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Una delle rare storie che ho tentato di rendere ironiche
volontariamente, spero che il risultato sia apprezzabile
Una delle rare storie che ho tentato di rendere ironiche
volontariamente, spero che il risultato sia apprezzabile.
Il prologo sarà legato a tutte le prossime shot.
Parte I:SasukevsRavioli.
Mangia i ravioli ma non farti mangiare da loro.
Va bene, il proverbio forse parlava di saké, ma il concetto
è quello. O forse no, perchéqui si parla di essere mangiati letteralmente e quel mostro sul tuo
piatto non è metaforico ma un vero e proprio raviolo, in pasta e
ricotta, posto che nello schifo preparato da Naruto ci sia finito per caso
qualche ingrediente giusto.
Sasuke deglutisce, pallido. Non il solito pallore sexy che le ragazze
che gli vanno dietro adorano, piuttosto un biancore verdolino dovuto al fatto
che probabilmente rimetterà l’anima a breve, dovendo mandar
giù qualcosa di più pericoloso dei velenicon cui ha avuto a che fare nella sua
breve vita.
L’unico
esponente ancora in vita -in vita ancora
per poco, gli suggerisce il raviolo- della
casata Uchiha prende saldamente in mano la forchetta e prova a spostare la cena
con un colpetto.
Ora ha la sensazione che lo fissi.
Se fosse del pesce o la testa di qualche animale sarebbe comprensibile,
ma si suppone che della semplice pasta priva di occhi non debba dare
quell’impressione. Forse poi il fatto che un singolo raviolo sia grande
quanto un piatto non aiuta a classificarlo nei non viventi. E Naruto sarebbe
capace di averci messo sopra qualcosa di allucinogeno, a ben pensare.
«Io… eww, credo si sia mosso.» li
informa Ino cautamente, seduta al suo fianco ed incapace per una volta di
mostrare tutto il suo disgusto attraverso la sua espressione, rapita dalla
contemplazione della cosa.
Quasi davanti a loro, per la prima volta in vita sua, Choji non si sta
abbuffando, ma giocherella col raviolo stuzzicandolo con una bacchetta. La sua
parte rigonfia trema in modo anomalo e si formano delle piccole increspature,
come le onde nel mare. È poetico e disgustoso, in qualche modo. Ma
è impossibile distoglierne lo sguardo.
«Eww.» ripete Ino, con gli occhi
spalancati.
«Credo che
darò un nome al mio. Lo chiamerò Taro.» afferma Kiba,
assorto, e per un agghiacciante momento che per sempre avrà davanti agli
occhi quando parlerà con l’Inuzuka, Sasuke lo immagina con tra le
braccia un enorme raviolo infagottato nel raso azzurro, e Akamaru ed un
cane-raviolo che giocherellano attorno a loro.
Inuzuka family.
Lo stomaco
dell’Uchiha si contorce.
Sasuke sta per
spingere il piatto avanti e buttare tutti fuori di casa perché, per
l’amor del cielo, se come dice Choji sono davvero felici che sia tornato
tra loro e Naruto vuole festeggiare il primo anniversario, perché lo fa
cucinando quando tutti sanno che così non arriveranno a festeggiarne un
altro? E, domanda più importante, perché si sono ritrovati tutti
a casa sua, due giorni dopo il Capodanno, quando l’accozzaglia di gente
con cui siede a tavola ora è più isterica per il sonno perso nei
festeggiamenti e meno incline ad accettare le schifezze culinarie
dell’idiota che vuole fare festa uccidendo il festeggiato? Forse
Naruto non è davvero felice che sia tornato, forse vuole assassinarlo e
poi ci sarà la vera festa, si risponde Sasuke da solo. Il quartiere
Uchiha è stato raso al suolo come Konoha due anni prima, e lui ha
chiesto che fosse ricostruita solo casa propria, attingendo dai suoi ricordi
tramite una Ino entusiasta di mettere le mani sulla sua mente, perché
tutto il resto delle abitazioni sarebbe stato inutile. Se avesse saputo che la
sua povera dimora sarebbe diventata la succursale della cucina di Naruto, gli
avrebbe dato fuoco personalmente e sarebbe rimasto a Suna.
Il raviolo è d’accordo, presumibilmente.
Choji ha assicurato
che è solo per oggi, davvero
Sasuke, è l’unico giorno in cui ci siamo tutti qui a Konoha,
è solo per Naruto, sai com’è, ma poi non sarà
lui a convivere con l’odore di ramen sui muri che, tra parentesi, non
dovrebbe esserci dato che ramen non è stato preparato. Choji la
pagherà.
E Sasuke sta
veramente per spingere via il piatto, con la speranza che il raviolo non gli
azzanni la mano, e dire qualcosa come: «Ne
ho abbastanza, andate a divertirvi da qualche altra parte.» cosa di
cui nessuno si stupirebbe detta da lui, quando Naruto ritorna dalla cucina,
sbattendogli in faccia il sorriso amichevole e veramente felice, e quei due
grandi occhioni da cucciolo ugualmente allegri e innocenti, con la stessa
espressione ebete di due anni prima dopo il loro scontro, in mezzo alla polvere
e alle macerie, quando gli ha chiesto: «Allora,
resti, bastardo?» e lui ha rantolato: «Dove vuoi che vada con le gambe rotte, idiota?» e
tutti vissero felici e contenti.
E’ una faccia talmente felice e stupida, Sasuke ha iniziato a
pensare che i due aggettivi viaggino insieme nelle stesse facce, che tutti si
muovono intorno ai loro piatti, più convinti che forse c’è
la possibilità che un solo assaggio non distrugga il loro apparato
digerente per sempre.
Lui lo odia. Odia quella faccia. Anche il proprietario, ma soprattutto quella
faccia, perché per colpa sua sta stringendo più forte la
forchetta mentre infilza spietatamente il fratello di Taro, e l’altra sua
mano sta andando al coltello.
«Quest’anno
ho fatto un esperimento ai fornelli.» annuncia Naruto solenne, ignaro di
aver appena ucciso dentro tutti i
suoi amici.
Un secondo dopo si
sente un suono soffocato provenire da Choji. È una specie di schiocco
liquido, uno squish, seguito dal
rumore di qualcosa di croccante che viene morso e poi un altro squish, prolungato e risucchiato.
Sasuke pensa che è il rumore che potrebbe fare dare un morso a
delle interiora umane.
Sasuke si rende effettivamente conto di ciò che
ha pensato e sa, con assoluta e dolorosa certezza, che non mangerà mai
più ravioli, guarderà mai più ravioli, penserà mai
più ai ravioli.
Tutti stanno guardando Choji ora, che è rimasto assolutamente
immobile dopo il primo morso, con ancora tre quarti di raviolo davanti alla
bocca a coprirgli metà faccia, grande quanto metà continente, gli
occhi ancora spalancati. Abbassa la forchetta e, rigido, lascia calare la
mandibola. Tutti quanti la guardano con interesse scientifico andare prima
giù e poi su per una volta. Infine, un rivolo rosso chiaro scivola fuori
dalle sue labbra.
È il panico.
Strilli prolungati, urla, Shikamaru che lo incita a sputare e Lee che
senza un valido motivo sventola un fazzoletto per fargli aria.
Sasuke, esteriormente
impassibile, ne approfitta per spingere finalmente il suo piatto più
avanti e mettersi al sicuro. Sposta lo sguardo alla sua destra, oltre i
compagni di sventura di Konoha, e incrocia gli sguardi del team Hebi/Hawk.
Suigetsu sta ghignando, come sempre, ma stavolta scuote anche la testa “Sono amici tuoi”, Karin ha la
bocca aperta ma si ricompone subito, sebbene sia palese che pensi “Che diavolo ci faccio qui?” e
Juugo sorride divertito: Sasuke gli chiederebbe volentieri di farsi venire uno
dei suoi attacchi schizofrenici ora.
Per qualche ragione gli viene in mente Sakura, che si è dileguata
poco prima.
«Come dicevo…» inizia Naruto apparentemente offeso,
apparentemente in procinto di essere assassinato senza rendersene conto,
«ho fatto un esperimento. Invece della solita noiosa ricotta ho provato a
metterci del ramen.»
Dieci minuti dopo Ino canticchia in cucina, dopo aver picchiato
selvaggiamente Naruto, e sta preparando qualcosa di commestibile velocemente,
con l’aiuto di Suigetsu e Tenten. Hinata ha appena finito di dare una
sistemata alla buona al naso rotto di Naruto, unica ad essersene preoccupata,
ed ora Shino la sta portando mezzo svenuta dopo una involontaria testata al
paziente di fortuna, trascinandola da qualche parte in casa sua. Sasuke ne sarebbe
infastidito, ma ha troppa fame e sinceramente è spossato, quindi
appoggia i gomiti sul tavolo e la testa sopra le mani incrociate, e lascia che
il mondo gli scorra chiassosamente intorno.
Di nuovo nota che Sakura non c’è.
Si gira verso Naruto, sperando di avere un’aria sufficientemente
disinteressata, pronto a chiedergli qualcosa, e coglie qualche sprazzo di
conversazione.
«Gli esperimenti non si fanno sulla pelle degli altri.» lo
sta rimproverando Karin, braccia incrociate e capelli rosso fuoco legati in un
alta coda.
«Ho davvero pensato che Choji stesse sputando sangue, sei un
demente.» aggiunge Kiba, suonando un po’ troppo entusiasta.
Shikamaru annuisce e Ino approva rumorosamente dalla cucina.
«La prossima volta lascerò che lei-» Shikamaru indica
Ino, «Ti uccida.».
Sasuke si chiede di quale prossima volta parlino, e vorrebbe uccidere
lui tutti. In casa sua non ci entrano più di sicuro.
«Ho capito, capito.» borbotta Naruto con aria molto
oltraggiata, seduto per terra con un kunai oltraggiosamente poggiato sul naso
gonfio, per oltraggiosamente sgonfiarlo. È tutto molto oltraggioso per
lui. Prima che Sasuke se ne renda conto però lui si è già
girato a guardarlo, ed eccoli di nuovo, quel sorrisone e quegli occhioni da
cucciolo-barra arma di persuasione. Persino Karin si addolcisce visibilmente.
«E’ che potevi dircelo prima. Comunque non erano da buttar
via.» dice Choji coraggiosamente.
«E chi li butta? Posso insegnare a Taro a parlare.»
suggerisce Kiba e tutti ridono.
«Cercherò Sakura-chan per farmi curare del tutto il naso.
» proclama Naruto a voce alta, e scatta in piedi.
«Vengo con te, ho bisogno di pace.» si unisce a lui Sasuke.
Molte, molte occhiate di scherno accolgono questa infelice uscita, e si sente
correggersi: «Di aria, intendevo dire.»
Naruto annuisce vigorosamente, e lui geme dentro. Si chiede se mai
smetterà di guardarlo come se fosse appena resuscitato e avesse una
tinozza di ramen sulla testa. Questa è almeno l’unica descrizione
a parole del modo in cui lo fissa trasecolato ogni volta che fa caso al fatto
che sia in mezzo a loro, fornita gentilmente da Sakura.
Sakura, che ha pianto due volte: una quando hanno combattuto e Naruto
l’ha trascinato fino a Suna all’ospedale dopo avergli spezzato
parecchie ossa, anche se sarebbe più corretto dire che Sakura ha
trascinato Naruto che trascinava lui, dopo che si erano spezzati parecchie
ossa, e lei ci aveva messo anche del suo quando l’avevano fatta
innervosire; Aveva pianto anche quando, dopo che Naruto aveva annunciato che
sarebbero tornati alle macerie di Konoha per ricostruirla, con qualche jutsu
utile, ed essendo utile sicuramente proveniente da qualche altro paese,
e l’avrebbero fatta esattamente identica a prima, Sasuke aveva lasciato
intendere che non aveva altro da fare e sarebbe andato con loro. Tutto nella
norma, insomma.
Sakura aveva
pianto, lo aveva persinoabbracciato quando era sul letto d’ospedale scatenando le ire di
Karin, e poi aveva cominciato a comportarsi come se fosse sempre stato
lì, ma non nel senso “OH,
Sasuke-kun, ti adoro, sono la tua schiava.” più nel senso
“Bene Sasuke, siamo una squadra, il
team sette. Tu ne hai anche un altro, ma non mi importa. Non mi stare tra i
piedi ed io non intralcerò te. Ah, siamo amici.”
E questo non è nella norma.
Sakura è sempre stata strana, ma ora di più. È
ancora legata ai sentimenti più di quanto una kunoichi dovrebbe essere,
ma assomiglia anche a quella spaventosa donna che fa loro da Hokage, sia
perché violenta, sia perché sicura di sé e determinata.
È indipendente e saccente e matura e giocosa e sempre a suo agio e,
disgraziatamente, Sasuke la trova interessante e, anche se non lo ammetterebbe
sotto tortura neanche a se stesso, la cosa fa un pochino paura perché
può portare a tante strade, tutte inquietanti.
«Sasuke, ci sei ancora? Andiamo a cercare Sakura-chan!» lo
incita Naruto a voce troppo alta come sempre, e Sasuke annuisce. Lo precede,
per liberarsi dei suoi pensieri sperando che restino attaccati ai muri con
l’odore di ramen, e dice addio mentalmente al raviolo, che ricambia.
Spero che Sasuke non sia troppo ooc, nel caso ditemelo e lo
segnalerò. Io lo giustifico con tutto ciò che avrà vissuto
negli ultimi due anni, e nel fatto che dopotutto non dica quasi una parola e
che il suo sia stato un monologo mentale.
Le ripetizioni sono volute, sì.
Io penso nello stesso identico modo, o non sarei riuscita a darle questa
forma temo, quindi posso scusare tutto attraverso la formula -X era voluto
dall'autrice- XD
Il prossimo capitolo sarà SasuSaku, per Recchan.
Quei ravioli esistono, ho scritto la storia a Capodanno e sì, li
ho mangiati a Capodanno. Ed erano così, ma senza ramen, grazie al cielo.
Non
il solito rossore naturale, quello che ha perché urla di
continuo e probabilmente vive in iperventilazione, ma più un
rosso-Hinata. C’è qualcosa di strano nel modo in cui
tutto il suo viso sta prendendo velocemente colore.
Sasuke
non è il tipo di persona che chiede “stai bene”,
quindi non lo fa, e aspetta che dica qualcosa lui.
Naruto
non parla.
Ha
gli occhi puntati al pavimento, sta diventando sempre più
rosso, e Sasuke ha improvvisamente paura che si giri verso di lui e
gli schiocchi un bacio sulla bocca o qualcosa di simile che spieghi
il suo modo di fare. E questo non può succedere di
nuovo, dopo il loro primo scambio di opinioni in classe, terminato
con una malaugurata spinta sulla schiena di Naruto che gli era
praticamente precipitato in bocca. Non può succedere, specie
se voluto da uno dei due che non è lui, e lui non vuole.
«Che
problema hai?» chiede infine, arrendendosi ad essere gentile,
anche se il modo in cui l’ha chiesto meriterebbe un pugno sulla
faccia in risposta, e lo sa.
Naruto
si accende, ed inizia a farneticare con voce stridula: «Nessun
problema! Chi ha detto che ci sono problemi? Stiamo solo girando in
cerca di Sakura-chan, nessun problema! Davvero, problemi zero! Nessun
problema, non ci sono problemi qui! Tu hai problemi?»
Sasuke
lo guarda sconcertato, accelerando il passo nel caso sia necessario
fuggire in cerca di aiuto medico, «Non ho problemi, io.»
sottolinea. Naruto è euforico.
«Esatto,
nessun problema, vedi?» conferma, e sorride in modo così
spudoratamente falso che Sasuke si chiede chi sia il pazzo dei due.
«Vedo.»
conferma anche lui, molto più incerto.
E
comunque Naruto è ancora molto rosso.
Sasuke
si schiarisce la gola, ancora incerto, e spera che non abbia un altro
attacco di qualunquecosasia. «Allora, dov’è
Sakura?»
«Credo
nel tuo giardino. Le piace guardare i fiori.»
«Sono
morti.»
