The blue rose di Wendy_BluHand (/viewuser.php?uid=142677)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La rosa blu ***
Capitolo 2: *** 2. La casa sulla montagna ***
Capitolo 3: *** 3. Enigmi ***
Capitolo 4: *** 4. La tana del Bianconiglio ***
Capitolo 5: *** 5. Help me ***
Capitolo 6: *** 6. A modo nostro ***
Capitolo 7: *** 7. Il passato I - una via di fuga ***
Capitolo 8: *** 8. Sorpresa inaspettata ***
Capitolo 9: *** 9. Il passato II - il palazzo di Chul Moo ***
Capitolo 10: *** 10. Corsa contro il tempo ***
Capitolo 11: *** 11. Who are you? Tears. ***
Capitolo 12: *** 12. Il passato III - un posto chiamato casa ***
Capitolo 13: *** 13. Il passato IV - di sere di fine agosto e mangiafuoco ***
Capitolo 14: *** 14. Bacio nascosto ***
Capitolo 15: *** 15. Nightmares ***
Capitolo 16: *** 16. Il passato V - Separazione e cambiamento ***
Capitolo 17: *** 17. Il passato VI - Sono qui per restare ***
Capitolo 18: *** 18. Il passato VII - Di amore, film horror, ubriacature moleste e vasche da bagno ***
Capitolo 19: *** 19. Distillato di ciliegie ***
Capitolo 20: *** 20. Pettegolezzi indiscreti ***
Capitolo 21: *** 21. Tappeto di fiori ***
Capitolo 22: *** 22. Il passato VIII - Sassolino dopo sassolino ***
Capitolo 23: *** 23. Il passato IX - L'anello ***
Capitolo 24: *** 24. Luci sospese e lanterne nel cielo ***
Capitolo 25: *** 25. Una serata indimenticabile ***
Capitolo 26: *** 26. Il passato X - Agatha ***
Capitolo 27: *** 27. Il passato XI - La fine di ogni cosa ***
Capitolo 28: *** 28. Lui e lei ***
Capitolo 29: *** 29. Diviso in due ***
Capitolo 30: *** 30. Il ballo ***
Capitolo 31: *** 31. The little house in the garden ***
Capitolo 32: *** 32. Robin ***
Capitolo 33: *** 33. Capolinea? ***
Capitolo 34: *** 34. L'hotel dei Kim - Parte I ***
Capitolo 35: *** 35. L'hotel dei Kim - parte II ***
Capitolo 36: *** 36. Special final chapter: thank you ***
Capitolo 1 *** 1. La rosa blu ***
1. La rosa blu
La
“Rosa Blu”, “The
blue Rose”, “die blau Rose” erano solo
alcune delle traduzioni
con cui gli stranieri solevano chiamare quel piccolo paesino. Rosa
perchè la struttura della città aveva assunto la
forma di una rosa
e blu...beh, blu nessuno sa davvero il perchè. I
più anziani
dicevano che il blu stava per dei bellissimi fiori che negli anni
venti crescevano in un campo oltre la collina. Una teoria dalle fonti
non accreditate. In realtà, quel piccolo paese non sembrava
poi
essere cambiato molto dagli anni venti. Era come se tutto il mondo si
fosse evoluto e la “Rosa Blu” fosse rimasta
immobile, sempre
uguale, negli anni successivi. Sembrava che fosse una piccola isola,
fuori dal mondo, che fosse uscita fuori da qualche libro di fiabe.
Era un luogo alquanto singolare per essere situato in Corea del sud.
Non c'erano monumenti tipici che ti facevano pensare alla storia
della Corea o qualcosa del genere; sembrava, più che altro,
che un
gigante avesse staccato l'interno di un carillon un po' barocco e lo
avesse posizionato in quel bellissimo angolo del mondo, così
com'era, tutto intero. Visitare la “Rosa Blu” era
come aprire uno
scrigno e restare a bocca aperta per la meraviglia. Ovviamente la
tecnologia era arrivata anche lì: c'erano macchine
nuovissime,
smartphone, computer, televisioni ma non appena vedevi uno dei
bellissimi palazzi che si erigevano nel paese ti sembrava di essere
la protagonista di qualche storia fantasy.
Era
come si era sentita
Jorinde non appena aveva varcato la soglia del paese. Un po' come
“Alice nel paese delle meraviglie” e si guardava
intorno a bocca
aperta. Aveva lasciato la Germania, il Niedersachsen di cui era
originaria, per intraprendere un viaggio in Corea, la Corea che tanto
le mancava, che non vedeva da quando era bambina. Dopo svariate
settimane a Seoul, trascorse da una carissima amica della madre, si
era messa in viaggio per ammirare le bellezze della “Rosa
Blu”.
Aveva sentito dire da qualcuno che era bellissima ma non immaginava
che fosse così straordinaria. I palazzi maestosi che vedeva
in giro
le facevano avvertire di meno la mancanza di casa sua grazie al loro
aspetto un po' occidentale. I primi tempi aveva preso alloggio in un
bed and breakfast per visitare per bene la città e un giorno
mentre
era seduta fuori da una caffetteria, intenta a ritrarre il palazzo
che aveva di fronte, un uomo le si era avvicinato. Si era presentato
come Jung Chul Moo e non poteva avere più di cinquanta anni.
Era
rimasto colpito dalla bravura di Jorinde nel disegnare e la trovava
estremamente talentuosa. Jorinde amava disegnare e dipingere,lo
faceva praticamente da sempre ma era anche abbastanza modesta e
quindi arrossì davanti a tutti quei complimenti. Chul Moo
rimase
ancora più estasiato quando seppe che Jorinde parlava molto
bene il
coreano e senza chiederle né perchè né
come le offrì un posto di
lavoro particolare. L'uomo,
dallo sguardo dolce, si rivelò essere il proprietario del
palazzo
che la ragazza stava dipingendo e le chiese di disegnare e dipingere
quadri per il suo palazzo e per le altre sue case sparse per il
territorio, in Giappone e in Cina. All'inizio Jorinde pensò
fosse
una truffa ma poi decise di accettare. Avrebbe provato e se non le
andava bene, tanti saluti. Il giorno dopo si presentò al
palazzo e
non avrebbe mai immaginato quale gioia le avrebbe portato accettare
quella proposta. Jung Chul Moo era un uomo ricco, ricchissimo ma
anche dal cuore buono. Aiutava tutti coloro che avevano bisogno, dava
lavoro a chi pensava che sarebbe morto di stenti e fame e inoltre
pagava molto bene. Ospitava nel suo palazzo tutti i ragazzi che
lavoravano per il suo conto e riservava loro un trattamento
speciale,come se fossero figli suoi. Erano tutti ragazzi talentuosi
che sapevano ballare, cantare, disegnare, pittare. Li pagava per
vederli esibire. Anche a Jorinde propose la medesima cosa: di
dipingere per abbellire le pareti delle sue case e di alloggiare nel
suo palazzo. La ragazza accettò senza neanche rifletterci e
trascorse i quattro mesi migliori della sua vita. Conobbe una ragazza
lì con cui strinse amicizia, Choi Yoora. Una brava ragazza
che,
rimasta orfana, ora intesseva delle splendide tele per Chul Moo. Era
davvero piccola, magrolina, con il viso rotondo e il naso a patata ma
aveva davvero gli occhi più dolci che avesse mai visto.
Condividevano la stessa stanza e si erano raccontate molte cose delle
loro vite. Passavano le giornate lavorando per il signor Jung e poi
la sera uscivano mettendo i vestiti più belli che il loro
stipendio
permetteva loro. La gente che incontrava per strada ragazzi o ragazze
vestiti con abiti cosi belli e in comitiva, era solita dire
“Ah,
sono i ragazzi di Chul Moo” oppure “Sono le perle
del signor
Jung”. L'arrivo di Jorinde poi aveva suscitato ancora
più stupore.
Un'Europea, tedesca, con i capelli rossi e gli occhi acqua marina.
Yoora era convinta che prima o poi le avrebbero trovato un
soprannome. Era davvero un sogno fare quella vita. Fare per lavoro
ciò che più ami e in compagnia di persone
meravigliose.
Però,
si sa, tutte le cose belle hanno una fine. La fine di questo sogno
non tardò ad arrivare. Il signor Jung si ammalò e
inevitabilmente
morì. Sembrava essere la fine per i ragazzi di Chul Moo.
Aveva un
unico figlio, che risiedeva in India, e del lavoro del padre non
voleva proprio saperne. Aveva tagliato i ponti con lui molto tempo
prima e decise che avrebbe venduto tutte le proprietà del
padre. Non
seppe quanto pianse Jorinde alla morte di Chul Moo però
così tanto
che nei suoi grandi occhi verde acqua sembrava fosse passato un fiume
in piena.
Stava
cercando di trattenere le ennesime lacrime quando Yoora
entrò di
corsa nella loro camera.
La rossa
si voltò lentamente. Sembrava in fibrillazione per qualcosa.
- Non indovinerai mai che cosa sto
per dirti!- disse precipitandosi al suo fianco.
- Girano delle strani voci in paese.
Pare che Kim Jonghyun voglia comprarsi il palazzo.- sussurrò
poi con un filo di voce.
Jorinde
sgranò gli occhi e la guardò allibita, incapace
di proferire
qualsiasi suono.
Kim
Jonghyun?
Tutti sapevano
che Kim Jonghyun era un
tipo che preferiva starsene sulle sue, senza esporsi troppo, senza
interessarsi troppo a ciò che accadeva nel paese. Aveva ben
altro a
cui pensare, altro a cui badare.
La sua casa
risiedeva sul punto più
alto della montagna, un grandissimo palazzo, il cui interno i
cittadini amavano immaginare.
Kim
Jonghyun era anche un
tipo particolare, avvolto da un alone di mistero. Spesso metteva i
brividi a causa dei suoi modi di fare.
Non
l'aveva mai visto da vicino. Solo da lontano, dalla finestra della
sua camera.
- Perchè mai dovrebbe
comprarsi questo palazzo?! Ne ha uno grande uguale! -
replicò Jorinde - Di certo non vorrà aiutare noi,
ci sbatterà ugualmente fuori. - .
- Lo pensano tutti qui. -
mormorò Yoora con tristezza.
Le due
amiche scesero di sotto tenendosi per mano, c'era molta confusione. I
funerali per il signor Jung si erano svolti il giorno prima e molti
ragazzi erano già pronti per farsi le valigie e andare via.
A tutti
era giunta la voce che Kim Jonghyun voleva comprarsi il palazzo dal
figlio del signor Jung e alcuni dicevano che in realtà la
trattativa
era già conclusa. Nessuno nutriva la speranza che Jonghyun
volesse
tenerli lì proprio come il signor Jung, anzi pensavano che
li
avrebbe sbattuti fuori a calci. Tuttavia Park Minhyuk, bravissimo
scultore, aveva convinto i ragazzi a restare almeno per la notte o
almeno finchè non ci fossero state notizie più
sicure sull'atto di
vendita.
Jorinde
era andata via, voleva prendere un po' d'aria, lontana da tutti e
tutto. Camminava da sola per le strade, avvolta in una giacchetta
crema, con le mani nelle tasche. La testa le pulsava terribilmente,
erano successe troppe cose in quei giorni e nessuna che fosse
positiva. Prima la morte di Chul Moo, ora quel Kim Jonghyun che
sicuramente avrebbe portato solo guai. Come se non bastasse, una
volta aveva sentito dire da delle ragazze che tutte le donne che
erano entrate a casa sua, non avevano più fatto ritorno.
Nessuno in
paese le aveva più viste. Un brivido le percorse la schiena.
- Potresti prenderti un raffreddore
se vai in giro solo con questa giacchetta. L'aria si è
raffreddata.- disse improvvisamente una voce.
Jorinde
stava per girarsi seccata e dire a quell'idiota di lasciarla in pace
ma qualsiasi tentativo di pronunciare anche solo una sillaba le
morì
in gola quando vide chi aveva davanti.
Era un
ragazzo che, a occhio e croce, poteva avere una ventina d'anni. Non
sembrava particolarmente alto, aveva la pelle leggermente bronzea e i
suoi capelli erano bianchi, di un particolarissimo bianco argentato.
Le mani in tasca e lo sguardo fisso su di lei. Indossava dei semplici
jeans chiari e una camicia bianca, casual, con il colletto nero e
abbottonata quasi fino al collo, solo il primo bottone era fuori
dall'asola. Su entrambi i lobi delle orecchie aveva numerosi
orecchini che ad un primo sguardo, Jorinde non seppe dire quanti
fossero.
Come per
magia o per sfiga, Kim Jonghyun era ora davanti a lei.
- Non è leggera la mia
giacca e poi non fa per niente freddo.- mormorò sentendosi
incredibilmente stupida a rispondergli in quel modo – Poi,
scusami, so badare a me stessa e non credo di averti mai visto prima.-
aggiunse stizzita e fece per andare via.
- Penso, invece, che tu sappia
benissimo chi sono ed è proprio per questo che stai cercando
di svignartela. - la sua voce la bloccò.
La rossa
si morse un labbro innervosita e poi si voltò di nuovo nella
sua
direzione.
Quel
ragazzo era di una bellezza imbarazzante.
Si diede
ancora della stupida per aver pensato una cosa del genere per uno che
di lì a poco, avrebbe sbattuto lei e i suoi amici fuori da
casa di
Chul Moo.
- Non ti conosco affatto. Dovrei? -
ribattè impassibile.
- Non lo so se dovresti ma io
conosco te.- replicò il giovane avvicinandosi di qualche
passo.
- Tu sei una dei ragazzi di Jung
Chul Moo, dico bene? - sussurrò con un sorriso che alla
ragazza parve più un ghigno – Sai, in paese ti
chiamano l' “orchidea scarlatta” ma io trovo che
chiamarti Jorinde sia molto meglio. Sarebbe un peccato non pronunciare
un nome cosi bello.- pronunciò le ultime parole con un tono
lascivo.
La rossa
si pietrificò sul posto. Come faceva a sapere il suo vero
nome?
Adesso
il ragazzo la scrutava, l'ombra di un sorriso sornione sulle labbra,
sembrava quasi leggerle nella mente.
Jonghyun
non si avvicinava mai a nessuno e non dava a parlare mai a nessuno.
- Sei una ragazza intelligente.-
disse sfilando le mani dalle tasche.
- Ho qualcosa da proporti e non
credo che rifiuterai alla leggera. - .
Jorinde
sentiva puzza di guai.
-Tuttavia,
questo non è il luogo più adatto per parlare di
“affari”.-
disse mimando le virgolette con le mani.
- Vieni, spostiamoci più
in là, dove occhi indesiderati non possono vedere e orecchie
indiscrete non possono udire. - .
Le diede
le spalle e scese le scalette di pietra alla loro destra. Jorinde lo
seguì anche se non avrebbe dovuto, quel tizio era
probabilmente
pericoloso ma sentiva che quello che voleva proporle doveva essere
interessante.
Si
sedettero su di un muretto, situato proprio sotto il ponte di pietra
su cui stavano parlando poco fa. Nessuno li avrebbe visti
lì. Un
brivido percorse la schiena della ragazza per la seconda volta. Si
voltò verso il suo interlocutore e ne studiò il
profilo perfetto:
il naso dritto, le labbra carnose, gli occhi scuri erano come pietre
di ambra incastonate all'interno di mandorle sgusciate, sembravano
brillare di luce propria.
Improvvisamente
Jonghyun si voltò verso di lei.
- Allora Jorinde, vediamo di
inquadrare subito la situazione. Tu e i tuoi compagni state
praticamente per perdere tutto dopo la morte di Chul Moo: non avrete
più un lavoro o un posto dove stare. Per molti sarebbe la
fine. Insomma, tu puoi sempre tornare a casa tua ma gli altri? Non
saprebbero cosa fare.- disse Jonghyun.
La
ragazza non capiva dove voleva arrivare.
- Si dà il caso che io
abbia appena comprato il palazzo in cui vivete e sai, non saprei
esattamente cosa farmene, insomma, non posso utilizzarlo di certo come
soffitta. - .
Parlava
molto lentamente e Jorinde cominciava a innervosirsi.
- A me non darebbe alcun fastidio se
i tuoi amichetti restassero a vivere lì,anzi, potrei
lasciare stare tutto com'è. Lascerò che lavorino
come quando c'era Chul Moo, saranno ben pagati da me come quando lo
erano da lui. Posso farlo, non ho problemi.- disse il ragazzo alzandosi
in piedi.
Jorinde
non poteva credere alle sue orecchie. I suoi occhi si illuminarono.
- Tuttavia, c'è un ma.- aggiunse lapidario.
- C'è qualcosa che
voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .
Le sue
parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento
che si era alzato.
- Come...? - sussurrò la
ragazza stordita.
- Voglio che tu venga via con me.-
ripetè quello impassibile.
- Hai solo due opzioni: accetti la
mia proposta e i tuoi compagni saranno salvi o rifiuta e io domani
comunicherò a tutti che devono andare via.-
pronunciò le ultime parole come se stesse leggendo la lista
della spesa.
Jorinde
aveva gli occhi puntati sulle sue scarpe bianche.
- Questo...- sussurrò
– questo è un ricatto! Come puoi essere
così crudele da propormi una cosa simile?!-
esclamò arrabbiata stringendo i pugni e sporgendosi in
avanti.
- Ricatto? Io ti ho fatto
semplicemente una proposta. Non ti sto costringendo a fare nulla. Sei
libera di accettare come di rifiutare.- ribattè Jonghyun con
un sorriso.
- Io...io non te lo
permetterò. Non farai del male a nessuno! -
ringhiò saltando giù dal muretto.
- Cosa vuoi farmi? Uccidermi qui e
poi nascondere il cadavere?! - la derise il ragazzo.
- Non essere stupida, non puoi farmi
proprio nulla. Ho il coltello dalla parte del manico. Ora sta a te.-
disse poi avvicinandosi a lei.
Jorinde
indietreggiò istintivamente.
- Non mordo mica. - disse il biondo
divertito.
- Perchè me?
Perchè vuoi me? - chiese esasperata.
- Perchè le orchidee
rosse sono così rare.- rispose lui sfiorandole i capelli con
due dita.
- Non toccarmi! - sbottò
Jorinde scattando di lato.
- Hai tempo fino a domani mattina
per darmi una risposta. Ci ritroveremo qui.- sibilò il
ragazzo.
Si
diresse verso le scale e la lasciò lì sotto,
sola.
**
Jorinde
sapeva, fin da quando le labbra di Jonghyun avevano pronunciato
quelle anguste parole, di non avere scelta. L'unica opzione
plausibile era una sola.
Non
avrebbe abbandonato i suoi amici. Non poteva e non voleva farlo.
Seppure
a malincuore, aveva preso la sua decisione. Non sarebbe tornata
indietro.
Dopo
averci ragionato su, decise che non avrebbe aspettato la mattina
seguente per dare la sua risposta a Jonghyun, sarebbe andata via
quella notte stessa e avrebbe raggiunto quella maledetta casa da
sola. Fece le valigie quando tutti erano a cena, così che
Yoora non
potesse vederla. Non le avrebbe mai permesso di svendersi in quel
modo per loro. Dopo aver sistemato le sue ultime cose, nascose la
valigia sotto il suo letto e scese di sotto ma la cena era
già
finita da un pezzo e ora tutti cercavano di rilassarsi senza pensare
a quello che sarebbe accaduto. Yoora e altre due ragazze si erano
sistemate su delle comode poltrone rosse e chiacchieravano fra di
loro.
- Jorinde! Sei scesa finalmente! -
esclamò l'amica accorgendosi della sua presenza.
- Non hai mangiato nulla. Hai fame?
- chiese subito dopo.
- No, non preoccuparti. Sto bene,
non ho fame al momento. - rispose la rossa sedendosi con loro.
Era
vero, aveva lo stomaco completamente chiuso da quel pomeriggio.
- Comunque quello che vi ho detto
è tutto vero. - disse poi Eunsoo, una delle ragazze sedute
lì con loro, ritornando al discorso che stavano tenendo in
assenza di Jorinde.
- Piantala! Così mi
spaventi.- esclamò Hye Min stringendosi nella maglia larga.
- Di cosa stavate parlando? - chiese
allora Jorinde incuriosita.
- Di Kim Jonghyun e delle tizie che
ha fatto sparire.- rispose Eunsoo prontamente.
Il
sangue nelle vene di Jorinde si gelò.
Sembrava
proprio che Jonghyun la stesse perseguitando.
- Si dice che abbia dei complici,
sai, per far sparire le povere malcapitate. - aggiunse sempre Eunsoo a
bassa voce.
Anche la
rossa aveva sentito di queste storie ma non aveva mai saputo se
crederci o meno. Potevano essere benissimo le solite malelingue che
gettavano veleno su chiunque ma ora che aveva visto Jonghyun
così da
vicino e ci aveva parlato, quelle storie non potevano essere poi
impossibili.
- Ha ragione Eunsoo! - disse Do Hee
– dicono che nei pressi della sua casa, di notte, si aggirino
spesso dei ragazzi e non hanno delle belle facce. - .
Tutti
quei discorsi non facevano altro che stringerle la presa allo
stomaco.
- Smettila di tremare Hye Min, non
verrà certo a prenderti questa notte dal letto e poi sono
solo storie. - disse divertita Yoora – Andiamo a letto ora,
è tardi! Non sappiamo cosa accadrà domani ma
sarà meglio riposare. - aggiunse poi alzandosi dal divano.
Se
avesse dovuto trasferirsi in quella casa da lì a poche ore,
non le
avrebbe reputate solo storie. Se lo avesse sentito parlare quel
pomeriggio, anche Yoora avrebbe creduto a quei racconti
probabilmente.
- Buonanotte Jorinde. -
sussurrò l'amica voltandosi di lato.
- Buonanotte. - le
mormorò di rimando.
Spense
la luce e rimase a scrutare la figura della ragazza.
Forse
quella era l'ultima volta che avrebbe visto Yoora.
Sentì
le lacrime affacciarsi agli spigoli degli occhi, la pizzicavano ma
lei le mandò via: non poteva permettersi di essere debole in
quel
momento.
Si
accertò che Yoora si fosse addormentata profondamente e si
alzò dal
letto. Si vestì silenziosamente, pose una lettera sul
comodino
affianco al letto e una volta presa la valigia si diresse verso la
porta.
Si voltò
un'ultima volta e gettò un'occhiata all'amica.
Dormiva.
I capelli scuri sparsi sul cuscino.
Non
aveva più nulla da temere Yoora, né lei
né gli altri. Avrebbero
condotto una vita dignitosa. Sorrise debolmente e andò via.
**
Una
volta fuori il palazzo, l'aria fresca della sera le
schiaffeggiò il
volto. Si allontanò di qualche passo e chiamò un
taxi. Fare a piedi
la salita per arrivare a casa di Kim Jonghyun sarebbe stato da pazzi,
specialmente con una valigia.
Quando
disse al tassista la sua meta, questi la guardò sconvolto.
Nessuno
doveva avergli chiesto una cosa del genere prima. Esitò
prima di
mettere in moto.
Dopo
essersi passato una mano fra i radi capelli l'uomo mise in moto e
finalmente partirono. Dopo circa un quarto d'ora arrivarono di fronte
a un grande cancello.
- Siamo arrivati. -
bisbigliò il tassista.
Scese dall'auto, scaricò
la valigia della ragazza e dopo essersi preso i soldi,
rientrò nella macchina e ripartì velocemente
lanciando occhiate furtive al palazzo.
Ora
Jorinde era completamente sola. Si voltò per fronteggiare il
maniero
che si intravedeva alla luce della luna. Era buio pesto quindi non si
vedeva molto ma il palazzo sembrava avere molte finestre e grandi
balconi. Sembrava infinito. Guardò poi il cancello che si
ergeva
minaccioso, era davvero altissimo. Per un attimo ebbe paura ma poi si
fece coraggio e decise che avrebbe affrontato Jonghyun.
Cercò un
campanello o un citofono ma non c'era nulla di tutto questo.
D'altronde, nessuno doveva mai fargli visita.
Gettò
la valigia oltre il cancello e arrampicandosi su di esso lo
scavalcò
giungendo dall'altra parte. S'incamminò lungo il viale
costeggiato
da alberi, si fermò a qualche metro dalla porta e si
appiattì
contro un tronco. C' era una piccola luce accesa sotto il porticato e
due persone, una vestita completamente di bianco l'altra di nero, che
parlavano in modo fitto. Jorinde cercò di avvicinarsi e fare
meno
rumore possibile ma una foglia sotto i suoi piedi
scricchiolò
rumorosamente nel silenzio della notte. Maledì quella
stupida foglia
ma era troppo tardi. Si erano accorti di lei e una delle due figure
se l'era svignata. Non era riuscita nemmeno a vederla in volto.
Allora decise di uscire allo scoperto, non avrebbe avuto via di fuga
lo stesso.
Si
rimise nel viale centrale e si diresse verso la figura bianca che
altri non era se non Jonghyun. Quando la vide rimase sorpreso.
Jorinde gettò la valigia ai suoi piedi.
- Questo che significa? - chiese il
ragazzo guardando prima la valigia e poi lei.
- Questa è la mia
risposta. - replicò la rossa nascondendo il suo nervosismo.
Il
ragazzo dai capelli bianchi sorrise beffardo.
Jorinde
non rispose.
-
Anche se non lo fossi più, sai che non ti lascerei
più andare lo
stesso, vero? - .
Ciao a
tutti! ^^
Questa è
la mia prima fanfiction riguardante gli SHINee. Questa storia si
baserà sull'avventura che i nostri personaggi principali
vivranno
nel villaggio sudcoreano della “rosa blu”. Spero
che la storia
possa piacervi. Buona lettura! ^^
|
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Capitolo 2 *** 2. La casa sulla montagna ***
2. La casa sulla montagna
Jorinde
era pietrificata.
Jonghyun
la guardava con
quel ghignetto fastidioso. Le sue parole riuscivano sempre a
incuterle una certa ansia. Gettò un'occhiata circospetta
intorno
alla casa per assicurarsi che quel tipo nero che era fuggito non
fosse ancora nei paraggi.
I suoi
occhi ritornarono sul
padrone di casa. Non aveva smesso di fissarla con le mani in tasca e
lo sguardo dritto.
Non
mi fai paura.
Cercò
di tranquillizzarsi.
Poco
dopo la porta d'ingresso si aprì e un uomo sulla trentina,
vestito
di nero, impeccabile, si affacciò.
- Mi ha chiamato signore? - chiese in modo
pacato.
- Si, porta la valigia della signorina dentro,
per favore. - rispose Jonghyun indicando il bagaglio a terra.
- Come desidera. - disse e si
avvicinò ai due per prendere il borsone.
La
ragazza ebbe modo di guardarlo meglio. Doveva essere il maggiordomo
della casa nonostante la sua giovane età. Aveva capelli neri
e
lisci, perfettamente in ordine e uno sguardo gentile di quelli che ti
aprono il cuore a metà.
- Non c'è bisogno che si faccia
carico del mio bagaglio, posso portarlo io. - sussurrò la
rossa in direzione dell'uomo.
- Assolutamente! Insisto per portarlo da me.
Non si preoccupi. - ribattè Jae Hyun e le fece l'occhiolino
con aria complice.
Jorinde
rimase abbastanza sorpresa dal suo comportamento. Sembrava averla
già
presa in simpatia. Seguì Jonghyun in casa, non si era
nemmeno
accorta che il ragazzo le aveva dato le spalle e stava rientrando.
Jae Hyun la seguiva con il suo borsone.
L'atrio
di quella casa era bellissimo, forse persino più bello di
quello di
Chul Moo. Era davvero grande, costituito da una stanza quadrata con
al centro un enorme tappeto. Ai lati una serie infinite di colonne,
sulle pareti tanti piccoli candelabri. L'atrio si concludeva dove
iniziavano, in fondo alla stanza, delle eleganti scale in marmo
bianco. Rimase abbastanza stupita dal fatto che ci fosse
così tanta
luce in quel posto. Una luce fortissima che proveniva dal grande
lampadario che pendeva dal soffitto. Si fermò e
alzò la testa per
osservarlo meglio. Brillava tantissimo, doveva essere fatto di
cristallo.
- Jae Hyun, porta il bagaglio nella sua stanza
per favore. - la voce di Jonghyun la riportò alla
realtà.
- Certo signore. - disse e s'inchinò
profondamente.
- Quanto a te...- mormorò il ragazzo
guardando Jorinde – seguimi.- sibilò con uno
sguardo freddo.
La rossa
sentì il suo cuore tremare. Jonghyun voleva che lo seguisse
da
qualche parte e lei non aveva nessuna voglia di restare sola con lui
ma d'altra parte cosa si aspettava? Non era in vacanza premio. Quella
era casa sua e avrebbe potuto fare quello che voleva.
Si
guardò intorno e l'unica forma vivente che scorgeva erano le
spalle
del maggiordomo che saliva le scale. Avrebbe preferito che ci fosse
anche lui, sembrava una brava persona. Rimase imbambolata al centro
del tappeto.
- Ti sbrighi o no? - sbottò Jonghyun
seccato – e togliti dal tappeto che la cameriera l'ha pulito
stamattina. - aggiunse indicando il gigante quadrilatero al centro
dell'atrio su cui sostava lei.
I suoi
occhi la stavano trafiggendo da parte a parte. Alla fine decise di
schiodare i piedi da quel prezioso tappeto che probabilmente valeva
più della sua casa in Germania e si mosse lentamente verso
di lui.
Il
ragazzo si voltò e infilandosi tra le colonne,
aprì una porta
rivestita dello stesso materiale dei muri, fatta in modo che si
mimetizzasse con le pareti, ed entrò. Jorinde lo
seguì a passi
incerti e si affacciò titubante all'interno della stanza.
- Vieni dentro, non è la stanza
delle torture. - esclamò Jonghyun divertito.
La rossa
cercò di ignorare il ragazzo che si faceva beffe di lei e
varcò la
soglia della stanza. C' erano libri tanti tanti tantissimi libri.
Scaffali in legno pieni di volumi più o meno spessi. Il
ragazzo
sedeva su una poltrona verde bottiglia accanto alla finestra, di
fronte a lui c'era un tavolino con dei liquori sopra.
La rossa
annuì e si sedette sul divano il più lontano
possibile da lui.
- Vuoi qualcosa da bere? - chiese indicando
l'alcol sul tavolino.
- No, grazie. - rispose lapidaria.
- Non guardarmi con quella faccia! Sei tu che
hai accettato.- replicò il giovane divertito –
comunque un goccio non potrà farti male. - .
- Ho detto di no. - sbottò la
ragazza seccata.
Jonghyun
sorrise ancora e Jorinde storse il naso ancora.
- Non ti preoccupare, non voglio farti
ubriacare per abusare di te. - sussurrò lascivo.
- Oh, perdonami se dubito della tua buona fede.
- ribattè sarcastica Jorinde.
- C'è un motivo per cui dovresti? -
chiese il ragazzo allungando le gambe.
- Forse perchè
nonostante i tuoi tentativi di sembrare un puro agnellino con questo
completo bianco non lo sei per niente!- sbraitò acida.
Jonghyun
ritirò le gambe e i suoi occhi color ambra la trapassarono
ancora
una volta, così forte che dovette abbassare il suo sguardo.
- Dì un po', cosa ne sai tu di me?
Perchè credi che io non sia un tipo raccomandabile? Dai
credito alle voci in paese? - chiese alzandosi in piedi.
Jorinde
non rispose.
Jonghyun
girò attorno al mobilio e si fermò dietro al
divano, proprio alle
sue spalle.
Quella
situazione metteva una certa ansia alla rossa.
Il
ragazzo si chinò su di lei.
- Allora? Oppure devo dedurre che hai sentito
qualcosa dalle tue amichette. - sussurrò al suo orecchio
facendola rabbrividire.
Jorinde
scosse il capo.
Le
afferrò dolcemente i capelli e li sollevò dalla
schiena come per
saggiarne la consistenza.
Quel
semplice gesto fece girare la testa di Jorinde che balzò in
piedi
scostandosi da lui e dal divano.
- N-Non mi toccare! - esclamò
confusa con una ciocca di capelli tra le mani.
- Non posso? - chiese Jonghyun fingendosi
dispiaciuto.
La
ragazza indietreggiò di qualche passo.
- Vieni qui, non ho ancora finito di parlare. -
aggiunse poi lui.
- Io si! - replicò aggressiva.
- Allora vuol dire che mi ascolterai.-
ribattè serio il suo aguzzino.
Il suo
tono di voce era cambiato e non ammetteva repliche.
- Quanti anni hai? - chiese passandosi una mano
fra i capelli bianchi.
-...ventuno.- rispose la ragazza dopo qualche
secondo.
- Solo quattro anni meno di me...sembri
più piccola.- commentò sorpreso.
Si
sedette sul divano accavallando le gambe.
- Mettiamo subito le cose in chiaro bellezza.
Non c'è modo che tu possa lasciare questa tenuta, quindi non
provarci nemmeno perchè a me non piace essere preso in giro
e quindi potrei diventare molto cattivo se accadesse.- disse Jonghyun.
- Non fuggirò se è questo
che temi, ti ho dato la mia parola.- lo interruppe fredda Jorinde.
- Sei onesta. Mi fa piacere.- riprese il
ragazzo -Comunque non ho finito. Puoi fare quello che desideri in
questa casa, puoi chiedermi tutto ciò che vuoi e io te lo
darò ma a una condizione: non potrai uscire di qui. Niente
uscite, niente di niente. Se scopro che hai messo il naso fuori dal
cancello e ti sei allontanata senza il mio permesso...per te saranno
guai. Sarai trattata come una regina se lo vorrai ma infrangi il mio
divieto e sarai punita. - aggiunse freddamente lui nel silenzio della
stanza.
Jorinde
era impietrita da quello che aveva appena udito. Restare chiusa in
quella casa senza i suoi amici, senza nessuno che la amasse sul
serio. Essere costretta a soddisfare i suoi desideri e i suoi
capricci senza neanche il conforto di una passeggiata nel verde o per
le vie del villaggio, senza poter vedere Yoora di tanto in tanto per
rassicurarla.
- Tu...! Come osi trattarmi alla stregua di una
schiava e privarmi anche del diritto di fare una passeggiata?! -
gridò la ragazza incredula.
- Già è insopportabile il
fatto di essere sacrificata qui, in queste quattro mura, dove mi
costringi a restare con il ricatto. Dovrò stare qui tutti i
giorni a soddisfare i tuoi più insulsi capricci e ora vuoi
togliermi anche questo?! - sbraitò furiosa.
- Ah si? Vuoi davvero soddisfare
i miei capricci?! Questo non te l'avevo chiesto in teoria ma visto che
sei così ben disposta, non sarò io a negartelo.-
ribattè Jonghyun malizioso sfoderando uno dei suoi ghigni.
- Sei...davvero...terribile! -
esclamò Jorinde sprezzante.
- Stammi un po' a sentire, non ti sto chiedendo
niente di quello di cui tu vaneggi, anche se potrei farlo benissimo e
tu non avresti scelta, l'unica cosa che sei costretta a fare
è rispettare il divieto che ti ho imposto poi puoi chiedermi
tutto quello che desideri.- disse il ragazzo tranquillamente chiudendo
una delle finestre aperte.
- Perchè? - chiese la rossa ad un
tratto – Perchè vuoi tenermi qui senza scopo? Non
vuoi torturarmi o uccidermi...allora cosa vuoi?- .
Il
ragazzo si voltò nella sua direzione e appoggiò
la schiena al muro.
- Voglio tenerti qui e divertirmi un po'. Hai
attirato la mia attenzione e voglio conoscerti più a
fondo...voglio vedere se mantenere quei quattro problematici dei tuoi
amici ne varrà la pena. - rispose divertito – ah,
comunque se davvero vuoi fare qualcosa per me, puoi sempre aiutare la
governante a tenere in ordine la casa.- .
Jorinde
lo guardò indignata.
- Scordatelo, non sono la tua cameriera! -
ringhiò subito dopo.
- Va bene, preferisci venire a letto con me
allora? Non sono violento se è questo che ti preoccupa.-
propose con un sorriso sornione Jonghyun.
Il
livello di indignazione di Jorinde si stava alzando oltre la soglia
di sopportazione.
- Non parlarmi in quel modo! -
esclamò disgustata sbattendo un piede a terra e arrossendo
visibilmente.
- Oh, abbiamo qualcuno alle prime armi qui...-
sentenziò lui in modo maligno e allusivo.
Si
staccò dal muro e si diresse lentamente verso di lei.
Jorinde
maledì la sua bocca per non aver taciuto sull'aiutare la
governante,
almeno ora non sarebbe stata costretta a evitare di diventare la
concubina di Jonghyun.
- Non provare a fare un altro passo! - lo
ammonì la ragazza
indietreggiando.
Jorinde
si trovò con le spalle al muro, bloccata dalla poltrona
verde sulla
destra. Si guardò intorno in cerca di una via di fuga ma
Jonghyun le
fu subito addosso bloccandola in quello spazio ristretto.
- No, allontanati! - esclamò la
rossa con un filo di voce e con una mano sul petto di lui come a
volerlo spingere via.
- Non cacciarmi, non avere paura...-
mormorò il giovane azzerando ancora di più la
distanza fra loro due se possibile.
- Non ho paura! - disse Jorinde alzando lo
sguardo che fino ad allora aveva tenuto puntato in basso, sulla camicia
bianca del suo avvenente interlocutore.
I suoi
occhi acquamarina incontrarono quelli scuri di lui. Era come se in
mare avessero gettato una boccetta d'inchiostro per inquinarlo. Il
sorriso sghembo dipinto sul suo volto.
- Sei una ragazza coraggiosa.-
sussurrò lui prendendole il mento con due dita e
sollevandole la testa.
Jorinde
non sapeva come comportarsi, lo guardava fisso negli occhi e poteva
sentire il suo profumo acre avvolgerla. Era una fragranza davvero
strana...era fresca come se avesse un qualche retrogusto agli agrumi
ma non era forte o aspro. Davvero particolare.
Mentre
era intontita dal suo profumo, Jonghyun si era avvicinato
pericolosamente alle sue labbra. Jorinde si riscosse e quando il
ragazzo era a qualche millimetro dalla sua bocca, scostò il
capo e
lo chinò verso sinistra.
Si
aspettava una qualche reazione violenta o stizzita da parte sua, che
le afferrasse il volto e la baciasse con la forza ma ciò non
accadde.
- Allora non sei così coraggiosa.-
sentenziò divertito lasciandole il volto.
- Comunque, preferisco aiutare la governante,
se proprio devo. - replicò la rossa guardandolo di sottecchi
e ignorando il suo commento.
Jonghyun
si era scostato e la ragazza ne aveva approfittato per sgattaiolare
via ma qualcosa la trattenne per la vita.
- Lasciami! - esclamò divincolandosi.
- Calmati, non ti faccio niente! -
replicò lui con un sorriso – volevo solo dirti che
non sei tenuta ad aiutare nessuno, se non vuoi. - e la
lasciò.
Jorinde
rimase interdetta. Quel Kim Jonghyun era strano forte. Un attimo
prima sembrava un serial killer maniaco e l'attimo dopo sorrideva in
quel modo, come se volesse far sciogliere i muri. Se quegli scaffali
fossero stati fatti di cioccolato si sarebbero fusi all'istante.
La
sorpassò senza rivolgerle più uno sguardo e
uscì dalla stanza.
Jorinde senza sapere cosa fare, si sedette sul divano, sicura che
sarebbe ritornato per mostrarle la sua camera. Insomma, non poteva
lasciarla lì di certo.
Comunque
Jonghyun doveva essere uno che leggeva molto, pensò
guardandosi
attorno.
**
Faceva
caldo, parecchio caldo. Si sentiva osservata. Sentiva occhi piantati
sulla sua schiena mentre se ne stava sdraiata sul quel divano. Quegli
occhi dovevano essere penetranti e il loro sguardo appuntito come
lame di pugnali. Soprattutto gli sentiva vicini, sempre più
vicini.
Il loro proprietario si stava avvicinando a lei, poteva udire i suoi
passi nel silenzio della stanza. Poi si sentì toccare sul
braccio,
l'aveva afferrata.
Jorinde
scattò a sedere appiattendosi contro la spalliera del divano
guardando spaventata in direzione del suo aggressore. Pensava di
trovarci un brutto ceffo o Jonghyun ma invece davanti a lei stava una
donna giovanissima, con gli occhi sbarrati a causa della sua reazione
inaspettata.
- Santo cielo, scusami! Devo averti spaventata,
cara...non volevo...- mormorò stropicciandosi le mani
preoccupata.
Era solo
un sogno, dunque. Doveva essersi addormentata sul divano aspettando
Jonghyun.
Jorinde
sospirò.
La donna
la guardava perplessa poi aprì la bocca per un attimo e si
battè
una mano sulla fronte.
- Che sciocca! Forse non mi capisci, non sei
coreana! - esclamò.
- Do you speak english? - chiese poi
gentilmente con un sorriso timido.
La rossa
la guardò divertita e alzò un sopracciglio.
- Si, parlo inglese ma so parlare anche
coreano, quindi non preoccuparti. - rispose sorridendole di rimando.
La
giovane donna parve leggermente in imbarazzo ma poi sorrise ancora.
Era
davvero carina. Era abbastanza alta, con una carnagione scura, gli
occhi grandi e i capelli castani raccolti ordinatamente sulla testa.
Portava una vestaglia rosa legata in vita con un fiocco.
Jorinde
si mise seduta in modo composto.
- Comunque...tu devi essere l'ospite di
Jonghyun, vero? - chiese la donna lisciandosi le pieghe del vestito.
Si,
l'ospite.
Pensò
sarcastica. Alzò il capo e annuì.
- Io sono Odette, piacere di conoscerti. -
disse quella porgendole la mano.
La rossa
l'afferrò e mentre gliela stringeva, s'inchinò
educatamente.
- Piacere mio, mi chiamo Jorinde. -
replicò.
- Tedesca? - chiese Odette.
- Si, NiederSachsen. - rispose la ragazza.
- L'ho capito dal nome! Anche io ho un po' di
sangue europeo, la mia mamma era francese, il mio papà
coreano. - replicò entusiasta – ora
però non perdiamoci in chiacchiere. Vieni, ti mostro la tua
camera. Jonghyun deve essersi dimenticato di fartela vedere. - e la
condusse fuori di lì.
La
stanza in cui la portò Odette stava al secondo piano. Era
enorme.
Non aveva mai avuto una camera così grande in vita sua. Al
centro
della stanza, addossato al muro tramite la testata superiore stava il
letto. Era a due piazze, ricolmo di cuscini. Tra la testata del letto
e il muro c'era una tenda che sembrava coprire qualcosa o
semplicemente era lì per abbellimento. Ai lati del letto due
comodini con sopra una lampada lavorata. C'era anche un balcone in
quella camera e vicino a questo un piccolo divanetto. Il suo borsone
era appoggiato a terra accanto all'enorme armadio a tre ante.
Affianco a questo c'era una specchiera con i cassetti dagli inserti
celesti come l'armadio, per il resto la stanza dava sul color
champagne. Odette le aveva dato la buonanotte e l'aveva lasciata
lì.
Jorinde si sdraiò sul letto, le mani dietro la testa.
Neanche da
Chul Moo aveva mai avuto una camera così, l'aveva sempre
divisa con
Yoora.
Tutta
quella faccenda era davvero strana. Jonghyun le stava dando tutto
quello e le avrebbe dato di più, a detta sua, se glielo
avesse
chiesto. C'era davvero qualcosa che non andava in quella storia.
Cosa
voleva davvero Jonghyun da lei? Perchè
faceva tutto quello?
Perchè
non voleva che uscisse di casa?
Era
davvero solo per cattiveria che le aveva imposto quel divieto?
Avrebbe
indagato. Jorinde aveva bisogno di sapere.
Aveva
mille dubbi per la testa ma nessuno che le impedisse di entrare nel
mondo dei sogni.
Girò il
capo di lato e si addormentò profondamente.
Salve a
tutti! ^_^ Sono tornata con il secondo capitolo. Spero che la storia
vi stia piacendo. Jorinde comincia a nutrire dei sospetti sulle vere
intenzioni di Jonghyun che ha probabilmente qualcosa da nascondere.
Un sacco di domande e dubbi riempiono la sua testa e vi si aggiunge
anche un altro quesito: di chi appartengono gli occhi che la
fissavano con insistenza nel suo sogno? Lo scopriremo. XD Sono
entrati in scena due nuovi personaggi: il maggiordomo e la cameriera
che sembrano piacere già alla nostra protagonista. Che altro
dirvi?
Magari una piccola curiosità! Il Nome
“Jorinde” significa “scudo
di legno di tiglio” ed è un nome in uso nei paesi
nordici. ^^
Infine,
voglio ringraziare chi ha recensito, letto e inserito la storia nelle
seguite e nelle preferite!Grazie mille! <3
P.s. Se
il capitolo è scomparso per qualche minuto è
perchè mi sono
accorta di aver fatto un errore con l'immagine e l'ho sistemato,
scusate per il disagio!
A
presto!
Kisses!
:*
|
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Capitolo 3 *** 3. Enigmi ***
3. Enigmi
Ormai
era trascorso più di
qualche giorno da quando Jorinde era giunta in casa di Jonghyun.
Sembrava che il ragazzo non volesse farle mancare nulla. Aveva saputo
del suo talento per il disegno e le aveva permesso di utilizzare una
stanza per le sue creazioni così da poter operare
indisturbata. Le
lasciava prendere e leggere tutti i libri della biblioteca. La
lasciava dormire tutto il tempo che voleva ma la ragazza era solita
alzarsi presto e spesso aiutava Odette con le faccende,con cui aveva
instaurato un bel rapporto. Aveva scoperto che la relazione tra
Jonghyun e Jae Hyun ed Odette non era così rigida e
informale come
le era parso la prima sera, anzi, i due davano del tu a Jonghyun e lo
chiamavano per nome e lui faceva altrettanto.
-
Sai, conosciamo Jonghyun da quando era un bambino, per noi è
normale parlarci così! Solo davanti agli estranei manteniamo
una certa distanza. - le aveva detto una volta Odette mentre sbucciava
le patate. Jorinde avrebbe voluto chiederle di più ma poi
erano state interrotte da Jae Hyun che aveva bisogno di una mano con la
spesa.
La
rossa nonostante tutte
quelle attenzioni non aveva dimenticato il suo proposito di scoprire
le vere intenzioni del ragazzo e conoscere qualcosa in più
sul suo
passato, non avrebbe fatto di certo male.
Jonghyun
le sorrideva spesso
in quei giorni e Jorinde si sentiva in soggezione. Quando un bel
ragazzo come lui ti sorride in quel modo non riesci neanche a
guardarlo per bene in faccia. La rossa si sentiva stupida ma non
poteva farci proprio niente. Quel ragazzo era il suo carceriere,
doveva odiarlo con ogni fibra del suo corpo, non arrossire per un suo
sorriso.
Un
pomeriggio Jorinde era
uscita in guardino e si era seduta sul dondolo a leggere
“Cent'anni
di solitudine*” e solo dopo circa mezz'ora si era accorta che
Jonghyun la stava fissando sulla soglia di casa, si chiese da quanto
tempo fosse lì. Il ragazzo si sedette sul dondolo accanto a
lei.
- Hai
difficoltà a leggerlo in una lingua che non è la
tua? - chiese improvvisamente.
- No,
lo capisco abbastanza...poi posso sempre cercare le parole che non
conosco.- rispose incrociando le gambe sul comodo cuscino del dondolo.
-
Leggilo un po' ad alta voce...per favore. - sussurrò
buttando la testa all'indietro e allungando le gambe, cosa che faceva
spesso.
La
rossa fu stupita dalla
richiesta ma lo fece, lesse ad alta voce e così
andò avanti per un
po'.
A
vederlo così Jonghyun era
amabile, tranquillo, perfino gentile ma sapeva anche metterti i
brividi. Jorinde si chiese come potesse essere possibile che dentro
di lui vivessero così tante sfumature. Una persona del
genere poteva
mandarti tranquillamente in manicomio senza nemmeno accorgertene.
Jorinde cominciava a pensare che Jonghyun lo si potesse amare
facilmente se non cambiasse radicalmente quando accadeva qualcosa che
lui non desiderava.
Ne
diede una dimostrazione
quel giorno di fine maggio, il giorno libero di Odette. Quella
mattina era rimasto a casa, Jonghyun si assentava tutte le mattine e
anche due pomeriggi alla settimana per lavoro, Jae Hyun le aveva
detto che Jonghyun aveva ereditato dal padre una catena di alberghi e
si recava in quello più vicino ogni mattina per controllare
che
tutto procedesse per il meglio e poi si richiudeva nel suo ufficio,
l'ufficio del direttore, fra mille e mille carte che Jorinde si
chiedeva cosa diavolo fossero. Quella mattina, invece, sembrava
volesse svolgere il lavoro a casa.
-
Cosa farai oggi? - chiese Jorinde alla cameriera, seduta sul bordo del
lavandino della cucina con le gambe penzoloni che spuntavano fuori
dalla sua salopette azzurra.
-
Pensavo di fare shopping, ho bisogno di nuovi vestiti e poi volevo
andare a mangiare le frittelle che fanno nella pasticceria vicino alla
lavanderia...sono buonissime! - rispose la donna entusiasta –
le hai mai mangiate? - .
-
Si...non sono male effettivamente.- mormorò la rossa
abbassando lo sguardo.
Ricordava
perfettamente le
scorpacciate che lei e Yoora si facevano la sera, quando uscivano
tutti insieme, quando erano ancora i ragazzi di Chul Moo.
Sentì
il cuore diventarle
pesante al ricordo del buon uomo e delle uscite con la sua Yoora e
con gli altri ragazzi del palazzo. Se fosse stato un macigno, il suo
cuore, sarebbe precipitato giù e avrebbe bucato il
pavimento.
Sembrava
quasi avere dieci
anni in meno in quel momento, con il sorriso grande e gli occhi pieni
di meraviglia.
Alla
rossa parve una bella
idea, le sarebbe piaciuto passeggiare per le vie della
città,
mangiare le frittelle e rivedere Yoora, abbracciarla e scusarsi per
non averle detto nulla. I suoi buoni propositi vennero asfaltati
dall'immagine di Jonghyun e dal suo maledetto divieto. Se lo avesse
infranto, Jonghyun non ci avrebbe perso nulla a sbattere tutti fuori
di lì, lo sapeva bene.
I
grandi occhi acqua marina
si velarono di tristezza.
-
Grazie Odette ma non posso venire...devo rispettare il divieto che
Jonghyun mi ha imposto, gli ho dato la mia parola.- mormorò
scendendo dal bordo del lavandino.
-
Dai, non farti problemi...non puoi restare sempre chiusa qui! Andiamo a
parlargli! - ribattè Odette e prima ancora di darle il tempo
di replicare la prese per mano e la condusse al piano di sopra.
Jonghyun
sedeva dietro a una
scrivania in quello che sembrava un piccolo studio, la porta era
aperta e un piccolo ventilatore rinfrescava l'aria. Portava grandi
occhiali dalla montatura scura che la ragazza non gli aveva mai
visto, i capelli chiari buttati all'indietro mostravano le numerose
volte in cui quella mattina le sue mani avevano accarezzato quei fili
argentati. Quando entrambe arrivarono davanti la porta, il ragazzo
era così preso dal suo lavoro che non si accorse di loro.
Odette
tossì per attirare
l'attenzione e Jorinde stava quasi per dirle di lasciare perdere
quando gli occhi di Jonghyun si posarono su di loro con espressione
stupita.
-
Jonghyun, c'è qualcosa che voglio chiederti. - disse Odette
entrando nella stanza e trascinando con sé la povera Jorinde.
Il
ragazzo alzò le
sopracciglia in un espressione che voleva chiaramente invitare la
cameriera a proseguire.
-
Come ben sai, oggi è il mio giorno libero. Bene, io ho
intenzione di fare shopping, mangiare fuori, fare qualche giro e cose
così ma da sola mi annoio e vorrei che Jorinde potesse
venire con me.- spiegò la giovane donna –
quindi...sai bene cosa ti sto chiedendo.- aggiunse infine con un filo
di voce.
Jonghyun
le guardò un
attimo, poi si sfilò gli occhiali e lasciò i
fogli che aveva in
mano cadere sul tavolo.
- Si
Odette, so bene quello che mi stai chiedendo e lo sai anche tu, anzi mi
meraviglio che tu sia venuta qui a chiedermelo. - disse quello cinico.
- E
quindi? - lo incalzò quella.
-
Quindi no, non può venire con te. - e detto questo
spostò la sua attenzione sui fogli.
- Dai
Jonghyun, non devi preoccuparti...ci sono io che- provò a
dire Odette in modo dolce ma fu interrotta dalla rossa.
- Non
posso?! Non parlare di me come se fossi una bambina! -
esclamò lapidaria la ragazza.
NON
POSSO? É forse il
mio tutore per poter parlare di me in questi termini?!
- Santo Cielo! Mi chiedo se tu sia psicolabile
a volte! - sbottò Jonghyun dando una sonora spallata allo
schienale della sedia nel mentre si accasciava su di essa seccato.
- Sai benissimo che non puoi, mi hai dato la
tua parola! Non dovresti neanche essere qui a chiedermelo. - .
- A parte il fatto che io non ti ho chiesto
proprio un bel niente! Poi, non sopporto che tu debba parlare di me
come se non fossi nemmeno in questa stanza con voi. -
replicò nervosa Jorinde.
- Perfetto! - esclamò Jonghyun
– Odette, chiedi a Jorinde se vuole uscire con te.
È lei la diretta interessata. Non chiedere il permesso a me,
Jorinde è abbastanza grande per prendere le sue decisioni e
accettare le responsabilità delle sue azioni.
- disse poi tranquillamente marcando in modo particolare l'ultima
parola.
Jonghyun
stava sicuramente alludendo ai suoi amici e compagni del palazzo di
Chul Moo. Se avesse detto di si ad Odette, avrebbe fatto innervosire
Jonghyun e allora sarebbe stato meglio che i ragazzi avessero tutti
prenotato una stanza in hotel.
La
povera Odette si voltò preoccupata verso la rossa.
Ancora
una volta, la ragazza non aveva scelta.
- Quanto sei stronzo. - sibilò in
direzione di Jonghyun prima di girare sui tacchi e lasciare quei due
soli.
Odette
sembrava volesse fermarla ma non lo fece, si portò le mani
al petto
e poi si voltò verso il ragazzo.
- Non essere così crudele con
lei...- sussurrò la donna con una nota di rimprovero nella
voce.
- Non sono crudele e poi non ho scelta e tu lo
sai. Non credere che a me faccia piacere...- mormorò questi
in risposta.
Jonghyun
tornò a concentrarsi sulle carte e non badò
più ad Odette che
lasciò la stanza silenziosamente.
**
Aveva
cercato Jorinde un po' dappertutto e alla fine Odette la
trovò
seduta sul dondolo, con i capelli sciolti e l'aria pensierosa.
La
ragazza annuì.
Odette
le si sedette affianco.
- Senti Jo, mi dispiace per quello che
è successo poco fa...è tutta colpa mia. Non avrei
dovuto insistere. - disse la donna con tristezza afferrandole una mano
delicatamente.
- Non dirlo neanche per scherzo. Tu non c'entri
nulla, volevi solo che uscissimo insieme e che ci divertissimo. Non hai
fatto niente di male. - ribattè la ragazza con un sorriso.
La
cameriera ricambiò con un altro sorriso, questa volta
più piccolo e
timido.
- Ascolta Jo, per quanto riguarda
Jonghyun...lui è- provò a dire poi Odette con lo
sguardo basso e cercando le parole adatte.
-...uno stronzo. - la interruppe quella con
acidità – stronzo e cattivo. - .
- Ti capisco...è normale che tu sia
arrabbiata, chi non lo sarebbe...però ecco...io posso solo
dirti che non è stato sempre così...-
sussurrò la cameriera.
Jorinde
non rispose né distolse lo sguardo dall'aiuola che aveva
davanti.
Poco dopo sentì la mano di Odette lasciare la sua e il
dondolo farsi
più leggero. Odette era rientrata in casa.
**
Alla
fine la cameriera,che voleva rinunciare alla sua giornata fuori per i
sensi di colpa, era uscita dopo le insistenze da parte di Jorinde e
la rassicurazione che Jonghyun non l'avrebbe fatta a pezzi per un
simile “affronto” e cucinata per la cena, Jae Hyun
potava le rose
e l'Individuo, al secolo Kim Jonghyun, era ancora
nel suo
studio. La ragazza era praticamente sola e gironzolava per la casa.
Le parole del biondo la avevano infastidita e l'allusione al suo
ricatto l'aveva mandata fuori di testa. Fortuna che in quella casa
c'erano Jae Hyun e Odette o sarebbe impazzita. La giovane donna era
stata così carina a preoccuparsi per lei, era sempre molto
dolce e
sincera e le sue parole erano sempre di conforto anche se non credeva
minimamente al fatto che Jonghyun, un tempo, non era come ora.
“ Il
lupo perde il pelo ma non il vizio” dicevano gli antichi e
loro
dovevano essere particolarmente saggi o aver preso tante fregature.
Immersa
com'era nei suoi pensieri non si era accorta di essere arrivata al
terzo piano, non aveva mai visitato per bene quella parte della casa,
anche perchè Jonghyun non voleva che ci andasse troppo.
Ciò che
aveva attirato sempre la sua attenzione era una porta dallo sfondo
bianco e piena di decorazioni, sembrava davvero vecchia. Si
guardò
intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno e allora si decise
ad entrare. Abbassò la maniglia ma la porta non si
aprì, doveva
essere chiusa a chiave. Si morse il labbro e poi ebbe
un'illuminazione: doveva avere delle forcine per i capelli in tasca.
Si frugò nelle ampie tasche della salopette azzurra e
trovò ciò
che desiderava. Infilò la forcina nella serratura e ci
impiegò meno
di un minuto per farla scattare. Si congratulò con se stessa
e varcò
la soglia della stanza. Non c'era nessun mostro nascosto lì
ma una
montagna di roba. C'erano vecchi divani barocchi, tavoli di vetro e
oro, tende dall'aspetto principesco, vestiti strambi sparsi qua e la,
alcuni simili a quelli indossati da principi zingari, cuscini, tende,
un mucchio di tende, argenteria, bicchieri di cristallo tra cui uno
scheggiato e fu proprio questo ad attirare la sua attenzione.
Sembrava che al suo interno ci fosse qualcosa. Era un ciondolo
rotondo. Lo prese fra le mani e provò ad aprirlo, doveva
essere uno
di quelli con la foto in miniatura all'interno.
Jorinde
sapeva che ficcanasare negli affari altrui era sbagliato ma era
davvero troppo curiosa, Jonghyun era un tipo misterioso. Nessuno
sapeva un accidenti di lui e ora lei era intenzionata a scoprire
qualcosa sul suo conto.
Riuscì
ad aprire il ciondolo ma rimase delusa, non vi era nessuna foto al
suo interno o meglio, non più. C'erano però tre
parole: my golden
key.
Key?
Chiave? Cosa diavolo voleva dire?!
Si
riferiva a una persona oppure era un rompicapo? Perchè
chiamare una
persona “chiave”? Si riferiva a qualcuno che aveva
amato
probabilmente. Ad ogni modo c'era comunque qualcosa che non quadrava.
La stanza arredata in quel modo sembrava quasi una messa in scena,
come se qualcuno fosse pronto a riprodurre qualcosa da un momento
all'altro.
E poi,
quella golden key poteva essere anche una semplice chiave che doveva
aprire chissà cosa.
Jorinde
aveva bisogno di sapere di più. Rimise il ciondolo nel
bicchiere e
alzando lo sguardo intravide quello che sembrava un album fotografico
sulla credenza di fronte. Magari sarebbe stato d'aiuto. Si
voltò
ancora una volta verso la porta per assicurarsi di essere sola ma
quando lo fece emise un sussulto spaventato.
Jonghyun
sedeva sul divano alle sue spalle con un espressione indecifrabile.
Chissà da quanto tempo stava lì a osservarla. A
gambe divaricate,
la mano destra poggiata sul bracciolo che sorreggeva il mento e la
sinistra abbandonata in grembo. Gli occhi che avrebbero incenerito
una roccia. Jorinde seppe di essere nei guai.
- Vedo che uno dei tuoi hobby è
frugare nelle cose altrui.- disse poi Jonghyun rompendo il silenzio.
La
ragazza non rispose e si sentì anche in imbarazzo.
- Non mi piace il fatto che metti il naso in
tutte le camere di questa casa...è una cosa spiacevole.-
continuò poi quello imperterrito.
Jorinde
trovò il coraggio di alzare lo sguardo per ribattere: - Non
che tu
faccia qualcosa di piacevole ricattandomi.- .
- Ricattare è sicuramente meno grave
di non possedere le buone maniere. - replicò pacato il
biondo alzandosi dal divano.
Jorinde
finse di non aver udito quell'assurdità detta solo per
attirare
acqua al suo mulino.
Jonghyun
le si era avvicinato. La rossa si spostò per distanziarsi ma
il
padrone di casa l'afferrò per un braccio. Strinse forte e
l'attirò
a sé.
- Apri bene le orecchie. Non voglio che tu
entri in questa stanza. Se ti becco qui anche solo un'altra volta,
potrei diventare molto cattivo e farti male.- le sibilò in
un orecchio – Sono stato chiaro? - .
La sua
voce aveva subito un cambiamento spaventoso e le sue parole le
avevano messo i brividi. Ecco un'altra delle tante sfumature di
Jonghyun, una che non avrebbe mai voluto conoscere.
La presa
sul suo braccio si fece ancora più ferrea. Le stava facendo
male e
anche intenzionalmente.
Non ce
la faceva più, le sarebbe sicuramente uscito un livido.
- Non costringermi a fartene, allora.-
mormorò quello lapidario allentando la presa.
La
ragazza ne approfittò per ritrarre il braccio e allontanarsi
di
qualche passo da lui. Lo guardava stupita e anche un po' spaventata.
Tuttavia la sua lingua lunga non si era accorciata.
Jonghyun
inaspettatamente rise tuttavia una risata priva di allegria.
- Che lingua biforcuta! Allora devo
insegnartele io le buone maniere. - sussurrò quello
avanzando verso di lei.
- Ammetto di essere nel torto, non avrei dovuto
entrare qui senza il tuo permesso ma la tua reazione è
eccessiva. - ribattè Jorinde – se volevi delle
scuse, non c'era bisogno di staccarmi un braccio. - .
- Non volevo delle scuse, volevo metterti in
guardia. Non tollero queste cose in casa mia.- ribattè
Jonghyun.
- Come diavolo ti pare ma sii civile la
prossima volta.- ringhiò la rossa massaggiandosi il braccio.
Corse
via dalla stanza e andò a rifugiarsi nella sua camera da
letto
chiudendosi a chiave. Si sedette sul letto corrucciata. Il braccio le
faceva ancora male e non aveva voglia di parlare con nessuno.
Che
razza di comportamento era quello?!
Riconosceva
di avere sbagliato ad entrare in quella stanza come una pettegola
guardona ma non era il caso di farle male. Non se l'aspettava
Jorinde. Aveva detto tante volte quel giorno che Jonghyun era stronzo
ma non immaginava che le avrebbe procurato dolore fisico per una cosa
del genere. Si chiese se quando le aveva detto di volerle
“insegnare
le buone maniere” volesse in realtà picchiarla. La
rossa storse il
naso...non sarebbe arrivato a tanto, forse. Tutti
quei sorrisi
e quelle premure nei suoi confronti che aveva dimostrato in quei
giorni, si erano dissolti in un attimo. D'altronde cosa poteva mai
aspettarsi da uno che la teneva in quella casa con il ricatto e le
impediva di uscire per chissà quale ragione oscura. Jorinde
rimase
per tutto il giorno a riflettere e non scese neanche per la cena.
Odette e Jae Hyun venivano a turni a bussarle alla porta per
convincerla a mangiare ma lei non aveva intenzione di aprire.
Probabilmente avevano appreso la vicenda dal biondo che tra l'altro
non si era preoccupato nemmeno di controllare se era ancora viva.
- Dai piccola, vieni a mangiare! Non puoi
restare senza cena tutta la notte. - disse sconsolato Jae Hyun da
dietro il legno di frassino della porta.
Era la
ventesima volta che veniva a bussare, a Jorinde dispiacque di
rispondergli con l'ennesimo rifiuto ma non aveva voglia di vedere
Jonghyun.
- Scusami Jae Hyun ma non ho fame davvero.
Grazie per la vostra preoccupazione. - rispose con tono deciso.
Sentì
l'uomo sospirare e poi il suono dei suoi passi allontanarsi dalla sua
camera.
Jorinde
aveva preso una decisione. Jonghyun meritava una lezione.
Probabilmente era un tipo che aveva sofferto tanto ma anche lei nel
corso della sua vita ne aveva passate di tutti i colori ma non andava
in giro a maltrattare la gente. Il suo comportamento l'aveva ferita,
non si aspettava una cosa del genere. Se non le dava il permesso di
uscire di casa costringendola a stare lì con il ricatto
allora
sarebbe uscita senza che lui lo sapesse, nei giorni in cui era fuori
casa. Sarebbe andata a trovare i suoi amici e compagni, la sua Yoora
e magari si sarebbe trovata anche un nuovo lavoro. Non voleva
dipendere da lui, voleva la sua indipendenza, cosa che le mancava
terribilmente. Si sarebbe impegnata per trovare qualcosa in cui
avrebbe potuto sfruttare tutto il tempo a disposizione che le era
concesso. Jonghyun stava fuori tutte le mattine e anche due pomeriggi
a settimana. Sperava di trovare un lavoretto che potesse adeguarsi a
questi orari e se lo trovava solo per la mattina era anche meglio.
Si, lo avrebbe fatto. Il giorno dopo era martedì e Jonghyun
stava
fuori fino alle sette di sera, ne avrebbe approfittato per uscire.
Chiuse
le finestre, si mise il pigiama e s'infilò nel letto. Era
meglio
dormire, il giorno dopo sarebbe stata una giornata energica.
**
- Jonghyun, scusami per oggi pomeriggio...non
avrei dovuto chiederti una cosa del genere conoscendo la situazione.-
disse Odette quella sera mentre erano tutti e tre seduti in cucina.
- No, non ti preoccupare...capisco
perchè l'hai fatto, capisco il tuo punto di vista.-
mormorò quello in risposta.
- Volevo che Jo si svagasse un po', poi se lei
era con me sarei stata attenta...non sarebbe successo nulla.-
spiegò con voce flebile la giovane donna.
- Non dubito di te ma non me la sento di
rischiare. Abbiamo troppo da perdere se accadesse...- lasciò
la frase in sospeso.
- Comunque Jonghyun, trattarla in quel modo
quando l'hai trovata nella stanza del pavone...non è stata
una mossa saggia.- disse Jae Hyun cambiando discorso.
- ...lo so ma quando l'ho vista in quella
stanza con quel ciondolo, ho perso le staffe.-
replicò il ragazzo in risposta – Non volevo
spaventarla o farle del male...- .
Jonghyun
si passò una mano fra i capelli.
- Non ti preoccupare...vedrai che le
passerà. - sussurrò Odette accarezzandogli una
spalla.
- Non lo so...è così
testarda!- sbottò Jonghyun seccato –
Però deve funzionare...non ho alternative.- .
- Funzionerà.- disse Jae Hyun deciso.
Il
ragazzo annuì con espressione assente.
Fuori
regnava il silenzio assoluto, si udivano solo i grilli.
Jorinde
non doveva scoprire a cosa si riferiva “key” o
sarebbe andato
tutto in fumo.
*Angolo
di Natsumi213 *
Ciao a
tutti! ^^ Sono tornata con il nuovo capitolo. Dovevo pubblicarlo
qualche giorno fa ma fra un impegno e un altro è slittatto
ad oggi.
Generalmente la storia verrà aggiornata una volta a
settimana,
giorno più giorno meno. Dunque, Jorinde ha conosciuto un
altro lato
di Jonghyun, sicuramente il peggiore. Il ragazzo sembra essersi
innervosito parecchio quando ha trovato Jorinde a ficcanasare in
quella stanza, la stanza del pavone, come l'ha chiamata Jae Hyun.
Cosa nasconde Jonghyun? Forse è legato particolarmente alla
stanza e
a ciò che vi è all'interno. Forse, come dice
Odette, non era
davvero così un tempo il nostro bel Dino (XD). Anche la
cameriera e
il maggiordomo sembrano essere a conoscenza del suo segreto. La loro
conversazione è abbastanza sospetta, no? XD Di Jonghyun non
si sa
quasi nulla e Jorinde è determinata a scoprire chi
è davvero il
giovane ragazzo. Anche la nostra protagonista sembra essere un pezzo
importante del puzzle a sua insaputa. Cosa vuole davvero Jonghyun da
lei?
E cosa
diavolo vuol dire “key”?
Va bene,
la smetto con tutti questi quesiti. XD
Anyway,
non credo ci sia altro da dire a parte il fatto che da questo punto
in poi, la storia comincia a prendere davvero piede. Sembra che
Jorinde voglia farla in barba a Jonghyun, la poverina ci è
rimasta
davvero male dopo quello spiacevole incontro.
Una
piccola puntualizzazione: *” Cent'anni di solitudine”
è un libro
di Gabriel Garcia Marquez ed
è un libro che ho adorato e niente, ho
voluto inserirlo a random. XD
Ora
bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio quelle due
personcine squisite di lagartischa
e Ninechka che
hanno recensito lo scorso capitolo. <3 Ringrazio coloro che
hanno
inserito la storia tra le seguite,
le preferite
e le ricordate.
Grazie mille a tutti voi! <3 <3 Significa tanto per me!
<3
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 4 *** 4. La tana del Bianconiglio ***
4. La tana del Bianconiglio
La
ragazza si sedette sulle
scale per infilarsi le converse.
-
Vado a cercare lavoro giù in paese, te l'ho detto! -
ribattè la rossa tranquillamente.
- Come...!
Se lo scopre Jonghyun saranno guai! - esclamò la cameriera
disperata.
- Non
scoprirà proprio nulla, sarò di ritorno prima di
lui. - disse Jorinde alzandosi e scendendo gli ultimi scalini.
Jonghyun
era andato a lavoro
come tutte le mattine e quel giorno era martedì e come tutti
i
martedì e giovedì, avrebbe lavorato anche di
pomeriggio, fino alle
sette.
Erano
le dieci, aveva nove
ore di tempo. Poteva farcela.
- Sii
ragionevole tesoro! Non puoi andare, se ti scopre- provò a
persuaderla la giovane donna ma Jorinde non le permise di finire.
-
Cosa? Sbatte tutti i miei amici fuori di casa? Mi investirà
con la sua ira? Probabilmente. Però non posso restarmene qui
senza fare niente...non mi scoprirà, stai tranquilla.- .
Si
diresse verso la porta e
afferrò la sua felpa verde.
Era dal
pranzo del giorno
prima che non toccava niente.
-
Mangerò qualcosa al bar, non ti preoccupare. -
cercò di rassicurarla Jorinde con un sorriso.
- Che
sta succedendo qui? - Jae Hyun era appena rientrato dalla porta
finestra.
-
Jorinde vuole andare giù in paese a cercare lavoro. -
spiegò Odette in modo teatrale e drammatico.
La
rossa roteò gli occhi
seccata.
Jae
Hyun la guardò con
espressione severa.
- Jo,
non è effettivamente un'idea brillante...-
commentò a bassa voce come se temesse che la pianta
lì vicino potesse udirlo.
- Ho
già detto che starò attenta! Tornerò
prima di lui! State tranquilli! - ripetè la ragazza sfinita.
La
cameriera e il
maggiordomo erano giovani, non potevano avere più di trenta
o
trentadue anni ma a volte era come parlare con due genitori. Di
questo Jorinde ne era grata a volte, si sentiva amata. Non aveva
avuto la possibilità di confrontarsi su un qualsiasi
argomento con i
suoi genitori ma se fosse accaduto, sarebbe andata all'incirca
così,
ne era sicura.
- Va
bene, come vuoi... - sussurrò il maggiordomo arrendevole
– sta attenta però! - la redarguì
subito dopo con tono deciso e facendole l'occhiolino.
-
Sarò sveglissima! - esclamò Jorinde pimpante.
- A
dopo allora! - e baciò entrambi sulla guancia.
Quando
Jorinde si fu chiusa
la porta alle spalle, Odette guardò con sguardo di
rimprovero
l'uomo.
- Sei
impazzito? Dovevi darmi man forte, non assecondarla! - .
- Non
sarebbe servito ugualmente, sarebbe comunque andata via! - .
- Se
Jonghyun lo venisse a sapere, cosa dovrebbe pensare?! Noi siamo a
conoscenza della situazione e facendo così non lo aiutiamo
di certo! - .
-
Senti, hai paura che ciò che ha detto lei
possa avverarsi non appena mette piede fuori dal cancello? Stai
tranquilla! Le cose andranno a posto anche se non le stiamo con il
fiato sul collo. - .
Le
parole di Jae Hyun erano
piene di ottimismo. Sembrava credere sul serio a quello che diceva.
**
Jorinde
era stata entusiasta
di scendere giù in paese, era tanto che non lo faceva. Si
era
fermata al bar, come aveva promesso a Jorinde e aveva fatto
colazione, poi si era subito messa alla ricerca di un lavoro. A dire
la verità le sarebbe piaciuto fare visita alla sua Yoora ma
non
voleva rischiare, quel posto apparteneva a Jonghyun ormai e se in
qualche modo lui fosse venuto a conoscenza della sua piccola visita,
sarebbe stato un casino.
Si mise
a setacciare i
negozi presenti in piazza, dal punto in cui si trovava.
Provò in un
atelier di abiti da sposa, aveva sempre sognato di lavorare in luogo
simile ma la titolare del negozio l'aveva guardata come se fosse uno
scarabeo putrefatto e molto acidamente le aveva risposto che non
avevano bisogno di personale. Jorinde pensava che anche se ne
avessero avuto, quella maledetta zitella non l'avrebbe presa.
Tuttavia la ragazza non si era persa d'animo e si era subito diretta
in pasticceria, dove si era proposta come cameriera per servire ai
tavoli ma anche qui ricevette un no, meno acido del precedente ma
comunque un no. Poi, era stata la volta del supermercato ma niente.
In seguito provò in tabaccheria, in un negozio di cd
musicali, al
bazar dietro la pizzeria, provò anche in pizzeria
già che c'era, in
un negozio di souvenir, in un negozio di scarpe e si propose perfino
come apprendista in sartoria. Risultato?
Niente.
Zero assoluto.
Solo
no, nein le dicevano.
Era la
prima volta che si
era pentita seriamente di aver lasciato la Germania da quando aveva
messo piede alla Rosa Blu.
Si
accasciò sconsolata su
una panchina, accanto al chioschetto dove facevano le frittelle di
cui parlava con Odette mentre, appunto ne mangiucchiava una.
Per una
come lei in quel
posto non c'era nulla. Le uniche cose che sapeva fare erano disegnare
e dipingere. A parte Chul Moo, nessuno lì l'avrebbe pagata
per
dipingere dei quadri, a meno che non volesse fare l'artista di strada
ma le possibilità di essere scoperta erano alte e non valeva
la pena
di mettere a rischio tutto per qualche spicciolo, nemmeno assicurato,
alla settimana.
Proprio
mentre pensava di
gettare la spugna, lo vide. Era così incastrato fra una
porta e
l'altra che mai lo aveva notato prima d'ora. Una piccola insegnava
spuntava di lato, in ferro battuto e presentava un coniglietto bianco
a mezzo busto, dotato di occhiali sulla punta del nasino rosa, il
panciotto e il papillon. Nella zampetta sinistra reggeva un orologio
dorato. Sopra la sua testa le lettere in ferro recitavano “
La tana
del Bianconiglio” . Proprio sopra la porta c'era poi un'altra
insegna, ocra e rettangolare su cui c'era scritto: “ La tana
del
Bianconiglio” e sotto “ libreria” .
Gli
occhi della rossa
s'illuminarono. Quella era la sua ultima speranza. Amava i libri,
lavorare in una libreria le sarebbe piaciuto tantissimo.
Saltò in
piedi, si fece coraggio ed entrò nel negozio. Non appena
spinse la
porta, uno scaccia spiriti pieno di lune azzurre tintinnò
sulla sua
testa.
Il
negozio aveva un aspetto
pulito, chiaro, con i muri color panna ricolmi di scaffali e libri.
Il
proprietario di quella
voce dolcissima era un ragazzo che poteva avere all'incirca
l'età di
Jonghyun. Aveva il viso un po' ovale, occhi stretti e lunghi, capelli
castani alzati sulla fronte. Le labbra grandi e carnose erano
dispiegate in un sorriso sincero. Uno solo di quei sorrisi avrebbe
fatto piangere come un bambino l'uomo più cattivo del mondo.
Indossava una camicia a righe bianche e azzurre, aperta sul davanti,
sotto di essa s'intravedeva una t-shirt bianca dallo scollo morbido.
I pantaloni azzurri erano in tinta con le righe della maglia. Aveva
la faccia da bravo ragazzo, uno di quelli di cui ti fideresti a occhi
chiusi.
Quando
sorrideva, i suoi
occhi diventavano piccoli piccoli, quasi due striscette.
Si
avvicinò al bancone.
-
Stavo cercando un impiego, avete bisogno di personale? - chiese poi la
rossa.
Il
giovane la guardò
stupito, non se lo aspettava probabilmente.
Guardò
meglio la ragazza.
Aveva gli occhi più belli che avesse mai visto.
-
Sai, mi prendi alla sprovvista...in teoria no, non cerchiamo altri
commessi. - disse poi il castano – d'altra parte
però, un aiuto in più fa sempre comodo ma non
saprei.- .
La
rossa lo guardò
supplichevole.
- Se
mi darai una chance, lavorerò sodo.- lo incalzò
guardandolo negli occhi.
Il
ragazzo non smetteva di
fissarla. Si morse un labbro indeciso. Se l'avesse presa avrebbe
potuto smistare meglio i lunghi turni della libreria avendo una
commessa in più. Poi una bella presenza come quella, avrebbe
attirato ancora più clienti.
-
Come ti chiami? - chiese di punto in bianco.
-
Jorinde. - rispose prontamente quella.
- Ti
piacciono i libri Jorinde? - chiese ancora lui.
- Fin
da bambina.- fu la risposta decisa di lei.
Non
c'era menzogna nei suoi
occhi, era sincera.
Jinki,
questo era il nome
del ragazzo, era convinto che solo chi amava i libri poteva lavorare
in una libreria o in una biblioteca.
-
Facciamo così. Torna domani mattina, ti faccio fare due o
tre giorni di prova e in base a come andrà,
deciderò se tenerti o meno. Ci stai? - le propose il castano.
-
Certo che si! - esclamò Jorinde entusiasta in risposta.
-
Allora a domani, Jorinde.- le sorrise Jinki.
-
Certo! Grazie!- disse quella inchinandosi profondamente.
Lo
salutò pimpante e andò
via.
Il
giovane rimase a fissare
per un po' la porta. C'era qualcosa in lei di speciale. Era sicuro
che avrebbe fatto un ottimo lavoro.
**
Jorinde
era al settimo
cielo. Non era ancora un posto di lavoro sicuro, sarebbe stata solo
in prova ma era già qualcosa. Poi, quel ragazzo le piaceva.
Si
vedeva che era buono. D'altronde uno con un sorriso così
bello non
poteva essere altrimenti. Ritornò in piazza, era ora di
pranzo e
iniziava ad avere fame, avrebbe mangiato qualcosa nelle vicinanze.
Era fuori dopo tanto tempo, non le andava di ritornare già a
casa
tanto Jonghyun sarebbe ritornato verso le sette. Mentre si guardava
intorno per decidere dove pranzare, la sua attenzione fu catturata da
un esile figura alta che sostava davanti l'atelier. Sembrava
disperarsi alla ricerca di qualcosa. Forse aveva perso qualcosa
d'importante. Era un ragazzo giovanissimo. Jorinde si guardò
ancora
una volta intorno e notò sulla panchina dietro di lei un
libricino
dalla copertina gialla. Lo prese fra le mani e ne lesse il titolo:
“
Oscar Wilde- L'importanza di chiamarsi Ernesto” .
Alzò gli occhi e
guardò di nuovo il ragazzo. Forse aveva perso il libro.
Decise di
provare a chiedere.
Il
ragazzo si voltò nella
sua direzione.
Gli
occhi del poveretto
s'illuminarono.
- Si,
è mio! Grazie infinite! - rispose entusiasta.
Jorinde
glielo porse
sorridente.
- Era
su una panchina accanto a me.- .
-
Grazie ancora. Se non lo avessi trovato sarebbero stati guai. Sai, non
è per me è per il mio lavoro. - le
spiegò il ragazzo rigirandosi il libro fra le mani.
-
Figurati! É brutto perdere qualcosa di così
importante.- commentò Jorinde.
Il
ragazzo che aveva di
fronte era davvero bellissimo. Alto, capelli nerissimi che ricadevano
lisci sulla fronte. Labbra grandi e occhi sorridenti. Era magrissimo,
con i pantaloni che indossava, dei jeans morbidi di un blu indaco, lo
sembrava ancora di più. Indossava una doppia giacca, una di
pelle
nera e da sotto una giacca di jeans; entrambe aperte sul davanti e
sotto di esse una semplice t-shirt.
D'altro
canto, anche lui era
rimasto affascinato dalla bellezza della sua
“salvatrice”. Con i
suoi capelli rossi e gli occhi verde acqua. Non era alta ma aveva un
bel visino.
-
Ehi, posso offrirti qualcosa per ringraziarti? - chiese lui indicando
il bar dietro di loro.
-
Oh...no, non preoccuparti! É stato un piacere aiutarti e poi
è ora di pranzo. - rispose lei sventolandogli una mano
davanti al viso.
- No
no, mi hai salvato la vita! Insisto! - replicò il moro
– Se vuoi, possiamo mangiare qualcosa insieme ma ho
intenzione di offrirti qualcosa per ringraziarti quindi non
demorderò! - .
- No,
davvero non c'è bisogno! - provò a ribattere
Jorinde.
-
Dai, sarà una cosa veloce! - la pregò quello
facendo gli occhi dolci.
-
Ecco...io...oh, va bene! - si arrese la ragazza infine.
Il suo
interlocutore sorrise
vittorioso.
-
Allora, dove vuoi andare? - .
- Non
so...fai tu! - rispose Jorinde – Ah comunque, io sono
Jorinde! - e gli porse la mano.
-
Piacere mio Jorinde, io sono Taemin.- ribattè quello e
strinse la mano tesa.
Alla
fine Taemin optò per
una piccola tavola calda, dietro la piazza. Si sedettero al tavolo n
° 7 e poco dopo ordinarono.
-
Allora Jorinde, da dove vieni? - chiese il moro mentre aspettavano
ciò che avevano ordinato.
-
Dalla Germania, dal nord della Germania.- rispose la rossa con
precisione.
-
Wow! Deve essere bella la Germania...forse un po' più fredda
rispetto a qui. - commentò Taemin con un sorriso.
Jorinde
pensò che in quel
paese dovevano avere un ottimo dentista. I suoi denti erano bianchi e
perfetti.
- Sei
qui in pianta stabile? Sai, da queste parti si vedono solo turisti. - .
- Se
non vuoi rispondere non fa niente eh, non voglio sembrarti indiscreto.-
aggiunse il moro subito dopo.
Bene...ora
cosa accidenti
gli avrebbe risposto?
Abito
con un tizio che se
potesse mi rinchiuderebbe in una torre senza porte e che non vuole
che metta il naso fuori senza di lui? Ah! Non è neanche il
mio
fidanzato!
No
Taemin, non chiamare la
polizia!
Anche
se sembra uno
psicopatico, in fondo non è male...molto in fondo, molto.
Proprio
alla base di un pozzo lungo quanto la muraglia cinese.
Guardò
Taemin che attendeva
una risposta perplesso.
Aveva
tantissimi
orecchini...proprio come Jonghyun. Al pensiero del biondo e del loro
ultimo spiacevole incontro s'intristì.
La
ragazza si riscosse.
- Si,
scusami! - esclamò.
Era
meglio rispondergli o si
sarebbe insospettito.
-
Volevo cambiare aria.- mentì – la moglie di un
amico di famiglia è coreana...mi ha parlato di questo posto,
diceva che era tranquillo.- .
Alla
fine era una mezza
verità.
Avrebbe
potuto parlargli
della sua vita al palazzo di Chul Moo ma poi avrebbe dovuto anche
dirgli che ora era andata via e che scusa si sarebbe inventata poi?
Troppo rischioso.
-
Capisco. É stata lei a insegnarti il coreano? - chiese
ancora il ragazzo.
- Si,
ho abitato in Corea per molti anni quando ero bambina. A casa di questi
amici di famiglia. La mia mamma era morta da poco e mio padre
è morto prima che nascessi. - raccontò Jorinde.
- Oh,
mi dispiace! Scusami, non avrei dovuto chiedertelo...-
mormorò Taemin.
- No,
tranquillo! Va tutto bene! - sorrise la rossa – non
è un problema per me parlarne. - .
-
Quando sono cresciuta un po', sono ritornata in Germania e ho vissuto
con i miei zii. Erano da poco tornati dall'Africa, sono dei medici. -
continuò a raccontare Jorinde.
Il
cameriere interruppe la
loro conversazione portando i piatti ordinati.
- Tu
invece? Sei di qui? - chiese Jorinde cercando di sviare il discorso.
- Non
proprio...sono originario di Seoul ma lavoro qui da tempo ormai. So che
può sembrare strano...insomma, un ragazzo della mia
età preferirebbe la metropoli ma a causa di una serie di
circostanze mi trovo qui.- rispose Taemin dispiegando il tovagliolo.
Parlarono
per tutto il
pranzo del più e del meno. Taemin era un ragazzo vivace e
simpatico.
A volte aveva un po' la testa fra le nuvole, le aveva raccontato che
perdeva spesso le sue cose.
- Se
fossi più piccola ti porterei in tasca, con te dietro,
sicuramente non perderei più niente.- le aveva detto il moro
uscendo dalla tavola calda.
Si
erano incamminati insieme
per la strada. Erano ormai le tre e mezza quando entrambi si
sedettero su delle altalene in un parco deserto.
Forse
Jorinde era stata
imprudente a trascorrere tutto quel tempo con un tizio conosciuto
solo qualche ora prima ma non facevano niente di male e poi Taemin
sembrava un tipo apposto. Una chiacchiera non aveva mai ucciso
nessuno.
Erano
come due fiumi in
piena. Sembravano due vecchie conoscenze che non si vedevano dalla
vita scorsa e ora avevano davvero tanto da dirsi.
Jorinde
gli parlò della
Germania, della sua Germania, di quella che
conosceva lei.
Della regione in cui era nata e poi era tornata a vivere, il
Niedersachsen, di Hannover, dello stemma con il cavallo bianco e di
come è freddo il mare della costa nord. Freddo e scuro. Gli
aveva
raccontato delle sue amiche lì in Germania, della sua amica
di
infanzia, Birgitte, dei suoi nonni che ormai non c'erano più
e di
quanto le mancavano.
Taemin,
dal canto suo, le
aveva parlato di quella parte delle Corea che lei ancora non aveva
visto. Dei primi anni di vita a Seoul, del rapporto con suo fratello,
di come una volta giunto alla “Rosa Blu” si era
fatto dei buoni
amici, di quelli che durano per sempre. Della sua passione per il
ballo.
- Sai
ballare? - chiese Jorinde sorpresa interrompendolo.
-
Probabilmente è una delle poche cose che so fare.- rispose
Taemin sincero.
-
Davvero? Mi fai vedere qualche passo? - chiese la rossa con
curiosità.
- Che
cosa ti ballo? - .
-
Quello che vuoi. - .
- Va
bene, allora faccio io.- affermò il moro facendole
l'occhiolino.
Si
alzò dall'altalena e si
mise in piedi davanti a lei. Cominciò a esibirsi in una
serie di
passi semplici che poi divennero sempre più complessi.
Taemin
ballava bene, davvero bene. Muoveva le gambe come se fossero
tentacoli e le braccia sembravano prive di ossa, alternava movimenti
fluidi ad altri violenti e scattanti. Era davvero meraviglioso.
Jorinde ne rimase stupita e affascinata. Sembravano i passi di
qualche coreografia, sembrava saperla a memoria. Qualunque cosa
facesse Taemin nella vita era sprecata se non riguardava il ballo, se
non poteva muoversi in quel modo affascinando la gente con la sua
aurea.
Quando
il ragazzo concluse,
Jorinde battè le mani entusiasta.
Taemin
la ringraziò con un
sorriso timido.
-
Dì la verità Lee Taemin! Quante vite passate hai
avuto? Perchè non è possibile che tu abbia
imparato a muoverti così bene in poco più di
vent'anni.- scherzò la ragazza.
- Che
io ricordi una sola! Però posso dirti che in questa, sono
stato anche un ballerino. E tu? Sai ballare? - chiese poi mettendosi a
sedere.
-
Spiacente. Le uniche cose che so fare sono disegnare e dipingere.-
rispose la rossa dondolandosi un po'.
- Ah
si? Allora voglio un ritratto! Così quando diventerai
famosa, potrò dire di avere un tuo quadro originale. - disse
il moro fermando con una mano l'altalena su cui si dondolava la
ragazza.
Jorinde
rise e stava quasi
per chiedergli dov'è che aveva esercitato come ballerino
quando un
rintocco sordo arrivò alle loro orecchie.
Il
ragazzo si guardò il
polso sinistro.
-
Caspita! Sono già le sette! - esclamò stupito
– Forse è il caso di andare a casa. Fra un po'
inizierà a fare buio, siamo ancora a maggio dopotutto.
Alloggi in un appartamento o in una casa? Non mi va di lasciarti andare
da sola, se me lo permetti ti accompagno. - .
Jorinde
metabolizzò tutto
in un attimo. La parola “casa” scatenò
un effetto domino nel suo
cervello:
casa
– montagna –
Jonghyun – sette di sera – GUAI .
La
ragazza scattò in piedi.
Doveva sbrigarsi. Tra meno di un quarto d'ora Jonghyun sarebbe stato
di ritorno e se non l'avesse trovata, sarebbe stato meglio per lei
trasformarsi in un cactus.
Già
vedeva tutti i suoi
compagni in strada con i bagagli.
- Oh
no! Non preoccuparti! Abito qui vicino!- rispose cercando di nascondere
il suo stato d'ansia – grazie per il bel pomeriggio passato
insieme! Ci vediamo! - e mandò al moro un bacio con la mano
mentre si allontanava.
Taemin
rimase per un attimo
perplesso ma poi la salutò di rimando: - Ciao! Stai
attenta!- .
Dopo
nemmeno due minuti che
la ragazza era andata via, Taemin si diede dell'idiota: non le aveva
chiesto nemmeno il numero di cellulare. Si colpì la fronte
con una
mano e scosse il capo.
**
Non
appena aveva svoltato
l'angolo, Jorinde iniziò a correre come non aveva mai fatto
prima.
Il pensiero di fare la salita che portava alla tenuta di Jonghyun a
piedi e di corsa non l'entusiasmava ma il pensiero di essere scoperta
l'entusiasmava ancora di meno. Taemin era stato molto carino a
offrirsi di accompagnarla a casa ma se avesse accettato, il moro
avrebbe con ogni probabilità scoperto che gli aveva mentito
e se
Jonghyun li avesse visti insieme poteva anche dire addio ad Odette e
Jae Hyun perchè il biondo avrebbe spedito lei e il suo nuovo
amico
al Campo Santo. Quando arrivò davanti al cancello, lo
scavalcò,
come aveva fatto la prima sera e corse verso l'entrata. Il cuore le
stava per scoppiare in petto ma per fortuna della hyundai di Jonghyun
ancora non c'era traccia. Bussò al campanello e dopo qualche
minuto
il volto preoccupato e bianco di Odette le aprì la porta. La
giovane
donna recuperò più o meno dieci anni quando vide
che davanti alla
porta c'era Jorinde e non Jonghyun.
-
Grazie al cielo sei tu! - esclamò tirandola dentro.
- Jae
Hyun! È tornata! - gridò la cameriera.
Subito
dalle scale si
affacciò il maggiordomo con la giacca addosso.
-
Menomale! Cominciavamo a preoccuparci! Stavo venendo giù a
cercarti! - disse l'uomo spogliandosi della giacca.
-
Scusatemi! Non mi ero accorta che erano già le sette!-
sussurrò la ragazza con la faccia colpevole.
- Fa
niente! L'importante è che sia tornata prima tu! -
replicò Jae Hyun – allora, la tua ricerca ha dato
i suoi frutti? - .
-
Beh, diciamo di si...in teoria sono in prova per qualche giorno ma
forse qualcosa ho trovato! - esclamò Jorinde entusiasta.
- E
dove? - chiese Odette.
- In
una libreria, “ La tana del Bianconiglio”.- rispose
lasciandosi cadere sul divano.
Odette
e Jae Hyun si
scambiarono un'occhiata d'intesa, occhiata di cui la rossa non
riuscì
a comprendere la vera natura.
- La
conoscevate già? - chiese guardando prima uno e poi l'altro.
-
Si...è molto vecchia! Ci andavo spesso prima. - rispose la
cameriera – Comunque complimenti tesoro! Siamo felici per te!
- aggiunse subito dopo con un grande sorriso.
In quel
momento udirono il
motore di una macchina entrare dal cancello secondario, quello dietro
la casa, da cui entravano solo le automobili.
- Oh!
Jonghyun deve essere tornato! Andiamo in cucina a preparare la cena! -
la esortò la donna afferrandola per il polso.
Iniziò
a sbucciare le
patate, le piaceva aiutare Odette in cucina. Udì la chiave
girare
nella toppa. Jonghyun era tornato.
Poco
dopo entrò in cucina.
La ragazza era troppo felice per continuare a tenergli il muso.
-
Ciao! - lo salutò cordialmente.
-
Ciao. - rispose il biondo leggermente stupito di vederla
così solare dopo quello che era successo.
-
Questa sera cucina francese...ti va bene? - chiese Odette al ragazzo.
- Si,
come vuoi. - .
Passando
da dietro le spalle
delle rossa le accarezzò i lunghi capelli. Era un gesto
sensuale ma
allo stesso tempo affettuoso. Nessuno era in grado di accarezzarle i
capelli come Jonghyun e ogni volta che lo faceva, le metteva i
brividi.
Se non
avesse avuto dignità
e se non fosse ancora un po' adirata per la vicenda del giorno prima,
lo avrebbe pregato per farsi accarezzare i capelli da lui ore intere.
Si sentiva sciocca a formulare quei pensieri e arrossiva sempre
quando ci pensava.
- Hai
caldo? - chiese all'improvviso Jonghyun con un sorriso.
-
Come? No...sto bene.- sussurrò la ragazza.
- Non
direi, hai lo stesso colore dei tuoi capelli. - la schernì
il biondo tirandole una guancia.
-
C-Cosa? - bofonchiò quella.
Jonghyun
aveva uno dei suoi
soliti ghigni stampati sulla faccia. Jorinde si sottrasse alla sua
mano che ora aveva preso ad accarezzarle la guancia e cambiò
sedia
dandogli le spalle.
Il
biondo andò via
scuotendo il capo. Quella ragazza doveva essere psicopatica sul
serio.
Jorinde
invece tenne il
volto basso: era meglio concentrarsi sulle patate per quella sera.
Ciao a
tutti! ^^
Sono tornata con il quarto
capitolo! La nostra Jorinde, con molto probabilità,
è riuscita a
trovare un impiego carino a insaputa di Jonghyun. Sono entrati in
scena finalmente Jinki e Taemin. Il primo come titolare della
libreria in cui ha chiesto lavoro e il secondo come un distratto
ragazzo comune. Abbiamo i nostri soliti quesiti della settimana (XD)
: cosa significa lo sguardo d'intesa tra Odette e Jae Hyun? Sembra
proprio che prima trascorressero del tempo in quel posto. Inoltre
sembra che il motivo per cui Jorinde non possa uscire è
legato a
qualcosa che potrebbe accadere se ciò si verificasse.
Insomma, ci sono tanti fili
nella matassa da sciogliere.
Ah comunque, ho dato il nome
alla libreria pensando al dubu leader Onew. XD Insomma, ho pensato
che ci stesse bene. XD
Che altro? Devo
ringraziarvi! :*
Grazie a lagartischa
e a Ninechka
per le scorse
recensioni, grazie a tutti coloro hanno inserito la storia fra le
seguite e le preferite! Grazie per perdere un po' del vostro tempo e
dedicarvi alla lettura di questa storiella. Grazie di cuore! <3
<3
<3
P.s. Sotto vi metto le foto
di come apparivano Jinki e Taemin nel capitolo. ^^
Alla prossima! ^^
Kisses! :*
|
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Capitolo 5 *** 5. Help me ***
5.
Help me
Erano
appena scoccate le
nove quando Jinki aveva alzato la saracinesca della libreria. Era il
legittimo proprietario e apriva quasi sempre lui l'attività,
era
raro che vi mandasse uno dei suoi colleghi. Quel giorno avrebbero
avuto anche una sorpresa, non aveva detto a nessuno di Jorinde...lo
avrebbero scoperto oggi. Tutto era come l'aveva lasciato il giorno
precedente e a breve sarebbe arrivato anche il carico con i nuovi
libri. Si sedette dietro il bancone e aprì il giornale.
Avrebbe
letto le notizie del giorno in attesa che il carico o i suoi colleghi
arrivassero. In quel piccolo paese non succedeva mai nulla, quindi in
prima pagina c'era ancora la notizia di Kim Jonghyun che aveva
rilevato il palazzo dell'ormai defunto Jung Chul Moo. Nel leggere
quel nome Jinki ebbe un piccolo tuffo al cuore. Era stato un buon
uomo il signor Jung, non sarebbero esistiti uomini come lui per
minimo altri cento anni. Per quanto riguardava Jonghyun...beh,
Jonghyun era semplicemente Jonghyun. Se la gente avesse conosciuto
Jonghyun almeno la metà di quanto lo conosceva lui, non ci
sarebbero
stati tanti pregiudizi. Proprio in quel momento la porta si
aprì e
lo scacciaspiriti tintinnò.
-
Buongiorno!- disse una voce pacata.
-
Buongiorno a te! - disse Jinki di rimando.
Il
nuovo arrivato poggiò
qualcosa sul tavolo. Erano quattro bicchieri di caffè
fumante.
Doveva averlo appena preso al bar.
-
Minho, non c'era bisogno. - disse Jinki con un sorriso dolce.
- Non
dirlo nemmeno...mi sono trovato lì davanti e ho pensato di
portarvi un regalino. Gli altri non sono ancora arrivati? - .
- Hai
indovinato!- esclamò il castano schioccando le dita nella
sua direzione.
Il
ragazzo di nome Minho che
era appena entrato era uno dei colleghi di Jinki, nonché uno
dei
suoi migliori amici. Minho era dotato di un'eleganza e una bellezza
raffinate. Tutte le ragazze del paese si voltavano a guardarlo al suo
passaggio e perdevano la testa per lui. Era davvero alto, aveva un
fisico asciutto ma muscoloso. Spalle larghe e mani dinoccolate. I
suoi capelli erano folti e castano scuro con qualche sfumatura
mogano. Aveva grandi occhi scuri, un po' troppo grandi per un coreano
e delle labbra piccole e rosee. Quel giorno era impeccabile come al
solito. Indossava una splendente camicia bianca e pantaloni scuri. La
camicia era arrotolata sulle braccia e sul polso sinistro portava
l'orologio mentre al destro il bracciale con cui Jinki lo aveva
conosciuto, ce lo aveva sempre addosso. Minho era un ragazzo dall'
animo gentile. Era sempre pronto ad aiutare il prossimo e lo faceva
senza problemi, senza chiedere niente in cambio.
Si
sfilò il soprabito nero
e lo appese all'attaccapanni.
-
Scommetto che Kibum è ancora sotto la doccia! -
affermò divertito.
- Non
è poi una grande scommessa...sarà sicuramente
sotto la doccia.- replicò Jinki sottolineando quel
“sicuramente” - piuttosto Minho, hai preso un
caffè in meno. - aggiunse poi indicando i bicchieri di
carta.
Il
ragazzo guardò confuso
il maggiore. - Perchè? - .
-
Perchè c'è una piccola sorpresa oggi...abbiamo
una ragazza in prova! - rispose il castano alzando gli occhi su Minho.
-
Cosa? - il bruno sgranò gli occhi – non sapevo
avessimo bisogno di personale. - .
-
Effettivamente no ma non potevo mandarla via.- ribattè
l'amico.
Minho
gli lanciò
un'occhiata divertita.
- Il
mio Jinki hyung è troppo buono! - lo stuzzicò il
più alto fra i due dandogli una gomitata.
- Fai
poco il simpatico...neanche tu saresti riuscito a dirle di no e secondo
me farà un ottimo lavoro. - gli rispose Jinki fingendosi
offeso.
-
Allora sono davvero curioso! Quando arriva? - chiese Minho ma la porta
in quel momento si riaprì.
Una
testolina mora fece
capolino biascicando un buongiorno fra uno sbadiglio e l'altro.
-
Buongiorno Taemin, mi dicono che sei poco assonnato.-
commentò Jinki.
-
Scusate il ritardo...stamattina è stata dura alzarsi.-
mormorò Taemin abbandonandosi sul bancone.
-
Cerca di non sbadigliare troppo oggi...abbiamo una ragazza in prova! -
gli comunicò Minho dandogli una manata amichevole sulla
spalla.
-
Come? Oggi? Che palle! Non poteva venire un altro giorno...mi sento a
pezzi! - piagnucolò seccato.
- No,
mi dispiace ma viene proprio oggi. E poi, a te che importa? Non devi
ballarci la salsa insieme! L'importante è che non le
sbadigli in faccia! - lo apostrofò Jinki.
Minho
scoppiò a ridere e
Taemin mise il broncio.
-
Kibum? - chiese per cambiare discorso.
-
Ovviamente è in ritardo. Se fosse già qui, mi
avresti incontrato mentre correvo per strada nudo gridando al miracolo.
- rispose Minho sorseggiando il suo caffè.
Questa
volta furono Taemin e
Jinki a ridere.
Poco
dopo arrivò il carico
con i libri nuovi e Minho e Taemin uscirono fuori per aiutare il
fattorino a prendere gli scatoloni e a portarli in magazzino.
-
Ragazzi, Kibum mi ha risposto e ha detto che sta arrivando. -
gridò Jinki dalle scale mentre i ragazzi erano di sotto ad
aprire gli scatoloni.
I due
mormorarono qualcosa
in risposta.
- Ah!
Minho? - lo chiamò il castano.
-
Dimmi! - rispose quello da sotto.
- Ha
detto che sei un'idiota! - esclamò Jinki divertito.
- Gli
hai raccontato della mia battuta? - chiese Minho ridendo.
-
Certo! E gli ho anche detto della ragazza in prova...chissà
che riesce ad arrivare prima di lei. - commentò Jinki
ritornando al bancone.
Ovviamente
le speranze dei
tre di vedere entrare Kibum prima di Jorinde svanirono quando la
ragazza arrivò alle nove e mezza.
Taemin
scattò in piedi come
una molla.
-
Jorinde! - esclamò di rimando.
-
Devo dedurre che voi due vi conoscete già! - intervenne
Jinki uscendo da dietro il bancone.
Taemin
annuì e Jorinde
sorrise.
-
Beh, allora Jorinde...io sono Jinki e lui è Minho. - disse
allora il più grande fra i quattro.
Minho
le fece un cenno con
il capo sorridendole.
-
Ragazzi...come vi ho già detto prima, Jorinde è
in prova per qualche giorno quindi trattatela bene. -
affermò il castano sfoderando uno dei suoi sorrisi.
Quando
Jorinde e Taemin si
avvicinarono per parlare, Minho si chinò verso Jinki e
sussurrò: -
Credo che Taemin la tratterà più che bene...!- .
Il
giovane proprietario
trattenne una risatina maliziosa mentre con la coda dell'occhio
osservava i due ragazzi.
La
nuova arrivata era
davvero carina. Aveva capelli rosso rame raccolti in un grande
chignon sulla testa. Indossava dei jeans chiari e una camicetta
bianca trasparente sulle maniche. I suoi occhi erano grandi e
acquamarina. Minho iniziò a farle qualche domanda: da dove
veniva,
come mai era lì, quanti anni aveva, solite cose insomma.
Doveva
essere molto timida perchè continuava a tirarsi
continuamente le
maniche della camicia mentre parlava. Era adorabile. Minho voleva
già
ribattezzarla come la sua sorellina. Nel bel mezzo della
chiacchierata, la porta si aprì di nuovo.
Jorinde
si voltò
istintivamente verso di essa e così fecero gli altri. Kibum
era
arrivato.
La
rossa iniziò a chiedersi
se in quel paese ci fosse qualcosa di particolare nell'aria o se
stesse vivendo una situazione simile al film “ La morte ti fa
bella”* perchè non era possibile che avesse
conosciuto solo bei
ragazzi nell'ultimo periodo. Kibum aveva dei lineamenti invidiabili.
Occhi felini, sfilati, come disegnati dal migliore dei pittori, bocca
carnosa al punto giusto né troppo piccola né
troppo grande. Lisci
capelli neri e pelle diafana. Ad essere completamente scuro era anche
il suo outfit: camicia nera dal colletto bianco e pantaloni di pelle
neri. Da sopra indossava un cappotto blu e nella mano destra reggeva
una bibita, sembrava essere entrato di fretta. Jorinde notò
subito
che anche lui aveva parecchi orecchini su entrambi i lobi.
- Si,
lo so, sono in ritardo! - disse non appena ebbe messo piede all'interno
della libreria.
-
Niente di nuovo sotto il sole! Se non fossi in ritardo che mondo
sarebbe?! - lo stuzzicò Minho divertito.
Kibum
stava per rispondergli
per le rime quando la sua attenzione fu catturata dalla piccola
figura al centro, con i capelli rossi e le mani congiunte in avanti.
Jorinde
si sentì in
imbarazzo ad essere osservata in quel modo e abbassò un po'
lo
sguardo. Una strana luce attraversò gli occhi di Kibum ma fu
solo un
attimo perchè nessuno sembrò accorgersi di nulla
e poi era bravo a
nascondere le cose.
- Ah
scusate! Quasi dimenticavo di presentarvi! - disse ad un tratto Jinki
– Kibum lei è la ragazza in prova di cui ti
parlavo prima! Jorinde, lui è Kibum, lavora qui. - .
-
Piacere di conoscerti, Jorinde! - Kibum le sorrise affabile.
- Oh,
il piacere è mio! - si affrettò a rispondergli
lei con un grande sorriso.
Quel
giorno aveva sorriso
così tanto che le faceva male la mascella.
Poi,
Jorinde si avvicinò a
Jinki per discutere dei turni, nel caso fosse rimasta lì in
pianta
stabile. Gli spiegò che per ragioni personali poteva fare
solo due
pomeriggi ma che poteva andare tranquillamente tutte le mattine. Era
un po' preoccupata per i suoi orari ristretti, temeva che il castano
le dicesse che non andava bene, che era troppo poco ma lui invece le
sorrise enormemente e le rispose che non c'era nessun problema che
tanto neanche gli altri ragazzi vi andavano tutti i giorni e
solitamente facevano a turni.
Kibum
stava parlando invece
con Minho e Taemin ma ascoltava solo con l'orecchio destro, con il
sinistro origliava la conversazione tra Jinki e Jorinde.
-
Ragazzi, ci sono ancora i nuovi libri da sistemare al piano di sotto,
quelli di stamattina. Almeno due di noi devono scendere di sotto a
riempire gli scaffali. - disse Jinki all'improvviso.
- Se
non hai nulla in contrario, vorrei andarci io.- Jorinde colse la palla
al balzo.
Voleva
darsi da fare. Voleva
accaparrarsi quel posto.
- Oh,
certo! Non c'è problema, magari scendo qualcuno con te
così ti fa vedere dove devi metterli.- replicò il
ragazzo di rimando.
-
Vado io. L'aiuto io con i libri così avremo modo anche di
conoscerci meglio. - disse Kibum prima che altri potessero aprire
bocca.
Anche
lui aveva colto la
palla al balzo.
Jinki
aveva annuito con il
capo in segno di assenso.
Kibum
si sfilò il cappotto
e fece strada alla rossa al piano di sotto. La condusse nel magazzino
dove avrebbero dovuto aprire gli scatoloni che Minho e Taemin avevano
trasportato poco prima. Jorinde non fece nemmeno in tempo a chinarsi
su uno degli scatoli che la voce di Kibum la bloccò.
La
ragazza si voltò
lentamente verso il corvino.
-
Come? - sussurrò stordita.
- Che
ci fai qui? - ripetè ancora lui con insistenza.
Jorinde
si guardò attorno
perplessa. C'erano solo loro due lì. Quel Kibum doveva
essere matto.
S'indicò
il petto con
l'indice in cerca di risposte.
Ce
l'aveva davvero con lei?!
-
Santo Cielo, si! Ce l'ho con te! Vedi qualcun altro? -
sbottò Kibum seccato.
-
Scusa ma non ti seguo...-
La
ragazza era davvero
confusa.
Quelle
parole la colpirono
come uno schiaffo in faccia. S'irrigidì e sbiancò.
Come
accidenti faceva a
saperlo quel tizio?!
Porca
miseria! Come
cacchio fa a sapere che sto da Jonghyun?!
-
Tu...chi diavolo sei? Come fai a sapere queste cose? - gli chiese la
ragazza riprendendosi dallo shock iniziale.
- Lo
so perchè ti ho vista. Ero lì la sera che sei
arrivata da lui.- rispose serio il corvino.
Era
lì? Perchè non l'ho
visto?
Poi però
tutto fu chiaro. La figura nera che aveva scorto in lontananza al
fianco di un Jonghyun completamente vestito di bianco era lui. Era
lui quello che era scappato non appena aveva sentito la foglia
scricchiolare sotto i suoi piedi.
- Stavo parlando con Jonghyun fuori casa quando
sei arrivata e sono corso subito via quando ti ho sentito avanzare nel
viale. Dal punto in cui mi ero nascosto ho potuto osservarti bene.-
spiegò tranquillamente Kibum che sembrava averle letto nel
pensiero.
Assottigliò
i suoi occhi felini come per scrutarla meglio.
Jorinde
ricambiò il suo sguardo e un brivido le percorse la schiena.
Quegli
occhi che quella notte le stavano penetrando la schiena mentre
dormiva sul divano erano i suoi.
Non aveva prove certe al riguardo ma Jorinde se lo sentiva.
- Immagino che Jonghyun non sappia che tu sei
qui, vero? - disse ad un tratto Kibum.
Un altro
brivido percorse la schiena di Jorinde. Se Jonghyun lo scopriva era
la fine.
- Beh, allora dovrei fargli un colpo di
telefono suppongo...- mormorò il ragazzo armeggiando con la
tasca dei suoi pantaloni in cerca del cellulare – sai
Jorinde, si dà il caso che io e i tizi sopra la nostra testa
siamo i migliori amici di Jonghyun.- ora aveva il cellulare in mano.
Jorinde
aveva gli occhi sbarrati. Non poteva crederci. Con tutti i posti in
cui poteva andare a lavorare, era finita nella tana del lupo.
Ma
io ho proprio culo,
eh.
Doveva
fare qualcosa o tutto l'impegno che ci aveva messo in quella storia
sarebbe naufragato.
Kibum
rimase sorpreso dal tono con cui Jorinde lo aveva apostrofato,
così
diverso da quello utilizzato poco prima.
Jorinde
aprì e chiuse la bocca come se non riuscisse a trovare le
parole
adatte ma poi sbottò: - Accidenti! Non puoi farti
semplicemente gli
affari tuoi?! - .
Si pentì
subito di quello che aveva detto.
Entrò
nella rubrica del telefono in cerca del contatto ma Jorinde gli si
attaccò praticamente al braccio.
- Ti prego, aspetta! Non lo chiamare! Se mi
scopre è finita! - lo pregò la rossa.
- Ok non lo chiamo. - .
Era
bastato davvero così poco per convincerlo?
Jorinde
lo guardò stupita.
- Tu però ora vai di
sopra e comunichi a Jinki hyung che non puoi assolutamente lavorare qui
e ritorni immediatamente alla villa. - .
Ecco,
era troppo bello
per essere vero.
- Non ci penso nemmeno. Non sai
quanto ho sudato per trovare un lavoro.- protestò quella.
- Non vuoi? - la incalzò Kibum
– Bene. Allora significa che ti trascinerò di
sopra, rivelerò agli altri la tua vera identità e
ti riporterò alla villa. Muoviti, andiamo. - e detto questo
afferrò per il polso la povera Jorinde e cominciò
a trascinarla fuori dal magazzino.
La
ragazza però era un osso duro e puntò i piedi a
terra. Non gli
avrebbe permesso di chiudere la sua avventura lì, non dopo
tutti gli
sforzi che aveva fatto per trovare uno straccio di lavoro.
- Non ci pensare neanche. Io non vado da
nessuna parte! Non l'avrai vinta.- gli ringhiò lei di
rimando opponendosi con tutte le sue forze a Kibum che continuava a
tirarla per il braccio.
- Non fare la stupida! É inutile che
ti intestardisci! - ribattè il corvino e con uno strattone
la tirò verso di sé, pronto a portarla su per le
scale ma Kibum non aveva fatto i conti con il carattere di Jorinde,
nonostante i parecchi centimetri che li dividevano, la rossa era
caparbia e audace.
A mali
estremi, estremi rimedi. La ragazza, non riuscendo a liberarsi dalla
sua presa, gli sferrò un calcio negli stinchi che lo fece
imprecare
fra i denti. Finalmente le aveva lasciato il polso.
Kibum
dovette fare appello a tutta la sua pazienza per non ricambiare il
favore alla ragazza. Nel frattempo Jorinde approfittando della
distrazione di Kibum se la stava svignando per le scale.
- Dove accidenti credi di andare? Non pensare
di averla vinta perchè ora mi sono stancato. Adesso chiamo
Jonghyun e tu puoi metterti anche ad urlare e a rotolare per terra ma
non mi fermerai. Non vuoi darmi ascolto? Te la vedrai direttamente con
lui. Tanti saluti e arrivederci. - la voce seria del corvino la
congelò sui gradini.
Jorinde
si voltò di scatto, Kibum aveva di nuovo quel maledetto
cellulare in
mano.
Doveva
tentare il tutto per tutto...o la va, o la spacca.
- No, non lo fare! Jonghyun mi
ricatta! - disse scendendo quei pochi scalini che aveva fatto di fretta.
- Se scopre che sono uscita di casa nonostante
il divieto sbatte fuori tutti i miei compagni da casa di Chul Moo. -
gli raccontò disperata.
Questa
volta era lei ad averlo afferrato per il polso. Kibum alzò
lo
sguardo nella sua direzione, il cellulare ancora in mano.
Ricatto?
Kibum non sapeva di nessun ricatto...beh, d'altronde Jonghyun doveva
trovare un modo per tenerla lì.
- Eri una dei ragazzi di Chul Moo? - chiese in
un sussurro, quasi stupito.
Jorinde
deglutì. Non avrebbe voluto raccontarlo a nessuno ma non
aveva
scelta.
- Si, lo ero.- mormorò con voce
flebile.
Kibum
non diede cenni di vita. Sembrava che la sua mente si fosse persa da
qualche parte, nei ricordi magari, in un tempo lontano mentre i suoi
occhi erano fissi su un punto preciso come se riuscissero a vedere
chissà cosa oltre il muro. Forse riusciva ancora a vedere
quella
stanza, a riconoscere il sapore delle sue labbra, a sentire ancora il
suo profumo.
Egli si
riscosse e la guardò negli occhi.
- Senti, io non...io e Jonghyun...- sembrava
volesse dire qualcosa ma non sapeva neanche lui esattamente cosa.
- Io non posso fare finta di niente! - disse
poi velocemente ritornando in sé.
- Davvero non t'importa nulla se quei ragazzi
perderanno ogni cosa? Se resteranno senza una casa?- la
gettò sul drammatico Jorinde, che poi alla fine era la
verità.
Kibum
non rispose. Si morse il labbro nervoso, sembrava combattuto. Era il
momento giusto per rincarare la dose.
- Poi, questo lavoro è tutto quello
che mi resta. Da quando sono andata a stare da Jonghyun ho perso tutto.
Non posso più entrare nel vecchio palazzo di Chul Moo, non
posso più vedere le mie amiche e impazzirò se
resterò tutto il giorno chiusa in casa. Questo lavoro
potrebbe essere una via di fuga per me, una fuga dalla
quotidianità o magari un nuovo inizio, chi lo sa.- Jorinde
concluse il suo discorso nel silenzio.
Kibum
ancora non rispondeva.
- Ti prego, aiutami.- lo supplicò a
bassa voce.
Il
ragazzo si voltò a guardarla.
Cosa
doveva fare?
Jorinde
sorrise raggiante mentre Kibum sospirava sommessamente.
- Grazie grazie grazie! - esclamò la
ragazza entusiasta saltellandogli intorno.
- Aspetta a ringraziarmi. Dovrai stare molto
attenta a quello che fai.- la rimbeccò il corvino
scrollandosela di dosso.
- Specialmente dal momento che io ci sono
dentro quasi quanto te ora.- aggiunse con un cipiglio seccato.
Cosa
accidenti gli era venuto in mente? Perchè la stava aiutando?!
- Dai, vieni! Andiamo a mettere a posto quei
libri. - disse poi Kibum ritornando nel magazzino.
La
ragazza lo seguì senza farselo ripetere due volte ed
iniziarono ad
aprire gli scatoloni.
- Kibum? - lo chiamò la rossa
fermandosi con i libri in mano.
- Mh?- mugugnò quello senza
guardarlo.
- Tu che lo conosci da più
tempo...che tipo era Jonghyun? - chiese a bruciapelo.
Al
ragazzo cadde il libro che aveva in mano e il taglierino, con cui
stava liberando gli scatoli dallo scotch, per poco non gli si
conficcò nel piede.
Quella
domanda aveva scatenato una strana reazione in Kibum.
- Che domande sono?! Jonghyun è come
lo vedi. - rispose quello stizzito.
- Beh, non è che si veda poi molto.
Con me non è cattivo ma non è neanche buono.-
commentò la ragazza da fuori mentre sistemava i libri sullo
scaffale.
- Bisogna conoscerlo bene per darne un giudizio
ma ad ogni modo, non ti conviene farlo incazzare.- disse Kibum
affiancandola.
- Questo l'ho capito a mie spese. -
borbottò quella tornando in magazzino.
- Comunque se è così,
penso proprio che tu possa essere in grado di dare un giudizio su di
lui visto che lo conosci da tempo. - disse poi la ragazza mettendoglisi
di fronte.
- Puoi dirlo forte ma non ne ho nessuna
intenzione.- replicò il corvino scansandola.
Jorinde
voleva sapere di più su Jonghyun ma Kibum sembrava
intenzionato a
non collaborare. D'altronde si conoscevano da un'ora più o
meno e
aveva appena finito di supplicarlo di non dire della sua fuga a
Jonghyun, cosa si aspettava? Gli aveva anche dato un calcio!
Decise
che era meglio non seccarlo ulteriormente quel giorno.
Cominciò a
parlare degli argomenti più svariati con il ragazzo ma lui
non
sembrava ascoltarla davvero. La sua mente era altrove.
Doveva
fare attenzione che Jonghyun non scoprisse che Jorinde lavorava
lì,
che usciva tutte le mattine e come se non bastasse ora doveva anche
tenere d'occhio quella seccatura rossa.
Sospirò.
Quel pomeriggio sarebbe dovuto andare a scambiare due chiacchiere con
quei due allocchi di Jae Hyun ed Odette. Che diavolo stavano a farci
loro lì se poi Jorinde faceva quel cavolo che voleva?!
Quella
storia avrebbe portato solo guai.
Ciao a
tutti! ^^
Ce l'ho
fatta , sono tornata con il quinto capitolo. Jorinde ha fatto
conoscenza con i suoi nuovi colleghi e ha avuto più di
qualche
sorpresa. Da Taemin che non si aspettava di trovare lì a
Kibum che è
al corrente di tutta la situazione anche di cose che Jorinde non sa.
Ha dovuto sudare per convincere Kibum a non spiattellare tutto a
Jonghyun ma alla fine ha avuto la meglio. D'altronde anche Kibum
sembra nascondere qualcosa, si perde spesso nei suoi pensieri, nei
suoi ricordi e quella domanda su Jonghyun sembrava averlo mandato
leggermente in crisi. Adesso basta però, non vi annoio
più con le
mie chiacchiere. XD
Vi
lascio qui il link della pagina di Wikipedia di *“La morte ti fa
bella” nel caso qualcuno non lo conoscesse. XD
Ora
lasciatevi ringraziare come il mio solito. ^^ Grazie a lagartischa
e a Ninechka
per le recensioni
dello scorso capitolo. Grazie a coloro che hanno inserito la storia
fra le preferite e le seguite. Grazie mille! <3 <3
P.s.
Come al nel capitolo precedente, sotto vi lascio le immagini di Minho
e Key più o meno secondo la descrizione nel capitolo. ^^
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 6 *** 6. A modo nostro ***
6.
A modo nostro
Fare
quella maledetta salita a piedi e con tutti quei pensieri che gli
annebbiavano il cervello era ancora più faticoso. Kibum si
maledisse
perchè non aveva preso la macchina o un taxi ma da bravo
sportivo,
che non era, aveva deciso di andare a piedi fino a casa di Jonghyun.
Aveva approfittato del fatto che Jonghyun lavorava quel pomeriggio
per andare a scambiare due chiacchiere con Odette e Jae Hyun. Jorinde
faceva il turno in libreria quindi nessun paio di orecchie indiscrete
avrebbe ascoltato i loro discorsi. Quei due babbei dovevano essersi
bevuti il cervello, ne era sicuro. Finalmente il grande cancello di
casa Kim comparve all'orizzonte, il corvino arrivò trafelato
dinanzi
ad esso. Si teneva una mano sul fianco e ansimava affannosamente. Il
cancello era socchiuso, Odette o Jae Hyun dovevano averlo lasciato
aperto in vista del suo arrivo. Non perse tempo ed entrò.
Stava
camminando lungo il viale quando qualcuno lo chiamò a gran
voce.
Jae
Hyun si stava sbracciando nella sua direzione e gli fece segno di
avvicinarsi. L'uomo stava tosando i cespugli del giardino, gli
piaceva tenere tutto in ordine. In un batter d'occhio, il corvino lo
raggiunse e insieme si avvicinarono al porticato orientale dove
Odette stava servendo del tè nelle tazze.
Kibum
ricambiò il saluto con un cenno del capo e
dopodiché si sedette
intorno al tavolino bianco che i due avevano apparecchiato.
- Allora, di cosa volevi parlarci? - chiese
Odette sedendosi a sua volta.
- Sapete bene di cosa voglio parlarvi: Jorinde.
- rispose quello secco.
I due si scambiarono un'occhiata colpevole.
- Sai Kibum, se non ci avessi preceduto
chiamandoci, l'avremmo fatto noi.- disse la cameriera con cautela.
- No, scusate ma dico io, vi siete rimbambiti?
Permetterle di lasciare questa casa? É la cosa
più pericolosa che possa fare. - sbraitò il
ragazzo sbattendo la mano sul tavolo.
- Oh, Santo Cielo! Che cosa avremo dovuto fare
allora?! - ribattè la donna esasperata.
- E cosa ne so io! Magari giocare a carte,
ballare, intrattenerla in qualche modo, farle fare qualsiasi cosa ma
non questo! - .
Kibum sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.
Jae Hyun non aveva parlato per tutto il tempo, si era limitato ad
osservare la conversazione fra i due ma ora era il momento di
intervenire.
- Oh andiamo Kibum, sai bene che non puoi
tenere una persona rinchiusa qui dentro per troppo tempo e senza una
motivazione logica e soprattutto non una come Jorinde, prima o poi
sarebbe successo. - sentenziò l'uomo pacatamente.
- Possibile che con lei non funzionino nemmeno
i ricatti?! - sbottò il ragazzo – Jonghyun le
aveva detto chiaramente che se si azzardava a disobbedirgli avrebbe
sbattuto fuori tutti i suoi compagni da casa di Chul Moo. - disse le
ultime parole in un bisbiglio chinandosi verso i suoi interlocutori
come se temesse di essere udito da qualcuno.
- No,
me l'ha detto Jorinde!
-
- Vi ha
detto tutto? - quasi
urlò la donna portandosi le mani sulla testa.
- No
tranquilli, l'ha detto
solo a me semplicemente perchè l'ho messa alle strette io.
Gli altri
non sanno niente. - la tranquillizzò Kibum.
Odette
e Jae Hyun tirarono
un sospiro di sollievo. Se tutti avessero saputo che Jorinde era il
nuovo “fiorellino” di Jonghyun, ci sarebbe stata
una gran
confusione.
- Il
punto è che mi ha
supplicato di mantenere il segreto e io non ho potuto fare altro che
prometterglielo ma la verità è che io non so se
possa
funzionare...quindi io sono qui perchè spero che voi due
possiate
convincerla a lasciare perdere tutta questa storia del lavoro.-
spiegò concitato il corvino.
- Kibum
non se ne parla. Non
possiamo farle una cosa simile.- ribattè Odette.
- Non
potete fare una cosa
simile a Jorinde ma a Jonghyun si?! - .
Nessuno
dei due ribattè e
Odette abbassò lo sguardo, doveva ringraziare Jonghyun se
ora lei
era seduta a quel tavolo.
- Da
quanto conoscete
Jonghyun? Quanto gli dovete? Non potete mentirgli così.-
sibilò
Kibum cinico.
- Ferma
un po' ragazzo. É
vero che gli stiamo mentendo ma non mi sembra che tu sia corso a
perdifiato lungo la salita per spifferargli che Jorinde se l'era
svignata. - lo incalzò Jae Hyun.
Anche
questo era vero. Kibum si morse il labbro inferiore. La
verità era
che avrebbe anche voluto dirglielo all'inizio ma poi Jorinde lo aveva
convinto a tacere. All'inizio non voleva aiutare quella seccatura
rossa ma poi qualcosa era cambiato. Quando aveva appreso che era
stata una ragazza di Chul Moo, il suo cuore si era pericolosamente
incrinato. Troppi ricordi avevano cominciato a vorticargli per la
testa, davvero troppi. Si era sentito quasi in dovere di aiutarla
però Jonghyun era Jonghyun. Jonghyun era un pezzo di cuore,
del suo
cuore. Come poteva fargli una cosa simile, anzi, come potevano farsi
una cosa simile?!
- E
quindi ora che facciamo? - chiese poi risvegliandosi dai suoi
pensieri.
- Senti Kibum, noi non ce la sentiamo di dirle
che no, non può uscire di casa e che deve restare qui senza
fare un accidenti. É come un uccello in gabbia. - gli
rispose Jae Hyun – quindi noi volevamo chiederti di tenerla
d'occhio per noi. - la richiesta di Jae Hyun cadde nel silenzio.
A
Kibum non ci volle poi molto per memorizzare quelle parole.
Cosa
mi hanno appena chiesto?!
-
Che cosa?! State scherzando spero. Mi state chiedendo di tenerla
d'occhio?! Qui non si tratta di me ma di quella stramaledetta
maledizione! - gridò il ragazzo
incredulo facendo saltare Odette dalla sedia.
Jae Hyun gli fece segno di abbassare la voce ma a Kibum non
importava.
-
Avevate anche voi le orecchie quella sera o no?! Avete sentito cosa ha
detto lei!- il ragazzo non osava nemmeno
pronunciare il suo nome – Jorinde non può uscire
prima di un anno dal suo arrivo in questa casa, altrimenti
incontrerà lui, il Giusto o...aspetta com'è
che l'ha chiamato? Ah si, l'imperatore dalle
labbra di more.
Dopodiché sarà fatta perchè la
porterà via, perchè se ne innamorerà e
tutto si distruggerà in un attimo! E io cosa dovrei fare
secondo voi? Rapirla, uccidere il giusto o come cazzo si chiama, che
poi che razza di nome è, dirle che mi sono innamorato di
lei? Per favore, non fatemi ridere! - sbraitò Kibum fuori di
sé.
Odette e Jae Hyun ricordavano perfettamente le parole di quella
donna. Erano stampate a fuoco nella loro mente da tre anni ormai.
Con occhi furenti e feriti aveva pronunciato quelle parole, come una
filastrocca dai suoni sgradevoli:
Oh
Kim Jonghyun, una spiacevole notizia ti favellerò
e
così il tuo animo nel profondo cambierò.
Il
tuo cuore non più in grado di battere sarà
nemmeno
quando i suoi occhi il tuo sguardo incontrerà
Freddo
sarà il sangue che al tuo cuore condurrà
e
non più Sentimento scalfire ti potrà.
Questo
è ciò che meriti per il tuo disprezzo
e
chi ti ama ne pagherà il prezzo.
Bada
bene però che la rossa orchidea ti potrà salvare
solo
se il suo cuore riuscirai a scaldare.
Fa
attenzione però perchè ella tua non è
per certo
se
il Giusto l'attirerà a se per il suo diletto
Per
quattro stagioni lontana da tutti dovrà stare
se
la rovina non vorrai incontrare.
Guardati
intorno, silenzioso e splendente si nasconde l'imperatore
con
le sue labbra morbide di more
Deleteria
la sua venuta per te sarà
se
il tuo orgoglio alle mie parole attenzione non presterà.
Inizia
il tuo cammino se un destino crudele non vuoi per te
O
giovane, superbo e lussurioso re.
Kibum aveva ancora i brividi quando ripensava a quelle parole.
Ricordava che le avevano provate tutte per aiutare Jonghyun ma
niente, la maledizione di quella donna aveva già fatto il
suo corso.
Adesso probabilmente Jorinde era l'ultima possibilità, non
potevano
mandare tutto all'aria.
- Capite che falliremo se lasciamo tutto
com'è?! - mormorò a un certo punto –
Non lascerò andare Jonghyun. - disse poi puntando il suo
sguardo deciso sui due.
- Neanche noi lo faremo mai! -
esclamò Odette quasi scandalizzata da quella silenziosa
accusa – però non possiamo tenere Jorinde chiusa
qui! Sarebbe una lotta continua e lei troverebbe il modo per scappare!
Il problema è che non possiamo neanche dirle il motivo del
perchè non può uscire e quindi è tutto
più complicato. - .
- Kibum, abbiamo bisogno del tuo aiuto! Tu
devi aiutarci, stalle addosso, controllala, fai quello che devi ma
aiutaci.- disse Jae Hyun serio -Non guardarmi con quella faccia! -
sbottò subito dopo quando Kibum assunse un' espressione
indignata.
- La maledizione- provò a dire
quello ma Jae Hyun lo interruppe ancora.
- Vada al diavolo, lei, la maledizione e
l'imperatore con le more-
- Dalle labbra di more. - lo corresse la donna.
Il maggiordomo la ignorò.
- Quello che ci spinge a stare ancora intorno
a Jonghyun nonostante tutto è più forte di lei,
della sua maledizione e di tutto il resto. Siamo più forti
noi. Non possiamo continuare a fare del male ad altra gente per aiutare
Jonghyun! Possiamo farlo a modo nostro, possiamo unire le forze e
possiamo vincere. Gliela faremo vedere! Noi vinceremo!- disse l'uomo
con una serietà intrisa d'entusiasmo.
- Si, è vero che quel Giusto
potrebbe venire da un momento all'altro a cercare di portarsi via
Jorinde ma ciò non accadrà se noi glielo
impediremo. Non potrà averla per sè, non
potrà rubarle il cuore se saremo prima noi a farlo, se noi
saremo costantemente al suo fianco. Fatti aiutare anche da Jinki, Minho
e Taemin. Insieme possiamo farcela! - lo incoraggiò Jae Hyun.
Kibum
era in difficoltà. Sentiva che le parole di Jae Hyun
potevano essere
vere ma se poi così non fosse stato? Se tutto fosse andato
in
malora?! Dirlo anche agli altri tre? Poteva essere una buona idea
come no. Ognuno di loro poteva avere pareri contrastanti. Da quando
quella storia era iniziata loro quattro avevano sempre aiutato
Jonghyun con tutte quelle che erano venute prima di Jorinde ma
nessuno di loro era riuscita a spezzare la maledizione. Jonghyun
aveva detto che Jorinde era diversa che forse c'era qualche
possibilità. E anche Kibum, nonostante odiasse ammetterlo,
durante
il loro battibecco se ne era accorto. Con Jorinde doveva
andare, con lei doveva funzionare. Le parole del maggiordomo avevano
avuto un qualche effetto su di lui. D'altronde aveva ragione...basta
arrecare danni a delle persone per aiutarne un'altra solo
perchè si
fa così! No, da quel momento in poi si faceva a modo loro.
Inoltre,ragionandoci, se il piccolo pettirosso si sentiva chiusa in
quella bella gabbia dai grandi balconi, non avrebbe più
cantato per
Jonghyun e magari non avrebbe funzionato. Invece, se le davano quello
che voleva, sarebbe stata più rilassata e le cose sarebbero
andate.
Vero che loro dovevano stancarsi come non mai a starle dietro ma se
ciò avesse posto fine ai loro problemi, ben venga.
Tuttavia Kibum non era sicuro di volerlo dire agli altri tre, ci
avrebbe pensato più in là. Un problema alla volta.
- Va bene, ci sto. - disse infine Kibum
– Voi fate la vostra parte che io farò la mia. Le
starò addosso sempre, perfino sotto la doccia se necessario.
Nessuno le si avvicinerà. - .
I volti dei due domestici si illuminarono.
- Lo dirai anche a Jinki, Minho e Taemin? -
chiese Odette.
- Veramente non lo so...non voglio creare
troppa confusione o potrebbero scoprirci. Magari più in
là lo dirò se non riesco più a stare
dietro a Jorinde da solo.- rispose il corvino.
- Fai come credi! Comunque per quanto riguarda
Jonghyun...forse è meglio non comuncargli il nostro
cambiamento nel piano, non subito almeno. Lasciamo che familiarizzi di
più con Jorinde, che abbia l'opportunità di
avvicinarsi di più a lei altrimenti potrebbe non prenderla
troppo bene.- propose la donna.
Kibum annuì alle sue parole. Quelle stesse parole gli
avevano appena
squarciato il petto. Quella situazione era sempre stata frustrante
per lui, anche quando tutta la gente che aveva preso il posto di
Jorinde prima di lei, non andava bene. Non solo Jonghyun ma anche lui
era cambiato dalla notte della maledizione. Il cuore di Jonghyun non
batteva più e il suo sanguinava. Ogni notte Kibum pensava e
ripensava a quando tutto era perfetto, a quando entrambi avevano
avuto quello che volevano, a quanto erano belli gli occhi di Jonghyun
chiusi e addormentati al suo fianco, in quelle coperte che
profumavano di lino.
Forse aveva davvero bisogno di dirlo agli altri perchè le
forze ogni
tanto gli venivano meno e loro avevano il potere di ricaricarlo. Ci
avrebbe pensato su.
Si alzò dalla sedia, pronto ad andare via.
Il ragazzo si voltò verso di lei.
Lo tenne stretto a sé in modo materno e gli
accarezzò i capelli
quasi a tranquillizzarlo per qualcosa.
- Odette...vuoi farmi saltare qualche costola?
- sussurrò divertito.
- Oh, scusa...ti lascio subito. -
replicò quella con un sorriso imbarazzato.
Kibum le sorrise ancora. Era una donna dolcissima Odette.
Dopo il suo abbraccio il cuore di Kibum era un po' più
leggero. Si
sarebbe risolto tutto, dopo quella storia, tutto sarebbe stato come
prima, anche Jonghyun glielo aveva promesso.
Già,
Jonghyun...
Maledizione
a lui e alla sua testa di cazzo!
Kibum sbuffò seccato passandosi una mano tra i capelli
mentre si
richiudeva il cancello della villa alle spalle.
*
Jorinde era al settimo cielo in quei
giorni. Le
cose in libreria andavano sempre meglio. Le piaceva il suo nuovo
lavoro e le piacevano i suoi nuovi colleghi. Erano tutti simpatici e
gentili. Jinki e Minho si prendevano cura di lei in modo fraterno,
con Taemin parlava davvero di tutto e ridevano un sacco, Kibum era
l'unico ad essere un po' strano nei suoi confronti. C'erano delle
volte in cui era affabile, sorridente, la tempestava di domande e
l'accompagnava ovunque, ci mancava solo la scortasse in bagno e delle
altre in cui lo sorprendeva a guardarla con un cipiglio strano, con
le sopracciglia aggrottate e l'aria pensierosa. Magari doveva solo
conoscerlo meglio. Taemin le aveva detto che era un ragazzo
adorabile. Anche alla villa le cose andavano bene. Jorinde sembrava
essersi dimenticata del brutto battibecco avuto con Jonghyun
perchè
gironzolava felice tra le stanze della casa e sorrideva sempre. Ogni
tanto si divertiva a prendere in giro Jonghyun e lui le rispondeva
per le rime. Quel pomeriggio sarebbe rimasta a casa. Era
mercoledì
quindi non aveva il turno in libreria visto e considerato che
Jonghyun non lavorava. La rossa aveva voglia di dipingere quel giorno
e andava alla ricerca di un soggetto da ritrarre. Stava quasi per
rinunciare quando passò per caso davanti allo studio aperto
di
Jonghyun. Spiò all'interno. Il ragazzo era concentrato
sempre su
quelle maledette carte. L'espressione seria, le labbra leggermente
aperte, lo sguardo attento. I capelli bianco argentati ben pettinati,
la camicia bianca a decorazioni nere sembrava essergli cucita addosso
per quanto stava bene. Era bellissimo, come sempre.
Perchè cacchio
in questo paese devono
essere tutti così belli?!
Entrò di soppiatto e si avvicinò al ragazzo
altrettanto
silenziosamente.
Ovviamente lo aveva fatto apposta, per il gusto di dargli fastidio e
spaventarlo. Il ragazzo sussultò e quando
individuò la fonte del
suo trauma, la guardò malissimo. Jorinde invece rideva di
gusto.
A Jonghyun aveva sempre ricordato un pettirosso ma quel pomeriggio
con quella gonna azzurra, sembrava più una farfalla. I
lunghi
capelli raccolti in uno chignon morbido.
- Scusa ma era troppo allettante! -
sghignazzò quella – comunque ho una notizia da
darti, business man! - lo canzonò ancora.
- Ossia?-
- Sei il nuovo soggetto del mio ritratto di
oggi! - ripose Jorinde raggiante come se gli avesse appena comunicato
di aver vinto alla lotteria.
Jonghyun alzò un sopracciglio.
- Tutto qui? - .
La sua cinicità era da oscar.
Quando faceva così a Jorinde saltavano parecchi nervi e poi
lui si chiedeva perchè adorava infastidirlo.
- Tutto qui nulla! Adesso vieni con me, non
penserai che possa ritrarti qui! - esclamò indignata.
Lo prese per la mano e lo tirò cercando di farlo alzare.
- Scordatelo! Sto lavorando. - disse il biondo
opponendo resistenza alla sua seccatrice.
- Appunto! Prenditi una pausa! Lavori sempre.
- ribattè Jorinde.
Non demordeva.
- Eddai Jonghyun! Ti farà bene.
Stacca un po', per favore! Solo un'ora! - piagnucolò la
ragazza attaccata al braccio.
Certo
che sa come lagnarsi!
Jorinde
lo guardava supplicante. Odiava
quel tipo di sguardo, lo faceva sentire stronzo.
- Va bene, verrò con te ma solo per
un'ora. - precisò il ragazzo.
Non gli lasciò il tempo di finire la frase che
già lo stava
trascinando verso la stanza che Jonghyun le aveva permesso di tenere
come “studio” in cui dipingere.
Quel posto era pieno di quadri, da tutte le parti c'erano quadri e
solo quattro ritraevano Odette e due Jae Hyun. Toccava a lui per
forza di cose. D'altronde non gli avrebbe fatto male passare del
tempo con lei se così il suo cuore si sarebbe scaldato
almeno un
po'. Jae Hyun ed Odette gli ripetevano in continuazione che doveva
passare più tempo con lei ed ora eccolo lì.
- Fai un'espressione decente Jjong! - lo
apostrofò Jorinde da dietro la tela.
- Un'espressione decente? Cosa vorresti
insinuare Gretel?! - ribattè lui acido.
Da quando aveva scoperto che il suo nome, Jorinde, era lo stesso di
una protagonista delle fiabe*, quando voleva punzecchiarla la
chiamava Gretel.
- Farò finta di non averti sentito!
Comunque mettiti in posa ora! Di tre quarti magari...grazie! - .
Jonghyun l'accontentò. Aveva anche l'opportunità
di svagare un po'
con la testa mentre Jorinde lo ritraeva.
Passò diverso tempo prima che la ragazza lo richiamasse
sulla terra.
- Jjong! Jjong! Vieni qui! Avvicinati, fammi
vedere bene il colore dei tuoi occhi.- disse facendogli segno di
affiancarla.
Il ragazzo si alzò e fece come gli era stato detto. Ne
approfittò
per dare una sbirciata al quadro. Sembrava già molto bello
ma volle
stuzzicarla un po'.
Jorinde lo guardò a bocca aperta.
- Stai scherzando?! Sei praticamente tu! -
replicò indignata.
- Lo vedi solo tu che mi somiglia! -
ribattè Jonghyun.
- Devi avere le cataratte già alla
tua età! - mormorò acida.
- Non te la prendere. È sempre
così con gli artisti...non puoi piacere a tutti! - .
- Finora non piaccio solo a te! E dimmi,
perchè non ti somiglia? -
- Troppo...troppo comune. - disse quello
semplicemente.
Sembrava credere davvero a quello che diceva.
Stava già gongolando quando la sua splendida e bianca
camicia si
macchiò di un giallo acceso, proprio all'altezza del petto.
Guardò
quella striscia giallognola: sicuramente non si trattava di una
decorazione, l'ultima volta che l'aveva vista, le sue decorazioni
erano solo nere. Alzò lo sguardo su Jorinde. Questa volta
era lei a
gongolare, con il pennello in mano e un ghigno stampato sul volto.
Gli aveva appena tinto la sua camicia preferita.
-Oh, mi dispiace! - disse la ragazza con una fintissima espressione
preoccupata – pensavo avesse bisogno di un po' di
colore...sai, mi
è sembrata troppo...troppo comune.-
biascicò lasciva
marcando le ultime due parole.
- Oh, ti dispiace davvero? Che peccato! Anche io sono
dispiaciuto...sai, volevo quasi lasciarti uscire con Odette il mese
prossimo...sai, durante il suo giorno libero...- sussurrò
Jonghyun
dandole le spalle.
- Cosa?! Aspetta! Non puoi ripensarci per una
cosa così...non è giusto! - strillò
Jorinde spingendo Jonghyun inviperita.
Si allontanò da lui pronta a girare sui tacchi e lasciarlo
solo come
un babbeo lì dentro.
- Facciamo così, se fai quello che
ti chiedo ora, ti faccio uscire con Odette! Avvicinati!- disse il
ragazzo ad un tratto.
Jorinde lo guardò preoccupata.
- Se vuoi chiedermi di venire a letto con te,
puoi scordartelo! - lo avvisò la rossa mentre si avvicinava
a lui.
- Tranquilla! Voglio solo un bacio...dammelo e
potrai uscire! - propose malizioso Jonghyun sedendosi sul letto.
- Cosa?! -
Jorinde arrossì.
- Un bacio? Se lo vuoi sulla guancia posso si,
altrimenti puoi scordartelo! - sbottò indignata.
Sempre
il solito!
La rossa non si aspettava che accettasse. Però se un bacio
sulla
guancia poteva permetterle di rivedere Yoora, si sarebbe sacrificata.
Si chinò su di lui, pronta a dargli quel bacio quando venne
afferrata dalla sua mano che si serrò intorno al suo polso e
la tirò
sul letto senza troppi complimenti.
In un attimo Jonghyun le fu sopra.
- Ehi! Avevi detto un bacio!-
esclamò Jorinde risentita colpendolo sui pettorali sodi.
- Ho cambiato idea! Voglio di più.-
replicò il biondo con un sorriso che si estendeva da un
orecchio all'altro.
- Vuoi di più? Come desideri...ti
darò di più, ti darò tutto quello che
mi chiederai. - gli sussurrò Jorinde all'orecchio con fare
sensuale.
Jonghyun rimase a dir poco stupito da quella reazione tanto che non
si accorse che la rossa era riuscita ad afferrare uno dei cuscini
alla loro destra e quando il colpo arrivò, secco, sulla sua
spalla,
gli ci volle qualche secondo per capire quello che era successo.
- Scusa Jonghyun, non mi hai risposto e quindi
ho ben pensato di darti quello che avevo in quel momento!-
sghignazzò Jorinde che intanto se la stava spassando, in
piedi affianco al letto, dopo che era riuscita a sgattaiolare via da
lui.
Jonghyun la guardò incredulo.
- Ma tu guarda questa pulce! Vieni qui che
questa volta sarò io a darti tutto quello che ho! - disse
Jonghyun con un sorriso divertito.
Aveva un sorriso grande stampato sul volto, Jorinde non glielo aveva
mai visto ed era bello, davvero bellissimo. Sembrava quasi che si
stesse...divertendo?
Persa in questi pensieri non si era accorta che Jonghyun stava per
acciuffarla.
- Toccami e lo dico ad Odette! - lo
minacciò la ragazza cercando di svignarsela ma Jonghyun fu
più rapido e l'afferrò per un braccio.
- Ah si? Che paura! Me la sto facendo sotto! -
la canzonò lui.
- Fai bene! Potrebbe picchiarti con il
battipanni! - lo minacciò ancora la ragazza ridendo.
Anche Jonghyun rise. Era la prima volta da quando era lì che
lo
sentiva ridere. Mai lo aveva fatto prima d'ora. Una risata
cristallina, pura, vera.
La ragazza perse qualche battito a quella risata.
- Tutto bene? - chiese lui tornando serio.
- Si, mi ero solo incantata.- mentì
la rossa.
- Allora prima che ti addormenti in piedi,
torniamo al dipinto. - disse Jonghyun sorridendole.
Il ragazzo prese posto di nuovo sul baule e la ragazza annuì
posizionandosi dietro la tela.
La sua risata le risuonava ancora in testa. Lo avrebbe costretto a
posare altre mille volte se così avesse potuto rivederlo in
quel
modo. Avvolto dalla spensieratezza e vestito di sorrisi. Sembrava
quasi un'altra persona, una di quelle che può cambiarti la
giornata,
renderti felice anche se fuori piove e fa freddo. Jonghyun era capace
di fare uscire il sole anche a gennaio, Jorinde se lo sentiva, sapeva
che era così.
Ce l'ho fatta gente! Sono tornata con il sesto capitolo! ^^
Buondì!
^_^
Come va? Finalmente qualche piccolo (?) segreto è stato
svelato!
Kibum si è convinto, grazie ad Odette e a Jae Hyun, che per
aiutare
Jonghyun non è necessario sacrificare la libertà
di Jorinde.
Tuttavia quello che gli si propone è davvero difficile.
Dovrà
sorvegliarla continuamente sul posto del lavoro per evitare che
qualcuno le si avvicini. Jonghyun, dunque, è vittima di una
maledizione e sembra proprio che Jorinde potrebbe essere la soluzione
al suo problema ma chissà...staremo vedere! XD Intanto si
è preso
una pausa e si è divertito a giocare con la ragazza
rivelando un
lato di sé che Jorinde non aveva mai visto. Spero che la
filastrocca
vi piaccia, non è perfetta ma ci ho provato. XD Ovviamente
la donna
che ha lanciato la maledizione parla per enigmi. Ho utilizzato le
figure dell'imperatore e del re perchè l'imperatore era
visto, in
passato, come una figura nobile a cui bisogna credere ciecamente,
più
importante e “superiore” di animo (che poi non era
vero comunque
in passato XD) e non solo di un giovane re pieno di bizze e capricci.
Non credo che debba aggiungere altro, forse solo dirvi che il
prossimo capitolo mostrerà qualcosa del passato. :)
Inoltre, la *fiaba di cui parla Jorinde è la seguente:
“Jorinde e
Jorel” o “Jorinde e Joringel”,
una fiaba tedesca molto carina.
Una delle mie preferite. ^^
L'immagine che ho utilizzato per la copertina, l'ho scelta
perchè
penso che rispecchi molto la situazione di Jorinde, una gabbia
bellissima ma piena di luce e con la porta aperta da cui può
scappare non appena ne ha l'occasione.
Adesso passiamo, come sempre, ai ringraziamenti. Grazie a lagartischa
e a Ninechka
per aver recensito
lo scorso capitolo. Grazie a tutti coloro che hanno inserito la
storia fra le seguite e le preferite. Grazie di cuore! <3
<3 <3
<3 <3
A presto, allora! ^^
Kisses! :*
|
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Capitolo 7 *** 7. Il passato I - una via di fuga ***
7. Il passato I
– una via di fuga
N.B.
Ciao a tutti! Volevo comunicarvi che la prima parte del capitolo
è
un ricordo, un evento del passato e per questo ha una scrittura
differente. Solo questo, ora non vi secco più! Ci vediamo
sotto!
Buona lettura! ^^
L'estate
era alle porte ormai e il caldo cominciava a farsi sentire. Da
lì a
qualche giorno il sole avrebbe baciato con le sue roventi labbra
tutti i petali di quella vecchia rosa. A Jonghyun non piaceva il
caldo, Jonghyun non lo sopportava. Gli riportava alla mente la morte
dei suoi genitori, deceduti in un incendio due anni prima. Era a casa
con la tata quando gli fu comunicata la notizia. Era scoppiato un
incendio in uno degli hotel del padre e parecchie persone avevano
perso la vita, tra cui i suoi genitori. Da quel giorno in poi era
rimasto solo o quasi. Certo, la sua tata, che lui chiamava
amorevolmente ajhumma fin da bambino, gli era rimasta accanto e
così
anche i figli del pittore, suo vicino di casa. In verità,
l'unico
vero figlio di casa Lee era Jinki, più grande di lui di un
anno,
l'altro Choi Minho, era stato praticamente adottato. Minho era
orfano, di lui si sapevano solo il nome e il cognome, aveva vissuto
fino ai dodici anni in un orfanotrofio. Per quel che Jonghyun sapeva,
Minho scappava spesso da lì e in una delle sue fughe aveva
conosciuto Jinki con cui aveva stretto subito amicizia. D'altronde,
il maggiore era un tipo che si faceva volere bene, era difficile non
amarlo. Minho diceva che l'orfanotrofio era un inferno e lo odiava
con tutte le sue forze. I signori Lee ebbero compassione per il
giovane e vista l'amicizia che lo legava al loro unico figlio,
decisero di prendersene cura. Così Minho entrò a
far parte di
quella famiglia. A dirla tutta, non erano legati da chissà
quale
sentimento profondo all'inizio, Jonghyun aveva giocato spesso con
loro e i due ragazzi erano di buon cuore e alla notizia della morte
dei suoi genitori, avevano fatto di tutto per fargli ritornare il
sorriso. Jonghyun era grato a Jinki e Minho.
