Il risveglio di Vorastrix

di Cara Jaime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'era una volta ***
Capitolo 2: *** Taverna del Boccale Nanico, Ches 3, 2153 CV ***
Capitolo 3: *** Easting, Ches 20, 2153 CV ***
Capitolo 4: *** Easting, Ches 21, 2153 CV ***
Capitolo 5: *** Sulla strada verso nord-ovest, Ches 22, 2153 CV ***
Capitolo 6: *** Iriabor, Ches 23, 2153 CV ***
Capitolo 7: *** Iriaebor, marzo 25, 2153 CV ***
Capitolo 8: *** Sulla strada a nord di Iriaebor, marzo 26, 2153 CV ***
Capitolo 9: *** Sulla strada a nord di Iriaebor, marzo 27, 2153 CV ***
Capitolo 10: *** Sulla strada a nord di Iriaebor, marzo 28, 2153 CV ***
Capitolo 11: *** Asbravn, marzo 29, 2153 CV ***
Capitolo 12: *** Miniere vicino ad Asbravn, 31 marzo, 2153 CV ***



Capitolo 1
*** C'era una volta ***


Cera una volta Quando avevo 112 anni, sono stata adottata dal un chierico, il quale gestiva un orfanotrofio. Un giorno mi sono svegliata in quella che ancora non sapevo essere casa loro. Mi fu raccontato che i ragazzi mi avevano trovato moribonda fuori dal bosco vicino al villaggio. Non ricordavo nulla, nemmeno il mio nome. Mi sentivo a disagio, ma tutti, in particolare Omar, mi rassicurarono dicendo che ero la benvenuta e potevo restare finchè volevo. Sono sempre stata tentata di scappare per andare alla ricerca della mia vera famiglia. Sapevo di essere diversa, sebbene non ricordassi proprio nulla del mio passato. Qualcosa dentro di me, mi diceva che quello non era il mio posto e che meritavo di meglio. Aspettavo la notte per sgaiattolare dalla finestra con un fagottino che tenevo sempre pronto sotto al letto. Puntualmente, dopo aver percorso diverse decine di metri nel buio, mi ritrovavo a guardare il cielo senza sapere dove andare. Ripetei i miei tentativi diverse volte nell'arco di sei mesi. Col tempo feci l'abitudine a quella famiglia e alla sua routine, mentre crescevo e la speranza di ritrovare le mie radici si affievoliva in me. Vivere e giocare con quei giovanotti, alla fine, era abbastanza divertente, per non parlare dell'attrazione che mi accorsi entrambi provavano per me. Mi lusingava, anche se non pensavo mai sul serio alla questione sentimentale. Mi piaceva flirtare con loro e metterli ogni tanto in competizione l'uno con l'altro. Solo il mezzorco sembrava essere indifferente al mio fascino femminile; questo fatto da un lato mi sollevava, ma dall'altro mi infastidiva. Com'era possibile che non piacessi anche a lui?

Ho sempre ammirato Ikari per il suo aspetto. Grazie al mio amore per le cose belle, l'ho sempre guardato con un misto di stupore e ammirazione, quasi fosse una bestia magica. Magari non l'ho mai detto, ma gli ho fatto un sacco di domande, specie quand'eravamo più giovani. Tuttavia, dato che non sapeva alcunché delle sue origini e il discorso sembrava turbarlo, a un certo punto ho smesso. Per pura curiosità scientifica, e anche per aiutare Ikari, lo ammetto, ho fatto alcune ricerche nella biblioteca di Priapurl, ma senza successo. Infine ho rinunciato, rimandando la ricerca a un futuro in cui avrei trovato una fonte di informazioni migliore. Ho finito per considerarlo una persona normale come Ragnar e il figlio del chierico, e non ci ho pensato più, sebbene la mia ammirazione per la sua vera forma permanesse

A 116 anni, ero oramai la donna di casa e mi occupavo regolarmente delle faccende. Una volta compiuta la maggiore età, avevo ormai accettato la mia nuova vita. Dissi al padre dei ragazzi che, oltre ai lavori di casa, volevo fare qualcos'altro. Lui rispose che, se continuavo a dare una mano, non aveva nulla da ridire. Così andai in paese e raggiunsi la bottega dell'orafo. Da alcuni anni ammiravo i gioielli esposti nel suo negozio. La curiosità e l'attrazione per le cose belle ebbero la meglio, così entrai e domandai se potevo diventare sua allieva. L'orafo mi rivolse uno sguardo strano, che mi inquietò. Accettò, nonostante mi accorsi che era titubante.

