Nata dall'odio

di Ms Mary Santiago
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

 

 

 

Prese fiato per un’ultima volta prima di mettere piede all’interno della sala da pranzo.
Tenere per mano Mark era una sensazione strana; non era spiacevole, ma neppure familiare come le accadeva con Julian.
Il ragazzo parve percepire la sua tensione, perché posò le iridi eterocrome su di lei, preoccupato.
- Tutto bene, Emma? Se non vuoi farlo siamo ancora in tempo, possiamo lasciar perdere. –
Scosse la testa risolutamente.
No, ormai aveva deciso.
Julian avrebbe sofferto e solo Raziel sapeva quanto avrebbe sofferto lei stessa, ma quella era la soluzione migliore.
Non si sarebbe mai perdonata se a Julian fosse capitato qualcosa per causa sua.
Erano Shadowhunters, dovevano agire usando la testa e non il cuore; le emozioni erano d’ostacolo in certi casi.
- Facciamolo. –
Mark rinserrò la presa sulla sua mano, intrecciando le dita tra loro, e le tenne aperta la porta.
Sentì gli occhi su di loro ancora prima che avesse il tempo di guardarsi intorno.
Livvy lanciò un gridolino, gettando via la fetta di toast che stava imburrando e scattando verso di loro.
- Lo sapevo, lo sapevo! Adesso Emma fa davvero parte della famiglia a tutti gli effetti. –
Drusilla si coprì la bocca con la mano, mentre le iridi verde azzurre tipiche dei Blackthorn si spalancavano per la sorpresa.
E Cristina, seduta accanto a Diego, le lanciò un’occhiata che diceva chiaramente “appena usciamo da qui mi racconti cosa diavolo é successo”.
L’ultimo sul quale posò lo sguardo fu Julian.
Gli occhi del Parabatai erano sbarrati e fissava la mano di Mark sulla sua come se volesse staccargliela a morsi.
- Vado a portare la colazione a Kit, dubito che abbia voglia di scendere – esordì, afferrando un vassoio e sistemando cibo alla rinfusa.
- Jules … - cominciò Emma, ma il ragazzo l’oltrepassò senza dar segno di averla sentita e si chiuse la porta alle spalle.
A quanto sembrava il suo piano era riuscito.
Julian la odiava.
E faceva male.
Mark la guidò verso la sedia più vicina, liquidando le domande con un gesto deciso.
Sembrava che per qualche strana ragione sapesse sempre cosa dire o fare per farla sentire meglio.
Era qualcuno su cui poter contare.
Sperava solo che un giorno Julian potesse riuscire a perdonarla e giungesse a capire perché aveva preso quella decisione.

 

 

 

 

*

 

 

 