Naruto
sobbalza, e lo guarda allarmato. Sasuke sospira. «I fiori,
idiota, i fiori sono morti. È gennaio.»
«Ah,
giusto. È gennaio. Già. Beh, allora forse aspetta che
nevichi. O ha nevicato. Cose così, da Sakura-chan, sai.»
farfuglia Naruto, scompigliandosi i capelli con una mano. È
evidentemente fuori di sé, e sembra anche in imbarazzo a
guardarlo bene. A Sasuke tornano in mente baci schioccanti, saliva
non sua e voglia di vomitare mentre un gruppo di ragazzine scalmanate
fanno lo scalpo a Naruto. Ora capisce perché teme una
dichiarazione da parte sua, sembra veramente Hinata.
«Neve.»
ripete, cercando di cancellare quei ricordi terribili, «Da
quando nevica a Konoha, a proposito?»
«Il
tempo è cambiato in questi anni… Sasuke, senti, io…»
si affretta ad aggiungere, e si blocca di nuovo.
Baci
schioccanti al sapore di ramen.
«Io…
ho un… No, non un problema, solo… dei dubbi, ecco. Un
dubbio. E non so con chi parlarne.»
«E
ne vuoi parlare con me?» se ne esce Sasuke, inorridendo. Naruto
fa la sua stessa faccia.
«Certo
che no! Secondo te con chi dovrei parlarne? Non dire Sakura-chan, no.
Non lei.»
Perplesso,
l’Uchiha sposta gli occhi verso l’esterno, ed
effettivamente è tutto bianco, fuori. «Che tipo di
dubbi?»
«Credo
sia roba che… dovrei parlarne con una ragazza, credo. Penso.
Suppongo.»
“Hai
veramente detto suppongo?” chiederebbe
Sasuke, se avesse voglia di protrarre ancora a lungo quella
conversazione, cosa che non ha. «Ino?» suggerisce.
Sente
Naruto rabbrividire al suo fianco. Non dovrebbe poter sentire una
cosa simile, ma forse dipende dal fatto che lui per primo ha voglia
di rabbrividire quando la nomina. «No, Ino è troppo…
pettegola.»
«Tenten?»
azzarda Sasuke, prima di tutto non tanto sicuro che sia quello il
nome esatto.
«Non
che ci abbia mai parlato tanto…» mormora Naruto,
impensierito.
«Karin
non te la consiglio. Resta Hinata.» in un moto di compassione
verso la lontana cugina vorrebbe aggiungere “non andare da
lei.” Ma non lo fa. Lui è sempre e comunque Sasuke
Uchiha, e la compassione resta a marcire da qualche parte in fondo
alla sua testa.
«Hinata!
Hinata è sicuramente… beh, sì. Giusto.»
concorda Naruto, con più energia di quanto necessario. Sasuke
geme di nuovo, dentro di sé. Poi si accorge che Naruto se ne
sta andando veramente.
«Il
tuo naso.» gli ricorda, ma è già lontano.
Ha
il sospetto che la storia di farsi aiutare da Sakura se la sia
inventata per parlare da solo con lui, e ciò suggerisce che
sia qualcosa di grande quello di cui vuole parlare con Hinata.
E imbarazzante, visto il rossore. Poi realizza che Naruto è
come una mina vagante che gira per casa sua, e che adesso lui è
impalato nel corridoio da solo come un’idiota, e non ha più
motivo né di andare avanti né di tornare indietro, ma
ritornare in mezzo agli altri senza nulla di fatto è fuori
questione. “Al diavolo, vado dove mi pare.” pensa
seccato, e poco coerentemente invece che farlo tornare indietro i
suoi piedi lo portano in giardino.
Sakura
è davvero lì, accovacciata a terra a trafficare con la
neve, vicino al portone di ingresso.
Le
si avvicina silenzioso, cercando di capire cosa stia combinando, e
lei sposta una ciocca di lunghi capelli rosa dietro l’orecchio.
È gradevole come quel colore di capelli riesca a stupirlo
sempre dopo tanti anni, e probabilmente sarà così fino
alla fine dei suoi giorni.
«Sakura.»
dice. È il primo a non capire perché non la chiami mai,
perché non esclami mai il suo nome. È sempre e solo
“Sakura”. Suona bene, forse. Con “Naruto” c’è
più esasperazione, forse quello di lei lo chiama a quel modo
per compensare.
«Sasuke-kun.»
risponde lei, e neanche si gira.
Ecco,
appunto, la vecchia Sakura sarebbe saltata in piedi. Ma forse sta
solo facendo qualcosa di importante. Glielo chiederebbe, ma non è
abituato a farlo, preferisce fingere che non gli importi di cosa stia
combinando, seduta al gelo della neve e probabilmente sulla via del
congelamento, invece che dentro casa al caldo e a mangiare. Al
pensiero di cibo il suo stomaco si contrae, e richiama alla mente i
ravioli per scacciare la fame. Funziona.
«Naruto
ti cercava. Ino gli ha rotto il naso, prima.» è quasi
vero, dopotutto. Ed il fatto che ora l'idiota sia disperso per casa
sua non lo contraddice affatto.
Sakura
finalmente si gira a guardarlo, ancora dal basso verso l’alto.
I suoi occhi verdi, un po’ truccati, sono sgranati. Poi si
allargano ancora, e un velo di comprensione ci passa davanti.
Sorride. «Ha cucinato qualcosa di orribile, vero?»
Sasuke
annuisce, non troppo sorpreso. Sakura sorride di più. «Glielo
dico sempre di non farlo. Ha sperimentato nuove ricette?»
«Ravioli
al ramen.» risponde Sasuke con una smorfia di sofferenza.
Sakura si copre gli occhi con una mano, e lui nota che non ha neppure
i guanti e le dita sono tra il bianco e il blu.
«Dimmi
che l’avete allontanato dai fornelli, legandolo o roba così.»
«C’è
Ino ai fornelli. Non penso si avvicinerebbe.» dice lui, e
Sakura approva.
«Dopo
cercherò qualcosa per tenere in vita Choji. Immagino che lui
abbia assaggiato.»
«Cosa…»
comincia Sasuke, troppo curioso, vorrebbe sapere cosa fa. Lei lo
guarda, incitandolo a continuare. «Sei venuta qui per non
mangiare?» termina, in una implicita accusa di abbandono.
Lei
annuisce, e ride di nuovo. La risata di Sakura non è brutta,
in fondo in fondo. Molto in fondo. Se la ricordava più timida
e soprattutto stridula. Quella di Ino è sguaiata, troppo
allegra o troppo arrabbiata, quella di Karin è capace di
frantumare i vetri, quella di Sakura invece è una risata
normale. Se lui ridesse lo farebbe in modo simile, probabilmente. Ma
lui non ride praticamente mai.
«Sapendo
che Naruto avrebbe cucinato sono fuggita, lo ammetto. Non è
molto coraggioso, ma almeno ora sono viva. Mi sono fermata a guardare
un po’ la neve, non mi ci abituerò mai.» spiega
Sakura, guardandolo sempre negli occhi. E di nuovo, Sasuke pensa che
è interessante questa Sakura, e la fissa di rimando.
Quando
Sakura si accorge che lui la sta guardando davvero,
che non si limita a lasciarle scivolare lo sguardo addosso per poi
pensare ai fatti suoi, arrossisce un po’. Non troppo, è
impossibile con la faccia congelata, ma se fossero dentro casa forse
sarebbe esplosa. E lo maledice, mentalmente, perché non è
possibile che dopo anni, quando è convinta che i suoi
sentimenti fossero solo amicizia, e dopo tante cattiverie
inspiegabili da parte sua, lui le faccia ancora questo effetto.
È
che è troppo bello, e dovrebbe picchiarlo per rovinargli quel
bel faccino. Anche se poi quella pazza di Karin, e forse anche Ino,
dato che apprezza le cose belle anche non sue, la ucciderebbero.
Sasuke
è anche un pochino più umano da quando è
tornato. Non troppo, ma quel tanto che basta perché Naruto sia
sempre luminoso e perché lei si senta a casa e sempre a suo
agio con loro.
«Ti
sei fermata a guardare la neve… lì?» Sasuke la
distoglie dai suoi pensieri, e le fa ricordare che è seduta
per terra. E lei si sente terribilmente e indubitabilmente un’idiota,
perché adesso gli risponderà la verità.
«Stavo
facendo un pupazzo di neve.» ammette, e si dà
dell’idiota ancora. Sorride apertamente, per la tensione ed il
freddo, e non ha idea di cosa aspettarsi. Non la condiziona più
la disapprovazione di Sasuke, tanto lui disapprova tutto, però
non è piacevole quando qualcuno ti fa notare che sei veramente
stupida, anche se lo sei.
«Tu…
cosa?» dice finalmente Sasuke, ed il muro di imperturbabilità
ha una falla, perché la sua voce suona davvero come stupita, e
lui la guarda sbigottito.
Stupida,
stupida, stupida, cantilena la mente di Sakura, mentre lei si
sposta di lato per fargli vedere quell’abominio. È un
omino molto basso e molto grasso, e non ha ancora arti né
occhi, naso e bocca. La sua testa è anche schiacciata da un
lato. Nel complesso sembra vittima di torture di guerra. «Lo
chiamerò Tofu.» butta lì. Stupida, stupida,
stupida.
Sasuke
sta per ridere. O per piangere. Una delle due. Si accuccia a terra
anche lui, e si accorge che Sakura ha sobbalzato appena e trattenuto
il respiro. Che si aspettasse un colpo? Non la capisce proprio.
«Tofu.» ripete. «Somiglia a Taro.»
«A
chi?» si sente stupidamente chiedere con voce acuta Sakura.
«Vuoi chiamarlo Taro?» Dio ti prego, fa che non suoni
come se stessimo parlando di un figlio quanto è sembrato a me.
«Nome
già preso.» nega lui lentamente, ficcando una mano con
forza dentro la neve. Se non è impazzito del tutto ricorda che
sono nel selciato all’ingresso, ed infatti trova subito una
pietra di dimensioni accettabili. Tira fuori la mano e la piccola
pietra, e l’appoggia su quella che dovrebbe essere la zona
“petto” di quella specie di caciotta di neve. Primo
bottone.
Mi
sento… quanti anni era che non mi sentivo così?
Bambino, ecco… da bambino era così. Che strano…
riflette Sasuke, senza notare l’espressione esterrefatta di
Sakura. Si gira a guardarla poi, e si trova più vicino di
quanto pensasse ad i suoi occhi spalancati.
Ha
degli occhi veramente belli Sakura. Cioè, interessanti.
Somiglia ad un gatto a volte, con quegli occhi grandi incredibilmente
espressivi e sempre molto verdi. Sasuke inizia a sentirsi più
adolescente che bambino, e sarebbe un miglioramento se la
consapevolezza che lui è un maschio e lei è una femmina
e non ci sono api e fiori di sorta, ma solo maschi e femmine che
fanno il loro lavoro, non lo colpisse e lo facesse arrossire.
Ovviamente lo maschererà con la storia del freddo, ma lui
saprà per il resto della sua vita che sta solo scappando da
lei e dai suoi occhi molto molto verdi e non andando a prendere delle
braccia per Tofu.
«Cosa
stai…» mormora Sakura, e nel silenzio irreale del
giardino riesce a sentirla. Sasuke strappa via due rametti da un
albero secco e finge di esaminarli. «Prendo delle braccia.
Cerca occhi, naso bocca.» le dice, e la sua voce suona annoiata
come piace a lui.
Sakura
è altrettanto incerta se scoppiare a ridere, è
troppo assurda quella situazione, o a piangere, è umano
anche Sasuke, Dio mio. Non fa né l’uno né
l’altro, anche se ha gli occhi lucidi e le labbra che invece
tirano in un sorrisetto nervoso che vorrebbe davvero diventare una
risata isterica. «Occhi.» sussurra. «Occhi. Bocca.
Naso. »
Sasuke
torna indietro appena lei si allontana alla ricerca di qualcosa,
ancora ripetendo tra sé e sé quelle parole come un
mantra, e infilza sapientemente Tofu con le sue braccia. Sta tornando
a sentirsi bambino, quando dopo qualche minuto Sakura si acquatta di
nuovo accanto a lui, dando apparenza di non temere più la loro
vicinanza come prima. «Sono andata davanti alla finestra della
cucina ed ho chiesto due fagioli e una carota ad Ino.» spiega a
bassa voce. «Per la bocca possiamo invece usare queste castagne
una a fianco all’altra.»
Sasuke
la guarda con la coda dell’occhio e nota che è
decisamente più rossa di prima, almeno quanto Naruto, ma può
solo sospettare che la mezza frase sentita poco prima da quella che
sembrava una Ino estasiata, «Carota? Sakura, non vorrai
invece del burro o qualcosa di più utile sessualm…»,
seguita da un urlo soffocato con quella che poteva essere una
mano e risa sguaiate, abbia un certo ruolo in tutto questo. Non
chiede niente, non ci tiene, dato che poco prima anche lui stava
iniziando a vagare in certe direzioni oscure solo guardandola negli
occhi.
«Ecco.»
dice Sasuke, mettendo l’ultima castagna bruciata. È un
sorriso nero, Tofu probabilmente chiederà i danni, però
non è venuto male come sembrava. Si preoccupa anche di dare
alla sua testa una parvenza sferica, aggiungendo un po’ di
neve.
«Perché
lo fai?» sbotta Sakura, ed entrambi la soffocherebbero ora.
«Fare
cosa?» decide di far finta di nulla Sasuke, anche se fare
pupazzi di neve non è uno dei suoi passatempi abituali.
Sakura
scuote la testa, cogliendo l’ancora di salvezza, e fa
retromarcia. «Niente. Non importa. Si sta bene qui, non è
vero?» esclama con energia. E sta tremando dal freddo, quindi
Sasuke intuisce che deve averla messa a disagio.
Però
è divertente.
«Stai
gelando.» le fa notare ironico, e gode nel vederla arrossire di
nuovo.
«Perché
ti sei messo a fare un pupazzo di neve?» chiede lei
all’attacco, e Sasuke si ricorda che poco prima era lui che
rischiava noie. Merda. Sei stressante, Sakura.
«Mi
annoiavo dentro.» risponde come se fosse ovvio, e per lui la
possono anche finire lì. Si alza in piedi, e scorge un
bagliore negli occhi dell’altra. Interessante,
ancora.
«Scappa.»
sbuffa lei a voce bassa, aggiungendo altra neve al pupazzo senza che
ce ne sia bisogno. Sembra non essersi nemmeno resa conto di aver
parlato.
«Prego?»
fa lui, che non ha molta voglia di andarsene dentro, in realtà.
Sakura spalanca gli occhi, è la terza volta in sua presenza, e
si morde un labbro. È tentata, glielo legge in faccia, di
rispondergli male, molto male, ma anche di lasciar cadere per non
rovinare nulla. «Sto scappando, Sakura?» la stuzzica,
sforzandosi di apparire più sicuro di sé di quanto non
sia. Il giorno in cui Sakura scoppierà sarà veramente
divertente, anche per lui, e non può fare a meno di provare la
pazienza ora che è così cambiata.
Sakura
si alza in piedi, ed i suoi occhi sono come quelli di Tsunade. Ti
prenderà a pugni, gli suggerisce una vocetta nella sua
mente. Ti ridurrà in poltiglia e poi, forse, dopo chiamerà
Karin perché ti dia una sistemata e andrà a vantarsi
con Naruto di aver battuto il grande Sasuke Uchiha più in
fretta di lui. E Sasuke sa che quella vocetta potrebbe aver
ragione, tutto dipende da cosa sceglierà di fare ora lei.
«Sì.»
sibila Sakura, ed è davvero pronta ad ucciderlo. Forse non
proprio ucciderlo volontariamente, ma il risultato potrebbe essere
quello.
Sasuke
ruba un momento per guardarla, così rossa in faccia, con
quegli occhi verdi che brillano di rabbia, il respiro che aumenta, ed
i capelli rosa di nuovo lunghi. Davvero lunghi. Senza accorgersene
allunga una mano e ne prende una ciocca, e Sakura si sgonfia,
diventando incerta e imbarazzata.
