Out of ~Malec~ ideas (storia 'interattiva')

di StewyT
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Richiamo: L’esercito glitterato dei Malec con un pc al posto di arco e frecce ***
Capitolo 2: *** Clarity. ***
Capitolo 3: *** You found me. ***
Capitolo 4: *** Take me Home ***
Capitolo 5: *** Shape of you~ ***
Capitolo 6: *** Di portali poco portali, Parabatai gelosi, e Bambini capricciosi. ***
Capitolo 7: *** Bad romance. ***



Capitolo 1
*** Richiamo: L’esercito glitterato dei Malec con un pc al posto di arco e frecce ***


L’esercito glitterato dei Malec con un pc al posto di arco e frecce
Attenzione: quello che leggerete non è un capitolo, ma un intero spazio autrice, se tutto andrà bene, potrete decidere voi stesse di cosa parlerà il prossimo capitolo.

 
 
Siamo pieni, circondati da dieci, cento, mille storie, emozioni, sorrisi e sfumature di Malec; ogni storia, anche la più semplice, sul Cacciatore dagli occhi azzurri e lo Stregone dai mille segreti ci esalta e ci strappa per un secondo dalla realtà; ogni notizia ufficiale di Cassie che ci parla di due esempi da seguire ci fa scattare il conto alla rovescia e un urletto di felicità; ogni piccola gioia che riceviamo, si può attribuire ad Alec, Magnus o meglio ancora ai Malec; la realtà è cambiata da quando conosciamo loro.
E quindi?
E quindi come la mettereste se per una volta potessimo unirci tutte assieme nell’esercito glitterato dei Malec con idee e tasti del pc al posto di arco e frecce?
La penna ferisce più della spada? E allora le parole ci faranno sognare più di qualsiasi altra cosa!
Quindi….
  • Uno dei tuoi personaggi preferiti fa parte della parola “Malec”?
  • Hai mai desiderato immergerti nei libri per abbracciare i Malec?
  • Hai mai inveito contro Cassie per pagina 511?
  • Hai mai fatto discorsi su pagina 511 cercando di capire chi tra i due avesse più torto?
  • Hai mai pianto leggendo dei Malec?
  • Hai mai letto FF Malec?
  • Hai mai scritto FF Malec?
  • Ami i Malec in ogni loro forma (libri, film e serie)?
  • Ogni foto nuova dei Malec della serie ti esalta e ti fa venire voglia di scrivere?
  • Grazie ai Malec hai finalmente una gioia?
 
Questa è la tua occasione, schierati con l’Esercito dei Malec per combattere i Mondani!
Okay, basta, faccio schifo con i manifesti, direi proprio di sì, ma per le mie idee malsane questo ed altro <3
Anyway, mi sono finite idee per scrivere dei Malec e io ho bisogno di scrivere dei Malec per evadere dalla realtà pallosa e senza glitter di un mondo senza Magnus!
E gente, siamo o non siamo parte di un Fandom? Lo siamo, quindi ci aiutiamo a vicenda!
No, non riesco proprio a scrivere cose sensate, quindi mettiamola così, la smetto con queste cretinate e vi spiego la mia idea.
Con “Out of (Malec) ideas” mi piacerebbe raccogliere tutte le idee delle Malec shipper che vorranno parteciparvi, e utilizzarle per scrivere qualcosa e darmi da sola una gioia, visto che l’universo proprio non me ne vuole dare; effettivamente con i Malec già ci ha dato troppo, di che stiamo a lamentarci? LOL
Quindi la mia idea di “storia interattiva” si svilupperebbe in due fasi:
  1. PARTECIPAZIONE INFINITA di tutti i lettori che dovrebbero decidere i temi, o ‘prompt’ o come cavolo volete dirlo dei vari capitoli (poi man mano decideremo se renderla un gruppo di OS o una long e soprattutto, se scrivere solo dei Malec o anche di altre ship :3)
  2. TEMPO PERMETTENDO di me che dovrei cercare di adattarmi a tutti i vostri ‘prompt’ (toh che provo a fare la figa usando l’inglese!) e scrivere delle Malec che non vi facciano schifo
 
In pratica non serve quasi niente per realizzare questo progetto, e lo trovo una seria figata (non perché ho partorito quest’idea io, eh, magari in realtà qualcuno  ha già creato qualcosa di simile di cui non so niente e quindi in quel caso sarei una copiona maledetta, ma who cares?) perché mi piace da morire provare a sperimentare cose nuove e soprattutto mi piace da morire confrontarmi con gente del fandom e creare cose fighe tutte assieme.
So, riassumendo, non bisogna iscriversi o altro, “””recensione””” per “””recensione””” ognuno potrà sottopormi un prompt e io proverò ad esaudire la richiesta; non credo che inizialmente sarete in molte a commentare e donare idee, quindi magari si vedrà più avanti come gestire per la “quantità” di temi(?) che riuscirò ad affrontare; io (chiedendo anche il vostro aiuto, magari su twitter eheheheheh) cercherò un modo per coniugare l’idea adottata e TAAADAN, la Os o il Capitolo sarà fatto!
(Per qualsiasi dubbio o altro non esitate a chiedere, mi raccomando!).
Quindi basta, credo di non dover aggiungere altro se non: ehi fallo anche tu, dona un’idea ad una povera Malec dipendente- deficiente! *sorriso smagliante*.
 
 PS_ giusto per iniziare potrei buttare io lì una mezza idea e voi potete decidere il resto; se la mezza idea vi fa schifo quasi quanto fa schifo a me, proponete di vostra spontanea volontà, liberando la bestia piena di idee che è in voi, ignorandola LOL (vi prego, fatelo).
Avevo pensato a qualcosa come “Song-Malec” quindi scegliete una canzone che amate ad associate ai Malec e comunicatela (magari ditemi anche perché vi piace, toh), il restò lo farò io (mi vedete sorridere sognante all’idea di scrivere qualcosa consigliato da qualcuno? Meglio di no, ho un sorriso ancora più idiota del cervello LOL) <3
 
Okay credo di aver finito tutto; baci, abbracci, pace, gioia, amore e Malec.
Pps: se volete seguirmi su twitter sono StewyT, anche comunemente detta Malec is the way, sarò lieta di seguirvi (potete anche lasciarmi il vostro nick  nel commento e vi seguo prima io :3) e fangirlare abbestia con voi, sappiate che parlo MOLTO MOLTO MOLTO dei Malec (ma tranquille, non parlo solo di loro……………..).
Grazie per l’attenzione <3
StewyT~
 
 
(lascerò questo 'avviso' attivo per circa un mesetto, dopodichè, se non arriveranno richieste o altro, giuro che vi lascerò in pace e abbandonerò questa malsana idea!). 
 

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Capitolo 2
*** Clarity. ***


 
Clarity.
Prompt proposto da  Fefy_07
Song / Clarity- Zedd\ 
 
 
High dive into frozen waves
where the past comes back to life
Fight fear for the selfish pain
And it’s worth it every time
Hold still right before we crash
Cause we both know how this ends
our clock ticks till it breaks your glass
And I drown in you again
 
Ormai non sentiva più alcuna parte del corpo; era completamente indolenzito, come se centinaia di piccoli spilli lo avessero trapassato da una parte all’altra, lasciandolo lì, senza alcun modo per riprendersi. Lì. Quell’inferno orrendo, regno del suo orrendo padre. Sospirò. Non aveva neanche più forza per respirare: ogni leggero atto respiratorio era di immensa fatica per il suo povero piccolo organismo provato; ogni nuovo getto d’aria gli trapassava le narici e scendeva velocemente dentro corrodendolo ancora un po’. Caldo. Faceva immensamente caldo lì giù, e l’oscurità non faceva che peggiorare i suoi incubi. Le catene che lo attaccavano al suolo stringevano fortissimo i suoi polsi doloranti che gridavano aiuto; sentiva la magia iniziare a perdersi, come liquido freddo che scivolava via dalle sue vene e dopo aver attraversato tutto il suo corpo si mescolavano a quel poco di energia che gli restava, prima di dissolversi, eppure era ancora vivo; il suo cuore, seppur lento, batteva; i suoi polmoni se pur doloranti, respiravano; il suo cervello, seppur annebbiato, continuava a pensare, e il pensiero ricadeva costantemente su una persona: il suo Alexander.
Sapeva che da un momento all’altro sarebbe entrato da quella porta di pietra e lo avrebbe abbracciato; sapeva che sarebbe riuscito a portarlo via di lì, o ad abbracciarlo e dargli sollievo mentre la morte lo avrebbe strappato al proprio corpo.
Lo sentiva, ogni piccola parte del proprio corpo gli suggeriva che sarebbe finita in quel modo, che lo avrebbe rivisto ancora un’altra volta, che la sua ora non sarebbe rintoccata prima di vederlo un’ultima volta, perché quell’ultimo agognato bacio e quell’ultima promessa di restare vivo per lui, non si sarebbe dissolta in quel modo.
 
 
Cause you are the piece of me
I wish I didn’t need
Chasing relentlessly
Still fight and I don’t know why
 
Gli mancava; si sentiva senza più uno scopo, un motivo, svuotato da ogni briciola di anima oltre che dalla propria stessa vita.
Era completamente perso ed insicuro su qualsiasi cosa che non fosse Alexander.
L’amore. Era sempre stato il più grande pregio e allo stesso tempo il più grande difetto del suo essere, perché alla fine Magnus Bane era proprio quello: pura energia vitale che per andare avanti aveva bisogno di nutrirsi d’amore, e c’erano state tante volte nella sua lunga esistenza, in cui avrebbe voluto che l’amore lo lasciasse in pace; aveva pensato tante volte che l’amore fosse l’unica parte di sé stesso di cui non avesse bisogno. Eppure aveva sempre combattuto per esso; per la forza gli si estendeva nel petto ogni qualvolta che i suoi occhi incontravano l’amore, e pure in quello stesso momento continuava a farlo: continuava a combattere per esso senza neanche sapere il perché.
 
 
If our love is tragedy why are you my remedy
If our love’s insanity why are you my clarity
 
Neuroni specchio, rilascio di dopamina, aumento di noradrenalina e feniletilamina, produzione di ossitocina, vasopressina ed endorfine; tutte spiegazioni biologiche, ma poi, davvero, cos’è l’amore alla fine?
Si possono fate infinite ricerche, esistono infinite idee, opinioni, desideri, su quello che possa essere l’amore, eppure al finale nessuno sa spiegare perfettamente com’è, perché ogni volta è diverso. Perché ogni volta ci si innamora con sensi diversi, desideri diversi, speranze diverse. Perché quando si ama qualcuno, ci si innamora ogni giorno un po’ di più, un po’ diversamente.
L’amore è desiderio, speranza, tragedia, pazzia, droga.
L’amore è tante cose belle e tante cose brutte, e Magnus quelle cose le aveva provate tutte, in tutte le sue infinite esistenze.
Eppure sembrava che quella fosse la fine; che l’amore infinito che aveva iniziato a provare per Alec la prima volta che aveva incontrato i suoi occhi, fosse lì lì per finire.
Non avrebbe più potuto svegliarsi al suo fianco, innamorarsi ogni giorno del suo sorriso, dei suoi occhi, delle sue labbra, delle sue parole.
E quella, forse, era la sofferenza maggiore.
Si era innamorato mille volte, e ogni volta era stata diversa, migliore, eppure nessun’altra volta era stata come quella volta; così potente, sfrontata, dolorosa.
Tutti i sotterfugi, le arrabbiature, le urla buttate al vento per quell’amore che sembrava essere sbocciato solo in lui.
Tutti gli abbracci, i baci, le parole dolci che gli facevano capire che invece anche Alec lo amava.
Le lacrime che aveva provato a trattenere ogni qualvolta Alec aveva fatto qualcosa di speciale per lui: la prima volta che era andato da lui per ringraziarlo di avergli salvato la vita, il loro primo bacio, il loro primo appuntamento, ogni altro bacio, abbraccio, parola dolce, rassicurazione, la prima volta che Alec aveva deciso di dimostrare al mondo chi era davvero e lo aveva fatto con lui.
Quello era l’amore forte, irresistibile e a tratti distruttivo di cui non riusciva a fare a meno; quello che lo teneva ancora in vita in quell’inferno di posto.
Alexander. Il suo dolce, insicuro e sensibile bambino.
L’uomo forte, responsabile e abile nelle armi che avanti ad un complimento arrossiva fino alla punta dei capelli, ad ogni piccola richiesta in situazioni sconosciute si faceva più piccolo e insicuro, ad ogni bacio sbocciava sempre di più, come una rosa meravigliosa.
Il suo Alexander.
Il loro amore era una tragedia; ostacolato da tutti, dal destino, a volte dallo stesso Alec, eppure lui con i suoi occhi dolci, il suo cuore puro, i suoi sentimenti veri, oh lui era il rimedio a tutto il dolore che aveva provato nelle sue infinite vite.
Il loro amore era pura follia; uno Shadowhunter omosessuale ed un disinvolto Stregone bisessuale: due uomini di due ranghi opposti che provavano ad amarsi.
Quella era pura follia.
Eppure le rassicurazioni, la forza, la voglia e tutte le azioni di Alec! Oh, se il loro amore era pazzia, allora Alec era il suo filtro di lucidità.
 
Walk on through a red parade
And refuse to make amends
It cuts deep through our ground
And makes us forget all common sense
Don’t speak as I try to leave
Cause we both know what we’ll choose
If you pull, then I’ll push too deep
And I’ll fall right back to you
 
Alec era il suo tutto, eppure quell’amore forte e indissolubile non l’aveva aiutato a non commettere errori; non l’aveva spinto a dirgli tutto quello che avrebbe dovuto; non l’aveva persuaso dall’allontanarlo nel momento in cui aveva capito di amarlo alla follia, quel tipo di follia che mischiata all’insicurezza e alle bugie di Alec, li avrebbe condotti ad odiarsi a vicenda.
Lo aveva lasciato.
Era scappato via correndo su un tappeto rosso di desiderio: desiderio di correre indietro, ritornare in quella caverna scura, abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene, che Aku cinta kamu era un modo tutto nuovo e suo di dirgli che lo amava, che non avrebbe potuto dirgli un semplice ti amo perché lo aveva fatto tante altre volte nelle sue vite, ma quelle parole, quelle parole in indonesiano non le aveva mai dedicate a nessuno perché a nessuno aveva mai dedicato davvero tutto il suo essere.
Invece aveva rifiutato di farlo, di ammettere il proprio errore ed era andato avanti, con gli occhi offuscati di lacrime e il freddo nel cuore. Aveva ascoltato ogni suo messaggio vocale, aveva letto tutte le sue parole, aveva sognato ogni notte un suo abbraccio, eppure aveva trovato la forza smisurata di non avvicinarglisi di nuovo; non in quel momento di pura follia in cui quell’amore avrebbe corroso entrambi, non in quel momento in cui la poca fiducia che aveva nei suoi confronti, lo avrebbe portato a perdere pian piano quel forte sentimento.
Aveva evitato che la fredda indifferenza si insinuasse tra di loro e li tagliasse in tanti piccoli ma profondi pezzettini; aveva preferito far tagliare solo sé stesso, almeno fino al momento in cui era scoppiato e non aveva potuto fare a meno di reclamare le sue labbra, il suo cuore e anche il suo ritorno.
 
 
 
Cause you are the piece of me
I wish I didn’t need
Chasing relentlessly
Still fight and I don’t know why
 
Il peso della stanchezza piombò su di lui ulteriormente; Magnus sospirò ancora e aprì per un secondo gli occhi: Alec non era ancora arrivato, ma sarebbe arrivato prima o poi. Lo avrebbe aspettato lì; non si sarebbe mai liberato e comunque non ci avrebbe riprovato. Lo avrebbe aspettato lì, provando a non dormire, ma non ci sarebbe riuscito.
I suoi occhi si chiusero di nuovo e lo trasportarono in un assopito sonno di speranza. Sotto le sue palpebre e le sue ciglia tremanti iniziarono a scorrere immagini chiare e nitide di un futuro che forse non avrebbe mai potuto avere, di un futuro tanto agognato, di un futuro con Alec.
Eccoli lì, il suo Alexander fasciato di tutto punto da un elegante abito blu scuro con rifiniture in oro puro, che gli fasciava le gambe alla perfezione, mettendo in evidenza il suo sedere sodo e tondo, e stringeva al punto giusto su braccia e petto, facendo risaltare ancora di più i suoi occhi; e poi c’era lui, vestito più sobriamente del solito, in un abito quasi completamente dorato, con piccoli accenni di blu come quello del suo fidanzato; e poi eccoli lì, prendersi per mano, scappare dal ricevimento di sua cognata Isabelle, e andarsi ad appartare nel giardino, nascosti sotto un grande albero.
Eccola, la sua voce dolce e profonda.
“Chissà se un giorno potremo avere anche noi tutto questo” chiedeva.
E anche lui se lo era domandato tante volte, da quando lo conosceva; non gli era mai capitato prima, ma con Alec era tutto diverso, anche quello. Anche la voglia di sposarlo che non aveva mai avuto, c’era.
“Magari Max e Rafael potranno farci da testimoni” si vide sorridere ed alzare una mano in direzione di due bambini che correndo li stavano raggiungendo; Max blu come gli occhi di Alec, con una scompigliata crocchia di capelli neri, ed un dolcissimo sorriso dipinto sulle labbra; Rafael con la sua pelle caramello, la sua altezza e il suo corpo più muscoloso tipico di un Cacciatore allenato, e un enorme sorriso, gli correva dietro cercando di prenderlo.
“Lasciali in pace, Max” lo richiamava ridendo, per poi acciuffarlo proprio nel momento in cui arrivava tra loro due.
“Voglio stare con i papà” disse sorridendo e tirando giù anche quello più grande tra i due.
“Oh, i miei bambini” si vide sorridere ed abbracciare entrambi sotto lo sguardo dolce ed innamorato di Alec.
“La mia famiglia. Non c’è niente che ho mai desiderato e amato tanto, al mondo”.
Sussurrò Alec, spingendosi ad abbracciare i suoi tre ragazzi.
C’erano state tante volte in cui aveva pensato che l’amore fosse l’unica parte di sé a non rendergli giustizia, eppure continuava a lottare per esso, per un solo motivo: se amare ed essere felice equivaleva a sorridere, guardare Alec così sereno, abbracciare due bambini meravigliosi, sentirsi padre, marito, uomo, vivo, beh se quello significava amare, l’amore era tutto quello che voleva nella propria vita.
Se quello significava amare, voleva il futuro.
 
If our love is tragedy why are you my remedy
If our love’s insanity why are you my clarity
…Why are you my remedy
 
E non ci aveva mai pensato molto al futuro, a dire il vero; aveva vissuto ogni attimo di ogni vita, alla leggera, non aspettandosi niente e allo stesso modo non sperando in niente, ma come poteva non aspettarsi qualcosa, desiderare qualcosa, se immaginando il suo futuro riusciva a vedersi così felice e pieno di gioia.
Come poteva non desiderare il ritorno di Alec, la libertà, il suo perdono, il loro chiarimento e poi la loro riappacificazione?
Tutto, fino a quel momento era stata un’enorme orribile tragedia; vedere morire Raphael, l’uomo a cui aveva salvato la vita molto tempo prima, perderla per ridarla a lui; soffrire le pene inflitte da Jonathan; sentirsi il peso di Edom sulle spalle; avere la costante ansia di rivedere Asmodeo. Ogni piccola cosa lo avrebbe segnato nel profondo come poche altre esperienze nella sua vita.
E dopo la tragedia, arriva un rimedio, perché persino dopo la notte più buia poi alla fine sorge il sole, no?
Dunque dove era il suo sole?
Una forte ansia gli attanagliò lo stomaco: era successo qualcosa al suo Alexander?
Stava affrontando innumerevoli difficoltà per raggiungerlo, o non ce l’aveva fatta?
Era ferito? Era forte? E soprattutto, era ancora vivo?
Oh in quel caso, nel caso in cui fosse morto, non avrebbe avuto altro motivo per resistere, per tenere gli occhi aperti e aspettare quello che non sarebbe mai arrivato.
Avrebbe mandato all’aria i suoi progetti futuri, i suoi desideri, i suoi…
“Magnus” una voce echeggiò in quell’enorme e afosa camera di pietra e Magnus non riuscì a credere alle proprie orecchie: quella era la sua voce angelica, ne era certo.
Alec stava bene, non gli era successo niente, aveva superato tutti gli ostacoli del destino solo per lui!
Poteva riabbracciarlo, baciarlo, dirgli cosa Aku cinta Kamu significasse, ripeterglielo altre diecimila volte e in tutte le lingue del mondo.
Lo vide avanzare a grandi passi verso di lui, distrutto e stanco, eppure con un enorme sorriso sulle labbra che narrava tutto quello che aveva dovuto affrontare in quel lungo difficile periodo.
Lo vide sorridergli, i suoi enormi occhioni blu illuminati di lacrime, le sue labbra secche distese sul suo meraviglioso sorriso, le sue mani incrostate di sangue e fango.
Il suo Alexander era lì, al suo fianco, lo stava abbracciando e lui riusciva a sentire i battiti frenetici del suo cuore oltre la tenuta da battaglia.
Il suo Alexander era lì, stretto tra le sue braccia e ancora una volta era tornato a salvarlo dal nulla; la prima volta lo aveva fatto con uno sguardo tenero ed insicuro alla sua festa a Brooklyn, quella volta il suo sguardo era sicuro e forte; era cresciuto, da meraviglioso ragazzo era diventato un meraviglioso uomo che in quel momento dopo quello che gli era sembrato un tempo infinito, lo stava baciando.
Sentiva nuovamente il suo dolce sapore sulle labbra, il suo inebriante profumo circondarli entrambi, i suoi occhi trafiggergli il cervello.
Avevano ancora tanto da fare per essere liberi e avere il futuro che aveva sognato, ma qualsiasi cosa sarebbe accaduta da quel momento in poi l’avrebbero affrontata assieme, quindi nulla più contava.
Era di nuovo con il suo Alexander.
 
  …Why are you my remedy
If our love is tragedy why are you my remedy
If our love’s insanity why are you my clarity
 
Spazio autrice.
Okay, dunque, questa è la prima SongFic della raccolta, quindi vi rubo un secondo prima di rendervi elfi liberi :3
  • Questa è scritta dal punto di vista di Magnus, e vi seguirà un'altra songfic in cui vedremo tutto anche dal punto di vista di Alec;
  • È la prima di tre SongFic e di una OS visto sono arrivate quattro richieste e questi sono stati i 'prompt'; non vedo l'ora di scrivere l'OS che avrà come tema 'Magnus stregone/Alec umano' per la quale ho già una trama più o meno pronta :3
  • Tutte le SongFic saranno leggermente tanto angst, due su tre finiranno bene, una vi farà soffrire davvero tanto mi sa;
  • Adoro questo progetto e mi piacerebbe davvero tanto se riuscisse ad avere """""" successo"""""
Ehm nada più.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e di leggervi in qualche commento o qualche prompt.
Grazie per aver partecipato :)
StewyT~
 

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Capitolo 3
*** You found me. ***


You found me.
Prompt proposto da: 

miky9160

Song: /You found me- The Fray\

 
 
I found God on the corner of first and amistad,
Where the west was all but won
All alone, smoking his last cigarette
I said where you’ve been he said ask anything
Where were you
When everything was falling apart
When all my days were spent by the telephone
Never ring and all I needed was a call
Never came to the corner of first and amistad
 
Magnus non c’era.
Non ricordava neanche più da chi avesse appreso quella notizia; se fosse stata la voce dolce e squillante di Clary, quella calma e forte di Izzy o quella profonda di Jace, ricordava solo l’incredibile peso che gli era piombato sulle spalle schiacciandogli la realtà sulla pelle, marchiandogli a fuoco l’idea che forse avrebbe potuto non rivederlo più.
Non ricordava neanche più cosa fosse accaduto dopo; non gli interessava sapere come era successo tutto, dove era successo tutto, chi aveva agito per creare tutto, ricordava solo una parola: Edom.
Non ricordava neanche più come avessero deciso di scendere in quel posto infernale, perché tutto quello che contava durante quella decisione, era trovarlo; non aveva prestato peso al come, quando, dove arrivare, l’importante era arrivare in tempo per poterlo salvare e dirgli tutto quello che non era riuscito a fare prima.
Non ricordava neanche più come ci erano arrivati a Edom, il sangue che aveva sparso, le lacrime che aveva trattenuto, il sapore amaro della malinconia che aveva ingoiato, i sogni che erano nati sotto le sue palpebre e si erano distrutti ad un battito di ciglia.
No ricordava nulla perché nulla contava.
 
Lost and insecure
You found me you found me
Lying on the floor
Surround me surround me
Why’d you have to wait
Where were you where were you
Just a little late
You found me you found me
 
Edom: Era lì che si trovava l’uomo della sua vita; probabilmente solo, perso e insicuro, proprio come lo era stato lui tanto tempo prima, come era stato lui prima di conoscere Magnus, come stava lui al momento senza Magnus.
Perso ed insicuro, inginocchiato sulla propria desolazione, circondato da persone che non vedono, in continua attesa di qualcosa, ma di cosa?
Di un segno, di una voce, di un qualcosa che gli facesse tornare un pizzico di speranza.
Perso ed insicuro, così come era la prima sera in cui aveva delicatamente sfiorato gli occhi magnetici e potenti dello stregone: due piccoli fari di verità, nell’immenso mare di bugie nel quale stava affogando. Così come la prima volta che lo aveva baciato, che il suo corpo aveva davvero iniziato a sentire sensazioni, che il suo cuore aveva davvero iniziato a battere, il suo cervello a pensare, i suoi polmoni a respirare, la sua anima a vivere.
Perso ed insicuro come quando aveva capito di essere innamorato di lui: quando aveva notato che il respiro gli mancava solo ogni volta che Magnus entrava nella sua stessa stanza, le dita gli formicolavano dalla voglia di sfiorare la sua pelle morbida, le labbra gridavano il nome delle sue labbra, gli occhi bravano i suoi occhi, il cervello gli gridava che lui non era niente, che non era magnifico come Jace, tutto oro puro e occhi ricolmi di forza, eppure esisteva qualcuno, quel qualcuno, che riusciva ad andare oltre lo splendore dell’oro, per soffermarsi sulla rarità dell’argento, qualcuno per cui fosse qualcosa, qualcuno per cui valesse la pena sentirsi diverso.
Perso ed insicuro come quando con forza era stato spinto fuori dalla propria strada e mandato in una direzione completamente diversa da quella pianificata; in una strada più lunga e curvilinea, che tutti gli sconsigliavano di scegliere, e qualcuno purtroppo ancora non riusciva a capire; eppure lui quella strada l’aveva presa sentendosi subito forte, sicuro e non più solo, perché la visuale che c’era alla fine di quel percorso valeva ogni tipo di dolore o sofferenza, perchè Magnus valeva ogni tipo di sacrificio.
Magnus.
Tutto circolava attorno a lui, ormai; lo stregone poteva anche essere convinto di non essere il primo pensiero, la prima scelta, il primo tutto del Cacciatore, ma era proprio così: ogni cosa, alla fine, era riconducibile a quell’unico nome: Magnus Bane.
 
