Ravioli.

di eleanor89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** SasuSaku [Recchan] ***
Capitolo 3: *** Parte III: GaaNaru [Recchan] ***
Capitolo 4: *** ShikaIno [a Lee] ***
Capitolo 5: *** SuiKa [alla Tya] ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Una delle rare storie che ho tentato di rendere ironiche volontariamente, spero che il risultato sia apprezzabile

Una delle rare storie che ho tentato di rendere ironiche volontariamente, spero che il risultato sia apprezzabile.

Il prologo sarà legato a tutte le prossime shot.

 

 

Parte I:  SasukevsRavioli.

 

 

 

Mangia i ravioli ma non farti mangiare da loro.

Va bene, il proverbio forse parlava di saké, ma il concetto è quello. O forse no, perché  qui si parla di essere mangiati letteralmente e quel mostro sul tuo piatto non è metaforico ma un vero e proprio raviolo, in pasta e ricotta, posto che nello schifo preparato da Naruto ci sia finito per caso qualche ingrediente giusto.

Sasuke deglutisce, pallido. Non il solito pallore sexy che le ragazze che gli vanno dietro adorano, piuttosto un biancore verdolino dovuto al fatto che probabilmente rimetterà l’anima a breve, dovendo mandar giù qualcosa di più pericoloso dei veleni  con cui ha avuto a che fare nella sua breve vita.

L’unico esponente ancora in vita -in vita ancora per poco, gli suggerisce il raviolo- della casata Uchiha prende saldamente in mano la forchetta e prova a spostare la cena con un colpetto.

Ora ha la sensazione che lo fissi.

Se fosse del pesce o la testa di qualche animale sarebbe comprensibile, ma si suppone che della semplice pasta priva di occhi non debba dare quell’impressione. Forse poi il fatto che un singolo raviolo sia grande quanto un piatto non aiuta a classificarlo nei non viventi. E Naruto sarebbe capace di averci messo sopra qualcosa di allucinogeno, a ben pensare.

«Io… eww, credo si sia mosso.» li informa Ino cautamente, seduta al suo fianco ed incapace per una volta di mostrare tutto il suo disgusto attraverso la sua espressione, rapita dalla contemplazione della cosa.

Quasi davanti a loro, per la prima volta in vita sua, Choji non si sta abbuffando, ma giocherella col raviolo stuzzicandolo con una bacchetta. La sua parte rigonfia trema in modo anomalo e si formano delle piccole increspature, come le onde nel mare. È poetico e disgustoso, in qualche modo. Ma è impossibile distoglierne lo sguardo.

«Eww.» ripete Ino, con gli occhi spalancati.

«Credo che darò un nome al mio. Lo chiamerò Taro.» afferma Kiba, assorto, e per un agghiacciante momento che per sempre avrà davanti agli occhi quando parlerà con l’Inuzuka, Sasuke lo immagina con tra le braccia un enorme raviolo infagottato nel raso azzurro, e Akamaru ed un cane-raviolo che giocherellano attorno a loro.

Inuzuka family.

Lo stomaco dell’Uchiha si contorce.

Sasuke sta per spingere il piatto avanti e buttare tutti fuori di casa perché, per l’amor del cielo, se come dice Choji sono davvero felici che sia tornato tra loro e Naruto vuole festeggiare il primo anniversario, perché lo fa cucinando quando tutti sanno che così non arriveranno a festeggiarne un altro? E, domanda più importante, perché si sono ritrovati tutti a casa sua, due giorni dopo il Capodanno, quando l’accozzaglia di gente con cui siede a tavola ora è più isterica per il sonno perso nei festeggiamenti e meno incline ad accettare le schifezze culinarie dell’idiota che vuole fare festa uccidendo il festeggiato? Forse Naruto non è davvero felice che sia tornato, forse vuole assassinarlo e poi ci sarà la vera festa, si risponde Sasuke da solo. Il quartiere Uchiha è stato raso al suolo come Konoha due anni prima, e lui ha chiesto che fosse ricostruita solo casa propria, attingendo dai suoi ricordi tramite una Ino entusiasta di mettere le mani sulla sua mente, perché tutto il resto delle abitazioni sarebbe stato inutile. Se avesse saputo che la sua povera dimora sarebbe diventata la succursale della cucina di Naruto, gli avrebbe dato fuoco personalmente e sarebbe rimasto a Suna.

Il raviolo è d’accordo, presumibilmente.

Choji ha assicurato che è solo per oggi, davvero Sasuke, è l’unico giorno in cui ci siamo tutti qui a Konoha, è solo per Naruto, sai com’è, ma poi non sarà lui a convivere con l’odore di ramen sui muri che, tra parentesi, non dovrebbe esserci dato che ramen non è stato preparato. Choji la pagherà.

E Sasuke sta veramente per spingere via il piatto, con la speranza che il raviolo non gli azzanni la mano, e dire qualcosa come: «Ne ho abbastanza, andate a divertirvi da qualche altra parte.» cosa di cui nessuno si stupirebbe detta da lui, quando Naruto ritorna dalla cucina, sbattendogli in faccia il sorriso amichevole e veramente felice, e quei due grandi occhioni da cucciolo ugualmente allegri e innocenti, con la stessa espressione ebete di due anni prima dopo il loro scontro, in mezzo alla polvere e alle macerie, quando gli ha chiesto: «Allora, resti, bastardo?» e lui ha rantolato: «Dove vuoi che vada con le gambe rotte, idiota?» e tutti vissero felici e contenti.

E’ una faccia talmente felice e stupida, Sasuke ha iniziato a pensare che i due aggettivi viaggino insieme nelle stesse facce, che tutti si muovono intorno ai loro piatti, più convinti che forse c’è la possibilità che un solo assaggio non distrugga il loro apparato digerente per sempre.
Lui lo odia. Odia quella faccia. Anche il proprietario, ma soprattutto quella faccia, perché per colpa sua sta stringendo più forte la forchetta mentre infilza spietatamente il fratello di Taro, e l’altra sua mano sta andando al coltello.

«Quest’anno ho fatto un esperimento ai fornelli.» annuncia Naruto solenne, ignaro di aver appena ucciso dentro tutti i suoi amici.

Un secondo dopo si sente un suono soffocato provenire da Choji. È una specie di schiocco liquido, uno squish, seguito dal rumore di qualcosa di croccante che viene morso e poi un altro squish, prolungato e risucchiato.

Sasuke pensa che è il rumore che potrebbe fare dare un morso a delle interiora umane.

Sasuke si rende effettivamente conto di ciò che ha pensato e sa, con assoluta e dolorosa certezza, che non mangerà mai più ravioli, guarderà mai più ravioli, penserà mai più ai ravioli.

Tutti stanno guardando Choji ora, che è rimasto assolutamente immobile dopo il primo morso, con ancora tre quarti di raviolo davanti alla bocca a coprirgli metà faccia, grande quanto metà continente, gli occhi ancora spalancati. Abbassa la forchetta e, rigido, lascia calare la mandibola. Tutti quanti la guardano con interesse scientifico andare prima giù e poi su per una volta. Infine, un rivolo rosso chiaro scivola fuori dalle sue labbra.

È il panico.

Strilli prolungati, urla, Shikamaru che lo incita a sputare e Lee che senza un valido motivo sventola un fazzoletto per fargli aria.

Sasuke, esteriormente impassibile, ne approfitta per spingere finalmente il suo piatto più avanti e mettersi al sicuro. Sposta lo sguardo alla sua destra, oltre i compagni di sventura di Konoha, e incrocia gli sguardi del team Hebi/Hawk. Suigetsu sta ghignando, come sempre, ma stavolta scuote anche la testa “Sono amici tuoi”, Karin ha la bocca aperta ma si ricompone subito, sebbene sia palese che pensi “Che diavolo ci faccio qui?” e Juugo sorride divertito: Sasuke gli chiederebbe volentieri di farsi venire uno dei suoi attacchi schizofrenici ora.

Per qualche ragione gli viene in mente Sakura, che si è dileguata poco prima.

«Come dicevo…» inizia Naruto apparentemente offeso, apparentemente in procinto di essere assassinato senza rendersene conto, «ho fatto un esperimento. Invece della solita noiosa ricotta ho provato a metterci del ramen.»

Dieci minuti dopo Ino canticchia in cucina, dopo aver picchiato selvaggiamente Naruto, e sta preparando qualcosa di commestibile velocemente, con l’aiuto di Suigetsu e Tenten. Hinata ha appena finito di dare una sistemata alla buona al naso rotto di Naruto, unica ad essersene preoccupata, ed ora Shino la sta portando mezzo svenuta dopo una involontaria testata al paziente di fortuna, trascinandola da qualche parte in casa sua. Sasuke ne sarebbe infastidito, ma ha troppa fame e sinceramente è spossato, quindi appoggia i gomiti sul tavolo e la testa sopra le mani incrociate, e lascia che il mondo gli scorra chiassosamente intorno.

Di nuovo nota che Sakura non c’è.

Si gira verso Naruto, sperando di avere un’aria sufficientemente disinteressata, pronto a chiedergli qualcosa, e coglie qualche sprazzo di conversazione.

«Gli esperimenti non si fanno sulla pelle degli altri.» lo sta rimproverando Karin, braccia incrociate e capelli rosso fuoco legati in un alta coda.

«Ho davvero pensato che Choji stesse sputando sangue, sei un demente.» aggiunge Kiba, suonando un po’ troppo entusiasta. Shikamaru annuisce e Ino approva rumorosamente dalla cucina.

«La prossima volta lascerò che lei-» Shikamaru indica Ino, «Ti uccida.».

Sasuke si chiede di quale prossima volta parlino, e vorrebbe uccidere lui tutti. In casa sua non ci entrano più di sicuro.

«Ho capito, capito.» borbotta Naruto con aria molto oltraggiata, seduto per terra con un kunai oltraggiosamente poggiato sul naso gonfio, per oltraggiosamente sgonfiarlo. È tutto molto oltraggioso per lui. Prima che Sasuke se ne renda conto però lui si è già girato a guardarlo, ed eccoli di nuovo, quel sorrisone e quegli occhioni da cucciolo-barra arma di persuasione. Persino Karin si addolcisce visibilmente.

«E’ che potevi dircelo prima. Comunque non erano da buttar via.» dice Choji coraggiosamente.

«E chi li butta? Posso insegnare a Taro a parlare.» suggerisce Kiba e tutti ridono.

«Cercherò Sakura-chan per farmi curare del tutto il naso. » proclama Naruto a voce alta, e scatta in piedi.

«Vengo con te, ho bisogno di pace.» si unisce a lui Sasuke. Molte, molte occhiate di scherno accolgono questa infelice uscita, e si sente correggersi: «Di aria, intendevo dire.»

Naruto annuisce vigorosamente, e lui geme dentro. Si chiede se mai smetterà di guardarlo come se fosse appena resuscitato e avesse una tinozza di ramen sulla testa. Questa è almeno l’unica descrizione a parole del modo in cui lo fissa trasecolato ogni volta che fa caso al fatto che sia in mezzo a loro, fornita gentilmente da Sakura.

Sakura, che ha pianto due volte: una quando hanno combattuto e Naruto l’ha trascinato fino a Suna all’ospedale dopo avergli spezzato parecchie ossa, anche se sarebbe più corretto dire che Sakura ha trascinato Naruto che trascinava lui, dopo che si erano spezzati parecchie ossa, e lei ci aveva messo anche del suo quando l’avevano fatta innervosire; Aveva pianto anche quando, dopo che Naruto aveva annunciato che sarebbero tornati alle macerie di Konoha per ricostruirla, con qualche jutsu utile, ed essendo utile sicuramente proveniente da qualche altro paese, e l’avrebbero fatta esattamente identica a prima, Sasuke aveva lasciato intendere che non aveva altro da fare e sarebbe andato con loro. Tutto nella norma, insomma.

Sakura aveva pianto, lo aveva persino  abbracciato quando era sul letto d’ospedale scatenando le ire di Karin, e poi aveva cominciato a comportarsi come se fosse sempre stato lì, ma non nel senso “OH, Sasuke-kun, ti adoro, sono la tua schiava.” più nel senso “Bene Sasuke, siamo una squadra, il team sette. Tu ne hai anche un altro, ma non mi importa. Non mi stare tra i piedi ed io non intralcerò te. Ah, siamo amici.”

E questo non è nella norma.

Sakura è sempre stata strana, ma ora di più. È ancora legata ai sentimenti più di quanto una kunoichi dovrebbe essere, ma assomiglia anche a quella spaventosa donna che fa loro da Hokage, sia perché violenta, sia perché sicura di sé e determinata. È indipendente e saccente e matura e giocosa e sempre a suo agio e, disgraziatamente, Sasuke la trova interessante e, anche se non lo ammetterebbe sotto tortura neanche a se stesso, la cosa fa un pochino paura perché può portare a tante strade, tutte inquietanti.

«Sasuke, ci sei ancora? Andiamo a cercare Sakura-chan!» lo incita Naruto a voce troppo alta come sempre, e Sasuke annuisce. Lo precede, per liberarsi dei suoi pensieri sperando che restino attaccati ai muri con l’odore di ramen, e dice addio mentalmente al raviolo, che ricambia.

 

 

 

 

 

 

 

Spero che Sasuke non sia troppo ooc, nel caso ditemelo e lo segnalerò. Io lo giustifico con tutto ciò che avrà vissuto negli ultimi due anni, e nel fatto che dopotutto non dica quasi una parola e che il suo sia stato un monologo mentale.

Le ripetizioni sono volute, sì.

Io penso nello stesso identico modo, o non sarei riuscita a darle questa forma temo, quindi posso scusare tutto attraverso la formula -X era voluto dall'autrice- XD

Il prossimo capitolo sarà SasuSaku, per Recchan.

Quei ravioli esistono, ho scritto la storia a Capodanno e sì, li ho mangiati a Capodanno. Ed erano così, ma senza ramen, grazie al cielo.

Un saluto a tutti!

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Capitolo 2
*** SasuSaku [Recchan] ***


Parte II SasuSaku. [Recchan]



Naruto è rosso.

Non il solito rossore naturale, quello che ha perché urla di continuo e probabilmente vive in iperventilazione, ma più un rosso-Hinata. C’è qualcosa di strano nel modo in cui tutto il suo viso sta prendendo velocemente colore.

Sasuke non è il tipo di persona che chiede “stai bene”, quindi non lo fa, e aspetta che dica qualcosa lui.

Naruto non parla.

Ha gli occhi puntati al pavimento, sta diventando sempre più rosso, e Sasuke ha improvvisamente paura che si giri verso di lui e gli schiocchi un bacio sulla bocca o qualcosa di simile che spieghi il suo modo di fare. E questo non può succedere di nuovo, dopo il loro primo scambio di opinioni in classe, terminato con una malaugurata spinta sulla schiena di Naruto che gli era praticamente precipitato in bocca. Non può succedere, specie se voluto da uno dei due che non è lui, e lui non vuole.

«Che problema hai?» chiede infine, arrendendosi ad essere gentile, anche se il modo in cui l’ha chiesto meriterebbe un pugno sulla faccia in risposta, e lo sa.

Naruto si accende, ed inizia a farneticare con voce stridula: «Nessun problema! Chi ha detto che ci sono problemi? Stiamo solo girando in cerca di Sakura-chan, nessun problema! Davvero, problemi zero! Nessun problema, non ci sono problemi qui! Tu hai problemi?»

Sasuke lo guarda sconcertato, accelerando il passo nel caso sia necessario fuggire in cerca di aiuto medico, «Non ho problemi, io.» sottolinea. Naruto è euforico.