La camera di Kit non era al buio e silenziosa come si era aspettato di trovarla.
Il giovane Herondale era seduto sul bordo del letto a baldacchino e chiacchierava allegramente con Ty.
Era strano vederli così, visto che entrambi erano sempre stati poco predisposti al socializzare con chi li circondava, eppure sembrava che avessero finalmente trovato un coetaneo con il quale stringere amicizia.
Quell’immagine gli provocò una fitta al petto.
Gli ricordavano così tanto lui ed Emma.
Emma … la sua Parabatai, la sua migliore amica e la ragazza che amava con ogni fibra del suo essere.
Emma, che aveva scelto Mark.
Emma, che lo aveva ferito come nessun altro era mai stato in grado di fare.
Scosse la testa, scacciando quei pensieri.
Non poteva permettersi di essere debole.
I suoi fratelli avevano bisogno di lui; lo zio Arthur e l’istituto necessitavano del suo aiuto per mandare avanti le cose.
Aveva già perso Emma, non poteva permettersi di perdere anche tutto il resto.
Bussò piano, entrando solo quando non ricevette il permesso.
- Ti ho portato la colazione, immaginavo che non saresti sceso – esordì.
Kit lo scrutò con attenzione, il sorriso che abbandonava il bel volto, poi annuì.
- Hai pensato bene. Grazie per il cibo. –
Schivo come un animale selvatico, considerò, ma forse la vicinanza di Ty gli avrebbe fatto bene.
E, chissà, magari avrebbe finito con l’accettare la sua vera natura invece di continuare a respingerla come se fosse un’onta da cancellare.
- Ci penso io a lui; non preoccuparti, Julian – aggiunse Ty, il viso serio di chi sapeva bene di assumersi una responsabilità e lo faceva con il maggior impegno possibile.
Annuì. – Allora è in ottime mani. Se doveste cercarmi, sono nello studio dello zio Arthur per un colloquio con Nightshade. –
Quando uscì dalla stanza sentì nuovamente il vociare dei ragazzi.
Sì, sembrava che si fossero davvero trovati.
Raggiunse il passaggio adibito ai Nascosti a passo spedito.
Dopo lo stratagemma che aveva escogitato e che aveva visto indagato Anselm Nightshade e i suoi modi di preparazione della pizza dubitava seriamente che la visita del leader del clan di vampiri di Los Angeles sarebbe stata piacere.
- Alla buon’ora, Blackthorn. Cominciavo a credere che te ne fossi dimenticato. –
La voce calda, dall’intonazione bassa e vibrante, era condita da un pizzico di malcelata insopportazione mista a sarcasmo.
Qualcosa di troppo raffinato per uno come Anselm.
Il vampiro davanti a lui aveva la carnagione meno pallida del resto dei suoi simili, scaldata da una sfumatura leggermente olivastra, e indossava abiti in pelle nera che ricordavano vagamente la tuta d’addestramento degli Shadowhunters.
In certe porzioni di pelle si vedevano ancora le cicatrici delle rune, seppure il consueto colorito nero fosse ormai un lontano ricordo tanto erano sbiadite.
- Richard Nightmark, non mi aspettavo di vedere te. –
L’ex Shadowhunter si strinse nelle spalle, - Anselm non ha più molta simpatia per i Blackthorn, ad eccezione di tuo zio. In qualità di suo luogotenente tocca a me sbrigare certe faccende … come se non avessi nulla di meglio da fare che incontrarmi con te – concluse, storcendo le labbra in un sorriso sghembo che mise in risalto una fossetta nella guancia destra.
Julian aveva incontrato Richard solo una volta prima dell’imboscata che lo aveva trasformato in vampiro.
Era uno Shadowhunter notevole e perfettamente consapevole di esserlo; la non morte non sembrava aver alterato la sicurezza che nutriva in sé stesso né la sua abilità di risultare velatamente egocentrico.
- Non ti terrò troppo impegnato. –
Annuì, sedendosi sulla poltrona nell’angolo.
Lasciò scorrere le iridi castano scuro lungo il perimetro della stanza.
- La biondina dov’è? Lei sì che è simpatica. –
Sembrava che quel giorno tutto ruotasse attorno a Emma.
- Emma è con il suo nuovo ragazzo -, disse serrando rigidamente la mascella, - Mio fratello Mark. –
- Ah … Falle le mie condoglianze, avere una relazione con un Seelie, puro o mezzo che sia, é una faticaccia. –
- Sì, certo – bofonchiò.
- Tornando agli affari, sembra che ci sia una certa agitazione nella Corte Unseelie. –
- Agitazione di che tipo? –
- Del tipo da “nascondo un segreto che non voglio che il Clave scopra”. –
Si accigliò. – Di che si tratta? –
Richard sbuffò, alzando gli occhi al cielo, - Dios mio, Blackthorn, secondo te come faccio a saperlo? Ti sembro forse un dannato Seelie? –
La voce di Livia li colse di sorpresa, mentre abbandonava il suo nascondiglio e faceva capolino nel salone, - Potremmo chiedere a Kieran, lui è un principe Unseelie. –
Julian alzò gli occhi al cielo.
- Livvy, cosa ti avevo detto sulle questioni dell’istituto? –
- Di tenermene alla larga, ma la mia idea resta la migliore. Se c’è qualcuno che sa di cosa si tratta di sicuro è lui – replicò, impassibile.
- Allora voi Blackthorn non siete tutti cerebralmente danneggiati -, commentò Richard con tono stupito, - Sembra che tua sorella sia quella intelligente della famiglia. –
Livia sorrise, mentre le guance si tingevano di una delicatissima sfumatura di rosa.
Julian vide il vampiro sorriderle di rimando e sua sorella sbattere le ciglia.
Ah, ci mancava solo quella: Livvy con una cotta per un succhiasangue.
- D’accordo, allora mentre io riaccompagno Richard tu vai a parlarne con Mark – sentenziò.
- È stato un piacere, princesita – intervenne Richard, rivolgendole uno di quei sorrisi capaci di far tremare le gambe alle ragazzine.
- Anche per me – mormorò Livvy, ricompensandolo con un ultimo sorriso e sfrecciando alla ricerca di Mark.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Adesso mi spieghi cosa diavolo succede – esordì Cristina non appena ebbero messo piede nella sua camera.
Emma attorcigliò una ciocca tra le dita, per poi srotolarla rapidamente.
- Io … Insomma, Julian ed io … tra noi c’è qualcosa –, cominciò esitante, - E credo che fingere di stare con Mark possa aiutarmi ad allontanarlo, per il bene di entrambi. –
Cristina sgranò gli occhi, allarmata.
- Em, stai cercando di dirmi che tra te e Julian c’è … amore? –
La legge era dura, ma era pur sempre la legge.
Due Parabatai non potevano assolutamente essere legati dall’amore.
Il Conclave aveva sempre proibito certi tipi di unioni, scoraggiandoli il più possibile, e solo il pensare a qualcosa di quel genere era proibito.
- Uhm uhm. –
- Wow –, mormorò con sentimento, - È un bel problema. –
- E questa è l’unica soluzione possibile. Credi che io stia facendo la cosa giusta? –
Le sedette accanto, passandole un braccio intorno alle spalle, e la tirò a sé.
- È la decisione più saggia che tu potessi prendere e non oso immaginare quanto ti sia costata. –
Emma le posò la testa sulla spalla, lasciandosi coccolare.
Solitamente il contatto fisico non la faceva impazzire, ma in quel momento aveva solo il bisogno di sentirsi dire che tutto sarebbe andato a posto.
- Julian mi odierà per tutta la vita. –
Cristina scosse la testa, portandole una ciocca bionda dietro all’orecchio, - Julian non ti odierà mai. Prima o poi capirà la tua scelta e tornerà a comportarsi come sempre. –
Annuì.
Già, sperava davvero che andasse così, ma in quel momento non ci faceva troppo affidamento.
Il vociare lungo le scale attirò la loro attenzione.
- Credo che sia arrivato Jaime – sussurrò la messicana, irrigidendosi.
Erano mesi che non vedeva quello che era stato a un passo dal diventare il suo Parabatai; se le cose con Diego si erano chiarite e si stavano lentamente risistemando di certo la questione con Jaime sarebbe stata più complicata.
Ubriaco o meno, aveva pronunciato delle parole che ancora risuonavano nella mente della ragazza e che bruciavano come ferite cosparse di sale quando riecheggiavano nei suoi ricordi.
Emma le strinse la mano, - Ci sono io a sostenerti, esattamente come hai fatto tu poco fa. –
- Spero solo di riuscire ad affrontarlo. –
- Ci riuscirai e, se così non fosse, posso sempre essere io a tirargli un pugno sul naso al posto tuo – rise.
Cristina si unì alla risata.
Questa volta non era sola; aveva degli amici, persone che a lei tenevano e che le sarebbero rimaste vicine fino alla fine.
Questa volta poteva farcela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Questa volta torno nel fandom con una long ambientata subito dopo la “Signora della mezzanotte” con uno sviluppo che è assolutamente frutto della mia fantasia e che spero possa interessarvi e coinvolgervi. Darò spazio a tutti i personaggi presentati nel primo volume e ad alcuni solo accennati, ci sarà l’inserimento di un paio di OC e di tutte le mie teorie da fangirl seriamente disturbata.
Spero possa piacervi e che vogliate farmi sapere che ne pensate.
Al prossimo capitolo.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley

 

 

 

 

 

PV personaggi:

 

Colton Haynes as Julian Blackthorn;

Eliza Taylor as Emma Carstairs;

Greg Nawrat as Mark Blackthorn;

Zoe Kravitz  as Cristina Rosales;

Barbara Palvin as Livia Blackthorn;

Emily Rudd  as Drusilla Blackthorn;

Mitch Hewer as Christopher Herondale;

Jacob Tremblay as Octavian Blackthorn;

Skandar Keynes as Tiberius Blackthorn;

Andrea Denver as Richard Nightmark;

Michael Trevino as Jaime Rosales;

Taylor Kinney as Diego Rosales;

Wade Poezyn as Kieran;

Megan Fox  as Rozenwyn;

Kristina Pimenova as Kestrel Morgenstern;


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 Capitolo 2

 

 

 

 

Jaime era esattamente come lo ricordava.
Alto, dai capelli corvini perennemente acconciati in una sorta di crestino, e gli occhi castano scuri profondi e magnetici.
Era diverso da Diego come il giorno e la notte, non tanto per i colori che avevano quanto per il modo di porsi.
Diego era perfetto, mai una parola fuori posto, sempre vestito in modo sobrio e accurato, ligio al dovere e pronto all’azione; Jaime era impossibile, sempre con una risposta sarcastica e tagliente sulle labbra, vestito di pelle nera, pronto ad attaccare lite o a coinvolgersi in una rissa.
Il bravo e il cattivo ragazzo.
La rosa candida e pura dei Rosales e quella nera e irta di spine.
Un tempo Cristina provava comprensione per Jaime; doveva essere difficile vivere all’ombra di un fratello maggiore come Diego, preso d’esempio da tutti.
Eppure adesso non era più così.
Era arrivata a pensare che a Jaime piacesse allontanare le persone da sé.
Jaime aveva lei, la sua migliore amica e aspirante Parabatai, una persona che non lo giudicava ma era pronta ad accettarlo per ciò che era senza alcuna riserva, eppure le aveva voltato le spalle.
Aveva tradito la sua fiducia e Cristina Rosales non era il tipo di persona che perdonava facilmente un torto del genere.
Lo vide avanzare a testa alta verso di loro, una sacca da palestra piena di abiti in una mano e l’altra affondata nelle ciocche scure, intenta a ravviarle.
- Jaime, non ti aspettavamo così presto – esordì Diego, facendosi avanti a braccia aperte per abbracciarlo.
Il fratello deviò all’ultimo secondo, sottraendosi dalla sua stretta.
- Noi Shadowhunters non siamo tipi da abbracci; quante volte devo ripetertelo, fratello? – ironizzò, posando lo sguardo su di lei.
Le rivolse un lieve cenno del capo al quale replicò con freddezza.
Jaime non parve sorpreso.
La conosceva meglio di chiunque altro e sapeva che la ferita infertagli bruciava ancora.
- Cristina, è bello rivederti. –
- Jaime. –
Non disse che era bello anche per lei; non gli avrebbe dato la soddisfazione di sapere che, per quanto la sua testa gli dicesse di odiarlo, il suo cuore batteva per la gioia di rivedere il vecchio amico.
Emma le si avvicinò, osservando il nuovo arrivato dalla testa ai piedi, le braccia strette sotto al seno e uno sguardo severo negli occhi di solito vispi e allegri.
Il messaggio era chiaro: Jaime aveva fatto soffrire una sua amica e lei non aveva alcuna intenzione di rendergli piacevole la permanenza.
Degnandolo di un’occhiata sghemba, gli disse: - Abbiamo preparato una stanza per te; Diego ti farà vedere dove alloggerai. –
- Perfetto. Il viaggio è stato lungo e, francamente ragazzi, non siete i migliori degli ospiti – la rimbeccò, inarcando un sopracciglio davanti al resto dei Blackthorn che lo osservava in silenzio.
Le rivolse un’ultima occhiata prima di seguire Diego all’interno dell’istituto.
Cristina sospirò, rilassando le spalle contratte.
Era andata meno peggio di quello che pensava.
Con la coda dell’occhio vide Livia avvicinarsi con modo circospetto al fratello, alzandosi in punta di piedi per arrivare all’altezza del suo orecchio e sussurrargli qualcosa.
Mark corrugò le sopracciglia, ma annuì.
Si allontanarono insieme e a lei non rimase altro che domandarsi cosa stessero complottando quei due.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