«Sasuke…
kun?»
«Li
hai fatti crescere di nuovo, pensavo ti piacessero corti.»
commenta, senza prestarle molta attenzione.
La
detesta, coi capelli lunghi.
Somiglia
a sua madre, sguardo dolce e sorriso comprensivo, coi capelli lunghi.
E’
davvero bella, coi capelli lunghi.
E anche con
i capelli corti.
«Li
taglio prima delle missioni, ma dato che siamo stati impegnati solo a
ricostruire Konoha, ed io servivo solo come medico…» si
giustifica lei, e non sa neanche perché dovrebbe proprio
“giustificarsi” per una cosa simile. E poi a Sasuke
non piacevano i capelli lunghi? Che vuole dire?
«Mh.»
dice lui, lasciandola nel dubbio. Però la ciocca non la molla.
«Mh.» aggiunge, «Ti stanno…» cerca una
parola e Sakura lo guarda attentamente, cercando di prevederla. Bene?
Male? Sembri Karin? «… ti si addicono.» cambia
alla fine.
È
il commento più neutro che abbia mai sentito sui suoi capelli,
potrebbe essere che facciano schifo e abbia indirettamente detto che
lo fa anche lei, o il contrario. Non ha molto senso, ma balbetta un:
«G-grazie.» sbalordito. Sasuke alza le spalle, e dentro è
stupito quanto lei.
Poi
comincia a nevicare. Non è esattamente romantico come in
televisione, quando delle palle della circonferenza di dieci
centimetri si abbattono sulla tua testa, inzuppandoti e scivolando in
modo appiccicoso sui tuoi vestiti. È un po’ come cercare
di dichiarare il tuo amore mentre delle meduse abusano di te, e a
pensarci bene non è per niente romantico.
«Torniamo
dentro?» propone lui e Sakura scuote la testa in segno di
diniego, arrivando al trentesimo “stupida”
mentale.
«Metto
Tofu al sicuro.» butta lì, e Sasuke si accorge che forse
neanche Sakura è così dispiaciuta dallo stare da sola
con lui, anche se sembra tanto indifferente alla sua presenza da due
anni a quella parte. La segue senza neanche pensarci e insieme
sollevano il pupazzo, fortunatamente molto piccolo, attenti che non
si sfaldi, e lo portano sotto la tettoia. Si scioglierà, ma
almeno avrà vissuto più a lungo.
«Brrr…»
fa Sakura, e si sfrega le mani l’una contro l’altra,
sedendosi sotto la tettoia anche lei, su un gradino ghiacciato.
Sasuke
prende probabilmente la decisione più coraggiosa ed
impegnativa della sua vita, ma come uomo non può tirarsi
indietro, e prende le mani tra le sue, che invece i guanti li hanno
eccome. Lui non è un irresponsabile, come ama sottolineare.
Sakura
gli punta subito gli occhi addosso, è come essere investiti da
una luce verde, e lui ne evita lo sguardo per quanto possibile, anche
se sembra quasi che lo attraversi per quanto è intenso.
Alla
fine ricambia lo sguardo, cercando di essere il più duro
possibile. La sua è più un’occhiataccia
arrogante, che la sfida a parlare.
Lei
lo fa.
«Che
stai facendo? Anzi, lo vedo, ma perché lo stai facendo?»
«Sta
zitta, Sakura. Non sei meno noiosa di cinque anni fa.» sbotta
lui, e sarebbe di grande effetto se non le stesse ancora tenendo le
mani per scaldargliele.
Sakura
apre la bocca come se le avesse dato uno schiaffo, ma poi sembra
arrivare alla stessa sua conclusione e sposta lo sguardo prima sulle
loro mani e poi di nuovo su di lui, in un’occhiata eloquente.
«Non
voglio sentirti mentre ti lamenti perché le dita ti si sono
staccate.» borbotta lui, sentendo un irragionevole calore da
qualche parte tra mento e tempie.
«Allora
grazie, Sasuke-kun.» cinguetta lei, falsamente amabile. Lui le
ha preso le mani, è arrossito, hanno costruito un pupazzo
assieme, è ovvio che si sposeranno. Soprattutto per il
pupazzo. Quindi non c’è niente di male se lei appoggia
tutto il corpo contro il suo, non di peso ovviamente, perché
se lui si scostasse di scatto lei cadrebbe a terra, ma affondando nel
suo cappotto nero che profuma di Sasuke e di buono, e che vista la
situazione fa caldo come se lo indossasse lei.
Può
sentire Sasuke irrigidirsi come non mai dopo quel gesto, e si chiede
quanto ci vorrà prima che la spinga via in malo modo. Uno…
due… tre… quattro… cinque… Sakura si
azzarda ad aprire un occhio, neanche si era accorta di averli chiusi,
e si rende conto che forse non la sbatterà a terra. Muove
appena la testa come un animale che si mette comodo nella pelliccia
della madre, o perlomeno spera di apparire così e non come una
ragazza che sta cercando di entrare a far parte del suo cappotto, e
si ferma di nuovo.
«Ti
stai scaldando?» sente chiedere a Sasuke, e la sua voce suona
beffarda. Sakura non può impedirsi di alzare la testa, molto
lentamente per via dell’imbarazzo, e ne incontra gli occhi.
Sorride. Sasuke si è tradito, perché l’ha appena
guardata con lo sguardo che ha Naruto tutte le volte che lo vede fare
qualcosa di umano con loro, adorazione mista a felicità,
e ora si è trincerato nella solita aria indifferente, smorzata
da un leggerissimo sorriso appena accennato da un angolo della bocca.
È durato solo un attimo, ma Sakura l’ha visto eccome
quello sguardo, quindi sorride tranquilla, poggiandosi del tutto a
lui.
«Sì,
grazie. Molto meno freddo.» commenta, e strofina ancora una
volta il viso contro il suo cappotto, che non sembrava così
comodo a guardarlo, ma evidentemente Sasuke finge soltanto di
preferire la vita spartana. E finge un mucchio di cose.
«Molto
meno freddo.» ripete Sasuke, e non è chiaro a cosa si
riferisca lui. Però poi appoggia il mento piano sulla
testa spettinata di Sakura, e neanche si accorge di sorridere.
Io
penso che sia chiaro invece, a cosa si riferisca Sasuke. (L) Ci
sono affezionata a questo capitolo, è il mio preferito,
essendo SasuSaku, ovvio XD Il prossimo, Naru/Gaara,
posso consigliarlo anche alle non amanti dello shonen-ai o yaoi (tipo
me), ma solo quelle che non vomitano all'idea XD perché di
accenni non ce ne sono esattamente tantissimi e la butto molto sullo
scherzoso. Non avrei potuto fare altrimenti, visto che io sono per le
coppie maschio-femmina e l'ho scritta per Recchan che invece
shippa qualsiasi uomo gli capiti a tiro. [Recchan, ti voglio
un'infinità di bene. ]. La Hipatya afferma che è
sopportabilissimo :sisi:
Che
dire? Sasuke si oocizzerà troppo in questo capitolo? Fa
niente, lo adoro qui, e comunque esternamente è il solito
ghiacciolo, e mi soddisfa. Potrebbe esserci qualche altro riferimento
alla coppia nei prossimi capitoli, visto che sono ancora tutti per
casa. E mi piace persino Sakura, al diavolo tutto. E Naruto, certo, a
cui mi ricollegherò al prossimo, e che ha dato modo di farvi
notare che Sasuke è leggermente traumatizzato al ricordo del
loro primo bacio, e riconoscendo inconsciamente l'imbarazzo di Naruto
come qualcosa avente a che fare l'amore e simili, si è rivisto
la morte in faccia e il giorno della fine dell'innocenza delle loro
labbra [che tragica XD].
Non
abituatevi a questa velocità di aggiornamento, gente XD
Rispondiamo
alle recensioni:
Recchan:
quel povero raviolo ti citerà per danni, e comunque è
tutta colpa di Naruto, come sempre. Sì, immagino anche io Kiba
che saltella per i campi con Taro per mano. E anche Sasuke lo ha
immaginato bene, purtroppo per lui. Choji vedrai che combinerà,
nel capitolo ShikaIno XD Shika non ha scagliato Ino contro Naruto
solo perché poi lei sarebbe riuscita a prendersela anche con
lui, in qualche strano e contorto modo. Il prossimo capitolo lo
conosci, sentiti felice di rivedere quella coppia così...
così...
FuoriTarget:
Beh, non so quanto questo seguito potesse essere romantico o
divertente, ma spero ti abbia soddisfatta! E sì, Sasuke finirà
nella lapide degli eroi solo per aver retto la cucina di Naruto XD
Faby
hale: Credo anche io che Kishimoto non farà mai cucinare
Naruto, per il semplice fatto che vive di ramen XD Però nella
vita di tutti i giorni dovranno pure sfamarsi, no? XD Sono lieta che
tu li trovi ben caratterizzati, io ci ho provato il più
possibile, ma se voglio creare situazioni pseudo-romantiche come
queste per forza dovrò un po' uscire dal seminato... Per
quanto riguarda la fine del manga, io sono di idee contraddittorie.
Amo il lieto fine e sono ovviamente per il SasuSaku, ma sono anche
per l'angst e le sofferenze, quindi vorrei probabilmente anche un po'
di quasi morti prima XD Infatti nelle mie storie c'è sempre
qualcuno che o muore o ci va vicino... Kishimoto fa sempre grandi
sorprese comunque, e sarei portata a dire che ucciderà Sasuke
alla fine, o farà morire Naruto subito dopo averlo fatto
Hokage con un salto temporale, o qualcosa del genere. Non credo in un
completo lieto fine che soddisfi tutti. Però appunto, fa
sempre grandi sorprese, magari avrà pietà di noi.
Irithebest:
Choji non è che abbia proprio faticato ad assaggiare, è
che anche lui ha un minimo di spirito di sopravvivenza, e conoscendo
il cuoco... poi, una volta assaggiati, ha avuto di che pentirsene XD
ma tornerà al terzo capitolo, con Shika e Ino XD sono felice
che trovi i personaggi I.C. e che ti sia piaciuto Taro XD
Celiane:
sì, ricordo le tue coppie XD per il GaaNaru, che comunque ho
mantenuto leggerissimo, prenditela con Recchan XD è bello
averti in tutte le mie storie, sai? Sei una piacevole costante XD
Tya:
tecnicamente potrei risponderti su msn, ma chisseneimporta (tutto
attaccato, sì). Doppia scema a me, cretina? Sappi che il tuo
amore a prima vista comunque è una delle cause per cui non
l'ho mollata questa storia. Il SuiKa è tutto per te (L). Non
parlare male delle tue descrizioni prolisse, le adoro. Comunque sì,
alle volte anche io approvo il mio stile semplice, ma poi mi capitano
davanti le tue fanfiction o quelle di suni e così via... e
cadono. (il soggetto di “cadono” devi immaginarlo da
sola). Se vuoi imparare a scrivere di Sasuke sereno... basta che lo
fai mentalmente, esteriormente non lo sembrerà mai XD e ti
dirò, nella tua ultima ShinoShiho, visto che Sasuke fa quella
dichiarazione plateale, mentalmente mi pare parecchio felice di stare
con Sakura XD Naruto oltraggiato oltraggiosamente piace anche a me,
lo ammetto XD Di Taro immagino di dover creare un icona XD La metterò
in giro XD
Hika_chan:
grazie del meravigliosa XD sì, il raviolo... ci ho pensato
anche io a Capodanno, quando me li hanno messi davanti XD Sasuke per
una volta ha la mia comprensione!
Hachi92:
l'importante è recensire XD grazie anche della dichiarazione
al mio stile, ti fa sapere che gli fa molto piacere XDD
Grazie
a tutti per le recensioni, è sempre bello quando ti si fa
sapere se scrivi bene o se devi darti al piastrellismo. Al prossimo
capitolo!
Naruto
si è ricordato un po’ troppo tardi due cose: una è
che il suo naso è veramente rotto, Ino
è una persona malvagia, malvagia e malvagia e lui rimarrà
sfregiato a vita, l’altra
è che casa di Sasuke è enorme e lui non ha la più
pallida idea di dove Shino abbia portato Hinata.
Vorrebbe
tornare in sala da pranzo a chiedere, ma tutti noterebbero che Sasuke
non è con lui e forse qualcuno, qualcuno con i capelli rossi e
la coda oppure qualcuno con i capelli neri a scodella e vestito di un
improbabile verde, andrebbero a dar loro fastidio, e Naruto non è
poi così insensibile come sembra, non più, e vuole che
stiano da soli a parlare sperando che l’atmosfera aiuti.
Per
pura fortuna incontra Shino, e fa un salto indietro. «Oh!
Shino! Dove hai portato Hinata?»
«In
camera di Sasuke.» risponde lui atono. Shino fa impressione.
Non è qualcosa a che vedere con gli insetti, è qualcosa
a che vedere col fatto che al buio non è praticamente visibile
niente
di lui, e alla luce poco di più, e non parla, neanche sembra
respirare, e poi
vengono anche gli insetti. Però si offende, se gli fai notare
anche solo che è difficile riconoscerlo dopo tanto tempo e
sotto strati di vestiti lui sioffende,
e Naruto se lo ricorda bene, quindi cerca di non fare rumore mentre
deglutisce nervosamente e si sposta di lato.
«Allora…
io vado…» accenna.
«Naruto.»
dice Shino, e la sua voce sembra venire da una bara adesso. Naruto
deglutisce di nuovo a vuoto.
«Sì?»
domanda, con un leggero tic ad un angolo della bocca.
«Cosa
vuoi da Hinata?» domanda, il tono leggermente accusatorio.
Naruto avrebbe diverse risposte in servo, da un educato “fatti
miei” a cose più
sgarbate, ma quello è Shino e tutti hanno paura di Shino,
specie in un corridoio buio e silenzioso.
«Io…
ehm… dire… cose,
sai. Parlare.» si sente dire, e sì che non ha mai avuto
problemi di lingua.
«Capisco…
Si sta riprendendo, non esagerare con lei.» lo ammonisce Shino,
e lui si ricorda che sono compagni di squadra e che lui e Kiba le
vogliono bene a dispetto delle apparenze, e si addolcisce.
«Certo!
Scherzi? Io so sempre quando fermarmi!» esclama, e lo supera,
felice di lasciarselo alle spalle.
«Ah,
Naruto.»
«Si?»
«Non
sai cucinare.»
Abbastanza
seccato e offeso Naruto si dirige verso camera di Sasuke. Ci è
già andato con Sakura una volta, a mettere una foto di loro
tre dato che l’altra è finita in polvere come il
villaggio stesso. Una foto scattata a tradimento da Sai mentre
passavano per strada, ricompensato poi ad insaputa di Sasuke da
Sakura, che li ritraeva assieme e persino quasi in posa. Sasuke
comunque non l’avrebbe mai presa, quindi loro due si erano
introdotti e avevano fatto i loro comodi, com’era
giusto che fosse.
Hinata
è distesa sopra le coperte di Sasuke, e fissa il soffitto.
Stavolta non ha rischiato di svenire per l’imbarazzo ma per una
testata involontaria, quindi non può rimproverarsi molto. Va
bene, era anche l’imbarazzo dopo, per poco non si baciavano,
quindi avrebbe ancora di che recriminarsi.
Bussano
piano alla porta, e lei si mette a sedere subito. «A-avanti.»
dice, e prega che non sia Sasuke, perché sprofonderebbe.
È
Naruto, il che, in qualche modo contorto, è peggio.
«Stai
bene ora?» chiede lui, e suona preoccupato.
«Io
s-sì. E tu?» domanda lei gentilmente. In effetti lui
sembra troppo su di giri per stare male.
«Benissimo!
È solo un… osso rotto, ecco.» risponde, e poi
ridacchia. Non riesce a stare fermo, quindi gironzola per la stanza,
sfiorando libri e armadi.
«Na…
Naruto-kun?» chiama Hinata dubbiosa.
