Luci d'Inverno

di syila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I° ***
Capitolo 2: *** Capitolo II° ***
Capitolo 3: *** Capitolo III° ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV° ***
Capitolo 5: *** Capitolo V° ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI° ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII° ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII° ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX° ***
Capitolo 10: *** Capitolo X° ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI° ***



Capitolo 1
*** Capitolo I° ***


NB: Chi volesse rileggere il primo tomo o, arrivando in corsa, vuole capire da quale parte dell'universo sono piovuti questi due soggetti, può farlo qui: Filo di Lama (clikkate e vogliatemi bene ^^)
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«Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata.
Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido.
Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale.
Non ci credi?
Io sono sicuro.
E presto.
Anche domani».


Fëdor Dostoevskij, “Le notti bianche”

Sotto di lui la città di Pietroburgo appariva splendida e vetrificata nei suoi venticinque gradi sotto zero.
Il Primo giorno dell'Anno era una di quelle rare occasioni in cui gli elementi avevano concesso una tregua al tumultuoso cielo invernale e il sole, basso sull'orizzonte nel pomeriggio inoltrato, pennellava d'oro e porpora tetti e palazzi.
A Yuuri bastò spostarsi di alcuni passi per cambiare completamente scenario: davanti a lui si aprì l'infinito del mare solcato da lente navi che ne fendevano lo scintillio dirigendosi verso l'orizzonte.
Quando Victor gli aveva parlato della sua casa in città aveva immaginato una dimora da “vampiri” magari un palazzo antico o appartamento nella parte storica, invece lo aveva sorpreso ancora una volta con quell'attico nel nuovissimo complesso residenziale del Lakhta Center, di cui la Oktha Tower era la struttura più alta, innovativa e ambiziosa.
Un investimento immobiliare di Yakov, gli aveva riferito col suo tono leggero e divertito; lui aveva messo i soldi e Victor il buon gusto, optando per la magnifica vista sulla baia.
Quello che Yakov ignorava però, l'allievo lo rivelò a Yuuri in confidenza dopo essersi gustato la sua espressione meravigliata davanti alle finestre a tutta parete: aveva scelto quel panorama perché sapeva quanto a lui piacesse il mare e doveva essere la prima cosa che avrebbe visto al suo risveglio ogni mattina.
Tuttavia, gli spiegò ancora, l'attico era rimasto incompleto fino al suo arrivo: se tendeva i sensi durante il riposo diurno percepiva quanto in realtà fosse vuoto e silenzioso; a quella casa mancava un cuore e grazie a lui, alla sua dolce, rassicurante presenza adesso lo aveva.
L'idea di Victor che dormiva, parole sue, come un bambino da quando abitavano insieme lo faceva arrossire e sorridere senza un perché; e anche ora, mentre pensava alla persona addormentata all'altro capo del corridoio al settantesimo piano, la sua tazza di te era ferma a mezz'aria e dal petto gli saliva un sospiro di gioia.
Tra un paio d'ore al massimo si sarebbe svegliato e lo avrebbe raggiunto per... Continuare i festeggiamenti del Nuovo Anno come aveva detto strizzandogli l'occhio prima di lasciarlo dormire.
Perché abitare con un vampiro implicava adattarsi ai suoi ritmi ribaltati di sonno-veglia e all'inizio Yuuri aveva tentato coraggiosamente di tenere gli occhi aperti fino all'alba, salvo poi crollare fulminato dalla stanchezza attorno all'una o alle due di notte.

Il suo primo risveglio nella camera padronale era stato drammatico; trovarsi da solo in quel letto troppo grande, in un ambiente sconosciuto, dopo le rivelazioni sconcertanti della notte precedente lo aveva impaurito; Victor si era preso di nuovo gioco di lui?
Continuò a crederlo finché non vide un post-it appiccicato sul cuscino: “Ci vediamo più tardi”
Uno sul comodino: “Per tardi intendo appena tramonterà il sole”
Quello sulla sveglia: “Quindi verso le 16”
Sull'anta del guardaroba ne trovò altri tre: “La tua valigia arriverà attorno all'ora di pranzo”, “Prendi quello ciò che vuoi dall'armadio”, “PS. Se non prendi niente mi sentirò autorizzato a farti qualunque cosa!” accompagnato da una faccina sorridente.
A Yuuri bastò seguire la scia di bigliettini adesivi per accedere nell'ordine a: colazione “Il frigo è pieno!”, Tv al plasma a scomparsa “Se trovi anche il telecomando te ne sarò grato in eterno...”, e il modo di programmare il grande camino a parete “Così starai al calduccio, mio Sole”.
Quando andò in bagno per farsi la doccia ne scoprì un altro appiccicato sulla testa “Sapevo che lo avresti trovato per ultimo: ti amo, aspettami!” seguito da una marea di asterischi, ovvero di baci.
Il suo vampiro si teneva al passo coi tempi, usava perfino le emoticon!
Oh a proposito, il giovane giapponese aveva scoperto che il termine “vampiro” lo rendeva un po' insofferente; proprio a causa della pessima fama di cui godevano nell'immaginario collettivo tendeva a riferirsi a sé stesso come Immortale o Notturno.
Del resto a più di un mese di distanza continuava a conoscere pochissimo delle loro abitudini; ogni volta che provava ad accennare al discorso lui dirottava abilmente l'argomento forse per una sorta di pudore nei suoi confronti, o perché magari lo riteneva troppo impressionabile e voleva evitare di scendere nei particolari della sua vita di creatura notturna.

Un raggio di sole andò a posarsi sul gioiello all'anulare sinistro e lo fece brillare distraendolo dalle sue riflessioni; Yuuri abbassò lo sguardo e lo osservò: le circostanze per le quali l'anello si trovava al suo dito ora lo facevano sorridere, ma a pensarci bene quel giorno s'era preso un bello spavento.



Era successo una settimana dopo il suo arrivo, mentre tentava di capire come gestire la casa e le ondate di messaggi, mail, chat e telefonate che gli arrivavano in continuazione dalla famiglia, ma soprattutto dagli amici.
Phichit era un carissimo ragazzo, però non si teneva nemmeno un cecio in bocca, quindi la notizia del suo trasferimento in Russia era rimbalzata da un punto all'altro del globo e tutti pretendevano i dettagli e i retroscena.
Chris c'era andato a nozze coi pettegolezzi, lui puntava direttamente alle storie di letto col suo misterioso pigmalione che il thailandese giurava essere una specie di dio greco della bellezza.
Yuuri faceva il possibile per contenere i danni, ma era come un fuscello messo ad arginare uno tsunami.
Quella sera decise di averne avuto abbastanza, spense il computer e guardò l'orologio, s'erano fatte le cinque e stranamente Victor era in ritardo, perciò, sentendo scattare la serratura dell'ingresso, sorrise e si affrettò ad andargli incontro.
La sorpresa di trovarsi nell'anticamera una versione più bassa, larga e attempata del suo vampiro fu pari solo all'urlo di terrore nel realizzare che lo sconosciuto era entrato con un mazzo di chiavi regolamentari a casa loro.
In sette giorni aveva intravisto solo la domestica incaricata di occuparsi delle pulizie nell'attico; una persona tanto discreta e silenziosa da passare praticamente inosservata.
L'uomo di mezza età invece, dopo averlo esaminato con una lunga occhiata di disapprovazione cominciò a urlare in crescendo: “Maledizione, quell'idiota non ti ha detto niente vero?” e lo oltrepassò cominciando a scendere le scale che conducevano all'enorme open space della zona giorno senza smettere un attimo di sacramentare in un inglese lento e pesante, fortemente inquinato dall'accento russo.
“Dov'è? Dov'è quel lavativo! Victor! Vitya esci fuori!” seguito da un'irriferibile imprecazione nella sua lingua madre, di cui Yuuri fu felice di aver appreso solo i fondamentali.
“Victor deve ancora arrivare...” balbettò in un sussurro il nuovo inquilino bianco come un lenzuolo; una ipotesi si stava facendo strada nella sua testa; quell'uomo irascibile e prepotente poteva essere forse... “S-signor... Felstman?”




L'intruso infine sembrò ricordarsi di lui, tornò sui suoi passi e lo raggiunse nel punto esatto in cui lo aveva lasciato sulle scale, di nuovo lo squadrò in maniera ostile (forse non gli piaceva il fatto che fosse ancora in pigiama o magari era quel cuscino a forma di onigiri brandito da Yuuri a mo' di scudo ad infastidirlo) e sbottò “Puoi anche chiamarmi Yakov! Ma niente san, kun, dono, chan o altre diavolerie di nomignoli giapponesi! Di giapponese basti e avanzi tu qui dentro!”
“P-perchè? Cosa le hanno fatto di male i miei connazionali?”
Yuuri purtroppo aveva ancora il suo potere speciale di aprire bocca senza contare fino a dieci e se Victor adorava questa caratteristica, magari il burbero personaggio no. Al solito però lo capì solo quando il danno era fatto.
“E me lo chiedi? Avete combinato un casino nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale!”
Oddiosantissimo, si era dimenticato che quei due avevano passato la guerra!
“M-ma sono trascorsi quasi ottant'anni” gli fece timidamente notare “Io non ero nato e nemmeno i miei genitori”
“Dettagli!” sbraitò l'altro facendolo sobbalzare, poi gli andò più vicino e iniziò a pungolargli la spalla con l'indice “Stammi bene a sentire bellezza, non fingerò che tu mi piaccia, tuttavia per qualche astrusa ragione piaci al mio Vitya quindi faremo così: ti terrò sotto controllo e scoprirò cosa ti rende tanto speciale ai suoi occhi, dovessi strapparti la pelle di dosso e sezionare ogni singolo muscolo, cartilagine e osso del tuo asiatico corpicino, siamo intesi?”
“Assolutamente...”
Pausa.
Sorriso diplomatico e conciliante.
Victor dove ti sei cacciato?
“Posso offrirle da bere, mentre aspettiamo Victor?”
Altra pausa.
Sul serio ho appena offerto da bere a un vampiro?
E se questo mi prende in parola e mi usa come apericena?
Il suo sorriso si piegò in una smorfia tragica.
Yakov invece esalò un lungo sospiro rassegnato.
Forse cominciava a intuire, perché l'imbranato dagli occhi a mandorla piacesse tanto al suo Vitya.
“Nel congelatore dovrebbe esserci una bottiglia di Yamskaya. I bicchieri li trovi nel pensile in alto vicino al frigorifero” Yuuri trotterellò a recuperare il necessario, ben felice di mettere più spazio possibile tra lui e l'ingombrante ospite, il quale, nel frattempo, aveva ripreso con le sue contumelie “Ovviamente quell'idiota si ben guardato dallo spiegarti che *noi* all'occorrenza possiamo mangiare e bere! Sant'Iddio cos'altro non sai?”
“Fa-facciamo prima ad elencare le cose che so...”




Quando Victor arrivò li trovò attestati alle estremità opposte del divano; il suo mentore scuro in volto come quella volta in cui al Campionato Juniores aveva fatto di testa sua infilando un quadruplo nel programma libero nonostante il regolamento e Yuuri, beh! Yuuri era un fagotto di nervi appallottolato nell'angolo.
“Ohi-ohi hai finito di spaventare il mio Sole?” esordì allegro a mo di rimprovero scoperchiando il vaso di Pandora.
“Non sarebbe così terrorizzato se tu ti fossi preso la briga di istruirlo un po' su come funziona il nostro ambiente!” sbraitò causando un nuovo sussulto al giapponese, al quale l'idea di stare in mezzo alla discussione tra due vampiri arrideva quanto farsi togliere l'appendicite senza anestesia.
“Lo stai facendo ancora, vedi?” constatò Victor incrociando le braccia.
Seguì l'ennesima invettiva da parte del suo interlocutore “Ti sei perfino dimenticato di dirgli che abito qui anche io, oltre ad avere una copia delle chiavi del tuo appartamento nel caso dovesse succedere qualcosa!”
Victor guardò il suo amato“Davvero non te l'ho detto?” lui fece un minuscolo cenno di diniego.
“Ohi-ohi! Ecco la cosa importante che dovevo riferirti!” trillò causando un versamento di bile nel dispotico mentore.
“Irresponsabile! Ecco cosa sei!”
“Oh Yakov io contavo su di te!”
“E io contavo che portarlo qui ti avrebbe reso un po' più assennato!”
Più Yuuri li vedeva discutere, più la discussione tendeva a somigliare ad un litigo tra padre e figlio piuttosto che ad un confronto tra predatori.
“Oh radost’ moya, finalmente sorridi!” esclamò Victor disinteressandosi dell'interlocutore per portare tutta la sua attenzione sul giovane giapponese “Ti svelo un segreto: quando Yakov strilla troppo c'è solo una cosa da fare perché smetta... Abbracciarlo!” sorrise e gli fece l'occhiolino del tutto incurante che Yakov fosse a due passi da lui.



Fine prima parte



† La voce della coscienza †

E alla fine eccomi qui come promesso col primo capitolo della nuova avventura del nostro Vampiro innamorato e del suo dolcissimo Kastudon!
Come potrebbe essere la convivenza tra una creatura notturna e un giovane umano?
Questo è sostanzialmente questo il filo conduttore del racconto, che vedrà entrare in scena alcuni personaggi di cui ho solo accennato nella prima parte e faranno la loro ricomparsa un paio di vecchie conoscenze pronte a turbare una già precaria "pace domestica".
A complicare il tutto aggiungeteci che il nostro vampiro fa Nikiforov di cognome, mentre l'umano è un certo Kastuki Yuuri e avrete servita la ricetta per alcuni esilaranti episodi ai confini della realtà! :)
Di nuovo grazie a chi mi ha accompagnato e supportato nella prima parte, spero di ritrovarvi qui insieme a chiunque voglia aggregarsi al folle viaggio che ho iniziato circa tre mesi fa, siete i benvenuti! *o*.
Un ringraziamento speciale come sempre a Syl, la mia metà letteraria a cui propino regolarmente dosi massicce di Victuuri e a Old Fashioned, il quale, coraggioso e sprezzante del pericolo Fluffoso sempre in agguato, vigila costantemente che la mia scrittura non deragli nel "grammaticalmente, logicamente e sintatticamente" scorretto! *o*


Precisazioni sparse:
Il grandioso complesso residenziale in cui Yuuri convive insieme a Victor, il Lakhta Center esiste davvero e il suo completamento è previsto entro il 2018, proprio nel periodo in cui ho ambientato la vicenda.
Per chi non lo sapesse l'onigiri è la classica polpetta giapponese di riso a forma triangolare decorata con l'alga, ebbene si Yuuri un cuscino a forma di polpetta, vi ricorda niente? ^^
L'anello di cui si accenna e di cui seguiremo le vicende nel prossimo capitolo è questo:

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Capitolo 2
*** Capitolo II° ***


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Capitolo II°

“Madame Baranovksya non me lo aveva detto...” sussurrò sorpreso l'attimo prima di accorgersi che l'uomo alle spalle di Victor era passato dal colore paonazzo al cianotico pre-infarto.
“L-lui ha parlato con...”
“Ops! Questa era l'altra notizia importante, ma dovevo riferirla a te!” trillò giulivo il suo allievo “Magari prima che voi due vi conosceste...”
“Ho fatto qualcosa di male?” azzardò Yuuri notando il palese cambiamento di stato del loro ospite, cambiamento che nell'istante successivo coinvolse tutti, con Yakov pronto ad afferrare il giapponese minacciando sfaceli e Victor in mezzo a fare da cuscinetto.
“Yakov non è come pensi! Lui non c'entra!”
“Allora se lui non c'entra il merito suppongo sia tuo! Dovevi startene tranquillo e invece hai voluto mettere in mezzo perfino Lilia! Ma io ti...”
“Madame era alla cena di beneficenza!” strillò Yuuri che uscì dal suo rifugio dietro le spalle di Victor preoccupato all'idea che la lite potesse degenerare, Yakov, sorpreso da una reazione tanto energica, si allontanò di un passo e fissò lo sguardo torvo su di lui in attesa della prossima mossa “La cena dei ballerini e degli artisti, la fanno tutti gli anni, io sono venuto con la mia insegnante e Madame si è ricordata di me, cioè... Di quando sono andato in televisione al Gala dell'anno scorso...”
“Yebena mat'! Quindi alla fine è sempre colpa tua!”
“Dovrebbe pensare a come sta Lilia invece di arrabbiarsi con me!” fu la risposta piccata di Yuuri, al quale l'idea di aver abbandonato madame Baranovskaya senza uno straccio di spiegazione era andata di traverso e, per così dire, ci aveva fatto il proverbiale nodo al fazzoletto.
“Oh tu! Tu brutto moccioso con gli occhi a mandorla!” sbraitò l'uomo “Hai la bocca ancora sporca di latte e viene a fare la morale a me!”
Di lì in avanti la situazione prese una piega curiosa: Victor si era seduto e aveva allungato le gambe in una posa estremamente rilassata, mentre i due si misuravano in una specie di duello verbale, dato che Yakov era troppo lento per poter mettere le mani sul giovane e lui troppo impaurito per lasciarsi acchiappare, perciò continuavano a girare in tondo attorno al divano.
“Victor fa qualcosa!”
“Oh Yuuri stai andando alla grande!” lo incoraggiava sorridendo sornione.
“Guarda che appena ho finito con lui tocca a te!”
“Si, si... Tranquillo sono qui”
Tutto alla fine si risolse con un nulla di fatto, Yakov si era stancato di correre e si accasciò ansimando sul puff imbottito.
“Dannati giapponesi...”
“Io vi facevo più resistenti e veloci però...”
“Ma lo senti?”
“Certo! E anche tu dovresti ascoltarlo, da quanto tempo ti sto dicendo le stesse cose? Vuoi davvero che Lili'enka passi i suoi ultimi anni con quel rimorso e si tormenti nell'incertezza di non sapere cosa ne è stato di noi?”
“Voi giovani credete di avere sempre la risposta per tutto, tks! Maledizione...” bofonchiò l'uomo con un tono che proprio non riusciva ad essere arrabbiato.
“Dovrebbe trovare un modo di farglielo sapere” suggerì Yuuri avvicinatosi cauto a lui reggendo in mano un bicchiere di vodka, in segno di pace.
“Pensate davvero che l'abbia abbandonata? Conosco ogni singolo momento buio della sua vita e credetemi ne ha avuti tanti, come lo so? Perché ogni volta ho cercato di aiutarla a rialzarsi e andare avanti senza darle modo di sospettare di nulla.”
Gli altri due si scambiarono uno sguardo perplesso.
Yakov di solito non lasciava trapelare niente della sua vita privata e nemmeno il suo allievo era al corrente di certi retroscena.