La mia passione per i gioielli fu vinta soltanto da quella per un altro tipo di arte. L'Arte. Un giorno, sbirciando in un vecchio baule nel retrobottega alla ricerca di un materiale per un gioiello che stavo fabbricando, trovai un tomo polveroso. "Le basi della magia" era il titolo che troneggiava sulla copertina. Era ben rilegato e, malgrado il tempo, non sembrava rovinato. Forse nessuno lo aveva mai usato. Iniziai a leggerlo, dimenticando dove fossi e il mio lavoro. Inutile dire che, al ritorno, presi una lavata di capo dall'orafo. Mi trattenni a malapena dal rispondergli in malo modo, spiegandogli invece il motivo della distrazione. Lui mi rivelò che sua moglie era una maga e che il libro apparteneva a lei. Mi raccontò solo che era morta poco dopo il loro matrimonio. Nei suoi occhi si leggeva un immenso dolore. Mi sorpresi a domandarmi come mi sarei sentita se avessi perso una persona che amavo. Fu là che mi resi conto che, nonostante l'affetto che provavo per Alex, Omar e il loro padre, non avevo mai provato ad amare veramente. Mi domandai cosa si provasse e come si faceva a innamorarsi. Quando feci per restituire il libro, l'orafo mi fissò con un'espressione enigmatica e mi disse di tenerlo. "È rimasto lì per cinquant'anni, indisturbato. Se l'hai trovato c'è sicuramente un motivo," si giustificò. Così portai a casa il tomo e lo finii di leggere in poche sere. Passai qualche notte sveglia, a meditare su ciò che avevo appreso. Il giorno seguente al ritrovamento del libro di magia, iniziai a fare piccoli esperimenti. Scoprii di essere in grado di percepire gli incantesimi presenti sugli oggetti e di poter muovere questi ultimi, anche se solo quelli piccoli. Entusiasta, ne parlai al padre dei ragazzi, il quale mi guardò per la prima volta come se non mi conoscesse. Fu strano, ma non troppo. Da un lato mi lusingò. L'uomo mi informò che se volevo imparare la magia mi sarei dovuta rivolgere a un mago, che risiedeva poco lontano. Tuttavia, lui non poteva permettersi di pagare i miei studi. Gli assicurai che avrei mantenuto il lavoro all'oreficeria e contemporaneamente portato avanti i miei studi. Il giorno successivo, andai dritta dal mago di cui mi aveva parlato. Era un umano canuto con i capelli lunghi ondulati e la barba caprina. Viveva in una casa poco distante dal villaggio. Bussai alla sua porta, mi presentai e gli dissi del mio intento di approfondire gli studi della magia. Quello mi squadrò con un luccichio malizioso negli occhi scuri e mi invitò a entrare. Mi mostrò generosa ospitalità, servendomi da bere e da mangiare. Mentre titubavo sul da farsi, stranita da quel accoglienza e percependo un'aura magica proveniente dalla coppa in cui mi aveva versato del vino, l'uomo si avvicinò da dietro e mi scostò i lunghi capelli dorati. La pelle del mio collo scoperto rabbrividì, quando fu sfiorata dal suo fiato. Sollevai istintivamente la forchetta d'argento senza toccarla con un dito, e la scagliai sopra la mia spalla con l'intento di colpirlo. Non desideravo farlo, nè ferire il mago, ma l'impeto ebbe il sopravvento. Il mio gesto valse a lui una ferita sullo zigomo e a me un mentore. Disse che ero portata per la magia, ma non lo presi sul serio, a causa del suo comportamento ambiguo. Sin da allora, penso che mi stia addestrando solo per avere il mio corpo. Non succederà mai, naturalmente. Non intendevo donarmi al primo che capitava, tantomeno a un vecchio rugoso senza alcuna attrattiva fisica. Per la mia sicurezza, menzionai l'avvenuto soltanto al figlio del chierico; mi sembrava il più saggio tra i ragazzi con cui sono cresciuta. Conoscendo Ikari, temevo potesse nuocere al mago per vendicare il mio onore; Ragnar avrebbe fatto lo stesso, ma con molta meno discrezione. Quell'uomo mi serviva ancora per la mia istruzione. Dopo essermi confidata, non ne parlai più ad anima viva.

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Capitolo 2
*** Taverna del Boccale Nanico, Ches 3, 2153 CV ***


Cosa devo dire? È passato a malapena un giorno da quando abbiamo perso tutto. Io, Ikari, Ragnar e Dhodren, il figlio del chierico. Ho sempre tenuto questo diario, scrivendo tutto ciò che imparavo e osservavo. Tuttavia, dopo ciò che è successo, sento di dover iniziare da un nuovo inizio, purtroppo non molto promettente. Questo è il primo giorno dopo il disastro. È strano. Quando mi sono risvegliata dall'incoscienza, senza memoria del mio passato, non mi sentivo in questo modo. Nel mio petto ho un'atroce sensazione, un fuoco che brucia incessante. Ho voglia di strepitare e spezzare qualsiasi cosa mi capiti a tiro, ma qualcosa me lo impedisce. Potrebbe trattarsi dell'educazione ricevuta prima di perdere la memoria? Possibile. Plausibile. Eppure sento che questa fiamma dentro di me mi sta consumando. Vorrei lasciarmi andare ma non ci riesco. Così, mi resta soltanto una cosa: scoprire chi è stato a distruggere la mia casa e a uccidere tutti coloro che conoscevo. Dèi, se solo sapessi chi è stato, andrei diretta da lui e la farei finita. O me o lui. La rivelazione di Jon Bracciatonanti, però, mi porta a pensare che non sia stata una persona sola, o un piccolo gruppo, a fare tutto questo. Erano numerosi, ed erano potenti. Per questo, la mia vendetta si articolerà in due fasi. La prima consisterà nell'apprendere quanto più possibile riguardo alla magia arcana e affinare le mie capacità. Farò questo in due modi: attraverso ricerche in biblioteca e parlando con i maghi residenti nelle città che visiteremo. Durante questa fase, raccoglierò più informazioni possibili riguardanti i possibili colpevoli. La seconda parte del mio cammino avrà un solo e semplice obiettivo: braccare e distruggere la razza che mi ha portato via l'unica casa che io abbia mai conosciuto. Non so come faremo a dirlo a Dhodren. Noi abbiamo perso una casa, ma lui ha perso un padre. Non immagino una cosa peggiore. Beh, forse ce n'è una: perdere entrambi i genitori e non ricordare chi sei. Sono sopravvissuta; grazie a Ikari e Dhodren che mi hanno trovata e portata all'orfanotrofio. Ora... non so come faremo...

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Capitolo 3
*** Easting, Ches 20, 2153 CV ***


Ho dovuto chieder numi a Ikari prima di accingermi a scrivere il diario. Ho perso la cognizione del tempo, dopo aver lasciato la taverna vicina a Priapur insieme a lui e Ragnar. Giunti a Easting, non siamo ancora riusciti a rintracciare il figlio del chierico, il nostro amico. Sembra essere impegnato con misteriosi affari relativi all'investitura. Dopo esserci rimessi fisicamente in forze... sì, solo fisicamente, dato che i nostri cuori affondano ancora nel dolore della perdita della nostra casa e dei nostri cari... ci siamo recati al tempio locale dedicato a Mystra, per chiedere informazioni su alcuni manufatti e simboli che abbiamo ritrovato prima di tornare a Priapur e trovarla in fiamme. Una volta arrivati, abbiamo atteso che il chierico terminasse il sermone, quindi gli abbiamo chiesto udienza. È un uomo disponibile e gentile, che apprezza la curiosità dei giovani come noi. Prima che potessimo fare domande, però, mi sono sentita irrimediabilmente attratta da un ninnolo, un ciondolo, eposto sull'altare. Tentando di toccarlo non ci sono riuscita, e ho percepito che era protetto da un incantesimo. Il chierico e Ikari se ne sono accorti e mi hanno raggiunta, perciò ho colto l'occasione per informarmi sull'oggetto. Il prete mi ha raccontato che è una reliquia, appartenente al fondatore. In una teca vicina c'era una pietra con un simbolo, quello della famiglia del fondatore. Dopo ciò, non abbiamo approfondito. Invece, abbiamo accettato un incarico, in cambio della possibilità da parte mia di avere accesso a un grimorio tenuto nel tempio. Due halfling erano tenuti prigionieri dagli orchi a tre giorni di distanza dalla cittadina. Prima di partire, il chierico ci ha fornito alcune pozioni di guarigione, molto utili alla causa. Era troppo tardi per metterci subito in viaggio, perciò ci siamo recati alla locanda; durante la cena, ho udito qualcosa rotolare contro la gamba della mia sedia. Ho guardato in basso e si trattava della pietra che stava nella teca dentro al tempio di Mystra. Ho esitato, poi l'ho raccolta. Nonostante mi domandassi cosa ci facesse lì, l'avrei restituita al chierico. Ma un attimo dopo era sparita. Ikari e Ragnar mi guardavano straniti, e quest'ultimo mi accusava di averla mangiata. Non ho idea di cosa sia successo. Però al collo avevo il ciondolo che ho visto al tempio.