«Esatto, nessun problema, vedi?» conferma, e sorride in modo così spudoratamente falso che Sasuke si chiede chi sia il pazzo dei due.

«Vedo.» conferma anche lui, molto più incerto.

E comunque Naruto è ancora molto rosso.

Sasuke si schiarisce la gola, ancora incerto, e spera che non abbia un altro attacco di qualunquecosasia. «Allora, dov’è Sakura?»

«Credo nel tuo giardino. Le piace guardare i fiori.»

«Sono morti.»

Naruto sobbalza, e lo guarda allarmato. Sasuke sospira. «I fiori, idiota, i fiori sono morti. È gennaio.»

«Ah, giusto. È gennaio. Già. Beh, allora forse aspetta che nevichi. O ha nevicato. Cose così, da Sakura-chan, sai.» farfuglia Naruto, scompigliandosi i capelli con una mano. È evidentemente fuori di sé, e sembra anche in imbarazzo a guardarlo bene. A Sasuke tornano in mente baci schioccanti, saliva non sua e voglia di vomitare mentre un gruppo di ragazzine scalmanate fanno lo scalpo a Naruto. Ora capisce perché teme una dichiarazione da parte sua, sembra veramente Hinata.

«Neve.» ripete, cercando di cancellare quei ricordi terribili, «Da quando nevica a Konoha, a proposito?»

«Il tempo è cambiato in questi anni… Sasuke, senti, io…» si affretta ad aggiungere, e si blocca di nuovo.

Baci schioccanti al sapore di ramen.

«Io… ho un… No, non un problema, solo… dei dubbi, ecco. Un dubbio. E non so con chi parlarne.»

«E ne vuoi parlare con me?» se ne esce Sasuke, inorridendo. Naruto fa la sua stessa faccia.

«Certo che no! Secondo te con chi dovrei parlarne? Non dire Sakura-chan, no. Non lei.»

Perplesso, l’Uchiha sposta gli occhi verso l’esterno, ed effettivamente è tutto bianco, fuori. «Che tipo di dubbi?»

«Credo sia roba che… dovrei parlarne con una ragazza, credo. Penso. Suppongo.»

Hai veramente detto suppongo?” chiederebbe Sasuke, se avesse voglia di protrarre ancora a lungo quella conversazione, cosa che non ha. «Ino?» suggerisce.

Sente Naruto rabbrividire al suo fianco. Non dovrebbe poter sentire una cosa simile, ma forse dipende dal fatto che lui per primo ha voglia di rabbrividire quando la nomina. «No, Ino è troppo… pettegola.»

«Tenten?» azzarda Sasuke, prima di tutto non tanto sicuro che sia quello il nome esatto.

«Non che ci abbia mai parlato tanto…» mormora Naruto, impensierito.

«Karin non te la consiglio. Resta Hinata.» in un moto di compassione verso la lontana cugina vorrebbe aggiungere “non andare da lei.” Ma non lo fa. Lui è sempre e comunque Sasuke Uchiha, e la compassione resta a marcire da qualche parte in fondo alla sua testa.

«Hinata! Hinata è sicuramente… beh, sì. Giusto.» concorda Naruto, con più energia di quanto necessario. Sasuke geme di nuovo, dentro di sé. Poi si accorge che Naruto se ne sta andando veramente.

«Il tuo naso.» gli ricorda, ma è già lontano.

Ha il sospetto che la storia di farsi aiutare da Sakura se la sia inventata per parlare da solo con lui, e ciò suggerisce che sia qualcosa di grande quello di cui vuole parlare con Hinata. E imbarazzante, visto il rossore. Poi realizza che Naruto è come una mina vagante che gira per casa sua, e che adesso lui è impalato nel corridoio da solo come un’idiota, e non ha più motivo né di andare avanti né di tornare indietro, ma ritornare in mezzo agli altri senza nulla di fatto è fuori questione. “Al diavolo, vado dove mi pare.” pensa seccato, e poco coerentemente invece che farlo tornare indietro i suoi piedi lo portano in giardino.

Sakura è davvero lì, accovacciata a terra a trafficare con la neve, vicino al portone di ingresso.

Le si avvicina silenzioso, cercando di capire cosa stia combinando, e lei sposta una ciocca di lunghi capelli rosa dietro l’orecchio. È gradevole come quel colore di capelli riesca a stupirlo sempre dopo tanti anni, e probabilmente sarà così fino alla fine dei suoi giorni.

«Sakura.» dice. È il primo a non capire perché non la chiami mai, perché non esclami mai il suo nome. È sempre e solo “Sakura”. Suona bene, forse. Con “Naruto” c’è più esasperazione, forse quello di lei lo chiama a quel modo per compensare.

«Sasuke-kun.» risponde lei, e neanche si gira.

Ecco, appunto, la vecchia Sakura sarebbe saltata in piedi. Ma forse sta solo facendo qualcosa di importante. Glielo chiederebbe, ma non è abituato a farlo, preferisce fingere che non gli importi di cosa stia combinando, seduta al gelo della neve e probabilmente sulla via del congelamento, invece che dentro casa al caldo e a mangiare. Al pensiero di cibo il suo stomaco si contrae, e richiama alla mente i ravioli per scacciare la fame. Funziona.

«Naruto ti cercava. Ino gli ha rotto il naso, prima.» è quasi vero, dopotutto. Ed il fatto che ora l'idiota sia disperso per casa sua non lo contraddice affatto.

Sakura finalmente si gira a guardarlo, ancora dal basso verso l’alto. I suoi occhi verdi, un po’ truccati, sono sgranati. Poi si allargano ancora, e un velo di comprensione ci passa davanti. Sorride. «Ha cucinato qualcosa di orribile, vero?»

Sasuke annuisce, non troppo sorpreso. Sakura sorride di più. «Glielo dico sempre di non farlo. Ha sperimentato nuove ricette?»

«Ravioli al ramen.» risponde Sasuke con una smorfia di sofferenza. Sakura si copre gli occhi con una mano, e lui nota che non ha neppure i guanti e le dita sono tra il bianco e il blu.

«Dimmi che l’avete allontanato dai fornelli, legandolo o roba così.»

«C’è Ino ai fornelli. Non penso si avvicinerebbe.» dice lui, e Sakura approva.

«Dopo cercherò qualcosa per tenere in vita Choji. Immagino che lui abbia assaggiato.»

«Cosa…» comincia Sasuke, troppo curioso, vorrebbe sapere cosa fa. Lei lo guarda, incitandolo a continuare. «Sei venuta qui per non mangiare?» termina, in una implicita accusa di abbandono.

Lei annuisce, e ride di nuovo. La risata di Sakura non è brutta, in fondo in fondo. Molto in fondo. Se la ricordava più timida e soprattutto stridula. Quella di Ino è sguaiata, troppo allegra o troppo arrabbiata, quella di Karin è capace di frantumare i vetri, quella di Sakura invece è una risata normale. Se lui ridesse lo farebbe in modo simile, probabilmente. Ma lui non ride praticamente mai.

«Sapendo che Naruto avrebbe cucinato sono fuggita, lo ammetto. Non è molto coraggioso, ma almeno ora sono viva. Mi sono fermata a guardare un po’ la neve, non mi ci abituerò mai.» spiega Sakura, guardandolo sempre negli occhi. E di nuovo, Sasuke pensa che è interessante questa Sakura, e la fissa di rimando.

Quando Sakura si accorge che lui la sta guardando davvero, che non si limita a lasciarle scivolare lo sguardo addosso per poi pensare ai fatti suoi, arrossisce un po’. Non troppo, è impossibile con la faccia congelata, ma se fossero dentro casa forse sarebbe esplosa. E lo maledice, mentalmente, perché non è possibile che dopo anni, quando è convinta che i suoi sentimenti fossero solo amicizia, e dopo tante cattiverie inspiegabili da parte sua, lui le faccia ancora questo effetto.

È che è troppo bello, e dovrebbe picchiarlo per rovinargli quel bel faccino. Anche se poi quella pazza di Karin, e forse anche Ino, dato che apprezza le cose belle anche non sue, la ucciderebbero.

Sasuke è anche un pochino più umano da quando è tornato. Non troppo, ma quel tanto che basta perché Naruto sia sempre luminoso e perché lei si senta a casa e sempre a suo agio con loro.

«Ti sei fermata a guardare la neve… lì?» Sasuke la distoglie dai suoi pensieri, e le fa ricordare che è seduta per terra. E lei si sente terribilmente e indubitabilmente un’idiota, perché adesso gli risponderà la verità.

«Stavo facendo un pupazzo di neve.» ammette, e si dà dell’idiota ancora. Sorride apertamente, per la tensione ed il freddo, e non ha idea di cosa aspettarsi. Non la condiziona più la disapprovazione di Sasuke, tanto lui disapprova tutto, però non è piacevole quando qualcuno ti fa notare che sei veramente stupida, anche se lo sei.

«Tu… cosa?» dice finalmente Sasuke, ed il muro di imperturbabilità ha una falla, perché la sua voce suona davvero come stupita, e lui la guarda sbigottito.

Stupida, stupida, stupida, cantilena la mente di Sakura, mentre lei si sposta di lato per fargli vedere quell’abominio. È un omino molto basso e molto grasso, e non ha ancora arti né occhi, naso e bocca. La sua testa è anche schiacciata da un lato. Nel complesso sembra vittima di torture di guerra. «Lo chiamerò Tofu.» butta lì. Stupida, stupida, stupida.

Sasuke sta per ridere. O per piangere. Una delle due. Si accuccia a terra anche lui, e si accorge che Sakura ha sobbalzato appena e trattenuto il respiro. Che si aspettasse un colpo? Non la capisce proprio. «Tofu.» ripete. «Somiglia a Taro.»

«A chi?» si sente stupidamente chiedere con voce acuta Sakura. «Vuoi chiamarlo Taro?» Dio ti prego, fa che non suoni come se stessimo parlando di un figlio quanto è sembrato a me.

«Nome già preso.» nega lui lentamente, ficcando una mano con forza dentro la neve. Se non è impazzito del tutto ricorda che sono nel selciato all’ingresso, ed infatti trova subito una pietra di dimensioni accettabili. Tira fuori la mano e la piccola pietra, e l’appoggia su quella che dovrebbe essere la zona “petto” di quella specie di caciotta di neve. Primo bottone.

Mi sento… quanti anni era che non mi sentivo così? Bambino, ecco… da bambino era così. Che strano… riflette Sasuke, senza notare l’espressione esterrefatta di Sakura. Si gira a guardarla poi, e si trova più vicino di quanto pensasse ad i suoi occhi spalancati.

Ha degli occhi veramente belli Sakura. Cioè, interessanti. Somiglia ad un gatto a volte, con quegli occhi grandi incredibilmente espressivi e sempre molto verdi. Sasuke inizia a sentirsi più adolescente che bambino, e sarebbe un miglioramento se la consapevolezza che lui è un maschio e lei è una femmina e non ci sono api e fiori di sorta, ma solo maschi e femmine che fanno il loro lavoro, non lo colpisse e lo facesse arrossire. Ovviamente lo maschererà con la storia del freddo, ma lui saprà per il resto della sua vita che sta solo scappando da lei e dai suoi occhi molto molto verdi e non andando a prendere delle braccia per Tofu.

«Cosa stai…» mormora Sakura, e nel silenzio irreale del giardino riesce a sentirla. Sasuke strappa via due rametti da un albero secco e finge di esaminarli. «Prendo delle braccia. Cerca occhi, naso bocca.» le dice, e la sua voce suona annoiata come piace a lui.

Sakura è altrettanto incerta se scoppiare a ridere, è troppo assurda quella situazione, o a piangere, è umano anche Sasuke, Dio mio. Non fa né l’uno né l’altro, anche se ha gli occhi lucidi e le labbra che invece tirano in un sorrisetto nervoso che vorrebbe davvero diventare una risata isterica. «Occhi.» sussurra. «Occhi. Bocca. Naso. »

Sasuke torna indietro appena lei si allontana alla ricerca di qualcosa, ancora ripetendo tra sé e sé quelle parole come un mantra, e infilza sapientemente Tofu con le sue braccia. Sta tornando a sentirsi bambino, quando dopo qualche minuto Sakura si acquatta di nuovo accanto a lui, dando apparenza di non temere più la loro vicinanza come prima. «Sono andata davanti alla finestra della cucina ed ho chiesto due fagioli e una carota ad Ino.» spiega a bassa voce. «Per la bocca possiamo invece usare queste castagne una a fianco all’altra.»

Sasuke la guarda con la coda dell’occhio e nota che è decisamente più rossa di prima, almeno quanto Naruto, ma può solo sospettare che la mezza frase sentita poco prima da quella che sembrava una Ino estasiata, «Carota? Sakura, non vorrai invece del burro o qualcosa di più utile sessualm…», seguita da un urlo soffocato con quella che poteva essere una mano e risa sguaiate, abbia un certo ruolo in tutto questo. Non chiede niente, non ci tiene, dato che poco prima anche lui stava iniziando a vagare in certe direzioni oscure solo guardandola negli occhi.

«Ecco.» dice Sasuke, mettendo l’ultima castagna bruciata. È un sorriso nero, Tofu probabilmente chiederà i danni, però non è venuto male come sembrava. Si preoccupa anche di dare alla sua testa una parvenza sferica, aggiungendo un po’ di neve.

«Perché lo fai?» sbotta Sakura, ed entrambi la soffocherebbero ora.

«Fare cosa?» decide di far finta di nulla Sasuke, anche se fare pupazzi di neve non è uno dei suoi passatempi abituali.

Sakura scuote la testa, cogliendo l’ancora di salvezza, e fa retromarcia. «Niente. Non importa. Si sta bene qui, non è vero?» esclama con energia. E sta tremando dal freddo, quindi Sasuke intuisce che deve averla messa a disagio.

Però è divertente.

«Stai gelando.» le fa notare ironico, e gode nel vederla arrossire di nuovo.

«Perché ti sei messo a fare un pupazzo di neve?» chiede lei all’attacco, e Sasuke si ricorda che poco prima era lui che rischiava noie. Merda. Sei stressante, Sakura.

«Mi annoiavo dentro.» risponde come se fosse ovvio, e per lui la possono anche finire lì. Si alza in piedi, e scorge un bagliore negli occhi dell’altra. Interessante, ancora.

«Scappa.» sbuffa lei a voce bassa, aggiungendo altra neve al pupazzo senza che ce ne sia bisogno. Sembra non essersi nemmeno resa conto di aver parlato.

«Prego?» fa lui, che non ha molta voglia di andarsene dentro, in realtà. Sakura spalanca gli occhi, è la terza volta in sua presenza, e si morde un labbro. È tentata, glielo legge in faccia, di rispondergli male, molto male, ma anche di lasciar cadere per non rovinare nulla. «Sto scappando, Sakura?» la stuzzica, sforzandosi di apparire più sicuro di sé di quanto non sia. Il giorno in cui Sakura scoppierà sarà veramente divertente, anche per lui, e non può fare a meno di provare la pazienza ora che è così cambiata.

Sakura si alza in piedi, ed i suoi occhi sono come quelli di Tsunade. Ti prenderà a pugni, gli suggerisce una vocetta nella sua mente. Ti ridurrà in poltiglia e poi, forse, dopo chiamerà Karin perché ti dia una sistemata e andrà a vantarsi con Naruto di aver battuto il grande Sasuke Uchiha più in fretta di lui. E Sasuke sa che quella vocetta potrebbe aver ragione, tutto dipende da cosa sceglierà di fare ora lei.

