Tutte le scenografie del caso

di Writer96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Il coraggio di lasciare il telefono in freezer per tre ore ***
Capitolo 3: *** 2. Quaranta giorni per arrivare dall'America ***
Capitolo 4: *** 3. Acqua passata ***
Capitolo 5: *** 4. Bancomat di persone ***
Capitolo 6: *** 5. Non è Marlene ***
Capitolo 7: *** 6. Il terzo lunedì del mese ***
Capitolo 8: *** 7. Peppermint non è una sfigata con pochissimi amici ***
Capitolo 9: *** 8. Anche se saresti interessante con un vestito di paillettes addosso ***
Capitolo 10: *** 9. Piccola Evans ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo



Lily si chiese come ci fosse finita, esattamente, in quella situazione.

I passaggi le erano davvero poco chiari –Alice che strillava, Gideon che la spingeva rischiando di farle rovesciare l’intera scenografia, Ben che le urlava qualcosa a proposito del non dire “Buona Fortuna” prima di chiuderle una porta in faccia- ma Lily era piuttosto sicura che qualcuno dovesse aver manomesso il caso, visto che in quel corridoio c’erano circa venticinque porte e lei non poteva essere finita casualmente nel camerino di James Potter. No, davvero, non poteva.

Evidentemente anche James doveva essere dello stesso avviso, visto come la fissava perplesso, in equilibrio su una gamba sola e con la camicia mezza abbottonata e pure al contrario.
« Ehi, Lily, so che sei la mia fan più accanita, ma davvero, tra venti minuti io vado in scena » le disse, continuando a saltellare per riuscire a far passare il piede dal fondo dei leggins.
« Come diavolo fate voi ragazze a infilarvi questi affari tutti i giorni? Dico sul serio, si tratta di una trappola mortale! » continuò poi, finché Lily, evidentemente intenerita, abbandonò la borsa con l’attrezzatura sul pavimento e si avvicinò per aiutarlo a rimettersi in piedi.
« Quella che è incastrata tra i leggins e la cintura dovrebbe essere una coroncina di fiori? »

James sobbalzò e spalancò gli occhi, muovendo freneticamente le mani per disincastrare la coroncina senza rovinarla troppo. Lily scoppiò a ridere e prima che potesse pronunciare anche una sola parola, James mosse una mano e gliela posò con irruenza sulle labbra.
« Non dire niente. Non provare a dire niente, Lily Evans, o giuro sulla mia Xbox… »
« Sull’ Xbox di Sirius, semmai… »
« Quello che è, Evans, perché devi fare sempre la pignola? Dicevo, non provare a dire nulla e guardami, dimmi se sono a posto, ti prego! » la supplicò James, allontanandosi e iniziando a girare su se stesso, con le braccia spalancate a mo’ di manichino.
E fu in quel momento che Lily si chiese, per l’ennesima volta, come ci fosse finita in quella situazione.

Perché James aveva una camiciola a sbuffo infilata al contrario, un paio di leggins verdi, una coroncina di fiori pericolosamente incastrata tra un riccio e l’altro e – Lily si chiese come avesse fatto a non accorgersene fino a quel momento- un occhio solo truccato pesantemente di nero.
Eppure, lei non poteva smettere di pensare che fosse terribilmente attraente.
« Allora? Sto bene? Mi sono dimenticato qualcosa? » le chiese lui, il tono leggermente più alto e una mano incastrata ai capelli, nel tentativo di appiattirli almeno un po’. Lily scosse la testa e si costrinse ad assumere un’aria scocciata, mentre allungava una mano per impedire a James di distruggere una volta per tutte la coroncina.
« Fammi capire, Puck deve avere secondo copione un occhio solo nero, oppure hai deciso che si abbinava particolarmente bene alla camicia allacciata al contrario? » gli domandò, leggendo chiaramente tutto il panico nei suoi occhi. Si concesse una risatina e gli slacciò i primi bottoni della camicia –come diavolo aveva fatto ad allacciarli sulla schiena?- per permettergli di girarla e poi si allontanò, nel tentativo di non fargli sentire le proprie risate trattenute.

« Giuro che se fai parola di tutto questo con qualcuno io…»
« L’hai già detta, questa cosa, Potter. Non vedo perché, poi, dovrei avere l’impellente necessità di raccontare a qualcuno di come tu stessi saltellando su una gamba sola nel tentativo di infilarti un paio di leggins verde prato. Sul serio, James, a volte mi chiedo perché tu sia così egocentrico! » concluse Lily, iniziando a ridere a tutto spiano mentre James si avventava su di lei armato di mascara, nel tentativo di sporcarla irrimediabilmente su una guancia.

Fu quasi inevitabile, dunque, che Lily indietreggiasse, inciampando in una delle scarpe di James e perdendo subito dopo l’equilibrio. Per qualche istante rimase sospesa a mezz’aria, la bocca spalancata in un urlo muto e la vocina interiore che la rimproverava perché probabilmente l’ultimo pensiero sensato della sua vita sarebbe stato relativo a quanto James Potter potesse risultare attraente in calzamaglia e blusa.
Fu un attimo, un istante solo, prima che due braccia –o per meglio dire, due braccia e un ginocchio e anche un angolo di porta- la bloccassero, impedendole di cadere e facendole inevitabilmente pensare che quella serata doveva davvero essere destinata a non avere alcun senso, visto la maniera in cui stava iniziando.

Perché davanti a lei James Potter-il-folletto-in-calzamaglia reggeva un tubetto di mascara come fosse stato l’arma più terribile del mondo, allungato verso di lei con una mano pronta ad afferrare il vuoto, mentre alle sue spalle, decisamente contrariato e anche piuttosto stupito, Sirius Black stava dicendo allegramente: «Non ho intenzione di sapere in che razza di giochi erotici foste invischiati, voi due e quel tubetto di mascara, ma ho bisogno di un consiglio. Qualcuno di voi sa come si infilano questi dannati cosi?»
E girandosi a guardare Sirius e trovandolo in mutande e camicia, con un paio di leggins di camoscio in mano e le labbra di un inquietante sfumatura di rosso carminio, Lily Evans si disse che forse aveva davvero sottovalutato le capacità del caso.



Writ's Corner
E eccola qui. Con una nuova long. Intenzionata a finirla, questa volta, dico sul serio.
Una AU, perchè sì, perchè le amo, davvero. Perchè ne avevo bisogno. Perchè ho iniziato a scriverla due anni fa e mi piaceva troppo per tenerla reclusa in una cartella del pc. Perchè per questa volta ci voglio provare, ma provare sul serio, a farla andare come dico io, questa faccenda delle long.
Vi avviso già, i capitoli saranno molto lunghi, quindi non potrò pubblicare più spesso di ogni 7/10 giorni (se va bene. Ma voi mi conoscete e sapete che so metterci molto più di così, ops)

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Capitolo 2
*** 1. Il coraggio di lasciare il telefono in freezer per tre ore ***


1. Il coraggio di lasciare il telefono in freezer per tre ore


DI Lily Evans si sarebbe potuto dire tutto, tranne che fosse una persona ordinata. Davvero, la sua capacità di mettere in disordine qualunque posto in cui posasse i propri piedi sembrava patologica e anche sottilmente inquietante, tanto che Alice si era rassegnata ormai da tempo ad abitare in una casa in cui “Stanza di Lily” era un concetto molto vicino a “Salotto”, “Bagno”, “Stanza di Alice” e probabilmente a qualunque altra stanza della casa. Non si stupiva più quando, passando in salotto alla ricerca di un libro, trovava accumulati sul tavolo qualche paia di calzini, una scatola di mentine e un accendino –che poi, l’accendino rimaneva ogni volta un mistero, visto che l’unica volta che Lily aveva provato a fumare era andata avanti a tossire per due giorni – mentre il libro finiva per essere inspiegabilmente ritrovato sopra al microonde.

Fu per questo, probabilmente, che non poté trattenere un piccolo urlo di sorpresa quando si trovò davanti la camera di Lily perfettamente ordinata e pulita, con tanto di copriletto finalmente visibile e addirittura la sedia della scrivania completamente sgombra di vestiti.
« Oh Signore, Lily, stai bene? Ti prego, dimmi che non sei un surrogato lasciato qui da qualche navicella aliena! Devo assolutamente scattare una foto, quando lo racconterò ad Emmeline probabilmente non mi crederà! » iniziò a dire Alice, tirando fuori il cellulare e iniziando a cercare la fotocamera tra le applicazioni. La voce di Lily arrivò dalle sue spalle e la fece sobbalzare così tanto che il telefono fece un breve volo per aria prima di essere riafferrato da una sovreccitata Alice.
« Quante storie, Lice, per una camera un po’ più ordinata. Davvero, dovresti imparare a controllare la tua sorpresa, prima di cadere in ipotesi improbabili. La prossima volta perché non vai direttamente al reparto psichiatrico dell’ospedale a denunciare un mio improvviso attacco di, non so, schizofrenia? » esclamò Lily, guardandola con un ghigno impresso sulle labbra. Stava appoggiata al muro di casa in maniera del tutto rilassata, con le braccia incrociate sotto al seno e i capelli raccolti in una coda bassa che le penzolava su una spalla e sembrava perfettamente padrona della situazione, come se tutta la situazione fosse assolutamente normale.

« La prossima volta? La prossima volta, Lily Evans, mi lascerai un cartello sul cancello d’ingresso, per prepararmi alla sorpresa. Poi ne lascerai uno anche sul portone di casa e poi uno anche sulla porta della tua camera, tanto per scongiurare il mio più che giustificato scetticismo. Ma che dico, poi, non ci sarà una prossima volta! » esclamò Alice, alzando le braccia al soffitto e marciando all’interno della stanza con aria inquisitoria. Iniziò a sollevare i cuscini, ad aprire i cassetti e si spinse pure a spalancare il cesto della biancheria sporca, alla ricerca di una qualche telecamera nascosta, magari messa lì dalla troupe televisiva di una qualche Candid Camera televisiva.
« Hai finito? Non ci sono telecamere nascoste, tutto è perfettamente in ordine e io non sono impazzita. Non ancora, per lo meno, ma c’è quell’esame di Chimica Organica che mi sta portando sulla buona strada, davvero… » iniziò a dire Lily con espressione beffarda, osservando l’amica che camminava con aria sconvolta fuori dalla stanza. Un sorriso di trionfo stava già andando a comporsi sulle sue labbra, quando Alice si fermò e alzò un indice proprio di fronte al naso dell’amica.
« Tu credevi di essere furba, eh? Di comprarmi così? Credevi…. Di corrompermi? » fece una pausa e si godette l’espressione colpevole di Lily, che non fu abbastanza rapida a girare il capo.
Merda, si ritrovò a pensare la ragazza, merda, merda.

«Lily Evans, prima che tu riesca a ingannare me dovranno passare i secoli, altro che i mesi di convivenza. Pensavi di rabbonirmi, eh, con la storia di fare ordine una volta tanto? Beh, ti ringrazio… »
Alice si allontanò di poco lungo il corridoio e quando si voltò a guardare Lily aveva un sorrisetto terribilmente spaventoso impresso sulle labbra.
«… Sarà bellissimo, stasera, tornare a casa dopo lo spettacolo di teatro di Frank e trovare tutto ordinato. Pensa a quanto sarai felice! Non dovrai passare tutta la rappresentazione a sentirmi borbottare nel tuo orecchio “Quando torniamo a casa, vedi di far tornare fuori il mio arricciacapelli o ti uccido”. Sarà bellissimo, vedrai » fece un sorriso falso e si umettò le labbra, prima di terminare «Oh, sì, Lily Evans, stasera sono sicura che ti divertirai un mondo! »
Merda, merda, merda.
 
 
 
« Sono così emozionata! Frank era così emozionato, non la smetteva più di dirmi quanto fosse felice della sua parte, sai, dopotutto, visto che ricopre la parte di De Guiche sente su di sé il peso di un ruolo importante e… »
« Non dirmelo. Sta parlando di quanto Frank sia agitato » esclamò una voce allegra e squillante. Lily si voltò verso la ragazza che aveva appena parlato e le si lanciò letteralmente addosso, senza riuscire a smettere di sorridere neanche quando un ciuffo di capelli biondi rischiò di soffocarla, entrandole nel naso.
« Dio, Emmeline, tu non puoi capire quanto io ti sia grata per essere qui! » le sussurrò all’orecchio, trascinandola con sé verso la platea e facendola sedere accuratamente tra lei e Alice.
« Lily sta di nuovo cercando di fregarmi, stavolta utilizzando la disposizione spaziale delle persone. Beh, sappilo, non attacca, Miss Evans, proprio non attacca. Questa sera ricordami che devo assolutamente raccontarti di quando hanno assegnato le parti, oh, quel giorno mi sono fatta tante di quelle risate che… » continuò Alice, con lo sguardo fisso verso il sipario ancora chiuso. Lily si voltò con aria di scuse verso Emmeline e le lasciò un bacio su una guancia, cercando di sorriderle senza sembrare terribilmente soddisfatta di se stessa.

« Non fare quella faccia – sibilò Emmeline, puntandole un dito contro con fare contrariato – Questa è l’ultima volta che accorro in tuo aiuto per salvarti da Alice e vengo ripagata così! »
« Emma, non te la prendere troppo, qualcuno qui è stato costretto da fare da fotografo ufficiale per un gruppo teatrale di cui nemmeno conosceva l’esistenza e… »
« E’ il gruppo teatrale dell’Università, non mi freghi, c’eri anche tu quando ce ne hanno parlato il primo giorno! » la interruppe Emmeline, ridacchiando soddisfatta nel vedere che gli occhi dell’amica si erano improvvisamente riempiti di consapevolezza. Lily sgranò gli occhi verdi e iniziò a scuotere la testa freneticamente, mentre nella sua testa tutti i pezzi del puzzle si ricomponevano, andando a formare una figura perfettamente chiara e delineata.


« Non puoi dire sul serio. Non potete dire sul serio, io giuro che vi uccido! Come diavolo vi è venuto in mente di portarmi allo spettacolo di Fabian, eh? Io dico, ma siete impazzite? Che grossi problemi avete, me lo dovete spiegare! » iniziò a strillare Lily, agitando le mani in aria con il volto sempre più terreo. Sentiva l’ansia iniziare a salirle su per la spina dorsale e istintivamente il suo cuore prese a battere un po’ più forte del normale.
Maledizione! L’avrebbe fatta pagare a quelle due, poco ma sicuro, e anche a Frank, se le girava male, visto che aveva avuto la brillante idea di unirsi al gruppo in cui… Fabian recitava.
Le avrebbe uccise, decise dopo qualche secondo di riflessione. Lentamente e dolorosamente, ma le avrebbe uccise entrambe.

« Evans, togliti dalla faccia quell’aria assassina e continua a pensare… Oh, sarà così divertente quando ti renderai conto di tutto… » sussurrò Emmeline, ghignando soddisfatta di fronte all’espressione spaesata di Lily, che nel frattempo era balzata in piedi e si girava a destra e a manca nel piccolo teatro.
« Tutto cosa, Emmeline Vance? » iniziò a dire, ma un sibilo irritato di Alice la costrinse a voltarsi.
« Lily, la pianti di fare casino? E che ci fai ancora qui? Lo spettacolo inizia tra poco, muoviti, o non riuscirai a trovare un buon posto per fare le foto! »
Lily sospirò e, dopo aver lanciato un’occhiata di fuoco alle proprie amiche, si diresse con il passo di un condannato a morte verso le prime file della platea.


Dietro di lei, comodamente sedute in poltrona, Alice ed Emmeline si scambiarono un’occhiata divertita.
« Di’ un po’, Ali, quanto ti ha fatta arrabbiare per averti spinta a vendicarti così? »
« Oh, fidati, Emma, ci sarà da ridere quando si renderà conto di tutto. E a quel punto, voglio vedere se avrà ancora il coraggio di lasciare il telefono in freezer per tre ore! »
 
 
Lo spettacolo stava andando piuttosto bene, Lily ne era sicura. Pur non essendo un’appassionata di teatro, conosceva la storia di Cyrano De Bergerac e una volta lei e Alice si erano finite un pacchetto di patatine al formaggio guardando in TV il film con Gerard Depardieu, piangendo come due fontane nelle ultime scene.
Non aveva idea di chi stesse recitando la parte di Cyrano in quel momento, doveva ammetterlo, ma chiunque fosse era decisamente bravo.
Il naso gigantesco ne copriva quasi tutti i movimenti, eccezion fatta per gli occhi che brillavano letteralmente sotto le luci del palcoscenico. Era un Cyrano piuttosto alto, quasi allampanato, incredibilmente bravo nel recitare complicati testi in versi muovendosi nel frattempo come un indemoniato per tutta la scena.
Lily si era chiesta subito se quello nascosto dietro all’immenso naso fosse Fabian –lì per un attimo si era dovuta ricordare come respirare – ma poi, nel sentire la voce dell’attore si era subito dovuta ricredere. Ogni tanto, specialmente dopo una lunga frase, l’attore aveva il vizio di pronunciare qualche s un po’ blesa e Lily sapeva per esperienza che Fabian non si sarebbe mai e poi mai lasciato scappare un tale difetto di pronuncia davanti ad una platea intera.

Si lasciò catturare dalla narrazione, osservando come gli attori si muovessero sicuri sul palco, giocando l’uno con l’altro ed esibendosi in movimenti perfettamente studiati e calibrati. Individuò Fabian dopo circa mezz’ora dall’inizio dello spettacolo, quando il cappello da Le Bret gli si spostò un po’ in avanti sul capo e fece intravedere all’intero pubblico un ciuffo di capelli rosso fiamma, e si chiese immediatamente perché non l’avesse riconosciuto subito.
Una voce nel suo cervello che assomigliava tanto a quella di Alice le disse che forse era perché lei e Fabian si erano staccati ormai definitivamente e lei non era più così indissolubilmente legata a lui come aveva sempre creduto. Scosse la testa infastidita e si disse che molto più probabilmente il mancato riconoscimento doveva essere dovuto alla strabiliante capacità di Fabian come attore piuttosto che all’indebolirsi del loro legame.

Mentre era persa nei propri ragionamenti, Lily si rese conto che Roxanne era entrata in scena e con lei c’era anche Cristiano. Quando il pubblico li vide apparire si lasciò andare immediatamente ad un applauso e Lily sentì alcune ragazze accanto a lei sussurrare qualcosa che somigliava molto ad un “Quanta perfezione, mamma mia, dovrebbero essere illegali scene come questa”. Si concentrò meglio sui due e mentre scattava qualche foto si rese conto di quanto la loro intesa fosse perfetta: sembra che fossero due marionette guidate dalla stessa mano, tanto si muovevano in sincronia e in maniera armoniosa. Sembrava stessero ballando, non recitando, e il modo in cui Cristiano guardava Roxanne era così realistico che fece venire da piangere persino a Lily. Quando poi entrò in scena anche Cyrano, con la sua camminata baldanzosa e arrogante, Lily si chiese se qualcuno avrebbe potuto scegliere attori più perfetti di così: Cyrano e Cristiano si alternavano in una serie di movimenti apparentemente naturali e il loro scambio di battute avveniva talmente velocemente da apparire tutto tranne che studiato. Per quanto avesse sempre ritenuto Fabian un ottimo attore, Lily dovette ammettere che non l’aveva mai visto così naturale e rilassato sul palco, così sicuro del proprio ruolo tanto da arrivare ad essere lui stesso il personaggio, lasciando da parte ogni altro costume da attore.
Quando, alla fine dello spettacolo, Cyrano si accasciò esanime a terra dopo aver fatto il proprio ultimo discorso, Lily sentì una pesante fitta al cuore come se fosse stata lei stessa a perdere un amico.
 
 
« Trovo che Frank sia stato meraviglioso nel suo ruolo! Voi non trovate? Ha davvero recitato…. »
« Alice, ti prego. So che a casa continuerai a parlarne fino a quando non ti addormenterai, ma davvero, ti scongiuro, per il mio povero cervello resta in silenzio solo un secondo! » la supplicò Lily, sgomitando attraverso la calca di persone dirette verso l’uscita degli attori. Imprecò contro qualcuno nel momento in cui la sua preziosa Canon rischiò di volare a terra e subito prese a camminare con le braccia avvolte strettamente intorno alla macchina fotografica.
« Ali, lascia stare la nostra piccola Lily, è ancora sconvolta dalla performance di Fabian… » iniziò a dire Emmeline, ma Lily scosse la testa in segno di diniego e piegò la testa di lato per qualche secondo.
« Tralasciando il fatto che sono ancora arrabbiata con voi, devo dire che sono rimasta colpita dai tre protagonisti… Erano incredibilmente bravi. Voi non avete notato quanto fossero in sintonia tra di loro? » domandò e subito vide un sorrisetto malizioso formarsi sulle labbra delle due amiche. Una ragazza troppo piccola per essere realmente iscritta alla London University la travolse, continuando a parlottare eccitata con la propria amica, che sembrava non farsi scrupoli di riempire di gomitate le persone che intralciavano loro la strada.

« Dobbiamo assolutamente arrivare lì prima degli altri! Magari ci vedono! Magari decidono di concederci un premio come fan più accanite e…. »
Lily colse uno stralcio di conversazione e si girò a bocca spalancata verso le proprie amiche, che la guardavano ancora ridacchiando malignamente.
« Ma le avete sentite? Cioè, manco dovessero andare da, non so, Johnny Depp e Orlando Bloom o... »
« Ma davvero non hai ancora capito? Buon Dio, Evans, per essere una che prende il massimo a tutti gli esami sei un po’ preoccupante, sinceramente… » le disse Emmeline, un attimo prima che Lily fosse spinta in avanti dalla folla e cadesse addosso a un paio di bambini che le rivolsero uno sguardo terrorizzato.
« Lily Evans, vai ancora in giro a spaventare i bambini? Non cambi mai, allora! » esclamò una voce che Lily conosceva terribilmente bene. Una mano grande e callosa la aiutò a rialzarsi in piedi e poco dopo sentì un refolo d’aria accarezzarle la faccia.

« Gideon Prewett, se ti aspetti che io lasci da parte il mio costume da strega cattiva vuol dire che proprio non mi conosci! » rispose la ragazza, lasciandosi andare ad un sorrisetto di scherno. Gideon alzò una mano e le scompigliò i capelli, prima di lasciarle un buffetto sulla guancia che fece ritornare alla mente di Lily vecchi ricordi. Gideon aveva le stesse spalle larghe, gli stessi capelli rosso fiamma, le stesse esagerate lentiggini e persino gli stessi occhi blu scuro di Fabian e l’unica cosa che probabilmente permetteva alla gente di distinguerlo dal gemello erano le mani: se quelle di Fabian erano delicate e agili, quelle di Gideon erano callose e rovinate, temprate dal duro lavoro e dagli agenti atmosferici.
« Allora, che ci fai qui? » le domandò il ragazzo, costringendola ad interrompere le proprie riflessioni. Lily sapeva che se fosse arrivata a pensare alle mani di Fabian e al loro tocco non sarebbe più riuscita a riprendersi e fu per questo che sorrise grata all’amico, come se lui l’avesse distratta di proposito per impedirle di farsi male da sola.
« Sono stata trascinata con l’inganno, con la scusa di fare da fotografa ufficiale » spiegò lei, appiattendosi contro il muro quando una delle due ragazze di poco prima le passò davanti a passo di marcia.
« Oh, beh, non avrebbero potuto trascinare qui con l’inganno una fotografa ufficiale migliore! Mia mamma ancora va in giro a mostrare a tutti quelli che entrano in casa nostra la foto che hai fatto a me e a lei qualche anno fa, pensa tu! » le disse Gideon, facendola scoppiare a ridere immediatamente. Lily ricordava bene il giorno in cui aveva scattato quella foto in cui Leanne e Gideon ridevano come matti di fronte ad un Fabian inesorabilmente confitto a Monopoli da Lily. Un groppo di nostalgia le afferrò la gola e Lily si costrinse a sorridere per impedire che i ricordi la assalissero nuovamente.

« Lilly-Trilly dove sei finita? Oh, ciao Gid! » esclamò Alice, spuntando fuori dalla porta con i capelli piuttosto arruffati. Alle sue spalle, Emmeline aveva un’aria disgustata e Lily intuì che fosse riferita alla macchia che campeggiava sulla sua camicia – cos’era, poi? Frullato alla fragola? Chi diavolo si beveva del frullato alla fragola in un teatro? – e che minacciava di espandersi ogni secondo di più.
« Disgustoso. Perché qualcuno dovrebbe bere del frullato alla fragola in un teatro? » stava appunto dicendo Emmeline, mentre salutava con un gesto distratto Gideon e tornava ad osservarsi la camicia.
« Dai, Emma, te la pulisco io » si offrì Lily, versando un po’ di acqua dalla bottiglietta che teneva dentro la borsa sopra un fazzoletto di carta. Emmeline le sorrise riconoscente e lanciò uno sguardo divertito ad Alice, che sembrava trovare particolarmente divertente l’infastidire il proprio cugino con una serie di domande a proposito della sua vita privata.

« Quindi la conosco? Hai detto che viene all’università da noi, quindi io devo conoscerla! Per forza, io conosco tutti! » stava esclamando Alice, strattonando il cugino per una manica con tanta forza che probabilmente, se avesse continuato per qualche altro minuto, sarebbe riuscita a strapparla.
« Lice, lascia in pace il povero Gideon. Non volevi andare a salutare Frank e a marcare il territorio dopo che… » le iniziò a dire Lily, dopo essere riuscita a rendere la macchia sulla camicia di Emmeline un po’ meno rosa di quanto fosse in precedenza.
« Dopo che quelle due hanno detto che De Guiche era stato particolarmente bravo! Ah, particolarmente bravo, glielo do io, il particolarmente bravo, ad essere fidanzato con me, però! »strillò lei, iniziando a camminare frettolosamente verso l’uscita degli attori, intorno alla quale si era creata di nuovo una certa calca.
Dopo che Alice ebbe strillato più volte un “Sono la fidanzata di De Guiche e pretendo di vedere il mio ragazzo prima di voi”, Lily si ritrovò catapultata in mezzo ad una serie di ragazzi e ragazze che erano per metà in costume e per metà no. Si aggrappò con disperazione alla manica di Alice e fu con sollievo che riuscì a seguirla fino al punto dove si trovava Frank senza essere schiacciata da decine e decine di persone.
Mentre Alice salutava il fidanzato, Lily si girò a cercare Emmeline e Gideon con lo sguardo, ma prima che potesse anche solo girare su se stessa per vedere se erano rimasti indietro, una voce la costrinse a bloccarsi.