«Quel
bastardo mi ha detto… mi ha detto che parlare con te sarebbe
stata una cosa buona.» bofonchia Naruto, e non è
esattamente l’incipit che voleva per il suo discorso. Hinata lo
guarda stralunata. «Ecco.» esita, «Si tratta di un
problema strano e molto imbarazzante, e ho pensato di parlarne con te
perché tu sei buona e accetti sempre tutto e tutti, e poi sei
una ragazza, ma non come Ino e Karin, cioè, cavolo, sei
esattamente una ragazza come Ino e Karin, anzi, fisicamente sei
proprio… voglio dire, non era un… il contrario di un
complimento, né un complimento, non era niente, quindi
dimentica quello che ho detto finora e ascoltami. Ho un problema.»
Naruto
sente il suo cervello urlargli: zitto,
ti prego, zitto! Va e mangia del ramen, anzi, affogati nella ciotola,
e gli dà ragione,
ma ormai è in gioco.
«Va
bene.» dice soltanto Hinata, che ha gli occhi spalancati e la
bocca aperta, e cerca di riprendere un contegno subito dopo.
«Tu
lo sai che il mese scorso… beh, pochi giorni fa, ero a Suna,
no?» Hinata annuisce e lui continua, «E’ successa
una cosa stranissima con Gaara, ed è veramente…
imbarazzante.»
Il
sospetto non è qualcosa che striscia di soppiatto dentro la
tua mente, arrampicandosi lentamente e sussurrandoti malignità
all’orecchio. Il sospetto è qualcosa che ti salta alle
spalle ed urla isterico,e in questo caso Hinata quasi sobbalza, ed
inizia ad immaginare cosa mai ci potrà essere di così
imbarazzante che non si può dire ad altri ragazzi, e che fa
arrossire Naruto mentre nomina Gaara. Deve scartare diverse opzioni
urlate dal sospetto, ma alla fine tutte portano ad un'unica
conclusione.
«Parla.»
dice lei, con voce alta e chiara, e si chiede perché non sta
per morire di crepacuore. Dovrebbe andare così. Naruto che si
innamora prima o poi, e lei che gli languisce alle spalle. Ma dov’è
il dolore? Si sente solo un po’ stupida e molto molto più
imbarazzata, ma ancora nessuna fitta lancinante.
«Sai
che Gaara è un po’ inesperto quando si tratta di
relazioni umane, ma io ci sono abituato, accidenti, Sasuke è
l’essere più lontano dalle relazioni del mondo…
però il giorno in cui sono partito lui mi ha guardato storto e
mi ha detto che si sarebbe sentita la mia mancanza, in tutto quel
silenzio. Ha detto qualcosa come senza
le tue urla insopportabili sarà quasi noioso. Una
cosa così. E…» la voce di Naruto si abbassa, in
un sussurro tetro e cospiratorio, «Ed allora è
successo.»
Hinata
ha paura di chiedergli cosa, non vorrebbe cadere in particolari
assolutamente non richiesti che la farebbero svenire, però
allo stesso tempo è molto incuriosita. E non dovrebbe. Sta
ancora aspettando una fitta al cuore.
«Mi
sono sentito… lo stomaco… gli sfarfallii, hai presente?
Li sentivo anche per Sakura, prima... No, non è uno
sfarfallio, è la pesantezza come quando mangi un casino di
ramen e poi ti danno un pugno di quelli ben dati.» alla parola
pugno
gli torna in mente Ino, ed il suo naso pulsa. «Eravamo solo noi
due, lì, e ho sentito tipo l’impulso di… non lo
so…» sembra troppo imbarazzato per continuare, poi fa un
respiro profondo, «Abbracciarlo, sai, quelle cose lì…euhm.
Detto così non è poi male, eh.» considera. «Sai,
è un po’ come dire “amicizia”
e “ehi, è
bello averti come amico”.
Anche con Sasuke a volte capita, e con Sakura, e con tutti gli amici.
È una cosa normale voler abbracciare gli amici, vero?»
chiede conferma, ed Hinata annuisce, ipnotizzata dalla velocità
con cui parla e le pause che risultano più lunghe del tempo
che usa per dire ogni parola. Sembra perplesso e cerca
incoraggiamenti per ogni singola frase che dice, o reazioni di
repulsione da parte di Hinata, che proprio non arrivano.
«Naruto-kun…
hai solo pensato
di abbracciarlo?» si sforza di chiedere lei.
«Sì.»
risponde lui. «Nessun abbraccio. A dire il vero non so perché
ma quando sono con lui… No, nessun abbraccio.»
«Quando
sei con lui cosa?» non è nella sua natura insistere, ma
ha la sensazione che sia ciò di cui Naruto ha bisogno.
«Beh,
quando l’abbiamo salvato dall’Akatsuki… riportato
in vita, per meglio dire, lui voleva stringermi la mano, ed anche
allora non riuscivo a muovermi. Io
non ho problemi a toccare i maschi.»
si difende da un’accusa che non c’è, «Non ho
problemi con i miei soliti amici, solo che con lui… è
diverso.»
«E…
il problema qual è, Naruto-kun?» chiede lei,
incontrandone lo sguardo. Non
ne parleresti con me se fosse soltanto questo, gli
suggerisce con gli occhi.
«Nooo,
è che, ehm,
io, uhm…
forse non è proprio solo abbracciarlo, ecco. L’ho detto.
Secondo te io sono… è possibile che a me piaccia…
se anche prima mi piaceva Sakura, e poi non… mi fa strano
toccarlo, ecco, però lo vorrei, solo che quando lo faccio per
sbaglio non mi staccherei però quando poi mi stacco mi voglio
allontanare di duemila metri e… Sasuke mi sfotterà per
sempre.» conclude, sconsolato.
Hinata
ridacchia, non può farne a meno. È uno dei discorsi più
impossibili che abbia mai sentito, eppure ha capito. «Potrebbe
essere che in effetti sei…» dice, e volutamente non usa
la parola, «E ti vergogni e ti sembra strano, e per questo
senti tutto il resto. E nessuno ti prenderà in giro per
questo.» assicura gentile.
Naruto
la guarda come se fosse pazza. «E cosa dovrei fare?»
«Non
lo so, lui… come ti sembra la pensi?» chiede lei
incerta.
Naruto
ci pensa, e arrossisce. «Non ne ho idea. Penso che… non
ne ho idea.»
Hinata
sorride, e si alza in piedi. «Allora la prossima volta
chiediglielo, Naruto-kun.»
E
a Naruto improvvisamente sembra la cosa più immediata e
intelligente, e guarda Hinata con gratitudine. Sasuke per una volta
aveva ragione, parlare con lei è stata una grande idea, anche
se lei non ha poi detto molto. Ha ragione, ed era semplice arrivarci,
solo che lui da solo non poteva. Tutto qui. «Grazie, Hinata.»
dice sincero, e mai grazie
è stato più sentito. Ora ha di nuovo il peso allo
stomaco, ma sa che se lo toglierà presto. Va da lei a grandi
passi, abbracciandola, e le schiocca un bacio rumoroso sulla guancia,
«Sei fantastica! Ti faccio sapere!» avvisa, divertito dal
colore rosso carminio sbocciatole sulle guance come un fiore. Quasi
prende la porta di faccia, prima di ricordarsi di aprirla, e vola
fuori.
Hinata
si lascia cadere sul letto, con la mano sulla guancia baciata. E
inaspettatamente sorride ancora.
In
corridoio, oltre la porta e nella direzione opposta alla scheggia che
era Naruto e che si è volatilizzata, Kiba sta poggiato al muro
e aspetta.
E
in giardino, fortunatamente dalla parte opposta rispetto a quella di
Sasuke e Sakura, o non se lo sarebbe mai perdonato, Naruto sta già
correndo diretto a casa sua, dove prende zaino e armi, e poi di nuovo
verso il palazzo dell’Hokage, dove entra con il portamento di
un tornado.
Ignora
il fatto che i suoi passi, lungi dall’essere felpati,
rimbombano per tutto il palazzo addormentato, dato che la loro cena
era una cena di mezzanotte, e arriva fino alla porta dietro cui
dovrebbe dormire Tsunade, se non è uscita ad ubriacarsi.
Comincia a bussare come un forsennato per accertarsene, finché
non sente un ringhio che somiglia ad un “Un
attimo” e si ferma
col fiatone.
La
porta si apre.
Tsunade
guarda Naruto come se fosse idiota, riuscendo a sembrare minacciosa
anche con un pigiama verde acqua e le pantofole ai piedi. Ha le
occhiaie, è pallida, e potrebbe farlo in tanti minuscoli
pezzettini al sapore di ramen, ma lui non può fermarsi.
«Devo
andare a Suna.» esordisce, e raggiunge la consapevolezza che
probabilmente odora di alcol, dato che Kiba gliene ha versato in
testa neanche un’ora prima.
L’Hokage
lo guarda improvvisamente allarmata. «E’ successo
qualcosa?»
«Sì.
No. Sì. No, senti, devo andare a Suna per fatti miei.»
dice, mangiandosi le parole per la fretta.
Le
sopracciglia di lei scattano verso l’alto. Naruto può
sentire la vena che sicuramente ha sulla fronte pulsare più
forte e veloce, mentre carica il chakra in un pugno. «Prego?»
«Davvero.
Devo andare, Tsunade-sama.
» non l’ha mai chiamata così rispettosamente, non
ce la vede proprio con quel suffisso, ma è disperato. «Posso
avere il permesso?» domanda supplice.
«Ma
perché?» sillaba lei, infastidita, e anche gratificata
da quel “sama” in un modo in cui solo i vecchi possono
essere,
secondo Naruto.
«Amore.»
risponde lui di getto, e poi arrossisce. Il cervello si spegne dopo
un ultimo rantolo, in realtà gli capita spesso, e si ritrova
da solo, sotto una tempesta di neve con la donna che può
decidere della sua vita, e guarda caso è la stessa donna che
chiama nonna
o vecchia
di solito. Destino di
merda.
«Amore?»
ripete lei, e adesso la sua voce si è sollevata di qualche
ottava. Vorrebbe ridere, ma l’espressione di Naruto è
così mortificata che riesce a contenersi, anche se gli angoli
delle labbra vanno verso l’alto. «E non puoi aspettare a
domattina, dovevi venire ora qui’, a quest’ora?»
«Sto
impazzendo, non ce la faccio più.» confessa Naruto,
sentendosi male man mano che lo dice. Gli manca l’allegro
ciarlare del suo cervello, spera non sia morto per sempre. «Ho
bisogno di vederlo, la prego Tsunade-sama. Devo chiarire una
situazione in sospeso.»
Tsunade
ora decisamente non sorride più. Questo non è Naruto, è
qualcuno che deve essere ricoverato d’urgenza per un emorragia
cerebrale, oppure un nemico che ha preso l’aspetto di Naruto.
Poi il suo cervello, che non è morto, le fa notare un
particolare perso. «Veder-LO?» domanda, e non può
nascondere che la cosa la sciocchi.
Naruto
arrossisce e farfuglia qualcosa senza senso, che suona come un
iononndddvfrse. Molto
rappresentativo, anche lei la pensa così. «Vai.»
mormora. «Vai. Sparisci, peste.» dice, anche se peste
non è molto appropriato per un ragazzo della sua età
che comunque è un disastro più che una peste, e gli
chiude la porta in faccia.
Gli
prende il naso.
Naruto,
dopo aver passato la successiva mezz’ora a farsi curare il naso
rotto, due volte, da lei, finalmente può partire. Gli passa
per la mente che potrebbe avvertire gli amici, e poi secondariamente
che l’ultima volta che ha lasciato Konoha questa è stata
rasa al suolo per cercare proprio lui, ma poi fa un’alzata di
spalle e se ne frega.
Ci
vogliono tre giorni per arrivare a Suna da Konoha, senza deviazioni.
Naruto ce ne mette due, perché ha fatto fare il viaggio ad un
rospo gigante e lui ci ha dormito sopra. Il rospo ci ha messo un
giorno e mezzo in realtà, poi avendo capito che quella non era
una situazione di pericolo l’ha mollato nel deserto, e l’altra
metà di giornata se l’è fatta di corsa.
Le
guardie lo fanno entrare senza troppi problemi, ormai è famoso
Naruto, e incontra per primo Kankuro. Per primo dopo un incursione in
bagno per bagnarsi la testa con acqua gelida.
«E
tu che ci fai qui?» sbotta ridendo Kankuro. «Ti vuoi
trasferire definitivamente?»
«No.
Sì. Non lo so. Dov’è Gaara? Ciao Kankuro.»
dice Naruto, consapevole che c’è qualcosa di sbagliato
nel modo in cui parla da qualche giorno a quella parte, e che il
responsabile è proprio Gaara.
«Gaara
è in ufficio, ma è successo qualcosa?» chiede
lui, facendosi serio.
«No,
niente. Tranquillo.» lo rassicura Naruto, superandolo ansante.
Sta per morire per la stanchezza e per tutto quel turbinio che sente
dentro, il cervello è miracolosamente tornato in vita
appositamente per sfotterlo e per farlo sentire più strano e
stupido di quello che è, ma se proprio deve tirare l’ultimo
respiro vuole farlo senza segreti sulla coscienza.
Gaara
non c’è.
È
un po’ duro da accettare, quando il sole ti ha squagliato gli
organi interni e tu hai fatto parecchie miglia solo per lui, ma non
c’è.
Si
guarda intorno meglio, nel caso si sia nascosto, ovviamente è
una speranza vana, e valuta la possibilità di fare a pezzi il
palazzo intero. Poi si ricorda che c’è un terrazzo e ci
va, un po’ barcollante.
Gaara
è lì. Si gira di scatto e sorride sorpreso appena lo
riconosce. Si stava annoiando parecchio, e non si aspettava di
trovare Naruto lì. In realtà avrebbe voluto Naruto lì
dal momento in cui se n’è andato, ma sapendo che certe
cose sembrano sconvolgere Temari più dei suoi tentati omicidi,
ha iniziato a pensare che non è una cosa carina volerlo sempre
lì. A pensarci bene però sua sorella sembrava sconvolta
solo all’inizio, poi ha iniziato ad invitare Naruto a più
non posso, quindi forse è una cosa carina dopotutto. È
confuso, e non è abituato a sentirsi emozionato, quindi
sorride e si appoggia di spalle al muretto, cercando di scacciare la
nausea che gli dà quella mancata abitudine.
Naruto
pensa solo “Gaara è
bello. Oh.” Poi il
cervello va in black out di nuovo. Gaara ha sorriso
come prima reazione appena l’ha visto, è felice che sia
lì. Non sorride quasi mai, ma è quasi sempre per lui.
Gaara è bello, Oh,
non rende molto l’idea
ma ci va vicino, perché si sente davvero bene con lui e non se
n’era mai accorto, e fanculo a chi pensa che sia strano e che
ai ragazzi piacciono le ragazze e cose così, perché
anche se le ragazze sono belle loro non hanno il modo che ha Gaara di
sorridere solo per lui, non capiscono il suo passato e ciò che
sentiva e non hanno diviso con lui sangue e speranze. E fanculo a
Sasuke se lo sfotterà per questo, tanto resterà sempre
suo fratello.
Naruto
viene avanti, ed è serio ed impacciato al tempo stesso. È
sicuro di quello che vuole, ma tutto il resto è un incognita.
«Zitto ora.» inizia, ed è inutile perché
non è che Gaara sia logorroico, quello è lui, ma
ottiene l’effetto di turbarlo e fargli aggrottare le
sopracciglia, e lui realizza che è veramente bello, e fanculo,
fanculo, fanculo,
si avvicina di nuovo, gli appoggia le mani sulle spalle e lo
guarda.
No.
Avrebbe dovuto baciarlo.
Però
appena gli ha messo le mani sulle spalle l’ha colpito già
con qualcosa che sembra elettricità, ed i suoi occhi ancora
più turbati sono finiti nei suoi, e poi dentro. Ha lasciato
che lo toccasse senza chiamare la sabbia, si fida ciecamente di lui.
O si fidava, magari adesso sabbia ce n’è. Naruto si
chiede se lo stia prendendo definitivamente per pazzo, ma la risposta
è di nuovo fanculo.