Dopo due giorni di cammino in seguito alla partenza, abbiamo approcciato un ponte presidiato da almeno una decina di orchi. I ragazzi hanno iniziato subito a cercare una strategia per passare, ma in ogni caso avremmo rischiato troppo, persino con l'abilità di camuffarsi di Ikari. Così abbiamo optato per una traversata meno pericolosa più a nord. Trovato il guado, abbiamo raggiunto una collina sulla quale si inerpicava un sentiero. Abbiamo scorto un paio di orchi e li abbiamo abbattuti in silenzio. Ma più ci avvicinavamo alla cima, sulla quale stava la fortezza dove si trovavano i prigionieri, più gli orchi aumentavano di numero. Così abbiamo deciso di rischiare un'arrampicata fuori dal sentiero, sul costone di roccia frastagliato. Ci siamo riusciti, malgrado non sia una grande scalatrice; infatti abbiamo usato una corda con rampino. Imboccando un sentiero soprastante, senza farci vedere, ci siamo imbattuti, o meglio, la sottoscritta ha trovato il meccanismo che ha fatto scattare una porta segreta. Così ci siamo introdotti nella fortezza. Dopo aver ucciso alcune guardie, ci samo ritovati in una piccola stanza adibita ad armeria. Intanto altri orchi hanno dato l'allarme, avendo trovato i corpi di quelli da noi uccisi. Avremmo dovuto nasconderli, ma non c'è stato il tempo. Così i ragazzi hanno usato una botte di polvere di pirite per fare dei sacchetti esplosivi e la botte stessa per far saltare la stanza adiacente. Inutile dire che è stato un gran botto. Almeno ha fatto fuori gli orchi, tranne un paio ai quali abbiamo dato il colpo di grazia. Recandoci nella stanza in cui avevano condotto i prigionieri, abbiamo scoperto che gli halfling erano sani e salvi, anche se terrorizzati. Certo, dopo lo scoppio da noi provocato stava crollando tutto... siamo fuggiti di gran carriera.

Finalmente siamo tornati in città, con i prigionieri liberati e salvi. Al tempio di Mystra, Ikari ha confessato al chierico ciò che è successo al ciondolo, sebbene volessi farlo di persona. Così il prete mi ha rivelato che l'accaduto si riconduce a una sola ragione: appartengo alla famiglia a cui appartiene quel gioiello, quindi quella del fondatore. Purtroppo le sue origini, come il suo nome, sono andate perdute nel tempo. Del resto, noi elfi siamo la razza più longeva. Purtroppo, ques'eredità inaspettata giunge con un vincolo: se non sarò in grado di controllare il potere dei miei antenati, rinchiuso nel ciondolo, verrò condotta alla pazzia. Infine, siamo riusciti a mostrargli i famosi simboli di cui siamo giunti in possesso e... il prete non era più in grado di parlare, dopo averli visti. Oltre a mormorare che non era possibile, non riusciva a dire altro. Però ci ha rivelato il luogo in cui si trova colui che può fornirci ulteriori risposte. Così, alla fine, immagino che è lì che saremo diretti...

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Capitolo 4
*** Easting, Ches 21, 2153 CV ***


Il figlio del chierico, il ragazzo con cui sono cresciuta, è morto... non ci posso credere... È stato trovato riverso ai piedi dell'altare della chiesa, presso la quale era andato a farsi investire come chierico. Ho una tale voglia di urlare, che mi è difficile persino respirare... Tuttavia devo mantenere la lucidità e reprimere le mie emozioni finché non avrò capito cosa gli è successo. Parlando con le guardie, siamo riusciti ad avere accesso al luogo del delitto. Il suo corpo era ancora lì. Per un attimo ho sperato con tutta me stessa che fosse vivo. Forse il mio desiderio ha influenzato la mia percezione, poiché per un momento mi è parso che fosse ancora vivo. Sul polso c'erano due fori, perfettamente rimarginati; nemmeno una goccia di sangue in giro. L'unico indizio che abbiamo rintracciato è lo stesso simbolo riportato sulla pergamena di Neroargento.

Ci siamo recati in biblioteca di comune accordo, ma l'accesso all'area dei tomi arcani era momentaneamente chiusa a chiunque. Abbiamo tentato di insistere, ma le guardie erano irremovibili. Potremo accedervi quando il chierico sarà tornato, ma per ora non c'è nulla da fare. Parlando con alcuni monaci, siamo riusciti a rintracciare una citazione da un altro libro, che parla di ciò che sta succedendo. "Viene dal sangue ed è ciò che cerca da secoli si nutre della vita di Faerun, il grande usurpatore regnerà sui reami." Quindi è venuto fuori il nome Vorastrix. Mi sono appartata per interrogare il medaglione di famiglia... è tutto ciò che ho visto è stato un grosso drago nero. Mi sono risvegliata tra le braccia di Ikari e, presa dalla frenesia, l'ho afferrato per il bavero, gridando. Me ne vergogno. Non amo perdere il controllo in quel modo, ma la visione mi ha davvero sconvolto. Come se la morte del nostro amico non bastasse. Dopo essermi calmata ho raccontato ai miei compagni e amici ciò che ho visto... Credo che Ragnar non abbia capito molto, mentre Ikari mi ha assicurato che mi credeva, sebbene sia tutto così assurdo. Lo è per me, che sono dotata di una discreta conoscenza della magia, figuriamoci per chi non ne sa nulla.

Mi sono ripresa in fretta, malgrado un senso di spossatezza. Insieme abbiamo deciso di procedere verso Iriaebor, in attesa che la biblioteca sia di nuovo del tutto accessibile.