“Abbiamo vissuto da esuli fino al crollo del Muro, spostandoci continuamente da un posto all'altro, senza punti fermi, senza sicurezze per il domani, prendendo quanto ci serviva e mettendo da parte gli scrupoli morali, che razza di vita avrei potuto offrirle? Poi quando siamo tornati lei era già un'autorità nel campo della danza, aveva la sua scuola, decine di allievi, quale diritto avevo di toglierla al suo mondo?”
L'uomo sentì il peso degli sguardi di Victor e Yuuri su di lui e scrollò le spalle infastidito “Cosa c'è? Non sono come te Vitya, non sono tagliato per lanciarmi in nobili imprese cavalleresche solo per conquistare il fazzoletto della mia dama! Chert voz'mi! Forse non l'ho amata abbastanza”
“Madame la ama ancora invece” si arrischiò a dire il giovane giapponese prendendosi una leggera gomitata da parte di Victor, che non gl'impedì di proseguire col suo ragionamento “O non mi avrebbe parlato di voi in quei termini, credo... Che la stia aspettando, nonostante tutto”
“Ah è arrivato il Cupido della situazione!” brontolò il russo “Quindi cosa suggerisci? Suono il campanello di casa sua e mi presento con un mazzo di rose e una scatola di cioccolatini dicendo: scusami cara sono solo in ritardo di sessant'anni!”
Yuuri annuì contento “Qualcosa del genere!”
“Voi due vi siete proprio trovati!” esclamò esasperato guardandoli “E solo per farmi morire di crepacuore! Dannazione, mi farete ammattire, sono troppo vecchio per queste cose...”
“È tutta scena...” bisbigliò il suo allievo all'orecchi del giapponese “Ovviamente noi non moriamo di crepacuore!”
E poiché continuavano a fissarlo speranzosi Yakov aggiunse brusco“Che volete ancora?!”
“Ci penserà?”
“Assolutamente no!”
Pausa.
Di nuovo lo sguardo turchese e quello castano puntati su di lui, carichi d'ingenua aspettativa, dio poteva capirlo dall'imbranato mangiariso, ma Vitya...
Yakov si lasciò andare ad un pesante sospiro rassegnato.
“Mi prenda un accidente, sono appena finito in minoranza...”
“Questo vuol dire che ci penserà!” Victor abbracciò il suo amato nel solito eccesso di felicità incurante di essere davanti a terzi.




“Andate al diavolo! Insieme!” sbottò l'altro, che fece per alzarsi e abbandonare quella gabbia di matti; tuttavia, infilando la mano nella tasca del cappotto, trovò ciò per cui era andato da loro quella sera, prima che il giapponese mandasse i suoi piani a gambe all'aria.
“Tieni” bofonchiò scontroso nel porgergli una scatolina di velluto nero, ma prima che Yuuri potesse prenderla Victor la intercettò con uno scatto rapidissimo e la alzò trionfante verso il soffitto.
“Te ne sei ricordato!”
“È Chiaro! Tu come al solito non dimentichi la testa in giro solo perché ce l'hai attaccata al collo!”
Yuuri li guardava e non capiva.
“Nemmeno *quello* gli hai spiegato?” chiese l'uomo notando lo sguardo perso del più giovane.
“No, ma sto per farlo ora!”

Victor con tutta la solennità e la faccia tosta di cui disponeva si mise in ginocchio davanti a lui e aprì la scatolina dichiarando “Questo è il tuo anello di fidanzamento Yuuri, la promessa che staremo insieme per sempre e se accetti diventerai il Sole che illuminerà tutte le mie notti a venire”
“Cos...?” a Yakov prese davvero un colpo “Non è u-un anello di fidanzamento! Smettila idiota!”
Nessuno dei due ovviamente lo stava ascoltando, a loro importava poco o nulla di avere un terzo incomodo a fare da testimone alla surreale proposta; Yuuri commosso e sorpreso aveva le lacrime agli occhi, mentre le sue mani coprivano le labbra atteggiate ad una rotonda esclamazione di stupore; era emozionato e senza parole come l'occasione richiedeva, mentre Victor sembrava il ritratto della contentezza.
“Io... Io non so che dire...”
“Mi basta un piccolo si e sarò il più felice degli uomini!”
“Allora... Si”
“Basta lo dico io! Me ne vado, a tutto c'è un limite!” dichiarò il più anziano alzando le mani in segno di resa, ma nonostante ciò dal suo tono trapelava più serena rassegnazione che rabbia.
“Oh, Yakov ti chiamo più tardi” gli disse distrattamente l'allievo, perso negli occhi di Yuuri.
“No! Anzi dimentica il mio numero! Dimentica che esisto! Mi venga un colpo...”
“Impossibile, abitiamo nello stesso palazzo...”
“Bah! Cambierò casa, città, continente, pianeta!”
“Anche io ti voglio bene Yakov!”



Yuuri contemplò il gioco di riflessi sulle sottili spire di platino e sorrise sfiorandolo con le dita, le due creature unite in un nodo inestricabile erano insieme l'Eterno e l'Attimo, l'Alfa e l'Omega, Eros e Agape.
Aveva ragione Yakov, non si trattava di un anello di fidanzamento, ma il fatto che Victor avesse voluto attribuirgli quel significato lo rendeva infinitamente prezioso ai suoi occhi.
Quella sera, dopo aver fatto l'amore, mentre guardavano la luna inabissarsi nel mare dalle finestre del soggiorno gli aveva rivelato che il disegno dei due serpenti armoniosamente intrecciati era il simbolo degli Evoluzionisti, del gruppo di Immortali di cui lui e Yakov facevano parte; qualunque altro vampiro riconoscendolo come un loro protetto si sarebbe tenuto alla larga da lui.
Era davvero tanto pericoloso il suo mondo, da rendere necessario un segno di appartenenza?


“Quanti ce ne sono?” stavolta Yuuri gli aveva posto una domanda diretta a cui fu impossibile sottrarsi.
“Ignoro il numero esatto, talvolta è difficile perfino per noi riconoscere un nostro simile, forse tu ne hai già incontrato qualcuno in passato, senza intuire nulla della sua vera natura, pensa quanto siamo discreti!”
“Tu non sei tanto discreto signir Nikiforov”
“Adesso raccontami che avevi dei sospetti su di me... Ouch!” il russo scoppiò a ridere dopo essersi preso in testa il morbido onigiri gigante e diede inizio ad un'epica battaglia di cuscini.


Forse un giorno gli avrebbe spiegato tutto di sé e delle creature che si muovevano tra le pieghe della notte, delle loro leggi, del modo in cui si confondevano nella società umana, di quanto antica fosse la loro origine e di quali incredibili poteri fossero dotati; ma per ora doveva accontentarsi di notizie centellinate, dosate con la parsimonia con cui si davano le medicine ad un bambino.
Serviva pazienza.
E lui aveva imparato ad essere paziente.


Fine Seconda parte



† La voce della coscienza †

Le coronarie del povero Yakov sono e saranno costantemente a rischio infarto con l'arrivo del dolce giappino.
Non che i vampiri possano morire d'infarto, come dice Victor, ma per chi è abituato alla sua tranquilla routine vampirica uno come Yuuri rappresenta una mina vagante!
Se poi il fascinoso signor Nikiforov ci mette del suo piegando le regole degli Immortali ad una stravagante proposta di fidanzamento la convivenza del trio rischia di diventare una baraonda :D
Ma! E sottolineo MA! questa è solo la punta dell'iceberg! Nel prossimo capitolo è in arrivo una minaccia ben più grave alla pace domestica della nostra coppietta!
Yebena mat'! Come sotto: esclamazione che dovrebbe significare all'incirca "Che mi prenda un accidente!"

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Capitolo 3
*** Capitolo III° ***


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Capitolo III°

Qualcun altro ignorava cosa fosse questa tanto declamata virtù; la porta d'ingresso era stata presa d'assedio da una fitta gragnola di colpetti rapidi e secchi che lo distolsero dalle sue rosee riflessioni.
Chiunque stesse bussando aveva una fretta del diavolo.
È piuttosto in anticipo... Pensò abbassando le tende per nascondere gli ultimi barbagli del sole al tramonto Sarà in smania di festeggiare il Primo dell'Anno, ma stavolta la festa gliela faccio io... Nemmeno s'immagina il programmino che ho in mente per noi stasera.
“Hai di nuovo dimenticato le chiavi di cas... Oh cazzo!” Yuuri stava ancora sorridendo quando aprì di slancio la porta, ma il sorriso gli rimase congelato sulle labbra insieme alla ruvida interiezione nel momento in cui realizzò chi aveva davanti.
“Pensavo che voi giapponesi foste troppo educati per dire le parolacce!” Yuri Plisetsky sgranò gli occhioni verdi e portò le mani alle labbra simulando un'espressione scandalizzata “E davanti ad un minorenne poi!”
Dopo una drammatica pausa di silenzio chi gli stava di fronte cercò di recuperare la padronanza della situazione, mentre decine di domande, quasi certamente destinate a rimanere senza risposta, gli si affollavano sulla punta della lingua.
“Come... Come mai sei qui?” riuscì infine a verbalizzare, aggrappandosi alla stipite per non cadere a terra.
“Passavo per caso e ho pensato di venire a farti una visita di cortesia... Secondo te cosa ci faccio davanti alla porta di casa tua!” strillò “Devo parlarti!”
Lo sguardo terrorizzato di Yuuri corse per un attimo all'altro capo del corridoio, dove una pesante porta blindata proteggeva i sonni beati di Victor; ma erano ancora così beati?
Si era accorto del casino che stava facendo il Tigrotto?
E in quel caso: come avrebbe preso la simpatica improvvisata?
Nessuno eccetto Yakov, la domestica, l'autista e lo stesso padrone di casa aveva varcato la soglia dell'appartamento e doveva esserci un motivo di sicurezza dietro abitudini tanto riservate; Yuuri si era attenuto in maniera scrupolosa a questa regola e aveva evitato di dare l'indirizzo preciso del nuovo domicilio perfino ai suoi.
Lettere, pacchi, inviti, giornali arrivavano tutti alla portineria centrale dell'immenso complesso dove i suoi inquilini provvedevano al ritiro.
Questo portò alla domanda successiva.
“Co-come mi hai trovato?”
“Vi ho seguito” ammise con una tranquillità imbarazzante il biondino.
“Eh?”
“Due sere fa, tu e il tuo tipo siete usciti dall'Accademia di pattinaggio, vi ho visto, ho preso lo scooter di Georgi e vi ho seguito”
Yuuri era scioccato.
“Non me ne sono accorto... M-ma Insomma pedinare qualcuno non dovrebbe essere tipo... Un reato?”
“Umpf! Solo se sei tanto idiota da farti beccare! E voi due eravate troppo impegnati a mettervi le mani dappertutto per accorgervi di me” Plisetsky allungò il collo e cercò di sbirciare oltre le spalle del suo omonimo “A proposito dov'è il tipo? Vi ho disturbato? Posso entrare o no?”
“Il tipo ha un nome...” gli fece eco l'altro, scostandosi dalla porta per farlo passare, forse era una cosa veloce, magari Victor stava dormendo e se la sarebbe cavata con poco; le alternative contemplate erano tutte future notizie di cronaca nera.
“Si beh, mi fa piacere, però non sono venuto per lui” entrò guardingo come un felino che studiava l'ambiente per capire se era ostile e appena si affacciò all'open space esclamò “Cazzo! Aveva ragione il thailandese! Questo posto è roba da ricchi!”
“D'accordo” iniziò Yuuri con fare conciliante, deciso a sistemare la faccenda il prima possibile “quindi sei venuto per parlarmi...”
“Ehi! Levati quel tono compiacente di bocca Katsuki!” il Tigrotto si girò a fronteggiarlo come se gli avesse fatto chissà quale torto “Tu non puoi offrire la tua consulenza una tantum e poi sbattertene se la vita degli altri va a puttane! Quello che è successo è anche colpa tua!”
A proposito di turpiloquio...
Nell'edificio silenzioso la vocetta acuta del tremendo adolescente sembrava rimbombare dallo scantinato al tetto.
Oddiosantissimo fa che Victor dorma coi tappi nelle orecchie!
“Ti sembrerò poco perspicace, ma... Esattamente cos'è successo?”
“Mi hai messo tu in questa situazione! È colpa tua se Beka sta per tornare in Kazakistan!”



Pensavi sul serio di cavartela rifilandogli un paio di consigli da psicologia 2.0?
No, vero?
I ragazzini di oggi non sono così stupidi!
Deve avere a che fare col karma o con quella massima per cui se salvi la vita ad un uomo poi ne sarai responsabile fino alla fine dei tuoi giorni!
E lui a occhio e croce avrebbe dovuto badare al biondino per i successivi ottant'anni!
A meno che...

“Vieni, andiamo a sederci e parliamone un attimo...” diede un'ultima occhiata al corridoio deserto e poi chiuse la porta; mentre lo accompagnava di sotto si accorse di quanto fosse pallido; in effetti indossava solo un giaccone di panno e un'assurda cuffia leopardata, non aveva neppure i guanti e con l'arrivo del buio ormai erano scesi a meno trenta!
“Quanto sei rimasto lì fuori?”
“Uhm?”
“Quanto hai aspettato prima di entrare!”
Yuri si strinse nelle spalle “Ho atteso il cambio del turno in portineria, ho dato un'occhiata alle caselle postali per rintracciare edificio e piano, ho seguito un tizio fino all'ingresso e mi sono infilato dentro prima che la porta si chiudesse” sottolineò orgoglioso della sua prodezza.
“Vuoi prenderti una polmonite con questo freddo?” ribatté il giapponese alzando la voce.
Il Tigrotto, meravigliato dalla sua reazione spalancò gli occhi per un istante, quindi sogghignò divertito.
“Hah! Qui sei tu la mammoletta, io sono russo, sono abituato al freddo!”fu la spavalda risposta.
“Vedremo, vai accanto al camino, intanto ti preparo un te caldo” il tono non ammetteva obiezioni e in fondo l'idea di scaldarsi davanti al fuoco non era poi malvagia; perciò Yuuri se la cavò con un sordo brontolio di disappunto da parte del più piccolo.
“Tieni” gli porse la tazza fumante insieme ad un piatto di biscotti, il ragazzino li fissò, poi piantò le iridi smeraldine sul suo Ospite sbraitando “Ti sembro un tipo da te delle cinque, da merletti, chiacchiere e biscotti?”
I biscotti però te li mangi... Yuuri alzò un sopracciglio nel notare con quale voracità ingurgitava i pasticcini, probabilmente aveva saltato il pranzo per riuscire ad intrufolarsi nel loro complesso residenziale.
Era sul punto di chiedergli conto dei suoi problemi esistenziali quando il rumore della serratura all'ingresso lo fece impallidire e scattare verso le scale.
“Torno subito!”
Il Tigrotto, impegnato a strafogarsi di dolci, nemmeno si accorse del suo allontanamento e Yuuri raggiunse la porta proprio nell'attimo in cui Victor metteva piede all'interno.