- Abbiamo bisogno che ti metta in contatto con Kieran – esordì Livia non appena giunsero nella camera di Mark.
- Questo lo hai già detto, Livvy -, le fece notare, - ma la domanda è, perché? –
- Julian ha incontrato Richard Nightmark poco fa … è il luogotenente di Anselm Nightshade – aggiunse, vedendo la perplessità nelle iridi eterocrome di Mark, - E lui sostiene che le fate nascondano qualcosa al Clave. –
- Kieran non può invischiarsi nei fatti delle Corti, è un membro della Caccia, Gwyn non glielo permetterà. E poi chi è questo Nightmark e come facciamo a sapere che ha ragione? –
Livia annuì, giocherellando distrattamente con una ciocca castana.
L’arrotolò e la srotolò meccanicamente intorno all’indice per tre volte prima di prendere la parola.
Doveva essere il più convincente possibile oppure tutta la sua brillante strategia sarebbe miseramente naufragata in un nulla di fatto. - Richard Nightmark era uno Shadowhunter come noi, è stato trasformato due anni fa, ed è una fonte di notizie molto attendibile proprio perché non odia né i Nascosti né i Nephilim. È obiettivo, il che è molto più di quanto si possa dire della maggior parte della gente con la quale abbiamo avuto a che fare nel corso degli anni. Se lui dice che gli Unseelie nascondono qualcosa allora io mi fido – concluse, fissandolo dritto negli occhi e sfidandolo a contraddirla.
Mark la sorprese sorridendole in modo strano.
C’era una punta di malizia nella sua espressione, qualcosa che era più abituata ad associare alle fate che agli Shadowhunters.
Era in quei momenti che la metà Seelie di suo fratello si rendeva più chiara ai suoi occhi.
- Sembra che questo Nightmark ti piaccia. –
- È così, é un tipo in gamba – confermò, sforzandosi di non arrossire sotto il suo sguardo indagatore.
- È solo per questo oppure c’è dell’altro? –
- Non capisco a cosa ti riferisci. –
D’accordo, era vero, quando c’era un bel ragazzo lei lo notava eccome … ma era mai possibile che i suoi fratelli dovessero accorgersene ogni sacrosanta volta?
- Lo sai a cosa mi riferisco, Livvy. –
Ecco, appunto, beccata un’altra volta.
- Come diavolo fate? Avete per caso un gps che rileva ogni volta che m’interessa qualcuno? -, sbuffò, - Perché se così fosse gradirei saperlo, almeno sarei preparata. –
Mark rise piano, scompigliandole i capelli, - D’accordo, ascolteremo l’idea del tuo amico, chiederò a Kieran di presentarsi all’istituto. –
Livia lo ricompensò con un sorriso solare, coinvolgendolo in uno dei suoi soliti abbracci spaccaossa, - Giuro che ne varrà la pena, Mark. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

- Chi è il tipo che è arrivato poco fa? –
Ty mise via il libro che stava leggendo, posando gli occhi grigi sul volto del suo nuovo amico, - Un vecchio amico di Cristina, si chiama Jaime, e non è un tipo con cui la maggior parte di noi va d’accordo. –
- Allora forse mi sarà simpatico. –
Ty gli rivolse un’occhiataccia. – I miei fratelli e le mie sorelle sono delle brave persone, e anche Cristina ed Emma lo sono, non capisco perché non ti sforzi di comportarti civilmente nei loro confronti. –
Christopher scrollò le spalle, tormentando nervosamente l’orlo della tuta da combattimento che gli era stata prestata in attesa di averne una tutta sua.
- Per me non è facile fidarmi delle persone, specialmente se sono Shadowhunters – ribattè, a disagio, - E pensavo che tu potessi capirmi più di chiunque altro. –
Tiberius lo scrutò attentamente, ritrovando in lui la stessa indole riservata e solitaria che albergava in se stesso.
Probabilmente era stato proprio quello ad attrarre l’uno all’altro.
Sentiva un legame forte con Christopher, come se lui fosse l’unica persona sulla faccia della terra che avrebbe mai potuto capirlo e con il quale avrebbe potuto essere davvero se stesso.
- È la stessa cosa che provo io -, ammise, - Come se tu fossi la metà che manca in una sorta di puzzle. –
Christopher sgranò le iridi azzurre, sorpreso, - Credi che sia questa la sensazione che spinge due persone a fondersi in un legame superiore? Che sia questo quello che provano due persone che hanno trovato il loro Parabatai? –
Ty esitò, incerto.
Aveva sempre pensato che, se e quando si fosse deciso ad accettare l’idea di avere un Parabatai, si sarebbe trattato di Livia.
Voleva bene alla sua gemella, era la persona più importante della sua vita, eppure il sentimento che cominciava a provare nei confronti di Christopher era diverso, più profondo, qualcosa che andava al di là dell’affetto fraterno.
Desiderava proteggerlo, essere sempre al suo fianco, farsi carico delle sue sofferenze e dei suoi problemi.
Se era questo quello che legava Julian ed Emma allora cominciava a capire perché quei due fossero inseparabili e vivessero praticamente in simbiosi.
- Io … Io non ne sono sicuro, potrebbe esserlo. –
- Ma tu vuoi andare alla Scholomance; è per questo che non hai accettato quando Livia ti ha proposto di fare il giuramento, vero? – concluse Christopher, mentre un po’ di quell’entusiasmo iniziale cominciava a scemare.
Voleva andare alla Scholomance, era vero, ma non ne era più così sicuro.
Il suo rapporto con Livia sarebbe sopravvissuto in eterno, due gemelli rimanevano tali anche se si trovavano in continenti diversi, ma tutto il resto sarebbe cambiato.
L’amicizia con Christopher poteva resistere a un lungo periodo divisi dall’oceano?
Era un sentimento fresco, giovane, e non si sentiva affatto pronto a metterci la mano sul fuoco né se per questo a rinunciarvi.
- È vero e alla Scholomance non è permesso avere Parabatai, ma non so ancora se ci andrò effettivamente oppure no. Le cose potrebbero anche cambiare – replicò.
Le iridi grigie di Ty osservarono quelle di Kit diventare più serie mentre il giovane Herondale diceva: - Spero che la tua idea cambi e tu rimanga qui, Ty … Lo spero davvero. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