 
 
 
But in the end everyone ends up alone
Losing her the only one whose ever known
Who I am who I’m not who I wanna be
My way to know how lost you will be next to me
 
Si guardò attorno sospirando; ogni tipo di pensiero, idea o desiderio si riduceva ad una sola piccola camera qualunque con Magnus fermo immobile ad aspettarlo; non gli interessava quanto sarebbe stato difficile liberarlo o che probabilmente non ci sarebbe riuscito. Era disposto anche a morire, pur di trovarlo e vederlo un’ultima volta; pur di dirgli che lo amava, e che rimpiangeva tutto quello che aveva fatto nell’ultimo periodo, dall’essere andato a cercare Camille, all’averlo lasciato andare via senza una spiegazione, al non aver provato a qualsiasi costo a vederlo anche quando lui non voleva.
Ogni cosa, qualsiasi cosa pur di vederlo ancora e sentirsi di nuovo vivo, sé stesso; perché ormai non sapeva più chi doveva essere, chi voleva essere, chi era stato: sapeva solo che per essere qualcosa doveva avere il suo uomo al suo fianco, perché perdere l’unica persona che davvero ami in quel modo strano, sballato, incondizionato, forte, sincero e completo, vuol dire perdere qualsiasi altra cosa, chiunque altro, persino sé stessi, e l’unico modo per ritrovarsi è perdersi nuovamente negli occhi di quella persona.
Perso ed insicuro, ecco come era davvero in quel momento; ecco tutto quello che era stato, e ogni altra cosa che non sarebbe voluto mai più essere.
 
Early morning city breaks
I’ve been calling
For years and years and years and years
And you’ve never left me messages
Never send me no letters
You’ve got some kind of nerve
Taking all I want
 
“Aku cinta Kamu” sussurrò Alec, girando ancora una volta in uno degli enormi labirinti di quel posto infernale; e anche se sapeva a malapena cosa volesse dire, ancora non era mai riuscito a dirlo a Magnus, eppure era qualcosa che lo avrebbe fatto tornare a respirare, a differenza di quella sera, quell’ultima maledetta orribile sera in cui se lo era sentito dire per la prima volta, e si era visto scorrere tutto attorno, immobile, mentre ancora non riusciva a capire che tutto stava accadendo davvero, che stava perdendo Magnus per lo stesso motivo per cui era in quel posto: non perdere Magnus.
Lo stava lasciando andare via perché non sapeva in che modo spiegarsi, perché usare le parole non gli era mai riuscito bene, ed uscire sé stesso non gli era mai sembrata una cosa semplice; eppure con Magnus ci aveva provato e ci era riuscito.
Era fuoriuscito dal guscio di pietra che si era creato attorno alla propria anima, per far in modo di restare la persona fredda e irremovibile che i suoi genitori agognavano e avevano provato a plasmare, e tutto solo grazie ad un piccolo tocco da parte di Magnus.
La persona speciale arrivata giusto in tempo per evitarlo da una mutazione perenne, che lo avrebbe portato per sempre a restare una fredda ed insignificante statua di sale, immobile nella stessa scomoda posizione non scelta da lei.
Eppure dove era quella persona ogni volta che l’aveva telefonata?
Dove era finito Magnus negli ultimi mesi, ogni volta che aveva bisogno di parlare con qualcuno, di gridare che aveva bisogno di non sentirsi di nuovo perso ed insicuro, ogni volta che aveva bisogno anche solo di un semplice abbraccio mentre gli occhi piangevano?
Era arrivato.
Troppo tardi.
Lo aveva salutato con un bacio, chiedendogli di ritornare, eppure alla fine era stato lui a dissolversi.
E quella volta?
Sarebbe riuscito ad arrivare in tempo, lui?
O avrebbe commesso lo stesso errore del suo amante?
 
Lost and insecure
You found me you found me
Lying on the floor
Surround me surround me
Why’d you have to wait
Where were you where were you
Just a little late
You found me you found me
Why’d you have to wait
To find me to find me
 
 
Corse ancora più velocemente: non sentiva più le gambe, il freddo, il peso del proprio corpo o i pensieri che gli ronzavano in testa. Sentiva solo una cosa, quel dolce ed inconfondibile odore al sandalo che ormai sembrava far parte della figura alta e snella dello stregone: solo lui riusciva ad avere quell’odore caratteristico, dolce e aspro allo stesso momento, caldo e freddo in contemporanea, e che fosse la sua mente a giocargli il brutto scherzo dell’illusione, o fosse davvero vicino al suo uomo non lo sapeva, eppure correva più velocemente possibile.
Quella volta il respiro gli mancava perché andava troppo veloce, le mani gli sfrigolavano perché aveva bisogno di toccare quel corpo caldo, le labbra non vedevano l’ora di toccare quelle tiepide di Magnus, gli occhi avevano bisogno di dire tutto quello che Alec probabilmente non sarebbe riuscito a spiegare in una vita intera, con le parole.
Poggiò una mano sul proprio cuore: martellava forte, come se avesse voluto stracciare via tendini e muscoli, spaccare le ossa, oltrepassare la cassa toracica e tuffarsi anche lui all’inseguimento di qualcuno che non si trovava.
“Calmati” si sussurrò; quello doveva necessariamente essere il profumo di Magnus, non poteva essere altrimenti.
Svoltò ancora un angolo, e rallentò un secondo, ritrovandosi a cercare aria ovunque pur di non svenire.
“Magnus” sussurrò ancora, prima di rendersi conto di avercela fatta.
Forse era arrivato in tempo: lì, racchiuso tra mille catene, c’era colui che aveva cercato con tanta urgenza e zelo; colui che aveva il potere di farlo sentire così diverso, così meno solo e perso, così sicuro e forte.
Dove era?
Dove lo aveva lasciato: al centro esatto della propria vita.
E cosa avesse voluto dire ‘Aku cinta kamu’, quante lacrime avesse perso, quante volte aveva urlato alla segreteria telefonica, quante volte era arrivato ad un isolato da casa di Magnus per poi scatenare una ritirata, quanto i suoi genitori lo disprezzassero, quanto ancoro lo terrorizzasse l’idea di contrariarli e comportarsi diversamente da solito, cosa probabilmente gli sarebbe importato una volta, in quel momento sparì.
In quel momento nulla aveva più senso se non abbracciarlo.
Corse velocemente da Magnus, stringendolo in un forte abbraccio ricco d’amore e significati, nonostante non esistessero parole tra loro due in quel momento.
Era riuscito a trovarlo, e quel senso di inadeguatezza che aveva dentro era ormai acqua passata, non era più perso o insicuro; era con la persona che amava.
Aveva ancora tanto da fare per salvarli, ma qualsiasi cosa sarebbe accaduta da quel momento in poi l’avrebbero affrontata assieme, quindi nulla più contava.
 

Spazio autrice.
Buooooooona domenica sera, gente!
Come va la vita? Male, considerato che domani è lunedì! Vi capisco!
Okay, bando alle ciance, volevo assolutamente ringraziarvi di vero cuore per aver deciso di prendere parte a questo gioco; mi sento davvero afflitta da ansia da prestazione quando scrivo qualche vostro prompt perchè vorrei essere impeccabile, ma purtroppo mai lo sarò; (del resto, se vogliamo leggere qualcosa di perfetto ed impeccabile sui Malec, non ci leggiamo mica le ff, ma qualche bella pagina della Clare, giustamente!) dunque spero che i miei miseri tentativi di scrivere qualcosa di originale sui Malec non siano totalmente ed incondizionatamente vani!
Okay sto delirando.
Ehm nada, questa è la seconda songfic e come già ho anticipato nel capitolo precedente è strettamente collegato alla precedente songfic, mentre invece la terza songifc (che ho scritto oggi E SONO ANCORA IN LACRIME) è totalmente diversa e angs alla diecimila, praticamente. Ho scritto una cosa che mai avrei pensato di ideare, ed è per questo che mi sta particolarmente simpatica questa iniziativa; mi state proponendo cose che non partorirei mai da sola!
Nada, vi lascio qui, giuro.
Vi anticipo solo che la prossima SongFic è basata su "Take me home" di Jess Glynne.

Spero che questa songfic non vi abbia fatto schifo.
Grazie mille per aver letto!!
StewyT~


 

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Capitolo 4
*** Take me Home ***


Take me home.
Prompt proposto da:
danim  
 
Song:/Take me home- Jess Glynne\
 
Wrapped up, so consumed by
All this hurt
If you ask me, don't
Know where to start
 
“Ci ho provato, pensavo davvero di esserci riuscito, pur continuando a immaginare di averti con me per altri cinquanta, sessant’anni, pensando che magari a quel punto forse sarei stato capace di dirti addio. Ma si tratta di te, e ora mi rendo conto che non sarò più pronto a perderti di quanto non lo sia ora”.
 
Gli sembrava essere passato praticamente un giorno da quando aveva pronunciato quelle parole, invece era passato così tanto tempo; eppure ricordava perfettamente il continuo di una delle tante conversazioni animate del genere. Ricordava ogni piccola fitta al petto che sentiva trafiggerlo quando con Alec parlavano di quell’argomento che fingeva di non temere; sorrideva, baciava Alec e provava a rassicurarlo, ma era mortalmente spaventato da quello che sarebbe successo quando un giorno il ragazzo guanciotte rosse ed occhi blu che aveva tanto amato, non ci sarebbe stato più. Aveva incredibilmente paura di come si sarebbe sentito e di cosa avrebbe fatto per affrontare tutto quello.
Il problema era che in quel momento, non voleva pensarci; avrebbe così tanto preferito sentirsi dire da Alec un arrabbiato ‘Non chiamarmi Alexander’, e poi un ‘Quindi, cosa facciamo?’ a cui sicuramente avrebbe risposto come al solito con un ‘Quello che fanno tutti. Come hai detto tu, speriamo’ che si sarebbe concluso con un dolce e forte bacio a fare da garanzia a quella promessa.
Invece in quel momento non poteva: Alec non era lì a rimproverarlo per averlo chiamato Alexander, o a chiedergli se ci sarebbe stato qualcun altro dopo di lui.
Alec non era lì ad abbracciarlo, baciarlo e dirgli che andava tutto bene.
Alec non era lì. Non più. E non ci sarebbe mai più stato.
Magnus aveva provato davvero ad immaginarsi una vita senza di lui e non ci era mai riuscito; tutto quello che in quel momento, senza di lui, riusciva a vedere era buio. Non c’era niente.
Provò a trattenere le lacrime concentrandosi sul vuoto che aveva all’altezza dello stomaco e si crogiolò nell’abbraccio di Rafael e nella mano di Max stretta alla propria.
Quel giorno anche il cielo sembrava essere triste, era sul punto di piangere come ogni persona presente nel giardino della Città di Ossa dove sarebbero state conservate le ossa di Alec al fianco di quelle del proprio Parabatai.
Isabelle era stretta al busto di Simon che continuava ad accarezzarle le spalle; non l’aveva mai vista così fragile e piccola come in quel momento. Al suo fianco c’era Dalila, la loro orami non più tanto piccola bambina, che si stringeva le braccia al petto, lanciando sguardi indagatori e tristi a Rafael.
In fondo, al fianco di Magnus prendeva posto Clary, ormai non più tanto giovane ma sempre circondata da quell’alone di forza vitale, che piangeva tra le braccia di Jonathan, degno erede del padre, con lunghi capelli biondi come i suoi e folta barba rossiccia, a mascherare il forte dolore che solo chi subisce continue perdite può provare.
Diversi membri del branco e vampiri erano lì ad osservare tristemente la scena; Maia e Lily si tenevano per mano, piangendo l’uomo che era riuscito ad unire acerrimi nemici.
E poi c’era lì, il corpo immobile ma pur sempre bellissimo di Alexander Gideon Lightwood, con il viso ormai non più giovane, coperto di rughe che lo rendevano ancora più attraente, con i capelli ingrigiti dalle esperienze che ancora gli cadevano sulla fronte e quell’adorabile sorriso che aveva fatto innamorare Magnus, ancora stampato sul volto.
Magnus si girò attorno prima di poggiare lo sguardo sul suo amato: sembrava una danza di petali e veli bianchi che circondavano ogni cosa. Ognuno soffriva per un uomo che aveva donato tanto a tutti.
Gli occhi da gatto si posarono sull’uomo disteso, e si riempirono di lacrime.
Non ci sarebbe stato nessuno dopo di lui, lo aveva sempre pensato, in quel momento ne ebbe la conferma.
Come poteva pretendere di pensare ad un futuro se tutto quello per cui aveva vissuto negli ultimi trent’anni era scomparso?
Come poteva pretendere di sapere da dove avrebbe potuto iniziare a ricostruire la propria vita, così come gli aveva fatto promettere il suo Alexander?
 
Anger, love, confusion
Rolls the gold nowhere
I know that somewhere better
Cause you always take me there
 
“Ave atque vale, amore mio” sussurrò Magnus allontanandosi assieme a tutti gli altri dal corpo di Alec; si sentiva fragile e debole, era certo che se non ci fossero stati i suoi figli a sostenerlo sarebbe caduto in ginocchio accanto alla salma di Alec e sarebbe rimasto lì per sempre, fino a quando non si sarebbe pietrificato così come gli stava succedendo prima di conoscerlo.
Che senso avrebbe avuto cercare di andare avanti?
“Magnus” Isabelle gli si avvicinò toccandogli una spalla, e lui sorrise debolmente a Rafael e Max che si allontanarono.
“Stai….”
“Bene?” la interruppe Magnus guardandola attentamente; quanto era invecchiata anche lei? Le leggere rughette agli angoli degli occhi ricordavano al mondo che sì, anche la divina Isabelle Sophie Lightwood era un’umana, in fondo, e anche lei non sarebbe potuta restare giovane per sempre, ma questo non voleva dire che fosse meno bella e fiera in tutta la sua eleganza, anzi; somigliava maledettamente a sua madre e forse tempo prima avrebbe anche potuto detestarla per quello, ma i tempi in cui MAryse e Robert erano di intralcio a lui ed Alec erano lontani anni luce.
Izzy scosse la testa “Neanche io” sussurrò “È normale! Mio fratello era tutto per tante persone! Per te, per i tuoi figli, per me…”
“È devastante, Isabelle, il dolore che provo al petto”. Lei annuì asciugandosi una lacrima, senza vergogna di mostrare la propria debolezza.
“È con Jace, si proteggeranno a vicenda fino a quando non ci saremo noi a farlo!” si intromise Clary avvicinandosi a Magnus e poggiando la testa su una sua spalla “Ora sono assieme” sussurrò prima di scoppiare nuovamente in lacrime.
Perdere due persone amate in meno di due mesi era la cosa più demolente che ognuno di loro avesse mai provato, eppure ognuno di loro aveva già fronteggiato la morte più volte.
Fino a quando non ci saremo noi a farlo.
Magnus deglutì a forza.
LA speranza di poter rivedere la persona amato aveva sempre aiutato gli umani che lo circondavano, ma lui che non aveva mai potuto sperare in qualcosa di simile, come poteva essere aiutato?
Un moto di rabbia, amore e confusione lo offuscò e gli fece desiderare di poter scappare via di lì, da quelle persone che un giorno avrebbero avuto la fortuna di poter rivedere Alec.
“Vieni con noi, Magnus” lo pregò Isabelle “stare in compagnia ti farà bene”.
“No” sussurrò Magnus; lui non voleva stare bene, lui voleva ritornare anni addietro, voleva riabbracciare Alec, voleva poter sentire di nuovo il suo calore, la sua felicità.
“No, grazie, Isabelle. Preferisco tornare a casa, ma ti prego, fa in modo che Max e Rafe vengano con te e stiano all’Istituto fino a quando non saranno più calmi, okay?”.
Lei annuì e si alzò leggermente sulle punte per abbracciarlo e sussurrargli qualcosa all’orecchio; Magnus sorrise dolcemente e ricambiò l’abbraccio. Strinse una spalla di Clary. Poi silenziosamente si avviò lontano da quel cimitero, sperando di dimenticare il vuoto che lo aveva avvolto nel momento in cui aveva rivisto la salma inanime di Alec. Non pianse lungo il tragitto. Si girò solo una volta: quando ormai era troppo lontano per vedere qualunque cosa se non qualche piccola macchiolina bianca, ma vide distintamente il corpo disteso di Alec che gli sembrava chiedere di non lasciarlo solo.
Solo.
Lo era davvero, in quel momento, eppure sapeva che il suo cuore lo avrebbe per sempre ricondotto lì: sul loro letto, quello su cui Alec gli aveva detto per l’ultima volta che lo amava prima di essere trascinato via nell’oblio del dolore e infine della morte.
Aveva bisogno di poter sentire nuovamente il suo odore.
 
Came to you with a broken faith
Gave me more than a hand to hold
Caught before I hit the ground
Tell me I'm safe, you've got me now
 
 
La casa gli sembrava tutt’un tratto enorme e vuota senza più suo marito ad aspettarlo; si chiuse la porta della camera da letto alle spalle e si sedette sul letto, nel punto esatto in cui Alec aveva chiuso gli occhi l’ultima volta.
Riusciva ancora a sentire il suo profumo fresco mischiato al Sandalo.
Riusciva ancora a sentire la sua risatina ogni volta che si stendeva lì al suo fianco ed iniziava ad adularlo e baciarlo. Si sarebbe bai sentito ricco e felice come in quei semplici momenti di pura normalità?
Presidente Miao sbucò da sotto il letto e in un miagolio lamentoso si strusciò alle sue gambe prima di balzare sul letto e accomodarsi dolcemente sulle sue gambe, quasi volesse dargli conforto.
“Siamo soli, Presidente. Alexander non c’è più”.
La sua voce rimbombò nella camera, facendolo sentire ancora peggio di come stava.
Era arrivato ad essere un uomo frivolo, senza più speranze o desideri, un uomo rotto, che stava per trasformarsi in una fredda statua senza vita, ecco il destino riservato agli stregoni! Poi d’un tratto all’improvviso, un ragazzo dai profondi occhi blu gli aveva fatto saltare il cuore in gola e gli aveva ricordato cosa volesse dire provare qualcosa; sentirsi nuovamente frizzante, elettrico, eccitato, innamorato, vivo. Non avrebbe potuto farsi scappare mai quel ragazzo, perché aveva bisogno di quello che solo il vero amore può dare, per andare avanti, perché non voleva pietrificarsi, voleva continuare ad amare la vita. Amava la vita. Amava la vita con lui, anche se era costretto a nascondersi, ad agire di notte, a soccombere nell’ombra delle menzogne ogni volta che spuntava il sole.
Ma cos’era una bugia in confronto alla libertà dell’amore?
Niente, fino a quando una piccola bugia non si trasformava in un cappio al collo che non dava più la possibilità di respirare; ed era stata niente fino a quando le bugie riversate da Alec non avevano iniziato a stratificarsi una sull’altra e a rendergli la vita impossibile.
Aveva provato a pensare di allontanarsi da lui, in quel momento, tuttavia non ci era riuscito; eppure Alec lo aveva sorpreso per l’ennesima volta dandogli quello che desiderava: la libertà. Prendendosi quello che gli spettava: sé stesso.
Quel bacio al centro della sala era stata la cosa migliore che gli fosse capitata fino a quel momento; sentire un Alec diverso durante quel bacio, era stata la parte migliore. Riuscire a sentire le sue dita più sicure, le sue labbra più libere.
Quello era l’Alec che conosceva e che amava già profondamente.
Alec era comparso dal nulla nella sua vita, e gli aveva dato la propria mano non solo per sostenerlo ma anche per dargli quello che nessuno aveva mai fatto: forza ed energia.
Cosa avrebbe fatto senza quella mano stretta attorno alla propria e quel “Prendi la mia forza, usane quanto vuoi!”?
Probabilmente quella notte non sarebbe riuscito a ritornare vivo a riva.
Come avrebbe fatto da quel momento in poi?
Aveva bisogno ancora di lui. Ne avrebbe avuto sempre.
Ora riusciva a capire Tessa e tutte le lacrime spese per la morte di Will Herondale; aveva affrontato tante altre morti prima, eppure nessuna era mai stata come quella perché nessuno era mai stato come Alec.
C’è chi nella vita ha la fortuna di innamorarsi più volte eppure tra quei tanti amori c’è sempre un amore che spicca, che è al di sopra degli altri e fa apparire qualsiasi altra cosa piccola e stupida al confronto; quell’amore per lui era Alexander.
E come si fa a resistere ad un amore simile?
Come avrebbe fatto a sentirsi di nuovo vivo e in forze da quel momento in poi?
Chi lo avrebbe tenuto al sicuro che non c’era il suo cacciatore con lui?
 
 
Would you take the wheel
If I lose control?
If I'm lying here
Will you take me home?
 
“Alexander” sussurrò al nulla “Come farò ora? Chi prenderà la guida della mia vita quando sarò stravolto e stanco da tutto questo e perderò il controllo?”.
Una calda lacrima scivolò via dai suoi occhi e non la raccolse. Aveva pianto una volta, mentre faceva l’amore con Alec. Si era sentito stupido, maledettamente stupido a piangere in un momento simile, eppure lo sguardo forte di Alec, la sua forza, la sua voce mentre sussurrava quel “Ti amo” così diverso da tutti gli altri che aveva sentito in un momento di puro idillio come quello dell’orgasmo, lo aveva completamente devastato in senso positivo. Mentre Alec si accasciava sul suo petto e gli sussurrava quanto fosse perfetto per lui, Magnus si sentiva davvero in un modo strano che avrebbe potuto associare alla parola ‘vita’. Quella era pura forza vitale che scorreva nel suo cuore e nel suo cervello; Alec lo accendeva completamente.
Deglutì. Si era sentito così stupido a piangere eppure subito dopo quando Alec lo aveva notato e aveva asciugato via quella lacrima con le proprie labbra e non aveva fatto domande, ma lo aveva abbracciato, gli sembrò la cosa più naturale del mondo; era l’unico modo che il proprio corpo aveva per far capire ad Alec quanto contasse nella sua vita, quanto quel momento fosse importante per lui.
Fu strano ed insensato, ma in quel momento ci fu qualcosa che lo fece ritornare al presente, qualcosa come una presenza al proprio fianco, poi un tocco dolce e morbido sul proprio viso; portò una mano sulla guancia per asciugarla, eppure non fu necessario.
“Ti amo” sussurrò.
Sorrise e poi scoppiò a piangere come non aveva mai avuto il coraggio di fare.
Alec ci sarebbe sempre stato quando avrebbe avuto bisogno di qualcuno che lo facesse sentire giusto e vivo, vero?
 
 
Could you take care
Of a broken soul?
Will you hold me now?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
 
Alec, il suo piccolo grande Alexander sarebbe sempre stato al suo fianco e avrebbe fatto sempre di tutto per salvarlo come quando era sceso ad Edom per ridargli la vita ancora una volta; come quando aveva ammesso, e aveva agito per rendere vere le sue parole, che a differenza di tutti gli altri Cacciatori a lui non interessava la fama, la divinità, il mondo, ma lui, il suo amore, quello che avrebbero potuto costruire assieme.
Alec, l’uomo che aveva unito Nascosti e Shadowhunters, che si era mostrato d’esempio per ogni persona che non aveva il coraggio di essere sé stessa, che aveva dato tutto per la sua famiglia e poi aveva capito che dare tutto sé stesso non voleva significare dare via la propria vita, l’uomo che aveva creato una famiglia dal nulla, la felicità dalla polvere.
Alec, l’uomo che aveva visto la sua anima distrutta dal primo sguardo che si erano scambiati; colui che si era rotto ed incollato così tante volte come un vaso prezioso, ma che continuava a non pensare alle proprie crepe quanto a quelle altrui, perché c’era sempre qualcuno che in un determinato momento valesse un po’ del suo tempo, che valesse più di lui, per sé stesso.
Alec, l’uomo che lo aveva ricostruito e gli aveva mostrato la strada per arrivare a casa tra le sue braccia e il suo profumo.
Come avrebbe fatto senza il forte, altruista, perfetto Alec?
Chi avrebbe incollato la sua anima?
Chi lo avrebbe abbracciato fino a far scomparire ogni cattivo pensiero?
Chi lo avrebbe riportato a casa?
 