Il padrone di casa venne preso, spinto accanto alla parete dell'anticamera e quando accennò ad una protesta l'altro gli chiuse la bocca con la mano.
“Ssst!”
“Diamine... Che succede?” bisbigliò il russo appena Yuuri glielo permise.
“Non... Siamo... Soli!”
“Si beh, lo dico sempre io, sette miliardi di persone cominciano ad essere troppe, si sta stretti su questo pianeta” Victor ridacchiò all'espressione spiritata del suo amato.
“No! Non siamo soli... Qui! In casa!”
“Ohi-ohi! Davvero?” l'uomo sorrise e gli fece cenno di attendere un attimo, arrivò fino alla balaustra e vi rimase il tempo necessario ad inquadrare il ragazzino biondo accampato in salotto, poi tornò sui suoi passi in perfetto silenzio.
“Yuuri... Mi hai portato la colazione...” Sussurrò ammiccandogli sotto le palpebre socchiuse “Audace, non me lo sarei aspettato da te”
“M-ma che! Che stai dicendo!” il giovane giapponese strabuzzò gli occhi “Non è la tua colazione! È Yuri Plisetksy!”
Victor sembrò fare mente locale, poi le sue labbra si stirarono in un sorriso compiaciuto “Una colazione col pedigree allora! Vincitore dei Campionati Juniores, medaglia d'oro al Grand Prix, medaglia d'argento ai Mondiali...”
“Victor!”
“Scusami, è più forte di me solnyshko moyo” l'altro cominciò a sghignazzare “la tua espressione spaventata è irresistibile, com'è entrato? E soprattutto come ci ha trovato!”
“Gli ho aperto la porta...” sospirò “E lui ci ha seguiti un paio di sere fa, quando siamo usciti dall'Accademia di pattinaggio”
“Chi è quel moccioso? Un pattinatore o un agente del KGB?”
Yuuri allargò le braccia “Vuole parlarmi, gli serve un consiglio... personale! Non me la sono sentita di lasciarlo fuori”
No, certo, non era da Yuuri abbandonare qualcuno nei guai, che fosse a due o a quattro zampe, col pelo, le ali o avesse un caratteraccio orrendo come il marmocchio prodigio.
“Sei sicuro? Nell'ambiente ha una pessima reputazione: è violento, sboccato, aggressivo e...” alzò l'indice davanti al suo naso per bloccare sul nascere la prevedibile obiezione “ so benissimo che ha trattato male anche te, più di una volta”
Il giovane arrossì “Si, però è acqua passata, ci siamo spiegati... Più o meno. So come gestirlo, sarà una cosa veloce!”
Victor aggrottò la fronte “Farebbero fatica a gestirlo perfino in riformatorio!”

“Ehi”
Il dialogo s'interruppe bruscamente all'arrivo del biondino, a cui bastò un'occhiata ai due per capire che tirava una brutta aria.
“Ok , a quanto pare sono di troppo, prendo la roba e vado”
“Assolutamente no!” trillò Victor cogliendo entrambi di sorpresa “È la prima visita che Yuuri riceve da quando si è trasferito qui, rimani a fargli compagnia! Tanto io devo... Ahm, si andrò a farmi una doccia. Oh, a proposito, bella felpa” l'uomo gli strizzò l'occhio alludendo alla vistosa stampa animalier sulla blusa scura del ragazzo, il quale sembrò gradire e ricambiò nel solito modo scontroso.
“Si, beh, bella casa”
Prima che Yuuri lo raggiungesse di sotto Victor lo trattenne per un braccio e gli sussurrò “Se il piccolo delinquente diventa pericoloso chiamami e finisce dritto-dritto sul menù del Club di Yakov di stasera”
“Victor!”
Il russo gli rispose con un bacio sulle labbra prima di chiudersi in bagno per la seconda doccia della serata.


Fine Terza parte



† La voce della coscienza †

Il proverbio dice: se lo fai il Primo dell'Anno, poi lo fai tutto l'anno!
Probabilmente però Yuuri aveva in mente ben altro da fare col suo Vampiro che non badare alle paturnie amorose del suo piccolo e ferocissimo omonimo!
Yuri Plisetsky è arrivato; riusciranno i nostri eroi a sopravvivere alla sua presenza e a ricomporre il casino scoppiato con Otabeck? :D
Il seguito alla prossima puntata! E vogliatemi bene, come io ne voglio a voi *o*

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Capitolo 4
*** Capitolo IV° ***


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Capitolo IV°

“Dove eravamo rimasti?” il suo Ospite prese posto sul divano davanti a lui e gli rivolse un sorriso incoraggiante; l'omonimo invece rimase in silenzio per alcuni momenti tenendo lo sguardo ostinatamente puntato verso la zona notte; solo quando sentì l'acqua scorrere in bagno sembrò allentare lo stato di vigile allerta.
È davvero sospettoso! Se ci fosse stato lui al mio posto quanto avrebbe impiegato a scoprire la vera natura di Victor? Un paio d'ore al massimo... Concluse dandosi dell'ingenuo.
“Il tuo tipo se la cava bene sui pattini, però non è un allenatore o un tecnico e nemmeno un ex campione, me ne ricorderei, conosco tutti i campioni russi” dichiarò fiero a conferma delle ipotesi di Yuuri.
Quanto se la cava bene nemmeno lo immagini ed impossibile che tu lo conosca piccoletto, i tuoi dovevano ancora nascere quando lui ha smesso di gareggiare.
“Ah, è il nipote di un pattinatore professionista degli anni Cinquanta, è stato... suo nonno a insegnargli tutto” alla fine decise di vendergli la bugia più verosimile alla quale lui aveva creduto per tanti mesi e a giudicare dalla reazione noncurante del ragazzino dedusse che se l'era bevuta “Comunque non sei qui per parlare di Victor, giusto?”
“Già” ammise indispettito esitando ad intavolare il discorso; tormentava nervosamente le paillettes della blusa e alla fine sbuffò e fece per alzarsi “Senti forse è stata un'idea stupida venire qui, anzi togli il forse, è il primo dell'anno, voi due avrete i vostri programmi e nessuno ti obbliga a perdere tempo coi cazzi miei”
“Siediti”
“Come?”
“Ho detto siediti”
“Ehi piantala di darmi ordini!” partì a testa bassa il russo.
“Se sei qui non avevi una scelta migliore” rispose l'altro con una calma che ignorava di avere “Quindi devi accettare le regole del gioco: tu parli, io ascolto”
“Hah!” il tigrotto si buttò a sedere sul divano con le braccia conserte “Sei proprio come Beka! State sempre a giudicare dall'alto e a trattarmi come un marmocchio!”
“Dubito che Altin abbia preso armi e bagagli trasferendosi qui dal Kazakistan per vivere insieme ad un marmocchio” Yuuri suo malgrado sorrise; il grazioso musetto del ragazzino somigliava proprio a quello di un bambino offeso “Avete litigato?”



“Non facciamo altro da un mese!” finalmente la bomba esplose “Il... Il suo atteggiamento è intollerabile!”
L'interlocutore era perplesso: faticava ad immaginare Otabek Altin, sobrio, laconico, sempre distaccato come un monaco tibetano nei panni dell'attaccabrighe.
“Ti tratta male forse?”
Altin una persona aggressiva? Ma in quale film?
“Si!” strillò l'altro provocando un mezzo infarto al giapponese “Non risponde alle mie provocazioni!”
“Come...?”
“Non si arrabbia mai, non alza mai la voce, non perde mai la calma!” esclamò esasperato “Tre giorni fa gli ho graffiato la carrozzeria della moto e sai cosa ha fatto lui?”
“No...”
Stavano parlando di quella moto, non un semplice mezzo di trasporto, quanto piuttosto una specie di oggetto di culto, sui profili social del pattinatore kazako c'erano più foto della Harley che ritratti suoi.
“L'ha portata dal carrozziere!” fu la risposta indignata “Senza spiccare una sillaba!”
“Cosa volevi che facesse?”
“Doveva arrabbiarsi cazzo! Imprecare, bestemmiare, prendermi a schiaffi!”
“P-perchè?” chi gli stava di fronte era basito.
Yuri Plisetsky espirò, ispirò e concluse “Perchè non puoi giudicare davvero una persona se prima non l'hai vista piangere, ridere e incazzarsi a morte!”
“E da quale blog sarebbe uscito questo illuminante consiglio?”
“Io non leggo certa robaccia Katsuki! Lo dice mio nonno!”
Il nonno poteva anche avere ragione, ma probabilmente ignorava che il nipotino convivesse in pianta stabile con un pezzo di marcantonio del Kazakistan e non perché alla foresteria della nazionale russa avevano finito le stanze!
“Perciò hai deciso che la tua missione sarebbe stata quella di farlo uscire dai gangheri a qualunque costo...”
“Si!”
“Deduco che il piano sia fallito se lui vuole tornare a casa, non ti è passato per la testa di aver esagerato?”
La risposta del biondino si tradusse in un sospiro.
Ovvio, aveva capito di aver infierito una volta di troppo sul povero Beka, però a quel punto era già tardi per rimediare.
Yuuri intanto si lambiccava il cervello in cerca di una soluzione, aveva preso a cuore il problema un po' a causa della sua indole altruista, un po' perché se quei due non tornavano insieme lui sarebbe stato messo in croce e additato come principale responsabile.
“Hai mai provato...” cominciò scegliendo col bilancino di precisione i termini del discorso “A rivolgerti a lui come stai facendo con me adesso? Parlandogli delle tue aspettative sulla vostra relazione; io credo che Otabek desideri questo da te”
“Hah, quelle dichiarazioni sdolcinate tipo : passeremo tutta la vita insieme, non lasciamoci mai, ti amerò per sempre!” recitò in falsetto il più piccolo“Mai e poi mai!”
“Cosa ci sarebbe di male, scusa? Stiamo parlando della vostra relazione come coppia, è importante! Sarebbe bello avere un progetto da condividere che vada oltre gli allenamenti settimanali, le uscite con gli amici e le partite ai videogame”
L'espressione del Tigrotto stava passando pian piano dal totale disgusto ad una parvenza di interesse; nella sua vivace testolina quelle parole cadevano nelle caselle giuste, tuttavia subito dopo infilò le mani in tasca e si strinse nelle spalle.
“Si, beh, bel tentativo, magari poteva funzionare fino a stamattina”
“P-perché?”
“Sei duro di comprendonio? Ti ho detto che sta per tornare in Kazakistan!”
“Esattamente quando dovrebbe partire?” Yuuri a questo punto cominciava a temere la risposta.
“Stasera! Ha l'aereo alle dieci!”



“Ah! Pulito come un neonato dopo il primo bagnetto!”
Con invidiabile tempismo il padrone di casa uscì dal bagno per farsi ammirare, ma se si aspettava di ricevere complimenti e paroline dolci da Yuuri era sulla strada sbagliata; il suo amato lo raggiunse in corridoio seguito a ruota da un preoccupatissimo Plisetsky che strillava “È una pessima idea! Lascia perdere!”
“Victor dobbiamo andare all'aeroporto!”
Gli occhi turchesi del russo rimpallarono per un paio di volte tra i due soggetti davanti a lui e poi, sorridendo sornione disse “Vado a farmi un'altra doccia...”
“È un'emergenza! Una questione di vita o di morte!”insistette il giapponese molto agitato.
“Ohi-ohi, allora è grave” incrociò le braccia al petto e sembrò valutare la cosa con molta, troppa calma.
“C'è una persona che parte stasera alle dieci, dobbiamo accompagnare Yuri e provare ad impedirglielo”
“Uhm”
Quell'atteggiamento contemplativo finì per esasperare il Tigrotto.
“Sai quanto gliene frega di uscire a meno trenta e sorbirsi un'ora di traffico? Per uno che non conosce nemmeno! Cos'altro ti aspettavi da uno stronzo cresciuto col culo sul burro!”
Oddiosantissimo ti prego, ti prego, ti prego non può averlo detto davvero, forse è solo la mia paranoia ad avere frainteso!
“Yuuuuuri, io ti avevo avvisato...” cantilenò sottovoce l'offeso e il giovane presagì l'imminente precipitare degli eventi.
“Nononono, Victor! Aspetta! Non fargli...” La sua reazione fu troppo veloce, per consentirgli di mettersi in mezzo e provare a fare qualcosa, venne spinto di lato e fu costretto a retrocedere di un paio di passi per restare in equilibrio; tuttavia appena trovò il coraggio di aprire gli occhi constatò sollevato che il muro di fronte non era imbrattato del sangue del loro ospite “... Male”
Il biondino era ancora fermo nella stessa posizione, ma l'espressione del suo viso si era spenta in una specie di pacato stupore, Victor lo prese gentilmente per le spalle e lo appoggiò alla parete, come se dovesse sistemare un manichino in vetrina.
Il corpo assecondava docile la nuova postura, tuttavia l'interrogativo più inquietante riguardava la sua mente: dov'era finita quella di Plisetsky?
Vederlo usare i suoi poteri in quel modo acuì la consapevolezza che erano reali, producevano effetti concreti sul mondo e sulle persone attorno a lui, con una spaventosa efficacia e una disarmante semplicità.
A preoccuparlo però non fu tanto il timore suscitato da una simile scoperta, quanto il fatto che ne fosse rimasto affascinato.
“Adesso vediamo cosa c'è di rotto in questo feroce gattino...” mormorò il russo alzandogli il viso verso la luce, di nuovo senza registrare alcuna opposizione.
“Basta! Smettila, è solo un ragazzo!” se voleva essere una dimostrazione pratica delle sue capacità era stata molto convincente e Yuuri cercò di strattonare il suo omonimo lontano da lui, ma l'uomo fu altrettanto lesto ad impedirglielo.
“Ah!Ah!Ah! Svegliarlo adesso sarebbe pericoloso”
“Svegliarlo? Che cazzo gli hai fatto! Lo hai ipnotizzato?!”
“La maleducazione della piccola peste è contagiosa...” annotò l'altro sorridendo “Qualcosa del genere, più sofisticata però, la chiamano...”
“Non m'interessa come la chiamano! Smettila e basta! È un mio amico non una cavia da laboratorio,!”
“E tu vuoi aiutarlo, no?”
La domanda lo spiazzò.
“Recapitarlo all'aeroporto da Altin servirebbe a poco se prima non fa chiarezza dentro di sé”
“Tu... Ci hai ascoltato?”
“Sono stato esiliato in bagno mio adorabile Yuuri, mi stavo annoiando” confessò strizzandogli l'occhio “Adesso lasciami lavorare e vediamo se c'è qualcosa di buono in fondo al teppistello”
“Ma... Ma... Gli farà male?”
“Magari al suo orgoglio e alla sua ostinazione, molto mal riposti nel caso di Altin”
Il giovane giapponese era sbalordito, chi poteva immaginare che le facoltà dei vampiri potessero avere un simile impiego?
La colpa era di Victor che non gli aveva spiegato niente, concluse trovandosi perfettamente d'accordo con Yakov.


Fine Quarta Parte



† La voce della coscienza †

Ohi-Ohi! Sappiamo che il nostro ferocissimo Yuri Plisetsky non le manda a dire, però stavolta ha trovato il soggetto sbagliato a cui rivolgere le sue colorite esternazioni.
Giuro che Victor non ha cattive intenzioni con lui (forse X°D) e lo scopriremo presto, perché se riesco manderò in onda il capitolo un po' prima di venerdì prossimo :3
Vogliatemi bene e vibrate positivo per la mia ispirazione *o*

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Capitolo 5
*** Capitolo V° ***


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Capitolo V°

Nonostante le sue rassicurazioni Yuuri seguì i momenti successivi col cuore stretto dall'apprensione.
In sé l'uomo non fece nulla di eccezionale, limitandosi a posare una mano sulla fronte del ragazzino, come se volesse misurargli la febbre.
Lo vide socchiudere le palpebre e stirare le labbra in una piega sottile, assorto, concentrato, finché ritenne di aver trovato qualcosa di interessante.
“Gli vai a genio” riferì al suo compagno “Però non lo ammetterebbe mai, nemmeno sotto tortura”
L'altro nascose un sorriso dietro la mano.
“Io purtroppo no... Ah, che brutto colpo per la mia autostima... Davvero ho l'aria di qualcuno cresciuto col culo sul burro?”
“Victor, per favore... Puoi sistemare il loro rapporto?”
“Per i miracoli devi rivolgerti a un santo o al dio degli innamorati” fu la risposta “Io posso provare a sbloccare qualche piccolo ingranaggio, in modo che al momento opportuno questa testa calda tiri fuori i discorsi giusti”
“E quando si sveglierà sarà... Diverso?”
“Lo vorresti diverso? Magari più gentile, più sorridente, più affettuoso? Uhm, si può fare...”
“No! No-no! Non fraintendermi, sarebbe magnifico trattare con un angioletto piuttosto che con una tigre inferocita, ma... Va bene così, lui è Yuri Plisetsky, nel bene e nel male”
“Scelta giudiziosa mio adorato, stasera ti ho già detto che ti amo?” chiese il russo e gli scoccò un'occhiata divertita vedendolo arrossire.