«C’è…
hai l’armatura di sabbia ora?» chiede con voce che è
diventata preoccupantemente roca. È un ragazzo, diamine, che
Gaara sia una femmina o un maschio è quello che Naruto vuole,
ed i suoi ormoni lo sanno.
Gaara
fa cenno di no con la testa, e lo guarda come a dire “non
ci arrivi? Se mi stai toccando senza sentirne…”.
«Posso parlare ora?» chiede sarcastico, ed è
bello anche quando fa il sarcastico, e se lo trova bello anche quando
è come Sasuke nei momenti più fastidiosi in cui lo
ucciderebbe, fratello o meno, Naruto capisce che lo troverà
bello sempre.
«No.»
risponde, leccandosi per un secondo le labbra secche, e poi lo bacia.
Gaara
si impietrisce, ma poi, complici anni di insegnamenti su “cos’ègiusto e cosa è
sbagliato” in meno
rispetto agli altri, non si fa troppi problemi ed evita di ucciderlo
con un blocco di sabbia come lui temeva.
Naruto
ha in bocca un sapore di frutta che non capisce, dovuto al fatto che
prima di incontrare Kankuro si è ficcato nel primo bagno
libero del palazzo, quello di Temari, e prima di mettere la testa
sotto il rubinetto, armato del proprio spazzolino e del dentifricio
della sorella, si è spazzolato i denti fino a quasi farli
cadere. È un buon sapore fresco, tutto sommato, e a Gaara
piace, quindi ricambia, semplicemente. A lui non hanno inculcato
l’idea di normale
in testa, per ovvi motivi, quindi non c’è particolare
esitazione. Conosce il contesto in cui due si baciano, e gli sta
bene. Questo è abbastanza per Naruto, che sente finalmente il
peso sullo stomaco volare via, sostituito da un bisogno pressante di
approfondire quel bacio in ogni modo possibile e farlo durare il più
a lungo.
«Gaara?»
chiama Temari, ed il bacio finisce lì.
Naruto
prende finalmente il respiro, mai
dimenticarsi di respirare se si vuole far durare un bacio in apnea,
e lo guarda con la faccia che ha un tocco di viola in più e i
capelli appiccicati alla testa. Nel complesso sembra che stia ancora
aspettando di essere ucciso, e Gaara sorride di nuovo.
«E
adesso, posso parlare?»
«Sì.»
risponde Naruto, che inizia a sentire i brividi. Si chiede se l’amore
faccia venire la febbre. Si chiede se quando andrà via Temari
potrà baciarlo di nuovo o se è stato un colpo di
fortuna e verrà ucciso. Si chiede se Gaara abbia sentito il
sapore di frutta e abbia riconosciuto il dentifricio di Temari e gli
farà domande anche su quello.
«Devo
finire di firmare carte.» dichiara Gaara.
«Carte.»
ripete Naruto. Non è proprio il commento post bacio che ci si
aspetta tutti i giorni, ma è comprensibile.
«E
mandare via Temari prima.»
«Temari.»
ripete di nuovo Naruto.
«Sembri
un cane che scodinzola. Hai la stessa faccia.» osserva Gaara,
inclinando appena la testa.
«Oh.»
commenta Naruto, poi capisce e fa una faccia offesa, «Io non
sono come un cane.»
«Sì
che lo sei. Aspetti qui che finisca le carte? Temari potrebbe
decidere di rapirti e farti fare un giro per il palazzo.»
«No
che non lo… Eh? Ah, sì. Qui? Perché?» si
stupisce Naruto. Fa caldo in quel terrazzo. Ma a Suna fa caldo
ovunque quindi va bene anche restarci.
«Perché
poi…» dice Gaara, col tono di ovvietà che Naruto
ama e odia, «Io tornerò qui.»
Naruto
sbatte le palpebre un paio di volte. Un rivolo di acqua gli scivola
giù per il viso. Poi si illumina, malizioso e anche rosso.
«Oh.
Beh, certo. È un bel terrazzo.»
«Solo
quando non ci si annoia.» ribatte Gaara, abbandonandolo da
solo. Il suo viso non ha preso neanche un po’ di colore,
sicuramente non ci vede nulla di imbarazzante in quello che è
successo, e Naruto ha una voglia così violenta di baciarlo e
di fargli qualunque cosa possa sconvolgerlo solo per vederlo
arrossire, che si deve tenere ancorato al muro con le mani.
«Non
ci annoieremo.» promette a voce alta, ed un sorriso malizioso
assicura che farà di tutto perché sia così.
Gaara
non lo vede quel sorriso. Se lo vedesse forse ci leggerebbe tutte le
promesse che ci sono dietro e allora sì che arrossirebbe. Per
il momento sente solo le sue parole e, molto meno distaccato di
quanto Naruto pensa che sia, si affretta a prendere le carte che
Temari gli porta per firmarle, fosse anche con una X.
Gli
piace l’idea di rendere il terrazzo un bel terrazzo. E anche il
sapore della frutta fresca.
Bene,
eccomi qui. Hipatya, sappiamo tutti che non è tanto normale
[Tya, we love you!] si è esaltata particolarmente per la scena
in cui uccido il romanticismo specificando che tutto quel sapore di
frutta che Gaara sentiva era per via del dentifricio. Tra l'altro
appartenente alla sorella. Ma insomma! A parte che l'igiene orale è
importante, ma non si può pretendere che un ragazzo profumi di
boschi e campi e Heidi e robe varie, specialmente dopo tre giorni di
corsa!
Avrete
notato che Ino è una persona malvagiamalvagia e che Naruto non
perde tempo quando decide di fare qualcosa XD Tanto per specificare
poi qualcosa che non possiamo sapere perché Gaara non lo
capisce ed era dal suo punto di vista, Temari all'inizio era un
pochino stupita, usando un eufemismo, dell'interesse di Gaara per
Naruto. Poi ha capito, e ha deciso che se finalmente Gaara riusciva
ad amare qualcuno, maschio o femmina che fosse, andava bene lo
stesso. Brava sorella! [io ero quella che odia Temari, ma non per
questo non posso farla essere una brava sorella XD]
Risposte
alle recensioni:
Recchan:
uhm, beh... ho aggiornato? XD Suvvia, che ne sapevo che avresti
seguito, idiota... e non dire perché è dedicata a te,
non c'entra niente. Ecco il capitolo che tanto ti mancava... ma gli
altri che devono arrivare li hai già letti? Non ricordo
affatto XD Io NON so e NON voglio sapere a cosa tu stessi pensando
alla fine della tua recensione, sullo yaoi e su chissà quali
aberrazioni della natura dotate di attributi maschili tu voglia
unire. E sì, Sasuke si è altamente fregato da solo un
paio di volte e Sakura, che è più intelligente, non
poteva farselo sfuggire. Taro e Tofu, o perlomeno Tofu, riappariranno
in futuro, sappilo. Penso che potrei farli diventare una presenza
fissa delle mie storie. Ad esempio una angst su Tofu che deve
raggiungere la sua fidanzata prima che il sole la sciolga, e magari
finisce per sciogliere entrambi... okay, giuro che avevo iniziato
questa frase per scherzo, ma ora mi sta convincendo. Bene. Alla
prossima XD
Francy:
Ma tu compari proprio a caso allora?! XD Sasuke lo vedi così
da innamorato? Io lo vedo molto più cattivo sempre e comunque
XD E sì, grazie a Tofu il Pupazzo ora sanno di amarsi
ancora... [perché, c'erano dubbi?]. E mi fa piacere che il
primo capitolo ti abbia fatto ridere, visto che abbiamo passato dieci
minuti a Capodanno a parlare dei ravioli dopo che ce li avevano messi
sul piatto, con battute da spanciarsi XD
Tya:
Sasuke non era mica tanto mentalmente sereno, per un attimo ho
pensato io stessa che si sarebbe lasciato andare a menate mentali
sulla sua infanzia, ricordando la famiglia e deprimendosi da qualche
parte, col risultato di maltrattare Sakura che ci passa sempre.
Sempre. Con la differenza che poi magari Sakura l'avrebbe ingoiato
vivo a urla e parolacce. Come mai hai usato il paragone col mojito?
Ecco, sei un alcolizzata come Recchan, complimenti. Sono circondata.
Comunque, tornando alla recensione, se è tanto spontanea e
immediata la storia è perché anche l'autrice
solitamente è così XD Oh, sì, hai notato che
Sasuke trova gli occhi di Sakura non verdi ma “molto verdi”
e qualunque cosa significhi porta comunque all'idea che si senta un
attimino distratto dal suo sguardo, lo “scappa” di Sakura
poteva finire molto male, e poi Mikoto in lei °_° Secondo me
Sasuke potrebbe essere diviso tra il volerla coi capelli lunghi
perché gliela ricorda e perché è bella (due cose
strettamente collegate, causa l'una dell'altra) o coi capelli corti
per lo stesso motivo. “Ti si adattano” ha risolto
l'inghippo di Sasuke XD E oh, che bellissima frase la tua citazione!
*O*
"I
primi discorsi di chi si ama non dicono niente, tanto è di
altro che si parla" su questa bisogna scriverci proprio sopra XD
La versione di Sasuke anche, dovrebbe usarla Sakura per sfotterlo. E
ho trovato anche io che il loro maltrattare Naruto assieme fosse
anche una forma di comunicazione indiretta, visto che Qualcuno è
incapace di farne una diretta. E beh, la smetto qui perché
altrimenti resto fino a domani a scrivere XD L'icona di Taro va
fatta, sì. Mi servirebbe photoshop XD
Dubhe93:
Anche io adoro Sasuke imbarazzato, specialmente perché uno
come lui non potrebbe mai accettare di esserlo e risulterebbe ancora
più carino XD
kri333:
grazie! E sì, il ghiacciolo inizia ad essere più
umano... piano piano... MOLTO piano XD
hachi92:
IC con Sasuke sarebbe un bel sogno, lo sarebbe stato forse se appena
uscito da Sakura le avesse risposto qualcosa come “tch” e
se ne fosse andato XD Oh, Akito e Sana, li amo *_* questo mi
suggerisce come salvare Tofu tra l'altro XD Eccoti la GaaNaru, e sì,
la prossima è ShikaIno!
Faby
Hale: Penso che Sasuke l'avrebbe prima guardata come se fosse scema,
poi viaa, lontano da Konoha e dai suoi pazzi XD però,
dopotutto, è tornato a Konoha da due anni e tutto, quindi sarà
un po' cambiato, dopo le insistenze di Naruto e le rotture varie...
mentalmente. Esteriormente per loro in questa storia il cambiamento
visibile è avvenuto solo agli occhi di Sakura quando si è
messo a fare il pupazzo con lei, perché a tutti sembrava il
solito gelido XD E lui penso fosse ormai troppo provato dalla
serataccia e abbia accolto il pupazzo come un'ancora di salvezza.
Pensa te com'era messo male XD
Celiane:
sì, la frase sul matrimonio era tipicamente da Sakura. O da
me. Insomma, quale prova di amore eterno maggiore? XDD e vorrei avere
la tua stessa voglia e forza di recensire tutto, ormai a malapena
riesco a scrivere tra una cosa e l'altra... ne sanno qualcosa i cento
motivi! Però almeno scrivo e pubblico altro, va bene lo stesso
(per ora) XD
Hika_chan:
Taro e Tofu fan club ormai XD Sì, Sasuke non è mai
stato adolescente e ha smesso troppo presto di essere bambino,
povero... tanto vale lasciarglielo fare qui! Kishimoto li maltratta
troppo questi personaggi, si capisce che uno che ha vissuto tutto ciò
che ha vissuto lui non potrà mai essere normale... speriamo
che non continui a maltrattarlo!
Se
le avessero chiesto prima “come
ti sentiresti a prendere a pugni Naruto?”
forse avrebbe risposto “in
colpa” ma ora sa
che non è così. D’ora in poi, quando Naruto farà
l’idiota, agirà esattamente come Sakura e lo picchierà
selvaggiamente.
Picchiare
Naruto è meglio del sesso.
Attenzione,
lei non ha mai fatto sesso, però è comunque sicura che
sia così. E suona anche figo.
E
a proposito di quella frontespaziosa,
anche se non c’entrerebbe effettivamente nulla, dove diavolo è
Sakura?
«E’
stato un bel pugno.» si complimenta Suigetsu regalandole un
sorriso smagliante, e lei annuisce.
«E’
un esperienza da ripetere.» conferma, e guarda meglio Suigetsu.
È un po’ strano e non hanno mai parlato molto da quando
è con loro, ma non sembra affatto male. E poi Karin si
innervosisce quando gli gira attorno, è questo è il
Bene. Ha anche un sorriso in stile Sai, il che fa sempre piacere.
«Ho
davvero pensato che Choji stesse sputando sangue, sei un demente.»
sente dire a Kiba, e ricordando lo spavento di poco prima sbatte una
pentola con forza.
«Puoi
ben dirlo. Che stronzo…» borbotta, e si gira verso di
loro, incrociando le braccia e cogliendo uno spicchio di quella
patetica scenetta, Naruto a terra con aria da cane bastonato e dietro
di lui Sasuke a tavola, con l’aria di chi sta per suicidarsi.
Beh,
con l’aria di chi sta per suicidarsi più
del solito, ecco.
«La
prossima volta lascerò che lei… ti uccida.» lo
avverte Shikamaru, indicandola. Ino sbuffa e si gira di nuovo. Ma per
chi l’hanno presa, per un cane da guardia e pure rabbioso?
Quella è Sakura!
C’è
un breve momento di caos, e alla fine Naruto e Sasuke liberano il
campo. Lei rifila un’occhiata maliziosa a Tenten, che annuisce.
È così scontato dove finiranno quei due…
«Suigetsu,
quando l’acqua bolle getta tutto dentro. Tenten, puoi anche
mettere a posto quella roba.» dispone con calma, stanca anche
se non ha fatto nulla.
«Io
sono eterea e candida come la neve, Tenten.» la contraddice
ghignando, e anche Tenten ridacchia.
Improvvisamente
una mano grande e calda le si appoggia sulla fronte e lei resta
immobile. Sta già vagliando la possibilità di dare una
gomitata all’indietro e privare l’altro dei suoi gingilli
prima di chiedere chi è, quando la mano viene tolta.
«Hai
un po’ di febbre.» la informa una voce annoiata.
Shikamaru a diciotto anni come a dodici è già stanco di
vivere, si sa. Comprensibile, quindi Ino decide che potrebbe aiutarlo
accorciandogli un po’ la vita.
Pesta
con forza un piede a tradimento, intrappolando al pavimento quello
del jonin dietro di sé con un colpo mortale di tacchi a
spillo.
«Ahia!»
strilla quasi come una donna, «Fanc… Ino!» cerca
di trattenersi, e lei toglie il piede, rossa in faccia senza un
motivo particolare.
Certo,
la sua voce vicino all’orecchio l’ha fatta sussultare, ma
il rossore è sicuramente dovuto alla febbre. Quindi,
giustamente, meglio affogare il momento nell’alcol. Apre il
lavello e tira fuori una bottiglia, probabilmente costosa,
probabilmente di Sasuke e quindi di nessuno visto che lui non c’è,
e ignorando Shikamaru se ne va in cucina.
Per
Ino ci sono poche cose buone al mondo.
I
soldi, perché coi soldi ci fai quello che ti pare e sei
felice.
I
ragazzi, perché coi ragazzi ci fai quello che ti pare, e sei
felice.
Le
amiche, perché racconti loro quello che fai coi ragazzi e coi
soldi, e sei felice.
L’alcol,
perché è buono e ti rende molto più felice.
Oh,
e la squadra, certo. Anche se in questo momento Choji sta provando un
altro pezzetto di raviolo pur sapendo che lo vomiterà, e
probabilmente tra qualche minuto lo assaggerà ancora, tanto
per vedere se l’effetto velenoso è scomparso, e anche se
Shikamaru è particolarmente seccante, già solo perché
esiste.