 
Hold the gun to my head
Count 1, 2, 3
If it helps me walk away then it's
What I need
 
Doveva allontanarsi da tutti quei pensieri, dalla minaccia della mancanza di speranza che gli puntava alla testa: doveva rifugiarsi in un luogo felice e di quelli Alec gliene aveva dati anche troppi.
Si stropicciò gli occhi e si rivide lì, al fianco dell’uomo che amava e che stava per rendere felice proprio come Alec aveva reso felice lui.
Era al centro della navata, completamente vestito di oro che faceva risaltare i suoi tratti angelici ed un enorme sorriso luminoso, e lo guardava come se non avesse visto mai cosa più bella al mondo; era quel tipo di sguardo a farlo sentire sempre sotto costante pressione – una pressione più che positiva, sia chiaro -.
Ed ecco Alec allungare le mani verso il collo della sua giacca dorata e sorridergli; un enorme sorriso si estese anche sulle labbra di Magnus che catturò la mano prima sul suo colletto e la fece scendere all’altezza del proprio cuore: batteva talmente veloce da fare invidia ad un colibrì impazzito.
“La cerimonia sta per iniziare” sussurrò la voce di un fratello Silente nella mente di tutti, al ché si zittirono e girarono verso l’altare dove Alec e Magnus provavano a trattenere a stento le mani; in ritardo Max e Rafael corsero, tenendo due cuscinetti dorati tra le mani, e si posizionarono ai lati dei genitori; entrambi abbassarono lo sguardo sui bambini e sorrisero.
La sala calò nel completo silenzio fino a quando non si udì nuovamente la voce del Fratello Silente che annunciava “È arrivato il momento di permettere ad Alexander Gideon Lightwood e Magnus Bane di convolare a nozze scambiandosi le rune d’amore”.
I due ragazzi si guardarono con la luce enorme che solo due innamorati possono avere; Magnus non poteva avere rune, quindi Isabelle aveva avuto la fantastica idea di creare due particolari anelli che avrebbero avuto solo loro al mondo, o chi, come loro avrebbe voluto sconfiggere le leggi dei cacciatori che permettevano solo a due cacciatori di sposarsi. Max si avvicino ad Alec e allungò il cuscinetto verso di lui, al che Alec sorridendo prese un anello dorato sul quale erano incise la runa dell’amore e la runa del matrimonio che si univano in linee dolci e spirali, per creare al centro una piccola fiammella, e poi si abbassò per dare un bacio a Max.
Lo stesso avvenne quando fu il momento di Magnus che con elevata eleganza si abbassò verso Rafael - con gli occhi estremamente lucidi e felici – e si rialzò solo dopo avergli dato un bacio e sussurrato un ‘ti voglio bene’.
“Una runa sulla mano, una runa sul cuore” sussurrò il Fratello silente, al che il cuore di Alec iniziò a galoppare come uno Stallone durante la gara più importante di un campionato, mentre quello di Magnus perse qualche battito.
Era vero?
Stava accadendo veramente?
Non aveva mai desiderato sposarsi prima di Alec, sebbene si fosse chiesto spesso come sarebbe stato: stava davvero per scoprirlo?
Alzò lo sguardo emozionato verso quello di Alec che lo guardava a sua volta con occhi lucidi, e mimandolo con le labbra gli disse ‘Sono l’uomo più felice al mondo’.
Ma si sbagliava, oh quanto si sbagliava!
L’uomo più felice al mondo in quel momento era lui, che stava avendo tutto quello che non avrebbe mai avuto neanche la forza di desiderare.
“Un’unione sta per nascere” echeggiò di nuovo la voce nelle loro menti, allora Alec fu il primo a prendere il piccolo cerchietto d’oro, avvicinarlo alle labbra per baciarlo come a volerlo marchiare con tutte le migliori promesse al mondo, e poi lo infilò a Magnus, guardandolo negli occhi e sorridendogli.
“Ti prometto di essere per sempre al tuo fianco” disse Alec, beccandosi un’occhiataccia dal Fratello Silente, dal momento che non era prevista una promessa “E di darti sempre quello che tu darai a me, per qualsiasi cosa al mondo: amore, rispetto, fedeltà, tutto me stesso. Mi avrai ora, Magnus Bane, e avrai ogni cosa che potrei mai dare ad un altro essere vivente. Mi avrai ora, nella mia gioventù e per sempre”.
Magnus annuì con un grosso sorriso, accettando il peso e l’importanza di quella promessa.
Poi fu il suo turno di prendere l’anello, baciarlo, infilarlo ad Alec e sorridergli mentre pronunciava la sua piccola grande promessa.
“Ti prometto di essere sempre al tuo fianco e darti tutto quello che in tutte le mie vite passate non ho mai dato, né mai desiderato dare a qualcuno che non sia tu, perché non voglio il mondo, Alexander Gideon Lightwood, voglio te. Tu vali molto più del mondo”.
Alec deglutì provando a non piangere e Magnus sorrise gioioso.
Cos’era quella leggerezza che sentiva nel cuore?
“Un’unione è nata, e l’amore che è stato presentato, ora verrà sugellato!”
Fece eco la voce del Fratello che finalmente diede ai due ragazzi, che non si vedevano o baciavano da ben due giorni prima, il permesso di scambiarsi il migliore, più emozionante e pieno di promesse, bacio che si fossero mai dati.
E Magnus non avrebbe saputo spiegare se avvenne prima il boato nel suo cuore o prima quello nella platea, fatto resta che ognuno urlava e batteva le mani al ritmo dei loro cuori, tutti tranne Max e Rafael che si erano avvicinati e abbracciandosi guardavano i genitori con le lacrime agli occhi.
Cosa poteva esistere di migliore al mondo?
 
Every minute gets easier
The more you talk to me
You rationalize my darkest thoughts
Yeah you, set them free
 
E tra un battito di ciglia e una lacrima, cadere in un sonno dolce e profondo quando tutto il dolore possibile continuava a scavargli nell’anima, era la cosa migliore che sarebbe potuta accadere a Magnus in quel momento; ogni minuto in quei sogni dolci e delicati sarebbe diventato migliore, meno difficile; magari sarebbe riuscito ad incontrare il suo Alec, a dirgli ancora una volta quanto gli sarebbe mancato, ad abbracciarlo e sentirsi ancora una volta libero da ogni cattivo pensiero.
 
You say space will make it better
And time will make it heal
I won't be lost forever
And soon I wouldn't feel
Like I'm haunted, oh falling
 
Ed infatti era lì: seduto sul divano ad accarezzare Presidente; era un ricordo quello, ne era cosciente, ma come mai era così vivido e reale?
Perché era come se lo avesse vissuto dal capo, ma in modo totalmente diverso?
Sapeva cosa stava per accadere, eppure non riusciva a capire come quel ricordo sarebbe potuto restare intatto, come non potesse impregnarsi del suo dolore.
“Mag?”.
Cosa?
Oh, Lilith!
Quella era davvero la sua voce dolce e vellutata. Stava davvero chiamando ancora una volta il suo nome!
“Magnus!” Alec lo raggiunse sul divano e gli schioccò le dita avanti agli occhi, sorridendogli subito dopo.
Magnus non sorrise, però; lo guardò ad occhi sbarrati, come se avesse visto un fantasma – cosa effettivamente più o meno vera – e si regalò un minuto per guardarlo attentamente, per: innamorarsi ancora una volto dei suoi meravigliosi e limpidi occhi blu, dirsi ancora una volta quanto ci stesse bene con i capelli scuri spruzzati di bianco qui e lì, quanto fosse sexy con le piccole rughette d’espressione agli angoli degli occhi, quanto la runa deflect con le sue forme ondulate ed eleganti facesse risaltare sempre in maniera tremendamente sexy il suo collo.
Era così reale e così dannatamente bello.
“Magnus, si può sapere cos’hai?” Alec ridacchiò e infilò le mani fredde sotto la sua maglia, facendolo trasalire.
Quel tocco! Era davvero il suo! Mani morbide ma allo stesso tempo ruvide a causa di calli e combattimenti.
“Ci sono” sussurrò Magnus guardandolo con le lacrime agli occhi; era lì, perché privarsi della possibilità di viverlo?
“Ci sono” disse ancora una volta, poi gli si avvicinò velocemente e poggiò le labbra sulle sue. Chiuse gli occhi, non poteva permettersi di vedere Alec scomparire mentre si baciavano, ma sperò con tutto il cuore che non succedesse ancora; aveva bisogno di qualche altro minuto, nient’altro.
“Oh” Alec si allontanò giusto lo spazio necessario per parlare “Ti sono mancato?” alzò un sopracciglio, cosa che aveva sempre fatto soffrire il cervello – e non solo – del povero stregone.
“Oh Alexander! Mio, Alexander! Tu non puoi immaginare quanto mi sia mancato. Io non ci so più stare senza di te” disse accarezzandogli una guancia; al che, Alec visibilmente stranito gli diede un pizzicotto.
“Sono stato solo in cucina per mezz’ora, Magnus! Ho cucinato tutto, però. Siamo pronti all’invasione dei nostri figli”.
“Max e Rafe” sussurrò Magnus “Ci sono anche loro?”
“Ma si può sapere che ti prende?” ridacchiò Alec prendendo Presidente Miao per poggiarlo a terra e poi salire a carponi sulle sue ginocchia.
Oh il suo finto ingenuo Alexander!
“Mi ha telefonato Max e mi ha chiesto se può invitare anche Allen, stasera! Mi sa che nostro figlio si è davvero innamorato di quell’umano!”.
Magnus rise dell’espressione gelosa del marito.
“Era ora, Alexander, avanti” disse, provando a dimenticarsi della realtà.
“Ha vent’anni! È giusto che abbia un ragazzo e si innamori!!”
“Innamorarsi di un umano è pericoloso, Magnus. Non fa parte del nostro mondo, potrebbe farlo soffrire, lui è….”
“Alexander!” Magnus scosse la testa e gli diede un piccolo colpetto al collo “anche tu sei un umano, anche tu eri pericoloso, anche tu non facevi parte del mio mondo e sì, è mortale ma lo sei anche tu. Eppure guardaci, ci amiamo e siamo le persone più felici al mondo!”
“Ha solo vent’anni! Tu ne avevi troppi di più!”
“E tu ne avevi solo diciotto. Quindi?” alzò un sopracciglio in segno di sfida e Alec si arrese.
“Sono felice per nostro figlio e sono felice che sia innamorato, ma giuro che se quell’Alvin osa far soffrire Max! Oh, Magnus, scatenerò l’inferno!”.
Magnus sorrise “Credevo si chiamasse Allen!”
“Allen, Alvin, è uguale” sbuffò Alec, al che Magnus scoppiò a ridere.
“Credevo fossi io a dimenticare i nomi delle persone…”
“Deformazione ereditata da te, infatti!” rispose Alec, al che, Magnus non riuscendo più a trattenersi si spinse nuovamente verso di lui e lo baciò ancora.
“Ti amo. Non puoi neanche lontanamente immaginare quanto io ti ami!” gli sussurrò all’orecchio scendendo poi a baciare dolcemente il suo collo.
Il sorriso cristallino di Alec si diffuse in camera.
“Tra poco vengono i nostri figli, Magnus! Vuoi farti trovare così sul divano?”.
Magnus mugugnò qualcosa come ‘non qui sul divano’, ma Alec lo bloccò giusto un attimo per guardarlo negli occhi.
“Rafe porta Dalila! Credi che voglia…?” alzò un sopracciglio e Magnus sbuffò divertito.
“Sei proprio geloso dei nostri bambini, mh? Venti e venticinque anni, ti ricordo!”.
“Sono sempre stato protettivo…”.
“Ecco perché mi hai colpito venti anni fa” gli fece un occhiolino “Ma dovremmo lasciare liberi i ragazzi di fare le loro esperienze!”
“Ma-”
“Non dico di lasciarli completamente liberi! Voglio dire, dobbiamo restare nell’ombra a spiarli, ecco tutto!”
“Max abita a Londra, mi sembra di avergli dato abbastanza spazio” si rabbuiò Alec.
Magnus sorrise e gli accarezzò i capelli “Sì, ma lo vai a trovare due volte al giorno, quasi!”
“Avanti!” rise Alec “Una volta alla settimana!! Non è molto!”
“No” Magnus iniziò a delineare perfettamente con un indice il suo bellissimo profilo.
“Non è affatto molto. Se fossi lontano da me vorrei che venissi a trovarmi continuamente!”
“Lo terrò a mente” gli fece un occhiolino.
“Comunque non c’è niente di male se è innamorato di Dalila, ti pare?”
“Incesto…?” si lamentò Alec, facendolo scoppiare a ridere.
“Adori Dalila, l’hai sempre adorata, perché ti lamenti anche di lei?”
“Okay” Alec poggiò le mani sul petto di Magnus e lo pressò in modo da farlo sdraiare.
“Okay mi piace con Rafe, okay? E anche Max e Alvin mi piacciono!”
“Allen”  lo corresse.
“Allen, sì!”.
“Ma…?”
“Ma arriveranno tra due ore, quindi…”
“Tra poco vengono i nostri figli, Alexander. Vuoi farti trovare così sul divano?” scherzò.
“Oh non sul divano! Ho bisogno di una doccia, mi aiuti?” alzò un sopracciglio e Magnus rise “Giochi sporco, ragazzo” gli tirò un orecchio e gli si avvicinò per baciarlo, al che Alec si allontanò e scosse la testa.
“Accetti?”.
Si abbassò verso il suo collo e gli diede un piccolo morsetto, come a confermare le intenzioni che aveva.
Magnus rise “come potrei non accettare?”.
 
Would you take the wheel
If I lose control?
If I'm lying here
Will you take me home?
 
Il suo cellulare prese a squillare strappandolo da quel meraviglioso quanto reale sogno, o meglio ricordo; era tutto così fantastico! Era stata tutta così fantastica la sua vita con Alec.
E ora cosa gli restava?
Abbassò lo sguardo sul cellulare e vide che il nome ‘Rafe’ galleggiava nero come i marchi che l’ –ormai- uomo portava sul corpo, sullo sfondo blu.
In fondo gli restava la sua famiglia…
Avrebbero preso loro, Max e Rafe il timone della sua vita? Sarebbero riusciti ad aiutarlo nel momento in cui avrebbe perso il controllo?
Sarebbero riusciti a portarlo a casa? E lui aveva davvero una casa senza Alec?
“Papà?” la segreteria telefonica scattò spaventando Magnus.
“Io e Max ti abbiamo dato una giornata di tempo per piangere e disperarti da solo, ma abbiamo già perso un genitore, non possiamo perdere anche te. Ti prego, non allontanarci. Max ha bisogno di te. Io ho bisogno di te, e tu ne hai di noi”.
Magnus sbuffò e si asciugò una lacrima.
 
Could you take care
Of a broken soul?
Oh, will you hold me now?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Oh, will you take me home?
Home
 
Alexander era stato la sua casa, il suo amore, la sua vita, ogni cosa.
Non c’era più, ma gli aveva lasciato quanto di più prezioso al mondo: la sua famiglia.
Prima di conoscerlo era completamente solo – fatta eccezione per Catarina e Ragnor -, poi era cambiato tutto velocemente senza neanche che se ne rendesse conto: aveva trovato un compagno, un’anima gemella, degli amici fidati, due bambini, una famiglia.
Alexander gli aveva dato tutto quello che un uomo può dare a qualcuno, aveva mantenuto la sua promessa, e Magnus non gli sarebbe potuto essere più grato.
Si asciugò una lacrima.
“Magnus, promettimi che andrai avanti. Che non abbandonerai i nostri bambini, che sarai sempre il loro padre!” aveva sussurrato Alec sul letto di morte.
“Lo giuro sul tuo angelo!” aveva promesso lui piangendo.
Alexander gli aveva dato tutto e lui non lo avrebbe deluso per nulla al mondo.
Qualcosa in cui rifugiarsi e cercare il suo calore, il suo profumo, il suo amore, lo avrebbe sempre avuto: i ricordi di un’intera vita con lui.
Non sarebbe più stato bene come tra le sue braccia, ma una casa ora e per sempre l’avrebbe avuta: la sua famiglia.
Loro gli sarebbero sempre stati vicino; loro lo avrebbero sempre avvicinato a casa.
Digitò velocemente il numero del maggiore dei suoi figli.
“Rafe? Potete tornare a casa? Vi prego!”.
Rafael dall’altro capo del telefono provò ad annuire, ma invece scoppiò a piangere e Magnus non riuscì a trattenere a sua volta le lacrime.
Alexander Gideon Lightwood gli aveva salvato la vita in ogni modo umanamente possibile.


 
Spazio autrice.
E IO SONO IN LACRIME AIUTATEMI.
Davvero ho sempre avuto il terrore di scrivere della morte di Alec perchè credevo sarebbe stato un po' come scrivere della mia morte; amo Alec sopra ogni cosa, e sul fattore 'protezione' sono fin troppo uguale a lui; fosse per me le persone che amo non dovrebbero mai soffrire/morire  e Alec essendo un personaggio che amo non dovrebbe mai soffrire/morire, ma sappiamo tutte che prima o poi Cassie lo farà fuori!
Ad ogni modo per il momento l'ho fatto io E MI SENTO MALE.
Avrei potuto scrivere di altro, è vero, ma nelle parole della canzone non sono riuscita a sentire altro che la sofferenza di Magnus per la perdita di Alec, e così mi sono dovuta mettere all'opera e pensare a come si sarebbe sentito lui (e allo stesso tempo come SICURAMENTE mi sarie sentita io perdendo una persona così importante!).
Quindi, tutto questo, per dirvi: non è colpa mia, non siate arrabbiate con me ma con Jess!
Nada, vi lascio in pace. Grazie mille per aver letto, spero di leggere qualche vostro parere e ricordatevi che è una storia interattiva, la vostra storia, quindi quando volete lasciate pure un prompt :3

GIURO che il prossimo capitolo sarà molto meglio; le prossime tre FF dovrebbero essere tre OS di cui un AU che mi sono divertita moltissimo a scrivere; l'altra non mi convince ancora molto, ci penserò su, e poi c'è un prompt che mi fa morire dal ridere al solo pensiero ma su cui non ho ancora iniziato a lavorare per mancanza di tempo (scherzo; è perchè mi è venuta l'ispirazione per un'altra Os AU Malec, ispirata ad un'altra mia long Au, "Swithed: questione di corpi" e niente, non ho potuto fare a meno di scriverla E CI HO MESSO QUATTRO GIORNI, AIUTO!).

A presto, spero, Esercito .

StewyT~

 

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Capitolo 5
*** Shape of you~ ***


Shape of you~
Nota: so che il raiting della storia è un arancione, ma questa ff sarà ROSSA e sarà l'unico di questo genere dunque non cambierò colore alla storia!
Vi chiedo scusa per ciò che leggerete MA questa è la mia prima (ed ultima rossa); ho trovato difficilissimo ed imbarazzante scriverla perchè non sono roprio tagliata per queste cose, ma era una sfida e l'ho accettata.
La canzone è proposta da me medesima ed è Shae of you di Ed Sheeran.

 
 
The club isn’t the best place to find a lover
So the bar is where I go
Me and my friends at the table doing shots
Drinking faster and then we talk slow
Come over and start up a conversation with just me
And trust me I’ll give it a chance now
Take my hand, stop
Put Van The Man on the jukebox
And then we start to dance
And now I’m singing like
 
 
La serata era trascorsa nel migliore dei modi: la birra che avevano bevuto in quel bar era stata una delle migliori della sua vita, avevano bevuto parecchio, avevano parlato ancora di più, e avevano persino cercato di ballare lì, nel suo salottino, prima di cadere sul divano talmente violentemente da spaventare il povero Presidente che si era ritrovato a scappare via da due pazzi che continuavano a ridere e a guardarsi intensamente.
I sorrisi spontanei del suo Alec lo avevano stregato e catturato rendendolo l’uomo più felice della terra in sole poche ore.
Si era sentito elettrico e spensierato, bene come poche altre volte in vita sua.
Avevano riso, chiacchierato, si erano conosciuti ancora di più e si erano piaciuti ancora di più, ma in quel momento, oh, in quel momento Magnus avrebbe tanto desiderato scomparire dalla faccia della terra.
Alec era lì, con le gote rosse, un sorriso timido ma sexy sulle labbra, gli occhi lucidi, le labbra rosse di baci, i pantaloni già troppo stretti e tutto quello, ah, tutto quello gli richiedeva più autocontrollo di quanto in realtà non ne avesse.
Il cacciatore giocava con la mano anellata dello stregone stringendola alla propria, per poi allontanarla, portarla al proprio viso e prendere a baciarne tutte le nocche mentre fissava i suoi intensi occhi blu in quelli verdi del povero uomo che pregava tutte le divinità del mondo di tenerlo bello fermo a bada.
Alexander non poteva baciare le sue dita e guardarlo in quel modo, toccarlo in quel modo, baciarlo in quel modo, e poi aspettarsi che Magnus non lo cacciasse via di casa.
Perché due erano le opzioni: farlo andare via o farlo venire. Molteplici volte. Infinite volte.
Inutile ripetere quanto la sua opzione preferita fosse la seconda; effettivamente dai comportamenti di Alec sembrava proprio che quella fosse anche la sua opzione preferita, e a maggior ragione, Magnus doveva trovare il modo di cacciarlo via.
“OH CAZZO”.
No, non era una cosa carina distrarsi e pensare a modi per liberarsi di Alec prima di finire in una prigione mentale fatta di sogni erotici sul suo occhi blu, mentre il suo occhi blu faceva cose, anche perché poi se lo ritrovava accovacciato sul suo petto, le gambe attorcigliate ai suoi fianchi, il petto timidamente incastrato al suo.
Quelle labbra, oh quelle labbra cosa non stavano facendo al suo collo e al suo inguine; erano così delicate ed insicure da rischiare di farlo eccitare talmente tanto da arrivare alla pazzia!
Quelle labbra dolci si muovevano con incertezza sul suo collo, la lingua bagnata e calda disegnava cerchietti disordinati, e poi i denti mezzelune storte, per poi finire in piccoli succhiotti che non servivano ad altro che marchiare il territorio
Da quando Alec era diventato così intraprendente?
Non che gli dispiacesse….
“Cosa?”.
Alec, preoccupato, allontanò immediatamente le labbra dal collo dello stregone, ma a lui non bastava quello per fargli tirare un sospiro di sollievo; avere il suo calore addosso lo rendeva ancora troppo vulnerabile.
“Alexander credo che dovresti andare via”.
Oh avanti, quella voce non risultava convincente neanche a sé stesso!
“Ho fatto qualcosa che non va?”.
Quella voce roca. ‘Fammi tuo subito’. Ecco cosa pensava il cervello del povero stregone che si ritrovò a scuotere la testa e sorridergli.
“sei semplicemente perfetto. Ma stiamo correndo un po’ troppo, no?”.
Le guance rosse si scurirono ancora di più, ma le mani ormai più sicure, scorrevano ancora sul corpo di Magnus, incendiandolo come non mai.
“No” sussurrò lui accarezzandogli la mascella affilata “No, non corriamo”.
“Sì, invece. E mi costa ammetterlo, Alec. Ma non è questo quello che voglio”.
Alec irrigidì la mascella, ma non si allontanò e non allontanò le mani dal suo corpo, era proprio ostinato, vero?
“Non mi vuoi?”.
Quella voce roca. ‘Ti voglio in ogni modo umanamente possibile’ e con quel possibile, diede il via alle immagini più perverse che gli venissero in mente. Voleva fare ogni cosa conosciuta al genere umano a quel ragazzo, ma allo stesso tempo ci teneva troppo a lui per volere solo il suo corpo. Il corpo di un ragazzo di diciotto anni non era tutto quello che poteva chiedere a quel ragazzo di diciotto anni con una runa della resistenza. Lui non voleva solo quel corpo: voleva la sua anima, il suo cuore, il suo amore. Aveva avuto tutti i corpi che aveva desiderato nella sua vita, ma quella volta non era proprio quello il suo desiderio più grande.
“Non ora e non a queste condizioni”.
La sua voce risultò più dura al cacciatore, che comunque non si mosse ma anzi rincarò la dose spostandosi leggermente sulle gambe di Magnus già altamente sofferenti.
“Quali sarebbero le condizioni di cui parli?”.
Magnus alzò gli occhi al cielo.
“Non voglio il tuo corpo, Alexander. Voglio te”.
Alec sorrise, rosso in volto, e si abbassò per baciarlo dolcemente, Magnus quella volta non fece opposizione, dandogli il via libera per un bacio tanto dolce quanto strappa aria.
“Me. È proprio quello che voglio darti. Te. È proprio quello che voglio”.
“Ne siamo proprio certi?”.
Alec si abbassò per baciarlo di nuovo ma quella volta Magnus si scostò leggermente.
“Il bacio del vero amore, Alexander… Ora voglio un vero amore”.
Alec rise imbarazzato, scuotendo la testa.
“È per questo? Perché non mi sono svegliato mentre mi baciavi?”.
Alec si massaggiò le tempie, poi abbassò gli occhi nei suoi, guardandolo con attenzione.
“Non avrebbe mai potuto funzionare, Magnus. Quelle cose succedono solo nelle fiabe, e nonostante ci siano lupi, vampiri, fate e stregoni in questa storia, questa non è una fiaba. Non è stato il tuo bacio a svegliarmi e non avrebbe mai potuto farlo. Sono state le tue cure, la tua magia e la tua dedizione. Allora?”.
“Jace, Alexander. È stato Jace. È stato l’amore che provi per lui. Non puoi ostinarti a dire che non lo ami. L’ho visto. Non mi hai mai stretto in quel modo, o guardato in quel modo”.
“Eppure sono qui ad offrirti me stesso, non mi pare poco”.
“Il problema è che hai sempre dato troppo poco valore a te stesso”.
“Stai dicendo che mi odio e per questo mi accontento del primo che mi capita?”.
Magnus si massaggiò le tempie. Come erano arrivati da baci e coccole a quello?
“Alec sto dicendo semplicemente che voglio vederti felice. Pensarti morto mi ha distrutto, ma mi ha portato ad una nuova e migliore conclusione: non posso affezionarmi così tanto a qualcuno che morirà da un giorno all’altro”.
“Questo lo sapevi, Magnus. Lo sapevi al nostro primo appuntamento, al secondo, al terzo, ora dopo mesi. Lo sei sempre stato. Perché il problema si pone ora?”
“Perché stando con te non solo distruggerei la mia vita ma anche la tua. Non accontentarti di chi non ami, Alexander”.
“Avevi ragione, Magnus, non ho distrutto il mio matrimonio avanti a tutti per te, ma per me stesso. Non avevi torto. Ma ho capito cosa mi meritavo grazie a te. Non mi sto accontentando. E no, non ti dirò che ti amo perché forse non sono ancora pronto, ma non posso neanche assicurarti che non lo farò oggi. Ti dirò solo che ho voglia di te, delle tue labbra, delle tue mani. Ne ho voglia ora”.
Magnus rise, e per questo il cacciatore arrossì fin alla punta dei capelli scuri.
 