C'era molto altro dentro quell'adolescente ribelle, chi aveva sviluppato un dono come il suo purtroppo aveva accesso ai luoghi più bui dell'animo umano, in cui andavano a nascondersi idee malvagie, perverse, territori infiniti fatti di solitudine e rimpianti, dove dietro facciate rispettabili si nascondevano abissi di disperazione in cui era pericoloso addentrarsi e frammenti di ricordi talmente affilati e dolorosi da ferirlo ogni volta che provava a prenderli in mano.
Qualcosa di altrettanto tagliente tormentava anche il ragazzino ed era conficcato nella più tenera infanzia, troppo in profondità per poterci arrivare e comunque non spettava a lui farlo.
Evitò di informare Yuuri.
Un giorno, forse, sarebbe stato proprio il piccoletto a volerne parlare; ma al momento era prematuro forzare troppo la Trama del Destino.

“Adesso si sveglierà, vieni” gli circondò le spalle col braccio e arretrarono di alcuni passi.
Nell'attimo in cui il Tigrotto tornò presente a sé stesso, vide per prima cosa la coppietta intenta ad osservarlo con tenera premura, sembravano in attesa di una risposta da lui e invece lui non ricordava nemmeno perché erano in piedi vicino alla porta!
Sentiva la testa stranamente vuota, come se qualcuno l'avesse presa, svitata e usata a mo' di sonaglino per neonati.
“Tutto bene Yuratchka?”
“Smettila di usare quel nomignolo da poppanti spilungone ! Ah... La testa... Mi gira... Che cazzo ci facciamo qui in corridoio?”
Victor scambiò un'occhiata col suo compagno e sogghignò; se temeva di trovarlo cambiato dopo quell'esperienza la consueta sboccata malagrazia del ragazzino lo avrebbe rassicurato.
“Stavamo decidendo come andare all'aeroporto!”
“Ancora questa stupida idea?” i pensieri di Yuri, a parte il leggero intontimento da cui si riprese quasi subito, sembravano essersi interrotti all'iniziale discussione col padrone di casa.
“Vuoi chiarirti con Otabek si o no?” gli chiese il giapponese senza mezzi termini.
“Hah, va bene, basta che la piantiate con le vostre moine! Andiamo!”
“C'è un solo un... Piccolo problema!” esclamò Victor attirandosi un'occhiata preoccupata e una stizzita.
“Sarebbe?”
“Oggi non avevamo in programma di uscire e ho dato il giorno libero a Roman...”
“Quindi non abbiamo un autista?” il livello d'ansia di Yuuri schizzò alle stelle “Io... Non ho la patente”
“Ah non guardate me” chiosò il Tigrotto infilandosi le mani nelle tasche.
“Io l'avrei, ma...”
“Victor quando hai guidato l'ultima volta?”
“Era il 2004.. No forse il 2005...”
“Quindi di tre non facciamo un autista completo? Razza d'imbranati! Chiamiamo un taxi!” gridò il più piccolo, che da persona pratica e risoluta detestava qualsiasi forma d'indecisione.
“Il Taxi!!!” L'espressione di Victor s'illuminò “Ho chi fa al caso nostro, voi avviatevi al garage, io faccio una telefonata intanto...”



“Sul serio... è imbarazzante, sembro un tacchino ripieno!”
“Poche storie , tu non esci con questo freddo senza dei vestiti adatti”
“Si mammina!” lo canzonò il Tigrotto guardando di nuovo come lo aveva combinato quell'infame di un giapponese con la scusa del malessere di poco prima: il giaccone che gli aveva prestato era caldo e morbido, ma ci stava dentro due volte, e la sciarpa assomigliava ad una coperta da cavalli.
Victor li raggiunse al posto auto nel garage sotterraneo e subito dopo videro un taxi imboccare a tutta velocità la rampa elicoidale, planando davanti a loro in uno stridio di gomme.
Yuuri aveva una brutta sensazione riguardo a quella macchina ammaccata e arrugginita, gli sembrava stranamente familiare.
La premonizione si rivelò tragicamente corretta nel momento in cui l'uomo al volante scese e si presentò.
“Sergej quanto tempo!” trillò Victor alla montagna di muscoli che lo avanzava di tutta la testa “davvero non è un problema per te accompagnarci all'aeroporto?”
“Niet, compagno Nikiforov, con tutti i favori che devo a te e a Yakov!” l'energumeno allungò un'occhiata alle spalle dell'uomo e finalmente sembrò notare gli altri due passeggeri.
Il biondino non aveva cartucce verbali da sparare addosso a un bersaglio di quel calibro e si limitava ad osservarlo con due occhi enormi, quanto a Yuuri, beh, gli si era seccata la voce in gola ed era talmente pallido da far sospettare una dipartita imminente.
Victor, bellamente ignaro dei suoi travagli interiori, esclamò “Vi presento la soluzione ai nostri problemi, con Sergej arriveremo al Pulkovo in meno di un'ora”
“Posso farcela anche in mezzora” dichiarò tranquillo, finché dopo un attento esame della faccia terrorizzata del soggetto occhialuto la sua espressione accigliata non si aprì alla sorpresa “Io mi ricordo di te!”
“Ma anche no...”
“Certo tu sei il piccolo mindalevidnyye glaza!”
“Vi conoscete?” s'informò Victor incuriosito.
“Vi conoscete?!” gli fece eco Plisetsky allibito.
“Da, da, io ricordo tutti i passeggeri di taxi!” annuì serio l'omone “Anche se di solito non tornano più, lui è stato molto generoso con mancia!”
“Heh-heh” fu la flebile risposta “è stato così gentile...”
“Io allora vi porta là in venti minuti! Possa la Beata Vergine Teotòkos levarmi la vista se arriviamo tardi!”
“Magari la vista la conserviamo per guidare eh...” disse Yuuri in un filo di fiato a malapena udibile.
“Eccoti le chiavi, ragazzi andiamo, si sta facendo tardi!” Victor gli lanciò le chiavi della berlina e la montagna di muscoli le afferrò al volo grugnendo un colorito apprezzamento sulla vettura di lusso che fece impallidire perfino la villania del Tigrotto.
Yuuri sperò fino all'ultimo che Victor cogliesse il suo sguardo da condannato già avviato alle scale del patibolo o almeno usasse quei dannati poteri sull'autista persuadendolo ad una guida prudente, invece il russo si era lanciato in una vivace discussione sul tempo e sulla politica col “caro Sergej” lasciandolo alle sue ambasce.
“Allacciati la cintura...” bisbigliò al più piccolo seduto accanto a lui sul sedile posteriore.
“Guarda che sono cresciuto per il seggiolone di sicurezza!” gli rispose acido l'altro.
“Fidati, fallo e basta...”
Non fu il potere persuasivo di Yuuri a convincerlo, ma lo sguardo assassino dell'energumeno dallo specchietto retrovisore quando disse “Ora noi si va! E si vola!”



Quando aveva detto “Volare” lo aveva inteso in senso letterale; la macchina partì sgommando e affrontò in controsterzo tutta la salita, poi si catapultò in strada con un sobbalzo che mise a dura prova l'affidabilità della meccanica tedesca.
Già al primo diritto di precedenza ignorato Plisetsky aveva abbandonato i modi bellicosi e si rammaricava di non aver pensato a cose importanti tipo le sue ultime volontà o una telefonata d'addio al nonno.
Avrebbe voluto dar sfogo alla peggiore rassegna d'insulti mai concepita dall'alba dei tempi verso quei due che se la ridevano sui sedili anteriori, però dalla bocca gli usciva solo una specie di ululato strozzato, che del resto, faceva il paio con gli strilli del suo omonimo.
“Piccoli si divertono là dietro, forse vogliono un po' di musica!”
Mettere del Power Metal russo a tutto volume nella parte posteriore dell'abitacolo non migliorò molto le cose, però servì a coprire le grida dei due passeggeri a cui la breve vita scorse davanti agli occhi almeno una decina di volte prima che approdassero sani e salvi sotto la modernissima struttura in vetro e cemento dell'aeroporto internazionale di San Pietroburgo.
“Loro grandi amici, si?”
“Sai, penso che lo ignorassero fino a cinque minuti fa!” cinguettò Victor quando nel girarsi li trovò stretti in un abbraccio disperato, l'aria spiritata e le lacrime agli occhi “Siamo arrivati!”
“Ohhh tuuu! Tuu! Specie di brutto coso, io ti...!” il Tigrotto gli sarebbe saltato alla gola se Yuuri non lo avesse afferrato per la vita e Sergej, un po' dispiaciuto, indicando l'orologio avesse detto “Ventuno e venticinque, noi abbiamo impiegato cinque minuti più del previsto, ma davvero non potevo mettere sotto anziana babuska sulle strisce!”
“Avranno già cominciato le procedure d'imbarco!”
“Andate avanti, noi cerchiamo un parcheggio intanto”
I due Yuri si precipitarono fuori di corsa e infilarono le porte d'ingresso guardandosi attorno.
“Da quale parte?” il giapponese era pratico di voli, ma Plisetsky giocava in casa, infatti, dopo un attimo d'indecisione, ricominciò a correre a rotta di collo.
“Terminal 1, è da lì che partono i voli di Air Astana!”
Il biondino era un fulmine e l'altro faticava a tenergli dietro nel dedalo di corridoi poco affollati a causa del giorno festivo, poi, quando finalmente riuscì a raggiungerlo, per poco non lo travolse.
Si era fermato di colpo dietro un enorme pilastro e fissava la grande sala d'attesa semi deserta senza decidersi a proseguire.
“Allora? È già andato?” chiese Yuuri e sistemò gli occhiali sul naso aguzzando lo sguardo “Oh, eccolo là, sta andando ai cancelli d'imbarco, forza raggiungilo!”
“No!”
“Come... No!”
“Ho detto no! I-io non me la sento di affrontarlo... M-magari ci chiariremo tra qualche giorno via internet... ”
Era la prima volta che vedeva la terribile Tigre russa in quelle condizioni: lo sguardo smarrito, le labbra tremanti, l'aria ritrosa e spaventata di un cucciolo abbandonato.
Niente a che vedere con le emozioni che era solito esternare nel pattinaggio; in pista e sul podio coabitavano rabbia e gioia, si piangeva e si rideva, si sperava e poi ci si disperava, ed era normale, era giusto.
Forse aveva intuito qual'era la sua vera paura: provare sentimenti altrettanto forti senza riuscire a ricondurli a qualcosa di familiare.
Era un salto nel vuoto, come lo era stato per lui.
Quindi rimaneva una sola cosa da fare...
“Altin non mi sembra il tipo da chiarimenti a distanza, perciò o vai adesso o tanti saluti!” il giapponese giocò sporco e approfittando della sua forza diede un vigoroso spintone al biondino, che caracollò in avanti facendo il suo ingresso nell'ampio locale con una sonora imprecazione.
Il trambusto finì per attirare l'attenzione del Kazako già avviato al gate e a giudicare dalla sua espressione stupita Yuri era l'ultima persona che si aspettava d'incontrare lì in quel momento.
Il suo omonimo nel frattempo si era acquattato dietro il pilastro e stava pregando tutte le divinità disponibili affinché i poteri di Victor andassero a buon fine.


Fine Quinta Parte



† La voce della coscienza †

Che cosa avrà instillato Victor nella testa del piccolo feroce Felide? Magari un po' di buon senso?
Una cosa è certa, anzi due: Yurio non è cambiato di una virgola dopo il trattamento, è l'adorabile adolescente sboccato e ribelle di sempre; inoltre pare che il nostro vampiro abbia individuato qualcosa di più profondo in lui: l'affetto che prova per Yuuri (che non ammetterebbe mai nemmeno sotto tortura!) e l'eco di un trauma infantile, che forse salterà fuori più avanti.
Ma per arrivare in tempo all'aeroporto serviva un autista di eccezione e non potevo non tirare fuori Sergej dalla naftalina!
Lui e Victor si conoscono bene a quanto pare, in quali circostanze sarà avvenuto questo incontro? Lo scopriremo nelle prossime puntate!

Intanto amanti della Otayuri non perdetevi il nuovo aggiornamento, sarà tutto dedicato ai nostri adorabili pulcini *-* -cuore di mamma- *-*
Vogliatemi bene e sappiate che sto lavorando per voi! *o*

Postilla linguistica:
mindalevidnyye glaza (occhi a mandorla) è il simpatico soprannone affibbiato a Yuuri da Sergej ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo VI° ***


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Capitolo VI°

Otabek Altin non era un tipo “facile”
Al di fuori delle indubbie qualità di atleta era complicato classificarlo in una categoria precisa diversamente da JJ o Giacometti; inoltre la sua proverbiale discrezione lasciava trapelare pochissimo sia della vita privata che dei suoi sentimenti.
I fans di solito lo identificavano con l'orso, uno dei simboli del suo paese, così come Plisetsky era la Tigre; entrambi predatori, uno complementare all'altro nel modo di fare e nello sport.
Apparentemente nulla poteva accomunarli, eppure la paziente tenacia dell'Orso era riuscita a fare breccia nel cuore della Tigre diventandone prima amico e poi...
Nelle intenzioni del Kazako quel poi e le sue conseguenze dovevano concretizzarsi col trasferimento a San Pietroburgo; quasi non aveva creduto ai suoi occhi quando Yura gli aveva scritto di fare le valige e di ricordarsi la roba pesante, perché lì gli inverni erano più rigidi rispetto a quelli di Almaty.
Invece dopo un mese i suoi bagagli erano ancora impilati dietro alla porta, mentre nel loro letto si accumulavano screzi, dispetti, ripicche, strilli da far accapponare la pelle.
Senza averne il sentore si era trovato per le mani una palla di spine e da qualsiasi parte provasse a prenderlo si pungeva.
Abituato ad essere onesto con sé stesso come con gli altri aveva provato ad affrontare l'argomento col più giovane, dio se ci aveva provato.

“Yura devi dirmi qualcosa?” chiese affacciandosi alla porta del bagno con una delle sue maglie preferite ridotta ad uno straccio bucherellato, qualcuno aveva messo lo sbiancante nel carico dei panni scuri impostando il termostato a sessanta gradi.
Escludendo il gatto l'unico colpevole poteva essere lui.
“Stai più attento la prossima volta!”
Sbam!
La porta della cucina veniva chiusa sul discorso.

“Yura per caso ti sei seduto sui miei CD di musica chillout? Sai quelli che avevo appena finito di mixare per la festa...”
“Non me lo ricordo!”
Sbam!
Di nuovo la porta che sbatte e subito dopo si riapre.
“E comunque la musica Chillout mi fa schifo!”
Se glielo avesse detto a voce magari subito avrebbe evitato di perdere mezzo pomeriggio per registrarli trovandoli la sera piegati come dei punti interrogativi e ovviamente inservibili.

“Yura eravamo d'accordo di parlare dei nostri problemi...”
“Problemi? A quali problemi ti riferisci? Io non vedo nessunissimo problema!”urlò il biondino dalla camera chiusa a chiave e Otabek quella sera si rassegnò a dormire sul divano dividendolo con Noshki.

“Yura così non funziona, io torno ad Almaty, credo sia meglio per tutti”
Stavolta non si degnò nemmeno di rispondere limitandosi ad alzare il volume dello stereo per coprire parole troppo dolorose da affrontare.


Forse non erano fatti per stare insieme, forse era stato tutto troppo affrettato o forse quel ragazzino era davvero indemoniato e allora non gli serviva un compagno, ma un buon esorcista.
Trovarselo sotto al naso ad un quarto d'ora dall'imbarco, perciò, rimise in discussione tutto l'impianto da lui costruito nelle ultime ore per convincersi che era meglio troncare la loro relazione per la felicità, la carriera e la salute di entrambi.



“Ciao, Yura”
“Ahm...”
Il giovane moro inarcò un sopracciglio, scoprire che il suo spinosissimo ragazzo poteva rimanere a corto di argomenti e di offese riuscì a sorprenderlo più dell'improvvisata all'aeroporto, ma non gli avrebbe reso le cose facili.
“Sei venuto a dirmi il resto che ti è avanzato nell'ultimo mese?”
Il tono incolore della domanda riattizzò il fuoco della rivolta che covava sotto le ceneri, il Tigrotto alzò lo sguardo in un gesto di sfida e come si aspettava ne incontrò uno pacato e imperturbabile.
Esattamente quello che lo faceva incazzare a morte.

Perché a uno con uno sguardo del genere mica puoi trattarlo male e neanche pensare di liquidarlo con un gestaccio volgare sbattendo la porta! Uno così ha diritto ad un discorso ragionato, magari seduti in cucina davanti ad una tazza di caffè in un tempo che sia solo nostro, mentre il mondo fuori corre frenetico e felicemente ci ignora, non un animale selvatico che al primo accenno di problema corre a nascondersi nella sua tana e ringhia a chiunque si avvicini!

Perfino Noshki era più socievole di lui!