«Sì.» sibila Sakura, ed è davvero pronta ad ucciderlo. Forse non proprio ucciderlo volontariamente, ma il risultato potrebbe essere quello.

Sasuke ruba un momento per guardarla, così rossa in faccia, con quegli occhi verdi che brillano di rabbia, il respiro che aumenta, ed i capelli rosa di nuovo lunghi. Davvero lunghi. Senza accorgersene allunga una mano e ne prende una ciocca, e Sakura si sgonfia, diventando incerta e imbarazzata.

«Sasuke… kun?»

«Li hai fatti crescere di nuovo, pensavo ti piacessero corti.» commenta, senza prestarle molta attenzione.

La detesta, coi capelli lunghi.

Somiglia a sua madre, sguardo dolce e sorriso comprensivo, coi capelli lunghi.

E’ davvero bella, coi capelli lunghi. E anche con i capelli corti.

«Li taglio prima delle missioni, ma dato che siamo stati impegnati solo a ricostruire Konoha, ed io servivo solo come medico…» si giustifica lei, e non sa neanche perché dovrebbe proprio “giustificarsi” per una cosa simile. E poi a Sasuke non piacevano i capelli lunghi? Che vuole dire?

«Mh.» dice lui, lasciandola nel dubbio. Però la ciocca non la molla. «Mh.» aggiunge, «Ti stanno…» cerca una parola e Sakura lo guarda attentamente, cercando di prevederla. Bene? Male? Sembri Karin? «… ti si addicono.» cambia alla fine.

È il commento più neutro che abbia mai sentito sui suoi capelli, potrebbe essere che facciano schifo e abbia indirettamente detto che lo fa anche lei, o il contrario. Non ha molto senso, ma balbetta un: «G-grazie.» sbalordito. Sasuke alza le spalle, e dentro è stupito quanto lei.

Poi comincia a nevicare. Non è esattamente romantico come in televisione, quando delle palle della circonferenza di dieci centimetri si abbattono sulla tua testa, inzuppandoti e scivolando in modo appiccicoso sui tuoi vestiti. È un po’ come cercare di dichiarare il tuo amore mentre delle meduse abusano di te, e a pensarci bene non è per niente romantico.

«Torniamo dentro?» propone lui e Sakura scuote la testa in segno di diniego, arrivando al trentesimo “stupida” mentale.

«Metto Tofu al sicuro.» butta lì, e Sasuke si accorge che forse neanche Sakura è così dispiaciuta dallo stare da sola con lui, anche se sembra tanto indifferente alla sua presenza da due anni a quella parte. La segue senza neanche pensarci e insieme sollevano il pupazzo, fortunatamente molto piccolo, attenti che non si sfaldi, e lo portano sotto la tettoia. Si scioglierà, ma almeno avrà vissuto più a lungo.

«Brrr…» fa Sakura, e si sfrega le mani l’una contro l’altra, sedendosi sotto la tettoia anche lei, su un gradino ghiacciato.

Sasuke prende probabilmente la decisione più coraggiosa ed impegnativa della sua vita, ma come uomo non può tirarsi indietro, e prende le mani tra le sue, che invece i guanti li hanno eccome. Lui non è un irresponsabile, come ama sottolineare.

Sakura gli punta subito gli occhi addosso, è come essere investiti da una luce verde, e lui ne evita lo sguardo per quanto possibile, anche se sembra quasi che lo attraversi per quanto è intenso.

Alla fine ricambia lo sguardo, cercando di essere il più duro possibile. La sua è più un’occhiataccia arrogante, che la sfida a parlare.

Lei lo fa.

«Che stai facendo? Anzi, lo vedo, ma perché lo stai facendo?»

«Sta zitta, Sakura. Non sei meno noiosa di cinque anni fa.» sbotta lui, e sarebbe di grande effetto se non le stesse ancora tenendo le mani per scaldargliele.

Sakura apre la bocca come se le avesse dato uno schiaffo, ma poi sembra arrivare alla stessa sua conclusione e sposta lo sguardo prima sulle loro mani e poi di nuovo su di lui, in un’occhiata eloquente.

«Non voglio sentirti mentre ti lamenti perché le dita ti si sono staccate.» borbotta lui, sentendo un irragionevole calore da qualche parte tra mento e tempie.

«Allora grazie, Sasuke-kun.» cinguetta lei, falsamente amabile. Lui le ha preso le mani, è arrossito, hanno costruito un pupazzo assieme, è ovvio che si sposeranno. Soprattutto per il pupazzo. Quindi non c’è niente di male se lei appoggia tutto il corpo contro il suo, non di peso ovviamente, perché se lui si scostasse di scatto lei cadrebbe a terra, ma affondando nel suo cappotto nero che profuma di Sasuke e di buono, e che vista la situazione fa caldo come se lo indossasse lei.

Può sentire Sasuke irrigidirsi come non mai dopo quel gesto, e si chiede quanto ci vorrà prima che la spinga via in malo modo. Uno… due… tre… quattro… cinque… Sakura si azzarda ad aprire un occhio, neanche si era accorta di averli chiusi, e si rende conto che forse non la sbatterà a terra. Muove appena la testa come un animale che si mette comodo nella pelliccia della madre, o perlomeno spera di apparire così e non come una ragazza che sta cercando di entrare a far parte del suo cappotto, e si ferma di nuovo.

«Ti stai scaldando?» sente chiedere a Sasuke, e la sua voce suona beffarda. Sakura non può impedirsi di alzare la testa, molto lentamente per via dell’imbarazzo, e ne incontra gli occhi. Sorride. Sasuke si è tradito, perché l’ha appena guardata con lo sguardo che ha Naruto tutte le volte che lo vede fare qualcosa di umano con loro, adorazione mista a felicità, e ora si è trincerato nella solita aria indifferente, smorzata da un leggerissimo sorriso appena accennato da un angolo della bocca. È durato solo un attimo, ma Sakura l’ha visto eccome quello sguardo, quindi sorride tranquilla, poggiandosi del tutto a lui.

«Sì, grazie. Molto meno freddo.» commenta, e strofina ancora una volta il viso contro il suo cappotto, che non sembrava così comodo a guardarlo, ma evidentemente Sasuke finge soltanto di preferire la vita spartana. E finge un mucchio di cose.

«Molto meno freddo.» ripete Sasuke, e non è chiaro a cosa si riferisca lui. Però poi appoggia il mento piano sulla testa spettinata di Sakura, e neanche si accorge di sorridere.









Io penso che sia chiaro invece, a cosa si riferisca Sasuke. (L)
Ci sono affezionata a questo capitolo, è il mio preferito, essendo SasuSaku, ovvio XD Il prossimo, Naru/Gaara, posso consigliarlo anche alle non amanti dello shonen-ai o yaoi (tipo me), ma solo quelle che non vomitano all'idea XD perché di accenni non ce ne sono esattamente tantissimi e la butto molto sullo scherzoso. Non avrei potuto fare altrimenti, visto che io sono per le coppie maschio-femmina e l'ho scritta per Recchan che invece shippa qualsiasi uomo gli capiti a tiro. [Recchan, ti voglio un'infinità di bene. ]. La Hipatya afferma che è sopportabilissimo :sisi:

Che dire? Sasuke si oocizzerà troppo in questo capitolo? Fa niente, lo adoro qui, e comunque esternamente è il solito ghiacciolo, e mi soddisfa. Potrebbe esserci qualche altro riferimento alla coppia nei prossimi capitoli, visto che sono ancora tutti per casa. E mi piace persino Sakura, al diavolo tutto. E Naruto, certo, a cui mi ricollegherò al prossimo, e che ha dato modo di farvi notare che Sasuke è leggermente traumatizzato al ricordo del loro primo bacio, e riconoscendo inconsciamente l'imbarazzo di Naruto come qualcosa avente a che fare l'amore e simili, si è rivisto la morte in faccia e il giorno della fine dell'innocenza delle loro labbra [che tragica XD].



Non abituatevi a questa velocità di aggiornamento, gente XD





Rispondiamo alle recensioni:

Recchan: quel povero raviolo ti citerà per danni, e comunque è tutta colpa di Naruto, come sempre. Sì, immagino anche io Kiba che saltella per i campi con Taro per mano. E anche Sasuke lo ha immaginato bene, purtroppo per lui. Choji vedrai che combinerà, nel capitolo ShikaIno XD Shika non ha scagliato Ino contro Naruto solo perché poi lei sarebbe riuscita a prendersela anche con lui, in qualche strano e contorto modo. Il prossimo capitolo lo conosci, sentiti felice di rivedere quella coppia così... così...



FuoriTarget: Beh, non so quanto questo seguito potesse essere romantico o divertente, ma spero ti abbia soddisfatta! E sì, Sasuke finirà nella lapide degli eroi solo per aver retto la cucina di Naruto XD



Faby hale: Credo anche io che Kishimoto non farà mai cucinare Naruto, per il semplice fatto che vive di ramen XD Però nella vita di tutti i giorni dovranno pure sfamarsi, no? XD Sono lieta che tu li trovi ben caratterizzati, io ci ho provato il più possibile, ma se voglio creare situazioni pseudo-romantiche come queste per forza dovrò un po' uscire dal seminato... Per quanto riguarda la fine del manga, io sono di idee contraddittorie. Amo il lieto fine e sono ovviamente per il SasuSaku, ma sono anche per l'angst e le sofferenze, quindi vorrei probabilmente anche un po' di quasi morti prima XD Infatti nelle mie storie c'è sempre qualcuno che o muore o ci va vicino... Kishimoto fa sempre grandi sorprese comunque, e sarei portata a dire che ucciderà Sasuke alla fine, o farà morire Naruto subito dopo averlo fatto Hokage con un salto temporale, o qualcosa del genere. Non credo in un completo lieto fine che soddisfi tutti. Però appunto, fa sempre grandi sorprese, magari avrà pietà di noi.



Irithebest: Choji non è che abbia proprio faticato ad assaggiare, è che anche lui ha un minimo di spirito di sopravvivenza, e conoscendo il cuoco... poi, una volta assaggiati, ha avuto di che pentirsene XD ma tornerà al terzo capitolo, con Shika e Ino XD sono felice che trovi i personaggi I.C. e che ti sia piaciuto Taro XD



Celiane: sì, ricordo le tue coppie XD per il GaaNaru, che comunque ho mantenuto leggerissimo, prenditela con Recchan XD è bello averti in tutte le mie storie, sai? Sei una piacevole costante XD



Tya: tecnicamente potrei risponderti su msn, ma chisseneimporta (tutto attaccato, sì). Doppia scema a me, cretina? Sappi che il tuo amore a prima vista comunque è una delle cause per cui non l'ho mollata questa storia. Il SuiKa è tutto per te (L). Non parlare male delle tue descrizioni prolisse, le adoro. Comunque sì, alle volte anche io approvo il mio stile semplice, ma poi mi capitano davanti le tue fanfiction o quelle di suni e così via... e cadono. (il soggetto di “cadono” devi immaginarlo da sola). Se vuoi imparare a scrivere di Sasuke sereno... basta che lo fai mentalmente, esteriormente non lo sembrerà mai XD e ti dirò, nella tua ultima ShinoShiho, visto che Sasuke fa quella dichiarazione plateale, mentalmente mi pare parecchio felice di stare con Sakura XD Naruto oltraggiato oltraggiosamente piace anche a me, lo ammetto XD Di Taro immagino di dover creare un icona XD La metterò in giro XD



Hika_chan: grazie del meravigliosa XD sì, il raviolo... ci ho pensato anche io a Capodanno, quando me li hanno messi davanti XD Sasuke per una volta ha la mia comprensione!



Hachi92: l'importante è recensire XD grazie anche della dichiarazione al mio stile, ti fa sapere che gli fa molto piacere XDD



Grazie a tutti per le recensioni, è sempre bello quando ti si fa sapere se scrivi bene o se devi darti al piastrellismo. Al prossimo capitolo!



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Capitolo 3
*** Parte III: GaaNaru [Recchan] ***


Parte III GaaNaru. [Recchan]




Naruto si è ricordato un po’ troppo tardi due cose: una è che il suo naso è veramente rotto, Ino è una persona malvagia, malvagia e malvagia e lui rimarrà sfregiato a vita, l’altra è che casa di Sasuke è enorme e lui non ha la più pallida idea di dove Shino abbia portato Hinata.

Vorrebbe tornare in sala da pranzo a chiedere, ma tutti noterebbero che Sasuke non è con lui e forse qualcuno, qualcuno con i capelli rossi e la coda oppure qualcuno con i capelli neri a scodella e vestito di un improbabile verde, andrebbero a dar loro fastidio, e Naruto non è poi così insensibile come sembra, non più, e vuole che stiano da soli a parlare sperando che l’atmosfera aiuti.

Per pura fortuna incontra Shino, e fa un salto indietro. «Oh! Shino! Dove hai portato Hinata?»

«In camera di Sasuke.» risponde lui atono. Shino fa impressione. Non è qualcosa a che vedere con gli insetti, è qualcosa a che vedere col fatto che al buio non è praticamente visibile niente di lui, e alla luce poco di più, e non parla, neanche sembra respirare, e poi vengono anche gli insetti. Però si offende, se gli fai notare anche solo che è difficile riconoscerlo dopo tanto tempo e sotto strati di vestiti lui si offende, e Naruto se lo ricorda bene, quindi cerca di non fare rumore mentre deglutisce nervosamente e si sposta di lato.

«Allora… io vado…» accenna.

«Naruto.» dice Shino, e la sua voce sembra venire da una bara adesso. Naruto deglutisce di nuovo a vuoto.

«Sì?» domanda, con un leggero tic ad un angolo della bocca.

«Cosa vuoi da Hinata?» domanda, il tono leggermente accusatorio. Naruto avrebbe diverse risposte in servo, da un educato “fatti miei” a cose più sgarbate, ma quello è Shino e tutti hanno paura di Shino, specie in un corridoio buio e silenzioso.

«Io… ehm… dire… cose, sai. Parlare.» si sente dire, e sì che non ha mai avuto problemi di lingua.

«Capisco… Si sta riprendendo, non esagerare con lei.» lo ammonisce Shino, e lui si ricorda che sono compagni di squadra e che lui e Kiba le vogliono bene a dispetto delle apparenze, e si addolcisce.

«Certo! Scherzi? Io so sempre quando fermarmi!» esclama, e lo supera, felice di lasciarselo alle spalle.

«Ah, Naruto.»

«Si?»

«Non sai cucinare.»

Abbastanza seccato e offeso Naruto si dirige verso camera di Sasuke. Ci è già andato con Sakura una volta, a mettere una foto di loro tre dato che l’altra è finita in polvere come il villaggio stesso. Una foto scattata a tradimento da Sai mentre passavano per strada, ricompensato poi ad insaputa di Sasuke da Sakura, che li ritraeva assieme e persino quasi in posa. Sasuke comunque non l’avrebbe mai presa, quindi loro due si erano introdotti e avevano fatto i loro comodi, com’era giusto che fosse.

Hinata è distesa sopra le coperte di Sasuke, e fissa il soffitto. Stavolta non ha rischiato di svenire per l’imbarazzo ma per una testata involontaria, quindi non può rimproverarsi molto. Va bene, era anche l’imbarazzo dopo, per poco non si baciavano, quindi avrebbe ancora di che recriminarsi.

Bussano piano alla porta, e lei si mette a sedere subito. «A-avanti.» dice, e prega che non sia Sasuke, perché sprofonderebbe.

È Naruto, il che, in qualche modo contorto, è peggio.

«Stai bene ora?» chiede lui, e suona preoccupato.