« Dimmi come hai fatto a… domare quei cosi! » esclamò quello che era senza dubbio Fabian Prewett. Un’ondata di gelo si diffuse per tutta la spina dorsale di Lily e lei si impedì fisicamente di voltarsi come una ragazzina impazzita.
« Innanzitutto, quei cosi sono i miei capelli. Seconda cosa, non te lo dirò mai, credo che mi prenderesti in giro a vita » stava dicendo una seconda voce, che Lily trovò incredibilmente familiare. Era quella dell’attore che aveva interpretato Cyrano, eppure ora che non era più impostata e che era tornata normale e leggermente arrochita per lo sforzo a Lily sembrava una voce che aveva già sentito in precedenza.
« Oh, ha usato una piastra! »
« Prongs si è piastrato i capelli, Prongs si è piastrato i capelli e si è messo pure il mascara! »
« Moony, Pad, siete irritanti e oserei dire anche degli emeriti stronzi! Avevate giurato di non dirlo a nessuno! »
Sarebbero bastati i soprannomi, probabilmente, a far accendere una lampadina in testa a Lily. Ma quando lei si girò con gli occhi spalancati e un rivolo di sudore freddo che le stava scendendo giù per la schiena e tutti i suoi sospetti furono confermati, Lily decise che sarebbe voluta sprofondare.

« Non posso crederci, Lily Evans ad un nostro spettacolo teatrale! Quale onore, dico sul serio! » esclamò Cyrano, con il naso stretto in una mano e i capelli innaturalmente lisci che gli ricadevano sulla fronte.
Lily incrociò le braccia al petto e si costrinse a respirare nuovamente, mentre l’idea di uccidere Emmeline e Alice andava formandosi sempre più chiaramente nella sua testa.
Cristiano –che non era più Cristiano, dal momento che stringeva la parrucca bionda tra le dita sottili e teneva la camicia accuratamente slacciata sul petto – le indirizzò un sorrisetto malizioso, appoggiandosi con un braccio alla spalla di Cyrano, mentre alle loro spalle un paio di ragazzi la scrutavano curiosi.

« Non credere che l’abbia fatto per te, James Potter – un sospiro affranto, una serie di maledizioni lanciate tutte mentalmente – Non credere assolutamente che io l’abbia fatto per te »
 



Writ's Corner
Incredibilmente in tempo, non trovate? 
Anyway, mi sono innamorata di questa storia, come una mamma orgogliosa del proprio bambino, quindi non riesco a starle lontano troppo a lungo.
Alcuni brevi appunti sulla storia:
1) Sono un'appassionata di teatro e un'aspirante attrice, Cyrano è stato il mio primo spettacolo teatrale in cui ho recitato e ad oggi resta ancora uno dei miei preferiti. Sul serio, se non lo conoscete, informatevi, leggete la trama o cercate qualcosa su internet. E' patrimonio dell'umanità, a mio avviso
2) "Merda merda merda" è una frase superstiziosa che si pronuncia a teatro prima di entrare in scena, come buon augurio. Mi sono divertita a giocare per tutto il capitolo con questa cosa.
3) Sono in scena JPott e SBlack come avrete notato, anche se non sono loro i veri protagonisti. Cosa ne pensate di questo primo accenno a Gideon e Fabian?
4) Ho iniziato a scrivere questi capitoli prima di diventare una fuorisede. Poi sono andata a vivere con delle coinquiline e (leggetelo con il tono alla "ciao mamma" di quelli in tv che salutano "qualcuno a casa") vorrei dire che mi dispiace per loro, visto che devono convivere con me che sono una sorta di Lily Evans un po' meno estrema (solo perchè sono telefono-dipendente e apro poco il freezer, o sarei stata in grado di fare lo stesso, believe me)

Ci sentiamo presto
W

 

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Capitolo 3
*** 2. Quaranta giorni per arrivare dall'America ***


2. Quaranta giorni per arrivare dall'America


« Spiegami perché sono qui »
Alice Prewett si lasciò andare ad un sorrisetto divertito e lanciò un’occhiata di finto rimprovero a Lily che, seduta accanto a lei, stava guardando la propria forchetta con l’intento, probabilmente, di suicidarsi con essa. 
« Perché hai lasciato il cordless nel freezer per due ore » le rispose, per poi girarsi verso Frank e posargli una mano sul braccio, reclamando la sua attenzione.
« Amore, lasciatelo dire, sei stato un De Guiche favoloso! »
«E’ la terza volta che lo dice. La terza! » si lamentò Lily con nessuno in particolare. Davanti a lei, un piatto fumante di patatine fritte le stava facendo venire l’acquolina in bocca, ma mangiarne anche una sola avrebbe comportato il venir meno al proprio sciopero della fame in protesta alla decisione di Alice.
« Dobbiamo aspettarci di trovare mia cugina morta, un giorno o l’altro di questi? » chiese una voce pacata che fece sobbalzare Lily così tanto che la forchetta volò sotto al tavolo. Il cuore prese a batterle talmente forte che dovette appellarsi a tutto il proprio autocontrollo per non alzarsi e scappare via prima che fosse troppo tardi.


« Se non l’ho uccisa in tutti questi anni, non vedo perché dovrei farlo adesso… » si costrinse invece a rispondere, sorridendo forzatamente a Fabian, che la osservava con curiosità dal posto davanti a lei. Era lo stesso di sempre, con i capelli rossi tagliati in maniera sbarazzina e gli occhi blu che apparivano quasi troppo grandi per il suo viso, eppure a Lily sembrava un Fabian completamente diverso da quello che lei aveva sempre conosciuto.
«Del resto, dev’esserci un tacito patto tra te e lei, sai, tu con il tuo disordine, lei con il suo entusiasmo… » le disse, sorridendo in maniera controllata e cortese. Lily si accorse che in quel momento lo stava odiando, con tutto quel suo essere sempre gentile, posato e controllato. Non un guizzo che tradisse un certo imbarazzo, non una piccola macchia di rossore che indicasse un po’ di agitazione, niente di niente, solo il solito Fabian-Il-Perfetto.
« Infatti, la nostra è un’ottima convivenza - fece una pausa e i suoi occhi perlustrarono il tavolo per qualche secondo – Mmh, complimenti per lo spettacolo, comunque. L’ho apprezzato molto »
« Cosa odono le mie orecchie? Un complimento allo spettacolo! » esclamò una voce gioviale che fece rimpiangere a Lily i momenti in cui pensava a infilzarsi con la forchetta.
Perché non l’aveva fatto? Perché non si era uccisa subito?

« Spero che il tuo ego sovrumano, Potter, possa accettare il fatto che io stessi parlando dello spettacolo in generale senza riferirmi espressamente alla tua performance » ribatté Lily, sorridendo in maniera tanto falsa che persino il controllatissimo Fabian dovette lasciarsi andare ad una risatina. James Potter, d’altro canto, le stava sorridendo in maniera ugualmente falsa e sembrava trovare particolarmente divertente l’intera situazione. I capelli erano tornati ricci solo per metà e ora lui esibiva una bizzarra pettinatura che lo faceva sembrare un pulcino appena uscito dall’uovo –senza, ovviamente, tutto il corredo di pensieri teneri e sdolcinati che la visione di un pulcino vero avrebbe potuto provocare .
« Ah, Evans, adoro quando fai così. E’ bello vedere la cura che riservi alle tue risposte per me, tutte così studiate e perfettamente bilanciate. Sembrano quasi versi trasposti in prosa, non trovi anche tu, Pad, vecchio amico mio? » domandò James a Sirius Black, apparso senza che nessuno se ne accorgesse alle sue spalle. Accanto a lui stava una ragazza dai capelli biondicci che aveva interpretato prima una delle dame e poi anche uno dei guasconi. Aveva un sorriso felino impresso sulle labbra e tutto, in lei, appariva perfettamente studiato, a partire dalla mano posata con falsa casualità sulla spalla di James, quasi a renderne evidente il possesso.

« Evans, devo farti i complimenti, non ti smentisci mai. Le tue risposte sono sempre un passo avanti a quelle degli altri » le disse Sirius con un sorriso sornione che le fece immediatamente venire voglia di prenderlo a pugni. Lily sbuffò teatralmente e si sporse in avanti, desiderosa di trovare Alice o Emmeline e scappare a parlare con loro, invece che trovarsi invischiata in una conversazione con le persone che più al mondo avrebbe voluto evitare.
« Lily, hai mai preso in considerazione l’idea di prendere parte anche tu ad un corso di teatro? Le tue risposte melodrammatiche sarebbero perfette, davvero. Hai delle doti da non sottovalutare!» 
Detto da chiunque altro sarebbe potuto sembrare un commento scherzoso e sagace, ma espresso dalla ragazza biondiccia –che Lily nella sua testa soprannomino Mano-Arpionante – sembrava una sorta di dichiarazione di guerra unità alla volontà di insultarla senza mezzi termini. 
« Hestia, questa conversazione non ti comprendeva inizialmente o mi sbaglio? » le domandò seccamente James, senza neanche voltarsi a guardarla. Certo, si disse Lily, sarebbe potuto risultare più credibile se si fosse sottratto alle carezze che la ragazza profondeva generosamente alla sua spalla, ma del resto dalla vita non era possibile avere sempre tutto.
« Questa bevuta non comprendeva neanche persone esterne alla compagnia inizialmente, o mi sbaglio? » gli fece il verso lei, lanciando occhiate eloquenti a Lily e al gruppetto che comprendeva Emmeline, Alice, Gideon e Frank, immersi in una profonda conversazione. Lily alzò gli occhi al cielo e fece per allontanare la sedia dal tavolo, ma fu bloccata da una mano che la costrinse a rimanere dov’era.



« Teoricamente, Hes, anche Lily fa parte della compagnia, visto che è la nostra fotografa ufficiale» esclamò la voce di una ragazza alle spalle di Lily. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, la nuova arrivata aveva preso posto su una delle sedie lasciate libere dagli altri clienti del locale e l’aveva trascinata accanto a quella di Lily, che non aveva smesso neanche per un istante di guardarla con gli occhi fuori dalle orbite.
Non solo perché quella tizia l’aveva chiamata per nome e aveva parlato del suo ruolo di fotografa quando nemmeno lei stessa ne era stata pienamente a conoscenza fino a qualche ora prima, ma anche perché, sotto ad una chioma terribilmente riccia e scura indossava il capo d’abbigliamento più bizzarro che Lily avesse mai visto.
« Sono zebre con le strisce arcobaleno e gli occhiali da sole, quelle stampate sulla tua felpa? » chiese Hestia, con un’espressione particolarmente scettica e in parte anche disgustata. James Potter, al contrario, era ipnotizzato dal disegno stampato sulla felpa della nuova arrivata e lo guardava con un sorriso talmente grande che Lily pensò, per un istante, che si sarebbe slogato la mascella senza più riuscire a tornare ad avere un’espressione normale.
Immaginandosi la scena, si ritrovò a sorridere sadicamente.
« Sì, Hestia, e non sai quanto io sia felice del fatto che non ti piaccia. Ci ha messo quaranta giorni ad arrivare dall’America, capite, quaranta!, e ora se trovo qualcuno che ce l’ha uguale giuro che lo uccido. Sissignore, lo faccio fuori all’istante, parola mia! » disse la ragazza, annuendo così tanto che i capelli ricci le rimbalzarono sulla testa come tante piccole molle. 

« Trovo che sia decisamente originale, sai? »

« Ah, Macca, non che la voglia anche io ma ha un che… »

James e Lily avevano parlato nello stesso momento e per qualche secondo, subito dopo essersi zittiti, si guardarono con un lieve imbarazzo negli occhi. James si schiarì la voce e mosse gentilmente una mano, invitando Lily a parlare per prima. Aveva gli occhi divertiti e in quel momento a Lily sembrò particolarmente spensierato, ben lontano dal solito e tronfio Potter che lei era solita vedere in giro per le aule dell’Università. Poi però parlò e subito Lily si costrinse a pensare che, inevitabilmente, quello era sempre il solito, stupido Potter e nulla avrebbe potuto cambiare le cose.
« Prego, Evans, preferisco parlare per ultimo così da uscirmene con una delle mie meravigliose frasi ad effetto. Sai… - si girò e fece un occhiolino in direzione di Lily, che per poco non spalancò la bocca per l’indignazione - … Dopo anni e anni di teatro si ha quasi naturalmente una certa tendenza all’essere melodrammatici! »
« Parla pure, allora, visto che ti diverti tanto, Potter. Non vedo perché confrontare ciò che dirò io con ciò che dirai tu, vista l’evidente e netta superiorità delle tue future parole » sibilò Lily in risposta, incrociando le braccia al petto e guardandolo con gli occhi quasi ridotti ad una fessura. James la studiò per qualche istante, fissandola così intensamente che Lily iniziò a sentirsi terribilmente a disagio, prima che lui distogliesse lo sguardo e si lasciasse andare ad un sorriso amaro.



« Così mi togli tutto il divertimento, Evans » le disse e prima che potesse aggiungere altro, la ragazza seduta accanto a Lily riportò l’attenzione generale su di sé

« Comunque, al di là della mia felpa stupenda, non mi sono ancora presentata. Io sono…»

«… Macca »

« Sta’, zitto, Sirius, solo tu continui a chiamarmi con quell’inutile soprannome! »

« Vuoi davvero che riveli a tutti il tuo vero nome? »

« Stavo cercando di presentarmi da sola, brutto esibizionista! »





Sirius si lasciò andare ad una sonora risata, seguito immediatamente da James, che sembrava aver recuperato tutto il buonumore precedente. Lily si guardò intorno senza capire cosa stesse succedendo e per un istante i suoi occhi incrociarono quelli di Fabian, che sorrideva bonariamente come al solito.
Prima che Lily potesse essere sopraffatta per l’ennesima volta dall’irritazione che tutta quella compostezza le provocava –e prima, anche, che potesse dimenticarsi di essere irritata dopo aver incrociato nuovamente lo sguardo di Fabian- Sirius Black si schiarì la voce e concentrò tutta l’attenzione nuovamente su di sé.
« Evans, permettimi di presentarti la nostra favolosa Servetta di Roxanne, nota anche con il nome di… James, mi serve il rullo di tamburi, prego – esclamò, rivolgendosi all’amico che immediatamente prese a percuotere con insistenza il tavolo –Dicevamo, nota anche con il nome di Marylin Suzanne McDonald! »

Il silenzio si diffuse su quella parte della tavolata, mentre la ragazza in questione guardava Sirius con un odio tale impresso negli occhi che Lily non si sarebbe stupita nel vedergli esplodere la testa.
« Io credo che sia un nome molto interessante, ma poco pratico. Che ne dici se ti chiamo semplicemente Mary e la facciamo finita così? » esclamò poi Lily, girandosi verso la ragazza e sorridendole in maniera complice. Mary si lanciò su di lei e la strinse in un abbraccio che, insieme alla massa di capelli, rischiò di farla soffocare una volta per tutte.
« Oh, grazie al Cielo, qualcuno di intelligente a questa tavolata! Voi banda di bestioni siete appena stati surclassati, nel mio cuore, dall’adorabile e fantastica Lily Evans! » disse Mary, con un sorriso talmente grande che Lily non poté proprio trattenersi dallo scoppiare rumorosamente a ridere, coinvolgendo subito dopo anche tutti gli altri presenti, eccezion fatta per Hestia che alle parole banda di bestioni se n’era andata sdegnata.
James Potter lanciò uno sguardo a Lily, troppo impegnata a ridere e a farsi coccolare da Mary per accorgersene, e istintivamente pensò di non aver mai incontrato in vita sua una persona così sfacciatamente interessante.






Writ's Corner

Alla fine sono riuscita ad essere anche decente come tempi di pubblicazione. Dovete perdonarmi, ma -lo dicevo sulla pagina facebook e sull'account instagram- non voglio aggiornare se prima un nuovo capitolo non è pronto. Questo è molto carino e positivo, se non fosse che ovviamente non ho uno straccio di tempo per scrivere e di conseguenza i tempi si dilatano.
Anyway, che ne pensate di questa carrellata di nuovi personaggi?
Ditemi che amate Mary, vi prego, perchè lei sarà importante e fondamentale e molto presente, soprattutto. E sì, sorpresi da un Potter scorbutico e antipatico?
Vi mando un bacio, voi fatemi sapere, recensite e commentate
Love Ya
W
 

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Capitolo 4
*** 3. Acqua passata ***


3. Acqua passata


« Non fare caso ad Hestia, davvero. Vorrei dirti che non è sempre così, ma purtroppo lei è sempre così. Solo a Sirius e James e ogni tanto a Remus sta simpatica, più, ovviamente, tutte le altre sue tirapiedi e robe del genere, ma anche qui, non ti preoccupare, James non è minimamente interessato a lei. Nel senso, non è interessato a qualcosa che non siano le sue moine gratuite, ma lo conosci anche tu, lui accetta le moine perché fanno parte del suo ruolo di grande divo, no? »
Lily aveva l’impressione che Mary non avesse ancora preso fiato da quando avevano iniziato a parlare pochi minuti prima. Seriamente, era quasi preoccupante il modo in cui la ragazza riusciva a saltare da un argomento all’altro senza che l’ascoltatore se ne accorgesse. Un minuto prima le stava raccontando del sito dove aveva acquistato la felpa, quello dopo erano passati a parlare di Hestia –che Lily aveva appena scoperto fare di cognome Jones, proprio come il suo compagno di liceo che una volta l’aveva accusata di essere una strega per via dei capelli rossi e aveva minacciato di farle un esorcismo-  e delle sue relazioni con il resto del mondo.
« Io non… Mary, non mi interessa del fatto che Potter sia o non sia interessato a Hestia, Dio ce ne scampi e liberi, figurati se sto a pensare alle loro relazioni! E poi come diavolo ci siamo arrivati, a parlare di Hestia? » le domandò, approfittando del fatto che la ragazza fosse momentaneamente impegnata a sorseggiare la propria birra. Mary le sorrise sfacciatamente e continuò a fissarla anche mentre si puliva le labbra con un fazzoletto e poi le faceva schioccare divertita.
« Come non ti interessa? Ma se non hai fatto altro che fissarlo in cagnesco per tutto il tempo che lei è stata lì! Ad un certo punto ho pensato che ti saresti alzata e gli avresti staccato la mano a morsi, te lo giuro! » le rispose, stringendosi nelle spalle come se quella che aveva appena detto fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
Lily sollevò gli occhi al cielo e prima di tornare a guardare Mary si concesse una breve panoramica sull’intera tavolata: Alice e Frank erano spariti, probabilmente intenti a festeggiare a modo loro la buona riuscita dello spettacolo; Emmeline, Gideon, Fabian e due ragazze che Lily non conosceva erano immersi in una conversazione che sembrava divertire tutti eccetto Gideon, che proprio in quel momento stava sbadigliando piuttosto contrariato; James Potter e i suoi compari –com’è che si facevano chiamare? I Malandrini?- erano seduti in maniera scomposta e sorseggiavano birra con noncuranza mentre raccontavano cose che facevano estremamente ridere Hestia e altre tre ragazze, di cui una era quasi sicuramente colei che aveva interpretato la parte di Roxanne durante lo spettacolo.

« Io e Potter ci fissiamo sempre in cagnesco e davvero non sopporto quelle ragazze idiote che sentono per forza la necessità di marcare il proprio territorio quando non è assolutamente necessario, tra l’altro » brontolò Lily, ripensando alla fastidiosa maniera in cui Hestia l’aveva attaccata.
« Perché tu e James vi fissate sempre in cagnesco? » domandò Mary, sporgendosi meglio verso di lei. Lily si accorse che Mary aveva degli occhi insolitamente grandi, di una bella sfumatura di marrone che non li faceva affatto apparire banali.
« Storia lunga, davvero… » le rispose, sentendo il sorriso scivolarle via dalla faccia. Si impose di mantenere un’espressione neutra, perché quella sera erano già bastati Potter e Fabian a complicarle la vita senza che altri ricordi peggiorassero la situazione. Mary dovette capire il suo stato d’animo, perché non disse nulla e si limitò a sorriderle con fare comprensivo, prima di riprendere a parlare con il solito brio.
« Beh, comunque, Hestia si comporta così perché crede di poterlo fare. Deve aver visto troppi film, in vita sua, visto che si sente tanto la reginetta del mondo. Vorrebbe che qui tutti la temessimo e ammirassimo allo stesso tempo, peccato che l’eventuale posto di reginetta sia già stato occupato tempo fa »
L’espressione di Lily dovette essere piuttosto eloquente, perché Mary fece un sorrisetto malizioso e si guardò intorno, prima di sussurrarle qualcosa all’orecchio.
« Marlene, no? »

Mary si sarebbe aspettata quantomeno una reazione di sorpresa, da parte di Lily, se non addirittura che dicesse qualcosa di simile “Ah, certo, in effetti posso capire”, ma mai e poi mai avrebbe pensato di trovarsi davanti… il nulla. Lily la guardava con espressione neutra, come se fosse in attesa di qualche informazione in più, perfettamente impassibile e solo in parte incuriosita. Le sopracciglia di Mary schizzarono in alto e le sue labbra si dischiusero per la sorpresa, mentre lei si infilava una ciocca di capelli dietro alle orecchie con un gesto nervoso e agitato.
« Marlene McKinnon, sveglia, quella Marlene! Roxanne! Dai, possibile che… Tu davvero non sai chi sia Marlene? » le domandò sconvolta e Lily, non riuscendo a capire perché Mary fosse tanto agitata dalla cosa, si strinse nelle spalle e annuì, divertendosi ad osservare come il volto della ragazza fosse invaso dalla sorpresa più assoluta.
« Cioè, tu e James siete abbastanza in confidenza da passare le serate a guardarvi in cagnesco e tu non sai chi sia Marlene? »
L’espressione di Mary era talmente esilarante che Lily scoppiò a ridere, rischiando di rovesciarsi addosso tutta la Coca-Cola che c’era nel suo bicchiere.

« Vi prego, fate ridere anche me! » esclamò Gideon Prewett, atterrando pesantemente sulla sedia davanti a Mary e prendendosi la testa tra le mani. Lily cercò di smettere di ridere, ma la vista di Gideon tanto affranto e distrutto era troppo comica e lo divenne ancor di più quando il ragazzo si accorse dell’effettivo disegno riportato sulla felpa di Mary e arrivò a sgranare così tanto gli occhi che Lily pensò avrebbe dovuto reinserirli nelle loro orbite a forza.
« Lils, ti prego, voglio ridere anche io. Mio fratello sta parlando da ore ormai di quei dannati esami di Biologia Molecolare e al prossimo mitocondrio che sento nominare giuro che gli sputo in faccia. Mi spieghi come tu sia riuscita a stare insieme a lui per sette mesi? » chiese Gideon, senza riuscire a staccare gli occhi dalle zebre arcobaleno della felpa di Mary.
« Come scusa, tu sei stata insieme a Fabian Prewett per sette mesi e questa è la prima volta che ti vedo ad un nostro spettacolo? Com’è possibile? » domandò Mary, alzando la voce così tanto che un ragazzo dal tavolo vicino si girò a fulminarla con lo sguardo. Lei brontolò sotto voce uno “Scusa, ti giri?” e poi si voltò verso Lily, gli occhi pieni di rimprovero.
« Davvero, non è possibile che non ti abbiamo mai vista prima ai nostri spettacoli! E ne facciamo tre all’anno! » esclamò Mary, rendendosi conto solo in quell’istante della faccia di Lily. La ragazza aveva gli occhi spalancati e le labbra strette in una linea sottile che le faceva sembrare esangui e fissava con aria di rimprovero Gideon, al quale si era congelato il sorriso sulla faccia.
« Gideon –iniziò a dire Lily, facendo schioccare le labbra in segno di disapprovazione – Ti sarei stata molto più grata se tu avessi evitato di raccontare in giro i miei fatti personali. Anche perché non c’è nulla di cui parlare, visto che è tutta – prese un profondo respiro e chiuse gli occhi per qualche istante, prima di terminare la frase – acqua passata »

Gideon scoppiò a ridere senza allegria e girò gli occhi in modo da incrociare quelli di Lily, che minacciavano pericolosamente di riempirsi di lacrime. Lei non voleva, non voleva davvero far tornare a galla tutta quella storia, non voleva ricominciare a fare discorsi che l’avrebbero costretta ad affrontare una verità scomoda, non voleva ricordare cose che le avrebbero inevitabilmente fatto del male, eppure Gideon era lì e si ostinava a parlarne come se nulla fosse.
« Acqua passata, Lils? Tu sai quanto io ti voglia bene, dannazione, sai che ti adoro, ma non posso credere che tu abbia detto una cosa del genere! Io e te non parlavamo da mesi e ogni volta che vedi me o mio fratello ti giri e scappi via, senza lasciarci dire niente, e al diavolo il vostro “rimanere amici”! » iniziò a dire Gideon, bloccato sul nascere da un gesto imperioso della mano di Lily.
« Non ho intenzione di affrontare questo discorso! » esclamò lei, ma Gideon scosse la testa e le rivolse un’occhiata di rimprovero, prima di allungarsi per afferrarle una mano.
« Io credo che invece sia ora di affrontarlo. Tu sei una ragazza splendida ed è ora che tu apra gli occhi e ti renda conto che Fabian non tornerà indietro e soprattutto che sarà molto meglio così! Ma non capisci che lo vedevamo tutti, che voi due eravate… destinati ad un crollo? »
« Lo vedevate tutti, ma davvero? » chiese Lily in tono irato, stupendosi quando Gideon iniziò ad accarezzarle il dorso della mano con il pollice calloso.