“Sono venuto qui per dirti che...”
Il ragazzo sperò in un aiuto, ma davanti aveva solo un muro di cortese interesse, niente crepe, niente cedimenti e questo lo mandava in bestia.
“Per dirti che tu non hai idea di quanto mi fai incazzare!”
L'altoparlante si sovrappose alla sua voce annunciando l'imminente partenza del volo, i signori passeggeri erano pregati di affrettarsi ai cancelli d'imbarco.
Otabek ignorò l'annuncio e si chinò verso di lui manifestando per la prima volta una parvenza di curiosità.
“Perché?”



“Non va, non va bene...” sempre appostato dietro il pilastro Yuuri si macerava nell'angoscia, quei due non si erano ancora abbracciati, picchiati o insultati, insomma erano nel classico stallo alla messicana che per uno ansioso come lui rappresentava l'abisso dell'incertezza.
“Oh, sono vivi dopotutto!” la voce di Victor lo fece sussultare, faticava ad abituarsi ai suoi modi da vampiro, sapeva apparire e scomparire in perfetto silenzio, in altri frangenti invece risultava terribilmente rumoroso.
“Senti, quando comincerà a funzionare la tua... Si, beh! Quello che hai fatto a Plisetsky”
“Non ne ho la minima idea!”
La candida confessione finì per minare definitivamente le speranze del giovane giapponese.
“I-in che senso?”
“Nel senso che potrebbe non funzionare affatto” davanti alla sua aria sconvolta il russo sentì l'obbligo di una spiegazione più approfondita “Certi doni lavorano sulla materia più sottile e volubile che si conosca: le emozioni; è impossibile programmare determinate effetti come il timer di un tostapane, ci sono troppe variabili di cui tenere conto: l'ambiente, lo stress, le persone con cui si interagisce... Oh! Aspetta credo stia succedendo qualcosa”
Victor si sporse appena dal nascondiglio e Yuuri lo imitò, vederlo annuire tutto soddisfatto generò ovviamente un'altra serie domande “Tu... li senti? A questa distanza?”
“Ah-ha e se vuoi puoi sentirli anche tu, dammi la mano e concentrati su di loro” Yuuri gli lasciò la mancina e in pochi istanti fu avvolto da una piacevole sensazione di calore e benessere; la conosceva, era la stessa che gli aveva comunicato sul ghiaccio a Milano quando aveva scacciato le sue paure, tenendolo al sicuro nel suo abbraccio.
“Devi concentrarti su di loro, non su di te”
“Ops, sono un disastro...”
L'uomo rise sommessamente e gli baciò i capelli che profumavano di gelo e aghi di pino “Si, il mio magnifico disastro”
“S-Si stanno parlando!” constatò meravigliato.
“È come il vecchio gioco del telefono senza fili, ma molto più divertente...”
“Però siamo indiscreti” ammise il giovane sottolineando il suo rammarico con un piccolo broncio.
“Solo per stavolta, dopotutto è a fin di bene”



Perché, perché lo faceva arrabbiare...
“Perché non è normale una persona che non perde mai la calma, non s'innervosisce, non sbraita, come faccio a fidarmi di uno che si tiene tutto dentro!”
Quindi le cose stavano così; aveva provocato di proposito tutti quei casini, per testare le sue reazioni.
Altin poteva sembrare scostante nel suo atteggiamento, ma era piuttosto sveglio.
“Chi è che si tiene tutto dentro? Forse chi tace e parla quando deve o chi strilla per coprire il suo mormorio interiore?”
Il biondino allargò le braccia in un gesto di esasperazione.
“Oh dai risparmiami la via dell'Illuminazione!”
“Yura, non si tratta di filosofia, ma di noi. Non mi tengo tutto dentro, perché non c'è niente da tenere; pensi che i problemi stiano nel dentifricio spremuto a metà anziché dal fondo o il fatto che lanci la felpa sul lampadario quando arrivi a casa? Mi va bene, perché sei tu e sei sulla strada sbagliata se pensi che potrei arrabbiarmi per queste sciocchezze”
Gli rispose un rumoroso tirar su di naso.
“Quindi non ti sei arrabbiato quando ti ho piegato i CD?”
“No”
“E quando ho dato a Noshky la tua sciarpa di cachemire perché ci si affilasse le unghie?”
“No”
“E nemmeno quando ti ho rigato la moto?”
“Ecco... Quello in effetti è stato piuttosto doloroso”
“Hah! Lo sapevo!”
“Hai ragione, forse io avrei dovuto parlare un po' di più e tu strillare un po' meno”
L'annunciatrice si interpose con professionale cordialità pregando i passeggeri del volo Air Astana diretto ad Almaty di affrettarsi, l'aereo era in partenza.
“M-mi sembra un ottimo compromesso” annuì Yuri asciugandosi una lacrima ribelle, che si era ostinata ad uscire nonostante si fosse imposto di non piangere “peccato sia arrivato troppo tardi”
Il kazako rimase dov'era.
“Beh? Non hai sentito l'annuncio? Il tuo volo sta partendo!”
“Certo”
“E allora perché stai lì impalato! Muoviti!”
“Non posso, ho lasciato qui una cosa troppo importante”
“Se è per la moto posso pensarci io a...”
“Sei proprio un imbranato se pensi che la moto sia più importante di te, Yuri Plisetsky”



Fu mentre si chinava a baciarlo che due figure entrarono nel suo campo visivo dalla parte opposta dell'immensa sala vuota; riconobbe subito quella che stava tentando disperatamente di trascinare l'altra dietro un pilastro, peraltro senza successo.
“Dio santo...”
Yuri, ancora intrappolato nel vortice di emozioni che quel bacio gli aveva suscitato, aprì un occhio e si rese conto che le parole di Beka non erano rivolte a lui, quanto piuttosto a qualcuno alle sue spalle.
Aveva completamente dimenticato il giapponese e il suo tipo; quei due erano rimasti lì a godersi tutta la scenetta!
Addirittura lo spilungone stava accennando un saluto con la manina e aveva il sorriso sgranato da un orecchio all'altro.
Oh, ma stavolta li faccio fuori sul serio: il mangiariso, lo spilungone e l'energumeno del taxi!
“È stato Katsuki ad accompagnarti qui?” il ragazzo moro era allibito.
“No, ecco io... Si insomma... È più complicato... ”
Morte lenta e dolorosa, soprattutto per lo spilungone che continua a salutarci!
“Dovevi essere proprio disperato se ti sei rivolto al tuo acerrimo rivale...”
“Lui non è il mio...! O-o meglio! Si lo è in pista, magari... Un po'...” il biondino prese un lungo respiro e aggiunse “Se lo dici a qualcuno giuro che ti prendo e ti metto io sul primo volo diretto ad Almaty!”
“Sono una persona discreta, dovresti saperlo ormai” Otabek arricciò le labbra in un sorriso e gli passò un braccio attorno alle spalle “Vieni, andiamo a salutarli e a ringraziarli”
“Cosa? Dobbiamo anche ringraziarli? Hai una vaga idea di quello che mi hanno fatto passare per arrivare qui? Casa loro è il decimo girone degli inferi! Lo vedi come sono combinato?”
“Oh immagino le orribili torture che avrai patito: te caldo, una fetta di torta, un bel camino, un divano comodo... Katsuki deve essere un Ospite sadico e crudele!”
“Biscotti”
“Uhm?”
“Erano te e biscotti” confessò l'altro “E comunque il vero pericolo è lo spilungone, s'impiccia di tutto, è vanesio, chiacchierone e non sa nemmeno guidare!”
“Chi? Il suo amico? Ha l'aria simpatica, tu fai come credi, io li ringrazierò”

Il brontolio rassegnato del Tigrotto li accompagnò dall'altra coppia, dove Yuuri cercava di mantenere un contegno “distaccato e professionale” rallegrandosi con Altin di essere riusciti ad accompagnare in tempo il suo omonimo e fingendo educatamente di ignorare tutto ciò che era successo nel pomeriggio, mentre Victor smaniava di contentezza ed era arrivato a proporre un'uscita a quattro immediatamente declinata con un ringhio feroce dal più piccolo.
“Non mancheranno le occasioni” mediò diplomatico il Kazako tenendo a bada la belva al suo fianco.
“Allora vi diamo un passaggio fino a casa!”
Il biondino collegò passaggio-auto-energumeno e sbiancò “No! Davvero, non serve! Lui ha la sua moto da prendere al parcheggio!”
“Ma Yura io...” provò ad obiettare Otabek mentre veniva trascinato via.
“Fidati, tutto ma il passaggio in auto col loro autista NO! Tu non hai visto la morte in faccia come è successo a me! E più di una volta!”
Il ragazzo moro trovò opportuno evitare d'iniziare l'anno con una litigata dopo la sorprendente riappacificazione, tuttavia, mentre si allontanavano notò la sua Tigre fare qualcosa che mai si sarebbe sognato di vedere fino al giorno prima: il ragazzo si girò e rivolse un piccolo sorriso a... “Quei due squinternati” come si premurò di precisare lui stesso con l'aria sostenuta “E se lo dici a qualcuno...”
“Ho già segretato e archiviato il file...” ripose Otabek sorridendo a sua volta.


Fine Sesta Parte



† La voce della coscienza †

Ok! Se siete tutti d'accordo io proporrei un "Ota Santo Subito!" per l'amore, la pazienza e tenacia di cui è dotato il nostro kazako.
Yuri dal canto suo, se non è proprio riuscito a scusarsi (soffre della sindrome di Fonzie temo, a quale non riusciva mai di pronunciare la fatidica parola!) almeno si è chiarito con Beka e sotto lo sguardo benevolo di Yuuri e quello entusiasta (forse un filo troppo entusiasta!) di Victor la nostra coppietta di pulcini può avviarsi serena verso un futuro migliore *o*
Comunque non disperate avremo modo di risentirli e rivederli, soprattutto Yurio, che ormai ha imparato la strada di casa dei Katsuki-Nikiforov (e chi lo schioda più dal divano extracomodo, dal frigo pieno e dalla Playstation su megaschermo a 1000 pollici ultra HD? X°D?)
La serata del primo dell'Anno non è ancora finita; Victor ha certe idee in mente (capisciammé!), però anche Yuuri aveva dei progetti... E poi c'è Sergej... Cosa c'entra Sergej nei piani dei nostri eroi? Aspettate il prossimo capitolo e lo saprete ^^
A presto e sappiate che sto producendo come se non ci fosse un domanI! Ah, no... Domani c'è e purtroppo è LUNEDI -.-'''

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Capitolo 7
*** Capitolo VII° ***


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Capitolo VII°

“È la prima buona azione dell'anno!” dichiarò Victor stirandosi le braccia tutto contento una volta rimasti soli.
“Ah si? Vuoi farne un'altra?”
Il tono di Yuuri aveva una sfumatura strana, che autorizzava a certi pensieri indecenti circa il programma della serata.
“Tutte quelle che vuoi solnyshko moyo

Soprattutto se riguardano del sesso sfrenato fino all'alba...

“P-prendiamo la metro per tornare a casa? O anche l'autobus!”
“Eh?”

Uhm il mio Sole ha dei gusti strani, vuole farlo sui mezzi pubblici...

“Tutto, ma non Sergej, ti prego, ti prego, ti prego! Farò ciò che vuoi in cambio!”

Quindi sesso sfrenato fino all'alba!

"Perciò l'espressione allucinata e gli strilli erano dovuto al suo modo di guidare? Oh, adesso si spiegano tante cose...”
“Perché? Pensavi che ci piacesse?”
“Credevo che le nuove generazioni apprezzassero lo stile Fast & Furious: velocità, rischio, adrenalina!”
“Victor, l'unica volta che sono stato sulle montagne russe ho rimesso l'anima, perciò chiedimi tutto” dichiarò compreso di dignitosa fermezza “Ma non di tornare su quella macchina se c'è Sergej alla guida”
“Uhm, ho la soluzione anche a questo piccolo problema, però tu hai promesso, ricordatelo!”
Il giovane giapponese sospirò, ignorava il quando e il come, eppure dietro il sorrisino sicuro del suo vampiro si nascondeva la solita, enorme fregatura.



Il ritorno a casa invece fu quanto di più tranquillo e rilassante potesse sperare di ottenere; erano bastate due paroline in russo all'orecchio di Sergej, perché l'energumeno si trasformasse in un provetto chauffeur con tanto di giro panoramico della città illuminata a festa.
Sul lungo fiume c'erano ancora decine di persone in vena di festeggiare il Nuovo Anno incuranti delle temperature rigidissime e Yuuri lasciatosi alle spalle il rocambolesco pomeriggio teneva il naso incollato al finestrino godendosi l'imprevista gita in notturna.
“Vuoi scendere e fare due passi?”
“No-no” scosse il capo e si allungò accanto a lui rivolgendogli un sorriso languido “Ora come ora vorrei solo andare a casa e farmi un bel bagno caldo”

“Bel bagno caldo” c'è della provocatoria intenzionalità nelle tue parole! Stavolta non ti lascerò dormire e pazienza se domani sarai un po' stropicciato... Dobbiamo festeggiare il nuovo anno!

“Ti ho rovinato la serata, vero?” continuò facendogli gli occhi dolci “Con la storia di Plisetsky”

Se mi guardi in quel modo non arriviamo nemmeno all'ascensore!

“Rovinarla? Ohi-ohi non mi divertivo così da... Nemmeno lo ricordo!” Victor gli prese il mento tra le dita e si avvicinò per sussurrargli il resto sulle labbra “Tutto insieme a te è molto più divertente mio adorabile Yuuri”
“Sergej vi porta a casa!”
Il vocione dell'uomo calò come la mannaia del boia sulla parentesi romantica della coppia, il giapponese arrossì e si ritrasse e Victor scoppiò in una risata divertita “Dimentico sempre le regole di Sergej!”
“Sedile posteriore buono per portare un cadavere quando portabagagli è già occupato, ma per altre cose letto è molto meglio!”
“E-eh?” Yuuri pensò che il suo inglese fosse andato in corto circuito “Ha detto proprio... Cadavere?!”
“Ecco vedi... Sergej ha una storia un po' particolare alle spalle” e poiché l'autista dopo averli redarguiti si era completamente disinteressato di loro rivolgendo la sua attenzione alle pollastrelle che affollavano il viale lungo la Neva, Victor continuò disinvolto la sua spiegazione “è entrato giovanissimo nei reparti speciali; è andato in Afganisthan, poi in Cecenia e credo abbia visto e fatto cose di cui non va particolarmente fiero, poi con la disgregazione dell'Unione Sovietica sono cominciati i suoi problemi: il congedo, la disoccupazione, dei lavoretti poco puliti, il carcere. Finché Yakov non ha notato le sue diciamo... Peculiarissime qualità e ha trovato il modo di metterle a frutto”
Yuuri ascoltava incredulo “Vuoi dire che...” bisbigliò “è una specie di... Sicario?”
“Ohi-ohi all'occorrenza sarebbe in grado di fare anche quello, ma in genere Yakov gli affida dei trasporti e delle consegne urgenti e in cambio gli ha procurato un onesto lavoro da tassista”
“Ossignore...” il giovane giapponese ripensò per un attimo all'avventurosa gita in taxi e impallidì, magari su quei sedili c'era stato davvero un cadavere prima di lui!
“Yuuri resta con me” Victor sorrise “Puoi stare tranquillo, adesso sa che fai parte della nostra famiglia, si farebbe uccidere per proteggerti, è una persona di fiducia e con un suo senso dell'onore”
“Quindi sei stato tu a mandarmelo la sera del mio arrivo in stazione” pensare che gli avesse mandato una specie di angelo custode, magari un po' sopra le righe, lo riempì di gioia e di tenera gratitudine.
“Assolutamente no!” trillò il russo.
“Ah”
“È tutto merito della tua buona stella!”
In effetti era troppo bello per essere vero...



“Ma tu...” iniziò deciso ad affrontare una volta per tutte l'argomento da cui Victor lo aveva tenuto lontano in tutti i modi possibili, almeno fino a quel giorno “Hai usato i tuoi... Poteri anche su di lui?”
“Ovviamente no, non ne avevo motivo” ammise francamente l'altro.
“E su di me?”
L'ultima domanda era venuta fuori a precipizio prima di poterla perfezionare presentandogliela in una forma che non suonasse come un'accusa o un'offesa; niente era più lontano dalle sue intenzioni e non lo avrebbe rimproverato nel caso lo avesse fatto, in fondo il risultato era valso il rischio.
Era solo molto curioso, come lo era di tutto ciò che riguardava Victor e il suo mondo; si morse il labbro e lo guardò con quell'aria colpevole che voleva significare Ecco; alla fine te l'ho chiesto.
Come al solito nel momento sbagliato.