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“Non puoi aver voglia di me e aspettarti che io ti accontenti. Non sono una vaschetta di gelato che si apre quando si ha voglia, e poi si lascia sciogliere al sole”.
Alec si irrigidì leggermente sulle gambe di Magnus, scuro in volto, gli occhi piccoli socchiusi a guardare l’espressione sconvolta sul volto del più giovane.
“È davvero... davvero credi questo di me?”.
Magnus deglutì e scosse la testa, dispiaciuto.
“Alexander so che sei confuso e so che provare a conoscere più a fondo la tua sessualità può sembrarti una buona opzione per schiarirti le idee ma non-”
“Non riesco a credere” lo interruppe Alec “che davvero tu mi stia dicendo queste cose, Magnus. Non sono confuso per nulla sulla mia sessualità, né su chi mi piace. Mi piaci. Il tuo corpo mi attrae. A volte ti sogno la notte. Quando faccio la doccia immagino di essere accarezzato dalle tue mani invece che dall’acqua. Allora? Che male c’è in tutto questo?”.
Quella volta fu il turno di Magnus di restare di sasso; non immaginava neanche lontanamente quanto piacesse al cacciatore.
“Non c’è nulla di male” si schiarì la voce il più grande “se non che io voglio essere amato, Alec. Mi sono scocciato di fare sesso e usare il mio corpo per divertirmi”.
Alec deglutì, alzando gli occhi al cielo: cosa aveva fatto di male per meritarsi quello, quella sera? Perché Magnus non riusciva a capirlo?
“Non ti dirò che ti amo solo per abbattere una tua insicurezza”.
Magnus rise amaramente e si mosse a disagio sul divano, ma Alec decise di restare comunque arpionato al suo corpo. Non si sarebbe arreso quella sera; non prima di aver fatto capire all’uomo che aveva avanti, quello che si portava dentro.
“Non voglio sentirmi dire che mi ami solo per essere accontentato”.
“Ma questo non vuol dire che io non provi qualcosa per te”.
“Ci conosciamo da meno di un anno, Alec”.
“Quanto tempo ci hai messo ad innamorarti l’ultima volta?”.
Magnus sbuffò; da quando Alec era diventato così sicuro e irriverente?
“Non è questione di tempo..”
“Appunto”.
“Appunto, Alec. Potresti anche stare con me per tutti gli anni che vivrai, ma non dimenticherai mai Jace”.
Alec sbuffò e colpì con forza il petto di Magnus che lì dove era stato percosso arrossì leggermente.
“Il fatto che io abbia visto Jace non significa che io lo ami, Magnus. Il fatto che io preferisca salvare la sua vita che la mia, non significa che lo ami. Il fatto che io sia un satellite e lui sia il mio sole, non significa che lo ami. Il fatto che credevo di amarlo, non significa che io lo faccia davvero. Difatti non lo amo. È il mio PArabatai, l’essere più importante al mondo, per me, una mia estensione, un’altra parte di me stesso. È l’essere a cui affiderei la vita delle persone che più amo, se dovessi morire. È a lui che ti affiderei se dovessi succedermi qualcosa. Questo non significa che lo amo. Certo, lo credevo da piccolo, ho persino pensato di non diventare suo Parabatai per un certo periodo, e lo pensavo quando ha conosciuto Clary, lo pensavo quando abbiamo iniziato ad uscire assieme noi due, ma poi ho capito che quello che provavo per lui non era altro che bene. Enorme, mastodontico, smisurato, disumano bene.”.
Magnus annuì distrattamente, mentre una sua mano disegnava cerchi svogliati sulla gamba del più giovane, che spazientito, gli alzò il viso con una mossa frenetica e nervosa.
“Smettila di evitarmi”.
Magnus sbuffò “Quindi non lo ami. E quindi non hai nulla contro noi due anche se continui a cercare di coprire questa relazione, anche se io sono solo lo stregone tuo amico”.
“Cosa dici? Ti ho baciato avanti a tutti! Avanti alla mia promessa sposa, Magnus. E poi avanti a tutto il popolo di Idris, nella sala comune. Questo non dimostra quanto io tenga a te? Quanto io non ti veda solo come un amico?”.
“Bene. Allora il deficiente che non riesce a capire quanto tu gli voglia bene, sono io”.
Magnus con una forte mossa del bacino fece cadere Alec sul divano, e fece per alzarsi, ma il cacciatore più veloce e lucido di lui, al momento, con un altrettanto forte e svelta mossa, lo fece ricadere steso sul divano imprigionandolo tra le sue braccia.
“Non ho mai detto di volerti bene” gli sorrise dolcemente “E sì, l’unico deficiente sei tu, perché io le ho provate tutte per farti capire quanto ci tenga a te. E questa sera, non ti voglio per poi lasciarti sciogliere al sole. Ti voglio. Ti voglio questa sera e domani mattina e domani sera e fino a quando tu mi vorrai, perché so che lo vuoi anche tu”.
Un piccolo sorrisino fece capolino sulle labbra dello stregone che girò il volto pur di non farsi vedere.
“Magnus” Alec con forza girò di nuovo il volto al suo, e poi gli si avvicinò; lo guardava dritto negli occhi, i loro nasi si sfioravano e le loro labbra si toccavano mentre Alec continuava a parlare. Né il cacciatore né lo stregone avevano mai immaginato che il giovane fosse così eloquente.
“Smettila di fare il cretino e di cercare di allontanarmi perché questa sera mi darai quello che io voglio”.
Magnus sorrise sotto le labbra davvero poco distanti di Alec.
“E cosa vorresti?”.
“Te” sussurrò lui, carezzando ancora le sue labbra.
“Me?”
“Te. Dentro di me in ogni senso possibile. Voglio che tu faccia l’amore con me”.
Le guance del povero cacciatore andavano praticamente a fuoco, se non fosse stato che si sapeva da dove veniva quel rossore seguito da forti battiti frequenti e leggeri giramenti di testa, avrebbe giurato che sarebbe morto da un momento all’altro.
“Quindi cosa consigli?” gli sussurrò sulle labbra Magnus.
“Ti consiglierei di tacere e iniziare a spogliarti”.
 
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Magnus scoppiò a ridere e il cuore di Alec iniziò a galoppare ancora più velocemente; ma quanto era bello e perfetto? Quanto gli piaceva? Quanto ne era innamorato?
“A cosa devo tutta questa sfacciataggine, Fiorellino?”.
Alec rise, le guance rosse, gli occhi lucidi, un’aura di magnificenza a circondare il suo corpo sovrastante quello di Magnus.
“Dovresti conoscermi ormai. Dico sempre quello che penso”
“E da quando pensi a me mentre ti fai la doccia?”.
Il più grande dei due inarcò un sopracciglio con fare accusatorio, e l’altro rise, abbassando il volto sul suo per nascondersi ai suoi occhi.
Quegli occhi blu tuffati completamente in quelli verdi ed oro dello stregone, rischiarono quasi di farlo morire prematuramente, beata immortalità.
“Non avrei dovuto dirtelo”
“Oh no. Decisamente non avresti dovuto. Ora non riesco a pensare ad altro a te, completamente nudo sotto la doccia, mentre ti tocchi e speculi su quello che potrei farti”.
Alec sbuffò e alzò il volto dal suo.
“Non mi….”
“Mai?”.
Magnus non gli lasciò terminare la frase, sconvolto e incuriosito; come faceva un ragazzo di diciotto anni a non farlo mai? A resistere a tutti gli impulsi normali?
“Una volta” ammise Alec “Anzi due.”
“Addirittura?”.
Alec rise.
“La prima volta è stata a dodici anni”
“Jace?”
“Jace”.
Occhi blu sospirò, ricordando quanto si fosse sentito in colpa subito dopo essersi accorto di quello che aveva combinato, per lo più sul letto del suo Parabatai.
“E la seconda?”
“Uhm…”.
Magnus deglutì; non si aspettava certo di sentirsi dire che era stato pensando a lui, ma lo sperava, sì, profondamente lo sperava.
“È così brutto?” sospirò contro il suo voto, accarezzando le ciocche di capelli neri che ricadevano a nascondere i suoi meravigliosi topazi blu.
“La seconda volta è stata dopo il… dopo il nostro primo appuntamento”.
Alec nascose il viso tra le mani, dunque non riuscì a vedere il volto di Magnus illuminarsi di un bellissimo sorriso a trentadue denti.
“Mi desideri da così tanto?”
“È passato parecchio, in effetti” ammise il cacciatore.
“Come mai questa sera?” sussurrò Magnus.
“Sono un uomo, non un santo” rise Alec “Prima o poi sarei dovuto scoppiare”.
“Non dovresti arrivare a scoppiare, lo sai?”
“E cosa suggerisci?”
“Me. Suggerisco me”
“E allora perché siamo ancora qui a parlare?”.
Magnus annuì sorridendo, poi si allungò leggermente verso l’altro, annullando completamente le distanze “Devo darti ragione. Perché siamo ancora qui a parlare?”
Sussurrò sulle sue labbra. Alec rise.
“Perché tu non sei pronto?” ipotizzò.
“Oh Alexander non sai quanto io sia pronto”
“Allora perché hai fatto tutte quelle storie?”
“Perché non voglio solo sesso da te. Amo il tuo corpo, è vero, ma amo anche te”.
Alec annuì, poggiando finalmente le labbra su quelle dello stregone, che si ritrovò a sorridere mentre gli lasciava il giusto spazio per assaporarlo e giocare con la sua lingua.
Quel ragazzo, ah quel ragazzo lo avrebbe portato alla pazzia.
Le loro labbra si scontravano con urgenza, le loro mani si sfioravano e poi andavano a toccare freneticamente i loro corpi; quanta voglia aveva Magnus di vedere Alec completamente disinibito, senza protezione, nudo non solo di vestiti ma anche di timori e freni.
Magnus capovolse la situazione con un colpo di reni, distendendo Alec sul divano diventato abbastanza lungo e largo per poterli ospitare entrambi grazie ad uno schiocco di dita, e sovrastandolo con il suo corpo perfettamente formoso; il giovane lo guardò con una luce diversa negli occhi, felice di quello che sperava sarebbe successo.
 
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“Magnus” sussurrò, ma lo stregone lo zittì con un nuovo bacio appassionato, compreso di mezzo spogliarello grazie al quale entrambi restarono privi delle loro maglie, per poi portare le labbra nell’incavo del suo collo dove regnava una bellissima runa deflect, con la sua forma flessuosa ed elegante, nera quasi quanto i capelli del bellissimo ragazzo che fremeva sotto di lui.
“Che runa è questa?” sussurrò al suo orecchio, prima di iniziare a contornare con la punta della lingua quella sottospecie di zeta inclinata.
“B-blocco” gemette Alec, inarcando leggermente la schiena.
“Mi piace” rise Magnus, mordendo leggermente la pelle sensibile del collo, per poi succhiarla e finire la sua opera d’arte con uno splendido succhiotto proprio al centro della runa.
Il giovane occhi blu prese un sospiro, poi aggrappò la mano ai capelli di Magnus, che sorrise fiero: il suo cacciatore stava iniziando a sciogliersi.
Abbandonò il suo collo per scendere sul bicipite gonfio, lì dove regnava una bella runa dalla forma elegante e attorcigliata.
“E questa?” chiese prima di iniziare a delineare anche quella con la lingua, per poi mordere quel braccio gonfio e sodo.
“Forza” sbottò stringendo i suoi capelli nel pugno della mano.
Magnus rise, gli piaceva oltremodo esasperarlo.
Lasciò andare il suo braccio per dedicarsi al suo petto, prendendo un capezzolo turgido direttamente tra i denti. Alec si inclinò leggermente, come a volergli lasciare più spazio.
“Lì c’è la Parabatai” lo anticipò Alec.
“Non pensare a Jace” lo rimproverò Magnus, mordendolo più forte.
“C-credimi, non riesco a pensare ad altro che a te in questo mom-Magnus” Alec gemette più forte, e poi stringendo i capelli dello stregone in pugno, lo allontanò dal proprio petto, per fargli capire che voleva baciarlo, e dunque come un assetato nel deserto, si appropriò di quelle labbra delineate e dolci come miele per le api; Magnus rise contro il giovane “A cosa devo questa urgenza?”
“Ti prego, non prenderti gioco di me” gli sussurrò, inclinando il bacino verso il suo.
“Non lo farei mai, amore”.
 E fu quella parola, o quello sguardo o forse solo la voglia che Alec aveva di Magnus, ma quell’ultimo bacio convinse lo stregone ad andare avanti in quella impresa e a non fermarsi prima di farlo suo; Alec era convito di volerlo e lui non lo avrebbe privato di qualcosa per nulla al mondo.
“Allora fammi tuo” lo pregò quasi.
Magnus allontanò leggermente le labbra dalle sue, per riportarle sul suo petto, lungo il suo addome e delineare i suoi muscoli scolpiti, fino a scendere al basso ventre, lì dove la pelle è più sottile e sensibile; sorrise sentendolo inclinare leggermente, ancora di più quando leccò la runa della velocità, con la sua forma mista tra tondo e retta.
“Ve-velocità” sbottò Alec “M-Magnus”.
“Vuoi che sia più veloce?”.
“N-no” sbuffò Alec ridendo “Quella è la runa della velocità”
“Sei d’accordo se a grande velocità tolgo via i tuoi pantaloni?”.
“Ti prego” sussurrò con voce roca al che Magnus annuì ridendo; quanto era bello e fragile in quel momento? Eppure quanta sensualità esprimeva? Quanto poteva esser sexy un solo uomo?
Non se lo fece ripetere due volte, con un movimento veloce strappò via i suoi pantaloni e le sue mutande, denudandolo completamente.
Alec imbarazzato portò le mani sul volto, quasi per nascondersi dagli occhi di Magnus, a cui non sfuggì quel particolare dettaglio.
Risalì velocemente al suo viso, prese con decisione le sue mani e le allontanò, per guardarlo dritto negli occhi.
“Se vuoi fermarti va bene”
“Non voglio” affermò sicuro.
“Allora perché ti nascondi?”.
Alec sbuffò.
“Parlami! Solo così potrò sapere esattamente cosa vuoi”.
“Mi sento un idiota”
“Perché mai?”.
Magnus gli accarezzò il volto e gli sorrise.
“Sei l’essere più bello che abbia mai visto in vita mia, credimi”.
Alec arrossì.
“Non so cosa fare…”
“Cosa vorresti fare? Lasciati trasportare dall’istinto, non avere paura e non esitare a fermarmi in qualsiasi momento”.
Alec annuì, per poi baciarlo con decisione, Magnus lo abbracciò con dolcezza e sorrise contro le sue labbra.
“Cosa hai provato quando ti sei toccato pensando a me?”.
Alec arrossì come mai in vita sua, e provò nuovamente a nascondere il proprio volto ma ovviamente l’altro non glielo permise.
“Piacere” si decise alla fine ad ammettere.
“Non è nulla in confronto a quello che ti farò provare io”.
Alec sorrise e lo guardò allontanarsi dalle sue labbra per scendere nuovamente verso il suo addome; si sentiva un totale idiota per come stavano andando le cose, se ne stava lì immobile a gemere e sussurrare il nome della persona che gli stava dando un piacere infinito, senza fare nulla. Quello era proprio il tipo di cosa che non avrebbe mai voluto- “Per l’angelo” urlò, quasi, quando Magnus con molta nonchalance si avventò sul suo membro, coprendolo completamente con le proprie labbra.
“Magnus!” esordì sorpreso Alec, quando l’altro iniziò a muoversi lentamente, sfiorandolo con i denti, per poi accarezzare tutta la sua lunghezza con la lingua.
“Oh” il giovane chiuse gli occhi, nel pieno della cosa più soddisfacente che gli fosse mai capitata in vita sua, poi finalmente si decise ad arpionare la testa dello stregone, e a chiedergli esplicitamente come voleva essere sfiorato, e a guardarlo mentre con dedizione si muoveva lì, tra le sue gambe, rendendolo l’uomo più fortunato sulla faccia della terra.
Non aveva mai pensato che l’esperienza del suo ragazzo potesse essere un problema per loro due, certo, ma non aveva neanche mai creduto che sarebbe potuto essere un dono così meraviglioso.
Mentre Magnus si muoveva, invece, strappandogli gemiti di piacere, quasi non ringraziò l’angelo per le esperienze passate che aveva avuto.
Era lì, lo sentiva, era vicinissimo all’apice del piacere; sentiva un fuoco nascere nel bassoventre, un fuoco che aveva voglia di scoppiare e bruciare entrambi; era da troppo che non succedeva.
Era quasi lì lì per raggiungere il massimo della perfezione, quando Magnus lasciò andare la sua asta, e con sguardo seducente, lo guardò dritto negli occhi mentre con una mano si aggiustava i capelli ricaduti sulla fronte e con l’altra si accarezzava le labbra, che subito dopo furono leccate e assaporate.
Il cacciatore quasi non scoppiò a piangere quando il suo ragazzo si allontanò dal proprio membro, ma quando lo vide avvicinarsi al suo volto e sentì poi le sue labbra contro le proprie, ritorno ad essere felicemente appagato.
Magnus sorrise contro le sue labbra, e si aggrappò ai suoi capelli.
“Che ne dici di questo assaggio?” sussurrò ridacchiando.
Alec prese un grosso respiro, uno di quelli profondi che riempie completamente i polmoni, e poi sorrise.
“Sono curioso di scoprire il resto…”.
 
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Magnus rise.
“Sei proprio incontentabile, mh?”
“È colpa tua”
“In che modo sarebbe colpa mia?”
“Mi vizi” gli sussurrò all’orecchio, prima di ribaltare finalmente la situazione e sovrastare il corpo di Magnus con il proprio.
“Mi vizi e io ora voglio ancora di più”
“E cosa vorresti?”.
Alec sorrise alzandosi di colpo dal letto, per poi prendere il suo ragazzo in braccio.
“La camera da letto!”
“La prima porta sulla destra”
“Lo so” ribatté, baciandolo, senza neanche guardare dove andavano, e così si ritrovarono a cadere entrambi sul letto, Alec steso sul corpo di Magnus ancora mezzo vestito. Scoppiarono a ridere, guardandosi negli occhi. Ed ecco che ad Alec tornò l’ansia, guardando il corpo perfetto senza ombelico di Magnus.
“Sapevi anche dove era il letto, mh?”
“Ero impegnato a contemplare le tue labbra, ehi” rise Alec, ritornando a baciarlo, per poi scendere lungo il suo corpo e sbottonargli lentamente i pantaloni, fino a farli scendere alle caviglie e poi atterra; guardò il membro di Magnus, rosso in volto, e poi l’istinto lo portò a coprirsi il viso e di nuovo Magnus accorse a strappare via quelle mani e a baciare quegli occhi chiusi e quelle guance imbarazzate.
“Possiamo fermarci? Abbiamo fatto abbastanza per oggi, sai…”
“Perché vuoi fermarti?”.
Magnus rise, e si ravviò i capelli guardandolo negli occhi.
“Non voglio fermarmi, assolutamente. Ma non voglio obbligarti a fare nulla che tu non voglia”.
“Voglio. Lo giuro sull’angelo”.
Magnus annuì.
“È normale che tu abbia paura, sai? È la prima volta. Anche io lo ero, ne sono certo”.
Alec sorrise.
“Quando è stata la tua prima volta?”
“Tanto tempo fa. Talmente tanto da non ricordarlo neanche”.
Gli occhi di Alec si scurirono leggermente, e Magnus accorse ad abbracciarlo.
“Non sono mai stato con un ragazzo vergine” ammise poi “È un po’ una prima volta anche per me…”.
Alec annuì pensieroso.
“A cosa pensi?”
“Al fatto che stia andando tutto troppo velocemente”.
“Possiamo fermarci, te l’ho detto”
“No” scosse la testa “Non intendevo in quel modo. Intendevo troppo veloce da ricordare. Non voglio che tu dimentichi questa notte e non voglio dimenticarla neanche io”.
Magnus sorrise “Non succederà”.
Alec annuì.
“È davvero normale che io abbia paura?”.
Magnus rise, prendendo il suo volto tra le mani per guardarlo dritto negli occhi.
“Assolutamente. Ma ti assicuro che andrà benissimo. Che ti piacerà. Che starai benissimo”
“Non ho dubbi su questo..”
“E su cosa, allora?”
“Su te”.
Magnus alzò un sopracciglio, accarezzando le spalle del ragazzo.
“Voglio che sia bellissimo anche per te. Che piaccia anche a te. Che stia benissimo anche tu”.
Il più grande dei due rise, abbracciandolo forte.
“Sei un dono dal celo, Alexander”.
 
