Regola
n°1 – Raccogliere le partecipazioni – Devi
dire le cose come stanno, almeno a me.
3 luglio
– tredici giorni al
matrimonio
«Chi è il
prossimo nella
lista?»
Lucy
abbassò lo sguardo sul
foglio clorato e, per loro fortuna, era rimasto un solo nome:
«Porlyusica!»
Cana si
illuminò, alzando le
mani al cielo.
Gildarts e Layla
avevano fatto
un'altra lista con le dieci persone a cui chiedere la conferma di
partecipazione, visto che gli altri invitati erano ex commilitoni di
Gildarts o amici dell'alta società di Layla, che avevano
già
comunicato per vie particolari la loro presenza.
«Come mai
sei così entusiasta?»
«Con lei
sarà una cosa
velocissima, vedrai. È una donna particolare.»
«Come la
conosci?»
Cana alzò
le spalle, sorridendo.
«Ti ricordi
come si sono
conosciuti, no?»
Lucy ci
pensò su, alzando gli
occhi verso il cielo. Erano passati anni da quando sua madre
gliel'aveva raccontato, ma se lo ricordava ancora come se l'avesse
fatto il giorno prima. Forse perché Gildarts amava ripetere
quella
storia, forse.
[«E quindi?
Come vi siete
conosciuti?»
«Oh
no… Lucy, perché?»
«Ci
siamo conosciuti in
ospedale…»
«Ed
eccolo che ricomincia…
preparati.»
«Era
una sera d'inverno.
Faceva freddissimo, me lo ricordo. Avevo chiamato l'infermiera, ma
non c'era nessuno che potesse venire da me… poi è
arrivata una
donna, una strega! Che c'è Layla? Non è una
strega?»
«Povera…»
«Quando
è arrivata pensavo
sarei morto. Mi iniziarono a fare male anche le giunture…
avete
presente la storia degli arti fantasma, no?»
«Gildarts,
muoviti…»
«Comunque
mi ha aiutato,
nonostante tutto. Mi disse: “se hai freddo vai a farti un
giro”!
Peccato che io avessi perso una gamba e un braccio in
guerra…
allora mi chiamò una volontaria; mi disse che era stata una
paziente, anni prima, e che non voleva lasciare l'ospedale. Subito
pensai ad un fantasma, sai, quelli che infestano gli edifici
abbandonati.»
«Quando
mi ha vista stava per
svenire.»
«Solo
perché eri stupenda.»
«Santo
cielo, devo mangiare
un limone per sgrassare questo miele.»]
«Sì
me lo ricordo!» rispose
Lucy, stringendosi nelle spalle.
Cana allora la prese a
braccetto,
conducendola verso una casa in fondo alla via, un po' più
piccola
rispetto alla media e dall'aspetto diroccato, ma circondato da erbe e
alberi, una piccola oasi verde in mezzo all'asfalto. Bussò
alla
porta, indossando il miglior sorriso di cortesia che avesse in serbo,
e così fece Lucy, anche se non aveva ben chiaro cosa stesse
per
succedere.
«Andate
via!»
«Porlyusica!
Siamo Cana Alberona
e Lucy Heartphilia, ci serve una conferma!»
«Non mi
interessa!»
«Porlyusica
andiamo, non ti
ricordi di me?»
La porta si socchiuse,
un occhio
chiaro sbucò da quel filo illuminato dalla luce del sole.
«Chi
sei?»
«Mi hai
fatta nascere. La figlia
di Gildarts Clive.»
«Perché
non hai il suo
cognome?»
Cana roteò
gli occhi al cielo,
poi ridacchiò. Quella donna era sempre così, non
la riconosceva mai
e tutte le volte faceva storie. Non era una persona che amava essere
importunata.
«Me lo
chiedi tutte le volte, ci
sto pensando.»
La donna
sbuffò, ma poi aprì la
porta completamente, facendole entrare.
Dopo una serie di
discussioni su
chi fosse davvero, e chi fosse Lucy soprattutto (“Ah, la
figlia di
Layla. Ti facevo più vecchia.”), sul
perché della loro visita e
sul fatto che non si sarebbe presentata per nessun motivo al mondo
–
cosa che non sarebbe stata vera –, le due ragazze se ne
andarono
che il sole stava tramontando.
«Velocissima?»
commentò Lucy,
sbattendo le palpebre intontita da tutte quelle parole.
«Forse ho
sminuito la cosa,»
rise, facendo scoppiare anche l'altra subito dopo, «ma
è come fosse
la mia madrina, le vogliamo bene. È stata lei che ha spinto
mio
padre a riconoscermi… se ti capita fatti raccontare la
storia, è
divertente!»
«Lo
vedo…» Lucy sorrise,
portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Cana la
osservò, alzando un
angolo della bocca. Aveva avuto modo di studiarla parecchio da quando
si erano conosciute la prima volta, e aveva sempre quell'espressione
un po' malinconica, da persona che era sempre stata sola; diverso dal
suo che, seppur difficile, era sempre stato pieno di gente e persone,
tra collegio e amici del quartiere.