« Lo vedevamo tutti, sì. Ogni volta che lui ti diceva “Non usciamo insieme come le coppie normali, noi siamo più intelligenti, noi siamo fatti per altre cose, per le mostre, per i concerti, per le conferenze” e tu eri costretta a non andare a vedere il film romantico che ti piaceva tanto; ogni volta che tu lo abbracciavi in pubblico e lui ti ripeteva quella dannata solfa “La nostra sfera privata è privata, Lily” e tu ti allontanavi con aria ferita; ogni volta che tu gli dicevi che saresti andata a vederlo in teatro e lui ti diceva che preferiva che la vostra relazione rimanesse fuori dalle sue attività, mentre tu eri costretta a chiedere a me come fosse andato lo spettacolo; ogni dannata volta che Fabian si comportava da Fabian, insomma, e tu cercavi di comportarti da Lily ma lui te lo impediva » le rispose lui, abbassando la voce sul finale e guardandola con sincera preoccupazione, mentre lei chinava la testa e sospirava piano.
« Senti, Lily, io non ti conosco, ok? Cioè, ho saputo che ci saresti stata stasera solo perché Alice l’ha detto a Frank, che l’ha detto a Ben, che l’ha detto a me, ma… Il punto è che ti ho vista, prima. Tu sei un tipo allegro, vivace, emotivo: non mi sembri proprio per niente fatta per una relazione imbalsamata come quella che potevi avere con Fabian » esclamò Mary, avvicinandosi per posarle una mano su una spalla e sorriderle dolcemente.
« Poi ti capirei se tu decidessi di non ascoltare i consigli di una che si chiama Marylin Suzanne, ovviamente, ma…»

« Ti chiami Marylin Suzanne? » sussultò Gideon all’improvviso, distogliendo gli occhi da quelli di Lily per posarli sul viso di Mary, che si fece scappare una risatina e si strinse nelle spalle, prima di portare un dito davanti alla propria bocca e sussurrare, con fare cospiratorio: « Shh, è un segreto! »
Lily si lasciò andare ad un breve sorriso, sentendo che le lacrime non erano più sul punto di uscire. Si abbandonò allo schienale della sedia e, guardando Gideon che parlottava animatamente con Mary, pensò che forse non era tutto grigio come lei si ostinava a vedere da qualche tempo a quella parte. Avrebbe voluto ribattere dicendo che loro non conoscevano quel lato di Fabian come lo conosceva lei, che non avevano la minima idea di come lui fosse quando erano insieme, eppure non riusciva a spiccicare parola: sapeva perfettamente che le cose stavano come dicevano loro, sapeva perfettamente, davvero, di aver passato gli ultimi mesi a struggersi per una causa persa che non aveva alcuna ragione di esistere, sapeva perfettamente anche che tra qualche anno, guardandosi indietro, si sarebbe data da sola della cretina, ridendo delle proprie inutili pene amorose.

Forse era proprio quello, il punto di svolta di tutta la sua situazione: accettare, per una buona volta, che le cose stavano realmente così, che Fabian non sarebbe tornato e che, in generale, non sarebbe cambiato.


« Ehi, ma quelle sulla tua felpa sono zebre arcobaleno! Sono spettacolari, Marylin Suzanne! »
« Ti ho detto di chiamarmi Mary! »
« Come sei pignola! Peggio di mio fratello! »


Fu un istante, minuscolo, ma Lily sorrise
 





Writ's Corner
Per compensare l'infinito ritardo dell'ultima volta, ho deciso di spuntare carinamente dall'uovo di Pasqua con questo mini capitolo che però ci serve per continuare la nostra panoramica sui personaggi.
Ora, devo farvi una precisazione prima di continuare con questa storia: tutto ciò che TLSDC racconta vuole essere vero, reale. Partiamo dai sentimenti, le riflessioni, arriviamo alle situazioni. Questo è il motivo per il quale questa non è affatto l'ultima volta che Fabian sarà al centro delle riflessioni di Lily. Voglio avvisarvi prima che torniamo sull'argomento: non sarà una cosa facile o indolore. Preparatevi ad avere tanto Fabian. Preparatevi a tornare sul discorso mille volte. Perchè questo è quello che succede nella realtà. Prendiamo mille decisioni, riflettiamo mille volte su una cosa, siamo logici e razionali, ma, alla fine, non riusciamo a separarcene. Perciò, vi conviene affezionarvi agli addii a Fabian.
Un punto riguardo ai Jily: ne avremo ancora per molto, prima di vedere un vero e proprio passo in avanti dei Jily. Vi volevo avvisare, ecco, perchè come ho detto prima, voglio curare "rapporti veri" e mi interessa che l'evoluzione della loro relazione sia graduale, sia realistica, sia sofferta.
Ultimo punto: amate Gid, perchè io lo amo.
Mi raccomando, continuate a seguirmi su instagram e facebook (@thegiantsquid_writ e "Preferirei uscire con la piovra gigante, Potter") per tutti gli aggiornamenti e le anticipazioni.
E buona Pasqua a tutti!
W

 

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Capitolo 5
*** 4. Bancomat di persone ***


4. Bancomat di persone 

Quella mattina era iniziata nella maniera peggiore di tutte. Lily era caduta dal letto –chi diavolo cade dal letto a vent’anni, poi?- e quando si era rialzata si era accorta di non avere la minima idea di dove potesse essere finito il suo shampoo all’albicocca, né del resto sapeva dove cercare il proprio accappatoio. Si era fatta la doccia in fretta e furia, asciugandosi con quello che poi aveva scoperto essere un asciugamano lasciato lì dalle precedenti coinquiline e aveva recuperato il phon dal balcone un attimo prima che Alice minacciasse di sbatterla fuori di casa. A coronare il tutto, si era dovuta accontentare di indossare due calzini di colore diverso, visto che il compagno di quello bianco era misteriosamente finito in cima alla libreria e lei non aveva assolutamente tempo per toglierlo da lì.
Durante la lezione di Fisica, Lily era riuscita a perdere la propria penna per tre volte e i suoi appunti erano così incomprensibili, alla fine dell’ora, che fu ad un passo dal buttarli in un cestino insieme allo scontrino della mensa.

« Lily, no, quelli sono gli appunti, vanno nello zaino, non nel cestino! » l’aveva gentilmente rimproverata Emmeline, spostandole una mano con un gesto da mamma chioccia.
« Emma, sono peggio che carta straccia, questi appunti. Come se poi io di Fisica ci capissi qualcosa, davvero, più provo ad applicarmi, più il fato si accanisce contro di me » si lamentò Lily, scaraventando il proprio vassoio sul posto vuoto accanto ad Alice e sedendosi di malagrazia sulla sedia. Alice si voltò verso l’amica, fulminandola con gli occhi, probabilmente ancora arrabbiata per il temporaneo smarrimento del phon quella mattina.
« Lice, non essere arrabbiata con me. C’è già la Fisica che mi odia, mi sembra abbastanza, tu non trovi? »
« Forse è perché hai perso qualcosa anche a lei, non so, magari l’unità di misura della Forza o della Pressione o… » iniziò a dire Alice, senza riuscire a trattenere una risata di fronte allo sguardo allucinato di Lily, che si riscosse qualche istante dopo per salutare le altre persone presenti al tavolo.
« Ciao Anima Gemella di Alice, ciao Mary, ciao... Io non vi conosco! » esclamò, indicando i due ragazzi seduti accanto a Mary, che parlottavano con lei in maniera concitata.

Era passata una settimana dallo spettacolo di teatro e dall’assurdo incontro nel pub e da allora Mary si era unita quasi in pianta stabile a Lily, Alice ed Emmeline. Alice era semplicemente impazzita, nel conoscerla, e talvolta Lily le trovava coinvolte in una conversazione talmente fitta che sembravano non respirare neanche per un secondo, troppo impegnate a raccontarsi chissà cosa. Emmeline trovava Mary incredibilmente divertente e Lily non l’aveva mai sentita ridere così tanto come quella volta in cui Mary aveva raccontato loro della sua ultima rottura con un ragazzo.
« Oh, ciao, Lily, mi sono scordata di presentarti Ben e Doc, i miei personalissimi Inseparabili! » esclamò Mary, agitando furiosamente una mano in direzione dell’amica. Lily si prese qualche istante per studiare i due ragazzi: fisicamente erano l’uno il contrario dell’altro, tanto l’uno era biondo e l’altro era moro, eppure avevano tratti in un certo senso simili e pure di corporatura si assomigliavano parecchio.

« Non siamo tuoi, ci tengo a specificare… » iniziò quello biondo, sorridendo per qualche istante a Lily, prima di tornare a guardare Mary.
« … E non siamo inseparabili » concluse il secondo, prendendosi qualche istante in più dell’altro per osservare Lily e permettendo anche a lei di fare altrettanto. Aveva la pelle color caffelatte e i suoi occhi particolarmente azzurri risaltavano sull’incarnato, conferendogli una perenne espressione di sorpresa.
« Siete miei e siete inseparabili, su questo non si discute » li rimproverò Mary e Lily poté notare come i due continuassero a sorridere anche mentre le indirizzavano contro un certo numero di insulti coloriti.
« Sono fratelli » spiegò Mary dopo qualche secondo, godendosi l’espressione scettica di Lily, che continuava a spostare gli occhi sui due senza riuscire a credere a quelle parole.
« In realtà, fratellastri… »
«… Stessa madre, padri diversi. Mamma ha avuto una storia con un ballerino cubano… »
«… Dopo essere stata sposata a quel bravo e tipico inglese medio che era mio padre »
« Cose che capitano… »
«… Un giorno sei figlio unico… »
«… Il giorno dopo un cioccolatino ti entra in casa e diventa tuo fratello! » terminò il ragazzo dalla pelle scura, sorridendo e mettendo in mostra una schiera di denti bianchissimi. Lily scoppiò a ridere e Emmeline, al suo fianco, trattenne vistosamente il fiato, iniziando a spostare velocemente lo sguardo da un ragazzo e l’altro.
« Fanno sempre così, si divertono come due idioti a confondere le persone. Comunque non ti puoi sbagliare, Cioccolato Fondente è Doc, cioè Caradoc, mentre Cioccolato Bianco è Ben, cioè Benjamin. E’ come avere due gemelli portatili, con la differenza che loro hanno un anno e mezzo di differenza e sono visibilmente non gemelli, ecco » spiegò Mary, ficcandosi in bocca una forchettata di purè dalle dimensioni spropositate. Quel giorno aveva optato per una maglia a righe bianche e nere così fitte che Lily non riusciva a guardarla per più di dieci secondi prima di iniziare a sentire un fortissimo mal di testa e aveva raccolto i capelli in una strana acconciatura che non riusciva comunque a contenerli del tutto, dando la generale impressione che la ragazza fosse appena uscita da un film di Tim Burton.

« Mary si diverte a darci soprannomi. E’ tirannica nei nostri confronti solo perché è la donna di casa e dunque ritiene che noi dobbiamo servirla e riverirla » spiegò Benjamin, stringendosi nelle spalle prima di rubare in assoluta tranquillità un tocco di pane dal piatto dell’amica.
« Siete i coinquilini di Mary? » chiese Emmeline, sedendosi accanto a Lily senza riuscire a staccare gli occhi dai due ragazzi, che annuirono in sincrono e si aprirono immediatamente in due sorrisi quasi gemelli.
« I meravigliosi coinquilini di Mary, quelli che sopportano ogni sua stranezza e che ormai non si scandalizzano più quando trovano un reggiseno abbandonato nel bel mezzo del salotto » precisò poi Caradoc, con un sorriso sornione che sembrò rendere ancor più grandi i suoi occhi.

« Vogliamo davvero parlare di oggetti in posti strani? Ad esempio di un telefono dentro al freezer? Oppure di un phon sul terrazzo? O di un maglione dentro alla lavastoviglie? » iniziò a dire Alice, sorridendo forzatamente a Lily mentre tutti intorno a loro scoppiavano a ridere rumorosamente. Lily si finse indignata ed incrociò le braccia sul petto, cercando di trattenersi dal ridere insieme a tutti gli altri: Alice stava provando a farla sentire in colpa, ma, parola sua, non ci sarebbe riuscita neanche per un istante.
« Lice, voglio precisare che il maglione non era dentro la lavastoviglie, ma stava appoggiato sopra il portello aperto e inoltre la storia del telefono risale a tre settimane fa, ormai dovresti averla superata! » le rispose, scatenando ulteriori risate da parte degli altri ragazzi. Persino Alice si concesse una breve risata e iniziò a scuotere la testa, guardando Lily con tenerezza. La odiava davvero, a volte, ma non riusciva a resistere a quel suo modo allegro e spigliato di fare che la costringeva ogni volta a lasciare da parte la rabbia. Era Lily, dopotutto, e loro erano cresciute insieme ed era una vita che formavano una squadra vincente, fatta di difetti che si incastravano l’un l’altro e di porte chiuse in faccia che venivano immediatamente riaperte.

« Scusate, non vorrei intromettermi nella vostra gara a chi abbia il coinquilino peggiore, ma vorrei farvi notare che siete tutti molto fortunati. Estremamente fortunati, oserei dire »
Tutti si voltarono verso Frank con una certa curiosità e subito le orecchie del ragazzo raggiunsero un’interessante tonalità di rosso a causa delle inaspettate attenzioni.
« Voi non siete i vicini di casa dei Malandrini. Voi non sapete che cosa voglia dire la parola caos, davvero » sussurrò lui, ottenendo in risposta una risata collettiva che rischiò di far sputare a Lily tutte le carote che stava masticando in quel momento. Per un attimo si rabbuiò, ripensando a Potter e al loro ultimo incontro, ma si riscosse velocemente quando Frank, incitato da un Caradoc particolarmente divertito, iniziò a raccontare una serie di episodi che sarebbero stati benissimo in un libro di barzellette.
« Innanzitutto, ci sono le urla di prima mattina. Credo che Remus Lupin sia il responsabile della sveglia di tutti gli altri, dal momento che ho sentito più e più volte imprecazioni del tipo “Lupin, se ti prendo ti affogo nel tuo stesso sangue” e altre cose truci di questo tipo. Poi ci sono le urla dell’ora di cena, in cui sembrano un gruppo di selvaggi che non toccano cibo da mesi –e questo succede praticamente ogni sera! Poi, beh, ci sono gli oggetti che volano dai balconi e dalle finestre in maniera periodica, tipo la volta in cui io ero uscito a buttare la spazzatura e sono quasi stato colpito da un volume di Fisica Meccanica che ho scoperto appartenere a James… - fece una pausa, osservando le espressioni sbigottite delle persone che lo circondavano, prima di riprendere a parlare con finta noncuranza – Beh, e poi mi sono dimenticato la cosa più importante: le esplosioni. Che cosa facciano esplodere non lo so, ma vi posso assicurare che almeno una volta a settimana dall’appartamento accanto al mio si sente qualcosa che esplode e poi qualcuno che urla “E’ stata una figata pazzesca, dobbiamo rifarlo!” »

« Mi stupisce, Frank, che tu non senta anche le mie urla in risposta. Qualcosa che assomiglia molto ad un “Io vi uccido!” e ad altri improperi simili. Sai, quando sono arrabbiato non sono molto concentrato su ciò che dico, l’importante è che io urli abbastanza forte da spaventarli, capisci cosa intendo? »
L’unico che non sembrò affatto turbato dall’apparizione di uno stravolto e scompigliato Remus Lupin al tavolo fu Caradoc, che continuò a sorridere in maniera enigmatica, senza staccare gli occhi dal proprio pezzo di pane. Lily sobbalzò violentemente nel momento in cui Remus si sedette davanti a lei e sospirò, prendendosi la testa fra le mani ed iniziando a massaggiarsi la cute con la punta delle dita pallide, apparentemente ignaro degli sguardi perplessi dei ragazzi tutt’intorno a lui.
« Ciao anche a te, Remus » esclamò Mary, dopo qualche istante in cui il silenzio aveva ricoperto la tavolata come una coperta estremamente pesante da cui nessuno riusciva a districarsi.
« Sono scappato. Vi chiedo asilo politico per questo pranzo. Impedite la mia estradizione ad opera di quei tre esseri, e vi sarete guadagnati la mia stima in eterno » li supplicò lui, alzando gli occhi castani ed incrociando immediatamente lo sguardo di Lily, che gli sorrise gentilmente prima di afferrare la propria bottiglietta d’acqua.

« Un sorso d’acqua, Lupin? Hai l’aria di uno che è appena scampato ad un ciclone » gli disse senza smettere di sorridere, mentre Remus annuiva febbrilmente e le passava il proprio bicchiere affinché lei lo riempisse fino all’orlo. Lo svuotò tutto d’un sorso neanche fosse stato un qualche superalcolico da buttare giù alla goccia e sospirò pesantemente, lanciando una serie di occhiate penetranti a qualche tavolo dietro di loro.
« Ora, il piano è questo. Loro cercheranno di tornare a prendermi, voi direte che sono vostro prigioniero politico e, se loro vorranno proprio pagare un riscatto, chiedete in cambio qualcosa che sia troppo imbarazzante anche per i loro standard » sussurrò Remus, parlando così velocemente che anche Emmeline, seduta comunque lì vicino, fece fatica a capire cosa stesse dicendo.
« Se mi permettete di fare un’osservazione, tutta questa situazione ha un che di surreale » se ne uscì Benjamin dopo qualche secondo di riflessione, esprimendo ad alta voce i pensieri che giravano in testa a Lily da quando Remus si era seduto davanti a lei.
« Sembra che ci sia una guerra in corso » commentò Alice, spalleggiata da Emmeline che annuì furiosamente mentre cercava di capire dove si fosse posato lo sguardo di Remus in quel momento.
« Ragazzi, ma avete ascoltato quello che ho appena detto a proposito dell’essere il vicino di casa dei Malandrini? Come pensate possa essere la vita di Remus che vive in casa loro? » esclamò Frank, ottenendo in risposta un sorrisetto fugace da parte dell’interessato, che tornò subito dopo a scrutare la mensa con aria preoccupata.
« Per ringraziarti del sostegno, Frank, non ti farò notare quanto sia stato poco elegante il tuo uso della parola “Malandrini” come se si fosse trattato di un insulto » commentò Remus, girandosi poi di scatto in direzione del bancone della frutta e dei dessert.
« Merda » se ne uscì poi, tuffando la faccia sul tavolo e cercando di appiattirsi il più possibile sulla sedia.

Lily lo osservò con le sopracciglia sollevate, cercando di non scoppiare a ridere di fronte a quell’assurda ed inutile pagliacciata e alzò leggermente gli occhi, giusto in tempo per scorgere la figura di Potter avanzare senza troppa fretta tra i tavoli affollati. Teneva le spalle all’indietro, forse nel tentativo malriuscito di darsi un tono ed apparire più grande, e sembrava non fare caso a dove i suoi piedi andassero a posarsi, preferendo guardarsi intorno con una certa aria di superiorità che avrebbe fatto venire voglia a chiunque, persino al pacifico Frank, di picchiarlo a sangue. Quando fu abbastanza vicino al tavolo si fermò di scatto, sorridendo sfacciatamente prima di puntare lo sguardo sulla nuca di Remus.
« Signori – fece una pausa, approfittandone per lanciare una breve occhiata a Lily, che non aveva ancora abbandonato la propria espressione scettica – e signorine, mi duole molto interrompere il vostro pasto, ma temo che voi abbiate con voi qualcosa che appartiene ai Malandrini »

« Qualcosa che appartiene ai Malandrini? Io non vedo nessuna cosa che appartenga ai Malandrini » gli rispose Lily con un sorriso lezioso, indicando con un ampio gesto del braccio l’intera tavolata. James le rivolse uno sguardo divertito, prima di sorridere compiaciuto e posare una mano sulla spalla di Remus.
« Pignola come sempre, signorina Evans. La prego di concedermi la possibilità di spiegarmi meglio: al vostro tavolo c’è una persona che non dovrebbe esserci e che io mi trovo costretto a venire a prelevare, usando la forza, se necessario, in nome del sacro vincolo dei Malandrini. Mi sono spiegato meglio? » le disse James, senza staccare neanche per un istante gli occhi dai suoi, continuando a sorridere in maniera maliziosa.
« Questo tavolo dà forse l’impressione di essere un bancomat di persone? Perché mi è parso di udire la parola “prelevare”… » esclamò Lily, spalancando gli occhi e guardandosi intorno alla ricerca di conferme. Emmeline stava cercando di rimanere impassibile, ma quando incontrò lo sguardo di Lily fu costretta ad annuire vistosamente, lanciando uno sguardo in tralice a James per sostenere l’amica.
« D’accordo, l’hai voluto tu, Evans: Remus, io, Sirius e Peter vogliamo che tu torni al tavolo con noi e finisca di… Parlare con noi riguardo al progetto di prima. Perciò ora sei pregato di alzare le tue regali chiappe e seguirmi » disse James, incrociando le braccia sul petto e iniziando a battere con insistenza un piede sul pavimento di linoleum della mensa. Remus alzò la testa con lentezza studiata e sospirò, mettendo una mano sul tavolo con l’evidente intenzione di alzarsi.

« Ehi, Remus, che fai, te ne vai così? Ma noi siamo così felici di averti al nostro tavolo! - lo bloccò Alice, girando il viso per sorridere falsamente a James – Sei così simpatico, porti una ventata di allegria tra di noi, nessuno vuole che tu te ne vada, soprattutto se anche tu preferisci la nostra compagnia a quella di altri! »
« Jim, Alice ha ragione, Remus è così felice di trovarsi con noi, perché ce lo vuoi portare via? » lo punzecchiò Mary, allungando una mano per afferrare saldamente il polso di Remus in modo da non farlo alzare.
Lily pensò istintivamente che le sembrava di trovarsi nel bel mezzo di una pièce teatrale, dal momento che la situazione, le battute e tutta la scena in generale sembravano essere state studiate a tavolino, dopo essere state partorite da una mente piuttosto malefica. Erano questi i momenti della propria gioventù che le sarebbero mancati, il parlare del niente con grandi parole, lo scherzare sapendo di essere lontani anni luce dalla realtà, i drammi assoluti riferiti a cose da niente.
Erano questi i momenti per i quali avrebbe voluto avere vent’anni per sempre.

« Prima Remus parlava di chiedere un riscatto, in casi come questo… » esclamò Benjamin con allegria, bloccando le proteste di James sul nascere. Il ragazzo si portò una mano ai capelli e sorrise in maniera arrogante, spingendo il petto in fuori così tanto che i primi bottoni della sua camicia a quadrettoni si tesero spasmodicamente nelle asole.
« Sgonfiati, Potter, oppure tutta la mensa sarà invasa dal tuo ego e sarebbe decisamente schifoso mangiare con quella roba appiccicata ai vestiti! »
« Perché non ti strozzi con quelle carote, Evans? » le chiese James con un sorriso tanto melenso da far venire i brividi a Lily, che distolse immediatamente lo sguardo dal viso del ragazzo.
« Beh, allora, che cosa chiedete in cambio di Remus? »
Fu la voce di Caradoc, rimasto silenzioso fino a quel momento, a rischiare di far strozzare Lily seriamente.
« Per esempio potresti chiedere un appuntamento a Lily »





Writ's Corner
Vi chiedo scusa per l'abominevole ritardo nell'aggiornamento. Davvero. Il fatto è che durante queste vacanze ho fatto pausa mentale da tutto e da tutti e il risultato è stato quello di concentrarmi su tutto tranne che su quello su cui mi dovevo concentrare (concedetemelo: Medicina è uno di quei piccoli mondi infernali nei quali se hai una vacanza in cui non sei obbligato a studiare mentre anneghi nell'ansia... beh, hai solo il desiderio di passare tutto il tuo tempo a dormire)
Per farmi perdonare, ecco un capitolo più lungo degli altri.
Nuovi personaggi nel Circo di TLSDC, i miei Inseparabili, Ben e Doc. Affezionatevi anche  a loro, sono qui per restare.
E poi c'è un primo assaggio di Remus e di James e della complicata relazione tra Lily Evans e la Fisica. Insomma, un pacchetto intrigante, no?
Niente Fabian per voi, questa volta - recupereremo presto, promesso - ma un po' di Jily appena accennato perchè, lo so che avevo detto che dovevate attendere un po' per gli sviluppi, ma insomma, sono i Jily, no?
Cercherò di aggiornare presto prestissimo, prometto.
E grazie a tutte le persone che passano e lasciano un commento: non sapete quanto sia per me importante, questa cosa, dico sul serio. 
Baci,
W

 

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Capitolo 6
*** 5. Non è Marlene ***


5. Non è Marlene


« Arrivederci, professore, grazie mille per il libro! Cercherò di riportarglielo il prima possibile! »
Lily spalancò la porta dell’aula con violenza e per poco non colpì una ragazza che stava passando lungo il corridoio, guadagnandosi una serie di improperi piuttosto originali.
Il sorriso che aveva messo su per parlare con il professor Lawson era sparito ed ora Lily camminava con la fronte aggrottata e le labbra serrate, nel tentativo di scacciare l’ondata di malumore che l’aveva investita subito dopo pranzo.
Ammise a se stessa che era stato piuttosto divertente vedere la faccia di James Potter diventare tutta rossa nel momento in cui Caradoc aveva annunciato il prezzo da pagare per riavere Remus. Certo, si era sentita vagamente offesa quando Potter aveva ribattuto con un secco “Non vedo perché dovrei fare una cosa tanto lontana dalla mia volontà” che aveva fatto sgranare gli occhi persino a Frank, tanto era stato sputato fuori con cattiveria, ma c’era d’aspettarselo, in fondo, visto il genere di rapporti che lei e lui erano soliti intrattenere.

La cosa che le aveva fatto più male, però, era venuta dopo, quando Caradoc aveva ribattuto con malizia un “Benissimo, allora Lupin resta con noi” che aveva spinto Potter a fare di nuovo quel suo sorrisetto arrogante, prima di girarsi verso Lily ed esclamare a voce alta, in maniera che tutti potessero sentirlo: «Allora, Evans, che ne diresti di avere un appuntamento con il sottoscritto? Ricordati, è un’offerta limitata valida solo per oggi, quindi potresti pentirtene amaramente, nel caso rinunciassi»
Lily aveva sentito le proprie guance infiammarsi di vergogna e di rabbia di fronte alla noncuranza e alla non tanto velata cattiveria nascoste dietro alle parole del ragazzo e prima che potesse anche solo pensare di formulare una persona migliore gli aveva sputato un “Neanche per sbaglio, Potter” prima di alzarsi ed andarsene via, il pranzo praticamente intatto e i libri che, nella fretta di afferrarli le si erano conficcati nello stomaco e l’avevano lasciata per qualche istante senza fiato.
Non che le importasse di Potter e delle sue ridicole e umilianti scenette, no. Erano state più che altro quella frase, quella richiesta di uscire che l’avevano fatta sentire sola, stanca e frustrata: era passato un anno, ormai, da quando Fabian le aveva chiesto di uscire per la prima volta e da allora nessuno le aveva più fatto una proposta simile- non direttamente, almeno.