- Continuo a pensare che non sia una buona idea – mormorò Drusilla mentre si incamminavano verso l’ingresso del palazzo in cui si erano stabiliti i vampiri del clan locale.
- Ti preoccupi troppo, Dru. –
- E tu non ti preoccupi affatto, Livvy – la rimbeccò.
Effettivamente l’idea di sgattaiolare fuori dall’istituto e recarsi in un luogo affollato di vampiri poteva ritenersi quantomeno discutibile, ma Anselm era uno scrupoloso sostenitore degli Accordi e Richard non avrebbe certo permesso che accadesse loro qualcosa di male.
- Andrà tutto bene. –
- L’importante è che tu ne sia sicura, giovane Shadowhunter – commentò una voce dal pesante accento italiano.
La vampira aveva lunghi capelli rossi e occhi verdi come quelli di un gatto, mostrava i canini appuntiti ed era decisamente affamata.
O forse aveva già mangiato, ma l’idea di uno spuntino con una Shadowhunter non le dispiaceva affatto.
Lanciò un’occhiata a Drusilla, che aveva già portato una mano sull’elsa della sua spada angelica.
Vide sua sorella annuire e voltarsi contro di lei, sistemandosi spalla contro spalla.  
La vampira era accovacciata sul tettino di una macchina, intenta a soffiare come un grosso felino, ed era pronta a scattare in avanti al minimo cenno.
La vide sussultare una frazione di secondo prima che una voce maschile e decisamente familiare squarciasse il silenzio.
- Artemisia! –
Richard era in piedi davanti all’ingresso del palazzo, come sempre interamente vestito di pelle nera, e indossava un giubbotto da motociclista sopra la maglia aderente.
Gli occhi scuri ardevano per la rabbia e il suo sguardo era talmente minaccioso che Livvy si chiese distrattamente se la vampira avrebbe mai osato contraddirlo.
- Non è come sembra, hai frainteso – asserì, coprendo i canini e saltando giù dalla macchina.
Richard inarcò un sopracciglio, liquidandola con un secco cenno della mano.
- Que lastimà[1]. Adesso sparisci. –
Poi si voltò verso di loro, accennando alle spade, - Quelle potete metterle via, nessuno vi darà fastidio. –
Mentre le rinfoderavano Livvy colse una lieve scintilla di curiosità nello sguardo del vampiro.
- Ti starai chiedendo perché siamo qui. –
- Mi sto chiedendo se Julian sa che avete lasciato l’istituto e siete venute qui nel cuore della notte, a dire la verità. Non è la decisione più intelligente che abbiate preso – la corresse, sorridendo quando sentì Drusilla borbottare che era assolutamente d’accordo con lui.
- Volevamo farti sapere che Mark ha chiesto a Kieran un colloquio e che domani mattina si presenterà all’istituto, speriamo di riuscire a capirci qualcosa – continuò imperterrita.
- Buon per voi. –
Il sorriso di Livvy vacillò.
Era sicura che Richard si fosse dimostrato interessato a lei qualche ora prima, eppure adesso si comportava in modo freddo e sarcastico come se non gli importasse minimamente della sua presenza e avesse di meglio da fare piuttosto che parlare con loro.
- Non tornate a disturbare, Blackthorn, a meno che non abbiate qualcosa di serio da comunicare ai figli della notte. –
Cercando di tenere sotto controllo la delusione, fece segno a Drusilla di andarsene.
- Non ti disturberemo più – disse, allungando il passo quando fu certa che sua sorella fosse pronta a starle dietro.
Richard le vide allontanarsi consapevole di aver ferito i sentimenti della giovane Blackthorn, ma era meglio una ragazza dal cuore infranto che una Shadowhunter morta e lui non poteva proteggerla per sempre … non se cominciava a fare scampagnate notturne attorno alla loro residenza.
Anselm rispettava gli Accordi, ma non tutti all’interno del clan erano della stessa opinione al riguardo.
E poi una Nephilim e un vampiro erano davvero una pessima accoppiata, qualcosa di destinato a non durare, considerò mentre rientrava nel palazzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: 