Per quello aveva
deciso di farle
una sorpresa. Il compleanno era passato da qualche giorno, ma credeva
avrebbe fatto comunque una bella impressione.
«Vieni con
me, andiamo ancora in
un posto,» le disse, trascinandola un po' di peso.
«Ma non
abbiamo finito con la
lista?»
«Sì,
ma devo farti vedere
ancora una cosa… dai!»
In una decina di
minuti si
trovarono di fronte al pub solito di Cana, dove ormai aveva fatto
amicizia anche con i muri.
«Adesso non
c'è tempo di una
bevuta.»
«Puoi
fidarti di me, per una
volta?»
Si scambiarono sguardi
di fuoco.
Cana voleva farla entrare a tutti i costi, mentre Lucy era
palesemente attratta dall'idea di tornarsene a casa propria.
Però vinse
la figlia di
Gildarts, dopo uno sbuffo sonoro della giovane rampolla.
Spalancarono le porte
in legno e
furono inghiottite dall'oscurità.
«Ci siamo
introdotte
illegalmente. Lo sapevo…» si lamentò la
bionda, esasperata.
L'altra la
ignorò spudoratamente
e si schiarì la gola.
La sala si
illuminò e gli amici
di Cana saltarono fuori dai loro nascondigli, gridando a gran voce:
«Auguri Lucy!»
«Allora,
piaciuta la sorpresa?»
Cana si avvicinò a Lucy che stava seduta al bancone con la
fronte
appoggiata ad un boccale di birra.
«Non me
l'aspettavo…»
«Piaci anche
ai miei amici,
sai,» prese una sorsata del suo secondo – o era il
terzo? –
boccale e lo finì, lasciandolo abbandonato a se stesso,
«ti trovano
interessante, potresti considerarli amici tuoi, non credi? Sarebbe
anche ora!»
Lucy
arrossì, e non era dovuto
all'alcool, Cana lo sapeva, e fece una smorfia.
«Che
c'è?»
«Non sono
molto capace con
queste cose…»
Cana le mise un
braccio attorno
alle spalle e la tirò a sé, rischiando di farla
anche cadere dallo
sgabello di legno per la foga.
«Dimmi
Lucy…» le si avvicinò
al volto, soffiandole all'orecchio. Era decisamente ubriaca, c'era
poco da fare. Ma ancora qualcosa riusciva a capirla: «fin
dove ti
sei spinta?»
«Non molto
lontano, temo.»
«Parlo di
uomini.» rettificò
la giovane Alberona, chiamando la barista Mirajane con un cenno e
facendosi portare un altro boccale. L'ennesimo.
«Ah non
pensavi ad una serie di
romanzi?» la schernì Lucy, ricevendo una
linguaccia come risposta,
«Non cambia, comunque.»
Cana
spalancò gli occhi e si
mosse all'indietro, barcollando sulla seduta. Lucy la tenne su
tirandola per un braccio.
«Non ci
credo! Una così
carina!»
Lucy scosse piano la
testa,
rispondendo: «Ti dimentichi di Jude…»
«Non hai mai
provato neanche per
sfizio con un amico? O un'amica?»
«Cana, sei
ubriaca.» le fece
notare, senza sortire alcun effetto. Stava per tornare alla carica,
glielo leggeva negli occhi.
«E tu
rispondimi!»
«Non ho mai
avuto amici! Sei
contenta?» brontolò, abbassando lo sguardo.
Iniziò a passare il
dito sul bordo del suo boccale, mentre lo fissava intensamente.
Cana
rimase in silenzio, osservandola. Non poteva permettere che stesse
così. Doveva fare qualcosa. La testa che pulsava non aiutava
molto a
farla ragionare lucidamente, ma doveva
davvero
fare qualcosa per lei.
«Bevi.»
le ordinò. Le tolse il
boccale dalle mani e si sporse dal bancone, prendendo due bicchierini
da shot e riempiendoli di un liquore a caso, il primo che fu in grado
di recuperare senza cadere.
«Eh?»
«Bevi
Lucy!» Lucy bevve, forse
intimorita dal tono di voce. «Sto per fare una cosa di cui mi
pentirò, già lo so… merda.»
«Lo sai che stai parlando a
voce alta?»
«Bevi.»
le riempì di nuovo il
bicchiere e le fece compagnia buttando giù il liquido in un
sorso
solo.
«Cana mi
spieghi che stai
dicendo?»
«Posso
insegnarti le cose che
non sai, così da non farti trovare impreparata.»
le disse,
fissandola negli occhi. O almeno, era quello che aveva pensato di
fare, vista il suo evidente stato di ebrezza.
«Quali cose
dovresti
insegnarmi?» Lucy scoppiò a ridere, forse un po'
troppo
sguaiatamente per essere una che proclamava la sua quasi
sobrietà.