Toglie
il piatto da davanti a Choji, che mugola un «Mhhhhnooo!»
e lo passa a Neji perché lo allontani.
Ah,
i miei bambini…
pensa, scuotendo poi la testa.
Si
guarda attorno, e nota che adesso è sparito anche Kiba, e
invece sta tornando Shino. Non è esattamente quello che
chiamerebbe uno scambio conveniente.
«Uh,
è tornato quel tipo degli insetti.» nota Karin, senza
badare troppo a con chi sta parlando. Le due si scambiano uno sguardo
comprensivo, ed Ino alla fine esprime i suoi pensieri: «Preferivo
Kiba.»
Karin
ed Ino si odiano, ben inteso, ma Kiba Inuzuka, vestiti di pelle, aria
beffarda e modi di fare da gentiluomo con Hinata, metterebbe
d’accordo tutte.
«Kiba
è… Kiba.»
conferma Karin.
«Molto.»
sospira Ino.
«Mpf.»
dice Shikamaru, che è sempre troppo
vicino a lei. Qualcosa tipo “mpf”, almeno. Un suono di
chi vuole allo stesso tempo sia sfottere che sbuffare. Odioso,
come tutto di lui, si
trova a pensare Ino. Non sa da quanto di preciso trovi tutto quello
che fa Shikamaru più irritante del solito, ma ogni scusa è
buona per dargli addosso.
«Qualche
problema?» lo provoca, stappando la bottiglia.
«Io
non lo farei se fossi in te.» la ammonisce Shikamaru. Ed Ino,
giustamente,
lo sfida con gli occhi e beve direttamente da lì. «Fatti
tuoi.» sbuffa lui.
Sa
come finirà. Ino si ubriacherà subito, perché la
febbre aiuta, e a fine serata raccatterà i pezzi suoi e degli
altri, coinvolti da lei, da terra. Ma prima naturalmente si sorbirà
urla, balli improvvisati e canzoni stonate e non. Ricorda vagamente
il loro ultimo fine settimana con alcol annesso, dove Ino doveva bere
solo un bicchierino e dopo un’ora erano tutti ubriachi, dal
primo all’ultimo. Lee aveva buttato praticamente giù il
locale, Hinata ballava come una forsennata, Kiba e Naruto cantavano,
inaspettatamente intonati da far paura, Sasuke era scappato chissà
dove, Shino chiacchierava con Akamaru, Choji rideva come un demente,
Tenten e Neji si erano nascosti a pomiciare dietro una tenda, cosa di
cui non avevano memoria, Sai e Juugo si erano addormentati sopra il
tavolo, Sakura era a gattoni a terra, cercando di convincere un vaso
di fiori del fatto che lei non provasse più nulla per Sasuke,
Karin ci provava spudoratamente con Suigetsu che voleva visibilmente
approfittarne ma era mezzo morto in quanto astemio e lui, Shikamaru,
alla fine si era ubriacato per disperazione e tutto finiva in un buco
nero e ricominciava dal suo stomaco che vomitava pranzi e cene
consumati dall’estate prima a quel giorno nel giardino di casa,
e sua madre che decideva di affacciarsi a stendere la roba proprio in
quel momento. Un finale nel sangue insomma.
Vorrebbe
che Sasuke fosse lì a fermarli.
E
considerato che il suo più grande desiderio legato a Sasuke
sarebbe di spingerlo giù da una collina insieme a tutti i suoi
modi da gran signore indignato, è veramente disperato.
«Falla
girare, Ino!» sbotta improvvisamente una Tenten su di giri.
Shikamaru ha un fremito: questo
è l’inizio
della fine.
«Che
la vodka sia con te.» annuisce Ino, solenne.
Subito,
alle sue parole, i ragazzi si precipitano ad abbeverarsi come tanti
piccoli insetti, o così almeno li vede Shikamaru, che comunque
prende un bicchierino per simpatia. Naturalmente Hinata, che non
tocca mai alcol, e Sasuke, che tecnicamente dovrebbe avere la testa a
posto, non ci sono.
«All’anno
nuovo!» esclama Ino soddisfatta, e tutti ridono.
«Ino,
lo sai che siamo qui per festeggiare più che altro il team
sette, vero?» le ricorda Choji.
«Eh?
Oh.» fa Ino, consapevole di non essere una grande oratrice,
presa in contropiede. Ovviamente però lei è come i
gatti, considera Shikamaru, e cade sempre in piedi. «Non lo
sapevo mica! Beh, ma se neanche ci sono, chi se ne frega! A noi!»
e ad un tale sfoggio di faccia tosta tutti non possono che approvare
applaudendo e buttando giù il primo bicchierino della serata.
«Dicesi:
arrampicarsi sugli specchi. Bella prova, Ino.» si complimenta
Tenten.
«Sì,
sono fantastica.»
Shikamaru
sbuffa, e lei gli lancia un’occhiataccia.
«Ma
Sasuke non c’è?» nota solo in quel momento
Suigetsu.
Karin
sbuffa.
«Ehi,
Shikamaru, tu e Karin sareste perfetti come coppietta.» scherza
Lee.
Ino
sorride, mentre immagina di rompere la bottiglia contro il tavolo e
infilzare Lee subito dopo con quello che ne resta. È
appagante, e anche realizzabile.
«Figuriamoci.»
sbottano entrambi, e tutti ridono. E bevono.
E
ridono.
E
bevono.
Ino
si gira verso Shikamaru, e lui potrebbe giurare di non averla mai
vista con gli occhi così scuri e rabbiosi: «Idiota.»
dice. E Choji comincia a ridere, paonazzo. L’alcol non è
solo una brutta bestia, è anche ciò che toglie a Choji
ogni freno. Non che ne abbia molti, ma di solito non gli scoppia a
ridere in faccia.
Di
solito aspetta che lui gli abbia voltato le spalle, e poi lo sfotte.
Come ogni buon amico fa.
«Potresti
essere più gentile.» le fa notare, ed in quel momento,
Shikamaru aggiunge una certezza alle poche che ha: l’alcol è
pericoloso anche per lui.
Ino
lo guarda, indecisa se picchiarlo subito o dopo, poi riflette.
«Tonto.» dice infine, dopo averci pensato.
Beh,
è più gentile di idiota, in effetti.
«Oh,
il team sette è tornato.» dice improvvisamente Neji,
sarcastico.
Sakura
è alla finestra, ed Ino va ad aprirla. L’amica le sembra
un fagottino gelato, con le guance rosse di freddo e gli occhi
lucidi. È dolce, è tenera, e Ino sorride.
«Stavi
facendo sesso? Ne hai l’aria.» l’accoglie calorosa,
e il colorito di Sakura tocca il cianotico.
«C’è
freddo, Scrofa
perversa.» sottolinea Sakura, molto offesa.
Ino
a quel nomignolo sibila: «Hai scritto sul frontone che ti
ritrovi che sei più maniaca di me.»*
«Fron…
No. Senti, mi serve qualcosa per fare il naso ad un pupazzo di neve,
e la bocca magari. Non chiedere. Non ci crederesti. Poi ti racconto.»
«Ma
sei con Sasuke-kun?» pigola scioccata Karin.
«Così
dicono, allora? Non avete, che so, una carota…»
Shikamaru
lo sente sotto la pelle, quando Ino sta per dire qualcosa di…
Yamanakesco.
Alle volte gli sembra di essere in squadra con un incrocio tra Kiba e
Karin, e non è una bella sensazione.
Ino
si gonfia il petto d’aria proprio in quel momento, tanto per
tirare quel tocco di voce in più, che serve perché
anche l’Hokage non sia all’oscuro dei loro discorsi: «Carota? Sakura,
non vorrai invece del burro o qualcosa di più utile sessualm…»
Sakura si lancia disperatamente al salvataggio della propria faccia e
le tappa la bocca, guardando Shikamaru con disperazione, che da parte
sua non ci pensa neanche ad intervenire. Tutti ridono come pazzi alle
parole quasi dette di Ino, che poi rispecchiano il pensiero
collettivo.
«Ma
che cazz…»
È
Kiba, appena rientrato con Hinata, che li guarda sconvolto. Dalla sua
espressione sembra che li abbia trovati sfamarsi con Akamaru. E dopo
questa metafora suggestiva, Shikamaru posa il bicchiere.
«Vi
state ubriacando e non avete chiamato me
per
primo?»
nella sua voce vibra il dolore per il tradimento subito, «Io
non vi ho educato così. Deve essere stata vostra madre. Mi
vergogno di voi.»
«Mamma,
l’hai sentito?» gracchia Choji, e Shikamaru sente la
mancanza del caro vecchio Choji, quello che non sembra Naruto in
versione estesa.
«Passate
da bere al signor Kiba.» acconsente allora Ino, che è
magicamente diventata padrona di casa e madre di un gruppo di
adolescenti alcolizzati e con problemi comportamentali. Intanto Juugo
sta gentilmente fornendo a Sakura il materiale richiesto, e lei ne
approfitta per scappare prima che Ino si ricordi delle carote e
ricominci a fare a pezzettini la sua vita tranquilla di donna che fa
pupazzi di neve in compagnia. Non che Shikamaru ci creda, alla storia
del pupazzo. Chissà cosa vogliono fare, bastardi pervertiti…
Ino
si versa l’ennesimo bicchiere, tenendo d’occhio Kiba ed
Hinata.
«Che
c’è?» chiede Kiba disinvolto.
«Niente,
Kiba-kun.» cinguetta lei, e poi esibisce il suo ghigno
malizioso, quello che ti fa sentire nudo e disteso a terra per
strada, e Kiba sbianca. Perché lei sa sempre, Shikamaru non
immagina minimamente cosa possa avere scoperto su Kiba, ma lei l’ha
fatto, ha capito, e sa come comunicarlo perfettamente al
destinatario. «Assolutamente. Mi domando se tu potresti
riuscire a convincere anche Hinata a bere.»
Kiba
è sempre più bianco, e lancia un’occhiata nervosa
a Neji, che dal canto suo lo stava già fissando, tenendo una
mano sopra il polso di Tenten per impedirle di bere anche del saké
insieme alla vodka.
«Oh,
beh, non credo che… io…» balbetta il povero Kiba.
A
distruggere la tensione, un: «Eh eh eh eeeeh.» di Choji.
Il finale è piuttosto strascicato in realtà, segno che
ormai è partito. Il chiacchiericcio riesplode.
Ino
invece si mette intelligentemente a fissare il lampadario. «Shika,
sai…» comincia come se nulla fosse, «Non credi che
sia ingiusto fare pupazzi di neve? Insomma, poi arriverà il
sole, e loro si scioglieranno dolorosamente.»
Il
bello di questi discorsi è che Ino non è neanche
ubriaca ancora, li fa e basta. Può essere appena brilla ora, e
ciò la giustifica, ma lei è capace di uscirsene così
in qualsiasi momento. È invidiabile, in un certo senso.
«…Certo.»
ribatte argutamente lui, guardandola inespressivo. La sua unica arma
è fare finta che siano tutti normali là dentro, anche
se non è vero.
Ino
scoppia a ridere, e commenta un: «Geniale.»
Stavolta
Shikamaru non ce la fa a trattenersi ancora dal farle notare il suo
umore preoccupante, e accenna un frustrato: «Prima ero tonto.»
Ino
scuote la testa. «Sei genialmente tonto, e soprattutto tonto,
perché mi ricordi che sei tonto.»
«Eh
eh eh…» interviene Choji, ridendo in quel modo che non è
una risata, ma un suono inarticolato che viene dal cuore e
simboleggia divertimento. Una risata vera e propria presupporrebbe un
minimo di vita intelligente, ma lui è solo alcol e cibo al
momento.
«E
poi è che era geniale quel “certo”
perché era talmente stupido che era buffo, e quindi carino, e
mi ha fatto scordare quanto sei tonto perché lo sei
adorabilmente. Ora sei solo tonto.»
«Eh
eh eh.»
«Neji,
lascia bere Tenten in pace! Dopo dobbiamo cantare!»
«Eh
eh eh.»
Di
tutto questo discorso serissimo, Shikamaru ha chiara solo una cosa:
lo sei adorabilmente.
«Io
penso che prenderò una boccata d'aria.» annuncia
stordito, prendendo con sé la bottiglia di saké che
chissà come è finita di nuovo tra gli artigli di Ino.
Ino lo segue saltellando, mentre la stanza inizia a sembrare troppo
piccola per contenerli.
«Distruggeranno
tutto, e Uchiha raderà al suolo Konoha di nuovo.»
prevede Shikamaru, afflitto.
«Come
se fosse stata colpa sua l'ultima volta.»
«Com'è
che torni lucida quando si parla di lui?» sbuffa Shikamaru, e
lei arriva finalmente al suo fianco.
«Ma
io sono lucida dall'inizio della serata, tu non mi fai bere, mammina!
Dammi quella stramaledetta bottiglia!»
E
Shikamaru solleva il braccio, forte dei suoi centimetri in più,
e scuote la testa. «Questo è per il mammina. La getterò
appena saremo fuori.»
«E
io berrò il tuo sangue.» promette Ino con una luce
demoniaca negli occhi.
«Alcolizz-AH!»
Gli
ha morso il braccio.
Quella
specie di piccolo mostro biondo gli ha morso un braccio con quei
denti maledetti, e gliel'ha morso a sangue. A sangue!
Mentre
abbassa il braccio per controllare l'entità del danno, il
primo a morire per un morso umano, ma tanto Ino è idrofoba e
si sa, sente che gli strappa pure la bottiglia di mano. Lui non ci fa
molto caso, perché ha due buchetti sulla manica.
«Sei
un vampiro.» sussurra sconvolto, e la guarda a metà tra
l'orrore e il sentiti-in-colpa.
Ino
sorride sfacciata come sempre, «Beh, dai, hai un sangue
saporito almeno. Ora lo sai.»
«Non
so come sarei sopravvissuto senza questa consapevolezza. Avrei pagato
qualcuno per mordermi, forse.»
«Senz'altro.»
conferma lei, che si sta chiedendo dove sia finito il suo odio per
Shikamaru, e come diavolo sia possibile che si sia sorpresa a
immaginarsi un finale romantico per la loro passeggiata in casa
Uchiha, motivo per cui l'ha morso. Ha funzionato solo per due secondi
come distrazione, e adesso ci pensa di nuovo e ci vorrebbe qualcosa,
tipo un segno divino, per capire se deve gettare all'aria tutti i
loro anni assieme e chiudere del tutto con lui o provarci oppure dare
solo la colpa al saké e vedere se Sai ci sta.
Poi
lui chiede: «Te l'ho mai detto che sei una seccatura?» e
Ino rimanda, in attesa di un segno.
«Nah.»
risponde quindi, di nuovo con quel sorriso sfacciato. Guarda oltre
lui, si blocca, paralizzata, sbianca, apre la bocca, arrossisce,
tutto in tre secondi, poi gli afferra lo stesso povero braccio
martoriato che aveva morso e lo stritola in una morsa di ferro.
Shikamaru
evita di urlare solo perché è occupato a seguire il suo
sguardo, certo di vedere come minimo un cadavere, o peggio.
Invece
vede qualcosa di ancora più scioccante forse, e non il fatto
che Sasuke e Sakura stiano facendo la coppietta felice seduti e
abbracciati. Quello era pure scontato, almeno ai suoi occhi, quei due
flirtavano spudoratamente, lei che aveva capito che ignorare uno come
lui voleva dire tirarselo dietro e lui che c'è cascato per
intero.
Ma
di sconvolgente c'è che Shikamaru può ammirare Sasuke
Uchiha, quel
Sasuke Uchiha,
che sta portando un pupazzo di neve, anche lui sotto la tettoia,
direttamente sul legno dove stanno seduti loro, per ripararlo dalla
neve che ora scende più lateralmente, e lo fa dopo essersi
liberato dell'abbraccio di Sakura, che ride deliziata. Probabilmente
lo ha convinto lei stessa, e quel pupazzo spiega anche la sua
richiesta vegetale di poco prima, in barba alle supposizioni erotiche
della pervertita in squadra con lui e che lo aveva quasi convinto
della non-esistenza del sopracitato. Sì, è sempre colpa
di Ino. Ed ecco quindi il loro pupazzo di neve al riparo, neanche
fosse un essere umano. E parla di Sasuke, non del pupazzo. Quel
poveretto è sicuramente più civile dell'Uchiha, a quel
che il ragazzo ha dimostrato da praticamente... sempre? Quindi
Shikamaru per una volta deve ammettere che persino con la sua famosa
intelligenza non aveva calcolato che Sasuke potesse totalmente
rincretinirsi per amore e fare cose del genere.