Jonghyun
ora aveva quindici anni e cominciava a essere stanco di quella
striscia di campagna in cui viveva. Quando l'insegnante privato aveva
qualche impegno e non poteva presentarsi la mattina, lui usciva a
fare due passi. Ed eccolo lì, in quella particolarmente
calda
giornata di fine maggio, seduto sui gradini della vecchia casa del
signor Park. La casa era ormai vuota da anni, il proprietario, il
vecchio signor Park, aveva fatto una vincita e aveva ben pensato di
mollare tutto e farsi un viaggio intorno al mondo. Chiamalo idiota,
ora era a spassarsela chissà dove. Fatto sta che a Jonghyun
quel
posto piaceva perchè si aveva una buona visuale di tutto
quello che
succedeva lì. La vecchia dimora aveva molte case di fronte
tra cui
la lussuosa casa di Kim Se Joo. Jonghyun storse il naso quando lo
vide uscire di casa. Era in assoluto l'uomo più ripugnante
che
conoscesse. Ricco, di origini nobili, arrogante e viscido. Non poteva
avere più di ventisei anni ma era già sposato e
anche con una bella
ragazza. La povera malcapitata era una vittima in tutti i sensi. Il
suo nome era Kang Odette ed era di sangue misto: madre francese e
padre coreano. I genitori erano stati per molti anni proprietari di
una pasticceria ma da qualche anno erano caduti in disgrazia e da
allora avevano avuto gravi problemi economici. Odette era sempre
stata una ragazza dolce e premurosa con chiunque e non riuscendo
più
a sopportare di vedere i suoi genitori in quello stato aveva
accettato la proposta di matrimonio di Se Joo nonostante i genitori
la pregassero di lasciare perdere e di vivere la sua vita, magari
lontana da lì. La ragazza era giovane, aveva appena ventidue
anni.
Era chiaro che lei non lo amava e mai lo avrebbe amato. Il giovane
uomo nutriva per lei una malsana passione che la ragazza non
ricambiava.
“
Sei
innamorata di lui?” le aveva chiesto Jonghyun dopo avere
appreso le
imminenti di nozze della primogenita dei Kang.
“Sarà
mio marito.” era stata la sua risposta. Con voce decisa e
sguardo
basso.
Jonghyun
conosceva Odette da sempre, da quando era solo un piccolo fagotto e
lei una bambina con le trecce e sempre troppo alta per la sua
età.
Odette gli regalava caramelle e dolciumi, gli faceva dei dolci
apposta per lui, con le ricette di famiglia, lo faceva giocare e lo
convinceva a studiare quando non voleva. Quindi sapeva bene quando
mentiva e in quel momento Jonghyun capì che stava mentendo.
Forse la
ragazza s'illudeva che con il tempo avrebbe imparato ad amarlo ma
entrambi sapevano che non era vero, nessuno poteva amare un uomo
ripugnante come Se Joo.
Poco
dopo vide uscire Odette di casa, avvolta nel suo vestitino azzurro,
con i capelli ben fatti ma l'aria infelice. Sembrava una vera signora
truccata di tutto punto, con la borsetta in mano e gli orecchini di
perla. Niente più trecce, niente più gonne troppo
corte, niente più
occhi sorridenti e fiori tra i capelli. Legata ad un uomo che odiava
probabilmente e a cui avrebbe dovuto dare anche dei figli presto o
tardi. Odette era troppo brillante per un verme come Se Joo. Il
ragazzo la seguì con lo sguardo mentre usciva dal
cancelletto.
Jonghyun sapeva che Se Joo la picchiava e anche Jinki e Minho gli
avevano confermato di averla vista e sentita piangere. Odette si
strappava via le lacrime dagli occhi gonfi e si truccava, non solo
gli occhi ma copriva anche i lividi che il marito le lasciava. A
Jonghyun ribolliva il sangue nelle vene ogni volta.
Si
alzò di scatto e seguì la ragazza.
Odette
sussultò voltandosi.
- Jonghyun! Mi hai fatto
prendere un colpo! - esclamò.
- Sei impegnata adesso?
Volevo chiederti una cosa. - disse il ragazzo.
- Jonghyun, sto andando a
fare la spesa. Qualsiasi cosa tu debba dirmi, me la dirai dopo.-
rispose sbrigativa e fece per voltarsi e andarsene.
Si
comportava in modo schivo da quando si era sposata, sembrava quasi
non volesse più avere rapporti umani.
Le
afferrò il polso sottile e nel farlo la manica larga del
vestito si
alzò scoprendo il suo braccio ricoperto di lividi.
Jonghyun
fece di tutto per non urlare mentre la ragazza si coprì in
fretta il
braccio.
- Senti, devo andare.-
sussurrò a capo basso.
- E' stato lui, vero? -
chiese freddo e distaccato Jonghyun.
Da
Odette non giunse risposta.
- Quanto vorrei mettergli
le mani addosso! - ringhiò il bruno fra i denti –
perchè continui a farti trattare così? A farti
picchiare da quel bastardo? É come dare perle ai porci con
quello, lo vuoi capire? Lascialo! - quasi urlò alla fine.
- Abbassa la voce prima di
tutto. - gli intimò Odette – Non sono affari tuoi
di quello che faccio della mia vita e poi ci sono cose che tu non puoi
capire, sei ancora un ragazzino.- .
- Lo stai facendo per i
soldi, vero? Tanto lo sanno tutti nel vicinato. Lo fai per i tuoi
genitori, per dare sostegno economico a loro ma questo è
troppo. Non puoi farti trattare così da quello schifoso. Non
puoi vivere infelice per il resto dei tuoi giorni! - ribattè
Jonghyun lapidario.
- Stammi bene a sentire,
adesso! Prima di tutto, questi non me li ha fatti lui e te lo ripeto
ancora una volta: non impicciarti più della mia vita! -
sbraitò con voce strozzata Odette.
- Ah no? E come te li sei
fatti? Sei caduta dalle scale? - chiese ironico il più
piccolo fra i due – no, aspetta! La tua casa non ha scale!
Fammi il favore Odette, Jinki e Minho ti hanno vista piangere e di
certo non era per una caduta! - le confessò infine.
La
ragazza non rispose subito. Indugiò per un attimo con lo
sguardo sul
più giovane e poi sorrise, un sorriso amaro, che non si
addiceva al
suo volto.
- Si, piangevo perchè mi ero fatta male ma non era un dolore
fisico. - mormorò con sguardo perso mentre i suoi occhi si
riempivano di lacrime – apprezzo il fatto che ti preoccupi
per me ma io non posso più tornare indietro ora, devo andare
avanti e perseverare. Ho bisogno tanto del denaro di Se Joo quanto non
desidero le sue attenzioni ma non puoi solo ricevere e non dare. Il
mondo funziona così Jonghyun. - .
Alzò
lo sguardo sul giovane e dai suoi grandi occhi scendevano due lacrimi
lunghe e sottili come stalattiti di ghiaccio. Jonghyun poteva leggere
in quelle lacrime tutta la sofferenza che era costretta a patire la
ragazza, tutto il dolore per una scelta sbagliata ma utile.
- Lasciami stare ora,
dimenticati di me e va a vivere la tua vita! Ti auguro il meglio
Jonghyun, noona ti vuole bene.- sussurrò la giovane
accarezzando una guancia del bruno.
Odette
si asciugò le lacrime con un fazzoletto e diede le spalle al
giovane, pronta ad andare via.
- E se potessi guadagnare
più soldi di quanto Se Joo potrebbe mai darti in tutta la
sua vita? - chiese di punto in bianco Jonghyun.
La
ragazza si fermò ma non si voltò.
- Mi stai consigliando di
intraprendere il mestiere di passeggiatrice? - chiese con una punta di
divertimento nella voce.
- No, non mi riferivo a
quello- provò a dire il giovane ma fu interrotto di nuovo.
- Non ti azzardare nemmeno
a pensare di darmi dei soldi perchè non accetterei mai. -
disse seria.
- No, non mi riferisco
neanche a quello. So benissimo che non accetteresti. Ti dirò
solo un nome e se non ti interesserà, sarai libera di
andartene senza nemmeno voltarti per guardarmi.- replicò con
un filo di voce Jonghyun.
La
giovane donna non ribattè. Sembrava stesse aspettando questo
famoso
nome.
La
voce secca e decisa del castano per poco non la fece sussultare, in
modo particolare dal momento che aveva pronunciato quel
nome.
Passò
qualche secondo prima che Odette si voltasse nuovamente verso il
ragazzo. Jonghyun sorrise, sapeva che avrebbe funzionato.
Il
ragazzo stava tornando a casa scosso da una serie di scariche
elettriche. Si sentiva eccitato. Sapeva che da quella notte le cose
sarebbero cambiate. Lui e Odette avevano messo insieme un piano
infallibile. La sua vita stava per cambiare. Aveva pronunciato il
nome di Chul Moo su due piedi, senza pensarci molto, senza riflettere
ma in realtà era da un po' che ci stava rimuginando. Jung
Chul Moo
era ufficialmente il suo tutore, si era preso carico di tutti gli
affari del signor Kim alla sua morte essendo Jonghyun ancora
minorenne e non in grado di gestire il patrimonio. Il signor Jung era
stato un buon amico del padre e si era sentito in dovere di aiutare
Jonghyun prima che potessero subentrare uomini poco affidabili e
rovinare tutto ciò che i genitori di Jonghyun avevano
costruito. Il
castano ricordava perfettamente quando Chul Moo gli aveva proposto di
diventare uno dei suoi ragazzi, una delle sue perle e così
di
abbandonare quella campagna spersa ma il giovane aveva rifiutato.
Fatto sta che la proposta era sempre valida e Jonghyun, quel
pomeriggio, l'aveva accettata al volo, in un attimo, davanti a quella
giovane donna vestita di azzurro.
Per
la buona riuscita del piano aveva bisogno anche della collaborazione
di Jinki e Minho. Sarebbe passato da loro prima di tornare a casa
magari. Nonostante fosse così immerso nei suoi pensieri, non
era
così distratto da non accorgersi che qualcuno lo stava
seguendo.
Sentiva i suoi occhi addosso, così come si sentiva osservato
prima,
seduto al bar con Odette mentre ideavano il loro piano.
Continuò a
camminare tranquillamente e a un certo punto si voltò di
scatto.
Riuscì solo a vedere che il suo inseguitore, a qualche passo
da lui
aveva sussultato e poi aveva girato sui tacchi e se l'era svignata.
Jonghyun non poteva lasciarlo fuggire, poteva benissimo aver sentito
qualcosa del loro piano. Gli corse dietro senza pensarci due volte.
Era veloce ma Jonghyun non era da meno e riusciva a stargli dietro
senza problemi. Corsero per un po' e quello che prima era il suo
inseguitore si gettò fra la folla del mercato nella speranza
di
liquidarlo così ma gli occhi di Jonghyun erano attenti e non
lo
persero di vista. Una volta usciti dal mercato, quasi non fecero
cadere a terra le due vecchie zitelle Choi e poi svoltarono a destra
ma si ritrovarono in un vicolo cieco. Capolinea. La corsa era finita.
Inaspettatamente la “spia” cercò di
scavalcare il muro di fronte
a loro ma Jonghyun fu più rapido e afferrandolo per i
fianchi lo
tirò giù rischiando anche di prendersi un calcio
nei denti visto
che la spia aveva preso a scalciare non appena aveva sentito delle
mani afferrarlo. Alla fine il castano ebbe la meglio e
riuscì a
tirarlo sotto. Ora la corsa era davvero finita. Girò
sgraziatamente
la sua preda e la sbattè con le spalle al muro altrettanto
sgraziatamente. Ora che aveva l'occasione di guardare per bene il suo
stalker ne rimase stupito. Aveva di fronte un ragazzo all'incirca
della sua età, forse un po' più piccolo. Pelle
diafana, capelli
corvini, bocca piccola e pronunciata. Era magro molto magro ma
ciò
che lo colpì di più furono i suoi occhi. Erano
felini come quelli
di un gatto ma gli sguardi che lanciavano avevano la scaltrezza di
una volpe, a Jonghyun bastava guardarlo per accorgersene. Evitava il
suo sguardo e si guardava intorno come in cerca di una via di fuga.
In verità, Jonghyun conosceva di vista il ragazzo che aveva
di
fronte. Era la new entry di casa Kim, Kibum, il cugino minore di Se
Joo, arrivato a casa del parente qualche settimana prima. Il castano
non era stupito di vederselo lì, d'altronde era sempre il
cugino di
quella canaglia...sicuramente Kim junior non era da meno ma la cosa
che lo preoccupava era il timore che il ragazzo lo stesse seguendo
per ordine di Se Joo. Non poteva permettersi di mandare tutto in
fumo.
- E' inutile che ti guardi
intorno, da qui non scappi. - disse a un tratto Jonghyun.
Il
ragazzo gli puntò gli occhi addosso.
Kibum
non rispose, sembrava lo stesse studiando.
- Se sei qui per conto di
tuo cugino faresti meglio a girare sui tacchi e a tenere la bocca
chiusa. - sibilò subito dopo avvicinandosi pericolosamente
al suo interlocutore. Kibum indietreggiò di qualche passo.
- Perchè dovrei
essere qui per conto suo? - chiese in un sussurro.
- Non fare il finto tonto,
so bene che hai spiato me e Odette per tutto il tempo e hai anche
origliato la nostra conversazione. Sei a conoscenza del nostro piano e
stasera tornando a casa, spiffererai tutto a Se Joo, vero? - disse il
castano.
Aveva
ormai bloccato ogni via di fuga al corvino, lo aveva incastrato
contro il muro.
- Peccato che io non abbia
intenzione di farmi rompere le uova nel paniere da nessuno. Quindi non
sperare di spifferare tutto a Se Joo e poi stare tranquillo
perchè se ciò si verificasse te ne farei pentire
amaramente e fidati, so perfettamente come fare. - lo
minacciò con tono freddo.
Kibum
ebbe l'impressione che il ragazzo di fronte a lui non scherzasse
affatto. Decise che non avrebbe risposto.
- Se tieni al tuo bel
visino, faresti bene a tenere la bocca cucita.- lo ammonì
ancora Jonghyun prendendogli il mento fra due dita.
Kibum
ebbe l'impulso di spingerlo ma non lo fece. Ogni tanto vedeva
Jonghyun passeggiare con Jinki e Minho, li vedeva passare davanti
casa e un po' li invidiava. A volte si era sorpreso a guardare il
castano di soppiatto e aveva sempre pensato a lui come a un bravo
ragazzo. Anche dopo quella minaccia, non credeva fosse cattivo.
Jonghyun
stava per andarsene, convinto di essere riuscito a ottenere il
silenzio del ragazzo quando venne afferrato per il braccio.
- Aspetta! Non sono qui per
conto di mio cugino...sono qui per conto mio. - disse il ragazzo dai
capelli corvini.
- Per conto tuo? E cosa ti
spingerebbe a spiarci? Sentiamo.- lo interrogò Jonghyun.
- Sarò
sincero...all'inizio, non avevo interesse nello spiarvi, mi ero solo
incuriosito vedendovi insieme e allora ho ascoltato distrattamente
quello che dicevate ma quando ti ho sentito nominare Jung Chul Moo, non
ho potuto fare altro che ascoltare tutto per filo e per segno.-
spiegò il più alto fra i due – Voglio
venire con voi. - sussurrò infine a un soffio dall'orecchio
dell'altro.
Jonghyun
si scostò bruscamente.
Fece
per andarsene nuovamente ma Kibum lo afferrò ancora per il
braccio.
- No, aspetta! Sto dicendo
la verità! Fatemi venire con voi, mio cugino non
saprà mai niente. - replicò ancora il
più giovane.
- Piantala! Non ti credo!
Neanche un idiota lo farebbe! Come faccio a sapere che non è
una trappola, che tu non andrai a raccontare tutto a Se Joo?! E poi, se
proprio lo vuoi sapere, non ti porterei a prescindere con me. Tu abiti
in quella casa e quindi sarai sicuramente a conoscenza del fatto che il
tuo amato cugino picchia Odette e altrettanto sicuramente non hai
alzato un dito per impedirglielo a giudicare dai lividi che la
poveretta ha sulle braccia! Non potrei mai avere a che fare con uno
come te! - gridò seccato il castano spingendo con forza il
suo fastidioso interlocutore.
Kibum
era sbigottito, anzi quasi offeso da quelle parole. Quel ragazzo
nemmeno lo conosceva e si prendeva il lusso di giudicarlo in quel
modo. Non si giudica un libro dalla copertina.
- E tu cosa ne sai?! Vivi
per caso in casa con noi? Come ti permetti di additarmi come uno
stronzo senza cuore?! Se proprio lo vuoi sapere, non avevo la minima
idea che Se Joo picchiasse Odette, almeno fino a una settimana fa. Sono
tornato a casa ed entrando la prima cosa che ho visto è
stato mio cugino che la strattonava, pronto a colpirla ancora e sai una
cosa? Lo schiaffo me lo sono preso io per difendere lei! Ha colpito me
perchè l'ho diviso da Odette. Se non mi credi, puoi chiedere
anche a lei! - sbraitò Kibum infuriato spingendo Jonghyun a
sua volta.
Il
silenzio calò fra i due. Forse il ragazzo dagli occhi felini
non
mentiva, forse non c'entrava davvero nulla con Se Joo ma non poteva
fidarsi ciecamente.
Pensava
che la questione fosse chiusa ma si sbagliava.
- E va bene. Tieni, prendi
questo se non mi credi ancora.- disse Kibum frugandosi in tasca e
porgendogli un oggetto sottile.
Jonghyun
lo prese fra le mani. Era un pugnale, non molto grande, la cui
custodia era tempestata di pietre preziose. Lo sfilò dal
fodero e la
sua lama era affilata come poche.
- E io cosa dovrei farci
con questo? - chiese il castano stupito.
- Era di mio padre,
è l'unica cosa che mi è rimasta di lui.
Permettimi di venire con voi, fidati di me e se poi se la tua fiducia
si rivelasse malriposta, se dovessi dire qualcosa a Se Joo, potrai
ferirmi, anche uccidermi se lo vorrai. Questo pugnale è come
se fosse la mia vita, è come se ti lasciassi la mia vita in
mano, potrai farne quello che vuoi se ti tradirò. - rispose
l'altro determinato.
Jonghyun
era sconcertato dalla facilità con cui quel ragazzo aveva
detto
quelle cose, con quale leggerezza. Come poteva parlare in quel modo
della sua vita, come se ne avesse nove come i gatti e non una sola.
Forse diceva davvero la verità, tutto quello che voleva era
davvero
raggiungere il palazzo di Chul Moo probabilmente. Il suo nome era una
garanzia. Jonghyun lo scrutò per un attimo.
- E va bene. Accetto il tuo
patto. Potrai venire con noi da Chul Moo ma se dovessi tradirci, la
pagherai cara.- sentenziò infine.
Kibum
sorrise raggiante. Era davvero bello quando sorrideva e gli si
creavano le fossette sulle guance.
- Grazie! -
esclamò entusiasta.
- Aspetta a ringraziarmi!
Ci vediamo stanotte, a mezzanotte, vicino al muretto davanti le porte
della città. Non fare tardi o non ti aspetteremo.-
replicò Jonghyun aspro e lo lasciò da solo nel
vicolo.
Guardò
ancora quel pugnale che ora non era più un semplice pugnale,
un
ricordo per quel Kibum. Ora era una vita, la vita di un ragazzo,
Kibum gliel'aveva affidata al volo. Jonghyun non sapeva se al posto
suo fosse stato in grado di fare una cosa del genere, di autorizzare
qualcuno a fargli del male, a ucciderlo pur di scappare da quel
luogo. Forse per Kibum, l'aria di quelle campagne era diventata
irrespirabile...un po' come per lui.
Scosse
il capo e alzò lo sguardo sulla strada. Quasi si stava
dimenticando
di passare da Jinki e Minho per chiedere loro aiuto. Svoltò
a
sinistra e si diresse verso casa dei signori Lee.
Jinki
e Minho lo avevano ascoltato come sempre ed erano rimasti stupiti
della sua improvvisa decisione di accettare la proposta di Chul Moo.
Per
fortuna erano soli in casa.
- Si, non abbiamo altra
scelta e poi era da un po' che ci stavo pensando. Sono stanco di questo
posto, non c'è nulla per me qui. - rispose Jonghyun.
- Non hai torto
effettivamente. - commentò Minho – questo posto
sta stretto un po' a tutti.- .
- E quel Kibum? Che ci dici
di lui? - chiese Jinki prendendo posto accanto all'amico.
Jonghyun
si rabbuiò leggermente nel sentirlo nominare. Ovviamente
aveva
raccontato tutto ai due amici, anche di Kibum e della sua proposta.
- Non ho altra scelta che
fidarmi a questo punto...non credo che mi tradirà dopo
quello che mi ha detto. In fondo mi sembra disperato anche lui. Vedremo
questa notte. - mormorò Jonghyun girando il cucchiaino nella
tazza.
Jinki
annuì. Il silenzio era calato fra i tre. Jonghyun sapeva che
quella
era l'ultima volta che li vedeva probabilmente. La cosa lo turbava e
gli procurava delle strane vertigini all'altezza delle gambe.
- Allora...stasera farete
quello che vi ho chiesto? - chiese ad un tratto come per distrarsi.
- Certo. Puoi contare su di
noi. Stasera alle otto entriamo nella solita locanda in cui va a bere e
noi faremo solo in modo che qualche goccia di vino in più
scivoli nel suo bicchiere. Quando sarà ubriaco perso lo
riporteremo a casa dove, ridotto in quel modo, non si
accorgerà nemmeno dell'assenza di sua moglie. -
ripetè Jinki gongolante.
Jonghyun
sorrise. Si augurava che il piano funzionasse. Quel demente di Se Joo
andava quasi tutte le sere a bere e a giocare alla locanda con i suoi
amici. Jinki e Minho avrebbero pensato a farlo bere più del
solito.
Sarebbe stata così ubriaco, da non accorgersi di nulla.
- Allora vado.
Comunque...buona fortuna. - disse Jonghyun alzandosi in piedi.
- Buona fortuna anche a te.
- sorrise Minho alzandosi a sua volta e poggiandogli una mano sulla
spalla.
Jonghyun
odiava gli addii.
- Grazie...spero...spero di
vedervi...insomma- il ragazzo non aveva il coraggio di dire qualcosa di
sensato.
- Risparmia il fiato
Jonghyun, non dire una parola. Credo che ci vedrai prima di quel che
pensi. Insomma, il palazzo di Chul Moo dicono che è grande
ma sarà davvero un castello se non riusciremmo a trovarti. -
lo interruppe Jinki mentre metteva via le tazze.
Il
maggiore fra i tre alzò lo sguardo su Jonghyun e sorrise,
anche
Minho era abbastanza incredulo.
- Insomma, non penserai che
io e Minho resteremo qui con un Kim Se Joo incazzato come un bufalo
dopo che si accorgerà della fuga...potrebbe ricordarsi di
noi due e di quanto lo abbiamo fatto bere. Potrebbe ricollegarci alla
fuga e tutto il resto...non voglio rogne per i miei genitori. -
spiegò candidamente Jinki.
Jonghyun
sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori ma il maggiore aveva
già
distolto lo sguardo. Forse era vero quello che diceva ma il ragazzo
dubitava che Se Joo potesse ricollegare Minho e Jinki alla fuga della
moglie...molto probabilmente era solo una scusa per restargli
accanto. Jinki era davvero il migliore.
Anche
Minho sorrise intuendo il trucchetto dell'amico.
- Beh...allora, ci vediamo
lì. - concluse Jonghyun salutando i due e andando via.
Cercava
di nascondere la sua felicità e il pensiero della sua tata
quasi ci
riuscì. Doveva comunicarle che andava via.
Tornò
a casa ed entrando senti l'ajhumma canticchiare. Quella donna era una
forza della natura. Si sfilò le scarpe e seguì la
voce che lo portò
in soggiorno. La tata era di spalle e stava piegando degli
asciugamani. I capelli tinti di nero legati in uno chignon stretto,
l'abito blu scuro che indossava spesso per stare a casa. Jonghyun era
proprio dietro di lei e istintivamente l'abbracciò.
- Jonghyun! Non ti avevo
sentito entrare. - disse la donna con dolcezza.
- Ti ho sentita cantare e
non volevo interromperti. - replicò il ragazzo.
- Allora, dove sei stato? A
fare una passeggiata? - chiese poi la tata.
- Qualcosa del genere. Dai,
ti aiuto! - rispose frettolosamente Jonghyun afferrando uno degli
asciugamani.
La
tata era davvero anziana. Sempre più rughe solcavano il suo
viso e
le sue mani erano sempre più nodose.
- Che cos'ha il mio
Jonghyunnie, mh? - sussurrò l'ajhumma con uno sguardo
indagatorio e dolce.
- Niente. Dovrei avere
qualcosa? Voglio solo aiutarti e così strano?! -
ribattè il ragazzo fintamente offeso.
- A me non puoi mentire. Ti
conosco da quando eri poco più grande di questo asciugamano
ripiegato.- lo ammonì la donna – Allora,
c'è qualcosa che ti turba? - .
Jonghyun
sospirò.
-
Effettivamente...c'è qualcosa che devo dirti.-
mormorò con voce spenta.
- Vai via? - chiese subito
quella con semplicità.
Il
ragazzo la guardò allibito. Come diavolo faceva a saperlo?!
La
tata rise non appena alzò lo sguardo su di lui.
- Non fare quella faccia.
Non ho la palla di cristallo ma semplicemente non poteva essere altro
il motivo della tua serietà e accortezza. -
affermò ripiegando l'ultimo asciugamano nella cesta.
- Si, me ne vado...vado da
Chul Moo. Alla fine ho deciso di accettare. - confessò
Jonghyun a capo chino.
- Mi sembra giusto. Questo
posto è noioso perfino per una vecchia rimbambita come me.-
commentò aspra la tata – Parti solo? - chiese in
seguito.
- No, una ragazza viene con
me.- rispose semplicemente Jonghyun.
- Una ragazza? -
Il
ragazzo non aveva voglia di dire tutta la verità. Non voleva
che
qualcosa andasse storto. Tanto più che Odette era una donna
sposata
ma l'ahjumma sembrava interessata a estorcergli quell'informazione.
- Si, non posso dirti chi
però anche se credo che con il tempo capirai chi
è. Tutto quello che faccio l'ho fatto per il suo bene, qui
è infelice. - rispose Jonghyun.
- Credo di essermi fatta
un'idea ma tranquillo, la mia bocca sarà cucita a doppio
filo. - sussurrò la tata mimando il gesto di cucire sulle
sue labbra.
Poteva
fidarsi di lei. Quella donna era incredibilmente perspicace.
- Tu...tu che farai? -
chiese Jonghyun inseguendola nella stanza in cui avrebbe riposto gli
asciugamani nell'armadio.
- Io? Non penarti per me.
Pensavo di tornare a casa mia. Sono vecchia Jonghyun ma ho un
gruzzoletto da parte. Mi godrò la vita. - rispose la donna
infilando la testa nell'armadio.
Jonghyun
aveva vissuto tutta la sua vita accanto a quella donna. Fin da
bambino aveva mantenuto i suoi segreti e coperto le sue marachelle.
Non l'avrebbe più rivista. Quel pensiero gli faceva male.
Sentiva
gli occhi inumidirsi ma non voleva piangere come un poppante, aveva
quindici anni ormai.
La
tata si voltò a guardarlo. Anche i suoi occhi erano lucidi
ma le
vecchie labbra erano stirate in un sorriso dolce.
Si
avvicinò al ragazzo e lo strinse forte a sé.
- Il mio bambino...-
mormorò staccandosi da lui, forse per evitare di piangere
– Su su, non fare il muso lungo. Va e conquista tutti in quel
palazzo. Sono sicura che chiunque in confronto a te,
sembrerà una scimmia ballerina lì dentro! Il mio
Jonghyun è destinato a grandi cose! - esclamò
scoccandogli un bacio sulla fronte.
Il
ragazzo sorrise a quella “previsione” impertinente.
*
La luna
era piena quella
notte. Illuminava con uno squarcio la scrivania. A Jonghyun piaceva
stare al buio. Gli piaceva il buio, lo faceva sentire bene. I suoi
occhi erano fissi sul pugnale impreziosito da gemme che con la mano
destra faceva danzare sul tavolo. Ogni volta che lo riprendeva in
mano, la sua testa entrava in un'altra dimensione. Veniva investito
dai ricordi.
La
porta del suo studio si
aprì con uno scatto.
Era Jae
Hyun.
Il
biondo alzò lo sguardo
sul maggiordomo.
- Si,
fai venire Yoora qui, per favore. - rispose secco.
Jae
Hyun annuì e scomparve
oltre la porta di legno massiccio.
Eccomi!!
Scusate il mio
immenso ritardo ma fra una cosa e l'altra sono riuscita ad aggiornare
solo ora! ^^' Come state bellissimi? ^^
Ad ogni modo, come vi ho
annunciato all'inizio, questo è un capitolo sul passato, per
conoscere meglio i nostri personaggi e comprendere determinate
situazioni. Ci saranno altri capitoli così nel corso della
storia.
Abbiamo appreso un po' di cose della vita di Jonghyun, del suo
passato e della sua infanzia e adolescenza. Abbiamo scoperto che i
nostri ragazzi conoscevano bene Chul Moo, in particolare Jonghyun che
alla fine ha deciso di accettare la proposta fattagli dall'uomo tempo
prima. Insomma, smbra proprio che parta alla volta del palazzo di
Chul Moo, luogo di speranza e di sfogo per giovani artisti. Qui
abbiamo trovato il suo primo incontro con Kibum che non è
stato
molto piacevole ma che allo stesso tempo ha fatto riflettere Jjong e
del suo rapporto con Minho e Jinki. E subito dopo, ritornando nel
presente, Jonghyun manda a chiamare Yoora. Che cosa vorrà
ora? XD *
mette la musica da suspence come sottofondo*
Insomma, ne vedremo delle
belle. XD
Ora, lasciate che vi
ringrazi, come sempre. ^^ Grazie a Ninechka
e lagartischa
per aver recensito
lo scorso capitolo. Grazie a tutti voi che avete messo la storia fra
le seguite e le preferite e grazie a chi ha semplicemente letto.
Grazie mille! <3 <3 <3 <3 <3
A presto! ^^
Kisses! :*
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Capitolo 8 *** 8. Sorpresa inaspettata ***
8. Sorpresa inaspettata
Ormai
erano tre settimane
che Jorinde lavorava a “La tana del Bianconiglio” e
si trovava in
sintonia con tutti i suoi colleghi con cui aveva stretto un ottimo
rapporto. Minho la viziava e la coccolava come se fosse stata davvero
sua sorella, ogni mattina le portava qualcosa di dolce, soprattutto
cornetti. Jinki aveva sempre parole gentili per lei e non la
rimproverava quando, a volte, per distrazione invertita libri che
andavano in ordine alfabetico. Taemin, invece, le stava sempre
intorno e parlava tantissimo sorridendo imbarazzato ai suoi
apprezzamenti sulle sue doti da ballerino. Per quanto riguardava
Kibum, aveva con lui il rapporto più strano. Aveva
l'impressione di
starle antipatica a volte, di infastidirlo addirittura ma poi se lo
ritrovava sempre intorno e le dava anche una mano. Era un ragazzo
singolare.
Quella
mattina era una delle
tante e Jorinde era seduta dietro il bancone, accanto alla cassa, con
Kibum. Il ragazzo non le aveva rivolto la parola ed era tutto preso
dal suo cellulare. Sembrava quasi che volesse ignorarla, almeno
questo era ciò che percepiva la rossa, tanto da sentirsi a
disagio.
Era vero che il corvino non era d'accordo con il suo losco piano,
nonostante la stesse aiutando, però poteva fare uno sforzo
in più.
A Jorinde dispiaceva vivere quei momenti, voleva avere un buon
rapporto anche con lui. Lo guardava di sottecchi dondolandosi sullo
sgabello e di tanto in tanto si mordeva le labbra nervosamente, poi
ebbe un'idea. Prese il cellulare dalla borsa con cautela.
Il
ragazzo si voltò nella
sua direzione e fu investito da un flash.
Jorinde
rise.
-
Voglio farti un quadro e ho bisogno di una tua foto. - rispose con una
vocina piccola lei.
-
Potevi almeno togliere il flash. Mi hai accecato! - la
rimproverò Kibum stropicciandosi gli occhi.
La
ragazza sbuffò. Quel
tizio non faceva altro che lamentarsi.
-
Così ti impari ad ignorarmi! - lo rimbeccò lei a
braccia conserte.
- Non
ti stavo ignorando! Stavo semplicemente rispondendo a dei messaggi.
Devo rimirarti dalla mattina alla sera per caso? Ogni minuto della
giornata?! - ribattè Kibum ironico.
- No
ma quando ti comporti così sembra che lo fai apposta.
Davvero non ti piaccio? - chiese seccata la rossa.
-
Piantala! Piuttosto sai disegnare? - chiese il corvino di rimando.
-Si,
caro mio e anche dipingere! Cosa credevi facessi al palazzo di Chul
Moo?! - ripose con un sorriso Jorinde.
Kibum
la guardò per qualche
secondo.
- E
vuoi dipingermi? - .
-
Certo! Adoro ritrarre le persone che ho intorno, specialmente quelle
che mi piacciono!- rispose la ragazza -ho fatto dei ritratti a Odette e
Jae Hyun e ultimamente uno a Jonghyun! Dovresti vederlo, non sembra
neanche lui! - .
-
Allora sei proprio brava, mi dicono...- commentò sarcastico
il ragazzo.
Jorinde
assottigliò gli
occhi e lo colpì sul braccio.
- Non
che non gli somiglia fisicamente ma in un senso caratteriale...i suoi
occhi sembrano diversi, ecco. Diversi nel profondo. -
replicò Jorinde torturandosi le mani.
- Ti
sei capita solo tu. - mormorò il maggiore.
- Se
lo vedessi capiresti! - insistette quella.
- Va
bene! Piuttosto evita di nominare Chul Moo o Jonghyun qui dentro se non
vuoi che ti scoprano! - l'ammonì Kibum.
-
Come fanno a scoprirmi se non c'è ancora nessuno a parte noi
due.- ribattè la rossa.
- La
prudenza non è mai troppa e poi potrebbe sfuggirti qualcosa
davanti a loro. E comunque non dovresti parlarmi in quel modo ragazzina,
sono più grande di te, dovresti utilizzare un linguaggio un
po' più formale. - la rimproverò ancora il
corvino.
-
Vuoi scherzare, non sei di molto più grande di me! Hai solo
tre anni in più! - protestò la rossa.
- Tre
anni non sono pochi, non qui almeno! - .
- Lo
fai solo per mettermi in difficoltà! - .
- No,
lo faccio perchè è così che funziona
visto che non ci conosciamo poi da chissà quanto tempo!
Dovresti chiamarmi oppa come minimo.- la rimbecco lui acido.
- Se
non la smetti, ti chiamo ajhussi! - sghignazzò Jorinde.
Kibum
la guardò e sospirò.
In quel
momento Minho fece
la sua comparsa entrando con un sacchetto nella mano. Salutò
cordialmente i due e poi porse il sacchetto alla ragazza.
-
Minho! Non dovevi, non sei costretto a farlo tutte le mattine! - disse
la ragazza prendendo il sacchetto dalle sue mani.
Doveva
esserci un altro
cornetto.
-
Nah! É un piacere per me, sei nuova e sei la più
piccola è giusto viziarti un po' per farti ambientare
meglio! - replicò il ragazzo facendole l'occhiolino.
Jorinde
sorrise raggiante.
-
Grazie! Sei davvero gentilissimo! - lo ringraziò la rossa
– Comunque di questo passo mi farai ingrassare! - aggiunse
subito dopo.
La
rossa guardò Kibum al
suo fianco.
- Hai
sentito? É giusto viziarmi! - disse divertita.
- Se
Minho vuole viziarti che faccia pure ma da me puoi scordartelo
“bellissima”! -
ribattè il ragazzo con una vocetta antipatica.
La
ragazza rise.
-
Comunque, Ki-oppa – si corresse subito
dopo marcando quell'oppa in modo canzonatorio – facciamo a
metà? - gli chiese spingendo il sacchetto bianco sotto il
suo naso.
Il
corvino la guardò con un
sorrisetto.
- No cara,
sono a dieta.- rispose con finto tono amorevole poggiandole una mano
sulla spalla.
Non
passò molto tempo che
anche Taemin arrivò. Era leggermente in ritardo e sembrava
imbronciato ma la verità era che non gli piaceva alzarsi
presto,
fatto sta che non appena vide Jorinde seduta al bancone,
recuperò
il sorriso.
-
Buongiorno! - esclamò avvicinandosi ai tre.
-
Ciao Tae! - lo salutò la ragazza agitando la mano nella sua
direzione.
- Di
che parlavate? - chiese interessato il nuovo arrivato.
-
Tae?! - disse Kibum sorpreso.
- Da
quando lo chiami Tae? - .
- Che
c'è di strano, scusa? É un diminutivo affettuoso.
Sai, Taemin è gentile con me a differenza tua.- lo
rimbeccò la rossa con uno sguardo di sufficienza.
Il
corvino ignorò il suo
ultimo commento.
- Io
la trovo una cosa carina! Anzi, secondo me dovremmo chiamare anche
Jorinde con un diminutivo. - disse Minho poggiando i gomiti sul bancone.
- Ci
stavo pensando anche io...magari a qualcosa tipo...Jo! - intervenne
Taemin entusiasta.
-
Troppo sputtanato. - commentò Kibum con tono neutrale senza
alzare lo sguardo dal cellulare che nel frattempo aveva ripreso in mano.
- In
realtà mi hanno sempre chiamato così...-
provò a dire la rossa.
-
Appunto.- replicò secco Kibum.
-
Interrompo una conversazione interessante? - chiese Jinki che era
appena entrato dalla porta principale.
-
Ciao hyung! Stavamo cercando un diminutivo per Jorinde. - lo
salutò cordialmente Minho.
- Non
ti azzardare a dire Jo. É più scontato di una
commedia americana.- lo avvisò Kibum prima che potesse dire
la sua.
-
Mmmhhh...vediamo, che ne dite di Dede? - propose il maggiore.
- Con
la i? Quindi, Didi? - chiese Taemin.
- No,
io dicevo proprio con la e. - replicò Jinki serio.
-
Vuoi scherzare? Fa schifo Dede, meglio con la i, è
più melodioso. - ribattè il moro.
Jorinde
non intervenne. Era
curiosa di vedere cosa ne sarebbe uscito.
-
Jorinde è un nome troppo difficile per trarne un
diminutivo...quindi non è che abbiamo molta scelta. - disse
Minho sedendosi sul bancone fra Kibum e Jorinde.
-
Quindi se il diminutivo fatto con la prima sillaba non vi piace, lo
facciamo con l'ultima, “de”, quindi Dede secondo me
va bene. - disse Jinki con uno dei suoi sorrisi.
-
Meglio Didi.- ribattè ancora Taemin.
-
Concordo su tutta la linea. - disse Kibum alzando una mano.
- E
tu Minho che dici? Sei d'accordo con me o con loro? - lo
interrogò lo hyung a braccia conserte.
- Mi
dispiace hyung ma questa volta sono d'accordo con Taemin e Kibum. - si
scusò il più piccolo alzando le mani.
-
Fate come vi pare! Io la chiamo Dede! - ribadì Jinki
sciogliendosi poi in uno dei suoi sorrisi.
Ciò
che era più divertente
era vedere come nessuno di loro si fosse preoccupato di interpellare
la diretta interessata. Come se avessero scelto il nome da dare al
nuovo cagnolino o gattino appena trovato.
-
Grazie per il coinvolgimento! - esclamò la rossa
ironicamente dopo che avevano finito di discutere sul suo
diminutivo.
Minho
si voltò nella sua
direzione e scoppiò a ridere.
-
Scusa! Non ti abbiamo neanche chiesto se ti piace! - disse poi quasi
sdraiandosi sul bancone per abbracciarla.
-
Perchè, non ti piacciono? - chiese Jinki.
- In
verità, non ho detto niente solo perchè io non
saprei fare di meglio, oltre allo standardissimo Jo. - rispose la
ragazza ricambiando distrattamente l'abbraccio dell'amico –
stavo scherzando comunque, potete chiamarmi come volete. - aggiunse
dopo sorridendo.
-
Questo di chi è? - chiese Taemin prendendo il sacchetto con
il cornetto sul tavolo.
- Lee
Taemin! Metti giù le tue zampe, è roba mia.
É la mia colazione! - sbraitò Jorinde nella
direzione del moro.
Il
ragazzo sbirciò il suo
contenuto.
- La
tua colazione? Mi dispiace, Didi, è
diventata la mia colazione! - la canzonò il più
grande fra i due con un ghigno sul bel viso.
- Non
pensarci nemmeno! Me l'ha comprata Minho! - strepitò la
ragazza allungandosi sul bancone per afferrarlo ma Taemin prontamente
indietreggiò con il sacchetto in mano.
-
Dammelo Taemin! - esclamò Jorinde uscendo da dietro la cassa
per “fronteggiare” il suo rapinatore.
- Ma
tu guarda! A me Minho non compra mai il cornetto, al massimo il
caffè! Basta! Mi sono ingelosito! Voglio anche io il
cornetto! - replicò Taemin sorridendo alla ragazza.
- Non
fare il bullo con me! - lo minacciò la rossa cercando di
strappargli il sacchetto dalle mani senza successo.
-
Uffa! Tutti si prendono gioco di me solo perchè sono la
più piccola! - sbuffò aggrappandosi al braccio di
Taemin.
- Era
così anche per me ma adesso posso infastidire te che sei
più piccola di me! - disse il ragazzo con un espressione
felice.
- E
va bene! Facciamo a metà. - disse infine la ragazza
arrendendosi.
Taemin
le sorrise e
l'abbraccio. Fu un gesto così spontaneo e veloce che Jorinde
non
ebbe neanche il tempo di stupirsene.
Kibum
la osservava mentre
giocava e scherzava con Taemin. S'imboccavano l'un l'altro
sporcandosi di zucchero a velo. Guardandola così, sembrava
una
bambina che ha costantemente bisogno di attenzioni. Era difficile non
volerle bene, affezionarsi alla sua vivacità. Alcuni giorni
gli
sembrava davvero fragile come se una parola detta fuori posto potesse
avere degli effetti psicologici su di lei. Altre volte invece, era
una vera e propria roccia, instancabile, irraggiungibile, sembrava
pronta ad affrontare un tornado. Jorinde era un' orchidea rossa dai
petali fragili e morbidi ma dallo stelo forte come una catena doppia.
*
Erano
alle solite. Jorinde
urlava contro un Jonghyun impassibile accusandolo di rimangiarsi le
sue promesse.
- Non
ti ho promesso proprio niente...ti avevo detto che stavo pensando di
farlo ma non che l'avrei fatto sicuramente. - replicò pacato
quello.
Jorinde
lo guardò
sconcertata. Si, non lo aveva giurato sulla tomba dei suoi antenati,
questo è vero ma sembrava del tutto intenzionato a farlo.
-
Odette, lo senti? Sta ritrattando tutto! - disse la rossa inviperita
rivolgendosi alla cameriera.
- Non
mettere in mezzo Odette ora. - la riprese Jonghyun con un'occhiata
seccata.
La
giovane donna sorrideva
in difficoltà.
- E
poi, io ti avevo chiesto un bacio in cambio dell'uscita con Odette e tu
non me l'hai dato! - le rinfacciò Jonghyun che in tutta
quella storia sembrava si stesse divertendo.
Aveva
un mezzo sorriso
dipinto sulle labbra.
-
Chiudi il becco! Hai ritratto anche quello quando mi hai gettato sul
letto e mi sei saltato addosso! - lo accusò Jorinde
puntandogli il dito sul petto.
Odette
dopo
quell'affermazione si sentì quasi di troppo e distolse lo
sguardo
imbarazzata ma nessuno ci fece caso. Jonghyun invece fece di tutto
per non scoppiarle a ridere in faccia.
-
Senti Jo, mettiti l'anima in pace perchè non ti
lascerò uscire con Odette. Specialmente se continui a
borbottare alle mie spalle. - disse il padrone di casa.
- Sai
che novità! L'avevo capito da me, sai? Cretina io che
all'inizio ci avevo anche creduto! E comunque, non smetterò
di borbottare alle tue spalle, che poi mi lamento semplicemente delle
tue cattiverie gratuite nei miei confronti con Odette, se continui a
comportarti così. - strillò Jorinde seduta in
poltrona.
-
Cattiverie gratuite...non mi sembra di averti messa in catene e chiusa
in una stanza. - ribattè il biondo accavallando le gambe.
-
Devo ricordarti che mi tieni qui con il ricatto? - .
-
Basta con questa storia, sono stanco di sentirlo quindici volte al
giorno. - sbuffò il maggiore di rimando.
-
Sapessi io quanto sono stanca di stare qui! E comunque, per la cronaca,
da me non riceverai mai quel bacio che mi hai chiesto...né
altro!- esclamò la rossa velenosa.
Jonghyun
si voltò a
guardarla e sorrise ancora. Posò il cellulare sul tavolino
che aveva
di fronte e si alzò. Si stava dirigendo verso di lei e la
sua
poltrona. Jorinde stava quasi per apostrofarlo male quando il biondo
si chinò su di lei. Averlo così vicino la
imbarazzava sempre.
- A
prescindere dal fatto che io quel bacio potrei prendermelo anche ora e
tu me lo daresti senza fare storie ma poi, chi ti dice che io voglia
baciarti? Non ho bisogno delle tue labbra, arrogante e capricciosa
ragazza! - le sussurrò Jonghyun accarezzandole con il
pollice le grandi labbra carnose.
Jorinde
si sentì venire
meno a quel tocco ma la ragione prevalse e scostò
bruscamente la
mano di Jonghyun. Gli avrebbe dato uno schiaffo se non avesse avuto
fretta di sparire.
- Qui
l'unico arrogante e anche prepotente sei tu! - sbottò
arrabbiata e scattando in piedi, si allontanò a grandi passi.
Si
gettò a peso morto sul
suo letto. Ogni volta con Jonghyun era sempre la stessa storia.
Andavano d'amore e d'accordo per qualche giorno e poi si ammazzavano
puntualmente. Era sempre colpa sua. Poi era così arrogante
che gli
avrebbe volentieri dato una testata.
Non
voleva le sue labbra?
Benissimo, allora poteva fare a meno di strisciarle intorno. Quel
bacio non l'avrebbe mai visto...se lo sarebbe preso chi se lo
meritava davvero, avrebbe baciato chiunque che non fosse Jonghyun in
quel momento, così, per dispetto. Annuì convinta
dei suoi pensieri
ma subito dopo si diede dell'idiota. Che andava a pensare ora, a fare
i dispetti a un tizio che le aveva detto chiaramente di non volere i
suoi baci.
Certo
che c'era rimasta un
po' male ma solo un po'. Come lui, anche lei poteva
fare a
meno delle sue labbra che non aveva mai sfiorato tra l'altro. Si mise
a pancia in giù, si sentiva una ragazzina in piena crisi
adolescenziale. Soprattutto come accidenti si permetteva di insinuare
che poteva baciarla come e quando voleva?! Era per caso una facile?
Una che si faceva mettere i piedi in testa? No signore. Jorinde
Kübler era un osso duro e lo avrebbe dimostrato se necessario.
Era
così immersa nei suoi
pensieri che quando il suo cellulare vibrò quasi cadde dal
letto. Lo
prese fra le mani...chi diavolo poteva scriverle ora? Sperava con
tutto il cuore fosse Yoora, non le aveva mai scritto da quando era
andata via e Jorinde non lo aveva fatto perchè temeva fosse
arrabbiata con lei per non averle detto nulla di quella proposta e
della sua decisione di andare via. Nonostante tutto, la sua voglia di
vederla non era diminuita, anzi, desiderava riabbracciarla e scusarsi
un milione di volte. Quando il display s'illuminò, rimase un
po'
delusa. Non era Yoora. Era Taemin. Non le aveva mai scritto da quando
lavoravano insieme.
“Ciao.
Che fa la nostra Didi? :)
Sei
impegnata? ”
“
Ciao.
:) niente, pensavo un po'. Tu?”
Poggiò
di nuovo il telefono
sul comodino aspettando una risposta che non tardò ad
arrivare.
“Rimetto
in ordine la stanza prima che venga seppellito dalla mia stessa roba.
XD
Pensavi?
A cosa? Sei forse pentita di aver diviso il tuo cornetto con me
stamattina? :O XD”
Jorinde
sorrise
inconsapevolmente.
“No.
XD Anche se non ti aspettare che io lo faccia sempre d'ora in poi. XD
Corrompi
Minho per fartene comprare uno. XD
Comunque
non pensavo a niente in particolare. Solite cose.”
“Sicura?
Guarda che se c'è qualcosa o qualcuno che ti dà
il tormento puoi
dirmelo.
Sono
qui apposta. Il regale Taemin ti porterà fuori dai guai
Didi. ;)”
Taemin
era davvero dolce con
lei il più delle volte. Si preoccupava per la sua persona
anche se
non la conosceva da molto. Aveva un cuore d'oro.
“
Grazie,
regale e brillante (?) Taemin ma sto bene, tranquillo. XD ^^”
“
Mi
fido allora! :) Senti Didi, se ora sei libera, ti andrebbe di andare
a fare un giro?
Ci
prendiamo qualcosa da bere, chiacchieriamo un po', facciamo due
passi.
Anzi,
ho un'idea migliore! :D Ti porto in un posto davvero molto carino.
Però
dobbiamo andare con la macchina. Magari ti passo a prendere.
Dov'è
che stai di preciso?”
Jorinde
si pietrificò nel
leggere quelle parole. La mano serrata intorno allo smartphone. Gli
occhi sbarrati, la gola secca. Avrebbe voluto sprofondare con tutto
il letto in qualche altra dimensione. Taemin voleva vederla ora, di
pomeriggio. Anzi, voleva passarla a prendere con la sua macchina,
davanti la sua ipotetica casa che ovviamente non esisteva. Se
scopriva tutto, era la fine! Decise di mantenere la calma e
inventarsi una balla.
“Oh
Tae, sei davvero gentilissimo ma non credo di potere ora. :/
Ho
una commissione importante da fare. Una signora mi ha chiesto di fare
un ritratto del nipote e io devo consegnarglielo fra due giorni e
sono ancora in alto mare. :/
Scusami.
Facciamo la prossima volta però. :*”
Si
sentì male e in colpa
per la risposta che era stata costretta a dargli. Il suo cuore era
diventato un po' più pesante. Taemin non si meritava un
trattamento
simile e si sentiva un mostro a mentirgli ma non poteva fare
diversamente. Il cellulare vibrò di nuovo.
“
Che
peccato! :/ Fa niente,dai.
Però
la prossima volta non scappi da nessuna parte! ;)
Comunque
domani mattina possiamo fare colazione insieme.”
“Certo.
Volentieri! ^^ Otto e mezza?”
“Per
me va benissimo. ^^ Te lo offro io il cornetto domani! :)”
Jorinde
sorrise ancora. Si
sentiva viziata e coccolata quando si trovava in libreria con quei
quattro. Era una fortuna essere la più piccola. Era felice
di
trascorrere un po' di tempo fuori dalla villa e dalla libreria per
svagarsi un po'. Taemin aveva avuto una buona idea. Mentre scorreva
le immagini sul suo cellulare vide la foto fatta a Kibum. Gli aveva
detto che lo avrebbe ritratto e così sarebbe stato. Il
ragazzo era
uscito davvero bene. Era molto fotogenico e quella maglia rossa gli
stava benissimo.
Si
voltò di poco per
scorgere Jonghyun seduto sul letto all'altezza delle sue gambe e per
poco non le venne un infarto. Bloccò subito lo schermo del
cellulare
e lo infilò sotto il cuscino.
Quando
accidenti è
entrato?!
Cosa
sarebbe successo se avesse visto la foto di Kibum? E ancora peggio,
se avesse letto i suoi messaggi con Taemin? Le avrebbe strappato i
capelli dalla testa con una pinzetta e con un calcio in culo
l'avrebbe rispedita in Germania mentre i suoi amici sarebbero stati
sbattuti fuori da casa di Chul Moo, ora tristemente
proprietà di
Jonghyun.
Saltò a
sedere e lo guardò spaventata.
- Scusa, non volevo spaventarti. - disse
Jonghyun perplesso guardando la sua espressione.
- No è che...non ti ho sentito
entrare. - replicò subito lei.
- La porta era aperta.- disse quello con
un'alzata di spalle.
Jorinde
lo squadrò. Indossava una maglietta nera a maniche corte di
cotone e
dei semplici jeans grigio chiari. Perchè qualsiasi cosa
mettesse,
stava sempre così maledettamente bene?!
Non si
era dimenticata quello che era successo poco prima.
- Non vorrai tenermi il muso ora? -
ribattè Jonghyun notando il suo cambio d'umore.
- E anche se fosse? Ne ho tutto il diritto!
Quindi ora vattene e lasciami in pace. - sibilò la ragazza
dandogli le spalle e sdraiandosi sul lato sinistro del letto.
- Dai Jo, te la sei davvero presa per
così poco? Certo che è facile farti arrabbiare!-
commentò il biondo.
Jorinde
non rispose.
- Piantala di fare la bambina. Non ti ho fatto
nulla, quante storie! - bofonchiò Jonghyun -Jo, non vuoi
vedere una bella cosa? - chiese poggiandole una mano sul fianco.
- Non ho due anni, non ci casco. - rispose
guardinga lei.
Il
ragazzo si chinò su di lei, senza togliere la mano dal suo
fianco, e
le sussurrò all'altezza del suo orecchio: - Guarda che sono
serio. É
una cosa davvero molto bella, secondo me ti piacerà. - .
- Odette ha fatto una torta al cioccolato a
quattro piani? - chiese speranzosa.
- No, mia diabetica ragazza. Credo ti
piacerà più della torta. É una cosa
che non hai fatto che ripetermi da quando sei qui. - replicò
Jonghyun.
Aveva
preso ad accarezzarle i capelli mentre le sussurrava all'orecchio.
Se
Jorinde ne avesse avuto la forza, avrebbe gettato Jonghyun dalla
finestra ma la verità era che le piaceva quando le si
rivolgeva con
quel tono dolce.
- Se non la smetti di accarezzarmi i capelli mi
addormenterò. - gli disse la rossa senza voltarsi verso di
lui.
- Ti lascerei addormentare se non dovessi
scendere immediatamente al piano di sotto. Ho una piccola sorpresa per
te. Dai, ti piacerà! - disse quello afferrandola per una
mano e tirandola per farla alzare.
- No, non voglio scendere! - si
lamentò la ragazza opponendosi alla forza che cercava di
farla alzare.
- Smettila! Scendi di sotto o rovinerai la
sorpresa che ti ho fatto! - sbottò Jonghyun seccato.
- Tienitela la tua sorpresa! - .
- Guarda che ti prendo di peso. - la
minacciò il biondo.
Jorinde
guardò in faccia il suo interlocutore e sbuffò.
- Va bene, va bene! Scendo! -
esclamò la ragazza strisciando giù dal letto.
Jonghyun
sorrise vittorioso.
Jorinde
scese le scale che conducevano al piano di sotto con Jonghyun alle
sue spalle. Chissà cosa aveva architettato. Forse un mazzo
di rose
giganti per farsi perdonare o forse un cucciolo...nah, forse no.
Quando ebbe sceso l'ultimo scalino, si voltò annoiata verso
il
camino e le poltrone aspettando di trovarsi qualsiasi cosa tranne
quello che effettivamente vide.
Perse
qualche battito a quella scena.
Un pezzo
del suo cuore era lì, davanti a lei. Choi Yoora era seduta
sul
divano di fianco al camino e si guardava intorno un po' spaesata.
Aveva una maglietta color vinaccio e dei jeans chiari. Si era tinta i
capelli. Erano prugna e liscissimi come se li ricordava Jorinde. Non
appena la vide l'amica balzò in piedi. Restarono a guardarsi
per un
po' e poi gli occhi di Jorinde si riempirono di lacrime. Corse verso
la ragazza e l'abbracciò. La strinse forte a sé e
iniziò a
singhiozzare. Dopo qualche secondo anche Yoora ricambiò
l'abbraccio
e nascondendo il volto contro il collo dell'amica, pianse. Erano
l'una per l'altra quello che la gente comune definisce
“famiglia”.
Entrambe avevano perso i genitori e non avevano fratelli o sorelle.
Yoora si era arrabbiata con Jorinde all'inizio, come aveva potuto
nasconderle una cosa così, come aveva potuto lasciarla sola?
Si era detta che non l'avrebbe mai perdonata ma ovviamente era una
bugia. Jorinde le mancava da morire ed era sicura che era
così anche
per la sua amica. Erano così strette l'una all'altra che
Jonghyun
non si permise di disturbarle. Sostava a metà delle scale e
le
guardava. Sapeva cosa significava non essere in grado di vedere una
persona speciale per te, lo aveva passato anche lui ed era stato
crudele non permettere a Jorinde di vedere Yoora. Sorrise teneramente
alla scenetta.
- Kim Jonghyun, il bravo ragazzo. -
sussurrò la voce di Odette al suo orecchio.
Si voltò
verso la cameriera.
Quando
cazzo è
arrivata?!
Sostava
su un gradino più in alto del suo e teneva fra le mani la
cesta dei
panni. Sorrideva impertinente verso di lui con l'espressione tipica
di chi la sa lunga.
Jonghyun
sbuffò e voltò la testa di lato in imbarazzo.
Odette
trattenne una risatina. Alla fine Jonghyun era sempre Jonghyun.
Sono
tornata people! Chiedo scusa per il ritardo ma sto studiando per gli
esami quindi fare due cose contemporaneamente è sempre una
faticaccia ma alla fine l'importante è che la spuntiamo! :D
Come
state? :* Spero vi sia piaciuto questo ottavo capitolo, un po' di
cazzeggio (passatemi il francesismo) però alla fine serve
anche
questo ma non abituatevi troppo perchè con il prossimo
capitolo ci
facciamo un altro giro nel passato. Qui, ho voluto narrare e
descrivere un po' il rapporto di Jorinde con gli altri personaggi, da
Minho a Jinki, da Kibum a Taemin e infine a Jonghyun. Insomma, sembra
proprio che Taemin voglia trascorrere un po' di tempo con Jorinde
fuori dal lavoro mentre Jonghyun dimostra di avere anche lui un cuore
tenero, con questa bella sorpresa che fa a Jorinde. Come dice Odette,
alla fine Jonghyun resta sempre Jonghyun, il ragazzo che lei
conosceva prima della maledizione non è del tutto scomparso.
:)
Credo di
non dovervi dire più nulla, solo ringraziarvi. ^^
Ringrazio
Ninechka
e lagartischa
per aver recensito lo scorso capitolo. Ringrazio coloro che hanno
inserito la storia nelle seguite
e nelle preferite.
Ringrazio,singolarmente, chiunque abbia letto il capitolo. Grazie
mille! <3 <3 <3 <3 <3 (cinque cuori
come gli SHINee
XD)
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 9 *** 9. Il passato II - il palazzo di Chul Moo ***
9. Il passato II
– il
palazzo di Chul Moo
Alla
fine Yoora aveva deciso
di accettare l'invito a cena della rossa ed era stata tutto il tempo
attaccata all'amica. Quando furono rimaste sole, nel grande salone,
Yoora ne approfittò per chiedere alla ragazza come se la
passava lì.
-
Dimmi la verità, come vanno le cose qui? - chiese Yoora in
un sussurro.
- In
che senso? - chiese, a sua volta, una stupita Jorinde.
- Ti
trovi bene? Ti trattano bene? - la voce dell'amica sembrava un po'
preoccupata.
Jorinde
sorrise
istintivamente.
- Si,
alla fine non è così male come pensavo. Odette e
Jae Hyun sono buoni con me...- rispose la ragazza lisciandosi le pieghe
della maglia.
- E
Jonghyun? - .
-
Jonghyun...è complicato. La prima sera che ho trascorso qui,
ero molto intimorita da lui, specialmente quando mi ha detto di
seguirlo da sola nella stanza-
- Non
ti avrà fatto del male?! - la interruppe Yoora afferrandole
le mani.
- No!
Tranquilla, non mi ha violentata o pestata! - scherzò la
rossa divertita.
- Sai
com'è, non è che mi fidi granchè, eh.
- commentò aspra l'amica.
- Per
la nominata che ha, ti comprendo però se poi ci stai
assieme, ti accorgi che non è così male. Certo,
ci litigo spesso ma non è mai stato malvagio con me. - le
confessò Jorinde in un sussurro.
-
Effettivamente per averti fatto questa “sorpresa”,
forse non è così male ma la prudenza non
è mai troppa e poi comunque ti tiene qui con il ricatto! -
le ricordò infastidita Yoora.
- Lo
so...è stato lui in persona che ti ha chiesto di venire a
trovarmi? - chiese la rossa incuriosita.
- Si,
l'altra sera mi ha mandato a chiamare e io ero preoccupata, pensavo
volesse mandarmi via dal palazzo o qualcosa di brutto ma poi quando mi
ha spiegato quello che voleva fare, ci sono rimasta di sasso! Non me lo
aspettavo proprio! - rispose l'esile ragazza.
-
Devo dirti una cosa Yoora ma non farti scappare niente o finisce male
per entrambe. - disse ad un certo punto Jorinde.
La
ragazza la guardò
preoccupata ma in quel momento furono interrotte da Jae Hyun che le
avvisava che era pronta la cena.
Il
pasto fu piacevole e a
Yoora, Jonghyun non sembrava neanche così cattivo come era
abituata
ad identificarlo, anzi sembrava quasi che lui e Jorinde avessero un
bel rapporto, a tratti burrascoso magari ma non male. Jonghyun le
faceva domande sulla vita al palazzo, su come procedeva, di cosa si
occupava. All'inizio si sentiva un po' a disagio e faceva fatica a
guardarlo in faccia ma alla fine si era sciolta un po'. Non l'avrebbe
di certo mangiata!
Quando
la cena fu finita,
Yoora fu invitata dal padrone di casa a sedersi nel salone, accanto
al camino spento. Sola, si sedette sul divano e aspettò
Jorinde che
voleva dare una mano ad Odette almeno a togliere la tavola.
- Jo?
- la
chiamò Odette titubante.
La
cameriera si guardò
intorno e quando si fu assicurata che fossero sole, si
avvicinò alla
rossa e inclinando la testa verso di lei sussurrò:
Jorinde
la guardò senza
capire.
- Mi
riferisco a quella cosa del letto...si, insomma...tu e lui –
provò a dire Odette con un'occhiata tra il curioso e
l'imbarazzato.
La
rossa sembrò rifletterci
un po' e poi capì.
“- Chiudi il becco!
Hai ritratto anche quello quando mi hai gettato sul letto e mi sei
saltato addosso!- ”
- No no no!- balbettò imbarazzata
mentre sentiva che il suo volto stava assumendo lo stesso colore della
sua chioma rossa.
- Non è successo proprio un
accidenti fra noi due! Quella cosa si riferiva a un gioco...stavamo
scherzando! - aggiunse subito dopo agitandosi visibilmente.
Posò la
caraffa d'acqua sul ripiano della credenza e si dileguò
velocemente
mormorando qualcosa sul raggiungere Yoora.
Odette
non sapeva se ridere o preoccuparsi...Jonghyun doveva darsi una
mossa.
Quando
la rossa ebbe raggiunto l'amica nel salone e dopo essersi assicurata
che nessuno le sentisse, le raccontò tutto. Del battibecco
con
Jonghyun avuto in quella stanza strana in cui l'aveva sorpresa a
ficcanasare nelle sue cose, alla sua fuga, al lavoro in libreria, ai
nuovi amici che si era fatta che poi erano gli stessi di Jonghyun, a
Kibum che sapeva tutto e che nonostante tutto la stava aiutando.
- Non lo so...forse può sembrarti
egoista. Ho sfidato Jonghyun nonostante la posta in palio siate voi ma
io non ce la farei a restare chiusa sempre qui. Però stai
tranquilla, farò di tutto per proteggervi...lui non lo
saprà.- sussurrò Jorinde con sincerità.
Non
voleva che fra lei e Yoora ci fossero ancora segreti. Voleva che
sapesse tutto, per filo e per segno.
Yoora le
strinse il braccio leggermente, come se volesse palesarla della sua
presenza al suo fianco.
- Non penso affatto che tu sia egoista...anzi,
credo che tu sia anche coraggiosa nel fare questo. Mi fido di te e so
che tutto andrà bene. Non ne farò parola con
nessuno. - mormorò.
C 'era
una serietà spaventosa nei suoi occhi e quasi non la
riconosceva.
Però avvertì quanto le sua parole fossero vere,
quanto ci credesse
e lei non avrebbe dovuto deluderla. Non lo avrebbe sopportato.
Jonghyun non doveva sapere anche se dopo quella sorpresa si sentiva
un po' in colpa per mentirgli ma non poteva fare diversamente.
Verso
mezzanotte, Jonghyun si era offerto di accompagnare Yoora al palazzo
in macchina nonostante lei avesse cercato di rifiutare educatamente
ma non c'era stato verso.
- Jorinde vieni anche tu, così forse
la tua amica si convince. - disse Jonghyun ad un tratto.
La
ragazza non poteva credere alle sue orecchie. Le stava davvero
chiedendo di uscire? Certo, non sarebbe stato niente di chè
ma era
già qualcosa.
Cercò
di contenersi e annuì.
Anche
Odette e Jae Hyun ne furono sorpresi e lo guardarono incuriositi.
Sicuramente sapeva quello che faceva.
Uscirono
tutti e tre e la leggera brezza di maggio, scompiglio loro i capelli,
come una carezza dolce.
Restarono
in silenzio durante tutto il viaggio e quando arrivarono di fronte il
palazzo di Chul Moo, scesero dall'auto.
Jonghyun
avrebbe, di gran lunga, preferito restare in macchina. Ogni volta che
vedeva quel posto, aveva le vertigini.
Quando
scorse i suoi grandi balconi e il suo enorme portone stagliarsi
contro il cielo stellato, quel solito familiare brivido percorse la
sua colonna vertebrale. Era come se i suoi ricordi si fossero
impressi su quei muri, come se oltre quella porta ci fosse stata
un'altra vita, una vita diversa in un altro mondo,che era il palazzo
di Chul Moo. Una volta fuori di lì, era come se non fosse
esistito
nulla, come se fosse stato un sogno ma Jonghyun, e chi come lui aveva
vissuto quell'esperienza, sapeva che non era così. Oltre
quei grandi
balconi, c'erano ampie camere da letto che se avessero potuto
parlare, avrebbero descritto senza alcun problema, ogni curva, ogni
centimetro del corpo degli amanti che consumavano le loro notti
insonni lì, ogni risata, ogni gioco fatto per noia o per
coscienza
avvenuto lì, ogni sorriso, ogni vestito scintillante. Se
quel
palazzo avesse potuto, avrebbe lasciato risuonare le voci di tutti i
suoi abitanti e ne sarebbe uscita una dolce melodia.
Jonghyun
distolse lo sguardo da lì mentre le due amiche si salutavano
ma era
troppo tardi.
Sicuramente
la cosa che odiava di più era ricordare.
**
Kibum
non aveva tardato all'incontro, anzi era arrivato anche qualche
minuto prima. Aveva sorriso quando aveva visto Jonghyun e Odette
arrivare.
Avevano
camminato a lungo, avevano viaggiato per tre giorni, avevano preso il
treno alla stazione più vicina e avevano dormito due notti
in un
hotel. Lì, Jonghyun aveva a lungo osservato Kibum e aveva
potuto
constatare il rapporto stretto che aveva con Odette. Forse quel tizio
era davvero un bravo ragazzo, a differenza del cugino, forse
poteva fidarsi. Però non sapeva nulla di lui, da dove
veniva, che
vita conducesse, perchè era andato ad abitare da Se Joo.
L'unica
cosa che sapeva o meglio, che aveva intuito, era che per certi versi
erano davvero simili. Entrambi avevano voglia di evadere, cercavano
una via d'uscita dalla monotonia, da quella che vita, che il treno
aveva lasciato alle loro spalle, chilometri e chilometri dietro.
Forse quello che cercavano, lo stavano per trovare, insieme
per di più. Quella situazione era davvero strana. Jonghyun
non
avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe scappato dal suo paese di
origine, con Odette dalle lunghe trecce e il cugino dell'uomo
più
odioso dell'universo.
La
seconda e l'ultima notte passata in hotel, la trascorse pensando a
Jinki e Minho. Chissà se poi avevano davvero avuto rogne con
Se Joo
per averlo aiutato in quel folle piano. Era da quando si era infilato
nel letto che si girava e si rigirava. Chissà se davvero gli
avrebbe
rivisti da Chul Moo. Si scompigliò i capelli castani nervoso
e si
mise a sedere di scatto.
La
stanza sarebbe stata completamente buia se non fosse stato per la
luce della luna che filtrava dalla finestra. Alla sua sinistra
Odette dormiva profondamente in quel piccolo e comodo letto singolo,
abbracciata al cuscino. Avevano preso un'unica camera, con un
matrimoniale e un letto singolo. Odette aveva riso e si era subito
impossessata del letto singolo, lasciando Jonghyun e Kibum a
condividere il matrimoniale. All'inizio, entrambi avevano protestato
ma poi si erano arresi davanti i rifiuti di Odette di cedere il suo
bel lettino. Si voltò verso destra e quasi non cadde dal
letto
quando vide che Kibum era sveglissimo e lo stava guardando.
- Che fai sveglio? - chiese
stupidamente.
- Non riuscivo a dormire visto che
tu non hai fatto altro che girarti e rigirarti nel letto e tirarti le
coperte.- rispose semplicemente Kibum.
- Certo che hai una scusa per tutto!
- lo rimbeccò il bruno.
- Non è una scusa,
è la verità! - replicò l'altro
semplicemente.
Si mise
a sedere anche lui.
Sembrava
davvero interessato.
Jonghyun
scosse il capo.
- Nulla...stavo solo...pensando.-
sussurrò a capo chino.
- Pensavi all'amore della tua vita?
- lo punzecchiò il corvino divertito.
- No! Che stupidaggini vai
blaterando! - gracchiò Jonghyun seccato.
- E io che ne so, scusa...non ci
conosciamo poi molto bene.- si giustificò il ragazzo.
- Stavo pensando a Jinki e
Minho...mi chiedevo se avessero poi avuto problemi con Se Joo.- disse
ad un tratto, senza riflettere.
Sentì
Kibum muoversi nel buio della stanza, fra le coperte. Sentì
il
materasso accanto a lui farsi un po' più pesante. Kibum
doveva
essersi avvicinato.
- Tranquillo, non credo che Se Joo
abbia poi collegato i tuoi amici alla nostra fuga in qualche modo...era
sicuramente ubriaco fradicio. Non ci avrà fatto caso,
vedrai! - lo rassicurò il ragazzo.
Entrambi
sapevano che Kim Se Joo era un uomo influente. Jonghyun non voleva
che la sua ira si abbattesse su Jinki e Minho o sulla loro famiglia,
era brava gente, non meritavano un trattamento simile.
Jonghyun
annuì ancora alle parole di Kibum, quel tizio aveva la
straordinaria
capacità di riuscirlo a calmare. Lo aveva notato in quei
giorni.
Ogni volta che qualche ansia o preoccupazione sfioravano la sua
mente, Kibum riusciva a scacciarle via.
- Jonghyun, rivedrai Jinki e Minho,
andrà bene.- sussurrò il ragazzo come se gli
avesse letto nel pensiero.
Il bruno
era stupito da come Kibum riuscisse a leggerlo così bene.
Sentì
qualcosa sfiorare il suo gomito. Probabilmente era il corvino che si
era mosso e il suo braccio lo aveva sfiorato oppure lo stava
accarezzando per infondergli forza.
- Mi hanno detto che ci rivedremo da
Chul Moo. - mormorò Jonghyun.
- Allora presto o tardi ci
raggiungeranno e finalmente potremmo spassarcela! Girano un sacco di
voci su quel palazzo, dicono che ci sono stanze enormi, più
di duecento! - replicò l'altro entusiasta.
- Ma va, non ci credo neanche se lo
vedo! - ribattè aspro Jonghyun.
- Duecento no ma cento forse si...a
proposito! Per cosa vorresti diventare un ragazzo di Chul Moo? Insomma,
qual è il tuo talento? Non arriverai fin lì per
lustrare i pavimenti spero, anche se si tratta di un lavoro di tutto
rispetto. - gli chiese il corvino stendendosi sul letto e puntando gli
occhi sulla schiena del compagno di viaggio.
Jonghyun
si voltò verso di lui e sorrise impertinente.
- Oh no, saranno gli altri a
lustrare il pavimento su cui camminerò dopo aver trascorso
le prime sere lì dentro...o magari proprio tu! -
sussurrò con tono lascivo chinandosi lentamente verso il
ragazzo.
- Ma sentilo...non ti facevo
così arrogante, Kim Jonghyun! - lo derise Kibum con un
ghigno sulle labbra.
- Non si tratta di arroganza ma di
rispondere con stile alle domande che mi vengono poste. -
replicò tranquillamente il bruno.
- Chiamala come vuoi ma per me resta
arroganza! Ah comunque, non credere che io bacerò la terra
su cui camminerai...sai, potresti incontrare qualcuno
più bravo di te. - biascicò Kibum senza perdere
quella sua espressione divertita e maliziosa.
- E dimmi...quel qualcuno,
saresti per caso tu? - chiese Jonghyun.
Il
corvino fece spallucce e alzò le sopracciglia.
Si chinò
ancora di più verso il corvino e con l'indice sinistro
tracciò una
linea immaginaria lungo il collo pallido dell'altro.
Era come
ipnotizzato dalla sua pelle liscia e candida, da quel pomo d'adamo
ancora non ben pronunciato.
- Vuoi usarlo su di me? - chiese
Kibum – effettivamente te l'ho dato per quello...- .
- Potrei sgozzarti e lasciarti qui
nel letto, così non ti vanteresti di essere più
bravo di me...- rispose Jonghyun con un sorriso.
Ora
erano estremamente vicini. I loro volti potevano quasi sfiorarsi
mentre il bruno continuava a giocare con il collo di Kibum, a
disegnarci cerchi concentrici con le dita e Kibum lo lasciava fare, lo
rilassava.
- Però io sono fedele
alla parola data, quindi visto che non mi hai tradito, non ti
ucciderò! - scherzò Jonghyun lasciando scivolare
la mano più in basso, verso le clavicole.
- Fammi capire...non vuoi uccidermi
ma vuoi spogliarmi? Che accidenti ti salta in testa?! Sono
più piccolo di te! Che hyung indecente che ho incontrato! -
lo rimbeccò fintamente offeso.
Jonghyun
rise.
- Non ti stavo spogliando, stavo
solo...giocando.- puntualizzò il bruno.
Kibum
stava per rispondergli quando udirono Odette tossire nel sonno.
Allora si premette un dito sulle labbra e fece segno al maggiore di
coricarsi. Non volevano che si svegliasse anche se a Kibum dispiacque
interrompere quello scambio di battute. Stava imparando a conoscere
Jonghyun e alla fine sembrava meglio di quello che credeva. Dovette
ammettere che averlo così vicino aveva fatto battere a una
velocità
maggiore il suo cuore, per non parlare delle sue dita che avevano
danzato sul suo collo. Ovviamente aveva fatto finta di nulla ma si
era sentito un po' in imbarazzo, nessuno lo aveva mai toccato
così
prima d'ora.
Il
mattino dopo erano partiti presto e in serata erano finalmente giunti
alla meta. Odette voleva vedere i fiori da cui si diceva aveva preso
nome il paese ma erano tutti troppo stanchi, quindi alla fine avevano
deciso di raggiungere il palazzo e riposarsi lì. Non appena
misero
piede nelle vie principali, grandi case e palazzi spuntavano da ogni
dove; quel luogo era così diverso dalla campagna in cui
vivevano,
sembrava di trovarsi in un altro stato. Dopo diverse viuzze un po'
tortuose, lo videro. Davanti ai loro occhi sorgeva il palazzo
più
bello che avessero mai visto. Maestoso, dai grandi balconi e
innumerevoli luci, imponente. Le sue vette sfioravano il cielo
ricoperto di stelle. A Kibum venne la pella d'oca a quella scena, non
se lo immaginava così. Era immacolato, bianchissimo con il
tetto blu
e le vetrate splendenti. Quasi quasi volevano andare via, un po'
impauriti da quello che avevano davanti ma non avevano fatta tutta
quella strada per niente. Quel palazzo era l'inizio di qualcosa di
nuovo e di eccitante. Non se lo sarebbero fatto scivolare dalle mani.
Jonghyun si fece coraggio e bussò al portone. Aspettarono
all'incirca cinque minuti e quando stavano per innervosirsi per la
lunga attesa, finalmente il portone si aprì. Davanti la
soglia stava
una cameriera minuta con un sorriso stampato sulle labbra piccole.
- Posso fare qualcosa per voi? -
chiese con una vocina.
- Si, sono Kim Jonghyun, vorrei
parlare con il signor Jung. - disse il castano.
- Certo, aspettatemi qui, ve lo
chiamo subito. - rispose cortesemente la donna.
La
regola numero uno all'interno del palazzo era che se c'erano dei
nuovi arrivati, il signor Jung doveva essere subito informato. A
dirla tutta, era l'unica cosa che chiedeva a chi lavorava per lui.
Nel mentre attendevano nell'atrio, si guardavano intorno. Quel
palazzo era sfarzoso da cima a fondo, bastava vederlo dall'esterno
per capirlo. Perfino l'atrio era dotato di un gigantesco lampadario
di cristallo. Sembrava esserci una festa nella sala di fronte, c'era
musica, chiacchiericcio, risate. Un gruppo di ragazzine sostava
davanti l'entrata della sala e gettavano loro occhiate curiose
ridendo di tanto in tanto. I tre le ignorarono e non dovettero farlo
neanche per molto visto che,a passo di marcia, dal corridoio alla
loro sinistra, un giovane uomo si stava dirigendo verso di loro con
il sorriso sulle labbra.
Era
davvero alto, i capelli neri ben pettinati, occhi piccoli e sguardo
dolce. Jung Chul Moo allargò le braccia verso Jonghyun.
- Jonghyun-goon! Sapevo che ti avrei
visto qui un giorno o l'altro! - esclamò e senza preavviso
strinse il ragazzo fra le sue braccia.
Il
castano rimase interdetto ma ricambiò ugualmente
l'abbraccio.
D'altronde, Chul Moo oltre a essere il suo tutore, era la figura
più
vicina a un padre, l'unica che gli era rimasta.
- Loro due sono con me. -
spiegò Jonghyun quando l'uomo alzò il suo sguardo
su i suoi compagni di viaggio.
Chul Moo
portò tutti e tre nel suo ufficio.
- Sedetevi pure, so che siete
stanchi ma devo spiegarvi giusto due cosine e poi vi lascio dormire. -
disse indicando le poltrone dietro di loro.
I tre
obbedirono.
- Allora, penso che lo sappiate
già ma ve lo ripeto. Qui chiunque ha bisogno trova lavoro e
alloggio. Non mi sono mai rifiutato di concedere un posto lavorativo a
nessuno ma sapete che questo palazzo è famoso per le
esibizioni che si svolgono la sera. Quindi, se c'è qualcuno
dotato di talento, sarà libero di potersi esibire nella sua
arte o di esporre le sue opere. Ci sono numerosi ragazzi e ragazze che
sanno tessere, dipingere, disegnare, scrivere, lavorare il vetro o la
ceramica. Bene, i loro lavori saranno esposti in casa mia o in mostre
organizzate da me per essere venduti. Ovviamente il ricavato va
interamente ai ragazzi. Mentre la sera qui c'è molto
movimento, c'è spettacolo quasi tutte le sere fra canto,
ballo, recitazione, mangiafuoco e cose di questo tipo. Proprio ora
mentre stiamo parlando, tutto questo sta succedendo in sala. Anche
questi ragazzi vengono retribuiti per il loro talento perchè
c'è gente che viene a vederli e molte persone chiedono ai
ragazzi di esibirsi alle loro feste o eventi. Questo è
quello che succede qui. Niente di più, niente di meno. -
concluse raggiante il suo discorso.
Nessuno
dei tre rispose ma sorrisero all'uomo.
- Bene, domani mi mostrerete tutto
ciò che vorrete e mi parlerete di ciò che
desiderate fare e io farò in modo di accontentarvi. - disse
infine.
Jonghyun,
Kibum e Odette si congedarono da Chul Moo e vennero scortati dalla
cameriera che aveva aperto la porta nelle loro stanze. Il signor Jung
aveva invitato i ragazzi in sala ma erano davvero stanchissimi e
avevano preferito andare a dormire. Kibum e Jonghyun si trovavano
sullo stesso piano ma in camere differenti.
Il
ragazzo si voltò e il bruno gli porse il pugnale. Il corvino
lo
guardò per un attimo.
- Tienilo tu...potrebbe venirti
voglia di sgozzarmi ancora. - disse con tono divertito alludendo alla
sera precedente.
- ...o magari di spogliarti ancora.
- mormorò Jonghyun con un sorriso sghembo.
Kibum
fece del suo meglio per non arrossire e girando sui tacchi si chiuse
in camera.
Jonghyun
intascò il pugnale e si ritirò anche lui in
camera.
La
stanza in cui si trovava era grande e c'erano due spaziosi letti con
la testata al muro. Probabilmente condivideva la stanza con qualcuno.
Si sedette sul letto ben fatto, dalle coperte rosso tiziano e si
guardò intorno. In casa sua non c'erano mai state stanza del
genere.
Alla sua sinistra c'erano tre gradini che portavano verso un enorme
armadio a parete intarsiato di rubini intorno alle ante.
Non ci
credeva ancora. Ce l'avevano fatta. Guardò il letto affianco
al suo
e notò che le coperte erano scomposte ma rosse come le sue.
Sopra la
testata c'erano appese delle lettere colorate. Jonghyun non ci aveva
fatto caso all'inizio. Si sporse per leggere. Era un nome. C'era
scritto “Taemin”.
Quel
Taemin doveva essere il suo compagno di stanza.
**
Una voce
femminile lo stava riportando alla realtà.
Il
ragazzo si riscosse quando si sentì toccare il braccio.
Voltò il
capo verso Jorinde che lo guardava accigliata.
- Stai bene? Yoora è rientrata.-
disse la ragazza indicando il portone.
- Si, scusa. Ero sovrappensiero.-
mormorò passandosi una mano fra i capelli.
- A cosa pensavi? - chiese curiosa la ragazza.
- Nulla che dovrebbe interessarti. - ripose il
ragazzo con un sorriso.
Jorinde
sbuffò e seguì Jonghyun verso la macchina.
Prima o
poi avrebbe scoperto qualcosa sul suo passato o non si sarebbe
chiamata più Jorinde Kübler.
Salve a
tutti! ^^
Lo so,
sono in un ritardo da fare schifo ma ehi, l'importante è che
sia
riuscita ad aggiornare, no? XD
Allora,
abbiamo un altro capitolo sul passato e finalmente i nostri
protagonisti sono giunti al palazzo di Chul Moo dopo un lungo
viaggio. L'uomo ha accolto Jonghyun a braccia aperte e Kibum ed
Odette sono finalmente lontani da Se Joo. Abbiamo delle interazioni
fra Kibum e Jonghyun che imparano a conoscersi e
poi...chissà! XD
All'interno della sua camera, Jonghyun scopre di avere un compagno di
stanza di nome Taemin. Tuttavia, Jonghyun non sembra interessato a
raccontare del suo passato a Jorinde che invece si ripromette il
contrario. L'immagine che ho messo come copertina dovrebbe
avvicinarsi all'idea mentale che ho del palazzo di Chul Moo, spero vi
piaccia! ^^
Ho
cercato di scrivere questo capitolo al meglio fra mille dubbi e
niente, spero che lo troviate piacevole! ^^
Non mi
resta che ringraziare lagartischa
per aver recensito lo scorso capitolo! Thank you! <3 <3
E,
ovviamente, ringraziare tutti coloro che hanno letto la mia storia e
continuano a farlo, chi ha inserito la storia fra le preferite
e le seguite.
Grazie mille! <3
<3 <3
Ah,
volevo anche ringraziare Ninechka
per avermi dedicato la sua one-shot! <3 <3 <3
Grazie! ^^
Questo è
tutto.
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 10 *** 10. Corsa contro il tempo ***
10.
Corsa contro il tempo
Jorinde
non si era
dimenticata di quello che aveva scritto a Taemin, della proposta di
fare colazione insieme. La mattina seguente si era alzata alle sette,
aveva fatto colazione e si era vestita senza fretta o indecisioni sul
vestiario. Dei semplici jeans chiari e strappati sulle cosce, una
maglietta bianca e le sneakers. Si legò i capelli in uno
chignon
alto, un filo di trucco e scese di sotto. Jonghyun era già
andato
via da mezz'ora. Jorinde si era più volte chiesta come
fossero gli
alberghi di cui era titolare, le sarebbe piaciuto vederne almeno uno
ma ovviamente Jonghyun non l'avrebbe mai portata. Si chiese ancora
cosa diavolo la teneva a fare lì, senza scopo alcuno. Lo
avrebbe
scoperto, avrebbe risposto a tutte le sue domande, doveva cominciare
a darsi da fare, a cercare informazioni su Jonghyun e su chi fosse
realmente. Era un problema che la riguardava da vicino, non poteva
starsene lì a fare finta che tutto fosse normale. Se
Jonghyun la
teneva in casa sua senza darle il permesso di uscire, c'era
sicuramente un motivo. Bello o brutto che fosse, Jorinde lo avrebbe
scoperto.
Era
quasi arrivata in piazza
e vide Taemin in lontananza seduto a uno dei tavolini all'aperto del
bar, con il mento poggiato sul palmo della mano. Sembrava pensieroso.
Non si era accorto che la ragazza si stava avvicinando. Jorinde gli
posò una mano sul braccio.
Il
ragazzo sussultò e si
voltò a guardarla. Sulle prime sembrava essersi spaventato
ma poi
sorrise.
-
Ciao Didi. Scusa, non ti avevo sentito arrivare. - la salutò
dolcemente.
Aveva
una strana
espressione, sembrava stanco.
- Con
la faccia che hai, forse ti stavi addormentando. - scherzò
lei sedendosi – sei stanco? - .
- Si,
stanotte non ho dormito granchè bene. - rispose lui
scompigliandosi i capelli.
-
Come mai? - chiese leggermente preoccupata.
- Non
so, sarà che ho cambiato materasso...a volte capita. -
rispose quello con una risatina.
-
Allora forse dovevi prenderti un giorno di riposo. - propose Jorinde
sorseggiando il caffè.
-
Oppure sarei dovuto venire a dormire da te. - replicò Taemin
con voce maliziosa.
La
rossa lo rimproverò con
lo sguardo ma poi rise e disse: - Mi dispiace ma non ho posto, la
casa è piccola. - .
Certo,
se lo immaginava
Taemin che, convinto di andare a casa sua, si ritrovava a casa di
Jonghyun. Sarebbero stati guai.
- Non
mi faccio problemi, mi va bene anche il divano se non vuoi dividere il
letto con me. - ribattè il moro senza perdere la malizia
nella voce.
-
Dormiresti nella vasca piuttosto. - precisò la rossa
addentando il suo cornetto.
Taemin
rise.
- No,
in realtà non posso prendermi il giorno di riposo
perchè oggi non c'è Jinki hyung ed è
Kibum ad aprire la libreria. Non so se Minho stamattina va e non voglio
sentirmi Kibum che si lagna perchè lo abbiamo lasciato solo.
- spiegò il ragazzo rilassandosi sulla sedia.
Jorinde
poteva quasi sentire
le lamentele di Kibum se ciò si fosse verificato.
-
Dov'è che è andato Jinki? - chiese poi curiosa.
- Ha
un incontro con un tizio per una nuova collana di libri...non lo so con
esattezza. - mormorò Taemin sventolando una mano noncurante.
Il
ragazzo sembrava davvero
molto stanco, tanto che Jorinde si chiese se non si sarebbe
addormentato prima di arrivare in libreria. Aveva le mani congiunte
sullo stomaco e la sua giacca si era alzata sul polso destro. A quel
punto notò dei graffi. Aveva dei graffi rossissimi sul polso
e anche
sul dorso delle mani. Si chiese come non avesse fatto ad accorgersene
prima.
-
Tae, come te li sei fatti quelli? - chiese la ragazza indicando i
graffi.
Il
ragazzo sulle prime
sembrò tentennare.
- Oh,
questi...no, nulla. Mi sono graffiato con la rete del letto mentre
cambiavo il materasso. - rispose raddrizzando la schiena.
La
rossa gli afferrò una
mano per esaminarli.
Il
tocco della ragazza aveva
scaldato il cuore di Taemin e vederla così preoccupata per
lui lo
intenerì.
- Si,
l'ho fatto. Non ti preoccupare. - rispose stringendole istintivamente
la mano.
Jorinde
ne rimase stupita.
-
Comunque, dimmi quando sei libera che voglio portarti nel posto di cui
ti parlavo l'altro giorno. - disse Taemin all'improvviso.
- Oh,
certo. Ti faccio sapere per messaggio. - gli rispose lei ricambiando la
stretta inconsapevolmente.
-
Buong-oh, scusate. - disse una terza voce arrivata sul posto
interrompendosi alla vista dei due che si tenevano la mano.
I
ragazzi si voltarono verso
il nuovo arrivato che altri non era se non Minho e subito sciolsero
la stretta fra le loro mani.
- No,
non ti preoccupare. Stavamo parlando! - si affrettò a dire
Jorinde spostando la borsa dalla sedia per lasciare il posto a Minho.
- Si
hyung, tranquillo. Siediti con noi. - lo invitò Taemin con
un colpo di tosse.
Il
ragazzo alto prese posto
lanciando un'occhiata divertita al minore.
- Vi
ho visto così presi dalla conversazione che non avevo
nessuna intenzione di disturbarvi. - disse dopo aver ordinato un
caffè.
- Non
ci stavamo dicendo niente di chè!- borbottò
Jorinde che dopo non molto si alzò dicendo che si sarebbe
recata in bagno.
- Di
che parlavate? - chiese Minho con un sorriso sornione al più
piccolo.
-
Niente...dei libri di Flaubert che sono arrivati l'altro giorno, con la
nuova copertina...sono ancora da mettere a posto. -
bofonchiò Taemin fissando il bicchiere intensamente.
- Ah
ecco. Allora non ti dispiace se ti parlo delle condizioni
meteorologiche tenendoti per mano, vero? - lo schernì Minho
afferrandogli la mano e guardando il cielo.
Il moro
lo guardò seccato.
Minho
rise di gusto.
-
Scusa ma è la scusa più scema che potessi
inventarti. Non si parla di cose così futili tenendosi per
mano...- commentò il castano dando una pacca sul braccio di
Taemin.
-
Allora, spero vorrai illuminarmi tu su quando è necessario
farlo, casanova. - lo apostrofò il
ragazzo con un sorriso impertinente.
-
Taemin-ah, che intenzioni hai? - chiese Minho tutto a un tratto serio.
Il
sorriso del moro scivolò
via e lo guardò con sguardo penetrante.
Minho
non rispose.
- Non
vedo l'ora di restare solo con lei per violentarla, tramortirla con un
mezzo marinaio e farla a fette. - pronunciò queste parole
con una serietà tale che se qualcuno lo avesse udito, lo
avrebbe fatto internare.
I due
si guardarono per un
attimo e poi scoppiarono a ridere.
- Sei
un'idiota! - esclamò Minho dandogli un sonoro ceffone sulla
spalla.
-
Scusa ma per chi mi hai preso, per un maniaco pluriomicida?! Che
intenzioni potrei mai avere?! - ribattè Taemin allargando le
braccia come se fosse un'ovvietà.
- Non
mi riferivo a quello. Volevo sapere se facevi sul serio o no. Comunque
vacci con i piedi di piombo...non voglio che nessuno dei due si faccia
male. - replicò Minho dolce.
Taemin
lo rassicurò con uno
sguardo.
- E
questi? Hai lottato con un gatto persiano di un metro e ottanta
stanotte? - chiese poi prendendogli il polso.
-
Credo che tu sappia come me li sono fatti. - mormorò
indicando i graffi con un cenno del capo.
Minho
non potè ribattere
perchè Jorinde stava tornando al tavolo.
Dopo
che il maggiore fra i
tre ebbe consumato il caffè, Taemin si offrì di
pagare per tutti e
Minho comprò un caffè d'asporto per Kibum. Tutti
e tre si diressero
in libreria.
Il
ragazzo dagli occhi
felini stava seduto dietro il bancone e quando li vide entrare disse:
- Rientrate da un party esclusivo per caso? No, visto che siete
arrivati come tre grandi compari. - .
- No,
veniamo dal bar. - rispose Minho – e questo è per
te. - e posò il caffè sul bancone.
- No
ma dico, volevate arrivare per Natale? Guardate che ore sono! -
esclamò indicando l'orologio appeso al muro.
-
Quante storie! Tu gli altri giorni fai sempre tardi! - lo
accusò Taemin appendendo la giacca.
-
Sempre proprio no! - lo rimbeccò il corvino indignato.
-
Effettivamente non è che gli altri giorni tu sia proprio in
orario...- commentò con un sorrisino Jorinde.
-
Yah! Che fai adesso tu, ti metti contro di me? Piuttosto va a mettere a
posto la nuova collezione dei libri di Flaubert prima che ci
ammuffiscano! - ribattè Kibum indicando lo scaffale.
-
Perchè io? - chiese la ragazza sentendosi discriminata.
-
Perchè Minho e Taemin devono andare a controllare se in
magazzino abbiamo svuotato tutti gli scatoli. - spiegò con
calma il ragazzo.
I due
ragazzi, sentendosi
chiamati in causa, lo guardarono crucciati.
- Non
fate quella faccia! Poco fa è arrivata la nuova collana dei
libri Goethe e ho dovuto sistemarla io mentre voi cazzeggiavate al bar!
Altrimenti sarei sceso a controllare di persona in magazzino ma visto
che ora siete arrivati, potete farlo anche voi. - disse il dispotico
Kibum dall'alto dello sgabello.
-
Allora già che c'eri potevi mettere a posto anche quelli di
Flaubert! - lo rimbeccò la rossa a braccia conserte.
-
Jorinde muoviti o ti distruggo. - la
minacciò il corvino con un sorriso vittorioso.
Ovviamente
solo la rossa
capì a cosa si stesse riferendo e indignata girò
sui tacchi mentre
Minho e Taemin scendevano in magazzino.
La
mattinata passò
tranquillamente, con Minho che cercava di mettere una pomata sui
graffi di Taemin che invece affermava non ce ne fosse bisogno e il
susseguirsi di clienti. Arrivò l'ora di pranzo ed erano
tutti e
quattro esausti e affamati. Era giovedì e Jorinde doveva
fare doppio
turno: mattina e pomeriggio. Kibum era andato a comprare da mangiare
mentre gli altri tre si erano seduti con le spalle al muro e
aspettavano in silenzio. Taemin era più stanco di prima,
stava con
la testa poggiata sulla spalla della rossa mentre Minho metteva sui
suoi graffi quella maledetta pomata.
-
Questa roba brucia! - si lamentò cercando di ritrarre la
mano inutilmente visto che Minho non aveva intenzione di lasciargliela.
In quel
momento la porta si
aprì e Jinki entrò sorridente.
- Sei
già qui? - chiese Jorinde stupita.
- Si,
già fatto! E voi avete mangiato? - chiese a sua volta.
-
Stiamo aspettando Kibum con il nostro pranzo. - rispose Taemin
– Ahia Hyung! - esclamò subito dopo in direzione
di Minho.
-
Piantala di fare il bambino! É normale che bruci...la pomata
è fatta per questo. - sbottò Minho.
- Che
ti sei fatto? - chiese Jinki allungando il collo per sbirciare.
- Si
è graffiato. - si affrettò a rispondere Minho
lanciando un'occhiata carica di significato al maggiore a cui Jorinde
non badò molto.
Jinki
non disse più nulla
al riguardo.
-
Com'è andata la mattinata? - chiese sedendosi sul bancone.
-
Bene anche se Kibum ci ha schiavizzato. - borbottò Jorinde.
- Ma
quale schiavizzato! Volevano battere la fiacca solo perchè
non c'eri. - disse Kibum che era appena entrato in negozio con il
pranzo.
Jinki
rise.
-
Allora ha fatto bene! - esclamò tirando il naso della rossa
con due dita in modo amichevole.
-
Hyung tu hai mangiato? - chiese Minho.
- Si
io si, quindi fate con comodo. - rispose Jinki estraendo il cellulare
dalla tasca.
Iniziarono
a mangiare
chiacchierando fra di loro del più e del meno.
-
Vado a prendere le bottiglie d'acqua di sotto. - disse Kibum alzandosi
in piedi.
-
Aspetta, vengo a darti una mano. - si offrì Jorinde
seguendolo a ruota.
Scesero
di sotto.
La
rossa aveva tre bottiglie
in mano, già pronta a ritornare al suo posto quando ad un
tratto si
bloccò sugli ultimi scalini, pietrificata dal terrore.
Sperò
di avere una svista
ma purtroppo per lei non fu così.
Quello
che vide attraverso
la finestra accanto alla porta era decisamente l'ultima cosa che
avrebbe voluto.
Una
hyundai bianca
parcheggiata lì di fronte e il proprietario della macchina
che
scendeva da essa con eleganza. Chioma argentata, camicia nera,
pantaloni scuri e occhiali da sole. Kim Jonghyun si stava dirigendo
verso la libreria.
Jorinde
restò con i piedi
incollati al pavimento per una frazione di secondo, che a lei
sembrò
un'era, e poi si voltò come un'automa verso Kibum.
- Che
c'è? Stai male? - chiese lui, una volta che ebbe incontrato
il suo sguardo.
La
ragazza discese
velocemente le scale e trascinò con sé il corvino.
Aprì
il magazzino e vi
spinse Kibum dentro e dopo essere entrata a sua volta, chiuse a
chiave.
Il
ragazzo stava per urlarle
addosso ma Jorinde fu più veloce.
Il
ragazzo perse un battito.
-
Come sarebbe a dire che è qui? - chiese con voce flebile.
- L'
ho visto che stava per entrare in libreria! - sussurrò con
voce concitata.
Proprio
in quel momento
udirono la sua voce provenire dal piano di sopra.
Jorinde
sembrava sul punto
di svenire mentre Kibum stava entrando in agitazione. Si morse un
labbro innervosito.
-
Allora, io vado di sopra perchè se mai dovessero parlargli
di te e rivelargli il tuo nome è finita. Tu resta qui, non
fare un fiato, non uscire se prima io non vengo a chiamarti. Mi
inventerò qualcosa per giustificare la tua assenza. -
mormorò a due centimetri dal suo orecchio.
Jorinde
annuì.
Il
ragazzo si voltò di tre
quarti.
Il
corvino non rispose ma
uscì velocemente dal magazzino.
Tu
guarda in che
pasticcio mi ha ficcato!
**
- Hyung! - esclamò Taemin saltando
in piedi non appena vide quella figura famigliare fare tintinnare lo
scaccia spiriti sulla porta.
Jonghyun
sorrise raggiante ai ragazzi chiudendosi la porta alle spalle.
- Come mai da queste parti? - chiese Minho
avvicinandosi ai due.
- Oggi non c'è molto da fare in
hotel quindi ho pensato di venire a farvi un saluto.- rispose il
ragazzo sfilandosi gli occhiali da sole.
- Allora ti manchiamo un po'. - disse una voce
alle sue spalle.
Un
braccio gli cinse la vita e il sorriso gioioso di Jinki
spuntò da
sopra la sua spalla.
- Hyung ma che domande mi fai, ogni giorno di
più. - replicò il biondo con fare canzonatorio.
In
realtà tutti sapevano che le parole di Jonghyun non erano
dette solo
per scherzare. I ragazzi gli mancavano davvero e lui a loro. Da
quando gestiva il patrimonio del padre, non avevano molto tempo per
uscire insieme come una volta. Il più delle volte si
vedevano in
situazioni scomode.
- Kibum? - chiese notando la sua assenza.
- E' sceso di sotto a prendere le bottiglie
d'acqua con la nuova ragazza. -rispose Minho – anzi,
dovrebbero essere già qui. - .
- Forse staranno bisticciando come sempre! -
disse Jinki divertito.
- Avete assunto una nuova ragazza? - chiese
stupito Jonghyun – non me lo avevate detto! - .
- Si ed è anche molto carina. Taemin
ci ha già fatto la mira. - sussurrò Minho dando
una gomitata al più piccolo.
Il moro
in evidente imbarazzo voltò il capo dall'altro lato
bofonchiando
qualcosa.
Le
labbra di Jonghyun si distesero in un sorriso malizioso.
- Taemin-goon, non ti smentisci mai, eh? -
sibilò tormentando la nuca del più piccolo con
una stretta affettuosa.
Taemin
cercò di divincolarsi ridendo ma Jonghyun lo
attirò a sé.
- Che intenzioni hai, delinquente? - gli chiese
ancora Jonghyun.
- Perchè mi fate tutti la stessa
domanda, vi sembro un pazzo serial killer?! - esclamò il
moro con finta indignazione.
- Normale non sei di certo! - disse una terza
voce sovrastando le loro risate.
Kibum
era appena spuntato dalle scale.
- Non so di cosa stiate parlando ma se si
tratta di Taemin, non è nulla di buono. - scherzò
il ragazzo avvicinandosi al gruppo.
- Credevo che non sarei riuscito a vederti
oggi. - disse Jonghyun.
La sua
attenzione era stata completamente calamitata dal nuovo arrivato.
Kibum
incontrò i suoi occhi. Lo guardava, con lo stesso sguardo
di
sempre. Quello riservato solo a lui.
- L'ho temuto anche io quando ti ho sentito
arrivare ma sono stato trattenuto. Didi, la nuova ragazza, non si
è sentita molto bene e sono rimasto un po' con lei. -
spiegò il corvino.
- Che cos'ha? - chiese preoccupato Taemin.
- Niente di chè, cose da donna. -
tagliò corto Kibum.
- Tu Jjong? Come mai qui oggi? - chiese poi
rivolto al biondo.
- Avevo un po' di tempo libero e poi voglio
comprare un libro. - rispose quello.
- Che libro ti serve? - chiese Kibum
interessato cercando di spostare l'attenzione in modo da scongiurare
l'argomento “jorinde”.
- “Stardust*”. - .
- Vieni con me che te lo trovo. - disse
afferrando il ragazzo per il polso e portandolo via.
- Vedi alla lettera S, in ordine alfabetico. -
gli urlò Jinki dietro.
Kibum si
mise a cercare.
Era
meglio tenerlo lontano da lì o sarebbero sicuramente finiti
a
parlare di Jorinde.
Da
quando la maledizione era stata lanciata, si sentiva un po' strano a
stare solo con lui, forse perchè non poteva più
avere quello che un
tempo condividevano. Kibum non era destinato a spezzare la
maledizione ma non poteva comunque avere Jonghyun come prima. Ogni
volta che stavano insieme il cuore di Jonghyun smetteva di battere,
non pompava più sangue, restava immobile nella cassa
toracica anche
se lui continuava a camminare, ridere e parlare. La sua carnagione
perdeva qualche tono e diventava molto bianco ; per questo non
potevano stare molto tempo vicini, da soli o sarebbe finita davvero
male. Era raro che fossero soli quando si vedevano e se lo erano, era
davvero per poco. L'unico modo che avevano di vedersi era stare
insieme a tutti gli altri. Era una sorte crudele quella. Non potevano
toccarsi e questo era davvero un dolore terribile, lancinante.
Però
Jonghyun era un guerriero, uno forte, lo era sempre stato e fingeva
noncuranza. Per il resto il suo cuore batteva a un ritmo davvero
lento ma fino a quando non si sarebbe arreso nella ricerca di chi
avrebbe spezzato la maledizione, sarebbe rimasto in vita.
Jonghyun
annuì.
Kibum
sorrise debolmente.
Il
corvino gli diede le spalle per ritornare dai ragazzi quando due
braccia forti lo avvolsero da dietro. Sussultò a quel tocco.
Tuttavia
il ragazzo non lo lasciò andare anzi, strinse con maggiore
forza.
Jonghyun
non poteva toccarlo ma in quel momento se ne stava infischiando.
Sentiva il suo cuore fermo, non battere contro le spalle di Kibum ma
gli andava bene così. La verità era che Jonghyun
era stato privato
dell'amore e ogni volta che provava a colmare quel vuoto con Kibum,
rischiava la vita. Quando sentì le mani gelarsi e diventare
pallide
si staccò. Sorrise a Kibum e lo sorpassò.
Il
ragazzo non voleva che Jonghyun facesse così, che rischiasse
in quel
modo ma soprattutto non voleva perchè ogni volta si sentiva
peggio.
Avere Jonghyun così vicino e poi vederlo allontanarsi di
nuovo,
faceva malissimo. Gli aveva promesso che tutto sarebbe ritornato come
prima e lui voleva crederci. Sentì le lacrime pizzicargli
gli angoli
degli occhi ma strinse i pugni e ritornò dai suoi amici.
Jonghyun
rimase con loro a chiacchierare ancora per un po' e Kibum non poteva
fare a meno che guardarlo negli occhi, incrociare il suo sguardo
perchè era l'unico modo con cui potersi scambiare affetto.
Amava i
suoi occhi solo per quello, per ciò che trasmettevano.
Nonostante
tutto, Kibum riuscì a salvare la pellaccia di Jorinde
trovando i più
svariati argomenti di chiacchiera e quando Jonghyun andò
via, tirò
un sospiro di sollievo per questo.
Scese in
magazzino a chiamare Jorinde.
- Puoi cancellare la prenotazione in albergo
per te e i tuoi amici...l'abbiamo scampata bella! - esordì
aprendo la porta del magazzino.
La
ragazza sorrise e recuperò dieci anni di vita.
Jonghyun
non era una persona violenta normalmente ma chi lo sa come avrebbe
preso una cosa del genere...era meglio non sfidare la sorte. A parte
il fatto che non potevano permettersi di rovinare tutto. Kibum era
immerso in questi e altri pensieri di questo tipo quando un sonoro
bacio schioccante gli fu depositato sulla sua liscia guancia.
- E questo cos'era? - chiese fissandola stupito.
- Era solo per ringraziarti. - rispose con
naturalezza.
- Fammi capire ma voi in Europa vi baciate
sempre? - .
- No, era in segno di ringraziamento. Si fa se
si vuole. Anche se generalmente noi tedeschi siamo più
freddi. - .
Taemin
che aveva assistito alla scena si era leggermente rabbuiato. Jorinde
non gli aveva mai dato un bacio sulla guancia. Sbuffò
facendo
svolazzare i ciuffi ebano sulla fronte.
Il
pomeriggio trascorse senza intoppi ma il destino non volle che
finisse altrettanto bene. Erano all'incirca le sei meno un quarto
quando Kibum udì il suo telefono vibrare. Il display si era
illuminato con su scritto il nome di Odette. Rispose chiedendosi cosa
diavolo era successo per spingerla a chiamare.
- Pronto? - .
- Kibum? Quando diavolo volevate decidervi a
rispondere al telefono tu e Jorinde? - .
- Che stai blaterando? - chiese quello
perplesso.
- Ho provato a chiamarvi mille volte. Fai
venire Jorinde immediatamente! - .
Odette
sembrava disperata.
Chissà
perchè il ragazzo non voleva udire la sua risposta.
- Perchè Jonghyun sta tornando, mi
ha chiamato poco fa! Ha detto che non ha altro da fare oggi e che
quindi torna prima a casa. Se non trova Jorinde si scatena il
pandemonio! Andrà tutto a rotoli! - strillò la
donna dall'altro lato della cornetta.
Kibum
era convinto che se non gli fosse venuta un'ulcera quel giorno, non
gli sarebbe più venuta in vita sua. Quasi gli
scivolò il telefono
dalle mani.
Si passò
una mano sulla faccia.
Afferrò
la sua giacca e quella di Jorinde al volo e piombò addosso
alla
ragazza che non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che si
trovò
fuori dalla libreria.
- Dove stai andando? - chiese Minho a Kibum.
- Accompagno Jorinde a casa, non si sente bene.
Torno subito. - e si dileguò in un lampo.
Condusse
la rossa fino alla sua macchina.
- Che accidenti stai facendo? - chiese lei
guardando l'auto scura scintillare sotto il sole.
- Ti porto alla villa! Mi ha chiamato Odette e
mi ha detto che Jonghyun sta tornando! - rispose entrando in macchina.
Jorinde
lo imitò confusa e agitata.
- Come? Sta già tornando? Lui lavora
fino alle sette! Perchè torna già?! - chiese
più a sé stessa che a lui.
Kibum
mise in moto e partirono.
- Perchè perchè
perchè?! Se mi scopre mi avvelena con le pitture dei miei
dipinti! - si lamentò sommessamente la rossa – per
non parlare di quello che accadrebbe dopo ai ragazzi.
- Didi chiudi il becco, mi fai venire l'ansia.
- la rimbeccò Kibum.
Finalmente
comparve all'orizzonte la villa di Jonghyun. Kibum vi si
appostò
dietro.
- Non possiamo rischiare di passare
lì davanti, va a finire che ci incontriamo e sai che bella
sorpresa! - disse quando lei lo guardò.
- Scavalca il cancello ed entra dal balcone. -
sussurrò facendole scattare la cintura di sicurezza.
- Cosa? Dal balcone? Come diavolo faccio non ci
arrivo! - esclamò crucciata la rossa.
Effettivamente
il balcone più basso dalla quale poteva accedere era minimo
a due
metri da terra, solo la cucina aveva le finestre a pianoterra ma si
trovava dall'altro lato e questo significava farsi beccare se
Jonghyun fosse arrivato in quel momento.
Kibum
sbuffò.
- Ti aiuto io!- sbraitò scendendo
dalla macchina – possibile che tu non sappia fare nulla senza
di me? Come hai fatto a sopravvivere fino ad ora?! - .
- Sai com'è, non ero prigioniera in
casa di nessuno prima! - ribattè inviperita Jorinde
– non è colpa mia se il tuo amico ha dei problemi!
Anzi, devi ancora spiegarmi perchè mi tiene qui! - aggiunse
mentre scavalcavano il cancello.
- Muoviti invece di fare storie. - la
rimproverò lui.
- Sali sulle mie spalle!- disse
inginocchiandosi per terra.
Jorinde
anche se non molto convinta fece come le era stato ordinato e
salì
sulle sue spalle. Il ragazzo si alzò stando attento a non
perdere
l'equilibrio e farla cadere. Non appena furono sotto il balcone, la
ragazza si allungò il più possibile e dopo alcuni
tentativi riuscì
ad afferrare le sbarre del balcone.
Jorinde
lo fece ma era davvero faticoso.
- Dai forza che pesi! - la incitò il
corvino cercando di trattenere una risata nonostante la situazione
disperata.
- Come ti permetti?! - gracchiò la
rossa con uno sguardo omicida dall'alto.
- Guarda che è difficile! Ho bisogno
del tuo aiuto! Spingimi! - ordinò quella agitando le gambe
penzoloni.
Era
riuscita a issarsi ma aveva bisogno di una spinta da sotto.
Detto
fatto: Kibum le diede una sonora spinta posando le mani sul suo
didietro.
- YAH! Dovevi spingermi per forza dal culo?! -
strillò Jorinde mentre poggiava i piedi sulla ringhiera.
Il
corvino cercò di non scoppiarle a ridere in faccia.
- Ringrazia Dio che ha funzionato piuttosto! -
la redarguì agitando una mano verso di lei dal basso.
Effettivamente
la collaborazione aveva ottenuto i risultati sperati. Jorinde era
riuscita ad atterrare sul balcone.
Si
trovava al secondo piano.
Non
poteva crederci ce l'aveva fatta. Stava per dirigersi al piano
inferiore per dare la bella notizia a Odette e Jae Hyun ma quando
girò l'angolo quasi non urlò. Si era scontrata
con Jonghyun.
Il
ragazzo non rispose. Aveva un cipiglio strano. Sembrava quasi
irritato per qualcosa. La rossa era decisa a superarlo quando la sua
voce la bloccò.
- Jorinde, vieni un attimo con me. Devo dirti
due parole. - .
Era
freddo e distaccato. Forse l'aveva scoperta. Era arrivato prima di
lei e non avendola trovata, aveva fatto vuotare il sacco a Odette e
Jae Hyun. Era finita. Avrebbe impiccato lei e Kibum all'albero
più
alto del suo giardino.
Si voltò
nella sua direzione.
Il
giovane proprietario di casa la presa per mano e la condusse al piano
di sopra, al terzo piano.
Perchè
la stava conducendo lì?
Ebbe
l'impulso di puntare i piedi a terra per impedirgli di portarla di
sopra ma la sua dignità glielo impediva.
Sentiva
puzza di guai.
Eccomi
qua con il decimo capitolo! ^^
Ho
pubblicato prima del previsto, ancora non ci credo! XD
Come va?
* lancia caramelle*
Allora
qui abbiamo tanti punti interrogativi, una verità amara e il
capitolo finisce in sospeso. La giornata in libreria è
iniziata in
modo strano per Jorinde con quei graffi sul dorso delle mani di
Taemin che lui sostiene esserseli procurati con la rete del letto ma
la risposta che dà a Minho ci fa intuire che la cosa
è andata
diversamente. Dopodiché continua anche peggio quando
Jonghyun decide
di fare visita agli amici in libreria e lei è costretta a
nascondersi in magazzino. Qui apprendiamo nel dettaglio in cosa
consiste effettivamente la maledizione di Jonghyun e la grande forza
di carattere che possiede. Apprendiamo che è una questione
molto
delicata che se lui si arrendesse nella sua ricerca, morirebbe. Per
giunta, non può toccare Kibum, non più di qualche
secondo, nemmeno
passarci troppo tempo insieme se non in compagnia di altri. Tutto
questo per impedirgli di amarlo. Ad ogni modo la giornata si conclude
ancora peggio quando una volta tornata a casa, la rossa si scontra
con un Jonghyun arrabbiato che dice di volerle parlare e la conduce
al piano superiore. L'avrà forse scoperta? Speriamo di no. XD
Non mi
resta che ringraziarvi ad ogni modo. Grazie a ninechka
e a lagartischa
per aver
recensito lo scorso capitolo. Mi rende davvero forte, grazie! <3
<3 Grazie ancora a chi ha inserito la storia fra le preferite
e le seguite e
a chi l'ha soltanto letta. Grazie mille a tutti! <3 <3
<3 <3
<3 * distribuisce cuori a volontà*
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 11 *** 11. Who are you? Tears. ***
11. Who are you? Tears.
La
scala che conduceva al
terzo piano sembrava infinita. Non le era mai sembrata così
lunga
prima d'ora. Jonghyun la teneva ancora per mano e più volte
Jorinde
aveva pensato di voltarsi e svignarsela ma sarebbe stata una cosa
idiota da fare e poi, dove sarebbe andata? Era fuori discussione.
Finalmente il pianerottolo si mostrò ai loro occhi
illuminato dalla
luce dei lampadari pendenti dal soffitto.
Jonghyun
non rispose. Il
livello di ansia di Jorinde si stava alzando oltre la soglia di
sopportazione.
Il
ragazzo si fermò di
botto di fronte alla porta bianca, quella in cui Jorinde aveva
curiosato tempo addietro. La ragazza lo guardò senza capire.
Jonghyun spinse la porta già aperta ed entrò. La
rossa rimase
perplessa sull'uscio della stanza.
-
Insomma...vuoi spiegarmi che sta succedendo? - chiese lei torturandosi
le mani congiunte in grembo.
- Io
speravo fossi tu a spiegarmi qualcosa, invece. - disse il biondo
prendendo in mano il bicchiere di cristallo scheggiato.
Al suo
interno c'era come
sempre il ciondolo rotondo, al cui interno Jorinde aveva letto quella
scritta strana.
Jonghyun
lo prese tra le
mani e con un sussulto la ragazza si accorse che era spaccato a
metà.
Il suo
sguardo indugiò
prima sull'oggetto e poi si spostò su Jonghyun. La scrutava
con
espressione decisa, severa, dura.
- Non
crederai che sia stata io...? - mormorò la rossa con un filo
di voce.
-
Vedi Jorinde, non voglio accusarti...- iniziò a dire quello.
-
Invece è quello che stai facendo! - lo interruppe lei.
-
Datti una calmata! Sei sempre così aggressiva?! -
sbottò Jonghyun riponendo il ciondolo nel bicchiere.
Jorinde
si morse la lingua
per non rispondergli male.
- Ti
stavo dicendo, non voglio accusarti ma mi è difficile
pensare a qualcun altro che possa essere entrato qui. Odette e Jae Hyun
non avrebbero nessun interesse ad entrare qui sapendo cosa vi
è all'interno. - spiegò Jonghyun con calma.
-
Quindi? -
-
Quindi, l'unica persona che abita qui, a parte me, sei tu.- rispose
Jonghyun.
- Non
ci posso credere! Mi stai dando la colpa? Perchè sarei
dovuta rientrare qui e soprattutto perchè avrei dovuto
romperlo?! - sbraitò Jorinde indignata.
- Non
ho detto che l'hai fatto intenzionalmente. Potrebbe esserti caduto. -
replicò il biondo pacato.
- Non
sono entrata in questa stanza. - disse la rossa greve.
-
Guarda che puoi dirmelo. - insistette il maggiore – magari
eri curiosa e sei ritornata qui stando tutto il giorno a casa
può capitare. -
La
ragazza stava
incominciando davvero ad innervosirsi. Non era più entrata
in quella
stanza da quella volta in cui aveva litigato con Jonghyun, tutta
quell'insistenza la stava urtando. In più, era stata tutto
il giorno
in libreria ma questo ovviamente non poteva dirglielo.
- Non
c'è niente che debba dirti. Non sono entrata qui e non ho
rotto quel ciondolo. - ripeté fredda.
Jonghyun
non rispondeva, si
limitava a guardarla.
La
risposta avrebbe potuto
ferirla.
Jorinde
rimase spiazzata
dalla sua domanda. Si fidava di lui?
Jonghyun
chiuse la porta.
Sulle
labbra del biondo si
dipinse un mezzo sorriso.
Jorinde
ricordava
perfettamente le sue minacce la prima volta che l'aveva beccata
lì
dentro.
“Apri
bene le orecchie.
Non voglio che tu entri in questa stanza. Se ti becco qui anche solo
un'altra volta, potrei diventare molto cattivo e farti male.”
-
Sai, la fiducia è una cosa importante. Ci vuole molto tempo
per guadagnarsela. Credo sia così anche per te, no? Bisogna
stare attenti, a volte si fanno degli errori di cui ti penti per tutta
la vita. - pronunciò le ultime parole con una strana
tristezza negli occhi.
Quante
cose c'erano che non
conosceva di Kim Jonghyun.
In un
attimo il timore
provato quando Jonghyun aveva chiuso la porta era scomparso alla
vista dei suoi occhi tristi.
-
All'incirca. Devi stare attenta se non vuoi trovarti con le mani vuote
e gli occhi rossi e gonfi. - rispose lui avvicinandosi a lei.
- Non
riesco a immaginare te con gli occhi rossi e gonfi.
Ho sempre pensato che fossi tu quello che fa gonfiare e inumidire gli
occhi agli altri. - commentò la ragazza.
-
Forse ma c'è qualcuno che l'ha fatto a me invece. -
ribattè Jonghyun – ma non cambiamo discorso,
eravamo concentrati su di te. - aggiunse subito dopo.
Aveva
cambiato tono di voce
e aveva annullato la distanza fra loro. Si era seduto su uno dei
divani, di fronte a lei che invece stava ancora in piedi. La ragazza
lo guardò accigliata.
- Se
ti riferisci ancora al ciondolo, io ti dico e non voglio più
ripeterlo che non sono stata qui. - disse Jorinde seccata.
- E
chi sarebbe stato? Ci siamo solo noi qui e tra l'altro io sono stato in
hotel tutto il giorno! - esclamò Jonghyun.
Stava
per perdere la
pazienza ma la ragazza non poteva mentire e confessare qualcosa che
non aveva fatto per tappargli la bocca.
-
Basta Jonghyun! Mi sono stancata, ti ho detto che non sono entrata qui!
- gridò Jorinde e fece per avviarsi verso la porta ma il suo
avvenente interlocutore le afferrò il polso sinistro.
-
Dove pensi di andare? Non ho finito. - la redarguì il
ragazzo.
- Io
si, non voglio essere accusata per ciò che non ho fatto. -
replicò lei cercando di sciogliere la presa sul suo polso.
Jonghyun
si alzò e l'attirò
a sé bruscamente, afferrandola per il braccio destro.
-
Ascoltami bene, Jorinde. Mi sto arrabbiando sul serio, basta con questa
farsa. Tu non metterai il naso fuori dalla porta di questa maledetta
stanza se non mi dici la verità. - sibilò
Jonghyun adirato.
- Sai
che c'è? Anche io mi sto arrabbiando sul serio e non
resterò qui a farmi trattare in questo modo da te! -
ringhiò la rossa spingendo il biondo con tutte le sue forze.
- E
anche se fossi stata io? Se fossi rientrata qui e accidentalmente
avessi rotto il ciondolo? Perchè te la stai prendendo tanto?
Potresti aggiustarlo tranquillamente. Pensavo che fossi arrabbiato
perchè credevi che fossi di nuovo entrata qui senza permesso
ma mi sembra che tu ti stia adirando più per quel ciondolo
che per il fatto che questa stanza è stata aperta di nuovo.
- Jorinde aveva quasi urlato queste parole, infervorata, come poche
volte in vita sua.
Era
stanca di tutti quei
misteri, di non sapere mai cosa stesse succedendo. Non sapeva neanche
perchè si trovava in quella casa. Voleva delle risposte.
Era
solo un ciondolo. Va
bene, magari per lui aveva un qualche valore sentimentale ma le sue
reazioni quando si trattava del suo passato erano davvero eccessive.
Forse quel “my golden key”si riferiva a qualcuno
che aveva amato
con tutto il cuore ma non le sembrava il caso di arrabbiarsi in quel
modo e darle la colpa di averlo rotto quando lei gli aveva ripetuto
più volte che non era
rientrata
in quella stramba
stanza.
Si
diresse verso il tavolino
e afferrò seccata il ciondolo.
-
Facciamo così, anche se non c'entro niente,
chiederò a Jae Hyun di farlo riparare per te,
pagherò io la spesa con i soldi che mi sono rimasti. Non ci
vuole un accidenti deve solo saldare le due parti! - sbuffò
la ragazza con aria stanca.
Nel
mentre guardava le due
parti, ormai divise del ciondolo, i suoi occhi caddero su un
particolare. Nella parte destra del pendaglio, dove c'era l'incisione
della scritta, c'era qualcos'altro che non aveva notato prima quando
era sano. La superficie su cui c'era la frase sembrava sollevata,
lasciando intravedere un vuoto al suo interno, proprio come quegli
armadi che avevano il doppiofondo. C'era nascosto qualcosa
lì dentro
o molto probabilmente c'era stato e forse era anche il motivo per cui
Jonghyun era così nervoso.
Jorinde
alzò lo sguardo su
di lui.
Il
ragazzo la guardò
stupito. Non pensava se ne sarebbe accorta probabilmente. Non gli
importava della stanza in quel momento nè del ciondolo in
sé perchè
sapeva benissimo che poteva ripararlo, era quell'oggetto custodito
nel pendaglio che temeva fosse andato perduto, che fosse
irrecuperabile, che non potesse più trovarlo, che Jorinde lo
avesse
perso nel momento in cui aveva fatto cadere il ciondolo a terra.
Credeva fosse schizzato fuori quando quel piccolo e dorato oggetto si
fosse infranto sul pavimento, la botta aveva ammaccato quella parte
del tondo e l'aveva sollevata permettendo a ciò che vi era
nascosto
all'interno di finire chissà dove. Il problema era che
Jonghyun non
lo aveva ritrovato e ora voleva che Jorinde, che credeva fosse
entrata lì, gli raccontasse cosa era successo in modo da
comprendere
dove potesse trovare quel prezioso oggetto o capire dove fosse
finito.
-
Certo, a te non importa del ciondolo, che è riparabilissimo
ma di quello che c'era dentro. Vuoi sapere dov'è finito. -
disse ad alta voce la ragazza – peccato che io non possa
aiutarti perchè non sono stata io a farlo cadere. - .
-
Santo Dio! Vuoi farmi impazzire? Come faccio a crederti? Non ci sono
fantasmi in questa casa, chi altri potrebbe essere stato?! -
sbottò Jonghyun improvvisamente.
- Che
cosa c'era dentro? - chiese Jorinde, ora era lei a fare le domande.
- Non
ti deve interessare. - rispose cinico lui.
- Ho
il diritto di sapere! Non mi dai mai spiegazioni su niente, mi tratti
come se fossi un soprammobile, sono stanca! - gridò la rossa
stringendo il ciondolo nel pugno della mano per quanto grande fosse.
Jonghyun
non le rispose.
- Non
vuoi dirmelo? Va bene, chiederò ad Odette.-
sentenziò infine lei.
Era
intenzionata a uscire
dalla stanza e a dirigersi dalla donna quando improvvisamente il suo
corpo aderì alla parete. Jonghyun era scattato verso di lei
e
l'aveva spinta contro il muro con veemenza.
-
Sono stato paziente con te, ti avevo detto che se ti avessi ritrovata
qui, te l'avrei fatta pagare e invece non l'ho fatto, non ti ho torto
un capello. Però ora, voglio la verità, mi serve,
devo saperla.- sussurrò il giovane proprietario di casa.
Le
stava praticamente
addosso comprimendola contro la parete. La schiena di Jorinde pulsava
per il forte l'impatto che aveva appena avuto contro il freddo muro.
La ragazza era spaventata, forse aveva tirato troppo la corda.
- Te
l'ho detto...non sono entrata più qui...perchè
non mi credi? - strillò lei sull'orlo di una crisi di pianto.
- Sii
sincera con me...ho bisogno dell'oggetto che era lì dentro.
- mormorò Jonghyun afferrandole il volto con le mani.
- Non
lo so cos'è successo...io non sono nemmeno salita al terzo
piano. - disse sfinita la rossa.
-
Jorinde, non hai mai visto la parte peggiore di me...non farla uscire
fuori adesso. Non voglio fare qualcosa di cui potrei pentirmi. -
replicò Jonghyun.
La sua
voce era
incredibilmente seria, metteva i brividi e Jorinde poteva vedere in
lui il Jonghyun di cui tutti parlavano in paese, quello che faceva
paura, quello attorno a cui ruotavano tutte quelle storie che per lei
erano solo sciocchezze un tempo...ora però quasi non le
reputava più
tali. Non era il Jonghyun che aveva invitato Yoora a casa per farle
una sorpresa, non era il ragazzo che si prestava a farle da modello
per i suoi quadri, che rideva e scherzava con lei, non era il
Jonghyun sorridente in compagnia dei suoi amici di quel pomeriggio.
Semplicemente quello non era Jonghyun.
La
ragazza posò lentamente
una mano contro il suo sterno ma non lo spinse via come la prima
notte in quella casa ma lo guardò dritto negli occhi.
- Mi
stai già facendo male...- mormorò e non si
riferiva alla schiena che continuava a pulsare.
-
Credimi...non ho fatto niente...non ti sto mentendo...-
continuò a sussurrare la ragazza.
Jonghyun
non spostava gli
occhi dai suoi ma era imperturbabile, quasi sordo alle sue parole,
con lo sguardo freddo come la neve, come il colore dei suoi capelli.
- Non
vuoi parlare? Fai pure ma non ti permetterò mai di andare
via da qui...non ti lascerò tornare a casa tua. Resterai qui
e farai ciò che dico io.- .
Le
parole di Jonghyun erano
come tante lame di coltelli affilati, la freddezza e lo sprezzo con
cui le aveva pronunciate sembravano non appartenergli. Era come se
una voce che non fosse la sua avesse detto quelle cose.
Jorinde
tolse la mano dallo
sterno del ragazzo come se si fosse scottata. Gli occhi acquamarina
erano inondati di lacrime che ora solcavano silenziose le sue guance
disegnando amare strisce trasparenti su di esse.
Si
allontanò lentamente da
lui, quel poco che lo spazio permetteva loro. Scosse il capo come
intontita. Avrebbe preferito essere risucchiata dalla parete in quel
preciso istante piuttosto che assistere a una cosa del genere.
Jonghyun
la guardò negli
occhi e qualcosa dentro di lui si spezzò. Il suo cuore
accelerò di
botto e per qualche secondo tornò a battere a una
velocità normale,
a una velocità vera. Il suo cuore batteva come quello di
chiunque.
Era stata una cosa così improvvisa che per poco non si
sentì male.
Tuttavia, Jorinde non sembrò accorgersene o meglio non
poteva
accorgersene. Continuava a piangere silenziosamente e quando Jonghyun
allungò una mano verso di lei, la ragazza si ritrasse
spaventata e
scappò via dalla porta.
-
Jorinde! - urlò cercando di afferrarla per un braccio ma si
era divincolata come un'anguilla ed era fuggita via.
- Che
cos'ho fatto?! - chiese il ragazzo a se stesso guardandosi intorno con
sguardo perso.
Aveva
sentito chiaramente il suo cuore battere a una velocità
normale, non se l'era immaginato ed era successo mentre stava guardando
Jorinde negli occhi. Non c'erano dubbi, quella piccola ragazza con i
capelli rossi era colei che avrebbe spezzato sul serio l'incantesimo. E
lui cosa aveva fatto? L'aveva spaventata permettendo alla maledizione
di prendere il sopravvento.
Il
ragazzo si riscosse in un
attimo e si precipitò giù per le scale scansando
la cameriera che
ancora non aveva ben chiaro cosa stesse succedendo.
Uscì
fuori dalla porta
lasciata aperta dalla ragazza e corse verso quel piccolo esercito di
bosco che delimitava a sud, la sua villa. Vide la ragazza in
lontananza, doveva assolutamente raggiungerla. Alla fine degli
alberi, cresceva una rete intricata di spine. Jorinde non lo sapeva,
era già buio e se non l'avesse vista si sarebbe fatta molto
male.
Corse
il più velocemente
possibile. Gridò il suo nome con tutta l'aria che aveva nei
polmoni.
La ragazza si voltò e quando lo vide si addentrò
tra gli alberi.
Jonghyun imprecò fra i denti. Raggiunse il bosco ed
entrò dentro.
-
Jorinde! - la chiamò preoccupato aggirandosi frenetico fra
gli alberi. Conosceva bene quel posto, c'era stato infinite volte da
quando abitava lì.
Stava
per temere il peggio
quando udì singhiozzare. Seguì quei singulti che
lo condussero a un
albero, dove sotto di esso, seduta su una pietra piatta, stava
Jorinde tutta raggomitolata, con il volto sulle ginocchia.
A
quella vista il suo cuore
si strinse. Non voleva spaventarla o farla piangere. Aveva perso la
testa, in parte per colpa della maledizione e in parte
perchè quella
situazione lo faceva impazzire. Lo rendeva irascibile.
La
ragazza, senza alzare il
volto, si scostò verso destra, non voleva che la toccasse
probabilmente.
- Ehi
Jo...mi dispiace di averti spaventata...- si scusò Jonghyun
– dai, torna a casa. Non conosci bene questa parte della
villa...c'è una rete di rovi al limitare. Potevi farti male.
- aggiunse dopo.
Si
sedette con le gambe
incrociate accanto a lei.
-Senti,
capisco che le mie
parole ti abbiano ferita e mi dispiace, dico davvero...avevo la vista
annebbiata dalla rabbia...perdonami. - .
A
Jonghyun sembrava di
parlare con l'albero finché la ragazza non
sollevò il volto dalle
ginocchia e si voltò nella sua direzione. Il colore dei suoi
occhi
era ancora più chiaro del solito, colpa o merito delle
lacrime
salate che si erano mescolate con esso così a lungo che ora
risplendeva nel buio della sera. La punta del naso era un po'
arrossata e le sue ciglia bagnate come tanti piccoli fili di seta.
-
Alla fine avevo ragione di nuovo. - disse lei stringendosi le gambe al
petto.
- Sul
fatto che sono uno stronzo*? -
- No,
che sei tu quello che fa gonfiare e inumidire gli occhi agli altri. -
bofonchiò abbassando lo sguardo.
A
Jonghyun dispiaceva per
Jorinde. Era lontana da casa, in un altro paese, costretta ad abitare
a casa di un tizio che non conosce per niente, che non le permetteva
di uscire e che le aveva appena detto che non le avrebbe più
permesso di ritornare a casa sua e che avrebbe fatto di lei quello
che voleva. Sicuramente non era una bella prospettiva di vita. Era
davvero indifesa in quel momento, come un fiore che ha paura che il
vento possa spezzarlo. Alla fine Jorinde aveva ragione, era un vero
stronzo che faceva piangere gli altri.
-
Comunque sei davvero pessimo. Non sai relazionarti con le persone. Per
niente. - disse ad un tratto la rossa.
-
Touché. - ribatte Jonghyun con un candido sorriso triste.
La
ragazza non sapeva come
diavolo facesse a trovarlo ancora bellissimo nonostante il brutto
scontro avuto qualche minuto prima però non poteva evitare
di
pensarlo guardandolo lì, seduto a terra con le gambe
incrociate, lo
sguardo basso e il sorriso sulle labbra.
- Hai
detto davvero delle cose terribili... e mi hai fatto anche male. -
sussurrò la ragazza massaggiandosi la schiena.
Jonghyun
non potè che
sentirsi in colpa.
-
Comunque... dicevo sul serio. Non sono stata io a rompere il ciondolo e
a entrare nella stanza. - mormorò ancora la rossa.
- Va
bene...ti credo. Non parliamone più per oggi. -
sospirò Jonghyun massaggiandosi il collo.
Il
silenzio regnava sovrano
intorno a loro. Era rilassante, calmava e tranquillizzava gli animi.
-
Perchè c'è una rete di rovi al limitare del
bosco? - chiese Jorinde perplessa.
-
Vieni dentro e te lo dico.- ripose il ragazzo alzandosi in piedi
– sai, penso che alla fine della fiera io e te ci conosciamo
poco, anzi quasi per niente. Io non so niente di te e tu niente di me.
Ti va se stasera, dopo cena, passiamo un po' di tempo insieme? Credo
avremo tante cose da dirci. - chiese poi con un sorriso gentile.
Jorinde
lo guardò dal
basso.
-
Certo che te ne sei ricordato subito.- commentò acida
– comunque va bene, ci sto. - e anche lei si alzò
in piedi.
Non
aveva dimenticato quello
che era successo prima ma non poteva certo evitarlo, abitava in casa
sua e poi magari lo avrebbe conosciuto meglio sul serio e avrebbe
scoperto qualcosa sul suo passato.
Entrambi
si avviarono verso
casa senza dire una parola. Jorinde si ricordò che doveva
scrivere a
Kibum come gli aveva promesso nel pomeriggio. Probabilmente si era
preoccupato.
Non
appena rientrò in casa,
Odette la guardò con uno sguardo spaventato e subito
l'abbracciò.
- Ma
che ti salta in mente?! - chiese con aria di rimprovero essendo
all'oscuro della vera ragione per cui era corsa via di casa in quel
modo.
-
Colpa mia. - rispose Jonghyun sfilandosi la felpa che aveva addosso.
- Non
fatico a crederlo. - lo rimbeccò Odette.
Jonghyun
la ignorò e in
quel momento rientrò Jae Hyun carico di buste della spesa.
- Che
diavolo succede? - chiese guardando le facce dei presenti.
-
Niente, io e Jonghyun siamo appena tornati da una passeggiata. -
rispose con un sorriso Jorinde.
Non
voleva che l'uomo si
preoccupasse.
- In
tempo per la cena! - esclamò subito dopo il maggiordomo con
un rinnovato sorriso – vieni a darmi una mano con i funghi? -
chiese alla ragazza che annuì stancamente.
Ovviamente
Jae Hyun non se
l'era bevuta ma ci sarebbe stato il tempo per le spiegazioni dopo.
Quando
la ragazza si trovava
con Odette e Jae Hyun non era mai triste, si sentiva a casa. Avrebbe
scritto dopo a Kibum, dopo la cena. Ora aveva bisogna di svuotare la
testa e distrarsi.
Buonasera
a tutti! ^^
Ecco a voi l'undicesimo
capitolo! ^^ Questa volta Jonghyun l'ha combinata grossa, non solo
non ha creduto alle parole di Jorinde ma si è anche adirato
a
dismisura. D'altronde, in casa ci sono solo loro quindi chi sarebbe
potuto entrare nella stanza? C'è da dire che la maledizione
di certo
non gli giova per quanto concerne il temperamento e il fatto di aver
perso un oggetto importante ha aggravato lo cosa. Le domande che ci
lascia il capitolo sono essenzialmente due: Che cosa c'era di
prezioso all'interno del pendaglio? E poi, se non è stata
Jorinde
munita di forcine per i capelli, chi è entrato nella stanza
e ha
fatto cadere/ha rotto il ciondolo? La situazione si complica un po'.
Almeno non ha scoperto delle sue fughe mattutine! XD
* Una piccola precisazione,
quando Jonghyun parla con Jorinde nel bosco e dice: “Sul
fatto
che sono uno stronzo*”, si
riferisce al terzo capitolo della storia, durante la discussione
nella stanza.
A
parte questo, non devo dirvi altro se non, come sempre, ringraziarvi.
^^
Ringrazio
ninechka
e lagartischa
per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie! <3 <3
Grazie
a coloro che hanno inserito la storia fra le seguite
e le preferite
e
grazie a coloro che leggono soltanto.
Grazie a tutti! <3 <3
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 12 *** 12. Il passato III - un posto chiamato casa ***
12. Il passato III
– un
posto chiamato casa
Jonghyun
aveva deciso di andarsi a dare una sciacquata nel bagno adiacente
alla stanza. Era davvero stanco e l'unica cosa che voleva era dormire
però prima aveva avvertito l'urgenza di farsi una doccia.
Dopo un
lungo viaggio era la cosa migliore. Perfino il bagno lì
parlava di
lusso. La vasca era praticamente un mosaico di colori e lo specchio
sul lavandino era largo e circondato da una cornice di ceramica blu e
il vetro rifletteva le mille luci appese ai lati delle pareti. Era
strano da dire ma in quel luogo Jonghyun si sentiva già a
casa.
Quando uscì dal bagno in accappatoio rimase stupito di
trovare il
letto affianco al suo occupato. A gambe e braccia incrociate, stava
un ragazzino, poco più di un bambino. Aveva la pelle
leggermente
ambrata, i capelli neri e un po' spettinati, gli occhi a mandorla
tradivano tutto il suo disappunto. Le grandi labbra carnose erano
storte in una smorfia e il suo sguardo omicida puntava, in modo
obliquo, verso il tappetino ai piedi del letto come se fosse stato
colpevole di avergli fatto chissà quale torto. Jonghyun lo
trovava
buffo e trattenne una risata. Il ragazzino era davvero magro, doveva
essere piccolo. Sembrava non essersi accorto di lui. Jonghyun si
schiarì la voce con un colpo di tosse cercando di attirare
la sua
attenzione. Il ragazzino alzò lo sguardo su di lui e per
poco non
cadde giù dal letto dalla sorpresa.
Il
moro non rispose ma lo fissò con occhi spalancati.
- Io sono Jonghyun e
tu...devi essere Taemin, giusto? - chiese gentilmente il ragazzo
leggendo il nome sulla testata del letto del più piccolo.
- S-si. Sono Taemin. -
disse quello con voce sottile.
- So che ti stai chiedendo
cosa diavolo faccio in camera tua. Ebbene, sono arrivato poco fa,
sarò il tuo compagno di stanza a meno che tu non abbia
qualcosa in contrario. - disse il castano sedendosi sul suo letto.
Taemin
scosse il capo in segno di diniego.
- Il signor Jung non mi
aveva avvisato...- mormorò poi torturando la coperta.
- Non ne avrà
avuto il tempo...- provò a dire Jonghyun ma il mormorio
velenoso del più piccolo lo interruppe.
- Però ha avuto
il tempo di dirmi di no...- .
Il
castano lo guardò stupito.
Taemin
lanciò un'occhiata nervosa verso la porta.
- Si, non vuole mandarmi ad
esibirmi con gli altri a casa dei suoi ospiti...- sussurrò
imbronciato.
- E perchè? -
chiese Jonghyun stupito.
- Dice che sono piccolo. -
rispose indignato.
- Quanti anni hai Taemin? -
.
- Dodici a luglio. - .
Jonghyun
sorrise teneramente.
- Allora non ha poi torto.
- replicò con un sorriso – sei più
piccolo di me. Io ho quindici anni. - .
Gli
occhi di Taemin s'illuminarono.
- Allora sei uno hyung! -
esclamò – sei fortunato! Il signor Jung ti
lascerà esibire anche fuori di qui. Dai quattordici anni in
poi hai il permesso di fare esibizioni anche fuori dal suo palazzo. -
spiegò poi con lo sguardo basso.
- Questo dipende anche dal
talento che possiedi. Che sai fare? - chiese il più piccolo
recuperando l'entusiasmo.
- So cantare. - rispose
Jonghyun mentre si metteva il pigiama.
- Davvero? Ce ne sono
parecchi che cantano qui. Dovrai essere davvero bravo per fare la
differenza. Cantami qualcosa. - replicò Taemin in ginocchio
sul suo letto.
- Spero di essere in grado
di farla la differenza. Comunque non so cosa cantarti. -
tagliò corto il maggiore.
-Dai, hyung! Qualsiasi
cosa. - lo incitò Taemin con gli occhi che brillavano.
Il
ragazzino non doveva mai aver condiviso la stanza con nessuno prima
di lui visto che era animato da una grande energia dovuta alla
presenza di un nuovo arrivato.
- Va bene ma qualcosa di
piccolo, non vorrei infastidire gli altri nelle loro stanze. - disse
infine il maggiore arrendendosi.
Jonghyun
intonò una canzone dalle note basse e la sua voce era
suadente, era
come oro colato che rivestiva ogni cosa in quella stanza. Ricopriva
pareti, mobili, oggetti, tutto. Sembrava foderare di oro caldo
persino l'aria. Taemin si sentì ammaliato da quella voce e
sentiva
già una profonda ammirazione per il portatore di quel
magnifico
dono.
- Allora, che dici, ho
qualche speranza? - chiese Jonghyun con un sorriso quando ebbe
terminato.
Taemin
rimase per un attimo imbambolato.
Jonghyun
rise piano.
Sarebbe
stato divertente dividere la stanza con lui.
Il
mattino dopo anche Jung Chul Moo sembrò concordare con
Taemin. Trovò
che Jonghyun fosse un vero portento e anche Kibum ebbe un esito
più
che positivo. Alla fine Jonghyun aveva scoperto che Kibum era come un
jolly. Sapeva ballare straordinariamente ma sapeva anche cantare ed
era stupefacente.
Odette,
invece, avrebbe fatto ciò che più le piaceva.
Fare dolci. Dolci per
tutti. Quella era la sua vera vocazione e Jonghyun e Kibum furono
sollevati di vedere che era tornata a sorridere, lontana da quella
maledetta campagna e soprattutto lontano da Se Joo.
*
- Nervoso per questa sera?
- chiese Kibum affiancando Jonghyun mentre si dirigevano nella sala per
il pranzo.
- Non dovremmo esserlo?! -
controbattè Jonghyun.
- Si ma tutto questo
è eccitante. Credo che venire qui sia la cosa migliore che
potessimo fare. Questa sera è la nostra serata. - disse
Kibum con un grande sorriso.
Quella
sera si sarebbero finalmente esibiti nello spettacolo che si svolgeva
al palazzo. Jonghyun si sentiva febbricitante nonostante continuava a
ripetersi che sarebbe andato tutto bene. Non aveva mai cantato
davanti a nessuno. Continuava ad aggiustarsi il colletto della
camicia nera che indossava nervoso. Aveva lavorato per un mese di
tempo ad alcune canzoni, tra cui, una in particolare che avrebbe
cantato quella sera con Kim Shin. Shin era un bravo pianista che era
entrato subito in sintonia con lui.
- Andrà bene
Jonghyun. Abbiamo fatto un ottimo lavoro e tu hai una voce che non ho
mai sentito in tre anni che sono qui. - lo rassicurò il
maggiore con una pacca sulla spalla.
Dall'altro
lato della stanza c'era Kibum. Era di una bellezza eterea con i
pantaloni scuri stretti, una canotta bianca e una giacca da sopra. Il
ciuffo gli era stato alzato e una collana larga gli pendeva dal
collo. Aggiustava i vestiti a Taemin, in modo premuroso, che invece
saltava da un piede all' altro per l' eccitazione. Quella sera si
sarebbero esibiti insieme.
Chul
Moo aveva pensato di affiancare Kibum a Taemin per le prime sere
almeno, per farlo conoscere meglio.
Jonghyun
era così immerso nei suoi pensieri che non si era accorto
che Kibum
si era voltato verso di lui e gli stava sorridendo. Quando il castano
se ne accorse, gli sorrise di rimando.
Kibum
era stata una rivelazione, nel senso più buono del termine.
Era un
ragazzo abbastanza energico, con tanta voglia di fare che nella vita
aveva sofferto parecchio nonostante la sua giovane età e
anche se
non gli aveva ancora parlato del suo passato, Jonghyun lo sapeva. Se
lo sentiva, bastava che lo guardasse per accorgersene. Finalmente
stava ottenendo quello che voleva da tutta una vita ed eccolo
lì,
felice, sorridente e...bellissimo. Ormai, Jonghyun pensava che Kibum
fosse bello almeno quattro volte al giorno da quando erano
lì e lo
credeva sul serio. Kibum era uno spettacolo, dalla testa ai piedi ma
il ragazzo era sicuro che lo spettacolo più bello se lo
teneva
dentro e lo dimostrava ogni volta che si prendeva cura di Taemin, che
conosceva da così poco ma a cui si era già
affezionato, quando si
preoccupava di tenere il posto a Jonghyun a pranzo e a cena, quando
si offriva per andare a comprare ad Odette tutto quello che le
serviva.
I
suoi truccati sottili occhi felini lo scrutavano da vicino ora.
Jonghyun
si riscosse.
- Stavo...pensando. -
rispose semplicemente.
- Non pensare troppo...fra
poco tocca a te! - esclamò il corvino stringendogli forte il
braccio.
Il
ragazzo ebbe un tuffo al cuore. L'esibizione di musica celtica
nell'ampio salone stava giungendo al termine. Jonghyun
superò Kibum
e si affacciò nel salone dalla piccola porta della stanza
nella
quale si trovava. C'era davvero un sacco di gente. Sentiva il suo
cuore precipitargli giù nello stomaco e poi risalirgli in
gola.
Era
finita. La musica era cessata. Ora toccava a lui.
Quando
entrò nell'enorme salone sentiva tutto ovattato. Sembrava
che le
grandi e altissime pareti della sala fossero lì per
giudicarlo. Le
colonne lisce si ergevano minacciose e convergevano tutte su di lui.
Maestosi drappeggi pendevano dalle finestre e le tende che da queste
scendevano lambivano elegantemente parte delle austere e fredde
colonne in marmo come un vestito perfetto. La sala era circolare e la
gente sedeva su delle sedie mentre alcuni preferivano stare in piedi
sorseggiando qualcosa da bere. Lui e Shin arrivarono al centro del
variopinto pavimento. Jonghyun intravide Kibum e Taemin in prima
fila. Erano sgusciati fuori dalla stanza per assistere alla sua
performance. Lo incoraggiavano con grandi sorrisi e pollici in alto.
Poco
dopo che Shin iniziò a suonare le prime note, il ragazzo
attaccò.
Divenne sordo a tutti i mormorii, sentiva solo la musica. Man mano
che cantava acquistava sicurezza e perfino le colonne non gli
sembravano più così spaventose. Taemin ebbe
l'impressione di essere
di nuovo ricoperto dall'oro delle voce di Jonghyun, proprio come la
sera che l'aveva conosciuto. Anche se, a dirla tutta, non era l'unico
lì dentro. La gente era impressionata ed emozionata dalla
sua voce.
Gettò uno sguardo a Kibum al suo fianco e lo vide come in
trance.
Non staccava gli occhi di dosso a Jonghyun e sembravano vitrei,
ricoperti da una patina argentata.
Quando
il castano smise di cantare, a esibizione finita, ci fu qualche
secondo di silenzio prima che tutti iniziassero ad applaudire. Shin e
Jonghyun s'inchinarono con enormi sorrisi. Il ragazzo fece scorrere
il suo sguardo sui presenti e poi si fermò su Taemin e Kibum
e il
suo sorriso si allargò a dismisura. Era la prima volta che
si
sentiva felice dopo tanto, forse troppo tempo. Shin gli
scompigliò i
capelli con fare fraterno quando furono ritornati nella sala
d'attesa, adiacente al salone.
- Preparati a ricevere un
sacco di richieste da più di qualche signore presente
stasera. Vorranno farti esibire per loro a tutti i costi, ragazzino. -
lo sbeffeggiò il pianista.
Shin
era un bel ragazzo, alto con sottili capelli scuri e occhi grandi
dalle ciglia lunghe. Uno dei ragazzi con cui aveva stretto di
più là
dentro.
- Beh...tu verrai con me
però. - gli disse Jonghyun dandogli una gomitata fra le
costole con fare scherzoso.
Non
appena Kibum e Taemin entrarono nella stanza, il primo gli si
buttò
letteralmente al collo. Lo strinse forte a sé.
Jonghyun
ricambiò l'abbraccio stupito.
- Concordo. Hai fatto
piangere più di qualcuno in sala...grazie anche alle mani
magiche di Shin hyung. - aggiunse Taemin infilandosi fra Shin e
Jonghyun e stritolando il braccio di entrambi felicemente.