«Io s-sì. E tu?» domanda lei gentilmente. In effetti lui sembra troppo su di giri per stare male.

«Benissimo! È solo un… osso rotto, ecco.» risponde, e poi ridacchia. Non riesce a stare fermo, quindi gironzola per la stanza, sfiorando libri e armadi.

«Na… Naruto-kun?» chiama Hinata dubbiosa.

«Quel bastardo mi ha detto… mi ha detto che parlare con te sarebbe stata una cosa buona.» bofonchia Naruto, e non è esattamente l’incipit che voleva per il suo discorso. Hinata lo guarda stralunata. «Ecco.» esita, «Si tratta di un problema strano e molto imbarazzante, e ho pensato di parlarne con te perché tu sei buona e accetti sempre tutto e tutti, e poi sei una ragazza, ma non come Ino e Karin, cioè, cavolo, sei esattamente una ragazza come Ino e Karin, anzi, fisicamente sei proprio… voglio dire, non era un… il contrario di un complimento, né un complimento, non era niente, quindi dimentica quello che ho detto finora e ascoltami. Ho un problema.»

Naruto sente il suo cervello urlargli: zitto, ti prego, zitto! Va e mangia del ramen, anzi, affogati nella ciotola, e gli dà ragione, ma ormai è in gioco.

«Va bene.» dice soltanto Hinata, che ha gli occhi spalancati e la bocca aperta, e cerca di riprendere un contegno subito dopo.

«Tu lo sai che il mese scorso… beh, pochi giorni fa, ero a Suna, no?» Hinata annuisce e lui continua, «E’ successa una cosa stranissima con Gaara, ed è veramente… imbarazzante.»

Il sospetto non è qualcosa che striscia di soppiatto dentro la tua mente, arrampicandosi lentamente e sussurrandoti malignità all’orecchio. Il sospetto è qualcosa che ti salta alle spalle ed urla isterico,e in questo caso Hinata quasi sobbalza, ed inizia ad immaginare cosa mai ci potrà essere di così imbarazzante che non si può dire ad altri ragazzi, e che fa arrossire Naruto mentre nomina Gaara. Deve scartare diverse opzioni urlate dal sospetto, ma alla fine tutte portano ad un'unica conclusione.

«Parla.» dice lei, con voce alta e chiara, e si chiede perché non sta per morire di crepacuore. Dovrebbe andare così. Naruto che si innamora prima o poi, e lei che gli languisce alle spalle. Ma dov’è il dolore? Si sente solo un po’ stupida e molto molto più imbarazzata, ma ancora nessuna fitta lancinante.

«Sai che Gaara è un po’ inesperto quando si tratta di relazioni umane, ma io ci sono abituato, accidenti, Sasuke è l’essere più lontano dalle relazioni del mondo… però il giorno in cui sono partito lui mi ha guardato storto e mi ha detto che si sarebbe sentita la mia mancanza, in tutto quel silenzio. Ha detto qualcosa come senza le tue urla insopportabili sarà quasi noioso. Una cosa così. E…» la voce di Naruto si abbassa, in un sussurro tetro e cospiratorio, «Ed allora è successo.»

Hinata ha paura di chiedergli cosa, non vorrebbe cadere in particolari assolutamente non richiesti che la farebbero svenire, però allo stesso tempo è molto incuriosita. E non dovrebbe. Sta ancora aspettando una fitta al cuore.

«Mi sono sentito… lo stomaco… gli sfarfallii, hai presente? Li sentivo anche per Sakura, prima... No, non è uno sfarfallio, è la pesantezza come quando mangi un casino di ramen e poi ti danno un pugno di quelli ben dati.» alla parola pugno gli torna in mente Ino, ed il suo naso pulsa. «Eravamo solo noi due, lì, e ho sentito tipo l’impulso di… non lo so…» sembra troppo imbarazzato per continuare, poi fa un respiro profondo, «Abbracciarlo, sai, quelle cose lì…euhm. Detto così non è poi male, eh.» considera. «Sai, è un po’ come dire “amicizia” e “ehi, è bello averti come amico”. Anche con Sasuke a volte capita, e con Sakura, e con tutti gli amici. È una cosa normale voler abbracciare gli amici, vero?» chiede conferma, ed Hinata annuisce, ipnotizzata dalla velocità con cui parla e le pause che risultano più lunghe del tempo che usa per dire ogni parola. Sembra perplesso e cerca incoraggiamenti per ogni singola frase che dice, o reazioni di repulsione da parte di Hinata, che proprio non arrivano.

«Naruto-kun… hai solo pensato di abbracciarlo?» si sforza di chiedere lei.

«Sì.» risponde lui. «Nessun abbraccio. A dire il vero non so perché ma quando sono con lui… No, nessun abbraccio.»

«Quando sei con lui cosa?» non è nella sua natura insistere, ma ha la sensazione che sia ciò di cui Naruto ha bisogno.

«Beh, quando l’abbiamo salvato dall’Akatsuki… riportato in vita, per meglio dire, lui voleva stringermi la mano, ed anche allora non riuscivo a muovermi. Io non ho problemi a toccare i maschi.» si difende da un’accusa che non c’è, «Non ho problemi con i miei soliti amici, solo che con lui… è diverso.»

«E… il problema qual è, Naruto-kun?» chiede lei, incontrandone lo sguardo. Non ne parleresti con me se fosse soltanto questo, gli suggerisce con gli occhi.

«Nooo, è che, ehm, io, uhm… forse non è proprio solo abbracciarlo, ecco. L’ho detto. Secondo te io sono… è possibile che a me piaccia… se anche prima mi piaceva Sakura, e poi non… mi fa strano toccarlo, ecco, però lo vorrei, solo che quando lo faccio per sbaglio non mi staccherei però quando poi mi stacco mi voglio allontanare di duemila metri e… Sasuke mi sfotterà per sempre.» conclude, sconsolato.

Hinata ridacchia, non può farne a meno. È uno dei discorsi più impossibili che abbia mai sentito, eppure ha capito. «Potrebbe essere che in effetti sei…» dice, e volutamente non usa la parola, «E ti vergogni e ti sembra strano, e per questo senti tutto il resto. E nessuno ti prenderà in giro per questo.» assicura gentile.

Naruto la guarda come se fosse pazza. «E cosa dovrei fare?»

«Non lo so, lui… come ti sembra la pensi?» chiede lei incerta.

Naruto ci pensa, e arrossisce. «Non ne ho idea. Penso che… non ne ho idea.»

Hinata sorride, e si alza in piedi. «Allora la prossima volta chiediglielo, Naruto-kun.»

E a Naruto improvvisamente sembra la cosa più immediata e intelligente, e guarda Hinata con gratitudine. Sasuke per una volta aveva ragione, parlare con lei è stata una grande idea, anche se lei non ha poi detto molto. Ha ragione, ed era semplice arrivarci, solo che lui da solo non poteva. Tutto qui. «Grazie, Hinata.» dice sincero, e mai grazie è stato più sentito. Ora ha di nuovo il peso allo stomaco, ma sa che se lo toglierà presto. Va da lei a grandi passi, abbracciandola, e le schiocca un bacio rumoroso sulla guancia, «Sei fantastica! Ti faccio sapere!» avvisa, divertito dal colore rosso carminio sbocciatole sulle guance come un fiore. Quasi prende la porta di faccia, prima di ricordarsi di aprirla, e vola fuori.

Hinata si lascia cadere sul letto, con la mano sulla guancia baciata. E inaspettatamente sorride ancora.

In corridoio, oltre la porta e nella direzione opposta alla scheggia che era Naruto e che si è volatilizzata, Kiba sta poggiato al muro e aspetta.

E in giardino, fortunatamente dalla parte opposta rispetto a quella di Sasuke e Sakura, o non se lo sarebbe mai perdonato, Naruto sta già correndo diretto a casa sua, dove prende zaino e armi, e poi di nuovo verso il palazzo dell’Hokage, dove entra con il portamento di un tornado.

Ignora il fatto che i suoi passi, lungi dall’essere felpati, rimbombano per tutto il palazzo addormentato, dato che la loro cena era una cena di mezzanotte, e arriva fino alla porta dietro cui dovrebbe dormire Tsunade, se non è uscita ad ubriacarsi. Comincia a bussare come un forsennato per accertarsene, finché non sente un ringhio che somiglia ad un “Un attimo” e si ferma col fiatone.

La porta si apre.

Tsunade guarda Naruto come se fosse idiota, riuscendo a sembrare minacciosa anche con un pigiama verde acqua e le pantofole ai piedi. Ha le occhiaie, è pallida, e potrebbe farlo in tanti minuscoli pezzettini al sapore di ramen, ma lui non può fermarsi.

«Devo andare a Suna.» esordisce, e raggiunge la consapevolezza che probabilmente odora di alcol, dato che Kiba gliene ha versato in testa neanche un’ora prima.

L’Hokage lo guarda improvvisamente allarmata. «E’ successo qualcosa?»

«Sì. No. Sì. No, senti, devo andare a Suna per fatti miei.» dice, mangiandosi le parole per la fretta.

Le sopracciglia di lei scattano verso l’alto. Naruto può sentire la vena che sicuramente ha sulla fronte pulsare più forte e veloce, mentre carica il chakra in un pugno. «Prego?»

«Davvero. Devo andare, Tsunade-sama. » non l’ha mai chiamata così rispettosamente, non ce la vede proprio con quel suffisso, ma è disperato. «Posso avere il permesso?» domanda supplice.

«Ma perché?» sillaba lei, infastidita, e anche gratificata da quel “sama” in un modo in cui solo i vecchi possono essere, secondo Naruto.

«Amore.» risponde lui di getto, e poi arrossisce. Il cervello si spegne dopo un ultimo rantolo, in realtà gli capita spesso, e si ritrova da solo, sotto una tempesta di neve con la donna che può decidere della sua vita, e guarda caso è la stessa donna che chiama nonna o vecchia di solito. Destino di merda.

«Amore?» ripete lei, e adesso la sua voce si è sollevata di qualche ottava. Vorrebbe ridere, ma l’espressione di Naruto è così mortificata che riesce a contenersi, anche se gli angoli delle labbra vanno verso l’alto. «E non puoi aspettare a domattina, dovevi venire ora qui’, a quest’ora?»

«Sto impazzendo, non ce la faccio più.» confessa Naruto, sentendosi male man mano che lo dice. Gli manca l’allegro ciarlare del suo cervello, spera non sia morto per sempre. «Ho bisogno di vederlo, la prego Tsunade-sama. Devo chiarire una situazione in sospeso.»

Tsunade ora decisamente non sorride più. Questo non è Naruto, è qualcuno che deve essere ricoverato d’urgenza per un emorragia cerebrale, oppure un nemico che ha preso l’aspetto di Naruto. Poi il suo cervello, che non è morto, le fa notare un particolare perso. «Veder-LO?» domanda, e non può nascondere che la cosa la sciocchi.

Naruto arrossisce e farfuglia qualcosa senza senso, che suona come un iononndddvfrse. Molto rappresentativo, anche lei la pensa così. «Vai.» mormora. «Vai. Sparisci, peste.» dice, anche se peste non è molto appropriato per un ragazzo della sua età che comunque è un disastro più che una peste, e gli chiude la porta in faccia.

Gli prende il naso.

Naruto, dopo aver passato la successiva mezz’ora a farsi curare il naso rotto, due volte, da lei, finalmente può partire. Gli passa per la mente che potrebbe avvertire gli amici, e poi secondariamente che l’ultima volta che ha lasciato Konoha questa è stata rasa al suolo per cercare proprio lui, ma poi fa un’alzata di spalle e se ne frega.


Ci vogliono tre giorni per arrivare a Suna da Konoha, senza deviazioni. Naruto ce ne mette due, perché ha fatto fare il viaggio ad un rospo gigante e lui ci ha dormito sopra. Il rospo ci ha messo un giorno e mezzo in realtà, poi avendo capito che quella non era una situazione di pericolo l’ha mollato nel deserto, e l’altra metà di giornata se l’è fatta di corsa.

Le guardie lo fanno entrare senza troppi problemi, ormai è famoso Naruto, e incontra per primo Kankuro. Per primo dopo un incursione in bagno per bagnarsi la testa con acqua gelida.

«E tu che ci fai qui?» sbotta ridendo Kankuro. «Ti vuoi trasferire definitivamente?»

«No. Sì. Non lo so. Dov’è Gaara? Ciao Kankuro.» dice Naruto, consapevole che c’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui parla da qualche giorno a quella parte, e che il responsabile è proprio Gaara.

«Gaara è in ufficio, ma è successo qualcosa?» chiede lui, facendosi serio.

«No, niente. Tranquillo.» lo rassicura Naruto, superandolo ansante. Sta per morire per la stanchezza e per tutto quel turbinio che sente dentro, il cervello è miracolosamente tornato in vita appositamente per sfotterlo e per farlo sentire più strano e stupido di quello che è, ma se proprio deve tirare l’ultimo respiro vuole farlo senza segreti sulla coscienza.

Gaara non c’è.

È un po’ duro da accettare, quando il sole ti ha squagliato gli organi interni e tu hai fatto parecchie miglia solo per lui, ma non c’è.

Si guarda intorno meglio, nel caso si sia nascosto, ovviamente è una speranza vana, e valuta la possibilità di fare a pezzi il palazzo intero. Poi si ricorda che c’è un terrazzo e ci va, un po’ barcollante.

Gaara è lì. Si gira di scatto e sorride sorpreso appena lo riconosce. Si stava annoiando parecchio, e non si aspettava di trovare Naruto lì. In realtà avrebbe voluto Naruto lì dal momento in cui se n’è andato, ma sapendo che certe cose sembrano sconvolgere Temari più dei suoi tentati omicidi, ha iniziato a pensare che non è una cosa carina volerlo sempre lì. A pensarci bene però sua sorella sembrava sconvolta solo all’inizio, poi ha iniziato ad invitare Naruto a più non posso, quindi forse è una cosa carina dopotutto. È confuso, e non è abituato a sentirsi emozionato, quindi sorride e si appoggia di spalle al muretto, cercando di scacciare la nausea che gli dà quella mancata abitudine.

Naruto pensa solo “Gaara è bello. Oh.” Poi il cervello va in black out di nuovo. Gaara ha sorriso come prima reazione appena l’ha visto, è felice che sia lì. Non sorride quasi mai, ma è quasi sempre per lui. Gaara è bello, Oh, non rende molto l’idea ma ci va vicino, perché si sente davvero bene con lui e non se n’era mai accorto, e fanculo a chi pensa che sia strano e che ai ragazzi piacciono le ragazze e cose così, perché anche se le ragazze sono belle loro non hanno il modo che ha Gaara di sorridere solo per lui, non capiscono il suo passato e ciò che sentiva e non hanno diviso con lui sangue e speranze. E fanculo a Sasuke se lo sfotterà per questo, tanto resterà sempre suo fratello.

Naruto viene avanti, ed è serio ed impacciato al tempo stesso. È sicuro di quello che vuole, ma tutto il resto è un incognita. «Zitto ora.» inizia, ed è inutile perché non è che Gaara sia logorroico, quello è lui, ma ottiene l’effetto di turbarlo e fargli aggrottare le sopracciglia, e lui realizza che è veramente bello, e fanculo, fanculo, fanculo, si avvicina di nuovo, gli appoggia le mani sulle spalle e lo guarda.

No. Avrebbe dovuto baciarlo.