Lily si ricordava ancora il giorno in cui Fabian l’aveva chiamata in mezzo ai corridoi, guidandola con delicatezza fino in cortile: l’aveva guardata con una dolcezza incredibile e lei aveva sentito il cuore battere furiosamente, mentre qualcosa, all’interno del suo stomaco, si contorceva tanto da farle rimpiangere la doppia porzione di patate presa a pranzo. Fabian gliel’aveva domandato guardandola dritta negli occhi, con le guance leggermente imporporate e le labbra sospese in un muto sorriso e lei aveva accettato senza neanche stare a pensarci, beandosi per un istante del fatto che lui, proprio lui, proprio quel Fabian, il futuro biologo incredibilmente bravo e studioso, il ragazzo perfetto, sempre educato e composto, le avesse chiesto di uscire arrivando addirittura ad arrossire.
Nessuno era più riuscito a far sentire Lily così speciale, così coccolata come in quel momento, in cui tutto era rimasto sospeso in aria in un gioco di sguardi silenziosi.

La pagliacciata di Potter, il suo tono sprezzante, la sua voce sarcastica e la sua espressione arrogante avevano lasciato una ferita terribilmente profonda all’interno della mente di Lily, andando ad infierire là dove il ricordo di Fabian ancora bruciava e doleva. Se Fabian era stato delicato, gentile e accogliente, Potter era stato duro, crudele e del tutto noncurante della persona che si era trovato davanti e Lily si era definitivamente resa conto di quanto le cose fossero definitivamente cambiate, di come tutto ciò che aveva conosciuto fino ad allora fosse ormai andato in mille pezzi.
Lily intravide il proprio riflesso sul vetro dell’aula di Informatica e non si stupì troppo del proprio aspetto scompigliato e improponibile: aveva le guance chiazzate di rosso, mentre sotto i suoi occhi andava formandosi un alone nero di mascara sciolto. I capelli erano legati in maniera affrettata e la coda pendeva sbilenca verso destra, conferendole l’aria di una gattara svampita. Non che avesse qualcosa contro le gattare, si ritrovò a pensare Lily, solo che non erano esattamente il suo ideale di bellezza, ecco.

«Oh, ehi, aspetta, sei Lily, vero?»
Lily si girò di scatto, rischiando di inciampare sui propri piedi per la velocità del movimento e per poco non si strozzò vedendo la ragazza che si trovava a pochi metri da lei: con quei capelli neri e gli occhi azzurri che spiccavano sull’incarnato pallido era impossibile non riconoscere Marlene McKinnon, la grande e fantomatica amica di Potter e Black, nonché Ape Regina dell’intero gruppo teatrale.
Lily maledisse il proprio aspetto trasandato che la faceva sembrare una tredicenne in confronto all’impeccabile mise di Marlene, e cercò di sorridere e annuire senza sembrare ancor più idiota di quanto già non sembrasse.

Marlene sospirò di sollievo, portandosi una mano al cuore, e si avvicinò a Lily con passi rapidi e decisi, permettendo così alla ragazza di osservarla brevemente. Lily si accorse immediatamente che Marlene non sarebbe mai potuta essere definita “bella” nel senso convenzionale del termine: aveva un naso fin troppo evidente e chiaramente la poca altezza non conferiva alle sue gambe l’aria snella e tonica che avrebbero avuto con qualche centimetro di più, eppure c’era qualcosa in lei, dovuto forse al piglio deciso o al modo di vestire impeccabile e curato fino all’ultimo dettaglio, che le conferiva un’aria affascinante e anche piuttosto attraente. Si muoveva con la sicurezza di chi aveva accettato tutti i propri difetti e non esitava minimamente a metterli in mostra per gli altri, trasformandoli così nei propri punti di forza.
« Per fortuna che qui non ci sono tante ragazze con i capelli rossi » se ne uscì Marlene, una volta giunta abbastanza vicina a Lily da parlare senza essere costretta ad urlare. Lily la guardò con aria perplessa, senza riuscire a capire dove volesse andare a parare con quella frase piuttosto banale e scontata.
« Giusto – iniziò a dire Marlene, concludendo evidentemente una conversazione che stava avendo esclusivamente con se stessa – Io sono Marlene McKinnon. Molto piacere, ho davvero adorato le foto che hai fatto al nostro spettacolo »

Lily afferrò la mano che Marlene le stava porgendo, cercando di ostentare una sicurezza che non aveva. Si ricordava di quando Mary le aveva iniziato a parlare di lei quella sera dopo lo spettacolo, ma non avevano mai finito il discorso e l’unica certezza che le era rimasta era che Marlene era parecchio amica sia di Black che di Potter, dal momento che li vedeva spesso girare insieme per i corridoi, parlando di chissà cosa. Di certo quell’amicizia non era un punto a suo favore, pensò Lily, ma c’era qualcosa, nei suoi modi di fare, che la rendeva evidentemente diversa da Potter e Black, anche se non sarebbe stata in grado di definire esattamente cosa fosse.
« Ti ringrazio » disse Lily, sentendosi terribilmente sotto esame a causa delle lunghe occhiate che la ragazza le stava lanciando.
« Scusami se ti ho bloccata così, ma volevo parlarti di una cosa. Ora, lo so che penserai che io sia pazza e che dovrei farmi gli affari miei, ma, vedi, frequento il corso di Immunologia insieme a Caradoc e… Ho sentito per caso… Dell’incidente a mensa » esclamò Marlene, iniziando a giocherellare con i propri capelli con un certo imbarazzo. Lily strabuzzò gli occhi e le sue guance si tinsero, se possibile, di un rosso ancor più acceso di prima, facendola sembrare un’aragosta fin troppo cotta.
« Oh, no, non volevo imbarazzarti, davvero, è che… James è un coglione, ok? Non pensa a ciò che fa, il più delle volte, e anche se è terribilmente intelligente molto spesso finisce per combinare casini immensi solo perché ha voluto fare un po’ lo sbruffone. Mi dispiace se ci sei rimasta male per… Sai, i suoi modi » buttò fuori tutto d’un fiato, prima di allungare una mano e posarla gentilmente sul braccio di Lily.
«Non c’è bisogno che ti scusi per lui, Marlene, davvero. Non ho mai avuto una considerazione di lui particolarmente alta, quindi il teatrino di oggi a pranzo non mi ha colpita particolarmente, davvero »


Sarebbe potuta risultare credibile, si disse Marlene, se non fosse stato per le tracce di trucco sotto gli occhi e per la piega amara che aveva assunto la sua bocca subito dopo aver pronunciato quelle parole. Lily incrociò il suo sguardo per qualche istante e subito dopo spostò gli occhi verso il corridoio, evidentemente imbarazzata per tutta quella conversazione di cui non riusciva a comprendere a pieno la natura.
« Senti, faccio teatro da una vita, sono brava a riconoscere quando gli altri stanno… leggermente falsando la realtà delle cose. E mi dispiace se tu stai male per le parole di James, soprattutto se ti ha trattata male, ma lui è come i bambini, a volte e cerca di attirare l’attenzione delle persone a modo suo e… Posso capire che ti sarebbe piaciuto ricevere una richiesta decisamente più gentile e sentita di quella, ecco »

« Frena, aspetta, no, a me non interessa Potter, ma stiamo scherzando? Non sono interessata a lui e non ho mai voluto che lui mi chiedesse di uscire, davvero! Io… stavo pensando a delle cose mie, in realtà, che però non c’entrano niente con quel cafone di Potter, puoi credermi! » si affrettò a dire Lily, alzando le mani davanti al proprio volto e scuotendo la testa con un genuino disprezzo. Marlene scoppiò a ridere in maniera incredibilmente forte, tanto che tutta la sua risata echeggiò per qualche istante nei grandi corridoi vuoti e Lily si grattò la testa, leggermente a disagio. Non si sarebbe mai e poi mai aspettata una conversazione del genere e men che meno si sarebbe aspettata che qualcuno avrebbe potuto pensare che lei –lei! – potesse essere interessata a Potter in quel senso. Si sarebbe dovuta scatenare l’Apocalisse, si disse, prima che una tale evenienza potesse ritenersi possibile!
« Oh, allora scusami due volte, sono stata impicciona e pure troppo rapida nel trarre le mie conclusioni! Beh, comunque, le scuse per l’atteggiamento di James restano sempre valide e, sai, credo che a breve anche Caradoc correrà a porgerti le sue. Stava parlando con Ben proprio fuori dalla porta dell’aula e mi sembrava piuttosto dispiaciuto, il che è stato strano perché di solito Caradoc è sempre così strano e così… Perso nel proprio mondo! » esclamò Marlene con un’allegria che insospettì parecchio Lily. Sembrava essersi rilassata subito dopo che lei aveva smentito tutto quanto, dichiarandosi più che indifferente nei confronti di quell’idiota di un Potter, e anche la sua risata aveva l’aria di essere stata un po’ troppo esagerata per essere solamente divertita.
« Beh, Doc non dovrebbe preoccuparsi troppo, per quanto io non abbia gradito la sua uscita non mi azzarderei mai ad affibbiargli colpe che non ha… » disse Lily, stringendosi nelle spalle e sorridendo appena.
« Probabilmente ha fatto così solo perché segretamente spera che James chieda a qualcun altro di uscire… » buttò lì Marlene, con un sorrisetto malizioso impresso sulle labbra. Lily si rese conto di non essere sicura di trovarla simpatica: era troppo sfuggente, troppo divertita dalle sue stesse allusioni e battute perfettamente studiate, troppo sicura di tenere in pugno la situazione.
« Mah, non so veramente chi potrebbe voler uscire con Potter, se devo essere sincera, ma non importa… »

Marlene sollevò le sopracciglia senza riuscire a nascondere la propria sorpresa e si trovò costretta ad ammettere a se stessa che quella Lily Evans era davvero una ragazza da non sottovalutare: come tutte le persone genuine, non si comportava mai in maniera scontata o studiata, ma seguiva una logica tutta sua, impossibile da prevedere. In quel momento aveva impresso sulle labbra un sorrisetto timido e si guardava intorno, evidentemente a disagio, con i capelli che, raccolti in una coda sbilenca, le scivolavano sempre di più sul capo, impedendo al suo viso di apparire grazioso come invece avrebbe potuto.
Lily si accorse delle occhiate che Marlene le stava lanciando e dopo qualche attimo di panico si ritrovò a pensare a qualcosa da dire per spezzare il silenzio.
« In ogni caso, non intendo offendere anche te quando parlo della cafonaggine di Potter, davvero. Tu mi sembri una persona piuttosto a posto e, tra l’altro, mi sono scordata di farti i complimenti per la tua interpretazione di Roxanne, durante lo spettacolo – fece una pausa per sorridere a Marlene, che appariva piuttosto compiaciuta per via dei complimenti – Si… vedeva che c’era una chimica speciale tra te, Potter e Black. E’ bello quando un’amicizia è percepibile anche ad un occhio estraneo come il mio »
Marlene rimase in silenzio per qualche istante, prima di lasciarsi andare ad un sorrisetto che però non arrivò a coinvolgerle gli occhi.
« Ti ringrazio, è bello sapere che… riusciamo a funzionare bene sul palco – fece una pausa e guardò l’orologio, sussultando vistosamente quando lesse l’ora – Credo proprio di dover scappare, il mio autobus passerò tra poco e non è il caso che io lo perda! Mi ha fatto molto piacere parlare con te e scusami ancora se sono stata ficcanaso! »
Lily annuì e la rassicurò, alzando una mano per salutarla mentre lei già iniziava a fare dei passi all’indietro.
« A presto, allora! » esclamò Marlene, prima di voltarsi e iniziare a camminare velocemente in direzione dell’uscita.
« A presto » rispose Lily, a voce troppo bassa perché Marlene potesse udirla. Mentre si incamminava a sua volta verso l’uscita si ritrovò a pensare con un certo fastidio all’espressione soddisfatta di Marlene quando lei aveva parlato della chimica evidente tra lei, Potter e Black.
 
 
 
« Ehi, Prongs… Quella laggiù non è la tua nuova fiamma? »
James si girò di scatto nella direzione indicata dal dito di Sirius e sorrise mestamente tra sé, spostando subito lo sguardo dalla figura slanciata di Lily Evans per posarlo su qualcosa di più neutro
« Ho saputo della tua dichiarazione appassionata, oggi a pranzo. Molto toccante, davvero, ma credo che insultarle prima non sia il modo migliore di attirare le donne, sai? » disse Sirius con un ghigno, spalleggiato da un Peter che sembrava non riuscire a trattenere appieno le risate. James scosse la testa e si lasciò andare ad un sorrisetto di superiorità, lanciando un’occhiata rapida a Lily, che camminava con le braccia strette intorno al petto per proteggersi dal vento che le infuriava contro.
« Come mai è da queste parti? Non abita qui vicino a noi, mi sembra… » domandò Peter, allungando il passo per riuscire a star dietro a Sirius, che era corso  all’interno di una pensilina per ripararsi dal vento e accendersi una sigaretta.

« Butta quella roba, Pad, ti fa male! »
« Prongs, se non ti conoscessi direi quasi che ne vuoi una pure tu… »
Prima che James potesse ribattere, Peter aveva rubato la sigaretta dalle mani di Sirius e ne aveva aspirato una profonda boccata, facendo uscire il fumo dalla bocca con lentezza studiata. James gli lanciò un’occhiata in tralice, allungando istintivamente lo sguardo per seguire i movimenti di Lily, che continuava a camminare imperterrita, spostandosi i capelli da davanti alla faccia con gesti secchi delle mani.
« Perché fumi le Camel, Pad, con tutte le marche buone che ci sono in giro? Dio, questa non sembra una sigaretta, non saprei neanche come descriverla… » esclamò Remus, dopo aver preso una prima boccata dalla sigaretta che Sirius gli aveva appena offerto. Quest’ultimo si mise a ridere sguaiatamente, prima di infilarsi una sigaretta tra le labbra e buttare il pacchetto all’interno della tasca.
« Prongs, suvvia, non mi guardare così, sono un uomo generoso e in quanto tale condivido i miei vizi e le mie virtù con tutti gli altri… » disse Sirius in risposta allo sguardo di rimprovero che James gli aveva lanciato. Gli si avvicinò e passò un braccio intorno alle sue spalle, soffiando il fumo lontano dalla sua faccia con una premura che non gli era solita.

« Insomma, che ci fa Lily Evans da queste parti? » chiese James dopo qualche minuto di silenzio riempito solo dai “Cazzo, quanto fanno schifo ‘ste sigarette” di un particolarmente irato Remus.
« E io che ne so? » gli rispose Sirius, aspirando profondamente e sputando il fumo verso l’alto, lanciando subito dopo un’occhiata divertita a Lily, che si era sollevata la sciarpa sulla testa nel tentativo di ripararsi dal vento. I capelli rossi si agitavano come lingue di fuoco nell’aria e contrastavano con il paesaggio grigio circostante, illuminando la sua figura nonostante il pesante cappotto nero che la avvolgeva.
« Tieni, Sirius, fumati anche la mia che proprio non mi va – si intromise Remus, passando all’amico la propria sigaretta consumata a metà, prima di spostare lo sguardo su James – Prende l’autobus alla fermata in fondo alla strada, Prongs. In due fermate arriva a casa e ci mette meno che prendendo il treno dalla fermata di fronte all’università »
« Moony è così informato, non è che la tua nuova fiamma, Prongs, è anche la sua? »
« Pad, Evans non è la mia nuova fiamma » spiegò James con pazienza, lanciando però un’occhiata dall’altro lato della strada per sbirciare i movimenti di Lily, che si era bloccata in mezzo al marciapiede e si era messa a frugare nella propria borsa con una certa frenesia. Si ritrovò a sorridere di fronte a quei gesti così sgraziati e rapidi, del tutto casuali e inconsulti e si riscosse solo quando la voce piuttosto scocciata di Remus gli arrivò alle orecchie.

« Io, a differenza vostra, sono in grado di conversare civilmente con le persone e mi è capitato di parlare per caso con lei a proposito delle nostre abitazioni. Tutto qua, semplicemente. Non l’avete mai vista perché di solito finisce prima le lezioni e perché fino all’anno scorso abitava da un’altra parte »
« Ah, Remus, se non ci fossi tu il mondo del gossip universitario rischierebbe di implodere! » esclamò Peter, superando James e Sirius e iniziando a camminare all’indietro con un sorriso divertito sulle labbra.
« Wormey ha fatto una battuta sarcastica, signori, attenzione! Ehi, Prongs, ma mi stai ascoltando? » esclamò Sirius, richiamando all’ordine James con un pugno sul petto. Remus sospirò pesantemente, borbottando tra sé un “Megalomane egocentrico” che fece scoppiare a ridere di cuore James.
« Ti sei incantato a guardare la rossa? Ehi, aspetta, sono un genio! Lei ha i capelli rossi, color fuoco, ed è anche la tua nuova fiamma! Che precisione, che inventiva, altroché, sarei dovuto andare a fare Lettere invece che Ingegneria, sissignori! »
« Pad, la smetti? Mi stavo solo... Godendo la maniera in cui sembra incapace di affrontare anche solo i suoi stessi capelli! » inventò James lì per lì, lasciandosi andare ad un ghigno strafottente nel tentativo di risultare più credibile. La verità era che non sapeva esattamente perché stesse guardando Lily da qualche minuto buono, eppure c’era qualcosa in lei che andava ben oltre l’acido sarcasmo che lei era solita rivolgergli. Era come se, in quel momento in cui era rilassata e del tutto ignara dei suoi sguardi, si fosse trasfigurata in una persona del tutto diversa, innocua ed anonima, in un certo senso, priva di tutto quel bagaglio di angherie e vecchi rancori che condivideva con James solitamente.
« Quanto avrei voluto vedere la sua faccia oggi a mensa! » si intromise Peter, ridacchiando tra sé e sé.
« La sua faccia era molto ferita, oggi, quindi non c’è niente da ridere, Peter. Non credo fosse tutta colpa di James, ma di sicuro – Remus si bloccò e rivolse un’occhiata in tralice a James, che si sentì arrossire immediatamente – il tuo comportamento meschino e maleducato non ha aiutato »
« Quante storie, Moony, se la sarà presa perché è una ragazza e chissà che film si era fatta in testa! » gli rispose Sirius, allungando la mano per farsi battere il cinque da James.

James esitò per qualche istante, senza sapere bene come comportarsi: si era sentito leggermente in colpa per il modo in cui aveva trattato Lily, ma in effetti lei aveva avuto una reazione chiaramente esagerata che l’aveva fatto irritare incredibilmente. Insomma, lei non era nessuno per alzarsi e piantarlo lì come un coglione, dopo averlo guardato con quegli occhi troppo verdi e quelle guance troppo rosse!
« Forse ho esagerato, Moony, ma devi ammettere che lei non me ne fa passare una! E’ sempre lì, pronta a darmi contro, dopo quella volta lì non fa che sputarmi veleno addosso! » si difese, abbassando automaticamente la voce e lanciando un’occhiata a Lily.
« Prongs ha ragione, lei lo tratta male in continuazione! »
« Sirius, non per prendere le parti di nessuno, ma qui bisogna dire che… Quella volta lì le cose sono andate piuttosto male per lei. Non mi stupirei se decidesse di avercela con James a vita! »
Sirius aprì la bocca per rispondere, ma la voce di Lily, amplificata dal vento, arrivò ad interrompere le loro discussioni con un’imprecazione rivolta evidentemente contro il tizio che, passandole accanto in macchina, l’aveva colpita in pieno con uno schizzo d’acqua.
« Fine come te, Prongs, non trovi? » lo provocò Sirius, lanciando un’occhiata prolungata a Lily, che stava continuando a parlottare tra sé e sé, strizzando il bordo dei jeans.
« Vaffanculo, Pad »
« Ecco, appunto. Comunque, devo ammettere che la signorina non è niente male… A gambe sta messa piuttosto bene e quando non ha quell’espressione da “Potter-ti-ammazzo-di-botte” ha un visetto da non sottovalutare – fece una pausa, prima di sorridere maliziosamente e strizzare l’occhio a James – Certo, non è Marlene »

Nell’udire quel nome, James sentì una scarica di brividi percorrergli la colonna vertebrale, gelandolo sul posto e riempiendogli gli occhi del sorriso malizioso di Marlene. Poteva quasi vedere ogni dettaglio della sua bocca, dalle labbra leggermente screpolate all’incisivo scheggiato sulla punta, e ogni immagine gli stringeva sempre di più lo stomaco in una fastidiosa ed irritante morsa.
Aveva ancora davanti agli occhi il sorriso di Marlene, quando Lily, forse accortasi delle risate troppo forti di Sirius, si girò nella sua direzione e per un istante incrociò il suo sguardo.
La cosa che stupì James fu il suo modo di rimanere impassibile, quel tenere la bocca serrata senza lasciar intravedere neanche un mezzo dente, quello sbattere le palpebre senza fretta, quasi a voler cogliere in pieno tutta la scena. Fu un guizzo del naso a tradirla e prima che James potesse fare qualunque cosa –togliersi dalla faccia quell’espressione disgustata e colpevole insieme, raddrizzare il cappello storto, fare anche solo uno dei suoi soliti sorrisetti presuntuosi- lei si era già girata, le spalle dritte e i passi più veloci di prima.

« No, non è Marlene »
James Potter si rese conto, in quel momento, di non aver mai visto Lily Evans sorridergli.








Writ's Corner
Buonasera a tutti voi. Chiedo umilmente scusa -di nuovo- per il mio tremendo e imperdonabile ritardo. Il fatto è che ho ricominciato a studiare in modalità esame e sono super invischiata nei libri, negli schemi e negli appunti. Ho pochissimo tempo libero e cerco di sfruttarlo per scrivere nuovi capitoli (o per cucire delle toppe sui miei pantaloni, perchè una fuorisede che vuole stare al passo con la moda si applica come può) quindi mi trovavo sempre sul punto di aggiornare ma senza il tempo effettivo di farlo.

In ogni caso, per chi non mi seguisse su facebook, ho un annuncio che voglio fare: ho deciso di trasformare questa fanfiction in una storia completamente mia ed originale. E' possibile? Spero di sì. E' la fortuna di aver scritto una AU, quella di poter giocare ancor più liberamente con i miei personaggi. Ovviamente continuerò a pubblicarla come fanfiction, ma se volete, su Wattpad potete trovare la versione "romanzo". Ha pure una copertina di cui vado molto fiera!
Spero capiate perchè lo faccio. Amo questa storia e ho bisogno di sentirla il più possibile mia. Spero di riuscirci.

Due parole sole a proposito del capitolo: ecco a voi Marlene, in tutto il suo splendore. Una cosa che mi sono domandata spesso è: perchè se io faccio medicina uso il personaggio di Marlene -che è un personaggio controverso e in un certo senso, scoprirete più avanti, molto negativo - come rappresentante del mondo della medicina? Ebbene, io scrivo mettendo molto di me nei personaggi, ma le vicende sono inventate. I personaggi sono inventati. Perciò provo a vedere le cose da una prospettiva che non sia del tutto identica alla mia.
Che ne pensate, infine, della scenetta finale dei Malandrini? Let me know
W

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Capitolo 7
*** 6. Il terzo lunedì del mese ***


6. Il terzo lunedì del mese


Lily inspirò rumorosamente e chiuse gli occhi, beandosi della sensazione di essere ancora viva.
L’adrenalina circolava all’interno del suo corpo, rendendo le sue percezioni sensoriali molto più acute e permettendole di sentire un caldo atroce nonostante i dieci gradi scarsi di quel giorno. Sospirò ancora e sorrise tra sé, posando con una certa gratitudine la mano su quella della persona che le aveva appena permesso di scampare ad una morte certa.
« Dio, ti ringrazio » esclamò, pentendosi immediatamente delle proprie parole quando si sentì rispondere con una risata fin troppo conosciuta.
« Capisco di essere bello, fantastico e di averti appena salvato la vita, Evans, ma puoi ancora chiamarmi Sirius, lo sai? » le rispose lui con tono beffardo, mentre lei si affrettava a togliere la mano da sopra alla sua e a ficcarla con un gesto irato nella tasca del cappotto.

« Banale e prevedibile battuta, Black, ma per questa volta potrò risparmiarmi la predica solo perché in effetti senza di te sarei finita sotto quella macchina » ribatté Lily, con un tono pratico e spiccio che non ammetteva molte repliche. Sirius scoppiò a ridere di nuovo senza staccare la mano da sopra il suo braccio e prima che lei potesse rendersene contò si piegò in avanti fino a trovarsi a pochissima distanza dal suo naso.
« Begli occhi, Evans, molto carini, davvero. Soprattutto ora che hai un’espressione un po’ più sconvolta e un po’ meno irritata del solito » la canzonò lui, ridacchiando di fronte alle guance evidentemente rosse della ragazza. Lily alzò gli occhi al cielo e si concesse di sorridergli sardonicamente, prima di fare un passo indietro e voltare la testa dall’altro lato.
« E’ così che accetti i complimenti, Evans? Perché davvero non è carino, insomma, potresti anche mostrarti, non so, un po’ più felice della cosa… » la provocò Sirius, scoppiando a ridere quando lei, continuando a dargli le spalle, alzò una mano e gli mostrò il dito medio con tutta l’eleganza possibile.
« Sei sempre così coglione, Black, oppure fai così solo perché è lunedì mattina? » gli domandò, allungandosi in avanti per lanciare profonde occhiate a destra e a sinistra, prima di decidersi ad attraversare. La risata di Sirius Black la seguì, facendole facilmente intuire che lui continuava a pedinarla come niente fosse.