- Jonghyun-ah! Sei stato
bravissimo, tesoro! - esclamò un Odette frizzante assalendo
letteralmente il più piccolo e tempestandolo di baci.
Kibum
quasi non cadde dalla finestra a causa dell'irruenza della donna. Le
lanciò un'occhiataccia.
- Yah! Fai attenzione! - la
rimbeccò acido ad un tratto.
- Che c'è,
Kibum-ah? Sei forse invidioso? Non ti preoccupare, ti
stamperò baci ovunque anche a te dopo la tua esibizione! -
replicò Odette divertita.
- E' il minimo! Anzi, mi
aspetto un dolce tutto per me visto tutto quello a cui sono andato
incontro per te! - ribattè il ragazzo con finta
indignazione.
Odette
lo ignorò.
- Quasi dimenticavo!
Jonghyun, c' è una sorpresa per te! - sussurrò la
donna.
Il
ragazzo stava quasi per chiederle di cosa si trattava ma quando la
ragazza si scostò, egli vide sulla soglia della porta due
figure fin
troppo familiari.
- Te l'avevo detto o no che
ci saremmo rivisti tutti e tre qui? - chiese il ragazzo a destra con la
sua dolce voce inconfondibile.
- Jinki hyung! Minho-ah! -
esclamò Jonghyun felicemente sorpreso.
I
ragazzi raggiunsero il castano e lo avvolsero in un grande abbraccio.
- Volevamo farti anche noi
i complimenti ma eri già sgattaiolato qui! - disse Minho con
un sorriso.
- Quando siete arrivati? - .
- Qualche ora fa. Giusto in
tempo per vederti esibire, chiamalo destino o come vuoi!- rispose Jinki
raggiante.
Il
castano si guardò intorno ed ebbe una strana calorosa
sensazione
alla bocca dello stomaco. Ebbe l'impressione di trovarsi in un posto
bello e soleggiato anche quando fuori pioveva e nevicava, un posto
dove c'era sempre qualcuno ad attenderti con il sorriso sulle labbra,
un posto che la gente comune chiama casa. Se quello era un bel sogno,
allora desiderava non essere mai svegliato.
Poco
dopo assistettero alla performance di Kibum e Taemin. Jonghyun sedeva
su una sedia al lato della sala e vicino e a lui Jinki e Minho.
Questi teneva il suo lungo braccio sulle spalle di Jonghyun come se
temeva che potesse svanire davanti ai suoi occhi. Erano davvero
felici di essersi ritrovati.
- Alla fine avete avuto
problemi con Se Joo? - chiese Jonghyun.
- No. Te l'abbiamo detto,
era così ubriaco da non ricordarsi nemmeno il suo nome. -
susurrò Jinki divertito.
- Già...che
idiota! Ha avuto quello che si meritava! - commentò Minho
compiaciuto.
In
quel momento tacquero tutti e tre. L'esibizione dei due ragazzi stava
per iniziare. Jonghyun aveva fatto le presentazioni con i nuovi
arrivati molto velocemente perchè erano stati costretti a
tornare in
sala, fatto sta che erano tutti molto incuriositi da quello che
avrebbero visto.
All'inizio
Taemin ballò da solo e Jonghyun ne rimase sorpreso. Non era
la prima
volta che lo vedeva ballare. In quel mese di permanenza, aveva
assistito a molte sue esibizioni ma ogni volta vederlo ti faceva
restare a bocca aperta. Taemin era un ragazzino, aveva quasi dodici
anni ma il suo talento apparteneva a pochi. Era fluido nei movimenti,
era come un serpente che s'insinuava su per un ramo, come una piovra
snella dai mille tentacoli. Sembrava non toccare nemmeno il
pavimento, sembrava scivolarci sopra in modo elegante senza produrre
rumore alcuno. Poi ad un tratto, le luci si abbassarono e Taemin
indietreggiò per lasciare spazio a Kibum. Quando il ragazzo
iniziò
a ballare, Jonghyun ebbe come l'impressione che la terra sotto i
piedi gli mancasse. Era bravo, davvero bravissimo. I suoi movimenti
erano precisi, concisi. Il modo in cui il suo corpo esibiva quei
movimenti era unico. Il suo sguardo era accattivante. Non sembrava la
sua prima esibizione quella, sembrava sicuro di se, sembrava non
temere nessuno. Jonghyun si chiese stupidamente dove diavolo fosse
stato per tutto quel tempo. Il suo posto era lì e basta e il
castano
era felice di potergli stare accanto anche soltanto per poterlo
ammirare mentre si muoveva in quel modo.
Jonghyun
si sentiva in imbarazzo per quei pensieri ma non poteva fare almeno
di pensarla in quel modo.
Per
concludere l'esibizione, Taemin e Kibum ballarono assieme in una
sincronizzazione perfetta lasciando a bocca aperta tutti.
Quando
la performance finì, la gente esplose in applausi convinti.
Il petto
di Kibum e Taemin si alzava e si abbassava ritmicamente ma sorrisero
e s'inchinarono più volte.
Felici
come delle pasque, una volta che i ragazzi si furono ripresi,
andarono a mangiare tutti e cinque nella sala da pranzo allestita per
la sera. Passando per il corridoio che dava sull'ingresso, dovettero
interrompere il loro vociare e il loro entusiasmo alla vista di un
folto gruppo di ragazzi e ragazze bellissimi vestiti di tutto punto
che ridevano e scherzavano tra loro.
- Quelli chi sono? - chiese
Kibum incuriosito.
- Sono i ragazzi
più grandi. Solitamente dopo che si sono esibiti, escono e
stanno fuori tutta la notte. Vanno a divertirsi fra di loro oppure...-
e qui Taemin tentennò nella sua spiegazione.
- Oppure? - lo
incalzò Jinki curioso.
Il
ragazzino arrossì visibilmente.
Gli
altri quattro si guardarono perplessi l'un l'altro.
- Oppure...beh, molti dei
ragazzi più grandi...hanno la stanza proprio sopra la mia,
al piano superiore... - sussurrò torturandosi la maglia.
- Vuoi dire qualcosa di
senso compiuto o no? E smettila di stropicciarti la maglia in quel modo
o te la consumerai! - lo rimproverò Kibum con fare seccato.
Taemin
sbuffò.
Menomale
che gli hyung sono loro! Vedi se queste cose devo spiegargliele io!
- E niente! Fanno un casino
infernale! Sento tutto...praticamente tutto! Loro forse credono che io
dorma o non me ne accorga ma se è vero che sono uno dei
più piccoli, non è altrettanto vero che io sia
stupido però! - disse Taemin indignato e con le guance
imporporate.
Gli
altri quattro scoppiarono a ridere e Jinki scompigliò i
capelli del
più piccolo.
- Dai Taemin-ah, andiamo a
mangiare! - disse poi afferrandolo per una mano.
- Guardate che è
impressionante! Sembra di averceli nel letto affianco...prima o poi mi
farò cambiare di stanza. - balbettò il moro
mentre si lasciava trascinare nella sala da pranzo dal maggiore.
Jonghyun
nonostante avesse trovato la cosa inizialmente divertente, dovette
ricredersi quando la notte stessa le parole di Taemin divennero
realtà. Erano le quattro del mattino, le fottute quattro del
mattino
quando i rumori molesti e spinti
del piano superiore lo
svegliarono. Si voltò verso Taemin che stava ad occhi aperti
e con
le braccia dietro la testa. Anche il più piccolo si
voltò verso di
lui e lo guardò con una faccia alla “te l'avevo
detto”. Neanche
la pantofola tirata contro il soffitto con forza servì a
qualcosa,
anzi, i gemiti sembravano anche più forti.
- Senti hyung, io vado a
dormire in camera di Minho hyung e Jinki hyung. Hanno detto che se non
riuscivo a dormire potevo andare da loro. Vieni anche tu se vuoi, eh.-
disse il ragazzino prendendo il suo cuscino e strisciando via dalla
stanza.
Quando
Jonghyun fu solo cercò inutilmente di riaddormentarsi ma
alla fine
si arrese, sbuffò e uscì dalla stanza scalciando
via le coperte.
Uscì
dalla camera. Il suo piano era piuttosto silenzioso. Decise che
andare a prendere un po' d'aria sul balcone fosse una buona idea. Non
riusciva a dormire comunque, quindi tanto valeva rinfrescarsi la
testa ma trovò sorprendentemente il balcone occupato.
Kibum
stava poggiato alla costosa ringhiera in marmo bianco. Quando
avvertì
un'altra presenza alle sue spalle, si voltò.
Subito
il suo sorriso si allargò.
Il
castano si avvicinò al ragazzo.
- Come mai alzato a
quest'ora? - chiese poi.
- Non riuscivo a dormire.
Tutto questo mi sembra ancora così surreale. -
sussurrò il corvino in risposta – sei qui per il
mio stesso motivo?- .
- Mh...diciamo che
più l'adrenalina, a farmi passare la notte insonne sono i
simpatici e rumorosi ragazzi che hanno la fortuna di avere la camera
giusto sopra la mia. - rispose Jonghyun con un sorriso imbarazzato.
Kibum
si voltò a guardarlo e aprì la bocca in un
espressione mista, tra
il divertito e lo stupito.
- Si, Taemin aveva
effettivamente ragione...si sente tutto.- disse il
maggiore davanti alla faccia indescrivibile del minore.
- Certo che hanno una bella
faccia tosta questi hyung e queste noone...insomma un po' di
considerazione per gli altri!- esclamò Kibum indignato.
- Chissà se
anche noi fra qualche tempo saremmo così! -
replicò Jonghyun divertito.
- Non così
sconsiderati nei confronti dei vicini spero! - commentò
vivacemente Kibum.
Entrambi
risero.
Il
corvino alzò lo sguardo su di lui e il suo sorriso si
ricompose in
un espressione più sera. Il castano lo guardava con le
labbra
serrate. Il venticello serale di maggio accarezzava la pelle di
entrambi provocando la pelle d'oca lungo le braccia.
- Volevo scusarmi per aver
pensato male di te all'inizio...non te l'ho detto mai in questo mese,
però si...insomma, ti ho rivalutato e anche molto. - disse
Jonghyun.
- Non c'era bisogno che ti
scusassi...d'altronde mi hai scoperto mentre origliavo le tue
conversazioni e poi mentre ti seguivo e poi è normale che
pensassi male di me essendo il cugino di quel maledetto...-
mormorò Kibum agitando una mano.
- Beh, non è
detto che solo perchè siete della stessa famiglia...siate
uguali, anzi. Comunque volevo solo dirti questo e...che oggi sei stato
davvero bravo. - snocciolò il castano in evidente imbarazzo.
Avrebbe
voluto dirgli che lo trovava molto bello ma si trattenne per non fare
la figura dell'idiota.
- Grazie...anche tu non sei
stato malaccio. - mormorò Kibum con un'occhiata obliqua e un
sorriso sornione.
- Non sono stato malaccio?
Scusa ma non mi hai detto che ero stato bravissimo?! -
replicò il ragazzo voltandosi con espressione indignata.
Kibum
rise prendendo le distanze da Jonghyun prima che gli venisse in mente
di gettarlo di sotto.
- Ahahahah, si hai ragione!
Sei stato bravissimo...anzi, forse il migliore della serata. - disse
poi alzando le mani in segno di pace.
- Stavo quasi per credere
che mi avessi mentito...ora dovrai farti perdonare, lasciami dormire in
camera tua! - esclamò Jonghyun passando dalla finta
indignazione a una malizia spensierata.
Si
aspettava una battuta o un commento acido da Kibum ma così
non fu.
- Effettivamente stavo per
chiedertelo. In camera mia non si sentono rumori molesti e potrai
riposare in pace. - disse il corvino candidamente.
Jonghyun
lo guardò negli occhi per sincerarsi che non lo stesse
prendendo in
giro.
- Va bene...-
mormorò confuso.
- Allora, andiamo! - .
- Si, fammi prendere la
bottiglia d'acqua dalla mia stanza! - disse Jonghyun ma Kibum si era
già avviato verso la sua camera.
- Si ma muoviti o non ti
faccio più entrare! - lo rimbeccò Kibum.
Jonghyun
sorrise alla schiena del ragazzo.
Ne
era sempre più convinto: era a casa finalmente.
Buonasera
a tutti! ^^
Chiedo
perdono per il ritardo ma dovevo sostenere un esame
mercoledì ma è
stato rimandato all'ultimo secondo e quindi ho deciso di aggiornare
nel frattempo.
Il
titolo di questo capitolo esprime il calore che Jonghyun avverte
circondato dalle persone che ama, lontano da tutto ciò che
lo faceva
soffrire. Siamo tornati a un capitolo in cui parliamo del passato e
assistiamo alle prime esibizioni di Jonghyun e Kibum, facciamo la
conoscenza di Taemin e abbiamo il piacere di ritrovare Jinki e Minho.
Ora ci resta da scoprire quali sono le loro abilità! XD
Sta
andando tutto bene, tutto è perfetto e anche i sentimenti
reciproci
di Jjong e Key cominciano a prendere forma. Vi anticipo che anche il
prossimo capitolo sarà sul passato! ^^
Non
credo di dover aggiungere altro, a parte i ringraziamenti. ^^
Ringrazio
la dolce lagartischa
per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie grazie grazie! <3
<3
<3
Ringrazio
coloro che hanno inserito la storia fra le seguite
e le preferite!
Thank you! <3
E un
grazie anche alla mia Ninechka
che mi supporta sempre! <3
A
presto!
Kisses!
:*
|
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Capitolo 13 *** 13. Il passato IV - di sere di fine agosto e mangiafuoco ***
13. Il passato IV –
di sere di fine agosto e mangiafuoco
La
luce del sole filtrava dalle persiane scure di quella stanza dalle
pareti viola. Uno di quegli spicchi color limone colpirono dolcemente
il volto del ragazzo beatamente addormentato sul fianco sinistro.
Strinse
gli occhi infastidito. Detestava essere svegliato così, con
la luce
in faccia. Aprì pigramente gli occhi. Inizialmente si chiese
dove
accidenti fosse finito e poi le immagini della sera prima si
susseguirono davanti a lui. Certo, era andato a dormire in camera di
Kibum.
Il
corvino sonnecchiava ancora tranquillo al suo fianco. Avevano
condiviso lo stesso letto anche perchè non ve ne erano
altri, a
parte quello del coinquilino di Kibum che non era neanche rientrato.
Jonghyun
si voltò lentamente verso l'orologio sul comodino alla sua
destra,
silenziosamente perchè non voleva svegliare il ragazzo.
Erano le
nove, pensava fosse più tardi.
Si
chiese se dovesse svegliare Kibum.
Guardò
il ragazzo e il suo cuore s'intenerì. Gli dispiaceva doverlo
svegliare. Era così tranquillo in quel momento. Il castano
si chiese
se stesse sognando e cosa stesse sognando per l'esattezza.
Sfiorò
i capelli di Kibum. Erano morbidi e setosi. Si chinò su di
essi e li
annusò. Avevano un buon odore.
Agrumi.
Si,
era quello il profumo che gli stava inebriando le narici.
Jonghyun
sussultò.
Kibum
si era appena svegliato, lo guardava con gli occhi sottili e lucidi e
un sorriso divertito sulle labbra.
Il
corvino lo guardò senza capire.
- Devo farmi una doccia e
mi secca tornare in camera mia. Userò quindi il tuo shampoo!
- esclamò il castano con un sorriso sornione e balzando
giù dal letto.
- Neanche per idea! Torna
in camera tua! - ribattè Kibum ma Jonghyun si era
già avviato verso il bagno.
Il
corvino si rizzò a sedere tanto velocemente che la testa gli
girò.
Sentì
Jonghyun ridere e l'acqua scrosciare nella vasca.
- Che accidenti
è questo profumo? Avete fatto il bagno in un frutteto di
agrumi? - chiese Minho sporgendosi sulle teste dei due ragazzi.
- Il bagno l'abbiamo fatto
sicuramente...non nel frutteto però! - rispose Jonghyun
addentando una brioche.
- E' il mio shampoo che
è finito! -
tagliò corto Kibum regalando occhiatacce gratis al ragazzo
al suo fianco.
- Hai finito lo shampoo di
Kibum hyung? - chiese Taemin.
- Si, il mio shampoo
preferito! - sbraitò il corvino crucciato.
- Ho dormito da lui e non
avevo il mio semplicemente! - si giustificò Jonghyun
ridendo.
- No, la verità
è che eri troppo pigro per fotterti a tornare in camera tua!
- lo rimbeccò Kibum.
Jonghyun
lo ignorò.
- Ah, Jinki hyung! Oggi
siete stati da Chul Moo, vero? Com'è andata? - chiese poi
illuminandosi di colpo.
- Benissimo! Siamo stati
presi! - rispose raggiante quello.
- Che cosa farai? - chiese
Kibum interessato.
- L'illustratore di storie!
C'è un mucchio di gente che scrive qui dentro e io
riprodurrò i loro personaggi, le scene delle loro storie.
Inoltre canterò. Chul Moo ha detto che sarebbe uno spreco se
non lo facessi. - rispose Jinki con un sorriso.
- Wow hyung! Che figata! -
esclamò Taemin.
- E tu Minho? - chiese
ancora il corvino.
Minho
sorrise gongolante.
- Oh, lo vedrete!
É una sorpresa! - si limitò a dire e poi tacque.
Inutili
furono le insistenze di Taemin perchè il maggiore non si
sbottonò.
*
Grandi
nuvole di fuoco danzavano nell'aria della sala. La gente guardava
incantata, imbambolata. Un gruppo di nove ragazzi, a petto nudo e dai
pantaloni rosso scuro si esibivano nel loro pezzo.
Erano
i mangiafuoco e gli sputafuoco. Gente coraggiosa che aveva
l'abilità
di maneggiare uno dei quattro elementi con maestria. Erano come nove
draghi privi di squame. Il petto lucido risaltava ancora di
più alla
luce delle fiamme incandescenti. Minho sostava al centro mentre in
modo surreale una vampata di fiamme di fuoco si liberava dalle sue
labbra.
La
loro esibizione era stata spettacolare. Quei nove ragazzi, di cui
Minho era entrato a far parte, avevano messo su una delle performance
migliori della serata. Il ragazzo alto sorrise vittorioso.
- Allora, ne è
valsa la pena di attendere senza sapere nulla o no? - chiese
avvicinandosi ai quattro ragazzi.
- Quando diavolo hai
imparato queste cose? - chiese Jonghyun ancora sotto shock.
- Quando stavo
all'orfanotrofio, in una delle mie fughe, conobbi un ex mangiafuoco.
É stato lui ad insegnarmi alcuni trucchetti e qui ho
imparato molte cose nuove in questi due mesi. - rispose il ragazzo.
Minho era ancora molto
giovane e sebbene i suoi muscoli non fossero ancora ben delineati, un
gruppo di ragazze non smisero di staccargli gli occhi di dosso nemmeno
un secondo bisbigliando e squittendo.
- Faresti bene a coprirti
prima che a quelle vengano strane idee in testa! - disse Kibum
indicando con il capo le ragazze all'angolo.
- Strane idee? Tipo quelle
che sono venute a noi nella vasca da bagno stamattina? - chiese
malizioso Jonghyun cingendo un fianco di Kibum.
- Piantala, idiota! -
esclamò il corvino rosso in viso.
In
quei due mesi, Jonghyun aveva preso l'abitudine di stuzzicare e
prendere in giro Kibum con questo genere di affermazioni dal momento
in cui, spesse volte aveva preso un' altra abitudine, quella di
andare a dormire da lui. Vuoi per i rumori molesti, vuoi
perchè gli
andava e gli piaceva stare al suo fianco, Jonghyun dormiva da lui
frequentemente.
Minho
rise del loro battibecco.
- Va bene, vado a mettere
qualcosa addosso e poi andiamo a mangiare. - disse il ragazzo e
allontanandosi sorrise ammiccando in direzione del gruppo di ragazzine
che persero letteralmente la testa.
- Dico io...c'era davvero
bisogno?! - esclamò Kibum infastidito dallo starnazzare
delle fanciulle poco distanti.
*
- Wow hyung! Sono
bellissimi! - esclamò Minho stupefatto davanti alle bozze
che Jinki stava mostrando loro.
Il
maggiore fra i cinque aveva già iniziato il suo lavoro come
illustratore. S'incontrava tutti i giorni con una bella e talentuosa
scrittrice della sua età e lavoravano sulle illustrazioni
del
romanzo di quest'ultima. La ragazza gli descriveva come desiderava
venissero resi i suoi personaggi e le sue ambientazioni e Jinki
descriveva con la matita tutte quello che usciva dalle sue labbra.
Aveva
deciso di mostrare, in anteprima, il suo lavoro agli altri quattro
dopo cena anche se non era ancora ultimato.
- Credo che questa
sarà la stesura finale! Dopo parecchio lavoro ce l'abbiamo
fatta alla fine. - disse il ragazzo sedendosi sul letto della sua
stanza.
- Direi che la tizia con
cui lavori non poteva trovare di meglio. - commentò Kibum
guardando pieno di meraviglia le bozze.
Tutti
i presenti si voltarono verso di lei e la poveretta rimase ferma
sulla porta.
Era
davvero molto carina. Aveva lisci capelli castani raccolti in una
crocchia disordinata sulla testa, la frangetta le arrivava fin sugli
occhi che erano grandi e scuri. Indossava una camicetta pesca, dalle
maniche arrotolate e sotto di essa una canotta bianca, jeans chiari e
scarpette da ginnastica. Aveva dei fogli fra le braccia che strinse
ancora di più a sé quando si rese conto che il
suo “collega”
non era solo.
- Oh, scusate. Magari passo
dopo. - mormorò.
- No Bea, aspetta! Non ti
preoccupare, vieni...loro sono miei amici. - si affrettò a
dire Jinki prima che la ragazza potesse andare via.
Bea
sorrise timidamente e facendosi coraggio entrò nella stanza.
- Volevo...volevo solo
lasciarti questi e chiederti se avevi già cenato. -
sussurrò la ragazza poggiando il plico di fogli sul letto di
lui e strusciandosi le mani sui jeans.
- Ok, grazie...appena
potrò, gli darò un'occhiata. Comunque si, ho
mangiato un boccone poco fa...tu? - chiese Jinki con un sorriso.
- Oh beh, io non ancora ma
contavo di andarci adesso. - rispose quella impacciata.
Jinki
continuava a sorriderle mentre gli altri quattro non vedevano l'ora
che la ragazza andasse a mangiare essenzialmente per prenderlo in
giro. Purtroppo, la loro richiesta non fu accolta perchè un
altro
personaggio irruppe nella stanza.
- Ragazzi, venite in
giardino. É il compleanno di Yi Kyung e ha invitato tutti a
scendere! - disse un ragazzo affacciandosi nella stanza –
Jiwon-ah, complimenti per l'acconciatura! - aggiunse poi divertito in
direzione della ragazza.
- Quanto sei simpatico Ji
Hoon, non ti dico come cosa perchè c'è gente! -
sbottò acida – comunque io stavo lavorando a
differenza tua! - gli gridò poi dietro mentre il ragazzo
continuava per la sua strada ridendosela.
- Jiwon? Non ti chiami Bea?
- chiese a quel punto Kibum.
La
ragazza lo guardò per un attimo e poi sorrise timida.
- No, il mio vero nome
è Jiwon ma Jinki-ssi mi chiama Bea perchè per
sbaglio una volta scrisse il mio cognome “Baek”
invertendo la a e la e. - raccontò la ragazza felice.
- Ah ecco. D'altronde
è un bel nome Bea.- bofonchiò
Minho in modo canzonatorio in direzione del maggiore che invece lo
ignorò.
Un
altro motivo per prendere in giro Jinki quando sarebbero rimasti
soli. Anche Jonghyun ghignò in modo malefico ma non ebbe
tempo di
dire altro perchè Taemin intervenne.
- Scusate ma chi
è Yi Kyung? - .
- Non lo so...non lo
conosco. - rispose Kibum disinteressato.
- Stiamo andando alla
“festa” di uno che non conosciamo? - chiese allora
Jonghyun.
- Esatto! Però
andiamoci lo stesso...non c'è granchè da fare. -
rispose il corvino facendo spallucce.
Ma
chi se ne frega di questo Yi Kyung.
Pensò
in quel momento Jonghyun ma non lo disse ad alta voce. La
verità era
che voleva stare un po' solo con Kibum. Erano giorni che ci provava
ma non ci riusciva mai e quella sera di fine agosto, che forse
potevano avere qualche possibilità, spuntava dal nulla
questo
“Tullio Pompeo” e la sua maledetta festa di
compleanno, nel
giardino del palazzo per giunta.
- Vieni anche tu? - chiese
Jinki a Jiwon.
- Non lo so...a dirla tutta
non mi va molto...sono un po' stanca...- rispose titubante quella.
- Dai, vieni! Giusto il
tempo di cambiare un po' aria...hai lavorato fino ad ora! Stai un po'
con noi! - insistette Jinki sfoderando poi uno dei suoi sorrisi dolci.
- ...con me! -
sussurrò divertito Minho a Kibum che gli rifilò
una leggera gomitata fra le costole ma sorrise compiaciuto.
- Ecco...oh, va bene! -
cedette infine la ragazza sciogliendosi i capelli.
Uscirono
in giardino e l'atmosfera era abbastanza accogliente. C'erano un
sacco di ragazzi, chi in piedi, chi seduti su divanetti e poltrone,
chi accanto al buffet. Il giardino era, come sempre, illuminato da
tante piccole luci che lo rendevano davvero magico.
Poco
dopo la fortuna girò dalla parte di Jonghyun
perchè il gruppetto si
perse di vista. Jinki accompagnò Bea a mangiare qualcosa,
Taemin
seguì Minho verso il gruppo degli sputafuoco e lui rimase
solo con
Kibum.
- Hai fame? - chiese Kibum
all'improvviso.
- No, per niente. Tu? - .
- Neanche. Facciamo un giro
nelle vicinanze? - chiese ancora il corvino.
Jonghyun
annuì ed entrambi si immisero in uno dei viali in cui si
diramava il
giardino del signor Jung.
- E' proprio una bella
serata, non credi? Non fa nemmeno freddo. Anche a me sarebbe piaciuto
nascere in un mese abbastanza caldo. - disse Kibum calciando via delle
pietroline dal selciato.
- Non è che tu
possa lamentarti...a settembre non fa ancora freddo.-
replicò Jonghyun.
- Fai subito a parlare tu
che sei nato ad aprile! Per certi versi settembre è triste.
Insomma, viene subito dopo agosto, il mese più caldo
dell'estate...calano un po' le aspettative con un mese così
piatto come il mio. - ribattè il corvino dondolandosi
leggermente verso il maggiore.
Il
castano lo guardò e rise. A volte Kibum era strano forte.
- Che cazzo dici? Hai
bevuto?! - esclamò divertito fermandosi un passo dietro di
lui per dargli un leggero calcio nel sedere.
- No, non sono ubriaco
anche perchè non possiamo ancora bere, sono solo
più profondo di te! - sbottò acido Kibum
voltandosi verso l'amico con espressione stizzita.
- Non mi sembrano delle
grandi riflessioni sull'esistenza le tue!- lo rimbeccò il
castano.
- Scusami Confucio,
effettivamente quello esperto in materia sei tu! - esclamò
il più piccolo
dandogli le spalle
indispettito e continuando a camminare.
Le
braccia di Jonghyun lo avvolsero sulla vita.
- Vuoi tenermi il broncio
per questa stupidaggine? - chiese il castano poggiandogli il mento
sulla spalla e guardandolo con gli occhi da cucciolo bastonato, cosa
che gli riusciva particolarmente bene.
Ogni
volta che Jonghyun lo abbracciava così un calore interno ed
intenso
s'impadroniva di lui mandandogli a fuoco le guance.
- Quante volte ti ho detto
di non abbracciarmi così, hyung?! - gracchiò
rigido.
- Non apprezzi le mie
dimostrazioni d'affetto? - chiese Jonghyun con un sorrisetto.
Il
ragazzo sapeva esattamente dove colpire, con tutte quelle allusioni,
quei sorrisi. Sapeva che a Kibum quei gesti non erano indifferenti e
Kibum voleva tanto dargli una testata per quello.
- Non ti rispondo
perchè sono beneducato. Comunque dovremmo tornare indietro,
gli altri si staranno chiedendo dove siamo finiti. - disse poi il
corvino volgendo lo sguardo indietro.
- No, non credo. Minho e
Taemin staranno ancora chiacchierando con gli altri ragazzi, non si
saranno nemmeno accorti che ci siamo allontanati mentre Jinki...beh,
credo sia abbastanza occupato a cercare di strappare un bacio alla sua Bea.-
replicò in tono canzonatorio il castano mentre parlava del
suo hyung con un sorriso beffardo.
Anche
Kibum sorrise a quell'affermazione.
- Sembra una tipa apposto.
- disse poi guardando a terra.
- Si, una brava
ragazza...anche molto carina. - commentò l'altro con le mani
in tasca.
- Te la faresti? - .
La
domanda a bruciapelo di Kibum sorprese Jonghyun che alzò lo
sguardo
su di lui. Lo fissò per un attimo e poi rise.
- Che brutalità!
Kim Kibum e il suo linguaggio scurrile, capitolo primo! -
esclamò il ragazzo dando una leggera spallata al compagno.
- Comunque no...mi sembra
interessata a Jinki hyung e lui a lei, non mi permetterei mai di
mettermi in mezzo. - confessò in tutta onestà.
- No, intendo se a Jinki
hyung non fregasse una mazza di lei, ci proveresti? - chiese ancora
Kibum serio.
- E' una bella ragazza, una
di quelle con la faccia pulita che incontri per strada e ti viene
voglia di inseguirla per chiederle di uscire, con cui parlare di tante
cose magari ma ora come ora no, non me la farei e non le chiederei
neanche di uscire. In questo preciso istante della mia vita non lo
farei. - rispose serio Jonghyun – Comunque perchè
accidenti mi chiedi queste cose ora? - chiese subito dopo vagamente
accigliato.
- Semplice.
Perchè dal primo momento che ti ho visto ho pensato che sei
uno di quelli che si fa tutto il paesello. - rispose senza peli sulla
lingua Kibum.
- Ma tu guarda questo
moccioso! - esclamò inviperito il maggiore –
Offese gratuite proprio! Dì un po', vuoi per caso che ti dia
la lezione che ti ho risparmiato quella volta che ti ho trovato a
origliare le mie conversazioni? - chiese minaccioso facendo un passo
verso il corvino.
- C'era da
aspettarselo...anche bullo, ora. - commentò divertito Kibum
indietreggiando di qualche passo.
La
conversazione sembrava divertirlo. Jonghyun sorrise scoprendo i
candidi denti.
- Sai invece cosa ho
pensato di te la prima volta che ti ho visto? - chiese il castano.
- Cosa? - .
- Ho pensato che eri il
tipico soggetto che si caccia nei guai ed effettivamente avevo ragione.
- rispose il maggiore senza perdere il sorriso.
- Sarei nei guai? - .
- Non immagini neanche
quanto. - .
Jonghyun
era di fronte a Kibum ora. Si guardavano negli occhi senza muovere un
muscolo perfino il chiacchiericcio proveniente dalla festa in
giardino sembrava essere scomparso. L'aria era immobile in quella
sera di fine agosto e il cielo era immenso, una gigantesca trapunta
blu traforata di stelle. Gli occhi di Kibum sembravano più
felini
del solito e la sua pelle sembrava avere assunto per riflesso il
colore della luna. Le labbra erano serrate in un'espressione
indecifrabile.
D'altronde
Jonghyun lo aveva avvisato che era nei guai, non si sarebbe salvato
da quello che avrebbe fatto di lì a poco.
Jonghyun
si avvicinò a lui maggiormente senza staccare gli occhi dai
suoi
come per cercare di decifrare i suoi mille pensieri. Non lo
toccò
per paura che potesse svanire sotto il suo tocco. Tuttavia
chinò il
capo in avanti, dischiuse le labbra e le posò tremanti su
quelle del
più piccolo. Kibum sembrava una statua di gesso, non si
mosse di un
millimetro davanti a quel gesto. Le labbra di Jonghyun erano grandi e
carnose, le sue molto più piccole dalla consistenza soffice.
Anche
se non lo disse mai, a Kibum quel gesto avventato era piaciuto.
Dopo
qualche secondo, animato da non si sa da quale coraggio, dischiuse le
sue labbra piccole e spinse leggermente quelle di Jonghyun come un
saluto fra due cagnolini che strofinano i musi fra di loro. Entrambi
avevano gli occhi chiusi con le palpebre rilassate.
Le
labbra di Kibum erano leggermente fredde mentre quelle di Jonghyun
erano bollenti. Quel semplice contatto fra le loro labbra aveva
procurato a entrambi un leggero e veloce brivido lungo la schiena.
Quel semplice bacio aveva fatto desiderare di più, sempre di
più e
a quel punto a Jonghyun non gli interessava più di niente.
Non gli
interessava più di essere visto in un momento
così profondo e
personale da qualcuno. Passò la sua lingua sul labbro
inferiore di
Kibum che tremò impercettibilmente a quel contatto. La
inumidì per
bene come a saggiarne la consistenza, ad assaporarne il sapore e poi
premette per avere l'accesso alla sua bocca. Kibum fece resistenza
all'inizio, una debole resistenza in verità
perchè non gli negò
affatto l'accesso. Lasciò che la lingua di Jonghyun
esplorasse la
sua bocca, che trovasse la sua di lingua e danzasse con questa senza
troppi problemi. Le loro lingue s'intrecciarono più e
più volte
durante quel bacio che da semplice e tranquillo era diventato
più
spinto e passionale. Jonghyun stava per cingergli la vita quando una
voce squillante, da non molto lontano, interruppe il loro momento di
intimità.
Era
Taemin. Sembrava gli stesse cercando dal lato opposto al loro, non li
aveva neanche ancora visti.
- Siamo qui Taemin,
arriviamo! - gridò Jonghyun distanziandosi di poco dal
corvino.
Il
più piccolo si voltò verso la voce dello hyung e
sorrise raggiante.
Jonghyun
annuì sorridendo di rimando.
Il
ragazzo si era già avviato verso la strada del ritorno senza
dire
una parola.
Il
più piccolo fra i due si voltò.
- Spicciati che se non
trovo neanche un pezzo di torta, ti uccido! - strillò di
rimando.
Jonghyun
lo guardò sconcertato. Si erano appena baciati e lui pensava
alla
torta?!
Stava
quasi per arrabbiarsi sul serio ma avvicinandosi al ragazzo
notò che
le sue guance avevano assunto un colorito porpora. Kibum distolse
subito lo sguardo con una piccola smorfia quando Jonghyun l'ebbe
raggiunto.
Jonghyun
si mordicchiò un labbro divertito.
Non
c'era bisogno di preoccuparsi, dopotutto quel bacio aveva fatto
battere il cuore non solo a lui a quanto gli suggerivano l'improvvisa
voglia di torta di Kibum e il rosso evidente sulle sue guance.
Quando
tornarono nel giardino principale i primi che notarono nel dirigersi
al buffet per la torta furono Jinki e Jiwon. Il più grande
dei
cinque aveva un larghissimo sorriso stampato sulla faccia e sembrava
più allegro e affabile del solito. Era seduto su un pouf
bianco e
stava praticamente appiccicato a Jiwon che sedeva su uno nero mentre
mangiavano la torta e ridevano per chissà quale motivo di
poco
conto.
Jonghyun
passando lanciò un'occhiata di puro sollazzo a Jinki che
vide
chiaramente il suo labiale pronunciare le parole “bea”
prima di distendersi in un sorriso subdolo.
Jinki
gli regalò un'espressione infastidita e lo colpì
sul didietro
quando gli passò affianco per raggiungere il gazebo del
buffet.
Probabilmente
lui e Kibum non erano stati gli unici ad approfittare della
confusione della festa.
Salve
bellissimi!^^
Eccomi
tornata con il nuovo capitolo prima del solito grazie al tempo libero
che ho a disposizione dopo l'esame! XD
Allora,
questo è l'ennesimo capitolo sul passato e finalmente i
ragazzi, una
volta riuniti, hanno tutti un “impiego” nel palazzo
di Chul Moo e
facciamo la conoscenza di Jiwon o Bea che sembra nutrire qualche
interesse per il nostro Jinki e, rullo di tamburi, abbiamo il primo
bacio fra Jonghyun e Kibum.
Per
quanto riguarda i talenti di Jinki e Minho, vi piacciono? Ho cercato
un po' di variare dal canto e dal ballo.^^
Non
credo di dovervi dire altro quindi, come sempre, concludo con il
ringraziare tutti voi.
Grazie
a Ninechka
e a lagartischa
che hanno recensito lo scorso capitolo! Grazie ragazze! <3
<3
<3
Grazie
a tutti voi che leggete questa storia e che l'avete inserita fra le
seguite
e le preferite!
<3
P.s.
Come banner ho scelto questa torta con i cuoricini per via della
festa di compleanno e i cuoricini perchè ciò che
più è rilevante
all'interno del capitolo è appunto l'amore fra alcuni
personaggi. ^^
A
presto!
Kisses!
:*
|
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Capitolo 14 *** 14. Bacio nascosto ***
14. Bacio nascosto
Batteva
la punta del piede
titubante contro il pavimento mentre il braccio destro stava poggiato
allo stipite di legno e il sinistro nascosto dietro la schiena.
Lanciava occhiate incerte a ciò che le si proponeva in quel
momento.
Guardava il tutto con aria poco convinta.
-
Dai, entra! - sentì dire chiaramente Jonghyun.
Il
ragazzo stava adagiando
dei cuscini a terra e spostando alcuni oggetti all'interno della
stanza.
Jorinde
lo guardava assente.
Jonghyun
l'aveva portata in
camera sua dopo cena per parlare meglio, per conoscersi davvero e
così magari di evitare anche litigate furibonde. Non era mai
stata
in camera dell' amabile padrone di casa, non si era mai azzardata ad
affacciarsi in quella stanza nemmeno quando era sicura che lui non
fosse in casa. La camera da letto di Jonghyun era molto bella e
spaziosa caratterizzata dalla predominanza di colori scuri. C' era un
letto a due piazze, a baldacchino, dalle tende di raso scure poggiato
contro il muro, un grande armadio a tre ante in fondo alla stanza,
due comodini ai lati del letto, una poltrona morbida nera e bianca,
parecchie mensole e una scrivania in ebano con sopra un sacco di
carte impilate. Le tende del balcone erano tirate e nell'aria si
sentiva un leggero odore di vaniglia.
Era la
seconda volta che
Jonghyun la invitava ad entrare in camera ma lei era rimasta sulla
soglia.
-
Perchè qui? Non potevamo parlare sul divano del salone? -
chiese la ragazza all'improvviso.
- Qui
nessuno ci darà fastidio e poi voglio lasciare il salone
grande un po' a Odette e Jae Hyun per svagarsi un po'...lavorano tanto.
- rispose il biondo ultimando la sistemazione dei cuscini sparsi a
terra.
-
Qual è il problema? Pensi forse che voglia sedurti? Guarda
che se le mie intenzioni fossero state queste avrei potuto farlo anche
sul divano di cui parlavi prima. - aggiunse poi Jonghyun guardandola e
sorridendo candidamente.
-
Entra che non ti mangio. - aggiunse poi frettolosamente sedendosi su
uno dei cuscini.
Jorinde
entrò in camera
guardandosi attorno.
La
ragazza fece come le era
stato detto.
Si
sentiva un po' nervosa ad
aprirsi completamente a Jonghyun, a raccontare del suo passato ma
sentiva che doveva farlo.
Jonghyun
la guardava e le
fece segno di sedersi di fronte a lui. Sorrideva molto dolcemente in
un modo che la rossa non gli aveva mai visto fare da quando era
lì.
Si
sedette e lo guardò.
C'era un silenzio imbarazzante.
-
Senti Jo, volevo ribadirti le mie scuse per quello che è
successo oggi...non volevo spaventarti. Il fatto è che ho
perso la testa quando ho visto che mi mancava qualcosa ma non volevo
ferirti. - disse Jonghyun serio guardandola dritta negli occhi.
Jorinde
annuì a capo chino.
- Mi
dispiace che tu abbia perso ciò che c'era nel ciondolo...non
so cosa sia ma spero che tu l'abbia ritrovato. - mormorò la
ragazza con gli occhi puntati sui suoi jeans.
-
Vorrei fosse così ma purtroppo niente da fare...domani
cercherò meglio. - replicò il ragazzo preoccupato
e scuro in volto.
Jorinde
non volle chiedergli
altro vista la situazione. Per quella sera era meglio concentrarsi su
altro. Jonghyun le aveva offerto l'occasione di conoscere il suo
passato e lei non se lo voleva fare sfuggire. Era incuriosita da lui,
era particolare, misterioso.
-
Bella stanza...magari un po' scura ma bella! - esclamò lei
alzando lo sguardo e cercando di risultare spontanea.
- La
stanza in cui dormi tu è molto più allegra
effettivamente! - ribattè lui – e devo dire che
combacia con la tua personalità! - aggiunse poi tirandole un
pizzicotto sulla guancia.
- La
tua stanza invece è un po' come te! - commentò
invece Jorinde.
-
Solo un po'? - .
- Si,
solo un po'. Perchè Jonghyun non è tutto nero e
tenebroso...c'è anche altro. - spiegò convinta la
rossa.
- Ah
si, cosa? - chiese divertito il maggiore.
- Non
sei cattivo come tutti credono giù in paese...è
vero oggi non sei stato per niente carino ma una persona con il cuore
di pietra non avrebbe invitato Yoora per farmi una sorpresa, non mi
avrebbe trattato come fai tu. Si, abbiamo avuto molti litigi, alcuni
stupidi, altri seri...a volte mi hai spaventato ma hai sempre un occhio
di riguardo per me. Se fossi stato il cattivo Kim Jonghyun in cui tutti
credono non mi avresti ospitato in una delle stanze più
belle della tua casa ma mi avresti chiuso a chiave da qualche parte,
magari ti saresti approfittato di me, mi avresti fatto del male, mi
avresti costretto a fare cose che non volevo e invece no. Non capisco e
non so ancora perchè non vuoi che esca di casa e la cosa non
mi fa piacere per niente ma io credo in Kim Jonghyun, quello buono. -
disse Jorinde, per una volta, senza imbarazzo.
Jonghyun
rimase interdetto
dalle sue parole, non si aspettava dicesse delle cose del genere, non
si aspettava che avesse tutta quella speranza, che credesse davvero
che lui fosse un bravo ragazzo.
-
Forse credi ancora a babbo natale. - sentenziò il biondo
afferrandole il mento con due dita e facendole girare la testa da una
parte all'altra.
-
Magari si...però io so che Babbo Natale esiste...io l'ho
visto come ho visto il Jonghyun di cui ti parlo. - replicò
la rossa afferrando il polso di Jonghyun per abbassargli la mano.
In
realtà Jonghyun le era
grato.
Il
ragazzo rise.
- E
se prima ti avessi mentito e le mie intenzioni non fossero serie? Come
fai a saperlo, eh? Siamo soli in questa stanza...- mormorò
il ragazzo attorcigliando una ciocca di capelli della ragazza su due
delle sue dita.
- So
benissimo che non lo farai. - disse quella con tono ed espressione da
finta saccente.
- Ah
si? - .
Se
durante le prime sere
trascorse in quella casa, Jonghyun le avesse detto una cosa simile,
Jorinde sarebbe morta di paura probabilmente ma così ora non
era.
-
Perchè Jonghyun non è un uomo così
vile. - rispose candidamente guardandolo dritto negli occhi.
-
Quanta ragione hai. - sussurrò il ragazzo arrendendosi e
liberando i suoi capelli.
-
Visto? É raro che io abbia torto. - ribattè lei
facendogli l'occhiolino.
- Su
questo avrei da ridire ma lasciamo perdere... - commentò
Jonghyun beccandosi un'occhiataccia da parte della ragazza.
-
Perchè c'è un limitare di rovi al limitare di
casa tua? - chiese a bruciapelo Jorinde – hai detto che me lo
avresti detto. - .
- Per
evitare intrusioni di persone che non voglio entrino qui. - rispose
Jonghyun.
- Non
ti bastava il cancello? - .
- No,
la mia tenuta è grande e il cancello non copre tutto. - .
Jorinde
sembrò soddisfatta
dalla risposta e non chiese altro al riguardo.
-
Posso farti una domanda? - chiese la ragazza dagli occhi acquamarina
poco dopo.
-
Certo...siamo qui per questo, no? - .
- Sei
originario di qui? - .
- No,
non direi...la mia città natale è molto
più a sud. - rispose Jonghyun passandosi una mano sul collo.
-
Come sei arrivato qui allora? - chiese ancora Jorinde curiosa.
Il
ragazzo la guardò per un
attimo e poi sospirò, stanco.
-
Vedi Jorinde, mio padre era il proprietario della catena di alberghi
che gestisco io adesso. La mia mamma invece era un insegnante di
musica. Sono nato e ho vissuto i primi quindici anni della mia vita in
campagna, a sud di questo paese...molto a sud. Non c'è molto
che io possa raccontarti di quel posto se non che era terribilmente
noioso ma è anche vero che lì ho costruito i
primi legami di amicizia. Anche Odette è originaria del mio
paese, sai? - .
La
rossa dovette fare un
espressione davvero stupita perchè le labbra di Jonghyun
s'incurvarono leggermente verso l'alto. Il biondo poggiò la
schiena
contro il letto.
-Si
è sempre presa cura di
me...fin da bambini ma è di me che stiamo parlando ora...non
divaghiamo. Ti dicevo, la mia vita era tranquilla finchè non
ho
perso i miei genitori durante un incendio scoppiato accidentalmente
in uno degli alberghi della mia famiglia. Ero poco più di un
bambino
quando successe e la mia tata si occupò di me fino ai
quindici anni.
- .
- Mi
dispiace...- sussurrò Jorinde con un filo di voce abbassando
lo sguardo, colpevole di avergli “estorto” una cosa
così delicata.
- No
tranquilla...non sentirti a disagio. Sto bene, riesco a parlarne ora. -
la rassicurò il più grande sfiorandole il braccio.
- Ho
avuto gente intorno che mi ha amato a oltranza dopo questa dolorosa
perdita. Mi è stata data una grande mano...- .
- E
come hai fatto poi con l'eredità? Non potevi già
gestirla essendo minorenne.- lo interruppe la ragazza sedendogli
affianco.
- A
te non sfugge proprio niente, eh? - la rimbeccò Jonghyun con
un occhiata tagliente ma allegra – comunque no, non potevo
gestirla ma ebbi una mano da un amico di mio padre che divenne il mio
tutore, il signor Jung, Jung Chul Moo. - confessò subito
dopo il ragazzo.
Jorinde
quasi non saltò in
piedi per la sorpresa. Si voltò così velocemente
verso di lui che
le fece male il collo.
- Si,
il tuo capo era come un padre per me. - disse Jonghyun rispondendo alla
sua muta domanda.
-
Wow...non l'avrei mai detto...il mondo è davvero piccolo. -
commentò lei con sguardo assente – e poi dove sei
andato? Hai detto che hai vissuto in campagna fino ai quindici anni! -
chiese recuperando subito l'attenzione.
-
Niente, sono venuto qui e Chul Moo mi ha accolto a braccia aperte in
casa sua dandomi la possibilità di cambiare la mia vita. -
rispose tranquillamente il ragazzo.
-
...eri uno dei suoi ragazzi? - chiese Jorinde sempre più
sconvolta.
Jonghyun
la guardò per un
attimo.
- Non
so come accidenti tu abbia fatto a capirlo senza che te lo dicessi ma
si...ero una delle sue perle. - le confermò lui con finte
arie da star.
-
Perchè non me lo hai mai detto? - .
-
Perchè non ne ho mai avuto occasione e prima che tu me lo
chieda: cantavo. - disse tutto d'un fiato il ragazzo.
I
grandi occhi di Jorinde
s'illuminarono e congiunte le mani sotto il suo mento
squittì: - Mi
canti qualcosa? - .
Jonghyun
strinse un occhio
infastidito a causa dell'acuto che la voce della rossa raggiungeva
quando era eccitata per qualcosa.
La
ragazza mise il broncio
che durò all'incirca venti secondi perchè riprese
a squittirgli
nell'orecchio.
-
Avevi un soprannome? Tipo il mio? Le persone quando hanno iniziato a
conoscermi, mi chiamavano “orchidea rossa”, lo sai
no? E tu? - .
-
Certo che ce l'avevo...avevo una grande presa sulle persone, le
affascinavo. - .
Jorinde
non faticava a
crederlo in tutta onestà.
- E
quindi, Mr. Modestia? - lo stuzzicò la rossa con un
sopracciglio alzato.
-
Guarda che non me la tiro e non me la tiravo per niente, Gretel.
- replicò acido Jonghyun.
La
ragazza voleva dargli una
testata nei denti ogni volta che la chiamava Gretel ma decise che la
noncuranza era il peggior disprezzo, come le diceva sempre la mamma.
-
Allora, me lo dici? Tu sai il mio e io voglio sapere il tuo! -si
lagnò la più piccola tormentandogli il braccio.
-
No.- sillabò odiosamente Jonghyun con un ghigno sul volto
– Se fossi abbastanza sveglia scopriresti il mio come io ho
scoperto il tuo. - .
-
Fottiti. - ringhiò fra i denti la rossa a braccia conserte.
- Tu,
piuttosto? Che mi dici di te? Io ho parlato anche troppo. - le chiese
il biondo spostando l'ago della bilancia dall'altro lato.
La
ragazza si accasciò di
colpo, come un fiore appassito.
-
Cosa vuoi che ti dica...non me la sono vista tanto meglio di te. Sono
nata in Germania nel Niedersachsen, ad Hannover. La mia mamma era di
Brema però mentre il mio papà di Hannover.
Purtroppo mio padre è venuto a mancare prima della mia
nascita e la mia mamma è morta quando ero piccola. Gli unici
parenti che avevo erano i miei zii, entrambi medici, che all'epoca
lavoravano in Africa. Allora un'amica coreana della mamma decise che si
sarebbe presa cura di me per un po' e così è
stato. È stata lei a insegnarmi la lingua. Dopo un anno
però sono ritornata a casa mia perchè i miei zii
erano rientrati e ho vissuto in Germania fino a nove mesi fa quando
presi la decisione di ritornare qui. Poi, il resto lo sai. -
raccontò la ragazza senza mai guardarlo in faccia una volta.
Jonghyun
non si aspettava
una storia del genere da una ragazza come Jorinde, forte, piena di
vitalità. Aveva perso i genitori molto prima di lui e si
sentì di
nuovo in colpa per quello che le aveva fatto. La ragazza non l'aveva
guardato in faccia mentre gli raccontava la sua vita ma Jonghyun
aveva notato come i suoi occhi vagavano per la stanza, saltando da
una parete all'altra, da un oggetto all'altro senza fermarsi come per
paura di smarrirsi perchè se ci si ferma potrebbe succedere
qualsiasi cosa, Jonghyun lo sa bene. Jorinde aveva sofferto molto,
non meno di lui ma il suo personale e profondo dolore lo nascondeva
bene e anche se lo portava sempre con se, lo indossava in modo
così
perfetto che nessuno avrebbe sospettato mai nulla.
- Se
non volevi raccontarmelo, potevi anche non farlo...non eri costretta. -
mormorò Jonghyun allungando la mano per afferrare la sua
abbandonata in grembo.
- Ci
fai l'abitudine...dovresti saperlo anche tu, no? - sussurrò
Jorinde di rimando voltandosi piano verso di lui con un sorriso sul
volto, come se fosse dipinto.
- Ti
invidio...sai soffrire con compostezza. - le disse il ragazzo
scrutandola.
- Non
credo sia una virtù ma sappi che tu sei proprio un mago
invece. Pare che tu sappia farlo meglio di me. - ribattè la
rossa giocando con le sue dita.
-
Però basta piangerci addosso! Parliamo di altre cose ora! -
esclamò subito dopo Jorinde con un sonoro schiaffo sulla
gamba di Jonghyun che riprese a guardarla male.
-
Allora, Jonghyun...parlami delle tue conquiste amorose! - disse poi con
aria da finta e scadente psicologa spalmandosi sulla spalla di lui per
guardarlo meglio.
- Che
accidenti stai blaterando?! - sbottò Jonghyun cercando di
non spezzarsi l'osso del collo per guardarla in faccia visto che non
accennava a volersi staccare dalla sua spalla.
-
Vuoi farmi credere che un ragazzo bello e avvenente come te, con queste
spalle – e qui toccò le larghe spalle di lui
– questo bel faccino – e gli afferrò il
volto – con queste labbra carnose e questi pettorali ampi
– e lasciò che la mano scendesse su di essi
– non ha forse fatto conquiste? - .
- Si
ma cosa...? - sussurrò il ragazzo indicando con un dito la
mano di Jorinde che sostava ancora sul suo pettorale destro.
- Che
c'è? Ti dà fastidio? Invado il tuo spazio vitale?
- chiese allora lei sedendosi con un piccolo balzo nel vuoto che le
gambe incrociate di Jonghyun avevano creato.
Il
biondo rimase sorpreso
dal suo gesto.
- Hai
bevuto a cena? - chiese con un cipiglio perplesso.
-
Senti bello, sto cercando di risollevare un po' questo mortorio di
atmosfera dopo che abbiamo avuto la brillante idea di parlare delle
nostre deprimenti vite! - esclamò Jorinde ad un tratto
– E poi qual è il problema...non si è
mai seduto nessuno fra le tue gambe in questo modo?! - lo
stuzzicò allora la rossa con un sorrisetto.
Il
ragazzo socchiuse la
bocca per un attimo e poi sorrise compiaciuto.
- Ti
assicuro che ci ho fatto ben più di una chiacchiera con le
persone sedute su di me. Quindi, non mi provocare anche
perchè se scendi con la manina un po' più sotto,
non sarà l'atmosfera l'unica cosa a risollevarsi. -
sussurrò convincente.
Fece
per cingergli i fianchi
con le braccia ma Jorinde scattò in piedi esterrefatta.
-
Pervertito! - strillò e lo colpì con un cuscino
recuperato da terra.
- Sei
tu che me l'hai chiesto! - si difese il maggiore alzando le mani in
segno di pace.
-
Come? Io non ti ho chiesto niente! Non potevi parlarmi...che so...del
tuo primo bacio?! E non ridere! - strillò ancora a Jonghyun
che invece non riusciva a trattenersi.
La
ragazza si sedette sul
letto lanciandogli il cuscino nella nuca.
-
Perchè non mi parli tu del tuo primo bacio? - chiese allora
Jonghyun cercando di trattenersi dal ridere ogni volta che la guardava
in faccia.
- Non
ci parlo con i pervertiti! - rispose quella in ginocchio sul letto.
-
Immagino che fosse tedesco quello a cui hai dato il tuo primo bacio! -
insistette lui con le braccia poggiate al letto e le ginocchia a terra.
- Si
ed era più alto di te! - esclamò malignamente lei.
- Ti
soffoco con il cuscino. - la minacciò Jonghyun in modo
pacato.
-
Dì un po', una delle tue fiamme era per caso la
“golden key”? - chiese senza riflettere Jorinde.
Jonghyun
quasi sussultò al
suono di quelle parole. Jorinde si accorse della sciocchezza detta e
si scusò sommessamente.
- No
tranquilla...non hai tutti i torti alla fine. Solo che era qualcosa di
più di una semplice fiamma...mentirei se affermassi il
contrario. Sai, era il suo soprannome... - sussurrò Jonghyun
mestamente.
Gli
faceva davvero male
parlarne, sembrava diventare stanco e logoro ogni volta che si
accennava a quel semplice epiteto enigmatico.
La
persona che tanto aveva
amato, quella persona così importante doveva aver vissuto
con lui da
Chul Moo per avere un soprannome.
Jorinde
decise di cambiare
discorso, non voleva che Jonghyun s'intristisse.
-
Sai, anche se non conosco qual era il tuo di soprannome, io ne ho uno
nuovo di zecca per te! - esclamò rompendo il silenzio.
Il
ragazzo alzò un
sopracciglio perplesso. - Ossia? - .
- Non
me ne ero accorta prima ma adesso che ti ho davanti è
così palese. - .
-
Cosa è palese? - .
- Hai
mai letto “Peter Pan”? Il *bacio nascosto.
All'angolo della bocca destra. Anche tu ne hai uno. - rispose Jorinde
come se credesse fermamente a quello che stava dicendo.
-
...questo cosa c'entra? - chiese cautamente il biondo.
-
Hidden Kiss. Credo ti calzi a pennello! - ribattè entusiasta
la ragazza.
-
Quindi fammi capire, avrei un bacio nascosto all'angolo destro della
bocca? - .
Jonghyun
era sempre più
scettico.
- Si,
aspetta il momento giusto per essere dato. Non è un bacio
qualsiasi. - spiegò con aria da maestrina la rossa.
Jonghyun
sorrise intenerito.
A volte Jorinde sembrava essere spuntata fuori da un qualche libro
per bambini.
-
Aspetta un attimo...- mormorò il ragazzo drizzando la
schiena e prendendole il volto fra le mani – credo ci sia
qualcosa qui...- .
Sfiorò
con il polpastrello
l'angolo destro della sua bocca.
-
Sembra ne abbia uno piccolo anche tu. - disse il maggiore e si
avvicinò maggiormente al suo volto.
Si
chinò sulle sue labbra e
Jorinde sfuggì il suo sguardo spostandosi leggermente verso
sinistra.
Jorinde
si sentiva andare a
fuoco.
Aveva
intenzione di
baciarla?
Tuttavia
Jonghyun spostò
l'attenzione sull'angolo destro della sua bocca e vi
depositò un
bacio veloce e minuto.
- No,
non è il momento. - sentenziò alla fine con un
largo sorriso.
Si
alzò in piedi e guardò
l'orologio.
La
domanda colse alla
sprovvista il ragazzo che la guardò ad occhi spalancati.
-
Come? - .
- Non
fraintendermi! La stanza in cui sto è davvero bella e
spaziosa ma per una come me che non è abituata a dormire da
sola – dormivo sempre con Yoora - è deprimente. -
si giustificò la rossa.
- Va
bene, resta se non ti dà fastidio dormire nel mio letto. - .
Jorinde
sorrise raggiante.
La
stanza di Jonghyun
completamente al buio sembrava ancora più grande. Non si
vedeva un
accidenti di niente ma sembrava di essere immersi in un universo
senza stelle.
- Ti
piace così tanto il buio? - bisbigliò a un certo
punto la ragazza.
- Si,
da sempre...- rispose la voce alla sua destra.
-
Certo che ti fidi subito a dormire con un ragazzo...ti facevo
più vergognosa. - sussurrò Jonghyun.
Anche
se non lo vedeva la
ragazza avrebbe scommesso tutto quello che aveva sul fatto che il
ragazzo stesse ghignando.
- So
bene che non farai nulla e poi, dobbiamo solo dormire. - rispose quella
con ovvietà.
- Si
ma non avrei mai pensato che me lo avresti chiesto. - .
-
Ehi, hai un letto enorme non potevo lasciarti qui tutto solo! -
esclamò Jorinde colpendolo sul braccio con la mano.
- E
poi non ci vedo niente di male a stare insieme così...anzi,
passa anche il tempo a chiacchierare nell'attesa che ti venga sonno. -
disse la rossa.
- Hai
ragione! Vuoi farmi qualche altra domanda prima di addormentarti? -
chiese allora Jonghyun voltandosi a sinistra nel buio della camera.
Passò
qualche minuto di
silenzio finchè Jorinde non lo chiamò.
Jonghyun
rise.
- A
te che frega?! Perchè sei così curiosa? - chiese
divertito.
- Mi
hai detto che potevo chiederti qualsiasi cosa. - .
- Sei
senza vergogna! - cantilenò il ragazzo – comunque
avevo sedici anni. - .
-
Com'è stato? - .
Jorinde
sentì la mano di
Jonghyun circondarle il polso da sotto le coperte.
-
Vuoi scoprirlo? - le chiese con voce suadente.
-
Smettila cretino! - strillò nel buio pesto colpendolo su
quello che doveva essere il braccio.
A
Jonghyun divertivano le
sue reazioni imbarazzate.
-
Allora non ti conviene chiedermi queste cose. - biascicò il
maggiore tirandola per il braccio verso di sé.
-
Avevo ragione allora quando pensavo che la tua indole fosse perversa e
crudele! - ribattè lei sferrandogli una gomitata nelle
costole.
- Oh
si, andrò all'inferno. - la derise l'altro scompigliandole i
capelli.
-
Tutto può darsi. - replicò cinica la rossa.
- E
tu verrai con me visto che fai tanto la santa e poi infili le gambe
dove non dovresti! - sussurrò il ragazzo alludendo alla
presenza della gamba di lei fra le sue.
- E'
colpa tua che mi hai tirato! - esclamò indignata Jorinde
distanziandosi di colpo da lui.
Fu una
fortuna che fosse
notte, almeno Jonghyun non avrebbe visto la sua faccia paonazza.
-
Come vuoi, vostra maestà! - la preso in
giro il più grande.
Era
stata una pessima idea
restare a dormire lì, pessima decisamente...o forse
no.
**
Era
decisamente tardi quando i grandi occhi dalle ciglia lunghe di
Jorinde decisero che erano sufficientemente riposati per restare
aperti per cinque secondi consecutivi. Quando riuscì a
mettere bene
a fuoco notò che la stanza non era più buia ma
che il sole era alto
da parecchie ore e che batteva con insistenza sul balcone. Si
stropicciò gli occhi e si voltò verso destra in
cerca di Jonghyun
che però non c'era.
Si
mise a sedere. Dovevano essere all'incirca le undici di mattina.
Probabilmente Jonghyun non aveva voluto svegliarla.
Mise
i piedi fuori dal letto e decise di scendere al piano di sotto.
Proprio mentre stava per scendere l'ultima rampa udì una
voce
familiare dal piano sottostante.
- Siamo di nuovo nei guai quindi...che
novità! - .
- Ho bisogno del vostro aiuto, Kibum. - .
Cosa
accidenti ci faceva Kibum a casa di Jonghyun a quell'ora?!
La
ragazza si nascose dietro una colonna per origliare la loro
conversazione.
Kibum,
Odette e Jonghyun erano in piedi accanto al camino spento con un
cipiglio preoccupato.
- Quella chiave in mani sbagliate potrebbe
portare solo guai però non so più dove cercare. -
disse Jonghyun poggiato alla mensola del camino.
- Si ma senza quella chiave non potete entrare
e chi curerà i rovi?! E se qualcuno si fosse nascosto in
casa per rubarla?! - esclamò Odette disperata lasciandosi
cadere sulla poltrona.
- Se qualcuno si fosse intrufolato in casa
l'avreste visto. Avanti, chi avrebbe interesse a rubare qualcosa di cui
non dovrebbe sapere nemmeno l'esistenza. Siamo in pochi a conoscenza
dell'esistenza di quella chiave...deve essere per forza nei dintorni. -
replicò Kibum cercando di mantenere una certa calma.
- Non può essersi persa da sola.
Qualcuno è per forza entrato nella stanza e ha comunque
rotto il ciondolo per rubare o disperdere la chiave. - .
Le
parole di Jonghyun erano vere quanto spaventose.
Jorinde
faticava a credere quello che aveva udito. Quindi c'era una chiave
all'interno del ciondolo, ciò che Jonghyun cercava
disperatamente
era una chiave.
E poi
quella storia dei rovi...quali rovi? Di che stavano parlando? Jorinde
lo avrebbe scoperto.
Decise
che era il momento di palesarsi e quindi uscì da dietro il
pilastro
e scese le scale. Quando Kibum la vide per poco non si
strozzò con
il succo. Anche Jonghyun si voltò.
- Ah si, Kibum lei è la
“famosa” Jorinde. - disse facendo cenno alla
ragazza di avvicinarsi.
- Jo, lui è un
mio...vecchio...amico. - disse Jonghyun indicando Kibum il quale gli
lanciò un'occhiata particolare.
- Piacere di conoscerti, Kibum. - disse la
ragazza cercando di sembrare naturale e seria.
Il
corvino accennò a un sorriso.
Fortunatamente
il cellulare di Jonghyun squillò in quel momento e lui si
allontanò
per rispondere.
- Che ci fai tu qui?! - chiese la ragazza
stupita in direzione del corvino.
- Che ci faccio io qui? Tu piuttosto,
disgraziata, perchè non hai risposto ai miei messaggi ieri
sera? Temevo che Jonghyun ti avesse scoperto! - esclamò con
voce strozzata Kibum.
Si
era completamente dimenticata di scrivergli.
- Scusa mi sono dimenticata! - disse con le
mani congiunte a mò di preghiera.
- Potevi almeno avvisare Jinki che non venivi a
lavoro stamattina! Mi sono dovuto inventare una balla per coprirti! -
la rimproverò ancora il ragazzo lanciando occhiate fuori per
assicurarsi che Jonghyun non tornasse.
- Oh mio Dio! È vero! Oggi
è venerdì! - esclamò lei colpendosi
sulla fronte con la mano – mi farò perdonare da
Jinki! - .
La
voce di Jonghyun alle sue spalle fece gelare il sangue nelle vene ai
presenti.
Il
ragazzo guardava la rossa perplesso con il cellulare in mano.
- No, per fare due chiacchiere le stavo
parlando di Jinki e della libreria! Mi stava giusto dicendo che il
suono del nome le sembra strano! - intervenne Kibum sorridendo allo
hyung mentre sentiva i suoi neri capelli diventare bianchi alla radice.
- Ah capisco...comunque a proposito, Jinki e
Taemin stanno arrivando per portarmi la copia. Minho è
rimasto in libreria.- comunicò il ragazzo – Vado
ad aprire il cancello posteriore. - ed uscì di casa.
- Altro che Jinki, dovrai farti perdonare da
me! Dovrai comprarmi una casa alla fine di questa storia, se ne
usciremo vivi s'intende! - gracchiò il ragazzo saltando in
piedi.
- Va bene, grazie “Santo
Kibum” da Daegu! - .
- Fai poco la spiritosa che ho rischiato
un'angina pectoris quattro secondi fa! - replicò il corvino
passandosi una mano in faccia.
- Se non me ne vado subito, adesso ne viene una
me! Ci manca solo che mi vedano Jinki e Taemin! Io vado di sopra! -
disse la rossa e si dileguò.
Si
chiuse a chiave decisa a farsi un bagno e prima di aprire l'acqua
udì
le voci di Taemin e Jinki nell'atrio.
Certo
che quella situazione diventava ogni giorno più difficile.
Le
possibilità di essere scoperta sarebbero state sempre
più alte di
quel passo.
S'immerse
nella vasca. Nonostante l'acqua fosse calda un brivido le percorse la
schiena.
Eccomi
tornata con il nuovo
capitolo! Buonasera a tutti! ^^
Siamo ritornati al presente
dove Jonghyun ha deciso di aprirsi a Jorinde e viceversa senza
però
raccontarsi proprio tutto. Sia Jjong che Didi nascondo grandi
segreti. Questo capitolo trascorre tra momenti di spensieratezza, fra
scherzi e risate che stridono con la realtà delle cose e
della vita
cruda e fredda in sé (come la morte dei genitori). Il
presente non è
poi così migliore visto che appena svegli i guai bussano
alla porta
di casa. Jorinde origlia una conversazione fra Kibum, Odette e
Jonghyun e viene a conoscenza che l'oggetto che Jjong ha perduto
è
una chiave e anche molto importante vista la preoccupazione generale.
Abbiamo altri misteri da risolvere! XD
Fatemi sapere cosa pensate
che possano essere questi rovi, sono aperte le scommesse! XD
Una piccola curiosità sul
“*bacio nascosto” di Peter Pan. Jorinde ovviamente
cita il bacio
di Peter Pan in chiave ovviamente un po' diversa dall'originale
definendolo più come un primo bacio (come molti pensano), un
bacio
“speciale”. ^^
L'immagine originale del
banner è qui. ^^
Ora lasciate che vi
ringrazi! Grazie a Ninechka,
InfiniteSweetLove
e lagartischa
per le belle recensioni al capitolo scorso! Grazie ragazze! <3
<3
<3
Grazie a coloro che hanno
inserito la storia fra le preferite
e le seguite!
Grazie! <3 <3
P.s. Avevo pubblicato il
capitolo qualche minuto fa ma ho dovuto cancellarlo perchè
mi sono
accorta di un piccolo errore e ora l' ho ripostato! ^^
A presto!
Kisses! :*
|
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Capitolo 15 *** 15. Nightmares ***
15. Nightmares
Erano
tutti seduti al tavolo
della cucina a sorseggiare tè freddo mentre Jonghyun si
rigirava fra
le mani la copia della chiave perduta che Jinki e Taemin gli avevano
portato poco prima.
Discutevano
su quello che
era successo e si chiedevano se la copia della chiave sarebbe andata
bene per la serratura e soprattutto se era stata fatta a dovere sulla
forma dell'originale quando Taemin sussurrò a Kibum: - Hyung
ma tu
l'hai vista la ragazza che abita qui? - .
Il
corvino si voltò a
guardarlo con un sopracciglio alzato.
A Kibum
per poco non andò
di traverso il tè.
-
C-Cosa?! - mormorò sputacchiando.
- Si,
solo un'occhiata veloce. - .
-
Meglio di no...è timida. - provò a dire il
maggiore abbassando lo sguardo.
- Non
c'è bisogno che mi presenti...anche solo da lontano. Non se
ne accorgerà, dai! Andiamo! - insistette il moro e fece per
alzarsi.
- NO.
- gridò lo hyung ad un tratto prostrandosi sulla sedia per
afferrare l'altro.
Nella
cucina calò il
silenzio.
Kibum
sudava freddo.
Taemin
lo guardò come se
fosse ammattito.
-
Vedi, il fatto è che...che...- gli disse Kibum quando tutti
gli altri avevano riportato la loro attenzione sulla chiave.
-
...Che? - lo incalzò il minore.
-
Che...ecco...si, insomma... - tentennò l'altro.
Il
ragazzo non sapeva più
che pesci prendere.
Taemin
sbuffò. Si stava
spazientendo.
-
Insomma hyung, vuoi dirmi cosa cazzo c'è?! -
sbraitò seccato.
-
C'è che è un cesso. - disse velocemente l'altro
senza sé e senza ma e con una faccia lugubre.
Taemin
lo guardò sorpreso.
Jinki
gli stava guardando.
Ecco.
Ci mancava solo lui.
Anche
Jinki guardò Kibum
sorpreso.
- Da
come parlava Jjong non sembrava così brutta! - disse stupito
il più grande di tutti.
-
Oddio...rispetto ai suoi standard... - commentò Kibum che
non sapeva più come tirarsi fuori da quella situazione.
- Ma
se mi hai detto che è bruttissima praticamente! -
esclamò Taemin ad alta voce calamitando così
anche l'attenzione degli altri tre.
Anche
Jonghyun li stava
guardando ora.
Ma
porca...
Kibum
imprecò mentalmente.
Anche
Jonghyun guardò Kibum sorpreso alzando entrambe le
sopracciglia.
- Brutta? Non direi affatto...-
commentò il biondo spostando il bicchiere davanti a lui.
- Beh...che dire, hai avuto di meglio. -
bisbigliò il corvino spostando lo sguardo da una parte
all'altra della stanza.
- Ad esempio te? - lo stuzzicò il
maggiore con un largo sorriso.
Kibum
rimase imbambolato a fissarlo. Certe cose non cambiavano mai...come
la bellezza di Jonghyun e il fatto che non perdesse mai occasione per
metterlo in imbarazzo.
Jinki
sorrise malizioso mentre Taemin guardava fuori dalla porta della
cucina nella speranza di vedere passare, anche per sbaglio, la famosa
ragazza.
- Stavo parlando in generale... -
borbottò ancora il corvino evitando il suo sguardo.
- Ad ogni modo, non mi avevi detto che la
trovavi brutta la prima volta che l'hai vista. - ribattè
Jonghyun.
- Non ti dico mica sempre tutto...comunque
dicevamo per la chiave? - disse Kibum cambiando immediatamente
discorso.
Taemin
era potenzialmente pericoloso con la sua lingua lunga. Kibum non
vedeva l'ora di tornarsene a casa.
**
La
luna filtrava dai rami
scuri e pesanti che s'inerpicavano fino al cielo. Jorinde metteva un
piede dopo l'altro su quel soffice pavimento fatto d'erba e piccoli
fiori. Non faceva per niente freddo e a dirla tutta l'aria sembrava
immobile. La ragazza era circondata da cinque o sei letti, con una
sola occhiata non sapeva definirne il numero esatto. Si
avvicinò ad
uno di essi con il cuore che le batteva all'impazzata e vi
sbirciò
dentro. Temeva di vedere ciò che poteva celarsi sotto le
candide
lenzuola. Tuttavia non vide nulla perchè rovi di rose di
ogni colore
nascondevano il giaciglio e con esso il volto del suo abitatore.
Jorinde sentiva che non doveva essere lì ma ormai desiderava
scoprire chi o cosa c'era in quei letti.
...se
sotto quei rovi si
nascondeva qualche tipo di mostro? Fece un passo indietro.
Tuttavia
,mostro o non
mostro, la curiosità era troppa.
Si
guardò intorno, in
quella piccola radura sembrava non esserci nessuno oltre lei. Si
morse un labbro innervosita. Infondo, se avesse dato una sbirciatina
nessuno l'avrebbe vista.
Si
avvicinò decisa
all'intrico di rovi, non molto dissimili da quelli che costeggiavano
la tenuta di Jonghyun.
Iniziò
a spezzare con le
mani quegli arbusti forti che le stavano ferendo le mani ma non si
curò del dolore e continuò a spezzare e a tirare
arbusti finchè
non vide cosa si nascondeva lì sotto. Le mani le
sanguinavano e le
tremavano ma quando finalmente riuscì a scorgere la persona
sdraiata
sul letto per poco non lanciò un urlo dalla sorpresa.
Rimase
di stucco.
Non
c'era nessun mostro
che si celava sotto quel tumulo di fiori ma una bellissima ragazza
che i raggi di luna ora illuminavano. I capelli castani le
incorniciavano il volto, le palpebre calate sembravano tinte di un
violetto chiaro. La testa poggiata su un morbido cuscino bianco.
Jorinde
si chiese se
fosse morta ma non riuscì neanche a formulare la domanda ad
alta
voce che la risposta arrivò quando i suoi occhi caddero sul
torace
che si alzava e si abbassava ritmicamente.
Allora
era viva!
Stava
forse dormendo?
Dopo
l'iniziale momento
di stupore, Jorinde iniziò ad inquietarsi. C'era comunque
qualcosa
che non andava in quel luogo e con quella ragazza.
Non
era normale una cosa
del genere.
Indietreggiò
e si guardò
intorno...probabilmente negli altri letti c'erano altre ragazze ma la
curiosità questa volta non prevalse su Jorinde che ora era
decisa
più che mai a fare dietrofront. Le mani piene di tagli a
causa dei
rovi, avevano preso a bruciarle. Si voltò e vide la porta
semiaperta
da cui era entrata. Era il momento di andare via.
Almeno
erano quelle le
sue intenzioni finchè delle dita non si serrarono intorno al
suo
polso. Jorinde urlò. Non aveva il coraggio di voltarsi per
vedere
chi con insistenza cercava di farla voltare.
L'avevano
scoperta.
Sapeva che non doveva essere lì ma aveva infranto le regole,
come
sempre. Ora l'avrebbe pagata, se lo sentiva.
Jorinde
si svegliò di soprassalto. Era nella sua stanza. Il cuore
batteva
forte dentro il suo petto. Era stato solo un incubo. Tuttavia, non
riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di quella bella ragazza
addormentata in quel letto. Deglutì a vuoto.
Cercò di calmarsi. Si
passò le mani fra i lunghi capelli rossi. Guardò
l'orologio...erano
le due di notte. Decise di scendere al piano di sotto per bere un
bicchiere d'acqua così magari si sarebbe calmata.
La
ragazza dopo essere andata in cucina ed essersi riempita il
bicchiere, si sedette nel salone grande, quello dal tavolo lungo.
Cercava
di fare chiarezza nei suoi pensieri.
Quella
mattina Odette aveva parlato di rovi e Jonghyun si stava disperando
per una chiave persa.
Il suo
sogno non poteva essere solo una coincidenza.
I letti
che aveva visto erano ricoperti da intricati rovi e quando aveva
cercato di tornare indietro aveva visto una porta dalla quale era
sicuramente entrata per trovarsi lì.
La
chiave serviva forse per aprire quella porta e accedere a quello
strano luogo dove quelle ragazze riposavano?
E a chi
apparteneva quella mano che stava cercando di farla girare a tutti i
costi? Era davvero Jonghyun che voleva punirla per avergli
disobbedito ed essere entrata lì dentro per giunta?
E
soprattutto chi erano quelle ragazze?
Le
tornarono in mente tutte quelle storie su Jonghyun e sulle ragazze
scomparse che giravano in paese.
Tutte
le ragazze entrate
in casa di Kim Jonghyun non ne erano più uscite.
Jorinde
fu percorsa da una serie di brividi.
Non
poteva essere vero.
Poggiò
la testa sulle braccia. Il suo cervello stava andando a fuoco.
Tuttavia
poteva anche essere solo un sogno...insomma, chi sarebbe riuscito a
spezzare a mani nude degli arbusti. Le sue mani erano insanguinate e
piene di tagli ma Jorinde dubitava di averne davvero la forza.
Stava
quasi per autoconvincersi quando in un flash un immagine le si
presentò davanti agli occhi.
Taemin.
Quei
graffi sulle mani del ragazzo. Quelli che aveva detto di essersi
procurato cambiando il materasso del suo letto...la stanchezza nei
suoi occhi quella mattina.
Taemin
era uno dei migliori amici di Jonghyun...
Odette
aveva parlato di rovi da curare...
Una mano
le si posò sul braccio.
Jorinde
saltò dalla sedia e si voltò terrorizzata.
- Ehi, calma...sono io. - .
Jonghyun
la stava scrutando. L'espressione accigliata, i capelli leggermente
scomposti, le braccia scoperte. Indossava una canotta grigia e dei
morbidi pantaloni blu scuro. Doveva essersi appena alzato.
Il
ragazzo sorrise e si sedette sulla sedia affianco alla sua.
- Che fai qui? - chiese.
- Avevo sete. Ho preso l'acqua e sono venuta
qui...mi faceva caldo, si sta più freschi nel salone grande.
- rispose Jorinde indicando il bicchiere.
- Allora siamo scesi per lo stesso motivo. -
commentò l'altro – il caldo comincia a farsi
sentire. - .
La
ragazza annuì.
- Tutto bene? Mi sembri scossa.- le chiese
Jonghyun preoccupato guardandola meglio.
- Si...io...ho fatto un incubo...-
mormorò la rossa a viso basso.
La mano
di Jonghyun le si posò sulla fronte.
- Sei bollente...forse hai un po' di febbre. -
disse lui mentre la mano scendeva a toccarle le guance incandescenti.
- No, non credo...mi sono solo agitata un
po'...- sussurrò Jorinde cercando di sfuggire al suo tocco.
- Adesso misuriamo la febbre e poi è
meglio se vieni a dormire nella mia stanza. - disse Jonghyun
preoccupato alzandosi e prendendole la mano.
- Sto bene, davvero... - provò a
dire la rossa ma il ragazzo la stava già portando via dal
salone.
Attraversarono
il soggiorno con le poltrone e superarono le scale. La stava
conducendo al bagno di servizio.
- Ti dico che sto bene...nessuno si prende la
febbre a giugno, Jjong! - si lamentò la ragazza nei suoi
svariati tentativi di persuaderlo.
- Si, invece...tu. - rispose il biondo senza
voltarsi ma con un tono leggermente divertito.
- Dai smettila, non ho cinque anni so vedermela
da sola. - piagnucolò la rossa lasciandosi tuttavia
trasportare dal più grande.
- Beh...ora stai facendo i capricci come se
avessi cinque anni. - .
Il
ragazzo era entrato nel bagno di servizio e stava cercando in uno dei
cassetti sotto il lavandino il termometro.
Jorinde
guardò prima il termometro poi l'espressione soddisfatta del
ragazzo. Sospirò. Si arrese e si sedette sulla lavatrice.
Tese la
mano aperta verso di lui.
- Guarda che la febbre so misurarmela, eh. -
disse alzando gli occhi al cielo.
- Guardandoti con questo pigiama infantile
perdo le speranze che tu sappia fare qualcosa oltre a colorare con i
pastelli e bere succo di frutta con la cannuccia. - la derise il biondo
squadrando il suo pigiama.
- Sei divertente come un cactus nel culo. -
sbottò acidamente la ragazza strappandogli il termometro
dalle mani.
- Questo ad esempio non è un
linguaggio appropriato al pigiama che stai indossando! -
esclamò di rimando l'altro con un sorriso sornione.
- Comunque il mio pigiama non è per
niente infantile! - lo rimbeccò lei rimirando il suo fantastico
pigiama bianco.
Jorinde
lo trovava bellissimo. Era un regalo della zia. Era bianco, a
pantaloncino e la maglia aveva maniche lunghe fatte di velo e sul
davanti vi erano ricamate due stelle.
- 39.5! - lesse Jorinde fissando il display del
termometro.
- E dicevi di stare bene, eh? - la
rimproverò Jonghyun con un'occhiataccia.
- Non è così grave...- .
- Prenditi qualcosa...così la febbre
si abbassa. - .
Jonghyun
frugò ancora nel cassetto e ne prese una scatola piccola e
verde.
Il suo
tono non ammetteva repliche quindi Jorinde non provò nemmeno
a
contestare ma prese il medicinale e poi si diresse automaticamente in
camera di Jonghyun.
Dopo
quel sogno non è che se la sentisse di dormirci insieme ma
d'altronde lui si era dimostrato così gentile e poi non
poteva
sapere se quella mano apparteneva proprio a Jonghyun o era di qualcun
altro.
Insomma
se avesse voluto farle del male, gliene avrebbe già fatto.
Comunque
non si spiegava cosa stesse succedendo...
- Lasciamo questa accesa, va bene? - .
La voce
di Jonghyun la riportò alla realtà. Il ragazzo
aveva acceso un
abat-jour che era l'unica fonte di luce nella stanza buia.
- Guarda che non ho cinque anni per
davvero...ho fatto un incubo ma a ventuno anni penso di essere in grado
di dormire a luci spente. - disse la rossa seduta sul letto.
- A ventuno anni dovresti essere anche in grado
di riaddormentarti da sola dopo un incubo ma eccoti nel mio letto senza
neanche troppe storie. - ribattè il ragazzo senza giri di
parole.
Jorinde
odiava quando faceva così.
- Me lo hai chiesto tu. - .
- Voglio solo tenere sotto controllo la febbre.
- si giustificò quello entrando a sua volta nel letto
– E comunque meglio tenere una luce accesa dopo un incubo. Si
dice che i sogni e gli incubi siano capricciosi e subdoli...ci
rinchiudono nel loro mondo e gettano via la chiave. -
sussurrò poi con un sorrisetto il ragazzo.
Il volto
in penombra illuminato sola dalla fioca luce dell'abat-jour.
Jorinde
rabbrividì e volle credere che fosse per via della febbre.
Tuttavia
la luce le infondò sicurezza e così si
addormentò.
Il
forte profumo di
vaniglia era così intenso che sembrava avere ristretto la
stanza.
Nonostante il caldo stordente, le tende del baldacchino,tirate
giù,
si muovevano come in una danza sinuosa. Jorinde si sentiva bene, non
aveva mai provato una sensazione simile, le era del tutto nuova.
Desiderava non andare mai via. Jonghyun stava in mezzo alle sue gambe
aperte e sfiorava ogni centimetro della sua pelle mentre le sue
carnose labbra lasciavano una lunga scia di baci sul suo collo. Il
ragazzo la premeva contro il letto smanioso mentre con la lingua
ripercorreva il sentiero che i suoi baci avevano intrapreso poco
prima. Le sue mani calde s'insinuavano sotto i suoi vestiti e
toccavano tutto ciò che volevano senza bisogno di chiedere
prima,
come se sapessero già la risposta. Jorinde era incapace di
muoversi,
come paralizzata. Aveva dato carta bianca a Jonghyun senza timore
alcuno. Le mani di Jonghyun erano abili quanto la sua lingua.
Sapevano esattamente cosa fare. Senza nemmeno che se ne accorgesse,
il ragazzo la stava liberando dai suoi vestiti. Dopo che l'ebbe
sbottonato anche l'ultimo bottone, le sue mani risalirono dal ventre
al seno, lasciando dietro di essi una scia incandescente di passione.
Jonghyun aveva preso a massaggiarle entrambi i seni mentre i suoi
baci si erano fatti sempre più insistenti e più
pressanti. Le sue
labbra erano ora scese sulle piccole spalle della ragazza. Dalla
bocca di Jorinde sfuggì un ansito. La ragazza volse lo
sguardo verso
sinistra e vide un'ombra aggirarsi intorno al letto.
Il
ragazzo non rispose.
L'ombra
aveva fatto il
giro e si era fermata al lato destro. Sembrava fissarli.
Il
ragazzo però non
sembrava volerle dare retta.
La
rossa allora lo spinse
via e notò con orrore che le sue mani erano di nuovo piene
di tagli.
Il suo sguardo cadde sul suo addome e scoprì che anche
questo era
ricoperto di tagli.
Jonghyun
la guardava
atono e alla sua domanda le labbra s'incresparono in un sorriso
divertito, cattivo. Rise. Iniziò a ridere di gusto.
-
Questo è quello che succede alle ragazze come te... questo
è quello che succede a chi non mi presta ascolto. - disse
fra le risate.
Nel
mentre diceva queste
parole il suo volto prese a deformarsi fino ad assumere dei tratti
altrettanto familiari. I suoi capelli bianchi divennero neri come la
pece. Il suo viso divenne più ovale e il suo colorito
leggermente
più chiaro.
-
Taemin! - esclamò stupefatta Jorinde.
-
Non posso che confermare Didi. - sussurrò questi sfiorandole
l'addome con un dito.
Al
suo tocco i tagli sul
suo corpo presero a bruciare.
Jorinde
lanciò un urlo
di dolore. Era come se stesse prendendo fuoco e una nuova fiamma
prendesse vita sulla sua pelle ogni volta che quelle mani la
toccavano.
Tuttavia
il ragazzo
sembrava averci preso gusto e toccava ogni centimetro del suo corpo
con rinnovata cattiveria.
Jorinde
chiuse gli occhi
spaventata e dolorante, le sembrava di morire.
Ogni
volta che cerva di
riaprire gli occhi, i volti dei due ragazzi si sovrapponevano e lei
si sentiva sempre più debole.
Il
ragazzo o meglio
l'individuo sopra di lei si chinò sul suo volto cercando di
carpire
le sue labbra ma Jorinde si portò le mani davanti alla bocca
come
per difendersi. Se le sue mani erano in grado di procurarle
così
tanto dolore, non volle immaginare cosa sarebbe stato in grado di
fare con la sua bocca.
Il
ragazzo sembrava
spassarsela perchè il sorriso non lo abbandonava mai. Le
cinse
entrambi i polsi con le mani e fu come se catene incandescenti le
circondassero i poveri polsi. Jorinde resistette nonostante le
lacrime le solcavano il volto. Il ragazzo stava cercando di spostarle
le mani per poterle dare quel bacio mortale.
Jorinde
lottò come mai
prima, sopportò più dolore di quanto potesse ma
alla fine cedette.
Le sue mani si staccarono dalla sua bocca e scivolarono via stanche.
Il
ragazzo sorrise
vittorioso.
Jorinde
aveva perso.
Si
chinò lentamente su
di lei.
La voce
di Jonghyun la fece svegliare di soprassalto. Per poco non
cozzò
contro la sua fronte.
Jonghyun
era chino su di lei e l'aveva afferrata per le braccia non appena si
era svegliata per evitare una sonora testata.
Jorinde,
dal canto suo, era ancora sotto shock e non appena aveva riconosciuto
il ragazzo aveva urlato.
- Jorinde, calmati! Era solo un sogno! - le
disse Jonghyun cercando di tranquillizzarla.
- Non mi farete mai del male,vero? - chiese lei
ancora turbata senza pensarci.
Jonghyun
la guardava preoccupato.
Le
lacrime continuavano a scendere copiose dagli occhi.
- No, Jo. Nessuno ti farà male...va
tutto bene. Era solo un brutto incubo...hai la febbre, ricordi? Capita
di fare incubi quando si ha la febbre alta. - le disse dolcemente il
ragazzo avvicinandosi a lei che invece si era rifugiata al bordo del
letto.
Jonghyun
le asciugò le lacrime sotto agli occhi.
Jorinde
prese a respirare regolarmente. Era un incubo, un altro...questo
anche peggio del precedente.
Si
guardò intorno mentre Jonghyun le posava per la seconda
volta la
mano sulla fronte quella sera.
Era
nella stanza di Jonghyun. Le tende del baldacchino erano tirate e
tutto era come sempre.
- Comunque sembra che la febbre sia scesa. - le
comunicò il ragazzo – ad ogni modo è
meglio che vada a riprendere il termometro. - .
- Forse non è il caso che io dorma
qui...potrei mischiarti la febbre.- bisbigliò attaccandosi
all'orlo della maglia del ragazzo prima che potesse uscire dal letto.
- Non dire sciocchezze! Mi arrabbierei se te ne
andassi...sto più tranquillo se sei con me.- rispose quello
accarezzando la mano che lo tratteneva e riponendola sulle lenzuola.
Jonghyun
si era dimostrato davvero dolce con lei. La stava curando come se la
conoscesse da sempre e senza pretendere nulla in cambio.
Nonostante
tutto, Jorinde si sentì commossa dal suo gesto. Gli si
buttò
addosso e lo abbracciò fortissimo. Gli cinse la vita e
affondò il
volto sui suoi pettorali.
Il
ragazzo rimase interdetto dal suo gesto e sulle prime si mantenne
rigido. Era da tanto che qualcuno non lo abbracciava così.
Non
seppe dire se fosse verità o suggestione ma
avvertì il cuore
accelerare il suo battito di poco ma quel poco era davvero
rassicurante. Tuttavia non ne ebbe la certezza...era stata una cosa
quasi del tutto impercettibile.
Sorrise
e posò una mano sul capo di Jorinde.
- La febbre ti ha dato davvero alla testa. -
sentenziò a bassa voce il biondo.
- Grazie. - bisbigliò contro la
canotta grigia la ragazza, incapace di guardarlo negli occhi.
- Quante storie! - esclamò lui
– lo faccio perchè mi servi viva.
- aggiunse dopo con uno sguardo da finto maligno.
Jorinde
si staccò di colpo.
- Come non detto! - ribattè acida.
- Vado a prendere il termometro. - le sorrise
lui gentilmente aggiustandole i capelli che ricadevano sulla spalle e
riponendoglieli dietro di essa.
Jorinde
ebbe l'impulso di seguire Jonghyun al piano di sotto ma non lo fece.
Non aveva nessuna voglia di restare sola nella stanza...anche
perchè
non si sentiva poi così sola.
Si
sentiva osservata come se qualcuno oltre lei fosse nascosto
lì,
senza farsi vedere.
Si
strinse le coperte al petto.
**
Minho
quella sera aveva accompagnato Jinki nella sua abituale visita
serale.
Minho, a
differenza dell'amico, non ci andava spesso. Gli faceva male vedere
Jinki soffrire anche se non lo dava a vedere.
Quella
situazione andava avanti da così tanto tempo, almeno tre
anni e
Minho aveva sempre pensato fosse un effetto collaterale della
maledizione di Jonghyun che aveva inevitabilmente travolto anche
loro. Il ragazzo era del parere che tutti portano una proprio croce,
una personale e terribile sofferenza che ti squarta dall'interno,
stesso lui ne aveva una che si trascinava dietro dai tempi
dell'orfanotrofio. A dirla tutta Minho ne contava almeno due, una
molto più recente. La prima era poco più di una
cicatrice, si era
parzialmente sanata dopo l'adozione mentre la seconda...la seconda
pulsava terribilmente.
Nonostante
ciò, il ragazzo non poteva vedere soffrire chi amava di
più e Jinki
era uno di questi.
Ogni
volta che lo accompagnava in quel luogo dai muri asettici Minho
restava a dormire da lui, non se la sentiva di lasciarlo solo.
Jinki
sembrava aggrappato a una grande speranza: credeva che le cose
potessero cambiare sul serio e con la sua positività
contagiava
tutti gli altri. Il maggiore era un anello di congiunzione per tutti
loro.
Minho
pensava a queste e ad altre cose mentre guardava il più
grande dei
due addormentato serenamente.
Jinki
aveva un cuore grande e ogni volta che tornavano dalla visita
insieme, gli diceva sempre la stessa cosa: “è
sempre più
bella.”
Minho
sospirò. Puntò lo sguardo sul soffitto.
Era
deciso ad addormentarsi quando quello strano rumore, un
insopportabile ticchettio proveniente dal soggiorno, lo
spazientì.
Era da
mezz'ora che gli trapanava le orecchie e la sua infinita pazienza
aveva un limite.
Scese
dal letto intento a porre fine a quel rumore magari causato proprio
da una loro disattenzione prima di andare a letto...forse la finestra
era rimasta semiaperta e il vento faceva sbattere il contrappeso
delle tende contro il muro.
Minho
aveva quasi raggiunto la porta quando si sentì afferrare per
il
braccio. Si voltò e vide Jinki guardarlo con espressione
seria.
I due si
guardarono negli occhi.
Forse
non era il contrappeso a fare quell'insopportabile odioso rumore.
Buongiorno
a tutti! ^_^
Ecco a
voi il quindicesimo capitolo! ^^ Stanno succedendo un sacco di cose
strane: gli incubi di Jorinde, ragazze addormentate e infine un
“ospite” non invitato a casa di Jinki.
Inoltre
sembra proprio che il nostro dubu leader abbia anche lui i suoi
problemi.
I volti
di Jonghyun e di Taemin si sovrappongono fra di loro nel sogno di
Jorinde e la ragazza non riesce ancora a capire cosa stia
succedendo...insomma sa bene che Jjong o Taemin non le farebbero
davvero del male (entrambi i ragazzi si dimostrano buoni con lei,
Jonghyun si sta prendendo cura di lei e Taemin l'ha sempre trattata
gentilmente) ma alla luce degli ultimi avvenimenti i sogni che ha
fatto devono considerarsi solo sogni? C'è effettivamente
qualcosa
sotto. Cose di cui Jorinde non è a conoscenza.
Insomma,
staremo a vedere! XD
Da
questo capitolo in poi le cose saranno più movimentate,
perfino nei
capitoli riguardanti il passato e vi anticipo che il prossimo
sarà
uno di questi. ^^
Non
credo vi debba dire altro quindi passiamo ai ringraziamenti.
Ringrazio
Ninechka,
InfiniteSweetLove
e lagartischa
per le recensioni
allo scorso capitolo! ^^ Grazie mille ragazze! <3 <3
<3 <3
<3
Grazie a
tutti coloro che hanno inserito la fanfiction fra le seguite
e le preferite
e grazie a coloro
che hanno solo letto! <3 <3 <3 <3 <3
p.s.
L'immagine utilizzata per il banner rappresenta approssimativamente
il salone in cui Jonghyun e Jorinde s'incontrano di notte. ^^
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 16 *** 16. Il passato V - Separazione e cambiamento ***
16.
Il passato V – Separazione e cambiamento
Jonghyun
avrebbe tanto voluto mettere la parola fine dopo il suo bacio con
Kibum e i giorni felici che ne seguirono. Purtroppo non fu
così.
Il
ragazzo, in quei tre anni trascorsi da Chul Moo, aveva preso tutte le
foto scattate con Kibum e con i ragazzi e le aveva raccolte in un
album fotografico. Si potevano notare tutti i loro cambiamenti
fisici. Erano cresciuti in altezza, i loro lineamenti erano diventati
più decisi e quei piccoli chiodi scuri, chiamati comunemente
barba,
erano iniziati a spuntare sul viso. Non che fossero poi così
tanti
ma erano comunque un bel fastidio. L'unico che aveva la fortuna di
non conoscere ancora la distesa di chiodi scuri era Taemin.
Nonostante anche lui fosse cresciuto di molto, aveva comunque qualche
anno meno di loro.
Il
palazzo di Chul Moo era un po' il palazzo delle meraviglie. Sembrava
essere sotto qualche incantesimo potente, chiunque vi entrasse vi
viveva felicemente.
Jonghyun
sfogliava l'album che aveva fra le mani, una pagina dopo l'altra, una
foto dopo l'altra, un ricordo dopo l'altro.
C'era
una foto che gli piaceva tantissimo. Era la foto che ritraeva Kibum
sorridente mentre faceva il segno della vittoria. Era nel periodo in
cui gli era venuta l'idea di farsi i capelli castano chiaro e la sua
frangetta asimmetrica aveva qualche ciuffo del colore
dell'arcobaleno. Jonghyun lo trovava bellissimo. Ricordava
perfettamente il giorno in cui si era tinto i capelli e si era
presentato tutto allegro e gioioso da lui. Ricordava anche i mille
baci che gli aveva dato nello stesso giorno e le loro mani che subito
dopo si erano incontrate e intrecciate e poi erano corse ad
esplorare, toccare e stuzzicare ogni lembo della loro pelle.
Ricordava anche ogni istante che si erano amati e si erano donati
piacere sullo stesso letto su cui Kibum stava preparando la valigia.
Stava
seduto sugli scalini che portavano al bagno, l'album sulle ginocchia.
- Foto? Perchè?
- chiese Kibum dandogli le spalle.
- Una foto da aggiungere
all'album. Così mi ricorderò anche di questo
spiacevole giorno mentre lo sfoglierò. - rispose in tutta
onestà il maggiore.
Kibum
non aveva più i ciuffi arcobaleno nella frangetta, li aveva
tagliati
via...ora erano semplicemente castani. Erano un po' più seri
come la
sua espressione.
Jonghyun
si voltò verso la finestra e guardò la sua
immagine riflessa nel
vetro. Anche lui era cambiato parecchio. Aveva avuto diverse
sfumature di giallo (si, proprio giallo) in testa e ora era ritornato
ad un anonimo castano anche se abbastanza chiaro...un po' come la sua
metà.
- Bumie, quanto tempo pensi
di stare via? - chiese poi ad un tratto.
- Non lo so, il tempo che
ci vorrà...dipende tutto dalla salute della zia. - rispose
senza preamboli l'altro.
L'unica
parente di cui a Kibum importasse qualcosa era appunto la zia,
sorella della madre. Era l'unica figura genitoriale che avesse mai
avuto dopo la scomparsa del padre di cui gli era rimasto solo il
pugnale che custodiva ancora Jonghyun. La zia si era ammalata e Kibum
voleva starle accanto.
- Mi dispiace per tua
zia... - mormorò lo hyung.
- Non ti preoccupare...si
riprenderà. - replicò Kibum – piuttosto
non fare quella faccia triste che non è ancora morto
nessuno. - lo apostrofò poi girandosi di scatto verso di
lui.
- Lo so ma averti
così lontano per un tempo indeterminato mi fa stare male...-
disse Jonghyun distogliendo lo sguardo dal suo.
Kibum
gli si avvicinò e s'inginocchiò di fronte a lui.
- Non fare
così...ci sentiremo tutti i giorni così ti
terrò aggiornato. - bisbigliò Kibum a un
centimetro dalle sue labbra.
Poggiò
la fronte contro la sua.
- Nel frattempo
però puoi tenere questa. - disse poi il più
piccolo mettendogli fra le mani un ciondolo dorato.
Jonghyun
lo guardò stupito. Lo rigirò fra le mani e poi
decise di aprirlo.
Era uno di quei ciondoli al cui interno si metteva una foto. Tuttavia
nella metà sinistra del pendente c'era una scritta:
“My golden
Key”.
Key
era il soprannome che era stato dato a Kibum nella sua permanenza al
palazzo. Il suo soprannome gli calzava a pennello. Era stato chiamato
così perchè era il migliore lì dentro
quando si trattava di dare
consigli o risolvere questioni, all'apparenza, senza via d'uscita.
- E poi guarda, questa
parte con la scritta si solleva e puoi metterci dentro quello che vuoi!
- gli fece notare Kibum.
- Allora? Non dici niente?
Non ti piace? - .
Jonghyun
lo guardò per un attimo e poi lo abbracciò
fortissimo. Kibum
ricambiò il suo abbraccio e restarono l'uno avvolti nel
profumo
dell'altro per qualche minuto, poi Jonghyun sciolse il loro abbraccio
e lo baciò con passione senza dare il tempo all'altro di
respirare.
Avrebbe
voluto tenerlo tutto per sé per sempre. Gli sarebbe andato
bene
restare chiuso in quella stanza tutta la vita fintanto che aveva
Kibum con sè. Purtroppo però non poteva. Kibum
non era solo suo e
ora un'altra persona aveva bisogno di lui. Smise di baciarlo a
malincuore.
Era
giunta l'ora. Accompagnò Kibum alla stazione e lo vide
andare via.
Era
il nove Gennaio e Jonghyun aveva il ciondolo d'oro del suo Key
al collo.
**
Erano
trascorsi quasi cinque anni da quando Jonghyun aveva conosciuto Kibum
e da altrettanti (quasi) cinque anni stavano insieme anche se ora lui
era lontano. Jonghyun ogni mattina che si alzava pensava al suo Kibum
e contava i giorni che erano passati da quando era andato via. Quella
mattina erano 37 e lui continuava a portare il ciondolo al collo, non
se l'era mai tolto da quando glielo aveva regalato. Si sentivano
tutti i giorni ma il più piccolo gli mancava terribilmente.
Jonghyun
ad aprile avrebbe compiuto venti anni e sperava che Kibum tornasse
per quel giorno. Era l'unico regalo che desiderava. Inoltre Kibum gli
aveva raccontato che la zia stava meglio quindi c'erano buone
possibilità che potesse tornare.
**
Era
il 20 Febbraio e fuori c'era un innaturale sole che spaccava le
pietre. Jonghyun si era svegliato di buon umore e dopo colazione
aveva provato a chiamare Kibum ma il suo cellulare era spento. Forse
stava ancora dormendo e si ripromise di chiamare più tardi.
Lo
richiamò dopo pranzo ma il cellulare era ancora spento.
Provo e
riprovò per tutta la giornata ma non vi fu risposta. Anche
Jinki,
Minho, Taemin e Bea provarono a chiamarlo più volte ma il
cellulare
di Kibum era irraggiungibile anche per loro. Jonghyun a fine giornata
era seriamente preoccupato. Nonostante i ragazzi cercassero di
tranquillizzarlo, quella notte il castano non dormì per
niente. Nei
giorni seguenti non faceva altro che rimuginare e rigirarsi il
ciondolo fra le mani ed era pronto a partire alla volta della
città
natale di Kibum quando arrivò posta per lui.
Era
una lettera. Da parte di Kibum.
L'aprì
con mani tremanti nella sua stanza e lesse. Lesse velocemente e
all'inizio sembrò non capire il significato di quelle parole
o
semplicemente non volle capirle.
Rilesse
ancora quelle fredde parole nere su carta bianca e avrebbe voluto
strapparsi via gli occhi.
Caro
Jonghyun,
so
bene che tu e gli altri avete provato a chiamarmi in questi giorni e
volevo dirti che ho lasciato il telefono spento di proposito. Mi
dispiace se vi ho fatti preoccupare ma non cercatemi più.
Desidero
stare solo. Sai, pensavo che fra di noi ci fosse qualcosa di davvero
speciale ma ora che sono tornato nella mia terra natale ho capito che
la vita può imboccare strade diverse. Mi è
successa una cosa che mi
ha segnato e cambiato per sempre e ci ho pensato a lungo e ho capito
che non possiamo stare insieme. Non possiamo continuare a stare
insieme quando c'è un intero mondo ad aspettarci, quando
possiamo e
dobbiamo fare tanta esperienza nella nostra vita. Desidero girare il
mondo e conoscere tutte le sue sfumature. Voglio vivere la mia vita
in modo diverso ma a malincuore, senza di te. Ci ho riflettuto a
lungo e ho scoperto che ci sono tante cose che voglio fare prima di
vincolarmi a una persona.
Non
tornerò più da Chul Moo. Vivi nel modo che
ritieni più giusto e
non pensare più a me e non presentarti a casa mia
perchè non mi
troveresti. Domani parto.
Salutami
tutti gli altri. Vi ricorderò con affetto.
Perdonami.
Kibum
Jonghyun
aveva sentito il suo cuore andare in mille pezzi, frantumarsi come
vetro.
La
persona che più amava al mondo lo stava abbandonando.
Non
poteva essere vero.
Taemin
era appena entrato nella loro stanza e stava per chiedergli qualcosa
ma si era subito bloccato non appena lo aveva visto.
Jonghyun
lo guardò con espressione assente.
La
lettera fra le mani.
Taemin,
non convinto della sua risposta, gli si avvicinò cautamente.
- Non hai una bella
cera...- .
- Ce l'avresti forse tu
dopo aver letto una cosa del genere? - gli chiese pacatamente indicando
il foglio abbandonato sulle lenzuola.
- Dimmi, che cosa faresti
tu al mio posto? Perchè io davvero non lo so... - .
Taemin
si sedette sul letto e lesse la lettera. Non poteva credere ai suoi
occhi. Kibum stava lasciando Jonghyun e in uno dei modi peggiori.
- Deve esserci una
spiegazione...Kibum non farebbe mai una cosa del genere. - disse Taemin
convinto.
- Lo credevo anche io...- .
Taemin
gli prese una mano e la strinse. Non sopportava vedere Jonghyun stare
così male. Era uno dei suoi hyung...erano praticamente
cresciuti
insieme.
Quella
sera Jonghyun non toccò cibo nonostante le insistenze da
parte degli
altri. Jinki e Minho si lanciavano occhiate preoccupate. Ovviamente
avevano saputo dell'addio di Kibum e avevano il sospetto che ci fosse
qualcosa sotto. Desideravano scoprire qualcosa ma gli era
praticamente impossibile dal momento che non sapevano dove si fosse
cacciato il ragazzo visto che non risiedeva più nella sua
città
natale. Provarono e riprovarono a mettersi in contatto con lui nei
giorni seguenti ma Kibum sembrava scomparso nel nulla.
Jonghyun,
dal canto suo, non si dava pace. Non poteva credere che Kibum lo
avesse lasciato in quel modo e arrivò addirittura a pensare
che la
storia della zia fosse tutta una montatura messa in scena dal ragazzo
che desiderava allontanarsi. Aveva smesso di esibirsi e non faceva
altro che ciondolare per il palazzo tutto il giorno. Dormiva poco e
mangiava anche di meno. Odette era disperata e cercava ogni giorno di
rifilargli qualche dolce nuovo che puntualmente il ragazzo rifiutava.
- Santo Cielo Jonghyun!
Smettila di pensarci o ti consumerai! - esclamò Odette
sull'orlo del pianto.
- Dovrei cercarlo...devo
cercarlo. Ho bisogno di vederlo, di parlargli...deve dirmi in faccia
che non mi ama più. - sussurrò Jonghyun
catatonico come se non avesse per niente udito la donna.
- Cercarlo? Dove pensi di
andare? Non è più a casa sua e di certo non puoi
metterti in viaggio per il mondo sperando d'incontrarlo per sbaglio in
una metropolitana di un paese sperso. - lo apostrofò Minho.
- Non m'interessa. Non
posso vivere così. Ho bisogno di vederlo con i miei occhi!
Ho bisogno di vedere che sta bene e che davvero è felice
senza di me...- ribattè il castano.
- Evitati questa
sofferenza...se fosse felice con te, ora sarebbe qui. -
replicò Minho serio come mai prima d'ora.
Non
voleva mortificare l'amico ma desiderava solo che si rimettesse in
piedi e che si prendesse cura di se stesso. Non poteva pensare agli
altri quando lui stesso stava così male. Voleva che la
smettesse di
logorarsi in quel modo.
- Non parlare come se
sapessi tutto! - sbottò Jonghyun in direzione di Minho.
- Parlo perchè
devo. - .
- No parli
perchè non conosci quello che sto provando! -
gridò Jonghyun adirato.
- So che cos'è
il dolore. So cosa significa essere abbandonato da chi ami. -
replicò Minho in tono pacato.
Si
era creata una strana pesante tensione nella stanza. Taemin e Bea li
guardavano preoccupati. Jinki invece sembrava indifferente.
Minho
era orfano e sapeva cosa significava soffrire.
- Allora visto che lo sai,
dovresti tacere. - sibilò Jonghyun in piedi poggiato al
tavolo.
- Sei l'ombra del ragazzo
che conoscevo. - mormorò Minho a due centimetri dalla sua
faccia.
Odette
si torturava le mani in grembo e trattenne il respiro a
quell'affermazione di Minho. Credeva che Jonghyun stesse per
esplodere ma ciò non accadde. Anzi, il castano
sgranò gli occhi
come stupito.
La
voce di Jinki fu la prima a spezzare quell'insopportabile silenzio.
Il
ragazzo si voltò verso il maggiore.
- Rispetta la decisione di
Kibum e rispetta te stesso. - disse semplicemente Jinki con sguardo
deciso.
Jonghyun
non disse nulla ma si voltò e andò via.
Rimase
chiuso nella sua stanza per i tre giorni che seguirono e il quarto
giorno uscì dal palazzo e ritornò solo la sera.
- Dici che dovremmo provare
a chiamare Jonghyun? Sono un po' preoccupato. - chiese Taemin a Minho
quella sera a cena.
- No, credo che voglia
stare solo...proprio come Kibum. Tornerà. - rispose l'altro.
Taemin
si chiese se si riferisse a Jonghyun o a Kibum con quel
“tornerà”
ma la voce di Bea attirò la sua attenzione.
La
ragazza guardava dritto verso la porta che dava sull'ingresso.
Jonghyun era appena entrato e puntava verso di loro.
Quando
tutti alzarono lo sguardo verso di lui restarono sbalorditi e
dovettero sbattere le palpebre più volte per assicurarsi di
non
vederci male.
Jonghyun
era uscito in un modo e ne era rientrato in un altro.
I
suoi capelli non erano più castano chiaro ma erano molto
più scuri
e avevano un taglio molto particolare. Erano come elettrizzati e gli
conferivano un'aria da bello e dannato. Il suo viso sembrava essere
più spigoloso probabilmente anche perchè era
dimagrito in quel
periodo e i suoi occhi sembravano assottigliati, come stiracchiati.
Indossava una camicia e dei pantaloni neri. Marciò verso di
loro e
si sedette accanto a Minho. Aveva cambiato taglio e colore e anche il
suo sguardo era diverso. Jonghyun era come un fiero animale ferito.
Nessuno
ebbe il coraggio di aprire la bocca solo Bea esclamò
entusiasta: -
Jjong! Hai cambiato taglio di capelli! Stai benissimo! Che figata!
Posso toccarli? - .
Jonghyun
annuì con un sorriso e chinò il capo verso di
lei. La ragazza toccò
i suoi capelli come se fossero dei funghi morbidi ma irti.
- E' così
piacevole! Dovreste provare! - esclamò Jiwon agli altri
– Comunque con questi capelli sei davvero fighissimo,
più di prima! - aggiunse poi complimentandosi con Jonghyun.
Il
ragazzo ridacchiò mormorando un “grazie”.
Bea
si voltò verso di lui e si beccò un'occhiataccia
da parte del
ragazzo.
La
castana abbassò lo sguardo colpevole ma poi lo
alzò nuovamente e
guardò il suo ragazzo con espressione sbarazzina.
- Che c'é? Sei
geloso? - lo stuzzicò punzecchiandogli il braccio con un
dito.
- Vuoi che mi tagli anche
io i capelli per caso? - ribattè Jinki guardandola con la
coda dell'occhio.
- Scherzi? I tuoi capelli
con questa lunghezza sono il top! - sussurrò Jiwon
affondando una mano dalle dita sottili nei folti capelli di Jinki.
- La mia ragazza! - .
Jinki
le sorrise. Uno dei suoi sorrisi luminosi e poi l'attirò a
sé e la
baciò davanti a tutti, senza farsi problema alcuno.
Bea
ricambiò con entusiasmo aggrappandosi alle spalle ampie di
lui.
- Si va bene
però io sto mangiando. Ci sono tante stanze qui! Chiudetevi
in una di quelle! - esclamò Taemin roteando gli occhi
seccato.
- A proposito di stanze!
Taemin-goon, dove sei stato stanotte? Non ti ho sentito rientrare. -
gli chiese Jonghyun con un sorrisetto che Taemin definiva da stronzo.
Minho
e Jinki risero mentre Bea gli scompigliava i lunghi capelli lisci.
Taemin non rispose ma si concentrò sulla sua cena
borbottando
qualcosa d'incomprensibile.
- Comunque Bea ha ragione!
Stai bene con questo taglio. - disse Jinki a Jonghyun.
- Ho pensato che avrei
dovuto cambiare qualcosa. - ribattè l'altro facendo
spallucce.
Quando
gli altri tre avevano ripreso a cenare come tutti nell'enorme salone,
Minho mise una mano sul braccio di Jonghyun.
- Hyung, ti chiedo scusa
per quello che ti ho detto qualche giorno fa...non volevo ferirti ma
soltanto aiutarti. Non sopportavo di vedere uno dei ragazzi
più in gamba che ho mai conosciuto ridotto in quel modo. Non
volevo soffrissi...- disse il più alto stringendo
affettuosamente la presa sul suo braccio.
- No Minho, perdonami tu.
Hai fatto bene a dirmi quelle cose. Se non fosse stato per te e per
Jinki hyung, ora sarei ancora a ciondolare per il palazzo come un
fantasma senza mangiare né dormire. Grazie. -
ribattè l'altro con un sorriso posando la mano su quella
dell'amico.
Era
il 19 Marzo: Jonghyun era tornato lo stesso di sempre anche se non
portava più il ciondolo di Key al collo, Jinki e Bea
continuavano a
fare coppia fissa, Taemin era cresciuto e il fato stava per bussare
alla porta di Minho.
**
Prima
della seconda metà di marzo, Jonghyun era tornato a
esibirsi. Il suo
codazzo di ammiratrici era cresciuto a dismisura e le ragazzine gli
si appioppavano al braccio.
Cantare
gli era mancato. Non poteva vivere senza cantare. Dopo un periodo in
cui non era più sicuro di niente, il canto era l'unica
certezza
della sua vita. Era come se cantando si fosse ricostruito poco a
poco. Una sensazione irripetibile.
Tuttavia,
c'era una cosa che Jonghyun non immaginava durante i suoi primi
giorni nel palazzo di Chul Moo, ossia che sarebbe stato molesto tanto
quanto i ragazzi più grandi che tempo addietro avevano la
camera
proprio su quella sua e di Taemin.
Anche
quando stava con Kibum non restavano con le mani in mano a guardarsi
in faccia ma da quando lui non c'era più dava sfogo ai suoi
istinti
con diverse persone, senza sentire la necessità di un
partner fisso.
Non voleva un partner fisso, non lo desiderava più.
L'unico
che voleva in realtà era Kibum.
Questo
pensiero sfiorava la sua mente tutte le sere ma lui lo scacciava con
prepotenza. Non voleva cedere di nuovo.
Ricordava
ancora la prima volta in cui, una sera, quella ragazza carina che
faceva porcellane gli aveva sussurrato cose poco caste nell'orecchio
dopo una bottiglia o due di vino. Anche lui aveva bevuto, anche se di
meno ma gli occhi sottili e vagamente felini della ragazza lo avevano
ammaliato e aveva ceduto alle sue attenzioni. I suoi occhi lo avevano
riportato indietro nel tempo e non era riuscito a non sovrapporre
quelli di Kibum ai suoi. Perfino nei gemiti gli ricordava Kibum. Dopo
quella sera decise di non vederla più perchè dopo
esserci andato a
letto, il giorno dopo il suo chiodo fisso era Kibum. Non poteva
permetterselo.
Così
la sua vita andava avanti e Odette aveva preso a rimproverarlo da
quando lo vedeva circondato da ragazzi e ragazze tutte le sere. Gli
ripeteva fino alla nausea che la legge “chiodo scaccia
chiodo”
non era mai servita a nessuno. Jonghyun lo sapeva bene ma non gliene
importava granchè. Non avrebbe mai amato più come
prima
probabilmente.
Jiwon
invece cercava di presentargli qualche amica carina ma non andava mai
in porto con nessuna.
Perfino
Chul Moo si era preoccupato per lui e gli aveva suggerito che forse
era il caso di prendersi una pausa per riflettere, secondo lui stava
lavorando troppo.
Jonghyun
non si sentiva affatto male o almeno così credeva fino alla
sera del
suo ventesimo compleanno che trascorse a casa di un amico di Chul Moo
che aveva chiesto alcuni dei suoi ragazzi per una festa in casa sua.
Roba da ricconi, insomma.
Jonghyun
si era subito proposto e con lui Minho e Taemin.
La
casa in cui si sarebbero esibiti era sontuosa anche se più
piccola
rispetto a quella del signor Jung. Il salone era un po' cupo ma
secondo Minho l'esibizione sua e dei suoi compagni sarebbe riuscita
meglio.
- Sicuramente il fuoco
risulta più luminoso. - commentò Jonghyun mentre
Minho si vestiva per esibirsi.
- I pantaloni blu scuro
sono voluti così a petto nudo sembrerete galleggiare
nell'oscurità della stanza? - chiese Taemin.
- Qualcosa del genere. - .
Minho
sorrise al più piccolo.
In
tutti quegli anni che erano trascorsi a crescere non era stata solo
l'esperienza ma anche Minho stesso e i suoi pettorali e addominali ne
erano un vivido esempio.
La
loro esibizione fu come sempre spettacolare. Erano solo in cinque e
non in nove come sempre ma ogni volta che i mangiafuoco e gli
sputafuoco si esibivano era come fare un tuffo nel passato. Il fuoco
incandescente faceva piroette nell'aria e avvicinandosi ai suoi
burattinai riscaldava con fin troppo tepore gli ampi pettorali che
risplendevano alla fioca luce del salone. La posizione di Minho si
trovava quasi sempre al centro essendo fra quelli con più
esperienza
e da quella postazione potè notare come piccoli occhi lo
guardavano
con insistenza con troppa insistenza forse con
eccessiva
insistenza. La proprietaria di quelle due piccole biglie cangianti
sedeva a uno dei tavolini laterali e da mezz'ora teneva fra le mani
un bicchiere di vino bianco. A esibizione finita la cercò
con lo
sguardo ma non la vide più.
Si
avvicinò a Taemin che stava seduto su una panca di legno e
parlava
con una ragazzina che non faceva altro che lisciare i lunghi capelli
biondi del ragazzo.
- Taemin! Hai visto la
ragazza che era seduta qui fino a poco fa? - chiese.
- Si ha preso gli scalini a
destra. - rispose il ragazzo indicando le scale in fondo alla sala.
Minho
le salì di corsa, determinato a trovarla. Percorse il
corridoio su
cui sbucavano le scale e poi si fermò. Sentiva delle voci.
- Ti ho detto di no!
Smettila di rompermi! - disse la voce di una ragazza.
- Perchè fai la
difficile? Un bacio è solo un bacio. - disse l'altra voce
che invece apparteneva palesemente a un ragazzo.
- Forse per te! -
esclamò indignata la ragazza.
Minho
si avvicinò lentamente al luogo da cui provenivano le voci.
La voce
femminile era proprio la ragazza che cercava mentre l'altro era un
tizio che non conosceva.
- Non ti ho chiesto una
scopata, ti ho chiesto un bacio. - disse poi il ragazzo avanzando verso
di lei con insistenza.
- Fai un altro passo e
giuro che mi metto a urlare. - lo redarguì la fanciulla che
reggeva tra le mani ancora il bicchiere di vino bianco.
- Prova a urlare e ti tappo
la bocca con quello che non vuoi darmi! Tanto chi vuoi che ti senta da
qui con tutto il trambusto che c'è in sala. -
sussurrò lascivo il ragazzo.
- Io, per esempio. - disse
Minho uscendo allo scoperto e avvicinandosi ai due.
La
ragazza lo guardò così stupita che per poco non
gli cadde il
bicchiere dalle mani.
Il
ragazzo invece roteò gli occhi seccato.
- E tu chi sei? Il suo
ragazzo? - chiese con tono divertito.
- Stavo giusto per
chiederglielo. Vuoi essere la mia ragazza, signorina? - chiese diretto
Minho guardando la poveretta schiacciata contro la parete.
Ma
anche tua moglie!
Pensò
la ragazza che annuì freneticamente e corse al fianco di
Minho.
- Visto? Ora sono il suo
ragazzo. Sloggia! Non mi va di alzare le mani con un imbecille come te.
- disse Minho rivolto al ragazzo che era rimasto imbambolato a fissarli.
- Hai sentito? Il mio
ragazzo ha detto che devi andartene e che non devi
più importunarmi!- sbottò la ragazza attaccandosi
al braccio del moro.
Il
ragazzo guardò entrambi e prima di voltarsi e andarsene
minacciò: -
Lascia solo che ti trovi da sola, disgraziata! - .
- Prova a toccarmi e
vedrai, stronzo! - gli gridò dietro lei mentre il suo
molestatore scompariva.
- E' andato via. Credevo
che volesse provocarmi. - commentò Minho stupito.
- Mpf! Chi? Quello?
Figurati! É un codardo! Avrà visto tutti i tuoi
muscoli e se l'è data a gambe! - sghignazzò la
castana liberando il braccio di lui.
- Comunque grazie! - si
affrettò poi a dire con un sorriso dolce.
Era
davvero carina. Aveva lunghi capelli castano scuro tendenti al
riccio, ora raccolti in un elegante acconciatura sulla testa. Gli
occhi non erano molto grandi ma aveva delle ciglia davvero lunghe e
il loro colore era particolare, tra il marrone e il verde, singolare
per una coreana. Al collo aveva un collarino indaco da cui pendeva un
grazioso pendente.
- Figurati! Ho visto che
quel tizio ti stava importunando e sono intervenuto. Dovere. -
replicò semplicemente Minho facendole l'occhiolino.
- Se non fossi arrivato tu
credo che gli avrei tirato questo in faccia! - disse la ragazza
indicando il vino nel bicchiere.
- Sarebbe stato davvero uno
spreco! Un vino così buono sprecato per un pusillanime come
quello! - esclamò Minho.
- Io non ne capisco di
vino, anzi non mi piace ma per quello qualsiasi cosa sarebbe sprecata.
- mormorò con una nota di fastidio lei.
- Che il vino non ti piace
si era capito dal fatto che era una buona mezz'ora che lo tenevi nel
bicchiere. - osservò il ragazzo.
- Quindi mi stavi tenendo
d'occhio, eh? - chiese la castana con finta indignazione e una mano sul
fianco.
Minho
sorrise enormemente.
La
ragazza rise.
- Ad ogni modo, anche tu mi
stavi fissando. Me ne sono accorto, sai? - .
Le
guance della castana s'imporporarono leggermente e tossì
imbarazzata.
- Mi piacciono molto le
esibizioni dei mangiafuoco e degli sputafuoco. - sussurrò in
sua difesa.
- Fa niente...in fondo sei
la mia ragazza, no? - disse Minho ammiccando nella sua direzione.
- Beh...è quello
che ho appena detto poco fa. - mormorò lei impacciata e
divertita.
- Come ti chiami? - .
- Hyun Soo. - rispose lei
raggiante – Tu invece sei uno dei ragazzi di Chul Moo, vero?
- .
- Minho, mi chiamo Minho. -
si presentò quello chinandosi leggermente verso di lei.
- Piacere di conoscerti
allora, Minho. - .
- Senti un po' Hyun
Soo...che dici, al tuo fidanzato un
caffè potresti concederglielo? - chiese senza peli sulla
lingua lui.
La
ragazza lo guardò dapprima meravigliata ma poi sorrise.
Jonghyun
invece aspettava il suo turno e gironzolava fra le persone guardando
le altre esibizioni. Minho era scomparso subito dopo la sua e non
riusciva più a trovarlo mentre Taemin era intento a parlare
con una
ragazza o almeno così diceva lui ma l'ultima volta che
Jonghyun si
era girato il giovane ragazzo era più intento a esplorare la
trachea
della tizia.
Si
fermò accanto a un pilastro e guardava le ballerine che
volteggiavano in mezzo alla sala. Era davvero interessato
all'esibizione quando ad un tratto gli parve di vedere scendere le
scale un viso familiare. Volto sfilato, occhi felini, labbra piccole.
A Jonghyun per poco non venne un colpo. Chiuse gli occhi per un
attimo ma quando gli riaprì non vide più nessuno.
Possibile
che se lo fosse immaginato?
Perfetto!
Ora sono diventato anche visionario!
Stava
per guardarsi intorno nuovamente alla ricerca di quel viso familiare
quando sentì due braccia cingergli la vita. Si
voltò e sperò
inconsciamente di incontrare il volto di Kibum ma rimase stupito e
deluso quando si accorse che era semplicemente una ragazza la padrona
di quelle braccia.
- Oppa! -
esclamò euforica ma quando Jonghyun si fu voltato
completamente fece un piccolo balzo indietro.
- Oh scusami! Ti avevo
scambiato per un'altra persona! - disse mortificata portandosi le mani
alla bocca.
La
ragazza non era molto alta. Aveva lisci capelli neri con frangetta.
Gli occhi erano grandi, a mandorla e verdi probabilmente erano
lentine quelle che aveva. Le labbra erano rosa e lucide. La sua
carnagione un po' ambrata ed era vestita con un vestitino a balze
completamente bianco.
- Non ti preoccupare,
può succedere. - ribattè Jonghyun sorridendole
debolmente.
-Sono così
imbarazzata...un altro mi avrebbe scambiato per una pazza. Sai, somigli
molto a un mio amico e mi sono illusa che fossi lui ma ora che ci penso
sono davvero stupida, lui non potrebbe essere qui nemmeno volendolo. -
spiegò la corvina.
- Ti comprendo...anche a me
è sembrato di vedere un viso familiare...può
succedere...non sentirti in imbarazzo. - mormorò Jonghyun
guardandosi attorno.
- Sei gentile. -
bisbigliò lei.
- Non hai fatto niente di
male...non vedo perchè non dovrei esserlo. -
ribattè prontamente lui.
- Non s'incontrano ragazzi
come te tutti i giorni...comunque è meglio che vada, fra
poco toccherà a me esibirmi. - disse la ragazza con una
certa fretta.
- Esibirti? Sei una delle
ragazze di Chul Moo? - chiese Jonghyun bloccandola con la voce.
- Si, suono il violino.
Perchè? - .
- Perchè lo sono
anche io ma non ti ho mai vista. - confessò Jonghyun in
tutta onestà.
- Davvero? Neanche io ti ho
mai visto! - esclamò stupefatta lei.
- Beh...d'altronde
c'è parecchia gente da Chul Moo. Magari ci siamo incontrati
ma non ce ne ricordiamo ora. - disse il moro allargando le braccia.
- Allora deve essere
così. Una conoscenza in più non fa mai male! -
sussurrò lei stringendogli l'occhio – ora vado
però! A dopo! - e dicendo così andò
via.
Jonghyun
rimase a fissarla come intontito. Era una ragazza particolare, gli
ricordava un po' un serpente nel mentre si allontanava lasciando
oscillare i setosi capelli.
Ora
che ci pensava non si erano nemmeno presentati ma pensandoci meglio,
non gli importava granchè. Si voltò e
tornò a guardare
l'esibizione.
Buonasera
e buon Natale fatto a tutti! ^_^ Come sono andate le feste? Avete
mangiato molto e ricevuto tanti bei regalini? :D
Pensavo
di aggiornare prima di Natale ma purtroppo fra una cosa e l'altra non
mi è riuscito ma bando alle ciance, l'importante
è che il nuovo
capitolo sia online ora! ^^
Un altro
capitolo sul passato, decisamente meno piacevole del precedente.
Kibum è costretto a lasciare il palazzo di Chul Moo a causa
delle
condizioni fisiche della zia ma promette a Jonghyun che si sentiranno
tutti i giorni e gli fa in dono il famoso ciondolo d'oro. Purtroppo
però le cose precipitano e Kibum non contatta più
Jonghyun e non
risponde più alle chiamate di nessuno, dopo giorni di
angoscia
arriva una lettera per Jonghyun da parte di Kibum in cui gli scrive
che lo sta lasciando perchè, in pratica, sono troppo giovani
per
stare insieme già da subito e non fare nessun tipo di
esperienza per
conto loro. Jonghyun non riesce a rassegnarsi inizialmente; insomma,
lui sapeva benissimo che Kibum era innamorato di lui e ora dopo
qualche giorno di “isolamento” lo lascia senza
neanche avere il
coraggio di dirglielo dal vivo. Tuttavia Jjong deve rassegnarsi anche
perchè Kibum sembra scomparso nel nulla e quindi impossibile
da
contattare o raggiungere. Dopo un periodo terribile in cui il ragazzo
raggiunge il culmine con una pseudo-litigata con Minho decide, anche
grazie alle parole dei suoi amici, di rimettersi in sesto e cambiare
look. Nonostante questo però il ricordo del suo amore non
smette di
abbandonarlo e tormentarlo tanto è che rivede in quella
ragazza che
faceva ceramiche il suo Key.
(A
proposito di look! XD essendo i ragazzi cresciuti poiché
sono
passati cinque anni dal loro arrivo al palazzo, vi ho lasciato anche
le immagini dei look con cui me li sono immaginati, a grandi linee
durante la lucifer era. ^^)
Per
quanto riguarda il resto, ci sono novità anche per Minho che
conosce
quella bella ragazza che non smetteva di fissarlo durante
l'esibizione. ^^
Poi, c'è
Jonghyun che verso la fine del capitolo fa la conoscenza di questa
strana ragazza che abita al palazzo ma che lui non si ricorda di
avere mai visto. Voi che ne pensate? Sarà importante questa
new
entry ai fini della storia? E Kibum? C'è qualcosa sotto al
suo
inspiegabile abbandono? Jonghyun avrà visto davvero Key
scendere le
scale oppure se lo è immaginato o magari ha visto qualcuno
che gli
somiglia? La risposta a questi quesiti nella prossima puntata! XD *
parte ending *
Scherzi
a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto! ^^
Ora
passiamo ai ringraziamenti!
Ringrazio
Ninechka,
InfiniteSweetLove
e lagartischa
per le recensioni
allo scorso capitolo. Grazie mille ragazze! <3 <3
<3
Ringrazio anche quelle anime pie che hanno inserito la storia fra le preferite
e le seguite
e grazie anche a
coloro che hanno deciso di dedicare qualche minuto per la lettura di
questa storia. <3
Grazie
infinite a tutti! <3 <3 <3
A
presto! ^^ * regala pandori e cioccolate natalizie *
Kisses!
:*
Le immagini come promesso! ^^ Ho scavato fra le
immagini che ho sul pc e ho cercato di prendere il meglio! XD
Non
c'è una foto di Key in Lucifer version perchè non
è comparso in questo capitolo in questo modo ma vi lascio
qui l'immagine del look a cui Jonghyun si riferiva quando sfogliava
l'album e gli è capitata sotto le mani la foto della
frangetta arcobaleno asimettrica di Key! ^^
|
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Capitolo 17 *** 17. Il passato VI - Sono qui per restare ***
17. Il
passato VI – Sono qui per restare
Quando
Jonghyun si svegliò la mattina dopo aveva un fortissimo mal
di
testa. Cosa alquanto strana dal momento che non aveva bevuto la sera
prima e non aveva dormito troppe ore. Si mise a sedere con fatica e
con gli occhi semichiusi si passò una mano fra i capelli.
Avrebbe
voluto dare una testata contro il muro quando riuscì a
metabolizzare
che il viso che aveva stampato in testa da quando si era svegliato
era quello di Kibum. Il suo volto e la sua voce lo assillavano senza
tregua. Lo sentiva vicino anche se non fisicamente presente e quel
giorno più che mai. Kibum lo avrebbe mandato al manicomio.
Si
voltò verso destra aspettandosi di non trovare Taemin visto
che
ultimamente disertava la stanza di notte ma con sua sorpresa lo
trovò
che dormiva beato. Era ancora vestito e i capelli lisci ricadevano
sul volto inclinato verso sinistra.
Jonghyun
sorrise involontariamente.
Tuttavia
il ragazzo non si mosse.
La
sera prima, durante il tragitto verso il palazzo di Chul Moo, non
aveva fatto altro che gironzolargli attorno. Gli diceva in
continuazione che era strano e che sembrava influenzato e Jonghyun
gli ripeteva fino alla nausea che stava benissimo e non doveva
preoccuparsi.
Solo
la remota possibilità che il ragazzo che aveva visto
scendere le
scale di quella casa potesse essere Kibum lo aveva mandato nel
pallone. Taemin se n'era accorto. Anche se non aveva detto niente a
nessuno di quello che gli era sembrato di vedere, Taemin si era
accorto che qualcosa non andava.
Doveva
essersi preoccupato.
Jonghyun
scese lentamente dal letto in punta di piedi e si diresse verso
quello di Taemin. Vi girò intorno e poi salì sul
letto dal lato
sinistro. Il materasso si abbassò quando Jonghyun vi
salì ma il più
piccolo non si era accorto di niente.
Il
ragazzo si sdraiò su un lato e cinse la vita di Taemin. Lo
strinse a
sé lentamente.
Gli
era molto grato. Si preoccupava per lui quando non era tenuto a
farlo. Taemin avrebbe potuto benissimo trascorrere la notte con la
ragazza a cui stava esplorando la cavità orale quella sera
ma non
l'aveva fatto, era rimasto in camera a vegliare su un Jonghyun
irrequieto.
Nonostante
Jonghyun fosse uno dei più grandi all'interno del loro
gruppo, in
quel momento si sentiva anche più piccolo di Taemin. Si
trovava in
uno di quei momenti in cui si sentiva vulnerabile e stare aggrappato
al più piccolo lo faceva sentire bene.
Chiuse
gli occhi e i capelli del minore gli solleticarono la faccia.
Arricciò il naso infastidito. Si chiese perchè
aveva deciso di
farsi crescere così tanto i capelli anche se non gli
dispiaceva, al
giovane Taemin stavano bene. Inoltre, avevano anche un buon odore,
molto simile alla vaniglia.
Cullato
da questa fragranza, Jonghyun si riaddormentò.
**
Finalmente
l'inverno stava giungendo al termine e la primavera ormai bussava
alle porte. I ragazzi nel palazzo potevano addirittura azzardarsi a
lasciare le finestre aperte nelle stanze più del dovuto. I
fiori
stavano iniziando di nuovo a riempire i magri rami e l'aria era
più
mite.
- Sei sicura che vuoi
tenere la finestra aperta? - chiese Jinki guardando la sua fidanzata
perplesso.
- Si, non fa per niente
freddo. Non preoccuparti e spicciati a finire questo ritratto
altrimenti mi annoio e comincio a muovermi e a farti perdere la
concentrazione e poi non voglio sentire che ti lamenti! - lo
redarguì Jiwon inginocchiata sul letto.
Jinki
agitò una mano noncurante.
Quel
giorno Bea era anche più bella del solito. Era vestita di un
bianco
puro e luminoso. Era un vestito lungo ma leggero, con bretelline
tempestate di piccoli diamanti. Al centro, sul seno, aveva una
piccola pietra luminosa. Una sottile cinta in vita e delicati
bracciali di perle ai polsi. I capelli lisci e castani erano raccolti
in alto in tanti ricci morbidi mentre la frangetta era poco
più
lunga del solito. I suoi occhi erano risaltati dal colore
dell'ombretto che decorava le palpebre: un viola leggero mentre le
labbra erano perlacee. Aveva qualche fiore tra i capelli e tanti
altri sparsi sulle lenzuola.
Jinki
stava ritraendo la copertina del prossimo racconto di Jiwon. La
ragazza gli aveva detto che come immagine principale voleva una sposa
non troppo sfarzosa con i capelli morbidi e la pelle pulita. Allora
Jinki aveva avuto l'idea: sarebbe stata Bea stessa la sposa. Avrebbe
avuto una modella per la prima volta. Jinki era un illustratore non
un ritrattista ma era determinato a dipingere Jiwon acconciata in
quel modo. Aveva avuto l'idea in un lampo e aveva pregato la sua
ragazza di assecondarlo.
- Jagi*, ti manca molto? -
chiese Bea.
- Guarda che un ritratto
non si fa in due minuti. - rispose quello senza degnarla di uno sguardo.
La
ragazza sbuffò facendo svolazzare qualche ciuffo della
frangetta.
Jiwon
abbassò lo sguardo sulla sua spalla e poi lanciò
un'occhiata
maliziosa al suo fidanzato.
Il
castano non rispose ma si limitò a sorridere.
- Yah, Jagi! - lo
chiamò ancora lei.
- E' inutile che ci provi!
Non riuscirai a sedurmi facendo scivolare le bretelle del vestito!
Tanto lo so che ti stai annoiando e vuoi farmi smettere di ritrarti. -
l'apostrofò il ragazzo senza tuttavia perdere il sorriso.
- E se lasciassi cadere il
vestito ai miei piedi? Scivolerebbe come acqua...- lo
stuzzicò Jiwon abbassando pericolosamente entrambe le
bretelle diamantate del vestito.
Il
sorriso malizioso della ragazza si era allargato vistosamente.
- Yah! É questo
quello che dice una ragazza per bene in età da marito?! -
esclamò Jinki fingendosi scandalizzato.
Ora
il ragazzo la stava guardando con un sorrisetto sghembo.
- Io sono
una ragazza per bene! - ribattè la bruna
lisciandosi le pieghe del vestito.
- Ah si? Allora
perchè cerchi di sedurre un povero
pittore che sta solo facendo il suo lavoro? - le chiese allora Jinki in
tono melodrammatico e poggiando la fronte sul palmo della mano.
- Il pittore è
il mio futuro marito, posso provare a sedurlo quanto voglio. - .
- Ehi, pensavo volessi
arrivare vergine all'altare! - esclamò Jinki ammiccando
nella sua direzione.
La
ragazza lo guardò con sufficienza e trattenne a stento un
sorriso.
- Spiritoso. -
commentò con le mani sui fianchi – comunque anche
tu ti saresti dovuto trattenere prima del matrimonio. - lo
rimproverò Bea facendo una piccola piroetta e lasciando
volteggiare il vestito.
- Perchè, non
l'ho fatto?! - disse Jinki sapendo già la risposta
ovviamente.
- Non mi risulta per niente
o forse non erano tue le mani sul mio sedere ieri sera? -
sussurrò divertita Jiwon.
Jinki
rise.
- Mi stai dicendo davvero
che era il tuo sedere? Non me ne ero davvero accorto! Deve esserci
stato un equivoco...non posso crederci! Vieni un po' qui, fammi
tastare! Giusto per sicurezza, eh! - disse allora il ragazzo tendendo
una mano alla ragazza che invece di afferrarla le diede un leggero
schiaffo.
- Che pervertito che sei! -
esclamò lei ridendo.
Jinki
le fece una linguaccia ma poi le sorrise come sempre. Sembrava
scegliesse i sorrisi da dedicarle e selezionava sempre i più
belli,
una scelta difficile poi trattandosi di Lee Jinki, il signore dei
sorrisi smaglianti.
Jiwon
non seppe resistere a quell'espressione sincera e gli si sedette
sulle gambe allacciandogli le braccia intorno al collo.
- Alla fine sono riuscita a
distrarti! - esclamò Bea vittoriosa.
- E' solo
una pausa.- puntualizzò lui mentre lasciava che la sposa per
un giorno gli scompigliasse i capelli folti.
- Non sai resistermi! -
sussurrò Jiwon a un soffio dalle labbra del castano.
- Guarda che impertinente!
Neanche tu riesci a resistermi...- ribattè in un bisbiglio
Jinki.
Bea
non rispose ma gli stampò un bacio sulla bocca. Jinki
ricambiò il
bacio stringendola per la vita mentre una mano si era infilata
sapientemente sotto il vestito della castana accarezzandole la pelle
liscia.
Un
colpo di tosse secco interruppe l'idillio dei due innamorati.
Jinki
e Bea si voltarono verso la porta e sulla soglia scorsero la figura
di una ragazza carina e dai lunghi capelli neri e lisci.
- Oh! Ciao Hye Jin! -
esclamò Jiwon alzandosi imbarazzata dalle gambe del
fidanzato.
- Ciao Jiwon! Scusa non
volevo disturbarvi ma ti ho portato l'altro bracciale di perle di cui
ti parlavo. - replicò quella con un sorriso adorabile e
porgendo l'oggetto alla ragazza.
- Oh...grazie! Non dovevi
disturbarti comunque! - disse Bea agitando le mani e afferrando il
bracciale.
Hye
Jin era una ragazza nuova che era molto brava con il violino. Si era
dimostrata disponibile a prestare i suoi gioielli a Jiwon non appena
aveva saputo che la ragazza doveva posare per la copertina di una
delle sue storie.
Jinki
la guardò per un attimo. Storse il naso infastidito: non le
piaceva
quella ragazza, a pelle non le piaceva per niente ed era raro che il
ragazzo si sbagliasse sulle sue antipatie. C'era qualcosa di strano
in lei...tuttavia finchè si sarebbe dimostrata
così carina con Bea,
se la sarebbe fatta andare bene.
- Rimettiamoci a lavoro,
signorina! - esclamò poi alzandosi dalla sedia.
Si
diresse verso la ragazza e la sollevò fra le braccia come
una vera
sposa.
- Dove mi porti? - chiese
stringendolo a sé.
- Sul letto...e non a fare
quello che pensi! - ribattè Jinki con un sorriso divertito.
Posò
la fidanzata sulle lenzuola.
- Torniamo a fare il
ritratto o non ci muoviamo più! - disse lui scoccandole due
baci, uno sulla guancia e l'altro sulle labbra.
Mentre
Jinki si allontanava per tornare alla sua postazione, Bea
sbuffò:
odiava stare ferma per troppo tempo!
**
Minho
si aggiustava il colletto davanti lo specchio della sua stanza. In
realtà erano venti minuti che si sistemava quel colletto
inamidato
come se fosse fatto d'oro.
- Cazzo hyung! É
mezz'ora che stai davanti allo specchio a rigirarti il colletto tra le
mani...di questo passo lo consumerai! - protestò Taemin
semisdraiato sul letto del maggiore e davvero seccato di vedere il suo
hyung comportarsi come un rimbambito.
- E' che...che non mi piace
come va! - sbuffò l'altro con aria nervosa.
Il
più piccolo lo guardò come se si fosse
completamente rincoglionito.
Il
più alto lo guardò riflesso nel vetro.
- Non c'entra nulla. -
disse poi tornando a tormentarsi il colletto.
- Piantala! Non
è fatto d'oro zecchino! Va benissimo così! -
ribattè Taemin.
Minho
si voltò a guardarlo come se avesse appena detto una
scempiaggine.
Il
ragazzo più piccolo stava seduto sul suo cuscino con una
gamba sul
letto e l'altra in terra, la schiena contro il muro, i capelli lisci
legati in una coda e le mani congiunte sullo stomaco. Invidiava quasi
la sua tranquillità.
- Non capisci! Fra poco
sarà qui! - sbottò Minho voltandosi ancora verso
lo specchio e iniziando a sbottonarsi la camicia con l'intenzione di
cambiarsela.
Non
era mai stato così nervoso per un appuntamento prima d'ora.
Taemin
roteò gli occhi.
- La vuoi smettere? Che
accidenti ti prende? Hai aperto più gambe che porte da
quando sei qui, non vedo quale sia il problema! - disse Taemin a un
certo punto allargando le braccia.
Minho
lo guardò quasi sconvolto.
- Taemin! Non voglio
aprirle le gambe...voglio...- provò a dire il bruno
– aaahhh! Lascia stare! - sbottò dopo non trovando
le parole giuste e infilandosi una camicia bianca.
Il
minore lo guardò per un attimo, poi aprì e chiuse
la bocca come se
avesse appena avuto una rivelazione importante. Staccò la
schiena
dal muro e sul suo viso, le sue carnose labbra si distesero in un
sorriso sornione.
- Ecco qual è il
problema allora! Minho hyung si è preso una bella cotta...!
- sghignazzò gioviale battendosi le mani sulle gambe.
Minho
non rispose. Aveva deciso che per la sua sanità mentale era
meglio
ignorarlo.
- Hai paura di fare la
figura dell'idiota, vero? - chiese poi il più piccolo
fissandogli la schiena.
Minho
non rispose ancora ma aveva colto nel segno.
- Minho hyung! Stai
tranquillo! - esclamò subito dopo Taemin.
- Insomma...ti sei visto?
Sei un bel ragazzo. Alto, atletico, figo, occhi grandi...non faresti la
figura dell'idiota neanche se ti ci mettessi d'impegno! Andrai alla
grande. - .
Taemin
gli sorrise incoraggiante.
Le
sue parole rassicurarono Minho che sorrise di rimando al più
piccolo.
Diede
un'occhiata veloce all'orologio da polso.
Erano
le sei precise. Hyun Soo doveva essere arrivata.
Hyun
Soo passeggiava nel giardino di Chul Moo che dava sull'entrata
principale. Era una bella giornata di fine aprile, l'aria iniziava a
riscaldarsi e le giornate diventavano a poco a poco più
luminose.
Aveva
accettato l'invito di Minho a uscire di buon grado. Dopotutto gli
doveva un favore per averla aiutata con quel pusillanime che
l'assillava e poi era un bel ragazzo, passare un po' di tempo con lui
non le avrebbe fatto male.
Indossava
un vestito verde petrolio con la parte superiore in pizzo, una
giacchetta da sopra e un po' di tacco, che si sa, slancia. Tuttavia
non molto alto se non voleva lamentarsi di mal di piedi davanti a un
figo come Minho e fare la figura dell'imbranata che non sa andare sui
tacchi.
Giocava
con la catenella della borsa mentre il vento le accarezzava i lunghi
capelli mossi quando vide Minho in lontananza salutarla e dirigersi
verso di lei.
Era
più bello della sera in cui l'aveva conosciuto.
Indossava
una camicia bianca e un paio di pantaloni beige. I capelli pettinati
leggermente verso l' alto, una mano in tasca e un piccolo sorriso
sulle labbra.
Per
Hyun Soo l'appuntamento poteva concludersi lì. Non avrebbe
retto per
altre tre o quattro ore a quel trionfo di bellezza.
Sembrava
avesse recuperato pieno controllo di se stesso.
Uscirono
dalla tenuta di Chul Moo e si diressero verso la prima tappa del loro
appuntamento: il cinema.
Minho
aveva insistito per andare al cinema e poi a cena fuori. Tuttavia
aveva lasciato che Hyun Soo scegliesse il film.
Alla
fine avevano optato per una commedia, niente di troppo complicato.
Il
ragazzo aveva pagato entrambi i biglietti e anche i popcorn e le
bibite.
Era
davvero molto gentile.
- Sai che sei molto bella
oggi?! - disse lui accarezzandole i capelli – stai bene con i
capelli sciolti. - .
Hyun
Soo sorrise raggiante.
Averlo
così vicino la mandava in uno stato di agitazione terribile.
Si
conficcò le unghia nella coscia sperando così di
riprendersi perchè
prendersi a sberle davanti a lui per evitare di arrossire come una
ragazzina alla prima cotta non sarebbe stato saggio.
Per
fortuna il film iniziò subito. Era abbastanza divertente ed
entrambi
sembravano molto rilassati, bevevano e mangiavano tranquillamente.
Verso
metà pellicola, Hyun Soo notò un movimento strano
da parte del
ragazzo.
Inizialmente
pensò volesse mettergli un braccio intorno alle spalle e
sorrise
emozionata.
Che
bello! Com'è romantico!
Poi
si accorse che nessun braccio le cingeva le spalle e nessuna mano
spuntava oltre il suo braccio destro ma anzi quella stessa mano si
stava dirigendo verso il basso.
No...non
ci posso credere.
Pensò
desolata.
La
mano di Minho si dirigeva verso le gambe di Hyun Soo. Era sempre
più
vicina alla sua gonna.
Vuole
toccarmi proprio lì!! Che porco!
Pensò
ancora la ragazza con una punta di delusione e di rabbia.
Già
vedeva la mano del ragazzo infilarsi sotto la gonna e fra le sue
cosce e lei pronta a scacciarlo in malo modo quando la mano
dinoccolata di lui afferrò un pallino bianco dal suo grembo
e se lo
portò alle labbra.
Un
popcorn.
Aveva
raccolto un semplice popcorn.
Hyun
Soo tornò a respirare.
Si
sentì quasi stupida ad aver pensato che Minho volesse
approfittare
del buio in sala per toccarla.
Sorrise
di rimando al ragazzo e tornò a concentrarsi sul film mentre
un
braccio dalla presa decisa le strinse le spalle con determinazione.
Hyun
Soo non riuscì a trattenere il sorriso e arrossì
leggermente...per
fortuna che era tutto buio.
**
Taemin
girovagava da un piano all'altro annoiato senza sapere che diavolo
fare. Strano a dirsi ma non aveva davvero nulla da fare. Niente di
niente. Jinki era con Bea, Minho era uscito con Hyun Soo e Jonghyun
solo i Santi sapevano dove si era cacciato.
Scese
la rampa che portava al pianoterra e sbucò da uno dei tanti
corridoi.
C'erano
un ragazzo e una ragazza che parlavano in piedi vicino a una finestra
grande. All'inizio Taemin non ci fece caso, anzi guardò
entrambi di
sfuggita ma poi qualcosa attirò la sua attenzione tanto che
dovette
fermarsi sugli ultimi gradini prima di toccare il pavimento.
Quella
voce. Aveva sentito tante di quelle volte quella voce che lo
rimproverava per le marachelle che causava o che lo rincuorava quando
qualcosa non andava per il verso giusto. Quella voce fastidiosa e
profonda allo stesso tempo.
No...ho
sentito male.
Pensò
il giovane perplesso.
Poi
però alzò lo sguardo e vide quegli occhi
inconfondibili: sottili,
lunghi e felini.
Non
c'erano dubbi.
Era
lui.
Jonghyun
deve sapere.
Fu
il primo pensiero di Taemin che indietreggiò come un gambero
attento
a non farsi vedere e poi corse su per le scale.
Doveva
assolutamente trovare Jonghyun e comunicargli che lui era qui. Era
meglio che qualcuno lo avvisasse per tempo per evitare che gli
prendesse un colpo.
