuti che mancano dal parcheggio del supermercato a casa mia. Quando sto per scendere la sua mano afferra la mia, mi fa volgere verso di lui e sussurra.

“Questo è il mio piccolo desiderio. Voglio te, anima, mente, corpo e sangue.”

Quelle parole risuonano nella mia testa, non riesco a levarmele mentre mi allontano dalla macchina senza dire una parola.

Ciao a tutti, non so chi possa leggere questo racconto, non so nemmeno a chi potrebbe piacere. E' da molto che non scrivo e forse sono un poco arrugginita. Qualcuno saprebbe dirmi come sto andando? Non ho ancora deciso se sarà una one-shot o una storia breve, vediamo se mi viene l'ispirazione. Intanto ringrazio coloro che hanno letto e chi leggerà in futuro.

Grazie a tutti

Miyan

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Capitolo 2
*** Amo la tua voce ***


Amo la tua voce

 

L’acqua scorre dal rubinetto aperto. Scivola, sprecata, mentre io mi fisso nello specchio. Sono io? Si lo sono eppure mi sembro diversa. La mia attenzione sui due forellini rossi alla base del collo. Come fare a farli passare inosservati? Ah fosse inverno! Almeno potrei  mettermi una maglia a collo alto, ma in piena estate non so che fare. Alzo la mano destra e vado a sfiorare la pelle, non mi fa male, solo un leggero fastidio. Come quando una zanzara viene a pizzicarti la pelle per succhiare un poco del tuo sangue. Effettivamente è la stessa cosa che ha fatto lui.

Chiudo l’acqua con un gesto brusco della mano, recupero i vestiti e vado in camera mia cercando di fare il minor rumore possibile. Sono così stanca, ho voglia solo di dormire, solo di riposare. Mi sembra che le mie braccia siano pesantissime, fatico a muovere le gambe. Sarà l’effetto di ciò che ha fatto? Non ne ho la più pallida idea. Sinceramente e la prima volta che un vampiro mi morde.

Non sono spaventata. Forse solo un pochino. A dire la verità mi sento vuota, come se con la perdita del sangue avessi perso parte dei miei sentimenti. Forse quando si sarà riformato anche i sentimenti ritorneranno e avrò il tempo di assimilare la paura. Forse come ha detto Lui, io ho una buona intelligenza, o forse al contrario sono proprio stupida, ma quanto mi è accaduto non mi ha shoccato come avrebbe dovuto.

Mi infilo nel letto, è piacevole il contatto del fresco lenzuolo di cotone contro la pelle calda delle gambe. Chiudo gli occhi, sfinita. Eppure non riesco ad addormentarmi. Ho il suo viso stampato nella mente, il ricordo dei suoi baci mi fa sorridere compiaciuta. È un vampiro! Me lo urlo nella testa, ma diamine non me ne frega proprio nulla.

Da quant’è che il vampirismo è legalizzato? Una decina d’anni? Si direi più o meno che il tempo è quello. Eppure non ho mai frequentato un vampiro, non dico come legame sentimentale, ma nemmeno a scuola o per lavoro. È anche vero che lavorando come segretaria faccio orari diurni, mentre loro lavorano e soprattutto vivono di notte, eppure avrei potuto avere l’occasione. E invece nulla.

E poi sbuca lui. Come ho fatto a non accorgermene? Ora che ci ripenso gli indizi c’erano tutti. In primo luogo è freddo. Non è che abbia avuto molte occasioni di toccarlo prima di stasera, ma è freddo. Poi è pallido, ma quello lo sono anche io e il sangue mi scorre nelle vene. Tutte le volte che l’ho visto è stato di sera, o di notte. Ma anche qui ci poteva essere una giustificazione valida, visto che io lavoro tutto il giorno e poteva fare anche lui lo stesso. Per ultimo non mangia, o almeno non ricordo di averlo mai visto mangiare. Quando usciamo insieme con gli altri amici ordina sempre un cocktail particolare, non sarà sangue vero? Dovrò indagare.

Sto facendo questo malsano elenco quando sento il telefono suonare. Lo infilo sotto il cuscino per attutire il suono e non svegliare i miei genitori. Vediamo. È lui. E il cuore perde un battito.

“pronto?”

Domando con voce titubante.

Ehy su sento la tua voce tremare, ma non devi avere paura, davvero”

Oh che voce! Bassa, limpida, calda. Io rispondo sussurrando, nella speranza che lui riesca comunque a sentirmi.