Però appena gli ha messo le mani sulle spalle l’ha colpito già con qualcosa che sembra elettricità, ed i suoi occhi ancora più turbati sono finiti nei suoi, e poi dentro. Ha lasciato che lo toccasse senza chiamare la sabbia, si fida ciecamente di lui. O si fidava, magari adesso sabbia ce n’è. Naruto si chiede se lo stia prendendo definitivamente per pazzo, ma la risposta è di nuovo fanculo.

«C’è… hai l’armatura di sabbia ora?» chiede con voce che è diventata preoccupantemente roca. È un ragazzo, diamine, che Gaara sia una femmina o un maschio è quello che Naruto vuole, ed i suoi ormoni lo sanno.

Gaara fa cenno di no con la testa, e lo guarda come a dire “non ci arrivi? Se mi stai toccando senza sentirne…”. «Posso parlare ora?» chiede sarcastico, ed è bello anche quando fa il sarcastico, e se lo trova bello anche quando è come Sasuke nei momenti più fastidiosi in cui lo ucciderebbe, fratello o meno, Naruto capisce che lo troverà bello sempre.

«No.» risponde, leccandosi per un secondo le labbra secche, e poi lo bacia.

Gaara si impietrisce, ma poi, complici anni di insegnamenti su “cos’è giusto e cosa è sbagliato” in meno rispetto agli altri, non si fa troppi problemi ed evita di ucciderlo con un blocco di sabbia come lui temeva.

Naruto ha in bocca un sapore di frutta che non capisce, dovuto al fatto che prima di incontrare Kankuro si è ficcato nel primo bagno libero del palazzo, quello di Temari, e prima di mettere la testa sotto il rubinetto, armato del proprio spazzolino e del dentifricio della sorella, si è spazzolato i denti fino a quasi farli cadere. È un buon sapore fresco, tutto sommato, e a Gaara piace, quindi ricambia, semplicemente. A lui non hanno inculcato l’idea di normale in testa, per ovvi motivi, quindi non c’è particolare esitazione. Conosce il contesto in cui due si baciano, e gli sta bene. Questo è abbastanza per Naruto, che sente finalmente il peso sullo stomaco volare via, sostituito da un bisogno pressante di approfondire quel bacio in ogni modo possibile e farlo durare il più a lungo.

«Gaara?» chiama Temari, ed il bacio finisce lì.

Naruto prende finalmente il respiro, mai dimenticarsi di respirare se si vuole far durare un bacio in apnea, e lo guarda con la faccia che ha un tocco di viola in più e i capelli appiccicati alla testa. Nel complesso sembra che stia ancora aspettando di essere ucciso, e Gaara sorride di nuovo.

«E adesso, posso parlare?»

«Sì.» risponde Naruto, che inizia a sentire i brividi. Si chiede se l’amore faccia venire la febbre. Si chiede se quando andrà via Temari potrà baciarlo di nuovo o se è stato un colpo di fortuna e verrà ucciso. Si chiede se Gaara abbia sentito il sapore di frutta e abbia riconosciuto il dentifricio di Temari e gli farà domande anche su quello.

«Devo finire di firmare carte.» dichiara Gaara.

«Carte.» ripete Naruto. Non è proprio il commento post bacio che ci si aspetta tutti i giorni, ma è comprensibile.

«E mandare via Temari prima.»

«Temari.» ripete di nuovo Naruto.

«Sembri un cane che scodinzola. Hai la stessa faccia.» osserva Gaara, inclinando appena la testa.

«Oh.» commenta Naruto, poi capisce e fa una faccia offesa, «Io non sono come un cane.»

«Sì che lo sei. Aspetti qui che finisca le carte? Temari potrebbe decidere di rapirti e farti fare un giro per il palazzo.»

«No che non lo… Eh? Ah, sì. Qui? Perché?» si stupisce Naruto. Fa caldo in quel terrazzo. Ma a Suna fa caldo ovunque quindi va bene anche restarci.

«Perché poi…» dice Gaara, col tono di ovvietà che Naruto ama e odia, «Io tornerò qui.»

Naruto sbatte le palpebre un paio di volte. Un rivolo di acqua gli scivola giù per il viso. Poi si illumina, malizioso e anche rosso. «Oh. Beh, certo. È un bel terrazzo.»

«Solo quando non ci si annoia.» ribatte Gaara, abbandonandolo da solo. Il suo viso non ha preso neanche un po’ di colore, sicuramente non ci vede nulla di imbarazzante in quello che è successo, e Naruto ha una voglia così violenta di baciarlo e di fargli qualunque cosa possa sconvolgerlo solo per vederlo arrossire, che si deve tenere ancorato al muro con le mani.

«Non ci annoieremo.» promette a voce alta, ed un sorriso malizioso assicura che farà di tutto perché sia così.

Gaara non lo vede quel sorriso. Se lo vedesse forse ci leggerebbe tutte le promesse che ci sono dietro e allora sì che arrossirebbe. Per il momento sente solo le sue parole e, molto meno distaccato di quanto Naruto pensa che sia, si affretta a prendere le carte che Temari gli porta per firmarle, fosse anche con una X.

Gli piace l’idea di rendere il terrazzo un bel terrazzo. E anche il sapore della frutta fresca.






Bene, eccomi qui. Hipatya, sappiamo tutti che non è tanto normale [Tya, we love you!] si è esaltata particolarmente per la scena in cui uccido il romanticismo specificando che tutto quel sapore di frutta che Gaara sentiva era per via del dentifricio. Tra l'altro appartenente alla sorella. Ma insomma! A parte che l'igiene orale è importante, ma non si può pretendere che un ragazzo profumi di boschi e campi e Heidi e robe varie, specialmente dopo tre giorni di corsa!

Avrete notato che Ino è una persona malvagiamalvagia e che Naruto non perde tempo quando decide di fare qualcosa XD Tanto per specificare poi qualcosa che non possiamo sapere perché Gaara non lo capisce ed era dal suo punto di vista, Temari all'inizio era un pochino stupita, usando un eufemismo, dell'interesse di Gaara per Naruto. Poi ha capito, e ha deciso che se finalmente Gaara riusciva ad amare qualcuno, maschio o femmina che fosse, andava bene lo stesso. Brava sorella! [io ero quella che odia Temari, ma non per questo non posso farla essere una brava sorella XD]



Risposte alle recensioni:


Recchan: uhm, beh... ho aggiornato? XD Suvvia, che ne sapevo che avresti seguito, idiota... e non dire perché è dedicata a te, non c'entra niente. Ecco il capitolo che tanto ti mancava... ma gli altri che devono arrivare li hai già letti? Non ricordo affatto XD Io NON so e NON voglio sapere a cosa tu stessi pensando alla fine della tua recensione, sullo yaoi e su chissà quali aberrazioni della natura dotate di attributi maschili tu voglia unire. E sì, Sasuke si è altamente fregato da solo un paio di volte e Sakura, che è più intelligente, non poteva farselo sfuggire. Taro e Tofu, o perlomeno Tofu, riappariranno in futuro, sappilo. Penso che potrei farli diventare una presenza fissa delle mie storie. Ad esempio una angst su Tofu che deve raggiungere la sua fidanzata prima che il sole la sciolga, e magari finisce per sciogliere entrambi... okay, giuro che avevo iniziato questa frase per scherzo, ma ora mi sta convincendo. Bene. Alla prossima XD


Francy: Ma tu compari proprio a caso allora?! XD Sasuke lo vedi così da innamorato? Io lo vedo molto più cattivo sempre e comunque XD E sì, grazie a Tofu il Pupazzo ora sanno di amarsi ancora... [perché, c'erano dubbi?]. E mi fa piacere che il primo capitolo ti abbia fatto ridere, visto che abbiamo passato dieci minuti a Capodanno a parlare dei ravioli dopo che ce li avevano messi sul piatto, con battute da spanciarsi XD


Tya: Sasuke non era mica tanto mentalmente sereno, per un attimo ho pensato io stessa che si sarebbe lasciato andare a menate mentali sulla sua infanzia, ricordando la famiglia e deprimendosi da qualche parte, col risultato di maltrattare Sakura che ci passa sempre. Sempre. Con la differenza che poi magari Sakura l'avrebbe ingoiato vivo a urla e parolacce. Come mai hai usato il paragone col mojito? Ecco, sei un alcolizzata come Recchan, complimenti. Sono circondata. Comunque, tornando alla recensione, se è tanto spontanea e immediata la storia è perché anche l'autrice solitamente è così XD Oh, sì, hai notato che Sasuke trova gli occhi di Sakura non verdi ma “molto verdi” e qualunque cosa significhi porta comunque all'idea che si senta un attimino distratto dal suo sguardo, lo “scappa” di Sakura poteva finire molto male, e poi Mikoto in lei °_° Secondo me Sasuke potrebbe essere diviso tra il volerla coi capelli lunghi perché gliela ricorda e perché è bella (due cose strettamente collegate, causa l'una dell'altra) o coi capelli corti per lo stesso motivo. “Ti si adattano” ha risolto l'inghippo di Sasuke XD E oh, che bellissima frase la tua citazione! *O*

"I primi discorsi di chi si ama non dicono niente, tanto è di altro che si parla" su questa bisogna scriverci proprio sopra XD La versione di Sasuke anche, dovrebbe usarla Sakura per sfotterlo. E ho trovato anche io che il loro maltrattare Naruto assieme fosse anche una forma di comunicazione indiretta, visto che Qualcuno è incapace di farne una diretta. E beh, la smetto qui perché altrimenti resto fino a domani a scrivere XD L'icona di Taro va fatta, sì. Mi servirebbe photoshop XD

Dubhe93: Anche io adoro Sasuke imbarazzato, specialmente perché uno come lui non potrebbe mai accettare di esserlo e risulterebbe ancora più carino XD


kri333: grazie! E sì, il ghiacciolo inizia ad essere più umano... piano piano... MOLTO piano XD


hachi92: IC con Sasuke sarebbe un bel sogno, lo sarebbe stato forse se appena uscito da Sakura le avesse risposto qualcosa come “tch” e se ne fosse andato XD Oh, Akito e Sana, li amo *_* questo mi suggerisce come salvare Tofu tra l'altro XD Eccoti la GaaNaru, e sì, la prossima è ShikaIno!


Faby Hale: Penso che Sasuke l'avrebbe prima guardata come se fosse scema, poi viaa, lontano da Konoha e dai suoi pazzi XD però, dopotutto, è tornato a Konoha da due anni e tutto, quindi sarà un po' cambiato, dopo le insistenze di Naruto e le rotture varie... mentalmente. Esteriormente per loro in questa storia il cambiamento visibile è avvenuto solo agli occhi di Sakura quando si è messo a fare il pupazzo con lei, perché a tutti sembrava il solito gelido XD E lui penso fosse ormai troppo provato dalla serataccia e abbia accolto il pupazzo come un'ancora di salvezza. Pensa te com'era messo male XD


Celiane: sì, la frase sul matrimonio era tipicamente da Sakura. O da me. Insomma, quale prova di amore eterno maggiore? XDD e vorrei avere la tua stessa voglia e forza di recensire tutto, ormai a malapena riesco a scrivere tra una cosa e l'altra... ne sanno qualcosa i cento motivi! Però almeno scrivo e pubblico altro, va bene lo stesso (per ora) XD


Hika_chan: Taro e Tofu fan club ormai XD Sì, Sasuke non è mai stato adolescente e ha smesso troppo presto di essere bambino, povero... tanto vale lasciarglielo fare qui! Kishimoto li maltratta troppo questi personaggi, si capisce che uno che ha vissuto tutto ciò che ha vissuto lui non potrà mai essere normale... speriamo che non continui a maltrattarlo!




Bene, al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** ShikaIno [a Lee] ***


Parte IV ShikaIno. [a Lee]





Ino è gratificata.

Se le avessero chiesto prima “come ti sentiresti a prendere a pugni Naruto?” forse avrebbe risposto “in colpa” ma ora sa che non è così. D’ora in poi, quando Naruto farà l’idiota, agirà esattamente come Sakura e lo picchierà selvaggiamente.

Picchiare Naruto è meglio del sesso.

Attenzione, lei non ha mai fatto sesso, però è comunque sicura che sia così. E suona anche figo.

E a proposito di quella frontespaziosa, anche se non c’entrerebbe effettivamente nulla, dove diavolo è Sakura?

«E’ stato un bel pugno.» si complimenta Suigetsu regalandole un sorriso smagliante, e lei annuisce.

«E’ un esperienza da ripetere.» conferma, e guarda meglio Suigetsu. È un po’ strano e non hanno mai parlato molto da quando è con loro, ma non sembra affatto male. E poi Karin si innervosisce quando gli gira attorno, è questo è il Bene. Ha anche un sorriso in stile Sai, il che fa sempre piacere.

«Ho davvero pensato che Choji stesse sputando sangue, sei un demente.» sente dire a Kiba, e ricordando lo spavento di poco prima sbatte una pentola con forza.

«Puoi ben dirlo. Che stronzo…» borbotta, e si gira verso di loro, incrociando le braccia e cogliendo uno spicchio di quella patetica scenetta, Naruto a terra con aria da cane bastonato e dietro di lui Sasuke a tavola, con l’aria di chi sta per suicidarsi.

Beh, con l’aria di chi sta per suicidarsi più del solito, ecco.

«La prossima volta lascerò che lei… ti uccida.» lo avverte Shikamaru, indicandola. Ino sbuffa e si gira di nuovo. Ma per chi l’hanno presa, per un cane da guardia e pure rabbioso? Quella è Sakura!

C’è un breve momento di caos, e alla fine Naruto e Sasuke liberano il campo. Lei rifila un’occhiata maliziosa a Tenten, che annuisce. È così scontato dove finiranno quei due…

«Suigetsu, quando l’acqua bolle getta tutto dentro. Tenten, puoi anche mettere a posto quella roba.» dispone con calma, stanca anche se non ha fatto nulla.

«Tutto bene, Ino?» domanda preoccupata Tenten. «Ti vedo pallida.»

«Io sono eterea e candida come la neve, Tenten.» la contraddice ghignando, e anche Tenten ridacchia.

Improvvisamente una mano grande e calda le si appoggia sulla fronte e lei resta immobile. Sta già vagliando la possibilità di dare una gomitata all’indietro e privare l’altro dei suoi gingilli prima di chiedere chi è, quando la mano viene tolta.

«Hai un po’ di febbre.» la informa una voce annoiata. Shikamaru a diciotto anni come a dodici è già stanco di vivere, si sa. Comprensibile, quindi Ino decide che potrebbe aiutarlo accorciandogli un po’ la vita.

Pesta con forza un piede a tradimento, intrappolando al pavimento quello del jonin dietro di sé con un colpo mortale di tacchi a spillo.

«Ahia!» strilla quasi come una donna, «Fanc… Ino!» cerca di trattenersi, e lei toglie il piede, rossa in faccia senza un motivo particolare.

Certo, la sua voce vicino all’orecchio l’ha fatta sussultare, ma il rossore è sicuramente dovuto alla febbre. Quindi, giustamente, meglio affogare il momento nell’alcol. Apre il lavello e tira fuori una bottiglia, probabilmente costosa, probabilmente di Sasuke e quindi di nessuno visto che lui non c’è, e ignorando Shikamaru se ne va in cucina.

Per Ino ci sono poche cose buone al mondo.

I soldi, perché coi soldi ci fai quello che ti pare e sei felice.

I ragazzi, perché coi ragazzi ci fai quello che ti pare, e sei felice.

Le amiche, perché racconti loro quello che fai coi ragazzi e coi soldi, e sei felice.

L’alcol, perché è buono e ti rende molto più felice.