Yuuri sospirò nel vedere il viso amato comporsi in un'espressione pensierosa.
“Stavo per farlo, quando ci siamo conosciuti e ho guardato nei tuoi pensieri, nelle tue paure” la tranquilla ammissione mise scompiglio nell'animo del giovane convinto di essersi preparato a vari tipi di risposta: dalla più brusca alla più evasiva. “Poi ho capito che non era quello di cui avevi bisogno e nemmeno io”
“Oh, io pensavo che voi sapeste sempre qual è la cosa giusta da fare”
“Siamo Immortali, non divini! Tu poi hai messo in crisi anche quelle poche certezze accumulate negli anni, perciò, se ti chiedi il motivo per cui evito di usare i miei doni su di te è perché...”
“Perché?” Yuuri sgranò gli occhi e trattenne il fiato, il suo tono accusatorio non lasciava presagire niente di buono.
“Perché ti amo Glupyy, ti amo troppo”
“Oh, Victor” da quel momento Yuuri decise d'infischiarsene delle regole di Sergej, socchiuse le palpebre e lo fissò a lungo prima di afferrarlo per il bavero del giaccone attirandolo a sé per baciarlo.
“Avrei dovuto farlo mesi fa quando mi hai offerto quel passaggio” e approfittando dello stupore suscitato dalla sua dichiarazione cominciò a liberarlo dalla sciarpa e dai primi bottoni.
Il russo non sapeva cosa pensare, però aveva sempre sostenuto che era un peccato mortale scoraggiare le iniziative di un giovane talento, quindi lo assecondò di buon grado in quello che era ormai diventato un viluppo disordinato di vestiti e di mani ansiose di scoprire di più, di andare più a fondo, di studiare quali reazioni avrebbero suscitato il bacio o la carezza successiva, di ascoltarne il suono nei sospiri gravi o acuti dell'altro.



A riportarli alla realtà fu ancora una volta il loro chauffeur, la cui voce stentorea s'impose sulle risatine e i gemiti dei due impegnati a rotolarsi sui sedili posteriori “Siamo arrivati!”
“Oh? Si? Di già?” Victor alzò la testa a quota finestrino e notò il soffitto basso e le luci al neon del garage sotterraneo “Senti, perché non tieni la macchina e ce la riporti domani? Il club di Yakov è aperto fino a tardi stasera, vai a mio nome...”
I due uomini si scambiarono un ghignetto e un cenno d'intesa, poi in qualche modo i passeggeri riuscirono ad aprire la portiera e ad uscire fuori; Yuuri aveva le guance arrossate, gli occhiali storti, una manica del maglione sfilata ed era senza una scarpa finita chissà dove sotto i sedili; Victor non era certo in condizioni migliori.
Ridacchiando come ragazzini corsero fino all'ascensore e una volta in cabina il russo finì addosso alla pulsantiera che partì selezionando un piano a caso.
“Dovremmo bloccare le porte” suggerì il giapponese che armeggiava coi suoi pantaloni determinato a sfilarglieli.
“Si, dovremmo...” ansimò l'oggetto di quelle attenzioni “Ma a quest'ora chi vuoi che ci sia nel palazzo...”
Lo strillo dell'anziana inquilina del trentesimo quando si aprirono le porte della cabina rivelandone il contenuto la inserì di diritto nella top ten delle Scream Queens dei film horror insieme ai guaiti isterici del suo chihuahua.
“Quel cagnetto è troppo stressato”
“Dovrebbe scopare di più...”
Dichiararono serissimi una volta colti sul fatto, poi accennarono un saluto militare, mentre l'ascensore ripartiva, per condurli al loro piano.


Fine Settima Parte



† La voce della coscienza †

Ed ecco svelati i programmi della serata di Victor, non che fossero poi così misteriosi alla fine X°D
Inoltre abbiamo saputo qualcosa in più riguardo a Sergej, oltre al fatto che gli piacciono le pollastrelle che passeggiano sul lungofiume (si temo che il nostro autista sia irrimediabilmente etero! Ma non mi sento di contraddire la sua ragguardevole montagna di muscoli °-°')
I nostri eroi sono arrivati a casa finalmente e possono dar sfogo alle loro libidini in santa pace... Ma sarà DAVVERO così?
Restate sintonizzati al prossimo aggiornamento per saperlo e visto che questo capitolo è un pochino più corto credo che arriverà in orbita all'inizio della settimana prossima °-°'

Annotazione linguistica: Glupyy corrisponde all'inglese "silly" traducibile a spanne come sciocco ^^

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII° ***


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Capitolo VIII°

“Cosa ti sei messo in testa mio adorabile Yuuri” gli sussurrò mentre lo teneva premuto contro la porta d'ingresso che si erano appena chiusi alle spalle, l'eccitazione di entrambi era ormai palese sotto i vestiti, che cominciavano a diventare dannatamente stretti e scomodi.
“Solo di farmi un bagno caldo...” insistette l'altro cercando di vendergli l'idea come un gesto innocente; impresa ardua se glielo soffiava nell'orecchio e si strusciava lento sotto di lui “Ma forse a te non interessa... D'altronde hai già fatto la doccia oggi pomeriggio”
Victor provò a rispondere qualcosa di coerente e invece dalla gola gli uscì un basso mugolio quando la bocca del giovane si chiuse sul lobo dell'orecchio succhiandolo piano come una ciliegia matura.
Bozhe moy! Mio Dio era questo che avevi in mente per stasera?“
“Lo scoprirai se vieni a fare il bagno con me”
“Allora vai avanti, sistemo di là e ti raggiungo”
Nonostante l'intenzione durò fatica staccarsi da lui, rimandare ciò che gli suggeriva l'istinto, ovvero di possedere il suo perverso demonietto proprio lì in piedi contro la porta.
Invece no, a quanto pare, la sua testolina aveva escogitato dell'altro.
Di norma Yuuri era timido e inibito riguardo al sesso e a volte dava l'impressione di subire le sue attenzioni, salvo poi ricambiarle in modo esplicito ed appassionato.
Victor non capiva mai se erano gradite o meno finché non sentiva il corpo dell'amante sciogliersi alle sue carezze, accogliendolo dentro di sé con avida ingordigia.
Trovava quell'enigmatica concupiscenza estremamente eccitante, eppure doveva esserci dell'altro; un Eros segreto bruciava nascosto sul fondo dei suoi languidi occhi bruni e forse Yuuri si era finalmente deciso a rivelarglielo.



Certi processi richiedono tempo e fiducia...
Pensò scendendo nel soggiorno a riordinare i rimasugli dello scombinato pomeriggio; nel bagno padronale l'acqua aveva preso a scorrere dentro la vasca, grande abbastanza per contenere entrambi, i loro desideri e i loro giochi amorosi.
Notò il portatile di Yuuri lasciato acceso con negligente noncuranza sulla penisola della cucina e diede un'occhiata ai messaggi prima di spegnerlo.
Non si trattava di una riprovevole pratica di spionaggio, era stato lui stesso ad insistere affinché avesse la gestione delle sue mail e dei profili.
Yuuri era trasparente, voleva condividere tutto con lui, anche quelle connessioni virtuali di cui di norma le persone erano estremamente gelose.
Non aveva nulla da nascondere, soprattutto a Victor, che il più delle volte si divertiva a rispondere alle richieste dei numerosi gruppi e alle fans più agguerrite, anzi i like, le iscrizioni, i commenti erano aumentati in modo esponenziale da quando il russo aveva iniziato ad occuparsi della sua “immagine online”.
Nessuno sospettava che ci fosse un'altra persona dietro quelle risposte spiritose e compiacenti che facevano impazzire le ragazzine; all'improvviso il riservato pattinatore giapponese, che faticava a scrivere due righe di ringraziamenti era diventato un animale da tastiera, pronto ad elargire battutine, consigli e complimenti ad ammiratori e ammiratrici.
Nella casella di posta era arrivata la conferma degli Orlov all'incontro dell'indomani fissato nel tardo pomeriggio.
Se gestire i social era la parte divertente del suo ruolo di pigmalione, tutto ciò che riguardava il pattinaggio rappresentava l'aspetto più maniacale e puntiglioso.
Victor non aveva lasciato niente al caso, iniziando a tessere la sua trama attorno all'ignaro ragazzo già parecchi mesi prima del suo arrivo a San Pietroburgo; inizialmente all'insaputa di Yakov, poi con la sua riottosa collaborazione.
Era stato grazie a lui che Yuuri aveva ottenuto subito il visto concesso agli sportivi affinché si trattenessero a tempo indeterminato in Russia per portare avanti i loro allenamenti e sempre grazie a lui era riuscito a rintracciare e a convincere i coniugi Orlov a ridimensionare i loro numerosi impegni per affidargli la preparazione del giovane giapponese.
Per ovvi motivi Victor non avrebbe potuto seguirlo di giorno.
Gli Orlov erano stati una coppia d'oro del pattinaggio russo, che si era imposta nel panorama internazionale tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta; li aveva voluti specializzati nella danza sul ghiaccio, perché come aveva spiegato al suo Yuuri per il Grand Prix aveva in mente dei programmi che ne valorizzassero la naturale sensualità, il suo modo particolarissimo di raccontare sentimenti ed emozioni attraverso l'espressione del corpo.
Lukiana dopo il ritiro aveva aperto una scuola di danze latino-americane, mentre Evgeniy si occupava ancora di pattinaggio, come commentatore per la TV russa e come allenatore nel programma di avviamento allo sport della Federazione.
Erano perfetti per lui; esigenti e pazienti allo stesso tempo.
Victor si sarebbe occupato della parte tecnica dal pomeriggio o dalla sera in base alla stagione e alle ore disponibili.
Si trattava un progetto ambizioso e molto impegnativo, che avrebbe messo a dura prova la sua resistenza fisica e psicologica, il russo per primo ne era consapevole, ma Yuuri aveva accettato senza battere ciglio e questo lo riempiva al contempo di orgoglio e di preoccupazione.
Sapeva abbastanza bene cosa c'era dietro tanta determinazione.
Vincerò per noi e solo se ci sarai tu al mio fianco.
Quella frase continuava a tornargli in mente; al di là dello spirito competitivo, della volontà di dimostrare quanto ancora aveva da offrire al pattinaggio sapeva che Yuuri non puntava alla medaglia, ma a ciò che si trovava immediatamente dopo.
Come sempre guardava già oltre il domani e il domani inevitabilmente sarebbe arrivato.
Lui sarebbe stato pronto?
E il “suo mondo” sarebbe stato pronto per Yuuri?


Mentre scorreva le notifiche ne notò una più recente; era arrivata solo mezzora prima e veniva dalla pagina di Minako, la sua insegnante di danza di Hasetsu.
Aveva inquadrato grosso modo il vivace soggetto, perciò il titolo del messaggio “Vogliamo il Bis! – Quanto hai bevuto a Capodanno?” suscitò la sua curiosità e decise di aprire il link che rimandava ad un video in cui Yuuri era stato taggato.



Dall'acqua calda della vasca saliva una delicata fragranza di spezie orientali, forse aveva abbondato un po' coi sali da bagno, ma in certe circostanze abundare sed quo... qui... quam... Insomma il motto latino aveva ragione, era meglio non lesinare sulle raffinatezze in certe occasioni.
Aveva acceso alcune candele e alla fine si era immerso con un sospiro compiaciuto; non erano le terme della locanda, ma il vapore contribuiva a creare un'atmosfera soffusa e romantica.
Gli era piaciuto sorprendere Victor e soprattutto gli era piaciuta la reazione che aveva letto nei suoi occhi: forse aveva ragione Minako, dietro i suoi occhiali e le felpe sformate c'era sensualità da vendere e non doveva nemmeno ubriacarsi per tirarla fuori, gli bastava la persona giusta al suo fianco, o meglio, il vampiro giusto.
Il giovane ridacchiò e scivolò sott'acqua restando per qualche istante in apnea a contemplare i mutevoli giochi di luce sul soffitto del bagno.
Quando riemerse si stupì che Victor non fosse già lì in procinto di buttarsi dentro la vasca facendo debordare il contenuto coi suoi modi da elefante.
Era improbabile che gli fosse presa la fregola della casalinga, di norma se non c'era lui a controllare, il russo era uno di quei soggetti che seminava la roba in giro e se prendeva un barattolo lo lasciava aperto sulla credenza, ecco svelato il motivo per cui la governante lo aveva preso in simpatia, da quando era arrivato il suo carico di lavoro si era alleggerito moltissimo!
Yuuri sorrise, evidentemente diventare Vampiri significava portarsi dietro pregi e difetti della propria vita precedente e questo lo consolava perché non sapeva immaginarsi diverso: più cinico, egoista, distaccato, ma gli dava anche qualche timore, perché c'erano alcuni tratti caratteriali di cui avrebbe fatto volentieri a meno, come l'insicurezza o l'ansia.
Nonostante tutto ciò che ruotava attorno al misterioso passaggio della Trasformazione fosse considerato una specie di argomento tabù lui ci pensava, eccome se ci pensava!
Soprattutto di giorno, quando era solo e le incredibili facoltà del suo amore si assopivano.
Spesso si ritrovava a chiedersi sotto quali aspetti sarebbe cambiato e “quanto”.
Vedeva Victor e Yakov litigare in continuazione per delle sciocchezze, salvo poi trovarsi perfettamente d'accordo su questioni importanti; era uno strano modo di volersi bene, un sodalizio che durava da più di ottant'anni; sarebbe stata la stessa cosa per loro?
Una parte di lui smaniava di conoscere la risposta, avrebbe venduto l'anima pur di vedere cosa ne sarebbe stato del loro amore di lì a un decennio, l'altra parte invece aborriva la sola idea di spostarsi più in là del domani.

La loro relazione era unica, nata in circostanze straordinarie cresceva piano, in segreto, come un frutto miracoloso e poteva avere solo uno sviluppo altrettanto sorprendente.
Era avventato mettere alla prova le grandi leggi dell'Universo forzando le circostanze, doveva bastargli il presente e doveva avere più fiducia in lui, ma in primis in sé stesso.
Fiducia come quella che Victor gli aveva dimostrato nel pomeriggio; con naturalezza aveva sollevato il sipario che divideva i loro mondi consentendogli di spiare per un attimo dall'altra parte.
Adesso cominciava a rendersi conto della portata di quel piccolo gesto; svelandogli ciò che di norma restava nascosto agli occhi inconsapevoli degli umani era come se avesse voluto affidargli le chiavi del suo mondo affinché le custodisse fino al momento di usarle.
A mente fredda era stato Victor a rischiare di più nel portarlo a vivere con sé contando su un tacito accordo in cui lo avrebbe protetto col suo silenzio e la sua discrezione, a costo di raccontare qualche bugia alla famiglia e agli amici più intimi.
Proprio lui, che tremava, sudava e si agitava davanti al più piccolo imprevisto.
Se non era fiducia quella...
Si, Yakov la chiamava in modi assai meno poetici, però anche quel vecchio brontolone alla fine sembrava essersi rassegnato ad avere attorno un mindalevidnyye glaza.


Fine Ottava Parte



† La voce della coscienza †

Ohi-ohi!
Ci stiamo avvicinando al Gran Finale del secondo capitolo di questa tri...
Ah no, scusate, ormai è diventata una quadrilogia!
Ebbene si u.u
Come avrò modo di spiegarvi meglio prima dei saluti finali grazie alle vostre idee e suggerimenti ho abbastanza spunti e materiale per ampliare la saga ^^
Perciò se arriverete alla fine con un'overdose da Vampiri on Ice la colpa è anche vostra, sapevatelo! ^^
Questo capitolo lo definirei come un voler tirare le somme del primo mese di convivenza tra Victor e Yuuri; due punti di vista, che a volte sembrano coincidere e a volte divergere negli obiettivi e nei progetti futuri.
Affiorano alcuni dubbi e timori da parte di entrambi, ma (spero!) anche l'amore che li lega l'un l'altro.
Però... Per la vostra gioia (un po' meno per Yuuri ^^)
Minako ha pubblicato un certo video...
Tenetevi pronti all'impensabile, all'imprescindibile e cose mai viste!
Prossimamente su questi schermi... Col nuovo aggiornamento ^^

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Capitolo 9
*** Capitolo IX° ***


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Capitolo IX°

I suoi pensieri lo avevano portato lontano, quando tempo era rimasto a mollo?
Stropicciò le palpebre e allungò una mano in cerca dell'orologio; era passata un'ora e di Victor nemmeno l'ombra! Dove si era perso?
Scartò l'ipotesi di un attacco di timidezza, un malore, un colpo di sonno o un rapimento alieno, ed escluse l'irruzione di Yakov, in viaggio a Mosca per certi misteriosi “affari”.
Che diavolo era successo?
Si sbrigò ad uscire dall'acqua e ad asciugarsi infilando la prima cosa a portata di mano; un maglione oversize pescato dal fondo del guardaroba di Victor, il quale ne aveva fieramente negato la paternità di acquisto, salvo poi rimangiarsi tutto una volta che glielo aveva visto addosso e lo aveva giudicato terribilmente sexy.
Inutile dire che Yuuri si era immediatamente innamorato di quel maglione, lo portava spesso in casa e il russo l'aveva soprannominato la sua “copertina di Linus”.