«Quando quel
coglione di Natsu
ti chiederà di uscire, allora dovrai essere
pronta.»
Cana non lo sapeva,
non capiva
bene perché stesse continuando ad ingoiare golate di
bruciante
Sambuca, o Tequila, o qualsiasi altra cosa trasparente fosse
perché
al momento non riconosceva i gusti. Semplicemente ne sentiva il
bisogno.
«Pronta per
cosa?»
«Per tutto!
Ti va bene che è un
deficiente e non sa un cazzo neanche lui, ma tu devi essere meglio. E
preparata.»
Natsu e Lucy ormai si
conoscevano
da qualche anno, seppur molto saltuariamente. Cana aveva obbligato
Lucy ad uscire con il suo gruppo più e più volte
durante i week-end
che passava con Layla, per farla entrare in un gruppo di ragazzi
della su età. All'inizio aveva fatto fatica, con i suoi modi
di fare
tutti particolari, il lessico usato, la postura, ma poi la
naturalezza dei ragazzi l'avevano sciolta. Natsu e Gray litigavano
come sempre, la facevano ridere e lei si ammorbidiva: aveva legato
con tutti, principalmente con Natsu e Levy, e Cana lo vedeva
benissimo. Se da una parte era felice per Lucy, che finalmente aveva
degli amici che fossero anche suoi, dall'altra aveva perso
l'esclusiva: stava spiegando le ali e stava lasciando il suo nido,
per svolazzare beata tra le braccia di altra gente. Cana amava i suoi
amici come se fossero stati suoi fratelli, l'avevano aiutata nei
momenti difficili, ma non poteva fare a meno che sentirsi un po'
invidiosa di loro.
«Chi ti dice
che ci uscirei?»
«Non lo
faresti?»
«Non ho
detto questo.»
Cana
ridacchiò, si sporse oltre
al bancone e prese una ciotola di arachidi tostate, iniziando a
mangiucchiarle senza distogliere lo sguardo dalla sua amica.
«Questa tua
aria da puritana
nobildonna è intrigante, certo, ma devi dire le cose come
stanno.
Almeno a me.»
«Ma tu non
eri ubriaca?»
Cana
scoppiò a ridere. Lucy la
imitò, seppur con meno slancio.
«Lo sono.
Del tutto. Cerco solo
di darmi un contegno.» riempì i bicchieri con gli
ultimi rimasugli
e batté il suo con quello di Lucy, in un muto brindisi,
«Comunque,
domani cominciamo a studiare. Gildarts ci ha dato il permesso di
stare fuori fino all'alba, se vogliamo.»
«E mia madre
lo sa?»
«Ah non ne
ho idea. È lei che
se lo sta per sposare, mica io!»
Avevano fatto fatica a
tornare a
casa: il tragitto che collegava il Fairy Tail a casa Clive era breve
di norma, ma con tutto quell'alcool in circolo non lo era sembrato
affatto. Fortuna che Natsu e Gray erano stati così gentili
da
accompagnarle. Le avevano lasciate davanti alla porta di casa con un
bacio sulla guancia e la raccomandazione di non far casino entrando.
Cana si guardava allo
specchio
del bagno, dopo essersi struccata ed essersi sciacquata più
e più
volte il viso.
Sembrava vecchia.
Aveva solo un
anno in più di Lucy, ma si vedeva vecchia. Anche
più vecchia di
Layla, che era una donna adulta, compiuta.
Si sentiva vecchia,
pur facendo
cose da giovane, da adolescente.
Era così
stanca… si sentiva un
enorme macigno sulle spalle. Quel macigno aveva un nome ed un
cognome, aveva un'identità propria che lei conosceva bene,
ma che
non poteva combattere da sola. E chiedere aiuto non era nel suo
stile.
Si asciugò,
perché non aveva
più voglia di commiserarsi: la ciucca triste ad un
compleanno non
era la cosa migliore.
Sgusciò
fuori dal bagno e si
intrufolò tra le coperte, per poi espirare sonoramente.
«Tanti
auguri Lucy.»
«Grazie…
per tutto.»
Lucy si
girò verso di lei e le
sorrise, guardandola negli occhi. Aveva un'aria così dolce,
da
cucciolo.
Cana
arrossì e l'abbracciò
forse con troppo slancio, complice la sua ubriachezza. Le diede un
leggero bacio sulle labbra che ancora bruciavano di liquore. Non ci
aveva pensato, era successo e basta. Era un gesto da ubriaco, niente
di più.
«Buonanotte
principessa.»
sussurrò a fior di labbra, per poi voltarsi dall'altra
parte. La
testa iniziava a farle male, era quasi ora che provasse a dormire.
Sophie's space______
Eeeeee
secondo capitolo!
Spero che vi piaccia,
finalmente
qualcosa inizia a smuoversi. Mah, mah!
A presto <3
Sophie
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