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Capitolo 5
*** Sulla strada verso nord-ovest, Ches 22, 2153 CV ***


Le guardie sono state gentili a fornirci una cavalcatura per ciascuno per raggiungere la nostra meta. Con queste, ci vorranno un paio di giorni per arrivare a destinazione. Vegliavo durante l'ultimo turno di guardia nel luogo in cui ci siamo accampati per la notte. Mentre albeggiava, ho visto una sagoma correre verso di noi. Ho svegliato i ragazzi e abbiamo accolto la donna. Era trafelata e spaventata. Ci ha raccontato di provenire da sud, dove molti goblin avevano attaccato la sua fattoria. Le creature la stavano ancora inseguendo. Non siamo rimasti a sentire altre ragioni. Abbiamo preso i cavalli e ci siamo diretti verso Iriaebor al gran galoppo. Purtroppo ci siamo imbattuti in un gruppo di strane creature, insetti grandi almeno quanto i nostri cavalli ci hanno attaccato, nonostante abbiamo cercato di evitarlo. Ragnar ha spedito la donna a Iriaebor in groppa alla sua cavalcatura. In seguito è stato davvero abile ad abbattere quei mostri, ma mi sono allarmata quando uno di questi ha ferito gravemente Ikari. Mi sono precipitata a dargli da bere una pozione e per fortuna si è ripreso. Non posso perdere qualcun altro. Ikari e Ragnar sono ora tutta la mia famiglia; perderli per me significherebbe non avere più nulla.

Dopo questo incidente di percorso, abbiamo trovato morto uno degli altri cavalli, privato delle gambe. Povera creatura, deve aver sofferto molto. I ragazzi hanno insistito perché viaggiassi in groppa all'ultimo animale rimasto e così siamo giunti a destinazione. Trovata una taverna a buon mercato, siamo saliti nelle nostre stanze (Ikari e Ragnar hanno scelto una stanza in comune) e ci accingiamo a passarvi la notte.

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Capitolo 6
*** Iriabor, Ches 23, 2153 CV ***


E ci siamo, finalmente. Le parole rimangono a rimestare tra i pensieri della mia mente. Sono nella mia stanza in una locanda economica dei sobborghi. Quale modo migliore di tenere un basso profilo? Ho passato la giornata a studiare in biblioteca e ho imparato un nuovo incantesimo. Ora sono capace di far apparire un'enorme ragnatela in grado di imprigionare diverse persone. Prima di ciò, sono stata colta di sorpresa quando Ikari mi ha donato un bracciale di metallo con una pietra blu. Accidenti, davvero non me l'aspettavo. Ha detto di volersi sdebitare perché gli ho salvato la vita. Diamine, non avrei mai potuto lasciarlo morire, gliel'ho detto. Ci sono affezionata. Praticamente siamo cresciuti insieme. Lui ha risposto che avrebbe fatto lo stesso e non lo metto in dubbio. Tuttavia, mi chiedo se il suo non sia piuttosto un modo per farsi avanti, tentare di mettere a nudo i suoi sentimenti con me. Non l'ha mai fatto direttamente. Solo che così mi confonde. Sono propensa a credere a ciò che mi ha detto, ovvero che il dono è un ringraziamento. Forse mi aspettavo che una volta cresciuti avrebbe preso posizione. È vero che nonostante tutto siamo ancora insieme, ma lo stesso vale per Ragnar. E lui non ha mai manifestato quel tipo di interesse nei miei confronti. Sì, sono confusa... Aspetta. Ho sentito un rumore.

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Capitolo 7
*** Iriaebor, marzo 25, 2153 CV ***


Abbiamo trovato un passaggio per la zona dei templi. L'oste della locanda ci ha presentato Elithar, un elfo che da subito ha iniziato a corteggiarmi con ossequi. Non posso nascondere che la cosa mi ha fatto piacere. Posso solo immaginare il fastidio provato da Ikari, nel vederlo esprimere ciò che lui ancora non riesce. Ragnar, invece, è diventato subito suo amico quando ha scoperto che è un commerciante di vini. Così siamo stati invitati nella sua cantina per un assaggio. Il luogo era confortevole e il vino servito, delizioso. Era rosato con un retrogusto di menta, soprendente e al tempo stesso piacevole. Ho trattenuto una risata quando Ikari ha borbottato che qualunque alchimista è in grado di aggiungere spezie al vino, ma non credo sia l'unico ingrediente a rendere buona la bevanda. Il nostro mezz'orco, ovviamente, ha deciso di spendere subito un po' del suo denaro per delle bottiglie di vino molto costose. Non che valessero meno di quanto l'elfo chiedeva, a mio avviso. Eppure dobbiamo tener conto delle monete che abbiamo, dato che per ora siamo senza lavoro fisso, per così dire. Per fortuna, Ikari è intervenuto ed è riuscito a ottenere un prezzo molto più favorevole. Infatti, una volta fuori, mi sono complimentata con lui per la contrattazione.

La cantina si trovava vicino alla nostra destinazione, quindi ci recammo a piedi al tempio di Mystra. Accanto all'altare abbiamo approcciato tre sacerdoti, spiegando il motivo della nostra visita e chiedendo aiuto in forma di informazioni e supporto materiale di qualche genere. Prima di concederlo, uno dei tre uomini ci ha chiesto di immergere una mano in una piscina d'acqua; l'ho notata, al mio ingresso nel tempio, e mi ero chiesta a cosa servisse. Quando immergemmo ognuno la sua mano nell'acqua, il sacerdote ci ha informato che avevamo l'approvazione della dea. Ikari ha raccontato così la nostra storia al gran sacerdote, proprio l'uomo che avevamo di fronte. Gli ha chiesto aiuto a nostro nome, e le informazioni di cui avevamo bisogno... Solo ora mi rendo conto che, forse, la morte ci sta seguendo su ali leggere come la nebbia in cui si è tramutata quella creatura non-morta. Spero solo di sbagliarmi, ma gli ultimi eventi hanno contribuito a produrre in me quest'impressione.

Grazie alle conscenze del gran sacerdote, abbiamo scoperto da dove proviene Vorastrix e, di conseguenza, cosa sta succedendo nel Faerun, ma soprattutto chi ha segnato il destino di Priapurl. Ikari si è dichiarato disposto a recarsi nel piano più infimo dell'inferno per togliere la vita ai responsabili. Scioccata dalla sua confessione colma di rabbia, gli ho chiesto se lo farebbe a costo della sua stessa vita. Lui ha ribattuto di non potersi permettere di perdere altre persone care di perdere me... in quel momento il mio cuore ha avuto un sobbalzo e ho sentito mancarmi un respiro. Non comprendo la causa di quel turbamento, ma se ripenso a quell'istante provo la stessa sensazione. La sua dichiarazione ha smosso qualcosa in me di cui non capisco la natura. Il ladro si è bloccato e nemmeno la sottoscritta è stata in grado di proseguire la conversazione. Mi sono zittita, rinchiusa nel mio turbamento interiore...