Camminando in punta di piedi si affacciò alla balaustra e guardò di sotto; una musica a basso volume lo condusse fino alla cucina a giorno, dove Victor stazionava immobile appollaiato su un alto sgabello.
“Vityaaa” lo chiamò sottovoce, usando il suo diminutivo affettuoso era matematico ottenerne l'attenzione, ma in quel frangente sembrava essergli entrato da un orecchio ed uscito dall'altro.
“Vitya, mi tradisci con Justin Timberlake?” chiese, mentre sul finale di Sexy Back arrivava a cingergli la vita in un abbraccio.
Quella canzone aveva qualcosa di familiare, forse l'aveva già sentita nel lettore di Phichit, o magari di Giacometti, era il suo genere di musica; ce lo vedeva ballare avvinghiato ad un palo con tanto di ammiccamenti lussuriosi al pubblico in delirio.
Gli baciò la base del collo strofinando il naso nella morbida massa argentea dei suoi capelli, ma di nuovo non ne venne alcuna reazione degna di nota, Victor si limitò a premere il tasto Aggiorna e far ripartire il video.
In attesa del caricamento fu l'incredibile velocità con cui crescevano i like e i commenti a catturare l'interesse di Yuuri; scendevano nel profilo fitti come le biglie del pachinko.
Ed erano tutti commenti dei suoi amici.



Chrisswisse:
“Fissa tu il giorno e l'ora, ti lascio le chiavi sotto lo zerbino! Se vuoi facciamo una cosa a tre, o, a quattro! PS Ho delle magnifiche sedie di design in salotto!”

JJtheking:
“Di solito facciamo un provino per i ballerini che ci accompagnano in tour, ma tu puoi considerarti tranquillamente scritturato!”

Seung Li aveva postato in modo esplicativo la foto del suo Husky che si copriva gli occhi con la zampa.

LovelySara&Mila:
“Yuuri questa è concorrenza sleale!”

MinamiloveYuuri:
“Ti prego adottami!”

Leoji:
“No adotta noi!”

EmileforSpino:
“Lo sai che questa roba è un'indecenza, vero? La giro subito a Michi! Huh-huh-huu” seguito da un orsetto abbraccioso.

PhichitTheHamstersLord:
“Quel video non ti rende giustizia! Se ci fossi stato io a riprendere saresti venuto cento volte meglio!”

MisterCiaoCiao:
Perfino il suo ex coach non aveva avuto pietà! Aveva postato una valanga di pallette gialle che si sbellicavano dal ridere.

OtaBear:
Da persona sobria Altin si era limitato ad un ecumenico Like seguito da una faccina sorridente.

TheRussianTiger:
Di Plisetksy c'erano solo tre puntini di sospensione, ma erano di una eloquenza spaventosa.


Con la morte nel cuore, mentre tristi presentimenti si addensavano all'orizzonte Yuuri lesse infine il post di Minako:
“Tesoro Auguri di Buon Anno! Ci hai dato dentro con caviale e champagne ieri sera? Spero che tu abbia regalato un'incredibile Capodanno al tuo caro signor Nikiforov!”



Sputtanamento.
Sputtanamento a vita con quadruplo flip a occhi bendati su pista resa impraticabile dopo una settimana di allenamenti di una squadra di Hockey del campionato americano. Il tutto mentre sulla Terra sta arrivando l'asteroide che provocherà la famosa estinzione di massa e il supermercato sotto casa ha appena terminato gli spaghetti per il ramen.

Era lui nel video, lui che si dimenava lascivo usando una deliziosa poltroncina rococò come partner occasionale, lui che... Oddiosantissimo cosa diavolo stava facendo con quella bottiglia e dove la stava infilando!
E-e perchè c'erano delle donne che volevano a tutti i costi mettergli dei soldi nelle mutande?
Una di quelle era Minako-sensei!
Un attimo... Ma davvero era capace di ballare sui tacchi e di flettere la schiena in quel modo?

“Yuuri...” la voce di Victor lo raggiunse nell'abisso di vergogna in cui era caduto “Dov'è il mio incredibile Capodanno?”
Il giovane, che si era coperto il viso con le mani, scostò le dita lasciando intravedere un occhio spaventato.
“E-eh?...”
Il russo reclinò la testa all'indietro fissandolo serio, con intenzione e ripeté “Dov'è il mio Incredibile Capodanno?”
Ossignore!
Lo sputtanamento nei confronti degli amici era nulla se paragonato a quello che aveva appena sbattuto in faccia a Victor!

No-no! Io non ho niente da nascondere!
Guardami Victor, sono trasparente come un vetrino da laboratorio!
Bugiardo!
Oh ti riconosco! Tu sei il mio raziocinio! Dov'eri quando avevo bisogno di te?
In vacanza a Bora-bora, comunque te la sei cavata alla grande anche senza il mio aiuto mi pare!
Si ma adesso siamo in piena emergenza, mi serve una risposta logica!
E logicamente ti risponderò... Attaccati al tram!




Anche l'ultimo alleato lo lasciava in balia del suo destino: fornire una spiegazione razionale a quella raccolta di oscenità, che di razionale non avevano proprio niente!
“Victor... Ricordi quando ti ho detto... Di non reggere tanto bene l'alcol?”
Cominciò a giocherellare con le maniche del maglione e mordersi nervosamente le labbra.
L'uomo davanti a lui inarcò un sopracciglio, impossibile leggere di più sul suo viso, a parte una vaga, vaghissima traccia di famelica bramosia, che aumentava se possibile il suo disagio.
“Ecco... Forse ho minimizzato un po' il problema...”
“Quale marca preferisci?” lo interruppe brusco e davanti alla faccia impanicata del suo amato bene insistette “Dom Perignon? Crystal? Moët & Chandon? Posso farli arrivare dal club in mezzora!”
“V-victor”
Non poteva dire sul serio, oh caspita, si invece, era dannatamente serio!
Lo stava corrompendo!
Voleva farlo ubriacare di nuovo affinché si esibisse in quelle... Sconcezze da Night!
“Non ero io...” confessò con la voce ridotta ad un pigolio strozzato.
“A me è parso di si e l'ho visto bene il video! Quel piccolo neo sulla nat...”
Yuuri gli chiuse la bocca “Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ero ubriaco fradicio... I-io non faccio certe cose! Di solito!”
“Ah-ha! Risposta sbagliata! Dov'è?” senza dargli modo di reagire in un scatto fulmineo il russo infilò la testa sotto il suo maglione extralarge “Dov'è!”
“Chi stai cercando...” il giovane imbarazzatissimo si ritrovò col naso di Victor, riemerso dalla scollatura , appiccicato al suo, mentre con un sorriso sornione gli diceva “Il tuo Eros! Deve essere qui da qualche parte, altrimenti come si spiegherebbe il video..” indicò il portatile “E il bagno caldo, le promesse, gli strusciamenti e le paroline allusive!”
“I-io volevo fare una cosa romantica...” provò a giustificarsi.
“È romantica una passeggiata la chiaro di luna! Una cenetta a lume di candela! I preliminari in auto, il sesso orale in ascensore non sono romantici! Sono una fantastica premessa ad una selvaggia notte di passione! Yuuri tu mi hai illuso, hai illuso il tuo Snezhinka! Mi hai spezzato il cuore! Dovrò consolarmi in eterno con questo video... Ohi-ohi-ohi...” e dopo aver chiuso il discorso tornò a girarsi verso il portatile facendo ripartire per l'ennesima volta la riproduzione.



Allo shock subentrò una rabbia enorme, come poteva pensare di rimpiazzarlo con la sua versione sconcia e per giunta virtuale?
Paradossalmente si scoprì geloso di sé stesso e si avventò sul computer nel tentativo di portarglielo via.
“Dammi quell'affare!”
“Non ci penso nemmeno!”
“Dammelo ho detto!” saltava per riuscire ad arraffarlo, ma Victor si era arrampicato sullo sgabello e badava a tenerlo a distanza.
“Il mio conforto per la vecchiaia? Giammai!”
“Ah si? Guarda che ci faccio col tuo conforto!” se non poteva arrivare al computer gli restava solo da staccare la spina e portarsi via l'alimentatore “E domani dirò a Minako di cancellare il video!”
Togliere ad un bambino il giochino nuovo e spedirlo in camera senza cena, quando in tavola c'è la sua pietanza preferita era l'effetto che aveva ottenuto con Victor; il russo atteggiò le labbra all'ingiù in una smorfia che preludeva al pianto.
Ty plokhoy! Sei cattivo Yuuri, perchè sei così cattivo con me!”
Scese dallo sgabello e andò a rintanarsi col portatile ormai inservibile nell'angolo del divano, proprio come un bambino messo in castigo.
Il giovane giapponese passò dalla rabbia alla totale costernazione.
Il suo senso di colpa poi era orrendamente ingigantito dal comportamento ferito del suo preziosissimo, unico amore.

Vergogna!
Ah sei già tornato? Ma non eri andato via?
Dettagli, ero da queste parti e poi m'interessava la faccenda! L'hai fatto piangere!
Oh no! I-insomma, non può piangere per una cosa del genere!
Bastava così poco per farlo contento! Pentiti e fai ammenda finché sei in tempo!
Chi sei la mia logica o il Sommo Inquisitore Torquemada?
Siamo ancora qui a parlarne?



Fine Nona Parte



† La voce della coscienza †

Galeotto fu quel video, tanto più che non lo vedemmo avante!
La citazione dantesca è d'obbligo considerate le proporzioni del casino che ha provocato la messa online del filmato da parte di Minako sensei!
Victor vuole il suo magnifico Capodanno e io direi: ha ragione!
Tanto bendiddio a disposzione e Yuuri lo tiene nascosto?
Sia mai! X°D
Per l'occasione è tornato a farsi vivo perfino il buon senso del Giappino, la sua personalissima Voce della Coscenza reduce da una fantastica vacanza a Bora-bora è costretta a rientrare in servizio d'urgenza per sistemare la cosa!
Gli amici ovviamente ci vanno a nozze con lo sputtanamento mondiale, io però, se fossi in Yuuri e Victor un pensierino sull'offerta di Chris ce lo farei e voi? X°D
Ovviamente non finisce qui!
La coppietta ha ancora molto da dirsi e soprattutto MOLTO da fare (capisciammè!) e lo scopriremo nel prossimo capitolo con la strategia di Yuuri! :D

Due precisazioni linguistiche ^^
Ty plokhoy! -> Cattivo!
Snezhinka -> Fiocco di Neve, finalmente Yuuri ha trovato il soprannome per Vitya ^^

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Capitolo 10
*** Capitolo X° ***


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Capitolo X°

“Vityaaa”
La sua parte razionale aveva ragione: doveva rimediare il qualche modo alla tremenda porcheria che gli aveva appena combinato e no, non si trattava del video!
“Vitya, lyubov’ moya... Mi fai vedere i tuoi splendidi occhi?” lo implorò accucciato accanto a lui.
Stanarlo fu un'impresa tutt'altro che facile, perché il russo si era accartocciato dentro il divano e gli dava le spalle, come a sottolineare quanto fosse offeso dal suo rifiuto.
Ora, di norma un adulto non aveva di questi comportamenti, figurarsi l'idea che aveva di un vampiro adulto!
Però da uno come Victor Nikiforov c'era da aspettarsi di tutto!
Per fortuna ancheYuuri Katsuki era un soggetto un po' fuori dagli schemi, se il russo reagiva così non gli restava che assecondarlo e andargli appresso.
“Vityaaa?” insistette dolcemente cominciando a fargli i grattini sulla nuca, mossa subdola, giacché aveva scoperto quanto gli piacesse farsi accarezzare i capelli da lui.
L'altro brontolò qualcosa di intellegibile, ma rimase fermo a prendersi le sue attenzioni e Yuuri lo interpretò come un invito a continuare.
Snezhinka vuoi davvero tenermi il broncio tutta la vita? È tanto tutta la vita soprattutto coi vostri parametri!”
Niente.
Ancora non pervenuto.
Nemmeno i grattini funzionavano.
Il signor Nikiforov era davvero intenzionato a fargliela pagare.
Yuuri si lasciò andare ad un sospiro di sconforto e incrociò le braccia al petto.
“Ti ho forse detto di smettere?” disse una voce dal fondo dei cuscini e il giovane aggrottò la fronte.
“Ah! Credevo che stessi applicando la politica di non trattare col nemico e di non fare concessioni”!”
Di nuovo un mugugno contrariato e una scrollata di spalle.
Yuuri si soffermò sulla linea appena accennata della colonna vertebrale, sul gioco di luci e ombre creato dalle scapole e sulla scollatura della maglia, che faceva intravedere il disegno delle clavicole.
Perché i giapponesi trovassero tremendamente seducente quella specifica parte del corpo era difficile da spiegare, ma non era un caso che le geishe indossassero i loro sfarzosi kimono in modo da lasciare scoperto proprio quel candido lembo di pelle tra la nuca e le spalle.
Yuuri deglutì, tanti anni in America e in giro per il mondo non avevano cambiato la sua natura e, che fosse intenzionale o meno, la particolare postura del suo vampiro imbronciato, gliela richiamava prepotentemente a galla.



Victor intanto cominciava a temere che la sua messinscena si sarebbe rivelata un misero buco nell'acqua.
Doveva rassegnarsi e prenderne atto: il suo Magnifico Disastro sarebbe stato per sempre un timido, compiacente, lussurioso compagno di letto, senza speranze che prendesse a sua volta l'iniziativa di sedurlo.
La cosa non gli dispiaceva, però l'idea di essere preso e sbattuto contro il muro ogni tanto dal suo tesoro era una stuzzicante variante alla loro vita di coppia!
Fu abbastanza sorpreso, quindi, nel sentire all'improvviso il respiro tiepido dell'altro accarezzargli il collo e la sua mano infilarsi sotto al braccio nell'intento di tirarlo verso di sé.
Tatta hitoban to uchihajimeta was sakujitsu nari
“Yuuri, che cosa hai detto?” bisbigliò sorpreso, tolte le telefonate alla famiglia in cui di solito conversava fitto-fitto a bassa voce in una specie di oscura cantilena, era difficile sentirgli pronunciare più di un paio di parole in Giapponese.
Lo aveva quasi obbligato ad imparare il russo, ed era così abituato a dialogare con lui in inglese, che solo adesso si accorgeva di quanto fosse sensuale sentirlo esprimere nella sua lingua madre.
Con la coda dell'occhio lo vide togliersi gli occhiali e posarli sul puff, fece per girarsi, ma la sua presa lo bloccò.
“Ah-ha... Izentoshite! Fermo lì”
Davvero gli aveva dato un ordine?
La cosa si faceva interessante...
Raggomitolato nell'ombra si concesse un sorriso segreto sentendo il caldo contatto delle sue labbra posarsi sulla spalla scoperta indugiandovi a lungo per poi seguire un immaginario percorso di piccoli baci leggeri che s'interruppero alla base del collo.
Era impreparato, invece, a quello che accadde dopo, quando sentì i denti affondare nella carne in morso deciso, abbastanza forte da procurargli una piacevole fitta dolorosa, ma non troppo da ferirlo.
Avrebbe potuto aspettarselo da un amante più smaliziato, non dal suo Yuuri!
Con un balzo si girò e si mise seduto, fissandolo come se lo vedesse per la prima volta “Tu... Mi hai morso!”
Di contro il giovane, ancora accoccolato sul pavimento, s'insinuò tra le sue gambe e mettendosi in ginocchio gli restituì uno sorrisino provocatorio.
Oishi-Oishi, si e sei delizioso” aggiunse compiaciuto ripassando col dito l'impronta rotonda che gli aveva lasciato sulla pelle “Ima anata wa watashi no monodesu... E ora sei mio”
“Non che ci fosse bisogno di ribadirlo...”
“Ssst” l'indice si spostò sulle sue labbra “Quello stupido video è inutile se hai l'originale”
Muovendosi con grazia felina si accomodò a cavalcioni su di lui, afferrò i suoi capelli e lo costrinse a sollevare la testa “Concordi?”
Victor non solo concordava, ne era deliziato; in modo inaspettato e con un po' di fatica alla fine il suo Eros era venuto fuori, poco importava se l'indomani sarebbe tornato il timido, impacciato Yuuri di sempre; l'alternanza tra le due personalità rendeva tutto più intrigante, era il pepe in grado di insaporire anche la più scontata delle ricette.