“La fai facile tu. Sono io quella che ha scoperto un grande segreto anche se…

Lascio la frase in sospeso, volutamente in sospeso. Sistemo il cuscino e mi siedo nel letto, premendo il telefono all’orecchio.

Mh anche se cosa?”

Borbotta lui, sento diffidenza nella voce.

“Anche se non mi sento particolarmente impaurita. Credo che avrei dovuto urlare quando mi hai morsa. Tu che ne pensi?”

Ironia, non so come ma la mia voce ha una nota ironica. E la sua risata si alza, lo sento benissimo.

“Oh sei proprio fuori. Non ti so dire a che categoria appartieni, ma ci sono persone che urlano come pazze quando capiscono che hanno davanti un vampiro, altre invece ne sono così affascinate che diventano ossessive, infine vi sono quelle a cui non importa proprio nulla. Non dirmi che sei una di queste ultime?”

Anche nella sua voce c’è del divertimento, riesco a percepirlo benissimo. Mi mordicchio il labbro inferiore mentre ascolto le sue parole. Mi piace la sua voce. Forse l’ho già detto. Adoro la sua voce.

Ehy ci sei?”

Non ricevendo risposta mi richiama all’attenzione.

“Si si ci sono, stavo solo pensando…

E di nuovo rimango vaga. La mano destra regge il telefono, la sinistra invece sollevo e va a  giocare con alcune ciocche dei miei capelli lunghi.

“Tu pensi troppo. Te lo dico sempre. Dovresti lasciarti andare un po’, segui l’istinto. Cosa ti dice?”

L’ilarità scompare lasciando spazio alla serietà. Secondo me questa domanda gli importa davvero. Fantastico su dove sia. Sarà a casa sua, o per strada in macchina? Magari è parcheggiato sotto casa mia. Non ricordo di aver sentito la sua macchina allontanarsi, ma ero così confusa che potrebbe anche averlo fatto.

“Il mio istinto mi dice che non devo avere paura di te, anche perché se volevi farmi del male ne avresti già avuto l’occasione. Certo sono impreparata a frequentare un eterno. Cioè, è come uscire con un ragazzo… umano?”

Aggiungo alla fine quell’aggettivo, non so bene come definire le due cose. Vivo e morto? Umano e eterno? Boh.

“Si è più o meno la stessa cosa. Bene, sono le tre, direi che dovresti dormire un poco, quindi buonanotte…

Mi risponde lui, congedandosi poi.

“No dai aspetta, ho voglia di parlare con te!”

Cerco di fermarlo io. Ma non ci riesco. Sento la sua risata e ma poi mi dice.

“Abbiamo tutto il tempo per parlarci, ma tu devi riposarti. Quindi salutami e buonanotte.”

Brontolo un poco, per poi dire.

“Va bene, anche se non mi va. Buonanotte a te. Anche se non so se andrai a dormire. A domani.”

Ecco cado in un cattivo umore. Mentre lo sento ridere ancora e rispondermi.

“Prima o poi te lo dirò. Ad ogni modo grazie della buonanotte. A domani piccola.”

E sento il clic della conversazione conclusa. Non mi va di dormire ora, parlare con lui ha risvegliato i miei sensi intorpiditi dal sonno. Prendo quindi il libro che ho sul comodino e incomincio a leggerlo. Ma dopo poche frasi devo chiuderlo, non ha senso cercare di concentrarmi su di esso, tanto ho la testa altrove. Sbuffo quindi andando a appoggiarlo nuovamente sul comodino, lo sguardo mi cade sul cellulare acceso e in quel momento lampeggia la casellina dei messaggi.

Mi tremano un poco le mani mentre lo afferro, il messaggio è suo, vediamo che dice.

“Vedi come sei fatta? Invece di non volermi più vedere, tu sei curiosa di sapere. Ciò mi piace immensamente. Buonanotte regina dei curiosi.”

Mi viene da ridere ma mi trattengo, ridacchio quindi a bassa voce mentre scrivo la risposta e poi gliela invio.

“Eccome se so come sono fatta, mi piace sapere, mi piace conoscere. E tu mi piaci ancora di più, re dei misteri”.

Non attendo risposta, spengo il telefono e mi accoccolo meglio tra le coperte. Vediamo di dormire.

 

Eccomi di nuovo, nessun commento per ora sigh sigh povera me. Vediamo se almeno una persona si muove a compassione.

Ad ogni modo ecco il secondo capitolletto, si saranno molto brevi, e non so nemmeno se ne scriverò altri, vedremo come è la luna.

Buona lettura. Miyan

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