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
 
Come si fossero ritrovati, poi, avvinghiati uno all’altro, ancora non saprebbero spiegarlo; Alec era steso sotto il corpo possente di Magnus che si poggiava sulle ginocchia per non gravare sul corpo già stressato del cacciatore.
“Farà male?” sussurrò quest’ultimo.
“Sì” ammise “Ma non sarà nulla di insopportabile per te, cacciatore con una stamina!”.
Alec sorrise, poi guardò il suo uomo portare due dita alle labbra, per inumidirle, e così come gli disse di fare l’istinto quando Magnus ebbe finito di lubrificare le proprie dita, strappò la sua mano e avvolse le due dita già bagnate con le proprie labbra; puntò gli occhi nei suoi, e iniziò ad accarezzare con la propria lingua quelle dita lunghe e sottili.
“Così mi uccidi, Alexander” rise Magnus.
Alec ricambiò il sorriso e finalmente lasciò andare la sua mano.
“Ne sei certo?” chiese ancora una volta.
In tutta risposta Alec si sporse e lo baciò con forza.
Dunque Alec prese un grosso respiro, e Magnus si concentrò sul suo volto per capire quando fermarsi, qualora ce ne fosse stato il bisogno.
“Qualsiasi cosa tu voglia..”
“Magnus! Sono certo” lo interruppe Alec “Sei tutto quello che voglio”.
Magnus sorrise annuendo, e poi con mani leggermente tremanti si avvicinò alle natiche del ragazzo.
“Alexander?”.
Alec, sentendosi richiamato, allontanò le braccia dal viso e puntò gli occhi nei suoi.
“Guardami” sussurrò con tono perentorio.
Poi con un gesto lento e misurato, entrò leggermente nel ragazzo, che velocemente la schiena, stringendosi completamente attorno al dito indice del fidanzato.
“Argh” I suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Alec” sussurrò Magnus “Piano.”.
Alec gemette.
“Lo so, fa male. Tranquillo. Guardami. Respira”.
Alec fece come gli diceva: puntò gli occhi nei suoi, e riprese a respirare lentamente, cercando di regolare il battito cardiaco e la fame d’aria che si era impossessata di lui.
Il dolore era percepibile più come un bruciore, forte, lancinante, quasi esasperante, ma il modo in cui Magnus lo sfiorava, migliorava tutto decisamente.
“Respiro” sussurrò.
“Bravissimo mio Fiorellino” gli sorrise “Dimmi tu quando posso…”.
Alec prese un grosso respiro e allargò leggermente le gambe dandogli più spazio.
“Sono pronto”.
Magnus annuì e poi iniziò a muovere dolcemente l’indice avanti e dietro, guardando il volto del ragazzo rilassarsi sempre di più, fino ad arrivare a diventare una maschera di puro piacere.
“M-Magnus” gemette Alec spingendosi di più contro di lui.
“Vuoi di più?” chiese con voce dolce, Alec faceva decisamente fatica ad immaginare quanto lo stregone si stesse trattenendo, quanto avesse voglia di muoversi freneticamente dentro di lui.
“Sì- si ti prego” gemette ancora.
Magnus lo accontentò, spingendo anche il medio verso la sua entrata; all’inizio fu tutto nuovamente doloroso, ma qualche secondo dopo divenne sopportabile e poi perfetto. Alec sorrise, e puntò lo sguardo in quello lucido di Magnus che a sua volta gli sorrise “sei magnifico” gli sussurrò, al che occhi blu arrossì, spingendosi di nuovo verso le sue dita “Tu, lo sei” ribatté, stringendosi attorno al fidanzato.
“Alexander” gemette Magnus che non osava immaginare quanto poco sarebbe durato se fossero andati avanti così; sarebbe stata una tale vergogna venire prima di Alec! Lui che era sempre stato il Dio del sesso, rischiava di diventare una nullità avanti alla perfezione del suo Alexander che prese a muoversi verso di lui.
“Cosa?” sussurrò buttando un braccio attorno al collo e una mano nei suoi capelli.
“Mi stai esasperando. Giuro che non mi era mai successo prima?”
“Cosa?” sussurrò Alec sbalordito.
“Rischiare di venire per primo” rise lui; Alec arrossì fino alla punta dei capelli, ma rise a sua volta.
“È un bene o un male?”
“Considerato che non sono ancora dove dovrei essere, è proprio un male. Se mi ecciti a tal punto con due dita…”.
Alec scoppiò a ridere e Magnus quasi rischiò di incantarsi, era una tale bellezza il suo Fiorellino con le guance rosse, gli occhi lucidi, il piacere espresso sul suo viso; quanto era fortunato.
Alec spinse nuovamente i fianchi verso i suoi, al che Magnus inserì un altro dito molto lentamente, fino a quando Alec non si abituò e non iniziò a muoversi nuovamente verso di lui e a chiedere altro; lo stregone non si sarebbe mai aspettato di avere un partner così spigliato, a dire il vero. Poteva dire tutto di Alec, ma non che non lo sbalordiva ogni santa volta.
“Magnus” lo richiamò “sono pronto”.
Magnus gli sorrise e pensò che forse proprio lui era quello a non essere pronto a tutto quello: a tutta quella bellezza, quella carica sessuale, quella perfezione, quel corpo, quell’anima, quell’Alexander.
Gli si avvicinò, per baciarlo, e schioccò due dita, ritrovandosi tra le mani del lubrificante ed un preservativo che Alec gli strappò di mano guardandolo con una nuova luce di sfida negli occhi.
“Fai tu?” chiese sorridendo lo stregone, al che Alec annuì, e iniziò a sfiorare il suo membro con le mani fredde e tremanti, guardandolo sempre con quello sguardo acceso e vivido; Magnus gemette: se solo le dita di quel ragazzo potevano fargli quello, era decisamente finita. Non se lo sarebbe tolto mai più dalla testa.
“Sei pronto?” sussurrò contro le sue labbra “Ora fa davvero male”.
Alec annuì “Sono pronto”.
Ma evidentemente non lo era davvero, o forse era normale irrigidirsi così tanto solo alla punta del membro di Magnus che sfiorò delicatamente la sua entrata.
“Possiamo fermarci. Posso soddisfarti anche…”.
Ma Alec non gli diede ascolto; l’istinto e il Cacciatore che era in sé, lo mossero a spingersi di più verso i suoi fianchi, e farlo entrare quasi completamente dentro di sé.
“Argh” gemette “Fa male” sbuffò, massaggiandosi le tempie.
“Lo so, amore. Lo so” Magnus sospirò sentendosi quasi in colpa.
“Come dici?” chiese Alec.
“Lo so” rispose lui.
“No. Come mi chiami?” un sorriso si affacciò sulle sue labbra, al che Magnus si fermò un attimo, ma senza uscire, e puntò lo sguardo nel suo.
“Amore”.
“Mi piace. Suona bene”
“Vero?” rise, e si avvicinò alle sue labbra per baciarlo dolcemente.
“Sei fantastico, sai, Fiorellino?”
“Preferisco amore”.
Risero entrambi.
“Vuoi f-”
“Per l’Angelo! Non voglio fermarmi” lo rimproverò Alec, e a dimostrazione si spinse ancora una volta prima lontano e poi verso il suo membro, facendo gemere entrambi; Magnus sospirò, Alec chiuse gli occhi per il dolore.
Credeva che avrebbe fatto male, certo, e Magnus glielo aveva anche accertato, ma quel dolore quasi gli faceva venire le lacrime agli occhi: resisteva solo perché sapeva che quando si sarebbe rilassato e si sarebbe abituato alla magnificenza spettacolare del suo fidanzato, tutto sarebbe diventato meraviglioso.
“Ai tuoi ordini, Angelo”.
Alec rise, continuando a baciarlo, ma un piccolo gemito gli scappò dalle labbra quando una delle due mani di Magnus circondò la propria asta pulsante, facendolo quasi impazzire.
“Magnus?” lo richiamò lui “hai intenzione di restarmi dentro per sempre?”.
Magnus rise.
“Mi piacerebbe, sì. Sei talmente stretto da farmi quasi impazzire…”
“Questo vuol dire che resterai per sempre immobile?”.
Magnus rise ancora. La spigliatezza di Alec iniziava ad eccitarlo oltremodo.
“Alexander Lightwood, da quando sei così disinvolto mi uccidi” rise.
“Sono pronto Magnus, davvero”.
Magnus annuì, ed iniziò a muoversi lentamente, uscendo con molta grazia da Alec, che per un misero secondo si sentì più nudo di quanto non si fosse mai sentito in vita sua; subito dopo, per, quando Magnus entrò nuovamente dentro di lui, non riuscì a trattenere un urletto di dolore, e a trattenere le proprie mani arpionate al collo di Magnus che fu completamente pieno di mezzelune rossicce.
“Domani mattina penseranno che ho combattuto con un licantropo questa notte” scherzò accarezzando nuovamente la sua asta, e fermandosi nuovamente dentro di lui per fargli prendere aria.
“Scusa” sbottò Alec “Io non so neanche se arriverò a domattina!”.
Magnus rise “Arriverai molto prima, te lo assicuro”.
Alec alzò gli occhi al cielo e Magnus lo baciò divertito, non abbandonava la sua alzatina neanche in quei momenti, vero?
“Ma-Magnus. Oh Raziel!” le mani dello stregone, oh quelle mani cosa riuscivano a combinare!
“Non ho mai sentito invocare l’Angelo in queste situazioni, sicuro ti sia concesso?”.
Alec si morse il labbro inferiore quando Magnus aumentò la velocità della propria mano sul suo membro.
“Vai” gli diede il permesso Alec, al che, Magnus, uscì e si spinse nuovamente dentro di lui; quella volta fu molto meno doloroso, quasi piacevole; certo non era ancora magnifico, ma già stavano facendo progressi.
“Come va?” chiese apprensivo Magnus.
“Perdonami, Mag” sbuffò imbarazzato.
“Per?”
“Per questo… sono solo un idiota”.
Magnus poggiò la fronte alla sua e gli sorrise.
“Sei un idiota che mi sta facendo stare come nessuno in vita mia. Smettila di lamentarti, sei bravissimo!”.
Alec annuì, e quasi a ringraziarlo, fu lui quella volta ad allontanarsi dal suo membro per poi avvicinarsi nuovamente, in modo veloce e violento, a lui.
E fu quell’ultima volta a convincerlo che quello che provava non era più dolore; certo, una punta di bruciore c’era, e probabilmente era normale, ma il piacere di avere Magnus stretto tra le proprie gambe in ogni modo possibile, iniziava ad estasiarlo.
“Oh Dio” esalò Alec.
“Credevo non avresti mai invocato Dio!” rise lo stregone.
“Sta zitto, Magnus” lo rimproverò il giovane “E muoviti, ti prego. Scopami!”
“Co… ho sentito bene?” scoppiò a ridere allo sguardo esasperato di Alec, che nuovamente si mosse contro i sui fianchi strappando ad entrambi un gemito di piacere, dunque non si fece più pregare, ed iniziò a muoversi in modo costante, preciso, dolce ma allo stesso tempo veloce, fuori e dentro il cacciatore che non riusciva più a trattenere gemiti e urletti diventati ormai di puro ed eccezionale piacere.
Quelle labbra, quelle mani, quegli occhi, quella forza che lo trapassava anima e corpo rendendolo molle, fragile, rilassato, meravigliato.
Ah!
Se poche ore prima aveva detto a Magnus che quella sera non gli avrebbe detto di amarlo, in quel momento si sentì uno stupido, perché era proprio quello che stava per dirgli prima che quelle labbra morbide avvolgessero le proprie, facendo diventare i gemiti che gli stavano nascendo dalla gola anche un po’ suoi.
E così quei movimenti diventavano sempre più regolari ma allo stesso tempo energici e sicuri, rendendo il povero cacciatore completamene incapace di intendere  e volere, avvolto in una nuvoletta di glitter e piacere immenso.
“Ma-Magnus” gemette ormai quasi vicino all’orlo “Non smettere ti prego”.
Magnus rise e dovette costringersi a non dire che non dipendeva da lui quello, che stava per arrivare, che quasi non ce la faceva più a trattenersi, ma invece affondò ancora di più dentro di lui, regalando ad entrambi altri gemiti, e persino piccole lacrime di gioia agli angoli degli occhi di Alec che molto presto furono baciati dalle labbra calde e rosse di baci di Magnus.
“Alexander” gli sussurrò all’orecchio “sei la migliore cosa della mia vita, giuro sul tuo Angelo!”, gemettero entrambi i loro nomi mentre una forte scarica di adrenalina li accendeva e i loro ventri andavano a fuoco un po’ come i loro cuori.
Ecco cosa intendeva Magnus poco prima con quel fare l’amore.
Tutto quello era qualcosa di diverso dal semplice sesso per divertimento; era più profondo, forte, bello, soddisfacente.
Ed era soddisfacente all’infinito anche venire dentro il suo uomo e ritrovarsi l’addome coperto dal piacere del proprio uomo.
Quello voleva dire fare l’amore: saziarsi a vicenda.
Alec sorrise contro le sue labbra e lo abbracciò forte, quasi chiedendogli di non uscire dal proprio corpo, Magnus lo accontentò, stringendosi a lui.
“Sei stato magnifico” lo rassicurò lo stregone sorridendogli “Davvero, Alexander. Sei stato straordinario”.
Alec sorrise arrossendo “Tutto questo è stato… non ho mai creduto di poter stare così tanto bene in vita mia, davvero. Io- sono senza parole”.
Magnus rise.
“Oh beh se sei senza parole vuol dire proprio che sono stato formidabile”.
Alec sorrise baciandolo a stampo “Molto di più”.
Restarono in silenzio a guardarsi negli occhi per un tempo indefinito quando sentirono un miagolio spazientito venire dal divano; forse quello era il modo di Presidente Miao di ringraziarli per aver concluso quel concertino di urla e gemiti.
“Oh povero Presidente deve essere stato davvero imbarazzante..”.
Magnus rise.
“Effettivamente è stata la sua prima volta, anche”.
Alec gli accarezzò una guancia e alzò gli occhi al cielo.
“Mi sa che dovrà abituarsi a tutto questo, no?”
“Oh spero proprio di sì, Alexander. Anche perché se non dovesse succedere ancora ne morirei”.
“Ti è piaciuto davvero….?”.
Ecco, a Magnus aveva sempre fatto sorridere immensamente il fatto che ogni suo partner gli chiedesse come fosse andata la notte sfrenata di sesso, ma in quel caso fu diverso; con Alec anche le cose che prima gli davano fastidio diventavano fortemente dolci e piacevoli.
“Parti con me, Alexander. Solo noi due per un po’. Ovunque tu voglia. Non mi interessa dove. Basta stare assieme”.
Alec restò interdetto, senza parole, a guardarlo fisso come un ebete.
“Solo noi due?”
“Solo noi due. Potremmo viaggiare in Europa, vedere le più belle capitali, baciarci sotto la Torre Eiffel, e poi quella di Pisa e poi nel London Eye!”
“E potremmo fare l’amore in un hotel sulla senna, in uno sul Tamigi e in uno sul lago di Como! Potremmo fare l’amore ovunque. In qualsiasi momento. Potremmo dormire assieme ogni notte e svegliarci assieme ogni notte!” ribatté Alec lasciando il fidanzato ancora una volta senza parole.
Lo stregone sorrise “Ecco perché ti amo”.
Alec sospirò e si strinse di più a lui.
“Prima stavo per dirtelo”
“Cosa?”
“Le famose cinque lettere”
“Oh”.
Alec arrossì leggermente.
“Ma mi hai baciato”
“Meglio così. Quando si gode si dicono tante cose che non si pensano…”.
Alec sorrise e sfiorò con dolcezza le sue labbra, iniziando a disegnarne il contorno con la punta dell’indice.
“Beh lo pensavo e lo penso ancora….”
“Non sei costretto a farlo, Alec. Il fatto che io ti dica che ti amo non significa che tu debba ricambiarmi ora!”
“Ma io ti amo, Magnus. Ti amo davvero. Ti amo e non ho paura a dirtelo. Prima ti ho detto che non ero pronto a dirtelo e che non sapevo se lo sarei stato mai, beh ora lo sono e sono sempre convinto che tu per me non sia solo una vaschetta di gelato da aprire quando se ne ha voglia. Amo il tuo corpo, è vero. Amo te. Amo il tuo modo d’essere. Ti amo tutto”. Alec sapeva essere dolce?
Magnus sorrise.
“Questo è un sì?” inarcò un sopracciglio, divertito.
“Assolutamente!” rispose Alec incatenando lo sguardo al suo.
“MA decido io la prima capitale!”.
Magnus rise baciandolo “Lightwood, devono sempre avere l’ultima parola”
“Puoi dirlo forte, Magnus Bane!”.
 
Dunque, quella sarebbe stata la prima di tante altre prime cose, la prima di tante altre volte, per il giovane Alec, ma la prima e l’ultima volta in cui Alexander Gideon Lightwood si sarebbe innamorato di qualcuno.
 
I’m in love with the shape of you
We push and pull like a magnet do
Although my heart is falling too
I’m in love with your body
Last night you were in my room
And now my bedsheets smell like you
Every day discovering something brand new
I’m in love with your body
Come on, be my baby, come on
Come on, be my baby, come on
I’m in love with your body
Every day discovering something brand new
I’m in love with the shape of you

Spazio autrice.
Vi avevo detto che qusta OS sarebbe stata di un imbarazzo unico, ma vabbè, ormai mi sono sputtanata!
Ehm sì, non è credibile per niente, sì, Alec è ooc perchè sembra mezzo assatanato, sì, ho fatto un po' di confusione nella tameline temporale, vi psiego: lo sguardo di Magnus nella 2x03 quando Alec si è risvegliato tra le braccia di JAce mi ha uccisa quindi ho deciso di prendere tutto l'episodio e spedirlo in CoG perchè sì, ci starebbe proprio bene lì, precisamente alla fine, prima del viaggio (dove sappiamo che nella realtà ci sarà la loro prima volta!) e quindi bam, ascoltando shape of you del benedetto Sheeran mi è venuta (alle sette di mattina, in macchina, diretta verso l'uni) questa strana idea, e mi sono messa in gioco scrivedo qualcosa di diverso da quello che faccio di solito.
PErdonatemi per il cambio colre ma giuro che sarà la prima ed ultima volta.
Fatemi sapere cosa ne pensate e come immaginate voi la loro prima volta :3
PS: ho appena scritto la storia, e se non la pubblico ora già so che finirà nel cestino e siccome una mia amica vuole leggerla, non posso cestinarla QUINDI perdonatemi tutti gli errori che non ho corretto; prima o poii lo farò.
Grazie per aver letto, e ricordate che quando volete potete sempre proporre i vostri promt <3

StewyT~
 

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Capitolo 6
*** Di portali poco portali, Parabatai gelosi, e Bambini capricciosi. ***


Di  portali poco portali, Parabatai gelosi, e Bambini capricciosi.
Deaged!Malec. Nel prompt mi è stato detto di poter decidere chi dei due trasformare o decidere per entrambi, beh io non ho saputo scegliere...

Prompt proposto da  Fefy_07
(Ti voglio bene <3)



 
“Ne sei davvero sicuro, Magnus?” chiese ancora una volta Jace, scrutando il portale violaceo con diffidenza “Insomma viaggiare nel tempo… non credo sia davvero possibile”.
“Oh invece in molti libri è davvero possibile! Certo farlo nella realtà…” Simon alzò le spalle e sorrise “Ma considera che anche tutto questo” fece un gesto con la mano ad indicare l’intero istituto “Per me e Clary qualche tempo fa era possibile solo nei libri”.
La rossa lo guardò e gli sorrise, dando una piccola pacca sulla spalla di Jace che sbuffò.
“Okay, ora Magnus, potresti dirmi qualcosa?”.
Lo stregone girò la testa glitterata e lo guardò profondamente disgustato.
“Jade, ho inventato io stesso il portale, cosa credi che potrebbe andare storto?”.
“Oh per l’Angelo!” Esclamò Simon puntando un dito contro Magnus “Quindi sei tu lo stregone di cui purtroppo non è pervenuto il nome che cita il Codice? Non ci credo!”.
Magnus ridacchiò; sentir uscire quel modo di dire così caratteristico dalle labbra di Simon era sorprendente.
“A chi interessa” sbuffò Jace, tirando indietro Simon per avvicinare il viso – e l’indice inquisitorio- a quello dello stregone “Piuttosto mi interessa sapere che non succederà niente ad Alec”.
Il cacciatore dagli occhi blu alzò gli occhi al cielo e sorrise “No mi succederà niente, d’accordo?”.
“Alexander, sei il mio Parabatai…”.
Tutti nella stanza alzarono gli occhi al cielo scocciati; erano giorni che Jace continuava con quella cantilena, spaventato dall’idea che il suo amico potesse viaggiare nel tempo, ma tutti erano abbastanza sicuri che il portale avrebbe funzionato come doveva: Catarina, Magnus e Clary si erano impegnati duramente per progettarlo e crearlo, basandosi su antichi schemi che Magnus ed Henry Branwell avevano messo giù progettando il primo vero portale della storia magica.
“Dove vi porterà il portale?”  provò a cambiare discorso Isabelle; Alec arrossì e scosse la testa, e Magnus nascose un sorriso quando Catarina parlò per lui.
“Al loro viaggio in Europa” ridacchiò “Il nostro Magnus ha malinconia della loro prima volta”.
Alec arrossì da testa a piedi ed iniziò a pregare in tutte le lingue che conosceva, che si creasse una profonda voragine sotto i suoi piedi e lo facesse scomparire.
“Oh, magnifico, quindi il mio Parabatai rischia la vita perché tu” indicò lo stregone “Vuoi rivivere la vostra stupenda prima volta che magari sarà stata persino il classico cliché a Parigi?”.
Alec si sentì morire: scoppiò in una violenta crisi di tosse convulsiva sotto lo sguardo divertito di tutti e quello preoccupato di Jace che fece per avvicinarglisi prima che Magnus gli si parasse avanti.
“Alec” schioccò due dita ed improvvisamente ad Alec passò la voglia di tossire, ritornando eretto e rosso in viso a guardare il parabatai “È ora di andare” affermò guardando il suo fidanzato occhi blu.
“Oh no. La vostra prima volta è stata davvero a Parigi!” Jace si schiaffeggiò la fronte “Alexander sei una delusione”.
Magnus alzò gli occhi al cielo e con una manata fece nascondere Alec dietro il proprio corpo, in modo che nessuno lo vedesse arrossire ulteriormente; Isabelle scoppiò in una fragorosa risata, Simon affermò un ingenuo ‘Beh è il sogno di tutti fare l’amore per la prima volta a Parigi!’ e Clary, la povera paziente rossa, diede uno scappellotto dietro la nuca di Jace, che si beccò però, una spallata di conforto da parte della stregona azzurra.
“Avanti, Magnus, prima o poi dobbiamo pur provarlo!”
“Possiamo provarlo anche io ed Alec…” asserì Jace.
“Si può sapere cosa ti prende? Un attacco di malinconia?” sbottò Magnus “Sigmund, trattieni questo biondo scapestrato, non voglio vederlo in camera mia mentre io e il mio Fiorellino facciamo le nostre cose”.
“Pffff” si lamentò il biondo “Come se Simon potesse anche solo lontanamente trattenermi”.
Simon fece un sorriso di sfida e con forza prese i polsi del biondo, rinchiudendoli in una morsa d’acciaio “All’accademia ho imparato parecchie cose, Jade” lo canzonò il ragazzo.
“Avanti!” Clary si avvicinò al portale e sorrise entusiasta.
“Che bello, mio fratello e il suo uomo verranno ricordati dalla storia” Iz batté le mani felice, beccandosi un altro abbraccio di Alec che la stritolò per bene.
“Oh, mi raccomando” Alec puntò un dito contro Catarina “se i miei genitori dovessero tornare prima da Idris con Max e Rafe, ti scongiuro di prenderli sotto la tua ala protettiva. Ho paura di come questi quattro possano trattare i miei bambini!”
“Oh avaaaaanti” si lamentò Jace.
“Mi fido di tutti, tranquillo Alexander. Andiamo!”.
Alec annuì “Ma tu” Magnus indicò Jace “Giù le mani dai miei figli, se dovessero tornare prima”.
Catarina alzò gli occhi al cielo e spinse i due ragazzi verso il portale “Tra tre, du-“
“Ehi voglio anche io un ultimo abbraccio” si lamentò Jace.
“Uno” sbuffò Magnus, stringendo forte la mano di Alec prima di tirarselo dietro nel portale.
La testa dei due ragazzi iniziò a girare vorticosamente, lo stomaco a minacciare di vomitare e fin lì era tutto normale; il problema arrivò nel momento in cui Magnus si sentì formicolare da testa a piedi, prima di sentirsi le ossa scricchiolare, e la pelle bruciare.
Cosa stava accadendo?
“Magnus” sussurrò Alec, ma la sua voce era così diversa da quella normale.
“Oh merda” sbuffò Magnus “cosa abbiamo combin-“ Ma non finì mai la frase; improvvisamente furono gettati fuori dal portale, nuovamente nella camera da cui erano partiti; il problema non era quello: infatti, lì avanti ai cinque ragazzi non c’erano Alec e Magnus ma due bambini maledettamente identici a loro.
 
*
 
“Non ci credo”.
Sussurrò Simon guardando i due bambini che aveva avanti: uno dagli occhi azzurri ed un caschetto nero a nascondergli il viso paffuto, l’altro con due enormi occhi da gatto ed una bellissima pelle color caramello, un’espressione furbetta stampata sul viso già simpatico.
Clary si avvicinò a Jace, una mano nei capelli e il viso sconvolto.
“Io uccido Magnus” sussurrò “il mio Alec! Cosa ha combinato a mio fratello!”.
“Come si fa ora? Siamo tutti incapaci con i bambini! E loro? Credete siano davvero Magnus ed Alec?”
“Queste cose succedono solo nei film, Isabelle!” sbottò Simon abbassandosi verso i bambini per scrutarli meglio.
Dovevano avere su per giù cinque anni, si stringevano le mani come se si conoscessero, sembravano assolutamente scombussolati.
“Io-” Jace scosse la testa, in preda ad uno svenimento nervoso “Io non posso-” gli venne quasi da piangere; sapeva che qualcosa sarebbe andato storto e che avrebbe dovuto fermare prima il suo Parabatai “Come faccio senza Alec ora?”
“E Max e Rafe? Cosa diranno quando scopriranno di avere due genitori più piccoli di loro?”
“Oh Raziel” Clary si massaggiò le tempie, guardando ancora una volta assieme a Catarina il portale portatore di sventure.
“Ehi?” Simon schioccò due dita avanti agli occhi dei bambini, che come se fossero stati svegliati in quel momento, si guardarono un attimo attorno.
“Dove sono?” chiese Alec, una vocina dolcina e timida.
“Chi sei?” chiese ancora, poi abbassò il volto verso la sua mano destra stretta in quella di qualcuno, e arrossì “E tu chi sei? E perché mi stringi la mano?”, un mare di lacrimoni illuminò i suoi enormi occhi blu, al che il piccolo Magnus lo fece leggermente indietro, guardando dritto negli occhi Simon.
“Chi sei? Cosa vuoi?”.
Simon alzò un sopracciglio e scosse la testa “Magnus?”
“Come fai a sapere il mio nome?”
“Sono Simon!”
“Non conosco nessun Simon” sbottò lui, gli occhi lucidi e il panico disegnato in volto.
“Sigmund ti è più familiare?”
“Dove è mia madre?” chiese, la voce incrinata dal pianto.
“Io-”
“E mia madre?” si intromise Alec, i lacrimoni ormai calati sulle guance, gli occhi rossi.
Jace scosse la testa e spostò di lato Simon.
“Alec!” si inginocchiò ai suoi piedi e gli asciugò le lacrime sorridendogli.
“Ehi Alec mi riconosci? Sono il tuo Parabatai!”.
Alec scosse la testa piangendo.
“Voglio mia madre e mia sorella! Dove è Izzy?”.
Izzy deglutì provando a non piangere a sua volta avanti alla dolcezza del piccolo Alec tutte guanciotte e occhioni blu.
“Eccomi” si abbassò al suo fianco “sono qui”
“Chi sei?” urlò Alec, una maschera di puro terrore dipinta sul volto.
“Isabelle!”
“Non è vero” urlò “Non sei la mia Izzy! Dove è?”.
“Clary!” si lamentò urlando Jace “Aiuto!”.
Clary e Catarina si allontanarono dal portale, nessuna nuova notizia su quello che fosse potuto succedere.
“Niente panico” disse Catarina “Andrà tutto- oh” guardò i due bambini piangere e alzò gli occhi al cielo; lei sapeva farci con i bambini solo se si trattava di siringhe, punti chirurgici e ferite!
“Magnus” provò a sorridere, ma l’espressione contorta sul viso del bambino più scuro, le fece morire il sorriso sul viso.
“Chi siete tutti?” urlò Magnus “E tu chi sei?” disse verso Alec.
“TU chi sei” rispose Alec “E perché mi stringi la mano se neanche mi conosci?”
“Perché sei un bimbo!” rispose Magnus.
“Sono uno Shadowhunter, non ho paura di nulla”
“Bambini?” Clary si inginocchiò ai loro piedi e li salutò con la manina.
“E tu chi sei?” disse Alec, scoppiando poi a piangere.
“Clary!” sbuffò Jace “Prendete Magnus, me la vedo io con Alec”
“No” si intromise Magnus “Non lo tocchi!”
“Cosa?” Jace alzò un sopracciglio e per poco non diede contro quel bambino così tanto uguale al vero Magnus; non solo aveva combinato tutto quel casino, ma non voleva neanche fargli tranquillizzare il suo Parabatai?
“Okay risolveremo tutto, d’accordo?” sussurrò Clary buttando indietro delle ciocce di capelli rossi “Riavremo i nostri amici!”
“Non mi interessa nulla di Magnus, riportatemi Alec!”.
Catarina sbuffò “Riuscite a tenere queste due pesti per un po’? Io e Clary dobbiamo uscire”
“Per l’angelo” Isabelle scosse la testa “E lasciate me con quattro bambini?”
“Izzy…” si lamentò Simon, ma ad una sua occhiataccia annuì nascondendo un sorriso.
“Giuro che farò il buono e ti aiuterò con gli altri” disse mettendosi sull’attenti.
“Tre bambini sono sempre troppo” sbuffò lei “Non potete farlo…”
“Dobbiamo muoverci, Isabelle. Da un momento all’altro potrebbero arrivarne altri due di bimbi”
“Andate!” disse lei con più ansia possibile “Andate e tornate con una soluzione. Ti prego Clary!”
“Ti prego” si intromise Jace “Riportami il mio PArabatai”.
Clary alzò gli occhi al cielo e poi seguì la stregona dalla pelle azzurra; avrebbero messo tutto a posto, giusto?
“Alexander” Jace si rivolse al bimbo, i cui occhi erano ancora pieni di lacrime “Ti faremo ritornare sano e salvo, okay?” gli sorrise e gli accarezzò una guancia, ma il bambino con il broncio scosse la testa, urlò un “Voglio la mia mamma!” e scappò via, districando la mano da quella dell’altro bambino che guardò Jace in cagnesco.
“Che l’angelo ci aiuti”.
Sussurrò Isabelle prima di correre verso il fratell…ino.
E così, per più di un’ora, si ritrovarono a correre a destra e manca per prendere un piccolo Magnus iperattivo e far scendere un Alec quasi depresso che pur di scappare da Magnus si era arrampicato su un enorme albero, nonostante le preghiere di Isabelle di fermarsi, le allettanti proposte di Simon di giocare al computer, le minacce di Jace che gli parlava di ragni, e lo sguardo scocciato di Magnus.
E così, in poco più di un’ora, i tre ragazzi capirono di non essere per niente pronti a diventare genitori, di due bestioline come Alec e Magnus, per di più.
“Sono sfinito” sbuffò Jace massaggiandosi gli occhi “sapevo che sarebbe andato tutto male! Alec doveva darmi ascolto e restare con me, o quanto meno andare con me in quel portale! Ora almeno saremmo assieme”
“E avremmo delle anatre per calmare almeno te” soffiò Simon “Magnus non ha paura di nulla, e Alec non ne vuole sapere di scendere da quell’albero”; Jace gli indirizzò un’occhiata infastidita e prima di girarsi verso Isabelle “dimmi che hai una soluzione!”.
La ragazza prese un sorso d’acqua e poi si stese stanca sul divano.
“Non avere mai bambini. È la mia unica soluzione!”
“Ehi” si lamentò Simon “Io voglio un piccolo bambino da vestire da Obi Wan Kenobi!”
“Almeno scegli Dart Varder!” rise Isabelle lanciandogli un cuscino contro.
“Allora avremo bisogno di due figli!”.
Isabelle annuì.
“Anzi tre! Voglio anche una Leila!”
“Ohw la Leila sarà carinissima! Avrà la tua bellezza, la tua bravura”
“E la tua idiozia” lo interruppe Jace “La potete smettere? Dove sono i bambini?”
“Credevo li avessi tu” sbuffò Izzy.
“Io?” JAce si massaggiò le tempie “MA SE SONO QUI a parlare con te!”
“Oh Raziel” Isabelle si alzò veloce come una furia “Dove saranno quelle due bestie di Asmodeo ora?”
“Una sola tecnicamente è una bestia di Asmodeo” disse Simon seguendola, Jace gli lanciò mentalmente una maledizione e poi li seguì, ritrovandoli a guardare dalla finestra una scena dolcissima. Troppo dolce. Doveva esserci lui al posto di Magnus.
 