Eccoci qui con il nuovo capitolo. Spero che vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Stay tuned.
XO XO,
Mary Sibley



[1] Che peccato

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

Lady Rozenwyn delle due Corti – 17 anni, nobildonna della Corte Seelie e Unseelie

Kieran della Caccia – 19 anni, principe della Corte Unseelie

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Kieran alzò lo sguardo dalla missiva incontrando le iridi color del ghiaccio, incorniciate da lunghe ciocche lucide e nere come le ali di un corvo, di quella che fin da piccolo era stata la cosa più simile a una sorella minore avesse mai avuto.

- Cosa c’è? –

Rozenwyn arricciò le labbra voluttuose in un sorriso accattivante.

- Andiamo, Kier, non provare a fare il sostenuto. Non ti riesce affatto bene. È di Mark? –

Prese un sospiro profondo, annuendo.

Erano passati solo pochi giorni dall’ultima volta che lo aveva visto eppure gli sembrava passata un’eternità. – Sì, è di Mark. –

- E cosa dice? –

- Mi chiede d’incontrarlo all’istituto di Los Angeles. Sostiene che i suoi fratelli abbiano bisogno di chiedermi aiuto in qualcosa. –

- Affari di Nephilim -, decretò deliziata, - non pensare nemmeno per un istante di andarci senza portarmi con te. –

Kieran si accigliò, scrutando con cipiglio serio quella che era di fatto l’ultima fata Unseelie nata nella Corte.

- Scordatelo. –

- Kier … -

- No, Roze. –

- Lo dirò a Gwyn – replicò lei, consapevole di aver toccato il tasto migliore per spingere l’amico ad accontentarla.

E infatti Kieran alzò gli occhi al cielo, roteandoli, per poi sbuffare rassegnato. – D’accordo, ma dovremo muoverci con discrezione. –

- Ovviamente. –

Certo, come se Rozenwyn fosse davvero capace di essere discreta.

Rozenwyn era nata dall’unione di Lady Cryselle della Corte Seelie, dama di compagnia della Regina, e Lord Astal della Corte Unseelie, primo consigliere del Re, ragione per cui aveva lasciato la Terra sotto la collina solo una volta prima di quel momento.

Era tremendamente schietta persino per essere una fata e possedeva una carica a dir poco esplosiva; era diversa da chiunque altro risiedesse nelle due Corti.

Era stato questo a renderla immediatamente simpatica a Kieran.

E in quel momento riusciva chiaramente ad avvertire la sua eccitazione per quell’avventura.

Avrebbe provato con tutta sé stessa a mantenere il contegno che sfoggiava alla Corte Unseelie, ma prima o poi avrebbe fallito e sarebbe toccato a lui rimettere a posto le cose.

Ma dopotutto era questo quello che i migliori amici facevano gli uni per gli altri, come aveva continuato a ripetergli Mark ogni volta che aveva affrontato l’argomento con lui.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Julian Blackthorn – 17 anni.

Emma Carstairs – 17 anni.

Richard Nightmark – 19 anni all’epoca della trasformazione. Luogotenente dei vampiri di Los Angeles.

Kit Herondale – 15 anni.

 

 

 

 

 

 

- Ah, c’è anche la biondina – esordì Richard, entrando nella sala adibita alla riunione a passo deciso neanche fosse lui il padrone di casa, - Magari questa riunione non sarà una noia totale. –

Emma gli sorrise.

Richard Nightmark le piaceva, al contrario della maggior parte degli altri succhiasangue del Clan di Nightshade.

- È sempre bello rivederti, Richard. –

- Non lo metto in dubbio anche se il tuo Parabatai la pensa diversamente – replicò, lasciandosi cadere sul divano.

Qualsiasi altra persona sarebbe apparso sciatto in quella posa scomposta, ma non lui.

Richard possedeva un’aria di distratta eleganza che calamitava irresistibilmente l’attenzione generale.  

Julian mantenne un’espressione studiatamente neutrale sul bel volto, accomodandosi a sua volta e attendendo che Emma facesse altrettanto.

- Siamo riusciti a convincere Kieran a collaborare con noi. –

- Per amor di chiarezza … Quando dici siamo intendi che tuo fratello Mark ha convinto il suo ex ragazzo a collaborare, giusto? –

Emma trattenne un sorriso divertito.

Sembrava proprio che il vampiro non potesse fare a meno di punzecchiare costantemente Julian.

- Esatto -, convenne, - E sempre per amor di chiarezza ti pregherei di non mettere in imbarazzo nessuno dei presenti. –

Sgranando le iridi castano scuro, Richard si volse verso Emma sfoggiando la migliore delle sue espressioni da cucciolo innocente e ingiustamente accusato.

Peccato solo che il giorno in cui si sarebbe potuto associare l’aggettivo “innocente” a Richard Nightmark l’Inferno avrebbe gelato.