Si sarebbe voluta mostrare più infastidita e scocciata, ma tra la felicità di essere viva – davvero, con quella macchina aveva visto tutta la sua vita passarle davanti! – e tra la decisione presa appena la sera prima si sentiva particolarmente euforica e su di giri e neanche l’irritante compagnia di Black sarebbe riuscita a spegnere il suo entusiasmo.
« Ma sei ancora Lily Evans? Sul serio, a parte un paio di insulti gettati qua e là ancora non mi hai guardato con quella tua faccia da “Sei-Uno-Scarabeo-Che-Non-Merita-Neanche-Metà-Della-Mia-Attenzione-Tanto-Sei-Stupido” » esclamò lui, camminandole accanto con una certa rilassatezza mentre estraeva con gesti noncuranti un pacchetto di sigarette dalla propria tasca. Quel gesto non sfuggì a Lily, che sorrise ironicamente ed indicò con un gesto fugace della testa il pacchetto.
« Vuoi proprio dartele tutte, eh, le arie da bel tenebroso? – continuò a sorridere di fronte all’espressione confusa di Sirius e riprese a parlare in tono spiccio – Comunque, non ti guardo come uno scarabeo. Gli scarabei erano insetti sacri presso gli Antichi Egizi e non ti paragonerei mai ad uno di loro. Al massimo puoi aspirare al grado di scarafaggio »
« Tu sei strana. Lasciatelo dire, Evans, sei proprio strana forte » esclamò Sirius, lanciandole un’occhiata in tralice. Lily continuò a mantenere un’aria indecifrabile e piuttosto soddisfatta di sé e si strinse nelle spalle, preferendo non rispondere. Sapeva di essere strana, non era certo una novità.
Del resto, era lunedì mattina e lei era incredibilmente allegra perché aveva rischiato di morire ma non era morta e, soprattutto, perché aveva appena deciso di dimenticare definitivamente l’unico ragazzo che avesse mai amato ed era pronta a gettarsi nell’impresa senza guardare neanche una volta al passato.

Una figura si avvicinò e Lily riuscì a riconoscere immediatamente Marlene McKinnon in quei movimenti studiati ed eleganti e in quel sorriso sfacciato e malizioso allo stesso tempo.
« Buongiorno » esclamò, allungandosi verso Sirius per baciarlo lentamente su una guancia. Lily spostò lo sguardo sulla propria borsa e decise che avrebbe fatto meglio ad incamminarsi, visto che lei e Black non avevano più nulla da dirsi e di certo lei non sarebbe rimasta lì ad aspettarlo come un’idiota.
Andava bene il buon umore e tutto, ma quello sarebbe stato anche troppo.
« Ciao Lily, è un piacere rivederti » la bloccò Marlene, sorridendole senza staccare la propria mano dal braccio di Sirius. Lily le sorrise, piuttosto incerta sul da farsi e si ritrovò a pensare che Marlene era una di quelle persone che non sarebbe riuscita mai a capire in vita sua, molto probabilmente.
« Stamattina Evans è di buon umore, Lens. Pensa che le ho addirittura salvato la vita » si intromise Sirius, ghignando leggermente in direzione di Lily, che scrollò le spalle e si ritrovò ad annuire, senza avere idea di cosa dire.

« E come avresti fatto a salvare la vita di qualcuno, Pad? Per caso ti sei suicidato prima che lo facesse l’altra persona? » esclamò in tono beffardo James Potter, apparendo qualche secondo dopo da dietro le spalle di Sirius. Probabilmente, si disse Lily, non doveva aver tenuto conto che fosse lei la diretta interessata del discorso, visto il modo in cui sgranò lievemente gli occhi nel vederla. Immediatamente le ultime parole che si erano scambiati tornarono alla mente di Lily e lei sollevò il mento di qualche millimetro, allontanando subito gli occhi da quelli di Potter e spostandoli per un istante sulla mano libera di Marlene, che era corsa ad afferrare il polso del nuovo arrivato. Lily storse il naso, senza riuscire a capire a che razza di scena stesse assistendo e fece per girarsi, afferrando saldamente la cinghia dello zaino.
« Ancora grazie per stamattina, Black. Marlene, ci vediamo in giro – si bloccò un secondo prima di voltarsi definitivamente e andare via e cercò di rendere la propria voce il più incolore possibile – Potter »
Dopotutto, si disse, quel giorno era abbastanza di buon umore da poter schiacciare ancor più Potter con i suoi modi perfettamente educati.
 


« La liberazione di sostanze istolesive può avvenire anche quando il fagocita tenta di ingerire materiale endogeno… Ciao, Lily Evans »
« Ciao Doc! Potresti anche smetterla di chiamarmi per nome e cognome, lo sai, vero? » ribatté Lily, sedendosi accanto a lui e scrutando con interesse la pagina del libro di patologia aperto sul banco.
« Lily Evans, sei di buon umore, stamattina? » le domandò lui, lanciandole un sorrisetto ironico e ottenendo in risposta uno sbuffo plateale. La Sala Studio era pressoché vuota, se si escludevano i due ragazzi che dormivano in maniera scomposta, accasciati su un tomo non indifferente di Anatomia e la ragazza che aveva il naso così infilato nel proprio quaderno che a stento se ne riuscivano a vedere gli occhi, e Lily fu intimamente felice di avere a disposizione uno spazio incredibilmente silenzioso.

« Sono scappata dalla mensa. Perché il terzo lunedì del mese devono sempre fare gli hamburger? » si lamentò, ripensando all’inusuale flusso di studenti aveva assediato la Mensa quel giorno, impedendole addirittura di entrare.
« Non vorrei dire una scemenza, ma direi che lo fanno per tirare su la gente… Sai, il lunedì… - Doc si bloccò e si mise a guardarla con più attenzione, sbattendo le palpebre degli occhi ad una velocità tale che Lily rimase quasi ipnotizzata – E questo ci riporta alla fatidica domanda: perché sei felice, visto che è lunedì? »
« Ho preso una decisione. Dopo aver passato una settimana a rimuginare e a deprimermi, ho preso una decisione  e in parte devo anche ringraziare James Potter, per questo » spiegò lei, rubando il libro all’amico e correggendo con una matita l’errore svolto nel tentativo di completare una Redox.
Doc la guardò senza far trapelare nulla dal suo sguardo e Lily si stupì ancora una volta di come lui riuscisse essere allo stesso modo perfettamente comprensibile e irreprensibilmente ermetico. Si erano incontrati spesso, durante quella settimana, per studiare, a volte accompagnati da Mary e Alice, altre volte rimanendo da soli con Ben, ma non era mai capitato loro di essere perfettamente da soli e quella situazione da un lato turbava Lily e dall’altro la tranquillizzava inspiegabilmente.

« Deduco che tu lo abbia ringraziato, allora, visto la maniera in cui ti ha guardato poco prima che tu entrassi a lezione di Fisica » le disse Doc, facendole alzare la testa con una muta domanda incisa negli occhi.
« No che non l’ho ringraziato, parlavo metaforicamente, figurati se io vado a ringraziare quello zotico per la figura terribile che mi ha fatto fare la settimana scorsa! Già è stato tanto ringraziare Black oggi, e avevo pure un valido motivo…»

« Ringraziare Sirius? Lily, hai cambiato compagnia di amici e non ci dici niente? » si intromise con allegria Mary, sedendosi con grazia su una delle sedie libere del tavolo. Lily non riuscì a non sorridere di fronte al suo maglione giallo evidenziatore abbinato con un paio di improbabili pantaloni a pois, scuotendo la testa con un certo divertimento.
« Ciao Maree, in realtà Black mi ha acciuffata prima che finissi sotto una macchina » spiegò, mentre Doc si riappropriava del libro e correggeva a penna, ricalcando i segni lasciati dalla matita di Lily.
« E perché stavi per finire sotto una macchina? » chiese Mary, chinandosi per estrarre un voluminoso tomo di Biologia Molecolare che fece storcere il naso a Lily solo per qualche istante.
Concentrati sulle tue intenzioni, Lils, si disse. Concentrati sul fatto che ci sono altre seicento persone intente a studiare Biologia, in questa università.

« Perché ero distratta »
« E perché eri distratta, Lils? » le domandò Mary, inclinando la testa di lato e guardandola divertita. Doc iniziò a sbuffare e sollevò i suoi occhi incredibilmente blu su entrambe, quasi a voler imporre loro un certo silenzio.
« Perché era di buon umore. E prima che tu continui con il tuo gioco dei perché, te lo dico io: ha preso una decisione, dopo una settimana di… Com’è che hai detto prima? »
« Non mi interessano le parole esatte di Lily, Doc, piuttosto, tesoro, hai preso la decisione che penso io? » chiese Mary, sporgendosi in avanti e guardando Lily negli occhi. La ragazza deglutì rumorosamente e si strinse nelle spalle, accennando un sorrisetto nervoso in direzione dell’amica.
« Sono pronta e decisa ad andare avanti, a lasciarmi alle spalle il passato e a… dimenticare chi mi ha fatto soffrire, dedicando più tempo a me stessa e agli altri » rispose, ripetendo quasi a memoria le parole che la sera prima aveva letto e riletto su uno di quegli assurdi blog su Tumblr a proposito dei cuori spezzati. Mary sollevò un sopracciglio nello stesso istante in cui Doc, non riuscendo a controllarsi, scoppiò a ridere, attirando su di sé un’occhiataccia da parte di Lily.
« Prova a ripeterlo davanti allo specchio, magari così riesci a sembrare più naturale mentre lo dic-

« Lily! Lily Evans! C’è bisogno di te, corri! »
Lily sobbalzò e si girò verso la porta della Sala Studio, attraverso la quale stava passando un trafelatissimo Remus Lupin, con tanto di sciarpa attorcigliata intorno al collo e camicia tutta storta a causa della corsa frenetica. Mary si voltò verso di lui, soppesandolo con lo sguardo, e lui arrossì nel mentre che si avvicinava al loro tavolo, una mano premuta sulla bocca dello stomaco.
« Sono davvero – respiro – dispiaciuto – respiro – per l’inter… – doppio respiro - …ruzione, ma Alice ha bisogno di una mano e ha chiesto urgentemente di te!»
Il viso di Remus era così rosso che sarebbe potuto andare a fuoco da un momento all’altro e probabilmente Lily l’avrebbe trovato comico, se solo non fosse stata così impegnata ad alzarsi di scatto e a raccattare le proprie cose, con la mente che lavorava velocemente nel tentativo di capire cosa fosse potuto accadere di tanto grave ad Alice per costringerla a mandarla a chiamare in quella maniera.
« Arrivo subito, Remus! Ragazzi, ci sentiamo più tardi! »
Dio, Alice, che diavolo hai combinato stavolta?
 


« Scusa se ti ho interrotto, davvero, ma Alice è stata molto persuasiva e io ti sono venuto subito a cercare » spiegò Remus, cercando di rimanere abbastanza vicino a Lily per poterle parlare senza sprecare fiato inutile. Le falcate della ragazza erano lunghe e scattanti e sembravano proprio quelle di una persona abituata a camminare e abituata a farlo anche in fretta, cosa che non si sarebbe di certo potuta dire di Remus – o di Sirius, del resto, o di Peter. Di James forse sì, ma questo solo perché lui era perennemente iperattivo, qualunque cosa facesse.
« Ma figurati, Alice è la mia migliore amica e sa di dover contare su di me ogni volta che ha un problema »
« Di dover contare su di te? Non ho mai sentito nessuno dire così… » esclamò Remus, lasciandosi scappare un sorriso prima di appoggiarsi ad un muro e chiudere gli occhi per riprendere fiato. Lily lo osservò divertita, fermandosi poco più avanti dopo aver rallentato il passo.

« Non dirlo a James, ma ha dannatamente ragione quando dice che dovrei smetterla di fumare quelle schifezze. Ti dispiacerebbe fermarti un secondo? Ti giuro che Alice non è in punto di morte! »
Lily scoppiò a ridere e si avvicinò a lui, posando la schiena sul muro senza togliere gli occhi dalla parete che avevano di fronte.
« Non lo dirò a Potter solo se tu mi prometti di non dirgli che almeno stavolta devo dargli ragione. Le sigarette sono qualcosa di maligno » commentò lei, stringendo leggermente le labbra prima di tornare a fissare il muro come se niente fosse accaduto, mentre al suo fianco Remus sollevava leggermente le sopracciglia, sospirando pesantemente.
« Ce l’hai ancora con lui da quella volta, vero? Senti, so di non essere nessuno per dirtelo e di non essere certo così tanto amico tuo da poterti dire una cosa del genere, ma non è stata colpa sua. Non del tutto, almeno. Poi certo, che lui sia un idiota, questo è universalmente noto, e sono d’accordo con te sul fatto che abbia esagerato, ma secondo me -

« Dico che deve contare su di me perché è una cosa che diciamo io ed Alice fin da quando eravamo bambine. Si tratta di, non so, una sorta di lista dei doveri dei migliori amici, di cui una voce è “Il migliore amico sa di dover affiancare sempre l’altro in ogni situazione, ma anche di dover contare sempre sull’altro in ogni situazione”. Sono sciocchezze, non abbiamo più dodici anni, ma ancora lo diciamo… » lo interruppe Lily, con una gentile fermezza che fece perfettamente intendere a Remus che lei non aveva la minima voglia di intraprendere quel discorso. Si rendeva conto lei stessa di essere infantile con quei suoi modi di fare scostanti e ben poco coraggiosi, tipici di chi, come lei, non aveva ancora trovato la forza di analizzare freddamente eventi passati da molto tempo eppure ancor dolorosamente freschi, eppure non riusciva proprio ad evitare di sentire un gran senso di nausea e allo stesso tempo di rabbia cocente ogni volta che, inevitabilmente, si finiva a parlare di quello.

« Mi sono ripreso abbastanza per poter camminare di nuovo quindi possiamo correre in soccorso di Alice » disse Remus, staccandosi dal muro e sorridendo allegramente in direzione della ragazza. Sapeva cosa volesse dire portarsi dietro un segreto ed un peso e non si sentiva affatto in grado di giudicarla per le sue paure e ritrosie.
« Dici che mi ammazzerà perché sono arrivata troppo tardi? » chiese Lily, riprendendo a camminare più lentamente di prima. Remus le lanciò un’occhiata affettuosa senza essere visto, rivedendo in lei una premura simile a quella che James aveva ogni volta che Sirius era nei guai. Non gliel’avrebbe mai detto, ma trovava che lei e quel matto d’un James fossero estremamente simili, sotto certi aspetti.
« In tal caso, provvederò io stesso al tuo funerale e pronuncerò un discorso in tuo onore »
Lily rise, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre apriva la porta che dava sul cortile interno.
« Remus Lupin, sei proprio un uomo da sposare »
 

Dopo aver attraversato una buona metà dell’Università in compagnia di Remus Lupin, Lily trovò quasi normale il fatto che accanto ad Alice fosse seduto un apparentemente tranquillo Sirius Black, intento a fumarsi una sigaretta appoggiato ad una finestra.
« Black, non si può fumare qui dentro. E butta quella roba, che ti fa male »
Lily fece appena in tempo a lanciare un’occhiata di rimprovero a Sirius, prima di girarsi verso Alice e sorriderle teneramente.
« Allora, Lice, cos’abbiamo combinato di così grave da farmi correre qui con una fretta dannata? »
« Mi pare che tu sia arrivata camminando tranquillamente, senza neanche un accenno di fiatone a testimoniare una fretta dannata, quindi non fare tanto l’offesa » ribatté piccata Alice, facendo ondeggiare un dito di fronte alla faccia dell’amica, che scoppiò a ridere prima di guardarla per controllare che stesse bene.
« Ti conosco da una vita, tesoro, so quando è il caso di correre davvero e quando invece basta solo che io cammini sbrigandomi un po’. Allora, che è successo? » le chiese, notando solo in quel momento lo strano foulard che avvolgeva il polso dell’amica. Era una sciarpa sottile, si rese conto Lily dopo qualche attimo di esitazione, di un bel colore dorato caldo che sembrava perfettamente in tema con l’autunno ormai quasi giunto al termine. Era un accessorio che denotava un assoluto buongusto e quando allungò le dita per controllare il polso dell’amica, Lily si rese conto che la sciarpa era di una morbidezza assoluta.

« Mi sono fatta male ad un polso. Sono scivolata uscendo dalla Biblioteca e mi sono fatta un paio di rampe di scale tutte di sedere. Non è stato affatto piacevole e per di più non capisco perché la signora Grace si ostini ancora a passare la cera davanti a quella dannata porta! » spiegò Alice, lagnandosi debolmente e provando a muovere il polso, con l’unico risultato di strillare tanto da far cadere la sigaretta di bocca a Sirius.
« E come ci sei arrivata qui? » le chiese Lily, mentre Remus dietro di lei tossicchiava imbarazzato.
« L’abbiamo trovata noi… Cioè, le sue imprecazioni hanno trovato noi, se vogliamo essere precisi, ecco » disse Remus, passandosi una mano tra i capelli in un gesto che, Lily ne era sicura, apparteneva molto più a Potter che a lui.
« Tutta tenera e amorosa con Frank, ma quando si tratta di imprecare, Prewett, non ti batte nessuno. Sei una scoperta, dovremmo proprio reclutarti, sai? » esclamò Sirius, facendole l’occhiolino. Alice lo soppesò con lo sguardo qualche istante, prima di strizzargli l’occhio a sua volta e bisbigliare a Lily « Non mi odiare, ma è simpatico. Credo che dovremmo odiarli un po’ di meno, sai? »

Lily in risposta le sorrise e si strinse nelle spalle, troppo occupata a pensare alla tenerezza implicita dietro ai discorsi di Alice. I Malandrini, a lei, non avevano fatto niente, eppure non aveva esitato un secondo a schierarsi dalla parte di Lily dopo che era successo il fattaccio. Nonostante Frank avesse dovuto legare con loro, sia per questioni di buon vicinato, sia per questioni legate alla loro collaborazione teatrale, Alice si era sempre tenuta lontana da loro, mettendo al primo posto la lealtà verso Lily e il suo astio in parte giustificato. Era questo, più di tutto, che piaceva a Lily di Alice: il suo modo di essere assoluta solo negli affetti e non negli odii. Alice avrebbe potuto distruggere il mondo, Lily ne era certa, se lei o Frank o Emma gliel’avessero chiesto, e l’avrebbe fatto facendola passare per la cosa più ovvia e scontata del mondo.
« E così, Black, oggi senza di te casa nostra sarebbe stata priva di proprietarie, probabilmente »
Sirius sollevò le sopracciglia alle parole di Lily, ma non si scompose più di tanto, celando la propria sorpresa dietro un contegno aristocratico ed elegante.
« Se mi permetti di essere umile, credo che una proprietaria sarebbe rimasta comunque. Non credo che le urla indemoniate di Prewett sarebbero potute passare inosservate » rispose lui serafico.
« Le urla indemoniate? Poco fa volevi reclutarmi e ora… » si lamentò Alice, alzando il braccio sano con fare stizzito. Remus si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, guardandola negli occhi con gentilezza.
« E’ un complimento, Alice. Sirius non è tanto bravo a farne, anche se -

« … Anche se i complimenti che fa James Potter non li fa nessuno. Eh, lo so, è la triste verità, purtroppo, dovete accettarlo tutti »
Lily roteò gli occhi e sbuffò sonoramente nel momento in cui James Potter si palesò al suo fianco, un sorriso strafottente in volto e le mani ficcate in tasca con nonchalance.
« Allora, come sta la mia malata? » chiese, prima di spostare Remus con un gesto secco della mano e piazzarsi davanti ad Alice, trasformando istantaneamente il proprio ghigno in un sorriso sinceramente preoccupato. Lily osservò l’intera scena con le labbra leggermente dischiuse e la testa piegata di lato, nel tentativo di comprendere l’intera dinamica dei fatti mentre James Potter, premuroso come non mai, allungava le mani verso il polso dolente di Alice.
« Starebbe meglio se il tuo foulard non le bloccasse la circolazione! » lo rimbeccò Alice e James scoppiò a ridere, prima di stringersi nelle spalle e borbottare qualcosa che somigliava molto ad un “Non è un foulard, è una sciarpa!”
Lily si trovò a sbuffare istintivamente, nel momento in cui comprese che era stata lei, dopotutto, l’idiota che non aveva colto al volo il fatto che Black non avrebbe mai potuto pronunciare un “noi” che non comprendesse, inevitabilmente, anche la presenza di Potter.

James si voltò verso di lei, dimenticandosi di trasformare il proprio sorriso in una delle smorfie di superiorità e arroganza che era solito rivolgerle e per un attimo rimase congelato nella propria espressione intenerita, ottenendo in risposta una smorfia smarrita da parte di Lily, che non era psicologicamente pronta a rapportarsi con quella gentilezza genuina. Subito dopo, James riacquistò il proprio contegno e immediatamente trasformò la propria espressione, tornando il borioso ed arrogante Potter di sempre.
« Devi ammettere, Evans, che ho una certa classe, sia in merito alle scelte riguardanti le mie sciarpe, sia in merito ad una possibile carriera da medico » le disse, indicando con un gesto eloquente il polso di Alice.
« Mi pare che la tua paziente si sia appena lamentata della tua fasciatura, caro Dottor Shepherd » rispose Lily, ridacchiando con fare saputo di fronte all’espressione smarrita del ragazzo.
« E’ quello di Grey’s Anatomy, Prongs, quel telefilm per cui tua cugina va matta, hai presente? L’idolo indiscusso di Regulus » si intromise nella discussione Sirius, pronunciando con una particolare amarezza le ultime parole della frase. Prima che Lily potesse fare alcuna domanda, James si batté una mano sulla fronte e sorrise sfacciatamente.
« Il dottore belloccio, Evans? Mio Dio, devi proprio essere infatuata di me, se mi paragoni a lui, allora »
« Chissà se tu eri a fare la fila per l’imbecillità, quando Dio distribuiva tra gli uomini la capacità di cogliere il sarcasmo… » commentò Lily, ignorando del tutto James e girandosi verso Alice, con un sorriso cordiale stampato in volto.

« Senti, pensi che possiamo andare a casa? Magari ti ci metto su un po’ di ghiaccio e poi te lo fascio con qualcosa di… Uh, adatto a fasciare? Insomma, con qualcosa che non sia il foulard di Potter? »
« Non hai detto che è brutto, Evans, mi sento commosso »
« Non vedo perché sprecare fiato con te a commentare una cosa evidente » esclamò Lily, rimbeccando James e sperando con tutte le sue forze di non essersene uscita con una frase non abbastanza fraintendibile. Perché lei avrebbe davvero voluto dirgli che aveva un pessimo gusto in fatto di accessori ed estetica, ma non avrebbe potuto negare a se stessa che prima ancora di conoscere il proprietario di quella sciarpa lei se l’era amabilmente figurata attorcigliata attorno al proprio collo, perfettamente abbinata al rosso fulvo dei suoi capelli.
« Comunque, non potete andare via » le bloccò James, spingendo di nuovo Alice seduta mentre Remus sospirava sconfitto.
« Ah no, e perché, dottor Potter? » domandò astiosamente Lily, sporgendosi in avanti in posizione d’attacco.
« Oh, perché il ghiaccio te lo stanno già portando, Alice. E gli ordini non provengono da me, ma direttamente da un vero studente di medicina, Evans, quindi di sicuro da qualcuno che ne sa più di noi » spiegò James, apparendo improvvisamente più serio e al contempo più maturo. Le sopracciglia di Lily si sollevarono all’inverosimile e lei era già pronta ad attaccarlo verbalmente, quando una voce che lei conosceva piuttosto bene si levò da dietro le loro spalle.

« Ho portato il ghiaccio, Jim, adesso vediamo se posso fare qualcosa per il polso di Alice… Ho fatto più in fretta possibile, mi hai fatto preoccupare un sacco! Oh, ciao di nuovo, Lily, guarda un po’ quanto spesso ci incrociamo, ultimamente! »
 
E Lily seppe, in quel momento, che qualcosa in lei andava decisamente poco a genio a Marlene McKinnon.
E che, forse, il sentimento non era del tutto non ricambiato.





Writ's Corner
Come promesso, eccomi con l'aggiornamento. Allora, che dire? E' tornato un po' di Remus, e immagino siamo tutti molto felici di trovarlo qui. Io personalmente adoro anche la presenza di Doc -ho un debole per lui, come personaggio, nel caso non l'avessi detto abbastanza volte- ma scrivere di Remus che fuma mi fa sempre divertire un mondo!
Che dire, dunque, di questo capitolo?
In realtà succedono piccole cose - ammettetelo, anche voi avete fatto spesso e volentieri impazzire le vostre amiche/i vostri amici facendo prendere loro dei veri infarti denunciando situazioni super drammatiche che erano, in realtà, delle vere e proprie scemenze (perchè c'era bisogno di Lily per curare il polso di Alice? Tutta scena, Ali è una dramaqueen come la sua scrittrice)- però ecco, c'è un altro po' di Jily, ci sono altri SiriusJamesMarlene (chi trova un nome a questo triangolo si becca un premio, lo giuro!) e c'è anche qualche accenno a Fabian - ve l'avevo detto, io, di aspettarvi un milione di addii mentali.
Questo è tutto. In realtà il capitolo doveva essere diviso in due parti, ma si inizia ad avvicinare quel periodo dell'anno -leggasi: SESSIONE ESTIVA- in cui mi manca anche il tempo per respirare, tra il laboratorio, il corso di teatro e l'università. Spero mi perdonerete, quindi, se sarò poco presente.
Vi mando un bacio

W

 

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Capitolo 8
*** 7. Peppermint non è una sfigata con pochissimi amici ***



7. Peppermint non è una sfigata con pochissimi amici




« E’ stato imbarazzante! »
« Alice… »
« DI più! E’ stato umiliante! »
« Lice… »
« Peggio. E’ stato davvero triste, e quando dico triste intendo umiliante e imbarazzante insieme »
« Alice Prewett vuoi stare un po’ zitta? » esclamò Emmeline, battendo con forza una mano sul proprio tomo di Chimica Organica con tanta forza da piegare una pagina a proposito dei vari usi dell’ammoniaca nei composti. Lily sogghignò sottovoce, notando l’espressione scioccata di Alice, che incrociò le braccia al petto e piegò la bocca in una smorfia offesa.
« Emma, questa è una cosa seria! Voglio dire, Marlene McKinnon è accorsa, armata di ghiaccio fin sopra i capelli, credendo che mi fosse capitato chissà cosa e io ero lì a lamentarmi di questo stupido polso su cui non è apparso neanche mezzo livido! Tutti i Malandrini-
« Tranne Peter, che era tornato a casa per il weekend »
« Giusto, grazie Lily, tutti i Malandrini tranne Peter, che mi sembra l’unico vagamente più umano di tutti loro, sono accorsi in mio aiuto per un polso che non era niente! E Marlene McKinnon, l’Ape Regina, quella che tiene in scacco Potter e Black è venuta ad aiutarmi ed io non avevo niente! » concluse Alice, le guance rosse per la foga, l’imbarazzo e anche la rabbia verso se stessa. Emmeline prese un profondo respiro e infilò un foglio degli appunti di Lily in mezzo alle pagine del proprio libro, prima di chiuderlo con delicatezza.

