Solo
un piccolo desiderio
Lo guardo. Non posso fare
a meno di osservare il suo profilo. Mi perdo nei suoi occhi ambrati, le lunghe
ciglia non troppo scure, le labbra piene. Il collo. Sento la saliva inondarmi
la bocca, ho l’acquolina, quasi stessi per assaggiare una fetta di torta. E per
me lui lo è. Una zuccherosa e saporita torta al cioccolato, dolce e allo stesso
tempo amara.
Non vedo la strada
scorrere sotto le ruote della nostra automobile. Non la guardo, la mia
attenzione è solo su di lui, il centro del mio universo, la calamita che mi
attira senza che la mia ragione mi permetta di stargli lontano. Lui. Ogni
secondo che passa mi fa male, perché è come un conto alla rovescia verso la
fine. La fine di cosa? Non dell’amore, ma della serata. E io non voglio
staccarmi da lui.
Lui guarda davanti a sé,
per fortuna! Non vorrei mai che rischiasse di uscire di strada. Conoscendo la
mia fortuna mi farei di sicuro molto male. Non riesco a distogliere lo sguardo
da lui. Lo osservo umettarsi le labbra e il battito del mio cuore accelera.
“Che stai facendo?”
La sua voce come musica
riesce a distogliermi dalla contemplazione. Abbasso lo sguardo arrossendo un
poco, mentre mi sistemo meglio sul sedile e alzo gli occhi per osservar la
strada.
“Ti stavo guardando. Sei molto
bello sai?”
La mia di voce invece è un
poco titubante, sembra anche più roca del solito. E sento una vampata di calore
invadermi le guance.
“Si smettila dai, lo sai
che non lo sono. Ma mi fa piacere sentirtelo dire”
E nel suo tono c’è
allegria, dell’ironia e un poco di malizia, mentre per un attimo i suoi occhi
abbandonano la strada per incontrare i miei.
“Oh no. Sei bellissimo”
Ma non so che altro dire.
Ed il silenzio scende su di noi. Nell’abitacolo della sua auto ora gli unici
rumori sono quelli del motore e la musica in sottofondo. Non so per quanto
tempo rimaniamo così, io che l’osservo ancora di sottecchi mentre lui osserva
la strada. Che serata piacevole. Il nostro primo appuntamento. Chi l’avrebbe
mai detto che ci saremmo decisi a uscire. Da quanto è che ci sentiamo? Da
quanto è che ci frequentiamo? Da quanto è che ci cerchiamo in mezzo alla gente?
Un paio di mesi credo.
“Vuoi proprio andare a
casa ora?”
Lo sento domandarmi e mi
risveglio dai miei pensieri. Deglutisco mentre cerco il più velocemente
possibile di formulare nella mia mente la risposta migliore. Ma quale sarà?
“No, cioè sì. Oh mamma, tu
che proponi?”
Mi sento la lingua legata,
il cuore a mille, non credo di essere molto lucida al momento. Le mani
incominciano a tormentare il bordo inferiore della canottiera nera che indosso.
“Aspetta”
Solo una parola in
risposta, carica di significati. Attesa. Attesa di qualcosa che avverrà dopo e
di cui non so nulla. Osservo l’oscurità impregnare le strade, la notte è buia,
le luci della città non riescono a batterla. Siamo in periferia, poco distante
dalla zona industriale. Si ferma nel parcheggio di un supermercato. Posto non
molto romantico ma non importa. Non voglio che il tempo scorra, vorrei si
fermasse a questo momento. Distolgo lo sguardo da lui e lo rivolgo al di fuori
del mio finestrino. Sento il portachiavi di metallo tintinnare quando spegne
l’auto, e il motore s’arresta. Silenzio.
“Sai è da tanto che volevo
uscire con te…”
Parole vuote? Parole piene
di significato? Non so, non riesco a voltarmi, il cuore mi martella in testa.
“Davvero?”
Insicura vado a chiedere
conferma. La sua mano che si posa sulle mie, fermandole, impedendo loro di
tormentare ancora la stoffa scura della maglia.
“Si. Mi sono chiesto più
di una volta cosa fare, come fare. È strano. Non mi sono mai fatto molti
problemi.”
E di nuovo quella nota
ironica, e non posso non cercarne il volto nella penombra dell’auto. Non riesco
a percepire appieno i suoi lineamenti, ma gli occhi sembran
luminosi. Ha la mano fredda. Forse l’emozione sta facendo effetto su di lui. Io
mi sento bollire invece. Ho le mani più calde del normale. Inizialmente non
rispondo alla sua stretta, poi le mie dita si intrecciano con le sue.