Corse
velocemente verso la camera che divideva con Jonghyun sperando di
trovarlo lì. Spalancò la porta e quel giorno
noioso la fortuna
doveva averlo baciato sulla fronte mentre correva come un forsennato
verso la stanza perchè Jonghyun stava seduto sul davanzale
interno
della finestra con dei fogli fra le mani ed era tutto intento a
leggere. Non appena Taemin spalancò la porta facendola
sbattere con
un tonfo contro il muro, il maggiore lo guardò allarmato.
- Che cazzo Taemin! Volevi
regalare la nostra porta a Jungshin e Shin?! - disse il moro alludendo
alla violenza con cui il più piccolo aveva aperto la pesante
porta in legno facendola cozzare contro il muro confinante con la
camera di altri due ragazzi sul loro piano.
Taemin
non rispose ma aveva il respiro affannoso.
Jonghyun
lo scrutò per un attimo. Aveva un cipiglio preoccupato il
suo amico.
- Ehi, tutto bene?
É successo qualcosa? - chiese abbassando i fogli che aveva
fra le mani.
Ora
che ce l'aveva davanti, Taemin non sapeva come dirglielo. Jonghyun ci
aveva messo tanto per riprendersi dalla sua storia.
Lo
guardò negli occhi.
Non
voleva che soffrisse di nuovo ma doveva sapere. Ne aveva il diritto.
Jonghyun
lo guardava.
- Non so come dirtelo, non
trovo le parole ma io credo che tu debba sapere...- mormorò
Taemin con cautela.
Tuttavia
le sue parole non ebbero la reazione che desiderava su Jonghyun che,
dal canto suo, lo guardò ancora più preoccupato.
La
domanda cadde nel vuoto.
- Senti, devi stare
calmo...io avrei voluto non dirtelo ma prima o poi lo avresti
saputo...quindi...- balbettò Taemin in difficoltà.
- Taemin, vuoi dirmi che
sta succedendo? - sbuffò il maggiore che stava cominciando a
perdere la pazienza.
Quella
conversazione lo stava mettendo in ansia.
- Jonghyun...è
qui. L'ho visto con i miei occhi...è lui, proprio lui. -
affermò deciso Taemin.
Al
più grande fra i due non servì neanche sentire il
nome. Aveva già
capito a chi si riferiva.
Lanciò
praticamente le carte in aria e sfrecciò fuori dalla stanza
e giù
per le scale. Taemin avrebbe voluto fermarlo ma non trovò la
forza
per chiamarlo né per seguirlo.
Jonghyun
correva e non sapeva neanche lui perchè lo stesse facendo.
Non perse
nemmeno il tempo a chiederselo. La sua testa era completamente
svuotata.
Girò
l'angolo e per poco non s'imbattè in due figure familiari.
Una
era una ragazza piccola e minuta con i capelli lunghi e neri.
L'altra
era molto più alta della prima. Era un ragazzo magro, dai
lineamenti
delicati, gli occhi felini e le labbra piccole e rosee. I capelli
castani erano bizzarri, rasati su un lato e con un grande ciuffo
dall'altro.
Gli
occhi felini s'ingrandirono alla vista di quel giovane dai tratti
spigolosi e dal respiro affannoso.
Jonghyun
era completamente immobile, se il suo petto non si fosse abbassato e
alzato ritmicamente, avrebbero potuto scambiarlo per una statua di
cera.
Era
lui.
Kibum
era tornato.
Era
in carne e ossa davanti ai suoi occhi.
La
ragazza guardava perplessa dall'uno all'altro.
- Oh tu sei il ragazzo
dell'altra volta! - esclamò entusiasta riferendosi al suo
incontro con Jonghyun avvenuto in casa dell'amico del signor Jung.
- Per caso vi conoscete
già? - chiese poi ad entrambi.
Nessuno
dei due aprì bocca né mosse un muscolo. Si
guardavano dritti negli
occhi senza nemmeno sbattere le palpebre. Era come se i loro sguardi
discutessero in una lingua sconosciuta al resto del mondo. Era un
contatto che non potevano spezzare.
A
Kibum erano sempre piaciuti gli occhi di Jonghyun. Sapevano
comunicare tante cose.
- Si...ci conosciamo da
tanto tanto tempo. - rispose Kibum spezzando il silenzio senza,
tuttavia, interrompere il contatto visivo con il ragazzo.
- Appunto per
questo...dobbiamo dirci tante cose. - aggiunse sempre il più
alto.
**
Jonghyun
si meravigliò di se stesso. Era riuscito a stare solo in una
stanza
con Kibum senza montare su un teatro tragico o una commedia amara,
dipendeva da quale sentimento avrebbe sputato prima fuori.
Invece
non fu così. Restò impassibile e senza farsi
venire il
magone...quasi quasi cominciava a preoccuparsi per la sua salute
psicofisica.
- Allora Jonghyun...ti vedo
bene. - disse Kibum bevendo un sorso della sua menta.
- Anche io ti trovo
bene...sei in forma. - notò il maggiore concentrandosi sul
verde smeraldo della menta.
Erano
entrambi seduti al tavolo nelle cucine, a quell'ora non c'era mai
nessuno.
Jonghyun
ogni tanto alzava lo sguardo verso Kibum e non poteva non trovarlo
bellissimo anche più di prima.
- Insomma...mi hanno detto
che te la stai passando bene. Hai fatto stragi.-
disse Kibum all'improvviso con un sorriso spento.
Jonghyun
gli lanciò un'occhiata interrogativa.
- Me l'ha detto Hye
Jin...ti sei costruito una bella fama. Il tuo fascino ti precede. -
spiegò il castano al ragazzo.
- Chi diavolo è
Hye Jin? - chiese allora Jonghyun.
- La ragazza che era con me
poco fa. - ripose Kibum - Te la sei fatta e non le hai chiesto nemmeno
il nome?! - aggiunse poi con un sorriso obliquo.
Jonghyun
si morse la lingua per non urlare. Dopo che se l'era svignata in
grande stile, aveva anche il coraggio di rinfacciargli tutte le sue
avventure con quel tono accusatorio?!
- Non me la sono fatta.
L'ho incontrata durante un'esibizione e per sbaglio anche. - rispose
freddo il moro.
Kibum
non battè ciglio e la cosa infastidì ancora di
più Jonghyun.
Se
sarebbe uscito fuori di lì senza commettere un omicidio o
impazzire
completamente, si sarebbe fatto prete.
- Piuttosto, avventuriero
tu che mi dici? E' andato bene il viaggio intorno al mondo sulla
mongolfiera? Hai conosciuto persone interessanti? - chiese Jonghyun
senza riuscire a nascondere il suo sarcasmo alla parola
“avventuriero” e “mongolfiera”.
Kibum
sorrise inspiegabilmente.
- Ho fatto tante cose in
questi mesi. Mi sono occupato di mia zia, ho fatto qualche viaggio, ho
litigato con mio cugino Se Joo, mi sono trovato in situazioni
spiacevoli e mi sono sposato. - raccontò Kibum senza dare
troppa importanza a nessuna delle cose che stava dicendo.
Sposato.
Si
era sposato.
Jonghyun
pensava che sarebbe esploso come un vulcano ma così non fu e
si
complimentò con se stesso.
- Sposato? -
ripetè Jonghyun come se non avesse udito bene.
- Si, avevo pensato di
invitarvi al matrimonio ma poi ho cambiato idea...ho pensato che
saresti venuto a ficcarmi la partecipazione in un occhio. -
replicò tranquillamente l'altro.
Invitarmi
al matrimonio...?
Il
più grande ebbe l'impulso di afferrare la sedia alla sua
sinistra e
di romperla in testa a Kibum e lasciarlo tramortito di faccia sul
tavolo.
Tuttavia
non lo fece e Jonghyun si complimentò nuovamente con se
stesso per i
suoi nervi saldi.
- Tutto avrei pensato meno
che a un matrimonio...- commentò semplicemente stringendo
forse troppo forte il bicchiere di vetro fra le mani.
- Immagino che sia un po'
uno shock ma è andata così. - disse l'altro
vuotando il suo bicchiere – Sai, Hye Jin ha suonato alle mie
nozze. - .
Quella
semplice affermazione, gettata lì tanto per dire qualcosa
scatenò
una reazione improvvisa nel maggiore.
Jonghyun
si era rotto le palle di complimentarsi con se stesso e tutti i suoi
nervi erano saltati in aria come una pentola a pressione. Ne aveva
abbastanza. Colpì il bicchiere che aveva di fronte
così forte che
cadde per terra e si frantumò in mille pezze e le schegge
volarono
dappertutto.
- MI PRENDI PER IL CULO?! -
urlò – SPARISCI SENZA UNA RAGIONE VALIDA, SCOMPARI
DALLA FACCIA DELLA TERRA E ORA VIENI QUI A RACCONTARMI DEL TUO
MATRIMONIO E DELLA TUA NUOVA VITA?! - .
Il
cane di una delle cuoche seduto su un cuscino in un angolo della
cucina sobbalzò e guaì piano.
- Hai davvero pensato di
invitarmi al tuo matrimonio? HAI ANCHE IL CORAGGIO DI DIRMELO?! E ORA
TE NE STAI SEDUTO QUI A PARLARMI CON QUESTA CALMA INNATURALE COME SE
FOSSIMO VECCHI COMPAGNI DI SCUOLA?! - .
Jonghyun
stava letteralmente urlando mentre Kibum se ne stava zitto senza dire
nulla.
- Hai la minima idea di
come mi sia sentito quando ho letto la tua lettera? Hai mai pensato per
un momento che quello non era il modo esatto per lasciarmi? - aveva
abbassato di poco la voce ma probabilmente tutto il pianoterra lo aveva
sentito ma non gli importava.
- E poi hai anche il
barbaro coraggio di guardarmi con quello sguardo di cazzo mentre parli
delle mie scopate e nel frattempo tu ti sei perfino sposato! - .
Kibum
non sembrava disposto a controbattere. Non gli toglieva gli occhi di
dosso e aveva un' espressione indecifrabile.
- Matrimonio, viaggi, una
tizia che suona il violino alle tue nozze...cos'altro?! Vuoi
raccontarmi anche della prima notte di nozze? Non sto nella pelle per
sapere i dettagli! Ah però non preoccuparti! Se avrai un
bambino e lo chiamerai come me mi passerà tutto e potrai
perfino nominarmi suo padrino, anzi mi offendo altrimenti. -
mormorò velenosamente e ironicamente il moro.
- Jonghyun...-
sussurrò Kibum con aria stanca.
- A proposito!
Dov'è tua moglie? Perchè non l'hai portata?
Potevamo fare una cena tutti insieme in giardino! Sarebbe stato
divertente! - ringhiò ancora il ragazzo ignorando
completamente ciò che voleva dirgli il più
piccolo.
- Che cosa ti aspettavi
Kibum? Che ti sarei saltato al collo non appena ti avessi visto?! - .
Kibum
sospirò.
- Non è stato
facile neanche per me. Però se ora tu mi lasci spiegare, ti
racconterò tutto. Ti spiegherò il mio abbandono,
il mio comportamento strano e questo matrimonio a cui non avevo
intenzione di prendere parte. - sussurrò il più
piccolo.
- Hai tutte le ragioni del
mondo per avercela con me. Però ora ti prego di
ascoltarmi...tanto non ho fretta, sono qui per restare.
- disse infine Kibum alzando gli occhi su Jonghyun.
Quando
i loro occhi s'incontrarono di nuovo una luce strana
attraversò i
pozzi scuri dello hyung. Quelle ultime parole “ sono
qui per
restare” lo avevano colpito all'altezza dello
sterno.
Era
pronto a scoprire la verità.
Buon
pomeriggio a tutti! ^_^
Questo era il sesto capitolo
sul passato nonché il diciassettesimo della storia! ^^
Innanzitutto buon anno e
buone feste fatte a tutti! ^_^ <3
Questo capitolo è pieno di
emozioni diverse: c'è una piccola scena fluff fra Jonghyun e
Taemin,
Bea e Jinki che continuano a fare i piccioncini, Minho al suo primo
appuntamento con la dolce ma non troppo (XD) Hyun Soo e il ritorno
inaspettato di Kibum.
Nel mentre questa ragazza
misteriosa che abbiamo scoperto avere nome Hye Jin, continua a
comparire, anche se per poco, nella vita dei ragazzi, Kibum torna da
Chul Moo e la prima persona con cui Jonghyun lo vede è
proprio
questa Hye Jin.
Anche Kibum è cambiato e ha
tante cose da raccontare ma soprattutto da spiegare. Dopo il suo
incontro con Jjong, in cui restano imbambolati a fissarsi, segue una
conversazione innaturale fino a quando Jonghyun alla notizia del suo
matrimonio esplode e inizia a urlare. Dopo il suo sfogo iniziale
è
pronto ad ascoltare il racconto e le reali motivazioni che hanno
spinto Key ad allontanarsi e a cimentarsi in un matrimonio di cui non
voleva sapere niente nemmeno lui. Tuttavia, animo! Kibum ha detto che
è lì per restare...cosa accadrà
adesso? XD Siete pronti a scoprire
cosa è successo a Key durante la sua lontananza? Pazientate
un po' e
lo scoprirete! ^^
Una precisazione che molto
probabilmente già saprete: *jagi è
il diminutivo di “jagiya” che è una
parola coreana affettuosa
che sta per “tesoro”, “caro” e
cose così. ^^
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto! ^^
Ringrazio
InfiniteSweetLove
e lagartischa
per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille! <3
<3 <3
Ringrazio
tutti coloro che hanno/stanno leggendo la mia storia e coloro che
l'hanno inserita fra le seguite
e le preferite!
Grazie! <3 <3 <3
P.s.
Sotto vi lascio l'immagine di Key con il nuovo look! XD
A
presto! ^^
Kisses!
:*
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Capitolo 18 *** 18. Il passato VII - Di amore, film horror, ubriacature moleste e vasche da bagno ***
18. Il passato VII
– Di
amore, film horror, ubriacature moleste e vasche da bagno
Hye
Jin sedeva nella sua ampia camera da letto. Aveva avuto la fortuna o
l'abilità, ognuno la vedeva a modo suo, di non dover
condividere la
stanza con nessuno. Stava seduta su una sedia di legno, resa comoda
dal cuscino vermiglio che aveva posizionato sul sedile. Le gambe
accavallate in modo femminile, solo quel semplice gesto...accavallare
le lunghe gambe faceva perdere la testa ai ragazzi. Poi se proprio
voleva che cadessero ai suoi piedi le bastava fare oscillare i lunghi
e setosi capelli neri che le arrivavano all'altezza della vita. Se ne
stava lì, sotto la luce del giorno, con un sorriso
compiaciuto sulle
labbra a filare. Probabilmente lì dentro era una delle poche
se non
l'unica in grado di sapere cosa fosse un arcolaio, a cosa servisse e
come usarlo. Era una tradizione di famiglia, sua nonna lo aveva
tramandato a sua mamma e sua madre lo aveva tramandato a lei. Era uno
strumento antico a cui i giovani non badavano, non se ne interessavo
ma a Hye Jin piaceva, lo trovava rilassante.
Aveva
lasciato soli Kibum e Jonghyun a parlare. Una persona qualunque
sarebbe stata curiosa di sapere cosa i due si stessero dicendo ma lei
no. HyeJin sapeva perfettamente cosa si stessero dicendo. Era sempre
stata diversa dalle altre ragazze. Hye Jin possedeva un dono.
La
corvina sapeva perfettamente cosa si stessero dicendo senza doversi
nascondere a origliare dietro le porte. Grazie al suo dono, lei lo
sapeva e basta.
Si
ricordava perfettamente della prima volta che aveva visto Kibum. Un
ragazzo magro, dall'aria pensierosa, gli occhi felini e scaltri. Lo
aveva trovato bellissimo, lì, poggiato contro uno di quei
grossi e
freddi pilastri di marmo. Era attratta da lui come da una calamita.
Quando questo succedeva significava che quella persona era
estremamente interessante. Era riuscito a farlo parlare quasi subito,
d'altronde non aveva grandi interlocutori con cui farlo in quella
casa. Era un ragazzo affascinante Kibum, la sua vita era
interessante, piena di emozioni. Hye Jin non si era affatto pentita
di essersi avvicinata a lui e di essersi fidata delle sue infallibili
sensazioni.
Con
il passare dei giorni e del suo soggiorno a casa Kim, si era sempre
di più attaccata al ragazzo tanto da ritrovarsi a pensarlo
sempre,
costantemente anche quando si ritirava nella sua stanza. Era
diventato il suo chiodo fisso. Nel suo letto pensava e ripensava a
Kibum e ripercorreva la storia della sua vita fino a lì e lo
trovava
eccitante. Si nutriva della storia di Kibum e di quei personaggi che
lei poteva solo immaginare, che popolavano gli avvenimenti che Kibum
raccontava. Era come leggere un libro e fremere terribilmente per
sapere il finale.
Jinki,
Minho, Bea, Taemin e Jonghyun.
Quel
Jonghyun attirava la sua attenzione. Un sera mentre si pettinava i
capelli si scoprì a fantasticare su questo "famoso"
Jonghyun. Si chiese che aspetto avesse, come fosse la sua voce, che
modi avesse dal vivo.
Non
ci diede troppo peso. Lo avrebbe scoperto presto perchè Hye
Jin
otteneva tutto quello che voleva. Conseguiva tutto ciò che
si
proponeva perchè lei era Hye Jin.
E
poi lo aveva visto Jonghyun. Lo aveva osservato da lontano quella
sera in casa dell'amico del signor Jung. Era bello, dannatamente
bello e interessante quanto Kibum. Non aveva resistito e lo aveva
abbracciato da dietro cingendogli la vita con le braccia sottili.
Aveva potuto sentire anche la sua voce e notare quanto fosse ancora
turbato per l'abbandono di Kibum.
Sorrise
ancora.
Quel
gruppo di ragazzi era interessante. Voleva osservarli più da
vicino.
Era curiosa di sapere come sarebbe andata a finire. D'altronde se il
finale non le fosse piaciuto lo avrebbe cambiato perchè Hye
Jin
poteva.
Il
suo lavoro era ultimato. Aveva finito di filare,
Si
stiracchiò e sorrise compiaciuta.
**
Jonghyun
era pronto. Voleva sapere tutto.
Guardava
Kibum dritto negli occhi, senza più paura di vederci
qualcosa che
avrebbe potuto fargli male. Non era più il tempo di
aspettare. Era
stanco, spossato e ferito dalle sue azioni e dalle sue parole.
Tamburellava con le dita sul tavolo, impaziente.
Kibum
lo guardò per un attimo ma poi abbassò gli occhi
sul tavolo
fissandosi le gambe.
Sospirò.
Si
alzò, afferrò la sedia e la posizionò
affianco a Jonghyun poi vi
si sedette sopra. Il bruno capendo le sue intenzioni si
voltò versò
il ragazzo dagli occhi felini. Voleva parlargli a quattrocchi senza
niente che si frapponesse fra loro, neppure un misero tavolo.
- Voglio che tu sappia che
non ti ho mentito. Sono davvero andato via perchè mia zia
aveva bisogno di me. Tutte le volte che mi chiamavi, non ti ho mai
mentito. Tutto quello che ti raccontavo era vero. Anche quando ti
dicevo che mi mancavi...sarei tornato da te anche il giorno dopo...- .
Jonghyun
non sapeva davvero cosa dire. Nonostante la rabbia, quelle parole
avevano sortito un certo effetto su di lui ma desiderava che Kibum
continuasse il suo racconto.
- Le cose sono cambiate da
quel giorno in cui non ci siamo più sentiti. É
successo qualcosa che mi ha costretto a lasciare tutto quello che mi
ero costruito. Mi presi qualche giorno per valutare quello che era
meglio fare e quando ho deciso che ti avrei lasciato, ti ho scritto
quella lettera. Probabilmente avrai pensato che sono un codardo che non
ho avuto il coraggio di mollarti di persona ma temevo che se ti avessi
visto non sarei più andato via o tu non avresti creduto a
nessuna delle mie parole. - .
- Non ti nascondo che ho
pensato di tutto quando ho letto quelle parole ma non perdiamo il filo
del discorso...voglio ascoltare la tua storia, ho aspettato tutto
questo tempo. - replicò Jonghyun muovendo nervosamente la
gamba destra.
- Hai ragione. Non mi
dilungherò allora. Ti dirò ciò che
accaduto. - disse deciso Kibum.
- Mia zia cominciava
effettivamente a stare meglio, i miglioramenti erano evidenti. Non
potevo che gioire di ciò per un duplice motivo: mia zia
stava tornando in salute e io sarei ritornato alla mia vita, lontano da
quel luogo in cui non avevo più nulla da fare e soprattutto
dalle visite settimanali di Se Joo con cui non facevo che litigare ogni
volta che incrociavamo gli occhi. A proposito, è diventato
davvero terribile...quel brutto scherzo che gli avete tirato, non gli
ha giovato affatto! - esclamò poi, come ricordandosi
qualcosa di estremamente importante – Ad ogni modo, ti
dicevo, mia zia stava bene ed io ero pronto a partire. Tuttavia, non
avevo fatto i conti con chi non desiderava la mia partenza. Vedi, ti
sembrerà una cosa stupida ma mio zio aveva una "proposta"
per me. - e qui mimò le virgolette con le mani.
- Mi chiese con il suo tono
arrogante di conoscere e uscire qualche volta con una ragazza, una
ragazza di brava famiglia, una signorina adorabile, a detta sua.
Nonostante cercassi di nascondere il mio nervosismo per il suo tono
sfacciato, rifiutai educatamente e gli dissi che dovevo partire
perchè avevo da fare ma come avrai intuito, a mio zio la mia
risposta non piacque e insistette così tanto che io sbottai
e iniziai a urlare. Sapevo perfettamente quello che stave cercando di
fare e il fatto che cercasse di farmi scemo come se io non sapessi dove
voleva andare a parare, mi mandò fuori di testa. Tu sai
Jonghyun che la mia famiglia è così arida e
piatta. Le cose funzionano solo in un verso e o è tutto
bianco o tutto nero e nessuno è davvero felice della vita
che conduce o che ha condotto. - .
Kibum
s'interruppe e si alzò per prendere un bicchiere d'acqua.
Jonghyun
lo seguiva con lo sguardo e lo scrutava mentre in piedi vicino la
cucina si riempiva il bicchiere di acqua cristallina.
La
famiglia Kim era sempre stata abbastanza rigida e retrograda. Kibum
gli aveva raccontato qualche annedoto e gli ripeteva spesso quanto
odiava le riunioni di famiglia da quando il padre non c'era
più. Non
c'era nessuno che pensasse o scegliesse con la propria testa. Nessuno
che fosse felice, nessuno che aveva sposato qualcuno perchè
lo
voleva davvero. L'unico che ci era riuscito era suo padre, morto
prematuramente. Probabilmente lo zio voleva che sposasse quella
ragazza per il "bene" della famiglia o per qualche
resoconto di qualche genere.
- Penso che avrai
già capito cosa sto per raccontarti. Mio zio voleva che
sposassi quella tizia sconosciuta dopo averla vista qualche volta
perchè era un buon partito, era ricca e io ero l'unico
single, almeno questo è quello che pensava lui, della
famiglia. - narrò Kibum posando il bicchiere nel lavabo
– devi sapere che da quando mio padre è morto, mio
zio e sua sorella sono diventati i miei tutori non essendo vivi neanche
più i miei nonni. Di conseguenza, questo matrimonio avrebbe
fatto risplendere l'immagine della famiglia e mio zio avrebbe avuto
ovviamente i suoi benefici. Tuttavia, io non mi rassegnavo...non volevo
mollare, non volevo permettergli di distruggere la mia vita. Non volevo
piegarmi e non l'avrei fatto se...- s'interruppe nuovamente.
Aveva
lo sguardo lucido puntato sulla finestra.
Jonghyun
avrebbe voluto riscuoterlo.
Il
ragazzo si voltò lentamente verso di lui, di tre quarti e
sorrise
debolmente.
- Si, scusa...-
mormorò.
- Ti stavo
dicendo...l'avrei mandato al diavolo se non mi avesse ricattato. Se non
mi avesse minacciato utilizzando mia zia. É vero che mia zia
stava meglio ma resta comunque cagionevole di salute, l'età
inizia a farsi sentire. Mio zio sa quanto io tenga a lei e mi disse che
se mi fossi rifiutato di accettare la sua proposta e fossi partito
l'avrebbe abbandonata in una clinica senza più badare a lei
e non avrei più avuto la possibilità di
rivederla. Sarebbe stato in grado di farla passare per pazza...mio zio
è un uomo molto influente, purtroppo. Sapevo che diceva sul
serio, che lo avrebbe fatto davvero e non potevo ignorarlo per quanto
avrei voluto. - rivelò il ragazzo tornando a sedersi sulla
sedia.
Jonghyun
era esterrefatto. Che razza di uomo era lo zio di Kibum?
- Cosa?! Mi stai dicendo
che tuo zio farebbe una cosa del genere a sua sorella?
- espose Jonghyun la sua costernazione.
- Mio zio è
capace di molto peggio, te lo assicuro. Comunque mio zio e la zia non
sono mai stati legati, anzi passano buona parte del tempo litigando.
Vedi, in realtà mia zia è la sua sorellastra, non
hanno la stessa madre. Il fatto è che mia zia è
di parecchi anni più grande di lui e non si sono mai
piaciuti mentre con mio padre era tutta un'altra storia. La zia e
papà erano legatissimi. - spiegò Kibum alla
faccia disgustata e sprezzante del più grande.
- Non avevo altra scelta.
Non potevo abbandonarla dopo tutto quello che aveva fatto per me. Non
me lo sarei mai perdonato quindi, a malincuore, scelsi di rinunciare a
tutto quello che mi ero conquistato e da quel momento iniziò
il mio personalissimo inferno. - .
Jonghyun
ebbe quasi a dispiacersi per l'orribile famiglia in cui il ragazzo
era stato costretto a vivere.
- Ti dicevo,
acconsentì al matrimonio con quella donna di cui non avevo
mai visto nememno il volto. Tuttavia, mio zio per sincerarsi che non
avrei provato a svignarmela insistette perchè ci
trasferissimmo tutti nella tenuta di famiglia a est del paese. Un posto
ancora più noioso della nostra casa abituale. Lì
vidi per la prima volta mia moglie, un pò viziata e
capricciosa e la cosa mi infastidì ancora di più
del matrimonio combinato in sè. Tuttavia, conoscendola
meglio non era poi cattiva ma un bel pò immatura. In
sintesi, non mi piaceva. Nei giorni precedenti al mio matrimonio
conobbi Hye Jin, la violinista. È stata l'unica che
è riuscita a tirarmi un pò su il morale.
É davvero una ragazza speciale, mi ascoltava quando ne avevo
bisogno. É diventata una mia cara amica. In
realtà, era stata ingaggiata per suonare al matrimonio e in
una delle prove generali ci hanno presentato. Ha un non so cosa di
speciale Hye Jin...sembra in grado di leggerti dentro... - Kibum
sussurrò le ultime parole come se il suo sguardo fosse stato
rapito da una presenza invisibile, come se ci fosse dell'altro dietro
le sue parole.
Tuttavia
Jonghyun non ci diede molto peso. Era più interessato alla
storia in
sè.
- Alla fine comunque ho
sposata la ragazza capricciosa e abbiamo fatto un bel viaggio di nozze,
ho visitato parecchi paesi salvo poi tornare a tediarmi in quella villa
di pessimo gusto e a condurre una vita che non era la mia. Non c'era
giorno che passasse senza che pensassi a te...- mormorò poi
con un'ombra di tristezza negli occhi – Poi, fortunatamente
mia zia scoprì tutto sentendomi un giorno parlare con mia
moglie. Scoprì l'inganno di mio zio e andò su
tutte le furie. Non voleva che io, così giovane,
sacrificassi la mia vita per lei quindi decise poi di andarsene, di
lasciare la Corea per sempre. É andata a stare da una
cugina, a Parigi e io sono finalmente libero. Ho chiesto il divorzio
anche se le trattative sono un pò lunghe. Alla fine quello
che conta è che sono di nuovo a casa. - Kibum concluse il
suo racconto e Jonghyun non sapeva proprio cosa dire.
Nel
suo piccolo, il maggiore non si sarebbe mai immaginato una storia
simile. Non avrebbe mai pensato che dietro il suo abbandono ci fosse
un racconto simile. Notò che Kibum non aveva nessun anello
all'anulare sinistro e questo lo risollevò. La cucina era
caduta nel
silenzio più fitto mentre entrambi si chiedevano che cosa
sarebbe
accaduto.
Le
parole di Jonghyun lasciarono la sua bocca prima ancora che avesse il
tempo di pensarle in un ordine giusto.
A
quella domanda Kibum rimase sorpreso.
Per
te.
Pensò
ma poi si diede dell'egoista. Che diritto aveva di tornare
lì e
avere anche la faccia tosta di dire a Jonghyun che lo rivoleva
indietro.
- Perchè il mio
posto è qui. - ripose invece il castano.
- Perchè non me
l'hai detto? Perchè non mi hai detto che avevi bisogno di
aiuto? Perchè mi hai mentito? - .
Tutte
le domande di Jonghyun arrivarono dritte al cuore di Kibum come
frecce scoccate con maestria e affondavano sempre più
dentro, sempre
più a fondo di quel muscolo involontario ogni volta che gli
occhi
del più grande lo scrutavano e lo spogliavano della sua
armatura e
delle sue sicurezze.
- Non volevo metterti in
una brutta situazione vista anche la presenza di Se Joo. Non volevo che
tu facessi qualcosa di stupido. - gli confessò con un filo
di voce Kibum.
- Perchè tu non
hai fatto qualcosa di stupido allontanandoti in quel modo? - lo
attaccò con asprezza la voce di Jonghyun.
- Meglio io che tu. E poi,
si trattava della mia famiglia, dovevo vedermela io...c'era poco che
potessi fare tu. - gli rispose freddamente il più piccolo
– Poi, se proprio vuoi saperlo, temevo che le mani di mio zio
potessero soffocare anche te...quell'uomo è capace di tutto
e se ti avesse fatto del male non me lo sarei perdonato. - aggiunse
poco dopo con voce spenta.
Jonghyun
non sapeva se voleva prenderlo a schiaffi o se volesse stringerlo a
sè così forte da togliergli il respiro. Era
combattuto, diviso a
metà. In realtà non fece nessuna delle due cose
ma si alzò dalla
sedia, posò il bicchiere di Kibum in cui c'era la menta nel
lavabo e
disse:
Jonghyun
si odiò maledettamente per avere sprecato tempo per dire una
frase
così insulsa mentre poteva impiegarlo per togliere il fiato
a Kibum
con quel bacio che le sue labbra fremevano per dargli. Però
Jonghyun, che non era mai stato razionale in vita sua, quel giorno lo
fu e quello stesso giorno ebbe paura. Un sentimento che con la
ragione non aveva avuto mai nulla a che fare il più delle
volte.
Jonghyun sorrise amaramente con lo sguardo piantato sulla maniglia
della finestra. Si sentiva stupido e confuso. Aveva paura di
avvicinarsi ancora a Kibum per il timore di vederlo scappare via di
nuovo, aveva paura di rovinare qualcosa se lo avesse baciato in quel
preciso istante. Sentiva che non era il momento, che Kibum aveva
bisogno di stabilizzarsi.
...o
forse sei tu che ne hai bisogno?
Gli
sussurrò una voce maligna nella sua testa. La
scacciò e si diresse
verso la porta quando la voce di Kibum lo bloccò.
Jonghyun
non si voltò e uscì dalla stanza.
**
Il
giorno seguente, Kibum raccontò la medesima storia al resto
dei
ragazzi che ne rimasero sconvolti quanto Jonghyun. Bea lo
abbracciò
forte alla fine del racconto e gli disse che adesso non doveva
più
preoccuparsi di nulla. Quando il discorso dirottò verso
altri
argomenti, Jonghyun si alzò e uscì sul balcone.
Si trovavano nella
stanza di Jinki e Minho, si erano tutti riuniti lì quel
pomeriggio
con lo scopo di parlare con Kibum.
Jonghyun
si era poggiato con i gomiti sulla ringhiera di marmo e aveva gettato
la testa all'indietro con lo sguardo rivolto verso il cielo. Era una
bella giornata, il caldo cominciava a farsi sentire e il cielo era
luminosissimo. Chiuse gli occhi e si beò della
tranquillità che
vigeva all'esterno. Dovevano essere più o meno le quattro, a
quell'ora c'era sempre silenzio. Il caldo tepore che proveniva dal
sole gli riscaldava il volto e sembrava soffiargli sulle palpebre
chiuse. Udì dei passi avvicinarsi a lui ma non
riaprì gli occhi,
non ne aveva voglia.
- Ti fa caldo dentro? -
chiese quella voce così familiare che l'avrebbe riconosciuta
perfino se avesse avuto problemi di udito.
- No, volevo solo stare un
pò fuori. Mi piace il silenzio che c'è a
quest'ora...specialmente l'estate. - rispose Jonghyun.
- Sei sempre stato strano,
fin da bambino. - replicò quella voce mentre avvertiva il
suo proprietario poggiarsi, come lui, alla ringhiera.
Il
ragazzo aprì un solo occhio, il sinistro e guardò
il suo
"visitatore" con un mezzo sorriso sulle labbra.
Jinki
lo stava fissando.
- Senti chi parla! Non eri
tu quel bambino che rapiva i conigli della prateria vicino casa per
dipingerli su tela?! - lo sbeffeggiò Jonghyun.
- Si e tu mi aiutavi! - gli
ricordò il maggiore dandogli una leggera spallata che fece
ondeggiare il minore.
- E poi io li trattavo
bene, tu scacciavi gli uccelli! - lo rimbeccò ancora Jinki.
- E ci credo! Pensavano che
il balcone del secondo piano fosse un bagno pubblico, la mia povera
tata era già abbastanza anziana all'epoca, pulire quel
balcone tutti i santi giorni non era uno scherzo per lei! - si difese
Jonghyun.
- A proposito, con questo
nuovo taglio Kibum mi ricorda un uccello!-esclamò poi Jinki
mentre scrutava nella stanza.
Jonghyun
sorrise.
- Si, una
calandrella...sarà il castano che si è fatto o
anche perchè è molto magro. - ribattè
scrutando il ragazzo nella stanza.
Dal
punto di vista di Jonghyun e Jinki, lì piantati sul balcone,
guardare nella stanza era come ammirare un quadro, la cui cornice era
la porta del balcone spalancata. La scena che si presentava agli
occhi dei due ragazzi era abbastanza imbarazzante. Bea era salita in
piedi sulla scrivania attaccata al muro spostando di lato le
illustrazioni del fidanzato e si atteggiava a grande diva. Poco dopo
Kibum la raggiunse sul tavolo dandosi arie da vip mentre Taemin
fingendosi fotografo, fotografava entrambi con una poco convincente
macchina fotografica che era in realtà il portafoglio di
Jinki.
Tutto questo sotto lo sguardo seccato di Minho che cercava di parlare
a telefono.
- Effettivamente, ora che
mi ci fai pensare l'idea di stare qui sul bacone non è poi
così male...- commentò Jinki perplesso dalla
scena.
Jonghyun
rise.
- Forse dovresti dire a
Taemin di girare il tuo portafoglio se non vuoi che te lo svuoti sul
pavimento. - gli suggerì il bruno con un'espressione
divertita.
Solo
allora Jinki notò il suo povero portafoglio nelle mani del
più
piccolo di tutti.
- Taemin! Metti
giù il portafoglio che lo stai tenendo sottosopra e tu Bea,
se cadi dal tavolo non voglio sentirti lamentare! - gridò
Jinki ai due che per tutta risposta risero.
- Tranquillo, hyung! La
tengo io! - ribattè Kibum che nel frattempo era sceso dal
tavolo e aveva sollevato Bea da sotto le ginocchia.
- Allora si che stiamo
freschi! - fu l'ennesimo commento di Jinki.
Quei
tre erano davvero così felici di essere di nuovo tutti
insieme che
se la stavano spassando come se fossero dei bambini. Kibum
lasciò
cadere Bea sul letto mentre Taemin importunava Minho al telefono.
Jinki
scosse il capo e poi si voltò verso Jonghyun che aveva gli
occhi
fissi su Kibum. Lo guardava con lo stesso sguardo di sempre.
- Jjong, come va con Kibum?
- chiese allora.
- Non lo so...non so che
fare. - borbottò.
- Riguardo a cosa? - .
Gli
era sembrato strano che effettivamente Jinki non gli avesse ancora
chiesto niente.
- A tutto. Ieri abbiamo
parlato ma io non so cosa fare. Sono felice che sia tornato ma ho paura
di avvicinarmi a lui. La separazione mi ha procurato una ferita
così profonda che non si è ancora rimarginata. -
sussurrò Jonghyun dando le spalle alla stanza.
- Le domande da porsi non
sono molte...vuoi tornare con lui? - gli chiese Jinki a bruciapelo.
- Mi chiedi se voglio
tornare con lui? Ho voglia di afferrarlo e baciarlo per ore ogni volta
che i miei occhi cadono su di lui. - rispose sinceramente Jonghyun
senza vergogna alcuna.
- Allora lo prendo come un
si. - sorrise Jinki sollevato dalla risposta – e allora
cos'è che ti preoccupa? - .
Jonghyun
posò lo sguardo sulle siepi sotto di loro e le
fissò intensamente
quasi sperando di caderci dentro.
- Te l'ho detto. - disse
dopo un pò – ho paura che possa allontanarsi da me
di nuovo o che a causa della distanza, non riesca più a
provare gli stessi sentimenti di prima, che sia ferito da tutta quella
specie di "corte" che mi gironzolava intorno durante la sua assenza e
per questo non voglia interferire, che non si fidi abbastanza di me...-
la voce di Jonghyun si spense lentamente come se la lista fosse troppo
lunga.
- Sono convinto che Kibum
ti ama e non ha mai smesso di farlo proprio come te, nonostante la tua
"corte". - ribattè Jinki mimando con le mani le virgolette.
- E se così non
fosse? Se quello che proviamo fosse solo nostalgia di qualcosa che non
può tornare, se fosse solo abitudine? - confutò
Jonghyun voltandosi verso Jinki.
- E se invece fosse paura?
Tu non vuoi soffrire più e non vuoi che lui soffra
così come Kibum non vuole più soffrire e non
vuole che tu soffra. É normale Jonghyun, la sofferenza
è una delle paure più grandi ma se vuoi sapere
come la penso io, per amore vale la pena rischiare. -
replicò serio Jinki.
Come
al solito, il maggiore aveva colpito nel segno.
E
lui se la sentiva di rischiare?
Si
voltò di nuovo verso la stanza e guardò di nuovo
Kibum.
Si.
Ne valeva decisamente la pena.
- Vale la pena e tutti i
disagi. - disse Jonghyun voltandosi di nuovo verso Jinki –
però non voglio soffocarlo...- .
- E non devi farlo. Vedrai,
sarà una cosa graduale e andrà tutto bene. - gli
sussurrò il castano.
Jinki
aveva ragione. Sarebbe andato tutto bene, loro due si amavano...non
si sarebbero arresi senza riprovarci.
In
quel momento arrivò Bea che si schiantò
letteralmente contro la
schiena del fidanzato.
- Jagi, stasera ci vediamo
un altro horror? - gli chiese contro la nuca.
- Basta con questi
maledetti horror! Non ne posso più! - esclamò
Jinki sfinito roteando gli occhi al cielo.
Jonghyun
guardò la ragazza perplesso.
- Ti piacciono davvero gli
horror? - chiese sorpreso.
- Si, io adoro
gli horror. - rispose Jiwon con aria sognante ignorando i contrariati
schiocchi di lingua del fidanzato.
- Non lo avrei mai detto! -
replicò Jonghyun divertito.
- Lo so , sembra una
ragazza tanto carina e dolce ma è una piccola maniaca a cui
piace vedere i muri imbrattati di sangue! É la cosa peggiore
è che costringe anche me a guardarli! - si
lamentò lo hyung.
- Fa così
perchè ha paura! - lo stuzzicò con nonchalance
Bea.
- Non ho paura ma mi secca
vederli invece di dormire! - sbottò acido Jinki spingendo la
fidanzata con una schienata e interrompendola mentre si divertiva a
torturargli i fianchi.
- Va bene, allora me li
vedo con Taemin che apprezza! - esclamò la ragazza indicando
il più piccolo che era appena uscito sul balcone.
- Cosa apprezzo? - chiese
Taemin raggiungendoli.
- Il fondoschiena di quella
che ha la stanza sopra la nostra!- rispose Jonghyun causando le risate
di Jinki e Bea.
Il
più piccolo gettò un'occhiataccia con broncio
annesso al suo
compagno di stanza.
- No, dicevo a Jinki che i
film horror me li vedo con te visto che tu apprezzi. - disse Bea.
- Ah, volentieri!
Perchè, a te non piacciono hyung? - chiese il più
piccolo.
- No è che non
ne posso più. - rispose sconfitto Jinki.
- Capito, però
hyung...potrei apprezzare anche la piccola Jiwon se tu non ci sei! -
scherzò Taemin con un sorriso divertito.
- Io invece penso che
apprezzerai anche la siepe che ti caverà un occhio fra
cinque secondi esatti. - lo minacciò Jinki indicando il
giardino sotto di loro.
Taemin
e Bea risero alla risposta poco gentile del più grande.
- Forse ho sbagliato
ragazzo! Dovevo mettermi con te! - disse Bea abbracciando Taemin.
- Lo so, scappiamo e
sposiamoci e lasciamo gli hyung qui a sbrogliarsela da soli. -
replicò il ragazzo mentre ricambiava l'abbraccio della
castana.
Entrambi
guardavano Jinki divertiti aspettando una sua reazione. A Jonghyun i
loro siparietti divertivano da morire.
- Non si capisce che sto
ignorando entrambi?! - disse Jinki disinvolto rivolto a Jonghyun.
- Così non
c'è gusto! - si lamentarono i due pessimi e finti amanti.
- Provate gusto a ferirmi?
Ho un amico e una fidanzata pessimi! - sbottò Jinki
fingendosi offeso.
Nel
mentre Bea correva dal suo ragazzo per riempirlo di baci a stampo
uscirono fuori anche Kibum e Minho.
- Che fate? - chiese Minho
avanzando con le mani in tasca.
- Niente, stavano prendendo
in giro Jinki hyung! - rispose Jonghyun indicando il gruppetto con il
capo.
- Allora, basta adesso! Non
iniziamo a girare i film porno sulla ringhiera del balcone! -
esclamò Taemin divertito in direzione della coppietta solo
per il gusto di infastidirli.
- Esagerato! - gli disse
Bea staccandosi dal fidanzato – erano dei bacetti a stampo. -
.
- Si, lingue a stampo. - la
corresse Taemin.
Kibum
scoppiò a ridere.
- Tae, sei tremendo! -
esclamò poggiando il braccio sulla spalla di Minho.
- Sono la bocca della
verità! - sussurrò candidamente il minore.
- Mi siete mancati...-
mormorò Kibum senza perdere il sorriso.
Jonghyun
volse lo sguardo verso Kibum non appena lo udì ridere.
Quanto tempo
era passato dall'ultima volta che aveva udito la sua risata? Si
accorse di come gli era mancata perfino quella.
Per
un attimo il castano incrociò il suo sguardo e
sentì le viscere
contorcersi nello stomaco.
**
Jonghyun
aveva pensato che le parole di Jinki erano giuste e veritiere ma
mettere la cosa in pratica era difficile.
Era
ormai sera e se ne stava seduto o meglio stravaccato su uno dei
divanetti della sala rossa, chiamata così a causa dei suoi
colori.
Era una sala costruita interamente per rilassarsi e passare un
pò di
tempo con gli amici.
Quella
sera, l'unico fra di loro a esibirsi era stato Minho con gli altri
mangiafuoco. A vedere l'esibizione era venuta una ragazza con cui
Minho si frequentava da poco, si chiamava Hyun Soo ed era carina ed
educata. Era finito da poco lo spettacolo del Choi e i ragazzi si
erano tutti spostati nella sala rossa dove Hyun Soo parlava
animatamente con Minho e si toccava nervosamente i capelli.
D'altronde, il ragazzo era ancora con la divisa che aveva utilizzato
per l'esibizione. Indossava una giacchetta nera e rossa che si era
tolto prima di entrare in scena. Tuttavia, la giacchetta non era
abbottonata tutta e s'intravedevano i duri pettorali scolpiti da cui
era difficile distogliere l'attenzione.
- Hyun Soo, ti presento un
altro mio amico, Kibum. - disse Minho non appena il castano si
avvicinò ai loro divani, si era allontanato per parlare con
delle vecchie conoscenze.
- Sei la sua ragazza? -
chiese Kibum dopo averla salutata educatamente.
Hyun
Soo, per tutta risposta, scoppiò in una risata nervosa ma
Minho
molto lucidamente rispose: - Quasi. - e rivolse alla fanciulla un
sorriso sincero.
Hyun
Soo sentì le guance riscaldarsi mentre Taemin dava una
gomitata
nelle costole di Minho con aria compiaciuta.
Le
ragazze che costituivano il "fanclub" di Minho restarono
attonite nel vedere la ragazza e non fecero altro che bisbigliare e
lanciarle occhiate di disapprovazione per tutta la serata.
- Lasciale perdere! Sono
quattro oche starnazzanti! - le disse Jiwon quando si accorse che Hyun
Soo guardava perplessa il gruppo di ragazze.
- Fanno sempre
così? - chiese.
- Si ma Minho non le ha mai
considerate più di tanto. - rispose Bea con un sorriso.
In
quel momento si avvicinò uno dei ragazzi con cui Minho si
esibiva e
rivolse un largo sorriso a Hyun Soo.
- Ti sei fatto la ragazza?
- chiese malizioso.
- Si chiama Hyun Soo. -
rispose Minho ignorando la domanda – Hyun Soo-ah, lui
è un mio compagno di team, Tae Hoon. - .
- Piacere di conoscerti
Hyun Soo. Scusami se non mi sono presentato prima. Comunque non ti
dispiace se ti rubo il principe ranocchio, vero? - disse poi Tae Hoon
alludendo a Minho.
- Piacere mio. Comunque se
è per poco no, fai pure. - rispose con fermezza ma con un
sorriso gentile la ragazza.
Minho
rimase sorpreso dalla sua risposta. La guardò per un attimo
e poi le
sorrise a sua volta.
- Visto? Sono ricercato,
quindi spicciati! - esclamò Minho e alzandosi in piedi si
chinò su Hyun Soo.
- Ci vediamo fra poco. - le
sussurrò e le diede un bacio sulla tempia prima di andare
via con l'altro ragazzo.
- Jonghyun! - lo
salutò Tae Hoon passandogli vicino e rifilandogli una sonora
pacca sulla spalla.
Il
ragazzo ricambiò con un cenno della mano mentre pensava a
come
accidenti riavvicinarsi a Kibum, cosa dirgli.
Aish!
E pensare che la prima volta che l'ho visto mi stava sul cazzo!
Si
disperò mentalmente Jonghyun scompigliandosi i capelli
nervoso.
Si
girò verso destra e notò che Hyun Soo lo stava
guardando con un
cipiglio perplesso, il bruno le sorrise di rimando. Non voleva che la
nuova/futura ragazza di Minho pensasse che era uno svitato.
Nel
mentre era perso nei suoi pensieri sentì delle mani
posarglisi sulle
spalle. Jonghyun, preso alla sprovvista, sussultò. Si
voltò e vide
una delle ragazze che gli svolazzavano sempre intorno in compagnia di
altre due amiche. Ci mancavano solo loro e tra l'altro erano pure
ubriache.
- Oppa, ti vedo strano...non ti
senti bene? - chiese quella strascicando ogni parola.
Bene,
se perfino una ubriaca capisce che stasera sono strano, sono proprio
antisgamo.
Pensò
Jonghyun seccato.
- Effettivamente no. -
rispose freddo lui cercando di scrollarsi le sue mani di dosso.
- Io posso aiutarti a stare
meglio. - gli sussurrò quella all'orecchio.
Jonghyun
assunse un'espressione infastidita.
- Non credo...-
mormorò di rimando.
- Oppaaaaaaaaaaaaaaaa...-
squittì un'altra sedendoglisi vicino e iniziando ad
accarezzargli una gamba fino a risalire su per accarezzargli gli
addominali coperti dalla maglia.
La
terza ragazza invece si chinò e gli nascose il volto nel
collo
arpionandogli un braccio. Per Jonghyun era davvero troppo.
- Quale parte di "no" non
vi è chiara?! - gridò seccato facendo sobbalzare
le tre ragazze ubriache e una per non cadde dal divano.
Jonghyun
le conosceva tutte e tre, da sempre. Non aveva mai legato con loro,
anche quando si era lasciato con Kibum, non gli era mai passato per
la testa di andarci a letto insieme, loro ci provavano spudoratamente
anche da sobrie ed ora che erano ubriache la cosa era quadruplicata.
Erano conosciute per essere abbastanza facili ma Jonghyun non aveva
mai detto nulla di male su di loro, le ignorava e basta. Aveva fatto
conquiste è vero ma restava comunque un tipo selettivo lui e
quelle
tre non gli erano mai andate a genio.
Anche
gli altri si erano girati a guardare. Hyun Soo assunse un'espressione
indecifrabile.
- No, non fraintendere!
Jonghyun non fa le cose a tre o a quattro...che io sappia! Sono quelle
tipe che sono un pò... insistenti. - le spiegò a
bassa voce Jiwon.
- No, tranquilla...si vede.
- ribattè la ragazza rivoltandosi verso il gruppetto.
Kibum
poi all'improvviso si alzò e raggiunse Jonghyun.
Jonghyun
lo guardò per un attimo.
- Era una battuta? - chiese
alzando un sopracciglio.
- Ti sono venuto in
soccorso testa di cavolo. - lo rimbeccò acidamente il
più piccolo sedendosi accanto a lui.
- Ma lo sai che sei carino
anche tu? - sussurrò una delle tre ragazze quasi sdraiandosi
addosso a Kibum per guardarlo meglio.
- Davvero? Grazie. Io
però gradirei che non mi respirassi troppo in faccia...hai
l'alito che sa di cherosene. Forse hai bevuto troppo. - rispose Kibum
senza farsi troppi problemi.
Jonghyun
proprio non ce la fece a trattenrsi e scoppiò a ridere.
- Ma non l'hai
riconosciuto? É Kim Kibum, quello che aveva la frangetta
colorata. The golden Key. - disse la ragazza che aveva ripreso a
molestare le spalle di Jonghyun.
- Ah si, il ballerino
strano! - esclamò l'altra dopo averci pensato per cinque
minuti buoni.
Poi scoppiò a
ridere accasciandosi sul bracciolo.
- Te la faccio passare
perchè sei ubriaca, tesoro. - sbraitò quello
inacidito – Comunque se non vi dispiace, io vorrei parlare
solo con Jonghyun.- aggiunse subito dopo.
- Key, stai davvero
chiedendo il permesso a tre tizie ubriache?! - chiese allibito il
maggiore.
- Cosa vuoi che faccia? Che
le getti dal balcone per farle smettere di impastare con le nostre
SPALLE?! - gracchiò il castano nel tentativo di scrollarsi
la tizia di dosso che lo aveva trovato interessante e che ora stava
fissando intensamente nel colletto della camicia di Kibum come per
scovarci qualcosa mentre con l'altra mano gli cingeva la vita. Jonghyun
avrebbe voluto mozzargliela quella mano.
- Senti, non mi ricordo
come cazzo ti chiami ma giù le mani! - esclamò
Kibum spingendo delicatamente la ragazza.
Quella
sbuffò arrabbiata e poi si buttò letteralmente
sul bracciolo e non
gli rivolse più la parola.
- Eun Soo, ferma! Come te
lo devo dire? Lasciateci soli perfavore! - sbottò Jonghyun
afferrando le mani della ragazza e allontanandole con un gesto secco
dalle sue spalle.
- Mi hai fatto male... -
piagnucolò quella.
- Non ti ho nemmeno
toccata! - esclamò esterrefatto Jonghyun.
- Lasciala perdere!
É ubriaca, se le chiedi il nome non sa nemmeno risponderti!
Andiamo, voglio parlarti! - disse Kibum e afferrato Jonghyun per il
braccio si diresse fuori dalla sala.
Lo
portò in camera sua, il ragazzo con cui condivideva la
camera non
c'era, così potevano parlare in santa pace.
Kibum
chiuse la porta a chiave.
Jonghyun
lo imitò.
- Dimmi tutto quello che
vuoi, quello che pensi. Prima praticamente ho parlato solo io...tu al
massimo hai urlato. Sono a tua completa disposizione. - disse poi Kibum.
Da
dove avrebbe iniziato Jonghyun?
- Ho molto da dirti...- .
- Abbiamo tutta la notte! -
disse il minore facendo spallucce.
- Kibum...ho bisogno di
fare una cosa prima però. -
- Cosa? Di mangiare? Di
bere? Effettivamente non hai toccato cibo. - mormorò l'altro
già pronto a mettersi in moto per procurargli quello di cui
aveva bisogno.
Jonghyun
sorrise. Lo aveva osservato per tutta la serata.
Ora
che erano soli in quella stanza il cuore gli batteva all'impazzata.
Jinki aveva ragione. In amore si rischia tutto.
Kibum
lo guardava in attesa che lui dicesse qualcosa ma Jonghyun
scattò in
avanti e lo aggredì letteralmente facendolo cozzare contro
la
testata del letto. Carpì le labbra del più
piccolo e lo baciò con
impeto. Era da così tanto tempo che desiderava farlo.
Avrebbe voluto
essere delicato ma proprio non ce la fece. Kibum era come ossigeno
per lui, ne aveva un dannato bisogno, gli era necessario. Morse il
labbro inferiore del più piccolo e poi gli passò
la lingua sopra.
Forse gli aveva fatto un pò male ma a Kibum non era
dispiaciuto. Il
ragazzo, sulle prime, era rimasto imbambolato ma poi aveva risposto
con entusiasmo al bacio. Cinse le spalle di Jonghyun e premette con
la lingua per entrare nella sua bocca. Jonghyun lo lasciò
fare e
loro lingue s'intrecciarono insieme di nuovo, dopo così
tanto tempo.
Jonghyun poteva avvertire il respiro affannoso di Kibum sul suo volto
e lo strinse ancora di più a sè mentre una mano
di Key affondava
nei suoi capelli ma poi Jonghyun si bloccò.
- Mi dispiace...-
sussurrò Jonghyun con il respiro affannoso staccandosi da
lui.
- E per cosa? - .
- Perchè mi ero
ripromesso di non soffocarti, di non starti addosso...invece
è proprio quello che sto facendo. - .
- Se non l'avessi fatto tu,
l'avrei fatto io. - sibilò Kibum poggiando la fronte contro
la sua.
- Forse stiamo
correndo...dovremmo parlare prima. - sussurrò Jonghyun.
- Secondo me ti stai
agitando...che ne dici se riempio la vasca e ci immergiamo? Rilassa e
aiuta molto. - propose Kibum alzandosi e allungando una mano verso il
ragazzo.
Jonghyun
lo guardò. Era serio.
E
Jonghyun si fidò e seguì Kibum in bagno.
Guardò
scorrere l'acqua nella vasca. Kibum gli stava sorridendo. Si
sentì
subito bene. Forse non erano poi molte le cose che aveva da dirgli e
forse Kibum le sapeva già.
Lo
scrosciare dell'acqua diminuì fino a sparire del tutto.
Kibum aveva
chiuso i rubinetti. La vasca era pronta.
Buonasera
o buonanotte, dipende dai punti di vista, a tutti! :)
So di
essere in un ritardo mostruoso ma alla fine non sono partita per
Granburrone e ho dato quell'esame che mi stavo togliendo la linfa
vitale e finalmente ho aggiornato!
In
questo capitolo abbiamo scoperto finalmente cosa si celava dietro
l'isolamento di Kibum, lo zio, un uomo molto influente gli aveva
messo i bastoni fra le ruote e Kibum ha dovuto fare scelte difficili.
In questo capitolo fra siparietti simpatici e consigli di Jinki,
abbiamo un avvicinamento fra Kibum e Jonghyun che ci mostra quanto
ancora si amano ma anche la confusione che ha in mente Jjong che ha
paura di perdere Kibum per una cosa o per un'altra. Tuttavia, alla
fine del capitolo, Kibum propone a Jonghyun un bagno rilassante e
Jong accetta...non ci resta che scoprire cosa succederà. So
di avere
interrotto sul più bello ma poi usciva una cosa lunga mille
pagine!
XD
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto e perdonatemi se ci fosse qualche
errore ma a quest'ora ho gli occhi che praticamente sono due zampogne
e un dolore alle spalle che manco una vecchietta di centoventi anni.
XD
Comunque
solo qualche precisazione: la calandrella è questo uccellino
qui.
Molto carino! <3
Vi
informo che il prossimo capitolo sarà sul presente
perchè i tre
precedenti erano sul passato, quindi dobbiamo un pò spezzare
e
tornare a vedere quello che succede nel presente. Spero che il
capitolo vi sia piaciuto! ^^
Passiamo
ai ringraziamenti.
Grazie a
Lullox17, Ninechka,
lagartischa e
InfinteSweetLove per le recensioni allo scorso
capitolo!
Grazie ragazze! <3 <3
Grazie a
tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite
e le seguite!
Thank you! <3 <3
<3
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 19 *** 19. Distillato di ciliegie ***
N.b.
Gli asterischi riportano alle precisazioni o chiarimenti giù
nelle
note. Buona lettura!
19.
Distillato di ciliegie
Minho e
Jinki si guardarono
negli occhi ancora una volta.
Il
ticchettio continuava
imperterrito come un orologio a pendolo che scocca l'ora esatta.
Avevano
una qualche idea di
chi potesse essere colui o colei che si era intrufolato in casa. La
chiave era scomparsa e qualcuno l'aveva rubata. Qualcuno che sapeva
che Jinki aveva la copia della chiave ma che ovviamente non
sapeva che la copia era
già nelle
mani di Jonghyun.
Contarono
fino a tre. Poi entrambi uscirono dalla stanza ed entrarono in
soggiorno aspettandosi di trovare il ladro o molto probabilmente la
ladra di chiavi. Tuttavia, una volta sbucati nel soggiorno non c'era
nessuno. La finestra era semiaperta e il contrappeso sbatteva
ticchettando contro il muro.
- La porta. - disse poi Jinki indicando la
porta dell'entrata. Era semiaperta anche quella, nella fretta l'ospite
indesiderato doveva averla lasciata aperta senza accorgersene.
Minho la
chiuse con uno scatto. Era tutto perfettamente in ordine.
- Sembra quasi che chi sia entrato non abbia
cercato nulla. - disse il più alto.
- Credo che l'abbia fatto ma che non abbia
trovato quello che cercava...- rispose Jinki aprendo uno dei cassetti
della credenza e rivelando la confusione che vigeva all'interno.
Sembrava
che ci fosse stato un uragano in quei cassetti e come se non bastasse
le ante della credenza avevano tutte la chiave girata ed erano
socchiuse.
Il
mattino dopo avrebbero chiamato Jonghyun per avvertirlo. Avrebbe
fatto bene a tenere gli occhi aperti.
**
Jorinde
fortunatamente si era ripresa dalla febbre. La mattina sembrava che
la febbre fosse scomparsa totalmente visto che la temperatura era
tornata nella norma. Ovviamente non aveva dimenticato gli orribili
incubi che tanto l'avevano agitata la notte. Il volto di quella
fanciulla era come impresso nella sua mente.
Chi
accidenti era quella ragazza?
Per non
parlare poi del secondo incubo in cui Jonghyun e Taemin si
sovrapponevano l'uno all'altro e le facevano del male.
Rabbrividì
pensando a quelle scene. Le sembrava ancora di sentire la sua pelle
bruciare sotto il loro tocco.
La mamma
le diceva sempre che non si sogna di ciò che non ci
riguarda.
Allora
perchè Taemin e Jonghyun? Quei due stavano architettando
qualcosa?
Le
ritornarono in mente le mani graffiate di Taemin e le sue, in quel
sogno, graffiate allo stesso modo dopo aver spezzato gli arbusti che
ricoprivano il letto di quella ragazza.
Taemin
doveva essere entrato in quella stanza e doveva aver spezzato gli
arbusti.
In quel
momento sentì una mano sfiorarle un fianco. Si
voltò e vide
Jonghyun.
- Allora, come ti senti? Stai meglio? - le
chiese rivolgendole un sorriso.
- Si, niente più febbre. - rispose
lei.
- Ne sono contento. - commentò il
ragazzo.
La
ragazza sorrise debolmente.
- Comunque ti vedo strana...sicura che non ti
faccia male niente? - chiese poi il biondo osservandola con
più attenzione.
- Si, non ti preoccupare. Sto bene. -
cercò di mascherare la rossa.
Jonghyun
la scrutò a lungo, così tanto che Jorinde si
sentì in soggezione.
- Ah, forse ho capito. - disse serio ad un
tratto – stai ancora pensando agli incubi che hai fatto
stanotte. - .
Jorinde
sussultò.
- A proposito, non mi hai raccontato che cosa
hai sognato che ti ha fatto spaventare così tanto. -
soggiunse poi Jonghyun con interesse.
Non
poteva dirgli la verità e soprattutto parlargli di Taemin o
avrebbe
capito tutto.
- Ecco, non ricordo bene...sai, erano confusi
ma mi hanno lasciato dentro una grande angoscia...- mentì la
ragazza sperando che l'altro ci cascasse.
- Ero io a farti paura? - .
La
domanda del biondo cadde nel vuoto.
Jorinde
alzò i suoi grandi occhi acqua marina su di lui con le
labbra
semichiuse.
Poi,
Jonghyun scoppiò a ridere improvvisamente.
- Che faccia che hai! L'ho detto solo
perchè stanotte quando ti ho svegliato mi hai chiesto se mai
ti avremmo fatto del male, che poi, non ho ancora capito a chi era
riferito il voi...suppongo che dovevi essere solo molto confusa.
Piccoli deliri da febbre. - sentenziò il maggiore.
Jorinde
poté tirare un sospiro di sollievo.
- Che dici, stanotte dormi nella tua stanza o
vieni a rifugiarti in quella di Jonghyun oppa? - la stuzzicò
ancora il ragazzo.
La rossa
gli indirizzò una smorfia.
- Sai, forse un po' paura fai. - disse lei
pungolandolo su un braccio.
- Ah si? - .
- Si quando gironzoli di notte per la casa e
poi spunti all'improvviso. Mi hai fatto prendere un colpo stanotte. -
rispose Jorinde sedendosi sul tavolo del salotto in cui si trovavano.
- Sono un po' come la Bestia del castello! -
esclamò Jonghyun.
- Senz'altro Bestia lo sei ma tuttavia una
Bestia che si veste bene. - ribattè la rossa alludendo
all'abbigliamento del biondo.
- Ma quanto sei carina! - ringhiò
infastidito storcendo le labbra e afferrando il mento di Jorinde per
stringerlo in una morsa pseudo affettuosa.
- Oggi non vai a lavoro? - chiese quella
cambiando discorso.
- No, mi sono preso un giorno di riposo. -
rispose lui – così ti tengo d'occhio. -
sussurrò per poi farle un occhiolino spregevole.
Fortuna
che lei non sarebbe andata a lavoro essendo “in
malattia”.
- Questo significa che dovrò tenerti
fra i piedi tutto il giorno? Che bella prospettiva! -
esclamò la ragazza trattenendo una risatina.
- Veramente sarei io quello che ti tiene fra i
piedi tutto il santo giorno. - replicò il biondo senza
degnarla di uno sguardo.
- Ehi, sei tu quello che mi ha voluta qui! Se
non mi desideri più, rimandami pure a casa! -
ribattè la rossa con una piccola nota di speranza nella
voce.
Jonghyun
la guardò e le si avvicinò fortuitamente.
- Non posso io o non vuoi tu? - chiese
voltandosi con il busto per guardarlo meglio.
- Che io lo voglia o meno è relativo
ma tu non puoi perchè il destino ti vuole qui. Non negherai
di certo che esiste un forte legame fra me e te. - mormorò
piazzandosi davanti alla ragazza.
I
loro visi erano davvero vicini ma questa volta la rossa non se ne
imbarazzò più di tanto. La sua risposta era
così particolare
ma non ci diede troppo peso, incantata com'era dalla vicinanza di
Jonghyun. Poteva sentire il suo profumo. Era una fragranza
così
forte che Jorinde l' amava e la detestava allo stesso tempo.
Jonghyun
si sciolse in un sorriso, un sorriso di quelli che non sopporti.
Jorinde avrebbe voluto dargli una testata. Quel sorriso dai denti
candidi e perfetti era come una lenta tortura. Il ragazzo si
allontanò da lei.
- Quindi è solo il destino che mi
vuole qui...tu no? - chiese allora con un'occhiata indagatoria.
- Oh no, io ti voglio qui. Infatti è
proprio dove sei ora. Sai Gretel, io ottengo tutto quello che voglio. - rispose
Jonghyun con sguardo furbo.
- Lo sai che sei proprio viziato e arrogante?!
- replicò Jorinde con finta indignazione.
- Credo proprio che me ne andrò per
farti un dispetto. - aggiunse scivolando giù dal tavolo.
- E dove vai? - .
- Lontano da questa casa. Non ho paura dei
cattivi come te. - rispose con finto tono altezzoso.
- Vattene allora. Voglio vedere se ne hai il
coraggio. - la sfidò Jonghyun.
- Ehi, io sono Jorinde
Kübler, non una sciacquetta da quattro soldi, posso fare tutto. - ribattè
fissandolo dritto negli occhi.
- Allora fammi vedere! - la incitò
lui.
La
ragazza non se lo fece ripetere due volte. Girò sui tacchi e
uscì
fuori dal salotto. Quella situazione aveva un non so che di
eccitante. Davvero Jonghyun le avrebbe permesso di uscire fuori dal
cancello?
Scese le
scale con calma. Jonghyun la seguiva silenziosamente e la guardava
senza dire nulla. Attraversò l'enorme atrio con il grande
tappeto al
centro senza voltarsi una volta e arrivò di fronte al
portone quando
la voce del ragazzo sopraggiunse.
Jorinde
si voltò con la sua cosiddetta faccia di cavolo.
- Oh si, la sto aprendo. - rispose facendo
scattare la porta senza tuttavia distogliere gli occhi dal biondo.
- Fai sul serio? - .
- Oh si, signor Kim, sto portando il mio regale
didietro fuori dalla tua villa. - .
Il
sorriso di Jorinde si allargò.
Jonghyun
non l'aveva mai vista così. Era come avvolta da un'aura
strana che
al ragazzo non dispiaceva.
Jorinde,
dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, oltrepassò la
porta.
Jonghyun
la seguì in giardino e nel viale alberato.
- Vuoi davvero uscire fuori da quel cancello? -
le chiese il ragazzo.
- Credi che non ne sia capace? -
replicò lei girando intorno a un albero.
- Vuoi infrangere il mio divieto? - .
Le
labbra di Jonghyun tuttavia s'incresparono in un sorriso.
- Se lo faccio ti arrabbi? - .
- Sai le conseguenze. - .
- Pensavo che con il tempo saresti diventato
più permissivo. - brontolò Jorinde addossandosi
all'albero intorno a cui girava.
- Non sono flessibile su queste cose...pensavo
che l'avessi capito. - disse Jonghyun avvicinandosi a lei di qualche
passo.
Jorinde
invece indietreggiò ma non spaventata, divertita. Le piaceva
questo
scambio di battute e le piaceva prendere in giro Jonghyun.
Anche il
ragazzo sembrava averlo preso come uno scherzo.
- Facciamo un gioco! - esclamò lei
improvvisamente – Io cercherò di uscire dal
cancello ma tu puoi impedirmelo. Però se io riesco ad
oltrepassare la soglia ho diritto a un premio, se tu mi prendi prima il
premio lo avrai tu. Accetti? - .
Jonghyun
la guardò per un attimo.
- Proprio che ti annoi qui, eh?! - .
- Per una volta che hai tutta la giornata
libera e ti ho sotto le mie mani, dovremmo pure divertirci in qualche
modo, non ti pare?! - replicò la ragazza dondolandosi sul
posto.
- Accetto. - disse Jonghyun –
sentiamo, in che cosa consistono i “premi”? - .
- Se vinco io, visto che abbiamo tutta la
giornata davanti, si fa tutto quello che dico io...se vinci tu, quello
che vuoi tu. - rispose semplicemente la rossa.
- Tutto? Ma proprio tutto? - chiese il maggiore con
malizia.
- NO! Niente porcate! - lo ammonì
lei strepitando sul posto.
Jonghyun
rise.
- Comunque quando vuoi. Tanto quello
più veloce sono io! - la punzecchiò lui.
- Guarda che io sono agile come uno scoiattolo!
- lo rimbeccò la ragazza.
- Sorprendimi allora. - mormorò
Jonghyun.
Jorinde
lo trovò incredibilmente bello in quei semplici jeans e con
quella
giacchetta blu. Il sorriso ampio e i capelli morbidi alla vista.
- Non ti preoccupare, ti
dò il giusto vantaggio bimba. - la schernì il
biondo inginocchiato mentre si allacciava le scarpe.
- Come ti permetti?! Ti darò filo da
torcere. Solo perchè sei un maschio non significa che tu
debba per forza essere più veloce. - sussurrò
velenosa.
- Oh ma non lo dico per questo. Semplicemente
perchè io sarei capace di trovarti e afferrarti, sempre,
ovunque. Dovessi anche tornare in Germania. - ribattè
Jonghyun rialzandosi.
Jorinde
sentì le orecchie andare in fiamme.
Quello
era un colpo basso.
- Lo vedremo! Sei pronto? - chiese lei
prendendo le giuste distanze da lui – Tre...due...uno...via!
- .
Jorinde
iniziò a correre e così Jonghyun dietro di lei,
tuttavia non optò
per la strada dritta e lunga ma decise di intraprendere un percorso a
zigzag fra gli alberi cercando di confondere il suo inseguitore.
Jorinde non mentiva quando diceva di essere veloce, lo era davvero ma
Jonghyun non era da meno e lo sentiva sempre a qualche passo da lei.
Mentre girava intorno agli alberi ridendo, si voltò verso
Jonghyun
per guardarlo negli occhi. Anche lui sembrava si stesse divertendo.
Jorinde si accorse di essersi allontanata troppo dal sentiero
principale quando voltandosi vide in lontananza una seria di archi di
foglie e rose. Non aveva mai visto niente del genere. É vero
che il
biondo aveva un immenso giardino ma non immaginava potesse contenere
qualcosa di simile.
All'improvviso
si sentì cingere per la vita.
Il
sussurro di Jonghyun le arrivò dritto nell'orecchio. Jorinde
rabbrividì.
- Perchè? - chiese la ragazza
contemplando quella bellezza che aveva di fronte.
- E' meglio non allontanarci troppo altrimenti
diventa troppo dispersivo. - rispose il ragazzo stringendola a
sé come a volerla allontanare da lì.
- Un giorno però mi accompagni a
vederli? Sono così belli...- mormorò la ragazza.
- Si ma non oggi! - ribattè lui
facendo girare la ragazza in modo che potesse trovarsi di spalle agli
archi.
La
lasciò libera in modo che potesse tornare a correre.
- Piuttosto, pensa a correre prima che io ti
prenda! - esclamò divertito.
- Oh, non mi prenderai! - .
Detto
questo ristabilirono la loro attenzione sulla loro scommessa. Jorinde
iniziò a correre più veloce di prima e questa
volta andò spedita
verso il cancello. Era a un passo da esso, lo aprì con uno
scatto,
mise un piede fuori e qualcosa l'afferrò per il braccio.
- Presa! - esclamò Jonghyun
vittorioso.
- No, presa un corno! Ero già fuori!
- protestò la più piccola.
- Assolutamente no! Non hai oltrepassato la
soglia! - .
- Invece si, il mio piede era fuori! - .
- Solo quello! Hai perso.- .
- Nein! Ich habe gewonnen*! -
esclamò quella saltellando impaziente.
Come al
solito quando si agitava le usciva qualche perla in tedesco, era pur
sempre la sua lingua madre.
- Nein, Frau Kübler non hai vinto! -
la rimbeccò Jonghyun con un ghigno – Comunque sei
davvero carina quando dici queste cose che non capisco in tedesco. - e
le accarezzò la testa.
- Troviamo un compromesso allora! -
replicò la rossa scostando la mano di Jonghyun.
- Compromesso? Quale compromesso! Ho vinto io!
Quindi ti tocca rientrare e attenerti alla mia tabella di marcia per
oggi! - disse il biondo poggiandosi al cancello.
- Non ci penso nemmeno! - .
- Entra o farò una cosa che tu non
sai fare! - la minacciò il maggiore con un sorrisetto sulle
labbra.
- Cosa? Fare pipi in piedi e non c'entrare la
tazza? - chiese lei candidamente.
- No. Questo! - rispose lui e si
chinò per afferrarla dalle ginocchia e sollevarla da terra.
- No! No! Mettimi subito giù!! -
strillò Jorinde mentre Jonghyun se la caricava in spalla e
chiudeva il cancello con un calcio.
- Violento arrogante bruto prepotente!! -
continuò a strillare la ragazza agitandosi.
Jonghyun
se la rideva di gusto.
- Facciamo una cosa allora, facciamo una cosa
che vuoi tu e una che voglio io. - disse alla fine il ragazzo
riponendola a terra, sotto il porticato di casa.
- Va bene! Solo perchè non sai
perdere! - scandì con aria altezzosa quella.
- Veramente quella sei tu. -
bofonchiò Jonghyun ma Jorinde lo ignorò.
- Allora...io voglio vederti cucinare! Cucina
tu oggi! - disse la rossa tutta pimpante.
- Cucinare? Perchè mai? - .
- Perchè non ti ho mai visto toccare
un fornello! Fammi assaggiare qualcosa cucinato da te! -
sussurrò quella spingendolo con aria poco rassicurante.
Jorinde
era più strana del solito quel giorno. Forse si era drogata
con i
medicinali presi la notte prima quando aveva la febbre.
- Va bene! Io cucino ma tu balli per me. -
ribattè il biondo con un ampio sorriso sornione.
- Ballare? Io non so ballare! Perchè
proprio ballare?! - protestò la ragazza sbuffando.
- Perchè ti ho sempre visto dietro
la tela a dipingere. Fammi vedere un po' che sai fare. - disse Jonghyun
acchiappando il naso di Jorinde con le due dita.
Il
ragazzo rientrò dentro casa.
Jonghyun
aveva dato il giorno libero sia a Odette che a Jae Hyun dunque erano
soli in casa. Era già ora di pranzo quindi si diressero
direttamente
in cucina.
- Allora che cosa prepari? - gongolò
lei dondolandosi sulle punte.
- Non lo so, dimmelo tu. - rispose Jonghyun
appoggiandosi al bordo del lavandino.
- Allora voglio patate e...patate e pollo! -
esclamò quella a cavalcioni di una sedia.
- Praticamente il menù di una
bambina di quattro anni. - commentò Jonghyun
inginocchiandosi e aprendo lo stipo di una credenza per prendere le
patate.
- Non capisci niente! E poi ultimamente ho
mangiato solo piatti coreani! - replicò la ragazza in sua
difesa.
- Dove accidenti sono finite quelle maledette
patate?!- si lamentò Jonghyun con la testa nello stipo.
- Se sono finite, posso uscire e andare a
comprarle eh! - propose la rossa con sguardo furbo.
- Ahahahahahah no. - rispose lapidario il
maggiore con una fintissima risata – non tirare troppo la
corda, Gretel! - aggiunse poi rialzandosi da terra.
- Antipatico! - bofonchiò quella
spingendolo di malagrazia quando le passò accanto.
- Comunque le patate sono in alto a destra!
Odette le mette lì! - disse la rossa con aria da saccente.
Jonghyun
le prese e iniziò a sbucciarle.
Il
ragazzo la guardò seccato.
- Vattelo a comprare. - .
- Posso? - .
- No.- .
- Allora lo fai tu. - ordinò la
rossa con fare da bulla.
Il
biondo roteò gli occhi.
- Che dolce vuoi ora amore di
papà? - le chiese ironico Jonghyun e con una vena
neanche troppo nascosta di acidità.
Jorinde
sghignazzò.
- La “Foresta nera*”.
Odette ha comprato il liquore, il kirsch perchè la voleva
fare prima o poi. Proviamoci noi! Facciamola insieme! - propose Jorinde
sfoderando la bottiglia dal porta liquori come se fosse una katana.
- Va bene. Ricordati comunque che accetto tutte
le tue follie solo per via della scommessa. - le ricordò
Jonghyun.
Sbucciare
le patate e condirle con il pollo non fu affatto difficile. Jorinde
non faceva altro che parlare e gironzolargli intorno passandogli ora
il sale e ora l'olio. Il difficile venne durante la preparazione del
dolce. Il tavolo della cucina era praticamente un campo di battaglia
tutto sporco di farina e panna schizzata dal contenitore di latta in
cui doveva essere montata e come se non bastasse avevano quasi
rischiato di bruciare il pollo con le patate che ora avevano assunto
un colorito leggermente più scuro del
normale.
Poi ci
fu il panico quando Jorinde non si ricordava se i tuorli dovevano
essere separati dagli albumi oppure no.
- Mi hai detto tu di separarli! -
esclamò Jonghyun disperato.
- Infatti, credo si faccia così...-
mormorò lei senza guardarlo.
- Credi?!- .
- Non posso mica ricordarmi tutto io! - .
- Ma sei tu che l'hai voluto fare! - .
Dopo una
consultazione sul libro di cucina di Odette, poterono tirare un
respiro di sollievo: avevano fatto la cosa giusta.
Cucinare
la “foresta nera”, che Jonghyun maledisse svariate
volte nel
corso della sua disastrosa preparazione, fu un vero e proprio parto.
A dolce ultimato si accasciarono sulle sedie.
- Comunque, alla fine, non è che tu
sia proprio una cuoca provetta! - disse Jonghyun.
- Tu non parlare, non ho ancora assaggiato il
tuo pollo con le patate arrostite sotto il sole del 15 Agosto! - lo
rimbeccò lei.
Quella
ragazza aveva un non so chè di dispotico una volta entrata
in
confidenza. Quando faceva così, a Jonghyun ricordava
qualcuno.
Fatto
sta che mangiarono il pollo con le patate che non si rivelò
essere
un così grande fallimento alla fine.
- E' sciapito! - commentò Jorinde.
- Per me è anche fin troppo salato!
- ribattè Jonghyun.
- Ti direi che fa schifo solo per farti un
dispetto ma devo ammettere che non è così male! -
confessò la rossa.
- Fai bene a non farmi dispetti visto che
altrimenti potrei giudicare male la tua performance
di ballo! - replicò divertito il ragazzo.
- Devo ballare per forza? - chiese quella
rabbuiata.
- Ovvio! Io ho cucinato e tu balli! - rispose
il biondo.
- Si ma tu poi balli con me! - .
- Non ci penso proprio! Io la mia parte l'ho
fatta! - disse sereno il ragazzo.
- E poi vedi. - sussurrò quella
mentre tagliava la torta.
Jonghyun
la ignorò.
La
ragazza ripose due fette in due piattini viola. Alla fine la torta
non faceva così schifo era abbastanza decente.
- Forse abbiamo messo poco kirsch, non si sente
molto. - bofonchiò la ragazza a guance piene.
- Io penso che sia abbastanza bagnata invece. -
.
- Lo voglio assaggiare. - disse Jorinde.
Jonghyun
la guardò stupito.
- Guarda che è molto alcolico! Poi
tu che rifiuti di bere perfino la menta, figuriamoci il kirsch! -
esclamò il ragazzo.
- Quando mi sono rifiutata di bere era
perchè non ti conoscevo! Sai com'è, non accetto
alcol da sconosciuti specialmente se maschi! - .
- Lo sai reggere bene? - le chiese allora il
ragazzo.
- Certo tesoro bello, io sono tedesca, vuoi che
non sappia reggere un bicchierino?! - esclamò quella
spavalda.
Alla
fine fece di testa sua e bevve il bicchierino di kirsch.
- Effettivamente è abbastanza forte!
Devi provarlo! - esclamò la rossa piazzandogli la bottiglia
davanti.
- Io credo che passo! Non sono un ottimo
reggitore di liquori! - ribattè il ragazzo allontanando la
bottiglia.
- Solo un bicchierino, dai! - lo
incitò lei facendo strisciare il bicchierino di vetro sotto
il suo naso.
- Jo...- .
- Solo uno, please! - .
La
ragazza lo guardava con occhi imploranti.
Quel
coso puzzava di alcol ma non era poi così male essendo un
distillato
di ciliegie.
A
Jorinde era piaciuto un sacco, così tanto che aveva deciso
di berne
altri due bicchierini nel mentre straparlava più del solito
e
Jonghyun iniziava a dubitare della sua resistenza all'alcol
nonostante la germanica origine, visto e considerato che il
pettirosso iniziava già a dare i numeri.
- Jorinde forse è il caso che tu
smetta! - disse Jonghyun divertito mentre le guance della ragazza
assumevano un colorito molto simile alla sua chioma.
- Cosa? Perchè? Guarda che sto
benissimo! Anzi, tu dovresti berne un altro! É davvero
buono! - replicò lei.
- Si ma non possiamo metterci a bere, dobbiamo
pulire tutto! - le fece notare il maggiore.
- E' ovvio che puliamo tutto ma se bevi un
altro bicchierino prima di metterci a fare pulizie non muore nessuno. -
.
Jonghyun
non seppe mai come diavolo fece, sarà perchè
aveva iniziato a
cantare un'assurda canzone tedesca che parlava di spaghetti,
sarà
perchè aveva iniziato una strana danza orribile intorno alla
sedia
ma Jorinde lo convinse a bere la bellezza di cinque bicchierini e
mezzo e a quel punto i piatti potevano cominciare anche a lavarsi da
soli che la cosa non sarebbe parsa così strana.
Anche
Jonghyun stava iniziando a dare i numeri ma Jorinde molto di
più.
Perfino la punta del suo naso era diventata rossa.
- Jonghyun!! - esclamò a un certo
punto felice come una pasqua senza un motivo apparente –
Vieni con me! - e lo afferrò per il braccio e lo
trascinò nel salone vicino al camino spento.
Jonghyun
si lasciò trascinare con un mezzo sorriso stampato sulle
labbra.
- Hai detto che dovevo ballare! Allora ballo! -
esclamò quella accendendo la radio d'epoca di Jae Hyun che
stranamente funzionava ancora e iniziando a ballare sotto le note di
una improponibile canzone francese.
Jonghyun,
che non era esattamente in uno dei momenti più lucidi della
sua
vita, trovava la cosa estremamente divertente ed entrambi ridevano.
Il ragazzo si era seduto su uno dei braccioli della poltrona e
guardava imbambolato i lunghi e rossi capelli di Jorinde svolazzare.
- Balla con me! - disse lei senza smettere di
ridere e tirando il ragazzo per un braccio che non oppose poi molta
resistenza.
Jorinde
lo teneva per le mani ma più che un ballo era un infinito
svolazzare
e girare i tondo al mobilio del salone cercando di non inciampare e
ridendo a battute di pessimo gusto.
- Aspetta, aspetta...mi gira la testa! - disse
a un certo punto la rossa toccandosi la tempia sinistra con una mano e
indietreggiando fino al divano.
Giunta
vicino ad esso vi si buttò sopra coprendosi gli occhi con il
braccio
mentre l'altro penzolava giù, sul tappeto.
Jonghyun
che invece, vuoi perchè aveva bevuto un po' di meno, vuoi
perchè
era un maschio ed era più grande di età era un
po' più lucido di
lei, la guardava senza sapere se preoccuparsi o ridere.
- Fammi un po' di spazio Jo. - disse colpendola
affettuosamente sulla gamba.
- Mi sento un po' triste...- mormorò
lei mentre ritraeva una gamba per fare spazio al suo compagno di bevute.
- Ah si? Io invece ho un po' di mal di testa. -
replicò lui gettando la testa all'indietro.
- Mi manca Yoora! - piagnucolò la
ragazza allungando le sue gambe su quelle di Jonghyun.
- Dopo tutto il kirsch che ti sei bevuta ti
mancherebbero anche tizi che non conosci. - le disse lui a occhi chiusi
e ridendo sotto i baffi.
- A lei piacciono le ciliegie e il kirsch le
sarebbe piaciuto...fammi andare da lei. - borbottò mentre
sentiva gli occhi riempirsi di lacrime.
- Se potessi ti farei andare dove vuoi. -
sussurrò il ragazzo posando una mano sul suo ginocchio.
- Invece no, non mi fai andare mai dove
voglio...- mormorò lei iniziando a piangere –
voglio solo vedere Yoora...- e si mise a sedere.
- No, ti prego la sbornia triste no...-
bofonchiò Jonghyun passandosi una mano sugli occhi.
- Dai, non fare così...vedrai presto
Yoora. - la rassicurò il più grande
massaggiandole le gambe per infonderle sicurezza.
Era
tuttavia troppo tardi. La ragazza singhiozzava e tremava tutta. Se a
Jonghyun la sbronza stava andando via lasciandogli come regalo un mal
di testa terribile, a Jorinde invece sembrava non volerla ancora
mollare del tutto e ora le aveva appena aperto i rubinetti.
- No Jorinde non piangere! Vieni qui! - le
sussurrò lui allargando le braccia e facendole segno di
avvicinarsi.
Nonostante
l'invettiva di poco prima, la rossa si avvicinò a Jonghyun
mettendo
una gamba sulla sua e l'altra dietro la schiena del biondo restando
tuttavia immobile a fissarlo.
Il
ragazzo le afferrò il volto con le mani. Gli occhi grandi
era
languidi e azzurrissimi mentre la punta del naso e le labbra erano
rosso fuoco.
- Smettila di piangere! La Jorinde che conosco
io è forte e non piange mai. È troppo bella per
piangere. - le sussurrò lui asciugandole le lacrime con i
pollici.
- Fra poco non sarai più triste. -
aggiunse il ragazzo avvicinandola di più a sé.
- Tu non piangi mai? - .
- Oh si, tantissimo! Se avessi bevuto un po'
più di te a quest'ora avrei allagato la casa. - rispose
Jonghyun con un sorriso.
La
ragazza rise debolmente. Si sentiva la testa leggera.
Jonghyun
si dispiacque ancora per Jorinde. Sembrava così indifesa in
quel
momento reclamando la compagnia della sua migliore amica.
- Mi dispiace...- sussurrò
abbracciandola istintivamente.
- Anche a me...- disse quella giocando con la
maglia di Jonghyun.
Poi alzò
il volto e lo fissò con insistenza. Dopodiché
alzò una mano e con
un dito gli sfiorò le labbra. Le sembravano più
grandi e carnose
del solito.
- Voglio darti un bacio. - disse la rossa in
tono innocente.
- Se lo fai, dopo potresti pentirtene. -
ribattè Jonghyun.
- Te ne pentirai tu se non mi baci. -
replicò la ragazza puntandogli un dito sul petto.
- Credo che io me ne pentirei a prescindere. -
osservò il ragazzo.
- Solo un bacio. Baciami come baceresti una
rosa e poi posso dormire. - .
Jorinde
parlava lentamente mentre salde nella mano stringeva due dita di
Jonghyun. Era ancora più bella del solito con i capelli
mossi, lo
sguardo lucido, la labbra rossissime e lisce e la camicia sbottonata
fino all'incavo del seno.
- Non posso baciarti ora. Mi sentirei male a
baciarti dopo che hai bevuto troppo. - confessò il biondo.
- Sei un cavaliere però io quel
bacio lo voglio! - ribattè lei mentre gli si sedeva come se
niente fosse in grembo.
- Sai, tu sei gentile con me ma se sapessi
quello che ho fatto non lo saresti così tanto. -
mormorò la ragazza giocando con i passanti del jeans di lui.
- Perchè? Cosa hai fatto? - chiese
Jonghyun curioso della sua risposta.
- Dovrei dirti tante cose però tu
non devi arrabbiarti. - rispose lei con sguardo colpevole.
- Arrabbiarmi? Perchè dovrei? - .
- Vorrei dirtelo ma non posso....so
già che ti arrabbieresti con me. - sibilò la
rossa mortifera.
Fece per
alzarsi ma Jonghyun se la tirò di nuovo sulle gambe. C'era
qualcosa
che non andava. Sembrava nascondergli effettivamente qualcosa.
- Che cos'hai fatto Jorinde? Dimmelo...non mi
arrabbio. - le chiese gentilmente il ragazzo cercando di essere
convincente.
Odette
era arrivata di gran carriera dalla cucina con una mano sul fianco
mentre l'altra stringeva la bottiglia.
- Ma che succede? - chiese guardando i due
ragazzi perplessa.
- Jonghyun! Che hai fatto a Jorinde? L'hai
fatta piangere?! - tuonò quella non appena notò
lo stato della rossa.
Anche
Jae Hyun sbucò nel salone attratto dalle urla. Erano appena
tornati
dalla loro passeggiata.
- No, non le ho fatto niente e non urlare che
ho mal di testa! - rispose quello con un gesto impaziente della mano.
Jae Hyun
rise alla scena.
- No Odette, penso semplicemente che abbiano
abusato del kirsch. - confutò l'uomo ridacchiando.
- E' buono. - commentò Jorinde
scivolando dalle gambe dell'altro e sedendosi sul tappeto.
Jae Hyun
cercò di trattenere le risate mentre cercava di rimettere
seduta sul
divano la ragazza.
- Jonghyun! Ho incontrato Jinki, ti sta
cercando! Faresti bene a chiamarlo. - gli comunicò la donna.
Il
ragazzo annuì.
La
ragazza sorrise a sentire il nome di Jinki. Era un bravo ragazzo, le
piaceva Jinki. Fortunatamente non espresse il suo pensiero ad alta
voce.
- Si, dopo la tisana alla zenzero. -
biascicò voltandosi poi a guardare Jorinde che sembrava che
stesse per addormentarsi.
- Forse ne ha bisogno di una anche lei.
– mormorò indicando la ragazza.
Si
trasferirono tutti in cucina dove Odette preparò loro le
tisane allo
zenzero mentre Jae Hyun lanciava loro occhiate divertite. Gli
effetti della tisana si fecero subito sentire. Alleviò il
mal di
testa ma non la sonnolenza di Jorinde che, nonostante stesse
già un
po' meglio, si portò in camera sua con l'unico desiderio di
gettarsi
sul letto.
Non
appena si chiuse la porta alle spalle quasi non lanciò un
urlo.
Seduta
sul suo letto stava una bella ragazza bionda che saltò in
piedi non
appena la vide.
- No no, non urlare ti prego! - si
affrettò a dire quella avanzando nella sua direzione.
Jorinde
se ne stava addossata al muro terrorizzata.
- Non sei vera! Sono gli effetti della sbronza!
- cercò di autoconvincersi strisciando contro la parete.
- No io sono vera! Non te lo stai immaginando!
Sono fatta di carne come te! Mi chiamo Valery. - disse la ragazza
cercando di non alzare il tono della voce.
- Come come può essere vero?! Da
dove sei entrata? Perchè sei nella mia stanza? -
gridò la rossa squadrandola dalla testa ai piedi.
- Ssshhh! Sono qui perchè io ho
vissuto la tua stessa vicenda prima di te! Jonghyun mi aveva portato
qui! - .
A quelle
parole Jorinde la guardò con interesse.
- Credeva che io fossi colei che stava cercando
ma non era così! - spiegò la giovane.
- Che significa colei che stava cercando? -
chiese perplessa e agitata la ragazza.
- Non ha importanza ora, non c'è
tempo da perdere! Io sono qui per avvisarti! So che stai infrangendo il
divieto ma non mentire più a Jonghyun! Sei in pericolo!
Smettila di uscire di nascosto se non vuoi che le cose prendano una
brutta piega rischiando di mettere in pericolo tutti. Dammi ascolto
Jorinde, chi può farvi del male è più
vicino di quello che pensi! - le comunicò la ragazza prima
di aprire la porta e fiondarsi per le scale.
Jorinde
era confusa e spaventata. Che diavolo stava dicendo?
La vide
rifugiarsi nel salottino a pianoterra e stava per chiamarla ancora
quando Jonghyun uscì dal suo studio di fretta e furia
prendendo la
porta secondaria e gridando ad Odette che stava per uscire. Poco dopo
anche Valery sgattaiolò dallo studio e prese la porta.
Jorinde era
indecisa sul da farsi. Si morse un labbro nervosa. Non aveva altra
scelta: doveva seguirla. Senza ripensarci uscì subito dopo
di lei e
la seguì per capire dove accidenti stava andando. La ragazza
era
molto veloce e la rossa fece fatica a starle dietro.
- Valery fermati! - gridò.
- Jorinde torna a casa! Jonghyun è
uscito! - le urlò di rimando la ragazza.
Jorinde
però doveva sapere. Quella ragazza non le aveva detto tutto.
Sapeva
perfino il suo nome e la cosa la inquietava e non poco. La testa
aveva preso a girarle tanto che arrivata al paese, nei pressi di una
delle vie minori e quasi disabitate, dovette poggiarsi al muro della
pasticceria. Non avrebbe dovuto bere così tanto. Valery
invece
continuava la sua corsa finchè una figura familiare non
sbucò
all'improvviso afferrandole un braccio.
- Lasciami! - gridò quella
liberandosi dalla presa con uno strattone violento.
- Valery, Valery calmati! Non voglio farti del
male. - disse la voce calda di Jinki.
- No tu non vuoi lasciarmi andare...-
sibilò quella con il respiro affannoso.
- Sai bene che non posso...nessuno di noi
può...- .
A quelle
parole Kibum, Minho e Taemin uscirono dallo stesso punto in cui era
sbucato Jinki.
Jorinde
si nascose dietro la casa disabitata trattenendo il fiato.
Cosa
accidenti stava succedendo.
- Presto o tardi sarai libera...non
costringerci a portarti indietro con la forza per favore. - disse Kibum
tendendole una mano.
- Key...non voglio ritornare
lì...non ce la faccio. - sussurrò lei.
Poi gli
occhi verdi della ragazza si soffermarono su Taemin e i suoi graffi
quasi del tutto sanati.
- Dovrei ringraziarti...- mormorò
con un sorriso spento – Tuttavia so che non posso...hai fatto
più danni tu di quanti un uragano ne potrebbe fare. - .
- So di non esserti stato mai molto simpatico e
mi dispiace...sarebbe potuta andare diversamente fra noi. -
replicò lui stringendosi nelle spalle.
- Non mi riferisco a quello...-
provò a dire la ragazza ma Minho la interruppe.
- Non c'è più tempo.
Valery, devi venire con noi. - .
La
bionda scosse il capo energicamente.
- Voi dovete ascoltarmi! - .
- No, sei tu che devi ascoltare noi. - disse
Jinki avanzando verso di lei.
Stringeva
fra le mani un fazzoletto strano. Perfino da lì Jorinde
riuscì a
notarlo.
Anche la
ragazza sembrò accorgersene perchè scosse il capo
e indietreggiò.
- No...no Jinki, ti prego! -
sussurrò senza staccare gli occhi dall'oggetto.
- Ti prego Valery, non fare così!
É già abbastanza difficile. - la pregò
il castano.
Valery
si voltò per fuggire ma finì dritta nelle braccia
di Jonghyun che
l'afferrò per non permetterle di scappare. Il biondo si era
avvicinato furtivamente a lei. La ragazza gridò
divincolandosi ma
Jinki era ormai a qualche centimetro da lei e, senza non poche
difficoltà, riuscì a premerle il fazzoletto dalla
colorazione
strana sulle labbra.
- Ti prometto che ti lascerò
andare...- le sussurrò il biondo mentre la voce della
ragazza si spegneva e si afflosciava fra le sue braccia.
Quello
più provato di tutti sembrava essere Taemin. Aveva gli occhi
lucidi
e lo sguardo strano.
Jorinde
era terrorizzata. Che diavolo le avevano fatto. Indietreggiò
cercando di non fare rumore.
Non
poteva credere a quello che aveva visto.
Le venne
in mente quella sera, la sera stessa che aveva raggiunto la villa, in
cui le ragazze di Chul Moo parlavano di Jonghyun e la voce di Eun Soo
le rimbombò nella testa.
“-
Di cosa stavate parlando? - chiese allora Jorinde incuriosita.
-
Di Kim Jonghyun e delle tizie che ha fatto sparire.- rispose Eunsoo
prontamente.”
“
Si dice che abbia dei
complici, sai, per far sparire le povere malcapitate.”
Quello
era sicuramente un incubo.
Corse
via senza voltarsi indietro. Doveva tornare a casa prima di Jonghyun.
Nel
frattempo Minho aveva preso in braccio la ragazza e senza dire una
parola, l'aveva portata nella sua macchina. L'avrebbero riportata
dove doveva stare.
Kibum
stava per raggiungerlo quando notò qualcosa a terra brillare.
Si chinò
e raccolse un bracciale di pietroline piccole e scintillanti.
L'aveva
visto addosso a una sola persona e quella persona in quel preciso
istante doveva essere a casa.
- Kibum, andiamo. - lo chiamò Minho.
- Arrivo. - mormorò il ragazzo.
Si
diresse verso la macchina e con sguardo pensieroso s'infilò
il
bracciale in tasca.
Salve a
tutti! ^^
Sono
tornata abbastanza puntuale con il diciannovesimo capitolo. Si
ritorna nel presente e dopo un piacevole pomeriggio, in cui Jorinde
ha quasi spifferato tutto a Jonghyun, il capitolo ci lascia con il
fiato sospeso. Come anticipato ci sono alcune precisazioni da fare:
* alcune parole tedesche come “Ich
habe gewonnen” che significa “ho vinto” e
“Frau” che significa “signora”.
* Il kirsch
è un liquore o meglio un distillato abbastanza forte
ricavato dalle ciliegie che si utilizza volendo per cucinare la torta
la “*foresta nera”.
A parte
questo, oggi sarò breve e non mi resta che ringraziarvi.
Ringrazio
InfinteSweetLove
e lagartischa
per le recensioni allo scorso capitolo. Grazie ragazze! <3
<3
Grazie a Nina unnie
che mi
supporta e mi sopporta! <3 e grazie a tutti coloro che hanno
letto
e inserito la storia fra le seguite
e le preferite!
Grazie! <3 <3
<3
A
presto!^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 20 *** 20. Pettegolezzi indiscreti ***
20. Pettegolezzi
indiscreti
Jorinde
non seppe mai come
riuscì a non impazzire. Quello che aveva visto la sera prima
sembrava un racconto di giallo anni cinquanta e mai mai si sarebbe
immaginata una cosa del genere. Doveva essere decisamente un incubo.
Non poteva crederci, non voleva crederci.
Purtroppo
ciò che aveva
visto era la dura realtà. Quella Valery non se l'era
immaginata, era
vera, l'aveva vista e sentita parlare. Non appena era tornata a casa,
la sera prima, era corsa direttamente nella sua stanza con il cuore
che le martellava nel petto, credeva che stesse per scoppiarle da un
momento all'altro. Si era gettata nel letto e si era coperta con le
lenzuola. Non ne aveva parlato nemmeno con Odette perchè non
sapeva
cosa dirle esattamente, era troppo shoccata per riuscire a parlarne
con qualcuno. Dopo un'ora circa, aveva sentito i passi di Jonghyun
salire le scale e attraversare il corridoio. Sperò non
entrasse in
camera sua. Non voleva vedere nessuno. Tuttavia, udì la
porta
aprirsi lentamente allora la rossa fece finta di dormire. Il ragazzo
si avvicinò al letto e allungò il collo per
accertarsi che stesse
davvero dormendo. Jorinde non si mosse di un centimetro. Dopo pochi
attimi, il biondo uscì dalla stanza richiudendosi la porta
alle
spalle.
Il
mattino seguente, la
ragazza sarebbe tornata a lavoro ma per la prima volta, da quando era
lì, non ne aveva voglia. Non sapeva se sarebbe riuscita a
fare finta
di niente o se invece avrebbe attirato l'attenzione essendo troppo
nervosa. Era come camminare sul filo di un rasoio. Durante tutto il
tragitto verso la libreria le immagini della sera prima le si
susseguivano in testa. Se avessero voluto fare la stessa cosa anche a
lei? Se in realtà, Kibum invece di coprirla avesse
spifferato tutto
agli altri quattro e ora stavano aspettando il momento propizio per
farle la festa? Jorinde rabbrividì.
Non
potevano essere capaci
di farle del male, no? Erano suoi amici, le volevano bene. Jorinde si
fidava di loro...allora perchè aveva sussultato non appena
Jinki le
aveva afferrato gentilmente il braccio mentre era assorta in questi
pensieri a qualche passo da “La tana del
Bianconiglio” ?
-
Scusa, non volevo spaventarti! - esclamò Jinki gioviale.
Jorinde
aveva sussultato al
contatto.
- No,
scusami tu...ero sovrappensiero e non mi ero accorta che ti eri
avvicinato! - replicò la ragazza con una mano sul petto.
Jinki
aveva come sempre un
sorriso smagliante. Sembrava quasi che quello che Jorinde aveva visto
la sera prima non era mai accaduto. Di quel passo sarebbe impazzita.
-
Come stai allora? Niente più febbre? - chiese il ragazzo
aprendole la porta della libreria.
-
Nulla. Neanche una lineetta! - rispose prontamente Jorinde cercando di
risultare spontanea.
-
Benissimo! Puoi tornare con noi allora...mi raccomando, non ti ammalare
più! Altrimenti come facciamo senza di te?! -
ribattè Jinki afferrandole il mento con le dita in un gesto
affettuoso.
-
Buongiorno! - disse Kibum pacatamente seduto dietro il bancone.
Jorinde
non lo aveva proprio
visto. Ad ogni modo lo salutò educatamente.
-
Ciao Kibum! Visto, la nostra Dede è tornata da noi! - disse
il maggiore sfilandosi la giacca.
- Oh,
si! Fortuna nostra che la signorina Kübler è tutta
intera! - replicò il corvino con una risata.
Il suo
sguardo si posò
sulla rossa e Jorinde vide passare nei suoi occhi lo stesso lampo, la
stessa strana luce che gli aveva visto la prima volta che si erano
incontrati quando lui l'aveva riconosciuta per la ragazza che stava
da Jonghyun. All'epoca la rossa non ci aveva fatto poi molto caso ma
adesso aveva imparato a cogliere anche i segnali più piccoli.
Lo
sa.
Pensò
la rossa appendendo
la borsa. Evitò il suo sguardo. Non sapeva come accidenti
aveva
fatto a saperlo ma Kibum sapeva che lei aveva visto. Non appena
entrò
la prima cliente decise subito di occuparsene lei. Non voleva stare
troppo vicina a Kibum. Quella mattina sarebbero stati solo in tre,
loro tre. Minho e Taemin non erano di turno. Jorinde non vedeva l'ora
di tornarsene a casa.
Purtroppo
però non poteva
evitare il corvino per sempre e inevitabilmente si ritrovarono troppo
vicini per non potersi scambiare nemmeno una parola.
- Sei
strana oggi. - commentò il ragazzo girando fra gli scaffali
dei libri gialli.
-
Sono solo un po' spossata...ho avuto la febbre molto alta in questi
giorni. - ribattè quella seduta su uno sgabello di gomma
intenta a liberare dal cellofan i primi libri dell'infanzia con lo
scatolone ai suoi piedi.
-
Allora saresti dovuta restare ancora un po' a casa così ti
saresti ripresa completamente. Non è saggio uscire
così presto dopo una febbre così alta. - disse
semplicemente il ragazzo poggiandosi ora con le spalle allo scaffale e
le mani in tasca di fronte a lei.
Jorinde
sapeva benissimo
dove voleva andare a parare. Non aveva neanche bisogno di guardarlo
in faccia. Era arrivato il confronto, quello che lei aveva cercato di
evitare senza successo.
Non
rispose subito. Tentennò
squarciando il cellofan come se avesse qualche colpa.
E
va bene, vuoi sbattermi
in faccia che sai che io so? E sia!
Pensò
la ragazza. Non si sarebbe tirata indietro.
- Non è saggio uscire e basta,
vorrai dire. - disse la rossa secca alzando gli occhi chiarissimi su di
lui.
Kibum
sembrò sorpreso.
- Come? - chiese perplesso.
- Piantala Kibum! Non girarci più
intorno...dimmi quello che devi. Non sono idiota! Sai benissimo che io
ho visto. - .
Il
ragazzo probabilmente non si aspettava che lei lo affrontasse a viso
aperto perchè per un attimo non fece altro che guardarla.
Poi
sorrise.
- La nostra Didi è davvero
intelligente e coraggiosa. Peccato che un piccolo dettaglio ti abbia
tradito. - sussurrò e tirò fuori dalla tasca
quello che Jo riconobbe come il suo braccialetto con le pietroline.
Doveva
averlo perso nella corsa.
Il
sorriso gongolante del maggiore fu quello che le fece saltare i
nervi. Scattò in piedi e cercò di afferrare il
suo bracciale.
Tuttavia,
Kibum essendo più alto di lei, alzò il braccio
fuori dalla sua
portata.
- Datti una calmata Didi! Sei tu quella che lo
ha perso, non te l'ho sottratto io. - l'ammonì il corvino.
- Beh, allora visto che sei stato
così carino da ritrovarlo potresti ridarmelo! - .
- Sei spaventata? - le chiese lui di punto in
bianco.
La rossa
lo guardò sorpresa.
- Ti comporti come se fossi finita nella
savana. Gli altri potrebbero accorgersi di qualcosa...devi stare
attenta. - .
A
Jorinde venne improvvisamente da ridere.
- Me lo stai dicendo sul serio? Sai che me ne
faccio dei tuoi consigli? Nulla, niente, un cazzo! Dopo quello che ho
visto ieri permettimi di essere più che shoccata, signor
Kim. - sbottò arrabbiata la ragazza.
- Abbassa la voce...- mormorò Kibum
– Jinki potrebbe sentirti. - .
- Me ne fotto! Tutte quelle voci...tutte quelle
storie...- .
La
ragazza s'interruppe e scosse il capo.
- Voci? Quali voci? - .
- Tutte quelle storie su Jonghyun e le ragazze
che scomparivano una volta oltrepassata la soglia di casa sua. Pensavo
fino a ieri che fossero menzogne, che la gente non avesse altro da fare
che inventarsi balle ma poi ho visto Valery...e voi...voi siete tutti
suoi complici. - .
Jorinde
indietreggiò di qualche passo. Sembrava fuori di
sé. Vomitava fiumi
di parole dando sfogo alla tensione che si portava dietro dalla notte
prima, aveva gli occhi lucidissimi e rossi.
- Continua a non dare credito a queste
storie...non è così che è andata. -
cercò di tagliare corto Kibum.
- Pensi davvero che sia un imbecille?! Ho visto
TUTTO! Non puoi fare finta di niente...voglio che tu mi dia delle
spiegazioni! - .
Jorinde
era davvero seccata. La paura aveva per un attimo ceduto il posto o
al massimo diviso la poltrona con la disperazione. Il disperato
bisogno di conoscere la verità, di sapere cosa ne era stato
della
ragazza, del perchè non le avevano permesso di andare via,
di chi
erano davvero.
- So che sei spaventata, è normale
dopo quello che hai visto- .
- Io non sono spaventata, io sono arrabbiata
e...e...DELUSA! - gridò Jorinde interrompendolo.
- Mi dispiace che tu ti senta
così...non posso fare molto se non chiederti di
fidarti...non giudicare da quello che hai visto. - mormorò
il ragazzo avvicinandosi a Jorinde che invece lo schivò
disgustata.
- Se non sarai tu a darmi delle spiegazioni,
sarò costretta a chiederle a Jonghyun in persona...vada come
vada. - sussurrò lapidaria ma Kibum non le permise di andare
via, l'afferrò per un polso e la tirò verso lo
scaffale su cui era poggiato lui prima e le si parò davanti.
- No.- disse secco.
- Che cosa avete fatto a Valery? - .
Jorinde
lo guardava con lo sguardo di chi vuole aprire i muri a metà
e
spaccare le montagne dalle fondamenta.
Kibum si
guardò intorno, poi afferrò la rossa per le
spalle e l'avvicinò a
sé.
Jorinde
lo spinse via.
- Non ti credo! Dove l'avete portata? - .
- Perchè ci tieni così
tanto a lei? - .
La rossa
si morse un labbro. Non avrebbe rivelato a Kibum che la ragazza era
andata a parlarle...non ancora.
- Perchè Valery potevo essere
io...perchè le avete vietato la libertà. -
rispose spenta.
- Valery sta bene, non le abbiamo fatto del
male...non ne faremmo mai a nessuno. L'abbiamo solo portata dove
starà al sicuro, che tu ci creda o meno, se non le abbiamo
permesso di scappare è anche per il suo bene. L'abbiamo solo
addormentata per evitare che scappasse perchè lei non
capisce tutto questo, non capisce che è per lei...non a
fondo. - replicò Kibum.
- L'avete fermata con la forza... - .
- Si ma per evitarle un destino peggiore...- si
affrettò a dire lui.
- Dov'è ora? - .
- Non posso dirtelo qui però se vuoi
te la mostrerò, ti porterò da lei... - .
Jorinde
non credeva alle sue orecchie. Kibum diceva sul serio?
- Non pensare male di noi...ci conosci. Sai che
non siamo cattivi, ti porterò da Valery per tranquillizzarti
e mostrarti che non le abbiamo fatto del male e un giorno saprai tutto
quello che ora non posso dirti. Capirai tante cose che ora ti sembrano
strane, crudeli anche...come il fatto che Jonghyun non vuole che tu
esca. Io...io capisco che tu ti senta male, spaventata, arrabbiata,
delusa, disgustata, ferita...e ne hai tutti i diritti. Ti senti
abbandonata, in balia degli eventi e appesa a un filo però
ti assicuro che tutti noi non ti torceremo mai un capello. Ricordi
quando mi hai chiesto che tipo era Jonghyun? E io ti ho risposto in
modo vago? Ecco, io ti dico che Jonghyun non è la persona
fredda e dispotica che nel villaggio credono e te lo dico io che lo
conosco bene. Non temerlo, non evitarlo...non sai quanto detesti fare
quello che fa. - .
Non
c'era menzogna negli occhi di Kibum, solo tristezza e voglia di
essere creduto.
Jorinde
aveva capito da tempo che le nascondevano qualcosa e aveva sempre
desiderato conoscere la verità e lo desiderava anche in quel
momento
ma Kibum le aveva appena dato uno dei sollievi più grandi.
Le aveva
appena detto che Jonghyun non era la persona malvagia che tutti
credevano ma più il ragazzo a cui piaceva prenderla in giro,
che si
lasciava ritrarre, che si era preso cura di lei quando era stata
male. Il corvino poteva anche essere un grandissimo attore e le stava
raccontando di conseguenza un sacco di frottole per tenersela buona
ma nel suo sguardo non vedeva nulla di tutto ciò.
Kibum le
afferrò il polso e le allacciò il suo
braccialetto.
- Fidati di me, di noi. - sussurrò.
Jorinde
si sentiva stanca, davvero stanca come se fosse appena tornata da un
viaggio logorante. Si accasciò lungo quello scaffale e
iniziò a
piangere. Si sentiva davvero stupida a frignare in quel modo davanti
a Kibum ma ne aveva davvero bisogno mentre i volti dei suoi amici le
vorticavano davanti. In tutto quel tempo, dopo lo shock iniziale
dovuto al ricatto di Jonghyun, aveva trovato la forza di andare
avanti ed essere felice grazie al supporto che quei quattro ragazzi
della libreria le avevano dato. Poi aveva scoperto che Jonghyun non
era così freddo e crudele come dicevano in giro e che non
l'aveva
torturata o uccisa ma anzi le dava davvero tutto, anche il suo tempo
libero. Le ritornò in mente quando aveva portato Yoora alla
villa
solo ed unicamente per lei e pianse ancora più forte. Tutto
quello
in cui credeva si stava per sgretolare dopo quello che aveva visto,
dopo quello spiacevole avvenimento ma le parole di Kibum non
sembravano dette per dire, non erano false, lei vedeva e sentiva che
Kibum non le stava mentendo. Però si sentiva così
confusa. Era un
vortice di emozioni e non riusciva a fare altro che piangere.
Non le
piaceva piangere davanti agli altri, da quando era rimasta sola,
senza la mamma e il papà, si era sentita un sacco di volte
fragile e
nuda agli occhi degli altri e lei non voleva dimostrarsi debole e
vulnerabile. Odiava essere compatita o presa in giro. Aveva odiato
quando Jonghyun era stato in grado di farle accettare la sua proposta
e non avere un accidenti di nessuno su cui contare. Aveva accettato
per il bene dei suoi compagni. A parte Yoora, lì non aveva
mai avuto
nessuno a cui importasse realmente di lei ed ora eccola lì a
piangere come una fontana addossata a uno scaffale di libri gialli
con Kibum, che pensava fino a qualche tempo prima che non le stesse
troppo simpatica, inginocchiato di fronte a lei, in silenzio a
guardarla mentre lei piangeva senza riuscire a fermarsi o a
spiegargli il perchè di tante lacrime. Quello che
più la confortò
fu il fatto che Kibum non glielo chiese nemmeno, come se sapesse
già.
Piuttosto le allacciò la scarpetta che le si era slacciata
senza
battere ciglio.
Kibum
non rispose.
- E' che...è così
difficile...- sibilò prendendo un respiro profondo per poi
tossire e riprendere a piangere più forte di prima davanti
alle premure del maggiore.
- Yah! Se non la smetti di piangere ti
verrà una sincope! - la rimproverò lui in tono
dolce.
- Scusa! Sei così gentile... -
piagnucolò ancora lei.
- Ti ho solo allacciato una scarpa! -
esclamò lui con un sorriso – Aaaahhhh! Chiudi il
becco! - sbottò dopo afferrandola per un braccio e
tirandosela addosso per stringerla a sé.
Jorinde
ricambiò l'abbraccio di Kibum e continuò a
piangere.
- Lo so, lo so bimba...è
difficile...- mormorò lui cullandola nel suo abbraccio.
Sembrava
sottile Jorinde fra le sue braccia tanto che temeva che se avesse
stretto di più si sarebbe frantumata fra le sue mani.
Kibum si
maledisse. Adesso non si sarebbe più scollato la seccatura
rossa di
dosso. Sorrise e le accarezzò la schiena per calmarla.
- Ragazzi, Jinki hyung mi ha detto che eravate-
La voce
si spense non appena scorse le due figure a terra.
Entrambi
si voltarono verso il proprietario di quella voce. Taemin stava
impalato di fianco a loro e i suoi occhi indugiavano su entrambi.
- ...qui. - concluse secco.
- Ehi Taemin. Che ci fai qui? Oggi non sei di
turno. - lo saluto Key separandosi dalla ragazza che, dal canto suo,
girò il viso dal lato opposto al loro per asciugarsi gli
occhi.
- No, infatti. Ero venuto per parlare con
Jorinde. - rispose il moro – Qualcosa non va? - chiese poi
indicando con il capo la rossa.
- No tranquillo, niente di preoccupante. -
replicò Kibum con finta noncuranza – comunque se
devi parlare con Jorinde io torno di là. Ad ogni modo Didi,
non preoccuparti per quella cosa...non pensarci più. - e
detto questo il ragazzo girò sui tacchi lasciandoli soli.
Jorinde
sperò che Taemin non facesse domande ma ovviamente le sue
speranze
svanirono non appena il ragazzo aprì bocca.
La
ragazza si voltò a guardarlo sforzandosi di sorridere.
- Si, sto bene...non ti preoccupare. A volte mi
capita di essere un po' giù di morale. - rispose lei
abbracciandosi le gambe.
Sperò
che Taemin se la bevesse.
- Beh, immagino succeda a tutti...-
commentò il moro.
La
ragazza annuì.
Jorinde
rimase sorpresa da quell'affermazione. Lanciò uno sguardo al
ragazzo, sembrava infastidito da qualcosa.
- Beh...è un bravo ragazzo, siamo
diventati buoni amici...- riuscì a dire un po' a disagio.
- Immagino. É per forza tuo amico
uno che ti abbraccia così forte. - .
Jorinde
era sempre più stupita.
Guardò
il profilo del moro che invece guardava dritto davanti a sé.
Sembrava che stesse controllando la voce in qualche modo...sembrava
quasi irritato?
Ma
perchè accidenti gli stava dando spiegazioni ora?
- Ovvio. D'altronde è quello che gli
amici fanno, no? - disse Taemin voltandosi verso di lei con un sorriso.
- Si...immagino che tu avresti fatto lo stesso!
- esclamò Jorinde ricambiando il sorriso.
Adesso
sembrava il Taemin di sempre sorridente e gentile con lei.
- Didi c'è una cosa che voglio
chiederti! - disse tutto pimpante gettandosi i morbidi capelli scuri
all'indietro.
- Dimmi tutto Tae! - esclamò quella
entusiasta voltandosi completamente verso il ragazzo e incrociando le
gambe.
- Ricordi la nostra uscita? Ti avevo detto che
volevo portarti in un bel posto e i miei propositi non sono cambiati!
Ti va se ci andiamo domani? Lo so che abbiamo entrambi il turno di
pomeriggio ma disertiamo un'oretta e poi siamo subito di ritorno! - le
propose con sguardo sbarazzino quello.
Jorinde
tentennò.
Non
sapeva se sarebbe stata una cosa saggia allontanarsi durante il
lavoro. Insomma, le sembrava una cosa avventata e se Jinki si fosse
arrabbiato?
- Non lo so Taemin...e se Jinki si arrabbia? E
se non ci permettono di uscire? - espose i suoi dubbi la ragazza.
- Ah, non ti preoccupare! Non stiamo lontano
molto...inventiamo una scusa e ce la filiamo. Jinki non si
arrabbierà. - cercò di convincerla il moro
afferrandole il mignolo della mano sinistra e scuotendolo un po'.
- Non lo so...- mormorò Jorinde
mordendosi il labbro inferiore.
- Dai, ti prego! Please! - la pregò
Taemin facendo gli occhi dolci e mettendo su quel broncio che Jorinde
odiava con tu se stessa.
- Non guardarmi così! -
esclamò lei cercando di trattenere una risata.
- Tu dimmi di si! - .
- Non puoi costringermi...neanche con quello
sguardo e quel labbruccio infame! - brontolò la ragazza
puntandogli il dito contro.
- Questo lo dici tu! Ho altri metodi per
convincerti! - sibilò il moro facendo sparire in un attimo
il labbruccio infame che solitamente piegava la volontà di
chiunque e sfoderando un sorriso sornione.
- Ah-ah? - chiese scettica la rossa.
- Ti farò pentire del tuo
scetticismo! - la rimbeccò il moro chinandosi verso di lei
così tanto che la ragazza dovette poggiarsi sui gomiti per
non cadere.
Jorinde
lo guardò con un cipiglio tra il preoccupato e il perplesso.
- Ma cos-ahahahahahahahahahahahahah! No, no
fermo! Lo odio! - strillò la ragazza fra le risate.
Taemin
non le aveva dato neanche il tempo di formulare una domanda di senso
compiuto che aveva preso a farle il solletico riducendo la ragazza in
un convulso di risa intervallato da qualche
“smettila” e “basta”.
- Dimmi di si e ti lascio stare! -
l'ammonì divertito il maggiore.
- Fidati, vorrei dirti di si ma non voglio che
gli altri si arrabbino.- replicò la rossa reduce dalle
risate di qualche attimo prima.
- Risposta sbagliata Jorinde! -
canticchiò Taemin con maligno sollazzo.
- No no aspetta! Ci penso! - si
affrettò a dire la ragazza e cercò di fermare le
mani del ragazzo con le sue ma inutilmente.
Taemin
aveva ripreso a farle il solletico e lei a ridere contorcendosi e
scalciando per fermare il suo “aggressore”.
- Va bene, va bene! Si, si si e si! -
esclamò infine la rossa stremata.
- Sicura? Guarda che non puoi ritrattare dopo!
- l'avvisò Taemin ma prima che potesse rispondere uno
strillo acuto fece sobbalzare entrambi.
Kibum
fissava entrambi con sguardo di disapprovazione.
- Che c'è? - chiese Taemin perplesso.
- Che c'è? CHE C'é?! Ma
vi siete visti? - strepitò ancora quello indicandoli.
Jorinde
guardò Taemin e poi capì.
Effettivamente
la loro posizione poteva essere travisata. Era praticamente distesa a
terra con Taemin sopra di lei. Poteva essere abbastanza fuorviante
anche se il ragazzo le stava solo facendo il solletico. Non si era
nemmeno accorta di avere assunto una posizione simile.
- Oh! - esclamò Jorinde con lo
sguardo di chi aveva appena avuto una rivelazione – Non
è come sembra...stavamo solo scherzando! - disse poi con una
risata mentre si rialzava.
- Scherzando o non scherzando non è
questa la posizione da assumere in un luogo pubblico e sul luogo di
lavoro per giunta! Pensate se qualche cliente entrava e vi vedeva
così! - li rimproverò Kibum.
- Si scusa! Non ci abbiamo pensato. - si
giustificò la rossa pulendosi i jeans.
- Pensateci la prossima volta! -
esclamò inacidito il corvino – dai, vieni con me!
- disse poi afferrando la ragazza per il braccio e portandola via.
- Aspetta...io e Taemin - provò a
dire ma Kibum la interruppe con un gesto della mano.
- Taemin tanto stava per andarsene! - disse con
aria noncurante.
Kibum
sembrava intenzionato a portarla fuori di lì.
La
ragazza si voltò verso Taemin e alzò le spalle
come a voler dire
che non sapeva perchè il ragazzo si stesse comportando
così. Un
mezzo sorriso sulle labbra.
Taemin
le sorrise di rimando a denti scoperti ma non appena i due sparirono
dalla sua vista il sorriso scivolò via e i suoi occhi
lanciarono
un'occhiata raggelante alla soglia su cui prima sostavano i due.
- Stai al bancone. - le disse Kibum indicando
il posto vuoto – Jinki hyung è sceso in magazzino.
- .
- Non potevi starci tu?! - protestò
sbuffando la ragazza.
- Ehi angioletto non ti paghiamo per la tua
bella faccina! - replicò Kibum afferrandole il volto e
avvicinandolo al suo con un ghigno maligno.
- Beh, dovremmo. - interloquì Taemin
che nel frattempo era sopraggiunto all'entrata del negozio.
- Grazie Taemin! Ricordagli che pezzo di figa
avete come collega! - esclamò Jorinde fingendo arie da vip.
Taemin
rise.
- Tu non eri andato via? - gli chiese a quel
punto Kibum.
- Oggi vuoi proprio cacciarmi via, eh hyung? -
ribattè il moro – Comunque no, a meno che non
volessi fare un buco nel muro per esaudire prima il tuo desiderio...non
ci sono uscite nelle aree dei reparti. - .
- Non voglio cacciarti, l'ho detto per te...non
hai il turno stamattina. Potresti fare altro invece di venire qui. -
disse semplicemente il maggiore.
- Hyung c'è la tua ex moglie! -
esclamò Taemin indicando con il capo fuori dalla porta come
se avesse già perso interesse nella conversazione.
- Oh no! Che palle! - borbottò il
corvino voltandosi poi verso la porta.
- Kibum eri sposato?! -
Jorinde
non se lo sarebbe immaginato neanche nei suoi sogni più
bizzarri.
- Oh si, è stato sposato! -
sghignazzò Taemin entusiasta.
In quel
momento la porta tintinnò e una bellissima ragazza di non
più di
ventiquattro anni entrò. Aveva capelli castani mossi, grandi
pendenti alle orecchie e occhiali da sole enormi. Indossava un
cappotto lilla aperto e da sotto una camicia bianca elegante. Aveva
davvero molta classe.
- Buongiorno! - esclamò pimpante
– Kibum! Non vieni a dare un bacio alla tua ex moglie? - e
qui si sfilò gli occhiali mostrando un grande paio d'occhi
con ciglia lunghissime.
Kibum
sorrise debolmente. Sembrava non volesse vederla granchè.
Tuttavia
le andò incontro per accoglierla come richiedeva la
situazione.
- Jisoo-ah! Da quanto tempo! Come sta l'ex
migliore che potessi sognare di avere? - chiese sforzandosi di sembrare
spontaneo.
- Falso...ehm ehm! - bofonchiò
Taemin camuffando quel “falso” con due colpi di
tosse.
Jorinde
cercò di trattenere una risatina mentre Kibum ignorava
entrambi.
- Come mai da queste parti? - le chiese il
corvino.
- Cerco un libro per neomamme! - rispose
entusiasta – Ne avete? - .
- Penso di si. É un regalo o...? -
provò a indagare il ragazzo.
- Nessun regalo! Sono incinta di tre mesi! -
esclamò felice come una pasqua Jisoo scoprendo la pancia non
troppo grande da sotto il cappotto aperto.
- Wow! É una notizia bellissima! -
si congratulò Kibum scoccandole un bacio sulla guancia.
- Non ci credevo neanche io quando ho visto il
risultato del test! - disse arrossendo Jisoo.
Jorinde
sorrise alla notizia.
Anche
lei e Taemin si congratularono.
- Sei la sua fidanzata? - chiese la giovane
donna indicando Taemin.
- E' la nuova ragazza che lavora qui. - rispose
Kibum al suo posto.
- Capisco...e Jonghyun? Sta ancora con quella
bella ragazza...com'è che si chiamava...Valery? - chiese
Jisoo con la fronte aggrottata nello sforzo di ricordare.
Tutti e
tre assunsero una faccia da funerale.
- No. Si sono lasciati qualche tempo fa. -
rispose serio Kibum – non erano fatti per stare insieme. - e
detto questo convinse Jisoo a seguirlo dietro gli scaffali per
scegliere il libro.
Jonghyun
e Valery sono
stati davvero insieme o è solo una balla inventata
appositamente per
Jisoo?
Jorinde
era perplessa. Ci mancava solo quella.
Taemin
si era pietrificato al solo sentire pronunciare quel nome. Jorinde
ricordava ancora i suoi occhi lucidi la sera prima.
Il
ragazzo si riscosse e le rivolse un sorriso.
- Stai bene? - gli chiese ancora lei.
- Perchè non dovrei. Stavo solo
pensando. - rispose accarezzandole i capelli.
- No è che avevi una faccia. -
commentò la ragazza abbassando lo sguardo.
Poi le
venne in mente che magari poteva chiedere a Taemin di Jonghyun, forse
il ragazzo avrebbe detto qualcosa che le avrebbe dato uno spunto per
scoprire di più su quella faccenda.
Taemin
la guardò un attimo.
- Si, è un carissimo amico. -
rispose Taemin.
- Capisco...l'ho mai visto? Sai, sono passati
parecchi vostri amici da qui. - chiese ancora la ragazza.
Non
avrebbe mollato facilmente.
- Mmmmhhh...no, credo di no. L'unica volta in
cui è passato in libreria, durante la tua permanenza qui, tu
stavi male e non vi siete incontrati. - fu la risposta del moro.
- Peccato! A proposito, spero vi siate scusati
per la mia assenza ma non mi ero sentita per niente bene. - la
buttò lì la rossa.
- Tranquilla, non è stato poi a
lungo. Magari avremmo altre occasioni di presentarvi ma sicuramente
avrai sentito parlare di lui. Ha una catena di alberghi e ha rilevato
il palazzo di Chul Moo. - replicò il ragazzo.
Jorinde
finse di pensarci su. Stava diventano una brava spudorata attrice da
quando quella storia aveva avuto inizio.
- Oh si! - esclamò -L'ho letto sul
giornale, Kim Jonghyun, giusto? - chiese poi conferma all'altro.
Taemin
annuì.
- Immagino che tu abbia sentito anche un sacco
di voci sul suo conto...- mormorò il ragazzo.
- Davvero tantissime effettivamente.-
commentò Jorinde.
- Buone o cattive? - .
- Abbastanza cattive a dirla tutta. Ho lavorato
da Chul Moo per un po'...quindi puoi immaginare quante cose abbia
sentito su di lui. - rispose Jorinde.
A Taemin
per poco non cadde il cellulare dalle mani quando udì quelle
parole.
- Eri una delle ragazze di Chul Moo? - chiese
stupito.
- Beh si...gli piacevano i miei dipinti. -
rispose timidamente con un sorriso al ricordo del solare e gentile
signor Jung.
- Perchè non ce l'hai mai detto? - .
- Non pensavo fosse di vitale importanza
semplicemente. - comunicò la ragazza con un'alzata di
spalle.
- Effettivamente...comunque che dicevano da
Chul Moo? - le chiese interessato poggiandosi al bancone con la schiena.
- Beh a grandi linee che non era una persona
molto a posto, che le donne che sono entrate in casa sua non ne sono
più uscite, che aveva dei complici per farle sparire...cose
così. Però a dirla tutta non ci ho dato mai molto
peso...insomma, non puoi giudicare un libro dalla copertina. -
raccontò la ragazza mettendosi di fronte a lui.
- E fai bene. Conosco Jonghyun da tantissimo
tempo. Ti assicuro che non è un ragazzo cattivo...le voci
che girano sul suo conto sono tutte stupidaggine. - disse Taemin
sprezzante al solo pensiero dei pettegoli del villaggio.
- Sono dell'opinione che le persone bisogna
conoscerle prima di parlarne male. Tuttavia c'è una strana
storia che gira da qualche tempo...insomma più strana delle
altre... - disse la rossa a quel punto.
Stava
per dirgli una cosa pericolosa ma doveva tentare, doveva rischiare.
Taemin
era serio, quasi nervoso.
- Si dice che...una delle ragazze che vivevano
da Chul Moo sia...beh, sia ora chiusa in casa di Jonghyun. Sai,
è scomparsa da un po' e allora hanno ipotizzato che Jonghyun
l'abbia portata a casa sua. - .
Vide
Taemin nascondere il suo disagio e poi ridere di gusto.
- Davvero? Beh effettivamente devo ammettere
che è un pò geloso ma che l'abbia segregata in
casa...stiamo andando di fantasia ora! - esclamò Taemin
battendo le mani sulle gambe.
- Quindi è la sua ragazza quella? - .
- Si. Stanno insieme da poco per quello che so.
- rispose il moro.
- Allora era come pensavo...l'ennesima
storiella senza fondo di verità. - mentì Jorinde
fingendo ancora una volta disinteresse.
- Lo sai alla gente piace inventarsi leggende
di ogni sorta. - replicò lui con un'alzata di spalle.
- Le definirei più racconti. Le
leggende hanno un fondo di verità...qui sembra non ce ne sia
nemmeno l'ombra. Allora mi chiedo: perchè la gente di questo
villaggio è così interessata a chiacchierare sul
suo conto? Insomma, se non rompe le scatole a nessuno, non vedo
perchè prenderlo di mira...- sussurrò la rossa
cercando di apparire più ingenua possibile.
Se
Taemin si accorgeva che stava indagando erano guai.
Jorinde
attese con trepidazione una risposta. Il ragazzo sospirò.
- Beh, sai...Jonghyun è mio amico e
per questo lo difendo senza pensarci su ma sento che di te mi posso
fidare e devo ammettere che un fondo di verità
c'è in quello che dicono in giro. Effettivamente tutte le
vecchie fiamme di Jonghyun non hanno più messo il naso fuori
dal cancello di casa sua. Chi per un motivo, chi per un altro...a
grandi linee possiamo dire che Jonghyun si annoia facilmente e quindi
se ne libera. - e qui fece un gesto rapido con la mano come ad
allontanare zanzare fastidiose – Ricordo però che
per quanto riguarda una delle ragazze più belle che ha
avuto...se l'è tolta dai piedi molto prima. Lo ha tradito e
Jjong non l'ha presa bene... - .
Jorinde
stava con il fiato sospeso.
Il moro
si guardò intorno, erano soli. Jinki era ancora immerso fra
i
cataloghi e gli scatoloni del magazzino mentre Kibum e Jisoo stavano
ancora sfogliando libri per neomamme mentre chiacchieravano
rumorosamente.
Taemin
le fece segno di avvicinarsi.
La
ragazza si chinò verso di lui.
- La poveretta è seppellita sotto
metri di terra nel suo giardino. - sussurrò nel suo orecchio
– io lo aiutai a seppellirla, vicino agli altri
cadaveri...sai, avevano visto cose che non avrebbero dovuto vedere in
quella casa. Non poteva lasciarle andare una volta che la storia
finiva. Per questo, tutte coloro che venivano dopo e scoprivano il
triste destino di chi le aveva precedute cercavano di far durare la
relazione a lungo ma con tentativi vani. Quindi figurati quella povera
malcapitata che aveva ceduto al fascino di un altro. Jonghyun non
gliel'ha perdonata nonostante le sue suppliche e quindi...addio. - .
Jorinde
era scossa da brividi. Quella era la descrizione di un giovane e
spietato barbablù che cambiava partner tanto velocemente
quanto
quello della fiaba cambiava moglie e poi uccideva i suoi amori quando
si stancava di loro o quando gli facevano un torto. Quella storia era
raccapricciante...Jonghyun era davvero così crudele? Jorinde
lo
conosceva ormai...non era un assassino. Tuttavia...come spiegarsi
quello che era successo la sera prima? Forse Valery era una povera
vittima scampata alla morte e ora l'avevano riacciuffata?
Però Kibum
l'aveva tranquillizzata quella mattina, le aveva detto che non erano
dei pazzi assassini...non c'era menzogna nei suoi occhi ma neanche in
quelli di Taemin. Anzi, il ragazzo era più serio che mai nel
raccontare quell'orribile storia. E Valery? Cosa volevano dire le sue
parole? Kibum le aveva promesso che l'avrebbe portata da lei...quindi
non era morta? E se fosse stata una trappola quella di Kibum?
Taemin
le afferrò i polsi e lei sobbalzò.
L'avvicinò a sé tanto da
annientare la distanza che c'era fra loro due.
- Non hai sentito la parte migliore. - le
comunicò guardandola negli occhi.
- Esiste qualcosa di buono in questa storia
nauseante? - chiese fuori da panni la rossa.
- Oh si. La ragazza lo tradì con me.
- rispose lapidario il moro.
Jorinde
non poteva credere alle sue orecchie.
Sul
volto di Taemin si dipinse un sorriso cattivo, di quelli che su un
viso come il suo non stanno bene, di quelli che compaiono tuttavia
sulle labbra di chi meno ti aspetti.
Jorinde
era davvero senza parole. Non sapeva come reagire.
Poi
improvvisamente Taemin scoppiò a ridere.
- Non ci credo, te la sei bevuta! Dovresti
vedere la tua faccia! - esclamò piegandosi in avanti a causa
delle risate.
Un
momento...mi ha preso in giro?
Pensò
la ragazza spalancando la bocca indignata.
- Certo che a te possono anche raccontare che
gli asini volano e ci crederesti ugualmente! - sghignazzò il
più grande cercando di non riderle direttamente in faccia
– Hai davvero creduto a quello che ti ho detto?! Didi non
immaginavo fosse così facile spaventarti! - .
Taemin
continuava a sopprimere risate che puntualmente riuscivano a trovare
un modo per esplodere in tutta la loro ilarità.
- Ma sei proprio stronzo! - esclamò
Jorinde picchiando Taemin sul braccio.
- Dai, stavo scherzando! - si
giustificò sorridendo lui.
D'altra
parte era sollevata che fosse una balla, le aveva dato un sollievo
enorme però si sentiva stupida ad aver creduto al racconto
di
Taemin.
- Non m'interessa! Mi hai fatto prendere un
colpo! - ribattè allontanandosi di colpo da lui.
- Devi ammettere che hai creduto ad ogni
parola! - replicò il ragazzo senza abbandonare il sorriso.
Anche
tu ci avresti
creduto se avessi visto quello che ho visto io ieri!
- Ci credo! Avresti dovuto vedere la tua di
faccia mentre lo raccontavi...per non parlare del tuo sorriso. - lo
rimproverò la ragazza con le mani sui fianchi ma con
un'ombra divertita nello sguardo.
- Posso fare l'attore? - chiese lui guardando
con espressione sexy un immaginario obiettivo fotografico.
- Non ti parlo più! - rispose quella
incrociando le braccia e voltandogli le spalle.
- Eddai Didi! Era uno scherzo! - disse in tono
dolce lui.
Si
staccò dal bancone e le si avvicinò per
avvolgerla in un abbraccio.
- No, non voglio abbracci da te! -
esclamò Jorinde ricambiando tuttavia l'abbraccio.
- Non volevo traumatizzarti! Tranquilla, non ti
andiamo a seppellire nel giardino di Jonghyun! - scherzò
Taemin scoccandole un bacio in testa.
- Non è divertente! -
replicò lei mascherando però il tutto con una
risata.
- Che succede? Siamo forse di troppo qui? -
chiese Jinki risalendo dal magazzino e notando i due dietro la cassa.
- No, è Taemin che è
cattivo! Mi fa spaventare! - strepitò Jorinde cogliendo
l'occasione per colpire il ragazzo sul petto.
- Taemin lo fa spesso...con chi ci casca! -
disse Jinki divertito – quindi con noi non succede
più...qualche volta con Kibum però funziona
ancora. - mormorò poi malignamente il castano.
- Sento il mio nome nominato invano! -
esclamò Kibum arrivando con l'ex moglie dietro.
- Da quanto tempo Jinki! Ciao! -
cinguettò la donna fiondandosi sul poveretto che ebbe a
malapena il tempo di riconoscerla.
Nel
mentre Jisoo informava Jinki della sua gravidanza, Taemin
sussurrò
qualcosa a Jorinde.
- Ci vediamo lo stesso domani o per dispetto mi
dai buca? - .
- Ci vediamo ma solo perchè sono
curiosa di vedere questo posto! - rispose la ragazza facendo
l'occhiolino al moro.
- Allora io scappo. A domani! - e
così dicendo Taemin si dileguò.
- Mi cercavate? - chiese poi Kibum alla rossa.
- No, Jinki diceva che sei facile da
spaventare. - rispose quella con un'alzata di spalle.
Il
corvino la guardò senza capire.
- Taemin mi ha raccontato una brutta storia e
mi ha fatto spaventare allora Jinki ha detto che Tae è
solito a queste cose. - spiegò la ragazza.
- Si, Taemin si diverte a raccontare storie
dell'orrore e cose così. Che ti ha raccontato per farti
spaventare? - .
- Te lo scrivo stasera per messaggio. - gli
sussurrò Jorinde mentre accompagnavano Jisoo alla porta.
**
Jorinde
a fine serata aveva la testa che le scoppiava. Si sentiva stanca,
forse per colpa del pianto di quella mattina. Aveva creduto a Kibum,
sembrava così sincero ma c'era sicuramente qualcosa in tutta
quella
storia che non le tornava. Jonghyun nascondeva qualcosa e se non era
una schiera di ex morte sotto il letto, qualcosa che non andava c'era
lo stesso. Il ricordo della sera precedente la faceva ancora
rabbrividire ma se davvero avevano impedito a Valery di scappare
anche per il suo bene, questo “bene” desiderava che
Kibum glielo
spiegasse...almeno avrebbe avuto un quadro più chiaro, per
quanto
possibile. Erano agli sgoccioli, Jorinde sentiva che avrebbe scoperto
qualcosa, che qualcosa sarebbe tornato a galla.
Stava
seduta in uno dei salotti a tema di casa di Jonghyun. Molte stanze in
quella villa avevano un colore principale, soprattutto i salotti e le
camere da letto più piccole. Quello in cui stava comodamente
seduta
aveva le pareti e parte del mobilio di un azzurro intenso. Era uno
dei preferiti di Jonghyun perchè a lui rilassava parecchio.
Jorinde
stava messaggiando con Kibum con un libro aperto sulle gambe mentre
Jonghyun sedeva al tavolo rotondo intendo a compilare delle carte per
la direzione dei suoi alberghi, si diceva volesse cedere
l'amministrazione delegata di qualche sede della sua catena
alberghiera a un amico. Jorinde si chiedeva chi fosse.
Nel
mentre la sua testa vagava da un pensiero all'altro, il suo cellulare
vibrò. Era un altro messaggio di Kibum.
“Davvero
ti ha raccontato una storia simile?
Scema
tu che ci hai creduto!!
Puoi
stare tranquilla, non troverai cadaveri sparsi per il giardino!
;D”
Aveva
raccontato a Kibum del tentativo, riuscito per giunta, di farla
spaventare di Taemin.
“Grazie
Kibum. Sei di conforto. -.-
Ti
saresti spaventato anche tu se avessi visto la faccia
che
aveva mentre raccontava e poi aveva un sorriso inquietante!
>_<”
“Fatico
a immaginarmi Tae con un sorriso inquietante.
Ad
ogni modo, ora che mi ci fai pensare: perchè stavate
parlando di
Jonghyun??”
“...
^^'”
“
JORINDE
KÜBLER!
Non
avrai avuto la brillante idea di spiattellare tutto a Taemin?”
“Certo
che no!! Ho soltanto colto la palla al balzo per chiedergli qualcosa
su Jjong
quando
Jisoo ha chiesto di lui. E poi una cosa tira un'altra e lui mi ha
raccontato
questa
storia bruttissima... T_T
A
proposito, non mi avevi detto che sei stato sposato! ;) ”
“
Ben
ti sta! Hai fatto una cosa rischiosa a fargli domande su Jonghyun!
Pensa
se avesse capito che sei tu la tizia che abita da lui ora!
Non
farti venire più queste pensate geniali o giuro che ti
rinchiudo io
in una
torre
senza porte e finestre e ti faccio il caschetto per non permettere ai
Taemin chiacchieroni di entrare!! Così non combini casini!
Comunque
ma a te non sfugge nulla? Si, sono stato sposato ma per poco. Un
errore di gioventù.”
“Stai
tranquillo sono stata attenta! E comunque, sono stanca!
Ho
tutto il diritto di indagare su questa storia, specialmente dopo
quello che ho visto ieri!
Visto
e considerato che non mi dici nulla, faccio da me!
>_<”
“Ancora
con quella storia di ieri?! Se continui a ripensarci ti
verrà una
crisi d'ansia!!
Comunque
ci vediamo a mezzanotte sotto i porticati di casa di Jjong.
Ti
porto da Valery.
P.s.
Stai attenta a non svegliare Jonghyun o gli altri!”
“Davvero
mi ci porti? Grazie! :*
Tranquillo,
sarò silenziosa come un'ombra!”
Jorinde
non stava nella pelle. Era emozionata, un misto fra eccitazione e
paura. Lanciò un'occhiata a Jonghyun che stava ancora sulle
carte.
Il telefono vibrò di nuovo.
“
Lo
spero! Altrimenti preparati a starci tu al posto di Valery!”
Comunque
che fai?”
La
rossa rabbrividì. Qualunque fosse la posizione della ragazza
non
doveva essere un soggiorno in una spa.
“Niente,
leggo un po'. Tu?”
“Cucino.
Stasera che mangiate?”
“Non
lo so, cucina Odette! :D”
“Per
fortuna! Fareste la fame senza di lei!
Sei
con Jonghyun?”
“Si,
sta lavorando al tavolo di fronte a me.
Comunque
io so cucinare! >_> u.u”
“Chissà
perchè non ho fiducia nelle tue abilità culinarie!
Comunque
occhio a Jonghyun, potresti insospettirlo sei stai sempre attaccata
al telefono.”
Detto
fatto.
Jorinde
non aveva fatto in tempo a finire di leggere il messaggio che si
chiese se Kibum avesse poteri telepatici o leggesse nella mente del
biondo.
La
ragazza alzò lo sguardo sul proprietario della voce che
invece aveva
ancora gli occhi puntati sulle carte.
Jonghyun
alzò il volto per guardarla.
- Immagino stiate discutendo
della situazione geopolitica nel mondo per essere così
pensierosa. - replicò ironico lui.
La
rossa rise.
- Le ragazze si dicono sempre
cose interessanti! - lo rimbeccò – Tu non puoi
capire! - .
- Come vuoi! Comunque credo
sia il momento di andare a vedere se Odette ha bisogno di una mano . -
ribattè Jonghyun alzandosi dalla sedia.
- Si, saluto Yoora e arrivo. -
.
“
Come
cazzo hai fatto a capire che Jonghyun si stava insospettendo? O.O
Mi
ha appena chiesto con chi stavo messaggiando! OoO
Comunque
sto andando in cucina ora, ci sentiamo dopo! <3”
“Perchè
lo conosco, bambola. <3 ;)
Va
bene, buon appetito!
A
dopo! <3”
- Ti vuoi sbrigare?! - le
intimò Jonghyun dal corridoio.
- Si si, sono qui! - disse
Jorinde correndo fuori dalla stanza.
Jonghyun
si era fermato a metà corridoio per aspettarla. Sostava
sotto a una
finestra e notò come la luce della luna facesse sembrare che
avesse
riflessi blu fra i capelli. La rossa non potè non collegarlo
a
Barbablù, con cui l'aveva paragonato quel pomeriggio quando
Taemin
si stava divertendo a prendersi gioco di lei.
Maledetto
Taemin. Gliel'avrebbe pagata per quella dannata storia.
Jonghyun
la guardava come se si fosse rimbambita.
- Beh, che hai da guardare?
Andiamo Hyunnie! - esclamò quella afferrandolo per la mano e
trascinandolo per il corridoio.
- Hyunnie?
- chiese lui tra il perplesso e il disgustato.
- Non ti piace? - .
- No, va benissimo Gretel.
- sibilò con un ghigno il biondo.
- Ti detesto. -
bofonchiò quella.
- Non hai detto
così quando eri ubriaca. - replicò lui malizioso.
- Perchè, che ho
detto? - chiese quella allarmata, preoccupata di aver detto qualcosa di
cui non si ricordava.
- Non cosa
hai detto, cosa hai fatto...- mormorò
lascivo in risposta Jonghyun.
- CHE COSA?! -
strillò la rossa fermandosi di botto a qualche metro dalla
cucina.
- Andiamo a cenare, si fa
tardi...- disse il ragazzo superandola con lieto sollazzo.
La
ragazza rimase interdetta per un attimo.
- Odeeeeeeeeeette! -
piagnucolò entrando in cucina fra le risate malvagie di
Jonghyun il cui passatempo preferito era, da qualche tempo, prenderla
in giro.
Maledetto
Jonghyun. Gliel'avrebbe pagata anche lui.
Sbuffò
lanciando un'occhiataccia a Jonghyun che invece ricambiò con
uno
sguardo affettuoso.
Buonasera
a tutti! ^^
Sono
tornata con, udite udite, il ventesimo capitolo! Mi fa stranissimo,
non ho mai scritto venti capitoli. XD
Comunque,
abbiamo un altro capitolo sul presente in cui Jorinde ha una crisi di
pianto con Kibum a causa di quello che è avvenuto la sera
precedente. La ragazza è confusa ma crede nella buona fede
di Kibum
che le promette di portarla da Valery. Tuttavia, forse il centro del
capitolo è proprio Taemin con i suoi racconti su Jonghyun e
il suo
sorriso inquietante...un po' particolare. XD
Bene,
questo è un capitolo un po' di passaggio, transitorio che ci
preparerà a quello che accadrà nel prossimo e
infatti, ho avuto
problemi a trovargli un titolo e anche una foto come copertina e a
questo proposito devo ringraziare Ninechka
che mi ha consigliato per bene! Grazie ciccina! :* <3
La
storia si complica un po'...credere o non credere alle parole di
Kibum? Credere o non credere alle parole di Taemin? Tutto scherzo o
mezza verità? Traete le vostre conclusioni dunque! XD
Comunque
anche se il Taemin della copertina non ha i capelli neri come nella
storia, ho pensato che la sua espressione fosse azzeccata per
rappresentare il sorriso ambiguo che mostra a Jorinde. XD
Fatevi
ringraziare per bene ora, che se non fosse per voi, non sarei mai
arrivata a questo ventesimo capitolo ( oggi mi sento smielata!
<3).
Grazie a InfiniteSweetLove
e
lagartischa
per le recensioni
allo scorso capitolo! Grazie mille! :* <3 *
lancia fiorellini *
Grazie
a tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite
e le preferite!
Grazie a tutti! <3 <3 <3 <3 <3 *
regala cioccolate *
P.s. Vi sta piacendo il comeback
di Taemin? A me un sacchissimo! <3 *^*
A presto! ^^
Kisses! :*
|
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Capitolo 21 *** 21. Tappeto di fiori ***
21. Tappeto di fiori
Jorinde
aspettò che
scattasse la mezzanotte. Si alzò dal letto,
infilò una maglia e un
pantalone di tuta e uscì dalla stanza. Attraversò
il corridoio in
punta di piedi e prima di prendere le scale, si affacciò
nella
stanza di Jonghyun. Era così buio che non vedeva un
accidenti ma il
ragazzo doveva essersi addormentato perchè sembrava di
scorgere nel
buio una figura immobile sul materasso. Indietreggiò anche
più
silenziosamente di quando era arrivata. Se lo svegliava era la fine.
Una volta nell'ingresso, afferrò una felpa appesa
all'attaccapanni e
mentre se la infilava uscì di casa.
La
lieve brezza notturna di
giugno le accarezzò la pelle facendola rabbrividire. Scorse
Kibum
alla sua destra.
Il
ragazzo la salutò con un
cenno del capo.
-
Visto? Sono stata brava! Non ho fatto svegliare nessuno! -
esclamò eccitata.
- Ci
mancherebbe altro! Con una casa così grande dovevi avere il
passo di un ippopotamo per svegliare gente a dieci stanze da te! - la
schernì il corvino aggiustandole il colletto della felpa.
-
Farò finta di non aver notato la tua aria di sufficienza. -
borbottò la ragazza.
-
Dai, andiamo! Ci manca solo che si affaccia Jonghyun e ci becca qui
sotto insieme...sai che bella sorpresa! - replicò Kibum
avviandosi verso il giardino di Jonghyun.
-
Dove andiamo? - .
- In
giardino. - .
-
Valery sta nel giardino? - .
- Si,
ha una casa sull'albero! - esclamò il corvino ironico -
Santo Cielo Didi, chiudi il becco e seguimi. - . sbraitò poi
lanciandole un'occhiata obliqua.
- Non
mi piace entrare in questo giardino a notte fonda, mi ricorda le fiabe
dei fratelli Grimm che leggevo da bambina...ti assicuro che alcune
erano da brividi, ambientate in quei boschi folti. - mormorò
la rossa tirandosi le maniche della felpa.
-
Didi è solo un giardino non la foresta malesiana. -
replicò il ragazzo roteando gli occhi.
-
Stai scherzando? É il giardino più grande che
abbia mai visto e poi tu dici così perchè non le
hai lette! - .
- Oh
si che le ho lette ma non sono fifone come te! - .
-
Solo perchè conosci bene questi posti! - .
- Da
questa parte. - la guidò lui ignorando la sua affermazione.