“Avanti, Alec” la voce squillante di Magnus arrivò dritta alle orecchie del bambino appollaiato su un tronco.
“Non scendo” sbuffò lui.
“Ma Alec! Non ci voglio stare da solo con quegli zucconi dentro! Scendi e gioca con me, ti prego!”.
“No”.
“Alec!”
“Non so chi tu sia, smettila di chiamarmi!”
“Posso diventare tuo amico! Sono Magnus, te l’ho detto”
“Mi stai troppo appiccicato” si difese il bimbo con gli occhi blu.
“Perché mi piaci” rispose l’altro.
“Avanti, ti prego, Alec!”
“Cosa mi dai in cambio?” chiese con voce tremante.
“Cosa vuoi?”.
Alec sorrise.
“Un gelato!”.
“Anche io voglio un gelato” battette le mani Magnus.
“Adesso scendi, avanti!”.
Alec annuì, e piano prese a scendere dai tronchi un o alla volta, mentre Magnus lo guardava con occhi luminosi, fino a quando non scese con i pedi a terra, e lo avvolse completamente nelle proprie braccia.
“Sei stato bravissimo!”.
Alec arrossì, ma strinse Magnus a sua volta “Ora siamo amici?”.
“Sì” rispose Magnus sorridendo “Migliori amici!”
“E…” indicò i tre ragazzi che li spiavano dalla finestra “E dobbiamo fare qualche guaio”
“No! Jace è bravo, dai!”
“Alec” Magnus sbuffò “Sei un bimbo troppo gentile”.
Alec sorrise, come se quello fosse stato un complimento “Lo dice anche mia madre”.
“Non è buono” sbuffò Magnus “Tieni” raccolse da terra due ciottoli, poi chiuse gli occhi e li trasformò in due uova.
Alec lo guardò con occhi luminosi “Sei uno stregone?”
“So fare magie, sì. Ma non l’ho ancora detto a mia mamma” rispose sorridendo.
“Cosa vuoi fare, Magnus?”
“Guarda” rispose puntando un uovo dritto verso la faccia di Jace poggiata alla finestra; si concentrò talmente tanto da cacciare quasi la lingua fuori, una ruga tra le sopracciglia inarcate, lo sguardo applicato e splash.
L’uovo si abbattette direttamente dove il bambino voleva: sul vetro della finestra a colpire l’intero volto di Jace.
Alec scoppiò a ridere, piegandosi in due, e lanciò l’uovo a sua volta, ma purtroppo Isabelle uscì fuori dall’enorme portafinestra, e l’uovo voltando in aria, inevitabilmente cadde sul suo volto, scoppiando come una piccola bomba, e sporcandola completamente d’arancio.
Alec e Magnus scoppiarono a ridere, uguale Simon e Jace, lei invece per poco non scoppiò a piangere, urlò qualcosa di indecifrabile come “Odio i bambini” e poi corse dentro.
“Bella mira” rise Jace abbassandosi leggermente per prendere Alec in braccio.
“Sei proprio un portento, piccolo Cacciatore!”.
Alec arrossì e nascose il viso sul petto di Jace, Magnus guardò il tutto dal suo metro e poco più, sbuffando, e prima che il biondo o Alec potessero vederlo, scappò via.
Odiava quel biondo tinto!
“Ti va di giocare assieme?” chiese Jace portando Alec nuovamente a terra.
“Sì, ma facciamo giocare anche Magn-” si girò dove prima era il suo amico ma al suo posto vide il nulla “Dove è Magnus?” chiese, gli occhi sbarrati, già pronti per riempirsi di lacrime.
“Magnus Bane” si lamentò Jace scuotendo la testa.
“Maaaaaaagnus” urlò entrando dentro, con Alec stretto alla mano.
“Mag?” urlò Alec a sua volta “Amico? Dove sei?”.
Jace pregò tutti gli angeli del paradiso di trovarlo in fretta; quel bambino era quasi più esasperante del Magnus Bane adulto.
“Avanti Magnus esci, ti portiamo a mangiare il miglior gelato di tutta New York!”.
“Magnus?” chiamò ancora Alec seguendo il ragazzo alto biondo in cucina, poi in bagno, poi su per le scale fino al secondo piano.
“Anzi se non vuoi il gelato ti porto da Taki’s e puoi scegliere quello che preferisci! Su, Magnus?”.
Niente, non c’era traccia di quel maledetto bambino.
“Simooooooooooon! Isabeeeeeeeeelle! Non si trova Magnus!” urlò esasperato, quasi sull’orlo delle lacrime: non solo quel maledetto stregone faceva diventare il suo Parabatai un bambino, ma poi scompariva anche lasciandogli suddetto bambino in lacrime.
“Jace” pianse lui, tirandolo giù per la maglia “Lo troveremo?”
“Lo prometto!” gli sorrise lui accarezzandogli una guancia; davvero era così adorabile Alec da bimbo?
“Che vuol dire che non trovi Magnus?” urlò Isabelle uscendo dal bagno al piano di sopra, i capelli avvolti in un asciugamano, il viso pallido.
“Che me lo sono perso!”
“Come fai a perderti un bambino di cinque anni, Jace?” si lamentò Simon.
“Magnus ha otto anni, me lo ha detto prima!”.
Isabelle si massaggiò le tempie e poi accarezzò la testa di Alec.
“MAGNUS BANE” urlò “Esci fuori o Presidente Miao farà una brutta, orribile, tremenda fine!” lo minacciò, sotto lo sguardo divertito di Jace e quello stranito di  Simon.
“Davvero lo minacci? Oh avanti. Magnus? Ti faccio giocare al computer! Anche con quello puoi fare magie!”.
“Magie!” sussurrò girandosi verso i due ragazzi “siamo sicuri che non abbia aperto un portale?”
“Ha solo otto anni, Simon” si gemette Jace “Dividiamoci! Io e Alec andiamo nelle camere, tu in libreria e tu, Iz, in armeria. Okay?”.
E così fecero, si divisero e iniziò l’esasperante ricerca al Magnus Bane che non si trovava da nessuna parte: in nessuna camera, in nessun angolino della libreria o dell’armeria, da nessuna parte!
“Clary” pianse quasi Jace al telefono “Amore, quando tornate?”.
“Jace abbiamo trovato una pozione! Ci mancano pochi ingredienti per finirla!”
“Grazie all’angelo! Questi bambini sono insopportabili” Alec sbuffò, mettendo su il muso e Jace sorrise “Okay no, Alec non lo è. Ma Magnus lo è! Lo abbiamo perso, non so neanche dove cercarlo più! In armeria, cucina, bagno, libreria, camera di Iz, mia, tua, di Simo e  persino in quella di Alec non c’è!”.
“Come si fa a perdere un bambino di cinque anni, Jace?”
“Ne ha otto” disse quasi a giustificarsi “E non è un bambino! Devo ricordarti che è un piccolo demone figlio di Asmodeo?”
“JACE” urlò Clary “Che deplorevole scelta di parole!”.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e strinse di più la mano di Alec.
“Nessuna idea su dove potrei trovarlo?”
“Hai cercato tra qualcosa di glitterato? Lui ama i glitter, no?”.
Simon e Isabelle arrivarono contemporaneamente giù in salotto, dove Alec e Jace erano seduti, Alec a giocare con un piccolo Church che coni bambini riusciva a non essere scostante come sempre e Jace a riflettere.
“Okay sono arrivati Iz e Simon. Spero abbiano buone notizie!”
“A dopo” Clary attaccò.
“No” sbuffò Simon “Niente buone notizie!”.
Jace buttò la testa sul divano “Clary dice che potremmo cercare in un posto pieno di glitter”
“A lui piacciono i glitter” si intromise Alec, beccandosi un sorriso di Jace.
“Abbiamo già cercato in camera di Iz?” chiese Simon.
“Sì” sbuffò Jace.
“E nel suo armadio? È il posto con più glitter nella casa, vero?”.
Isabelle annuì sorridendo e Jace si alzò vittorioso al divano, stampando un bacio sulla fronte di Simon.
“Sei un fottuto genio!”.
Alec seguì quasi correndo a grandi falcate i tre ragazzi su per le scale e poi verso la camera di Iz e poi verso l’armadio dove, accucciato in un angolino con una sciarpa di seta viola avvolta attorno, dormiva Magnus.
Tutti e tre i ragazzi risero di sollievo, ma improvvisamene un urlò squarciò i timpani di tutti, persino Magnus che saltò nel sonno e si sveglio spaventato.
“Si può sapere come ti è venuto?” urlò Alec tirando fuori dall’armadio Magnus.
“Sei cattivo!” lo accusò.
“E brutto!” gli diede una spallata.
“Mi hai fatto spaventare” urlò ancora, prima di abbracciare il povero bambino disorientato e stringerlo forte “Magnus” pianse Alec “Credevo ti fossi perso!”.
Jace scosse la testa sbuffando, Alec doveva proprio essere sempre uguale?
Isabelle represse la voglia di staccarlo dalle braccia di Magnus per stringerlo tra le proprie.
Simon battette le mani felici e poi scappò via dalla camera per prendersi un attimo di meritato riposo.
“Perché sei andato via?” chiese Alec quando anche gli altri due se ne furono andati via chiudendoli dentro a chiave.
“Perché quel Jace non lo sopportò” sbuffò “È antipatico!”
“Non è vero” lo difese Alec “È gentile! Ti ha cercato tanto!”
“Solo perché glielo hai chiesto tu!” sbuffò Magnus.
“Ti piace Jace, vero?” pianse, quasi.
“A te no?”
“Mi piaci tu” gli urlò contro “Sei cattivo, Alec”.
Scoppiò a piangere, sotto lo sguardo impaurito di Alec che non sapeva cosa far per fermare quelle lacrime, quasi gli venne un attacco di panico.
“No” lo abbracciò “Non piangere Magnus no” e inevitabilmente scoppiò a piangere anche lui, al che, Magnus, si asciugò gli occhi e lo guardò.
“Voglio scappare via” sussurrò Magnus come se fosse un segreto.
“Cosa?”
“Sì, andiamo a mangiare un gelato, dai!”
“Ma-”
“Dai Alec!”
“Come facciamo ad uscire di qui?” chiese Alec, al che Magnus sorridendo, si avvicinò alla porta e con uno schiocco di dita quella fu subito aperta.
“Vieni?”.
Alec annuì, un grosso sorriso sulle labbra.
“Ma fa silenzio” sussurrò Magnus “Non dovranno sentirci”.
Alec annuì, e gli strinse forte la mano, seguendolo silenziosamente fuori dalla porta, lungo le scale – dove Alec cadde, per essere tirato poi su con forza da Magnus- e poi lungo il corridoio del salotto – dove Magnus rischiò di pestare una zampetta a Church che gli miagolò contro spaventandolo - e poi verso la porta che aprirono silenziosamente - ma comunque scricchiolò, facendogli temere il peggio - e poi fortunatamente fuori all’aria aperta.
Magnus sorrise abbracciando Alec “Ce l’abbiamo fatta!” disse battendo le mani.
E così, i due piccoli bambini si ritrovarono nel grande, immenso mondo, senza sapere cosa farne di tutta quella libertà, eppure entusiasti perché se l’erano guadagnata assieme, prendendosi per mano e aiutandosi a vicenda.
Magnus gli strinse ancora una volta la mano, e poi lo spinse verso la strada, dove macchine di ogni tipo e colore sfrecciavano a destra e sinistra facendogli quasi girare la testa; non si erano mai ritrovati ad attraversare da soli!
“Oh Raziel!” urlò Simon accorgendosi della porta aperta “I BAMBINI!”, il panico si impossessò della sua mente ma non delle sue gambe, dunque riuscì a correre fuori come un fulmine – o meglio come lo Shadowhunter che era diventato- e a vedere due piccoli puntini neri che provavano ad attraversare la strada.
Corse più forte, seguito da una Isabelle quasi morta e un Jace appena rinvenuto da una sottospecie di svenimento post trauma.
Riuscì a riacciuffarli proprio mentre entrambi allungavano una piccola gamba verso il marciapiede per attraversare, e sotto le loro proteste che scalciavano e si lamentavano, li spinse dentro, poi nella propria camera, sul letto, con due joystick tra le mani, così in poco tempo entrambi, curiosi della nuova scoperta, smisero di piangere.
Quella volta Isabelle, Simon e Jace, si sedettero a terra nella stessa stanza, vigili e attenti come poche altre volte nelle loro vite; non osavano pensare cosa sarebbe potuto accadere ancora se li avessero lasciati da soli.
“Cosa giocano?” sbuffò Isabelle.
“GTA” rispose Simon.
“Odio quel gioco!”
“Solo perché perdi sempre” si intromise Jace.
“Ah fa silenzio, anche tu perdi sempre” rise Simon, battendo il cinque ad Isabelle.
“A quanto pare è nel DNA dei Lightwodd perdere sempre a questo gioco” Simon indicò con il mento i due bambini, in particolar modo Alec, con la fronte corrugata, i denti a mordere il labbro inferiore e le dita schiacciate con violenza su joystick.
“Non è giusto” sbuffò spingendo più forte sul pulsante, sotto lo sguardo divertito di Magnus.
“Non è giusto” urlò ancora, quando sullo schermo comparve un ‘Game over’.
“Non è giusto” urlò, buttando il joystick, in aria –facendo venire un infarto a Simon-.
“Alec sei andato contro un treno” rise Magnus.
“È un gioco stupido!” urlò lui.
“No, non sai giocare!” ribatté Magnus, al che Alec mise il muso e scosse la testa.
“Sei brutto e cattivo, Magnus!” urlò, facendo scoppiare Magnus a ridere.
“Perché ridi?” rispose, ridendo anche lui.
“Perché da grande voglio che ci sposiamo!”.
“Cosa?” chiese Alec ridendo.
Isabelle e Simon si strinsero una mano sorridendo; quanto bene possono insegnare i bambini ad amare?
“Magnus conosce Alec da un solo giorno e già gli ha chiesto di sposarlo. Perché non prendi esempio?” rise Isabelle, al che Simon la strinse di più tra le proprie braccia.
“Sappiamo entrambi che lo chiederai tu a me, Isabelle!”
“Per l’Angelo” si lamentò Jace, quando finalmente vide Clary entrare dalla porta.
“Aspetta” le chiese Isabelle indicando i due bambini.
“Perché no?” chiese Magnus.
“Perché tu sei un maschio! E io sono un maschio!”
“E allora?” chiese di nuovo.
“Io dovrei sposare una femminuccia. Così c’è scritto sul codice!”
“Cretinate” sbuffò Magnus “Io da grande sposo chi voglio”
“Allora anche io” rispose Alec sorridendo.
“Allora mi sposi?” pretese Magnus.
“Sì” rispose Alec abbracciandolo.
Ah, se l’amore fosse semplice come lo è per i bambini!
“Bambini?” Clary li interruppe, sedendosi al loro fianco.
“Volete assaggiare una cosa buona buona che ho portato io ora?”
“Cosa?” chiese Alec felice.
“È un succo di frutta speciale, eccolo” fece vedere loro la bottiglietta che Alec fece per prendere, ma Magnus scosse la testa.
“Voglio il gelato prima!” urlò prima di alzarsi, tirarsi dietro Alec ed iniziare a correre via.
“Non di nuovo!” si lamentò Jace, alzandosi con Simon per rincorrerli.
“Non avremo mai tre bambini” urlò Isabelle “MAI!”.
Quando finalmente venti minuti dopo riuscirono a prenderli, Catarina a malincuore dovette schioccare le dita ed immobilizzare entrambi sul divano; per il loro bene, certo, ma anche per la loro salute mentale.
“Non bevo” si lamentò Magnus “Voglio il gelato prima!”
“Non avrete nessun gelato” disse in tono gentile Catarina “Non prima di aver bevuto questo succo!”
“Perché?” chiese Alec.
“Perché vi farà bene!”
“Non lo voglio” urlò Magnus “Voglio il gelato!”
“NO” urlò anche Jace “NIENTE GELATO, piccolo bambino viziato!”.
Quattro teste si girarono dalla sua parte, facendolo tacere all’istante.
“E okay, se fate i bravi dopo vi compro un gelato enorme” si scusò con voce tremante.
“E potrete continuare a giocare a TFA, okay?”
“E tu potrai avere quella sciarpa viola che ti piaceva, Magnus!” gli sorrise Isabelle.
“NO” sbuffò di nuovo.
“Lo prendo io” disse Alec allungando una manina verso Catarina.
“Io lo voglio, ma dopo voglio il gelato più grande al mondo”.
Magnus lo guardò come se lo avesse tradito, per un attimo, poi si arrese anche lui.
“E va bene, lo prendo anche io!”.
Catarina alzò gli occhi al cielo, sperando che funzionasse, poi avvicinò un cucchiaio ricolmo di liquido blu alle labbra di Alec, che riluttante lo prese, e in seguito rifece lo stesso con Magnus, che deglutì con le lacrime agli occhi.
“Perché non succede nulla?” chiese Jace con gli occhi sbarrati.
“Forse devi dire abracadabra?” rise Simon, beccandosi un’occhiataccia di Catarina che puntò le mani contro i due bambini e quasi come in una cantilena, sussurrò parole in latino, prima che i due bambini iniziassero a tremare convulsamente.
“Cosa sta succedendo?” chiese Isabelle, bianca di preoccupazione.
“La magia sta facendo il suo corso” sussurrò Catarina, poi una polvere blu come la pozione oscurò i due bambini che iniziarono a tremare sempre di più, e sentirsi allungati come due pezzi di gomma.
Magnus riusciva a sentire nuovamente le proprie braccia, si stavano allungano, sentiva le ossa delle gambe e i capelli solleticargli la fronte; Alec aveva voglia di vomitare, e sentiva persino la cassa toracica crescere, i polmoni richiedere più aria, il cuore battere più lentamente.
Entrambi non videro per qualche secondo, poi la polverina si dissolse e si ritrovarono seduti sul divano, a pochi centimetri di distanza l’un dall’altro, e sei paia di occhi a guardarli attentamente: persino Church li guardava.
“Oh grazie a Dio!” esultò Clary, abbracciando Catarina.
Jace, era sconvolto e senza parole, guardava il suo Parabatai e poi Magnus, uno alla volta, la bocca aperta e gli occhi socchiusi.
“Credevo non saremmo mai più tornati!”
“Eravate coscienti?” chiese Isabelle “Anche quando mi avete lanciato un uovo tra i capelli?”.
Alec rise.
“No” scosse la testa “Non sapevo di essere io fino a quando non ho preso quella pozione, ma la tua faccia. Oh. Non la dimenticherò mai!”
“E io non dimenticherò mai le tue urla quando mi hai tirato fuori dall’armadio” disse Magnus accarezzandogli una guancia.
“E io non dimenticherò mai il volo che hai fatto fare al mio joystick” si lamentò Simon.
Tutti caddero in silenzio per qualche secondo – l’unico che si mosse fu Church che diede loro il culetto e sculettando se ne tornò al tranquillo sotto il sottoscala- , fino a quando Alec non puntò un dito contro Magnus.
“Quella era una promessa di matrimonio, Magnus Bane?” Magnus sorrise, ma fu interrotto da Jace che gli puntò un dito contro.
“NO. NO. NO. Non lo era. Non era una promessa, né una richiesta, né come cavolo si chiami, e per l’Angelo, Alec, quanto mi sei mancato” urlò buttandosi tra le braccia del suo Parabatai che ridendo lo strinse a sua volta.
“Ti senti bene, Jace?”
“È semplicemente che odio i bambini! O forse odiavo voi due da bambini! Magnus! Odiavo te da bambino”.
“Oh Jade anche il me bambino odiava te!” rise lui.
“Ho odiato i bambini, grazie a te!” disse di nuovo Jace stringendo Alec più forte.
Clary tossì. Due volte. Tre volte. Quattro volte. Fino a quando Jace non lasciò Alec e si girò verso la rossa, che già aveva tutti gli altri occhi puntati addosso.
“Clary?” sussurrò Jace.
Clary annuì, provando a nascondere un sorriso.
“Che?” alzò un sopracciglio il biondo.
“OH MIO” Isabelle si alzò in piedi applaudendo “DAVVERO?”.
Catarina sorrise, era stata la prima a saperlo quel pomeriggio mentre lavoravano alla pozione e Clary aveva rischiato di vomitare; vedere l’espressione sconvolta sul viso di Jace – E Simon- non aveva eguali.
“Scherzi?” domandò Simon, alzandosi a sua volta.
“Cioè…” Jace indicò la sua pancia “Tu- io- cioè noi. No. Cioè” il mondo gli girò attorno per qualche secondo, poi non seppe come si ritrovò sul divano, tra le braccia di Alec, mezzo svenuto.
“Jace?” chiese Alec schiaffeggiandogli una guancia.
“Ci sei?”
“Io-” Jace indicò Clary “davvero…?”.
“Biscottino, ti prego” si lamentò Magnus “Diglielo chiaramene. È troppo biondo e stupido (niente odio per il biondo, sono bionda anche io c:) per arrivarci!”.
“Jace… sono incinta!” rise la rossa, al che Jace davvero dovette farsi forza per non svenire; si alzò di colpo, invece, e la strinse forte tra le braccia.
“Amore mio!” la strinse ancora “Un bambino!”
“Ecco spiegati i tanti scompensi ormonali di Jace” rise Simon. “Aspettavano un bambino!”.
Jace scosse la testa allontanandosi leggermente da Clary, e puntò un dito contro Alec.
“TU non attraverserai mai più un portale da solo, SIAMO CHIARI?”
“Lo giuro sull-”
“Papà?” la vocina di Rafe, sbucata dal nulla, interruppe Alec che si girò verso il portale –vero- dal quale uscirono entrambi i bambini.
“Lo ha creato Max” disse Rafe “È stato bravissimo”.
Alec si girò per andare incontro al piccolo stregone dalla pelle blu, che ormai aveva ben dieci anni, e lo strinse tra le braccia, mentre Magnus si abbassava ad abbracciare l’unico Shadowhunter che avesse mai visto crescere in vita sua, il suo amato Rafe.
“Davvero?” chiese Magnus.
“Sì” rispose Max “Mi ha aiutato nonno Robert. Mi ha fatto leggere un libro scritto da un certo Ragnor Fell”.
La mano di Alec prontamente andò a stringere forte quella di Magnus, che ricambiò la presa; gli occhi di Catarina per un attimo si incontrarono con quelli di Magnus, ed entrambi dovettero ingoiare un boccone di lacrime a quel nome; quanto gli mancava lo stregone dalla pelle verde ed il carattere acido che entrambi amavano.
“Ha detto che tu e zia Cat lo conoscevate?”
“Sì” rispose prontamente Catarina, vedendo che Magnus non ne era in grado.
“Quando vorrai te ne parleremo!”.
“E sei stato bravissimo” gli sorrise Magnus dandogli un bacio sulla fronte.
“A differenza di qualcuno che invece ha rischiato la vita del mio Parabatai!” sbuffò Jace.
“Cosa è successo?” chiese Rafe curioso.
“È una lunga storia….” Rise Alec accarezzandolo.
“Ricorda solo di scegliere bene il tuo Parabatai” disse Magnus, provocatorio.
“E di non farlo fidanzare con uno stregone!” ripose prontamente Jace.
“Ne sei davvero sicuro, Jace?” Chiese Magnus, ridendo, un dito puntato contro Jace, tra le cui braccia spuntò improvvisamente un’anatra.
“SICURISSIMO” urlò il biondo “Aleeeec, aiutami!”.
 
QUACK.
 



Spazio autrice.
Ehhhh bene ne ho approfittato per metterci un po' di Sizzy, Clace e Jalec dentro; di solito scrivo solo dei Malec ed è raro che io includa anche Rafe e Max, ma questa volta mi sentivo ispirata e quindi toh qua che minestrone di personaggi ed eventi strambi ne è uscito fuori!
Owh questo è il primo "prompt" vero e proprio, ce ne sono un altro paio che sicuramente arriveranno prima o poi, anche se a quanto pare questa raccolta si sta trasformando in una raccolta di songfic /tipo ora sono davvero tanto ispirata da Say you won't let go di James Arthur quindi aspettatevi una songfic a momenti!\.
Tornando a questo prompt, l'ideatrice (nonchè mia stupenda compagna d'università che si sorbisce ogni mercoledì mattina i miei scleri, facciamola santa subito!) mi aveva proposto di far tornare uno dei due o entrambi bambini, con qualcuno del gruppo che dovesse prendersi cura di loro, e come sempre io esagero, quindi eccoi tre esauriti che corrono dietro a due piccole bestioline adorabili /amo troppo entrambi da piccoli!\ + bonus: "farli mettere assieme con l'innocenza che solo i bambini possono avere". Beh spero di esserci riuscita, in caso contrario, PERDONAMI, giuro che per una settimana non ti parlo dei Malec, per redimermi! LOL

Grazie mille per aver letto; ricordate che potete inviare i vostri prompt quando volete; per chi li avesse inviati e non li vede ancora pubblicati: tranquille, ci sto lavorando sopra. Ho finito quasi tutti i prompt <3
A presto, spero.
StewyT~

PS_ Ma quanto sono Malec Matt ed Harry? GENTE MI STANNO UCCIDENDO, e onestamente sono una delle poche cose che mi sta spingendo a continuare SH.
Sono troppo la meraviglia; li A D O R O alla follia :O

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Capitolo 7
*** Bad romance. ***


Bad romance.
​Okay ho letteralmente rubato quest'idea (Alec che canta una canzone a Magnus), su un gruppo facebook sui Malec da cui ormai non riesco ad allontanarmi, seriamente giorno e notte sono sempre lì sopra a sclerare ed avere gioie, a parte questo, ho rubato quest'idea molto sfacciatamente e anche la canzone che hanno proposto nell'idea (Bad romance, la versione dei Thirty Seconds To Mars, ascoltatela mentre leggete che la voce di Leto è davvero la MORTE!) e niente, dopo aver sentito la canzone un paio di volte sono svenuta, venuta e poi morta e poi mi è venuta in mente questa malsana idea...
​Dunque sì, vi aspetto sotto per spiegarvi una piccola cosetta che forse non ho fatto comprendere bene.
Spero vi piaccia!
​Ah. Nella mia storia la canzone è scritta e cantata da Alec, spero che Lady Gaga e Leto non mi odino LOL

Ultima cosetta: essendo anche questa bene o male rossa mi è sembrato opportuno cambiare il colore della storia, ditemi voi se va bene o meno.

 
 
Alec aprì e chiuse gli occhi più volte, la bocca completamente asciutta, un forte capogiro che non gli permetteva di concentrarsi: davvero aveva avanti chi credeva di avere?
Chiuse gli occhi un secondo, ripetendosi che non poteva essere, che l’ultima volta che aveva parlato di lui con Ragnor, gli aveva detto che non era più a New York, che era in giro per il mondo a fotografare bellezze taglia quaranta o tutti muscoli e niente cervelli.
Non poteva essere lui, si ripetette, poi aprì gli occhi; era allo Shadows a cantare, non poteva permettersi di distrarsi troppo, e lì, avanti ad i suoi occhi, in prima fila tra l’altro, c’era seduto l’uomo più bello che avesse mai visto: sguardo felino, occhi a mandorla contornati da eyeliner nero, labbra piene messe in luce da burrocacao, sorriso enigmatico. Oh non aveva mai capito quel sorriso, eppure lo aveva osservato per così tanto tempo.
Jace diede il via con la batteria, un tocco, due tocchi.
“No, no, no” pensò Alec chiudendo di nuovo gli occhi.
Non poteva esserci davvero quella maledetta canzone nella scaletta!
Non poteva davvero esserci quella cosa scritta a sedici anni dopo il suo primo bacio, e non poteva esserci proprio in quel momento, quando lui era appena arrivato.
Si girò leggermente di lato, in direzione di Jace, e scosse la testa, ma subito dopo Simon attaccò con la chitarra e qualche secondo dopo Ragnor attaccò con il basso, era fatta, toccava solo a lui.
Non poteva tirarsi indietro.
Non poteva scappare, non quella volta, almeno.
 