E
ha mentalmente ripetuto la parola pupazzo
un
po' troppe volte, forse sotto shock.
Le
unghie di Ino si conficcano più in profondità mentre
lei lo tira via con una violenza disumana prima che i due possano
alzare lo sguardo verso di loro.
Adesso
ha sinceramente paura della sua reazione, almeno per i due secondi
che precedono il suo mettersi a saltellare di nuovo. Ha avuto per un
attimo la certezza che si sarebbe ritrovato a consolarla in lacrime
per l'orgoglio ferito, ha vinto Sakura dopotutto, e invece eccola a
saltellare ridendo, più felice di chiunque, forse di Sakura
stessa, ancora rossa in viso e coi capelli che si sparano da una
parte all'altra. «MA DICO! Ti rendi conto? Ti rendi minimamente
conto? Stanno sicuramente insieme ora! Hai idea di quanto sarà
felice Sakura?»
E'
genuinamente entusiasta per l'amica, Shikamaru non riesce a scorgere
un minimo di sofferenza o gelosia in quegli occhioni luminosi, si è
persino scordata del saké probabilmente, e deve ammettere che
persino con la sua famosa intelligenza non aveva calcolato neanche
che lui potesse rincretinirsi per amore, tanto da rischiare
l'evirazione e impalatura, perché la bacia.
Non
nel senso di un bacio intenerito sul naso, di uno fraterno sulla
fronte, di uno affettuoso sulla guancia, ma un bacio di quelli che
per primo evita di guardare se scorge lungo la sua strada, per
lasciare un po' di intimità alla coppia che ha evidentemente
scordato di non trovarsi in un love hotel.
E
che sia un bel bacio, perché sarà l'ultima cosa che
farai. Riesce
a dirsi questo, contando i pochi secondi che lo separano dal dolore e
poi dal nulla o l'altro mondo che sia.
Ino
appoggia le mani sulle sue spalle con tanto di bottiglia, ha
ricambiato? Ha veramente ricambiato?, si
rende conto Shikamaru, pur non potendo concepire neppure l'idea, e
poi lei li separa decisa.
Sta
già analizzando le scuse possibili quando lei lascia di nuovo
cadere le braccia:
mi
sono ubriacato mentre non guardavi, se non senti odore di alcol è
solo perché ho assorbito persino quello,
Shikamaru?
Chi è Shikamaru? Io sono il fratello, il fratello perverso
evidentemente,
Te
lo sei sognata, ecco cosa succede a bere,
e
l'immancabile fuga a gambe levate verso un luogo migliore per i
prossimi sei/sette anni.
Farfuglia
qualcosa che somiglia ad uno scusa, e la guarda chinarsi a terra,
appoggiando la bottiglia di saké, che ha una leggera crepa,
perché l'ha stretta troppo fra le mani. Poi lei torna in alto,
e rimette le mani sulle sue spalle.
«Era
d'impiccio. Dov'eravamo? Ah, sì, ma comunque comando io.»
Il
cervello di Shikamaru va in black out. Non sa che quello di Naruto è
nella stessa identica situazione in quel momento, sa solo che i
pensieri sono spariti. Non ci sono più scuse da fare, non c'è
più il chiedersi chi sia quella sosia perfetta di Ino, il
domandarsi anche se non sia la febbre ad agire ma accidenti, saran
state due linee di termometro, non c'è più niente e lui
non riesce neanche a dire una parola, ha sentito un distante
“yaaaargh”
nella sua mente, e ora c'è un piacevole e rilassante vuoto.
«E
non usare i tuoi denti da vampiro.» accenna quasi timoroso, e
lei ghigna malignamente.
«Non
piagnucolare, donnicciola.»
E
quasi si saltano addosso, mandando al diavolo chiunque possa vederli
e il briciolo di salute mentale e autocontrollo rimasti.
Beh,
se non altro Ino è convinta che un segno divino ci sia stato,
quindi tutto è lecito, anche infilarsi nella prima porta che
trovano, che dà ad uno sgabuzzino. Dopo cinque minuti, anche
Shikamaru crede di aver assistito ad un segno divino.
Okay,
mi ero fermata a “lo sei adorabilmente” verso gennaio, e
ho ripreso ora XD quindi eventuali discordanze con il capitolo due
non sono colpa mia U_U o meglio, lo sono eccome e fatemelo notare XD
Oh,
il cervello che va in black out tornerà XD prima di tutto
perché succede alla sottoscritta, secondariamente perché
mi piace che tra Naruto e Shikamaru ci sia una similitudine, essendo
loro per nomea “dobe” e “genio”.
*Non
piagnucolare è una quasi citazione da scrubs, quando Jordan
assale il marito dottor Cox e lui le dice qualcosa come “niente
morsi” e lei risponde una cosa simile. Dovevo dirlo. E guardate
scrubs, che fa bene alla mente.
Risponderò alle recensioni direttamente al prossimo capitolo. Oggi è giornata di aggiornamenti in molte fic XD
Quel pezzente idiota inutile
di Suigetsu continua a sorridere come se nulla fosse, dopo aver
palesemente e schifosamente civettato con la sgualdrina bionda che
risponde al nome di Ino.
Karin la sta odiando,
Konoha, e tutto a causa di quei due, in particolare del pezzente.
Cos'è
che aveva detto? “«E’
stato un bel pugno.»” Glielo
dà lei un bel pugno al bastardo traditore! Flirtare in modo
tanto evidente con una di questo paesino di svitati che più
che ninja sembrano una combriccola sfigata di mocciosi in cerca di
giocattoli nuovi e...
Oh,
certo, oltre ai bambocci tutti sorridenti ci sono anche individui
quali Shino Aburame, che rientrano nella categoria zombie.
E' disgustoso pensare che qualcuno se ne vada in giro a fare da
gabbia umana per gli insetti. Cioè, non che gli insetti si
possano mettere in gabbia, ma il concetto è quello: che
schifo.
Si salva appena il compagno di squadra, che è un bel pezzo di
ragazzo, solo che è cretino anche lui.
«Uh,
è tornato quel tipo degli insetti.» ha appena
annunciato così, all'aria, e poi si rende conto di trovarsi
vicino ad Ino e digrigna i denti. L'altra le sembra pensarci un
attimo su.
«Preferivo
Kiba.» commenta, e Karin inizia ad approvarla un po' di più.
«Kiba
è… Kiba.»
«Molto.»
Sì, perlomeno ha buon
gusto e non cadrà nelle trappole di quel pesciolino da due
soldi.
«Mpf.»
fa il ragazzo col codino, un altro di quelli che si esprimono tanto,
probabilmente. Forse lei parlerà anche troppo, ma preferisce
questo ad essere una mummia come certi ragazzi di sua conoscenza, o
una che si incarta ogni due per tre come quella patetica bambolina
della Hyuga.
In
realtà, ma Karin lo ammette a malapena a se stessa, la Hyuga
non le dispiace molto, e neppure la Yamanaka.
E'
Suigetsu quello che le sta sulle palle, e
per colpa sua ci passano pure gli altri.
Incrocia
le braccia, non ha molta voglia di partecipare, ma quando vede
scorrere dell'alcol cambia idea, pensando che almeno sopravviverà
alla serata.
Ha
un vago ricordo dell'ultima volta che si è ubriacata, sa che
stava litigando con Suigetsu e che in qualche modo si è
svegliata da tutt'altra parte e non sa cos'è accaduto nel
mezzo, ma è sicura che non sia successo niente di particolare,
e sta praticamente pregando perché tutti i ricordi di questa
serata spariscano nel nulla, dal momento in cui si è trovata
davanti il piatto di quell'assassino di Naruto, lui coi suoi occhi da
cuccioletto sperduto che le hanno impedito di liberare la terra dalla
sua minaccia.
«Quanto
sei silenziosa oggi...»
Solleva
gli occhi di scatto, incontrando quelli di Suigetsu ed il suo sorriso
che fa venire voglia di buttargli giù i denti a pugni. Dal
tono di voce, fosse stato un altro, avrebbe detto che era un qualcuno
preoccupato, ma sapere che aveva parlato proprio quella triglia
serviva soltanto ad innervosirla di più. E comunque era sicura
che fosse tutto un suo piano diabolico.
Suigetsu
in realtà si stava semplicemente annoiando, aveva litigato con
lei per tutto il tragitto fino a casa di Sasuke, come sempre, ma
durante la serata Karin aveva praticamente ignorato tutti ed in
particolare lui, e non era abituato ad un simile trattamento.
«Fatti
i fatti tuoi, sogliola.» sbuffa lei, lasciando cadere le
braccia lungo i fianchi. Sanno entrambi che potrà caricare
potenti schiaffi quando le pare, così.
«Siamo
acide più del solito? Che c'è, festeggiare l'anno nuovo
o “quel che è” ti fa notare quanto sei vecchia?»
Il
colpo non giunge dall'alto come sempre, ma dal basso, perché
Karin gli pesta violentemente un piede. Ha imparato che è
inutile tentare di colpire qualcuno che muta il suo corpo in acqua,
ma preso alla sprovvista Suigetsu è ancora un potenziale
bersaglio, e il tacco che si abbatte sul suo piede riesce quasi ad
attraversarlo prima che lui possa rendersi liquido.
Senza
contare che il piede è comunque in una scarpa anche quando non
è solido, e che Suigetsu il colpo lo sente lo stesso.
Stringe
i denti, non le darà mai tale soddisfazione, e accenna un:
«Appunto, colpisci già come la debole racchia che sei.»
Stavolta
il solito schiaffo, che evita con facilità.
«Come
ti permetti, inutile rottame? Io poi non ho bisogno di essere forte
con le mie capacità! Tu invece dovresti saper combattere, e
invece cosa mai sei riuscito a combinare? E dov'è la tua
adorata spada?» inveisce lei, toccando un punto debole. Questo
fa capire a Suigetsu che Karin non era soltanto annoiata
come lui, fino a poco prima. E lo fa anche arrabbiare.
«Ehi...»
li richiama Juugo, paziente.
Suigetsu
si guarda attorno per un momento, fortunatamente nessuno bada troppo
a loro, e poi nota che manca qualcuno.
«Ma
Sasuke non c’è?»
Karin
sbuffa, pensando che è naturale che non se ne sia accorto dato
che era a fare la corte a Ino.
«Ehi,
Shikamaru, tu e Karin sareste perfetti come coppietta.» scherza
uno di quei tizi che si sogna la notte tanto sono brutti, con
sopracciglia enormi e tuta inguardabile.
Suigetsu
inarca leggermente le sopracciglia, lanciando uno sguardo ad entrambi
e notando l'aura maligna intorno ad Ino che sfoggia un sorriso tanto
falso da far paura, più o meno come quello che ha lui ora.
«Figuriamoci.»
sbottano Shikamaru e Karin, e tutti ridono, chi sul serio, chi
istericamente.
Ci
si lancia sul bere e Suigetsu osserva Karin, consapevole che l'ultima
volta che si sono ubriacati lei gli è praticamente saltata
addosso e che a lui non è dispiaciuto.
Non
è che gli piaccia quella strega, figuriamoci, ma ha comunque
un corpo non male e fa sempre piacere.
«Oh,
il team sette è tornato.» annuncia improvvisamente Neji,
sarcastico.
Suigetsu
guarda alla finestra, e c'è Sakura. Ecco, quella tipa le
piace. Potrebbe essere come Karin, ma è una copia migliorata.
Ha l'aria dolce, ed è sempre molto gentile con lui.
E
poi è “la donna del boss”. Ottimo argomento per
stuzzicare Karin, che è stata particolarmente stronza poco fa.
«Stavi
facendo sesso? Ne hai l’aria.»
«C’è
freddo, Scrofa
perversa.»
A parte il loro modo di
essere amiche, che fa molto rapporto-tra-uomini e ha un che di
psicotico, ecco, vorrebbe che Karin fosse come loro.
«Senti, mi serve
qualcosa per fare il naso ad un pupazzo di neve, e la bocca magari.
Non chiedere. Non ci crederesti. Poi ti racconto.»
«Ma sei con
Sasuke-kun?» pigola scioccata Karin. Anche Suigetsu è
sconcertato all'idea che Sasuke faccia un pupazzo di neve, e
preferisce credere che Ino abbia ragione.
«Così dicono,
allora? Non avete, che so, una carota…»
Ti
dico io dove mettertela, puttanella! Dovevo essere io quella! Riesce
soltanto a pensare Karin, stordita.
«Carota? Sakura, non
vorrai invece del burro o qualcosa di più utile sessualm…»
Suigetsu non può fare
a meno di ridere a quella scena, e sposta lo sguardo di Karin, che è
annichilita. E' visibilmente incredula e offesa al tempo stesso.
«Ma
che cazz…Vi state ubriacando e non avete chiamato me
per
primo? Io non vi ho educato così. Deve essere stata vostra
madre. Mi vergogno di voi.»
Karin si rianima alla vista
di Kiba, con profondo disgusto di Suigetsu.
E
mentre gli altri continuano a far baccano e Juugo, che sembra
approvare Sakura quanto lui, le dà quanto a chiesto, Suigetsu
si china verso di Karin, reprimendo il sorriso per dare maggiore
effetto alle parole.
«Io
sarò inutile in battaglia, ma tu lo sei sia lì che in
squadra, non valevi nulla neanche come sostituta di Sakura, a livello
di dottore o... di donna.»
Si
ritrae di scatto, aspettandosi un pugno, un urlo furibondo, una
reazione normale di Karin insomma. Che non arriva.
Karin
sta fissando praticamente il vuoto rimasto ora che Kiba e Hinata sono
entrati, con gli occhi persi immobili e leggermente sgranati, e a
malapena respira.
Volta
il viso lentamente, guardando Suigetsu, che non sorride più,
perché si sta spaventando più del solito.
«Hai
ragione.» sussurra, e abbassa lo sguardo velocemente,
sembrando in cerca di parole. Poi volta di nuovo il capo bruscamente,
e a passo svelto si dilegua in corridoio.
Suigetsu
resta immobile, con l'aria di aver appena visto un fantasma,
ammutolito e decisamente sottosopra.
Ma
che, mica se l'è presa?
«Ehi,
Suicoso...
Tu. Non vieni a bere?» lo chiama Kiba con voce un po' nervosa,
che sta cercando evidentemente qualcuno che si metta tra lui e il
cugino-barra fratello maggiore iperprotettivo della moretta che ha
accanto. Suigetsu lo guarda soltanto per qualche secondo, poi fa
cenno di no con la testa e si appresta a seguire Karin.
«Beh, se ne vanno
tutti?» esclama il tizio che Suigetsu non vede l'ora di
uccidere, quello vestito di verde. Ma non ha tempo per assassinarlo
ora e prosegue.
Esce in corridoio, alla
ricerca di Karin. Non sa bene neanche lui perché, forse è
qualche reminiscenza del “tratta bene le donne” che
insegnano a tutti i bambini maschi, anche se non ha mai considerato
Karin veramente un essere femminile, esclusa la parentesi
ubriacamento, o forse vuole solo infierire e il suo cervello ancora
non gliel'ha detto, lasciando il suo corpo e la sua coscienza un po'
confusi; oh, ecco! La coscienza! Non pensava di averne ancora una ma
forse, e solo forse, si sente un po' in colpa.
Non sa dove potrebbe essersi
cacciata però, e questo è un bel problema, perché
lui non ha capacità speciali che gli facciano riconoscere la
gente dal chakra né tanto meno trovarla.
«Ehi, strega...»
prova a chiamarla, titubante. Gli potrebbe arrivare una scarpa in
faccia dal nulla, ma meglio di niente. Invece non giunge risposta.