Jorinde
notò che la stava
conducendo verso il corridoio di archi a cui Jonghyun le aveva
vietato di avvicinarsi. Tutto a un tratto si sentì
elettrizzata.
Brividi le percorrevano la schiena.
-
Dove...dove mi porti? - chiese mentre intraprendevano il corridoio di
archi.
-
Fidati di me. - le rispose semplicemente Kibum.
La
ragazza si fidò, come
sempre.
Tutti
quegli archi
sembravano davvero infiniti, tanto che Jorinde si chiese quanto
grande poteva essere il giardino di Jonghyun. Era vero che tutta la
sua tenuta era enorme ma mentre camminava sotto quelle foglie verdi
le sembrò anche più grande del normale. Gli archi
le ricordavano
quelli sotto cui si sposavano le persone nei film americani, nei
giardini di casa. Anche se la rossa dubitava potesse trovarci una
felice coppia di sposi alla fine. Quando stava per lamentarsi della
strada infinita, il corridoio di archi finì e...non c'era
nulla.
Assolutamente nulla.
Jorinde
guardò l'amico
perplessa.
-
Scusa Kibum, cosa dovrei vedere qui? - .
- Qui
niente. - .
Il
corvino prese la ragazza
per un braccio e la condusse oltre una schiera di cespugli di rose.
In lontananza la ragazza vide quella che sembrava una piccola
costruzione che, a occhio e croce, poteva essere uno sgabuzzino per
gli strumenti di giardinaggio. Tuttavia la rossa non si era mai
sbagliata tanto. Arrivati di fronte alla porta, Jorinde notò
che
aveva delle adorabili finestre con dei vasi sui davanzali. Kibum ne
prese uno e svuotò il contenuto nella sua mano aperta
facendone
uscire una chiave. Guardandola meglio più che uno sgabuzzino
sembrava più una casetta. Quando il ragazzo aprì
la porta, Jorinde
rimase stupefatta. Entrò come incantata, quella era
un'adorabile e
piccola casetta per davvero. Era tutto in una stanza. C'erano un
letto pieno di cuscini, un tavolino rotondo con quattro sedie, una
credenza, una stufa piccola e una porticina che probabilmente portava
a un bagno altrettanto piccolo. Aveva uno stile rustico ma davvero
carino.
- E'
così *shabby chic! - esclamò guardandosi intorno.
- Oh
si! Sai è dove ci rinchiuderà Jonghyun vita
natural durante se ci scopre stanotte e ti assicuro che poi ti
apparirà molto meno chic! - replicò amaramente
Kibum.
-
Smettila di dire queste cose! - lo apostrofò la ragazza
voltandosi di scatto verso di lui.
-
Paura? - sussurrò Kibum con un mezzo sorriso.
Jorinde
sentì un leggero
fastidio lungo la colonna vertebrale.
-
Piantala! Piuttosto, dov'è Valery? Vive qui? - chiese poi
guardandosi intorno.
-
Certo che no. - rispose semplicemente il corvino.
- E
allora? - .
Kibum
si avvicinò alla
credenza, la spinse verso sinistra e rivelò una porta.
Jorinde
trattenne il fiato.
Il
corvino aprì la porta e
l'unica cosa che la rossa vide fu una lunga discesa di scale con
tante torce attaccate ai muri.
- Non
ci penso proprio! Sembra una cripta! - esclamò Jorinde
fissando le scale.
-
Senti vuoi vedere Valery si o no? - sbottò il ragazzo
seccato.
- E
se tu mi stessi mentendo?! - .
Jorinde
lo disse senza
pensarci.
Kibum
la guardò per qualche
secondo, incredibilmente serio.
La
ragazza non rispose.
- Se
non è così posso benissimo riportarti indietro. -
.
- No,
aspetta...- ribattè lei in un sussurro.
Kibum
attese che parlasse.
-
Scusa. É solo che voi siete così
legati...insomma, sarebbe normale se tu decidessi di raccontargli la
verità e- ma Kibum la interruppe.
- Non
voglio farti del male e non permetterei mai che te ne facciano. - .
Il
corvino tese la mano
verso di lei.
Jorinde
si sentì stupida,
Kibum si era sempre dimostrato, a modo suo, gentile con lei...l'aveva
perfino coperta con Jonghyun. Non l'avrebbe abbandonata.
Afferrò
la mano che le
veniva offerta ed entrambi si avventurarono lungo le scale. La
discesa era davvero ripida e le scale tante, e quando finirono,
intrapresero una strada pianeggiante. La rossa ebbe l'impressione di
trovarsi sottoterra. Restarono in silenzio per tutto il tragitto
quando alla ragazza venne spontanea una domanda.
-
Kibum a che serve quella casetta così bene arredata se non
ci va mai nessuno? - .
- In
verità a niente. Quando Jonghyun ha comprato la villa e la
terra circostante c'era già e a Odette era piaciuta
così tanto che l'hanno tenuta...e alla fine si è
rivelata utile anche come passaggio segreto. - rispose il ragazzo.
Il
lungo tragitto
pianeggiante li portò alla base di corti scalini ripidi.
-
Stai attenta alle scale...sono fastidiose. - l'avvertì Kibum
mentre iniziavano la salita.
-
Dove sbuca questo passaggio segreto? - .
- A
casa di Jonghyun. In una stanza del terzo piano. - le rispose il
ragazzo.
Quando
le scale finirono una
porta nera comparì davanti a loro.
-
Perchè allora abbiamo fatto tutta questa strada se sbuchiamo
in casa? - chiese a quel punto la rossa come se fosse la cosa
più ovvia del mondo.
-
Perchè non abbiamo le chiavi, genio! - rispose stizzito il
corvino spingendo la porta nera.
Quello
che Jorinde vide le
fece spalancare la bocca per lo shock.
Si
ritrovavano nel posto che
aveva sognato qualche notte addietro. Era come se l'era sognato: i
letti, gli alberi, tutto al proprio posto. Corse dentro
inginocchiandosi accanto al letto più vicino. La bella
ragazza che
aveva visto in sogno, era ora davanti a lei, con gli occhi chiusi e
il respiro regolare.
Le
sfiorò una mano e notò
che era calda. Stava solo dormendo.
-
Valery è nel letto affianco. - sussurrò Kibum.
-
Io...io la conosco! Io ho visto questo posto! - esclamò
Jorinde senza muoversi di lì.
Kibum
strabuzzò gli occhi.
- Che
stai dicendo? - chiese piano.
- Io
l'ho sognato! Ho sognato di entrare qui e ho visto lei. É
tutto così strano... - rispose rialzandosi.
-
L'hai sognato? Ne sei sicura? - .
- Si,
io ho visto tutto questo! - .
Seguì
un silenzio
inquietante.
-
Certo che fai paura, a volte... - commentò Kibum.
E non
gli aveva nemmeno
raccontato del sogno su Jonghyun e Taemin.
Jorinde
si avvicinò poi al
letto di Valery dove la ragazza dormiva. Era molto bella Valery. I
capelli biondi sparsi sul cuscino, le labbra rossissime, il naso a
punta. Notò che aveva la mano destra stretta in un pugno e
notò che
le ciglia sembravano bagnate...forse aveva pianto prima che i ragazzi
l'addormentassero. Si sentì male per lei. Le
scostò un ciuffo di
capelli vicino alle labbra e si sedette sul letto accanto a lei.
-
Stanno dormendo davvero? - chiese.
-
Si...vedi quella rosa sulla testata del letto? Quella fa si che dormano
senza che riescano a svegliarsi nemmeno una volta. Valery è
riuscita a scappare perchè Taemin ha tagliato il fiore per
sbaglio. - rispose Kibum.
-
Come?! - .
-
Ogni tanto veniamo qui e aiutiamo Jonghyun, Odette e Jae Hyun a
tagliare gli arbusti per evitare che crescano troppo e premano sul
letto finendo per soffocarle. Quando Taemin è venuto a
tagliare gli arbusti ha inavvertitamente tagliato il fiore
così Valery dopo qualche ora, cioè quando
è svanito l'effetto della rosa, si è svegliata e
ha cercato di svignarsela. - spiegò Kibum davanti alla sua
faccia esterrefatta.
Le
tornarono in mente i
graffi sulle mani di Taemin e ora le era tutto un po' più
chiaro.
Quando
diede un'occhiata
alle altre ragazze nei letti vide che erano tutte molto carine.
Kibum
rise, una risata
triste.
- Se
ti piace definirle così...diciamo che qualcuna è
stata davvero la sua ragazza, qualcuna no e poi c'è lei che
non c'entra niente. - rispose indicando con il capo la ragazza castana
che Jorinde aveva visto in sogno.
- Lei
non c'entra niente con Jonghyun? - .
- No,
lei si trova qui per un'altra ragione...è la ragazza di
Minho. - .
Jorinde
quasi non inciampò
nei rovi.
Il
corvino esitò.
- Non
mi dire che si era infatuata di Jonghyun! - esclamò con voce
stridula.
- No
ma che accidenti ti viene in mente! Ha solo fatto qualcosa che non
doveva fare... - .
- Che
significa? Piantala di parlare come Gandalf il grigio! -
sbottò seccata la ragazza.
- E'
una storia lunga! È stata punita perchè ha fatto
la cosa giusta... - .
Jorinde
notò che sul suo
letto non c'era nessuna rosa blu ma la ragazza continuava a dormire
tranquillamente.
Kibum
era diventato davvero
molto triste.
-
Hyun Soo ha subito gli effetti collaterali di ciò che ha
colpito Jonghyun. Sai, c'è una persona che ce l'aveva
davvero tanto con lui e gli ha reso la vita un inferno. Tutti coloro
che stavano intorno a lui non hanno subito una sorte migliore e Hyun
Soo è una di questi. Fa quasi male vedere come Minho se ne
occupa...si prende personalmente cura di lei. - raccontò il
giovane con le mani in tasca.
A
Jorinde si strinse il
cuore a quelle parole. Minho era un ragazzo buono e gentile, non
immaginava avesse sofferto tanto.
-
Capisco ma perchè le altre ragazze sono qui?
Perchè le sue ex sono addormentate? Che intendevi quando mi
hai detto che era per il loro bene? - .
Jorinde
doveva sapere.
- Per
evitare che morissero. Jonghyun non le lascia andare perchè
non vuole che muoiano. - .
- Che
significa? Perchè dovrebbero morire? Quella persona che odia
Jonghyun potrebbe fare loro del male? - .
- Non
posso dirti altro. - tagliò corto lui.
-
Come sarebbe che non puoi dirmi altro?! Non puoi lasciarmi
così...a metà della storia! Anzi, nemmeno a
metà! - protestò Jorinde.
-
Significa quello che ho detto: non posso dire altro. É
già abbastanza che ti abbia portato qui e ti abbia
raccontato alcune cose, anzi, dovremmo andarcene ora. - .
Jorinde
aprì la bocca come
per dire qualcosa ma poi la richiuse. Sbuffò. Kibum non le
avrebbe
detto più niente...era inutile provare ad estorcergli altro.
Almeno
sapeva che Valery era viva e non le avevano fatto del male.
-
Meglio se esci dalla porta. - le consigliò Kibum –
tanto dall'esterno non può essere aperta senza chiave e tu
ti ritroveresti direttamente in casa, senza perdere tempo. Io torno
indietro dal passaggio segreto invece. - .
Il
ragazzo l'accompagnò
alla porta.
Il
corvino assunse un
espressione stralunata.
-
Come sai della chiave? - .
-
Beh, diciamo, in breve, che Jonghyun mi aveva accusato di averla persa
e che non è stato esattamente gentile con me in
quell'occasione...- rispose a mezza voce la rossa.
- Ah,
capisco...comunque si, era stata lei. Voleva tornare qui per liberare
le altre penso...sai, Valery non era al corrente di tutta la
situazione...credo fosse per quello che ha cercato di fuggire...-
replicò lui a braccia conserte.
-
Sono felice di vedere che non mi hai mentito. - disse Jorinde con un
sorriso.
- E
io sono felice che tu ti sia fidata di me. - ribattè Kibum
con un sorriso altrettanto sincero.
La
ragazza gli saltò al
collo e l'abbracciò.
Il
corvino rimase
leggermente interdetto ma poi ricambiò l'abbraccio
finchè Jorinde
non gli scoccò un rumoroso bacio vicino l'orecchio.
Jorinde
rise.
- Si
chiama affetto, Kibum. - cantilenò la ragazza con un ghigno
benevolo – comunque ho quasi finito il tuo ritratto, te lo
voglio dare una volta terminato. -
- Si
va bene, ora però sbrigati! Non vorrei che qualcuno si
svegli! - la esortò Kibum spingendola delicatamente verso la
porta.
Jorinde
salutò il ragazzo e
sgattaiolò in camera sua. Si gettò sul letto e
sospirò. Era
contenta di avere qualcuno come Kibum di cui fidarsi ed era
altrettanto felice di sapere che Jonghyun aveva fatto del bene, a
modo suo, trattenendo quelle ragazze lì anche se
addormentate per
evitare loro di morire. A volte pensava di essere troppo ingenua,
magari qualcun altro al posto suo non avrebbe creduto a Kibum ma il
suo sesto senso le diceva che il ragazzo non stava mentendo. Poi le
ritornarono in mente la ragazza castana e Minho. Sentì una
morsa
allo stomaco. Le dispiaceva davvero tanto che Minho dovesse soffrire
in quel modo, il mattino dopo gli avrebbe portato la colazione, come
lui faceva sempre con lei come se fosse la sua sorellina e dato che
aveva iniziato a considerarlo come il fratello che non aveva mai
avuto, gli avrebbe dimostrato il suo affetto. Persa nei suoi pensieri
sprofondò in uno sonno senza sogni.
**
Jorinde
era in un ritardo
mostruoso. Aveva mandato un messaggio a Taemin scrivendogli che
sarebbe arrivata il prima possibile perchè aveva avuto un
piccolo
problema con la lavatrice.
Menti
sapendo di mentire.
Pensò
Jorinde con finta aria melodrammatica.
In
realtà, se era in ritardo non era colpa della lavatrice ma
di
Jonghyun che quella mattina se la stava prendendo con tutti i comodi.
Jorinde avrebbe voluto cacciarlo fuori a pedate ma lei lì
era solo
un ospite e se poi avesse dato segni di impazienza, Jonghyun si
sarebbe insospettito.
Se ne
stava in cucina ad aiutare Odette a pulire il forno. Si era svegliata
riposata quella mattina, si era fatta un bagno profumato e aveva
indossato un vestitino lilla a maniche corte che tuttavia le scopriva
un po' le spalle. Il caldo cominciava a farsi sentire e lei lo
soffriva terribilmente.
- Quando si spiccia Jonghyun?! Mi sta facendo
fare tardi! - bisbigliò disperata alla donna china sul forno.
Odette
si raddrizzò e lanciò un'occhiata all'orologio.
- Se la cosa può consolarti, sappi
che è in ritardo anche lui. - disse la donna di rimando
– anzi, fammi un favore Jo, vallo a chiamare forse non si
è accorto dell'ora. - .
Jorinde
salì le scale e bussò alla camera del ragazzo ma
non ebbe alcuna
risposta, allora decise di entrare lo stesso. Il letto era vuoto e i
vestiti del giorno prima erano poggiati sulla spalliera della sedia.
Probabilmente era andato in bagno. Tuttavia quando si girò
per
tornare di sotto cozzò contro qualcosa di duro.
- Ehi – borbottò ma
qualsiasi altra cosa avesse in mente di dire non lasciò mai
le sue labbra alla vista di quello che aveva davanti.
Jonghyun
era appena uscito dalla doccia. I capelli bagnati e il forte profumo
di bagnoschiuma. Tuttavia gli occhi della ragazza erano fissi su
quell'ammasso duro contro cui aveva sbattuto che,
dopo qualche
secondo, il suo cervello elaborò come pettorali. Jorinde
aveva
sempre immaginato che Jonghyun avesse un bel fisico, un fisico niente
male ma trovandoselo di fronte con l'asciugamano in vita, il torso
nudo scolpito e la pelle ancora umida per via della doccia era tutta
un'altra cosa. Ebbe l'impulso di allungare un dito e toccare quei
muscoli per accertarsi che fossero veri ma per fortuna non lo fece.
La rossa
alzò lo sguardo su di lui.
- Si? - sussurrò con voce strozzata.
- Che ci fai in camera mia? - .
- Ti cercavo. - rispose lei vagamente.
- E perchè? - .
- Perchè sei in ritardo per andare a
lavoro. - .
I suoi
occhi, per qualche legge della fisica, riuscirono a staccarsi da quel
bronzo di riace e vagarono nella stanza. Cercò di sembrare
disinvolta sedendosi sul suo letto. Non voleva fare la figura della
baccalà.
- Ah, non ti preoccupare! Non ho un orario
preciso...in fondo il direttore sono io. - commentò il
biondo con un gesto della mano di noncuranza.
- Si ma non vorrai fare la figura del
lavativo... - mormorò la ragazza lisciandosi le pieghe del
vestito.
Ci
manca solo che se la
prende comoda tutte le mattine.
- Lavativo? Non direi proprio...
sono sempre mattiniero ma oggi mi va così. -
disse
Jonghyun senza dare troppa importanza a quello che diceva.
Poi
scomparve dentro una cabina armadio per cinque minuti buoni tanto che
Jorinde pensò fosse stato risucchiato dai suoi stessi
vestiti.
Proprio quando stava per darlo per spacciato, il biondo uscì
con un
paio di pantaloni neri addosso.
- Dove accidenti sarà finita la
camicia. - bofonchiò il ragazzo tra sé e
sé guardandosi attorno.
- Effettivamente faresti bene a trovarla quella
camicia... - sussurrò Jorinde evitando di guardare il petto
nudo del biondo.
- Come?! - chiese Jonghyun.
- Oh no, niente... dicevo che dovresti chiedere
a Odette. - mentì la rossa cercando di trattenere una
risata.
Il
ragazzo le lanciò un'occhiata perplessa e poi un sorriso
sornione
spiccò sul suo volto.
Jorinde
lo guardò preoccupata.
Jonghyun
avanzò verso il letto e poi si chinò su di lei.
Jorinde temette di
svenire. Nel chinarsi i suoi maledetti pettorali erano a un passo dal
suo naso. Jonghyun allungò una mano dietro la schiena della
rossa e
dopo due secondi che alla ragazza sembrarono un'eternità, il
ragazzo
afferrò qualcosa.
Jorinde
sorrise debolmente di rimando.
- Già, la cinta...-
mormorò come in stato catatonico.
Avrebbe
voluto prendersi a sberle da sola.
- Jo, vuoi farmi un favore? Vuoi chiedere a
Odette se mi ha stirato la camicia bianca che le ho dato l'altro
giorno? - .
- Si, certo. - .
Sarebbe
stato meglio che si fosse allontanata da lì. Jonghyun senza
maglia
nuoceva alla sua salute. Sorrise fra sé e sé
mentre scendeva le
scale. Sembrava una mocciosa che fantasticava sul belloccio della
scuola.
Odette
le diede la camicia appesa a una gruccia di velluto viola non appena
gliela chiese e Jorinde ritornò al piano di sopra per
consegnare
l'indumento al ragazzo.
- La tua camicia! - disse pimpante
consegnandogliela.
- Grazie, gentilissima! - replicò
Jonghyun.
Jorinde
fece dietrofront per tornare al piano di sotto mentre il ragazzo
s'infilava la camicia ma la sua voce la bloccò.
- Aspetta un attimo Gretel!
Lo sai che oggi sei proprio carina? Devo forse insospettirmi...? - .
- C-Cosa?! M-Ma che dici! È un
vestito come un altro...- balbettò la rossa girandosi verso
il suo interlocutore.
Ci
manca solo che adesso
si metta strane idee in testa...che poi non sono tanto strane...se
solo sapesse...
Pensò
Jorinde con un senso di disagio mischiato al senso di colpa.
- Io non ho parlato del vestito... - le fece
notare Jonghyun – Però è molto carino
anche quello...per non parlare dei tuoi capelli... così
lunghi. - e le sfiorò le punte rosse e mosse.
Jorinde
si ricordava della prima volta che aveva provato a toccarle i
capelli, il giorno della proposta sotto il ponte di pietra e lei si
era ritratta spaventata. Adesso invece non aveva più paura,
anzi le
piaceva quando le toccava i capelli o quando le sorrideva.
- Sei così bella che potrei pensare
che qualcuno di importante venga a trovarti...magari qualche povero
disgraziato che ti ha visto alla finestra come una raperonzolo
rinchiusa nella torre...solo che io sono più cattivo della
strega... - sussurrò Jonghyun mellifluo.
Jorinde
non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se Jonghyun
avesse scoperto che usciva di nascosto, che lavorava in libreria e
che avevano praticamente gli stessi amici. Per non parlare di Taemin
che le stava sempre appiccicata...
- No, non sei più cattivo della
strega! - disse Jorinde scuotendo il capo – Il mio Jonghyun
non è affatto cattivo...- sussurrò poi
abbottonandogli gli ultimi bottoni.
- Non mi credi capace di abbandonarti nel
deserto* ? - chiese il biondo con aria divertita.
- No, per niente...mancherebbe il sole in
questa casa senza di me. - rispose quella con aria di sufficienza.
Jonghyun
non potè non sorridere. La tirò per un braccio e
l'abbracciò.
Jorinde rimase stupita da quel gesto...non lo aveva mai fatto prima.
Poi così come l'aveva abbracciata la lasciò e la
superò uscendo
dalla stanza.
La
ragazza perplessa decise di tornare di sotto. Era proprio strano
Jonghyun ma dolce...quando voleva.
- Jonghyun? - chiese Odette seduta al tavolo in
cucina.
- Credo sia quasi pronto...per fortuna. -
rispose sedendosi accanto a lei.
- Come va in libreria? - chiese la giovane
donna in un sibilo per evitare che colui che non doveva sentire potesse
sentire.
- Bene, sono tutti molto carini con
me...è un ambiente lavorativo che mi piace...- rispose la
rossa giocando con la frutta finta del vassoio.
- Loro non sanno del tuo legame con Jonghyun? -
.
- No...però Kibum- ma Odette la
interruppe con una gomitata.
Dopo
qualche secondo entrò Jonghyun, impeccabile come sempre.
Indossava
il pantalone nero che Jorinde gli aveva visto qualche attimo prima,
la camicia bianca che gli aveva portato di sopra e una giacca nera.
Si stava infilando il telefono in tasca mentre nell'altra mano
reggeva gli occhiali da sole.
- Odette ti serve qualcosa per la cena? - .
- Niente di urgente però se quando
torni mi porti delle olive nere te ne sarei grata. - rispose la giovane
donna.
- Certo. - replicò il ragazzo poi il
suo sguardo si posò su Jorinde.
- E tu - sibilò infilandosi gli
occhiali da sole - vedi di filare dritto in mia assenza, Gretel . -.
Jonghyun
sorrise malizioso e andò via.
Non
appena la porta si richiuse, Jorinde si afflosciò sulla
sedia.
- Devo stare attenta...se scopre la
verità, terrò tutti i ragazzi di Chul Moo sulla
coscienza finchè non muoio. - gemette.
- Ti sei lasciata sfuggire qualcosa? - chiese
Odette allarmata.
- Assolutamente no! É lui che mi ha
trovato troppo carina con questo vestito e ha pensato a
chissà cosa. - .
- Allora non ti preoccupare...se non ha prove
non può fare niente. L' ha detto giusto per prenderti in
giro. - la rassicurò la donna.
Jorinde,
dopo dieci minuti era già fuori casa. Non era mai stata
così in
ritardo da quando lavorava lì.
Si fermò
al bar per prendere il cappuccino per i ragazzi e poi si
catapultò
in libreria.
- Buongiorno! - cinguettò entrando -
si lo so, sono in ritardo. - aggiunse subito dopo.
- L'importante è esserne
consapevoli...comunque Taemin ci ha informato, tranquilla! - le
comunicò Jinki.
- Ho portato una cosetta per voi! -
esclamò dopo entusiata.
Posò il
contenitore con i quattro cappuccini sul tavolo. Quando Minho
aprì
il suo trovò sulla schiuma un cuore fatto di cacao.
- Ma che carina che sei Didi! Grazie! -
esclamò il ragazzo con un sorriso che scopriva i denti
piccoli e candidi.
Anche
Jinki e Taemin si sporsero per vedere.
- Yah! Perchè a me niente cuore?! -
protestò Taemin con un broncio.
- Perchè Minho mi porta il cornetto,
tu no! - replicò la ragazza.
- Allora significa che mi donerai il tuo di
cuore! - ribattè il moro con un'occhiata furba.
Jinki
rise bevendo un sorso del suo cappuccino.
- Non credo proprio Taemin! É troppo
pura per te! - replicò Minho abbracciando la rossa
affettuosamente.
Qui
Jinki quasi si soffocò con il cappuccino nel tentativo di
contrastare una risata.
- Non ascoltarli Didi! - .
- Dov'è Kibum? - chiese quella
accorgendosi dell'assenza del ragazzo.
- Non sta tanto bene...non viene oggi. -
rispose Taemin.
- Oh, mi dispiace...gli scriverò un
messaggio. - replicò la ragazza impensierita.
La
mattinata trascorse velocemente e in meno che non si dica era giunto
il pomeriggio. Taemin le aveva comunicato che sarebbero usciti un'ora
prima da lavoro così poi l'avrebbe portata in quel posto di
cui le
parlava. Jorinde era davvero curiosa. Tuttavia avvertiva uno stato di
irrequietezza, non sapeva spiegarsi il perchè. Quando
arrivò il
momento atteso, si sentiva un po' nervosa.
- Ho chiesto a Jinki hyung il permesso di
uscire prima con te e lui è stato d'accordo...che ti
dicevo?! - le raccontava Taemin mentre uscivano dalla libreria e si
avvicinavano alla sua macchina.
- Jorinde, mi stai ascoltando? - .
La
ragazza quasi sobbalzò.
- Oh si, scusa. - sussurrò.
- Stai bene? - chiese il ragazzo preoccupato.
- Si, mi ero solo distratta un attimo. -
rispose la rossa.
- Bene, allora andiamo. - disse Taemin e
salirono in macchina.
Taemin
prese tutte strade di campagna, tanto che Jorinde si chiese dove
stava andando...non era mai stata da quelle parti.
- Dove andiamo? - chiese guardando fuori dal
finestrino.
- Lo vedrai tra poco. - rispose il moro
sorridendo.
Dopo non
molto parcheggiò sull'erba, al lato della strada.
Jorinde
lo guardò.
- Siamo arrivati. - disse lui semplicemente.
- Già? - .
- Si, vieni! Scendi! - la esortò
Taemin.
Jorinde
scese dal veicolo. Cosa accidenti avrebbe dovuto vedere in una strada
di campagna?
Taemin
la prese per mano.
Erano in
aperta campagna, parcheggiati su una striscia d'erba. Cosa poteva mai
celare di così mozzafiato una discesa d'erba e margheritine?
Tuttavia
Jorinde non ebbe il tempo di formulare il suo pensiero ad alta voce
perchè sentì la mascella sganciarsi e cadere a
terra con un tonfo
dalla meraviglia. Davanti a loro c'era una maestosa distesa di fiori
di tutti i colori possibili. Jorinde non aveva mai visto niente del
genere in tutta la sua vita. Era uno spettacolo mozzafiato. Era come
un tappeto verde intrecciato dalle stoffe più preziose.
Taemin
si godette la sua espressione con aria felice. Poi senza dire una
parola la tirò per la mano ed entrambi iniziarono a
camminare in
mezzo a quei fiori bellissimi. Jorinde li sfiorava con la punta delle
dita al suo passaggio e guardava estasiata i loro colori vivaci.
- C'è una leggenda su questo posto.
- disse Taemin fermandosi per guardarla.
- Una leggenda? Di che tipo? - .
- I più anziani dicono che negli
anni venti qui crescevano rose dai poteri particolari.
- rispose il moro indietreggiando lentamente senza tuttavia smettere di
scrutare la rossa.
- In che senso? - chiese la ragazza curiosa.
- Gli anziani dicono che avessero il potere di
addormentare coloro che respirassero il loro
profumo...perchè credi si chiami “la rosa
blu” questo posto?! -.
Jorinde
aveva sentito parlare delle origini del nome del paese in riferimento
a delle rose blu che crescevano da qualche parte ma non sapeva che
avessero poteri magici. D'altronde, non potè non pensare
alle rose
sui letti delle ragazze che aveva visto la notte prima con Kibum.
- E ci sono davvero queste rose? - chiese.
- Lì ci sono delle rose blu...vuoi
forse avvicinarti? Provare? - la tentò il ragazzo con un
sorriso provocante.
- Forse è meglio di no. - rispose la
rossa.
- Paura, Didi? - la stuzzicò il
maggiore.
- Assolutamente no! Non hai visto i boschi del
Niedersachsen se pensi che io abbia paura di quattro fiori in croce. -
replicò altezzosa la ragazza.
Taemin
rise.
Jorinde
non sapeva cosa rispondergli. Non poteva di certo dirgli che aveva
visto quei fiori nella stanza in casa di Jonghyun e che di leggenda
non c'era un accidenti di niente perchè le rose funzionavano
alla
grande visto e considerato che le poverette dormivano come sassi e
lui lo sapeva benissimo. Allora perchè
insisteva tanto?
L'aveva portata lì per farle fare un sonno?
- Non ti preoccupare, se ti addormenti
all'improvviso ti afferrerò prima che tu possa toccare
terra. - cinguettò Taemin prendendole i polsi.
- Vuoi proprio farmi fare una dormita? Guarda
che stanotte ho dormito benissimo! - scherzò Jorinde
afferrandogli le mani.
- Dai, voglio solo fartele vedere. - le
sussurrò il ragazzo iniziando a camminare senza staccarle
gli occhi di dosso.
- Devo avere qualcosa in faccia se continui a
guardarmi in questo modo. - mormorò Jorinde imbarazzata.
- Sei davvero bella. - disse Taemin con
serietà.
- Grazie...non me l'avevi mai detto...-
bofonchiò a disagio la rossa.
- Sono uno di poche parole...credo che tu
l'abbia capito. - ribattè il moro – comunque le
rose sono quelle. - e indicò un piccolo roseto.
Erano
davvero quelle effettivamente, le stesse che stavano piantate sui
letti. Erano davvero bellissime e innaturali...in natura non esistono
rose con quel colore. Era davvero un prodigio che in quel preciso
punto crescessero rose del genere.
Taemin
era alle sue spalle e con il busto la spinse più avanti.
- C'è un racconto simpatico al
riguardo. Gli abitanti del paese pensavano fossero velenose per questo
e altri credevano che, assomigliando a vene, fosse il sangue delle rose
oppure il sangue di tutti coloro che provando a coglierne una si
addormentavano di colpo e cadevano in avanti nel roseto finendo per
tagliarsi il viso e le mani. Si pensava che proprio grazie al sangue
continuassero a nascere e a prosperare. - spiegò il ragazzo
divertito.
- E' inquietante. - commentò la
ragazza.
- Fandonie. Sono dei semplici fiori. E poi sono
più inquietanti gli uomini dei loro racconti. -
sussurrò Taemin al suo orecchio.
- Tipo te? - .
- Mi trovi inquietante? - .
- Generalmente no. Però devi
ammettere che mentre racconti queste cose hai certe facce... - .
- Potrebbe essere apparenza o forse adesso
potrei spingerti in mezzo alle spine e procurarti tanti tagli giusto
per il gusto di farti male. - replicò il moro.
- Sei un sadico! - esclamò Jorinde
sconvolta.
Taemin
rise ancora.
- Sto scherzando Didi! Credi davvero che possa
farti del male?! Mi piace solo prenderti in giro! - esclamò
il ragazzo dandole un buffetto sulla guancia.
- Anche perchè non te lo
permetterei! - ribattè la rossa.
- Ah no? - .
- Sono più forte di quello che
pensi! - .
In
verità Jorinde cominciava a sentire una leggera sonnolenza a
furia
di stare lì vicino.
- Pff! Ma se fra poco ti addormenti in piedi! -
la schernì Taemin.
- Beh...come vedi forse non si tratta poi tanto
di leggenda... - mormorò Jorinde strofinandosi un occhio.
- Dai vieni, spostiamoci. - disse il ragazzo
prendendola per un braccio e conducendola lontano da lì.
Non
appena si allontanarono il sonno svanì.
- Didi, ti piacciono le more? - chiese Taemin.
- Si, tanto! - rispose la ragazza pimpante.
- Laggiù ci sono un sacco di
cespugli! Siediti qui, vado a prenderne qualcuna! - le
comunicò solare Taemin.
Jorinde
si sedette allegra non appena il ragazzo si diresse verso i cespugli.
Era circondata da fiori belli e profumatissimi. Era stato carino da
parte di Taemin portarla lì. Era davvero un paradiso quel
posto, si
sentiva bene. Dopo poco Taemin tornò con un pugno di more in
un
fazzoletto di stoffa. Si sedette a terra, accanto a lei.
- Allora ti piace questo posto ? - chiese con
un largo sorriso.
- Tantissimo! Non pensavo ci fosse un luogo
simile da queste parti. È bellissimo! - rispose entusiasta
la più piccola prendendo una mora dal pezzo di stoffa che il
ragazzo le porgeva.
- Dovresti vederlo al tramonto! É
proprio da favola...sai, a volte vengo qui a pensare, da solo. - .
- A cosa pensi quando vieni qui? - .
Nel
frattempo entrambi continuavano a mangiare more mentre una leggera
brezza faceva sussurrare i fiori intorno a loro.
- A volte mi sento strano, come se un peso
immaginario gravasse sulle mie spalle, come delle mani pressanti sulla
schiena...non ne ho mai parlato con gli altri perchè spesso
non ci do molto peso ma quando sento che continua a diventare
più pesante vengo qui e tutto svanisce. Saranno i fiori, il
tramonto, l'aria che si respira ma mi sento meglio... - le
confessò il ragazzo con gli occhi puntati sulla linea che
divide cielo e terra.
Jorinde
gli mise una mano sul ginocchio.
- Capita a tutti di stare poco bene...magari
hai nostalgia di casa o senti di avere troppe
responsabilità. Forse dovresti parlarne anche con gli
altri...potresti sentirti meglio. - disse la ragazza.
- No, hanno già troppe
preoccupazioni! Poi capita rare volte! - replicò Taemin con
un sorriso forzato.
Jorinde
gli scoccò un bacio sulla guancia.
- E' rimasta una sola mora! La vuoi tu? -
chiese indicandola.
- No mangiala tu! -.
- Va bene ma prima ti coloro! -
replicò la rossa prendendo il frutto e utilizzandolo come un
rossetto sulle labbra grandi di Taemin che assunsero una tinta violacea.
- Perchè mi trucchi?! -
replicò il più grande.
- Il viola ti sta bene! - sghignazzò
la ragazza.
- Dici che dovrei tingermi i capelli di viola?
- scherzò il ragazzo.
- Ti starebbe bene! Poi ti farei una corona di
fiori da metterti sul capo! Saresti il re di questo posto poi! -
esclamò divertita Jorinde mangiando la sua mora.
- Solo re? - chiese lui con una faccia delusa.
- No, l'imperatore! - si corresse la ragazza
ridendo.
Sul
volto di Taemin si aprì un sorriso ampio.
- Lo sai che mi piace come suona? Imperatore...non
male. - .
- Megalomane! - lo schernì lei
spingendolo.
Taemin
cadde all'indietro distendendosi.
Jorinde
si affacciò puntellandosi sulle mani.
- Adesso è venuto sonno a te? - .
- No, il potere delle rose non ha effetto
sull'imperatore. - sussurrò Taemin ridacchiando.
Anche
Jorinde rise.
La
domanda di Taemin pose fine alle sue risate. Era di nuovo serio e la
guardava negli occhi.
Jorinde
voleva dirgli che non l'avrebbe presa poi bene, che non desiderava un
bacio e glielo avrebbe detto se in quel momento non fosse accaduto
qualcosa di davvero bizzarro, così bizzarro che perfino il
vento
smise di soffiare e il tempo sembrava essersi fermato. Jorinde lo
vide con occhi diversi. Sembrava quasi che l'ultima folata di vento
che gli era corsa fra i capelli scuri gli avesse lasciato addosso
qualcosa di particolare. Una scia di qualche sostanza magica che
chiunque la tocchi o la respiri non può fare a meno di
cadere nel
suo tranello. Jorinde lo fissava e desiderò le sue labbra
come se da
esse sgorgasse acqua cristallina in una giornata particolarmente
afosa. C'era ancora una parte di lei che si opponeva a questa voglia
incontrollabile, che le diceva che non era quello che in
realtà
bramava ma poi la Jorinde Kübler irremovibile venne seppellita
dall'aria irrespirabile che si era venuta a creare, venne soppressa
come un qualcosa di pericoloso perchè l'imperatore lo aveva
ordinato
con il suo sguardo e una forza sconosciuta l'attirò verso
Taemin e
non fu soddisfatta finchè le sue labbra calde non
s'incontrarono con
quelle fredde del ragazzo. Jorinde non seppe mai spiegarsi quello che
accadde. Era come se Taemin avesse esercitato su di lei una qualche
sorta di potere. Rispose al bacio di Jorinde rapendo le sue labbra
rosse e assaporandone la consistenza. Le cinse la vita e capovolse le
loro posizioni: la ragazza ora posava la schiena contro l'erba mentre
i fiori le spuntavano fra i capelli. Mentre sentiva il corpo di
Taemin schiacciarla contro il terreno, pensò che si sarebbe
gettata
anche in quel roseto se lui glielo avesse chiesto. Schiuse la bocca
per permettere alla lingua di Taemin di entrare, stanco di
perlustrare le sue labbra. La lingua di Jorinde l'accolse come una
brava padrona di casa lasciandole fare tutto. E nel mentre le lingue
s'intrecciavano, Jorinde si avvinghiò al ragazzo
aggrappandosi alla
sua schiena permettendo ai jeans del moro di tirarle un po' su la
gonna mentre si strusciavano l'uno contro l'altro. Jorinde non era
più Jorinde. Era come se qualcuno la muovesse come un burattino,
intontita da una forza ammaliatrice che elimina qualsiasi
forma
di contrapposizione. Desiderava sempre di più, non le
bastavano più
solo le sue labbra, aveva bisogno di fondersi con lui, desiderava
sentire il ragazzo entrargli nel petto, nella carne, nelle ossa.
Stava per chiedergli di più, le sue labbra stavano per
farlo, le sue
mani sotto la sua maglia, le sue gambe che s'intrecciavano con quelle
lunghe del ragazzo poi però in mezzo a quel nulla totale, in
mezzo a
quella voglia incontrollabile, cieca, accade qualcosa che non era
contemplata. Come in un flash, il volto di Jonghyun apparve nella sua
testa come un lampo che illumina il cielo durante un temporale.
Rivide
il ragazzo e i sorrisi gentili solo per lei.
Jonghyun
che le accarezzava i capelli in quel modo che le piaceva tanto.
Jonghyun che si prendeva cura di lei quando stava male e aveva gli
incubi.
Jonghyun
che le aveva portato Yoora a casa.
Jonghyun che giocava con lei nel giardino della villa.
Jonghyun
che la prendeva in giro ma poi si faceva ritrarre.
Jonghyun
che le prendeva la mano mentre lei raccontava del suo passato.
Jonghyun
e il bacio che le aveva dato all'angolo della bocca.
Jonghyun
e lo sguardo che le aveva rivolto quella mattina prima di inforcare
gli occhiali da sole e andare via.
Jonghyun.
Jonghyun. Solo Jonghyun. Riusciva a vedere solo Jonghyun.
La
Jorinde che era stata soppressa e spazzata via ritornò in
superficie, come se fosse stata sott'acqua per lungo tempo.
Si trovò
ancora coinvolta in quel bacio senza aria, abbracciata a Taemin, e
ora che era cosciente, avvertì la mano di Taemin infilarsi
sotto la
gonna corta e toccare la sua gamba con trasporto.
Che
sto facendo?! Che
cos'ho fatto?!
Pensò
la ragazza shoccata aprendo gli occhi di scatto. Taemin invece aveva
ancora gli occhi chiusi, non sembrava essersi accorto di niente.
Poggiò le mani sullo sterno del ragazzo e proprio mentre
stava per
spingerlo avvertì un dolore familiare. Un bruciore
insopportabile
sembrava essersi sprigionato dalle dita del ragazzo e ogni centimetro
che toccava ardeva come fuoco. Il suo incubo stava per diventare
realtà. Non poteva essere vero.
- NO! - gridò la ragazza frapponendo
gli avambracci fra lei e Taemin e cercando di allontanare la gamba dal
suo tocco.
Taemin
sembrò riscuotersi e la guardò allarmato.
La
ragazza si mise a sedere aggiustandosi la gonna.
Taemin
si guardò intorno leggermente smarrito.
Jorinde
era terrorizzata da quello che era successo. Il bruciore era reale
questa volta. Che cosa significava?
Poi si
sentiva in colpa nei confronti di Jonghyun...non stavano insieme ma
si sentiva terribilmente in colpa.
Cosa
accidenti era successo? Perchè aveva baciato Taemin?
Alzò i
suoi occhi spaventati sul ragazzo che la guardava preoccupato.
- Scusa Tae...io non posso. -
mormorò mentre sentiva gli occhi inondarsi di lacrime.
- No scusami tu...è colpa mia. Ho
corso troppo...non volevo spaventarti... - replicò il moro
con la voce roca.
- No, non ne hai colpa...io.. io ti ho
baciato...è tutta colpa mia! - sussurrò la rossa
abbracciandosi le gambe.
- Non avrei dovuto farti quella
domanda...scusami, davvero... - .
Entrambi
sembravano un po' confusi come se si fossero accorti che era
effettivamente accaduto qualcosa fuori dal normale, che aveva
sconvolto il loro ordine e i loro pensieri come un vento che soffia
dal versante opposto. Solo che Jorinde aveva il terrore che quel
vento provenisse da Taemin stesso.
La
ragazza non rispose.
Taemin
allungò una mano per accarezzarle un braccio e la rossa,
temendo il
bruciore conosciuto, tremò leggermente. Il ragazzo
sembrò notarlo.
- Didi, se non ti va, va bene lo stesso. Non
è successo niente. - cercò di rassicurarla il
moro.
E poi
finalmente il tocco la raggiunse ma questa volta non avvertì
nulla.
Jorinde
gli prese la mano non appena Taemin smise di accarezzarle il braccio.
La
strinse nella sua. Non successe nulla.
Non
sapeva nemmeno lei perchè si stesse scusando...forse
perchè una
delle persone a cui voleva più bene, le aveva procurato
dolore,
senza nemmeno che lo sapesse probabilmente.
- Didi, smettila di scusarti! Non è
morto nessuno! - esclamò Taemin alzandosi da terra e poi
inginocchiandosi di fronte a lei.
Le prese
il volto fra le mani.
- E' una tua decisione. Sei padrona di te
stessa, se non vuoi, non vuoi...non devi preoccuparti. Io sto bene e
voglio che anche tu stia bene. - sussurrò scoccandole un
bacio fra i capelli.
Il
problema era che lei non si era sentita padrona di se stessa in quei
momenti. Si era sentita intontita, come una marionetta...come sotto
un maleficio.
- Torniamo indietro, dai. - le disse Taemin
dolcemente aiutandola ad alzarsi.
Mentre
il ragazzo si avviava alla macchina con un sacco di pensieri nella
testa, Jorinde si attardò di qualche passo. Si
alzò la gonna sulla
gamba destra e vide con orrore un taglio sulla coscia. Uno di quei
tagli che l'avevano fatta svegliare di soprassalto una notte come
un'altra. Deglutì mentre raggiungeva il ragazzo in macchina.
Salve a
tutti! ^^
So di essere in un ritardo mostruoso ma sono iniziati i
corsi all'università e ho dovuto fare mille cose ma alla
fine, ecco
il nuovo capitolo! ^^ Un capitolo particolare...Kibum mostra a
Jorinde il luogo dove viene tenuta Valery, viene a conoscenza del
destino triste della ragazza di Minho e c'è la fantomatica
uscita
con Taemin che la porta in un posto bellissimo. Immagino che i
riferimenti alla maledizione siano evidenti! XD Tuttavia, l'uscita
non finisce poi bene. L'incubo di Jorinde sembra sia diventato
realtà. Ho cercato di scrivere la parte del coinvolgimento
fisico
fra Tae e Jorinde in modo tale che possa trasparire quello che
succede davvero sotto questa semplice “voglia”.
Insomma
c'è qualcosa di grosso sotto.
Comunque l'immagine intera del prato ritratto in
copertina è un dipinto di Carlo Antinori.
Per
quanto riguarda il riferimento di Jonghyun a lasciare Jorinde nel
*deserto: visto il precedente riferimento a Raperonzolo, Jonghyun
continua a utilizzare la metafora della fiaba originale alludendo
all'azione della strega cattiva che, scoprendo la relazione
clandestina con il principe, abbandona Raperonzolo nel deserto
sperando che muoia di stenti.
Poi, vi
lascio un link che spiega cos'è lo *shabby chic e cosa significa. ^^
Insomma
informazioni a gogò. ^^
E nulla,
ho detto tutto!
Grazie a
Blakneco
e lagartischa
per le bellissime recensioni allo scorso capitolo! Grazie di cuore!
<3 <3 <3 <3 <3 Grazie a Ninechka
che mi ha aiutato con la ricerca delle immagini per il capitolo ed
è
sempre qui per me! <3 <3
Grazie a
coloro che hanno inserito la storia fra le seguite
e le preferite!
<3 <3
Grazie a tutti voi che semplicemente leggete, che seguite la storia
in silenzio! Grazie mille! <3 Grazie a bummie_claaa96
che è stata davvero troppo buona e gentile! <3
<3
Grazie a
tutti! <3
A
presto! ^^
Baci per
tutti! XD :*
Kisses!
:*
|
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Capitolo 22 *** 22. Il passato VIII - Sassolino dopo sassolino ***
22. Il passato VIII
–
Sassolino dopo sassolino
La
vasca di ceramica accolse Jonghyun e Kibum nel suo caldo ventre. Il
familiare profumo agli agrumi solleticò le narici del
maggiore. Era
da tanto tanto tempo che non sentiva più quel profumo, il
profumo
inconfondibile che ogni mattina aveva Kibum. Gli sembrava passata
un'eternità, era come un tuffo nel passato, in un passato
neanche
troppo distante ma che sembrava appartenere a un'altra vita. Jonghyun
alzò lo sguardo su Kibum. Sembrava che le sue spalle fossero
diventate un po' più larghe mentre allargava le braccia
lunghe e
pallide e le posava ai bordi della vasca. Forse era solo la sua
impressione o forse era il peso della sua vita che gli aveva
allargato le spalle scarne. Aveva visto tante volte Kibum nudo e
quindi non si era scomposto quando entrambi si erano spogliati per
entrare nella vasca. Tuttavia, gli sembrava di averlo visto per la
prima volta. Il suo Key era davvero bellissimo.
Mio?
Pensò
con ironica tristezza il bruno.
Jonghyun
si riscosse come da un sogno e assunse un'espressione perplessa.
- Parlami! - lo
incitò l'altro con un sorrisetto schizzando con l'acqua gli
addominali del ragazzo.
- Pensavo di doverti dire
un sacco di cose ed effettivamente è così ma
credo che tu sappia già quello che voglio dirti...come hai
ben capito, non ho preso affatto bene il tuo abbandono senza un motivo
valido. Ci sono stato male e ho cercato di dimenticare ma non mi
è stato possibile...poi però oggi mi hai spiegato
e capisco tante cose. - mormorò Jonghyun giocando con la
schiuma bianca.
- Tipo? - .
- Tipo che hai sofferto
tanto anche tu, che se fosse dipeso unicamente da te, non mi avresti
mai lasciato e che...io ti amo. -
Seguì
un silenzio assoluto a quelle ultime parole, gli unici rumori che si
udivano in lontananza erano quelli di alcuni ragazzi che facevano
baldoria sul loro stesso piano.
- D'altronde capirei se tu
non provassi più lo stesso per me dopo la lontananza e dopo
tutto quello che è successo...sarebbe una conseguenza
più che normale. Ci tengo a dirti, comunque, che non ho
nessuna intenzione di starti addosso o di soffocarti in qualche
modo...prenditi il tuo tempo, pensa a te...io farò lo
stesso. - disse ancora il più grande cercando di riempire
quel silenzio assordante.
Kibum
lo guardava come se volesse riprodurre la sua immagine ovunque
andasse, come se volesse ricordarselo così per sempre. Non
aveva
sbattuto nemmeno le palpebre.
- Sai bene che ho avuto uno
stress psicologico non inferiore al tuo in questi mesi però
vorrei che tu non ti facessi troppi problemi, vorrei che non temessi la
mia vicinanza...che non ti spaventasse la prospettiva di guardarmi
troppo a lungo. Il bacio che mi hai dato prima non è stato
precipitoso o avventato...è stata come una boccata d'aria
fresca per me...è stato giusto. Hai fatto quello che ti
sentivi di fare ed è stata la cosa giusta anche per me. -
replicò il castano in tutta tranquillità e
serietà.
Jonghyun
si stupì di quelle parole. Guardò Kibum che
ricambiò il suo
sguardo.
- Non guardarmi
così! - esclamò poi il più piccolo
voltando il capo verso destra leggermente imbarazzato.
- Scusa è che
sono stupito dalle tue parole...- mormorò Jonghyun.
- Io sono stupito delle tue
invece! Ti sei fatto mezzo palazzo e ora ti fai tanti scrupoli per un
bacio che hai dato a me? Dico, a me? -
sbottò divertito Kibum - Ah, se questo bagno potesse
parlare! - esclamò poi in tono scherzoso lanciando la sua
spugna a Jonghyun.
Il
bruno fissò la spugna irriverente per qualche secondo.
- Come accidenti fai a
scherzare in una situazione come questa?! Io cerco di essere delicato
proprio perchè si tratta di te! Non
voglio spaventarti o perderti, è per questo che mi faccio
tutti questi scrupoli! - sbottò indignato Jonghyun
rilanciandogli la spugna.
Kibum
non potè non sorridere di fronte a quella confessione a
cuore
aperto.
- E io te ne sono
più che grato...però non voglio che ti preoccupi
troppo per me...sono diventato molto più forte di prima!
Voglio che inizi a trattarmi come hai sempre fatto! Lo so, forse chiedo
troppo ma piano piano potremmo ritornare ad essere quelli di
sempre...l'importante è iniziare, no? Chi non inizia, non
finisce. - ribattè Kibum afferrando la sua spugna e
avvicinandosi al ragazzo.
Il
castano afferrò il braccio di Jonghyun e iniziò a
insaponarlo. Il
maggiore lo guardò senza dire nulla. Kibum era pieno di
ottimismo.
Era come la cornacchia di una della favole di Esopo*, che per bere la
poca acqua rimasta sul fondo di una brocca inizia a gettarvi dei
sassolini dentro per far salire l'acqua in superficie e potersi
dissetare. Ed era quello che Kibum gli stava proponendo: gettare un
sassolino dopo l'altro all'interno del loro cuore per poter
finalmente bere l'uno l'amore dell'altro e avere salva la vita. Solo
che il cuore di Jonghyun era pieno di amore per il ragazzo e forse
non sarebbe stato tanto difficile far salire il dolce nettare in
superficie. Era una sfida interessante e lo era soprattutto
perchè
l'avrebbe affrontata con Kibum. L' aveva detto lui, era lì
per
restare.
- Anche se non mi rispondi,
devo dedurre che è una cosa buona il fatto che ti abbia
toccato un braccio e non mi hai guardato come se fossi ammattito. -
disse il giovane riportandolo alla realtà.
- Perchè dovrei?
Mi sono mancate le tue attenzioni... - rispose Jonghyun con un sorriso
dolce.
Le
labbra di Kibum s'incurvarono ma non alzò gli occhi da
quello che
stava facendo.
- Ah si? Eppure hai
ricevuto le attenzioni di parecchia gente in mia assenza... -
notò il ragazzo passando a insaponargli i pettorali.
Jonghyun
roteò gli occhi.
- Prima di tutto, cosa
diavolo ne sai tu, se appunto, non c'eri? Secondo, quelle non erano
attenzioni...era più una cosa fisica...puramente fisica...- .
- Bello mio, io so anche
quando non ci sono! - .
- Non sapevo avessi il dono
dell'ubiquità...- commentò sarcastico il bruno.
- Mi hanno riferito tutto
quello che è successo in questi mesi e fidati, ne ho sentite
delle belle. Sei andato proprio a caccia! - esclamò Kibum
con un sorriso beffardo.
- La gente esagera! -
ribattè Jonghyun fissando con interesse il mosaico sulla
parete di fronte a lui.
- Non penso... - .
- Ti dà
fastidio? - chiese poi serio Jonghyun.
- No, non più
del dovuto. Insomma, è stato un periodo difficile...hai
semplicemente sfogato la tua frustrazione perchè so, anche
senza che tu me lo dica, che non provavi niente per coloro che ti sei
portato a letto...e poi, ti avevo lasciato, eri libero di fare quello
che volevi. - rispose Kibum sedendosi a un soffio dalle ginocchia di
Jonghyun.
- So e sapevo che scoparmi
altre persone per cercare di dimenticare non è stata la cosa
giusta ma avevo perso la bussola...credevo che se mi fossi fermato a
pensare un giorno in più a quello che era successo, sarei
impazzito. - rivelò il ragazzo prendendo a sua volta la
spugna e iniziando a insaponare il collo di Kibum.
Lo
fece in automatico ed era stato come gettare il primo sassolino nella
brocca, da parte sua.
- Tranquillo, non me la
lego al dito questa... - sussurrò ammiccando nella sua
direzione il più piccolo di fronte allo sguardo crucciato
dell'altro - d'altronde, io mi sono addirittura sposato. - e qui fece
spallucce.
Già,
il matrimonio.
- E so anche a cosa stai
pensando! - esclamò poco dopo Kibum.
- A cosa? - .
- Ti stai chiedendo se ci
sono andato a letto. - disse il castano afferrando un po' di schiuma e
posandola sulle spalle di Jonghyun.
- No. Non ci ho fatto
niente. - aggiunse subito dopo.
Jonghyun
lo guardò scettico.
- Sono sincero. Non ci ho
mai fatto niente. Ho passato la prima notte di nozze a consolarla. -
disse Kibum.
- A consolarla? - .
- Si, la poveretta
è scoppiata a piangere come una fontana non appena siamo
rimasti soli. - spiegò il ragazzo a bassa voce.
- Perchè
piangeva? - .
- Sai, Jisoo, questo
è il suo nome, desiderava sposarsi anche meno di me. Il
matrimonio le è stato imposto e lei non riuscendo a
sottrarvisi ha avuto un crollo di nervi. Insomma, passare il resto
della tua vita con un tizio che non conosci per niente è
abbastanza spaventoso e triste. Mi è dispiaciuto vederla
così e allora ho passato la mia prima notte di nozze a
consolarla e a cercare di tirarle su il morale. - raccontò
il più piccolo con un'alzata di spalle.
- E' stata fortunata che
fossi tu il suo sposo. - commentò Jonghyun.
- Fortunata, dici? - .
- Si, poteva anche sposare
un brutto bastardo che se ne sarebbe infischiato della sua
sensibilità e avrebbe potuto farle del male. Sposata a un
tizio che non conosci e anche stronzo per giunta, pensa che bello. - .
- Non posso darti torto. -
sussurrò Kibum con un filo di voce.
Restarono
un altro po' in ammollo nella vasca a scambiarsi qualche parola in
totale tranquillità.
- Comunque ci sto. - disse
all'improvviso Jonghyun.
- In che senso? - .
- Alla tua proposta...a
ricostruire il rapporto passo dopo passo...piano. Non c'è
nessuna fretta. - .
Kibum
gli sorrise.
- Non c'era bisogno che me
lo dicessi l'avevo capito! - mormorò il castano toccandogli
la gamba con la sua – Ad ogni modo dovremmo uscire da qui o
diventeremo rane. - aggiunse subito dopo alzandosi in piedi e uscendo
dalla vasca.
Jonghyun
lo seguì subito dopo. Kibum si stava già
infilando l'accappatoio
quando il bruno lo chiamò.
- Kibum, non vorrei
disturbarti ma potresti darmi qualcosa per coprirmi? Non ho nulla di
mio qui. - gli chiese il ragazzo.
Il
più piccolo lo squadrò dalla testa ai piedi.
Jonghyun
rimase esterrefatto per un attimo ma poi sorrise compiaciuto.
- Però non
è giusto...allora dovresti toglierti l'accappatoio e stare
nudo anche tu. Almeno avrei qualcosa da guardare. - replicò
mentre il suo sguardo indugiava sui capelli bagnati dell'altro e
scendeva sulla cintura dell'accappatoio.
Kibum
rise.
- Sei più
sfacciato del solito! - esclamò - Comunque va bene, ti
presto uno dei miei accappatoi. - .
Il
minore sparì per qualche secondo e poi tornò con
un accappatoio
azzurro che porse al ragazzo.
Quando
ritornarono nella stanza, si sedettero sul letto di Kibum.
Jonghyun
annuì. Kibum prese la tavoletta e la spezzettò.
- Allora avevo ragione o
no? Si sta meglio dopo un bagno caldo?! - .
- Non credo sia opera del
bagno. - ribattè Jonghyun addentando il suo pezzo di
cioccolata.
- Ah no? - .
- No, credo che lo stare
insieme e parlarci a cuore aperto sia un rimedio migliore di un bagno
caldo. - .
I
due ragazzi si sorrisero.
- Allora com'è
questa cioccolata? - chiese Kibum poi indicando la tavoletta.
- Non male ma ne ho
mangiate di migliori... - rispose vagamente il ragazzo.
- Credo che tu non l'abbia
assaggiata bene. - .
- Oh si, invece... - .
- Ti dico di no. -
sussurrò il più piccolo e chinandosi sulle sue
labbra lo baciò.
Diversamente
dal bacio disperato che gli aveva sottratto Jonghyun prima del bagno,
il bacio di Kibum era lento, dolce, bagnato. Si aggrappò
all'accappatoio azzurro del ragazzo con veemenza tanto che
l'indumento gli scivolò dalle spalle. Le mani di Jonghyun si
avvicinarono lentamente alla cintura dell'accappatoio di Kibum e
sciolse il nodo in vita. Non era sorpreso questa volta dal gesto di
Kibum e rispose con altrettanta dolcezza a quell'invito a svuotare la
mente. Il castano si lasciò scivolare l'accappatoio lungo le
braccia
senza interrompere il contatto creato dalle loro bocche. Entrambi
sentivano crescere il desiderio mentre un fuoco particolare ardeva
nel basso ventre. Jonghyun invase il campo visivo di Kibum mentre il
ragazzo si lasciava andare alle soffici e pulite coperte del letto.
Jonghyun abbandonò le sue labbra per baciare ogni centimetro
della
sua mascella, sentiva la sua lingua lambire la sua pelle e disegnarci
cerchi concentrici. Kibum gettò la testa all'indietro per
permettere
al ragazzo di scendere lungo il suo collo.
Il
bruno continuò a baciare e a mordere il suo collo
lasciandogli segni
rossi al suo passaggio e procurando brividi di piacere al
più
piccolo.
- Forse...forse dovremmo
fermarci... - sussurrò Jonghyun con il volto nascosto contro
il suo collo e le labbra posate sulla pelle incandescente del castano.
Kibum
lo guardò.
- C'è qualcosa
che non va? - .
- No, tu sei perfetto!
É solo che...non voglio sia una cosa precipitosa. So che
può sembrarti stupido visto i nostri precedenti ma voglio
che sia tutto fantastico...non una cosa spicciola fatta in fretta e
furia in camera tua per timore che torni il tuo compagno di stanza. Tu
non sei una sveltina qualunque...non sei una di quelle conquiste fatte
dopo un'esibizione che gemono solo se tocco loro i capelli e tanto vale
allora fartele contro il muro di una stanza qualsiasi. Tu sei speciale,
sei il mio Key. Sei stato lontano da me
così tanto...voglio tenerti al mio fianco e donarti il
meglio... - rispose Jonghyun accarezzandogli i capelli umidi.
Kibum
quasi si commosse alle parole del ragazzo, alla sensibilità
che gli
stava dimostrando.
- E chi l'avrebbe mai
detto? King Jonghyun, il bravo ragazzo. - sibilò Kibum
allacciandogli le braccia al collo.
- Adesso mi chiami anche tu
re? - sussurrò il ragazzo al suo orecchio.
- Qui ti chiamano tutti
così...non ti piace il tuo soprannome? - .
- Solo se piace a te! - .
Si
sciolsero a malincuore dall'abbraccio. Kibum si richiuse
l'accappatoio.
Kibum
annuì. Jonghyun riprese i suoi vestiti mentre il
più piccolo si
metteva il pigiama.
Il
bruno non faceva che sorridere mentre lo guardava. Se il suo cuore
avesse potuto sarebbe scoppiato di gioia. Kibum era tornato da lui ed
era la cosa migliore che potesse capitargli. Non si era pentito di
tutto ciò che gli aveva detto quella sera, si sentiva bene,
aveva
detto tutto ciò che aveva dentro, tutto ciò che
si sentiva. Non
aveva dubbi: sassolino dopo sassolino ce l'avrebbero fatta, insieme.
**
Perfino
il tempo sembrava sorridere del ricongiungimento di Kibum e Jonghyun.
L'estate si poteva dire che era finalmente giunta e ad annunciarla,
da bravi trombettieri, erano stati il sole caldo e l'erba rigogliosa
che cresceva nel giardino più verde che mai. Tutto procedeva
per il
meglio ma oltre a Kibum e Jonghyun, le persone più felici
del
palazzo sembravano essere due in particolare: Minho e Hye Jin. La
felicità dell'uno dipendeva da quella dell'altro. Minho era
felice
da quando poteva godere tutti i giorni della compagnia di Hyun Soo.
Si era incredibilmente legato alla ragazza e fra loro sembrava essere
nato qualcosa di più a giudicare anche da quello che un
giorno aveva
raccontato Bea a colazione.
- Dici sul serio? - chiese
un divertito Kibum.
- Si, li ho visti con i
miei occhi! - rispose la ragazza guardandosi intorno.
- Che fai adesso, ti metti
a spiare la gente che pomicia?! - esclamò Jinki tuttavia
interessato alla notizia.
- Assolutamente no! -
replicò la giovane indignata – Ho visto tutto per
caso! Stavo entrando in camera mia e io li ho visti sotto la finestra
che si baciavano come due piccioncini carini! - .
- Hai capito Minho! Non ci
ha nemmeno detto niente! - ribattè Jonghyun con un ghigno.
- Non vi azzardate a
prenderlo in giro! Anche perchè non voglio che pensino che
sono una guardona quando è capitato per sbaglio che io li
abbia visti! - li ammonì Jiwon puntando il dito contro i
ragazzi.
- Hai la nostra parola!
Comunque quando se ne va Hyun Soo? É da un po' che sta qui e
dorme in camera tua. - chiese Kibum bevendo il suo succo.
- Da quel che ho capito, il
padre non sa che lei è qui. - rispose la ragazza rubando una
fetta biscottata dal piatto del fidanzato.
- Quella era mia! -
protestò Jinki che fu bellamente ignorato.
- Forse...dovremmo chiedere
a Minho. Tra l'altro non credo che Chul Moo possa farla stare qui vita
natural durante. - commentò Taemin.
Quella
più interessata a sapere del bacio fra Minho e Hyun Soo era
Hye Jin.
Seduta al loro tavolo era stata in silenzio per tutto il discorso
continuando a fare colazione senza battere ciglio. Il suo livello di
attenzione si era alzato ancora di più quando aveva sentito
che la
piccola Hyun Soo poteva avere problemi in casa. Sorrise contro la
tazza di tè che stava per bere. Sarebbe stato davvero un
peccato se
il signor Park fosse venuto a conoscenza dell'attuale
“residenza”
della figlia.
Hyun
Soo apparteneva a una famiglia ricca e suo padre non le avrebbe di
certo
permesso di vivere lì. Era stata una fuga d'amore per il bel
Minho a
dettare la sua decisione di lasciare la casa paterna contro la
volontà di suo padre? La notizia avrebbe mandato il signor
Park su
tutte le furie a sapere della sua unica figlia con un orfano
mangiafuoco. Hye Jin decise che sarebbe andata a fargli visita, in
fondo, che c'era di male se una vecchia compagna di scuola della sua
bambina, preoccupata per lo stato in cui versava la sua amica in casa
di Chul Moo, avesse preso la decisione di parlarne con il padre?
Niente di male, in fondo.
Hye
Jin si divertiva a stare lì, era diventata un'amica stretta
di Kibum
e non poteva chiedere di meglio. S'interessava alle vite di quei
ragazzi e ogni volta che succedeva qualcosa di nuovo ne era felice.
Che c'era di meglio di giocare con loro? Kibum aveva commesso
l'errore di descriverle il suo affascinante mondo e lei ora non ne
poteva fare a meno. Complicare le cose poi la eccitava.
In
quel momento arrivò Minho con Hyun Soo. Si sedettero al loro
tavolo.
- Avete fatto tardi. -
commentò Jonghyun con una nota allusiva nella voce, come se
volesse intendere altro.
Taemin
trattenne una risata mentre Bea sferrava un calcio sotto il tavolo al
maggiore dei Kim.
Minho
guardò di sbieco i due ragazzi.
- Ho aspettato che Hyun Soo
uscisse dalla doccia! - rispose inacidito.
- Oh si, la doccia...-
mormorò Taemin mostrando i denti candidi in un sorriso che
voleva sembrare innocente ma non lo era per niente .
Hyun
Soo arrossì ma sorrise versandosi da bere.
- Lasciali perdere! Fanno
sempre così! - le disse Minho.
- Oh, non ti preoccupare!
Sono simpatici, mi piacciono i tuoi amici! - replicò la
ragazza.
- Hai sentito hyung? Ha
detto che le piaccio! - esclamò Taemin.
- Ha detto che le piacete!
- lo corresse Minho colpendolo sul braccio.
- E' geloso
perchè faccio sempre questo effetto alle donne! -
sussurrò Taemin alla ragazza che scoppiò a
ridere.
Mentre
parlavano del più e del meno vennero interrotti dal signor
Jung in
persona.
Tutti
balzarono in piedi e s'inchinarono per salutarlo educatamente.
- No no buoni, continuate
pure a mangiare! - disse sorridendo e indicando il tavolo - Volevo solo
scambiare due parole con la signorina Hyun Soo. - .
I
presenti si congelarono sul posto.
Hyun
Soo guardò preoccupata l'uomo che invece continuava a
sorridere
cordialmente.
- Signor Jung lasci che-
provò a dire Minho ma l'uomo gli mise una mano sulla spalla
impedendogli di alzarsi.
- Non ti preoccupare Minho,
te la riporto subito. - .
Hyun
Soo si allontanò con il signor Jung. Hye Jin sorrise ma
nessuno
sembrò notarla.
Il
signor Jung la fece accomodare nel suo ufficio.
- Prendi un biscotto. -
disse mentre si sedeva dietro la scrivania.
- No grazie, ho appena
fatto colazione. - rispose la ragazza.
- Insisto. - .
La
ragazza accettò per fargli piacere.
Jung
Chul Moo era uno di quegli uomini il cui sorriso non lo abbandonava
mai. Hyun Soo temette che l'uomo le dicesse che non poteva
più stare
lì.
- Allora Hyun Soo, ti piace
qui? - .
- Si, non c'ero mai
stata...è davvero bello qui. - rispose.
- Ti piacerebbe diventare
una dei miei ragazzi? - .
La
domanda colse di sorpresa la ragazza tanto che non riuscì a
dargli
una risposta immediata.
Hyun
Soo abbassò lo sguardo e Chul Moo sorrise in modo paterno.
- Tranquilla, tuo padre
sarà anche mio amico ma non farò la spia. - la
rassicurò l'uomo.
- Grazie...io e mio padre
non siamo in buoni rapporti ultimamente. - gli comunicò la
ragazza.
- E' per Minho? - .
Ancora
una volta la domanda la sorprese.
- Ho i miei informatori...
- scherzò il signor Jung.
- No lui non sa di
Minho...me ne sono andata perchè siamo gli opposti e mio
padre vuole sempre impormi il suo punto di vista. Non mi lascia
respirare. - confessò la ragazza.
- Capisco...senti Hyun Soo,
puoi restare qui tutto il tempo che vuoi...non ho nessuna intenzione di
mandarti via ma ti conviene risolvere con tuo padre il prima possibile.
- disse il signor Jung.
- Grazie signore. - .
La
ragazza si alzò e dopo un breve inchino si avviò
verso la porta.
- Comunque Hyun Soo, la
danza con i ventagli che hai mostrato ieri a Minho, non era affatto
male. - disse il signor Jung bloccandola sulla porta.
La
ragazza si voltò perplessa. Aveva visto lo spettacolo
privato che
aveva fatto per Minho nella sala gialla? Quell'uomo era davvero
ovunque.
Ringraziò
imbarazzata e uscì subito dall'ufficio.
**
Hye
Jin sbuffò seccata. Il signor Jung si era comportato come il
solito
perbenista, buono e saggio che era e Hyun Soo aveva il permesso di
stare lì e di quel passo avrebbe avuto anche un posto nella
compagnia del palazzo. La cosa rischiava di diventare noiosa...doveva
intervenire il prima possibile e lo fece una mattina soleggiata di
fine Giugno. Si era recata a casa dei signori Park quella mattina, si
era travestita di tutto punto e i capelli biondi e le ciglia lunghe
avevano funto bene. Il signor Park ci era cascato con tutte le
scarpe. Aveva creduto ad ogni parola, aveva creduto alla storia che
la sua unica figlia si era trasferita a casa di Chul Moo, il suo
grande amico, e che per farsi ben volere dai ragazzi e per avere un
posto nella compagnia, si concedeva tutte le sere a un ragazzo, un
orfano di nome Minho che a seguito delle prestazioni sessuali le
spianava la strada in quel mondo intricato. Aveva recitato
incredibilmente bene piangendo come una fontana per il destino a cui
si sottoponeva la sua amica.
Quello
stesso pomeriggio successe ciò che era prevedibile. Hye Jin
era in
camera di Kibum sdraiata sul suo letto con le belle gambe poggiate
contro il muro incurante della gonna corta che era salita ancora
più
su.
Stavano
parlando del più e del meno quando delle terribili urla
squarciarono
la quiete pomeridiana.
Davanti
la grande entrata del palazzo si era creata una piccola folla e come
in un'arena si stavano fronteggiando Hyun Soo e suo padre. Minho poco
distante da lei. Kibum e Hye Jin si fecero largo a gomitate.
Il
signor Park era un uomo severo, con le labbra sottili e strette, gli
occhi piccoli e cattivi, lo sguardo intransigente e i capelli
brizzolati.
- Tu verrai via con me,
punto. - disse l'uomo inflessibile.
- Sono maggiorenne, posso
fare quello che voglio. Non hai più nessun potere su di
me...non lo avevi prima, non lo hai adesso. - replicò fredda
la ragazza.
- NON PERMETTERO' CHE MIA
FIGLIA VIVA QUI COME UN'ORFANA SENZA FUTURO, ALLE DIPENDENZE DI UN UOMO
CHE RACCATTA PARASSITI DI OGNI GENERE E LI FA PASSARE PER GRANDI
ARTISTI! QUESTO GIOCO PERVERSO FINISCE QUI! - urlò l'uomo
perdendo le staffe.
- Gioco perverso? Di che
diavolo stai parlando?! Questi ragazzi si guadagnano da vivere
onestamente! - ribattè Hyun Soo scaldandosi.
- Onestamente dici? Pensi
che non sappia la verità? So bene che per farti accettare da
questi quattro disgraziati ti concedi tutte le sere alle perversioni di
un certo Minho come una volgare prostituta di basso borgo! -
sputacchiò l'uomo indignato e disgustato - MIA FIGLIA! MIA
FIGLIA CHE SI CONCEDE A UN POVERACCIO ACCATTONE! - .
Il
signor Park fumava rabbia da ogni poro ma Hyun Soo non gliela avrebbe
data vinta.
- C-COME OSI?! MINHO NON E'
UN ACCATTONE DA QUATTRO SOLDI! E POI COME TI PERMETTI DI INSINUARE CHE
IO MI PROSTITUISCA PER ENTRARE A FAR PARTE DELLA COMPAGNIA? HAI COSI'
SCARSA FIDUCIA NELLE MIE ABILITA' CHE PENSI ABBIA BISOGNO DI QUESTI
MEZZI PER REALIZZARMI?! - .
Hyun
Soo era esplosa come un fiume in piena. Aveva urlato con tutta l'aria
che aveva nei polmoni, così forte che Kibum si chiese da
dove
diavolo aveva preso tutta quell'aria. Di fronte a lui Jonghyun,
Taemin, Jinki e Bea erano sconvolti.
- Ho sentito abbastanza.
Smettiamola con queste pagliacciate e vieni via. - sibilò
l'uomo cercando di non perdere ancora le staffe.
- Vattene. Vattene subito o
non risponderò di me. - replicò la ragazza senza
muovere un muscolo.
- Come osi rivolgerti
così a me, ingrata, a me che sono tuo padre? Vieni via prima
che te ne penta. - .
- Ti ho detto di andartene.
Non voglio vederti mai più. - .
Hyun
Soo era irremovibile.
Il
signor Park era livido di rabbia e a quelle parole le sue guance
flaccide tremolarono.
- Se non vuoi venire via
con le buone, verrai via con le cattive. - mormorò mortifero
e avanzò in direzione della figlia ma in quel momento Minho
si frappose fra loro.
- Sua figlia le ha detto di
andarsene. - disse pacato.
- E tu chi diavolo saresti?
- .
- Io sono il poveraccio
perverso accattone. - rispose Minho con un mezzo sorriso.
L'uomo
fremette di rabbia.
- Non ti vergogni, eh? Non
ti fai schifo da solo approfittando di una povera ragazza confusa per i
tuoi sporchi piaceri?! - ringhiò a un soffio dal mento del
ragazzo.
Minho
era di una spanna più alta dell'uomo.
- Sa che cosa le dico? Ha
perfettamente ragione! Mi sento in colpa ogni volta che guardo sua
figlia negli occhi perchè so di non meritarmela ma rispetto
enormemente sua figlia e accetto ogni sua decisione. È
libera di fare quello che vuole, fintanto che vorrà restare
al mio fianco ne sarò lieto e se deciderà di
andarsene lo accetterò anche se a malincuore. -
replicò il ragazzo.
- Si si, belle parole le
tue ma sai quanti ne ho incontrati di tipi come te? Spostati prima che
perda la pazienza! - sbottò l'uomo agitando le braccia.
- Io amo sua figlia. -
rivelò Minho senza muoversi di un millimetro.
- E io amo lui. -
sussurrò Hyun Soo da dietro la schiena del ragazzo.
- Si certo, come no! Bella
recita! Non posso credere che pur di stare in questo postaccio, ti
pieghi a qualsiasi baggianata che questo disgraziato ti propone! -
sbraitò il signor Jung guardando la figlia con disprezzo.
- Basta papà!
Smettila! Chi ti ha messo in testa queste menzogne?! Non facciamo
niente di male! - strillò la ragazza esasperata.
- Lascia perdere chi me
l'ha detto! So che quello che dico io è vero e voglio che tu
venga via con me prima che perda la pazienza e faccia crollare questo
posto in due minuti! - minacciò l'uomo con espressione dura.
- Sua figlia non
verrà via con lei, quindi le consiglio vivamente di
andarsene come anche Hyun Soo le ha chiesto. - ribattè Minho.
Hyun
Soo abbracciò il ragazzo da dietro cingendogli le braccia in
vita
come a dire che il suo posto era lì, che nessuno l'avrebbe
portata
via.
Davanti
a quell'abbraccio impertinente e pieno d'amore insieme, il signor
Park si sentì ribollire il sangue nelle vene forse
perchè non
capiva davvero il significato di quel gesto o forse perchè
non era
più in grado di provare quel sentimento. Forse era
più arrabbiato
per la seconda opzione che per altro.
- Adesso...-
sibilò minaccioso ma una voce gioviale e cristallina lo
interruppe.
- Sentivo uno strano e
differente baccano per i corridoi. - .
Il
signor Jung era arrivato e tutti si erano spostati per fargli largo.
- Dong Chul! Qual buon
vento ti porta qui! - esclamò non appena vide l'uomo rosso
in volto - Sicuramente non una visita di piacere. - aggiunse subito
dopo non appena vide la sua espressione.
- Giù la
maschera Chul Moo! So bene cosa succede all'interno di queste quattro
mura e te lo dico ora, non lascerò correre la cosa. -
ringhiò puntando il dito contro l'uomo.
Chul
Moo non smise di sorridere e la cosa snervò molto il signor
Park.
- Di cosa stai parlando
Dong Chul? - .
- Credi forse che sia
idiota? Mi hanno riferito che mia figlia si concede a questo
bell'imbusto - e qui indicò Minho - per un po' di
notorietà fra questo branco di indisciplinati! E TU! Tu
sapevi tutto altrimenti mi avresti messo al corrente sul fatto che mia
figlia si trovava qui. - .
- Veramente io credevo che
Hyun Soo ti avesse detto che si trovava qui...non immaginavo che ne
fossi all'oscuro. - disse il signor Jung in estrema
tranquillità e facendo l'occhiolino alla ragazza non appena
i loro sguardi s'incrociarono - Per quanto riguarda Minho, è
questo il nome del ragazzo, puoi stare tranquillo. Minho è
un tipo a posto, chiunque ti abbia riferito queste nefandezze
è in torto marcio...ha sbagliato con chi prendersela.
L'unica cosa che so è che i ragazzi sono innamorati e spero
che la notizia possa rallegrarti. - e concluse il suo discorso fra gli
sguardi divertiti di tutti.
Chul
Moo era in grado di riportare la pace ovunque andasse, alcuni
dicevano che avesse qualche potere magico ma altri dicevano che erano
tutte sciocchezze.
- Rallegrarmi? Preferirei
che il lampadario dell'atrio mi cadesse in testa piuttosto che
accettare che mia figlia faccia sesso con..con questo depravato di
bassa lega. - sbottò guardando con odio Minho.
- Dong Chul! Non permetto a
nessuno di offendere i miei ragazzi quindi ti consiglio di moderare il
linguaggio se non vuoi che ti sbatta fuori personalmente. -
l'apostrofò il signor Jung duramente e fu come se nel
rabbuiarsi il cielo si scurisse.
Un
brivido percorse la schiena di Kibum.
- Non c'è
bisogno che mi accompagni tu alla porta, ci vado da solo e mi
portò via questa screanzata di mia figlia. -
ribattè l'uomo aggiustandosi il soprabito.
- Hyun Soo ha espresso il
desiderio di restare qui e io e te non siamo nessuno per dirle cosa
deve fare. Chiunque voglia alloggiare qui è il benvenuto. Le
mie porte sono aperte per chi desideri entrare e per chiunque desideri
uscire. - sentenziò il signor Jung mentre i suoi occhi si
posavano sul signor Park.
Il
padre di Hyun Soo fremette un'ultima volta e poi girò sui
tacchi
dirigendosi verso la porta.
- Non finisce qui! -
urlò mentre il portone sbatteva alle sue spalle.
- Direi che possiamo dire
alle nostre cuoche che possono iniziare a preparare la cena. -
comunicò il signor Jung con un largo sorriso avviandosi
verso le cucine e canticchiando un motivetto come se niente fosse
successo.
- Figo il signor Jung, eh?!
- esclamò Taemin dondolandosi.
Tuttavia
Hyun Soo e Minho non sembrarono sentirlo, si guardavano negli occhi e
poi Hyun Soo lo abbracciò sussurrandogli dolci parole
all'orecchio.
Jonghyun
prese per mano Kibum mentre si dirigevano ai divani della stanza
gialla e gli scoccò un bacio a fior di labbra.
- E questo per cos'era? -
chiese il ragazzo.
- Per niente in
particolare...le tue labbra mi chiamavano. - .
- Che diavolo lussurioso! -
esclamò Kibum.
- Il bello deve ancora
arrivare...- sussurrò Jonghyun afferrandolo per la vita.
La
sera stessa Chul Moo comunicò a Hyun Soo che il mattino
seguente
voleva parlarle di lavoro e quella sera festeggiarono tutti insieme
nel giardino del palazzo e proprio quando avevano deciso di uscire a
bere qualcosa si accorsero che Minho e Hyun Soo erano spariti.
- Hyung non ti conviene
tornare a dormire stasera! - sghignazzò Taemin in direzione
di Jinki.
- Ne farò a
meno...credo di sapere dove andare... - replicò Jinki
tirandosi la fidanzata sulle gambe e sussurrandole poi qualcosa che
fece ridacchiare Jiwon.
- Per l'amor di
Dio! - esclamò disgustato Taemin.
- Non abbiamo fatto niente!
- protestò Bea girandosi verso il più piccolo.
- E menomale! Non ci tengo
a fare una lezione di anatomia dal vivo...a meno che non m'invitiate. -
disse Taemin malizioso con un sorriso divertito.
- Mi dispiace...niente cose
a tre! - replicò Jinki.
- Chi è che fa
le cose a tre? - chiese Jonghyun che fino a poco prima era immerso in
una conversazione con Kibum.
- Guardalo come resuscita!
- gracchiò Kibum spingendolo via dalla sedia per farlo
cadere e rinunciandoci alla fine ma sedendosi in grembo al ragazzo.
- Taemin fa le cose a tre.
- rispose Jiwon divertita.
- Non è vero! -
replicò il ragazzo.
- Taemin! -
cinguettò una ragazza sbracciandosi nella sua direzione
dall'altro lato del giardino.
- Mi chiamano! - disse come
per giustificarsi e si allontanò verso la ragazza allargando
le braccia nella sua direzione.
Minho
e Hyun Soo si erano allontanati furtivamente per parlare da soli.
Erano in camera di Minho e Jinki e la ragazza si era seduta sulla
scrivania.
- Grazie per essere
intervenuto. - disse lei prendendogli una mano.
- Non c'è
bisogno di ringraziarmi...non avrei permesso a tuo padre di farti del
male. - rispose Minho.
- Mi dispiace che tu abbia
assistito a tutto lo show...tutte quelle cattiverie che ha detto...per
non parlare delle stupidaggini che si è inventato. Mi
dispiace per le offese... - mormorò triste la ragazza.
- Non ti preoccupare! Non
mi ha scalfito per niente...ero più preoccupato per te a
dirla tutta. - .
- Sto bene...sapevo che
prima o poi sarebbe arrivato questo momento e sono felice che sia
passato. - sussurrò la bruna.
Si
strinsero le mani nel silenzio della stanza.
- Dici che avremmo dovuto
dire a mio padre che non abbiamo ancora fatto sesso? - chiese divertita
Hyun Soo.
- Assolutamente no...la sua
faccia era impagabile e poi, possiamo sempre recuperare... - rispose
suadente Minho avvicinandosi alla ragazza e baciandola con passione.
Hyun
Soo gli si lanciò praticamente addosso aggrappandosi alle
sue spalle
e rispondendo al bacio con trasporto. Permise alla lingua di Minho di
fare quello che voleva della sua e aprì le gambe per
consentire al
ragazzo di posizionarsi fra di esse. Le mani di Minho percorsero le
sue gambe scostandole il vestito.
- Lo prendo come un si? -
sussurrò Minho staccandosi dalle sue labbra.
- E' tutto ciò
che voglio adesso. - rispose.
Il
moro sorrise e la sollevò dal ripiano mentre la ragazza gli
allacciava le gambe in vita. Si diressero verso il letto e
lì si
lasciarono andare svuotando la mente e dimenticandosi di tutto e di
tutti. Il vestito blu della ragazza scivolò via come seta
mentre
desiderava ardentemente che le mani di Minho non lasciassero mai il
suo corpo. La prospettiva di restare nuda davanti a lui non la
spaventava più come quando pensava alla sua prima volta con
il
ragazzo. Minho si sfilò la maglia mostrando gli addominali
scolpiti
alla luce della luna. Lo sguardo fisso su Hyun Soo come se non
volesse perdere nemmeno un secondo della reazione della ragazza. E
mentre Hyun Soo e Minho si abbandonavano a gemiti soffusi, a voglie
incontenibili, a baci scottanti e mentre un pungente dolore si faceva
strada dentro Hyun Soo per poi lasciare il passo a un piacere senza
eguali, qualcun altro sembrava annoiarsi parecchio. Hye Jin aveva
perso interesse quando Minho e Chul Moo avevano riportato le cose in
ordine. Doveva trovare qualcosa per svagarsi, magari riportare la sua
attenzione su i suoi soggetti preferiti. Il suo sguardo incantatore
cadde su Kibum e Jonghyun che proprio in quel momento si erano alzati
dalle sedie e stavano andando via felicemente.
Oh
si, con loro si sarebbe divertita molto di più.
Sorrise
bevendo un altro sorso di birra.
Jonghyun
e Kibum avevano deciso di rientrare per stare un po' da soli. Mentre
camminavano lungo il corridoio del secondo piano, delle risa alle
loro spalle li sorpresero. Si voltarono e videro una scena bizzarra.
Un Taemin bendato che, tenuto per mano dalla ragazza che prima lo
aveva chiamato, avanzava a tentoni.
- Dove mi porti? - chiese
il ragazzo.
- E' una sorpresa! Fidati
di me, oppa! - squittì la fanciulla guidandolo verso la
camera da letto della ragazza.
- Dici che dovremmo
preoccuparci? - chiese Kibum perplesso non appena i due furono
scomparsi dalla loro vista.
- Nah! Sembra una brava
ragazza! - rispose Jonghyun.
- Non credo che stanotte
tornerà in camera... - commentò Kibum con un
sorrisetto.
Jonghyun
rise piano.
- Beh forse è un
occasione per noi... - mormorò allacciando le braccia sui
fianchi del ragazzo.
- Mi stai chiedendo di non
lasciarti solo stanotte? - .
- Ti sto chiedendo di
lasciarti amare da me... - .
I
loro sguardi s'incatenarono e il desiderio tornò a farsi
sentire
premendo in ogni centimetro del loro corpo.
Quella
sera di fine giugno era la serata che entrambi stavano aspettando.
Sapevano
di non potere più aspettare.
Entrarono
in camera di Jonghyun e si richiusero la porta alle spalle mentre
l'eccitazione procurava loro brividi e pelle d'oca.
Quella
era la loro serata.
Salve a
tutti! ^^
Lo so, sono in un ritardo
mai visto ma abbiate pietà di me e pregate per la mia anima
visto
che sono stata molto impegnata in quest'ultimo periodo: sto studiando
per un esame del 6 Aprile e seguo i corsi tutta la settimana o quasi.
T_T
Allora, passiamo al
capitolo! Già nell'angolo della scorsa settimana volevo
anticiparvi
che il capitolo sarebbe stato sul passato ma me ne sono dimenticata!
Ebbene si, siamo tornati nel passato e anche il prossimo capitolo
sarà sul passato per poi tornare nel presente! Il capitolo
22esimo è
leggermente più corto degli altri perchè in
sostanza narra e
descrive il chiarimento e il riavvicinamento fra Jonghyun e Kibum,
l'amore fra Minho e Hyun Soo con tutti i problemi che ne derivano e
iniziamo a guardare più da vicino la figura di Hye Jin, cosa
che
continueremo a fare anche nel prossimo capitolo. Hye Jin è
più
subdola e perfida che mai, trama contro i ragazzi ma nessuno si
accorge di niente e c'informa che sposterà la sua attenzione
su
Jonghyun e Key, il suo bersaglio principale da sempre. Sembra proprio
che Kibum e Jonghyun abbiano trovato la loro stabilità e
meglio di
così le cose non potrebbero andare ma loro non sanno che gli
eventi
stanno per precipitare. Scrivere questo capitolo è stato un
parto
con il poco tempo a disposizione ma sono felice di esserci riuscita!
Spero che vi piaccia! ^^
Un piccolo riferimento *la
favola di Esopo di cui parla Jonghyun è la seguente
“ La
cornacchia e la brocca” e il titolo del capitolo
deriva proprio da
questa favola! ^^
Inoltre la ragazza ritratta
nella copertina si avvicina molto all'immagine mentale che ho di Hye
Jin, quindi quando l'ho visto non ho potuto che esserne sorpresa! ^^
Vi lascio qui l'immagine originale e vi
comunico che l'artista è
Kuvshinov Ilya! ^^ mi piace un sacco! ^^
Passiamo ai ringraziamenti:
ringrazio Blakneco,
annaminho4429
e lagartischa
per la recensione
allo scorso capitolo! <3 <3 Grazie infinite! <3
<3
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite
e le seguite
e chiunque l'abbia
letta! <3 <3 <3
Grazie a Ninechka
che mi aiuta e mi supporta ad ogni capitolo! <3
<3<3 Grazie
a bummie_claaa96
per il suo
sostegno! <3 <3 <3
Grazie a tutti! <3 <3
<3 <3 <3
P.s. Ne approfitto per farvi
gli auguri: buona Pasqua a tutti! ^_^ * regala uova di Pasqua e
conigli di cioccolato*
A presto!
Kisses! :*
|
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Capitolo 23 *** 23. Il passato IX - L'anello ***
23. Il passato IX -
L'anello
Kibum
e Jonghyun erano eccitati. Non avevano bisogno neanche di accendere
la luce. Jonghyun chiuse la porta a chiave e il suo sguardo
s'indirizzò verso la sagoma di Kibum. Sentiva gli occhi
felini del
più piccolo divorarlo nel buio della stanza.
Jonghyun
per tutta risposta gli si avventò contro con un tale
entusiasmo che
Kibum cozzò contro il muro ma non sembrò
importarsene. L'unica cosa
di cui gli importava in quel momento era delle braccia di Jonghyun
che si erano strette intorno alla sua schiena, delle sue labbra
brucianti e delle sue mani che strepitavano per strappargli via
quegli inutili stracci che nascondevano quel corpo perfetto.
Affondò
le mani nei capelli scuri del ragazzo mentre rispondeva al bacio con
trasporto e questa volta fu lui, Kibum, a chiedere il permesso di
entrare nella sua bocca. Permesso che Jonghyun gli concesse senza
pensarci due volte. Poi, le mani lunghe e affascinanti di Kibum
iniziarono a sbottonare la camicia di Jonghyun, che fremeva per
essere liberato da quell'incombenza, e iniziò ad accarezzare
ogni
centimetro di quella pelle incandescente. Le mani di Jonghyun invece
indugiarono sul bottone dei suoi pantaloni e dopo dei secondi che
sembrarono eterni decise di sbottonare quei fastidiosi jeans e
puntare la sua attenzione su quello che più di tutto
torturava
dolcemente Kibum. Il più piccolo sussultò quando
avvertì la mano
del più grande toccare la sua virilità con
decisione, la stessa che
sembrò vibrare quando Jonghyun ne tirò la pelle.
Kibum gemette
sulle labbra carnose del maggiore mentre si lasciava trasportare
verso il letto. Si lasciò cadere all'indietro permettendo a
Jonghyun
di sfilargli via anche gli ultimi indumenti: fu come essere esposti
per la prima volta al mondo. Interruppe il contatto fra le loro
bocche solo per baciare, succhiare, mordere e tirare la pelle del
collo, delle spalle e dei pettorali di Jonghyun che non smetteva, nel
frattempo, di dargli piacere. Avvertì il rigonfiamento nei
pantaloni
del bruno mentre erano premuti l'uno contro l'altro e fu allora che
decise di invertire le loro posizioni. Non esitò un attimo a
sbottonare i suoi pantaloni e a liberare ciò che opprimeva
il
ragazzo. Desideravano quel momento da così tanto che quasi
non
sembrava reale. Kibum prese a baciare e a leccare qualsiasi parte
del corpo di Jonghyun che glielo permettesse mentre scendeva senza
timore sempre più giù lasciando una scia umida al
suo passaggio.
Leccò, quasi con fare sadico, la vena esibizionista che
pulsava
accanto all'anca del maggiore. Ci passò la lingua
più di una volta
facendo rabbrividire Jonghyun. Quella vena impertinente era sempre
più visibile ogni volta che la sua lingua se ne andava,
quasi la
risfidasse a tornare. Così pulsante, così doppia
mentre trasportava
il sangue in un punto altrettanto doppio ma
molto più sensibile. Kibum non seppe resistere oltre e la
sua bocca
con le sue labbra rosa iniziarono a dare piacere alla
virilità di
Jonghyun, il quale non riuscì più a trattenere i
gemiti che
fuoriuscirono dalle sue labbra in modo automatico. Fu come essere
pervasi da una serie di brividi elettrizzanti che lo costringevano ad
inarcare la schiena, desideroso di avere sempre di più. E,
quando
proprio sentì di non poter più aspettare quel
momento scattò a
sedere e, afferrato Kibum per le braccia, rovesciò le loro
posizioni
e lo baciò ancora,
ancora e ancora. E Kibum era tutto un fremito
nella consapevolezza di ciò che
sarebbe accaduto di lì a poco. Poi avvertì un
senso di fastidio
quando le dita di Jonghyun si aprivano la strada dentro di lui ma non
disse niente, era un fastidio piacevole, il migliore del mondo o
almeno credeva fosse il migliore del mondo fino a quando non
avvertì
un corpo estraneo farsi largo dentro di se con così dolce ma
decisa
determinazione da strappargli un forte gemito.
- Ti ho fatto male? -
chiese Jonghyun in un sussurro accarezzandogli i capelli.
- No, per niente, non ti
preoccupare. - rispose il più piccolo con un sorriso.
E
da quell'istante in poi ci fu solo quel sorriso per Jonghyun, non
riuscì a vedere altro. La stanza buia e calda si
riempì di gemiti,
risucchi, baci e passione febbricitante. Era come sentirsi completi,
era come se per tutto quel tempo fossero stati privati di qualcosa di
vitale. Era come essere una sola persona. Il cuore di Kibum batteva
gli stessi ritmi, pulsava insistentemente lo stesso sangue di quello
di Jonghyun. Era come un ballo a due, uno dei più
meravigliosi di
sempre. Era come fondersi l'uno dentro l'altro, come perdere le
proprie sembianze per acquisire un aspetto indefinito che va a
confondersi fra le pieghe della pelle dell'altro, fra le sue labbra
voluminose, fra i suoi capelli scuri. Kibum credette di scomparire
per davvero quando entrambi, al culmine del piacere, raggiunsero il
proprio climax sotto le mani e i movimenti sensuali l'uno dell'altro.
Gli sembrava quasi di sparire come polvere sotto il peso e il respiro
di Jonghyun...come una polvere dorata troppo stremata dall'amore di
quel ragazzo impulsivo.
Jonghyun
gli crollò letteralmente addosso. Il volto seppellito
nell'incavo
del suo collo.
Kibum
avrebbe scommesso tutto che se avesse potuto vederlo in faccia
l'avrebbe visto ghignare soddisfatto. Sorrise.
- Anche tu non scherzi,
eh... - sussurrò di rimando tastando con il suo lungo dito
un punto preciso del collo di Jonghyun.
Il
maggiore ridacchiò.
- Daremo nell'occhio... -
commentò Kibum divertito.
- E chi se ne frega! Non
siamo i primi né gli ultimi... - ribattè Jonghyun
giocando con i capelli del ragazzo.
- L'altra volta ho visto una
tizia che più che un innocente succhiotto sembrava avesse un
ematoma. - sghignazzò il bruno.
- Un succhiotto non
può essere innocente... - .
- Rispetto a un ematoma si.
- .
- Come siamo finiti a
parlare di ematomi? - .
- Non lo so...comunque tu
sei il re dei succhiotti...avrebbero dovuto soprannominarti
“king of *Hickeyland.” - disse il minore disegnando
davanti a sé con la mano un vasto regno invisibile.
- Che vuoi farci, la mia
fama mi precede. - commentò malizioso il maggiore.
- Già immagino
durante la mia assenza a quante povere vittime avrai strappato via il
collo. - replicò Kibum.
- Non sono Hannibal Lecter,
faccio le cose con un certo garbo...magari il periodo immediatamente
successivo alla notizia del tuo abbandono, ero parecchio arrabbiato e
sarò stato un po' irruento ma non se ne è
lamentato mai nessuno... - bisbigliò Jonghyun.
- Con te, forse... - .
- Aaaahhh, non parliamo degli
altri ora! Parliamo di noi...di te...sei bellissimo. -
sussurrò il maggiore sfiorandogli le labbra con un dito - My
golden Key...
- sussurrò poi come incantato.
Kibum
sorrise in modo amabile.
- Ti amo. - .
- Ti amo anche io.- .
E
poi le palpebre divennero pesanti.
**
Il
palazzo di Chul Moo era grande abbastanza da contenere un esercito
intero. Aveva tante, tantissime stanze e tante, tantissime sale di
colori e mobili diversi.
Chul
Moo poi si sbizzarriva a dare i nomi più strani alle sale.
C'era
una sala tutta gialla ma così gialla che a starci troppo
dentro ti
facevano male gli occhi. Quella sala aveva il nome di
“Spicchio di
Sole”. A Taemin piaceva un sacco perchè il giallo
era uno dei suoi
colori preferiti ma ci andava quasi sempre da solo perchè
nessuno
voleva mai accompagnarlo lamentandosi del colore che procurava mal di
testa.
Poi
c'era una stanza con tre tinte prevalenti: blu, verde e dorato. Chul
Moo l'aveva chiamata la “Stanza del Pavone”. A
Jonghyun piaceva
un sacco...diceva sempre che un giorno avrebbe arredato casa sua con
lo stesso stile del signor Jung.
Poi
fra le tante stanze che c'erano, ve ne era una azzurra, di un azzurro
intenso che si chiamava “Sala di Narciso” a causa
degli
innumerevoli specchi che ricoprivano le pareti. Taemin ricordava
ancora quando, all'età di undici anni, giocava ad
acchiapparello con
gli altri ragazzini in quella sala e poi puntualmente le cameriere
rimproveravano la loro deplorevole condotta ma il signor Jung invece,
si faceva una bella risata e lasciava che continuassero a giocare.
Grande uomo il signor Jung. Ricordava anche che quella era la sala in
cui aveva dato il suo primo bacio. Era una sera di metà
aprile e lui
e Choi Soohyun si erano chiusi a chiave nella sala semivuota mentre
tutti gli altri facevano baldoria. Era stato un bacio casto, a fior
di labbra e che sapeva di cocacola. Invece ora la stessa Choi
Soohyun, senza più codine, lo guardava con sospetto come se
avesse
paura che se lo avesse salutato sarebbe impazzita o qualcosa del
genere. Taemin sorrise divertito.
Poi
c'era la stanza “Dorian Gray” piena di quadri e di
un bordeaux
cupo. Quella stanza metteva i brividi a chiunque. Si aveva la netta
impressione di essere osservati da ogni dove e alcuni quadri erano
davvero inquietanti. Non ci entrava mai nessuno, solo le cameriere in
pieno giorno e con i balconi spalancati per pulirla. Avrebbero dovuto
organizzarci una festa di Halloween un anno.
Poi
c'era un orribile nauseante stanza rosa confetto
piena
di gingilli, pizzi e altra roba da nonna. Alle ragazze piaceva un
sacco mentre lui ne aveva dimenticato anche il nome visto che non ci
entrava mai.
E
poi c'erano ancora un sacco di stanze altrettanto belle e con diversi
nomi. Mentre l'enorme sala con le colonne in cui si esibivano la sera
si chiamava “ The Great Gatsby”, Taemin credeva per
la
spettacolarità dell'evento. L'unica sala che non aveva il
nome era
quella in cui facevano colazione, d'altronde non ne avevano bisogno.
Taemin,
quella mattina di una domenica noiosa, sedeva tutto solo nella stanza
gialla. Quando era solo rifletteva un sacco, pensava e ricordava un
sacco di cose. Da bambino non avrebbe mai immaginato che avrebbe
vissuto in un posto del genere. Era davvero un sogno abitare
lì
anche se a volte avrebbe preferito avere una vita più
raccolta ma
non si era mai pentito della sua decisione di restare lì. Il
signor
Jung era un uomo eccezionale, il palazzo era bellissimo, faceva
l'unica cosa che amava davvero fare e si era trovato dei buoni amici,
degli ottimi amici. Non c'era nessuno che gli stava particolarmente
antipatico della fauna che popolava il palazzo. Ognuno ricopriva il
suo ruolo nella “scala gerarchica” di quel luogo.
Molti la
chiamavano così ma a Taemin non piaceva. Per Taemin erano
tutti
sullo stesso piano, come su una lunga sottile linea retta. C'erano i
tipi che piacevano a tutti, quelli che stavano lì da anni e
che
dispensavano consigli su consigli e che erano una sorta di veterani
che tutti rispettavano. Poi c'erano quelli che amavano tutti, che
eccellevano particolarmente in qualcosa e avevano codazzi di
ammiratrici, quelli i cui soprannomi conoscevano tutti per forza di
cose ma che erano allo stesso tempo abbastanza discreti, tipi come
Jonghyun e Minho. Anche Jinki lo aveva inserito nella stessa
categoria e forse era così. Era il ballerino migliore
lì dentro,
anche il suo soprannome lo diceva, ma non per questo si sentiva
migliore di tutti.
Poi,
c'erano quelli che svolgevano tranquillamente il loro lavoro e che
erano contemporaneamente dei grandi osservatori, Taemin pensava che
Jinki fosse il primo della lista: Jinki hyung riusciva a vedere cose
che altri non vedevano con la stessa immediatezza. Poi c'erano quelli
bravi a fare tutto, gli oratori, capaci di rimbambirti con una
parola, tipi come Kibum per intenderci. Poi c'erano i silenziosi,
bravi ma sempre quieti come se non volessero essere visti da nessuno.
E proprio persone così attiravano Taemin, come quelle
ragazze così
silenziose e posate, le stesse ragazze che lui aveva attirato e
stretto a sè. Però poi si dispiaceva se doveva
ferirle, se doveva
“rovinarle”. Gli era capitato di aver spezzato il
cuore di una
ragazza che si era affezionata a lui, che aveva accettato di buon
grado di andare a letto con lui ma per cui Taemin non era riuscito a
provare niente di profondo. Si era sentito un vero stronzo a dirle
che era stato solo sesso e gli era dispiaciuto davvero farla
piangere, non voleva farle del male, non era mai stata sua intenzione
ma non aveva calcolato che la ragazza si sarebbe presa una cotta per
lui dopo esserci andata a letto, dopotutto pensava che le cose
fossero chiare. Taemin non era un tipo dall'innamoramento facile, non
si era mai innamorato davvero e si chiedeva se mai sarebbe successo.
Gli piaceva divertirsi ma temeva che un giorno avrebbe avvertito
necessità diverse.
In
quel momento la vista gli si oscurò e un paio di mani dalle
dita
sottili e affusolate gli si posarono sugli occhi.
Taemin
tastò le mani e poi si ricordò che quella voce la
udiva ogni giorno
e inevitabilmente la sua proprietaria si palesò nella sua
mente.
- Hye Jin noona! - disse
con un sorriso.
- Indovinato! -
replicò quella andandosi a sedere affianco al ragazzo.
Taemin
la guardò mentre prendeva posto. Quel giorno era bella come
sempre.
Indossava una gonna azzurra corta e una camicetta bianca, i capelli
sciolti e le labbra lucide.
- Che fai qui tutto solo? -
chiese.
- Niente, penso un po'...e
tu invece? Già in piedi? - .
- Si, non aveva molto sonno
stamattina. Comunque lo spettacolo di Hyun Soo con i ventagli di ieri
era molto bello, non trovi? - chiese subito dopo.
- Si, è stata
bravissima... - .
- Sei pensieroso
stamattina? Come mai? Un'altra serata ieri sera in cui ti hanno portato
bendato in qualche stanza? - lo stuzzicò con malizia la
maggiore.
Taemin
sorrise.
- No, a volte capita anche
a me di essere riflessivo semplicemente. - rispose il ragazzo.
Hye
Jin era una di quelle persone che Taemin non era riuscito bene a
inquadrare. Era entrata nel loro gruppo come amica di Kibum ed era
davvero molto carina e gentile, però a volte sembrava avesse
pensieri proibiti e troppo cupi per chiunque quando se ne stava da
sola e in silenzio a occupare il suo posticino. Taemin si chiedeva
cosa le passasse per la testa in quei momenti. Hye Jin lo sorprese a
fissarla.
- Ti sei incantato? -
chiese la ragazza con un sorriso smagliante.
- Si...sei proprio bella
stamattina. - rispose il ragazzo sorridendole di rimando.
Astuto
giovane Taemin.
Pensò
la ragazza.
- Sei proprio senza
vergogna, eh? - ridacchiò quella con una mano sulla bocca.
- Sono sincero. Dico quello
che penso. - .
Entrambi
si voltarono e videro Minho andare loro incontro.
- Ci stavamo chiedendo dove
eravate finiti. Venite a fare colazione? - chiese il Choi con un
sorriso.
- Ovvio, stavamo giusto
venendo. - rispose Taemin.
Durante
la colazione, Hye Jin propose loro di uscire quella sera subito dopo
le esibizioni anche perchè nessuno di loro ne aveva una in
programma, quindi potevano prepararsi con calma.
Taemin
quel giorno stesso decise di andarsi a tagliare i capelli e di
tingerli di rosso.
- Taemin! Ma quanto sei
figo!! - esclamò Bea saltando quasi in piedi sulla sedia non
appena lo vide, quella sera stessa, a cena.
- Grazie piccola Bea. -
rispose divertito il ragazzo.
- Come mai questo cambio
improvviso? Non mi dire che c'è finalmente una che ti piace
davvero! - sghignazzò la ragazza colpendo Taemin sul sedere
quando le passò accanto.
- YAH! - sbottò
Jinki davanti a quel gesto.
Minho
quasi si strozzò con l'acqua per ridere della reazione del
maggiore.
Hyun Soo gli colpì ripetutamente la schiena.
- Non so se hai una grande
passione per i capelli per quanto ti esalti ogni volta o cosa. Ho un
fastidioso deja-vu al riguardo. - borbottò il maggiore
scoccando un'occhiata a Jonghyun che rise.
- Non fare il geloso...era
un colpo di amicizia. - replicò la ragazza leggermente
imbarazzata ma con un sorrisino.
- Lascia perdere Bea, non
dire più niente oppure potrebbe scoprire che altri tipi di
“colpi” ci diamo io e te, alle sue spalle. -
sussurrò con finto fare cospiratorio Taemin chinandosi per
abbracciare Jiwon mentre lanciava occhiate a Jinki.
Jiwon
rise.
- Vi infilo l'acqua su per
il naso. - li minacciò il maggiore con un'occhiataccia che
avrebbe incenerito una roccia.
Mentre
tutti ridevano, Taemin prendeva posto fra Hyun Soo e Kibum.
- Dov'è Hye Jin?
- chiese Jonghyun a quel punto notando che la ragazza non era ancora
scesa per la cena.
- Non lo so...doveva essere
già qui effettivamente. - commentò Kibum.
- Forse starà
pensando a che mettere per non farci aspettare le ere geologiche dopo.
- disse Hyun Soo scrutando l'entrata della sala per vedere se le
riusciva di vedere il viso familiare della ragazza.
Tuttavia
i ragazzi non potevano sapere che la scaltra Hye Jin non stava
affatto decidendo quello che desiderava mettere ma stava filando.
Ogni volta che filava, tramava qualcosa di nuovo. Era stata ferma e
buona per troppo tempo e le cose stavano filando troppo lisce e lei,
poverina, stava iniziando ad annoiarsi.
Sarebbe morta
per il tedio. Erano tutti troppo felici e di quel passo sarebbero
morti felici e Hye Jin non lo avrebbe permesso. I suoi preferiti
erano come sempre Kibum e Jonghyun ed erano così innamorati
che
quasi le dispiaceva mettersi in mezzo ma d'altronde doveva
salvaguardare se stessa. Erano così belli, così
perfetti. Poteva
abbindolare Kibum quando voleva, ormai ce l'aveva in pugno. Poteva
piegarlo ai suoi desideri e fargli fare quello che voleva, si fidava
di lei ormai. Poi c'era Jonghyun. Hye Jin aveva notato che si sentiva
attratta ogni giorno di più da lui, lo desiderava per
lei...anche se
avere entrambi sarebbe stato anche meglio. Era un piacere fare i
massaggi a Jonghyun quando si sentiva le spalle incordate, sedersi
sulle gambe di Kibum e scoccargli baci sulla fronte o sulla guancia.
Trascorrere nottate intere a parlare con Kibum, distesi sui letti.
Kibum gli parlava di Jonghyun e lei si nutriva delle informazioni che
il ragazzo ingenuamente le riportava. Erano davvero così
innamorati
ma lei non poteva più sopportarlo, sentiva l'urgenza di
dividerli
sempre di più. Voleva allungare le sue grinfie su Jonghyun,
lo
voleva per sé, così come voleva Kibum. Era
davvero avida ma non le
importava. Si alzò dalla sedia e si diresse verso la
specchiera.
Aprì un portagioie intarsiato e ne prese un anello con una
grande
pietra rossa. Kibum non sarebbe stato in grado di dirle di no.
Decise
di scendere per la cena per non dare nell'occhio.
**
Dopo
cena e dopo le esibizioni, andarono a cambiarsi per uscire. Era una
serata caldissima e le uniche cose che si vedevano per strada erano
vestiti e gonne leggere come veli e colori variopinti. Passeggiavano,
chi chiacchierando, chi mangiando dolci, chi come Hyun Soo cercando
di infilare una frittella in bocca a Minho che invece la rifiutava e
finendo poi per essere sollevata da terra e minacciata di essere
gettata nel fiume.
- Ci fermiamo a bere
qualcosa? - propose Jinki indicando il locale all'aperto poco
più avanti.
- Per me va benissimo! -
rispose Kibum e mentre tutti gli altri davano il loro consenso, lui si
girò verso Minho e Hyun Soo che erano rimasti poco
più indietro.
Minho
alla fine non l'aveva gettata nel fiume come minacciato ma l'aveva
fatta sedere sul muretto del ponte che stavano attraversando e si
stavano scambiando effusioni amorose molto teneramente.
- Non vorrei interrompere
il vostro pomiciare ma vogliamo andare a bere qualcosa, voi venite o
aspettate che vi vengano i reumatismi affacciati sul fiume? - chiese
Kibum.
- No veniamo, anche
perchè ho sete! - rispose Minho.
Hyun
Soo approfittando della distrazione di Minho gli infilò cosa
restava
della frittella in bocca e scese dal muretto soddisfatta.
- Non...vale! -
bofonchiò Minho masticando e raggiungendo la fidanzata e il
gruppo di amici.
- Kibum, non te l'ho detto
prima ma biondo stai proprio bene. Mi piaci un sacco! - disse Hyun Soo
allegramente.
- Grazie tesoro! - rispose
Kibum di rimando.
Circa
una settimana prima, Kibum, approfittando del fatto che i capelli
erano cresciuti, aveva deciso di tingersi di biondo.
- Visto? Anche Hyun Soo fa
i complimenti ai ragazzi per i capelli! - protestò Jiwon in
direzione del fidanzato.
- Ma Hyun Soo non ha
toccato il culo a Kibum! - replicò Jinki.
- Che vuol dire! Non lo
faccio con malizia io! È in amicizia! - ribattè
Jiwon.
- Allora io la prossima
volta che vedo Hye Jin o Hyun Soo tocco loro le tette, in amicizia eh!
- disse il maggiore.
- Scusa hyung, non ho nulla
contro di te ma se vedessi una cosa del genere, farei scoppiare una
guerra civile nel palazzo di Chul Moo! - esclamò Minho,
tuttavia sorridendo.
- Bravo Minho, diglielo! -
sbottò Bea - Non è la stessa cosa caro! -
aggiunse poi rivolta al ragazzo.
- Tranquilla Jiwon! Ti
faccio toccare il mio culo tutte le volte che vuoi! Per me è
sempre un piacere! - disse Kibum voltandosi verso l'amica e ammiccando
verso di lei divertito.
- E io che ci guadagno,
scusate? - intervenne Jonghyun.
- Niente! Tu e Jinki vi
fregate! - rispose semplicemente Kibum cingendo le spalle di Bea.
- Facciamo così,
Jiwon! Io chiudo un occhio e ti lascio toccare il didietro di Kibum
senza seccature però tu mi ricambi con la stessa moneta...e
magari con qualche interesse. - sussurrò Jonghyun facendole
l'occhiolino con le mani in tasca.
- Calma il tuo pene! -
sbottò il biondo fingendo di calciarlo via.
- Jonghyun ti faccio
ritornare moro. - lo minacciò Jinki.
- Non fare il geloso
Bummie, si può sempre fare una cosa a tre. - .
- No, scusate! Qui l'unico
amante di Bea sono io! - esclamò Taemin sopraggiungendo da
dietro le spalle di Jiwon.
- Hai ragione Tae, scusami!
Non volevo dimenticare il nostro patto tra amanti e compagni di film
horror. - replicò Bea prendendogli le mani.
- La piantate di attentare
alla mia ragazza?! - sbraitò Jinki afferrando Jiwon per un
braccio e stringendola a sé.
- Beh, posso sempre
stringere un altro patto fra amanti...Hyun Soo vuoi essere la mia
seconda amante? - le propose Taemin ridendo.
- Taemin ma tu proprio ci
tieni a fare a nuoto tutto il corso del fiume. - disse Minho colpendolo
su un braccio.
- La prima o niente da
fare. - rispose Hyun Soo fintamente indignata.
- Vediamo quello che si
può fare, baby. - mormorò il rosso Taemin.
- Hyun Soo è
venuta voglia di nuotare anche a te, mi è sembrato di
capire.- la minacciò Minho con un sorriso.
- Dai, scherzavo! -
mormorò alzandosi sulle punte per scoccargli un bacio sulle
labbra.
Si
sedettero ai tavolini all'aperto e tutti ordinarono un drink o due da
bere.
Il
cielo era pieno di stelle e l'aria soffocante del giorno sembrava
aver ceduto il passo alla collega leggermente più tiepida,
quel
tanto che bastava per permettere di respirare.
- Fammi assaggiare un po'
il tuo. - disse Kibum alludendo al drink alcolico di Jonghyun.
- Perchè? Il tuo
non ti piace? - .
- Credo ci sia l'ananas o
qualcosa del genere. Non mi piace l'ananas. - rispose il ragazzo con
una smorfia di disgusto.
- Perchè non hai
chiesto che c'era dentro prima di ordinarlo. - lo ammonì il
più grande passandogli tuttavia il suo bicchiere.
- Il tuo è
più buono. - bofonchiò il biondo mettendo il
muso.
- Puoi fare a cambio con il
mio. - intervenne Hye Jin che aveva assistito a tutta la scena.
- Tu che hai preso? -
chiese interessato Kibum.
- Non ti preoccupare Hye
Jin-ah, gli do il mio tanto a me l'ananas non dispiace. - disse a quel
punto Jonghyun con un sorriso.
In
realtà al bruno non andava a genio l'idea che la ragazza si
trovasse
costantemente in mezzo a loro due. Era da qualche tempo che stava
notando delle piccole cose, che seppur piccole, lo infastidivano.
Aveva imparato a conoscere Hye Jin, sapeva che era una brava ragazza
e che era solo amica con Kibum ma tutti quei baci troppo frequenti,
quelle carezze, il fatto che gli si sedesse troppo spesso in braccio,
avevano iniziato a dargli fastidio.
- Se ne sei convinto, va
bene! - replicò la fanciulla con un sorriso dolce.
La
musica che proveniva dal locale faceva da sottofondo alle loro
chiacchiere.
Jonghyun
discuteva con Minho le ultime notizie che Chul Moo gli aveva
comunicato sull'andamento della catena di alberghi, eredità
dei suoi
genitori, mentre Bea, in grembo a Jinki, stava disegnando su un
tovagliolo uno dei personaggi della sua nuova storia cercando di far
capire al fidanzato come voleva che fosse.
- Deve essere
più così! - disse marcando con la penna il suo
capolavoro.
- Bea, più che
una sirena, sembra una patata ficcata a forza in un merluzzo aperto. -
le fece notare Jinki.
Hyun
Soo e Taemin risero di cuore sulla piccola sedia che entrambi avevano
deciso di dividere per rimirare più da vicino l'opera d'arte
di
Jiwon.
- Senti, io non so
disegnare! Sto solo cercando di farti capire come dev'essere! -
protestò quella agitandosi sulle sue gambe.
- Si ma io guardando questo
disegno, illustrerei una patata in bikini! - esclamò Jinki
divertito.
- Effettivamente Bea, non
prendertela ma tutto sembra tranne una sirena. - le fece notare Hyun
Soo affacciandosi da sopra la spalla di Taemin.
- Ha ragione...forse se la
descrivi con le parole a Jinki hyung è meglio. - disse
Taemin guardando con sollazzo il disegno.
- Basta! Voi non mi capite!
- borbottò la ragazza prendendo a disegnare fiori storti
sullo stesso tovagliolo.
- Parlando di cose
serie...ma lo sapevate che Hye Jin è uscita con Shin? -
sussurrò Taemin agli altri tre.
- Chi? Il pianista? -
sussurrò Hyun Soo incredula.
- Si si...quello che
accompagna Jonghyun con il pianoforte ogni tanto. - .
- E tu come lo sai? - gli
chiese Jinki incuriosito.
- Me l'ha detto una ragazza
ieri sera...Kibum gliel'ha presentato. - rispose Taemin svuotando il
suo bicchiere.
- Beh, forse non
è andata così bene se Shin è
dall'altra parte del locale. - notò Jiwon.
- Non mi stupisce... -
sibilò Jinki con lo sguardo basso.
- Perchè dici
così? É carina Hye Jin! - lo rimbeccò
la fidanzata.
- A me non piace...e non
sto parlando esteticamente. Ha qualcosa che non mi convince...non so
come Kibum faccia a esserle così amico. - replicò
gelido il ragazzo – tutte quelle premure, quelle carezze,
quei baci...troppo buona, troppo appiccicosa. Secondo me non si mostra
per quella che è davvero. - .
- A volte è un
po' strana ma alla fine secondo me è carattere. -
ribattè Taemin.
- Bah...sarà
come dici tu... - .
Taemin
si voltò per lanciare un'occhiata a Hye Jin che stava
confabulando
con Kibum.
- Non mi hai detto
com'è andata poi con Shin ieri. - le ricordò il
ragazzo sorseggiando il suo drink.
- Più o
meno...è un ragazzo intelligente, anche simpatico ma vuole
arrivare subito al sodo...non credo di aver bisogno di ragazzi
così... - rivelò la ragazza con una nota di
delusione nella voce.
- Davvero? Eppure Shin non
sembra davvero il tipo! - esclamò Kibum – quindi
mi stai dicendo che ha cercato di portarti a letto ieri sera? - .
- Esatto. Subito dopo la
nostra uscita...ha insistito perchè andassi in camera sua e
mi è praticamente saltato addosso! Io l'ho spinto via ma lui
insisteva e cercava di convincermi in tutti i modi! Mi trovavo le sue
mani ovunque...alla fine gli ho detto che se non la smetteva andavo
dritta filata da Chul Moo e allora lui si è arrabbiato e mi
ha minacciata che me l'avrebbe fatta pagare se avessi fatto una cosa
del genere, allora l'ho mandato al diavolo e sono andata via... -
raccontò Hye Jin giù di tono senza guardare in
faccia Kibum e stringendo convulsamente il suo bicchiere.
- Tu guarda che stronzo!
Perchè non me l'hai detto subito? Se mi chiamavi venivo
subito e gliene dicevo quattro io a Mozart! - sbottò Kibum
scaldandosi e lanciando occhiate velenose a Shin.
- Non volevo
disturbarti...probabilmente eri con Jonghyun! Non volevo che lasciassi
lui per soccorrere me. - bisbigliò la ragazza alzando sul
biondo occhi incredibilmente lucidi.
- Lascialo perdere Hye Jin!
Se si avvicina ancora avrà quello che si merita! - la
rassicurò l'amico stringendo a sé la ragazza.
- Grazie Kibum...sei
davvero un pezzo del mio cuore! - sussurrò la ragazza
– Avrei bisogno di un uomo come te. - aggiunse poi
lentamente.
Gli
occhi puntati in quelli felini del ragazzo, la mano sinistra con il
luccicante anello color cremisi posata sul volto di Kibum. Il biondo
si sentì come intontito.
In
quel momento Jonghyun, ancora intento a parlare con Minho, si
voltò
nella sua direzione e, a quella scena, i suoi tratti sembrarono
indurirsi.
Anche
Minho aveva smesso di parlare una volta scorti i due.
- Ma che diavolo...? -
sussurrò confuso il Choi.
- Kibum.
- tuonò Jonghyun facendo sobbalzare i due.
Il
biondo si voltò spaventato.
- Sposta il bicchiere o
farai cadere il drink a terra. - disse poi semplicemente il bruno
alludendo al bicchiere blu pericolosamente vicino al gomito di Kibum.
- Che cazzo Jonghyun! Mi
hai quasi fatto prendere un colpo! Potevi chiamarmi più
tranquillamente! - sbottò il biondo spostando il bicchiere.
Hye
Jin si alzò dal tavolo.
- Vado in bagno. -
sussurrò e si allontanò da lì.
- Che ha Hye Jin? - chiese
Minho che aveva notato gli occhi lucidi della ragazza.
- Mi stava raccontando di
quello stronzo di Shin fino a quando Jonghyun non ha deciso di farci
venire un accidenti urlando in quel modo. - rispose Kibum lanciando
un'occhiataccia al ragazzo.
- Shin? - .
- Si Minho, Shin! Sono
usciti insieme ieri sera e lui si è comportato come uno
schifoso con lei. - ringhiò Kibum arrabbiato.
- Chi cazzo se ne frega. -
sbottò Jonghyun che fino a quel momento era stato in
silenzio.
- Come sarebbe a dire,
scusa? Non vorrai difendere il tuo amico spero! - ribattè
indignato il minore dei Kim.
- No Kibum. Non m'interessa
nulla di questa storia. M'interessa solo che Hye Jin tenga le mani a
posto con te. - sibilò il bruno glaciale.
Kibum
assunse un espressione indecifrabile.
- Sei davvero geloso di Hye
Jin? - chiese incredulo.
- Ho visto cose che non mi
sono piaciute. - .
- Avanti Jjong, io e Hye
Jin siamo solo amici! La stavo consolando per quello che le
è successo ieri! - ribattè Kibum come una nenia.
- Dai Minho, diglielo anche
tu! - disse poi rivolto al Choi esortandolo ad aiutarlo.
Il
ragazzo mostrò un sorriso forzato e guardò Kibum
dispiaciuto.
- Vedi Bum, il fatto
è che eravate così vicini che anche io ho pensato
male...- mormorò a mo' di scusa Minho – tuttavia,
non credo lei volesse baciarti o altro...magari abbiamo solo frainteso
visto la vicinanza. - aggiunse subito dopo cercando di fare da paciere.
Kibum
sospirò e s'inginocchiò accanto al bruno che se
ne stava seduto a
gambe divaricate e con le mani in tasca.
- Lo sai che sei
più bello quando sei geloso? - disse punzecchiandogli una
guancia.
- Piantala! Non attacca! -
mormorò mortifero Jonghyun scostando il volto infastidito.
- Guardami. - disse
dolcemente Kibum.
- No. - .
- Invece lo farai.- .
Si
alzò e si sedette in braccio al ragazzo così che
Jonghyun fu
costretto a guardarlo in viso.
- Non ti ricordavo
così geloso...- disse Kibum a braccia incrociate.
- Ah si? Facciamo adesso
che io mi alzo, prendo Lee MinYoung e la limono davanti a te. Che dici?
T'ingelosisci? - sbraitò Jonghyun.
- M'ingelosisco? No
perchè tanto non lo faresti. - rispose in modo pacato il
biondo.
Il
volto di Jonghyun si deformò in una smorfia mentre puntava
il suo
sguardo da un'altra parte.
- Jjong...ti amo e tu lo
sai bene. Non potrei mai tradirti...con Hye Jin poi! É solo
una buona amica per me...mi ha aiutato quando ero in
difficoltà e io voglio fare lo stesso con lei. - disse il
biondo prendendogli il volto con una mano.
Lo
sguardo duro di Jonghyun si addolcì di fronte alla
sincerità di
Kibum.
- Lo so e non stavo
dubitando di te ma vi ho visti così vicini che –
Jonghyun s'interruppe.
- Capito ma ti giuro che
Hye Jin non aveva intenzione di baciarmi! Poi, davanti a te non
l'avrebbe fatto neanche se ne avesse avuto l'intenzione! -
esclamò divertito Kibum.
Questo
era vero. Quale idiota bacerebbe il partner di qualcuno davanti a
quel qualcuno? Jonghyun si tranquillizzò.
- Scusa, mi sono lasciato
prendere dalla gelosia. - disse alla fine il ragazzo scoccando un bacio
a fior di labbra a Kibum che rispose con un sorriso.
**
Hye
Jin, chiusa in bagno, non si stava affatto asciugando le lacrime per
un ragazzo poco elegante. Tutt'altro: stava preparando la sua
prossima mossa. Aveva chiuso a chiave la porta principale del bagno
e, di fronte allo specchio, alzò la lunga e ossuta mano
destra e
pronunciando parole incomprensibili, muoveva le dita dalle unghia
lunghe come se da esse vi pendessero fili trasparenti intenti a
muovere una marionetta invisibile. Anche se un nome ce l'aveva quella
marionetta e quel nome era Kim Shin. Il bravo pianista che aveva
provato a sedurre la povera ed innocente
Hye Jin, ora
le sarebbe tornato utile.
Il
bello e affascinante Shin sedeva all'interno del locale, la birra in
mano e il sorriso stampato in volto. Era circondato dai suoi amici e
discorrevano del più e del meno. Era una bellissima serata e
sarebbe
stato seduto lì ancora qualche ora se non avesse avvertito
l'impellente desiderio di alzarsi dalla sedia, posare il bicchiere
sul tavolo e uscire fuori dal locale.
- Shin, dove diavolo vai? -
chiese un amico perplesso.
Tuttavia
non ebbe risposta mentre Shin continuava a marciare in direzione del
tavolo di Jonghyun. Gli posò una mano sulla spalla.
Jonghyun
si voltò a guardarlo.
Kibum
lo guardò di sbieco.
- Posso dirti due parole
Jonghyun? - chiese il ragazzo.
- Anche tre. - rispose il
bruno alzandosi dalla sedia.
Jonghyun
e Shin iniziarono a camminare lungo il ponte e il ragazzo moro
iniziò
a parlare a raffica e a raccontargli che una certa So Hee, con cui
Jonghyun aveva avuto una storia nemmeno troppo seria, continuava a
tartassarlo perchè la facesse incontrare con Jonghyun di cui
era
perdutamente innamorata.
- Beh, se me ne parli
significa che ti ha proprio rotto le palle. Mi dispiace che tu debba
subire questa seccatura ma non ho nessuna intenzione d'incontrarla.
Sono felice adesso con Kibum e non desidero altro. - disse Jonghyun
interrompendo quel flusso di parole.
- Lo so ma temo che possa
fare una stupidaggine... - sussurrò pallido Shin.
Jonghyun
si ammutolì per un attimo.
- Se lo temi davvero,
dovresti portarla da chi può aiutarla. - .
- Ne sono quasi sicuro.
É così pallida e magra. Non vuole mangiare niente
e piange sempre, tutti i giorni. - gli comunicò il ragazzo
spaventato.
- Shin, secondo me- ma il
bruno fu interrotto dallo scatto improvviso del pianista.
Kim
Shin si afflosciò su se stesso, piegò il busto in
avanti e quasi
non cadde in acqua. Jonghyun lo afferrò per la vita.
Il
bruno credette per un attimo che fosse svenuto ma dopo qualche
secondo, Shin alzò il capo che fino a poco prima ciondolava
in
avanti. Aveva lo sguardo spento e si guardava intorno con aria
smarrita.
- Shin, ti senti bene? -
chiese Jonghyun cautamente.
Il
ragazzo lo guardò per un attimo.
Aveva
la fronte corrugata come se stesse cercando di ricordare qualcosa.
- Vuoi sederti? - chiese il
bruno non riuscendo a celare la sua preoccupazione.
- No no, tranquillo!
É solo che non riesco a ricordare cosa stavo dicendo... -
rispose il ragazzo – forse ho bevuto troppo! - .
- Mi stavi parlando di So
Hee. - .
Shin
assunse un espressione ancora più perplessa se possibile.
Questa
volta fu il turno di Jonghyun di essere perplesso e preoccupato.
- Mi stavi raccontando che
sei preoccupato per lei. Hai paura che possa fare una stupidaggine
perchè innamorata follemente di me. - cercò di
riportargli alla memoria il ragazzo.
- Ti ho detto questo? Ma So
Hee è fidanzata con Ji Yong...non è
più innamorata di te da un pezzo... - .
Jonghyun
dovette davvero fare una faccia terribile perchè Shin disse:
- Forse
è meglio se torno al palazzo. - e sorrise cercando di non
sembrare
preoccupato.
- Aspetta, vengo con te. -
mormorò il bruno.
Non
se la sentiva di lasciarlo da solo dopo quello a cui aveva assistito.
Anche
il resto del gruppo decise di ritornare al palazzo con Jonghyun e
Shin. Dopo aver lasciato il ragazzo nella sua stanza, Jonghyun
spiegò
agli amici del pianista quello che era successo.
- Chissà che gli
è preso. - sussurrò preoccupato Taemin a distanza
dalla camera di Shin.
- E' una cosa davvero
strana... - commentò Jinki pensieroso.
Jonghyun
si congedò dagli amici di Shin e tornò dai
ragazzi.
- Come sta ? - chiese
preoccupata Jiwon.
- Si è
addormentato. - rispose Jonghyun.
- Forse aveva davvero
bevuto troppo... - commentò Minho.
In
quel momento Jonghyun si accorse che mancava qualcuno.
**
Kim
Shin oltre ad essere uno straordinario pianista, era anche un ottimo
diversivo. Proprio come aveva progettato Hye Jin, Shin aveva attirato
lontano Jonghyun così lei era riuscita a portare via Kibum
con una
scusa. Gli aveva detto di non sentirsi bene e gli aveva chiesto di
accompagnarla nella sua camera. Kibum aveva accettato senza pensarci
due volte. Una volta in camera si erano entrambi seduti sul letto.
- Vuoi qualcosa di caldo
per lo stomaco? - le chiese il ragazzo.
- No, non ti preoccupare.
Ho solo bisogno di una dormita credo. - rispose Hye Jin.
- Se è
così, ti lascio sola allora, così puoi riposare.
- .
Il
biondo fece per alzarsi ma Hye Jin l'afferrò per un polso.
- No, non lasciarmi sola...
ti prego... - sussurrò in un soffio.
L'anello
cremisi scintillò sinistramente e Kibum si sentì
ancora una volta
intontito.
Hye
Jin approfittò della confusione dell'altro per sfilarsi
l'anello e
infilarlo al dito di Kibum. Il ragazzo lo guardò
imbambolato, come
ipnotizzato.
- E' un regalo da parte
mia, è come se ti facessi dono della mia anima. Me ne privo
per darlo a te che riempi le mie notti solitarie e riscaldi la mia
pelle. - sussurrò sensuale Hye Jin e stampando ripetuti baci
sulle labbra di Kibum.
- La tua anima? Non la
posso accettare...- .
- Ssshhh. Non dire
così...lasciati andare...lasciati andare con la tua Hye Jin.
Tu hai bisogno di me... - sibilò la ragazza spingendo Kibum
contro il materasso e affiancandolo con movenze serpentine.
In
quel momento però qualcosa andò storto e l'anello
al dito di Kibum
perse la sua brillantezza, divenne cupo e scivolò dal suo
dito
cadendo a terra con un tonfo. L'influsso si era spezzato.
- Hye Jin! Che è
successo? - chiese Kibum mettendosi a sedere.
- Nulla, tranquillo! Ti eri
addormentato sul mio letto e mi ero chinata per svegliarti. - rispose
la ragazza.
- Capisco... -
borbottò il biondo – tu stai meglio? - .
- Si si, sto molto meglio.
- rispose in modo sbrigativo.
- Meglio così...
- bofonchiò il ragazzo trattenendo uno sbadiglio.
Guardò
l'orologio. Era davvero tardi.
- Caspita! É
tardissimo! - esclamò saltando in piedi – Meglio
che vada! Jonghyun si starà chiedendo dove sono finito!
Notte Hye Jin! - aggiunse subito dopo scoccandole un bacio sulla fronte
e uscendo di fretta dalla stanza.
La
ragazza sorrise debolmente e non appena la porta si fu richiusa,
raccolse l'anello da terra.
Perchè
il suo incantesimo non aveva funzionato? Perchè l'anello
aveva
fallito? Non era mai successo che i poteri ipnotizzatori e ammalianti
dell'anello di famiglia fallissero.
Aveva
sbagliato qualcosa?
Si
portò le mani alla bocca pensierosa.
Kibum
non poteva essere immune alla sua magia a meno che...ma certo! Era
stata una vera stupida!
La
nonna le ripeteva sempre che l'anello non avrebbe funzionato sulle
persone che avevano addosso qualcosa della persona amata. Kibum
indossava il bracciale di Jonghyun quella sera. Come accidenti aveva
fatto a dimenticarsene? Avrebbe dovuto sfilarglielo!
Si
morse le labbra innervosita mentre una grande rabbia le montava in
corpo.
Avrebbe
voluto fare a pezzi qualcosa ma si calmò.
Prese
un respiro profondo e ripose l'anello al suo posto.
Aveva
fallito una volta ma la prossima non sarebbe finita così.
Sarebbe
andato tutto liscio. Niente più intoppi e, questa volta,
avrebbe
puntato al re. Avrebbe puntato a king
Jonghyun. Sarebbe
stato meglio cambiare bersaglio anche perchè, una volta
avuto
Jonghyun, sarebbe stato più facile prendersi anche Kibum.
Il
giovane re dallo sguardo penetrante non avrebbe
resistito al
suo fascino e la magia lo avrebbe piegato.
Hye
Jin sorrise soddisfatta. Si sedette alla specchiera e canticchiando
iniziò a pettinarsi i capelli.
Hye
Jin ce l'avrebbe fatta perchè Hye Jin non perdeva mai.
*Angolo di Natsumi213 *
Salve a
tutti! ^^
Sono
tornata sana e salva dall'esame e finalmente mi sono potuta dedicare
alla storia! *^*
Come
state? ^^
Il
capitolo ventitré ci mantiene ancorati alle vicende del
passato e ci
mostra l'amore passionale di Jonghyun e Kibum e le macchinazioni di
Hye Jin. Per quanto riguarda la scena di letto fra Jjong d Key, ho
cercato di non entrare troppo nei dettagli essendo questa fanfiction
arancione e non rossa. Spero di esserci riuscita! ^^ Mi sono
“servita” dell'introspezione di Taemin per
descrivervi meglio la
struttura del palazzo: le sale o stanze hanno tutti nomi, come avrete
capito, di opere letterarie o di miti! ^^ Poi c'è una
piccola
precisazione su *hickey. XD
Di
attinente alla storia in sé credo di non dovervi dire
più niente!
Vi dò qualche informazione sull'immagine di copertina: si
tratta di
un altro disegno stupendo e bellissimissimo di Kushinov
Ylya.
Fra i
suoi disegni ce ne sono tanti che mi hanno ricordato personaggi che
la mia mente ha creato! ^^ La ragazza ritratta si avvicina molto al
prototipo di Hyun Soo che ho nella mia testa! ^^ Qui vi lascio anche
l'immagine originale! Restando nel
tema immagini, sotto vi lascio,
tanto per gradire, una foto di Taemin rosso e una di Kibum biondo
visto i recenti cambi di look nel capitolo! XD <3
Adesso,
passiamo come sempre e con piacere, ai ringraziamenti: ringrazio
annaminho4429, lagartischa
e Blakneco
per aver recensito lo scorso
capitolo! Grazie! <3 <3 <3
Ringrazio
tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite e le
preferite!
<3 <3
Ringrazio
chiunque abbia deciso di leggerla anche se in silenzio! <3
E, per
ultime ma non ultime, ringrazio
Ninechka
e bummie_claaa96!
Grazie a
Ninechka
che mi ha aiutato a rileggere il capitolo quando i miei
occhi non avevano intenzione di vedere più niente se non il
cuscino
e grazie a bummie_claaa96
per il costante sostegno! <3 <3
Grazie a tutti!<3 <3 <3
A presto
con il prossimo capitolo ambientato nel presente! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 24 *** 24. Luci sospese e lanterne nel cielo ***
24. Luci sospese e
lanterne nel cielo
Pioveva
a dirotto. Pioveva
da un'ora e la casa era più silenziosa del solito. Il brodo
cuoceva
a fuoco lento e Kibum sedeva da solo al tavolo. Le braccia conserte,
le gambe allungate e la fronte corrugata. Davanti a sé,
poggiato sul
ripiano liscio del tavolo giallo, un foglio con una lista di nomi.
Alcuni spuntati, altri no. Kibum si sentiva tanto l'ispettore Derrick
o Sherlock Holmes mentre con una serietà da meravigliare
perfino se
stesso scrutava il foglio bianco con la penna nera affianco. Era da
un paio di giorni che aveva in testa un chiodo fisso, un unico
pensiero, un unico fastidio che lo gettava nel panico: il
“Giusto”
o l' “Imperatore”, che dir si voglia. Kibum aveva
iniziato a
pensarci...dove diavolo era questo “Giusto”?
Ormai
era da un po' che
Jorinde lavorava da loro, erano nel mese di luglio ma di questa
fantomatica figura neppure l'ombra. Possibile che non avesse tentato
nemmeno un avvicinamento alla ragazza? Quello era il suo compito.
Vero
anche che Jorinde non
era mai sola. Era sempre circondata da loro quattro e, oltre l'orario
di lavoro, non usciva mai di casa.
Tuttavia
c'era qualcosa che
non gli tornava. C'era qualcosa che puzzava. Non poteva credere che
in tutto quel tempo l' “Imperatore” non si fosse
fatto avanti,
che non avesse dato segni della sua ineluttabile presenza. La cosa
invece di sollevare Kibum, lo inquietava. Gli sembrava la tipica
quiete prima della tempesta. E se stesse architettando qualcosa per
colpire con grande effetto?
A quel
punto, Kibum si era
chiesto chi diavolo fosse il “Giusto”. Aveva
iniziato a guardarsi
intorno e a stilare un elenco di nomi. I primi erano tutti nomi e
cognomi di gente che lavorava nei dintorni della libreria: il figlio
del pasticciere, il proprietario del bar, il tipo inquietante
dell'edicola, il nipote della fioraia, l'uomo che consegnava loro i
libri. Tuttavia, nessuno di questi o altri si erano avvicinati con
interesse a Jorinde.
E se il
“Giusto” spiasse
la ragazza da lontano o si fosse avvicinato a lei nel tragitto che la
rossa percorreva da casa di Jonghyun alla libreria? Kibum
s'incupì
ancora di più. Doveva parlare con Jorinde.
Poi,
mentre spremeva le sue
meningi in cerca della soluzione, un terribile e nauseante quesito si
fece largo dentro di lui, quesito che lo fece sussultare non appena
affiorò nella sua mente.
E
se il “Giusto” si
nascondesse fra loro?
Se
qualcuno,
consapevolmente o inconsapevolmente, stesse facendo il doppio gioco?
Kibum
all'inizio non voleva
crederci, rifiutava una simile possibilità. Insomma, erano
amici da
sempre, uniti più che mai. Perchè qualcuno di
loro avrebbe dovuto
fare una cosa del genere?
E
se l'avesse fatto nella
più totale inconsapevolezza?
Kibum
odiava quella vocina
che gli formulava domande così spinose e insinuava in lui il
dubbio.
Impossibile...vero?
Non era
nemmeno da
contemplare un'opzione simile ma senza neanche accorgersene, Kibum
aveva scritto, con riluttanza, i nomi dei suoi migliori amici su quel
foglio.
Il
corvino ora fissava il
primo nome.
Jinki.
Se
fosse lui l'artefice di
tutto? Se dietro ai suoi sorrisi gentili e ai suoi occhi dolci si
celasse la volontà di mandare tutto all'aria? Se stesse
aspettando
il momento giusto per avvicinarsi a Jorinde e farla sua?
Minho.
E se invece fosse l'aitante Minho il “Giusto”? Se
fosse lui a
complottare contro i suoi compagni? Se sotto le sue premure e le
carezze da fratello maggiore ci fosse invece l'
“Imperatore” che,
con la sua nobile sfrontatezza, attende il momento che più
gli
aggrada per allungare la mano e distruggere così tutto?
Kibum storse il naso.
Jinki e Minho erano fuori discussione. Il cuore di entrambi
apparteneva ad altre donne e non aveva mai notato niente di anomalo
in loro. No, decisamente no. Kibum depennò i due nomi.
E, se invece fosse proprio lui? Kibum, l'
“Imperatore”? Se
la maledizione non aspettasse altro che il momento propizio per
abbindolare il suo animo e fargli pugnalare Jonghyun alle spalle? Se,
allo scadere dell'anno perdesse completamente la ragione e
decidesse di giocare con Jorinde?
L'idea pietrificò Kibum sul posto. Sarebbe stato orribile.
Tuttavia, dopo qualche secondo, storse di nuovo il naso. Chi era, Di
Caprio in “Shutter Island”?
Sorrise debolmente. No, sarebbe stato troppo complicato.
Mentre l'orologio da parete segnava l'una e mezza, gli occhi di Kibum
caddero sull'ultimo nome della lista: Taemin.
Un brivido gli percorse la schiena ma non seppe spiegarsi il motivo.
Se fosse proprio Taemin il “Giusto”? Se tutto, alla
fine,
convergesse su di lui?
D'altronde, però, i suoi gesti d'affetto nei confronti di
Jorinde
erano solo e non più di quello...affetto...no?
Kibum si sentì come se gli avessero sganciato una bomba nel
petto.
Le immagini di Taemin che abbracciava la ragazza si susseguirono
nella sua mente. Una volta, due volte, tre volte, quattro
volte...tante tante volte. Le carezze, i baci sulle guance, i
sussurri nelle orecchie, le mani sulla vita.
Kibum avrebbe voluto affondare la testa in una vasca piena d'acqua
fredda e calmare il suo cervello che stava andando in tilt di fronte
a tutti quei ricordi.
Insomma, non voleva dire nulla...anche Jinki e Minho l'abbracciavano.
Ma
non con la stessa frequenza...
Gli sussurrò ancora una volta la voce, con
malignità.
Kibum odiava doversi trovare in quella situazione.
- Al diavolo! Non vuol dire nulla il fatto che
Tae gli dimostri affetto...è normale...Jorinde sa farsi
volere bene... - sbottò ad alta voce Kibum allontanando in
malo modo la penna come se fosse colpevole di qualcosa.
Si sarebbe quasi convinto se in quel preciso istante un flashback non
riaffiorasse nella sua mente.
“ Mi
ha baciato hyung, mi ha immobilizzato e mi ha baciato...è
stato come
se il freddo mi entrasse nel cuore...”
“L'avrà
fatto solo per puro divertimento, visto il terrore sulla tua
faccia...d'altronde tu non gli hai mai creato problemi...credo
volesse solo spaventarti ulteriormente...”
Fu come se l'inverno fosse arrivato in anticipo. Kibum era tutto un
brivido.
Come avevano fatto ad essere così idioti?
Alzò lo sguardo sull'orologio: due meno un quarto.
Scattò in piedi. Aveva bisogno di parlare con lui.
In un attimo fu fuori casa. La pioggia lo aveva inzuppato tutto. Era
come in trance, voleva raggiungere l'appartamento di Taemin ma si
sentiva come intorpidito nei movimenti. Forzò se stesso e
iniziò a
correre e mentre stava per svoltare a destra, per poco non gli prese
un colpo.
Si era scontrato con una Jorinde fradicia più di lui.
La ragazza lo guardò con espressione smarrita.
Chissà perchè Kibum non aveva voglia di sentire
quello che aveva da
dire ma doveva farlo.
**
Il sonno di Jorinde era stato popolato da incubi per tutta la notte
trascorsa. Si era svegliata così shoccata che nemmeno la
colazione
preparata da Odette era riuscita a metterla di buonumore. Tuttavia,
adesso che era con Kibum si sentiva leggermente meglio. Era pronta a
raccontargli tutto, senza tralasciare nulla.
Kibum la fissava serio e pensieroso mentre lei snocciolava, una dopo
l'altra, le notizie che davano al corvino la terribile conferma di
quello che aveva realizzato qualche attimo prima. Jorinde gli disse
tutto: del sogno che aveva fatto quella notte in cui i volti di
Taemin e Jonghyun si sovrapponevano, all'uscita con Taemin, a quel
bacio passionale e soffocante, al bruciore che aveva avvertito non
appena lui le aveva toccato la gamba.
Jorinde alzò di poco la gonna per mostrare il taglio ancora
vivido
sulla gamba. Kibum sussultò.
- E' proprio come quello nel mio sogno.
È uguale ai tagli che avevo sul mio corpo. -
sussurrò con voce tremante.
Il corvino deglutì. Allungò una mano e le
abbassò la gonna.
- Jorinde, io ora voglio che tu mi risponda
sinceramente... - mormorò Kibum di rimando.
La ragazza sembrò trattenere il fiato.
La domanda sorprese la rossa.
Jorinde lo fissò intensamente.
- No. - rispose - non sono innamorata di
Taemin...io, io non volevo baciarlo. - aggiunse con voce incrinata.
- No? - la incalzò il maggiore.
- No, è stato come se non rispondessi più di me.
Quando lui, in quel campo, mi ha chiesto se poteva baciarmi io volevo
rispondergli di no ma poi non so cos'è successo, mi sono
ritrovata avvinghiata a lui e non sapevo perchè ma lo
desideravo...poi però... - e qui la ragazza s'interruppe.
- Però? - .
- Però poi, mi è tornato in mente Jonghyun ed
è stato come tornare a respirare, sono ritornata ad essere
me stessa e ho interrotto quel bacio che non avevo mai voluto. -
rispose Jorinde con lo sguardo perso mentre cercava di ricordare quel
momento.
Allora,
forse, non è tutto perduto...
Pensò con malinconia Kibum.
- Comunque sono preoccupata per Taemin. Anche
lui sembrava così smarrito...ho il sospetto che nemmeno lui
sappia cosa sia successo esattamente. Dimmi la verità Kibum,
Taemin c'entra qualcosa con la storia di Jonghyun e di quella persona
che ce l'aveva con lui? - chiese a quel punto la rossa afferrando una
mano del corvino nella sua.
Kibum non rispose subito.
- Tu l'altra volta mi hai detto che Hyun Soo
aveva subito gli effetti collaterali di ciò che aveva
colpito Jonghyun, è lo stesso anche per Taemin? Ho bisogno
di sapere, sono davvero preoccupata. - lo incalzò la ragazza.
- Io...credo di si. Me ne devo ancora accertare ma ne sono quasi sicuro
e i tuoi racconti non fanno altro che convincermi ancora di
più. - rispose infine il ragazzo.
- Kibum, che sta succedendo? Penso che sia arrivato il momento che tu
mi dica tutto di questa storia...non posso più starne
all'oscuro. Ho il presentimento che, non so come, c'entri anche io. - .
La voce di Jorinde era così risoluta che il ragazzo non ebbe
il
coraggio di contraddirla. Sospirò.
- Hai ragione. Ti dirò tutto e
spero che tu ci crederai.- disse il corvino con aria stanca.
Jorinde era pronta ad ascoltare i peggio racconti in quel momento.
Niente l'avrebbe più sorpresa.
- Ricordi quando ti dissi che c'era una
persona che voleva fare del male a Jonghyun e che ci era anche
riuscita? Bene, quella persona è una donna e si chiama...Hye
Jin. Questa persona è una nostra vecchia conoscenza ed era
una mia amica quando abitavamo da Chul Moo. Vedi, Hye Jin aveva
sviluppato un ossessivo, frenetico interesse per me e per
Jonghyun...voleva averci a tutti i costi ma noi non glielo permettemmo.
Era furba ma alla fine capimmo il suo inganno e cercammo di darle il
benservito ma, purtroppo, qualcosa andò storto. Hye Jin non
era sicuramente chi diceva di essere ma non era nemmeno una ragazza
qualunque...Hye Jin era una strega. - Kibum quasi sussurrò
le ultime parole e poi guardò attentamente Jorinde.
Si aspettava scetticismo da parte sua o che lo mandasse al diavolo
credendola una favoletta della buonanotte ma Jorinde sgranò
gli
occhi.
- Una strega?! Avete cercato di dare il
benservito a una strega?! - esclamò
più shoccata dalla loro ingenuità che alla
notizia che avessero conosciuto una vera strega.
Jorinde non era, decisamente, come le altre.
- Si, ci abbiamo provato almeno. Comunque,
come ti dicevo, qualcosa andò storto e lei andò
su tutte le furie, ferita nell'orgoglio e, chissà, forse
anche nel cuore, maledì Jonghyun e chiunque fosse vicino a
lui, ossia noi. Da quel giorno in poi, Jonghyun è stato
privato della felicità e noi cerchiamo giorno dopo giorno di
spezzare la maledizione. Sai, il suo cuore ha smesso di battere,
è come se non appartenga più a una persona viva.
Nel momento in cui la maledizione l'ha colpito ha perso tutto...o
quasi. É forse per questo che il cuore non batte
più. Non ha più un motivo per farlo. - .
Ora Jorinde capiva a cosa si riferiva Odette quando le diceva che
Jonghyun non era sempre stato così. Avvertì una
morsa allo stomaco.
- E Taemin? In che modo la maledizione lo ha
colpito? - chiese poi con cautela.
- Questa è nuova anche per me. - rispose amaramente il
corvino.
- Pensavamo che Taemin fosse l'unico scampato alla sua maledizione ma
così non è, a quanto pare. Sai, la maledizione
che ha scagliato su Jonghyun può essere spezzata in qualche
modo ma c'è qualcuno che ci mette i
bastoni fra le ruote. Quel qualcuno viene chiamato il
“Giusto” o “Imperatore” nella
maledizione. E credo di avere appena scoperto che il
“Giusto” sia proprio Taemin. Hye Jin, in modo
subdolo, è riuscita a complicare le cose ancora di
più. Tra l'altro, non penso proprio che Taemin sappia che l'
“Imperatore” è lui. -
continuò Kibum con lo sguardo fisso sulla ragazza.
In quel momento a Jorinde tornò in mente quello scambio di
battute,
all'apparenza innocuo, avuto con Taemin in quel campo di fiori.