- Ho mai messo qualcuno in imbarazzo per puro caso? –

- No, non per puro caso -, riconobbe lei, - ma intenzionalmente sicuramente sì. –

La risata di Richard, bassa e vibrante, risuonò nell’intera sala come avrebbero fatto le fusa di un grosso felino.

- Golpeado y hundido[1]. –

La risata si smorzò mentre la porta del seminterrato veniva aperta e uno dopo l’altro facevano il loro ingresso il resto degli occupanti dell’Istituto con ospiti annessi.

I primi a entrare furono Livia, Ty e Kit.

- Quello è il cucciolo di Herondale? – chiese Richard, osservandolo con un certo interesse.

Kit gli rivolse un’occhiataccia, che suo malgrado ottenne come unico risultato quello di divertire ancora di più il vampiro.

- Cosa avevamo detto poco fa? – gli ricordò Julian.

- Giusto. Le mie scuse, mini versione di Jace Herondale. –

Continuando a fissarlo con cipiglio deciso, Kit sedette accanto a Ty e lanciò un’occhiata in direzione di Livia che sembrava in preda a emozioni contrastanti.

Provò a interpretarne il significato, ma rinunciò dopo poco: ragazze, chi le capiva era bravo.

A seguire entrarono Diana, Cristina, Diego e Jaime.

Mancavano solo Mark e Kieran per completare la riunione, visto che Drusilla era stata costretta a badare a Tavvy.

Aveva protestato e imprecato a lungo, ma nulla era servito a far cambiare idea a Julian. Così i più piccoli dei rampolli Blackthorn erano probabilmente nascosti da qualche parte nel tentativo di origliare senza farsi scoprire.

Kit provò a indovinare dove fossero, ma quando la porta si aprì nuovamente e Mark fece il suo ingresso improvvisamente l’attenzione generale venne calamitata dalla presenza di non una ma ben due fate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Mark Blackthorn – 18/21 anni.

Cristina Rosales – 18 anni.

Jamie Rosales – 17 anni.

Diego Rosales – 19 anni, Centurione.

 

 

 

 

 

Mark sentì gli sguardi su di loro non appena ebbero messo piede all’interno della stanza.

Le espressioni perplesse sui volti dei presenti lo spinsero a fornire tutte le spiegazioni del caso.

- Conoscete già tutti quanti Kieran … -

- Sfortunatamente sì -, convenne Emma, - Ciao, faccia di donnola. –

Kieran storse il naso con espressione sdegnata.

- Ma quella che sicuramente non conoscete è Lady Rozenwyn delle due Corti. Ai tempi della Caccia lei era una mia buona amica – concluse, facendo finta di non aver sentito il commento della bionda Shadowhunter.

Vide con la coda dell’occhio che Kit si era sporto verso Ty e gli aveva sussurrato qualcosa all’orecchio; suo fratello aveva annuito e aveva replicato snocciolando una serie infinita di parole.

Mark non smetteva mai di stupirsi di quanto quei due sembrassero completarsi e migliorarsi a vicenda.

Ty aveva mostrato una semplicità disarmante nel fare amicizia con Kit e d’altro canto al giovane Herondale sembrava che tutte quelle informazioni che gli venivano fornite interessassero davvero.

- Rozenwyn ha insistito nel venire qui a fornire il suo contributo – chiarì Kieran, con un tono che faceva capire chiaramente quanto lui non fosse d’accordo con la sua scelta.

La fata dalle lunghe ciocche corvine annuì, le iridi color ghiaccio che luccicavano mentre si guardava attorno e studiava uno a uno i volti dei presenti.

- In qualità di membro a tutti gli effetti delle due Corti non c’è nulla che mi passi inosservato a lungo – confermò lei, con un cipiglio determinato che Mark fu sicuro la rese immediatamente simpatica a Emma e Cristina, - perciò se quello che volete domandarci è realmente successo in una delle Corti lo verrò a sapere. –

- E cosa ti spinge a volerci aiutare? – intervenne Diego, osservandola pensieroso.

- Il motivo è davvero così importante per te, Centurione? –

- Lo è –, replicò per lui Jaime, - dal momento che sembra che preferiresti non dircelo. –

Rozenwyn sbuffò, lanciando un’occhiata interrogativa a Kieran, che annuì impercettibilmente.

- Il fatto di essere una fata non implica approvare ciò che accade alle Corti. –

- Dunque non approvi l’operato del Re e della Regina? – chiese Cristina, sinceramente incuriosita.

- Non approvo tutto ciò che fanno o dicono – confermò.

- Non so voi, ma mi basta per sentire ciò che ha da dire su quello che ci ha riferito Richard – decretò infine Cristina.

Un mormorio d’assenso si levò dai presenti.

Il luogotenente del Clan si sporse verso la fata. – Sono giunte voci secondo cui alle Corti ci sia qualcosa che le fate nascondono al Clave. È vero? –

Rozenwyn parve meditarvi per un po’, ma infine annuì.

- Ritengo che sia altamente probabile, ma se la domanda è se io ne so qualcosa per certo allora la risposta è no. –

Cristina le sorrise, rassicurante.

- Non hai nemmeno qualche idea in merito? –

- Ho un’idea, ma meramente personale e della quale non ho prove. Potrebbe trattarsi di qualcosa che risale alla Guerra Oscura. –

- Un’arma? –

- O una persona – concluse Rozenwyn.

Fu allora che all’interno della sala scoppiò il putiferio.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Livia Blackthorn – 15 anni.