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
 
Ecco, perfetto, gli mancava solo la voce più bassa.
Oh no. Quella volta non avrebbe fatto vincere il suo lato timido; era giù successo una volta in sua presenza, e si era già chiesto troppe volte come sarebbe andata a finire se non fosse scappato, quindi no, non avrebbe passato altri cinque anni della sua vita a farlo. Non aveva tempo da perdere. Era cambiato: non era più l’Alec piccolo, timido e ancora represso di sedici anni, era cresciuto, non era più così tanto timido né represso; aveva avuto due ragazzi, aveva avuto le sue esperienze. Conosceva il suo mondo, finalmente dopo tanto tempo.
Quella volta non si sarebbe fatto richiudere in una brutta storia, quella volta non avrebbe scritto una canzone su una brutta storia d’amore: avrebbe scritto direttamente una nuova storia d’amore.
La loro storia.
Lui doveva sapere della sua esistenza, doveva sapere che stava cantando quelle parole proprio per i suoi occhi e il suo sorrisino leggermente più tirato, per i suoi occhi lucenti, per le sue labbra invitanti, per la sua pelle ambrata, per le sue dita affusolate, per i suoi pantaloni di pelle troppo stretti, per lui.
Per Magnus Bane.
 
I want your love
I want your disease
I want you open-mouthed
And on your knees
 
Ecco, la voce finalmente era riuscita a farsi sentire: roca, graffiante, calda, ma ancora leggermente tremante.
Aveva avanti l’uomo dei suoi sogni, come sarebbe potuto essere altrimenti?
Aveva conosciuto Magnus Bane al liceo, era più grande di due anni, aveva dato una festa per il suo ultimo anno, quando Alec aveva appena sedici anni e si stava rendendo conto di quello che era e quello che voleva.
Era stato invitato come chiunque altro della scuola, e aveva deciso di andarci sebbene non fosse per nulla un tipo da feste né tantomeno un tipo da feste di Magnus Bane, le feste più strane e psicotiche al mondo probabilmente.
Così meravigliando Jace e Isabelle, quella lontana sera del 2016 aveva indossato i suoi migliori pantaloni neri, la sua più nera maglia nera e sgualcita, i suoi stivali neri preferiti, aveva aggiustato alla meglio i capelli neri in una crocchia disordinata, ed era sceso per primo in salotto dove aveva aspettato pazientemente l’arrivo di Isabelle e Jace, bellissimi e curati come al solito.
Erano arrivati alla festa, non credeva minimamente che si sarebbe divertito, ci stava andando solo per vedere Magnus Bane, il ragazzo figo dell’ultimo anno che una volta aveva fatto una battuta sui suoi addominali, in spogliatoio, facendolo arrossire avanti a tutti; Magnus era già incredibilmente bello, così tanto colorato, eccentrico e sicuro di sé; bellissimo. Quella sera aveva i capelli di solito raccolti in spuntoni, lasciati liberi di circondargli il viso perfettamente squadrato, viso che Alec aveva desiderato baciare dal primo momento in cui erano entrati in quell’attico a Brooklyn.
Non era andata poi così tanto male la serata, a dirla tutta; si era conclusa con Jace e Clary in una delle camere di Magnus, Simon addormentato sul divano, lui, Isabelle e Magnus che ancora giocavano ad uno di quei giochi dementi in cui se non rispondi bene o non fai quello che ti viene ordinato devi bere, dunque erano ubriachi marci; Alec più di tutti, forse, e forse proprio per quello non era stato così difficile acconsentire all’obbligo di Isabelle, che gli aveva sussurrato all’occhio di coprire gli occhi di Magnus con la propria maglia, e poi baciarlo. Normalmente il ragazzo non lo avrebbe fatto, ma quella sera non era proprio in sé. Quella sera era l’Alec libero che avrebbe voluto essere. Dunque aveva tolto senza dire nulla la maglia nera a mezze maniche, l’aveva piegata sapientemente, e l’aveva messa attorno agli occhi di Magnus, senza che quello facesse nulla per evitarlo. Aveva poi chiesto ad Isabelle di dire che lo avrebbe baciato lei; aveva ancora un briciolo di sanità mentale per non pensare che dopo quel bacio Magnus avrebbe potuto volere qualcosa, ma se fosse stata lei a baciarlo sarebbe stato diverso: lei era sua amica, era fidanzata con uno dei suoi protetti, e non era tanto facile da prendere in giro. Isabelle aveva sussurrato qualcosa all’orecchio di Magnus, poi silenziosamente era andata a sedersi nuovamente sul divano lasciando ad Alec la palla bollente; Alec si era abbassato velocemente sulle labbra dell’altro, e poi le aveva poggiate dolcemente, aspettandosi che tutto sarebbe finito lì: un paio di farfalle nello stomaco, la voglia di fare altro, la mancanza di coraggio per farlo, ma Magnus gli aveva fatto spazio nella sua bocca, e lo aveva invitato a fare altrettanto quindi non si era tirato indietro. Aveva fatto scontrare le loro labbra, aveva assaporato quel sapore dolce misto a quello pungente dell’alcool, e aveva sorriso infilando senza fare rumore le sue mani sotto la maglia di Magnus, che si era leggermente irrigidito prima di tirare i suoi fianchi più vicino e stringerlo più forte; proprio mentre una mano anellata di Magnus stava per poggiarsi sul suo petto e rovinare tutto, però, Alec si era allontanato velocemente lasciando le labbra di Magnus ancora affamate di quella dolcezza meravigliosa, e poi era scappato via, facendo in tempo giusto a prendere la sua felpa dall’ingresso prima che Magnus si togliesse la benda e si ritrovasse da solo con un’Isabelle ed un Simon addormentati.
Era scappato come il peggiore dei codardi.
Aveva corso tutta la notte, arrivando all’alba a casa dove si era nascosto per tutta l’estate.
Non aveva mai cercato Magnus, né Magnus aveva mai cercato lui.
Tutto era finito ed iniziato con quel bacio.
Non per Alec. Per lui non era mai finita. Lui voleva ancora di più.
Lui voleva altri baci, voleva quelle labbra sul suo corpo, sulle sue labbra, sul suo petto, sul suo collo, sulla sua anima.
Lui voleva Magnus.
Guardò verso di lui e notò che anche lui o stava guardando; gli occhi dorati erano puntati nei suoi: stavano facendo l’amore, si stavano inebriando, innamorando, vivendo.
E il cervello di Alec volò tra le mille possibilità di quello che sarebbe potuto accadere…
 
 
 
“Ci conosciamo?”.
Oh lui avrebbe potuto riconoscere quella voce tra mille voci, era così liscia, dolce, profonda.
Si girò verso il suo interlocutore sorridendo, non aveva più sedici anni e non era più timido, certo, ma due grosse schiocche rosse erano comunque sparse sui suoi zigomi appuntiti.
“Potremmo rimediare?” domandò a sua volta, alzando un sopracciglio.
Magnus lo guardò, un sorriso curvo e sexy sulle labbra.
Potremmo rimediare a casa mia con un vero Manatthan?” si abbassò, e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, Alec non sentì davvero cosa, era più concentrato sulla sensazione di avere quell’uomo così dannatamente vicino. Sarebbe morto d’autocombustione quella sera, se lo sentiva.
“Ci sto” sorrise alzandosi per seguirlo fuori dallo Shadows, nella sua macchina nero lucido, fino al suo appartamento -lo stesso identico attico a Brooklyn di cinque anni prima- e poi sulla poltroncina di fronte al divano dove era mezzo steso Magnus, le gambe adagiate comodamente sui cuscini viola, lo sguardo verso di lui, un sorriso provocante ad adornargli il viso.
“Allora, Alexander” Alec ebbe un colpo: ricordava il suo nome? Era vero?
“So che frequenti letteratura”.
Alec sorrise, alzando un sopracciglio “Come conosci il mio nome?” chiese facendo il finto tonto.
“Avanti, Alexander Lightwood, so che sei stato tu a baciarmi cinque anni fa, so che hai chiesto a Ragnor di entrare nella tua band solo per potergli chiedere di me, so che gli chiedi spesso di me”.
Normalmente, l’Alec di sedici anni sarebbe diventato viola, avrebbe iniziato a balbettare scuse insensate e avrebbe provato a trovare un modo per scappare.
L’Alec che era in quel momento invece sorrise, prendendo un sorso del suo cocktail.
“Se sai tutto questo è perché anche tu gli chiedi di me, suppongo”.
Magnus sorrise, senza parole. Cosa ne aveva fatto quel bellissimo uomo dai profondi occhi blu del piccolo e timidino ragazzo che gli aveva smosso il cuore con un solo bacio?
“Ragnor parla molto spesso di te, in effetti. Crederei che è innamorato di te se non lo conoscessi abbastanza da sapere che odia il genere umano”.
Alec rise.
“Ho scelto Ragnor perché è il miglior bassista in circolazione”.
“Ho chiesto spesso di te a Ragnor” confessò Magnus.
“Ho chiesto spesso di te a Ragnor” rispose Alec sorridendo “Non dovevi essere a Parigi, a proposito?”.
Magnus fece spallucce “Mi ero annoiato di fotografare corpi senza anima, voglio qualcosa di più del puro divertimento fisico, ora”.
Alec rise.
Cosa vuoi?
Avrebbe voluto chiedere.
 
I want your love
Love, love, love
I want your love
 I want your drama
The touch of your hand
I want you leather chocked
Handcuffed to my hand
 
Stava davvero immaginando tutto un film su quello che sarebbe potuto succedere su loro due?
Oh Dio! Gli effetti di quel film si sentivano pienamente sulla sua voce leggermente più roca ed incrinata, ma non poteva farci nulla.
La sua mente vagava libera mentre il suo sguardo era ancora intrecciato a quello dorato.
Gli stava dedicando quella canzone, gliela stava cucendo addosso, ci stava facendo l’amore con quella canzone, così come avrebbe voluto fare con lui.
 
“Quindi…” la voce di Alec roca, faceva quasi venire da piangere a Magnus; adorava la sua voce, aveva rischiato di avere un’erezione più volte anche solo ascoltandola tramite gli audio di Ragnor.
Averlo vicino, mentre gli parlava con gli occhi puntati nei suoi, le labbra rosse ad attirare la sua attenzione, quella voce roca e sexy. Oh quella era pura sofferenza.
“Hai scritto tu quella canzone?” chiese sottovoce; era arrivato tardi quella sera, giusto in tempo per sentire l’ultima canzone ed innamorarsi ancora una volta di quel ragazzo che sembrava dedicargli quelle note, quella voce, quegli occhi, e aveva desiderato davvero che fosse dedicata a lui.
Era così piena di carica sessuale, tensione, desiderio, speranza, dolore.
“A sedici anni” confessò Alec; non lo aveva mai detto a nessuno, neanche ad Isabelle e non ne andava fiero.
“Parla di qualcosa di reale?” indagò lui.
Oh quanto sperava che gli dicesse qualcosa come ‘Sì, di te’.
Alec scosse la testa divertito, prese un sorso del Manatthan e poi si leccò le labbra.
“Me” rispose poi, guardandolo di nuovo con quella punta di sfida negli occhi.
Magnus annuì, quasi deluso, si alzò a sedere, poi bevve a sua volta.
“E..” aggiunse Alec, facendogli saltare un battito.
“Di quello che volevo in quel momento che non è poi tanto distante da quello che vogli ora”.
Fu il turno di Magnus di alzare un sopracciglio e guardarlo interrogativo.
“Si può sapere?”.
Alec scosse la testa, poi si allungò frettolosamente oltre spaziosa poltrona, agganciò la camicia viola di Magnus e lo tirò verso di sé, facendo scontrare finalmente dopo cinque lunghissimi anni, di nuovo le loro labbra.
Magnus si irrigidì leggermente prima di capire cosa stesse succedendo: di nuovo, dopo infinito tempo, erano su quella poltroncina a baciarsi, ma a differenza di cinque anni prima, entrambi vedevano, entrambi si guardavano negli occhi e si spogliavano con le mani, nessuno sarebbe scappato.
Le labbra di Alec erano dolci, sapevano di whisky e tabacco, ed erano la cosa più deliziosa che avesse mai assaggiato. Alec era una boccata d’aria fresca, una bella notte di luna piena, un sogno ad occhi aperti.
Si allontanò leggermente da Alec, giusto lo spazio per guardarlo negli occhi - e perdersi in due oceani belli da far invidi al pacifico, l’atlantico, indiano e tutti gli altri piccoli bacini d’acqua che in confronto a quei gioielli scomparivano totalmente -.
“Questa volta non ti lascerò scappare, Alexander. Per nulla al mondo”.
Alec rise, e strinse poi nel pugno i capelli sulla nuca di Magnus, facendo in modo che i loro occhi fossero esattamente alla stessa altezza “Questa volta non ho intenzione di scappare Magnus. Non prima di aver avuto quello che desidero”.
Magnus si leccò il labbro inferiore, le mani che vagavano già sul suo petto caldo.
“Cosa?” chiese, non riuscendosi a trattenere.
“Te”.
 
I want your love
Love, love, love
I want your love
I want your loving
And I want your revenge
You and me could
Write a bad romance
 
Ecco, in quel momento c’era una pausa instrumental, e si sarebbe ovviamente dovuto girare verso i suoi amici che suonavano, per ammirare assieme a tutti quelli che li stavano guardando in quel momento, un Jace completamente sudato, con l’ennesima maglia bianca diventata trasparente, i capelli biondi incollati alla fronte, il sorriso deliziato sulle labbra; oppure un Ragnor dagli spiccanti capelli verdi, un cipiglio impegnato sul volto bello e tenebroso, il basso nero lucido tra le mani, trattato meglio di qualunque essere umano; oppure Simon, un maglia con due denti da vampiro, stretta abbastanza da far immaginare tutto quello che ci fosse nascosto sotto kg di nerdaggine, i capelli buttati all’aria, gli occhialetti appannati, l’orgoglio stampato sul viso mentre suonava la chitarra come se fosse stato l’oggetto più prezioso al mondo.
E invece era lì, girato verso il pubblico, gli occhi ancora immersi in quelli di Magnus, che ancora una volta gli sorrise quasi immaginando la battaglia interiore che si stava svolgendo nella sua testa.
Magnus mosse le gambe sulla sedia, e Alec sperò di aver immaginato tutto: il ragazzo dalla pelle caramellata gli stava mostrando i pantaloni pieni e gonfi che stringevano maggiormente sul cavallo.
Stava davvero avendo un’erezione?
Si morse il labbro inferiore, provando a non ridere.
Non era possibile!
Magnus Bane, l’uomo dei suoi sogni, stava avendo un’erezione lì, in pubblico, avanti a tutti, e non si faceva problemi a mostrargliela.
Lo vide sorridere e fargli un occhiolino, per poi accavallare le gambe, prendere un sorso del suo cocktail e leccarsi le labbra, guardandolo attentamente.
Realtà o immaginazione?
Al diavolo, aveva sempre preferito l’immaginazione.
 
Non sapeva come, ma si erano ritrovati quasi nudi due minuti dopo; Alec seduto sulla poltroncina, Magnus seduto su di lui, le gambe rivestite ancora da quegli strettissimi pantaloni neri attorcigliate alla sua schiena, la bocca calda e bagnata attaccata al collo chiaro di Alec.
“Ci starebbe bene qualche segno qui” sussurrò al suo orecchio prima di morderlo, facendolo gemere, per poi leccarlo dolcemente, facendolo sciogliere, ed infine succhiarlo sapientemente lasciandoci sopra un bel succhiotto violaceo.
“Mi piace di più, così” disse sottovoce, non smettendo neanche per un attimo di tormentare quel collo, quei capelli, quelle labbra, quel viso.
“È da quel primo bacio che lo desidero” sussurrò Alec, tra un sospiro e l’altro, mentre le labbra di Magnus delineavano le sue labbra, poi il suo mento, il suo collo, il petto, un capezzolo; quasi non urlò quando i denti bianchi di Magnus si chiusero sul suo capezzolo destro, facendogli venire voglia di piangere.
“Lo sapevo” rise Magnus “Sapevo che collo e capezzoli erano i tuoi punti deboli”.
Alec scosse la testa, allontanando con forza il suo viso dal proprio “E i tuoi?” gli chiese poi, facendolo adagiare sulle proprie gambe, con le gambe poggiate allo schienale della poltrona, la schiena sulle sue cosce e la testa nel vuoto, sorretta dalle sue grandi mani pallide.
“Tu” sussurrò Magnus sorridendo sornione, quando fu la lingua di Alec a delineare la sua mascella, quella volta, e poi il suo collo, il suo capezzolo, e spettò a Magnus quella volta provare a trattenere un urletto spazientito.
Voleva tutto.
Voleva Alec.
Lo voleva in quel momento.
Su quella poltrona.
Lo voleva sul suo corpo.
Ovunque.
Voleva Alexander.
Si spinse con forza in modo da tornare nuovamente seduto come prima, attirò forte Alec a sé e lo baciò con una forza tale da farlo gemere contro le sue labbra. Gli piaceva. Gli piaceva sentirlo mormorare.
Chissà cosa avrebbe sussurrato se…
Si alzò velocemente dalle sue gambe, non distogliendo mai lo sguardo da quello blu di Alec che si scurì leggermente quando lo vide andare via, poi si inginocchiò ai suoi piedi, attirandolo nuovamente verso di sé per un bacio veloce: lo aveva appena baciato, come poteva volerlo rifare? Quelle labbra erano pura droga, non si spiegava altrimenti.
Alzò leggermente di peso Alec, in modo da far calare via i suoi boxer scuri attillati che non lasciavano ormai nulla all’immaginazione, Alec gemette sentendosi finalmente libero; Magnus avrebbe voluto fare altrettanto, quei pantaloni in pelle lo stavano distruggendo, doveva appuntarsi di non mettere mai più pantaloni stretti se avesse dovuto rivedere quel ragazzo, ma non poteva fare nulla per soddisfare il suo bisogno, non in quel momento.
Alec lo guardò affascinato, i capelli sconvolti, gli occhi lucidi, le labbra gonfie di baci, mentre il viso di Magnus si abbassava verso la sua erezione, dopo avergli chiesto un muto consenso con lo sguardo; e come non avrebbe potuto darglielo quel consenso? Era da una vita ormai che desiderava avere quelle labbra ovunque; era da una vita che desiderava avere una sera come quella. Aveva avuto due ragazzi, due partner, e aveva fatto tante esperienze nuove con loro, ma nessuna, oh nessuna di quelle esperienze era anche solo paragonabile a quella, a Magnus tra le proprie gambe, che accarezzava dolcemente la punta della sua erezione con la lingua, per poi ricoprirla completamente, ed iniziare un lento e soddisfacente movimento della testa. Oh Magnus era il migliore! Magnus era il maestro di un’orchestra e Alec in quel momento era lo strumento protagonista che stava dando il via ad una sinfonia di gemiti e sospiri che gli avrebbero fatto provare vergogna se non si fosse sentito al centro esatto del paradiso, mentre Magnus continuava a dargli piacere con la bocca e le mani che salivano verso il suo petto, e gli occhi intrecciati ai propri, che gli raccontavano storie perverse su tutto quello che avrebbero potuto fare assieme.
E lui quelle storie voleva conoscerle tutte, oh se non voleva!
 
I want your love
And I want your revenge
I want your love
I don't wanna be friends
Je veux ton amour
Et je veux ta revanche
J'veux ton amour
 
Stava degenerando! Tutto quello stava degenerando e se ne accorgeva dalle mutande più strette – grazie al suo angelo aveva messo dei pantaloni larghi e comodi come sempre, quindi almeno sperava non fosse visibile agli altri – dalla fronte imperlata di sudore, dalla voce roca quasi strozzata; stava per piangere, sì, ma di disperazione. Voleva che tutto quello succedesse davvero! Voleva davvero avere una notte con Magnus, ma no, non voleva che fosse una notte di sesso. Aveva perso Magnus già una volta, non lo avrebbe permesso nuovamente. Voleva amore. Tante sere. Tante notti. Tanti risvegli. Un futuro assieme e no, non si sarebbe accontentato di un solo orgasmo.
 
Magnus, il maestro delle sinfonie migliori, si alzò, leccandosi le labbra, e poi artigliò il mento di Alec per potarlo alla propria altezza e baciarlo; Alec quasi non pianse: Magnus era la cosa migliore che gli fosse capitata, e quello che aveva fatto, oh, era la cosa migliore al mondo, ma era anche il più bastardo al mondo, lo aveva lasciato così, a metà di un lavoro delizioso, senza modo di sentirsi meglio.
“Sopra o sotto?” chiese senza neanche un’ombra di timidezza nella voce; Alec deglutì a fatica, ormai tutto quello non era nuovo, certo, non gli imbarazzava rispondere a quella domanda, sapeva che definire i propri gusti a letto non serviva ad altro che migliorare il risultato, ma quella domanda gli fece venire voglia di rivestirsi ed andare via. Gli sembrò quasi una domanda da “una scopata e via” e lui non voleva quello.
“Io-“ sbuffò di frustrazione, buttando una mano tra i capelli.
“Se è la tua prima volta posso essere io-” Alec lo fermò ridendo.
“Non è la mia prima volta”.
“Allora?” Magnus alzò un sopracciglio in segno di domanda.
“Non voglio fare sesso” sbuffò occhi blu, al che Magnus bestemmiò in aramaico mentalmente; pensò che forse Alec potesse odiarlo per l’idea sbagliata che si era fatto, che potesse vederlo solo come un depravato maledetto, cosa che probabilmente era, data la voglia matta che aveva di possederlo in ogni modo fisicamente possibile.
“Cosa vuoi, allora?” chiese invece di scusarsi per le proprie intenzioni.
“Te” rispose sinceramente Alec; quel ragazzo era così trasparente, a volte, da poter essere come un vetro, semplice da leggere. Perché proprio quella volta doveva essere così enigmatico?
Occhi blu portò una mano all’altezza del cuore di Magnus, e poi lo guardò dritto.
“Non voglio fare solo sesso”. ‘Solo’. C’erano ancora possibilità?
“Cosa vuoi, Alexander?” chiese di nuovo.
“Cinque anni fa sono scappato via. Ora non lo farò. Non sprecherò un’altra opportunità solo perché ho paura di te.” Deglutì “Quindi Magnus Bane, se mi vuoi sono tuo”.
Magnus sorrise, oh eccome se lo voleva!
“Ma ad una condizione”.
Ecco.
Cosa?
“Voglio che mi frequenti”.
Davvero?
“Voglio avere una possibilità con te. Voglio conoscerti. Voglio amarti”.
Cosa diamine stava dicendo? Si diede dello stupido da solo.
Era nudo, completamente nudo, avanti ad un uomo incredibilmente sexy che gli aveva appena fatto un pompino e gli chiedeva di fare sesso con lui! Solo un pazzo gli avrebbe risposto in quel modo tirando in ballo la storia dell’amore. Si meritava di essere mollato e cacciato via di casa, ecco cosa!
Il viso di Magnus, d’altra parte, non dava spazio ad espressioni, era una tavola piatta.
Lo avrebbe davvero cacciato?


I want your love
Love, love, love
I want your love 
I want your psycho
Your vertigo kiss
I want you in my bed
I'll make you sick
 
E quindi eccolo ancora Magnus fermo lì, a guardarlo, sorseggiando un drink e muovendo a ritmo la gamba accavallata. E poi ecco arrivare una donna nella sua direzione: lunghi capelli azzurri, viso pallido e gentile, andatura elegante e sinuosa. Oh no. Alec si era appena fatto un porno mentale su un uomo fidanzato?
Ma non poteva essere! Ragnor gli aveva detto che non era fidanzato! Forse era qualche modella parigina che si era portato dietro? Oh no. Oh no. Oh no.
Meglio i sogni.
 
Magnus rise scuotendo il capo, poi si abbassò per prendere la propria camicia e le mutande di Alec; gliele cedette e poi velocemente si infilò l’indumento viola, non staccando neanche per un secondo gli occhi dai suoi.
Ecco, stava per piangere se lo sentiva: Magnus lo avrebbe cacciato.
“Dunque” sussurrò poi dopo tempo indefinito quello “Stasera mi hai dedicato quella canzone, mi hai guardato tutto il tempo, hai accettato la mia offerta di venire qui, hai appreso quanto io sia magnifico in tutto quello che faccio…”.
Si fermò un attimo: cosa stava blaterando? Era ubriaco, necessariamente.
Cosa aspettava a dire a quel ragazzino quello che voleva fare da cinque anni?
“Dovrei spedirti a casa” sbuffò passandosi una mano tra i capelli. Alec annuì. Sarebbe stata la cosa migliore.
“Non ti sei comportato bene con me, cinque anni fa, rubando qualcosa di mio”.
Alec alzò un sopracciglio in segno di domanda: cosa aveva rubato?
Fece un resoconto mentale di tutta la serata, dettaglio per dettaglio, arrivando alla conclusione che no, non aveva rubato nulla, anzi, gli aveva lasciato la propria maglia.
“Io non-” Magnus lo bloccò, avvicinandosi velocemente.
“Ti darò quest’opportunità. Cena. Domani sera. Solo una cena, Alexander”.
Alec sorrise, già conscio del fatto che quella cena sarebbe diventata poi un pranzo, una colazione, un film al cinema, un’altra notte di fuoco assieme. Un futuro. Un bellissimo futuro.
“Ora vai, prima che cambi idea e ti porti di peso sul mio letto”.
 
I want your loving
And all your love is revenge
You and me could
Write a bad romance
 
Era malato, sicuramente un pazzo malato.
Come poteva ridursi a tanto?
Stava cantando avanti ad una maledetta sala piena di gente, come faceva a non accorgersi di nessun altro?
Lanciò uno sguardo ad Isabelle, che guardava incantata Simon, uguale Clary, che sorrideva beatamente guardando Jace, e poi Raphael che beveva svogliatamente una birra guardando il suo amico Ragnor; erano anni che ormai li conosceva eppure ancora non riusciva a capire cosa ci fosse tra loro: mai una volta che si fossero sfiorati per sbaglio, baciati o guardati in modo strano, eppure non erano solo dei semplici amici, poteva giurarlo.
Distolse lo sguardo dalle persone che conosceva per poi concentrarsi sulle altre facce che guardavano la band attentamente, non facendosi sfuggire una nota: chi batteva le mani, chi lanciava un urletto di tanto in tanto, chi muoveva la testa a ritmo di musica.
Infine ecco che il suo sguardo ricadeva nuovamente su Magnus, che ancora non si era stancato di spiarlo da dietro quelle lunghe ciglia che si ritrovava.
 