“-
Ti starebbe bene! Poi ti farei una corona di fiori da metterti sul
capo! Saresti il re di questo posto poi! - esclamò divertita
Jorinde mangiando la sua mora.
-
Solo re? - chiese lui con una faccia delusa.
-
No, l'imperatore! - si corresse la ragazza ridendo.”
Jorinde
rabbrividì.
- Insomma, è un bel pasticcio! Chi
dovrebbe farci la guerra è fra di noi. - sussurrò
con voce spenta Kibum.
- Che cattiveria. - mormorò la ragazza – Sai,
Taemin mi ha raccontato che a volte si sentiva strano, come se qualcosa
gravasse su di lui ma non ve l'ha mai detto per non farvi
preoccupare... - .
A quelle
parole Kibum si sentì ancora peggio.
Questa
era la nota dolente. Doveva dirle che lei era la chiave di tutto?
Jorinde aveva capito che c'entrava qualcosa. Tuttavia se quel bacio
con Taemin significava qualcosa ai fini della maledizione, il suo
ruolo si era esaurito, ma d'altronde Jorinde gli aveva detto di aver
interrotto il bacio al pensiero di Jonghyun...allora poteva esserci
un barlume di speranza.
- Credo che ormai sia inutile mentirti. Come
avrai già intuito, dai sogni e dalle ultime vicissitudini,
tu hai un ruolo chiave nella distruzione della maledizione.
É questo il motivo per cui Jonghyun ti ha voluta a tutti i
costi e Taemin, tristemente, è il motivo per cui non voleva
farti uscire di casa. L' “Imperatore” avrebbe fatto
di tutto per portarti via e impedirti di svolgere il tuo ruolo per
spezzare la maledizione. - le confessò il più
grande.
Jorinde
aveva sospettato che ci fosse qualcosa di grosso sotto quella storia
ma non pensava così grosso. Che cosa avrebbe dovuto fare per
spezzare la maledizione? Perchè Jonghyun non gliel'aveva mai
detto?
Sentiva
un formicolio lungo le gambe.
Doveva
dirle che si sarebbe dovuta innamorare di Jonghyun per salvarlo e,
probabilmente, salvare tutti loro? Kibum sospettava che la ragazza
non fosse indifferente a Jonghyun ma non poteva essere certo della
profondità dei suoi sentimenti, non glielo aveva mai
chiesto. Era un
rischio enorme rivelarle una cosa del genere...se Jorinde, pur di
aiutare il biondo, si fosse “imposta” di amarlo con
tutte le
sfumature annesse ma la cosa non sarebbe andata in porto
perchè
troppo forzata, allora potevano dire addio per sempre alla loro
felicità.
- Non lo sappiamo nemmeno noi, stiamo cercando
di scoprirlo. A cose fatte, Jonghyun te lo avrebbe rivelato. -
mentì il corvino.
Poi posò
entrambe le mani sul volto di Jorinde.
- Non avere paura. Non sei sola. - le
sussurrò prima di scoccarle un sonoro bacio sulla fronte.
- Non ho paura...mi sento solo strana... -
bisbigliò stringendosi le pieghe della gonna con le mani -
perchè io?! - .
- Questo non lo sa nessuno...forse
perchè doveva essere così e basta. -
replicò Kibum – guarda ha smesso di piovere! -
esclamò poi indicando fuori e cercando, così, di
sviare il discorso.
Jorinde
guardò prima la finestra e poi l'orologio. Doveva tornare a
casa o
Jonghyun sarebbe arrivato prima di lei.
- Kibum, Taemin non ha compromesso in qualche
modo la mia “missione”, vero? Insomma, non mi ha
portata via. - chiese la rossa.
- No...mi auguro di no. - rispose flebile Kibum
con un mezzo sorriso.
Forse
c'è speranza.
La
ragazza si alzò e si diresse verso la porta.
- Meglio che vada...non vorrei che Jonghyun
arrivasse prima. - gli comunicò come in trance.
- Jorinde? - la chiamò il ragazzo.
La
ragazza si voltò.
- Non dire nulla a Jonghyun. Continua a
mantenere il silenzio e...stagli vicino. - disse il maggiore.
La
più piccola annuì ed uscì chiudendosi
la porta alle spalle.
Kibum
si passò una mano fra i capelli, forse non tutto era
perduto. Doveva
assolutamente parlare a Taemin e agli altri, dovevano sapere.
**
Jorinde,
per tutto il tragitto, fu come in stato catatonico. Aveva sospettato
che c'entrasse qualcosa con le vicende di Jonghyun, che c'era un
motivo non indifferente per il quale la teneva lì in casa,
come un
uccellino in gabbia, ma non immaginava fosse qualcosa di
così
grosso. Si sentiva davvero
strana...chissà cos'avrebbe dovuto
fare per spezzare la maledizione. Chissà perchè
il destino aveva
scelto lei.
Non
sapeva nemmeno se dovesse avere paura. Era come se guardasse la cosa
da un punto di vista esterno, forse perchè doveva ancora
elaborare.
Entrò
in casa in totale silenzio.
- Jorinde hai fatto tardi! Come mai? - le
chiese Jae Hyun non appena la vide.
- Jorinde! Ma che hai fatto?! Santiddio sei
tutta bagnata! - esclamò Odette arrivando di gran carriera e
urtando Jae Hyun che puliva l'argenteria.
- E' successo qualcosa?! - strillò
ancora accalorandosi intorno a lei.
Jorinde
scosse il capo.
- Odette! Lasciala respirare! -
l'ammonì l'uomo.
- Jonghyun? - chiese la rossa guardandosi
intorno.
- Ha chiamato poco fa e ha detto che si
trattiene qualche altra ora e menomale, direi io! Oggi hai fatto anche
tardi! - rispose Odette afferrando uno degli asciugamani appena piegati
sulla sedia e mettendoglielo in testa.
Doveva
aver appena fatto il bucato. Il profumo dell'ammorbidente avvolse la
rossa.
Anche
Jae Hyun le lanciava occhiate allusive.
Jorinde
avrebbe tanto voluto dire ad entrambi quello che aveva saputo ma
invece non aprì bocca e scivolò in un lento
mutismo. Erano successe
tante cose così velocemente che aveva bisogno di fermarsi un
attimo
a pensare.
E
pensare era tutto ciò che aveva fatto nel mentre si faceva
la
doccia, si vestiva, si faceva la treccia e si abbandonava sugli
scalini che davano sull'entrata principale, la stessa da cui era
entrata per la prima volta almeno due mesi prima. Ricordava la sua
paura nel varcare quella soglia e poi il terrore che l'aveva presa
quando Jonghyun le aveva detto di seguirlo in quella stanza.
Ricordava di aver pensato tante cose in quel momento, tante cose le
erano passate per la testa e nessuna positiva. Aveva guardato quella
casa con diffidenza, aveva lanciato occhiate sospettose alle grandi
stanze da cui si sentiva seguita da mille occhi. Poi però si
era
fidata di Odette e Jae Hyun da cui si sentiva costantemente protetta
e anche la casa le era sembrata più amichevole. Tuttavia la
cosa
migliore era stato scoprire che Jonghyun non era il ragazzo cattivo
di cui tutti parlavano con paura o con terrore ma poco a poco si era
rivelato essere un'anima nobile, anche se rigida, a cui avevano
gelato il cuore.
Completamente
assente dal luogo in cui si trovava, non avvertì nemmeno i
passi
alle sue spalle e la presenza che si soffermava dietro di lei.
- Ho sentito che c'è qualcuno che
non ha voluto mangiare. - disse la voce cogliendola di sorpresa e
facendola sobbalzare.
Si voltò
leggermente allarmata per constatare che Jonghyun la guardava con un
sorriso.
Jorinde
si chiese se fosse legale essere belli come lui. Doveva essere
proibito per forza.
Il
sorriso splendente, i capelli morbidi. Lo stile impeccabile.
Non
sembrava neanche fosse andato a lavorare con quei pantaloni
bianchissimi, che gli calzavano alla perfezione, la camicia blu
chiaro a quadri grandi e le maniche arrotolate sulle braccia.
- Oh...sei tu. - mormorò la ragazza
- no, non avevo fame. - aggiunse subito dopo.
Aveva
saltato il pranzo perchè troppo immersa nei suoi pensieri,
in
un'altra dimensione.
- Fai preoccupare Odette così...ha
detto che sei stata incredibilmente silenziosa oggi. -
continuò il ragazzo.
- Non volevo farla preoccupare...è
solo che non avevo fame. Tu non mangi quando non hai fame, no?! -
replicò la rossa mentre poggiava la schiena contro una delle
gambe del biondo che spuntavano ai lati della fanciulla.
- Anche tu hai ragione. - commentò
Jonghyun spallandosi e posando i gomiti sul gradino subito dietro di
lui.
- Come mai oggi non sei tornato a casa? -
chiese la ragazza cercando di cambiare discorso.
- Ho avuto qualche imprevisto in hotel. -
rispose il maggiore - Perchè? Ti sono mancato? - la
stuzzicò subito dopo divertito.
- Era una semplice domanda. - lo
rimbeccò la rossa fingendo noncuranza.
Jonghyun
strinse le gambe intorno a lei.
- Hai paura che ti costringa a sposarmi se mi
rispondi di si?! - esclamò il ragazzo.
- Perchè dovrei dire il falso? Posso
dipingere in santa pace quando non ci sei tu a importunarmi! -
ribattè acida Jorinde senza mai abbandonare il sorriso.
- Ah si? T'infastidisco così tanto
che l'unico quadro presente nella tua stanza è quello che
ritrae me mentre tutti gli altri sono nello studio in cui dipingi? -
ghignò il più grande.
Quello
era un colpo basso. La ragazza arrossì.
- N-Non è per quello che pensi... -
balbettò abbassando gli occhi.
- Ah no? - .
- No. Lo tengo lì solo...solo
perchè sto cercando di capire che colore usare per i tuoi
capelli...non voglio lasciarli bianchi come la tela. -
borbottò Jorinde.
- Ma i miei capelli sono bianchi. - .
- Non quel bianco...voglio trovare il colore
giusto. - .
- Quindi mi stai dicendo che è
questo l'unico motivo per cui il mio quadro è il solo
presente in camera tua? - .
Jorinde
tentennò e quel momento di esitazione strappò
l'ennesimo ghigno a
Jonghyun che scostò il busto dal gradino e si
avvicinò
pericolosamente al suo volto.
- Lo sapevo. - sibilò.
- Sapevi cosa?! - esclamò rossa in
volto la più piccola cercando di mettere più
distanza possibile fra loro due.
Jonghyun
gongolò.
Il
biondo alzò un sopracciglio scettico.
- E' che...beh, mi piace quel quadro! - ammise
infine incrociando le braccia – i tuoi occhi sono...diversi!
Brillano tantissimo...sono splendenti e...sembri felice. - aggiunse
poco dopo con fatica come se ogni parola usata non fosse abbastanza per
descrivere quello che provava guardando quel dipinto.
Si voltò
di tre quarti per guardare in faccia il suo interlocutore e
così
arrivò, veloce, tempestivo e soffice: un bacio.
Jorinde
rimase di stucco.
Jonghyun
le aveva appena dato un bacio a stampo.
Jorinde
lo guardava ancora incredula. Le aveva dato un bacio sulle labbra.
Forse si
sarebbe dovuta arrabbiare, avrebbe dovuto picchiarlo o si sarebbe
dovuta gettare al suo collo e permettergli di baciare tutto quello
che voleva ma la rossa non fece niente di tutto questo.
Jorinde
lo colpì con un sonoro schiaffo sulla gamba.
- Perchè ti va?! Che diavolo di
risposta è? Io sto qui a cercare di renderti una persona
migliore attraverso i miei quadri e questo è tutto quello
che sai dire?! - esclamò agitandosi sul posto.
Ancora
più repentino del primo, un altro bacio toccò le
sue labbra.
Jonghyun
scoppiò a ridere osservando la sua espressione interdetta.
- A modo tuo, hai detto una cosa carina. - si
giustificò il maggiore.
In quel
momento Jonghyun pensò che Jorinde lo aveva salvato anche se
non
aveva ancora spezzato la maledizione.
- Rassegnati, per ogni cosa carina che dirai,
avrai un bacio da me. - aggiunse dopo davanti al silenzio della ragazza.
- Vuol dire che dirò solo cose cattive allora, per farti
dispetto. - commentò la rossa.
- Non ti piacciono i baci? - ribattè il ragazzo.
- Oh si! I baci sono una delle cose più belle del mondo. - .
- Non vuoi i miei baci allora? - .
- Ho detto questo? - .
- Beh pazienza, vuol dire che subirai. - scherzò infine il
più grande ammiccando verso di lei.
- Mi cucio le labbra. - replicò la fanciulla e
mimò con le mani ago e filo.
- Le tue labbra non oseranno serrarsi davanti alle mie. -
sussurrò suadente Jonghyun mentre una mano accarezzava la
schiena della ragazza.
- Perchè mi minacceresti di cacciare a calci i miei compagni
dal palazzo?! - esclamò Jorinde cercando di smorzare
l'atmosfera che si stava creando e che la metteva in imbarazzo.
Jonghyun,
per fortuna o sfortuna della ragazza, smise di accarezzarle la
schiena.
- Non sono cattivo fino a questo punto. -
bisbigliò il ragazzo con un sorriso.
- Per quanto fai il tosto, hai l'animo buono. - commentò la
minore con un sorriso dolce.
- Guarda che hai detto un 'altra cosa carina... - .
- Basta baci o ti mordo le labbra! - .
- Guarda che potrebbe piacermi. - la redarguì Jonghyun con
un sorriso malizioso.
- Hai l'animo buono ma anche pervertito! - .
- Piantala di lagnarti, ho una sorpresa per te stasera. - .
- Yoora? - chiese speranzosa la ragazza memore dell'ultima sorpresa
ricevuta da Jonghyun.
- Mi dispiace Jo, niente Yoora questa volta ma spero che tu gradirai lo
stesso. - disse il ragazzo leggermente dispiaciuto.
Jorinde
inizialmente sembrò restarci male ma recuperò
subito il suo spirito
allegro.
- Cos'è? Sono curiosa! -
esclamò con tanta veemenza che Jonghyun credette, per un
momento, che sarebbe rotolata giù per le scale.
Jorinde,
invece, s'inginocchiò sul gradino e posò le
braccia sulle gambe del
biondo per poterlo guardare bene in faccia.
- Non sei in grado di aspettare altre due ore? Sei più
impaziente di una bambina delle elementari quando si parla di sorprese!
- la rimproverò in modo tenue il ragazzo.
Tuttavia
Jorinde notò l'ombra del sorriso sulle sue labbra.
- E va bene, aspetto! Spero che ne valga la
pena. - disse seccamente la rossa cercando di celare il suo
divertimento.
- Alle otto vieni in giardino. - disse Jonghyun e poi si
alzò lasciandola lì sulle scale.
Jorinde
non voleva andasse via, la sua presenza la distraeva e la rendeva
felice. Non appena restava sola le tornava in mente l'immagine di
Taemin e di quel bacio soffocante e le parole di Kibum. Era tutto
nuovo e anche un po' spaventoso per lei. Fortuna che c'era Jonghyun,
si sentiva un po' meno sola.
**
Alle
otto in punto, Jorinde fece le scale di corsa e si precipitò
davanti
al portone principale. Era davvero curiosa di vedere cosa aveva in
serbo Jonghyun. Aprì la porta e uscì. Il caldo la
investì in
pieno. Non era abituata a quelle temperature così alte.
La voce
di Jonghyun la guidò fuori dal viale e la condusse sotto i
grandi
porticati.
Rimase a
bocca aperta dallo stupore.
Non che
ci fosse una parure di diamanti e zaffiri davanti a lei ma quella
semplice visione scaldò il suo cuore stremato in quella
giornata di
rivelazioni.
C'era un
tavolino bianco rotondo poco distante da loro e due sedie lavorate.
Sopra di esso stava una tovaglia di un rosa pallido apparecchiata per
due. Dagli alberi e dal soffitto del porticato pendevano tante
palline di vetro rotonde, come bolle di sapone dai più
svariati
riflessi, che emanavano una luce bellissima. Era semplice, nel
complesso, anche se Jorinde immaginava che non doveva essere stato
proprio facile appendere tutte quelle palline.
Era
immersa nel verde di un giardino rigoglioso, circondata da tantissime
luci sfavillanti e con Jonghyun. Non poteva chiedere di meglio. Nel
suo piccolo universo felice.
Gli
occhi le brillavano.
- Meglio così. Stasera ceniamo qui.
- le comunicò il ragazzo poggiandosi contro il tavolo.
- A cosa devo questa sorpresa? - chiese girandogli intorno.
- Visto che oggi eri un po' giù di corda, volevo farti
ritornare il sorriso. - rispose Jonghyun seguendola con lo sguardo - ci
sono riuscito? - .
- Si! Mi hai sorpresa, devo ammetterlo! - .
- Quindi, questa volta il bacio me lo merito io, visto che ho fatto una
cosa carina? - chiese allora il biondo con aria divertita.
- Non ci provare. - cantilenò Jorinde.
Jonghyun
stava per ribattere ma in quel momento Odette arrivò con la
cena.
- Avete fame? - chiese la donna allegra.
- Si! - rispose Jorinde sedendosi.
- Lo credo bene! Non hai mangiato nulla! - la rimproverò con
tono severo la governante.
- Non avevo fame Odette! - ribattè la ragazza – Ma
non ti preoccupare che adesso ne ho il doppio. - aggiunse subito dopo.
Odette
la guardò per un attimo e poi sorrise bonariamente.
- Sei così piccina! -
esclamò con voce stridula e con sguardo materno.
- Non è così piccola Odette, ha ventuno anni. -
disse a quel punto Jonghyun senza alzare gli occhi dal piatto.
- Per me si. É proprio una bambina rispetto a me, una
pupattola*! - ribattè la donna accarezzando i capelli di
Jorinde che, a bocca piena, la guardava perplessa.
- A cosa devo questa botta di maternità? - chiese la rossa
con cautela.
- Forse perchè ti vede così bassa, rispetto a
lei. - sussurrò Jonghyun come se la conversazione fosse
chiusa.
- Non che tu sia esattamente altissimo. - ribattè Jorinde.
- Ti avverto, una parola fuori posto e ti appendo insieme alle luci. -
l'ammonì divertito il biondo.
- La mia era una constatazione. - disse pacata la ragazza.
Odette
rise.
- Vi lascio mangiare allora. - disse.
- Tu e Jae Hyun non cenate fuori? - chiese allora Jorinde prima che la
donna potesse andarsene.
- Oh no, tesoro! Io e Jae Hyun andiamo a farci una passeggiata al
villaggio. Si sta benissimo stasera. - rispose facendole l'occhiolino e
allontanandosi a grandi passi.
- E noi non la facciamo la passeggiata? - chiese poi rivolta a Jonghyun
conoscendo ovviamente già la risposta.
- Ci provi ogni volta, eh?! - .
- Tentar non nuoce. - sentenziò lei con un sorriso.
Le
tornarono in mente le parole di Kibum. Jonghyun non le permetteva di
uscire per Taemin. Si chiese se il biondo fosse al corrente della
scoperta fatta dal minore dei Kim. Forse no altrimenti non se ne
sarebbe stato così tranquillo. Ora capiva a cosa si riferiva
Valery
quando le aveva detto che stava commettendo un errore a disobbedire a
Jonghyun.
Guardò
il biondo intento a mangiare. Non avrebbe mai immaginato fosse
vittima di una maledizione. Jorinde, in quelle ore di mutismo, aveva
cercato di immaginare come fosse la donna che aveva odiato
così
tanto Jonghyun da avergli fatto una cosa così brutta.
Privare
qualcuno di essere felici è una delle cose più
cattive che si
possano immaginare. Non riusciva a immaginare come il suo cuore
potesse essere fermo, ora che ce l'aveva davanti e mangiava,
respirava, esattamente come una persona qualunque. Lo stomaco di
Jorinde si strinse. Jonghyun aveva perso quasi tutto e Jorinde sapeva
quanto faceva male. La sua mente volò a quel
“golden Key”...forse
era proprio quella persona che non poteva riavere, era quella persona
la felicità che gli era stata strappata. Jorinde, quella
sera,
decise che avrebbe spezzato la maledizione anche a costo della vita.
Avrebbe ridonato la felicità a Jonghyun, e se proprio doveva
sacrificare tutto, per lui lo avrebbe fatto. Se le avessero detto che
sarebbe dovuta morire, l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere prima
di chiudere gli occhi, sarebbe stato il sorriso di Jonghyun con lo
sguardo ridente del suo dipinto.
Quanto
importante era diventato Kim Jonghyun per lei?
Doveva
scoprire in cosa consisteva esattamente il suo ruolo e lo avrebbe
fatto a ogni costo.
La voce
del ragazzo la riportò sulla terra.
- Cosa? - .
- Mi stai fissando. - .
- Scusa, ero immersa nei miei pensieri. - si affrettò a
ribattere.
- Questo lo vedo. A che pensavi? Forse al fatto che vuoi dormire con me
stanotte? - la schernì il più grande.
- No, razza di pervertito! Dormo nella mia stanza anche se dovessi
dividere il letto con Dracula! - sbottò Jorinde puntando la
forchetta contro di lui.
Jonghyun
rise.
- Allora significa che quando avrai gli incubi
non sgattaiolerai nella mia stanza?! - .
- Mi hai fatto restare perchè avevo la febbre! - .
- Me l'hai chiesto tu di dormire insieme. - .
- Che facciamo dopo? - chiese Jorinde cambiando discorso imbarazzata.
- Tu vai a dormire e io me la vado a spassare al villaggio! -
sghignazzò Jonghyun alzandosi e raccogliendo i piatti.
- Ah! Contaci! Esco di nascosto e me la vado a spassare anche io! -
ribattè indignata raccogliendo le posate.
Jonghyun
sorrise.
- E io ti scotenno. - disse con una voce
amabile mentre rientrava in casa per portare i piatti in cucina.
Jorinde
lo seguì con le posate e i bicchieri.
- Devi essere per forza così
cruento?! - replicò abbandonando gli oggetti nel lavandino
– Oh guarda! Il distillato di ciliege! - esclamò
subito dopo indicando il liquore nefasto sullo scaffale.
- Scordatelo! Non ne berrai più un goccio finquando resterai
qui! - esclamò Jonghyun ancora scottato dall'ubriacatura
recente.
L'afferrò
per il braccio e la trascinò fuori dalla cucina.
- Solo un bicchierino piccolo piccolo! - disse
lei fermandosi e puntando i piedi.
- No! Non voglio finire a ballare sugli alberi! - disse seccato il
biondo.
- Un dito, dai! - brontolò la rossa accarezzandogli il
braccio in maniera lasciva.
In
quell'istante Odette e Jae Hyun scesero le scale vestiti di tutto
punto.
Quando
la porta si fu richiusa Jonghyun si voltò verso di lei e
prendendole
la mano disse: - Comunque no. - .
Jorinde
sbuffò mentre il ragazzo la trascinava verso il giardino.
Si
sedettero sul dondolo.
- Fa caldo! - sospirò la rossa dando
la spinta con i piedi per creare il movimento.
- Nella mia città natale, di questi tempi fa ancora
più caldo. - commentò il ragazzo.
- Hai delle foto della tua città natale? - chiese Jorinde di
punto in bianco.
Jonghyun
la guardò stupito.
- Sono curiosa! Me ne fai vedere qualcuna? -
chiese con un sorriso.
- Va bene...aspettami qui. - replicò Jonghyun e si
allontanò.
Tornò
dopo una decina di minuti con un grosso album di foto che Jonghyun
iniziò a sfogliare sotto il suo naso. Jorinde vide un sacco
di
paesaggi ma sostanzialmente tutti uguali, apprese che Jonghyun era
nato e cresciuto in una zona di campagna. Poi vide tanti volti e
tanti nomi che non se li sarebbe ricordati tutti neanche fra due
vite. Vide i genitori di Jonghyun e Jorinde finalmente comprese da
chi il ragazzo aveva preso la sua bellezza imbarazzante, poi Jonghyun
le mostrò la sua tata e le raccontò che persona
straordinaria fosse
la sua ajhumma, con cui era ancora in contatto e a cui spediva dei
soldi per assicurarsi che non le mancasse proprio niente. Jorinde,
poi, gli squittì nell'orecchio quando il biondo le
mostrò una foto
di se stesso da bambino, seduto nell'erba con un pallone fra le gambe
incrociate.
Alla
ruvida pagina successiva, la ragazza quasi non cadde dal dondolo, non
appena riconobbe nei due bambini alla destra di Jonghyun, Minho e
Jinki.
- Era il mio undicesimo compleanno! Questi
erano tutti i miei amichetti del quartiere. - le raccontò il
maggiore.
- Con questi due, Jinki e Minho, sono ancora amico. - le
spiegò indicando le due facce paffute e morbide dei due
infantili ragazzini.
Poi lo
sguardo di Jorinde cadde su una foto che non apparteneva a
quell'album e probabilmente c'era finita dentro per sbaglio.
Ritraeva
Jonghyun, Jinki, Minho, Kibum, Taemin e altre due ragazze: una doveva
essere la fidanzata di Minho, l'aveva riconosciuta dai capelli e
l'altra non la conosceva. La foto sembrava strappata a destra e sullo
sfondo c'era il mare.
Jonghyun
notò che l'interesse della ragazza era stato calamitato da
quella
foto strappata.
- Questi sono dei miei amici. Jinki e Minho,
quelli che ti ho mostrato prima. - spiegò indicando i due
ragazzi molto più simili a quelli che conosceva la rossa
– poi questo ragazzo biondo è Kibum e quest'altro
è Taemin. Mentre le due ragazze sono rispettivamente le
fidanzate di Minho e Jinki. - continuò poi indicando le
persone una ad una.
- Eravate al mare? - chiese ancora la ragazza.
- Si, in realtà, un amico di Chul Moo aveva organizzato una
festa in spiaggia e alcuni di noi si esibirono anche...fu una bella
giornata. - .
Jorinde
aveva notato lo strappo sulla foto ma non chiese nulla a Jonghyun,
non voleva metterlo di cattivo umore. C'era sicuramente un'altra
persona in quella foto ma se era stata strappata via, doveva esserci
un motivo e le foto si strappano solo per ragioni poco piacevoli.
Magari era proprio quella Hye Jin, Kibum le aveva raccontato che si
erano conosciuti al palazzo di Chul Moo.
Tuttavia
non disse nulla.
- Anche io voglio andare al mare! -
bofonchiò.
- Beh, purtroppo dovrai accontentarti della piscina per quest'anno. -
replicò Jonghyun chiudendo con un colpo secco l'album che
posò accanto a loro.
- Piscina? Hai una piscina? - chiese incredula Jorinde.
- Si, non te l'ho mai detto? Possibile che non l'hai vista mentre
ficcanasavi per casa? - disse stupito il biondo – forse
perchè è dietro una delle porte che si mimetizza
con la carta da parati, non ci avrai fatto caso! Comunque sta vicino il
salotto blu, a pianoterra. É al chiuso però. -
aggiunse subito dopo.
- Perchè non me lo hai detto prima?! Siamo stati un mese e
mezzo a squagliarci! -protestò la rossa –
Perchè non andiamo a farci un bagno?! Dai, la sera
è più bello! - .
Saltò
in piedi e afferrò Jonghyun per le mani.
- Sei seria? - chiese il ragazzo.
- Certo che si! Ci divertiamo! - esclamò tirando il ragazzo
per farlo alzare.
- Vuoi fare il bagno proprio ora che siamo soli? Le cose potrebbero precipitare...-
mormorò suadente.
- Correrò il rischio... - mormorò in risposta
Jorinde.
- Ah si? Le cose si fanno interessanti ma purtroppo per te ma
soprattutto per me, dovremmo rimandare. Abbiamo
cenato poco fa, non sarebbe saggio entrare in acqua adesso. -
replicò il ragazzo.
- Ah già! Che palle! Ci andiamo domani? - chiese speranzosa.
- Se ci tieni, si. Ad ogni modo ho un'altra piccola cosa per te. -
disse alzandosi e tenendo per mano la ragazza, la ricondusse accanto al
tavolino.
- Aspettami qui. - le disse con un sorrisino.
Jonghyun
si allontanò e Jorinde si guardò intorno. Il
giardino era
silenzioso e bellissimo e le luci racchiuse nelle palline di vetro
sembravano tante fatine che viaggiavano in bolle di sapone.
Poco
dopo, il biondo fu di ritorno con...
- Lanterne volanti*! - esclamò la
ragazza entusiasta.
- Vedo che ti piacciono! - sorrise Jonghyun – quale vuoi? - .
Il
ragazzo reggeva fra le mani due lanterne: una rosa e l'altra rossa.
Jorinde
le guardò come si guarda qualcosa di incredibilmente bello
ed
eccitante.
Le
accesero e Jorinde rimase per un po' a fissare la fiammella che
l'animava dall'interno.
- Non dimenticarti di esprimere un desiderio.
Una volta arrivata in cielo potrebbe tramutarsi in realtà. -
le ricordò Jonghyun.
- So già quello che voglio. - replicò con un
sorriso mentre il fuoco le illuminava parzialmente il volto.
- Siamo in due. - ribattè Jonghyun.
Le
lasciarono andare insieme, nello stesso istante. Le due lanterne si
librarono leggere nel cielo danzando a poca distanza l'una
dall'altra.
Jorinde
aveva il naso a punta all'insù e il sorriso sulle labbra.
Guardava
rapita le due lanterne che diventavano sempre più piccole e
gli
occhi le brillavano come se in quel verde particolare vi danzassero
miriadi di quelle lanterne. Se gli occhi di Jorinde erano puntati
verso il cielo trapuntato, quelli di Jonghyun erano puntati su di
lei. Era uno spettacolo anche migliore delle lanterne.
La pelle
di Jorinde rifletteva il chiarore della luna e i suoi capelli, di un
rosso tenue, s'intrecciavano fra di loro sulla sua spalla. Era bella
Jorinde, Jonghyun lo aveva sempre pensato. Era bella dentro e fuori.
Era bella in quel momento in quel top bianchissimo e in quegli shorts
verdeacqua, era bella nei suoi pigiami imbarazzanti, era bella quando
rideva e anche quando piangeva. Aveva lo spirito più leggero
di
quelle lanterne che vorticavano fra le nuvole.
Solo in
quel momento, Jonghyun si rese conto, che con quelle lanterne, le
aveva appena dato la possibilità di abbandonarlo ma sembrava
non gli
importasse più di tanto.
Jorinde
abbassò il capo e si voltò a guardarlo. Gli
sorrise sinceramente.
- Qual è il tuo desiderio? Oppure
non puoi dirmelo finchè non si avvera? - chiese curiosa.
- Niente di irrealizzabile. - rispose Jonghyun avvicinandosi a lei.
- Ah si? - .
- Si, anzi, credo di potertelo dire fra qualche minuto se me ne darai
la possibilità. - sussurrò.
Il
sorriso di Jorinde scivolò via lentamente non appena si
accorse che
il ragazzo era sempre più vicino a lei, che il suo volto era
sempre
più vicino al suo. Indietreggiò spaventata, aveva
intuito
perfettamente le intenzioni di Jonghyun e sentiva, nel profondo, di
volerlo anche lei ma per qualche strana ragione, fu presa dalla paura
mista ad eccitazione.
Sentì
la schiena cozzare contro uno dei pilastri del porticato. Le mani
dietro la schiena. Era davvero in trappola ora. Jonghyun non sembrava
avesse il suo stesso timore perchè avanzò ancora
e annientò presto
la minima distanza che vigeva fra loro. La sua mano destra si
posò
sulla sua guancia incandescente e chinò il volto verso di
lei.
Voleva fermarlo Jorinde perchè il cuore le batteva davvero
troppo
forte ma poi quando le labbra carnose e lussuriose di Jonghyun
sfiorarono le sue, se ne infischiò altamente. Chi se ne
importava
se, secondo qualche strano disegno, fosse il luogo o il momento
sbagliato. Jorinde capì che avrebbe baciato Jonghyun anche
se avesse
piovuto o nevicato senza sosta, l'avrebbe baciato anche dentro un
mulinello d'acqua o nel mezzo di un tornado, l'avrebbe baciato anche
se per quel bacio avesse speso il suo ultimo respiro. Lo avrebbe
baciato sempre e comunque. Avvertì le mani di Jonghyun
insinuarsi
nei suoi capelli sulla nuca e allargarle così la treccia. Le
loro
bocche si scontravano bollenti e gonfie per gli urti, come se su di
esse fosse stato appiccato fuoco con frecce appuntite. Una delle mani
della ragazza si posarono sul collo di lui. Jonghyun
rabbrividì.
Quella mano era fredda, troppo fredda per una serata estiva come
quella ma era piacevole come un cubetto di ghiaccio che scende lungo
la schiena e ti dona freschezza in una giornata afosa. Jorinde, con
grande coraggio, si strinse a lui come se temesse di volare via anche
lei. Non si sarebbe data pace se fosse finita dall'altra parte del
mondo senza più sfiorare le sue labbra. Le mani di Jonghyun
scesero
lungo la sua schiena e si strinsero intorno alla sua vita e la
sollevò leggermente da terra mentre il marmo gelato
accarezzava le
spalle della ragazza.
Quel
bacio durò tantissimo, sembrò durare
un'eternità. Fu dolce ma allo
stesso tempo aggressivo. Fu secco e bagnato. Fu lento ma anche
impetuoso.
Jorinde
non aveva più paura quando quel contatto magico
terminò.
Si
guardarono a lungo negli occhi, in silenzio.
Poi
Jonghyun la prese per mano e la condusse al dondolo dove si sedettero
senza proferire parola alcuna. Il ragazzo buttò la testa
all'indietro, com'era sua abitudine, e avvertì la testa di
Jorinde
posarsi sulla sua spalla.
Jonghyun
guardava il cielo scuro e stellato mentre, con il fiato sospeso,
ascoltava ciò che non udiva da tempo: il battito del suo
cuore, il
suo cuore batteva. Lentamente, troppo lentamente per una persona sana
ma batteva di nuovo.
Eccomi
qua con il ventiquattresimo capitolo! ^^
State
tutti bene? ^^
Allora,
vediamo un po'. Questo capitolo, ancora sul presente, ci mostra un
importante svolta per la storia (la rivelazione che il
“Giusto” è
proprio Taemin) e udite, udite, c'è il primo vero bacio fra
Jonghyun
e Jorinde. <3
Mi sento
in dovere di avvisarvi che stiamo entrando nel pieno della storia! ^^
Non
credo debba dire altro ai fini del capitolo, se non una precisazione
sul termine *pupattola che vuol dire bambola, bambina o in senso
dispregiativo (non è questo il caso), donna graziosa ma
inespressiva.
Qui vi
lascio il link che ho trovato sulle lanterne volanti che spiega anche
il significato dei colori. ^^
Bene,
non mi resta che ringraziarvi (oggi sono meno logorroica! XD).
Grazie
ad annaminho4429,
lagartischa
e Blakneco
per aver recensito lo
scorso capitolo! ^^ Grazie mille ragazze! <3 <3 <3
Grazie a
tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite
e le preferite!
Grazie! <3 <3
Grazie a
chiunque abbia solo letto la storia. <3
Un
grazie altrettanto speciale a bummie_claaa96!
<3 E grazie alla mia Ninechka
che,come sempre, ha letto la storia in anteprima e mi ha detto la sua
aiutandomi a scegliere il titolo del capitolo e consigliandomi
sull'immagine di copertina, essendo io indecisa per natura! <3
<3
Penso
non debba dire altro!
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 25 *** 25. Una serata indimenticabile ***
25. Una
serata
indimenticabile
Taemin
non prese affatto
bene la verità sul suo profondo ed insistente interesse nei
confronti di Jorinde. Si era rabbuiato in volto ed il suo umore era
diventato nero come i suoi capelli. Si sentiva un traditore sebbene
lui non avesse scelto quel ruolo di sua spontanea volontà.
Il giorno
dopo non andò a lavoro. Non uscì di casa e
occupò la maggior parte
del suo tempo a rimuginare e alla fine prese una decisione che
avrebbe comunicato agli altri solo quando sarebbe stato necessario,
solo quando non avrebbero più potuto fermarlo.
Kibum
fu costretto a
rivelare anche agli altri di Taemin e di conseguenza, dovette
confessare tutta la storia di Jorinde, dall'inizio alla fine.
Tuttavia Minho era partito. Aveva delle questioni personali da
sbrigare con il “suocero” e altre di natura diversa
per conto di
Jonghyun. Erano rimasti solo lui e Jinki. Il maggiore fu abbastanza
stupito nello scoprire la vera identità di Jorinde e
addolorato
nell'udire del fardello che il più piccolo fra di loro stava
portando. Kibum aveva parlato senza sosta e Jinki non aveva proferito
parola. Le sue espressioni parlavano per lui. Quando cadde il
silenzio, Kibum lo guardò ansioso ma Jinki continuava a
stare zitto.
Jinki
aveva lo sguardo
puntato in basso, sulla superficie piana del bancone.
- Ho
così tante cose da dire che preferisco non dirne nessuna e
stare zitto. - .
- Che
diavolo di risposta è?! - .
-
Dovevi dirmelo, Kibum. - .
Il
corvino non sbuffò come
previsto, sapeva perfettamente che aveva ragione.
- Non
potevo dirtelo. Insomma, se lo avessi detto non avremmo fatto mai
giorno! Avevo promesso a Jorinde che l'avrei coperta, se avessi
condiviso il segreto con voi e magari tu o un altro non foste stati
d'accordo, cosa avrei detto a Didi?! Non potevo fare la spia e farla
scoprire da Jonghyun! - protestò il più piccolo.
- Oh
si, invece! Avresti dovuto, almeno ora non saremmo in questa
situazione! - .
Kibum
lo guardò
esterrefatto. Jinki non aveva alzato gli occhi dal bancone ma aveva
preso a spuntare una lista di libri lì affianco.
- Ma
piantala! Neanche tu saresti stato in grado di dirle di no! -
sbottò il corvino guardando male il castano.
Jinki
ridacchiò piano.
- No,
forse no ma comunque avresti dovuto parlarcene. Deve averti stressato
parecchio fare tutto da solo. - .
Il
ragazzo aveva alzato
finalmente gli occhi e sembrava più tranquillo di prima.
- Lo
hai detto a Jonghyun? - .
- No,
voglio aspettare... - .
Jinki
lo scrutò.
-
Temi la sua reazione? - .
- Non
ti nascondo che non mi farebbe piacere raccontargli che Jorinde
gliel'ha fatta sotto il naso per tutto questo tempo anche grazie alla
mia complicità, non voglio ferirlo... - .
Jinki
annuì.
- E
poi, il fatto che lei abbia interrotto il bacio perchè le
è tornato in mente Jjong, qualcosa vorrà anche
dire! Io credo che non sia tutto perduto... è riuscita a
spezzare l'influenza di Taemin! Aspettiamo prima di allarmare Jonghyun!
- disse ad alta voce Kibum come se dovesse far risultare credibile la
sua tesi davanti ad un giudice.
-
Kibum-ah, se ci fossero più persone con la tua stessa
speranza e con il tuo ottimismo, ci sarebbe il sole ogni giorno. -
commentò Jinki in quello che doveva essere un complimento.
In quel
momento entrò
Jorinde e dall'occhiata che le scoccò Jinki, la rossa
capì subito
che in un modo o nell'altro lei c'entrava con la conversazione.
-
Buongiorno. - mormorò mentre si avvicinava con cautela ai
due.
-
Taemin? - chiese poi rivolta a Kibum.
- Non
verrà. - rispose lui secco.
- Non
sta bene? - .
-
Didi, Jinki hyung lo sa...gli ho detto tutto. - .
La
ragazza si voltò con
aria colpevole verso il più grande.
-
Già. - commentò quello.
- Mi
dispiace. - mormorò Jorinde.
- E
di cosa? Non è colpa tua...tu volevi solo la tua
libertà. Non sapevi di tutta questa storia. -
replicò Jinki.
- Lo
direte a Jonghyun? - .
Jorinde
temeva la risposta.
Le sarebbe dispiaciuto se Jonghyun si fosse arrabbiato con lei se
avesse saputo la verità ora che le cose avevano preso la
piega
giusta. La rossa si sentiva un fuoco dentro al ricordo delle loro
labbra che si scontravano.
- No,
abbiamo deciso di temporeggiare...vogliamo vedere se riusciamo a
sbrogliare la matassa anche così. - fu la risposta di Kibum.
Per
tutta la mattinata la
testa di Jorinde fu invasa da due volti familiari che, come nel suo
sogno, si confondevano: Jonghyun e Taemin. Era preoccupata per
entrambi e non riusciva a distrarsi e a pensare ad altro.
Aveva
l'impulso di scrivere
a Taemin ma si frenò diverse volte. Voleva mandargli un
messaggio
per informarsi del suo stato, Kibum gli aveva parlato il giorno prima
e non doveva aver preso la cosa esattamente bene. Tuttavia non era la
cosa migliore da fare al momento. Voleva bene a Taemin e desiderava
la sua felicità ma nella situazione in cui si trovavano non
poteva
contattarlo, qualcosa nel profondo del suo cuore le diceva che era la
cosa sbagliata.
L'unica
consolazione era che
poteva stare accanto a Jonghyun e sapere che c'era ancora la
possibilità che lei potesse aiutarlo. Inoltre, era inutile
nasconderlo, Jorinde provava qualcosa di forte per il ragazzo.
Vegliarlo da vicino, viverci insieme, per lei era la
felicità, il
benessere. Sorrise rincuorata da quel pensiero ottimista. Si
alzò e
iniziò a servire una signora che gironzolava per gli
scaffali.
Però
se le cose fossero
andate diversamente? Se non ci fosse più alcuna
possibilità di
spezzare la maledizione? Cosa sarebbe successo se Jonghyun fosse
venuto a conoscenza di tutto?
Presumibilmente
nulla di
buono.
Ancora
una volta i due volti
si confondevano nella sua testa: Taemin e Jonghyun, Jonghyun e
Taemin, chiaro e scuro.
La
piccola pila di libri che
aveva fra le braccia cadde a terra con un tonfo.
Jorinde
sussultò come se il
rumore l'avesse risvegliata dal sonno.
Si era
così immersa nei
suoi pensieri che non aveva nemmeno prestato ascolto alla donna che
stava servendo.
-
Jorinde! Fa attenzione! - la rimproverò in modo tenue Jinki
che aveva assistito alla scena dal bancone.
- Si,
scusami hai ragione! Sono stata sbadata. - mormorò in tono
di scusa la rossa inginocchiandosi per raccogliere i libri.
-
Sicura di stare bene piccina? Sei davvero pallida. - notò la
donna con aria materna.
Jinki
si avvicinò e
s'inginocchiò accanto a Jorinde.
- Va
a sederti, non fa niente. Ci penso io qui. - le sussurrò
dolcemente sfiorandole un braccio.
-
Scusa. - sussurrò ancora la ragazza stringendogli un po' il
polso.
Si
rialzò e s'inchinò alla
cliente.
- Mi
scusi signora. Ho avuto un giramento di testa. Non volevo spaventarla.
- disse a disagio.
-
Tranquilla cara, può capitare a tutti. - la
rassicurò la donna.
- La
ringrazio per la comprensione. - replicò prima di dileguarsi
con un altro inchino e raggiungere Kibum dietro il bancone.
- Ti
senti bene? - le chiese il corvino.
- Si,
tranquillo...avrò avuto un calo di zuccheri. - .
- Ti
faccio un po' di acqua e zucchero, mi hanno detto che aiuta. - .
Jorinde
sorrise a Kibum.
Bevve e
si sentì subito
meglio.
- Ho
finito il tuo dipinto, sai? - disse mentre sorseggiava dal bicchiere di
plastica.
- Ah
si? E me lo regalerai? - chiese lui con un mezzo sorriso.
- Se
lo vuoi, volentieri. Così te lo appendi e potrai constatare
ogni giorno che sei proprio tu, che è identico a te. -
replicò Jorinde posandogli una mano sul braccio e
stringendolo un po'.
Lo fece
senza pensarci, in
automatico, come se temesse di non poterlo più fare dopo
quel
giorno. Aveva bisogno di sentirlo incredibilmente vicino.
Anche
Kibum sembrò
avvertire questo bisogno. Mise una mano su quella lunga e sottile
dell'amica.
-
Allora me lo darai la prossima volta. - mormorò il ragazzo.
-
Sono contenta di aver incontrato un tipo come te, Kibum oppa.-
sussurrò la ragazza marcando l'ultima parola.
-
Cos'è tutto questo affetto, mh? Parti per il fronte? -
scherzò Kibum ma la strinse a sé con un braccio e
le scoccò un bacio fra i capelli.
**
Jorinde
avrebbe tanto voluto
consegnare il dipinto a Kibum il giorno seguente ma voleva ultimare
il dipinto che aveva fatto di loro cinque insieme. Non aveva
raccontato a nessuno di quel suo piccolo piacevole lavoro, voleva che
fosse una sorpresa. Nascondeva quei ritratti quando non era in casa
per evitare che Jonghyun li trovasse. Era in camera sua quando
sentì
la porta del piano sottostante scattare e quella voce inconfondibile
annunciare il suo ritorno.
Non ci
pensò nemmeno un
secondo, si alzò di scatto e si precipitò
giù dalle scale. Si
fermò sul terzultimo gradino e lo guardò. Il
ricordo della sera
precedente riaffiorò nella sua mente e sentì le
guance riscaldarsi.
Jonghyun non si era accorto di lei, sorrideva di cuore a Jae Hyun.
Stavano parlando ma Jorinde non sapeva nemmeno di cosa e non gliene
importava. Sarebbe rimasta lì a fissarlo per altre due ore
se
Jonghyun non si fosse voltato verso di lei. Rimase un po' stupito a
vederla lì. Le sue pupille si allargarono un po' e il suo
sorriso si
distese maggiormente.
- Che
fai sulle scale? - chiese gentilmente.
-
Nulla. - rispose in modo vago scendendo lentamente gli ultimi gradini
ricoperti dal tappeto rosso.
- Hai
preso l'abitudine di soggiornare sulle scale? - .
- No,
stavo scendendo per...aiutare Odette. - rispose quella esitante.
- A
fare cosa? - chiese Jonghyun che invece sospettava che fosse scesa per
vederlo.
- In
cucina, con le patate. - .
-
Odette però non cucina patate oggi. - .
- Hai
fatto tardi oggi. - notò la ragazza cambiando discorso.
Jonghyun
sorrise e le cinse
le spalle con le braccia. Jorinde sussultò un po' a quel
contatto ma
non più di tanto, desiderava la sua vicinanza.
-
Guarda che puoi dirlo se sei scesa per me. - le sussurrò il
biondo a un orecchio.
- Ma
non sono scesa per te. - mentì la rossa.
- Ah
no? - .
- No,
non ti stavo nemmeno pensando. - .
- E'
per questo che hai notato che sono arrivato in ritardo? - la
stuzzicò il più grande.
Colpita
e affondata. Jorinde
non rispose ma si divincolò dalla sua presa e se ne
andò in cucina
mentre Jonghyun sghignazzava dietro di lei. Nonostante Jonghyun
avesse una casa enorme, mangiavano sempre al tavolo della cucina,
tutti e quattro. A Jorinde era sempre piaciuto perchè la
cucina era
una delle parti della casa che preferiva. Aveva passato dei bei
momenti lì con Odette, a parlare di tutto e quel posto le
era
sembrato il più accogliente del mondo quando il resto della
casa le
sembrava troppo grande e freddo.
-
Jorinde, che ne dici se stasera facciamo quel bagno che tanto volevi
fare ieri? - le chiese Jonghyun durante il pranzo.
La
rossa per poco non si
strozzò. Si era ricordato della piscina. La prospettiva di
trascorrere del tempo con un Jonghyun in costume la imbarazzava.
-
Stasera? Oh...ecco... - .
- Non
ti va? Te lo propongo oggi perchè nei prossimi giorni
sarò troppo occupato credo. - .
-
Lavoro? - chiese Jae Hyun.
- No,
con il palazzo di Chul Moo, si avvicina il venticinquesimo anniversario
del palazzo. Chul Moo festeggiava ogni anno, mi sembra giusto
continuare sulla sua strada. - .
Jorinde
se n'era quasi
dimenticata. Anche Chul Moo preparava tutto giorni prima e la festa
era sempre stupenda.
-
Già, me ne dimenticavo quasi! É carino da parte
tua mantenere le sue usanze! - esclamò Jorinde.
- Ero
molto legato al Chul Moo, anche se non sono venuto al suo funerale.
È stato sempre dalla mia parte. - replicò
Jonghyun senza alzare lo sguardo.
-
Sono curiosa di sapere come addobberai il palazzo! Hai già
qualche idea? - chiese la ragazza entusiasta.
- Ci
stavo pensando. Magari mi dai una mano visto che in questi giorni non
andrò in albergo, penso di restare a casa e poi di recarmi
al palazzo. - .
Jonghyun
era sorridente ma
Jorinde meno: non sarebbe potuta andare a lavoro. Avrebbe dovuto,
controvoglia, scrivere a Jinki e a Kibum quella sera. D'altra parte,
però, avrebbe passato più tempo con Jonghyun.
-
Allora, si fa questo bagno? - .
Jonghyun
era troppo bello e
sorridente per dirgli di no.
Jorinde
annuì mentre Odette
e Jae Hyun si scambiavano occhiate eloquenti.
**
Jorinde
si trovò a infilare
il suo costume blu e bianco sommersa dai suoi ritratti. Con Jonghyun
si erano accordati per le sette ma lei, che si era messa a completare
i suoi dipinti incompiuti, non si era accorta dell'orario e ora si
stava vestendo in tutta fretta. Nascose il ritratto che stava
completando dei suoi amici sotto il letto, s'infilò un paio
di
pantaloncini e scese di sotto. Si vergognava come una ladra a
mostrarsi in costume ma non poteva entrare in acqua vestita.
Entrò
in punta di piedi oltre la porta rivestita e a prima vista
sembrò
non ci fosse nessuno. La piscina era grande e limpida e aveva una
forma strana, sembrava ovale e sul fondo c'era rappresentato un
mosaico a forma di rosa. Tutte quelle rose l'avrebbero mandata al
manicomio, cominciava ad odiarle.
La voce
di Jonghyun la colse
di sorpresa e nel voltarsi per poco non cadde in acqua.
- Oh
si, scusa... - balbettò la ragazza e subito cercò
di guardare altrove con scarsi risultati.
Non ci
teneva a fare la
figura della baccalà come l'ultima volta che l'aveva visto
senza
maglia ma Jonghyun in costume andava oltre ogni sua comprensione. Se
qualcuno, in quel momento, le avesse chiesto quanto faceva 2 + 2
avrebbe risposto 5 senza ombra di dubbio.
Jonghyun
indossava un
costume bianco e nero e la guardava con quel sorriso che Jorinde
avrebbe voluto strappargli e gettargli in acqua.
Jorinde
dovette fare uno
sforzo per ignorare la sua più che bella presenza per
rispondergli
come una persona che aveva qualcosa nella scatola cranica.
Forza
Jorinde, non sono i
suoi addominali che ti stanno parlando.
- Sono sempre stata così, dalle mie
parti fa freddo. - rispose dondolandosi.
- Bianca come la neve. - sussurrò il
biondo avvicinandosi e sfiorandole un braccio – Sai,
preferisco il freddo al caldo estivo...la neve non mi dispiace affatto.
- .
Jorinde
non sapeva se quello era un complimento ma ad ogni modo lo
apprezzò.
- A me invece piace l'estate. -
replicò posandogli una mano su uno dei pettorali,
spingendolo via.
- Tu sei l'estate in questa casa. -
mormorò Jonghyun e si chinò su di lei per
lasciarle un bacio a stampo.
La
ragazza doveva ancora abituarsi a quei gesti. Restava sempre stupita
quando la baciava. Cosa significavano quei baci per lui? A Jorinde
piacevano e lei ne avrebbe voluti dare altre mille in risposta ma
erano così inaspettati che non sapeva rispondere.
Certo,
non era stata ferma come una statua di sale quando la sera prima si
erano dati quel bacio lungo ma si sentiva ancora molto strana.
Avrebbe voluto chiedergli che cosa significava tutto quello per lui
però aveva paura. Improvvisamente si sentì
triste.
Jonghyun
non aveva smesso di fissarla un attimo.
La
ragazza sollevò i suoi grandi occhi chiari su di lui.
Jonghyun la
guardava un po' preoccupato.
- Si, sono solo felice... - mormorò
in risposta cercando di essere convincente.
Avrebbe
voluto fargli mille domande ma allo stesso tempo voleva che Jonghyun
le rispondesse con mille baci, che non la lasciasse respirare un
attimo.
Jorinde
annuì e un piccolo sorriso deformò le sue labbra.
Magari avrebbero
affrontato la cosa dopo, più tardi.
- Beh, forse dovremmo entrare in acqua ora. -
disse Jonghyun e prima che Jorinde potesse dire qualcosa era
già immerso nella piscina.
In
teoria anche lei avrebbe dovuto entrare in acqua. Guardò i
suoi
pantaloncini e poi Jonghyun.
- Jorinde vuoi raggiungermi prima che arrivi il
tramonto di domani o stai aspettando che io mi metta comodo
perchè vuoi esibirti in uno striptease?! -
esclamò Jonghyun con malizia.
- Ti lancio l'infradito dietro! - lo
minacciò la più piccola.
- Allora muoviti! - .
- Si però... - .
- Però cosa? - .
Jorinde
si torturava le mani mentre lanciava occhiate allusive prima ai suoi
pantaloncini e poi a Jonghyun. Il ragazzo la guardò un
attimo e poi
capì. Emise un verso tra il comprensivo e il divertito.
La rossa
non rispose ma emise un verso gutturale.
Il
ragazzo fece di tutto per non ridere.
- Pensa allora quando dovrai toglierti altro.-
bofonchiò il biondo divertito.
- Piantala! - gridò la ragazza
sorridendo tuttavia.
- E va bene, non guardo. Mi copro gli occhi. - .
Detto
fatto, Jonghyun si coprì gli occhi con le mani e Jorinde
veloce come
un fulmine si sfilò i pantaloncini di tessuto ed
entrò in acqua.
- Posso vedere ora? - .
- Ora si. - rispose la ragazza avvicinandosi a
lui.
- Ci voleva tanto? Sai che è stato
stupido farmi coprire gli occhi quando adesso posso vederti in mutande?
- .
- Non capisci, è il gesto.
Non volevo spogliarmi davanti a te. - replicò con aria
saccente lei.
- Se ne sei convinta tu. - sussurrò
Jonghyun – Non sei costretta a fare niente se non ti va. - .
- Lo so. Neanche tu. - .
Jonghyun
sorrise.
- Credi che ci sia qualcosa che non voglia fare
ma che mi sento costretto a fare? - .
- Sicuramente...anche per il temibile Jonghyun
ci sarà qualcosa che deve fare ma che odia a morte. -
osservò la ragazza in tranquillità.
- Hai ragione...anche se in questo momento non
me ne viene in mente neanche una...sarà la tua
presenza...sgombra la testa dai pensieri. - .
Prima
che Jorinde potesse replicare la porta si aprì ed entrarono
Odette e
Jae Hyun con un carrello coperto da un telo.
- Abbiamo preparato qualcosa in caso poi vi
venga fame! - esclamò la donna pimpante.
- Non c'era bisogno, Odette! -
ribattè Jonghyun.
- L'abbiamo fatto con piacere...giusto qualche
stuzzichino. - .
- Restate con noi almeno. Prendetevi una pausa.
- disse il ragazzo sedendosi a bordo piscina.
- No, tranquilli...magari volete stare soli. -
bofonchiarono Jae Hyun e Odette in risposta.
- Che diavolo dite, se volevamo stare soli, non
vi avrei invitato a restare. Jorinde è d'accordo con me,
vero Jo? - .
- Certo! Così stiamo tutti insieme!
Restate con noi. - si affrettò a dire la ragazza entusiasta.
Odette e
Jae Hyun si scambiarono un 'occhiata.
- Oh e va bene. - disse infine la donna
– Allora andiamo a metterci il costume! - ed entrambi
sparirono oltre la porta.
- E' carino da parte tua. - disse la rossa
voltandosi verso il ragazzo.
- Lavorano tutto il giorno, non fanno mai una
pausa...insomma, sono giovani anche loro, meritano di divertirsi ogni
tanto. - .
- Si vede che sei molto legato a loro ma
d'altronde, si fanno volere bene. - .
- Un po' come te. - .
- Quindi sei legato a me? - chiese la ragazza
piazzandosi davanti a lui.
Aveva
colto la palla al balzo.
- Ho detto questo? - chiese lui scettico.
- Beh, si... - .
- Ho detto che sei una tipa che si fa volere
bene ma non ho detto, specificatamente, che sono io a volertene. - .
Jorinde
lo guardò corrucciata.
- Allora non baciarmi. - disse velenosa
allontanandosi.
- Non posso? - .
- No, se non tieni a me! - .
Jorinde
se ne stava sulla difensiva e lo guardava di sottecchi.
- Credi davvero a tutto quello che dico? -
esplose Jonghyun con ilarità – io stavo
scherzando. Non bacio le persone a caso. - .
- E io come faccio a saperlo? - .
- Puoi chiedere a Odette. - rispose il ragazzo
facendo spallucce.
- Glielo chiederò e spero per te che
sia effettivamente così. - replicò la ragazza
stando al gioco.
In quel
momento rientrarono Odette e Jae Hyun provvisti di costume e con
sottobraccio una palla gigante.
- Abbiamo pensato che potremmo giocare! -
esclamò Odette emozionata lanciando il pallone a Jonghyun.
Quella
fu una delle sere più belle che Jorinde avesse mai trascorso
in
quella casa. Giocarono con il pallone che avevano portato la
governante ed il maggiordomo, si schizzarono, provarono a insegnare a
nuotare a Odette con scarsi risultati. Poi Jonghyun riempì
la
piscina di schiuma e inseguì Jorinde per strapparle il
pallone.
Jorinde non rideva così da tempo. Si dimenticò di
tutto in quelle
ore: della maledizione, del fardello sconosciuto che pesava sulle sue
spalle, di tutto.
Verso le
20:30 uscirono dall'acqua per darsi una sciacquata e mangiare i
manicaretti cucinati da Odette con l'aiuto di Jae Hyun.
La casa
era così grande che non dovettero fare la fila per lavarsi
ma ognuno
poteva usufruire di un bagno tutto per sé. Jorinde si
lavò in
fretta, s'infilò un vestito con le bretelline e
andò in cerca di
Odette per farsi pettinare i capelli. La trovò seduta nella
sua
stanza. I lunghi capelli castani sciolti e il sorriso stampato sulle
labbra.
- Odette mi aiuti a pettinare i capelli? -
chiese la rossa entrando nella stanza.
- Certo, siediti qui. - rispose girandosi e
indicando il pouf rettangolare accanto a lei.
Jorinde
obbedì e avvertì la donna pettinarle i capelli.
Era davvero bella
Odette, con i capelli sciolti sembrava ancora più giovane.
Non le
aveva mai chiesto se avesse avuto un fidanzato o qualcosa del genere.
- Jo, posso farti una domanda? - chiese la
castana interrompendo i suoi pensieri.
- Si, certo. - .
- Non voglio sembrarti indiscreta ma fra te e
Jonghyun sembra vada tutto bene...siete molto sorridenti ultimamente. -
sussurrò al suo orecchio divertita.
Jorinde
si morse un labbro imbarazzata e udì Odette ridere piano.
- Guarda che non c'è da
vergognarsene... - .
- Non me ne vergogno...è strano,
tutto qui. - replicò la rossa in un basso borbottio.
- Jonghyun ti fa arrossire e tu lo fai
sorridere...siete davvero carini! - esclamò la donna
agitando la spazzola.
Anche
Jorinde rise. - E tu Odette? Hai mai avuto un fidanzato o una persona
speciale? - chiese guardando il suo riflesso nello specchio.
Vide
Odette rabbuiarsi leggermente e quasi se ne pentì di averle
fatto
quella domanda.
- Beh, diciamo che non sono stata molto
fortunata in amore... - mormorò fissando i capelli rossi
della ragazza.
- Non ne parlo mai ma ho contratto un
matrimonio sbagliato quando ero molto giovane. Il mio non era
esattamente il marito dei sogni ma lo scelsi consapevolmente...lo feci
per aiutare i miei genitori. Credo che a quest'ora sarei morta se non
fosse stato per Jonghyun, ed è grazie a lui se ora io e te
siamo qui a parlarne. - .
Odette
aveva sofferto molto. Nel mentre ne parlava, Jorinde vide i suoi
tratti indurirsi come se invecchiasse di colpo.
- Tuttavia, adesso sto bene...e forse ho
trovato davvero qualcuno di speciale... -
mormorò la donna con un sorrisetto.
Jorinde
stava per indagare quando la risposta le arrivò nell'istante
in cui
Jae Hyun, in pantaloni e camicia azzurri, si affacciò nella
stanza
con un grande sorriso stampato sulle labbra.
Jorinde
cercò di non ridere davanti agli sguardi complici che i due
si
scambiavano credendo di non essere capiti dagli altri.
Mentre
scendeva le scale con Jae Hyun ed Odette si sentì afferrare
una
mano.
Jonghyun
era spuntato al suo fianco in jeans chiari e maglietta nera.
- Pensavo fossi già sotto veramente.
- rispose Jorinde felice come se non lo vedesse da giorni.
- Eri con Odette? - .
- Si, mi stava raccontando un paio di cose... -
.
- Tipo? - .
Jorinde
si bloccò e attese che i due giovani davanti a loro fossero
abbastanza lontani.
- Lo sai che fra Odette e Jae Hyun
c'è del tenero? - sussurrò aggrappandosi alla sua
maglia nel tentativo di non farsi sentire dai diretti interessati.
Jonghyun
alzò un sopracciglio.
- Ho sempre avuto dei sospetti ma non credevo
che fossero così vicini vicini. - sghignazzò il
biondo.
- Sono carini! - esclamò Jorinde.
Questa
volta fu lei a prenderlo per mano e lo fece così in
automatico che
non se ne rese nemmeno conto. Cenarono tutti insieme seduti sulle
poltrone o sul tappeto del salone con il grande camino in pietra
spento. Odette aveva preparato un sacco di cose, aveva persino fatto
il gelato al melone.
- Che bello! Ma come si fa a prepararlo? Voglio
imparare anche io! - esclamò Jorinde seduta sul tappeto con
la ciotola di gelato in mano.
- E' facilissimo! Magari te lo insegno nei
prossimi giorni! - replicò Odette.
- Non ti conviene, con Jorinde è
tempo perso. - mormorò Jonghyun cercando di non farsi udire
ma invano.
- Che vorresti dire?! - esclamò la
ragazza dandogli una gomitata sul ginocchio.
- Devo ricordarti quel giorno che siamo rimasti
soli in cucina?! - .
- Guarda che il dolce era fighissimo! -
protestò la più piccola.
Jonghyun
sorrise.
- Facciamo finta che hai ragione. - disse
abbandonando il cucchiaio nella ciotolina e chinandosi su di lei per
darle un bacio in testa.
- Lo sai che i tuoi capelli hanno un buon
profumo? Sanno di ciliegia. - osservò il ragazzo prendendo
una ciocca umida in mano e annusandola.
- E' il mio shampoo! Non ci hai mai fatto
caso?! Lo uso sempre! Mi piace un sacco! - .
- Piace anche a me! Poi su di te sta bene. - .
Jorinde
sorrise raggiante e poi si concentrò sul suo gelato per
finirlo.
Anche Odette e Jae Hyun sembravano rallegrarsi di come le cose fra
loro due stessero andando. Il resto della serata trascorse in
tranquillità fra i racconti di Jae Hyun dei suoi viaggi
intorno al
mondo per servizio e quelli di Jonghyun sui suoi piani per la festa,
le ricette di Odette e i suoi ricordi legati a Chul Moo e le
parolacce tradotte dal coreano al tedesco da Jorinde. Verso
mezzanotte, quando la testa di Jorinde ciondolò sulla spalla
di
Jonghyun, decisero che era il momento di andare a letto. Jae Hyun e
Odette furono i primi a salire. Era scesa la notte e tutti i pensieri
riaffiorarono nella testa di Jorinde. Come piombo, l'immagine di
Taemin le scivolò addosso paralizzandola davanti alla porta
della
sua camera. Non ci aveva pensato per tutto quel tempo, non aveva
pensato a niente in compagnia degli altri tre ma ora non poteva farne
a meno. Era come se tutte le preoccupazioni violassero ora la sua
mente cercando di terrorizzarla. Pensò ancora al suo ruolo
in quella
storia, alla maledizione che incombeva su Jonghyun e gli altri, a
come doveva sentirsi Taemin in quel momento. Si sentì ancora
una
volta tristissima. Guardò il suo letto nella penombra della
stanza e
un senso di angoscia la pervase: non voleva entrare lì e
restare
sola.
Avvertì
i passi di Jonghyun superarla per dirigersi in camera sua. Lo
seguì
con lo sguardo e fissò la sua schiena che si allontanava.
Il
ragazzo si fermò e si voltò verso di lei.
Neanche
Jonghyun ne sembrò sorpreso.
- Paura del buio e del mostro sotto al letto? -
la punzecchiò il maggiore.
- Stasera proprio non mi va di dormire da
sola...Posso? - mormorò la ragazza.
- Certo se così credi che i mostri
se ne stiano per i fatti loro. - replicò Jonghyun divertito.
I suoi
non erano proprio mostri in carne ed ossa ma pensieri angoscianti. Ad
ogni modo non se lo fece ripetere due volte e chiudendo la porta
della stanza, raggiunse il ragazzo e gli si lanciò addosso
buttandogli le braccia al collo.
- Jo, stai bene? - chiese Jonghyun
accarezzandole la schiena.
Jorinde
si sentì in colpa per avergli mentito ed essere uscita
nonostante
lui avesse un motivo più che valido per non permetterglielo.
Se solo
avesse saputo tutto prima!
La
ragazza annuì contro il suo collo.
La
stanza di Jonghyun le piaceva, come sempre, tantissimo. Non appena vi
entrò, si sedette sul letto morbido.
- Vorresti fare a cambio stanza? - .
- No, voglio solo dormire con te. - rispose la
ragazza senza riflettere.
Jonghyun
la guardò stupito per l'inaspettata risposta. Anche Jorinde
si
accorse di quello che aveva detto e desidererò diventare un
coprilenzuolo.
- Ma che carina che sei! Meriteresti un bacio!
- ghignò il biondo avvicinandosi pericolosamente a lei.
- Se vuoi riempirmi di baci a stampo solo
perchè ho detto una cosa carina fingo di essere morta! - lo
minacciò la ragazza bloccandogli le mani e cercando di
restare seria nonostante l'espressione del ragazzo.
- Hai capito Jorinde, vuole i baci alla
francese. - la schernì il biondo afferrandola per la vita.
La rossa
si sentì svenire.
- No, io non voglio proprio niente! -
mentì poggiando le mani sulle braccia di Jonghyun nel
tentativo di distanziarsi da lui.
- Hai ragione! Ne voglio uno io! -
replicò prontamente il più grande.
Jorinde
lo guardò sconvolta.
- Vuoi che ti dia un bacio? - .
- Non so ancora baciarmi da solo. - rispose
ironico l'altro.
- Sei serio? - .
- Si. Io ti lascio dormire nel mio letto ma un
piccolo pedaggio dovrà anche pagarlo la piccola Jorinde. - .
La
ragazza lo guardava tra il perplesso e lo sconcertato.
Jonghyun
scoppiò a ridere.
- Sto scherzando Jo! Possibile che tu mi prenda
sul serio ogni vo- ma Jonghyun non ebbe modo di finire la frase
perchè Jorinde scattò verso di lui e
divorò le ultime tre lettere che erano rimaste appese al suo
labbro.
Jonghyun
era così shoccato che per poco non scivolò dal
letto. In quel
momento si aspettava di tutto tranne che Jorinde lo baciasse,
soprattutto con quella veemenza.
La
ragazza posò le mani sul suo petto senza staccarsi un attimo
da lui.
Inizialmente Jonghyun rimase interdetto ma quando la rossa
succhiò
il suo labbro inferiore dolorosamente, sembrò risvegliarsi e
rispose
a quello strano bacio con entusiasmo. L'afferrò per i
fianchi e se
la tirò addosso quasi appiattendola contro il suo sterno
mentre la
sua mano sinistra correva al volto di Jorinde e s'insinuava fra i
suoi capelli. La ragazza non si fece nessun problema a guidare la sua
lingua nella bocca del ragazzo, il quale non tardò a fare
gli onori
di casa. Le braccia di lei si strinsero intorno al suo collo come in
una morsa pericolosa e trasportata dal bacio gli salì in
grembo.
Jorinde
si sentiva scissa in due, si sentiva sdoppiata: da un lato sapeva
benissimo quello che stava facendo ma dall'altro era come se non ne
avesse la più pallida idea, come se istinti profondi
guidassero i
suoi gesti. Le mani di Jonghyun vagavano sulla sua schiena, fra i
suoi capelli profumati di ciliegia, sulle sue cosce scoperte come a
saggiarne la consistenza. Una delle bretelle del vestito era
scivolata ma non gliene importava un fico secco. Si sentì
cadere
all'indietro e quando riaprì gli occhi vide Jonghyun sopra
di sé.
Ora, in un'altra situazione, con le gambe divaricate per permettere a
un uomo di starvi al centro, si sarebbe imbarazzata, sentita a
disagio ma non quella notte. Jonghyun era più bello del
solito, i
tratti spigolosi sembravano ancora più evidenti, gli occhi
allungati
erano pozzi di lussuria. Jonghyun non aveva resistito, aveva bisogno
di Jorinde, la voleva e lei voleva lui, lo sapeva, lo percepiva. Le
sue pupille lucide e scure se la stavano divorando mentre le sue
braccia erano immobili accanto alle spalle scoperte della
più
piccola. Jorinde alzò una mano e con l'indice
sfiorò le labbra
carnose del biondo e un piccolo sorriso spuntò sulle sue
labbra.
- Trovi la cosa divertente? -
mormorò Jonghyun sorridendo a sua volta.
- Trovo divertente una cosa in particolare... -
replicò con un filo di voce la ragazza.
- Cosa? - .
- Che ti desidero. Entrando per la prima volta
in questa casa non l'avrei mai pensato. Invece ti voglio. - .
Il
ragazzo baciò la sua mano.
- Non hai paura? - .
- Di cosa? - .
- Di quello che provi adesso, di quello che
potresti provare, di quello che potrebbe succedere. - .
- No, non ne ho. Neanche un po'. - disse la
rossa accarezzandogli i capelli argentati.
- Beh, allora lascia che ti dica una cosa
signorina Kübler, ti voglio anche io. - sussurrò il
maggiore e si chinò ancora su di lei per baciarla.
Jorinde
si aggrappò alle sue spalle e nascose il suo volto
nell'incavo del
suo collo che tempestò di baci. Le labbra di Jonghyun si
posarono
sulle sue spalle e fu come se da quei tocchi si liberassero fiamme
che bruciavano la sua pelle. Il suo vestito scivolò via come
se
fosse fatto d'acqua e Jorinde non se ne accorse nemmeno. Le sue
labbra cercavano quelle di Jonghyun come se non potesse farne a meno,
come se avesse paura di non poterlo più baciare mentre le
sue mani
sottili non avevano più timore di toccare ciò che
prima le faceva
provare imbarazzo alla sola vista. Le sue dita tastavano i perfetti
addominali del biondo fino a risalire ai pettorali ben formati.
Quando la maglia iniziò a diventare un impedimento, Jonghyun
se la
tolse e lasciò che raggiungesse il vestito bianco di
Jorinde. La
loro pelle a contatto si scaldava e si arrossava sfregando l'una
contro l'altra. Le mani di Jorinde corsero alla cinta dei suoi
pantaloni, voleva liberarlo da quell'inutile peso ma una mano di
Jonghyun si posò sulla sua. La rossa lo guardò
senza capire.
- Sei davvero sicura? Se non vuoi possiamo
fermarci. - disse il ragazzo serio.
- Mai stata più sicura in vita mia.
- fu la risposta secca di lei.
- In tal caso... - mormorò di
rimando e tolse la sua mano da quella di lei e lasciò che
Jorinde continuasse a slacciargli la cintura e in seguito i pantaloni.
Fu più
facile del previsto e non sentì nemmeno la cintura cadere
sul
pavimento mentre avvolgeva le sue gambe intorno alla vita di lui.
Jorinde mai si pentì della sua scelta, mai si
pentì di essersi
concessa a lui. Toccavano tutto senza chiedere il permesso, le loro
mani correvano su piste diverse ma parallele costruendo strade e
sentieri nuovi al loro passaggio, inaugurando ogni centimetro di
pelle con un bacio e con cerchi concentrici umidi. Jorinde
ansimò
quando Jonghyun baciò i suoi seni e le tormentò
un capezzolo fra i
denti dopo averlo succhiato forte. Era un piacere leggermente
doloroso ma a Jorinde piaceva e quasi se ne dispiacque quando smise.
Tuttavia si riprese subito dopo quando avvertì le sue mani
accarezzarle l'interno coscia e risalire verso la sua
femminilità.
Emise un verso di stupore quando sentì le sue dita sfiorarla
lì,
dove a nessuno aveva permesso di arrivare. Lasciò che
Jonghyun le
donasse piacere, che la toccasse come più gli piacesse, che
la
penetrasse con le sue dita. Aveva un modo suo di fare le cose, anche
le cose più intime, riusciva a farti comprendere quanto
davvero ci
tenesse a farti stare bene. Tuttavia anche Jorinde voleva donargli
piacere, voleva farlo davvero, se c'era qualcuno a cui voleva donare
tutto ma proprio tutto, quella persona era Jonghyun.
Accarezzò la
sua virilità e si accorse che il ragazzo ebbe un fremito a
quel
semplice tocco. Jorinde aveva sempre immaginato che in un momento
come quello avrebbe avuto paura di non essere all'altezza, di non
esserne in grado ma invece agì con decisione anche se con il
cuore
che le tremava nella cassa toracica. Prese in mano la
virilità di
Jonghyun e fece tutto così d'istinto: percorse la sua
lunghezza, si
soffermò sulla punta e la massaggiò,
avvertì quel muscolo
indurirsi sotto la sua mano. Jonghyun gemette contro le sue labbra e
Jorinde sentì le sue dita andare più a fondo come
se quei gesti gli
facessero perdere il controllo. Bastò un solo sguardo fra di
loro,
bastò che i loro occhi s'incontrassero per capire
ciò che stava per
accadere. Non potevano più aspettare, il desiderio li
sgretolava da
dentro. Jorinde si sentiva un po' tesa ma il sorriso di Jonghyun la
rincuorò. Quando avvertì un corpo estraneo
premere per entrare
nella sua apertura, Jorinde afferrò il braccio di Jonghyun.
- Stai tranquilla, cercherò di non
farti troppo male... - sussurrò il ragazzo dandole un bacio
sulla fronte.
La
ragazza ebbe a malapena il tempo di annuire quando avvertì
il membro
farsi strada attraverso la sua stretta apertura. Fu come essere
spaccati in due, un dolore lancinante la prese e la fece strillare
affondando le unghia sulle spalle del biondo. Si morse un labbro, non
voleva che Odette e Jae Hyun si svegliassero. Una lacrima le
scappò
dall'occhio destro. Jonghyun ripercorse il solco della lacrima con
piccoli baci nel tentativo di distrarla dal dolore.
Tuttavia
alla seconda spinta, un'altra ondata di dolore la pervase seppure
meno forte della precedente. Alla terza spinta, invece, le cose
cambiarono. Il dolore si era quasi totalmente attutito e un grande
piacere prese il suo posto. I suoi gemiti divennero più
frequenti e
sempre più acuti e si mescolarono a quelli di Jonghyun
mentre le
loro dita s'intrecciavano e le loro bocche si prendevano, soffocando
ansimi, e poi si lasciavano per poi riprendersi ancora. Jorinde
cedette sotto il peso di quel trasporto e lasciò che il suo
desiderio si liberasse accompagnato dalle mani del ragazzo che non le
davano sosta. Poco dopo anche Jonghyun la raggiunse nello stesso
stato di tranquillità lasciando che la sua passione
sfumasse.
Sdraiati l'uno affianco all'altra, non dissero nulla per un po' di
tempo. Avevano ancora le mani intrecciate nel silenzio della stanza
semibuia.
- Ti ho fatto male? - sussurrò ad un
tratto Jonghyun.
- No, non ti preoccupare...un po' all'inizio ma
non è colpa tua. - rispose la rossa accarezzando un braccio
del ragazzo.
Jonghyun
la strinse a sé.
Jorinde
sorrise e allungò il collo per stampargli un bacio sulle
labbra, poi
si rannicchiò al suo fianco posando il capo sulla sua
spalla. Si
addormentarono abbracciati, senza pensieri.
**
Il sole
illuminava il grande giardino ricolmo di fiori profumati e batteva
con insistenza sulle facciate color panna dell'edificio. Jinki
camminava per il viale, come ogni volta che si recava in quel posto.
Entrò nello stabilimento e salutò cordialmente
l'infermiera.
- Buongiorno Jinki! Mi stavo giusto chiedendo
quando saresti arrivato. - disse la giovane gentilmente.
- Hai imparato i miei giorni e orari di visita,
eh? Comunque ho sistemato alcune cose in libreria e ora eccomi qua. -
replicò il ragazzo raggiante.
- Vieni, ti accompagno da lei, anche se
già conosci la strada. - .
Jinki
seguì la donna attraverso i corridoi bianchi
finchè non si
fermarono davanti a una stanza aperta.
- Jiwon-ssi, guarda chi c'è! -
esclamò la donna facendo segno a Jinki di entrare.
Una
ragazza dai lunghi capelli castani guardava fuori dalla finestra
aperta. Le mani congiunte dietro la schiena, i capelli legati con un
fiocco, una camicia e una gonna rosa. Si voltò non appena si
sentì
chiamare, poi i suoi occhi si posarono su Jinki. Lo guardò
dalla
testa ai piedi e poi lanciò un'occhiata spaventata
all'infermiera.
- E' Jinki tesoro, ricordi? - le
sussurrò la donna con dolcezza.
La
ragazza fece qualche passo incerto verso il ragazzo. Jinki le sorrise
rassicurante. Come incoraggiata, Jiwon si avvicinò piano e
toccò
delicatamente il viso del castano. Lo fissò intensamente
come a
studiarne i tratti, poi si alzò sulle punte dei piedi e
sussurrò al
suo orecchio:
- Io non credo di averti mai visto qui ma ti
conosco, ti vedo nei miei sogni. - .
Poi lo
guardò e rise invitandolo a sedersi sul balcone con lei.
Jinki le
sorrise di rimando e tentò in tutti i modi di ricacciare le
lacrime
indietro.
Era la
sua Bea, la sua Jiwon e un giorno sarebbe tornata da lui, se lo
sentiva.
“Uno
stregone non è mai in ritardo, Frodo Baggins. Né
in anticipo.
Arriva esattamente quando intende farlo.”
… ok,
sto mentendo. Sono in un ritardo mostruoso e avrei aggiornato molto
prima se solo avessi potuto ma sono stata sommersa dai corsi e dagli
esami da preparare ma alla fine ce l'ho fatta.
Allora,
ci ho messo un po' per scrivere questo capitolo e spero che vi
piaccia. Anche questo capitolo è un po' di passaggio ma e
allo
stesso tempo importante. Jorinde e Jonghyun sono sempre più
vicini,
tanto che trascorrono la notte insieme. Il capitolo si conclude con
la visita di Jinki alla struttura dove, a quanto pare, soggiorna Bea
che sembra non riconoscerlo più nonostante gli riveli di
sognarlo la
notte. Ora le domande sono tante: che cos'è successo a Bea?
Perchè
non riconosce più Jinki? E Taemin, cos'ha in mente? Tutti
questi
quesiti riceveranno presto risposta! XD
Che
altro? Ah si! L'immagine di copertina è un'altra bellissima
illustrazione della bravissima Kushinov
Ylya
e già che ci sono vi
lascio anche l'immagine originale. <3
Ora,
passiamo come al solito ai ringraziamenti. Grazie a Blakneco,
annaminho4429
e lagartischa.
Grazie mille ragazze, siete deliziose come sempre! <3 <3
<3
Grazie a
tutti coloro che hanno letto la storia o inserita fra le preferite
e le seguite!
<3 Grazie a
bummie_claaa96
e alla mia
Ninechka
che, come al solito, mi
aiuta quando il mio cervello non ce la può fare! <3
<3
Grazie
mille a tutti amorevoli! <3 (sembro una vecchia zia! XD)
A
presto! ^^
Kisses!
:*
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Capitolo 26 *** 26. Il passato X - Agatha ***
26.
Il passato X - Agatha
Calze
a rete.
Nere
o blu?
Nere,
ovviamente.
Bionda
o mora?
Bionda.
Occhi
blu o verde smeraldo?
Blu.
Blu. Blu. Blu come l'oceano in cui sperava di affogare tutti.
Seduta
sul letto, minuta e bianchissima stava una ragazza, una bambola a
vederla così. I boccoli dorati incorniciavano il piccolo
volto a
punta, gli occhi blu erano gemme circondati da ciglia lunghissime ma,
sorprendentemente, scurissime, così lucide da sembrare
bagnate.
Si
stava infilando in modo sensuale un paio di calze a rete davanti a
uno specchio limpido che, tuttavia, non le rimandava indietro la sua
immagine delicata ma, come davanti a una finestra, le rimandava
l'immagine di un'altra ragazza.
Era
bella come lei, solo che aveva una bellezza diversa. Aveva lunghi
capelli lisci e neri, occhi conturbanti e un sorriso malizioso.
La
mora non rispose.
La
bionda tornò ad aggiustarsi le calze canticchiando un
motivetto
sconosciuto mentre l'altra ragazza la guardava a braccia conserte.
- Non mettermi fretta, la
preparazione del vestiario richiede concentrazione...un po' come la
seduzione. - cinguettò rimirandosi le gambe avvolte nelle
calze.
- Chi lo sa meglio di
noi... - replicò la mora sollevando un angolo della bocca.
- Sono bella? - chiese la
bionda mettendosi in posa come davanti a un obiettivo immaginario.
Rise
tutta sola passandosi una mano fra i folti capelli.
Si
morse un labbro spesso e roseo.
Oh
si, Agatha era bella, era sexy.
Oh
si, Agatha l'avrebbe aiutata. Agatha avrebbe aiutato Hye Jin.
**
L'anniversario
per il palazzo di Chul Moo era ormai vicino e i preparativi
fervevano. Stavano allestendo grandi gazebo nell'enorme giardino del
palazzo.
- Non sono in anticipo
quest'anno?! - disse Kibum poggiato contro il portone mentre, con le
mani in tasca, guardava gli uomini intenti a montare i gazebo.
- No, la festa è
fra due giorni. Credo vogliano fare le cose per bene. -
replicò Jinki al suo fianco.
- Si vocifera che abbia
ingaggiato una compagnia teatrale per uno spettacolo la sera della
festa, è vero? - .
- Anche io ho sentito una
cosa del genere. Dicono che il pezzo teatrale verrà
rappresentato proprio qui in giardino. - rispose Jinki puntellandosi
sui piedi nel mentre lanciava un'occhiata a Bea che,
volteggiando,cercava di coinvolgere in uno strano ballo Hyun Soo.
Jonghyun
invece era coinvolto in una conversazione con Shin che sembrava
essersi ripreso da quella sera, tuttavia il più piccolo
aveva la
testa piena di pensieri.
Non
riusciva a togliersi dalla testa lo strano malore del pianista e il
viso di Hye Jin così vicino a quello di Kibum. Forse era
vero che si
era ingelosito senza motivo ma c'era qualcosa che non gli quadrava.
Shin aveva fatto accertamenti, analisi, risonanze ma non avevano
trovato niente. Allora cos'era successo quella sera esattamente?
Perchè gli aveva detto tutte quelle menzogne prima di
sentirsi male?
Aveva impressa nella mente la faccia del ragazzo quando, smarrito,
negava tutto quello che gli aveva riferito qualche secondo prima.
Poi
si ricordò che Hye Jin si era lasciata consolare da Kibum
perchè
Shin si era comportato male con lei. Tuttavia Jonghyun non aveva mai
saputo se crederci fino in fondo, conosceva Shin e non era il tipo di
ragazzo da saltarti addosso al primo appuntamento.
- Shin senti, Kibum mi ha
detto che tu e Hye Jin siete usciti insieme! Volevo chiederti
com'è andata. - la buttò lì il bruno.
Il
pianista si rabbuiò.
- Niente di memorabile, te
lo assicuro Jonghyun. - .
- Non era come te
l'aspettavi? - .
- Hye Jin è
tutto meno quello che sembra. - .
- Non capisco. -
replicò Jonghyun.
- Ci credi che ha passato
la sera a flirtare con mezzo locale?! - sbottò inacidito
Shin – E quando gliel'ho fatto notare mi ha mandato al
diavolo. - .
Alla
faccia del mi è saltato addosso.
Pensò
sarcastico Jonghyun.
- E non hai sentito la
parte migliore. Sai, credo che dovresti stare attento...Hye Jin sembra
interessata a Kibum. - .
Fu
come se una vipera l'avesse morso, Jonghyun si voltò di
scatto verso
Shin.
Allora
non era lui ad essere esagerato, non era lui quello che vedeva il
male in tutto.
Stava
per chiedergli ulteriori informazioni quando furono interrotti da un
grido acuto. Uno dei gazebo appena montati, era crollato e qualcuno
era rimasto intrappolato sotto.
Shin
e Jonghyun si avvicinarono insieme agli altri presenti. La figura
nascosta dal telo bianco lottava per liberarsi dal peso. Jonghyun le
diede una mano e ben presto una testolina riccia spuntò da
sotto
quella coltre bianca.
Jonghyun
rimase stupito. Non l'aveva mai vista da quelle parti. Le tese una
mano per farla alzare.
La
fanciulla aveva grandi occhi blu languidi e le labbra rossissime.
Seduta a terra, con un ampia gonna viola e una camicetta lilla
sembrava una di quelle bambole di porcellana che si mettono in
vetrina.
- Stai bene? - chiese il
ragazzo.
- Oh, si... -
mormorò in risposta la giovane accettando di buon grado la
mano che le veniva offerta.
Aveva
uno sguardo perso, smarrito mentre posava i suoi occhi sul ragazzo
che era stato così gentile da aiutarla ad alzarsi.
Un
colpo di tosse sopraggiunse.
- Stai bene? Ti sei ferita?
- chiese Kibum, appena arrivato con Jinki.
La
ragazza lo squadrò quasi impaurita e poi gettò un
'occhiata
disinteressata a Jinki.
- Oh si, sto bene grazie.
Per fortuna non mi sono fatta niente. - rispose svenevole la ragazza.
Sorrise
raggiante mentre le ciglia lunghe sbattevano ripetutamente sugli
occhi lucidi.
Una
volta che la ragazza si fu seduta con un bicchiere d'acqua fresca fra
le mani pallide, venne fuori che si chiamava Agatha e che lavorava
per la compagnia teatrale che Chul Moo aveva ingaggiato per la festa
e che era lì per parlare con il signor Jung.
Kibum
continuava a squadrarla in modo strano: aveva qualcosa di familiare
quella Agatha. Non capiva cosa ma gli sembrava di conoscerla.
Gettava
lunghe occhiate ammaliatrici, di quelle che ti restano addosso, come
una scia gelatinosa ma piacevolmente fastidiosa.
- Vuoi che cerchi il signor
Jung? Hai detto che dovevi parlargli. - le chiese gentilmente Jonghyun.
- No, non preoccuparti. Ci
vado dopo...le gambe mi funzionano ancora. - cinguettò la
biondina scoprendo i candidi denti in un sorriso smagliante.
Non
parlava molto ma quando lo faceva era capace di intontire chi la
ascoltava, di rapire gli occhi e la mente dei suoi interlocutori
così
tanto che Kibum non si accorse di quanto tempo era trascorso stando
impalati lì, a chiacchierare con quella ragazza svenevole.
Puntava
i suoi occhi blu essenzialmente su Jonghyun ma nessuno sembrava
averci dato peso, nemmeno il diretto interessato.
Il
discorso s'interruppe. Effettivamente non era rimasto quasi nessuno
in giardino.
Jonghyun
e Kibum gettarono un'occhiata alla ragazza. Non potevano lasciarla
lì
da sola.
La
ragazza lo guardò come se fosse caduta da un pero e quando
capì
cosa le era stato chiesto sorrise leggermente.
- No grazie, non
preoccupatevi, andate pure! Io non ho fame. - rispose candidamente.
- No, insistiamo! Non
possiamo lasciarti qui da sola e, poi, mettere qualcosa nello stomaco
non fa mai male. - replicò Kibum.
- No cari, non
preoccupatevi per me. Sto bene così, davvero! E poi, mi
duole la caviglia, non credo di riuscire a camminare bene. Preferisco
stare seduta ma voi andate pure. - ribattè la fanciulla con
lo sguardo basso.
- Avevi detto di stare
bene! Perchè non ci hai detto della caviglia? Ti portiamo in
infermeria. - disse Kibum avvicinandosi alla ragazza per aiutarla a
mettersi in piedi.
- Non ve l'ho detto per non
farvi preoccupare! Non voglio vi sentiate in dovere di aiutarmi, mi
conoscete appena. - .
- Non c'entra niente!
È umano aiutare chi è in difficoltà! -
ribatte Jonghyun.
- Kibum non c'è
bisogno di portarmi in infermeria, sto bene, sul serio! -
esclamò Agatha afferrandogli le mani.
- Non puoi di certo
aspettarti che ti lasciamo qui. - disse Jonghyun.
L'unico
a non dire niente era Jinki.
Se
ne stava in silenzio a guardare la scena. Aveva sempre pensato di
essere esagerato o affrettato nell'elargire giudizi sulle persone ma
quella Agatha non gliela contava giusta. Se voleva essere lasciata in
pace, avrebbe taciuto sulla sua caviglia invece eccola lì a
farsi
tirare la calzetta.
- Allora facciamo
così, vengo con voi in sala da pranzo ma non infermeria!
Troppe scale, non penso di farcela. - disse a un certo punto la ragazza.
Gli
altri due acconsentirono e la bionda si mise su senza non poca
fatica.
Si
poggiò al braccio di Kibum e iniziò una
processione esasperante
verso il portone, vista la lentezza con la quale avanzava Agatha a
causa della caviglia.
- Oh Santo Cielo ragazzi!
Scusatemi ma non penso di riuscire ad andare oltre. Mi fa troppo male,
andate voi. - gemette ad un certo punto Agatha fermandosi.
- Ti fa davvero
così male? Se vuoi vado a prendere del ghiaccio. - disse
Jonghyun.
- Oh no, non devi
assolutamente preoccuparti per me. - .
- Almeno una pomata, la
fasciamo. - .
- No, davvero, andate a
pranzare. - .
- Se proprio non riesci a
camminare, posso prenderti in braccio. - propose Jonghyun a un certo
punto.
Una
strana espressione passò sul volto della ragazza e poi
scosse il
capo energicamente.
- No, no, no! Ci
mancherebbe altro! Non posso chiederti una cosa del genere. - .
- Guarda che non
è un problema. - .
- Jjong ha ragione, se non
riesci a camminare non vergognarti ad accettare. - disse Kibum
ingenuamente.
- Mi sembra sbagliato- ma
in quel momento fu interrotta da Jinki.
Si
era morso la lingua per tutto quel tempo e ora si era seccato di
quello stupido teatrino.
- Di questo passo arriviamo
per il pranzo di Natale! Senti Agatha, ho capito che non vuoi arrecare
disturbo e, appunto per questo, ti consiglio di accettare la proposta
di Jonghyun anche perchè i miei amici stanno cercando di
aiutarti spinti dal più puro e innocente senso umanitario.
Quindi, di grazia, non intralciare il miglioramento della specie umana.
- .
Tutti
e tre guardarono basiti Jinki che invece era sorridente e tranquillo.
Jonghyun
passò un bracciò sotto le ginocchia della ragazza
e un altro
intorno alla sua vita e la sollevò mentre Agatha, dal canto
suo, si
aggrappava alle sue spalle come se temesse di cadere da un momento
all'altro con la sua espressione da gatto sparuto.
Jinki
lottò contro se stesso per non storcere il naso.
Jonghyun
aveva un buon odore, un buon profumo. Ad Agatha era sempre piaciuto
quel profumo e quando lo sentiva addosso a Kibum, lo abbracciava
forte e più volte in una giornata.
Notò
quel maledetto ciondolo dorato che il ragazzo che la stava portando
fra le braccia aveva al collo. Non se ne separava mai. Doveva trovare
il modo per farlo sparire.
- Bel ciondolo! -
esclamò Agatha sfiorandolo con un dito.
- Ah, questo? Grazie. -
replicò il ragazzo con un sorriso sincero.
- E' fatto molto bene. Sai,
me ne intendo, la mia famiglia lavora con questo tipo di cose. -
mentì la ragazza.
- Allora saprai dirmi se ha
qualche particolarità. - disse il ragazzo.
- Mmmhhh...fammi
indovinare, è uno di quelli che si aprono con dentro la foto
del tuo amore o comunque una persona importante. - sussurrò
lanciando un'occhiata lasciva al ciondolo che tintinnava al collo del
bruno.
- Allora sei proprio brava.
- commentò Jonghyun.
Poco
dietro loro Jinki e Kibum li seguivano.
- Chissà da dove
viene. - mormorò il più piccolo.
- Magari non troppo lontano
da qui, visto che sapeva che bisogna fare un mucchio di scale per
arrivare in infermeria...non male per una che non è mai
stata da queste parti, no?! - sussurrò Jinki dando una pacca
sul braccio all'amico.
Kibum
rimase imbambolato per un attimo.
Non
ci aveva fatto caso ma era vero. Come accidenti faceva a sapere delle
scale che portano all'infermeria se non era mai stata lì?
Forse lo
aveva immaginato...
- Kibum, muoviti! - lo
chiamò Jinki.
Il
ragazzo si affrettò a seguirli ed entrarono nella grande
sala da
pranzo.
Lì
Agatha fece la conoscenza anche di Minho, Taemin, Jiwon e Hyun Soo.
Disse di essere originaria della Provenza e s'interessò ai
loro
ruoli all'interno del palazzo. Mentre la ragazza parlava Jiwon
lanciava occhiate divertite a Jinki. Gli strinse una gamba sotto il
tavolo.
Non
gli piaceva, lo aveva capito al volo.
Dopo
pranzo accompagnarono Agatha in infermeria e lì,
l'infermiera di
turno le fasciò la caviglia dopo averla impomatata.
- Siete stati gentilissimi!
Grazie. - disse con la sua vocina piccola.
- Figurati, anzi, se
possiamo fare qualcosa per te, non farti problemi. - replicò
Kibum con un sorriso.
- Effettivamente avrei
bisogno di una bottiglia d'acqua, non è che saresti
così gentile da procurarmela? - chiese in imbarazzo la
bionda.
- No, figurati! Vado a
prendertela, resta pure con Jjong. - rispose Kibum affrettandosi a
uscire dalla stanza.
Era
come se fosse in grado di far fare alle persone quello che voleva
senza che se ne accorgessero.
- Va meglio? - chiese
Jonghyun sedendosi sulla sedia accanto a lei.
- Si, molto meglio. -
rispose la ragazza - spero di non avere arrecato disturbo. - .
- Non preoccuparti, nessun
disturbo. - ribattè il bruno.
- Sei davvero gentilissimo.
- mormorò posandogli una mano sulla spalla.
- L'avrebbe fatto chiunque.
- .
- Non ne sono convinta... -
.
I
suoi occhi blu si aggrapparono con insistenza a quelli scuri del
ragazzo.
- Vorrei chiederti una cosa
ma me ne vergogno. - sussurrò a un certo punto la bionda.
- Allora non vergognartene
e dimmela. - .
- Oh..beh...ecco... - .
Gettò
una timida occhiata al più grande e poi rise coprendosi il
volto con
le mani.
- Così mi fai
incuriosire! - esclamò il ragazzo.
- Ecco...Santo Cielo! Che
imbarazzo! Mi chiedevo se potevo toccarti i capelli...sono bellissimi!
- disse portandosi le mani sulla bocca.
Jonghyun
la guardò per un attimo interdetto e poi scoppiò
a ridere.
Agatha
allungò una mano ma poi la ritrasse.
- Forse è meglio
di no. - sussurrò in un cinguettio ma con sua sorpresa, il
bruno le afferrò una mano e gliela portò
delicatamente sul capo.
- Sono davvero morbidi! -
esclamò entusiasta la bionda.
- Mi fa piacere che ti
piacciano allora. - replicò il ragazzo.
Agatha
gli sorrise nel modo più bello che conoscesse e gli
piantò addosso
i suoi occhi da cerbiatta.
Jonghyun
avvertì una strana sensazione in quel momento e un brivido
terribile
gli percorse la schiena. La porta si aprì ed
entrò Kibum con una
bottiglia d'acqua.
- Ecco a te. - disse
porgendola alla ragazza.
- Grazie caro. - rispose
delicatamente la bionda.
Lo
sguardo di Kibum si posò su Jonghyun: aveva una strana
espressione.
Lo guardò come a chiedergli cosa avesse ma il bruno scosse
il capo e
afferrato Kibum per il polso lo attirò a sé e gli
scoccò un bacio
sulle labbra.
- A cosa devo questa botta
di affetto?! - chiese scompigliandogli i capelli e sedendoglisi in
braccio.
- Oh, non sapevo che voi...
- disse a quel punto Agatha.
- Ah si, non c'è
stato modo di parlarne. - disse Jonghyun dondolando la gamba su cui il
più piccolo stava seduto.
- State bene insieme! -
esclamò la bionda con un sorriso caldo all'apparenza ma
freddo come il ghiaccio in realtà.
In
quel momento entrò Hyun Soo.
- Agatha, Chul Moo
è rientrato quindi se ti va, puoi andare a parlargli. - .
- Certo cara, grazie. Vado
fra un attimo. - rispose cordiale la bionda.
Scese
dal lettino e si rimise le scarpe.
- Ce la fai a camminare? -
chiese Kibum.
- Si, non preoccuparti. -
rispose Agatha.
- Se vuoi, ti accompagno. -
le propose Hyun Soo gentilmente.
- Grazie, saresti
gentilissima. - .
Le
due uscirono dall'infermeria seguite da Jonghyun e Kibum per poi
dividersi al secondo piano.
In
compagnia della bella fidanzata di Minho percorsero lunghi corridoi.
La ragazza le dava a parlare in continuazione e si preoccupava della
sua caviglia ogni due secondi. Agatha era molto annoiata ma non lo
diede a vedere e continuava a sorridere e ad annuire come una
maschera di porcellana.
- Sai, Minho conosce un
posto fighissimo dove fanno dei frappè buonissimi, dovremmo
anda-oh, hai una cosa fra i capelli! - esclamò la ragazza
interrompendo il suo discorso e annullando la distanza fra lei e la
bionda.
Si
alzò sulle punte dei piedi e le tolse effettivamente un filo
di
cotone fra i capelli. Tuttavia, alzando lo sguardo vide qualcosa che
la lasciò perplessa. Riflesso nel vetro della finestra a cui
Agatha
dava le spalle, non c'era l'immagine sbiadita dei suoi capelli biondi
e boccolosi ma lunghi e lisci capelli neri. Strabuzzò gli
occhi.
Com'era possibile?
Forse
c'era qualcuno fuori che sostava di spalle alla finestra
dall'esterno.
- Tutto bene? - chiese
Agatha.
- Si, si...mi ero
spaventata. Sembrava un insetto e invece è solo un filo di
cotone. - rispose Hyun Soo mostrando il filo rosso - Comunque siamo
arrivate all'ufficio del signor Jung. - .
Una
volta che Agatha fu entrata nell'ufficio, Hyun Soo corse verso la
finestra per controllare se ci fosse qualcuno ma non vide nessuno.
Rimase
impalata davanti al vetro. Non riusciva a spiegarsi come fosse
possibile...era sicura di averci visto bene, non se l'era immaginato.
Decise
che quello stesso pomeriggio ne avrebbe parlato con Minho.
- Ne sei sicura? Potresti
aver visto male. - le disse il ragazzo incerto.
- No, l'ho vista con i miei
occhi. Il suo riflesso aveva i capelli neri e lisci. -
ribattè Hyun Soo.
- Forse c'era qualcuno in
giardino e tu hai pensato fosse il suo riflesso. - .
- Non c'era nessuno Minho!
- protestò la ragazza contrariata dal fatto che il suo
fidanzato non le credesse.
- Senti Hyun Soo, anche se
fosse non puoi andare di certo a dirle: “ehi, sai il tuo
riflesso ha i capelli neri. Saresti così gentile da
spiegarmi il perchè?” - pigolò
falsamente il Choi.
Hyun
Soo gli gettò un'occhiataccia.
Minho
le sorrise, invece.
- Non è che,
inconsciamente, Agatha non piace neanche a te proprio come a Jinki
hyung? - la punzecchiò Minho afferrandole il mento con le
dita.
La
ragazza scostò il volto infastidita.
- Perchè, a te
piace? - chiese acidamente.
- Non la conosco bene. -
rispose candidamente Minho - e poi, a me piaci solo tu. - aggiunse il
ragazzo scoccandole un bacio sulla punta del naso.
Vero
era che non era facile credere a una cosa simile ma lei non si era
inventata niente. Se ci aveva visto bene e sicuramente era
così, il
tempo le avrebbe dato ragione.
Kibum
informò tutti che Hye Jin era andata via per qualche giorno
per
problemi personali e Jonghyun non potè che gioirne
internamente.
Voleva la ragazza fuori dai piedi da un po' di tempo: stava sempre
appiccicata a Kibum e riuscivano a stare poche volte da soli. Poi,
quello che Shin gli aveva accennato lo aveva innervosito. Non avevano
avuto modo di continuare il discorso perchè poi Agatha era
stata
travolta dal tendone. D'altronde, qualsiasi cosa Shin avesse voluto
riferirgli, sapeva già che l'avrebbe mandato in bestia.
- Peccato che Hye Jin sia
andata via, spero torni in tempo per la festa... - disse Bea quello
stesso pomeriggio.
- Ma chi se ne importa... -
mormorò Jinki voltando la testa di lato.
Jonghyun,
che stava bevendo una spremuta, per poco non si strozzò nel
tentativo di reprimere una risata.
Kibum
scoccò guardò i due di sbieco e poi si volse
verso Bea.
- Credo riesca a tornare
per la festa, almeno così mi ha detto... -
replicò serenamente.
Jonghyun
sussurrò qualcosa a Jinki, qualcosa di estremamente
divertente visto
che scoppiò in una risata goliardica.
- Volete piantarla voi due?
- sbottò seccato Kibum.
- Che c'é? -
replicò con fare innocente Jonghyun.
- So benissimo che state
dicendo cattiverie su Hye Jin! Non capisco cosa avete contro di lei! - .
- Vuoi davvero che sfoderi
la lista? Potrebbe arrivare Capodanno nel frattempo... - disse Jinki a
mezza voce.
- Siete troppo prevenuti!
É una ragazza che ha sofferto molto e quando finalmente ha
pensato di aver trovato un bravo ragazzo è andato tutto in
malora! Era pronta ad aprirle il suo cuore ma lui si è
rivelato uno stronzo. - ribattè furioso il minore dei Kim.
- Bummie, l'unica cosa che
Hye Jin ha aperto sono le gambe...fidati. - replicò Jonghyun.
Tutta
l'attenzione si era catalizzata su di lui.
- Che vorresti dire? - .
- Voglio dire che ho
parlato con Shin stamattina e mi ha raccontato che Hye Jin non l'ha
sfiorata manco con il pensiero perchè lei era troppo
occupata a strusciarsi addosso a tutti i tipi che c'erano nel locale. -
rispose il bruno con un cipiglio disgustato.
- E certo! Cosa vuoi che ti
raccontasse? Che le è saltato addosso senza pensarci due
volte?! Ovviamente lei non c'è stata e lui ora la diffama. -
sbottò contrariato e seccato Kibum.
- No Bummie, questa
è la favoletta della buonanotte che ti ha raccontato lei
però mi dispiace, le cose stanno diversamente. -
sbraitò il bruno indignato.
- Smettila di difenderlo! -
.
Kibum
si era voltato di scatto e con irruenza.
- No, smettila tu di
difenderla! - .
- Non ci penso nemmeno,
è mia amica! - .
- Beh, anche Shin
è mio amico. - .
- Come puoi credergli?! Sai
benissimo che ha avuto un sacco di ragazze! Credi che non mi siano
giunte alle orecchie tutte le storie sulle vostre conquiste quando non
ero qui? So che eravate buoni compari in questo genere di cose!
E conosco, come tutti, anche la nomea che ha! - esclamò
infervorato il più piccolo.
Jonghyun
lo fissò per un attimo. Odiava il fatto che Kibum dovesse
ritirare
fuori la storia del suo vagabondaggio notturno in quel momento. Non
voleva che ciò s' intromettesse fra di loro, anche
perchè non
voleva che Kibum ne soffrisse.
- Che diavolo c'entra
adesso?! - farfugliò imbarazzato - e poi, non è
che Hye Jin sia esattamente una santa, anzi. - .
- Dici così solo
perchè da quella sera in cui Shin si è sentito
male, l'hai presa antipatica! Solo perchè pensavi ci stesse
provando con me. - ribattè Kibum sbuffando.
-
“Pensavi...” - sussurrò Jinki scettico.
- Basta! Non voglio
più tornare sull'argomento. - disse il minore fra i Kim
alzandosi all'improvviso dalla sedia e lasciando la stanza.
- Se l'è presa
sul serio?! - esclamò Minho stupito.
- Lascialo andare! Non ha
voglia di sentire la verità evidentemente. -
replicò algido Jonghyun.
- Non vi sembra esagerato
discutere per Hye Jin? - chiese preoccupata Bea.
- Ho solo detto quello che
penso, non mi sembra di avergli ucciso il cane. - rispose Jonghyun
poggiandosi contro lo schienale del divano.
Erano
tutti comodamente seduti nella stanza del Pavone. Erano andati
lì
per rilassarsi finchè non avevano toccato l'argomento Hye
Jin.
- Ma non avevi risolto i
tuoi problemi con lei? - chiese ancora Jiwon.
- Credevo di avergli
risolti ma Shin stamattina mi ha praticamente detto che Hye Jin
è interessata a Kibum e non mi va di essere preso per il
culo. Avevo ragione ad incazzarmi quella sera. - rispose ancora un
nervoso Jonghyun.
In
quel momento Agatha entrò in sala. Salutò i
ragazzi solare e quando
fu invitata a sedersi prese posto accanto a Jonghyun.
Il
ragazzò la guardò e un familiare brivido gli
percorse la schiena.
Chiuse gli occhi e scrollò la testa per scacciare via quella
sensazione.
- Si, sto bene. - rispose
distendendo la fronte e le labbra in maniera serena.
- Che fate? - chiese ancora
la bionda.
- Io e Jiwon stavamo
andando via. Sono venute delle cugine a farle visita, passiamo il
pomeriggio fuori. - rispose Jinki alzandosi in piedi.
- Già! Me ne ero
quasi dimenticata! - esclamò Bea saltando in piedi - devo
andare a prepararmi! Ci vediamo stasera! - e afferrato Jinki per il
braccio lo trascinò via.
- E' da tanto che Jinki e
Jiwon stanno insieme? - chiese Agatha con aria sognante.
- Praticamente da quando
Jinki ha messo piede qui, quindi si, da qualche anno. - rispose Minho.
- Che cosa meravigliosa! -
mormorò la ragazza svenevole - E Kibum? - chiese subito dopo
notando l'assenza del ragazzo.
- E' andato a fare due
passi. - rispose Minho evitando di far aprire la bocca a Jonghyun.
Hyun
Soo, accanto al Choi, la guardava senza dire una parola. Sembrava
ancora stralunata da quello che aveva visto nel riflesso della
finestra.
Agatha
parlava tranquilla, con quel suo modo di fare svenevole che ti
portava alla sonnolenza. Minho e Hyun Soo l'ascoltavano mentre
Jonghyun era in realtà su un altro pianeta. Era immerso in
chissà
quali pensieri mentre con l'orecchio sinistro fingeva attenzione per
le parole della bionda.
Minho
parlava in modo affabile quando ad un tratto Hyun Soo gli
conficcò
le unghia nella coscia. All'inizio il ragazzo non ci fece
più di
tanto caso pensando che la fidanzata gli avesse posato una mano sulla
gamba in modo affettuoso ma poi la presa si fece più
insistente
tanto da fargli male. Lanciò un'occhiata seccata alla
ragazza che
invece fissava la credenza dell'argenteria, oltre la spalla di Agatha
che era intenta a parlare con Jonghyun.
La
ragazza si voltò spaventata e lo guardò negli
occhi.
Minho
diresse l'attenzione verso l'oggetto nominato ma non vide nulla
perchè Agatha si era voltata verso di loro coprendogli la
visuale.
Hyun
Soo gli stringeva forte la mano mentre fingeva nonchalance. Il
comportamento della ragazza lo preoccupava e tutta quella situazione
lo innervosiva.
Hyun
Soo pensava già che le avrebbero dato della pazza finquando
Jonghyun, girando il capo verso destra, non vide qualcosa che gli
fece fare uno scatto improvviso. Si rizzò sul divano e per
poco non
colpì Agatha con una testata.
Tutti
e tre lo guardavano sorpresi.
- Oh, si...scusate. -
sussurrò - mi sono solo ricordato che dovevo dire una cosa
importante a Jinki ma è già andato via. - .
Il
bruno scoccò un'occhiata eloquente a Minho che, dallo
sguardo dello
hyung, capì che qualcosa non andava.
Jonghyun
non sapeva se si era completamente rimbambito ma riflesso sulla
superficie piana del vassoio d'argento gli era sembrato di avervi
visto una ragazza con i capelli neri.
- Oh Jonghyun, mi hai
ricordato che devo contattare dei membri della compagnia teatrale. Ci
vediamo dopo, scappo. - disse ad un certo punto Agatha colpendosi la
fronte con la manina.
- Va bene, a dopo. -
sorrise di rimando il bruno mentre la bionda si allontanava velocemente
dalla stanza.
Non
appena Agatha oltrepassò la soglia della porta, Hyun Soo
saltò dal
divano come se su di esso ci fossero state spine acuminate. Sembrava
spaventata.
- L'ho visto! L'ho visto di
nuovo! - esclamò indicando il vassoio.
- Hyun Soo-ah calmati! -
disse Minho cercando di farla sedere.
- No no! Non capisci!
É la seconda volta che vedo questa tipa riflessa su una
superficie specchiata: prima la finestra e adesso il vassoio! E ogni
volta c'era lei! - sbottò Hyun Soo
avvicinandosi alla credenza.
- Tranquilla, non sei
l'unica... - borbottò cupo Jonghyun.
Hyun
Soo si voltò subito a guardarlo.
- L'hai visto anche tu?
Allora non sono io pazza! - esclamò la castana gettandosi al
collo di Jonghyun.
Minho
li guardava senza capire.
Sia
Jonghyun che Hyun Soo raccontarono a Minho di ciò che
avevano visto
riflesso nel vassoio d'argento. Il ragazzo assunse un'espressione
inquieta: quella storia metteva i brividi.
- Cosa...cosa credete che
sia? - chiese con un filo di voce.
- Non lo so ma non mi
piace...questa Agatha prima se ne va e meglio è. Mi ha dato
una strana sensazione oggi...non lo so, voglio tenerla lontana,
specialmente dopo quello che ho visto oggi. - mormorò
Jonghyun.
- Teniamo gli occhi aperti.
- replicò Minho serio.
- Decisamente. A proposito,
sarà meglio che vada a trovare Kibum, non voglio resti da
solo. - ribattè Jonghyun.
Si
alzò dal divano e si diresse fuori dalla sala.
Aveva
cercato Kibum in lungo e in largo ma di lui non c'era traccia. Quando
stava per preoccuparsi seriamente, lo vide affacciato a uno dei
balconi del corridoio del quarto piano. Sorrise guardando la sua
schiena e si avvicinò fortuitamente. Kibum
sussultò quando avvertì
un paio di braccia circondargli la vita.
- Jjong! Sei tu! -
esclamò guardandolo con la coda dell'occhio.
- Chi ti aspettavi?
L'amante? - bisbigliò il bruno con le labbra compresse
contro il collo dell'altro - Guarda che sono geloso!Ti getto di sotto.
- .
Fece
aderire il suo corpo a quello del più piccolo e lo spinse
contro il
davanzale di marmo.
- Oh si, hai ragione! Ho
l'amante...è Hye Jin. - replicò sarcastico il
castano.
Jonghyun
smise di baciargli il collo per bisbigliare: - Allora getto anche lei
di sotto. - .
- Sei qui per fare pace? -
chiese Kibum cercando di resistere ai suoi baci insistenti.
- Perchè,
abbiamo litigato? - ribattè con noncuranza il maggiore.
Kibum
gli lanciò uno sguardo scettico.
- Senti, non la pensiamo
allo stesso modo su Hye Jin ma non per questo voglio rinunciare a te. -
disse serio Jonghyun.
- Prima non la pensavi
così però. - .
- Beh, ho cambiato idea. - .
- Pensala un po' come ti
pare. Tanto a me Shin non è mai piaciuto granchè,
quindi siamo pari. - disse alla fine il castano voltandosi per
guardarlo negli occhi.
- Ok! Io non faccio tutte
queste storie. - biascicò Jonghyun in quella che doveva
essere un'autentica frecciatina.
- Farò finta di
non aver compreso la tua allusione! Ad ogni modo, king
Jonghyun, mi auguro che alla festa la tua intenzione sia quella di
starmi appiccicato... - sussurrò lascivo il minore
allacciandogli le braccia al collo.
- E perchè, di
grazia? - chiese divertito il bruno.
Kibum
avvicinò le labbra al suo orecchio.
- Ho visto come ti guardava
Agatha a pranzo e, vorrei ricordare a quella bambolina, che tu sei mio.
- mormorò mortifero mordendogli il lobo dell'orecchio.
- Ricevuto, signore.-
replicò eccitato l'altro rapendo le labbra di Kibum in un
bacio scivoloso.
**
Verso
le otto di sera, Jinki rientrava da una giornata stancante in
compagnia delle cugine di Bea.
- Non ci credo, sono a
casa. - mormorò esausto mentre camminava mano nella mano con
Jiwon per gli immensi corridoi del palazzo.
- Casa? - chiese dolcemente
Jiwon guardandola innamorata.
- Si, è casa
nostra questa in fin dei conti, no? - .
- La tua casa in campagna
invece? Quella non è casa? - .
- Certo ma è
diverso. Le case sono un po' come le persone. La casa dei miei genitori
è la casa dell'infanzia e dei primi affetti, il palazzo di
Chul Moo è la casa degli amori di diversa natura, quelli
maturi. Casa è dove ci sei tu. - rispose Jinki sfiorandole
il naso.
- Wow! Che romantico! Ti
bacerei tutto! - esclamò Bea giocando con le sue mani mentre
indietreggiava lungo il corridoio che portava ai dormitori.
- E chi t'impedisce di
farlo?! Già che ci siamo, possiamo fermarci un po'
più a lungo in camera tua prima di andare a cena, visto che
devi cambiarti... - mormorò Jinki sornione.
- Certo che per te ogni
occasione è buona, eh?! - replicò Jiwon divertita.
Erano
quasi arrivati in prossimità della stanza quando Jiwon
cozzò contro
qualcuno. Si voltò per scusarsi e rimase interdetta quando
si
accorse che davanti a una delle porte c'era Hyun Soo che vi spiava
dentro.
La
danzatrice di ventagli gli tappò la bocca terrorizzata e
indicò la
camera. Anche Jinki e Bea si sporsero quel tanto che bastava per
scorgere chi vi era all'interno. Agatha canticchiava mentre si
spogliava della camicetta lilla. Danzava per la stanza perfettamente
nonostante la caviglia fasciata. Jinki storse la bocca: lo sapeva che
aveva mentito. Poi successe l'impensabile. Si posizionò
davanti alla
specchiera per sfilarsi i fermagli dai capelli e quello che i ragazzi
videro gelò loro il sangue nelle vene. Riflessa nello
specchio non
c'era Agatha ma Hye Jin con i suoi setosi capelli neri.
Canticchiava
pettinandosi.
Riprese
a canticchiare quando si fermò di botto e guardò
se stessa nello
specchio.
I
ragazzi trattennero il respiro, per un attimo temettero di essere
stati scoperti ma poi sotto ai loro stessi occhi, i capelli biondi e
mossi di Agatha divennero neri e lisci, la sua bocca più
carnosa e
gli occhi scuri. Agatha lasciò il posto a Hye Jin.
La
ragazza si sfilò un ciondolo che aveva al collo: una
catenella con
una fialetta appesa. Svitò la fialetta color ametista e da
essa
uscirono capelli, capelli scuri, di un castano scurissimo.
Aprì
la finestra e dal davanzale esterno prese una ciotola marrone che
emanava un fumo denso. La mise sul ripiano della consolle e vi
gettò
dentro i capelli.
Hye
Jin sorrise.
- Non mi scappi
più Jonghyun. Una volta che avrai bevuto questo, cadrai ai
miei piedi. - sussurrò scoppiando poi a ridere.
Dopodiché
si avvicinò all'arcolaio e iniziò a filare.
Stava
filando della lana color oro che era diventata sottilissima grazie al
lavoro dell'arcolaio in legno.
- Jonghyun e Kibum saranno miei.
- cantilenò divertita continuando a filare senza sosta con
un cesto pieno di lana sottile accanto ai piedi.
Jinki
prese Jiwon e Hyun Soo per un braccio e indietreggiò
lentamente. Poi
quando furono abbastanza lontani iniziarono a correre per le scale
velocemente. Si fermarono al primo piano con il fiato corto.
Tutti
e tre si guardarono in faccia spaventati.
- Che cosa...che cosa
abbiamo appena visto?! - disse con voce strozzata Bea appoggiandosi al
muro freddo.
Non
sapevano esattamente chi o cosa fosse Hye Jin ma una cosa era certa:
Jonghyun e Kibum erano in pericolo.
Eccomi
tornata! ^^ Salve a
tutti! ^^
Sono un po' in ritardo (come
sempre ^^') ma questo è un periodo davvero impegnatissimo
per me,
fra esami e altro, quindi vi chiedo perdono e pazienza se gli
aggiornamenti sono un po' più lenti.
Allora, dopo due capitoli
intensi sul presente, abbiamo un capitolo sul passato. Lo so, magari
è un capitolo un po' insapore e più corto
rispetto agli altri ma ho
dovuto scriverlo così perchè è la
base, il punto di svolta, il
trampolino di lancio per il prossimo (sempre sul passato) che
sarà
denso di avvenimenti e sarà il fulcro di tutto il nostro
iter sulle
vite dei ragazzi in questo viaggio nel tempo. Quindi, brace yourself
(XD) perchè il prossimo capitolo sarà
“terribile”. XD
Sicuramente il punto più
importante del capitolo odierno è la scoperta da parte di
Hyun Soo,
Jinki e Bea che Agatha non è altri se non Hye Jin che non
è
assolutamente chi dice di essere e credo proprio che se ne siano
accorti. Tuttavia la presenza di Agatha non sembri entusiasti Jinki e
provoca strane sensazioni a Jonghyun quindi Hye Jin non ha vita
facile nella sua missione ed è per questo che sembri stia
architettando qualcosa per riuscire nel suo intento: è
riuscita a
rubare dei capelli a Jonghyun e questo non è sicuramente un
buon
auspicio. Insomma, quando una strega ha un tuo oggetto personale non
è mai una buona cosa, basta sfogliare un libro di fiabe per
rendercene conto! XD
L'immagine di copertina è
un disegno/illustrazione di Nguy
Thuy Ngan e qui potete trovare
l'immagine intera. ^^
Non penso di dover
aggiungere altro in merito, quindi se avete domande o
perplessità,
basta chiedere e sarò felicissima di rispondervi. ^^
Pertanto, ringrazio Blakneco
e lagartischa per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille!
<3
<3
Ringrazio tutti coloro che
hanno inserito la storia fra le seguite e le preferite e chi l'ha
soltanto letta! <3 <3 Grazie a tutti! <3
A presto! ^^
Kisses! :*
|
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Capitolo 27 *** 27. Il passato XI - La fine di ogni cosa ***
27.
Il passato XI - La fine di ogni cosa
Kibum e Jonghyun all'inizio
avevano pensato a uno scherzo di cattivo gusto. Tuttavia Jinki non
era il tipo che faceva scherzi del genere e meno di lui Hyun Soo.
Ciò
che avevano udito era così assurdo che chiunque avrebbe
stentato a
crederci ma il silenzio tombale e il terrore dipinto sui volti dei
loro amici erano così intensi che non lasciavano nessun
dubbio: Hye
Jin non era umana.
A Kibum sembrava folle
pensare una cosa del genere. Hye Jin, la sua Hye Jin, la sua amica,
lo aveva preso in giro, aveva preso in giro tutti. Hye Jin voleva
fare del male a tutti loro, Hye Jin era crudele, voleva giocare con
le loro vite e quasi sicuramente lo aveva già fatto. Hye Jin
voleva
Jonghyun, il suo Jonghyun, voleva strapparglielo da
sempre e
lui non se ne era mai accorto. Si sentiva uno stupido, si era fatto
mettere nel sacco e nonostante Jonghyun gli avesse confidato i suoi
timori nei confronti della ragazza, non lo aveva creduto. Si chiese
cosa accidenti avesse fatto nella sua vita passata per essersi
meritato Hye Jin, doveva essersi macchiato di un crimine atroce per
meritarsi una maledizione come quella.
Stava seduto immobile sul
letto, non si sarebbe permesso neanche di respirare se non fosse
stato indispensabile per la sua vita. Fissava nel vuoto, davanti a
sé
e pensava.
- Kibum. -
La voce di Jonghyun gli
arrivò ovattata. Si voltò verso di lui senza dire
una parola.
Il maggiore era preoccupato,
gli era bastata un'occhiata per capirlo.
-
Non lascerò che ti faccia del male. - disse risoluto.
- Vuole te. - replicò debolmente il minore.
- Vuole anche a te. -
- Non capisci? Sei tu quello che vuole davvero, io sono in
omaggio...paghi uno prendi due. -
- Non riuscirà a farci del male.-
- Sembra proprio che tutti siano destinati ad averti, tranne io. -
sentenziò il castano.
- Che accidenti stai blaterando?! Non mi donerò di certo a
lei. -
Kibum sorrise triste: -
Credo che Agatha servi proprio a quello -.
- Beh, Agatha se ne andrà all'inferno. - replicò
Jonghyun innervosito.
- Fosse così facile... - mormorò Kibum
accasciandosi contro lo schienale del letto.
- Piantala di essere così remissivo! - sbottò il
bruno.
- Cosa vuoi che faccia?! Ci ha fregato alla grande! -
sbraitò il più piccolo di rimando.
- Cercare di non farci più fregare sarebbe un'idea! -
- Non so se hai capito megafusto ma quella...quella stronza
è...è una strega. -
sibilò con una punta di esasperazione nella voce il castano.
- Santo Cielo piantatela entrambi! - esclamò Jinki che era
stato in silenzio, come gli altri, fino a quel momento - non litigate o
farete esattamente il suo gioco. -
Sia Jonghyun che Kibum
tacquero.
-
Che facciamo quindi? - chiese Bea a quel punto.
- Io sto con Jonghyun, non possiamo permettere che continui ad operare
indisturbata. - rispose Taemin.
- Su questo credo che siamo tutti d'accordo, nervosismo a parte,
però come facciamo? Come si ferma una strega? Come ci
liberiamo di lei? - chiese Minho cautamente.
Il silenzio angoscioso cadde
nuovamente sui presenti. Nessuno di loro sapeva come fare
esattamente. Nessuno di loro aveva una risposta esaustiva.
Lo hyung sostenne il suo
sguardo.
Oh si, avevano bisogno di un
piano, di un buon piano e doveva assolutamente funzionare. I loro
piani funzionavano sempre.
**
Hyun Soo non aveva mai
indossato un vestito così bello e ne aveva avuti di vestiti
belli.
Quello però era importante. Lo aveva scelto insieme a Minho
una
settimana prima ed entrambi se ne erano subito innamorati. Poi
però
ci aveva fatto cadere il frappè al cioccolato sulla schiena
mentre
lo mostrava a Jiwon e avrebbe voluto uccidersi. Lo aveva subito
portato in lavanderia ma la macchia non si era tolta, solo sbiadita.
Stava per perdere le speranze quando Minho lo aveva preso con
sé ed
era sparito per qualche ora. Al suo ritorno le aveva mostrato il
vestito vittorioso e all'inizio Hyun Soo non aveva notato nulla di
nuovo, poi però rigirandoselo fra le mani, aveva notato un
particolare non indifferente: l'abito aveva uno scollo profondo sulla
schiena. Non riuscendo ad eliminare la macchia, Minho aveva fatto
apportare delle modifiche laddove il frappè aveva macchiato
il
tessuto. Ora il vestito era ancora più bello.
Sembrava un raggio di sole
vestita così. L' abito era giallo ma non un giallo troppo
carico,
era tenue e nonostante fosse lungo, era leggero. Delle onde
increspavano il tessuto sul davanti lasciando scoperte le gambe
mentre dietro scendeva lungo fino a terra.
Un sorriso spuntò sulle
sue
labbra non appena scorse Minho sulla soglia della porta. Era bello ed
elegante come un principe. Indossava un completo blu navy con una
giacca a doppiopetto dallo scollo profondo e dai bottoni dorati.
-
Arrivi giusto in tempo! - esclamò Hyun Soo - Puoi aiutarmi a
mettere il fermaglio fra i capelli? -
Minho annuì e
afferrò il
fermaglio. I suoi movimenti erano lenti e sembrava immerso in
pensieri profondi. Minho avrebbe voluto fermare il tempo in quel
momento, avrebbe voluto che restassero così per sempre, come
due
statue, immobili. Lo avrebbe preferito piuttosto che affrontare il
mondo esterno, in quei secondi si era sentito debole, aveva avvertito
un senso di paura come mai prima. Nemmeno nel suo vagabondare da
bambino aveva avuto quella stessa paura, neanche quelle notti in cui
solo, all'età di nove anni, scappava dall'orfanotrofio e si
sentiva
osservato da mille occhi nell'oscurità e per un attimo
temeva di
morire.
Odiava quella sensazione e
odiava il fatto che dovesse provarla giusto la sera in cui avrebbero
rischiato il tutto per tutto.
-
Minho, stai bene? - chiese Hyun Soo preoccupata.
- Si...fa troppo caldo stasera, mi sento intontito... - rispose il
ragazzo.
- Sicuro di stare bene? In mezzo a tutte quelle persone potresti stare
peggio se soffri così il caldo. -
- Fidati, preferirei di gran lunga trascorrere tutta la serata qui con
te. -
Le
lasciò una serie di baci
sulla schiena scoperta facendola rabbrividire come se del ghiaccio
avesse toccato la sua epidermide.
-
Sei preoccupato per stasera? - chiese Hyun Soo voltandosi.
- Non ti nascondo che ho qualche perplessità... -
- Andrà bene, vedrai. - sussurrò la ragazza
inginocchiandosi accanto a lui e scoccandogli un bacio sulla mano.
- Oh ma come siete carini! - esclamò una Jiwon entusiasta
facendo sobbalzare entrambi.
- Da dove diavolo spunti? - chiese Minho stupito.
- Ero in bagno! Ti sei dimenticato che divido la stanza con la tua
bella, Minho-ah?! - lo apostrofò la più grande -
A proposito di bella, come sta la noona per eccellenza? -
Fece un giro su se stessa.
-
Sincero? -
- Certo. -
- Sembri un abat-jour anni venti ma per il resto bene! -
sghignazzò Minho.
- YAH! - gridò Jiwon lanciandogli dietro una pantofola.
L'abito di Bea era
sicuramente ispirato alle magnifiche decorazioni e drappeggi degli
anni venti. Era lungo e scendeva dritto. Sembrava formato da tante
piccole stelle cadenti che insieme costituivano un effetto
strabiliante.
-
Non è vero unnie, sei bella! - disse Hyun Soo - Poi con i
capelli raccolti, stai benissimo. -
- Grazie Hyun Soo-ah! Tu si che ne capisci... - e lanciò
un'occhiataccia a Minho.
Il ragazzo rise.
-
Scherzavo Jiwon, sei bella, molto bella! -
Bea sorrise e disse: - Io
direi di scendere - .
**
Il palazzo di Chul Moo
sembrava più affollato del solito. Da ogni parte c'erano
vestiti
eleganti e dai più svariati colori che rendevano l'atmosfera
calda e
allegra.
In un angolo della sala “The
Great Gatsby” stavano Jonghyun, Kibum, Jinki e Taemin.
Vestiti di
tutto punto, sorseggiavano dello champagne parlottando e guardandosi
attorno.
-
Quindi hyung, lei ti ha detto che non riusciva a
partecipare alla festa? - chiese Taemin in un sussurro.
- Esattamente. In compenso però c'è Agatha... -
Kibum e Taemin indossavano
dei vestiti molto simili. Entrambi indossavano dei completi grigi: il
vestito di Kibum era però più chiaro e un
fazzoletto variopinto
fuoriusciva dal taschino mentre il completo del minore era grigio
scuro, con un solo bottone abbottonato e una collana particolare gli
cingeva il collo.
-
Occhi aperti. Non deve assolutamente sospettare. - mormorò
Jonghyun fra Jinki e Taemin portandosi il bicchiere alle labbra.
- Io non la vedo ancora, immagino non sia ancora scesa. -
replicò Jinki con le mani in tasca.
I due si scambiarono
un'occhiata un po' tesa.
Dal canto loro, Jinki e
Jonghyun non erano meno eleganti degli altri. Jonghyun indossava un
completo nero e una camicia bianca. Un papillon nero al collo e delle
piccole borchie sulle spalle. Jinki invece portava con disinvoltura
uno spezzato: la giacca e la camicia di un bianco intenso, pantaloni
neri e cravatta scura.
Dopo poco fecero il loro
ingresso in sala Minho, Jiwon e Hyun Soo che si avvicinarono al
gruppetto senza dare troppo nell'occhio.
-
Taemin-ah! Hai tinto di nuovo i capelli! Sei figo anche
così! - esclamò Jiwon avvicinandosi al ragazzo
entusiasta.
- Grazie! Ho fatto tinta per l'occasione...sai, trovo che il castano mi
dia un aspetto più maturo. - replicò il
più piccolo con finta disinvoltura.
- Stai comunque benissimo. - ribattè la ragazza.
- Non dirlo ad alta voce o Jinki scoprirà che continuiamo a
tradirlo... - sussurrò Taemin con aria divertita e lanciando
uno sguardo allo hyung.
- Bea, si può sapere perchè fai i complimenti a
Taemin e io, che sarei il tuo fidanzato, invece vengo completamente
ignorato?! - chiese Jinki con una smorfia.
- Mi sembra ovvio che tu sei sempre bello! Soprattutto quando fai il
fidanzato geloso in cravatta... - mormorò Jiwon
accarezzandogli i capelli e allacciandogli le braccia al collo.
- Niente concepimenti sul buffet però! -
sghignazzò Taemin alludendo ai due fidanzatini.
Nessuno ebbe il tempo di
replicare perchè Agatha fece il suo ingresso nella sala.
Puntò
verso di loro come se già sapesse che erano fermi
lì e mentre
camminava con il sorriso stampato sulle labbra, il vestito svolazzava
come onde di un mare in tempesta. L'abito che indossava rispecchiava
appieno la personalità della sua reale proprietaria: aveva
un colore
livido come il cielo plumbeo durante un naufragio, le maniche erano
lunghe e aveva uno scollo e uno spacco esagerati. Sui seni e sulle
spalle erano ricamati dei fiori, gli stessi che adornavano i suoi
capelli biondi. Tuttavia nessuno fra di loro pensò che altri
potessero portare quel vestito meglio di lei. Hye Jin si muoveva con
un'eleganza e una sfrontatezza sconosciuta ai più.
Salutò cordialmente tutti
facendo rimbalzare i suoi occhi languidi dall'uno all'altro.
Si, ciao anche a te
stronza.
Pensò malignamente
Jonghyun
mentre Agatha o Hye Jin parlava allegramente con Jiwon.
-
Oh Jonghyun, che giacca singolare. - commentò la bionda
toccando con la punta delle dita le borchiette sulle sue spalle.
- Beh, anche tu non ti sei risparmiata stasera... - replicò
con un sorriso il bruno.
Gli occhi di Jonghyun
scivolarono suadenti nella scollatura profonda del vestito di lei per
poi risalire magnetici al delicato volto di Agatha.
Entrambi si guardarono per
un istante ed entrambi pensarono una sola cosa:
“che il piano abbia
inizio”.
**
La rappresentazione teatrale
era prevista per le undici in un'ala del giardino del palazzo, verso
le nove la cena e fra una portata e l'altra gli invitati
s'intrattenevano ballando.
-
Nessuna esibizione stasera? - chiese Agatha.
- No, questa sera riposo. - rispose Kibum seduto a uno dei tavoli
rotondi con davanti ancora il piatto di alta cucina francese, con molta
probabilità opera di Odette.
Tante coppie ancora
volteggiavano al centro della sala e Agatha le guardava con
avidità.
Minho si era allontanato per parlare con dei suoi compagni
mangiafuoco e Hyun Soo e Kibum non persero tempo. Bastò
un'occhiata
di intesa.
- Kibum, balliamo? Ho voglia di fare
un giro di valzer ma dubito che Minho finisca di parlare adesso...balli
con me? - chiese la ragazza.
- Certo! Se Jonghyun non ha niente in contrario... - rispose Kibum
guardando il ragazzo.
- Assolutamente...Hyun Soo, è tutto tuo. -
ribattè il bruno leggermente disinteressato.
I due ragazzi si alzarono e
raggiunsero la pista. Jonghyun non aveva tolto gli occhi di dosso ad
Agatha per tutta la cena e continuava a fissarla mentre la ragazza
osservava le coppie che danzavano.
La bionda lo guardò
stupita.
-
Come?! -
- Ti ho chiesto se ti va di ballare. Possiamo fare un salto in pista. -
replicò tranquillamente il ragazzo.
- Grazie, sei gentile ma forse è meglio di no...non vorrei
che Kibum fraintendesse... -
- Tranquilla! Kibum non se la prenderà di certo e poi, al
momento, è impegnato a ballare.-
Sotto il tavolo, una mano di
Jonghyun si posò sulla gamba della ragazza, proprio dove lo
spacco
iniziava. Agatha lo guardò ad occhi sbarrati e subito si
voltò
verso Kibum ma il ragazzo era concentrato sul ballo. Posò
ancora i
suoi occhi su Jonghyun e poi abbassò lo sguardo imbarazzata
mormorando qualcosa che suonava come una conferma all'invito del
bruno. Si alzarono dalle sedie e raggiunsero anche loro la pista.
-
Kibum non è geloso? - chiese Agatha mentre volteggiava
stringendo la mano di Jonghyun.
- Non così tanto...si fida. -
- E fa bene? -
- Credi di no? -
- Beh...non volevo dire questo... - balbettò Agatha
arrossendo.
Era incredibile come Hye Jin
sapesse fingere bene.
-
Ah no? - la incalzò il bruno algido.
- Non volevo offenderti, scusa. -
Jonghyun rise.
-
Non sono offeso, non ti preoccupare. Non farti problemi... -
sussurrò accarezzandole i capelli.
Agatha lo guardava rapita e
imbarazzata.
E Jonghyun avrebbe tanto
voluto ridere davanti alla sua espressione e farle un applauso per
l'ottima recitazione ma si trattenne.
Strinse ancora più a sé la
ragazza e le sussurrò all'orecchio: - Alle undici e mezza,
durante
la rappresentazione teatrale, fatti trovare nell'ingresso...voglio
portarti in un posto - .
La ragazza rimase
interdetta.
-
Perchè? Ma Kibum...? - mormorò la bionda.
- Non pensare a Kibum...pensa solo a me. - sussurrò Jonghyun
sfiorandole il collo con le sue labbra carnose.
La lasciò poi al bordo
della pista e ritornò al tavolo dove pochi attimi prima vi
avevano
fatto ritorno Kibum e Hyun Soo.
Agatha rimase a guardare il
bruno che si allontanava e un orribile sorriso le deformò il
viso.
Il suo piano stava
funzionando, anche meglio di quello che credeva.
La rappresentazione teatrale
stava per avere inizio. Chi era interessato prese posto sulle sedie
bianche posizionate una accanto all'altra come una schiera di denti
da latte. Anche i ragazzi presero posto. Jonghyun guardava
nervosamente l'orologio da polso e si guardava intorno.
-
Che ha detto? - chiese Kibum in un sussurro mentre i primi attori
cominciavano a spuntare sul palco.
- Tu cosa credi? Ha accettato. - rispose Jonghyun con gli occhi fissi
sul palco.
- Stronza maledetta...ci avrei scommesso! Non metterci troppa lingua,
eh. - replicò il più piccolo con
acidità.
- Tranquillo, quella la riservo per te. - sussurrò Jonghyun
con un ghigno.
Poi avvicinò il suo volto
a
quello di Kibum e lo baciò, un bacio veloce ma morbido.
Dopodiché
si alzò, si abbottonò la giacca e si
allontanò a grandi passi.
Kibum si voltò a guardarlo.
Gli occhi puntati sulla sua
schiena che si allontanava, la mano in tasca. In quel preciso istante
Kibum sentì come dei piccoli macigni cadergli in petto e
avrebbe
voluto alzarsi e gridare, con ancora il suo sapore sulle labbra, di
non andare ma non lo fece. Dovevano seguire il piano e fra un po'
sarebbero entrati in azione anche loro.
Jonghyun giunse
nell'ingresso e trovò Agatha seduta su degli scalini.
Sorrise non
appena la vide.
-
Pensavo non saresti più arrivato. - disse la ragazza
scorgendolo.
- E ti lasciavo qui tutta sola?! Neanche per idea. -
Porse la mano alla ragazza
per farla alzare.
-
Dove volevi portarmi? - chiese emozionata.
- In un posto dove possiamo stare soli, voglio parlarti. -
replicò il bruno conducendola verso le scale.
Voleva portarla nella sala
“Dorian Gray” perchè era sempre vuota e
a nessuno sarebbe mai
venuto in mente d'intrufolarsi lì dentro. Una volta entrati
si
chiuse la porta alle spalle. La bionda guardava i quadri appesi con
un certo timore.
-
Ti impauriscono? -
- Sono un po' inquietanti... -
- Lo dicono tutti ed è proprio per questo che ti ho portata
qui: così possiamo stare soli e nessuno ci
importunerà. -
- Devo quindi pensare che c'è una sola ragione per cui mi
hai chiesto di incontrarci qui? - chiese a quel punto Agatha.
Jonghyun la guardò e in
quel momento gli parve di vedere davvero Hye Jin in Agatha.
La ragazza scosse il capo.
Si che lo sai invece.
- Sai, ognuno ha un soprannome qui
ed il mio è “King”,
mi chiamano re e sai perchè? -
La
bionda scosse ancora una volta il capo.
- Perchè ho potere, ho un
sacco di potere in questo posto. E sai perchè ho potere?
Perchè affascino un sacco di persone. Riesco a piegare alla
mia volontà uomini e donne. Se chiedessi loro qualcosa,
qualsiasi cosa, me la darebbero senza pensarci due volte. È
fatta così la gente in questo palazzo. - spiegò
il ragazzo sedendosi sul divanetto che dava le spalle al camino.
- Beh, indubbiamente hai un sacco di ottime qualità. -
commentò la ragazza.
- Lo pensi anche tu quindi? -
- Si, mi è bastato osservarti in questi pochi giorni per
capirlo. -
- Anche io ti ho osservata in questi giorni e mi sono accorto che sei
più sveglia di quello che vuoi dare a vedere. -
Agatha
lo scrutò intensamente.
- Ah si? E da cosa l'hai capito? -
- Dalle occhiate che mi indirizzavi. I tuoi occhi erano costantemente
su di me nel tentativo di ammaliarmi, sembrava quasi volessi strapparmi
via qualche pezzo. Anche io sono più sveglio di quello che
sembra e ti assicuro che ne ho viste tante di ragazze che cercavano di
rapirmi con lo sguardo. -
Agatha,
o meglio Hye Jin, iniziava ad innervosirsi. Dove voleva arrivare?
Aveva forse scoperto tutto?
- Beh, è difficile non
notarti... - sussurrò la ragazza.
- Però tu, a differenza delle altre, mi piaci. Non hai
cercato di metterti fra me e Kibum. Sei stata rispettosa e credo dovrei
ringraziarti. - replicò Jonghyun con un filo di voce.
Hye Jin
tirò un sospiro di sollievo. Non si era accorto di niente.
Il
ragazzo le fece segno di sedersi accanto a lui. La bionda si sedette.
- Credo che tu sia speciale...non ho
mai visto nessuna come te. Sei diversa. - disse il ragazzo sfiorandole
con il pollice il labbro inferiore - All'infuori di tutto, penso che tu
sia in qualche modo pura. -
- Penso che ti stia sbagliando... - ribattè Agatha.
- Non parliamo più... - sussurrò il bruno.
Annullò
la distanza fra di loro, le afferrò il volto con le mani e
si
avvicinò lentamente alle sue labbra.
- No aspetta! Non possiamo fare
questo a Kibum! - esclamò la bionda ritraendosi.
- Kibum non lo saprà mai. Non ha bisogno di saperlo e di
conseguenza, non soffrirà. -
- Come puoi dire questo? Non è una buona idea. -
- Si che lo è. È un'ottima idea, la migliore che
possa venirci in mente ora e poi so che lo vuoi anche tu. -
mormorò Jonghyun mentre lasciava che una sua mano entrasse
dallo spacco profondo e si poggiò sulla coscia della bionda
accarezzandola lentamente e stringendo piano la sua carne fra le dita.
- Sono sempre stato abituato ad avere il meglio e il meglio sei tu. -
sibilò il bruno avvicinandosi alla sua bocca deciso.
Questa
volta Agatha non si ritrasse ma si lasciò andare a quel
bacio che
Hye Jin da tanto agognava.
Jonghyun
non faceva altro che pensare a Kibum durante quel bacio, che
immaginare il suo volto oltre le palpebre chiuse. Immaginava che le
mani che s'insinuavano nella sua camicia toccavano i suoi addominali,
fossero le sue.
Kibum
restava, come sempre, il suo chiodo fisso.
E forse
fu proprio il suo pensarlo insistentemente che accelerò i
tempi o
almeno a lui sembrò così. Mentre stringeva quella
creatura
infernale a sé, si sentì spingere dalla stessa
con una forza fuori
dal comune. Riaprì gli occhi e vide Agatha che dopo averlo
spinto
via si accasciava a terra con un urlo lacerante.
I
ragazzi ce l'avevano fatta.
**
Dopo
dieci minuti che Jonghyun era andato via, anche gli altri si alzarono
e si allontanarono dal giardino, diretti in camera di Hye Jin.
- Hyun Soo, quindi ne sei proprio
sicura? - chiese Minho mentre si affrettavano a salire le scale.
- Certo! Io e Jiwon abbiamo passato ore intere su quei libri! Se
distruggiamo l'oggetto a cui tiene di più, la sua magia
dovrebbe svanire o perlomeno i suoi effetti non saranno efficaci. -
rispose la ragazza tenendosi la coda del vestito sollevata mentre
saliva le scale.
- Quindi cosa c'è di meglio del suo arcolaio, giusto?! -
disse con un sorriso maligno Jinki.
Entrarono
cautamente nella camera da letto della ragazza. L'arcolaio era al suo
solito posto con il cesto ai suoi piedi.
Jinki e
Minho facevano i pali alla base delle scale mentre Jiwon, Hyun Soo e
Kibum erano entrati nella stanza. Taemin era andato a recuperare lo
zaino, nascosto nella sua camera, al cui interno era conservato tutto
il necessario per mettere in azione l'ultima fase del loro piano.
Non
passò molto che il ragazzo fece la sua comparsa.
- Finalmente! - esclamò
Kibum avvicinandosi mentre il più piccolo svuotava il
contenuto dello zaino sul letto.
Hyun Soo
e Jiwon afferrarono subito la legna e gli accendini mentre Kibum
aveva preso l'ascia. Non aspettarono un minuto di più: Kibum
iniziò
a spaccare e spezzare in pezzi disuguali quel maledetto arcolaio
aiutato da Hyun Soo mentre Jiwon accendeva il fuoco nell'enorme
camino spento della stanza, per via della stagione estiva. Taemin dal
canto suo aveva iniziato a frugare nei cassetti in cerca di gioielli:
bracciali, anelli, collane e tutto ciò che poteva avere un
qualche
potere magico proprio come c'era scritto nel libro consultato dalle
ragazze in biblioteca giorni prima. Nel mentre svuotava lo scatolo
degli anelli, si ritrovò fra le mani un particolare anello
rosso,
rosso cremisi e notò che nella parte interna vi era
raffigurato uno
stemma sbiadito. L'anello aveva qualcosa di particolare, Taemin si
sentì come intontito mentre lo fissava. Scosse il capo
energicamente.
Dopo
aver fatto a pezzi l'arcolaio, Jiwon aveva appiccato il fuoco con
successo e Kibum e Hyun Soo iniziarono a gettarvi i pezzi di legno
dentro che bruciavano in pochi secondi.
Taemin
invece, preso il piccone aveva iniziato a colpire i gioielli in
massa.
Quando
anche l'ultimo pezzo dell'arcolaio bruciava fra le fiamme, i tre
ragazzi rimasero a fissarlo con il fiato sospeso.
**
Agatha
lo aveva spinto via con forza e accasciatasi a terra, lanciò
un urlo
raccapricciante. Jonghyun si era alzato in piedi e guardava con un
misto di orrore, angoscia e disgusto, la ragazza a terra che
continuava a urlare.
Si
sollevò da terra tremante e sotto gli occhi increduli di
Jonghyun,
il suo volto iniziò a crepare come terra vecchia e arida, i
suoi
occhi divennero scuri, le pupille si dilatarono, i capelli tornarono
neri e si sciolsero dall'acconciatura in cui erano costretti facendo
esplodere i fiori che li adornavano.
Si voltò
verso Jonghyun e suoi occhi erano puro veleno tanto che Jonghyun
credette che sarebbe caduto a terra morto.
Le porte
della sala “ Dorian Gray” si spalancarono
nonostante fossero
chiuse a chiave e Hye Jin si avviò verso l'uscita, sinuosa
come un
serpente ma allo stesso tempo forte come un uragano. Ad ogni suo
passo, il pavimento si lesionava come se una mandria di buoi stesse
calcando quel suolo. Al suo passaggio le finestre si spalancavano e i
suoi capelli svolazzavano come mille serpenti e il suo vestito
volteggiava vorticosamente. Jonghyun si affrettò a seguirla.
Le cose
stavano precipitando troppo velocemente, Hye Jin non sembrava aver
perso tutti i suoi poteri.
Era
diventata incredibilmente veloce e in un attimo la terribile ragazza
si trovò all'imbocco delle scale che portavano alla sua
camera.
Minho e Jinki furono così sorpresi di vederla lì
che non ebbero il
tempo di dire o fare nulla ma in compenso, una forza invisibile
sollevò entrambi da terra facendoli cozzare contro il muro
per poi
lasciarli a terra privi di sensi.
La porta
della camera da letto si spalancò e i quattro ragazzi furono
sorpresi di vederla lì davanti a loro.
- Come avete osato piccoli
insignificanti insetti?! Come avete osato distruggere l'arcolaio della
mia famiglia?! Vi farò pentire di essere nati! -
tuonò la donna con occhi lampeggianti.
- Dov'è Jonghyun? - chiese Kibum che sembrava non temerla.
Hye Jin
lo guardò e poi rise, una risata che faceva accapponare la
pelle.
- Jonghyun? Credo sia rimasto
indietro, non credo si aspettasse di vedermi così
arrabbiata. E scommetto neanche tu... -
- Ti abbiamo scoperto Hye Jin, è finita. Vai via da questo
palazzo e non farti rivedere mai più. - disse serio Kibum.
- Pensi davvero di potermi dare degli ordini? Credi di essere nella
posizione di darmi ordini? Lascia che ti dica una cosa, Key,
non sei mai stato nella posizione di potermi dire quello che devo fare.
-
Si
avvicinò al castano in modo sensuale.
- Sei inferiore. -
sussurrò con un ghigno.
- Inferiore io? No, sei tu che sei inferiore. Hai cercato di averci
entrambi, di avere me e Jjong, intendo. Le hai provate tutte, hai
cercato di ammaliarci in tutti i modi ma hai perso. Credi che non
sappia che Jonghyun stasera ti ha baciata? Credi che non sappia che ti
ha portata nella sala “Dorian Gray” per restare
solo con te? E credi che non sappia che mentre baciava le tue labbra da
meretrice infernale pensava continuamente a me? Oh si, Hye Jin-ah, hai
perso. Hai perso fin dall'inizio. Hai fallito. - replicò
Kibum con un sorriso.
Un lampo
di ira attraversò gli occhi di Hye Jin e un'altra crepa
comparve sul
suo viso. Una ciocca dei suoi lunghi capelli serpeggiò in
aria e si
attorcigliò intorno al collo del ragazzo stringendo forte.
Hyun Soo
non riuscì nemmeno a toccarla che venne sbalzata via contro
la
parete. Jiwon si precipitò al suo fianco e in quel momento
Jonghyun
fece la sua comparsa.
Hye Jin
si voltò e allentò la presa sul collo del castano.
- Jonghyun, alla fine mi hai
raggiunto. Non ti aspettavo. - disse con un sorriso inquietante,
goliardico.
- Lascia andare Kibum. - disse il ragazzo senza toglierle gli occhi di
dosso.
- Vuoi prendere il suo posto? -
- Non ti temo. -
- Facciamo così Jonghyun, io lascio stare il tuo amore ma
Taemin mi restituisce l'anello che ha in mano...mi appartiene. -
- No. Non siamo sicuri che mi lascerà davvero andare,
potrebbe uccidermi lo stesso...Taemin non darle quel maledetto anello.
- disse Kibum.
- Non preoccuparti Kibum, tu e Jonghyun morirete insieme. Non ho
intenzione di separarvi. - disse la ragazza divertita.