È tutto collegato. Il nome di cui è stata riempita la mia mente per una giornata intera è comparso nuovamente. Fistandelius è un personaggio leggendario. Si parla di Lanaurok, deserto a N di Faerun, dove sorgeva Netheril, una grande civiltà fondata e portata avanti da maghi. Pare avessero raggiunto un livello di padronanza della magia mai eguagliato prima nè dopo. Le loro città erano volanti. Essa cadde in disgrazia quando i maghi netheresi tentarono di uccidere Mistral e ci riuscirono. Il deserto si è creato a causa delle esplosioni degli oggetti magici presenti nelle città netheresi. Ma qualche centinaio di migliaio di anni dopo, da quelle rovine sorse o, forse, risorse una creatura di nome Vorastrix. Non si sa come sopravvisse; non si sa se fosse un prodotto della magia netherese o se fosse stato lui stesso un mago. Chiunque ne sa di più non è sopravvissuto per raccontarlo.


Le informazioni raccolte al tempio sono utilissime e le annoto qui per averle sottomano, nonostante sia difficile ignorare una realtà del genere; in particolare quando corri il rischio di vederla risvegliare sotto i tuoi piedi. Il chierico di Mystra ha inoltre svelato il mistero sulla natura di Ikari. A quanto pare si tratta di una kitsune. Non conosco questa razza, ma voglio approfondirne la conoscenza al più presto. La biblioteca di Iriaebor mi deve molte informazioni. Perdipiù, abbiamo saputo della natura dei bracciali intelligenti di Ikari, dell'arma di famiglia di Ragnar e del potere legato alla mia pietra, una kira. Altre ricerche da fare. Devo capire come controllare il potere racchiuso in essa. Credo sia una delle chiavi per sapere da dove vengo e una potente arma per combattere Vorastrix, se mai si renderà necessario.


Prima di congedarci, Eric Stonebridge, chierico di Mystra (di cui mai scorderò il nome), ci ha consigliato di farci validi alleati in questo viaggio. Affrontare ciò che sta per avvenire da soli sarebbe un suicidio. Non posso che concordare con lui. Inoltre, ho ricevuto da lui un anello magico; pozioni curative, difficili da trovare e molto costose, sono state donate a tutti noi. 
La mia gratitudine nei confronti di quest'uomo non sarà mai sufficiente. Ci siamo incamminati sulla strada a nord di Iriaebor, verso la nostra destinazione:  le cave sulle Sunset Mountains; non lontano da lì, Asbravn a nord di Iriabor. Ferro e argento. Si dice che ci sia un'entrata secondaria alla torre di un mago. Leggenda dice che il mago abbia raggiunto la vita eterna e sia ancora là. (La guerra del pianto, a cui è dovuta la caduta di Cormantir, è stata nel 714 DR).

Siamo accampati per la notte. Ho un gran bisogno di dormire. Il peso delle nostre vite si sta facendo sentire sulle mie spalle.

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Capitolo 8
*** Sulla strada a nord di Iriaebor, marzo 26, 2153 CV ***


Stanotte Ragnar si è svegliato urlando, in preda a un incubo, probabilmente. Mi ha fatto prendere un bello spavento, ma ero talmente assonnata che ho avuto solo la forza di protestare un po'. Anche Ikari si è destato di soprassalto. Quando stavo per rimettermi a dormire, i ragazzi si sono accorti di un gruppo di persone che si avvicinava nella nostra direzione. Ci siamo nascosti nel luogo più vicino, tra i rami di un albero. Menre Ikari è sfrecciato silente come un'ombra nella notte, Ragnar e io abbiamo fatto un po' di caciara mentre lo raggiungevamo. In queste situazioni rimpiango di non avere le sue abilità furtive.

Sulla strada che stiamo percorrendo è sopraggiunta una mandria di individui vestiti di nero, incappucciati. Alla sola vista mi sono corsi brividi lungo la schiena. Non prometteva nulla di buono. Di comune accordo, i ragazzi e io ci siamo allontanati, aggirando la folla per evitare di essere scoperti. Poco più avanti, ci siamo voltati a guardare cosa stavano facendo gli oscuri individui. Si sono posti in cerchio e hanno iniziato a salmodiare qualcosa che pareva in tutto e per tutto un'evocazione. Non siamo rimasti per saperne di più; era decisamente fuori luogo e sicuramente si sarebbe rivelato fatale per noi.

Così abbiamo raggiunto questo luogo, distante dagli inquietanti figuri, dove potere riprendere a riposare.

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Capitolo 9
*** Sulla strada a nord di Iriaebor, marzo 27, 2153 CV ***


Ripreso il cammino verso la nostra destinazione, ci siamo imbattuti in uno strano fenomeno, quantomeno curioso. Sul ciglio della strada, sedeva su una roccia un vecchio con un cappello a punta che un tempo doveva essere stato rosso e una veste marrone. Teneva in mano una pipa da fumo e sembrava tenere una lezione... di fronte a un pubblico inesistente. Per quanto ho trovato buffo tutto ciò sul momento, pensando si trattasse di un folle innocuo, l'uomo mi ha ricordato qualcuno. Solo non sono riuscita a risalire alla sua identità. Per quanto riguarda il contenuto della sua lezione, se così si può chiamare, il vecchio ha parlato  di un certo dio del massacro e della guerra e del fatto che si è risvegliato. Le sue parole successive sono scolpite nella mia mente. Millenni or sono, eroi hanno dato la vita per esiliare questo dio; persino una dvinità ha dato la sua vita per renderlo possibile. Una frase alquanto misteriosa riecheggia nella mia memoria: "Sulla grande scala sono nate due divinità. Una è morta e l'altra ha dato la vita per esiliare l'altra." In quel momento ho riconosciuto la storia narrata dall'uomo. Si tratta del racconto della morte di Mystara, antico dio della magia, e della nascita di Mystra, attuale dea sua sostituta (e divinità alla quale penso di dedicarmi). Non ricordo bene il nome del dio che è stato esiliato, ma con le conoscenze a mia disposizione non è difficile risolvere l'enigma. Credo che il dio della guerra e della distruzione che si è risvegliato (e che ha ucciso Mystara) sia Vorastrix, il drago nero del quale ho avuto una visione settimane fa. Tutto ciò mi fa rabbrividire internamente. L'estasi della scoperta e la coscienza dell'oscurità che potrebbe derivare se ciò fosse vero, formano in me un miscuglio di reverenza e terrore.
Dopo aver assegnato agli studenti immaginari lo studio dei primi tre capitoli dei libri della creazione, il vecchio si è alzato, ha mosso alcuni passi verso di noi e quando ero certa ci stesse per oltrepassare a spintoni... è scomparso. Semplicemente. Affascinante e inquietante al tempo stesso. Devo dare un'occhiata a quei capitoli, quando faremo ritorno a Iriaebor.