Oh, e la squadra, certo. Anche se in questo momento Choji sta provando un altro pezzetto di raviolo pur sapendo che lo vomiterà, e probabilmente tra qualche minuto lo assaggerà ancora, tanto per vedere se l’effetto velenoso è scomparso, e anche se Shikamaru è particolarmente seccante, già solo perché esiste.

Toglie il piatto da davanti a Choji, che mugola un «Mhhhhnooo!» e lo passa a Neji perché lo allontani.

Ah, i miei bambini… pensa, scuotendo poi la testa.

Si guarda attorno, e nota che adesso è sparito anche Kiba, e invece sta tornando Shino. Non è esattamente quello che chiamerebbe uno scambio conveniente.

«Uh, è tornato quel tipo degli insetti.» nota Karin, senza badare troppo a con chi sta parlando. Le due si scambiano uno sguardo comprensivo, ed Ino alla fine esprime i suoi pensieri: «Preferivo Kiba.»

Karin ed Ino si odiano, ben inteso, ma Kiba Inuzuka, vestiti di pelle, aria beffarda e modi di fare da gentiluomo con Hinata, metterebbe d’accordo tutte.

«Kiba è… Kiba.» conferma Karin.

«Molto.» sospira Ino.

«Mpf.» dice Shikamaru, che è sempre troppo vicino a lei. Qualcosa tipo “mpf”, almeno. Un suono di chi vuole allo stesso tempo sia sfottere che sbuffare. Odioso, come tutto di lui, si trova a pensare Ino. Non sa da quanto di preciso trovi tutto quello che fa Shikamaru più irritante del solito, ma ogni scusa è buona per dargli addosso.

«Qualche problema?» lo provoca, stappando la bottiglia.

«Io non lo farei se fossi in te.» la ammonisce Shikamaru. Ed Ino, giustamente, lo sfida con gli occhi e beve direttamente da lì. «Fatti tuoi.» sbuffa lui.

Sa come finirà. Ino si ubriacherà subito, perché la febbre aiuta, e a fine serata raccatterà i pezzi suoi e degli altri, coinvolti da lei, da terra. Ma prima naturalmente si sorbirà urla, balli improvvisati e canzoni stonate e non. Ricorda vagamente il loro ultimo fine settimana con alcol annesso, dove Ino doveva bere solo un bicchierino e dopo un’ora erano tutti ubriachi, dal primo all’ultimo. Lee aveva buttato praticamente giù il locale, Hinata ballava come una forsennata, Kiba e Naruto cantavano, inaspettatamente intonati da far paura, Sasuke era scappato chissà dove, Shino chiacchierava con Akamaru, Choji rideva come un demente, Tenten e Neji si erano nascosti a pomiciare dietro una tenda, cosa di cui non avevano memoria, Sai e Juugo si erano addormentati sopra il tavolo, Sakura era a gattoni a terra, cercando di convincere un vaso di fiori del fatto che lei non provasse più nulla per Sasuke, Karin ci provava spudoratamente con Suigetsu che voleva visibilmente approfittarne ma era mezzo morto in quanto astemio e lui, Shikamaru, alla fine si era ubriacato per disperazione e tutto finiva in un buco nero e ricominciava dal suo stomaco che vomitava pranzi e cene consumati dall’estate prima a quel giorno nel giardino di casa, e sua madre che decideva di affacciarsi a stendere la roba proprio in quel momento. Un finale nel sangue insomma.

Vorrebbe che Sasuke fosse lì a fermarli.

E considerato che il suo più grande desiderio legato a Sasuke sarebbe di spingerlo giù da una collina insieme a tutti i suoi modi da gran signore indignato, è veramente disperato.

«Falla girare, Ino!» sbotta improvvisamente una Tenten su di giri. Shikamaru ha un fremito: questo è l’inizio della fine.

«Che la vodka sia con te.» annuisce Ino, solenne.

Subito, alle sue parole, i ragazzi si precipitano ad abbeverarsi come tanti piccoli insetti, o così almeno li vede Shikamaru, che comunque prende un bicchierino per simpatia. Naturalmente Hinata, che non tocca mai alcol, e Sasuke, che tecnicamente dovrebbe avere la testa a posto, non ci sono.

«All’anno nuovo!» esclama Ino soddisfatta, e tutti ridono.

«Ino, lo sai che siamo qui per festeggiare più che altro il team sette, vero?» le ricorda Choji.

«Eh? Oh.» fa Ino, consapevole di non essere una grande oratrice, presa in contropiede. Ovviamente però lei è come i gatti, considera Shikamaru, e cade sempre in piedi. «Non lo sapevo mica! Beh, ma se neanche ci sono, chi se ne frega! A noi!» e ad un tale sfoggio di faccia tosta tutti non possono che approvare applaudendo e buttando giù il primo bicchierino della serata.

«Dicesi: arrampicarsi sugli specchi. Bella prova, Ino.» si complimenta Tenten.

«Sì, sono fantastica.»

Shikamaru sbuffa, e lei gli lancia un’occhiataccia.

«Ma Sasuke non c’è?» nota solo in quel momento Suigetsu.

Karin sbuffa.

«Ehi, Shikamaru, tu e Karin sareste perfetti come coppietta.» scherza Lee.

Ino sorride, mentre immagina di rompere la bottiglia contro il tavolo e infilzare Lee subito dopo con quello che ne resta. È appagante, e anche realizzabile.

«Figuriamoci.» sbottano entrambi, e tutti ridono. E bevono.

E ridono.

E bevono.

Ino si gira verso Shikamaru, e lui potrebbe giurare di non averla mai vista con gli occhi così scuri e rabbiosi: «Idiota.» dice. E Choji comincia a ridere, paonazzo. L’alcol non è solo una brutta bestia, è anche ciò che toglie a Choji ogni freno. Non che ne abbia molti, ma di solito non gli scoppia a ridere in faccia.

Di solito aspetta che lui gli abbia voltato le spalle, e poi lo sfotte. Come ogni buon amico fa.

«Potresti essere più gentile.» le fa notare, ed in quel momento, Shikamaru aggiunge una certezza alle poche che ha: l’alcol è pericoloso anche per lui.

Ino lo guarda, indecisa se picchiarlo subito o dopo, poi riflette. «Tonto.» dice infine, dopo averci pensato.

Beh, è più gentile di idiota, in effetti.

«Oh, il team sette è tornato.» dice improvvisamente Neji, sarcastico.

Sakura è alla finestra, ed Ino va ad aprirla. L’amica le sembra un fagottino gelato, con le guance rosse di freddo e gli occhi lucidi. È dolce, è tenera, e Ino sorride.

«Stavi facendo sesso? Ne hai l’aria.» l’accoglie calorosa, e il colorito di Sakura tocca il cianotico.

«C’è freddo, Scrofa perversa.» sottolinea Sakura, molto offesa.

Ino a quel nomignolo sibila: «Hai scritto sul frontone che ti ritrovi che sei più maniaca di me.»*

«Fron… No. Senti, mi serve qualcosa per fare il naso ad un pupazzo di neve, e la bocca magari. Non chiedere. Non ci crederesti. Poi ti racconto.»

«Ma sei con Sasuke-kun?» pigola scioccata Karin.

«Così dicono, allora? Non avete, che so, una carota…»

Shikamaru lo sente sotto la pelle, quando Ino sta per dire qualcosa di… Yamanakesco. Alle volte gli sembra di essere in squadra con un incrocio tra Kiba e Karin, e non è una bella sensazione.

Ino si gonfia il petto d’aria proprio in quel momento, tanto per tirare quel tocco di voce in più, che serve perché anche l’Hokage non sia all’oscuro dei loro discorsi: «Carota? Sakura, non vorrai invece del burro o qualcosa di più utile sessualm…» Sakura si lancia disperatamente al salvataggio della propria faccia e le tappa la bocca, guardando Shikamaru con disperazione, che da parte sua non ci pensa neanche ad intervenire. Tutti ridono come pazzi alle parole quasi dette di Ino, che poi rispecchiano il pensiero collettivo.

«Ma che cazz…»

È Kiba, appena rientrato con Hinata, che li guarda sconvolto. Dalla sua espressione sembra che li abbia trovati sfamarsi con Akamaru. E dopo questa metafora suggestiva, Shikamaru posa il bicchiere.

«Vi state ubriacando e non avete chiamato me per primo?» nella sua voce vibra il dolore per il tradimento subito, «Io non vi ho educato così. Deve essere stata vostra madre. Mi vergogno di voi.»

«Mamma, l’hai sentito?» gracchia Choji, e Shikamaru sente la mancanza del caro vecchio Choji, quello che non sembra Naruto in versione estesa.

«Passate da bere al signor Kiba.» acconsente allora Ino, che è magicamente diventata padrona di casa e madre di un gruppo di adolescenti alcolizzati e con problemi comportamentali. Intanto Juugo sta gentilmente fornendo a Sakura il materiale richiesto, e lei ne approfitta per scappare prima che Ino si ricordi delle carote e ricominci a fare a pezzettini la sua vita tranquilla di donna che fa pupazzi di neve in compagnia. Non che Shikamaru ci creda, alla storia del pupazzo. Chissà cosa vogliono fare, bastardi pervertiti…

Ino si versa l’ennesimo bicchiere, tenendo d’occhio Kiba ed Hinata.

«Che c’è?» chiede Kiba disinvolto.

«Niente, Kiba-kun.» cinguetta lei, e poi esibisce il suo ghigno malizioso, quello che ti fa sentire nudo e disteso a terra per strada, e Kiba sbianca. Perché lei sa sempre, Shikamaru non immagina minimamente cosa possa avere scoperto su Kiba, ma lei l’ha fatto, ha capito, e sa come comunicarlo perfettamente al destinatario. «Assolutamente. Mi domando se tu potresti riuscire a convincere anche Hinata a bere.»

Kiba è sempre più bianco, e lancia un’occhiata nervosa a Neji, che dal canto suo lo stava già fissando, tenendo una mano sopra il polso di Tenten per impedirle di bere anche del saké insieme alla vodka.

«Oh, beh, non credo che… io…» balbetta il povero Kiba.

A distruggere la tensione, un: «Eh eh eh eeeeh.» di Choji. Il finale è piuttosto strascicato in realtà, segno che ormai è partito. Il chiacchiericcio riesplode.

Ino invece si mette intelligentemente a fissare il lampadario. «Shika, sai…» comincia come se nulla fosse, «Non credi che sia ingiusto fare pupazzi di neve? Insomma, poi arriverà il sole, e loro si scioglieranno dolorosamente

Il bello di questi discorsi è che Ino non è neanche ubriaca ancora, li fa e basta. Può essere appena brilla ora, e ciò la giustifica, ma lei è capace di uscirsene così in qualsiasi momento. È invidiabile, in un certo senso.

«…Certo.» ribatte argutamente lui, guardandola inespressivo. La sua unica arma è fare finta che siano tutti normali là dentro, anche se non è vero.

Ino scoppia a ridere, e commenta un: «Geniale.»

Stavolta Shikamaru non ce la fa a trattenersi ancora dal farle notare il suo umore preoccupante, e accenna un frustrato: «Prima ero tonto.»

Ino scuote la testa. «Sei genialmente tonto, e soprattutto tonto, perché mi ricordi che sei tonto.»

«Eh eh eh…» interviene Choji, ridendo in quel modo che non è una risata, ma un suono inarticolato che viene dal cuore e simboleggia divertimento. Una risata vera e propria presupporrebbe un minimo di vita intelligente, ma lui è solo alcol e cibo al momento.

«E poi è che era geniale quel “certo” perché era talmente stupido che era buffo, e quindi carino, e mi ha fatto scordare quanto sei tonto perché lo sei adorabilmente. Ora sei solo tonto.»

«Eh eh eh.»

«Neji, lascia bere Tenten in pace! Dopo dobbiamo cantare!»

«Eh eh eh.»

Di tutto questo discorso serissimo, Shikamaru ha chiara solo una cosa: lo sei adorabilmente.

«Io penso che prenderò una boccata d'aria.» annuncia stordito, prendendo con sé la bottiglia di saké che chissà come è finita di nuovo tra gli artigli di Ino. Ino lo segue saltellando, mentre la stanza inizia a sembrare troppo piccola per contenerli.

«Distruggeranno tutto, e Uchiha raderà al suolo Konoha di nuovo.» prevede Shikamaru, afflitto.

«Come se fosse stata colpa sua l'ultima volta.»

«Com'è che torni lucida quando si parla di lui?» sbuffa Shikamaru, e lei arriva finalmente al suo fianco.

«Ma io sono lucida dall'inizio della serata, tu non mi fai bere, mammina! Dammi quella stramaledetta bottiglia!»

E Shikamaru solleva il braccio, forte dei suoi centimetri in più, e scuote la testa. «Questo è per il mammina. La getterò appena saremo fuori.»

«E io berrò il tuo sangue.» promette Ino con una luce demoniaca negli occhi.

«Alcolizz-AH!»

Gli ha morso il braccio.

Quella specie di piccolo mostro biondo gli ha morso un braccio con quei denti maledetti, e gliel'ha morso a sangue. A sangue!

Mentre abbassa il braccio per controllare l'entità del danno, il primo a morire per un morso umano, ma tanto Ino è idrofoba e si sa, sente che gli strappa pure la bottiglia di mano. Lui non ci fa molto caso, perché ha due buchetti sulla manica.

«Sei un vampiro.» sussurra sconvolto, e la guarda a metà tra l'orrore e il sentiti-in-colpa.

Ino sorride sfacciata come sempre, «Beh, dai, hai un sangue saporito almeno. Ora lo sai.»

«Non so come sarei sopravvissuto senza questa consapevolezza. Avrei pagato qualcuno per mordermi, forse.»

«Senz'altro.» conferma lei, che si sta chiedendo dove sia finito il suo odio per Shikamaru, e come diavolo sia possibile che si sia sorpresa a immaginarsi un finale romantico per la loro passeggiata in casa Uchiha, motivo per cui l'ha morso. Ha funzionato solo per due secondi come distrazione, e adesso ci pensa di nuovo e ci vorrebbe qualcosa, tipo un segno divino, per capire se deve gettare all'aria tutti i loro anni assieme e chiudere del tutto con lui o provarci oppure dare solo la colpa al saké e vedere se Sai ci sta.

Poi lui chiede: «Te l'ho mai detto che sei una seccatura?» e Ino rimanda, in attesa di un segno.

«Nah.» risponde quindi, di nuovo con quel sorriso sfacciato. Guarda oltre lui, si blocca, paralizzata, sbianca, apre la bocca, arrossisce, tutto in tre secondi, poi gli afferra lo stesso povero braccio martoriato che aveva morso e lo stritola in una morsa di ferro.

Shikamaru evita di urlare solo perché è occupato a seguire il suo sguardo, certo di vedere come minimo un cadavere, o peggio.

Invece vede qualcosa di ancora più scioccante forse, e non il fatto che Sasuke e Sakura stiano facendo la coppietta felice seduti e abbracciati. Quello era pure scontato, almeno ai suoi occhi, quei due flirtavano spudoratamente, lei che aveva capito che ignorare uno come lui voleva dire tirarselo dietro e lui che c'è cascato per intero.