- Allora dovrai ucciderci tutti perchè non ti lasceremo far
loro del male. - disse Jiwon risoluta.
- Jiwon ha ragione. Nessuno di noi ti vuole qui...abbiamo pensato
questo piano tutti insieme. Io e Jiwon abbiamo consultato insieme dei
libri per liberarci di te...sappiamo tutto, ti abbiamo vista. -
aggiunse Hyun Soo ancora seduta a terra.
- Pensavate forse di restare incolumi voi?! - chiese glaciale la donna.
- Faresti meglio ad andare via. - disse Jiwon mentre Taemin ne
approfittava per raggiungere il piccone sul tavolo e distruggere
l'anello ma sfortunatamente Hye Jin non era così ingenua.
Aveva
avvertito Taemin muoversi e con la coda dell'occhio l'aveva scorto.
Bastò
uno schiocco di dita e una fiamma che ardeva nel camino acceso
disegnò un cerchio concentrico nell'aria e dopo aver colpito
il
pavimento come una frusta di cuoio, lambì la caviglia di
Taemin che
cadde con un tonfo mentre l'anello rotolava via dalla sua mano.
- Taemin! - urlò Kibum
divincolandosi da quell'intreccio di capelli e gettandosi a terra per
afferrare il più piccolo dalle braccia mentre la fiamma
dardeggiante trascinava il ragazzo verso la grande bocca del camino.
Hyun Soo e Jiwon urlarono e poi la prima corse in bagno per trovare
dell'acqua mentre la seconda raggiunse Kibum sul pavimento e
afferrò il ragazzo dalla vita nel tentativo di fermare
quella desolante scivolata verso quella porta per l'inferno.
Hye Jin
corse per afferrare l'anello che rotolava sul pavimento ma Jonghyun
le si avventò addosso e lottò per impedirle di
riprendersi
l'anello. La spinse contro il muro e cercò di raggiungere
quel
maledetto gingillo con le urla di Jiwon e Kibum di sottofondo che
incitavano Hyun Soo a fare presto ma la stessa forza che aveva
sbalzato via Hyun Soo, colpì Jonghyun che sbattè
contro l'unica
finestra della stanza che si spalancò dietro di lui. Si
sentì
sollevare da terra, si aggrappò alla cornice della finestra
mentre
Hye Jin lo guardava fisso: stava cercando di farlo cadere di sotto.
Hye Jin
si avvicinava al ragazzo, senza togliergli gli occhi di dosso come se
la vicinanza aumentasse la sua forza. Jonghyun credette che sarebbe
caduto dalla finestra ma quando la strega fu vicina fece la prima
cosa che gli passò per la testa: afferrò Hye Jin
per i capelli con
la mano destra e con la sinistra afferrò il piccone lasciato
sul
tavolo lì vicino e la colpì con
l'estremità sottile sul lato
sinistro del volto. Hye Jin urlò di dolore e il contatto
visivo
svanì.
Stava
per gettarsi infuriata su Jonghyun, con il volto sanguinante ma un
paio di mani le tapparono gli occhi e le impedirono di lanciare
incantesimi. Minho e Jinki si erano ripresi e si erano immediatamente
fiondati nella stanza.
Tuttavia
Hye Jin riuscì ad afferrargli una mano e a morderla con
denti
particolarmente aguzzi, denti così affilati che entrarono in
profondità lacerando la carne e sfiorando l'osso. Minho
mollò la
presa e lanciò un urlo. Nel punto in cui era stato morso
c'erano una
serie di buchi dai quali sgorgava sangue copiosamente. Nel frattempo
Jinki si era chinato per raccogliere l'anello e fu la prima cosa che
Hye Jin vide perchè si fiondò su di lui.
Jinki
non dovette neanche girarsi, afferrò il piccone caduto a
terra e si
voltò di scatto colpendo la ragazza sull'occhio destro.
Tutti
trattennero il fiato, persino Hyun Soo che era appena tornata dal
bagno e aveva gettato l'acqua sulla fiamma liberando così
Taemin da
quell'emissario infernale. Hye Jin barcollò tenendosi una
mano sul
volto mentre Jiwon corse verso Jinki e gli tolse l'anello dalle mani.
Tuttavia
Jiwon non aveva fatto i conti con l'ira di Hye Jin. La strega si
raddrizzò e in quel momento parve alta e spaventosa. Tutti
rabbrividirono come se nella stanza fosse entrato un vento glaciale.
Il volto di Hye Jin era pieno di crepe e sangue usciva fuori dalle
sue ferite. Allargò le braccia e spalancò gli
occhi. Tutti
sussultarono: le sue orbite erano vuote e nere come la pece.
- ADESSO BASTA! - urlò e
la sua voce era profonda e priva di emozioni – NESSUNO DI VOI
USCIRA' INCOLUME DA QUESTA STANZA. I GIOCHI FINISCONO QUA. -
Non ebbe
neanche terminato di pronunciare queste parole che si udì un
grido e
una serie di tonfi.
- Proprio come io non piaccio a te,
tu non sei mai piaciuto a me Jinki. - disse mortifera voltandosi verso
il ragazzo - Non ti preoccupare però, hai avuto quello che
ti meritavi. -
Jinki
impallidì.
- No, no...no...la mia Bea... -
mormorò fuori di sé e si catapultò
fuori dalla stanza.
Non
aveva nemmeno sceso i primi gradini che scorse una figura riversa a
terra. Jinki scese le scale di corsa e si precipitò accanto
a Jiwon.
La ragazza giaceva sul marmo priva di sensi come un passerotto
argentato a cui hanno sparato in volo.
- Jiwon! Jiwon! Jiwon rispondimi! Ti
prego Jiwon, svegliati! - sussurrò disperato prendendola fra
le braccia - Non farmi questo jagi, ti prego! Svegliati! -
Purtroppo
però la ragazza non aprì nemmeno gli occhi.
Continuò a giacere
inerme fra le braccia dell'unica persona che aveva amato con tutta se
stessa.
- Ti prego Jiwon...ti amo! Apri gli
occhi Bea... - la scongiurò mentre le lacrime sgorgavano a
fiotti dai suoi occhi.
Hye Jin
poteva avvertire il dolore di Jinki anche da lì. Sorrise
compiaciuta
mentre tutti erano paralizzati dalla nausea e dal terrore. Mentre
Hyun Soo non ci pensò due volte e cercò di
raggiungere Jinki ma la
voce di Hye Jin la fermò sulla porta.
- Tu dove credi di andare?! Per te
ho in serbo una cosa migliore di una caduta dalle scale. -
sibilò - Non avresti dovuto dirmi che tu e quell'altra
povera idiota di Jiwon avete cercato informazioni per sbarazzarvi di
una come me...faresti bene a tenere la bocca chiusa per un po', vero
Minho? -
- No, non lo fare - provò a dire il Choi ma era troppo tardi.
Hye Jin
alzò imperiosa una mano verso la ragazza,
pronunciò parole
incomprensibili e nella frazione di qualche secondo, Hyun Soo cadde a
terra.
Minho
urlò e le fu subito accanto.
- Perchè?
Perchè te la prendi con loro?! Sono io il tuo bersaglio,
lascia in pace gli altri! Come puoi essere così crudele?! -
gridò Jonghyun fuori di sé.
- Oh ma tu non lo sarai meno di me. - replicò la strega con
un sorriso diabolico - Tranquillo ce n'è anche per voi. -
Dette
queste parole, assunse un colorito bluastro e con voce impersonale
pronunciò ciò che Jonghyun e Kibum mai avrebbero
dimenticato:
- Oh
Kim Jonghyun, una spiacevole notizia ti favellerò
e
così il tuo animo nel profondo cambierò.
Il
tuo cuore non più in grado di battere sarà
nemmeno
quando i suoi occhi il tuo sguardo incontrerà
Freddo
sarà il sangue che al tuo cuore condurrà
e
non più Sentimento scalfire ti potrà.
Questo
è ciò che meriti per il tuo disprezzo
e
chi ti ama ne pagherà il prezzo.
Bada
bene però che la rossa orchidea ti potrà salvare
solo
se il suo cuore riuscirai a scaldare.
Fa
attenzione però perchè ella tua non è
per certo
se
il Giusto l'attirerà a se per il suo diletto
Per
quattro stagioni lontana da tutti dovrà stare
se
la rovina non vorrai incontrare.
Guardati
intorno, silenzioso e splendente si nasconde l'imperatore
con
le sue labbra morbide di more
Deleteria
la sua venuta per te sarà
se
il tuo orgoglio alle mie parole attenzione non presterà.
Inizia
il tuo cammino se un destino crudele non vuoi per te
O giovane,
superbo e
lussurioso re - .
Quelle
parole rimbombarono una ad una nelle orecchie del bruno. Sentì
la
testa girare e quando Hye Jin smise di parlare un forte dolore lo
colpì allo sterno costringendolo a piegarsi in due.
Sentì Kibum
chiamare il suo nome, poi più nulla. Fu come se il cuore
diventasse
improvvisamente gelido e gli venisse strappato via dal petto.
Taemin
aveva assistito alla scena terrorizzato e incapace di muoversi. Era
così spaventato che non riuscì a muoversi neanche
quando Hye Jin
gli si avvicinò e a un centimetro dalle sue labbra
sussurrò: - Ci
vediamo carino. - e lo baciò.
Fu come
se gli avesse risucchiato via l'anima per un attimo, fu come se il
gelo gli fosse entrato nel cuore e poi il nulla.
Quella
sgradevole sensazione sparì con Hye Jin lasciandoli nel
dolore e
nella disperazione totale.
In una
sola sera avevano perso tutto.
Taemin
si guardò intorno: poco lontano da lui Jonghyun stava a
terra
rannicchiato con Kibum affianco, davanti alla porta Minho cercava di
rialzarsi con Hyun Soo fra le braccia e alla base delle scale Jinki
stringeva ancora Bea a sé come se fosse la cosa
più preziosa del
mondo.
Taemin
desiderava che quello fosse un incubo, un terribile incubo.
Desiderò
che Hye Jin non fosse mai arrivata, che non li avesse conosciuti, che
non fosse mai esistita.
Taemin
sapeva che niente sarebbe stato più come prima.
**
I giorni
che seguirono furono i peggiori mai trascorsi nel palazzo di Chul
Moo. Hyun Soo continuava a dormire, i medici non sapevano spiegarsi
cosa avesse, dicevano che non sembrava neanche un coma comune e di
conseguenza non sapevano cosa fare. Minho preferì riportarla
al
palazzo e passava la maggior parte del tempo accanto a lei. Jiwon
invece si riprese dopo una settimana, si svegliò
completamente ma
non senza conseguenze: aveva perso la memoria. Non fu in grado di
riconoscere nemmeno Jinki e sembrava dimenticare quel che faceva ogni
giorno. Quando il giorno seguente Jinki tornava a trovarla nella
clinica in cui soggiornava, Jiwon non ricordava che il ragazzo era
andato a trovarla il giorno prima. Per lei erano tutti estranei ormai
ma Jinki non si arrendeva, Jinki non la lasciava sola, Jinki andava a
trovarla sempre.
Jonghyun
invece era cambiato. Era sempre arrabbiato, parlava di rado e il suo
sguardo brillante si era incupito. D'altronde non c'era da
biasimarlo: non aveva neanche la consolazione di Kibum. Non potevano
più stare insieme lui e Kibum. Non potevano più
amarsi, non
potevano toccarsi, non potevano stare da soli troppo a lungo e il suo
cuore aveva smesso di battere. Se al posto dell'organo pulsante ci
fosse stato un sasso sarebbe stata la stessa cosa. Jonghyun aveva
rischiato di restarci secco l'ultima volta che aveva baciato Kibum,
aveva rischiato di morire sul divano della “sala del
pavone” e
Taemin ebbe l'impressione che avrebbe preferito andarsene per sempre
piuttosto che vivere quella vita.
Era una
poco soleggiata ma molto ventosa mattina d'autunno quando Jonghyun
comunicò a tutti il suo desiderio di lasciare il palazzo di
Chul
Moo. Nessuno ne fu più di tanto sorpreso, aveva smesso di
esibirsi
dopo quel tragico incidente e restare lì sarebbe stato
inutile.
Minho e Jinki dissero che anche loro volevano andarsene, volevano
farsi una vita fuori di lì ma prima sarebbero passati a
trovare i
loro genitori. Kibum, dal canto suo, non avrebbe mai abbandonato
Jonghyun, e fu molto risoluto nel dire che avrebbe seguito quello che
gli altri decidevano. Per quanto riguardava Taemin invece, era stato
indeciso sul da farsi ma poi pensò che gli avrebbe fatto
bene
allontanarsi da lì dopo un'esperienza così
traumatica.
Chul Moo
non provò nemmeno a convincerli a restare, si
dimostrò comprensivo
davanti a quella decisione e si mise a disposizione per qualsiasi
cosa. Odette, che nei giorni successivi alla maledizione di Hye Jin,
era stata molto vicina ai ragazzi e in particolare a Jonghyun, disse
che se il bruno era interessato a una governante lo avrebbe seguito e
si sarebbe presa cura di lui e della casa. Jonghyun aveva accettato
senza nemmeno pensarci e così i ragazzi lasciarono per
sempre quel
posto magico, quel posto che affascinava chiunque sostasse sotto le
sue finestre, davanti ai suoi giardini maestosi, quel posto che era
stato una casa per tutti, quel posto in cui erano cresciuti e avevano
fatto nuove esperienze. Il palazzo di Chul Moo era stato per loro un
sogno bellissimo, un sogno splendente ma ognuno di loro sentiva nel
profondo di doverlo lasciare, dovevano lasciare il palazzo
perchè
non erano più in grado di vedere i suoi colori brillanti,
non erano
più in grado di muoversi nei suoi corridoi, di esibirsi
nella sala
“The great Gatsby”, non erano più in
grado di sognare fra le sue
mura e questo si sa, è il requisito fondamentale per vivere
in quel
palazzo.
Il
palazzo di Chul Moo era un sogno ad occhi aperti ma loro avevano
conosciuto con brutalità il mondo reale, erano stati
schiaffeggiati
con violenza dalla realtà e nessuno di loro poteva
permettersi di
essere eterni in quel posto senza tempo quando oltre quei giardini il
tempo scorreva inesorabile.
Lasciarono
il palazzo insieme e insieme si voltarono a guardarlo con nostalgia.
Stavano per cambiare vita per sempre, stavano abbandonando tutte le
loro passioni ma l'unica cosa che contava era che erano insieme,
uniti più di prima e non si sarebbero arresi, avrebbero
lottato fino
alla fine. Hye Jin non l'avrebbe avuta vinta. Sarebbero potuti
passare venti, trenta, settanta anni ma sarebbero riusciti a spezzare
la maledizione e l'avrebbero fatto insieme, come sempre.
Salve a
tutti! ^^
Sono
tornata con l'undicesimo e ultimo (ahimè!) capitolo sul
passato! So
di essere sempre in ritardo (lo so, dov'è la
novità?! XD) ma la
sessione estiva è un inferno e ci ho messo un po' ad
aggiornare!
Dunque,
questo capitolo ci mostra ciò che successe la sera che Hye
Jin
maledisse Jonghyun! I ragazzi avevano architettato anche anche un bel
piano ma ovviamente contro l'ira di una strega c'è poco da
fare. Ho
preferito chiudere con un aspetto decisamente malinconico, come
l'addio al palazzo e ai suoi fasti, però insieme anche
determinato:
i ragazzi non hanno nessuna intenzione di piegarsi a un destino
imposto loro da Hye Jin e vogliono combattere. Per quanto riguarda il
piano ho preferito mostrarvelo direttamente con le azioni che con la
parte teorica perchè ho pensato facesse più
effetto. Che altro
dirvi? Sotto vi lascio le immagini degli outfit dei ragazzi e delle
ragazze alla festa e poi ci tengo a dirvi che la foto di copertina mi
ha fatto subito pensare all'idea che ho di Jiwon e quindi ho pensato
di metterla come immagine di copertina visto che è l'ultimo
capitolo
sul passato! ^^ Ovviamente non sto nemmeno qua a dirvi che è
un
altro bellissimo disegno di Kushinov Ylya!
<3
Poi
vorrei scusarmi se nello scorso capitolo c'era qualche errore di
distrazione ma mi deve essere sfuggito nonostante l'abbia riletto,
questo perchè non c'era la mia Ninechka,
che era rimasta sotto il sole in cortile (Ninechka you know! X'D), e
che legge il capitolo in anteprima e vede cose che ai miei occhi
stanchi sfuggono ogni tanto! Anyway, diamo il bentornato a Ninechka e
ne approfitto per ringraziarla! <3 <3 <3 Thank you
bebbi (?)
(XD)! <3
Ovviamente
ringrazio, con enorme piacere, Blakneco
e lagartischa
che hanno recensito
lo scorso capitolo! <3 Grazie mille! <3 <3
<3
Ringrazio
chiunque abbia letto e inserito la storia fra le preferite,
le seguite
e le ricordate!
Grazie infinite, siete tutti carinissimi! <3 <3 <3
<3 <3
P.s. Ho
saputo, ovviamente, che Taemin è a Milano per la Fashion
Week,
qualcuna di voi ha avuto il piacere di vederlo anche solo per 30
secondi?? <3 <3
A
presto! ^^
Kisses!
:*
Qui, come detto sopra, vi lascio gli outfit per i ragazzi:
(Questa foto di Key non sono riuscita a trovarla più
grande!!)
Per quanto riguarda l'outfit delle ragazze invece vi lascio i link qui
( altrimenti facciamo la lista della spesa! XD) : Hye Jin, Hyun Soo e Jiwon.
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Capitolo 28 *** 28. Lui e lei ***
28. Lui e Lei
“
Era terribile e bella
insieme. Il suo volto era perlaceo e affilato come quello di un
serpente ricoperto di squame azzurre. Era come una regina del terrore
mentre camminava sinuosa sul pesante pavimento che si crepava sotto
di lei.”
“
Aveva il sorriso più
gentile di tutti. Attendeva sempre che lei uscisse da quella porta
intarsiata di pietre e non appena la vedeva, allargava le braccia
come il sorriso e i suoi occhi, per riflesso, diventavano piccoli
piccoli e sottili. Allora lei gli si catapultava
fra le
braccia e respirava più che poteva il suo profumo. Era il
profumo
che la perseguitava ogni notte nei suoi sogni, che la costringeva ad
alzarsi e ad inseguirlo per corridoi pallidi e vuoti. Non erano i
corridoi in cui lei abitava, non erano i corridoi variopinti pieni di
quadri e di voci, erano asettici e silenziosi. Lui
sapeva di
buono, sapeva di bucato pulito accatastato nella ceste dei giardini
di chi sa amare anche quando non ha più niente oltre uno
spazio
verde e una piccola casa. Lei ci sarebbe morta fra
le sue
braccia, sarebbe volentieri morta avvolta in quel profumo, sarebbe
morta per quel sorriso.”
“
Lo aveva sentito
piangere in una notte buia e senza stelle. L'aveva sentito piangere
forte e chiamarla con tutta l'aria che aveva nei polmoni ma lei non
aveva potuto raggiungerlo e allora aveva pianto insieme a lui, al
quale si sentiva indissolubilmente legata come se le loro viscere
fossero intrecciate e il loro cuore battesse allo stesso ritmo. Poi
però il sole era tornato e tutto era sparito ma lei
sognava
ancora che lui potesse giungere per portarla via
con sé.”
“
Poi c'erano giorni di
insofferenza in cui il suo sguardo era puntato sempre fuori dalla
finestra, in cui desiderava ardentemente sentire il tocco di lui
sulla pelle e le sue labbra soffici contro il collo. A volte la notte
sentiva i suoi occhi benevoli addosso. Sentiva la sua bocca fresca
sulla fronte accarezzarle i capelli, la sua voce melodiosa
cullarla.”
Jinki
strinse il quaderno
fra le mani. Jiwon appuntava su quel quaderno tutto quello che la
notte sognava, ogni volta gli diceva che da quei sogni avrebbe voluto
scrivere una storia e ogni volta gli diceva che il ragazzo dei suoi
sogni era uguale a lui. Jiwon sognava ricordi del passato il
più
delle volte, sognava il palazzo di Chul Moo e i loro momenti insieme.
- Lei
sogna continuamente di lui e desidera incontrarlo
fortemente...s'incontrano ogni notte nei suoi sogni. Non è
una bella storia d'amore? Atipica, certo, però bella. -
disse la ragazza curando i fiori sul balcone.
Jinki
annuì e sorrise
mentre un brivido freddo gli percorreva la schiena. L'infermiera gli
aveva spesso raccontato che, a volte, Bea si svegliava nel cuore
della notte credendo di inseguirlo. Ovviamente il giorno seguente,
lei credeva che fosse stato tutto parte dei suoi sogni.
In quel
momento Jinki si
sentì afferrare la mano con delicatezza. Alzò il
suo sguardo e
incontrò quello di Jiwon. Stava per chiederle cosa volesse
dirgli
quando la ragazza, improvvisamente, gli scoccò un bacio
sulla
guancia. Jinki ne rimase sorpreso, non si aspettava una cosa del
genere, non lo aveva mai fatto da quando era lì. Poi prima
che
potesse dire qualcosa, la ragazza rise e si rifugiò
imbarazzata
nella stanza. Il bruno sorrise fra sé e rientrò
nella camera,
consapevole che il giorno dopo Bea si sarebbe dimenticata di lui,
come sempre da quel maledetto giorno in cui era caduta dalle scale e
aveva perso la memoria.
Bea si
era seduta al
tavolino della sua stanza e sorridente, gli faceva segno di
avvicinarsi e Jinki non potè fare altro che obbedire
desiderando
come non mai di portarla via da lì proprio come il ragazzo
dei sogni
della nuova protagonista di Bea. Quante cose aveva in comune con quel
ragazzo che la notte sorvegliava la sua Bea; si diceva che quando la
notte non si chiude occhio è perchè si
è svegli nei sogni di
qualcun altro e Jinki avrebbe preferito passare tutte le notti della
sua vita insonne, se così gli sarebbe stato permesso di
stare
accanto a Jiwon.
**
Jorinde
ci mise qualche
secondo per ricordarsi perchè si trovava nuda nel letto di
Jonghyun
al suo risveglio, poi le immagini della sera prima le ritornarono
alla mente. Lei e Jonghyun erano andati a letto insieme senza
pensarci neanche troppo. Era stata la sua prima notte con qualcuno ma
Jorinde non si sentiva in imbarazzo, neanche un po' mentre guardava
con occhi sognanti il ragazzo dal viso bello profondamente
addormentato. Voleva accarezzargli il viso ma temeva di svegliarlo,
quindi sgattaiolò fuori dal letto e andò a
lavarsi e a vestirsi, le
sarebbe dispiaciuto svegliarlo, in quei giorni stava lavorando
parecchio per la festa dell'anniversario del palazzo ed era molto
stanco. Una volta scesa in cucina pensava di essere sola ma una voce
la fece sobbalzare.
-
Già in piedi? - .
- Odette! Mi hai spaventato! - esclamò la ragazza
rimettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio che era sfuggita
alla sua crocchia.
- Scusa! Ero andata a svegliarti prima ma non eri in camera tua..non
hai dormito nella tua stanza? - chiese la donna divertita.
- Come? No...cioè si...e-ero in bagno... -
balbettò la rossa senza tuttavia guardarla negli occhi.
- Ah si? Strano, sai...sono andata a svegliare Jonghyun, come mi aveva
chiesto ieri sera, e ha chiesto di te appena sveglio... -
mormorò di rimando frullando le banane.
- Ah...mi avrà sognata... - sussurrò desiderando
di infilare la testa nel frullatore insieme alle banane.
Odette
sorrise divertita.
Jorinde arrossì. Lo aveva capito, aveva capito che lei e
Jonghyun
avevano dormito insieme.
La voce
di Jonghyun la fece
sobbalzare.
- Oh
sei già qui! - lo salutò gioviale Odette.
- Jae Hyun? -
- E' andato a ritirare le stoffe che avevi ordinato. -
- Potevo andarci anche io, non c'era bisogno che andasse. -
- Non ti preoccupare, l'ha fatto perchè sa che sei stanco. -
- Ci sono stati giorni in cui sono stato più stanco. -
- Non fare storie Jonghyun-ah! Siediti e fai colazione con noi. -
Il
ragazzo si lasciò cadere
sulla sedia e i suoi occhi si posarono inevitabilmente sulla schiena
di Jorinde.
-
Guarda che il buongiorno valeva anche per te. -
- Oh si, scusa. Stavo spalmando la marmellata sulle fette biscottate -
mormorò la ragazza.
- Lascia perdere le fette biscottate! Ci sono già anche a
tavola! - sghignazzò Odette.
- Beh, potevi dirmelo prima - borbottò la ragazza sedendosi
a tavola e portando comunque con sé le altre fette
biscottate.
Jonghyun
la guardava
divertito.
-
Stai bene? - chiese prendendo una fetta biscottata ricoperta
d'albicocca.
- Non dovrei? -
- Hai una faccia!-
Odette
ridacchiò.
- Oh
Odette piantala! - sbottò imbronciata la più
piccola.
- Scusami Jo ma sei così trasparente! - esclamò
la donna.
- Non è vero! Sei tu che sei maliziosa... -
- Jorinde! Hai usato il mio shampoo! - disse ad un tratto Jonghyun con
il naso nei suoi capelli.
- Ah! Allora avevo ragione, non hai dormito nella tua stanza... -
sussurrò la giovane donna concentrata sul suo frullato alla
banana.
- Jonghyun! - protestò la rossa indignata.
- Che ho detto? - chiese con finta innocenza il maggiore.
In quel
momento rientrò Jae
Hyun con qualche busta colorata ma ciò non bastò
per salvare
Jonghyun dalle occhiatacce di Jorinde. Per tutta risposta Jonghyun le
fece l'occhiolino e le sfiorò una gamba sotto il tavolo.
- Ho
ritirato le stoffe. - canticchiò Jae Hyun.
- Grazie Jae Hyun, vengo a darci un'occhiata in salone. -
- Vengo anch'io! - si affrettò a dire Jorinde che non aveva
nessuna voglia di restare lì a farsi prendere in giro da
Odette e probabilmente Jae Hyun.
La
rossa aiutò Jonghyun a
tirare fuori dalle buste le stoffe colorate e a dispiegarle sul
tavolo.
-
Queste per cosa sono?- chiese la ragazza.
- Per decorare le sedie. -
- Davvero? Potresti fare il wedding planner! - sghignazzò la
più piccola.
- Io direi di eliminare quella bianca - replicò Jonghyun
ignorando la sua battuta.
- Secondo me anche quella viola! -
- Quale ti piace? - chiese a quel punto il ragazzo.
- Quella azzurra! -
- Quella verde no? -
- Si ma azzurra è più bella. Anche il tessuto mi
piace di più! -
- Io sono indeciso. -
- Fra quella verde e quella azzurra? -
- No, se continuare a guardare queste stoffe o baciarti senza ritegno.
- rispose semplicemente Jonghyun.
Jorinde
lo guardò stupita,
non si era ancora abituata a sentirgli dire queste cose.
-
Beh, dopo stanotte non credo di scandalizzarti dicendoti una cosa del
genere... - sussurrò con un sorrisetto.
- Oh beh no ma è strano sentirti dire queste cose... -
- E tu cosa scegli? -
- Mmmmhhh...la stoffa azzurra! - esclamò la ragazza che, per
cambiare discorso, afferrò la stoffa e gliela
mostrò con aria vittoriosa.
Jonghyun
la guardava serio.
- Io
quella rossa! -
- Non c'è quella rossa! -
- Oh si invece! - sussurrò il ragazzo afferrandola
dolcemente da dietro il collo e baciandola contro il tavolo.
In un
modo o nell'altro
Jonghyun trovava sempre il modo di fregarla ma la cosa non le
dispiaceva. Sorrise contro le sue labbra allacciandogli le braccia al
collo e mollando la stoffa che comunque rimase incastonata fra loro
due.
- Ti
sei pentita per questa notte? - chiese poi con un filo di voce lui.
- Assolutamente no - rispose lei mordicchiandogli il mento
affettuosamente.
- Sei timida però.-
- Colpa di Odette...ha capito tutto quella e si diverte a prendermi in
giro - bofonchiò la più piccola abbracciandolo
per la vita.
- Il punto è che è divertente prenderti in giro!
- esclamò il maggiore accarezzandole i capelli.
- Non è giusto, mi prendete tutti in giro! Anche i ragazzi-
ma subito s'interruppe mordendosi la lingua.
- Come? Ragazzi? Quali ragazzi? - chiese Jonghyun perplesso.
Cazzo,
sono proprio una
stupida!
- I
ragazzi...i ragazzi...del palazzo di Chul Moo. Mi prendevano in giro
anche loro, in buona fede però! - si affrettò a
correggersi Jorinde mascherando la sua ansia.
Jonghyun
la scrutò per un
attimo e poi sorrise.
- Sei
adorabile! Sarà per quello. - la punzecchiò.
- Non è un motivo per prendervi gioco di me! -
ribattè Jorinde cercando in tutti i modi di allontanarsi
dall'errore madornale che stava per compiere.
- Si invece! Allora, abbiamo deciso azzurro? - chiese ad alta voce
staccandosi dalla ragazza.
- Io si! Tu non hai scelto però. -
- Se a te piace azzurro, faccio le decorazioni delle sedie azzurre. -
Jorinde
sorrise e lo
abbracciò da dietro stringendolo forte.
-
Vuoi farmi saltare una costola? - chiese il ragazzo ripiegando le
stoffe.
- Non lamentarti, è affetto! -
- Ah si? Effettivamente io ne ho bisogno e a tal proposito...stanotte
dormirai di nuovo da me? - chiese con malizia Jonghyun.
- Pervertito screanzato! - lo rimbeccò la ragazza
sghignazzando, tuttavia, tra sé.
I
giorni che seguirono
trascorsero nella più totale armonia. Jonghyun aveva molto
da fare
con i preparativi e quando poteva Jorinde lo aiutava volentieri e a
volte lo sorprendeva portandogli coppe di gelato e regalandogli baci
che sapevano di fragola. Jonghyun, dal canto suo, rapiva la ragazza
nei corridoi in penombra per lasciarle segni rossi e poco
più scuri
sul collo lungo. Si amavano giorno dopo giorno, come se fosse la
normalità, come se fosse abitudine. Si amavano notte dopo
notte
scambiandosi il loro profumo e riscaldando l'ambiente circostante
nonostante le finestre aperte.
-
Dove vai? - chiese Jorinde una mattina come un'altra mentre lo vedeva
sistemarsi la maglia.
- Ho una questione da sistemare con un mio amico a lavoro - rispose
semplicemente lui.
- E i preparativi per la festa? -
- Torno subito. Nel frattempo, se vuoi aiutarmi, puoi dare un'occhiata
ai fiori con Odette. Sono certo che sceglieresti dei bellissimi fiori. -
- Oh...va bene. -
- Che c'è? Già ti manco? - la schernì
il ragazzo.
- No, non è questo! È che non mi avevi detto che
stamattina uscivi. -
- Torno subito Jo. - ripeté ancora il ragazzo e prima di
andarsene le diede un bacio a fior di labbra.
**
Minho
era stanchissimo per
via del viaggio e quando gli dissero che doveva attendere
perchè
Jonghyun non era presente in albergo, non fece storie e si
abbandonò
sulla poltrona morbida dell'ufficio dell'amico. Si massaggiò
la
testa e chiuse gli occhi. Parlare con il padre di Hyun Soo non era
stato affatto facile. Il signor Park pretendeva che gli portasse sua
figlia in casa senza capire che spostandola da quel “sudicio
luogo”, a detta sua, le avrebbe garantito morta certa. A
Minho non
piaceva parlare con lui e odiava fargli notare che era stato lui ad
allontanarsi dalla figlia quando le aveva dato, neanche troppo
indirettamente, della prostituta davanti a tutto il palazzo di Chul
Moo. Fatto sta che alla fine di quello spiacevole incontro, nessuno
dei due ne era uscito vittorioso e ora lui stava accasciato su quella
poltrona con un mal di testa incredibile e il pensiero fisso su Hyun
Soo, da cui voleva tornare il prima possibile.
Minho
aprì gli occhi.
Jonghyun
sorrise amaramente.
L'amico
annuì.
- Non
ti preoccupare, non ti tratterrò a lungo, ti faccio tornare
subito da Hyun Soo – disse pacato Jonghyun versando un
liquido beige in due bicchieri pesanti di vetro.
Era
come se l'amico gli
avesse letto nel pensiero.
Prese il bicchiere che gli
era stato porto e ne bevve un sorso. Jonghyun gli si sedette
affianco.
-
Senti Minho, quello che sto per chiederti ha per me molta importanza.
Sai, l'eredità dei miei genitori è
così vasta che dovrei possedere il dono
dell'ubiquità per controllarla tutta. Fino ad ora ho fatto
il possibile ma sono davvero stanco e non ce la faccio più a
reggere tutto da solo. Ho bisogno di un uomo di fiducia e io ho pensato
a te. Mi fido ciecamente di te e voglio chiederti di aiutarmi - disse
Jonghyun con ancora il bicchiere mezzo pieno.
Minho
lo guardava incredulo.
- Non
guardarmi con quella faccia. Senti, voglio che tu diventi mio socio. Ti
cedo metà dei miei alberghi, sono dodici su tutto il
territorio, vorrei che sei fossero sotto la tua supervisione...non
dirmi di no, ho bisogno del tuo aiuto. Dimmi che accetterai. -
Minho
continuava a guardarlo
senza dire niente.
-
Jonghyun io ti ringrazio tanto ma è la tua
eredità, non posso...insomma i tuoi genitori hanno lavorato
sodo...io... - provò a dire il ragazzo.
- Appunto perchè hanno lavorato sodo ti sto chiedendo aiuto.
Non credo che a lungo andare riuscirei a mantenere dodici alberghi,
potrei non affidargli all'uomo giusto e rovinare tutto. Non saprei
davvero a chi altro chiedere. Jinki ha la libreria e poi tu sei
perfetto, non dirmi di no Minho-ah. - sussurrò il
più grande stringendogli il braccio.
- Tu lo sai che ti aiuterei anche se dovessi affrontare il Pacifico a
nuoto... -
- Allora, se non vuoi rispondermi subito, promettimi almeno che ci
penserai! -
- Va bene, ci penserò. -
Jonghyun
sorrise e si lasciò
andare anche lui sulla poltrona.
Minho
lo colpì
affettuosamente sulla spalla.
-
Allora, mr. Kim, come vanno i preparativi per questa festa? - chiese
stancamente.
- Procedono. Piuttosto voi verrete, vero? -
- Ovviamente. Non ce ne perdiamo una. È l'anniversario del
palazzo di Chul Moo! -
- Cercherò di essere all'altezza delle feste che il signor
Jung era in grado di organizzare.-
- Lo sarai sicuramente. - lo rassicurò il castano - ah senti
Jjong, vorrei portare con noi anche la nuova ragazza che lavora in
libreria, Didi, le piacerebbe sicuramente venire alla festa - disse
Minho recuperando un po' di energia.
- Certo, va benissimo. Chissà se riesco a vederla
finalmente! -
- E' adorabile! La troverai sicuramente carina! É europea ma
parla coreano benissimo! -
- Ah si? Di dov'è? - chiese interessato il maggiore.
- E' tedesca, del Niedersachsen. -
- Tedesca? Si chiama Didi, hai detto? - chiese ancora Jonghyun pensando
a che grande coincidenza fosse il fatto che sia lei che Jorinde fossero
della stessa regione, magari anche lei stava al palazzo di Chul Moo
prima, magari si conoscevano.
- Si ma Didi è il soprannome che le abbiamo dato noi anche
se Jinki hyung si ostina a chiamarla Dede, il suo vero nome
è Jorinde. - rispose Minho con un sorriso.
Jorinde?
Jonghyun
credette di non
aver sentito bene.
-
Come? - sussurrò con un filo di voce rizzando la schiena.
- Jorinde! Aspetta, ho una foto, te la faccio vedere. -
Jonghyun
cercò con tutte le
sue forze di scacciare il pensiero che quella tipa e Jorinde
potessero essere la stessa persona mentre Minho armeggiava con il
telefono. Non potevano essere la stessa persona, la sua Jorinde non
usciva di casa, restava con Odette e Jae Hyun tutto il giorno, non
sarebbe potuta uscire di casa.
-
Eccola, è la ragazza rossa ovviamente - disse il
più piccolo mostrando la foto al maggiore.
Jonghyun
avrebbe voluto
cavarsi gli occhi piuttosto che guardare la foto che Minho
allegramente gli porgeva.
Jonghyun sentì qualcosa
spezzarsi dentro di sé non appena posò gli occhi
su quella foto.
Era una foto di gruppo, Jorinde stava in mezzo a Kibum e Taemin e
sorrideva a denti scoperti.
Avvertì
il suo cuore
perdere un battito, poi un altro e poi un altro ancora.
Chiuse gli occhi
aggrappandosi al bracciolo.
-
Jonghyun stai bene? - chiese allarmato Minho.
- Si, sto bene...era solo un giramento di testa - rispose il ragazzo.
- Sicuro? Sei pallido. -
- Si, tranquillo Minho. Sto bene. -
In
realtà, sentiva che il
suo sangue si era gelato nelle vene.
-
Guarda che posso riaccompagnarti a casa se non stai bene. -
- Sto bene Minho, non farti problemi. Piuttosto tu torna a casa a
riposare, si vede che sei stanco, io torno da solo, sono perfettamente
in grado. -
Il
minore si alzò poco
convinto intascando il cellulare.
- Ah
comunque, Minho-ah! Bella ragazza. - commentò Jonghyun con
un sorriso freddo come il ghiaccio.
Il
castano sorrise e uscì
dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
Gli
occhi di Jonghyun
avevano assunto un'espressione dura mentre le sue dita si torturavano
il labbro inferiore.
Jorinde
gli aveva mentito,
Jorinde lo aveva ingannato, Jorinde gliel'aveva fatta sotto il naso.
Jae Hyun ed Odette l'avevano
aiutata, non ci sarebbe mai riuscita senza di loro.
Minho, Jinki e Taemin erano
probabilmente digiuni della verità. Non avevano mai visto
Jorinde,
quindi non potevano sapere che la ragazza che lavorava con loro era
la stessa che dimorava in casa sua ma Kibum...Kibum lo sapeva. Kibum
l'aveva vista.
Kibum
invece di rispedirla
da lui, l'aveva aiutata.
Kibum
l'aveva coperta.
Strinse
il pugno sinistro.
Era
tutto perduto.
Sferrò
con forza un calcio
al tavolino che aveva di fronte.
L'avevano
pugnalato alle
spalle, uno dopo l'altro.
Come avevano potuto fargli
una cosa come quella? Come avevano potuto tradirlo così?
C'era rimasta una sola
soluzione, la più spiacevole di tutte.
Si
alzò lentamente dalla
poltrona e si affacciò alla finestra.
Perchè
lo stavano
costringendo a fare una cosa come quella? Loro sapevano benissimo
cosa sarebbe potuto succedere.
Avrebbe
voluto urlare e
invece decise di prendersela con il vassoio di liquori. Si
voltò di
scatto e spazzò via bottiglie e bicchieri con un colpo del
braccio
calciando poi il vassoio a terra.
Si morse il labbro così
forte da farlo sanguinare.
Nel silenzio della stanza
udì un flebile vibrare. Era il suo cellulare. Il nome di
Taemin era
comparso sul display.
**
Erano
giorni che Taemin non
usciva di casa, erano giorni che non aveva voglia di vedere nessuno.
Aveva tradito uno dei suoi migliori amici senza neanche accorgersene.
Jonghyun era come un fratello per lui, un fratello maggiore che da
sempre guardava con ammirazione, da cui aveva imparato tanto.
Come
avrebbe fatto a dirgli
che l' Imperatore era lui? Come avrebbe fatto a spiegargli che aveva
il nemico in casa?
Doveva
dirglielo sempre se
Kibum non l'avesse già fatto. Non avrebbe fatto la figura
del
vigliacco. Avrebbe chiamato Jonghyun e gli avrebbe confessato la
verità e poi sarebbe andato via dove non avrebbe
più potuto fare
del male.
Prese
deciso il cellulare e
digitò il numero dell'amico.
Uno
squillo.
Forse
non avrebbe risposto.
Due
squilli.
Magari
era impegnato.
Tre
squilli.
Sapeva
già tutto e non
voleva vederlo né sentirlo.
Quattro
squilli.
Lui
avrebbe fatto lo stesso.
Taemin
sentì il cuore
sprofondare non appena udì la sua voce. Quasi quasi avrebbe
preferito che non rispondesse.
-
Ciao hyung, sono io. Senti, devo parlarti. Puoi venire da me? -
Il suo
tono di voce era
spento. Jonghyun esitò per un attimo.
-
Certo. Arrivo subito, Taemin. -
Il moro
posò il cellulare
sul tavolo. Stava facendo la cosa giusta...si, era così.
Jonghyun
uscì velocemente
dall' ufficio.
Perchè Taemin lo aveva
chiamato? Sapeva dunque qualcosa che voleva rivelargli?
Non gli era sembrato
esattamente felice al telefono.
-
Signore, ha lasciato le porte aperte- provò a dire una
piccola cameriera con voce flebile ma s'interruppe non appena gli occhi
freddi e duri di Jonghyun si posarono su di lei.
La
poveretta chinò il capo
sentendosi in soggezione sotto quello sguardo inquisitore.
- Ti stavo cercando. Dove diavolo eri finita? - le chiese cercando di
controllare la voce - lascia perdere! Vai nel mio ufficio, lava e
spolvera. Dopo che hai finito chiudi a chiave, consegnale poi a Minhyuk
e digli di riportarle a casa mia. Chiaro? -
- Si, signore - mormorò la ragazza.
- Bene. Adesso muoviti - replicò il ragazzo allontanandosi
poi a grandi passi.
La
piccola cameriera lo
guardò allontanarsi.
Era nuova, era arrivata
qualche settimana prima e non aveva mai avuto a che fare prima di
allora con Jonghyun. Nel paese le avevano detto che era un tipo
strano e sinistro, in hotel invece le avevano detto che in
realtà
non era male e che trattava tutti con educazione e rispetto. Non
aveva mai saputo a chi credere ma visto il suo primo incontro con il
suo datore di lavoro, forse la gente del paese non aveva poi torto.
Sospirò ed entrò
nell'ufficio e quando vide il macello che c'era a terra per poco non
lanciò un grido.
Kim
Jonghyun era davvero
terribile.
**
Jonghyun
salì in macchina e
si diresse verso casa di Taemin.
Non poteva crederci. Tutto
quello che si era costruito stava per sgretolarsi sotto i suoi piedi.
Ora
capiva. Era tutto così
ovvio.
“-
Non è giusto, mi prendete tutti in giro! Anche i ragazzi
-”
I
ragazzi.
I
ragazzi erano i suoi amici.
E quella
volta che Kibum era andato da lui, quella mattina in cui lo aveva
contattato per la sua chiave andata persa, era la stessa mattina in
cui li aveva sorpresi a parlare di Jinki.
Come
aveva fatto a essere così cieco?
Vero
anche che erano stati molto bravi a non farsi beccare. L' avevano
messo nel sacco, ingannato fino all'ultimo.
Ecco
perchè la sua trasformazione non si era completata. Ecco
perchè la
maledizione non si era spezzata.
Jorinde
gli aveva disubbidito, i suoi amici di sempre lo avevano ingannato.
Jorinde era uscita nonostante il suo divieto e qualcosa
doveva
essere successo, qualcosa che aveva causato disordine nell'equilibrio
che si era creato.
E ora
come nelle tragedie shakespeariane qualcuno doveva riportare l'ordine
nel mondo messo a soqquadro, qualcuno doveva agire e non sarebbe
stato per il meglio.
Si fermò
davanti casa di Taemin, era arrivato. Scese lentamente dalla macchina
con la sensazione che qualsiasi cosa l'amico volesse dirgli, non era
nulla di buono.
Salve a
tutti! ^^
Scusate
il grande ritardo ma questo è stato un periodo pienissimo ma
finalmente ho concluso la sessione estiva! ^^ ergo, ho un po' di
tempo per dedicarmi pienamente alla storia e non dovrete più
aspettare settanta ere geologiche per avere un capitolo! <3 XD
Dunque
siamo tornati nel presente dopo aver concluso con lo scorso capitolo
il nostro excursus sul passato. Inizialmente abbiamo una situazione
un po' malinconica con Jinki in clinica da Jiwon e subito dopo il bel
quadretto formato da Jorinde e Jonghyun ma le cose precipitano quando
Minho, inconsapevolmente, rivela l'identità della nuova
ragazza
della libreria che scopre poi essere Jorinde. Con poche e semplici
parole Minho ha fatto crollare il lavoro di tutti questi capitoli e
il duro lavoro di Kibum e gli altri di tenere nascoste le fughe di
Jorinde! XD
Ad ogni
modo Jonghyun non sembra averla presa troppo bene dando sfogo alla
sua rabbia all'interno dell'ufficio e trattando duramente una povera
cameriera. E poi la telefonata di Taemin che ovviamente non
presagisce nulla di buono.
Allora,
ci tengo ad informarvi che la storia sta volgendo al termine, siamo a
circa quattro/cinque capitoli dalla fine. Ad essere sincera mi
dispiace terminare la storia, mi piace scrivere e adoro scrivere
“
The blue Rose”! <3 <3
L'immagine
di copertina è sempre un disegno della bravissima Kushinov Ylya!
<3
Ah e
un'ultima cosa, il titolo “ Lui e Lei” fa
riferimento a tutte le
coppie che direttamente (Bea e Jinki, Jonghyun e Jorinde) o
indirettamente (Minho e Hyun Soo) compaiono nel capitolo, riprendendo
i “protagonisti” della “storia”
di Jiwon!
Comunque
non penso di dover dire altro in merito al capitolo! XD Quindi passo
ai ringraziamenti. Ringrazio lagartischa
e Blakneco
per le bellissime
recensioni! Grazie mille! <3 <3 Ringrazio tutti coloro
che
hanno inserito la storia fra le preferite,
le seguite
e le ricordate!
Grazie a tutti voi che avete letto lo scorso capitolo! Grazie mille!
<3 <3 < 3 <3 <3
Grazie
poi a Ninechka
che, come sempre,
legge il capitolo in anteprima e mi dice sempre la sua! Grazie
teshoro! <3
Bene, a
presto amorevoli! XD ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 29 *** 29. Diviso in due ***
N.B.
La parte scritta in corsivo è un piccolo flashback! ^^ Buona
lettura! ^^
29. Diviso in due
- Ma
quando torna Jonghyun? Mi ha detto che sarebbe ritornato subito - disse
ad un tratto Jorinde guardando l'orologio perplessa.
Era
ormai fuori da un paio
d'ore.
- Si
saranno fermati a mangiare qualcosa, non preoccuparti! - la
rassicurò Odette con noncuranza.
Jorinde
stava quasi per
scrivergli un messaggio quando udì la porta d'ingresso
scattare.
Seduta sulla poltrona si voltò raggiante verso la porta del
salone
in attesa di vederlo comparire. Non appena lo vide affacciarsi, la
rossa saltò dalla poltrona e gli saltò
letteralmente in braccio. Lo
strinse con entusiasmo e Jonghyun avrebbe preferito morire.
-
Iniziavo a preoccuparmi, mi avevi detto che saresti tornato subito -
biascicò la più piccola contro la sua spalla.
- Scusa...non mi ero accorto dell'ora. - replicò Jonghyun
accarezzandole la schiena e facendo uno sforzo per non iniziare ad
urlare.
- Non ti preoccupare...sono felice che tu sia tornato! -
Non
sai quanto lo sono
io...
Pensò
sarcastico il maggiore.
Jorinde
si staccò da lui e si diresse verso il tavolino, pronta a
fargli
assaggiare i dolcetti al cocco che aveva imparato a fare con Odette
quando Jonghyun disse: - Odette vado nello studio, chiamami per cena
- .
Il
ragazzo scomparve in un attimo e Jorinde rimase interdetta con il
piatto in mano.
Si era
dileguato in un minuto senza neanche darle il tempo di salutarlo. Ci
aveva messo un sacco a fare quei dolcetti e non si sarebbe data pace
finchè Jonghyun non gli avesse assaggiati.
**
Jonghyun
sapeva di doversi controllare, non poteva esternare ciò che
provava
in quel momento quindi aveva preferito andarsene. Quando Jorinde lo
aveva abbracciato al suo ritorno, si era sentito morire e gli erano
cresciuti dentro sentimenti contrastanti: da un lato la rabbia e la
disperazione avrebbero voluto spingerla via, dall'altro il suo cuore
avrebbe voluto intrappolarla, egoisticamente, dentro di sé
per
sempre.
Cercava
di concentrarsi sulle carte che aveva davanti ma proprio non gli
riusciva. Si sentiva ancora confuso, era come vivere un incubo, la
sua peggiore paura era diventata realtà. Poi, come se non
bastasse,
il suo incontro con Taemin non aveva giovato al suo stato. Ce lo
aveva perennemente davanti agli occhi, in quello che sembrava un
quadro surreale di un'angosciante storia dell'orrore. Mollò
di colpo
le carte e voltò la sedia girevole verso la finestra dando
le spalle
alla porta. Si era aspettato di tutto mentre si dirigeva da Taemin
meno quello che il ragazzo gli aveva rivelato. Non poteva essere
vero, era tutto troppo assurdo. Cercava di scacciare con tutte le sue
forze le parole e le azioni che invece si susseguivano nella sua
testa come se fossero inserite in un vecchio registratore.
Fermo
nella sua mente il volto colpevole di Taemin non appena aveva varcato
la soglia della sua casa. Jonghyun chiuse gli occhi con la testa
reclinata di lato.
**
Questa
fu la prima cosa
che Taemin gli disse non appena lo vide.
-
Ero nei paraggi. -
- Lavoro? -
- Ho visto Minho. -
- Davvero? -
- Si. Era da tempo che non lo vedevo. È stata una sorpresa. -
Taemin
annuì e gli
indicò con la mano la sedia di fronte alla sua. Jonghyun si
sedette
e guardò bene il moro in faccia. Sembrava davvero stanco,
spossato...quasi malato, a giudicare dal sottotono delle sua pelle.
Aveva le occhiaie e gli occhi vitrei, vuoti. Era come se avesse perso
la voglia di vivere, abbandonato su quella sedia da chissà
quanto
tempo.
-
Taemin, stai bene? - chiese il ragazzo preoccupato.
- Si, io si...tu no. -
La
sua risposta lo
spiazzò.
Cosa
voleva dire?
Jonghyun lo guardò
perplesso, con gli occhi leggermente spalancati.
-
Come? - mormorò.
- Non so dove stia trovando il coraggio per dirti ciò ma
sento che una forza più forte di tutte, più forte
di quella che mi ha dominato fino ad ora, mi spinge a confessarti
tutto, a dirti anche quello che da poco mi è stato rivelato
- sussurrò con voce flebile.
- Di che stai parlando Taemin? -
- Tu sei come un fratello per me...io...mi addolora così
tanto che vorrei strapparmi il cuore e gettarlo via... -
Jonghyun
iniziava a
preoccuparsi sul serio. Taemin, con le sembianza di un morto, lo
fissava senza espressione mentre la sua voce tremava sotto ogni
sillaba che pronunciava.
-
Taemin, io credo che tu debba riposarti...non hai per niente una bella
cera. Forse non è il caso che tu stia solo - disse il
maggiore afferrandogli una mano.
- Non affannarti troppo per me...io ti ho tradito –
sibilò e ritirò la mano come se si fosse scottato
o temesse di attaccargli qualche malattia contagiosa.
Tradito?
Cosa diavolo
stava blaterando?
Jonghyun
deglutì.
-
Che stai dicendo? -
- Io...io sono chi ti ha fatto del male. Sono io, Jonghyun. Sono io
l'imperatore...sono io che ho distrutto ogni tua possibilità
di salvezza. La colpa è mia...è tutta colpa mia.
La maledizione non avrà mai fine perchè io ho
baciato Jorinde. -
Jonghyun
ebbe l'impulso
di afferrare uno dei coltelli della cucina e trafiggersi con esso.
Le sue orecchie si
rifiutavano di ascoltare quelle parole.
-
Non può essere possibile... - sussurrò mentre i
suoi occhi fuggivano da una parte all'altra della stanza.
Taemin,
uno dei suoi
migliori amici, era l'imperatore.
Taemin lo aveva tradito,
come tutti gli altri.
-
Non avrei mai voluto dirti una cosa del genere...so che perdonarmi ti
sarà impossibile, neanche io riesco a perdonare me stesso. -
- Non è possibile. Non deve essere possibile. Non puoi
essere tu! Deve esserci un errore - borbottò Jonghyun fuori
di sé scuotendo la testa.
- Non c'è nessun errore...evidentemente quelli come noi sono
destinati a soffrire e a ferirsi l'un l'altro - replicò
Taemin.
- Non posso credere che mi abbia colpito attraverso di te... -
ribattè Jonghyun che sembrava parlare più a se
stesso che al padrone di casa.
I
suoi occhi mostravano
come la sua mente avesse oltrepassato, per un momento, il sottile
velo tra la ragione e la follia, sembrava aver toccato quel terreno
indisposto come un bambino che trova elettrizzante trasgredire le
regole ma ha troppa paura per farlo e anche sapendo che entrare in
quella stanza gli è vietato, vuole, per un attimo, entrarvi
ma
ritira subito dopo il piede. E così gli occhi di Jonghyun,
come uno
specchio, mostrarono come per un attimo avesse sfiorato la follia ma
poi quando il suo sguardo tornò su Taemin, che lo guardava
preoccupato e sconfitto, ritornò in sé.
Il ragazzo moro era lo
spettro di se stesso. Jonghyun incatenò i suoi occhi con
quelli
dell'amico e un sorriso debole gli si dipinse sul volto. Taemin non
chiuse gli occhi nemmeno per un secondo e quando Jonghyun gli sorrise
in quel modo amaro, sentì il suo cuore spezzarsi in un
milione di
pezzi e seppe che mai gli sarebbe tornato intero. Come non seppe mai
se i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime per non aver mai
sbattuto le palpebre o perchè la vista di Jonghyun in quello
stato
lo uccideva.
Come
faceva a sorridergli
dopo quello che gli aveva fatto?
Perchè gli sorrideva
invece di sbatterlo di testa nel muro?
Perchè Jonghyun non
riusciva ad odiarlo neanche dopo una cosa simile? Lui si odiava
terribilmente.
Le
lacrime gli solcarono
il viso e Taemin le lasciò fare.
Si morse l'interno di una
guancia: odiava piangere. Non piangeva mai, Taemin.
-
Odiami, ti prego. Sarebbe più facile per me. -
ringhiò fra i denti conficcandosi le unghie nel palmo della
mano.
- Non riuscirei ad odiarti nemmeno se mi avessi ucciso. Non hai colpa,
nessuna colpa... - replicò il più grande
alzandosi in piedi.
- Io ti ho tolto tutto! - quasi gridò il minore balzando in
piedi.
- Non puoi addossarti tutto. Anzi io credo che tu sia il meno colpevole
di tutti - ribattè Jonghyun sempre con quel sorriso debole e
amaro.
- Se io non l'avessi baciata-
- Se lei non fosse uscita - lo bloccò Jonghyun - il mondo
è pieno di se e ma, è fatto così.
“Se non avessi fatto quello, non sarebbe successo
questo” e cose così ma noi non possiamo farci
proprio niente. -
- Uscita? Non è uscita, sono io che sono venuto nel vostro
giardino. L' ho vista alla finestra una volta e ho pensato che fosse
davvero bella - disse Taemin.
Jonghyun
sorrise fra sé.
Era intenerito da come il moro cercasse di difendere Jorinde, di
prendersi tutta la colpa ma lui sapeva che le cose erano andate
diversamente.
-
Sai Taemin, ho pensato di tutto non appena mi hai rivelato la tua
identità, mi è passato davvero di tutto per la
testa ma nonostante tutto, credo che non ci siano poi molte alternative
a questo problema - disse Jonghyun infilando una mano in tasca per
prendere le chiavi della macchina.
- Non lo fare... - sussurrò il moro con un filo di voce.
Il
maggiore gli lanciò
un'occhiata.
-
Fare cosa? -
- Non farle del male. Fanne a me se vuoi ma lasciala in pace, non fare
del male a lei – rispose Taemin con voce tremante.
Jonghyun
stringeva
convulsamente le chiavi nella mano sinistra poi si avvicinò
al
ragazzo nel silenzio della casa, allungò un braccio e lo
afferrò
dalla nuca. Le loro fronti si scontrarono e i loro occhi
s'incontrarono di nuovo.
-
E' nobile da parte tua, davvero nobile - mormorò Jonghyun -
Un bravo ragazzo il nostro Taemin...con la mente avvelenata e il cuore
d'oro - e qui lo colpì affettuosamente sul pettorale
sinistro.
Poi
lo lasciò e senza
dire più una parola andò via.
Taemin rimase interdetto
al centro della stanza.
**
Jonghyun
riaprì gli occhi e avvertì un brivido lungo la
schiena. Era come se
l'inverno fosse arrivato in anticipo.
Cosa
fare?
Qual era
la soluzione migliore?
Si
massaggiò le tempie. Sembrava che la testa stesse per
esplodergli
quando sentì qualcuno bussare.
Quel
qualcuno bussò di nuovo.
- Ho detto avanti, la porta è aperta
- ripetè il ragazzo.
Tuttavia,
il bussare si ripetè ancora.
Jonghyun
si voltò seccato ma con sua sorpresa non trovò
una persona sulla
soglia della porta ma un piattino azzurro posato a terra. Il ragazzo
si alzò e si avvicinò a quell'oggetto recapitato
lì. Quando fu
abbastanza vicino, notò che a quel piatto ne seguiva un
altro e un
altro ancora, tutti di colori diversi e su ognuno di essi c'era un
dolcetto. Quel singolare viale conduceva alla stanza di fronte al suo
studio. Jonghyun seguì quella scia di indizi come un novello
e
cresciuto Hansel finchè non giunse alla scrivania su cui al
posto
dell'ennesimo piattino, c'era un vassoio con sopra un piccolo
servizio da tè e altri dolcetti. Accanto alla teiera c'era
un
bigliettino. Jonghyun lo prese e lo lesse.
Dove
vai così di fretta? Io ho fatto un sacco di dolcetti!
Assaggiali
cattivo! >.<
E bevi
anche un po' di tè così non pensi alle cose
brutte che ti hanno
fatto tornare di malumore.
I'm
here for you! <3
JoJo.
Jonghyun
fissò quel bigliettino e quel cuoricino glitterato accanto
alla
scritta in inglese ed ebbe l'impulso di gettare il vassoio dalla
finestra. Se avesse saputo il motivo del suo malumore sarebbe
diventata bianca come un lenzuolo. Jonghyun si rabbuiò e
chinò il
capo stringendo il foglietto nella mano.
“Non
farle del male” aveva detto Taemin...male? Quanto male
avrebbe
potuto farle? Male quanto la sofferenza che provava lui? Sarebbe
riuscito a farle così male? Ne dubitava. Avrebbe potuto
picchiarla a
morte e torturarla ma Jonghyun dubitava che avrebbe mai provato il
dolore che lui sentiva.
Due
braccia gli cinsero la vita e il biondo sussultò. Tuttavia
non gli
servì girarsi per capire di chi fossero quelle braccia, a
chi
appartenesse quel calore smisurato in grado di scacciare la notte dal
suo volto. Quasi si spaventò dei pensieri avuti un attimo
prima
quando fu costretto a fronteggiare quegli occhi chiarissimi. Jorinde
dovette accorgersi di qualcosa perchè gli
accarezzò il viso e gli
chiese: - Stai bene? -
Jonghyun
annuì.
Non
sai quanto.
Preferì
mantenere il silenzio su quello che aveva scoperto per il momento,
non aveva ancora deciso che strada intraprendere.
- Mi dispiace...sembri così stanco -
disse la ragazza prendendogli le mani.
- Non ti preoccupare Jo, sto bene - ribattè Jonghyun
sforzandosi di sorridere.
Era una
delle cose più difficili che avesse mai fatto: fingere
indifferenza
quando in realtà avrebbe voluto spaccare il mondo in due.
Avrebbe
voluto dare sfogo alla sua rabbia ma sapeva che non sarebbe servito a
niente. Doveva pensare, doveva riflettere.
- Dai, non pensare più al lavoro
adesso! Mangia uno di questi dolcetti! Li ho fatti io con Odette! Ho
imparato oggi! - esclamò Jorinde pimpante prendendo un
dolcetto al cocco e mettendoglielo sotto il naso.
Il
ragazzo la osservava. Jorinde era così piena di vita che era
capace
di travolgere tutto e tutti, non biasimava quindi i ragazzi che si
erano affezionati a lei...d'altronde era riuscita a mettere nel sacco
perfino lui.
- E' la prima volta che li fai e vuoi che io ti
faccia da cavia? Scordatelo! - replicò Jonghyun allontanando
la testa da quello che doveva essere una specie di cupcake.
- Adesso li assaggi e non rompi! Ci ho messo un sacco! -
ribattè guardinga la più piccola fendendo il
dolce come se fosse una lama sotto il naso e gli occhi di Jonghyun.
- Va bene, va bene ma piantala! Facciamo a metà! -
- Ce ne sono tanti perchè dovremmo fare a metà?
Hai paura che ti avveleni? - cantilenò la rossa.
- Io scherzerei poco se fossi te! - sibilò il maggiore con
un sorrisetto e togliendole il dolcetto dalle mani.
- Dove vai? - chiese perplessa la rossa.
- Vieni con me.-
Jorinde
lo seguì nello studio. Jonghyun posò il dolcetto
sul tavolo e aprì
un cassetto.
Il
ragazzo le mostrò un pugnale arancione dal fodero delicato e
intarsiato di pietre. Lo sfilò dal fodero e la lama
appuntita sembrò
brillare sinistramente. Per qualche motivo a Jorinde non piacque quel
pugnale né il riflesso di Jonghyun su di esso.
- Vieni qui, Jorinde - la chiamò il
biondo senza distogliere gli occhi dalla lama.
- Che vuoi farci con quella? -
Jonghyun
le fece segno di avvicinarsi.
Jorinde
riluttante si approssimò al ragazzo.
-
Tagliarci il dolce - rispose candidamente il più grande.
- E' tuo? -
- Il pugnale? No,
è di un amico, Kibum, mi chiese tempo fa di
conservarglielo -rispose Jonghyun marcando con enfasi quel
“Kibum” e divertendosi nel guardare la sua reazione
a quel nome, gettato così all'improvviso.
Jorinde
cercò di non sussultare e di nascondere le sue espressioni
facciali
davanti a quel nome.
- E' sicuramente una cosa strana da chiedere...
- mormorò la rossa senza distogliere gli occhi dalla lama
che affondava nel povero dolcetto con facilità.
- Cosa è strano? -
- Chiedere a un amico di conservargli un pugnale. -
- Oh beh, è singolare ma è una storia lunga...
è bello, vero? -
Jonghyun
le mostrò il pugnale più da vicino ma Jorinde si
ritrasse quasi
orripilata.
- Non...non tenermelo così vicino -
sussurrò pallida.
- Perchè? È solo un pugnale, non ti si
pianterà nel cuore da solo. Prendilo. -
- No, non mi piace. -
- Voglio soltanto che lo guardi. -
- No, non lo prenderò in mano. Puoi rimetterlo a posto. -
- Hai paura? -
- Si, quindi per favore mettilo via. - disse la ragazza con una certa
determinazione.
Jorinde
si toccava convulsamente le braccia evidentemente a disagio. Jonghyun
lo depose nel fodero. Era stata una piccola nascosta vendetta per
Jonghyun ma subito dopo si dispiacque per Jorinde. Proprio non
riusciva ad essere cattivo con lei.
- Jo, stai bene? -
- Non mi piacciono i pugnali o i coltelli grandi. Quando ero piccola mi
sono tagliata con un vecchio pugnale di mio padre e ho perso un sacco
di sangue...ne ho sempre avuto paura da quel momento. Poi, questo
pugnale per qualche ragione mi piace ancora meno. -
Jonghyun
la guardò e poi la tirò a sè per
abbracciarla.
Era
incredibile che riuscisse ancora a farlo dopo tutto quello che era
successo quel giorno.
- Scusa, non volevo insistere -
mormorò fra i suoi capelli.
- Non ti preoccupare, non lo sapevi - replicò la ragazza
scuotendo il capo contro il suo collo.
- Non pensarci, mangia il dolcetto! - disse Jonghyun prendendone una
metà e imboccandola.
Jorinde
imboccò a sua volta Jonghyun con un sorriso e le guance
piene.
**
L'urlo
strozzato di Kibum echeggiò nella libreria e per poco non
gli
caddero tre libri sul piede.
Taemin
roteò gli occhi.
- L'ho detto a Jonghyun! Gli ho detto chi sono
in realtà, aveva diritto di saperlo Kibum! -
ribattè seccato il più piccolo.
- Ma...perchè? Cioè, non adesso! Glielo avremo
detto con calma! - disse esasperato il più grande.
- E quando? Quanto ancora a lungo volevi aspettare? Volevi che lo
scoprisse da solo? Sai che sorpresa! -
- No ma magari le cose potevano mettersi a posto anche così!
Magari Jorinde si è innamorata davvero di Jonghyun e il
contatto con te sarebbe stato insignificante! -
- Ed è davvero quello che vuoi? Vuoi davvero che Jorinde si
innamori di lui? -
La
domanda di Taemin cadde nel vuoto.
Era
davvero quello che voleva? Kibum se l'era sempre chiesto e in fondo,
sapeva già la risposta.
- E tu? Vuoi Jorinde per te, non è vero? - chiese il corvino
con cattiveria.
Taemin
sgranò gli occhi per un po' e poi deglutì.
- Non ha importanza quello che voglio io. Se
Jorinde mi piace perchè deve essere così o
perchè l'ho scelto. Ho fatto quello che credevo
giusto...proprio come te. -
- Come...come l'ha presa? - chiese Kibum.
- Non bene ma è rimasto abbastanza calmo...almeno in
apparenza. -
- Gli hai detto tutto? Proprio tutto? -
- Non gli ho detto che Jorinde lavora da noi, ho preferito evitare. Gli
ho detto che l'ho vista alla finestra di casa e da lì
è partito tutto. -
Kibum
tirò un sospiro di sollievo.
- Almeno questo. Non oso immaginare se sapesse
che lei è uscita di casa e noi l'abbiamo coperta. -
- Noi? Voi. Io non sapevo chi fosse e a tal proposito, potevi anche
dircelo. Hai tenuto la bocca chiusa e guarda che diavolo è
successo - ribattè Taemin.
Kibum lo
guardò incredulo.
Lo stava
accusando davvero? Si stava sbagliando o voleva scaricargli gran
parte della colpa? Non poteva crederci.
- Come, scusa? -
- Non fare quella faccia, hyung! Avresti dovuto dircelo, lo sai bene!
Anzi, se ce l'avessi detto ora non sarebbe accaduto niente! -
- Ma sentilo! Almeno io non sono l' “Imperatore” o
come diavolo si chiama e non ho limonato chi ci avrebbe portato fuori
dai guai rovinando tutto! Brutto vizio quello di farti le tipe di
Jonghyun! -
Forse
Kibum si era spinto troppo in là. Taemin si era voltato a
guardarlo
come non aveva fatto mai. Il suo sguardo era ferito.
Kibum si
pentì subito di quello che aveva detto.
- Senti Tae, io-
- No, lascia perdere! Hai ragione! Io ho l'attitudine, per natura o per
destino, di infatuarmi di chi non dovrei ma forse a te va bene
così. Insomma, con Jorinde fuori dai giochi, avresti
Jonghyun per te. È vero, non potreste comunque stare insieme
ma almeno resterebbe solo come te e tu non lo perderesti. Penso proprio
che potrebbe piacerti. -
Kibum
non poteva credere alle sue orecchie. Taemin aveva pronunciato quelle
parole con cattiveria. Le aveva sputate come proiettili avvelenati
che lo avevano colpito dritto al cuore uno dopo l'altro.
- Pensi che ne sia felice? Pensi che l'abbia
fatto di proposito? Credi che possa trarre giovamento o goduria nel
pensare a che destino orribile toccherebbe a me e Jonghyun, a tutti
noi? Non posso credere che tu mi stia accusando di tanta
meschinità... -
- Perchè tu non hai fatto lo stesso? Non mi hai accusato di
aver rovinato tutto? Io sono quello che sono ma non sono l'unico ad
aver sbagliato! -
- Non sono state esattamente queste le parole che hai utilizzato poco
fa! Dovresti pensare bene a quello che dici prima di-
- VA BENE! MI DISPIACE! - urlò Taemin interrompendo il
flusso di parole del più grande.
Kibum
era sempre più sconvolto. Era esploso tutto ad un tratto.
- Taemin... -
- Contento? Ho detto che mi dispiace. È tutta colpa mia, lo
stronzo sono io e voi non avete nessuna colpa ma tranquillo, non vi
annoierò ancora a lungo con la mia presenza. Dopo la festa
parto.-
Il
corvino stava per ribattere shoccato dalle sue ultime parole quando
vennero interrotti da Jinki.
Entrambi
si voltarono a guardarlo.
- Niente - mormorò Taemin.
- Niente? Vi si sente dall'ingresso! - ribattè Jinki.
- Scusa hyung, abbiamo alzato un po' la voce - replicò Kibum
lanciando un'occhiata a Taemin.
- Si, scusami hyung - disse il più piccolo - vado di sotto
ad aprire gli scatoloni – e si dileguò in un
attimo.
- Ma che cavolo è successo? - chiese Jinki rivolto a Kibum.
Il
corvino scosse il capo con aria truce e si diresse verso il bancone
lasciando Jinki perplesso.
**
Jonghyun
si era immerso nella vasca prima di cena cercando di distendere i
nervi. Lì sarebbe stato solo e avrebbe potuto riflettere.
Non
sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Quale delle due strade avrebbe
intrapreso per aggiustare quella situazione già rovinata di
per sé.
Si sentiva frustrato, arrabbiato, sconsolato, un po' deluso e
sofferente. Era un turbine di emozioni pronto ad esplodere.
Doveva
prendere una decisione e sapeva benissimo che qualsiasi strada avesse
imboccato avrebbe avuto un esito disastroso.
Colpì
l'acqua piena di schiuma mordendosi un labbro.
Non
aveva scelta.
Avrebbe
fatto l'unica cosa possibile ma prima di tutto ciò, gli
altri
dovevano sapere e avrebbero saputo.
In
fondo, la festa per l'anniversario non era lontana.
Eccomi
tornata! :D
Come
procedono le vacanze, tutto bene? Mare? Montagna? Piscine varie?
Io mi
sto riposando finalmente e non c'è niente di più
bello! <3
Eccoci
con il ventinovesimo capitolo, l'ultimo capitolo di calma
“apparente”
prima del grande balzo! Diciamo che gli ultimi due capitoli hanno
preparato un po' il terreno per quello che accadrà nei
prossimi e,
con molta probabilità, ultimi capitoli!
Jonghyun
sa praticamente tutta la storia, Taemin gli ha rivelato anche
l'ultimo tassello del puzzle e ora il nostro Kim senior ha solo due
scelte: impazzire completamente o mantenere la calma e trovare una
soluzione, soluzione che non è detto che sia bella. Il
ragazzo
decide di non rivelare subito a Jorinde che ha scoperto l'
“inganno”,
preferisce meditarci sopra e prendere una decisione diversa.
Tuttavia, si sente scisso in due (come suggerisce il titolo, che si
riferisce a lui e anche al dolcetto che è una sorta di
metafora che
indica comunque il suo attuale stato) : da un lato vorrebbe far
esplodere tutta la sua rabbia, dall'altro non riesce ad essere
cattivo con Jorinde a cui si sente legato. Jonghyun vuole troppo bene
anche a Taemin, a cui non porta più di tanto rancore come
dovrebbe
ma anzi, lo reputa il meno colpevole di tutti.
Poi, a
proposito di Taemin, abbiamo un litigio fra lui e Kibum in cui si
accusano reciprocamente e pesantemente toccando tasti dolenti.
Insomma, non è proprio un quadro idilliaco quello che si
prospetta
in questo capitolo ma bisogna aspettare e vedere quello che
succederà.
Pertanto,
passo nuovamente ai ringraziamenti! ^^
Ringrazio
Blakneco
e annaminho4429
per aver recensito lo scorso capitolo! <3 <3 E,
ovviamente,
grazie a tutti voi che avete inserito la storia fra le preferite,
le seguite
e le ricordate!
<3 Grazie a voi che avete speso anche solo cinque minuti per
leggere ogni capitolo di questa storia! É davvero importante
per me!
<3
Grazie
alla disagiata ma dolce abitante del mio (nostro XD) giardino
Ninechka
che come sempre legge il
capitolo in anteprima, mi dice la sua e spesso mi aiuta a pensare a
un titolo per il capitolo! <3 <3
Non
penso debba dirvi altro, quindi divertitevi e alla prossima fagiolini
teneri! <3 XD
Kisses!
:*
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Capitolo 30 *** 30. Il ballo ***
30. Il ballo
Jorinde
quella mattina fu
svegliata dall'incessante vibrare del suo cellulare, che a contatto
con la superficie piana del comodino, emetteva un terribile e
fastidioso rumore martellante. Allungò una mano e
afferrò il
telefono. Con gli occhi semichiusi, sbloccò il cellulare e
distinse
a malapena il nome di Kibum. Aveva due o tre chiamate perse e un
numero indefinito di messaggi. Si strofinò gli occhi e
schioccò la
lingua infastidita.
Che
diavolo era successo
perchè Kibum continuava a chiamarla incessantemente? Gli era
forse
crollata la casa? La libreria era andata a fuoco?
Si mise a sedere e si decise
a leggere i messaggi del corvino che erano tutti connotati da un
allarmismo crescente.
“Jorinde,
ti sto
chiamando. Perchè non rispondi?”
“Didi, vuoi rispondere a
questo maledetto telefono?”
“Senti, sono le undici,
non è possibile che tu stia ancora dormendo.”
“Cazzo, rispondimi.”
“Tutto bene? Dai, non fare
la stronza e fammi sapere.”
“Giuro che vengo a casa
tua e sfondo la porta.”
“DIDI?????”
Rispose
ai suoi messaggi
prima che Kibum mettesse in atto le sue “minacce”.
“Scusa,
stavo
dormendo. Comunque che succede? Vuoi darti una calmata?”
“Calmata?
Un corno!
Pensavo che Jonghyun ti avesse messa tutta intera nella
lavatrice!”
“Perchè
avrebbe
dovuto, scusa?!”
“Non
lo sai? Taemin gli
ha rivelato che l' “Imperatore” è lui!
Però, tranquilla, non
gli ha detto che sei uscita di casa e che hai un legame anche con
noi, si è inventato una balla sul fatto che ti ha vista a
una
finestra e cose così. Ad ogni modo sembra che se la sia
bevuta.”
A
Jorinde per poco non venne
un colpo quando lesse quel messaggio.
Ecco perchè era di cattivo
umore la sera prima: aveva scoperto di Taemin.
“COME?!
CHE DIAVOLO
ASPETTAVI A DIRMELO?!
Ecco
perchè Jonghyun
era arrabbiato ieri sera!”
“Non
ti ha detto
niente?”
“No,
nulla. Era un po'
strano ma mi ha taciuto tutto.”
“Non
ti preoccupare,
lascia che gli parli io. Gli ho detto che dopo la festa gli avrei
parlato della situazione. Troveremo una soluzione.”
“E
io nel frattempo
che faccio??!”
“Niente,
stai alla
larga da Taemin e aspetta mie notizie. A proposito, se vuoi puoi
venire all'anniversario per la festa di Chul Moo. Jonghyun non ci
sarà per questioni lavorative. Pare proprio che ci sia una
cena
importante all'hotel proprio nello stesso giorno della festa.
Lascerà
da Chul Moo alcuni suoi uomini fidati. Ho saputo che ha lasciato
tutto in mano a Jinki. Quindi, puoi venire, via libera. ;)”
“…
Via
libera un paio di
pere! E Taemin? Non hai detto che dovevo stargli lontana?!”
“Taemin
non credo si
tratterrà molto alla festa e poi tu starai con ME. Non avrai
modo di
parlarci o di averci molto a che fare. Quindi piantala di lagnarti
che abbiamo già un sacco di rogne.”
“Ricorda
che l'hai
detto tu bellezza.”
“So,
quello che faccio!
Comunque, ci vediamo domani sera alle otto. Ti passo a prendere io.
:)”
“Si
ma io non ho un
vestito.”
“Possibile
che devo
pensare a tutto io? Jonghyun oggi pomeriggio va in hotel. Ti passo a
prendere e andiamo a comprarne uno.”
“Cosa?!
No, non posso
uscire!”
“Senti
tesoro, se è
per questo saresti dovuta restare a casa dall'inizio di questa storia
ma ormai è fatta quindi poche chiacchiere.”
“...va
bene ma
facciamo subito!”
“Allora,
ci vediamo
alle quattro. ;)”
“Va
bene, non fare
tardi o Jonghyun si farà un paio di stivali con la nostra
pelle.”
“Sei
l'ansia di
vivere.”
“Anche
colpa vostra!
>.>”
“Ora
vado, ci vediamo
dopo. <3”
“Ok!
^^”
Jorinde
scese in cucina.
Ora si spiegava perchè
Jonghyun fosse così arrabbiato. Aveva scoperto di Taemin,
non c'era
da biasimarlo. Anzi, si chiedeva come non aveva fatto a sbatterla con
la testa nel muro appena l'aveva vista. Al posto suo, lei lo avrebbe
fatto. Non appena si sedette al tavolo, scoprì che Jonghyun
era
uscito e che non sarebbe tornato nemmeno per pranzo.
La
ragazza scosse il capo e
addentò il suo pane tostato.
**
Come
d'accordo, alle quattro
Kibum si fece trovare fuori dalla villa di Jonghyun. La
portò in
tutte le boutique della zona ma Jorinde non faceva che scuotere la
testa davanti allo specchio mentre si rimirava annoiata o disgustata.
-
Senti, questo è l'ultimo negozio! Non so più dove
portarti, o qui trovi qualcosa che ti piace o te lo cuci stanotte con
le tende della stanza di Jonghyun! - esclamò il corvino
esasperato lasciando scattare la cintura e scendendo dalla macchina.
Jorinde
sorrise
immaginandosi avvolta nelle tende scure del biondo.
La
rossa annuì.
Sfortunatamente neanche in
quel negozio riuscì a trovare qualcosa che la convincesse
sul serio
nonostante Kibum la incoraggiasse a prendere quello rosso o quello
verde.
-
Vedo le tende di Jonghyun sempre più vicine... -
mormorò Kibum mentre scompariva fra un vestito e un altro.
- Forse sono l'unica soluzione...dell'unico vestito che mi piace non
c'è la taglia - replicò imbronciata la
più piccola.
Tornarono
a casa a mani
vuote e con i musi lunghi. Odette invitò Kibum ad entrare a
casa per
una tazza di tè freddo visto che Jonghyun aveva chiamato e
aveva
comunicato alla donna che avrebbe fatto tardi.
-
Possibile che non abbiate trovato niente? - chiese la giovane intenta a
versare il tè nelle tazze.
- No, a Jorinde non piaceva nulla. Mi usciranno delle ulcere per tutto
il tempo che sono stato in piedi – replicò aspro
il corvino.
- Non è che non mi piacevano, non ero convinta e allora non
ho comprato nulla! - ribattè indignata la più
piccola.
- Si ma adesso come fai?! Verrai in vestaglia?! -
Jorinde
sbuffò.
Odette emise un risolino.
Jorinde
guardò Kibum
perplessa e questi scosse il capo.
Dopo non molto, la donna
ritornò nel salotto reggendo in mano quello che sembrava un
informe
sacco marrone. Stavano quasi per chiederle cosa dovessero farci con
quell'impermeabile deforme che Odette appese alla credenza dalla
gruccia, da cui pendeva quel “sacco” e
abbassò la cerniera che
aveva davanti e per poco a Jorinde e Kibum non caddero gli occhi per
terra e rotolarono via.
Appeso
alla gruccia c'era
uno stupendo vestito blu con uno scollo interessante ma davvero
particolare. Sembrava fatto di rami e foglie ricoperti di una
scintillante polvere blu. Era lungo, con la gonna che scendeva
leggera e la coda ampia.
-
Vorrei che lo indossassi tu - disse la donna mentre la rossa guardava
ancora estasiata l'abito.
- Dici davvero?! -
- Scherzi? Dovrebbe mettersi sui trampoli per indossare un tuo vestito!
- esclamò invece Kibum con noncuranza.
Odette
rise mentre Jorinde
metteva il broncio come una bambina a cui vietano di andare sulle
giostre per gli adulti.
- Non
c'è nessun problema! A me andava corto e non l'ho mai messo.
Mi farebbe piacere che lo mettessi tu - ribattè la donna
raggiante - al massimo lo stringiamo un po'. -
- Oh, Odette! Non so come ringraziarti! - esclamò Jorinde
alzandosi dal divano e correndo ad abbracciare la sua consigliera e
amica.
Kibum
sorrise intenerito.
Jorinde
lo colpì sul
braccio ma sorrise dolcemente.
Forse non aveva tutti i
torti: Kibum ed Odette erano per lei amici preziosi e niente le
avrebbe mai fatto cambiare idea.
**
Jonghyun
era tornato
sorridente con lei. La trattava anche meglio dopo l'incidente con il
pugnale e le dava casti baci sul collo ogni volta che ne aveva
l'occasione. A Jorinde piacevano i suoi baci sul collo, le
procuravano un brivido lungo la schiena anche se il ragazzo vi
poggiava solo le labbra per qualche secondo. Era il suo segno
distintivo e Jorinde era certa che se l'avessero bendata e dieci,
cento o mille ragazzi le avessero dato un bacio sul collo, lei
avrebbe riconosciuto quello di Jonghyun fra tutti.
Era
arrivato il giorno del
ballo, organizzato per l'anniversario del palazzo di Chul Moo, e
Jorinde era elettrizzata. Odette le aveva stretto il vestito in vita
e sui fianchi e dopo averglielo visto addosso aveva esclamato con
entusiasmo ed emozione che era bellissima e che non poteva esistere
abito che le calzasse meglio. Jorinde stava pensando ancora al
vestito sfavillante mentre guardava Jonghyun che si aggiustava
davanti allo specchio il completo che avrebbe indossato quella sera a
quella seccante cena all'albergo.
-
Certo che è una sfiga che tu non possa prendere parte alla
festa che hai organizzato con tanto zelo! - commentò la
ragazza con il mento poggiato sul palmo della mano.
- Che vuoi farci! Mi tocca, è il mio lavoro. -
- Si lo so ma che palle! Non potevano fissare un'altra sera per questa
cena?! Sembra quasi che lo hanno fatto di proposito! -
Jonghyun
sorrise.
- Non
credo ma purtroppo non posso dirgli di no –
mormorò il ragazzo voltandosi in direzione della rossa -
allora, come sto, signorina Kübler? - chiese poi.
Era
davvero bellissimo, lo
era sempre ma fasciato in quel vestito le sembrava meraviglioso.
Indossava un completo scuro:
giacca, pantalone e gilet, da sotto il giustacuore spuntava una
camicia bianca con il colletto ornato da un intreccio di fili
argentati e gli stessi si presentavano nella catenella che collegava
il gilet al taschino della giacca aperta.
-
Stai benissimo! - esclamò Jorinde con un sorriso sincero.
- Grazie, allora io vado. -
- Già vai via? -
- Si, ho delle questioni da sbrigare prima della cena. -
Dopodiché
Jonghyun si
avvicinò al letto e si chinò su di lei.
Jorinde
annuì e Jonghyun
inclinò la testa di lato per lasciarle quel familiare bacio.
La
rossa gli allacciò le braccia al collo di slancio prima che
lui
potesse rialzarsi.
-
Jonghyun, io...-
- Mh? -
- Io volevo dirti una cosa...-
- Cosa? -
La
ragazza lo guardò dritto
negli occhi. Cosa voleva dirgli esattamente? Perchè voleva
parlargli
ora?
Jonghyun
le sorrise ma
mentre si allontanava dalla stanza ebbe come l'impressione che
fossero altre le parole che la rossa voleva rivolgergli.
La
ragazza non vedeva l'ora
di partecipare al ballo. Certo, ci aveva preso parte anche in passato
ma quello che le premeva di più era rivedere Yoora. Poi, non
vedeva
l'ora di indossare il vestito che le aveva donato Odette. Mentre si
preparava per la festa e lo indossava, il suo pensiero volò
a
Jonghyun. Avrebbe voluto dirgli tutto da una parte, evitare che fra
loro ci fossero segreti ma dall'altro lato, cosa sarebbe successo se
gli avesse detto che lei e Taemin non si erano incontrati in casa sua
ma che era uscita infrangendo le sue regole? Era già
abbastanza
arrabbiato avendo scoperto di Taemin, Jorinde non immaginava cosa
avrebbe detto se avesse saputo la verità. Mentre era immersa
in
questi pensieri, sentì il telefono squillare: Kibum era
arrivato.
**
Taemin
girovagava per il
palazzo con un bicchiere di champagne in mano e l'altra in tasca.
Jinki era occupato ad impartire ordini al posto di Jonghyun che
quella sera non ci sarebbe stato. Il più piccolo si chiese
se fosse
a causa sua e probabilmente lo era. Passò davanti la vetrata
di un
balcone e vi si specchiò. Quanto era cambiato da quando
aveva messo
piede lì l'ultima volta? Tanto, anche troppo. Il vetro
rimandava la
sua immagine così come la vedevano tutti. Avvolto in quella
camicia
bianca e in quel completo nero aveva davvero un'aria galante ma per
Taemin poteva anche essere avvolto nel pigiama che non se ne sarebbe
importato granchè. Sarebbe rimasto poco a quella stupida
festa e poi
sarebbe andato via, la valigia era già pronta, sarebbe
partito la
sera stessa. Quando si voltò per tornare al suo posto,
alzò lo
sguardo sull'entrata del salone e rimase a bocca aperta per quello
che vide. Jorinde era arrivata con Kibum e Taemin guardandola si
convinse ancora di più del fatto che doveva andare via. Era
bellissima, più bella di quanto fosse mai stata, il che era
difficile. Era sorridente, gli occhi che brillavano, i capelli
raccolti e fluttuava in quel bellissimo vestito scintillante verso
Minho che sventolava la mano nella sua direzione. Jorinde gli
piaceva, che fosse per la maledizione o no, sentiva di non riuscire a
controllare i suoi sentimenti verso di lei.
Minho era solare e doveva
ancora essere all'oscuro di tutto visto come si comportava. Non ci
doveva essere stato tempo per riferirgli tutto. Fece segno a Taemin
di avvicinarsi. Taemin e Jorinde non poterono fare a meno di
guardarsi negli occhi e salutarsi.
Seguì
un silenzio
imbarazzante in cui Minho guardava entrambi con uno strano cipiglio.
Che cosa potevano dirsi dopo
quello che era successo?
Kibum tossì.
-
Allora, Didi, vuoi qualcosa da bere? - chiese e senza aspettare
risposta la portò via.
- Ma che succede? - fu la domanda di Minho posando gli occhi sul
più piccolo.
- Niente. -
- Ti aspetti che ti creda? C'è qualcosa sotto. -
- Non è il momento per le spiegazioni. -
- Jorinde ti ha rifiutato? -
Taemin
sorrise amaramente.
Minho
stava per chiedere
spiegazioni quando furono interrotti da Jinki che, nel suo completo
bianco e nero, li raggiunse con un sorriso.
Taemin
annuì ma Minho non
rispose.
-
Sono arrivati Kibum hyung e Jorinde - lo informò il moro.
- Ah, bene - mormorò il maggiore perdendo un po' del suo
smalto.
Ovviamente
ciò non sfuggì
all'occhio attento di Minho che lo inseguì per tutta la
sala.
-
Hyung c'è qualcosa che dovete farmi sapere? -
- Ma di che stai parlando?! -
- E' visibilmente successo qualcosa. Magari fra Jorinde e Taemin visto
come sono impacciati, si sono salutati a malapena. Sai qualcosa? -
- No. -
- Tu sai qualcosa. -
- Ok senti, dammi due minuti e ti racconto tutto. -
Il
più alto non disse né
si né no ma accompagnò Jinki al tavolo dove
Kibum, in giacca viola
di velluto e cravattino, beveva un bicchiere di vino con la rossa.
-
Jorinde, ciao - la salutò il proprietario della libreria.
- Oh, Jinki ciao! - esclamò la rossa pimpante abbracciandolo
di slancio.
- Immagino tu sia contenta di essere di nuovo qui - commentò
il maggiore.
- Tantissimo. Anzi, vorrei fare un giro per il palazzo! -
- Se vuoi ti accompagno, tanto devo controllare che sia tutto in ordine
– si propose Jinki offrendole il braccio.
Jorinde
accettò volentieri
e insieme s'incamminarono per i corridoi decorati da nastri e fiori.
- Non
vedo l'ora di rivedere Yoora - confessò la rossa.
- Non la vedi da quando sei andata via? -
- In realtà non la vedo da quando Jonghyun – ma
s'interruppe subito mordendosi un labbro.
Che
idiota! Parlo sempre
troppo!
Con sua
sorpresa però Jinki
rise.
- Non
ti preoccupare, Kibum alla fine mi ha raccontato tutto. -
- Ah, in questo caso allora... - sussurrò con un sorrisino
Jorinde.
- Mi dicevi? -
- Dicevo...? Ah si! Non la vedo da quando Jonghyun per farmi una
sorpresa non l'ha invitata a casa sua. - raccontò la rossa
– Non credevo ai miei occhi quando l'ho vista! Non mi
aspettavo una mossa del genere da lui...da quel giorno ho pensato che
non era così cattivo come tutti dicevano. -
Jinki
sorrideva con la testa
china.
Jorinde lo guardò per un
attimo.
-
Jinki...non sei offeso o arrabbiato con me, vero? -
- Dovrei? -
- Beh...ti ho mentito per tutto questo tempo. -
- Beh, avevi le tue ragioni. -
- Su una cosa però non ho mentito. -
- Su cosa? -
- Sul fatto che ti voglio bene, a te e agli altri. Il mio amore
è sincero - sussurrò in tutta serietà.
Jinki
le afferrò il mento
con due dita e sorrise teneramente, come avrebbe fatto con una
bambina. Jorinde era convinta che ci si poteva innamorare mille volte
del suo sorriso e ogni volta con lo stesso trasporto.
Jorinde
rimase spiazzata
dall'immediatezza e dalla naturalezza di quella domanda.
Jinki
annuì.
-
Vorrei che non andasse mai via la mattina, che restasse con me sempre,
vorrei vederlo sempre sorridere come nel mio quadro. Vorrei potergli
dire tutta la verità ma al contempo il pensiero di farlo
soffrire mi rattrista. Vorrei che il suo cuore tornasse a battere a una
velocità normale, in cambio darei volentieri il mio...vorrei
un sacco di cose per lui e cercherò di farle tutte.
È amore questo, no? - sussurrò poi con gli occhi
lucidi.
- Credo di si...non so dirti come l'amore si possa riconoscere ma io
guardando quel quadro, sento il mio stomaco stringersi come se ce
l'avessi davanti in carne ed ossa – replicò Jinki
indicando un quadro di fronte a loro raffigurante una giovane sposa.
- E' il quadro della sposina*! Era uno dei miei preferiti -
esclamò Jorinde voltandosi.
- L'ho fatto io. -
La
rossa si voltò a
guardare l'amico che invece fissava il magnifico dipinto sfiorando
con le dita il volto di quella bella ragazza. A Jorinde venne un
groppo in gola e avrebbe voluto allungare una mano per sfiorare Jinki
ma non se la sentiva di riportarlo alla realtà, non davanti
alla
bella ragazza che aveva ritratto e reso umana al contempo su quella
tela.
- Si
chiama Bea - le comunicò.
- Bea? Da Beatrice? -
- No, da Baek. Il suo vero nome è Jiwon. -
- La tua fidanzata? -
- Si ma non mi riconosce più. -
La
più piccola rimase
colpita da quelle parole. Jinki le raccontò la triste sorte
che era
toccata a Bea e Jorinde si sentì profondamente dispiaciuta
per il
ragazzo.
Gli mise una mano sul
braccio ma in quel momento sentì due braccia cingerle la
vita.
Sobbalzò voltandosi di scatto e recuperando subito dopo
colore non
appena vide Yoora avvolta in un vestito viola, con il corpetto di
pizzo.
-
Yoora! - esclamò abbracciandola.
- Jorinde ma sei bellissima! - ribattè la ragazza tenendole
le mani e rimirandola nel suo abito.
La
rossa presentò l'amica a
Jinki e scoprì che i due si conoscevano già
perchè l'amica faceva
talvolta compere da lui. Tutti e tre poi ritornarono nel salone, le
due amiche si raccontarono quello che era successo in quel periodo di
tempo e Jorinde voleva un consiglio dell'amica a tutti i costi su
quella intricata situazione, Yoora sapeva sempre dire la cosa giusta.
-
Yoora devo raccontarti un sacco di cose – disse la rossa
mentre la ragazza si prendeva un bicchiere di champagne.
- Spara! - la incitò l'amica.
- Non qui. -
- Allora vieni con me – disse Yoora ma nel mentre si voltava,
si scontrò contro qualcuno.
- Santo Cielo, mi scusi! - esclamò mortificata quando si
accorse di avergli versato lo champagne sulla giacca.
- Non ti preoccupare, va tutto bene – replicò
sbrigativamente il ragazzo mentre Yoora afferrava un fazzoletto e
cercava di ripulirgli la giacca blaterando mille scuse.
Jorinde
guardava la scena
divertita ma quando riconobbe Taemin per poco non sputò un
polmone
insieme allo champagne.
-
Senti, non fa niente - continuava a dire Taemin mentre Yoora ripeteva
le sue scuse con mille inchini.
- Sono davvero dispiaciuta, deve scusarmi ma non l'avevo proprio vista!
Se vuole porto la giacca in tintoria...-
- Ho detto che non fa niente e smettila di tamponarmi con il
fazzoletto! - sbottò Taemin afferrandole i polsi e
costringendo la ragazza a guardarlo dritto in faccia.
Yoora
aprì di poco la
bocca, forse voleva dire dell'altro ma non appena mise a fuoco il
moro la richiuse e i suoi occhi s'ingrandirono. Taemin le sorrise e
poi girò sui tacchi.
-
Yoora? - la chiamò Jorinde perplessa.
- Jorinde ma per caso lo conosci quello? - le chiese senza staccare gli
occhi dal ragazzo che si era allontanato verso un gruppetto.
La
rossa rise.
- Si,
è Taemin. Non l'hai mai incontrato in libreria? Lavora anche
lui lì. -
- Non mi avevi detto che Taemin era così figo! -
l'accusò l'amica alzandosi sulla punta dei piedi per spiare.
- A dirla tutta ho un sacco di cose da dirti su di lui -
ribattè mestamente la ragazza.
Quando
furono sole e lontane
da orecchie indiscrete, Jorinde raccontò all'amica per filo
e per
segno quello che era successo senza tralasciare niente.
- Hai
fatto sesso con Jonghyun?! - esclamò lanciando quasi via il
bicchiere.
- Urla un altro po', da Parigi non riescono a sentirti bene! - la
rimbeccò acida la rossa.
- Scusa è che non me l'aspettavo! - ribattè Yoora
cercando di non ridere e ricomponendosi.
Jorinde
gli raccontò anche
della maledizione e di Taemin lasciando la ragazza sempre
più
stupefatta. A fine racconto, la povera Yoora non sapeva cosa dire.
Era una situazione complicata e anche se avrebbe voluto aiutare
l'amica, non sapeva come fare.
Kibum,
dal canto suo, non
perdeva di vista Jorinde neanche quando la ragazza era in compagnia
dell'amica. Allungava sempre il collo per cercarla nella folla di
abiti svolazzanti e colorati.
-
Tranquillo, non l'ho ancora mangiata, sono qui con voi, non ho il dono
dell'ubiquità - lo apostrofò malignamente Taemin.
- Ma devi fare per forza lo stronzo?! - ribattè seccato
Kibum.
- Smettetela subito! Vi sembra il momento di mettervi a litigare?! -
disse Jinki guardando entrambi in modo bieco.
- Comunque non ti preoccupare, non mi trattengo molto, fra un po' vado
via. Ho già la valigia pronta - comunicò il moro
a Kibum.
- Via? Dove vai? - chiese Jinki incredulo.
- Mi allontano da qui. Gioverà sia a me che a voi -
confessò il più piccolo a mezza voce.
- Non ti sembra di esagerare? - chiese Kibum leggermente a disagio.
- Chi sta esagerando? - chiese allora Minho tornato dalla sua
incursione al tavolo del buffet.
Il
ragazzo allampanato
sorrideva con i suoi denti candidi guadagnandosi occhiate
interessanti da parte delle ragazze che squadravano con aria sognante
quel principe azzurro in completo nero a quadretti piccoli e camicia
bianca.
Non appena notò
l'espressione dei ragazzi però il suo sorriso
scivolò via perdendo
luminosità.
Nessuno
gli rispose.
-
Potete rendermi partecipe o il fatto che mi sia allontanato qualche
giorno mi ha reso un completo estraneo indegno dei vostri
“segreti”? - sbottò innervosito quando
si vide negata una risposta per l'ennesima volta.
- Scusaci Minho è che la situazione è
più complicata del previsto - sussurrò Jinki -
non ti abbiamo detto niente prima perchè eri in viaggio e
non volevamo darti ulteriori preoccupazioni. -
Minho
lo guardava ora
preoccupato.
Prima
che Minho potesse
replicare, Jorinde si avvicinò interrompendo i loro discorsi.
-
Kibum, vuoi ballare con me? - chiese pimpante afferrando il ragazzo per
la mano.
- Come?! Perchè dovrei? Scordatelo - tagliò corto
il maggiore.
- Eddai! Un ballo solo! - piagnucolò la rossa tirandolo
verso la pista.
- E va bene! Uno solo però - cedette il corvino seguendola.
Taemin
approfittò
dell'interruzione per dileguarsi ma non sfuggì alla
vigilanza di
Minho che lo seguì, a sua volta seguito da Jinki.
Taemin entrò in bagno e si
fermò davanti il lavabo dove cercò di ripulirsi
per bene la giacca
dallo champagne.
- Che
significa che te ne vai? - chiese Minho entrando in bagno.
- Significa che io sono la causa di tutti i vostri guai. -
Il
bruno continuava a
guardarlo senza capire.
- Hai
litigato con Kibum? -
- Non ha nessuna importanza ora! Ho fatto un macello ed è
bene che io mi allontani da questo dannato posto. -
Nel
frattempo anche Jinki li
aveva raggiunti.
-
Taemin, senti-
- Sono io l'Imperatore, Minho - disse lapidario il moro interrompendo
il bruno.
Il
ragazzo impiegò qualche
secondo per elaborare quelle tre parole, poi sgranò gli
occhi e fu
incapace di proferire parola alcuna.
- Ho
tradito Jonghyun, ho tradito tutti voi. Sono l'unica ragione per cui
non avrete più indietro la vostra vita di prima. Se non
abbraccerai più Hyun Soo sarà colpa
mia– disse Taemin mortifero avvicinandosi al più
alto.
- Come...com'è stato possibile? - sussurrò Minho
che sembrava fuori di sé.
- Jorinde. É Jorinde - rispose Jinki dietro di lui.
Minho
si voltò a guardarlo.
Jorinde?
Jorinde.
L'unica
cosa che Minho
riuscì a pensare di fronte a quell'informazione, anzi,
l'unica cosa
che i suoi occhi riuscirono a vedere fu l'immagine di Jonghyun.
Cos'aveva
fatto quel giorno
mostrandogli quella foto?
“Hai
contribuito alla
rovina” sussurrò una piccola voce maligna dentro
di sé.
**
Kibum e
Jorinde stanchi di
volteggiare decisero di uscire su uno dei grandi balconi spalancati
sulla sala.
Il
corvino si guardò
intorno.
- Non
lo so, erano qui quando siamo andati via. -
Il
ragazzo si voltò per
cercare gli amici tra la folla ma l'unico volto familiare che vide lo
fece impallidire e per poco non svenne.
-
Jonghyun... - mormorò con un filo di voce anche se avrebbe
voluto urlarlo quel nome ma improvvisamente gli era mancata la voce.
Il
ragazzo si stava
avvicinando da bordo pista con le mani in tasca, lo sguardo fisso su
loro due e le labbra serrate.
Jonghyun aveva visto tutto:
i suoi amici che parlavano in modo concitato, Jorinde che si era
avvicinata e aveva portato Kibum a ballare e poi era rimasto a
guardarli volteggiare fra mille colori e gonne di ogni tipo. Quando i
due poi avevano abbandonato la pista da ballo, si era detto che era
il momento di entrare in scena, aveva sceso lentamente le scale e si
era diretto verso i due ragazzi usciti sul balcone.
Jorinde
nell'udire quel nome
si era voltata di scatto e non appena aveva scorto il ragazzo,
poggiato allo stipite della porta balcone, aveva sussultato e si era
portata le mani alla bocca.
La sua
mascella era rigida e
i suoi occhi impietosi.
I due
erano pietrificati.
Nello stesso momento Minho,
Taemin e Jinki si avvicinarono al balcone.
Il
biondo si voltò verso i
nuovi arrivati.
In
tempo per cosa?
Taemin
aveva la faccia di
uno che avrebbe preferito morire sul posto piuttosto che assistere a
una scena del genere.
Un
leggero vento si era
alzato e fra tutte le cose che avrebbe potuto portare con
sé, aveva
deposto sul quel pavimento prezioso solo guai, grandi e densi.
Toc toc.
C'è qualcuno? Sono tornata!
^^ Come sono andate le vacanze? Io mi scuso per il ritardo ma sono
stata un po' al mare anche io e sono tornata non molti giorni fa!
Dunque, eccoci con il
trentesimo capitolo. Siamo alla sera del ballo della festa del
palazzo di Chul Moo. Tutto sembra abbastanza tranquillo, salvo per
gli screzi di Taemin e Kibum e i sentimenti ancora vivi del ragazzo
per la rossa. Jorinde rivede finalmente Yoora a cui racconta tutto ma
il colpo di scena si presenta alla fine del capitolo: Jonghyun non
è
andato a nessuna cena di lavoro, è lì, in carne
ed ossa davanti a
loro e li guarda in modo impietoso. Cosa accadrà adesso?
Cos'ha in
mente Jonghyun? Sono tutte risposte che non tarderanno ad arrivare
visto che mancano pochissimi capitoli alla fine.
Inoltre, devo farvi una
precisazione, il quadro della sposa* che compare nel tenero
siparietto in cui vi sono protagonisti Jorinde e Jinki è lo
stesso
dipinto che Jinki ha fatto di Bea nel capitolo “17. Il
passato VI –
Sono qui per restare”, esposto al palazzo come molte opere
dei
ragazzi che vi abitano.
Non penso di dover
aggiungere altro, tranne che sotto vi lascio le immagini degli outfit
dei ragazzi per la festa.
Grazie mille a lagartischa
e Blakneco
per aver recensito lo
scorso capitolo! Grazie! <3 < 3
Grazie a tutti coloro che
hanno inserito la storia fra le seguite,
le ricordate
e le preferite!
Grazie mille! <3 <3 <3
Un grazie piccolo piccolo ma
grande grande va, come sempre, a Ninechka!
<3
P.s. La foto di copertina è
del bravissimo Christian Birmingham!
A presto! ^^
Kisses! :*
Molto
simile al vestito blu di Jorinde. Per la verità è
il modello a cui mi sono ispirata ma ha qualche particolare diverso
come le gambe più coperte! ^^
Il
vestito di Yoora! ^^
|
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Capitolo 31 *** 31. The little house in the garden ***
31. The little house in
the garden
Come
aveva potuto pensare
che Jonghyun non avrebbe mai scoperto la verità? Come aveva
potuto
essere così stupida?
Jonghyun era lì davanti a
loro e ora non potevano più nascondersi dietro nessuna
scusa. Era
arrivato il momento del confronto.
Tutti i nodi vengono al
pettine, alla fine e Jorinde ne aveva uno molto intricato proprio
sotto la nuca.
-
Jonghyun, prima che tu dica qualsiasi cosa, lascia che ti spieghi
quello che è successo – disse Kibum in modo molto
pacato.
- Cosa è successo esattamente? Dimmelo, per favore. Sono
davvero curioso di sapere cosa v'inventerete questa volta -
replicò il biondo in modo tranquillo.
Il
corvino sospirò.
-
Niente, questa volta niente, giuro. -
- Allora lascia che ti risparmi la fatica Kibum, credo di sapere cosa
è accaduto se è la verità quella che
vuoi dirmi. -
- Senti, so che sei arrabbiato e mi dispiace tantissimo ma-
- Arrabbiato? Non sono arrabbiato ma desidero che questa conversazione
termini qui. -
- Jonghyun, io ti conosco-
-Non ricordarmelo - replicò sprezzante il maggiore.
Quest'ultima
affermazione di
Jonghyun ammutolì Kibum. Non aveva mai usato un tono come
quello nei
loro confronti, soprattutto nei suoi.
Jorinde guardava entrambi
afflitta. Jonghyun era un vulcano sul punto di esplodere.
Ciò che
stava accadendo fra Jonghyun e Kibum aveva un gusto personale, amaro
e personale. La causa di quel disprezzo era lei.
- Non
prendertela con lui, è colpa mia. -
Tutti
si voltarono nella sua
direzione come riscossi da qualche torpore. Kibum si era girato con
terrore alle sue parole. La guardava come se desiderasse che non
avesse mai parlato. Taemin la guardava sgomento come se avesse notato
la sua presenza solo in quel momento.
-
Jorinde... - sussurrò a mezza voce Kibum.
- Sono io che ho causato tutto questo. Dovresti guardare me con
disprezzo, non Kibum. -
- Se è per questo il vero problema sono io. Se io non ci
fossi stato, nessuno avrebbe sofferto quello che sta patendo ora -
disse Taemin facendo un passo avanti.
- Non dire sciocchezze, tu non mi avresti trovata se io non fossi stata
così testarda da uscire. -
- Non puoi saperlo. Sarei stato in grado di arrampicarmi davvero su per
la finestra - ribattè il moro guardandola per bene negli
occhi per la prima volta in quella sera.
- Piantatela tutti e due. Il mio errore ha permesso ad entrambi di
agire - disse Kibum.
- Cerchiamo di mantenere la calma, insieme possiamo trovare una
soluzione! - esclamò Minho non meno a disagio degli altri.
L'unico
a non dire niente
era Jinki che si limitava a guardare Jonghyun a braccia conserte.
- Non
ascoltarli! Sono io che sono uscita di casa e sono io che ho convinto
Kibum a mantenere il mio segreto! - esclamò a quel punto
Jorinde avanzando verso Jonghyun - Se proprio vuoi sfogare la tua
rabbia, fallo su di me. -
Jinki e
Minho erano
sorpresi, Taemin era senza parole e Kibum le afferrò la mano
impedendole di andare oltre.
- Tu
di certo non mi hai costretto a fare niente! Ho deciso da solo di
aiutarti! - ribattè il corvino tirando la ragazza verso di
sé come se temesse di perderla.
- Non è vero Jonghyun, non erano queste le sue intenzioni.
L' ho convinto io, voleva riportarmi da te. -
- Non dire stronzate, mi sono intenerito e ho deciso di aiutarla.
È andata così. È stata principalmente
colpa mia - sussurrò Kibum senza lasciare la mano della
più piccola e facendo qualche passo avanti come se volesse
nasconderla.
- Kibum-
- SILENZIO - tuonò Jonghyun sorprendendo tutti.
Il
ragazzo non alzava mai la
voce, erano rarissime le volte in cui l'aveva fatto.
- Ma
tu guarda un po'...chi l'avrebbe detto - disse poi abbassando il suo
sguardo freddo sulle loro mani incrociate - chi avrebbe mai detto che
il passato e il presente si
sarebbero spalleggiati così bene? A mie spese, poi -
aggiunse infine sarcastico.
Jorinde
guardò confusa
Jonghyun, poi Kibum pietrificato sul posto, e poi Jinki in cerca di
una risposta a quello che il biondo aveva detto. Cosa aveva voluto
dire?
-
Dì un po' Jorinde, fai da spalla a Kibum oppa? - chiese poi
divertito rivolto alla rossa.
- Jonghyun, ascoltami - tentò di dire Kibum inutilmente.
- Voi eravate le uniche persone di cui mi fidavo...come avete potuto
farmi questo?! Come avete potuto essere così sconsiderati?
Fatico ancora a crederci - disse il biondo scuotendo il capo incredulo.
- Lo so, abbiamo commesso...anzi, ho commesso un errore.
Però devi credermi, non l'ho mai fatto con l'intenzione di
ferirti, tradirti o mandare tutto all'aria! Pensavo che sarei stato in
grado di avere la situazione sotto controllo - ribattè Kibum
a bassa voce.
- Sotto controllo? QUESTO LO CHIAMI SOTTO CONTROLLO?! - urlò
Jonghyun facendo sussultare Jorinde - Non c'è proprio niente
che sia sotto controllo, non lo è mai stato dal primo
momento in cui Jorinde ha messo piede fuori da casa mia, e voi invece
di riportarla indietro, l'avete assecondata! Credevate davvero che io
fossi così idiota che non mi sarei accorto proprio di
niente? Pensavate davvero che mi sarei bevuto la stronzata di Jorinde
alla finestra e di Taemin sotto come un novello Romeo indemoniato?!
Questa è tutta la stima che avete di me? Grazie, troppo
gentili. -
Se
questo era il trattamento
che stava riservando a loro, Jorinde non immaginava cosa aveva o
avrebbe detto a Odette e Jae Hyun.
-
Smettila di parlare al plurale, gli altri non sapevano niente -
puntualizzò Kibum tetro.
- Nobile da parte tua - sbottò ironico Jonghyun - giusto per
assicurarti meglio che nessuno potesse convincerti a portare Jorinde a
casa. -
- Smettila di dirgli queste cose! - gridò Jorinde - Kibum
pensava di fare la cosa giusta, come puoi pensare tu
che lui abbia mai potuto tradirti o essere avventato nelle sue scelte?!
-
- Jorinde... - sussurrò Kibum.
- Parli così ragazzina perchè
non hai idea di quello che succederà - replicò
Jonghyun lapidario.
- Non m'importa, non trattare così Kibum o perlomeno, non
aspettarti che io me ne stia zitta mentre tu lo aggredisci
così. Kibum mi è stato amico e mi ha sempre
aiutata e difesa - replicò Jorinde con aria di sfida.
- Se tu fossi me e Kibum Yoora, come avresti reagito? - chiese a quel
punto Jonghyun.
- Amo Yoora incondizionatamente...penserei che ha avuto i suoi buoni
motivi per averlo fatto. Conosco Yoora e so che non avrebbe mai fatto
nulla per danneggiarmi. -
Kibum
la guardava
sbalordito, non immaginava che lo avrebbe difeso.
- Che
Kibum l'abbia fatto per danneggiarmi o meno, non ha importanza adesso.
Ogni azione ha una conseguenza e devi tenerne conto prima di fare
qualsiasi cosa. -
- Invece ha importanza. A me non piacerebbe che un mio amico pensasse
quello che tu gli stai rinfacciando. -
- Che c'è? Ti sei innamorata di lui? - chiese Jonghyun con
un sorriso canzonatorio e un'occhiata significativa che a primo impatto
Jorinde non afferrò.
- E anche se fosse? - rispose con una smorfia la più piccola.
Jonghyun,
poggiato al muro,
rise inaspettatamente.
-
Sarebbe una commedia di Plauto questa - disse poi piano con un ghigno.
- Ad ogni modo, trovo ingiusto che lui debba prendersi tutta la colpa e
che tu debba essere così duro - ribattè la
più piccola.
- Quando saprai tutto, dubito che la penserai
ancora così. -
- Jonghyun, io capisco che tu sia fuori di te ma adesso dovremmo
parlarne con calma - disse Jinki a quel punto.
- Fuori di me? E tu? Non potresti avere più la
possibilità che Bea si ricordi di te. L'hai presa davvero
così bene? - chiese il ragazzo voltandosi verso lo hyung - E
tu, Minho? Potresti non riabbracciare più Hyun Soo. Non ti
fa davvero nessun effetto? - chiese poi al più alto.
Jinki
non rispose.
- Lo
sai bene che non è così, è la rabbia a
farti parlare - disse invece Minho.
- Non ho un cuore che batte come si deve ma sono ancora umano,
Minho-ah. -
- Allora dovresti sapere che ci rimettiamo anche noi -
ribattè allora Jinki.
- Appunto. Dico io, non avete pensato a niente di tutto questo? Kibum,
avevi calcolato tutto e non questo? Non hai tenuto in conto anche degli
altri mentre facevi l'anima pia con Jorinde? - disse poi Jonghyun
fintamente sorpreso.
- Neanche tu saresti stato in grado di dirle di no al posto mio -
replicò Kibum mortifero.
- Sai qual è la cosa che mi fa più incazzare? Il
fatto che mi abbiate tenuto all'oscuro di tutto. Potevi dirmelo, potevi
condividere l'onere con me quando potevi...magari avremmo trovato una
soluzione, invece no. Poi quando è andato tutto storto,
avete ben pensato di rifilarmi balle su balle. Sono io l'oggetto
principale di questa maledizione...pensavi davvero che non me ne sarei
accorto?! Certo che no ma non volevi che qualcuno si facesse male,
giusto? Peccato che si è verificato tutto quello che volevi
evitare. -
- Kibum ha agito con le migliori intenzioni - disse Jorinde.
- Sei diventata il suo avvocato? - la schernì Jonghyun.
- Lascia stare Jorinde - disse Kibum con un leggero sorriso alla
ragazza.
- Credo semplicemente che non meriti delle parole di rimprovero...va
bene, le cose non sono andate come dovevano ma non sei l'unico ad
averne la colpa. Se io non avessi deciso di uscire, non sarebbe
successo nulla di tutto questo. Poi, come ha detto Taemin, lui avrebbe
potuto trovarmi lo stesso. -
- Si ma forse io qui ho fatto l'errore più grande e non
biasimo Jonghyun per essere così arrabbiato. Probabilmente
lo sarei anche io al posto suo. Sei davvero molto gentile a difendermi
Didi ma Jjong non ha tutti i torti - ribattè Kibum prendendo
finalmente la parola.
- Ora che hai sentito con le tue orecchie che non sono io troppo
stronzo, sei soddisfatta? - chiese a quel punto Jonghyun.
- Si ma ora che vorresti fare? È andata! - sbottò
seccata Jorinde stropicciandosi il vestito per il nervoso.
Gli
occhi di Jonghyun si
posarono su di lei e Kibum avrebbe voluto che non avesse quello
sguardo. Non gli piaceva quello sguardo.
Si
avvicinò lentamente alla
ragazza e allungò una mano nella sua direzione come volesse
afferrarla ma a Jorinde la sua improvvisa, eccessiva pacatezza non la
convinceva appieno. Quando le sue dita stavano per sfiorarle il
polso, la ragazza si scostò leggermente turbata.
I ragazzi fissavano la scena
con il fiato sospeso.
Jonghyun la guardò con i
suoi occhi profondi e a Jorinde fece quasi male specchiarvisi, come
se le sue iridi fossero frammenti di vetro che trapassavano i suoi
bulbi oculari con lacerante dolcezza.
La sua
voce era profonda
come mai l'aveva udita prima.
La rossa fece un incerto
passo indietro. Jonghyun, invece, le afferrò il polso con
fermezza.
-
Andiamo - disse dirigendosi verso il salone.
- Jonghyun, che vuoi fare? - chiese Kibum cercando di nascondere il suo
allarmismo.
- L'unica cosa che posso fare. Torno a casa con ciò che mi
appartiene - rispose freddo voltando le spalle ai ragazzi.
- Cosa vuoi fare? - ripetè Minho sbarrandogli la strada.
- L'ho appena detto: stiamo andando a casa - rispose Jonghyun superando
poi il bruno.
- Non vorrai...! - disse Taemin spaventato prendendo l'amico per il
braccio.
- Cosa, Taemin? -
Il moro
era estremamente
pallido.
Jorinde era confusa: cosa
diavolo stava succedendo?
Jonghyun
lo guardò stupito.
- Oh,
invece si che posso. Lo sapete bene. Siete stati voi ad aver creato la
situazione in cui io posso fare esattamente quello che sto facendo. -
- Ma che diavolo state dicendo?! - sbraitò Jorinde guardando
i ragazzi in faccia.
- Jonghyun, mi fido di te...so che non lo farai... - disse Jinki alle
spalle di Minho.
Jonghyun
incrociò lo
sguardo con quello del maggiore e senza dire una parola, si
voltò e
si allontanò con la ragazza.
Jorinde
era stupita,
confusa, nervosa e anche un po' spaventata.
A che cosa alludevano i
ragazzi? Cosa temevano Jonghyun potesse farle?
Il ragazzo la trascinava via
attraversando la sala da ballo rapidamente. La presa sul suo polso
era particolarmente ferrea e cominciava a farle male. La rossa era
stanca, voleva delle risposte e le avrebbe avute.
-
Fermati un attimo! - esclamò piantando bene i piedi a terra
cercando così di fermare la corsa del biondo.
Tuttavia
il ragazzo era
sordo alla sua richiesta, non si era nemmeno voltato a guardarla da
quando avevano lasciato gli altri.
-
Insomma, vuoi fermarti o no?! - gridò seccata arrestandosi
di colpo e staccandosi quasi il braccio per la violenza con cui aveva
interrotto quella specie di fuga iraconda.
Jonghyun
si voltò di scatto
senza lasciarle il braccio.
Era arrabbiato, era evidente
e i suoi occhi non perdonavano nessun centimetro del suo essere.
-
Vuoi spiegarmi a cosa alludevano gli altri? -
- Smettila di fare domande e muoviti - rispose cinico Jonghyun e fece
per voltarsi di nuovo.
- Non vado proprio da nessuna parte. Credo di essere in diritto di
ricevere una risposta e lasciami il braccio o finirai per farmi male! -
- E che ti aspetti? Che ti batta le mani e ti ricopra di fiori? -
- Vuoi farmi del male? - sussurrò incredula la rossa.
Jonghyun
non rispose.
Forse Jorinde iniziava a
capire.
Il
più grande la guardò
sorpreso. Forse non si aspettava che fosse a conoscenza della sorte
delle altre ragazze.
Una
voce fin troppo
familiare interruppe quella terribile conversazione.
Entrambi si voltarono verso
la fonte di quel suono autoritario e scorsero la piccola Yoora che
marciava verso di loro.
-
Yoora! - esclamò Jorinde.
- Che accidenti ci fai tu qui?! - sbottò seccato Jonghyun
recuperando quel cipiglio cupo di qualche istante prima.
- Non ti permetterò di farle del male! Ti conviene lasciarla
subito! -
- Oppure? - chiese sarcastico il biondo.
- Oppure te ne pentirai. Non ho potuto fare niente quando con il
ricatto sei riuscito a strapparmela via ma ora non resterò a
guardare mentre le fai del male. Jorinde è la mia migliore
amica e per lei sarei capace di tutto! -
La
rossa non aveva mai visto
l'amica così seria.
- Che
c'è, hai cambiato idea Yoora? Quando ti ho fatto venire a
casa mia per farti stare con la tua amichetta ero diventato il
magnanimo Jonghyun e ora sarei lo stronzo ricattatore? Stammi sentire,
ti conviene girare sui tacchi se non vuoi comunicare ai tuoi compagni
che domani mattina devono sloggiare - replicò il ragazzo in
tono mellifluo.
Yoora
perse un battito a
quelle parole ma non si mosse di un centimetro.
Il
ragazzo sorrise per
l'audacia della più piccola.
-
Stai sprecando il tuo tempo - disse semplicemente.
- Non mi convincerai ad andarmene. -
- Hai proprio voglia di lasciare questo posto tu - sentenziò
Jonghyun impietoso.
- Sbattimi pure fuori, non m'interessa. -
- Yoora ti prego, lascia stare - disse a quel punto Jorinde.
Non
poteva permettere che
l'amica perdesse tutto per colpa sua.
-
Jorinde, non ti preoccupare-
- Fallo per me - la interruppe la rossa.
- Che differenza fa? Hai infranto le sue regole, ci butterà
tutti fuori ugualmente! - ribattè con fervore l'amica.
- Andrà tutto bene, fidati di me - sussurrò
Jorinde.
- Ma perchè vuoi farti fare del male?! - strillò
Yoora con la voce incrinata e gli occhi lucidi.
Jorinde
corse da lei e
l'abbracciò forte.
- Non
mi farà del male, starò bene, te lo prometto.
Dopo ti scrivo, va bene? - le bisbigliò all'orecchio.
- Come fai a saperlo...? -
- Devi fidarti di me. Lo conosco...non mi succederà niente.
Però ora devo andare, ok? - e la baciò sulla
fronte.
Poi
senza voltarsi indietro
superò Jonghyun e si avviò verso l'uscita.
Il ragazzo la seguì come
un'ombra e non disse nulla finchè non arrivarono al
parcheggio e la
rossa si fermò accanto all'auto scintillante di lui.
-
Sali - disse il ragazzo perentorio.
- Forse non dovrei...magari dovrei andarmene - ribattè la
più piccola.
- Questo lo decido io. -
Jorinde
alzò i suoi
bellissimi occhi chiari su di lui.
Jonghyun
continuava a
guardarla senza dire niente.
Il
ragazzo sorrise
amaramente.
Jorinde
assunse
un'espressione confusa ma entrò comunque in macchina: voleva
cercare
di salvare il salvabile, come il futuro dei suoi compagni del palazzo
di Chul Moo.
Il ragazzo mise in moto e
non la degnò di uno sguardo per tutto il tragitto. Invece la
ragazza
lo guardava di sottecchi di tanto in tanto e l'unica cosa che notava
era il suo profilo severo e lo sguardo fisso sulla strada.
Quando la villa comparve
dinanzi a loro, le luci erano tutte spente: Odette e Jae Hyun
dovevano già essere a letto.
Jorinde sapeva, una volta
entrata in casa, che avrebbe dovuto affrontare Jonghyun. Non lo
voleva, avrebbe preferito che la mandasse al diavolo all'istante
piuttosto che affrontarlo e litigarci.
Entrò in casa prima di lui
e una parte di lei avrebbe voluto scappare al piano di sopra ma non
lo fece anche perchè la voce di Jonghyun
l'anticipò.
- Non
andartene, devo parlarti.-
- Questo l'avevo capito - ribattè lei sarcastica.
- Evita quel tono con me, l'unico che dovrebbe essere alterato sono io.
-
- Certo perchè tu hai fatto tutte cose giuste. -
- Perchè mi hai mentito? -
- Perchè non mi hai detto della maledizione? -
Jonghyun
rimase interdetto.
- Si,
Kibum me l'ha detto anche se non so cosa dovrei fare per aiutarti. -
- Niente. Ora più niente. -
- Non hai risposto alla mia domanda. -
- Non potevo dirtelo. -
- Perché? Perchè non mi dici mai niente?! -
gridò esasperata la più piccola.
- PERCHE' DOVEVI INNAMORARTI DI ME E SE TE L'AVESSI DETTO NON AVREBBE
FUNZIONATO! NESSUNO AMA A COMANDO - urlò il maggiore in
risposta.
Jorinde
sgranò gli occhi.
-
Cosa?! - sussurrò.
- Kibum questo non te l'aveva detto? Se l'era dimenticato?! Beh,
è la verità che tu ci creda o no -
sbraitò Jonghyun sprezzante.
- Volevi questo da me? -
- Pensavo che se ti avessi ricattato usando i tuoi compagni, non
saresti uscita di casa ma mi sbagliavo. -
- Potevi almeno avvertirmi di qualche pericolo, se mi avessi detto
almeno una mezza verità sarebbe stato più facile
invece di nasconderti dietro una maschera da finto tiranno! -
- Potevi restartene a casa! Credevo che per te i tuoi compagni
valessero di più! -
- Come, prego?! Mi stai forse accusando di egoismo?! -
esclamò a voce alta l'indignata ragazza.
- L'hai detto tu. -
Jorinde
era fuori di sé.
L'avrebbe sgozzato a mani nude in quel momento se avesse potuto.
-
COME TI PERMETTI?! COSA CREDEVI AVREI FATTO?! ERA TROPPO SOTTOSTARE AI
TUOI RICATTI SOPRATTUTTO DOPO IL TRATTAMENTO RICEVUTO IN QUELLA STUPIDA
STANZA PER COLPA DI QUELLO STUPIDO PENDAGLIO! ERA OVVIO CHE AVREI
CERCATO DI USCIRE, CHE AVREI CERCATO DI RIBELLARMI IN QUALCHE MODO! E
ORA, TU, CHE MI HAI RICATTATO E MI HAI IMPEDITO DI USCIRE DI CASA,
VIENI A DIRMI CHE SONO EGOISTA?! -
Aveva
urlato con tutta
l'aria che aveva nei polmoni. Non poteva più tollerare
quella
situazione, figurarsi quelle offese.
-
Pensi che mi divertissi a tenerti qui? Credi l'abbia trovato allietante
ricattarti per averti qui? Non avevo scelta. Dovevo tenerti in gabbia
per spezzare la maledizione e si, lo ammetto, sono stato egoista e non
mi sono sentito affatto bene a sacrificare la tua libertà
per il bene degli altri. -
- Come hai fatto con le altre?! Da quanto tempo sono addormentate? -
chiese la più piccola.
- Non credo debba interessarti. Ora è svanita anche la
speranza di svegliarsi per loro. -
Jorinde
deglutì a quelle
parole. Era la responsabile delle loro vite e non l'aveva mai capito
davvero, non aveva mai compreso appieno che il destino di quelle
ragazze era nelle sue mani neanche quando Kibum le aveva parlato
della maledizione. Non aveva capito nemmeno quanto i ragazzi di Chul
Moo dipendessero da lei, non le era sembrato un peso troppo pesante
quando aveva disobbedito a Jonghyun o forse si era sentita
semplicemente al sicuro, le sembrava impossibile che Jonghyun la
scoprisse all'inizio di quella storia. E Jinki? Minho? Le loro povere
fidanzate? Le cadde il mondo addosso.
Era l'unica che poteva
spezzare la maledizione ma quella possibilità era andata in
fumo a
causa di un bacio che non voleva nemmeno dare.
Avevano
sbagliato e c'erano
tutti dentro.
- Non
c'è davvero più niente che si possa fare? -
chiese con un filo di voce sedendosi sul bracciolo della poltrona.
- Abbiamo due possibilità. -
- E quali sarebbero? -
In
realtà la ragazza temeva
la sua risposta. Aveva un terribile presentimento. Jonghyun la
guardava con occhi tristi e spenti. Le si avvicinò e
s'inginocchiò
accanto a lei.
- Non
avrei mai voluto allontanarti da me...il mio angelo - le
sussurrò a un soffio dalle sue labbra che baciò
sfiorandole con le sue.
Poi le
afferrò il volto fra
le mani e le baciò la fronte.
Jorinde lo prese per i polsi
e lo guardò dritto negli occhi mentre lui, come un serpente
incantatore, la faceva alzare. La condusse nel suo studio e lei lo
lasciò fare.
Il
ragazzo, di spalle,
armeggiava con qualcosa e quando si voltò aveva fra le mani
il
famigliare fazzoletto bianco che Jorinde aveva visto la sera in cui
avevano ripreso Valery.
In quel momento, la paura
l'assalì. Aveva capito cosa voleva farle fin da subito ma
ora che lo
vedeva con i suoi occhi, avvertì le gambe diventarle molli e
i polsi
tremarle.
- Non
farmi questo... - singhiozzò indietreggiando.
- Puoi scappare, se vuoi - replicò con una punta di dolore
il più grande.
- Non lo fare. -
- Non te lo impedirò, vattene. Scappa. -
Jorinde
scosse il capo
mentre le lacrime le solcavano le guance.
Jonghyun avanzava verso di
lei.
La
ragazza era con le spalle
al muro e i suoi occhi, troppo chiari, troppo luminosi e dolorosi da
guardare seguivano, spaventati e rassegnati, quel temibile fazzoletto
bianco che non tardò a posarsi sul suo naso e la sua bocca.
Un forte
odore le entrò dalle narici e il suo istinto di
sopravvivenza la
portò a opporsi ma Jonghyun la tenne ferma fra le sue
braccia e
Jorinde non potè fare altro che mollare.
Jonghyun la strinse ancora
di più a sé quando la più piccola
smise di lottare e si
inginocchiò, tenendo fra le braccia la ragazza. Le
scostò i capelli
dal volto e baciò i suoi occhi chiusi che non avevano fatto
altro
che fissarlo finquando non si erano chiusi e si era abbandonata sul
suo petto mentre le ginocchia le cedevano.
Gli faceva male all'altezza
del cuore mentre sollevava Jorinde e usciva da quella stanza
lasciando che la coda ampia e scintillante del vestito di lei
strusciasse per terra accanto a loro.
Jonghyun sperava che mai più
avrebbe dovuto usare quel posto, che mai più sarebbe dovuto
entrare
in quella piccola casetta nel giardino*.
Posò Jorinde sulle candide
lenzuola del letto.
Restò a guardarla a lungo,
le teneva la mano e le accarezzava i capelli rossi. Fra le mani
reggeva una rosa blu, la più bella che avesse trovato e
colto. Restò
due ore accanto a lei e di tanto in tanto guardava il fiore e se lo
rigirava fra le mani.
Alla fine si alzò e uscendo
fuori dalla piccola casetta, la chiuse a chiave. Dopo essersi
allontanato di qualche passo, gettò il fiore a terra e lo
schiacciò.
No, non
l'avrebbe data in
pasto a lei.
**
Quando
Odette si svegliò al
mattino non trovò Jorinde nel suo letto. La cercò
per tutta la casa
e alla fine decise di chiedere a Jonghyun. Trovò il ragazzo
nel suo
studio e non appena varcò la porta, dal suo sguardo
capì che
qualcosa non andava.
Jonghyun sembrava non aver
dormito. Aveva ancora i vestiti della sera precedente addosso e
reggeva fra le mani il pugnale intarsiato di Kibum che guardava con
macabro interesse.
Perfino
il tono della sua
voce era diverso.
C'era assolutamente qualcosa
di diverso e qualsiasi cosa fosse successo, Odette pregò che
quel
pugnale non avesse avuto nessun ruolo in quella faccenda.
Eccomi
tornata! ^^
Come va anime belle? ^^
Ecco a voi il capitolo 31.
Immagino (forse XD) che il suo contenuto è stato un po'
doloroso:
Jonghyun è arrabbiato con tutti, tratta male Kibum in
primis, poi
“scappa via” dalla festa portando con sé
Jorinde, litiga con
questa e dopo decide di addormentarla ma non del tutto
perchè la
rosa che doveva posizionare accanto al letto, la getta via, incapace
di lasciarla andare via. È da notare che il luogo in cui
porta
Jorinde non è lo stesso in cui dormono beatamente le altre
ragazze
ma la casetta nel giardino di cui abbiamo parlato già nel
capitolo
21*, la stessa che le mostra Kibum la sera in cui la porta dalle
ragazze.
C'è aria di tempesta.
Odette trova Jonghyun nello studio con il pugnale di Kibum in mano.
Cosa succederà? Jinki ha detto di fidarsi di Jonghyun e sa
che non
farà niente di sbagliato ma sarà effettivamente
così? Jonghyun ha
detto a Jorinde che è la cosa migliore che potesse farle in
quel
momento, c'è forse di peggio? Tutte queste domande e altro
troveranno una risposta nei prossimi e ultimi capitoli.
Ora non mi resta che
ringraziarvi!
Grazie a Blakneco
e lagartischa
per aver recensito
lo scorso capitolo! Grazie mille! <3 <3
Grazie a coloro che hanno
inserito la storia fra le seguite,
le preferite
e le ricordate!
Grazie a tutti voi che leggete la storia! <3 <3 <3
Un ringraziamento speciale,
come sempre, alla mia wifey per eccellenza: Ninechka.
<3
A presto! ^^
Kisses! :*
|
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Capitolo 32 *** 32. Robin ***
32. Robin
Forse
aveva fatto un incubo
o due ma l'unica cosa che seppe Jorinde quando riaprì gli
occhi era
che il cuore le batteva all'impazzata. Sembrava che stesse per
schizzarle fuori dal petto, l'unico rumore che sentiva intorno a
sé
era il battere furioso del suo cuore. Non appena si svegliò
e si
accorse di non trovarsi nella bella casa di Jonghyun, balzò
in piedi
come se fosse stata punta da tanti aghi.
Dove si trovava? Cos'era
quel posto?
Si guardò intorno
spaventata e con la testa che le girava per lo scatto improvviso. Ci
mise qualche minuto per riconoscere quel posticino. Era la casetta
nel giardino di Jonghyun. L'unica volta in cui l'aveva vista era
quando Kibum l'aveva portata dalle ragazze addormentate.
Cosa ci
faceva lì?
Era
ancora vestita con
l'abito della festa.
L' ultimo ricordo che aveva
della sera precedente era della discussione avuta con Jonghyun una
volta tornati a casa e di come lui l'avesse addormentata.
Allora perchè era sveglia e
perchè non si trovava con le altre ragazze in quella strana
stanza?
Stava sognando forse?
Si tirò un capello per
assicurarsi di essere nella realtà e il dolore alla testa,
laddove
vi era il suo capello martire, le diede la conferma.
Jonghyun non l'aveva
addormentata, perchè? Aveva forse in mente qualcosa di
più crudele?
Alzò un sopracciglio
scettica: quella casetta non era esattamente la definizione di
crudeltà a giudicare dal suo arredamento pulito e carino.
Era
piccola ma accogliente, con il letto, il tavolo e le sedie tutte
nella stessa stanza. Sembrava proprio che quella casetta fosse stata
costruita per ospitare effettivamente qualcuno.
Guardò verso la finestra.
Era già giorno e potevano essere all'incirca le dieci. Si
diresse
verso la porta, abbassò la maniglia ma non si
aprì. Jorinde non
poteva crederci: era chiusa a chiave. Provò più e
più volte ma la
porta non si aprì. Jonghyun l'aveva davvero rinchiusa in
quel posto.
Jorinde diede un calcio alla
porta ma poi, conscia di non risolvere nulla prendendo a calci ogni
singolo mobile della casa, tornò al centro della stanza e si
lasciò
cadere sulla sedia. Odiava restare sola, soprattutto se restare soli
implicava ripensare a tutto quello che era successo nelle ultime
ventiquattro ore. Il suo pensiero volò ai ragazzi, a Yoora
che non
aveva ricevuto nessun suo messaggio, a Odette e Jae Hyun che
probabilmente avevano affrontato Jonghyun e infine, a Jonghyun
stesso. Lo stomaco le si strinse. Ricordava perfettamente il suo
sguardo il secondo prima di premerle quel fazzoletto sulla bocca.
Soffriva, lo vedeva e lei soffriva con lui. Jonghyun non era cattivo,
Jorinde lo sapeva, Jorinde lo sentiva o
magari voleva credere che fosse così. Doveva
aggrapparsi a
quel pensiero con tutte le sue forze.
Però
perchè l'aveva
confinata lì dentro?
“Sarai
trattata come
una regina se lo vorrai ma infrangi il mio divieto e sarai
punita.”
Le
parole che Jonghyun le aveva rivolto al loro secondo incontro le
tornarono in mente.
Era
questa la punizione? Un cottage in mezzo al giardino? Da come aveva
parlato, la rossa si aspettava le fiamme dell'inferno.
Sorrise
fra sé. No, non poteva essere questo...c'era qualcosa sotto.
In quel
momento sentì la porta scattare. Jorinde sussultò
e si voltò verso
di essa. Pensava fosse Jonghyun invece erano Odette e Jae Hyun.
La donna
non appena la vide le corse incontro e la strinse fra le sue braccia.
- Jorinde! Tesoro, stai bene? - chiese
preoccupata.
La
ragazza annuì.
Jae Hyun
con espressione seria si sedette accanto a lei.
- Devi esserti spaventata quando ti sei
risvegliata qui! - esclamò Odette apprensiva.
- No, non ti preoccupare...piuttosto, voi state bene? Immagino che ve
ne abbia dette di tutti i colori - rispose la rossa tristemente.
- Beh, a dirla tutta, è stato abbastanza diplomatico.
Credevamo avrebbe demolito l'intera casa ma è stato
abbastanza mite - la informò Jae Hyun.
- Meglio così! Con i ragazzi invece non si è
risparmiato. -
- Forse si è sentito tradito - disse Odette.
- Credo di si e mi dispiace tantissimo. Non desideravo che le cose
finissero in questo modo - mormorò mestamente Jorinde con il
capo chino.
- Nessuno l'avrebbe voluto ma non fartene una colpa...se una cosa deve
accadere, accadrà comunque - replicò con un
sospiro Jae Hyun.
- Jae Hyun ha ragione. Piuttosto, ora pensa solo a mangiare qualcosa e
a riposarti un po'...ti abbiamo portato dei vestiti e la colazione
– disse Odette indicando i due cestini posati sul tavolo.
Jorinde
seguì la sua mano e rimase a fissare i due cestini. Appena i
due
erano entrati non si era nemmeno accorta che portavano con loro
qualcosa.
Colazione?
Vestiti?
- Jonghyun ha intenzione di lasciarmi qui?! -
esclamò la rossa esterrefatta interrompendo Odette e la
lista degli oggetti presenti nei cestini che le stava elencando.
I due
visitatori si scambiarono un'occhiata preoccupata.
- Vedi Jo, Jonghyun ritiene che per il momento
sia meglio così...in fondo ha ragione, se ci pensi- ma la
ragazza la interruppe.
- Per il momento? Ma non fatemi ridere! Ieri sera mi ha addormentata ed
io pensavo che mi avrebbe portata in quella stanza dove ci sono le
altre ragazze e invece la sua brillante idea è stata quella
di rinchiudermi qui dentro?! -
- Credo che non ne abbia avuto il coraggio...non ce l'ha fatta ad
addormentarti - sussurrò Jae Hyun.
- Non ce la fa ad addormentarmi ma ad imprigionarmi in un cottage nel
suo enorme giardino si?! Vuole tenermi qui finchè non crepo?
È questa la sua punizione? -
- Punizione? Di che stai parlando? - chiese Jae Hyun perplesso.
- E' quello che mi disse al nostro secondo incontro: sarei stata punita
se avessi infranto le sue regole.-
- Jorinde, sono cambiate così tante cose da
quell'incontro...io non credo che lui voglia punirti, certo,
è arrabbiato ma non vuole farti del male - disse dolcemente
Jae Hyun.
Odette
annuì guardando la più piccola.
- Lo so che è arrabbiato ma non
voglio restare qui - confessò la rossa con un filo di voce.
- Neanche a me piace pensarti qui da sola ma non possiamo fare
diversamente. Troveremo poi una soluzione! - disse la donna con un
sorriso.
Jorinde
non rispose mentre Jae Hyun guardava la governante con uno strano
cipiglio. Odette lo ignorò e prese uno dei cestini.
- Però adesso basta parlare, mangia
qualcosa! Non voglio che ti indebolisci - disse poi pimpante tirando
fuori dal cesto varie pietanze.
Jorinde
mangiò controvoglia e quando i due furono andati via, si
gettò sul
letto e si assopì nuovamente.
- Soluzione? Dilla un po' anche a me questa
soluzione! - sbottò Jae Hyun quando furono abbastanza
lontani dalla casa.
Odette
roteò gli occhi.
- Cosa volevi che le dicessi?! Era
così abbattuta, povera piccina, che non sapevo che pesci
prendere! - rispose Odette seccata.
- Jonghyun è stato chiaro al riguardo. -
- E quindi? Volevi che le dicessi che l'unica soluzione abbordabile
è quella di vivere qui vita natural durante, chiusa in
quella casa e senza mettere il naso fuori dalla porta, per evitare la
morte? Con che cuore potevo dirle una cosa del genere in questa
situazione?! -
- Purtroppo la verità è questa e prima o poi
dovrà saperla. -
- Oh Jae Hyun! È anche colpa nostra...se le avessimo
impedito di uscire quel giorno! Abbiamo pugnalato Jonghyun alle spalle
come due disgraziati mascalzoni... - sussurrò la donna
fermandosi di botto, con lo sguardo basso e velato di lacrime.
Jae Hyun
perse la sua espressione severa e la guardò con tenerezza.
- Odette, non tormentarti ancora...non
servirà a nulla. Non c'è niente che possiamo fare
ora se non stare vicino ad entrambi. -
- Si lo so ma ogni volta che penso a che vita aspetta tutti loro, non
posso fare a meno di sentirmi triste e in colpa. -
L'uomo
le si avvicinò e la prese fra le braccia forti cullandola
dolcemente.
**
Jorinde
si era risvegliata dopo due ore, si era lavata, vestita e aveva
mangiato quello che Odette le aveva portato mentre era sotto la
doccia. Durante tutto lo svolgimento di quelle azioni l'accompagnava
un pensiero fisso: da quanto tempo Jonghyun aveva scoperto la
verità?
Non da
poco a giudicare dalla pulizia di quel posto. Sembrava che il cottage
fosse stato pulito il giorno prima di accoglierla.
Si
chiese se si sarebbe mai fatto vedere lì dentro, se ogni
tanto la
pensava perchè lei lo pensava tantissimo. Nonostante tutto,
Jonghyun
le mancava. Le mancava trascorrere i pomeriggi insieme, le notti
insieme, le mancava chiacchierare con Jae Hyun ed Odette in cucina,
le mancavano Kibum, Jinki, Minho e Taemin, le mancava lavorare in
libreria. Pensò a Yoora e a come doveva essere preoccupata
perchè
non aveva ricevuto nessun messaggio da parte sua. Jorinde si sentiva
inutile. Da piccola sognava di essere come le eroine dei suoi libri,
pronte a tutto in qualsiasi momento, intelligenti, audaci, brillanti,
invece si sentiva più simile alla protagonista di qualche
stupido
romanzo rosa. Ferma lì, immobile, ad attendere che il mondo
e gli
uomini che lo governano decidessero il suo destino. Sempre pronta ad
amare ed aspettare l'uomo della sua vita qualsiasi cosa accada. Si
guardò nello specchio e le sembrò di essere
proprio così, seduta
sul letto, con le mani in mano.
Era
dunque così che sarebbe finita?
No,
Jorinde non poteva accettarlo.
Possibile
che non c'era più niente che potesse fare?
Doveva
davvero credere che quel maledetto bacio con Taemin avesse mandato
tutto all'aria? Possibile che non c'era davvero un punto debole in
quel maleficio? Forse, bisognava colpire chi la maledizione l'aveva
scagliata, per spezzarla. Se si fosse tolta dai piedi la strega,
sarebbe potuto ritornare tutto come prima?
Perchè
non provare? Perchè non crederci?
Aveva
bisogno di parlare con Odette. Conosceva tutto del passato di
Jonghyun, sarebbe stata in grado di raccontarle della maledizione, di
Hye Jin e di tutto il resto.
Certo,
fantastico! Ma come ci arrivava da Odette? La porta era chiusa a
chiave.
Si morse
un labbro e si guardò intorno. Le finestre erano troppo
piccole per
uscire di lì, poi il suo sguardo cadde sulla credenza.
Che
idiota! Come aveva fatto a non pensarci prima? Il passaggio segreto
che portava in casa di Jonghyun, lo stesso attraverso cui Kibum
l'aveva condotta per portarla da Valery.
Saltò
in piedi e si diede subito da fare per spostare la credenza che,
senza non pochi sforzi, scivolò lentamente di lato ma la
rossa
ricevette un'amara sorpresa quando ai suoi occhi si presentò
solo il
liscio muro; la porta non c'era più.
Strabuzzò
gli occhi incredula. Non era possibile...l'aveva vista quella porta,
era sempre stata lì e ora era scomparsa. Jonghyun doveva
averla
fatta murare.
Tastò
il muro centimetro per centimetro ma non c'era niente che le lasciava
minimamente pensare di riuscire ad aprire la porta che c'era sotto.
Si voltò
di scatto e vide Odette, con la cena in un cesto, guardarla
perplessa. Era così presa che non si era accorta che
qualcuno era
entrato.
- Ha fatto murare la porta?! - gridò
indicando il muro.
- La porta? Tu come sai...? -
- Non ci posso credere! L'ha fatta chiudere per evitare che io potessi
tentare di entrare in casa! - strillò la ragazza ignorando
la mezza domanda di Odette.
- Jorinde, per favore, non fare così...so che è
difficile ma devi avere pazienza. -
- Non importa, volevo parlare con te - replicò la
più piccola febbricitante.
Odette
la guardò preoccupata: sembrava una pazza eccitata.
- Odette, voglio che mi racconti della
maledizione, come è successo, cosa è successo,
tutto, senza tralasciare il minimo dettaglio. -
- Come, scusa? -
- Ho bisogno di sapere cosa è successo e so che tu puoi
dirmelo. -
- Perchè così d'un tratto? Non so neanche da dove
iniziare... - disse a disagio la cameriera.
- Dall'inizio, parlami di Hye Jin e di come è entrata nella
loro vita. Sono l'unica che può fare qualcosa, se non ci
provassi nemmeno tanto varrebbe per me gettarmi dalla finestra
più alta della casa - ribattè la rossa con
sguardo deciso.
Odette
esitò per un attimo poi deglutì.
Jorinde
sorrise, sapeva che Odette non l'avrebbe abbandonata.
La donna
le raccontò tutto quello che sapeva e tutto quello che
ricordava,
senza tralasciare niente, di Hye Jin e della maledizione.
Quella
storia avrebbe frantumato il cuore in mille e mille pezzi a chiunque.
Tuttavia non riusciva ancora a capire cosa avrebbe dovuto fare per
trovare una via d'uscita ma era sicura che la cosa non sarebbe finita
così, c'era sicuramente dell'altro, ci avrebbe scommesso.
- Odette? - la chiamò la rossa
mentre la donna raccoglieva i piatti.
- Cosa sarebbe successo se la buona riuscita della maledizione fosse
stata compromessa, come ora? -
La donna
sembrò pensarci.
- Guarda che puoi dirmi la verità -
sussurrò la rossa.
- A quest'ora dovresti essere addormentata da un po' - rispose con una
smorfia di tristezza.
- Eternamente o temporaneamente? -
La
domanda spiazzò la donna.
Tuttavia
la più piccola rise.
- Lascia stare, sono solo un po' stanca -
ribattè con un occhiolino.
La donna
andò via un po' meno turbata e Jorinde rimase sola ancora
una volta.
Mise la credenza al suo posto.
Odette
era stata scrupolosa nel suo racconto però la rossa aveva
notato che
non aveva fatto cenno a quella famosa fiamma di Jonghyun, la
“golden
Key”. Le aveva parlato di Jinki, Kibum, Minho, Taemin e le
loro
fidanzate ma non di quell'amore innominabile. Era stata sicura al 99%
che i ragazzi erano stati perle del signor Jung insieme a Jonghyun ma
pensava che anche chi si nascondesse dietro quell'epiteto lo fosse.
Sentì
la porta scattare di nuovo e Jorinde pensò che Odette si
fosse
dimenticata qualcosa.
- Fammi indovinare, hai dimenticato qualcosa -
disse la rossa voltandosi ma restando interdetta non appena scorse una
figura altrettanto familiare anche se non era la governante.
Era
Jonghyun a essere entrato con qualcosa in mano.
Jorinde
s'irrigidì di colpo.
- Beh, effettivamente si - replicò
il biondo.
Jorinde
non rispose.
- Ti ho portato questo, in caso volessi finire
di leggerlo - disse il ragazzo posando un libro sul tavolo - avevo
chiesto a Odette di portartelo ma se l'era dimenticato. -
Vanity
fair.
Ciò di
cui aveva meno bisogno in quel momento.
- Grazie. Buonanotte - rispose sbrigativa
cercando di guardarlo il meno possibile negli occhi.
- Non posso biasimarti per tenermi il muso - constatò
Jonghyun.
- Fortuna che lo sai... -
- E' la scelta migliore - replicò Jonghyun come se la cosa
fosse chiusa lì.
- Da quanto tempo lo sai? Perchè hai aspettato giusto ieri
sera per renderci partecipi? C'era davvero bisogno di fare le cose
così in grande? - sbottò Jorinde.
Aveva
tanta rabbia dentro e sentiva di non riuscire a controllarla.
Jonghyun
le piantò addosso uno sguardo penetrante, uno di quelli che
lei
odiava.
- Forse hai ragione, ho esagerato ma sono umano
anche io, come tutti, domato da istinti e passioni. Non ho potuto farne
a meno, ero arrabbiato proprio come te ora. -
- Perchè mi fai questo? Vuoi vendicarti? -
- Farti questo, cosa? -
- Perchè non mi hai addormentato? Perchè non
l'hai fatto?! Vigliacco! - quasi gridò Jorinde spingendo il
ragazzo con tutta la forza che aveva.
- Lo avresti preferito? Vorresti non vedermi più -
ribattè atono Jonghyun.
- Si, lo vorrei - fu il sussurro appena percettibile della ragazza.
Jorinde
era stravolta. Il solo rivederlo l'aveva scossa e la rabbia, poi la
tristezza e il dolore erano scoppiati dentro di lei.
L'avrebbe
preferito per davvero, almeno non avrebbero più sofferto,
né lui e
né lei. Non si sarebbero visti e sarebbe stato meglio per
tutti. Se
il cuore di Jonghyun era lentissimo, il suo andava fin troppo veloce
e sanguinava copiosamente.
Il suo
viso era bollente e i suoi occhi lucidi e troppo scintillanti. Quando
erano così chiari, Jonghyun sentiva un dolore profondo
perchè
significava che un mare salato gli aveva bagnati e non sarebbero
più
tornati come prima ma sarebbero stati sempre diversi e sempre
più
freddi.
- Ti comprendo ma io sono egoista e ti voglio
qui, con me, per sempre - sibilò il ragazzo scoccandole un
bacio sulla fronte.
A che
gioco stava giocando Jonghyun? La sua mente le ordinava di
allontanarlo ma il suo cuore urlava disperato di gettarglisi fra le
braccia ancora una volta o magari per sempre.
Jorinde,
tuttavia, non obbedì a nessuno dei due. Rimase immobile, con
le sue
labbra premute sulla fronte.
- Non sono il tuo pettirosso da tenere in
gabbia - soffiò di rimando la rossa lanciandogli un'occhiata
agghiacciante.