Un altro episodio strano è successo nel momento in cui ho riconosciuto la storia del vecchio. Ho annuito con il capo e lui si è dimostrato lieto del fatto he qualcuno avesse studiato, dicendolo ad alta voce. Mi sono immobilizzata. Quindi l'uomo era a cosciente della nostra presenza? O è stata una semplice coincidenza, ed è stato uno dei suoi allievi invisibili a causare la sua reazione? Temo di non poter avere questa risposta.

Ora siamo in un accampamento più avanti. Ragnar e Ikari si stanno dando da fare con le trappole per procurarci qualcosa da mangiare, dato che le mie razioni sono finite. Gliene sono infinitamente grata. Magari non esprimo i miei sentimenti molto spesso, ma non potrei avere compagni di viaggio migliori.

I ragazzi sono tornati e abbiamo deciso i turni. Prima di scrivere queste due righe, sono stata svegliata da Ikari per fare il mio turno. Vi sono numerose piccole luci in lontananza, nella direzione in cui stiamo procedendo. Non sappiamo se siano di natura arcana o umana, ma durante il mio turno le terrò d'occhio.

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Capitolo 10
*** Sulla strada a nord di Iriaebor, marzo 28, 2153 CV ***


Oggi è stata una giornata tranquilla. Alla fine del mio turno di guardia di ieri notte, le luci misteriore erano diminuite di numero. Non ne conosco la ragione, ma credo che avvicinandoci lo scopriremo. Manca un giorno alla nostra destinazione. Finalmente, non vedo l'ora di poggiare il capo su un cuscino vero.

Non posso credere a ciò che abbiamo appena scoperto. Le luci si sono mosse e ora giacciono nel valico tra le due montagne: proprio dove si trovano le miniere verso cui siamo diretti! Non solo. Le luci sono torce e fuochi accesi dell'accampamento di una legione di persone. Cosa diamine sta succedendo?!

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Capitolo 11
*** Asbravn, marzo 29, 2153 CV ***


Stamani siamo giunti finalmente ad Asbravn, il villaggio ai piedi delle montagne. Le strade sono colme di soldati e Ragnar ha riconosciuto lo stemma del regno da cui provengono. Darkhold. Non sono al corrente della storia di questo luogo. So solo che si tratta di una fortezza sita più a nord rispetto al vilaggio. Entrando nella locanda del posto in cerca di informazioni, abbiamo colto frammenti di conversazioni. In questo modo abbiamo scoperto che le miniere sono assediate: l'esercito sta tentando di liberarle, a favore dei minatori, da diverse creature grandi, dalla pelle verde e molto poco attraenti. Sospetto si tratti di troll. Non ne ho mai incontrato uno (ma ne ho letto) e non intendo certo iniziare ora.

Così ci siamo accomodati a un tavolo e abbiamo ordinato da mangiare. Meglio rinfocillarsi prima di prendere la strada del ritorno. In quel momento, un baccano al tavolo vicino ha attratto la nostra attenzione. Un gruppo di soldati gozzoviglianti molestava una cameriera. Uno di loro l'ha afferrata e stretta su di sé, appoggiando le sue lerce mani dove solo un porco oserebbe. Ho dovuto trattenere la rabbia che ribolliva nel mio petto, onde non causare scompiglio. Noi eravamo solo in tre, loro in cinque, per non parlare di altri commilitoni presenti nella locanda. Eppure, se solo avessi avuto la possibilità, avrei ridotto in cenere quell'individuo.

Quindi è successo un fatto sorprendente. Ragnar si è alzato ed è andato al tavolo. Dea, ho temuto il peggio. Invece si è messo a parlare, dimostrando quella diplomazia di cui avevo temporaneamente perso l'uso. Tutte le parole del nostro amico, però, a nulla sono servite per far ragionare quelle bestie. Un animale selvatico sarebbe stato più ragionevole. In preda alla rabbia mi sono alzata in piedi, sbattendo le mani sul tavolo; ma non è stato questo a causare la reazione dei soldati.

Quando gli occhi di Ragnar si sono accesi del fuoco dell'ira e in quell'istante ho pensato che fossimo perduti. La mia mente iniziò così a cercare frenetica una soluzione razionale, mentre la rabbia defluiva dal mio corpo come per magia. Ragnar invece ha afferrato il suo martello e l'ha schiantato sul tavolo dei militi, riducendolo a un'esplosione di schegge. Ho osservato la scena con occhi sgranati. Ovviamente i soldati si sono alzati e hanno sfoderato le armi. Di male in peggio. Anche Ikari si è mosso, al limite del mio campo visivo concentrato in un punto non ben definito della scena. Stavo ancora cercando una soluzione. Che arrivò un momento dopo. Mentre scattavo verso il bancone alla ricerca dell'oste (chissà poi che avrebbe potuto fare), mi sono voltata e ho visto che i ragazzi stavano per ingaggiare battaglia con i soldati. Era una pazzia! Ci sarebbe stato un massacro e probabilmente la sottoscritta si sarebbe unita alla cameriera come trofeo. Così diedi fiato ai miei pensieri.