« Hai cinque minuti per lamentarti ancora un po’, dopodiché se non stai zitta spedisco te e Lily a casa » spiegò con una certa calma, ignorando le proteste di Lily riguardo al fatto che lei non aveva alcuna ragione per essere sbattuta fuori da casa della sua amica.
« Sei una tiranna! » brontolò Alice, puntando la penna contro la faccia di Emmeline.
« Quattro minuti e cinquantatré » le rispose lei, senza battere ciglio.
« Beh, scusa, io non capisco, mi sono fatta quattro -
« Due »
« D’accordo, due rampe di scale scivolando a causa di quella dannata cera per pavimenti e sono atterrata facendomi male al polso. In più Frank era tornato a casa per il compleanno di Augusta quindi-
« Guarda che carina, chiama la suocera per nome! »
« Lily! La pianti di interrompermi? Sennò Emma conteggia anche i tuoi inutili interventi nei miei cinque minuti! »
« Tre e ventisette! »
« Stai barando, non vale! Comunque, dicevo, mi sono messa ad urlare solo perché di solito è quello che si fa in queste situazioni. E perché, ovviamente, avevo un male al sedere non indifferente… »
« Il linguaggio, signorina Prewett »
« Che c’è, Emma, mica ho detto culo… »
« Il linguaggio! »
« Oh, ma vaffanculo! »

Incapaci di rimanere ancora serie, tutte e tre le ragazze scoppiarono a ridere sonoramente, senza riuscire a fermarsi se non dopo un paio di minuti buoni. Lily aveva le guance rosse e un alone nero sotto gli occhi, a testimoniare il fatto che il tanto decantato mascara non era così waterproof come diceva la confezione, mentre Emmeline boccheggiava nel tentativo di non scoppiare a ridere di fronte all’espressione ancora una volta offesa di Alice.
« Comunque, il mio culo-sedere-deretano-didietro-fondoschiena faceva decisamente male e io mi sono messa ad urlare e sono arrivati i Malandrini, tutti preoccupati, soprattutto James, che da quanto ho capito ha una sorta di fobia del sangue e strillava istericamente perché non voleva guardarmi nel caso io fossi stata tanto ferita. Poi, molto cavallerescamente mi ha aiutata a rialzarmi e mi ha annodato la sua sciarpa sul polso perché, a detta sua, facevano così ogni volta che lui si faceva del male a basket al liceo… »
« Aspetta, Potter giocava a basket al liceo? » domandò Emmeline, volgendo lo sguardo in direzione di Lily, che aveva improvvisamente serrato le labbra, lontana anni luce dalle risate di poco prima.
« Sì, era il capitano ed era piuttosto bravo. La sua squadra ha vinto tornei su tornei per anni, ma erano un branco di spocchiosi che si credevano divinità scese in terra » rispose Lily, fissando apaticamente la tazza di thè che si trovava sul bordo del tavolo. Le partite di basket del liceo se le ricordava bene, con tutta la gente che tifava per loro, i Rainbrick Tornados, e Potter che si divertiva a fare canestro nelle maniere più spettacolari, solo per sentire tutta quella serie di disgustosi coretti che lo esaltavano ed elogiavano. Erano i tempi in cui i Malandrini esistevano a malapena, in cui erano James e Sirius e Remus e Peter erano solo i nuovi vicini di casa di James. Erano altri tempi, quelli, in cui lei non si sedeva tra Alice ed Emmeline, ma tra Alice e un’altra persona, in cui commentava sdegnata le bravate di Potter e Black, in cui si rifugiava nel Laboratorio di Lingue per poter mangiare in santa pace e parlare con la persona più importante di tutte.
Erano tempi, quelli, in cui esisteva ancora Severus.

« … E poi mentre Lily stava per portarmi di nuovo a casa, Potter se n’è uscito con il fatto che aveva chiamato qualcuno di medicina e, indovinate un po’ chi spunta? Marlene McKinnon, con quel sorrisetto tutto finto e quell’aria di superiorità glaciale »
« Non ti stava simpatica, Marlene? » domandò Emmeline, mentre Lily scuoteva la testa e deglutiva rumorosamente, cercando di tornare alla conversazione del momento.
« Le sta antipatica Lily. La odia, avresti dovuto vedere come l’ha incenerita quando è arrivata! » spiegò Alice, mentre Lily al suo fianco sospirava drammaticamente, annuendo per confermare le sue parole.
« E credo che anche Lily la odi, quindi, per la proprietà transitiva, la odio anche io »
« Anche se devo davvero ringraziarti per il sostegno, Lice, devo dire che io non odio Marlene McKinnon, è solo che ha quei modi di fare da reginetta e… Non capisco mai cosa voglia da me » si difese Lily, ricordando l’occhiata gelida che Marlene le aveva lanciato un attimo prima di avvicinarsi ad Alice e controllarle il polso con gesti rapidi e decisi.
« Che poi, fa tanto il medico, ma voglio dire, frequenta solo il terzo anno! E poi, la maniera in cui mi ha detto “Pensavo fosse una cosa grave, James mi ha fatta correre qui il prima possibile, ma non è niente, vedi, non si è neanche gonfiato”! Come se fossi una bambina alla ricerca di attenzioni! E’ stato umiliante, anche perché, una volta che lei è arrivata, James e Sirius sono diventati tutti buoni e tranquilli, pronti ad esaudire ogni suo stupido ordine » continuò Alice, sbuffando sonoramente e battendo con la mano sul dorso del libro, quasi a rincarare le proprie parole.

« Ahi! » commentò poi, guardandosi il polso che ancora doveva farle male. Emmeline allungò una mano verso di lei e le sfiorò il polso con dolcezza, usando solo la punta delle dita per lasciarle un massaggio delicato. Era dal giorno precedente che Alice non faceva altro che lamentarsi incessantemente di quanto era successo con Marlene e Lily non riusciva, ancora una volta, a capacitarsi della portata di ciò che stava succedendo.
Marlene era sempre stata sulle sue, essendo la tipica ragazza che sapeva di poter ottenere ciò che voleva senza doversi sforzare troppo e che perciò si sentiva in grado di degnare della propria attenzione solo specifiche persone. Lily l’aveva vista recitare solo due volte e se la prima volta era stata troppo concentrata ad osservare Fabian ed ogni suo minimo movimento, la seconda si era accorta del suo carisma e del suo potere anche da sotto al palco. Continuava a pensare che in lei ci fosse qualcosa di intrinsecamente diverso da Potter e Black, ma non avrebbe più saputo dire se in positivo o in negativo: Marlene sembrava essersi costruita un personaggio da film da interpretare, quasi a voler essere speciale a tutti i costi e questo, a Lily, non piaceva affatto. Non capiva perché avesse deciso di rivolgerle la parola dopo un anno e qualche mese che frequentavano la stessa università, ma era evidente il fatto che c’entrasse qualcosa con l’imprevisto e non voluto ritorno di Potter nella sua vita.
« Lascia perdere Marlene, Lice, quella è una a cui è meglio non dare troppa confidenza. Meglio che ti ritenga stupida, piuttosto che pensi di te che potresti essere una sua pari e dunque pericolosa per lei » la rassicurò Lily, cercando di dar voce in maniera coerente ai propri pensieri. Emmeline alzò lo sguardo su di lei e la osservò con cura, inclinando la testa di lato mentre i capelli biondi le scivolavano lungo una spalla, sfuggendo dalla presa di un elastico ormai troppo allentato per poter funzionare a dovere.
« E’ buffo, Lils, che tu dica questo, perché io ho come l’impressione che Marlene sia gelosa di te » spiegò Emmeline, continuando a fissarla con la massima serietà. Lily aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Alice in cerca di sostegno, trovandola però impegnata a mordicchiarsi un labbro, con espressione concentrata e seria.

« Scusa? »

« Ma sì, Lily, ci stavo pensando e secondo me, Marlene è invidiosa di tutte le attenzioni che James –e di conseguenza anche gli altri Malandrini- ti dedica. Il modo in cui battibeccate e -
« Frena, Emma, frena. Io e Potter non ci dedichiamo attenzioni, dico sul serio. Io cerco di evitarlo e lui fa il coglione, semplice, chiaro e lineare. Non gli sono mai stata simpatica, mi ha sempre reputato una sfigata con pochi amici e incapace di instaurare con il mondo una relazione normale, non di certo una persona a cui dedicare la propria preziosissima attenzione » esclamò Lily, stringendo le labbra al ricordo della volta in cui James, dopo una brutta lezione di ginnastica, le aveva detto quelle cose al solo scopo di ferirla.
« Permettimi di dissentire su questo, però, Lils. Voglio dire, quelle cose te le ha dette al secondo anno di liceo, prima che tu iniziassi a toglierti l’apparecchio e smettessi di farti quelle orribili trecce -
« Dicevi che erano carine! »
« All’epoca le trovavo carine, col senno di poi ti dico, in tutta sincerità, che erano orribili. Ma non è questo il punto, sai benissimo che quando ti ha detto quelle cose lui lo faceva solo per darsi un tono e sentirsi grande. Voglio dire, nessuno sano di mente ti definirebbe una sfigata con pochi amici! » disse Alice, gesticolando forsennatamente, le guance di nuovo arrossate per l’agitazione. Lily sorrise teneramente nella sua direzione e chinò la testa sul foglio, osservandolo in silenzio per qualche secondo.
« Beh, non è che io abbia chissà quanti amici. D’accordo, c’erano alcune ragazze del liceo e ora ci sono alcuni del corso di Chimica, ma non è che io abbia chissà quali e quanti amici… »
« Io parlo di amici veri, Lily, e ti assicuro che non è facile avere amici che ti vogliano realmente bene come te ne vogliamo io, Emma, Frank, Gideon e ora anche Mary. Per non parlare di Rebecca, la tua vicina di casa che ora sta in America che ti manda sempre quelle email carinissime e anche Sturgis, che ti scrive sempre per sapere come stai » elencò Alice, sorridendo di più ad ogni parola. Entrambe sapevano che a quell’elenco mancava un nome che nessuna delle due si sarebbe azzardata a pronunciare, ma che aveva un peso speciale e doloroso insieme. Emmeline conosceva la storia, ma non essendoci stata dentro fin dall’inizio non avrebbe saputo capire con precisione quante emozioni, delusioni e ferite si portasse dietro il nome di quella persona.
« E poi ho anche Fabian, giusto, come dimenticarci del grande Fabian? Il mio nuovo migliore amico, a quanto pare » bofonchiò Lily sarcasticamente, facendo scoppiare a ridere le altre due.
« Possiamo ucciderlo nel sonno, Lils, non è un problema. E tu dovresti smettere di pensare a lui, ti ricordi? Ce l’hai promesso e l’hai pure ripetuto davanti allo specchio del bagno per un buon quarto d’ora » ridacchiò Alice, mentre Lily diventava sempre più rossa e assottigliava gli occhi.
« Hai origliato? »
« La porta era aperta. Era molto divertente, davvero, avrei dovuto farti un video e pubblicarlo su Facebook»

« Comunque sia, Lily, dopo aver appurato che non sei una sfigata, resto ancora dell’idea che Marlene possa essere gelosa del rapporto che tu e James Potter avete. Io non lo conosco così bene, ma ogni volta che battibeccate è come se vi isolaste, dimenticandovi di tutti e… fate un po’ paura. E’ come se aveste un codice tutto vostro e credo sia questo che faccia ingelosire Marlene » spiegò Emmeline, mentre Alice annuiva freneticamente alle sue parole. Lily si strinse nelle spalle, trovando l’intera vicenda francamente assurda e priva di senso e preferì sbuffare contrariata.
« Che poi, perché essere gelosa di Potter? Marlene non aveva una tresca con Sirius? » domandò Alice, tornata pimpante e allegra come al solito. Lily vide Emmeline lanciare un’occhiata triste e desolata al proprio libro di Chimica Organica e decise che, finita quella conversazione, avrebbe riportato Alice a casa per evitare all’amica un’altra nottata di studio.
« Girano voci sul fatto che Marlene… si diverta a tenere i piedi in due scarpe. Pare che sì, lei giri soprattutto intorno a Black, ma credo che l’anno scorso, per un certo periodo, lei sia uscita anche con James e forse ancora non si è ben decisa »
« Perché tu sai tutte queste cose e io no? » domandò Alice con faccia scandalizzata, mentre la mente di Lily iniziava a far quadrare una serie di conti che prima non le tornavano, come i gesti possessivi che Marlene faceva ogni volta che si trovava sia con Sirius che con James. Istintivamente, sentì una certa nausea invaderle la gola.
« Perché io ho una compagna di Fisica che è mortalmente pettegola e mortalmente innamorata di Sirius. Però credo che sia Marlene che quei due siano riusciti a mantenere un certo riserbo riguardo alla cosa… » disse Emmeline, stringendosi nelle spalle e lanciando un’occhiata fugace all’orologio. Lily interpretò quel gesto come il segnale che forse se ne sarebbero dovute andare ed afferrò il cellulare, fingendo di accorgersi solo in quel momento di quanto tardi si fosse fatto.
« Lice, dovremmo andare, ho promesso di chiamare mia mamma su Skype alle sette e siamo decisamente in ritardo! » esclamò, alzandosi in piedi e facendo l’occhiolino ad Emmeline, prima di afferrare saldamente il manico del proprio zaino e ficcarci i libri dentro. Alice protestò debolmente, ma si arrese in fretta e in tutta risposta si avvicinò ad Emmeline per scoccarle un bacio sulla guancia, continuando a brontolare contro il proprio polso dolorante.
« E comunque, Lils – la bloccò Emmeline un attimo prima che uscisse dalla porta di casa – fossi in te io farei caso a ciò che ti ho detto stasera »
 
 
« Mamma, se non resti ferma non posso… Mamma! »
Lily saltò di sorpresa nel trovare il viso di sua madre inquadrato così da vicino. Un lieve senso di nausea l’assalì quando la videocamera si allontanò improvvisamente, finendo per inquadrare la vestaglia di Laetitia Monrose piuttosto che il suo viso.
« Mamma, alza il coperchio del computer, non mi interessa parlare con la tua vestaglia! » urlò, ridacchiando leggermente nel momento in cui sentì sua madre imprecare tra i denti nel tentativo di inquadrare al meglio la propria faccia.
« Che linguaggio usa, signora Evans? »
« Signora Monrose, prego, sono una donna indipendente che conserva il suo cognome da nubile anche dopo venticinque anni di matrimonio » la corresse Laetitia con una certa supponenza, scoppiando a ridere in contemporanea con la figlia. Anche a vederla così, un ammasso di pixel poco definito avvolto in una vestaglia color topo, la donna assomigliava terribilmente alla figlia, a partire dal sorriso aperto e gentile fino alla frangia spettinata di un bel rosso scuro.
« Signora Monrose, dunque, posso chiederle con la massima gentilezza di rimanere immobile durante la nostra comunicazione? Perché mi sta facendo venire il mal di mare, a furia di muoversi avanti e indietro! »
« Scusa tesoro, è che sto cercando di non sembrare un pesce palla! Tu sei così carina, con quel faccino della misura giusta, i capelli belli pettinati… »
Lily sospirò e sorrise, avvicinando la propria faccia alla videocamera del computer.
« Anche io sono un pesce palla, mamma, se sto appiccicata al computer, vedi? »
« Oh, ti prego, Lily, resta così tutta la conversazione, in modo che io non mi senta così brutta e… »
« Te lo scordi, mamma, già mi fa male la schiena così, figuriamoci a stare in questa posizione! » esclamò Lily, tornando alla posizione normale e raddrizzandosi sulla sedia mentre sua madre borbottava qualcosa che lei non riuscì a decifrare.

« Ho detto che studi troppo, tesoro, sei sempre lì china su quei libri! »
Lily si sentì leggermente in colpa, pensando a come lei ed Alice avessero interrotto il pomeriggio di studi di Emmeline e lanciò uno sguardo in direzione del proprio letto, dove una serie di quaderni e libri le lanciava chiaro e tondo il messaggio “Sarà il caso che tu torni a studiare”.
« Non studio troppo, davvero! Innanzitutto sono cose che mi piacciono, queste, a parte la Fisica, e poi non è che le mie giornate siano composte solo di studio, anzi! » … Ultimamente vado in giro a soccorrere amiche cadute dalle scale, mi faccio odiare da reginette complessate e cerco di andare oltre il mio grande amore verso la persona più fredda che esista al mondo. Oh, già, e cerco di evitare James Potter come ho fatto negli ultimi due anni, con risultati davvero disdicevoli visto che continuo ad incontrare lui e la sua banda ovunque!

« Come va con la fotografia, tesoro? E’ da un po’ che non mi mandi le tue foto! »
« A dire il vero, sono stata ingaggiata come fotografa all’ultimo spettacolo teatrale dell’università. Con gli esami che ho avuto negli ultimi tempi ho fatto parecchia fatica a trovare un minuto libero per uscire a fare alcune foto… »
« Lily Evans, che non ti venisse in mente di mettere da parte la tua passione, sono stata chiara? Sei così brava a fare le foto, sarebbe un peccato che tu non alimentassi il tuo talento come merita! Guarda che se scopro che hai smesso di fare foto perché certe vicende ti hanno… Scossa troppo non te lo perdono! »

Lily sorrise alle parole della madre e un groppo iniziò a formarsi nella sua gola.
Ricordava con esattezza il giorno di un anno e mezzo prima in cui aveva annunciato ai suoi di voler fare della fotografia parte integrante della sua vita e dunque di aver deciso di iscriversi alla facoltà di Chimica della London University, che le avrebbe permesso di accedere poi a vari master tutti riguardanti l’ambito fotografico. L’idea di lasciare Cokeworth l’aveva, allo stesso tempo, terrorizzata e sollevata, lasciandole addosso un retrogusto di malinconia misto a desiderio di ricominciare, ma sia Laetitia che Marcus avevano capito che il loro piccolo paesino non era il posto giusto in cui far continuare a vivere Lily e non avevano fatto altro che aiutarla e supportarla nella sua scelta, anche quando, il giorno della partenza, lei si era trovata davanti l’ultima e l’unica persona che avrebbe davvero voluto salutare e che forse avrebbe potuto trattenerla lì dove stava. Era stato un attimo, poi Lily aveva girato lo sguardo ed era salita in macchina, sforzandosi di non piangere mentre suo padre accendeva la radio come se si fosse trattato della cosa più normale del mondo.
« Lily, la tua connessione funziona bene? Perché non sento cosa dici! » urlò Laetitia, così forte che Alice, che si trovava a passare davanti alla porta della coinquilina con un secchio di panni lavati tra le mani, strillò in risposta, prima di borbottare tra sé “Voi Evans siete pazzi. Pazzi!” e poi urlare in direzione del pc un poco convinto “Ciao, Laetitia!”
« Alice tesoro! Come stai? »
« Mamma, è andata di là, non ti sente » rise Lily, appoggiandosi allo schienale della sedia per stare più comoda.
« Allora lo chiedo a te, come sta la mia piccola Prewey? »
« E’ una fortuna che non ti abbia sentito chiamarla in questo modo, sai che non sopporta chi storpia il suo cognome! – fece una pausa, in cui guardò sua madre agitare una mano per aria come se lei avesse sparato una marea di sciocchezze e rise ancora, prima di riprendere a parlare – Sta bene, ieri ha solo avuto un piccolo incidente e si è fatta male al polso »
« E’ grave? E’ slogato, contuso, rotto? » chiese Laetitia in tono pratico, comportandosi da perfetta infermiera quale era.
« Niente di grave, credo sia solo un po’ contuso, sai com’è fatta Alice, è un po’ sbadata, a volte? »

« Vogliamo parlare di persone sbadate, Lily? Perché qualche tempo fa Alice mi ha mandato un messaggio chiedendomi dove avresti potuto aver messo il vostro telefono, visto che aveva già guardato più o meno ovunque! »
« Oh, quello – Lily alzò gli occhi al Cielo e sospirò rumorosamente – Era nel freezer »
« Nel freezer? » strillò così forte Laetitia che immediatamente da dietro di lei si levò un trambusto terribile e apparve la testa scompigliata di Marcus, che aveva in volto un’espressione piuttosto confusa.
« Titia, amore, è successo qualcosa di grave? » chiese, senza rendersi conto di essere inquadrato dalla videocamera. Indossava solo una camicia, che lasciava spuntare le gambe magre e nodose, e aveva i capelli così in disordine che per un attimo Lily li scambiò per quelli di James Potter. Si era tagliato i baffi –finalmente!- e ora sembrava più giovane di una decina di anni, soprattutto per il fatto che i suoi occhi azzurri brillavano come quelli di un ragazzino.

« Ciao papà! »
« Ciao, Peppermint! »
Lily sorrise nel sentire quel soprannome e si sistemò meglio davanti al computer, incrociando le mani sotto il mento in modo da stare più comoda.
« Tua figlia è diventata patologicamente disordinata, Mark. Sul serio, ha lasciato un telefono nel freezer! »
« Titia, Lily non è diventata patologicamente disordinata, lo è sempre stata. Mi ricordo ancora di quella volta in cui perse lo zaino di scuola per una settimana e… »
« Quella volta posso dire, a mia discolpa, che non era colpa mia. Quell’idiota di Potter aveva ben pensato di fare uno scherzo divertente a me e a… »
Si interruppe di botto, arrossendo nel tentativo di non mostrare quanto ancora quel nome la ferisse gravemente e girò gli occhi in un’altra direzione, fissandoli su una delle piantine del davanzale.
Comprale finte” le aveva detto sua madre, quando per la prima volta aveva iniziato a sistemare le cose nella stanza “Che disordinata come sei, rischieresti di perdertele e trovarti all’improvviso una coltura di gelsomini dentro l’armadio”
« James Potter, eh? Non lo sentivo nominare da una vita… Ho incontrato suo zio al supermercato, so che studia lì a Londra con te, tesoro. Lo hai incontrato pure tu? »

Lily, se possibile, arrossì ancor più vistosamente alle parole della madre e spostò le mani sotto al tavolo, in modo da non far vedere ai propri genitori i pugni stretti per la rabbia. I modi scostanti del ragazzo, la sua umiliante richiesta, il modo volutamente ambiguo e sfacciato con cui la trattava e quell’orribile teatrino che lui, McKinnon e Black avevano messo su la facevano irritare in maniera esponenziale ogni volta che ci pensava, rendendole impossibile pensare con la dovuta lucidità.
« Purtroppo l’ho incontrato. E’ sempre lo stesso idiota, mamma… »
« Eppure suo zio dice che è diventato tanto un bravo ragazzo e che è cambiato tanto, da quando facevate le superiori! »
« Lily, amore, ma sei tutta rossa? Ti ha fatto qualcosa? »
La voce preoccupata di suo padre la riscosse, costringendola a scuotere la testa e a sorridere, nel tentativo di non incupirsi e di non farli preoccupare più di tanto.
« No, è che… Io e James Potter non siamo destinati ad essere amici, solo questo. Abbiamo troppe cose irrisolte e un brutto passato e probabilmente non saremo mai in grado di superare i vecchi rancori »
« Le fai ancora le foto? Ultimamente non ce ne mandi più tante, Peppermint! »

Fu suo padre, come ogni volta, a salvarla prima che le cose si complicassero troppo.
« Lo so, è che non ho avuto molto tempo, dico sul serio… »
« Gliel’ho detto anche io, che non ci manda più nulla. Guarda che, veramente, se scopro che quel Fabian ti ha detto ancora qualcosa io… »
« Mamma, è successo mesi fa, sul serio, non devi prendertela ancora così tanto! Non vi sto mentendo, non ho avuto tempo, ma prometto di rimediare il prima possibile… »
Lily deglutì e i suoi occhi, che continuavano a muoversi inquieti, incapaci di rimanere semplicemente incollati alla webcam, si spostarono su una serie di fotografie appese appena accanto alla porta. Erano tutte foto di persone sconosciute, colte, chi più chi meno, in atti di banale quotidianità: due donne che parlavano animatamente, un bambino che guardava pensieroso il proprio cane, un uomo seduto da solo ad un caffè, le mani intrecciate di due ragazzi di spalle. Erano le foto a cui Lily teneva di più, perché erano solo ed esclusivamente sue e le teneva lì per ricordarsi ogni giorno di quanto fosse sorprendente anche la vita più banale. Erano un’estensione di lei e della sua mente, in un certo senso.
Erano le foto che Fabian, nel suo tentativo di essere sempre corretto e costruttivo, un giorno aveva definito “Forzatamente poetiche, già piuttosto viste in giro
Erano le ultime foto che lei aveva scattato con il cuore.