“Lo so, sono un po’
particolare. Eternamente indecisa. Ancora non capisco perché hai voluto uscire
con me…”
Trema un poco la voce, me
la schiarisco più volte, mentre abbasso gli occhi. E la sua mano libera va a
posarsi sul mio mento, fa pressione per rialzarmi il viso su di lui. Eccolo, è
proprio bello. Di una bellezza oggettivamente tenue forse, ma che traspare dal
suo modo di fare, dai suoi gesti, dalle sue idee. È affascinante. È a pochi
centimetri da me. Indeciso. Rimaniamo così per molti minuti, o forse pochi
secondi che paiono esser molti di più. Poi mi bacia. Timide sembrano le labbra
mentre si incontrano per la prima volta.
Ha un buon sapore. È come
il mio gusto preferito di gelato, cremoso e allo stesso tempo fresco. Dura poco
quel contatto, come se fosse una prova. Ci guardiamo negli occhi, nessuna
parola. Quando socchiudo le labbra per affermar qualcosa ecco che mi posa due
dita su di esse e scuote la testa in segno di diniego. Un altro bacio, questa
volta più profondo, lento, saporito. Le sue mani che mi tirano verso di lui,
mentre io gli poso una mano dietro alla nuca, stringendo tra le dita i capelli.
“No”
Mi scosta con forza e mi
sento sempre più imbarazzata.
“Perché?”
Riesco a sussurrare la
domanda per poi sorridergli ma lo so che
dal mio sguardo traspare timore.
“Fidati ciecamente di me.”
Non una richiesta, ma par
un ordine quasi. Gli rispondo di sì con un cenno del capo, e lui s’avvicina di
nuovo. Oddio come ho fatto a stare senza di lui fino ad ora? Alchimia? Magia?
Non lo so, ma c’è qualcosa che mi inchioda qui, che mi fa perdere la lucidità,
che mi fa desiderare di non separarmi mai da lui.
Le sue labbra e la sua
lingua sono fatte per dar piacere. Mi sfiora appena le labbra per poi darmi
piccoli baci su una guancia, scende sulla mandibola, par volerla mordere. Un
brivido caldo che si espande in me. La lingua disegna piccoli ghirigori sul mio
collo, par che la sua bocca non voglia scostarsi di un millimetro, mentre va a
posarsi infine sulla clavicola. È piacere allo stato puro. Il respiro diviene
più affannoso, sia il mio che il suo. E poi.
Dolore. Un attimo, una
frazione di secondo ed è dolore. Il collo mi duole, è come se la pelle fosse
stata lacerata. Ma non lo so, non vedo, non capisco, non ho mai provato nulla
di simile. Sento che il calore fluisce da me. Panico, un’ondata di panico mi
irrigidisce i muscoli, ma le sue mani sul mio viso, sulla mia schiena, sul mio
corpo vanno a sciogliere quel macigno. E il piacere ha di nuovo il sopravvento.
Le labbra dischiudo, riarse, sembra vogliano chiedere acqua.
Non so per quanto dura
quell’estasi, non capisco, sono confusa. La sua lingua disegna ancora sul mio
collo per qualche attimo. Quando si scosta da me, mi sento un poco debole, le
mani vanno a cercare le sue. Ora sono le mie a essere gelide, le sue invece
sono calde. E le sue bellissime labbra hanno assunto un colorito rossastro.
Inorridisco.
Non ci credo.
“Eccoti partecipe del mio
segreto. Dovrei ucciderti ora, o farti divenire come me. Ma tu hai
un’intelligenza superiore, puoi capire. Sei la mia anima affine, la mia metà.”
Leggermente roca la sua
voce, sempre più affascinante. Un brivido gelido mi percorre la spina dorsale.
“Non dire cosa sei, ho
capito. Ma ora, portami a casa, non mi sento molto bene”
E sfinita mi appoggio al
sedile. Non so come finisco in uno stato di dormiveglia per gli ultimi minuti
che mancano dal parcheggio del supermercato a casa mia. Quando sto per scendere
la sua mano afferra la mia, mi fa volgere verso di lui e sussurra.
“Questo è il mio piccolo
desiderio. Voglio te, anima, mente, corpo e sangue.”
Quelle parole risuonano
nella mia testa, non riesco a levarmele mentre mi allontano dalla macchina
senza dire una parola.
Ciao a tutti, non so chi possa leggere questo racconto, non so nemmeno a chi potrebbe piacere. E' da molto che non scrivo e forse sono un poco arrugginita. Qualcuno saprebbe dirmi come sto andando? Non ho ancora deciso se sarà una one-shot o una storia breve, vediamo se mi viene l'ispirazione. Intanto ringrazio coloro che hanno letto e chi leggerà in futuro.
Grazie a tutti
Miyan