Conscia del livello di ignoranza di quel porco, gli chiesi se valeva davvero la pena di sporcarsi le mani per una donna. Nel dirlo, le mie parole mi parvero sporche almeno quanto lui, ma non c'era altra soluzione. L'uomo, se così si può definire, mi squadrò e rise. Trovò divertente che un elfa del sole (?) difendesse un mezzorco. Non ripeterò gli infimi nomi da lui attribuiti a Ragnar. Semplicemente mi rifiuto di cadere tanto in basso. Allora ho proposto di lasciar cadere la cosa e ho offerto da bere agli aguzzini. Il sorriso inquietante del soldato e la sua reazione successiva determinarono un punto a mio favore. Non mi aspettavo che mi invitasse al loro tavolo per unirmi ai festeggiamenti. Sapevo esattamente a cosa stavo andando incontro. Il mio cuore ha perso più di un battito, ma ho mantenuto la mia espressione neutra e altera e mi sono diretta verso gli altri militi per unirmi al gruppo. Non sapevo cosa avrei fatto dopo, ma decisi di assecondare gli eventi e agire al momento più opportuno. In quel mentre, la voce di Ikari mi risuona nella testa. Mi sono completamente scordata delle perle del chierico di Mystra! Ho rassicurato il mio caro ladro e gli ho chiesto di fidarsi di me. Così ha fatto.

Un nuovo tavolo fu sostituito al primo, un giro di bevande alcoliche venne portato e... mi sono trovata letteralmente al posto della cameriera. Le mani sudice di quel porco mi toccavano ovunque, ripeto, le mani di un gentiluomo non dovrebbero stare. Quando finalmente ha dichiarato a voce alta il mio ruolo in qualità di divertimento della serata, ho provato terrore; ma insieme al terrore mi è giunta una rivelazione. Questa stessa mattina, sul presto, ho preparato alcuni incantesimi che si sarebbero potuti rivelare utili per le emergenze. Così abbracciai il collo del soldato (puzzava anche, un misto nauseabondo di sudore e vino), e ho nascosto le mani sotto il tavolo. Ho formato i segni necessari per lanciare il mio incantesimo e subito dopo ho percepito il suo corpo in armatura irrigidirsi per l'effetto. Sono rimasta in piedi accanto a lui a godermi il risultato. Il soldato si è irrigidito per effetto della scarica di energia elettrica che gli avevo appena inflitto; dalla sua armatura di metallo esalarono fili di fumo e non nego di aver sentito odore di carne umana bruciata. Poco dopo si è accasciato con la testa sul tavolo.

Galvanizzata dal mio successo, mi sono accostata a Ikari e gli ho chiesto se volessimo andare. Solo allora mi sono accorta che Ragnar era sparito. Poi ho lasciato la taverna. Lui mi ha raggiunto poco dopo; mi chiedo cos'abbia fatto nel frattempo, ma dato che è uscito sano e salvo non me ne preoccupo.

Trovato il nostro amico mezzorco fuori dalla taverna abbiamo deciso di lasciare il paese. Ma una voce alle nostre spalle ci ha fatto voltare. La cameriera a cui abbiamo salvato il pudore ci ha raggiunto di corsa per ringraziarci. Ho replicato che chiunque avrebbe fatto lo stesso, ma lei ha negato. Mi ha porto un fermaglio e ci ha offerto ospitalità presso casa sua, dove ora sto seduta a scrivere. Mi trovo nella camra da letto un tempo occupata dai genitori della ragazza e rispettiva sorella minore. Povera piccola. Così giovane e orfana. La maggiore lavora per mantenerle e probabilmente non è raro che incappi in bestie come quelle che abbiamo affrontato oggi. Mi rammarico dello stile di vita che conducono, ma sono cosciente di non poterci fare nulla. Dal mio canto, prediligo la mia vita nomade a una del genere.

Ho fatto un bagno nel tinello e quando sono tornata ho trovato Ragnar steso sul suo giaciglio al piano di sotto. Mi sono avvicinata per chiedergli se fosse sicuro di voler dormire lì e lui mi ha convinto. Gli ho augurato la buona notte e mi sono recata al secondo piano, dove si trova questa stanza. Spero che Ikari colga l'occasione al volo per avvicinarmi. Al pensiero di questa prospettiva sento il cuore battermi più forte. Come mai?

Una sola parola detta da quel soldato mi ha fatto riflettere. Elfa del sole. So che la popolazione degli elfi vanta un numero uguale solo alle stelle del cielo, ma non sapevo ne esistessero diverse specie. Chi sono? Da dove vengo? Credo proprio che la risposta a questa domanda sia nascosta nel mio medaglione. Ora ho bisogno di riflettere.

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Capitolo 12
*** Miniere vicino ad Asbravn, 31 marzo, 2153 CV ***


Miniere vicino ad Asbravn, 31 marzo, 2153 CV

Stamani al nostro risveglio, c'era qualcosa di strano nell'aria. Non avrei saputo definire cosa fosse. Abbiamo subito scoperto la fonte di quella sensazione, aprendo la porta della cella in cui abbiamo passato la notte. L'intera caverna, fino alla sera prima fatta di pietra, era diventata di carne. Carne viva. Accidenti, non ho mai visto nulla del genere. Il mio stomaco si è rivoltato e ho dovuto rigettare in un angolo. Quale magra figura di fronte alla persona alla quale mi sono appena dichiarata... Comunque, anche Ikari sembrava scosso dalla visione. Solo Ragnar mi è parso immune.

Ci siamo avventurati oltre, attraverso la stanza in cui ieri stavano le statue naniche. I corridoi esterni si presentavano nello stesso stato. Faticavo a credere fosse reale, eppure il suono del terreno carnoso sotto i nostri piedi era inconfondibile. Giungemmo in una zona in cui il cunicolo si allargava in una grotta, la cui pavimentazione era ricoperta da un liquido verdognolo, oltre a resti di creature. Optammo per non proseguire da quella parte, tornando sui nostri passi. Mentre imboccavamo il corridoio alternativo, che procedeva verso sud-ovest, mi sono ritrovata improvvisamente di nuovo nella cella in cui mi sono svegliata. Esterrefatta, mi sono guardata intorno per capire cosa fosse successo. Qualcuno si stava prendendo gioco di noi, era evidente. Una magia così potente non l'avevo mai percepita. Trasmutazione. Quale mente malata può concepire un trucco del genere? Ragnar era accanto a me, mentre Ikari... dormiva sdraiato a terra nel suo sacco. La faccenda si faceva sempre più strana. Ho cercato di svegliarlo, ma inutilmente. Il nostro mezzorco è passato così alle maniere forti ed ha avuto successo. Povero Ikari, perché finisce sempre così?

Finalmente ci siamo rimessi in cammino e, uscendo di nuovo dalla cella... tutto era tornato come prima. Quindi è stato tutto un sogno? Sono sicura che la fonte fosse magica. La percezione dell'aura di trasmutazione non può essere stata una mera visione onirica. Subito ripenso alla notte in cui abbiamo dormito alla locanda di Iriaebor e non riuscivamo a svegliare Ikari. La magia dei sogni. Non può essere una coincidenza. Tuttavia, chi può esserne il responsabile? Sicuramente un incantatore, ma chi avrebbe interesse a proiettarci queste visioni?