“Cosa vogliamo fare adesso?” gli chiese sorridendo “Questa è una... Posizione ideale per aprire le trattative di pace”
“Dato che è il nostro primo litigio stabiliamo innanzitutto chi ha vinto e chi ha perso, chi ha ragione e chi ha torto” gli rispose il giovane sulle labbra entrando subito nel gioco.
“Vinto, perso, io credevo avessimo vinto entrambi!”
“Ah-ha Snezhinka metti le cose nella giusta prospettiva, come mi hai insegnato: chi sta sopra vince sempre!”
“In tal caso...” gli bastò un movimento per scaraventarlo sui cuscini ribaltando la situazione “Dovresti imparare a calcolare le variabili, come il fatto che sono più forte di te!”
Yuuri socchiuse le palpebre in uno sguardo assassino “Sei scorretto Victor Nikiforov!” soffiò.
“In guerra e in amore tutto è permesso!” ridacchiò l'altro, prima di ruzzolare sul tappeto trovandosi sotto di lui.
"Ma ricordati che le distrazioni in battaglia possono essere fatali" gli rispose il suo avversario, contemplandolo dall'alto con un ghignetto di superiorità.
"Perché tu ignori i pregi del riscaldamento a pavimento..." gli rispose il russo con fare sornione.
"Eh?" confuso da quelle parole Yuuri perse facilmente l'equilibrio e finì di nuovo in svantaggio.
Stavolta i suoi tentativi di liberarsi furono inutili, Victor se l'era giocata bene riuscendo a bloccarlo in una posizione comoda, soprattutto per lui!
Da lì poteva facilmente avere accesso al suo corpo e a tutti i segreti che il largo maglione ancora nascondeva.
"Dicevo: i vantaggi del riscaldamento a pavimento ti permettono di non sentire freddo e il tappeto è soffice e anallergico, ideale per... Certe attività, l'ho comprato apposta!"
"Non mi dire... Hai scelto l'arredamento in funzione delle tue fantasie erotiche?"
"Ohi-ohi, certo che si! Per noi due! Perché pensi che la vasca sia così grande o il tavolo da pranzo sia in legno di Tek? È molto più caldo e confortevole del marmo o del cristallo!"
“E hai intenzione di provarli tutti?”
“Eh-Eh” gli rispose un festoso assentire.
“Non guarderò mai più la zona giorno nello stesso modo...” disse Yuuri rassegnato




Fine Decima Parte



† La voce della coscienza †

Mi sembra d'obbligo specificare che: Nessun Victor Nikiforov è stato maltrattato durante la scrittura di questo capitolo, il nostro vampiro aveva uno scopo in mente e alla fine è riuscito a raggiungerlo, ma a quanto pare la cosa ha fatto felici entrambi ^^
Capitolo breve e tutto dedicato alle schermaglie amorose dei nostri tesori, dopo il primo litigio ci sta che vogliano fare pace ^^
Magari si risolvessero così facilmente le grane future che li attendono!
Ma per le anticpazioni e i doverosi ringraziamenti a tutti voi che mi seguite con affetto nello strampalato mondo dei denti aguzzi vi rimando al Gran Finale con la chiusura che posterò (incrociando i ditini e col vento a favore) venerdì o sabato :3
E sappiate che anche i vampiri hanno bisogno di abbracci e coccole! ^^

Infine:
Tatta hitoban to uchihajimeta was sakujitsu nari -> Era ieri quando hanno cominciato a giocare dicendo, "solo una partita"
Si tratta di un "Senryū" breve componimento poetico affine al più noto Haiku.
In questo caso la citazione di Yuuri è sottile e vuole significare che quando un gioco appassiona si perde la nozione del tempo e quale gioco è più divertente di quello amoroso? ^^
Se siete incuriositi dall'argomento questo è il link da cui ho tratto la poesia:
http://haiku.cascinamacondo.com/pdf/fabiabincisenryu.pdf

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Capitolo 11
*** Capitolo XI° ***


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Capitolo XI°

“Allora chi ha vinto?” chiese il russo accarezzandogli la guancia; era deciso ad arrivare in fondo alla questione.
“Vuoi proprio sentirtelo dire?”
L'espressione placida e trionfante di Victor parlava da sola.
“Te lo confesserò in un orecchio però...”
L'uomo lo studiò di sottecchi con una punta di sospetto, aveva appena imparato che Yuuri poteva essere un tantino vendicativo se riteneva di aver subito un torto.
“Non ti mordo, giuro” lo rassicurò facendogli gli occhioni languidi.
Adesso mi legge anche nel pensiero... La faccenda diventa sempre più interessante!
Si piegò verso di lui e quello che ascoltò dalla sua bocca riuscì a stupirlo più del morso, del video e di tutte le provocazioni messe insieme.
Si scostò un poco e osservò le sue labbra come a volersi accertare che erano proprio loro ad aver pronunciato quelle eccitanti oscenità e il giovane gli regalò un sorrisino innocente.
“Dove hai imparato queste cose?”
“Ho avuto un buon maestro che mi ha dato qualche lezione per corrispondenza...”
Il russo mise in conto di far sparire Cristophe Giacometti dal sistema solare, certe indecenze poteva averle partorite solo quello svergognato di uno svizzero!
Yuuri ridacchiò; sulla faccia di Victor c'era scritto a caratteri cubitali “sono geloso!”
“Non c'è niente da ridere...” borbottò cupo.
“Oh si invece!” ormai il giapponese non si teneva più e rideva a crepapelle “So esattamente cosa ti piace e sei stato tu a dirmelo, mi hai addirittura mandato un catalogo illustrato prima della finale di Milano! Oh, a proposito non ti ho mai ringraziato per quel regalo, è stato molto gradito”
Il sogno!
Come aveva fatto a dimenticarlo!
Manipolare i sogni li rendeva estremamente vividi e reali per il ricevente, così Yuuri ne aveva conservato gelosamente traccia in tutti quei mesi e aveva deciso che era tempo di cominciare a metterli in pratica.
“Io però non ti ho mai detto che quel sogno era opera mia...”
“Ah Snezhinka pensi che sia tanto ingenuo? Il minimo che posso fare è cercare di conoscere e capire tutto di te” disse piano, gli accarezzava lentamente il fianco con la gamba, come ad invitarlo a dare seguito a qualcuna delle meravigliose sconcezze che gli aveva appena elencato.
“Sei la mia Vita, il mio Signore e Padrone, voglio tutto di te, adesso, domani, sempre” chiarì in un bisbiglio incrinato dal desiderio, sicuro di suscitare in lui quel tipo di interesse che travalicava le attenzioni delicate degli innamorati, spingendolo verso una forma d'amore più primitiva e sensuale.



Ci sono molti modi per uccidere un vampiro, non tutti efficaci e alcuni piuttosto bizzarri in verità, ma il veleno non è tra questi.
Allora mi chiedo quale tipo di veleno tu sia mio adorabile Yuuri, che mi sei entrato nelle vene intossicandomi lentamente fino a rendermi dipendente da ogni tuo singolo sospiro.
Cosa c'è in te che non va?
Spesso ho sentito l'eco di questa domanda infilarsi nei tuoi ragionamenti diurni, mentre pensi che il tuo amore dorma il sonno senza sogni di chi è condannato a vivere nell'oscurità senza mai trovare pace in essa.
Di nuovo ti ho mentito, o meglio, ho omesso alcuni piccoli dettagli lasciandoti credere di avere delle affinità coi tuoi vampiri di carta, e celluloide, pronti a ridestarsi ogni notte tremebondi e vacillanti dai loro lugubri sepolcri affamati di sangue vergine.
La verità è che il nostro corpo reclama la sua parte di riposo, ma le ore trascorse nell'oblio sono così noiose! Soprattutto quando la mente immagina tutte le cose divertenti che potremmo fare se fossimo insieme.
A volte ascolto i tuoi pensieri, a volte invece ti seguo fino alla portineria dove vai a ritirare la posta ogni mattina; so di quella panchina affacciata sul mare dove ti siedi e pensi ad Hasetsu, alla tua famiglia, alla locanda.
Ti concedi il tempo di un breve rimpianto, perché ti mancano e subito dopo te ne rammarichi, perché non sapresti più immaginarti in un posto diverso da questo, accanto a qualcuno che non sia io.
I preparativi in tal senso sono a buon punto; già mi figuro la tua espressione cedere alla sorpresa quando vedrai i tuoi genitori e tua sorella seduti in soggiorno che ti stanno aspettando; oh e dovrò ricordarmi i fazzoletti, perché inevitabilmente scoppierai in un pianto dirotto.
So che hai avuto un cane da piccolo e anche lui ti manca.
Beh questo sarà un desiderio un po' più complicato da realizzare; è difficile tenere un quattro zampe in casa di persone con abitudini tanto strane, ma ci sto lavorando.
In un certo senso Tu sei il mio lavoro e dubito che ci mai stato un impiegato più devoto, entusiasta, e appassionato di me.




Cos'hai che non va?
La domanda si affaccia anche adesso, mentre mi permetti di affondare dentro di te in un amplesso disordinato e brutale, che poco ha dell'astratta eleganza amatoria delle geishe; una “fanciulla bene educata”* eviterebbe di esprimersi con gemiti selvaggi e parole tanto esplicite, perché i suoi amanti apprezzano il controllo e la sobrietà.
Ma io non sono quel genere di persona, né tu sei una “fanciulla bene educata”.
Forse domani scoprirai che ti piace recitare quella parte e allora ti regalerò il kimono più sontuoso di tutto il Giappone solo per il gusto di togliertelo di dosso strato dopo strato.
Quindi non c'è niente di sbagliato in te, nemmeno adesso che ti scusi del “Tu” di prima e tra le lacrime quasi ti vergogni delle cose che hai detto e di quelle che mi hai permesso di farti.
Ormai ne sei consapevole: il tuo atteggiamento potrà solo alimentare il mio desiderio di prendere di più oltre il tuo corpo, i tuoi sensi, i tuoi pensieri, fino ad arrivare al sangue.
Aspetti quel momento in un attimo sospeso tra eccitazione e paura e ancora ti stupisci che basti poco più di un bacio inciso nella pelle per provare un simile esaltante abbandono, che è al tempo stesso salire e sprofondare dolcemente senza mai arrivare al fondo.
Sei caduto di nuovo in un equivoco letterario fatto di astuzia commerciale e superstizione: lascia ai libri le vergini e le loro caste camicie da notte imbrattate di rosso; da me avrai solo piacere e quel pizzico di dolore che mi concederai d'infliggerti.
Sei la mia vittima e il mio carnefice, entrambi innocenti, entrambi fatali.
Sono sopravvissuto a parecchie cose in questi decenni, perfino a me stesso, ma non so se riuscirò a sopravvivere a te mio adorabile disastro; forse l'unica cosa giusta da fare è arrendermi e consegnarti la mia anima senza condizioni.
Talvolta l'intensità di queste emozioni mi spaventa; non si assopiscono col passare degli anni, diventano semmai più acute e intense e tu sei il catalizzatore di questo processo.
Continuando così potrei fare la pazzia di uscire di giorno per provare se sei davvero una cura alla mia condizione ed oltre a scacciare la noia e la follia sei anche in grado di restituirmi alla luce.




“Va tutto bene Victor...” è una rassicurazione sospesa a metà strada tra le nostre labbra; mi vedi turbato e vorresti consolarmi, temi degli scrupoli o dei sensi di colpa da parte mia, ma sono i tuoi.
Purtroppo io non ne ho quanti dovrei nei tuoi confronti, tra noi non ci sarà mai il necessario distacco che dovrebbe esserci tra maestro e allievo e ancora non riesco a capire se questo ci avvantaggerà nel mondo in cui voglio portarti come è successo nel pattinaggio.
Sento le silenziose recriminazioni sulla mia reticenza a raccontarti di “noi”, perfino quando le porti a fare una passeggiata sul lungomare e pensi che il rumore delle onde possa nascondere il frastuono dei tuoi pensieri.
La verità è che sto ancora cercando un modo giusto di presentarti “chi siamo” ed è la stessa situazione in cui si è costretti a fare buon viso a cattivo gioco con un ospite scomodo; puoi fare finta d'ignorarlo per un po', ma non puoi sbarazzarti di lui.
Yakov minaccia di portarti al Club una sera di queste e di tenerti una specie di corso accelerato per aspiranti vampiri.
Starò attento, perché conoscendolo è capace di farlo davvero; deve ancora capire di quale preziosa e fragilissima materia sei fatto e quale infinita cura serve per maneggiarti.
Preso nel modo giusto ti comporti come un diamante offrendo all'esterno la stessa cristallina resistenza, ma anche nei diamanti si nascondono microscopiche fratture pronte a minacciare l'integrità della gemma.
Ho bisogno di trovare e correggere quelle imperfezioni prima che qualcuno nella nostra Piccola Società le scopra danneggiando entrambi e per farlo c'è il metodo facile: entrare nella tua mente come mi hai visto fare oggi col tuo piccolo, feroce omonimo, oppure quello difficile che implica la necessità di aprirmi il tuo cuore e farmi partecipe dei tuoi dubbi, delle tue paure e dei tuoi desideri, anche quelli più oscuri e perversi.
Oggi abbiamo fatto un piccolo passo avanti in tal senso, ma ci saranno giorni in cui tornerai a chiudermi fuori dai tuoi pensieri, a negarmi la fiducia che solo pochi mesi fa mi avevi generosamente concesso, perciò se mi vedi smarrito e turbato sappi che è di quei momenti che ho paura.
Ci sono delle decisioni da prendere che spettano solo a me e per farlo dovrò crescere anche io; mi sono crogiolato fin troppo in questa beata adolescenza immortale giocando a fare la creatura malinconica e misteriosa.
Però non crucciarti amore mio, conserverò sempre qualcosa di quell'eterno bambino che ti piace tanto.
Giochiamo ancora un po' Yuuri?
Solo un altro po', prima che i tuoi occhi si chiudano vinti dal sonno lasciando i miei spalancati sul domani.



† La voce della coscienza †

E così siamo arrivati alla fine della seconda parte della saga; quella forse più leggera e scanzonata, dove abbiamo dato uno sguardo indiscreto nella convivenza sui generis tra Yuuri e il suo bel vampiro.
Un giorno nella vita dei nostri due tesori, che lascia immaginare un successivo periodo piuttosto movimentato, tra le incursioni a sorpresa del Tigrotto, gli strilli di Yakov, le conversazioni-fiume con Phichit via SKype, gli allenamenti e tutto il colorato mondo che ruota attorno al pattinaggio.
Tuttavia le riflessioni finali di Victor adombrano anche un futuro più oscuro e inquietante.
Il mondo in cui vuole portare il suo Yuuri non è Disneyland e noi lo scopriremo insieme a loro nella terza parte che, col vento a favore e salvo asteroidi in rotta di collisione con la Terra, pubblicherò già dalla prossima settimana.
Qualcosa cambierà, uh se cambierà e la nostra coppia sarà costretta a confrontarsi con decisioni difficili e ostacoli pericolosi.
Ad un certo punto poi ci immergeremo completamente nel Mondo di Tenebra e se questo può spaventarvi sappiate che ho copertine, ciambelle, torce e peluche abbracciosi in abbondanza da distribuire a tutti :3

Ed ora ciancio alle bande e arriviamo al sodo: i ringraziamenti!
Comincio dalla mia partner letteraria Syl a cui arrivano dosi massicce di YoI vampirico e ormai è vaccinata^^ Spero che presto torni attiva, perchè abbiamo alcuni progetti realizzati a quattro mani da revisionare e condividere con voi!
Come dimenticare il mio tostissmo supporto morale Old Fashioned, a cui arrivano badilate di tenerezza e cuoricini a tradimento dalla sottoscritta e che lui stoicissimo continua a leggere dandomi utili consigli e un punto di vista alternativo e critico, ci saranno dei contribuiti molto interessanti che mi ha fornito nella terza e nella quarta parte :3
Un abbraccio (e un morsichino Victoriano) a Dragonfly92, sorella in scrittura a cui prometto per la terza parte Meno Fluff e più Angst! Grazie dei commenti affettuosi che mi lasci e dove capisco che tu hai capito *-* Mi spronano tantissimo e mi motivano a fare sempre meglio *-*
LaVampy, ragazza finora abbiamo scherzato, sei pronta ad una full immersion nel Mondo di Tenebra in nome della comune passione per i denti aguzzi? *-*
Jessikyna grazie dell'affetto e della costanza con cui mi segui, finora abbiamo riso, però se ti piace anche l'angst presto avrai di che leggere!
Isilme, mi segui dall'inizio e spero che anche la terza parte possa appassionarti come le prime due, ci sarà di che preoccuparsi stavolta e la guida spericolata di Sergej sarà il male minore °-°
Stilly79, VixyaUzumaki, Riiko88, Alaska_Higurashi, BerriesTart_LilacSweet ragazze voi meritate di diritto la tessera Platinum Exclusive Member del Club vampirico di Yakov per la fedeltà e la simpatia che traspaiono dai vostri commenti, mi auguro di ritrovarvi presto! *-*
E infine un ringraziamento ai lettori silenziosi, a chi ha inserito la storia tra le preferite o le seguite, mi date la misura del vostro interesse per i miei parti mentali ed molto importante per me *-*

Ok, queste note sono più lunghe del capitolo mi sa, è meglio che sintetizzi e vi dica: limate i canini, spolverate il mantello buono e fatevi trovare pronti per la prossima avventura!
Abbraccio e morso sono compresi nel prezzo del biglietto! *-*

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