Il
biondo ricambiò il suo sguardo e lo sostenne senza timore.
- Oh si invece e canterai per me, e se non lo
farai, sarai un pettirosso triste e ti lascerai andare, come la villa e
chi la abita - mormorò il più grande
accarezzandole il collo.
La
guardò per l'ultima volta prima di voltarsi e dirigersi
verso la
porta.
- Jonghyun - lo chiamò Jorinde ma
lui non si voltò.
- Jonghyun, sto parlando con te - ripetè a gran voce ma il
ragazzo la ignorò prese la porta e la chiuse dietro di
sé.
Che
diavolo significava quell'insieme di fandonie che le aveva appena
detto?
Udì la
chiave girare nella toppa e un brivido le percorse la schiena: la
chiudeva a chiave, di nuovo.
- Jonghyun! - lo chiamò ancora -
Jonghyun! Apri questa dannata porta! APRILA! JONGHYUN! -
urlò poi mentre colpiva il legno massiccio della porta a
pugni e calci.
Un
singhiozzo le sfuggì, forse per rabbia o era semplicemente
il rumore
che fa un cuore quando comincia a spezzarsi. Si afflosciò
lungo la
parete.
Jonghyun
era davvero cambiato così tanto? Pensava davvero quello che
diceva?
No, il suo Jonghyun non era così crudele, così vuoto.
Non lo
era stato nemmeno quando il suo amore non era entrato nella sua vita,
nemmeno quando il suo cuore era completamente immobile. Tuttavia, il
suo amore non gli era bastato, non aveva fatto il suo dovere, si era
rivelato inefficiente davanti a un potere così grande come
la
maledizione, si era piegato e poi disintegrato di fronte a quel
potere freddo. Però la forza di quel sentimento era vivo e
pulsante
dentro di lei, possibile che fosse completamente sparito dentro di
lui?
C'era o
c'era stato, lei lo aveva visto. Lo aveva toccato ogni volta che si
erano sorrisi, ogni volta che la loro pelle si era sfiorata
nell'oscurità silenziosa della casa, ad ogni bacio, ad ogni
sguardo,
ad ogni gesto affettuoso. E ora? Jorinde non riusciva a vedere nulla
ed era colpa sua, tutta sua, ne era certa.
Che cosa
avrebbe fatto? Se avrebbe cantato per la malinconia di quel re dai
capelli argentati o si sarebbe lasciata morire, non gliene importava.
Iniziò
a piangere senza freni finchè la testa non le
sembrò scoppiare e
allora si addormentò.
**
Jonghyun
aveva combattuto contro se stesso per non tornare indietro e
stringerla a sé, quando, oltre la porta l'aveva sentita
piangere.
Non sopportava di vederla in quello stato e i suoi singhiozzi gli
avevano squarciato l'anima. Gli era costato dirle quelle parole
quanto rinchiuderla in quella casetta ma non aveva potuto farne a
meno. Jorinde doveva stargli lontano, non doveva capire cosa sarebbe
successo.
Quella
voce lo colse di sorpresa.
Alzò
gli occhi sul visitatore e non fu sorpreso di vederlo lì:
Kibum
stava in piedi davanti la soglia del suo studio.
Lo
guardava fisso, con le labbra serrate e l'aria decisa.
- Va bene, domanda di riserva:
perchè Jorinde non risponde al telefono? Dov'è? -
chiese a quel punto il più piccolo.
- Sotto tre metri di terra - fu la risposta secca del biondo che
distolse lo sguardo dal suo.
- Ah Jonghyun, piantala! So benissimo che non le hai fatto del
male...dov'è? - replicò Kibum aspramente.
- Cosa ti fa pensare che io non le abbia fatto del male? Come fai ad
esserne sicuro? -
- Lo so e basta. -
- Beh, potresti sbagliarti. -
- Vuoi davvero che ti metta la casa sottosopra per cercarla da me?! -
- Fai pure ma non la troverai...non è in casa. -
Kibum
perse qualche battito a quelle parole.
- Dimmi che non l'hai fatto...dimmi che non
l'hai addormentata. Dimmi, per favore, che non sei stato
così precipitoso! - esclamò spaventato il corvino.
- Ci avevo pensato, sai...tuttavia sei in errore. -
- E allora dov'è? -
- Fuori, in giardino - rispose il più grande con noncuranza.
Kibum
non aveva esattamente afferrato cosa intendesse Jonghyun con
“è in
giardino” finchè Jonghyun, conducendolo attraverso
il giardino,
non vide davanti a sé la piccola casa.
Jonghyun
non rispose.
- Soprattutto perchè è
seduta a terra?! Forse dovremmo andare a controllare... - disse il
corvino ma Jonghyun l'afferrò per un braccio.
- Credo che preferisca stare sola al momento - sussurrò
allontanando il più piccolo.
- Avete litigato? -
- Lascia perdere, non ha importanza. Piuttosto, adesso che hai visto
che Jorinde sta bene, puoi tornare a casa e dormire sonni tranquilli. -
Kibum
invece non si mosse, il suo sguardo s'indurì per un attimo
ma poi
sorrise.
- Si ma sono venuto anche per un'altra
cosa...c'è qualcosa che devi sapere e qualcosa che vorrei
darti. -
Jonghyun
attese in silenzio.
Kibum,
poi, posò delicatamente una mano sul suo braccio e fece una
cosa che
non faceva da anni, una cosa che da quella maledetta sera non aveva
più il diritto di fare, che non poteva fare: posò
le sue labbra
soffici su quelle carnose di Jonghyun, un bacio, il bacio migliore
che mai gli avesse dato.
Jonghyun
rimase interdetto. Kibum non lo baciava da anni e ogni volta che lui
aveva provato a baciarlo, lui si scansava perchè conosceva
bene le
conseguenze di quel gesto e non voleva che si facesse del male.
Inizialmente sentì la dolce pressione delle sue labbra che
subito si
tramutò in dolore. Sentì il suo lento cuore
smettere di battere e
il freddo impossessarsi dei suoi arti per primi, poi del suo volto.
Quando Kibum si staccò da lui, si allontanò
velocemente
indietreggiando e il cuore di Jonghyun riprese il suo lento battere,
il freddo lo abbandonò gradualmente e il respiro divenne
regolare.
Perchè
quel bacio all'improvviso?
Fissò
Kibum perplesso e lo vide sorridere ancora e, senza un motivo, gli
sembrò ancora più distante di quanto in
realtà si fosse
allontanato.
Tuttavia,
se a Jonghyun il corvino sembrava distante, c'era qualcuno a cui
entrambi non potevano sembrare più vicini e dolorosamente
distinti.
Jorinde
fissava con occhi sgranati la scena dalla piccola finestra. Le voci
lontane, fuori dal piccolo rifugio, l'avevano svegliata e
così aveva
deciso di avvicinarsi alla finestra. Aveva subito riconosciuto i due
ragazzi e anche se non riusciva a capire ciò che si dicevano
era
rimasta a guardarli. Poi, aveva visto Kibum avvicinarsi a Jonghyun e
li aveva visti scambiarsi quel bacio. Era rimasta immobile, con i
piedi piantati a terra e il respiro mozzo. Il suo cervello non
riuscì
a elaborare niente.
Jonghyun
e Kibum?
Jonghyun
e Kibum. Kibum e Jonghyun.
Jonghyun.
Kibum.
Non
poteva essere vero. Forse era un incubo, un altro dei suoi incubi.
Indietreggiò
senza tuttavia scollare gli occhi da quella scena, non
sbattè
nemmeno le ciglia.
Ogni
respiro era come una pugnalata in pieno petto, un dolore acuto e
penetrante inflitto ora dagli occhi gentili di uno, ora dai sorrisi
dell'altro.
L'avevano
usata, sfruttata. Non era altro che uno strumento per spezzare la
maledizione, non era altro che quello.
Ecco a
voi il trentaduesimo capitolo! ^^
Lo so,
forse ora vorrete uccidermi (o forse no) ma c'è una
spiegazione a
tutto quello che è successo! Giuro! XD
Jorinde
è ormai rinchiusa in questa casetta/cottage in mezzo al
giardino e
Jonghyun non vuole saperne di farla tornare in casa perchè
è una
sofferenza per entrambi e anche per un altro motivo che in questo
capitolo non rivela. Hanno un confronto che non va neanche troppo
bene e che lascia entrambi tristi ma il colpo finale arriva
indubbiamente alla fine del capitolo. Kibum giunge alla villa per
avere notizie di Jorinde ma anche perchè ha qualcosa da dire
a
Jonghyun e poi improvvisamente lo bacia, lasciando perplesso Jonghyun
ma distrutta e fuori di sé Jorinde che, all'insaputa dei
due,
assiste alla scena. Quindi, ora, che succederà? Cosa
farà Jorinde?
Il nome
del capitolo, Robin, è la parola che in inglese indica il
pettirosso, un ovvio riferimento al modo in cui Jonghyun chiama
Jorinde nel capitolo.
Inoltre,
“angolo curiosità” : Jorinde ha lo
stesso nome della
protagonista della fiaba (il cui nome mi è piaciuto sempre
molto)
“Jorinde und Joringel”, in cui la ragazza viene
trasformata in un
uccello da una strega! :D
Non
credo di dover aggiungere altro se non i soliti e speciali
ringraziamenti! ^^
Grazie
ad annaminho4429
e a lagartischa
per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille! <3 <3
Grazie
ancora a tutti voi che avete letto il capitolo e inserito la storia
fra le seguite,
le ricordate
e le preferite!
Grazie infinite!
<3 <3 <3 <3 <3
Un
grazie, come sempre, alla mia wifey Ninechka
che mi supporta sempre e legge il capitolo in anteprima! <3
P.s.
Avete visto e sentito il nuovo album degli SHINee? Che ve ne pare?
^O^ A me piace parecchio! *^*
A
presto! ^^
Kisses!
:*
|
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Capitolo 33 *** 33. Capolinea? ***
33. Capolinea?
Jonghyun
era rimasto
imbambolato a fissare Kibum che invece non smetteva di sorridere.
Che significato aveva quel
bacio?
Kibum aveva smesso di
baciarlo da quando la maledizione lo aveva colpito per evitargli una
grande sofferenza. Jonghyun ricordava perfettamente, durante i primi
mesi della maledizione, quando cercava di strappargli un bacio e
Kibum lo scansava con un tenero e addolorato sguardo di rimprovero.
E ora?
Che gli era preso?
- Che
significa? - chiese il maggiore leggermente confuso.
- E' un regalo - rispose il più piccolo facendo spallucce.
- Un regalo? -
- L'ultimo da parte mia. -
- Che stai dicendo...? - mormorò Jonghyun incredulo.
- E' un bacio d'addio. -
Jonghyun
trattenne il fiato
a quelle parole.
Un
bacio d'addio.
Nessuno
gli aveva mai dato
un bacio d'addio.
Che
stava per fare Kibum?
Se
ne va.
Sussurrò
una voce velata
dal profondo del suo cuore.
Gli
occhi di Kibum erano
ricoperti da piccole gemme scintillanti che rendevano i suoi occhi
incredibilmente lucidi. Tuttavia, il sorriso non abbandonò
le sue
piccole labbra.
-
Devo - mormorò con un filo di voce.
-
Kibum...-
-
Jonghyun, tu non mi ami più come una volta -
replicò il corvino - Lo so, me ne sono accorto. Te lo leggo
negli occhi. Io, che ti conosco come se fossi me stesso, sono a
conoscenza del fatto che il tuo amore per me è cambiato.
Tranquillo però, non te ne sto facendo una colpa. -
Jonghyun
non sapeva davvero
cosa rispondere.
- Io
credo che non sia tutto perduto. Se c'è davvero la
più remota possibilità che questa maledizione
possa essere spezzata, io non esito a farmi da parte -
continuò a dire Kibum - non voglio che tu ti senta
più vincolato a me in qualche modo. -
Il
maggiore non aveva
nessuna voglia di ascoltare quello che aveva già intuito da
tempo ma
prima che potesse aprire bocca, il corvino lo anticipò.
- So
cosa provi per Jorinde e quello che lei prova per te. So anche che
l'unico motivo che ti trattiene dal lasciarti andare completamente
è che temi e odi farmi del male. Purtroppo, in questa
situazione, è inevitabile. Sapevamo fin dall'inizio che
qualcuno si sarebbe ferito in questa storia. Tuttavia, ammetto le mie
colpe. So di essere stato egoista ma il mio cuore non era ancora
pronto. Quindi, ora ti dico, di non preoccuparti di ferirmi
perchè io lascio la presa. Non ci sarò ad
aspettarti dall'altra parte, non ci sarò quando tutto
sarà sistemato o meglio, non sarò presente nella
veste che ho indossato fino ad ora per te. Sei libero Jonghyun. Ora
puoi lasciare definitivamente la tua presa su di me. -
Era
come trovarsi davanti ad
uno specchio.
Era come sentire parlare la
sua coscienza.
Erano quelle le parole che
non voleva assolutamente sentire? E perchè poi?
Kibum aveva ragione. Kibum
l'aveva capito come sempre.
Jorinde.
Jonghyun amava
Jorinde. L'amava così tanto che non riusciva a farle del
male.
Tuttavia quante volte le
aveva detto “ti amo”? Mai.
Perchè?
Perchè sentiva che
l'immagine di Kibum aveva gli occhi puntati su di lui.
Non l'amava più come prima
ma il pensiero di ferirlo lo uccideva
Kibum l'aveva capito. Non
era stupido, non lo era mai stato e per questo che aveva deciso di
andarsene.
Quel bacio era l'ultimo che
avrebbe ricevuto da lui.
Avrebbe voluto dire a Kibum
che lui una decisione l'aveva già presa ma tacque.
- Sei
molto migliore di quanto lo sia io... - sussurrò il biondo.
- Non credo di aver conosciuto nessuno migliore di te.-
- Il tuo era il ruolo più scomodo di tutti ma sei riuscito a
mantenerti al di sopra delle parti. Grazie per aver voluto bene a
Jorinde, grazie per averla protetta quando io non sono riuscito...-.
- Pff! Non credere che io sia così buono -
replicò Kibum con una smorfia.
Jonghyun
lo guardava con i
suoi occhi stanchi e lucidi.
Kibum, dal canto suo,
cercava di non guardarlo affatto negli occhi altrimenti temeva che
non sarebbe più andato via.
- Non
me la dai a bere. Sei fatto interamente d'oro, come dice il tuo
soprannome - lo rimbeccò il maggiore mordendosi un labbro
per distrarsi e non permettere alla sua voce di tremare e ai suoi occhi
di appannargli la vista.
- Il fatto è che è impossibile non volerle
bene...la odio terribilmente - ribattè il corvino con una
risata ma con la voce dolce.
- Grazie per essere stata una delle persone più importanti
della mia vita - sussurrò Jonghyun in tutta
serietà.
Kibum
si permise il lusso di
guardarlo negli occhi questa volta e un po' se ne pentì.
Rivide in lui il suo bel
ragazzo dai capelli scuri e dal sorriso raggiante.
- Il
piacere è tutto mio - mormorò in risposta il
più piccolo.
- Non avrei mai voluto farti del male...non volevo che nessuno di voi
soffrisse - disse Jonghyun.
- E io non avrei mai voluto farne a te. -
- Vorrei ridarti il ciondolo... -
- No, tienilo. È stato un regalo e poi chissà,
magari ci si vedrà ancora, presto o tardi, in questa vita o
in un'altra, in stanze affrescate e palazzi spettacolari o in casupole
e locande da quattro soldi, con questi occhi o con altri, king
Jonghyun - ribattè Kibum con un sorrisetto.
Jonghyun
ricambiò il
sorriso e restarono a guardarsi per un po' finchè il corvino
lo
salutò ancora con un cenno del capo e si voltò
andando via e
lasciandolo lì mentre guardava la sua schiena allontanarsi.
Kibum
represse un singhiozzo
violento mentre le lacrime gli rigavano il volto. Voleva allontanarsi
velocemente da lì, non voleva che Jonghyun lo sentisse
piangere.
Avrebbe tanto voluto abbracciarlo e stringerlo forte a sé
invece di
salutarlo con un cenno del capo e un sorriso ma non ce l'avrebbe mai
fatta. Sarebbe scoppiato in lacrime sulla sua spalla e Kibum non
poteva permetterlo. Jonghyun non sarebbe più stato suo in
quel
senso, non potevano più stare insieme e questa era una cosa
che
sapeva da tempo. Era giusto così. Kibum aveva fiducia in
Jorinde,
sentiva che lei lo amava almeno quanto Jonghyun amava lei e che quel
bacio con Taemin, peraltro interrotto, non aveva potuto rovinare
tutto. Kibum aveva giocato il tutto per tutto, era l'ultima carta che
avevano. Per Jonghyun era una persona importante nonostante tutto e
non voleva ferirlo, per questo forse non riusciva a lasciarsi andare
completamente e quindi incontravano maggiori difficoltà
nello
spezzare la maledizione. Però se lui si fosse allontanato
magari le
cose avrebbero funzionato e tutto sarebbe finito.
Si,
sarebbe andata così.
**
Jorinde
aveva distolto lo
sguardo da quella visione dopo che, indietreggiando, aveva urtato il
tavolo e si era nascosta nell'ombra incredula.
Perfino respirare le faceva
male. Si guardò intorno e le sembrò di impazzire.
L'avevano tradita tutti. Ora
comprendeva come doveva essersi sentito Jonghyun. Affondò le
mani
nei capelli rossi e nascose il volto nelle ginocchia dopo essere
scivolata lungo la parete.
Non poteva credere a quello
che Jonghyun e Kibum le avevano fatto. Si rialzò a fatica e
percorse
la stanza. Non voleva guardare fuori, non voleva vederli ancora. I
suoi occhi caddero sul libro che le aveva portato Jonghyun.
Si sentiva proprio come una
stupida protagonista di un romanzo rosa. Afferrò il libro e
lo
scagliò contro la porta.
Era un vulcano pronto a
esplodere. Doveva sfogarsi o sarebbe impazzita.
Diede un calcio all'armadio
con tutta la forza che aveva. Era pronta a ribaltare tutte le sedie
quando udì un rumore provenire dall'armadio, come di un peso
che
cade. Aprì le ante dell'armadio e per poco qualcosa, che poi
identificò con il fondo del guardaroba non le cadde addosso.
Si
scansò appena in tempo e quello che vide sedò per
un attimo la sua
rabbia.
L'armadio non era altro che
l'ennesimo passaggio segreto.
Scale di marmo sembravano
condurre da qualche parte. Jorinde non aveva niente da perdere.
Entrò
nell'armadio e coraggiosamente si fece strada.
La via che stava percorrendo
era molto simile a quella che Jonghyun aveva fatto murare. Era
abbastanza lunga quindi la rossa ne dedusse che doveva sbucare da
qualche parte nella villa. Arrivata alla fine della strada c'erano,
proprio come nell'altro passaggio segreto, una serie di ripidi e alti
scalini che la ragazza salì con non poca fatica. Alla fine
di
questi, c'era quella che sembrava una tenda di colore rosso. Jorinde
la scostò e dovette lottare un po' prima di uscire
dall'altra parte.
Quando però fu libera si ritrovò in una stanza
famigliare, una
stanza da cui non entrava da parecchio. Era la stanza in cui Jonghyun
le aveva proibito di mettere piede.
La ragazza era sempre più
sbalordita.
Si guardò intorno e
riconobbe il divano ricoperto di vestiti da scena, il tavolino con
sopra i bicchieri, in uno dei quali vi era il ciondolo che ora non
c'era più. Poi notò l'album delle foto, sulla
credenza, quello che
era stata in procinto di aprire se Jonghyun non l'avesse beccata.
In quel momento però non
aveva nessuna voglia di aprirlo, tuttavia le sue gambe l'avevano
già
condotta davanti la credenza. Qualcosa la spingeva ad aprirlo.
Allungò le mani tremanti su quell'album mentre il cuore le
batteva
fortissimo e iniziò a sfogliarlo.
C'erano un sacco di foto,
alcune ritraevano solo Jonghyun, altre Odette, altre ancora Jonghyun,
Jinki e Minho. Poi gli scenari cominciarono a diventarle familiari.
Le foto, da metà album in poi, ritraevano i ragazzi durante
la loro
vita al palazzo di Chul Moo. Vide una foto di Taemin con insoliti
capelli biondi e lunghi in compagnia di un Kibum giovanissimo e da
capelli strambi seduti sulle scale che portavano al dormitorio dei
ragazzi. Altre foto ritraevano Jinki con in braccio una bellissima
ragazza dai capelli castani, la stessa del quadro, doveva essere Bea.
Ancora Minho che baciava la sua bellissima fidanzata che ora riposava
tranquillamente in un grande letto comodo. Poi vide la foto che
più
di tutte attirò il suo sguardo. Decise di toglierla dalla
pellicola
trasparente per guardarla meglio.
Strinse
fra le mani quella foto dai colori sgargianti. Lo sfondo di
quell'immagine le era familiare, come gli altri d'altronde, sarebbe
stata in grado di riconoscerlo fra mille: erano in casa di Chul Moo.
Il ragazzo sulla sinistra era così diverso da quello che
vedeva
tutti i giorni in libreria. I capelli biondo platino, le braccia
piene di bracciali, l'aria di chi si stava divertendo. Il sorriso
stampato sulle labbra. Al suo fianco, un Jonghyun dai capelli folti e
castani, la pelle più ambrata di ora. Le sembrava quasi di
sentire
il suo profumo inconfondibile. Sembrava quasi una festa ma
ciò che
la colpì di più fu il suo sguardo.
Quello
sguardo.
Fisso
su Kibum che sembrava non essersi accorto di nulla.
Quello
sguardo che gli aveva visto già un'altra volta.
Le
ritornò in mente quando
una mattina aveva trovato Kibum in casa e Jonghyun aveva posato su di
lui uno sguardo particolare. Lo stesso che aveva nella foto.
Le tornò in mente tutte le
volte che si era accennato alla “golden Key” in
presenza di
Jonghyun e poi come un fulmine, le si parò innanzi il
momento in cui
avevano riacciuffato Valery. La ragazza lo aveva chiamato Key ma lei
era troppo spaventata per rendersene conto.
“Key...non
voglio
ritornare lì...non ce la faccio”
Golden
Key doveva essere il soprannome di Kibum quando stava da Chul Moo.
Certo
che era stata proprio un'idiota a non capirlo prima.
Cominciò
a sfogliare rapidamente l'album e tutto quello che i suoi occhi
riuscivano a vedere erano Jonghyun e Kibum che si baciavano,
abbracciavano, si tenevano la mano, si guardavano complici.
Chiuse
di botto l'album e si lasciò cadere sul divano.
Si
accorse che quella stanza in cui si trovava era una delle stanze di
Chul Moo, la stanza del pavone, Jonghyun aveva trovato il modo di
ricostruirla per qualche ragione. La stessa stanza della foto che
ritraeva Kibum biondissimo e Jonghyun che non aveva occhi che per
lui.
Quei due
si amavano ma la maledizione li aveva separati e lei era l'unico modo
che permettesse loro di stare insieme. Jorinde era uno strumento, il
mezzo che avrebbe permesso loro di tornare a stare insieme.
Però
nessuno aveva messo in conto i suoi sentimenti, a nessuno era
importato.
Volevano
usarla e poi gettarla via.
Alla
fine di quella storia il suo ruolo sarebbe diventato inutile e poteva
benissimo tornarsene da dov'era venuta ma lei non poteva farlo, non
potevano chiederle di allontanarsi da Jonghyun che amava
così
profondamente, lui non poteva farle una cosa del genere...eppure lo
stava facendo.
Jorinde
non credeva si potesse soffrire così tanto per amore, non lo
immaginava lontanamente quando aveva messo piede in quella casa la
prima volta. Si piegò in avanti, il volto che sfiorava le
ginocchia,
i capelli che ricadevano come una cascata e le coprivano la visuale.
Pianse.
Pianse di nuovo, pianse un sacco.
Non
riusciva a smettere e non voleva neanche farlo. Magari se avesse
pianto tutte le sue lacrime, il terribile peso che le opprimeva il
petto sarebbe andato via. Tuttavia non ottenne il risultato sperato
ma si addormentò sul piccolo divano.
Quando
si risvegliò, si sentiva svuotata e aveva un gran mal di
testa.
Restò immobile. Poi le venne in mente che se qualcuno fosse
entrato
nella piccola casetta non l'avrebbe trovata. Un tempo sarebbe balzata
in piedi e si sarebbe mangiata le mani dall'ansia ma ora non le
importava.
Che cosa
doveva fare ora? Andarsene? Lasciare quel posto per sempre?
Avvertì
una stretta allo stomaco.
Non
aveva ancora deciso cosa fare quando udì delle voci
familiari vicino
alla stanza. Tese le orecchie. Era Taemin. Non capì cosa
stesse
dicendo ma subito dopo udì la voce di Minho.
I
ragazzi avevano pensato di fare visita a Jonghyun dopo quello che era
successo, magari per chiarirsi e per decidere del destino della
povera sciocca che avrebbe riportato le loro vite alla
normalità.
Le
sembrò di sentire anche le voci di Kibum e di Jinki e
ovviamente
quella di Jonghyun.
Jorinde
voleva tanto riuscire a capire quello che si dicevano ma non
riuscì
a concentrarsi finchè non avvertì le voci sempre
più lontane.
Stavano sicuramente scendendo nel salone.
La rossa
si guardò intorno, i suoi occhi si fermarono per un po'
sulla tenda
da cui era spuntata fuori e poi subito alla sua sinistra, sulla
porta.
Questa
volta sarebbe stata lei a fare la sorpresa agli altri e a fare
l'entrata a effetto.
Afferrò
l'album, si infilò una mano nella tasca da cui ne trasse una
forcina
per capelli e fece scattare la serratura della porta.
- Davvero vuoi partire? - chiese Minho
incredulo.
- Si, penso che sia meglio cambiare aria per me - rispose Kibum seduto
sul bracciolo di una poltrona.
Quella
mattina si erano recati da Jonghyun perchè non l'avevano
più visto
da quella sera al palazzo di Chul Moo ed erano seriamente preoccupati
per quello che era successo.
- Quando parti? - chiese Jinki.
- Volevo partire stanotte ma ho rimandato perchè volevo
salutarvi.-
- Non è un po' affrettato? - chiese ancora Minho.
Taemin
stava per dire la sua ma s'interruppe bruscamente quando alzando lo
sguardo vide Jorinde scendere le scale con aria mortifera.
Jinki e
Minho si accorsero del suo cambio repentino di espressione e si
voltarono per vedere cosa avesse turbato il più piccolo.
Jinki
per poco non cadde da seduto mentre Minho strabuzzò gli
occhi,
quindi tutti si voltarono increduli verso la ragazza che scendeva le
scale con lentezza e in quel momento Odette spalancò la
porta del
salone.
- Jonghyun, Jorinde non è- ma anche
lei s'interruppe quando notò la presenza della rossa nel
salone.
- Cosa...che ci fai qui? - chiese a quel punto Kibum.
- Jonghyun doveva murare anche il passaggio segreto
nell'armadio - rispose in tono distaccato lei.
Jonghyun,
per l'appunto, la guardava fisso e capì al volo che qualcosa
non
andava. Aveva gli occhi arrossati e il loro colore era più
vivido
che mai, le labbra erano screpolate e rossissime.
- Come hai trovato il passaggio segreto
nell'armadio? - le chiese il biondo con calma.
- Ha importanza? -
- Non dovresti essere qui. -
Jorinde
rise.
- Fidati, sono proprio dove vuoi che io sia! -
esclamò sprezzante.
Jonghyun
inarcò un sopracciglio. C' era qualcosa di diverso nella sua
Jorinde.
- Didi ma cosa stai dicendo? - chiese Kibum
perplesso.
- NON CHIAMARMI DIDI. - gridò la rossa lanciando uno sguardo
furioso al corvino che rimase interdetto da tutta quella rabbia - non
dopo il trattamento che mi avete riservato... - mormorò in
seguito con voce stanca.
- Trattamento? -
- Si, questo - rispose e buttò a terra con violenza l'album
di foto che aveva sotto il braccio.
Lo
schianto fu così forte che alcune foto volarono via dalle
pagine
ruvide cospargendone il pavimento.
Jonghyun
chiuse gli occhi a quella vista mentre tutti gli altri trattenevano
il fiato.
- Il vostro unico scopo era quello di usarmi...
- cominciò a dire la più piccola con voce
tremante.
- No, non è vero - provò a controbattere Kibum.
- Si, invece! Sono uno strumento! Avete bisogno di me per spezzare la
maledizione, avete bisogno di me per riavere indietro le vostre vite!
Tu e Jonghyun mi avete mentito dall'inizio! Tu, Kibum, ti sei finto mio
amico e protettore quando l'unica cosa che ti importava era di tornare
con Jonghyun. E tu - disse poi rivolta al biondo - tu hai fatto in modo
che cadessi ai tuoi piedi, hai fatto con me tutto quello che ti passava
per la testa, in attesa che la povera idiota abboccasse e ti
permettesse così di tornare con il tuo vero amore. -
- Jorinde so che sei shoccata ma non è come credi - disse
Jinki cercando di calmare la ragazza.
- Oh no, è proprio come credo! So che vuoi dirmi, non
sprecare fiato. So che per spezzare la maledizione io dovevo
innamorarmi di Jonghyun, il tuo amico si è premurato di
urlarmelo in faccia la sera della festa ma vedi Jinki, io ho pensato,
da stupida, che Jonghyun fosse davvero innamorato di me. Invece a lui
non importa dei miei sentimenti, mi ha spezzato il cuore e l'unica cosa
che ha sempre voluto è che io spezzassi la maledizione e me
ne vada all'inferno, fuori dai piedi. Se io fossi riuscita a rompere la
maledizione si sarebbe liberato di me - ribattè velenosa la
rossa.
- Sei accecata dalla rabbia e non riesci a vedere come stanno davvero
le cose - disse Kibum.
- Tu come l'avresti presa se avessi visto la persona che pensavi fosse
innamorata di te baciare un altro? Vi ho visti ieri sera...non
è stata una mossa furba baciarvi lì, sotto i miei
occhi - ribattè glaciale Jorinde.
Jinki,
Minho e Taemin guardarono increduli prima Kibum e poi Jonghyun.
- Non è come credi. -
- Vuoi forse farmi credere che quel bacio non c'è stato?! -
- Non era quello che pensi...-
- Qualcuno vuole spiegarci cosa diavolo succede?! - chiese a quel punto
Taemin interrompendo i due.
- Kibum e Jonghyun si sono baciati ieri sera quindi sentiti meno
colpevole per avermi infilato la lingua in bocca Taemin - rispose
Jorinde sarcastica.
- Datti una calmata, è vero che Kibum mi ha dato quel bacio
ma era l'ultimo, davvero l'ultimo. Non ha intenzione di mettersi in
mezzo - disse Jonghyun intervenendo per la prima volta nella
discussione.
- Tu non parlarmi - sibilò la più piccola
inviperita - non prendermi in giro, qui l'unica che si è
messa in mezzo sono io. Per tutto questo tempo tu non hai mai pensato a
me...non mi hai mai detto “ti amo”... - aggiunse
poi lentamente e con la voce spezzata.
- Non te l'ho detto ma non vuol dire che non lo penso. -
Due
lacrime rigarono il volto di Jorinde.
- No, non me l'hai mai detto perchè
non ami me. Non mi hai amato e non sarai in grado di farlo
perchè il tuo cuore appartiene a Kibum. Per te sono stata un
passatempo, uno strumento per arrivare a Kibum, per riavere indietro la
tua “golden Key”. -
- No, non è così. Jonghyun non ama più
me, ama te. Cosa credi che abbia fatto ieri sera? Ho pensato che non
era tutto perduto, che forse c'era una possibilità di
salvare le cose. Sapevo che tu amavi Jonghyun, lo speravo e lo so con
certezza adesso e so anche che Jonghyun provava e prova qualcosa di
forte per te. Non potevo credere che un bacio con Taemin, interrotto
stesso da te, potesse aver fatto danni irrecuperabili e allora mi sono
detto che forse la maledizione non si era spezzata perchè
qualcosa frenava Jonghyun e non gli permetteva di lasciarsi andare
completamente. Così sono andato da lui e gli ho detto che
andavo via e che avevo capito che non mi amava più come
prima, che l'unico motivo che gli impediva di dirti quel fottuto
“ti amo” non era l'amore per me ma la paura di
ferirmi. Quello era un bacio d'addio! - esclamò Kibum con
disperazione.
- Come faccio a crederti?! - strillò con isterismo la rossa.
- Devi fidarti di me, come in passato. -
- Mi sono fidata di te, mi sono fidata perfino di Jonghyun che mi
teneva prigioniera qui e mi ha portato qualche giovamento? No. Sono
stata tutto questo tempo a chiedermi perchè Jonghyun mi
tenesse qui, perchè m'impedisse di uscire, mi sono chiesta
cosa c'era sotto e non riuscivo mai ad avere risposte concrete. Poi,
qualche tempo dopo scopro che io sono l'incaricata a spezzare una
maledizione di cui non sapevo neanche l'esistenza, peccato
però che nessuno mi dice quello che dovrei fare per
riuscirci anzi, mi mentite ancora. Poi Jonghyun mi rivela che mi sarei
dovuta innamorare di lui per spezzare il sortilegio e che se me
l'avesse detto, la cosa non sarebbe riuscita con molta
probabilità. Non posso biasimarvi per questo, avete
ragione...forse la cosa non avrebbe funzionato ma a me non sembra che
abbiamo risolto qualcosa ora - replicò Jorinde - ma sapete
che c'è? Mi sono innamorata di Jonghyun, non è
difficile innamorarsi di lui ma non immaginavo che poi il mio cuore si
sarebbe spezzato, che sarei stata gettata via, che sarei stata uno
strumento e nulla più. Tutta questa crudeltà era
compresa nella maledizione? -
- Sei arrabbiata e ferita ma devi credermi quando ti dico che la mia
intenzione non era quella di lasciarti alla fine di questa storia.
Kibum ti ha detto la verità, Jo - sussurrò
Jonghyun avvicinandosi alla ragazza e afferrandola delicatamente per un
braccio.
Jorinde
lo ritirò bruscamente.
- Non toccarmi! - ringhiò - non
voglio che mi tocchi. -
- Non ho mai voluto ferirti e se l'ho fatto mi dispiace ma devi
credermi quando ti dico che nessuno ti sta mentendo adesso. -
La
ragazza guardò Jonghyun con occhi di fuoco. Come poteva
chiederle di
avere fiducia in loro, di nuovo, dopo tutto quello che era successo?
- Dimmi Jonghyun, che ne sarà di me
adesso? Ora che non mi è più possibile spezzare
la maledizione, cosa mi succederà? - chiese adirata la
più piccola - Vuoi uccidermi perchè non servo
più? Vuoi rinchiudermi in uno stanzino buio per sempre e
gettare via la chiave? Non puoi mandarmi via, vero? Altrimenti suppongo
che l'avresti già fatto. -
- Jorinde cerca di calmarti, se ti siedi ne parliamo tutti insieme.
È bene che tu sappia come sono andate le cose - disse Jinki
avvicinandosi con cautela alla ragazza.
La rossa
era pronta a mandare al diavolo anche lui ma una stridula risata fece
sobbalzare tutti. Quel suono fastidioso e che faceva accapponare la
pelle al contempo proveniva dalla persona meno probabile di tutti.
Odette era rimasta nei pressi della porta da cui era entrata poco
prima ed ora era tutta scossa da risate. Quando si accorse che gli
occhi di tutti erano su di lei, si ricompose ma quel sorriso
derisorio non l'aveva abbandonata.
- Scusate, scusate ma è così divertente! -
esclamò avanzando di qualche passo.
I
ragazzi la guardarono come se fosse impazzita e anche Jorinde la
guardò stupita.
- Insomma, mi sarei voluta trattenere ma
è davvero troppo esilarante – disse la cameriera
con una sinistra luce negli occhi.
- Odette ma che diavolo stai dicendo?! - sbottò Taemin fuori
dai panni.
Il
sorriso della donna era beffardo, quasi canzonatorio, e i suoi
capelli sotto le luci del lampadario sembravano assumere una
sfumatura ebano.
Sotto ai
loro occhi la dolce cameriera si trasformò nell'ultima
persona che
avrebbero voluto vedere: i capelli neri e lucenti, il viso a punta,
le palpebre pesanti, le labbra tinte di nero e una profonda
scollatura. La sua figura era longilinea come sempre e il vestito che
indossava la faceva sembrare sinuosa come un cobra particolarmente
velenoso.
- Hye Jin! - esclamò Jonghyun
sconvolto.
- Da quanto tempo king Jonghyun - sussurrò
di rimando la strega.
Jorinde
non poteva credere ai suoi occhi. Aveva appena assistito ad una delle
cose più strabilianti della sua vita e la tanto nominata Hye
Jin era
davanti ai suoi occhi.
- Che hai fatto ad Odette e Jae Hyun? -
ringhiò il biondo.
- Oh niente tranquillo, quei due sciocchi erano venuti a fare visita
alla tua “orchidea” e nulla, hanno trovato me al
posto suo. Li ho rinchiusi nella tua casetta dei sogni - rispose con
noncuranza lei.
- Esci da questa casa - disse Kibum con durezza.
- Ciao anche a te Kibum. Così che si trattano le vecchie
amiche? - chiese quella fintamente offesa - Ad ogni modo, non hai
potere qui, non è casa tua. Neanche Jonghyun che ne
è il legittimo proprietario può farlo. -
- Lasciaci in pace. Tornatene da dove sei venuta - sbottò
Minho.
- Da dove sono venuta? Ah si, credo di essere passata a fare un saluto
a Hyun Soo prima di venire qui...si, si! Sai Minho, la trovo un po'
pallida - lo schernì Hye Jin ridendo subito dopo.
- Avete altro da dirmi oltre a invitarmi ad accomodarmi fuori? - chiese
poi dopo squadrando tutte le sue vecchie conoscenze.
- Perchè sei qui? - chiese allora Jonghyun.
- Perchè siamo al capolinea. -
Quella
semplice risposta fece rabbrividire Jorinde. Hye Jin faceva paura,
era spaventosa e affascinante allo stesso tempo. Aveva un fascino
misterioso che era capace di rapire chiunque. Era bella Hye Jin ed
era forte, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. La strega
alzò lo sguardo su di lei e i loro occhi s'incrociarono.
I
presenti spostarono l'attenzione su Jorinde.
Jorinde
non rispose.
- Sei timida? Non credo che ti abbiano tagliato
la lingua, ti ho sentito parlare fino a un momento fa. -
Hye Jin
si avvicinò lentamente alla rossa, sempre in quel suo modo
sinuoso.
- Stai lontano da lei - sibilò
Jonghyun con rabbia.
- Sai Jorinde, non avrei potuto immaginare una ragazza più
carina di te quando ho lanciato questa maledizione e neanche
più brillante - disse Hye Jin girandole intorno.
- Non hai sentito Jonghyun? Non ti avvicinare a Jorinde - disse Jinki
con sguardo truce.
- Stai attento Jinki, ho fatto già cadere la tua fidanzatina
dalle scale una volta, posso rifarlo.-
Per un
momento, nell'arco di quella storia, Jinki ebbe uno scatto convulso e
avrebbe stretto le mani al collo di Hye Jin se Minho non l'avesse
afferrato per un braccio mormorandogli qualcosa.
- Sei saggio Minho - sussurrò la
strega che aveva assistito alla scena - e scommetto che la nostra
Jorinde lo è più di tutti qui. -
- Che cosa vuoi? - chiese la rossa parlando per la prima volta da
quando Hye Jin aveva assunto le sue reali forme.
- Fare due chiacchiere fra donne. Capisco il tuo cuore, anche il mio
è stato fatto a pezzi. -
- Qualsiasi cosa ti dica non ascoltarla! - esclamò Kibum.
- Gli uomini ti usano, ti sfruttano, ti spezzano il cuore...gli uomini
sono inutili. E tu devi averlo testato sulla tua pelle, povero tesoro -
disse a mezza voce la conturbante ragazza specchiandosi negli occhi
umidi della più piccola.
- Non sei costretta ad aiutarli...loro non ti hanno considerata, sei un
oggetto ai loro occhi. Jonghyun ti avrebbe gettata via anche se la cosa
avesse funzionato. Fidati, non è l'uomo gentile che credi,
io l'ho conosciuto quando stava da Chul Moo, io ho visto cose che non
immagineresti. Jonghyun è borioso, superbo, tratta tutti
come se fossero ai suoi ordini, anche i suoi amici. È un
buon oratore ed è l'unico motivo per cui è
riuscito ad abbindolarti - continuò a dire Hye Jin
all'orecchio di Jorinde.
- Non ascoltare le sue parole Jorinde! Sta cercando di confonderti! -
disse Jonghyun.
- Cerca di espiare le sue colpe adesso, non è vero quello
che ti dice! Sai perchè lo chiamavano “king
Jonghyun”? Perchè era un trascinatore, la sua
parola era legge. Poteva chiedere tutto quello che voleva e l'otteneva.
Ha fatto la stessa cosa con te e tu non te ne sei resa nemmeno conto -
ribattè Hye Jin.
- Non ti avrei mai fatto questo, Jorinde. Tu mi conosci, sei solo
arrabbiata adesso ma nel profondo sai che non è vero -
replicò il biondo.
- Jonghyun fa tutto quello che può portargli beneficio. Tu
gli servivi per spezzare il maleficio e per tornare con Kibum. Solo a
quello. Non gli importa nulla di te. -
- Sai che non è vero. Sta mentendo, Jorinde. È
lei che mi ha ridotto in questo stato! Non crederle! Ti vuole portare
dalla sua parte ma dopo ti ucciderà! -
- Non ti ha mai amato - sibilò freddamente la strega.
- No, è l'unica cosa certa che so - sussurrò
Jonghyun - fidati di me Jo. Un' ultima volta e non te ne pentirai! Ti
lascerò libera. Potrai lasciare questa casa stasera
stessa...te lo prometto. -
Jonghyun
le tese la mano aperta.
- E' un bugiardo. Non lo farà -
ribattè con leggerezza la strega.
- Te lo giuro. Jorinde prendi la mia mano. -
La
ragazza guardò per un attimo la mano aperta del
più grande.
Stava
dicendo la verità? Hye Jin stava mentendo sul suo conto?
Poi alzò
lo sguardo e lo piantò negli occhi del biondo che non
potevano
essere più sinceri di così. Non stava mentendo,
diceva sul serio.
Jorinde tese la sua mano e prese quella di Jonghyun. Il ragazzo
sorrise, il più bel sorriso di sempre e la tirò
verso di sé.
Hye Jin
serrò la mascella con astio e la sua espressione divenne
dura come
l'acciaio.
- Hai fatto la scelta sbagliata ragazzina.
Jonghyun non potrà mantenere la sua promessa e sai
perchè? Perchè è un vigliacco. Non
perderà la possibilità di salvarsi la pellaccia,
ti sacrificherà. Non ha scelta perchè nessuno
lascerà questa casa senza aver regolato i conti - disse
sprezzane Hye Jin e mentre pronunciava queste parole il suo viso
sembrava diventare livido.
- Non parlare così di Jonghyun! - gridò Taemin
scattando in piedi.
- Oh ma è la verità! - ribattè
divertita la donna - Jonghyun sa che la soluzione migliore è
quella di uccidere Jorinde, lo sa da quando ha scoperto delle sue
continue fughe.-
- Non lo farà. Ci fidiamo di lui - disse a quel punto Minho.
- Non lo farai Jonghyun? Io invece penso di si anche perchè
sai che non me ne andrò senza la vita di qualcuno. -
Hye Jin
a quel punto fece comparire dal nulla un pugnale dalle sembianze
familiari. Kibum ebbe un sussulto quando lo vide: era il pugnale di
suo padre, quello che aveva donato a Jonghyun.
- Prendilo Jonghyun. Uccidila, io
andrò via e voi sarete liberi - sussurrò la
strega porgendo l'oggetto a Jonghyun.
Il
ragazzo lo guardò per un attimo luccicare e Jorinde ci
avrebbe
scommesso un braccio sul fatto che il biondo non avrebbe accettato
una cosa del genere ma dovette ricredersi quando vide che il maggiore
afferrò con decisione il pugnale. Tutti trattennero il
respiro e
Jorinde sgranò gli occhi.
Si voltò
a guardare la ragazza che, immobile, non osava nemmeno respirare.
- Ci vediamo dall'altro lato, Gretel
- disse il biondo che teneva ancora per mano la ragazza.
Jorinde
non provò nemmeno a divincolarsi, era così
sconvolta che non le
riuscì neanche di aprire bocca.
Jonghyun
stava davvero per ucciderla?
Il
ragazzo l'attirò a sé con il braccio sinistro
mentre con la mano
destra impugnava la lama.
Hye Jin
sorrideva compiaciuta mentre Jorinde lanciava un urlo straziante.
Non
aveva avvertito nessun colpo ma non appena abbassò lo
sguardo vide
le sue mani ricoperte di sangue ma non il suo.
Le sue
mani erano all'altezza del ventre di Jonghyun e poco più
sopra, nei
pressi del polmone destro del ragazzo, il pugnale era conficcato fino
all'elsa.
Jorinde
urlò di nuovo. Guardò Jonghyun turbata, gli occhi
annebbiati dalle
lacrime.
Jonghyun
sorrideva con labbra tremanti. Il suo incarnato era più
pallido del
solito e dalla bocca ora scendeva un rivolo di sangue vermiglio.
Il
ragazzo le afferrò le mani mentre scivolava verso il basso,
in
ginocchio, ai suoi piedi.
Anche
Jorinde s'inginocchiò per guardarlo negli occhi la cui luce
li stava
abbandonando.
- Ti avevo detto di fidarti di me...ogni
promessa è debito. Sei libera - sussurrò con un
filo di voce Jonghyun.
- Io non vado da nessuna parte - replicò Jorinde lasciandosi
sfuggire un singhiozzo.
- Non c'è più niente che tu possa fare... -
- No, io ti salverò! Io devo salvarti, è il mio
compito! - quasi gridò la più piccola
singhiozzando convulsamente.
- Tu mi hai salvato non appena hai messo piede qui dentro. Io mi sento
al sicuro adesso ed è tutto grazie a te. -
- Non puoi andare via senza di me, non andrai lontano da me! -
esclamò la ragazza portando le mani accanto al pugnale ma
Jonghyun la fermò.
- Sciocchezze! Starai bene senza di me. Era una cosa che avrei dovuto
fare da tempo...-
- Non andartene... -
- Vado dove non puoi seguirmi ma io sarò qui... -
mormorò Jonghyun indicando con grande sforzo il cuore di
Jorinde - io vivrò in te...-
Jonghyun
si voltò verso i ragazzi e sorrise largamente. Taemin, che
non
piangeva mai, aveva il viso rigato di lacrime e stringeva i pugni.
- Taemin-ah, vieni qui - sussurrò
facendogli debolmente segno.
Il moro
si avvicinò cercando di non scoppiare in singhiozzi e
mordendosi
forte un labbro.
- Non tormentarti più. Ti ho
perdonato e ad essere sinceri non so se mai ho portato rancore nei tuoi
confronti. Vivi bene, vivi davvero, senza paura. Io ti
guarderò così come ti sto guardando adesso,
ovunque io sarò, sempre - mormorò accarezzandogli
i capelli.
- E tu Minho, grazie per avermi dato addosso quando ne avevo bisogno,
grazie per avermi aiutato a rialzarmi, grazie per essermi stato amico.
Spero che tu possa riabbracciare Hyun Soo e possiate vivere in pace -
disse il ragazzo una volta che fu accerchiato dagli altri - Jinki
hyung, credo che non possa essere più felice di andarmene di
così, con i tuoi occhi che hanno sempre vigilato su di me
fin da bambini. Chiuderò tranquillamente le mie palpebre se
saprò che il tuo sguardo sarà su di me fino
all'ultimo respiro. -
Jinki e
Minho piangevano silenziosamente mentre il ragazzo dal viso sempre
più scarno si voltava verso Kibum, il cui volto era bagnato
dalle
lacrime salate.
- Sei sempre stato un gran frignone, quasi
quanto me - scherzò il biondo sfiorandogli il braccio - per
questo non ti chiederò di non piangere. Grazie Kibum! Grazie
per essere stato importante nella mia vita, grazie di aver combattuto
affianco a me, grazie perchè sei una persona meravigliosa.
Grazie per aver vegliato su Jorinde anche se potevi non farlo. -
Jorinde
non aveva smesso un attimo di piangere. Jonghyun le sorrise ancora e
le prese il volto fra le mani.
- Qui abbiamo qualcuno che piange
più di me e di Kibum. Complimenti Gretel! - disse Jonghyun
avvicinando la sua fronte a quella della rossa - saluta Odette e Jae
Hyun da parte mia, so che non capiranno ma io ho dovuto farlo e so che
con il tempo lo capirai anche tu. Ti amo... -
Quello
di Jonghyun era poco più di un sussurro e il ragazzo
sfiorò con le
sue labbra pallide la bocca di Jorinde prima di scivolare con il capo
lungo il suo collo. Quando la più piccola avvertì
la testa del più
grande ciondolare pesantemente sulla sua spalla, la rossa
scoppiò in
un pianto violento e strinse con forza il corpo esanime del ragazzo.
Hye Jin
sorrise vittoriosa. Certo, non si aspettava un gesto del genere da
parte di Jonghyun ma non era importante. Aveva vinto.
Salve a
tutti! ^^
Sono
tornata, con un bel po' di ritardo ma ce l'ho fatta! XD Ho dovuto
studiare per un esame importante e non sono stata in grado di
aggiornare prima!
Allora,
questo è il capitolo 33 e con molta probabilità
è il penultimo.
Jorinde arrabbiata ha affrontato i ragazzi e con un colpo di scena
Hye Jin si è palesata a tutti! Ha cercato di confondere la
rossa che
però, nonostante la rabbia, è riuscita a fidarsi
ancora di Jonghyun
e a scegliere lui di nuovo che ha sacrificato la sua vita per amore
di Jorinde in primis e per il profondo affetto che nutre verso i suoi
amici di sempre. Crolla fra le braccia di una Jorinde disperata e
accerchiata dai suoi amici distrutti. Cosa accadrà
nell'ultimo
capitolo? Sono aperte le scommesse! XD
Ad ogni
modo, passiamo ai ringraziamenti! :D
Ringrazio
lagartischa
e
annaminho4429
per aver recensito
lo scorso capitolo! <3 <3 Grazie a Blakneco
per aver recensito il capitolo 31 anche se con ritardo! Grazie!
<3
<3
Grazie a
tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite,
le preferite
e le ricordate!
Grazie mille a tutti! <3 <3 <3
Un
grazie speciale alla mia Ninechka,
la mia mogliettina! <3 <3
A
presto! ^^
Kisses!
:*
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Capitolo 34 *** 34. L'hotel dei Kim - Parte I ***
34. L'hotel dei Kim -
Parte I
Gli
occhi vuoti, aridi e stanchi erano fissi su quelle lenzuola fin
troppo familiari. Nere e fluide come acque torbide pronte a celare i
più oscuri segreti come una metafora della vita di Jonghyun.
Era
stato così Jonghyun in vita: un ragazzo riservato,
affascinante ma
che nascondeva terribili segreti che aumentavano le dicerie sul suo
conto. Jonghyun sarebbe diventato un simbolo di quello strano paese
sottoposto a una giurisdizione tutta sua, Jorinde lo sapeva
già. La
sua lapide e la sua storia sarebbero diventati motivo di attrazione
turistica per i più curiosi. Jonghyun era
l'entità della Rosa Blu
come lo era stato Chul Moo prima di lui. La storia del ragazzo senza
cuore, la sua immagine di giovane uomo eterno sarebbero state le
prime cose a venire in mente a chiunque avesse sentito parlare della
Rosa Blu. Sarebbe stato così per tutti ma non per lei.
Jorinde
avrebbe conservato un ricordo diverso di Jonghyun. Il suo Jonghyun
non sarebbe stato quello dalle sembianze fredde e il volto bello come
un principe, il suo Jonghyun era un'altra persona,
il ragazzo
che aveva conosciuto lei sarebbe stato differente da quello impresso
nella mente degli sconosciuti. Il suo Jonghyun aveva il sorriso e gli
occhi brillanti dell'unico quadro che gli avesse mai fatto, aveva il
profumo intenso del vento che soffia alle prime luci dell'alba nelle
mattine d'estate, aveva il respiro caldo come fuoco e una voce che
colorava d'oro il mondo intorno a chi l'ascoltava.
Proprio
mentre credeva di non avere più lacrime da versare, Jorinde
avvertì
delle altre solcarle le guance mentre osservava la sua scura stanza.
Il balcone era aperto e le tende oscillavano sinuosamente e senza
rumore nell'aria sospinte dal caldo vento della sera. A Jorinde
sembrò quasi di udire i suoi passi sul balcone e quasi
s'illuse che
le mani che le stavano toccando le braccia fossero le sue quando con
un sussulto si voltò di scatto. Riconobbe il familiare e
spossato
volto di Jinki che la guardava con apprensione con le mani che le
accarezzavano le braccia.
-
Jorinde, vuoi scendere di sotto? - le chiese in un sussurro.
La
ragazza si voltò di nuovo a osservare la camera vuota, con
il letto
dalle lenzuola lisciate con cura e un groppo le salì in
gola.
-
E' proprio come era lui, vero? - mormorò in un soffio quasi
impercettibile.
Jinki
all'inizio sembrò non capire ma poi guardando la stanza
capì al
volo quello che la rossa stava dicendo.
-
Si, è proprio com'era lui - replicò in risposta.
- Jinki, mi dispiace un sacco per quello che è successo... -
provò a dire la più piccola ma il maggiore la
interruppe abbracciandola da dietro e stringendole le spalle con le
braccia.
- Va bene così - fu l'unica cosa che disse.
Jorinde
si morse un labbro per reprimere il singhiozzo violento che stava per
investirla e afferrò con delicatezza il braccio sinistro di
Jinki.
Minho
nel frattempo si era allontanato dalla cucina e dai pianti infiniti
di Odette che da quando aveva appreso della morte di Jonghyun non
aveva più detto una parola e non faceva che piangere e
fissarsi le
mani per tutto il tempo. Minho si sentiva a pezzi, come tutti e tutto
quello gli sembrava un sogno orribile e irreale. Con le mani in tasca
e lo sguardo basso stava attraversando il corridoio buio e silenzioso
quando a un certo punto alzò lo sguardo nella direzione
dell'atrio
che dava su tre porte e in cui, al centro, stava la nerissima bara di
Jonghyun. Si avvicinò ad essa e guardare il rigido volto di
Jonghyun
gli fece avvertire una fitta allo stomaco. Il soffitto era una cupola
di vetro da cui filtrava la luce lunare che illuminava il viso del
ragazzo. Jonghyun era bello in quell'elegante completo blu che
avevano scelto per farlo seppellire. I capelli sembravano
più
bianchi di come lo fossero mai stati, le labbra erano pallide e le
mani fredde come il ghiaccio. Minho se lo ricordava quando i suoi
colori erano altri, quando i capelli erano scuri, la pelle bronzea e
il viso irregolare ma non scavato come lo era in quel momento. Gli
tornò in mente il loro litigio nelle cucine del palazzo di
Chul Moo,
anni addietro, quando Jonghyun aveva deciso di lasciarsi andare e
Minho questo non poteva sopportarlo, proprio non poteva permetterlo e
allora lo aveva scosso per riavere il suo amico indietro. Peccato che
questa volta Minho non era riuscito a impedirgli di andare via,
l'aveva deciso senza dire niente a nessuno e l'aveva fatto prima che
qualcuno potesse dire o fare qualcosa.
Sorrise
brevemente mentre sentiva le lacrime appannargli la vista. Jonghyun
era stato uno dei suoi pochi veri amici da quando era scappato
dall'orfanotrofio e vederlo morire così presto gli apriva il
cuore
in due. Posò la sua mano su quella del ragazzo e si
chinò su di lui
per lasciargli un bacio sulla fronte.
**
Nessuno
aveva voglia di mangiare niente quella sera, se ne stavano tutti in
silenzio, persi nei loro pensieri. Kibum sedeva sotto la finestra e
ogni tanto domandava a un Taemin sempre più pallido come si
sentisse
e questi gli rispondeva sempre con una sola parola fatta di due o tre
sillabe. Jae Hyun era quello che sapeva mascherare meglio le sue
emozioni nonostante gli occhi lucidi e rossi. Stava affacciato alla
finestra a fumare e ogni tanto gettava un'occhiata ad Odette che
sempre zitta, sedeva al tavolo con Minho che le stringeva un braccio
intorno alle spalle. Jinki scese dal piano superiore insieme a
Jorinde e si unirono a quella per niente allegra combriccola vestita
di nero.
Odette
si alzò poco dopo e farfugliò qualcosa e poi si
mise a bollire
dell'acqua. Kibum si voltò a guardare Jorinde che,
completamente
distrutta, faceva di tutto per trattenere una nuova ondata di
lacrime. Anche il corvino sentì gli occhi pizziccargli ma
allungò
una mano e picchiettò piano la rossa sul braccio che si
voltò
sorpresa. Kibum le sorrise e le sue labbra mute mimarono un "ti
amava davvero" prima di accarezzarle una guancia. La più
piccola rimase colpita dal suo gesto inaspettato, Kibum aveva davvero
un cuore grandissimo. Gli strinse la gamba affettuosamente ma non
disse nulla.
-
Le ragazze nella stanza si sono svegliate? - chiese Jae Hyun gettando
la sigaretta nel portacenere.
- No, ho controllato prima e a esserti sincero mi è sembrato
strano - rispose Taemin.
- E voi? Nessuna notizia di Jiwon e Hyun Soo? - chiese poi rivolto a
Jinki e Minho.
I
due scossero la testa.
-
Credo sia ancora presto. Non abbiamo mai saputo con esattezza quando
tutto sarebbe tornato alla normalità dopo la rottura della
maledizione. Aspettiamo fino a domani mattina - rispose Jinki.
Jorinde
ascoltava tutto come se fosse in una bolla di sapone volante ma poi
improvvisamente la sentì rompersi e le sembrò di
precipitare per
poi ritrovarsi di nuovo su quella sedia accanto a Kibum.
E
se Jonghyun non fosse davvero morto?
No,
impossibile. Ero morto fra le sue braccia, lo avevano visto tutti.
Allora
perchè le ragazze non si erano risvegliate e Jiwon non aveva
recuperato la memoria?
Magari,
come diceva
Jinki, dovevano davvero dare tempo al tempo ma se così non
era? Se
c'era altro sotto?
E
se anche Hye Jin doveva morire perchè la maledizione fosse
completamente spezzata?
Forse
era così.
Mille
pensieri le
passavano per la testa e quell'affollamento nella sua mente doveva
essere visibile attraverso il suo volto perchè si accorse
che Taemin
la stava guardando. La ragazza si guardò intorno ma gli
altri erano
sprofondati nuovamente nei loro pensieri mentre Odette versava
l'acqua nelle tazze. I suoi occhi chiari allora incontrarono di nuovo
lo sguardo cupo di Taemin e le sembrava che la stesse rimproverando
dopo averle letto nel pensiero.
Non
mi fermerai Taemin.
Pensò
allora la
ragazza distogliendo lo sguardo soltanto per accettare la tazza dalle
mani di Odette.
**
Avevano
deciso di
dormire tutti lì quella notte perchè era una casa
troppo grande e
triste per solo tre persone anche se in realtà nessuno
avrebbe
chiuso occhio quella notte. Come potevano dormire dopo quello che era
successo quel giorno? Come potevano dormire quando uno dei loro
migliori amici giaceva in una fredda bara foderata di seta, freddo
come l'inverno mentre loro se ne stavano in quelle enormi stanze dai
grandi letti? No, nessuno avrebbe mai potuto.
Jorinde era nel
letto da qualche ora e fissava il soffitto e il suo affresco nei
minimi dettagli ma il suo cervello nel frattempo lavorava. Ci aveva
pensato su e la sua decisione finale riconfermò le
intenzioni che
aveva già da quando era seduta in cucina. Si alzò
dal letto senza
fare rumore, si vestì, afferrò una molla per i
capelli e uscì in
punta di piedi dalla stanza. Si diresse nello studio di Jonghyun,
aprì il secondo cassetto e prese il pugnale con cui si era
trafitto
e che Jinki aveva riposto di nuovo lì. Poi scese al piano di
sotto e
si diresse alla bara aperta di Jonghyun. Jorinde si fermò
ancora una
volta a guardarlo e si sentì debolissima. Gli
accarezzò i capelli
per un pò e poi prese il pugnale e si tagliò una
piccola ciocca dei
suoi capelli rossi, fece un piccolo nodo e li depose accanto alla
mano di Jonghyun.
La
più piccola si
chinò sul ragazzo e decise di dargli probabilmente l'ultimo
bacio e
così facendo una lacrima calda bagnò la bocca
senza vita del più
grande.
Ormai aveva deciso,
sarebbe andata fino in fondo.
Lasciò l'atrio con
la bara e salì fino al terzo piano dove si fermò
davanti alla porta
che nascondeva al suo interno le ragazze addormentate. In quel
momento si ricordò di non avere la chiave per aprirla.
Dubitava
fortemente
potesse aprire quella porta con una forcina per i capelli qualsiasi.
Una
voce la fece
sobbalzare.
Taemin stava in
piedi nel corridoio con la chiave in mano.
- Taemin! Che ci fai qui? -
- Potrei chiederti la stessa cosa. Vuoi entrare nella stanza, vero? -
- Si. -
- Perchè? -
- A che ti serve saperlo? -
- Non lascerò che tu faccia qualcosa di stupido. -
- Dammi quella chiave Taemin. Non resterò qui con le mani in
mano. -
- Cosa vuoi fare? -
- Uccidere Hye Jin. Morta lei, la maledizione sarà spezzata
per davvero. -
Taemin
sorrise
scettico.
- Credi che sia facile sbarazzarci di lei? Non ci
siamo riusciti noi in sette, cosa pensi di fare tu da sola?! -
- Sola?! Chi ha detto che sarò sola?! -
Taemin
la guardò
perplesso ma poi spostò lo sguardo sulla chiave e infine
sulla
porta.
- Tu sei pazza - sussurrò con un filo di
voce ma un brivido di eccitazione balenò nei suoi occhi.
- Allora me la dai o no questa chiave? -
- E sia ma vengo con te. -
Jorinde
non obiettò
ma prese la chiave che il moro le porse e fece scattare la serratura
della porta. Entrarono in quella paricolare stanza al cui interno,
come sempre, regnava un religioso silenzio. Le ragazze nei cinque
letti dormivano profondamente. La rossa si avvicinò al primo
letto e
rimase sorpresa nel trovarlo vuoto come se in realtà
attendesse
qualcuno, rabbrividì e si allontanò.
Dopodichè Jorinde tirò fuori
il pugnale e iniziò a tagliare gli arbusti che crescevano
intorno al
secondo letto.
Vide Taemin
avvicinarsi a un albero, prendere delle cesoie da dietro a questo e
darsi da fare vicino a un altro letto.
Jorinde
sorrise un
pò, forse per la prima volta dopo qualche giorno. Era bello
sapere
che Taemin era lì con lei.
Quando Jorinde
arrivò a tagliare il fiore sul letto lo tranciò
di netto e poi lo
tagliò nel mezzo per evitare che i suoi poteri soporiferi
potessero
colpirla. Non appena gettò la rosa lontana la ragazza nel
letto si
svegliò di soprassalto e non appena vide Jorinde
lanciò un urlo.
La rossa non l'aveva
mai vista prima, le uniche che conosceva erano Hyun Soo e Valery. Era
molto carina, aveva occhi grandi e un pò rotondi e un
caschetto
castano.
- Non preoccuparti, non voglio farti del male - si
affrettò a dire Jorinde - voglio solo aiutarti. -
La
ragazza la guardò
stralunata poi i suoi occhi caddero su Taemin.
Il
moro sussultò.
- Su Kyung-ah è bello rivederti! - disse
lui leggermente a disagio.
- Stai lontano da me! - esclamò frastornata la ragazza.
- Ma che succede?! - chiese perplessa Jorinde.
- Quel disgraziato mi ha adescato per poi portarmi da quell'altro folle
psicopatico del suo amico Jonghyun! - spiegò con un certo
isterismo Su Kyung.
- Ok, va bene, capisco che non hai un buon ricordo di me ma Jorinde ha
ragione, non vogliamo farti del male! Se ti calmi un attimo, ti
spiegheremo tutto - replicò Taemin.
- Spiegare che cosa? -
Taemin
si voltò e
vide Hyun Soo seduta sul letto guardarlo confusa.
- Hyun Soo! - esclamò Taemin felice -
come stai? - chiese poi avvicinandosi subito al suo letto.
- Taemin come sei...cambiato - disse in un sussurro squadrando il
ragazzo incredula - ma che è successo? -
- E' una storia lunga! - sorrise il moro.
Quando
anche Valery
e l'ultima ragazza, la più piccola di tutte, furono liberate
dal
sortilegio, Jorinde e Taemin raccontarono loro tutto quello che era
successo.
Tutte si sorpresero
di udire della morte di Jonghyun e Hyun Soo se ne rattristò
parecchio. L'ultima cosa che ricordava Hyun Soo era Hye Jin nella sua
stanza che lottava contro di loro e poi il nulla. Fu Taemin a
raccontarle del maleficio e del perchè si trovasse in quel
luogo
adesso.
- Vi chiedo di aiutarmi - disse Jorinde a quel
punto.
- A sconfiggere Hye Jin? - chiese di rimando Valery.
- Si, non posso farcela da sola ma con voi si. -
- Si ma dove troviamo Hye Jin? Non sappiamo dov'è - fece
notare Taemin in quel momento.
Ah,
già. Non
avevano la più pallida idea di dove si trovasse Hye Jin. Non
potevano certamente andare alla ceca. Temeva che se non fossero
riuscite a trovare e uccidere Hye Jin, la cosa si sarebbe ritorta
contro di loro avendo svegliato le ragazze di loro spontanea
volontà.
Jorinde si guardò
intorno preoccupata e non passò molto che la risposta giunse
da
sola. Si udì un lieve scricchiolio e una piccola parte di
terreno
iniziò a franare.
Gli
alberi
iniziarono a sbriciolarsi come se fossero fatti di carta e i due
letti più esterni sprofondarono nella voragine che si stava
creando.
I ragazzi indietreggiarono spaventati.
Anche
le pareti
costituite da ricco fogliame crollarono in modo tale che il cielo
stellato e le montagne in lontananza furono ben visibili al gruppo.
Fu un attimo e poi
tutto cessò.
Rimasero in silenzio
a contemplare la notte.
- La casa si è aperta a metà
- notò Taemin.
- Odette non ne sarà felice ma credo che qualcuno ci stia
indicando la via da percorrere - replicò Jorinde indicando
quello che restava del pavimento e la scia di rose nere che si
susseguivano l'una all'altra e continuavano la loro corsa fuori dalla
tenuta di Jonghyun, nel buio della notte.
- Dite che gli altri si saranno svegliati? - chiese Hyun Soo.
- Forse no, paradossalmente il crollo non ha prodotto nessun rumore -
rispose Valery.
- Dobbiamo fidarci? - chiese Su Kyung guardando con sospetto le rose.
- A me non piace per niente questa storia ma non abbiamo scelta -
sussurrò la più piccola, Han Sul, stringendosi a
Su Kyung.
Era
la più
spaventata di tutti e i suoi capelli rosso fuoco pesavano
probabilemte più di lei tutta intera mentre con occhi
inquieti
squadrava la stanza ormai distrutta.
- Beh Jorinde, io sono con te - disse Taemin a quel
punto.
La
ragazza si voltò
e gli sorrise. Presero un respiro profondo e lo strano gruppo
cominciò a seguire il sentiero di rose nere.
**
Era
vicina. Aveva
sentito la sua voce. Sapeva benissimo che era accanto a lui e gli
sarebbe bastato allungare una mano per afferrarla ma qualcosa glielo
aveva impedito. Poi aveva sentito scendere dentro di sè un
calore
cocente che aveva colpito il cuore con dolore e poi si era esteso nei
suoi arti con velocità disarmante. Aveva poi mosso gli occhi
ma era
tutto buio e davvero troppo silenzioso. Il rintocco dell'orologio fu
come un richiamo familiare. Le palpebre si alleggerirono e si
sollevarono lentamente.
La prima cosa che
vide fu il cielo scuro trapuntato di piccoli diamantini attraverso la
cupola di vetro. Jonghyun si mise a sedere e si accorse di essere in
casa sua. Tuttavia non era nel suo letto o nella sua stanza. Si
trovava in uno degli atrii che si affacciavano su quattro corridoi e
quello non era un letto. Abbassò lo sguardo e quasi non
saltò giù
per lo spavento quando si accorse di aver riposato in una bara.
Poi
ricordò tutto:
Jorinde aveva scoperto la verità, si era arrabbiata, poi era
spuntata dal nulla Hye Jin e lui aveva deciso di sacrificarsi per
liberare tutti dal giogo sotto il quale erano costretti a stare.
Il ricordo dei volti
degli altri stravolti dal dolore lo investirono come una doccia
fredda. Quando cercò di alzarsi avvertì qualcosa
solleticargli la
mano: c'erano dei fili rosso chiaro accanto alle sue dita. Erano i
capelli di Jorinde. Li strinse nella mano e scese giù dalla
bara.
Indeciso su quale corridoio prendere, optò per quello a
sinistra ma
la scena che gli si parò dinnanzi per poco non gli fece
cadere tutti
i capelli. La casa era sventrata, era aperta a metà.
Ho
decisamente
bisogno di spiegazioni.
Pensò
e prima di
fare dietrofront notò un gruppo di persone in lontananza. Ci
avrebbe
pensato dopo, ora doveva scoprire se in casa c'era effettivamente
qualcuno. Intraprese l'altro corridoio e salì le scale di
fretta.
Una volta al secondo piano vide una flebile luce in fondo al
corridoio. Doveva essere una delle lampade a muro, forse qualcuno si
era alzato.
Vide una figura
familiare intenta ad aprire la porta del bagno.
Il
corvino si era
alzato per andare in bagno e non appena sentì il suo nome,
pensò
che se lo stesse immaginando. Insomma, era la sua
voce a
chiamarlo. Non poteva essere vero. Scrollò le spalle.
- Yah, Kibum! Girati! - esclamò la voce
con insistenza.
Il
ragazzo si gelò
sul posto. La sua voce lo stava ancora chiamando.
Voleva che
si girasse ma non poteva essere lui...insomma, Jonghyun era morto.
L'aveva visto con i suoi occhi. Se lo stava sicuramente immaginando,
era tutta suggestione quella...anche se la sua voce era così
vera,
così forte, così reale. Si voltò
lentamente verso sinistra anche
se sapeva già che se ne sarebbe pentito. Quando mise a fuoco
quella
figura poco distante da sè, sgranò gli occhi
terrorizzato.
- MA CHE CAZZO! - urlò balzando di lato
e mollando la maniglia di colpo così forte che la porta
sbattè contro il muro con fracasso.
Il
frastuono aveva
svegliato Odette che si affacciò dalla sua camera con i
capelli
sciolti e non appena vide Jonghyun lanciò un grido
così acuto e
forte che Jonghyun credette di essere diventato sordo. La giovane
donna si portò le mani alla bocca visibilmente shoccata.
- Ma che cazzo è tutto sto casino! -
gridò Minho affacciandosi dalla sua camera e guardando
metà sconvolto e metà preoccupato Kibum e Odette
che invece fissavano un punto davanti a loro.
- Che sono quelle facce?! È per caso entrato un drago in
casa?! - chiese ironico il Choi voltandosi a guardare nella loro
direzione e perdendo dieci anni di vita nel vedere Jonghyun in piedi
davanti a loro.
- Jonghyun! - gridò restando a bocca aperta.
- Avete smesso di urlare tutti?! - chiese seccato Jonghyun al che si
affacciarono dalle loro stanze anche Jinki e Jae Hyun che non ebbero
una reazione migliore degli altri.
- Ecco, appunto - commentò ancora Jonghyun.
- Non è possibile... tu sei morto - mormorò Jinki
strabiliato.
- Non lo so sono, respiro! Sono vivo, non sono un fantasma! Piantatela
di guardarmi in quel modo! - esclamò Jonghyun esasperato.
- Beh scusaci Lazzaro se l'ultima volta che ti abbiamo visto eri morto
stecchito e dentro una bara! - sbottò Kibum rabbrividendo al
ricordo.
- Com'è possibile?! - sussurrò Minho
più a se stesso che a Jonghyun avvicinandoglisi cautamente.
- Non so neanche io esattamente come sia possibile, tutto quello che ho
avvertito prima di svegliarmi sono solo delle sensazioni -
ribattè Jonghyun.
Dopo
essersi
assicurati che non fosse effettivamente un fantasma, decisero di
sedersi nella camera in cui dormiva Kibum.
- Scusate perchè non andiamo in salone?
- provò a proporre Minho.
- Perchè la casa è aperta a metà. A
proposito, sapete niente? - chiese a quel punto Jonghyun - suppongo di
no - aggiunse subito dopo aver visto le loro facce incredule.
- Che significa aperta a metà?! - esclamarono all'unisono
Jae Hyun e Odette.
- Significa che metà casa non esiste più.
Crollata, scomparsa, non avete sentito niente? -
- Assolutamente nulla. -
- Com'è possibile?! Sarà stata Hye Jin?! -
ribattè preoccupato Kibum.
- A che pro? Non le interessavamo più. Perchè
avrebbe dovuto attaccarci?! - osservò ancora Minho.
- Se non vi dispiace, io vado a dare un'occhiata alla casa sventrata.
Cose dell'altro mondo - disse Jae Hyun e si allontanò con
Kibum alle costole.
- Non sarebbe il caso di andare a chiamare Taemin e Jorinde? - chiese
allora Jinki avviandosi fuori dalla porta.
- Attento a quello che dici tesoro. Potrebbe essere un doppio shock per
entrambi... - lo raccomandò Odette pensierosa.
- Allora Jonghyun, a che sensazioni ti riferivi prima? - chiese Minho
ancora leggermente turbato dal fatto che metà casa era
crollata e non si erano accorti di niente.
- Mi sembrava davvero di stare in un'altra dimensione. Non so se fossi
davvero morto oppure no ma era così strano. Poi ho sentito
la presenza di Jorinde...era accanto a me, l'avvertivo. Poco prima di
risvegliarmi, un fortissimo calore si è esteso in tutto il
mio corpo ma non so da dove venisse...non ne ho idea - rispose Jonghyun
come in estasi mentre rifletteva su quello che era successo.
- Molto strano... - borbottò Minho - credi c'entri Hye Jin?
Ho un brutto presentimento. -
- Con il crollo della casa potrebbe darsi ma con il mio risveglio non
penso...che interesse avrebbe avuto nel farlo?! -
Guardò
il profilo
di Minho corrucciato e pensieroso.
- Yah, Minho-goon! Il mio dongsaeng non
è felice di rivedermi? - chiese con un sorriso sornione.
Il
Choi si riscosse.
Sentirono
dei passi
affrettati lungo il corridoio e Jinki si stagliò sulla
porta.
- Taemin e Jorinde non sono in casa! -
comunicò lasciando di stucco i presenti nella camera da
letto.
- Gente abbiamo un problema! La stanza delle ragazze è
sprofondata! - esclamò Jae Hyun arrivando di corsa con Kibum
e quasi sbattendo addosso a Jinki.
Quando
si dice che
le brutte notizie non arrivano mai da sole, forse ci si riferiva a
qualcosa del genere. Jonghyun guardò prima Jinki, dopo Jae
Hyun e
infine Kibum. Poi si ricordò della piccola ciocca di Jorinde
che
aveva riposto in tasca.
Forse aveva una
mezza idea del perchè la casa era sprofondata.
**
Il
sentiero
costeggiato dalle rose era lunghissimo. E se Hye Jin li stava
aspettando? Beh, non potevano fare più niente ormai, la
decisione
era presa e non sarebbero tornati indietro, almeno non lei. Jorinde
stava andando un pò alla cieca. Non sapeva se uccidere Hye
Jin
avrebbe liberato definitivamente tutti dalla maledizione ma il suo
istinto le diceva di agire in quel modo.
- Hai idea di come ucciderla? - chiese Taemin
interrompendo il suo flusso di pensieri.
- Ho portato il pugnale ma a dirla tutta non ho delle idee precise.
Possiamo darle fuoco - rispose la ragazza.
- A parte il modo raggelante in cui hai detto che vuoi dare fuoco a
qualcuno, mi stai dicendo che non hai un piano in mente? -
- Non lo so che cosa potrebbe succedere, è una strega.
Qualsiasi piano potrebbe risultare vano con lei. -
- Si ma andare a farsi spappolare il cervello non è
più utile - commentò Valery.
- Mi state dicendo che stiamo andando lì come tante
pecorelle smarrite? Oh povera me! Che destino infame ci tocca! -
iniziò a piagnucolare Han Sul tirandosi, come un tic
nervoso, le maniche della maglia.
- Oh Santo Cielo, non ti metterai a piangere adesso?! -
sbottò seccata Su Kyung alzando gli occhi al cielo.
- S-Scusa è che è più forte di me!
P-Piango sempre! - singhiozzò la più piccola
copredosi gli occhi con le mani.
- Ma come diavolo hai fatto a sopravvivere a casa di Jonghyun per tutto
il tempo che ci sei rimasta! Ti avrà addormentata prima per
la disperazione! - ribattè sempre Su Kyung.
- Non ricordarmelo! I primi giorni non facevo che piangere e non
mangiavo e bevevo quasi niente, così mi sono disidratata e
hanno dovuto farmi una flebo! -
Su
Kyung ringhiò
qualcosa a mezza voce.
- E poi una volta Jonghyun mi si è
avvicinato ma io avevo così tanta paura che sono svenuta! -
continuò a dire la ragazza senza smettere di piagnucolare.
- Va bene, va bene, basta! - tagliò corto Su Kyung
pattandole nervosamente e distrattamente la schiena.
- Mi ero dimenticato che lagna fosse! Pensa che Jonghyun ha dovuto
addormentarla nel sonno altrimenti temeva che le sarebbe scoppiato il
cuore come a un canarino - borbottò Taemin verso una Hyun
Soo allibita.
Jorinde
ne aveva
piene le tasche. Stavano perdendo tempo prezioso.
- Ok, basta! Statemi a sentire. Magari io non
avrò un piano, non sarò la Van Helsing delle
streghe ma se c'è anche solo una remota
possibilità che Hye Jin paghi per quello che ha fatto io non
me la lascerò scappare. Non permetterò che lei se
ne vada in giro tranquillamente mentre Jonghyun riposa in una bara
gelida, non permetterò che il suo sacrificio cada
nell'oblio, no, non posso permetterlo. Forse voi non avete buoni o
grandi ricordi di lui e non vi biasimo ma c'è sempre stata
una logica dietro ogni sua azione. A volte vi sarà sembrato
un pò duro, a volte spregevole addirittura ma non vi ha mai
fatto del male o sbaglio? Ha sempre cercato di tutelarvi, di darvi
tutto ciò che poteva permettersi. Han Sul, Taemin ha appena
detto che ti ha addormentata nel sonno perchè temeva tu
fossi troppo debole per sopportare uno shock del genere, non
è forse questo un segno di accortezza? Non vi ha lasciate
andare perchè non poteva farlo ma non vi ha mai torto un
capello perchè non era nella sua natura. I primi tempi che
avevo messo piede a casa sua, ero spaventata, arrabbiata, lo
disprezzavo perchè pensavo fosse una specie di mostro che
faceva sparire le ragazze ma poi dietro la sua corazza, ho visto altro
e ho conosciuto un Jonghyun diverso da quello di cui parlava la gente
di questo posto. Lui si è ucciso anche per voi, per darvi
quella libertà che meritate. Io ho intenzione di andare fino
in fondo, non mi fermerò e se voi non vorrete seguirmi lo
stesso...beh, credo che non abbiamo altro da dirci - disse Jorinde
guardando le ragazze una ad una.
Han
Sul la guardava
con occhi sbarrati.
- Vuoi scherzare? Ci hai fatto fare tutta questa
strada e adesso ti aspetti che ritorniamo indietro? Puoi scordartelo,
bambola - disse con un sorrisetto astuto Valery.
- Beh, tu mi hai risvegliato, quindi suppongo che ti devo un favore -
disse Su Kyung scrollando le spalle.
- Beh, io non sono molto coraggiosa però credo sinceramente
che la ragazza destinata a spezzare la maledizione sia tu e mi sembri
davvero molto buona quindi ti aiuterò come posso -
balbettò Han Sul smettendo finalmente di tormentare le
maniche della sua maglia.
Hyun
Soo invece non
aveva distolto gli occhi da Taemin che a sua a volta aveva lo sguardo
puntato su Jorinde. Sorrideva, un sorriso sincero che in pochi
avevano avuto la fortuna di suscitare in Taemin. La bruna si
ricordava come al palazzo di Chul Moo fosse impossibile far
innamorare Taemin e che nessuna ragazza era riuscita a farlo
sorridere in quel modo. Tuttavia notò una nota di amara
tristezza
nei suoi occhi e Hyun Soo capì molto di più in
quel momento di
quanto avrebbe potuto se fosse stata presente in quei mesi.
Jorinde riprese il
cammino rincuorata dall'appoggio delle ragazze e marciò a
passo più
svelto lungo la strada costeggiata dalle rose nere. Mille pensieri
affollavano la sua testa quando, all'improvviso, fu costretta ad
arrestarsi per non sbattere contro la schiena di Taemin. Il ragazzo
si era fermato di colpo e Jorinde stava per chiedergli cosa stesse
succedendo quando egli esclamò: - Però, Hye Jin
si tratta bene! -
La rossa alzò lo
sguardo e vide una grandissima struttura color amaranto, piena di
finistre, balconi e di un lusso sfrenato.
- Che cos'è? - chiese titubante la
più piccola.
- Questo? Oh beh, è uno degli hotel dei Kim. È
l'albergo di Jonghyun - rispose con noncuranza il moro.
La
ragazza credette
potesse cadergli la mandibola davanti a quello spettacolo. Non
immaginava minimamente che gli hotel di Jonghyun potessero avere
quell'aspetto.
Le rose nere
conducevano proprio all'ingresso dell'edificio. L'insegna lucida
recitava " Red Orchid Hotel" proprio sopra le cinque stelle
e Jorinde si sentì attraversare come da centinaia di
fiaccole accese
mentre si chiedeva se i suoi hotel avessero sempre avuto quel nome.
- Scusate mi state dicendo che Hye Jin si
è prenotata una s.p.a? - chiese ironica Su Kyung.
- Io invece sono preoccupata...non mi piace il fatto che si sia
insediata nell'hotel di Jonghyun - mormorò scura in volto
Hyun Soo.
Era
una scelta
singolare effettivamente e magari era lì che li aspettava
con il suo
sorriso beffardo. Non restava altro da fare che varcare quella
soglia.
**
Hye
Jin sedeva nella
sua suite, di fronte alla consolle e guardava con occhi intensi una
fotografia. Aspirava grosse boccate di fumo dalla sigaretta e ogni
tanto chiudeva le pesanti palpebre truccate di nero come a scacciare
qualche ricordo negativo. Ritornava poi sulla foto rovinata e vecchia
che la guardava con espressione statica. Era in bianco e nero e
ritraeva un bel ragazzo con i capelli scuri e probabilmente con occhi
fin troppo chiari. Philippe era stato il suo nome, una volta, Hye Jin
ricordava perfettamente di averlo incontrato durante la grande guerra
a Parigi. Era un uomo distinto, il bravo ragazzo con addosso un buon
profumo e Hye Jin l'aveva amato una volta, forse. Non se lo ricordava
più tanto bene ma sapeva che Philippe aveva ridotto il suo
cuore in
brandelli e l'aveva fatta arrabbiare, così tanto arrabbiare
che la
guerra era diventato l'ultimo dei suoi problemi. Nessuno aveva saputo
più niente di lui, i genitori avevano creduto fosse morto
combattendo ma solo lei sapeva la verità. Philippe era stato
sciocco
e ne aveva pagato le conseguenze.
Spense
il mozzicone
di sigaretta e in quel momento dal camino spento schizzarono fuori
due scintille di fuoco che cadendo sul tappetto, iniziarono a girare
elegantemente su loro stesse fino a quando non presero la forma di
due lunghi e rossissimi serpenti dalle squame lucenti e dagli occhi
come rubini. Sibilarono all'unisono mentre strisciando si
avvicinavano alla loro padrona.
- Le mie piccole creature hanno fatto ritardo -
sussurrò la donna accarezzando le teste dei due rettili che
posavano la loro viscida testa sulla gamba scoperta di lei.
Hye
Jin pronunciò
poi delle parole in una lingua sconosciuta e i due animali dopo aver
sibilato un'ultima volta scomparvero nel nulla con uno suo schiocco
di dita.
- Mi dispiace Chul Moo ma morto anche Jonghyun, il
tuo palazzo non ha più motivo di stare in piedi...fuoco e
fiamme porteranno la nera Morte sulla tua casa - sentenziò
la strega sorridendo mentre si accendeva un'altra sigaretta.
Il
suo sguardo
ricadde sulla superficie piana della consolle e poi di nuovo sulla
foto.
- Non guardarmi così Phil, dovresti
conoscermi adesso - sibilò e rinchiudendo la foto in un
cassetto con malagrazia si alzò e si diresse sul balcone.
Salve
bella gente!
<3
Si, lo so, sono in
un ritardo da fare schifo ma abbiate un pò di
pietà per me. Ho
avuto un sacco di cose da fare! Comunque, ho deciso di dividere il
finale in due parti altrimenti usciva una roba chilometrica che manco
l'Antico Testamento quindi, questo, ovviamente, non sarà
l'ultimo
capitolo ma il penultimo e ho in serbo una piccola sorpresina per
voi... * rullo di tamburi *
... Ci sarà un altro capitolo speciale che
fungerà da epilogo! * urla di folle in giubilo *
Scherzi a parte,
spero che l'idea vi faccia piacere! ^^
Anyway, vi è
piaciuto il capitolo? Vi aspettavate che Jonghyun non fosse realmente
morto? Vi aspettavate che gli eventi avrebbero preso questa piega? E
che Hye Jin ha forse amato un uomo una volta? Insomma, fatemi sapere
cosa ne pensate! ^^
Per il prossimo
capitolo vi prometto che non dovrete aspettare otto secoli e mezzo,
cercherò di postarlo il prima possibile (questa volta
davvero XD) e
vorrei concludere la storia prima di Natale!
Ad ogni modo,
lasciate ora che vi ringrazi con immenso piacere, come sempre. Grazie
a MinMin,
annaminho4429
e lagartischa
per aver recensito
lo scorso capitolo! Grazie infinite! <3 <3 <3
Grazie a tutti
coloro che hanno inserito la storia fra le preferite,
le ricordate
e le seguite!
Grazie a tutti! <3 <3 Un grazie decoroso e sempre
speciale a
Ninechka
che come al solito mi
supporta e legge il capitolo in anteprima! <3 E soprattutto
facciamole tanti auguri perchè il 9 oltre a essere il
compleanno del
nostro carssimo Minho è stato anche il suo, non a caso
è il suo
ultimate bias! XD Thank you wifey! <3
P.s. Fatemi sapere se notate che la scrittura di questo capitolo
è diversa dai precedenti perchè ho avuto qualche
problema con il programma. ^^
E non mi resta altro
di dire se non: a presto! ^^
Kisses! :*
|
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Capitolo 35 *** 35. L'hotel dei Kim - parte II ***
35. L'hotel dei Kim -
parte II
Jorinde
aveva provato molte
volte paura. È un emozione che accompagna l'essere umano fin
da
bambino sotto ogni aspetto e forma. Aveva avuto paura dell'uomo nero
quando era piccola, dei mostri, poi aveva avuto paura di restare sola
a casa, dell'interrogazione e del compito in classe. Aveva avuto
paura di Jonghyun la prima volta che l'aveva visto ma quel tipo di
paura che le stava facendo venire la pelle d'oca e rizzare i capelli
dietro la nuca, era una paura che che non aveva mai provato prima.
Paura di Hye Jin certo, ma anche paura dell'ignoto, di non sapere
cosa sarebbe successo, se sarebbe uscita viva da lì. Se si
fosse
soffermata a pensarci troppo, le sarebbe venuto un attacco di panico
probabilmente. Tuttavia non poteva più tirarsi indietro,
stava
camminando fra i corridoi del lussuoso albergo di Jonghyun e sembrava
che tutti stessero trattenendo il respiro. Gettò un'occhiata
alle
ragazze e a Taemin e si chiese se anche loro provavano la sua stessa
sensazione, se anche loro avvertivano quel sottile e piccolo
serpentello fatto di brividi e scosse strisciare sotto l'epidermide e
viaggiare senza sosta da una parte all'altra lasciando piccoli bozzi
al suo passaggio.
Era spaventata e non sapeva
che cosa avrebbe fatto ma Jonghyun era più forte di tutto.
Il
pensiero di Jonghyun era più forte di qualsiasi cosa. La sua
immagine, la sua figura che si rifiutava di diventare già
ricordo
aveva gli occhi penetranti puntati sulla sua schiena. La guardava
insistentemente e Jorinde sapeva perchè.
Hye Jin non l'avrebbe
passata liscia, non avrebbe più fatto male a nessuno.
L'hotel era deserto,
dormivano tutti a quell'ora, e il fatto che quindi tutte le porte
delle stanze erano chiuse e ora avevano davanti agli occhi l'unica
aperta in tutto l'albergo, era inquietante.
- Che
si fa? - chiese Hyun Soo che non avrebbe mai voluto rivedere Hye Jin e
invece era lì, alle due di notte, in un albergo a darle la
caccia.
- Si cerca di non morire - rispose Jorinde.
- Se non dovessimo farcela...sapranno che almeno ci abbiamo provato -
mormorò a voce bassa Su Kyung.
Poi
Jorinde ebbe un'idea
stravagante, un'idea rischiosa da mettere in atto ma seppe di dover
provare.
-
Qualsiasi cosa succederà lì dentro, reggetemi il
gioco -
- Che vuoi fare? - chiese Taemin.
- Giocarmela in tutti i modi - rispose la rossa.
Il moro
la guardò ma sapeva
che non era più tempo per le domande, non c'era
più tempo per
niente. Dovevano fidarsi a scatola chiusa, non avevano altra scelta.
Entrarono nella stanza e non
seppero neanche loro come, le loro gambe si erano mosse in
automatico. La camera in cui si trovavano era di un bel rosso, con un
grande letto a baldacchino e un tappeto persiano alla parete. Uno
speziato profumo di incenso investì il gruppetto. Jorinde
arricciò
il naso sperando che quell'odore nauseabondo non le desse alla testa.
Le
ragazze alzarono lo
sguardo verso le porte del balcone spalancato e videro Hye Jin al
centro, poggiata contro la ringhiera. I capelli scuri erano mossi dal
leggero vento della notte, il suo corpo ambrato era avvolto da un
vestito liscio di seta che la faceva sembrare ancora di più
un
serpente.
-
Anzi, ti aspettavo - si corresse la strega.
I suoi
occhi indugiarono sui
volti delle ragazze che l'accompagnavano, poi su quello di Taemin e
infine si fermarono su Jorinde.
- Non
immaginavo che avresti avuto compagnia durante il viaggio - disse Hye
Jin - avevo avvertito che ti stavi avvicinando ma non pensavo che il
bel Taemin e le altre ragazze sarebbero stati dei tuoi...-
Jorinde
si rincuorò un po',
la presenza delle altre l'aveva colta di sorpresa, non se
l'aspettava ma la rossa le aveva portate con sè proprio per
quel motivo.
-
Però non importa. Jorinde perchè sei qui? -
chiese con lentezza la strega.
- Perchè non ho altro luogo dove andare. È
l'unico posto in cui ho avvertito il bisogno di recarmi. -
- Tu vuoi uccidermi - sentenziò la donna rientrando in
camera.
Jorinde
sentiva il suo
sguardo addosso anche se in quel momento non la stava guardando, era
una sensazione spiacevole che ti faceva desiderare di dartela a
gambe.
Hye Jin
sorrise mentre
passava le sue lunghe dita sui portaincenso di metallo che si
accendevano di colpo, da soli.
Taemin guardava Jorinde
preoccupato.
- Sei
arrabbiata, ferita e triste. È per questo che desideri la
mia morte. Ti ho portato via Jonghyun e vuoi che io muoia ora. -
- Si, lo voglio - sibilò Jorinde incantata dai suoi gesti.
- E' una storia vecchia questa - mormorò Hye Jin alzando lo
sguardo su Taemin - Amore e coraggio...tradimento e dolore, passione e
vendetta - e spostò i suoi occhi su Jorinde.
- Si potrebbero scrivere mille libri con questi temi e tutti con
personaggi e trame diverse - riprese la strega - tuttavia
c'è un quesito alla base di tutto ed è il
seguente: ne vale davvero la pena? -
- Se è a me che lo stai chiedendo allora risparmia il fiato
perchè è una domanda del tutto inutile -
replicò la rossa aggressiva.
- Ora che sei annebbiata dal dolore, vorrai dire. Jorinde,
perchè vendicare un uomo che non ti ha mai amato davvero?
Perchè gettare la tua vita alle ortiche per chi non se lo
meritava quando era in vita e non se lo merita ora che è
morto? -
- Tu non conoscevi davvero Jonghyun, lui mi amava -
- E' qui che ti sbagli. Conosco Jonghyun da molto più tempo
di te e non era il tipo di uomo che una sognatrice come te pensa che
fosse. Taemin lo sa meglio di me. -
- Mente, Didi. Jonghyun è uno dei miei migliori amici e lo
stesso ragazzo che hai visto tu era quello che ho sempre conosciuto io!
- esclamò il moro.
- Colui che muore appare sempre migliore ai nostri occhi, le sue
qualità diventano più numerose e limpide una
volta che non c'è più. Quando io ho conosciuto
Jonghyun era borioso e sfacciato, giocava a fare il re fra i principi e
diciamoci anche che poteva permetterselo. È sempre stato
molto bello e dotato di grande fascino. Ha sempre giocato con i
sentimenti delle persone anche quando il suo cuore apparteneva ancora
ad altri. Ha sempre sfogato le sue voglie con chi voleva lui
utilizzando il corpo degli altri come contenitori. Sai quante ragazze
come te ha messo nel sacco al palazzo di Chul Moo? Sai quante hanno
portato i segni delle sue voglie sfrenate anche per soltanto una notte?
Sai quante si sono aggrappate alla sua schiena e ai suoi fianchi
credendosi eterne sotto la luna? Potrei stare qui ad elencarle ma
secondo me Taemin ricorda tutti i loro nomi e i loro cuori
spezzati...d'altronde era un vizio non estraneo neanche a lui -
sibilò Hye Jin squadrando la ragazza per carpire la sua
reazione.
- Non è come dice Jorinde...- provò a dire Taemin.
- Vuoi davvero negare la verità? - lo incalzò la
strega.
- No, sarò sincero. Ha avuto un sacco di avventure Jonghyun
al palazzo ma era per lui un periodo difficile, di cambiamento, e non
era peggiore di nessuno lì dentro ma sicuramente migliore di
lei. Jonghyun amava Kibum e questo lo sai già, gli
è sempre stato fedele. Jonghyun è sempre stato
sincero e non ha mai voluto ferire nessuno intenzionalmente...tanto
meno te. Ti ha detto che ti amava ed era la verità -
spiegò Taemin rivolto a Jorinde.
- Verità. Ma per favore, aveva bisogno
di te così come aveva bisogno delle ragazze che ti hanno
accompagnata qui oggi. Il suo grande amore era Kibum. Ha sfruttato
ognuna di voi come meglio poteva e quando ha capito che non gli eravate
utili vi ha rottamato. È questo l'uomo per cui sei qui oggi?
Un bugiardo, malizioso, sfruttatore, borioso ragazzo? -
Jorinde
sentì il sangue
ribollirle nelle vene ma prima che potesse aprire bocca, qualcun
altro lo fece per lei.
L'attenzione
della strega si
concentrò sulla ragazza.
- Non
so cos'è successo in questi anni in cui sono stata
addormentata, non conosco i dettagli ma una cosa la so. Conoscevo
Jonghyun, era una persona amabile. È vero, aveva dei
difetti! Faceva sgolare Odette che desiderava soltanto che si
riprendesse dalla rottura con Kibum, era testardo e non aveva un
temperamento facile. Ma andiamo, chi è che può
dire con assoluta certezza di avere un carattere semplice? Nessuno.
Quello che questa donna, questa strega, questa persona
sta descrivendo è il dipinto di un uomo mortale, comune, con
i suoi pregi e i suoi difetti...non sta parlando di un mostro che vuole
che tu, Jorinde, veda. -
- Hai ragione Hyun Soo ma non c'è peggior mostro dell'uomo.
Gli uomini sono inetti, sono malvagi, sono superficiali. Jonghyun non
ha mai amato Jorinde, come non ha mai amato nessuna delle ragazze alle
tue spalle. Aveva bisogno di loro e le ha sfruttate, cercava soltanto
quella giusta che le permettesse di ritornare da Kibum. Se non fosse
stato così vigliacco da togliersi la vita, sarebbe tornato
dal suo grande amore e tanti saluti al piccolo pettirosso del
Niedersachsen - replicò con cattiveria Hye Jin.
- Vigliacco? Non è stata la vigliaccheria a portare il
pugnale a conficcarsi nel suo torace - ribattè accaldata
Jorinde.
- Ah no? Tu come lo chiami? -
- Coraggio, amore, dedizione. Scegli pure il tuo. -
Hye Jin
rise divertita
lasciandosi cadere sul divanetto lì di fianco.
-
Senti un po', io ne ho altri da suggerirti: paura, viltà,
sofferenza. Scegli fra questi piuttosto. Vedi tesoro, a Jonghyun
è mancato il coraggio di fare una scelta, è
mancato il coraggio di dirti in faccia la verità! Non ha
avuto il fegato di sbatterti in faccia quanto in realtà
fosse menefreghista, quanto poco gli importasse di te e che sarebbe
ritornato da Kibum a gambe levate non appena tu avresti fatto il tuo
dovere - replicò con un terribile sussurro la strega.
- E' impossibile quello che dici! É vero che Jorinde si
sarebbe dovuta innamorare di Jonghyun per spezzare la maledizione ma
lui avrebbe dovuto ricambiare altrimenti non avrebbe funzionato! -
esclamò Valery indignata.
- E infatti non ha funzionato! Jonghyun ha preferito ammazzarsi
piuttosto che affrontare la situazione -
- Lascia perdere Valery, lei non può capire -
mormorò Jorinde con un sorrisetto.
- Cosa? Tutte quelle baggianate sul vero amore che io non conosco? Oh
quanto ti sbagli! - ribattè Hye Jin.
- Oh no, non quello! Non puoi capire perchè non sai - disse
la rossa semplicemente.
- Non so cosa? -
Hye Jin
scrutava Jorinde che
ostentava sicurezza. Cosa stava macchinando quella smorfiosa?
- Che
hai perso - rispose Jorinde con un'alzata di spalle.
- Che accidenti stai blaterando? Il dolore ti ha mandato in pappa il
cervello?! -
- No, assolutamente! Sto solo dicendo che hai perso perchè
Jonghyun non è morto - affermò con totale
certezza.
Taemin
e le ragazze
dovettero fare appello a tutta la loro forza di volontà per
controllare le loro espressioni davanti a quelle parole.
“Reggetemi
il gioco” aveva detto Jorinde ma nessuno immaginava fosse una
cosa
del genere.
Hye Jin scoprì i denti
candidi in un sorriso.
-
Vuoi prendermi in giro? - chiese alzandosi in piedi e iniziando a
camminare intorno a loro come un leone con la preda.
Stavano
rischiando ma
Jorinde non aveva pensato a niente di meglio. Doveva bluffare.
- No,
è la verità. -
- Non mi piace quando gli altri si credono più furbi di me.
Stai mentendo ragazza. -
- Che c'è, hai paura? Non ti sto mentendo e se tu non
provassi così tanto terrore, ti accorgeresti che sto dicendo
il vero. Jonghyun non è morto, era tutta una messa in scena,
è quello che ti abbiamo fatto credere! -
- Bugiarda! -
- Oh no, ti sta dicendo la verità! È stato
Jonghyun a risvegliarci! Non credevamo ai nostri occhi neanche noi
eppure eccoci qua! - disse Su Kyung con un sorriso.
Un
baluginio sinistro
attraversò gli occhi di Hye Jin mentre la sua aria da
trionfo
cominciava a vacillare.
-
Vedi, io so che lui mi ama perchè è stato proprio
lui a ripetermelo prima che venissi qui - disse Jorinde.
- Smettetela di fingere. Avete parlato di lui al passato, Jonghyun
è morto, state soltanto cercando di confondermi! -
strillò la strega.
- Soltanto perchè non volevamo scoprire subito la nostra
carta...siamo previdenti - ribattè Taemin con un sorriso
sornione - è finita, Hye Jin. Non potrai più
manipolarmi, non potrai più fare del male a nessuno. -
Hye Jin
indietreggiò di
qualche passo ma poi si arrestò.
- Se
davvero lui è vivo perchè non è qui
con voi a combattere contro di me? Mi teme così tanto da
nascondersi dietro di voi? Oppure è già all'altro
mondo e voi state inventando un mucchio di frottole?! - disse
recuperando un po' di colore in volto.
- Paura di te? Non credo ne abbia mai avuta. Arriverà, sta
arrivando - rispose Jorinde a testa alta.
Taemin
si chiese come
diavolo facesse a mentire così bene. Vero era che aveva
fregato
tutti in libreria e nessuno, a parte Kibum, era venuto a conoscenza
della cosa se non dopo molto tempo. Tuttavia, aveva capito
perfettamente cosa stava cercando di fare Jorinde. Era un piano furbo
ma pericoloso. Voleva spaventare Hye Jin, confonderla e indebolirla
in modo da avere vita più facile nel momento in cui avrebbe
tentato
di ucciderla ma se la strega scopriva la realtà erano belli
che
morti. Il problema ora era cosa avrebbero risposto alla strega nel
momento in cui Jonghyun non si sarebbe presentato, cosa sicura al
cento per cento.
- Sta
arrivando? Bene vuol dire che resteremo qui ad aspettare Jonghyun,
uccidervi tutti insieme sarà più d'effetto -
disse con una smorfia la donna - nel frattempo potremo parlare
dell'incendio che adesso sta divampando al palazzo di Chul Moo! Non
avete notato quei caldi bagliori in lontananza? - chiese subito dopo
indicando fuori dal balcone.
Jorinde
girò il collo così
velocemente che quasi non le cadde la testa a terra.
Non l'avevano notato, non se
n'erano accorti. Subito pensò a Yoora e il suo primo
pensiero fu
quello di correre da lei ma sapeva di non potersi muovere.
- Sei
stata tu! Come, come hai potuto?! - ringhiò la rossa fuori
di sé.
Hye Jin
aveva recuperato la
sua aria vittoriosa. Aveva mandato lì i suoi serpenti di
fuoco
qualche ora prima e a causa della visita di quei seccatori, se n'era
quasi dimenticata.
- Ti
piace? È una cosa che ho pensato su due piedi! Non era
premeditato! - replicò divertita Hye Jin.
Erano
tutti pietrificati
dall'orrore mentre quella terribile creatura sembrava entusiasta
della cosa.
- Tu
sei un mostro! Aspetta e - gridò Jorinde ma fu interrotta
dalla donna.
- E cosa? Voi e Jonghyun mi darete una lezione? A
proposito dov'è? È in ritardo per il
tè - la schernì Hye Jin.
-
Proprio dietro di te - sussurrò la voce di chi mai nessuno
di loro avrebbe pensato di risentire più.
Taemin
non credeva ai suoi
occhi.
Sulla soglia della camera
stava Jonghyun, vivo e vegeto.
Han Sul
e Su Kyung erano
sbigottite mentre Jorinde avvertì le gambe diventare molli.
Jonghyun
era vivo, vivo davvero. Era davanti a loro.
Jonghyun
le regalò il più
bel sorriso di sempre.
In quel momento si accorsero
che era solo, gli altri non l'avevano accompagnato.
-
Hyung...sei solo? Gli altri? - chiese Taemin confuso.
- Volevano venire con me ma ho preferito che andassero al palazzo di
Chul Moo per dare una mano con l'incendio! E poi il problema principale
sono io, quindi è giusto che sia venuto qui da solo -
rispose Jonghyun tranquillamente.
Poi si
voltò verso Hye Jin
che si era visibilmente allontanata da loro. Il viso scuro contratto
in una smorfia.
- Non
è possibile! Tu sei morto, ti ho visto morire davanti ai
miei occhi, non puoi essere qui ora! - strillò fuori di
sé.
- Fa piacere anche a me rivederti Hye Jin! - la schernì il
ragazzo.
- Non può essere vero! Deve esserci un errore! -
- Si, il tuo! Ci hai sottovalutati, hai pensato di poterci vincere con
le tue arti ma non c'è arte che tenga di fronte al forte
sentimento che unisce noi tutti. Hai perso, rassegnati. -
Hye Jin
sorrise.
- Io
non perdo mai Jjong, dovresti saperlo - disse con voce melliflua.
- Sai già che hai perso, stai solo fingendo. Non avevi messo
in conto che Jorinde mi ama e che io amo lei. L'incantesimo si
è spezzato, fine dei giochi. -
- Non è finita finchè non lo ordino io e io posso
farvi fare quello che voglio. -
- No, non puoi perchè tu non sei mai stata in grado di
capirci o magari non lo sei più. Il problema è
che tu non sai amare. Ciò che c'è fra me e
Jorinde mi ha tratto in salvo, l'affetto dei miei amici mi ha aiutato a
resistere a te e alla tua maledizione ma tu non riesci a comprendere
perchè non sai cosa voglia dire. Hai perso dall'inizio
perchè hai sottovalutato i sentimenti umani non riuscendo a
capire quanto profondi possano essere - replicò Jonghyun
freddo.
- No, tu non puoi sfuggirmi. Tu, che hai i suoi
occhi, non puoi vincere. Tu mi appartieni, sei mio di diritto - disse
con voce mortifera Hye Jin.
- Non lo sono mai stato - ribattè con pacatezza il biondo
fissando con sguardo glaciale la donna.
- Tu...non...devi...NON GUARDARMI CON I SUOI MALEDETTISSIMI OCCHI -
gridò la strega con voce scossa mentre indietreggiava
addossandosi alla parete come si sentisse attaccata da una forza
invisibile.
- Non so di chi tu stia parlando ma è evidente che stai
delirando. Non puoi combatterci Hye Jin - disse Jonghyun con
naturalezza.
- Stai zitto! - esclamò con forza la strega.
- E' stata lei a impedirmi di morire adesso. È stata Jorinde
a farmi capire che non sei invincibile perchè,
semplicemente, io ho quello che tu non potrai più avere -
continuò a dire il ragazzo afferrando delicatamente il polso
di Jorinde.
Hye Jin
aveva smesso di
guardarlo in faccia. Aveva la testa abbassata e i lunghi capelli neri
ricadevano lisci ai lati. Non disse nulla ma le pareti iniziarono a
tremare, il letto presente nella stanza a traballare, i mobili si
scuotevano con tanta forza da spostarsi, gli oggetti presenti su di
essi iniziarono a cadere con fracasso.
Il
ragazzo le accarezzò il
dorso della mano con il dito per cercare di tranquillizzarla.
Han Sul si strinse a Su
Kyung e Hyun Soo si avvicinò a Taemin e Valery.
- Il
tuo errore è stato incontrare me...il destino ha scelto per
te la via del dolore nel momento in cui ha deciso di fare incrociare le
nostre vite - sibilò Hye Jin con una voce capace di far
rizzare i capelli in testa a chiunque l'avesse udita.
Sollevò
il capo da chinato
che era e Han Sul lanciò un urlo non appena vide la
trasformazione
sul suo volto. Era scavata, gli zigomi in rilievo la facevano
somigliare a un cobra, la pelle sembrava tirata al massimo e gli
occhi sporgenti si stavano tingendo completamente di nero, un nero
intenso che copriva la pupilla e la sclera*. Era come guardare in due
enormi buchi neri.
-
Credo che a te sia andata peggio, sai? Devo aver risvegliato spiacevoli
ricordi in te... - replicò Jonghyun mantenendo una calma
innaturale.
Le
porte del balcone
iniziarono a sbattere con violenza, così tanto che
comparvero delle
crepe sui muri.
-
Chiuderai il becco quando ti avrò strappato gli occhi con le
mani e il sangue ti sarà arrivato alla gola -
ringhiò Hye Jin mentre le lampadine del grande lampadario
sopra di loro scoppiavano una dopo l'altra.
- Come desideri ma sono io quello che vuoi, lascia stare gli altri. -
- Moriranno Jonghyun e tu li vedrai morire - sussurrò con un
sorriso dalle labbra livide Hye Jin.
- Non hai ucciso me, non ucciderai loro. -
Lo
specchio appeso al muro
cadde a terra e si frantumò.
In
quell'istante il
pavimento iniziò a tremare e le mattonelle si ricoprirono di
acqua
mentre dai muri una ripugnante melma scura scendeva velocemente.
-
Vuoi far crollare l'intero hotel? Fai pure ma non sarai niente di meno
di una bambina che fa i capricci perchè non sa accettare la
sconfitta. L'amore di Jorinde si è propagato come un veleno
dentro di te e come un infuso benefico dentro di me. Fare
così tanto rumore non farà altro che portarti
alla fossa. Arrenditi adesso - disse Jonghyun convinto delle sue parole.
- Stolto, non ci sarà vita dopo una maledizione come la mia!
Morrai infine - gridò la strega.
- Stai mentendo. Non hai più carte da giocare! -
Alle
sue parole la melma che
aveva ormai raggiunto il pavimento, creò un vortice al
centro della
stanza. I ragazzi furono svelti a spostarsi ma non Valery che
inciampò e cadde a terra con uno strillo mentre il vortice
cercava
di trascinarla verso il basso ma Taemin fu rapido e
l'afferrò per le
braccia.
-
Aspetta, ti tiro fuori di qui! - esclamò tirandola per le
braccia.
Hyun
Soo invece afferrò una grossa scheggia di vetro da terra e
si gettò su Hye Jin colpendola
nell'occhio destro nel tentativo di indebolire i suoi poteri visivi.
La strega urlò dal dolore
mentre la ragazza veniva sbalzata via contro lo stipite della porta.
Dall'occhio nero di Hye Jin
scorreva un inquietante sangue scuro.
-
Jonghyun non puoi sfuggirmi, ovunque tu andrai, io ti
troverò e sarai mio. Il tuo destino è segnato -
disse la strega.
- Ti ucciderò a mani nude se oserai toccarlo! -
ringhiò Jorinde.
- Non sarai tu a decidere cosa ne sarà di me. Hai perso,
forse per la prima volta in tutta la vita. Il mio cuore appartiene a
qualcun altro, è il momento che te ne faccia una ragione -
sussurrò Jonghyun.
- Hye Jin non perde mai. Non vuoi arrenderti a me? Bene, allora perirai
per primo. Forse la mia fine è vicina come dici ma tu verrai
via con me. Muori Jonghyun e tu piccola stupida ragazzina lo guarderai
morire insieme ai tuoi idioti compagni di giochi! - gridò
Hye Jin e scattò in avanti velocemente mentre la sua persona
sprigionava tutt'intorno forze raccapriccianti. Invisibili sensazioni
di malessere, paura, sofferenza inumana, cattiveria.
Jonghyun
non ebbe il tempo
di pensare a niente perchè successe tutto in un attimo. Hye
Jin si
arrestò di colpo a qualche centimetro dalla sua faccia e fra
di
loro, compressa, stava Jorinde. I suoi capelli rossi gli
solleticavano il mento. Il biondo aveva sentito Taemin e le ragazze
urlare e prima che avesse realizzato ciò che davvero era
accaduto,
la rossa si era frapposta fra loro. Jonghyun disperato
abbracciò la
ragazza da dietro e si allontanò di qualche passo,
spaventato dal
fatto che la rossa avrebbe potuto commettere qualche follia. Tuttavia
con sua enorme sorpresa, Jorinde era sana e integra mentre Hye Jin
era immobile con il pugnale del padre di Kibum conficcato nel petto,
all'altezza del cuore. La rossa aveva solo un taglio sul palmo della
mano ma per il resto non aveva riportato altre ferite.
Tutti trattenevano il
respiro increduli. Jorinde, non appena aveva visto Hye Jin scagliarsi
contro Jonghyun, aveva velocemente sfilato il pugnale dal fodero
tagliandosi anche il palmo della mano per la fretta e si era
frapposta fra i due colpendo a morte la donna.
La strega abbassò gli occhi
sull'elsa che spuntava fuori dal suo petto.
Lei,
Hye Jin, una strega
brillante, messa al tappeto da una ragazza comune.
Perfino lei era incredula
mentre spostava gli occhi da Jorinde a Jonghyun e poi li riabbassava
sul petto ferito. Respirava a fatica mentre avvertiva i suoi poteri
disperdersi.
- Te
l'avevo detto che se l'avessi toccato ti avrei ucciso - disse la rossa
con voce bassa.
- Questo...questo non è reale. Non è possibile...
tu non puoi averlo fatto - bofonchiò Hye Jin confusa.
- Io non ho fatto proprio niente. Il legame che mi unisce a Jonghyun ha
fatto tutto, quello è soltanto un pugnale. Vedi, Jonghyun ha
ragione, tu non sai amare ed è per questo che non ti sei
accorta che fra me e lui c'era davvero qualcosa di importante, hai
preso sottogamba tutta questa storia dei sentimenti. Ti eri fatta
un'idea sbagliata di Jonghyun. Non è il tipo di uomo che tu
credevi fosse ma è il tipo di uomo che è e che io
amo con i suoi pregi e difetti. Si, io amo Jonghyun più
della mia vita stessa ed ero pronta a tutto per lui anche dopo averlo
visto morire. E poi hai fatto un altro errore: hai pensato che Jonghyun
si fosse tolto la vita per vigliaccheria ma è stato l'amore
a muoverlo. Vedi, lui non è in grado di uccidere nessuno
tanto meno me che ama. Ha preferito uccidere se stesso per liberare me
e gli altri dal peso della maledizione. Hai sbagliato tutto Hye Jin,
è finita - disse Jorinde guardando la strega senza timore.
- La maledizione si è spezzata nel momento in cui Jorinde
non si è arresa davanti a quello che è successo,
nel momento in cui il suo amore è andato oltre tutto e
tutti. Hai perso ancora prima che te ne accorgessi - aggiunse Jonghyun.
Hye
Jin, in ginocchio,
ascoltava quelle parole in modo meccanico e a poco a poco sembrava
assottigliarsi e prosciugarsi.
Il suo occhio sinistro tornò
lentamente al suo stato originario, il nero lasciò il posto
al
bianco e alla pupilla con la sua iride mentre l'occhio ferito da Hyun
Soo non subì cambiamenti.
Guardava entrambi
rintronata, confusa.
Abbassò gli occhi sul
pugnale infilzato nel suo cuore e con mano tremante sembrava quasi
volesse sfiorarne l'elsa ma poi non lo fece e rialzò gli
occhi su
Jorinde.
Jonghyun
prese la mano di
Jorinde senza dire niente e la strinse forte.
Hye Jin si guardava intorno
confusa. Aveva perso. Erano riusciti davvero a spezzare la
maledizione, Hye Jin lo avvertiva ora nelle ossa deboli, nel sangue,
lo avvertiva in quel cuore raggrinzito che soffriva trafitto dal
pugnale.
Riconobbe ciò che pensava
di aver dimenticato. Rivide in quelle due mani congiunte ciò
che
credeva non avrebbe più rivisto.
Era finita, finita per
davvero questa volta.
Sarebbe scomparsa per
sempre, andata via. Sperava soltanto di rivedere lui, per l'ultima
volta.
La strega guardò Jonghyun
intensamente e un velo le passò davanti agli occhi mentre
alzando
una mano nella sua direzione pronunciava per l'ultima volta il suo
nome.
Poi
davanti allo sguardo
strabiliato dei presenti, Hye Jin chiuse gli occhi e divenne
nient'altro che polvere. L'elsa ricadde a terra con un tintinnio,
tuttavia senza lama. Il silenzio regnava nella stanza mentre la
temibile Hye Jin andava via per sempre.
- E'
morta sul serio... - mormorò Valery attonita.
- Ce l'avete fatta! Hye Jin è morta! - esclamò
Taemin sfoderando un sorriso.
Jorinde
si voltò verso
Jonghyun per festeggiare con lui ma il ragazzo diede in un urlo e si
accasciò sulle ginocchia.
In un
attimo tutti gli
furono attorno preoccupati ma il ragazzo non rispose. Stringeva la
mano di Jorinde così tanto da farle male ma nessuno poteva
capire
cosa stava succedendo in quel momento.
Il suo cuore aveva fatto una
capriola. Lo sentiva battere con forza, con vigore dentro la sua
cassa toracica. Era stato così improvviso da fare male. Era
come
ritornare a nascere, come se una mano gli avesse stretto il cuore.
I ragazzi stavano per
disperarsi ma poi un avvenimento spettacolare si svolse sotto i loro
occhi. I capelli di Jonghyun da argentati che erano cominciarono a
scurirsi fino ad assumere un colorito castano scuro mentre la sua
pelle recuperava qualche tono e il suo volto rinvigoriva come se una
nuova energia si sprigionasse dentro di lui. Jonghyun respirava
velocemente, il suo petto si alzava e si abbassava con forza.
Il ragazzo prese poi la mano
di Jorinde e la posò all'altezza del cuore.
-
Batte per te. Batte grazie a te, solo per te - disse prima che un nuovo
grande sorriso gli si dipingesse sulle labbra.
Jorinde
avrebbe voluto
gridare e piangere per la gioia ma riuscì soltanto a
sorridergli di
rimando e a saltargli al collo per stringerlo forte a sé.
Jonghyun fece fatica a
staccarla da sé e quando ci riuscì le
rubò un bacio senza riuscire
a trattenersi.
Quando
uscirono fuori
dall'hotel, il sole era appena sorto e sotto la luce rosea-dorata
dell'alba si accorsero che le rose nere che avevano indicato loro la
via per trovare Hye Jin, si erano ora colorate di rosso, rosa, bianco
e oro.
Hyun Soo camminava a cuor
leggero costeggiando la scia di fiori e si stava chinando per
raccoglierne uno quando i suoi occhi individuarono in lontananza un
gruppetto di persone familiari. All'inizio non voleva crederci, si
alzò in piedi, con le gambe che le tremavano e
fissò quei ragazzi
che si avvicinavano sempre di più. La gola le divenne secca
e gli
occhi lucidi quando fra tutti quei volti di amici, riconobbe il suo.
Il cuore batteva forte quando ad ogni passo che lui
faceva,
Hyun Soo ricostruiva la sua figura. L'altezza, i capelli scuri, gli
occhi grandi, le labbra piccole, le mani affusolate: tutto coincideva
con il ragazzo dei suoi ricordi.
Le labbra tremavano mentre
cercava di pronunciare il suo nome. Quelle cinque lettere che non
pronunciava da tre anni.
Anche lui faticava a credere
che quella bella ragazza dai capelli scuri fosse proprio lei ma
quando i loro sguardi s'incrociarono, capirono di essersi ritrovati.
In quell'istante si dimenticarono di tutto e tutti. Hyun Soo
iniziò
a correre nella sua direzione e Minho fece altrettanto. La ragazza in
lacrime si gettò fra le braccia del Choi e fu come se non
fossero
mai stati lontani. Le loro labbra secche e tormentate per l'emozione
trovarono ristoro fra i tanti baci che si scambiarono stretti l'uno
all'altra.
Jinki, Kibum, Odette e Jae
Hyun dopo l'incredulità iniziale, furono ancora
più sbalorditi non
appena posarono gli occhi su Jonghyun. Fu come incontrare una persona
che non si vedeva da tempo. Bastò guardarlo per capire che
Hye Jin
era morta, che avevano vinto.
-
Jonghyun... - mormorò Jinki esterrefatto.
- Santo Cielo! - esclamò Odette prima di scoppiare in
singhiozzi e abbracciare forte Jonghyun che le accarezzava la schiena
cercando di tranquillizzarla.
- Il palazzo di Chul Moo? - chiese ai ragazzi da sopra la spalla della
cameriera.
- Nessun morto o ferito per fortuna. L'incendio è stato
domato e a un certo punto le fiamme si sono spente da sole, infatti non
riuscivamo a capire perchè ma ora credo di saperlo - rispose
Jinki.
- Beh si, Hye Jin è morta quindi credo che nel momento
stesso in cui è deceduta, i suoi incantesimi sono svaniti -
replicò Jonghyun.
- E' davvero morta?! - esclamò Kibum incredulo - Adesso
vogliamo sapere tutto! -
- Davanti a una tazza di tè, ci diremo tutto quello che
dobbiamo! - ribattè Jonghyun gioviale.
Mentre
s'incamminavano verso
la villa sventrata, la Rosa Blu non gli era apparsa mai più
bella di
così.
**
Se gli
altri avevano il
cuore più leggero, a Jinki sembrava di avere un mattone.
Aveva
chiamato in clinica per informarsi se c'erano state anomalie nel
comportamento di Jiwon e a una risposta negativa, aveva iniziato a
incupirsi così si era recato in quel luogo che amava e
odiava allo
stesso tempo. L'infermiera gli fece strada verso la stanza di Jiwon
anche se avrebbe potuto andarci da solo per quante volte era stato
lì.
La donna si affacciò nella
stanza dalla porta aperta e bussando delicatamente disse: - Jiwon-ah,
guarda chi è venuto a trovarti. -
La ragazza stava curando
delle piccole piante in vasi di terracotta e quando si sentì
chiamare si voltò.
-
C'è Jinki! - esclamò l'infermiera entusiasta
invitando il ragazzo ad entrare e allontanandosi poi velocemente.
Bea
guardava Jinki
incuriosita e davanti a quello sguardo un po' smarrito, il bruno
desiderò sprofondare.
Perchè con Jiwon non aveva
funzionato?
Jiwon
sorrise debolmente.
-
Vieni spesso qui? Sei un amico? - chiese congiungendo le mani in grembo.
- Diciamo di si. Passiamo del tempo insieme - rispose Jinki che l'unica
cosa che avrebbe voluto fare era piangere.
- Davvero? E cosa facciamo? -
- Beh, la maggior parte delle volte mi racconti delle storie che scrivi
tu su uno dei tuoi diari. -
- E ti piacciono? -
- Si, sono tutte molto belle. -
- Raccontami la tua preferita! - esclamò Jiwon emozionata
mentre tornava a curarsi delle piante.
Jinki
rimase per un attimo
interdetto e combattendo contro il groppo in gola che cresceva sempre
di più, acconsentì.
-
C'è questa storia che parla di una ragazza, una bella
ragazza. Una principessa. Ti somiglia un po' sai...anzi, ti somiglia un
sacco. Ha i capelli lucenti come i tuoi e gli occhi vivaci, occhi che
hanno sempre voglia di vedere posti nuovi - cominciò a
raccontare Jinki senza smettere di guardarla un secondo.
- Come si chiama la principessa? - chiese ancora Jiwon senza alzare la
testa dalle piante.
- Bea, si chiama Bea - rispose lui - la principessa Bea abitava in un
sontuoso palazzo ma nel suo mondo era sempre notte, non era mai
possibile scorgere il sole o il cielo azzurro. La principessa ne aveva
sentito parlare e voleva tanto vedere la luce del sole. Voleva partire
e lasciare che i suoi occhi vedessero quella parte di mondo ma la
principessa Bea non poteva perchè era prigioniera nel
castello. -
- E poi? -
- Poi un giorno passò di lì un pittore, un
giovane pittore. La principessa lo scorse dal suo balcone e gli chiese
chi fosse. Quando apprese chi egli fosse, gli chiese se avesse mai
visto il sole. Il giovane rispose di si e allora la principessa Bea gli
chiese di dipingere per lei il sole e il pittore lo fece. -
- Come si chiamava il pittore? - chiese Jiwon interrompendolo.
- Jinki - fu la risposta.
- E com'era Jinki? - chiese ancora lei - descrivilo! Non riesco a
immaginarmelo! -
- Beh, la principessa Bea lo descrive molto bene. -
- E come? Descrive i suoi occhi? -
- Si, dice che i suoi occhi sono piccoli e sottili - rispose Jinki
ricordandosi di quante volte aveva letto quella storia scritta da Jiwon.
- E le sue labbra? -
- Dice che le sue labbra sono carnose e che formano il sorriso
più bello del creato. -
- E dice qualcosa sulla sua voce? -
Jinki
guardò Jiwon
perplesso da tutte quelle dettagliate domande, tuttavia rispose: -
Si, dice che la sua voce è come una tazza di cioccolato
caldo
d'inverno. -
Il ragazzo si aspettava
un'altra domanda ma invece Jiwon tacque e smise anche di armeggiare
vicino alle piante. Lo guardò per un attimo tanto che Jinki
pensò
non si sentisse molto bene.
- E
lei dice anche che Jinki ha dei bellissimi capelli folti in cui le
piace affondare le mani e io non la biasimo anche se adesso ce li hai
così corti - sussurrò mentre la sua voce
s'incrinava verso la fine.
Jinki
credette di non aver
sentito bene o di essere in un sogno ma poi Jiwon disse: - Non so
cos'ho fatto di buono per riaverti indietro ma ti giuro che non
permetterò mai più a nessuno di allontanarmi da
te! -
Il castano scattò in piedi.
-
Jiwon! Sei davvero tu? La mia Jiwon! - esclamò mentre una
patina lucida annebbiava la sua vista.
- Quando stamattina mi sono svegliata ho chiesto all'infermiera di te e
lei ne era molto meravigliata, voleva correre a chiamarti ma io le ho
chiesto di non farlo! Scusami se ti ho fatto preoccupare ma volevo che
fossi tu il primo a vedermi, volevo che fossi tu il primo ad
accorgertene! Ho creduto di morire per la gioia sapendo dall'infermiera
che tu avevi chiamato e ho pregato perchè ti recassi qui
oggi! Poi ho letto tutte quelle storie che ho scritto e parlano di te,
c'eri solo tu nella mia testa!- esclamò la ragazza fra i
singhiozzi.
Contrariamente
a quanto era
successo a Hyun Soo che non ricordava di essere stata addormentata,
Jiwon aveva avuto la percezione che qualcosa era andata storta al suo
risveglio quella mattina, che Hye Jin le aveva fatto del male ed era
quello il motivo per cui si trovava in quel luogo ma a Jinki in quel
momento non importava. Afferrò Jiwon e la baciò
con così tanto
trasporto da strapparle il fiato bevendo alcune delle sue lacrime.
**
Jonghyun
fu ben lieto di
rivedere Jiwon e Hyun Soo e soprattutto di rivedere Jinki e Minho
felici. Ebbe l'idea di organizzare una piccola festa per celebrare
l'inizio di una nuova vita a uno degli hotel di Jonghyun, in cui lui,
Jorinde, Odette e Jae Hyun alloggiavano mentre la villa veniva
ricostruita. Se è vero che iniziare una nuova vita comporta
felicità
e benessere, è anche vero che comporta mutamenti. Fu quella
sera
stessa che Kibum e Taemin comunicarono a tutti la loro partenza. Non
potevano più aspettare, era il momento di andare via. Forse
un lungo
viaggio avrebbe potuto sanare i cuori spezzati.
- Per
dove? - chiese Odette stupita.
- Non abbiamo una meta precisa ma pensiamo che cambiare aria non
potrà farci che bene - rispose Kibum.
Jorinde
non spiccicò parola
per il resto della sera, trascorse tutta la notte a pensare e solo il
mattino della partenza dei due amici le si sciolse la lingua.
Con occhi tristi osservava
Kibum caricare le valigie in macchina.
-
Kibum, posso parlarti? - chiese quando gli fu abbastanza vicino.
- Tutto d'un tratto mi chiedi il permesso? Di solito non stai mai
zitta! - replicò lui divertito.
- Senti, so che per te dev'essere stato davvero difficile e so che il
motivo per cui hai deciso di partire riguarda anche me e Jonghyun.
Appunto per questo, io volevo dirti che mi dispiace per quello che
è successo e che ti ringrazio davvero tantissimo per avermi
aiutata e protetta nonostante tu eri a conoscenza di tutto fin
dall'inizio e - ma il suo lungo discorso fu interrotto da un
inaspettato bacio a stampo da parte di Kibum che afferratole il mento
con due dita, le aveva lasciato un piccolo bacio sulle labbra.
Jorinde
lo guardò stupita,
sbattendo le lunghe ciglia confusa.
-
Chiudi il becco Didi! Non voglio sentire un'altra parola. Non hai
niente per cui scusarti e niente per cui ringraziarmi. Va bene cosi -
disse e l'abbracciò brevemente.
Taemin,
che aveva assistito
alla scena da una certa distanza, si avvicinò solo quando
Kibum la
sciolse dall'abbraccio e andò a salutare gli altri.
- Beh
Didi, ci vediamo presto allora. Mi raccomando, aiuta Jinki con la
libreria, credo sarà a corto di due dipendenti per un po' e
se Jonghyun ti fa arrabbiare picchialo con tutte le tue forze e se non
basta, chiamaci che veniamo a picchiarlo noi! - disse con un sorriso
sornione.
Jorinde
rise di cuore alle
sue parole. Sapeva quanto era costata quella storia a Taemin, quasi
quanto era costata a Kibum e da una parte la rossa era felice che i
due avevano deciso di partire per un lungo viaggio, ne avevano
davvero bisogno.
-
Magari chiama me, noi tre saremo nello stesso luogo ma almeno il
cellulare di una donna è più affidabile di quello
di un uomo! - esclamò ad un tratto Yoora che si era
avvicinata di soppiatto.
Jorinde
la guardò a bocca
aperta.
-
Parti anche tu? - chiese mettendo subito dopo il broncio.
- Si, ci pensavo da quando ieri sera mi hai detto che Taemin e Kibum
sarebbero partiti e niente, ho deciso di fare questa follia! Sono
confinata da così tanto tempo al palazzo di Chul Moo che
sento il bisogno di vedere il mondo e sgranchirmi un po' le gambe! -
rispose con sincerità.
- Mi mancherai un sacco ma in fondo ti capisco. Sono arrivata in questo
posto con il tuo stesso pensiero - mormorò Jorinde di
rimando.
- I viaggi possono cambiare un sacco di cose, chissà. Spero
almeno che io non venga coinvolta in nessuna maledizione! -
sghignazzò Yoora.
Le due
amiche risero e poi
si abbracciarono.
Si diedero l'abbraccio più
lungo di sempre prima che l'amica salisse in macchina con gli altri
due.
-
Scriveteci! - gridò la rossa salutando con la mano l'auto
che partiva.
- Lo faremo! - strillò Yoora di rimando affacciandosi al
finestrino.
Jorinde
rimase ferma,
immobile sul ciglio della strada insieme a Odette, Jae Hyun, Jinki,
Jiwon, Minho, Hyun Soo e si sentì a casa.
Si sentiva finalmente
felice, sentiva che le cose da quel momento in poi sarebbero state
diverse e mentre avvertiva le braccia di Jonghyun cingerla da dietro
capì che in fondo andava bene così.
Salve a
tutti e buon anno
nuovo! ^^
Bene, a quanto pare questa
piccola storia è effettivamente giunta a termine. Di fatto
ho
intenzione di pubblicare un ultimo capitolo che più che un
capitolo
vero e proprio sarà una sorta di
“epilogo” se vogliamo definirlo
così.
Tutto è bene quel che
finisce bene, si dice, e con questa storia ho cercato di fare proprio
questo. Minho, Jinki, Hyun Soo e Bea si sono finalmente ritrovati.
Jonghyun e Jorinde sono pronti a vivere la loro storia d'amore.
Kibum, Taemin e Yoora decidono di andare via e di allontanarsi dalla
Rosa Blu per un po' per sanare la mente e lo spirito. ^^
Ora, ci sono tante cose che
vorrei dire su questa storia, di cui vorrei parlare, anzi scrivere ma
mi trattengo fino al prossimo e davvero ultimissimo mini-capitolo,
pertanto mi limiterò come sempre a ringraziare tutti voi. ^^
Grazie a bummie_claaa96,
lagartischa
e annaminho4429
per aver recensito lo scorso capitolo, grazie a Blakneco
per aver recensito il capitolo 33! Grazie di cuore! <3 <3
<3
Grazie a tutti coloro che
hanno inserito la storia fra le seguite,
le preferite
e le ricordate!
Grazie a chi ha anche soltanto letto! Grazie mille! <3
Un grazie specialissimissimo
(?) a Ninechka
che è il mio
supporto da sempre! <3 thank you! <3
P.s. La *sclera nonostante
il nome strano, non è niente di meno che la parte bianca
dell'occhio
per chi si stesse chiedendo, come me fino a qualche ora fa, che
diavolo fosse! XD
A presto allora, con il
piccolo epilogo e con i miei ringraziamenti finali! ^^
Kisses! :*
|
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Capitolo 36 *** 36. Special final chapter: thank you ***
36. Special final
chapter:
thank you
Si era
detta soltanto altri
dieci minuti, dieci minuti prima.
Anche se forse ne erano
passati venti o trenta non aveva voglia di aprire gli occhi. Niente
l'avrebbe convinta, niente tranne quel tocco soffice sul suo nudo
collo. Quell'impercettibile tocco che avrebbe riconosciuto fra mille.
Aprì gli occhi e fissò per
un attimo il familiare volto che la stava guardando con un sorriso
stampato sulle labbra.
Jonghyun l'aveva appena
svegliata e ora, piegato sulle ginocchia le accarezzava i capelli.
- Non
ti ho trovata nel letto e allora ho capito che dovevi per forza essere
qui - mormorò con voce roca.
Jorinde
si rese conto in
quel momento di avere la faccia appiccicata al tavolo che era
sommerso per metà di fogli pieni di schizzi di disegni e
volti
abbozzati.
La ragazza si lasciò
sfuggire un ansito disperato.
- No,
mi sono addormentata...- mugolò rizzandosi di scatto e
schiaffeggiandosi le guance.
Jonghyun
la guardava
divertito.
Tuttavia
il maggiore non
sembrava per niente preso quanto lei, anzi era ancora più
divertito
dalle sue espressioni.
- Tu
che hai da sogghignare in quel modo?! Sono nei casini! -
sbottò sciogliendosi la crocchia arrangiata in un gesto
esasperato.
I
capelli le ricaddero sulla
schiena curvata.
-
Riuscirai a fare quel disegno prima del matrimonio, hai ancora tempo,
non disperarti - la consolò Jonghyun rialzandosi.
- No invece, no! Ci vorrà un sacco per farlo e io sono
ancora al punto di partenza e poi se faccio tutto di fretta va a finire
che esce uno schifo...uffa ma perchè mi sono addormentata! -
si lamentò Jorinde portandosi le gambe al petto.
- La vuoi smettere di essere così paranoica? Non ho mai
visto un tuo dipinto brutto, è solo ansia da
prestazione...tranquilla, a Odette e Jae Hyun piacerà -
ribattè Jonghyun mollandole un buffetto sulla guancia.
- Speriamo... -
- Ah, senti Jo...a proposito di prestazione,
è molto duro il tavolo? - chiese il ragazzo con aria lasciva.
La
rossa alzò uno sguardo
incredulo su di lui.
-
Prego? - sussurrò con un sopracciglio alzato e un mezzo
sorriso sul volto.
- Ti ci sei addormentata no? Ti è sembrato troppo duro? -
chiese ancora il bruno con una leggera malizia
nella voce mentre la sua mano allontanava i tanti fogli di fronte alla
ragazza.
- Oh beh, sai...dipende quanto vuoi intrattenerti... -
sussurrò la rossa capendo al volo le intenzioni dell'altro e
poggiandosi con la schiena contro il legno.
Jonghyun
le si parò
davanti, gli occhi nei suoi.
Jorinde
si sentì sollevare
da terra e l'ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi e
lasciarsi andare fu il quadro di Jonghyun appeso alla parete. Era il
dipinto che aveva fatto lei, quello che ritraeva il ragazzo
così
come lo vedeva.
Jorinde fu felice di
realizzare, ancora una volta, di non aver sbagliato. La luce degli
occhi di Jonghyun in quel quadro era esattamente la stessa che vedeva
negli occhi del ragazzo in carne e ossa, la stessa luce, la stessa
energia.
**
Jorinde
non credeva che quel
giorno sarebbe mai arrivato. Quando Odette e Jae Hyun avevano
comunicato a tutti che si sarebbero sposati, la data del loro
matrimonio fissata per il 12 luglio, sembrava lontanissima. Tuttavia
quel giorno non le era mai sembrato più reale di
così. Era in piedi
dalle sei, con i bigodini nei capelli, la camicia da notte lilla, il
correttore spalmato a metà e con le ciabatte che rischiavano
di
consumarsi a furia di fare avanti e indietro in casa di Odette e Jae
Hyun. Stare dietro a una sposa era una delle cose più
stancanti,
estenuanti e terribili dell'universo. Odette era in uno stato di
ansia che esplodeva in crisi nervose e di pianto a ogni ora esatta.
Aveva già pianto tre volte quella mattina e aveva bevuto tre
caffè.
Jorinde, Hyun Soo e Jiwon avevano passato la notte lì con la
sposa
mentre Jae Hyun era stato sfrattato e aveva trascorso la notte a casa
di Jonghyun con Jinki e Minho.
Jorinde entrò nella camera
da letto della sposa con l'arricciacapelli e la prima cosa che vide
fu un'estetista disperata che cercava di truccare Odette che invece
non la smetteva di frignare e torturarsi le mani.
-
Santo Cielo cara, basta o il trucco non prenderà! -
esclamò l'estetista sull'orlo delle lacrime anche lei.
- Odette, ha ragione sai? Basta piangere! - disse Jorinde avvicinandosi
alla cameriera.
Era
decisa a farla finita
con quella storia o le cose sarebbero andate per le lunghe.
S'inginocchiò di fronte a lei.
-
Capisco che sei emozionata ma questa giornata è
importantissima per te e non dovresti far altro che sorridere, basta
con le lacrime dai - provò a farla ragionare la rossa.
- Lo so ma...insomma, cambierà tutto e-e sarà
t-tutto così diverso. Sono stata già s-sposata
una volta ma era davvero uno schifo e invece adesso J-Jae Hyun
è così buono...io spero di meritarmi uno come
lui! - esclamò mentre le lacrime continuavano a scenderle
copiose dagli occhi.
- Vuoi scherzare? Lui ti ama tantissimo e siete fatti per stare
insieme! Andrà tutto bene! Questo giorno andrà
alla grande! - la rincuorò la rossa afferrandole le mani e
stringendogliele con forza.
Odette
sorrise e annuì. Poi
si chinò per abbracciare Jorinde.
Hyun Soo e Jiwon sedevano
sconfitte sul letto sorridendo a quella scena. Poi a un certo punto
l'espressione di Bea mutò dalla commozione al disgusto
più totale.
- Che
cos'è quest'odore? - chiese terrorizzata.
- Quale odore? - chiese stupita Hyun Soo.
- Quest'odore fortissimo... - mormorò portandosi le mani al
petto.
Hyun
Soo annusò l'aria.
- Oh
sarà la verdura aromatica in cucina! - esclamò
balzando in piedi.
- Verdura aromatica? Perchè cacchio state cucinando la
verdura oggi? - chiese Jorinde perplessa.
- Oh ma non è proprio verdura, da queste parti la chiamano
così ma in realtà si fa bollire, poi si secca, si
chiude in un sacchetto e si mette nell'armadio. Serve per mantenere
freschi i vestiti - spiegò Odette.
- Oh no ragazze non mi fate questo... - sussurrò Jiwon
portandosi una mano alla bocca mentre Hyun Soo correva via in cucina -
Scusate non mi sento bene... - aggiunse subito dopo e corse via nel
bagno.
- Ma che le prende? - chiese l'estetista incerta.
- Oh beh, è incinta ed è nel periodo delle
nausee, quindi... - rispose a bassa voce Jorinde ricordandosi solo ora
che la povera Bea probabilmente non avrebbe mangiato quasi niente quel
giorno.
Quando
Jiwon e Hyun Soo
furono ritornate aiutarono Odette a mettersi l'abito, poi Jorinde si
affrettò subito a cambiarsi. Mise il vestito verde da
damigella che
Odette aveva proposto a tutte loro, si tolse i bigodini e
s'infilò
le scarpe. Non si era mai preparata in così poco tempo.
Erano in
ritardo, afferrò la pochette e uscì subito di
casa. Vide Jonghyun
che l'aspettava, nel suo abito elegante, contro lo sportello della
macchina e poi vide altre due figure familiari, troppo familiari.
Erano alti, belli, più belli di quanto se li ricordava, uno
era
rosso e l'altro biondo. Si fermò per un attimo a guardarli,
interdetta.
Si era dimenticata che
quella mattina sarebbero arrivati. Era passato un anno dall'ultima
volta che li aveva visti.
-
Ciao Didi! Non salutarmi troppo calorosamente o rischi di commuovermi!
- esclamò scettico il rosso che la guardava da cinque minuti.
- Kibum! - esclamò a sua volta prima di catapultarsi tra le
sue braccia e appendersi al suo collo.
- Buona, buona così mi fai male! - la redarguì ma
ricambiò l'abbraccio con vigore e sorridendo largamente.
Jonghyun
rise e anche Taemin
lo fece, cosa non buona per il suo collo perchè Jorinde si
ricordò
di lui a pochi centimetri da lei e lo stritolò fra le sue
braccia.
-
Siete bellissimi! - disse cercando di trattenere le lacrime e
squadrandoli commossa, avvolti anche loro in vestiti da cerimonia.
Erano
tornati apposta per il
matrimonio di Jae Hyun ed Odette.
- Ehi
Jo, guarda un po' là, credo ci sia qualcuno che muore dalla
voglia di vederti! - disse Jonghyun indicando un punto poco distante da
loro.
La
ragazza si voltò e vide
Yoora. I suoi occhi si riempirono di lacrime e corse verso la ragazza
che abbracciò senza darle il tempo di rallegrarsi.
La
festa per il matrimonio
di Odette e Jae Hyun si svolse all'aperto. Erano seduti tutti allo
stesso tavolo. Jorinde si accorse di quanto Kibum e Taemin fossero
diversi, quanto erano rilassati rispetto a quando erano partiti.
Taemin non la guardava più come prima e per lei era un
sollievo.
-
Allora Tae, avrai fatto di certo qualche conquista in questo viaggio...
- lo stuzzicò Jiwon.
- No, mi sono rilassato... - rispose quello evitando il suo sguardo
tuttavia.
- Valeryehm - tossì via Kibum
concentrato sul suo piatto.
Taemin
lanciò
un'occhiataccia al maggiore mentre i presenti scoppiavano a ridere.
-
Come sarebbe Valery? Io credevo che Yoora ti ronzasse intorno... -
chiese Jonghyun approfittando della lontananza della ragazza.
- Beh, lo trovava bello effettivamente ma poi viaggiando il suo cuore
è stato rapito da un altro... - sussurrò Jorinde
con fare pettegolo.
- Si, un francese! Siamo stati in Provenza due settimane ed
è stato colpo di fulmine! - spiegò Taemin facendo
spallucce.
- E tu Kibum? - chiese ancora Jiwon.
- Io? Niente... -
- Si, come no - borbottò Taemin vendicandosi della soffiata
di prima.
Mimò
con le labbra un “ha
gli occhi azzurri” prima di ricevere un calcio da sotto il
tavolo.
-
Allora, c'è qualcuno...-
sussurrò divertita la ragazza.
- E chi lo sa...potrebbe esserci come no - replicò Kibum
divertito con un sorriso - tu piuttosto, come va la gravidanza? -
Jiwon
si portò
istintivamente una mano al ventre.
-
Bene, le nausee mi uccidono ma va bene - rispose con un sorriso.
- Sei diventata più bella - ribattè Kibum.
- Glielo dico anche io ma lei non ci crede! - intervenne Jinki cingendo
le spalle della fidanzata.
- Detto da te non fa testo! E tu e Minho, Hyun Soo? Voi due ancora
niente? - chiese subito dopo malizioso.
- No per carità! Se fosse incinta, suo padre tirerebbe le
cuoia e non è consigliabile dal momento che si sta sforzando
per riavvicinarsi alla figlia - rispose Minho con un'occhiata dolce
verso la ragazza.
- Davvero? - chiese incredulo il rosso.
- Si, domenica prossima siamo a pranzo da lui - rispose raggiante Hyun
Soo.
Kibum
ricambiò il sorriso.
- Mi
fa davvero piacere! E voi due invece? - chiese poi a Jorinde e Jonghyun.
- Io lavoro al palazzo di Chul Moo adesso! Ora si fanno un sacco di
corsi interessanti! Insegno a disegnare e a dipingere ai bambini ma ci
sono tante altre attività di qualsiasi tipo! - rispose
entusiasta Jorinde.
- Io invece dirigo la mia catena di alberghi con Minho, siamo soci
adesso - disse il bruno accanto alla rossa.
- Il palazzo di Chul Moo è ancora il tuo? - chiese Taemin.
- Si, è parte di me...anzi di tutti noi.
-
- Beh, non è più la mostra dei ragazzi prodigio,
ora ha la tua impronta. Sai, credo che d'ora in poi ne sentiremo
parlare come il palazzo di Kim Jonghyun. Attenderò quel
giorno - replicò Kibum sorridendo.
- Io invece attendo che voi raccontiate le vostre
avventure...soprattutto se si parla di occhi blu -
ribattè il maggiore.
Taemin
ghignò e Kibum fece
finta di non aver sentito e prima che qualcuno potesse dargli il
tormento, Odette li costrinse ad alzarsi per farli ballare sotto le
stelle.
Jorinde
volteggiava con
Jonghyun e pensava che il mondo non le era mai sembrato più
bello.
Si sentiva grata, grata per tutto quello che aveva, per tutto quello
che stava vedendo quella sera. Ebbe come il sentore che tutti,
finalmente, avevano lo stesso cuore. Tutti si sentivano grati per
qualcosa. Tutti avevano qualcosa per cui ringraziare la vita.
Jorinde si sentiva
grata per
la luce negli occhi di Jonghyun, per ritrovarselo sempre accanto la
mattina, per non essere più sola.
Jonghyun si
sentiva grato
per aver trovato una come Jorinde, perchè il suo cuore
batteva di
nuovo, perchè era tornato ad amare.
Jinki era
grato ogni volta
che guardava Jiwon negli occhi, ogni volta che realizzava che lei lo
riconosceva, che non lo guardava più con timore.
Jiwon era
grata per la vita
che stava crescendo dentro di lei, perchè poteva di nuovo
accarezzare i capelli del suo Jinki, perchè potevano essere
di nuovo
Bea e Jinki.
Hyun Soo
era grata perchè
poteva stringere Minho fra le sue braccia ogni volta che voleva,
perchè suo padre aveva capito di aver sbagliato e stava
rimediando,
perchè aveva avuto una seconda possibilità.
Minho era
grato perchè
aveva una famiglia ora, perchè non era più
costretto a scappare,
perchè Hyun Soo lo baciava tutte le mattine.
Odette era
grata perchè ce
l'aveva fatta, perchè dopo un matrimonio di soprusi aveva
Jae Hyun
affianco che le lasciava una rosa sul tavolo della cucina ogni
giorno, perchè guardava il dipinto che Jorinde aveva fatto
per il
loro matrimonio e sentiva che sarebbero stati felici, come in quel
quadro, per sempre.
Jae Hyun
era grato perchè
desiderava sposare Odette dalla prima volta che l'aveva vista e ora
danzava con lei in frac.
Kibum era
grato perchè il
cuore non faceva più male, non sanguinava più e
ora di rosso
c'erano solo i suoi capelli, Kibum era grato perchè c'erano
un paio
di occhi blu nel mondo, solo per lui.
Taemin era
grato perchè
l'ombra scura dal suo volto se n'era andata, era grato
perchè le
labbra di Valery non erano mai state così dolci sotto il
cielo
francese, era grato perchè Hye Jin non era riuscita a
vincere su chi
amava davvero.
Jorinde
inspirò il profumo
di Jonghyun, stretti l'uno all'altra.
-
Grazie - sussurrò.
- Di cosa? -
- Per tutto...grazie di essere qui, al mio fianco. -
Jonghyun
sorrise e la baciò.
L'ennesima cosa per cui
essere grata, pensò Jorinde.
Amava, era amata e non c'era
niente di meglio al mondo.
...e io
sono grata a voi.
Grazie, grazie, grazie e un
milione di volte grazie.
Quando ho iniziato a
scrivere questa storia, non ci credevo davvero, non immaginavo che
sarebbe piaciuta, che qualcuno l'avrebbe letta e recensita.
Ho avuto qualche difficoltà
nel corso della sua stesura, ho avuto paura di non essere in grado di
portarla avanti ma alla fine ce l'ho fatta ed è grazie a
voi. Siete
stati una motivazione in più per continuare a scrivere e
portare a
termine questa piccola storia senza pretese.
The Blue Rose è la mia
prima vera fanfiction sugli SHINee, è stata una delle prime
storie a
formarsi nella mia testa. E' nata da un'idea semplice e poi si
è
sviluppata diventando la storia che avete letto. Ce l'avevo in testa
da un sacco e io funziono così, quando mi viene in mente una
storia
poi devo per forza scriverla.
So che molti di voi sono
occupati e non hanno molto tempo per recensire o magari siete rimasti
indietro di qualche capitolo ma non ha importanza, grazie lo stesso.
Grazie a lagartischa,
Blakneco,
annaminho4429
e minmin
(spero di non aver
dimenticato nessuno) per aver recensito i capitoli della mia storia.
Un grandissimo grazie a voi! <3
Grazie a tutti i 19
che hanno inserito la storia nelle seguite, i 17
che l'hanno inserita nelle preferite e i 2
che l'hanno inserita nelle ricordate. Grazie infinite! <3
Grazie a bummie_claaa96,
una ragazza dolcissima che ho conosciuto proprio qui e che mi ha
sempre sostenuto! <3
Grazie a Ninechka
senza la quale, sarei crollata molto prima. <3
Grazie a tutti voi che avete
condiviso con me questa piccola avventura, che avete impiegato dieci
minuti del vostro prezioso tempo per leggere e commentare questa
storia, grazie di cuore, è stato importante per me. <3
Kisses! :*
|
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