« Papà! »
Una quarta voce si inserì nella conversazione e Lily, per un istante, si lasciò andare ad un sorriso nostalgico, nella speranza che la persona che aveva parlato si avvicinasse al computer abbastanza da essere vista.
La sensazione di dolcezza sparì subito dopo, così come era iniziata, e Lily storse il naso, ricordandosi uno dei precetti che l’avevano accompagnata negli ultimi anni: “Smetti di sperare per non rimanerci fregata”.
« Petunia, siamo di qua! C’è Lily, vuoi venire a salutarla? »
Il silenzio che seguì la domanda di suo padre fece ghiacciare il sangue nelle vene a Lily e gli occhi di sua madre la cercarono chiaramente sullo schermo, nel tentativo di rassicurarla quanto meno a distanza.
« Ho bisogno che tu venga di qua, papà, è urgente » disse Petunia, con un tono talmente incolore e piatto – perfettamente percepibile nonostante il pessimo audio del computer- che Lily vide chiaramente i propri genitori immobilizzarsi, davanti alla webcam.
Non l’avevano mai accettata, come cosa, e molto probabilmente non l’avrebbero fatto mai. Lily, invece, si era scoperta incredibilmente saggia – o cinica? O disillusa? – in proposito, accettando la perdita morale della sorella come aveva fatto con tutte le altre perdite morali che avevano caratterizzato la sua vita. Si era abituata lentamente alle ferite, agli sguardi d’odio, si era scoperta capace di rimanere in piedi anche nei momenti più sconvolgenti ed ora, di fronte a tutta l’indifferenza di Petunia, di fronte ai suoi modi crudeli ed infanti, Lily non riusciva quasi più nemmeno ad essere delusa.

« Papà, vai pure da Tunia, non ti preoccupare, tanto io adesso dovrei studiare un po’… Sono stata davvero felice di sentirvi, mi mancate tanto, sul serio »
Era la verità. I suoi genitori le mancavano, le mancava la protezione che le davano quando era a casa, le mancava il modo in cui erano in grado di risolvere i suoi problemi senza doverle chiedere nulla. Le mancava la quotidianità di un tempo che ora era diventata qualcosa di eccezionale e di temporaneo e, benché Lily amasse veramente la propria nuova vita, le mancava tutto ciò che c’era prima.
« D’accordo, tesoro, allora buono studio. Ci sentiamo domani, va bene? Anche perché ci devi dire che giorno di preciso pensi di tornare per Natale, così noi ci regoliamo di conseguenza… »
« Sì, mamma, appena vedo com’è il mio calendario esami cerco di prenotare il biglietto del treno in modo da tornare a casa… Vi voglio bene. Non combinate danni, senza di me, va bene? »
« E tu vedi di non far impazzire la povera Alice, dimenticandoti le cose in freezer! »
« E’ successo una volta sola! »
« Buona serata, Peppermint. Non studiare troppo, mi raccomando, e soprattutto, mandaci qualche foto, appena puoi. Sei così brava… »
« Okay, papà. Oh, e… per favore – Lily alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare ad una risatina – mettiti un paio di pantaloni e sistemati i capelli, che sei più disordinato di un Potter! »
Lily finse di non vedere l’occhiata che sua madre le rivolse un attimo prima di chiudere la telefonata.




Writ's Corner
Avevo promesso un aggiornamento, so, here we are. Chiedo scusa per il poco tempo che vi dedico, ma ho un esame immenso davanti e poco tempo libero, ahimè. Voglio ringraziare tutti voi che seguite questa storia (appello disperato: lettori silenziosi, ho bisogno di voi ora più che mai, fatevi sentire!) perchè per me significa tantissimo. Giuro che da dopo l'esame sarò attiva e produttiva.
Capitolo di passaggio, molto dialogico, con una scena - quella finale - che mi sta a cuore in maniera estrema. Chi è fuorisede capirà perchè.
Si intravedono sprazzi del passato, si raccontano un po' di cose (Marlene e James e Sirius, eh?)
Let me know, I love you all <3

 

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Capitolo 9
*** 8. Anche se saresti interessante con un vestito di paillettes addosso ***


8. Anche se saresti interessante con un vestito di paillettes addosso



E non è che io cerchi un qualcosa di speciale. Non è che io voglia una vita sistematicamente
E non è che io cerchi un qualcosa di anormale. Non è che io voglia una vita spaziale…”
E non è che io cerchi un qualcosa di…”

Lily alzò la testa con uno sbuffo e chiuse il piccolo quaderno nero con un tonfo, posandolo con malagrazia sotto la scrivania. Stava studiando da qualche ora un argomento di fisica che non riusciva proprio ad entrarle in testa e, all’improvviso, le era venuta in mente una di quelle frasi perfette che ogni scrittore sogna di poter scrivere, un giorno. Aveva afferrato immediatamente il quaderno nero e si era armata di penna, nel tentativo – vano – di correre dietro ai propri pensieri, e l’unica cosa che aveva ottenuto era stata una serie di frasi banali, scontate e illogiche, che non suonavano minimamente come quella che aveva in testa.
L’esame di Biochimica si avvicinava paurosamente e lei non riusciva a smettere di pensare all’esame che avrebbe dovuto dare subito dopo, un Fisica II che le pesava sullo stomaco come un macigno. Le ultime lezioni erano state disastrose ed ogni suo tentativo di capire qualcosa si era fermato quando nelle formule avevano iniziato ad intervenire un numero troppo alto di lettere appartenenti ad un alfabeto diverso da quello inglese.
Si prese la testa tra le mani e sospirò pesantemente, alzandosi per andare a preparare l’acqua per una qualche tisana, che avrebbe dovuto quantomeno riscaldarla in quei giorno incredibilmente piovosi e freddi. In quel momento suonò il campanello e la voce lagnante e vagamente rauca di Alice si levò da dietro la sua porta, chiedendo a Lily di andare ad aprire perché lei doveva ancora finire “quel cazzo di paragrafo”.

Lily si trascinò di mala voglia fino alla porta, cercando di sistemarsi i capelli legati fino ad allora in una coda storta e si accostò allo spioncino giusto in tempo per vedere un lampo giallo evidenziatore entrare nel suo campo visivo.
« Oh, ciao, Maree, entra pure » esclamò, un secondo prima di aprire la porta. I capelli riccissimi dell’amica entrarono nel raggio visivo di Lily per primi, non appena Mary si lanciò su di lei per stringerla in un abbraccio affettuoso, un secondo prima di marciare allegramente in direzione della camera di Alice, spalancando la porta senza tanti complimenti.
« Ciao, amiche secchione, sono venuta a dirvi una cosa » esordì, sedendosi sul letto di Alice dopo aver spostato un paio di libri dall’aria minacciosamente grossa, straripanti di foglietti e di post it. Lily si appoggiò alla soglia, osservando con un sorrisetto l’espressione di pura sorpresa mista ad indignazione che stava andando formandosi sul volto di Alice.
« Mary, cosa ci fai qui? » bofonchiò dopo un po’, prima di alzarsi per andare di corsa a recuperare i propri libri, in modo che Mary non li potesse in alcun modo sgualcire, intenta com’era a muoversi sul letto per cercare di sedersi più comodamente.
« Te l’ho detto, sono venuta a dirvi una cosa »
« D’accordo, Mary, cosa vuoi esattamente dirci? » chiese Lily, lanciando un’occhiataccia ad Alice che stava già per ribattere animatamente. In periodo di esami era facilmente suscettibile e anche piuttosto pronta a brontolare contro tutti e Lily la conosceva abbastanza da sapere che sarebbe bastato un nulla per farla scoppiare, iniziando a blaterare cose senza senso.

« A Capodanno avete da fare » esclamò Mary, guardandole negli occhi con una certa malizia.
« Non lo so ancora, che cosa faremo, probabilmente io starò con Frank e Lily tornerà a casa, come abbiamo fatto l’anno scorso… Tu che cosa farai? » chiese Alice, guardando l’amica con una certa curiosità, visto che Mary aveva iniziato a scuotere la testa e a sbuffare platealmente.
« Sono venuta qui a dirvi una cosa, non a chiederla, hai presente la differenza, Ali? Intendevo dire che Capodanno, quest’anno, lo passeremo tutti insieme, perché io e una mia amica organizzeremo la festa più bella di sempre e voi non potete mancare »
Mary sorrideva così tanto che Lily scoppiò a ridere di rimando, contagiata da quella botta di allegria improvvisa e quasi del tutto fuori luogo. Erano ormai gli ultimi giorni di Novembre, e il Capodanno sembrava ancora una cosa lontana, dall’altro lato di un baratro profondo all’interno del quale sguazzavano esami e regali di Natale ancora da comprare.

« Beh, io dovrei sentire Frank, magari… -
« Guarda che abbiamo invitato tutto il gruppo di teatro, ovviamente, quindi Franky Boy non può mancare e non mancherà di certo. Andiamo, sarà divertente! C’è questa mia amica che è proprio qui di Londra ed ha una casa davvero fantastica e non possiamo assolutamente mancare a questa festa! »
Mary era così felice e così convinta delle proprie parole che non si accorse dello sguardo improvvisamente sfuggente di Lily, né del modo in cui le sue spalle si irrigidirono impercettibilmente.
« Mary, mi dispiace smorzare il tuo entusiasmo, ma io devo tornare a casa… E’… una tradizione, per me, passare il Capodanno tutti insieme al mio paese e io posso rivedere i miei amici di lì solo in poche occasioni, quindi credo che… dovrete raccontarmi tutto dopo » sussurrò Lily, con gli occhi bassi e le labbra piegate in una smorfia.

Prima che succedesse il disastro, Lily aveva amato il Capodanno: aveva amato il fatto che unisse l’inizio di un qualcosa di nuovo, la possibilità di passare letteralmente attraverso il tempo avendo accanto le persone a cui voleva più bene e il festeggiare qualcosa di normalmente scontato e quasi invisibile, come il passaggio da un giorno all’altro.
Lily aveva avuto Severus al suo fianco per anni, come una presenza costante e sicura alla quale stringere la mano nel momento in cui il conto alla rovescia stava per terminare, tutti stappavano gli spumanti e una marea di bicchieri si levava verso l’alto, pronta a brindare ad un futuro paradossalmente vicino ed attuale.
Poi era successo quello e il mondo le era crollato addosso, mentre sua sorella smetteva anche solo di fingere di augurarle “Buon Anno Nuovo” e James Potter iniziava a guardarla in quella maniera compassionevole e pietosa, che sarebbe sparita solamente dopo l’ennesima, feroce e distruttiva litigata.
Poi le cose erano iniziate ad andare male e a Lily era rimasta come unica possibilità quella di continuare tutto nel tentativo di non rompersi ancora di più.

« Non puoi… Saltarlo? Almeno quest’anno! Sarà una festa bellissima, piena di gente e prometto che io sarò abbastanza sobria da non andare in giro vomitando prima ancora di mezzanotte! » esclamò Mary, balzando in piedi e afferrandole la mano nel tentativo di convincerla a cambiare idea. Lily scosse impercettibilmente la testa e i suoi occhi incrociarono per un istante quelli di Alice, che tossicchiò brevemente per cercare di ottenere di nuovo l’attenzione di Mary.
« Mary, non sei felice di avere me e Frank come ospiti d’onore? Cos’è, non ti bastiamo più? »
Mary, Lily lo capì subito, era troppo furba per lasciarsi abbindolare da una frase del genere e scosse la mano in direzione di Alice senza neanche darsi la pena di rispondere. A prima vista, Mary McDonald sarebbe potuta sembrare una ragazza superficiale, blandamente allegra e priva, in realtà, di un qualunque spessore che andasse oltre i suoi maglioni eccentrici e le sue scarpe di colori diversi, ma bastava parlare con lei per qualche minuto e si rimaneva affascinati dal suo modo, perfettamente coerente con se stesso, di percepire il mondo, la vita e le relazioni interpersonali.
« Senti, Lily, davvero, se è per Fabian che non vuoi venire io… Ti prometto che te lo terrò lontano »
« Io e Fabian in teoria siamo rimasti amici, Maree, non c’è bisogno che…-
Lily fu bruscamente interrotta dall’occhiataccia di Mary e si trovò costretta a tacere mentre l’amica sollevava un dito contro la sua faccia con fare incredibilmente deciso.
« Senti, abbiamo già parlato della questione Fabian e abbiamo accettato il fatto che tu creda di averla superata ampiamente, ma io ne ho parlato con Gideon e sinceramente siamo un po’ preoccupati per te! »
Lily spalancò gli occhi, mentre un’espressione confusa andava formandosi sul suo volto pallido.
« Ma che… Tu e Gideon avete cosa? »
« Lily Evans – iniziò Mary, sistemandosi di nuovo sul letto e allungando i piedi per togliersi le scarpe – Gideon Prewett è un ragazzo carino che apprezza incredibilmente e sinceramente il mio vestiario e che non si scandalizza davanti al mio nome completo. Tu credevi davvero che io non mi sarei immediatamente impegnata a diventare sua amica? E’ una così carina che sto valutando se innamorarmene o meno »
« Tu sei fuori di testa » se ne uscì Alice, con una sincerità tale che Lily quasi si strozzò nel tentativo di non ridere.
« Non sono fuori di testa, sono molto più pratica di Lily, ad esempio, che si fa mille paranoie e che non riesce a staccarsi dalle cose come dovrebbe. Gideon ti conosce, Lils, e so per certo che non eri così, fino a qualche tempo fa. Non che tu ora non vada bene, assolutamente, io ti adoro e sono ancora convinta che tu debba boicottare la tua famiglia, questo Capodanno, ma vedo che ti manca qualcosa: è come se tu fossi bloccata, fossilizzata in una sorta di dolore interno e non riuscissi ad uscirne e mi fa male vederti così, soprattutto sapendo che la causa è, in parte, Fabian » disse Mary, la voce sinceramente contrita e gli occhi che raccontavano un vivido dolore e un qualche struggimento interiore. Lily cercò di sorridere, essendo pienamente consapevole del fatto che ferite come le sue dovevano apparire più evidenti che mai agli occhi di una persona come Mary.

Lei sarebbe voluta essere la stessa Lily di un tempo, ma non aveva né l’intenzione né tanto meno la presunzione di provare a cambiare: sapeva perfettamente che ciò che era stato non sarebbe tornato e, ancor di più, sapeva che ciò che aveva passato le sarebbe rimasto incollato alla pelle in maniera indelebile.
« Mary, non è solo Fabian. Io ho… Una famiglia complicata. Mia sorella mi odia e… - fece una pausa profonda, nel tentativo di controllare la voce in modo da risultare più tranquilla di quanto già non fosse - … E quello che era il mio migliore amico è stato spedito in un centro per la tossicodipendenza per colpa mia, indirettamente »
Nella stanza calò un silenzio tombale. Alice aveva le lacrime agli occhi e prima che chiunque potesse dire qualcosa si alzò di slancio e abbracciò Lily, stringendola con forza come se quel gesto avrebbe potuto tenere insieme tutti i suoi pezzi. Le mormorò all’orecchio un “Non è stata colpa tua e se anche lo fosse stata, sarebbe comunque la cosa migliore che qualcuno avrebbe potuto fare per lui” che era già stato detto troppe volte e le accarezzò i capelli, mentre sperava, intimamente, di non dover di nuovo fare i conti con il fantasma che assaliva Lily ogni volta che veniva trattato quell’argomento.
« E’… - la voce di Mary era rauca e quasi atona e le parole le uscivano a fatica dalla gola - … E’ Piton? Quel Piton? Non posso… »
Lily sobbalzò e girò la testa, senza districarsi dall’abbraccio di Alice, e fissò con insistenza Mary, nel tentativo di comprendere per quale dannato motivo lei conoscesse Severus.

« Me ne ha… Parlato James » ammise poi, le labbra strette e l’espressione contrita. Lily fece un gesto secco e Alice si allontanò da lei giusto in tempo per vedere gli occhi dell’amica riempirsi di un’ira perfettamente intellegibile.
« Ovviamente te ne ha parlato. Perché non vantarsi ancora un po’ di aver rovinato la vita alle persone, eh? Perché non andare in giro ad esaltare il proprio animo caritatevole e la sua stupida giustizia? Perché non impicciarsi, ancora una volta, delle vite degli altri? » urlò lei, la disperazione sempre più palpabile nelle sue parole. Il silenzio calò di nuovo, mentre il rimprovero lampeggiava negli occhi di Alice in direzione di Mary e per qualche secondo l’unico rumore nella stanza furono i respiri affannosi di Lily.
« Lily, giuro di star dicendo la verità, te lo giuro su me stessa, su tutto ciò che vuoi – esordì Mary, alzando le mani e guardando fissamente Lily negli occhi – James mi ha parlato di questa cosa piangendo. Ha pianto, Lily, e ha detto di essersi sentito una persona orribile, quella volta. Dice che si sente ancora in colpa per aver rovinato un’amicizia, anche se continua a sostenere che comunque qualcuno avrebbe dovuto guardare in faccia la realtà e prendere provvedimenti. Non ha mai, mai fatto nomi. So che si tratta di Piton solo perché, una volta, ho colto una conversazione con Sirius. Ma ti giuro, non se n’è mai, mai e poi mai vantato »
« Non posso credere che lui abbia pianto. E’ andato avanti per secoli, gonfio come un galletto e tutto fiero del suo gesto » sputò fuori Lily, mentre un tremito feroce la assaliva, impedendole di pensare razionalmente. Ancora una volta, la sua vita e la sua realtà sembravano voler apparire all’improvviso diverse e sfaccettate, lontane dall’ordine precostituito che avevano faticosamente ottenuto.
« Non ha pianto in quel momento, Lily, anche perché allora non lo conoscevo. Ma qualche mese fa sì, e ti assicuro che non è la persona che credi tu, nonostante si sforzi di dimostrarti il contrario »

Lily rimase in silenzio. Avrebbe voluto dire qualcosa -una cosa qualsiasi, pur di cavarsi dall’impiccio di dover prendere in considerazione le parole di Mary, pur di non dover vedere lo sguardo sincero dell’amica, pur di non dover tornare con la mente a quel disastroso ventotto maggio, quando tutto era finito- eppure non riusciva a pensare a nulla, la mente bloccata in un turbinio di parole che si agitavano convulsamente.
« Mary, io capisco che tu sei amica di James, davvero. E capisco che non puoi conoscere questa storia così come la conosciamo noi, ma ti prego… »
« Festeggerò Capodanno con voi, credo. Posso mandare un messaggio a mamma. Spiegarle il fatto che vorrei stare con i miei nuovi amici. Posso farlo. Sarà facile »
«… non tirare mai più fuori l’argomento » Alice terminò la frase sottovoce, guardando Lily con gli occhi spalancati, una mano ancora tesa in direzione di Mary, che sembrava ancor più confusa di lei.
Alice, in tanto tempo, non aveva mai visto Lily reagire in quel modo al discorso Severus. Solitamente, l’amica reagiva chiudendosi in una sorta di mutismo insondabile, che si risolveva solo qualche ora dopo, con un paio d’occhi pieni di lacrime trattenute a stento e qualche tazza di tè di troppo.
« Ho festeggiato Capodanno con loro per troppi anni. E’ giunto il momento che, sì, insomma, io mi stacchi dal nido familiare e tutto il resto, giusto? » continuò Lily, chiudendo gli occhi per un secondo di troppo e tradendo così l’inganno che l’atteggiamento perfettamente posato e pacato celava. La sua mano si allungò verso il braccio di Alice, lasciando che le dita si stringessero intorno al suo polso, e si sforzò di sorridere in direzione di Mary, che parve cogliere al volo la delicatezza della situazione, tanto da sorridere dolcemente di rimando prima di rispondere alle due amiche.
« E’ il momento che tu ti ubriachi come si deve, Evans, e ti metta un vestito pieno di paillettes, Santo Cielo! »
 
 

« Lils… - la voce di Alice giunse attraverso la porta socchiusa della camera e Lily si affrettò a chiudere il quaderno nero, buttandolo da qualche parte all’interno di un cassetto – …Ne vuoi parlare? »
« C’è qualcosa che si può dire che non sia già stato detto? » chiese sarcasticamente in risposta, avvicinandosi alla porta per aprirla. Non sentì il sospiro di Alice, né la vide stringere le labbra in maniera disperata, come solo le vere amiche di fronte ad un dolore ingestibile sanno fare. Non la sentì né la vide, ma percepì, chiara e forte, la sua presenza rassicurante al di là della porta.

« Potter piange. Di questo non avevamo mai discusso »
« Potter è un emerito coglione, Lice »
« Statisticamente approvata, come cosa, ne siamo tutti consapevoli. Ma piange. Dovremmo parlare di questo fatto »

Lily si spostò mentre Alice entrava in camera, una tazza di tè tra le mani e un sorriso gentile sul volto struccato. Indossava un pigiama orribile, di vecchissima data, e aveva i capelli sporchi tenuti su con un mollettone, eppure, di fronte a lei, Lily non poté fare altro che sentire il suo cuore sciogliersi leggermente.
« Vaniglia. Siamo in un momento tanto delicato quanto la mattina alle sette e trenta di un giorno invernale » spiegò Alice porgendole la tazza, sfoderando la conoscenza intima delle più piccole abitudini della coinquilina.
« Due cucchiai di zucchero? »
« Due e mezzo »
Lily rise e si sedette sulla scrivania, scansando leggermente i fogli pieni di appunti.
« Credo dovresti accettare il fatto che, così come sei cresciuta tu, anche lui lo è. Tu vedevi la portata di questa vicenda già anni fa, lui probabilmente ha iniziato a rendersene conto solo ora. Sicuramente non è più la stessa persona che era prima, quindi non comportarti come si comporterebbe il vecchio Potter, ora, e concedigli il beneficio del dubbio. Stai sprecando energie in un odio che, in primis, corrode te e la tua serenità »
Alice aveva parlato con sicurezza, osservando Lily mentre cercava inutilmente una scappatoia a ciò che lei le stava dicendo in quel momento. Si trattava della pura e semplice verità – Lily si stava avvelenando da sola, rimanendo attaccata ad un passato che non sarebbe mai più riuscita a cambiare. Chiedeva a James di crescere, ma la prima a dover lasciare le sicurezze di quei ricordi dolorosi era proprio lei, ed era ora che se ne rendesse conto.

« E’ che… odiare lui dava un senso a tutto quello che è successo. Mi permetteva di scaricare il senso di colpa. Se odio Potter non sono costretta a chiedermi se avrei potuto fare di più, se avrei potuto essere un’amica migliore. Se odio Potter posso fingere di non pensare a ciò che è successo »
« Ma è successo, Lily. Devi andare avanti. Devi farlo per te stessa, smettila di imprigionarti da sola… E’ come con Fabian. Sei tu che rimani ancorata alla vostra storia con le unghie e con i denti, senza accettare una realtà che sì, non sarà meravigliosa, ma che è reale, intanto. Muoviti. Buttati »
Lily sorrise alle parole dell’amica e sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi, mentre una stanchezza profonda si impossessava di ogni fibra del suo essere. Non disse niente, si limitò ad accostare la tazza alle labbra e sorseggiare delicatamente il tè, mentre Alice capiva che per quella sera non avrebbe avuto risposta. Rimasero in silenzio per un po’, poi l’arrivo di un messaggio da parte di Mary costrinse Alice a scoppiare a ridere e interpellare l’amica.

« Mary conferma che la festa si farà e aggiunge, nel messaggio successivo, che il vestito con le paillettes devi mettertelo, anche a costo di fartelo indossare a forza, sappilo! »
« Solo se tu ti metti uno di quei ridicoli cappellini con l’elastico, però, Prewett »
« Ma sì, perché no? Frank potrebbe anche apprezzarlo, in abbinamento con il completino rosso che sto pensando di comprare per l’occasione… »
 
 





« James? »
« Uh? »
« Mi ha scritto Mary. Dice, testuali parole : Capodanno si farà, sarà una bomba, tutti quelli della lista tranne Allan Jones hanno confermato la loro presenza, quindi aspettati il Capodanno più bello della tua vita. Oh e c’è anche un adorabile post-scriptum che ti interesserà molto! »
James spense lo schermo del proprio telefono con un gesto stizzito e cercò di concentrarsi su ciò che Sirius gli stava dicendo e non su ciò che aveva appena letto.
«Mi interesserà molto? »
« Oh, e, Lily, il vestito con le paillettes devi mettertelo, anche a costo di fartelo indossare a forza, sappilo! Ops, scusa, Black, era per Lily, non per te. Anche se saresti interessante con un vestito di paillettes addosso!” »
La risata di Sirius squarciò l’aria e James cercò di capire se la stretta che provava allo stomaco in quel momento fosse dovuta al contenuto dei messaggi di Marlene che gli erano appena arrivati (“Pranzo insieme domani? Dovremmo proprio farlo”) oppure alla consapevolezza che avrebbe potuto passare la notte di Capodanno in compagnia di una Lily Evans con addosso un vestito di paillettes.
 
 
 
 
 
 
 
E’ che non è che io voglia per forza un futuro perfetto. E’ che vorrei solo smettere di vedere la perfezione in ciò che è passato.







Writ's Corner

PERDONATEMI PER IL RITARDO, davvero, perdonate una povera piccola Writ disagiata che dovrebbe solo essere presa a botte in testa.
Ho finalmente finito questa sessione dando un esame a dir poco immenso (e immensa soddisfazione è derivata dall'averlo superato al meglio, per fortuna)
Devo innanzitutto ringraziare chi non mi ha abbandonata e ha recensito, mandandomi il suo supporto e la sua forza. Davvero, siete meglio di qualsiasi portafortuna. <3

Il capitolo di oggi spiega tante tante tante cose, compresa, in parte, anche quella famosa cosa lì. Che ne pensate? Ve l'immaginavate?
E che ne pensate di Alice e Mary e del Capodanno? 

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Capitolo 10
*** 9. Piccola Evans ***


9. Piccola Evans 

« Piccola Evans »
Lily alzò gli occhi al cielo e continuò a camminare imperterrita, il pacco di appunti sotto al braccio sinistro che minacciava di scivolare ad ogni passo che lei faceva.
« Piccola Evans, avanti, non puoi ignorarmi »
C’era un sole meraviglioso, quel giorno. Così bello da essere quasi doloroso, così in contrasto con il freddo invernale che si infiltrava sotto ai vestiti, lasciando una serie di pizzichi ghiacciati sulla pelle. Non sembrava possibile, un sole del genere, a dicembre, a Londra, eppure era lì, meraviglioso, che si stagliava in cielo.
« Posso continuare a chiamarti Piccola Evans fino a quando non sarai esasperata, sai, vero? »
Lily sorrise leggermente senza smettere di camminare, svoltando improvvisamente all’interno dell’edificio A, la sciarpa che le ballonzolava sulle spalle e il cappotto slacciato per metà.