 

 

 

 

 

- Sei piuttosto silenziosa, princesita. –

Livia continuò a camminare lungo il corridoio che conduceva all’uscita sotterranea dell’istituto, facendo finta di non averlo sentito.

Eppure avvertiva chiaramente su di sé le iridi ardenti del vampiro.

Dopo un paio di minuti sbottò, fermandosi di botto e voltandosi a folgorarlo con un’occhiataccia.

- Adesso hai improvvisamente voglia di fare conversazione? Buffo, perché ieri sera ci hai cacciate via come se non fossimo altro che stupide mocciose. –

Richard alzò gli occhi al cielo.

Aveva quasi dimenticato quanto potessero essere testarde e orgogliose le ragazze Shadowunter.

- Come ti ho già detto ieri, gironzolare intorno al nostro palazzo non è una mossa molto furba. Non sarò sempre lì per evitare che Artemisia o chi per lei si faccia un’abbuffata di Nephilim. –

- So badare a me stessa. –

- Non lo metto in dubbio, ma uno contro una mezza dozzina non è mai una buona proporzione. –

- So che hai una sorella -, rilanciò allora Livvy, - lei non viene mai a trovarti? –

Katherine.

Era a Londra in quel periodo, per il suo anno di scambio culturale, ed era l’unica della famiglia con la quale aveva mantenuto i rapporti dopo la sua trasformazione.

I suoi genitori avrebbero preferito vederlo morto che vampiro.

Lei lo voleva semplicemente vedere, che fosse un non morto non faceva alcuna differenza.

- Sono sei mesi che non la vedo. –

Doveva esserci una nota di malinconia nella sua voce, perché lo sguardo di Livvy si fece immediatamente meno battagliero.

- Deve essere dura. Non voglio nemmeno immaginare come sarebbe non vedere Ty per sei mesi. –

Tornò a essere impassibile, allontanando la malinconia che Katherine suscitava in lui.

- E comunque sia, lei è un caso a parte. Nessuno oserebbe mai toccarla nemmeno con un dito. La cosa non vale per te, princesita. –

- Potresti … - fece per dire, ma s’interruppe.

Non sapeva nemmeno lei come fare a ultimare la frase senza suonare del tutto ridicola.

Mettere una buona parola per lei, proteggendola, perché gli faceva piacere se lo veniva a trovare?

Era un po’ arrogante come constatazione e avrebbe fatto una figuraccia epocale se Richard si fosse messo a ridere.

- Potrei? – le fece eco.

Prese coraggio, alzandosi in punta di piedi e sfiorando le labbra del ragazzo con le sue. Posò le mani sulle sue spalle, sentendo la solida consistenza dei muscoli persino da sopra al giubbotto di pelle.

Lo sentì irrigidirsi per un attimo prima di cingerle i fianchi con le mani e ricambiare il bacio.

Durò appena una manciata di secondi, perché Richard si ritrasse rapidamente.

- Dios mío, ¿qué estoy haciendo?[2]
Puntò le iridi castano intenso nelle sue verde mare, scuotendo il capo come se volesse scacciare via le sensazioni che lo avevano assalito poco prima.
- Livvy, é un’idea pessima ... É veramente un’idea pessima. –
 - Ma ... –, fece per ribattere, - se è perchè sei un vampiro a me non importa. A nessuno di noi Blackthorn importerebbe. –
 Scosse risolutamente il capo. 
 Doveva mentire, non c’era altro modo di uscire da quella situazione. 
 - Esco già con qualcuno, è per questo che è una pessima idea. –

La vide sgranare gli occhi, incredula, ripetendo lentamente le sue parole: - Tu … esci già con qualcuno. –

- Già. Avrei dovuto dirtelo prima, ma non immaginavo che … -

- Con chi esci? – lo interruppe.

Bella domanda.

Disse il primo nome che gli passò per la testa.

- Alys Torres. –

Annuì in modo del tutto incondizionato.

Conosceva Alys Torres; era la capobranco di Los Angeles: una bruna bellezza ispanica dal fisico mozzafiato.

- D’accordo -, sussurrò, - congratulazioni – concluse, voltandogli le spalle e correndo via lungo il corridoio.

Non voleva che la vedesse piangere, umiliata e ferita.

- Soy un idiota, he combinado un casino[3] – sospirò Richard, passandosi una mano sul volto.
Ma era meglio così.
Sì, doveva tenere a mente che era molto meglio tenere Nephilim e Nascosti separati.
Sapeva cosa si provava nell’essere visto dal Conclave come un reietto e non l’avrebbe augurato a nessuno; legarsi a un Nascosto l’avrebbe resa tale.
 Come aveva detto, era davvero un’idea pessima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Dopo secoli ho deciso di recuperare questa storia. Ci tengo a precisare che gli eventi della prima parte della storia saranno slegati da “Il signore delle ombre” ma che andando avanti con i capitoli la storia si ricollegherà lentamente con esso.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato la mia decisione di mettere il prestavolto all’inizio dei paragrafi in modo da farvi avere un’idea più immediata di come immagino i personaggi.

Per ora è tutto.

Al prossimo aggiornamento.

Stay tuned.

XO XO,

Mary



[1] Colpito e affondato

[2] Dio mio, che sto facendo?

[3] Sono un idiota, ho combinato un casino

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