Procedendo nella direzione in cui ci stavamo addentrando nel sogno, siamo giunti in un punto in cui la caverna si allargava. Una parete era stata scavata e rivelava una vena d'argento. Non ho approfittato per ricavarne del materiale per i miei gioielli solo perché ci sarebbe voluto troppo tempo; con l'esercito alle costole, o meglio sopra le nostre teste, mi sembrava fuori luogo. Avvicinatici per esaminare meglio se ci fossero indizi importanti sulla nostra missione, abbiamo trovato un'iscrizione in nanico. Recitava: “Dove la tana è più scura il male dimora, dove l'oro sfolgora il cuore è immerso nel buio.” Un nuovo enigma. Sembra che le viscere della terra nascondano molti segreti.

Se fosse un indizio non lo abbiamo scoperto poiché, proseguendo il cammino, abbiamo incontrato l'entrata di un edificio sotterraneo. Superata una stanza con un doppio colonnato, abbiamo fatto ingresso in una stanza dominata da una statua. Un'altra incisione, stavolta diceva: “In queste stanze giace Durlag il potente, dopo la caduta ed il riscatto, qui il suo corpo trovò la pace.” Ikari ha presupposto ci trovassimo nella famosa torre di Durlag. L'unica torre veramente conosciuta di un mago è la torre di Durlag, un'antica torre creata dall'avventuriero mago, in cui per secoli si è cercato di entrare senza risultati. Si è guadagnata la fama poiché, una volta liberata dalle trappole e dallo spirito di Durlag, è divenuta una meta turistica. Era impossibile che si trattasse della stessa torre. Essa si trova molto più a est del luogo in cui eravamo noi.

Nella stanza successiva, una statua identica alla prima si trovava tra un macchinario a nord e un laboratorio alchemico a sud. Un'unica porta, chiusa, incantata, nella rientranza meridionale della stanza. Un piccolo drago in pietra (credo) ha attirato la mia attenzione. Era delizioso. Tentando di rimuoverlo per portarlo con me, ho scoperto che era saldamente fissato al banco. Ho dovuto rinunciare. Nel frattempo, ho udito dei suoi nella stanza, meccanici, metallici. Sono corsa verso la macchina, compreso ciò che stava accadendo. Infatti, ecco il nostro mezzorco intento ad attivare le leve dell'aggeggio, in tutta tranquillità. Gli ho chiesto di lasciar stare, dato che non sapevamo cosa facessero. Temevo fosse pericoloso. Tuttavia nulla di grave pareva accadere. Così ho iniziato a interessarmi al meccanismo. Andando per tentativi e usando la logica, sono riuscita a sbloccare la prima porta, rimuovendo la chiusura e l'incantamento posto su di essa. Poi, un rumore assordante riecheggiò nella stanza, finché mi sono convinta di aver attivato un incantesimo in grado di farci a pezzi. Mentre mi preparavo al peggio, mi sono portata al centro della stanza. Dall'angolo in cui stava il laboratorio alchemico ci venne incontro un drago delle dimensioni di un gatto. La statuina si era animata.

Si è presentato come Solitas e ha dichiarato di essere stato il famiglio di Durlag. Nientemeno. Quando l'ho interrogato sul suo precedente stato, mi ha raccontato di aver subito una punizione per non aver protetto il suo padrone, il mago stesso. Avuta la conferma che quel luogo non era la torre, ma la tomba di Durlag, il pseudo-drago si offrì di ricambiare il dono della sua liberazione. Gli chiedemmo immediatamente se conosceva una via d'uscita. Dopo aver scartato quella più ovvia, ovvero la direzione dalla quale provenivamo, l'animale si è avviato volando velocemente dall'altra parte.

Era veloce, faticavamo a stargli dietro. D'un tratto si è fermato e ci ha informato di qualcosa davanti a noi, che non riuscivamo a vedere. Ragnar ha risolto il problema lanciando qualche pietra e costringendo la creatura a rivelarsi. Si trovava su una sporgenza più in alto; aveva un carapace allungato, zampe simili a quelle di un granchio e due enormi chele, oltre a un'aria molto pericolosa.

Fortunatamente siamo riusciti a passare indenni senza farci notare, o sarebbe stato un duro scontro. Superato l'imbocco di diverse gallerie, popolate da orchi e goblin a giudicare dai totem, siamo giunti a un fiume sotterraneo. Scorreva verso est. “L'uscita è da questa parte.” Solitas si è tuffato nella corrente... e noi dietro a lui.

Durante la nuotata, mi sono accorta che il mio ladro stava rimanendo senza fiato e perdeva terrano, rispetto a me e Ragnar. Ho avuto una paura tremenda. L'ho raggiunto e gli ho passato metà della mia aria attraverso la bocca, sperando che fosse sufficiente. La corrente pareva infinita e, proprio quando iniziavo a pensare che la nostra avventura sarebbe terminata lì, il fiume ci ha risputati in superficie.

Ikari non si muoveva. Non sapevo cosa fare. Ho chiesto a Solitas di salvarlo, ma Ragnar è intervenuto e, con la sua solita delicatezza, ha colpito il ladro allo stomaco. Questo gli ha fatto rigettare l'acqua bevuta, ma non ne ha causato il risveglio. Allora lo pseudo-drago è intervenuto con un incantesimo e lo ha salvato. Credo di essere in debito con quella bestiola.

Prima di accamparci, i ragazzi hanno fatto un giro della zona per assicurarsi che fosse sicura. Ah sì, devo parlarti di questo diadema. L'ho trovato quando abbiamo aperto lo scrigno all'interno della cella in cui abbiamo passato la notte scorsa. Possiede qualità magiche. Quando l'ho indossato, mi sono sentita maggiormente lucida e consapevole. Una sensazione tanto strana quanto piacevole. Anche Ragnar e Ikari hanno trovato alcuni oggetti; torneranno molto utili nel corso del nostro viaggio. I pericoli abbondano, almeno quanto i misteri in cui ci imbattiamo. A proposito di misteri, non sapremo mai cos'è accaduto al mago mutato in zombie cosciente; abbiamo mancato alla nostra parola e non abbiamo scoperto la causa del suo stato. Mi duole per lui. Sarà condannato a rimanere tale per l'eternità? Chi può dirlo?


 

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