«Buongiorno, Maree»
«Buongiorno, mia dolce Lils, ti sei resa conto che Gideon – buongiorno, Gid! – ti sta seguendo e continua a blaterare il tuo nome, vero? »
« Assolutamente sì! »
« Mi sta ignorando, Mary, e non so per quale motivo! » si lagnò Gideon, ottenendo in risposta un’occhiataccia da parte di Lily, che finalmente si era degnata di fermarsi e di voltarsi nella sua direzione.
« Sai esattamente qual è il motivo, invece! »
« Ora non mi ignora più, l’hai notato? E’ fantastico quanto la pignoleria prenda il sopravvento sulla sua testardaggine, davvero, dovremmo fare una sorta di Hunger Games dei difetti di Lily Evans per vedere quale prendere come vincitore e… »
« Smetti di sparare stronzate, Gid, non è proprio il caso! »
Mary osservava la scena con un senso di assoluta confusione, le braccia intrecciate sopra la felpa arancione fluo, le gambe fasciate dai jeans a pois esageratamente divaricate. Odiava non capire cosa stesse succedendo.

« Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo? »
« Ehi, buongiorno, Doc, sono molto felice di vederti! Ciao anche a te, Benjamin! »
« Lily Evans, buongiorno »
« Buongiorno, Lily, come stai? »
« Cosa cazzo avete tutti quanti da dire buongiorno, io voglio capire perché Lily sta ignorando Gid, e perché Gid sta facendo incazzare Lily, qualcuno mi spiega… Cosa. Cazzo. Succede?»
La voce irata di Mary fece scoppiare a ridere tutti e immediatamente Gideon le si avvicinò, posandole un braccio sulle spalle, cosa che la fece diventare ancor più rossa in viso di quanto già non fosse a causa di tutte le urla.
« Un fiore delicato e gentile. Una melodia per le orecchie » la schernì poi, dandole un rumoroso bacio sulla testa prima di staccarsi da lei e tornare a fronteggiare Lily, ancora scossa da delle risatine.
«Sono molto confusa. Terribilmente confusa. Sono appena finita in uno di quei film dove ci sono quelle inquadrature a 360° che girano e danno come risultato solo immagini confuse e stralci di conversazioni completamente random? » chiese Mary, indicando le quattro persone che si trovavano intorno a lei proprio nel bel mezzo del corridoio. Doc le sorrise, stringendosi appena nelle spalle, e scosse la testa, mentre Ben preferì fare prima un cenno leggero con il capo e poi sorriderle affabilmente.
Se non ci fosse stata perfettamente abituata, Mary era certa che li avrebbe trovati, per l’ennesima volta, orribilmente inquietanti.

« Gideon ha organizzato una festa, domani sera» spiegò Lily, lanciando poi al ragazzo interessato un’occhiataccia che avrebbe potuto bruciarlo sul momento.
«Sì, beh, questo lo sapevo, che aveva in programma di organizzare una festa. E dunque? » chiese Mary, piegando la testa di lato nel vano tentativo di comprendere meglio ciò che stava accadendo.
«E dunque, la festa è a casa mia» brontolò Lily, prima di tornare a guardare in cagnesco Gideon.
«Ci tengo a specificare che è a casa di mia cugina, in primo luogo, non in casa tua, tesoro. Poi, suvvia, non ci vedo niente di male, in un’allegra festicciola di tanto in tanto! » le rispose il ragazzo, allargando le braccia con un sorriso beffardo sulle labbra.
«Ci tengo a specificare che io pago esattamente metà dell’affitto, e questo implica che rientrano nelle mie proprietà anche una metà di cucina, di salotto e di bagno. Oh, e anche di corridoio d’ingresso. Quindi la cosa mi riguarda eccome! E non è che mi oppongo alle feste, sappiamo tutti che non sono il tipo di persona che si oppone alle feste, è solo che gradirei saperlo prima, sai com’è…» si difese Lily, agitando un dito in direzione di Gideon, che continuava a sorridere senza sembrare minimamente scalfito dalle parole dell’amica.

«Temo di dover concordare con Lily Evans, Gideon, voglio dire…»
«…Se Mary organizzasse una festa in casa non avremmo alcun problema…»
«…Ma vorremmo saperlo prima. Prepararci psicologicamente all’idea di avere il nostro appartamento…»
«… Invaso da gente su di giri, bicchieri di plastica mezzi pieni di bevande alcoliche… »
«… Piatti sporchi, cuscini in disordine…»
«…Per non parlare di quella terribile e trash musica amarcord che viene sempre fuori durante una di queste feste…»
«… Ma sì, quella dei primi anni duemila, quella che risale alle scuole medie…»
«… Alle prime serate in discoteca, alle immagini scambiate tramite bluetooth…»
«… Alle prime cotte per quei ragazzi che sembravano bellissimi, con tanto di ciuffo piastrato e pantaloni portati troppo bassi sui fianchi… In ogni caso, ci andrebbe bene. Ci basterebbe solo, ecco…»
«…Non trovarci davanti al fatto compiuto! Quindi magari, consulta anche Lily, la prossima volta!»

Gli sguardi stralunati di tre persone si posarono sui due fratelli, che avevano continuato a parlare senza fermarsi un secondo mentre si spostavano verso i distributori automatici di cibo. In perfetta sincronia -e con il silenzio attonito delle tre persone che erano con loro che continuava a permeare nell’aria- ordinarono due pacchetti di Oreo, due succhi di frutta alla pesca e due barrette energetiche, per poi esibirsi in un paio di sorrisi coordinati.
Lily non riusciva ancora a capacitarsi di come quei due potessero essere così perfettamente sincronizzati in tutto ciò che facevano. Sembrava che i loro cervelli fossero coordinati e, per un istante, desiderò ardentemente poterli rendere oggetto di uno di quegli studi scientifici che comprendevano elmetti per misurare EEG multipli e test psicologici blindati.

Anche Gideon riusciva ad afferrare a malapena il meccanismo che si celava dietro quella loro complicità assurda ed esagerata. Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma li invidiava così tanto che faceva male, in momenti come quelli. Lui e Fabian non erano mai stati così. Erano nati a quattro minuti di distanza l’uno dall’altro, eppure sembrava che a separare le loro nascite biologiche fosse occorso molto più tempo.
Non avevano mai battibeccato per stabilire chi di loro due fosse il più grande – “Non esiste un gemello più grande, Gideon, esistono un primo nato e un secondo nato”- né avevano mai fatto finta di scambiarsi le identità solo per far ammattire uno dei loro genitori. Non si erano mai scambiati i vestiti – “Gideon, il tuo stile non mi rispecchia affatto, lo sai”- e non avevano mai discusso per stabilire chi fosse più bello – “La bellezza è un puro fatto soggettivo, abbiamo gli stessi tratti somatici, chi di noi due è più bello lo stabilisce solo chi ci sta di fronte sulla base dei suoi standard di gradimento”- e, in generale, non avevano mai fatto tutte quelle cose che ci si aspetterebbe da una coppia di gemelli. Se tentavano di parlare contemporaneamente, era per esprimere concetti del tutto opposti, con parole dissonanti e toni di voce completamente diversi. Non sapevano passarsi le cose in quello stile catena-di-montaggio che spesso si vede nei film e non erano nemmeno in grado di indovinare l’uno ciò che l’altro pensava.
Erano gemelli geneticamente parlando, ma doveva esserci qualcosa, a livello di anima, spirito e tutte quelle cazzate là, che doveva essere andato storto. Con questo Gideon non voleva dire di non voler bene al fratello o di non essere legato a lui, avevano condiviso una vita intera e, volenti o nolenti, c’era un filo spesso e indistruttibile che li teneva uniti. Ma Gideon non era sicuro che, se non fossero nati a quattro minuti di distanza, quel filo sarebbe stato così spesso e indistruttibile.

Mary, d’altro canto, continuava a ripensare alle parole scappate dalle labbra carnose di Doc con tutta la naturalezza del mondo davanti a quelli che potevano essere definiti poco più che estranei. Era così sorpresa che non faceva altro che chiedersi se qualcun altro se ne fosse accorto o se, di fronte alla solita scenetta dei gemelli-non-gemelli, nessuno avesse fatto caso a quella manciata di parole.
«Ci state fissando…»
«Non siete ancora abituati…»
«…A queste scene. Che sono comuni…»
«… E vagamente inquietanti. Lo sappiamo bene…»
«…E’ per questo che non ci avete invitati alla festa di stasera?»
Gideon spalancò la bocca e poi scosse la testa, cercando di recuperare un po’ di lucidità di fronte a quella scena surreale.
«Festa a casa mia, invitati miei. Doc, Ben, siete dentro. Mi raccomando, non portate nessuno che possa aver intenzione di distruggermi casa, ovviamente» disse Lily senza alcun preavviso, agitando pragmaticamente la mano nel tentativo di coprire il silenzio imbarazzante di Gideon.
«Festa a casa nostra, invitati nostri. Ben, Doc, siete dentro. Mi raccomando, non portate nessuno che possa aver intenzione di distruggerci casa, ovviamente»
La voce di Alice risuonò allegramente in mezzo al corridoio e la ragazza fece la sua comparsa stringendo con forza la mano di Frank, che sorrideva gentilmente con una barretta al cioccolato stretta nel pugno destro.

«Buongiorno coinquilina» aggiunse poi, sorridendo sfacciatamente in direzione di Lily, che sollevò le sopracciglia con fare minaccioso.
«Coinquilina lo sono solo ora che rivendico la mia parte di casa e la mia parte di invitati ad una festa di cui non sapevo nulla?»
«Precisamente, tesoro. E te l’avrei detto ora, se solo tu non avessi deciso di spiare i messaggi di Gideon e credere che stavamo organizzando tutto alle tue spalle…» la rimbeccò Alice, ottenendo in risposta solo un leggero singulto da parte di Lily, che aveva percepito la propria faccia colorarsi di una serie di sfumature tra il bianco, il rosso e il grigiastro, in seguito a una serie di pensieri sconclusionati che le erano balenati in mente tutti insieme.
«Gid mi ha mandato un messaggio. “S.O.S. la spia sovietica continua a mietere vittime. Vieni prima che decida di interpretare la Guerra Fredda come un invito a freddarmi in mezzo al corridoio” Molto efficace, cugino, complimenti, apprezzo l’inventiva – Alice sollevò un pollice in direzione del cugino, che le sorrise di rimando senza smettere di lanciare, di tanto in tanto, sguardi confusi a Caradoc e Benji – Tornando a noi, Piccola Spia Sovietica, si tratta solo di un venerdì sera per il quale è prevista pioggia da passare in compagnia, con pizza da ordinare a domicilio, due confezioni da sei lattine di birra e una serie di giochi da tavolo che daranno luogo all’ennesima Guerra Mondiale. Nulla di cui tu debba preoccuparti»
E mentre Mary iniziava a lamentarsi rumorosamente del fatto che ci fossero solo dodici birre, quando giocare a Twister da ubriachi era decisamente molto più divertente, Gideon le passava un braccio intorno alle spalle e le scompigliava i capelli chiamandola “La sua piccola paranoica sovietica” e Alice le stringeva la mano facendole un occhiolino che stava ad indicare un “Non preoccuparti e non fare la melodrammatica come al solito”, Lily si rese conto perché, davanti al siparietto di poco prima dei due fratelli siamesi non le fosse passata in mente, se non per un breve istante, Petunia.
Perché lei, a discapito di tutto, non aveva bisogno di un legame di sangue per avere qualcuno che capisse esattamente cosa le stava passando in testa in quel secondo e sapesse esattamente come coordinarsi a lei.
 
 
«Mary, non voglio essere indelicata. O indiscreta. Sia chiaro – stava dicendo Lily mentre scendeva le scale dopo un’infruttuosa e assolutamente inutile, a suo parere, lezione di Fisica – Solo che mi sembrava di aver capito una cosa e volevo essere sicura di non aver frainteso»
«Sì, mi sembra abbastanza evidente e poco fraintendibile, quindi credo sia il caso di ammettere che… sono abbastanza sicura che mi piaccia Gideon, ormai»
«Ma Doc è… uhm… gay? »
Avevano pronunciato le ultime parole in contemporanea e, non appena chiusero la bocca, arrossirono entrambe furiosamente. Lily scoppiò a ridere in modo leggermente isterico e Mary si portò una mano alla fronte, cercando di coprirsi gli occhi.
«Hai sentito quella frase sui ragazzi alle scuole medie, uh?»
«Già…» confermò Lily, studiando l’amica nel tentativo di non scoppiare a ridere di nuovo.
«Beh, mi sembra allora evidente che la risposta sia, sì, a Doc piacciono i ragazzi e non si fa, a quanto pare, troppi problemi ad ammetterlo anche con dei… quasi estranei. Questa cosa mi ha sorpreso. Di solito è sempre così riservato quando si tratta di sé…» spiegò Mary, agitando le mani nel tentativo di esprimere ciò che provava. Era rimasta sorpresa dal comportamento dell’amico, era innegabile, ma ancor più innegabile era che era maledettamente contenta che lui avesse detto quello che aveva detto. Non era un problema per lei, non era un problema per nessuno di coloro che lo sapevano, ovviamente, ma vedere Doc che si liberava per un attimo di quella sua patina di riservatezza e mistero per rivelare qualcosa di sé in maniera tanto spontanea… le aveva aperto il cuore. L’aveva fatta sentire orgogliosa come poche volte prima era stata in vita sua.
«Ehi, io e Doc abbiamo condiviso un’imbarazzante scena a mensa e numerosi sproloqui da parte mia sull’inutilità della legge di Poiseuille, non direi che siamo proprio dei completi estranei, no?» scherzò Lily, ritrovandosi a sorridere più di quanto non avesse progettato all’idea che un tipo strano come Caradoc avesse accettato di rendere anche lei parte di qualcosa che, evidentemente, era così prezioso per lui.
«In effetti, ci sono delle situazioni che legano per sempre due persone, e mi sembra proprio che gli sproloqui sulla fisica rientrino tra di esse» rise Mary, chinandosi verso la tasca per tirare fuori un pacchetto di sigarette.

«Ehi, ehi, ehi, Marylin Suzanne, sono delle sigarette, quelle? Cosa diavolo fai? Tu non fumi!» si infervorò Lily, ottenendo solo una scrollata di spalle da parte dell’amica, che si infilò rapidamente tra le labbra una sigaretta, tastando poi nervosamente le tasche in cerca di un accendino.
«Dove ho messo quel maledetto accendino, si può sapere perché lo perdo sempre, e poi ogni volta mi dico che l’ho messo in un posto che mi ricorderò e…»
«Maree, fermati subito e spiegami perché hai, tutt’a un tratto, deciso di metterti a fumare!» si indispettì Lily, costringendo l’amica a girarsi per guardarla negli occhi. Mary si lasciò andare ad un sospiro e, mentre il fiato le si condensava davanti al volto grazie al freddo dicembrino, chiuse gli occhi, quasi persa in un dialogo interiore.
«Perché fumo quando devo affrontare questioni che mi spaventano e io so che, non appena tu avrai detto quella fatidica frase che so già che hai sulla punta della lingua, quell’ “In ogni caso, sono contenta che Doc me l’abbia detto, e voglio solo sincerarmi che tu sappia che non c’è alcun problema per me, lui resta comunque Doc e chi gli piace o non gli piace è affar suo” che ti preme tanto sulle labbra per uscire, poi vorrai affrontare l’altro discorso»
«Quale altro discorso?»
«Il fatto che io abbia ammesso che mi piace Gideon» spiegò Mary, tornando a tastarsi le tasche in ogni modo, tirando fuori pezzi di carta, scontrini e carte arrotolate di caramelle mangiate chissà quanto tempo prima, nel tentativo di rinvenire quel maledetto accendino.

Era così nervosa che la sigaretta non faceva altro che ballarle tra le labbra e non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo su Lily. Aveva paura che i suoi sentimenti per Gideon potessero ferire l’amica, costringendola in un certo senso a ripensare a tutta la storia di lei e Fabian -cosa mai avesse potuto accomunare Lily e Fabian, Mary doveva ancora, sinceramente, capirlo- e a trovarsi di nuovo in un certo senso invischiata in una storia che sapeva di rancori e gemelli all’apparenza identici. Aveva paura che Lily si allontanasse. O, peggio ancora, che si arrabbiasse con lei.
Era un’idiozia, Mary lo sapeva bene, ma non poteva impedirsi di pensarlo. Teneva a Lily più di quanto si potesse immaginare e non voleva provocarle altro dolore, oltre a quello che, silente, le giaceva sul fondo degli occhi. Ma non poteva nemmeno negare a se stessa dei sentimenti reali e presenti e influenti sulle sue azioni, nel bene o nel male che fosse.
«Oh, quello? L’avevo capito da un pezzo! Persino quando tu facevi tutti i tuoi discorsi sul trovarlo simpatico e sulla "possibilità di innamorartene" avevo capito che tutto quell'interesse c'era davvero» esclamò Lily, sorridendole amabilmente e allungando una mano per scompigliarle i capelli, tanto che Mary spalancò la bocca, dimentica della sigaretta che le pendeva dalle labbra, troppo concentrata sul pensiero che Lily sapeva, stava sorridendo e, no, non ce l’aveva con lei.
«Tu l’avevi capito? E non sei… non so, arrabbiata con me, o ferita, o qualcosa che abbia a che fare, insomma, con dei sentimenti negativi?» chiese, chinandosi a recuperare la sigaretta caduta.
«Vorrei non doverlo dire, ma, ehi, conosco il fascino Prewett, so cosa vuol dire avere una cotta per uno di loro. E Gideon è sicuramente il migliore dei due gemelli, in quanto partito. E poi, apprezza le tue felpe. Sarei contenta per te a prescindere!» rise, scuotendo la testa in direzione della felpa dell’amica, che non riusciva a reprimere un sorriso timido che le stava spuntando sulle labbra mano a mano che si rendeva conto che tutti gli scenari tragici che aveva immaginato non si sarebbero realizzati.
«Quindi non ce l’hai con me?» chiese, ancora una volta, per sicurezza, le mani che continuavano a tastare le tasche, perché ormai che aveva tirato fuori quella maledetta sigaretta, tanto valeva fumarsela e basta.

«Sono furioso con te, Macca, ma dico io, ma ti sembra il modo, ti sembra il caso, ma ti sembra, ti sembra…? Tu fumi, piccola traditrice voltagabbana?»
La prima cosa che Lily pensò al sentire la voce di James Potter fu che per una volta aveva ragione. La seconda fu che era un maledetto impiccione con manie di egocentrismo. La terza fu chiedersi “Ma ha davvero pianto?”
«Jim, ciao, qual buon vento, io non sto affatto… Oh, Sirius, quello è un accendino, dammelo subito, ho perso il mio e non ho idea di dove sia, sono un caso patologico!» stava esclamando Mary, sbracciandosi in direzione di un sardonico Sirius che le stava porgendo un accendino arancione mostrando il suo sorriso più accattivante.
«Pure abbinato alla felpa?» domandarono sia James che Lily, in contemporanea, voltandosi brevemente uno nella direzione dell’altro nell’udire le rispettive voci. Mary sorrise fugacemente e Sirius sollevò le sopracciglia, mentre James e Lily si schiarivano la voce in un disperato tentativo di apparire disinvolti.
«Accendino arancione, felpa arancione» spiegò Lily, a nessuno in particolare, girandosi a guardare in cagnesco Mary mentre accendeva la sigaretta e tirava la prima boccata con aria soddisfatta.
«Quando avrai un cancro ai polmoni non venire a chiedermi di portarti fiori in ospedale» la rimbeccò James, puntandole un dito contro, prima di incrociare le braccia sul petto in una posa perfettamente speculare a quella di Lily. Nessuno dei due sembrò farci caso, fino a quando Sirius non ridacchiò leggermente e Lily, nella fretta, cambiò posizione facendo mulinare le braccia intorno al busto e colpendo le mani di Mary, che fece, per l’ennesima volta, cadere la sigaretta.

«Ehi!»
«Un passo più lontana dal cancro, così, Macca!» disse James in risposta, affrettandosi a spegnere la sigaretta con un piede.
«Fanculo, Potter, sai quanto costano questi dannati affari?»
«E tu lo sai quanto costano le cure? E non parlo solo con te, anche tu sei coinvolto, Pad, non fare quella faccia!»
«Potter, lungi da me fermarti dal rimproverarli, solo, non ti sembra un tantino… melodrammatico e infausto come rimprovero? Non per fare la pignola, ma, sai, il cancro è anche molto una questione di enzimi, e Mary non è una così accanita fumatrice e… »
«… Per la prima volta un chimico che dice qualcosa di medico e di sensato, i miei complimenti, Evans!»
La voce di Marlene si fece strada tra le parole di Lily e ne preannunciò l’arrivo, fatto di un paio di stivali dal tacco alto e un berretto rosso che sembrava piuttosto costoso. Appena dietro Marlene c’era anche Hestia, i capelli biondi raccolti in due trecce strette che partivano dalla sommità della fronte, e un sorriso di cortesia a tratti gelido che faceva il paio con gli occhi marcatamente truccati, intenti a studiare il quartetto che avevano di fronte.
La bocca di Lily fremette per un secondo, mentre Mary si limitò a sollevare gli occhi al cielo e a porgere una mano in direzione di Sirius, per ridargli l’accendino.

«Lene, ciao, avevo capito che avevi lezione fino alle quattro, oggi…» borbottò James, senza incrociare gli occhi della ragazza, le labbra tirate mentre Hestia si protraeva per lasciargli un bacio sulla guancia.
«Non mi saluti, James?»
«Non so esattamente cosa tu ci faccia qui con Marlene, Hes, detto onestamente…» le rispose Sirius, scambiandosi un’occhiata divertita con Marlene, che, non vista, aveva sollevato gli occhi al cielo nel momento in cui la ragazza bionda aveva parlato.
«Siamo venute per dirvi una cosa per teatro, in effetti, e, sì, James, ho lezione fino alle quattro, ma ho comunque il tempo di fare una pausa pranzo, sai?» rispose Marlene, la voce che si faceva più tagliente sulle ultime parole. Il suo sguardo saettò su Lily, che ricambiò confusamente, chiedendosi perché mai dovesse sempre finire per trovarsi invischiata in un qualche siparietto che vedeva Marlene McKinnon come protagonista. James sembrava stranamente a disagio e anche Sirius appariva confuso, quasi si fosse perso delle battute di uno spettacolo che iniziava a non piacergli.
«Cosa volevate dire a proposito di teatro?» domandò Mary, spiccia, attirando l’attenzione di tutti su di sé.
Hestia sorrise e piegò la testa, le labbra arricciate in una smorfia compiaciuta.
«Oh, solo che oggi ci sarà un incontro extra per assegnare le parti del nuovo spettacolo. Pare metteremo in scena qualcosa di Shakespeare, quest’anno, e Robert ha già in mente qualcosa. Ha detto che i protagonisti dopo quest’incontro dovranno già iniziare a dare un’occhiata alle loro parti. Non che ti interessi, suppongo, visto che di solito tendi a preferire ruoli più marginali…» commentò malignamente, mentre tutti i presenti sollevavano le sopracciglia, confusi di fronte alla cattiveria di quelle parole.
«Ottimo, allora mi farai compagnia, Jones» si limitò a dire Mary, infilandosi poi una mano in tasca e sollevando gli occhi al cielo un’ultima volta. Si indicò poi le spalle con una mano e si voltò verso Lily.
«Andiamo?- disse – Gideon e Alice ci stanno aspettando per parlare della festa di domani. Ci vediamo stasera, con voialtri, suppongo. Black, ti mando un messaggio così mi avverti quando parti da casa. Devo avvisare anche Gideon, è la sua prima prova, per quest’anno, ha detto che preferisce venire accompagnato così Robert non se lo mangerà per non aver partecipato al laboratorio l’anno scorso. Jim, smettila di augurarmi di farmi venire un cancro, ok? Fumo troppo poco perché succeda davvero. E poi, davvero, è molto improbabile. Molto, molto improbabile»
Fu solo un secondo, ma a Lily sembrò di aver visto lo sguardo di James indurirsi, come se avesse ricevuto un colpo in pieno cuore.





Writ's Corner
Allora, il capitolo è denso di rivelazioni e avvenimenti: per chi si augurava un intreccio Lily-Doc... Spiacente. Devo purtroppo confermarvi che il dolce Doc non è interessato a Lily in quel senso. Non ho inserito il suo personaggio così perchè "va di moda" o cose simili. E' una questione sia di probabilità e statistica, sia di interesse mio personale nel tentativo di sviluppare una personalità come quella di Doc cercando di capirla senza scadere nel banale. Spero di non rendere caricaturale o eccessivo ciò che racconterò, mi interessa però davvero tanto dare ad ogni personaggio una caratterizzazione profonda, anche se non è uno dei protagonisti in assoluto.

Il discorso sui gemelli di Gideon è una delle mie parti preferite di tutta la storia: vedete, ogni volta che c'è un personaggio con un gemello, non si fa altro che esaltare il loro legame e la loro connessione, senza tener conto del fatto che non è sempre così. A volte succede, altre volte invece no. E' questione di personalità, e Gideon e Fabian sono troppo diversi in quanto a personalità per riuscire a prendersi totalmente. Fabian è un narciso non cattivo, ma in un certo senso incapace di vedere l'altro, Gideon è sempre un po' l'ombra che cerca di assumere carattere proprio. Quindi, vi è piaciuto quanto scritto?

Infine, la confessione di Mary: ovviamente dallo scorso capitolo ce l'aspettavamo tutti e non sarebbe neanche stato necessario parlarne di nuovo, ma Mary è un personaggio che non tiene nascosto niente, deve dar voce anche all'ovvio, è lo "a scanso di equivoci" fatto persona. E proprio per questo, chiaramente chiedere a Lily se a lei vada bene che le piaccia Gideon mi sembrava in linea, perchè c'è sempre una questione di affetto e rispetto amicale, dietro a tutto.

Il rapporto tra coinquiline è, infine, l'ultimo punto da trattare: vivere con qualcuno non è mai semplice, e gli attriti nascono, volenti o nolenti, perciò anche qui, mi sembrava verosimile porli al centro della trattazione.

Che dire? 
Sto partendo per le vacanze, quindi fino al 26 non avrò il pc per aggiornare, ma farò in modo di scrivere nuovi capitoli, nel mentre. Sperando vi sia piaciuto, un bacio 

W

 

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