Alec alzò un sopracciglio sorridendo: davvero Magnus pensava che se ne sarebbe andato così senza ottenere quello che entrambi quella sera volevano?
“Non ho alcuna intenzione di andare via” rispose Alec, eliminando lo spazio che Magnus aveva messo tra di loro, per poi attirarlo a sé, per il colletto della camicia.
“No?” chiese Magnus.
“Non prima di aver avuto quello che voglio” rispose ancora una volta.
“Me” acconsentì Magnus.
“Te” rispose lui sorridendo.
“Non ti basta un appuntamento per domani?”
“Credi che potrò arrivare sano di mente a domani se stasera non finisci quello che hai iniziato?”.

Magnus rise scuotendo la testa, poi lo baciò con veemenza.
“Cosa ne hai fatto del piccolo occhi blu, sexy Alexander?”
“Non ho più sedici anni” rispose lui sicuro e a Magnus piaceva un mondo sentire tutta quella sicurezza nella sua voce, non era possibile che un essere speciale come Alec, avesse dovuto aspettare tutto quel tempo per diventare sé stesso.
“Ho capito di non poter cambiare chi sono e neanche lo voglio più fare” continuò dandogli poi un bacio.
“Mi piacciono gli uomini. Mi piaci tu” altro bacio.
“Non sono più un piccolo gay represso che scappa via dopo il suo primo bacio” provò a concludere con un altro bacio ma Magnus si allontanò leggermente.
“Era davvero il tuo primo bacio?” chiese divertito, al che Alec annuì.
“Non credevo che un ragazzino alle prime armi potesse rubarmi il cuore” rispose poi divertito, prima di dare ad Alec quel bacio che non si era preso, poi continuando a baciarlo ed accarezzare la sua schiena nuda fino ad arrivare al sedere sodo e liscio, lo spinse verso la camera da letto, facendolo ricadere sulle lenzuola di seta nera.
“Allora?” chiese ancora Magnus, tra le sue gambe “Sopra o sotto?”.
Alec sorrise e gli si avvicinò all’orecchio destro mordendolo leggermente “sopra” sussurrò, prima di invertire le posizioni e fermare i suoi polsi all’altezza della sua testa.
“sicuro?” domandò Magnus sorridendo.
“Magari potremmo sperimentare entrambe le cose. Abbiamo tempoi…” rispose lui risoluto, prima di fiondarsi nuovamente sulle sue labbra, e poi sul suo collo. Oh quanto amava quella pelle più sensibile proprio lì, sotto l’orecchio, e a quanto pareva dai gemiti di Magnus piaceva anche a lui!
“Primo cassetto” gemette, al che Alec si allungò per prendere lubrificante e profilattici.
“Oh Alexander” gli occhi di Magnus erano estasiati da tutta quella bellezza fiera e mascolina che si stagliava oltre il suo corpo; intrecciò le gambe al suo bacino mentre Alec si abbassava a baciare pezzo per pezzo ogni suo centimetro di pelle; dalla clavicola alla spalla, al petto, all’addome, all’inguine, poi di nuovo verso sopra in un percorso che lo portò nuovamente alle sue labbra.
“Sei bellissimo” sussurrò Alec baciandolo “non sarei mai dovuto scappare quella notte”.
“Alexander” Magnus sorrise “Abbiamo la cena di domani e il pranzo di dopodomani e la colazione di dopodopodomani per parlare di questo” gli tirò una ciocca di capelli per abbassare la sua testa verso la propria bocca, e poi sfiorò il suo orecchio “che ne dici di scoparmi, ora?”.
Alec rise e prontamente in risposta gli morse la spalla, facendolo gemere.
“Non ti facevo così sicuro a letto” rise Magnus, guardandolo mentre si portava due dita alle labbra per inumidirle; lo fermò, ridendo, poi lo attirò nuovamente a sé per baciarlo “Non serve” gli sussurrò.
“Voglio te, ora. Ti voglio ora”.
Poi tutto avvenne velocemente: Magnus gli mise il preservativo, guardandolo attentamente negli occhi, Alec che temeva di fargli del male senza prepararlo, entrò lentamente dentro di lui, e poi quando vide che a Magnus non dispiaceva affatto averlo lì, dove finalmente doveva stare, iniziò a muoversi più velocemente, guardando con attenzione le sue espressioni di piacere.
Ogni piccolo movimento era mirato e centrato: far godere Magnus e sé stesso, ecco cosa aveva desiderato per anni, e finalmente ci stava riuscendo.
Il viso di Magnus, distorto in un’espressione di puro piacere rischiava di farlo venire troppo in fretta; era eccitato in un modo surreale, e i movimenti di Magnus, la sua pelle liscia contro la propria, le unghie smaltate di Magnus ficcate nella pelle delle spalle, le labbra sulle proprie, i sospiri esasperati oh no, tutto quello non lo aiutava affatto.
Più velocemente si muoveva, più alte diventava la voce di Magnus che riuscì a raggiungere ottave che non credeva fosse possibile, e gli piaceva. Oh Alec amava da morire quella voce che urlava il suo nome come se fosse il suo Dio, che urlava parolacce in preda al più puro dei piaceri, che lo guardava con gli occhi socchiusi e la bocca aperta.
Quella: Magnus che gli stringeva i capelli e lo guardava con quegli occhi lucidi e la bocca spalancata in un urlo, quella era l’opera d’arte più bella che avesse mai visto.
Si abbassò sulle sue labbra per baciarlo, sorrise quando Magnus gliele morse leggermente, e poi si mosse con più forza verso di lui, creando un ritmo contrastante al suo; così uno fuggiva dall’altro e l’altro lo raggiungeva, dando ad entrambi un piacere incommensurabile.
Erano fatti l’uno per l’altro, anche nei più minimi particolari come la bocca di Alec che si muoveva dolcemente sul suo collo mentre Magnus si spingeva freneticamente verso di lui, o la mano salda e forte di Alec che dava piacere anche all’erezione di Magnus mentre quello gli urlava di non smettere.
Magnus chiedeva, Alec obbediva; Alec chiedeva, Magnus obbediva.
L’importante era chiedere quello che si voleva, poi l’altro provvedeva.
“Lì” urlò Magnus aggrappandosi forte ad Alec, le mani piantate nelle carne, la testa poggiata sulla sua spalla destra, un morso silenzioso che fece gemere Alec, prima che si spingesse più forte verso Magnus, e raggiungesse la sua prostata, tra le lacrime di gioia di Magnus e il sorriso glorioso di Alec.
Quello, tutto quello, era quanto di più avessero immaginato quei due.
Venire uno sul corpo dell’altro, senza timori o vergogna, fu la cosa più liberatoria e soddisfacente di sempre.
Osservare il viso di Magnus cosparso di sudore, i capelli incollati alla fronte, gli occhi lucidi di gioia, era la cosa più bella di sempre; la cosa migliore che avesse mai visto dopo l’amplesso migliore della propria vita.
D’altra parte per Magnus vedere Alec con quegli occhi blu come il mare e quelle labbra rosse come le fragole a pochi centimetri dal proprio viso, faceva venire quasi da piangere per la gioia.
Quante volte lo aveva immaginato mentre faceva sesso con altri; quante volte lo aveva sognato; quante volte sotto la doccia aveva vagheggiato su quanto dolci sarebbero potute essere le mani di Alec sul proprio corpo; quanto sarebbe potuta essere stupenda quella serata di piena estate, se il ragazzo non fosse scappato via.
Oh aveva finalmente potuto scoprirlo.
Ed era stata un’esperienza quasi mistica.
Aveva finalmente potuto scoprire quanto Alec fosse una bestia –nel termine buono della parola- assetata di godimento a letto, quanto fosse bello dopo un orgasmo, quanto gli facesse venire voglia di tirarlo giù e iniziare dal capo ancora, ancora, ancora e ancora.
 Avrebbe scoperto tanto altro di quel ragazzo, ne era certo.
Alec non aveva mai amato il sesso, anzi, era un tipo abbastanza freddo con i suoi ex, ma quello, oh quello era completamente un altro pianeta.
Non si era mai fermato a guardare il viso dei propri amanti, prima; dopo ogni amplesso si alzava di tutta fretta, faceva una doccia e poi andava via, o si girava dall’altra parte per dormire, ma con Magnus non sarebbe successo; con Magnus era diverso. Non aveva mai amato nessuno dei suoi ragazzi precedenti, certo non amava neanche Magnus, ma gli piaceva, provava qualcosa per lui, non sapeva ancora cosa; forse amore, forse puro piacere, ma lo avrebbe scoperto presto. Era tutto quello che voleva in quel momento.
Seguire Magnus sotto la doccia, e sorridere mentre era lui, quella volta, ad urlare il suo nome come se fosse il suo angelo personale, e a piangere di continuare in quel modo, oh quello era un altro pianeta. Un pianeta che non avrebbe neanche mai lontanamente immaginato di poter visitare.
Le gambe strette attorno al bacino di Magnus iniziavano a dolere, così come le braccia aggrappate al suo collo, eppure nulla aveva importanza al confronto dell’immenso piacere che Magnus gli stava donando muovendosi dentro di lui, baciandolo, guardandolo con quegli occhi verde-dorati che lo avevano fatto quasi innamorare più di una volta.
“Magnus” sussurrò contro il suo collo quando quello si spinse più forte contro di lui.
“Vuoi che mi fermi?” chiese Magnus mordendogli una spalla. Alec rise e si spinse a sua volta contro Magnus.
“Se lo fai ti ammazzo” rispose mordendogli il labbro inferiore e poi il mento, il collo, un capezzolo che prese a succhiare diligentemente.
“Sei un mostro, Alexander” rise Magnus facendo scontrare ancora una volta i propri addomi con forza.
“Ti ho sconvolto?” gli sussurrò in un orecchio “Ma-Magnus” gemette in preda al delirio.
“Piacevolmente sconvolto dire-Ahi Alexander” Alec gli morse forte il collo facendolo quasi trasalire.
“Non fermarti, Mag-Magnus”
“Continua a chiamare il mio nome con quella voce e non mi fermerò mai” gli disse a bassa voce, continuando a muoversi veloce dentro di lui.
Oh quello era il paradiso per entrambi.
Sensazioni che non avevano mai provato prima con nessun altro; perché tra loro c’era qualcosa: qualcosa di diverso, di speciale, di unico, qualcosa che li faceva stare come non avevano neanche mai pensato.
Quando entrambi vennero per la seconda volta nel giro di una notte, fu così liberatorio e bello, ma allo stesso tempo spaventoso: sarebbe finito tutto lì?
Magnus avrebbe cacciato Alec, si sarebbero rivisti l’indomani sera e poi mai più? Pensava Alec.
Alec non avrebbe risposto ai suoi messaggi, non ci sarebbe stata nessuna cena, nessuna relazione, sarebbe scappato di nuovo lasciandolo senza cuore? Pensava Magnus.
“Cosa pensi?” chiese Alec districandosi i capelli con lo shampoo al sandalo di Magnus, che lo guardava sorridendo mestamente.
“Tu?” domandò curioso; non si sarebbe esposto per primo, no. Aveva già sofferto troppo in passato.
“Che non voglio che questa notte resti un episodio isolato” rispose sinceramente Alec sciacquando i capelli, per poi avvolgere Magnus con le proprie braccia ed iniziare a massaggiargli la schiena liscia e muscolosa.
“Non voglio che tu scappi di nuovo dalla mia vita” ammise Magnus.
“Allora non lo farò” concluse allora Alec, girandolo verso di sé “Resterò perché è tutto quello che desidero”.
Lo baciò, non più solo con urgenza e passione, ma anche delicatezza e dolcezza, facendogli capire quanto ci tenesse a lui.
“Al liceo” gli disse stringendo le mani dietro il suo collo “Ti ho ammirato da lontano per troppo tempo”.
“Se ti fossi avvicinato non ti avrei mangiato, giuro”.
Alec rise.
“Non direi, considerato quello che abbiamo appena finito di fare. Credo che fosse proprio per quello che mi spaventavi.”
“Spaventavo?” alzò un sopracciglio, accarezzandogli una guancia.
“Isabelle mi diceva che chiedevi di me, che facevi apprezzamenti su di me, che ti piacevo”
“Era vero” ammise con nonchalance.
“Non ero pronto ad ammettere di essere gay” ammise a sua volta Alec.
“E mi piacevi troppo. Sapevo che mi sarei innamorato di te, se ti avessi avvicinato”.
Magnus sorrise alzando un sopracciglio.
“No hai più paura di me?”
“Non ho più paura di me” disse invece “E forse avevo paura di te anche perché mi ero già innamorato di te”.

Magnus restò a bocca aperta; zittirlo era estremamente difficile eppure quel ragazzo ci riusciva continuamente.
“Mi stai dicendo che sei innamorato da cinque anni di un ragazzo che neanche conosci davvero?” rise, Alec ci vide quasi fare derisorio in quell’espressione che in realtà era pura gioia, e un lampo di delusione quasi attraversò lo sguardo di Alec, che lasciò cadere le braccia, prima attorcigliate al suo collo, lungo i propri fianchi.
“Credo che dovrei andare” sbuffò, contrariato “domani sarà una lunga giornata”.
Magnus alzò un sopracciglio in segno di domanda.
“Al mattino ho un provino con i ragazzi e nel pomeriggio ho un esame di letteratura italiana all’università”.
Si spiegò lui, mordendosi il labbro inferiore; non aveva nominato quello che ci sarebbe stato la sera, perché effettivamente non sapeva se aveva più voglia di vedere Magnus; se doveva uscire con lui solo perché gli faceva pena e voleva deriderlo un po’, non gli avrebbe dato quel piacere.
“Stai dimenticando qualcosa” rispose, poi Magnus accarezzandogli uno zigomo.
“Cosa?”.
“Che dovrai uscire con l’uomo più attraente di tutta Brooklyn” rise maliziosamente.
“Non so se ce la faccio domani” rispose Alec facendo per uscire dalla doccia, ma Magnus lo trattenne, poggiandolo delicatamente contro le piastrelle bagnate.
“Alexander”.
Alec alzò un sopracciglio.
“Che succede? Credevo fossimo stati bene…”
“Anche io” rispose lui “Mi hai dato quello che volevo. Ora che motivo ci sarebbe per vederci di nuovo?”
“Alec” Magnus rise scuotendo la testa “Fino a due minuti fa dicevi di essere innamorato di me e ora vuoi mollarmi così? Facevo bene ad aver paura di te. Me lo stai confermando”.

“Fino a due secondi fa ridevi di me e ora mi stai dicendo che sono stato io a deludere te?”.
Magnus si morse il labbro inferiore e ridacchiò.
“È per quello? Non ti stavo deridendo, Alec.” Sorrise “mi piace quello che mi hai detto. E mi piaci tu”
“Ma mi hai riso in faccia” sbuffò lui.
“Hai interpretato male il mio sorriso. Ero semplicemente felice di sentirti dire quelle parole”.
Si schiarì la voce.
“Sempre che fossero vere”.
Alec alzò gli occhi al cielo e Magnus gli diede un leggero bacio a stampo.
“Resta qui questa notte”
“Non posso” sussurrò Alec “Domani..”
“Domani ti sveglierai al fianco dell’uomo di cui sei innamorato o forse no, che ti avrà preparato un bel caffè e ti darà il buongiorno con un bel bacio, magari ti augurerà un in bocca al lupo con un fantastico orgasmo e poi ti dirà che anche lui prova esattamente le stesse cose…”.
Alec sorrise puntando lo sguardo in quello dorato dell’altro; Magnus era esattamente come aveva sempre pensato che fosse: misterioso, sexy, dolce, provocante, bellissimo, perfetto per lui.
“Ci sto” rispose baciandolo “Ad una condizione!”
“Le tue condizioni mi piacciono. Chiedi e ti sarà dato”
“Mi serve la voce” rise Alec.
“Mi stai chiedendo di non farti urlare?”.
Alec annuì “Non troppo, almeno”.
Magnus si morse un labbro inferiore, facendo il finto pensieroso, poi annuì.
“Farò del mio meglio, ma dovrai impegnarti a tua volta”
“Ci sto”.
Lo baciò ancora sorridendo.
Oh quello era il miglior sogno ad occhi che avessero mai fatto.
 
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
 
Alec aprì gli occhi quasi dispiaciuto; non avrebbe mai voluto risvegliarsi da quel sogno meraviglioso.
Se solo fosse stato vero!
Ecco, era quasi finita la canzone: i migliori quattro minuti della sua vita, stavano per finire.
Si girò verso i ragazzi, guardando attentamente Jace che batteva l’ultima nota sulla batteria, poi sussurrò l’ultima parola della canzone.
“Bad romance”.
La voce era graffiante, dolce, quasi in lacrime.
Era finita.
La sala scoppiò nell’applauso più forte che avessero mai ricevuto, e fu bellissimo.
Tutti acclamavano i loro nomi: chi quello di Jace, chi quello di Ragnor, chi quello di Simon e qualcuno persino il suo nome, ma tra tutti riusciva solo a vedere Magnus che applaudiva divertito, non staccando ancora una vola gli occhi dai suoi.
“Ehi” Jace  gli diede una pacca sulla spalla; si girò verso i suoi amici e vide che avevano già messo tutto nelle custodie ed erano pronti ad andare via: cosa aveva fatto lui in quel tempo?
Scosse la testa: si era davvero incantato a guardare Magnus?
“Noi andiamo”.
Alec scosse la testa “Sarò dei vostri la prossima volta. Prendo un ultimo drink e torno a casa”.
“Sicuro?” si intromise Isabelle “Perché sai avere un posto prenotato allo Shining non è così semplice, potrebbe non ricapitarci più di andare a cena lì”.
Sorrise alla sorella e le diede una pacca dietro la schiena “sicuro, sono stanco!”.
“O troppo impegnato con qualcuno” sbucò Ragnor dal nulla. “Ti conosco, Alexander. Ti sei scopat-”.
“Ehi” Simon grazie a Dio interruppe le congetture di quel maledetto cespuglio verde che rise scuotendo la testa all’espressione esasperata di Alec.
“Sei stato grande stasera, la tua voce aveva qualcosa di diverso”
“Ed eri così dannatamente sexy! Tutti scomparivano su quel palco” si intromise Clary “davvero”.
Occhi blu sorrise imbarazzato scrollando la testa, sperando che nessuno avesse fatto caso al suo sguardo, i suoi pantaloni e quello che stava per rivelare Ragnor.
“Anche io?” rispose poi Jace mettendo su il musone.
“Credo che dovreste andare, si sta facendo tardi e non vorrei che la mia dolce sorellina si perdesse la sua meravigliosa cena allo Shining!” la prese in giro lui abbracciandole le spalle.
“CI vediamo a casa!” concluse allora lei.
“A domani mattina” li salutò Alec, perché lui quella notte non ci sarebbe voluto tornare a casa.
Diede un ultimo sguardo a Magnus, passando accanto al suo tavolo per dirigersi verso il bancone, e ancor auna volta i loro sguardi si incontrarono, facendo sorridere il più giovane con le guance rosse dalla frenesia di parlargli.
Ordinò un Manatthan e prese a sorseggiarlo guardando di tanto in tanto in direzione del suo uomo perfetto; scrutando bene la donna dai capelli azzurri e un viso finissimo sorridere e annuire all’uomo che però guardava in sua direzione. Lei gli diede uno schiaffetto affettuoso e poi rise.
Ecco! Ecco chi era! Era Catarina Loss, la migliore amica di Magnus!
Quasi rise quando si rese conto che non era la sua ragazzo o la preda per la notte, ma fu poi riportato alla realtà da una voce femminile squillante e allegra.
“Alec!” si girò verso la donna che lo chiamava; profondi occhi azzurri, capelli biondi, sorriso perfetto.
Chi era?
Alzò un sopracciglio in segno di domanda e la ragazza arrossì.
“Sono Lydia! Lydia Branwell. Ero al tuo stesso anno alla Xavier! Sono quella che ci ha provato con te infinite volte!”. Rise lei.
Alec ci pensò su un attimo guardandola, poi la riconobbe!
Lydia gli aveva fatto la corte per così tanto tempo, e lui aveva provato in così tanti modi a farle capire che non gli piaceva. Aveva persino provato a passarla a Jace come faceva con ogni altra ragazza: era l’asso.
A quanto pareva piaceva molto alle ragazze grazie alla sua timidezza, alla sua sensibilità, al mistero che gli aleggiava attorno e ovviamente a quel viso stupendo con tanto di fisico perfetto, eppure Alec non se ne era mai accorto; aveva sempre e solo pensato di essere una scusa per avvicinarsi poi a Jace e lui facilitava il compito a tutte le ragazze facendogli capire che non dovevano passare prima da lui per arrivare al suo amico.
“Lydia! Ehi ciao!” Alec provò a suonare quanto più emozionato possibile, ma probabilmente si accorse anche la ragazza della sua commedia.
“Come va?” chiese lui.
“Oh bene! Tu? Frequenti letteratura, vero?”
“Esatto! Tu?”
“Sono una quasi poliziotta!”
“Oh stupendo” Alec si girò un attimo in direzione di Magnus e gli venne da piangere: si era distratto per un solo minuto ed era già scomparso! Possibile mai? Se ne era andato? Lo aveva già perso!
“Sì, era il mio sogno!”
“Lo ricordo, sì!”
“Beh noi stavamo per andare a cena, vuoi unirti?” la ragazza indicò un gruppetto di persone che la aspettavano accanto alla porta; Alec quasi non scoppiò a ridere. Perché ci provava ancora?
“Uh no, grazie, sono molto stanco e domani ho molto da fare”. Lei sembrò davvero dispiaciuta.
“Magari un’altra volta?” propose con un sorriso smagliante circondato da capelli biondi.
Alec si morse il labbro inferiore, combattuto tra il dirglielo o meno. Perché illuderla ancora?
“Uh Lydia al liceo ti ho bidonato tante volte..”.
Lydia arrossì e rise “Ti prego, non ce n’è bisogno, davvero! È stato già abbastanza imbarazzante allora…”
“Sono gay” ammise finalmente Alec, lasciandola un attimo di stucco.
“Eh?”
“Sono gay, Lydia. Non eri tu il problema, okay? Semplicemente non eri un ragazzo!”.
Lydia scoppiò a ridere “Davvero? E non me lo hai mai detto facendomi sentire inadatta per così tanto tempo?”.
Alec arrossì “Mi dispiace davvero è che… beh non è che non volevo dirlo a te. L’ho accettato solo molto dopo. Non mi sentivo di dirlo in giro, quindi provavo ad allontanarti in ogni modo possibile…”.
Lydia sorrise “Senza rancore, okay? Davvero, non ti odio e non mi piaci neanche più se è quello che ti preoccupa! Ho un ragazzo” indicò un ragazzo alto dai capelli biondi buttati all’indietro.
“Vedi? Niente rancore!”.
Alec sorrise “Allora potremmo andare a prendere un caffè dopodomani?” propose vedendola sorridere subito dopo “Perfetto! Ci sentiamo su facebook domani sera per organizzarci!”.
La ragazza dal sorriso simpatico e dolce gli diede una pacca sulla spalla e poi si riunì al suo gruppetto, scomparendo dalla sua vista proprio come quel maledetto di Magnus.
Sbuffò bevendo un altro sorso del cocktail; era stato un idiota a rimanere altro tempo lì.
Non stava facendo altro che sprecare una serata che avrebbe potuto usare per riposarsi e dormire e-
“Ci conosciamo?” Quella voce. OH. Oh quella voce era la voce di Magnus ne era certo, avrebbe potuto riconoscerla anche in una sala piena di persone parlanti.
Alec si morse il labbro inferiore chiudendo per un secondo gli occhi: poteva andare tutto come aveva sognato o tutto nel peggiore dei modi. L’importante era rischiare, no?
Si girò verso di lui, con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Non lo so” rispose “Ma potremmo rimediare?”.
Magnus rise, guardandolo dritto negli occhi. “Con un drink a casa mia? Li faccio molto meglio di loro!”.
Alec fece finta di pensarci su un attimo, poi si alzò dallo sgabello di metallo.
“Non so…”.
Magnus scosse la testa divertito “Avanti Alexander. Non hai altri piani per la serata e mi stai guardando da quando sono arrivato”.
Alec scoppiò a ridere arrossendo “Come conosci il mio nome?” chiese ridendo ancora.
Oh quanto piacevano a Magnus quelle rughette d’espressione che gli si creavano attorno agli occhi; o le fossette nelle guance quando rideva; per non parlare della sua risata cristallina!
“Mi prendi per il culo?” chiese spazientito Magnus.
“Mi piacerebbe, sì”. Scoppiò a ridere, seguito a ruota dal più grande dei due.
“Cosa sei diventato, Alexander! Allora ci stai?”.
Alec frugò nelle tasche per cercare i soldi del cocktail, li posò sul bancone e poi si rivolse a Magnus.
“Mi fai strada, Magnus Bane?”.
Lo seguì, poi, fuori dallo Shadows, nella sua macchina nero lucido, fino al suo appartamento -lo stesso identico attico a Brooklyn di cinque anni prima- e poi sulla poltroncina di fronte al divano dove era mezzo steso Magnus.
 
Forse quella volta sarebbe andata esattamente come entrambi avevano sperato per cinque anni e sognato in quattro minuti.


 
​Spazio autrice.
​sì, oggi sono felice e mi sono concessa due spazi autrice, non mi linciate.
​Voglio giusto spiegare una cosetta, ovvero che la parte in corsivo (se non si fosse capito) è diciamo un sogno ad occhi aperti che fanno entrambi; il finale potrebbe sembrare aperto ma NO, non lo è, perchè il sogno che fanno ad occhi aperti è proprio quelloc he succede quella sera. Okay credo di essermi spiegata ancora peggio, inizio di nuovo. La parte in corsivo è quello che accade la sera dopo il concerto ED è anche esattaente quello che entrambi hanno immaginato mentre Alec cantava.
​Sono un disastro a spiegare le idee che mi ballano in testa LOL
​Okay questo a parte, avevo promesso che non avrei più scritto rosse e ora ho convertito la storia in 'rosso', ma beh anche se questo non è esattamente da rosso, credo che non sia neanche arancio quindi ho preferito stare tranquilla con la mia coscienza; se mi aiutate a capire che raiting devo dare alla storia, però, forse è meglio.
​A I U T O, vi prego.
​Grazie mille per aver letto, spero vi sia piaciuta la storia, a presto.
​StewyT~

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