Ma di sconvolgente c'è che Shikamaru può ammirare Sasuke Uchiha, quel Sasuke Uchiha, che sta portando un pupazzo di neve, anche lui sotto la tettoia, direttamente sul legno dove stanno seduti loro, per ripararlo dalla neve che ora scende più lateralmente, e lo fa dopo essersi liberato dell'abbraccio di Sakura, che ride deliziata. Probabilmente lo ha convinto lei stessa, e quel pupazzo spiega anche la sua richiesta vegetale di poco prima, in barba alle supposizioni erotiche della pervertita in squadra con lui e che lo aveva quasi convinto della non-esistenza del sopracitato. Sì, è sempre colpa di Ino. Ed ecco quindi il loro pupazzo di neve al riparo, neanche fosse un essere umano. E parla di Sasuke, non del pupazzo. Quel poveretto è sicuramente più civile dell'Uchiha, a quel che il ragazzo ha dimostrato da praticamente... sempre? Quindi Shikamaru per una volta deve ammettere che persino con la sua famosa intelligenza non aveva calcolato che Sasuke potesse totalmente rincretinirsi per amore e fare cose del genere.

E ha mentalmente ripetuto la parola pupazzo un po' troppe volte, forse sotto shock.

Le unghie di Ino si conficcano più in profondità mentre lei lo tira via con una violenza disumana prima che i due possano alzare lo sguardo verso di loro.

Adesso ha sinceramente paura della sua reazione, almeno per i due secondi che precedono il suo mettersi a saltellare di nuovo. Ha avuto per un attimo la certezza che si sarebbe ritrovato a consolarla in lacrime per l'orgoglio ferito, ha vinto Sakura dopotutto, e invece eccola a saltellare ridendo, più felice di chiunque, forse di Sakura stessa, ancora rossa in viso e coi capelli che si sparano da una parte all'altra. «MA DICO! Ti rendi conto? Ti rendi minimamente conto? Stanno sicuramente insieme ora! Hai idea di quanto sarà felice Sakura?»

E' genuinamente entusiasta per l'amica, Shikamaru non riesce a scorgere un minimo di sofferenza o gelosia in quegli occhioni luminosi, si è persino scordata del saké probabilmente, e deve ammettere che persino con la sua famosa intelligenza non aveva calcolato neanche che lui potesse rincretinirsi per amore, tanto da rischiare l'evirazione e impalatura, perché la bacia.

Non nel senso di un bacio intenerito sul naso, di uno fraterno sulla fronte, di uno affettuoso sulla guancia, ma un bacio di quelli che per primo evita di guardare se scorge lungo la sua strada, per lasciare un po' di intimità alla coppia che ha evidentemente scordato di non trovarsi in un love hotel.

E che sia un bel bacio, perché sarà l'ultima cosa che farai. Riesce a dirsi questo, contando i pochi secondi che lo separano dal dolore e poi dal nulla o l'altro mondo che sia.

Ino appoggia le mani sulle sue spalle con tanto di bottiglia, ha ricambiato? Ha veramente ricambiato?, si rende conto Shikamaru, pur non potendo concepire neppure l'idea, e poi lei li separa decisa.

Sta già analizzando le scuse possibili quando lei lascia di nuovo cadere le braccia:

mi sono ubriacato mentre non guardavi, se non senti odore di alcol è solo perché ho assorbito persino quello,

Shikamaru? Chi è Shikamaru? Io sono il fratello, il fratello perverso evidentemente,

Te lo sei sognata, ecco cosa succede a bere,

e l'immancabile fuga a gambe levate verso un luogo migliore per i prossimi sei/sette anni.

Farfuglia qualcosa che somiglia ad uno scusa, e la guarda chinarsi a terra, appoggiando la bottiglia di saké, che ha una leggera crepa, perché l'ha stretta troppo fra le mani. Poi lei torna in alto, e rimette le mani sulle sue spalle.

«Era d'impiccio. Dov'eravamo? Ah, sì, ma comunque comando io.»

Il cervello di Shikamaru va in black out. Non sa che quello di Naruto è nella stessa identica situazione in quel momento, sa solo che i pensieri sono spariti. Non ci sono più scuse da fare, non c'è più il chiedersi chi sia quella sosia perfetta di Ino, il domandarsi anche se non sia la febbre ad agire ma accidenti, saran state due linee di termometro, non c'è più niente e lui non riesce neanche a dire una parola, ha sentito un distante “yaaaargh” nella sua mente, e ora c'è un piacevole e rilassante vuoto.

«E non usare i tuoi denti da vampiro.» accenna quasi timoroso, e lei ghigna malignamente.

«Non piagnucolare, donnicciola.»

E quasi si saltano addosso, mandando al diavolo chiunque possa vederli e il briciolo di salute mentale e autocontrollo rimasti.

Beh, se non altro Ino è convinta che un segno divino ci sia stato, quindi tutto è lecito, anche infilarsi nella prima porta che trovano, che dà ad uno sgabuzzino. Dopo cinque minuti, anche Shikamaru crede di aver assistito ad un segno divino.





Okay, mi ero fermata a “lo sei adorabilmente” verso gennaio, e ho ripreso ora XD quindi eventuali discordanze con il capitolo due non sono colpa mia U_U o meglio, lo sono eccome e fatemelo notare XD

Oh, il cervello che va in black out tornerà XD prima di tutto perché succede alla sottoscritta, secondariamente perché mi piace che tra Naruto e Shikamaru ci sia una similitudine, essendo loro per nomea “dobe” e “genio”.

*Non piagnucolare è una quasi citazione da scrubs, quando Jordan assale il marito dottor Cox e lui le dice qualcosa come “niente morsi” e lei risponde una cosa simile. Dovevo dirlo. E guardate scrubs, che fa bene alla mente.

Risponderò alle recensioni direttamente al prossimo capitolo. Oggi è giornata di aggiornamenti in molte fic XD


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Capitolo 5
*** SuiKa [alla Tya] ***


Parte V SuiKa. [Hipatya]


Quel pezzente idiota inutile di Suigetsu continua a sorridere come se nulla fosse, dopo aver palesemente e schifosamente civettato con la sgualdrina bionda che risponde al nome di Ino.

Karin la sta odiando, Konoha, e tutto a causa di quei due, in particolare del pezzente.

Cos'è che aveva detto? “«E’ stato un bel pugno.»” Glielo dà lei un bel pugno al bastardo traditore! Flirtare in modo tanto evidente con una di questo paesino di svitati che più che ninja sembrano una combriccola sfigata di mocciosi in cerca di giocattoli nuovi e...

Oh, certo, oltre ai bambocci tutti sorridenti ci sono anche individui quali Shino Aburame, che rientrano nella categoria zombie. E' disgustoso pensare che qualcuno se ne vada in giro a fare da gabbia umana per gli insetti. Cioè, non che gli insetti si possano mettere in gabbia, ma il concetto è quello: che schifo. Si salva appena il compagno di squadra, che è un bel pezzo di ragazzo, solo che è cretino anche lui.

«Uh, è tornato quel tipo degli insetti.» ha appena annunciato così, all'aria, e poi si rende conto di trovarsi vicino ad Ino e digrigna i denti. L'altra le sembra pensarci un attimo su.

«Preferivo Kiba.» commenta, e Karin inizia ad approvarla un po' di più.

«Kiba è… Kiba.»

«Molto.»

Sì, perlomeno ha buon gusto e non cadrà nelle trappole di quel pesciolino da due soldi.

«Mpf.» fa il ragazzo col codino, un altro di quelli che si esprimono tanto, probabilmente. Forse lei parlerà anche troppo, ma preferisce questo ad essere una mummia come certi ragazzi di sua conoscenza, o una che si incarta ogni due per tre come quella patetica bambolina della Hyuga.

In realtà, ma Karin lo ammette a malapena a se stessa, la Hyuga non le dispiace molto, e neppure la Yamanaka.

E' Suigetsu quello che le sta sulle palle, e per colpa sua ci passano pure gli altri.

Incrocia le braccia, non ha molta voglia di partecipare, ma quando vede scorrere dell'alcol cambia idea, pensando che almeno sopravviverà alla serata.

Ha un vago ricordo dell'ultima volta che si è ubriacata, sa che stava litigando con Suigetsu e che in qualche modo si è svegliata da tutt'altra parte e non sa cos'è accaduto nel mezzo, ma è sicura che non sia successo niente di particolare, e sta praticamente pregando perché tutti i ricordi di questa serata spariscano nel nulla, dal momento in cui si è trovata davanti il piatto di quell'assassino di Naruto, lui coi suoi occhi da cuccioletto sperduto che le hanno impedito di liberare la terra dalla sua minaccia.

«Quanto sei silenziosa oggi...»

Solleva gli occhi di scatto, incontrando quelli di Suigetsu ed il suo sorriso che fa venire voglia di buttargli giù i denti a pugni. Dal tono di voce, fosse stato un altro, avrebbe detto che era un qualcuno preoccupato, ma sapere che aveva parlato proprio quella triglia serviva soltanto ad innervosirla di più. E comunque era sicura che fosse tutto un suo piano diabolico.

Suigetsu in realtà si stava semplicemente annoiando, aveva litigato con lei per tutto il tragitto fino a casa di Sasuke, come sempre, ma durante la serata Karin aveva praticamente ignorato tutti ed in particolare lui, e non era abituato ad un simile trattamento.

«Fatti i fatti tuoi, sogliola.» sbuffa lei, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Sanno entrambi che potrà caricare potenti schiaffi quando le pare, così.

«Siamo acide più del solito? Che c'è, festeggiare l'anno nuovo o “quel che è” ti fa notare quanto sei vecchia?»

Il colpo non giunge dall'alto come sempre, ma dal basso, perché Karin gli pesta violentemente un piede. Ha imparato che è inutile tentare di colpire qualcuno che muta il suo corpo in acqua, ma preso alla sprovvista Suigetsu è ancora un potenziale bersaglio, e il tacco che si abbatte sul suo piede riesce quasi ad attraversarlo prima che lui possa rendersi liquido.

Senza contare che il piede è comunque in una scarpa anche quando non è solido, e che Suigetsu il colpo lo sente lo stesso.

Stringe i denti, non le darà mai tale soddisfazione, e accenna un: «Appunto, colpisci già come la debole racchia che sei.»

Stavolta il solito schiaffo, che evita con facilità.

«Come ti permetti, inutile rottame? Io poi non ho bisogno di essere forte con le mie capacità! Tu invece dovresti saper combattere, e invece cosa mai sei riuscito a combinare? E dov'è la tua adorata spada?» inveisce lei, toccando un punto debole. Questo fa capire a Suigetsu che Karin non era soltanto annoiata come lui, fino a poco prima. E lo fa anche arrabbiare.

«Ehi...» li richiama Juugo, paziente.

Suigetsu si guarda attorno per un momento, fortunatamente nessuno bada troppo a loro, e poi nota che manca qualcuno.

«Ma Sasuke non c’è?»

Karin sbuffa, pensando che è naturale che non se ne sia accorto dato che era a fare la corte a Ino.

«Ehi, Shikamaru, tu e Karin sareste perfetti come coppietta.» scherza uno di quei tizi che si sogna la notte tanto sono brutti, con sopracciglia enormi e tuta inguardabile.

Suigetsu inarca leggermente le sopracciglia, lanciando uno sguardo ad entrambi e notando l'aura maligna intorno ad Ino che sfoggia un sorriso tanto falso da far paura, più o meno come quello che ha lui ora.

«Figuriamoci.» sbottano Shikamaru e Karin, e tutti ridono, chi sul serio, chi istericamente.

Ci si lancia sul bere e Suigetsu osserva Karin, consapevole che l'ultima volta che si sono ubriacati lei gli è praticamente saltata addosso e che a lui non è dispiaciuto.

Non è che gli piaccia quella strega, figuriamoci, ma ha comunque un corpo non male e fa sempre piacere.

«Oh, il team sette è tornato.» annuncia improvvisamente Neji, sarcastico.

Suigetsu guarda alla finestra, e c'è Sakura. Ecco, quella tipa le piace. Potrebbe essere come Karin, ma è una copia migliorata. Ha l'aria dolce, ed è sempre molto gentile con lui.

E poi è “la donna del boss”. Ottimo argomento per stuzzicare Karin, che è stata particolarmente stronza poco fa.

«Stavi facendo sesso? Ne hai l’aria.»

«C’è freddo, Scrofa perversa.»

A parte il loro modo di essere amiche, che fa molto rapporto-tra-uomini e ha un che di psicotico, ecco, vorrebbe che Karin fosse come loro.

«Senti, mi serve qualcosa per fare il naso ad un pupazzo di neve, e la bocca magari. Non chiedere. Non ci crederesti. Poi ti racconto.»

«Ma sei con Sasuke-kun?» pigola scioccata Karin. Anche Suigetsu è sconcertato all'idea che Sasuke faccia un pupazzo di neve, e preferisce credere che Ino abbia ragione.

«Così dicono, allora? Non avete, che so, una carota…»

Ti dico io dove mettertela, puttanella! Dovevo essere io quella! Riesce soltanto a pensare Karin, stordita.

«Carota? Sakura, non vorrai invece del burro o qualcosa di più utile sessualm…»

Suigetsu non può fare a meno di ridere a quella scena, e sposta lo sguardo di Karin, che è annichilita. E' visibilmente incredula e offesa al tempo stesso.

«Ma che cazz…Vi state ubriacando e non avete chiamato me per primo? Io non vi ho educato così. Deve essere stata vostra madre. Mi vergogno di voi.»

Karin si rianima alla vista di Kiba, con profondo disgusto di Suigetsu.

E mentre gli altri continuano a far baccano e Juugo, che sembra approvare Sakura quanto lui, le dà quanto a chiesto, Suigetsu si china verso di Karin, reprimendo il sorriso per dare maggiore effetto alle parole.

«Io sarò inutile in battaglia, ma tu lo sei sia lì che in squadra, non valevi nulla neanche come sostituta di Sakura, a livello di dottore o... di donna.»

Si ritrae di scatto, aspettandosi un pugno, un urlo furibondo, una reazione normale di Karin insomma. Che non arriva.

Karin sta fissando praticamente il vuoto rimasto ora che Kiba e Hinata sono entrati, con gli occhi persi immobili e leggermente sgranati, e a malapena respira.

Volta il viso lentamente, guardando Suigetsu, che non sorride più, perché si sta spaventando più del solito.

«Hai ragione.» sussurra, e abbassa lo sguardo velocemente, sembrando in cerca di parole. Poi volta di nuovo il capo bruscamente, e a passo svelto si dilegua in corridoio.

Suigetsu resta immobile, con l'aria di aver appena visto un fantasma, ammutolito e decisamente sottosopra.

Ma che, mica se l'è presa?

«Ehi, Suicoso... Tu. Non vieni a bere?» lo chiama Kiba con voce un po' nervosa, che sta cercando evidentemente qualcuno che si metta tra lui e il cugino-barra fratello maggiore iperprotettivo della moretta che ha accanto. Suigetsu lo guarda soltanto per qualche secondo, poi fa cenno di no con la testa e si appresta a seguire Karin.

«Beh, se ne vanno tutti?» esclama il tizio che Suigetsu non vede l'ora di uccidere, quello vestito di verde. Ma non ha tempo per assassinarlo ora e prosegue.

Esce in corridoio, alla ricerca di Karin. Non sa bene neanche lui perché, forse è qualche reminiscenza del “tratta bene le donne” che insegnano a tutti i bambini maschi, anche se non ha mai considerato Karin veramente un essere femminile, esclusa la parentesi ubriacamento, o forse vuole solo infierire e il suo cervello ancora non gliel'ha detto, lasciando il suo corpo e la sua coscienza un po' confusi; oh, ecco! La coscienza! Non pensava di averne ancora una ma forse, e solo forse, si sente un po' in colpa.

Non sa dove potrebbe essersi cacciata però, e questo è un bel problema, perché lui non ha capacità speciali che gli facciano riconoscere la gente dal chakra né tanto meno trovarla.