Suigetsu sbuffa,
contrariato. Sta gelando, odia il “troppo freddo” appena
meno del “troppo caldo”, ha iniziato a soffiare un po' di
vento che avvicina sin troppo la neve che cade a lui e ha la netta
impressione che se si dovesse imbattere in Sasuke e Sakura sarebbe
l'ultima cosa che vedrebbe, prima di venire ucciso da un qualche
attacco combinato chidori-pugni.
Giusto
quando inizia a pensare di lasciar perdere sente il ticchettio delle
scarpe di Karin, con quelli che lui ha definito: “tacchi
da battona. Sì, dico a te”. Si
rende conto che forse è stato un po' più pesante del
solito, ma questa è solo colpa di Karin.
Si lancia all'inseguimento,
e vede per un secondo la coda rossa di Karin frustare l'aria.
Probabilmente si è persa, come teme che stia succedendo anche
a lui, visto che quella casa è labirintica e ha corridoi quasi
tutti uguali, a meno che non ci si trovi in prossimità del
giardino e si possa guardare l'esterno per raccapezzarsi.
Gira l'angolo e sente il
rumore di una porta chiudersi. Camminando con passo felpato e mezzo
chinato a terra cerca di vedere in quale stanza ci sia la luce
accesa, sperando sempre di non trovarci Sasuke e Sakura assieme. Si
ferma alla seconda porta, incerto se bussare o meno.
Al
diavolo.
Apre la porta, che non fa il
minimo rumore, e trova un bagno. Un bagno piuttosto ricco, Sasuke non
bada a spese quando deve trattarsi bene, con tanto di stemma Uchiha
ogni tanto sulle piastrelle delle pareti. E Karin è lì.
Rannicchiata per terra.
Con la testa china sulle
ginocchia.
In un angolo.
Karin.
Suigetsu
è seriamente, seriamente, tentato di chiudere la porta e
battersela, magari lontano da Konoha, perché c'è
qualcosa di terribilmente anormale in tutto questo e anche se
potrebbe
essere lui la causa non vuole averci nulla a che fare.
Però poi il senso di
colpa prevale, maledizione a chiunque metta strane idee in testa
sulle donne, e chiude la porta alle sue spalle, restando solo con
lei. Vorrebbe avere una bottiglia di saké ora, o per lei o per
darsene un colpo in testa lui.
«E-Ehi...»
balbetta quasi, con la voce che si rifiuta di uscire in questa
situazione, e lui non può darle torto.
Alla fine la raggiunge, e si
lascia cadere seduto accanto a lei.
«Ehi, Karin,
piantala.» azzarda, non molto sicuro di come si dovrebbe
comportare. «Dai Karin, da quando te la prendi per quello che
ti dico io... si scherza...»
Le proprie giustificazioni
suonano false persino a lui.
«Senti, dai, ho
esagerato.»
«No, hai ragione.»
lo blocca lei, con una voce che sa di pianto.
Suigetsu trattiene il fiato,
a bocca aperta. Adesso salterà fuori qualcuno a gridare che è
uno scherzo, sicuramente. Aspetta qualche secondo, per verificare
questa ipotesi, e poi valuta l'idea di andare a cercare
volontariamente Sasuke per farsi eliminare. Ma insomma, lui non è
mica una balia per adolescenti insicure!
E una mano di Karin trema,
appena percettibile.
«Ma no! Ho detto un
mucchio di cazzate, funziona così tra di noi, no? Tu offendi
me, io offendo te, poi tu mi picchi ed io rido perché non mi
fai male.» spiega con semplicità, un po' più
convinto.
Karin muove leggermente la
testa, sempre tenendola contro le gambe, ed una traccia lucida è
visibilissima sul suo viso, sotto le luci artificiali del bagno. Da
qualche parte nel petto, Suigetsu sente male. E c'è il senso
di colpa, forte questa volta.
«Scusami se ti
offendo.» sussurra lei, prima di tornare alla posizione
originaria, con un guizzo ad entrambe le mani stavolta. «Non
so fare altro. Scusami, non ci devi passare... tu.»
Suigetsu sta sudando freddo,
ora. O meglio, non può realmente sudare, ma goccioline d'acqua
scendono lungo la sua schiena, e sente uno strano calore in tutto il
corpo. Non lo sa spiegare neanche lui, cosa gli sta prendendo.
«N-Non... non
piangerai sul serio?!» esclama, apertamente isterico. «Su,
non farmi dire cose imbarazzanti, ma lo sai che non penso davvero
quello che ti ho detto! Torniamo a litigare come prima, ti va? Non
c'è bisogno di prendermi in parola, io parlo sempre a vanvera
e... non metterti a fare così ora!» termina, notando
che il corpo di Karin è scosso da brevi e leggeri sussulti.
Potrebbe giurare di aver sentito un leggero lamento.
A quel punto, ricordando che
è un uomo, prende una decisione drastica e le mette un braccio
sulle spalle. La sente irrigidirsi del tutto, ma ormai il danno è
fatto. L'avvicina un po' a sé, mandando definitivamente
all'inferno l'orgoglio e la sua povera immagine di stronzo
menefreghista.
«Scusami,
sul serio.» dice, e stavolta il suo tono è
serio. Non c'è l'ombra del perenne ghigno.
E Karin comincia a ridere,
lasciandolo ancora più sconvolto di prima.
Il sospetto si annida sulla
sua mente, ma neanche Karin sa recitare così bene, quindi deve
essere qualcos'altro.
Karin butta la testa
indietro, ridendo ancora mentre si separa da lei, e non può
fare a meno di pensare che in fondo non sia così poco carina.
«Giù i
tentacoli, polipo!»
Forse sì.
«Ed è
fantastico come... un ragazzo si faccia smontare... da due lacrime
finte... di acqua di rubinetto, e qualche s-singhiozzo b-ben
fa-fatto!» e alle ultime tre parole ripete il tono lacrimoso
di poco prima, guastato solo dalle risate.
Sì, l'ha
ufficialmente preso in giro.
Sì, è un genio
del male e non ha un'anima.
Suigetsu ringhia, anche
stavolta senza l'ombra di un sorriso, e il suo sguardo è tanto
furioso da spaventare Karin.
«E
datti una calmata! Così impari a dire cose orribili! E poi
dai, è così che funziona tra noi...» gli fa il
verso, tornando a sorridere. Stavolta quasi... intenerita?
Suigetsu si sgonfia a poco a
poco, sempre guardandola male, mentre lei continua a sorridergli.
«Ora li meriteresti tu
due schiaffi.» le fa presente, e lei risistema gli occhiali su
per il naso, con aria da perfettina.
«Non
permetterti.» ribatte in tono di minaccia. Poi è lei
a ghignare. «Ho fatto solo come si fa tra noi... scusa, lo sai
che faccio cazzate, ne dico, ti offendo, mi offendi, ti do schiaffi,
ridi perché non ti ho fatto nulla...» sfotte ancora, e
Suigetsu non ci vede di più.
Ha bisogno di sfogare la
rabbia e l'indignazione, e non ci si trova a picchiarla, anche
perché, è dura ammetterlo, ma pur essendo Karin la
donna dei due ha ben presente che da arrabbiata le sue forze si
triplicano ed è parecchio sleale, e così scartando
l'idea di darle un pugno, come meriterebbe, decide di prendere tempo
placcandola, e mandandola con la schiena a terra.
E se pensa che lui abbia
cattive idee, ben venga. Non le farebbe male un po' di paura.
«Brutto figlio di...»
Karin
non avrà mai paura di lui. Probabilmente si fida troppo e sa
che non farebbe mai... Si
fida troppo?
Inaspettatamente questo pensiero riesce a calmarlo.
«Non ti prenderò
a pugni solo perché poi frigneresti troppo e diventeresti
ancora più insopportabile.» la informa, con cupa
minaccia.
E
Karin, ma
Dio, è solo una ragazza!, rischiando
di spappolargli i suoi preziosi gioielli con una ginocchiata, ribalta
selvaggiamente le posizioni.
«Non ti prenderò
a pugni solo perché... no, aspetta, IO ti prenderò a
pugni!»
«Ti faccio presente
che con me non funziona tanto.» le ricordò vittorioso,
e Karin sorride.
«Sì, sì,
diventerai liquido, certo. Ma ti stancherai prima tu ad usare il
chakra... piuttosto che io a prenderti a pugni.»
Francamente,
è atterrito. Karin non minaccia a vuoto, Karin lo prenderà
a pugni finché non passerà la notte, e
dubita che qualche anima pia si preoccuperà di cercarli,
e finché lui non esaurirà il chakra e sarà
perfettamente solido. A quel punto ci penserà lei a scomporlo
in tanti pezzettini, continuando a picchiarlo con la forza della sua
testardaggine e ferocia.
Prova con l'imbarazzo: «Mi
ecciterò ad averti sopra, sai?»
«Non ne avevo dubbi.»
conferma lei, naso per aria, «Dovresti eccitarti anche solo ad
essere nella mia stanza.»
«Detesto le tue
risposte pronte.» ammette lui, imbronciato.
Karin alza un braccio,
caricando un pugno che se lo colpisse da solido farebbe sbucare il
suo naso dall'altra parte della testa, e un'anima pia apre veramente
la porta, con enorme sorpresa del ragazzo.
Si bloccano entrambi,
voltandosi verso il nuovo arrivato, quel tal Rock Lee che Karin e
Suigetsu quella sera hanno deciso di odiare tanto, e che ora lui
abbraccerebbe volentieri.
Rock
Lee li guarda, visibilmente stupito, poi, quasi, cosa, soddisfatto?
Sarà
mica un sadico? si
domanda con orrore Suigetsu, mentre Karin si domanda invece in che
condizioni siano i suoi capelli, domanda che l'affligge tutte le
volte che Suigetsu è nei dintorni, visto che ha il vizio di
tirarle la coda, spettinargliela, estrarre ciocche a caso
dall'elastico, oppure scioglierglieli, ed in quel caso comunque può
tirarli e via dicendo.
«Vi allenate?»
No,
non è sadico, è solo stupido.
«Facciamo sesso.»
risponde Karin, come se fosse naturale. «Ti spiace chiudere la
porta?»
Suigetsu apre la bocca,
esterrefatto, e poi guarda con pena quell'innocente chunin della
foglia che si è fatto scarlatto, ed è sparito
farfugliando qualcosa.
Karin si lascia andare ad
una risata liberatoria, adesso la serata va veramente per il verso
giusto, e al diavolo Sasuke che preferisce quelle coi capelli color
maiale e tutto quello che le dava noia fino a due secondi prima,
perché si sta divertendo davvero molto. E con stupore di
entrambi anche Suigetsu ride, al pensiero di quel poveretto e della
corsa che si farà.
«Che serpe! Ora non
guarderà mai più i compagni di squadra negli occhi,
vergognati!» commenta tra una risata e l'altra, poco toccato
dal futuro triste che aspetta l'altro, in realtà.
«Stai scherzando?
Scioccare i verginelli della foglia è stupendo!»
ribatte Karin con uno sguardo malizioso che, una volta tanto, a
Suigetsu piace.
«Credo che tu l'abbia
traumatizzato a vita.» afferma con falsa serietà, per
poi tirarle d'impulso una delle ciocche lunghe che dalla coda sono
precipitate davanti alle sue spalle.
«Aho! Coglione! Non mi
tirare i capelli, bastardo!» si lamenta subito lei, scacciando
la mano con uno schiaffo.
«Ehi, e se andassimo a
scioccare anche qualche altro ragazzo puro?» propone Suigetsu,
che ha intravisto una via d'uscita, e fa leva sui gomiti per
avvicinarsi a lei. Il suo sorriso è, se possibile, più
largo del solito, e anche parecchio contagioso.
Karin si porta entrambe la
mani alla coda, lisciandola, e sta già sorridendo a sua volta,
sadica come sempre. «Potremmo fingere che tu mi dia uno
schiaffo, e poi io dire qualcosa tipo che siamo per il sadomaso!»
squittisce con convinzione, «Oh, dei, pensa alla faccia del
tipo verdognolo, se non è già morto di crepacuore, o
gli Hyuga! Tutti e due, quello con la scopa su per il culo e la
suora!»
Suigetsu scoppia a ridere,
una risata autentica, ed entrambi si alzano. Ci manca poco che Karin
gli porga una mano per aiutarlo, tanto è eccitata e grata al
tempo stesso.
«Anche tu non puoi
vedere quel Neji, vero? Avrei detto che avresti subito cominciato a
fare la gatta morta, sai, moro, silenzioso... morto dentro...»
«Per
favore, per favore!» lo interrompe lei piccata, «E poi
ho intenzione di darmi ai ragazzi coi capelli chiari.»
aggiunge, in un chiaro intento provocatorio. Lui finge di non
cogliere, ma è del tipo “non
colgo ma adesso me la segno e la riuserò contro di te”.
«A questo proposito,
secondo me dovresti berci sopra.» le suggerisce, mentre vanno
alla porta, con la stessa disinvoltura di due che sicuramente non si
stavano minacciando di botte fino a due secondi prima sul pavimento
di un bagno altrui.
«Questo è
scontato. Ho tutta intenzione di ubriacarmi per reggere sino a
domattina.»
«Tu non ricordi quello
che ti succede da ubriaca, vero?» accenna lui con un
sorrisino.
«Cosa dovrei
ricordare? E tu?» indaga, sospettosa.
«Io canto.»
mente prontamente lui per distogliere la sua attenzione dalla prima
domanda.
«Ti terrò
lontano dalle bottiglie a costo della vita.»
Oh,
fa niente, per me l'importante è che sia tu quella brilla,
dato che almeno così diventi un po' più sincera con te
stessa, pensa
lui, non senza il desiderio di ripetere l'esperienza dell'ultima
volta senza i fastidiosi capogiri di mezzo, e sarà il primo a
tenersi alla larga dall'alcol.
«Così
silenzioso mi... dai fastidio. A che stai pensando? Anzi, cosa stai
macchinando?» lo interroga lei, aprendo la porta del bagno e
lanciandogli un'occhiata ancora più sospettosa di prima. Stava
per dire “mi
preoccupi”
ma conoscendo il soggetto non è veramente il caso, se ne
vanterebbe sino alla morte.
«Ti manca la mia
voce?» miagola lui, fingendosi intenerito, e Karin sbuffa
indispettita, voltando la testa di scatto e frustando di nuovo l'aria
con la coda.
Suigetsu ha di nuovo voglia
di tirargliela, anche se gli arriverà giù un pugno da
primato anche stavolta.
Chissà perché
ma non può fare a meno di tirarle i capelli tutte le volte che
li nota. Un po' come non può fare a meno di stuzzicarla a
parole, e non sopporta quando lei se ne sta in silenzio e non dice il
perché.
«Ehi,» lo
richiama lei, repentinamente tornata cospiratrice, «Dà
il tormento a quel sopracciglione-testa-a-scodella con particolari
piccanti, mi raccomando.»
«Per chi mi hai preso?
Gli racconterò ogni preliminare.» replica lui, fiero.
E
quando sono in corridoio e Karin tenta di rifarsi la coda, Suigetsu
affonda la mano all'improvviso nei suoi capelli ora sciolti, sempre
ben curati e molto morbidi, e ne ascolta la consistenza per un solo
secondo, l'unico
che si può concedere.
Poi chiude le dita intorno
ad una ciocca sola, e tira.
EEEEE questo è amore
amore amore. <3
Ho promesso risposte alle
recensioni, ho promesso di tutto, ma non prometto più niente
visto che non riesco a mantenere. Sappiate solo che ho le mie buone
giustificazioni.
Questo capitolo lo dedico ad
un mio caro amico, anche se non penso leggerà mai le mie
storie perché non è il tipo, a cui voglio un mondo di
bene, e che ora è all'ospedale ma deve riprendersi presto, a
tutti i costi. Perché c'è un sacco di gente che lo
aspetta qui, me compresa.
E ovviamente la prima dedica
va alla Tya, che mi ha sempre chiesto una SuiKa, sperando che non sia
sotto le sue aspettative.