«Ehi, strega...» prova a chiamarla, titubante. Gli potrebbe arrivare una scarpa in faccia dal nulla, ma meglio di niente. Invece non giunge risposta.

Suigetsu sbuffa, contrariato. Sta gelando, odia il “troppo freddo” appena meno del “troppo caldo”, ha iniziato a soffiare un po' di vento che avvicina sin troppo la neve che cade a lui e ha la netta impressione che se si dovesse imbattere in Sasuke e Sakura sarebbe l'ultima cosa che vedrebbe, prima di venire ucciso da un qualche attacco combinato chidori-pugni.

Giusto quando inizia a pensare di lasciar perdere sente il ticchettio delle scarpe di Karin, con quelli che lui ha definito: “tacchi da battona. Sì, dico a te”. Si rende conto che forse è stato un po' più pesante del solito, ma questa è solo colpa di Karin.

Si lancia all'inseguimento, e vede per un secondo la coda rossa di Karin frustare l'aria. Probabilmente si è persa, come teme che stia succedendo anche a lui, visto che quella casa è labirintica e ha corridoi quasi tutti uguali, a meno che non ci si trovi in prossimità del giardino e si possa guardare l'esterno per raccapezzarsi.

Gira l'angolo e sente il rumore di una porta chiudersi. Camminando con passo felpato e mezzo chinato a terra cerca di vedere in quale stanza ci sia la luce accesa, sperando sempre di non trovarci Sasuke e Sakura assieme. Si ferma alla seconda porta, incerto se bussare o meno.

Al diavolo.

Apre la porta, che non fa il minimo rumore, e trova un bagno. Un bagno piuttosto ricco, Sasuke non bada a spese quando deve trattarsi bene, con tanto di stemma Uchiha ogni tanto sulle piastrelle delle pareti. E Karin è lì.

Rannicchiata per terra.

Con la testa china sulle ginocchia.

In un angolo.

Karin.

Suigetsu è seriamente, seriamente, tentato di chiudere la porta e battersela, magari lontano da Konoha, perché c'è qualcosa di terribilmente anormale in tutto questo e anche se potrebbe essere lui la causa non vuole averci nulla a che fare.

Però poi il senso di colpa prevale, maledizione a chiunque metta strane idee in testa sulle donne, e chiude la porta alle sue spalle, restando solo con lei. Vorrebbe avere una bottiglia di saké ora, o per lei o per darsene un colpo in testa lui.

«E-Ehi...» balbetta quasi, con la voce che si rifiuta di uscire in questa situazione, e lui non può darle torto.

Alla fine la raggiunge, e si lascia cadere seduto accanto a lei.

«Ehi, Karin, piantala.» azzarda, non molto sicuro di come si dovrebbe comportare. «Dai Karin, da quando te la prendi per quello che ti dico io... si scherza...»

Le proprie giustificazioni suonano false persino a lui.

«Senti, dai, ho esagerato.»

«No, hai ragione.» lo blocca lei, con una voce che sa di pianto.

Suigetsu trattiene il fiato, a bocca aperta. Adesso salterà fuori qualcuno a gridare che è uno scherzo, sicuramente. Aspetta qualche secondo, per verificare questa ipotesi, e poi valuta l'idea di andare a cercare volontariamente Sasuke per farsi eliminare. Ma insomma, lui non è mica una balia per adolescenti insicure!

E una mano di Karin trema, appena percettibile.

«Ma no! Ho detto un mucchio di cazzate, funziona così tra di noi, no? Tu offendi me, io offendo te, poi tu mi picchi ed io rido perché non mi fai male.» spiega con semplicità, un po' più convinto.

Karin muove leggermente la testa, sempre tenendola contro le gambe, ed una traccia lucida è visibilissima sul suo viso, sotto le luci artificiali del bagno. Da qualche parte nel petto, Suigetsu sente male. E c'è il senso di colpa, forte questa volta.

«Scusami se ti offendo.» sussurra lei, prima di tornare alla posizione originaria, con un guizzo ad entrambe le mani stavolta. «Non so fare altro. Scusami, non ci devi passare... tu.»

Suigetsu sta sudando freddo, ora. O meglio, non può realmente sudare, ma goccioline d'acqua scendono lungo la sua schiena, e sente uno strano calore in tutto il corpo. Non lo sa spiegare neanche lui, cosa gli sta prendendo.

«N-Non... non piangerai sul serio?!» esclama, apertamente isterico. «Su, non farmi dire cose imbarazzanti, ma lo sai che non penso davvero quello che ti ho detto! Torniamo a litigare come prima, ti va? Non c'è bisogno di prendermi in parola, io parlo sempre a vanvera e... non metterti a fare così ora!» termina, notando che il corpo di Karin è scosso da brevi e leggeri sussulti. Potrebbe giurare di aver sentito un leggero lamento.

A quel punto, ricordando che è un uomo, prende una decisione drastica e le mette un braccio sulle spalle. La sente irrigidirsi del tutto, ma ormai il danno è fatto. L'avvicina un po' a sé, mandando definitivamente all'inferno l'orgoglio e la sua povera immagine di stronzo menefreghista.

«Scusami, sul serio.» dice, e stavolta il suo tono è serio. Non c'è l'ombra del perenne ghigno.

E Karin comincia a ridere, lasciandolo ancora più sconvolto di prima.

Il sospetto si annida sulla sua mente, ma neanche Karin sa recitare così bene, quindi deve essere qualcos'altro.

Karin butta la testa indietro, ridendo ancora mentre si separa da lei, e non può fare a meno di pensare che in fondo non sia così poco carina.

«Giù i tentacoli, polipo!»

Forse sì.

«Ed è fantastico come... un ragazzo si faccia smontare... da due lacrime finte... di acqua di rubinetto, e qualche s-singhiozzo b-ben fa-fatto!» e alle ultime tre parole ripete il tono lacrimoso di poco prima, guastato solo dalle risate.

Sì, l'ha ufficialmente preso in giro.

Sì, è un genio del male e non ha un'anima.

Suigetsu ringhia, anche stavolta senza l'ombra di un sorriso, e il suo sguardo è tanto furioso da spaventare Karin.

«E datti una calmata! Così impari a dire cose orribili! E poi dai, è così che funziona tra noi...» gli fa il verso, tornando a sorridere. Stavolta quasi... intenerita?

Suigetsu si sgonfia a poco a poco, sempre guardandola male, mentre lei continua a sorridergli.

«Ora li meriteresti tu due schiaffi.» le fa presente, e lei risistema gli occhiali su per il naso, con aria da perfettina.

«Non permetterti.» ribatte in tono di minaccia. Poi è lei a ghignare. «Ho fatto solo come si fa tra noi... scusa, lo sai che faccio cazzate, ne dico, ti offendo, mi offendi, ti do schiaffi, ridi perché non ti ho fatto nulla...» sfotte ancora, e Suigetsu non ci vede di più.

Ha bisogno di sfogare la rabbia e l'indignazione, e non ci si trova a picchiarla, anche perché, è dura ammetterlo, ma pur essendo Karin la donna dei due ha ben presente che da arrabbiata le sue forze si triplicano ed è parecchio sleale, e così scartando l'idea di darle un pugno, come meriterebbe, decide di prendere tempo placcandola, e mandandola con la schiena a terra.

E se pensa che lui abbia cattive idee, ben venga. Non le farebbe male un po' di paura.

«Brutto figlio di...»

Karin non avrà mai paura di lui. Probabilmente si fida troppo e sa che non farebbe mai... Si fida troppo? Inaspettatamente questo pensiero riesce a calmarlo.

«Non ti prenderò a pugni solo perché poi frigneresti troppo e diventeresti ancora più insopportabile.» la informa, con cupa minaccia.

E Karin, ma Dio, è solo una ragazza!, rischiando di spappolargli i suoi preziosi gioielli con una ginocchiata, ribalta selvaggiamente le posizioni.

«Non ti prenderò a pugni solo perché... no, aspetta, IO ti prenderò a pugni!»

«Ti faccio presente che con me non funziona tanto.» le ricordò vittorioso, e Karin sorride.

«Sì, sì, diventerai liquido, certo. Ma ti stancherai prima tu ad usare il chakra... piuttosto che io a prenderti a pugni.»

Francamente, è atterrito. Karin non minaccia a vuoto, Karin lo prenderà a pugni finché non passerà la notte, e dubita che qualche anima pia si preoccuperà di cercarli, e finché lui non esaurirà il chakra e sarà perfettamente solido. A quel punto ci penserà lei a scomporlo in tanti pezzettini, continuando a picchiarlo con la forza della sua testardaggine e ferocia.

Prova con l'imbarazzo: «Mi ecciterò ad averti sopra, sai?»

«Non ne avevo dubbi.» conferma lei, naso per aria, «Dovresti eccitarti anche solo ad essere nella mia stanza.»

«Detesto le tue risposte pronte.» ammette lui, imbronciato.

Karin alza un braccio, caricando un pugno che se lo colpisse da solido farebbe sbucare il suo naso dall'altra parte della testa, e un'anima pia apre veramente la porta, con enorme sorpresa del ragazzo.

Si bloccano entrambi, voltandosi verso il nuovo arrivato, quel tal Rock Lee che Karin e Suigetsu quella sera hanno deciso di odiare tanto, e che ora lui abbraccerebbe volentieri.

Rock Lee li guarda, visibilmente stupito, poi, quasi, cosa, soddisfatto?

Sarà mica un sadico? si domanda con orrore Suigetsu, mentre Karin si domanda invece in che condizioni siano i suoi capelli, domanda che l'affligge tutte le volte che Suigetsu è nei dintorni, visto che ha il vizio di tirarle la coda, spettinargliela, estrarre ciocche a caso dall'elastico, oppure scioglierglieli, ed in quel caso comunque può tirarli e via dicendo.

«Vi allenate?»

No, non è sadico, è solo stupido.

«Facciamo sesso.» risponde Karin, come se fosse naturale. «Ti spiace chiudere la porta?»

Suigetsu apre la bocca, esterrefatto, e poi guarda con pena quell'innocente chunin della foglia che si è fatto scarlatto, ed è sparito farfugliando qualcosa.

Karin si lascia andare ad una risata liberatoria, adesso la serata va veramente per il verso giusto, e al diavolo Sasuke che preferisce quelle coi capelli color maiale e tutto quello che le dava noia fino a due secondi prima, perché si sta divertendo davvero molto. E con stupore di entrambi anche Suigetsu ride, al pensiero di quel poveretto e della corsa che si farà.

«Che serpe! Ora non guarderà mai più i compagni di squadra negli occhi, vergognati!» commenta tra una risata e l'altra, poco toccato dal futuro triste che aspetta l'altro, in realtà.

«Stai scherzando? Scioccare i verginelli della foglia è stupendo!» ribatte Karin con uno sguardo malizioso che, una volta tanto, a Suigetsu piace.

«Credo che tu l'abbia traumatizzato a vita.» afferma con falsa serietà, per poi tirarle d'impulso una delle ciocche lunghe che dalla coda sono precipitate davanti alle sue spalle.

«Aho! Coglione! Non mi tirare i capelli, bastardo!» si lamenta subito lei, scacciando la mano con uno schiaffo.

«Ehi, e se andassimo a scioccare anche qualche altro ragazzo puro?» propone Suigetsu, che ha intravisto una via d'uscita, e fa leva sui gomiti per avvicinarsi a lei. Il suo sorriso è, se possibile, più largo del solito, e anche parecchio contagioso.

Karin si porta entrambe la mani alla coda, lisciandola, e sta già sorridendo a sua volta, sadica come sempre. «Potremmo fingere che tu mi dia uno schiaffo, e poi io dire qualcosa tipo che siamo per il sadomaso!» squittisce con convinzione, «Oh, dei, pensa alla faccia del tipo verdognolo, se non è già morto di crepacuore, o gli Hyuga! Tutti e due, quello con la scopa su per il culo e la suora!»

Suigetsu scoppia a ridere, una risata autentica, ed entrambi si alzano. Ci manca poco che Karin gli porga una mano per aiutarlo, tanto è eccitata e grata al tempo stesso.

«Anche tu non puoi vedere quel Neji, vero? Avrei detto che avresti subito cominciato a fare la gatta morta, sai, moro, silenzioso... morto dentro...»

«Per favore, per favore!» lo interrompe lei piccata, «E poi ho intenzione di darmi ai ragazzi coi capelli chiari.» aggiunge, in un chiaro intento provocatorio. Lui finge di non cogliere, ma è del tipo “non colgo ma adesso me la segno e la riuserò contro di te”.

«A questo proposito, secondo me dovresti berci sopra.» le suggerisce, mentre vanno alla porta, con la stessa disinvoltura di due che sicuramente non si stavano minacciando di botte fino a due secondi prima sul pavimento di un bagno altrui.

«Questo è scontato. Ho tutta intenzione di ubriacarmi per reggere sino a domattina.»

«Tu non ricordi quello che ti succede da ubriaca, vero?» accenna lui con un sorrisino.

«Cosa dovrei ricordare? E tu?» indaga, sospettosa.

«Io canto.» mente prontamente lui per distogliere la sua attenzione dalla prima domanda.

«Ti terrò lontano dalle bottiglie a costo della vita.»

Oh, fa niente, per me l'importante è che sia tu quella brilla, dato che almeno così diventi un po' più sincera con te stessa, pensa lui, non senza il desiderio di ripetere l'esperienza dell'ultima volta senza i fastidiosi capogiri di mezzo, e sarà il primo a tenersi alla larga dall'alcol.

«Così silenzioso mi... dai fastidio. A che stai pensando? Anzi, cosa stai macchinando?» lo interroga lei, aprendo la porta del bagno e lanciandogli un'occhiata ancora più sospettosa di prima. Stava per dire “mi preoccupi” ma conoscendo il soggetto non è veramente il caso, se ne vanterebbe sino alla morte.

«Ti manca la mia voce?» miagola lui, fingendosi intenerito, e Karin sbuffa indispettita, voltando la testa di scatto e frustando di nuovo l'aria con la coda.

Suigetsu ha di nuovo voglia di tirargliela, anche se gli arriverà giù un pugno da primato anche stavolta.

Chissà perché ma non può fare a meno di tirarle i capelli tutte le volte che li nota. Un po' come non può fare a meno di stuzzicarla a parole, e non sopporta quando lei se ne sta in silenzio e non dice il perché.

«Ehi,» lo richiama lei, repentinamente tornata cospiratrice, «Dà il tormento a quel sopracciglione-testa-a-scodella con particolari piccanti, mi raccomando.»

«Per chi mi hai preso? Gli racconterò ogni preliminare.» replica lui, fiero.

E quando sono in corridoio e Karin tenta di rifarsi la coda, Suigetsu affonda la mano all'improvviso nei suoi capelli ora sciolti, sempre ben curati e molto morbidi, e ne ascolta la consistenza per un solo secondo, l'unico che si può concedere.

Poi chiude le dita intorno ad una ciocca sola, e tira.






EEEEE questo è amore amore amore. <3

Ho promesso risposte alle recensioni, ho promesso di tutto, ma non prometto più niente visto che non riesco a mantenere. Sappiate solo che ho le mie buone giustificazioni.


Questo capitolo lo dedico ad un mio caro amico, anche se non penso leggerà mai le mie storie perché non è il tipo, a cui voglio un mondo di bene, e che ora è all'ospedale ma deve riprendersi presto, a tutti i costi. Perché c'è un sacco di gente che lo aspetta qui, me compresa.

E ovviamente la prima dedica va alla Tya, che mi ha sempre chiesto una SuiKa, sperando che non sia sotto le sue aspettative.

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